«I hope I've filled that hole within your soul»

di broken wings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunday Morning Call (cap. 1°) ***
Capitolo 2: *** Little By Little (cap. 2°) ***
Capitolo 3: *** All Around The World (cap. 3°) ***
Capitolo 4: *** Cigarettes And Alcohol (cap. 4°) ***
Capitolo 5: *** Where Did It All Go Wrong? (cap. 5°) ***
Capitolo 6: *** Talk Tonight (cap. 6°) ***
Capitolo 7: *** Stop Crying Your Heart Out (cap. 7°) ***
Capitolo 8: *** Thank You For The Good Times (cap. 8°) ***
Capitolo 9: *** Acquiesce (cap. 9°) ***
Capitolo 10: *** Married With A Children (cap. 10°) ***
Capitolo 11: *** Don't Look Back In Anger (cap. 11°) ***



Capitolo 1
*** Sunday Morning Call (cap. 1°) ***


You need more time,
Because your thoughts and words won't last forever more.
But I'm not sure if it will ever work out right.
But it's ok,it's alright.
When you're lonely,
And you start to hear the little voices in your head at night,
You will only snip away the tears. 
So you can dance until the morning light, at what price?

Sunday Morning Call, una chiamata di domenica mattina, perché è di domenica mattina che cominciò tutto.. O meglio, per essere precisi cominciò tutto a Manchester nel 1991, quando Paul Arthurs, Paul McGuian, Tony McCarroll, Liam e Noel Gallagher fondarono il gruppo musicale degli Oasis. Una band destinata ad entrare nei cuori di tante, tante e ancora tante persone.

Furono stati soprannominati come i nuovi Beatles, ed effettivamente in Gran Bretagna non si vedeva un gruppo di tale successo da quando i Fab Four si divisero.
Ci sono ragazzi e ragazze che sono cresciuti con la loro musica nelle orecchie, gli ultimi vinili, i CD sempre meno comprati, eppure sempre con un intenso rapporto con questa forma di arte.
Tra queste persone troviamo lei, Laura, per gli amici Lyla (come la canzone appunto degli Oasis).
La mamma le ha raccontato che quando lei nacque si sentiva qualcuno in corridoio intonare Live Forever, e sembrava già un buon augurio per la vita della bambina.
Così, tornata a casa la madre comprò l'album Definitely Maybe e passarano mesi e mesi prima che la donna smettesse di ascoltarlo quotidianamente. La passione per quella band poi svanì, e il CD rimase impolverato in un cassetto del comodino.
Ma quando una persona è destinata ad avere qualcosa, che lo voglia o meno, riuscirà sempre ad appartenerle di nuovo.
Lyla apparteneva alla musica di Liam e Noel, era destinata alle loro parole perché quei testi erano scritti per lei, quelle voci erano come calamita per il suo udito e sopratutto per il suo cuore. Loro era tutto ciò che aveva sempre avuto accanto, e quando le ragazze della sua età facevano shopping comprando dieci tonalità diverse di smalti rosa, lei entrava nei pochi negozi di dischi rimasti in città e ci rimaneva per ore. La curiosità nei confronti della band era nata quando aveva soli otto anni, quando cominciò a rovistare il famoso cassetto, temendo che sua sorella le avesse nascosto lì la bambola Polly. Ma invece di trovare la sua amichetta d'infanzia, trovò i suoi compagni della vita.
Ancora era piccola, capiva poco se non niente d'inglese, ma aveva già deciso la sua strada: avrebbe imparato quella lingua il più approfonditamente possibile, l'avrebbe studiata anche da sola in camera se fosse stata costretta a farlo. Per le scuole superiori scelse il linguistico, e anche se alla fine tutto ciò che aveva bisogno di dire loro era un semplice «Grazie», acquisì una pronuncia davvero buona e anche durante i suoi viaggi in Inghilterra dimostrò di saper dialogare davvero bene.
Durante l'università proseguì gli studi nelle lingue, e quando gli Oasis si sciolsero le crollò il mondo addosso.
Tuttavia il suo obiettivo era sempre lo stesso, anzi, ora aveva una forza in più con se: la grinta, e forse anche la troppa autostima che la spingeva non solo a ringraziarli o a dirgli quanto li amasse. Voleva parlare con loro, voleva conoscerli, voleva sentirselo dire di fronte ai propri occhi «con gli Oasis ho chiuso per sempre».
Era una mattina di domenica quando decise di alzare il culo e farlo, farlo davvero.
Aveva parlato spesso dei suoi progetti, di cosa avrebbe fatto in futuro, dei suoi obiettivi; aveva immaginato spesso la sua vita da adulta, aveva immaginato un incontro con i suoi idoli e anche una loro riunione. Peccato che utilizzava sempre un verbo al condizionale, mai al futuro semplice, mai qualcosa di deciso e di stabilito.
Ma le idee non diventano realtà se non si fa qualcosa, e quella domenica mattina decise di farlo finalmente.
Prese i biglietti per un aereo che andava dritto dritto a Londra, prenotò una stanza per una persona in un Hotel da due giorni e una notte, fece la valigia, si prese dei soldi che custodiva in banca da tempo e partì, così, da un giorno all'altro.
Certo, si era informata su dei possibili tour, e Noel effettivamente doveva trovarsi in America in quel periodo. Ma lei puntava su Liam. Era da sempre stato il suo preferito, perché sotto quello sguardo da cane pronto a sbranarti con una sola parola, secondo lei, c'era un Liam che evitava di nascondere alla stampa, ai fans e probabilmente al mondo intero. C'era un Liam fragile, che si rifugiava nelle sigarette e nelle scopate con ragazze sconosciute. C'era un Liam stanco di tutto e di tutti, un Liam sincero e diretto, uno di quelli senza peli sulla lingua, che nonostante le mille telecamere puntate contro i suoi occhi, rimaneva lo stesso ragazzo di Manchester degli anni '80.
Lo amava per quel poco che sapeva di lui, perché con quel poco che sapeva di lui si era lasciato amare.


NB: Questa storia è assolutamente frutto della mia immaginazione, pertanto non si intende assolutamente offendere in alcun modo ogni personaggio davvero esistente in questo racconto (Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nicole Appleton, Sara MacDonald e compagnia bella). Lyla è inoltre un personaggio puramente inventato, come il resto della storia.

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Capitolo 2
*** Little By Little (cap. 2°) ***


But my God woke up on the wrong side of his bed,
And it just don't matter now.
Because little by little,
We gave you everything you ever dreamed of.
Little by little,
The wheels of your life have slowly fallen off. Little by little,
You have to give it all in all your life.
And all the time,
I just ask myself why you're really here?


Little By Little, perché soltanto poco a poco si conquistano le cose. Poco a poco, perché si ha raramente ciò che si vuole, e quando lo si conquista c'è sempre bisogno di tempo, o sacrifici per ottenerlo. È così anche in questo caso, perché la carissima Lyla, il primo giorno, non risolve un'emerito cazzo.
Che ingenua che è stata. Una città di sette milioni cinquecentocinquantasei mila e novecentocinque persone, e ti aspetti di trovare la casa del tuo idolo in un pomeriggio? Oh, meno film della Disney, insomma.
Tuttavia si fece una bella visitina di Londra, incluso Abbey Road e il Beatles Store. Tempo di aggiornare un fottutissimo stato su facebook, che ricevette un commento:
« Che ci fai qui? Non la vieni a trovare la tua cuginetta? »
« Sei qui a Londra?! E chi se lo ricordava! Perdonami. Domani comunque io parto! »
« Come mai? Non sei qui per l'anno sabbatico? »
« Sarebbe una buona idea, ma purtroppo non è così! »
« Io ho un appartamento in Berkely Street, se vuoi vieni a trovarmi! »
« Parto domani, magari un'altra volta. Grazie. »
« Io ti aspetto! »
Il giorno seguente partì, tornò a casa con il restante denaro che le era rimasto e tra i racconti veloci delle strade londinesi a sua madre, accennò anche al fatto che sua cugina alloggiava a Londra.
« Potresti davvero fare un anno sabbatico, sei così brava in inglese. Potresti trovarti un lavoro, alloggiare in un appartamento e poi tornartene all'università tra undici mesi con tutta la preparazione che hai avuto. »
« Mamma, mia cugina sta con le sue amiche, la sua vita. Io non conoscerei nessuno a parte lei. Non è tanto facile come cosa. »
« Ti sei preparata un viaggio per Londra in mezz'ora! Tua cugina ha quattro anni più di te, conoscerà un posto dove lavorare anche da cameriera. Sarebbe una buona esperienza, ti farebbe crescere sotto molti punti di vista. Buttati! Buttati sul serio! »
« Ma, mamma io.. »
« Pensaci su, ok? »

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Capitolo 3
*** All Around The World (cap. 3°) ***


It's a bit early in the midnight hour for me,
To go through all the things that I want to be.
I don't believe in everything I see.
Y'know I'm blind,
So why d'you disagree?
Take me away,
Because I just don't want to stay.


[...] « No, mamma. Sto bene qui. Non posso lasciare tutto questo per undici mesi. Qui c'è tutto di cui ho bisogno, tutto quello che in fondo ho sempre desiderato. Un'università, una buona famiglia, un buon ragazzo e delle buone amiche. Sto bene così mamma, non ho bisogno di complicarmi la vita. »

Due mesi dopo.

Le prese violentemente il braccio.
« Lasciami cazzo, mollami! »
Lui rise, con la risata più squallida che lei avesse mai sentito.
« Dai Lyla, non fare la sciocca. Vieni qui. »
Puzzava di alcohol e aveva gli occhi rossi.
« Devi smetterla di uscire con loro. Hai visto come cazzo ti riducono? Sei fatto e sbronzo. Vattene a casa. Ne riparleremo poi, ma tanto le cose non cambiano. »
« Oh, non fare la sciocca. Io a casa non ci torno, e tu non mi lasci, hai capito stronzetta? »
« Vattene da quelle puttane delle tue amiche. Vattene da Valentina. Perché stai ancora con me?! Lasciami. »
Non appena pronunciò quel nome, il volto di Francesco si fece serio, anzi, cattivo. Come se stesse covando dentro di se un uragano, nascosto da qualche parte. Le diede uno schiaffo in viso e gli amici iniziarono a ridere. Rise anche lui.
« Fra, non si toccano le femmine, non lo sai? »
Ciancicò un suo amico, Diego, se non sbaglio, che lanciò come se niente fosse, la bottiglia vuota di vino che teneva in mano sul fianco della ragazza. Qualcuno del gruppo continuò a ridere, qualcun altro se ne andò, Lyla cadde a terra dolorante. Aveva il sangue che le pulsava nelle vene, vide chiaramente una chiazza rossa formarsi nella sua maglietta grigia aderente. Francesco guardava perplesso la scena, poi decise di andarsene.
« Dove cazzo vai?! E' la tua ragazza quella. »
Gli disse un ragazzo del gruppo.
« Mi vuole lasciare. Non è la mia ragazza! »
Diego rise, ma ormai non si divertiva più nessuno. « Insomma me ne prendo cura io, di lei?! » Ma ormai Francesco era troppo lontano per sentirlo. Lui si accucciò di fronte a lei, aveva i denti gialli e puzzava tremendamente.
« Allora ci ha lasciati soli.. »
« Vattene.. »
Mormorò la ragazza. La ferita le faceva male da morire. Sentiva taglietti sulla pelle ovunque, ma non aveva la forza di alzarsi.
« Oh, quanto sei poco cordiale. Se vuoi ti faccio passare l'acidume. »
Si slacciò i pantaloni e le diede uno schiaffo in volto per farla stare zitta. Ma lei urlava e non aveva intenzione di smettere. A quel punto i restanti ragazzi decisero che forse era ora di smetterla.
« Se vuoi spararti una sega fai pure, però non ce ne passiamo, che la ragazza si sta cominciando a spaventare. »
Forse per l'ansia, forse per il dolore, forse perché non ne poteva più, Lyla svenne e quando si risvegliò voleva fare soltanto una cosa: andarsene a Londra.

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Capitolo 4
*** Cigarettes And Alcohol (cap. 4°) ***


Is it my imagination or have I finally found something worth living for?
I was looking for some action, but all I found was cigarettes and alcohol.
You could wait for a lifetime to spend your days in the sunshine.
You might as well do the white line because when it comes on top..
You gotta make it happen!
Is it worth the aggravation to find yourself a job when there's nothing worth working for?
It's a crazy situation but all I need are cigarettes and alcohol.


« Più birra per il signor McGreen, Lyla. »
Assurdo pensare al fatto che scappando da un paese, dalle brutte esperienze con l'alcohol e da tutti i problemi che ne derivano, ci si ritrovi a lavorare in un pub per quarantenni ubriachi in cerca di donne per una notte.
Viveva a Londra ormai da due anni e aveva addirittura trovato un buon appartamento dove vivere da sola. Nonostante le continue chiamate di sua madre nei primi mesi, lei non tornò più in Italia e sopratutto non ebbe più contatti con nessuno dei suoi vecchi amici o conoscenti.
Aveva una nuova vita, non aveva più interessi o grandi obiettivi, e nonostante tutto, spesso finiva per sbronzarsi con la compagnia del pub. Aveva totalmente cancellato il passato, tutta la sua vita, tutte le sue passioni, tutto. Non si chiamava più Laura, era sempre e solo Lyla. Era svanita anche la sua passione per gli Oasis: non sapeva più nulla di loro, dei loro fottuti progetti da solisti o della loro cazzuta vita privata. Sapeva soltanto che Tim usciva con una certa Caroline e che Jasmine era in pausa riflessiva, nonostante ogni tanto venisse qualche bel ragazzo per portarla a casa.
Nonostante le canne di troppo e gli sbocchi post-sbornia, si trovava bene in quell'ambiente. Non lavorava affannatamente perché sotto quel punto di vista erano un po' tutti fratelli. Si prese una birra e si sedette su una vecchia poltrona grigiastra sull'angolo della stanza, accanto a un piccolo tavolino con una candela rosacea. In tv era appena iniziata la partita Chelsea vs Manchester City. Vicino a lei c'era un ragazzo, avrà avuto non più di trentacinque anni al telefono.
« Cazzo, dimmi. »
Annuiva preoccupato ed intanto sorseggiava il suo cocktail.
« Oh, fanculo. E' una puttana. Ancora non l'hai capito? Non potete restare insieme al lungo. E' durata pure troppo! Cazzo, non ti deprimere. C'è il City in tv stasera. Non rompere i coglioni e vieni. »
Si voltò verso Lyla e le chiese gestualmente di prenderle una birra. Si alzò sbuffando, prese una bottiglia piccola e gliela porse. Intanto lui continuava a parlare.
« Che c'è? Hai paura di finire per fare nuovamente a botte con qualcuno, tipo i vecchi tempi? Prenditi un po' di svago, dannazione. Non sembri più tu. Io ti aspetto. L'indirizzo ce l'hai. Muoviti e non rompere, che sennò finisce pure il primo tempo. »
Attaccò il telefono e si voltò verso Lyla.
« Stai con il Chelsea? »
« Credevo mi conoscessi bene. Io sto con il City, Paul. »
« Cazzo mi stai dicendo? Mi fai schifo. »
« Ti faccio schifo? Bene, mi devi una birra, non l'hai pagata. Eri preso dalla telefonata. »
Il ragazzo rise, poi la guardò dritta negli occhi e con la voce un po' rauca le disse:
« Oggi ti faccio conoscere un mio caro amico. Forse è un po' troppo vecchio per te, ma sicuramente renderò il debito. »
Lei posò la mano sulla sua spalla e rise.
« Devi aver bevuto troppo anche questa sera. »
« Meno stronzate, tieni. » E le passò una canna che lei accettò volentieri.
Passò altri quindici minuti tra tiri e sorsi di vodka, dal momento che il suo turno era finito da praticamente mezz'ora. Ma lei restava spesso lì fino a tardi, la deprimeva troppo restare in appartamento di sabato sera, anche perché nessuno vi era mai entrato, ad esclusione di Lyla ovviamente.
Quando l'amico di Paul arrivò, lei era già abbastanza partita.
« Finalmente sei venuto. Lei è Lyla, lavora qui. E' un ottima compagna di sbronze. »
« Hey, ciao amico! » rispose la ragazza alzando anche la mano.
Si presentarono, lei ricorda poco se non niente di quella sera, ma parlarono di calcio e da lì lei si trovò subito in accordo con l'uomo.
« Ma quanti cazzo di anni hai?! » sbottò improvvisamente. Non ascoltò neppure la risposta, ma presto aggiunse: « Sei fottutamente figo. »
Paul rideva così forte che si ritrovarono a non seguire praticamente più nulla della partita. Lyla era davvero una bella ragazza, aveva dei capelli neri con degli occhi verdi ed espressivi. La carnagione chiara, qualche lentiggine qua e là ed un fisico mozzafiato. Dimostrava senz'altro più anni di quanti ne avesse, forse per questo andò a finire come andò.
Quando Paul se ne andò dal locale, l'uomo le offrì di accompagnarla a casa. Lei accettò.

La mattina seguente
La ragazza si svegliò con un assordante mal di testa, e una musica, una voce familiare alle orecchie.
She's not anyone.. She's not anyone.. A man can never dream these kind of things, especially when she came and spread her wings.. Whisper in my ear the things I'd like. Then she flew away into the night..
« Cazzo.. ho lasciato lo stereo acceso! Merda. »
Borbottò Lyla. Poi spalancò gli occhi, e cercò di ricordare ciò che era accaduto la scorsa sera. Ricordava soltanto due occhi, due fottuti e spettacolari occhi che la guardavano. Ricordava una risata e una voce sporca, rovinata e affatto pura o profonda. Ricordava delle grandi mani nei suoi capelli, una bocca dalle labbra morbide. Non ricordava molto, ma capì subito di esser stata a letto con qualcuno.
Non ci volle molto prima che si voltò dall'altro lato della stanza e lo vide seduto sulla sedia con la sua chitarra, a cantare. Lui era preso dalla canzone, Songbird, non la vide né la sentì svegliarsi. Lei rimase paralizzata a guardarlo, credendo che dovesse svanire da un momento all'altro. Inizialmente credette di essersi presa qualche fungo allucinogeno. Ma dannazione, lui era lì, era vero.. era lui. Improvvisamente si ricordò di quanto da ragazzina se l'era immaginato, si ricordò della giornatina a Londra in cerca di lui, si ricordò di come si sentì la prima volta che ascoltò la sua voce. E si sentiva come quel giorno. Aveva le lacrime agli occhi, tremava ed in parte era anche spaventata. Continuò a guardarlo in silenzio, sembrava ringiovanito. Più gli anni passavano, più si faceva affascinante e bello. Terminò la canzone, a quel punto lui la guardò, la vide sveglia. Lei sorrise e lui fece lo stesso, e gli disse:
« Me la canteresti Lyla? »
Il suo sorriso si spense.
« Tu mi conosci? »
« C'è qualcuno che non ti conosce? Sei stato il mio idolo da bambina! »
Non riuscì a controllare quella parole, ma non appena le ebbe dette, capì subito che non avrebbe dovuto dirle. Lui fece un rapido calcolo, poi una faccia esterrefatta, poi impaurita, poi arrabbiata.
« Bambina? Una fottuta bambina?! Potrei essere il tuo cazzo di padre! Quanti cazzo di anni hai? Merda! Io.. Dimmi quanti fottuti soldi vuoi, nessuno deve sapere di questa storia, nessun fottuto giornale. Merda! »
Gettò la chitarra a terra, si avvicinò al giacchetto, cercò nella tasca il borsellino furiosamente. Lyla lo guardava sconvolta, immobile.
« Non.. Non voglio niente »
« Prenditi i tuoi fottuti soldi. Scusa. Mi dispiace. Se soltanto lo avessi saputo.. Io non ti avrei chiesto nulla. Scusa. Non sembri una chiacchierona.. Posso fidarmi di te, no? Ho dei figli, un tour da fare.. Io.. Perdonami. »
La guardò frettolosamente, si voltò verso la porta, e prima che lei potesse fiatare aggiunse:
« Devo andare. Capiscimi.. Non volevo »
Lei rimase in quella posizione per altri cinque minuti, poi prese la chitarra che aveva lasciato a terra, la accarezzò, strimpellò qualche nota, e appoggiandola al cuscino dove poche ore prima dormiva Liam Gallagher, si addormentò sperando che una volta risvegliata avrebbe trovato l'effettivo ragazzo con cui aveva fatto sesso la sera prima. Perché sperava vivamente che era stato tutto un fottuto sogno (o incubo?), lo sperava davvero.

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Capitolo 5
*** Where Did It All Go Wrong? (cap. 5°) ***


But I hope you know that it won't let go,
It sticks around with you until the day you die.
And I hope you know that it's touch and go.
I hope the tears don't stain the world that waits outside.
Where did it all go wrong?
And until you've repaid the dreams you've bought for your lies,
You'll be cast away alone under stormy skies.


Ovviamente non era stato nessun sogno, nessun fungo allucinogeno, nessuna immaginazione. Era stato tutto vero.
Aveva davvero fatto sesso con il suo idolo da adolescente, che tra le altre cose, aveva anche ventidue anni più di lei, una moglie, dei figli e una carriera ancora in vigore. Si alzò a mezzogiorno, oggi aveva il turno dalle 21.00 alle 5.00 del mattino. Si stropicciò gli occhi, posò una mano sulla chitarra e poi si alzò. Rifece lentamente il letto, sbadigliò, sistemò tutti i panni che erano ancora a terra dalla sera prima e passando di fronte allo specchio notò i suoi occhi gonfi e rossi. Doveva aver pianto. Notò anche il cellulare di Our Kid lasciato distrattamente sulla poltrona, ma non ci fece tanto caso, lo lasciò lì come se da un momento all'altro sarebbe sparito insieme a tutte le brutte emozioni che avevan preso il sopravvento su di lei. Si fece una doccia veloce, aveva lo stomaco sottosopra e davanti un pomeriggio da riempire, così accese il computer, andò su Google e digitò "Liam Gallagher".
Comparsero notizie su notizie che non seguiva da due anni ormai, dove si annunciavano riunioni con gli Oasis (poi puntualmente smentite), querele, insulti, apparenti riappacificazioni con Noel, e infine delle notizie riguardo Nicole Appleton, la sua attuale moglie. Sembrava infatti che lei lo avesse cornificato con più di un uomo, più volte, e tra la lista degli amanti era presente anche Robbie Williams. Lyla scoppiò in un'amara risata. Proseguendo la lettura, lesse che i due sembravano essere in crisi e che il divorzio fosse più vicino che mai.
Ovviamente la ragazza non diede peso a quelle notizie: « I giornalisti si inventano di tutto.. » continuava a ripetersi nella mente. Decise di chiudere il tutto e spegnere il computer. Prima o poi Liam sarebbe dovuto tornare, almeno per il cellulare. Non ricevette alcuna chiamata, a proposito.
Aspettò settimane intere, non vedeva l'ora di tornare a casa sperando che qualcuno suonasse il campanello. Ma Liam non tornò.
D'altra parte, non vedeva l'ora di andare al pub, sperando di incontrare Paul e raccontargli tutto. Ma Paul non si fece più vivo.
Era arrabbiata con il mondo intero, ma sopratutto con se stessa. Aveva dato troppa importanza a tutto. Si era ripromessa di fregarsene, di voltare pagina, di cancellare quella fottuta notte del cazzo. Non ci riuscì. Era diventata fragile, persa, vuota, come se quella famosa mattina fosse scappata dalla porta, insieme a quell'uomo, anche la parte migliore di sé. La parte più forte, più sicura, più felice era sparita, e non suonava il campanello per voler tornare a casa.
Il cellulare era sempre lì, immobile, sulla poltrona. Decise di controllare gli sms, giusto per vedere se le voci con Nicole fossero vere o meno.
C'erano soltanto una decina di messaggi che dicevano all'incirca le stesse cose:
« A cena non torno. »
« Vai a prendere Lennon a scuola. Io ho da fare. »
« Falla finita. Smettila. »
Non soddisfarono la sua curiosità, ma si intuiva che i rapporti non erano dei migliori. Possibile che Liam avesse deciso di restare con una donna che lo tradiva così spudoratamente? Possibile che si fosse sentito in colpa (o schifato?) da Lyla, nonostante accettasse le corna di Nicole?
Andò sugli album fotografici del telefono. Vi erano foto su foto con i suoi figli, aveva un sorriso così sincero, allegro. Di Nicole non c'era alcuna traccia.
Andò sulla rubrica, era strapiena di numeri. Arrivò alla lettera "N", in cerca del numero della moglie.
- Naomi
- Nick
- Nicholas
- Nicole
- Noel
Si soffermò su quest'ultimo nome. Suo fratello.
Era stanca e furiosa con Liam. E aveva il suo cellulare che non si degnava di venirsi a riprendere. Doveva vendicarsi in qualche modo, no? Voleva divertirsi un pochino.
Nuovo messaggio:
Ciao.
Invio.
Continuò a ridere per i dieci minuti restanti. Probabilmente il fratello aveva cambiato numero, ma era comunque divertente. A fermare le sue risate, fu però la suoneria del telefono.
Nuovo messaggio.
Mittente: Noel.

« Cazzo. » Sussurrò la ragazza. Aprì l'sms e lesse:
Ciao anche a te, idiota.
Era un'opportunità che non poteva perdere. La situazione diventava seria.
Non sarà ora di smetterla di fare i fottuti cretini e far tornare gli Oasis? Ci aspettano tutti.
So del brutto periodo che stai vivendo. Mi dispiace per te e i tuoi figli. Ma prima risolvi i tuoi fottuti problemi. Non voglio far tornare i cazzo di Oasis e vederli rovinati di nuovo a causa di quella fottuta Nicole.
Lyla rimase con il cellulare in mano, non sapeva cosa rispondere. Aveva sbagliato. Era entrata troppo nei dettagli. Aveva letto cose delicate che non la riguardavano.
Ma Liam aveva lasciato il telefono nelle sue mani, e lo sapeva quali rischi avrebbe potuto correre.
Proprio quella sera, proprio quando cominciò a credere che la storia fosse ufficialmente finita, durante la pausa sigaretta, incontrò Paul. Camminava lungo il marciapiede, mani in tasca e gli occhi che la guardavano intensamente.
« Hey » disse lui quando le fu abbastanza vicino. Vide il volto afflitto, preoccupato e pensieroso della ragazza. Si sedette nei freddi gradini del pub, accanto a lei. « Ho sentito Liam. È partito per il tour con i BE il giorno stesso che.. Bhé, sì, insomma. Sai che intendo. »
Lyla fece un tiro con la sigaretta. Si fermò a fissare il vuoto e commentò dicendo:
« Mi ha trattato come fossi una puttana. Più piccola di lui, entrambi sbronzi, mi ha scopata e poi se n'è andato lasciandomi del denaro. Come una puttana. »
Paul la guardò negli occhi. « Lo sai che non l'ha fatto con cattiveria.. Sta passando un brutto periodo. E quei soldi te li ha dati per non farti parlare alla stampa. »
« Sai cosa ho fatto con quei soldi? Gli ho dato fuoco. In compenso mi ha lasciato il suo telefono e ho fatto quattro chiacchiere con Noel. »
Lui rise leggermente. « Sì, effettivamente era preoccupato che tu parlassi con Nicole, ma l'idea di suo fratello non lo aveva neanche sfiorato. Si è fatto un nuovo numero e mi ha chiesto di venire a riprendere il telefono. »
« E tu invece.. che ti rifai vivo dopo settimane.. Sono circondata da idioti! »
« Anche io ho avuto i miei problemi questi giorni. Ma sapevo che non avresti fatto nulla di cattivo con quel cellulare. »
« Se lo vuole se lo viene a riprendere. Lo sa dove abito, sa dove cercarmi e sa cosa potrei fare con quel cazzo di telefono. »
« Sei arrabbiata? »
« Inizialmente credevo di sì. Ma quando sei incazzata, basta dormirci sopra e poi passa tutto. Io sono ferita. Posso dormirci su giorni interi, ma ogni volta che apro gli occhi vorrei rivederlo lì sorridere con la mia chitarra. Ma lui non c'è. Sono stata la sua fottuta puttanella. Ed era il mio idolo, cazzo. Era il mio idolo.. »
Paul la abbracciò in silenzio. Prima di quella sera avevano sempre parlato di stronzate come la droga, o quanto reggeva l'alcohol, o cosa davano in TV. Eppure ora era lì, a consolarla e a capirla. Assurdo.
« Ora è in tour.. »
« In passato ha lasciato tour per andarsi a divertire con gli amici! »
« Ora è cambiato, è cresciuto. Non fa più certe stronzate. »
« Io invece penso sia un idiota. »
Si alzò giusto in tempo per coprirsi le lacrime. Tirò su con il naso e tornò al lavoro come se niente fosse. Paul la seguì con lo sguardo in silenzio. Non poteva farci niente.

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Capitolo 6
*** Talk Tonight (cap. 6°) ***


I'll never say that I won't ever make you cry.
And this I'll say, I don't know why.
I know I'm leavin' but I'll be back another day.
I wanna talk tonight until the mornin' light about how you saved my life.


"Nonostante tutto, il tour dei Beady Eye sembrava proseguire a gonfie vele.."
« Tim, per piacere, spegni questa cazzo di televisione prima che mandi a fuoco il locale. » sbottò Lyla mentre ripuliva un tavolino sporco di birra rovesciata. Soltanto ieri sera aveva parlato con Paul, e le sembrava che quel ragazzo stesse difendendo anche troppo quel puttanaro di Liam. Sentire nominare nuovamente quella band, la mandava in tutte le furie. Lavorare era divenuto ormai un punto di sfogo, di distrazione. Si sedeva e sentiva i clienti parlare dei loro problemi, degli ultimi licenziamenti e di quanto fosse difficile portare avanti una famiglia. Nonostante li trovasse tutti un po' troppo incoerenti e avrebbe voluto dir loro « Sveglia! I problemi non si risolvono bevendo. Crescete! », se ne stava zitta e cercava di dimenticarsi la sua vita, per quei dieci minuti.
Arrivò anche il momento di andarsene a casa, era letteralmente esausta e non vedeva l'ora di poter crollare sul letto e dormire un po'. Purtroppo il tempo di riposare era ancora lontano, ma lei non lo sapeva.
Di fronte la porta del suo appartamento, vide un uomo che seduto, con la testa fissava il pavimento. Controllò l'orologio e mormorò: « Guarda tu che cazzo mi tocca fare..»
Lyla lo riconobbe. Il cuore le partì all'impazzata, non riuscì a controllarlo. Fece un respiro profondo.
« Posso aiutarti in qualche modo? »
Tentò di far si che la sua voce non trasmettesse alcun tipo di emozione, ed effettivamente apparse abbastanza fredda.
L'uomo alzò lo sguardo, lei vide i suoi occhi verdi accesi, e pregò Dio che quella non fosse l'ultima volta in cui li avrebbe visti.
« Cominciavo a credere che non saresti tornata a casa. »
« Mi dispiace informarti che non sono una puttana. »
Liam si alzò. « Senti.. Mi dispiace fottutamente tanto per l'altra volta. »
Lyla aprì la porta e disse: « Non dire stronzate, dai. Non te ne frega proprio niente. Ora vado a prendere il telefono e ti faccio contento. »
« Non dire così, cazzo! »
« E' la verità. Sai.. Sai una cosa?! Leggevo spesso dei tuoi litigi con Noel. Lui diceva che tu fossi un idiota, che non te ne importasse nulla di nessuno, che non saresti mai cresciuto. Per quel poco che so di te, credo che Noel abbia sempre avuto totalmente ragione. »
« Non sai niente di me! Non mi conosci, merda! »
Lei lanciò il telefono rabbiosa e lui lo prese al volo con altrettanta rabbia.
« Vattene dai tuoi cazzo di Beady Eye. Hai appena perso una tua fan! »
« Sarà difficile, i Beady Eye si sono appena sciolti! »
« Non sei capace di tenere dritta neanche una cazzo di band, non sei capace a farti amare dai fans e neanche dalla tua fottuta moglie! » Lei era in lacrime, di nuovo. Ultimamente piangeva anche troppo, per i suoi gusti.
« Fanculo! Non sai un cazzo di me, della band, e neanche di mia moglie. Sei solo una bambina. Non potresti mai capire! »
« Tua moglie non ti ama. » sibilò Lyla.
« Non è vero! Siamo soltanto in una fottuta crisi che passeremo presto! » urlava, e sembrava che parlando tentasse di convincere non solo la ragazza che aveva di fronte, ma anche se stesso.
« In crisi?! Ti cornifica pubblicamente. Sarò una bambina ma almeno il significato della parola amore, credo di averlo compreso bene! »
« Ah, si?! E cosa sarebbe l'amore?! Sentiamo! » continuava ad urlare, sembrava fuori controllo.
« Cos'è l'amore?! » ripetè Lyla continuando ad urlare. Si avvicinò velocemente all'uomo, aveva le lacrime che le scendevano lentamente sulle guance e lo baciò. Non seppe neanche lei dove prese quel coraggio, quella faccia tosta, ma lo fece. Sentì le labbra fredde incontrare le sue e inizialmente lui rimase sconvolto, impassibile, gelido. Sentì la sua lingua aggrovigliarsi con quella della ragazza, sentiva tutto l'amore che aveva perso e lo ritrovò in un solo bacio. La lingua di Lyla non lasciava spazio ai problemi tra loro, non c'era spazio per le distanze che li tenevano separati, non c'era spazio per Nicole e tutti quei "ma" che li avrebbero potuti dividere. Lui spinse le sue labbra su quelle della ragazza. Si sentiva uno schifo, ma non poteva controllarsi. Lei si staccò non appena lui si abituò al tutto, e posò lentamente la sua mano sulla guancia di Liam, dove era caduta per sbaglio una lacrima di Lyla. Continuava a piangere, e poi aggiunse: « Questo è amore, cazzo. »
Gli chiuse la porta in faccia, non voleva vedere la sua reazione, perché sapeva che sarebbe stata negativa. Era troppo piccola per lui. Non lo conosceva affatto, era vero. Ed inoltre, che lui lo volesse o meno, era ancora sposato. Scivolò piano piano contro la porta, e rimase lì ferma e seduta, ignorando il fatto che, dall'altra parte, c'era Liam che singhiozzava piano proprio come lei.

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Capitolo 7
*** Stop Crying Your Heart Out (cap. 7°) ***


Hold up, hold on, don't be scared.
You'll never change what's been and gone.
May your smile, shine on, don't be scared.
Your destiny may keep you warm.
Because all of the stars are fading away,
Just try not to worry: you'll see them some day.
Take what you need and be on your way.
And stop crying your heart out.


Si dice che le disgrazie non arrivino mai una alla volta, ma piuttosto tutte insieme. Anche in questo caso la regola viene rispettata.
Erano le due di notte quando Liam decise finalmente di alzarsi da terra, di fare un profondo respiro e di abbandonare l'appartamento. Non era un bel periodo per lui, se n'erano accorti tutti. Aveva una confusione terrificante in testa e dei figli cresciuti a cui non si potevano più nascondere i problemi improvvisando soltanto un sorriso stampato in faccia. Aveva bisogno di chiarezza, di staccare la spina e di capire meglio in che situazione si stava trovando. Si passò velocemente la mano sugli occhi e ripropose con altrettanta velocità il tipico grugno incazzato alla Liam Gallagher.
Quattordici minuti e trentasette secondi dopo, squillò il telefono di Lyla.
« Mmmmh.. fanculo! » mormorò la ragazza, mentre si spostava nel letto. Arrivò a tastoni a toccare il telefono sopra il comodino, rispose alla chiamata e si posò il cellulare nell'orecchio sinistro. Fece un piccolo colpetto di tosse e si schiarì la voce.
« Pronto, chi è? » nonostante i suoi sforzi per far apparire la sua voce meno affaticata e più naturale possibile, il risultato fu comunque un disastro. Sentì balbettare dall'altra parte del telefono.
« Laura.. »
Era sua madre. Ormai la sentiva soltanto per gli auguri di Natale e di compleanno. Doveva esser successo qualcosa, era evidente.
« Sono io. Cosa c'è? »
« Tesoro.. Io.. Dovresti.. » fortunatamente il padre prese la cornetta al posto della mamma e prontamente, senza neanche salutarla, senza dirle come stava o come andava il lavoro, le disse con tono impassibile: « A causa di un incidente stradale, tua sorella è entrata in coma. Dovresti tornare giù da noi, almeno per un po'. »
In quel momento comprese ufficialmente di non far parte più di alcuna famiglia. La freddezza con cui quelle parole venivano pronunciate, la fece rimanere quasi sconvolta, sopratutto per l'improvvisa consapevolezza di quanto era cambiato il rapporto tra loro. Si era staccata lentamente dai suoi genitori, giorno dopo giorno, mese dopo mese, e adesso che le rimaneva? Niente. Un fottuto pub e un cazzo di appartamento, ecco tutto ciò che le restava. Cercò di mantenere a sua volta una voce tranquilla, che non lasciasse trasparire nessuna preoccupazione o dispiacere, nonostante stesse morendo dentro.
« E vi fate vivi adesso? Così? In questo modo? Grazie. »
« Non fare la stupida, ti stiamo avvertendo ora, è successo circa mezz'ora fa. »
« Non mi riferisco a quello.. »
« E allora a cosa? Dannazione, devi fare la capricciosa proprio ora? »
Ne seguì un momento di silenzio. « Vedrò di prendere il primo aereo che trovo. Ciao. » Attaccò e rimase un attimo con il telefono tra le mani. Guardò fuori dalla finestra: c'era una luna oscurata da qualche nuvola passeggera, strano, considerando il tempo che c'era da quelle parti. Poi controllò l'orario: il pub doveva essere ancora aperto. Indossò i primi due vestiti che le capitarono sotto mano, si diede una rapida sistemata ed uscì di casa.
Sapeva cosa significasse tornarsene in Italia a tempo indeterminato: addio lavoro. E di conseguenza addio appartamento. E di conseguenza addio a..
A nessuno, non aveva nessun altro lì. Nessun altro.
Continuò a ripeterselo in testa per tutta la notte: doveva andare, era destino che finisse così, e certi ostacoli non si possono spostare, bisogna accettarli così come sono. Magari saltarci, superarli e combatterli. Ma non si spostano, stanno lì, in Italia.
Quando entrò nella stanza sentì la classica ondata di odori, che comprendevano in maggioranza alcohol e fumo. Le luci basse davano al pub un'aria vissuta, ed effettivamente ogni mobile, ogni macchia indelebile, ogni foto con dedica appesa al muro aveva un significato. Quella sarebbe stata la sua ultima volta lì dentro, camminava lentamente, con un'espressione chiaramente avvilita.
« Hey Paul, ciao. »
Si avvicinò poi al bancone. E successe davvero, si licenziò. Era davvero finita.
Ovviamente la notte non dormì, restò sveglia. L'affitto del mese era già stato pagato e la mattina seguente, prima di partire, avrebbe avvisato la proprietaria della sua partenza e a Londra non ci sarebbe più stata ufficialmente alcuna traccia di lei.
E così fu.
Tornò a casa pregando per quella sorella con cui da piccola non era mai andata d'accordo. Non era una sorella, era una sorta di coinquilina. Condivideva la camera da letto con lei, ma non si conoscevano davvero: oltre ai litigi sui vestiti da prestarsi e i discorsi su quale canale televisivo guardare, di cosa avevano mai parlato?
Lei non sapeva il suo primo amore, la sua delusione più grande, sapeva a malapena che gente frequentasse. Non sapeva i suoi pensieri sugli extracomunitari o su quale politica preferisse. Non sapeva neppure se credesse ancora in Dio, o fingesse di crederci per far contenta la mamma. Ma era troppo tardi anche per quello, per conoscerla. Era sempre fottutamente troppo tardi.
O forse il "tardi" era soltanto una scusa. Una finta motivazione per cui non si dovesse tentare di combattere, di farsi valere, di provarci davvero. Forse è soltanto una giustificazione: "sai, ormai non posso farci più niente".
La verità è che qualcosa finisce, soltanto quando se tu a deciderlo.

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Capitolo 8
*** Thank You For The Good Times (cap. 8°) ***


It would be so nice to hear you say:
"Thank you for the good times",
Before the good times fly away.
Your eyes are telling lies,
Some of the stories on the way,
But it's so nice..
But don't let the good times fly away!
I drink to every sucker standing here,
Among the few who try and cheat the years.
There's always one of us who's blown away,
Or strapped and stopped for breath along the way.


... E niente, niente era ancora finito. Non era finita con Lyla, non era finita con Nicole, non era finita con Liam, con i Beady Eye e neppure con Noel. Però nessuno di loro lo sapeva, non ancora almeno.

Sonny si avvicinò al padre con in mano un vecchio foglio di giornale accartocciato.
« Papi, papi, papi! Che cos'è? Che cos'è? »
Noel guardò distrattamente l'articolo di cronaca che suo figlio teneva tanto a mostrargli, e sbuffò, pensando che dietro a tutto questo doveva esserci lo zampino di Donovan, che nel frattempo sogghignava nascosto da dietro la poltrona beige del soggiorno.
« Donovan Rory MacDonald Gallagher, quante volte ti ho detto di non rovistare nei miei cassetti?! »
Osservò, per tutta risposta, il padre, ignorando del tutto il piccolo Sonny che si ostinava ad avere uno sguardo tenero ed incuriosito stampato in faccia.
« Oh andiamo, pà. Rispondi a Sonny piuttosto! »
« Ti prego, ti prego, ti prego. Mi racconti? Donovan ha detto che è una storia bella! »
Sara si affacciò alla sala ridendo:
« Dai, Noel. Raccontaci! Siamo tutti orecchie. »
« Fanculo. » scandì a bassa voce, così che soltanto sua moglie potesse sentire.
« C'era una volta la più grande band del mondo dai tempi dei Beatles. Erano due fratelli. Si amavano e a volte si odiavano. Un giorno litigarono e la grandiosa band finì nella spazzatura. Fine della storia, adesso tutti a nanna. »
« E non si puo' rovistare nella spazzatura e raccogliere la band? Io lo faccio sempre quando la mamma butta via i pezzi di torta caduti a terra. Li raccolgo, li pulisco e li mangio, come fossero nuovi » commentò Sonny.
Ne seguì un breve ma intenso momento di silenzio, seguito subito dopo da una tosse imbarazzata da parte di Sara.
« Le cose nella spazzatura, stanno lì perchè non vanno raccolte. Altrimenti la mamma non avrebbe buttato niente nel secchio » rispose Noel duramente.
« Ma a volte capita di gettare qualcosa che non avresti mai voluto perdere. Quel giornale è tutto rovinato, quasi strappato. E' da buttare. Eppure lo avevi ancora in un cassetto della camera » disse Donovan.
« Hai ragione, è da buttare. Mi sono soltanto dimenticato di farlo. »
Si alzò, prese violentemente il foglio dalle mani del bimbo, lo strappò velocemente e lo lasciò cadere nell'immondizia della cucina.
« Non era questo che intendevo.. »
« Io sì. Ed ora non ne parliamo più, ok? » e abbozzò un sorriso in viso, senza ottenere però grandi risultati. Si sentì osservato, così girò i tacchi e si chiuse in camera. Sara lo raggiunse velocemente.
« Prima o poi dovranno conoscere loro zio, è un loro diritto. »
« E' anche un mio diritto evitare giramenti di coglioni. »
« Sono più importanti i tuoi coglioni o i tuoi figli? »
Noel sorrise.
« I miei fottuti figli coglioni. »
Lei si sedette nell'angolo del letto accanto a lui, e gli passò la mano delicatamente sulla schiena.
« Dovrai risolvere questo problema prima o poi. Non puoi sempre rimandare. »
« Te l'ho detto? Mi ha mandato un sms l'altra sera. »
« Oh, davvero? Che diceva? »
« Sarà stato sbronzo. Diceva che voleva gli Oasis di nuovo. »
« E tu? »
« Nicole è un fottuto problema. Ricordi quanti casini ha portato nel gruppo? Ci ha divisi. Ha diviso me e il mio cazzo di fratello. E adesso che fa? Divide la famiglia che lei stessa ha creato con lui. E' assurdo. »
« Liam ne ha sentite di tutti i colori su sua moglie. Ha sbagliato a non crederti, ma avrà capito sicuramente che tipo di donna si è sposato. Probabilmente avrà anche capito com'è andata davvero la situazione. »
« Fino a quando non mi chiederà scusa.. »
« Era innamorato. Era disposto anche a credere che lei fosse il messia, se soltanto glielo avesse detto. »
« Sono suo fratello. Perchè avrei mai dovuto mentire su una cosa del genere? »
« Glielo hai sputato in faccia, lo hai sputtanato di fronte ai suoi compagni di lavoro. Sentirsi dire che la propria moglie c'ha provato con tuo fratello non sarebbe accettabile neppure da parte della persona più tranquilla del mondo. »
« Però hai visto com'è andata a finire? Ha finto di non credermi, ha perdonato sua moglie, ed ora è l'uomo più cornuto di tutta l'Inghilterra! Come fanno a non girarti i coglioni, poi? »
Sara scoppiò a ridere, effettivamente era assurdo come fosse cambiato Liam. « Ha bisogno di te, in ogni modo. Lo sai anche tu. Metti da parte tutto quanto, sul serio. Ne varrebbe la pena. »


Era nervoso, sbatteva ripetutamente i piedi a terra e si guardava intorno mentre attendeva che Clarisse, la domestica di Liam, gli aprisse il cancello.
« A cosa devo questa bella sorpresa? Liam ha fatto tardi ieri sera, probabilmente starà dormendo. »
Liam aveva fatto tardi ieri sera? Dov'era stato? Era sempre il solito fottuto stronzetto. Doveva immaginarselo, aveva dato troppe aspettative e fiducia rispetto ai cambiamenti e alla crescita di suo fratello.
« Effettivamente è una sorta di sorpresa. Se vuoi passo più tardi. »
« Tzè, conoscendoti non ti faresti più vivo. Prego, lascia il giacchetto qui, te lo vado a chiamare. »
Quella donna era esattamente come la ricordava. Sorridente, un po' bassa e grassottella, capelli mori e carnagione abbastanza scura. Le stava simpatica.
« Non preoccuparti, lo vado a chiamare io. La camera è sempre la seconda in fondo a sinsitra? » Clarisse annuì, e, un po' preoccupata, lo vide allontanarsi da lei.
Liam sentì bussare alla porta. Spense la sigaretta e lasciò la cicca a terra, proprio sul tappeto, attorno alle altre che aveva consumato durante la notte. Non aveva chiuso occhio. Nicole non era neppure rientrata in casa, e i suoi figli sentivano sempre meno la presenza dei genitori. Si sentiva in colpa. Era tutta colpa sua, lo sapeva. Avrebbe potuto evitare tutto questo, tutti questi casini. Avrebbe potuto evitare che la sua famiglia finisse in pezzi, se soltanto non si fosse così innamorato di quella donna, sua moglie. Era stata il merito e la rovina di tutto.
« Chi cazzo è? » chiese dunque Liam.
Noel non rispose. L'ultima volta che aveva sentito la sua voce era nel 2009. Sentirla alla radio, o in TV, non rendeva giustizia. Gli era mancato, gli era mancato da morire. Aprì la porta.
« Sono il fottuto capo. »
« Com'è che direbbe un frate? Ah, sì. Il figliol prodigo è tornato. »
« Cretino, non sei mio padre. »
Liam accese un'altra sigaretta. La offrì gestualmente a suo fratello, il quale rifiutò e piuttosto, si guardò intorno. La stanza era piena di fumo e si chiese se fosse sempre così l'atmosfera in quella casa.
« Dove sono i tuoi figli? »
« A scuola. »
« Nicole? »
« Boh. »
Noel annuì silenziosamente.
« Sono stato contento dell'sms dell'altra sera. »
« Che messaggio? »
« Bhè, si dai. Quello sugli Oasis, sulla riunione, su una riappacificazione. E' per questo che sono qui. »
Liam si voltò lentamente verso il fratello. Dopodiché si voltò verso il comodino di legno dove teneva il cellulare in carica. Lo prese in mano e scorrendo sulla cartella dei messaggi lesse tutto. Sospirò.
« Quella fottuta Lyla.. » disse in un sibilio.
« Chi è Lyla? »
« Una fottuta ragazza. E'.. è una storia lunga. »
« Non ci vediamo da anni, avrò dieci fottuti minuti di tempo per ascoltare le scappatelle di mio fratello che mi sono perso. »
« Lei non è una scappatella. »
« Come vuoi tu, cazzo. »
« Ci sono finito al letto. Ero sbronzo e fatto, idem per lei. Non avrei voluto. Non ho mai scopato con nessun'altra da quando sto con Nicole, lo sai. Non volevo. »
« Ok, e quindi? Ripeto, chi è Lyla? »
« La mattina dopo me ne sono andato, ero sconvolto. Lei era più piccola di me, e mi conosceva pure. Mi ha promesso che non avrebbe detto a nessuno di quella notte, ed ha mantenuto la promessa. Però ho dimenticato il telefono nel suo appartamento, si dovrà pur essersi divertita in qualche modo. »
« E poi? »
« E poi cosa?! Niente, cazzo. Me lo sono ripreso. » nascose il proprio sguardo dagli occhi del fratello. Era frastornato ed era chiaramente ancora confuso. Nonostante Noel non lo vedesse da anni, erano sempre gli stessi in fondo.
« Fine? Chiusa la scappatella? Tutto qui? Potevi scopartela un'altra volta, almeno. »
Era evidente che si riferiva implicitamente anche a tutti gli amanti che Nicole si era mantenuta in quel periodo.
« Ci siamo baciati. »
« Mh. Vi siete baciati. Wow. Io "baciavo" una ragazza a undici anni. »
« Fanculo, Noel! »
Il fratello stette in silenzio. Lo guardò negli occhi e poi disse: « Che ti è successo, amico? Cos'è tutto questo? Che è cambiato? »
« Tutto, Noel, tutto. Mia moglie è cambiata. Ho dei figli che mi odiano. Una casa vuota. Mi sento vecchio. Poi incontro una ragazza che potrebbe essere mia figlia, e mi sento paurosamente in colpa e schifosamente attratto da lei. Capisci? »
« Non capisco, ma posso provare. Sai cosa penso di Nicole. E' una.. »
« Lo so. »
« Non puoi continuare a fingere che vada tutto fottutamente bene! E' un casino totale 'sta famiglia. »
« Lo so. »
« E allora! Hai quarant'anni, merda. Puoi cambiare ancora. Quanti cazzo di anni ha Lyla? »
« Credo una ventina. »
« Ok, vai da lei. Cercala. Chiamala. Almeno chiedile scusa. »
« Sono sposato ed ho dei fottuti figli. Che penserebbero di me? »
« Che pensano di tua madre? Pensi che non lo sappiano? Migliora la situazione. Chiedi questa cazzo di separazione, le cose non si risolvono da sole. »
« Perché ci tieni tanto? »
« Nicole ha portato solo casini. E Lyla in pochi giorni ci ha fatti rincontrare. »
« Uno a zero per la ragazzina! »
Noel sorrise, Liam sorrise. Pulirono il tappeto, aprirono le finestre per cambiare aria e si fecero preparare un thé da Clarisse. Parlarono tutta la mattina, Liam lo invitò a pranzo e quando si ritrovarono insieme con i bambini di ritorno dalla scuola, uniti in uno stesso tavolo, Liam si sentì finalmente a casa. La sua casa era suo fratello.
« Stronzetto, mi sei un mancato un po', comunque. » disse Noel.
« A me non sei mancato affatto. » rispose l'altro, sorridendo.

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Capitolo 9
*** Acquiesce (cap. 9°) ***


There are many things that I would like to know,
And there are many places that I wish to go.
But everything's depending on the way the wind may blow.
I don't know what it is that makes me feel alive,
I don't know how to wake the things that sleep inside.
I only wanna see the light that shines behind your eyes.
Because we need each other, we believe in one another.
And I know we're going to uncover what's sleeping in our soul.


Liam passò il pomeriggio in compagnia dei suoi figli e fortunatamente essendo una bella giornata, si diressero al parco nonostante l'aria fosse un po' fresca, andando anche al banchetto dello zucchero filato e ordinando per cena addirittura del cibo cinese. Si sentiva padre di una famiglia normale, come i primi e vecchi tempi, quando ogni giorno era fatto di piccoli momenti gratificanti. Vedeva i suoi figli sorridere, spensierati, e quasi si dimenticò dei problemi con la moglie, e tutto il resto. Pensò molto anche a Lyla, a dirla tutta. Non sapeva cosa facesse nei pomeriggi o nelle mattine libere, sapeva pochissimo di lei, così si ritrovò a sperare di incontrarla per caso, magari mentre faceva jogging. Lui le avrebbe sorriso, l'avrebbe presentata anche ai suoi figli e le avrebbe chiesto se si volesse aggiungere a loro. Avrebbe voluto vedere cosa avessero potuto pensare i suoi bambini di fronte a quella ragazza, se magari avessero visto in lei una coetanea o un'adulta. Cercava pareri, approvazioni. Li cercava per darsi una spinta in più, per trovare coraggio dalle parole altrui. Doveva ammettere che Noel era tornato al momento giusto con le parole giuste. Lyla era riuscita a cambiare il loro rapporto con un solo sms, è possibile? Era così facile far riunire quei due fratelli? Eppure degli Oasis non ne avevano ancora accennato nulla. Magari il capo non voleva neppure tornare a far parte di una band con lui. Magari era soltanto un allacciamento di un rapporto temporaneo, forse non bastava una mattinata per sistemare tutto. Anzi, era sicuramente così. Ma per ora, tutto ciò che voleva era cercare Lyla: gli sarebbe piaciuto spiarla dalla vetrina del pub, guardarla da lontano ed ammirarla mentre distrattamente passava tra i tavolini in cerca di ordinazioni. Gli sarebbe bastato per stare bene.
La sera decise di provarci. Si mise un giacchetto blu che non portava da tempo, prese delle scarpe lucide, belle, e prima di uscire si mise anche una goccia di profumo dandosi una rapida occhiata allo specchio. Prese la macchina, e senza accendere la radio, guidò silenziosamente lungo la strada. Si ritrovò di fronte al pub senza neanche rendersene conto. Parcheggiò con il cuore che gli batteva a mille.
« Fanculo Liam, datti una cazzo di calmata » pensò, e subito dopo il cuore ripartì a battiti più lenti, come se niente fosse. Aveva un grande autocontrollo, c'era da ammetterlo.
Diede un'occhiata da fuori, ma non la vide. Decise così di entrare, aprì la porta e uno scacciapensieri suonò al suo arrivo. Che urto, quegli aggeggi. Si guardò intorno, nessuna traccia della ragazza. Che fosse in bagno?
« Hey, Liam. Come mai da queste parti? »
Era Paul, alle sue spalle.
« Hey. Ti sono venuto ha trovare, hai visto? »
L'uomo si mise a ridere.
« Oggi Lyla non c'è, amico. Non so che fine abbia fatto. Vieniti a sedere, ho un tavolo lì. »
Liam notò che in quel tavolino c'erano anche tre ragazze in reggiseno e minigonna.
« Non sono venuto a cercarla per questo. »
Paul scoppiò a ridere.
« Te la sei fatta con una ventenne e ora non ti siedi in un tavolo perché ci sono tre prostitute? Anche loro sono giovani. »
« Vai a fare in culo. »
Rispose Liam, sedendosi su una sedia al bancone e chiedendo una birra. Paul si voltò dall'altra parte, e mentre si dirigeva al suo tavolo disse:
« Sei proprio fottutamente strano. »
Finse di ignorarlo, e piuttosto chiese alla barista:
« Sai per caso dirmi dov'è Lyla? »
La ragazza di fronte a lui, gli rispose:
« Non c'è, quella stronza s'è licenziata e manco m'ha salutata. »
« Che cazzo vuol dire che si è licenziata? »
« Che deve voler dire? Ha detto "non posso restare", e se n'è andata. »
« Dove posso cercarla? »
« A casa sua. Oppure.. » il viso della bionda si fece pensieroso.
« Oppure? »
« Non lo so, magari dico una stronzata. Comunque è italiana, puo' essere che è ritornata lì. Andava tanto di fretta. »
Liam annuì. Finì la birra velocemente, non aveva tempo di pensare, voleva soltanto sapere se fosse scappata, e sopratutto se la causa fosse lui.
Questa volta non controllò il battito del cuore accelerato, non ci fece caso, avevo meglio da fare. Salì in macchina e sfrecciò verso il suo appartamento. Dalla finestra era tutto buio, ma magari lei stava già dormendo, così lasciò le chiavi in macchina e si diresse rapidamente di fronte alla porta.
Bussò piano. Bussò un po' meno delicatamente. Bussò. Bussò più forte.
« Lyla? Sono Liam! » questa volta stava urlando.
« Dove cazzo sei finita?! » urlava al cielo, aveva già capito che fosse più distante di quanto immaginasse.
Proprio in quell'istante passò un'umile vecchietta con l'immondizia da gettare nel secchione lì vicino.
« Ehm. Cerchi Lyla? »
Liam si voltò con un'espressione mista tra l'imbarazzato e il nervoso.
« Sì. Sa dirmi dov'è? »
« L'ho vista preparare le valigie questa mattina, non so dov'è andata, ma sicuramente non è più qui. »
Annuì e ringraziò la signora.
Quella notte, sdraiato sul letto da solo, con lo sguardo diretto al soffitto, Liam giurò a se stesso che avrebbe chiuso quel capitolo e sarebbe andato avanti, in qualche modo. Lo giurò a se stesso.

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Capitolo 10
*** Married With A Children (cap. 10°) ***


I hate the way that even though you know you're wrong you say you're right,
I hate the books you read and all your friends, your music's shite it keeps me up all night.
There's no need for you to say you're sorry.
Goodbye, I'm going home.
I don't care no more so don't you worry.
Goodbye, I'm going home.
I hate the way that you are so sarcastic and you're not very bright.
You think that everything you've done's fantastic, your music's shite it keeps me up all night.
And it will be nice to be alone for a week or two,
But I know that I will be right back here with you..


« Che prendi, oggi? »
« Mmh.. Credo il thé ai frutti di bosco! »
« Non lo hai preso venerdì scorso? Prova quello al rosmarino! »
« Ma che schifo, Liam! »
« Ho soltanto chiesto. Sono tre fottutissimi mesi che quel pacchetto di bustine è chiuso nel cassetto senza che qualcuno trovi il coraggio di provarlo, cazzo. »
Noel prese lentamente la tazza tra le sue mani, scottava ma era così freddo che un bel po' di calore non avrebbe dato fastidio a nessuno. Sorseggiò rumorosamente mentre suo fratello guardava ogni suo movimento, dall'altra parte della cucina. Il silenzio cadde sulla stanza, e fu sempre Liam ad interromperlo.
« Non ci pensi mai? »
« A cosa? »
« A noi, cretino. A tutto quello che abbiamo buttato via. »
« No. » Ora il fratello sollevava e lasciava ricadere lentamente la bustina nella tazza di thè già quasi vuota.
« Io sì. »
« Sei tu ad aver sbagliato. »
« Ti ho già chiesto scusa per questo. Che altro dovrei fare?! »
« Non ti sei fidato di tuo fratello, cazzo! »
« Non si puo' proprio rimediare? Ci vuole così poco! Si chiama quel coglione di Andy e Gem e gli facciamo qualcosa tipo "ciao, gli Oasis sono tornati, voi ci siete o ci tocca chiamare Bonehead per sostituirvi?". Vedrai, poi, come corrono. »
« Ci siamo passati già troppe volte, lo sappiamo come va a finire. »
« Che ci tocca chiamare quel vecchio di Bonehead? » ironizzò Liam.
« No. Che poi torniamo a litigare ogni fottuto giorno che Cristo ha creato. »
« E allora litigheremo, chi se ne fotte insomma! »
« Io sto bene così. Ora tu lo dici soltanto perché hai perso pure i Beady Eye. »
« Li ho lasciati per andarmi a riprendere il cellulare da Lyla. »
Noel scoppiò a ridere ed il fratello si aggiunse a lui.
« Hai ascoltato il mio consiglio di un mese fa? »
« Certo. Ma lei è sparita. »
« Tu l'hai cercata? »
« Ho chiesto ad una che lavorava con lei se sapesse dove fosse finita, ma lei non sapeva niente. Però è italiana, forse sta lì. »
« Tutto qui? Da come ne parlavi sembrava la ragazza che ha rivoluzionato la tua esistenza, e invece è stata veramente una scappatella. »
« E' stata una cosa da butta e via. Niente di più. Comunque pensaci su, riguardo gli Oasis. »
« Anche tu pensaci su. »
Noel si voltò per cercare lo sguardo di suo fratello, ma anche Liam era voltato a guardare qualcos'altro. Nicole.
« Cos'è questa storia?! Chi è Lyla? Chi cazzo è questa puttana? »
« Nicole, calmati. »
« Chi cazzo è?! »
« Calmati, cazzo! »
« Io non mi calmo! Fai tanto il santo, il papà per bene, io sono sempre la rovina del matrimonio, quella che se la fa con tutti. E tu. Tu, brutto figlio di puttana, ti permetti di giudicare me?! »
Noel si alzò dalla sedia pronto ad attaccare la donna, ma il fratello lo fermò posandogli il braccio sulla sua spalla sinistra. « Riguarda me e lei. Non t'immischiare. »
« Vattene Noel, per piacere vattene. »
Se ne andò, e Nicole continuò a sbraitare per la stanza, gettando a terra fotografie, vasi di fiori e qualunque altra cosa le capitasse sotto mano.
« Smettila, merda! Smettila! Ho fatto un errore, sono andata con una ragazza, va bene?! Fine della storia. »
« Te lo dico io cos'è che finisce! »
« Cosa?! Il nostro matrimonio, forse?! Non capisci che è finito da un bel pezzo?! Non te ne frega più niente di me, ogni scusa è diventata buona per divorziare. Non te ne frega più niente neanche dei tuoi figli, io mi farei schifo se fossi in te. Cosa ti è successo? Perché sei così cambiata? Non eri così quando ti ho conosciuto. Non sei una vera madre, e neppure una vera moglie. Ma serviva metterti le corna per farti capire a che punto siamo arrivati?! Ti ho amata tanto, troppo. Ho perdonato cose imperdonabili, ho mandato giù rospi pensando che tutto si sistemasse da solo, con il tempo. Non è servito a niente. Io non sto più qui a far finta di niente, ad aspettare che tu torni a casa o che mi chiedi perdono. Ho perso la mia fottuta dignità. Adesso fai come cazzo ti pare. Ma sappi una cosa: chiedi pure il divorzio o la separazione. Sposati con uno dei tuoi carissimi amanti del cazzo, continua a non crescere, fatti una fottuta vita nuova con uno più coglione ed immaturo di te, a te la scelta. Ma Gene non te lo lascio. Viene via con me. »
La moglie lo guardò in silenzio con gli occhi lucidi, supplicanti. Fece un passo indietro, poi scappò verso le scale e si rinchiuse in bagno. Singhiozzò forte. Liam la ignorò totalmente.
Tuttavia, quando lui tornò da scuola dopo aver preso i bambini, trovò il pranzo preparato e Nicole a tavola sorridente, con un adorabile vestitino a fiori ed uno sguardo luminoso.
« Buongiorno, amore. Ciao, piccoli. Com'è andata scuola? »

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Capitolo 11
*** Don't Look Back In Anger (cap. 11°) ***


Stand up beside the fireplace, take that look from off your face.
You ain't ever gonna burn my heart out.
So Sally can wait, she knows it's too late.
As we're walking on by, her soul slides away.
But don't look back in anger, I heard you say.
Take me to the place where you go,
Where nobody knows if it's night or day.
But please don't put your life in the hands of a Rock n Roll band,
Who'll throw it all away..


Quella notte Liam e Nicole fecero l'amore dopo mesi e mesi, lo fecero forte, quasi per nascondere e coprire le distanze che avevano preso in quel periodo critico del matrimonio. Liam la sentiva nuovamente sua, sua e di nessun altro uomo. Il letto non era più troppo piccolo per quei due corpi, e quei due corpi si erano mischiati, uniti, sciolti e riallacciati come un tempo. Lui sentiva sotto le sue mani la pelle morbida e profumata della donna, e mentre lei ansimava capiva di aver preso finalmente la scelta giusta. Erano fatti l'uno per l'altra. Si abbracciarono forte e al lungo, non dissero una parola e mentre lei si addormentò poco dopo, lui restò sveglio tutta la notte ad osservarla mentre respirava lentamente sotto le sue mani.
Quella notte Noel comprese che Liam aveva ancora bisogno di lui, come quando ne aveva a otto anni. Era comunque il fratello maggiore, nonostante gli insulti pesanti sputati in quella serata a Parigi, nonostante i lanci di prugne e di chitarre. Nonostante il fatto che il marmocchio lo irritasse più di una qualsiasi altra allergia. Ma quella notte prese una decisione fondamentale per il seguito e la fine della storia.


Due anni dopo
« It's just rock 'n roll, it's just rock 'n roll, it's just rock and roll.. It's just rock and fucking roll! »
L'aspra voce di Liam era ormai accompagnata soltanto dal caotico suono della batteria, i fans erano letteralmente in delirio, Noel fu convinto di aver visto una ragazza nella prima fila tirarsi addirittura i capelli dall'eccitazione. Scoppiò a ridere, era felice di essere lì di nuovo con loro, e questa volta niente li avrebbe più divisi. Ne era sicuro.
Il fratello si voltò rapidamente, sorseggiò dalla sua lattina di birra e si avvicinò al microfono. Tossì leggermente.
« Grazie ragazzi, siete sempre i migliori. »
Urla pazzesche. Liam si fermò, sorrise. Si voltò cercando lo sguardo del fratello, poi di nuovo con le labbra premute sul microfono disse:
« Questa è per una ragazza. Lei è italiana. If you can hear me, call. Then I can say.. Lyyyyy-laa! Se ci sei, questa è per te. »
Nuovamente urla pazzesche ma questa volta nessuna pausa, Gem e Noel partirono con la chitarra, Liam si aggiunse carico con la voce, e un'immensa folla di fans italiani lo imitò.
Era l'ultimo pezzo del concerto, il cantante cercò distrattamente il suo volto tra la folla, ma a dirla tutta, neanche lo ricordava bene. Non aveva più il suono della sua voce nelle orecchie, non aveva un'immagine dei lineamenti della ragazza ben scolpiti nella memoria. Stare lì, a Roma, gli faceva ripensare a lei, e a quanto le avesse dato inconsciamente importanza qualche anno prima. Ma non era in quel pubblico, ne era sicuro.
« Sarebbe stato fottutamente bello rivederla, nient'altro. Ma comunque pazienza. » mormorò al fratello quella sera, mentre erano sdraiati nel pullman diretti verso l'hotel. C'era Bonehead che russava sdraiato in due sedili, Gem e Andy dormivano beatamente. Noel si voltò verso il finestrino, guardando le strade tristi e buie di quella notte di settembre.
« Curiosità, nient'altro. » continuò il fratello sbadigliando.
Il fratello lo guardò un attimo, pensò che quella donna doveva essere davvero speciale e si appoggiò al freddo vetro addormentandosi velocemente. Verso le due e mezza si dovettero risvegliare per rientrare nell'hotel e alle tre, tutti i membri della band si trovavano ognuno nelle rispettive stanze dentro caldi letti con piume d'oca e grandi cuscini. Alle tre e zero uno però, Noel dovette interrompere i suoi sogni a causa della fastidiosa suoneria del suo fastidioso cellulare.
« Ho dimenticato di spegnerlo, merda » commentò assonnato, e tra uno sbadiglio ed un altro, senza neppure controllare di chi fosse la chiamata, disse:
« Pronto? Chi è? »
Una voce femminile gli rispose: « Ehm.. Noel? »
Lui mugugnò qualcosa di simile a un "sì".
« Sono.. Sono Lyla. »
Ne seguì un attimo di silenzio in cui l'uomo cercava di accendere l'interruttore del cervello e capire se avesse sentito bene, se era la Lyla che lui pensava che fosse e se, sopratutto, stesse ancora dormendo e non fosse il tutto frutto di una fottuta immaginazione.
« La Lyla del concerto? Se è un fottuto scherzo io.. »
« Sono io. Liam ti ha parlato di me? »
Noel si alzò nervosamente dal letto, guardò distrattamente l'orario nello sfondo del telefono per capire che ore fossero. Le tre e tre minuti, cazzo.
« Sì. Come fai ad avere il mio numero? »
« Tuo fratello si era dimenticato il suo cellulare da me, diciamo che ne ho approfittato e.. e ho fatto bene. Io.. io non so se sto facendo la cosa giusta, ma devo dirti una cosa importante »
« A me? Non sono Liam. »
« A te, non a Liam. Lui non deve saperne niente. »
« Ho finito due ore fa un concerto con qualche miliardo di persone, sinceramente sono un po' stanco per parlare in piena notte al telefono di mio fratello. »
Nessuna risposta, lui era quasi deciso ad attaccare quando la ragazza rispose:
« E' importante.. Ti prego, è importante. »
Non sapeva cosa ci fosse nella sua voce a convincerlo, forse il non troppo marcato accento italiano nella sua pronuncia, forse la preoccupazione e l'insicurezza che traspariva suo tono, o forse il fatto che Liam era rimasto davvero colpito da lei e la curiosità se lo stava mangiando vivo.
« Dammi il tuo indirizzo di casa, domani mattina vengo da te. »

Fu abbastanza facile andare da lei, avevano una mattina di pausa seguita da un pomeriggio pieno di interviste alle radio locali. Ma erano pur sempre gli Oasis con qualche anno in più sulle spalle, così, come nei vecchi tempi, prima delle 12.30 nessuno apriva gli occhi e usciva dalle camere. Nessuno, tranne chi aveva qualcosa da fare.
Chiamò un taxi e gli diede il bigliettino su cui la sera prima aveva scritto velocemente con una matita tutte le informazioni su Lyla, anzi, su Laura. Non era davvero preoccupato, probabilmente lei gli avrebbe soltanto detto qualcosa tipo: "ho ancora qualche possibilità con Liam?" e allora lui, mantenedo le risate, le avrebbe risposto di no, che i tempi delle groupie erano già finiti e una volta tornato in hotel avrebbe spifferato il tutto al fratello gustandosi così grasse risate di pieno gusto. A dirla tutta, se la immaginava come una ragazza dal seno prosperoso e il sedere palpabile, una di quelle affamate di sesso che Liam aveva sempre attratto così facilmente. Avrebbe senz'altro passato una bella mattinata. Ma quando, di fronte la porta della casa si ritrovò di fronte una donna totalmente diversa dalle sue aspettative, comprese che niente di tutto ciò che aveva immaginato, era stato esatto. Aveva una bellezza particolare, indiscutibile, che non si basava su taglie o trucco pesante. Era bella da sé nel complesso. Non era una di quelle donne che noti non appena le vedi camminare per strada, era una di quelle per cui bisognava soffermarsi un po', osservare attentamente le espressioni del viso e i movimenti che faceva mentre parlava.
« Cominciavo a credere che non saresti venuto! »
Disse Laura, mostrando un folgorante sorriso amichevole. Lui entrò in casa di quella sconosciuta. Com'era finito dentro quella storia?
« Scusa per il disturbo e per il resto.. »
Cosa intendeva quella donna con "per il resto"?
Gli fece posare il giacchetto di pelle nella sedia all'ingresso, gli offrì dei pasticcini e del thé verde e dopodiché si accomodarono nel tavolino del soggiorno con in mano delle grandi tazze calde.
« Eri al concerto ieri sera? »
« No, l'ho seguito in TV. Sono rimasta stupita da quanto ha detto Liam. Non credevo si ricordasse della mia esistenza. »
« E' un tipo particolare, è strano. Ha stupito anche a me. Non si ricorda con chi ha perso la castità e si ricorda della ragazza con cui è andato mentre era in crisi con Nicole. Senza offesa. » Mente lei sorseggiava la bevanda, Noel notò la fede nella mano sinistra, forse ci si soffermò troppo e quando Laura seguì il suo sguardo, come a leggergli nel pensiero disse:
« Sì, sono sposata. Ma non ti ho cercato per chiederti se Liam avesse bisogno di qualche ragazza con cui divertirsi ancora un po', quindi non credo possa essere un problema. »
L'uomo quasi si vergognò per tutti i pregiudizi che aveva avuto prima, e quasi si sentì in dovere di chiederle scusa.
« Ok. Allora come mai mi hai chiamato? »
« E' difficile da dire per me. Io me lo sono tenuta dentro per così tanto e ancora adesso non sono sicura se doverlo dire o meno. Ad ogni modo ormai sei qui e ormai va fatto. Cercherò di dirlo senza girarci troppo intorno.. »
La conversazione venne però bruscamente interrotta da una porta sbattuta. Noel sussultò, credeva fossero da soli in casa. Magari era il marito geloso che lo avrebbe sbattuto fuori dalla porta credendo che lui fosse suo fratello Liam. Si stava decisamente facendo troppe pippe mentali. E rise di se stesso quando vide una piccola manina sbucare dal corridoio dietro le sue spalle. Era soltanto il bambino di Laura.
« Mamma! »
Ma anziché sorridere, la donna aveva in volto un'espressione allarmata, nervosa, che cercò di nascondere non appena lei si rese conto di avercela stampata in viso.
« Piccolo, ti sei già svegliato? »
La sua voce tremava. Noel continuava a guardarla neglii occhi, confuso, ma poi comprese che non doveva pensare alla donna, bensì alla piccola figura dietro di lui. Era il bambino il problema. Un enorme dubbio si creò dentro di lui, e più tentava di ignorarlo, di credere che fosse impossibile, più questa vocina dentro di sé continuava a crescere, ad essere sempre più rilevante e forte.
Si voltò e lo vide. Si ritrovò un bambino che aveva visto già centinaia e centinaia di volte in passato. Si ritrovò lo stesso bambino con cui era cresciuto, lo stesso che aveva odiato, amato, con cui aveva dovuto convivere forzatamente per tanti anni. Era un'immagine impressa, ricordi su ricordi stampati in tutto un altro essere umano. Aveva degli occhi verdi espressivi, capelli biondi scuri, e i lineamenti erano gli stessi che suo fratello Liam aveva a quella stessa età. Si girò rapidamente verso la madre, con uno sguardo quasi compassionevole.
« Quanti anni ha? »
Laura piangeva silenziosamente.
« Due » balbettò.
Due anni, come quelli che erano passati dall'ultima volta che Lyla e Liam si erano conosciuti. Due anni.
« Amore.. torna a dormire, non sei stanco? » lei si avvicinò al figlio, e posandogli le mani sulle spalle, lo invitò gestualmente a tornare al letto. Noel si alzò dalla sedia, andò dal bambino e gli accarezzò il viso. Laura rimase paralizzata. Lui continuò lentamente ad osservarlo, come ipnotizzato da quello sguardo acceso che aveva.
« Ciao piccolo, io sono Noel. Tu come ti chiami? »
« James » mormorò imbarazzato.
Little James.
« Che bel nome che hai! » commentò con dolcezza l'uomo.
« Grazie.. » ma il bambino si trovava già nella sua stanzetta.
Noel spense il suo sorriso e bruscamente disse: « Lyla, Lyla ti prego non dirmi che quello è mio nipote. Lyla non mettermi dentro questi fottuti casini. Lyla ti prego, ti supplico, lui non è il figlio di Liam, vero? Io.. io non potrei mai nascondere una cazzo di cosa del genere, te ne rendi conto, merda? »
Ne seguirono bestemmie su bestemmie, imprecazioni e parolacce. Laura non rispose mai, non lo invitò neppure ad abbassare il tono di voce, dal momento che James avrebbe potuto sentire, piuttosto, continuava a piangere silenziosamente. Disperata, poi, prese fiato e decise di parlare:
« Pensi che sia stato facile per me?! Ho un cazzo di marito completamente moro, occhi castani e io? Ti sembro bionda? I miei occhi ti sembrano verdi? Non ne so tanto di genetica, ma avere un figlio completamente diverso dal padre non è tanto normale come cosa. Lo ammetto: mi sono fidanzata con il primo ragazzo affidabile che mi è capitato sottomano, ho fatto l'amore con lui il prima possibile, soltanto per poter nascondere il vero padre di James. E poi che succede? Nasce, e sin dai primi giorni di vita si vede che non ha niente in comune con Francesco. E' uguale a Liam, hai visto? Credi che per me sia stato facile?! Io ti giuro che se Liam ieri sera non mi avesse nominata, lui non lo avrebbe mai saputo.. E lui non lo dovrà mai sapere. James non è suo figlio, James è mio e di Francesco. James non ha niente a che vedere con lui. Hai suoi occhi, i suoi capelli, il suo viso, ma niente di più. Io non volevo metterti davvero in mezzo. Sono stata ridicola. Credevo che Liam pensasse ancora a me.. Ma ha parlato di me di fronte a quella folla, soltanto per pura curiosità. E tutti noi sappiamo che la curiosità non può formare un amore. Con la curiosità non puoi fare il padre. Scusami Noel.. Avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi, qualcuno che mi credesse. Ma t'immagini? Io che vado da mia madre a dirle che ho fatto un figlio con il mio cazzo di idolo? Mi avrebbe presa per malata. Scusa Noel, perdonami.. Scusami.. »
L'uomo accolse Lyla con un forte abbraccio, lasciò che lei si appoggiasse alle sue spalle e che piangesse tutte le lacrime che andavano versate. Restarono in silenzio al lungo, forse per addirittura ore. Noel pensò al lungo, comprese che ormai c'era troppo dentro a quella storia, pensò che se lo avesse detto a Liam avrebbe rovinato la vita di quella donna e allo stesso tempo, il matrimonio che suo fratello aveva riallacciato con tanta cura. Pensò che i figli di Liam ne avrebbero sofferto, e che il clima tra gli Oasis si sarebbe nuovamente deteriorato. Dall'altra parte, credeva che Liam restava il suo fratello. Come si poteva nascondergli una cosa del genere? Sarebbe stato ingiusto, sopratutto adesso che lo sentiva finalmente più vicino che mai. Come avrebbe potuto ricevere amore da lui ed esserne grato, quando aveva commesso il più grande sbaglio nei suoi confronti? E se poi un giorno, magari in preda alla rabbia, gli fosse sfuggita una cosa del genere? Sarebbe stato il totale casino. Pensò poi che avrebbe potuto chiedere un parere a sua moglie Sara, una volta tornato a Londra, ma a quel punto lei non avrebbe potuto nasconderlo a Nicole ed il disastro sarebbe stato sempre inevitabile.
« Dovrei odiarti, Lyla, per i casini in cui mi hai messo.. Ma non posso farlo dal momento che la tua vita debba essere già abbastanza terribile. Vuoi che non lo dica a Liam, quando chissà quante altre ragazze al tuo posto lo avrebbero sbandierato al mondo. Un amore come il tuo, Liam non se lo farebbe scappare, se soltanto sapesse.. »
« Potrei stare meglio, ma James sta vivendo una vita normale, dopotutto. Francesco mi ama, e ama James. Non c'è bisogno di complicazioni.. Avevo bisogno di un parere, di un consiglio.. Sono stata troppo impulsiva, è vero, e ti ho lasciato in una condizione pessima. Ma devi perdonarmi. Ora.. Ora prendi fiato, apri la porta e fai finta che niente di tutto questo sia mai successo. »
« Come se fosse semplice. »
« Ci sono passata anche io una volta, non è semplice, ma non è neppure impossibile. Il mio numero di telefono lo hai, tu hai il mio e sai dove trovarmi. Stammi bene, Noel.. »
E poi Lyla non aveva mai sentito la mancanza di Liam, Liam era lì, insieme a lei, soltanto con un altro nome e un'altra età. Liam le aveva fatto un piccolo regalo di cui lei se ne sarebbe sempre presa cura. Liam infondo meritava tutta la tranquillità del mondo, e la tranquillità di Lyla non era nulla a confronto di quella di altre due famiglie e di una band storica. Lyla poteva anche tenersi la sua insoddisfazione, i suoi se, i suoi ma. Lei era forte, lei avrebbe resistito.




La fanfiction è finita, andate in pace.
Ok, scherzi a parte. Finalmente ce l'ho fatta a pubblicare anche l'ultimo capitolo. Ad essere sincera, nel complesso, non sono molto soddisfatta. Il titolo del capitolo dice di non guardare indietro con rabbia, io ci guardo con pentimento, dal momento che avrei potuto fare di meglio, avrei potuto dare più, in particolare nei primi capitoli scritti con troppa fretta. 
Ad ogni modo, ciò che è scritto è scritto, e sono stupita dal fatto che qualcuno abbia davvero seguito la storia. Tengo perciò a ringraziare coloro che hanno sempre recensito con giudizi e pareri sempre gentili: thewhitelady, Jade Blues, black holes, cinziA7x (mia compagna di banco, che più che recensire, legge e si complimenta una volta entrate in classe :3) ed infine, ma non meno importante, Castuz che condivide con me la passione per gli Oasis e che tramite una chat riesce sempre e farmi sorridere.
Grazie a tutti per il supporto, per chi fosse interessato, al momento ho altre due storie nel mio profilo (una riguardante gli Oasis, e l'altra, un one-shot sui Beatles). Alla prossima :)

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