Random - quando l'amore e il destino sono sinonimi

di tokykia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vi presento me ***
Capitolo 2: *** Un incontro... scontro! ***
Capitolo 3: *** Ancora... ***
Capitolo 4: *** Una pazza teoria ***
Capitolo 5: *** L'Idea ***
Capitolo 6: *** Intruso ***
Capitolo 7: *** Scontri anche in casa ***
Capitolo 8: *** A cosa portano le bugie... ***
Capitolo 9: *** Provolone ***
Capitolo 10: *** Rivelazione ***
Capitolo 11: *** Intrusione ***
Capitolo 12: *** Vacanze... ma ci rilasseremo veramente? ***



Capitolo 1
*** Vi presento me ***


 
Buongiorno a tutte le lettrici!
Questa è la prima storia che pubblico nella sezione storie originali. Spero tanto che vi piaccia. Vi aspetto sotto...




 

Cap 1

 - vi presento me-


Avevo sempre immaginato una vita da copione.
Secondo le mie idee da bambina avrei avuto una bella casa, magari grande e in campagna, in cui vivere con mio marito e crescere i nostri figli. Ero una bambina con una visione romantica della vita.
M'immaginavo con una bella carriera, magari da giornalista o da scrittrice come avevo sempre desiderato. La vedevo così ed ero sicura che così sarebbe stato.
Invece la mia vita è andata in tutt’altra direzione….
A ventidue anni vivevo in un appartamento in centro con la mia migliore amica Carlotta, frequentavo il terzo anno alla facoltà di lettere e altro che donna in carriera!
Non avevo un lavoro serio, lavoravo come cameriera in un bar/ristorante e lo stipendio lasciava un po’ a desiderare, ma con qualche altro lavoretto in giro come fare la baby-sitter o qualche altra cosina, riuscivo a pagare la mia metà di affitto e le spese. Come avrete capito la mia vita è abbastanza ordinaria. Più o meno…
 

La luce che proveniva dalle tende, che avevo dimenticato di chiudere la sera prima, mi svegliò. E un buon odore di cornetti caldi arrivò dritta dritta al mio naso. Probabilmente Carlotta era andata a comprare qualcosa per colazione e la cosa m'invogliò ad alzarmi.
Difatti la trovai davanti al tavolo con l’ultimo pezzetto del suo cornetto sospeso a mezz’aria e la bocca aperta.
-Buon giorno Mati!- mi salutò lei. Io mi chiamavo Matilde.
-‘Giorno- dissi io assonnata strofinandomi un occhio con il palmo della mano.
-Sai che sono quasi le nove?- chiese lei guardandomi ilare.
-COSA?!?!? Ma non potevi svegliarmi prima?!- dissi io, improvvisamente sveglia.
-Per prima cosa non ti svegliavi…- disse, ma io la interruppi:
-Io devo essere in università tra quaranta minuti!!!!- dissi stizzita.
-Non so se lo sai, ma pure io ci devo essere. Ricordi? Frequentiamo gli stessi corsi da tre anni!- ma che mi aveva preso per scema?!
-Lo so! Ma tu sei già lavata e vestita mentre io sono ancora in pigiama!- dissi indicando il mio pigiamino di pile verde e le mie pantofole pelose gialle. In quel momento non sembravo sicuramente sexy…
-Se ti muovi ce la fai!- disse Carlotta andandosene chissà dove e sorridendo.
Diedi un morso al mio cornetto e bevvi il mio latte con nesquik (per certe cose sembravo ancora una bambina…). Mi feci una doccia veloce e mi vestii in fretta.
 
Battei il mio record. Dopo venticinque minuti ero pronta e trovai Carlotta in piedi davanti alla porta già fremente per uscire, con tanto di giacca addosso e borsa sulla spalla, molto molto impaziente.
Lei era, in molte cose, il contrario di me.
Carlotta era una maniaca della puntualità, io ero una ritardataria cronica. Lei era sempre solare e sorridente, io ero spesso lunatica e scorbutica, se non addirittura acida. Lei tentava di tenere la casa in ordine, io mi trovavo bene nel caos. Ma condividevamo i gusti e gli interessi. Per esempio ascoltavamo la stessa musica, quella rock. E ci vestivamo pure simili, prevalentemente di nero. Ed entrambe non vedevamo l’ora di finire gli studi per scappare dalla nostra città e viaggiare, come ci eravamo da sempre prefissate.
Mi ricordo molto bene il giorno in cui la conobbi.
Era il primo giorno del secondo anno di asilo e lei era appena arrivata, nonostante fossimo entrambe dello stesso anno. Mi colpì subito. Sembrava quasi a disagio in mezzo agli altri, era timidissima. Era rimasta in disparte per le prime due ore. La guardai per un po’ di tempo e poi decisi di avvicinarmi. Le chiesi di giocare insieme con la cucina giocattolo e lei accettò, sorridendomi timida.
Da quel giorno non ci separammo più. Restammo insieme sia in classe, sia nella vita.
Sempre insieme.
Come stavo dicendo, Carlotta mi stava aspettando.
Saremmo arrivate in ritardo se non ci fossimo mosse alla svelta.
 


Il pomeriggio, dopo le lezioni, io e Carlotta stavano parlando sul mio letto.
Era il nostro rituale del pomeriggio: ci sedevamo, ci raccontavamo qualcosa (qualunque cosa) e mangiucchiavamo qualche dolcetto o qualche patatina. A farlo ci sentivamo ancora quattordicenni...
-Ma quanto era fuori il professore oggi?!- dissi il con una patatina fra le dita e ridendo già come una pazza.
-Oddio non me ne parlare!! Quel vecchietto pensa di avere fascino facendo tutte quelle pessime battute?- disse lei ridendo a sua volta.
Stavamo parlando del nostro professore di diritto, molto bravo e preparato, ma che faceva un po’ il cascamorto con qualche studentessa. E aveva pure cinquant’anni.
-Ma dimmi, come vanno le cose con Michele?- chiesi io tornando improvvisamente quasi seria. Specifico il quasi perché seria non lo ero mai: mi dicevano tutti che ridevo sempre, anche se a me non sembrava proprio. Il più delle volte ridevo sarcasticamente, ma veniva inteso come un sorriso normale. Ovviamente con le amiche ero un fiume di risate! Non la smettevo di ridere e fare battute sceme con loro. Con gli altri ero spesso acida.
Carlotta arrossì. Lo faceva sempre quando parlava del suo fidanzato.
-Beh, va bene! Non ci sono grandi novità... a parte..- e si alzò per andare a cercare qualcosa nella borsa, per poi tornare con una scatolina.
-Questo!!!!- disse aprendo le labbra in un sorriso a trentasei denti. Mi porse la scatolina per farmi scoprire da sola la novità.
-Oh. Mamma. Mia- riuscii a dire io alla vista dell’anello argentato, in realtà d’oro bianco, con un pietra nera sopra, non troppo grande.
-Ma questo è un anello di fidanzamento!!!!!!! E tu non la chiami GRANDE novità questa?! – dissi ancora con gli occhi spalancati.
-Certo che lo è! Ma volevo prenderti un po’ in giro- disse Carlotta con gli occhi che le brillavano. Le feci la linguaccia e le restituii l’anello, che poi si mise sorridendo radiosa.
-Amica mia, sono davvero felice per te!- dissi e l’abbracciai stritolandola.
-Grazie-
-Ora dimmi: a quando l’evento?- chiesi più curiosa che mai.
-Ancora non abbiamo deciso niente...- disse in imbarazzo. Povera: non sapeva ancora come l’avrei spremuta per ottenere informazioni più corpose.
-Come te l’ha chiesto???- curiosità impostata al massimo livello.
-Dunque: dopo le lezioni sono andata a pranzo e mi sono incontrata con lui al solito bar e, alla radio, dopo un po’ è partita la nostra canzone preferita, ci siamo guardati negli occhi e lui si è inginocchiato porgendomi l’anello e facendomi la proposta...- vedevo chiaramente le lacrime di commozione che volevano uscire dai suoi occhi.
-Ooooh!!!-  esclamai poi, addolcita dal racconto.
-Una cosa negativa, almeno per te, in tutta questa faccenda c’è, però- disse lei d’un tratto. Che cosa poteva esserci di negativo nel suo futuro matrimonio?
-Michele mi ha chiesto di andare a vivere con lui- disse tutto in un fiato.
O cazzo. Non ci avevo pensato.

 






Lo spazio di Kia:
Eccomi di nuovo qui. Vi è piaciuto questo primo capitolo?
Ho intenzione di continuare la storia, perciò se qualcosa non vi piace o non vi è chiara ditemelo subito così lo modifico o ve lo spiego meglio. Non succede molto nel capitolo, a parte il primo inizio di cambiamento per la protagonista.
Nel prossimo succederanno più cose! :P
Vorrei veramente sapere che ve ne pare. Non sono molto conosciuta in questo fandom e mi servono pareri.
Devo ringraziare Elpis. Senza di lei non mi sarei mai decisa a pubblicare questa storia!!
Grazie per avere letto fino a qui! A presto,
Tokykia

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Capitolo 2
*** Un incontro... scontro! ***


 

Cap 2
-Un incontro...scontro!-
 

 
 
 
 
Non avevo considerato quest’ipotesi.
Certo, sapevo che prima o poi sarebbe andata a vivere con Michele, ma pensavo sarebbe successo a poco tempo dal matrimonio e non subito.
Non ero più abituata a vivere senza di lei in casa.
Da un anno a questa parte ci eravamo trasferite in quell’appartamento per essere finalmente indipendenti dai nostri genitori.
Mi sarebbe mancata.
-Vabbè, lo capisco. Non ti preoccupare!- dissi io, anche se dal tono traspariva la mia tristezza , soprattutto a lei.
-Sapevo non ti saresti opposta... ma ce la farai con le spese?- chiese lei preoccupata.
In effetti... Pagare metà affitto non era mai stato un problema, ma... ce l’avrei fatta a tirare fuori il doppio di quello che pagavo ora?
-Non lo so, ci penso e poi ti dico. Ora devo andare- l’abbracciai e andai a darmi una sciacquata veloce per andare al lavoro.
 
Sarebbe stato un vero problema questo trasferimento...
Io, con il mio lavoro non sarei mai stata in grado di pagare un affitto in centro.
O mi mettevo a lavorare dalla mattina alla sera o mi trasferivo anch’io.
Così, persa nei miei pensieri, finì per non prestare attenzione a dove stavo andando.
Anzi, contro chi.
Infatti: SBAM!
Finii per andare addosso a qualcuno e con il mio povero sedere ammaccato per terra.
-Scusi, non stavo guardando dove andavo- dissi senza alzare lo sguardo sul tizio che avevo travolto.
-Neanche io, se è per questo...- vidi, dal basso della mia posizione, che si stava alzando mentre io raccoglievo alcune cose che mi erano cadute. Mi porse la mano.
Alzai lo sguardo, finalmente, per guardare chi mi stava parlando.
WOW. Era davvero un bel ragazzo. Era biondo, uno strano biondo scuro tendente al castano. Indossava una camicia grigia scura, dei jeans e un paio di Doc Martens nere.
Poi mi accorsi che ero rimasta imbambolata a guardarlo e se ne accorse anche lui.
-Vuoi guardarmi ancora per molto? No perché se vuoi di dò una mia fotografia!-
Avevo detto che era bello? Lo era in maniera inversamente proporzionale alla simpatia! Quindi fate un po’ i conti...
Non afferrai la sua mano e mi alzai da sola, irritata dalla battutina.
-Simpatico- dissi sottovoce, cercando di non farmi sentire da lui. Ma capii che il tizio aveva sentito benissimo notando la sua espressione infastidita.
-Scusa, ma ora devo andare- dissi irritata.
 
Mi era rimasto il nervosismo.
Non me ne stavo nemmeno accorgendo se non fosse stato per Giulia, la mia collega.
-Mi dici che ti prende?! Sei nervosa e irritabile!- mi disse dopo un po’.
-Incontro sgradevole- dissi, ancora sulle mie.
-Su, racconta!- Giulia era una curiosona, ma non di quelle pettegole. Anzi, era molto simpatica nonostante la sua parlantina quasi esagerata. Eravamo diventate amiche una settimana dopo aver cominciato a lavorare lì, poi le avevo fatto conoscere Carlotta e Anna, un’ altra amica carissima.
-Stavo venendo al...- stavo per raccontarle, ma il suono del campanello del negozio mi fece bloccare. Dovere di cameriera.
-Poi mi racconti! Ora occupati del biondo che è appena entrato, te lo cedo. Ahaha!- e se ne andò. Strano che  “lo lasciasse a me” (non che avessi intenzione di fare conquiste!) visto che normalmente se li accaparrava lei i bei ragazzi che entravano nel locale.
Lavoravo lì da un annetto, ormai. Mi ero subito ambientata, non solo perché il locale mi piaceva ma anche per la simpatia dei colleghi.
Mi avevano accolta tutti con calore, fin da subito. Era bello perché andando a lavorare lì mi sentivo in mezzo agli amici in una giornata di ritrovo pomeridiano.
Poi, con Giulia avevo legato subito. Si era dimostrata  subito molto gentile nei miei confronti e mi aveva fatta ambientare nel giro di due giorni.
In più avevamo legato in tempo record: ormai ci confidavamo tutto. Riuscivo già a confidarmi con lei su tutte le cose che mi passavano per la mente.
Starete pensando: ma dopo un anno è normale aver ottenuto quel tipo di confidenza.
Non per me. Sono sempre stata una ragazza molto molto timida. Facevo fatica ad aprirmi con le persone, difficilmente mi confidavo perfino con la mia famiglia.
Quindi questo  per me era un era un evento raro.
Dicevamo? Ah, sì!
Mi lasciò campo libero con il cliente carino appena entrato.
Andai a prendere il menù e mi diressi verso il tavolo due per prendere l’ordinazione.
Un attimo.
Ma io quello l’avevo già visto! Dove, però?
-Ma guarda un po’ chi si rivede!- disse tizio appena mi avvicinai.
Non riuscivo a capire chi era... eppure ero sicura di averlo già visto!
-Che c’è? La caduta ti ha fatto perdere la capacità di ragionare?- ecco dove l’avevo incontrato! Il ragazzo che mi stava parlando era quello contro cui avevo sbattuto andando verso il ristorante!
-No. Stavo solo pensando a dove ti avevo incontrato...- dissi, mentre la sensazione di irritazione tornava. Gli poggiai il menù sul tavolo, aspettando poi che facesse l’ordinazione.
-Come? Mi avevi dimenticato? Potrei prenderla come un’offesa, sai?- disse sarcastico mentre un sorriso, più simile a un ghigno, comparve sul suo volto. Irritante.
-Ah, ah. Davvero spiritoso. Che cosa vuoi ordinare?- chiesi scocciata.
-Un frappè al cioccolato. Comunque io sono Simone-
 
 
-Racconta, racconta- questa era Giulia. Dopo il turno di lavoro, ci stavamo cambiando negli spogliatoi del personale. E, come avrei giurato mettendo una mano su una piastra bollente, mi chiese il motivo del mio malumore di quella mattina.
-Stavo venendo al lavoro- iniziai –ero immersa come sempre nei miei pensieri e nei miei problemi... A proposito! C’è una novità!- improvvisamente mi ricordai di Carlotta e della proposta di matrimonio ma lei mi fermò:
-Non cambiare discorso! Continua...-
-Ok, ok. Te lo dico dopo. Dunque... stavo venendo al lavoro e, essendo sovrappensiero,
sono andata a sbattere contro un tizio...- dissi, ma lei mi interruppe ancora:
-E perché eri così irritata? Non vedo cosa ci sia di così brutto...- e alzò gli occhi al cielo.
-Se mi fai finire magari capisci! Era davvero carino e allora io mi sono soffermata più del dovuto a fissarlo. Lui se n’è accorto e mi ha risposto in maniera molto irritante.
Per questo ero nervosa!- dissi io, finendo la frase con una voce un po’ più alterata di quando avevo iniziato il racconto.
-La solita permalosa... Cambierai mai?- se io ero nervosa lei era l’immagine della serenità. Come sempre.
-Il biondino di prima era lui! E mi ha di nuovo fatto innervosire!-
-Ho capito. Ti sono venute le tue cose- finì il discorso con una delle sue uscite.
 
 
-Non sai quanto sono elettrizzata!- ero a casa, con Carlotta, e stavamo sparecchiando la tavola dopo aver cenato.
-Guarda, non l’avevo capito!- dissi ridacchiando.
-Spiritosa! Guarda che parlo seriamente, non vedo l’ora di andare a vivere con Michele!- e, a quelle parole, mi rabbuiai.
Lei se ne accorse e tentò di rimediare:
-Non volevo di certo insinuare che non vedo l’ora di andarmene di qui!! Mi dispiace tantissimo, non puoi neanche immaginare quanto, lasciarti qui da sola... Lo sai che ti voglio un bene dell’anima e che non vorrei mai andarmene, ma d’altra parte sono felicissima di andare a vivere con Michi- il suo sguardo triste mi fece capire che le sarei mancata.
Anche lei mi sarebbe mancata. Terribilmente.
Mi ero abituata a essere buttata giù dal letto da lei, la mattina, e a fare colazione con i cornetti del bar sotto casa comprati da una delle due. Non ci sarebbero più state le serate a base di pizza e gelato e le chiacchiere del pomeriggio immerse nelle patatine e nelle caramelle. Mi venivano le lacrime agli occhi solo a pensarci...
Niente più esperimenti culinari riusciti male, sia miei che suoi, con conseguente chiamata per ordinare cibo a domicilio.
Niente più Carlotta infuriata perché finivo tutta l’acqua calda o perché ci mettevo troppo a prepararmi la mattina.
Sentii gli occhi pizzicarmi ma trattenni le lacrime per non intaccare alla sua felicità.
La vedevo così contenta che mi sentivo in colpa a pensare che avrei voluto che non si trasferisse. Era strano, lo so, ma la pensavo in questo modo.
-Non ti devi preoccupare. Capisco che sei euforica per il matrimonio e lo sarei anch’io al tuo posto. Perciò non ti fare problemi!- e le feci un sorriso rassicurante.
Mi sarebbe mancata ma la sua felicità era più importante.
-Ti voglio bene amica mia!- mi disse la mia Carli abbracciandomi forte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lo spazio di Kia:
Ciao a tutte!
Grazie per il benvenuto che avete dato a Matilde!
Vi ringrazio tanto, soprattutto quelle tre Marie che hanno recensito : Elpis, TheTableIsUnderTheCat e Sara_89.
Mi avete lasciato delle bellissime recensioni.
E un grazie speciale anche a DeliveranceDane che ha messo la storia tra le preferite.
Devo dire che fare questo capitolo è stato molto difficile!
E non mi convince un granché... Ditemi cosa ne pensate!!! Come ho detto l’altra volto, fate tutte le domande che volete. Sarò più che felice di rispondervi :D
Sono comparsi due nuovi personaggi: Giulia e Simone.
Che ve ne pare?
Ancora mille grazie e alla prossima ;)
Tokykia

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Capitolo 3
*** Ancora... ***


Cap 3
-Ancora...-

 
 


 
 
-Mati dai! Mi serve il bagno. Muoviti!- ancora il periodo Carlotta-imbronciata-per-i-ritardi non era finito e io me lo stavo godendo. Anche fin troppo visto che ero in bagno da più di venti minuti!
-Ok, ok, ora esco!- mi arresi comunque, alla fine.
-Lo dici ogni volta che ti chiamo per liberare il bagno. Se non esci subito sfondo la porta!- era sempre un tantino irascibile quando doveva prepararsi per uscire con Michele. Poi, da quando lui le aveva chiesto di sposarla le cose erano peggiorate.
Se io dovevo uscire con loro, come quella sera, “i drammi” si quadruplicavano: se io facevo tardi, lei faceva tardi ergo Michele si spazientiva. Lui era uguale a lei.
 
 
-Eccovi qui finalmente!- ci accolse così Michele, una volta salite sulla sua auto.
-Scusa, ma questa ritardataria...- iniziò a lamentarsi la mia amica dal sedile davanti.
-Lo so, lo so- la interruppi –La prossima volta mi muovo prima- e sbuffai sorridendo e ridacchiando un pò.
-Ah ah ah!- anche Michi si unì a me, molto più rumorosamente.
-Come siete carine quando litigate!- disse e si girò verso Carlotta per darle un bacio.
Sorrisi intenerita. Erano così carini insieme! Ma il bacio stava diventando troppo poco casto per i miei occhi di spettatrice...
-E-ehm!- tossicchiai per attirare la loro attenzione. I due si staccarono e Carlotta arrossì mentre Michi metteva in moto la macchina.
-Cavaliere, dove ci porta stasera?- chiesi scherzando a Michele.
-Porterò voi dame al nuovo locale che hanno aperto in centro. Qualcosa in contrario, pulzella?- mi rispose di rimando.
-Oh, no messere! Non mi permetterei mai di contraddirla!- dissi in modo teatrale, portandomi una mano al petto con fare scandalizzato.
Scoppiammo tutti e tre a ridere.
-E a voi, madamigella, va bene il programma stabilito?- chiese a Carlotta.
-Certo mio cavaliere! Vado ovunque va lei- rispose Carlotta sorridendo. E io pure.
Prima che facessero lo stesso spettacolo di prima, intervenni:
-Le effusioni ve le scambiate quando non guardo- ridemmo di nuovo.
-Bene, siamo arrivati- Michele parcheggiò e scendemmo diretti al locale. Era davvero affollato fuori, però sembrava carino. Non era uno di quei locali a musica truzza sparata a tutto volume, ma una musica leggere, non proprio dei miei gusti, che si mescolava ben all’ambiente soft dell’interno. Era tutto arredato abbastanza semplicemente: divanetti di pelle nera piazzati qua e là con davanti dei tavolini trasparenti. Un grande bancone bar, dei tavoli per mangiare, una pista da ballo e un balconcino rialzato più appartato per le coppie. Le pareti erano verdi e un luce, anch’essa verde, ricopriva l’ambiente senza dare fastidio. Era carino.
Io e Carlotta ci sedemmo a uno dei tavoli mentre Michele andava a prendere qualcosa da mettere sotto i denti.
Si guardò intorno, di nuovo, e lo vide. Simone.
Ancora lui! Ma non era possibile! Lo vedeva benissimo anche da lì, quel maleducato.
Era appoggiato al bancone del bar e stava ridendo e parlando con un altro ragazzo... Michele!
Quei due erano amici?
Lo avrebbe scoperto presto, visto che quei due si stavano avvicinando a loro.
-Eccomi, scusate l’attesa- ci disse Michele tornando con i panini e l’intruso.
-Vi presento un mio amico: Simone. L’ho incontrato e l’ho invitato a rimanere con noi. Vi dispiace?- chiese.
-No, tranquillo...- Carlotta sorrise, prendendo in suo panino.
E io che dovevo dire? Sono felicissima che questo maleducato si sieda al tavolo con noi? No. Decisamente sarei sembrata scema.
Così mi limitai a fare un cenno d’assenso con la testa.
-Loro sono Carlotta, la mia fidanzata, e Matilde, la sua migliore amica- ci presentò.
Simone mi guardò, sorpreso di rivedermi ancora, e si sedette.
-Ci incontriamo sempre così, noi due- mi disse dopo pochi secondi.
-Già- risposi telegrafica. Come ho già detto, sono una persona abbastanza chiusa che fa fatica a sbottonarsi con gli altri. Figuriamoci, quindi, se riuscivo a parlare con lui!
-Vi conoscete già?- chiese, soprattutto a me, Carlotta.
-Conoscersi è una parola grossa... diciamo che ci siamo già visti- dissi io.
-Guarda un po’ che coincidenza!- Carlotta credeva fin troppo nei “casi del destino”, come li chiamava lei, infatti stava già sorridendo.
Probabilmente stava pensando a come si erano conosciuti lei e Michele, in terza superiore, per purissimo caso: lei era davanti alla macchinetta della scuola per prendere una cioccolata e la macchinetta le aveva fregato le monete. Stava per imprecare contro l’aggeggio, ma si trattenne e se ne andò via un po’ adirata. Fin quando non sentì qualcuno dire che c’erano delle monetine nel distributore, così tornò indietro e incontrò Michi. Fu amore a prima vista.
Quello si che si può chiamare caso fortuito! Lo dicevo sempre che tutte le fortune capitavano a lei...
 
 
 
La serata, tutto sommato, passò in fretta.
Simone non aveva fatto le battutine irritanti degli scorsi incontri e quindi non avevo avuto modo di innervosirmi. Lui e Michi sembravano molto amici, non facevano che ridere e scherzare facendo ridere anche noi.
Il peggio arrivò al momento del ritorno a casa...
-Carly, a che ora ti devi alzare domani?- chiese Michele alla mia amica mentre uscivamo dal locale.
-Per le nove ho lezione, perché?- ingenua... non aveva capito ancora?
-Vuoi fermarti a dormire da me?- disse. La risatina di Simone fece arrossire Carlotta.
-Non dire queste cose ad alta voce!-  e arrossì ancora di più. Dicevo io che era ingenua!
-Va bene piccioncini! Tornate pure a casa insieme. Io vado a piedi- la prospettiva non era allettante, ma un po’ di intimità a quei due non guastava.
-No! No! Tu non torni a piedi! Ti accompagniamo!- mi disse la mia amica.
-No, tranquilli, abitiamo qui vicino. Non ci metterò molto!- cercai di convincerli ma sembravano non voler mollare.
-Se volete la riaccompagno io...- si offrì Simone, anche se dal tono sembrava quasi che stesse per sottoporsi a qualche tipo di tortura medievale.
-Guarda che potevi chiederlo anche a me...- bofonchiai.
-Grazie, Simo. Ci vediamo domani- e si avviarono verso la macchina dopo dei bravi saluti. Nel frattempo io stavo fulminando il tizio.
-Beh? Andiamo?- mi disse.
Lo seguii riluttante. Quel tizio mi infastidiva davvero!
Saranno state quelle battutine di spirito, ma davvero non lo sopportavo!!!
Wow che macchina, però! Un suv nero niente male.
Ci salii e anche dentro era molto bella. Gli spiegai dove abitavo e tornai a stare zitta.
-Ma sei sempre imbronciata o questo trattamento lo riservi a me?- mi disse lui.
-Tutto per te! Puoi anche montarti la testa ora...- non riuscivo a non avere questo comportamento acido con lui.
-Miss simpatia...-
-Ma grazie! anche tu sei il re dei simpatici!- il sarcasmo la faceva da padrone. Non c'è che dire!
Per il resto del tragitto il silenzio regnò sovrano.
-Eccoci arrivati! Allora ciao- disse una volta che ebbe parcheggiato.
-Grazie per il passaggio. Ciao- più fredda non potevo essere!
Chiusi la portiera, entrai nell’edificio e mi diressi al mio appartamento.
Che bella fine di serata!
 
 
 
 
 
 
 
Lo spazio di Kia:
buon giorno a tutte!!! È già lunedì, mamma mia... il weekend è finito in fretta, vero? :’(
Dunque dunque.... c’è stato un altro incontro tra Simo e Mati.
Che ve ne pare? Fatemi sapere. È comparso anche Michele.
Se trovo qualche immagine ve la metto.
Ringrazio anche sta volta le recensitrici! Siete i miei tesori!!!!
Anche se un commentino in più non mi darebbe certo dispiacere...
Scusate, ma vado di fretta. Ho troppi compiti da fare per rimanere a chiacchierare…. Scusate, ma il latino chiama! :(
Mando un bacio a tutte :*
Tokykia

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Capitolo 4
*** Una pazza teoria ***


Cap 4
-Una pazza teoria-
 
 

 
-Abbiamo già pensato a un paio di cose che vorremmo per il matrimonio!- disse Carlotta in un gridolino. La sua emozione mi avrebbe fatto diventare sorda, cavolo!
-Non occorre che tu mi faccia perdere l’udito...- scherzai -Comunque, quali sono queste novità?- nonostante il tentato rompimento di timpani, ero maledettamente curiosa. Era in me, nel mio carattere.
-Ma, pochi particolari... pensavamo di farlo in campagna, niente cose eccessive e sfarzose-
-Beh, mi sembra bello. Altro?- chiesi.
-Naturalmente vorrei che tu fossi una dei testimoni!- disse con un tono che voleva far intendere quanto fosse ovvio.
-Davvero?!- ero già euforica all'idea! Da piccole sognavamo che, quando una delle due si fosse sposata, l'altra avrebbe fatto da testimone all'amica.
-Certo che sì! Come potrei non scegliere la mia migliore amica?!- affermò con ovvietà. E con un'espressione talmente buffa che feci fatica a trattenere le risate.
 
 


-Ma è possibile che ci incontriamo, o meglio scontriamo, sempre così?- ma era davvero una persecuzione!
Ora spiego quello che era successo, sicuramente non starete capendo.
Stavo tranquillamente andando al lavoro, ovviamente ero sovrappensiero come al solito. Anzi, mi ci ero messa d'impegno mettendomi ad ascoltare la musica e non stavo nemmeno guardando molto attentamente dove camminavo. In poche parole ero distratta.
Ad un certo punto ho avuto un déjà-vu... SBAM!
Sono andata a sbattere contro qualcuno e indovinate chi era quel qualcuno? Proprio quel simpaticone di Simone.
-Già, un caso un po'... doloroso- gli risposi io, guardandomi la caviglia che avevo poggiato male cadendo. Ma proprio quel giorno dovevo mettermi i tacchi per andare al lavoro?!
Lui si rialzò facilmente mentre io cercavo di farlo.
-Ma ti sei fatta male?- notò finalmente lui.Perspicace.
-Sì alla caviglia...- dissi io, massaggiandomi la parte dolente.
-Fammi vedere- disse Simone -Sembra solo una slogatura un po' gonfia... Tanto gonfia- disse guardando la protuberanza violacea che si era formata sulla mia povera caviglia.
Mi porse la mano e questa volta l'accettai.
-Se vuoi ti riaccompagno a casa, ho la macchina qui vicino- mi propose lui.
-No, grazie. Devo andare al lavoro- dissi una volta alzata da terra.
-Allora ti accompagno- disse infine. Dove era finito l’irritante Simone degli scorsi sco... cioè, incontri? Meglio approfittarne.
-Ahi!- esclamai al primo passo. La caviglia mi faceva davvero male. Accidenti!
-Vieni, poggiati a me- si offrì lui. Ero sempre più sorpresa. E imbarazzata.
 
 
-Ehi, finalmente sei arrivata!- mi investì Giulia una volta entrata nel locale insieme a Simone.
-Ma che hai combinato?!- mi chiese accorgendosi di Simone e, quindi, della mia caviglia.
-Sono caduta-
Lei mi guardò per un attimo e poi le spuntò un sorrisetto furbo.
Oddio, chissà cosa aveva pensato vedendo Simone con me! Aveva una capacità innata di pensare cose inadatte in pochissimi secondi. Una capacità quasi sovrannaturale. Le feci intendere con lo sguardo che ne avremmo parlato dopo e sembrò aver capito. Quanto mi sbagliavo...
-Quindi tu saresti...?- disse rivolgendo lo sguardo e l’attenzione completamente a Simone.
-Io sono Simone, piacere- disse allungando una mano per presentarsi.
Giulia la strinse e parlò: -Io sono Giulia, un’amica di Matilde, piacere- aveva sempre quello sguardo da furbetta che non prometteva nulla di buono.
-E come vi conoscete?- sembrava quasi un interrogatorio... ma che ci potevo fare? Quando Giulia si incuriosiva nessuno riusciva più a fermarla! Era un piccolo vulcano in eruzione.
-Ci siamo scontrati un paio di volte per strada- intervenni io – E poi è un amico di Michele- dissi.
Non l’avessi mai fatto! Giulia, per un periodo, era stata convinta che Michele fosse dell’altra sponda e quella mia frase glielo aveva fatto ricordare...
-Uh! Un amico di Michele!- disse lei con un tono che faceva intendere il pensiero che le passava per la testa. Le tappai la bocca troppo tardi... ma riuscii a trascinarla via.
-Grazie Simone. Ora devo andare- lo liquidai così, portando al sicuro quella pazza squinternata che mi ritrovavo come amica e collega.
-Perché mi hai portato via?!- mi chiese lei palesemente dispiaciuta di non poter finalmente confermare la sua folle teoria.
-Perché tu sei pericolosa- le spiegai –Stai pensando che quel tizio sia gay e perfino fidanzato con Michi!- la sgridai. Ma poi scoppiammo entrambe a ridere. La situazione era piuttosto esilarante!
 

 
-Oddio! Davvero??- stavo raccontando a Carlotta, mentre cenavamo, l’episodio di quel pomeriggio e lei stava ridendo come una pazza.
-Appena le ho detto che era un amico di Mich ha fatto un sorrisetto furbo e ha detto: “Uh! Un amico di Michele” sottolineando molto la parola amico- sghignazzai.
-Quella ragazza è pazza!- sentenziò la mia coinquilina.
-Già. Il bello è che l’ha detto davanti a lui!- le dissi.
Carlotta sputò tutta l’acqua che aveva in bocca non riuscendo a trattenere le risate. E colpendomi in pieno.
-Grazie per la doccia!- le dissi.
-Scusaaaa!- disse passandomi un tovagliolo -E’ che mi fa troppo ridere!-
-Ho notato...- dissi io indicandomi l’acqua che avevo ancora addosso.
-Vabbè, cambiando argomento, stasera devo dire che hai cucinato meglio del solito- mi disse guardando il piatto di pasta al tonno che avevo tentato di cucinare. In effetti questa volta non avevo fatto troppi danni. Che stessi migliorando?
Non pensate comunque che la pasta fosse venuta bene: era scotta e c’era troppo tonno, tanto da sembrare tonno alla pasta e non pasta al tonno.
-Mi sa che domani è meglio se cucini tu...- dissi –Se continuo a farlo io qui rischiamo l’avvelenamento!- scherzai, ma non troppo.
-Ma ti ricordi l’ultima volta che l’ho fatto io? La schiuma dell’acqua di cottura aveva allagato il piano cottura e anche un po’ il pavimento...- mi ricordò lei -E ci abbiamo messo una vita a staccare la pasta dal fondo della pentola!-
In cucina eravamo una peggio dell’altra. Era strano che i fornelli non ci si fossero ancora rivoltati contro o che non avessero chiesto pietà vedendoci avvicinare...
-Siamo due casi disperati- dissi io, ridendo di già.
-Meno male che esistono i take-away e le pizzerie d’asporto!- disse Carlotta –Dovremmo santificare l’inventore, chiunque esso sia-
 
 
 
 
Lo spazio di Kia:
buon salve a tutte! Scusate l’immenso ritardo, ma davvero non ho avuto tempo libero.
Questi giorni prima delle vacanze di Pasqua sono stati un inferno! Pieni di verifiche!
Ho avuto, dall’ultima alla prima, una verifica di scienze, una di matematica, una di francese, una di tedesco e una di latino! Non ce la facevo più...
Ma passando al capitolo, che ve ne pare? È comparso nuovamente Simone... vedo che ha avuto successo tra di voi! Vediamo se anche la versione “gentile” piace lo stesso.
È un piccolo capitolo di passaggio, succederanno più cose nel prossimo, vedrete! Spero comunque che non vi siate annoiate a leggerlo.
Grazie a Elpis e a TheTableIsUnderTheCat per aver lasciato ancora una volta delle splendide recensioni! Vi adoro <3
Un bacio a tutte e buona Pasqua in anticipo,
tokykia
*scusatemi se ci sono errori grammaticali o di battitura. Non ho avuto tempo di rileggere*

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Capitolo 5
*** L'Idea ***


 Cap 5
-L’Idea-

 
 


 
 
-Carli! Dobbiamo fare la spesa!- gridai alla mia amica che era nella sua camera da letto.
Stavo guardando il vuoto del nostro frigorifero: avete presente quei film western in cui, prima di un duello, passano quei cespugli secchi che rotolanoper tutto lo schermo evidenziando la desolazione del paesaggio? Ecco, il frigo versava nello stesso stato. Non c’era quasi niente, dentro, eccezion fatta per due bottiglie d’acqua, qualche latticino e un vasetto di cetriolini sott’aceto. Insomma, niente.
-Ma io devo uscire!!- si lamentò con tono da bambina.
-E dove devi andare?- chiesi.
-Da Michi. Lo aiuto a fare spazio alle mie cose- mi aveva raggiunta in cucina, mentre io ispezionavo anche le mensole.
-Quindi inizi il trasferimento...- dissi triste. Speravo che i tempi fossero più lunghi...
 -Sì... Vuoi venire a darci una mano?-
-Volentieri, non ho niente da fare. Poi andiamo a fare la spesa, però!-
-Ok, ok...-
Ci andammo a preparare velocemente e poi ci dirigemmo verso casa di Michele. Era un po’ lontana, ma due passi a piedi non facevano male a nessuno.
Suonammo al citofono con il nome Lorenzie, dopo che ebbe aperto, salimmo al quarto piano del condominio con l’ascensore.
Era proprio un bel palazzo, quello.
Semplice e non troppo moderno come piaceva a me. Il colore azzurrino delle pareti trasmetteva calore e le scale di legno di ciliegio erano lucide e ricoperte da un tappeto verde smeraldo.
L’ascensore, abbastanza grande per un palazzetto come quello, arrivò al piano di Mich e lui già ci attendeva alla porta.
I due piccioncini si salutarono con un mieloso bacio e io non potei che assistere. Però dovevo ammettere che erano davvero carini insieme!
L’appartamento di Michele non era molto grande...
Per lui andava più che bene, ma per due persone mi sembrava un po’ strettino.
-Come mai ci sei anche tu?- mi chiese lui.
-Do una mano! O do fastidio alla coppietta sbaciucchiosa?- feci il segno    con le labbra di tanti piccoli bacetti e Michele alzò gli occhi al cielo.
-Bene, allora diamoci una mossa- disse andando verso il salottino.
Quella casa, nonostante fosse piccola, era davvero carina.
La prima cosa che si vedeva entrando era il divano blu con i cuscini marroni, posizionato davanti a un televisore. E vicino al televisore c'era la migliore amica di Michele: l'X-box.
Era un patito di quell'aggeggio anche alla veneranda età di ventitré anni.... Ma si sa che i maschi sono e rimarranno sempre dei bambini!
Ogni tanto anche io mi sono divertiva a sfidarlo, con Carlotta che ci guardava come una mamma che deve badare a due figli pestiferi
E se vincevo io non potete neanche immaginare come ci rimaneva male! Ma tornando alla casa, dopo il soggiorno, poco più lontano, c'era l'angolo cucina contenente lo stretto necessario in quanto a elettrodomestici per riuscire a cucinare. Perché Michele, a differenza mia e di Carlotta, sapeva cucinare. O meglio, riusciva a non uccidere il cibo...
Poi c'era un corridoio che portava alla camera da letto, al bagno e a un'altrastanza abbastanza grande usata come sgabuzzino e lavanderia.
Casa piccola ma confortevole.
-Ehi, bell'addormenta!- mi richiamò Carlotta -Non rimanere lì imbambolata e vieni a darci una mano
-Agli ordini, generale!- risposi io facendo anche la posa militare.
Ridacchiammo tutti e tre e poi ci avvicinato a un mucchietto di cianfrusaglie che andavano messe negli scatoloni.
-Ma ragazzi, siete sicuri di starci qui dentro?- chiesi io guardando con occhio critico la piccola dimora.
-In effetti è un po' piccola... Ma per il momento credo che possa andare bene. Appena ce lo potremo permettere ne affitteremo una più grande- mi spiegò Michele.
Mi sentivo un po' in colpa. Loro, in due, costipati in una casetta così piccola mentre io me ne stavo sola soletta in una casa più grande.
Ad un tratto mi venne l'Idea che avrebbe risolto la situazione.
-Mi ci trasferisco io qui- dissi di getto.
I due mi guardarono male.
-Come sarebbe a dire che ti ci trasferisci tu qui?!- mi chiese Carlotta strabuzzando gli occhi.
In quel momento, forse (si può anche omettere il forse) stava pensando che ero decelebrata più di quanto avesse pensato fino a quel momento. Cosa che poi non era molto difficile da immaginare...
-Ma non sarebbe più logico se abitassimo io e lei qui?- mi disse Michele, anche lui stupito con lo stesso presentimento di Carli, cioè che io fossi completamente ammattita.
-Invece no, cari miei, la cosa non è così scontata... Questo appartamento è più piccolo del nostro e voi due, e sottolineo due, vi sentirete come delle sardine qui dentro. Io invece qui sola soletta mi troverei benissimo, lo spazio per me sola sarebbe più che sufficiente!- finii il mio brillante discorso con un piccolo sorriso e un'alzata di spalle, cosa che facevo sempre per dare veridicità alle mie ipotesi.
-Il ragionamento fila... Ma non possiamo chiederti di trasferiti qui per lasciarci un appartamento più grande!- Carlotta non voleva demordere.
-Pensateci su. Io intanto vado a fare la spesa-
 
 
 
 
-Maura desiderata alla cassa cinque-
 
Ero al supermercato, intenta a risolvere un grande dilemma: carta igienica a due o quattro veli? Che grande indecisione!
-Che cosa avrà mai Matilde nel paese delle meraviglie da guardare di così  interessante nella carta igienica?- ma pure al supermercato lo dovevo incontrare?!
-Ah ah ah! Sei davvero spiritoso Petrelli- era il suo cognome, me l’aveva  detto Carlotta durante una delle nostre chiacchierate.
-Non hai niente di meglio da fare che guardare quello che faccio?- continuai io acidamente mettendo finalmente dentro il carrello la carta igienica.   Doppio velo.
-Anche tu sei molto simpatica, Giudici- mi rispose sarcasticamente lui. Conosceva il mio cognome?
-Comunque, no, non ho niente di meglio da fare. Non è che ci siano tante cose interessanti al supermercato...-continuò lui. Quindi io ero interessante?
-Bene. Goditi lo spettacolino, allora. Ti farò vedere una cosa che ti permetterà di ricordarti di me anche quando mi uscirai al supermercato: la visione della mia nuca- e dicendo così gli diedi le spalle e me ne andai, lasciandolo solo con i rotoli di carta igienica a due o a quattro veli.
 
 
 

 
 
Lo spazio di Kia:
ho un ritardo indecente, lo so.
Ma la scuola mi ha distrutto!!! Per fortuna sono in vacanza ora e ho trovato il tempo per finire il capitolo.
tra un costume da bagno e un pantaloncino. Eh sì, domani parto per il mare con delle mie amiche XD
Vi avviso subito che aggiornerò tra due settimane, quindi.
Spero vi sia piaciuto il capitolo. È un po’ corto...
Ringrazio come sempre le recensitrici: Elpis, E m m e_ e la new entry Saini! Le vostre recensioni mi fanno commuovere :’). Un bacio speciale anche a chi preferisce, segue o legge soltanto :*
Che dire d’altro?
Buone vacanze a tutte e a presto! Vi saluto il mare del Cesenatico, se volete ;)
Tokykia



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Capitolo 6
*** Intruso ***


Cap 6
-Intruso-
 

 


 
Una settimana più tardi
 
-Su, Michi! Muoviti a portare su quello scatolone! Non peserà mica due tonnellate...- disse ,o meglio gridò, Carlotta al suo fidanzato, quel povero santo di Michele che stava portando su con l’ascensore l’ennesimo scatolone pieno di cose mie.
-La fate facile, voi! Io sto facendo avanti e indietro da sta mattina con ‘sti dannati scatoloni!- perché non lo stavamo aiutando, direte voi.
Semplice: io e Carlotta avevamo il difficile compito di sistemare l’interno dell’appartamento. E non avevamo intenzione di fare altro.
Si diceva: “I lavori duri agli uomini”? Bene, per una volta il proverbio ci sarebbe stato utile. Avrei lasciato da parte il mio femminismo per sopravvivere alla fatica e al sudore...
-Smettila di lamentarti ed entra che è pronto il pranzo- gli dissi io, con la buona dose di acidità che mi caratterizzava.
-Agli ordini, Generale Acidità!-
 
 
Ci era voluto un po’ ma alla fine avevamo sistemato tutto. E non era venuto niente male: avevamo ripitturato le pareti dal bianco di prima a un bellissimo azzurrino, con tende blu scuro al grande finestrone del salotto; il divano era tale e quale a prima con l’unica differenza che davanti non aveva più l’X-box di Michele, ma la mia Wii (il mio teeessoooro!) e i miei bei giochini per essa.
La mia camera era l’unica stanza differente dal resto della casa, in quanto aveva le pareti bianche con arredamento giallo (le lenzuola, la scrivania, i mobili e il lampadario sul soffitto) e azzurro (i cuscini sopra al letto matrimoniale, le tende, e l’abat-jour accanto al letto). E gialla era anche la poltrona/peluche a forma di pulcino...
Sicuramente avevo una casa originale! Starete pensando. “Ma a questa qui non piacevano i colori scuri?!” esatto... solo che avevo un’adorazione per il giallo e per il blu che mi rendeva... una persona molto particolare! Per non dire strana... Ops, l’ho detto!
-Ciao Mati! Ti lasciamo riposare nella tua nuova casa- disse Carlotta dirigendosi verso la porta e trascinando Michi che voleva salutare la sua casa, soprattutto la conca che c’era nel muro dietro la televisione, formatasi quando perdeva all’X-Box e lo prendeva a calci.
-Michi, guarda che non è l’ultima volta che entri in quest’appartamento! Puoi venire quando vuoi- gli dissi io sperando che finalmente mi lasciassero riposare un po’... era dura spostare tutti i mobili della casa!
-Guarda che non era per quello! Mi stavo scusando con loro per lasciarli con te-
-Ma come sei simpatico! Va’, Carli, portamelo via prima che sparga sangue sulla vernice fresca- intimai a entrambi prima di chiudere la porta di casa. Ora mi aspettava solo una bella dormita.
 
 
Due ore e mezza dopo ero di nuovo fresca e riposata e... con tanta tanta voglia di uscire, soprattutto considerando che quella sera sarebbe tornata una delle mie migliori amiche: Anna. Era stata via cinque mesi per un progetto di studi a Londra proposto dalla sua università.
Io, Giulia e Carlotta saremmo andate a prenderla all’aeroporto per le sette di sera e poi saremmo tutte andate a casa di Anna per passare una bella serata tra donne, come non facevamo da troppo tempo oramai. Oppure saremmo andate per locali, non l’avevamo ancora deciso. Dipendeva tutto da Anna.
Controllai l’ora per vedere quanto tempo avevo: cinque. Caspita, dovevo sbrigarmi!
Mandai prima di tutto un messaggio ad Anna chiedendole che cosa le andava più di fare stasera e lei mi rispose così:
 
Hello anche a te! Per stasera pensavo di andarcela a spassare un po’ per locali... ho troppa voglia di scatenarmi un po’ con voi dopo tutto questo tempo!! Avvisi tu Carli e Giulietta? :) thanks!!! Bye!
 

Quindi fuori da qualche parte... ero in ritardissimo allora!
Mi andai a dare una sciacquata e poi mi fiondai subito verso il mio armadio alla ricerca di qualcosa di adatto (o per lo meno decente) per la serata...
Quando dovevo decidermi in fretta perché in ritardo non riuscivo mai a trovare qualcosa da mettere, mi sembrava che tutto mi stesse male, o non si abbinasse o che fosse inadatto a dove sarei andata. E cos’ successe anche in quel momento...
Provai un vestitino verde che adoravo, ma davanti allo specchio mi sembrava di non starci bene dentro, che mi allargasse i fianchi già fin troppo morbidi di loro; poi provai dei pantaloni eleganti con una camicetta non troppo pretenziosa, ma non mi convincevano nemmeno quelli... Provai con il terzo tentativo, si diceva non c’è due senza tre...
Ecco finalmente il look giusto: magliettina lilla lunga con sotto dei leggings neri, a cui abbinai un paio di decolté dello stesso colore della maglia -adoravo i tacchi, quando potevo li usavo- , truccandomi un po’ più del solito (qui per immagine look). Misi su anche la mia giacca nera di pelle.Ero pronta. Ed erano solo le cinque e quaranta... un record!
 
 
-Tra poco arriva! Tra poco arriva!- gridò eccitata Giulia, una volta che avevano annunciato l’arrivo del volo di Anna. Mi sembrava ancora incredibile come le mie amiche avessero legato con Giulia quando gliel’avevo presentata, meno di un anno fa; eravamo diventate un gruppo molto unito, molto omologato potrei dire guardando i caratteri e i modi di fare differenti di ognuna di noi. Eravamo come un puzzle di quattro pezzi: ogni pezzo era differente dagli altri ma si univa a loro con precisione geometrica perché insieme si completavano a vicenda.
Carlotta mi dava un po’ della sua saggezza, Giulia un po’ della sua pazzia e Anna un po’ della sua decisione. Io che davo a loro?
-Eccola!!!- gridarono insieme Giulia e Carli, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
Le corremmo tutte e tre incontro, per poi stritolarla una volta raggiunta.
-Mamma mia ragazze! Mi siete mancate troppo!!- disse lei appena fu liberata dal nostro abbraccio semi-mortale.
-Anche tu ci sei mancata, non sai quanto- dissi io per poi riabbracciarla, mentre le altre annuivano con dei mega sorrisoni stampati sulla faccia.
-Sei anche cambiata, inglesina mia- dissi ancora guardandola bene.
I capelli di Anna, una volta lunghi quasi fino al fondoschiena, ora erano stati tagliati fino ad appena sotto le spalle e al colore biondo scuro erano state aggiunte un po’ di ciocche brune, quasi nere.
-Sì, ma solo esteriormente state tranquille!- rispose ridacchiando e mettendo due mani davanti a lei come a negare tutto.
Ridemmo anche noi con lei, dirigendosi verso l’uscita e poi a divertirci.
 
 
-Sul serio quello ci provava con te?- Anna ci stava raccontando le sue disavventure di volo ed eravamo arrivati al punto in cui il suo vicino di sedile aveva provato ad attaccare bottone con lei... e non solo!
-Spudoratamente! L’avrei mandato a cagare anche subito se non fosse stato anche un figo pazzesco!- rispose lei.
-E meno male, no?! Spero pure per te che ti abbia voluto lasciare il suo numero!- disse Giulia, facendoci scoppiare tutte a ridere rumorosamente attirando l’attenzione dei tavoli vicini, nonostante la confusione del locale. –Bando alle ciance! Voi che mi dite? Novità?- si incuriosì Anna.
-Direi proprio di sì! Io e Michi siamo andati a vivere insieme!- disse Carlotta felice come una Pasqua.
-Ma dai!? Aspetta, ma... non è un po’ piccolo il suo appartamento?- era decisamente stranita. Ancora per poco, però.
-Sì, il suo sì. Ma il mio no- disse lei. Eh eh! La voleva tenere sulle spine!
-Ah! Cara Mati ti sei trasferita tu quindi!- caspita com’era perspicace!
-Ma non ci si può divertire un po’ con te! Hai capito tutto subito!- si indispettì la futura sposina.
-Che ci vuoi fare? Sono troppo furba. Non mi frega nessuno, a me!- disse pavoneggiandosi. Sempre la solita buffona...
-Sì, sì... intanto accorgiti che ci siamo alzate per prendere da bere- disse Giulia prendendola in contropiede, dato che per fare il suo bellissimo discorso di prima aveva chiuso gli occhi e non aveva notato i nostri spostamenti.
-Maledette! È vero, però: non mi frega nessuno! A parte voi...- e noi altre scoppiammo a ridere, di nuovo.
 
 
Adoravo le serate tra amiche, ma mi piacevano un po’ meno quando tornavo a casa un po’ brilla e bisognosa di una doccia. E soprattutto con i piedi che urlavano disperazione a causa dei tacchi!
Così mi spogliai e mi misi subito sotto il getto tiepido della doccia. Era inverno e la semplice giacca che indossavo mi aveva fatto congelare...Brrr!
E una bella doccia calda era quello che mi ci voleva per sbrinarmi.
Poco dopo uscii dal box e avvolsi capelli e corpo in un morbido asciugamano bianco. Ovviamente ogni volta che mi lavavo dimenticavo la biancheria in camera e dovevo andarla a prendere quasi nuda... ma ora a chi importava? Non c’era nessuno in casa!
Entrai in camera e presi l’intimo. Poi sentii squillare il mio cellulare, ma il suono era lontano... dov’era? In camera non c’era, da nessuna parte!
Poi ricordai: era ancora nella borsa che avevo usato per uscire quella sera e che avevo appeso all’attaccapanni all’entrata.
Uscii dalla camera –ancora semi nuda- e mi diressi all’entrata quando vidi qualcosa sul divano, mi avvicinai cauta e... ma era una persona!
Urlai spaventata e quello si alzò si conseguenza dal divano –ci si era stravaccato sopra- e mi fissò.
Ma.. ma... ma!
-E tu che diavolo ci fai qui?!- dicemmo entrambi in sincrono
 
 
 
 


 
 
Lo spazio di Kia:
buondì! Mi avete data per dispersa?
Scusate, ma ho avuto problemi di connessione e non ho potuto aggiornare prima, dato che andava e veniva..
Comunque mi sono fatta perdonare! Ho scritto un capitolo molto più lungo del solito (quasi una pagina e mezza in più!), spero soltanto che sia di vostro gradimento!
Chi sarà mai l’intruso? Beh, non è difficile da indovinare... direi che si sa già!
Sono curiosa di sapere le vostre opinioni sul capitolo :)
Non è che qualche lettore silenzioso si può far sentire? Ringrazio come sempre chi segue o legge soltanto! Un ringraziamento speciale a chi recensisce: Saini, Elpis e Kappachan. Mi fate sempre sapere cosa ne pensate della storia e grazie a voi continuo a scriverla XD
Mille e mille grazie!
Un bacio grande e a presto –si spera-
Tokykia

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Capitolo 7
*** Scontri anche in casa ***


 

Cap 7
-Scontri anche in casa-

 
 
                                            
 
 
-E tu che diavolo ci fai qui?!- dicemmo entrambi in sincrono.
-Tu lo chiedi a me?! Questa è casa mia, non ho bisogno di dare spiegazioni a nessuno, men che meno a te!- gli dissi io alquanto alterata.
-Come casa tua? Non pensavo di essere così ubriaco da sbagliare casa, ma a quanto pare ho esagerato al bar!- rispose evidentemente sarcastico.
-Ah, ah, ah! Come sei simpatico Petrelli. Beh, ora vedi di andartene a casa che è tardi e ho sonno!-
-E tu andresti a dormire conciata così? Perché se è vero dimmelo che andrò al bar qui vicino più spesso!- disse di nuovo lui, facendomi arrossire tutta, perfino i piedi.
-Smettila, pervertito! Stavo facendo la doccia, non mi aspettavo di certo di averti in casa! E comunque, che cosa diavolo ci fai qua?!- dissi, di nuovo inacidita.
-Vado spesso al pub qui vicino con degli amici e ovviamente divento un po’ brillo. Vengo qui da Michi a dormire per evitare incidenti o cose simili- spiegò tranquillo fissandomi con un lieve sorriso.
-A-ah.. beh allora..- non sapevo cosa dire. Mi fissava tanto intensamente da farmi distogliere lo sguardo e arrossire come una ragazzina adolescente. –Oh- disse avvicinandosi pericolosamente a me –Sei diventata rossa- e mi sfiorò uno zigomo con un dito, percorrendo poi un tragitto tutto suo: scese più giù e mi accarezzò la guancia, provocandomi dei brividi in tutto il corpo; poi arrivò alle labbra e ne percorse il contorno delicatamente, sfiorandole e solleticandole.
-C-Che stai facendo?- bisbigliai a fatica una volta che il suo tocco si era diretto verso il mio collo.
-Sarà meglio che ti vada a vestire ora. Stai tremando-
Non erano di certo brividi di freddo, quelli...
Annuì debolmente e poi mi diressi verso camera mia, ma prima di chiudere la porta mi girai verso di lui e gli dissi: -Puoi rimanere a dormire, se vuoi-
 
 
 
Pov Simone
 
Non avrei mai immaginato un continuo di serata di questo tipo...
Era iniziata come una normale serata tra amici, in mezzo a birre e a cameriere sexy con cui ammiccare.
Non li vedevo da un po’, una settimana più o meno, perché ero stato un po’ dai miei a causa dei problemi di salute di mia madre che si erano rifatti vivi. Non avevo sentito nessuno di loro, nemmeno Michi e quindi non potevo minimamente sospettare che lei fosse lì e ancora meno potevo immaginare che me la sarei ritrovata appena uscita dalla doccia con solo un asciugamano addosso  a coprirle appena quel corpo snello e slanciato che si ritrovava. Non ci avevo fatto caso nei nostri incontri precedenti, ma aveva davvero un gran bel fisico: non era asciutto, ma non era nemmeno grassa. Era leggermente paffuta. E meno male! Avevo notato che su per giù aveva una terza abbondante di seno, ma poteva benissimo essere una quarta... Mica male la ragazza!
Vedermela davanti vestita –o meglio svestita- in quel modo mi aveva provocato delle reazioni che solo un pubblico maschile può capire appieno...
Sì, insomma, mi ero eccitato.
Mi costa ammetterlo anche a me stesso ma... mi era bastato vedere le sue gambe nude e il rossore delle sue guance sotto il mio tocco per svegliare l’amico dei piani bassi. E non mi era mai successo con così poco.
Andai in bagno per sciacquarmi almeno la faccia, dato che non avevo lo spazzolino con me, e calmare i bollenti spiriti.
Iniziai a spogliarmi, nonostante fosse ormai fine novembre a me piaceva dormire solo con i boxer, dirigendomi poi nel salotto.
-Che ci fai ancora qui?- chiesi io notandola accanto al divano.
Lei sobbalzò, probabilmente non aspettandosi che uscissi così presto dal bagno.
-T-ti ho portato delle coperte- disse un po’ imbarazzata, non girandosi nemmeno a guardarmi.
-Grazie- dissi. Lei si girò, sorpresa che la ringraziassi, e divenne rossa, poi bordeaux e infine di un colore tendente al viola.
Cazzo! Avevo dimenticato di essere in mutande!
La guardai, per poi dire:-Ora siamo pari- e ghignai.
Se possibile divenne ancora più rossa.
-Ma n-non hai freddo solo con quei cosi addosso?- chiese. Ridacchiai: -E tu non hai caldo con quel pigiama allontana-genere maschile addosso?- risposi indicando divertito il suo pigiama da bambina.
Sembrava incandescente tanto era rossa... ma lo era di rabbia o di imbarazzo?
-Beh, buona notte! Cerca di non sognarmi troppo- dissi sorpassandola e sedendomi sul divano.
-Stronzo!- disse Giudici andando in camera sua e sbattendo la porta.
Sì, era decisamente rossa d’imbarazzo.
 
 
 
 
Pov Matilde
 
Mi svegliai tutta contenta, perché per la prima volta in vita mia non avevo sentito, svegliandomi, quell’insopportabile puzza di caffè che riempiva la casa. Io odiavo il caffe. Non ero mai riuscita a sopportarlo... tutti dicevano  che era buonissimo, che non riuscivano a stare senza, ma a me faceva venire la nausea! Augh...
Comunque, mi svegliai e andai in cucina canticchiando una canzone.
-Shine a light in the dark, let me see where you are 'cause I'm not gonna leave you behind, if I told you that you're not alo…*-
-Siamo di buon umore sta mattina?-
-Ahh!!- sobbalzai.
-Vabbè che mi sono  appena alzato, ma non penso di essere così brutto di prima mattina...- scherzò Petrelli.
-È che non ricordavo che fossi qui e mi sono spaventata...-
-D’accordo, non mi offenderò per la poca considerazione che hai di me- disse facendomi ridere.
-Che cosa offre la casa per colazione?- chiese.
-Uhm, vediamo... Tè, camomilla, latte e latte e cacao. Che vuoi?-
-Niente caffe?- disse con il labbro inferiore all’infuori e tremolante.
-No, mi dispiace. Odio il caffe- risposi io aprendo io le ante dell’armadietto per prendere due tazze e il nesquik.
-Allora vatti a vestire, facciamo colazione fuori- lo guardai con un sopracciglio alzato. Perché dovevo andarci anch’io?
-Su, vai. Forza! Poi così ti accompagno in università- lo guardai ancora più stranita.
-Perché sei così gentile?- gli chiesi allora. Lui sorrise, di un sorriso strafottente però.
-Così se arrivi in università con un figo come il sottoscritto fai bella figura per una volta!- e ghignò.
Gli diedi una pacca sulla spalla e poi andai a prepararmi.
Mi faceva venire certi nervi! Gli avrei strappato uno a uno tutti quei ciuffi biondi che si ritrovava!
Mi vestii di fretta con un maglioncino leggero verde, dei jeans infilati dentro agli anfibi che arrivavano un pò sotto il ginocchio e mi truccai leggermente con matita nera e mascara. Mi misi su la mia collana preferita, quella che somigliava al ciondolo di Sid Vicious**. (qui) l’avevo fatta io con una vecchia catena e un lucchetto preso apposta di cui avevo ancora la chiave da qualche parte.
-Sono pronta- dissi una volta uscita dalla camera –Però di bar qui vicino non ne conosco-
-Tranquilla, venendo spesso qui conosco i dintorni- e dicendo così uscì di casa trascinandomi dietro.
 
 
-Ora che conosco questo posto ci verrò sempre!- dissi contenta, immergendomi quasi completamente con la faccia dentro la mia cioccolata calda. Davvero buonissima!
-Simone Petrelli sceglie solo il meglio- disse quello scemo facendo il finto serio e il finto snob.
-Stai zitto scemo e lasciami mangiare questa meraviglia- e mi tuffai sul cornetto alla crema che aveva un bellissimo aspetto. E pure un buon sapore!
-Non ti avrei fatta così ingorda!- disse e bevve il suo cappuccino.
-Sitto e mansgia- gli dissi con la bocca piena – O mansgio io la tua brioche- deglutii –Pulisciti la bocca, sei sporco-
Lui allora cercò di pulirsi con la lingua, facendomi avvampare. Poteva essere sensuale anche pulendosi i baffi di latte!?
-Sono ancora sporco?- il bello era che non aveva tolto un bel niente...
-Sì, avvicinati che faccio io- mi armai di tutto il mio autocontrollo e allungai la mano per pulirgli la bocca.
Lui si sorprese ma si avvicinò. Lo sfiorai appena con il tovagliolo.
-Ok, sarà meglio andare- mi ci ero soffermata un po’ troppo, su quel punto. Mi ero imbambolata con la mano sulle sue labbra...
 
 
-Ci si vede- dissi scendendo dalla macchina di Petrelli.
-Ciao- disse e partì. Andava di fretta?
-Maaaatiiii- oddio no! Non loro! Non lei!! Mi girai e, purtroppo, quello che vidi fu quello che avevo immaginato... l’oca giuliva dell’università, la regina delle stronze: Rachele. Era anche quella che si era portata a letto tutti i ragazzi dell’università. Come al solito accompagnata dalla sua fedele servitrice: Margherita.
-Cosa volete?- dissi con un sorriso che più falso di così non poteva essere. –Dicci un po’: chi era quel tipo tanto figo con cui sei venuta qui?- non solo i modi, l’aspetto –dovevate vedere com’era vestita... due pezzi di stoffa in tutto- ma anche la voce era fastidiosa!! Sembrava squittire!
-Era...era...- cosa mi inventavo adesso? Se gli avessi detto “Un amico” –che poi non era nemmeno quello- mi avrebbero asfissiata per avere numero di telefono, indirizzo e situazione sentimentale –Il mio ragazzo!- lo so, non era molto credibile... ma che altro dire a quelle arpie?!
Mi guardarono sbigottite.
-Che c’è?! Perché mi guardate così?- finsi indifferenza per rendere più credibile la bugia –Scusate, ma faccio tardi a lezione. Addio e a mai più!- me ne andai di corsa prima che potessero dire o fare qualcos’altro... o che potessi farlo io.
 
 
 
 
 
*Canzone che adoro! Unity degli Shinedown. Ascoltatela!
**Storia vera: Nancy Sprugen era la fidanzata di Sid Vicious (-->*ç* lo amo anche io!) e gli regalò una collana con un lucchetto di cui tenne la chiave come simbolo del loro amore. Se volete saperne di più sono a vostra disposizione e comunque c’è un film su di loro! Si intitola “Sid e Nancy”
 
 
 

 
 
Lo spazio di Kia:
sono tornata!
Che dire...? vi ho presentato il primo POV Simone, vi è piaciuto? A me, personalmente e stranamente, questo capitolo piace. Soprattutto il dopo risveglio :)
Cosa comporterà questa piccola (?) bugia?? Vedremo, vedremo... :D
Ringrazio Elpis e Saini che hanno lasciato ancora una volta le loro belle e divertenti recenzioni! Grazie, tesori miei!!!
Un grazie speciale anche a chi legge e segue! Se qualcuno si vuol far sentire è il benvenuto :) mi farebbe un immenso piacere sentire anche le vostre opinioni.
A presto! E buon inizio di scuola se non riuscirò ad aggiornare in tempi brevi...
Tokykia

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Capitolo 8
*** A cosa portano le bugie... ***


Cap 8
-A cosa portano le bugie...-

 
 
 
 
 
 
-Tu hai detto COSA?!- gridò Carlotta non sputando per poco quello che aveva in bocca. Ci trovavamo nella caffetteria della nostra università, in un dei pochi momenti liberi di quella mattina.
-Hai capito benissimo- risposi io.
-E puoi dirmi CHE DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE?!- mi aggredì di nuovo.
-Sul momento non mi era venuto in mente niente di meglio da dire... se avessi detto che era un mio amico, mi avrebbero stressata all’inverosimile!- spiegai io.
-In effetti conoscendo Rachele lo avrebbe fatto di sicuro, ma questo non giustifica il fatto che ti sia inventata una balla colossale!- ribatté lei.
-Lo so, lo so. Non so che mi è preso...-
-Non è che...?- iniziò Carlotta.
-Cosa?!- dissi, già spazientita in principio da una delle sue possibili teorie.
-No, niente lascia stare- disse. Come, niente teoria? Strano...
-Ok! Ora andiamo, che stasera si esce!- dissi alzandomi.
-Va bene. Sta sera ti passo a prendere insieme a Michi, ok?-
-Certo che sì, senno come ci vengo io, a piedi?- scherzai.
Ma il sorriso durò poco perché si avvicinò a noi Rachele con un falsissimo sorriso stampato su quella faccia piena di trucco.
-Carissime, ho una bella notizia da darvi!- iniziò lei squittendo come era suo solito fare.
Non le rispondemmo nemmeno, ci limitammo solo a guardarla.
-Io e le mie amiche organizziamo, una settimana prima di Natale, una piccola vacanza in montagna sulla neve. Abbiamo pensato di estendere l’invito ai nostri amici più stretti. Naturalmente voi siete comprese, che ne dite?- ci chiese lei. Amici più stretti? Noi? Ma fatemi il piacere...
-Oh! Sono invitati anche i vostri fidanzati e non accetto un no come risposta. È l’ultimo anno di università e dobbiamo iniziarlo al meglio!- disse facendo di nuovo quel fastidioso squittio che le avrebbe volentieri fatto sparire strozzandola.
-Ti faremo sapere. Credo comunque che verremo volentieri, sia noi che i nostri fidanzati- disse Carlotta, per poi lanciarmi uno sguardo assassino.
Ma aspetta un attimo... Che cosa cavolo aveva detto?! Aveva praticamente accettato!
-Ok ragazze! Fatemi sapere, eh? Cia!- e se ne andò.
-Tu! Spiegami perchè l’hai fatto!- le urlai contro io.
-Per dimostrarti che le bugie hanno le gambe corte. Tu parteciperai a questa vacanza e ti porterai pure Simone, il tuo fidanzato. Vedremo a cosa porterà questa tua bugia- mi spiegò lei seria. Sgranai gli occhi.
Ma era forse impazzita?!
-Inutile che mi guardi con quella faccia. Ti ci trascinerò con la forza se dovesse essere necessario- sgranai ancora di più gli occhi e spalancai la bocca.
-Stronza!- riuscì solo a dire.
-Lo faccio per te, Mati-
 
 
 
 
Dire che ero sconvolta era davvero poco. Se pure Carlotta mi si rivoltava contro era davvero la fine!
Ma più che andare in montagna con Rachele e la sua compagnia, il vero problema era se Simone avrebbe accettato... Mi avrebbe riso in faccia? Mi avrebbe presa per pazza? Sarebbe scappato a gambe levate al solo pensiero di fingersi mio fidanzato e non sarebbe tornato più?
Qualcosa mi sarei dovuta inventare... cosa, però?
Ero spaparanzata sul divano con l’intento di trovare un’idea, ma era passata mezz’ora e ancora niente.... Dovevo parlargli. Subito.
Mi alzai dal divano e presi il mio cellulare:
 

Devo dirti una cosa, possiamo vederci al bar di stamattina tra dieci minuti?
 
Gli mandai quel messaggio e andai a prepararmi senza neanche aspettare la risposta, che comunque non tardò ad arrivare:
 
Ok, va bene. Ci vediamo lì. Ma è tutto a posto?
 
Lo lessi uscendo di casa qualche minuto dopo.
Entrai nel bar e lui era già lì seduto a un tavolino, così mi avvicinai.
-Ciao- dissi sedendomi.
-Ciao- disse lui –allora... cosa mi devi dire?- dritto al punto.
Ma arrivò il cameriere per le ordinazioni. Appena se ne fu andato ricominciammo a parlare.
-Ti volevo parlare di un casino che ho fatto in cui ti ho immischiato- iniziai col dire quello, partendo molto in generale.
-Che cosa hai combinato?- mi disse, guardandomi con circospezione e un sopracciglio alzato.
-Non è niente di grave, tranquillo. È più una questione fastidiosa- risposi.
-Vuoi arrivare al dunque?-sbottò lui. Poco paziente il ragazzo...
Arrivarono le nostre ordinazioni: un caffè macchiato per lui e un succo alla pesca per me.
Ne bevvi un sorso e ritornai sul discorso.
-Probabilmente ti darà fastidio quello che ti dirò, e lo capisco, ma prometti di non farmi fuori-
-Va bene, ok, ma muoviti a dirmi quello che devi dire! O ti uccido per l’ansia assurda che mi stai facendo venire!- disse lui ridendo.
Ridacchiai anche io: -Ho detto a Rachele, una mia compagna di corsi che mi sta altamente sulle palle e che è un’oca assurda, non te la puoi nemmeno immaginare una gallina del genere e non sai come...-
-Stai divagando!- mi interruppe lui. Non riuscivo a non parlare male di quella stronza, capitemi!
-Sì, scusa. Comunque, ho detto a quella lì che.. c-che tu... ecco.... sei... noi... stiamo insieme- ammisi alla fine, diventando rossa come un pomodoro e guardando altrove.
Lui sgranò gli occhi: -Cosa?!- disse, ma senza scomporsi più di tanto. Non sembrava arrabbiato, più... sorpreso.
-Hai capito- risposi tra i denti, alquanto infastidita.
-Ma scusa, perché l’hai detto?- mi chiese.
-P-perché quella ti ha visto stamattina e subito mi ha chiesto chi eri e volendo evitare il suo solito interrogatorio su un bel ragazzo, che fa ogni volta chiedendo nome, cognome, stato sentimentale -soprattutto quello visto che è una troia- numero di telefono e quant’altro asfissiandomi all’inverosimile- spiegai sperando che avesse capito.
-Sicura che sia così? La tua faccia mi sembra che voglia dire qualcos’altro- disse studiando la mia espressione.
In effetti era vero: c’era un altro motivo.
-Sì, è vero. C’è un altro motivo: Rachele è famosa per essersi fatta tutti, o quasi, i ragazzi dell’università. Mi è venuto spontaneo dirgli che stavamo insieme perché non volevo che prendesse in giro anche te, che ti aggiungesse solamente alla sua lista di conquiste- ammisi alla fine.
-Beh, non so che dire... Grazie. Ehi, aspetta un attimo!- disse improvvisamente.
-Che c’è?-
-Prima hai detto che sono bello!- disse con un sorriso strafottente ma contento.
-Scemo!- dissi ridendo.
-E perché mai? Se son bello son bello!-
Risi ancora, più forte stavolta –E ora perché ridi? Hai detto tu che sono bello. E ora non puoi rimangiartelo!- mi disse con un tono di voce da bambino. Scoppiai a ridere.
-Senti, bello, chiama il cameriere che ho fame e voglio fare merenda!-
-Agli ordini!- disse e poi fece un segno al cameriere.
-Cosa vi porto?-
-Per me un muffin bianco e un frappè alla nocciola- chiesi io.
-Anche io, ma il frappè alla fragola- disse Simone. Simone? Da quando non lo chiamavo più Petrelli?
-Ah! Dimenticavo! Il casino vero e proprio non è quello della bugia, ma Rachele ha organizzato una vacanza in montagna per quelli dell’ultimo hanno di università e vuole, anzi pretende, che portiamo i nostri fidanzati- lui sgranò di nuovo gli occhi. Non era proprio un buon segno...
-E io dovrei venire con te?!- disse.
-Non sei obbligato a farlo, vorrei solo prendermi una piccola rivincita contro di lei. Sai, i miei ultimi due fidanzati mi hanno tradita con lei... e, visto che noi non stiamo davvero insieme, stavolta non correvo questo rischio. Ma lascia perdere, come non detto. Le dirò che non siamo mai stati insieme o che noi...- stavo già partendo per la tangente quando lui mi interruppe:
-Ehi! Frena, frena, frena! Non ho mai detto che non voglio farlo! Sono solo sorpreso. Non mi dispiace fingermi il tuo fidanzato. Quando è questa vacanza?-
-Una settimana prima di Natale- risposi.
 

 
 
 
 
 
 
Lo spazio di Kia:
Salve ragazzuole! Che mi dite di bello?
Sono tornata, siete contente? Scusate, ho avuto un sacco di robe da fare!
Ma ditemi: la storia è così brutta? Ho ricevuto una sola recensione lo scorso capitolo e ci sono rimasta un po’ male... :’( vorrei davvero sapere cosa ne pensate, mi serve davvero qualche parere in più! Cosa vi costa? Poi se recensite e siete degli autori anche voi, potrei recensire la vostra storia, no?
Vabbè, non vi voglio annoiare! Un salutino e a presto (si spera)
Tokykia

P.s: un enorme grazie a quella santa di Saini che ha recensito e mi ha messo addirittura tra gli autori preferiti! :') mi commuovo sul serio!

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Capitolo 9
*** Provolone ***


Cap 9
-Provolone-

 
 
 
 
 

-Prova questo!- mi disse Carlotta passandomi una maglietta verde scuro.
-Carli, quindi avete deciso la data del matrimonio?- le chiesi dal camerino.
-Sì!- rispose lei euforica.
-E sarebbe?- chiesi curiosa.
-Sabato undici maggio- disse saltellando come una bambina.
-Uh, che bello! C’è parecchio tempo da qui a maggio-
-Già, così facciamo tutto senza fretta- spiegò –Ehi, ti sta proprio bene quella maglietta!- disse quando uscì dal camerino.
-Dici?-
-Sì, sì. Beh, modestamente l’ho scelta io- scherzò lei.
-La mia modesta! Guarda che se ti vanti ancora ti obbligo a comprare dei pantaloni fucsia!- la minacciai sorridendo.
-Non lo faresti mai!-
-Non mi provocare, ragazza, ti conviene-
 
 
 
-Serpe!- sibilò Carlotta uscendo dal negozio.
-Dai, non te li ho fatti comprare!- cercai di discolparmi.
-No, quello no. Ma me li hai fatti provare!-
-E che sarà mai...!- dissi io.
-Mi ci hai fatto anche una foto! Sai essere cattiva quando vuoi!- per la cronaca, Carlotta e io odiavamo il fucsia.
-Tranquilla, non la farò vedere a nessuno! Tranne a un piccolo gruppo di persone- l’ultima parte della frase la sussurrai, sperando che non mi sentisse. Ma purtroppo non fu così, dato che mi arrivò un pugno abbastanza potente sulla spalla.
-Ahia!- esclamai –Manesca...-
-Su, continuiamo lo shopping, che ci servono le cose per la montagna! Manca solo una settimana!-
Già, era passata una settimana da quando Simone aveva accettato di essere il mio finto fidanzato e di venire con me in montagna. E io ero sempre più agitata. Non sapevo spiegare perché, ma sentivo come se qualcosa dovesse accadere, brutta o bella che fosse, e avevo questa strana ansia addosso.... Non sarei stata tranquilla fin quando non fosse finita la vacanza!
 
 
 

P.o.v. Michele
 
-Allora, allora, cosa devo portare?? Andremo a sciare?- mi chiese il mio migliore amico al telefono. Sembrava molto esaltato per questa vacanza.
-Simone, calmati o te la fai addosso- lo ripresi io.
-Spiritoso! Sai quanto mi piace la montagna e da quanto tempo non ci vado!- Mi rispose lui.
Già, adorava la montagna. Fin da quando era piccolo, da quando diventammo amici.
I nostri genitori si conoscevano, erano molto amici, e decisero di fare una vacanza insieme. Avevamo otto anni e non ci eravamo granché calcolati prima di allora. Ma da quel periodo ci conoscemmo meglio, facemmo amicizia e diventammo in poco tempo inseparabili.
Quindi la montagna era speciale per noi.
Ci tornavamo sempre insieme, mai da soli o comunque senza l’altro, ma erano diversi anni che non tornavamo. Forse dal liceo...
-Sì, lo so. Lo è anche per me!-
-Ma Carlotta ti ha raccontato cosa ha combinato la Giudici?!- mi chiese ridendo.
-Sì, più o meno. Mi sorprende che tu abbia accettato. Come mai?-
-Sinceramente non lo so. Mi sembrava dispiaciuta, lo aveva detto senza pensarci troppo e darle una mano non mi costava niente... Non mi sembra un così grande sacrificio!- mi rispose tranquillo.
-Uhm... Non è che la cara Matilde ha fatto breccia nel cuore del nostro latin lover?- dissi.
-Se, certo. Come vuoi- mi ignorò –Stasera usciamo? Ho voglia di andare al pub-
-Io esco con Carlotta stasera- risposi.
-Quindi hai intenzione di abbandonarmi per stare con la tua ragazza?! Mi ritengo offeso!- disse fingendo. Me lo immaginavo con un broncio, come quello dei bambini, che si tratteneva dal ridere.
-Vediamo... Carlotta o Simone? Mh, direi che la scelta è ovvia!-
-Beh, sono contento che tu abbia scelto m...- ma lo interruppi.
-Carlotta!-
-Ma...ma... ma!- ci rimase male –Vabbè, ho capito. Contro Carlotta non ho speranze- ammise con un tono sconfitto.
-Bravo. Ora ti saluto, ci sentiamo presto. Divertiti stasera!-
 
 
 
 
Pov Simone
 
 
Alla fine ero uscito anche senza Michele.
Con altri due miei amici, Francesco e Davide. Li stavo raggiungendo a un bar che mi avevano indicato loro, dove ero stato poche volte ma mi piaceva molto.
-Ehi, amico! Siamo qui!- sentì  Davide gridare. Gli feci un cenno con la mano e mi avvicinai al tavolo.
Li conoscevo da parecchio tempo, eravamo compagni di liceo.
Francesco era alto, moro e con gli occhi verdi, capelli corti e a spazzola. Era un po’ spaccone, ci provava un po’ con tutte, ma non sempre aveva successo. Era un coglione, ma nel complesso era un bravo ragazzo.
Davide, era un po’ più basso rispetto a me e Francesco, biondo e riccio, con gli occhi marroni-verdi. Era il più tranquillo del gruppo, quello con più cervello e maturità. Insomma, quello che rimaneva più sobrio quando uscivamo e che riportava a casa Francesco.
Aveva sicuramente più successo con le donne di Francesco, ma non gli interessavano in quanto era fidanzato da un anno, ormai.
Eh già, io e Cesco eravamo i single del gruppo, dato che Michele ce lo eravamo giocato parecchi anni fa, e tra poco pure definitivamente.
-Ehi, che si racconta?- dissi una volta seduto.
-Ma, niente di che. Francesco ha appena ricevuto un due di picche da una cameriera- mi informò Davide.
Io scoppiai a ridere e Cesco fece una faccia amareggiata.
-Sempre il solito, tu- gli dissi dandogli una pacca sulla spalla destra.
-Se avessi visto la cameriera mi avresti capito- disse ancora imbronciato.
-Perché, com’era?- chiesi curioso.
-Sexy, ti dico solo questo-
-Eddai, così mi incuriosisci di più!- dissi scuotendogli un braccio. Alle volte mi sorprendevo di quanto fossi bambino.
-è quella là, davanti al bancone- mi disse facendo un cenno con la testa nella sua direzione.
Mi girai e apprezzai i gusti del mio amico.
-Caspita, bella preda. Almeno da dietro- dissi esaminando il fondoschiena della ragazza.
-Aspetta, ma... quella è la Giudici!- dissi sorpreso. Ma certo! Questo era il bar in cui lavorava!
-La conosci? Mi chiese Davide.
-Sì, è un’amica di Carlotta, la fidanzata di Michele- risposi continuando a guardare Matilde.
-Presentamela!- mi chiese, anzi scongiurò, Francesco.
-Ma ti ha già mandato a fanculo prima!- ricordò Davide.
-Non me lo ricordare in continuazione, per la miseria!- sbottò lui esasperato.
-Ti prego ti prego ti prego!- mi disse –Tipregotipregotiprego!- continuò.
-E va bene!  Ma smettila!- mi arresi e mi alzai per andare dall’interesse del momento del mio amico.
-Ehi!- dissi sedendomi al bancone affianco a dove lei stava pulendo.
Si girò verso di me sorpresa e appena mi vide alzò gli occhi al cielo.
-Vedo che sei contenta di vedermi- ironizzai.
-Non mi dai particolarmente fastidio.. è che sei ovunque!- disse ridendo.
Che bel sorriso che aveva, non lo avevo mai notato. Così naturale e splendente.. brillava, quasi come i suoi occhi quando rideva.
-Mi scusi sua maestà se anche io esco di casa- dissi teatralmente, facendola ridere ancora. Musica per le mie orecchie.
-Che bel sorriso che hai- diedi voce ai miei pensieri, facendola arrossire. Ecco, con le guance tutte rosse era ancora più bella.
-Dovresti farlo più spesso invece di fare sempre l’acida con me- dissi. Un’altra cosa che adoravo era farla arrabbiare. Era uno spettacolo!
-Ahi! Manesca!- esclamai. Dopo la mia affermazione avevo ricevuto uno scapellotto sul coppino, abbastanza forte.
-Così impari- disse offesa.
-Comunque, ci porti tre birre medie al tavolo sette?- le chiesi.
-Ok, ma non sperare in uno sconto o un altro giro gratis- disse ridendo.
-Così mi offendo io, ora-
-Ma con chi sei qui se Michele è con Carlotta stasera?- mi chiese aggrottando le sopracciglia.
-Con due amici. Uno lo hai già conosciuto poco fa- dissi ridacchiando.
Lei allora si girò verso il nostro tavolo e poi di nuovo verso di me con una faccia sconvolta.
-Ti prego dimmi che non sei amico del provolone!- disse quasi disperata.
-Provolone?!- chiesi divertito.
-Sì, provolone. C’ha provato con me prima e settimana scorsa anche con Giulia- mi spiegò.
-Oddio, veramente?! Non si smentisce mai!- dissi mettendomi una mano sulla faccia sconsolato.
-Allora è veramente tuo amico!- Disse sconvolta.
-Già, beh ti aspetto là con le birre- e mi riavviai al tavolo.
-Allora? Che ha detto?- mi assalì Cesco appena mi sedetti.
-Che arriva con le birre- lui sorrise soddisfatto.
Ma quando la vidi avvicinarsi capii che non volevo che lui ci provasse con lei. Una fastidiosa morsa mi strinse lo stomaco non appena lei posò le birre sul tavolo e Francesco ammiccò nella sua direzione, che si affievolì appena un po’ quando lei fece una faccia infastidita.
-Allora... come ti chiami dolcezza?- disse.
-Come ti ho già detto prima, non ti deve interessare- disse facendo per andarsene, ma lui la fermò per il braccio.
-Dai, bellezza, resta un po’ con noi!- le disse ancora.
-Dolcezza, bellezza.. ma un po’ di originalità?! Rinnova il dizionario e poi forse ne riparliamo- lo fece tacere lei. Io a quel punto scoppiai a ridere,
guadagnandomi un occhiataccia da Francesco.
-Allora, vuoi rimanere un po’ con noi?- Tornò all’attacco.
A quel punto intervenni –Ma la vuoi finire? Se vedi che non ti dà corda, lasciala stare!- gli dissi.
Lui mi guardò malissimo, ma lei mi sorrise.
-Se vuoi una cosa posso dartela, però- proseguì lei guardandolo maliziosamente. Cosa aveva in mente?
Francesco si mise ben seduto sulla sedia, ascoltando attentamente qualsiasi cosa Matilde avrebbe detto.
-Il calcio lo vuoi in culo o direttamente nelle palle?- disse lei.
Io scoppiai a ridere quasi subito, mentre Cesco ci rimase malissimo, poveretto.
 
Qualche ora dopo stavo uscendo dal bar. Sarei tornato a casa a piedi, era poco distante tutto sommato e non avevo preso la macchina per andare al bar.
-Ehi, ciao- mi dice qualcuno che si è fermato davanti a me. Una ragazza, più o meno della mia età, bionda, abbastanza alta-forse per via dei tacchi- piena di trucco e vestita un po’...come dire... un po’ troppo svestita, ecco.
-Ciao. Ci conosciamo?- le chiedo un po’ stranito.
-Tu non conosci me, ma io conosco te- rispose.
-Ah. Ma chi sei?-
-Sono Rachele, una carissima amica di Matilde- Rachele, Rachele... questo nome mi diceva qualcosa... Massì, certo! La tr... tanto brava ragazza (meglio essere fini ogni tanto) che Matilde odiava.
-Volevo sapere se state veramente insieme. Credo proprio che Matilde se lo sia inventato! Insomma, non credo proprio che lei sia il tuo tipo! C’è, guardati! No...- disse lei con una voce fastidiosa, ma la interruppi.
-Cos’ha che non va Matilde? È una ragazza bellissima, intelligente, simpatica e naturale. Prob..- venni interrotto: -Ehi, Simone, cosa ci... Rachele. Ciao- più fredda nei saluti non poteva essere!
-Eccoti qui Matilde, non uscivi più!- mi avvicinai a lei e feci la cosa che più volevo fare in quel momento e non solo. Lo volevo fare da quando l’avevo vista nel suo appartamento con solo un asciugamano addosso, e poco dopo con quel pigiama ridicolo, ma che su di lei era adorabile. O anche poco fa, quando aveva spento ogni tentativo di rimorchio di Cesco, facendomi ridere come un matto e allo stesso tempo sollevandomi. L’avevo realizzato in questo momento, mentre le mie labbra premevano sulle sue, morbide e delicate come non avrei mai potuto immaginare. Avevo capito che mi piaceva Matilde. E anche tanto.
 

 
 
 
 
 

 
 
Lo spazio di Kia:
non ci avete azzeccato, mi dispiace. Non sono ne morta, ne stata rapita dagli alieni u.u
Quindi state tranquille! E, soprattutto, abbassate i fucili!
Ho avuto un sacco da fare in questo luuuungo periodo e, quando ero pronta ad aggiornare, trovo il capitolo cancellato! Mia mamma l’ha fatto per ben due volte! Quindi c’ho messo un po’ a riscriverlo.... Chiedo umilmente perdono!!! Per farmi perdonare l’ho fato un po’ più lungo del solito!
Che ve ne pare? Ditemi le vostre impressioni :)
Vorrei che il capitolo arrivasse ad almeno tre recensioni per continuare. Per lo scorso ho aspettato un pò anche per quello... solo due l'altra volta....
Bacioni,
Tokykia

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Capitolo 10
*** Rivelazione ***


 Mettetevi comodi, che il capitolo è molto importante!


Cap 10
-Rivelazione-

 
 
 



 
 
 

Pov Matilde
 
Avevo una confusione in testa che non si poteva nemmeno immaginare!
Gli avvenimenti della sera precedente mi avevano scombussolata...
Erano successe un sacco di cose e ora mi trovavo sveglia nel letto a riflettere.
 


*flash-back*
 
Stavo uscendo dal bar quando vidi Simone e subito dopo, vicina a lui, quella gran simpaticona (si fa per dire!) di Rachele.
-Ehi, Simone, cosa ci…- dissi subito –Rachele. Ciao- dissi fredda appena vidi quella.
-Eccoti qui Matilde, non uscivi più!- disse lui. Poi si avvicinò. Sempre di più, sempre più in fretta. Ma non si avvicinò semplicemente, no. Stava per baciarmi!
Che dovevo fare?! Oltre a rimanere ferma e impalata, ovvio. Quando le sue labbra premettero sulle mie provai una sensazione strana… una stretta allo stomaco fastidiosa e piacevole allo stesso tempo.
Non sapevo proprio spiegarmelo…
Si staccò lentamente, era stato un semplice bacio a stampo.
Mi sorrise e poi volse lo sguardo verso Rachele, che aveva guardato tutta la scena con gli occhi spalancati.
-È stato un piacere conoscerti. Ora noi dovremmo andare, ci vediamo tra una settimana in montagna- sorrise di nuovo. Io feci appena in tempo ad alzare la mano in segno di saluto che Simone mi prese l’altra e mi trascinò via.
-Vieni, ti riaccompagno a casa- disse senza lasciarmi la mano e guidandomi verso casa mia.
-Non hai la macchina?- chiesi. Non vedevo il suo bel macchinone in giro.
-No, sono venuto a piedi- rispose continuando a camminare e a tenermi per mano.
-Allora torno da sola, se no allunghi per niente!- protestai. Che senso aveva portarmi fino a casa se potevo benissimo farmela a piedi? Erano pochi isolati infondo.
-Io non ti lascio tornare a casa da sola! E poi voglio accompagnarti, non mi pesa mica- rispose. Io arrossii, non so bene perché, ma lo feci.
-G-grazie- dissi.
Il tragitto bar-casa proseguì in silenzio. Io non avevo la minima idea di cosa dire, ero in imbarazzo e il bacio di prima non aiutava di certo a calmarmi. Lui sembrava così tranquillo… come se poco fa non fosse successo  niente! Insomma, come diavolo faceva?! Non era forse lui che mi aveva baciato davanti a Rachele? Lo aveva fatto solo per la storia del finto fidanzato? Non aveva contato niente per lui?
-Eccoci arrivati!- disse interrompendo i miei pensieri che stavano divagando troppo ormai. Salimmo fino al mio piano e arrivammo davanti alla porta del mio appartamento.
Mi misi a cercare le chiavi, ma come sempre la mia borsa sembrava un buco nero risucchia tutto. Quando le trovai (finalmente!) aprii la porta e mi volai verso Petrelli per salutarlo, ma le mie parole furono bloccate dalla sua bocca.
Era la seconda volta nella stessa serata che mi baciava ed io ormai non ci capivo più niente!
Le sue labbra erano così morbide, il suo sapore così dolce che quasi non sembrava vero, come se in quel momento stessi sognando. E che bel sogno!
Sentì la sua lingua che chiedeva l’accesso alla mia bocca toccando leggermente il labbro inferiore. Io dischiusi le labbra rendendo così il bacio più coinvolgente. Non c’era cosa che desiderassi di più in quel momento. Le nostre lingue danzavano insieme, rincorrendosi e cercandosi l’una con l’altra. C’era tanta passione in quel bacio, una passione travolgente, tanto che le nostre gambe ci portarono dentro casa e il suo piede chiuse la porta.
Lasciai cadere la borsa a terra e ci dirigemmo verso la camera da letto, ancora attaccati. Però era difficile andare di là così, quindi lui mi sollevò e io aggrappai le gambe attorno al suo bacino, notando che c’era qualcosa di svegliotra di noi. Sorrisi nel bacio, contenta per la reazione che avevo in lui.
Arrivammo in camera e lui mi stese piano sul letto, mettendosi sopra di me. Tornò in fretta sulle mie labbra che non aspettavano altro che le sue. Poi i suoi baci si spostarono sul mio collo e, quando trovarono un punto particolarmente sensibile sulla scapola destra, iniziò a baciarlo e a leccarlo provocando in me infiniti brividi e facendomi fremere dal  desiderio di averlo tutto per me.
Io non persi tempo e le mie mani vagarono sul suo petto muscoloso alla ricerca del primo bottone della camicia. Appena lo trovai iniziai a sbottonarla potendo finalmente scorgere i pettorali scolpiti del dio greco che mi sovrastava con tutta la sua bellezza. Gliela tolsi e lui presto fece la stessa cosa con la mia. Mi baciava sempre con più irruenza, sempre con più passione. Ormai le nostre labbra si erano fuse insieme.
Le sue mani andarono al bottone dei miei pantaloni e li slacciarono, sfilandomeli in fretta. Mi sfilò anche il reggiseno e mi accarezzò lì.
–Sei bellissima- disse. Arrosii e lo baciai.
Portai le mani alla sua cintura e tentai di liberare la sua già grossa erezione dal tessuto stretto dei jeans. Lui mi aiutò e ad entrambi ora rimaneva solo l’intimo. Presi un po’ di coraggio e, lentamente gli tolsi i boxer, lasciandolo completamente nudo davanti ai miei occhi. Magnifico. Non c’erano altre parole per descriverlo. Probabilmente era il ragazzo più bello che avessi mai visto. Simone si allontanò un attimo da me per prendere il portafoglio dai pantaloni ed estrarne un bustina blu. La strappò con i denti e ne srotolò il contenuto sul suo membro.
-Sei sicura?- mi disse –Perché se non lo sei dimmelo adesso. Tra poco non riuscirò più a fermarmi- io mi avventai sulle sue labbra e lui intuì la mia risposta affermativa.
Mi tolse piano gli slip, iniziando ad accarezzarmi nel mio punto più sensibile. I nostri gemiti iniziarono a riempire la stanza e quando lui entrò in me l’aria attorno a noi diventò ardente, i corpi iniziarono a sudare e le spinte divennero intense.
Era una sensazione magnifica. Sembrava che i nostri corpi danzassero insieme perfettamente, combaciavano quasi.
Gemiti, ansiti e urla uscirono dalle nostre bocce. Le mie unghie graffiavano la sua schiena facendolo eccitare ancora di più. Gridavamo l’uno il nome dell’altra ed eravamo in perfetta sincronia. Baci bollenti e passionali accompagnavano le spinte.
Dopo essere giunti all’apice del piacere insieme, ci accasciammo stremati sul letto. Simone prese la coperta e la stese su di noi, avvolgendo poi le sue braccia attorno alla mia vita e dandomi qualche bacio.
Lo vidi sorridere e accogliermi tra le sue braccia, ma la stanchezza era troppa e crollai in un sonno profondo.
 
*fine flaschback*
 

 
E ora ero  qui, nel letto stesa accanto a lui, a ripensare alla notte appena passata senza riuscire a togliermi uno sciocco sorriso dalle labbra.
Mi girai verso di lui e lo vidi dormire angelico. Era così bello, in quel momento era così carino e coccoloso con la bocca leggermente aperta e le lunghe ciglia che toccavano le guance. Eravamo ancora abbracciati, non ci eravamo mossi nel sonno.
A un certo punto lo sentii mugugnare qualcosa, ma non si era svegliato. Poi si abbassò con tutto il corpo, mettendo la testa sulla mia pancia coperta solo dal lenzuolo e abbracciandomi ancora più stretta.
Sorrisi ed iniziai ad accarezzargli i capelli morbidissimi.
-Buongiorno- sentii dire.
-Buongiorno- risposi sorridendo.
-Sai che sei proprio comoda?- disse ridendo.
-Come siamo allegri di prima mattina-
-Dopo una notte come questa sfido chiunque a non esserlo!- rispose dandomi un bacio sulla pancia.
Il mio cuore perse un battito. Ma quindi per lui cos’aveva significato quella notte?
-Che ne dici se ci facciamo una doccia e poi parliamo un pò? – disse alzando la testa per guardarmi.
-Va bene- risposi –Vai prima tu- dissi e mi rannicchiai nelle coperte con l’intenzione di dormire ancora un po’.
-Oh, no. Io avevo un’idea diversa- disse. Mi sentii sollevare di peso e venni portata in bagno.
-Simone! Mettimi subito giù!!- gridai.
-Agli ordini madame- e mi posò dentro la doccia, chiudendo poi il box dopo essere entrato anche lui.
Aprì l’acqua calda e mi baciò contemporaneamente, lasciando che le gocce d’acqua ci bagnassero.
Io gli misi le mani tra i capelli bagnati, lui mi prese in braccio e mi sbatté contro la parete.
C’era eccitazione, voglia di conoscerci ancora l’un l’altra e... qualcos’altro che non sapevo ben definire.
Si staccò un po’ e prese il bagnoschiuma. Iniziò ad insaponarmi il corpo, mentre io presi lo shampoo e glielo passai sui capelli.
Era una cosa davvero eccitante. Eravamo in equilibrio precario, ma stranamente stavamo in piedi anche così. Un’unione perfetta.
Ci sciacquammo da shampoo e bagnoschiuma e riprendemmo a baciarci appassionatamente.
-Prendi la pillola?- mi chiese con il fiatone dovuto ai baci intensi.
-No- risposi senza fiato.
-Allora mi dispiace, ma si bagnerà il letto- e mi trascinò fuori dal bagno, buttandoci sul letto.
-Non resistevo più-disse baciandomi.
-Non dovevamo parlare noi?- ricordai io, senza comunque la minima intenzione di interrompere quello che stavamo facendo.
-Più tardi magari. Ora devo farti mia- disse con la voce roca.
Non resistetti e gli saltai addosso. Lo baciai con una foga mai avuta e da lì in poi si ripeté la stessa esperienza della sera prima. Stesso senso di completezza e ancora quel qualcosa senza nome.
Ci accasciammo stanchi e soddisfatti sul letto, abbracciandoci.
-Parliamo qui adesso o prima facciamo colazione?- chiese Simone.
-Ma che ore sono?- chiesi io.
-Le..- guardò l’orologio –dieci e mezza. Perché?-
-Oddio! Io dovevo andare in università questa mattina!- mi lamentai io.
-Suppongo che le lezioni di anatomia siano state più interessanti...- disse lui malizioso.
-Scemo!- e gli tirai una manata scherzosa sul petto scolpito.
-Per me sicuramente sì- disse rituffandosi sulle mie labbra.
 
 


 
Pov Simone
 
-Per me sicuramente sì- dissi ribaciandola.
Era bellissimo baciarla. Ed era stato altrettanto bello fare l’amore con lei. Perché sì, quello non era stato sesso e basta. Provavo qualcosa di forte per lei, che probabilmente non era ancora amore ma poco ci mancava.
La sera prima, appena lei si era addormentata, io non riuscivo a togliermi il sorriso dalla faccia e, quella mattina, svegliandomi tra le sue braccia, con lei che mi accarezzava i capelli, ero stato la persona più felice della terra.
Quel suo splendido sorriso, il suo corpo magnifico... avevo preso una bella sbandata!
-Alt! Alt! Alt! Se continui così finiremo per aggrovigliarci di nuovo tra le coperte!- disse e mi allontanò di poco.
 Io risi.
-Che hai adesso?- chiese.
-Sei poco credibile come autoritaria. Hai i capelli tutti arruffati e le labbra rosse e gonfie- risposi –Ma sei terribilmente bella- dissi sincero.
Lei arrossì e io le accarezzai una guancia imporporata.
Si avvicinò e mi diede un bacio a fior si labbra, ma per mia sfortuna si allontanò alzandosi dal letto e portandosi dietro il lenzuolo.
-Ehi! e io?- dissi facendo riferimento alla mia nudità.
Mi lanciò i boxer ridendo, poi prese delle mutande da un cassetto per lei e se le mise. Si girò verso di me con la mia camicia tra le mani.
-Posso?- chiese.
Annuii –La trovo una cosa estremamente sexy- dissi.
-Cosa?-
-Che tu vada in giro per casa con solo qualcosa di mio addosso- ghignai.
Lei sorrise, poi mi lanciò i pantaloni.
-Su, andiamo a fare colazione-
 
Poco dopo stavamo mangiando qualcosa ed era arrivato il momento di parlare.
-I-io vorrei dirti una cosa- iniziai ad agitarmi. Io non avevo la minima idea di come l’avrebbe presa. Se non voleva una relazione? Se non voleva me?
-Ehi, che succede?- mi chiese. Mi accarezzò la mano con la sua e io mi tranquillizzai un po’.
Vedevo curiosità e un po’ di preoccupazione sul suo volto...
-T-tu mi piaci. Tanto, tanti-tissimo- balbettai.
-Davvero?-
 

 
 
 
 





 
 
Lo spazio di Kia:
salve! Ho pubblicato già (si fa per dire!) perché non ne potevo più di aspettare le vostre recensioni! Solo una più un messaggio privato…
certo, non mi lamento, però una in più che vi costa?!
Spero che con questo capitolo le cose cambieranno….
Alloooore, che ne pensate??? Sono curiosa!
Recensite in tante!
Ho già iniziato a scrivere l’altro capitolo, quindi se lo volete scrivete tante recensioni! Vorrei arrivare a tre prima di pubblicare il prossimo!
Ora vi lascio, scusate ma devo fare latino e sono di fretta >.>
Bacioni dalla vostra Tokykia :*

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Capitolo 11
*** Intrusione ***


Cap 11
-Intrusione-

 
 
 



 
 
 
 
Pov Simone 



-Davvero?- mi chiese.
-Sì, dico davvero. Io-io vorrei provarci con te. Vuoi essere la mia ragazza?- dissi. Ero agitatissimo. Probabilmente non lo ero mai stato così tanto in vita mia.
Lei non dava segni di risposta. Era muta e con gli occhi spalancati.
-Ehm... Matilde? Ci sei?- dissi sventolandole una mano davanti agli occhi.
Lei scosse la testa, come risvegliata, ma rimase comunque zitta.
-Dimmi qualcosa, ti prego, o mi sentirò uno stupido!- esclamai.
-Q-quindi sei attratto da me?- disse finalmente.
-Sì, ma non solo. Io provo qualcosa per te, qualcosa di forte. Il tuo sorriso, i tuoi occhi, te... io non penso ad altro! E ieri sera, quando Cesco ci provava con te, ho provato gelosia. Mi dava veramente tanto fastidio! E poi davanti a Rachele ti ho baciato non per la storia del finto fidanzato, ma perché mi andava di farlo. Lo desideravo da giorni ormai. E tutto quello che è successo dopo... beh... è stato semplicemente magnifico- finì il mio discorso con un sorriso timido.
-Io non so che dire...- inizia –Davvero...- era tremendamente in imbarazzo, lo si notava. Si stava torturando le mani e il labbro inferiore. Era assurdamente bella anche così. Anzi, soprattutto così, con quell’aria da bambina spaesata e indecisa. Speravo solo che la sua indecisione non si trasformasse in una risposta negativa.
-Dimmi solo che ci proverai anche tu. I-io mi sto innamorando di te- venne fuori finalmente. Lei spalancò gli occhi, non se lo aspettava proprio.
-No, tu mi stai prendendo in giro! Come fa uno ad innamorarsi di me? Tu stai di sicuro...- la interruppi, stava straparlando. Era davvero così insicura di sé?
-Ma cosa stai dicendo? Io mi chiederei piuttosto come si fa a non amarti! Sei perfetta, credimi- le accarezzai una guancia dolcemente –Dico sul serio- sorrisi e mi chinai per baciarla a fior di labbra.
-Fammici pensare. Io non ho chiari i miei sentimenti... sicuramente non mi sei indifferente, ma... non voglio affrettare le cose. E poi a mala pena ci conosciamo...-
-A me sta benissimo aspettare. Aspetterò il tempo necessario- risposi. Ed era vero: avrei aspettato per tutto il tempo che le fosse servito se poi sarebbe stata mia. Io l’avrei conquistata, l’avrei fatta innamorare di me come lei, inconsapevolmente, aveva fatto con me.
-Che ne dici di conoscerci un po’ adesso?- proposi.
-Ok!- rispose d’accordo lei –Comincia tu-
-Uhm... non so... fammi una domanda-
-Ok... Hai dei fratelli?-
-No, figlio unico. Tu?-
-Ho un fratello. Ci siamo sempre sopportati poco, ma da quando me ne sono andata di casa ci siamo avvicinati di più. Come mai non ti ho conosciuto prima? Infondo sei un amico di Michele...- chiese lei.
-Sono stato in un’altra città in questi anni- dissi. Già, con i miei genitori...
-Oh, capisco.... Vediamo... che potrei chiederti... Fai qualche sport?-
-Vado in palestra, sono un istruttore di box. Tu?-
-Wow un istruttore di box? Non me l’aspettavo! Comunque no. Io e lo sport siamo agli antipodi. Già è tanto se porto a spasso il cane...- ridacchiai a quell’affermazione.
-Hai un cane?- domandai curioso.
-Sì, a casa dei miei. Ha sei anni e si chiama Max-
-Bel nome- dissi.
-Tu hai degli animali?- mi chiese.
-Al momento no, ma ne ho avuti. Anche se ne vorrei uno...- dissi –Quand’è il tuo compleanno?- continuai.
-Il 9 gennaio. Il tuo?-
-Il 23 marzo-
La baciai di nuovo, senza una ragione precisa, lentamente e dolcemente, fino a quando il campanello ci interruppe.
-Chi sarà a quest’ora?- disse Matilde alzandosi per andare ad aprire. Me ne andai nell’altra stanza, per non farmi troppo gli affari suoi. Io stavo sperando che non fosse un ragazzo, perché era andata vestita solo con la mia camicia, lasciando scoperte le sue favolose gambe, e sicuramente il visitatore avrebbe approfittato troppo di quella vista per i miei gusti. Comunque si sentiva, quindi in caso sarei intervenuto.
-Depravata! Si risponde al cellulare!- disse una voce, che riconobbi come quella di Carlotta.
-Cellulare? Non ho sentito nien... - si fermò guardando la borsa per terra affianco alla porta –Oh. L’ho lasciato dentro la borsa!- costatò.
-Potevi almeno avvisare che non saresti andata in università! Sai quanto ci siamo preoccupate?!- sbottò un’altra voce, questa volta a me sconosciuta.
-Lo so scusate, ma... ehm... non ci ho pensato..- era di sicuro tutta rossa, probabilmente stava pensando al motivo per cui non le aveva avvisate: la nostra... attività fisica, diciamo.
-Ti ho chiamato un’infinità di volte, ma non rispondevi. Ho chiamato Anna per sapere se aveva tue notizie e poi Giulia per vedere se eri almeno al lavoro!- continuò Carlotta.
-Invece eri qui a poltrire! Potevi degnarti di tirare fuori il telefono dalla borsa, almeno!- disse una terza voce.
-Scusate ragazze! Non l’ho fatto apposta, non arrabbiatevi!-
-Non siamo arrabbiate, eravamo solo preoccupate- dissero le tre insieme.
-Ma... perché hai su solo una camicia? E da uomo??!!- sentii gridare da una delle tre.
-Ehm... ecco, io... come dire...- disse, o meglio, cercò di dire, Matilde.
Io nel frattempo ridacchiavo, mi divertiva troppo sentirla in imbarazzo e in questo caso io ero indirettamente oggetto della conversazione, quindi volevo proprio vedere come se la sarebbe cavata!
-Tu questa notte hai fatto sesso!- affermò sicura una sua amica. E come darle torto? Indossava solo un indumento maschile, aveva i capelli arruffati e probabilmente ancora le labbra gonfie. I segni erano più che evidenti!
-I-i-io-balbettò lei non riuscendo a dire altro.
-Ah-ah! Sei in totale imbarazzo! Ci abbiamo azzeccato ragazze!- disse Carlotta.
-Spostati, sicuramente il tuo amante è ancora in casa per come sei conciata!- sentii Matilde protestare debolmente e poi la porta venir chiusa.
A quel punto andai anche io nel salottino, uscendo allo scoperto. Tanto che senso aveva rimanere nell’altra stanza? Così era notevolmente più divertente! Molto imbarazzante, ma divertente.
-Ehm... Salve!- dissi alzando la mano in segno di saluto. Le tre mi squadrarono da capo a piedi, ma la reazione di Carlotta fu la più divertente: spalancò gli occhi, vagò lo sguardo da me a Matilde e viceversa, poi gridò.
-Io lo sapevo!! L’ho capito subito che sarebbe successo!-disse, anzi urlò, sorridendo ampiamente.
Matilde la guardò stranita e io la seguii.
-Come lo sapevi?- chiese.
-Ma sì, si vedeva! Sia per te che per lui! E Michi appoggiava appieno la mia teoria. Appena glielo dirò....-  iniziò già a macchinare lei.
-Spiegate anche a noi?-chiese quella bionda delle tre.
-Anna, Giulia, lui è Simone- disse Matilde.
-Aaaah, ora si spiega!
 
 
 


 
Pov Matilde
 


 
La sua rivelazione mi aveva lasciata completamente spiazzata. Non me l’aspettavo proprio! Chi l’avrebbe mai detto che qualcuno potesse interessarsi a me? Infatti, appena l’ha detto, non gli ho creduto. Io non sono tutto questo gran che, nessuno si era mai particolarmente interessato a me. Come i miei due ultimi ragazzi (e unici, se si tralascia il fidanzatino dei tempi delle medie), che, dopo avermi portato a letto qualche volta, si erano stufati e mi avevano scaricata per Rachele.
Facevo veramente fatica a crederci, ma in qualche modo mi ero fidata e avevo “accettato”. Avevo accettato di credergli, avevo accettato di scoprire i miei sentimenti con lui e avevo accettato di aprirmi.
Una cosa che mi sarei potuta immaginare era l’incursione delle mie amiche: la curiosità era parte integrante di quelle tre e il fatto che non avessi risposto alle loro telefonate aveva fatto aumentare essa e la preoccupazione.
Poi avevano una capacità innata, a quanto pareva, di capire tutto al volo. Come diavolo avevano intuito che quella notte avessi fatto qualcosa?!
-Vabbè, credo che sia ora di andare per me...- disse Simone. Lo guardai implorandolo di restare. Non poteva lasciarmi lì tra le grinfie delle tre investigatrici!
-Mi servirebbe la camicia...-
Andammo nella camera da letto, ancora con il letto sfatto, e io mi cambiai restituendogli la camicia.
-Sei proprio uno stronzo! Te ne vai lasciandomi sola ad affrontare un interrogatorio....- dissi imbronciata.
Mi stinse delicatamente tra le sue braccia e mi baciò sulla fronte.
-Scusa... Ma devo proprio andare...-
-Con me non attacca bello! L’ho capito che la situazione ti diverte! Sei sadico...- dissi.
-Non è vero, devo proprio andare!- disse tentando di trattenere le risate.
-Cattivo!- e mi sporsi per baciarlo. Un bacio lento e dolce, ma sempre più appassionato e travolgente. Aveva un buon sapore, sempre. Lo aveva ieri sera dopo aver bevuto una birra, lo aveva stamattina appena sveglio, lo aveva avuto dopo aver fatto colazione, lo aveva sotto la doccia e lo aveva anche in quel momento. I suoi baci si spostarono al collo, succhiando la pelle sensibile e facendola arrossare, mentre io gli accarezzavo i capelli.
-Muovetevi, voi due! Non fate schifezze in camera mentre ci siamo noi!- disse Giulia dall’altra stanza, mentre le altre due ridevano
Ci interruppemmo e tornammo di là subito dopo il richiamo.
-Ciao ragazze, ciao Matilde- disse avvicinandosi a me. Mi lasciò un dolce bacio sulle labbra e uscì dalla porta.
-Come siete carini!- ridacchiarono tutte e tre all’unisono.
-Sì sì, come volete. Comunque, con quell’  “Aaaah, ora si spiega” cosa volevate dire?- chiesi non capendo.
-Carissima Matilde, lo avevamo capito anche noi che sarebbe successo qualcosa, seppur non avessimo mai visto Simone- mi rispose Anna.
Le guardai al quanto stranita. Ma che diamine...?!
-Non ci guardare così. In varie conversazioni in cui veniva fuori l’argomento Simone, tu ne parlavi super coinvolta, ti animavi. Si vedeva che stavi iniziando a provare qualcosa per lui, anche quando lo insultavi- disse Carlotta –E anche lui era nella stessa situazione, a detta di Michele. Quindi era inevitabile che vi innamoraste l’uno dell’altro!-
-Ma io non so ancora se provo qualcosa per lui!- sussurrai quasi, non sapendo bene che dire.
Le tre si guardarono, ma non dissero niente.
-E ora, da brave amiche quali siamo- iniziò Giulia con faccia seria –Vogliamo tutti i dettagli della nottata!- disse, anzi urlò.
Mi trascinarono sul divano dove io raccontai tutto.
-... E poi siete arrivate voi e quello stronzetto mi ha lasciata sola con voi!-
-Caspita! Meno male che siamo arrivate o avreste passato tutto il giorno a rotolarvi tra le lenzuola!- disse Giulia.
-Ehi! Non solo vi siete introdotte impropriamente in casa mia, ma ora mi prendete anche in giro!- mi lamentai.
-Non ti stiamo prendendo in giro, è un dato di fatto! Basta guardare il tuo collo per capirlo- disse Anna indicando il segno rosso lasciato da Simone: un succhiotto.
Tra commenti maliziosi e frecciatine spiritose la giornata passò. Era sempre bello passare del tempo con loro. Anche se rotolarmi tra le lenzuola tutto il giorno, come dicevano loro, non mi sarebbe dispiaciuto per niente!










Lo spazio di Kia:
IO VI AMO!!!
mi avete lasciato cinque C-I-N-Q-U-E recenzioni! Ma io vi sposo tutte!!
Ormai il ritardo è abituale.... quindi credo che ci abbiate fatto l'abitudine.. -.-"
Comunque, vedo che il capitolo piccante vi è piaciuto, brave le mie pervertite ;) lo farò più spesso se ottengo tutte queste recensioni!
Ringrazio particolarmente 
MyLandOfDreams ,la sua recensione mi ha commossa! Spero che questo capitolo ti piaccia :)
Dovevo per forza aggiornare oggi, è il Best Day Ever! Non so in quante lo sanno... Ma esattamente tre anni fa alle 20.22 si formavano ufficialmente i One Direction! :3 Ci sono delle Directioners come me che leggono la storia???
Detto questo vi lascio!
Al prossimo aggiornamento!
Tokykia

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Capitolo 12
*** Vacanze... ma ci rilasseremo veramente? ***



Cap 12
-Vacanze... ma ci rilasseremo veramente?-
 
 
 
 
 
 

 
Ti prego fermati!-
-Dai, manca poco ormai, resisti!-
-Sto scoppiando, non ce la faccio più!-
 

La settimana era passata e tra me e Simone.... niente! Non era successo assolutamente niente!
Capivo che volesse lasciarmi i miei spazi e farmi prendere una decisione in pace, ma così era troppo!
Non si era avvicinato e io temevo che avesse cambiato idea... che l'attrazione che diceva di provare per me fosse sfumata?
Questa settimana l'avevo trascorsa facendo gli ultimi acquisti per Natale, visto che saremmo tornati a casa per la Vigilia e non avrei avuto tempo di comprare nulla.
La cosa più singolare, se così si più definire, l'avevo comprata con Giulia. Mi aveva convinta ad acquistarla dicendo che mi sarebbe stata utilissima e tra le risate avevo seguito il suo consiglio.
 
 

-Mi spieghi perché siamo entrate qui?- chiesi piuttosto scocciata alla mia amica.
-Devo prendere un regalo ad un'amica...-
-E perché ci hai trascinato anche me?- protestai.
-Perché quell'amica sei tu!- rispose Giulia.
-Cosa?! Io non lo voglio uno di quei cosi!- dissi indicando gli indumenti che Giulia stava guardando.
-Consideralo il mio regalo di Natale!-
-E che me lo compri a fare? Tanto non lo metterò mai! Non userò mai un completino succinto con il quale sono più le parti scoperte che quelle coperte dalla stoffa. Scordatelo!-
-E io invece sono convinta che lo userai! Hai due settimane intere per usarlo!-
La guardai stranita -Che vuoi dire?-
-Carissima ed ingenua amica mia, dove credi che dormirà Simone nei prossimi giorni se non nel tuo letto? Hai detto a Rachele che state insieme perciò non ti aspettare due letti singoli in camera!- minchia, non aveva tutti i torti!
-Quindi, qui entra in gioco la mitica Giulia! Con uno di questi addosso Simone non resisterà un attimo e ti salterà addosso appena ti vedrà!- disse con una faccia di ‘fidati di me che sarà così'
Le scoppiai a ridere in faccia.
-Così mi offendo- disse lei.
-Giu, non sono proprio il tipo che si concia in quel modo! Per di più per portarmi a letto Simone!- dissi ridendo ancora.
-Ma guarda che lo faccio anche per lui! Tu di sicuro andrai a dormire con uno di quei tuoi terribili pigiami e con la biancheria intima più semplice di questo mondo! Poverino, chissà che sofferenza!-
-Ora mi offendo io-dissi piccata.
-E dai fattelo comprare!! Ti do la possibilità di scegliere tra quelli che ti propongo!- disse facendo la faccia da cucciolo, con tanto di labbruccio tremolante in fuori.
-Va bene! M niente di troppo esagerato!-
Fece di sì con il capo e si immerse nella ricerca di un completino intimo per me.
-Ne uscirò pazza, ne sono sicura- dissi sconsolata iniziando a seguire quella matta per il negozio.
Dopo un po' avevo già le braccia piene delle cose che mi passava.
-Ecco. Ora scegli-
Li passai tutti in rassegna con lo sguardo, ma nessuno mi piaceva. O erano troppo pacchiani o troppo... TROPPO!
Poi ne vedi uno più semplice degli altri e scelsi quello. Come si dice... il male minore!
Era blu, le mutandine di pizzo semi-trasparente, tranne in mezzo alle gambe dove c'era della stoffa nera. Ovviamente era un tanga! Il reggiseno era nero ricoperto di pizzo blu senza spalline ma con un filo che partiva dalle due coppe che legato dietro al collo teneva su il tutto. L'unica pecca era che era un push-up... odiavo i push-up! Avevo il seno già abbastanza grosso, non mi servivano ulteriori aiuti! Ma, come già detto, era il meno peggio, gli altri erano decisamente più... scoprenti.
 
-Buon viaggio amica mia! E mi raccomando: usalo!- mi disse Giulia quando mi riaccompagnò a casa.
-Grazie! E... ti farò sapere!- le feci un occhiolino e ridacchiai.
-Devo complimentarmi con Simone! Sei più disinibita ora!- scherzò lei.
-Ciao Giu!-
 
 

 
Chissà cosa sarebbe successo...
Comunque, ora eravamo in macchina diretti verso l'albergo in montagna e io stavo quasi per farmela addosso!
-Va bene, va bene. Mi fermo!- disse Simone esasperato.
Da quando avevo visto il cartello dell'autogrill un chilometro prima lo stavo assillando perché mi scappava da morire la pipì e non sarei riuscita a trattenermi oltre!
-Grazie!- dissi quando lo vidi mettere la freccia.
Parcheggiò e io scesi in un lampo dalla macchina, correndo verso la toilette della stazione di servizio.
Che sollievo!
Simone mi stava aspettando davanti alla porta del bagno delle donne, poggiato al muro e assorto nei suoi pensieri.
Mi avvicinai e non resistetti: lo baciai sorprendendolo.
-A cosa era dovuto questo?- chiese appena ci staccammo.
-Non ce la facevo più! È tutta la settimana che mi ignori!- gli dissi imbronciata.
-Scusa... è che pensavo che avresti voluto riflettere senza che ti ronzassi intorno...-
-Beh, hai pensato male! Ho creduto che ti fossi già stufato di me!-
Lui mi accarezzò le guance con entrambe le mani e mi diede un piccolo bacio sulle labbra.
-Non devi pensarlo. Mi sembra di averti dimostrato quello che provo per te- mi disse guardandomi negli occhi.
-Sì, ma..-
-Niente ‘ma'- mi interruppe -Devi stare tranquilla. Non mi stancherò mai di te!- disse per poi baciarmi di nuovo.
Le persone che ci passavano accanto ci fissavano: in effetti vedere due che si baciavano davanti ai bagni di un autogrill non era proprio normale....
-Ehi voi due!- urlò qualcuno, facendoci staccare all'improvviso -Queste cose fatele a casa vostra!- ci girammo e notammo una vecchietta che ci guardava accigliata.
-È una dimostrazione d'amore, signora. Lei non ha un marito?- chiese Simone abbracciandomi.
La signora si infervorò ancora di più e disse: -Screanzato!- e se ne andò tutta alterata agitando il bastone.
Scoppiammo a ridere entrambi, poi ci rincamminammo verso la macchina.
 
 
-Arrivati!- esclamò Simone appena spense il motore della macchina.
-Che gioia- dissi ironicamente. Non avevo per niente voglia di vedere la brutta faccia piena di trucco di Rachele per tutto quel tempo! Ma mi ci voleva una vacanza e se questo avrebbe significato dover sopportare quell'arpia, allora lo avrei fatto.
-Dai, ci divertiremo-
Mi prese per mano ed entrammo nell'albergo, dove ad attenderci c'era la gallina con tutto il pollaio al seguito, cioè tutte le sue amichette.
-Mati!- squittì l'oca -Ben arrivata!- un sorriso più falso e plasticato del suo forse ce l'aveva solo Barbie. Ma, d'altronde, sembravano sorelle gemelle, quindi...
-Ciao Simone- disse con tono languido sbattendo quegli occhioni iper truccati.
-Ciao- disse lui non calcolandola più di tanto. Non potei che sorridere: ben le stava!
-Ciao- risposi io. Ci recammo alla reception e presentammo i documenti.
-Bene. Ecco le vostre chiavi- disse la receptionist -La vostra stanza è la 46, al terzo piano. Per qualunque informazione non esitate a chiedere. Godetevi il soggiorno!-
-Grazie mille- rispondemmo. Che signora gentile! Sembrava avere sui 50 anni, era robusta e con i capelli raccolti in uno chignon morbido con qualche capello bianco in evidenza. Vestita elegante, come il lavoro richiedeva, e un bel sorriso che sapeva di esperienza e di materno.
-Oh! Dimenticavo!- ci fermò -Il pranzo è alle 12.45, la cena alle 19.45 e la colazione dalle 8.00 alle 10.00- disse cordiale.
-Ancora grazie. Arrivederci- risposi.
-Arrivederci-
-Ci vediamo per la cena!- urlò Rachele. Sempre la solita...
 
 

 
-Wow! Bella camera!- disse Simone entrando e guardandosi intorno.
-Non c'è che dire: almeno in questo Rachele ne ha fatta una buona- commentai.
Simone posò le valige e mi si avvicinò lentamente, fino ad essere ad un palmo dal mio naso.
-Che ne dici se la inauguriamo?- fece un ghigno malizioso, per poi prendermi per i fianchi e spingermi contro di lui.
-Non sarebbe male come idea... ma non credi che dovremmo...- mi interruppe baciandomi voracemente. Non potei che ricambiare il bacio, volendolo quanto, se non più, di lui.
Allacciai le mie braccia al suo collo e lui mi accarezzó la pelle della schiena sotto la maglietta e non so per quanto tempo rimanemmo in piedi in quella posizione.
Sta di fatto che dopo un po' qualcuno ci interruppe.
-Per piacere, queste cose fatele con la porta chiusa!- ridacchiò la voce. Ops, non avevamo chiuso la porta... capitemi, era stata la foga del bacio!
Ci girammo in contemporanea e vedemmo una Carlotta e un Michele alquanto divertiti.
-Questa è violazione della privacy altrui! Sciò! Sparite!- dissi io staccandomi da Simone e andando verso la porta.
-Tornate a trovarci in un momento più opportuno!- dissi ancora.
-E che si aspettava che vi sareste messi ad accoppiarvi appena arrivati qui!- si giustificò ridendo Michele.
-Ha ragione Matilde! Su, andatevene!- intervenne Simone, ridendo anche lui.
-Va bene, piccioncini. Vi lasciamo alla vostra intimità!- disse Carli.
-Mi raccomando: non fate troppo rumore!- disse Michi.
Se ne andarono ridendo e io mi affrettai a chiudere la porta a chiave!
-Non so tu, ma io ho bisogno di una doccia!- annunciai dirigendomi verso la valigia per prendere il cambio e andando poi verso il bagno.
Mi sentii afferrare per un braccio e sbattere contro la porta.
-Ti va di farla insieme a me?- ammiccò leccandosi sensualmente un labbro. Come si faceva a dire di no a tanta meraviglia?
In risposta aprii la porta del bagno e lo trascinai dentro con me. Mi svestii lentamente, mentre lui faceva lo stesso, anche se un po' più... agitato. Si poteva già notare qualcosa che si muoveva ai piani bassi...
Appena ci fummo tolti tutti i vestiti entrammo in doccia.
Mi avventai su di lui, appena aprì l'acqua, baciandolo e sbattendolo contro il box doccia. Mi prese in braccio e io allacciai le gambe attorno alla sua vita, cambiò le posizioni e finii io contro il muro.
Sentivo chiaramente qualcosa di duro tra le gambe.
-Non sai quanto... vorrei farti mia... qui e subito- ansimò mentre i suoi baci bollenti si spostavano sul mio collo.
-Ho iniziato... a prendere la pillola-
Sollevò il viso e mi guardò negli occhi.
-Dici sul serio?- chiese con una scintilla di eccitazione negli occhi.
-Sì- risposi semplicemente. E poi gemetti, gemetti vergognosamente quando entrò in me con una spinta decisa.
E mai come in quel momento ero stata più felice di aver seguito un consiglio di Carlotta. Già, perché me lo aveva detto lei di andare dalla ginecologa per iniziare a prendere la pillola. Santa Carlotta la dovevo fare. Grazie a lei, ora la doccia era il posto più erotico del mondo, per me.
Quei momenti furono quasi magici.
Ogni volta che io e Simone ci univamo tutto spariva. Tutto ciò che c'era intorno a noi, le preoccupazioni, il tempo che passava... tutto svaniva e rimanevamo solo noi e le mille emozioni che mi attraversavano quando stavo con lui.
-Ah.... Matilde...- gemette al mio orecchio. Quel suono, quella sua voce così roca mi fecero rabbrividire così tanto che per poco non venni!
Era una posizione alquanto scomoda quella in cui ci trovavamo, ma io stavo bene. Tra le sue braccia, stretta al suo corpo, lui dentro di me... sembrava di stare in paradiso!
Le spinte erano ormai veloci e forti ed io ero quasi al limite. Gli stavo graffiando le spalle a causa dell'intenso piacere, rischiando di lasciargli delle cicatrici. I nostri gemiti venivano coperti dall'acqua.
Sentii un bruciore espandersi per tutto il corpo e i muscoli indurirsi e rilassarsi di colpo. Venni gridando il suo nome e lui fece lo stesso gridando il mio.
Riprendemmo fiato e lui uscì da me. Mi lasciò piano e mi tenne per i fianchi, non avevo forza per rimanere in piedi da sola.
-Wow! È stato...- iniziò a dire lui.
-...Fantastico- finii di dire io. Ci sorridemmo e riprendemmo a baciarci, lentamente e più dolcemente di prima, mentre lui mi accarezzava piano la schiena.
Uscimmo dalla doccia e ci asciugammo.
Io ero sfinita, ma ormai era ora di cena e non avevo tempo per riposare. Così ci vestimmo e scendemmo al piano terra per aspettare Michele e Carlotta per cenare.
-Oh! Eccovi qui finalmente!- ancora lei... ma non potevano rinchiuderla da qualche parte e buttar via la chiave?!
Non ci dovevo pensare... dovevo godermi la vacanza! Ma ce l'avrei fatta con quella che mi e ci ronzava sempre intorno?
-Ma guarda chi c'è!- sentì una voce maschile avvicinarsi a noi -Da quanto tempo non ci si vede, eh?- ‘O mio Dio! Anche lui no! Vi prego risparmiatemi!' pensai.














Lo spazio di Kia: 
starete pensano 'Guarda chi si rivede!'
Lo so, scusate... ma ho avuto problemi con il computer! :(
il capitolo è pronto da due settimane ormai, ma il pc è impazzito! Solo ora è tornato tutto alla normalità....
Chiedo umilmente perdono!!!
Me le lasciate tre recensioni??
Allo scorso capitolo ce ne sono state due, una in più riuscite a lasciarmela???
Dunque, scene hot a go go, ormai! Beh, è raiting arancione, no? ahahah spero apprezziate e, se sono scene esagerate, ditemelo che vedrò di descrivere meno... meno! XD
Chissà chi è la persona che compare nell'ultima scena... Per saperlo dovete lasciarmi tre recensioni!
Vabbò, vi saluto! Per qualsiasi cosa sono disponibile! Nella mia pagina trovate anche il profilo twitter :)
A presto babes! ;)

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