Alla riscoperta di sé.

di FannyHarris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Le strade si separano. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Una ragione in più per restare. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: uno scrigno misterioso. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: dott. Calo?? Misteri su misteri. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Determinazione. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: confusione. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Le strade si separano. ***


Alla riscoperta di sé.

Capitolo 1: le strade si separano.

“Desidero che il dispositivo di autodistruzione presente nei corpi dei cyborg 17 e 18 venga rimosso.” Disse Crilin con le mani rivolte al drago, apparso nella sua magnificenza di fronte a tutti.

“Ho esaudito il vostro desiderio. Qual è l’ultimo?” La voce rauca di Shenron rendeva l’atmosfera ancor più tesa. Crilin volse lo sguardo in direzione dei suoi amici, i quali annuirono.

“Fa’ che tornino umani.” Il miglior amico di Goku se ne stava con gli occhi rivolti al cielo, puntati sulla figura dell’imponente drago. Qualcosa era scattato nel suo cuore, aveva iniziato a provare dei sentimenti per la bella C-18.

Crilin era così fiducioso, nonostante temesse in una risposta negativa; gli occhi brillavano intrisi di speranza.

Quelli del drago Shenron, color cremisi, lampeggiarono per secondi che parvero interminabili. Si riusciva a percepire la tensione nell’aria …

Una bella ragazza, dai capelli color dell’oro e gli occhi chiari, se ne stava nascosta dietro un muro, immersa nelle tenebre del palazzo, e ascoltava …  anch’ella speranzosa. Da quando era stata attivata, lentamente, la sua parte umana si era fatta sentire e  aveva iniziato a desiderare di ritornare ad essere la ragazza che era stata un tempo, con l’affetto del fratello gemello.  Chiuse gli occhi, pronta a udire il responso del drago.

“Mi dispiace, ma va oltre le mie capacità. Ora posso andare.” La profonda voce di Shenron rimbombò fuori dal palazzo e fece vibrare l’aria, portando a tutti la cattiva notizia. Nessuno osava fiatare.

Il cuore di Crilin perse un battito; non poteva credere a ciò che aveva sentito, ma era inutile aggrapparsi sugli specchi. Quella era la cruda realtà. C-18 e il fratello sarebbero rimasti due cyborg in eterno.

Tutte le speranze caddero, come se fossero state di polvere fine.

Il giovane abbassò lo sguardo, affranto. In quel momento il drago si dileguò, lasciando tutti con l’amaro in bocca; soprattutto Crilin. Non aveva il coraggio di parlarne con l’affascinante androide: lui le aveva assicurato che sarebbe potuta tornare umana.

Ricordò l’espressione che si era dipinta sul volto d’avorio del cyborg: in principio si era mostrata dura e fredda, ma a Crilin non era sfuggito il suo primo sorriso, non sadico, ma felice. Non se la sentiva di portarle via tutte le speranze che lui stesso aveva accresciuto, stoltamente.

C-18, nel frattempo, aveva aperto gli occhi. Le sue gambe, quasi dotate di anima propria, iniziarono a muoversi e la condussero fuori, dove l’accecante luce inondò i suoi occhi.

Crilin si voltò e scorse il cyborg, lo guardava impassibile.

“Mi dispiace, ma …” Sibilò triste.

“So tutto. Sono stata stupida a sperare e fidarmi. Io non tornerò mai ad essere un’umana.” Disse C-18 con lo sguardo gelido, nascondenti un velo di malinconia. Non parlò più e in meno di un secondo fu lontana nel cielo blu.

“No, non andare!” Crilin urlò con tutto il fiato che aveva, spiccando il volo.

“Questo posto non mi appartiene. Torno da mio fratello.” E, detto ciò, sparì.

Il povero Crilin tornò a terra e, preferì non parlare con nessuno dell’accaduto; era troppo scosso. Aveva iniziato a percepire come un legame unirlo a quel cyborg, così freddo all’apparenza ma secondo lui con dei sentimenti umani.

 

“C-18, Che ci fai qui?” Un ragazzo dai capelli corvini e lunghi stava seduto su di un albero contemplando la città dove un tempo aveva vissuto, o meglio la città che sentiva più familiare. Non sapeva nulla di cosa fosse successo prima del giorno in cui il pazzoide lo aveva trasformato in un androide.

“Hanno rimosso il dispositivo. Ma … Io voglio restare con te. Siamo stati insieme in ogni occasione, faremo lo stesso anche ora.” Saltò su sull’albero e si avvicinò al fratello, forse avrebbe pianto ma era un robot; e il robot non piangono.

“Sì, so tutto. Ma non è qui il tuo posto.” Sussurrò risoluto, tenendo gli occhi fissi alla città.

C-18 si stupì delle sue parole, pareva quasi la stesse invitando ad andarsene.

“Non mi vuoi più? Perché? Siamo fratelli. Io mi sento legata a te, in qualche modo. Ti ho trovato subito, infatti!” Esclamò con tono di voce supplichevole.

“Non mentire a te stessa. Sai bene che anche io sento questo forte legame, ma è arrivato il momento in cui le strade devono separarsi. Questo non vuol dire che non saremo più nulla per l’altro. Potremmo anche essere lontani più che mai, ma saremo sempre uniti.” Si voltò verso la sorella e la guardò amorevolmente.

Il loro era un rapporto speciale: all’apparenza freddi e distaccati, cyborg in tutto e per tutto; ma insieme, da soli, riuscivano a sentirsi a casa, umani.

C-18 capì che era inutile insistere e si alzò in volo, osservando C-17, triste ma consapevole che quello non sarebbe stato un addio definitivo.

Si sorrisero e l’una si allontanò … Le strade si separavano. “Mi mancherai ma so che starai bene … Ora è il mio momento. Sono stufo di vivere nell’ignoranza.” Sussurrò alla fresca brezza che soffiava, smuovendo i capelli scuri. Si librò in aria e prese la sua strada. Opposta a quella della sorella.

 

Angolo della pazzoide ( cioè me) : La mia prima long su 17 *_* Questo diciamo è un’introduzione … Sinceramente non ricordo nessuna puntata >.< nemmeno quelle alla fine di cellGt ( forse c’è qualche somiglianza, discrepanza .. boh ma sinceramente l’ho scritta tutta di mia testa xD)  Se lo azzeccata ben venga xD

Questo personaggio è troppo poco trattato e secondo me merita u.u Quindi proverò a far qualcosa con questa long ( è davvero difficile scrivere su di loro, soprattutto 17, visto che i loro caratteri sono molto poco approfonditi, ma ci proverò lo stesso) .

Angolo del lamento:

Quel brutto schifoso di cell ( lo scrivo apposta minuscolo u.u non si merita la maiuscola) ha assorbito il mio amato C-17 T_T Poverino, stavo piangendo quasi.

E si è pure permesso di parlare con la sua voce dicendo cose sceme come ( adorato Dr. Gelo) Cioè lui non l’avrebbe mai detto u.u

Ps. Ringrazio chi ha recensito la mia one-shot “Le tenebre” ( inerente i cyborg) :* e che mi hanno indirettamente spinto a pubblicare quest’idea che avevo già da un po’ in testa ;) J

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Una ragione in più per restare. ***


Capitolo 2: Una ragione in più per restare.

Il sole splendeva alto nel cielo, illuminando ogni oggetto e dissolvendo le ombre oscure. Non c’era più nessuno sbalzo o stranezza nell’aria, giorno e notte si alternavano in perfetto equilibrio. 

La vita trascorreva tranquilla e felice: Cell era stato definitivamente distrutto e la pace regnava sovrana.  Non più guerre, morte e devastazione, bensì armonia, vita e protezione. 

Goku era morto e avrebbe passato molto tempo lontano dalla sua famiglia; aveva preferito l’aldilà perché sentiva di essere la causa di ogni male che si abbatteva sul suo amato pianeta. Il sayan dal cuore puro non voleva mettere in pericolo più nessuno, benché fosse stato difficile e doloroso prendere una simile decisione. Chichi era rimasta ancora una volta da sola, con il figlio da crescere … la donna, però,  aveva iniziato a percepire una nuova energia dentro di sé, una nuova creatura aveva iniziato a vivere in simbiosi con lei, era incinta.

Aspettava un altro bambino dal suo amato sayan, e, ogni sera, se ne stava seduta vicino alla finestra a contemplare le stelle che brillavano alte nel cielo. Chichi sentiva che, nonostante fosse lontano, Goku le stava accanto, la sorvegliava e la brezza serale le sussurrava ogni volta delle lievi parole: “Non abbatterti. Io sono lì con te.”  Non era stata abbandonata, lui era sempre lì e questo le dava la forza di andare avanti.

 

Alla casa del Maestro Muten, invece, una bella ragazza dai capelli biondi e il miglior amico di Goku avevano imparato a conoscersi. 

Il desiderio di Crilin non era stato esaudito,  C-18 e C-17 erano stati condannati ad essere due cyborg in eterno. All’inizio era stato difficile da accettare, C-18 aveva iniziato a percepire il richiamo umano e vedere ogni speranza dissolversi, l’aveva fortemente demoralizzata.  Il primo impulso era stato quello di correre dal fratello, il quale sapeva sempre come aiutarla e sollevarle il morale.  Se Chichi la sera guardava le stelle, che emanavano il loro fievole barlume, alla ricerca del marito, C-18 faceva lo stesso, cercando di immaginare cosa facesse e come stesse il gemello.

La giovane non ricordava assolutamente nulla riguardo gli avvenimenti precedenti alla sua attivazione, non sapeva quale fosse il suo vero nome, quale la famiglia e chi fosse in realtà; ma nonostante tutto sentiva che nella vita passata, come in quella di cyborg, qualcosa la legasse profondamente a C-17, andava oltre il legame fra due normali fratelli, era caratteristico dei gemelli, un ‘unica entità separata in due.

Gli occhi di ghiaccio erano puntati nell’oscurità infinita della notte, costellata da piccole e deboli luci … l’unico sollievo era Crilin, il solo che l’aveva fatta sorridere per la prima volta e che lentamente stava facendo leva su sentimenti che pensava fossero stati sepolti per l’eternità nei suoi circuiti. Essendo decisa, autoritaria e risoluta, non voleva mostrarsi debole e insicura, quindi tentava di nascondere al mondo quel cambiamento che stava lentamente avvenendo nel suo profondo, ignara che presto o tardi non le sarebbe più stato possibile occultare tramite gli occhi gelidi e un atteggiamento apparentemente distaccato.

 

“Però adesso è così noioso. Uccidere umani non ne vale proprio la pena. Non ho più nulla con cui passare il tempo.”  C-17 era sdraiato su una roccia, osservando l’immensa distesa scura sopra di lui, e sospirava sonoramente. Si sentiva come un estraneo su quel pianeta, senza nessuno scopo valido  e ragione di permanenza.  Non era un umano e nemmeno un cyborg, era “nessuno”. Non c’era più spazio per lui, o meglio, lo spazio c’era, ma era troppo angusto e stretto: non apparteneva più a quel mondo. Non sentiva più soddisfazione nemmeno uccidendo e praticando i suoi antichi macabri divertimenti.  Era cambiato.

Lì era un estraneo. L’unico forte legame che percepiva con la Terra era la gemella, l’unica ragione che lo tratteneva. Chiuse gli occhi e iniziò a pensare intensamente, senza neanche sapere a che cosa.  In quel momento doveva solo andar via, allontanarsi insomma, anche se solo con la mente.

Un flash velocissimo irruppe nella sua testa, come un fulmine a ciel sereno. Il ragazzo dall’aspetto giovanile e i capelli scuri spalancò gli occhi e balzò in piedi. Si sentiva strano, come se avesse paura. Un’immagine terribile aveva squarciato quella combattuta tranquillità che viveva.

C-17 si ricompose e iniziò a camminare, deciso più che mai, verso il luogo che forse gli avrebbe dato qualche risposta.  La ragione di permanenza non era più solo una.

Un fulmine squarciò il buio della notte e la pioggia iniziò a cadere con violenza, quasi la natura fosse partecipe della condizione interiore del cyborg.

Angolo autrice:

Rieccomi con un nuovo capitolo ;D Allora, so che è ancora vago , ma la storia lentamente inizierà ad entrare in moto, boh ma questo è il mio periodo descrittivo xD Sapete, non voglio ridurre tutti ad una banalità di fatti che si susseguono veloci J

Che dire, credo abbiate capito che è successo a 17 :D

Baci, Fanny

Magari, con una recensione ditemi che ne pensate. Ciao.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: uno scrigno misterioso. ***


Capitolo 3

“Dannazione, i danni sono troppo gravi.” Il giovane cyborg 17 si guardò intorno alla ricerca di un qualcosa che potesse essergli utile e quindi ancora intatto, ma gli occhi azzurri scorgevano solo macerie grondanti a causa della forte pioggia. Il laboratorio del Dr. Gelo era stato distrutto e con esso tutte le possibilità che l’androide aveva di acquietare quell’improvvisa curiosità che lo lacerava sempre di più, di minuto in minuto. Un immenso senso di solitudine e delusione si fece spazio nel freddo cuore del moro, il quale, benché fosse apparentemente solo, si sentisse osservato e quindi tentava di mascherare quei sentimenti, così strani e nuovi, con un’espressione divertita e altezzosa. Sapeva che nonostante tutto era un modello, come sua sorella, capace di provare emozioni e sentimenti … purtroppo.

“Oh … C-17.” Le labbra di una bella donna dai capelli biondi si mossero in un lieve sussurro e sul suo volto si dipinse una smorfia di delusione mista a sofferenza. C-18 era sdraiata sul tetto rosseggiante di una modesta casetta situata nel mezzo di un’immensa distesa bluastra, accanto a lei giaceva, con gli occhi sognanti, Crilin. 

Il miglior amico di Goku aveva subito compreso il carattere difficile della ragazza, fredda e di poche parole e quindi a lui bastava anche solo poterla osservare per intere ore, in silenzio. Non c’era bisogno di parlare: le parole erano vane e i due lo sapevano molto bene.

“C-18, che hai?” Domandò Crilin, balzando in piedi e guardando la bionda con aria interrogativa e preoccupata. Temeva sempre in un suo ripensamento e in una conseguente fuga di quest’ultima. Non l’avrebbe potuto sopportare, lui l’amava.

“Niente … si trattava di mio fratello. Ma non sono problemi tuoi.” Rispose distaccata, con lo sguardo lontano, perso nell’orizzonte. Crilin preferì non indagare oltre; sapeva che aveva bisogno di tempo e di certo non l‘avrebbe forzata. Ne ha passate tante, e chissà come deve aver sofferto. Sono così curioso di sapere di più di lei, pensò, sospirando sonoramente e con gli occhi tristi. Distolse lo sguardo e lo puntò sul mare. Proprio in quel momento C-18 si voltò e parlò malinconica, ma stranamente più vicina rispetto a quanto lo fosse precedentemente. “Non so nulla.”

“Cosa?” Crilin si voltò di scatto e, nel vederla così vicina, provò un forte imbarazzo. Mai, nemmeno con Marron, si era sentito così. In quel momento capì che non era quello il suo vero amore, come lui pensava: accontentare una bambina viziata e ricorrerla in continuazione, no lui voleva stare vicino e camminare allo stesso passo con una donna matura e forte. 

“Il mio passato.” Gli bisbigliò in un orecchio, suscitandogli l’immediato arrossamento delle gote. Un lampo lo riportò sulla Terra. Crilin osservò la bionda, con aria amichevole e gentile. “Allora vediamo di creare un futuro!” Esclamò tutt’un tratto, con un dolce sorriso stampato sulle labbra, provocando un moto di meraviglia in C-18. “Un futuro?”

“Cos’è quello?” Un bagliore scintillante accecò per un istante C-17, che qualche secondo dopo si riscosse, attonito. La pioggia aveva smesso di scendere e un silenzio tombale incombeva nei dintorni. La pace regnava regina, per la natura, ma non per il cyborg.

Il corvino si mosse subito e iniziò a sollevare qualche vecchio resto del laboratorio, curioso di scoprire cosa ci fosse nascosto lì, che aveva prima creato un bagliore così intenso.

“Maledizione!” Esclamò innervosito mentre sollevava gli ultimi macigni. Temeva che quel profondo barlume fosse stato solo la sua immaginazione … voleva scoprire la verità e quindi non poteva fallire. Non c’era un vero motivo in realtà, era solo la sete di curiosità che aveva sempre animato l’uomo a suscitargli una forte e decisa determinazione. Era pur sempre in parte umano e non era completamente estraneo a quanto di umano ci fosse. 

“Eccolo.” Estrasse uno scrigno di modeste dimensioni, fatto tutto di argento. “Ecco da dove proveniva quella luce. E’ giunto il momento.” Sul volto olivastro di C-17 si dipinse un sorrisetto compiaciuto; otteneva sempre quel che voleva. Era determinato e risoluto in tutto, orgoglioso e sicuro delle proprie capacità; non avrebbe mai fallito.

Si apprestò ad aprire lo scrigno. “Cosa? N-no. Non è possibile.” Balbettò pietrificato. Il sorriso compiaciuto venne sostituito da un’espressione meravigliata e al contempo molto preoccupata.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: dott. Calo?? Misteri su misteri. ***


Capitolo 4

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“Maledizione. Quel farabutto …” C-17 estrasse dal piccolo scrigno argenteo un piccolo volume. La copertina era di colore marrone e, a causa della polvere, le scritte in oro erano molto difficili da leggere. Ci soffiò sopra, sollevando così uno spesso strato di pulviscolo, finché la scritta non fu brillante come doveva esserlo un tempo.  Era il diario segreto del Dr. Gelo. Tutto mangiucchiato e anche sporco di terriccio in alcune parti.

Nel notare quei particolari così putridi, sul volto del corvino si fece largo una smorfia di disappunto e disgusto. Però, nonostante tutto, decise di aprire il libro per leggerlo immediatamente … aveva un cattivo presagio, anticipato persino dalla grigia natura circostante.

Oggi, giorno dieci del mese di maggio, ho finalmente completato il mio nuovo progetto. E’ nato C-17, il primo androide creato su base umana. Il mio sogno, ossia annientare una volta per tutto quel maledetto che ha sempre intralciato tutti i miei piani, diventerà realtà. A breve sarà anche il turno della gemella, il futuro cyborg 18.

Lesse veloce e senza prestare attenzione, infatti quella era solo una presentazione del suo lavoro, dove lui e sua sorella venivano descritti in ogni particolare ed era spiegato il loro funzionamento, cosa che gli interessava ben poco. Continuò per un paio di righi, quando decise di soffermarsi su un particolare molto importante, a suo avviso.

Qualcosa deve essere andato storto, i due cyborg non rispondono ai miei ordini.

“Vecchio stupido, pretendevi pure che facessimo ciò che volevi. Ucc-.” Si interruppe e proseguì nella lettura, avvistando con la coda dell’occhio un importante particolare proprio poco dopo.

Ho deciso di interrompere il progetto di C-17 e C-18, il mio nuovo lavoro sarà incentrato su Cell. Il futuro essere perfetto, colui che mi ubbidirà e realizzerà la mia vendetta. Per quanto riguarda 17 e 18 credo che debba ancora fare alcune ricerche ed esperimenti per capire il mio errore.

“Non avevi calcolato che l’essere umano è particolare proprio per questo, è imprevedibile.” Commentò con sguardo impassibile e gli occhi fissi sulle vecchie pagine del diario del < pazzo > .

Il maledetto Dr. Calo si pentirà per quel che mi fece anni addietro una volta che assaggerà la furia di C-17 e C-18, quando saranno in perfetto funzionamento. Sarà uno dei primi posti dove andrò. “Quarantacinque chilometri a sud-ovest della città …”

“Dannazione! Non si legge. No, devo saperlo.” Esclamò con tono di voce stizzito, ma per niente alterato. Lui sapeva contenere molto bene gli impulsi dettati agli istinti umani.  Però sul suo volto si poteva scorgere una punta di paura e preoccupazione. Infatti, la prima cosa che aveva notato nello scrigno non era il diario, bensì una ciocca di capelli rossa, un bulbo oculare dall’iride color verde acqua conservati un Becker molto grande e un biglietto ad esso legato.

Dr. Calo.

“Non mi dice nulla. Chissà dove si trova questo laboratorio appartenente a quest’altro pazzoide.” Sospirò sonoramente, un po’ stupito dalla stupidità umana. In quel momento udì lo spostamento di alcuni arbusti alle sue spalle, ma non si scompose più di tanto. Non si voltò nemmeno.

“Ciao. Cosa vuoi?” Domandò con voce rigida e leggera, riponendo al loro posto le scoperte che aveva appena fatto.

C-18 assunse un’espressione corrucciata e triste. “Sono venuta a trovarti, volevo sapere come stavi.” Spiegò con un lieve e appena percettibile sussurro. Gli occhi azzurri erano puntati al cielo, ora celeste e sereno.

“Devo dirti qualcosa di molto importante.” Il moro si girò, con un espressione che fece molto preoccupare la bionda.

Si guardarono e dopo molto tempo si sentirono entrambi a casa, finalmente.

Eh adesso sì che so’ problemi xD Chi sarà questo dottore? ( l’ho chiamato così per un preciso motivo xD Vediamo chi indovina il perché J Allora, sì sono cattiva, sto facendo proseguire la fanfic a ritmo di lumaca ma devo ammettere che mi è venuta all’improvviso una nuova idea che ha sostituito l’originale e quindi devo sviluppare questa nuova con molta attenzione xD Ringrazio Rose che ha recensito tutti i capitoli :* Salvo9898 per l’ultima recensione che mi ha lasciato J Lady Pierce e Rose che l’hanno messa fra i preferiti, e di nuovo Salvo9898 che la segue. J

Baci, Fanny .

Ps. Voglio essere buona. C-17 ha deciso che vuole scoprire qualcosa in più sul suo passato, ecco perché è tornato in quel laboratorio J

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Determinazione. ***


Capitolo 5

“Cosa?” C-18 sgranò gli occhi chiari, osservando con un’espressione stupita il fratello. Quest’ultimo aveva distolto lo sguardo, posandolo sulla linea dell’orizzonte, lì dove doveva trovarsi il Dott. Calo.

“Ma sei sicuro di ciò che dici? Io non sapevo niente di questo scienziato.” La bionda si avvicinò al moro, che le sorrise,confortandola come solo lui sapeva fare.

“Sì. Nemmeno io in effetti, ma ho le certezze. Io devo andare. Credo di aver capito dove si trova. Ho un brutto presentimento. Sono davvero stufo di questi pazzi! Gliela farò pagare cara! Scommetto che centra …” C-17 fu preso da un momento di frenesia, e per poco non mandava tutto all’aria.

Era fin troppo abituato a raccontarsi tutto e confidarsi con la gemella, ma in quell’occasione decise che il meglio sarebbe stato proteggerla, e l’unico modo era non immischiarla in quella faccenda. Non capiva cosa lo spingesse a tutto questa eccessiva apprensione, restava comunque un cyborg spietato, ma nel profondo dei suoi circuiti c’era qualcosa di umano che lentamente prendeva il sopravvento.

“Che cosa stavi per dire? Avanti parla.” C-18 arretrò velocemente e osservò il corvino con sguardo serio, quello stesso di uno che ha già capito che c’è un intoppo e vuole scoprirlo a tutti i costi. Non si sarebbe scansata di lì nemmeno con la forza.

“C-18, ascoltami. E’ una faccenda che devo risolvere da solo. Tu devi starne fuori. Sono sicuro che ci saranno morti e sangue, tu hai preso le distanze da questo mondo molto tempo fa. Vattene.” Si avvicinò alla gemella, che, sentendo semplicemente il suo tocco sulle spalle, capì la determinazione e la sicurezza che era inchiodata nell’animo di C-17. 

Non l’aveva mai visto così. Alzò gli occhi cerulei, che si incrociarono con quelli identici del fratello cyborg. Anche lei era determinata, proprio come lui.

“No, io voglio sapere tutto. Voglio aiutarti. Qualcosa mi dice che centro anche io e non me ne starò fuori, come una buono a nulla. Abbiamo lottato sempre insieme anche …” La giovane interruppe il suo discorso, e come un fulmine a ciel sereno, qualcosa la illuminò. “Ho capito!” Esclamò con tono di voce deciso, facendo intendere con un semplice sguardo a C-17 la sua scoperta.

Mannaggia, ha capito tutto. Mi dispiace sorellina, ma devo farlo. C-17 si avvicinò alla bionda, con espressione risoluta e sicura, che nel profondo celava una traccia di sofferenza, ma era un cyborg e sapeva nascondere quei pochi sentimenti che aveva iniziato a sentire. Lei lo guardò smarrita e spiazzata perché non capiva quali erano le intenzioni del giovane che aveva dinanzi, per la prima volta nella sua vita.  

Vide solo le tenebre avvolgerla. Buio.

“C-17, Dove sei finito?” Si alzò da terra, riprendendosi dalla batosta, che comunque era stata modesta; l’unica pecca era che suo fratello l’aveva colpita nel suo punto più debole e quindi era caduta svenuta. Si destò, e, dopo essersi ripresa, si osservò intorno, smarrita e triste. Non capiva quel gesto e per un secondo pensò che C-17 non era tanto cambiato e che forse pur di ottenere quel che voleva non si sarebbe fatto scrupoli a colpirla e farle del male.

Questa ipotesi la demoralizzò e mise in dubbio l’affetto e il legame che avevano. Però sull’altro piatto della bilancia soggiaceva la consapevolezza che si sbaglia a dubitare così, perché, da quel che aveva potuto intendere, lui non l’aveva colpita a morte, bensì lievemente. Capì che il gemello si stava arrischiando in un’avventura pericolosissima, e lei non era con lui. Questo la fece sentire inutile, ma, essendo dotata di forza d’animo sorprendente, si alzò in piedi, con i pugni serrati.

“Eh, no. 17, anche io, quando prendo una decisione, non cambio parere facilmente e faccio di tutto per ottenere quello che voglio. E quello che voglio è aiutarti in questa nuova missione. Ti troverò anche se ciò significasse cercare in ogni angolo del pianeta.” Sussurrò sicura di sé, e pronta a partire alla ricerca del gemello.

Chissà chi eravamo …

“Mi dispiace 18, ma mi saresti di impiccio ed è una faccenda che non ti riguarda. Hai trovato la pace sulla Terra, adesso è il mio turno. E voglio farlo da solo.” Il ragazzo dai capelli scuri camminava per un vialetto circondato da due fila di alberi frondosi, pensò che doveva trattarsi di salici piangenti. “Tsk. Ad un terrestre questa vista avrebbe arrecato nostalgia e chissà che altro. Io sono solo un cyborg.” Bisbigliò atono; però nella sua voce egli stesso percepì un lievissimo senso di angoscia. Si ricordò del Becker e il nome di quello scienziato tornò a marchiargli a fuoco la mente. Affrettò il passo.

“Quarantacinque chilometri a sud-est della città dell’ovest. Ne sono sicuro.” Prese la sua arma preferita, una pistola calibro sessanta, e sparò ad uno scoiattolo che pensava di trovare un amico nella sua persona. Il minuto esserino cadde per terra in una pozza di sangue proporzionale alla sua grandezza, il pelo marroncino si colorò di un intenso rosso, che secondi dopo divenne più scuro. Gli occhi gelidi del cyborg lo osservarono, senza battere ciglio. “Anche gli umani fanno lo stesso. Se non peggio. Stupido, io non ho amici, non ne voglio.”

Un essere solitario e lontano dal consorzio umano. Chissà chi eravamo …

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto problemi e non ho potuto aggiornare prima … Ringrazio chi mi recensisce J Rose, Salvo e Sadiko ;)  Spero che vi piaccia, un saluto, Fanny.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: confusione. ***


Capitolo 6: Confusione.

Gli occhi cerulei si posarono sulle casette della modesta cittadina, e qualcosa lo turbò parecchio. Gli sembrava di conoscere quel posto e probabilmente non doveva amarlo tanto.

Uccidetela!

“Ma che diavolo? Chi è che ha parlato?” C-17 si osservò tutt’intorno, alla ricerca di colui che probabilmente aveva sibilato nelle sue orecchie quell’esortazione, ma qualche secondo dopo si accorse che non c’era nessuno. Quella voce era dentro di lui, e la sua mente razionale non sapeva spiegarselo. Gli dava un immenso fastidio, non era più così prevedibile, come sono solo le macchine.

Prese il Becker che conteneva la ciocca di capelli e quel bulbo … Roxane. Sussurrò la stessa vocina che poco prima l’aveva distolto dalla sua ispezione visiva della zona. Però era  un ronzio troppo basso e neppure percettibile per essere afferrato ed esaminato dal cyborg all’istante.

“Ma, non capisco. Che significa questa ciocca? E questo … ?” Si domandò atono, esaminando contro luce il bigliettino, che recava il nome di quell’altro scriteriato. Si riscosse, meravigliato dalla scoperta che gli occhi chiari avevano notato.

C’era scritto dell’altro,ma era visibile solo da una certa angolazione. “Stupidi. Fanno tanto i cervelloni, e ricorrono ad un metodo così banale per proteggere i loro segreti.” Commentò accigliato, tornando a osservare, o meglio analizzare, la pace di quella cittadina.

Notò una giovane ragazza in lontananza, aveva i capelli biondi, ma era poco visibile per essere riconosciuta … sembrava quasi un ologramma remoto, che viveva nei suoi ricordi da anni. La vide rubare una mela e dei soldi da un fruttivendolo, per poi scappare di corsa via, agile come una lepre.

Il corvino la seguì fino al momento in cui la chioma della giovane si perdette nel fitto bosco, infatti, non appena lo ebbe oltrepassato, quell’ombra sparì nel nulla.

“Al diavolo. Non è quello il mio problema.” Si voltò e iniziò a camminare, a passi lenti. Non aveva per niente fretta e quindi non trovava che ci fosse il bisogno di comportarsi come i terrestri, che si facevano prendere troppo dalle preoccupazioni.  Oltrepassò il posto dove poco prima aveva visto sparire la giovane dai capelli color dell’oro, e sentì come se ci fossero dei ricordi legati a quel luogo, ma non era capace di recuperarli, nonostante i suoi sforzi.

Sono stata brava, vero fratellino?

Scosse la testa, e con una mano si massaggiò la tempia. “Chi è che parla? Dannazione! Basta!” Esclamò in preda ai dolori, ossia un forte mal di testa, e la rabbia del momento. Arretrò di qualche passo, senza rendersi conto che si stava dirigendo proprio nella tana del farabutto che tempo addietro gli portò via tutto.

Perché non mi rispondi?

Capì che quella era la voce della gemella, ma i suoi occhi riuscivano a scorgere solo l’oscurità tetra e infinita, e nessuna immagine … tanti suoni e tante voci che si perdevano le une sulle altre, rendendolo per un momento un debole e vittima, incapace di reagire. Tentò di divincolarsi, per liberarsi di quelle catene invisibili, fuoriuscite dalle tenebre più scure che esistessero, e di quelle voci che parevano fossero tornate dall’oltretomba, apposta per distruggerlo.

Ciao, io mi chiamo Roxane.

Un lago di sangue si espanse veloce come la morte proprio davanti ai suoi occhi, mentre qualcosa di invisibile lo paralizzava. Il rosso, prima intenso e accecante, iniziò a cambiare la sua tonalità, diventando sempre più scuro e secco.

Ti voglio bene.

Angolo autrice.

Allora, avviso che questa fanfic fa parte di una serie. “La storia di C-17 e C-18” e che per poterla intendere meglio vi converrebbe leggere anche la fanfic intitolata “Maledetti. Due fratelli, un’amica.” Però con l’avanzare di questa vi assicuro che lentamente tutto risulterà molto più chiaro e il gomitolo si srotolerà :D

Grazie a chi recensisce, grazie di cuore :D

Un bacione :D

Ps. Mi scuso per la brevità >.< nel prossimo C-17 incontrerà finalmente questo dottore misterioso e chissà che cosa gli dirà :D

 

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