Moments

di Amy Dickinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Friends or enemies? ***
Capitolo 2: *** Why can't you see? ***
Capitolo 3: *** Memories ***
Capitolo 4: *** Broken ***
Capitolo 5: *** A nice game ***
Capitolo 6: *** Birthday party ***
Capitolo 7: *** Frozen ***
Capitolo 8: *** Howling at the moon ***
Capitolo 9: *** Sympathy for the devil ***
Capitolo 10: *** Secretly staring at you ***
Capitolo 11: *** How we met ***
Capitolo 12: *** Darling, she's no longer a baby ***
Capitolo 13: *** Friends will be friends ***
Capitolo 14: *** 14. What's friendship? ***



Capitolo 1
*** Friends or enemies? ***



Friends or enemies?

“Non sfuggirai al mio attacco!”
“Ora ti sistemo, Fiocco Immobilizza!” 
Schivarono vicendevolmente gli attacchi, si guardarono negli occhi con sguardo di sfida. 
“Quando la smetterai di scagliarti contro di me?” gli domandò poco dopo.
“Mai. Siamo nemici, l’hai forse dimenticato, scimmietta?”
Volò nella sua direzione, pronto a colpirla ma Paddy lo schivò agilmente. L’alieno andò su tutte le furie e continuò ad attaccarla ma senza riuscire nemmeno a sfiorarla. 
Dopo quella risposta la cinesina smise di attaccarlo, Tart se ne accorse e allora le inveì contro: “Perché non rispondi ai miei colpi? Hai forse paura?” dopodiché scoppiò in una fragorosa risata, pienamente sicuro di sé e delle sue parole. 
Paddy allora spiccò un balzo e lo raggiunse, quando fu esattamente alla sua altezza gli prese una mano e la strinse fra le sue.
“Ma che fai?” chiese, imbarazzato, oltre che dal gesto, per essere stato colto di
sorpresa. “Lasciami!”
“Tart…”
Gli occhi della piccola Mew Mew si fecero improvvisamente tristi. 
“Non mi vorrai mai bene, vero?”
“Eh? Ma che razza di domande fai?”
“Per te sarò sempre e solo una nemica, no?”
“E’ naturale…” fece lui in tono spavaldo seppur guardando altrove per non incontrare quegli occhioni. 
“Capisco” sussurrò, immensamente dispiaciuta. “Di certo non posso costringerti a provare qualcosa che non senti ma sappi che per me noi non siamo nemici”
“Ah no?” domandò sarcastico. 
“No, tu sei mio amico. Il mio migliore amico” 
Gli lasciò andare la mano e saltò sull’asfalto, quindi si avvicinò alle sue compagne che, nel frattempo, avevano sconfitto l’ennesimo chimero e se ne andò via, rifiutandosi di aspettare una qualsiasi reazione da parte sua. 
L’alieno giurò di aver visto uno scintillio nei suoi occhi un istante prima che gli avesse voltato le spalle. 
Sparì dalla strada e si teletrasportò nella dimensione parallela, ignorò i compagni e si sedette in un angolo, sperando di potersene stare per conto proprio. 
Ripensò alla cinesina e si lasciò sfuggire un sospiro. Alzò la mano che lei aveva tenuto fra le sue, aprì le dita e osservò quella pallina avvolta nella plastica colorata e con il disegno di uno spicchio d’arancia che ancora una volta aveva voluto donargli. Una caramella. 
La scartò e la portò alla bocca.

Per te sarò sempre e solo una nemica, no?
‘No, Paddy. E’ vero, siamo nemici, ma non riesco a esserlo fino in fondo. Perché anch’io ti considero mia amica ma avrei voluto conoscerti diversamente, fuori dal contesto di questa guerra, così sarebbe stato tutto più facile. Ti voglio bene. Vorrei solo riuscire a dirtelo’         

 

 

L’angolo di Amy
Ciao gente,
 allora ecco il primo episodio di questa piccola raccolta sui personaggi di Tokyo Mew Mew, che ve ne pare? Non sono adorabili i piccolini della serie? Fatemi sapere che cosa ne pensate e, se l’idea riscuoterà un buon successo, sfornerò altre flashfics, naturalmente dedicate anche ad altri ^^ 
Vi auguro un buon fine settimana, recensite please!
Un abbraccio,

Amy

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Capitolo 2
*** Why can't you see? ***


Why can’t you see?

“L’afflusso di energia proviene dal parco Inohara” le informò Kyle.
“Squadra Mew Mew, pronte all’azione!” le incitò Ryan.
“Sì!” risposero tutte e cinque all’unisono correndo fuori dal locale.
Il nemico stava attaccando di nuovo e loro dovevano riuscire a sconfiggerlo. Attraversarono la strada noncuranti di tutto il resto, in quel momento esisteva solo il loro compito. Il respiro affannato e il tintinnio dei tacchetti sull’asfalto erano gli unici rumori che udivano distintamente. Nei loro pensieri la snervante attesa di dover affrontare un nuovo chimero e la crescente paura di un epilogo che si avvicinava. Solo i pensieri di una di loro non riguardavano i nemici e il destino della Terra.
‘Strawberry come riesci a non accorgertene? Non vedi come ti guarda negli occhi? Non noti le attenzioni che ti riserva? Non capisci che ti punzecchia proprio perché gli piaci?’ Mew Lory fissava l’amica con occhi tristi ma non invidiosi.
Pie e Tart stavano già seminando il panico con dei grossi chimeri-pianta quando le Mew Mew arrivarono al parco. La gente tutt’attorno fuggiva spaventata, il piccolo alieno rideva come se lui e il suo compare avessero già vinto. Senza perdere tempo le ragazze iniziarono a colpire i chimeri con le loro armi, anche Mew Lory richiamò le sue nacchere e attaccò ripetutamente con il Fiocco d’acqua.
Sebbene stesse combattendo i suoi pensieri erano ancora altrove.
‘E’ doloroso ma devo dimenticarlo, solo così ritroverò un po’ di pace, solo così smetterò finalmente di soffrire. Perché lui ama Strawberry e, anche se lei non ricambia i suoi sentimenti, sarà sempre così. Io non ho alcuna speranza, devo rinunciare a lui’
Uno dei chimeri la colse di sorpresa e la colpì a una gamba facendola cadere sull’erba.
“Ahi!” si lamentò, massaggiandosi la parte dolente.
Pian piano si rimise in piedi, richiamò la sua arma.
‘Sì, questa è definitivamente la soluzione migliore’
Si riavvicinò al chimero e riprese a combattere, sfoderando uno sguardo coraggioso e battagliero. Il suo cuore piangeva ma lei voleva essere forte, sapeva che non lo avrebbe mai conquistato, nemmeno lottando contro la sua timidezza, ma voleva comunque dimostrare che anche lei sapeva combattere e che anche lei, proprio come Strawberry, poteva uscire vittoriosa da una battaglia. Voleva dimostrare a se stessa che avrebbe potuto vincere anche lei la battaglia più dura.
La luce accecante del Fiocco del cuore spazzò via in un colpo solo il gruppo di chimeri, facendo andare su tutte le furie Tart.
Le Mew Mew avevano lo sguardo rivolto verso gli alieni, Mew Mina li invitò ad abbandonare i loro intenti e a tornarsene sul loro pianeta, Tart le rispose che invece sarebbero tornati molto presto, dopodiché sparì.
Prima di dissolversi come aveva fatto il ragazzino, Pai osservò il gruppo sotto di sé in silenzio, soffermando il proprio sguardo su Mew Lory, occhi negli occhi. La ragazza perse l’espressione battagliera, sentendosi improvvisamente vulnerabile, e volse altrove lo sguardo. L’alieno giurò di scorgere una lacrima brillare nei suoi occhi subito prima di svanire.
Sospirò, ormai rassegnata.
‘Addio, Ryan’


L’angolo di Amy

Ciao gente,
eccoci con la seconda storia, stavolta ho puntato i riflettori sui drammi interiori della povera Retasu che soffre per un amore non ricambiato e che vorrebbe dimenticare per smettere di star male... spero che vi sia piaciuta^^ 
Colgo l'occasione per ringraziare Yeah91 per aver inserito questa storia tra le preferite e Gely_9_5 nelle ricordate, un ringraziamento speciale poi va a black rose92, Danya, Euterpe_12 e la_bella_ per aver recensito il primo capitolo. Spero che continuerete ancora a seguirmi, se ci saranno altre recensioni sarò ben felice di proseguire in questa avventura ^^ 
E poi mi fareste un super regalo dato che oggi è il mio compleanno ;)  
Un abbraccio e buon fine settimana,

Amy

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Capitolo 3
*** Memories ***


Memories 

Il pan di Spagna era pronto, aspettava solo di essere farcito e decorato dalle abili mani del pasticcere. La panna montata, la marmellata di fragole, i frutti di bosco erano già pronti sul piano di lavoro della cucina.
Alzò un momento lo sguardo e lo diresse verso il calendario attaccato alla parete.
'Fra qualche giorno sarà il compleanno di Ryan. Come passa il tempo…’ constatò mentre si perdeva nei ricordi…

 “Cos’è quell’aria triste? E’ successo qualcosa a scuola?” domandò Kyle mentre guidava la sua auto.
“No. E’ solo che tranne te nessuno si è ricordato che oggi è il mio compleanno” rispose un Ryan poco più che bambino con aria triste.
“Oh, mi dispiace. Comunque vedrai che i tuoi genitori non si sono dimenticati di te”
“Lo spero”
Kyle parcheggiò l’automobile nell’ampio garage della villa e poco dopo lui e Ryan entrarono in casa. Tuttavia non trovarono nessuno ad attenderli all’ingresso o in corridoio. L’espressione sconsolata sul viso del biondino era sempre più evidente, Kyle allora gli appoggiò una mano su una spalla e lo condusse verso il centro dell’abitazione. Ryan spalancò gli occhi per la meraviglia: il salone era addobbato con lunghi festoni che esclamavano il suo nome e palloncini colorati che adornavano pareti e angoli del soffitto, due grandi tavoli pieni di cibi e bevande troneggiavano agli opposti della stanza e lussuosi divani e poltrone sembravano pronti a ospitare decine di invitati.
“Ma che…?” 
“Buon compleanno, Ryan!” gridarono il signore e la signora Shirogane facendo la loro entrata da un’altra porta, immediatamente seguiti da una miriade di parenti e ragazzini che brandivano pacchetti regalo. Ryan era incredulo: non se ne erano dimenticati, anzi, gli avevano organizzato una festa a sorpresa!
Kyle se ne stava in disparte a guardare il biondino scatenarsi in giochi e balli con i suoi amici, sorrise, felice che la sorpresa fosse riuscita e che Ryan si stesse divertendo. I ragazzini esultarono tutti insieme all’arrivo della torta che Kyle aveva appositamente preparato.
Memorabile fu l’attimo in cui, sportosi troppo in avanti per spegnere le candeline, Ryan aveva finito per affondare il viso nella panna, suscitando risate generali. Nonostante si fosse fatto tutto rosso per la vergogna, Ryan rise insieme agli altri.

Quello era stato uno dei momenti in cui aveva visto l’amico davvero felice e amava ricordarsene perché poi, qualche anno dopo, era stato costretto ad affrontare la tragedia. Dopo la morte dei genitori, Kyle non aveva mai più visto Ryan sorridere in maniera così allegra e spontanea come il giorno di quel lontano compleanno. Stava pensando di preparargli la stessa torta che aveva ideato in quel giorno speciale, sperava che così gli avrebbe fatto tornare alla mente un piacevole ricordo e che, magari, le sue labbra si sarebbero piegate all’insù ancora una volta. Ci sperava davvero.
“Che brontolona, quella Strawberry!” esclamò Ryan entrando in cucina e riportando Kyle alla realtà. “Che c’è?”
“Niente” rispose il pasticcere sorridendo, nascondendo a Ryan quel lieve luccichio nei suoi occhi.

  

L’angolo di Amy
Ciao gente,
un’altra storia si conclude, stavolta c’è il caro Kyle (l’ho sempre trovato un personaggio adorabile^^) che ci mostra un ricordo dell’infanzia di Ryan, che cosa ne pensate? Grazie mille a chi ha letto e recensito i primi due capitoli, mi fa piacere che questa raccolta vi stia piacendo^^ Come di consueto voglio ringraziare chi l’ha inserita nelle preferite (
Melody90, Sana96 e Yeah91), nelle ricordate (Gely_9_5) e nelle seguite (black rose92, Emmy_Nerisse e Sana96). Inoltre grazie mille a chi ha recensito l’ultimo capitolo (black rose92, Danya, la_bella_, Gely_9_5, Emmy_Nerisse e Sana96)
, siete adorabili e spero che continuerete a seguirmi^^
Prima di salutarvi vi faccio una domanda: su chi sarà incentrato il prossimo capitolo? Tirate a indovinare ;)
Un abbraccio e alla prossima storia,

Amy

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Capitolo 4
*** Broken ***


Broken

Anche se è durato poco, il tempo che ho trascorso con voi è stato bellissimo.
Detto così suonava come un addio. Ma no, anche se lo fosse stato, Mina non ci avrebbe mai creduto. Pam non poteva andare a Hollywood, abbandonando le Mew Mew. Questo era inconcepibile. Eppure le sue parole erano state chiare…
Credo che il mio posto non sia qui con voi.
Mina si rifiutava di credere che Pam avesse preso quella decisione. Pam, la sua Pam, non l’avrebbe lasciata così, in balia del suo destino. E’ vero, con lei c’erano Strawberry, Lory e Paddy ma a lei non bastava, a lei non importava. Loro erano sue amiche e compagne ma Pam era molto di più.
Pam era sempre stata il suo idolo, l’unica persona per cui provasse una vera ammirazione e ora che la conosceva ed era sua amica non poteva correre il rischio di perderla. Eppure la modella era parsa seria ed irremovibile.
Quelle sue parole l’avevano profondamente ferita, perché non stava solo dicendo che lasciava la squadra e il progetto Mew, fra le righe aveva confessato di voler lasciare anche lei, dopo tutto quello che avevano passato insieme, dopo tutto l’affetto e l’adorazione che aveva mostrato nei suoi confronti, quello era il ringraziamento.
Dopo averlo adeguatamente zuccherato, Mina si portò la tazzina di tè
bollente alle labbra in un gesto leggero e bene educato che si addiceva ad una raffinata signorina del suo rango, soffiando impercettibilmente sulla superficie creando così lievi increspature. Nel liquido vedeva riflettersi i suoi occhi tristi e gonfi per le lacrime versate la notte prima.
Credeva che una cosa simile non sarebbe mai accaduta, invece il peggiore dei suoi incubi si era avverato. 
“Perché, Pam?” disse ad alta voce, confondendo quel nome in un sospiro.
Il tè le scivolò in gola ma lei non sembrò riuscire a gustarlo, non quella volta.
Volse lo sguardo alla finestra del salotto deserto. Gli alberi giù in giardino avrebbero presto festeggiato la primavera facendo nascere dai germogli tanti splendidi fiori. Di solito amava la primavera, soprattutto per l’allegro cinguettare degli uccellini, quel dolce, spensierato suono le aveva sempre donato pace ma in quel momento non provava nulla di tutto ciò e non le importava se stesse arrivando la primavera, per lei era ancora inverno inoltrato.
C’erano solo vuoto e silenzio, come se qualcosa nel loro rapporto – suo e di Pam –  , nella sua vita, si fosse irrimediabilmente spezzato.
Distrattamente, fece per posare la tazzina sul piattino ma, senza che se ne rendesse conto, quella le scivolò via dalle mani e si riversò sul pavimento, rompendosi in pezzi di varie dimensioni. Il rumore della porcellana che s’infranse sul pavimento sembrò finalmente riuscire a scuotere Mina.
Si accovacciò per raccogliere i cocci ma si ferì con una piccola scheggia che provocò una lieve fuoriuscita di sangue dalla sua mano. 

Spezzato.
Come la tazzina, come il suo cuore adorante. 
Fu solo in quel momento però che Mina si risvegliò da quello stato penoso in cui era ridotta. Si alzò in piedi nonostante si sentisse debole, come sorretta da una nuova forza, strinse il medaglione da Mew Mew in una mano e un fuoco si accese nei suoi occhi, iniziando a ardere man mano che la sua determinazione si faceva più forte.
‘Se hai preso questa decisione io non posso far altro che rispettarla, Pam. Ma sono una combattente il cui compito è proteggere l’umanità e, per quanto la realtà sia dura, io devo andare avanti e continuare a lottare insieme alle altre, le sole vere amiche che mi restano’
Uscì di casa senza nemmeno curarsi di informare la sua governante o di infilare il cappotto, superò il cancello e corse in strada come una furia, decisa a non fermarsi finché non l’avesse trovata. A quel punto l’avrebbe sfidata.
Pam doveva dirglielo in faccia, guardandola negli occhi, se ne avesse avuto il coraggio. Doveva dirle che se ne andava, che abbandonava davvero tutto, che la lasciava in balia di tutto. Doveva dirle che non le importava più nulla della Terra, delle Mew Mew, di lei. Avrebbe accettato tutto, se ne sarebbe fatta una ragione, ma voleva sentirle quelle parole, voleva che uscissero dalle sue labbra. Voleva che fosse sincera prima di andarsene definitivamente, anzi lo pretendeva perché, dopo tutto quello che le aveva legate, Pam glielo doveva. E se quello era un addio, Mina voleva che fosse un vero addio, in cui Pam non sarebbe stata più così vaga e taciturna, ma sincera e onesta. E, se per tirarle fuori quelle parole di bocca, per indurla a dire la verità, avrebbe dovuto combattere contro la persona a lei più cara, di certo l’avrebbe affrontata con coraggio, impegnandosi al massimo e non si sarebbe tirata indietro.
Così le avrebbe dimostrato che lei – loro Mew Mew, in realtà – aveva i requisiti per difendere la Terra e i suoi abitanti, che non era una frignona ed era abbastanza forte da portare a termine il suo compito anche senza stare appiccicata a Mew Pam come fosse la sua ombra. Sì, non vedeva l’ora di fronteggiarla e dimostrarle il suo reale valore, rimasto nascosto dentro di lei fino a quel momento. Le avrebbe fatto capire che non ci si mette contro Mew Mina.
‘Non sarei mai voluta arrivare a questo ma l’hai voluto tu. Se hai davvero scelto di tradirci e di stare dalla parte degli alieni, allora ti fronteggerò come una nemica. Aspettami, Pam Fujiwara!’

 

 
L’angolo di Amy

Ciao gente,
questo capitolo è dedicato a Mina e vuole rappresentare le sue emozioni dopo l’apparente abbandono delle Mew Mew da parte di Pam, evento che la segna notevolmente, non solo in negativo ma soprattutto in positivo, aiutandola a crescere e a diventare più forte e coraggiosa di quanto non fosse prima, come vi sembra?
Prima di passare ai ringraziamenti vorrei giusto precisare una cosa: ho eliminato la voce ‘flashfic’ dagli avvertimenti per il semplice fatto che mi sono accorta di aver ecceduto un po’ con il numero di parole utilizzate già per la storia precedente, volevo provare a mettermi alla prova ma, a quanto pare, la mia voglia di scrivere non vuole sentire limiti e costrizioni così ho pensato di modificare questa caratteristica della raccolta. Certo i componimenti rimarranno brevi, non aspettatevi storie lunghe qui perché questi capitoli hanno il semplice scopo di raccontare momenti di vita dei personaggi e non vicende o episodi interi, ma non saranno strettamente limitati alle sole cinquecento parole. Che ne dite, va un po’ meglio? ^^
Come sempre vorrei ringraziare tutte coloro che in qualche modo seguono questa raccolta, un grazie speciale però va a chi ha il buon cuore di recensire quindi grazie a
black rose92, Danya, Gely_9_5, Euterpe_12 e Emmy_Nerisse per avermi lasciato le vostre impressioni sul capitolo tre^^ Se poi chi non avesse ancora recensito volesse farsi avanti ne sarei felice, sono buona, non mordo ;)
Ultimissima cosa: so che molte di voi come me sono appassionate della coppia Ghish x Strawberry, a tal proposito ho pubblicato You're my koneko-chan
una one-shot a loro dedicata e mi farebbe piacere se voleste dirmi cosa ne pensate^^
Anche per stavolta è tutto, alla prossima storia!
Un abbraccio,
Amy  

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Capitolo 5
*** A nice game ***


A nice game

Uscita dal supermercato, Paddy si apprestava a tornare a casa dai suoi fratelli. Aveva appena fatto la spesa, infatti teneva fra le mani un paio di buste dall’aria pesante.   
‘Stasera preparerò una cenetta coi fiocchi, i miei fratellini si leccheranno i baffi’ pensò, compiaciuta.
Accelerò il passo, ansiosa di tornare a casa per giocare un po’ con loro. Arrivata davanti alla porta fece per aprirla con le chiavi ma…
“Che ci fai in giro a quest’ora?” domandò una voce alle sue spalle.
Paddy si voltò, per nulla sorpresa - sapeva già a chi apparteneva.
“Tart!” esclamò.
“Già, mi annoiavo così ho pensato di fare un salto. Preparati a combattere, scimmietta!” e così dicendo sollevò in alto le sue bolas.
“Ma allora sei venuto a trovarmi, come sei carino, Taru Taru!” fece lei, per nulla intimorita.
Tart per poco non cadde sull’asfalto.
“Ma insomma, mi ascolti? Ho detto che devi preparati a combattere, non sono venuto per una visita di cortesia!”sbraitò, rosso in viso.
La ragazzina però non lo ascoltava, aveva adagiato le buste sulla porta ed era corsa nella sua direzione, quindi aveva spiccato un balzo e, raggiuntolo, aveva abbracciato l’alieno.
Tart, colto alla sprovvista, non riuscì ad evitare il contatto con lei e divenne così rosso da far invidia ai capelli di Strawberry. Paddy lo trascinò giù con sé senza smettere di tenere le braccia allacciate attorno al suo collo.
“Vuoi lasciarmi andare? Odio queste smancerie!” protestò un attimo dopo, cercando di scrollarsela di dosso.
“Non essere timido, siamo amici, no? E abbracciarsi è più che naturale!” disse, rifiutandosi di mollare la presa.
“Ma io non sono tuo amico, lasciami andare!”
“Ehi, ma cos’è tutto questo chiasso?” chiese uno dei fratellini di Paddy, sbucando fuori dalla porta di casa.
“Paddy è tornata!” fece un altro.
“Ma chi è quello?” chiese un altro ancora.  
“No bambini, rientrate, potrebbe essere pericoloso” disse la ragazzina una volta che li ebbe notati.
I fratellini, stupiti dalla scena, non si mossero ma Heicha, la più piccola, corse accanto a Paddy e fissò Tart, piena di curiosità.
L’alieno smise di divincolarsi dalla presa di Paddy e fissò la bimba a sua volta.
Heicha alzò le piccole mani e toccò le orecchie di Tart, prima piano, poi tirandole.
“Che carine, anch’io vorrei delle orecchie così!” esclamò, sorridendo.
“Ma come ti permetti? Lasciami subito le orecchie, mocciosa!” gridò Tart.
La bimba smise di sorridere e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Paddy lasciò andare Tart, abbracciò la bimba e lo guardò torva.
“Vergognati, hai fatto piangere Heicha!” lo sgridò, assumendo un tono di voce severo.
“Sì, vergognati!” incalzarono in coro anche gli altri bambini.
“Speravo di poter combattere e invece mi ritrovo circondato da un’orda di mocciosi!” gridò, massaggiandosi le orecchie doloranti.
“Ehi, non parlare così dei miei fratelli!” rispose a tono Paddy.
“Beh, me ne vado, non ho niente da fare qui” fece, voltando loro le spalle.
“No, aspetta”
Tart si voltò al suo di quella vocina.
“Che vuoi?”
Ma si pentì subito dopo di quella risposta scorbutica perché Heicha, che era sfuggita alle braccia di Paddy, gli si era nuovamente avvicinata e gli sorrideva. Si asciugò le lacrime dagli occhi con le mani e ne alzò una verso di lui con fare amichevole.
“Io mi chiamo Heicha, piacere di conoscerti” disse dolcemente, rivolgendogli un sorriso sempre più largo. “Ti andrebbe di giocare con me?”
“Eh? Ma per chi mi hai preso? Non sono un bambino!” rispose.
“Beh, l’hai fatta piangere, come minimo devi accontentarla” disse Paddy.
“Non dire sciocchezze!”
“Ti prego…” supplicò la piccola, prendendogli la mano. “Solo per un pochino”
Gli occhi speranzosi di Heicha lo fecero desistere dal suo intento di andarsene. Quanto a persuasione su di lui riusciva ad esercitare lo stesso potere della sorella maggiore.  
“D’accordo, ma solo un gioco, poi me ne andrò” precisò.
“Sì, che bello!” gridò la bimba saltellando.
“Bravo, Taru Taru!” esclamò Paddy, subito seguita dal coro dei fratelli: “Taru Taru gioca con noi, Taru Taru gioca con noi!”
“Giocherò con voi ma non chiamatemi più così!”
“Comunque bambini, lui è Tart. E’ un mio caro amico e potrete giocare con lui e le sue buffe orecchie ma non fategli male, okay?” disse loro.
“Eh? No, le mie orecchie non si toccano!” protestò.
“Io sono Hanacha, ciao Tart” si presentò uno dei bambini, avvicinandosi.
“Invece io mi chiamo Chincha”
“E poi ci siamo noi: Lucha e Honcha”
Solo a guardare i loro visetti radiosi, Tart si sentì investire dalla voglia irrefrenabile di giocare, anche se fece di tutto per non darlo a vedere.
“Bene, adesso che ci conosciamo andiamo a giocare e oggi decido io!” ordinò la piccola Heicha.
“Entriamo in casa prima” fece Paddy, prendendo in mano le buste della spesa. I bambini ubbidirono e corsero dentro. Tart li imitò ma non senza una punta di timidezza. Non era mai stato a casa di Paddy e l’idea lo rendeva nervoso.
“Sistemiamo la spesa, nel frattempo Heicha deciderà a che gioco vuol giocare” comunicò Paddy, chiudendo la porta d’ingresso e dirigendosi in cucina.
Tart, non sapendo cosa fare, rimase in soggiorno con Heicha. La bimba lo guardava fisso e aveva un’aria pensierosa che presto lasciò spazio ad un sorriso furbo, doveva aver avuto una bella idea.
Hanacha, Chincha, Lucha e Honcha, venite qui!” chiamò poi, confabulando sottovoce con i fratelli per dare loro disposizioni.
Paddy e Tart si guardarono perplessi.
“Allora, avete capito?” chiese dopo un paio di minuti.
“Sì!” risposero in coro.
“Cominciamo allora” ordinò. 
A quel punto i bambini si sparsero per la casa: Chincha e Honcha presero un confuso Tart per mano e lo portarono nella loro stanza mentre Lucha e Hanacha si guardarono intorno in cerca di chissà cosa.
“Ma che intenzioni avete?” chiese Paddy.
“Questo gioco ti piacerà sorellina, fidati. Andiamo in camera tua, adesso” rispose Heicha che aveva ancora il sorrisino furbo dipinto sulle labbra.
Paddy seguì la piccola e sperò che non avesse in mente di mettere a soqquadro la casa.
“Ascolta, per prima cosa devi toglierti quei vestiti che hai addosso e cambiarti”
“Cos’hanno che non va?”
“Io decido tutte le regole del gioco, oggi sono il capo” le ricordò Heicha mentre apriva l’armadio. “Quindi fa’ come ti dico”
Paddy allora indossò quello che la bimba le porse: una canottiera e una gonna color panna. Dopodiché le arrotolò intorno al corpo una serie di lenzuoli puliti e nastrini bianchi per creare una specie di abito. Le fece indossare anche un paio di ballerine dello stesso colore con la scusa che fossero nuove di zecca e che quindi potesse camminarci dentro casa. Le sistemò una tendina bianca sulla testa a mo’ di velo e la costrinse a infilarsi una serie di gioielli giocattolo. Le spruzzò un po’ di profumo sul collo e poi la guardò un momento.
“Okay, sei bellissima” sentenziò con soddisfazione. “Tieni questo e possiamo andare”
Paddy si ritrovò fra le mani un mazzetto di fiori finti che la sorellina aveva sicuramente preso dal soggiorno e aveva avvolto in un fazzoletto di stoffa. Heicha intanto aveva aperto la porta e aveva urlato: “Tutti pronti, arriva la sposa!”
“Sposa?” domandò Paddy.
“Sì sì, andiamo!” pigolò la bimba, mettendosi sottobraccio.
I bambini iniziarono a cantare, mimando con la voce il suono di una marcia nuziale.
Un lenzuolo era stato steso sul tavolo del soggiorno, adibito ad altare, e sopra c’era un libro aperto a caso che doveva simboleggiare la Bibbia. Hanacha aveva indossato una camicia bianca di suo padre e recitava il ruolo del sacerdote, Lucha gli stava vicino e reggeva un cuscino tra le mani. Chincha e Honcha invece si erano seduti su altri cuscini ai lati del tavolo. Tart stava in piedi davanti al tavolo, i capelli sciolti gli ricadevano sulle spalle facendolo sembrare più grande, indosso aveva una elegante giacca cinese del padre di Paddy, nera e dagli alamari argentati. A Paddy fece un certo effetto vederlo così.
Una volta arrivate vicino a Tart, Heicha affidò al ragazzino la mano di Paddy e andò a sedersi vicino a Chincha. Hanacha si schiarì la voce per attirare l’attenzione su di sé.
“Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di nostra sorella Paddy e del nostro nuovo amico Tart” iniziò, sfoggiando un tono solenne.
Paddy guardò Tart di sottecchi, era arrossito e gli si leggeva un’espressione contrariata in viso.
“Vuoi tu, Paddy, prendere come tuo sposo Tart?” chiese.
La ragazzina era felicissima, anche se era un gioco, l’idea di sposarsi con l’alieno era il suo più grande sogno. Anche se con molto imbarazzo, non esitò a rispondere: “Sì, lo voglio”
“E vuoi tu, Tart, prendere in sposa la qui presente Paddy?”
La biondina si voltò verso di lui e notò che non sembrava d’accordo. Cercò il suo sguardo, sperando così di convincerlo a desistere. E ci riuscì. Tart considerava quel gioco sciocco e imbarazzante ma l’espressione implorante di Paddy e quella trepidante e piena di speranza di Heicha ancora una volta lo spinsero a proseguire. Non che non gli piacesse l’idea di fingere di sposarla ma non voleva assolutamente darlo a vedere.
“Sì, lo voglio” si decise a dire.
“Lucha, gli anelli” fece Hanacha.
Lucha allora avvicinò il cuscino che aveva in mano a Paddy. Su di esso erano stati posti due anelli di plastica dorata di Heicha, uno recava sulla sommità uno smeraldo piccolo e tondo mentre l’altro aveva un grande rubino a forma di cuore. Il bimbo le indicò il primo anello e Paddy lo prese. Si voltò verso Tart e gli prese la mano, quindi infilò l’anello al suo anulare.
“Con questo anello io ti sposo” improvvisò.
“Tocca a te” sussurrò Lucha, rivolgendosi a Tart e passandogli l’anello rimasto sul cuscino.
L’alieno deglutì ma non si tirò indietro, ormai stava giocando e doveva portare il gioco a termine per poter uscire da quella situazione piacevole ma allo stesso tempo imbarazzante. Infilò l’anello al dito della Mew Mew e ripeté le sue parole con fare sbrigativo: “Con questo anello io ti sposo”
“Testimoni, avete ascoltato?” chiese Hanacha e, dopo che ebbero annuito, continuò: “Vi dichiaro marito e moglie. Tart, puoi baciare la sposa”
Tart si bloccò, quella parte non l’aveva prevista. Paddy lo guardò, nei suoi occhi si poteva scorgere una certa impazienza. Era un gioco, eppure perché si sentiva così felice? Perché le batteva così forte il cuore? Perché non vedeva l’ora di ricevere quel bacio? Strinse il bouquet di fiori finti al petto e attese una reazione da parte dell’alieno.
Tart capì che non poteva tirarsi indietro così le prese il viso fra le mani e appoggiò le labbra sulla bocca di Paddy, donandole un casto bacio. Il primo per entrambi.
“Evviva gli sposi, evviva!” gridò Heicha seguita a ruota dai fratelli.
Paddy, che aveva chiuso gli occhi, li aprì e incrociò ancora lo sguardo di Tart. Anche lui era rossissimo in volto ma la vista del sorriso sulle labbra di lei lo contagiò, facendogli spuntare un sorriso beffardo. Si erano baciati. I loro cuori battevano ormai all’impazzata, neanche si stessero sposando davvero!
“I fiori Paddy, i fiori!” le ricordò la bambina, tirandole la gonna.
Paddy allora si voltò e tirò il bouquet che, naturalmente, venne prontamente afferrato dalle mani di Heicha.
“Beh, adesso devo andare…” fece Tart qualche minuto dopo, togliendosi la giacca.
“Come? Di già? Dai, rimani ancora un po’!” fecero i bambini, delusi.
“Non insistete bambini, Tart ha da fare” cercò di spiegare loro Paddy.
“E’ stato divertente giocare con te, tornerai a trovarci, vero Taru Taru?” chiese Heicha.
Aveva le stesse espressioni di sua sorella e riusciva a persuaderlo con niente. Come avrebbe potuto dirle di no?
“Certo, piccola”
Salutò i bambini e si avviò alla porta. Paddy gli andò dietro mentre i fratellini e la sorellina  ripresero a giocare in soggiorno. 
“Grazie per essere rimasto, li hai fatti contenti, soprattutto Heicha” disse.
“Beh, figurati…”
“Ci farebbe davvero piacere se tornassi”
“Paddy, dimentichi che siamo nemici”
La biondina scosse la testa.
“Non mi importa, qualsiasi cosa accada tu sarai sempre mio amico!”
L’aveva detto con determinazione, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni.
Tart arrossì di nuovo e sorrise.
“Allora verrò a trovarvi ancora. Buonanotte, scimmietta” sussurrò, sfiorandole i capelli e poi una guancia con la mano.
Quando Paddy riaprì gli occhi l’alieno era già svanito nel nulla.
“Buonanotte, Taru Taru” sussurrò, chiudendo la porta.

 

 

L’angolo di Amy
Ciao gente,
questo capitolo mi piace ma non so perché non mi convince fino in fondo, voi che ne dite, ho fatto bene a pubblicarlo? Vi è piaciuto? Da piccola quello del matrimonio era uno dei giochi che facevo più spesso con la mia amichetta e così ho pensato che potesse essere una buona idea dare a Heicha la possibilità di poter giocare con due sposini in carne e ossa e che sposini carini ^^ Piccolo appunto: i nomi dei fratelli sono quelli originali, li ho dovuti cercare in rete perché mentre scrivevo mi sono accorta di non ricordarli XD
Grazie mille a chi segue questa raccolta, in particolare grazie a chi ha recensito il capitolo precedente, ossia
Sana96, black rose92, Danya, Emmy_Nerisse, la_bella_ e Gely_ 9_5, sono felice abbiate apprezzato la storia dedicata a Mina ^_^
Vi informo anche che per un po’ è molto probabile che non potrò aggiornare perché potrò connettermi qui su EFP solo via telefono per recensire le storie che seguo. Spero che continuerete comunque a sostenermi, non mancherò a lungo, promesso ^^       
Un abbraccio e buona Pasqua a tutte,

Amy

 

    

 

 

   

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Capitolo 6
*** Birthday party ***


Birthday party

“Allora, è tutto chiaro?” domandò Kyle, concludendo un discorso.
Per tutta risposta le ragazze annuirono, ciascuna ormai cosciente di quale fosse il proprio compito e di come avrebbe dovuto eseguirlo per la perfetta riuscita del piano. Ma quella volta non si trattava di preparare un attacco da sferrare contro i loro nemici alieni, bensì di qualcos’altro che, comunque, era ugualmente della ‘massima importanza’ – queste le parole di Kyle prima di illustrare alle cinque dipendenti del locale il suo piano.
Mancavano due giorni al compleanno di Ryan e Kyle, suo migliore amico e quasi fratello maggiore, voleva preparargli una festa a sorpresa e, per farlo, aveva radunato le ragazze in cucina, approfittando di un periodo di assenza del biondino, uscito dal locale, e aveva chiesto loro di dargli una mano. Le cinque si erano dimostrate più che entusiaste della cosa e non vedevano l’ora di incominciare – incredibilmente anche la posata Mina sembrò approvare la proposta di Kyle. Certo non avevano molto tempo a disposizione, sapevano che avrebbero dovuto rimboccarsi le maniche se volevano che la festa riuscisse come Kyle sperava e l’ultima cosa che volevano era deludere le sue aspettative, oltretutto erano convinte che Ryan, nonostante il suo caratterino, meritasse un po’ di serenità – erano infatti a conoscenza del suo triste passato.
Lory e Paddy avevano il compito di fare la spesa e di acquistare tutto l’occorrente per la festa mentre Strawberry e Mina si sarebbero dovute occupare della preparazione del locale, pulendo e spostando tavoli e sedie dove aveva stabilito Kyle. A Pam, invece, spettavano ben due compiti: innanzitutto doveva contattare un famoso deejay suo amico e poi, cosa più importante, doveva tenere Ryan lontano dal locale fino all’orario prestabilito. Kyle, infine, doveva occuparsi di preparare la torta e tutte le vivande che avrebbero imbandito i tavoli.  

Le prime quattro ragazze si presentarono al Café puntuali – sì, anche Strawberry  –, si cambiarono ed aprirono il locale normalmente. Doveva sembrare una regolare giornata di lavoro agli occhi di Ryan. Poco tempo dopo arrivò anche Pam.
“Buongiorno” salutò.
“Buongiorno, Pam” risposero le sue amiche di rimando.
“Mi sorprende che per una volta sia arrivata tu in ritardo anziché Strawberry ma, visto che non è mai successo prima, per stavolta chiuderò un occhio ma che non si ripeta” l’ammonì il biondino, fingendo di non vedere le occhiate minacciose della rossa. 
“A dire il vero avrei bisogno di te oggi, Ryan”
Il ragazzo alzò un sopracciglio con perplessità.
“Bisogno di me? Cosa intendi?”
“Vieni con me e lo saprai” rispose, indicandogli la porta del locale.
Ryan non capì cos’avesse in mente Pam così decise di uscire con lei dal Café per vedere di capirci qualcosa. Trovò l’automobile e l’autista di Mina.  
“Beh?” la guardò, aspettando che gli desse spiegazioni.
“Sali” rispose lei.
“No Pam, non salgo se prima non mi spieghi perché dovrei farlo” stava cominciando ad innervosirsi, tutto quel mistero non gli piaceva, anzi, gli dava enormemente fastidio.
“Non hai nulla di cui preoccuparti, capirai tutto a tempo debito” lo rassicurò la ragazza.
"Voglio capire adesso!”
Kyle uscì dal locale proprio in quel momento.
“Che succede?” chiese.
“Pam vorrebbe che salissi su questa macchina ma non vuole dirmi il perché” spiegò.
“Beh, evidentemente avrebbe piacere a passare del tempo con te” gli disse mentre la ragazza si apprestava a salire sull’automobile.
“Se è così perché non me l’ha detto subito invece di fare tanto mistero?”
“Non saprei, Ryan. Però credo che dall’insistenza usata ci terrebbe davvero. Perché non l’accontenti, cosa ti costa?”
“Andiamo, facciamo solo un giro” intervenne Pam, sporgendosi dal finestrino.  
“Ti ricordo che dovresti essere al lavoro”
“Sì ma Kyle mi ha concesso la giornata libera”
“E’ vero, ha detto che era importante si assentasse oggi, così gliel’ho concessa”
Ryan era allibito: da quando in qua Kyle prendeva certe iniziative senza prima consultarlo?
“Sei sempre rinchiuso qui con me, uscire un po’ non ti farà male, anzi!” lo incoraggiò l’amico, dandogli una pacca sulla spalla.
Ryan rifletté un momento prima di rispondere.
“D’accordo” disse alla fine, arrendendosi all’insistenza dei due.
“Buona passeggiata” li salutò Kyle.  
Salì in macchina, sedendosi vicino alla ragazza. Subito dopo l’autista mise in moto.
“Dove desidera che porti lei e il suo ospite, signorina?” domandò l’uomo.
“Per cominciare, direi di fare un bel giro panoramico” rispose.
Vedendoli allontanarsi Kyle rientrò nel locale e girò il cartello affisso alla porta, cambiando la scritta da aperto a chiuso.
“L’avevo detto io che non sarebbe stato facile allontanarlo, di sicuro sospetta qualcosa” disse Paddy.
“Era alquanto sospettoso ma sono riuscito a convincerlo alla fine” fece Kyle, chiudendosi la porta alle spalle.
“Io invece ero sicurissima che il piano avrebbe funzionato, nessuno rifiuterebbe di uscire con la mia Pam” affermò Mina, giungendo le mani con aria sognante.
“Beh, l’importante è che il festeggiato sarà impegnato per un bel po’, così avremmo tutto il tempo di preparare la festa” disse Strawberry.
“Hai ragione, dobbiamo cominciare subito, c’è così tanto da fare!” esclamò Lory dando un’occhiata all’orologio appeso a una delle pareti.
“Allora io vado in cucina, voi sapete già cosa fare”
“Sì, Kyle. Mew Mew in azione!”
“Ma Strawberry, non stiamo combattendo i nemici…” le fece notare Lory.
“Lo so ma è pur sempre una sfida e poi morivo dalla voglia di dirlo!”
Kyle sorrise vedendo le ragazze così affiatate, sapeva che avrebbero fatto del loro meglio.

Un paio d’ore più tardi…

“Ecco i vostri caffè italiani” disse una cameriera posando due tazzine sul tavolino.
“Grazie” rispose Pam, prendendo la sua.
Zuccherarono il caffè e ne gustarono in silenzio il sapore intenso, finché Ryan non si decise a rivolgerle la parola.
“Sii sincera, non hai voluto che venissi con te per fare una passeggiata e prendere un caffè, non è vero?”
“E perché non dovrebbe? Cosa c’è di strano se due amici escono insieme?”
“Niente ma qualcosa mi dice che non è questa la ragione, c’è dell’altro. Ne sono certo e vorrei che, se così fosse, me lo dicessi”
“Ryan, Ryan. Perché così sospettoso oggi?”
“Perché non ti sei mai comportata così. Dimmi la verità”
“Vuoi la verità, eh?”
“Già”
“D’accordo” fece una pausa. “Il motivo per cui ho voluto che venissi con me è…”
Il suo cellulare squillò proprio in quell’istante, rispose e in meno di un minuto terminò la chiamata.
“Stavo dicendo che ho voluto venissi con me perché devo fare un po’ di spese e ho bisogno di un gentiluomo che mi porti le buste” spiegò semplicemente e senza alcuna esitazione.
Ryan non credeva alle sue orecchie. Era davvero quello il motivo?
“Direi che è ora di andare” fece la modella, alzandosi.
“Perché proprio io? Hai l’autista a disposizione!” sbottò, indignato.
“Non diamo spettacolo” l’apostrofò. “Comunque è un’autista, non un factotum”
“Beh, nemmeno io! Potevi chiedere alle ragazze, Mina sarebbe stata entusiasta”
“Ma questo è un lavoro da uomini e poi erano troppo impegnate con il lavoro, Kyle non gli avrebbe concesso un giorno di permesso solo per accompagnarmi. Comunque non essere così scontroso, ormai ci sei, non puoi tirarti indietro”
Già, non poteva, doveva proprio rassegnarsi.
Sbuffò sonoramente e la seguì fuori dal locale.

Intanto al Café Mew Mew…

“Mina, c’è ancora molto da fare, potresti darmi una mano invece di startene lì impalata? Ti ricordo che l’ora del tè è passata!” gridò Strawberry, visibilmente infastidita del comportamento dell’amica.
“Per tua informazione ho già addobbato una parete con festoni e palloncini” rispose.
“Ti ricordo che ce ne sono altre tre e il tempo vola, se non ti metti a lavorare seriamente non faremo in tempo prima che tornino Pam e Ryan!”
“Oh, mi ero dimenticata che Pam torna alle otto, devo sbrigarmi!”
‘Fortuna che ho nominato Pam, altrimenti avrebbe continuato a poltrire su quella sedia per tutto il tempo!’ pensò la rossa.
“Paddy no, fermati! Rischi di far cadere i piatti così!” urlò Lory correndo dietro alla bambina che, imperterrita, continuava a camminare sul suo pallone facendo volteggiare in aria i piatti.
“Non preoccuparti Lory, sto provando un nuovo numero, lascerò Ryan a bocca aperta”
“Ci lascerai a bocca asciutta ma, soprattutto, ti farai male se non scendi subito!”
“Ma no, cosa dici? Non vedi come sto perfettamente in equilibr…”
“Oh, no!” esclamò vedendola cadere sul pavimento con un tonfo.
Lory raggiunse Paddy in un attimo e l’aiutò a rialzarsi.
“Tutto bene?”
“Sì”
“Sei sempre la solita, ti avevo detto di fare attenzione”
“Sono scivolata”
“L’importante è che non ti sia fatta male, su aiutami a ripulire adesso”
“Ragazze, cos’è successo?” domandò Kyle, facendo capolino dalla cucina.
“Non è successo niente di grave, dimmi solo che stai preparando altre tartine…” rispose prontamente la più giovane del gruppo.
“Certamente” la rassicurò, vedendo che si affrettava a pulire il pavimento dalla salsa.
“Tu credi che ce la faremo?” gli domandò un attimo dopo Strawberry, avvicinandosi.
“Ne sono sicuro” rispose il pasticcere – che per l’occasione era diventato anche cuoco.
“E da dove arriva tanta sicurezza?”
“Semplice: mi fido di voi”
Quelle parole caricarono così positivamente la ragazza da farle raddoppiare il ritmo e da aiutarla a coinvolgere ancora di più le sue amiche. Paddy posò sui tavolini tutto ciò che Kyle preparava ma, per una volta, lo fece diligentemente così Lory, non dovendo più pulire, poté aiutarla. Mina riuscì a collaborare con Strawberry senza bisticciare, passandole nastri, festoni e palloncini.
“A che punto siete?” chiese Kyle qualche tempo dopo.
“Praticamente abbiamo finito. E tu?” domandò Strawberry scendendo da una sedia.
“Ho preparato tutto quello che Lory e Paddy hanno comprato”
“E la torta?”
“Tra poco sarà pronta”
“Ehi, c’è un problema: dove appendiamo questo festone? Ormai non c’è più spazio” avvertì Mina.
“Non preoccupatevi ragazze, basterà metterlo più in alto. Mina, dallo pure a me”
Preso il festone dalle mani della ragazza, Kyle salì a sua volta su una sedia e lo appese al di sopra degli altri, in modo che fosse ben visibile. Era stato fatto a mano dai fratellini di Paddy e diceva: Sorpresa! Buon compleanno Ryan.
“Perfetto!” esclamarono le ragazze quasi in coro.
“A che ora dovrebbe venire il deejay?” chiese.
Fu Mina a rispondere: “Stando a quanto mi ha detto prima Pam, sarà qui a momenti”
“Bene, ditegli di sistemare l’attrezzatura lì, okay? Io vado a vedere a che punto è la torta. Quando finite andatevi pure a preparare”

Ma torniamo da Ryan e Pam…

“Oh, che peccato” disse la modella. “Ho dimenticato le altre carte di credito, credo che per oggi dovrò accontentarmi”
“Accontentarti?! Sono due ore - dico due ore -  che mi stai scarrozzando da un negozio all’altro e ancora non ti sei stancata di comprare?” Ryan era sconvolto. Come potevano le donne essere così assurde?
“L’autista sarà qui a momenti, fra poco potrai posare tutti i pacchi e le buste nel bagagliaio” lo rassicurò lei, trattenendo a stento una risatina.
Poco dopo infatti una macchina si fermò davanti a loro e salirono a bordo.
“Dove desidera che vi porti, signorina?” chiese l’autista.
“Al Café Mew Mew” ribatté Ryan secco.
“Sì, direi che è ora di tornare” concordò Pam.
Un po’ di tempo dopo si trovarono davanti al locale. Pam salutò l’autista, dicendogli che poi lo avrebbe richiamato e seguì Ryan.
“Possibile che Kyle sia uscito senza nemmeno avvisarmi?” si chiese il biondino parlando ad alta voce, tirando fuori da una tasca la chiave di riserva. “E’ strano che sia tutto spento”
“Forse c’era poca gente oggi e così hanno chiuso prima” suggerì la ragazza.
"Sì ma Kyle mi avrebbe senz'altro avvertito... che strano"
Aprirono la porta ed entrarono. Il locale era immerso nel buio e nel silenzio, Ryan
mosse qualche passo e toccò l’interruttore della luce, quando…
Sorpresaaaaaaaaa! fu il grido collettivo che lo accolse cui si aggiunse anche Pam.
Ryan rimase a bocca aperta: una festa di compleanno a sorpresa per lui. Erano passati anni e anni dall’ultima.
Kyle e le ragazze lo guardarono sorridenti, attendendo una sua qualche reazione.
“Io… non so cosa dire…” balbettò.
“Non serve tu dica nulla, goditi la festa” rispose prontamente Kyle.
“Allora era per questo” disse poi voltandosi verso Pam che lo guardava con un sorrisetto beffardo.
“Proprio così” ammise. Un momento dopo si rivolse al deejay: “Makoto, facci ballare”
E in pochi istanti partì la musica. Ryan sorrise guardandosi attorno, osservando con quanta cura era stato preparato tutto nei dettagli, quanta dedizione Kyle e le ragazze avevano messo per preparare quella sorpresa. Si sentì sinceramente commosso ma si sforzò di mostrarlo con un sorriso sempre più ampio anziché con occhi lucidi.
Ballò con Pam che voleva scusarsi per essersi approfittata di lui per tutto il pomeriggio mentre una graziosa Mina - che voleva, a tutti i costi, emulare le azioni del suo idolo perché desiderava eguagliarne l’eleganza – accettò volentieri la proposta di Kyle. Paddy, che non aveva a disposizione un cavaliere della sua età, approfittò del fatto che Lory era sola e che Strawberry stesse svuotando uno dei tavolini dei dolci per ballare a turno con entrambe.
La serata trascorse piacevolmente e tutti si divertirono molto, Kyle era davvero soddisfatto della riuscita della festa e non poteva che ringraziare le ragazze. La torta non solo era splendida da vedere ma anche eccezionalmente buona, piacque proprio a tutti. Ryan e Pam furono gli unici a cogliere il messaggio nascosto che Kyle aveva riportato in inglese sugli strati della torta. La guerra e il dolore finiranno e il sole tornerà a splendere. Ryan annuì, era quello che più sperava in vita sua, era stanco di star male, voleva tornare a vivere e a sorridere. 
“Che fai qui da solo?” gli domandò Strawberry, uscendo dal locale.
“Niente, prendevo una boccata d’aria, dentro fa caldo” spiegò.
“E’ vero ma non stare qui troppo a lungo, è la tua festa d’altronde” gli diede una pacca su una spalla e gli sorrise.
“Strawberry, ti andrebbe di ballare?” si decise a chiederle, vedendo solo in quel momento quanto fosse bella quella sera nel suo vestito rosa cipria.
“Certo” rispose lei con un sorriso.
Appoggiò la propria mano su quella di Ryan e rientrarono insieme. Proprio in quel momento iniziò un lento e i due iniziarono a ballare. Strawberry era imbarazzatissima, non era un granché a ballare e rischiava di pestargli i piedi. E poi non poté fare a meno di arrossire alla vicinanza del ragazzo, sebbene fosse innamorata di un altro, non era del tutto indifferente al fascino statunitense del biondino. Ballava benissimo e, ancora una volta, seppe guidarla alla perfezione, impedendole di fare storte e figuracce.
“Prendo qualcosa da bere” si affrettò a dirgli non appena il brano finì.
“D’accordo” rispose, non riuscendo però a nascondere un pizzico di delusione.
La festa durò ancora un po’, finché cibo e bevande non terminarono e i piedi delle ragazze rifiutarono di muoversi ancora.
“E’ stata una bellissima serata. La festa, la musica, i regali… grazie ragazze!” disse loro mentre le salutava con un insolito bacio sulla guancia. “Buonanotte”
“Buonanotte” risposero in coro uscendo dal locale, aspettando che Kyle le seguisse – aveva infatti promesso di accompagnare Strawberry, Lory e Paddy dato che Mina aveva accettato di offrire un passaggio esclusivamente a Pam.
“Mi fa davvero piacere che la festa ti sia piaciuta”
“Grazie Kyle, davvero. Non ce n’era bisogno ma grazie infinite”
“Non ringraziarmi. Sia io che le ragazze l’abbiamo fatto con il cuore, sapere che la sorpresa è riuscita ed è stata di tuo gradimento è per noi il massimo ringraziamento”
“Kyle, ma non dovevi accompagnarci?” cinguettò Paddy, la più fresca tra tutte.
“Certo, eccomi” rispose, poi si rivolse a Ryan: “Ci vediamo tra poco, ancora auguri”
Ryan sorrise vedendo le ragazze salire sulla macchina di Kyle, avevano tutte l’aria stanca – eccezion fatta per la più piccola –, segno che avevano lavorato duramente per far sì che la festa fosse all’altezza delle aspettative. E ci erano riuscite.
I suoi genitori non c’erano più, ma quel giorno aveva capito che non c’era solo Kyle accanto a lui ma anche Pam, Lory, Mina, Paddy e, naturalmente, Strawberry. Quello era stato per lui il compleanno più bello di sempre perché apriva un periodo più felice e sereno, se lo sentiva, perciò ne avrebbe conservato gelosamente il ricordo. Gettando un’ultima occhiata alla bella rossa che chiudeva lo sportello, Ryan rientro nel locale e chiuse la porta.
‘Grazie. Di tutto’


L’angolo di Amy
Ciao gente,
scusate per il ritardo, sono mancata più del previsto, spero abbiate ancora voglia di seguirmi ^^… capitolo stavolta dedicato a Ryan e libero seguito del terzo ‘Memories’ che, invece, era dedicato a Kyle, ricordate? Che cosa ne pensate? Sincerante non mi convince moltissimo, probabilmente perché Ryan non è un personaggio che tratto molto e anche perché a livello di pairing Strawberry la preferisco con Ghish… ho comunque voluto provare a cimentarmi in qualcosa di diverso, che ne dite, ci sono riuscita? Oh, in caso di errori fatemi sapere perché non ho avuto molto tempo per rivederlo, preferisco pubblicarlo ed eventualmente correggerlo in seguito perché Internet mi fa i capricci a causa del tempo e non vorrei rischiare di non riuscire a pubblicare… Grazie mille a chi ha inserito la storia nelle preferite, seguite e ricordate e soprattutto grazie a chi ha recensito finora. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di questo, spero davvero che vi sia piaciuto.
Un abbraccio e alla prossima ^^

Amy

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Capitolo 7
*** Frozen ***


Frozen

“Se non la smettete con questi chimeri, prima o poi vi daremo una lezione che non dimenticherete!” li minacciò Mewberry.
“A chi credi di far paura, micetta?” la schernì prontamente Ghish con un sorriso beffardo sulle labbra.
“Siete solo delle povere illuse!” si aggregò anche Tart.
“Ah sì, eh? Ora vi faccio vedere io, Fiocco Immobilizza!” disse Paddy, attaccando per prima.
Le compagne seguirono a ruota l’amica e, chiamate le proprie armi, si prepararono a lanciare i loro attacchi contro i nemici. Gli alieni, naturalmente, non stettero a guardare e si prepararono a schivare i colpi e a contrattaccare.
Ghish, com’era prevedibile, si scagliò contro Mewberry e Tart designò Paddy come sua avversaria. Pie preparò un attacco e direzionò il ventaglio verso Mew Lory che riuscì ad evitarlo all’ultimo secondo. Nel frattempo, approfittando della distrazione degli alieni, Mew Pam e Mew Mina attaccarono il chimero di turno cercando di indebolirlo.
Mew Lory chiamò le sue nacchere e, spiccando un balzo, si preparò a contrattaccare.
“Fiocco d’acqua!” gridò.
Pie schivò il colpo con facilità e, a sua volta, si tenne pronto a risponderle.
“Elettrosiluro!”
La ragazza saltò sul terrazzo di un edificio ed evitò il colpo a sua volta.
“Devo ammetterlo, questa è stata un’ottima mossa. Ma non riuscirai a scampare anche al prossimo attacco” disse l’alieno mentre dal suo ventaglio si irradiava una serie di scariche elettriche.
Mew Lory temeva quell’attacco, l’espressione sul volto del ragazzo le diceva che fino a quel momento si era solo riscaldato, che i veri attacchi sarebbero ancora dovuti arrivare. Tuttavia non scappò, era una combattente e le combattenti non hanno paura. Pie però riuscì a leggere il terrore nei suoi occhi e ciò lo esaltò al punto tale da avvicinarsi a lei e colpirla.
La ragazza, ancora una volta, riuscì a spostarsi appena in tempo ma sapeva che non sarebbe bastato, così dovette scappare. Corse a perdifiato attraverso il parco Inohara, decisa a non fermarsi finché non le fosse venuta in mente un’idea. Ma non le venne in mente nulla e le gambe cominciavano a cedere sotto la fatica della corsa improvvisa mentre l’alieno le volava dietro senza il minimo sforzo, lanciandole contro attacchi ad alto voltaggio che Mew Lory fece l’impossibile per evitare.
“Non mi sfuggirai!” la minacciò, lanciandole contro l’ennesimo dei suoi elettrosiluri.
La povera Mew Mew inciampò in un sasso e finì contro il tronco di un albero, ferita di striscio a una gamba dall’attacco di Pie.
“Fine della corsa” la sbeffeggiò, puntandole contro la sua arma.
“Fiocco…”
Ma in un attimo l’alieno fece comparire delle corde che la costrinsero contro l’albero, immobilizzandola e, quindi, impedendole di chiamare la sua arma.
“La tua amichetta diceva di volerci dare una lezione ma a quanto pare ha parlato troppo presto” rise. “Finalmente ho l’occasione di togliere di mezzo almeno una di voi fastidiose, insulse Mew Mew”
“Sono… sono sicura che non lo farai” gli rispose debolmente Mew Lory.
“Vogliamo scommettere?”
“No, Pie. Non ho… alcun bisogno di scommettere. So che non lo farai”
“Invece lo farò. Sono stanco di voi, non fate altro che blaterare cose senza senso sperando così di convincerci a desistere dal nostro proposito. Noi non lo faremo mai, non abbandoneremo la nostra gente a un destino ancor più crudele di quello in cui si trova adesso. Voi umani siete i discendenti di chi ha invaso questo pianeta, impadronendosene indebitamente, siete fin troppo diversi da noi, come credete che le vostre parole possano anche solo interessarci?”    

“Accetto il tuo punto di vista, posso anche comprenderlo e rispettarlo ma non condividerlo. Io credo che non siamo poi così diversi”
Stringeva forte i denti, trattenendo il dolore che la ferita le provocava ma cercava comunque di mostrarsi coraggiosa e fronteggiare il nemico nonostante l’avesse bloccata. 
“Ah, sì? E cosa te lo fa pensare? Sentiamo”
“Voi siete come noi perché, se state combattendo questa guerra, non è perché vi piaccia ma perché volete salvare la vita alle vostre famiglie e ai vostri amici”
“E allora?”
“Anche noi vogliamo salvare i nostri cari, anche noi eviteremmo volentieri di combattere contro di voi”
“Fatelo allora, consegnateci la Terra e tutto si risolverà”
“Sai meglio di me che non è possibile, voi stessi non lo fareste mai. Abbiamo le stesse ragioni e il problema è che entrambe, prese dai rispettivi punti di vista, sono giuste, per questo non si può dire che una di esse sia sbagliata e che una delle due parti sia quella antagonista”
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Che dovremmo smetterla di farci la guerra. Voi venite da un lontano pianeta ma la vostra popolazione è originariamente terrestre, proprio come noi. Potremmo smetterla e trovare un accordo per permettere alla vostra gente di venire a vivere qui, senza però dover minacciare di morte l’umanità”
Pie fu colpito dalle sue parole. Per un istante pensò che la ragazza avesse ragione e che il piano non suonava affatto male e che, per quanto fosse complicato da alcuni punti di vista, poteva anche essere realizzabile. Ma subito dopo si convinse che era un’assurdità anche solo averlo preso in considerazione. Mew Lory stava solo cercando di abbindolarlo, di fargli abbassare la guardia. E, no, lui non ci sarebbe cascato.
“Non dire sciocchezze, ragazzina. Ciò che dici è impossibile”
“Perché è impossibile? Questa è solo una convinzione che vi siete auto imposti”
Stava diventando sempre più coraggiosa, come se, all’improvviso, non avesse più paura. E dire che Pie l’aveva sempre considerata timida e infantile quasi quanto Mew Paddy. Invece si stava completamente ricredendo. 
“Cosa credi di fare, eh? Parla pure quanto vuoi ma non servirà a nulla. Credi di sapere ogni cosa ma in realtà non sai proprio un bel niente di noi”
“Invece ti dico che lo so. Siete come noi. Tranne che per alcune caratteristiche, tu sei esattamente come me, Pie”     
L’alieno non seppe dire se l’avesse impressionato di più il fatto che avesse rimarcato quella parola per rafforzare il concetto o che avesse dovuto trattenere un sussulto quando il suo nome era uscito dalle labbra di Mew Lory.
“Non è vero, non è così!” gridò, lanciandole una piccola scarica elettrica.
La ragazza si lasciò sfuggire un lamento ma non demorse.
“Pie, ascolta… io so quello che dico, so di aver ragione. Vuoi sapere perché ne sono convinta? Perché nel tuo petto c’è un cuore. Un cuore che palpita, un cuore forte e valoroso, un cuore pronto a sacrificare anche l’ultimo dei suoi battiti per le persone che ama. Un cuore, Pie, proprio come il mio”
Fece una pausa, trattenendo un altro lamento, ma continuò prima che lui potesse prendere la parola e controbattere col suo solito cinismo.
“Il tuo cuore è ricoperto di ghiaccio ma solo perché sei stato tu a volerlo. In realtà è vivo, infuocato e non vede l’ora di sciogliere la fredda coltre di indifferenza che lo intrappola. E mostrarsi, finalmente, in tutta la sua passione”
Pie sussultò. Non poté proprio evitarlo. 
“Non è forse così?”
Mew Lory guardò l’alieno negli occhi nello stesso istante in cui le uscirono quelle parole di bocca. Sapeva di aver fatto centro.
“Tu parli di cose che non conosci neanche lontanamente” cercò di difendersi.
“Sento il tuo cuore, mi basta. Batte a ritmo con il mio, incredibilmente”
Il ragazzo ammutolì e tese l’orecchio, avvertendo come un martellamento provenire dal proprio petto. Poi ne avvertì subito un altro, quasi impercettibile, a breve distanza.
‘Possibile che sia davvero il suo cuore?’ si chiese.
“Lo senti? Il mio lo sta chiamando, gli sta dicendo di far uscire il fuoco, di abbattere il muro gelato che gli sta attorno”
Pie restò in silenzio e le si avvicinò per accertarsi che i loro cuori stessero realmente battendo all’unisono e che non fosse una suggestione creata dalle parole della ragazza. Quando fu a meno di un passo da lei distinse non più solo il battere del proprio cuore ma anche quello di lei, chiaro e potente.
Era vero, aveva ragione.
Gli occhi di lui ricaddero su di lei. Più e più volte il pensiero di lei gli aveva attraversato la mente, tanti i momenti in cui avrebbe desiderato poterla guardare, come stava facendo in quell'istante. Guardarla, senza dover combattere contro di lei.
‘E’ bellissima’ pensò, ormai fuori controllo, non riuscendo più a staccare gli occhi da quel volto sofferente e rosso per lo sforzo.
Ma cosa andava a pensare? Che accidenti era riuscita a fargli quell’umana?  

Mostrarsi in tutta la sua passione.
Passione.

Sì, era proprio ciò che provava. Ma come era riuscita a capirlo?
“Pie…” lo chiamò e a Pie il suono di quella voce parve il più dolce del mondo.
Senza fermarsi a pensare, come faceva sempre spinto dalla razionalità che lo contraddistingueva, alzò una mano e le accarezzò delicatamente una guancia umida di sudore. Mew Lory arrossì notevolmente, non si aspettava quel gesto, non da parte sua.
“Siamo stati coinvolti in una guerra più grande di noi ma non possiamo abbandonarla, la posta in gioco è davvero troppo alta. Mi dispiace…” sussurrò, a pochi centimetri dal suo viso. “Se fosse dipeso da me però, sappi che non avrei mai voluto essere tuo nemico, Lory…”
La ragazza non ebbe il tempo di elaborare quella risposta né di poter replicare perché Pie, dopo averla guardata negli occhi con uno sguardo incredibilmente profondo, la baciò.
Fu un bacio breve ma molto intenso. Mew Lory sentì molto più che il semplice tocco di quelle labbra. Pie voleva comunicarle qualcosa. Amarezza, dolore e sì, anche passione. Una passione segreta che aveva da sempre nutrito per lei e che aveva provato a insabbiare più volte. Ma quella passione tornava sempre e in quel momento era più forte che mai.
La baciò ancora una volta e la ragazza non poté fare a meno di ricambiare. Aveva sempre creduto di amare Ryan ma quello che provava per lui non era altro che una cotta. Ryan non aveva mai scatenato nel suo cuore il tumulto che le provocava la sola vista di Pie. E Pie, in quel momento, la stava sfiorando, la stava baciando.
Forse avrebbero continuato per tutta la sera se non avessero sentito le voci delle altre Mew Mew che chiamavano l’amica.
“Ci rivedremo” sussurrò l’alieno al suo orecchio prima di svanire, liberandola dalla stretta delle corde.
“No, aspetta!” tentò di dirgli ma ormai era già lontano in chissà quale dimensione.
“Mew Lory!”
“Ragazze, sono qui”


“Strano che tu non sia riuscito a battere Mew Lory, eravate da soli” commentò Tart con aria delusa.
“E’ proprio questo il problema, Tart: mai lasciare Pie solo con la sirenetta, chissà cosa potrebbe uscirne fuori…” lo punzecchiò Ghish.
“Chiudete il becco, razza di idioti!” tuonò il fratello maggiore, punto sul vivo.
“Mi sa che hai ragione tu, Ghish. Guarda com’è arrabbiato!”
“Certo che ho ragione, lo conosco bene”
Pie stava già facendo ricomparire il ventaglio per dare una lezione a quei pettegoli ma si trattenne, dicendosi che non ne valeva la pena. Si teletrasportò in laboratorio e continuò le sue analisi e ricerche, sperando che i suoi fratelli lo lasciassero in pace per un po’.
Sospirò, ripensando subito a Lory.
Era contro Ghish per il fatto che avesse in testa sempre e solo Strawberry e anche contro Tart che, più che un’avversaria da battere, considerava Paddy un’ amica con cui giocare. Lui era quello freddo, quello razionale, quello che non si sarebbe mai innamorato, men che meno di una nemica. E invece era successo. E, anche se non lo avrebbe mai detto apertamente, sapeva di averlo dimostrato. A Lory e a se stesso.
Nel secondo bacio, poi, c’era racchiusa anche la risposta di lei. Ormai lo aveva capito: anche Lory  lo amava.
Sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa ma Pie sapeva che quei sentimenti ricambiati sarebbero rimasti vivi per sempre e, prima o poi, lui e la bella guerriera avrebbero sciolto insieme quel muro di ghiaccio.



L’angolo di Amy
Ciao gente,
questa volta tocca a Pie e al suo incontro ravvicinato con Lory, che ve ne pare? Spero che vi piaccia ^_^
Lory e  Pie sono una coppia mancata nella serie, peccato vero? Anche se con Pie ci vedrei bene anche Pam ma non per una storia duratura, se è vero che gli opposti si attraggono loro che sono uguali non avrebbero futuro, mentre con Lory ci sarebbe eccome. Uh, e poi c'è Ghish! E' proprio insopportabile a volte, sempre lì a punzecchiare tutti... non è un adorabile diavoletto? Eheheheh ^.^
Vorrei ringraziare chi segue questa storia che l’abbia inserita nelle preferite, nelle ricordate o nelle seguite, grazie!
E un mega grazie va anche a
Sana96, Danya, TheDreamerGirl, la_bella_, Gely_9_5 e Emmy_Nerisse per aver recensito il capitolo scorso, siete così carine ^^
Allora, non mi resta che salutarvi per ora, a presto con il prossimo capitolo : )  

Amy

 

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Capitolo 8
*** Howling at the moon ***


Howling at the moon

La luna brillava incontrastata in un cielo privo di nuvole, lambendo con la sua luce argentea una Tokyo profondamente addormentata. Le case erano buie, i negozi chiusi, i marciapiedi vuoti. Nell’aria regnava solo il silenzio, scandito a tratti dal passaggio di un treno ad alta velocità.
In una simile atmosfera nessuno avrebbe potuto notare la figura che se ne stava seduta in cima a un grattacielo, intenta a riflettere. Bella e forte, temibile e coraggiosa, istintiva e malinconica come un lupo solitario. E lei, del lupo, aveva più di qualcosa.
Ormai erano diverse notti che non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel letto, ma il sonno non arrivava mai a coglierla. Così si trasformava in Mew Pam ed usciva di casa a tarda ora, saltando da un tetto all’altro, fermandosi sempre sulla terrazza dello stesso grattacielo e trascorrendo il tempo a pensare. Lei, la luna e i suoi pensieri.
E di motivi validi per essere in ansia e riflettere continuamente ne aveva, eccome se ne aveva. La battaglia finale era ogni giorno più vicina, non serviva che glielo dicessero Ryan e Kyle, lo avvertiva da sé ed era pronta a scommettere che anche le altre ragazze, nonostante la giocosità di sempre, si rendevano conto dell’aria che tirava. La tensione era palpabile nella tranquillità della vita di tutti i giorni, come se anche la Terra si stesse preparando al terribile evento.
‘La quiete prima della tempesta’ pensò, annusando l’aria, preoccupata.
Era trascorso poco più di un anno da quando il suo DNA era stato modificato, trasformandola in una combattente la cui missione era proteggere il pianeta. Aveva accettato quel cambiamento nella sua vita, condiviso gran parte del suo tempo con delle persone prima sconosciute, aveva sempre dato il massimo di sé nelle battaglie. Non aveva mai avuto ripensamenti, mai tentennato. Ma c’era sempre una prima volta.
‘Forze misteriose sono in fermento, forze distruttive. Mi chiedo da dove provengano e, soprattutto, se saremo in grado di contrastarle. Non sono del tutto sicura della mia forza ma credo in me, nei miei poteri. Tuttavia mi domando, le altre saranno davvero all’altezza di questo compito?’
Temeva di darsi una risposta.
Sapeva per certo che Strawberry, nonostante l’aria sbadata, aveva dimostrato più volte di meritare di essere la loro leader. La forza di volontà, il coraggio e la determinazione di certo non le mancavano e lo splendore del suo Fiocco di luce aveva eliminato un gran numero di chimeri.
Ma le altre tre? Paddy era una guerriera agile e veloce ma, dopotutto, restava pur sempre una bambina. Una bambina cresciuta troppo in fretta e con mille responsabilità sulle proprie spalle, per giunta. E i bambini sono tutto fuorché adatti alle guerre.
Poi c’era Lory che si era fatta valere molte volte, dimostrando che, nonostante non fosse la più forte, aveva fegato e prontezza di spirito – come quando aveva salvato Ryan. Qualità ammirevoli, soprattutto nell’ambito del lavoro di squadra, ma, giudicò Pam, non sufficienti se considerate singolarmente.
E infine Mina. Oh, con lei non sapeva proprio dove cominciare. Lei, a differenza delle altre, non ci provava, il suo potenziale non lo dimostrava nemmeno. E tutto perché il suo tempo lo spendeva dietro a lei. Era bello essere apprezzati ma quello era decisamente troppo. Mina non prendeva davvero sul serio la sua missione, recitava la parte della persona intelligente e altezzosa ma, in realtà, Pam non la considerava altro che una ragazzina superficiale e viziata. Una ragazza non idonea per combattere contro gli alieni.
Eppure le voleva un gran bene, più che alle altre ragazze. Perché, nella sua situazione di ragazza ricca, sapeva che Mina si sentiva incompresa e spesso molto sola. E allora si riconosceva in lei. Per questo accettava di buon grado la sua vicinanza e le sue cortesie, per questo cercava, battaglia dopo battaglia, di spronarla a dare il meglio di sé e a diventare più forte. Ma tutto ciò non era servito. Mina era rimasta la solita ammiratrice cieca ed isterica, pronta a tutto pur di seguirla ma non abbastanza da capire quanto fosse importante battersi per la difesa dell’umanità. Forse era proprio quello il suo problema: la sua vita era sempre stata agiata ma, allo stesso tempo, così infelice da non farle comprendere davvero cosa voleva dire rischiare di perdere tutto ciò che si ha e, soprattutto, le persone care.
‘Lory e Paddy ascoltano Strawberry e si lasciano guidare da lei ma Mina non sembra farlo di buon grado e potrebbe essere un grosso problema perché, di questo passo, resterà indietro e, quando si presenterà l’occasione di rischiare la propria vita, non sarà pronta. E la cosa non sarebbe rischiosa solo per lei ma per tutta la squadra e, di conseguenza, per il futuro di tutti’ rifletté. ‘Come Mew Mew non posso permettere che accada una cosa simile, devo trovare il modo di scuoterla, farle capire che deve aprire gli occhi. Ma le parole non servono, ci vogliono i fatti. In genere si matura e ci si rende conto di un errore quando si rischia di perdere qualcosa… o qualcuno
Un lampo le brillò negli occhi, riflettendo la luce lunare. Si chiese come poteva non aver pensato prima a una soluzione tanto semplice quando ce l’aveva sempre avuta davanti agli occhi. Era sicura che avrebbe funzionato, doveva funzionare, per il suo bene ma non solo.
‘La metterò alla prova. Fingerò di accettare quel lavoro all’estero e di andarmene così per un po’ di tempo non combatterò più insieme a loro. Mina di sicuro ci resterà male ma questo l’aiuterà a reagire e a crescere. Capirà che nella vita, prima o poi, bisogna imparare a tirar fuori le unghie e a combattere per i propri ideali perché non ci sarà sempre qualcuno a difenderci e a prendersi cura di noi’
Si alzò in piedi di scatto e saltò giù dal grattacielo atterrando su un edificio più basso e muovendosi verso casa – dato che si stava ormai facendo giorno. Saltando i palazzi e passando da una zona all’altra della città, s’imbatté in villa Aizawa. Con un balzo fu sull’asfalto e con un altro ancora riuscì a superare il cancello e poi a raggiungere agilmente il balcone di Mina. Le tende non coprivano i vetri della finestra così Pam poté scorgere l’interno della stanza. Mina dormiva beatamente nel suo letto, sotto di lei, su di un ampio tappeto, sonnecchiava anche Mickey, il suo cane.  
“Soffrirai davvero, Mina, lo so già, ti conosco bene ormai. So quanto sono importante per te. Questa sarà la lezione più dura e più importante della tua vita e spetta a me impartirtela anche se, probabilmente, ti sentirai delusa e forse mi odierai. Cresci Mina e diventa una vera guerriera o rischi di far fallire il progetto Mew e di segnare il destino della Terra. Dovrai farcela o perderai per sempre la mia amicizia” sussurrò nel vento, andandosene.

L’angolo di Amy
Ciao gente,
questa settimana è toccato a Pam in questa sorta di breve missing moment un po’ rivisitato. Lo so non è d’azione ma, come quello di Mina, è incentrato sulla riflessione del personaggio. Pam nella serie può sembrare cattiva ma è molto buona invece, solo che non è un tipo espansivo e la sua schiettezza è facilmente scambiata per s*********e. Non rispecchia al cento per cento gli eventi dell’anime ma ho voluto approfondire il tema della riflessione. Non so se vi piacerà, è un’idea che la mia mente ha voluto partorire stanotte, mentre guardavo la luna dalla finestra della mia stanza e, dato che sono anch’io una lupachiotta solitaria, mi sono chiesta: “Perché non scrivere un capitolo su Pam?” Comunque basta chiacchierare, parlo troppo, cosa ne pensate? ^^
Vorrei ringraziare chi segue questa storia che l’abbia inserita nelle preferite, nelle ricordate o nelle seguite, grazie! :D Come sempre però un grazie speciale va a
Danya, la_bella_,  TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse e Gely_9_5 per aver recensito il capitolo dedicato a Pie, siete così carine ragazze ^^
Allora, non mi resta che salutarvi per ora, a presto con il prossimo capitolo ^_^ che sarà anche il penultimo...  sigh...    

Amy

 

        

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Capitolo 9
*** Sympathy for the devil ***


Sympathy for the devil

“Eccoti qui. Ero curioso di vedere chi ci sta mettendo i bastoni fra le ruote e la mia curiosità è stata appagata. Ti confesso che mi piaci”
A quel punto chi aveva pronunciato quelle parole le era letteralmente piombato addosso e l’aveva baciata. Uno sconosciuto l’aveva baciata! Strawberry si coprì la bocca, incredibilmente imbarazzata.
“Ciao!”
“E tu… chi sei?” gli aveva domandato.
“Mi presento: il mio nome è Ghish. Mmm, grazie per il bacio, tesoro” e dicendo ciò si leccò sfacciatamente le labbra. “Per oggi è tutto, sono passato solo a salutarti”
Quindi se ne volò via, svanendo nel cielo. Lei rimase lì, immobile e rossissima in volto, mentre il piccolo Mash le svolazzava intorno ripetendo il suo nome.
 

“Maledetto Ghish!” gridò Strawberry, svegliandosi di soprassalto e colpendo l’aria con i pugni stretti. Aprendo gli occhi si rese conto che si trattava solo di un sogno – ‘Un incubo’ pensò.
“Strawberry, vuoi deciderti a scendere? Sono quasi le otto!” le fece notare sua madre, chiamandola dal piano inferiore.
“Le otto” ripeté meccanicamente prendendo in mano la sveglia, ancora assonnata. “Le otto?! Ma è tardissimo!”    
Lanciò in aria la sveglia, saltò giù dal letto e si vestì in fretta e furia. Corse a lavarsi, afferrò il cellulare e la cartella e scese in cucina.
“Sei stata un fulmine, tesoro” si complimentò Sakura, col sorriso sempre dipinto sulle labbra. “Questo è per la colazione e non dimenticarti il pranzo”
“Grazie mamma, ci vediamo più tardi” rispose, afferrando il porta pranzo e andando a mettersi le scarpe, per poi uscire di corsa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola. 
La giornata scolastica passò in fretta ma Strawberry si ritrovò a tornare a casa da sola – Mark aveva degli impegni con la sua famiglia, Megan era di turno per le pulizie e Mimi doveva urgentemente andare in biblioteca.
‘Uffa, che razza di giornata…’ si lamentò mentalmente. ‘Prima sono arrivata in ritardo e il prof. di Storia mi ha messo in punizione in corridoio, poi ho preso quel brutto voto in Inglese e adesso sono rimasta sola. La mia unica fortuna è che oggi non devo andare al Cafè. Però a cosa serve avere il pomeriggio libero se non posso uscire con Mark? Sono proprio sfortunata!’
Oltrepassò il parco deserto con aria depressa.
‘Tutta colpa di quello stupido di un alieno! Se quel giorno non mi avesse baciata non lo sognerei così spesso e, quindi non rischierei di arrivare in ritardo a scuola!’ seguitò a pensare, stabilendo una volta per tutte la causa dei suoi frequenti ritardi.
“E’ solo colpa sua, se non se ne andasse in giro a baciare la gente non creerebbe loro dei problemi! Ma perché accidenti mi ha baciata?!”
“Ehm… e io che ne so?”
Strawberry alzò la testa e notò un ragazzino che la guardava. Non si era resa conto di aver esternato i propri pensieri ad alta voce.
“Oh, scusa, ero distratta e ho pensato a voce alta” disse, un po’ imbarazzata.
“Spero che quando sarò vecchio come te non impazzirò anch’io” rispose il ragazzino con impertinenza.
“Come ti permetti di darmi della vecchia e della pazza insieme, eh moccioso?” gli gridò dietro mentre quello correva via. “Nemmeno quel nanetto di Tart è mai arrivato a tanto!”
Al pensiero di Tart, nella sua mente figurò ancora una volta Ghish. Scosse insistentemente la testa, costringendosi a scacciar via quel pensiero. Tornò a casa, salutò sua madre e andò in camera sua.
“Non ho molti compiti per domani” constatò mentre sfogliava il diario. “Meglio così”
Si sedette alla scrivania e in una ventina di minuti sbrigò gli esercizi di Chimica e Giapponese, poi scese di sotto e andò a prendersi un budino dal frigorifero per la merenda.
“Quasi quasi chiamo le ragazze, chissà cosa stanno facendo” si sdraiò sul letto e prese il cellulare. “Ciao Mina, hai da fare? Pensavo di andare a fare un giro e… ah, capisco. Va bene, ciao”
Non si perse d’animo davanti all’impegno dell’amica, così provò con le altre, ma senza successo – Lory doveva studiare, Paddy non era in casa e Pam si stava preparando per un servizio fotografico.
“Uffa, mi sto proprio annoiando. Cosa potrei fare?” espresse a parole i suoi pensieri.
“Io un’idea ce l’avrei” disse improvvisamente una voce alle sue spalle.
Strawberry si tirò su a sedere e guardò verso la finestra. Seduto sul davanzale c’era l’ultima persona che avesse voglia di vedere: Ghish.
“Tu!” esclamò. “Che diavolo ci fai qui?”
“Ciao micetta, anch’io sono felice di vederti” cinguettò allegramente, volando verso di lei.
“Ma dove accidenti è Mash quando serve?” si domandò, guardandosi attorno.
“Dai tuoi amici umani per un aggiornamento, no?”
“Ah, già. Un momento, come fai a saperlo?”
“So molte cose, soprattutto su di te”
“Allora saprai anche che sono di pessimo umore e non ho assolutamente voglia di passare il mio tempo in compagnia di un pervertito come te, perciò vattene via”
“Nervosetti, eh?” sfotté, per nulla offeso dalle sue parole, tanta era l’abitudine.
“Mi hai sentito? Ti ho detto di andartene!”
“Okay, me ne andrò se è quello che vuoi”
“Certo che è quello che voglio!”
“Ne sei sicura?”
Si fermò a pochi centimetri dal suo viso e la fissò con aria di sfida.
“Che razza di domande, è ovvio”
“Secondo me, no” fece. “Vuoi che resti”
“Ah, davvero? E sentiamo, cosa te lo fa pensare?”
“Credi che non sappia che è tutta la giornata che mi pensi?”
La ragazza sussultò.
“Non è vero…”
“Oh, sì, invece. E so anche che a volte, anzi, spesso – molto spesso – mi sogni”
“No”
“Fai sempre quel sogno, rivivendo il nostro primo incontro e il momento in cui ti ho baciata”
“Bugiardo! Tu… non sai un bel niente di me!” arrossì.
“Ah, no? E allora guardami negli occhi e dimmi che non sono io quello che sogni quasi ogni notte, dimmi che è Mark. Avanti, dimmelo”
‘Dio, che occhi…’ pensò, ma rispose: “Senti, non devo dirti proprio niente!”
“Dimmi la verità e me ne andrò”
Lei si morse le labbra e lo guardò in cagnesco. Come poteva dargli ragione?
“Vedi? Non riesci a dirmelo, punto per me”
“Ma che importanza ha? Siamo nemici e se non esci subito da questa stanza mi trasformo e ti caccio via con la forza”
“Non cambiare discorso”
“Non c’è proprio nessun discorso, va’ fuori di qui”
“Minacciami pure quanto vuoi, micetta, non me ne andrò comunque”
“Se ti rispondo te ne andrai davvero?”
“Forse”
“Sapevo che di te non ci si può fidare!”
“E allora perché me lo chiedi?” ridacchiò divertito.
Strawberry stava cominciando ad innervosirsi sul serio, non sopportava la sua presenza, non sopportava essere presa in giro e, soprattutto, non sopportava quella – troppa – vicinanza.  
“Perché fai tante storie? Ti è così difficile rispondere a una semplice domanda?”
“No ma non vedo perché dovrei darti retta”
“Ogni scusa è buona pur di non dire la verità, eh?”
“D’accordo, a volte, come è successo stanotte, mi capita di sognarti. Contento ora?”
“E quando mi sogni mi pensi per tutta la giornata seguente, non è così?”
“Sì ma solo perché maledico il giorno in cui ti ho incontrato!” sbuffò.
“Sempre così negativa… andiamo, cosa faresti se non ci fossi io a portare un po’ di scompiglio nella tua vita?”
“Potrei finalmente stare in pace con Mark, pensare solo a lui!”
Un sorrisetto malefico si fece strada sulle labbra di Ghish.
“Vuoi dire che pensi a qualcun altro oltre a quel tuo umano?”
“Non è quello che volevo dire e comunque… non sono affari tuoi! Hai avuto la risposta che volevi, adesso vattene via”
“Spiacente, non ancora”
La ragazza sbuffò ancora una volta, non era proprio giornata.
“Che altro vuoi?” chiese.
“Sapere a chi pensi” insisté.
“Senti è stato un lapsus e…”
“Non ti credo. Avanti, Strawberry, rispondi”
Le si avvicinò ancora un po’ e fu costretta a indietreggiare, toccando la parete con la schiena. Non poteva andare oltre, era così vicino che se si fosse spinto anche solo di un paio di centimetri in avanti avrebbe potuto… cercò di convincersi che non voleva ma al solo pensiero il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
“Penso a te…” rispose, come ipnotizzata da quegli occhi d’ambra.
Il sorriso si estese.
“Ne ero sicuro” commentò mostrando, invece, meraviglia.
“Strawberry, stai ancora studiando?” la voce si Sakura proveniva dalle scale. “Devo sistemare nell’armadio i vestiti appena ritirati”
“Mamma sta arrivando e non deve trovarti qui! Vattene via!” bisbigliò, ripresasi dalla momentanea trance in cui era piombata.
“Eh no, qui ci vuole un bacio” fece con ovvietà.
“Che cosa?!” esclamò.
“Strawberry, ti sei addormentata?” chiese Sakura, ormai quasi alla porta.
“Non vuoi che tua madre mi trovi qui, vero?”
“Sei… sei un…”
“Se non mi baci adesso non mi vedrai mai più”
“Non hai ancora capito che è proprio quello che voglio? Sparisci una volta per tutte!”
“Sto entrando”
Ghish assunse un’espressione triste.
“Come vuoi. Addio, Strawberry”
E proprio nel momento in cui Sakura fece il suo ingresso nella stanza, l’alieno scomparve.
“Non mi hai sentito?”
“No, mamma” mentì la ragazza.
“Faccio in un attimo”
Infatti poco dopo era già tornata al piano inferiore. Strawberry tirò un sospiro di sollievo. “Per un pelo” disse. “Finalmente quello si è tolto di torno”
Ma il suo tono non era del tutto convinto. C’era qualcosa nei suoi occhi che l’aveva fatta agitare, un’espressione triste che prima di quel momento non gli aveva mai visto assumere.

Addio, Strawberry.
Quelle parole rimbombarono nella sua testa e nella stanza improvvisamente troppo silenziosa, troppo vuota. Scosse la testa, lui non se ne era andato, stava solo scherzando. Sarebbe spuntato fuori da un momento all’altro.
“Vieni fuori, so che ci sei” disse in tono tremante, mentre le si appannava la vista. “Non è divertente, fatti vedere”  Niente. “Ti prego, Ghish…”
Qualcuno apparve e la spinse sul letto, facendole appoggiare la testa sul cuscino, bloccandola in posizione supina col peso del proprio corpo.
“Ghish!” esclamò, sussultando.
Lui sorrise e si avvicinò a Strawberry, i nasi poterono sfiorarsi.
‘Quanto è bello…’ pensò quasi incoscientemente.  
L’alieno si chinò ancora un po’. “Non agitarti, piccola, non serve. Sappi che non ti libererai di me così facilmente” sussurrò al suo orecchio, prima di tornare a guardarla negli occhi e baciarla. Una sensazione di benessere si impossessò di lei, chiuse gli occhi e accolse quelle labbra morbide e avide. Per un momento aveva davvero avuto paura che se ne andasse ma no, lui era lì e sarebbe rimasto fino alla fine della guerra. Quando Ghish si staccò da lei e la guardò con sorpresa, la ragazza sembrò come risvegliarsi da un sogno, rivivendo quello della notte precedente ma sentendosi molto più coinvolta in quelle calde sensazioni. Arrossì violentemente e lo allontanò con una spinta facendolo arrivare a piè del letto, poi, rimettendosi seduta, gli tirò uno schiaffo. Si era ricordata che erano nemici, niente di più.  
“Non ti permetto di prenderti gioco di me!” esclamò, evitando il suo sguardo.
Ghish scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere tanto?”
“Sei un vero spasso, la migliore” sghignazzò. “Sei unica”
“Adesso sparisci dalla mia vista e in futuro non ti azzardare a baciarmi ancora!”
Per tutta risposta si alzò dal letto, le fece l’occhiolino e si leccò vistosamente le labbra.   
“Mmm… è sempre un piacere”
“Non per me!”
“Io non direi…” rise. “Adesso vado. A presto, mio dolce tesoro”
Detto ciò volò fuori dalla finestra e svanì nel cielo serale. Strawberry aveva ancora il cuore che martellava nel suo petto e le guance in fiamme. Possibile che lui le facesse quell’effetto? Era colpa sua, non doveva dargli corda. Più si convinceva di doverlo odiare in quanto suo nemico e meno ci riusciva. ‘Ma come potrei non farlo?’ fece una vocina remota nella sua testa ma lei scosse subito il capo.
“Ti… ti odio, diabolico alieno!” gridò, afferrando il cuscino e tirandolo contro le ante della finestra, frustrata, immaginando di colpire l’alieno. Ma in cuor suo sapeva che non era così.

      

L’angolo di Amy
Ciao gente,
finalmente è toccato anche a Strawberry, non si è salvata nemmeno lei, che cosa ve ne pare? Ghish è o non è adorabile? Per me sì ma la mia opinione non conta, sono di parte ^///^
Allora, giusto a titolo informativo, il prossimo capitolo non sarà l’ultimo, ce ne saranno ancora un paio dopo e, quindi, starò davanti ancora per un po’, siete contente? : ) Grazie mille a chi ha recensito il capitolo 8!
Un abbraccio,

Amy

   

  

 

 

    

    

 

 

 

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Capitolo 10
*** Secretly staring at you ***


Secretly staring at you

Scese la notte e la città si illuminò di luci il cui riflesso si specchiava sull’acqua. Senza che nessuno vi facesse caso un’ombra scura si muoveva qua e là, osservando con attenzione tutto quello che i suoi occhi riuscivano a scorgere, facendo analisi a riguardo e traendo le proprie conclusioni.
Strawberry entrò nella sua stanza, di ritorno da un bagno ristoratore, già indossava il suo pigiama rosa confetto ed era pronta per andare a dormire. Sciolse i codini e lasciò che i capelli le ricadessero sulle spalle, poi spense la luce e si sistemò sotto le coperte.
Nel buio, fuori dalla finestra socchiusa, un paio d’occhi color dell’oro la fissavano insistentemente, come rapiti dalla sua figura e dai suoi movimenti.
‘Una gattina morbida ed aggraziata’ pensò.
Strawberry sbadigliò e chiuse gli occhi, pronta a scivolare nel mondo dei sogni. Ghish continuò a fissarla a distanza, finché il respiro non le si fece lento e regolare. Volò accanto alla finestra e continuò a scrutarla in assoluto silenzio.
‘Ogni notte, senza alcuna eccezione, vengo qui’ pensò. ‘Ma tu dormi e non sai che veglio su di te, che ti proteggo da…’
Si bloccò, da cosa la proteggeva? La risposta più ovvia sarebbe stata: dai nemici.
‘Sì, dai nemici. Da me’ convenne poi con un sospiro. ‘Sono anch’io un tuo nemico’
Una folata di vento colpì l’anta della finestra, aprendola quasi completamente. L’alieno deglutì. Desiderava entrare e guardarla più da vicino ma c’era qualcosa che lo bloccava.
Le parole di Pie.

E’ un’umana, Ghish, una nemica. La nostra missione consiste nello sterminare la razza umana, se ti innamori di lei potresti esserci d’impedimento e alla fine saremmo costretti ad eliminare anche te, lo capisci? Fatti passare questa sciocca infatuazione e concentrati sulla creazione di chimeri più potenti.
‘No, è lui che non capisce. Non posso cancellare ciò che provo, è un sentimento che è cresciuto da solo, senza che me ne accorgessi e ormai fa parte di me’ pensò.
Il legno della finestra cigolò e Ghish riemerse dai suoi pensieri. Da troppo tempo desiderava poter rimirare ogni singolo dettaglio del suo viso senza essere maltrattato o allontanato.
‘Al diavolo Pie!’
L’invito era troppo allettante e lui, troppo impaziente, non attese oltre ed entrò.
La ragazza era sdraiata su un fianco, con il viso rivolto alla parete. Sostò davanti a lei, in piedi, a mezz’aria, com’era suo solito fare quando si soffermava accanto al davanzale della finestra e curiosava all’interno della stanza alla ricerca di lei.  
‘E’ così bello poterti guardare’ pensò, incapace di aprir bocca. ‘Soprattutto quando sorridi. Sei bellissima e tutto il resto svanisce, incapace di tenere un confronto con te’
I suoi occhi si fecero di colpo tristi.
‘Ti osservo da lontano, notte e giorno, sempre più spesso e mi sento un ladro per questo. Perché solo in segreto riesco a carpire la dolcezza del tuo sguardo e la luminosità dei tuoi sorrisi che mi ricorda il caldo sole estivo. Lo faccio perché so che è l’unico modo, non li doneresti mai spontaneamente, non a me almeno. Perché io non sono Mark… sono solo Ghish. Ghish il nemico, Ghish l’alieno. Non vedi altro in me che una minaccia, un male, perciò mi allontani e mostri solo disprezzo nei miei confronti. E devo accontentarmi di seguirti solo da lontano perché tu… non sarai mai mia’
Strawberry emise un lieve rantolio ma poi tornò a dormire placidamente.
‘Non solo perché ami lui e non me, ma anche perché ci troviamo su fronti opposti, immischiati in questa dannata guerra che siamo costretti a combattere’ strinse i pugni. “Lo so che dovrei dimenticarti, ho tentato ma non ci sono riuscito. Forse è vero che sono un debole” ebbe il coraggio di sussurrare, pur sapendo che lei dormiva. “O, forse, sono troppo innamorato”
Si avvicinò e si inginocchiò sul pavimento, puntando i gomiti sulla coperta.
“Sono innamorato di te” ribadì. “E’ davvero un male trovare la persona che ti completa, quella per cui faresti tutto, anche rischiare la vita?” fece una breve pausa. “Credi davvero che Mark sia disposto a fare tanto per te? Pie ha fatto delle ricerche e sembra non essere quello che sembra, non ha voluto dirmi di più ma…”  
La ragazza emise un verso strozzato e cominciò ad agitarsi.
“Strawberry?” la chiamò.
Continuò a muoversi e a lamentarsi sommessamente.
“Aiuto…” sembrò dire.
“Strawberry svegliati, è solo un incubo” le sussurrò, avvicinandosi.
Vedendo che la situazione non migliorava, tolse le scarpe e si coricò accanto a lei.
“Mark…” seguitò. “Che cosa avete fatto a Mark? Ma… cosa? Non è Mark?”
‘Persino nei suoi sogni c’è sempre lui’ sbuffò l’alieno.
“E’ Ghish… aspettate, cosa volete fargli? No… No! Ferme, non voglio che muoia! Cosa state cercando di fare? Ragazze, ferme, ho detto!” l’agitazione crebbe sempre di più in lei mentre pronunciava quelle parole.
‘Sta sognando… me?’ pensò, esterrefatto. ‘Le sue amiche vogliono togliermi di mezzo e lei sta cercando di difendermi…’
Senza pensarci su l’afferrò per una spalla, aiutandola a voltarsi nella sua direzione, la circondò con le braccia e la strinse in un abbraccio caldo e rassicurante. Non gli importava se si fosse svegliata e l’avesse cacciato via, sentiva di doverlo fare, odiava vederla soffrire, anche se si trattava solo di un brutto sogno.
“Ghish non deve morire…” piagnucolò nel sonno.   
“Ghish non morirà” soffiò sui suoi capelli. “Ghish ti resterà accanto”
A quelle parole i tratti del suo viso sembrarono rilassarsi e si lasciò andare ancora di più tra quelle braccia.
“Purtroppo non posso cambiare il fatto che siamo nemici ma non ti farò mai del male anzi, farò tutto ciò che posso per proteggerti, e non mi importa un bel niente del Cavaliere Blu. Lui non ci sarà sempre, vedrai che quello che rischierà la vita per salvarti sarò io, lo so già, me lo sento. E se sarà così sarò fiero di me stesso e felice di pagare con la mia vita il prezzo della tua incolumità. Anche se per te io sarò solo un avversario da sconfiggere, tu per me resterai sempre il centro del mio mondo. Non lo avrei mai creduto una volta ma adesso è così e niente potrà mai cambiare le cose”
La strinse di più a sé e la sentì ricambiare l’abbraccio. Dormiva e pertanto non era cosciente, certo, ma quel gesto inaspettato e così spontaneo gli regalò un pizzico di felicità. Se solo avesse potuto l’avrebbe tenuta fra le braccia per sempre.     
“Ti amo” sussurrò.
Poi la sentì tremare un po’ e allora si infilò sotto le coperte con lei e la strinse ancora a sé, credendo avesse freddo. Ma non aveva freddo. Stava ancora sognando.
“Perché?” disse, la voce come rotta.
“Strawberry?” chiamò.
“Perché?” ripeté lei.
“Lacrime? Stawberry, non piangere...” implorò, sentendo piccole gocce bagnargli gli indumenti in corrispondenza del petto.
“Ghish, non lasciarmi…” esalò.
“Strawberry, sono qui. Non ti lascio”
Dovette ripeterlo un paio di volte prima che la ragazza si calmasse.
Gli si aggrappò al petto e con le mani cercò il suo viso. Quando l’ebbe trovato accarezzò piano una pallida guancia e si schiacciò contro di lui. Ghish ebbe il sospetto di essere arrossito, non l’aveva mai abbracciata prima né aveva mai provato quanto fosse bella la sensazione di avere quelle piccole mani su di lui.
Riusciva addirittura a sentire il cuore martellargli nel petto e la pelle scaldarsi sotto il suo tocco. Al chiaro di luna non gli era mai parsa tanto bella e desiderabile come in quel momento.
“Se solo ricambiassi i miei sentimenti…”
Lentamente la mano della ragazza scivolò dalla guancia e si posò su una spalla, i loro visi distavano pochissimo l’uno dall’altro. Ghish sorrise osservando l’espressione serena su quel volto che tanto amava, sapeva che era merito suo se aveva ripreso a dormire bene, e ne era contento.
Restò al suo fianco, abbracciandola teneramente e accarezzandola per continuare a rassicurarla, per tutta la notte. Se era il massimo che poteva avere, rubando quel poco di lei segretamente, se lo sarebbe fatto bastare. Non avrebbe mai potuto avere Strawberry per sé ma almeno si sarebbe preso cura di lei e le sarebbe stato accanto ogni notte se ne avesse avuto bisogno. Lei amava Mark ma non era lui che la stava tenendo stretta, non era lui che la stava scaldando ed accarezzando. Era Ghish. E quella rivincita, seppur piccola, lo ripagava dei momenti di infinita tristezza che i rifiuti della ragazza comportavano, e infondeva un po’ di calore nel suo fragile cuore di ragazzo innamorato. E poi stava sognando di difenderlo, non c’era Mark nei suoi sogni quella notte ma lui, l’alieno.      
Le prime luci dell’alba annunciarono che era giunto il momento per lui di andare, tra non molto Strawberry si sarebbe svegliata ed era meglio non farsi trovare lì. Si alzò dal letto con cautela e sistemò le coperte, rimboccandole sulle spalle della ragazza addormentata. Infilò le scarpe e si fermò a guardarla ancora per un momento. L’espressione serena che ancora animava quel visino circondato da ciocche rosse lo fece sorridere, soddisfatto di sé.  Si chinò e le accarezzò la testa, scostando la frangetta dagli occhi.
“Buona giornata, micetta” sussurrò, prima di depositarle un piccolo, delicato bacio sulle labbra e di teletrasportarsi fuori dalla fnestra.
Andò a sistemarsi sul tetto della casa e aspettò che facesse giorno completamente.
“Che bella dormita!” sentenziò Strawberry più tardi, stiracchiandosi.
La sentì alzarsi dal letto ed uscire dalla stanza poi, mezz’ora dopo, la vide uscire dalla porta d’ingresso e salutare sua madre. Iniziò a correre e si allontanò in fretta. Aveva un meraviglioso sorriso sulle labbra e i suoi codini svolazzavano al vento, come piccole fiammelle guizzanti.
‘Anche se potrò sempre e solo guardarti da lontano, sappi che non ti perderò di vista e che ci sarò sempre per te. Anche se il mio è un destino crudele non ti abbandonerò solo perché non mi ami. Anche se, probabilmente, non avrò mai la possibilità di confessarti seriamente quel che provo nei tuoi confronti, sappi Strawberry che non sei sola. Hai me e sarà così per sempre’ 

     

       

 

L’angolo di Amy
Ciao gente,
che cosa ne dite? Finalmente siamo arrivati a Ghish. Ho cercato di scrivere un capitolo d’introspezione sul personaggio, un po’ come ho fatto con Pam e Mina, cercando di far trasparire l’ossessione e insieme i sentimenti che nutre per Strawberry. Spero che vi piaccia ^^ Grazie mille a chi ha recensito il capitolo di Strawberry, mi fa piacere sapere che vi è piaciuto ^^
Il prossimo capitolo sarà il penultimo, e stavolta davvero : (
Un abbraccio a chi mi supporta sempre, siete così carine ^^

Amy

  

 

 

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Capitolo 11
*** How we met ***


How we met

“Che bella giornta!” esclamò il ragazzo, guardando in alto e parandosi con la mano per non rimanere accecato dalla luce del sole.
Settembre era arrivato ma faceva ancora molto caldo e la gente continuava a indossare maglie a maniche corte, cappellini e bermuda e c’era chi continuava ad andare al mare nel fine settimana nonostante scuole ed uffici fossero stati riaperti.
Mark preferì non seguire i genitori che si erano recati presso la spiaggia più vicina, decidendo di dedicare quel sabato pomeriggio alla sua passione indiscussa: l’ecologia. Sin da bambino aveva sviluppato un amore assoluto per la natura nel suo totale e assistere al sempre maggiore degrado in cui il pianeta precipitava di anno in anno lo faceva soffrire terribilmente. Così, come faceva ogni sabato pomeriggio da ormai tutta l’estate, era uscito di casa armato di guanti usa e getta e sacco per i rifiuti – entrambi riciclabili al cento per cento, ovviamente – e si era diretto al parco Inohara, una delle zone verdi più belle di Tokyo ma anche la più maltrattata. Come aveva immaginato, in giro c’erano molti rifiuti – sui prati, sotto le panchine, vicino alla fontanella –, così iniziò a raccoglierli uno ad uno e a gettarli nel suo sacco che, a fine giornata, sarebbe stato svuotato negli appositi contenitori per la raccolta differenziata. Era un lavoro lungo e faticoso ma alla fine si sentiva soddisfatto.
Un paio d’ore più tardi, quando ormai aveva quasi terminato il suo giro settimanale, incappò in una scena che non gli piacque: una ragazza sedeva su una panchina situata in un punto che aveva già pulito in precedenza e, a brevissima distanza dai suoi piedi, giaceva una lattina, riversa sull’erba. Rabbuiatosi, raccolse il suo sacco e la raggiunse, pronto a dirgliele quattro.
“Scusa” iniziò, attirando la sua attenzione.
“Sì?” fece la ragazza in risposta, voltandosi verso di lui e distogliendo lo sguardo dal proprio cellulare.
Alla sua vista, Mark rimase impietrito. Era davvero graziosa, due occhi grandi e vispi, un bel sorriso e due morbidi codini in cui erano stati legati i capelli rossi. Abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzato, e lei parve fare lo stesso, arrossendo anche un po’.
Poi però Mark ricordò il motivo per cui si era avvicinato a lei e allora riacquistò serietà.
“Posso chiederti perché hai gettato la tua lattina sul prato quando laggiù c’è un contenitore apposito per i rifiuti?” chiese asciutto.
La ragazza si guardò attorno spaesata e quando vide la lattina si affrettò a raccoglierla.
“Non l’ho buttata, mancava l’ultimo sorso e l’avevo appoggiata sulla panchina, vicino a me. Il tempo di leggere un messaggio sul mio cellulare e la folata di vento di poco fa deve averla fatta volare. Mi spiace, non l’ho fatto di proposito” si affrettò a dire, mortificata per non essersene accorta.
Sembrava sincera e Mark si lasciò convincere.
“D’accordo, l’importante è che tu ci stia più attenta la prossima volta, vedi può sembrare una sciocchezza, perché questa lattina è piccola, ma in realtà è molto importante” fece.
“Ma sei un addetto del parco?” gli chiese, notando il sacco e i guanti.
“Oh, no, anche se ammetto che mi piacerebbe”
“E allora perché ti preoccupi tanto?”
“Perché mi sta a cuore il nostro pianeta”
Lei lo guardò stralunata: ma da dove era saltato fuori un tipo così?
“Comunque sono stato così maleducato da non presentarmi, scusa. Mi chiamo Mark” e così dicendo le offrì la mano.
“Piacere, io sono Strawberry” rispose, stringendo la sua mano con fare amichevole.
“Piacere mio”
“Allora Mark, posso chiederti come mai stai pulendo il parco se non fai parte dello staff?”
“Certo. Vedi il parco viene pulito regolarmente ma purtroppo ci sono sempre troppe persone incivili che sporcano, buttando i loro rifiuti dove capita, senza curarsi dell’ambiente che li circonda e così il sabato vengo qui e do una bella pulita dove serve”
“Capisco. Ma cosa c’entra il pianeta con tutto ciò?”
“Semplice: se non smaltiti correttamente ma dispersi nell’ambiente, i rifiuti inquinano. E continuando ad inquinare, di questo passo la Terra sarà irrecuperabile tra qualche decennio, con conseguenze catastrofiche per tutto e tutti”
“Anche per noi?”
“Certo. Come si può sopravvivere in un mondo in cui cibo, acqua e aria sono contaminati?”
Strawberry abbassò la testa, colpita dalle sue parole.
“Non ci avevo mai pensato” ammise.
“Non è una colpa, la stragrande maggioranza della gente non ci pensa, ma dovrebbe. Purtroppo, nonostante le numerose campagne di promozione, non c’è ancora abbastanza informazione in merito e allora è facile non pensarci. Facile e, in molti casi, comodo”
“Quello che dici è giusto, penso che a partire da ora farò anch’io più attenzione”
“Ben detto! All’inizio sarà difficile fare la raccolta differenziata ma poi ti verrà automatico, vedrai” assicurò con un sorriso. “Oh, scusa, quando inizio a parlare di quello che mi piace divento logorroico… ti sto annoiando, vero?”
“No, cosa dici? E’ tutto molto interessante. E poi non preoccuparti, se è per questo io sono una gran chiacchierona e posso capirti”
“Avrai capito che amo l’ecologia”
“Si nota”
“Già, e a te cosa piace?”
“Molte cose ma non ho una vera passione per qualcuna in particolare a parte…”
“A parte?”
“Mi prometti di non ridere?”
“Certo, perché dovrei?”
“Beh… adoro mangiare. I dolci sono i miei preferiti ma anche i piatti a base di pesce…”
Mark sorrise.
“Non c’è nulla di male ad amare la buona tavola”
“Tu credi? Le mie amiche mi prendono in giro qualche volta”
“Loro scherzano perché siete in confidenza, io non mi permetterei mai, è un interesse come un altro, non ci vedo niente di strano”
“Grazie, sei gentile”
“A proposito di dolci, qui vicino c’è un chiosco che vende gelati deliziosi. Ti andrebbe di andarci con me?”
A Strawberry  si illuminarono gli occhi.
“Certamente”
“Bene”
Le offrì volentieri un cono fragola e vaniglia e chiacchierò in sua compagnia ancora un po’, finché una telefonata interruppe la conversazione.
“Mi spiace ma devo proprio andare, avevo promesso a mia madre che l’avrei aiutata a fare la spesa oggi”
“Capisco, va’ pure, non preoccuparti”
“Sicuro?”
“Certo. Spero che ci rivedremo”
“Lo spero anch’io”
“Mi ha fatto piacere conoscerti e passare del tempo con te”
La ragazza arrossì, non poteva crederci.
“Lo stesso vale per me”
Si salutarono con una stretta di mano e poi Strawberry corse via.
Tornata a casa e posate le buste in cucina, Strawberry corse in camera sua e andò a rilassarsi, sfoggiando un sorriso sognante stampato sulla faccia. All'epoca non sapeva che Mark un giorno sarebbe diventato il suo ragazzo. 

 

L’angolo di Amy
Ciao gente,
lo so, lo so, questo capitolo è corto, noioso e campato in aria...  Mark è un bravo ragazzo ma cosa posso farci se preferisco Ghish a lui e se considero il nostro Profondo Blu umano una vera noia? Spero comunque che possiate apprezzare lo sforzo, non potevo non inserirlo, è pur sempre tra i personaggi principali. Ho voluto scrivere un missing moment perché, a quanto ricordi, non viene detto come si sono conosciuti lui e Strawberry e ho voluto immaginare così il loro incontro.
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, ormai siamo quasi alla fine e un po’ mi spiace salutarvi :( m spero sempre in nuove ispirazioni, magari riesco a scrivere qualcos'altro e i capitoli diventerebbero un po' di più... onestamente non so, per ora  nuove idee non ne ho ma  con me non si sa mai XD
Grazie mille a:
cuoricinalove92, 
pampa98, 
la_bella_,
Emmy_Nerisse, 
Gely9_5
TheDreamerGirl 
per aver recensito il capitolo scorso. Che dite, riusciremo ad arrivare almeno a 70 recensioni con questi ultimi capitoli? Spero di sì, recensite please, mi fareste contenta ^^
Un abbraccio a tutte voi, piccoline care ^^

Amy

   

 

 

 

 

  

   

 

 

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Capitolo 12
*** Darling, she's no longer a baby ***


Darling, she’s no longer a baby

Io vado, ciao!” gridò Strawberry, salutando i genitori e correndo verso la porta d’ingresso.
“Come mai oggi si è svegliata così presto? Di solito è sempre in ritardo” chiese il padre, sorseggiando il proprio caffè con aria stupita.
“Semplice: oggi va in gita con la scuola” spiegò sua moglie, prendendo posto accanto a lui. “Dato che andranno altre classi oltre alla sua, vuole essere sicura di arrivare presto, così potrà sedersi vicino a Mark”
Al solo udire quel nome Shintaro si rabbuiò. Strawberry era la sua unica figlia ed era terribilmente geloso del fatto che avesse un fidanzato, non la riteneva abbastanza matura per innamorarsi e, come se non bastasse, odiava Mark. Quel ragazzo non gli piaceva affatto, era molto educato e gentile ma, secondo lui, quella era una facciata e non avrebbe tardato a mostrarsi per ciò che era veramente e, a quel punto, la sua bambina lo avrebbe lasciato, ascoltando finalmente i consigli di suo padre – altrimenti avrebbe sofferto terribilmente, e lui questo non lo voleva.
“Quindi sta ancora con lui?” chiese.
“Sì, sono praticamente inseparabili” rispose Sakura, portandosi le mani al volto con aria estasiata. “Proprio come lo eravamo io e te quando ci siamo conosciuti, ricordi, tesoro?”
“Certo, come fosse ieri. Tu eri la ragazza più bella che avessi mai incontrato e non vedevo l’ora di passare i pomeriggi insieme a te” commentò, sorridendo beato a sua volta.
“Appunto, non credi che per nostra figlia sia lo stesso?”
“Non direi, è soltanto una ragazzina, cosa vuoi che ne sappia lei dell’amore?”
“Ma caro, ti ricordo che quando ci siamo innamorati avevamo la sua stessa età…”
“E allora? C’è una grossa differenza, quelli erano altri tempi, la gente aveva ancora dei valori e i giovani non erano così sfacciati come sono oggigiorno, si prendono e si lasciano continuamente come se nulla fosse, senza vergogna”
“D’accordo, la situazione è un po’ cambiata, ma non credi che Strawberry sia una ragazza di sani principi? L’abbiamo cresciuta ed educata con tutto l’amore possibile, mi fido di lei e so che, nonostante l’età, è seria e responsabile”
“Sì, cara, ma ciò non toglie che il problema sia quel Mark. Non mi sembra sincero”
“E da cosa lo deduci?”
“Non lo so, ma sento che è così, me lo dice il mio sesto senso”
“E da quando in qua hai un sesto senso, caro?”
“Da sempre e mi dice che di lui non ci si può fidare”
Sakura si lasciò sfuggire una risatina e Shintaro la guardò stralunato.
“Cosa c’è da ridere?”
“E’ che quando fai il papà geloso diventi così buffo…”
“Buffo? Non direi, ti assicuro che sono serio” poi salì in piedi sulla sedia e, puntando le bacchette verso l’alto, gridò: “Strawberry non preoccuparti, il tuo papà veglierà sempre su di te e ti proteggerà!”
La moglie fece l’impossibile per soffocare le risate ma con scarsi risultati.
“Oh, caro, sei davvero buffo, ti dico! Ma rimani sempre bellissimo”
“Oh, cara, le tue parole mi rendono felice. Vogliamo dare un fratellino o una sorellina a Strawberry?”
Si strinsero le mani, gli occhi sognanti al pensiero di un secondo pargoletto da amare.
“Sarebbe bello ma non dimentichi qualcosa?”
“Cosa?”
“Sono quasi le otto, se non vai rischi di arrivare tardi a lavoro”
“Me n’ero dimenticato!”
L’uomo saltò giù dalla sedia, afferrò il pranzo, baciò sua moglie e uscì di casa in fretta e furia.
“Buona giornata, fa’ attenzione” lo salutò, allegra come sempre.  


Nel tardo pomeriggio, sbrigate le faccende domestiche, Sakura andò in salotto, accese la tivù e si sdraiò sul divano per riposare un momento. Ma il programma era noioso e dopo qualche minuto smise di guardarlo e iniziò a pensare ad altro.
‘Povero caro, l’amore che prova per Strawberry gli fa vedere una minaccia in ogni ragazzo che le si avvicina, così perde di vista la cosa più importante: la felicità di nostra figlia’
Si sollevò e allungò la mano verso una delle cornici riposte su una vicina mensola, la prese e guardò la foto contenuta all’ interno. Sorrise dolcemente al ricordo. Lei e Shintaro avevano portato la loro bimba di tre anni al parco e si erano fatti fotografare da un passante. Strawberry era seduta sulle spalle di suo padre e si teneva alle sue orecchie, tirandole, e l’uomo, nonostante il dolore, si sforzava di sorridere all’obiettivo, sorreggendo amorevolmente la sua piccola. Accanto a loro Sakura le accarezzava un piedino nudo con una mano e con l’altra abbracciava il marito, con un sorriso smagliante sulle labbra, lo stesso che illuminava il volto della bambina.
“Sono a casa, cara” disse Shintaro entrando in salotto e facendola sobbalzare.
“Oh, bentornato” salutò. “Com’è andata in ufficio?”
“Bene. Cosa guardavi?”
“Questa foto. Ricordi quando l’abbiamo scattata?”
Prese la cornice dalle mani della donna e si sedette a sua volta sul divano.
“Certamente, è uno dei ricordi più belli che ho. Strawberry era una vera peste ma, nonostante tutto, conservava sempre la sua dolcezza, un po’ come fa anche adesso”
Sakura appoggiò una mano sulla spalla del marito e lo abbracciò, tornando ad osservare la foto.
“Il tempo è volato ma dobbiamo farcene una ragione, Shintaro. Strawberry è cresciuta ed è arrivato il momento che inizi a scegliere qualcosa da sé” sussurrò.
“Lo so che il tempo è passato ma Strawberry non è ancora in grado di fare le sue scelte, che esperienza vuoi che abbia?”
“Ecco, caro, credo che tu sia finalmente arrivato al punto. Non ha alcuna esperienza di vita e mai ne avrà se continui ad opprimerla perché non approvi ciò che fa”
“Opprimerla? Io cerco solo di aiutarla”
“Questo lo sappiamo sia tu che io, ma non lei. Il tuo modo di fare la porta a credere che i tuoi non siano suggerimenti ma vere e proprie imposizioni ed è ovvio che non accetti di seguirli”
“E allora come dovrei comportarmi? Smettere di preoccuparmi per lei e lasciarla fare tutto quello che vuole? Non se ne parla!”
“Non dico questo, caro, semplicemente dovresti lasciarle un po’ più di libertà, non invadere i suoi spazi, così potrà fare le sue esperienze e noi potremmo dimostrarle che ci fidiamo di lei”
Shintaro aprì la bocca, pronto a ribattere, ma poi la richiuse subito. Sakura aveva ragione, volente o nolente doveva ammetterlo, Strawberry era cresciuta e non poteva più comportarsi come aveva sempre fatto, doveva darle fiducia.
“E’ vero, cara, di sicuro sbaglio e posso rimediare. Però una cosa è certa: quel ragazzo non mi va a genio”
“Perché angosciarti? Forse non starà per sempre con questo ragazzo, magari cambierà idea, oppure no; ma comunque la cosa non ci riguarda. E’ la vita di Strawberry, lei deve scegliere con chi condividerla e noi, a meno che lui non si comporti male nei suoi confronti, non abbiamo il diritto di dirle cosa fare o con chi stare, non più. Comunque andranno le cose in futuro, sia che si tratti di Mark che di altre questioni, noi non dovremo più interferire, deve incominciare a fare le sue scelte, giuste o sbagliate che siano”
“Ma non voglio che faccia scelte sbagliate…”
“Nemmeno io e questo perché siamo i suoi genitori. Nessun genitore vorrebbe che i suoi figli facciano scelte sbagliate, ma arrivati a un certo punto è necessario dar loro maggiore autonomia, altrimenti quando arriverà il momento che se ne andranno di casa saranno persi”
Shintaro guardò sua moglie con aria sbigottita, Sakura era sempre allegra, sorridente ed accondiscendente ma in quel momento era seria e risoluta. Si abbandonò fra le sue braccia, colpito dalle sue parole, così veritiere che gli facevano anche un po’ male. “Caro, il bene che le vogliamo è immenso e non si esaurirà mai, ci saremo sempre per lei e non l’abbandoneremo mai, ma dobbiamo accettare la verità, devi accettarla” dicendo ciò prese ad accarezzargli la testa. Sebbene quelle parole suonassero severe alle sue orecchie, Shintaro colse comunque l’amore con cui sua moglie le pronunciava. 
“Non è più una bambina” sussurrò dolcemente la donna.
Lui diede un ultimo sguardo alla foto prima di appoggiare la cornice sul pavimento.
“Sakura…” si tirò su e abbracciò la moglie, facendole appoggiare la testa sul suo petto.
“Sono a casa!” esclamò un attimo dopo Strawberry, facendo il suo ingresso in salotto.
“Ciao, tesoro, ti sei divertita?” chiese la madre, sorridendole.
“Sì sì, sono stata benissimo” rispose. “Ma quella foto…”
“La stavamo guardando” si aggregò Shintaro, cercando di normalizzare il tono della voce, passandole la cornice. “Ricordi quella giornata?”
“Ne ho solo un vago ricordo ma so per certo che mi ero divertita, già allora vi volevo bene e adoravo stare in vostra compagnia”
‘Oh, Strawberry’ pensò suo padre con gli occhi lucidi.
“Anche noi ti vogliamo bene, non è vero, caro?”
“Certo, cara, e molto anche”
“Ne sono felice” sorrise, schioccando un bacio sulle guance di entrambi. “Vado a cambiarmi ora, a dopo” e corse al piano di sopra, lasciando cadere la cornice sul divano.
“Quello che dici è vero, cara, tristemente vero. Non è più una bambina” sussurrò all’orecchio di Sakura con un sorriso, non riuscendo però a trattenere una lacrima solitaria che gli rigò una guancia.  

       

L’angolo di Amy
Ciao gente,
come ve la passate? ^^
Allora, ecco qui un capitolo dedicato ai Momomiya e alla gelosia, tipica di molti papà, mostrata da Shintaro, non è tenero alla fine? Che ve ne pare? Io li trovo carini, adoro soprattutto Sakura, la trovo una mamma adorabile ^^
In teoria il dodicesimo capitolo (cioè quello che avete appena letto) avrebbe dovuto essere l’ultimo capitolo e invece no, dopo questo credo che ne scriverò altri due… lo so, a questo punto potete darmi della pazza ma l’ispirazione con me è imprevedibile XD Se però preferite che la concluda con questo capitolo, fatemi sapere, non voglio annoiarvi!
Grazie mille a chi ha recensito il capitolo di Mark, cioè:
TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse, Curoicinalove92 e Gely_9_5 (a proposito Gely, grazie per avermi ispirato questo capitolo con la tua storia) e a chi preferisce, ricorda  e segue, grazie davvero! ^^
Recensite please, un abbraccio e a presto!

Amy  

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Capitolo 13
*** Friends will be friends ***


Friends will be friends

Ragazze scusate ancora. Venerdì il café sarà chiuso, se non avete altri impegni potremmo andare al cinema, che ne dite? ” lesse Mimi dal proprio cellulare. “Per me va più che bene, e per te?”
“Anche per me, vada per il cinema, ma non prima delle cinque” rispose Megan, impegnata a versare del succo di frutta in un paio di bicchieri. “Comunque per me quella ragazza lavora troppo”
“Indubbiamente, ha a malapena tempo per vedere Mark”
Per un attimo si sentì solo il rumore delle dita di Mimi che scorrevano sul cellulare mentre era intenta a formulare un messaggio di risposta a quello di Strawberry.
“Già, ma non ne ha abbastanza per noi due”
“Non dirmelo, sei gelosa di Mark?”
Megan porse alla ragazza uno dei bicchieri.
“No, più che altro sono gelosa del tempo che passa con lui. Trovo giusto che stia con il suo ragazzo ma non per questo deve dedicargli tutto il suo tempo. Insomma, siamo o non siamo sue amiche? Dovremmo avere anche noi una certa importanza, non ti pare?”
“In questo hai ragione, non le farebbe certo male uscire più spesso anche con noi, ma non possiamo farci nulla”
“Secondo me possiamo, invece”
“E come?”
“Beh, potremmo farglielo notare”
“Farglielo notare?”
“Certo. Le vere amiche sono sempre sincere, giusto? Se le diciamo apertamente che ci sentiamo messe da parte di sicuro si renderà conto che non ci sta dedicando mai tempo”
“Mai? Dai, non esagerare, si è scusata e ha promesso di uscire con noi venerdì. Non è colpa sua se è sempre impegnata, non credo sia il caso di essere così dirette, potremmo chiudere un occhio e portare pazienza, no?”
“Oh, Mimi, sei sempre la solita! Ma non capisci che se continuiamo così rischiamo di perdere la nostra amica?”
“Non essere così catastrofica, non ci ha mica dimenticate”
“Per ora. Presto avrà occhi solo per Mark e noi smetteremo di contare qualcosa”
“Megan, perché dici queste cose? Sai meglio di me che Strawberry ci vuole bene, non lo farebbe mai, ne sono sicura”
L’amica non rispose, bevve un’ ampia sorsata del suo succo di frutta e volse lo sguardo altrove con fare pensieroso.
“Sul serio, perché ti crea tanti problemi il fatto che stia uscendo con Mark?” chiese allora Mimi, giocherellando nervosamente con una matita.
“Non è Mark in sé il problema”
“Allora spiegati meglio, per favore, perché non riesco a capire cos’è che ti sta infastidendo tanto”
“Okay. Beh, ti ricordi della mia vecchia migliore amica? Lei era fantastica, eravamo davvero unite ed inseparabili. Almeno, finché non si è fidanzata. All’inizio mi trascurava, proprio come fa ora Strawberry, ma cercavo di convincermi che era solo una fase e che poi sarebbe passata e che io e lei saremmo presto tornate a frequentarci spesso. Il suo ragazzo non era un problema ma poi lo è diventato, è stata colpa sua se ci siamo allontanate. Credo che Mark sia un bravo ragazzo però, dopo quel che è successo, ho paura che anche Strawberry finirà con l’allontanarsi da noi”
“Megan, allora era per questo? Io credevo che fossi gelosa perché Strawberry ha un ragazzo e noi no…”
“Ammetto che mi piacerebbe molto averlo ma no, non era per quel motivo”
“Sai, capisco le tue preoccupazioni, ma vedi, solo perché le situazioni possono essere ricorrenti, non vuol dire che tutte le persone sono uguali. La tua amica dell’epoca era  molto diversa da Strawberry. E’ vero, non stiamo molto insieme ultimamente, ma lei non ci ha dimenticate e non si allontanerà da noi. Oltretutto anche Mark è un altro tipo di ragazzo, non terrà Strawberry tutta per sé, ne sono sicura”
“Sì ma neanche si prodiga per farle passare un po’ di tempo in nostra compagnia…”
“Ma Mark non ha nessun dovere nei nostri confronti. Ragiona prima di parlare, anche lui la vede poco, tu al suo posto cederesti a qualcun altro la persona che ami se già tu non riesci a stare molto in sua compagnia?”
“Sì, qualche volta lo farei stare con gli amici, per il suo bene”
“La stai guardando solo dal tuo punto di vista, Megan. E stai cercando qualcuno da incolpare”
“Non è vero…”
“Se proprio devi, non è con Mark che dovresti prendertela, ma col tuo caro Ryan”
“Ryan? Cosa c’entra Ryan con tutto questo?”
“C’entra eccome. E’ o no il proprietario del locale dove lavora Strawberry?”
“Tecnicamente il proprietario sarebbe Kyle…”
“Sì ma è Ryan il vero responsabile, dato che Kyle lavora come pasticcere”
“Non capisco dove vuoi arrivare”
“Dico solo che dovresti prendertela con Ryan se la nostra amica lavora sempre così tanto, non con Mark che risente dei suoi impegni quanto noi”
Megan non rispose, Mimi aveva decisamente centrato il punto.
“So che Ryan ti piace molto ma incolpare qualcun altro non è comunque giusto”
“Non volevo davvero incolpare Mark, solo che non mi piace essere messa da parte. E ho ragione di credere che non piaccia neanche a te”
“Mi sembra ovvio che non mi piace ma dobbiamo rispettare la nostra amica, anche se la cosa fa un po’ male”
“A scuola passa tutto l’intervallo con Mark e dopo, finite le pulizie della classe, sparisce perché deve lavorare, poi la sera finisce tardi e deve tornare a casa. Il weekend poi è tutto per il suo ragazzo. A cosa servono messaggi di continue scuse quando non fa mai nulla di concreto per dimostrare che ci terrebbe a stare un po’ con noi? E adesso non giustificarla come fai sempre”
Stavolta fu Mimi a non rispondere perché Megan aveva ragione, forse non le diceva nel  modo migliore, ma era così che stavano le cose. Sebbene cercasse sempre di difenderla, anche lei si sentiva un po’ delusa dal comportamento dell’amica, non si stava paragonando a Mark, però non le sarebbe dispiaciuto se Strawberry avesse avuto maggior considerazione. Ma, non volendo neanche biasimarla, preferì starsene zitta e tornare a concentrarsi sugli esercizi di geometria. 
Poco più tardi suonarono alla porta.
“E se fosse Strawberry?” propose Mimi, speranzosa.
“Ne dubito, è al Café, ricordi? Sarà mia madre, quando esce prima dall’ufficio rincasa sempre a quest’ora” rispose Megan, correndo verso l’ingresso. 
Aprì la porta e rimase sorpresa.
“Strawberry?” domandò, meravigliata. “Che ci fai qui? Non stavi lavorando?”
“Ciao. A dire il vero sì, ma…” rispose.
“Entra, non stare lì. Vieni di là” l’interruppe, prendendola per una mano ed accompagnandola in salotto.
“Ciao Strawebrry! Cosa ti avevo detto, eh Megan?” salutò Mimi, rivolgendosi prima ad una, poi all’altra.
“Ciao Mimi” disse la rossa di rimando. “Scusate se non vi ho avvisato ma pensavo di farvi una sorpresa. Vedete, Kyle non sta bene e così…”
“Cosa? Non sta bene? Che gli è successo? E’ grave?”
“No, Mimi, ha solo un po’ d’influenza, tranquilla!”
“Ah, per fortuna”
“Come stavo dicendo… Kyle non sta bene da ieri sera e quindi oggi non se l’è sentita di alzarsi dal letto perciò ci siamo dovute arrangiare noi e abbiamo provato a fare una torta ma… non ci è venuta molto bene. Abbiamo venduto quello che ci era rimasto e alla fine abbiamo chiuso il locale prima. Ecco perché oggi ho finito tanto presto” riuscì finalmente a spiegare.
“Capisco, e allora hai pensato di venirci a trovare?”
“Esatto, speravo di trovarvi entrambe qui”
“E Mark?”
“Mark?”
“Sì, beh, lui era impegnato?”
“Non so, non l’ho ancora sentito. Perché questa domanda?”
“Dato che sei venuta qui credevo Mark avesse degli impegni”
“Megan, cosa stai cercando di dirmi? Non ti seguo”
“Ultimamente hai speso tutto il tuo tempo con lui, cos’è, adesso non siamo più tue amiche?”
“Megan, dai, non esagerare…”
“Sta’ zitta, Mimi, mi sono stancata!”
Strawberry, che nel frattempo aveva preso posto su una sedia, si alzò in piedi.
“Oh, ragazze, mi spiace. Non credevo di avervi trascurato, non me ne sono resa conto, mi dispiace davvero” disse loro, mortificata.
“Non preoccuparti, è tutto a posto”
“No, Mimi, Megan ha ragione: non mi sono comportata nel migliore dei modi con voi. Ci stavo pensando proprio oggi e, credetemi, ho capito di aver sbagliato. Ecco perché sono qui, volevo vedervi e passare il resto del pomeriggio insieme, solo noi tre”
“Vuoi dire che avevi intenzione di venire qui sin dall’inizio? Non siamo un ripiego perché Mark ti ha dato buca per qualche motivo?”
“No, Megan, affatto! Per me non lo siete mai state. Ho anche preso un po’ di torta alle fragole per mangiarla insieme, se vi va”
“Oh, Strawberry!”
Megan sorrise e abbracciò l’amica e presto anche Mimi si unì a loro.
“Mi perdonate?”
“L’abbiamo già fatto”
“Davvero? Vi voglio bene!”
“Anche noi te ne vogliamo, giusto Megan?”
“Giusto, Mimi”



 

L’angolo di Amy

Ciao gente,
e stavolta è toccato alle compagne di scuola di Strawberry, che ne dite, vi è piaciuto almeno un pochino? Spero proprio di sì ^^
Ebbene, siamo arrivate quasi alla fine. L’ultimo capitolo non l’ho ancora iniziato ma ho un’idea in mente e se tutto va bene dovrei riuscire a scriverlo e postarlo per la fine della prossima settimana.
Come sempre vorrei ringraziare chi preferisce, segue, ricorda ma soprattutto recensisce questa raccolta capitolo dopo capitolo. Grazie ai recensori 
TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse, Curoicinalove92 e Gely_9_5.  
Un abbraccio e a presto care!

Amy  

 

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Capitolo 14
*** 14. What's friendship? ***


What’s friendship?

Cos’è l’amicizia?
Se l’era sempre chiesto, da quando era solo un microchip, anzi no, da quando era un semplice progetto. E non era mai stato in grado di darsi una risposta – d’altronde era stato ideato e programmato per un altro scopo. Eppure, da quando era in funzione, aveva esaminato più e più volte i dati raccolti, sperando così di venire a capo della questione, riscuotendo però insuccesso.
Col passare del tempo non si era dato per vinto e aveva iniziato ad osservare il mondo circostante, a cominciare dalle persone. Per un po’ studiò Ryan e Kyle, gli umani a lui più vicini, e suppose che tra loro vi fosse amicizia ma i suoi dubbi non vennero chiariti. Le cose cambiarono quando giunsero le ragazze. Tra tutte Pam era colei che lo aveva affascinato e, nel contempo, intimorito di più a causa della sua indole tanto forte quanto solitaria. Non capiva come una persona così apparentemente fredda potesse interessare tanto Mina ma poi, osservando meglio anche la ragazzina aristocratica, comprese. Il carattere e l’istinto naturale dell’una compensavano la fragilità e il desiderio di protezione dell’altra e qualcosa di invisibile sembrava unirle. Qualcosa di simile all’amore ma che amore non era.
Anche Lory e Paddy gli fecero una simile impressione anche se non si rivelò altrettanto immediata. La ragazza con i geni della neofocena colpiva per la cordialità e la timidezza, la giovane biondina, invece, appariva vivace e solare. Ancora una volta due caratteri diversi, legati sinceramente. Entrambi i casi lo spronarono a cercare nuovi dati da analizzare. Doveva trovare quello chiave e caso volle che coincidesse con Strawberry. 
La rossa era stata la prima ragazza umana che avesse mai conosciuto e si era subito affezionato a lei. Aveva in qualche modo intuito che era diversa, speciale. Viverle accanto, osservarla, acquisire i dati che lei gli comunicava attraverso i suoi sfoghi… li aveva confrontati con gli altri casi e aveva scoperto che Strawberry si comportava con lui come fanno gli amici con gli amici. E la conferma la ottenne quando la ragazza un giorno lo abbracciò teneramente e gli disse:
“Sai, quando gli alieni ti hanno rapito eravamo tutti molto preoccupati per te, soprattutto io. Avevo così paura di quello che avrebbero potuto farti che non volevo nemmeno pensarci. Ero così in colpa che, se non ti avessimo trovato, credo che sarei impazzita. Per fortuna sembra che non ci siano stati danni ma da quel giorno ho deciso che starò più attenta, hai notato che sono diventata più protettiva verso di te, no? Beh, lo faccio perché mi sei tanto caro, piccolino. Sei uno degli amici migliori che si possano avere e ti voglio tanto bene!”

Sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima tra due o più persone, che si traduce in rapporti di dimestichezza e familiarità.
E finalmente tutto fu più chiaro. Quella definizione che aveva elaborato dopo lunghe ricerche d’un tratto non era più un semplice insieme di parole messe una accanto all’altra, bensì un concetto molto più profondo e semplice. Un concetto umano che, per la prima volta in tutta la sua esistenza di piccolo robot, lo riguardava. 
Strawberry era sua amica. Mina, Lory, Paddy e Pam erano sue amiche. Ryan e Kyle erano suoi amici. Prima era solo poi, di colpo, si era ritrovato con tutti quegli amici attorno.   
Ma la rossa era di sicuro la persona alla quale teneva di più. Gli aveva dimostrato un affetto enorme, più di chiunque altro, gli aveva cambiato persino il nome: R2000 era troppo anonimo, distaccato, categorico. Mash era migliore, ispirava subito simpatia, tanto da piacere persino a lui che gusti, prima d’allora, non ne aveva. E da quel momento il robottino aveva deciso che Mash era il suo nome e che non avrebbe risposto ad altri che a quello. Basta essere R2000. Non solo perché Mash gli piaceva ma, soprattutto, perché era stata lei a darglielo. La sua cara, carissima amica Strawberry. Sì, Strawberry, quell’umana un po’ goffa ma buona e generosa che gli aveva fatto capire molte cose, insegnandogli che due nemici, se si redimono, possono davvero sotterrare l’ascia di guerra e, col tempo, diventare amici. Era questo quello che avevano fatto le Mew Mew con gli alieni e lui se n’era meravigliato e subito dopo aveva sorriso all’idea perché non significava solo che non ci sarebbero stati più scontri e che la Terra era finalmente salva, ma anche che lui aveva trovato tre nuovi amici che non gli avrebbero mai più fatto male: Ghish, Pai e Tart.
“Ryan dice che sei stato attivato esattamente un anno fa. Sai cosa vuol dire?” gli aveva detto una volta la giovane mentre era in pausa al locale.“Significa che è il tuo compleanno e per l’occasione Kyle ha preparato una torta per tutti. Certo, tu non puoi mangiarla ma di sicuro ti piacerà, c’è il tuo faccino sopra. Ah, questo è il mio regalo per te. Buon compleanno, Mash!” allora si era lasciato attaccare un farfallino di raso rosso e si era ammirato allo specchio, sprizzando felicità da tutti i pori.
“Grazie, Strawberry! Mash è felice! Grazie, Strawberry! Mash è felice! Mash è felice!”

     

L’angolo di Amy
Ciao gente, 
e anche l’ultimo capitolo di questa raccolta si conclude qui. Non potevo che chiudere con quell’adorabile batuffolino di circuiti, non vi pare? Spero davvero che vi sia piaciuto perché non so cosa sia venuto fuori… ^^’
Peccato aver finito, mi è piaciuto molto postare le mini storie ed avere le vostre opinioni in merito, mi avete accompagnato per un po’  e siete state davvero carine ^^ 
Vorrei chiedervi un’ultima cosa: dato che questo è proprio l’ultimo capitolo mi farebbe molto piacere se tutti coloro che hanno inserito la mia storia nelle loro rispettive liste mi lascino una recensione per dirmi se questo capitolo è piaciuto e per farmi sapere quali capitoli considerano migliori in tutta la raccolta. Grazie mille a chi lo farà perché apprezzerò davvero il gesto :)
E ora è d’obbligo ringraziare chiunque abbia mostrato interesse per questa storia ^_^ 
Grazie a chi l’ha preferita: 
Emmy_Nerisse, Hirae, Melody90, m_j, rekuchan, Sana96, Soul_Heart, Yeah91
Grazie a chi l’ha ricordata: 
Gely_9_5, la_bella_ 
Grazie a chi l’ha seguita: 
black rose92, Blue_Key, brillante, m_j, Ninfa Azzurra, Sana96, Usagi Kinomoto, Vale17_, Vocal Dreamer
Infine grazie a chi ha recensito, anche solo una volta: black rose92, Danya, Euterpe_12, La_bella_, Sana96, Emmy_Nerisse, Gely_9_5, Piplette e Freia, Vocal_Dreamer, Vale17_, Niky95, Mystyemily, Pampa98, Cuoricinalove92, m_j

Spero di ritrovarvi ancora nel caso in cui postassi altre storie in questa sezione, mi farebbe piacere risentirvi ^_^
Un abbraccio a tutte e passate un super 2013! ;)

Amy

                 

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