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di Shuchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

“Tu piaci a tutti”
“E a te? A te piaccio?”
“No.”


Lei lo sapeva bene. Ormai quei mesi avevano attenuato il rifiuto…

“Ormai sono guarita, sono diventata come gli altri. Ora ti odio, ok?”

Era questo che gli aveva detto, che si era detta, ma era davvero la verità? No non lo era, o almeno lei sperava che lo fosse, continuava a ripeterselo cercando di auto-convincersene ma i suoi comportamenti… A lui non piaceva questo era accurato ormai, ma pur trattandola come gli altri: in modo freddo, distaccato e menefreghista a volte alcune sue azioni la facevano pensare…

Quando aveva aiutato quel paziente in fase terminale a morire era distrutta, ma lui le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla per consolarla…

“Sono fiero di te”

Queste furono le sue parole, quattro semplici parole che donarono a Cameron un calore immenso. Capire House era impossibile, sarebbe stato più facile tradurre un testo in aramaico antico. Gli apprezzamenti che le faceva di tanto in tanto…

“Hai dei bei capelli”

Complimenti o prese in giro come era il suo solito fare?
Fatto sta che quando iniziava a rassegnarsi una volta per tutte, lui faceva sempre qualche gesto che le dava uno spiraglio di speranza…

UFFICIO HOUSE 7:30
Cameron quella notte aveva dormito pochissimo, era tormentata da quei pensieri e non riusciva a rilassarsi così decise di andare a lavoro.
Apri la porta a vetro e si diresse verso l’appendi-abiti per posare il suo cappotto, il sorte stava sorgendo ed una leggera brezza mattutina entrava dalla finestra socchiusa…

Qualche minuto dopo arrivò House, l’ospedale era ancora deserto.
Appena messo piede nel suo ufficio vide una figura femminile affacciata alla finestra. Era la sua collaboratrice, la dottoressa Cameron. Il suo volto era illuminato dai primi raggi del sole ed il suo sguardo si perdeva oltre l’orizzonte.
House rimase a fissarla per qualche minuto come rapito da quella visione. Cameron si accorse di essere osservata e si voltò vedendo la fonte di tutti i suoi pensieri davanti ai suoi occhi…

CAMERON: Da quanto sei qui?
HOUSE: Da un pò.
CAMERON: E’ successo qualcosa?
HOUSE: Non che io sappia, perché?
CAMERON: E’ la prima volta che ti vedo qui così presto.
HOUSE: Assaporare un pò di pace e tranquillità senza la Cuddy che mi insegue o Wilson che vuole che gli ridia i suoi soldi sono sensazioni che si possono provare solo all’alba
CAMERON: Allora è meglio che ti lasci da solo
HOUSE: Se non vuoi farmi prediche o ballarmi nuda con la musica a tutto volume davanti puoi restare. Anche se riflettendoci nella seconda alternativa non credo che ti manderei via
CAMERON con tono malizioso: Vorresti che mi spogliassi e ballassi davanti a te?
HOUSE: Bè meglio qui dove ci sono solo io che davanti ad una folla di infermieri allupati.

Era riuscito di nuovo ad eludere abilmente la sua domanda, in questo non lo batteva davvero nessuno…

HOUSE: Vuoi che ti prescriva qualcosa?
CAMERON: Che vuoi dire?
HOUSE: Anche se sono quasi impercettibili hai delle occhiaie, inoltre vedo che oggi oltre ad essere arrivata almeno un’ora prima degli altri hai un’acconciatura più sofisticata del solito.
CAMERON: …e questo cosa vorrebbe dire?
HOUSE: Che non hai dormito quasi per niente, hai provato ad ammazzare il tempo a casa e alla fine hai deciso di venire prima al lavoro

E’ come se House avesse un visore a raggi x che gli leggeva ciò che aveva dentro. In quei momenti si sentiva nuda, totalmente scoperta di fronte a lui. Tuttavia quelle affermazioni sulle sue abitudini e sulla sua acconciatura le facevano in un certo qual modo, notare che House la osservava, si preoccupava per lei. Ma il punto era: lo faceva perché si interessava a lei o perché era solamente curioso? E poi lo faceva con tutti?

CAMERON: Va tutto bene, ti ricordo che anche io sono un dottore. Comunque grazie ma va tutto bene…

Mentire, mentire, ormai Cameron aveva dovuto imparare a farlo.

“Tutti mentono”

House aveva ragione, ma lui non era secondo a nessuno nel farlo anche se preferirebbe dire di aver “omesso un dettaglio” piuttosto di ammetterlo.

HOUSE: Se… se avessi qualche problema, insomma si, puoi parlarne con me. Probabilmente non potrei fare nulla ma se ti servisse parlare con qualcuno…

Cosa aveva detto? Si era scoperto lui questa volta, peccato che la fonte dei suoi turbamenti era proprio lui…

CAMERON: Ti preoccupi per me, House?
HOUSE: Non mi preoccupo di me stesso figuriamoci degli altri, se hai dei problemi è inevitabile che influiscano nel tuo lavoro e se commettessi degli sbagli ci andrei di mezzo io essendo il tuo capo. Vorrei cercare di tutelarmi per evitare di farmi aizzare contro la Cuddy

Un’altra volta, era riuscito ad cambiare le carte in tavola…

CAMERON: Vado in ambulatorio, tra poco inizia il mio turno.

Dopo aver detto ciò si avviò verso la porta, la aprì e a metà soglia si girò indietro..

CAMERON: Grazie House
Lo fissò per un paio di secondi cercando di decifrare una delle sue impercettibili movenze facciali e poi si chiuse la porta alle sue spalle.

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Un quasi impercettibile sorriso invase il volto di House che non aveva smesso di fissare il punto dove qualche attimo prima c’èra la sua assistente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

La piccola, dolce ingenua dottoressa Allison Cameron, inizialmente gli capitava spesso di pensare a lei, sulle prime non riusciva a capire cosa ci trovasse in lui, comunque ormai il problema non si poneva più, lui l’aveva trattata in malo modo, l’aveva implicitamente rifiutata. Era molto più giovane di lui…

“Pensavo che fossi troppo contorno per amare, ma è me che non vuoi amare”

Non era così, è lui che non voleva essere amato, non voleva ferirla inutilmente anche se così facendo era ovvio farle del male.
La verità era che faceva di tutto per tenerla lontano da sé, cercava di trattarla come gli altri se non peggio, ma c’èrano delle volte in cui non riusciva a non preoccuparsi per lei e di conseguenza darle attenzioni.

La teneva lontano perché non voleva più soffrire? Ad un tratto Cameron apparve davanti ai suoi occhi.

HOUSE: Ancora qui? Lo sai che il masochismo non è pagato?
CAMERON: Sono qui per te

Detto ciò la dottoressa iniziò a sbottonarsi il camice…

HOUSE: Che vorresti fare?
CAMERON: Far avverare uno dei tuoi sogni celati in te stesso, l’hai detto tu stesso che avresti voluto che ballassi nuda davanti a te
HOUSE: Cos’è uno scherzo?
CAMERON: Non sono mai stata più seria in vita mia

E riprese a spogliarsi molto lentamente

HOUSE: Non è divertente, tu non sei così
CAMERON: Io posso diventare come vuoi tu, per te farei tutto
HOUSE: Smettila potrebbe entrare qualcuno, non saprei davvero neanche io come spiegare quello che sta succedendo.
CAMERON: House! House!

Cameron con una mano poggiata sulla spalla del medico, cercava di svegliarlo dato che si era addormentato alla sua scrivania.

CAMERON: House mi senti?
HOUSE: Finiscila di spogliarti tu non sei così!

Con un sussultò House si svegliò, si guardò intorno con aria interrogatoria e poi guardò dalla testa ai piedi Cameron come per controllare che quello fosse stato davvero un sogno e lei fosse vestita.

CAMERON: …chi si sta spogliando? Ti senti bene?
HOUSE: Ma certo, apparte una gamba matta sto benissimo, ma quello pernso sia normale
CAMERON: Cosa stavi sognando?
HOUSE: Lascia stare non ti interesserebbe, comunque cosa c’è?
CAMERON: Sono le 9 ho finito il mio turno me ne sto andando. House chi si stava spogliando?
HOUSE: Mai sentito parlare della privacy? Ora un povero zoppo non può neanche sognare in santa pace. E comunque per la cronaca tu non centri nulla, è una cosa che riguarda me e Wilson, sai ci piace fare dei giochetti a casa mia.
CAMERON: Io non ti ho mai chiesto se fosse una cosa che mi riguardasse
HOUSE: No ma ho anticipato la tua domanda, ora và, voglio riprendere da dove avevo lasciato
CAMERON un po confusa: Ok… a domani allora.

UFFICIO DI WILSON

La porta si spalancò, House entrò facendo sobbalzare Wilson dalla poltrona che si era assopito.

WILSON: Vuoi qualcosa?
HOUSE: Io? Perché mi chiedi una cosa del genere?
WILSON: Vado ad intuito, ed anche perché hai quasi sfondato la porta con il bastone.

House dopo un attimo di riflessione con un tono di voce affrettato disse

HOUSE: Ti capita mai di sognare delle donne in atteggiamenti compromettenti con te?
WILSON: Mi stai chiedendo se ho mai sognato Angelina Jolie che tenta di sedurmi?
HOUSE: Ma no! Intendo persone che conosci
WILSON: E chi ti dice che io ed Angy non ci conosciamo?

House lo guardò con uno sguardo omicida

WILSON: Cosa c’è? Hai perso il tuo sarcasmo? Deve essere grave… arriviamo al punto, hai sognato una donna che conosci che ci ha provato con te, dove sta il problema? HOUSE: Che diavolo significa
WILSON: Greg mi sorprendi non ti facevo così ingenuo, cosa puo voler dire per te?
HOUSE: Se te lo sto chiedendo azzarderei a dire che non conosco la risposta?
WILSON: Intanto dimmi chi è? La conosco?
HOUSE: Lascia perdere
WILSON: Non sarà Stacy? Greg non dirmi che stai ancora pensando a lei, ormai sono passati mesi da quando se ne è andata dovresti metterci una pietra sopra una volta per tutte
HOUSE: Ma che centra Stacy, dimmi che diavolo significa invece di farmi il terzo grado
WILSON: Se non mi dici chi è non posso aiutarti non sono mica un cartomante. Andiamo, sono il tuo migliore amico, ed anche l’unico quindi se non ti confidi con me con chi lo farai? Sputa fuori il nome

House e Wilson si scambiarono uno sguardo col quale solo loro potevano capirsi

WILSON: Oooh amico! Io lo dicevo che la piccola Cameron ti aveva incastrato! Da non cerdersi, l’avevo proprio sottovalutata!
HOUSE: Se non la smetti dovrai andare a cercare i tuoi arti nei sacchetti della spazzatura
WILSON: Dai Greg, ormai ci sei dentro fino al collo non puoi continuare più ad ignorare la cosa, lei ti piace e dalle tue condizioni direi che sei proprio cotto caro mio.
HOUSE: Venire da te è stata solo un’inutile perdita di tempo, non stupirti se qualcuno farà una telefonata “anonima” a tua moglie stasera.

Detto ciò si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta

WILSON: Greg non fare il bambino e comportati da uomo per una volta. Continuare a tenerla lontano non farà bene ne a te ne a lei…

House percorreva frettolosamente i corridoi dell’ospedale, non aveva idea di cosa fare, dopotutto lei gli aveva detto che ormai lo odiava come tutti, il tempismo non era mai stato il punto forte di Greg.

House tornò nel suo uffici, oggi gli toccava fare il turno di notte con Foreman, anche se non vedeva l’ora di andare via da quel covo di guai. Appena entrò vide uno di quelli che definiva “guai” il più grosso per giunta: Cameron.

HOUSE: Che diavolo ci fai ancora qui?
CAMERON quasi ignorandolo: Sostituisco Foreman, aveva un impegno.
HOUSE: Non lo sostituisci, vattene a casa.
CAMERON: Ma che ti prende, non posso lasciare il turno scoperto
HOUSE: Sono il tuo capo e ti sto dicendo di andartene a casa, è il sogno di ogni dipendente sentirselo dire
CAMERON: Le decisioni in merito ai turni non spettano a te lo sai benissimo, e poi qual è il problema?

Chiedergli di passare tutta la notte con lei era davvero troppo, non sarebbe riuscito a controllarsi e le conseguenze potrebbero essere disastrose…

HOUSE: Vado a cercare la Cuddy così avrai l’approvazione del grande capo per andartene e avrai la coscienza pulita, contenta?

Cameron gli si parò davanti ed incrociò le braccia come suo solito fare

CAMERON: Non so quale sia il tuo problema ma quello che faccio io non è affar tuo
HOUSE: Levati di mezzo e lasciami passare
CAMERON: Se hai dei problemi con me, parla invece di scappare
HOUSE: Solitamente ti piace passare tempo con le persone che ami, l’esatto contrario è con quelle che odi, con loro non vorresti passare neanche un secondo in più del necessario

Che diavolo aveva detto?! Ora era nei casini più neri, aveva detto esattamente l’opposto di ciò che pensava…
Cameron cercò di riprendersi dal colpo che aveva subito, aveva gli occhi lucidi e la voce le tremava
CAMERON: Vado io a chiedere alla Cuddy di farmi sostituire il turno

Prese le sue cose e se ne andò tentando a stento di trattenere le lacrime.
House era rimasto da solo con la testa chinata verso il basso, stavolta non era sicuro di poter rimediare per come l’aveva trattata.

HOUSE: DANNAZZIONE!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Questa volta l’aveva fatta proprio grossa, non riusciva a trovare nessun modo per rimediare così si rivolse nuovamente all’unica persona con cui poteva parlare…

WILSON: COSA LE HAI DETTO?! Ma dico Greg, se non ti sei bevuto il cervello allora sei proprio un caso disperato, non c’è via d’uscita non puoi farci niente…
HOUSE: Grazie amico mio, ora si che mi sento meglio
WILSON: Potevi pensarci due volte invece di trattarla in quel modo… Non mi stupirei se richiedesse il trasferimento!
HOUSE: Se la tua intenzione è continuare ad infierire me ne vado
WILSON: Lo so hai ragione, io non conosco bene Cameron, ma dovrai impegnarti sul serio se vuoi davvero farti perdonale da lei

Nel frattempo Cameron era a casa e ripensava a quello che le era stato detto da House. Ormai non c’èra dubbio, a lui non solo non le piaceva, ma la detestava! Come si sarebbe dovuta comportare? Avrebbe dovuto ignorare la cosa o affrontarlo a viso aperto?

Il giorno seguente lo incontrò prima del previsto, erano entrambi nell’ascensore insieme ad altre tre persone, continuarono a salire finchè non rimasero soli.

HOUSE: Ciao
CAMERON con tono freddo: Buongiorno House
HOUSE: Senti riguardo a ieri
CAMERON: Non mi sembra che ci sia altro da dire, ho capito benissimo: d’ora in poi mi limiterò a lavorare con te senza restarti vicino un secondo in più del necessario.
HOUSE: Quelle cose non le pensavo, o meglio le pensavo ma non verso di te, avevo litigato con Wilson e me la sono presa con te, dimentica quello che ho detto
CAMERON: Quando si perde il controllo di noi stessi si tende a dire la verità, so che quelle cose le pensavi veramente ed è stato un bene che tu le abbia dette fidati. Ora è meglio andare.

Era stata brava, stavolta era stata lei a trattarlo freddamente. Tutto ciò che doveva fare d’ora in poi era pensare a lui solo come il suo capo e non come un uomo.

UFFICIO HOUSE

HOUSE: Che abbiamo qui?
FOREMAN: Donna, trentacinque anni, accusa spasmi negli arti superiori e perdita della vista
HOUSE: Gli avete fatto una TAC?
CHASE: No…volevamo prima sentire che ne pensavi…
HOUSE: Senza gli esami di base che diavolo volete che pensi, muovetevi invece di stare qui a crogiolarvi

Foreman e Chase uscirono di corsa dalla stanza

FOREMAN: Oggi è veramente nervoso
CHASE: Sarà meglio stargli alla larga, non voglio altri guai almeno per le prossime settimane

Qualche ora dopo la squadra si riunì nuovamente per discutere dei risultati delle analisi

CAMERON: Le analisi non danno niente di anomalo
CHASE: Dovremmo iniziare a somministrarle del citosan per vedere come reagisce.

Ad un tratto il telefono squillò, Cameron andò a rispondere.

CAMERON: Pronto, studio di Diagnostica. Come? Si è qui glielo passo subito…

La dottoressa tese la cornetta verso House

HOUSE: Pronto? Mamma? Lo sai che non voglio che mi chiami a lav-… Cosa?... Quando è successo?... Stai tranquilla, arrivo subito.

Attaccò la cornetta mentre i suoi dipendenti lo guardavano, House si diresse velocemente verso la porta senza dare nessuna spiegazione.

UFFICIO CUDDY

Cameron decise di chiedere alla Cuddy se sapeva qualcosa dato che House aveva lasciato l’ospedale dopo quella chiamata della madre.

CUDDY: So gia cosa vuoi sapere
CAMERON: Ma è successo qualcosa?
CUDDY: Il padre di House è mancato questa notte purtroppo… CAMERON: Come è successo…?
CUDDY: Pare che abbia avuto un infarto, House ha raggiunto la madre per occuparsi del funerale

Si era ripromessa di stare alla larga da lui, ma non poteva restargli lontano così si fece forza e la sera stessa gli telefonò. Dopo molti squilli finalmente rispose.

CAMERON: House… ci sei?
HOUSE: Cosa vuoi?
CAMERON: Ero preoccupata per te… volevo sapere come stavi… HOUSE: Come al solito tutti ad impicciarvi dei fatti miei, non avevi detto che avrestiavuto con me solo interessamenti lavorativi?

Cameron venne ferita dalle sue parole ma tentò di ignorarle, dopotutto non era in una situazione facile

CAMERON: Volevo dirti che se hai bisogno di qualsiasi cosa… anche solo di parlare io ci sono…
HOUSE: Non sono io ad essere morto, e fammi un favore, non venire ne te ne gli altri due cip e ciop al funerale. CLACK

Non sapeva cosa fare, più la trattava male più sentiva di doversi avvicinare a lui…
La mattina seguente si sarebbero celebrati i funerali, al cimitero c’èrano poche persone probabilmente parenti stretti ed ovviamente House e sua madre. Cameron ignorò l’avvertimento di House e si presentò lì ma non da sola, insieme a Foreman, Chase, Cuddy e Wilson.
Dopotutto anche se era un gran bastardo la solidarietà trionfava sempre…

HOUSE: Come al solito parlo al vento
CAMERON: Non dovresti dirlo solo a me, sono stati loro a decidere di venire
HOUSE: Se speri di trovare in me un cucciolo ancora più ferito del solito o straziato dal dolore ti sbagli, io non ho mai sopportato mio padre
CAMERON: Non sono qui per te perché so che non vuoi avermi vicino più del dovuto, lo faccio per me perché non mi perdonerei di lasciarti solo in questo momento

House rimase in silenzio facendo finta di non averla ascoltata.

Il giorno seguente House era gia tornato al lavoro ma non si trovava da nessuna parte. Cameron ricordò di avergli sentito dire che l’unico buon posto per stare da soli è il tetto, così andò a controllare e lo trovò seduto a terra con la schiena poggiata verso il muro.

HOUSE: Come mi hai trovato
CAMERON: Ricordo che mi avevi parlato di questo posto
HOUSE: Che stupido, avrei dovuto starmi zitto, ma se non sbaglio ho definito questo posto come un luogo per stare soli? Allora perché seiqui
CAMERON: Ci sono passata anche io con mio marito, stare soli sembra la decisione migliore ma in realtà non lo è
HOUSE: Vattene non ho voglia di sentire i tuoi discorsi da principessina della moralità e del buonsenso, sei solo una rottura
CAMERON: Non me ne vado! E se pensi che con questo tuo modo di fare riesca a mandarmi via sei solo un illuso!
HOUSE fece un sospiro: Ti ho detto che ti odio, ti ho trattata peggio che potessi, ti ho cercato di ignorare, io non ho niente che possa interessarti, cosa vuoi da me una volta per tutte

Cameron si inginocchiò davanti ad House il quale era ancora seduto a terra, gli prese una mano e disse

CAMERON: Lo so che mi odi e che sono l’ultima persona che vorresti in questo momento qui accanto a te, ma come hai detto tu, vorresti passare più tempo possibile con le persone che ami… anche se loro ti detestano. Se sono qui è solo per me, perché malgrado tutto ti amo House, mi chiedo anch’io come faccia a provare questo per te nonostante tutte le volte che ho sofferto a causa tua, ma ormai ho smesso di chiedermi il perché e ho capito che per stare bene devo farmi guidare dal mio cuore, e il mio cuore mi dice di starti vicino in questa circostanza…

House mentre diceva ciò, aveva continuato a fissarla come si guarda un angelo caduto dal cielo che appare dinnanzi a te. Tirò a sé la mano che le aveva preso e la strinse forte. Una lacrima rigò il volto di House.

HOUSE: Io detestavo mio padre… e mi sento in colpa…

Le lacrime iniziarono a sgorgare sia dagli occhi di House che da quelli di Cameron che lo stringeva forte come per rassicurarlo.

HOUSE: Sei l’ultima persona che vorrei che mi vedesse in questo stato
CAMERON: Adesso non preoccuparti più di nulla

Rimasero abbracciato per molto tempo, House disse a Cameron di non prendere impegni non si sa per quale motivo, piu tardi scesero in ufficio entrambi consci che qualcosa era cambiato in loro, e forse tra loro?

FOREMAN: Come và House?
HOUSE: Se guadagnassi un dollaro per ogni persona che me lo chiede a quest’ora sarei più ricco di Bill Gates. Nessun paziente si è rivolto a noi oggi? Deve essere la mia giornata fortunata!
CHASE: Piuttosto Cameron, Wilson ti ha cercato tutto il pomeriggio per darti delle certe relazioni che gli avevi chiesto. Dove eri finita?
CAMERON: Ero dalla Cuddy

Fu la prima cosa che le venì in mente

CHASE: Ma la Cuddy oggi non era a quel congresso?
HOUSE: Canguro felice, vai ad impicciarti da un’altra parte

Chase non fece in tempo a replicare che la porta dell’ufficio si spalancò ed una Stacy visivamente provata si diresse verso House per poi abbracciarlo davanti allo stupore dei presenti.

STACY: Appena ho saputo sono venuta, come stai?

House ovviamente imbarazzato se la scrollò di dosso.

HOUSE: Io ho una gamba insensibile, e te?
STACY: Vedo che non hai perso il tuo sarcasmo, da questo ne deduco che non stai poi così male.
HOUSE: Gentaglia andate a fare qualcosa fuori di qui

Tutti uscirono, Cameron prima di farlo guardò negli occhi House come per aspettarsi qualcosa, ma quel qualcosa non arrivò.

Ormai era sera ed il suo turno era finito così la dottoressa Cameron si avviò verso l’uscita. Uscita dall’ascensore la bloccò House

HOUSE: Ce ne hai messo di tempo, voi donne siete così lente
CAMERON: Che ci fai qua? E Stacy?
HOUSE: Ti avevo detto di non prendere impegni per stasera non dirmi che te lo sei dimenticata
CAMERON: No ma io… pensavo che avessi cambiato progetti…

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