When you play the game of thrones, you win or you die

di _Globulesrouge_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è ancora speranza. ***
Capitolo 2: *** Fire can not kill a Dragon. ***
Capitolo 3: *** Fire and ice burn in the same way ***
Capitolo 4: *** You are not a boy. ***



Capitolo 1
*** C'è ancora speranza. ***


When you play the game of thrones, you win or you die

Premessa:
Questa raccolta di One Shot su 'Game Of Thrones' nasce perché ho amato moltissimo questo telefilm e adoro scrivere fan fiction.
Non ho letto i libri di Martins, che da quanto ho sentito dire si sta dedicando anima e cuore non solo nella scrittura dei libri ma anche del telefilm. Le mie conoscenze sul telefilm si limitano dunque a ciò che ho visto nelle dieci puntate della prima serie...a volte mi piace fantasticare sui personaggi e sugli avvenimenti quindi spero che nessuno si scandalizzerà se ogni tanto lavoro di fantasia.
Detto questo, inizio con il primo capitolo e auguro una buona lettura a tutti.



C'è ancora Speranza:



Genere: Missing Moments.
Personaggi: Sansa Stark, Eddar Stark, Arya Stark, Sandor Clegane, Joffrey Baratheon.
Collocazione Spazio Temporale: approdo del Re, puntata 1x10.



Suo padre era morto.

Quando Sansa rinvenne da quel lungo sonno realizzò che una delle persone che più l’avesse amata al mondo era morta; uccisa per ordine di qualcuno che si era illusa potesse amarla più del suo stesso padre.
“Non l’avete ucciso, non è vero?’’ disse rivolgendosi al suo Re Joffrey Baratheon con un tono di voce così forte e duro che per un attimo essa stessa stentò a riconoscersi.
“Era un traditore!’’ la freddò il ragazzino biondo, “sono io il tuo Re!’’ concluse senza neppure degnarla di uno sguardo.
“Voi avevate promesso…’’ il fiato le morì in gola non appena vide Joffrey abbandonare la stanza e sentì le lacrime bagnarle il viso senza riuscire ad arrestarle.
“Non piangere Sansa, sei proprio una femminuccia’’ le parve di sentire la voce di Arya; sua sorella, prenderla in giro come aveva sempre fatto.
La regina alle sue spalle apparve di fronte a lei, con uno sguardo pieno di disappunto e gli occhi freddi come quelli di un animale, “non piangere, presto sposerai Joffrey e sarai tu la regina’’ la freddò la donna biondissima prima di darle le spalle anch’essa. Non era stata Arya a parlarle, era la voce Cersei Lannister quella che aveva appena udito.
“Eppure ho visto Arya’’ si disse sottovoce tra sé e sé affacciandosi alla finestra nella speranza di vedere qualcuno che le ricordasse la sua famiglia attraverso i merli del castello che ormai erano diventati per lei molto peggio di una prigione.
L’aveva vista sua sorella, accovacciata ai piedi di una statua di pietra, aveva visto il suo sguardo prima di svenire, aveva visto la sua piccola spada sguainata e pronta a difendere suo padre, anche a costo di morire.
“Stupida!’’ si disse stringendo tra le mani il vaporoso vestito di seta quasi a volerlo strappare.
Sansa si buttò nel letto, affondò il viso nel cuscino e si strappò dalla testa quelle piccole fascette che le tenevano bene in ordine la sua acconciatura, i suo capelli rossi erano sparsi in disordine nel letto e si mischiarono presto alle sue lacrime. Si sentì una egoista, una sciocca, una stupida a pensare che il Sud avesse potuto portare qualcosa di buono alla sua famiglia. Ricordò con quale egoismo aveva convinto sua madre a lasciar partire lei e suo padre alla volta di ‘Approdo del Re’, soltanto per vanità, soltanto per un possibile matrimonio con un ragazzino viziato.
Lo odiava.
Sansa odiava Joffrey, odiava Cersei, odiava il Sud, odiava il regno e il trono di spade.
In quel momento riuscì a pensare soltanto a sua madre, ai suo fratelli, perfino a sua sorella. L’ immagine di Arya le tornò di nuovo alla mente, i loro litigi, i loro battibecchi, le infinite volte in cui la aveva mortificata, “sei solo un maschiaccio, una ragazzina sgraziata che nessuno mai vorrà sposare’’ le aveva detto fissando con disappunto il suo viso sporco di terra e le sue ginocchia sbucciate.
Sansa non lo pensava, avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento per vedere di nuovo sua sorella, avrebbe voluto avere la sua forza, avrebbe voluto essere riuscita a scappare insieme a lei, avrebbe voluto saper usare una spada, o semplicemente essere difesa dalla piccola spada di Arya, perché Sansa era sicura che nonostante tutto anche Arya avrebbe voluto rivederla.
“Lady Sansa dovete prepararsi immediatamente’’ la voce gracchiante della sua nuova serva la distolse dai suoi pensieri, “sua Maestà Joffrey vuole vederla’’.
Perfino la sua vecchia septa, quella donna petulante e incappucciata, quella vecchia che era morta per mano dei soldati del Re, perfino lei le mancò in quel momento.
Avrebbe voluto scusarsi con suo padre per essere stata così insistente, per averlo convinto a scendere al Sud, per essersi illusa che Joffrey l’avesse graziato veramente. Aveva fatto tutto ciò che aveva potuto per salvare suo padre, ma non era stato abbastanza. Suo padre era morto con disonore, aveva dichiarato di essere un traditore soltanto perché lei gli aveva chiesto di farlo. Eddard Stark era morto nel tradimento soltanto per proteggere le sue figlie. Era troppo tardi per scusarsi.
“Vieni con me voglio mostrarti una cosa’’ le aveva detto quel ragazzino che adesso sedeva sul trono di spade, lo stesso ragazzino che sua sorella avrebbe potuto tagliare a metà con una spada di legno, lo stesso stupido ragazzino che aveva fatto uccidere suo padre e tagliare la lingua a un povero giullare soltanto per il suo divertimento personale.
Lo odiava; Sansa odiava Joffrey.

“Non appena sanguinerai ti darò un figlio, mia madre ha detto che non manca molto’’ le disse Joffrey camminando al suo fianco nelle logge più alte del castello.
“Ti prego no!’’ Sansa si chiuse gli occhi ancora lucidi e gonfi per il pianto.
“Apri gli occhi’’ le ordinò il Re incamminandosi sulla stretta passerella che conduceva alle mura più esterne del palazzo.
“Alza gli occhi e guarda la testa di tuo padre!’’ infierì il ragazzino di nuovo, “Osserva la fine che fanno i traditori’’.
“Fatemi andare a casa vi prego!’’ l’unica cosa che Sansa voleva era tornare a ‘Grande Inverno’.
“Mia madre dice che devo sposarvi, quindi guardate!’’ le urlò in faccia Joffrey in equilibrio sullo stretto ponte al di sotto del quale vi era soltanto il vuoto.
Sansa alzò il capo, gli occhi fieri e verdi come smeraldi fissarono la testa di suo padre. Voleva piangere, voleva abbassare la testa, ma non lo fece. Se voleva sopravvivere in mezzo ai leoni di ‘Approdo del Re’ doveva essere impassibile e fredda come tutti loro.
“Guarderete finché mi compiace!’’ disse Joffrey ridacchiando ma Sansa non lo degnò neppure di uno sguardo.
Anche la sua septa era lì accanto a suo padre, neppure per una vecchia donna avevano avuto un briciolo di misericordia.
“Voglio farti un regalo’’ le disse il biondo per attirare la sua attenzione, “ti porterò anche la testa di tuo fratello Robb’’.
“Magari sarà lui a farmi un regalo portandomi la tua!’’ quelle parole uscirono dalla sua bocca incontrollate e taglienti come la lama di un coltello.
Il servo la schiaffeggiò più volte fino a farle sanguinare le labbra, ma lei non smise di fissare Joffrey con aria di sfida, guardò un attimo il vuoto sotto di lui e si incamminò nella stretta passerella di legno a testa alta, sfidando le sue vertigini.
“Fermatevi ragazzina’’ quell’uomo con il viso sfigurato la fissò un attimo negli occhi per poi asciugarle il sangue con il suo fazzoletto. Joffrey se ne andò con l’altro servitore lasciandoli soli sopra quel sottile strato di legno.
“Risparmiatevi altro dolore, assecondatelo’’ le disse l’uomo sfigurato ancora una volta; ma lei non smise di guardarlo. Non giudicò con orrore il suo viso deturpato, quell’uomo più di ogni altro aveva capito cosa lei avesse in mente di fare. Gli porse il fazzoletto con grazia, senza smettere di fissarlo.
“Vi servirà ancora’’ le disse il soldato dandole le spalle.
“Grazie Signore’’ balbettò Sansa quasi a volerlo fermare.
“Non sono un Signore’’ le rispose il soldato senza voltarsi.
“Avrete un nome…il vostro nome?’’ gli chiese Sansa quasi in tono supplichevole. Ricordò il giorno in cui al torneo rise di lui e del suo viso sfigurato, ricordò le infinite volte che aveva avuto paura nel vederlo, ricordò come lo avesse giudicato come un mostro soltanto per il suo aspetto fisico.
“Sandor Clegane’’ le disse l’uomo voltandosi leggermente per poi tornare nei suo passi e seguire Re Joffrey.
Forse c’era qualcuno di cui potersi fidare ad ‘Approdo del Re’, forse i veri mostri non avevano una cicatrice nel viso, ma i capelli biondi e il cuore di pietra.
Guardò un’ultima volta suo padre senza piangere, “sarò forte’’ si disse, “te lo prometto’’ sussurrò di nuovo stringendo tra le mani il ruvido fazzoletto marrone di Sandor.
Forse gli Antichi Dei, gli stessi dei in cui credeva suo padre gli avevano mandato qualcuno per proteggerla, “forse c’è ancora speranza’’ si disse osservando la sagoma di quell’uomo allontanarsi da lei per poi sparire del tutto dietro l’angolo.



SPAZIO AUTORE:
Ho scritto questa fan fiction un po' di tempo fa praticamente poco dopo la fine del telefilm ma ho avuto soltanto adesso il coraggio di pubblicarla. Siccome ho in mente altri argomenti momenti sul Telefilm su cui scrivere ed altri personaggi ho deciso di trasformare questa fan fiction in una raccolta di Os che abbracceranno un po' tutti i personaggi della saga, specialmente i miei preferiti.
Vorrei precisare che inizialmente non amavo Sansa, la trovavo fastidiosa e superficiale, mentre ho sempre avuto una forte simpatia verso sua sorella Arya.
Nelle ultime due puntate tuttavia ho visto qualcosa di diverso in lei, ho visto una crescita e un maggior attaccamento alla propria famiglia. Credo che Sansa sia un personaggio in continua crescita ed evoluzione, credo che nelle prossime serie del telefilm possa darci molto, per questo anche se inizialmente avevo pensato di scrivere la morte di Ed secondo il pov di Arya, ho poi cambiato tendenza concentrandomi su Sansa.
Nel finale appare anche Sandor, non so perché ma io credo proprio che lui e Sansa possano avere un futuro e mi piacerebbe molto vederli insieme dato il mio odio smisurato per Joffrey, che è un personaggio davvero fastidioso a mio avviso.
Ringrazio tutti per l'attenzione, alla prossima.
Gloria.

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Capitolo 2
*** Fire can not kill a Dragon. ***


Fire can not kill a Dragon:



Genere: Missing Moments.
Personaggi: Daenerys Targaryen, Drogo, Dragons.
Collocazione Spazio Temporale: 'al di là del Mare Stretto, puntata 1x10.



Accese il fuoco e rimase immobile a fissarlo finché le fiamme dorate non avvolsero completamente il cerchio di sterpi che aveva posizionato attorno al suo ‘Sole e Stelle’.
Le grida della strega le fecero capire che il fuoco era ormai caldo e le dimostrarono che finalmente aveva avuto ciò che voleva da lei; la sua vita.
La morte di quella vecchia tuttavia non sarebbe bastata, non sarebbe stata sufficiente a lavare via il ricordo di Drogo e di suo figlio; il figlio che non aveva mai visto nascere.


“Sapevi che solo la morte può ripagare una vita’’ le aveva detto quella strega guardandola in modo strafottente.
“Tuo figlio non ce l’ha fatta’’ le aveva sussurrato un attimo prima Ser Jorah cercando di trattenere le lacrime anch’esso.
“Era un mostro, un’ aberrazione’’ aveva osato chiamare quel bambino la vecchia.
“Aveva le ali di un pipistrello ed era cieco’’ aveva continuato poi senza ritegno.
Suo figlio un mostro? Suo figlio un’ aberrazione? Quale madre avrebbe potuto sopportare un insulto simile e un tale colpo al cuore? Daenerys aveva sentito crescere quel bambino dentro di lei, l’aveva sentito scalciare contro il suo stomaco, aveva fantasticato su di lui, sul suo futuro, sul suo nome, sulla sua famiglia.
“State attenta’’ le aveva detto Ser. Jorah, “fate piano’’ aveva provato ad avvertirla mentre ancora debole tentava di scendere da quel letto in cui non era riuscita a dormire. Aveva provato a consolarla, ad essere delicato, a non essere un soldato ma solo un amico, un fratello o un padre; ma niente di tutto questo le aveva tolto quel nodo nei polmoni, nessuna parola in quell’istante le parve esserle di consolazione.
“Fatemi vedere per cosa ho venduto la vita di mio figlio’’ disse ringhiando tra i denti verso quella fattucchiera infame, verso colei che le aveva portato via suo figlio e che avrebbe dovuto restituirle il suo ‘Sole e Stelle’.



Le urla della donna si fecero sempre più acute, le fiamme divennero così ardenti che gli uomini di Drogo furono costretti a indietreggiare per non squagliarsi gli occhi sotto l’esposizione di cotanta luce e calore.


“Hai avuto la sua vita, è questo che volevi?’’ le aveva detto quella donna indicando il corpo di Drogo che giaceva a terra. Daenerys si accovacciò sopra di lui, respirava ancora; solo il respiro le era rimasto del suo ‘Sole e Stelle’, un anelito di vita, un fiato rotto e sospeso sopra la morte.
Il suo Sole e Stelle la fissava, immobile, inerme.
Cosa era la vita in quel momento? “Niente’’ si disse Daenerys osservando lo sguardo spento e inespressivo di suo marito. Lui non poteva sentirla, non poteva vederla, forse però stava soffrendo; solo della sua sofferenza Daenerys in quel momento poteva essere sicura.



Le fiamme si fecero sempre più incandescenti; persino Ser. Jorah indietreggiò proteggendosi gli occhi di fronte all’altare di Drogo.
Daenerys camminava leggiadra verso il suo ‘Sole e Stelle’, allungò le mani di fronte a sé per sentire il calore del fuoco invaderle la pelle.
Jorah tentò di dissuaderla, i Draghi erano estinti, i Draghi erano una leggenda, quelle fiamme l’ avrebbero inghiottita e uccisa, ne era sicuro. “Vi prego’’ provò a dire inchinandosi di fronte alla sua Khaleesi, ma non una parola gli ritornò indietro per confortarlo.


“Potrete vendere queste uova e comprarvi una flotta per ottenere nuovamente il trono che vi spetta’’ le disse Jorah prendendole la mano mentre sistemava quel prezioso dono tra i capelli lisci e neri del suo ‘Sole e Stelle’.
“Non venderò queste uova’’ lo freddò Daenerys stringendo tra le mani il suo regalo di nozze, “glielo devo’’ continuò in silenzio riferendosi a Drogo.
Come poteva in quel momento pensare alla flotta?Pensare al denaro e al trono?
Daenerys aveva sempre sognato un matrimonio dettato solo dall’amore.
Il giorno in cui aveva sposato Drogo le era sembrato di essere stata niente di più di una puttana, di una squallida merce di scambio che suo fratello aveva sacrificato per la sua sedia di spade.
Viserys l’aveva venduta per un Trono, aveva venduto lei; Daenerys, la quale credeva di essere la cosa più importante per lui, l’unica persona che ancora potesse ricordargli la sua famiglia.
“Io non sono come lui’’ pensò tra sé e sé accarezzando quelle uova che rappresentavano il suo matrimonio, il suo passato e la sua dinastia nata dal sangue del Drago.
“Io non venderò qualcosa di caro per salire su uno stupido trono’’ si disse accarezzando il viso ormai privo di vita del marito.



Daenerys si addentrò nel fuoco e sentì la sua veste di seta consumarsi nel calore delle fiamme, ma le scivolò addosso come l’acqua di rugiada, come se non fosse stata indossata dal suo corpo ma da qualcosa del tutto estraneo a se stessa. Sentì il calore invaderle le membra e vide le fiamme gialle confondersi con i suoi capelli biondi, quasi argentei. Aprì gli occhi di fronte al suo ‘Sole e Stelle’ e toccò la sua pelle calda e bollente; per un attimo le parve che fosse ancora vivo. Chiuse gli occhi e assaporò quel tocco; il fuoco gli aveva ridato vita, le fiamme avevano riscaldato il suo corpo morto e freddo come il ghiaccio per farlo tornare quello caldo e vigoroso dell’uomo possente che Daenerys aveva imparato ad amare.


Ricordò come era riuscita a farsi amare da lui, come Drogo l’aveva rispettata e considerata come una moglie, come una regina, come la ‘Luna della sua vita’.
Non era stato facile per loro all’inizio, specialmente per Daenerys; per l’ennesima volta un uomo l’aveva trattata come un oggetto, come una proprietà, come una merce di scambio.
Drogo tuttavia era diverso e Daenerys l’aveva capito, aveva imparato la sua lingua, i suoi costumi, amava e rispettava le sue usanze. Drogo l’aveva amata, né era sicura, sicura che lui avrebbe dato la sua vita per lei e per il figlio che portava in grembo, sicura che per lui lei fosse importante, sicura che lei fosse la sua famiglia, sicura che l’avesse amata per sempre.
Il suo matrimonio era stato diverso da tutti i matrimoni combinati a tavolino di cui aveva sentito parlare; c’era stato amore, passione, rispetto ma tutto era finito. La tempesta da cui era nata le aveva portato via l’amore della sua vita e non glielo avrebbe mai più restituito.
Con un cuscino soffocò ciò che rimaneva della sua sofferenza,le lacrime e il sangue si confusero insieme mentre gli arti ormai privi di vita di Drogo si agitavano negli ultimi spasmi di morte. Nemmeno il respiro del suo ‘Sole e Stelle’ le era rimasto, nemmeno un battito del suo cuore riuscì ad avvertire prima che le sue membra diventassero fredde e pallide come la morte.



Daenerys si stese sopra Drogo toccando con le mani i suoi lunghi capelli, “Chi cade da cavallo deve tagliare i capelli’’ dicevano le regole della loro tribù, ma non una ciocca era stata tagliata da quella chioma, non una legge era stata applicata in quel momento. Nessuno mise in discussione la sua volontà, nessuno ebbe da ridire della scelta di una donna e nessuno avrebbe potuto toccare Drogo; soltanto lei.
Le uova di Drago si riscaldarono tra le fiamme del fuoco sotto il ventre protettivo di Daenerys, idratandosi delle lacrime della figlia del Drago e trovando forza vitale nel calore del suo grembo e nella linfa che scorreva dalle iridi verdi di Daenerys che fondendosi con il colore scarlatto del fuoco erano diventate viola e luminose come quelle di un Drago.

L’incendio finì e niente rimase del tempio che Daenerys aveva elevato per Drogo, soltanto lei giaceva rannicchiata e dormiente; nuda e coperta soltanto dalle piccole ali di tre Draghi.
Ser Jorah avanzò velocemente verso di lei; le sue speranze di vederla viva erano cessate, ogni possibilità che la dinastia del Drago potesse ancora sedersi nel trono di spade sembrava essere perduta ora che Daenerys e suo fratello erano stati inghiottiti dalle fiamme stesse che li avevano creati.
Daenerys si alzò su se stessa, mentre i piccoli draghi si avvinghiavano a lei quasi in cerca di protezione, quasi se fossero stati i loro figli e lei la madre che li aveva fatti nascere.
Il drago sulla sua spalla urlò emettendo un flebile rumore spadroneggiando fiero sulla sua Signora; l’unica che avrebbe potuto capire il suo richiamo, l’unica a cui l’anima libera e ribelle del Drago avrebbe potuto obbedire e dare ascolto ciecamente.
“Fire can not kill a Dragon’’ disse Daenerys sotto voce mentre l’intero Kahlasar si inginocchiava ai suoi piedi venerandola come figlia e madre del Drago.
La sua pelle non era stata minimamente segnata dalle fiamme e i suoi capelli risplendevano nel sole più argentei che mai liberandosi dalla cenere che li aveva avvolti.
Era più di un Drago; era un’ umana che poteva governare il fuoco, che poteva tenere in pugno quell’elemento senza esserne sconfitta e senza esserne travolta.
“Quando il Sole tramonterà a est e sorgerà a ovest allora tu mio Sole e Stelle tornerai da me’’ sussurrò sottovoce in tono talmente basso che soltanto i Draghi; suoi figli furono in grado di comprendere.
I draghi le risposero urlando di nuovo, non sapevano se il loro potere sarebbe diventato così grande da poter controllare il ciclo del Sole, ma avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutare la loro Madre; la reincarnazione umana del Drago ad essere di nuovo felice.




SPAZIO AUTORE:
Eccomi di ritorno con questa nuova OS su Dany, uno dei miei personaggi preferiti in assoluto.
In questo capitolo come vedete ho voluto dare un omaggio anche a Drogo che mi manca moltissimo e che non posso ancora credere che sia morto davvero, ci sono rimasta davvero male.
Penso tuttavia che il rapporto con Drogo sia servito a Dany per essere più forte e per formare il suo carattere e per imporsi come donna in un mondo medievale sicuramente dettato dal potere maschile e dalla misogenia generale. Ho cercato di impostare il tutto a partire dalla cerimonia funebre di Drogo fino ad arrivare alla fine della decima puntata che si chiude con la nascita dei piccoli draghi. Le parti scritte in corsivo rappresentano i ricordi di Daenerys che si susseguono nella sua mente mentre si avvicina alle fiamme..spero che questo alternarsi di scene sia chiaro e non troppo confuso...mi sembrava più carino fare così, anche se la os devo ammettere che è stata scritta molto di getto, quindi spero di non aver fatto un arrosto o roba troppo OOC, come sapete io non ho letto i libri e quindi non ho idea di cosa riserverà per noi la seconda serie del telefilm.
Per il prossimo capitolo pensavo di concentrarmi un po' verso la barriera dal mio caro Jon Snow e fantasticare sulla sua possibile madre...ma è tutto una sorpresa.
Ringrazio di cuore le persone che hanno letto lo scorso capitolo e maggiormente quelle che lo hanno commentato lasciandomi un piccolo pernsiero; grazie di cuore.

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Capitolo 3
*** Fire and ice burn in the same way ***


Fire and ice burn in the same way:



Genere: Missing Moments e mie supposizioni
Personaggi: Jon Snow, Aemon Targaryen.
Collocazione Spazio Temporale: Castello nero dei Guardiani della notte, puntata 1x09.



Il corvo nero lo richiamò con il suo gracchiare da dietro le sbarre, come se con quel suono insistente avesse voluto annunciargli ciò che stava per succedere nel remoto sud del regno. Quel sud così lontano dalla barriera e così ignaro di ciò che stesse per succedere al di là di essa.
Il vecchio che stava cucinando qualcosa di indefinito lo richiamò invitandolo ad aiutarlo in quel lavoro, che per un guerriero come Jon appariva piuttosto ingrato.
“Dimmi’’ gli disse il vecchio mentre armeggiava con quelle strane pietanze, “ti sei mai chiesto perché i guardiani della notte non prendano moglie e non generino figlio?’’
“No’’ rispose seccamente il giovane facendo chiaramente notare che non intendeva continuare ulteriormente quella infelice e alquanto penosa conversazione.
“Lo fanno per non amare’’ gli rispose il vecchio mentre Jon porgeva al corvo i pezzetti di carne che aveva appena preparato.
“L’amore è la morte del dovere’’ continuò il canuto senza curarsi del fatto che il giovane continuasse a non considerarlo.
“Se un giorno il lord tuo padre fosse costretto a scegliere tra l’onore e l’amore, cosa credi che sceglierebbe?’’ insistette l’uomo in cerca di una risposta.
Il gelo dell’aria parve colpirlo assieme a quelle parole, costringendo Jon a fissare il vuoto per una manciata di secondi che gli parvero infiniti.
“Lui farebbe ciò che è giusto’’ rispose infine sicuro di sé, “qualunque sia il prezzo’’.
“In tal caso Lord Stark sarebbe uno su diecimila’’ esclamò l’uomo più anziano, “molti di noi non sarebbero altrettanto forti’’.
“Che cosa è poi l’onore in confronto all’amore per una donna?’’ Il vecchio continuò la sua arringa in modo incalzante, mentre il suo interlocutore continuava a lanciare quel cibo ancora ignaro di dove quell’uomo volesse arrivare con quell’assurdo scambio di opinioni.
Cosa ne sapeva lui dell’amore per una donna? Non aveva mai avuto una donna, non aveva mai pensato ad una famiglia. Era un bastardo e non avrebbe mai voluto che i suoi figli fossero degli altri ‘Snow’ senza nome e senza gloria. No, non sapeva cosa fosse l’amore per una donna e probabilmente non l’avrebbe mai saputo.
“E che cosa è il dovere paragonato allo stringere un figlio appena nato tra le braccia?’’ l’uomo continuò con le sue strane domande che non avrebbero avuto alcuna risposta perché rispondere per Jon sarebbe stato troppo doloroso.
“O il sorriso di un fratello’’ concluse l’uomo lasciando la frase in sospeso.
Jon si fermò nuovamente guardando negli occhi quell’uomo con il quale prima di allora non aveva mai parlato.
Sapeva benissimo cosa fosse il sorriso di un fratello, era il sorriso che aveva visto nel viso di Arya, nella piccola bocca di Bran o nei grandi occhi di Robb.
“Siamo tutti ligi al dovere quando nessuno ci chiede nulla in cambio. L’onore è una cosa semplice in quel momento’’ continuò l’uomo zoppicando senza aspettare la risposta del suo interlocutore.
“Eppure prima o poi nella vita di un uomo arriverà il momento in cui ciò non sarà per niente facile; il giorno in cui bisognerà fare una scelta’’ concluse l’uomo costringendo il più giovane a voltarsi verso di lui.
“E’ arrivato questo giorno per me? E’ questo che vuoi dire?’’ Jon rispose all’uomo quasi urlando non riuscendo ancora a capire ciò che il confratello più vecchio volesse dirgli ma comprendendo che si stava rivolgendo a suo padre e al fatto che fosse stato imprigionato.
“Fa male ragazzo e lo so’’ gli rispose l’uomo canuto senza smettere di guardarlo negli occhi.
“Tu non sai nulla!’’ gli urlò in faccia Jon, “nessuno può saperlo!’’ esclamò fuori di sé dando le spalle al suo interlocutore per allontanarsi da lui il prima possibile e abbandonare quel dialogo che stava diventando fin troppo doloroso per lui.
“Sarò anche un bastardo’’ esclamò sbattendo la ciotola nel tavolo e additando quel vecchio con veemenza, “ma Lord Stark è mio padre e Robb è mio fratello!’’ disse tutto in un fiato quasi a volerlo convincere delle sue parole.
Il vecchio rise sonoramente senza smettere, gridò così forte che per un attimo Jon rimase immobile a fissarlo non aspettandosi minimamente tale reazione.
“Gli dei furono crudeli quando decisero di mettermi alla prova!’’ esclamò avvicinandosi a piccoli passi verso Jon che non smetteva di guardarlo.
“Aspettarono finché non fui vecchio’’ continuò l’uomo camminando ricurvo su se stesso, “cosa potevo fare quando arrivarono le notizie da Sud?La caduta della mia casa, la morte della mia famiglia!Ero soltanto un vecchio inerme cieco e fragile!’’ concluse guardando verso Jon ma senza poterlo vedere, “ma quando seppi che avevano ucciso il figlio di mio fratello e con lui suo figlio e i bambini!’’ esclamò quasi ringhiando tra i denti e mandando al diavolo tutta la calma che aveva mantenuto sino a quel momento. “Anche i bambini avevano ucciso!’’ urlò quasi disprezzando le sue stesse parole mentre i suoi occhi ormai incapaci di vedere trattenevano a stento le lacrime.
“Chi sei veramente?’’ chiese Jon ma questa volta con parole calme e pacate.
“Mio padre era Maekar, primo del suo nome’’. Gli rispose il vecchio ancora tremante per lo sforzo che aveva appena fatto e per l’affanno che quei dolorosi ricordi gli avevano provocato.
“Mio fratello Aegon regnò dopo di lui, quando io rifiutai il trono’’ continuò mentre gli occhi spalancati e increduli di Jon lo fissavano inermi e attenti a ogni sua singola parola. “Suo figlio regnò dopo di lui; colui che venne chiamato il Re Folle’’ continuò imperterrito scandendo alla lettera ogni singola parola.
“Sei Aemon Targaryen?’’ chiese incredulo Jon al suo interlocutore.
“Sono soltanto un guerriero nero che ha giurato di servire e proteggere i guardiani della notte’’ gli rispose Aemon fiero del suo incarico e di ciò che con quel giuramento era diventato.
“Non ti dirò cosa fare’’ concluse l’uomo, “è una scelta che dovrai fare da solo e con cui dovrai convivere con il resto dei tuoi giorni’’ affermò strattonando tra le sue tremanti mani il mantello di pelliccia di Jon con la voce incrinata dal dolore che quei ricordi gli avevano arrecato.
Jon lo fissò senza proferire parola prima che Aemon gli voltasse le spalle dicendogli: “dovrai conviverci, proprio come ho fatto io’’.

Jon Snow rimase immobile a fissare il vuoto di fronte a lui mentre il corvo ancora non del tutto sazio continuava a gracchiare confondendo il suo verso con il rumore della bufera di neve che infuriava al di là della barriera come un canto funebre.
Non sapeva quale destino avrebbero riservato a suo padre, non sapeva se l’avessero condannato a morte per tradimento o se la guerra intrapresa da Robb fosse stata una battaglia giusta, non sapeva nemmeno se loro avessero pensato a lui in quel momento. Eppure c’era una parte di lui che gli diceva che suo padre avrebbe voluto vederlo un’ultima volta, che avrebbe preferito passare il resto della sua vita assieme a lui nel castello nero piuttosto che nelle prigioni puzzolenti e squallide di approdo del Re.
Jon sapeva che Robb nonostante tutto l’avrebbe voluto al suo fianco in battaglia per proteggersi a vicenda, spalla contro spalla, come il più fedele alleato di colui che già tutti inneggiavano come il ‘Re del Nord’.
Eppure Jon era lì, solo, senza famiglia, in quel posto abbandonato dagli dei e dal calore del sole, succube di un giuramento che l’aveva legato a dei nuovi compagni e a dei nuovi fratelli. Quel posto dove un bastardo o un discendente dei draghi potevano parlare assieme come pari o mangiare dalla stessa ciotola. Lo stesso posto in cui persino un bastardo come lui si sarebbe sentito in una famiglia.
Eppure ricordava ancora le frasi di suo padre echeggiare nella sua mente prepotentemente al solo ricordo delle quali maledì se stesso per essere finito in quel posto, in quel castello nero come la notte da cui non avrebbe potuto aiutare nessuno della sua famiglia.
“Non avrai il mio nome Jon, ma hai il mio sangue’’ così gli aveva detto suo padre prima di lasciarlo per andare a sud; lo stesso istante in cui le loro vite si erano divise per sempre. L’uno alla volta di approdo del re e l’altro verso i ghiacci e l’inverno eterno. Aveva fatto giuramento, lo stesso giuramento che lo logorava ogni giorno tenendolo ogni istante più vicino ai suoi confratelli in nero e più lontano dalla sua famiglia. Quel patto con gli dei e con il ghiaccio con cui suo malgrado avrebbe dovuto convivere fino alla fine dei suoi giorni.

Non era nulla l’onore in confronto alla famiglia, a un padre o a un figlio. Quel vecchio cieco aveva ragione, eppure Jon avrebbe preferito non avere mai una famiglia piuttosto che mettere al mondo un figlio senza nome, un altro bastardo, un altro Snow destinato a non avere nessun altro che la sua spada e un mantello nero nelle spalle.
Pensò a sua madre, non si ricordava niente di lei, non sapeva nulla di chi fosse e del perché lo avesse abbandonato, le voci dicevano che fosse una giovane donna del sud. Non aveva mai sentito l’abbraccio tiepido e rassicurante di una madre ma era sicuro che fosse una di quelle cose per cui forse anche l’onore, i giuramenti e tutti gli dei sarebbero potuti tranquillamente passare in secondo piano.

“Aemon Targaryen!’’ esclamò quasi resuscitando da quello stato di trance in cui mille pensieri lo avevano travolto come una bufera.
Il vecchio si voltò dal lato in cui aveva sentito provenire la voce del giovane.
“Cosa vuoi figliolo?’’ disse con voce tremante avvicinando la sua rugosa mano verso la spalla di Jon.
“Tu che vieni dal sud, dalla discendenza dei draghi e dal luogo in cui sono nato, raccontami’’ disse il giovane con occhi quasi sognanti, “come sono le donne di approdo del re, ho sempre fantasticato su mia madre e su chi avesse potuto essere, sui racconti dei draghi e sulla loro nobiltà’’ continuò in un solo fiato senza più vergognarsi di se stesso e del fatto che non sapesse nulla a proposito della sua nascita.
“I draghi!’’ disse ridendo quell’uomo, “i draghi sono solo una leggenda ormai. Il sangue di drago ti rende invulnerabile al fuoco e al calore, ti rende nobile e fiero quasi al pari degli dei.’’
“Tu sei un discendente dei draghi’’ esclamò Jon avido di sapere. Voleva saperne di più di quel mondo lontano che aveva visto appena nato ma di cui non si ricordava più niente.
“I veri draghi non esistono più ormai’’ disse l’uomo con un velo di malinconia, “l’unica cosa che sono è un guardiano della notte, un povero cieco che cerca nonostante tutto di servire al meglio i suoi confratelli’’.
“Il fuoco non può uccidere il drago non è vero? Dicono che le donne del sud discendenti del drago abbiano degli occhi così azzurri da sembrare viola e dei capelli così biondi da sembrare dei fili d’oro’’ esclamò Jon sperando che quell’uomo potesse sapere qualcosa delle sue origini e del luogo in cui era nato ma che non aveva mai visto, avendo vissuto tutta la sua vita nel freddo regno di ‘Grande Inverno’.
“Il fuoco non può uccidere un drago, così come il ghiaccio non può annientare un lupo’’ gli rispose l’uomo afferrando una manciata di neve da terra e stringendola a lungo tra le mani nude finché non fu costretto a lasciarla andare ustionato da quel tocco gelido che gli aveva logorato la pelle.
“Tutto il nostro mondo è un equilibrio continuo tra il fuoco e il ghiaccio, quei due elementi opposti e così forti capaci di annientarsi l’uno con l’altro ma che necessitano di sussistere in un equilibrio per non distruggersi a vicenda, perché l’uno non può esistere senza l’altro.’’
“Cosa vuoi dire?’’ Jon osservò confuso la mano arrossata del vecchio quasi logora per aver stretto tra le mani quel ghiaccio così freddo.
“Fuoco e ghiaccio, così opposti, così lontani, ma entrambi bruciano allo stesso modo’’ concluse il vecchio prima di andarsene e raggiungere gli altri confratelli più anziani.


Circa 25 anni prima:

“Signora il bambino non può rimanere, quando il re si accorgerà che non è discendente del drago lo ucciderà” esclamò la nutrice strappando quella piccola creatura dalle braccia di quella donna con i capelli lunghissimi e biondi come l’oro.
“No ti prego’’ disse la regina piangendo inutilmente e allungando le mani verso quel figlio che le stavano strappando via e che non avrebbe mai più rivisto.
“Si prenderanno cura di lui, te lo prometto’’ le disse la fedele serva facendole abbracciare quel piccolo bambino da cui già si intravedevano dei ciuffi neri e ricciuti e degli occhi grandi ed espressivi come quelli di un lupo. Troppo diverso per passare inosservato tra i figli del drago, così biondi, così esili; troppo diverso dal suo primogenito Viserys Targaryen.
“Benjen Stark se né è andato, ha preso il nero, non lo vedrò mai più’’ biascicò la regina accarezzando il figlio un’ultima volta e consapevole che se suo marito l’avesse visto lo avrebbe ucciso, accecato come era dall’ossessione del drago.
La giovane scappò con quel bambino tra le braccia sicura di dove avrebbe dovuto condurlo e che si sarebbero presi cura di lui.
“Prenditi cura di lui, da adesso è tuo figlio. Il sangue del lupo scorre nelle sue vene’’ scrisse la giovane donna in quel biglietto prima di andarsene e lasciarlo solo davanti a quella porta, convinta che Ed Stark si sarebbe preso cura di lui e l’avrebbe amato come un figlio.



Il vento del nord gli echeggiò nelle orecchie come un grido di morte. Innumerevoli anni passati in quella landa desolata ai piedi della barriera eppure ancora non si era abituato ai ghiacci e alla bufera tipica di quel posto così diverso da quello in cui era nato e per il sangue bollente del drago che gli scorreva tra le vene.
Avanzò a tastoni zoppicando, ma sicuro di sé conoscendo ogni angolo di quel castello nero che tuttavia da diversi anni non poteva più vedere. Quelle immagini di venticinque anni prima continuavano a farfugliargli nella mente come se la sua cecità gli permettesse comunque di vedere e rivivere i suoi ricordi come immagini nitide dalla visione delle quali non avrebbe potuto sottrarsi neppure chiudendo gli occhi con tutta la forza che quel corpo vecchio tuttora aveva.
“Ci sarà sempre qualcuno della tua famiglia, qua nel castello nero’’ gli disse il vecchio apparendo alle sue spalle e facendo sobbalzare Jon per un attimo, “Benjen Stark sarà sempre come un padre per te, ricordatelo’’ concluse sedendosi accanto a lui di fronte al fuoco acceso.
“Non è ancora tornato, e se fosse prigioniero dei bruti o di chi al posto loro esiste oltre la barriera?” L’idea di perdere anche suo zio, di perdere la persona che oltre suo padre l’aveva fatto sentire di più a casa e che l’aveva amato allo stesso modo dei suoi fratelli lo torturava continuamente. Non poteva perdere anche lui, Benjen doveva tornare.
“Ti senti più fuoco o ghiaccio?’’ lo interrogò il vecchio cambiando argomento, quasi volesse suggerirgli qualcosa, quasi a volergli mettere uno strano ronzio sull’orecchio che lo costringesse ancora ad interrogarsi sulla sua nascita.
“Ghiaccio! E’ l’unica cosa che so di me’’ rispose Jon istintivo mentre il suo meta lupo Spettro gli veniva incontro perfettamente a suo agio tra le nevi perenni.
“Ricorda figliolo’’ ridacchiò il vecchio prendendogli una mano, “che tu sia ghiaccio o fuoco non ha importanza, interessa solo l’equilibrio che riuscirai a creare tra i due elementi. La vita su questa terra non potrebbe esistere senza l’uno o l’altro’’ concluse prendendo la mano del giovane tra la sua rugosa e tremolante e portandola velocemente sopra il braciere che alimentava la fiamma.
“Ma cosa?’’ Jon tentò di ritrarre la mano dal fuoco spaventato da quello scatto improvviso, ma il vecchio continuava a stringere la sua mano impassibile sopra i carboni ardenti.
Subito dopo si alzò zoppicando per tornare alle cucine a sminestrare altra carne per essere d’aiuto ancora una volta ai suoi confratelli.
Jon osservò il vecchio allontanarsi senza proferire parola; osservò la sua mano più volte, ma nessuna cicatrice del fuoco apparve nelle sue mani e nessun senso di malessere invase la sua mano che come l’altra appariva perfettamente integra.
Continuò a fissarsi entrambe le mani confuso e allibito da ciò che aveva appena vissuto nella sua stessa pelle. Soltanto un rumore come un ronzio continuava a frusciare nelle sue orecchie senza lasciargli tregua.
“Fuoco e ghiaccio bruciano allo stesso modo’’ erano le parole che gli attraversavano la mente come portate dal vento, eppure Jon non era stato minimamente scheggiato né dall’uno né dall’altro. Il drago e il lupo che vivevano dentro di lui in ogni caso l’avrebbero protetto.




SPAZIO AUTORE:
Eccomi dopo un secolo con una nuova One shot molto audace.
Come potete aver visto leggendo sono partita dalla puntata 1x09 e dal dialogo tra Aemon e Jon che mi ha affascinato moltissimo. Da lì poi ho lavorato molto di fantasia. Chi mi conosce sa che non ho letto i libri e che mi baso ESCLUSIVAMENTE su ciò che ho visto nel telefilm, quindi mi scuso in anticipo se qualche amante dei libri verrà inorridito dalle mie supposizioni sulla nascita di Jon e sulla sua origine dragoneggiante (se così si può dire).
Nella mia mente perversa il vero padre di Jon è Benjen, che in quanto cavaliere della notte non si è potuto prendere cura di lui ma è sempre stato il parente che si è comportato più amichevolmente con lui e senza fare distinzione tra gli altri suoi nipoti. La madre di Jon come si intravede dai ricordi di Aemon sarebbe la madre di Daenerys e Viserys. La cosa è alquanto audace ma ho sempre fantasticato sulla nascita di Jon e quindi vi sorbisco questa roba.
Se il tutto vi piacerà farò altre cose più fantasiose inventando qualcosa di mio, ho già in mente il prossimo capitolo della raccolta, questa volta su Arya e sul suo viaggio alla volta della barriera.
Grazie a tutti per la lettura, se qualcuno vorrà commentare ne sarò estremamente felice.

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Capitolo 4
*** You are not a boy. ***


You are not a boy:



Genere: Missing Moments e mie supposizioni future
Personaggi: Arya Stark, gendry baratheon, Sansa Stark.
Collocazione Spazio Temporale: In viaggio verso il Castello nero dei Guardiani della notte e castello di 'Approdo del Re'. Post puntata 1x10.



Erano già in cammino da giorni e giorni. Ricordava il viaggio intrapreso per andare al sud con il padre e la sorella; tutto era cambiato. Non c’erano più le comodità di re Robert, non c’era più sua sorella Sansa a lamentarsi in modo petulante per ogni tipo di stanchezza o di scomodità che il viaggio le arrecava. C’erano solamente dei ragazzi, senza niente, senza nessuno, gente da portare all’estremo Nord per difendere un regno che non li avrebbe mai accettati.
Aveva pensato più volte a come sarebbe stato il suo viaggio di ritorno verso il Nord, aveva sperato di potersene andare da quell’ambiente così sfarzoso e arido di siccità, per tornare a respirare l’aria fredda e pungente del Nord, per rivedere sua madre e i suoi fratelli.
Non aveva un cavallo, non un carro, camminava a piedi percorrendo le infinite leghe che la dividevano dall’estremo Nord.
“Dove sono diretta?’’ chiese sottovoce al soldato di suo padre, “posso fermarmi a Grande Inverno?’’
“No, verrai fino al Castello Nero” tagliò corto l’uomo senza interrompere la marcia.
“Ma è Grande Inverno la mia casa!’’ gli disse Arya con voce insistente.
“Tua madre e tuo fratello hanno intrapreso una guerra, c’è un altro Stark ad occuparsi di Grande Inverno’’ le disse il soldato invitandola a tacere.
“Bran? Non può farcela da solo, ha bisogno di me!’’ gli rispose Arya interrompendo un attimo la marcia.
“Tuo padre è stato chiaro, ho fatto un giuramento!’’ le disse il soldato prendendola per i bottoni della camicia per invitarla a guardarlo dritto negli occhi, “portala da mio figlio Jon, mi ha detto, lui saprà come tenerla al sicuro’’ concluse l’uomo mollando la presa.
“Ehi Figli di puttana!’’ gridò poi l’uomo per attirare su di lui l’attenzione di tutte le persone che stava ‘trasportando’ verso la barriera. “Nessuno di voi riceverà uno sconto, nessuno di voi potrà fermarsi in un posto che non sia il Castello Nero dei guardiani della notte, nessuno!’’ concluse con voce dura mettendo una particolare enfasi nell’ultima parola della frase.


“Dicono che la principessa del Nord, Sansa Stark abbia venduto suo padre per assicurarsi il trono!’’ esclamò il ragazzetto biondo. “Dicono che non abbia versato neppure una lacrima dopo la sua morte!’’ gli rispose allegramente il ragazzo grasso.
“Non è vero!’’ Arya urlò più forte di quanto avesse dovuto e i due si voltarono richiamati dalla sua voce.
“E cosa ne sai tu ragazzino?’’ il ciccione le andò in contro con fare minaccioso, come se si fosse scordato che pochi giorni prima lo aveva quasi infilzato con la sua spada.
“Lo so e basta!’’ tagliò corto lei guardandolo in cagnesco e respirando profondamente per mantenere la calma.
“Sempre a litigare stupidi ragazzini!’’ il fedele compagno di Eddar Stark afferrò Arya da sotto le ascelle costringendola a camminare accanto a lui.
“Non devi attirare l’attenzione su di te! Ti stanno cercando! Per tuo fratello Robb sarà già difficile trarre in salvo tua sorella, almeno tu non complicare le cose! Nessuno deve sapere chi sei finché non arriveremo al Castello Nero!’’ gli disse sottovoce ma con sguardo perentorio.
“Stavo solo difendendo mia sorella!’’ gli rispose Arya facendogli capire che se fosse servito l’avrebbe fatto di nuovo.
“Vi ho sentito litigare per ogni singola cosa quando eravate al Sud, ti ho sentito deriderla ed offenderla’’ le rispose l’uomo sorridendo al ricordo di quegli screzi.
“Solo io posso farlo!’’ gli rispose Arya allontanandosi da lui per camminare nuovamente assieme agli altri, “gli altri non devono permettersi’’ aggiunse borbottando tra sé e sé.



“Sansa Dove si trova tua sorella Arya?’’ Cersei entrò nella sua stanza senza neppure bussare.
“Non lo so!’’ le rispose la rossa guardandola dritta negli occhi.
“Non scherzare Sansa, è una bambina indifesa, non può stare da sola ad Approdo del re!’’ le disse la bionda avvicinandosi sempre di più.
“A cosa vi serve un altro ostaggio? Avete già me!’’ Sansa scandì bene le parole portando il suo volto ad un centimetro da quello della Regina.
“Non direi ostaggio, quanto ospite, vogliamo prenderci cura di te e di tua sorella! E’ una bambina indifesa’’ le disse Cersei senza riuscire a celare un ghigno perfido.
“Non è indifesa, sa combattere e sa difendersi e non starebbe mai qui a fare il vostro ostaggio, è una delle persone più forti che abbia mai conosciuto!’’ tagliò corto la rossa voltandosi per tornare dalla sua nuova septa che le stava intrecciando i lunghi capelli, “tornerà con mio fratello a salvarmi ’’ concluse mettendosi a sedere nello sgabello e invitando la anziana signora a continuare il suo lavoro da dove lo aveva interrotto.




“Tu non sei un ragazzo non è vero?’’ Gendry si avvicinò ad Arya furtivamente dopo aver assistito all’ennesimo litigio della piccola con quei due ragazzacci; il biondo e il ciccione.
“Cosa?’’ Arya lo guardò sottecchi guardandosi intorno furtivamente quasi ad assicurarsi che nessun altro avesse sentito ciò che quel ragazzo le aveva appena detto.
“Tranquilla, non lo dirò a nessuno’’ le rispose lui dandole un piccola pacca nella spalla.
“La spada, quella che mi hai detto che avevo rubato è un regalo di mio fratello’’ gli rispose Arya toccando con la punta delle dita la lama sempre al sicuro nel fodero.
“Sapevo di non sbagliarmi, ho fatto l’armaiolo per anni e anni, riconosco la fattura del ferro e quel ferro è davvero fuori dal comune!’’ le rispose Gendry sorridendole attorno al fuoco acceso nell’accampamento momentaneo che avevano allestito per la notte.
“Lo troverò al Castello Nero mio fratello’’ aggiunse lei allungando le mani verso il fuoco per riscaldarle, “lui mi riporterà a casa!’’ concluse guardandolo negli occhi così profondamente azzurri e sentendo per la prima volta un brivido percorrerle la schiena.
Sua sorella aveva ragione, prima o poi anche lei avrebbe pensato alle frivolezze tipiche delle signorine; abbassò il capo arrossendo lievemente, aveva passato tanti anni a negare a se stessa di essere una ragazza, aveva persino pensato che la sua vita sarebbe stata migliore se tutti avessero creduto che lei fosse un maschio. Eppure il fatto che quel ragazzo avesse scoperto il suo segreto la fece stare meglio, la fece sentire diversa.

Sansa aveva ragione. Avrebbe solo voluto che fosse lì con lei per dirglielo.



SPAZIO AUTORE:
Eccomi dopo un secolo con una nuova One shot dedicata ad Arya/Sansa e Arya/Gendry.
Vedendo la puntata 1x10, il tizio armaiolo dagli occhi azzurri, nonchè figlio illegittimo di Re Robert difende Arya da biondino e il grassottello e quindi a me è partita subito la ship. Mi sono dunque immaginata il loro viaggio verso la barriera e ho messo anche un piccolo parallelismo del rapporto tra sorelle di Sansa ad 'Approdo del Re'. Chi mi conosce sa che non ho letto i libri e che mi baso ESCLUSIVAMENTE su ciò che ho visto nel telefilm, quindi mi scuso in anticipo se qualche amante dei libri verrà inorridito dalle mie supposizioni riguardo il proseguimento della trama.
Credo che scriverò nuovamente di gendry perchè sebbene non so moltissimo di lui è chiaro che egli è figlio di Robert e viste le ultime rivelazioni sui figli di Cersei possiamo forse concludere che è l'unico vero figlio di re Robert.
Il prossimo episodio credo che lo scriverò facendomi ispirare dal promo, ho già una mezza idea XD.
Grazie a tutti per la lettura, se qualcuno vorrà commentare ne sarò estremamente felice.

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