Quella mattina mi svegliai con la luce del sole che mi
batteva sul viso.
Aprii gli occhi e mi guardai intorno. Ci misi un bel po’
prima di capire dove ero, prima di ricordarmi della mia nuova stanza. Della mia
nuova casa.
Mi girai verso il comodino per vedere l’orario. Le sei e mezza.
Maledizione a me che il giorno prima non avevo
chiuso le persiane!
Scalciai via le coperte per riuscire ad alzarmi.
Mi piaceva tantissimo la mia nuova stanza. Era spaziosa e
moderna, con dei grandi finestroni che si
affacciavano sulle pareti.
In quel momento però non volevo molto bene a quei finestroni. Perchè proprio grazie a loro mi ero svegliata così presto…
Camminai fino alle finestre e cercai di capire come potevo aprirle
per poter chiudere le persiane all’esterno.
Cavolo! Questo non me lo avevano
spiegato!!
Non c'erano
maniglie normali, ma degli strani aggeggi laterali che non riuscivo ad
utilizzare.
Mi mordicchiai il labbro inferiore, poi fra me e me feci un
mezzo sorriso.
“Avranno pensato che era una cosa talmente ovvia, che non hanno perso tempo a spiegarmelo…”
Ok, però in quel momento, ancora tutta intontita dal
sonno, sarà per quello o sarà per altro, non riuscivo
proprio a trovare il modo per aprire la finestra.
-
Uffa…
Sbuffai e mi lasciai cadere sulla poltroncina di pelle
vicina alla finestra.
Era inutile, non mi andava
di continuare a provare a vuoto. E comunque, ormai mi
ero alzata ed ero completamente sveglia, quindi in ogni caso forse avrei avuto
anche problemi a riaddormentarmi.
“Pazienza” pensai “Vorrà dire che
scenderò adesso e che mi farò spiegare da qualcuno come aprire le finestre”.
Entrai in bagno. Avevo un bagno tutto mio,
mitico!!
Decisi di farmi una doccia
prima di scendere.
Così forse mi
avrebbe aiutato ad essere un pochino più sveglia, alle sei e mezza del mattino.
“Da pazzi” pensai “In piedi a quest’ora
in periodo di vacanze”.
Sarei rimasta in vacanza
ancora per poco, la scuola sarebbe iniziata due
giorni più tardi.
Non vedevo l’ora!! Volevo
conoscere nuove persone, fare nuove amicizie,
conoscere un nuovo ambiente.
Non avevo ancora conosciuto nessuno, a parte tutti quelli
che lavoravano in casa.
A dire la verità non avevo nemmeno ancora
visto Heiachi Mishima.
Era impegnato in un viaggio d’affari,
sarebbe tornato a breve. La casa comunque, era tutt’altro che
vuota.
C’era gente dappertutto, nei corridoi, nelle stanze a fare le pulizie,
nel giardino, in cucina… in ogni luogo della casa, insomma.
Certo che rispetto al luogo dove ero abituata a vivere,
questo era tutto un altro mondo! Però mi piaceva…
Mi finii di asciugare i capelli davanti allo specchio. Dopo
una bella doccia rivitalizzante, mi sentivo molto più
sveglia.
Decisi di lasciarmi i capelli sciolti. Un tempo facevo sempre i codini, un tempo però…
Mi
infilai
una felpa azzurra sopra un paio di jeans bianchi, qualche colpo di spazzola,
prima di uscire dalla mia stanza.
Nel corridoio c’erano già due domestiche che passavano l’aspirapolvere
sulla moquette.
“Questo posto è peggio di un albergo!” pensai fra me e me.
Scesi al piano di sotto e trovai la governante che mi aveva
accolto la sera prima, la signora Kishi, intenta
nello spolverare un grande pianoforte che si trovava
in soggiorno.
-
Buongiorno!- mi salutò cordialmente
vedendomi
-
Buongiorno…- risposi
-
Dormito bene?
-
Ehm sì… solo che… ecco, ho alcuni
problemi con le finestre.- sorrisi della mia ingenuità
La signora Kishi rispose al
sorriso e annuì.
-
Non preoccuparti. Più tardi vediamo di cosa si tratta. Vuoi iniziare a mangiare
qualcosa?
In effetti
avevo un buco nello stomaco. La sera prima, quando ero arrivata, ero talmente
stanca che mi ero coricata subito senza cenare.
-
Volentieri…- risposi genuinamente, ignorando
i miei brontolii allo stomaco.
Notai con piacere che i giapponesi hanno delle buone
abilità culinarie.
I camerieri rimasero a guardarmi un po’ stupiti, mentre
mangiavo con gusto e in modo abbastanza veloce, ma in quel momento non mi importava se stavo mostrando forse poca educazione in
rapporto al posto dove mi trovavo.
Avevo una fame tremenda e l’unica cosa che mi premeva era… farla
passare!!
Mentre
mangiavo, ad un certo punto sentii il rumore di una porta che si apriva
dietro di me.
La signora Kishi uscii dalla cucina per vedere chi era entrato.
-
Ah, ciao… bentornato!
-
Grazie…- le rispose una voce
maschile.
Mi girai verso chi aveva parlato. Alle
mie spalle, era appena entrato dalla porta dell’andito… un ragazzo.
Avrà avuto circa diciotto
anni, indossava un paio di jeans e sopra una felpa
nera col cappuccio abbassato. Era alto e atletico. Aveva capelli neri e lisci,
tenuti sparati all’indietro con alcuni ciuffi che ricadevano sulla fronte. Una pettinatura
piuttosto… insolita…
Aveva un bel viso, e uno sguardo profondo che… fissava me!
In quel momento mi ricordai che avevo un pezzo di cibo che
mi spuntava dalla bocca e che mi stava gocciolando sulla felpa.
Mi sentii avvampare. Ecco che la mia
faccia doveva essere appena diventata più rossa dei gamberi che avevo
nel piatto.
-
Urgh!
Presi il tovagliolo e cercai di pulirmi sia il mento che la felpa.
Non mi sorprende se in quel momento mi sentivo tutti gli
occhi presenti nella stanza puntati su di me.
E
io mi sentivo sempre più in imbarazzo.
Chi era quel ragazzo? Cosa ci faceva
a casa di Heiachi Mishima?
Per quale oscuro motivo mi continuava
a guardare così… sconvolto?
Che
vergogna! Avrà pensato che fossi una selvaggia!
La signora Kishi ruppe quell’imbarazzante atmosfera.
-
Sei tornato presto…
Finalmente il ragazzo distolse lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma da me. Si girò dalla signora Kishi.
-
Sì, il treno è arrivato qua alle sei.
Ehm…- iniziò a dire chissà cosa, facendo un cenno con la testa, quasi
invisibile, verso di me.
-
Oh…- la signora Kishi
si accorse solo in quel momento che né io, né il ragazzo stavamo
capendo molto della situazione.
Meglio tardi che mai, la governante
sorrise ed iniziò a spiegare… a lui, però.
-
Abiterà qui…- iniziò
Notai lo sguardo del ragazzo, mi guardò ancora con aria
sempre più incredula.
-
Il signor Mishima
ha deciso di prenderla in custodia, permettendole di studiare qui in Giappone.
Un paio di lunghi secondi di imbarazzante
silenzio. Lui che continuava a scrutarmi come se non riuscisse a credere alle
parole della donna.
-
Viene dalla Cina…
Abbozzai un mezzo sorriso, la sua espressione invece rimase
immutata.
-
Si chiama Ling
Xiaoyu.
Di nuovo silenzio.
-
Ah…
Fu l’unica cosa che riuscì a dire un bel po’ di tempo dopo.
Un misero “ah”.
Ma insomma!! Tutti sembravano
essersi dimenticati della mia ignoranza!!
“Chi cavolo è questo qua?”
Mi scocciava chiederlo a voce alta davanti a lui, però…
Subito dopo invece, riprese a parlare lui.
-
Bene…- iniziò, mi guardò per un
ultimo momento, poi distolse lo sguardo e lo spostò in direzione della signora Kishi- vado a portare i miei
bagagli in camera mia, torno più tardi.
-
Come vuoi…-
la signora annuì.
Il ragazzo fece dietrofront e uscì dalla porta dalla quale
era entrato.
Una volta che fui sicura del fatto che si fosse allontanato
abbastanza, azzardai la domanda:
-
Ehm… e lui abita qui?
La signora Kishi, che in quel
momento stava sparecchiando assieme agli altri due camerieri, mi sorrise.
-
Il signor Mishima
non ti ha detto nulla?
Cercai di fare memoria lo stesso, ma ero praticamente
sicura al cento per cento di…
-
Ehm… decisamente…
no!
-
Strano.- la signora aggrottò le
sopracciglia, poi alzò le spalle- Comunque sì che
abita qui. È il figlio di Kazuya, il povero figlio defunto del signor Mishima.
“Povero figlio defunto?” Non avevo mai saputo assolutamente
nulla di questo. Notai lo sguardo un po’ rattristato della signora Kishi mentre
ne parlava.
Chissà da quanto tempo aveva
avuto a che fare con questa famiglia.
Probabilmente erano discorsi infelici, che avrei fatto
meglio a non approfondire ulteriormente.
Tanto per il momento ero riuscita a sapere quello che
volevo.
Quel ragazzo viveva qui. Ed era il
nipote di Heiachi Mishima,
il mio nuovo tutore.
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