Percy Jackson e la Scuola di Hogwarts

di marygirlonfire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre Gufi e Tre Lettere ***
Capitolo 2: *** L'Anima delle Bacchette ***
Capitolo 3: *** La Luna e le Stelle ***
Capitolo 4: *** L'Affetto di una Madre ***
Capitolo 5: *** Auguri,Teste d'Alghe ***
Capitolo 6: *** La Felicità non dura per Sempre ***
Capitolo 7: *** URGENTE! ***



Capitolo 1
*** Tre Gufi e Tre Lettere ***


Dopo un breve periodo di ferie, eccomi di nuovo al lavoro con il secondo capitolo della saga! Buona Lettura!
 

Percy Jackson e la Scuola di Hogwarts

 
 
1.Tre Gufi e Tre Lettere

 
 
-PERCY! LIZZIE! La colazione è pronta!!
 
Così inizia questa storia. L’urlo di mia madre dalla cucina, in una giornata del tutto normale, o almeno in una giornata che sembrava normale, ma come succede sempre a dei mezzosangue: mai credere che vada tutto bene.
 
Comunque mia madre si sgolava ogni mattina per svegliarci… non ero io il problema, no, era mia sorella che non si degnava mai di svegliarsi se non usavo dei metodi appropriati (in questo caso una cuscinata in faccia).
Mi alzai a fatica,  rotolando giù dal letto e sfregandomi gli occhi, ancora addormentati.
-Lizzie- le scossi una spalla –Svegliati!- niente, stavo perdendo la calma.
-SVEGLIATEVI!- urlò di nuovo mamma.
-LIZZIE!- strillai a mia volta prendendo il mio cuscino dal letto e spedendoglielo in faccia.
Lei urlò, alzandosi di scatto e facendo comparire gemma, puntandomela alla gola.
-Siamo a casa, non c’è bisogno di cercarmi di uccidere ogni mattina.
-Se solo mi svegliassi normalmente una buona volta!
-Io cerco di svegliarti normalmente, ma tu sei in letargo e non mi senti!- iniziammo ad alzare le voci.
-Non è vero!
-E invece si!
-Ragazzi, cosa succede?
-Niente-rispondemmo io e Lizzie all’unisono.
-Allora venite, o il caffè si raffredda!
Mi voltai verso l’armadio, prendendo dei vestiti a caso.
-Dovresti smettere di fare quegli incubi, diventi suscettibile per tutto il giorno- le dissi mentre si alzava.
-Non posso scegliere di smettere di sognare.
-Comunque voglio una stanza tutta per me- sviò l’argomento
-Lo sai che non ne abbiamo un’altra! Quando inizierà la scuola ci trasferiremo, ma dovremo condividere la stanza ancora per un po’.
Finiti di cambiarci andammo in cucina.
-Finalmente- ci rimproverò nostra madre –Non so come farete quando inizierà scuola.
-Inizia a metà settembre! Abbiamo ancora un mese di tempo, e al Campo ci svegliamo presto.- mi versai nella tazza un po’ di caffè.
-Si, se no viene Chirone, e non è bello svegliarsi la mattina con la puzza di stalla.
Ridacchiammo, mentre mamma ci fulminò con lo sguardo.
-Tesoro- disse poi rivolta a Lizzie, sei sicura di star bene? Sei così pallida e hai le occhiaie…
Le appoggiò le labbra sulla fronte.
-Non ho la febbre!- rispose spostandosi –Ho fatto l’incubo…
-Ancora!? Dovresti smetterla di fare quell’incubo!
Lizzie prese fiato per ribattere come aveva fatto con me ma poi ci ripensò, alzò gli occhi al cielo e si concentrò sulla sua tazza, sbriciolando un biscotto.
-Fra tre giorni tornerete già al Campo…
-Mamma!- esclamai –Lo sapevi che restavamo solo una settimana! Siamo tornati solo perché volevamo stare insieme un altro po’ di tempo!
-Lo so.
-Dai mamma- mi aiutò mia sorella –Fra meno di un mese saremo di nuovo a casa! E poi non possiamo lasciare Annabeth nelle grinfie di Clarisse…- aggiunse lanciandomi un’ occhiata che lasciava intendere molte cose…
Arrossii vistosamente, senza che mamma se ne accorgesse (grazie agli dei!) pensando alla mia ragazza.
Prima che potessi ribattere qualunque cosa per togliermi da quella situazione imbarazzante, qualcuno suonò il campanello.
-Vado io!- disse Lizzie alzandosi velocemente e correndo in salotto, verso la porta.
La sentimmo salutare l’ospite con entusiasmo, poi tornò in cucina, tenendo a braccetto…
-Annabeth!- esclamò mia madre, correndo ad abbracciarla. –Cosa ci fai qui? Credevamo che saresti rimasta con tuo padre fino alla fine della settimana.
Quando noi eravamo partiti dal Campo per tornare da nostra madre, lei aveva deciso di riprovare a incontrare suo padre, ci aveva chiamato pochi giorni prima dicendo che andava tutto bene e che finalmente si erano chiariti… ma allora cosa ci faceva lì?
-Mio padre è dovuto partire per lavoro proprio stamattina, così mi ha accompagnata qui- rispose con un gran sorriso.
Mi fece un cenno di saluto, a cui risposi volentieri.
-Vieni, accomodati! Lascia pure lo zaino sul divano, intanto mangia qualcosa.
-Grazie, signora Jackson, ma ho già mangiato prima con mio padre.
-A proposito di lavoro- continuò mia madre –Sono in ritardo!! Scusate ma ora devo proprio andare!
E così iniziò il solito rituale del mattino, fra urla come: “ dove sono le chiavi della macchina?” “Dove è la borsa?” e cose del genere, mamma abbracciò Annabeth, dicendole che poteva rimanere anche per tutto il fine settimana, diede un bacio sulla guancia a Lizzie e uscii (io mi dileguavo in quel momento, cercando di evitare i suoi abbracci e baci).
Rimanemmo un attimo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, come ci capitava spesso da quando eravamo tornati da Narnia.
Come mi era mancato quel mondo… così diverso da questo, così… speciale! Ma ora era tornato tutto alla normalità…
-Non vedo l’ora di tornare al Campo- disse Annabeth per rompere quel silenzio, sedendosi sul divano.
-Si… peccato che Clarisse non mi dia pace!- concordò Lizzie, sedendosi accanto a lei.
-Ti ricordi la tua prima caccia alla bandiera?- risi appoggiandomi ad un armadietto.
-Si, mi voleva ammazzare!
-Per questo non era l’unica! Anche io quel giorno avrei voluto farti a pezzettini!!- si unì Annabeth.
 
La mattinata passò così, fra i ricordi delle avventure passate, avventure che sembravano finite, ora che era tutto normale. Naturalmente mi sbagliavo, tutto cambiò in quel preciso istante, tutta la nostra vita (già sconvolta) si sconvolse, con l’arrivo di tre gufi.
Volavano dritti verso la finestra aperta del salotto, verso di noi.
Li guardammo sbalorditi, mentre posavano davanti a noi tre lettere, uno davanti ad ognuno, si appollaiarono sul lampadario, scrutandoci con i loro occhi d’ambra.
-Cosa…?- chiesi.
-Non lo so- rispose Annabeth
-Qualcosa di strano- commentò Lizzie annuendo energicamente.
Scrutai le lettere, senza avere il coraggio di prendere la mia.
-Magari è un messaggio di tua madre…- dissi ad Annabeth.
-Ma sei scemo, Testa d’Alghe!? Il simbolo di mia madre è la civetta, non il gufo!!- era letteralmente infuriata, se fosse stata figlia di Zeus e non di Atena, mi avrebbe fulminato.
-Non è un messaggio degli Dei- mi salvò Lizzie. Aveva preso fra le mani la sua lettera e stava leggendo l’intestazione.
Seguii il suo esempio, presi la mia lettera e lessi:
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
 
 
Ecco il primo capitolo del sequel di “Percy Jackson e il Regno di Narnia”, spero che vi sia piaciuto come inizio, anche se è corto, ma non volevo annoiare con inutili riepiloghi della storia precedente, che conoscete già tutti, spero che vorrete regalarmi i vostri commenti, che sono sempre importanti per me, sia positivi che negativi.
Nel prossimo scopriremo le varie reazioni a questa lettera!!xD
Ciaoooo!!!

 
 
 
  
 

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Capitolo 2
*** L'Anima delle Bacchette ***


2.L'Anima delle Bacchette 



-Bello scherzo!-esclamai –Secondo me è stata Clarisse! O qualche tuo fratello Annabeth, visto che tua madre ha come simbolo i gufi!
-Perceus Jackson!- Annabeth si alzò dal divano e mi si avvicinò, pronta a picchiarmi, ne sono certo, lo faceva sempre quando mi chiamava con il mio vero nome –Ti ho già detto che il simbolo di mia madre è la civetta, non il gufo!- mi urlò in faccia.
Balbettai qualche scusa correndomi a nascondere dietro a mia sorella, in cerca di aiuto.
-Percy, non puoi nasconderti dietro di me ogni volta, comunque vogliamo leggere questa maledetta lettera?- chiese Lizzie leggermente esasperata, alzando gli occhi al cielo. Annuii ma evitai di avvicinarmi ad Annabeth, quella ragazza mi spaventava a morte certe volte! Quasi peggio della Strega Bianca!
Il sigillo era decorato con una H circondata da quattro animali: un serpente, un tasso, un leone e un corvo. Sembrava identica a quella descritta nei film e nei libri della saga di Harry Potter, quel romanzo che aveva fatto un successo tale che c’erano state manifestazioni di disaccordo quando l’autrice aveva dichiarato che non avrebbe finito la saga, dopo il quarto libro. Avevo letto i primi due con la scuola, ma sapevo che era impossibile che esistesse. Quando lo dissi ad Annabeth e a Lizzie, loro mi guardarono con il loro solito sguardo del tipo “Ma sei scemo o cosa? Il tuo cervello è davvero ripieno d’alghe!”
-Percy, se devi dire che un libro non può essere realtà, io stessa non esisterei- esclamò Lizzie –Vengo dal regno di Narnia, dove vivono centauri, sirene, nani e animali parlanti! E anche come mezzosangue siamo un’eccezione! Nessuno crede ai miti sugli Dei, ne tantomeno crederebbero che noi siamo i figli!
-Hai ragione- borbottai. Ruppi il sigillo e lessi il primo foglio:
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
 DI HOGWARTS
Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino Prima Classe,
Grande esorcista, Stregone capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confederazione internazionale dei Maghi)
 

 

Caro signor Jackson,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie per il quinto anno.
I corsi avranno inizio il 1° settembre.
Restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio.

 

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
 


Risposta via gufo? Ordine di Merlino Prima Classe, Stregone Capo, Esorcista? Quinto anno?
Ma sono tutti matti?! Perché quella era un manicomio, mica una scuola!
-Ora che facciamo?- chiese Lizzie.
-Direi di chiedere informazioni a vostra madre e tornare subito al Campo, Chirone saprà certamente qualcosa- rispose Annabeth sicura.
-Magari è veramente uno scherzo…- ero ancora scettico, come potevano credere che fosse una cosa reale?
-Percy! Sappiamo che esistono altre realtà, perché non vuoi credere che sia vero?- Annabeth mi lanciò uno sguardo assassino.
“Perché l’altra volta ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una battaglia e abbiamo rischiato di morire un bel po’ di volte” avrei voluto rispondere, ma non lo dissi, rispondendo invece con –Perché sarebbe troppo bello…- era vero. Chi non avrebbe desiderato essere un mago, compiere mille incantesimi e andare a una scuola così magica?
Passai un piattino con dei biscotti ad Annabeth, come per dire “Non uccidermi, ti prego!”
Addentò un biscotto al cioccolato, rileggendo la lettera.
-Hai ragione… sarebbe fantastico!-esclamò Lizzie –Ed è vero, andiamo a una scuola di magia! Siamo dei maghi!- prese il piattino, sorridendo, persa nelle sue fantasticherie.
-Hai proprio ragione, signorina Jackson.
Il piattino cadde a terra con un tonfo, frantumandosi in mille pezzi. Qualcuno era entrato dalla finestra.
 
Senza neanche pensare, la mano scattò a Vortice e feci comparire la spada, lo stesso fece Lizzie, mentre Annabeth estrasse un pugnale da non so dove.
-Credo proprio che quelle armi siano inutili con me- sorrise l’uomo, calmo come se avessimo fatto comparire delle caramelle e non delle spade affilate. Mi accorsi che aveva un aspetto buffo:  i lunghi capelli argentati e la barba altrettanto lunga, dello stesso colore, ma soprattutto furono gli abiti a colpirmi, indossava una lunga tunica color prugna, un abito che avevo visto indossare solo dai grandi saggi di Narnia, mai nel nostro mondo.
-Come ti dicevo, signorina Jackson, è proprio vero, siete dei maghi, e anche molto potenti da quanto mi risulta.- ci osservò uno ad uno, trafiggendoci con i suoi occhi azzurri. Repressi un brivido.
Come se nulla fosse, si sedette sul divano fra Lizzie e Annabeth –Scusate-sorrise –Ma la Materializzazione oltre oceano è piuttosto faticosa.
-Materializzazione?-chiedemmo io e Lizzie all’unisono.
Nello stesso istante Annabeth disse –Oltre oceano?
L’uomo ridacchiò –Proprio così.
Non aggiunse nient’altro, qualcosa mi diceva che potevo fidarmi, ma per sicurezza tenni Vortice fra le mani, stringendola con forza.
-Sono Albus Silente- continuò dopo pochi secondi –Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
-Allora esiste davvero?-chiesi titubante
-Certo che esiste!- e incominciò a raccontarci che gli studenti imparavano a usare i vari incantesimi, del magnifico castello, di fantasmi, unicorni, insegnanti, e molto altro ancora, sempre più sconvolgente.
La mia testa girava come una trottola. Io un mago? Ma così era, dovevo abituarmi a quella scoperta. Vi starete chiedendo come mai credetti subito a quell’uomo… è difficile da spiegare, ma in un certo senso… beh, anche voi vi sareste convinti ascoltando il modo in cui parlava.
-Ma nella lettera c’è scritto che noi frequenteremo il quinto anno… e gli altri anni? Perché non siamo stati ammessi prima?-chiesi
-È stato un problema alla nascita… i vostri poteri da mezzosangue, si, so che siete mezzosangue-aggiunse notando i nostri sguardi –Hanno nascosto il vostro potere da maghi, così non vi abbiamo notati fino a poche settimane fa.
-Ma perché proprio poche settimane fa?
-A questo posso rispondere io- si intromise Lizzie –Quando siamo tornati da Narnia hanno sentito che erano arrivati tre maghi, vero?
-Proprio così- annuì soddisfatto Silente.
-E ci avete subito rintracciato- concluse Annabeth (ma perché dovevano essere così intelligenti? Mi facevano fare sempre la figura dello scemo!) 
-Si, e per non farvi sentire fuori luogo, abbiamo deciso di ammettervi direttamente al quinto anno.
-Ma come facciamo a recuperare quattro anni di scuola?
-Per questo sono qui!- rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, cosa che non era per niente ovvia a me.
“Questo è pazzo” continuavo a ripetermi, insomma… era impossibile!
-E lei non ha mai controllato prima se c’erano dei maghi fra i semi-dei?- chiesi, cercando di fregarlo.
-Nonostante tutte le mie scoperte e la mia fantasia, nemmeno nei miei sogni più accesi avrei potuto credere che esistessero gli dei dell’Olimpo e dei loro figli sulla terra, almeno fino all’anno scorso … ho studiato tutti i miti greci e alla fine… eccomi qua.
Non sapevo più cosa dire, ma per fortuna il rumore del campanello mi salvò.
Nascosi Vortice e corsi ad aprire.
-Mamma!- esclamai sollevato, forse lei avrebbe detto a quel vecchio di andarsene.
-Chi credevi che fossi?- poi si fermò, notando il nostro ospite indesiderato. –Lo sapevo…- sussurrò.
-Cosa sapevi?- chiesi leggermente preoccupato. Non rispose. –Mamma, cosa sta succedendo!?
-Che voi eravate maghi.
 
Che altro dire? Che credevo che la mia vita non potesse diventare più complicata di così? Che mi bastava essere un semi-dio? Che volevo una vita normale?
Beh, lo dico, ma di certo non cambierà niente, la mia vita era quella ormai, e io dovevo abituarmi, ad essere un mago e a passare i miei prossimi anni di studio in una scuola di magia.
Non so se è stato più scioccante sapere che una profezia (un’altra!!) diceva che tre mezzosangue avrebbero avuto poteri molto più grandi degli altri e che avrebbero frequentato una scuola di magia in Inghilterra, o essere catapultato dall’altra parte dell’oceano con una vecchia teiera consumata.
So solo che mi ritrovai in una taverna, completamente deserta.
-Non sono più i tempi di festeggiare…- sospirò Silente.
Ecco, ci mancava un altro nemico da sconfiggere, mi sarebbe bastato Crono! E poi perché ogni volta che succedeva qualcosa, un nemico si aggiungeva alla lista? Allora era proprio vero che attiravo guai!
Andammo nel retro, Silente estrasse la sua bacchetta e picchiettò su alcuni sassi.
-Cosa…?- cominciò Annabeth, ma si interruppe quando vide il muro aprirsi. Si, si stava aprendo! I mattoni si spostavano, per creare un varco.
-Benvenuti a Diagon Alley!
E voi crederete che abbia pensato chissà cosa, invece il mio unico pensiero fu “Fatemi tornare al Campo! Giuro che farò trecento flessioni in più!!”
Ma poi, guardandomi attorno, scoprii che non era male… era una strada circondata da un numero sproporzionato di negozi, vendevano bacchette, gufi, rospi, pentoloni, abiti, divise, scope…. Scope? A cosa servivano, per pulire con più facilità i pavimenti? Poi ripensai al libro e in quel momento avrei dato realmente qualunque cosa pur di tornare a casa! Insomma… a Hogwarts insegnavano a volare con le scope… ma gli altri alunni non avevano uno zio pronto a fulminarti ogni volta che volavano!!!
Ok, a questo avrei pensato dopo.
Un’altra cosa che mi stupì era la gente, non per i loro abiti, ma per le loro espressioni! Alcuni chiacchieravano allegri, altri passavano il più velocemente possibile, senza guardare in faccia nessuno.
Una donna si avvicinò a Silente.
-Silente!- esclamò –è da un po’ che non vieni al Quartier Generale, e le lettere! Non potevate spedirle un po’ prima? Sto facendo le corse per riuscire a comprare tutto e tornare in fretta a casa! Ogni giorno che passa diventa sempre più pericoloso uscire.
-Hai ragione Molly- sorrise Silente –Ma ho dovuto risolvere delle questioni… Ti presento Percy, Lizzie e Annabeth. Frequenteranno il quinto anno, si sono appena trasferiti.
-Piacere!- ci strinse le mani con calore –Allora sarete nello stesso anno del mio Ron! Spero che diventerete amici! E anche con Harry e Hermione, naturalmente!
Eh? Palavo proprio di quei Harry, Ron e Hermione? L’avremmo scoperto presto…
-Grazie per aver aiutato Harry a uscire da quel guaio!- ma non la smetteva più di parlare? –Ero talmente preoccupata! Ho appena comprato una Tornado al mio Ron, e a voi piace volare?- chiese rivolta a noi.
-Emh- farfugliai –Preferiamo rimanere con i piedi per terra- “O sott’acqua” aggiunsi mentalmente.
-O ma adesso avrete fretta! Torno al Quartiere, Albus, spero che verrai presto anche tu- detto questo, scomparve in un negozio.
-Andiamo ragazzi!- ci spinse verso un negozio sgangherato –Come avrete capito, meglio che nessuno sappia chi siete veramente.
-Anche perché nessuno ci crederebbe…- aggiunse Annabeth.
-Si, nessuno vi crederebbe… Comunque… benvenuti nel negozio di Olivander, il più grande costruttore di bacchette magiche dell’Inghilterra!
 
Il negozio era pieno di enormi scaffali che arrivavano al soffitto, ripieni di scatole sottili e lunghe, di ogni tipo. Un ometto arrampicato su una scaletta ci fissò per qualche secondo prima di scendere e correrci incontro.
-Silente! Che piacere vederti!
-Piacere mio, Olivander! Come vedi ho portato nuovi studenti pronti a ricevere la bacchetta.
-A quell’età?- chiese sconcertato.
-Vengono da lontano- rispose Silente, scrollando le spalle. –Te li lascio in custodia, devo andare, molti affari urgenti mi chiamano.
-Se ne va già?- domandò Annabeth
-Tornerò quando sarà ora di iniziare le nostre lezioni private, intanto vi lascio in compagnia di un mio caro amico, sarà lui ad aiutarvi e infine a riportarvi a casa.
-Allora… arrivederci- salutai.
-Alla prossima, ragazzi- si voltò e uscì, borbottando –Credo proprio che mi prenderò un ghiacciolo al limone.
Il silenzio calò di colpo. Olivander continuava a studiarci.
-Allora… da chi cominciamo? Potremmo iniziare da lei, signorina.- un metro volante affiancò Annabeth e iniziò a prenderle la misura del braccio, della gamba del naso… del naso?
Intanto il venditore correva da una parte all’altra del negozio, porgendole bacchette su bacchette e strappandogliele dalle mani due secondi dopo, continuando a dire –No, non va bene!
Il metro iniziò a prendere le misure di Lizzie, e subito dopo me lo ritrovai a svolazzare intorno.
-Mi domando…- si fermò un attimo. -Da dove venite?
-Dall’America…-risposi senza sapere perché gli interessasse.
Olivander guardò la strada dalla vetrina, sussurrò un incantesimo. Adesso iniziavo a preoccuparmi!
-Ho fatto un incantesimo insonorizzante, non preoccupatevi non volgio farvi del male…Chi sono i vostri genitori.
-Emh…- non sapevo cosa rispondere –Sally Jackson.- risposi indicando me e Lizzie
-Allora chi è vostro padre!?
-Non lo conosciamo- mentii
-Non mentire con me, ragazzo!- perché Silente ci aveva abbandonati? –Io so chi è vostro padre… e chi è la madre dell’altra ragazza… voi siete quelli della profezia… I semi-dei!
Ma perché Silente ci aveva detto di non dirlo a nessuno se lo sapevano già tutti?
-Ho preparato delle bacchette per voi, anni fa… Credevo di non vivere abbastanza per darvele ma…ecco- corse a uno scaffale e prese tre scotole decorata con magnifici disegni greci.
-Per la figlia di Atena- Annabeth si avvicinò –Il legno è del magico albero di Aidrend, cresce solo sull’Olimpo, lunghezza media e lo stesso vale per quelle di voi altri- ci lanciò un’occhiata. ­–L’anima è molto particolare… Piuma della Civetta simbolo di Atena!-esclamò orgoglioso.
-Quella Civetta?- Annabeth non respirava neanche.
-Quella-annuì soddisfatto.
Con gli occhi lucidi, Annabeth prese la bacchetta e la scosse leggermente, una scia di scintille oro e argento uscì dalla punta, illuminando tutto il negozio.
Olivander guardò la bacchetta con soddisfazione –Ora pensiamo a voi altri!
Afferrò la seconda scatola e la aprì –Bene bene… prego, signorina, si avvicini!
Ma perché io ero sempre l’ultimo? Un’altra domanda da aggiungere alla lista infinita che mi affollavano la testa.
-Un’altra bacchetta molto molto potente…- sembrava parlare con il pezzo di legno, più che con Lizzie. –Ho girato il mondo per anni per trovare la sua anima…
-E l’avete trovata?
-Certo! Anche se porto ancora i segni… Quel Pegaso era proprio un tipo tosto…
-Un pegaso? Avete impiegato anni per trovare un pegaso?
-Un pegaso!?-esclamò  l’uomo, leggermente indignato. –Non un pegaso qualunque, ma il primo Pegaso! Il creatore della sua specie!
-Come avete fatto!?-Annabeth era interessatissima –Insomma, nessuno lo vede da millenni!
-Che sciocchezza! Questo è veramente una piuma delle sue ali, e ha un potere a dir poco enorme, proprio come la Civetta di Atena…
-Ed è mia?-chiese Lizzie guardando la bacchetta con aria sognante.
-Ma certo! Provala!
Lizzie la prese con riverenza, quasi per paura di romperla (e forse faceva bene visto che in una settimana a casa aveva rotto un intero servizio di piatti di porcellana).
Un’altra scia di scintille, questa volta bianche e azzurre, si disegnò nell’aria.
-E ora, l’ultima bacchetta, la più potente- leggermente impaurito mi avvicinai al banco.
-L’anima è quasi introvabile…-Olivander si perse nei suoi pensieri.
-E cosa sarebbe?-chiesi incuriosito.
-Acqua, del punto dove si incontrano tutte le acque del mondo… viene chiamata sorgente della Vita, o sorgente della Magia, di sicuro sappiamo che è molto potente… Forza-mi incoraggiò –Prendila!
Allungai la mano e afferrai quel fragile legnetto, l’effetto fu immediato. La mano sembrava gioire per essersi collegata alla bacchetta, quest’ultima vibrava, sentivo l’acqua contenuta come se fosse parte di me, scintille blu come il mare si librarono.
 Avevo trovato la mia bacchetta, ero un mago.
 
 
Lo so, lo so, non è tanto bello… mi sembra un po’ troppo frettoloso, ma proprio non riuscivo a scriverlo diversamente (non volevo farlo di quattro striminzite pagine) ma lascio a voi il compito di commentare!
Ringrazio quelle fantastiche persone che hanno recensito, inserito questa storia fra le preferite e seguite e chi ha semplicemente letto, grazie mille!!!
Volevo avvisarvi che ho scritto un prequel della serie (per chi non lo avesse ancora letto) intitolato: 
 Figlia del Mare  
Inoltre, per chi vuole, vi consiglio di andare su questo sito per leggere il primo capitolo di Percy Jackson la Battaglia del Labirinto, che, da quanto ho capito esce il 25 ottobre, ecco l'url http://www.percyjackson.fan-club.it/la_battaglia_nel_labirinto_1o_capitolo_p1071634.html 
Ora vi saluto!
ciao!!!


 

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Capitolo 3
*** La Luna e le Stelle ***


3.La Luna e le Stelle 


E adesso crederete che non mi sarei più scioccato in vita mia avendo visto di tutto, invece vi sbagliate, molte altre cose mi avrebbero sconvolto. Un esempio significativo fu la nostra guida a Diagon Alley: un burbero ma simpatico mezzogigante!
Proprio così. Rebeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts nonché professore di Cura delle Creature Magiche, ci aspettava fuori dal negozio di Olivander. Non ho ancora capito come ho potuto averne paura in quel primo istante, forse per la sua stazza, o per il groviglio che si ritrovava come capelli, ma sono certo che mi sbagliavo.
Si presentò con un –E così voi siete i nuovi studenti… vi troverete di sicuro benissimo a Hogwarts!
Almeno non eravamo gli unici mezzosangue nella scuola (anche se noi eravamo per metà dei, non giganti), anche se in seguito scoprimmo che il termine mezzosangue è molto usato.
Per prima cosa ci portò alla Gringott, un immenso edificio di marmo bianco che fungeva da banca per maghi, per procurarci dei soldi magici, visto che non avevamo dovuto usarli da Olivander in quanto il mago ci aveva regalato le bacchette e rispettive custodie.
O per meglio dire, lui entrò alla Gringott, in quanto i folletti (folletti?) erano molto severi in fatto di sorveglianza, soprattutto con le persone nuove e per evitarci ore e ore di attesa, ci lasciò soli a osservare la gente che passava.
Rividi la donna di prima, due bambini insieme ai genitori, un uomo coperto completamente da un mantello, un biondino con la puzza sotto il naso, accompagnato molto probabilmente dal padre, un venditore, una donna che assomigliava a un rospo e più brutta della testa di Medusa, un altro bambino e una coppietta.
Finalmente Hagrid tornò, con tre sacchetti stretti fra le braccia.
-Hanno detto che non accettano queste monete- ci mostrò una dracma d’oro.
-È mia, devo averla mischiata con i soldi veri-mentì Lizzie, afferrandola.
Quante bugie avremmo dovuto dire per tener nascosta la nostra vera identità?
-E ora che facciamo?- chiese Annabeth.
Hagrid estrasse un orologio da una tasca e esclamò –Accidenti! È tardissimo! Avremo il tempo di comprare i libri di magia, e le divise, il resto dovrà aspettare domani.
-Domani?
-Passeremo la notte da Tom, al Paiolo Magico… ma forza sbrigatevi, se no non facciamo in tempo neanche per quello!
Dovemmo correre per stargli dietro, un suo passo corrispondeva a tre dei nostri, passammo per una stradina laterale, svoltammo destra, sinistra, destra, destra e… perdemmo di vista Hagrid! Eppure non era tanto piccolo?
-Dove è Hagrid?-chiese Lizzie.
-Dove è Annabeth?-esclamai guardandomi attorno.
-Dove siamo?-stavamo leggermente alzando la voce.
-Cosa vuoi che ne sappia io!
-Sei tu il genio che ci ha fatto perdere!
-Io?
-Si!-esclamò Lizzie. -Sei tu quello dietro Hagrid! Come hai fatto a perderlo?
-Non lo so! E tu come hai fatto a perdere Annabeth!?
-Non lo so!
-Se non la ritroviamo ti faccio a fettine con Vortice!
Se qualcuno fosse passato di lì in quel momento ci avrebbe preso per pazzi, questo è certo.
-Ma allora cerchiamoli, Testa d’Alghe!
-Si ma da che parte, Testa d’Alghe?-chiesi cercando di mantenere la calma
-Non chiamarmi Testa d’Alghe!
-Tu non chiamarmi Testa d’Alghe!
-Perché quando ti chiama Annabeth così va benissimo, vero?- arrossii, mi aveva fregato.
-Io…-farfugliai.
-Andiamo a cercarli.
-Ma da che parte?-chiesi, ripetendo la domanda di Lizzie.
-Di qua!-indicò un vicolo.
-No, di qua-indicai un altro
-Ma allora perché me lo chiedi?
-Perché non capisco niente se non so dove è Annabeth!-urlai. Due secondi dopo mi pentì di quello che avevo detto. Lizzie mi guardava e ridacchiava come una scema. Diventai rosso come non lo ero mai stato in vita mia.
Presi una stradina a destra, sperando di poter allontanarmi il più possibile da Lizzie (che continuava a ridere) ma lei mi seguì.
-Senti perché non ti perdi anche te?
-Così se trovi Annabeth puoi stare solo e soletto con lei, vero?
La stavo per mandare al Tartaro, quando sentii un urlo.
Se un secondo prima ero rosso come un peperone, ora ero diventato bianco come la morte.
-Annabeth!-urlai, correndo verso il luogo da dove era partito l’urlo.
Cosa le era successo? Era stata attaccata?
Svoltai un angolo e mi schiantai contro qualcuno, finendo entrambi per terra. Perché Lizzie stava ancora ridendo?
Beh, se prima ero arrossito in modo esagerato, era niente in confronto ad adesso.
-Mi stai schiacciando, Percy- farfugliò Annabeth.
Scattai come una molla e le diedi la mano per aiutarla ad alzarsi. Se solo Lizzie avesse smesso di ridere…
-Come mai hai urlato?-chiesi.
-Perché mi sono schiantata contro Hagrid, ma in quel caso non sono caduta per terra.
-Scusa-dissi solamente.
-Forza, andiamo!- esclamò Hagrid, questa volta rimanendo dietro di noi, e vediamo di non perderci!
Questa volta non ci mettemmo molto per tornare alla via principale e ad arrivare al Ghirigoro, il negozio di libri di Diagon Alley. Era gigante! Scaffali ripieni di libri da tutte le parti, di cui alcuni erano davvero strani (e antipatici, come quello che mi ringhiò contro).
-Uau!- gli occhi di Annabeth luccicavano. –Ci sono libri di architettura, vero?
-Che domanda- disse il negoziante, dando da mangiare a un libro –Libri di tutti i tipi!
-Servono i libri per il quinto anno a Hogwarts.- s’intromise Hagrid per fortuna, se Annabeth avesse incominciato a parlare dell’architettura, nessuno sarebbe riuscito a fermarla!
-Tutti?
-Si, tutti.
L’uomo si avviò verso uno scaffale –Siete nuovi?
-Si, veniamo da un’altra scuola-rispose Annabeth.
-Allora dovete ancora essere smistati.- prese tre copie di un libro e iniziò a cercarne altri.
-Si-risposi. Fino a quel momento mi ero dimenticato dello smistamento…E dire che era la cosa più importante di Hogwarts! Chissà dove sarei finito?
-Non succede quasi mai che qualcuno cambi scuola…
-Basta domande- disse Hagrid –Siamo di fretta!
L’uomo era scomparso dietro uno scaffale e quando tornò aveva le braccia piene di libri. –Un po’ di pazienza, Hagrid! Ecco a voi!
-Hagrid… bene bene bene…-un uomo comparve da dietro una pila di libri.
-Malfoy- sputò Hagrid
Era l’uomo che avevo visto passare prima per strada, infatti accanto a lui apparve lo stesso ragazzino, con i capelli biondi quasi bianchi, proprio come il padre. Un brivido mi attraversò la schiena: quel ragazzo assomigliava a Luke Castellan!
-Nuovi studenti?-chiese il signor Malfoy.
-Si-annuì Lizzie.
-Sangue?
-Cosa?- chiesi non capendo cosa volesse dire.
-Cosa siete: Purosangue, Mezzosangue o nati babbani?
Ma stava parlando in latino (ah, no, se no lo avrei capito…)? Cercai di ricordarmi la storia, ma Annabeth rispose al posto nostro.
-Mezzosangue.
Si, la definizione calzava a perfezione.
-Malfoy, ti sembra una domanda da fare?- in quel momento Hagrid faceva veramente paura.
-Curiosità, Hagrid, solo curiosità- strascicava la voce, come un serpente. Guardò i libri sul ripiano –Quinto anno… proprio come Draco. Ci mancava solo di stare in classe con quel Luke 2.
-Adesso siamo di fretta!- Hagrid pagò i libri usando i soldi che avevamo cambiato alla Gringott, prese i pacchetti e fece per uscire, ma Malfoy lo bloccò –Che fretta! Non voglio disturbarvi, volevo solo consigliare a questi ragazzi di… come si dice?... fare le amicizie giuste… alcuni amici potrebbero anche mettervi in una situazione difficile e pericolosa.
Mi ricordai la storia, in un lampo di genio. Nel quarto anno Voldemort rinasceva, e Malfoy era un… come si chiamavano?... Mangiamorte. La donna che avevamo incontrato quando eravamo con Silente aveva detto qualcosa a proposito di Harry, Ron e Hermione… ecco perché non era mai stato scritto il quinto libro! Perché noi eravamo il libro!
Non so dove trovai il coraggio di rispondere, ma riuscii a dire –Abbiamo già abbastanza problemi senza dover preoccuparci anche delle amicizie.- detto questo uscii dal negozio.
-Bravo Testa d’Alghe! Siamo nel mondo dei maghi da un giorno e ti procuri già dei nemici!- esclamò Lizzie raggiungendomi.
-Quando torniamo a casa è meglio se leggi i libri di Harry Potter- risposi solamente.
Anche Annabeth e Hagrid ci raggiunsero.
-Siamo in ritardo- borbottò quest’ultimo –I negozi chiudono a quest’ora… forza, andiamo al Paiolo!
Tornammo indietro, questa volta utilizzando la via principale per non perderci, finché il Paiolo Magico non ricomparve davanti a noi.
-Le tre camere che avevo prenotato-disse rivolto al titolare. E la cena, abbiamo una fame da lupi.
Ci fece sedere a un tavolo e mangiammo in silenzio la nostra pizza, tutti persi nei propri pensieri.
Appena ci alzammo, ricevetti la chiave della mia camera, mentre Lizzie e Annabeth avrebbero dormito nella stessa, Hagrid prese l’ultima. Ci diede tutti i libri e salimmo le scale.
-Buonanotte, ragazzi… e non uscite dal Paiolo, mi raccomando!
-Per Voldemort?-chiesi. Avevo bisogno di risposte vere.
Hagrid impallidì e questo confermò tutti i miei dubbi, Voldemort era in circolazione.
Si guardò attorno e bisbigliò a voce talmente bassa che dovetti avvinarmi, Lizzie e Annabeth seguirono il mio esempio. –Non dovresti pronunciare quel nome, ne dire che è tornato, a quello ci pensano già i membri dell’Ordine della Fenice.
-Ordine della Fenice?-chiese Lizzie.
-Non dovevo dirlo-brontolò –Vi spiegherò domani… ora entrate e non uscite per qualsiasi ragione.- si voltò ed entrò nella sua camera.
-Sarebbe bello ricevere delle risposte chiare almeno una volta…-scossi le spalle. –Va beh, buonanotte!
Entrai nella mia camera, proprio di fronte a quella delle ragazze. Era spoglia e buia, solo grazie alla finestra che si apriva su un davanzale entrava quella poca luce. Le coperte del letto erano lise, no, non sarebbe stata una notte piacevole, soprattutto per i mille pensieri che si agitavano nella mia testa. In quel momento una coca-cola sarebbe andata alla perfezione.
Appoggiai i libri sulla scrivania e lo zaino che mi ero portato da casa. Non avevo per niente sonno, così decisi di sedermi sul terrazzino, un po’ di aria fresca mi avrebbe fatto bene.
Le stelle erano oscurate dall’inquinamento, niente in confronto q quelle di Narnia. Sospirai afflitto.
Passarono i minuti, forse ore, ero quasi addormentato quando sentii una mano posarsi dolcemente sulla mia spalla.
Avevo i nervi talmente tesi che scattai.
-Ehi!- rise Annabeth, spostandosi la punta di Vortice dal mento –Uccidi tutti quelli che ti vogliono parlare?
-Scusa-arrossii
Annabeth scosse la testa e si sedette accanto a me.
-Sono successe talmente tante cose…-sospirò
-Si… E pensare che all’inizio dell’estate non sapevo neanche di avere una sorella-sorrisi.
Annabeth ridacchiò.
-Mi manca Narnia… anche se siamo stati lì così poco…
-Torneremo un giorno, ricordati della profezia.
Feci una smorfia –La profezia. Queste profezie ci ammazzeranno, nel vero senso della parola.
-Percy- Annabeth si voltò e mi guardò negli occhi. Dovetti fare uno sforzo terribile per non distogliere lo sguardo da quegli occhi tempestosi. –Nessuno morirà! Svieremo la profezia! E poi lo dici sempre che non credi alle profezie.
-Ma si sono rivelate sempre vere.
-Non questa volta-rispose con la sua solita decisione nella voce. –E poi- si voltò di nuovo a guardare il cielo –Non sopporterei se uno di voi due morisse… Cosa farei senza il mio Testa d’Alghe?
Sorrisi e prendendo il coraggio da non so dove, le presi il viso fra le mani e mi avvicinai. Le nostre labbra si sfiorarono, chiusi gli occhi, volevo che quel momento durasse per sempre, proprio come succedeva ad ogni bacio.
Ci allontanammo, riaprendo gli occhi e continuando a sorridere. Le accarezzai la guancia.
-Adoro questi momenti-mormorai.
Per risposta Annabeth appoggiò la testa al mio petto, stringendomi la vita in un abbraccio. La strinsi con un braccio, dandole un leggero bacio su quei capelli biondi che adoravo.
 

 
Guardava la luna, in silenzio.
Annabeth era uscita, credendo che dormisse, ma in realtà non riuscivo a pensare a nient’altro, come ogni sera. Narnia, Ryan.
Sospirai scuotendo la testa, per scrollarmi di dosso quei pensieri. Vedevo tutto annebbiato, dietro un velo di lacrime.
Non dovevo piangere.
Strinsi il ciondolo a forma di sole che mi aveva regalato l’ultima volta che ci erano visti.
Ma lui era con Apollo.
Continuavo a guardare la luna di Artemide.
Artemide, la gemella di Apollo.
Sgranai gli occhi colta da quell’idea folle ma allo stesso tempo ragionevole.
C’era un modo per vedere Ryan, per poter parlare con lui.
Un solo modo.
Sarei diventatoaCacciatrice di Artemide.
 
 
Sorpresa!!!
Ok, ho adorato scrivere il momento Percabeth, letteralmente!
Che altro dire? Ringrazio tutti voi e soprattutto dedico questo capitolo a tutte le persone del Pj Fandom, che mi hanno ispirato il dibattito fra Lizzie e Percy, grazie mille!!
Al prossimo capitolo!
Ciao!
Ps: recensite numerosi!xD
 

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Capitolo 4
*** L'Affetto di una Madre ***


4. L'Affetto di una Madre 



Il secondo giorno fu, se possibile, ancora più movimentato del primo.
Soprattutto per colpa di Hagrid che correva da una parte all’altra del villaggio, facendomi perdere per ben tre volte, le prime due insieme a Lizzie (e in quei momenti correvo via prima che succedesse come il giorno prima ma stando attento di non schiantarmi contro nessuno a nessun angolo) e la terza insieme ad Annabeth (e camminavamo piano per arrivare il più tardi possibile dagli altri).
Ci ritrovammo in un negozio di abiti, dove una donna ci confezionò le divise nere come la pece, in una farmacia, dove ci procurammo gli ingredienti per le pozioni e in altri posti come la libreria, costretti da, che voleva comprare libri di architettura (non immaginate la faccia del venditore quando ne chiese uno in greco) o il negozio di animali.
-Che gufo compriamo?-chiesi.
-Io voglio una civetta, visto che è…-iniziò Annabeth
-Il simbolo di tua madre-completai –Ho imparato la lezione.
-Per fortuna…
-Ehi, Annabeth!- chiamò Lizzie dal bancone.
Annabeth si voltò –Cosa c’è?
-Vieni un attimo!
Ci avvicinammo –Cosa c’è di tanto strano? È una civetta-costatai, anche se non avevo mai visto una civetta più bella di quella: gli occhi ambrati emanavano saggezza allo stato puro, e allo stesso tempo voglia di combattere, le piume splendevano di luce propria, come se fossero di diamante.
-Guarda!- insistette Lizzie indicando una lettera legata alla gabbia.

Per Annabeth”

-Credete che sia…-balbettò Annabeth
-Di chi vuoi che sia!?-replicai.
Slegò la lettera e la aprì, io e Lizzie distogliemmo lo sguardo: se era la persona che pensavamo era meglio se prima la leggeva da sola.
Scrutai intensamente un cartello in cui le scritte si scrivevano da sole, lessi soltanto “rospi da compagnia” prima che le lettere iniziassero a girovagare sulla carta, ma quella non era magia, era la mia dislessia…
Come mi sarebbe piaciuto ricevere anche io una lettera da mio padre, non lo vedevo da quando avevo scoperto che Lizzie era mia sorella, neanche un “Sei stato bravo, Percy”, no, il nulla. Ma gli dei avevano molto da fare, soprattutto con Crono in circolazione e anche se non ci fosse un nemico, beh, sono dei.
-È di mia madre, dice che questa civetta è la figlia della sua, quella immortale. Dice che me la regala e mi augura buon anno scolastico e… e- balbettò Annabeth ancora scossa –E dice che mi vuole bene- finì abbassando la lettera, con un filo di voce.
-Che novità!-esclamò Hagrid –Perché tutte queste scene solo per una lettera di tua madre? E certo che ti vuole bene!
Guardai negli occhi Lizzie e Annabeth. Già era un evento se gli dei si ricordassero dei figli, figuriamoci arrivare a mandare una lettera, un regalo o dire “Ti voglio bene”.
-E noi, Lizzie cosa prendiamo?- chiesi per calare la tensione.
-Guarda, per te andrebbe bene un topo.- rispose mia sorella con la sua solita “simpatia”.
-Prendiamo un gufo.
-E lo devo dividere con te?
-Alzai gli occhi al cielo: -Per le tante lettere che manderemo!
-Ok.
Alla fine comprammo un gufo strano: con le piume chiare e aveva delle striature azzurre sulle ali e sul muso, insomma, un animale adatto a dei figli del mare.
-Non manca più nulla, direi…-ragionò Hagrid
Annabeth controllò sul secondo foglio contenuto nella lettera su cui vi era l’elenco di tutte le cose necessarie per la scuola.
-Abbiamo comprato tutto- confermò.
-Allora andiamo a recuperare tutto e potrete tornare in America.
Tornammo al Paiolo Magico e dopo aver preso tutte le nostre cose ed averle infilate nei bauli appena comprati (gufo e civetta esclusi, naturalmente) raggiungemmo un vicolo della strada babbana, cioè della strada dei non-magici.
-Come torniamo a casa?-chiesi incuriosito.
-Lo scoprirete presto.
Come per risposta un rombo scosse l’aria, mentre i babbani non sembravano accorgersi di nulla, io dovetti tapparmi le orecchie, anche se questo non fermò il tremore della strada.
Finalmente la fonte del rumore si rivelò: era un camioncino volante! E volante non mi piaceva per niente… brutta storia…
-E questo cos’è?-esclamò terrorizzata Annabeth.
-è il vostro passaggio per l’America! Frederick!- Hagrid salutò l’uomo che si affacciò alla finestra.
-Salite!-ci urlò Frederick, alzando la voce per sovrastare quel casino.
Annabeth e Lizzie abbracciarono Hagrid, gli diedi una pacca sul braccio (sulla spalla proprio non ci arrivavo).
-Mi raccomando, fate i bravi.
-Certo! Cercheremo di non farci uccidere- sorrisi.
-Salite, dai!- Hagrid si asciugò le lacrime con il suo fazzoletto grande come una tovaglia
Con un ultimo saluto, aprimmo il portone del furgone e ci infilammo in te sedili, tenendomi a distanza dal finestrino.
-Prossima fermata America!-ululò sorridendo Frederick, tiro il freno a mano e iniziammo a volare. Mi aggrappai ai braccioli del sedile talmente forte che mancava poco che lo rompevo, ad ogni salto il mio stomaco compiva un salto mortale. Intanto, Annabeth e Lizzie si sussurravano qualcosa, cercai di comprendere quei sibili per distrarmi dalle perturbazioni che facevano traballare il nostro mezzo, ma l’unica parola che capii fu: “ho deciso”
Poco dopo Annabeth esclamò inorridita –Che cosa!?
Lizzie mi lanciò un’ occhiata, distolsi rapidamente lo sguardo, concentrandomi sulla luce che danzava sul soffitto dell’autobus.
-Le altezze ti danno fastidio?-mi chiese Frederick, voltandosi verso di me.
-Diciamo che non amo particolarmente volare…-ero pallido e ogni parola mi costava un enorme fatica.
-Io è da tantissimo tempo che faccio questo lavoro.. mi sono abituato.
Stavo per dire: “Beato lei” quando mi accorsi che l’uomo non si era solamente voltato verso di me, ma aveva anche lasciato il volante!
Iniziammo a cadere in picchiata, dovetti reprimere un conato di vomito e urlai:
-Riprenda il volante!
Quello, tranquillo, riafferrò il volante e sorrise –Tutto sotto controllo.
-Per fortuna- sentenziò ironica Annabeth, si era seduta sul sedile accanto al mio. Mi voltai a guardare Lizzie, ma lei osservava corrucciata il paesaggio. Come faceva a stare così tranquilla quando potevamo essere fulminati all’istante?!
-Qualcosa non va?- chiesi ad Annabeth
-Hai solo una sorella troppo testarda- rispose dura, gli occhi erano più tempestosi del solito.
-Le sorelle sono sempre testarde- sentenziò Frederick. Lo osservai meglio: aveva una folta barba incolta, i capelli neri come pece e gli occhi arancio-rossi, non avevo mai visto un colore del genere.
-Quanto stiamo andando veloci?-domandò Annabeth.
-Siamo quasi arrivati, per fortuna, il tuo amico non sembra in buone condizioni.
Stavo per vomitare veramente, ma non volevo fare quella figuraccia davanti ad Annabeth, così chiusi gli occhi.
-Dai Percy siamo quasi a Long Island-mi consolò la mia ragazza. Come per conferma alle sue parole iniziammo una lenta discesa, e poco dopo atterrammo. Era stata la mezz’ora più brutta della mia vita, e questo vuol dire tanto visto che ne ho passati di brutti momenti!
Frederick aprì il portone. Dondolando pericolosamente, mi alzai e barcollai verso l’uscita, seguito dalle altre due.
L’aria fresca del Campo mi fece sentire meglio, ero tornato a casa… un attimo? Cosa ci facevamo nel Campo con un mortale?!
Frederick afferrò il braccio di Lizzie prima che riuscisse a scendere.
-Non compiere scelte affrettate-le sussurrò –Sarebbe una pessima idea e lui non gradirebbe, almeno è questo che mi ha detto.
Mia sorella scese dal pulmino, frastornata. Con un sorriso Frederick richiuse il portello, e ripartì, lasciandoci in mezzo alla radura.
Avevamo appena viaggiato con il dio Apollo senza accorgercene.



Scusate se è corto, ma il prossimo sarà lunghissimo quindi ho fatto questo più corto!! vi prego perdonatemi!!
Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia e quelle 7 fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo, spero che nonostante sia corto vi piaccia anche questo!
Ciaooo!!!xD 
ps: nel prossimo sarà il 18 agosto..... 

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Capitolo 5
*** Auguri,Teste d'Alghe ***


5.Auguri,Teste d'Alghe


La luce dell’alba filtrava dalla finestra scaldandomi con il suo lieve torpore.
Chiusi gli occhi cercando di godermi quell’ultimo momento di pace, prima che la giornata iniziasse con il suo quotidiano trambusto.
Stavo ritto, le mani intrecciate dietro la schiena, un atteggiamento da adulto ma io in realtà ero ancora un ragazzo, catapultato di colpo in quel mondo degli adulti, proprio come Lizzie.
Il giorno prima sei senza preoccupazioni, il giorno seguente hai un regno da governare.
-Re Jake!- ecco questo richiamo ne è la prova, la giornata stava cominciando. Ero stato incoronato pochi giorni dopo la partenza di Lizzie, Percy e Annabeth.
Per fortuna c’era Grover a tenermi compagnia, quando non era troppo impegnato a correre da una parte all’altra del regno in cerca del dio Pan.
-In sala vi chiamano- Grover si era avvicinato
-Non ora- risposi voltandomi e incamminandomi verso una stanza del castello.
Aprii piano la porta. La camera di Lizzie era come l’aveva lasciata, impaziente di accoglierla.
-Buon compleanno Lizzie.
 
 
Il sole era appena sorto sul Campo Mezzosangue.
E io dormivo tranquillo nella mia comoda casa numero tre, nello stato di dormiveglia anche se, come diceva sempre Annabeth, il mio cervello intasato dalle alghe era più addormentato che sveglio.
Sentivo perfettamente lo scroscio delle onde che si infrangevano sulla costa, o il cuscino sotto la testa, le coperte aggrovigliate attorno al corpo… non potevo stare meglio di così!
Ecco, parlai, o meglio pensai, troppo presto.
Un bisbigliare fuori dalla porta.
-Ci siamo tutti?-chiese una voce fuori.
-Si, credo di si-rispose un'altra.
Farfugliai un suono indefinibile ma che per me era un concetto perfettamente definibile: volevo dormire.
Mi raggomitolai cercando di addormentarmi di nuovo, ma al Campo Mezzosangue era una cosa impossibile.
-Forza, entriamo!-esclamò Lils (figlia di Atena), aprendo la porta.
-Ma dove è Percy?-chiese un ragazzo che riconobbi dalla voce come un figlio di Apollo. Ora il loro sussurro era diventato quasi un grido per le mie orecchie addormentate.
-Non lo vedi? È li!-esclamò Annabeth con il suo solito tono da sapientona.
-Oh, scusa, non è colpa mia se…
-Shh!-li zittì qualcun altro. ”Ecco, bravo” pesai, finalmente il silenzio calò di nuovo sulla capanna. Sperai che fossero usciti, ma gli dei quel giorno mi erano contrari infatti subito dopo sentii un –Svegliamoli- e qualcuno che mi dava una pacca sulla schiena.
E naturalmente non mi svegliai, e lo stesso fece Lizzie… l’ho già detto che è impossibile svegliarla?
-Ma non si svegliano!-si lamentò Silena, una figlia di Afrodite.
-Di certo, praticamente gli hai dato una carezza più che un pugno.
Beh… la mia schiena non era tanto d’accordo.
-Se ci fossero i figli di Ares l’avrebbero già svegliato…
-Si, sai, vengono qua e gli dicono “Grazie per aver fatto cader la vergogna sul nostro paparino”-disse in falsetto una ragazza figlia di Hermes.
Ma cosa volevano tutti da me?
-Ci penso io!- esclamò James, un satiro, illuminato da un colpo di genio. E in quel momento iniziai a preoccuparmi seriamente.
Lo sentii correre fuori dalla capanna e tornare poco dopo, saltellando felice.
-Ma che…?-iniziò Annabeth, poco dopo qualcuno mi versò addosso dell’acqua, ma naturalmente non mi svegliai.
-Di solito con l’acqua gelata si svegliano tutti…-si lamentò il satiro. Era acqua gelata? A me sembrava perfetta.
-Ragazzo-capra- ero sicuro che in quel momento Annabeth alzò gli occhi al cielo –È un figlio di Poseidone! L’acqua non lo sveglia, al massimo lo addormenta!
-Buttalo giù dal letto!- bisbigliò un altro satiro.
-Ma se è già per terra!
-Cosa?-chiesi svegliandomi completamente rendendo vani i loro mille precedenti tentativi di farmi alzare–Cosa ci faccio per terra?
Un silenzio sbigottito calò nella capanna.
-Cosa c’è?-chiesi guardandomi attorno.
-Niente- rispose Annabeth –Abbiamo solo avuto la conferma che hai il cervello intasato dalle Alghe.
-Svegliate anche Lizzie adesso!
-Basta che la prendete  cuscinate- per poco non mi riaddormentavo.
-Oh, bene!- Silena prese la mira e lanciò il mio cuscino in faccia a mia sorella.
-Ehi!- Lizzie scattò come una molla
-Ben svegliata, dormigliona!-rise Sofia, figlia di Atena.
-Grazie… Ora posso tornare a dormire?
-No Lizzie!- e a un ordine di Charlie Beckendorf non si disobbediva mai.
-Comunque auguri!!- esclamarono tutti in coro. Sorrisi, se ne erano ricordati.
-Perché chi compie gli anni?- chiese Lizzie. La guardammo stupiti.
-Che c’è?- ci guardò –è il tuo compleanno Silena?
-Non è il mio compleanno- rispose la figlia di Afrodite
-è il tuo Annabeth.
-Un’altra con il cervello intasato dalle alghe- fu la sua risposta.
Gli occhi di Lizzie si illuminarono –è vero! Tanti auguri Percy!
-Anche a te!- risposi rimettendomi sul letto.
-A me.. perché?- chiese
Silenzio.
Ero sconvolto: -Siamo gemelli… uguali…- spiegai come se fosse una cosa elementare, in effetti era una cosa elementare, anzi, d’asilo nido!
Lizzie rimase un attimo in silenzio  a ragionare intensamente sulle mie parole, poi si illuminò:
-è il mio compleanno!
-Siano ringraziati gli dei!- sbuffarono all’unisono gli altri
-A volte sembrate figli di Dioniso- commentò Connor
-Si, si sono ubriacati con l’acqua di mare- completò Travis, suo fratello.
Peccato che proprio in quel momento il signor D. stesse passando fuori dalla nostra cabina e ci lanciò un’occhiata come se ci volesse polverizzare tutti… un momento… lui POTEVA polverizzarci!
Grazie al cielo venne Chirone a soccorrerci e a portarlo via con la scusa di una partita a Pinnacolo.
-Lizzie- la chiamò Annabeth –LIZZIE!
Mia sorella si era riaddormentata.
Queste erano le nostre capacità intellettive alle sei di mattina.
 
-Ma neanche una fetta piccina piccina?-chiesi correndo dietro ad Annabeth.
-Percy, è la centesima volta che te lo dico! Stasera potrai mangiare la torta, NON ADESSO!
-Ma ho bisogno di mangiare qualcosa, tutte le magie mi stanno togliendo le forze.
-Allora vai da Chirone, sarà felice a prepararti una bella crostata- sorrise furba.
Pensai all’impasto appicicoso di Chirone ed urlai –Neanche morto!
-Bene, sappiamo già quale sarà la tua eterna pena quando sarai morto. Mangiare continuamente la crostata di Chirone.
-Allora spero di vivere parecchio!
Annabeth ridacchiò. Scalciai un sassolino.
-Stasera viene Silente?-chiesi.
-Non so… molto probabilmente avrà da fare in Inghilterra.
Da quando eravamo tornati al Campo, Silente veniva a farci lezione di magia tutte le sere, e quando non poteva, veniva sostituito da un’altra insegnante di Hogwarts: Minerva McGranitt, e io preferivo di gran lunga quelle di Silente, anche se facevo indigestione di ghiaccioli al limone, non che la professoressa non fosse brava, ma era un tantino severa.
Ripensai a quella volta che avevo bruciato una decina di penne prima di riuscire a sollevarne una con la magia.
Eravamo molto migliorati, anche se le magie da imparare erano tante (troppe), praticamente quattro anni di scuola condensati in un mese… un incubo!
Ora tenevo la bacchetta dentro la tasca, vicino a Vortice, e lo stesso facevano Annabeth e Lizzie.
-Guarda chi c’è!- Annabeth indicava qualcosa in cielo.
-Anacleto!- esclamai. Il mio gufo scese dall’albero fino ad atterrare sul mio braccio.
-Io mi rifiuto di chiamarlo così!- sentenziò una voce alle mie spalle.
Lizzie si avvicinò e diede una carezza al gufo.
-Io scherzavo!- mi difesi –è lui che ha imparato a rispondere così!
-Ecco che arriva anche Leila!- sorrise Annabeth, dividendoci prima che scoppiasse il finimondo. La sua civetta planò con eleganza.
-Cos’ha in bocca Anacleto?
In effetti teneva qualcosa nel becco, allungai la mano e lui vi fece scivolare una rana morta.
-Che schifo!- trattenni un conato e lasciai cadere la rana. Anacleto mi guardò male.
-Hai uno strano concetto di regalo, Anacleto.
-Io vado, devo ancora aiutare a preparare la torta- disse Annabeth voltandosi verso le cucine.
-Torta?- esclamò Lizzie.
-Oh no! Un’altra!- Annabeth corse via, accompagnata da Laila.
Anacleto riprese la sua rana da terra e offeso tornò fra gli alberi. Stavo per tornare nell’arena, quando vidi una figura fin troppo conosciuta che si avvicinava.
-Ho saputo che è il vostro compleanno- disse Clarisse La Rue lanciandoci uno sguardo degno di suo padre.
-Si…- risposi solamente.
-Bene- fece un ghigno stringendo la sua lancia elettrizzata. –Ho deciso di farvi un regalo.
-Non ce n’è bisogno Clarisse- mormorò Lizzie guardando preoccupata la lancia. .-Io ora devo andare… Ciao!- si voltò e fece per scappare, ma Clarisse la afferrò per il colletto della maglietta.
-Non così in fretta, Jackson!
-Allora, accettiamo il tuo regalo ma abbiamo fretta!
-Bene- ripetè Clarisse –Farò alla svelta…- il suo ghigno non prometteva nulla di buono.
-Che regalo è?- chiese Lizzie impaziente.
-Avete l’occasione di combattere contro di me, se vincerete, cosa poco probabile, vi lascerò in pace per tutta la settimana mentre se vincerò io- secondo ghigno che non prometteva nulla di buono –Allora, chi vuole combattere.
-Lui- -Lei- ci indicammo a vicenda.
-Ehi, Percy! Sono più piccola!
-Ma non ti lamentavi quando ti chiamavo sorellina?
-E tu non ti lamentavi quando ti chiamavo fratellino?- odiavo quando faceva così, copiando e stravolgendo le mie frasi.
-Spero che non verrai al mio funerale- le lanciai un’occhiata di intenso odio.
-Nah- Lizzie fece una smorfia divertita –Bisogna vedere se avrò altri impegni quel giorno. Ora vado, ciao!
-Eh no!- Clarisse la prese per la seconda volta per il collo della maglietta –Serve qualcuno come testimone dell’idiozia di Prissy.
-Ma so già che è un Testa d’Alghe! Quindi posso andare- per la terza volta tentò la fuga ma fu ancora riafferrata.
-Ok!- esclamò spazientita –Starò qui a vedere come massacri mio fratello, poi potrò andare?!
Clarisse sorrise soddisfatta –In guardia, Prissy!
E prima che riuscissi anche solo ad estrarre Vortice, mi passò una scossa elettrica con la sua lancia.
-Non vale- boccheggiai.
-Vale tutto quello che dico io- fu la sua risposta.
Sfilai il tappo a Vortice, deciso di fargliela pagare.
Feci un affondo, ma fu parato facilmente.
E così fu per una decina di minuti, non riuscivo a trovare un pinto debole nella suo corazza.
-Sei insignificante, Jackson!- ghignò Clarisse.
Le lanciai un’occhiata d’odio e continuai a combattere con più foga, procurandomi ancora più scosse di prima. Non sentivo più il braccio sinistro e il destro stava per essere immobilizzato.
Con un urlo di trionfo, Clarisse ruotò la sua lancia, facendomi volare dalla mano Vortice, che cadde ad alcuni metri di distanza da noi. Lizzie tratteneva il respiro.
Non volevo far la figura dello stupido, non contro Clarisse La Rue. Frugai la tasca ma Vortice non era ancora ricomparsa, avevo solo…
-Ahahah!!- rise la figlia di Ares –Cosa vorresti fare con quel bastoncino?
Non fece in tempo a finire la frase che si trovò a mezz’aria, sospesa.
-Cosa…?- chiese sconcertata e a testa in giù.
-Percy, mettila giù!!- urlò Lizzie.
Solo in quel momento notai che il volo di Clarisse seguiva la mia mano, o meglio la mia bacchetta.
-Falla scendere!
-Come faccio?!- in effetti non sapevo proprio come fare.
-Non lo so!!- Lizzie continuava a urlare –Ma mettila giù!
Diedi uno strattone alla bacchetta e Clarisse cadde a terra come un sacco di patate.
-Cosa…?- chiese di nuovo guardando quello che aveva chiamato bastoncino.
-Io…- cercai di inventare una scusa plausibile ma il mio cervello si era resettato.
Lizzie venne in mio aiuto, facendo svenire Clarisse con un colpo in testa.
-E adesso che facciamo?- chiese rinfoderando Gemma.
-Vi lascio soli un attimo e guardate cosa mi combinate- Annabeth si avvicinò tenendo fra le mani una bottiglia di vetro.
-Cos’è?- chiesi non riconoscendo quel liquido viola-rosa.
-Credevi che Silente ci avesse lasciato senza precauzioni?- non capii. Neanche quando fece scivolare alcune gocce nella bocca socchiusa di Clarisse. I suoi occhi vibrarono e si aprirono.
-Che ci faccio per terra!?- si guardò attorno e riafferrò la sua lancia –No stavamo combattendo?
-Percy ti ha battuta Clarisse.- disse semplicemente Annabeth mettendosi in tasca la bottiglia.
-Vero- confermò Lizzie.
-Io ti disintegro Pris…- barcollò tenendosi la testa.
-Sei stata sconfitta, Clarisse, accettalo!
Clarisse imprecò in tutte le lingue che conosceva e si allontanò, continuando a tenersi la testa. –Sappi che non finisce qui, Jackson uno e due!- urlò prima di sparire.
-Cosa era quella cosa?- chiesi avvicinandomi all’acqua e immergendo il braccio immobilizzato.
-Una pozione per eliminare la memoria, Silente sapeva che avremmo combinato qualcosa prima o poi.
-Mitico!
Flettei leggermente la mano. Quel compleanno non sarebbe stato per niente normale.
 
-Tanti auguri a voi!! Tanti auguri a voi!! Tanti auguri Percy e Lizzie – un “Testa d’Alghe si distinse dal coro –Tanti auguri a voii!!
-E ora i regali!
-No! Adesso voglio la torta!- esclamai.
-Ma abbiamo già mangiato la torta.
-Ne voglio un’altra fetta!
-Io voglio i regali!- ribattè Lizzie guardando incuriosita la montagna di regali al lato del tavolo.
Per la prima volta, Chirone aveva permesso di unire i tavoli delle varie case (tranne quello di Ares, dove Clarisse mi guardavo ancora con quel sguardo da far venire i brividi), così avevamo passato la cena tutti insieme.
Trovammo un compromesso, mentre mangiavo la decima fetta di torta alle fragole, aprimmo i regali: c’erano caramelle, armature, armi di ogni sorta, libri da parte dei figli di Atena, un unicorno di peluche, un kit per tenere le spada in ottime condizioni e molte altre cose di questo genere.
I figli di Apollo diressero i canti per tutta la sera, e le fiamme raggiunsero un’altezza di sei metri e erano di un colore talmente intenso che se le osservavi, ti rimanevano scolpite nelle palpebre per molti secondi.
E così giunse la notte del mio 15 compleanno.
Annabeth ci accompagnò alla capanna numero tre.
-Che c’è, Percy? Mi sembri pensieroso…-mi chiese cercando di incontrare il mio sguardo.
Non potevo mentirle: -Manca solo un anno al nostro sedicesimo compleanno…
-Un anno è molto più di quanto pensi- si intromise Lizzie –E poi non bisogna mai fidarsi delle profezie.
Sperai con tutto il cuore che avesse ragione, magari l’oracolo aveva fatto un errore, ma sapevo che era impossibile.
-Sarà…- sussurrai entrando in casa. Mi fermai di colpo vedendo tre pacchetti che prima non c’erano, sul mio letto.
-Ti vuoi spostare, Percy? Tutte queste arme micidiali pesano!- si lamentò mia sorella. La accontentai, ma anche lei si fermò per osservare quei tre lunghi e sottili pacchetti.
-Che cosa sono?
-Scopriamolo- mi avvicinai piano, piegandomi leggermente per mettermi sullo stesso piano –C’è un biglietto!
-Cosa c’è scritto!?
Lo lessi il più velocemente possibile (come se fosse facile) e sorrisi.
-Sono regali di Silente e della professoressa McGranitt, anche per te, Annabeth, anche se non è il tuo compleanno visto che…- rilessi quella frase –Ah, si, “visto che vi serviranno nel mondo magico”.
-Allora apriamoli.
Scartammo la carta, un lembo alla volta, curiosi ma timorosi di cosa si potesse nascondere lì sotto…
-È una scopa volante!- esclamarono in coro Lizzie e Annabeth, entusiaste. Io non ero dello stesso parere… il ricordo di quel viaggio con Apollo era ancora abbastanza vivido. Un altro biglietto si trovava all’interno del pacco, proprio sopra quel lucido manico.
 
Percy,
Lo so che odi volare per colpa di tuo zio, ma devi farti forza, anche perché ho fatto io stesso una serie di incantesimi su queste scope in modo che non siano soggette ai poteri dei tuoi parenti. Sono più che sicure.
Alla prossima lezione,
Silente.
 
Beh, forse aveva ragione.
Dovevo superare anche quella difficoltà per non sembrare uno stupido.
Un tonfo e delle risate mi risvegliarono dai miei pensieri.
Lizzie aveva provato a volare nella capanna ma il suo unico risultato era stato di schiantarsi contro il muro e distruggere un vaso di Chirone.
-Chirone ci ammazza non appena saprà che abbiamo rotto il vaso- dissi preoccupato guardando i vari frammenti per terra.
-Abbiamo la magia, Percy, non dimenticarlo- Lizzie si avvicinò ai pezzi e disse –Reparo.- ma qualcosa non funzionò, infatti apposta che ripararsi, si ridussero in pezzi ancora più piccoli. –No no, lo so fare! Rep…
Annabeth fu più veloce di lei. Con un semplice sussurro, il vaso si risistemò e tornò al suo posto.
Avevamo ancora molto da imparare.

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Capitolo 6
*** La Felicità non dura per Sempre ***


6. La Felicità non dura per Sempre


La gigantesca stanza era buia, quasi volesse intimorire nonostante la fontana che risplendeva al centro, un faro in quella notte sovrannaturale.
Mi avvicinai lentamente, con una paura nel cuore per qualcosa che non riuscivo a comprendere. Solo una cosa era chiara: Non fermarti, scappa! Chiedi aiuto! Vai!
Eppure ero lì, che camminavo con un passo lento, guardando assorta l’aura bianca della fontana. L’acqua tintinnava dolcemente, come se volesse cullarmi e trasmettermi calore, ma io continuavo ad avere paura.
Mi fermai proprio sotto quella creazione, ne contemplavo i lineamenti precisi, opera di un esperto, ma allo stesso tempo c’era qualcosa di grossolano, qualcosa che non andava bene, anche se non riuscivo a capire cosa.
Per un istinto senza nome, alzai dolcemente la mano: qualcuno mi chiamava da quella fontana, sussurrava dolcemente il mio nome e io non riuscivo a resistergli, anche se sapevo che mi avrebbe fatto del male, lo sentivo nel sangue.
Ma continuava imperterrito a invocarmi, come una ninna nanna.
L’acqua stava per toccare le mie dita, quando una forza più grande di me mi spinse lontana, facendomi volare contro la parete. Un liquido scuro e denso incominciò a colare, bagnandomi la fronte e il viso. Trattenni il fiato.
Le ferite procurate nella battaglia incominciarono a pulsare, risvegliate dopo la caduta. Con uno sforzo immane tentai di rialzarmi, ma un’altra forza mi respinse a terra.
Ero immobilizzata, e mi faceva male tutto, un pulsare unico accompagnava ogni battito, volevo trovare solo un po’ di sollievo.
Le forze mi abbandonarono, lentamente, fino a quando la luce della fontana tremolò e scomparve.
 
Riaprii gli occhi di scatto, per un rumore senza nessuna fattezza umana.
Il sangue si era fermato, creando uno spesso strato sulla fronte che cercai di ripulire con una manica, senza alcun successo.
Un altro boato, dei lampi. Non riuscivo a capire come potesse essere possibile, sapevo perfettamente di trovarmi ancora nella stessa stanza di prima.
Mi aggrappai al muro e riuscii ad alzarmi, anche se la testa non voleva smettere di girare vorticosamente.
Ancora lampi, ma questa volta scorsi chi stava combattendo.
Erano due uomini, uno a pochi metri da me, l’altro era nascosto nell’ombra della fontana… con un brivido di terrore mi accorsi che quella bellissima fontana era andata distrutta, l’acqua si era sparsa sul pavimento bagnando tutto, compresa me.
Continuavano a combattere, senza riuscire a prevalere uno sull’altro, solo lampi e boati, nemmeno una parola.
Come in un sogno, vidi l’uomo nascosto voltarsi lentamente verso di me e lo guardai negli occhi. Quegli occhi rossi come il sangue, il viso serpentesco, il naso formato solo da due fosse. Urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo, e continuai a urlare, ricadendo a terra e stringendomi quasi per voler ritrovare la sicurezza. Le lacrime iniziarono a sgorgare, mischiandosi al sangue e scendendo dalle guance, senza tregua.
Continuai a urlare anche quando tutti i vetri della sala esplosero, coprendo per un attimo il mio urlo e ferendomi con le sue punte, mi strapparono i vestiti e la pelle, penetrando con forza nella carne. Piccoli rivoli di sangue iniziarono a scendere, ma non mi importava, continuavo ad urlare.
-Lizzie!
 
-Lizzie!
 
-Lizzie!-continuai a scuoterle il braccio, cercando di svegliarla.
-Noooo!!!- continuava a urlare, piangendo copiosamente.
-Lizzie!- con un ultimo strattone riuscii a svegliarla.
Lei si alzò di scatto, facendomi quasi cadere per terra, si guardò attorno, gli occhi spaventati e infossati per la paura e le lacrime.
-Va tutto bene, Lizzie, sono qua.- cercai di rassicurarla, abbracciandola. Mia sorella si strinse a me, ricominciando a singhiozzare disperatamente sulla mia spalla.
-Ancora l’incubo?- chiesi tenendola stretta.
Fra un singhiozzo e l’altro, riuscì a balbettare un flebile “si”, accompagnato da nuove lacrime. Non aveva mai fatto così, eppure era da mesi che sognava la stessa cosa.
-Dai, calmati Lizzie… Dobbiamo prepararci, mamma è già in strada con Annabeth…
Si allontanò dolcemente, asciugandosi le lacrime con il pigiama. Un sorriso spuntò sul viso tormentato.
-È vero- disse –Oggi andiamo a Hogwarts.
 
-Finalmente!- ci sgridò nostra madre, ma quanto ci avete messo?
-Scusa mamma, ma abbiamo avuto dei problemi.
-Piccola- Sally si avvicinò a Lizzie, prendendole il volto fra le mani –Come mai questa brutta faccia? Stai andando a Hogwarts!
-L’incubo- risposi al suo posto, andando a salutare Annabeth.
Lizzie mi scoccò un’occhiata velenosa, era tornata la stessa…
-Ciao sapientona!-sorrisi –Allora, hai già studiato tutti i libri?
-Ciao Testa d’Alghe! Comunque ho solo dato un’occhiata.
-Si, guarda, ci credo…- alzai gli occhi al cielo.
-Allora, avete tutto?- chiese mia madre.
-Si, mamma!- rispondemmo per l’ennesima volta.
-Mi raccomando, scrivetemi sempre.
-Si, mamma!
-E fate i bravi, studiate…
-Si, mamma!
-E non cacciatevi nei guai.
Silenzio totale… per noi era impossibile non cacciarsi nei guai.
-Dobbiamo andare.
Abbracciò Lizzie e Annabeth, mentre io decisi di smaterializzarmi (non nel senso magico, non ero neppure capace di far volare una piuma senza incendiarla!) per evitare quella scenata davanti ad Annabeth.
Dopo gli ultimi saluti raggiungemmo trascinando i nostri bauli e le gabbie di Leila e Anacleto verso il vicolo dove era situata la passaporta: uno scarpone puzzolente e a pezzi.
-Qualcosa di più decente proprio non l’avevano…- mi lamentai. –Che ore sono?
-Mezzogiorno- rispose Annabeth.
-Allora siamo in orario.- Afferrai lo scarpone e dopo pochi secondi ci ritrovammo catapultati oltre oceano, in un campo solitario e silenzioso, completamente incolto, con un unico binario.
-Siamo sicuri che sia il posto giusto?
-Credo di si… Silente ha detto che non aveva potuto creare una passaporta diretta alla stazione, quindi ci avrebbe portati in un altro posto… credo sia questo…
-Uah- fu il mio unico commento poco entusiasta. Mi sedetti sul baule
Restammo in silenzio ad aspettare il nostro treno.
Passarono i secondo, i minuti… un quarto d’ora… mezz’ora…
Sbadigliai e chiusi gli occhi, stavo per addormentarmi… fra un attimo sarei crollato a terra nel bel mondo dei sogni…
Poco, poco e i sogni sarebbero venuti a trovarmi… pochissimo… se non fosse stato per quel fischio… Sempre più vicino e più forte… Ma perché tremava tutto!?
Aprii gli occhi e vidi cosa produceva quel rumore.. un treno!
Di un rosso brillante, il fumo si alzava coprendo il sole, stava rallentando, pronto a prenderci con se e portarci in quel mondo di magia dove eravamo destinati ad andare, sarebbe stato il nostro mondo, come lo era il Campo Mezzosangue, un posto per noi.
Una strana sensazione mi invase... e se non fossi stato all’altezza? Forse quella sensazione si chiamava paura, quella paura che ti accompagna quando stai per iniziare un’avventura.
Il treno continuò a rallentare, fino a fermarsi definitivamente proprio davanti a noi, una porta si aprì da sola. Presi un respiro: ecco, questo era il momento, la mia vita sarebbe di nuovo cambiata appena avrei attraversato quella porta, come era successo alla Collina Mezzosangue e al portale per Narnia.
Afferrai il mio baule e salii. La prima cosa che notai era che ero osservato! In ogni angolo spuntavano facce che ci fissavano, le fronti incollate al vetro dello scompartimento. Borbottai e mi allontanai velocemente dal “centro della scena”, seguito da Annabeth mentre Lizzie salutava tutti quelli che vedeva –Piacere! Ciao! Siamo nuovi!-scatenando negli altri solo mille domande:
-Da dove venite?
-Perché avete fatto fermare il treno?
-Eravate in ritardo?
E altre cose del genere. Annabeth afferrò Lizzie trascinandola via dalla folla –La vuoi smettere?
-Stavo solo cercando di fare amicizia!
-No fare niente che è meglio!
Alzai gli occhi al cielo e spiai se c’erano dei posti liberi, intanto il treno ricominciò il suo viaggio. –Dove ci sediamo?
-Dove non c’è la neve- rispose sarcastica Lizzie.
-Allora buttati dal finestrino, lì non c’è la neve- risposi allo stesso modo
Prima che lei potesse ribattere Annabeth ci catapultò nel vero senso della parola in uno scompartimento dove c’erano tre ragazzi e una ragazza. –Possiamo sederci?-chiese la figlia di Atena con un sorriso indicando i tre posti vuoti.
-Certo!- rispose un tipo occhialuto e con una cicatrice strana sulla fronte. Annabeth vedendolo si immobilizzò. La guardai sospetto… non era da lei un comportamento del genere… -Ehi?- le diedi uno scossone –Ci sei?
Lei scrollò la testa riprendendo il solito autocontrollo.
-Ma non capisci, lui è Harry Potter!- doveva essere abbastanza fuori di testa per non accorgersi che stava parlando un po’ troppo ad alta voce.
-Emh… senti Annabeth, noi non siamo sapientoni come te quindi non sappiamo chi sia e se devo essere sincera non mi importa- Lizzie si era già seduta accanto alla ragazza riccioluta. Si voltò verso di lei –Piacere, sono Lizzie Jackson, lui è mio fratello Percy e lei è Annabeth Chase.
Sistemammo i bauli e ci sedemmo negli ultimi posti rimasti
-Io sono Hermione Granger, Ron Weasley- indicò un ragazzo dai capelli rossi- Neville Paciock- il ragazzo con una pianta –E Harry Potter- quello che diceva Annabeth
-Siamo capaci di presentarci da soli- ribattè Ron, cercando di sistemarsi la divisa troppo corta per uno alto come lui.
-Oh bene allora, forza, presentati!- ribattè l’altra
-Come faccio se l’hai già fatto tu?
Prima che Hermione rispondesse Harry li fermò –Non incominciate a litigare! PER FAVORE!
Gli altri due si squadrarono e distolsero lo sguardo, una offesa e l’altro imbarazzato.
-Siete nuovi? Non vi ho mai visti? –chiese Harry
-Si- rispose Annabeth –Veniamo da uno scuola americana, ma abbiamo deciso di venire qua- Era brava a dire bugie…
-Allora, com’è Hogwarts?- domandai.
Così iniziammo a parlare della Scuola, o del Quidditch (il gioco del maghi, ma ve lo dico, molto meglio la Caccia alla Bandiera) e di molte altre cose. Il tempo passava allegro, mangiando Cioccorane o altri dolci parlando del più e del meno, era piacevole stare con Harry, Ron, Hermione e Neville e così il pomeriggio sembrava procedere normalmente. Parlai troppo presto.
 
Era la fine del pomeriggio, Annabeth stava discutendo con Hermione di un argomento da secchione in cui non capivo niente, io invece parlavo con Ron, Harry e Neville di altro, mentre Lizzie giocherellava con Gemma (in versione cellulare, naturalmente)
Harry la guardò un attimo prima di dire: -Quello nno funziona a Hogwarts, troppa magia.
Lizzie aprì la bocca per ribattere ma dovette stare zitta: Come poteva spiegare che quella era un arma micidiale?
Anche Hermione si intromise nel discorso.
-Harry ha ragione, a scuola c’è troppa magia, le tecnologie saltano, quindi se non vuoi che il tuo cellulare finisca in mille pezzi, meglio se lo rimandi a casa.
Lizzie guardò prima me, poi Annabeth, in cerca di qualcosa da dire.
-Emh… credo che lo terrò, magari non si distrugge-rispose infine facendo un piccolo sorriso.
-Fai come vuoi.
Stavamo per tornare ai nostri discorsi quando la porta dello scomparto si aprì.
-Bene,bene,bene- disse il ragazzo, quello che avevo già incontrato a Diagon Alley.
-Balbetti, Malfoy?- dissi con un tono di sfida.
-Allora avete già fatto amicizia con questi pezzenti…
-Noi non siamo pezzenti!-esclamò Ron
Malfoy lo guardò scettico –Davvero?- ridacchiò. Stavo per prendere Vortice, ma Annabeth fu più veloce di me. Con un rapido movimento della bacchetta e una parola sussurrata fece cadere a terra il ragazzo, completamente pieno di bolle su tutto il corpo.
-Tornatene al tuo posto, mortale.-si risedette. Beh, forse era meglio se non diceva mortale… molto meglio, ma tanto chi ci avrebbe scoperti?
Malfoy scappò di corsa con i suoi scagnozzi e ne ero certo: meditava vendetta.
-Lizzie, sei sicura di non volerlo rimandare a casa quel cellulare?-chiese di nuovo Hermione.
-Sicura!
-Ma proprio sicura?
Lizzie scattò in piedi –Ora basta- uscì dallo scomparto –Vado in bagno!
La guardai scomparire sorpreso… non era normale che si arrabbiasse così alla svelta!
Passarono i minuti ed ero già pronto ad andarla a cercare, quando ritornò con un sorrisetto.
-Dove è Gemma!?-esclamò Annabeth.
-Non l’avrai veramente rimandata a casa!?-dissi stupefatto.
-Certo che no!- ci sussurrò in modo che gli altri non sentissero –Non sono così stupida!
-Sei sicura? Secondo me lo sei eccome!- mi tirò uno schiaffo –Ahio!
-Così impari Testa d’Alghe!-prese in mano un ciondolo della collana, uno che prima non c’era a forma di spada.
-Quella… non sarà…?
-Si, è la mia spada- sorrise soddisfatta e tornò a sedersi.
-Ok, rimangio quello che ho detto prima, non sei così stupida.
-Grazie, Percy.
 
Studenti che spingevano da una parte, altri che cercavano di andare dall’altra e noi tre in mezzo!
Avevamo perso Harry, Neville, Ron e Hermione appena scesi alla stazione di Hogsmeade e non sapevamo chi seguire.
-Secondo me dobbiamo andare di lì…- Lizzie indicò delle carrozze in fondo alla via.
-No, guarda, stanno andando di là!- indicai un altro gruppo –Forza andiamo!-mi diressi verso quella parte.
-Ma… i bagagli, i gufi…
-Sono già a Hogwarts-rispose Annabeth seguendomi.
Camminammo per cinque minuti quando ci accorgemmo che quello non era il gruppo giusto, stavamo seguendo quelli del primo anno!
-Percy! Non dovevamo andare di qua!- Annabeth si bloccò
-Ve l’avevo detto!-borbottò Lizzie
Alzai gli occhi al cielo –Secondo me è lo stesso da questa parte, in fondo siamo al primo anno! Più o meno…
Annabeth prese un librone dalla borsa e iniziò a sfogliarlo.
-Ti sembra il momento di leggere?- chiesi guardandola stranito
-Ecco- indicò una pagina –Dice che… gli studenti arrivano a Hogwarts con le carrozze… le atre carrozze! Dovevamo andare dall’altra parte!
-Ve l’avevo detto-ripetè Lizzie
-Sta zitta- imboccai di nuovo la strada all’incontrario, ma arrivati al punto di partenza le carrozze erano sparite.
-Mi sa che abbiamo un problema- cercai di sorridere.
 
Spalancammo il portone, con il fiato grosso.
-Farci perdere le carrozze- sbuffò Annabeth –Se non fossi il mio ragazzo ti lincerei!!
-Grazie, mia cara, sempre di conforto.- risposi
-Da che parte dobbiamo andare?-chiese Lizzie guardandosi attorno, come se apparisse un’indicazione nel nulla.
-Credo che dobbiamo andare di lì- dissi indicando un altro portone –Forza o non ci smisteranno più.
-Colpa tua!- esclamarono all’unisono Annabeth e Lizzie
-Date sempre la colpa a me- sbuffai
-Perché sei sempre colpevole!
Entrammo di corsa nella sala, non facemmo neanche caso alle candele che fluttuavano a mezz’aria, al soffitto che sembrava un cielo stellato o a tutte quelle persone che ci fissavano, vedevamo solo lo sguardo severo della professoressa che teneva in mano un cappello a punta logoro e pieno di toppe.
-Scusate…anf-farfugliai con il poco fiato che mi era rimasto –Abbiamo perso le carrozze…anf!!
Sentii delle risatine da parte degli altri studenti.
-Bene-disse solamente la professoressa McGranitt.
Silente si alzò -Quest’anno-iniziò –Avremo tre nuovi studenti che si uniranno a noi, frequenteranno il quinto anno. Prego, professoressa McGranitt- disse rivolto alla donna col cappello. Prese un rotolo di pergamena e chiamò:
-Chase Annabeth!- Annabeth si avvicinò, la prof la fece accomodare su uno sgabello e le fece indossare il cappello… Ci furono attimi di silenzio in cui tutti rimasero con il fiato sospeso poi il Cappello Parlante esclamò:
-CORVONERO!- un applauso fragoroso esplodette dal tavolo accanto a noi, Annabeth si tolse il cappello e corse a sedersi a quella tavolata. Corvonero era la casa dei secchioni… e io non ero un secchione! “O santi dei!”
-Jackson Lizzie!- Lizzie prese un profondo respiro e si avvicinò alla professoressa McGranitt. Indossò il cappello per qualche secondo, minuto… sembrava stessero discutendo… poi:
-GRIFONDORO!
Eravamo già divisi: una a Corvonero, l’altra a Grifondoro… e io?
-Jackson Percy!- cercai di scacciare il groppo in gola e mi avvicinai incerto, continuando a pregare gli dei. Mi sedetti sullo sgabello, continuando a cercare di mantenere la calma, cosa che sembrava impossibile, sentii il cappello scivolarmi sul capo e non vidi più quegli occhi puntati su di me, solo il tessuto logoro.
“Umh… vedo molte cose…” iniziò a dire il Cappello nella mia testa. “Vede coraggio, amicizia, amore ma soprattutto lealtà… molta lealtà, quasi troppa…”
“è una cosa brutta?”
Lui ridacchiò “Oh non è brutta, ma può essere pericolosa… Ma non c’è solo questo… hai delle caratteristiche che… sono indeciso: Serpeverde o Grifondoro?”
Ricominciai a pregare gli dei.
“Ho deciso, sarai… GRIFONDORO!”
La sala risuonò di applausi, la professoressa mi tolse il Cappello e corsi alla mia nuova tavola, accanto a Lizzie, cercai con lo sguardo Annabeth e appena i nostri occhi si incrociarono le sorrisi tristemente. Lei in risposta alzò il pugno in segno di vittoria.
Eravamo divisi, ma lei sarebbe stata sempre con me.
La cena iniziò e la tavolata si riempì di mille portate, c’era di tutto! E la compagnia non mancava. Passò mezz’ora, ridevamo e scherzavamo con tutti, era piacevole! Certo non potevo sapere che la mia allegria sarebbe scomparsa presto…
Lizzie guardò il tavolo dei Cornovero e si bloccò con una faccia preoccupata, poi guardò un altro punto della sala e sbiancò completamente, facendo cadere il bicchiere che aveva in mano.
-Lizzie! Lizzie, che succede?- chiesi preoccupato. Lei mi fece segno di voltarmi. Guardai anche io il tavolo dei Corvonero e anche Annabeth aveva la stessa espressione di Lizzie, solo che aveva anche le lacrime agli occhi… che le era preso? Seguii gli sguardi di entrambe e finalmente capii. Molto probabilmente diventai anche io pallido, e strinsi il bicchiere così forte che per poco non si ruppe.
Il tavolo dei Serpeverde… non poteva essere… ma era vero…
Luke Castellan ci guardava sogghignando dal tavolo dei Serpeverde.

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Capitolo 7
*** URGENTE! ***


Già il secondo capitolo di avvisi...

Eh già. Ma questo è diverso... sto lavorando al prossimo capitolo ma mi stavo chiedendo perchè non riesco più a scrivere come prima... forse perchè ho voluto esplorare troppi mondi, e con Harry Potter la ff mi sta scivolando fra le mani....

Si, insomma, in Harry Potter non posso cambiare niente, se no l'intera storia si capovolge, e poi questa storia è iniziata con Marnia e Percy Jackson...

Quindi, volevo chiedere a voi.. secondo voi cosa devo fare? Qualcuno accetterebbe il fatto che riscrivo questa seconda long della serie togliendo Harry Potter e Hogwarts, rimanendo solo con il nostro Campo Mezzosangue e Narnia??

Se non volete, naturalmente sceglierò di continuare questa storia ma non sarebbe molto bella secondo me...
Vi prego parlate sinceramente.

Con affetto,
Percy, Annabeth, Lizzie, Francy

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