You need me but I don't need you

di NiallsUnicorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I like you. ***
Capitolo 3: *** The diary ***
Capitolo 4: *** My best friend ***
Capitolo 5: *** I like a Boy. ***
Capitolo 6: *** The bet. ***
Capitolo 7: *** wow, a dog. ***
Capitolo 8: *** C'mon, do it! ***
Capitolo 9: *** Where are we going? ***
Capitolo 10: *** The dinner. ***
Capitolo 11: *** You're like a firework. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le otto e cinque.
Spensi la sigaretta sul muretto sul quale ero seduta e la gettai alle mie spalle, alzandomi in piedi con un salto. Raccolsi la cartella e me la gettai su una spalla guardandomi attorno, in cerca di una chioma rossa.
-Valery! Sbrigati, dobbiamo andare- urlai seccata intravedendola nella parte opposta del contile intenta a parlare con delle sue compagne di classe.
Valery si voltò verso di me ed un sorriso illuminò il suo volto.
Mi corse incontro agitando una mano e si fermò a pochi passi da me, felice come una Pasqua.
-Ce l'hai fatta a svegliarti, sorellona. Persino il secondo giorno di scuola sei stanca- disse inclinando la testa di lato e iniziando a camminare al mio fianco.
-Eh, già. Vedi, non capisco perché ti ostini a svegliarti venti minuti prima del dovuto. Non ha senso, abitiamo praticamente nella scuola- dissi accellerando il passo per evitare di essere chiusa fuori.
Valery sorrise e si aggiustò la cartella sulle spalle, salutando la donna che stava chiudendo il cancello della scuola. Lei ricambiò con un grugnito.
-È semplice: devi essere positiva. Se ti svegli presto puoi fare colazione con calma, venire a scuola a piedi e parlare con gli amici prima di entrare. Se la vedi da questo punto di vista è decisamente conveniente- spiegò mentre ci avvicinavamo alle nostre rispettive classi. Sbuffai, senza sorprendermi della risposta di mia sorella.
Era sempre stata così dannatamente... Ottimista. Quando le cose andavano male si limitava a sorridere e a rialzarsi, senza curarsi dei commenti degli altri.
In un certo senso eravamo simili, nemmeno a me importava di quello che diceva la gente. Se alcune persone avevano una vita sociale così scarsa da potersi permettere di perdere tempo a parlare male degli altri non era di certo affar mio.
La guardai sparire nella sua classe e la salutai con un cenno della testa, continuando a camminare.
Fortunatamente la porta della mia classe era ancora aperta e mi ci infilai di soppiatto, cercando di non farmi notare.
Sospirai sedendomi all'ultimo banco ed estrassi il mio telefono dalla tasca, controllando l'ora.
-'Giorno Sarah- disse Lily con un sorriso a trentadue denti, sedendosi nel banco davanti al mio. -Mi chiedevo se per caso potessi dare un occhiata ai tuoi compiti di fisica, sai, ieri non ho avuto tempo- concluse tamburellando le unghie sul mio banco.
La guardai inarcando un sopracciglio e mi sporsi in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo e inchiodandola con i miei occhi neri.
-Cosa c'è Brown, anno nuovo vita nuova? Andiamo in classe insieme da tre anni e non mi rivolgi la parola da due anni a questa parte. Credevo che ti fossi dimenticata della mia esistenza-
Lily sbarrò gli occhi e aprì e chiuse la bocca, indecisa su come ribattere.
Era la tipica biondina montata, il fatto che riuscisse a ingannare tutti i ragazzi e le ragazze della scuole rigirandoli come volesse non la autorizzava a fare lo stesso con me.
Alla fine la ragazza fece sbattere le ciglia, guardandomi con i suoi occhi nocciola.
-Fai come vuoi- disse voltandosi -Mi ricorderò del fatto che QUALCUNO è scorbutica con tutti e si rifiuta di aiutare gli amici- concluse alzando la voce in modo che tutti la sentissero.
Non le dissi che io e lei non eravamo affatto amici solamente perché in quel momento entrò la professoressa, che ci guardò minacciosa.
Il nuovo anno si preannuncia peggiore del precendete.




buonsalve! (?) 
Allora, non so se vi piacerà questa ff, perchè è "diversa" dal solito.
Anzi, in realtà non taaantiiissimo (?) ma è differente da ciò che scrivo di solito, capito? (?)

Anyway, codesta robina (?) è un prologo un po' luuungo (?) e spero che vi piaccia *-* 
faaatemi sapere con una recensione, peeerfavooore (?)

ok, la smetto :') 
Bascii, Medusa :3


Valery: 
http://i32.tinypic.com/34jd66g.jpg

S
arah: http://farm3.static.flickr.com/2452/4007471011_fef70f50f9.jpg

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Capitolo 2
*** I like you. ***


Presi due vassoi dalla pila e ne passai uno a Valery, che guardava entusiasta ciò che offriva quel giorno la mensa.
-Bleah, purea di patate annacquato- dissi guardando con disprezzo un contenitore ricolmo di una sostanza che avevano il coraggio di chiamare purea.
La cuoca mi riservò un occhiataccia, versandone una cucchiaiata abbondante sia nel mio piatto che in quello di mia sorella. Lei la ringraziò con un sorriso e mi raggiunse, sedendosi di fronte a me in un tavolo altrimenti deserto.
-Allora, com'è andata oggi?- disse aprendo il suo tovagliolo e posizionandoci sopra il suo pranzo, con precisione millimetrica.
-Mi tratterrò dal dirti che speravo avresti smesso con questa fissazione per i germi- dissi squadrandola con fare critico.
Lei pulì la sua forchetta con un fazzoletto e infilzò un pezzetto di carne, portandolo alla bocca. Masticò lentamente e poi mi rivolse un'altro sorriso.
-Stai eludendo la mia domanda?- domandò tranquilla.
-Bene, tralasciando il fatto che sono in punizione- dissi sospirando e mi fiondandomi sul cibo.
Valery scosse la testa, sconsolata. -È il secondo giorno di scuola e tu sei già in punizione. Cos'è successo stavolta?-
Ingoiai la carne e mi aggiustai i capelli, guardandola dritta negli occhi color ghiaccio.
-Niente di che. Potrei aver accidentalmente fatto rivoltare uno scherzo contro la sua creatrice- dissi mescolando la mia Coca-Cola con la cannuccia.
Valery ridacchiò -Povera Lily-
Inarcai un sopracciglio -Come sai che era lei?-
È onniscente, pensai. Sa tutto e vede tutto.
-Beh, non é stato difficile... L'ho vista correre in bagno con delle ragazze: era completamente ricoperta di polvere di gesso- spiegò continuando a mangiare.
Sorrisi, soddisfatta della sua deduzione. Odiavo ripetere le cose, era una fortuna il fatto che mia sorella mi capisse al volo.
Ricominciammo a mangiare, ognuna persa nei propri pensieri. Non sopportavo le persone che parlavano sempre e volevano riempire per forza i silenzi e il fatto che Valery sapesse essere taciturna... Beh, era l'ideale.
-Salve carotine- un ragazzo spuntò alle spalle di Valery, scompigliandole i capelli.
Lei si girò di scatto, senza smettere di sorridere, e si travolse il ragazzo con un gigantesco abbraccio.
Io mi mantenni più distaccata, nonostante conoscessi Louis da sempre.
-'Giorno Tomlinson- dissi sbadigliando e preparandomi a buttare il cibo nel vassoio, pressoché intatto.
-Ciao Harry- disse mia sorella con una voce ancora più dolce del solito, rivolta al ragazzo accanto a Louis. Lui la salutò con un cenno della testa, poi si voltò verso di me sorridendo malizioso.
Gli riservai un occhiata di profondo disprezzo, quel ragazzo non nutriva alcun rispetto nei confronti delle ragazze. Le considerava delle specie di giocattoli, da sostituire dopo averci "giocato" per un po'.
Il riccio sussurrò qualcosa all'orecchio di Louis, che annuì come per mostrarsi d'accordo con lui, e si allontanò lanciandomi un'ultima occhiata.
Lo vidi con la coda dell'occhio avvicinarsi ad un gruppo di cheerleader con le gonne esageratamente corte. Lo trovavo a dir poco irritante il fatto che quelle ragazze girassero per la scuola sfoggiando i loro bei culi, perfetti per essere presi a calci.
Notai che nel gruppo c'era anche Lily, e colsi al volo l'occasione.
La salutai con la mano sorridendo beffarda e la guardai arrossire di rabbia: se proprio dovevo finire in punizione tanto valeva irritarla ancora un po'.
Valery guardò Harry andare via, delusa. Non si accorse nemmeno del mio scambio di "battute" con Lily e si rivolse a Louis.
-Va già via?- domandò guardandolo allontanarsi
Il ragazzo annuì sedendosi accanto a lei e cingendole la vita con un braccio -Come stanno le mie due rosse preferite?- domandò sorridente.
-Lascia che ti ricordi che i miei capelli ora sono neri- dissi spingendo il vassoio di lato.
Louis fece una smorfia -Per il mio cuore rimarrai sempre una carota, tesoro mio- disse mandandomi un bacio a distanza.
Valery rise, io mi limitai a scuotere la testa e a fargli la linguaccia.
Louis era il nostro migliore amico dalla nascita. Era il nostro vicino di casa, facevamo ogni giorno insieme il traggitto casa-scuola ed stava sempre a casa nostra, neanche fosse un senzatetto.
-Oggi posso venire a casa vostra? Sarah, potresti spiegarmi i sistemi? Tra poco abbiamo le prove di ingresso e non mi ricordo niente...- si giustificò il ragazzo.
Lo guardai inclinando la testa di lato -Louis, sei una capra-
Valery mi sferrò un leggero pugno sul braccio, ridendo.
-Certo, scommetto che Sarah ti spiegherà volentieri-
Tossì per richiamare l'attenzione di mia sorella e per farle presente che, in teoria, ero io a decidere se era il caso di far acculturare o meno quel ragazzo.
Louis allungò la mano sul tavolo cercando la mia e la strinse, guardandomi con occhi imploranti.
-Eddai, ti prego, ti prego, ti prego!- disse il ragazzo facendo un sorriso dolcissimo.
Mia sorella si unì a lui nella cantilena -Ti prego, Ti prego, Ti prego!-
Sorrisi alzando gli occhi al cielo -Valery, tu non dovresti andare a lezione di danza oggi?-
Valery mi guardò un po' delusa -Oh, è vero...-
Anche Louis sembrò rimanerci male.
-Ci vediamo lo stesso?- mi domandò implorante -Non ci capisco niente con tutti quegli schemi, simboli matematici, eccetera, eccetera, eccetera- disse facendo degli ampi gesti con le braccia.
Gli sorrisi e gli feci cenno di "no" con la testa.
-Spiacente, oggi sono in punizione- lo informai.
Louis fece una smorfia -Di nuovo?-
-Beh, c'è da dire che questa é la prima dell'anno...- si intromise mia sorella -ieri non ha fatto niente che fosse degno di nota- concluse giocherellando con una ciocca di capelli.
Louis annuì dandole ragione -Cos'è, un record personale?- mi chiese sorridendo.
-Più o meno- tagliai corto -ma ora torniamo in classe, sta per suonare-
Come a conferma delle mie parole, il suono della campanella mise fine alla nostra conversazione.


-Allora ci vediamo domani?- mi chiese Louis sulla porta di casa.
Sbuffai. -Purtroppo si-
Valery mi appoggiò una mano sulla spalla, sorridente. -Sono sicura che domani sarà una grande giornata. E ricorda: "sorridi alla vita e la vita sorriderà a te"- disse citando la frase che ormai era diventata la sua filosofia di vita.
Inarcai un sopracciglio con scetticismo e spalancai la porta, spingendo dentro mia sorella.
-Muoviti Confucio, oppure farai tardi alla lezione di danza-
Valery guardò l'antico orologio a pendolo del salotto e si coprì la fronte con una mano, grugnendo qualcosa.
-Ho solo mezz'ora per preparare la borsa, farmi la doccia e correre in palestra!- urlò scappando al piano di sopra.
Louis mi guardò confuso. -Vuole farsi la doccia prima di andare in palestra?-
Annuii con poca convinzione, ormai abituata alle stranezze di mia sorella.
-Odia arrivare in ritardo- dissi continuando a fissare la cima delle scale, nel punto dove Valery era sparita. -In realtà odia anche arrivare in orario, se non è nel luogo prestabilito almeno dieci minuti prima dell'appuntamento va nel panico- mi corressi.
-Interessante... Capito, io levo le tende- disse Louis uscendo dall'ingresso.
-A domani Tomlinson- lo salutai con una pacca sulla spalla.
Era quasi fuori di casa quando si voltò e mi disse -Posso farti una domanda Sarah?-
-Me l'hai appena fatta- risposi guardandolo storto.
Louis sorrise sarcastico -Adoro quando mi rispondi così, Baby-
Incrociai le braccia, fingendomi arrabbiata -Io detesto quando mi chiami Baby-
Il ragazzo rise scompigliandomi i capelli.
-È per questo che lo faccio- disse dandomi un buffetto sulla guancia.
Guardai Louis uscire da casa mia, finché non mi accorsi di avere una memoria veramente penosa.
-Tomlinson, la domanda!- urlai rimanendo in salotto, senza raggiungerlo all'esterno.
Louis si girò, mostrandomi un ghigno.
-Sei sicura di essere una ragazza?- mi domandò quasi urlando.
Sorrisi e mi tolsi velocemente una scarpa, tirandogliela dritta sul petto.
Il ragazzo la schivò aglimente e la raccolse, restituendomela con un tiro a dir poco perfetto che presi al volo senza difficoltà.
-Ti dirò, mi piaci Tomlinson- dissi infilandomi la scarpa.
Louis rise -Quale onore! Anche tu non sei male, carota- disse voltandosi e salutandomi con la mano, mentre raggiungeva tranquillamente il vialetto di casa sua.
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo, chiudendo la porta di casa.

Allora... Buocciorno c: (?)
Salve lettrici e lettori (?) lo so che dovevo aggiornare circa sei ore fa LOL ma poi mi sono distratta facendo i compiti e si sa, il tempo vola quando non ci capisci un cazzo di matematica. (?)
Anyway, questo é il primo vero capitolo *capitan ovvio* (?) e spero che vi piaccia, anche se, in sostanza, non accade una beata minchia. (?)
Perdonatemi ma non avevo idea di come far arrivare Harry e Louis e stavo andando in crisi (come sempre LOL) così ho scritto questo capitolino un po' struppio, come direbbe Posca. (?)
Well, I hope you enjoy! (?)
Basciii, medusa :3 

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Capitolo 3
*** The diary ***


Buttai la cartella sul divano e salii al piano superiore, per raggiungere Valery e controllare a che punto fosse con i preparativi. Ormai erano le quattro e mezza e, conoscendola bene, sapevo che sarebbe uscita di casa da un momento all'altro, per arrivare alle cinque in palestra.
Non ebbi nemmeno il tempo di bussare alla porta della sua camera che questa si aprì, facendomi ritrovare faccia a faccia con mia sorella.
I capelli "carota", come li definiva Louis, erano raccolti in uno chignon alto, segno che era già pronta per la lezione.
-Mi stavo giusto chiedendo quando saresti  uscita- dissi prendendo una molletta sulla scrivania e aggiungedola sulla sua testa per tenere fermo un ciuffo.
Valery sbuffò un po' irritata. -Non ho avuto tempo per farmi la doccia- disse lamentosa.
Scrollai le spalle e la accompagnai fino alla porta di casa, allungandole la borsa che aveva preparato nell'ingresso.
-Sono cose che capitano- dissi semplicemente. Era inutile discutere con lei di certe questioni. Se voleva farsi la doccia per sentirsi pulita prima di andare a fare sport non si poteva far altro che assecondarla.
-Grazie- disse afferrando la borsa e posandomi un fugace bacio sulla guancia.
-Ah, e ricordati che oggi sei in punizione!- aggiunse sulla porta di casa -Se non ci vai convocano i genitori... Aspetta, non ricordo, cosa era successo la volta scorsa?-
La guardai spazientita -Valery, ho imparato la lezione, non mi dimenticherò mai più che sono in punizione. Ora vai, oppure farai tardi- dissi sbrigativa.
Guardò per l'ennesima volta l'orologio con aria preoccupata.
-Io vado. A stasera!- disse chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi sola in casa.
Mi guardai attorno, in cerca di qualcosa da fare per ingannare il tempo.
Mia madre era un insegnante delle scuole superiori, ma fortunatamente non nel mio liceo. Molto spesso doveva trattenersi più del previsto, ma sarebbe comunque tornata a breve. Mio padre invece era un avvocato e, come soleva ricordarmi ogni volta che gli facevo notare il fatto che fosse poco presente, il suo era un lavoro dalle grandi responsabilità.
Si poteva dire che la nostra fosse una famiglia comune: ci volevamo bene, trascorrevamo insieme le vacanze e cervavamo di mangiare insieme tutte le sere.
Nessuno sapeva spiegarsi come mai fossi "così". In realtà nessuno aveva mai definito come fossi: pensavano tutti che fossi fredda o più semplicemente asociale.
Non capivano che, da quando mi ero costruita quella "corazza" che era il mio carattere vivevo molto meglio. Da parecchio tempo a quella parte avevo smesso di curarmi di cosa ne pensasse di me la gente, non mi importava se potevo apparire strana ai loro occhi.
I miei genitori erano stati quasi felici di questo mio cambiamento: nonostante fossi cambiata, fisicamente e caratterialmente, ero diventata più "forte", se così si può dire. Avevo smesso di fare la piagnucolona e avevo alzato la testa, inoltre mi ero messa a studiare seriamente, dando un senso alla mia permanenza al liceo.
Insomma, se ogni tanto venivo messa in punizione lo consideravamo una specie di "incidente di percorso" e, dopo una breve ramanzina, ero libera di tornare si miei passi senza subire ripercussioni.
Salii nuovamente al piano superiore, per prepararmi alla punizione. Solitamente chiudevano gli studenti in punizione in un'aula vuota, con un professore come sorvegliante, e tutto ciò era di una noia mortale. Per vincerla portavo sempre dei compiti da fare o un libro da leggere, in modo da tenermi impegnata.
Entrai nella camera che condividevo con Valery e mi guardai attorno in cerca della mia borsa. L'unica ragione per la quale la stanza era in ordine era la fissazione di mia sorella: puliva e riordinava almeno quattro volte alla settimana, e questo mi impediva di vivere nel disordine.
Sul letto la borsa non c'era.
E non era nemmeno sul pavimento.
Bene, la aveva spostata Valery. Aprì il mio armadio e chiusi gli occhi impassibile, mentre una montagna di vestiti mi crollava addosso.
Merda. Pensai mentre raccoglievo i panni caduti. In mezzo al mucchio intravidi una borsa, che identificai come mia, e la buttai dalla parte opposta della stanza. Dopodiché raccolsi i vestiti e li appallottolai gettandoli nell armadio, chiudendo l'anta di scatto per evitare che mi travolgessero di nuovo.
Raggiunsi la borsa, abbassandomi per prenderla, e mi ritrovai a guardare accidentalmente sotto il letto di mia sorella.
Vedendo un quaderno dalla copertina rossa mi misi in ginocchio e allungai una mano per prenderlo, incuriosita.
Valery's diary.
Era scritto con una penna dorata, sulla copertina.
Sorrisi alzandomi dal pavimento e mi sedetti sul letto, appoggiando il diario sulle ginocchia.
Appoggiai una mano sul cartoncino rosso, decisa a leggere qualcosa.
Va bene, era sbagliato. Stavo invadendo la sua privacy, ma in fin dai conti mia sorella non mi aveva mai nascosto niente: avevo due anni in più di lei e ci volevamo veramente bene, si confidava sempre con me.
Mi decisi finalmente ad aprire la copertina, e mi trovai davanti una pagina piena di disegni. Li osservai incuriosita, ricordandomi che Valery era sempre stata brava a disegnare. Non erano niente di particolarmente complicato, semplicemente dei nomi scritti con dei caratteri molto elaborati.
Sarah. Sorrisi nel vedere il mio nome scritto in arancione a caratteri più grandi degli altri. Accarezzai il foglio ruvido e mi accinsi a leggere gli altri nomi, spinta dalla curiosità crescente.
Louis. Ridacchiai osservando il nome del mio migliore, e probabilmente unico, amico.
C'era una stellina sulla "i" e il suo nome era scritto in verde.
Inclinai la testa di lato, leggendo il terzo ed ultimo nome, scritto in rosso e contornato da una marea di piccoli cuoricini rossi.
Harry. Il sorriso sparì velocemente dal mio volto, così come era apparso.
No, no, no. Tutto ma non lui.
Mi alzai di scatto, facendo cadere il quaderno. Sferrai un pugno contro il muro, cercando di scaricare la rabbia.
Si vedeva a chilometri la vera natura di quel ragazzo: era egocentrico, maschilista, sfruttatore. Una persona che trovavo a dir poco ripugnante.
Non poteva piacere a mia sorella! Era una cosa... Inconcepibile.
Rabbrividii, immaginando Valery come sua prossima "vittima".
Guardai il telefono e lo strinsi nervosa, usandolo come un antistress: era ora di andare.
Chiusi il diario e lo spinsi sotto il letto, con rabbia.
Infilai il libro di matematica nella borsa e corsi fuori di casa, chiudendo la porta a chiave e iniziai a camminare velocemente, quasi aggredendo la strada.

Manteniamo la calma. È una situazione assurda, sicuramente Valery non si riferiva a Styles.
Passai mentalmente in rassegna tutti gli "Harry" della scuola, ma non mi venne in mente nessuno di più plausibile.
Harry Shanner, secchione della scuola, primo in tutte le materie.
Scossi la testa esasperata. Non poteva essere lui. Oltre ad essere orrendo aveva, se possibile, un carattere peggiore di quello di Styles.
Harry Talbet, capitano della squadra di football, alto due metri ed un edificio di sette piani, con il cervello grosso come una nocciolina.
Scossi nuovamente la testa, mancando di pochi centimetri un palo della luce.
Stavo camminando troppo speditamente, ma se non altro avevo raggiunto la scuola. Mi bloccai di colpo davanti al cancello, notando che ero già in ritardo di dieci minuti.
Porca troia.
Mi precipitai su per le scale e spalancai la porta dell'aula di punizione, facendo voltare tutti gli studenti e il professore seduto alla cattedra.
-Noto che arrivare in orario per lei é un optional, Hole- disse un uomo dai capelli brizzolati appoggiando sulla cattedra il libro che stava consultando.
Borbottai delle scuse poco sincere e mi sedetti come sempre all ultimo banco, vedendolo spuntare il mio nome dal registro.
Senza guardarmi attorno mi chinai ad aprire la borsa, per estrarre i libri che avevo portato. Con in mano un gigantesco volume di matematica sollevai la testa, sentendomi osservata.
-Buongiorno-
Oh, no. Anche qui.
Buttai il libro sul tavolo e intrecciai le dita sul tavolo, trattenendomi dal prendere a pugni la fonte della voce.
-Levati dalle palle, Styles- dissi senza guardarlo.
L'idiota rise, coprendosi la bocca con la mano.
-Sei sempre così affabile e gentile Sarah, ti sposerei- disse senza togliersi quel sorrisetto irritante dalla faccia.
-Io preferirei sposare una tartaruga ninja al posto tuo. Ora, se non ti dispiace...-
Aprii il mio libro e tirai fuori un foglio dalla borsa, stando attenta a non stropicciarlo.
Continuai a sentirmi osservata. Mi voltai verso quegli stupidi occhi verdi, decisa a farli diventare viola.
-È maleducazione fissare le persone- dissi fulminandolo con lo sguardo.
Lui rise di nuovo, divertito dalla mia risposta.
-Ti guardo perché sei bella- disse con voce melliflua.
Mi finsi intenerita e mi avvicinai a lui, adorante.
-Dillo di nuovo- sussurrai al suo orecchio.
Notai l'espressione soddisfatta sul suo volto e notai un ghigno farsi strada sulle sue labbra.
-Sei bellissim...-
Sfruttando la vicinanza gli appoggiai due dita su uno dei nervi più esposti della clavicola, facendolo ammutolire.
Osservai compiaciuta che non riusciva a muovere il braccio e mi avvicinai nuovamente al suo orecchio.
-Stai alla larga da me e da mia sorella, Styles-
Sollevai la mano e ripresi a fare i miei compiti, senza che mi infastidisse ulteriormente.



EFP È UN FOTTUTISSIMO BASTARDO. (?) HO RISCRITTO QUATTRO VOLTE IL MY SPACE E CONTINUA A CANCELLARMELO D: (?)
Anyway, buoncciorno, ccente! (?)
Beh, la prima stesura del my space era veramente figa e, dato che non riuscirò mai a scriverne uno uguale non ci provo nemmeno. (?)
Volevo solo dirvi che Sarah non é una pazza che va in giro a picchiare la gente (?) è stato un caso isolato LOL e inoltre credo che faccia pugilato o karate, non lo so ancora... (?)
Comunque, premetto che il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Harry e ci sarà una svolta u.u (?)
I hope u enjoy!
Bascii, medusa c:
UH, PS: (?) NON SCRIVO IN CORSIVO I PENSIERI PERCHÉ L'IPAD NON ME LO LASCIA FARE. (?) SI, LO SO, È UN IDIOTA CHE SI PRENDE TROPPE LIBERTÀ, MA È FIGO *---* (?)
VABBÉ, COMUNQUE QUANDO NON SI CAMBIA SCRITTURA E SI INSERISCONO A CAZZO I PENSIERI NELLA STORIA (?) SI UTILIZZA LA TECNICA DEL "DISCORSO INDIRETTO LIBERO" (CREDO) (?) L'HO STUDIATO A SCUOLA U.U (?)
Bene, io mi dileguo (?)

Adios!  

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Capitolo 4
*** My best friend ***


Ok, innanzitutto vorrei scusarmi per l'immenso ritardo çwç *non importa a nessuno* (?)
Ok, no :') comunque spero di farmi perdonare, data la lunghezza a dir poco esagerata (?) di questo capitolo. Il fatto é che mi sembrava stupido tagliarlo, perché poi si generavano due capitoletti cortissimi e inutili LOL
Sto scrivendo il my space all'inizio perché immagino che dopo la lettura di questo mattone (?) sarete stremate (?) e quindi non ne avrete voglia, così... Vi ho ingannate costringendovi a leggerlo! Muhahahahaha (?)
Ok, altra cosa per cui devo chiedere scusa: sono indietro con la lettura delle ff.
Scusate tantissimissimo, recupererò presto çwç
Ah, come promesso c'è il punto di vista di Harry *yeeee* (?)
Uh, e infine: HO MODIFICATO LE ETÀ PER ESIGENZE DI COPIONE. (?)
Spero che vi piaccia!
Bascii, medusa c:


Capitolo 4

Harry

Uscii dalla classe per ultimo, infastidito.
Una stronza, ecco cos'era. Nessuna, assolutamente nessuna ragazza mi aveva mai opposto una resistenza così palese.
Mi massaggiai l'attaccatura del collo, dove mi aveva immobilizzato.
Stupidi corsi di autodifesa per ragazze, borbottai uscendo dalla scuola e respirando a pieni polmoni l'aria fresca di settembre.
Presi a camminare senza una meta precisa, desiderando lasciare lo zaino in mezzo alla strada e iniziare a correre.
Ciò che mi faceva incazzare più di tutto non era tanto il fatto che mi avesse rifiutato, ma come lo aveva fatto. Era stata fredda e distaccata e si era imposta.
Ridacchiai tra me, dimenticando per un attimo del mio stato d'animo.
Si era dimostrata forte, sicura di sé, aveva un caratterino niente male ed era forte.
Detestavo ammetterlo ma mi aveva fatto veramente male. Portai nuovamente la mano sulla spalla, ripensando a poco prima.
Avrei voluto comportarmi con lei come con tutte le altre, quelle ragazze che senza bisogno di troppi giri di parole sono già mezze nude sul letto.
Ma lei... Lei era diversa, non le importava di quanto fossero morbidi i miei ricci o belli i miei occhi, lei faceva la difficile e stava diventando un chiodo fisso.
Va bene, non esattamente così fisso, dato che l'idea di farmela mi era venuta solo un paio di giorni prima, ma era comunque snervante.
Stava diventando una sfida con me stesso.
Mi fermai di colpo in mezzo alla strada, probabilmente con un sorriso ebete dipinto sul volto.
Una sfida, una scommessa. Ma certo, dovevo farla innamorare di me, anche per vendicarmi di come mi aveva trattato.
Stavo scommettendo con me stesso che ci sarei riuscito. Certo, detto così sebra stupido, ma in quel momento mi sembrò la cosa più semplice e più naturale da fare.
Ripresi a camminare, soddisfatto del patto appena siglato con me stesso.
Dovevo scoprire qualcosa di più su di lei, dove abitasse, che sport facesse, che genere di persone frequentasse. Mi sentivo euforico, era come giocare al detective.
Senza nemmeno pensarci, le mie gambe mi condussero automaticamente sull'uscio di casa. Suonai il campanello, convinto che mia madre fosse in casa.
-Ciao tesoro!- Anne indossava un grembiule e stringeva un mestolo da cucina sporco di cioccolato in una mano.
Ricambiai il saluto allegro la seguii in cucina, attirato da un profumo delizioso.
-Dove sei stato tesoro?- domandò mia madre mescolando l'impasto di una torta.
-Da Louis- mentii. Non era il caso di dire che ero finito in punizione per aver baciato "senza pudore", come aveva detto la professoressa, la mia compagna di banco durante l'ora di spagnolo.
-Che caro ragazzo- disse Anne entusiasta -Potresti invitarlo a cena stasera, Robin è partito per lavoro e starà via qualche giorno, così stasera non rimarremo soli- disse versando l'impasto il una teglia e infornandola velocemente.
-Ottima idea- dissi sorridendo.
Come avevo fatto a non pensarci prima? Quando Louis non era insieme a me era con Sarah e la rossa, lui doveva conoscerla bene.
Andai in salotto e alzai la cornetta, componendo ad occhi chiusi il numero di casa Tomlinson.
Una delle sorelle di Louis rispose al secondo squillo, ma non riuscii a distinguerla dalla voce.
-Ciao, sono Harry. Potresti passarmi Louis?- domandai con voce pacata.
Sentii degli strani rumori dall'altro capo del telefono e ridacchiai, probabilmente era Lottie, quella che aveva una cotta per me da sempre.
- C-certo- balbettò.
Sentii nuovamente dei rumori ed una voce acuta che chiamava Louis, che probabilmente si trovava al piano superiore.
-Hey, ciao Harry. Tutto ok?-
-Certo Louis. Mi chiedevo se ti andasse di mangiare qui da me, stasera mia madre ha fatto anche la torta-
Va bene, era strano che due diciottenni si incontrassero la sera per stare in casa a ingozzarsi di torta, ma io e Louis lo avevamo sempre fatto, fin da quando eravamo piccoli.
Anche se non potevo vederlo, lo immaginai sorridere dall'altro capo del telefono.
-Il tempo di arrivare- disse Louis allegro.
-Oh, si, ancora una cosa...- dissi abbassando la voce per non farmi sentire da mia madre
-Oggi pomeriggio ero da te- conclusi.
-Ovviamente- mi appoggiò lui senza fare domande -Allora arrivo, a presto Harry!-
Salutai Louis e premetti il tasto di fine chiamata, rigirandomi il telefono tra le mani.
Vincerò io questa scommessa, mi dissi sorridendo.

Mia madre mi aveva imposto di apparecchiare e stavo obbedendo, per non farla innervosire. Avevo appena appoggiato l'ultimo tovagliolo quando suonò il campanello e mia madre cinguettò un "vado io".
Era una fortuna che si fosse affezionata così tanto a Louis e credesse in lui ciecamente: non sospettava che la maggior parte delle volte che dichiaravo di andare a casa sua in realtà mi trovassi rinchiuso nell'aula punizioni.
Anne lo salutò materna e gli fece strada fino alla cucina, nonostante conoscesse la strada a memoria. Gli rivolsi un sorriso e lo guardai fiondarsi sulla tavola e afferrare un pezzo di pane.
-Per caso sei affamato, Lou?- domandai retoricamente. Louis aveva sempre fame, era inutile chiedere.
Lui annuì vigorosamente e si lasciò andare sulla sedia di fronte alla mia.
-Sto per svenire dalla fame. Oggi sono andato a correre e...-
Stupido Lou. Lo interruppi con un colpo di tosse, lanciandogli un'occhiata piena di sottintesi.
Lo vidi cogliere il mio segnale e si corresse a voce più alta del normale, per essere sicuro che mia madre lo sentisse.
-Si, oggi SIAMO andati a correre. Eh, già, abbiamo camminato proprio tanto- disse facendomi l'occhiolino.
Mi portai le mani alla fronte, sconsolato. Odiavo andare a correre e mia madre lo sapeva, non la avrebbe mai bevuta.
-Sul serio? Bravo ragazzo, hai convinto il mio Harry a fare un po' di movimento- disse mia madre dando un buffetto sulla guancia a Louis.
Alzai la testa sorpreso. C'erano due possibilità: o la fiducia di Anne nei confronti di Louis aveva superato il massimo storico, oppure l'età che avanzava le aveva fatto perdere la memoria.
Guardai attentamente mia madre: capelli neri, espressione radiosa e decisamente in forma. Forse l'amore per Robin la aveva abbagliata a tal punto da renderla cieca. Decisi di non indagare oltre e sorrisi, contento che la bugia di Louis avesse funzionato.
Mia madre sparì nuovamente in cucina e ne uscì con una teglia ricolma di pollo e patatine fritte.
-Ecco qui la cena- disse appoggiando il vassoio sul tavolo e sedendosi a capo tavola.
-Spero che vi piaccia- continuò afferrando una patatina e assaggiandola.
-Cotta a puntino- decretò infine, iniziando a riempire i piatti e ridendo dell'espressione beata che avevamo sul volto io e Louis.
-È fantastico!- dissi fissando il pollo con l'acquolina in bocca.
-Manscia che si raffvedda- biascicò Louis con la bocca piena: non credevo che potesse mangiare così tanto cibo tutto in una volta.
Risi e lo imitai, seguito da mia madre che fu l'unica persona seduta a quel tavolo a mangiare masticando.

-Era veramente delizioso, signora Styles- disse Louis abbandonandosi sulle sedia, esausto.
-Si mamma, è stato... Beh, non mi sono mai sentito così soddisfatto- lo appoggiai.
Anne rise, portando via i piatti nei quali erano rimaste solo le briciole della torta.
-Sono contenta che vi sia piaciuto. Ora andate al piano di sopra e lasciatemi sola- disse incitandoci a lasciare la cucina -Stasera c'è l'ultima puntata del mio telefilm preferito e non posso proprio perderla- concluse iniziando a lavare frettolosamente i piatti.
Louis rise, io mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. Se non altro il supplizio di quella stupida telenovela sarebbe finito.
-Va bene, allora noi saliamo al piano di sop...-
-Shh! Inizia- mi interruppe mia madre.
Louis si trattenne e non scoppiò a ridere vedendo la mia espressione.
Salimmo le scale a fatica, sentendoci appesantiti dalla cena appena consumata.
Aprii la porta della mia stanza, facendo entrare per primo lui.
Louis si buttò sul letto e iniziò a fissare il soffitto, assorto.
-Che si fa?- disse dopo qualche secondo.
Sorrisi malizioso, progettando le domande da porgli.
-Giochiamo all'xbox, ho comprato un nuovo gioco- dissi sorridendo apertamente.
Louis si mise a sedere, euforico. -Che gioco è? Si può giocare in due? Perché non me lo hai detto subito?-
Ridacchiai, senza soprendermi dell'innaturale entusiasmo di Louis. Era sempre stato così: quando si trattava di giocare tornava di colpo bambino, ammesso che fosse mai diventato adulto. Avevamo la stessa età, ci eravamo conosciuti all'asilo da allora eravamo sempre andati nella stessa scuola, assecondando a turno le esigenze di entrambi.
Le scuole elementari erano vicine a casa sua, le medie più vicine a casa mia e il liceo lo avevamo scelto insieme. Era il mio migliore amico da... Sempre, nessuno mi conosceva meglio di lui.
-Calmati- dissi allegro infilando il disco nella console -È ovvio che possiamo giocare in due, altrimenti non te lo avre nemmeno proposto- conclusi sedendomi accanto a lui e passandogli il suo joystick preferito.
-Bravo ragazzo- disse avvicinandosi a me e giocando con i miei capelli.
Adoravo quando qualcuno mi pettinava i capelli, era piacevole e rilassante.
Chiusi gli occhi e sorrisi beato.
-L'unico problema è che ci mette un po' a caricare, quindi nel frattempo possiamo parlare- dissi mantenendo gli occhi chiusi, mentre lui continuava a giocherellare con i miei ricci.
-Come in un pigiama party?- domandò Louis con lo sguardo perso nel vuoto.
-Si, come in un pigiama par... Louis, sei ubriaco?- scoppiai a ridere gettando la testa all'indietro.
-Nah, oggi ho bevuto solo aranciata- rispose lui serio -Comunque mi piacciono i pigiama party. A proposito, stasera dormo qui- concluse togliendosi la felpa e rivelando un pigiama sottile a righe.
-Sei uscito in pigiama?- domandai confuso.
Lo guardai togliersi i jeans e rimanere con i pantaloni del pigiama.
Lui annuì, come se fosse una cosa naturale.
-Certo Harry. Non posso di certo fare come te, che ogni volta che dormi a casa mia ti porti dietro un borsone immenso- disse fingendosi offeso dalla mia espressione contrariata.
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo: non avrei potuto desiderare un amico migliore di Louis.
-Prima che mi interrompessi con il tuo auto-invito a casa mia, stavo per chiederti una cosa...- dissi delicato.
-Spara riccio- disse Louis appoggiando ordinatamente la felpa e i pantaloni sulla scrivania.
-Hem...- iniziai a pensare ad un pretesto per spostare la conversazione su Sarah, ma ero a corto di idee. Non potevo di certo dire "ciao Lou. Ho intenzione di farmi la tua migliore amica, potresti darmi qualche dritta?". No, decisamente non era il caso.
Louis fece un gesto con la mano, come per incitarmi a continuare.
Cosa dire? Ero decisamente combattuto.
-Ah, si... Alla fine sei riuscito a farti spiegare i sistemi?- dissi infine. Come argomentazione era veramente debole, ma al momento non mi venne in mente di meglio.
Louis si aggiustò i capelli e fece una smorfia. -No, Sarah non ha potuto- rispose sbrigativo.
Sarah. Ecco, ci stavamo avvicinando all'obbiettivo.
-Ah, si, Sarah... Vi conoscete da tanto, vero?- domandai fingendomi distaccato.
Louis non sembrò preoccuparsi più di tanto della mia curiosità.
-Si, siamo vicini di casa da sempre. Io lei e Valery giochiamo insieme da quando avevamo tre anni- disse guardando nel vuoto e sorridendo, forse ricordando la sua infanzia.
-Hem... Si- dissi assecondandolo.
Un momento, di chi stavamo parlando? Decisi di domandare, a costo di sembrare un ficcanaso. -Scusami, chi é Valery?-
Louis inarcò un sopracciglio, fissandomi. -Scherzi? La vedi quasi tutti i giorni!-
Lo guardai con aria interrogativa, continuando a non capire.
C'erano molte persone che vedevo tutti i giorni, come indicazione era un po' vaga.
Louis sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Sei proprio un idiota, Styles- disse ridacchiando. -E anche un insensibile, direi. Valery ha una cotta per te da...- Louis fece finta di contare sulle dita -beh, direi da una vita- disse con un pizzico di amarezza nella voce.
Wow, interessante. -Non mi hai ancora detto chi é questa Valery- dissi insistendo.
Louis sospirò, arrendendosi. -È la sorella di Sarah, idiota- ammise scompigliandomi i capelli.
Una lampadina si accese nella mia testa. -Valery... La rossa, quella che sta sempre appiccicata a Sarah?-
Louis si finse sorpreso. -Come sei perspicace Harry! Il tuo acume mi sorprende, stai raggiungendo livelli di furbizia inaspettati Sherlock- disse ridendo.
Mi unii a lui, scoppiando a ridere e poi tacqui, perdendomi nei miei pensieri.
Piacevo a sua sorella, questo poteva essere un punto a mio favore... Eppure erano così diverse, non avrei mai detto che fossero parenti. Sarah aveva i capelli corti e neri, da maschiaccio e inoltre aveva degli occhi scuri e profondi.
Valery invece... Scavai nella mia memoria, cercando di ricordare il suo volto nei dettagli. Aveva i capelli lunghi e rossi e degli occhi color ghiaccio, pensandoci bene mi domandai come avessi fatto a non accorgermi del fatto che fosse carina.
Insomma, Sarah era un'altro paio di maniche, ma anche lei non scherzava.
Comunque il mio obbiettivo non era Valery, per il momento.
Louis mi sventolò il suo joystick davanti al viso, richiamando la mia attenzione.
-Sherlock, il gioco si è caricato. Iniziamo la missione!- urlò selezionando la lingua e il numero di giocatori.
Sorrisi, guardandolo concentratissimo nel creare il suo personaggio.
-Hai intenzione di continuare a chiamarmi Sherlock ancora per molto?- domandai ridacchiando e afferrando a mia volta il controller.
Louis sorrise malizioso, senza staccare gli occhi dalla televisione.
-Può darsi Sherlock, può darsi...-
Alzai gli occhi al cielo e mi unii al gioco, sentendomi soddisfatto del mio lavoro. 

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Capitolo 5
*** I like a Boy. ***



Sarah

La luce filtrava abbondantemente dalle persiane, nonostante fosse settembre inoltrato.
Quella stupida sveglia non accennava a smettere di suonare e, come mi ricordava sempre Valery, imprecare e maledirla non serviva a farla tacere.
Mi alzai di malavoglia, stiracchiandomi stroppicciandomi gli occhi.
Il letto di mia sorella era già vuoto ed era in perfetto stato, come sempre. Un paio di jeans ed una camicia giacevano sulla coperta, pronti per essere indossati da Valery.
Sentii la voce di Valery provenire dal bagno e mi avvicinai, per sentire meglio.
Pochi secondi dopo mi accorsi che stava cantando e, sorridendo, bussai alla porta richiamando la sua attenzione.
-Valery, se non esci dal bagno entro cinque secondi subirai la mia ira- dissi assonnata. Stava diventando una routine: Valery rimaneva chiusa in bagno a stirarsi i capelli e mi toglieva il diritto di usare il bagno.
La porta si spalancò di colpo, rivelando mia sorella ancora in pigiama ma già truccata e piastrata.
-Ben svegliata sorellona- disse schioccandomi un bacio sulla guancia e correndo in camera per vestirsi.
Borbottai qualcosa di simile a un "buongiorno" ed entrai in bagno, chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi lavai velocemente la faccia e, con le mani ancora bagnate, cercai di dare più volume ai miei capelli.
Quando fui soddisfatta del risultato, uscii dal bagno e mi vestii, il più lentamente possibile.
Valery mi aspettava già pronta al piano di sotto, con lo zaino in spalla.
Stava salutando mamma e papà, con un entusiasmo a dir poco ingiustificato, soprattutto considerando che erano le sette e mezza del mattino e se avessi potuto sarei tranquillamente rimasta a dormire per altre quattro ore.
Afferrai la cartella e scesi con calma le scale, incurante del fatto che Valery mi incitava a sbrigarmi.
-Ciao tesoro- disse mio padre salendo le scale e precipitandosi in bagno, prima che venisse nuovamente occupato.
-Ciao 'pa- dissi svogliatamente. Se c'era una cosa che odiavo era chi cercava di avere con me una conversazione di senso compiuto a quell'ora del mattino.
-Dormito bene, zuccherino?- domandò con un sorriso a trentadue denti e appoggiando una mano sulla maniglia della porta, come se avesse paura di perdere "la priorità acquista".
-Avrei preferito che la mia dormita durasse di più, ma... Si, ho dormito bene- dissi, sorvolando sul fatto che trovavo a dir poco degradante il fatto che mi chiamasse zuccherino.
Mio padre Albert era sempre stato un uomo solare, una versione maschile di Valery.
Inoltre era a lui che dovevamo i nostri capelli rossi: sembrava ancora un adolescente, con quei capelli corti e fiammeggianti e il volto ricoperto di lentiggini.
-Al, non entrare in bagno, mi serve!- urlò mia madre dal piano inferiore.
Mio padre alzò gli occhi al cielo sconsolato ma non allentò la presa sulla maniglia.
Lo guardai entrare in bagno con aria interrogativa, chiedendomi se non avesse sentito.
Albert mi sorrise e mimò uno "Shhh" con le labbra e chiuse la porta, soddisfatto.
Sorrisi ed alzai gli occhi al cielo: effettivamente non doveva essere molto pratico vivere con tre donne ed essere l'unico maschio.
Scesi gli ultimi gradini e mi trovai davanti mia madre, che mi squadrava preoccupata.
-Non hai fatto colazione! Mi farai ammattire...- disse sospirando.
-Tranquilla, mangerò... Questa- dissi afferrando una mela dal tavolo della cucina.
Mia madre si tranquillizzò un po', poi tornò a guardarmi.
-Ma... Questi pantaloni sono strappati... Non prendi freddo? Forse dovremmo cucirli...- disse avvicinandosi ai miei jeans.
Scattai indietro per proteggere i miei pantaloni -Sono fatti così 'ma, e non fa freddo, non preoccuparti- dissi sospirando.
Albert e mia madre Grace erano completamente opposti e sembravano in qualche modo... Equilibrarsi. Non erano diversi solamente nell'aspetto fisico, ma anche caratterialmente. Grace aveva i capelli neri e gli occhi molto scuri, come i miei. Inoltre era molto protettiva, al contrario di papà che sapeva dare fiducia ed era una persona molto pacata.
Grace sospirò, arrendendosi. -A proposito, tuo padre non mi avrà rubato di nuovo il bagno, spero...- disse correndo al piano superiore -Buona giornata ragazze!- urlò dalla cima delle scale.
Raggiunsi Valery, che si stava allacciando le scarpe nell'ingresso e diedi un morso alla mia mela.
-Allora, andiamo?- domandai senza entusiasmo.
-Andiamo- disse lei sorridendo e spalancando la porta.


Una volta raggiunta la scuola, gettai il torsolo della mia mela tra le radici di un albelo, cercando di pulirmi le mani appiccicose sui pantaloni.
Sentii su di me lo sguardo di disapprovazione di Valery, ma decisi di ignorarla.
Controllai l'ora sul display del mio telefono e constatai che eravamo in anticipo di un quanto d'ora, colpa di mia sorella e le sue manie.
Sbuffai, appoggiando mi al muretto ed accendendo una sigaretta.
Lo sapevo, era una brutta abitudine. Valery continuava a ripetermi che i miei polmoni sarebbero diventati neri come il carbone, nonostante fumassi meno di quattro sigarette al giorno. Non sapevo nemmeno perché lo facessi, semplicemente il tenere tra le mani quel piccolo cilindro pieno di tabacco mi faceva sentire soddisfatta.
Valery si allontanò di qualche passo da me, quasi disgustata.
Sorrisi amaramente e soffiai una nuvoletta di fumo, il più lontano possibile da mia sorella.
-Come mai stamattina siamo così taciturne?- domandai incuriosita, fissando un punto indistinto tra le fronde di un albero.
Valery fece una smorfia e si sedette accanto a me.
-Innanzitutto credo che dovresti smetterla di fumare- disse con un tono che non ammetteva repliche.
Sbuffai e lanciai il mozzicone di sigaretta ai piedi del muretto.
-Non è per questo che sei improvvisamente diventata muta. Cosa succede?- domani cercando di capire qualcosa di più.
Valery sospirò e iniziò a fissare il cancello, evidentemente in attesa di qualcuno.
Sperai sinceramente non fosse Lui. Possibile che lo facesse ogni mattina senza che me ne accorgessi? Possibile che fossi stata così cieca da non notare l'evidente attrazione che provava per Styles?
Scossi la testa, scacciando quei pensieri.
-C'è un ragazzo...- ammise Valery infine, senza guardarmi.
Chiusi gli occhi, cercando di non tradirmi. Se avessi immediatamente nominato quel cretino si sarebbe subito accorta che sapevo qualcosa "di troppo".
La incitai a proseguire con un gesto della mano, sempre rimanendo concentrata.
-È veramente bellissimo, ed è così dolce...- disse con voce mielata e gli occhi che brillavano.
Va bene, forse stavamo parlando di due persone differenti.
Styles, Harry Styles dolce e bellissimo? Oh, no.
Lui e le sue stupide fossette da bambolotto, con quei ricciolini che ricordavano tanto un bambino viziato. Inoltre... Dolce? Styles dolce? Mi trattenni dallo scoppiare a ridere e mi limitai ad increspare le labbra. Fortunatamente Valery continuava a non guardarmi.
Le sue "tecniche di seduzione" non potevano essere considerate dolcezza.
Inoltre, per quel che ricordavo, Styles e mia sorella non avevano mai sostenuto una vera e propria conversazione. Generalmente lui si limitava a rivolgerle saluti distaccati che lei sembrava ricambiare con entusiasmo.
Fine delle interazioni Valery-Styles.
-Quanti anni ha?- domandai cautamente. Morivo dalla voglia di arrivare subito al punto, non potevo rischiare che si chiudesse in sé stessa, intimorita da quella che poteva essere la mia reazione.
-Ha la tua età...- disse torturandosi le mani.
Va bene, era lui. L'unico diciottenne di nome Harry in tutta la scuola era Styles.
Mi trattenni dall'esprimere ciò che provavo e non diedi voce ai miei pensieri, che urlavano sempre più forte nella mia testa.
-Non sarà un po' troppo grande per te?- tentai di dissuaderla, ma senza successo.
Scosse la testa con convinzione, segno che aveva pensato a lungo alla risposta da dare a quella determinata domanda.
-Non dimostra la sua età, sembra più giovane- disse mentre un sorriso un po' ebete si apriva sul suo volto.
Sembra un ragazzino idiota uscito da un cartone animato, pensai stringendo i pugni.
-Interessante...- sussurrai, cercando di mantenere la calma.
-Buongiorno carotine!- urlò una voce alle nostre spalle, facendoci sobbalzare.
-Louis!- lo rimproverai voltandomi, a dir poco irritata.
Mancava poco, ancora poco e me lo avrebbe confessato, non che ormai avessi bisogno di ulteriori conferme.
Volevo solamente togliermi quel peso dallo stomaco, quel senso di colpa formatosi dopo essere venuta a conoscenza di un qualcosa che evidentemente non voleva che io sapessi.
Louis mi abbracciò da dietro, appoggiando la sua guancia alla mia.
-Sei di cattivo umore?- mi domandò, mentre sorrideva a Valery.
Guardandola notai che il suo volto si era illuminato con un sorriso, uno dei più belli.
-Oh, lasciamo stare Tomlinson...- dissi scostandolo delicatamente, notando la figura di Harry a pochi passi da noi, mentre sorrideva.
Strinsi i pugni ancora più forte, fino a fami male.



Cciorno gente!
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma ero molto combattuta : non sapevo se tagliare questo capitolo in due parti o lasciarlo luungo, ma alla fine l'ho tagliato LOL
Quindi mi spiace se l'ho lasciato in sospeso, ma non sapevo proprio dove effettuare il taglio LOL
Anyway, lasciate tante recensioni!
Bascii, medusa c: 

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Capitolo 6
*** The bet. ***


-Buongiorno Sarah- disse agitando una mano.
Lo guardai sorpresa. E adesso cosa voleva?
-'Giorno Valery- aggiunse sorridendo.

Oh no.
In realtà non credevo che quel cretino si fosse dato pena di imparare i nostri nomi. Sospettavo che l'unica persona della quale fosse amico seriamente, senza secondi fini, fosse Louis.
Gli occhi di mia sorella brillarono nuovamente e la vidi sorridere estasiata.
-Buongiorno Harry- cinguettò, con uena voce innaturalmente acuta.
Inarcai un sopracciglio ed alzai gli occhi al cielo, irritata.
Louis appoggiò un braccio sulla mia spalla, come per incitarmi tacitamente a controllarmi.
Respirai profondamente e rivolsi un sorriso poco sincero a Valery, che mi guardava vagamente preoccupata.
La mia espressione sembrò tranquillizzarla e tornò a fissare Styles, cosa che evidentemente la appagava molto.
Rimanemmo in silenzio per alcuni secondi, finche Louis non tossì, rompendo l'imbarazzo.
-Cosa succede stamattina?- domandò spostando lo sguardo su ognuno di noi, deciso a ricevere una risposta.
Styles sorrise ancora più apertamente.
Ancora un'altro paio di sorrisi del genere e gli verrà una paralisi facciale, pensai.
-Niente, assolutamente. Vorrei solo dire chiedere una cosa a Sarah... Posso parlarti?- disse spostando lo sguardo da Louis a me.
Cosa? Voleva parlare con me? Nonostante fossi curiosa di sapere cosa avesse da dirmi, non avevo alcuna voglia di parlargli.
-Cosa vuoi?- dissi cercando di non mostrarmi più acida del solito, per non farli insospettire.
Lui inclinò la testa di lato, sorridendo nuovamente.
-Niente che ti richiederà troppo tempo- disse.
-Ovvero?- domandai. Stava esagerando, decisamente. Mi atteggiava come se fossimo amici da secoli, come se stessimo sempre insieme.
-Avremo modo di parlarne mentre andiamo a lezione, se non sbaglio la prima ora abbiamo entrambi biologia, vero?- continuava a sorridere, stava facendo insospettire Louis e Valery.
Nemmeno io riuscivo a capire come mai non lo avessi ancora preso a schiaffi.
-Non sbagli- confermai distaccata.
-Bene, allora ci vediamo dopo- disse allontanandosi e raggiungendo un gruppetto di ragazze.
Valery aprì e chiuse la bocca, indecisa su cosa dire.
-Ma... Cosa gli succede stamattina?- domandò infine.
Louis inarcò un sopracciglio e lo guardò allontanarsi -Giuro che mentre venivamo a scuola si comportava normalmente- disse, quasi giustificandosi.
-Strano- constatò mia sorella, aspettando che dicessi qualcosa.
Probabilmente si aspettava delle spiegazioni: io e Styles non ci parlavamo, probabilmente anche a causa del mio disinteresse.
Scrollai le spalle e mi toccai i capelli, cercando di non darle corda per continuare la conversazione.
Louis sospirò -Forse si é fumato qualcosa nel sonno... Indagherò- disse cercando di rimanere serio.
Valery ridacchiò e poi sorrise al ragazzo, forse cercando di togliersi dalla testa la conversazione appena avvenuta.
Controllai per l'ennesima volta che ora fosse sul display del telefonino.
-Dobbiamo entrare ciurma- dissi cercando di scherzare per distrarre Valery.
Lei rise nuovamente, ricordando quando io lei e Louis giocavamo ai pirati da piccoli.
Il ragazzo si portò la mano destra alla fronte, facendo il saluto militare.
-Agli ordini, capitano!- disse sorridendo.
-Andiamo mozzo!- urlai ridendo di gusto, facendo voltare la maggior parte dei ragazzi presenti nel cortile.
-Non voglio fare il mozzo...- disse lui, cercando di essere promosso di grado.
Valery rise di nuovo, mentre entravamo nella scuola -Niente da fare, nessuno può distrurre l'equilibrio di questa nave, nemmeno un mozzo che aspira a diventare capitano- disse stringendo la mia mano e quella di Louis.
Io e lui le sorridemmo, ricambiando la stretta.


-Hey!-
Maledetto idiota.
Mi girai lentamente, sperando di aver avuto solamente un allucinazione.
Magari non era lui, forse mi sbagliavo.
Ed invece eccolo lì, mentre mi salutava sbracciandosi in un modo a dir poco esagerato e ridicolo.
Lo guardai sedersi accanto a me e sospirai, intrecciando le dita sul banco.
Era l'unica cosa che mi sembrava intelligente quando c'era lui nei paraggi: mettevo le mani sul banco e cercavo di trattenermi dal fargli del male.
-Cosa diavolo vuoi adesso?- domandai scocciata, senza guardarlo.
Sfortunatamente mancava ancora un quarto d'ora all'inizio della lezione, quindi avrebbe avuto il tempo necessario per farmi uscire di senno.
Lo vidi sorridere con la coda dell'occhio.
-Ti va di uscire con me?- domandò tranquillamente, con voce rilassata.
Mi voltai di scatto verso di lui e lo fissai incredula.
-Cosa ti fa pensare che accetterei di uscire con te?- domandai irata, quasi urlando.
Alcuni ragazzi che parlottavano in classe si voltarono verso di noi, ma li fulminai con lo sguardo, incitandoli a voltarsi.
Styles scrollò le spalle, senza perdere quel sorriserto idiota.
-Io ci ho provato- disse iniziando a fissare un punto indefinito di fronte a lui.
Alzai un sopracciglio, sorpresa. Non mi aspettavo che si arrendesse così facilmente, era a dir poco sospetto.
Lui sospirò e poi parlò a bassa voce, quasi volesse far sembrare quella frase una considerazione tra sé e sé.
-Forse dovrò chiederlo a qualcun altro, per esempio tua sorella...- disse fingendosi profondamente dispiaciuto.
Mi irrigidii e tornai a guardarlo, esterrefatta. Sapevo che non era certo una persona corretta, ma arrivare a tanto... Era decisamente troppo, anche per i suoi standard.
-Mi stai per caso ricattando?- dissi stringendo i denti.
Lui ridacchiò, voltandosi a sua volta verso di me.
-Non vederlo come un ricatto, ma più come uno... Scambio. Io lascio stare tua sorella, in cambio tu esci con me, niente di più semplice- disse facendo spallucce.
-Uno "scambio" di questo tipo si chiama ricatto- dissi tentando di mantenere la calma.
Lui sbuffò e fece un gesto di noncuranza con una mano.
-Fa lo stesso. Allora, che ne dici?- domandò appoggiando i gomiti sul banco e posando la testa tra le mani.
-No- dissi fermamente.
Lui inclinò la testa di lato. -Sei sicura? Valery sembra molto simpatica, inoltre é molto carina...- rispose, facendo cadere il discorso.
Merda. Stava cercando di incastrarmi, non dovevo cadere in quella stupida trappola.
Styles non poteva cadere così in basso, era un trucchetto. Non avrebbe chiesto a mia sorella di uscire, assolutamente. Stava solo facendo finta, per irritarmi e spingermi ad accettare.
Certo che però non potevo correre il rischio... Non conoscevo poi così bene quel ragazzo irritante e maschilista, non sapevo se sarebbe stato capace di fare una cosa simile.
Mi sventolò una mano davanti al viso, per richiamare la mia attenzione.
-Pronto? Terra chiama Sarah- disse sorridendo.
Mi trattenni dal tirargli uno schiaffo, non potevo finire di nuovo in punizione con lui, non ci tenevo affatto.
-Devo pensarci- ammissi irritata.
Lui rise. -Non è niente di così difficile! Devi solo dire "va bene Harry", e poi vedrai che ci divertiremo insieme, ne sono convinto- disse allegro.
Digrignai ancora di più i denti. Divertirmi con lui? No, grazie.
-Ma perché? Perché non vai a divertirti con qualcun'altra?- domandai passandomi le dita tra i capelli, arrabbiata e nervosa per la situazione che si stava creando.
-Beh, a dire il vero non saprei- disse pensieroso, grattandosi una guancia.
-Forse voglio che tu ti innamori di me- disse con naturalezza.
Questa volta fui io a scoppiare a ridere, non poteva aver detto una cosa del genere.
-Perché ridi? Ti sembra così assurdo?- domandò fissandomi.
Quando riuscii a smettere di ridere mi voltai verso di lui.
-Non dire sciocchezze Styles. Non potrei innamorarmi ti te nemmeno se fossi l'ultimo uomo sulla faccia della terra- dissi sospirando divertita.
Lui sembrò farsi più attento alla conversazione.
-Vogliamo scommettere?- chiese di getto, non appena finii di parlare.
Lo guardai accigliata - Lascerai stare mia sorella?- domandai interessata.
Styles portò le mani al petto -Parlola di boy scout!-
Inarcai un sopracciglio -Non fare l'idiota. Sai di essere in una posizione a dir poco disastrosa anche nella mia "lista delle persone rompicoglioni"?-
Lui scrollò nuovamente le spalle -Sono convinto che cambierai idea-
Povero illuso. Credeva veramente che mi sarebbe anche solo potuto sembrare simpatico? Era un cretino, non c'erano parole migliori di quella per definirlo.
Poi innamorarmi di lui... Avevo la vittoria in tasca.
Sorrisi, soddisfatta di come si stavano mettendo le cose.
-Accetto la sfida- dissi con sicurezza -ma prima dobbiamo imporre delle regole- conclusi.
Lo guardai annuire -Certo. Per prima cosa: devi chiamarmi per nome- disse.
Feci una smorfia e poi annuii, accettando la sua condizione.
-Seconda cosa: nessuno, soprattutto Valery o Louis devono venire a conoscenza di questa stupida scommessa- mi imposi.
Lo guardai annuire debolmente, non totalmente d'accordo con me.
-Terza cosa: devi sempre accettare di uscire con me- disse con convinzione.
-Non diciamo sciocchezze- risposi tentando di liquidarlo.
-Scordatelo- disse, -Se tu non accetti di uscire con me questo patto non ha senso! Vedendoci solo a scuola non funzionerebbe- concluse serio.
-Bene, allora io pongo l'ultima condizione- dissi controllata.
-Ovvero?- domandò curioso, mettendomi fretta.
-Hai tempo fino alla fine dell'anno scolastico, ma se provi a toccare un'altra ragazza durante la scommessa io vinco automaticamente- decretai.
Sbarrò gli occhi, incredulo.
-Non é valido!- disse quasi urlando.
Gli feci segno di abbassare la voce, oramai il professore sarebbe arrivato a momenti.
-Certo che é valido. Io devo sempre accettare i tuoi inviti, tu non devi invitare nessun'altra. Mi sembra una cosa equa- dissi seria.
Lui sbuffò, ma alla fine decise di accettare anche l'ultima condizione.
Mi allungò la mano e, dopo un breve momento di incertezza, la strinsi saldamente.
-Non mi servirà tutto l'anno- disse beffardo.
-Tu credi, Harold?- domandai con una voce mielata.
Lo vidi ridurre gli occhi a due fessure.
-Ti avevo detto di chiamarmi per nome...- disse alterato.
-Ed io l'ho fatto- risposi a tono -Sul registro di classe c'è scritto "Harold Edward Styles", preferisci Harold o Edward?- domandai allegra.
Styles sbuffò infastidito -Sei malvagia Sarah- disse.
-E tu sei un idiota. Ora, se non ti dispiace, smettila di sbuffare: sembri un incrocio tra un bollitore ed un cavallo- risposi velocemente, scattando in piedi mentre il professore varcava la soglia della classe.


BOUNSALVE! (?)
Allora bellissime, volevo solo dirvi che non ho aggiornato prima perché mi sentivo foreveralone çwç
Appena ho postato il capitolo 4 persone in più hanno seguito la storia *yeeeah* (?) ma ho avuto solo due recensioni *piange* (?)
HAHAHAHAHAHAHAHA ok, meglio che la smetta di disperarmi u.u
allora, questo capitolo è a dir poco cruciale! (?)
Si, insomma, la scoommeeessaaaa (?) che non è più tra Harry e Harry ma si è estesa a Sarah! Figo, eh? (?)
Vabbien, fatemi sapere stavolta çwç se mi fate sentire di nuovo foreveralone inizio a mangiare gelato dalla vaschetta. (?) #WTF?
Ok, basta :')
Al prossimo capitulino, che é già scritto e che quindi posterò presto :D
Bascii, medusa c: 

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Capitolo 7
*** wow, a dog. ***


Capitolo 7

Ok, stavolta il my space lo metto prima, così vi rompo i coglioni adesso e poi siete liberi di leggere in pace. (?)
Beene, finalmente ho aggiornato, scusatemi ma sono stata impegnata con la songfic... Che ormai tutti conoscerete, visto che ho assillato tutto twitter perché cercavo dei pareri.
Annywaaay, godetevi questo bel capitolo e fatemi sapere :D
Bascii, medusa c:



Ok, probabilmente avevo fatto un'idiozia. Anzi, sicuramente: era la cosa più idiota alla quale avessi mai anche solo pensato.
Uscire con Styles? Se due giorni prima mi avessero detto che avrei commesso una tale stupidaggine non ci avrei mai creduto.
Eppure eccomi, mentre tornavo a casa con la testa incassata nelle spalle, pensierosa.
Louis e Valery camminavano al mio fianco, ridendo e scherzando fin troppo rumorosamente.
Avevo bisogno di trovare una soluzione, di un'ancora di salvezza che mi trascinasse fuori da quella situazione. Non che temessi di essere sconfitta, anzi, ero sicura che avrei vinto. Il problema era un altro... Non volevo affatto uscire con lui.
Mi metteva a disagio e la sua sola presenza mi irritava. Inoltre sarebbe stato decisamente imbarazzante se qualcuno ci avesse visti insieme: non mi importava di cosa avrebbero detto gli altri ragazzi, ma semplicemente non volevo essere considerata l'ennesimo trofeo sulla "mensola" di Styles.
-Hey, a proposito... Cosa voleva stamattina Harry da te?-
Alzai la testa di scatto, confusa. Non mi piaceva interrompere il flusso dei miei pensieri.
Louis mi si parò davanti, a braccia spalancate.
-Mi stai ascoltando? Terra chiama Sarah!- urlò agitando le braccia e facendo ridere Valery.
Guardai con la coda dell'occhio mia sorella e notai che voleva sapere anche lei era curiosa. Probabilmente aveva quella domanda sulla punta della lingua, ma aveva aspettato che la facesse Louis per non sembrare inopportuna.
Sbuffai, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo e facendolo spostare.
-Niente di importante. Solamente delle informazioni sul progetto di scienze- risposi sbrigativa, accelerando il passo.
-Solo questo?- sbraitò Louis -Mi ha fatto alzare ad un orario impossibile solo per chiederti informazioni su uno stupido progetto di scienze?- disse mentre mi raggiungeva velocemente.
-Veramente sei arrivato solamente dieci minuti prima del solito...- gli fece notare Valery.
Louis la fissò, fingendosi offeso.
-Vedi cara carotina- iniziò con tono saccente -dieci minuti di sonno in più sono importantissimi, dieci minuti possono fare la differenza tra vivere e morire, dieci miseri minuti possono cambiarti la vita!- disse gesticolando con fare teatrale.
Valery scoppiò a ridere e nemmeno io riuscii a trattenere un sorriso.
Quel ragazzo doveva avere dei problemi mentali: avevo sempre consigliato alla madre di farlo visitare, ma ogni volta che lo dicevo iniziava a ridere e mi scompigliava i capelli con fare materno.
-Certo, sicuramente- lo assecondò Valery, continuando a sorridere.
Louis rise e ci cinse le spalle con le braccia, stringendo forte me e Valery mentre continuavamo a camminare.

-Eccoci qui- disse Louis quando raggiungemmo la porta di casa.
-Allora, oggi posso venire?- domandò speranzoso.
Scossi la testa -Spiacente, oggi vado in palestra- dissi infilando la chiave nella serratura.
Lui mi guardò afflitto -Sappi che se nella verifica prenderò un'insufficienza mi avrai sulla coscienza per il resto della tua vita- disse con un sorriso sghembo.
-Non prenderai un brutto voto- disse Valery incoraggiante.
Annuii, appoggiandola. -Passa domani pomeriggio- sentenziai.
Louis sorrise ed inarcò un sopracciglio -E se domani fossi impegnato?- domandò.
-Sarebbero affari tuoi- dissi entrando in casa.
Valery mi diede un leggero pugno sulla spalla. -Sii gentile- disse sorridendo.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
-Certo. A domani!- dissi salutando Louis e chiudendo la porta di casa.
Mi tolsi le scarpe e gettai la cartella sul tappeto, mentre mia sorella saliva al piano superiore per svestirsi.
Sospirai e mi diressi verso il bagno, per struccarmi e finalmente riposarmi.
Che strano, la luce era accesa.
Eppure non avrebbe dovuto esserci nessuno in casa a quell'ora...
Decisi di indagare ed aprii lentamente la porta, facendo attenzione ad ogni minimo rumore.
Il bagno era deserto. Inarcai un sopracciglio e notai che la vasca da bagno era piena d'acqua e bollicine.
Mi avvicinai e mi sporsi per guardare meglio, dato che apparentemente la vasca sembrava vuota.
Un cane. Un cagnolino nella nostra vasca da bagno.
Chiusi gli occhi e mi portai una mano sulla fronte, cercando di mantenere la calma.
Un cucciolo di labrador stava letteralmente sguazzando nella vasca dove facevamo il bagno e sicuramente non ci era arrivato da solo.
Contai fino a dieci e poi mi decisi a parlare.
-Papà...- chiamai con voce bassa e sconsolata.
Chi altro poteva essere stato? Chi altro poteva far fare un bagno ad un cane in una vasca da bagno con delle paperelle galleggianti se non mio padre? In alternativa la colpevole poteva essere Valery, ma era stata a scuola tutto il giorno, quindi aveva un alibi di ferro.
Non ricevendo risposta decisi di urlare e chiamai nuovamente Albert.
Mio padre si precipitò in bagno ansimante, con in mano una decina di asciugamani.
Spostò lo sguardo da me al cane, preoccupato.
-Posso spiegare tutto- disse vedendo la mia espressione contrariata.

Dieci minuti dopo io e Valery eravamo sedute in salotto, a fissare Albert che asciugava il cucciolo con il phon di nostra madre.
Probabilmente se Grace lo avrebbe saputo lo avrebbe ucciso, ma in quel momento decisi di non pensarci.
-Com'è carina- disse Valery con una voce dolcissima, inginocchiandosi accanto al cane ed accarezzando il pelo ancora umido.
Il mio umore invece era decisamente opposto.
Un cane. Fantastico, come se non avessimo nient'altro da fare che portare un animale ad urinare una decina di volte al giorno.
Incrociai le braccia ed accavallai le gambe, continuando a fissare il cagnolino che si rotolava sul tappeto, godendosi le attenzioni di mia sorella e di mio padre.
Dopo alcuni minuti decisi di interromperli con un colpo di tosse.
-Papà- iniziai, cercando di mantenere la calma.
-Dimmi tesoro- rispose lui, alzandosi da terra e mettendosi a sedere sulla poltrona, con il cane in braccio. Valery si accomodò su un bracciolo, sorridendo ed accarezzando il cucciolo.
-Ti farò delle domande, tu dovrai rispondermi il più brevemente possibile ed in modo sincero- dissi sospirando.
Albert rise, allegro. -Te l'ho mai detto che saresti una brava poliziotta? Sai, sei brava a mettere sotto pressione le pers...- mio padre interruppe la frase, notando il mio sguardo furente. -Va bene, dimmi- disse infine.
-Mamma sa che hai portato un cane, probabilmente randagio e non vaccinato, a casa nostra?- domandai schietta.
Albert si mosse imbarazzato sulla poltrona, quasi cercando di nascondersi dietro al cane.
-Hem.. Non ancora, ma credo se ne accorgerà presto- rispose infine.
-Sai che probabilmente sbraiterà per tutta la sera, domandando retoricamente che cosa ha fatto per meritarsi un marito così?- domani, citando il comportamento di mia madre in situazioni simili.
Albert sorrise, accarezzando la pancia del cane.
-Si, avevo previsto una cosa del genere...- disse ridacchiando.
-Bene- dissi alzandomi dal divano -Nel caso mamma te lo domandi io e Valery non sappiamo niente, ci hai tenute all'oscuro di tutto e non siamo riuscite ad impedirti di usare il suo phon, nonostante avessimo lottato con coraggio per difenderlo. D'accordo?- domandai salendo le scale.
-Certo Sarah!- urlò mio padre dal piano inferiore.
Fantastico, stasera mi toccherà mangiare fuori, pensai sconsolata.
Non c'era altra soluzione: non avevo assolutamente voglia di ascoltare le urla di mia madre e le giustificazioni di papà, e poi era meglio che se la sbrigassero da soli: Albert era un mago nell'uscire da situazioni simili.
In effetti non ero mai riuscita a capire come facesse, nella situazione iniziale si trovava in una posizione a dir poco scoveniente, con l'acqua alla gola. Subito dopo aveva il coltello dalla parte del manico. Niente obbiettare, era un grandissimo avvocato.
Mi buttai sul letto ed iniziai a fissare il soffitto, svogliata.
Probabilmente avrei fatto tardi in palestra, ma non mi importava. Anzi, decisi che per un giorno il sacco da boxe non sarebbe preso a pugni, sicuramente non avrebbe avvertito la mia mancanza.
Sospirai e mi stiracchiai voltandomi verso la parete, assonnata e pensierosa.
-Tutto bene?- sentii la porta cigolare e un peso far cigolare le molle del letto.
-Si papà- dissi girandomi verso di lui.
Qualcosa mi leccò la faccia, facendo ridere mio padre.
Sospirai ed afferrai il cagnolino, sollevandolo.
-Stavolta l'hai fatta grossa- dissi rivolta ad Albert, fissando il cagnolino che scodinzolava entusiasta.
Papà sospirò a sua volta, e si incantò a guardare la coda della cagnolina.
-Lo so, ho fatto una cosa stupida- disse -Ma non potevo lasciarla in mezzo alla strada, sarebbe morta di stenti... Mi dispiace- concluse.
Appoggiai il cane sul tappeto accanto al mio letto, e mi voltai verso di lui.
-Non devi scusarti di essere una brava persona- dissi appoggiandogli una mano sulla spalla -Nemmeno io la avrei lasciata morire- continuai sedendomi accanto a lui.
-Ma... Perché non l'hai semplicemente portata in un canile? Perché proprio a casa nostra?- domandai sospirando.
Sarebbe stato molto più semplice se avesse lasciato il cucciolo a qualcun'altro.
Non ci sarebbero stati problemi con mamma e non avremmo avuto un quinto membro in famiglia.
Albert sorrise, fissando il cane annusare le nuove scarpe di Valery.
-Il fatto é che ho sempre desiderato avere un cane- disse alzando lo sguardo -poi abbiamo un grande giardino e... Hai visto quei servizi alla televisione su come trattano i cani nei canili? È una cosa disumana, tesoro- concluse.
Sorrisi, sentendo le sue parole. -Conserva la documentazione sui canili per il tribunale e per mamma- dissi stringendogli la mano.
Lui ricambiò la stretta e riprese in braccio il cane, mettendomelo davanti al viso.
-Allora... Che ne pensi?- domandò allegro.
Sospirai, arrendendomi. -È carina... Ma non vedo l'ora che cresca. I labrador adulti sono stupendi- dissi appoggiandomi il cane sulle ginocchia ed accarezzandolo.
-Bene, sono contento che ti piaccia. Così potrai portarla a fare i bisogni mentre sono a lavoro!- disse entusiasta.
Guardai mio padre incredula. -Starai scherzando spero- dissi sbarrando gli occhi.
-Niente affatto- disse sorridendo ed alzandosi dal letto -Vedi, in questo momento dovrei essere a lavoro... Non posso proprio mancare a quest'udienza. Poi hai appena detto che ti piace, quindi... Buona fortuna!- disse aprendo la porta della stanza.
Continuai a fissarlo, senza parole.
Portare a spasso il cane. Fantastico, dalla padella alla brace.
-Ho comprato un guinzaglio per cani di piccola taglia, così portai portarla in giro senza problemi. L'ho lasciato sul mobile nell'ingreso- disse chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
-Ti voglio bene tesoro!- urlò, dato che non riceveva risposta.
Aspettai di sentire Albert salutare Valery e la porta di casa sbattere, segno che era uscito.
Ripresi a fissare il cane che nel frattempo era sceso dal letto ed aveva ricominciato a giocare con le scarpe di Valery.
-Non posso crederci, ora devo anche portarti a fare la pipì- dissi, rivolta al cane.
Fantastico, parlavo con i cani.
La situazione stava decisamente degenerando. 

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Capitolo 8
*** C'mon, do it! ***


Capitolo 8

-Coraggio, muoviti. Non é così difficile, tutti i cani lo fanno!- urlai per l'ennesima volta.
Avevo acconsentito a portare il cane a fare i suoi bisogni, con grande stupore da parte di Valery, ma quell'idiota non voleva muoversi.
Continuava a fissarmi, con dei dolci occhioni da cucciolo che non mi stavano per niente intenerendo, anzi.
Stavo solamente prendendo freddo, inoltre eravamo fermi sul prato degli Styles da dieci minuti, e stare immobili non aiuta di certo a riscaldarsi.
Ebbene si, avevo portato quel cane, che ormai si portebbe definire il mio, a urinare sul prato di quel cerebroleso.
Ridacchiai tra me e me, pensando alla faccia che avrebbe fatto Harold se avesse pestato i "regalini" del cane.
Intanto quel furbastro aveva iniziato a giocare con il guinzaglio, mordendolo e cercando di avvicinarmi a lui. Come se non fosse abbastanza imbarazzante il fatto che mio padre ne avesse comprato un rosa a fiori.
Incrociai le braccia, dando un leggero strattone alla corda per mettere fretta al cane.
-Per favore, muoviti. Insomma, io ti
faccio un favore a tenerti con me, tu in cambio devi farla su questo prato. Che ne dici? Mi sembra un'offerta a dir poco vantaggiosa.- dissi, seria.
Si, stavo cercando di ricattare un cane, che non solo non sembrava aver capito nulla di ciò che avevo detto, ma che aveva anche ritrovato un interesse morboso per la sua coda.
Mentre fissavo il cane inseguirsi la coda, realizzai che probabilmente non poteva andare peggio di così.
Senza lasciare il guinzaglio, mi sedetti accanto al cane, arrendendomi all'evidenza.
-Tu sei un cane ritardato, ammettilo- dissi rivolta al labrador, guardando le nuvole.
-Seriamente, non posso credere al fatto che tu non riesca a fare la pipì su un prato, come tutti i cani normali- conclusi.
Il cucciolo mi si avvicinò e iniziò ad annusarmi, curioso.
Sospirai e lo accarezzai in mezzo alle orecchie, fissando il vuoto.
Non so per quanto rimasi seduta su quel prato a fissare il vuoto e ad accarezzare un cane, il tempo sembrava scivolare lentamente, come la sabbia di una clessidra.
Improvvisamente sentii la porta di casa Styles aprirsi e richiudersi velocemente, e dei passi calmi sull'erba alle mie spalle.
Ti prego, fa che sia un ladro e non quel cretino, Pensai.
-Hey, ciao Sarah!-
Non mi voltai. Effettivamente me le andavo a cercare, ma dovevo ammettere che stavolta non era tutta colpa mia, dividevo il merito di quello spiacevole incontro con il cane.
Se quella stupida palla di pelo si fosse mossa ed avesse evacquato in fretta sul prato degli Styles, a quell'ora saremmo già stati a casa.
-Questa me la paghi- bisbigliai al cane, senza smettere di accarezzargli la testa.
-Sarah! Come mai qui?- domandò quel cespuglio di capelli ricci, sedendosi accanto a me.
Chiusi gli occhi, evitando di guardarlo. L'impulso di tirargli un pugno ogni volta che il mio sguardo si posava su di lui era sempre più prepotente.
-Così, faccio una passeggiata- dissi, sempre senza guardarlo.
Il suo sguardo si spostò dal mio viso al cane, che nel frattempo gli annusava le scarpe curioso.
-E questo? Non sapevo che avessi un cane- disse sorridendo e mettendoselo in braccio.
Aprii gli occhi, guardando Styles che coccolava il mio cane, il quale sembrava godere di tutte quelle attenzioni e scodinzolava allegro.
-In realtà non lo sapevo nemmeno io fino a poche ore fa- dissi sinceramente, mentre il sospetto che il cucciolo mi stesse tradendo con Harry diventava sempre più fondato.
Il cespuglio riccioluto rise, mentre il cane gli leccava la faccia.
-Cosa intendi dire?- domandò non appena si fu scollato il mio labrador dal viso.
Sbuffai. -È una storia lunga- decretai, iniziando a giocare con un filo d'erba.
Lui sembrò incuriosirsi. -Quando dici che è una storia lunga... Mi stai dicendo in modo gentile che dovrei farmi i cazzi miei?- chiese, senza perdere il sorriso.
-Esatto, noto che il tuo intuito sta migliorando, Sherlock- dissi sarcastica.
Lui sbarrò gli occhi, sorpreso.
-Anche tu con questa storia di Sherlock? Non ne avrai mica parlato con Louis, vero?- domandò, con una punta di preoccupazione nella voce.
Mi voltai nuovamente verso di lui, con aria interrogativa.
-Hem... No. Comunque ci sarà un motivo se tutti ti chiamano in quel modo- dissi spazientita.
Lui continuò ad accarezzare il cane.
-Forse é perché dovrei fare l'investigatore?- ipotizzò, esponendo un sorriso a trentadue denti.
Lo guardai stupita. Esisteva seriamente una persona così idiota e dall'umorismo così banale? A quanto pareva ce la avevo davanti.
-Comunque, riguardo alla storia del cane... Credo che potresti raccontarmela stasera a cena, cosa ne pensi?- domandò, sorridendo malizioso.
-Penso che la sola idea di cenare con te mi fa venire i brividi- dissi schifata.
-Ma immagino di non avere scelta- mi affrettai ad aggiungere, prima che potesse ricordarmi lui stesso della nostra scommessa.
Styles sorrise, entusiasta.
-Fantastico, allora ti passo a prendere alle 7.30?- chiese, alzandosi da terra.
-Sei decisamente troppo entusiasta- dissi, rifiutando la mano che Harry mi offriva per rialzarmi. -Comunque non puoi passarmi a prendere, oppure tutti ci scoprono e puf, addio al nostro patto- dissi mimando con le dita l'esplosione del nostro accordo.
Ok, stare vicina a quell'idiota mi stava facendo diventare stupida.
Mi alzai di scatto, afferrando saldamente il guinzaglio.
Harry mi guardò, vagamente deluso.
-Oh, va bene... Allora facciamo così: tu fatti trovare alla fermata dell'autobus più vicina a casa tua e io ti passerò a prendere lì in macchina, così nessuno ci vedrà. Cosa ne pensi?- domandò, ritrovando il suo entusiasmo.
Incredibile, quando si trattava di organizzare un appuntamento segreto non si dimostrava così idiota come il suo visetto faceva credere.
Sospirai. -Devo proprio?- domandai, prevedendo una risposta positiva.
Lui ridacchiò. -Potresti anche tirarti indietro, ma ricorda che perderesti la scommessa... E immagino che tu non voglia questo- disse, cercando di inchiodarmi con quegli occhioni verdi.
Inarcai un sopracciglio. -Immagini bene- dissi, tirando inconsciamente il guinzaglio del cucciolo.
Lui sembrò preoccuparsi per il cane. -Stai attenta, gli fai male!- mi rimproverò.
-Parla un esperto di cani- dissi sarcasticamente.
Lui mi guardò con aria di superiorità, come se volesse sfidarmi.
-Mio padre ha due labrador adulti, quando li abbiamo presi erano appena nati, e i miei genitori stavano ancora insieme- raccontò
-Erano veramente adorabili, io ci giocavo sempre, pensa che quando ero piccolo giocavo a salirgli in groppa...- continuò, rivangando il passato.
Tossii. -Harold, hai intenzione di raccontarmi la storia della tua triste ed infelice vita passata a cavalcare labrador?-
Lui rise. -No, il punto è che io ci so fare con i cani, io piaccio a loro e loro piacciono a me- disse inginocchiandosi ed accarezzandolo.
-Ah, interessante. Ora se non ti dispiace io e il cane leveremmo le tende, io devo fare la doccia e soprattutto pulire la vasca, prima che torni mia madre e ci trovi dei peli di cane- conclusi frettolosamente.
In realtà ero stata sincera, non vedevo l'ora di scaricare tutta le tensione accumulata e di lasciare che l'acqua calda mi scorresse sulla schiena.
-Hai fatto fare il bagno al cane? Beh, stai attenta a pulirgli le zampette appena arrivi a casa, non vorrei che il fango gli facesse male...- disse.
-Harold Edward Styles, se non la smetti di darmi consigli su come trattare il mio cane, giuro che prendo il sasso più grande che riesco a trovare e te infilo in bocca- lo interruppi seria.
Lui face un passo indietro, allontanandosi da me, forse temendo che avrei seriamente riempito la sua bocca con un sasso.
-Ti adoro quando fai così- sorrise, mentre cercava di avvicinarsi al mio viso.
Io mi ritrassi velocemente.
-Alt, con calma- mi imposi, evitando la sua carezza.
Styles sorrise nuovamente, dondolandosi sui talloni.
-Ok, io vado a casa- dissi trascinando il cane con me.
-Va bene, ci vediamo più tardi allora!- disse, guardandomi mentre mi allontanavo.
Cercai di andarmene velocemente, mettendo fretta al cucciolo.
Non che mi sentissi a disagio, semplicemente volevo allontanarmi da lui e dai suoi irritanti consigli.



Ok, ok, ok, ok. (?)
Stavo pensando: hey, perché non posti il prossimo capitolo? *si, io parlo da sola*
Il punto è che avevo un po' paura di deludervi, dato che, come avrete notato, nemmeno in questo capitolo è avvenuta il fantomatico appuntamento tra Harry e Sarah. LOL
C'è una cosa positiva:
Ora che guardo bene mi accorgo che il capitolo è cortino, quindi credo che posterò prestissimissimo il prossimo, DOVE HARRY E SARAH USCIRANNO. (?)
AH, e questo appuntamento dura due o tre capitoli, quindi *-*
Vi divertirete. Oppure no. (?)
Fatemi sapere se ve guusta :D
bascii, medusa c: 


A proposito... si, lo so, questo capitolo è veramente moolto idiota.
Ma mi serviva e l'ho sempre immaginato così, quindi... dovrete tenervelo.
E magari vi fate anche due risate. Oppre tre. (?)
Dovrei smetterla. LOL
Adios sul serio uu

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Capitolo 9
*** Where are we going? ***


Capitolo 9

Alla fine il cane la aveva fatta sul nostro prato.
Fantastico, avevo fatto di tutto per fargli sporcare il giardino delgi Styles e lui invece aveva "concimato" il nostro.
Sospirai e scossi la testa, aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi la porta.
Suonai nuovamente il campanello e finalmente sentii Valery girare la chiave nella toppa.
-Allora, vi siete divertiti?- domandò lei indicando il cane e prendendolo in braccio.
Inarcai un sopracciglio.
-Beh, immagino che sia a dir poco spassoso per le persone normali accompagnare un cane a fare pipì... Ma per me no.-
Valery sorrise dolcemente.
-Secondo me piaci a Stella- disse, ignorando ciò che avevo appena detto.
Salii al piano superiore per lavarmi le mani, seguita da Valery.
-Piaccio a chi, scusa?- chiesi mentre cercavo di aprire la porta del bagno con il cucciolo che mi annusava le scarpe.
Mia sorella rise e distrasse il cane con delle carezze, permettendomi di entrare.
-Al cane, io e papà lo abbiamo chiamato Stella. Ti piace?- domandò mentre mi accingevo a chiudere la porta.
-Certo, basta che piaccia a te. A proposito, mi faccio una doccia e poi esco- dissi prima di chiudere la porta con decisione per sfuggire alle proteste di Valery.
Effettivamente la stavo lasciando in una posizione scomoda, ma non avevo decisamente voglia di assistere ad un litigio tra i miei genitori sull'affidamento di Stella.
Grazie al cielo quel cane era una femmina. Probabilmente se fosse stato un maschio lo avrebbero chiamato Cometa, data la fissazione di Valery per lo spazio, i pianeti e tutte quelle cose sostanzialmente inutili da sapere.
Pensai a quanto sarebbe stato imbarazzante urlare quel nome in mezzo alla strada, sicuramente tutti avrebbero pensato che fossi una pazza che chiamava la renna di babbo Natale.
Sospirai, preparando gli asciugamani e spogliandomi per lavarmi.

Uscii dal bagno in accappatoio, con i capelli che gocciolavano.
Sollevai il cappuccio e me lo misi sulla testa, strofinandoli per togliere quanta più acqua possibile.
Entrai in camera per vestirmi e trovai Valery sul letto, abbracciata al cane.
La guardai con scetticismo e aprii le porte dell'armadio, stando attenta a non farmi crollare il guardaroba addosso.
Iniziai a fissare i miei vestiti e realizzai che non avevo idea di cosa mettermi.
Non sapevo se il cretino mi avrebbe portata a mangiare dal kebabbaro dietro l'angolo oppure in un ristorante serio, come quello di Gordon Ramsay.
Mi trattenni dallo sbavare pensando alle leccornie che avevo mangiato in quel ristorante lo scorso Natale, con tutta la famiglia.
Non che fossi un'amante delle rimpatriate in occasione delle feste, semplicemente adoravo mangiare bene.
Notando che mi stavo perdendo nei miei pensieri, Valery decise di richiamare la mia attenzione.
-Dove vai?- domandò, un po' arrabbiata per il fatto che la stavo lasciando da sola.
-Non ne ho idea- dissi con sincerità.
Lei mi guardò con aria interrogativa. -Passerai la sera a girare a vuoto?-
Scossi la testa. -Non credo, mangeró qualcosa non so ancora dove e poi farò una passeggiata, immagino- dissi.
In realtà non le stavo esattamente mentendo. Le avevo detto la verità, semplicemente omettendo Styles.
-Posso venire anche io?- domandó speranzosa.
Assolutamente no, pensai.
-Preferirei di no questa volta, vorrei state un po' sola...- mentii.
-Inoltre qualcuno dovrà prendere le difese di Stella, in modo tale che possa rimanere con noi- aggiunsi sedendomi sul letto accanto a lei.
Lei mi guardò un po' delusa, ma poi strinse a se il cane.
-Hai ragione. Mamma non sa dire di no ai miei occhioni dolci, acconsentirà sicuramente a far restare Stella- disse con un piccolo sorriso.
Sorrisi a mia volta, alzandomi dal letto.
-Brava ragazza. Ora mi aiuti a scegliere cosa mettere?- dissi per tirarla su di morale.
Vidi i suoi occhi illuminarsi, contenta del fatto che le avessi chiesto aiuto.

Una felpa con sopra uno gigantesco smile giallo. Wow.
Guardai nuovamente il mio riflesso del vetro di quel piccolo gabbiotto che indicava la fermata dell'autobus, scettica.
Mi passai le mani tra i capelli. Come avevo potuto chiedere aiuto a Valery per vestirmi?
Oltre alla felpa grigio chiaro con sopra un "adorabile" faccina sorridente, indossavo un paio di jeans, fortunatamente provenienti dal mio guardaroba, e le adorate converse gialle di mia sorella.
Sospirai nuovamente e mi guardai attorno.
Ormai era scesa la sera e tutto era scuro, a parte me ovviamente, che sembravo un semaforo lampeggiante.
Di Harry nessuna traccia. Anzi, in realtà non c'era traccia di nessuno.
Mi guardai attorno, accigliata.
Nessuno passeggiava lungo i marciapiedi, nessuno portava a spasso il cane, nessuno faceva un cazzo di niente.
Aggrottai un sopracciglio ed estrassi il telefono dalla tasca della felpa.
Le sette e trentadue. Harry era in ritardo. Sorrisi, riponendo il cellulare in tasca.
Se non arriva entro tre minuti me ne vado, pensai.
In realtà non aspettavo altro che una scusa per girare i tacchi e tornarmene a casa, anche se avrei dovuto ascoltare i litigi dei miei genitori.
Il rumore di un motore mi distolse dai miei pensieri, riportandomi alla realtà.
Guardai attentamente l'auto ferma davanti a me.
Erano più vecchie e squallide le battute di Louis o quel rottame? Difficile a dirsi.
Era grigio metallizzato, con degli spruzzi di ruggine sui cerchioni.
Non può essere lui, pensai. Era già abbastanza umiliante andare a cena con Styles, figuriamoci usare come mezzo di trasporto quella... Cosa.
Il finestrino del guidatore si abbassò, rivelando un cespuglio riccioluto e un paio di occhi verde brillante.
-Ciao Sarah, scusa ma non mi ricordavo dove ti avevo dato appuntamento...- disse grattandosi la nuca, un po' imbarazzato.
Fantastico. Un cespuglio smemorato.
Scossi la testa ad alzai gli occhi al cielo, aprendo la portiera.
-Questa felpa dovrebbe esprimere tutta la gioia che provi nel vedermi?- domandò divertito.
Lo fissai contrariata.
-La gioia che provo nel vederti é pari a quella di un tacchino il giorno del ringraziamento- dissi, appoggiando la mano sulla maniglia per chiudere la portiera.
Lui sorrise. -Mi fa piacere vedere che sei di buon umore-
Sbattetti la portiera fin troppo forte, tanto che Harry si mostrò preoccupato per la sua macchina.
-Stai attenta, è un'auto d'epoca!- esclamò accarezzando delicatamente il cruscotto.
-Auto d'epoca?- domandai curiosa. -A me sembra semplicemente vecchia-
Lui scosse la testa. -Non dire sciocchezze, guarda piuttosto il desing di questo gioiellino, le curve sinuose della carrozzeria e...-
-Ammettilo, fa schifo anche a te- dissi interrompendolo.
Lui mi guardò accigliato e scoppiò a ridere.
-Effettivamente è così- disse continuando a sorridere come un ebete mentre metteva in moto "quella cosa".
-Da cosa lo hai capito?- domandò mentre ci allontanavamo velocemente dalla fermata dell'autobus.
Scrollai le spalle, allacciandomi la cintura.
-A nessuno può piacere una macchina del genere- dissi convinta.
Lui annuì, senza perdere il sorriso.
-Fammi indovinare, è la tua prima auto e per questo deve essere sicura e non troppo appariscente, inoltre deve costare poco- dissi citando le parole di mio padre.
Alla fine avevo dovuto accantonare l'idea di avere una macchina, dato che probabilmente mi avrebbere comprato un catorcio come quello di Styles.
Lui mi guardò, senza staccare le mani dal volante.
-Eh già. Piuttosto, mi sorprende il fatto che tu non mi abbia ancora insultato da quando sei salita in macchina. Direi che facciamo passi da gigante- disse entusiasta, mentre imboccava l'autostrada.
-Se vuoi rimediamo subito- dissi guardando le macchine che correvano e ci superavano.
-Non preoccuparti, mi va bene così- era allegro, e non accennava ad accelerare.
Continuai a fissare i fari delle auto, mentre mi chiedevo dove avesse intenzione di portarmi.
Il fatto che non lo avessi insultato dipendeva solo dal fatto che in macchina non riuscivo a tacere. Fin da quando ero piccola, mi sentivo in dovere di parlare, per rompere quello stupido silenzio che avvolgeva l'abitacolo.
Era molto strano, dato che normalmente parlavo pochissimo ed ero sempre immersa nei miei pensieri.
Guardai Harry che continuava a sorridere mentre guidava. Le luci della strada gli illuminavano il visto e si riflettevano sui suoi occhi, creando strane sfumature nel verde.
Continuavo a non provare assolutamente niente nei suoi confronti, ma per la prima volta mi accorsi che era innegabilmente un ragazzo... Quantomeno decente.
Forse quasi bello.
Scossi la testa, levando lo sguardo da quel viso che non mi trasmetteva niente, e ripresi a guardare fuori dal finestrino.
-Harold, dove andiamo?- domandai subito dopo.
Lui ridacchiò. -È una sopresa, e smettila di chiamarmi Harold-
Sbuffai, incrociando le braccia.
-Che stress, non puoi semplicemente dirmelo evitando tutte queste storie?-
-No, non sarebbe divertente- disse allegro.
-Comunque, non ti facevo così loquace...- disse notando il fatto che non tiuscivo a smettere di parlare né tantomeno di agitarmi sul sedile.
-Succede solo in macchina- lo ammonii.
Lui si incuriosì -Come mai?-
-Fossi in te mi farei i cazzi miei- dissi tornando a guardare fuori dal finestrino.
Sul viso di Styles comparve un piccolo sorriso malizioso.
-Ora si che ti riconosco- disse appoggiandomi una mano sul ginocchio.
Inarcai un sopracciglio.
-Se non levi quella mano ti mordo- lo avvertii seria.
Lui rise per l'ennesima volta e scostò di poco la mano, appoggiandola sulla leva del cambio.
-Così mi piaci!- esclamò, decidendosi finalmente ad aumentare la velocità.
Si prospettava una serata molto lunga.



Muhahahaha! (?)
Allora, premetto che non so il perché della risata malvagia appena fatta, forse perché Tuturi mi ha fatto notare che la mia os è terza tra le più popolari.
Posso amarvi? Certo che posso **
Io vi LOVVO ee (?)
Ma adesso basta con i pensierini non sense.
Allora, avevo preannunciato che l'appuntamento sarebbe stato lunghetto... E infatti si sono appena incontrati. LOL
Tenete duro (?) e leggerete qualcosa di figo che vi piacerà.
O almeno spero. (?)
Vabbien, fatemi sapere, mi raccomando ee
Bascii, medusa c: 

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Capitolo 10
*** The dinner. ***


Ashgallà!
ODDIO ODDIO ODDIO ODDIO (?)
Ho fatto passare ben 10 GIORNI dall'ultima volta che ho aggiornato, chiedo umilmente scusa cwc *si inginocchia e chiede perdono* (?)
È stato perché mi è venuta la febbre, la scuola mi impegna troppissimo zexhbigda brutte battone che ci riempiono di compiti. (?)
Ah, e poi ho pubblicato una nuova OS dal titolo "Stuck in my daydreams" , se volete passare la trovate sul mio profilo uu
Ok, scusate ancora per il ritardo arxhbjgrafuhojute
fatemi sapere se ve guusta ee
Bascii, medusa c':


Capitolo 10

-Harold, se non mi levi subito quelle mani dagli occhi ti ritroverai con un testicolo in meno- dissi mentre cercavo di staccarmelo di dosso.
Lui e quella stupida convinzione che davanti alla sua sorpresa avrei sgranato gli occhi e gli avrei buttato le braccia al collo, urlando come una ragazzina.
Magari nel suo film mentale c'era anche un bacio.
Rabbrividii al solo pensiero.
-Forse avrei dovuto portare una benda...- notò mentre mi aiutava ad attraversare quello che presumevo un parcheggio.
-Ma dai! Non mi dire... E adesso se ne accorge il grande Casanova!- dissi a voce alta mentre cercavo di divincolarmi e di sfuggire alle sue braccia, per scoprire dove mi stava portando.
Non avrei mai pensato che fosse così forte.
-Smettila, ancora pochi passi e vedrai- disse pazientemente.
Seguii il suo consiglio e smisi di agitarmi, e iniziai a sbirciare tra le fessure che lasciavano le sue dita.
Riuscivo a distinguere una grande insegna luminosa rossa, che si rifletteva su delle vetrate.
Iniziavo a sentire delle voci, c'erano delle persone che ridevano e scherzavano, poco distanti da noi.
-Lo sai che visto da qualcuno che non ci conosce potrebbe sembrare che tu mi stia rapendo?- domandai, non sapendo cosa fare.
Lui rise, allentando la presa.
-Hai ragione, ma tanto siamo arrivati!- esclamò, togliendo le mani dal mio viso.
Squadrai con fare critico il ristorante.
Dei piccoli tavolini rotondi erano disposti all'esterno, circondati da sedie in legno, la maggior parte delle quali erano occupate.
Due enormi vasi con dei piccoli alberi facevano da "sentinelle" accanto all'ingresso.
-Nando's?- domandai, leggendo il nome sull'insegna luminosa.
Styles era euforico. -Si, non é fantastico?- domandò retoricamente.
Alzai un sopracciglio.
Beh, se non altro non avevo sbagliato abbigliamento.
Mi afferrò velocemente la mano, senza ascoltare le mie proteste, e mi trascinò all'interno.
-Hai la mano sudaticcia- dissi pulendomi sui jeans, appena riuscì a liberarmi dalla sua stretta.
Harry mi ignorò.
-Siamo un po' in anticipo. Ho prenotato per due alle 8.30, a nome Styles- disse a quello che sembrava il caposala.
Lui controllò sul suo registro e poi sorrise a me e al cretino.
-Certamente, seguitemi- disse, iniziando a muoversi agilmente tra i tavoli.
Io e Harold lo seguimmo a fatica, chiedendo scusa alle persone sedute che urtavamo nell'intento di stare al passo con il cameriere.
L'uomo ci fece accomodare al centro della sala, ad un tavolino rotondo come gli atri.
-Allora? Dillo che ti piace- disse Styles non appena se ne andò.
Mi guardai attorno, osservando l'arredamento spartano e afferrando un menù.
-Non é malissimo, ammetto che avresti potuto fare di peggio- confessai, immergendomi nella lettura dei piatti che offriva il ristorante.

-Prendo un'insalata- dissi rivolta al cameriere che era passato per prendere le ordinazioni.
Per poco Styles non mi sputò in faccia la Coca-Cola che stava bevendo.
-Cosa!?- urlò, facendo voltare metà sala.
Mi guardai attorno, sperando che avesse visto un ladro rubargli la macchina e dovesse assolutamente andarsene per inseguirlo.
Non notando niente di strano mi voltai nuovamente verso di lui e lo guardai con aria interrogativa.
-Non puoi venire da Nando's e prendere dell'insalata- disse quasi con disprezzo.
Era impazzito. Mi domandai se facesse così con tutte le ragazze con cui usciva.
Il cameriere iniziò a fissarci, interessato.
-Hem... Potrei prendere un'insalata con del pollo?- domandai rivolgendomi al cameriere ma continuando a guardare Styles.
Magari se lo avessi accontentato avrebbe smesso di urlare.
-No, no e ancora no- disse scuotendo la testa.
Sospirai, iniziando a provare pena per quel povero cameriere che stava assistendo alla scena.
-Ordineró io per te- annunciò afferrando un menù e scorrendo velocemente tutti i piatti disponibili.
Vidi il suo viso illuminarsi e mi sporsi in avanti preoccupata, per vedere cosa avesse scelto.
-Un pollo intero con tutte le salse che avete in cucina, grazie- sentenziò.
-Harold, un pollo intero... In due.. Non ti sembra esagerato?- domandai sopresa.
-Non dire sciocchezze, il pollo è per te. Io prendo... Un piatto Jumbo- disse appoggiando il menù sul tavolo, soddisfatto.
Il cameriere lo fissò.
-Nel piatto Jumbo ci sono due polli...- disse, credendo che Styles avesse sbagliato ad ordinare.
Mi appoggiai una mano sulla fronte, imbarazzata.
-Lo so- rispose lui sorridendo -Se dovesse avanzare qualcosa, il che è poco probabile, gradirei portare gli avanzi a casa. Adoro fare lo spuntino di mezzanotte con il vostro pollo- concluse sfregandosi le mani.
Il ragazzo che ci serviva scrisse tutto sul taccuino e si avviò spedito verso la cucina, senza parole.
-Harold?- domandai cauta.
Lui sorrise, giocando a far suonare il proprio bicchiere con le posate.
-Si Sarah?-
-Volevo solo avvertirti del fatto che se ti dovessi sentire male non ti potrò accompagnare all'ospedale, dato che non ho la patente-



Ommioddio.
Quella sottospecie di essere umano si stava avventando sul secondo pollo, dopo aver trangugiato il primo.
-Cosha fai, non manhgi?- disse mentre masticava, mostradomi gentilmente il contenuto della sua bocca.
Mi allontanai dal tavolo di pochi centimetri, schifata.
Avevo mangiato le solo poche parti del mio pollo e un po' dell'insalata di contorno e già mi sentivo esplodere.
-Penso che porterò gli avanzi a casa per Stella, sempre se quando tornerò a casa ci sarà ancora- dissi assorta, cercando di distogliere lo sguardo dal suo disgustoso modo di portare il cibo alla bocca.
Si infilò in bocca un'altro pezzo di petto di pollo, dopo averlo abbondantemente intinto nella salsa.
-Pevchè non dovrghebbe esserchi?- domandò, di nuovo con la bocca piena.
-Ti prego, pulisciti la bocca e cerca di mangiare come una persona normale- lo implorai sospirando.
Lui afferrò prontamente il suo tovagliolo immacolato e si pulì la bocca e le mani frettolosamente.
-Adesso mi racconti?- chiese mentre si sfregava il tovagliolo sul volto.
Alzai gli occhi al cielo.
Sembrava veramente un cane, un cane che mangiava con la bocca piena e che spargeva pezzi di cibo sulla tovaglia tramite degli adorabili sputi.
-Lo farò solo se la smetterai di parlare con la bocca piena e inizierai ad usare quello strano arnese con quattro denti alla tua destra più comunque chiamato forchetta-
dissi, cercando di civilizzarlo.
Lui mi guardò con aria confusa, fissando la forchetta.
-Harold usala, in questo modo...- dissi, facendo il gesto di portarla alla bocca.
Gli stavo davvero spiegando come usare una posata? Cavoli, stavo toccando il fondo per l'ennesima volta.
-Lo so come si usa una forchetta- disse facendo una smorfia e afferrando la sua.
Io lo guardai con finta sorpresa -Non si direbbe, sai?-
Styles mi fece una linguaccia.
-Sappi che sto facendo un enorme sacrificio, il pollo si mangia con le mani, non con le posate- sentenziò, infilando la forchetta nel pollo ed afferrando il coltello.
Lo guardai seccata ed incrociai le braccia.
-Se inizio a raccontare starai zitto almeno un attimo?- domandai esasperata.
Lui annuì vigorosamente.
Quella sera somigliava più del solito ad un cane pastore.
Mi schiarii la voce, pronta a raccontare. Infondo non era niente di personale, solo una "simpatica" storiella per tenerlo zitto.
Appena feci per aprire la bocca lui mi interruppe.
-Sarah, mi passi il sale?- domandò allungando la mano.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Due secondi Harold, taci per due secondi- lo pregai fingendomi disperata.
-Scusa Sarah- disse, rinunciando a salare il pollo e iniziando una delle sfide più impegnative che avesse mai affrontato: mangiare come una persona civile mentre stava zitto.

Ringraziai il caposala, che fu così gentile da mettere gli avanzi del mio pollo in un piccolo contenitore di alluminio.
Ovviamente ad Styles non era avanzato niente, aveva letteralmente ripulito il piatto fino a renderlo così brillante da potercisi specchiare.
-Ti va di fare una passeggiata?- domandò il mio simpaticissimo accompagnatore appena uscimmo dal ristorante.
Sospirai, passandomi il contenitore da una mano all'altra.
-Andiamo- dissi sconsolata.
Lui fece per prendermi la mano, ma lo allontanai con un leggero schiaffo sul braccio.
-Hey!- esclamò lui, un po' offeso.
Tossii di proposito, cercando di distrarlo.
-Scusa, mi servono entrambe le mani per portarlo- mentii, alludendo alla scatoletta di alluminio.
Styles fece una smorfia e si infilò le mani in tasca, un po' deluso.
-Dove andiamo?- domandai, dato che erano ben cinque minuti che lo seguivo in silenzio.
Lui sorrise compiaciuto.
-È un posto speciale, dove vengo spesso, soprattutto quando sono triste. Vedrai che ti piacerà- disse entusiasta.
Alzai gli occhi al cielo, sperando che non volesse portarmi in un night club. 





Mierdas! (?) Scusate, ho postato in fretta perché dovevo andare dal medico e mi sono dimenticata una cosa cwc
Mi è venuta in mentre grazie a una recensione *ciao Tuturi* (?) dove mi dicevano che si immaginavano Nando's tipo mc Donald srxhbihg
Ma ccomunque, per il ristorante in questione mi sono ispirata a questo http://www.london-se1.co.uk/restaurants/images/060809_nandos.jpg :D *si, ho modificato il capitolo per aggiungere questa minchiata* (?)
Vabbien, a presto ee ASHGALLÀ! (?)

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Capitolo 11
*** You're like a firework. ***


ASHGALLÀ!
Cciorno ccente, innanzitutto volevo scusarmi per il ritardo con cui aggiorno arfybonphg ma sappiate che è perché a scuola da me continuano a interrogare/fare verifiche. Che bastardi. (?)
Ccomunque, volevo ringraziare (dovevo farlo lo scorso capitolo ma andavo di fretta) (?) le 25 persone che seguono la storia, le 9 che la preferisco e le 4 che la ricordano *-*
E grazie anche ai lettori che mi hanno già lasciato 76 recensioni *O*
Taanto loove. (?)
Basta u.u
Recensite! *è un ordine* (?)
Bascii, medusa c':

A PROPOSITO! (?)
Che voi sappiate, ci sono laghi nei dintorni di Londra? (?)
Mi serve per andare avanti con la storia arxyviphts devo documentarmi. (?)
A ppresto u.u



Capitolo 11

-Ok, stavolta ho deciso di rinunciare a coprirti gli occhi perchè inizio a temere che tu possa mordermi sul serio- disse, ingoiando la saliva -ma prometti che li terrai chuisi?- domandò speranzoso.
-Fidati- dissi sarcastica.
Cominciavano a farmi male le gambe, ormai camminavamo da circa tre quarti d'ora, durante i quali Styles non aveva fatto altro che elogiare il posto misterioso dove ci stavamo recando.
Decisi di smettere di ascoltarlo e iniziai a camminare più speditamente, sentendo che anche lui aveva accelerato il passo.
Prima arriviamo, prima ce ne andiamo. Pensai sospirando.
Mi guardai attorno e notai che c'erano ancora molte persone in giro, nonostante fossero quasi le undici e mezza.
Sembravano tutti dirigersi nella nostra stessa direzione, il che era strano.
-Harold...- tentai, sperando di riuscire nell'intento di fami rivelare dove stessimo andando.
-Ecco, una volta girato questo angolo saremo arrivati- disse lui visibilmente eccitato, ignorando la mia domanda.
Sospirai e strinsi il contenitore degli avanzi, affrettandomi per raggiungerlo.
Con mia sorpresa, mi afferrò per un braccio come aveva fatto poco prima al ristorante, e iniziò a trascinarmi.
-Lasciami, Harold- dissi svogliatamente, mentre mi spingeva in una piazza circolare.
La osservai e notai che continuavano ad arrivare delle persone, da tutte le entrate dello spiazzo. C'erano sia delle famiglie con dei figli sia delle coppiette, ma non mancavano dei gruppetti di ragazzi che si erano radunati per l'occasione.
Quale fosse la "speciale occasione" continuavo a non capirlo.
Guardai meglio tra la folla e notai che al centro della piazza c'era una fontana, non in funzione.
Che figata, ci eravamo radunati tutti lì per fissare una fontana guasta.
Styles mi sferrò una leggera gomitata, per attirare la mia attenzione.
-Allora? Ti piace il posto?- domandò curioso.
Io storsi il naso. -Mi sembra una semplice piazza con una fontana nel centro, niente di che...- dissi, passandomi una mano tra i capelli.
Lui ridacchió. -Vedrai, il bello deve ancora venire- disse, scortandomi verso la fontana e creandosi un piccolo varco tra la folla.
-Spero per te che non sia uno strano sacrificio a Satana, di quelli che si fanno nelle notti di luna piena- dissi con la voce che grondava sarcarmo, notando che la maggior parte della luce non era data dai lampioni, ma bensì da una splendida luna piena che brillava nel cielo.
Styles smise di camminare e si voltò verso di me, divertito.
-Che cosa?- domandò inclinando la testa di lato, mentre scoppiava in una risata genuina e contagiosa.
Sorrisi anche io, mentre riprendevamo a camminare e ci fermavamo esattamente davanti alla fontana, accanto ai bambini curiosi che si sporgevano sul bordo per vedere meglio l'acqua.

-Harold?- lo interpellai nuovamente.
-Dimmi- rispose lui mentre si guardava attorno, come se stesse cercando qualcosa.
-Siamo qui da dieci minuti, io ho freddo- mi lamentai, controllando l'ora sul display del telefono.
-Stai tranquilla, ora inizia- disse guardandomi negli occhi.
Sospirai e mi sedetti sul bordo della fontana, crollando dalla stanchezza.
-Non sederti, ecco che inizia!- urlò afferrandomi per un braccio e facendomi alzare con forza.
Grugnii mentre Styles mi afferrava per le spalle e mi faceva voltare verso la fontana, che nel frattempo si era azionata attirando l'interesse di tutti i presenti.
Cosa? Mi aveva portata fin li per vedere una fontana in funzione? Interessante.
Scossi la testa e feci per voltarmi, quando improvvisamente una luce colorata illuminò l'acqua. Era come se tutti i colori dell'arcobaleno si alternassero, andando a formare dei meravigliosi riflessi.
Mi avvicinai ancora un po' alla fontana, mentre Harry continuava a tenere una mano appoggiata alla mia spalla. Osservai attentamente i piccoli faretti che proiettavano la luce e vidi i bambini, che erano decisamente eccitati dallo spettacolo.
Ma par quanto potessero essere meravigliose quelle luci e quell'acqua, quella che stavamo fissando rimaneva pur sempre una fontana.
Mi voltai verso Harry, che aveva gli occhi fissi nei miei. Si avvicinò lentamente al mio orecchio e sussurrò -devi ancora vedere il meglio-.
Mi guardò ancora per qualche secondo prima di indicare il cielo, nero come la pece.
Cosa mancava ancora? Osservai attentamente le poche stelle visibili, senza notare niente di strano.
Improvvisamente il buio fu illuminato da un'esplosione azzurra, che fece sobbalzare dalla sopresa tutti i presenti, anche se sospettavo che loro conoscessero il programma della serata.
Molti fuochi d'artificio seguirono il primo e, come per magia, la piazza si animó.
Non che prima fosse deserta, ma l'arrivo improvviso della luce portata dai fuochi aveva fatto "svegliare" i presenti, come se solo allora si fossero resi conto che era possibile parlare a voce alta e spostarsi.
Avvertivo la gente muoversi attorno a me, ma io non riuscivo a staccare gli occhi dal cielo, sembrava quasi che quelli fossero i primi fuochi che vedevo.
La verità era che erano splendidi: non banali e semplici, come quelli delle feste in città.
Quelli sembravano... Danzare.
Inoltre cambiavano forma e i colori sembravano diversi ogni volta.
-Bello vero?-
Mi guardai attorno e mi riscossi, accorgendomi che Harry mi stava parlando.
Mi limitai ad annuire e poi tornai a guardare il cielo, dove proprio in quel momento stava esplodendo un meraviglioso cuore rosso fuoco.
Non avrei mai ammesso davanti a lui che mi stavo... divertendo.
Si, era quello l'aggettivo adatto. Nonostante Styles non fosse la persona con la quale desideravo condividere un evento del genere, era grazie a lui che avevo scoperto che esisteva uno spettacolo così bello.
Quando dopo una decina di minuti ci fu un fuoco d'artificio più forte e luminoso degli altri, il rumore cessò, lasciando solo il brusio delle persone che parlavano.
Mi massaggiai il collo, accorgendomi solo in quel momento di quanto fosse scomodo rimanere a guardare in alto così a lungo.
Harry mi strinse la mano e, probabilmente per la stanchezza e la poca lucidità decisi di non ritrarmi al contatto, senza però ricambiare la stretta.
-Andiamo- dissi sbadigliando e ricordandomi di avere gli avanzi del pollo stretti nella mano sinistra.
Lui sorrise entusiasta e si fece nuovamente largo tra la folla, aiutandomi ad uscirne.
-Sai perché ti ho portata qui?- domandò non appena fummo fuori dalla calca.
Io scrollai le spalle. -Ci porti tutte le ragazze con cui esci?- risposi sfacciata.
Beh, in realtà era molto probabile. Non mi aspettavo di certo di essere la prima ed unica ragazza con la quale condivideva lo spettacolo.
Styles scosse la testa, e osservai il suo cespuglio di capelli ondeggiare.
-Non é proprio così- disse, assecondando il mio movimento mentre sfilavo la mia mano dalla sua.
-Allora dimmi- lo incitai, guardandolo con scetticismo. Si aspettava veramente che io credessi alla storia "questo è il mio posto speciale bla bla bla, ti ho portato qui perché ci tengo a te"?
-La verità è che tu mi ricordi un fuoco d'artificio- disse con semplicità, sorridendo e allargando le braccia.
-Un fuoco d'artificio?- ripetei sorpresa.
-Esattamente- confermò lui annuendo. -Sai, proprio come te i fuochi d'artificio sono belli da vedere, ma se ci si avvicina troppo ci si può fare molto male- disse ridacchiando.
Uhm. -Interessante- replicai semplicemente, mentre camminavamo a passo svelto per raggiungere la macchina.
-Lo trovi romantico?- domandò lui speranzoso.
Io sorrisi. -Ad essere sincera lo trovo decisamente squallido- dissi con sincerità -ma i fuochi non erano niente male- conclusi, guardando dritto di fronte a me.
Styles sorrise compiaciuto.
-Ammettilo, un po' ti piaccio- disse, dandomi una leggera gomitata.
Lo guardai ed inarcai un sopracciglio. -Certo. E ti dirò di più: io ti amo come amo essere spiaccicata da un camion. Ti amo come amo perdere l'autobus. Ti amo come una granita in faccia appena sveglia- cinguettai sarcastica, facendolo ridere.
-Non sapevo che amassi essere svegliata con una granita in faccia- disse cercando di contenere le risate.
Alzai gli occhi al cielo. -Sono tante le cose delle quali non sei a conoscenza. Direi che potremmo riempirci un'enciclopedia di quelle grosse, formate da quindici o sedici volumi, magari anche scritte con caratteri molto piccoli e con poche figure- sbottai, continuando a camminare.
-Magari poi potresti prestarmi questa bella enciclopedia, così la leggo e mi acculturo- disse fischiettando, mentre si infilava le mani in tasca.
Sospirai. Continuavo a non capacitarmi che potesse esistere una persona così irritante.
Datemi un fucile carico, pensai mentre scorgevamo il lontananza il parcheggio dove avevamo lasciato quel rottame.
 

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