Moments di Amy Dickinson (/viewuser.php?uid=81391)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Friends or enemies? ***
Capitolo 2: *** Why can't you see? ***
Capitolo 3: *** Memories ***
Capitolo 4: *** Broken ***
Capitolo 5: *** A nice game ***
Capitolo 6: *** Birthday party ***
Capitolo 7: *** Frozen ***
Capitolo 8: *** Howling at the moon ***
Capitolo 9: *** Sympathy for the devil ***
Capitolo 10: *** Secretly staring at you ***
Capitolo 11: *** How we met ***
Capitolo 12: *** Darling, she's no longer a baby ***
Capitolo 13: *** Friends will be friends ***
Capitolo 14: *** 14. What's friendship? ***
Capitolo 1 *** Friends or enemies? ***
Friends
or enemies?
“Non
sfuggirai al mio attacco!”
“Ora ti sistemo, Fiocco Immobilizza!”
Schivarono vicendevolmente gli attacchi, si guardarono negli occhi con
sguardo di sfida.
“Quando la smetterai di scagliarti contro di me?”
gli domandò poco dopo.
“Mai. Siamo nemici, l’hai forse dimenticato,
scimmietta?”
Volò
nella sua direzione, pronto a colpirla ma Paddy lo schivò
agilmente.
L’alieno andò su tutte le furie e
continuò ad attaccarla ma senza
riuscire nemmeno a sfiorarla.
Dopo
quella risposta la cinesina smise di attaccarlo, Tart se ne accorse e
allora le inveì contro: “Perché non
rispondi ai miei colpi? Hai forse
paura?” dopodiché scoppiò in una
fragorosa risata, pienamente sicuro di
sé e delle sue parole.
Paddy allora spiccò un balzo e lo raggiunse, quando fu
esattamente alla sua altezza gli prese una mano e la strinse fra le sue.
“Ma che fai?” chiese, imbarazzato, oltre che dal
gesto, per essere stato colto di
sorpresa. “Lasciami!”
“Tart…”
Gli occhi della piccola Mew Mew si fecero improvvisamente tristi.
“Non mi vorrai mai bene, vero?”
“Eh? Ma che razza di domande fai?”
“Per te sarò sempre e solo una nemica,
no?”
“E’ naturale…” fece lui in
tono spavaldo seppur guardando altrove per non incontrare quegli
occhioni.
“Capisco”
sussurrò, immensamente dispiaciuta. “Di certo non
posso costringerti a
provare qualcosa che non senti ma sappi che per me noi non siamo
nemici”
“Ah no?” domandò sarcastico.
“No, tu sei mio amico. Il mio migliore amico”
Gli
lasciò andare la mano e saltò
sull’asfalto, quindi si avvicinò alle sue
compagne che, nel frattempo, avevano sconfitto l’ennesimo
chimero e se
ne andò via, rifiutandosi di aspettare una qualsiasi reazione
da parte
sua.
L’alieno giurò di aver visto uno scintillio nei
suoi occhi un istante prima che gli avesse voltato le spalle.
Sparì
dalla strada e si teletrasportò nella dimensione parallela,
ignorò i
compagni e si sedette in un angolo, sperando di potersene stare per
conto proprio.
Ripensò
alla cinesina e si lasciò sfuggire un sospiro.
Alzò la mano che lei
aveva tenuto fra le sue, aprì le dita e osservò
quella pallina avvolta
nella plastica colorata e con il disegno di uno spicchio
d’arancia che
ancora una volta aveva voluto donargli. Una caramella.
La scartò e la portò alla bocca.
Per
te sarò sempre e solo una nemica, no?
‘No,
Paddy. E’ vero, siamo nemici, ma non riesco a esserlo fino in
fondo.
Perché anch’io ti considero mia amica ma avrei
voluto conoscerti
diversamente, fuori dal contesto di questa guerra, così sarebbe stato tutto più
facile. Ti voglio bene.
Vorrei solo riuscire a dirtelo’
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
allora
ecco il primo episodio di questa piccola raccolta sui personaggi di
Tokyo Mew Mew, che ve ne pare? Non sono adorabili i piccolini della
serie? Fatemi sapere che cosa ne pensate e, se l’idea
riscuoterà un
buon successo, sfornerò altre flashfics, naturalmente
dedicate anche ad
altri ^^
Vi auguro un buon fine settimana, recensite please!
Un abbraccio,
Amy
|
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Capitolo 2 *** Why can't you see? ***
Why can’t you see?
“L’afflusso
di energia proviene dal parco
Inohara” le informò Kyle.
“Squadra
Mew Mew, pronte all’azione!” le
incitò Ryan.
“Sì!”
risposero tutte e cinque all’unisono
correndo fuori dal locale.
Il nemico
stava attaccando di nuovo e loro
dovevano riuscire a sconfiggerlo. Attraversarono la strada noncuranti
di tutto
il resto, in quel momento esisteva solo il loro compito. Il respiro
affannato e
il tintinnio dei tacchetti sull’asfalto erano gli unici
rumori che udivano
distintamente. Nei loro pensieri la snervante attesa di dover
affrontare un
nuovo chimero e la crescente paura di un epilogo che si avvicinava.
Solo i
pensieri di una di loro non riguardavano i nemici e il destino della
Terra.
‘Strawberry
come riesci a non accorgertene?
Non vedi come ti guarda negli occhi? Non noti le attenzioni che ti
riserva? Non
capisci che ti punzecchia proprio perché gli
piaci?’ Mew Lory fissava
l’amica con occhi tristi
ma non invidiosi.
Pie e
Tart stavano già seminando il panico
con dei grossi chimeri-pianta quando le Mew Mew arrivarono al parco. La
gente
tutt’attorno fuggiva spaventata, il piccolo alieno rideva
come se lui e il suo
compare avessero già vinto. Senza perdere tempo le ragazze
iniziarono a colpire
i chimeri con le loro armi, anche Mew Lory richiamò le sue
nacchere e attaccò
ripetutamente con il Fiocco d’acqua.
Sebbene
stesse combattendo i suoi pensieri
erano ancora altrove.
‘E’
doloroso ma devo dimenticarlo, solo
così ritroverò un po’ di pace, solo
così smetterò finalmente di soffrire.
Perché
lui ama Strawberry e, anche se lei non ricambia i suoi sentimenti,
sarà sempre
così. Io non ho alcuna speranza, devo rinunciare a
lui’
Uno dei
chimeri la colse di sorpresa e la
colpì a una gamba facendola cadere sull’erba.
“Ahi!”
si lamentò, massaggiandosi la parte
dolente.
Pian
piano si rimise in piedi, richiamò la
sua arma.
‘Sì,
questa è definitivamente la soluzione
migliore’
Si
riavvicinò al chimero e riprese a
combattere, sfoderando uno sguardo coraggioso e battagliero. Il suo
cuore
piangeva ma lei voleva essere forte, sapeva che non lo avrebbe mai
conquistato,
nemmeno lottando contro la sua timidezza, ma voleva comunque dimostrare
che
anche lei sapeva combattere e che anche lei, proprio come Strawberry,
poteva
uscire vittoriosa da una battaglia. Voleva dimostrare a se stessa che
avrebbe
potuto vincere anche lei la battaglia più dura.
La luce
accecante del Fiocco del cuore
spazzò via in un colpo solo il gruppo di chimeri, facendo
andare su tutte le
furie Tart.
Le Mew
Mew avevano lo sguardo rivolto verso
gli alieni, Mew Mina li invitò ad abbandonare i loro intenti
e a tornarsene sul
loro pianeta, Tart le rispose che invece sarebbero tornati molto
presto,
dopodiché sparì.
Prima di
dissolversi come aveva fatto il
ragazzino, Pai osservò il gruppo sotto di sé in
silenzio, soffermando il
proprio sguardo su Mew Lory, occhi negli occhi. La ragazza perse
l’espressione
battagliera, sentendosi improvvisamente vulnerabile, e volse altrove lo
sguardo. L’alieno giurò di scorgere una lacrima
brillare nei suoi occhi subito
prima di svanire.
Sospirò, ormai rassegnata.
‘Addio,
Ryan’
L’angolo di Amy
Ciao
gente,
eccoci con la seconda storia, stavolta ho
puntato i
riflettori sui drammi interiori della povera Retasu che soffre
per un
amore non ricambiato e che vorrebbe dimenticare per smettere di
star male... spero che vi sia piaciuta^^
Colgo l'occasione per ringraziare Yeah91
per aver inserito questa storia tra le preferite e Gely_9_5 nelle
ricordate, un ringraziamento speciale poi va a black rose92, Danya, Euterpe_12 e la_bella_ per
aver recensito il primo capitolo. Spero che continuerete ancora a
seguirmi, se ci saranno altre recensioni sarò ben felice di
proseguire
in questa avventura ^^
E poi mi fareste un super regalo dato che oggi è il mio
compleanno ;)
Un abbraccio e buon fine settimana,
Amy
|
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Capitolo 3 *** Memories ***
Memories
Il
pan di Spagna era pronto, aspettava solo
di essere farcito e decorato dalle abili mani del pasticcere. La panna
montata,
la marmellata di fragole, i frutti di bosco erano già pronti
sul piano di
lavoro della cucina.
Alzò un momento lo sguardo e lo diresse verso
il calendario attaccato alla parete.
'Fra qualche giorno sarà il compleanno di
Ryan. Come passa il tempo…’ constatò
mentre si perdeva nei ricordi…
“Cos’è
quell’aria triste? E’ successo
qualcosa a scuola?” domandò Kyle mentre guidava la
sua auto.
“No. E’ solo che tranne te nessuno si è
ricordato che oggi è il mio compleanno” rispose un
Ryan poco più che bambino
con aria triste.
“Oh, mi dispiace. Comunque vedrai che i
tuoi genitori non si sono dimenticati di te”
“Lo spero”
Kyle parcheggiò l’automobile nell’ampio
garage della villa e poco dopo lui e Ryan entrarono in casa. Tuttavia
non
trovarono nessuno ad attenderli all’ingresso o in corridoio.
L’espressione
sconsolata sul viso del biondino era sempre più evidente,
Kyle allora gli
appoggiò una mano su una spalla e lo condusse verso il
centro dell’abitazione.
Ryan spalancò gli occhi per la meraviglia: il salone era
addobbato con lunghi
festoni che esclamavano il suo nome e palloncini colorati che
adornavano pareti
e angoli del soffitto, due grandi tavoli pieni di cibi e bevande
troneggiavano
agli opposti della stanza e lussuosi divani e poltrone sembravano
pronti a
ospitare decine di invitati.
“Ma che…?”
“Buon compleanno, Ryan!” gridarono il
signore e la signora Shirogane facendo la loro entrata da
un’altra porta,
immediatamente seguiti da una miriade di parenti e ragazzini che
brandivano
pacchetti regalo. Ryan era incredulo: non se ne erano dimenticati, anzi, gli
avevano
organizzato una festa a sorpresa!
Kyle se ne stava in disparte a guardare il
biondino scatenarsi in giochi e balli con i suoi amici, sorrise, felice
che la
sorpresa fosse riuscita e che Ryan si stesse divertendo. I ragazzini
esultarono
tutti insieme all’arrivo della torta che Kyle aveva
appositamente preparato.
Memorabile fu l’attimo in cui, sportosi
troppo in avanti per spegnere le candeline, Ryan aveva finito per
affondare il
viso nella panna, suscitando risate generali. Nonostante si fosse fatto
tutto
rosso per la vergogna, Ryan rise insieme agli altri.
Quello era stato
uno dei momenti in cui
aveva visto l’amico davvero felice e amava ricordarsene
perché poi, qualche
anno dopo, era stato costretto ad affrontare la tragedia. Dopo la morte
dei
genitori, Kyle non aveva mai più visto Ryan sorridere in
maniera così allegra e spontanea
come il giorno di quel lontano compleanno. Stava pensando di
preparargli la
stessa torta che aveva ideato in quel giorno speciale, sperava che
così gli
avrebbe fatto tornare alla mente un piacevole ricordo e che, magari, le
sue
labbra si sarebbero piegate all’insù ancora una
volta. Ci sperava davvero.
“Che
brontolona, quella Strawberry!”
esclamò Ryan entrando in cucina e riportando Kyle alla
realtà. “Che c’è?”
“Niente”
rispose il pasticcere sorridendo,
nascondendo a Ryan quel lieve luccichio nei suoi occhi.
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
un’altra storia si conclude, stavolta
c’è il caro Kyle (l’ho sempre
trovato un personaggio adorabile^^) che ci mostra un ricordo
dell’infanzia di
Ryan, che cosa ne pensate? Grazie mille a chi ha letto e recensito i
primi due
capitoli, mi fa piacere che questa raccolta vi stia piacendo^^ Come di
consueto
voglio ringraziare chi l’ha inserita nelle preferite (Melody90, Sana96 e Yeah91), nelle
ricordate (Gely_9_5) e nelle seguite (black
rose92, Emmy_Nerisse
e
Sana96). Inoltre grazie mille a chi
ha recensito l’ultimo capitolo (black
rose92, Danya, la_bella_, Gely_9_5, Emmy_Nerisse
e
Sana96), siete adorabili e
spero che continuerete a seguirmi^^
Prima di salutarvi vi faccio una domanda: su chi sarà
incentrato il
prossimo capitolo? Tirate a indovinare ;)
Un abbraccio e alla prossima storia,
Amy
|
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Capitolo 4 *** Broken ***
Broken
Anche
se è durato poco, il tempo che ho trascorso con voi
è stato bellissimo.
Detto
così suonava come un addio. Ma no,
anche se lo fosse stato, Mina non ci avrebbe mai creduto. Pam non
poteva andare
a Hollywood, abbandonando le Mew Mew. Questo era inconcepibile. Eppure
le sue
parole erano state chiare…
Credo
che il mio posto non sia qui con voi.
Mina
si rifiutava di credere che Pam avesse
preso quella decisione. Pam, la sua
Pam, non l’avrebbe lasciata così, in balia del suo
destino. E’ vero, con lei
c’erano Strawberry, Lory e Paddy ma a lei non bastava, a lei
non importava.
Loro erano sue amiche e compagne ma Pam era molto di più.
Pam era sempre stata il suo idolo, l’unica
persona per cui provasse una vera ammirazione e ora che la conosceva ed
era sua
amica non poteva correre il rischio di perderla. Eppure la modella era
parsa
seria ed irremovibile.
Quelle sue parole l’avevano profondamente
ferita, perché non stava solo dicendo che lasciava la
squadra e il progetto
Mew, fra le righe aveva confessato di voler lasciare anche lei, dopo
tutto
quello che avevano passato insieme, dopo tutto l’affetto e
l’adorazione che
aveva mostrato nei suoi confronti, quello era il ringraziamento.
Dopo averlo adeguatamente zuccherato, Mina
si portò la tazzina di tè
bollente
alle labbra in un gesto leggero e
bene educato che si addiceva ad una raffinata signorina del suo rango,
soffiando impercettibilmente sulla superficie creando così
lievi increspature.
Nel liquido vedeva riflettersi i suoi occhi tristi e gonfi per le
lacrime
versate la notte prima.
Credeva che una cosa simile non sarebbe mai
accaduta, invece il peggiore dei suoi incubi si era avverato.
“Perché, Pam?” disse ad alta voce,
confondendo quel nome in un sospiro.
Il tè le scivolò in gola ma lei non
sembrò
riuscire a gustarlo, non quella volta.
Volse lo sguardo alla finestra del salotto
deserto. Gli alberi giù in giardino avrebbero presto
festeggiato la primavera
facendo nascere dai germogli tanti splendidi fiori. Di solito amava la
primavera,
soprattutto per l’allegro cinguettare degli uccellini, quel
dolce, spensierato
suono le aveva sempre donato pace ma in quel momento non provava nulla
di tutto
ciò e non le importava se stesse arrivando la primavera, per
lei era ancora
inverno inoltrato.
C’erano solo vuoto e silenzio, come se
qualcosa nel loro rapporto – suo e di Pam –
, nella sua vita, si fosse irrimediabilmente spezzato.
Distrattamente, fece per posare la tazzina
sul piattino ma, senza che se ne rendesse conto, quella le
scivolò via dalle
mani e si riversò sul pavimento, rompendosi in pezzi di
varie dimensioni. Il
rumore della porcellana che s’infranse sul pavimento
sembrò finalmente riuscire
a scuotere Mina.
Si accovacciò per raccogliere i cocci ma si
ferì con una piccola scheggia che provocò una
lieve fuoriuscita di sangue dalla
sua mano.
Spezzato.
Come la tazzina, come il suo cuore
adorante.
Fu solo in quel momento però che Mina si
risvegliò da quello stato penoso in cui era ridotta. Si
alzò in piedi
nonostante si sentisse debole, come sorretta da una nuova forza,
strinse il
medaglione da Mew Mew in una mano e un fuoco si accese nei suoi occhi,
iniziando a ardere man mano che la sua determinazione si faceva
più forte.
‘Se hai preso questa decisione io non posso
far altro che rispettarla, Pam. Ma sono una combattente il cui compito
è
proteggere l’umanità e, per quanto la
realtà sia dura, io devo andare avanti e
continuare a lottare insieme alle altre, le sole vere amiche che mi
restano’
Uscì di casa senza nemmeno curarsi di
informare la sua governante o di infilare il cappotto,
superò il cancello e
corse in strada come una furia, decisa a non fermarsi finché
non l’avesse
trovata. A quel punto l’avrebbe sfidata.
Pam doveva dirglielo in faccia, guardandola
negli occhi, se ne avesse avuto il coraggio. Doveva dirle che se ne
andava, che
abbandonava davvero tutto, che la lasciava in balia di tutto. Doveva
dirle che
non le importava più nulla della Terra, delle Mew Mew, di
lei. Avrebbe
accettato tutto, se ne sarebbe fatta una ragione, ma voleva sentirle
quelle
parole, voleva che uscissero dalle sue labbra. Voleva che fosse sincera
prima
di andarsene definitivamente, anzi lo
pretendeva perché, dopo tutto quello che le aveva
legate, Pam glielo
doveva. E se quello era un addio, Mina voleva che fosse un vero addio,
in cui
Pam non sarebbe stata più così vaga e taciturna,
ma sincera e onesta. E, se per
tirarle fuori quelle parole di bocca, per indurla a dire la
verità, avrebbe
dovuto combattere contro la persona a lei più cara, di certo
l’avrebbe
affrontata con coraggio, impegnandosi al massimo e non si sarebbe
tirata
indietro.
Così le avrebbe dimostrato che lei – loro
Mew Mew, in realtà – aveva i requisiti per
difendere la
Terra e i suoi abitanti, che
non era una frignona ed era abbastanza forte da portare a termine il
suo
compito anche senza stare appiccicata a Mew Pam come fosse la sua ombra. Sì, non
vedeva l’ora di
fronteggiarla e dimostrarle il suo reale valore, rimasto nascosto dentro
di lei
fino a quel momento. Le avrebbe fatto capire che non ci si mette contro
Mew
Mina.
‘Non sarei mai voluta arrivare a questo ma
l’hai voluto tu. Se hai davvero scelto di tradirci e di stare
dalla parte degli
alieni, allora ti fronteggerò come una nemica. Aspettami,
Pam Fujiwara!’
L’angolo di Amy
Ciao gente,
questo capitolo è
dedicato a Mina e vuole rappresentare le sue emozioni dopo
l’apparente
abbandono delle Mew Mew da parte di Pam, evento che la segna
notevolmente, non
solo in negativo ma soprattutto in positivo, aiutandola a crescere e a
diventare più forte e coraggiosa di quanto non fosse prima,
come vi sembra?
Prima di passare ai
ringraziamenti vorrei giusto precisare una cosa: ho eliminato la voce
‘flashfic’ dagli avvertimenti per il semplice fatto
che mi sono accorta di aver
ecceduto un po’ con il numero di parole utilizzate
già per la storia
precedente, volevo provare a mettermi alla prova ma, a quanto pare, la
mia
voglia di scrivere non vuole sentire limiti e costrizioni
così ho pensato di
modificare questa caratteristica della raccolta. Certo i componimenti
rimarranno brevi, non aspettatevi storie lunghe qui perché
questi capitoli
hanno il semplice scopo di raccontare momenti di vita dei personaggi e
non
vicende o episodi interi, ma non saranno strettamente limitati alle
sole
cinquecento parole. Che ne dite, va un po’ meglio? ^^
Come sempre vorrei
ringraziare tutte coloro che in qualche modo seguono questa raccolta,
un grazie
speciale però va a chi ha il buon cuore di recensire quindi
grazie a black rose92,
Danya, Gely_9_5, Euterpe_12 e Emmy_Nerisse per avermi
lasciato le vostre impressioni sul capitolo tre^^ Se poi
chi non avesse ancora recensito volesse farsi avanti ne sarei felice,
sono
buona, non mordo ;)
Ultimissima cosa: so
che molte di voi come me sono appassionate della coppia Ghish x
Strawberry, a tal
proposito ho pubblicato You're my koneko-chan
una one-shot a
loro dedicata e mi farebbe piacere se
voleste dirmi cosa ne pensate^^
Anche per stavolta è
tutto, alla prossima storia!
Un abbraccio,
Amy
|
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Capitolo 5 *** A nice game ***
A
nice game
Uscita
dal supermercato, Paddy si
apprestava a tornare a casa dai suoi fratelli. Aveva appena fatto la
spesa,
infatti teneva fra le mani un paio di buste dall’aria pesante.
‘Stasera preparerò una cenetta coi fiocchi,
i miei fratellini si leccheranno i baffi’ pensò,
compiaciuta.
Accelerò il passo, ansiosa di tornare a
casa per giocare un po’ con loro. Arrivata davanti alla porta
fece per aprirla
con le chiavi ma…
“Che ci fai in giro a quest’ora?”
domandò
una voce alle sue spalle.
Paddy si voltò, per nulla sorpresa - sapeva già a chi
apparteneva.
“Tart!” esclamò.
“Già, mi annoiavo così ho pensato di
fare
un salto. Preparati a combattere, scimmietta!” e
così dicendo sollevò in alto
le sue bolas.
“Ma allora sei venuto a trovarmi, come sei
carino, Taru Taru!” fece lei, per nulla intimorita.
Tart per poco non cadde sull’asfalto.
“Ma insomma, mi ascolti? Ho detto che devi
preparati a combattere, non sono venuto per una visita di
cortesia!”sbraitò,
rosso in viso.
La ragazzina però non lo ascoltava, aveva
adagiato le buste sulla porta ed era corsa nella sua direzione, quindi
aveva
spiccato un balzo e, raggiuntolo, aveva abbracciato l’alieno.
Tart, colto alla sprovvista, non riuscì ad
evitare il contatto con lei e divenne così rosso da far
invidia ai capelli di
Strawberry. Paddy lo trascinò giù con
sé senza smettere di tenere le braccia
allacciate attorno al suo collo.
“Vuoi lasciarmi andare? Odio queste
smancerie!” protestò un attimo dopo, cercando di
scrollarsela di dosso.
“Non essere timido, siamo amici, no? E abbracciarsi
è più che naturale!” disse,
rifiutandosi di mollare la presa.
“Ma io non sono tuo amico, lasciami
andare!”
“Ehi, ma cos’è tutto questo
chiasso?” chiese
uno dei fratellini di Paddy, sbucando fuori dalla porta di casa.
“Paddy è tornata!” fece un altro.
“Ma chi è quello?” chiese un altro
ancora.
“No bambini, rientrate, potrebbe essere
pericoloso” disse la ragazzina una volta che li ebbe notati.
I fratellini, stupiti dalla scena, non si
mossero ma Heicha, la più piccola, corse accanto a Paddy e
fissò Tart, piena di
curiosità.
L’alieno smise di divincolarsi dalla presa
di Paddy e fissò la bimba a sua volta.
Heicha alzò le piccole mani e toccò le
orecchie di Tart, prima piano, poi tirandole.
“Che carine, anch’io vorrei delle orecchie
così!” esclamò, sorridendo.
“Ma come ti permetti? Lasciami subito le orecchie, mocciosa!” gridò
Tart.
La bimba smise di sorridere e i suoi occhi
si riempirono di lacrime.
Paddy lasciò andare Tart, abbracciò la
bimba e lo guardò torva.
“Vergognati, hai fatto piangere Heicha!” lo
sgridò, assumendo un tono di voce severo.
“Sì, vergognati!” incalzarono in coro
anche
gli altri bambini.
“Speravo di poter combattere e invece mi
ritrovo circondato da un’orda di mocciosi!”
gridò, massaggiandosi le orecchie
doloranti.
“Ehi, non parlare così dei miei
fratelli!”
rispose a tono Paddy.
“Beh,
me ne vado, non ho niente da fare qui” fece, voltando loro le
spalle.
“No, aspetta”
Tart si voltò al suo di quella vocina.
“Che vuoi?”
Ma si pentì subito dopo di quella risposta
scorbutica perché Heicha, che era sfuggita alle braccia di
Paddy, gli si era nuovamente
avvicinata e gli sorrideva. Si asciugò le lacrime dagli
occhi con le mani e ne
alzò una verso di lui con fare amichevole.
“Io mi chiamo Heicha, piacere di
conoscerti” disse dolcemente, rivolgendogli un sorriso sempre
più largo. “Ti
andrebbe di giocare con me?”
“Eh? Ma per chi mi hai preso? Non sono un
bambino!” rispose.
“Beh, l’hai fatta piangere, come minimo
devi accontentarla” disse Paddy.
“Non dire sciocchezze!”
“Ti prego…” supplicò la
piccola,
prendendogli la mano. “Solo per un pochino”
Gli occhi speranzosi di Heicha lo fecero
desistere dal suo intento di andarsene. Quanto a persuasione su di lui
riusciva
ad esercitare lo stesso potere della sorella maggiore.
“D’accordo, ma solo un gioco, poi me ne
andrò” precisò.
“Sì, che bello!” gridò la
bimba
saltellando.
“Bravo, Taru Taru!” esclamò Paddy, subito
seguita dal coro dei fratelli: “Taru Taru gioca con noi, Taru
Taru gioca con
noi!”
“Giocherò con voi ma non chiamatemi più
così!”
“Comunque bambini, lui è Tart. E’ un mio
caro amico e potrete giocare con lui e le sue buffe orecchie ma non
fategli
male, okay?” disse loro.
“Eh? No, le mie orecchie non si toccano!”
protestò.
“Io sono Hanacha, ciao Tart” si presentò
uno dei bambini, avvicinandosi.
“Invece io mi chiamo Chincha”
“E poi ci siamo noi: Lucha e Honcha”
Solo a guardare i loro visetti radiosi,
Tart si sentì investire dalla voglia irrefrenabile di
giocare, anche se fece di
tutto per non darlo a vedere.
“Bene, adesso che ci conosciamo andiamo a
giocare e oggi decido io!” ordinò la piccola
Heicha.
“Entriamo in casa prima” fece Paddy,
prendendo in mano le buste della spesa. I bambini ubbidirono e corsero
dentro.
Tart li imitò ma non senza una punta di timidezza. Non era
mai stato a casa di
Paddy e l’idea lo rendeva nervoso.
“Sistemiamo la spesa, nel frattempo Heicha
deciderà a che gioco vuol giocare”
comunicò Paddy, chiudendo la porta
d’ingresso e dirigendosi in cucina.
Tart, non sapendo cosa fare, rimase in
soggiorno con Heicha. La bimba lo guardava fisso e aveva
un’aria pensierosa che
presto lasciò spazio ad un sorriso furbo, doveva aver avuto
una bella idea.
“Hanacha,
Chincha, Lucha e Honcha, venite qui!”
chiamò poi,
confabulando sottovoce con i fratelli per dare loro disposizioni.
Paddy e Tart si guardarono perplessi.
“Allora, avete capito?” chiese dopo un paio
di minuti.
“Sì!” risposero in coro.
“Cominciamo allora” ordinò.
A quel punto i bambini si sparsero per la
casa: Chincha e Honcha presero un confuso Tart per mano e lo portarono
nella
loro stanza mentre Lucha e Hanacha si guardarono intorno in cerca di
chissà
cosa.
“Ma che intenzioni avete?” chiese Paddy.
“Questo gioco ti piacerà sorellina, fidati.
Andiamo in camera tua, adesso” rispose Heicha che aveva ancora
il sorrisino
furbo dipinto sulle labbra.
Paddy seguì la piccola e sperò che non
avesse in mente di mettere a soqquadro la casa.
“Ascolta, per prima cosa devi toglierti
quei vestiti che hai addosso e cambiarti”
“Cos’hanno che non va?”
“Io decido tutte le regole del gioco, oggi
sono il capo” le ricordò Heicha mentre apriva
l’armadio. “Quindi fa’ come ti
dico”
Paddy allora indossò quello che la bimba le
porse: una canottiera e una gonna color panna. Dopodiché le
arrotolò intorno al
corpo una serie di lenzuoli puliti e nastrini bianchi per creare una
specie di
abito. Le fece indossare anche un paio di ballerine dello stesso colore
con la
scusa che fossero nuove di zecca e che quindi potesse camminarci dentro
casa.
Le sistemò una tendina bianca sulla testa a mo’ di
velo e la costrinse a
infilarsi una serie di gioielli giocattolo. Le spruzzò un
po’ di profumo sul
collo e poi la guardò un momento.
“Okay, sei bellissima” sentenziò con
soddisfazione. “Tieni questo e possiamo andare”
Paddy si ritrovò fra le mani un mazzetto di
fiori finti che la sorellina aveva sicuramente preso dal soggiorno e
aveva
avvolto in un fazzoletto di stoffa. Heicha intanto aveva aperto la
porta e
aveva urlato: “Tutti pronti, arriva la sposa!”
“Sposa?” domandò Paddy.
“Sì sì, andiamo!”
pigolò la bimba, mettendosi
sottobraccio.
I bambini iniziarono a cantare, mimando con
la voce il suono di una marcia nuziale.
Un lenzuolo era stato steso sul tavolo del
soggiorno, adibito ad altare, e sopra c’era un libro aperto a
caso che doveva
simboleggiare la Bibbia. Hanacha aveva
indossato una camicia bianca di suo
padre e recitava il ruolo del sacerdote, Lucha gli stava vicino e
reggeva un
cuscino tra le mani. Chincha e Honcha invece si erano seduti su altri
cuscini
ai lati del tavolo. Tart stava in piedi davanti al tavolo, i capelli
sciolti
gli ricadevano sulle spalle facendolo sembrare più grande,
indosso aveva una
elegante giacca cinese del padre di Paddy, nera e dagli alamari
argentati. A
Paddy fece un certo effetto vederlo così.
Una volta arrivate vicino a Tart, Heicha
affidò al ragazzino la mano di Paddy e
andò a sedersi vicino a Chincha. Hanacha si
schiarì la voce per attirare
l’attenzione su di sé.
“Siamo qui riuniti per celebrare il
matrimonio di nostra sorella Paddy e del nostro nuovo amico
Tart” iniziò,
sfoggiando un tono solenne.
Paddy guardò Tart di sottecchi, era
arrossito e gli si leggeva un’espressione contrariata in
viso.
“Vuoi tu, Paddy, prendere come tuo sposo
Tart?” chiese.
La ragazzina era felicissima, anche se era
un gioco, l’idea di sposarsi con l’alieno era il
suo più grande sogno. Anche se
con molto imbarazzo, non esitò a rispondere:
“Sì, lo voglio”
“E vuoi tu, Tart, prendere in sposa la qui
presente Paddy?”
La biondina si voltò verso di lui e notò
che non sembrava d’accordo. Cercò il suo sguardo,
sperando così di convincerlo
a desistere. E ci riuscì. Tart considerava quel gioco
sciocco e imbarazzante ma
l’espressione implorante di Paddy e quella trepidante e piena
di speranza di
Heicha ancora una volta lo spinsero a proseguire. Non che non gli
piacesse
l’idea di fingere di sposarla ma non voleva assolutamente
darlo a vedere.
“Sì, lo voglio” si decise a dire.
“Lucha, gli anelli” fece Hanacha.
Lucha allora avvicinò il cuscino che aveva
in mano a Paddy. Su di esso erano stati posti due anelli di plastica
dorata di
Heicha, uno recava sulla sommità uno smeraldo piccolo e
tondo mentre l’altro
aveva un grande rubino a forma di cuore. Il bimbo le indicò
il primo anello e
Paddy lo prese. Si voltò verso Tart e gli prese la mano,
quindi infilò l’anello
al suo anulare.
“Con questo anello io ti sposo”
improvvisò.
“Tocca a te” sussurrò Lucha,
rivolgendosi a
Tart e passandogli l’anello rimasto sul cuscino.
L’alieno deglutì ma non si tirò
indietro,
ormai stava giocando e doveva portare il gioco a termine per poter
uscire da
quella situazione piacevole ma allo stesso tempo imbarazzante.
Infilò l’anello
al dito della Mew Mew e ripeté le sue parole con fare
sbrigativo: “Con questo
anello io ti sposo”
“Testimoni, avete ascoltato?” chiese
Hanacha e, dopo che ebbero annuito, continuò: “Vi
dichiaro marito e moglie.
Tart, puoi baciare la sposa”
Tart si bloccò, quella parte non l’aveva
prevista. Paddy lo guardò, nei suoi
occhi si poteva
scorgere una certa impazienza. Era un gioco, eppure perché
si sentiva così
felice? Perché le batteva così forte il cuore?
Perché non vedeva l’ora di
ricevere quel bacio? Strinse il bouquet di fiori finti al petto e
attese una reazione
da parte dell’alieno.
Tart capì che non poteva tirarsi indietro
così le prese il viso fra le mani e appoggiò le
labbra sulla bocca di Paddy,
donandole un casto bacio. Il primo per entrambi.
“Evviva gli sposi, evviva!” gridò Heicha
seguita a ruota dai fratelli.
Paddy, che aveva chiuso gli occhi, li aprì
e incrociò ancora lo sguardo di Tart. Anche lui era
rossissimo in volto ma la
vista del sorriso sulle labbra di lei lo contagiò,
facendogli spuntare un
sorriso beffardo. Si erano baciati. I loro cuori battevano ormai
all’impazzata,
neanche si stessero sposando davvero!
“I fiori Paddy, i fiori!” le ricordò la
bambina, tirandole la gonna.
Paddy allora si voltò e tirò il bouquet
che, naturalmente, venne prontamente afferrato dalle mani di Heicha.
“Beh, adesso devo andare…” fece Tart
qualche minuto dopo, togliendosi la giacca.
“Come? Di già? Dai, rimani ancora un
po’!”
fecero i bambini, delusi.
“Non insistete bambini, Tart ha da fare”
cercò di spiegare loro Paddy.
“E’ stato divertente giocare con te,
tornerai a trovarci, vero Taru Taru?” chiese Heicha.
Aveva le stesse espressioni di sua sorella
e riusciva a persuaderlo con niente. Come avrebbe potuto dirle di no?
“Certo, piccola”
Salutò i bambini e si avviò alla porta.
Paddy gli andò dietro mentre i fratellini e la sorellina ripresero a giocare in
soggiorno.
“Grazie per essere rimasto, li hai fatti
contenti, soprattutto Heicha” disse.
“Beh, figurati…”
“Ci farebbe davvero piacere se tornassi”
“Paddy, dimentichi che siamo nemici”
La biondina scosse la testa.
“Non mi importa, qualsiasi cosa accada tu
sarai sempre mio amico!”
L’aveva detto con determinazione, chiudendo
gli occhi e stringendo i pugni.
Tart arrossì di nuovo e sorrise.
“Allora verrò a trovarvi ancora.
Buonanotte, scimmietta” sussurrò, sfiorandole i
capelli e poi una guancia con
la mano.
Quando Paddy riaprì gli occhi l’alieno era
già svanito nel nulla.
“Buonanotte, Taru Taru” sussurrò,
chiudendo
la porta.
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
questo capitolo mi
piace ma non so perché non mi convince fino in fondo, voi
che ne dite, ho fatto
bene a pubblicarlo? Vi è piaciuto? Da piccola quello del
matrimonio era uno dei
giochi che facevo più spesso con la mia amichetta e
così ho pensato che potesse
essere una buona idea dare a Heicha la possibilità di poter
giocare con due
sposini in carne e ossa e che sposini carini ^^ Piccolo appunto: i nomi
dei
fratelli sono quelli originali, li ho dovuti cercare in rete
perché mentre
scrivevo mi sono accorta di non ricordarli XD
Grazie mille a chi
segue questa raccolta, in particolare grazie a chi ha recensito il
capitolo
precedente, ossia Sana96, black rose92, Danya, Emmy_Nerisse, la_bella_ e Gely_ 9_5, sono felice abbiate apprezzato la
storia dedicata a Mina ^_^
Vi informo anche che
per un po’ è molto probabile che non
potrò aggiornare perché potrò
connettermi
qui su EFP solo via telefono per recensire le storie che seguo. Spero
che
continuerete comunque a sostenermi, non mancherò a lungo,
promesso ^^
Un abbraccio e buona
Pasqua a tutte,
Amy
|
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Capitolo 6 *** Birthday party ***
Birthday
party
“Allora, è
tutto chiaro?” domandò Kyle,
concludendo un discorso.
Per tutta risposta le ragazze annuirono,
ciascuna ormai cosciente di quale fosse il proprio compito e di come
avrebbe
dovuto eseguirlo per la perfetta riuscita del piano. Ma quella volta
non si
trattava di preparare un attacco da sferrare contro i loro nemici
alieni, bensì
di qualcos’altro che, comunque, era ugualmente della
‘massima importanza’ –
queste le parole di Kyle prima di illustrare alle cinque dipendenti del
locale
il suo piano.
Mancavano due giorni al compleanno di Ryan
e Kyle, suo migliore amico e quasi fratello maggiore, voleva
preparargli una
festa a sorpresa e, per farlo, aveva radunato le ragazze in cucina,
approfittando di un periodo di assenza del biondino, uscito dal locale,
e aveva
chiesto loro di dargli una mano. Le cinque si erano dimostrate
più che
entusiaste della cosa e non vedevano l’ora di incominciare
– incredibilmente
anche la posata Mina sembrò approvare la proposta di Kyle. Certo non
avevano molto tempo
a disposizione, sapevano che avrebbero dovuto rimboccarsi le maniche se
volevano che la festa riuscisse come Kyle sperava e l’ultima
cosa che volevano
era deludere le sue aspettative, oltretutto erano convinte che Ryan,
nonostante
il suo caratterino, meritasse un po’ di serenità
– erano infatti a conoscenza
del suo triste passato.
Lory e Paddy avevano il compito di fare la
spesa e di acquistare tutto l’occorrente per la festa mentre
Strawberry e Mina
si sarebbero dovute occupare della preparazione del locale, pulendo e
spostando
tavoli e sedie dove aveva stabilito Kyle. A Pam, invece, spettavano ben
due
compiti: innanzitutto doveva contattare un famoso deejay
suo amico e poi, cosa più importante, doveva tenere Ryan
lontano dal locale fino all’orario prestabilito. Kyle,
infine, doveva occuparsi
di preparare la torta e tutte le vivande che avrebbero imbandito i
tavoli.
Le prime
quattro ragazze si presentarono al
Café puntuali –
sì, anche
Strawberry –,
si cambiarono ed aprirono
il locale normalmente. Doveva sembrare una regolare giornata di lavoro
agli
occhi di Ryan. Poco tempo dopo arrivò anche Pam.
“Buongiorno” salutò.
“Buongiorno, Pam” risposero le sue amiche di
rimando.
“Mi sorprende che per una volta sia
arrivata tu in ritardo anziché Strawberry ma, visto che non
è mai successo
prima, per stavolta chiuderò un occhio ma che non si
ripeta” l’ammonì il
biondino, fingendo di non vedere le occhiate minacciose della rossa.
“A dire il vero avrei bisogno di te oggi,
Ryan”
Il ragazzo alzò un sopracciglio con
perplessità.
“Bisogno di me? Cosa intendi?”
“Vieni con me e lo saprai” rispose,
indicandogli la porta del locale.
Ryan non capì cos’avesse in mente Pam
così
decise di uscire con lei dal Café
per
vedere di capirci qualcosa. Trovò l’automobile e
l’autista di Mina.
“Beh?” la guardò, aspettando che gli
desse
spiegazioni.
“Sali” rispose lei.
“No Pam, non salgo se prima non mi spieghi
perché dovrei farlo” stava cominciando ad
innervosirsi, tutto quel mistero non
gli piaceva, anzi, gli dava enormemente fastidio.
“Non hai nulla di cui preoccuparti, capirai
tutto a tempo debito” lo rassicurò la ragazza.
"Voglio capire adesso!”
Kyle uscì dal locale proprio in quel
momento.
“Che succede?” chiese.
“Pam vorrebbe che salissi su questa
macchina ma non vuole dirmi il perché”
spiegò.
“Beh, evidentemente avrebbe piacere a
passare del tempo con te” gli disse mentre la ragazza si
apprestava a salire
sull’automobile.
“Se è così perché non me
l’ha detto subito
invece di fare tanto mistero?”
“Non saprei, Ryan. Però credo che
dall’insistenza usata ci terrebbe davvero. Perché
non l’accontenti, cosa ti
costa?”
“Andiamo, facciamo solo un giro” intervenne
Pam, sporgendosi dal finestrino.
“Ti ricordo che dovresti essere al lavoro”
“Sì ma Kyle mi ha concesso la giornata
libera”
“E’ vero, ha detto che era importante si
assentasse oggi, così gliel’ho concessa”
Ryan era allibito: da quando in qua Kyle
prendeva certe iniziative senza prima consultarlo?
“Sei sempre rinchiuso qui con me, uscire un
po’ non ti farà male, anzi!” lo
incoraggiò l’amico, dandogli una pacca sulla
spalla.
Ryan rifletté un momento prima di
rispondere.
“D’accordo” disse alla fine, arrendendosi
all’insistenza dei due.
“Buona passeggiata” li salutò Kyle.
Salì in macchina, sedendosi vicino alla
ragazza. Subito dopo l’autista mise in moto.
“Dove desidera che porti lei e il suo
ospite, signorina?” domandò l’uomo.
“Per cominciare, direi di fare un bel giro
panoramico” rispose.
Vedendoli allontanarsi Kyle rientrò nel
locale e girò il cartello affisso alla porta, cambiando la
scritta da aperto a chiuso.
“L’avevo detto io che non sarebbe stato
facile allontanarlo, di sicuro sospetta qualcosa” disse Paddy.
“Era alquanto sospettoso ma sono riuscito a
convincerlo alla fine” fece Kyle, chiudendosi la porta alle
spalle.
“Io invece ero sicurissima che il piano
avrebbe funzionato, nessuno rifiuterebbe di uscire con la mia
Pam” affermò
Mina, giungendo le mani con aria sognante.
“Beh, l’importante è che il festeggiato
sarà impegnato per un bel po’, così
avremmo tutto il tempo di preparare la
festa” disse Strawberry.
“Hai ragione, dobbiamo cominciare subito,
c’è così tanto da fare!”
esclamò Lory dando un’occhiata
all’orologio appeso a
una delle pareti.
“Allora io vado in cucina, voi sapete già
cosa fare”
“Sì, Kyle. Mew Mew in azione!”
“Ma Strawberry, non stiamo combattendo i
nemici…” le fece notare Lory.
“Lo so ma è pur sempre una sfida e poi
morivo dalla voglia di dirlo!”
Kyle sorrise vedendo le ragazze così
affiatate, sapeva che avrebbero fatto del loro meglio.
Un
paio d’ore più tardi…
“Ecco i vostri
caffè italiani” disse una
cameriera posando due tazzine sul tavolino.
“Grazie” rispose Pam, prendendo la sua.
Zuccherarono il caffè e ne gustarono in
silenzio il sapore intenso, finché Ryan non si decise a
rivolgerle la parola.
“Sii sincera, non hai voluto che venissi
con te per fare una passeggiata e prendere un caffè, non
è vero?”
“E perché non dovrebbe? Cosa
c’è di strano
se due amici escono insieme?”
“Niente ma qualcosa mi dice che non è
questa la ragione, c’è dell’altro. Ne
sono certo e vorrei che, se così fosse,
me lo dicessi”
“Ryan, Ryan. Perché così sospettoso
oggi?”
“Perché non ti sei mai comportata così.
Dimmi la verità”
“Vuoi la verità, eh?”
“Già”
“D’accordo” fece una pausa. “Il
motivo per
cui ho voluto che venissi con me è…”
Il suo cellulare squillò proprio in
quell’istante, rispose e in meno di un minuto
terminò la chiamata.
“Stavo dicendo che ho voluto venissi con me
perché devo fare un po’ di spese e ho bisogno di
un gentiluomo che mi porti le
buste” spiegò semplicemente e senza alcuna
esitazione.
Ryan non credeva alle sue orecchie. Era
davvero quello il motivo?
“Direi che è ora di andare” fece la
modella, alzandosi.
“Perché proprio io? Hai l’autista a
disposizione!” sbottò, indignato.
“Non diamo spettacolo”
l’apostrofò.
“Comunque è un’autista, non un
factotum”
“Beh, nemmeno io! Potevi chiedere alle
ragazze, Mina sarebbe stata entusiasta”
“Ma questo è un lavoro da uomini e poi
erano troppo impegnate con il lavoro, Kyle non gli avrebbe concesso un
giorno
di permesso solo per accompagnarmi. Comunque non essere così
scontroso, ormai
ci sei, non puoi tirarti indietro”
Già, non poteva, doveva proprio
rassegnarsi.
Sbuffò sonoramente e la seguì fuori dal
locale.
Intanto
al Café Mew Mew…
“Mina,
c’è ancora molto da fare, potresti
darmi una mano invece di startene lì impalata? Ti ricordo
che l’ora del tè è
passata!” gridò Strawberry, visibilmente
infastidita del comportamento
dell’amica.
“Per tua informazione ho già addobbato una
parete con festoni e palloncini” rispose.
“Ti ricordo che ce ne sono altre tre
e il tempo vola, se non ti metti a
lavorare seriamente non faremo in tempo prima che tornino Pam e
Ryan!”
“Oh, mi ero dimenticata che Pam torna alle
otto, devo sbrigarmi!”
‘Fortuna che ho nominato Pam, altrimenti
avrebbe continuato a poltrire su quella sedia per tutto il
tempo!’ pensò la
rossa.
“Paddy no, fermati! Rischi di far cadere i
piatti così!” urlò Lory correndo dietro
alla bambina che, imperterrita,
continuava a camminare sul suo pallone facendo volteggiare in aria i
piatti.
“Non preoccuparti Lory, sto provando un
nuovo numero, lascerò Ryan a bocca aperta”
“Ci lascerai a bocca asciutta ma,
soprattutto, ti farai male se non scendi subito!”
“Ma no, cosa dici? Non vedi come sto
perfettamente in equilibr…”
“Oh, no!” esclamò vedendola cadere sul
pavimento con un tonfo.
Lory raggiunse Paddy in un attimo e l’aiutò
a rialzarsi.
“Tutto bene?”
“Sì”
“Sei sempre la solita, ti avevo detto di
fare attenzione”
“Sono scivolata”
“L’importante è che non ti sia fatta
male,
su aiutami a ripulire adesso”
“Ragazze, cos’è successo?”
domandò Kyle,
facendo capolino dalla cucina.
“Non è successo niente di grave, dimmi solo
che stai preparando altre tartine…” rispose
prontamente la più giovane del
gruppo.
“Certamente” la rassicurò, vedendo che
si
affrettava a pulire il pavimento dalla salsa.
“Tu credi che ce la faremo?” gli domandò
un
attimo dopo Strawberry, avvicinandosi.
“Ne sono sicuro” rispose il pasticcere –
che per l’occasione era diventato anche cuoco.
“E da dove arriva tanta sicurezza?”
“Semplice: mi fido di voi”
Quelle parole caricarono così positivamente
la ragazza da farle raddoppiare il ritmo e da aiutarla a coinvolgere
ancora di
più le sue amiche. Paddy posò sui tavolini tutto
ciò che Kyle preparava ma, per
una volta, lo fece diligentemente così Lory, non dovendo
più pulire, poté
aiutarla. Mina riuscì a collaborare con Strawberry senza
bisticciare,
passandole nastri, festoni e palloncini.
“A che punto siete?” chiese Kyle qualche
tempo dopo.
“Praticamente abbiamo finito. E tu?”
domandò Strawberry scendendo da una sedia.
“Ho preparato tutto quello che Lory e Paddy
hanno comprato”
“E la torta?”
“Tra poco sarà pronta”
“Ehi, c’è un problema: dove appendiamo
questo festone? Ormai non c’è più
spazio” avvertì Mina.
“Non preoccupatevi ragazze, basterà
metterlo più in alto. Mina, dallo pure a me”
Preso il festone dalle mani della ragazza,
Kyle salì a sua volta su una sedia e lo appese al di sopra
degli altri, in modo
che fosse ben visibile. Era stato fatto a mano dai fratellini di Paddy
e
diceva: Sorpresa! Buon compleanno Ryan.
“Perfetto!” esclamarono le ragazze quasi in
coro.
“A che ora dovrebbe venire il deejay?”
chiese.
Fu Mina a rispondere: “Stando a quanto mi ha
detto prima Pam, sarà qui a momenti”
“Bene, ditegli di sistemare l’attrezzatura
lì, okay? Io vado a vedere a che punto è la
torta. Quando finite andatevi pure
a preparare”
Ma
torniamo da Ryan e Pam…
“Oh,
che peccato” disse la modella. “Ho
dimenticato le altre carte di credito, credo che per oggi
dovrò accontentarmi”
“Accontentarti?! Sono due ore - dico due
ore - che
mi stai scarrozzando da un negozio
all’altro e ancora non ti sei stancata di
comprare?” Ryan era sconvolto. Come
potevano le donne essere così assurde?
“L’autista sarà qui a momenti, fra poco
potrai posare tutti i pacchi e le buste nel bagagliaio” lo
rassicurò lei,
trattenendo a stento una risatina.
Poco dopo infatti una macchina si fermò
davanti a loro e salirono a bordo.
“Dove desidera che vi porti, signorina?”
chiese l’autista.
“Al Café
Mew Mew” ribatté Ryan secco.
“Sì, direi che è ora di
tornare” concordò
Pam.
Un po’ di tempo dopo si trovarono davanti
al locale. Pam salutò l’autista, dicendogli che
poi lo avrebbe richiamato e
seguì Ryan.
“Possibile che Kyle sia uscito senza
nemmeno avvisarmi?” si chiese il biondino parlando ad alta
voce, tirando fuori
da una tasca la chiave di riserva. “E’ strano che
sia tutto spento”
“Forse c’era poca gente oggi e così
hanno
chiuso prima” suggerì la ragazza.
"Sì ma Kyle mi avrebbe senz'altro avvertito... che strano"
Aprirono la porta ed entrarono. Il locale
era immerso nel buio e nel silenzio, Ryan
mosse qualche passo e toccò
l’interruttore della luce, quando…
“Sorpresaaaaaaaaa!”
fu il grido
collettivo che lo accolse
cui si aggiunse anche Pam.
Ryan rimase a bocca aperta: una festa di
compleanno a sorpresa per lui.
Erano
passati anni e anni dall’ultima.
Kyle e le ragazze lo guardarono sorridenti,
attendendo una sua qualche reazione.
“Io… non so cosa dire…”
balbettò.
“Non serve tu dica nulla, goditi la festa”
rispose prontamente Kyle.
“Allora era per questo” disse poi voltandosi
verso Pam che lo guardava con un sorrisetto beffardo.
“Proprio così” ammise. Un momento dopo
si
rivolse al deejay:
“Makoto, facci
ballare”
E in pochi istanti partì la musica. Ryan
sorrise guardandosi attorno, osservando con quanta cura era stato
preparato
tutto nei dettagli, quanta dedizione Kyle e le ragazze avevano messo
per
preparare quella sorpresa. Si sentì sinceramente commosso ma
si sforzò di
mostrarlo con un sorriso sempre più ampio anziché
con occhi lucidi.
Ballò con Pam che voleva scusarsi per
essersi approfittata di lui per tutto il pomeriggio mentre una graziosa
Mina -
che voleva, a tutti i costi, emulare le azioni del suo idolo
perché desiderava
eguagliarne l’eleganza – accettò
volentieri la proposta di Kyle. Paddy, che non
aveva a disposizione un cavaliere della sua età,
approfittò del fatto che Lory
era sola e che Strawberry stesse svuotando uno dei tavolini dei dolci
per
ballare a turno con entrambe.
La serata trascorse piacevolmente e tutti
si divertirono molto, Kyle era davvero soddisfatto della riuscita della
festa e
non poteva che ringraziare le ragazze. La torta non solo era
splendida da
vedere ma anche eccezionalmente buona, piacque proprio a tutti. Ryan e
Pam
furono gli unici a cogliere il messaggio nascosto che Kyle aveva
riportato in
inglese sugli strati della torta. La
guerra e il dolore finiranno e il sole tornerà a splendere. Ryan
annuì, era
quello che più sperava in vita sua, era stanco di star male,
voleva tornare a
vivere e a sorridere.
“Che fai qui da solo?” gli domandò
Strawberry, uscendo dal locale.
“Niente, prendevo una boccata d’aria,
dentro fa caldo” spiegò.
“E’ vero ma non stare qui troppo a lungo,
è
la tua festa d’altronde” gli diede una pacca su una
spalla e gli sorrise.
“Strawberry, ti andrebbe di ballare?” si
decise a chiederle, vedendo solo in quel momento quanto fosse bella
quella sera
nel suo vestito rosa cipria.
“Certo” rispose lei con un sorriso.
Appoggiò la propria mano su quella di Ryan
e rientrarono insieme. Proprio in quel momento iniziò un
lento e i due
iniziarono a ballare. Strawberry era imbarazzatissima, non era un
granché a
ballare e rischiava di pestargli i piedi. E poi non poté
fare a meno di
arrossire alla vicinanza del ragazzo, sebbene fosse innamorata di un
altro, non
era del tutto indifferente al fascino statunitense del biondino.
Ballava
benissimo e, ancora una volta, seppe guidarla alla perfezione,
impedendole di fare
storte e figuracce.
“Prendo qualcosa da bere” si affrettò a
dirgli non appena il brano finì.
“D’accordo” rispose, non riuscendo
però a
nascondere un pizzico di delusione.
La festa durò ancora un po’, finché
cibo e
bevande non terminarono e i piedi delle ragazze rifiutarono di muoversi
ancora.
“E’ stata una bellissima serata. La festa,
la musica, i regali… grazie ragazze!” disse loro
mentre le salutava con un
insolito bacio sulla guancia. “Buonanotte”
“Buonanotte” risposero in coro uscendo dal
locale, aspettando che Kyle le seguisse – aveva infatti
promesso di
accompagnare Strawberry, Lory e Paddy dato che Mina aveva accettato di
offrire
un passaggio esclusivamente a Pam.
“Mi fa davvero piacere che la festa ti sia
piaciuta”
“Grazie Kyle, davvero. Non ce n’era bisogno
ma grazie infinite”
“Non ringraziarmi. Sia io che le ragazze
l’abbiamo fatto con il cuore, sapere che la sorpresa
è riuscita ed è stata di
tuo gradimento è per noi il massimo ringraziamento”
“Kyle, ma non dovevi accompagnarci?”
cinguettò Paddy, la più fresca tra tutte.
“Certo, eccomi” rispose, poi si rivolse a
Ryan: “Ci vediamo tra poco, ancora auguri”
Ryan sorrise vedendo le ragazze salire
sulla macchina di Kyle, avevano tutte l’aria stanca
– eccezion fatta per la più
piccola –, segno che avevano lavorato duramente per far
sì che la festa fosse
all’altezza delle aspettative. E ci erano riuscite.
I suoi genitori non c’erano più, ma quel
giorno aveva capito che non c’era solo Kyle accanto a lui ma
anche Pam, Lory,
Mina, Paddy e, naturalmente, Strawberry. Quello era stato per lui il
compleanno
più bello di sempre perché apriva un periodo
più felice e sereno, se lo
sentiva, perciò ne avrebbe conservato gelosamente il
ricordo. Gettando
un’ultima occhiata alla bella rossa che chiudeva lo
sportello, Ryan rientro nel
locale e chiuse la porta.
‘Grazie. Di tutto’
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
scusate per il
ritardo, sono mancata più del previsto, spero abbiate ancora
voglia di seguirmi
^^… capitolo stavolta dedicato a Ryan e libero seguito del
terzo ‘Memories’
che, invece, era dedicato a Kyle, ricordate? Che cosa ne pensate?
Sincerante
non mi convince moltissimo, probabilmente perché Ryan non
è un personaggio che
tratto molto e anche perché a livello di pairing Strawberry
la preferisco con
Ghish… ho comunque voluto provare a cimentarmi in qualcosa
di diverso, che ne
dite, ci sono riuscita? Oh, in caso di errori fatemi sapere
perché non ho avuto
molto tempo per rivederlo, preferisco pubblicarlo ed eventualmente
correggerlo
in seguito perché Internet mi fa i capricci a causa del
tempo e non vorrei
rischiare di non riuscire a pubblicare… Grazie mille a chi
ha inserito la storia
nelle preferite, seguite e ricordate e soprattutto grazie a chi ha
recensito
finora. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di questo,
spero davvero che
vi sia piaciuto.
Un abbraccio e alla
prossima ^^
Amy
|
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Capitolo 7 *** Frozen ***
Frozen
“Se non
la smettete con questi
chimeri, prima o poi vi daremo una lezione che non
dimenticherete!” li minacciò
Mewberry.
“A
chi credi di far paura, micetta?”
la schernì prontamente Ghish con un sorriso beffardo sulle
labbra.
“Siete
solo delle povere
illuse!” si aggregò anche Tart.
“Ah
sì, eh? Ora vi faccio
vedere io, Fiocco Immobilizza!” disse Paddy, attaccando per
prima.
Le
compagne seguirono a ruota
l’amica e, chiamate le proprie armi, si prepararono a
lanciare i loro attacchi
contro i nemici. Gli alieni, naturalmente, non stettero a guardare e si
prepararono a schivare i colpi e a contrattaccare.
Ghish,
com’era prevedibile, si
scagliò contro Mewberry e Tart designò Paddy come
sua avversaria. Pie preparò
un attacco e direzionò il ventaglio verso Mew Lory che
riuscì ad evitarlo
all’ultimo secondo. Nel frattempo, approfittando della
distrazione degli
alieni, Mew Pam e Mew Mina attaccarono il chimero di turno cercando di
indebolirlo.
Mew Lory
chiamò le sue nacchere
e, spiccando un balzo, si preparò a contrattaccare.
“Fiocco
d’acqua!” gridò.
Pie
schivò il colpo con
facilità e, a sua volta, si tenne pronto a risponderle.
“Elettrosiluro!”
La
ragazza saltò sul terrazzo
di un edificio ed evitò il colpo a sua volta.
“Devo
ammetterlo, questa è
stata un’ottima mossa. Ma non riuscirai a scampare anche al
prossimo attacco”
disse l’alieno mentre dal suo ventaglio si irradiava una
serie di scariche
elettriche.
Mew Lory
temeva quell’attacco,
l’espressione sul volto del ragazzo le diceva che fino a quel
momento si era
solo riscaldato, che i veri attacchi sarebbero ancora dovuti arrivare.
Tuttavia
non scappò, era una combattente e le combattenti non hanno
paura. Pie però riuscì a leggere
il terrore nei suoi occhi e ciò lo esaltò al
punto tale da avvicinarsi a lei e
colpirla.
La
ragazza, ancora una volta,
riuscì a spostarsi appena in tempo ma sapeva che non sarebbe
bastato, così
dovette scappare. Corse a perdifiato attraverso il parco Inohara,
decisa a non
fermarsi finché non le fosse venuta in mente
un’idea. Ma non le venne in mente
nulla e le gambe cominciavano a cedere sotto la fatica della corsa
improvvisa
mentre l’alieno le volava dietro senza il minimo sforzo,
lanciandole contro
attacchi ad alto voltaggio che Mew Lory fece l’impossibile
per evitare.
“Non
mi sfuggirai!” la
minacciò, lanciandole contro l’ennesimo dei suoi
elettrosiluri.
La povera
Mew Mew inciampò in
un sasso e finì contro il tronco di un albero, ferita di
striscio a una gamba
dall’attacco di Pie.
“Fine
della corsa” la
sbeffeggiò, puntandole contro la sua arma.
“Fiocco…”
Ma in un
attimo l’alieno fece
comparire delle corde che la costrinsero contro l’albero,
immobilizzandola e,
quindi, impedendole di chiamare la sua arma.
“La
tua amichetta diceva di
volerci dare una lezione ma a quanto pare ha parlato troppo
presto” rise.
“Finalmente ho l’occasione di togliere di mezzo
almeno una di voi fastidiose,
insulse Mew Mew”
“Sono…
sono sicura che non lo
farai” gli rispose debolmente Mew Lory.
“Vogliamo
scommettere?”
“No,
Pie. Non ho… alcun bisogno
di scommettere. So che non lo
farai”
“Invece
lo farò. Sono stanco di
voi, non fate altro che blaterare cose senza senso sperando
così di convincerci
a desistere dal nostro proposito. Noi non lo faremo mai, non
abbandoneremo la
nostra gente a un destino ancor più crudele di quello in cui si
trova adesso. Voi
umani siete i discendenti di chi ha invaso questo pianeta,
impadronendosene
indebitamente, siete fin troppo diversi da noi, come credete che le
vostre parole
possano anche solo interessarci?”
“Accetto
il tuo punto di vista, posso anche
comprenderlo e rispettarlo ma non condividerlo. Io credo che non siamo
poi così
diversi”
Stringeva forte i denti, trattenendo il
dolore che la ferita le provocava ma cercava comunque di mostrarsi
coraggiosa e
fronteggiare il nemico nonostante l’avesse bloccata.
“Ah, sì? E cosa te lo fa pensare?
Sentiamo”
“Voi siete come noi perché, se state
combattendo questa guerra, non è perché vi
piaccia ma perché volete salvare la
vita alle vostre famiglie e ai vostri amici”
“E allora?”
“Anche noi vogliamo salvare i nostri cari,
anche noi eviteremmo volentieri di combattere contro di voi”
“Fatelo allora, consegnateci la Terra
e tutto si risolverà”
“Sai meglio di me che non è possibile, voi
stessi non lo fareste mai. Abbiamo le stesse ragioni e il problema
è che
entrambe, prese dai rispettivi punti di vista, sono giuste, per questo
non si
può dire che una di esse sia sbagliata e che una delle due
parti sia quella
antagonista”
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Che dovremmo smetterla di farci la guerra.
Voi venite da un lontano pianeta ma la vostra popolazione è
originariamente
terrestre, proprio come noi. Potremmo smetterla e trovare un accordo
per
permettere alla vostra gente di venire a vivere qui, senza
però dover
minacciare di morte l’umanità”
Pie fu colpito dalle sue parole. Per un
istante pensò che la ragazza avesse ragione e che il piano
non suonava affatto
male e che, per quanto fosse complicato da alcuni punti di vista, poteva
anche
essere realizzabile. Ma subito dopo si convinse che era
un’assurdità anche solo
averlo preso in considerazione. Mew Lory stava solo cercando di
abbindolarlo,
di fargli abbassare la guardia. E, no, lui non ci sarebbe cascato.
“Non dire sciocchezze, ragazzina. Ciò che
dici è impossibile”
“Perché è impossibile? Questa
è solo una
convinzione che vi siete auto imposti”
Stava diventando sempre più coraggiosa,
come se, all’improvviso, non avesse più paura. E
dire che Pie l’aveva sempre
considerata timida e infantile quasi quanto Mew Paddy. Invece si stava
completamente ricredendo.
“Cosa credi di fare, eh? Parla pure quanto
vuoi ma non servirà a nulla. Credi di sapere ogni cosa ma in
realtà non sai
proprio un bel niente di noi”
“Invece ti dico che lo so. Siete come noi.
Tranne che per alcune caratteristiche, tu sei esattamente
come me, Pie”
L’alieno non seppe dire se l’avesse
impressionato di più il fatto che avesse rimarcato quella
parola per rafforzare
il concetto o che avesse dovuto trattenere un sussulto quando il suo
nome era
uscito dalle labbra di Mew Lory.
“Non è vero, non è
così!” gridò,
lanciandole una piccola scarica elettrica.
La ragazza si lasciò sfuggire un lamento ma
non demorse.
“Pie, ascolta… io so quello che dico, so di
aver ragione. Vuoi sapere perché ne sono convinta?
Perché nel tuo petto c’è un
cuore. Un cuore che palpita, un cuore forte e valoroso, un cuore pronto
a
sacrificare anche l’ultimo dei suoi battiti per le persone
che ama. Un cuore,
Pie, proprio come il mio”
Fece una pausa, trattenendo un altro
lamento, ma continuò prima che lui potesse prendere la
parola e controbattere
col suo solito cinismo.
“Il tuo cuore è ricoperto di ghiaccio ma
solo perché sei stato tu a volerlo. In realtà
è vivo, infuocato e non
vede l’ora di sciogliere la fredda coltre di
indifferenza che lo intrappola. E mostrarsi, finalmente, in tutta la
sua
passione”
Pie sussultò. Non poté proprio
evitarlo.
“Non è forse così?”
Mew Lory guardò l’alieno negli occhi nello
stesso istante in cui le uscirono quelle parole di bocca. Sapeva di
aver fatto
centro.
“Tu parli di cose che non conosci neanche
lontanamente”
cercò di difendersi.
“Sento il tuo cuore, mi basta. Batte a
ritmo con il mio, incredibilmente”
Il ragazzo ammutolì e tese l’orecchio,
avvertendo come un martellamento provenire dal proprio petto. Poi ne
avvertì
subito un altro, quasi impercettibile, a breve distanza.
‘Possibile che sia davvero il suo cuore?’
si chiese.
“Lo senti? Il mio lo sta chiamando, gli sta
dicendo di far uscire il fuoco, di abbattere il muro gelato che gli sta
attorno”
Pie restò in silenzio e le si avvicinò per
accertarsi che i loro cuori stessero realmente battendo
all’unisono e che non
fosse una suggestione creata dalle parole della ragazza. Quando fu a
meno di un
passo da lei distinse non più solo il battere del proprio
cuore ma anche quello
di lei, chiaro e potente.
Era vero, aveva ragione.
Gli occhi di lui ricaddero su di lei. Più e
più volte il pensiero di lei gli aveva attraversato la
mente, tanti i momenti
in cui avrebbe desiderato poterla guardare, come stava facendo in quell'istante.
Guardarla, senza dover combattere contro di lei.
‘E’ bellissima’ pensò, ormai
fuori controllo,
non riuscendo più a staccare gli occhi da quel volto
sofferente e rosso per lo
sforzo.
Ma cosa andava a pensare? Che accidenti era
riuscita a fargli quell’umana?
Mostrarsi
in tutta la sua passione.
Passione.
Sì, era proprio ciò che provava. Ma come
era riuscita a capirlo?
“Pie…” lo chiamò e a Pie il
suono di quella
voce parve il più dolce del mondo.
Senza fermarsi a pensare, come faceva
sempre spinto dalla razionalità che lo contraddistingueva,
alzò una mano e le
accarezzò delicatamente una guancia umida di sudore. Mew
Lory arrossì
notevolmente, non si aspettava quel gesto, non da parte sua.
“Siamo stati coinvolti in una guerra più
grande di noi ma non possiamo abbandonarla, la posta in gioco
è davvero troppo
alta. Mi dispiace…” sussurrò, a pochi
centimetri dal suo viso. “Se fosse dipeso
da me però, sappi che non avrei mai voluto essere tuo
nemico, Lory…”
La ragazza non ebbe il tempo di elaborare
quella risposta né di poter replicare perché Pie,
dopo averla guardata negli
occhi con uno sguardo incredibilmente profondo, la baciò.
Fu un bacio breve ma molto intenso. Mew
Lory sentì molto più che il semplice tocco di
quelle labbra. Pie voleva
comunicarle qualcosa. Amarezza, dolore e sì, anche passione.
Una passione
segreta che aveva da sempre nutrito per lei e che aveva provato a
insabbiare
più volte. Ma quella passione tornava sempre e in quel
momento era più forte
che mai.
La baciò ancora una volta e la ragazza non
poté fare a meno di ricambiare. Aveva sempre creduto di
amare Ryan ma quello
che provava per lui non era altro che una cotta. Ryan non aveva mai
scatenato
nel suo cuore il tumulto che le provocava la sola vista di Pie. E Pie,
in quel
momento, la stava sfiorando, la stava baciando.
Forse avrebbero continuato per tutta la
sera se non avessero sentito le voci delle altre Mew Mew che chiamavano
l’amica.
“Ci rivedremo” sussurrò
l’alieno al suo
orecchio prima di svanire, liberandola dalla stretta delle corde.
“No, aspetta!” tentò di dirgli ma ormai
era
già lontano in chissà quale dimensione.
“Mew Lory!”
“Ragazze, sono qui”
“Strano
che tu non sia riuscito a battere
Mew Lory, eravate da soli” commentò Tart con aria
delusa.
“E’
proprio questo il problema, Tart: mai
lasciare Pie solo con la sirenetta, chissà cosa potrebbe
uscirne fuori…” lo
punzecchiò Ghish.
“Chiudete
il becco, razza di idioti!” tuonò
il fratello maggiore, punto sul vivo.
“Mi
sa che hai ragione tu, Ghish. Guarda
com’è arrabbiato!”
“Certo
che ho ragione, lo conosco bene”
Pie stava
già facendo ricomparire il
ventaglio per dare una lezione a quei pettegoli ma si trattenne,
dicendosi che
non ne valeva la pena. Si teletrasportò in laboratorio e
continuò le sue
analisi e ricerche, sperando che i suoi fratelli lo lasciassero in pace
per un
po’.
Sospirò,
ripensando subito a Lory.
Era
contro Ghish per il fatto che avesse in
testa sempre e solo Strawberry e anche contro Tart che, più
che un’avversaria
da battere, considerava Paddy un’ amica con cui giocare. Lui
era quello freddo,
quello razionale, quello che non si sarebbe mai innamorato, men che
meno di una
nemica. E invece era successo. E, anche se non lo avrebbe mai detto
apertamente,
sapeva di averlo dimostrato. A Lory e a se stesso.
Nel
secondo bacio, poi, c’era racchiusa
anche la risposta di lei. Ormai lo aveva capito: anche Lory lo
amava.
Sarebbe
potuta accadere qualsiasi cosa ma
Pie sapeva che quei sentimenti ricambiati sarebbero rimasti vivi per
sempre e,
prima o poi, lui e la bella guerriera avrebbero sciolto insieme quel muro di ghiaccio.
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
questa volta tocca a
Pie e al suo incontro ravvicinato con Lory, che ve ne pare? Spero che
vi
piaccia ^_^
Lory e Pie sono una coppia mancata nella serie, peccato vero?
Anche se con Pie ci vedrei bene anche Pam ma non per una storia
duratura, se è vero che gli opposti si attraggono loro che
sono uguali non avrebbero futuro, mentre con Lory ci sarebbe eccome.
Uh, e poi c'è Ghish! E' proprio insopportabile a
volte, sempre lì a punzecchiare
tutti... non è un adorabile diavoletto? Eheheheh ^.^
Vorrei ringraziare
chi segue questa storia che l’abbia inserita nelle preferite,
nelle ricordate o
nelle seguite, grazie!
E un mega grazie va
anche a Sana96, Danya, TheDreamerGirl, la_bella_, Gely_9_5 e Emmy_Nerisse per aver recensito il capitolo
scorso, siete così carine ^^
Allora, non mi resta
che salutarvi per ora, a presto con il prossimo capitolo : )
Amy
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Capitolo 8 *** Howling at the moon ***
Howling
at the moon
La luna brillava
incontrastata
in un cielo privo di nuvole, lambendo con la sua luce argentea una
Tokyo profondamente
addormentata. Le case erano buie, i negozi chiusi, i marciapiedi vuoti.
Nell’aria regnava solo il silenzio, scandito a tratti dal
passaggio di un treno
ad alta velocità.
In una
simile atmosfera nessuno
avrebbe potuto notare la figura che se ne stava seduta in cima a un
grattacielo, intenta a riflettere. Bella e forte, temibile e
coraggiosa,
istintiva e malinconica come un lupo solitario. E lei, del lupo, aveva
più di qualcosa.
Ormai
erano diverse notti che
non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel letto, ma il sonno non
arrivava mai a coglierla. Così si trasformava in Mew Pam ed
usciva di casa a
tarda ora, saltando da un tetto all’altro, fermandosi sempre
sulla terrazza
dello stesso grattacielo e trascorrendo il tempo a pensare. Lei, la
luna e i
suoi pensieri.
E di
motivi validi per essere
in ansia e riflettere continuamente ne aveva, eccome se ne aveva. La
battaglia
finale era ogni giorno più vicina, non serviva che glielo
dicessero Ryan e
Kyle, lo avvertiva da sé ed era pronta a scommettere che
anche le altre ragazze,
nonostante la giocosità di sempre, si rendevano conto
dell’aria che tirava. La
tensione era palpabile nella tranquillità della vita di
tutti i giorni, come se
anche la Terra
si stesse preparando al terribile evento.
‘La
quiete prima della
tempesta’ pensò, annusando l’aria,
preoccupata.
Era
trascorso poco più di un
anno da quando il suo DNA era stato modificato, trasformandola in una
combattente la cui missione era proteggere il pianeta. Aveva accettato
quel
cambiamento nella sua vita, condiviso gran parte del suo tempo con
delle
persone prima sconosciute, aveva sempre dato il massimo di
sé nelle battaglie.
Non aveva mai avuto ripensamenti, mai tentennato. Ma c’era
sempre una prima
volta.
‘Forze
misteriose sono in
fermento, forze distruttive. Mi
chiedo da dove provengano e, soprattutto, se saremo in grado di
contrastarle.
Non sono del tutto sicura della mia forza ma credo in me, nei miei
poteri.
Tuttavia mi domando, le altre saranno davvero all’altezza di
questo compito?’
Temeva di
darsi una risposta.
Sapeva
per certo che
Strawberry, nonostante l’aria sbadata, aveva dimostrato
più volte di meritare di
essere la loro leader. La forza di volontà, il coraggio e la
determinazione di
certo non le mancavano e lo splendore del suo Fiocco di luce aveva
eliminato un
gran numero di chimeri.
Ma le
altre tre? Paddy era una
guerriera agile e veloce ma, dopotutto, restava pur sempre una bambina.
Una
bambina cresciuta troppo in fretta e con mille
responsabilità sulle proprie
spalle, per giunta. E i bambini sono tutto fuorché adatti
alle guerre.
Poi
c’era Lory che si era fatta
valere molte volte, dimostrando che, nonostante non fosse la
più forte, aveva
fegato e prontezza di spirito – come quando aveva salvato
Ryan. Qualità
ammirevoli, soprattutto nell’ambito del lavoro di squadra,
ma, giudicò Pam, non
sufficienti se considerate singolarmente.
E infine
Mina. Oh, con lei non
sapeva proprio dove cominciare. Lei, a differenza delle altre, non ci
provava,
il suo potenziale non lo dimostrava nemmeno. E tutto perché
il suo tempo lo
spendeva dietro a lei. Era bello essere apprezzati ma quello era
decisamente
troppo. Mina non prendeva davvero sul serio la sua missione, recitava
la parte
della persona intelligente e altezzosa ma, in realtà, Pam
non la considerava
altro che una ragazzina superficiale e viziata. Una ragazza non idonea
per
combattere contro gli alieni.
Eppure le
voleva un gran bene,
più che alle altre ragazze. Perché, nella sua
situazione di ragazza ricca,
sapeva che Mina si sentiva incompresa e spesso molto sola. E allora si
riconosceva in lei. Per questo accettava di buon grado la sua vicinanza
e le
sue cortesie, per questo cercava, battaglia dopo battaglia, di
spronarla a dare
il meglio di sé e a diventare più forte. Ma tutto
ciò non era servito. Mina era
rimasta la solita ammiratrice cieca ed isterica, pronta a tutto pur di
seguirla
ma non abbastanza da capire quanto fosse importante battersi per la
difesa
dell’umanità. Forse era proprio quello il suo
problema: la sua vita era sempre
stata agiata ma, allo stesso tempo, così infelice da non
farle comprendere
davvero cosa voleva dire rischiare di perdere tutto ciò che
si ha e,
soprattutto, le persone care.
‘Lory
e Paddy ascoltano
Strawberry e si lasciano guidare da lei ma Mina non sembra farlo di
buon grado
e potrebbe essere un grosso problema perché, di questo
passo, resterà indietro
e, quando si presenterà l’occasione di rischiare
la propria vita, non sarà
pronta. E la cosa non sarebbe rischiosa solo per lei ma per tutta la
squadra e,
di conseguenza, per il futuro di tutti’ rifletté.
‘Come Mew Mew non posso permettere
che accada una cosa simile, devo trovare il modo di scuoterla, farle
capire che
deve aprire gli occhi. Ma le parole non servono, ci vogliono i fatti.
In genere
si matura e ci si rende conto di un errore quando si rischia di perdere
qualcosa… o qualcuno’
Un lampo
le brillò negli occhi,
riflettendo la luce lunare. Si chiese come poteva non aver pensato
prima a una
soluzione tanto semplice quando ce l’aveva sempre avuta
davanti agli occhi. Era
sicura che avrebbe funzionato, doveva funzionare, per il suo bene ma
non solo.
‘La
metterò alla prova. Fingerò
di accettare quel lavoro all’estero e di andarmene
così per un po’ di tempo non
combatterò più insieme a loro. Mina di sicuro ci
resterà male ma questo
l’aiuterà a reagire e a crescere.
Capirà che nella vita, prima o poi, bisogna
imparare a tirar fuori le unghie e a combattere per i propri ideali
perché non
ci sarà sempre qualcuno a difenderci e a prendersi cura di
noi’
Si
alzò in piedi di scatto e
saltò giù dal grattacielo atterrando su un
edificio più basso e muovendosi
verso casa – dato che si stava ormai facendo giorno. Saltando
i palazzi e
passando da una zona all’altra della città,
s’imbatté in villa Aizawa. Con un
balzo fu sull’asfalto e con un altro ancora riuscì
a superare il cancello e poi
a raggiungere agilmente il balcone di Mina. Le tende non coprivano i
vetri
della finestra così Pam poté scorgere
l’interno della stanza. Mina dormiva
beatamente nel suo letto, sotto di lei, su di un ampio tappeto,
sonnecchiava
anche Mickey, il suo cane.
“Soffrirai
davvero, Mina, lo so
già, ti conosco bene ormai. So quanto sono importante per
te. Questa sarà la
lezione più dura e più importante della tua vita
e spetta a me impartirtela
anche se, probabilmente, ti sentirai delusa e forse mi odierai. Cresci
Mina e
diventa una vera guerriera o rischi di far fallire il progetto Mew e di
segnare
il destino della Terra. Dovrai farcela o perderai per sempre la mia
amicizia”
sussurrò nel vento, andandosene.
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
questa settimana è
toccato a Pam in questa sorta di breve missing moment un po’
rivisitato. Lo so
non è d’azione ma, come quello di Mina,
è incentrato sulla riflessione del
personaggio. Pam nella serie può sembrare cattiva ma
è molto buona invece, solo
che non è un tipo espansivo e la sua schiettezza
è facilmente scambiata per s*********e.
Non rispecchia al cento per cento gli eventi dell’anime ma ho
voluto
approfondire il tema della riflessione. Non so se vi
piacerà, è un’idea che la
mia mente ha voluto partorire stanotte, mentre guardavo la luna dalla
finestra
della mia stanza e, dato che sono anch’io una lupachiotta
solitaria, mi sono
chiesta: “Perché non scrivere un capitolo su
Pam?” Comunque basta chiacchierare,
parlo troppo, cosa ne pensate? ^^
Vorrei ringraziare
chi segue questa storia che l’abbia inserita nelle preferite,
nelle ricordate o
nelle seguite, grazie! :D Come sempre
però un
grazie speciale va a Danya, la_bella_,
TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse e Gely_9_5 per aver recensito il capitolo
dedicato a Pie, siete così carine
ragazze ^^
Allora, non mi resta
che salutarvi per ora, a presto con il prossimo capitolo ^_^ che
sarà anche il
penultimo... sigh...
Amy
|
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Capitolo 9 *** Sympathy for the devil ***
Sympathy for the
devil
“Eccoti
qui. Ero curioso di vedere chi ci sta mettendo i bastoni
fra le ruote e la mia curiosità è stata appagata.
Ti confesso che mi piaci”
A quel
punto chi aveva pronunciato quelle parole le era
letteralmente piombato addosso e l’aveva baciata. Uno
sconosciuto l’aveva
baciata! Strawberry si coprì la bocca, incredibilmente
imbarazzata.
“Ciao!”
“E
tu… chi sei?” gli aveva domandato.
“Mi
presento: il mio nome è Ghish. Mmm, grazie per il bacio,
tesoro” e dicendo ciò si leccò
sfacciatamente le labbra. “Per oggi è tutto,
sono passato solo a salutarti”
Quindi se
ne volò via, svanendo nel cielo. Lei rimase lì,
immobile
e rossissima in volto, mentre il piccolo Mash le svolazzava intorno
ripetendo
il suo nome.
“Maledetto
Ghish!” gridò Strawberry,
svegliandosi di soprassalto e colpendo l’aria con i pugni
stretti. Aprendo gli
occhi si rese conto che si trattava solo di un sogno –
‘Un incubo’ pensò.
“Strawberry, vuoi deciderti a scendere?
Sono quasi le otto!” le fece notare sua madre, chiamandola
dal piano inferiore.
“Le otto” ripeté meccanicamente
prendendo in mano la sveglia, ancora assonnata. “Le otto?! Ma è
tardissimo!”
Lanciò in aria la sveglia,
saltò giù dal letto e si vestì in
fretta e furia. Corse a lavarsi, afferrò il
cellulare e la cartella e scese in cucina.
“Sei stata un fulmine, tesoro”
si complimentò Sakura, col sorriso sempre dipinto sulle
labbra. “Questo è per
la colazione e non dimenticarti il pranzo”
“Grazie mamma, ci vediamo più
tardi” rispose, afferrando il porta pranzo e andando a
mettersi le scarpe, per
poi uscire di corsa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola.
La giornata scolastica passò in
fretta ma Strawberry si ritrovò a tornare a casa da sola
– Mark aveva degli
impegni con la sua famiglia, Megan era di turno per le pulizie e Mimi
doveva
urgentemente andare in biblioteca.
‘Uffa, che razza di giornata…’
si lamentò mentalmente. ‘Prima sono arrivata in
ritardo e il prof. di Storia mi
ha messo in punizione in corridoio, poi ho preso quel brutto voto in
Inglese e
adesso sono rimasta sola. La mia unica fortuna è che oggi
non devo andare al Cafè.
Però a cosa serve avere il
pomeriggio libero se non posso uscire con Mark? Sono proprio
sfortunata!’
Oltrepassò il parco deserto con
aria depressa.
‘Tutta colpa di quello stupido
di un alieno! Se quel giorno non mi avesse baciata non lo sognerei
così spesso
e, quindi non rischierei di arrivare in ritardo a scuola!’
seguitò a pensare,
stabilendo una volta per tutte la causa dei suoi frequenti ritardi.
“E’ solo colpa sua, se non se
ne andasse in giro a baciare la gente non creerebbe loro dei problemi!
Ma
perché accidenti mi ha baciata?!”
“Ehm… e io che ne so?”
Strawberry alzò la testa e notò
un ragazzino che la guardava. Non si era resa conto di aver esternato i
propri
pensieri ad alta voce.
“Oh, scusa, ero
distratta e ho pensato a voce
alta” disse, un po’ imbarazzata.
“Spero che quando sarò vecchio
come te non impazzirò anch’io” rispose
il ragazzino con impertinenza.
“Come ti permetti di darmi
della vecchia e della pazza insieme, eh moccioso?” gli
gridò dietro mentre quello
correva via. “Nemmeno quel nanetto di Tart è mai
arrivato a tanto!”
Al pensiero di Tart, nella sua
mente figurò ancora una volta Ghish. Scosse insistentemente
la testa,
costringendosi a scacciar via quel pensiero. Tornò a casa,
salutò sua madre e
andò in camera sua.
“Non ho molti compiti per
domani” constatò mentre sfogliava il diario.
“Meglio così”
Si sedette alla scrivania e in
una ventina di minuti sbrigò gli esercizi di Chimica e
Giapponese, poi scese di
sotto e andò a prendersi un budino dal frigorifero per la
merenda.
“Quasi quasi chiamo le ragazze,
chissà cosa stanno facendo” si sdraiò
sul letto e prese il cellulare. “Ciao
Mina, hai da fare? Pensavo di andare a fare un giro e… ah,
capisco. Va bene,
ciao”
Non si perse d’animo davanti
all’impegno dell’amica, così
provò con le altre, ma senza successo – Lory
doveva studiare, Paddy non era in casa e Pam si stava preparando per un
servizio fotografico.
“Uffa, mi sto proprio
annoiando. Cosa potrei fare?” espresse a parole i suoi
pensieri.
“Io un’idea ce l’avrei” disse
improvvisamente una voce alle sue spalle.
Strawberry si tirò su a sedere
e guardò verso la finestra. Seduto sul davanzale
c’era l’ultima persona che
avesse voglia di vedere: Ghish.
“Tu!” esclamò. “Che diavolo ci
fai qui?”
“Ciao micetta, anch’io sono
felice di vederti” cinguettò allegramente, volando
verso di lei.
“Ma dove accidenti è Mash
quando serve?” si domandò, guardandosi attorno.
“Dai tuoi amici umani per un
aggiornamento, no?”
“Ah, già. Un momento, come fai
a saperlo?”
“So molte cose, soprattutto su
di te”
“Allora saprai anche che sono
di pessimo umore e non ho assolutamente voglia di passare il mio tempo
in
compagnia di un pervertito come te, perciò vattene
via”
“Nervosetti, eh?” sfotté, per
nulla offeso dalle sue parole, tanta era l’abitudine.
“Mi hai sentito? Ti ho detto di
andartene!”
“Okay, me ne andrò se è quello
che vuoi”
“Certo che è quello che
voglio!”
“Ne sei sicura?”
Si fermò a pochi centimetri dal
suo viso e la fissò con aria di sfida.
“Che razza di domande, è ovvio”
“Secondo me, no” fece. “Vuoi
che resti”
“Ah, davvero? E sentiamo, cosa
te lo fa pensare?”
“Credi che non sappia che è
tutta la giornata che mi pensi?”
La ragazza sussultò.
“Non è vero…”
“Oh, sì, invece. E so anche che
a volte, anzi, spesso – molto
spesso
– mi sogni”
“No”
“Fai sempre quel sogno,
rivivendo il nostro primo
incontro e il momento in cui ti ho baciata”
“Bugiardo! Tu… non sai un bel
niente di me!” arrossì.
“Ah, no? E allora guardami
negli occhi e dimmi che non sono io quello che sogni quasi ogni notte,
dimmi
che è Mark. Avanti, dimmelo”
‘Dio, che occhi…’ pensò, ma
rispose: “Senti, non devo dirti proprio niente!”
“Dimmi la verità e me ne
andrò”
Lei si morse le labbra e lo
guardò in cagnesco. Come poteva dargli ragione?
“Vedi? Non riesci a dirmelo,
punto per me”
“Ma che importanza ha? Siamo
nemici e se non esci subito da questa stanza mi trasformo e ti caccio
via con
la forza”
“Non cambiare discorso”
“Non c’è proprio nessun
discorso, va’ fuori di qui”
“Minacciami pure quanto vuoi,
micetta, non me ne andrò comunque”
“Se ti rispondo te ne andrai
davvero?”
“Forse”
“Sapevo che di te non ci si può
fidare!”
“E allora perché me lo chiedi?”
ridacchiò divertito.
Strawberry stava cominciando ad
innervosirsi sul serio, non sopportava la sua presenza, non sopportava
essere
presa in giro e, soprattutto, non sopportava quella – troppa – vicinanza.
“Perché fai tante storie? Ti è
così difficile rispondere a una semplice domanda?”
“No ma non vedo perché dovrei
darti retta”
“Ogni scusa è buona pur di non
dire la verità, eh?”
“D’accordo, a volte, come è
successo stanotte, mi capita di sognarti. Contento ora?”
“E quando mi sogni mi pensi per
tutta la giornata seguente, non è così?”
“Sì ma solo perché maledico il
giorno in cui ti ho incontrato!” sbuffò.
“Sempre così negativa… andiamo,
cosa faresti se non ci fossi io a portare un po’ di
scompiglio nella tua vita?”
“Potrei finalmente stare in
pace con Mark, pensare solo a lui!”
Un sorrisetto malefico si fece
strada sulle labbra di Ghish.
“Vuoi dire che pensi a qualcun
altro oltre a quel tuo umano?”
“Non è quello che volevo dire e
comunque… non sono affari tuoi! Hai avuto la risposta che
volevi, adesso
vattene via”
“Spiacente, non ancora”
La ragazza sbuffò ancora una
volta, non era proprio giornata.
“Che altro vuoi?” chiese.
“Sapere a chi pensi” insisté.
“Senti è stato un lapsus e…”
“Non ti credo. Avanti,
Strawberry, rispondi”
Le si avvicinò ancora un po’ e
fu costretta a indietreggiare, toccando la parete con la schiena. Non
poteva
andare oltre, era così vicino che se si fosse spinto anche
solo di un paio di
centimetri in avanti avrebbe potuto… cercò di
convincersi che non voleva ma al
solo pensiero il suo cuore cominciò a battere
all’impazzata.
“Penso a te…” rispose, come
ipnotizzata da quegli occhi d’ambra.
Il sorriso si estese.
“Ne ero sicuro” commentò
mostrando, invece, meraviglia.
“Strawberry, stai ancora
studiando?” la voce si Sakura proveniva dalle scale.
“Devo sistemare
nell’armadio i vestiti appena ritirati”
“Mamma sta arrivando e non deve
trovarti qui! Vattene via!” bisbigliò, ripresasi
dalla momentanea trance in cui
era piombata.
“Eh no, qui ci vuole un bacio”
fece con ovvietà.
“Che cosa?!” esclamò.
“Strawberry, ti sei
addormentata?” chiese Sakura, ormai quasi alla porta.
“Non vuoi che tua madre mi
trovi qui, vero?”
“Sei… sei un…”
“Se non mi baci adesso non mi
vedrai mai più”
“Non hai ancora capito che è
proprio quello che voglio? Sparisci una volta per tutte!”
“Sto entrando”
Ghish assunse un’espressione
triste.
“Come vuoi. Addio, Strawberry”
E proprio nel momento in cui
Sakura fece il suo ingresso nella stanza, l’alieno scomparve.
“Non mi hai sentito?”
“No, mamma” mentì la ragazza.
“Faccio in un attimo”
Infatti poco dopo era già
tornata al piano inferiore. Strawberry tirò un sospiro di
sollievo. “Per un
pelo” disse. “Finalmente quello si è
tolto di torno”
Ma il suo tono non era del
tutto convinto. C’era qualcosa nei suoi occhi che
l’aveva fatta agitare,
un’espressione triste che prima di quel momento non gli aveva
mai visto
assumere.
Addio,
Strawberry.
Quelle parole
rimbombarono
nella sua testa e nella stanza improvvisamente troppo silenziosa,
troppo vuota.
Scosse la testa, lui non se ne era andato, stava solo scherzando.
Sarebbe
spuntato fuori da un momento all’altro.
“Vieni fuori, so che ci sei” disse
in tono tremante, mentre le si appannava la vista. “Non
è divertente, fatti
vedere” Niente.
“Ti prego, Ghish…”
Qualcuno apparve e la spinse
sul letto, facendole appoggiare la testa sul cuscino, bloccandola in
posizione
supina col peso del proprio corpo.
“Ghish!” esclamò, sussultando.
Lui sorrise e si avvicinò a
Strawberry, i nasi poterono sfiorarsi.
‘Quanto è bello…’
pensò quasi
incoscientemente.
L’alieno si chinò ancora un
po’. “Non agitarti, piccola, non serve. Sappi che
non ti libererai di me così
facilmente” sussurrò al suo orecchio, prima di
tornare a guardarla negli occhi
e baciarla. Una sensazione di benessere si impossessò di
lei, chiuse gli occhi
e accolse quelle labbra morbide e avide. Per un momento aveva davvero
avuto
paura che se ne andasse ma no, lui era lì e sarebbe rimasto
fino alla fine
della guerra. Quando Ghish si staccò da lei e la
guardò con sorpresa, la
ragazza sembrò come risvegliarsi da un sogno, rivivendo
quello della notte precedente
ma sentendosi molto più coinvolta in quelle calde
sensazioni. Arrossì
violentemente e lo allontanò con una spinta facendolo
arrivare a piè del letto,
poi, rimettendosi seduta, gli tirò uno schiaffo. Si era
ricordata che erano
nemici, niente di più.
“Non ti permetto di prenderti
gioco di me!” esclamò, evitando il suo sguardo.
Ghish scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere tanto?”
“Sei un vero spasso, la
migliore” sghignazzò. “Sei
unica”
“Adesso sparisci dalla mia
vista e in futuro non ti azzardare a baciarmi ancora!”
Per tutta risposta si alzò dal
letto, le fece l’occhiolino e si leccò
vistosamente le labbra.
“Mmm… è sempre un piacere”
“Non per me!”
“Io non direi…” rise. “Adesso
vado. A presto, mio dolce tesoro”
Detto ciò volò fuori dalla
finestra e svanì nel cielo serale. Strawberry aveva ancora
il cuore che
martellava nel suo petto e le guance in fiamme. Possibile che lui le
facesse
quell’effetto? Era colpa sua, non doveva dargli corda.
Più si convinceva di
doverlo odiare in quanto suo nemico e meno ci riusciva. ‘Ma
come potrei non
farlo?’ fece una vocina remota nella sua testa ma lei scosse
subito il capo.
“Ti… ti odio, diabolico
alieno!” gridò, afferrando il cuscino e tirandolo
contro le ante della finestra,
frustrata, immaginando di colpire l’alieno. Ma in cuor suo
sapeva che non era
così.
L’angolo
di Amy
Ciao
gente,
finalmente è toccato
anche a Strawberry, non si è salvata nemmeno lei, che cosa
ve ne pare? Ghish è
o non è adorabile? Per me sì ma la mia opinione
non conta, sono di parte ^///^
Allora, giusto a
titolo informativo, il prossimo capitolo non sarà
l’ultimo, ce ne saranno
ancora un paio dopo e, quindi, starò davanti ancora per un
po’, siete contente?
: ) Grazie mille a chi ha recensito il capitolo 8!
Un abbraccio,
Amy
|
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Capitolo 10 *** Secretly staring at you ***
Secretly
staring at you
Scese
la notte e la città si illuminò di
luci il cui riflesso si specchiava sull’acqua. Senza che
nessuno vi facesse
caso un’ombra scura si muoveva qua e là,
osservando con attenzione tutto quello
che i suoi occhi riuscivano a scorgere, facendo analisi a riguardo e
traendo le
proprie conclusioni.
Strawberry entrò nella sua stanza, di
ritorno da un bagno ristoratore, già indossava il suo
pigiama rosa confetto ed
era pronta per andare a dormire. Sciolse i codini e lasciò
che i capelli le
ricadessero sulle spalle, poi spense la luce e si sistemò
sotto le coperte.
Nel buio, fuori dalla finestra socchiusa,
un paio d’occhi color dell’oro la fissavano
insistentemente, come rapiti dalla
sua figura e dai suoi movimenti.
‘Una gattina morbida ed aggraziata’
pensò.
Strawberry sbadigliò e chiuse gli occhi,
pronta a scivolare nel mondo dei sogni. Ghish continuò a
fissarla a distanza,
finché il respiro non le si fece lento e regolare.
Volò accanto alla finestra e
continuò a scrutarla in assoluto silenzio.
‘Ogni notte, senza alcuna eccezione, vengo
qui’ pensò. ‘Ma tu dormi e non sai che
veglio su di te, che ti proteggo da…’
Si bloccò, da cosa la proteggeva? La
risposta più ovvia sarebbe stata: dai nemici.
‘Sì, dai nemici. Da me’ convenne poi con
un
sospiro. ‘Sono anch’io un tuo nemico’
Una folata di vento colpì l’anta della
finestra, aprendola quasi completamente. L’alieno
deglutì. Desiderava entrare e
guardarla più da vicino ma c’era qualcosa che lo
bloccava.
Le parole di Pie.
E’
un’umana, Ghish, una nemica. La nostra missione consiste
nello sterminare la
razza umana, se ti innamori di lei potresti esserci
d’impedimento e alla fine
saremmo costretti ad eliminare anche te, lo capisci? Fatti passare
questa
sciocca infatuazione e concentrati sulla creazione di chimeri
più potenti.
‘No,
è lui che non capisce. Non posso
cancellare ciò che provo, è un sentimento che
è cresciuto da solo, senza che me
ne accorgessi e ormai fa parte di me’ pensò.
Il legno della finestra cigolò e Ghish
riemerse dai suoi pensieri. Da troppo tempo desiderava poter rimirare
ogni
singolo dettaglio del suo viso senza essere maltrattato o allontanato.
‘Al diavolo Pie!’
L’invito era troppo allettante e lui,
troppo impaziente, non attese oltre ed entrò.
La ragazza era sdraiata su un fianco, con
il viso rivolto alla parete. Sostò davanti a lei, in piedi,
a mezz’aria,
com’era suo solito fare quando si soffermava accanto al
davanzale della
finestra e curiosava all’interno della stanza alla ricerca di
lei.
‘E’ così bello poterti
guardare’ pensò,
incapace di aprir bocca. ‘Soprattutto quando sorridi. Sei
bellissima e tutto il
resto svanisce, incapace di tenere un confronto con te’
I suoi occhi si fecero di colpo tristi.
‘Ti osservo da lontano, notte e giorno,
sempre più spesso e mi sento un ladro per questo.
Perché solo in segreto riesco
a carpire la dolcezza del tuo sguardo e la luminosità dei
tuoi sorrisi che mi
ricorda il caldo sole estivo. Lo faccio perché so che
è l’unico modo, non li
doneresti mai spontaneamente, non a me almeno. Perché io non
sono Mark… sono
solo Ghish. Ghish il nemico, Ghish l’alieno.
Non vedi altro in me che una minaccia, un male, perciò mi
allontani e mostri
solo disprezzo nei miei confronti. E devo accontentarmi di seguirti
solo da
lontano perché tu… non sarai mai mia’
Strawberry emise un lieve rantolio ma poi
tornò a dormire placidamente.
‘Non solo perché ami lui e non me, ma anche
perché ci troviamo su fronti opposti, immischiati in questa
dannata guerra che
siamo costretti a combattere’ strinse i pugni. “Lo
so che dovrei dimenticarti,
ho tentato ma non ci sono riuscito. Forse è vero che sono un
debole” ebbe il
coraggio di sussurrare, pur sapendo che lei dormiva. “O,
forse, sono troppo
innamorato”
Si avvicinò e si inginocchiò sul pavimento,
puntando i gomiti sulla coperta.
“Sono innamorato di te” ribadì.
“E’ davvero
un male trovare la persona che ti completa, quella per cui faresti
tutto, anche
rischiare la vita?” fece una breve pausa. “Credi
davvero che Mark sia disposto
a fare tanto per te? Pie ha fatto delle ricerche e sembra non essere
quello che
sembra, non ha voluto dirmi di più ma…”
La ragazza emise un verso strozzato e
cominciò ad agitarsi.
“Strawberry?” la chiamò.
Continuò a muoversi e a lamentarsi
sommessamente.
“Aiuto…” sembrò dire.
“Strawberry svegliati, è solo un incubo”
le
sussurrò, avvicinandosi.
Vedendo che la situazione non migliorava,
tolse le scarpe e si coricò accanto a lei.
“Mark…” seguitò.
“Che cosa avete fatto a
Mark? Ma… cosa? Non è Mark?”
‘Persino nei suoi sogni c’è sempre
lui’
sbuffò l’alieno.
“E’ Ghish… aspettate, cosa volete
fargli?
No… No! Ferme, non voglio che muoia! Cosa state cercando di
fare? Ragazze,
ferme, ho detto!” l’agitazione crebbe sempre di
più in lei mentre pronunciava
quelle parole.
‘Sta sognando… me?’ pensò,
esterrefatto.
‘Le sue amiche vogliono togliermi di mezzo e lei sta cercando
di difendermi…’
Senza pensarci su l’afferrò per una spalla,
aiutandola a voltarsi nella sua direzione, la circondò con
le braccia e la
strinse in un abbraccio caldo e rassicurante. Non gli importava se si
fosse
svegliata e l’avesse cacciato via, sentiva di doverlo fare,
odiava vederla
soffrire, anche se si trattava solo di un brutto sogno.
“Ghish non deve morire…”
piagnucolò nel
sonno.
“Ghish non morirà” soffiò sui
suoi capelli.
“Ghish ti resterà accanto”
A quelle parole i tratti del suo viso
sembrarono rilassarsi e si lasciò andare ancora di
più tra quelle braccia.
“Purtroppo non posso cambiare il fatto che
siamo nemici ma non ti farò mai del male anzi,
farò tutto ciò che posso per
proteggerti, e non mi importa un bel niente del Cavaliere Blu. Lui non
ci sarà
sempre, vedrai che quello che rischierà la vita per salvarti
sarò io, lo so
già, me lo sento. E se sarà così
sarò fiero di me stesso e felice di pagare con
la mia vita il prezzo della tua incolumità. Anche se per te
io sarò solo un
avversario da sconfiggere, tu per me resterai sempre il centro del mio
mondo.
Non lo avrei mai creduto una volta ma adesso è
così e niente potrà mai cambiare
le cose”
La strinse di più a sé e la sentì
ricambiare l’abbraccio. Dormiva e pertanto non era cosciente,
certo, ma quel
gesto inaspettato e così spontaneo gli regalò un
pizzico di felicità. Se solo
avesse potuto l’avrebbe tenuta fra le braccia per sempre.
“Ti amo” sussurrò.
Poi la sentì tremare un po’ e allora si
infilò sotto le coperte con lei e la strinse ancora a
sé, credendo avesse
freddo. Ma non aveva freddo. Stava ancora sognando.
“Perché?” disse, la voce come rotta.
“Strawberry?” chiamò.
“Perché?” ripeté lei.
“Lacrime? Stawberry, non piangere...”
implorò, sentendo piccole gocce bagnargli gli indumenti in
corrispondenza del
petto.
“Ghish, non lasciarmi…”
esalò.
“Strawberry, sono qui. Non ti lascio”
Dovette ripeterlo un paio di volte prima
che la ragazza si calmasse.
Gli si aggrappò al petto e con le mani
cercò il suo viso. Quando l’ebbe trovato
accarezzò piano una pallida guancia e
si schiacciò contro di lui. Ghish ebbe il sospetto di essere
arrossito, non
l’aveva mai abbracciata prima né aveva mai provato
quanto fosse bella la
sensazione di avere quelle piccole mani su di lui.
Riusciva addirittura a sentire il cuore
martellargli nel petto e la pelle scaldarsi sotto il suo tocco. Al
chiaro di
luna non gli era mai parsa tanto bella e desiderabile come in quel
momento.
“Se solo ricambiassi i miei sentimenti…”
Lentamente la mano della ragazza scivolò
dalla guancia e si posò su una spalla, i loro visi distavano
pochissimo l’uno dall’altro.
Ghish sorrise osservando l’espressione serena su quel volto
che tanto amava, sapeva
che era merito suo se aveva ripreso a dormire bene, e ne era contento.
Restò al suo fianco, abbracciandola
teneramente e accarezzandola per continuare a rassicurarla, per tutta
la notte.
Se era il massimo che poteva avere, rubando quel poco di lei
segretamente, se
lo sarebbe fatto bastare. Non avrebbe mai potuto avere Strawberry per
sé ma
almeno si sarebbe preso cura di lei e le sarebbe stato accanto ogni
notte se ne
avesse avuto bisogno. Lei amava Mark ma non era lui che la stava
tenendo
stretta, non era lui che la stava scaldando ed accarezzando. Era Ghish.
E
quella rivincita, seppur piccola, lo ripagava dei momenti di infinita
tristezza
che i rifiuti della ragazza comportavano, e infondeva un po’
di calore nel suo
fragile cuore di ragazzo innamorato. E poi stava sognando di
difenderlo, non
c’era Mark nei suoi sogni quella notte ma lui, l’alieno.
Le prime luci dell’alba annunciarono che
era giunto il momento per lui di andare, tra non molto Strawberry si
sarebbe
svegliata ed era meglio non farsi trovare lì. Si
alzò dal letto con cautela e
sistemò le coperte, rimboccandole sulle spalle della ragazza
addormentata.
Infilò le scarpe e si fermò a guardarla ancora
per un momento. L’espressione
serena che ancora animava quel visino circondato da ciocche rosse lo
fece
sorridere, soddisfatto di sé.
Si chinò e
le accarezzò la testa, scostando la frangetta dagli occhi.
“Buona giornata, micetta” sussurrò,
prima
di depositarle un piccolo, delicato bacio sulle labbra e di
teletrasportarsi
fuori dalla fnestra.
Andò a sistemarsi sul tetto della casa e
aspettò che facesse giorno completamente.
“Che bella dormita!” sentenziò
Strawberry
più tardi, stiracchiandosi.
La sentì alzarsi dal letto ed uscire dalla
stanza poi, mezz’ora dopo, la vide uscire dalla porta
d’ingresso e salutare sua
madre. Iniziò a correre e si allontanò in fretta.
Aveva un meraviglioso sorriso
sulle labbra e i suoi codini svolazzavano al vento, come piccole
fiammelle
guizzanti.
‘Anche se potrò sempre e solo guardarti da
lontano, sappi che non ti perderò di vista e che ci
sarò sempre per te. Anche
se il mio è un destino crudele non ti abbandonerò
solo perché non mi ami. Anche
se, probabilmente, non avrò mai la possibilità di
confessarti seriamente quel
che provo nei tuoi confronti, sappi Strawberry che non sei sola. Hai me
e sarà
così per sempre’
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
che cosa ne dite?
Finalmente siamo arrivati a Ghish. Ho cercato di scrivere un capitolo
d’introspezione sul personaggio, un po’ come ho
fatto con Pam e Mina, cercando
di far trasparire l’ossessione e insieme i sentimenti che
nutre per Strawberry.
Spero che vi piaccia ^^ Grazie mille a chi ha recensito il capitolo di
Strawberry, mi fa piacere sapere che vi è piaciuto ^^
Il prossimo capitolo
sarà il penultimo, e stavolta davvero : (
Un abbraccio a chi mi
supporta sempre, siete così carine ^^
Amy
|
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Capitolo 11 *** How we met ***
How
we met
“Che
bella giornta!” esclamò il ragazzo,
guardando in alto e parandosi con la mano per non rimanere accecato
dalla luce
del sole.
Settembre
era arrivato ma faceva ancora molto
caldo e la gente continuava a indossare maglie a maniche corte,
cappellini e
bermuda e c’era chi continuava ad andare al mare nel fine
settimana nonostante
scuole ed uffici fossero stati riaperti.
Mark
preferì non seguire i genitori che si
erano recati presso la spiaggia più vicina, decidendo di
dedicare quel sabato
pomeriggio alla sua passione indiscussa: l’ecologia. Sin da
bambino aveva
sviluppato un amore assoluto per la natura nel suo totale e assistere
al sempre
maggiore degrado in cui il pianeta precipitava di anno in anno lo
faceva
soffrire terribilmente. Così, come faceva ogni sabato
pomeriggio da ormai tutta
l’estate, era uscito di casa armato di guanti usa e getta e
sacco per i rifiuti
– entrambi riciclabili al cento per cento, ovviamente
– e si era diretto al
parco Inohara, una delle zone verdi più belle di Tokyo ma
anche la più
maltrattata. Come aveva immaginato, in giro c’erano molti
rifiuti – sui prati,
sotto le panchine, vicino alla fontanella –, così
iniziò a raccoglierli uno ad
uno e a gettarli nel suo sacco che, a fine giornata, sarebbe stato
svuotato
negli appositi contenitori per la raccolta differenziata. Era un lavoro
lungo e
faticoso ma alla fine si sentiva soddisfatto.
Un paio
d’ore più tardi, quando ormai aveva
quasi terminato il suo giro settimanale, incappò in una
scena che non gli
piacque: una ragazza sedeva su una panchina situata in un punto che
aveva già
pulito in precedenza e, a brevissima distanza dai suoi piedi, giaceva
una
lattina, riversa sull’erba. Rabbuiatosi, raccolse il suo
sacco e la raggiunse,
pronto a dirgliele quattro.
“Scusa”
iniziò, attirando la sua
attenzione.
“Sì?”
fece la ragazza in risposta,
voltandosi verso di lui e distogliendo lo sguardo dal proprio cellulare.
Alla sua
vista, Mark rimase impietrito. Era
davvero graziosa, due occhi grandi e vispi, un bel sorriso e due
morbidi codini
in cui erano stati legati i capelli rossi. Abbassò lo
sguardo, leggermente
imbarazzato, e lei parve fare lo stesso, arrossendo anche un
po’.
Poi
però Mark ricordò il motivo per cui si
era avvicinato a lei e allora riacquistò serietà.
“Posso
chiederti perché hai gettato la tua
lattina sul prato quando laggiù c’è un
contenitore apposito per i rifiuti?”
chiese asciutto.
La
ragazza si guardò attorno spaesata e quando
vide la lattina si affrettò a raccoglierla.
“Non
l’ho buttata, mancava l’ultimo sorso e
l’avevo appoggiata sulla panchina, vicino a me. Il tempo di
leggere un
messaggio sul mio cellulare e la folata di vento di poco fa deve averla
fatta
volare. Mi spiace, non l’ho fatto di proposito” si
affrettò a dire, mortificata
per non essersene accorta.
Sembrava
sincera e Mark si lasciò
convincere.
“D’accordo,
l’importante è che tu ci stia
più attenta la prossima volta, vedi può sembrare
una sciocchezza, perché questa
lattina è piccola, ma in realtà è
molto importante” fece.
“Ma
sei un addetto del parco?” gli chiese,
notando il sacco e i guanti.
“Oh,
no, anche se ammetto che mi
piacerebbe”
“E
allora perché ti preoccupi tanto?”
“Perché
mi sta a cuore il nostro pianeta”
Lei lo
guardò stralunata: ma da dove era
saltato fuori un tipo così?
“Comunque
sono stato così maleducato da non
presentarmi, scusa. Mi chiamo Mark” e così dicendo
le offrì la mano.
“Piacere,
io sono Strawberry” rispose,
stringendo la sua mano con fare amichevole.
“Piacere
mio”
“Allora
Mark, posso chiederti come mai stai
pulendo il parco se non fai parte dello staff?”
“Certo.
Vedi il parco viene pulito
regolarmente ma purtroppo ci sono sempre troppe persone incivili che
sporcano,
buttando i loro rifiuti dove capita, senza curarsi
dell’ambiente che li
circonda e così il sabato vengo qui e do una bella pulita
dove serve”
“Capisco.
Ma cosa c’entra il pianeta con
tutto ciò?”
“Semplice:
se non smaltiti correttamente ma
dispersi nell’ambiente, i rifiuti inquinano. E continuando ad
inquinare, di
questo passo la Terra
sarà irrecuperabile tra qualche decennio, con conseguenze
catastrofiche per
tutto e tutti”
“Anche
per noi?”
“Certo.
Come si può sopravvivere in un
mondo in cui cibo, acqua e aria sono contaminati?”
Strawberry
abbassò la testa, colpita dalle
sue parole.
“Non
ci avevo mai pensato” ammise.
“Non
è una colpa, la stragrande maggioranza
della gente non ci pensa, ma dovrebbe. Purtroppo, nonostante le
numerose
campagne di promozione, non c’è ancora abbastanza
informazione in merito e
allora è facile non pensarci. Facile e, in molti casi,
comodo”
“Quello
che dici è giusto, penso che a
partire da ora farò anch’io più
attenzione”
“Ben
detto! All’inizio sarà difficile fare
la raccolta differenziata ma poi ti verrà automatico,
vedrai” assicurò con un
sorriso. “Oh, scusa, quando inizio a parlare di quello che mi
piace divento
logorroico… ti sto annoiando, vero?”
“No,
cosa dici? E’ tutto molto
interessante. E poi non preoccuparti, se è per questo io
sono una gran
chiacchierona e posso capirti”
“Avrai
capito che amo l’ecologia”
“Si
nota”
“Già,
e a te cosa piace?”
“Molte
cose ma non ho una vera passione per
qualcuna in particolare a parte…”
“A
parte?”
“Mi
prometti di non ridere?”
“Certo,
perché dovrei?”
“Beh…
adoro mangiare. I dolci sono i miei
preferiti ma anche i piatti a base di pesce…”
Mark
sorrise.
“Non
c’è nulla di male ad amare la buona
tavola”
“Tu
credi? Le mie amiche mi prendono in
giro qualche volta”
“Loro
scherzano perché siete in confidenza,
io non mi permetterei mai, è un interesse come un altro, non
ci vedo niente di
strano”
“Grazie,
sei gentile”
“A
proposito di dolci, qui vicino c’è un
chiosco che vende gelati deliziosi. Ti andrebbe di andarci con
me?”
A
Strawberry si illuminarono gli occhi.
“Certamente”
“Bene”
Le
offrì volentieri un cono fragola e
vaniglia e chiacchierò in sua compagnia ancora un
po’, finché una telefonata
interruppe la conversazione.
“Mi
spiace ma devo proprio andare, avevo
promesso a mia madre che l’avrei aiutata a fare la spesa
oggi”
“Capisco,
va’ pure, non preoccuparti”
“Sicuro?”
“Certo.
Spero che ci rivedremo”
“Lo
spero anch’io”
“Mi
ha fatto piacere conoscerti e passare
del tempo con te”
La
ragazza arrossì, non poteva crederci.
“Lo
stesso vale per me”
Si
salutarono con una stretta di mano e poi
Strawberry corse via.
Tornata a
casa e posate le buste in cucina,
Strawberry corse in camera sua e andò a rilassarsi,
sfoggiando un sorriso
sognante stampato sulla faccia. All'epoca non sapeva che Mark un giorno
sarebbe diventato il suo ragazzo.
L’angolo
di Amy
Ciao
gente,
lo so, lo so, questo
capitolo è corto, noioso e campato in aria... Mark è un bravo
ragazzo ma cosa posso farci se
preferisco Ghish a lui e se considero il nostro Profondo Blu umano una
vera
noia? Spero comunque che possiate apprezzare lo sforzo, non potevo non
inserirlo, è pur sempre tra i personaggi principali. Ho
voluto scrivere un missing
moment perché, a quanto ricordi, non viene detto come si
sono conosciuti lui e
Strawberry e ho voluto immaginare così il loro incontro.
Il prossimo capitolo
sarà l’ultimo, ormai siamo quasi alla fine e un
po’ mi spiace salutarvi :( m spero sempre in nuove
ispirazioni, magari riesco a scrivere qualcos'altro e i capitoli
diventerebbero un po' di più... onestamente non so, per ora
nuove idee non ne ho ma con me non si sa mai XD
Grazie mille a:
cuoricinalove92,
pampa98,
la_bella_,
Emmy_Nerisse,
Gely9_5
TheDreamerGirl
per
aver recensito il capitolo scorso. Che dite, riusciremo ad arrivare
almeno a 70
recensioni con questi ultimi capitoli? Spero di sì,
recensite please, mi
fareste contenta ^^
Un abbraccio a tutte
voi, piccoline care ^^
Amy
|
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Capitolo 12 *** Darling, she's no longer a baby ***
Darling,
she’s no longer a baby
“Io
vado, ciao!” gridò Strawberry,
salutando i genitori e correndo verso la porta d’ingresso.
“Come mai oggi si è svegliata così
presto?
Di solito è sempre in ritardo” chiese il padre,
sorseggiando il proprio caffè
con aria stupita.
“Semplice: oggi va in gita con la scuola”
spiegò sua moglie, prendendo posto accanto a lui.
“Dato che andranno altre
classi oltre alla sua, vuole essere sicura di arrivare presto,
così potrà
sedersi vicino a Mark”
Al solo udire quel nome Shintaro si
rabbuiò. Strawberry era la sua unica figlia ed era
terribilmente geloso del
fatto che avesse un fidanzato, non la riteneva abbastanza matura per
innamorarsi e, come se non bastasse, odiava Mark. Quel ragazzo non gli
piaceva
affatto, era molto educato e gentile ma, secondo lui, quella era una
facciata e
non avrebbe tardato a mostrarsi per ciò che era veramente e,
a quel punto, la
sua bambina lo avrebbe lasciato, ascoltando finalmente i consigli di
suo padre
– altrimenti avrebbe sofferto terribilmente, e lui questo non
lo voleva.
“Quindi sta ancora con lui?” chiese.
“Sì, sono praticamente inseparabili”
rispose Sakura, portandosi le mani al volto con aria estasiata.
“Proprio come
lo eravamo io e te quando ci siamo conosciuti, ricordi,
tesoro?”
“Certo, come fosse ieri. Tu eri la ragazza
più bella che avessi mai incontrato e non vedevo
l’ora di passare i pomeriggi
insieme a te” commentò, sorridendo beato a sua
volta.
“Appunto, non credi che per nostra figlia
sia lo stesso?”
“Non direi, è soltanto una ragazzina, cosa
vuoi che ne sappia lei dell’amore?”
“Ma caro, ti ricordo che quando ci siamo
innamorati avevamo la sua stessa età…”
“E allora? C’è una grossa differenza,
quelli erano altri tempi, la gente aveva ancora dei valori e i giovani
non
erano così sfacciati come sono oggigiorno, si prendono e si
lasciano
continuamente come se nulla fosse, senza vergogna”
“D’accordo, la situazione è un
po’
cambiata, ma non credi che Strawberry sia una ragazza di sani principi?
L’abbiamo cresciuta ed educata con tutto l’amore
possibile, mi fido di lei e so
che, nonostante l’età, è seria e
responsabile”
“Sì, cara, ma ciò non toglie che il
problema sia quel Mark. Non mi sembra sincero”
“E da cosa lo deduci?”
“Non lo so, ma sento che è così, me lo
dice
il mio sesto senso”
“E da quando in qua hai un sesto senso,
caro?”
“Da sempre e mi dice che di lui non ci si
può fidare”
Sakura si lasciò sfuggire una risatina e
Shintaro la guardò stralunato.
“Cosa c’è da ridere?”
“E’ che quando fai il papà geloso
diventi
così buffo…”
“Buffo? Non direi, ti assicuro che sono
serio” poi salì in piedi sulla sedia e, puntando
le bacchette verso l’alto,
gridò: “Strawberry non preoccuparti, il tuo
papà veglierà sempre su di te e ti
proteggerà!”
La moglie fece l’impossibile per soffocare
le risate ma con scarsi risultati.
“Oh, caro, sei davvero buffo, ti dico! Ma
rimani sempre bellissimo”
“Oh, cara, le tue parole mi rendono felice.
Vogliamo dare un fratellino o una sorellina a Strawberry?”
Si strinsero le mani, gli occhi sognanti al
pensiero di un secondo pargoletto da amare.
“Sarebbe bello ma non dimentichi qualcosa?”
“Cosa?”
“Sono quasi le otto, se non vai rischi di
arrivare tardi a lavoro”
“Me n’ero dimenticato!”
L’uomo saltò giù dalla sedia,
afferrò il
pranzo, baciò sua moglie e uscì di casa in fretta
e furia.
“Buona giornata, fa’ attenzione” lo
salutò,
allegra come sempre.
Nel
tardo pomeriggio, sbrigate le faccende
domestiche, Sakura andò in salotto, accese la
tivù e si sdraiò sul divano per
riposare un momento. Ma il programma era noioso e dopo qualche minuto
smise di
guardarlo e iniziò a pensare ad altro.
‘Povero
caro, l’amore che prova per
Strawberry gli fa vedere una minaccia in ogni ragazzo che le si
avvicina, così
perde di vista la cosa più importante: la
felicità di nostra figlia’
Si
sollevò e allungò la mano verso una
delle cornici riposte su una vicina mensola, la prese e
guardò la foto
contenuta all’ interno. Sorrise dolcemente al ricordo. Lei e
Shintaro avevano
portato la loro bimba di tre anni al parco e si erano fatti fotografare
da un
passante. Strawberry era seduta sulle spalle di suo padre e si teneva
alle sue
orecchie, tirandole, e l’uomo, nonostante il dolore, si
sforzava di sorridere
all’obiettivo, sorreggendo amorevolmente la sua piccola.
Accanto a loro Sakura
le accarezzava un piedino nudo con una mano e con l’altra
abbracciava il
marito, con un sorriso smagliante sulle labbra, lo stesso che
illuminava il
volto della bambina.
“Sono
a casa, cara” disse Shintaro entrando
in salotto e facendola sobbalzare.
“Oh,
bentornato” salutò.
“Com’è andata in
ufficio?”
“Bene.
Cosa guardavi?”
“Questa
foto. Ricordi quando l’abbiamo
scattata?”
Prese la
cornice dalle mani della donna e
si sedette a sua volta sul divano.
“Certamente,
è uno dei ricordi più belli
che ho. Strawberry era una vera peste ma, nonostante tutto, conservava
sempre
la sua dolcezza, un po’ come fa anche adesso”
Sakura
appoggiò una mano sulla spalla del
marito e lo abbracciò, tornando ad osservare la foto.
“Il
tempo è volato ma dobbiamo farcene una
ragione, Shintaro. Strawberry è cresciuta ed è
arrivato il momento che inizi a
scegliere qualcosa da sé” sussurrò.
“Lo
so che il tempo è passato ma Strawberry
non è ancora in grado di fare le sue scelte, che esperienza
vuoi che abbia?”
“Ecco,
caro, credo che tu sia finalmente
arrivato al punto. Non ha alcuna esperienza di vita e mai ne
avrà se continui
ad opprimerla perché non approvi ciò che
fa”
“Opprimerla?
Io cerco solo di aiutarla”
“Questo
lo sappiamo sia tu che io, ma non
lei. Il tuo modo di fare la porta a credere che i tuoi non siano
suggerimenti
ma vere e proprie imposizioni ed è ovvio che non accetti di
seguirli”
“E
allora come dovrei comportarmi? Smettere
di preoccuparmi per lei e lasciarla fare tutto quello che vuole? Non se
ne
parla!”
“Non
dico questo, caro, semplicemente
dovresti lasciarle un po’ più di
libertà, non invadere i suoi spazi, così
potrà
fare le sue esperienze e noi potremmo dimostrarle che ci fidiamo di
lei”
Shintaro
aprì la bocca, pronto a ribattere,
ma poi la richiuse subito. Sakura aveva ragione, volente o nolente
doveva
ammetterlo, Strawberry era cresciuta e non poteva più
comportarsi come aveva
sempre fatto, doveva darle fiducia.
“E’
vero, cara, di sicuro sbaglio e posso
rimediare. Però una cosa è certa: quel ragazzo
non mi va a genio”
“Perché
angosciarti? Forse non starà per
sempre con questo ragazzo, magari cambierà idea, oppure no;
ma comunque la cosa
non ci riguarda. E’ la vita di Strawberry, lei deve scegliere
con chi
condividerla e noi, a meno che lui non si comporti male nei suoi
confronti, non
abbiamo il diritto di dirle cosa fare o con chi stare, non
più. Comunque
andranno le cose in futuro, sia che si tratti di Mark che di altre
questioni,
noi non dovremo più interferire, deve incominciare a fare le
sue scelte, giuste
o sbagliate che siano”
“Ma
non voglio che faccia scelte
sbagliate…”
“Nemmeno
io e questo perché siamo i suoi
genitori. Nessun genitore vorrebbe che i suoi figli facciano scelte
sbagliate,
ma arrivati a un certo punto è necessario dar loro maggiore
autonomia,
altrimenti quando arriverà il momento che se ne andranno di
casa saranno persi”
Shintaro
guardò sua moglie con aria
sbigottita, Sakura era sempre allegra, sorridente ed accondiscendente
ma in
quel momento era seria e risoluta. Si abbandonò fra le sue
braccia, colpito
dalle sue parole, così veritiere che gli facevano anche
un po’ male. “Caro,
il bene che le vogliamo è immenso e
non si esaurirà mai, ci saremo sempre per lei e non
l’abbandoneremo mai, ma
dobbiamo accettare la verità, devi
accettarla” dicendo ciò prese ad accarezzargli la
testa. Sebbene quelle parole
suonassero severe alle sue orecchie, Shintaro colse comunque
l’amore con cui
sua moglie le pronunciava.
“Non
è più una bambina” sussurrò
dolcemente
la donna.
Lui diede
un ultimo sguardo alla foto prima
di appoggiare la cornice sul pavimento.
“Sakura…”
si tirò su e abbracciò la moglie,
facendole appoggiare la testa sul suo petto.
“Sono
a casa!” esclamò un attimo dopo
Strawberry, facendo il suo ingresso in salotto.
“Ciao,
tesoro, ti sei divertita?” chiese la
madre, sorridendole.
“Sì
sì, sono stata benissimo” rispose. “Ma
quella foto…”
“La
stavamo guardando” si aggregò Shintaro,
cercando di normalizzare il tono della voce, passandole la cornice.
“Ricordi
quella giornata?”
“Ne
ho solo un vago ricordo ma so per certo
che mi ero divertita, già allora vi volevo bene e adoravo
stare in vostra
compagnia”
‘Oh,
Strawberry’ pensò suo padre con gli
occhi lucidi.
“Anche
noi ti vogliamo bene, non è vero,
caro?”
“Certo,
cara, e molto anche”
“Ne
sono felice” sorrise, schioccando un
bacio sulle guance di entrambi. “Vado a cambiarmi ora, a
dopo” e corse al piano
di sopra, lasciando cadere la cornice sul divano.
“Quello
che dici è vero, cara, tristemente
vero. Non è più una bambina”
sussurrò all’orecchio di Sakura con un sorriso,
non riuscendo però a trattenere una lacrima solitaria che
gli rigò una guancia.
L’angolo
di Amy
Ciao gente,
come ve la passate?
^^
Allora, ecco qui un
capitolo dedicato ai Momomiya e alla gelosia, tipica di molti
papà, mostrata da
Shintaro, non è tenero alla fine? Che ve ne pare? Io li
trovo carini, adoro
soprattutto Sakura, la trovo una mamma adorabile ^^
In teoria il
dodicesimo capitolo (cioè quello che avete appena letto)
avrebbe dovuto essere
l’ultimo capitolo e invece no, dopo questo credo che ne
scriverò altri due… lo
so, a questo punto potete darmi della pazza ma l’ispirazione
con me è
imprevedibile XD Se però preferite che la concluda con
questo capitolo, fatemi
sapere, non voglio annoiarvi!
Grazie mille a chi ha
recensito il capitolo di Mark, cioè: TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse, Curoicinalove92 e Gely_9_5 (a proposito Gely, grazie per
avermi ispirato questo capitolo con la
tua storia) e a chi preferisce, ricorda e segue, grazie
davvero! ^^
Recensite please, un
abbraccio e a presto!
Amy
|
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Capitolo 13 *** Friends will be friends ***
Friends will be friends
“Ragazze
scusate ancora. Venerdì il café sarà
chiuso, se non avete altri impegni
potremmo andare al cinema, che ne dite? ” lesse
Mimi dal proprio cellulare.
“Per me va più che bene, e per te?”
“Anche
per me, vada per il cinema, ma non
prima delle cinque” rispose Megan, impegnata a versare del
succo di frutta in
un paio di bicchieri. “Comunque per me quella ragazza lavora
troppo”
“Indubbiamente,
ha a malapena tempo per
vedere Mark”
Per un
attimo si sentì solo il rumore delle
dita di Mimi che scorrevano sul cellulare mentre era intenta a
formulare un
messaggio di risposta a quello di Strawberry.
“Già,
ma non ne ha abbastanza per noi due”
“Non
dirmelo, sei gelosa di Mark?”
Megan
porse alla ragazza uno dei bicchieri.
“No,
più che altro sono gelosa del tempo
che passa con lui. Trovo giusto che stia con il suo ragazzo ma non per
questo
deve dedicargli tutto il suo tempo. Insomma, siamo o non siamo sue
amiche?
Dovremmo avere anche noi una certa importanza, non ti pare?”
“In
questo hai ragione, non le farebbe
certo male uscire più spesso anche con noi, ma non possiamo
farci nulla”
“Secondo
me possiamo, invece”
“E
come?”
“Beh,
potremmo farglielo notare”
“Farglielo
notare?”
“Certo.
Le vere amiche sono sempre sincere,
giusto? Se le diciamo apertamente che ci sentiamo messe da parte di
sicuro si
renderà conto che non ci sta dedicando mai tempo”
“Mai?
Dai, non esagerare, si è scusata e ha
promesso di uscire con noi venerdì. Non è colpa
sua se è sempre impegnata, non
credo sia il caso di essere così dirette, potremmo chiudere
un occhio e portare
pazienza, no?”
“Oh,
Mimi, sei sempre la solita! Ma non
capisci che se continuiamo così rischiamo di perdere la
nostra amica?”
“Non
essere così catastrofica, non ci ha
mica dimenticate”
“Per
ora. Presto avrà occhi solo per Mark e
noi smetteremo di contare qualcosa”
“Megan,
perché dici queste cose? Sai meglio
di me che Strawberry ci vuole bene, non lo farebbe mai, ne sono
sicura”
L’amica
non rispose, bevve un’ ampia
sorsata del suo succo di frutta e volse lo sguardo altrove con fare
pensieroso.
“Sul
serio, perché ti crea tanti problemi
il fatto che stia uscendo con Mark?” chiese allora Mimi,
giocherellando nervosamente
con una matita.
“Non
è Mark in sé il problema”
“Allora
spiegati meglio, per favore, perché
non riesco a capire cos’è che ti sta infastidendo
tanto”
“Okay.
Beh, ti ricordi della mia vecchia
migliore amica? Lei era fantastica, eravamo davvero unite ed
inseparabili.
Almeno, finché non si è fidanzata.
All’inizio mi trascurava, proprio come fa ora
Strawberry, ma cercavo di convincermi che era solo una fase e che poi
sarebbe
passata e che io e lei saremmo presto tornate a frequentarci spesso. Il
suo
ragazzo non era un problema ma poi lo è diventato,
è stata colpa sua se ci
siamo allontanate. Credo che Mark sia un bravo ragazzo però,
dopo quel che è
successo, ho paura che anche Strawberry finirà con
l’allontanarsi da noi”
“Megan,
allora era per questo? Io credevo
che fossi gelosa perché Strawberry ha un ragazzo e noi
no…”
“Ammetto
che mi piacerebbe molto averlo ma
no, non era per quel motivo”
“Sai,
capisco le tue preoccupazioni, ma vedi,
solo perché le situazioni possono essere ricorrenti, non
vuol dire che tutte le
persone sono uguali. La tua amica dell’epoca era
molto diversa da Strawberry. E’ vero, non
stiamo molto insieme ultimamente, ma lei non ci ha dimenticate e non si
allontanerà da noi. Oltretutto anche Mark è un
altro tipo di ragazzo, non terrà
Strawberry tutta per sé, ne sono sicura”
“Sì
ma neanche si prodiga per farle passare
un po’ di tempo in nostra compagnia…”
“Ma
Mark non ha nessun dovere nei nostri
confronti. Ragiona prima di parlare, anche lui la vede poco, tu al suo
posto
cederesti a qualcun altro la persona che ami se già tu non
riesci a stare molto
in sua compagnia?”
“Sì,
qualche volta lo farei stare con gli
amici, per il suo bene”
“La
stai guardando solo dal tuo punto di
vista, Megan. E stai cercando qualcuno da incolpare”
“Non
è vero…”
“Se
proprio devi, non è con Mark che
dovresti prendertela, ma col tuo caro Ryan”
“Ryan?
Cosa c’entra Ryan con tutto questo?”
“C’entra
eccome. E’ o no il proprietario
del locale dove lavora Strawberry?”
“Tecnicamente
il proprietario sarebbe
Kyle…”
“Sì
ma è Ryan il vero responsabile, dato
che Kyle lavora come pasticcere”
“Non
capisco dove vuoi arrivare”
“Dico
solo che dovresti prendertela con
Ryan se la nostra amica lavora sempre così tanto, non con
Mark che risente dei
suoi impegni quanto noi”
Megan non
rispose, Mimi aveva decisamente
centrato il punto.
“So
che Ryan ti piace molto ma incolpare
qualcun altro non è comunque giusto”
“Non
volevo davvero incolpare Mark, solo
che non mi piace essere messa da parte. E ho ragione di credere che non
piaccia
neanche a te”
“Mi
sembra ovvio che non mi piace ma
dobbiamo rispettare la nostra amica, anche se la cosa fa un
po’ male”
“A
scuola passa tutto l’intervallo con Mark
e dopo, finite le pulizie della classe, sparisce perché deve
lavorare, poi la
sera finisce tardi e deve tornare a casa. Il weekend poi è
tutto per il suo
ragazzo. A cosa servono messaggi di continue scuse quando non fa mai
nulla di
concreto per dimostrare che ci terrebbe a stare un po’ con
noi? E adesso non
giustificarla come fai sempre”
Stavolta
fu Mimi a non rispondere perché
Megan aveva ragione, forse non le diceva nel
modo migliore, ma era così che stavano le cose. Sebbene
cercasse sempre
di difenderla, anche lei si sentiva un po’ delusa dal
comportamento dell’amica,
non si stava paragonando a Mark, però non le sarebbe
dispiaciuto se Strawberry
avesse avuto maggior considerazione. Ma, non volendo neanche
biasimarla,
preferì starsene zitta e tornare a concentrarsi sugli
esercizi di
geometria.
Poco
più tardi suonarono alla porta.
“E
se fosse Strawberry?” propose Mimi,
speranzosa.
“Ne
dubito, è al Café, ricordi? Sarà mia
madre, quando esce prima dall’ufficio rincasa sempre a
quest’ora” rispose
Megan, correndo verso l’ingresso.
Aprì
la porta e rimase sorpresa.
“Strawberry?”
domandò, meravigliata. “Che
ci fai qui? Non stavi lavorando?”
“Ciao.
A dire il vero sì, ma…” rispose.
“Entra,
non stare lì. Vieni di là”
l’interruppe, prendendola per una mano ed accompagnandola in
salotto.
“Ciao
Strawebrry! Cosa ti avevo detto, eh
Megan?” salutò Mimi, rivolgendosi prima ad una,
poi all’altra.
“Ciao
Mimi” disse la rossa di rimando.
“Scusate se non vi ho avvisato ma pensavo di farvi una
sorpresa. Vedete, Kyle
non sta bene e così…”
“Cosa?
Non sta bene? Che gli è successo? E’
grave?”
“No,
Mimi, ha solo un po’ d’influenza,
tranquilla!”
“Ah,
per fortuna”
“Come
stavo dicendo… Kyle non sta bene da
ieri sera e quindi oggi non se l’è sentita di
alzarsi dal letto perciò ci siamo
dovute arrangiare noi e abbiamo provato a fare una torta ma…
non ci è venuta
molto bene. Abbiamo venduto quello che ci era rimasto e alla fine
abbiamo
chiuso il locale prima. Ecco perché oggi ho finito tanto
presto” riuscì
finalmente a spiegare.
“Capisco,
e allora hai pensato di venirci a
trovare?”
“Esatto,
speravo di trovarvi entrambe qui”
“E
Mark?”
“Mark?”
“Sì,
beh, lui era impegnato?”
“Non
so, non l’ho ancora sentito. Perché
questa domanda?”
“Dato
che sei venuta qui credevo Mark
avesse degli impegni”
“Megan,
cosa stai cercando di dirmi? Non ti
seguo”
“Ultimamente
hai speso tutto il tuo tempo
con lui, cos’è, adesso non siamo più
tue amiche?”
“Megan,
dai, non esagerare…”
“Sta’
zitta, Mimi, mi sono stancata!”
Strawberry,
che nel frattempo aveva preso
posto su una sedia, si alzò in piedi.
“Oh,
ragazze, mi spiace. Non credevo di
avervi trascurato, non me ne sono resa conto, mi dispiace
davvero” disse loro,
mortificata.
“Non
preoccuparti, è tutto a posto”
“No,
Mimi, Megan ha ragione: non mi sono
comportata nel migliore dei modi con voi. Ci stavo pensando proprio
oggi e,
credetemi, ho capito di aver sbagliato. Ecco perché sono
qui, volevo vedervi e
passare il resto del pomeriggio insieme, solo noi tre”
“Vuoi
dire che avevi intenzione di venire
qui sin dall’inizio? Non siamo un ripiego perché
Mark ti ha dato buca per
qualche motivo?”
“No,
Megan, affatto! Per me non lo siete
mai state. Ho anche preso un po’ di torta alle fragole per
mangiarla insieme,
se vi va”
“Oh,
Strawberry!”
Megan
sorrise e abbracciò l’amica e presto
anche Mimi si unì a loro.
“Mi
perdonate?”
“L’abbiamo
già fatto”
“Davvero?
Vi voglio bene!”
“Anche
noi te ne vogliamo, giusto Megan?”
“Giusto,
Mimi”
L’angolo di
Amy
Ciao gente,
e stavolta è toccato
alle compagne di scuola di Strawberry, che ne dite, vi è
piaciuto almeno un
pochino? Spero proprio di sì ^^
Ebbene, siamo
arrivate quasi alla fine. L’ultimo capitolo non
l’ho ancora iniziato ma ho
un’idea in mente e se tutto va bene dovrei riuscire a
scriverlo e postarlo per
la fine della prossima settimana.
Come sempre vorrei
ringraziare chi preferisce, segue, ricorda ma soprattutto recensisce
questa
raccolta capitolo dopo capitolo. Grazie ai recensori
TheDreamerGirl, Emmy_Nerisse, Curoicinalove92 e Gely_9_5.
Un abbraccio e a
presto care!
Amy
|
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Capitolo 14 *** 14. What's friendship? ***
What’s
friendship?
Cos’è
l’amicizia?
Se l’era sempre chiesto, da quando era solo
un microchip, anzi no, da quando era un semplice progetto. E non era
mai stato
in grado di darsi una risposta – d’altronde era
stato ideato e programmato per
un altro scopo. Eppure, da quando era in funzione, aveva esaminato
più e più
volte i dati raccolti, sperando così di venire a capo della
questione,
riscuotendo però insuccesso.
Col passare del tempo non si era dato per
vinto e aveva iniziato ad osservare il mondo circostante, a cominciare
dalle
persone. Per un po’ studiò Ryan e Kyle, gli umani
a lui più vicini, e suppose
che tra loro vi fosse amicizia ma i suoi dubbi non vennero chiariti. Le
cose
cambiarono quando giunsero le ragazze. Tra tutte Pam era colei che lo
aveva
affascinato e, nel contempo, intimorito di più a causa della
sua indole tanto
forte quanto solitaria. Non capiva come una persona così
apparentemente fredda
potesse interessare tanto Mina ma poi, osservando meglio anche la
ragazzina
aristocratica, comprese. Il carattere e l’istinto naturale
dell’una
compensavano la fragilità e il desiderio di protezione
dell’altra e qualcosa di
invisibile sembrava unirle. Qualcosa di simile all’amore ma
che amore non era.
Anche Lory e Paddy gli fecero una simile
impressione anche se non si rivelò altrettanto immediata. La
ragazza con i geni
della neofocena colpiva per la cordialità e la timidezza, la
giovane biondina,
invece, appariva vivace e solare. Ancora una volta due caratteri
diversi,
legati sinceramente. Entrambi i casi lo spronarono a cercare nuovi dati
da
analizzare. Doveva trovare quello chiave e caso volle che coincidesse
con
Strawberry.
La rossa era stata la prima ragazza umana
che avesse mai conosciuto e si era subito affezionato a lei. Aveva in
qualche
modo intuito che era diversa, speciale. Viverle accanto, osservarla,
acquisire
i dati che lei gli comunicava attraverso i suoi sfoghi… li
aveva confrontati
con gli altri casi e aveva scoperto che Strawberry si comportava con
lui come
fanno gli amici con gli amici. E la conferma la ottenne quando la
ragazza un
giorno lo abbracciò teneramente e gli disse:
“Sai, quando gli alieni ti hanno rapito
eravamo tutti molto preoccupati per te, soprattutto io. Avevo
così paura di quello
che avrebbero potuto farti che non volevo nemmeno pensarci. Ero
così in colpa
che, se non ti avessimo trovato, credo che sarei impazzita. Per fortuna
sembra
che non ci siano stati danni ma da quel giorno ho deciso che
starò più attenta,
hai notato che sono diventata più protettiva verso di te,
no? Beh, lo faccio
perché mi sei tanto caro, piccolino. Sei uno degli amici
migliori che si
possano avere e ti voglio tanto bene!”
Sentimento
di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima
tra due o più persone, che si traduce in rapporti di
dimestichezza e
familiarità.
E
finalmente tutto fu più chiaro. Quella
definizione che aveva elaborato dopo lunghe ricerche d’un
tratto non era più un
semplice insieme di parole messe una accanto all’altra,
bensì un concetto molto
più profondo e semplice. Un concetto umano che, per la prima
volta in tutta la
sua esistenza di piccolo robot, lo riguardava.
Strawberry era sua amica. Mina, Lory, Paddy
e Pam erano sue amiche. Ryan e Kyle erano suoi amici. Prima era solo
poi, di
colpo, si era ritrovato con tutti quegli amici attorno.
Ma la rossa era di sicuro la persona alla
quale teneva di più. Gli aveva dimostrato un affetto enorme,
più di chiunque
altro, gli aveva cambiato persino il nome: R2000 era troppo anonimo,
distaccato, categorico. Mash era migliore, ispirava subito simpatia,
tanto da
piacere persino a lui che gusti, prima d’allora, non ne
aveva. E da quel
momento il robottino aveva deciso che Mash era il suo nome e che non
avrebbe
risposto ad altri che a quello. Basta essere R2000. Non solo
perché Mash gli
piaceva ma, soprattutto, perché era stata lei a darglielo.
La sua cara,
carissima amica Strawberry. Sì,
Strawberry, quell’umana un po’ goffa ma
buona e generosa che gli aveva fatto capire molte cose, insegnandogli
che due
nemici, se si redimono, possono davvero sotterrare l’ascia di
guerra e, col
tempo, diventare amici. Era questo quello che avevano fatto le Mew Mew
con gli
alieni e lui se n’era meravigliato e subito dopo aveva
sorriso all’idea perché
non significava solo che non ci sarebbero stati più scontri
e che la
Terra era finalmente salva,
ma anche che lui aveva trovato tre nuovi amici che non gli avrebbero
mai più
fatto male: Ghish, Pai e Tart.
“Ryan dice che sei stato attivato
esattamente un anno fa. Sai cosa vuol dire?” gli aveva detto
una volta la giovane
mentre era in pausa al locale.“Significa che è il
tuo compleanno e per
l’occasione Kyle ha preparato una torta per tutti. Certo, tu
non puoi mangiarla
ma di sicuro ti piacerà, c’è il tuo
faccino sopra. Ah, questo è il mio regalo
per te. Buon compleanno, Mash!” allora si era lasciato
attaccare un farfallino
di raso rosso e si era ammirato allo specchio, sprizzando
felicità da tutti i
pori.
“Grazie, Strawberry! Mash è felice! Grazie,
Strawberry! Mash è felice! Mash è
felice!”
L’angolo
di Amy
Ciao
gente,
e anche l’ultimo capitolo di questa raccolta si conclude qui.
Non potevo che
chiudere con quell’adorabile batuffolino di circuiti, non vi
pare? Spero
davvero che vi sia piaciuto perché non so cosa sia venuto
fuori… ^^’
Peccato aver finito, mi è piaciuto molto postare le mini
storie ed avere le
vostre opinioni in merito, mi avete accompagnato per un
po’ e
siete state davvero carine ^^
Vorrei chiedervi un’ultima cosa: dato che questo è
proprio l’ultimo capitolo mi
farebbe molto piacere se tutti coloro che hanno inserito la mia storia
nelle
loro rispettive liste mi lascino una recensione per dirmi se questo
capitolo è
piaciuto e per farmi sapere quali capitoli considerano migliori in
tutta la
raccolta. Grazie mille a chi lo farà perché
apprezzerò davvero il gesto :)
E ora è d’obbligo ringraziare chiunque abbia
mostrato interesse per questa
storia ^_^
Grazie a chi l’ha preferita: Emmy_Nerisse, Hirae,
Melody90, m_j, rekuchan, Sana96, Soul_Heart,
Yeah91
Grazie a chi l’ha ricordata: Gely_9_5, la_bella_
Grazie a chi l’ha seguita: black rose92,
Blue_Key,
brillante, m_j, Ninfa Azzurra, Sana96, Usagi Kinomoto, Vale17_, Vocal
Dreamer
Infine
grazie a chi ha recensito, anche solo una volta: black rose92, Danya, Euterpe_12, La_bella_, Sana96, Emmy_Nerisse, Gely_9_5, Piplette e
Freia, Vocal_Dreamer, Vale17_, Niky95, Mystyemily, Pampa98,
Cuoricinalove92, m_j
Spero
di ritrovarvi ancora nel caso in cui postassi altre storie in questa
sezione,
mi farebbe piacere risentirvi ^_^
Un abbraccio a tutte e
passate un super 2013! ;)
Amy
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