Dearly beloved, are you listening?

di Levineisabitch_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last minute holiday homework. ***
Capitolo 2: *** Cousins. ***
Capitolo 3: *** Friends, hugs and boobs. ***
Capitolo 4: *** Incestuous kiss. ***
Capitolo 5: *** Blue hair, red bitches. ***
Capitolo 6: *** The paint isn't on the walls! ***
Capitolo 7: *** Assumptions and infringements of the law. ***
Capitolo 8: *** The game of detergent. ***
Capitolo 9: *** Future is near. ***
Capitolo 10: *** The worse place for a bar. ***
Capitolo 11: *** Incestuously right or incestuously wrong? ***
Capitolo 12: *** Knock on my door. ***
Capitolo 13: *** Acida come l'ortoclasio. ***
Capitolo 14: *** Weird meetings. ***
Capitolo 15: *** Revenge. ***
Capitolo 16: *** Everyone's so full of shit. ***
Capitolo 17: *** Blood. ***
Capitolo 18: *** Happy Christmas, my dear. ***
Capitolo 19: *** Siamo come tanti tasti rotti di un pianoforte malfunzionante. ***
Capitolo 20: *** Puke. ***
Capitolo 21: *** Nothing lasts forever. ***



Capitolo 1
*** Last minute holiday homework. ***


-π raggio alla seconda per .. trovare l’area? O la circonferenza?- inveii contro il libro di geometria analitica Gloria, chiudendolo di scatto.
-Desisti già? Comunque è l’area. Mancano ancora sette problemi, non puoi lasciar perdere così.- sbottò Christian.
-Sì che posso. Tanto tu queste cose le sai fare, no? Non posso copiarle da te a spagnolo, domani?- chiese lei serafica.
-Ok. Ma non prenderla come abitudine. E in cambio voglio gli esercizi di geografia. Nell’ultima verifica ho messo la Corsica in Sardegna.- scese a patti lui. In quella verifica aveva preso 3 meno.
-Elli non controlla i compiti.- disse lei, cercando di farlo sviare dato che neanche lei li aveva fatti.
-Sai che lo fa. Alla fine copi sempre tutto tu e faccio tutto io. Quando mai ci siamo iscritti alla stessa scuola.- sbuffò irritato.
I due si erano iscritti un anno prima, ora erano in seconda, al liceo scientifico e se n’erano pentiti.
Difatti i loro sogni erano ben altri. Gloria voleva andare all’artistico, era un artista, lei. Ma non accettavano più iscrizioni.
Christian avrebbe preferito andare a Geometra ma i suoi non avevano voluto.
Così si erano ritrovati entrambi in quel liceo, contro la loro volontà.
-Oh, non fare il drammatico! Mettiamo un po’ di musica? Se la mettiamo ti aiuto. Se no scordatelo.- disse secca lei, selezionando già un CD dalla sua raccolta. Ne aveva circa duecento, tutti originali. Fin da quando aveva sei anni chiedeva CD a compleanni e feste.
-Lo sai che non ho bisogno una mano. Solo supporto psicologico, se no scoppio. Metti qualcosa di rilassante, ti prego.- non fece in tempo a finire di pronunciare “prego” che Longview partì a manetta nella stanza di Gloria.
-Bhe, è rilassante. Ha un bel significato. Su. So che ti piace. Soprattutto il significato.- ed esplose in una risata isterica.
-Sei una cogliona. E no, non mi piace il significato. Non sono un segaiolo.- affermò lui convinto.
Lei ammiccò e cambiò canzone.
Erano nella sua camera, coi muri di un odioso giallo canarino, a cercare di finire i compiti delle vacanze che sarebbero terminate il giorno dopo.
Lei era in calzoncini e canotta, nonostante il freddo invernale, e aveva una crocchia bionda e disordinata sul capo.
Christian invece era in tuta, quelle che lei tanto odiava, e aveva i capelli spettinati.
Entrambi erano a piedi nudi, sdraiati sul letto a una piazza e mezza di lei.
Ora il basso di Know your enemy risuonò.
Gloria si mise a canticchiare sulle note della canzone, urlando come una pazza sui cori.
-Non dovevi aiutarmi?- le chiese il ragazzo, sapendo che lei non l’avrebbe fatto comunque.
-In teoria. Michela? Dov’è andata? Avrei bisogno di una mano a finire il murales.- disse lei, chiedendo della sorella di Christian.
-Che ne so. Sarà a casa a sfornare qualcuno di quei suoi cosi. Lo sai che si è fissata e non riesce a evitare di stare ai fornelli.- alzò gli occhi al cielo lui.
Sua sorella cucinava sempre qualche dolce nuovo. Erano deliziosi, certo, ma la cucina era sempre un disastro e alla fine per non far incavolare mamma puliva lui, sapendo che Michela l’avrebbe fatto.
Quel giorno stava facendo dei muffin al limone, a quanto ricordava.
-E chi aiuta con il muro?! Volevo riprodurre la copertina di American Idiot e il fiore di Kerplunk. Ce la faccio anche da sola, ma poi è una palla.- esclamò lei. Alla fine l’avrebbe comunque fatto lei il murales, ma almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare.
-Se vuoi ti do una mano io. A meno che devi spettegolare su chissà che. Allora no.- si offrì volontario Christian.
-Va bene.. domani, dopo scuola, veniamo qui, ok? Così vediamo di fare anche la ricerca.- organizzò in quattro e quattr’otto Gloria.
Il ragazzo annuì e continuò a fare i problemi di geometria mentre lei cantava usando un pennarello come microfono.

Fiore di Kerplunk: fior epresente nella copertina di Kerplunk, cd dei Green Day.
American Idiot: cd dei Green Day


OCCHI A ME!
Son già tornate a scassar le bals, eh giiià!
Mi è venuta in mente questa fic, che sembrerà insignificante, ma per un minimo dettaglio spero sia originale.
Una vostra opinione sarebbe davvero gradita! :3
Alla prossima, allora.
-Sabry.










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Capitolo 2
*** Cousins. ***


-Cousins.
Era il nove gennaio e l’aria era così gelida da fare congelare le vene eppure Gloria era nella sua solita tenuta: pantaloncini e canotta.
Si era svegliata presto come al solito, per avere il tempo di svegliarsi con una bella doccia bollente.
Sotto la doccia si mise a cantare Cigarettes and Valentines, una delle ultime canzoni dei Green Day.
-Gloria! Muoviti! E’ tardissimo! Oddio, sempre in ritardo è.- le urlò sua madre, sussurrando però le ultime parole che la ragazza sentì ugualmente.
Si decise ad uscire e si vestì in fretta e furia: jeans, felpa verde scuro e anfibi i piedi.
Si raccolse i capelli, che a causa dell’umidità sembravano bagnati, in una coda alta e non si truccò, non lo faceva mai.
Stava per uscire di casa, quando si ricordò che doveva mettersi l’orecchino all’orecchio sinistro.
Doveva farlo vedere a Samantha, che gliel’aveva regalato per Natale, se no si sarebbe offesa.
Era un brillantino verde  brillante, amava quel colore in ogni tonalità, da mettere al suo quinto buco.
Solo sull’orecchio sinistro ne aveva cinque di buchi, su quello destro erano solo tre, ma aveva in programma di pareggiarli entro la fine del mese.
Se lo infilò in fretta e poi uscì e si diresse a scuola, a piedi.
Dove diavolo era finito Christian? Di solito si incontravano all’incrocio tra le loro strade, eppure non c’era.
Lasciò perdere e si avviò a scuola sola.
Dopo qualche minuto sentì il rombo di una moto dietro di lei che aumentava di volume per poi rallentare nelle sue vicinanze.
-Ciao Glo! Muoviti, che siamo in ritardo, salta su.- era suo cugino, doveva immaginarlo.
Christian aveva da poco preso il motorino, era ovvio che sarebbe venuto con quello.
Saltò su con lui sul motorino color carota e insieme raggiunsero la scuola.
La campanella era già suonata da dieci minuti e i due ragazzi entrarono correndo nell’istituto, facendo le scale in velocità e facendosi venire il fiatone.
Arrivati al piano si misero a ridere: erano rossi come pomodori.
-Che abbiamo alla prima?- chiese Gloria, mentre camminavano verso la loro classe più tranquilli.
-Scienze.- rispose piatto lui, guardando dritto avanti a sé.
-Che odio scienze. Dici che ci fa entrare? Sono le otto e..- la ragazza prese il cellulare per vedere l’ora e poi gliela comunicò –le otto e ventisette. Non ci fa entrare.- gongolò lei, felice.
-Della serie: perdiamoci una lezione il primo giorno di scuola, eh?- ridacchiò lui.
Non era da Christian saltare così a cuor leggero le lezioni, ma con una cugina come Gloria ci si faceva l’abitudine.
Invece lei era uno spirito libero, la scuola non le piaceva, si sentiva chiusa, senza possibilità di esprimersi.
Quindi da dicembre dell’anno prima aveva cominciato a saltare la prima lezione ogni martedì, a settimane alterne.
Stranamente i professori non se ne accorgevano mai.
Dopo qualche mese coinvolse anche il cugino, si annoiava da sola.
-Già! Bhe, meglio così. Andiamo in classe, facciamo vedere che siamo solo in ritardo e facciamo la giustifica.- disse lei e dopo un minuto scarso erano sulla soglia della classe.
-Gerosa, Gottardo, in ritardo già il primo giorno? Oramai non vi posso ammettere, scendete dalla preside.- disse Baj, il professore.
Gloria Gerosa fece un sorrisino soddisfatto, mentre Christian Gottardo sospirò.
Insieme ritornarono al piano terra e si misero ad aspettare il proprio turno per far firmare la giustifica.
Quando arrivarono c’era solo una sedia vuota e Christian con uno scatto se l’aggiudicò.
-Molto cavalleresco, sul serio.- disse sarcastica Gloria, buttandosi a sedere su di lui a gambe incrociate.
-Ovvio. Oggi si mangia qui o pensi di riuscire a cucinare qualcosa?- le chiese lui.
-Preferisco mangiare un panino qua, tanto mia mamma non c’è oggi a casa. La ricerca su cos’è?- rispose lei, calma.
-Sul Burundi, il Kenia.. qualcosa del genere. Sull’Africa.- disse lui, poco sicuro.
-Sei sempre di molto aiuto, Chri, grazie.- disse lei, usando ancora quella che considerava la sua unica dote: il sarcasmo.
Passarono la prima ora lì e al cambio riuscirono ad entrare dalla preside che firmò frettolosamente i loro libretti.
Alla seconda ora avevano Educazione Fisica, la materia preferita di Christian, anche se nessuno l’avrebbe mai detto.



Nota: i cognomi dei protagonisti sono quelli di una mia carissima amica, tale Gotti e di uno della mia scuola u.u
Da questo capite quanta fantasia io abbia: pochissima.

Note autrice: Eccoci qua! Vi devo ringraziare tantissimo per le recensioni e le visite, sul serio.
Ebbene sì, Gloria e Christian sono cugini! Scommetto che non l'avreste mai detto, o almeno spero (?)
Spero vi piaccia. :3



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Capitolo 3
*** Friends, hugs and boobs. ***


Friends, hugs and boobs.
I due cugini erano in seconda superiore e la loro sezione era la J.
In quel momento la classe stava raccattando le borse dal pavimento e, molto rumorosamente, si stava dirigendo al pian terreno, dove c’era la palestra.
La professoressa li aspettava giù, come al solito.
Gloria appena vide arrivare la classe, dato che i due erano rimasti giù per non fare strada inutile, fece un corsetta e andò ad abbracciare stretto la sua migliore amica, Eleonora.
-Mi sei mancata troppo! Devo raccontarti un sacco di roba! Ah, la ricerca l’hai fatta? Mi fai copiare i compiti?- Gloria sembrava un fiume in piena e sembrava stesse strangolando Eleonora.
-Lors, non respiro.- disse lei calma, abituata alle scalmane dell’amica.
-Ancora un secondino.- disse la ragazza, che strinse di più la presa e dopo un trenta secondi si staccò.
-Mi sei mancata anche tu. Diamo la conferma che ci siamo a lezione poi andiamo al bar e mi racconti, no e sì.- rispose telegrafica Eleonora.
-Hai soldi per un cornetto? Io sono al verde. E cosa sì e no?- cominciò a parlare a vanvera Gloria.
-Va bene, ma solo oggi offro io, se no finisco in rovina. Sì, ti faccio copiare i compiti, no, non ho fatto la ricerca.- sorrise la ragazza per poi dirigersi verso gli spogliatoi a braccetto con la migliore amica.
Nel frattempo Christian  era con gli amici di sempre. Con nessuno di loro aveva un gran rapporto, ma non gli importava molto.
Arrivò Paolo che, data la sua altezza, riuscì a circondare le spalle di Christian con un braccio.
-Salve! Come sono andate le vacanze? Ah, va che stasera c’è una partita. Ci sei?- chiese.
Paolo e Christian andavano sempre a vedere la partita insieme dello stadio della loro città anche perché spesso erano gratutite, dato che giocava la squadra dell’oratorio.
Si divertivano comunque.
-Bene, cazzeggiato perlopiù! Stasera.. dipende a che ore! Sono da Gloria.- rispose lui. Il braccio di Paolo non gli dava fastidio.
-Ti rendi conto di essere sempre da lei? Mi sa di incestuoso. Comunque alle otto e mezza. Non voglio andarci da solo!- esclamò il ragazzo, perforando il timpano di Christian.
-Incestuoso? Non farti figo con ‘sti paroloni. E comunque siamo cugini!- rispose lui alle accuse.
-Appunto per questo ho detto incestuoso.- precisò Paolo.
Christian sbuffò.
Ragazze e ragazzi si divisero, le prime andando negli spogliatoi a destra mentre i secondi verso quelli di sinistra.
Eleonora e Gloria si cambiarono sedute sulle panchine di legno scuro mentre Lidia, una loro compagna di classe, cianciava di quello che aveva fatto col suo ragazzo durante le vacanze.
Senza risparmiare dettagli, il che era davvero rivoltante.
Inoltre Lidia aveva una voce acuta da far paura, sembrava un topo che squittisce.
Le due migliori amiche uscirono in fretta e furia per raggiungere la palestra e non doversi subire un altro racconto su “Quanto è maledettamente bravo a baciare Luca? Poi con quel piercing sul labbro..!” Tutte parole della pantegana, ovvio.
-Quanto è odiosa?- chiese Eleonora.
-Da una scala da uno all’infinito un bel tremilacinquecentotrentaquattro non glielo toglie proprio nessuno.- commentò acida Gloria.
-Confermi la tua risposta?- chiese conferma la ragazza, vedendo passare Lidia, sculettando.
-Infinito. Assolutamente ed infinitamente odiosa. Confermo la mia risposta.- le due ragazze si misero a ridere e aspettarono che tutti i compagni arrivassero.
Negli spogliatoi maschili stava invece avendo luogo una discussione su quanto portassero di seno alcune ragazze della classe.
-Avete visto Lidia? Lei una quarta, sicuro. Forse anche quinta.-
-Che dici? Meglio Tina! Ma di gran lunga.-
-Anche Gloria ha delle belle tette, né.-
-Ma non sono tanto grosse! Ma belle tette, sì.-
Christian stava ascoltando a orecchio teso: era pur sempre sua cugina, no?
Qualche minuto dopo tutti i ragazzi, tranne qualche sfaticata che non voleva sudare, stavano correndo sul perimetro della palestra.
Gloria aveva addosso i soliti pantaloncini cortissimi, difatti metà della parte maschile presente in palestra le stava fissando le gambe.
L’altra metà le fissava a Lidia.
Gloria era una bella ragazza e piaceva a tutti, solo che non se ne curava e preferiva rimanere da sola, divertirsi.
O magari non se n’era mai accorta.
Per non parlare del suo carattere: nessuno sarebbe resistito con lei più di due settimane, forse tre.
Era uno spirito libero, una di quelle ragazze stravaganti e allo stesso tempo deliziose.
-Hola! Come stai?- le si avvicino Paolo, l’amico di Christian.
-Todo bien y tù?- rispose lei, in spagnolo.
-Bene. Stasera voglio Christian alla partita, quindi non trattenermelo troppo!- la avvertì.
Lei colse due piccioni con una fava: far felice Paolo e fare il meno possibile nella ricerca.
-Puoi venire da me, oggi, così ci aiuti e finiamo prima.- gli sorrise e lui non ci vide più.
Questi maschi.” Pensò lei, ma evitò di dirlo.
-Va bene. Che dovete fare?- accettò di buon grado Paolo.
-Ricerca e murales. Oramai hai accettato, ricorda!- chiarì lei, correndo più veloce fino a superarlo.




NOTE AUTRICE.
Allora, grazie davvero per le recensioni, gentilissime come sempre, voi.
Per Gloria avevo in mente (Siano benedetti quei decerebrati dei Green Day.) Lisa Stelly :3
Per chiarirci, avete mia visto il video di 21 Guns? ECCO, LEI.
Solo bionda :3
Vi lascio una foto, ok? ok.
Su Christian non so se è adatto. Ma a me piace tantissimo *3*



Non è tenerissima Lisa? *333*
Di Christian che mi dite? Io lo amo quindi sono di parte D:
Alla prossima! :D

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Capitolo 4
*** Incestuous kiss. ***


Incestuous kiss. (Colonna sonora: Jesus of Suburbia, ve la consiglio.)

-Okay, ragazzi! Leonardi!- la professoressa stava richiamando i ragazzi all’ordine, in particolare Lorenzo che si stava arrampicando sulla pertica. O meglio, si stava strusciando contro la pertica facendo una specie di ridicola lap dance.
La professoressa sbuffò infastidita lasciando Leonardi alla sua improbabile danza.
-Prendete le racchette per Badmington! E una decina vadano in pesistica.- a quell’ordine si videro quasi tutti gli studenti sparire nella saletta dove c’erano i pesi. Si sapeva che andando lì non si faceva niente.
Gloria e Eleonora approfittarono del caos e corsero via per il corridoio alla fine del quale c’era il bar.
Si sedettero a uno dei tavolini e ordinarono due cappuccini e due cornetti alla crema.
-Cosa mi devi raccontare?- chiese impaziente Eleonora.
Eleonora era una bella ragazza: alta, capelli corvini dalle ciocche azzurre e un corpo magnifico.
Portava gli occhiali di un modello che ricordava gli anni cinquanta, color rosso.
Era un bel tipo, anche lei. Ecco perché le due si erano trovate: entrambe con idee strambe e passioni fuori dal normale.
E un guardaroba molto, troppo colorato.
-Sai che sono andata cinque giorni in Francia? Con Christian e la sua famiglia? Poi anche la mia, ma non conta.- cominciò nervosa la ragazza.
-Certo.. serve sapere che sei andata con loro..?- chiese sospettosa Eleonora.
-Forse. Devi giurarmi su quello che ti è più caro, su tua madre e pure sul tuo cane che non lo dirai e che non giudicherai.- cominciò a gesticolare.
-Giuro. Mi fa paura quello che devi dirmi e ho un’dea. Un’idea orripilante a cui non voglio dar ascolto. Confermami che è sbagliata sputando fuori tutto! Con i dettagli.- disse addentando il cornetto, rovesciandosi addosso un po’ di crema.
Eleonora si pulì con un tovagliolino lasciandosi sfuggire un “merda”.
-La crema va via, tranquilla. Okay, dico tutto d’un fiato quindi per favore cerca di capire.- l’amica annuì e Gloria proseguì -EroubriacaeloerapureChristiancosìcisiamobaciatipersbaglioeoraentrambifacciamofintanonsiasuccessomaèsuccesso.- sparò.
-Ero ubriaca e lo era pure Christian così ci siamo baciati per sbaglio e ora entrambi facciamo finta non sia successo niente ma è successo. Correggimi se sbaglio.- sillabò con calma Eleonora, sorseggiando il cappuccino.
-Non sbagli.- si arrese Gloria sospirando.
-Mangia qualcosa. Non ti ho pagato la colazione per niente.- le disse Eleonora, riflettendo su quello che le aveva appena detto la ragazza.
Le ragazze finirono di mangiare e si pulirono la bocca.
-Accompagnami nello spogliatoio, devo cambiarmi, la felpa è sporca. Per quanto riguarda Christian.. è tuo cugino. E tu non provi niente per lui, no? Questione chiusa. Ok?- era quello che le piaceva di Eleonora: era schietta e dava buoni consigli, soppesando tutto.
-Mmmm.- fu l’unico commento di Gloria.
-Mmmm quel bacio significa qualcosa o mmmm il cornetto era davvero buono?- le sorrise Eleonora.
-Entrambi?- suggerì la ragazza.
Eleonora la prese per un braccio e la trascinò di corsa nel bagno più vicino.
-Lavati la faccia, ora. Acqua ghiacciata. Ora.- le ordinò.
Gloria svolse le mansioni in fretta e poi prese a fissare l’altra ragazza.
-Cosa vuol dire che forse provi qualcosa per lui? NO! E’ sbagliato.- le disse, scandendo piano le parole.
-Non lo so neanche io.. è che da quando è successo mi sento in soggezione in sua presenza e riesco solo a pensare a quanto sia meraviglioso. Detto così suona male, però.. se non fosse quello che è.. che succederebbe?- chiese Gloria mordendosi il labbro nervosamente.
-Se non fosse tuo cugino sarebbe più semplice e da qui a una settimana sareste fidanzati, ma non è così, quindi non ci devi nemmeno pensare.-  chiarì la ragazza.
-Con tutti i ragazzi che ci sono proprio lui dovevo beccarmi? Che palle.- sbottò Gloria, chiudendo gli occhi cercando di rilassarsi.
-Ma fino alla sera prima non avevi mai pensato potesse succedere, no?- cerco di capirci qualcosa Eleonora.
-Mai. Eravamo ubriachi, ma io mi ricordo! E’ successo per sbaglio, ma mi è piaciuto! Aiuto, Nor. Rischio di impazzire.- si stava tartassando il labbro, da cui usciva anche un piccolo rivoletto di sangue.
-Aspetta, ma adesso state insieme senza problemi, da quanto ho visto. Nel senso, nessuno di voi da strani segni! Lui ricorda?- chiese, corrugando la fronte.
-Non lo so. Io sto cercando di dimenticarmi e vado avanti come prima, ma non riesco neanche a toccarlo con la punta delle dita. Prima mi sono seduta in braccio, ma ero tesa da morire.- Gloria leccò via il sangue dalle labbra con la lingua.
-Che situazione di merda.- commentò Eleonora, elaborando qualcosa da dire.


3 gennaio 2012

I due ragazzi erano palesemente sballati e stavano ballando un lento che sembrava più un ballo da discoteca.
Era una festa riservata ai ragazzi dell’hotel dove alloggiavano e in teoria non sarebbero stati distribuiti alcolici.
E invece ognuno beveva come una spugna. Christian e Gloria si erano divisa una bottiglia di vodka alla fragola.
Ed entrambi si sballavano con poco. La ragazza appoggiò la testa al petto di Christian e bofonchiò qualcosa di inudibile.
Neanche il tempo di dire qualcosa e le loro labbra erano appiccicate, non sapevano nemmeno com’era successo.
Gloria aveva strabuzzato gli occhi, ma aveva continuato imperterrita la sua attività.
Infine si erano seduti su dei divanetti dove due ragazze stavano passandosi una sigaretta e bevendo un boccale di birra.
La ragazza si era accoccolata su Christian e lui le stava accarezzando i capelli: nessuno avrebbe detto che erano cugini.
Quella serata era finita così, senza epilogo.
Si erano trascinati nella loro camera, sapendo che i loro genitori e fratelli avrebbero dormito fuori per poter vedere un museo il giorno dopo.
Si erano addormentati nello stesso letto, abbracciati.
Il giorno dopo Gloria si era risvegliata tra le braccia del ragazzo, allarmata per quello che poteva essere successo al notte prima.
Si alzò dal letto in fretta e si cambiò: aveva addosso ancora il vestitino violetto usato alla festa.
Improvvisamente sentiva la testa pesante e quasi staccata dal resto del corpo: i postumi della sbornia.
Si rimise a letto, nel suo stavolta e si addormentò.
Al suo risveglio Christian era sceso a far colazione e d’un tratto si ricordò tutto: il lento, il bacio e l’abbraccio.
Rimase sconvolta e si torturò labbra e mani, nervosa.
Christian si ricordava qualcosa, vagamente, ma nulla degno di nota.
La ragazza scese e appena lo vide divenne rossa. Anzi no, bordeaux. Ma fece finta di niente, imitandolo.
Fu così che passò delle orribili vacanze, pensando e ripensando a quel bacio.
A quel bacio tra cugini.


Note autrice.
Giusto ieri in classe parlavamo di cugini. Sapete, ci sono due cugini nella mia classe e il mio proff insinuava una relazione.
Sento il bisogno di postarvi un'altra foto di Christian.
Io amo quel ragazzo, sul serio.
Ma dite che posso rapirlo e oblligarlo a sposarmi? No? Pace.
Comunque spero vi piaccia, io non sono molto brava negli intrecci, ma ci provo.
It's ok?
Datemi anche un consiglio: mia mamma mi ha dato il permesso di tingermi i capelli di rosso o di farmi le ciocche colorate.
Voi come preferireste? So che non sapete come sono fatta, ma pace.
Le ciocche a me piacevano azzurre. A voi?
Grazie e alla prossima.
Sto figone. Lo amo, ok? ok.
Non riesco a non postarvene un'altra. AHAHAHAHAH



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Capitolo 5
*** Blue hair, red bitches. ***


Blue hair, red bitches.
-Gloria mi ha invitato da voi, oggi. Non ti dispiace se vengo, giusto? Perfetto. Sai se c’è anche Megan?- disse Paolo a Christian mentre erano seduti sulla panchina dei pesi. Tanto la professoressa non veniva mai a controllare se stavano lavorando.
La Megan di cui  stava parlando il ragazzo era un’amica di Gloria, che era uscita con la loro compagnia un paio di volte.
Con ‘la loro compagnia’ si intendono Gloria, Christian, Paolo, Eleonora, Lucrezia, Alice, Simone e Megan, per l’appunto.
Questa ragazza frequentava la prima. Aveva incontrato Gloria e Simone ad una riunione dei rappresentanti delle varie classi e avevano subito preso a chiacchierare.
L’avevano invitata a fare un giro con loro e quando Paolo l’aveva conosciuto sen’era innamorato.
Lei aveva capelli lunghissimi color mogano, era sempre in jeans e maglietta e ai piedi portava delle Creepers.
Era perfetta e dannatamente punk, anche se non lo dava a vedere.
Le magliette che portava erano tutte di Green Day, Avenged Sevenfold, Blink 182 e cose così, rigorosamente nere.
Si truccava pesantemente ed era anche piuttosto carina.
Tutti nella compagnia erano più o meno punk, tranne Simone e Alice, che ascoltavano rock duro.
Ma nessuno avrebbe mai detto che lo erano. Si vestivano normali, portavano solo maglie di gruppi, niente di che.
Anche se l’idea di tingersi o cose del genere aveva più volte sfiorato i ragazzi.
-Nessun problema, anche se l’hai già deciso. Comunque non penso.. dovevamo essere solo noi due.- rispose Christian.
-Invitala, ti prego. Ti prego ti prego ti prego. Ti sto pregando.- Paolo si era messo in ginocchio, manco dovesse chiedergli la mano.
-Tirati su e non fare il cretino! Va bene, la invito. Ma tu devi accompagnarmi da Rods sabato. Voglio tingermi. Sai che volevo farlo da un po’.. ora mi sono deciso.- giunse a un compromesso il ragazzo.
-Perfetto! Di che colore ti fai?- anche a Paolo sarebbe piaciuto, ma prima doveva bucarsi le orecchie per la terza volta e non aveva soldi per tutto.
-Blu come l’era Dookie di BeeJ.* Dici che va bene?- chiese conferma Christian.
-E chiedi anche? Sono meravigliosi, y’know.*- si pavoneggiò l’altro per il suo slang americano.
Christian alzò le spalle e uscì dalla stanzetta, ritrovandosi sul corridoio.
Non c’era nessuno, solo due ragazzi che pomiciavano allegramente.
Una mano gli si posò sulla spalla, facendolo voltare.
A pochi centimetri da lui c’erano Megan che con i suoi occhioni così scuri da sembrar neri che lo fissava.
-Giusto te cercavo..- non ebbe il tempo di parlare che Megan gli cinse il collo con le braccia, inclinando la testa.
Il ragazzo deglutì: era compromettente come posa e lei era la ragazza che piaceva al suo amico di sempre.
Fece due passi indietro e Megan lo squadrò con uno sguardo da cucciolo abbandonato.
-Che c’è, Christian?- gli chiese, con quel suo tono rauco e dannatamente sexy.
Il ragazzo non riusciva a respirare come si deve.
-Sto pomeriggio andiamo da Gloria, vieni?- chiese a bruciapelo.
-Contaci.- rispose lei, schioccandogli un bacio sulla guancia e andandosene.
Paolo non doveva sapere di quell’incontro, per nulla al mondo.
Il resto della giornata corse normale, tra l’ora di spagnolo con quella professoressa che ti fissava, quella di Fisica dove ricevettero le verifiche, tutte da cinque e quattro, quella di matematica dove il professore sputacchiava ed essere al primo banco era un inferno.
Suonò la campanella dell’ultima ora e tutti si precipitarono fuori dalla classe, tranne Christian, Gloria e Paolo che aspettarono due minuti per poi raccattare le proprie cose.
Hear the sound of the falling rain, comin’ down like an Armageddon flame, the shame, the ones who die without a name..” Gloria prese a cantare sulla suoneria del proprio cellulare per poi controllare il messaggio che le era arrivato.
“Mi ha detto Christian di venire da te. Mi piace, troppo. Oggi ci provo. Megan.” Gloria eliminò il messaggio senza rispondere un po’ irritata.
Aveva notato un po’ di interesse da parte sua.. ma non era niente di che!
E Megan aveva decisamente più possibilità, mica avevano il sangue in comune.
I tre ragazzi percorsero il corridoio vuoto poi scesero le scale fino al pian terreno, dove c’era il bar e Megan ad aspettarli.
Era seduta ad un tavolino e stava mangiando una focaccia super unta con il prosciutto.
Accanto a lei c’era una Coca Cola ancora chiusa: Megan non riusciva ad aprirle, chiedeva sempre a qualcun altro.
Paolo si sedette di fianco a lei e senza dire nulla gliel’aprì.
Intanto Christian e Gloria erano al banco a prendere i panini, anche per conto di Paolo.
Sarebbe stato un pomeriggio interessante e leggermente bizzarro.
“C’è mezza compagnia a casa mia, vieni! Ti prego, Megan vuole provarci con Christian.” Gloria digitò il messaggio e lo inviò a Eleonora che dopo mezzo minuto rispose Arrivo appena posso. Non permetterglielo.”

I ragazzi stavano camminando lentamente verso casa di Gloria, chiacchierando del più e del meno.
Nello stesso momento in cui arrivavano al condominio, arrivarono anche i vicini di casa della ragazza che li guardarono dall’alto al basso.
-Gloria, carissima, i tuoi genitori sanno che hai invitato tutta questa gente a casa? Se no sono costretta ad avvisarla, mi dispiace.- disse la vecchietta, saccente.
-Ma alla sua veneranda età non sa che chi si fa i cavoli suoi campa cent’anni?- le rispose acida la ragazza, mentre gli altri ragazzi stavano zitti squadrando la signora da capo a piedi.
-Ti pare il modo di rispondere, di grazia?! Ora telefono subito a tua madre, immediatamente dico! Tanto il numero ce l’ho, eh!- e così dicendo entrò nella sua casa.
Appena se ne andò la ragazza si mise a ridere seguita a ruota dagli altri.
-Mia madre ha cambiato numero da un mesetto e di sicuro quella cretina non ce l’ha. Poi, oh, che rompipalle!- rise, ancora, spiegando l’accaduto.
I ragazzi entrarono nella casa della ragazza, depositarono giubbotti e zaini e si tolsero le scarpe.
-Prima facciamo la ricerca. Ah, tra poco arriva Eleonora!- avvisò Gloria, sedendosi sul divano e prendendo sulle ginocchia il pc che si stava accendendo.
-A questo punto.. invita anche Lù, Ali e Simmo!- propose Paolo.
-Saremmo otto! Va bhe.. invito. Ma sarà un casino pazzesco!- si arrese la ragazza.
Paolo sfoderò un sorrisone, contento.
Christian, Gloria e Paolo decisero di fare la ricerca insieme, dato che anche Paolo non l’aveva ancora svolta. Poi l’avrebbero passata ad Eleonora, se non ci si aiuta tra compagni!
Intanto Megan chiamava gli altri ragazzi e li avvisava.
Ci misero poco a finire la ricerca, giusto una mezz’ora e poi la stamparono.
Qualche minuto dopo arrivò Eleonora e in seguito anche gli altri.
Giusto in tempo per dipingere la stanza: Gloria aveva optato per un color verde mela.



Note autrice.
era Dookie di BeeJ= l'era in cui Billie Joe ha pubblicato con i Green Day Dookie.
y'know= lo sai, slang americano!

Se non si era capito: non è che a Christian non piacciano i Green Day, solo che non li vuole sentire quando studia. Ok? :3
Ho un po' di immagini da mettervi D:
Comunque mi faccio i capelli con l'hennè! Anche se non vi interessa *3*



Personaggi come li immagino io :3
Gloria: http://cdn.abclocal.go.com/images/otrc/2010/photos/8373427_600x338.jpg (Lisa Stelly *v*)
Christian: http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRtifKP1LtdpktWDywXVc7tzJE9mpoE7Ljk8RSG5URQ_L5re-NlJA (Lou *v*)
Eleonora: http://data.whicdn.com/images/12481966/tumblr_loy844k0g71qmnstjo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi e quegli orecchini orribili D:)
Megan: http://data.whicdn.com/images/21163579/385896_221390254608997_100002140715241_465291_254983778_n_large.jpg (L'ho cambiata.)
Paolo: http://data.whicdn.com/images/20598485/tumblr_lqpj5ljcuq1qii3ino1_500_large.jpg (Lasciando perdere la tipa affianco. AHAHAH)
Lucrezia: http://data.whicdn.com/images/12461732/blonde-fashion-girl-pretty-taylor-momsen-Favim.com-74970_large.jpg (Come fisico, non per abbigliamento.)
Alice: http://3.bp.blogspot.com/-uzqC2eWiyv4/Tiv8PPa7-bI/AAAAAAAAHXk/EkuQcu9IpyA/s1600/009.jpg
Simone: http://data.whicdn.com/images/20609771/tumblr_lxcgz2DeMf1qfuaajo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi ._.)
Lidia: http://data.whicdn.com/images/14078083/tumblr_lqqjnc3ig21qg6fu3o1_500_large.jpg




Alla prossima!

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Capitolo 6
*** The paint isn't on the walls! ***


The paint isn't on the walls!

I ragazzi erano vestiti con magliette da buttar via e jeans vecchissimi, per imbiancare.
Erano tutti a piedi nudi e stavano aprendo barattoli di vernice e recuperando pennelli dalle scatole che c’erano nella stanza che, tra l’altro, era vuota.
-Tieni!- urlò Gloria a Eleonora passandole della vernice e facendone sbottare fuori un po’ che bagnò Simone, lì di fianco.
-Sono di un adorabile color verde mela. Grazie, di cuore.- reagì il ragazzo.
-Di nulla!- gli sorrisero le ragazze.
Simone scosse la testa e intinse un pennello nel barattolo accanto a lui poi, con estrema tranquillità, lo tirò fuori e lo stese sulla fronte di Eleonora e le guancie di Gloria.
-Sei un cretino!- rise Gloria mentre Eleonora sbuffava e andava in bagno a pulirsi.
Era permalosa Eleonora, da sempre.
Intanto Paolo cercava di intrattenere una discussione con Megan che però continuava a sbirciare con la coda dell’occhio e a mandare sorrisini intriganti a Christian che però cercava di non guardarla.
-Quindi... Megan! Com’è andato il primo giorno?- tentò per la millesima volta Paolo a trovare un appiglio.
-Bene.- rispose senza enfasi la ragazza continuando nel suo intento.
-Oh, anche a me. Il patentino lo fai a marzo, vero?- provò ancora il ragazzo e questa volta come risposta Megan se ne andò da Christian ad aiutarlo con i muri.
Nello stesso istante Lucrezia, che stava osservando la scena da un angolino, sbalzò alle spalle di Paolo e gli rovesciò sui capelli mezzo barattolo di vernice.
-Ti dona da morire il verde.- gli disse ridendo, poi.
Quello era solo un tentativo di distrarlo, sapeva, anzi intuiva, che a Paolo piaceva Megan.
Lucrezia era fidanzata da sei mesi con Simone e si trovavano bene insieme.
A lui aveva dato il suo primo bacio e con lui aveva perso , già, la verginità.
L’unica pecca era che il ragazzo era estremamente geloso quindi guardava Lucrezia che chiacchierava con Paolo di sbieco.
Megan stava parlando con Christian sfoderando sorrisi che facevano svenire e risatine da gatta a cui il ragazzo non sapeva se poteva resistere, ma almeno ci provava.
-Dimmi, Chri.. ti frequenti con qualcuno? Non parliamo mai, vorrei sapere qualcosa di più su di te..- parlava come se dovesse continuarla frase che invece era finita il che era irritante.
-No. Su di me posso dirti che: primo, ascolto i Blink e gli Avenged. Ogni tanto i Gd. Secondo, mi piace il tiramisù e anche le fragole. Terzo, non mi piaci, senza offesa.- tentò di mettere in chiaro le cose Christian senza però ferirla.
Non aveva calcolato che ferire Megan è impossibile: è una di quelle che si fa scivolare addosso tutto, anche le cose peggiori. Chiamatelo menefreghismo, chiamatela forza.
-Oh, e perché? Ti interessa forse qualche altra ragazza? La conosco?- cominciò l’interrogatorio la ragazza, intenzionata a scoprirne qualcosa di più.
-Non pensi siano fattacci miei?!- sbraitò il ragazzo, spostandosi verso Alice che dipingeva il muro pignola.
Megan lo seguì.
-E’ Alice?- gli chiese facendola voltare.
-No.- rispose secco lui. Anche se avesse fatto il nome della ragazza, avrebbe negato.
Perché, ad essere sinceri, c’era una ragazza che gli interessava, ma non aveva parecchie speranze.
-Cosa sono, non sono io?- chiese a questo punto Alice, sentendosi tirata in mezzo.
-La ragazza che interessa a Christian, e non lo sei.- le rispose Megan acida, sorridendo.
Avete presente quei sorrisi di circostanza, fatti con cattiveria? Ecco!
-Ma è ovvia come cosa. Si vede chi è.- fece di tutta risposta Alice, sorridendo a sua volta come Megan.
Chi era che diceva “m’illumino d’immenso”? Chiunque fosse ha di sicuro visto Megan quando Alice le ha detto che sapeva chi era la ragazza che interessava Christian.
Difatti la ragazza si era illuminata e aveva preso Alice per una manica.
-Chi è?- aveva ringhiato, minacciosa. Sembrava cattiva, sul serio. O forse lo era.
-Sapessi..- le scoccò uno sguardo saccente.
Solo a Paolo, a Simone e a Gloria stava simpatica Megan, al resto della compagnia stava sulle palle e non avevano neanche tutti i torti!
-Dimmelo!- le urlò Megan, dandole uno spintone.
Alice strabuzzò gli occhi mentre cadeva, tirando con sé due barattoli di vernice.
C’era vernice ovunque, più per terra che sui muri.
-Che hai fatto? Sei un’idiota!- esclamò Alice, irritata.
-Sembra il video di American Idiot.- mormorò Gloria, che stava pensando al casino che avevano combinato.
-Già.- assentì Paolo, al suo fianco, mentre Lucrezia annuiva.
-OmmioddioscusamitantoGlorianonvolevo.- si scusò tutto d’un fiato Megan.
-Tranquilla.- mugugnò Gloria. Anche se da stare tranquilli non c’era proprio: sua madre l’avrebbe uccisa.
Christian era scappato nel soggiorno e stava selezionando un cd dalla vasta raccolta.
Scelse 21 Century Breakdown, uno dei suoi preferiti.
Staccò la spina della radio della cucina e la portò nel corridoio adiacente alla stanza di Gloria.
Dopo aver armeggiato mezzo minuto tra vari cavi finalmente uscì della musica dallo stereo.
Simone squadrò il ragazzo, alzando il sopracciglio per poi avvicinarsi e mettere il volume al massimo.
La casa rimbombava  sulle note di Song of the Century: ora sì che si sarebbe arrabbiata la vicina!
Ma non importava, non più di tanto almeno.


Note autrice.
Sarete tutti a vedere il derby, ora come ora ma posto uguale *v*
Ecco tutta la compagnia riunita! :D
Come vi pare? :3


Personaggi come li immagino io :3
Gloria: http://cdn.abclocal.go.com/images/otrc/2010/photos/8373427_600x338.jpg (Lisa Stelly *v*)
Christian: http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRtifKP1LtdpktWDywXVc7tzJE9mpoE7Ljk8RSG5URQ_L5re-NlJA (Lou *v*)
Eleonora: http://data.whicdn.com/images/12481966/tumblr_loy844k0g71qmnstjo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi e quegli orecchini orribili D:)
Megan: http://data.whicdn.com/images/21163579/385896_221390254608997_100002140715241_465291_254983778_n_large.jpg (L'ho cambiata.)
Paolo: http://data.whicdn.com/images/20598485/tumblr_lqpj5ljcuq1qii3ino1_500_large.jpg (Lasciando perdere la tipa affianco. AHAHAH)
Lucrezia: http://data.whicdn.com/images/12461732/blonde-fashion-girl-pretty-taylor-momsen-Favim.com-74970_large.jpg (Come fisico, non per abbigliamento.)
Alice: http://3.bp.blogspot.com/-uzqC2eWiyv4/Tiv8PPa7-bI/AAAAAAAAHXk/EkuQcu9IpyA/s1600/009.jpg
Simone: http://data.whicdn.com/images/20609771/tumblr_lxcgz2DeMf1qfuaajo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi ._.)
Lidia: http://data.whicdn.com/images/14078083/tumblr_lqqjnc3ig21qg6fu3o1_500_large.jpg



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Capitolo 7
*** Assumptions and infringements of the law. ***


Assumptions and infringements of the law.

-I’m afraid that I gotta do what i gotta do.. tu tu tu.- canticchiava tra sè Gloria.
Ascoltava punk-rock e altri generi simili, vero, ma era una fan anche di un altro gruppo.
Solo che evitava di dirlo troppo in giro: aveva paura del giudizio altrui.
Era una cosa che l’aveva sempre bloccata e cercava di nasconderlo il più possibile.
-Cosa canti?- le si avvicinò Simone, il ragazzo di Lucrezia.
-Niente.- disse frettolosamente lei.
Quella che cantava era una canzone dei Maroon 5, ne era fan da quasi tre anni.
Prima di scoprire i Green Day e di conseguenza Blink, Avenged e compagnia bella aveva scoperto il sound più leggere di quei cinque ragazzi di Los Angeles.
Se n’era innamorata senza neanche accorgersene.
-Niente? Dai, non prendermi per i fondelli. Ti ho sentita.- era un tipo molto insistente Simone.
-Ok.. Era Wipe Your Eyes.- sputò fuori lei, tanto per sbarazzarsi del ragazzo.
-Maroon 5?- chiese allora lui.
-Maroon 5.- acconsentì lei.
Nel frattempo Lucrezia stava parlando con Alice dei soliti argomenti: ragazzi per Alice, fidanzato per Lucrezia e poi scuola, musica, pettegolezzi.
-Ma dici che a Gloria piace.. ?- chiese a bassa voce, per non essere udita, Lucrezia, facendo un cenno del capo verso un inconsapevole Christian.
-Sono cugini.- rispose Alice, come se questo rendesse impossibile un’eventuale cotta.
-Lascia perdere questo. Come lo guarda è.. non da cugina.- cercò di spiegare Lucrezia.
-Solo ora.. mai visto prima. O è successo qualcosa o abbiamo avuto il prosciutto sugli occhi fin’ora.- alzò le spalle Alice, continuando a dipingere il muro.
-Ma che schifo. Mettitelo te un maiale nell’occhio.- storse il naso Lucrezia.
-Ma sei stupida o ti alleni?- le scoccò un’occhiata divertita l’altra ragazza ed entrambe scoppiarono a ridere all’unisono.
Poco più lontano, Eleonora e Christian dipingevano il muro in religioso silenzio, come capitava.
Il ragazzo aveva anche scritto con la vernice in grande “I DON’T CARE” che dopo poco aveva coperto, continuando il suo lavoro.
Fu la ragazza a rompere il silenzio.
-Ti piace Megan, quindi?- buttò lì per sondare il terreno.
-Ma che avete tutti oggi? E’ davvero così importante? Comunque no. Anche se fosse, mi farei da parte.- sbuffò spazientito Christian.
-Scusa.- si strinse nelle spalle la ragazza e poi continuò ad indagare –cosa intendi con “mi farei da parte”?- chiese, incuriosita e stupita.
Quale ragazzo non avrebbe accettato di buon grado le avances della rossa?
Non era Lidia, né Gloria, ma era comunque bella.
Aveva uno stuolo di ammiratori, lo sapeva e faceva sentire ognuno di lui uno schifo, un rifiuto umano.
Neanche ad Eleonora Megan piaceva, ma ci aveva fatto l’abitudine a sopportarla.
-Tu ci staresti con il ragazzo che piace a Gloria in quanto lei la tua migliore amica?- una cosa che faceva spesso Christian era rispondere a una domanda con un’altra domanda.
Il che era leggermente irritante.
Il primo pensiero di Eleonora fu “Se tu sapresti capiresti che mi stai praticamente chiedendo se ci starei con te, Chri. E la risposta in ogni caso sarebbe no.” e le venne da ridacchiare.
-Ovvio che no. Si può sapere a chi interessa Megan?- si decise a rispondere la ragazza.
-A Paolo. Non posso proprio farlo, è come una legge orale. “Mai provarci con la tipa che piace a un tuo amico”. – disse lui, semplicemente.
-Paolo?!- esclamò la ragazza stupita –non m hai detto chi ti interessa, a proposito.- si riprese però.
-Sì, a lui. Devi stare zitta, però, mi raccomando. A me.. non lo so.- si grattò la testa con un dito verde di vernice Christian.
-Come fai a non saperlo?- le chiese lei.
-Sento di voler apparire perfetto agli occhi di una persona e desidero con tutto il cuore la sua approvazione.. diciamo che mi piace, ma allo stesso tempo no.- spiegò confusamente lui.
-Perché allo stesso tempo no?- chiese lei, beccando proprio la domanda che Christian non voleva sentirsi porre.
-Non posso dirtelo, scusami.- dettò così se ne andò verso Paolo, aiutandolo a lavare un paio di pennelli troppo incrostati e lasciando Eleonora a bocca asciutta e piena di dubbi.


Flashback.

-Muoviti! Se sei lenta, cavolo!- urlò Christian, a bordo della sua bicicletta.
Gloria era dietro di lui e arrancava, le facevano male le gambe.
-Arrivo, calma.- esclamò lei, sbuffando.
Si fermarono vicino al retro della scuola media che frequentavano i due.
Erano in terza media e non vedevano l’ora di lasciarla.
-Hai il coraggio di entrare?- sussurrò Gloria, negli occhi una scintilla di eccitazione.
-C’è l’antifurto. Suona se entro.- aveva risposto calmo Christian.
Era strano che ci fosse, nessuna scuola in genere lo aveva, ma quella sì.
Lo aveva scoperto Paolo a proprio spese l’anno prima, facendosi sospendere per due giorni, con obbligo di frequenza.
-Ah, capito, muori di paura. Scusami.- disse Gloria, mascherando un sorrisetto.
-Vai a quel paese, Glo. Ora entro, ok?- Christian amava le sfide e quella decisamente lo era.
Il ragazzo smontò dalla bicicletta e si avviò verso la porta dell’edificio che era, ovviamente, aperta.
L’aprì, mentre la ragazza tratteneva il fiato, in attesa di sentire l’antifurto.
Lui si girò verso di lei, sorridendole, facendole vedere che probabilmente la storia dell’antifurto era una balla inventata da Paolo.
-Cammina ancora un po’.- lo incitò lei.
Lui alzò le spalle come a dire “cosa vuoi che sia?” e fece qualche altro passo.
Non si resero neanche conto di quello che succedeva, un secondo e i due sfrecciavano per via Briantina a velocità assurda.
Un suono insistente e d’allarme comunicava a tutti la bravata dei due ragazzi.
In due minuti erano arrivati ai giardini vicino a casa di Christian e stavano ridendo come dei pazzi.
-Allora è vera la storia dell’antifurto!- Gloria si teneva la pancia che cominciava a farle male per il troppo riso.
-Già! Se ci arrestano sappi che darò la colpa a te, eh!- rispose Christian senza smettere di ridere.
Un’oretta dopo erano nella stanza del ragazzo perché fuori era troppo buio.
Gloria stava leggendo un libro con la testa appoggiata sulla pancia di Christian mentre lui le accarezzava i capelli e guardava Jersey Shore alla tv.
-E’ stupido questo programma.- commentò Gloria, distraendosi dal suo libro.
Il libro apparteneva a Michela, la sorella del ragazzo e si chiamava “Misery”.
L’aveva iniziato solo perché il titolo era uguale a quello di una canzone dei Maroon 5.
Ma le piaceva, anche se era un po’ inquietante.
-Giro?- chiese Christian, non del tutto interessato al programma.
-Se a te va bene, si.- acconsentì Gloria.
Christian si sporse in avanti, verso di lei, per recuperare il telecomando.
Era una posizione facilmente fraintendibile da chiunque altro, ma loro la prendevano con leggerezza.
Il loro rapporto era chiaro: cugini, legame di sangue, punto e basta.
“I got the mooooves like Jagger!” cominciò a cantare la televisione.
Guarda caso avevano beccato proprio la canzone del gruppo preferito di Gloria che si mise a cantare a squarciagola.
Christian la osservava: era stramba, adorabile e buffa, adorava sua cugina.


Note autrice.
Allora! Salve, ragasshoule (?)
ok, no.
Grazie per le recensioni e le visite! *w*
Wipe Your Eyes è una canzone uscita ieri dei Maroon 5 :33
E' bellissima, ascoltatela.
Ci si vede.

Personaggi come li immagino io :3

Gloria: http://cdn.abclocal.go.com/images/otrc/2010/photos/8373427_600x338.jpg (Lisa Stelly *v*)
Christian: http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRtifKP1LtdpktWDywXVc7tzJE9mpoE7Ljk8RSG5URQ_L5re-NlJA (Lou *v*)
Eleonora: http://data.whicdn.com/images/12481966/tumblr_loy844k0g71qmnstjo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi e quegli orecchini orribili D:)
Megan: http://data.whicdn.com/images/21163579/385896_221390254608997_100002140715241_465291_254983778_n_large.jpg (L'ho cambiata.)
Paolo: http://data.whicdn.com/images/20598485/tumblr_lqpj5ljcuq1qii3ino1_500_large.jpg (Lasciando perdere la tipa affianco. AHAHAH)
Lucrezia: http://data.whicdn.com/images/12461732/blonde-fashion-girl-pretty-taylor-momsen-Favim.com-74970_large.jpg (Come fisico, non per abbigliamento.)
Alice: http://3.bp.blogspot.com/-uzqC2eWiyv4/Tiv8PPa7-bI/AAAAAAAAHXk/EkuQcu9IpyA/s1600/009.jpg
Simone: http://data.whicdn.com/images/20609771/tumblr_lxcgz2DeMf1qfuaajo1_500_large.jpg (Senza tatuaggi ._.)
Lidia: http://data.whicdn.com/images/14078083/tumblr_lqqjnc3ig21qg6fu3o1_500_large.jpg




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Capitolo 8
*** The game of detergent. ***


The game of detergent.

-Quanto ci vorrà ad asciugare?-
Chiese Eleonora fissando le pareti ultimate.
La vernice non era uniforme né espansa bene, ma dava un bell’effetto.
-In teoria poco, anche perché dopo dobbiamo finire!- rispose Gloria.
In quel momento dalla radio uscivano le note di Homecoming dei Green Day.
-In che senso finire?-  chiese allora Lucrezia, ignorando cosa intendesse la ragazza.
-Quando è asciugato ve lo dico. Che si fa ora?- rispose misteriosa Gloria.
-Il gioco della bottiglia?- buttò lì Paolo: il suo obbiettivo era Megan.
-Io ci sto.- annuì Eleonora.
-Idem.- acconsentì Christian, sperando in cuor suo che capitasse lei.
-Ok..- accettò Gloria titubante.
-Perfetto!- cinguettò con quella sua vocina acuta Megan.
-Vi ricordo che siamo fidanzati io e Simone.- chiarì Lucrezia, lanciando uno sguardo al fidanzato.
-Per questa volta si può fare! Sorvolate.- diede il proprio consenso anche Alice.
-Dai, Lù, accontentiamoli, che ti costa?- sorrise dolce Simone alla sua ragazza.
-Va bene. Ma senza nessun secondo fine, eh!- precisò allora lei.
A questo punto gli otto ragazzi si sedettero per terra, in mezzo alla vernice, mentre Gloria andava alla ricerca di qualcosa di vagamente simile a una bottiglia vuota per la casa.
-L’hai trovataaa?- urlò Paolo. La pazienza non era certo una delle sue doti.
-Ho trovato solo questo coso! Era nella spazzatura ma è utilizzabile.- fece la sua entrata Gloria con in mano una tanica di detersivo vuota.
Non aveva nemmeno il tappo.
Lucrezia storse il naso.
Erano seduti in cerchio a gambe incrociate in silenzio.
Gloria mise il detersivo al centro e cominciò a farlo girare.
Eleonora stava contando i secondi: 12.
Si fermò con l’estremità rivolta verso Simone.
Lucrezia gli gettò subito un’occhiata preoccupata.
Lui la tranquillizzò con un sorriso: non sarebbe successo nulla.
Questa volta fu Christian ad allungarsi verso la tanica facendola girare.
Eleonora ricontò: 9 secondi.
Sempre di meno, sempre tiri meno potenti.
Questa volta uscì Alice che mandò uno sguardo di scusa verso Lucrezia che però rimase impassibile per poi chinarsi verso Simone.
I due si diedero un bacetto sulle labbra, con la lingua, perché quello prevedeva il loro gioco, ma niente degno di nota.
Dopo i soliti commenti con risata allegata e sguardi d’intesa tra i due fidanzatini il gioco riprese.
11 secondi. Christian. 13 secondi. Eleonora.
A Gloria venne un attacco di panico quando vide la bottiglia posizionarsi davanti alla sua migliore amica.
La sua migliore amica, quella che doveva baciare il ragazzo che le piaceva, suo cugino.
Era complicato.
Eleonora gettò uno sguardo sicuro a Gloria, che le infuse sicurezza.
Lei non avrebbe mai provato qualcosa per Christian perciò Gloria doveva stare tranquilla.
Ma se Christian avrebbe cambiato idea su Eleonora?
Gloria non si dava pace, mille domande le frullavano in testa e soprattutto, non voleva darsi risposte.
Le risposte avrebbero potuto farle paura.
La ragazza si sporse verso Christian e in due secondi, durante i quali Gloria tenne gli occhi serrati come saracinesche, il bacio finì.
Eleonora rivolse uno sguardo alla “Te l’avevo detto, è tutto ok.” un po’ scocciato.
Christian aveva un’espressione frastornata ma dopo una scrollata di spalle si riprese.
Rigirò il detersivo: 17 secondi.
E uscì Gloria. Dopo la seconda girata uscì anche Megan.
Sulla faccia di Gloria comparve un’espressione disgustata: la regola del bacio con lingua valeva tra tutti i sessi, indipendentemente da qualsiasi cosa.
Così avevano deciso quando avevano giocato per la prima volta e così era sempre stato.
Anche Megan era parecchio riluttante.
-Devo?- chiese Gloria, sperando che qualcuno dicesse di no. Megan le era stata simpatica, fino a quando non aveva deciso di provarci con Christian.
E poi, un bacio lesbo non era proprio quello di cui aveva bisogno al momento.
-Devi.- scandì piano Lucrezia.
-Che palle.- sbottò Megan, così d’impulso di buttò sulle labbra di Gloria e la baciò.
Finito il bacio Gloria fece finta di vomitare in direzione di Eleonora che sogghignò.
Megan la vide e alzò gli occhi al cielo.
-Tra poco la vernice è asciutta.- constatò Paolo, toccando con le dita il muro di fianco a lui.
-L’ultimo giro.- disse Alice, di tutta risposta.
Paolo annuì e girò il detersivo: 14 secondi, Christian.
8 secondi e il detersivo puntò, come accusandola, Gloria.
Un secondo bacio rubato poteva in qualche modo cambiare le cose?


Note autrice.
I personaggi mi scoccio a rimetterveli, cercateli nei capitoli addietro. AHAHAHAH
Allora u.u
Volevo dirvi chhhhheee... ho debito in geografia e dovrei studiare coem una matta, CONTACI.
Copierò uu
Il bacio lesbo mi piaceva, perciò l'ho messo, non sconvolgetevi, suvvia.

Non centra un cazzo, ma è bello *v* JESSE<3


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Capitolo 9
*** Future is near. ***


Future is near.

-So what we get drunk! So what we smoke weed! We’re just having fun! We don’t care who sees. So what we go out! That how it’s supposed to be living young, wild and free.-
Gloria continuava a cantare le solite frasi della solita canzone.
Era un giorno afoso e la ragazza aveva sedici anni.
Da quel giorno a casa sua, al gioco del detersivo, era passato oramai un anno.
Era in terza superiore e quella giornata era un ricordo lontano.
-Ti ricordi l’anno scorso quando abbiamo tinteggiato le pareti?- le chiese Eleonora.
Lei qualcosa ricordava, ma poco. E forse era meglio così.
-Vagamente.- rispose.
-Come vagamente?- la rimbeccò l’altra ragazza.
Intanto Gloria vagava con la mente. I ricordi stavano tornando più potenti che mai.
 
...
-Bacio tra cugini!- esclamò  Paolo.
-Piccante!- rincarò la pillola Alice.
Megan guardava male Gloria.
Gloria moriva dalla voglia di baciarlo, ma sapeva che era in qualche modo sbagliato.

...
Gloria scosse le spalle. Si lasciò andare, pensando a quel giorno.
...
Christian si guardava intorno titubante, non sapendo bene cosa fare.
Era nelle regole dover baciare sua cugina? Chissà.
Megan saltò in piedi, convinta a impedire quel bacio.
Anche lei si era accorta degli sguardi che Gloria riservava al cugino.
-Poverini, dai. Non potete far baciare due cugini!- disse, cercando di sembrare seria.
-E’ la regola.- disse Simone, lanciandole un’occhiataccia. Non poteva rovinare il gioco.
-E’ solo un bacio.- chiarì Christian e si sporse verso Gloria, baciandola con la lingua.
Quel bacio stava durando troppo.
Eleonora, che, come avrete già capito, aveva la mania di contare tutto, tempo, soldi, caramelle, era arrivata a 50 secondi di bacio che era decisamente più del normale.
Cerco di farò capire a Gloria, ma aveva gli occhi chiusi.
Tutta la compagnia si insospettiva per un bacio del genere che era tutto fuorché casto.
Megan fu la prima a perdere la pazienza, cosa che Eleonora si aspettava.
-Calmina, tu! Fai schifo! E’ tuo cugino, staccati subito! Sembri una piovra! Oddio, che schifo!- urlò prendendo Gloria per i capelli e strascinandola lontano da Christian.
Il ragazzo era sconvolta, ma non si capiva cosa provasse.
Gloria era felice dentro di sé per quel bacio, ma anche triste perché sapeva che quello sarebbe stato davvero l’ultimo.
Le manicure di Megan erano ancora infilate nei capelli di Gloria e non sembravano volersi staccare.
-Mollami!- urlò Gloria, che si era leggermente ripresa.
Le scoccò una sberla in faccia, lasciandole un segno rosso.
Megan urlò dal dolore, mentre gli altri ragazzi presenti nella stanza guardavano la scena sbigottiti.
Il primo a reagire fu Simone che separò le due ragazze.
-Vai a casa.- sillabò dopo essersi sistemata i capelli Gloria.
-Non c’è bisogno di dirlo due volte, cara.- rispose Megan acida, andandosene.
Ora Gloria aveva sei sguardi spaventati e curiosi addosso.
Come poteva spiegare quegli eventi? E quel bacio così lungo?
Semplicemente non poteva.
-Allora, volevo fare un murales all’inizio, ma in questo momento non ne ho molta voglia. Propongo di scrivere frasi a caso sul muro. Ci state?- disse, per rompere il ghiaccio.
-Ok..- annuì Paolo, titubante.
Gloria procurò a tutti dei pennarelli e cominciarono a scrivere frasi.
Christian si avvicinò alla ragazza e sul muro scrisse, in modo che lei potesse vedere.
La frase che scrisse lasciò Gloria a bocca aperta e a occhi umidi.

...
-Non ricordo nulla, Eleonora.- riconfermò Gloria, lanciando uno sguardo alle pareti dei muri della sua stanza.
Quella frase c’era ancora.
Ma oramai era passato troppo tempo e troppe cose si erano rotte, irrimediabilmente.
-Vuoi dirmi che quello sguardo verso quella parete non vuol dire assolutamente nulla? E’ casuale?- sussurrò piano Eleonora. Anche lei era cambiata, era più forte e saccente.
Saccente e acida.
-Non lo so.- rispose Gloria mordicchiandosi il labbro.
-Non dire cavolate Gloria! Tu lo sai benissimo! E’ inutile che continui a rimpiangere quel giorno senza affrontarlo. Io te lo dico per questo! Non puoi cambiare le cose. Non puoi. Riprenditi. Quando ci sarai riuscita allora torna pure da me. Ti aspetterò.- e se ne andò, diretta verso un bar a caso.
Si sedette a uno dei tavolini.
Quello che era successo a Christian non era colpa di Gloria, voleva che lei lo capisse.
Lo faceva per il suo bene. Gloria la stava facendo incavolare.
Piangersi addosso non è mai la migliore soluzione.
Eleonora decise di mandare un messaggio a Lidia, magari lei poteva rischiararle la mente.
Si, lei, Lidia, quell’odiosa ragazza bionda.
“Lid, ti prego, vieni da Rokopokopo. Ho bisogno di sfogarmi. Sei con Simone?” troppe cose erano cambiate da quel giorno, a tinteggiare camera di Gloria.
Era ora di rimettere tutto al proprio posto e dimenticare.
Perché a volte l’unica medicina è dimenticare.


Note autrice.
Questi salti passato/futuro sono poco chiari, vero? e.e
Scusate!
Nel prossimo capitolo sarà tutto più chiaro, o almeno lo spero.
Posso chiedervi un piccolo, piccolo, piccolo favore?
Potreste passare dalla ff di un ragazzo (Thomas)? Ci tiene molto.
E a me piace un casino.
Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=906966&i=1

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Capitolo 10
*** The worse place for a bar. ***


Gloria era nella sua stanza e stava fissando la porta della sua camera, quella che Eleonora aveva appena sbattuto per andarsene.
Erano passati esattamente 34 minuti eppure non riusciva a levare gli occhi da lì.
La sua migliore amica continuava a ripeterle che doveva dimenticare quello che era successo.
Ma come poteva farlo? Lei stessa era stata la causa della sua depressione.
E non riusciva a riprendersi.
Eleonora tentava di farla parlare, di farla sfogare, ma oramai era tardi.
Così lei si era aperta a nuove compagnie lasciando sola la sua migliore amica.
La confortava e andava a casa sua, ma si era creato un muro insormontabile.
Per caso Eleonora aveva conosciuto Lidia, quella cretina che le stava tanto sulle scatole, e l’aveva trovata simpatica, cosa che non avrebbe mai immaginato.
Fatto sta che Eleonora si era iscritta a un corso di teatro organizzato dalla scuola e anche Lidia.
Si erano ritrovate al corso e aveva cominciato a chiacchierare.
Era nata una bella amicizia e Lidia era una persona molto affettuosa, nonostante l’apparenza odiosa.
E non era neanche tanto superficiale e vuota come sembrava.
Insomma, mai giudicare una bionda dalla tinta.
Lidia aveva appena ricevuto il messaggio di Eleonora che l’aspettava al bar vicino al parco dove era cresciuta.
Non era un bel quartiere, anzi.
La bionda sulle prime pensò di dire di no, fingere un impegno, perché odiava quel posto, ma poi rilesse il messaggio e filtrò il tono preoccupato di Eleonora e digitò in fretta la risposta con le sue unghie fresche di manicure.
“Arrivo, aspetta dieci minuti. Ordinami una cioccolata.” Fu la coincisa risposa.
Il parco vicino al bar era messo davvero male e frequentato dalla peggio gente.
Era intitolato a John Lennon, ma poi gli era stato cambiato nome in qualcosa di diplomatico in quanto “John Lennon non è il tipo di esempio che vogliamo dare alle nuove generazioni”. O almeno così diceva il sindaco.
Lidia si mise a camminare velocemente, stringendosi nella sua felpa blu cielo.
Faceva davvero caldo, ma aveva paura di essere in quel posto, perciò si dava sicurezza in quel modo.
Era in giro a fare compere fino a qualche minuto prima, ma nulla di speciale.
Dopo qualche passo era vicina al parco e di conseguenza al bar.
Vide un ragazzo avvicinarsi a lei, correndo.
Impaurita cominciò a camminare spedita verso il bar che era dall’altra parte del marciapiede.
Ma il ragazzo con il cappuccio calato sulla testa era già alle sue spalle.
-Lidia! Ciao.- le sussurrò all’orecchio, da dietro.
-Sparisci.- balbettò lei, piano.
-Non ti ricordi di me?- le chiese allora lui, ignorando la sua richiesta.
La prese per una spalla e la costrinse a voltarsi.
-Cosa vuoi, Paolo?- disse dura lei.
Solo dopo noto le pupille dilatate del ragazzo: era fatto, fattissimo.
Dio solo sa di che cosa.
Era terrorizzata, voleva scappare.
-Te.- buttò lì Paolo.
Anche lui era caduto davvero in basso, durante quell’anno.
Così come Lucrezia che aveva preso a ingozzarsi di gelato dopo che Simone l’aveva mollata e Alice che si era trasferita in un’altra città.
Simone si era messo con Lidia, con Lucrezia non sentiva di poter essere sé stesso.
Così lei aveva cominciato a mangiare qualsiasi cosa le capitasse sotto i denti ed era ingrassata tantissimo.
E i suoi unici amici erano messi male, perciò era sola.
Alice era andata a vivere in Svizzera e si trovava malissimo.
Non ce la faceva senza la compagnia di sempre: non sapeva nemmeno cosa gli fosse successo.
Gli unici che erano rimasti a galla erano Eleonora, Simone e Megan.
-Vai via.- urlò Lidia e corse verso il bar fiondandosi dentro.
Pericolo superato: Paolo la tormentava in continuazione.
Era sempre vicino a lei, anche quando non se ne accorgeva.
Eleonora fece un gesto in direzione della ragazza e la invitò a sedersi di fronte a lei in un tavolino in fondo alla sala.
Il bar era pressoché vuoto.
-Hei. Che succede?- le chiese Lidia, sedendosi.
-Gloria.. non riesce a dimenticare la storia di Christian e.. diavolo.- imprecò Eleonora, senza dire niente di sensato.
-Tranquilla, racconta tutto per bene. Della storia di Christian so pochissimo. So che voi non volete mia parlarne...- lasciò in sospeso la frase Lidia.
-Bhe, sì. Christian è in collegio, attualmente. Uno di quelli rigidi, dove il cibo fa schifo. Sai quelli che preparano alla guerra, all’esercito? Ecco.- diede in parte una spiegazione Eleonora.
-Questo lo sapevo.- annuì Lidia.
Intanto una cameriera che avrà avuto un paio d’anni più di loro con una gomma da masticare rosa in bocca servì una cioccolata con panna a Lidia.
Eleonora aveva già bevuto un caffè macchiato.
-Gloria.. non riesce a perdonarsi il fatto che sia colpa sua. Che poi io non le imputerei proprio tutta la colpa. Solo un po’.- chiarì Eleonora.
-Non capisco. Cosa centra lei?- corrugò le sopracciglia la ragazza.
-Ti sto per raccontare la storia di Christian e Gloria. E’ necessario che tu giuri, prometti, fai croce sul cuore e qualsiasi altra cosa utile che non lo dirai a nessuno.- parlò velocissimo Eleonora.
-Ci sto.- affermò decisa Lidia, disegnandosi una piccola croce sulla parte sinistra del petto.
-Noi due l’anno scorso non eravamo amiche, perciò non penso che tu sappia che esattamente 11 mesi e 4 giorni fa io, Christian, Alice, Lucrezia, Simone, Paolo e Megan siamo andati a casa di Gloria per aiutarla a dipingere i muri.- cominciò la storia Eleonora, incespicando un po’ sui vari nomi.
-Simone non me ne ha mai parlato. Eravate nella stessa compagnia, no?- chiese Lidia.
-Sì, uscivamo sempre insieme noi otto. Comunque. Quel giorno abbiamo giocato al gioco della bottiglia, come al solito. C’era stato un bacio tra Gloria e Megan, uno tra...- ma non fece in tempo a continuare che Lidia la interrupe di nuovo.
-Tra Gloria e Megan? Ma se praticamente si odiano! E poi, ce..- cerco di spiegare il suo disappunto la bionda.
-Sia baci tra ragazze o tra ragazzi che baci tra ragazzi fidanzati con altri erano permessi. Non c’erano restrizioni, di nessun tipo, e poi prima erano amiche.- spiegò, facendo un gesto con la mano come a dire che era poco importante.
-Capito.- annuì Lidia.
Poco dopo le suonò il cellulare, proprio sulla parte più seria della storia.
Era Simone.
-C’è Eleonora con te?- le chiese senza neanche dirle “ciao”.
-Sì. Ciao anche a te, eh.- rispose saccente Lidia. Il suo ragazzo la chiamava cercando la sua amica? Sbuffò.
-Dille di rispondere al cellulare. Ora devo scappare, scusa.- e la linea cadde.
Quel ragazzo era sempre di fretta.
-Controlla il cellulare.- comunicò a Eleonora Lidia.
Lei estrasse il cellulare e lesse il messaggio che spuntava sullo schermo.
“Indovina chi torna in città.” Era l’unica cosa che le aveva inviato Simone.



Note autrice.
Ok, questo è un signor capitolo e ne sono piuttosto soddisfatta.
Ma fatemi sapere comunque cosa ne pensate e.e
E' da un po' che non vi posto immagini fighe, vero? vero e.e
Ok.
Questa è un po' la filosofia di vita di molti dei personaggi in quest'anno, dove tutti sono messi male.
Non so se avete notato, ma non c'è neanche una parolaccia, sto cercando di dirne il meno possibile.
http://27.media.tumblr.com/tumblr_lwbp8qBfMd1r4bdr6o1_500.jpg (Qui c'è 'merda' ma non l'ho fatta io l'immagine. AHAHAHAH)
Apriamo anche una parentesi, questa storia è merito di questi tre cretini, idioti, malati di mente, artisti musicali. http://28.media.tumblr.com/tumblr_lxw6m0qDyN1qhh5fto1_500.jpg *v*
Tanto amore, let's have a Green Day, yo. *sclera*
Alla prossima! :3

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Capitolo 11
*** Incestuously right or incestuously wrong? ***


Incestuously right or incestuously wrong?

Gloria era uscita dalla casa vuota, i suoi genitori erano al lavoro, e stava andando, correndo verso il negozio di parrucchiera, dove vendevano i prodotti appositi.
Poi, dopo aver fatto i suoi acquisti, corse al supermercato della città.
Anche lì comprò quello che le serviva.
Tornò a casa e si precipitò in bagno: si fece la tinta, in fretta e furia.
Dopo un’oretta i risultati erano visibili: la sua folta chioma era verde.
Frugò nell’armadietto sopra lo specchio, rovesciando medicinali e trucchi varie finché non trovo una forbice.
Mille ciuffetti color erba caddero sul pavimento.
Sembrava un gatto spelacchiato, che alla fine era proprio quello che voleva.
-Christian, dove sei? Dove? Perché non sei qui? Ho bisogno di te, cavolo!- urlò, mollando un pugno nello specchio che cadde in mille pezzetti.
Il suo pugno sanguinava e le gocce cadevano inesorabili al suolo.
Intanto la guancie rosee si riempivano di lacrime e diventavano fredde.
Si passò una mano sul viso, lasciando un segno rosso bandiera, e si guardò attraverso i pezzi rimasti dello specchio.
Era tutta colpa sua, si era fatta male da sola.
Si lasciò andare e cadde a terra, lentamente.
Appoggiò la testa al muro e singhiozzò piano.
Nell’esatto momento in cui Gloria chiuse gli occhi Eleonora passò il cellulare sotto gli occhi di Lidia che alzò le spalle: lei non poteva saperlo.
Ma Eleonora aveva capito perfettamente chi stava tornando: Christian.
Dopo che lui se n’era andato la strada per il declino era stata tutta in discesa.
  -Christian.- disse Eleonora e Lidia strabuzzò gli occhi, che era una specie di invito a continuare a raccontare.
-In pratica quella cretina di Megan ha raccontato ai genitori di Christian, dei tipi religiosi, molto rigidi e cose così, del loro bacio. Quello tra Gloria e Christian. E loro l’hanno presa malissimo e l’hanno spedito laggiù. Ma ora tornerà.- finì con tono tragico Eleonora.
-Mi spieghi perché sono tutti diventati.. come sono ora?- mormorò Lidia, incerta che la domanda fosse adatta.
-Paolo ha perso il suo amico di sempre e, anche se non sembrava, erano legatissimi. Ha litigato con Megan che gli ha sbattuto in faccia che a lei piaceva Christian. E lui si è depresso. Poi si è dato alle droghe pesanti.- Eleonora aveva gli occhi lucidi.
-Ma porca .. ! Sta Megan ha bisogno una lezione. E Gloria? Alice, Lucrezia? Tu?- sparò a raffica la bionda.
-Megan è un’idiota, lo so. Gloria si è data la colpa del fatto che Christian sia in collegio e tra l’altro le manca dannatamente. Alice si è trasferita a Boston. Si trova malissimo, vuole tornare. Lucrezia è sola, è obesa. E’ malata. Non riesce a smettere di mangiare e ha principi di bulimia, ora. Simone voleva molto bene a Christian, se è ancora a galla lo deve a te. E io.. mi manca quello che eravamo prima.-   concluse Eleonora, oramai nel pianto.
Un pianto silenzioso, poco udibile.
-E’ tornato Christian, è la volta buona per sistemare tutto. Ci stai?- chiese sorridendo calma Lidia a Eleonora.
-Ma il ritorno di Christian porterà solo casini. Ma quello che mi preme sapere è.. perché è tornato?- i suoi occhi erano pieni di paura.
Lidia tacque.
Intanto Christian stava disfando le valigie.
Era ritornato nella sua città, sapeva anche che la compagnia non era la stessa.
Aveva parlato un paio di volte con Simone, in segreto, al cellulare.
Era permessa una chiamata al giorno in accademia, ma Christian trasgrediva sempre, senza farvi scoprire.
Il motivo principale per cui era tornato era Gloria. Sapeva che l’aveva lasciata sola e che lo era tuttora.
Non voleva farlo, era successo.
E voleva farla pagare a Megan, per tutto quello che aveva combinato.
Gloria nel frattempo si era svegliata e si era vista un mostro: cosa aveva fatto ai suoi capelli? E al suo pugno?
Si stava distruggendo in mille pezzi e nessuno sarebbe stato lì a raccoglierli per lei.
Si trascinò in camera sua e prese la vernice nera comprata al supermercato.
L’aprì e la lanciò di getto sulle pareti, sporcando tutto.
Poi prese un pennello e coprì una parte della scritta che aveva fatto Christian un anno prima, circa.
Quando la vernice asciugò lei scrisse sopra, con uno sbianchetto, “Wrong”.
Ora sul muro c’era “Incestuously wrong.”  mentre prima c’era “Incestuously Right”.
Riprese a piangere, lasciandosi inghiottire da se stessa, dalla voragine che c’era al posto del suo petto.
Tutto era perso, nulla era recuperabile.



Note autrice.
Ho in mente 'rap rumeno' °-° non ve ne frega una bega, ok.
ah,ah, quando fumo la mia roba! aaah, quando (scopo?) la mia dona! Non so se fa così ma amen.
Basta cazzate parliamo del capitolo: si capisce l'ultima parte? :3
Vi è piaciuto, no? Perchè? OK, LA PIANTO.
Oggi l'avete sentito il terremoto? °-°


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Capitolo 12
*** Knock on my door. ***


Knock on my door.
Christian si stava ancora chiedendo il perché dell’essere lì.
Era lì che era cominciato tutto, o forse era lì che era finito.
Era impalato, il dito appoggiato con leggerezza al campanello, insicuro.
Non sapeva se sarebbe riuscito a premere, ma doveva farlo.
Ogni volta che si decideva trovava mille ragioni per non farlo e questo lo bloccava.
-Non fare il cretino. Al tre suoni. Uno, due, tre.- si disse, pigiando.
Come lo fece si sentì di aver fatto bene, ma allo stesso tempo si ritrovava pieni di dubbi.
Se Gloria non avesse voluto vederlo? Se non era in casa? Se le fosse successo qualcosa?
Voleva spazzare via tutti i timori, ma non ce la faceva.
Doveva affrontare quella situazione però, e a fronte alta.
Mettere le cose in chiaro e ri-iniziare a vivere, come voleva lui.
Cominciò a battere un piede a terra, tenendo il ritmo di una canzone inesistente nella sua testa.
Perché lei non si decideva ad aprire? Gli stava mettendo ansia e irritazione.
Se la immaginò dietro la porta, combattuta: aprire o non aprire? Con la mano ferma sulla maniglia, divorata dai sensi di colpa e dalla sua mancanza.
Peccato che non le era mancato, non poteva essere successo.
Lei lo aveva dimenticato, si era rifatta una vita e ora stava ridendo con il suo ragazzo per le vie della città.
Di sicuro era così. Christian pensava che lei non sapesse neanche più di avere un cugino con il suo nome.
Ma forse si sbagliava perché Gloria aprì la porta, sola.
Lo spettacolo che si presentava agli occhi del ragazzo era spaventoso: quella non era sua cugina.
Christian si stava chiedendo chi fosse quella, rifiutandosi di credere che fosse quella che cercava.
Lei era lì paralizzata che si mangiucchiava l’unghia di un dito.
Lei che ci teneva alla manicure.
Lei aveva due lunghe occhiaie indaco.
Lei che si truccava per nascondere le imperfezioni.
Lei era vestita come qualsiasi altra ragazza avrebbe fatto, solo sciattamente.
Lei che odiava assomigliare agli altri e essere fuori luogo.
Era cambiata, in tutti i sensi.
Aveva anche sulla testa capelli verdi, ciuffetti alternati a tratti rasati.
Si vedeva che aveva pianto, i suoi occhi lucidi erano lì, pronti per essere interpretati.
La sua chioma folta non esisteva più.
-Chi diavolo sei? Dimmelo.- disse la ragazza, in un bisbiglio di rabbia mascherata dall’indifferenza.
-Christian. Chi sei tu, invece?- domandò a sua volta il ragazzo, fissandola negli occhi.
-Non conosco nessun Christian, scusami.- e con quel tono atono concluse quello che sarebbe dovuto essere un incontro importante.
Chiuse la porta, lasciando il ragazzo a bocca aperta.
-Cosa devo fare?- chiese a se stesso il ragazzo, dando un calcio d’impeto al muro della casa.
Nel frattempo Lidia e Eleonora erano alla ricerca di Simone, per essere aiutate a sistemare tutti i casini dell’anno prima.
-Continua a non rispondere al cellulare!- sbottò Lidia, che lo aveva chiamato per la millesima volta.
Le due non sapevano che Simone stava beatamente dormendo sul divano di casa sua mentre dalla televisione accesa usciva una melodia che ricordava vagamente le canzoni di Christina Aguilera e fuori da casa sua qualcuno stava battendo furiosamente il pugno sulla porta e premendo il campanello allo stesso tempo.
Ma il sonno di Simone era di quelli davvero pesanti e nulla avrebbe potuto interromperlo.
-Va bè! A sto punto facciamo da sole. Da chi iniziamo?- chiese con calma Eleonora.
Non era molto facile aiutare persone come Lucrezia, però. Certi disturbi vanno curati d esperti.
-Allora. Le persone che dobbiamo tirar su sono Lucrezia, Alice, Paolo e Gloria, giusto?- fece mente locale Lidia.
-Si, direi di si. Che ne dici di Alice? Penso sia la più facile, essendo anche lontana.- disse Eleonora, valutando le varie prospettive.
-Perfetto.- annuì Lidia e si preparò mentalmente a quell’impresa titanica.
Christian era davanti a casa di Simone, ma lui non accennava ad aprire così il ragazzo scrisse velocemente su un pezzo di carta qualche parole e poi lo infilò sotto la porta.
E nel freddo clima di quella città se ne tornò a casa, sperando per il meglio.

Simone, ti prego, chiamami. Non so cosa fare e ho bisogno di un amico. Ho un problema, un problema con i capelli verdi. Aiutami, se vuoi. Christian.


Note autrice.
Questo capitolo non mi soddisfa, cià.
'Know on my door' è una citazione da una canzone dei Maroon 5.
Li amo e quindi ci sono, bien? Bien.

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Capitolo 13
*** Acida come l'ortoclasio. ***


Acida come l'ortoclasio.


Gloria era chiusa nella sua camera, con una vaschetta di gelato al limone in una mano e un cucchiaio nell’altra.
Stava mangiando come una dannata, il freddo le andava al cervello.
Era fatta così, quando succedeva qualcosa non si esprimeva, non si sfogava: mangiava gelato rigorosamente al limone.
-Perché ti stai deprimendo, Gloria?- sentì qualcuno parlare la ragazza.
Si guardò in giro: nessuno.
Riprese a masticare una pellicina del labbro inferiore, unica cosa che non era cambiata in lei.
-Ah, ho capito. Perché hai detto a tuo cugino di non conoscerlo.- disse la voce, enfatizzando “tuo cugino”.
Stava diventando pazza? Sclerotica? Psicotica?
-Ti odio!- urlò Gloria, in preda all’ira.
Scaravento la vaschetta di gelato contro il muro e poi anche il cucchiaio.
-Ti odio, ti odio perché non sei qui! Perché non sei stato qui fino a ieri! Perché farsi vivo era troppo difficile! Perché ti amo, ti odio.- inveii contro suo cugino che non avrebbe sentito la ragazza.
Come si era conciata? Cos’aveva fatto di male, lei?
Voleva iniziare a vivere come era meglio per lei, ma non ce la faceva.
Perché doveva per forza fare ancora male? Era prettamente necessario?
Le stava venendo mal di testa a furia di pensare, pensare, pensare.
Non sapeva il perché di quella sua reazione alla vista di Christian: aveva fatto finta di non conoscerlo.
Era una cosa stupida e non aveva senso, soprattutto nel momento in cui l’unica cosa che voleva davvero era abbracciarlo e dirgli che aveva sbagliato, che voleva averlo come cugino e che sarebbe stata al suo posto.
Invece era stata fredda come il granito, acida come l’ortoclasio. Anche se presuppongo che l’ortoclasio non sia acido come un limone. D’altronde nessuno mangia le pietre.
-Voglio scappare. Voglio scappare.. da me stessa.- sussurrò Gloria raggomitolandosi nel proprio letto, chiudendo gli occhi.
I suoi genitori sarebbero entrati in casa, visto il disastro della vernice e lei che dormiva con i capelli verdi.
E in bagno ne avrebbero trovati altri, sparsi sul pavimento.
Sua madre probabilmente si sarebbe messa a piangere, cosa che faceva spesso.
La propria figlia era entrata in stato di depressione e non riusciva ad uscirne e l’umore di tutta la famiglia ne aveva risentito.
Suo padre avrebbe sistemato i suoi casini e si sarebbe seduto sul divano a guardare un film idiota con un pacchetto di patatine in mando, facendo finta che andasse tutto a meraviglia.


Lidia era a casa di Eleonora, sdraiata sul suo letto con il telefono di casa stretto tra le dita affusolate.
Dava linea libera, ma nessuno rispondeva dall’altra parte, così la ragazza mise giù.
-Che palle, Leo! Tanto non risponde e non risponderà. Che ne sai tu che non ha cambiato numero?- sbuffò la bionda alzandosi e scendendo al piano inferiore della casa dell’amica.
Eleonora nel mentre cambiò CD nello stereo, ora c’era a tutto volume Nimrod dei Green Day. Perfetto.
Lidia aprì il freezer e prese due confezioni fucsia che aprì sul piano cucina. Una volta buttate via cartacce varie, infilò dei pacchetti bianchi nel microonde e aspettò mezzo minuto.
Estrasse gli involucri da lì e si liberò della plastica, facendo venire alla luce due fette di torta al cioccolato.
Le mise su un piatto, prese dalla panna dal frigo e la spruzzò sopra e salì in camera di Eleonora.
-Conosci casa mia meglio di me.- commentò Eleonora, infilandosi in bocca un pezzetto di torta: squisita.
-Già.- alzò le spalle Lidia.
Oramai erano 8 mesi che le due si conoscevano, ma non avevano segreti tra di loro e gli sembrava di conoscersi da una vita. Avevano una certa consapevolezza di essere migliori amiche o qualcosa di affine, ma preferivano tenerla per sé.
Considerando anche il fatto che la migliore amica di Eleonora era Gloria e stava passando un brutto periodo, non era necessario farle pensare di essere inutile più di quanto facesse già da sola.
Le due ragazze passarono il pomeriggio insieme a studiare economia aziendale dove entrambe non andavano molto bene e avevano preso debito.
Avevano desistito a chiamare Alice: ci avrebbero riprovato tra un paio di giorni.
Erano le 6.04 quando il cellulare di Eleonora cominciò a vibrare e si illuminò.
-Chi è?- chiese Lidia, mentre masticava l’estremità di una matita e tentava di risolvere un problema sui riparti.
Cosa pressoché impossibile dato che la bionda durante le lezioni di quella materia si nascondeva in bagno con Eleonora a chiacchierare: la professoressa non se ne accorgeva mai tanto la classe era indisciplinata, oramai non ci faceva più caso.
Eleonora mimò con le labbra un “Alice” mentre, concentrata, ascoltava.
Avevano molto da dire le due ragazze, anche perché non si vedevano da un’eternità.
Chissà come se la passava Alice, laggiù.
Eleonora mise giù la cornetta del telefono e orgogliosa di sé stessa fece un sorriso a trentadue denti.
-Prima fase: completata. Alice si trova bene ora, prima no. Ha trovato una migliore amica e perfino un ragazzo. E’ perfetto. Meglio che non sappia il disastro che c’è qui.- spiegò brevemente a Lidia che annuì compiaciuta, nonostante non avesse fatto nulla.



Note autrice.
Gelato al limone perchè io AMO il gelato al limone.
Quindi la prima parte di questa storia la dedico ad Aurora (che mai leggerà, ma ok.) che ama anche lei il limone.
La seconda parte la dedico a Babbo Natale, perchè senza di lui in questo momento non starei scrivendo 'sta roba.
Spiego, vah. praticamente alle elemetari ogni Natale passava Babbo Natale per le classi e ci regalava qualcosa, a me ha regalato un libro, in prima elementare.
E da lì ho iniziato a leggere come una dannata.
Ritengo che una persona che non legge non puo' di conseguenza scrivere DECENTEMENTE, quindi ringrazio chi mi ha iniziato alla lettura.
Perchè penso di scrivere decentemente per la mia età.
Ah, l'altro giorno ho preso 10 in matematica! :D
Ma devo studiare per un debito (geografia ._.) e quindi sarò meno presente.
Ditemi in bocca al lupo! CHissà se recupererò.. D:
Alla prossima, dai.


SEGUITEMI :3

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Capitolo 14
*** Weird meetings. ***


Weird meetings.
-Christian!-
chiamava Lidia, correndo giù per la strada.
Il ragazzo procedeva dritto, senza voltarsi mai.
La bionda correva sempre più veloce, mentre il vento in contraria le sbatteva in faccia e i capelli si agitavano intorno a lei, disordinatamente.
Finalmente lo raggiunse e gli fece pressione su una spalla con tutto il corpo.
Lui si girò e la fissò: cosa voleva Lidia da lui? Non si erano mai parlati.
-Ciao.- sussurrò la ragazza, stanca e col fiatone per la corsa.
-Ciao. Vuoi darmi anche tu il benvenuto?- domandò Christian, scettico.
-No.- inarcò il sopracciglio, anch’esso biondo, lei.
Il ragazzo fece un gesto con la testa come a voler dire “E allora che diamine vuoi?!” cercando di spronarla a parlare.
-Io e Eleonora siamo amiche. Penso che tu non lo sappia questo, ma fa niente. Eleonora ha ricevuto il messaggio che le ha spedito Simone, dove parlava del tuo ritorno, mentre era con me. L’ho costretta a raccontarmi tutto.- cominciò la spiegazione velocemente, mangiandosi le parole lei ma Christian la interruppe.
-Sembra un film western, dove il cattivo se ne va e poi torna per fare razzia di donne. Dai, non descrivermi così.- abbozzò un sorriso lui, senza risultare convincente.
-Dicevo. Eleonora vuole sistemare le cose. Perché, non sai neanche questo mi sa, da quando te ne sei andato va tutto a rotoli. Tutto.- continuò lei, senza considerare minimamente l’intervento di Christian.
-Lo so. Sono passato da Gloria.. e poi da Simone.- sospirò lui, ricordando la visione della cugina: orribile.
-Gloria sarà messa male, bello, ma mai quanto il tuo caro amico Paolo. Da lui non sei passato, eh?- incalzò la ragazza, scortesemente.
-No. Ho paura.- ammise lui.
-Di cosa?! Sei un codardo, ora ho modo di saperlo.- sbuffò lei. Come Gloria avesse fatto a innamorarsi di Christian, lo sapeva solo lei!
-Tu non sai proprio un bel niente. Me ne sono andato senza dirgli niente. Si era arrabbiato. E ho paura di quella che potrebbe essere la sua reazione.- spiegò a Lidia, come se lei fosse una cretina.
-Tanto, ad ogni modo, non ti riconoscerebbe.- sorrise malignamente lei.
Era una di quelle persone che quando gli stai sulle scatole, ti trattano con i piedi. Lo faceva spesso Lidia.
-Cosa te lo fa pensare?- chiese scocciato Christian.
-Il fatto che si faccia di qualsiasi cosa trovi, che beva come spugna e che fumi. Questo me lo fa pensare.- rispose a tono lei.
Christian strabuzzò gli occhi e la guardò incredulo.
Non poteva essere così, assolutamente no.
Il suo migliore amico non poteva essersi ridotto a uno schifo del genere, rinnegava quella possibilità con tutto se stesso.
-Ah. Cosa vuoi da me?- cerco di cambiare argomento lui, sgomento.
-Una mano, il fatto che tu sia tornato deve, e sottolineo deve, giovare alla compagnia di Eleonora. Ci tengo a lei, non a voi cretini. E voglio che stia meglio.- espose le sue ragioni Lidia.
Perché Eleonora la trovava simpatica? Era un’idiota.
-Capito. Dimmi cosa posso fare.- si arrese lui.
-Parlare con Paolo, per ora. Convincerlo alla lavanda gastrica. Ti prego.- scongiurò lei, anche perché non ne poteva più dei pedinamenti del ragazzo. Erano estenuanti ed inquietanti.
-Ce la faccio, certo. Dove lo posso trovare? Con Gloria? Cosa devo fare? Rifiuta di ammettere che sono suo cugino e che .. mi vuole bene.- disse Christian, sapendo che “volere bene” non corrispondeva alla realtà, Gloria per lui provava qualcosa di più.
E anche lei non era indifferente a lui.
La prigionia in quell’accademia militare lo aveva fatto pensare e finalmente si era ricordato quel 3 gennaio.
Tutto era cambiato nel suo modo di pensare: quando aveva baciato Gloria si era sentito bene, nonostante fosse sua cugina.
Doveva provarglielo, farle capire che lui c’era e anche se era stato lontano tanto tempo, ci sarebbe stato ancora a lungo, da quel momento.
-So che ti piace Gloria, genio. Si capisce. Con lei ci pensiamo noi. Ti faremo sapere.- e dettò questo si voltò verso la direzione da cui era venuta e s’incamminò mentre sul cellulare digitava il numero di Eleonora.
-Leo! Eccomi, ho parlato con Christian! Gli ho detto di convincere Paolo alla lavanda. E a Gloria ci pensiamo noi, per te va bene?- parlò tutto di un fiato la bionda, una volta sentito il solito “pronto” di Eleonora.
-Calma. Perfetto, va bene. Vieni a casa mia e studiamo un piano decente?- propose la ragazza.
-Arrivo.- rispose Lidia, mettendo giù. Non rientrava nelle sue abitudini salutare prima di chiudere una chiamata.

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Capitolo 15
*** Revenge. ***


La vendetta è un piatto che va servito non freddo, ghiacciato.

-Paolo! Ci sei? Apri, per favore.- urlava Christian fuori dalla casa dell’amico.
Nessuno rispondeva.
Si avvicinò a una finestra e spiò dentro: il nulla.
Quella casa era disabitata, già da parecchio tempo, sembrava.
-Cosa diavolo.. ?- mormorò tra sé e sé Christian, ritornando sul marciapiede.
Dove abitava ora Paolo? Lidia non gli aveva dato nemmeno un’indicazione.
Compose in fretta e furia il numero di Eleonora, sperando che almeno lei potesse dargli informazione sicure.
-Pronto.- si sentì la voce affannata della ragazza dall’altro capo del telefono.
-Sono Christian. Sono da Paolo, ma casa sua è disabitata. Che è successo?- chiese lui.
-I suoi genitori non so dove vivano ma lui è sempre vicino al John, prova lì.- rispose lei, per attaccare subito dopo, accennando al parchetto.
Christian rimise il cellulare in tasca e si mise a camminare verso il quartiere più brutto della sua città.
-Paolo! Paolo! Paolo!- urlava il ragazzo, credendo di aver perso definitivamente la voce dopo ogni strillo.
-Chi lo cerca?- avanzò verso Christian un uomo, sbucato dal nulla.
-Io, mi pare ovvio.- rispose acido lui.
-Allora gli dirò “ti cercava io, mi pare ovvio” se per te va bene.- rispose sulla stessa onda d’acidità quello che a prima vista sembrava un barbone.
-Puoi dirmi dov’è e basta?- chiese stizzito Christian.
-Sarà in giro, che ne so. Cosa vuoi da lui?- chiese ancora l’uomo.
-Non sono fatti tuoi. TI saluto, va.- e il ragazzo se ne andò correndo il più lontano possibile.
Stava ancora gironzolando per il quartiere quando vide una figura che assomigliava parecchio al suo amico.
Lo raggiunse cautamente. Avrebbe potuto essere qualcun altro e non intendeva ripetere l’esperienza di poco prima con un altro barbone o affini.
Il pseudo-amico si girò di scatto quando Christian lo raggiunse. Doveva aver sentito i passi.
-Christian!- lo chiamò, strascicando la “a” con insistenza.
Lidia aveva ragione: quello non era il Paolo che lui conosceva.
Il ragazzo che stava davanti a lui aveva abiti sporchi e stracciati, i capelli che sembravano un nido talmente erano increspati e pupille dilatate.
Sarebbe stato facile scambiarlo per un quarantenne.
Christian aveva paura di lui, anche se probabilmente era innocuo.
-Ciao Paolo. Come va? Son tornato, Paolo.- parlò Christian, ripetendo tante volte il nome dell’amico.
Come a convincersi che fosse davvero lui.
-Alla buon ora. Sai quanto sei stato via? UN FOTTUTISSIMO ANNO!- scoppiò Paolo.
Era fatto, ma molto più lucido del previsto.
-Lo so. Sono tornato per te, Paolo. Vuoi ascoltarmi?- chiese cautamente Christian.
-Non vedo perché dovrei a questo punto. Te ne sei andato senza dirmi niente.- i sensi di colpa del ragazzo e la sofferenza di quell’altro stavano tornando, forti come mai.
-Scusami.- sussurrò Christian, nervoso.
Gli dispiaceva averlo fatto, era una delle innumerevoli cose di cui si pentiva.
-Tanto ormai. Cosa vuoi?- ringhiò Paolo.
-Voglio che torni tutto come prima. Ti rivoglio com’eri, non così.- cercò di essere convincente il ragazzo.
-Per me va bene. A quale prezzo, però?- chiese Paolo.
-Una lavanda gastrica. Per favore.- implorò Christian.
L’altro ragazzo annuì.
Stava aspettando qualcuno che riportasse indietro il vecchio Paolo, a qualsiasi costo.
Aveva confidato nel ritorno di Christian, senza mai crederci veramente.
Perciò dopo aver sentito la sua proposta accettò senza pensarci due volte.
-Perfetto. Vogliamo andare all’ASL per vedere un po’ come funziona? Vengo con te.- fece un passo ancora Christian, ora più convinto di potercela fare.
-Sì, andiamo.- disse Paolo.
Era ancora un po’ fatto e la sua mente era per metà lì e per metà altrove, in un paese dove tutto era colorato, bello e semplice.
Altrove, una Megan determinata si specchiava mettendosi eyeliner, matita e mascara per poi procedere con rossetto rosso fuoco.
I suoi capelli, ora castani con ciocche verdi qua e là, ricadevano lisci sulle spalle.
-Oh, piccola Gloria, la pagherai. Cara, ti dico. Perché hai voluto mettermi i bastoni tra le ruote? Hai voluto giocare a questo gioco, ma ti sei dimenticata di leggere le istruzioni.- s’incoraggio, come se ne avesse bisogno, la ragazza.
S’infilò jeans, maglia lunga semi trasparente che le evidenziava il seno, anfibi e orecchini su tutto l’orecchio.
Era perfetta e se Christian si fosse ostinato a non volerla sarebbe ritornato nel suo cavolo di colleggio.
Lei poteva fare quello che voleva, non sarebbe stato uno stupido ragazzo a sconvolgerle i piani.
Uscì in fretta di casa e s’incamminò verso le vie del centro, pronta a vedere Christian in compagnia di Simone, Paolo o Eleonora. Gloria non se l’aspettava, a dire il vero.
Era l’unica di cui conosceva la storia, gli altri non li sentiva più e forse era meglio così.
Non vedeva l’ora di far crollare Gloria come un castello di carte costruito male, con un banale soffio sulla sua reputazione.
Una piccola bugia per essere la migliore era concessa. Ma anche due.


Angolo autrice.
Scusate l'abnorme ritardo, sul serio.
Ma dovevo studiare per il debito di geografia e posso finalmente annunciarvi che è andato bene! :D
E oltretutto mi sono tinta. Ho fatto le meches arancioni.
Ecco qua:
Spero vi piacciano, sia i capelli che il capitolo LOL.

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Capitolo 16
*** Everyone's so full of shit. ***


Everyone's so full of shit.


Megan camminava a testa alta per il centro, sperando di incontrare Christian e, in effetti, dopo tre quarti d’ora che vagava, lo incontrò, che camminava con.. era Paolo, quello?
Megan sbatté le palpebre parecchie volte: Paolo non era mica un fattone?
La ragazza partì in quarta verso i due, nascondendo un sorrisino.
-Ciao Christian, non vedevo l’ora d’incontrarti- lo salutò lei con voce seducente.
-Ciao Megan.- rispose lui, mentre Paolo sbuffava e si sedeva su una panchina lì intorno.
-Sei tornato per ..- cominciò Megan.
-Non per te se è questo che ti stai chiedendo.- rispose lui, acido.
-Come siamo lunatici! Intendevo la tuacara cuginetta.- precisò lei, enfatizzando “cara”.
-Anche se fosse, non mi sembrano fatti tuoi.-
-Qui ti sbagli, perché dopo quello che mi ha fatto.. che schifo, mi fa.- posizionò la trappola Megan.
-Eh? Cosa ti avrebbe fatto?- e Christian ci cascò con tutte le scarpe.
-Non te l’ha detto? Simpatica.- commentò lei.
-Cosa.- alzò il tono di voce il ragazzo, facendo girare una vecchietta.
-Si è messa con il mio ragazzo!- sparò la bomba Megan.
-Il tuo ragazzo? Mia cugina? Ti sbagli.- accusò lui.
-Mi sbaglio un paio di palle. Sai Matthew? Ecco. Gli ha ficcato la lingua in gola a una festa! Il bello è che erano entrambi ubriachi fradici. Eppure si sono messi insieme.- spiegò brevemente.
Era tutto palesemente falso, ma come poteva saperlo il ragazzo?
-Gloria ha fatto questo. Non ci credo. Lei.. le mancavo.- balbettò Christian, confuso.
-Il suo mondo non gira più intorno a te.- sputò fuori Megan, sempre più cattiva.
-Devo andare, scusami.- sussurrò il ragazzo e subito andò in direzione di Paolo per poi andarsene via di corsa.
Era sconvolto.
Non poteva credere alle parole di Megan, doveva trovare la risposta alle sue domande.
Eppure era ovvio: Gloria l’aveva dimenticato.
O almeno, così pensava Christian.
Mentre Paolo lo riempiva di domande, lui digitava veloce dei numeri sul cellulare.
Prima di premere il tasto verde per chiamare, però, chiese all’amico una cosa così semplice, così drastica.
Altrove, in una vecchia casa d’epoca, Gloria decideva quale doveva essere il suo destino.
In una mano reggeva una foto di se stessa e il cugino, mentre nell’altra aveva un coltello affilato.
Continuava a gettare sguardi disperati all’una e all’altro, indecisa, dubbiosa e confusa.
Eleonora e Lidia stavano suonando alla sua casa da mezz’ora ed erano preoccupate come mai.
Perché la ragazza non rispondeva?
-Non sarà in casa.- disse Lidia, alla quale non fregava molto.
-E dove dovrebbe essere, eh? Non rompere le palle e renditi utile!- le urlò in faccia Eleonora, sotto pressione.
La sua migliore amica era chiusa dentro casa e non dava segni di vita.
Era tutta colpa sua: l’aveva abbandonata proprio quando aveva bisogno di lei.
Perché non si poteva tornare indietro, a un anno prima? Perché no?
Era troppo tardi per tutto, per le amicizie, per gli amori.
-Calma.. fosse importante.- disse in uno sbuffo Lidia, cercando di non farsi udire.
Fallì.
-FOSSE IMPORTANTE? Ma pensi di essere normale? Là dentro c’è Gloria. Dio solo sa che sta facendo! Sei un’idiota, Lidia.- sbraitò Eleonora, continuando a suonare il campanello della casa davanti a lei, forsennatamente
-Eleonora, io sono amica tua, non sua e di conseguenza non m’importa.- chiarì la bionda meritandosi un’occhiataccia dall’amica. Messo che fossero ancora amiche.
-Sei un’amica di merda.- commentò secca Eleonora, distraendosi due secondi dalla sua attività, aspettando la reazione di Lidia.
Eleonora era quel genere di persa che non dice mai parolacce né insulti, una di quelle che non ne hanno mai dette.
Perciò Lidia rimase a bocca aperta.
-Hai detto merda.- asserì.
-Già.- sbuffò Eleonora.
-Sei una bambina, Ele, sappilo. Se stai ancora dietro a Gloria, d’altronde. Lei per te non c’è più da tanto tempo, rassegnati.- le parole di Lidia distrussero lentamente Eleonora, pezzo per pezzo, facendo crollare le sue difese.
-Vaffanculo.- balbettò Eleonora, lasciandosi andare.
Svenne nel giardino della sua migliore amica, sola.
Lidia se n’era andata, era stato solo un fulmine nella sua vita.
Velocemente ne era entrata a far parte e velocemente se n’era andata, tutto senza un motivo preciso.
Sua madre la cercava come un’ossessa, erano già le undici e mezza.
Quando la trovò davanti a casa di Gloria, piena di mascara sbavato sulle guancie e fondotinta colato la donna pianse.
Sua figlia non era mai stata male come quando Christian se n’era andato e Gloria era entrata in depressione.
Tutto era finito.
Mery, la madre di Eleonora le accarezzava i capelli lentamente, riempiendoglieli di lacrime amare.
Qualche ora prima Christian era in giro con Paolo e entrambi sorridevano mestamente.
Dopo l’incontro con Megan, i loro piani erano stati sconvolti.
-Io torno in accademia. Tu cosa fai?- aveva chiesto Christian.
-Mi disintossico.- aveva risposto Paolo, candido.
-Fallo, ti prego.- lo supplicò l’altro ragazzo.
-Poi vengo con te.- concluse Paolo.
Se il suo amico se ne andava, lui lo seguiva.
Non poteva sopportare di perderlo di nuovo, di passare ancora di tutto.
Lo avrebbe seguito in capo al mondo, se lo sentiva.
Doveva farlo.


Boulevard dell'autrice (L'angolo ce l'hanno tutti)
Ciao beibe c:
Eh, sì. Tra poco questa ff finirà.
Mi dispiace molto abbandonare questi personaggi, ma è il loro momento.
Ci saranno ancora uno, massimo due, capitoli.
(Il nome Mery appartiene a una ragazza meravigliosa, davvero.)
Ah, se volete, mi trasferisco su un'altra ff, la trovate sul mio profilo, si chiama Vodka alla fragola, please.

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Capitolo 17
*** Blood. ***


Colonna sonora: http://www.youtube.com/watch?v=hEsMZfYGqIM NON PER STOMACI DELICATI.


Blood.

-Devo salutare Gloria. Non me ne frega assolutamente niente se lei non vuole. Devo.- esclamò Christian, mentre ancora passeggiava per le vie del paese con Paolo.
Il ragazzo aveva chiamato in accademia ed era stato accettato come cadetto, questa volta di un livello superiore, mentre Paolo era una matricola.
La vita in accademia era dura: sveglia alle sei, esercizi, esercizi ed esercizi, colazione con pane e succo e poi ancora esercizi. Il pranzo era scarno: bisognava imparare a farselo bastare. Il pomeriggio erano altri esercizi. E alla sera la cena era ancora peggio del pranzo. Il coprifuoco era alle nove e mezza.
L’unico momento libero della giornata era dopo pranzo: un’ora per fare quello che si voleva.
Sarebbe stato l’unico incontro tra i due ragazzi.
-Già, dovresti. L’accademia.. è così difficile come sembra?- chiese Paolo, titubante e spaventato.
-Paolo, è difficilissima, rigida. Nessuno sarà buono con te. Ma ci sarò io. Ce la caveremo.- lo rassicurò in parte l’amico.
Paolo non sapeva se aveva fatto la cosa giusta, fatto sta che voleva solo andarsene da lì e ricominciare a vivere in modo dignitoso.
-L’incontro per la disintossicazione è domani alle quattro, giusto? Penso che partiremo settimana prossima. Per te va bene?- organizzò Christian.
I due ragazzi erano stati all’ASL che aveva dato appuntamento a Paolo al giorno dopo per la disintossicazione.
Ultimamente c’erano poche richieste.
In teoria avrebbe dovuto fare un corso per non ricominciare con le droghe e l’alcool, ma in pratica non l’avrebbe fatto.
Anche perché in accademia non sarebbe stato possibile farne uso.
-Benissimo. Con Gloria?- chiese Paolo, mentre calciava un sassolino lungo la strada.
-Voglio, devo, andare da lei. Qualsiasi cosa lei abbia capito da me o qualsiasi cosa voglia capire, non m’interessa, io ci vado.- sospirò il ragazzo.
-Christian, io ora vado dai miei, penso che sia giusto informarli di quello che succede. Tu vai da lei.- salutò Paolo, andandosene per la sua via.
Christian tornò alla casa di Gloria, sperando che lei aprisse con tutto il cuore.
Era sua cugina d’altronde  e i cugini non si dimenticano tanto facilmente.
C’era vento e i capelli del ragazzo ondeggiavano continuando a ricadergli sulla fronte.
Lui li spostava col dorso della mano, inutilmente.
-Gloria! Aprimi, per favore.- prese a gridare una volta davanti alla casa di lei.
I genitori della ragazza erano spesso fuori per lavoro, perciò non sapevano che la figlia era in casa da sola, cingendo con una mano un’arma e singhiozzando.
Loro non sapevano nulla della crisi profonda che turbava la figlia.
Gloria sentì le urla del cugino e rimase due minuti interi indecisa se aprirgli oppure no.
Decise di farlo, dargli un ultimo saluto, prima di lasciarlo per sempre.
Lei aveva deciso già tutto, ma prima voleva vederlo, dirgli quello che provava, confessargli quanto le era mancato.
Andò ad aprire alla porta e lo vide in tutta la sua bellezza.
I suoi occhi erano preoccupati, la guardavano come se non l’avessero mai vista davvero.
-Ciao.- sussurrò lei, lievemente.
Lui non sapeva nemmeno se l’aveva sentita parlare o se era tutto un sogno.
-Ciao. Scusami per tutto. Scusami. So che a te non importa più, so che tu preferisci che io non esista, non nella tua vita almeno, ma non importa. E’ inutile far finta che non sia successo molto tra di noi, quando tu sai benissimo che è così. Ti amo.- cominciò a parlare Christian, senza riuscire a fermarsi.
La prese per una mano, la strinse forte. La mano di lei era fredda, come il granito.
Si avvicinò a lei con furia, dolore, rabbia, tutto rimescolato insieme e la baciò, un bacio diverso da quello di quel 3 gennaio lontanissimo nella memoria. Un bacio diverso di quello a casa di Gloria, al gioco della bottiglia.
Un bacio maturo, uno di quelli che vogliono dire solo che qualcosa è finito.
Un bacio pieno di rancore, di occasioni perse, dolore, dolore e dolore.
Il viso di Gloria si rigò ancora di lacrime, bagnando anche Christian.
I due ragazzi si sentivano a casa, come mai prima.
Il ragazzo fece un passo indietro, la guardò negli occhi.
Non l’avrebbe rivista mai più, non voleva.
Gli aveva fatto male, voleva riviverla ogni giorno e allo stesso tempo voleva avere la forza di odiarla.
Non poteva.
-Scusami. Addio.- sussurrò ancora Christian al suo orecchio, prima di andarsene, per sempre.
Due parole semplicissime, ma in quel momento cattive, infide, entravano dentro Gloria e la distruggevano dall’interno, piano piano, un pezzo alla volta, fino a farla crollare.
Era stata l’ultima goccia e il vaso stava per traboccare. L’acqua non si può rimettere nel vaso, una volta uscita.
-E’ colpa mia, Christian. Ti amo.- sospirò lei, ma lui era già lontano, cercando di coprirsi la faccia con le mani.
La ragazza rientrò in casa e riprese in mano il coltello dalla lama affilata che splendeva alla luce del sole che entrava dalla finestra.
Prese anche un pezzo di carta e sopra ci scarabocchiò poche parole.
Poi, in un gesto tragico, quasi irreale, portò il coltello al polso e cominciò a tagliare.
Il sangue scorreva dalla vene e si depositava ovunque.
Era tutto rosso, solo rosso. Quel colore si era appropriato di qualsiasi cosa.
Gloria sapeva che non sarebbe bastato il polso, così tagliò anche alla caviglia e infine alla giugulare.
Soffrì. Ma era niente in confronto alla consapevolezza di aver perso Christian.
Non l’avrebbe ritrovato e a quel punto restare lì non era necessario.
Sarebbe stata più utile lontana da tutti e tutto, nel mondo della anime perse.
Fuori dalla finestra qualche nuvoletta ricoprì la cittadina e fece cadere gocce d’acqua, come in un lutto.
Christian era fradicio, ma non riusciva a pensare a qualcosa che non fosse Gloria, il bacio, Gloria, il bacio, Gloria.
Eleonora nel frattempo litigava con Mery, la madre.
-Mamma, io devo andare da lei. Non importa se non aprirà la porta, non importa se piove o che so altro. Io voglio andarci.- urlava in preda all’ansia.
Le aveva appena telefonato Simone che a sua volta aveva ricevuto una telefonata da Paolo.
Aveva scoperto che i due amici se ne tornavano in accademia e aveva paura della reazione di Gloria quando l’avrebbe saputo.
Era terrorizzata.
-Tu non esci! Non azzardarti, sai.- strillava anche Mery.
Tra entrambe il volume era altissimo, erano nervose.
-Guarda, invece, sto uscendo.- esclamò Eleonora, chiudendo dietro di sé la porta con uno scatto e prendendo a correre verso casa di Gloria.
La pioggia era ovunque, tutt’addosso, ma fosse anche nevicato o grandinato lei non ci avrebbe fatto caso.
Quello che importava era andare da Gloria, la sua migliore amica.

Note autrice.
Capitolo un po' romantico, un po' schifoso (non so voi, ma a me il sangue da fastidio sul serio.), un po' di cameratismo.
Un po' di tutto.
E' anche lunghino, spero vi piaccia, insomma.
Come colonna sonora ho scelto una canzone che ho scoperto grazie a mia mamma e che mi ha colpito tantissimo.
Anche se odio quel genere di canzoni.
Fatemi sapere che ne pensate.
Ah, la scena LEMON l'ho messa specialmente per Giada e Mery, apprezzate u.u

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Capitolo 18
*** Happy Christmas, my dear. ***


INNANZITUTTO GRAZIE DI CUORE.




Happy Christmas, my dear.
Salto nel futuro.



DICEMBRE 2027
-Gloria, ci sono delle lettere per te, dovrebbero essere sulla scrivania. Giada vuole candidarsi come co-direttore del settore Reclami. Ylenia vuole le ferie anticipate e .. ah, sì, un aumento.- fece un breve resoconto della giornata la segretaria di Gloria mentre lei entrava in ufficio.
-Ora le leggo. Giada, la biondina? Dille che ha il mio consenso, ma che non l’aiuterò minimamente. Ancora con la storia dell’aumento? Non l’avrà! E tantomeno le ferie anticipate. Riferisci.- spiegò lei, sparendo dietro le porte della sala riunioni.
Erano solo le otto meno ventitré e già c’era in programma una riunione.
Gloria era esausta, non aveva ancora bevuto neanche un caffè.
I suoi capelli verdi e cortissimi spiccavano in quell’ambiente serio e formale, sembravano inadeguati.
-Allora, ditemi i vari problemi e le varie soluzioni. Entro le dieci deve essere tutto risolto.- affermò decisa, sedendosi a capo della tavolata.
-Ci hanno proposto un nuovo sponsor per il lancio di Rondj. Accettiamo?-
-La carta è fin troppo spessa, sminuiamola.-
-Una piccola casa editrice ci ha rubato l’ultimo di Gary.-
-Ci sono dei problemi con Sandi dell’ufficio acquisti.-
La gente strepitava mentre il mal di testa di Gloria peggiorava.
Decise di rispondere tutto d’un botto e levare le tende in modo da poter incontrare alcuni offerenti e alcuni sponsor entro le undici.
-Accettate. Sminuitela. Chiamatemi Gary sul cellulare, dio. Licenziatela.- trovò soluzioni se pur estreme efficaci la ragazza, uscendo dalla sala.
Digitò qualche numero sul cellulare e lo appoggiò all’orecchio.
-Mamma, non è che puoi passare verso le cinque invece che alle quattro?- chiese alla madre dall’altro capo del telefono. Sapeva che avrebbe detto di sì.
-Eleonora, lo sai che posso, ma la prossima volta avvisami prima.- sospirò la donna.
-Non chiamarmi Eleonora, mamma. Io sono Gloria, punto.- chiarì la ragazza, con astio.
-E’ il tuo nome, diamine. Ti chiami Eleonora, non Gloria!- esclamò Mery.
Gloria chiuse la chiamata.
Odiava quando sua madre le ricordava tutto il dolore di quindici anni prima.
Non ce n’era bisogno.
Aveva cambiato nome, da Eleonora era diventata Gloria, si era tinta di verde e aveva impersonato alla perfezione il ruolo della sua migliore amica.
Aveva aperto una casa editrice, come la Gloria di molto tempo prima voleva.
Era diventata un’altra persona, solo per non percepire il dolore che creava la sua perdita.
Per colmare quel vuoto si era trasformata nel vuoto.
Digitò altri pulsanti sul cellulare, dopo aver controllato l’ora.
A quell’ora li avrebbe trovati, di sicuro.
Erano gli unici con cui si teneva ancora in contatto, quei due ragazzi che ora erano colonnelli o qualcosa del genere.
-Ciao Paolo. Ci sarete per Natale? Vi prego, venite.- cominciò a implorare Gloria.
I due ragazzi non sapevano del suo nuovo nome, dei suoi nuovi capelli, del suo nuovo io.
Non si vedevano da quindici anni, d’altronde.
-Ele, non lo sappiamo. Sai benissimo che siamo tenenti colonnelli e che non abbiamo molti permessi. Ci manchi tantissimo, ma non possiamo farci molto.- rispose deluso da se stesso Paolo.
Desiderava ardentemente rivedere Eleonora, la loro migliore amica alla fine.
Ma non potevano contravvenire alle regole dell’accademia.
Ormai erano colonne portanti della scuola e non potevo lasciarla nemmeno due minuti.
Si erano impegnati a fondo per arrivare ad esserlo. Avevano buttato sangue e lacrime per diventare qualcuno.
-Quindici fottutissimi anni. Quindici! E’ da dieci anni che dite di sì e poi cambiate idea. Perché?- borbottò Eleonora, irritata. Quella scena si ripeteva ogni anno.
-Lo sappiamo. Va bene, Eleonora, verremo. Solo perché detesto sentirti arrabbiata con me.- rise sornione Paolo.
Un permesso glielo avrebbero concesso, senza problemi.
Il problema risiedeva nel fatto che l’accademia si sarebbe lasciata andare senza di loro, senza regole.
Poi restava il problema di Gloria: Christian aveva paura di rincontrarla se fosse tornato in città.
Avrebbe fatto più male del previsto e lui non poteva sopportarlo.
Dopo vari ringraziamenti e convenevoli chiusero la chiamata.
Christian era furioso con l’amico.
-Non possiamo andarci. Cioè, tu vacci pure, ma io non vengo.- prese ad urlare.
-Per Gloria? Non ci sarà, dio. Datti una regolata.  Non ci sarà.- cercò di calmarlo Paolo, anche se non poteva sapere della presenza di Gloria o meno.
-Perché hai accettato? Non l’abbiamo mai fatto in questi anni, perché ora?- chiese Christian, che voleva delle risposte.
-Non vuoi sistemare tutto? Non ne senti il bisogno? Fai finta che Gloria non esista per una volta. La tua vita non gira intorno a lei, non più. Dimenticala.- fu la risposta.
-No. Non posso. Non lo farò mai. Io ho bisogno di lei.- chiarì sconsolato Christian.
Gli mancava dannatamente la cugina, la pensava tutti i giorni da quindici anni.
Erano stati interminabili. Tutti trascorsi in accademia. Tutti con Paolo. Uno peggio dell’altro.
Non sapere che fine aveva fatto Gloria lo distruggeva.
Voleva saperlo e allo stesso tempo si sentiva male a pensarci.
-Senti, dobbiamo andarci. Voglio sistemare la mia vita.- mise fine alla questione Paolo, non dando vie d’uscita a Christian.
I due ragazzi andarono così nell’ufficio generale, aspettando con calma il proprio turno.
L’attesa durò una mezz’oretta scarsa.
Quando entrarono salutarono portando la mano alla fronte e togliendosi il cappello. Non era permesso sedersi, perciò rimasero in piedi. Davanti a loro sedeva il generale.
Non erano di molti gradi inferiori a lui, ma ne sarebbe passato di tempo prima che potessero ambire anche loro a quella carica.
Seguì un breve colloquio in forma ufficiale per chiedere qualche giorno di assenza che il generale autorizzò.
Christian e Paolo ringraziarono e uscirono dalla sala.
Intanto Gloria, che poi era Eleonora, contattava gli amici dell’adolescenza. Sapendo che Christian e Paolo sarebbero venuti, ora poteva benissimo invitare anche gli altri.
Era ora di chiarire parecchie cose e di annunciare che Gloria non c’era più. Bisognava farlo.
Era riuscita a rintracciare Simone che aveva accettato di buon grado l’invito e anche Lucrezia e Alice che avevano accettato dopo un po’, a patto di poter portare le famiglie con loro.
L’unica che non si trovava era Megan: sembrava sparita nel nulla.
Cercò anche sui vecchi registri di scuola, ma niente.
Decise di chiedere a Simone, di sicuro lui lo sapeva.
Avrebbe dovuto sentire anche Lidia, seppure l’odio nei suoi confronti era a livelli altissimi.
-Pronto, Simone?- chiamò il ragazzo Eleonora.
-Pronti! Ciao, Ele, che succede?-  chiese il ragazzo, una volta risposto.
-Scusami, so di averti già chiamato da poco ma ho bisogno il recapito di alcune persone..- cominciò a parlare Eleonora, cercando di sembrare calma quando invece non lo era.
-Certo, dimmi. Se li so te li dico volentieri.- si rese disponibile il ragazzo di buon grado.
-Mi servirebbero Lidia e Megan. Li hai?- Eleonora camminava nervosa nel proprio ufficio, sbirciando l’orologio.
Non vedeva l’ora di uscire da lì.
-Sono pochi di quelli che ho ancora, ti va bene. Prendi nota.- esclamò il ragazzo contento.
Eleonora scrisse bene tutti i numeri e indirizzi delle due ragazze e poi salutò Simone.
Le avrebbe chiamate dopo l’incontro con Aurora, rappresentante dello sponsor esterno di Gary Newton, un loro acquisto recente, uno scrittore in erba, in tutti i sensi, che era già passato a un’altra casa editrice.
In effetti non avevano bisogno di lui, non era un fenomeno, perciò potevano farne a meno.
Quando incontrò la ragazza con uno o due anni meno di lei davanti a un caffè fumante, che le diede energia, disdette tutti i contratti dato l’abbandono di Gary.
Aurora accettò le conseguenze senza troppe tragedie e conclusero con qualche compromesso.
La solita vita ordinaria che andava avanti come pareva.
Decise di cominciare a chiamare Lidia.
-Pronto, Lidia Oberman?- si accertò che fosse lei una volta portato il cellulare all’orecchio.
-Sì. Con chi parlo?- chiese a sua volta la voce dall’altro lato.
-Ciao Lid, ti ricordi di una certa Eleonora? Eravamo amiche quindici anni fa.- spiegò la ragazza. Sembrava passato tantissimo tempo. Forse era successo davvero dopotutto.
-Ahm, sì. Avevamo litigato, mica?- era una discussione fatta perlopiù di domande.
-Sì, ma è cosa passata. Volevo sapere se per Natale hai impegni.- propose, con sforzo, Eleonora.
-Non credo. Perché?- chiese scettica Lidia. Chissà se era ancora bionda.
-Viene un po’ di gente a casa mia per un cenone. Una rimpatriata dei tempi dell’adolescenza. Ti vorremmo con noi.- chiarì lei.
-Ci sto, dimmi dettagli e tutto, ma ci sto.- accettò la bionda di buon grado.
Cosa che Eleonora non si aspettava.


Note autrice.
Sì, mi diverto a scrivere un po' così un po' cosa.
Se ci fate in questo capitolo compargono parecchi nomi delle lettrici.
Alcuni non li so, quindi non li ho potuti mettere.
Se volete, ditemeli nelle recensioni, dai AHAHAH :3
Ragazzi, vi rendete conto che il primo capitolo sfiora le mille visite?
Mi rendete orgogliosa di me.
Debito di geografia: superato con OTTO E MEZZO. yo.
Ah, Simone Cristicchi. Io lo amo. Volevo dirvi solo questo (?)
Il capitolo è più lungo del solito, ero particolarmente ispirata.
Sccciao.



P.S. : Quale di questi colori per le meches mi consigliate? Tra poco devo ricolorarle *O*
 ecco qui: http://a2.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc7/381498_205978149492831_144931245597522_433577_1921115966_n.jpg !

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Capitolo 19
*** Siamo come tanti tasti rotti di un pianoforte malfunzionante. ***


Siamo come tanti tasti rotti di un pianoforte malfunzionante.

Mancava solo Megan da contattare, l’unica che non voleva chiamare.
Eleonora stringeva il cellulare forte con le mani bianche e sbuffava.
Era rientrata in ufficio, avrebbe dovuto controllare alcune carte e alcuni documenti importanti, ma prima di tutto le premeva organizzare tutto per il cenone di Natale.
Alla fine si decise e digitò i tasti, attendendo in linea. Risultava libero, ma nessuno rispondeva.
Dopo quella che parve un’eternità, una voce chiara e limpida rispose.
-Pronto.- scandì.
-Pronto. Ehm, parlo con Megan Sullivan?- si assicurò che fosse la persona giusta Eleonora.
-Certo. Con chi parlo?- chiese Megan. Quella scena si era ripetuta con tutti gli altri membri della compagnia.
-Sono Eleonora. Ti ricordi di me? Eri amica di Gloria.- cercò di farle venire in memoria.
-Gloria Gerosa? Quella Gloria?- chiese l’altra, con un tono di voce allarmato.
-Quella Gloria. Volevo sapere se eri disposta a una rimpatriata con i ragazzi della compagnia.- propose Eleonora, sospirando.
-Va bene. Non ho piani per Natale. Abiti sempre al solito posto?- e ripartirono i tempi dei dettagli e degli orari.
Ora la compagnia al completo sarebbe andata a casa di Eleonora, anche se la maggior parte di loro, non poteva immaginare quello che li aspettava.
Natale non tardò ad arrivare. Era la mattinata della Vigilia, Eleonora era ai fornelli, quando Simone chiamò e le chiese se poteva arrivare un po’ prima, qualcosa come la sera prima di Natale.
Eleonora gli aveva ovviamente detto di sì, proponendogli di dormire nella camera degli ospiti della propria casa.
Anche Lucrezia sarebbe arrivata prima, la mattina di Natale.
Meglio così, d’altra parte, almeno non sarebbe rimasta sempre da sola, come oramai era abitudine da anni.
Verso le otto e un quarto della sera della Vigilia, un taxi bianco si fermò davanti alla villa di Eleonora.
-Wow.- sfuggì dalla bocca di Simone. Non immaginava che Eleonora si fosse sistemata così bene.
-Bella villa! E’ sicuro che sia questo il posto? La proprietaria non fa mai entrare nessuno.- insinuò il guidatore.
Simone sbuffò e borbottò un
–Sono sicuro, grazie.-
Il taxi se ne andò sgommando sulla note di una canzone anni ’80 mentre Simone suonava il campanello.
Al citofono rispose proprio Eleonora.
-Chi è?- chiese, con voce gentile.
-Sono Simone.- rispose il ragazzo.
L’unica cosa che si vedeva era la villa bianca, il resto era avvolto nell’oscurità perciò quando il cancelletto si aprì il ragazzo di addentrò per il cortiletto fino a raggiungere la porta della casa, a tentoni.
Gli aprì un’Eleonora completamente diversa da quella che ricordava.
Non se l’aspettava. Erano davvero cambiate parecchie cose.
Non si erano nemmeno tenuti in contatto in tutti quegl’anni e questo gli dispiaceva, ma era troppo tardi.
Aveva capelli verdi, cortissimi. Che cosa strana, gli ricordava vagamente Gloria, nonostante non aveva la più minima idea di com’era Gloria per il semplice motivo che non ci aveva più pensato.
-Ciao, Simone. La tua camera è al piano di sopra. Per quanto resterai, alla fine?- chiese lei, cordiale.
Anche lui era cambiato, ma niente di radicale. Era più muscoloso, più alto.
-Non saprei. Penso fino al 27.- rispose lui, salendo le scale e sistemandosi nella sua camera.
-Va bene.- li urlò Eleonora, dato che lui si era già chiuso nella camera.
La notte passò in tutta tranquillità e iniziò così un nuovo giorno: Natale.
Alle nove e trentanove minuti un’altra macchina si fermò davanti a casa di Eleonora, era Lucrezia.
Entrò nella casa e sistemò le proprie cose e poi decise di dare una mano agli altri due con la preparazione della tavolata per la sera.
A mezzogiorno sarebbero andati a mangiare al bar o si sarebbero arrangiati in una qualche altra maniera.
Lucrezia era passata sopra ai disturbi dell’adolescenza, era tornata quella di sempre.
Era rimasta anch’ella stupita dal cambiamento di Eleonora, ma era stata zitta.
Quello che l’aveva colpita era stato Simone. Le era mancato dannatamente. Ogni tanto ci pensava, ma preferiva non rivivere quei brutti momenti. Quando l’aveva mollata. Quando si era messo con Lidia.
Simone non riusciva a capacitarsi del perché si era messo con la bionda: Lucrezia era stata sempre accanto lui, senza riserve.
Voleva risolvere le cose, sistemare il suo piccolo problema adolescenziale.
Nel pomeriggio arrivarono tutti gli altri invitati, alla spicciolata.
Megan era la solita. Non si era sistemata e da come si leggeva fra le righe, stava con uno diverso ogni notte.
Non sarebbe cambiata mai, probabilmente.
Alice era la ragazzina sorridente che si era dovuta trasferire e lasciare tutto alle spalle. Forse era meglio così, lei non sospettava neanche vagamente del suicidio di Gloria.
Lidia si era sposata con un certo George, che non era potuto venire, perché costretto sulla sedia a rotelle. Non aveva molta voglia di fare un viaggio lungo per gli amici della moglie. Eleonora era felice che avesse trovato una persona che le aveva fatto capire il significato delle piccole cose, facendola cambiare, in meglio.
Gli ultimi ad arrivare furono Christian e Paolo. Camminavano dritti e a pancia indentro, come veri soldati.
Passarono tutti il pomeriggio insieme a chiacchierare dei vecchi tempi.
Il problema sarebbe stata la cena, lì sarebbe potuto succedere di tutto.


Note autrice.
E' il terzultimo capitolo, questo. Ci sarà un flashback nell'ultimo (SPOILERISSIMO ò.ò)
Comunque, volevo chiedere.. secondo voi questa storia TRASMETTE UN MESSAGGIO?
Quello che ho voluto comunicare è un "L'amore NON supera ogni ostacolo.".
Già, non sono una che ci crede molto nell'amore. Ok, è bello, ma come ogni cosa prima o poi finisce. Cade l'interesse.
Non sempre, anche questo è vero. Ma in certi casi, solo soluzioni estreme danno una soluzione.
Come la morte per Gloria, diciamo. Anche perchè in qualsiasi caso non sarebbe potuto esistere un Gloria/Christian. Avrei comunque inserito un ostacolo, qualcosa che sarebbe stato pressochè ovvio.
Non so, ditemi la vostra opinione. Questa è la mia, non so che dirvi, è così.
Volevo ringraziare ognuna di voi, con tutto il cuore.
Ringrazio:
-Ylenia, mi segue da talmente tanto tempo che non lo so nemmeno io;
-Mery, lei che attende sempre il capitolo adorandolo quando esce;
-Lucrezia, che mi fa delle recensioni adorabili;
-Chiara, che non si fa problemi ad esprimere la sua opinione, mai;
-Eleonora, mi segue da poco, ma siamo già in confidenza, brianzole DOC;
-Giada, la mia carissima moglie, che ama tutto quello che scrivo;
-Alice, legge ogni tanto, ma è sempre entusiasta;
-Rebecca, perchè è sempre curiosa e legge subito.
Ah, tenevo ad avvisarvi che ho preso 5  in matematica çAç Sono ancora sconvolta.
Solitamente prendo 10 LOL. Però ho preso 6 in spagnolo *OO*
E sì, il titolo del capitolo è ispirato a Simone Cristicchi.


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Capitolo 20
*** Puke. ***


Puke.

Se qualcosa può andar male, lo farà.
Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a guasto o errore, allora prima o poi esso si verificherà.
(Legge di Murphy.)
 

 


-Perché ti sei fatta i capelli verdi? Assomigli a .. no, nessuno, scusa.- iniziò a parlare con Eleonora Christian.
La ragazza evitò accuratamente di dare spiegazioni e si diresse verso la sala da pranzo, invitando gli ospiti a fare lo stesso.
Presero tutti posto alla grande tavolata, in silenzio. Qualsiasi discussione era stata troncata.
Eleonora, a capotavola, si alzò in piedi con in mano un bicchiere di champagne. Prese una forchetta e ci tintinnò contro.
Si sentiva parecchio goffa: quella cena non era roba da lei.
-Ehm, scusate. Posso dire due parole?- chiese ai presenti, che annuirono all’unanimità.
-Grazie.- introdusse il discorso Eleonora –Molti di voi sanno già cos’è successo quindici anni fa, subito dopo che Christian e Paolo sono partiti. Altri non credo. E penso abbiate anche notato che manca qualcuno, oggi.-
Christian si mise una mano sulla fronte. Quel discorso, di qualsiasi tipo fosse, conduceva a Gloria.
Non sapeva se poteva farcela ad ascoltare, ma ci provò.
-Megan, Lidia,Simone, Lucrezia. Voi sapete com’è finita per.. lei. Ecco, Alice, Paolo e Christian non lo sanno.- proseguì Eleonora, non sapendo come comunicare la notizia.
-Non so come dirvelo, ragazzi. Gloria... è morta. Si è suicidata il giorno in cui voi due ve ne siete andati.- sparò tutto di un botto, buttandosi a sedere sulla propria sedia e trattenendo i singhiozzi.
Le mancava terribilmente Gloria. Era la sua migliore amica d’altronde.
Christian stava ancora fissando il piatto davanti a lui. Aveva gli occhi strabuzzati.
Paolo stringeva forte i pugni sulla tovaglia, un’espressione di rabbia sul viso.
Alice non aveva capito molto dell’avvenuto, era scossa.
Il cugino di Gloria, d’impeto, si alzò e corse fuori dalla villa. Non poteva sopportare gli sguardi della gente. Non poteva sopportare di sapere che Gloria non c’era più, da tempo. E che non lui non era riuscito a impedire che avvenisse.
Era un fulcro di sensi di colpa, dolore, collera verso se stesso.
-Vaffanculo.- urlò, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
La persona dietro di lui si sedette su un gradino, come lui, non curandosi del fatto che avesse reagito così.
-Scusami.- sussurrò quella che sembrava una ragazza.
Christian non alzava gli occhi, non poteva farcela.
-Vaffanculo.- ripete il ragazzo, sempre urlando, senza rendersene veramente conto.
-Non so perché non te l’ho detto. Avrei dovuto, ma non riuscivo.- spiegò la ragazza, che era Eleonora.
-Fa niente.- rispose fievolmente Christian. Non riusciva a concepire la situazione.
-Scusa, scusa, scusa.- e lo abbracciò, sapeva di avergli fatto male, ma non poteva farci niente.
Sperava che il tempo potesse curare tutto, ma non è sempre così.
Fu in quel momento che successe il meno prevedibile. Eleonora non se l’aspettava, per niente.
-Sei Gloria, vero?- le chiese Christian. Aveva capito tutto, fin troppo bene.
Ed era anche un po’ stordito, il che aiutò parecchio.
Si girò verso di lei, senza realmente vederla e le si avvicinò lentamente.
Il suo viso era quello di Gloria, vedeva solo Gloria. Eleonora non c’era. Chi era Eleonora?
Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria. Quella era Gloria. Non poteva essere nessun altro.
Lui aveva bisogno che quella fosse la cugina.
Era lo stesso identico bacio di quindici anni prima, sulla porta di casa di Gloria, eppure così diverso.
Eleonora tentava di staccarsi, ma Christian era troppo forte. Non riusciva ad allontanarsi.
Appena il bacio finì a Eleonora scappò uno schiaffo sulle guancie del ragazzo.
Non avrebbe dovuto, anche perché aveva voluto essere un’altra persona e Christian rientrava nelle credenziali della persona che era voluta diventare.
Eleonora sospirò e frugò nella tasca dei jeans. Aveva un pacchetto di sigarette. Era sempre nervosa e in un certo senso la aiutavano a calmarsi, seppur per poco tempo.
Christian stava cercando disperatamente di capire qualcosa, senza esito positivo.
Aveva la mente vuota, non riusciva a pensare a niente.
L’unica cosa che sentiva era una sensazione strana, intrappolata tra il fegato e l’intestino.
Anche se probabilmente non sapeva dove si trovassero.
Peccato che la strana sensazione fosse nausea. E quella nausea, due minuti dopo, si ritrovò parcheggiata sulle scarpe di Eleonora, in un festival di colori.
-Mi hai vomitato sulle scarpe.- commentò secca la ragazza, rientrando nella villa.
Non era andata come voleva, quella sera, per niente.
Sperava che almeno nella sala da pranzo, qualcosa stesse procedendo per il verso giusto.
Come dice Murphy, però, se qualcosa può andare male... stai tranquillo che andrà male.
-Ma cosa c’era dentro gli antipasti?- si lagnava Lucrezia, tenendosi la pancia con le mani.
-Allora non lo sento solo io.- concordò Simone che si stava massaggiando le tempie, mentre il suo viso attraversava diverse tonalità.
-Decisamente no.- esclamò Lidia, alzandosi di botto dalla sedia e portandosi una mano alla bocca.
Si mise a correre, sperando di trovare un bagno.
Tutti gli altri ospiti la seguirono a ruota.
-Dove diamine è il bagno?- urlò Paolo.
Finalmente trovarono quello che più che un bagno sembrava una stanza gigantesca.
-Ma sembra una sala da ballo.- disse sorpresa Megan, per poi ficcare la testa nel gabinetto e vomitare allegramente.
La puzza di vomito prese tutta la stanza a poco a poco, anche perché ognuno degli ospiti stava rigettando in un posto diverso.
Chi nel lavandino, chi nella vasca e persino chi nel bidè.
Sempre meglio del pavimento.
In quel momento apparve sulla soglia del bagno Eleonora che li stava cercando da parecchio tempo, non trovandoli al loro posto. La ragazza si portò, esausta, una mano alla fronte.
-Andiamo bene, devo dire.- borbottò e se ne andò in lavanderia, in cerca di salviette pulite.
Ci mancavano solo gli antipasti avariati.
-Stupida rosticceria.- si lamentò la padrona di casa.


Note autrice.
Facciamo vomitare tutti, yeeeah.
Colpa di Ylenia, l'idea malsana è sua.
Oggi sono andata al lago *O* Non ve ne frega niente, ok.
Stavo per volare via, c'er aun vento ._.
Siamo sempre più vicini alla fine, eh!
Mi dispiacerà lasciarvi, sinceramente. Parecchio.
Ma son cose che succedono!

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Capitolo 21
*** Nothing lasts forever. ***


Nothing lasts forever.


La mattina dopo tutti gli ospiti della villa erano a letto, corredati di borsa d’acqua calda sul ventre, gemendo.
Tutti tranne Eleonora. Lei non aveva mangiato nulla, in quanto nervosa agli stremi.
Almeno aveva il tempo per pulire bagno e anche una buona fetta di corridoio.
-Che gioia.- commentò, presentandosi sulla soglia della stanza da bagno, armato di spazzolone e straccio.
Se la serata prima era stata disastrosa, probabilmente quel giorno sarebbe andata addirittura peggio.
I ragazzi, che poi alla fine avevano trentadue anni, erano tutti doloranti e sarebbero rimasti in villa per ancora qualche giorno.
Cosa che Eleonora non aveva previsto: per fortuna, c’erano abbastanza letti e il cibo non sarebbe stato un problema, tanto nessuno ingurgitava più di una minestrina verde.
La ragazza passò la mattinata a sfregare e pulire, passando profumi e odorizzanti.
Il puzzo non accennava ad andarsene. Lei voleva solo arrendersi ed eliminare quel momento dai ricordi.
Sarebbe stato difficile e parecchio.
Infine, perché le disgrazie non vengono mai sole, doveva anche raccontare a Christian ancora una cosa.
Quando era arrivata a casa di Gloria aveva trovato non solo quella sorpresa.. c’era anche una semi-lettera lasciata dalla migliore amica.
 Non avrebbe permesso a Christian di andarsene da lì senza sapere. Oramai sapeva metà della vicenda.
A pranzo Eleonora procedette con il suo ruolo da crocerossina attenta, passando in ogni camera a chiedere se qualcuno volesse qualcosa da bere o da mangiare.
-Sono Eleonora, tutto bene? Volevo sapere se volevi qualcosa per pranzare.- era la tiritera che ripeté un migliaio di volte.
-Umpf..- fu l’unico segnale di vita emesso da Simone.
-Lasciami morire in pace!- fu l’urlo privo di un senso di Alice.
-Qualsiasi cosa. Non gli antipasti, sarebbe meglio.- fu acido Paolo, che cercava di mantenere ritegno, dato il suo grado nell’esercito.
-Mi porti una camomilla? Grazie mille, Ele.- fu la più gentile Lucrezia.
Megan stava dormendo e Christian non rispondeva, perciò a loro non porto niente.
A tutti gli altri porto una camomilla, anche se non l’avevano chiesta.
L’unica che non aveva trovato era Lidia: la sua camera era deserta.
Eleonora preferì non fare domande né cercala. Se aveva bisogno si sarebbe fatta sentire.
Erano le cinque quando anche lei si sedette, davanti a sé una tazza di the fumante. Dall’altro lato del tavolino, un’altra tazza, anch’essa fumava. Davanti alla tazza, nessuno. La mancanza di quel folletto dai capelli verdi e gli anfibi neri si sentiva. Era percepibile da ognuno di loro. Soprattutto da Eleonora, che era rimasta sola.
-Gloria, come pensi che lo dirò a Christian? Eh? Mi hai lasciato in bel casino, Lors.- chiacchierava amabilmente Eleonora, con il fantasma di quella che era stata la sua migliore amica.
Erano passati quindici anni, a discutere con quella persona inesistente oramai.
Alla ragazza venne da ridere. Era patetica.
-Massì, me la caverò. E farò in modo che anche lui se la cavi. Tu come stai? Spero bene. Anche se tu mi dicevi di non sperare mai, che porta male.- continuò quello che alla fine era un monologo.
Rise ancora, trangugiando un altro po’ di the.
-Ti ricordi? Quando mi avevi spiegato la tua teoria. Ti avevo riso in faccia, ma forse avevi ragione. Io spero sempre in meglio e puntualmente va peggio.- disse, rivolgendosi a diciotto anni prima, quando Gloria le aveva raccontato il suo metodo per ottenere qualcosa. Tra sé e sé pensava “Non ci riuscirò mai, non l’avrò mai, non succederà mai.” e la cosa strana era che quello che voleva succedeva. Sperare nel peggio per avere il meglio, le diceva sempre Gloria.
Eleonora non le aveva detto che sbagliava, perché un poco ci credeva in quel metodo assurdo.
-Spera nel peggio per me, Lors.- sospirò alla fine, sciacquando le varie stoviglie e preparandosi a dire a Christian tutto nei dettagli.
Eleonora si trascinò su per le scale, strascicando i piedi a terra. La cosa che più le dava fastidio era dover parlare di Gloria al passato, invece che al presente.
Bussò alla porta di Paolo, prima che a quella di Christian. Ne avrebbe prima parlato con lui, era il suo migliore amico e avrebbe capito. O almeno così si augurava Eleonora.
-Ciao Eleonora.- la salutò imperioso Paolo. Non voleva farsi vedere distrutto dal mal di pancia, uno come lui non avrebbe dovuto. Eppure era ancora dolorante.
-Ciao Paolo.- rispose al saluto lei, sedendosi su una sedia lì vicino.
-Come stanno gli altri?- chiese lui, non sapendo per quale motivo fosse venuta la ragazza.
-Insomma. Lidia è sparita. Volevo parlarti di una cosa.- introdusse il discorso lei.
-Sparita? Secondo me sta già bene e si è fatta un giro. Dimmi tutto.- le sorrise forzatamente Paolo.
-Non so come hai reagito dopo la cena a.. Gloria. Ad ogni modo, ho bisogno di una mano.. devo sapere come ha e reagirà Christian.- così Eleonora spiegò tutto a Paolo, facendosi dare mille consigli e chiedendo sempre conferma.
-Grazie mille Paolo. Senza di te non gli avrei detto nulla probabilmente. O avrei omesso qualcosa. Grazie ancora. Se hai bisogno, chiedi. Quando vuoi.- ringraziò di cuore la ragazza, uscendo dalla stanza, finita la discussione.
-Di nulla.- sussurrò il ragazzo che dopo poco si addormentò su un fianco, sognando che tutto quello che stava succedendo era un incubo di seconda mano e piuttosto brutto.
Eleonora entrò nella stanza di Christian: lui era a letto, con lo sguardo perso nel vuoto.
Le conveniva parlare, avrebbe sentito, senza troppi preamboli.
-Ieri non ti ho raccontato tutto. Ho omesso un dettaglio. Ecco, Gloria ha lasciato questa. Io ne ho una copia, perciò tienila pure. L’ho trovata... aveva una foto in mano. Te l’ho allegata.- disse, coincisa.
Quelle quattro frasi erano nulla in confronto a quello che aveva programmato di dire, ma le parole le erano rimaste incastrate tra una corda vocale e l’altra.
La ragazza lasciò lettera e foto sul letto, di fianco al ragazzo.
Lui non si mosse di un centimetro, continuava a fissare davanti a sé.
Eleonora tornò nel soggiorno della grande casa e ci trovò Simone, Alice e Megan.
-Ciao ragazzi. Vi dispiace se accendo un po’ di televisione?- chiese sedendosi sul divano.
-No, fai pure.- rispose Simone.
La ragazza mise su un canale di musica e, sarà stato un caso?, iniziò un successo di più di trent’anni prima.
Era Basket Case dei Green Day, la band preferita di Gloria e Christian.
-Vaffanculo.- mormorò la ragazza, cambiando canale e cominciando a far zapping selvaggio.
Vedeva la tv senza veramente guardarla.
-Domani torno a casa.- informò Megan.
Non si era trovata nella compagnia che aveva da giovane e preferiva dimenticare Gloria.
-Anche io.- si aggiunse Alice. D’altronde lei oramai centrava poco e niente con i fatti successi a Gloria, non c’era.
-Penso che lo farò anche io.- si morse il labbro Simone.
-Ah.- fu la reazione di Eleonora.
Le dispiaceva che se volessero andare tutti, ma era anche contenta che stessero bene.
-Eleonora. Indovina! E’ successa una cosa bellissima.- esplose di colpo Simone, senza preavviso.
La ragazza rimase passiva, costringendo Simone a parlare senza essere interpellato.
-Lucrezia mi ha dato il suo numero. Ha detto che mi chiamerà.- esclamò felice il ragazzo.
-Fantastico.- rispose, priva d’entusiasmo Eleonora.
Simone sbuffò: era così contento che neanche lei avrebbe rovinato tutto.
Eleonora nel giro della serata  seppe da tutti gli ospiti che sarebbero tornati alle loro vite.
Ah, tanto per la cronaca, Lidia era stata trovata chiusa nello sgabuzzino, avvinghiata a Paolo, nonostante fosse sposata.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, d’altronde.
Anche Christian aveva avvisato la sua partenza, insieme a Paolo.
La ragazza si chiedeva se avesse letto quello che gli aveva dato, ma lui non dava segni.
Paolo e Christian erano sul treno, quando Paolo cominciò a parlare con l’amico.
-Hai parlato con Eleonora?- chiese.
Christian annuì, con poco vigore.
-Hai letto la lettera?- chiese ancora.
L’altro ragazzo annuì ancora, come poco prima.
-Io no.- cercò di far parlare l’amico Paolo.
Christian gli passò la lettera, dopo averla presa dallo zainetto dietro di sé. 
Il ragazzo l’afferrò e prima di leggerla, chiese un’ultima cosa.
-Cosa farai?-
-Diventerò generale di corpo d’armata. E poi generale.-
affermò Christian.


Caro Christian,
come stai? Oggi sei venuto qui, a casa mia. Non pensavo l’avresti fatto. Quando scoprirai quello che è successo.. non lo so. Spero per te, alla mia maniera, ma spero. Ti prego, sii felice. Con chiunque tu voglia, ma siilo. Fallo per me.
Fallo per noi. Ti amo.

Gloria
Cara Eleonora,
scusami. Per essere stata maleducata, depressa, per non essere stata una migliore amica come si deve. Ora tu stai meglio, con Lidia, Simone e non so chi altro. Continua così, non abbandonarli mai. Se pensi che io sia arrabbiata con te, sappi che non è così. Ti voglio bene, sorellona mia.

Gloria

Cara Megan,
ti sei divertita a farmi soffrire, vero? Mi hai odiato per così tanto tempo. Bhe, voglio dirti che non è per merito tuo che sto facendo... questo. Non ti darò questa soddisfazione, qualsiasi cosa succeda. Mai.
Ti auguro il meglio, le persone che mi conoscono sanno che intendo. Ciao.

Gloria

Caro Paolo, Cara Alice, Cara Lucrezia,
scusate anche voi per quello che ho combinato. Vi ho distrutto, anche a voi. Non era mia intenzione. Sono debole e vi ho coinvolto, senza volerlo. Mi dispiace. Vi abbraccio tutti, uno per uno.
Come se fossi ancora lì.

Gloria


Da quel giorno Paolo non sentì Christian più parlare, se non per dar comandi o parlare con dei superiori di lavoro.
La vita di ognuno dei ragazzi proseguì, i ricordi sbiadirono, fino a diventare una patina malinconica che segnava l’adolescenza.
Nulla di più, nulla di meno.


 
 
-Mi hanno dimenticato, eh.- sospirò Gloria.
-Sai che lui non l’ha fatto. Neanche lei.-
-Mi dovrebbe bastare, no?- chiese Gloria.
-Ti basterà.-



Note autrice.

Se ve lo state chiedendo, sì, è l'ultimo capitolo.
L'ultima parte potete interpretarla come vi piace.
Io non credo molto nel paradiso e quelle cose lì, perciò ho un'idea tutta mia sull'ultima parte.
Ovviamente se vi turba, fate dinta di non aver letto.
Ehm, scusate, posso dire una cosa privata? :\
Vorrei dire a Mery, quella ragazza fantastica, : tu sei migliore di loro, lo sai. Non pensare che non sia così.
Probabilmente il mio pensiero non è in grado di cambiare le cose ma non sopporto di vederti così, ok?
Vedi di rallegrarti. Sai com'è, io quando vedo qualcuno che odio sorridere mi da sui nervi. Perciò sorridi e mettiglielo nel culo.
Echeccavolo, quando ce vole ce vole.
Vi ringrazio tutti di cuore, un abbraccio a ognuno di voi.
FORTE FORTE.



SE VOLETE CONTINUARE A SEGUIRE LA FF, TROVATE L'EPILOGO QUI: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1017683&i=1 :)

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