Le Memorie Di Seazor

di Jungle95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questa è la mia storia... ***
Capitolo 2: *** L' inizio della fine. ***
Capitolo 3: *** Mi chiamo... Seazor. ***
Capitolo 4: *** Un risveglio inaspettato. ***



Capitolo 1
*** Questa è la mia storia... ***


Paperella di gomma

 

                            << L E MEMORIE DI SEAZOR >>

 

 

Mi chiamo Alexander Marcus Hunt.Ma preferisco farmi chiamare Seazor. Sono nato in una modesta casa nei quartieri poveri di Londra. Mia madre non l' ho mai conosciuta, ma da come ne parlava papà, dev' essere stata una grande donna, nonchè una grande strega. Mi accorsi fin da bambino che a causa della mancanza di mia madre, mio padre tendeva ad essere troppo premuroso e apprensivo. E purtroppo a volte, anche soffocante. La mia casa non era quella che si può definire una reggia degna di un re. Era piccola, il giardino era malcurato, pieno di erbacce e rampicanti, una volta giurerei di aver visto uno gnomo grigio da giardino che con le sue zampine cercava di scavarsi invano una tana nella fredda e dura terra. La casa era formata da un salotto pieno di polvere e vecchi trofei che mio padre vantava di aver vinto a quiddich, nei famosi anni d' oro di Hogwarts. C' era anche un divano, con qualche molla che spuntava fuori, e una vecchia televisione che mio padre volle comprare a tutti costi in un negozio di articoli babbani. La cucina era forse la stanza più pulita della casa, visto che era l' unica che mio padre puliva, essendo un dipendente al Mistero della magia, nella sezione archiviamento fascicoli dei più famosi maghi ricercati in tutto il mondo, non aveva tanto tempo per occuparsi della casa. Non voleva che usassi la magia per pulire casa perchè troppo paranoico, credeva che se qualche babbano lo avesse visto, sarebbe stato licenziato dal Ministero. -Hai visto che fine ha fatto Philip no?! Non vorrai mica che io faccia la stessa fine!- Mi diceva sempre. Philip era un amico di mio padre nonchè suo collega, un suo amico d' infanzia per quanto ne so. Fù licenziato perchè usò la magia davanti a due babbane, per far colpo su di loro assicurandosi una bella nottata. Le stanze di sopra erano tre. La mia camera era provvista di letto, scrivania scricchiolante per l' età e armadio con tarli che spesso bucavano tutti i miei vestiti. La camera di mio padre era anche il suo studio, perchè era costretto a lavorare anche a casa a volte, fino a tarda notte. Nella sua camera c' era un quadro enorme di una donna molto bella e giovane, mia madre. L' unico quadro che avevamo in casa era quello di mia madre se non contiamo i miei poster dei cercatori più famosi del quiddicht. Da bambino non avevo molti amici, sono sempre stato un ragazzo solitario, penso che bisogna reggersi sulle proprie gambe, perchè chi conta troppo sugli amici alla fine se ne pente. Ho sempre avuto problemi di fiducia con chi mi trovo davanti. Ma a me va bene così mi piace stare solo. All' età di 11 anni ho ricevuto la mia lettera di ammissione a Hogwarts, sebbene mi piacesse studiare da solo e in tranquillità, non mi dispiaceva non sentire più mio padre alle costole per tutto il periodo scolastico. Il mio primo anno a Hogwarts non è stato dei migliori, la mia condotta era pessima. Finì dalla vicepreside perchè trasformai un mio compagno in un opossum, dopo che lui mi derise davanti a tutta la classe. Ma tutto sommato nelle materie importanti me la cavavo. Tranne pozioni, io odio le pozioni. Passato l' anno tornai per le vacanze estive a casa, dove ad aspettarmi c' era solo mio padre. Non feci amicizie nel mio primo anno così come nel secondo e nel terzo. Io ero quello che stava sempre in fondo all' aula, nell' ultimo banco. Distaccato dagli altri, immerso nei miei pensieri. Dopo un anno di tremendi mal di testa causati da libri e testi, riuscii a superare anche il terzo anno. Mi aspettava una calda, afosa e torrida estate. Ma non sapevo, che sarebbe stato l' inizio di tutto. Mi chiamo Alexander Marcus Hunt. E questa... E' la mia storia...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** L' inizio della fine. ***


Paperella di gomma

 

                            << L E MEMORIE DI SEAZOR >>

 

 

 

Era una giornata veramente calda, nella vecchia e polverosa televisione babbana in salotto, mio papà guardava le previsioni della settimana. -Si prevede un caldo tosto, con picchi fino a 40 gradi!- Esclamò con voce sconsolata, guardandomi. Io agitavo la bacchetta generando piccoli momenti di fresco venticello per combattere il caldo insopportabile. -Io vado a fare un giro al parco in fondo alla strada, ci vediamo dopo.- Dissi annoiato. -Torna appena il sole comincia a tramontare, non parlare con persone che non conosci, e sopratutto lascia qui la tua bacchetta! Mi ripetè il consueto ritornello. Che diceva ogni volta che mettevo un piede fuori casa. -Non vorremo mica finire come Philip!- Esclamai imitando la sua voce. Uscii di casa, non mi diressi per il parco, ma andai nel mio posto preferito: un prato verde con una grande quercia in mezzo. Si trovava  nella strada opposta al parco. Mi sedetti con la schiena appoggiata al  tronco della quercia, una leggera brezza fresca mi rinfrescò il viso sudato. Si stava bene sotto quei foltissimi rami pieni di foglie, che generavano uno scudo impenetrabile per il sole, dando una leggera impressione di freschezza per chi stava sotto. Amavo quell' albero, passavo pomeriggi interi a pensare, coccolato da quella fresca ombra nei giorni d' estate. Ultimamente facevo strani pensieri, sebbene mio padre continuasse a ripetermi che quel lavoro fosse il più rischioso e pericoloso di tutti, ero affascinato dagli Auror. Cacciatori di maghi e streghe malvagi. Fantasticavo sui possibili incantesimi che avrei conosciuto quando fossi diventato un Auror. Con la coda dell' occhio guardai il mio orologio al polso e mi accorsi di essere in leggero ritardo, ma il sole stava appena tramontando quindi tutto sommato potevo tornare a casa con calma. Mi alzai lentamente per godermi ancora qualche secondo di fresco. Guardai la quercia come per salutarla, penso che sia stata la mia prima amica. Sorrisi e mi voltai, iniziando a camminare. Cercai di indovinare che cosa mi avesse cucinato mio papà, ma ahimè sapevo gia la risposta : cibo precotto. Ero a metà della via e pochi metri più avanti dovevo girare a destra per imboccare la strada dritta e rovente che portava a casa mia. Sentii un boato. Di scatto mi girai. L' albero nella cui ombra avevo passato un fresco pomeriggio, la mia unica amica era in fiamme. Un ombra sfrecciò verso di me. Mi urtò la spalla. Poi una sfrecciò sopra la mia testa. E un' altra ancora sopra la casa dall' altra parte della strada. Intravedetti in una di quelle ombre un luccichio, la forma di una maschera. Capì subito cosa avevo visto, o meglio, chi avevo visto : MANGIAMORTE! Iniziai a correre più velocemente possibile verso casa. Le ombre si fecero sempre di più. Srecciavano sopra i tetti delle case, distruggendo tutto quello che avevano sotto tiro.Ero quasi arrivato a casa, mi chiedevo che cosa ci facessero dei mangiamorte nel mio quartiere, di cui gli unici maghi eravamo io e mio padre. Non avevamo fatto niente che potesse far infuriare i Mangiamorte. Dopo la caduta di Voldemort alcuni seguaci che si nascosero durante la seconda grande guerra e alcuni  maghi oscuri scappati dalle prigioni formarono una setta. Puntavano alla rinascita del Signore Oscuro, ma erano per lo più esaltati che usavano questa scusa per creare disordini e panico. Come mai erano nel mio quartiere? Perchè stavano lanciando incantesimi alle persone e distruggendo le case? -Alexander corri presto!!- Urlò mio padre riportandomi nella realtà. Ero a pochi metri da lui. Lo guardavo mentre correvo, era spaventato e preoccupato per me, magari pensava che mi fosse capitato qualcosa di brutto. Ma allo stesso tempo era anche sollevato di avermi visto incolume. Vidi un Mangiamorte dietro di lui. -Papà attento!- Urlai indicandogli la figura scura con la maschera e il lungo mantello nero. Lui estrasse la mia bacchetta dalla tasca dei pantaloni e me la lanciò. La afferrai. Guardai negli occhi mio papà. Il silenzio venne interrotto da due parole. -Aveda Kedavra!- Un fascio di luce verde mi accecò per un attimo. Non distinguevo più nulla. Quando riaprii gli occhi vidi mio padre a terra. Il viso rivolto verso di me. Corsi più veloce che potessi. Mi inginocchiai. Gli Sfiorai il viso con le mani, come per accarezzarlo. Intanto una squadra di Auror arrivò sfrecciando sulle scope. E cominciò la battaglia. Sopra la mia testa decine di Mangiamorte combattevano lanciando potenti incantesimi, ma gli Auror non erano da meno. Io non realizzai quello che era appena successo a mio padre. Sentivo un dolore al petto. Lo stomaco si contorceva. Il respiro era pesante. Il mio volto assunse un' espressione di totale rabbia. Mi alzai di scatto. Il Mangiamorte era ancora li, immobile che rideva. Mi guardava sapendo che aveva distrutto la mia vita e rideva. Questo mi imbestialiva ancora di più. Puntai la bacchetta verso di lui. -Oh,oh qualcuno si è arrabbiato. Avanti colpiscimi ragazzino! Colpiscimi!- In quel momento non facevo altro che pensare di colpirlo. Volevo vederlo soffrire, volevo che mi pregasse di risparmiarlo. Ma ragionai per un attimo. Ero consapevole che il mio nemico era molto più forte di me. Ma ero troppo arrabbiato per scappare. -COLPISCIMI!!- Mi immobilizzai, la paura cominciava a sentirsi, iniziai a tremare. Poi delle lacrime  piano piano scesero lungo il solco del mio viso. La mia espressione di rabbia svanì e quella di un moccioso piagnucolone prese il suo posto. E più piangevo, più lui rideva. Ad un tratto smise di ridere. E disse -Non piangere. Adesso...tu...vai a fare compagnia a papino! ... AVADA KEDAVRA!- In quel momento pensai a papà che avevo visto morire davanti ai miei occhi. A mia madre che non avevo mai conosciuto, non mi aveva mai abbracciato. La spaventosa  luce verde si faceva sempre più accecante. Non volevo morire, ero troppo giovane.  Un calore immenso mi stava avvolgendo e sentivo quasi che qualcosa si staccava letteralmente dal mio petto. Finchè sentii una voce possente e squillante pronunciò delle parole.-Protego Horribilis!-

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Mi chiamo... Seazor. ***


Paperella di gomma

 

                            << L E MEMORIE DI SEAZOR >>

 

 

Tutto era buio. Sentivo delle voci. Voci che distinguevo nell' oscurità più totale.-Il ragazzo è provato. Insomma se non fossi intervenuto io sarebbe morto.- Questa voce mi sembrava famigliare. Era la stessa che sentii poco dopo che quel mangiamorte mi lanciò l' Avada Kedavra. In un lampo tutto mi torno in mente. L' albero in fiamme. I mangiamorte nel mio quartiere. La morte di mio padre.-Appena si rimette, verrà trasferito in un' orfanotrofio. Fino all' età di 17 anni.- Orfanotrofio... Non volevo finire insieme ad altri ragazzini che piangevano tutto il giorno perchè volevano la mamma e il papà.-Lo porterò io stesso nella sezione, parlerà prima con Lui.- Ancora quella voce... Mi rassicurava. Disse "sezione". Ero sicuro che fossi nel Ministero. Ma chi mi aveva portato lì? Che cosa era successo al mio quartiere. Ero curioso, ma allo stesso tempo triste. Non mi sembrava vero quello che era successo. Raccolsi un pò di forza e provai ad aprire gli occhi. La luce accecante per un momento mi impossibilitava la vista, non riuscivo a vedere il soffitto. Finchè tutto si fece meno sfuocato. Girai lievemente la testa per scrutare l' ambiente che mi circondava. C' erano molti letti. Alla mia destra c' era una finestra da cui potevo ammirare il cielo grigio di Londra. Mi girai con la testa a sinistra. Lungo la fila di letti, in fondo alla grande camera dove io stavo misteriosamente sdraiato su un letto, vi era una porta. C' erano due figure in lontananza. Una alta, con quello che poteva sembrare un mantello lungo e un cappuccio. L' altra con abiti bianchi, più ordinato rispetto alla prima figura. Stavano parlando a voce alta, ma ero troppo occupato a cercare di capire in che parte del Ministero mi trovassi, che non feci attenzione a quello che dicevano. Il tizio col mantello incrociò il mio sguardo e mi indicò con una mano per far sapere all' altro che partecipavo anche io alla discussione. Le due persone si avvicinarono, continuavano a parlare. Più li vedevo da vicino e più notavo i loro volti. -Mi chiamo Roger, e lui è Andrew.- Disse l' uomo col cappuccio. Notai subito una cicatrice enorme sul suo volto. Partiva fin da sopra l' occhio destro e finiva in verticale fino al labbro. Aveva gli occhi di color nocciola, il naso a patata e due labbra sottili. Poca barba gli spuntava disordinata sul mento, e all' orecchio sinistro gli penzolava un orecchino a forma di fiamma. I suoi capelli erano sempre color nocciola, un pò arruffati, erano riportati all' indietro e un ciuffo cadeva sulla fronte. L' altro signore era molto più elegante, portava un camice bianco, con sotto una camicia e una cravatta. Era paffutello, portava gli occhiali. Era stempiato ma cercava di coprire con i capelli i buchi che aveva in testa.-Sai dove ti trovi?- Aggiunse dopo aver guardato l' altro tizio.-Siamo nel Ministero?- Domandai con voce tremante.-Esatto! Ti ci ho portato io.-Esclamo quel Roger.-Allora, ragazzo, come ti chiami?- Mi domandò il signore col camice. Non mi fidavo. Non li conoscevo neanche e loro erano gentili. Non volevo dirgli il mio nome. Un ricordo mi invase la mente. Avevo 7 anni. Mio papà era appena tornato da lavoro. Ero molto felice. Quando ero bambino mi mettevo sempre sulle sue gambe e lui mi raccontava incredibili storie sugli elfi che combattevano contro i Troll. Ma una sera volle raccontarmi una storia diversa. Mi raccontò di mia madre, era dolce e premurosa da come la descriveva. Mi raccontava che metteva sempre un ottimo profumo di rosa selvatica. Con piccoli gesti di bacchetta faceva espandere un profumo simile a quello di mia madre in tutta casa. Mi raccontò anche che mia madre stava ore e ore ad abbracciarmi quando ero neonato. Lei mi cantava sempre una filastrocca per farmi addomermentare. Non ricordo molto bene le parole ma più o meno era così : Dormi angioletto, dormi piccino, la mamma è qui che ti sta vicino. Dormi mio tesoro, dormi mio caro. Dormi fanciullo, dormi mio Seazor. Mio padre mi disse che lei aveva un gufo da piccolina, ed è stato il suo unico animale. Si chiamava Seazor, e lui in suo onore mi chiamava proprio come gufo in segno di affetto.-Mi chiamo... Seazor.- Dissi con sicurezza.-Oh, finalmente. Allora Seazor, come ti senti?-Mi domandò Roger.-Un pò scosso ma sto bene.-Risposi prontamente.-Riesci ad alzarti?- Continuò Andrew.-Si, penso di si.- Provai ad alzarmi e Roger mi aiutò tenendomi il busto in modo che non potessi cadere.-Ok,questa è la tua bacchetta.- Mi allungò la mano con la mia splendida, straordinaria e... rotta bacchetta!.-Oh, te ne daranno un' altra non preoccuparti.- Cercò di rassicurarmi Roger.-Avanti, adesso seguimi.-

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Un risveglio inaspettato. ***


Paperella di gomma

 

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Seguii Roger lungo un corridoio che mi sembrava non finire mai. Andrew restò in infermeria. Dopo svariati passi finalmente Roger mi indicò una porta, che subito dopo bussò. Aspettò qualche secondo poi aprì la cautamente.-E' permesso?- Chiese con molta cortesia.-Prego entra pure.- Disse una voce tremolante. Roger mi fece segno di stare fermo.-Non so se si ricorda di me, ci siamo conosciuti qui tempo fà, sono Roger, Roger White.- Spiegò Roger.-Oh, caro Roger. Sono passati anni. Ma guardati un pò come sei cresciuto.-Disse la voce proveniente dalla stanza.-Entra Seazor.- Disse Roger. Ci pensai un attimo ma poi decisi di entrare scoprendo di conseguenza che quella voce tremolante era di un vecchietto che portava una lunga barba bianca. Aveva i capelli bianchi molto sottili, ed era alto più o meno un metro e quaranta centimetri. Si notava subito la curva gobba coperta da un maglione color prugna. Il signore aveva un bastone per reggersi in piedi data la sua vecchia età. Ma sembrava molto simpatico e socievole. Salutai per non far brutta impressione poi mi fecero sedere. Il vecchietto sedeva su una vecchia poltrona con delle iniziali ben visibili: M.V. -Tu devi essere Seazor, giusto?- Mi chiese con aria superiore, come se si apettasse che io non sapessi che ogni dialogo viene registrato nel Ministero.-Si, signore.- Risposi assecondandolo, facendo una faccia stupita.- Oh non chiamarmi signore, il mio nome è Malear Vondgus. Se non sbaglio il tuo quartiere è stato attaccato da un gruppo di Mangiamorte. Dimmi, ragazzo, abitavi lì?- Chiese con aria curiosa.-Si, l' ho salvato appena in tempo da un attacco di un Mangiamorte, e l' ho portato qui.- Rispose Roger.-Uhmm, capisco... Roger avresti la pazienza di aspettare qualche minuto fuori per cortesia? Chiese Malear con tono gentile e sorridendo.- Ah, certo. Come vuoi Malear, buona chiaccherata allora.- Concluse alzandosi e uscendo dalla stanza.-Alexander giusto?- Esclamò a voce alta. Come faceva a sapere il mio vero nome? La risposta mi arrivò in mente dopo qualche istante: "La traccia". Come avevo fatto a non pensarci, era ovvio essendo minorenne qualunque mio spostamento era registrato dal Ministero.-Ehi andiamo, ti sbalordisci per così poco?! Allora purtroppo sono venuto a sapere del triste evento capitato a tuo padre.- Disse con voce seria.-Si, è morto per proteggermi.- Risposi con voce spenta, più ricordavo quei terribili momenti più il dolore al petto aumentava.-So che non posso alleviare la tua tristezza, ma ci tenevo personalmente a dirti che conoscevo tuo padre, ed era un bravo mago. E che il Mangiamorte che lo ha ucciso è stato catturato e in questo momento è in viaggio per Azkaban.- Continuò.-Il suo nome... Come si chiama?- Domandai. Ero curioso di sapere il nome dell' assassino che mi aveva rovinato la vita.-Non sono sicuro che possa...-E' importante, la prego mi dica il suo nome!- Esclamai con voce disperata prima che Malear potesse finire.-Sebastian fleus.- Il nome non mi diceva niente.-E' un potente mago oscuro scappato prima della Grande Guerra. Con un gesto di bacchetta la porta si spalancò e Maleus chiamò Roger a sedersi.-Allora, Seazor...- Accennò un sorrisetto, come se volesse comunicarmi che non avrebbe detto nulla a Roger del mio vero nome.-Purtroppo sono costretto a spedirti in una casa per bambini senza genitori, siccome la tua casa è bruciata e nessuno dei tuoi parenti è in vita.- Concluse Maleus con aria desolata.-Ecco, proprio qui volevo arrivare.- Aggiunse Roger. -Voglio prendere in custodia il ragazzo!- Esclamò con molta convinzione Roger. Io e Maleus lo guardavamo stupiti, atterriti dalla frase che aveva appena pronunciato.-Ma come... Perchè?- Domandò Maleus come se non avesse parole più significative. -Appunto, perchè?- Aggiunsi io con la stessa faccia di Maleus.-Ma come, vecchio mio, non ti ricordi?! Tanto tempo fa io ero in questo ufficio e stavo passando esattamente quello che passa lui ora. Non me la sento di lasciarlo nelle mani di qualche vecchia strega inacidita! Esclamò Roger. -Ma prendere in custodia un ragazzo, è una scelta importante... Insomma è un impegno!- Disse Maleus cercando di far ragionare Roger che però sembrava ormai deciso. -Vuoi per caso insinuare che non me la cavo con i marmocchi?!- Domandò ridacchiando. Perchè mi voleva aiutare? Che cosa ci aveva trovato in me di tanto importante da proporsi addirittura come mio tutore? -Suvvia, Roger. Non puoi prendere una decisione così importante tutto in un colpo. Ci devi riflettere.- Continuò Maleus. -Ci ho riflettuto anche troppo, credimi. Dove devo firmare?- Chiese con aria sicura. Maleus lo guardava sempre più stupito, ma sapeva che era difficile fargli cambiare idea. Quindi aprì un cassetto, prese una decina di fogli e li passò a Roger che iniziò a firmare quà e là.

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