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di bik90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** Febbre ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** Incontri ***
Capitolo 7: *** Promessa ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** Dubbi ***
Capitolo 10: *** Morte ***
Capitolo 11: *** Dolore e amore ***
Capitolo 12: *** Saluti ***
Capitolo 13: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Il sole splendeva alto nel cielo quella mattina, non una nuvola oscurava l’orizzonte. Natsuki guardò per un attimo l’azzurro limpido della volta e sorrise mentre saltava in sella alla sua moto. Sistemò meglio che poté la borsa che aveva a tracolla e lo zaino sulle spalle. Quello era il suo primo giorno nella nuova scuola e voleva renderlo memorabile anche ai suoi futuri compagni. Infilò il casco integrale e partì con un rombo possente. L’alta velocità, quella che le scompigliava i capelli e la faceva sentire al settimo cielo per l’euforia, non l’aveva mai spaventata; anzi l’amava. Ricordava che sua madre spesso l’aveva portata con sé in moto quando non lavorava insegnandole che spesso le cose più belle erano le più semplici. Avrebbe voluto godere ancora della sua presenza e bearsi, se le fosse stato concesso, della consapevolezza della di essere importante per qualcuno non solo per il proprio compito. Si fermò ad un semaforo e con la mano libera cercò sotto il giubbotto che indossava, il ciondolo appeso al petto. Trovandolo, lo strinse forte nel palmo respirando profondamente mentre il volto della madre le attraversava la mente. Vedrai mamma, pensò, Ti renderò fiera di me. La luce che da rossa diventava verde le diede il permesso di riprendere la sua corsa. Accelerò impennando la moto con entrambe le mani e si portò avanti a tutti. In quel momento la sua nuova scuola si profilò all’orizzonte. Sorrise nuovamente pregustando quello che aveva intenzione di fare. I primi studenti che camminavano in gruppo ridendo e scherzando le si pararono davanti gli occhi. Mollò il volante con la mano destra e cercò nella borsa che aveva a tracolla. Quando la uscì, stringeva un palloncino colorato pieno d’acqua fredda. Lo tenne tra le dita prima per qualche secondo prima di lanciarlo contro gli studenti più vicini che aveva. Prese il secondo e fece lo stesso; poi un altro e un altro ancora. In poco tempo il piazzale con l’entrata principale della scuola fu invaso da urla e grida di ragazzi bagnati che correvano senza una meta precisa alla ricerca di un riparo. Natsuki, di fronte a quella scena rise di gusto. Non c’era niente di meglio per iniziare la giornata. Sapeva che poteva essere riconosciuta nonostante il casco integrale; la sua uniforme la caratterizzava come appartenente all’istituto ma non le importava. Nella sua vita tutto era sempre un rischio, correrne qualcuno in più non faceva differenza per lei. E poi cosa avrebbero potuto farle, cacciarla? Era già successo e non era cambiato niente. Nuova scuola, nuova classe, nuovi compagni. Poteva ricominciare quando voleva, tanto non c’era nessuno d’importante nella sua vita. Era sola, sola con se stessa, sola con la sua missione. Nemmeno Mai poteva comprenderla a fondo nonostante quello che le univa. La solitudine era la sua compagna da dieci anni ormai e avrebbe continuato ad esserlo per tutto il resto della sua vita. I normali problemi delle studentesse della sua età, non la riguardavano. Sua madre le aveva affidato una missione e lei intendeva portarla a termine. A qualunque costo. Osservò ancora per qualche attimo i ragazzi all’incirca della sua età e subito dopo corse via cercando rifugio tra gli alberi poco distanti. Come inizio poteva dirsi soddisfatta. Natsuki Kuga, sedici anni. Furono queste le prime parole che lesse Shizuru Fujino quando le arrivò tra le mani il fascicolo della ragazza che si era da poco trasferita nella loro scuola. Scorse senza troppa importanza i vari dati e solo uno la colpì veramente ma prontamente celò la sua sorpresa dietro la sua maschera di calma imperturbabile. Osservò la foto della nuova studentessa e sospirò posando i vari fogli spillati insieme sulla cattedra. «Per cosa mi avete convocato?» domandò alzando gli occhi sul coordinatore dell’istituto. «Shizuru» rispose l’uomo che era rimasto in piedi accanto alla finestra «Tu sei la presidentessa del consiglio studentesco, è normale essere convocata quando un nuovo studente si iscrive al nostro istituto». Shizuru annuì. «Ma mai in modo così urgente. E poi per quale motivo dovrei essere io a darle il benvenuto?». Il coordinatore sorrise guardandola negli occhi. Quella che le stava di fronte era davvero una ragazza sveglia. «Mettiamola in questo modo» rispose con calma «Natsuki Kuga è una ragazza problematica, la lista che si porta dietro la dice lunga sul suo conto e nessuno vuole farle commettere altri… errori. Tutti i professori sono concordi che, se tu le darai una mano ad ambientarsi, potrebbe evitare di mettersi in casini che potrebbero costarle l’espulsione». A quelle parole anche la studentessa sorrise. «In parole povere mi state dicendo di farle da balia». L’altro agitò la mano per cercare di sminuire la cosa. «Per una come te, cosa vuoi che sia cercare di aiutarla a prendere dei voti soddisfacenti e tenerla d’occhio per un po’?». Shizuru si concesse un silenzio che all’uomo sembrò infinito prima di reclinare il capo e annuire lentamente. «D’accordo, lo farò» rispose con la sua solita calma. In effetti doveva ammettere che quella ragazzina che nella sua giovane età si era cacciata in tutti quei guai, la stuzzicava non poco. Chinò lo sguardo nuovamente verso la sua fotografia e la stava ancora osservando quando dal cortile della scuola sentì provenire delle urla. Allarmata si alzò per controllare e quello che vide la fece involontariamente sorridere. Natsuki Kuga, mi darai parecchio filo da torcere.

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Natsuki fissava senza interesse la ragazza più grande di forse un paio d’anni che le stava di fronte. Quando era entrata nell’edificio scolastico le si era subito avvicinata come se la stesse aspettando e, con poche ma chiare parole, le aveva spiegato che era stata incaricata di rispondere a tutte le sue domande. Poi, senza aspettare una risposta da parte dell’altra, l’aveva condotta nella sua futura classe. Adesso aspettavano entrambe fuori la porta il permesso di entrare.
Shizuru Fujino, così si era presentata, Presidentessa del consiglio studentesco.
Non aveva idea di cosa fosse e nemmeno le interessava saperlo.
<< Cosa fissi di così interessante, Natsuki? >> le domandò improvvisamente Shizuru sorridendole.
<< Niente >> rispose prontamente l’altra ragazza abbassando gli occhi sulla punta delle scarpe.
<< E’ la prima volta che vieni a Tirha? >>.
Natsuki annuì senza guardarla. C’era qualcosa negli occhi nocciola dell’altra che la mettevano a disagio. Nessuno era mai riuscito a farla sentire in quello stato e non le piaceva; le impediva di pensare con lucidità.
E poi come si permetteva di chiamarla per nome come se la conoscesse da anni?
Alzò lo sguardo sperando che Shizuru non la stesse osservando. Invece la presidentessa non aveva staccato gli occhi da lei. Si domandò cosa guardasse così intensamente ma non proferì parola.
<< La classe in cui sei stata inserita è formata da venti studenti. Il loro livello di competizione è molto alto quindi dovrai studiare parecchio per stare al passo >>.
Un lieve sorriso increspò le labbra della mora.
<< Mi stai dicendo questo perché hai controllato il mio curriculum passato? >>.
Sveglia e intelligente, pensò Shizuru senza mostrare le sue emozioni.
<< Te lo sto dicendo solo a titolo informativo >> rispose con la sua solita calma << Dopotutto nessuno vorrebbe incorrere in altri episodi… possiamo definirli bagnati, eh Natsuki? >>.
Anche se voleva evitarlo, la ragazza dai lunghi capelli scuri arrossì improvvisamente capendo che Shizuru l’aveva sgamata come l’autrice del piccolo scherzo di pochi minuti fa.
<< Non… non so proprio a cosa ti riferisci >> disse cercando di mascherare il suo imbarazzo dietro l’aggressività che la caratterizzava << E adesso per favore smettila di fissarmi! >>.
La presidentessa del consiglio studentesco le mostrò il suo sorriso più innocente. Non sapeva perché ma le piaceva punzecchiare quella ragazza dall’apparente ostilità e combattività. Secondo lei, dietro quella scorza si celava una persona totalmente diversa. Si chiese come mai si comportasse in quel modo ma soprattutto cosa le fosse successo per costringerla a reagire in quel modo. Si accorse che vederla con le gote imporporate le faceva sentire una piacevole sensazione all’altezza dello stomaco e continuò imperterrita ad osservarla. La divisa scolastica, che segnava la sua appartenenza al terzo anno di quella scuola, le calzava a pennello; sembrava che fosse stata fatta apposta per lei. La gonna a balze color crema la faceva apparire ancor più alta di quanto in realtà fosse mentre la camicia e il gilet che indossava le aderivano perfettamente al corpo mettendo in evidenza quel piccolo seno che ancora non era sbocciato del tutto. Gli occhi erano grandi e di un verde meraviglioso, splendente, e i capelli, più neri di una notte senza luna, era portati sciolti sulle spalle. Allungò una mano per sfiorarle quel volto dalla carnagione candida in un gesto spontaneo ma fu interrotta dal rumore secco della porta che si apriva. La ritrasse quasi d’istinto guardando la professoressa di storia.
<< Grazie per aver atteso >> iniziò la donna rivolta gentilmente a Shizuru << Prego signorina Kuga, da questa parte >> continuò facendo un cenno con la mano all’altra ragazza appoggiata al muro.
Natsuki si mosse nella direzione della classe esibendo il suo tipico comportamento da menefreghista. Senza accorgersene però, con la coda dell’occhio cercò gli occhi di Shizuru sicura che la stesse guardando. E, infatti, non si era sbagliata.
Le lezioni che si erano susseguite in quelle cinque ore erano state tutte molto noiose per Natsuki. Non le piaceva studiare, lo faceva sempre con poca voglia e quindi, anche la sola idea di stare seduta al suo banco ancora senza libri facendo unicamente ricorso alla sua attenzione, era stato un vero strazio. Mai come in quei momenti aveva desiderato che il suo cellulare squillasse per accorrere alle chiamate d’aiuto. Quella mattina, però, era tutto tranquillo e né Mai né Midori si fecero vive. Quando la campanella aveva segnato la fine di quella giornata, era stata la prima a correre fuori la scuola senza salutare nessuno dei suoi nuovi compagni. Ormai erano passati anni dall’ultimo legame che aveva stretto veramente importante e non aveva intenzione di ripete l’esperienza. Aveva giurato che mai avrebbe lasciato che i sentimenti avessero la meglio su di sé offuscandole la ragione. Una volta fuori, tirò su la zip del suo giubbotto scuro dirigendosi verso la sua moto parcheggiata poco lontano.
<< Natsuki >>.
Il suono di quella voce la bloccò. Non era possibile che fosse di nuovo lei.
Lentamente si voltò e ai suoi occhi apparve la figura slanciata di Shizuru Fujino.
<< Dove stai andando? >> le chiese con quel suo solito sorriso.
<< A casa >> rispose freddamente la ragazza gettando una breve occhiata nella direzione del suo mezzo di trasporto.
<< Perché non facciamo due passi insieme? >> propose l’altra passandosi una mano tra i lunghi capelli castani << Vuoi? Oppure stavi andando a riprendere la tua moto? >>.
Quelle parole dette con così poca noncuranza la fecero arrossire nuovamente.
<< Cosa? No! >> esclamò sentendosi di diventare ancor più rossa di quanto già fosse << Va bene >> accettò subito dopo per chiudere quell’argomento.
Sarebbe passata successivamente a riprendere la sua Ducati. Si avvicinò alla presidentessa e iniziò a camminarle accanto. Sentiva distintamente i suoi sguardi su di sé e questo la infastidiva non poco.
<< Allora Natsuki >> iniziò Shizuru << Come è andata a scuola oggi? Ti piace? >>.
Cosa sei, la mia tutrice?, pensò la ragazza dai capelli scuri guardandola truce.
<< Credi di parlare con una bambina? >> le domandò invece duramente.
Shizuru le sorrise.
<< Sto solo facendo buona conversazione, Natsuki >> rispose << Non ti piace l’argomento? Vuoi parlare di qualcos’altro? >>.
Natsuki scosse il capo abbassando gli occhi sul marciapiede che calpestava mentre si chiedeva come mai fosse così premurosa nei suoi confronti.
<< Non mi interessa niente e nessuno >> sbottò infine portandosi leggermente avanti << Non m’importa della scuola né di chi la frequenta. Io sono sola >>.
Restarono in silenzio per qualche minuto, gli unici rumori erano quelli dei loro passi sul cemento. Shizuru si chiese cosa le fosse potuto succedere per reagire in quel modo. Una strana curiosità di conoscerla meglio si era impossessata di lei e adesso il suo unico desiderio era quello di scoprire qualcosa in più oltre ciò che aveva letto sulla sua cartella.
<< Nessuno è solo, Natsuki >> disse infine tornando a sorridere nuovamente << Nemmeno tu puoi esserlo. Forse lo credi semplicemente >>.
La ragazza fissò quel volto così gentile e strinse entrambe le mani a pugno provando un gran senso di rabbia.
<< Che cosa ne sai tu? >> urlò trattenendo le lacrime.
Nel guardarla Shizuru comprese d’aver esagerato.
<< Allora? >> continuò alzando gli occhi lucidi verso di lei << Tu cosa sai della solitudine più nera, di notti trascorse da soli osservando una porta che mai si aprirà, di sospiri lontani nello spazio e nel tempo, di un dolore che ti strazia da dentro e ti divora lentamente? Cosa può saperne una ragazza che è presidente del consiglio studentesco o come diavolo si chiama, che è sempre composta e gentile e sorride ogni volta che parla? Eh, Shizuru? Tu la conosci? Sai cosa si prova nel dormire in un letto troppo grande da soli mentre fuori i fulmini e la pioggia si abbattono sulle strade? Oppure hai mai visto per l’ultima volta una persona senza sapere che non ritornerà più, che non ti abbraccerà, che non ti parlerà più dolcemente all’orecchio per farti addormentare? Hai mai provato tutto questo? >>.
Si fissarono negli occhi per diversi secondi mentre Natsuki si mordeva il labbro inferiore per evitare di piangere. I ricordi le attraversavano la mente ad una velocità talmente elevata da rischiare di travolgerla. Infilò le mani nelle tasche della gonna e li scacciò tutti.
Shizuru era rimasta impietrita dalle dure parole dell’altra; non riusciva a muoversi o a parlare. L’unica cosa che sentiva era il dolore penetrante di Natsuki che le colpiva direttamente il cuore.
<< Natsuki… >> iniziò senza sapere veramente cosa dire << …mi… mi dispiace… >>.
La ragazza mora non le diede il tempo di aggiungere altro. Rapidamente si voltò dall’altra parta e corse via in una direzione qualunque. Desiderava solo stare da sola.
 
<< Sei in ritardo >> disse Mai vedendola arrivare.
Natsuki scese dalla sua moto senza curarsi di parcheggiarla e non rispose. Quando si era allontanata da Shizuru aveva ricevuto la sua telefonata ed era dovuta correre a prendere il suo mezzo di trasporto prima di recarsi all’appuntamento.
Maledetta Shizuru, pensò togliendosi il casco integrale.
<< Com’è andato il tuo primo giorno di scuola? >> le domandò con una nota ironica la ragazza dai capelli rossi facendo scivolare il cappuccio del mantello sulle spalle.
<< Ti ci metti anche tu adesso? >> le abbaiò contro Natsuki.
<< Calma, calma >> rispose Mai scendendo dalla panchina da dove l’aveva vista arrivare e avvicinandosi.
<< E’ questo il posto? >> chiese invece la ragazza mora passandosi una mano tra i lunghi capelli.
Mai annuì camminandole accanto mentre indicava un palazzo abbandonato.
<< Così ha detto Midori >>.
Anche Natsuki annuì. Se l’aveva detto Midori allora era vero e a lei bastava. In tutti quegli anni non aveva mai sbagliato, si fidava di lei esattamente come sua madre si fidava del padre dell’altra.
<< Solito piano >> ricapitolò Mai arrivando all’entrata anche se sapeva che era inutile << Io entro per prima e tu invece… >>.
<< Stammi dietro se ci riesci >> rispose sorridendo Natsuki dando un calcio al portone malandato di legno che immediatamente si spalancò.
<< Appunto >> mormorò la rossa alzando per un attimo gli occhi al cielo e apprestandosi a seguire l’amica che era già dentro.
All’inizio fu tutto silenzioso, nulla si muoveva intorno a loro. Poi, improvvisamente dal pavimento spuntò un essere mostruoso che puntò sulle nuove arrivate.
<< Duran! >> evocò subito Natsuki vedendolo avanzare verso di loro.
Come rispondendo a un segnale invisibile, rapidamente accanto a lei si materializzò un grosso lupo d’acciaio splendente che emise un lungo ululato prima di mettersi in posizione d’attacco. Tra le mani, la ragazza sentì la presa rassicurante del calcio delle sue due pistole che apparivano sempre a coppia.
Mai, poco distante da lei, fece la stessa cosa.
<< Kagutsuchi! >> disse coprendosi il volto con le mani.
Come era accaduto con Duran, anche al suo fianco comparve un grosso e maestoso uccello dalle piume bianche molto simile ad una fenice mentre un paio di braccialetti roventi le avvolsero entrambi i polsi. Le due ragazze si guardarono un solo istante e fu come guardare nelle stesse intenzioni. L’attimo dopo si lanciarono contro il mostro. Conoscevano bene l’arte del combattimento; erano bambine quando i loro genitori le portarono per la prima volta ad allenarsi l’una contro l’altra per iniziare a prendere confidenza con le armi e i duelli corpo a corpo. Allora l’avevano preso come un gioco, una sfida al termine della quale avrebbero ricevuto tanti complimenti e un gelato, un modo diverso per poter stare con le persone che le avevano messe al mondo. Ancora non potevano rendersi conto dell’importanza dei loro futuri ruoli. Adesso, però, era diverso. Adesso se evocavano i loro Child, lo facevano per un motivo ben preciso, per salvare la vita loro e quella di molti innocenti ignari delle battaglie che ogni giorni affrontavano, per preservare l’equilibrio per il quale erano morti i loro genitori. Sapevano cosa fare e come muoversi, erano abili e veloci. Cambiavano le loro posizioni spesso per confondere il nemico, affinché fosse più difficile per lui attaccarle e per stordirlo. Natsuki l’aveva visto fare parecchie volte a sua madre e il suo unico obiettivo era sempre stato quello di imitarla, di riuscire a riprodurre alla perfezione i suoi movimenti così da essere brava come lei. Ma era ancora molto lontana dalla sua perfezione nonostante fossero passati dieci anni dalla prima volta che aveva stretto nella sua piccola mano le pistole. Lei e Mai uccidevano mostri come quello che avevano davanti, gli Orphan; mostri generati dal male peggiore della stirpe umana. Ne avevano abbattuti tanti in tutti quegli anni che lavoravano insieme e ormai nemmeno più facevano caso alle loro fattezze. Quello che avevano trovato in quel palazzo abbandonato era di un verde opaco, molto simile ad un polpo. I suoi tentacoli si allungarono verso Duran per strangolarlo ma prontamente il lupo aveva schivato l’attacco portandosi alla sua destra. Natsuki li colpì con l’arma che aveva mentre ordinava al lupo di caricare i proiettili d’argento. Vide Mai portarsi alla sinistra dell’Orphan mentre il suo Child bruciava tutto quello che trovava intono a sé. Scosse il capo, ancora non riusciva a controllarlo adeguatamente.
<< Adesso, Duran! >> urlò appena furono abbastanza vicini alla sua testa.
In un attimo e in una esplosione secca finì tutto. L’Orphan cade a terra privo di vita mentre il puzzo di carne bruciata si diffondeva nell’ambiente. La mora si ritrovò a storcere il naso. Guardò Duran che le si stava avvicinando e si chinò sulle ginocchia per poterlo guardare negli occhi gialli.
<< Ottimo lavoro >> disse posando una mano sulla sua testa.
Il lupo la fissò come se avesse compreso quello che le aveva detto e lentamente svanì. Il suo compito in quel momento era finito. Natsuki osservò succedere lo stesso anche alle pistole e sorrise. Era sempre una strana sensazione vederlo accadere.
<< Natsuki! >> urlò improvvisamente Mai indicando un punto dietro la ragazza.
La mora non fece in tempo a voltarsi che fu travolta da un enorme mostro. Sbatté violentemente contro il muro della parete opposta e si accasciò per terra. Riaprì gli occhi a fatica rendendosi conto che poteva essere successa solo una cosa. Davanti a lei era apparso un altro Orphan, più grande del precedente. A fatica si rimise in piedi invocando Duran. Appena strinse nuovamente il calcio madreperlato delle pistole, le puntò contro il nuovo mostro e sparò. Anche il suo Child fece lo stesso ma le pallottole non scalfirono nemmeno la dura armatura del nemico. Il mostro poteva essere alto quattro metri ed era interamente coperto da spesse scaglie coriacee e corni dello stesso materiale. Con un colpo di coda colpì nuovamente Natsuki mandandola a sbattere contro un pilastro di cemento armato. La ragazza sbatté la testa e scivolò al suolo mentre le pistole le sfuggirono di mano. Sollevò appena il capo e allungò un braccio per riprenderle. Solo allora si rese conto di essere ferita.
<< Maledizione >> imprecò tra sé.
L’Orphan le si avvicinò pericolosamente. Stava per colpirla di nuovo con il braccio sinistro, quando Mai le si parò davanti facendo deviare il colpo.
<< Duran! >> urlò Natsuki invocando l’animale.
<< Non puoi invocare il tuo Child in questo momento >> le disse Mai senza voltarsi e parando un altro colpo grazie all’aiuto di Kagutsuchi << Sei troppo debole >>.
<< Non dire stronzate! >> le urlò contro l’amica rimettendosi in piedi << Duran! >> gridò ancor più forte.
Questa volta il lupo d’acciaio le si materializzò accanto. Natsuki si portò una mano sulla spalla ferita sentendola sanguinare. Represse un sussulto di dolore e guardò l’Orphan di fronte a lei. Gli attacchi di fuoco di Mai non l’avevano scalfito per niente; anzi sembrava essersi innervosito parecchio. Ora lanciava attacchi alla rinfusa abbattendo muri e colonne dietro le quali l’amica cercava riparo. Alzò gli occhi verso il soffitto e vide le parecchie crepe che si erano create. Dovevano sbrigarsi, quel palazzo sarebbe crollato da un momento all’altro.
<< Duran, carica le pallottole di diamante! >> tuonò alzando la mano verso l’Orphan.
Oltre alla ferita sulla spalla, aveva un’altra lesione al petto che sanguinava e la vista a tratti le si appannava. Aveva una sola possibilità prima di perdere definitivamente i sensi, le erano rimaste poche forze che doveva donare al suo lupo per permettergli di colpire il nemico.
<< Mira agli occhi, Duran! >> disse cercando di mantenere il controllo del suo corpo.
Doveva restare sveglia, non doveva mollare. Vide il suo Child scagliare il colpo nella direzione suggeritagli e trafiggerlo perfettamente. Il corpo senza vita dell’Orphan si schiantò contro la parete che gli dava le spalle facendola crollare completamente. Quello fu il colpo di grazia per il palazzo che, privo di supporto portanti, si piegò su se stesso. Natsuki e Mai videro il soffitto avvicinarsi pericolosamente. La rossa corse verso l’amica chiaramente in difficoltà. Aveva dato tutte le sue energie al suo Child e ora stava per svenire. La afferrò con tutte le forze che aveva e in quell’istante la mora perse i sensi; la sollevò e cercò una via d’uscita.
<< Kagutsuchi! >> gridò.
Immediatamente la fenice arrivò in suo soccorso proteggendo col suo corpo la sua padrona e l’amica dalle macerie. Mai fece tesoro di quell’aiuto e corse il più veloce possibile verso un varco che si era creato da un muro miracolosamente ancora in piedi. Pochi istanti dopo il suo spostamento, il palazzo crollò completamente con rumore sordo. Una gran nuvola di polvere si sollevò arrivando fino alle due ragazze stese per terra. Mai respirò profondamente accanto a Natsuki per riposarsi qualche istante. Anche lei era molto stanca per il combattimento. Guardò l’amica svenuta e le ferite che aveva riportato. Aveva gli abiti strappati in vari punti, era graffiata sia sul corpo che sul viso ma la cosa più grave erano i tagli che sanguinavano copiosamente. A fatica si rialzò prendendo tra le braccia la ragazza dai capelli neri.
<< Forza, Natsuki >> disse sollevandola << Ce la faremo anche stavolta >>.

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Capitolo 3
*** Febbre ***


Shizuru Fujino osservava gli studenti uscire dalla scuola al suono della campanella. Non era arrivata nemmeno oggi. Erano passati due giorni da quando aveva visto Natsuki per l’ultima volta e da allora non si era più fatta vedere. Era stata a cercarla nella sua stanza che le era stata assegnata dall’istituto scolastico ma nessuno le aveva risposto, aveva cercato la moto della ragazza dove l’aveva nascosta e, nel non trovarla, una strana angoscia si era impossessata di lei. Possibile che avesse deciso di andare via? Possibile che fosse così spaventata da essere indotta a mollare tutto? Nel suo fascicolo aveva letto che Natsuki spesso si era assentata da scuola portando giustificazioni del tutto fuori luogo e che, proprio per questo, era stata costretta a traferirsi in altre scuole.
Che cosa poteva esserle successo?
Alzò gli occhi e respirò profondamente entrando in ospedale. Assorta ne suoi pensieri non si era accorta di essere arrivata. Quel pomeriggio doveva fare una breve visita ad una sua lontana parente ricoverata e successivamente si sarebbe recata di nuovo nella camera della ragazza dagli occhi verdi. Forse l’avrebbe trovata.
La visita era stata breve e cortese come ogni gesto della diciottenne. Shizuru si era dimostrata comprensiva di fronte all’anziana signora e ai suoi malanni, le aveva rivolto parole gentili allontanando momentaneamente il pensiero di Natsuki. Non sapeva per quale motivo ma sentiva che quella ragazza era molto importante per lei. Non aveva mai sentito un trasporto tale per nessuno, nemmeno per i suoi genitori che le avevano dato un’educazione eccellente però erano sempre stati freddi, distaccati e avevano cercato di renderla degna erede dell’impero Fujino. Scese la prima rampa dell’ospedale guardando fuori dalla finestra. Il cielo era plumbeo, forse avrebbe piovuto. Sospirò pensando che sarebbe tornata in quella fredda e vuota casa da sola. Il volto di quella ragazza scontrosa si affacciò nella sua mente e le scaldò il cuore. Continuò la sua discesa quando una voce familiare, la bloccò con un piede a mezz’aria. Chiuse gli occhi per un istante sorridendo involontariamente. Si voltò risalendo al primo piano.
<< Che cosa diavolo ci faccio qui? >> stava urlando Natsuki.
<< Signorina, per favore si calmi >> rispose l’infermiere imbarazzato da quelle grida.
<< Calmarmi? >> continuò la ragazza senza abbassare il tono << Mi faccia uscire immediatamente >>.
<< Vado… vado a chiamare il dottore >> disse l’uomo allontanandosi per timore che la sedicenne potesse saltargli al collo azzannandolo.
Solo quando Shizuru lo vide uscire dalla stanza, vi entrò a sua volta. Camminò verso il letto con passo calmo e senza smettere di sorridere.
<< Ciao Natsuki >> la salutò.
<< Shizuru! >> esclamò l’altra sorpresa di vederla lì.
<< Allora è qui che ti sei nascosta per tutto questo tempo >> affermò scherzosamente cercando di mascherare l’ansia improvvisa che le era salita nel vederla fasciata e bendata.
<< Tutto questo tempo? >> ripeté la mora spalancando gli occhi.
Shizuru la guardò cercando di comprendere se la stesse prendendo in giro.
<< Sono due giorni che non vieni a scuola, non ti ricordi niente di quello che è successo? >>.
Natsuki la fissò per un attimo in silenzio; poi allungò la mano per afferrare il suo cellulare ma una fitta improvvisa la costrinse a fermarsi. L’ultima cosa che ricordava era l’uccisione del secondo Orphan da parte di Duran.
<< Mai… >> mormorò a denti stretti.
<< Non devi sforzarti >> le disse premurosa la diciottenne avvicinandosi. L’odore della sua pelle la penetrò come un ago mentre le sfiorava un braccio fasciato.
<< Devo andare via… >>.
Provò a scendere dal letto e nuovamente fu colta da un dolore acuto che le attraversò il petto. Abbassò gli occhi per guardarsi. Indossava un camice bianco e le ferite più gravi, che aveva riportato nell’ultimo combattimento,  erano state medicate e bendate.
<< E’ meglio se non ti muovi >> affermò Shizuru cercando di rimetterla in posizione supina << Queste ferite che hai… >>.
<< Lasciami stare! >> esclamò Natsuki liberandosi dalla sua presa e scendendo.
Pensava che le sue gambe potessero sostenerla ma, appena i suoi piedi nudi toccarono il freddo pavimento, cadde a terra come un peso morto. Tossì sentendo un dolore esagerato invaderle il corpo.
<< Natsuki! >> disse Shizuru preoccupata accorrendo verso di lei.
La sedicenne la allontanò con un gesto della mano.
<< Ce la faccio da sola >> rispose senza guardarla.
In quel momento arrivarono il medico e l’infermiere che immediatamente, e senza ascoltare ragioni, la aiutarono a rimettersi in piedi e la adagiarono sul letto.
<< Signorina, lei non può andare da nessuna parte in queste condizioni >> disse l’uomo che indossava un camice bianco e portava appeso al collo lo stetoscopio << Le sue ferite… >>.
<< Le mie ferite guariranno da sole! >> ringhiò Natsuki diventando rossa in volto.
Non desiderava restare un minuto in più in quel posto. Erano trascorsi due giorni, possibile che in quell’intervallo di tempo le sue lacerazioni non si fossero ancora rimarginate? Di solito nell’arco di una giornata tornava nuovamente a posto o quasi.
<< Natsuki forse dovresti ascoltare quello che dice >> si frappose Shizuru emergendo dietro la figura dell’infermiere.
<< Lei è stata trovata nel piazzale dell’ospedale in condizioni critiche >> continuò il dottore << Non può credere che in due giorni la sua situazione… >>.
<< Non potete trattenermi qui con la forza! >> lo interruppe la ragazza senza smettere di urlare.
Aveva cose più importanti a cui pensare in quel momento e nessuna intenzione di dare una qualunque spiegazione.
<< Non è in condizioni di allontanarsi dall’ospedale >> ribadì l’uomo spazientendosi.
<< Se ci fosse qualcuno che si prendesse cura di lei, potrebbe uscire? >> domandò improvvisamente Shizuru rivolgendosi al medico << Potrei pensare io a lei >>.
Il dottore la guardò leggermente scettico.
<< Ci sono le medicazioni da cambiare… e poi le medicine da prendere… >> iniziò soppesando la richiesta della ragazza dai capelli castani.
<< Non ho bisogno di niente >> sbottò Natsuki posando una mano sulla spalla per massaggiarla.
<< Glieli darò io >> rispose diligentemente Shizuru << Farò tutto quello che sarà necessario >>.
<< In questo caso… >> disse il medico acconsentendo e prendendo un foglio per scrivere vari nomi di medicinali che dovevano servire.
Le due ragazze si guardarono sorridendo. Natsuki non riusciva a credere che Shizuru l’avesse davvero aiutata. Per quale motivo l’aveva fatto? La osservò mentre l'assisteva a vestirsi arrossendo per la vergogna. Nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per lei.
<< Ce la fai a tenerti su con le stampelle? >> le domandò con gentilezza porgendogliele.
<< Certo >> rispose prontamente la ragazza col suo solito orgoglio.
Quello che nessuno sapeva era che le sue ferite sarebbero guarite prima del previsto. Era un dono che condivideva con Mai.
Shizuru le sorrise mentre la guidava fuori la stanza. Una volta fuori l’ospedale, le abbottò il giubbotto con fare premuroso e questo gesto la fece arrossire ancor di più.
<< Non c’è… non c’è bisogno… >> sussurrò abbassando gli occhi.
<< Natsuki, non dirmi che ti stai imbarazzando! >> scherzò Shizuru sistemandole la sua sciarpa sul collo per evitare che potesse prendere freddo. Le piaceva occuparsi di lei, la faceva sentire appagata.
<< Ma che dici… >> rispose l’altra sempre con lo sguardo sulla punta delle scarpe.
Camminarono lentamente l’una accanto all’altra in silenzio. Natsuki si aiutava con le stampelle e procedeva lentamente, Shizuru le stava vicino pronta a soccorrerla in caso di aiuto.
<< Natsuki >> disse improvvisamente incapace di trattenersi << Ti va di dirmi come… >>.
L’altra ragazza la guardò senza comprendere.
<< …come… >> continuò la presidentessa senza sapere come concludere la frase.
<< Non è successo niente >> rispose la mora cercando di accelerare dopo aver compreso quale fosse la domanda che Shizuru voleva farle.
La diciottenne la bloccò posandole una mano sulla spalla.
<< Per favore, Natsuki >> le disse trattenendo un singhiozzo << Sei caduta dalla moto? Hai avuto un incidente? Che cosa ti è successo? >>.
Per pochi istanti la ragazza dagli occhi verdi fu tentata di dirle la verità; Shizuru sembrava veramente preoccupata per lei e le dispiaceva procurarle quella pena.
Ma cosa dico?, pensò repentinamente rendendosi conto della gravità che ne sarebbe conseguita.
Tornò a guardarla cercando di apparire quella di sempre.
<< Non sono cose che ti interessano >> rispose infine in tono duro divincolandosi dalla sua presa.
Shizuru la fissò per qualche secondo in silenzio mentre si allontanava da lei. Avrebbe voluto mettersi ad urlare che le importava di lei, che anche se la conosceva da poco la sua salute le stava a cuore perché sentiva che era importante. E invece si limitò a restare in silenzio e ad affrettarsi a raggiungerla. Se non voleva parlarne in quel momento, avrebbe aspettato. Sentiva che per Natsuki avrebbe potuto restare in attesa anche per degli anni.
 
<< Io sono arrivata>> le disse Natsuki voltandosi per salutare la sua compagna di strada.
Shizuru le sorrise.
<< Anch’io >> rispose con gentilezza.
Vide sul volto dell’altra ragazza dipingersi lo stupore.
<< Cosa? >> domandò la mora << Abiti anche tu qui?>>.
Indicò con una mano incerta il palazzo alle sue spalle.
<< All’ultimo piano >> disse Shizuru sentendosi invadere da uno strano piacere nel vederla imbarazzata. In quei momenti sembrava una persona totalmente diversa da quella che di solito era. Inconsciamente sperò di essere l’unica a godere di quei pochi attimi.
Entrarono nella palazzina. Natsuki sapeva che quella era una casa dello studente; un palazzo, cioè, destinato agli alloggi dei ragazzi che appartenevano a un determinato istituto, lo stesso al quale erano iscritte lei e Shizuru ma non immaginava che anche l’altra ragazza abitasse lì. La presidentessa del consiglio studentesco la aiutò a salire le scale con fare protettivo e, nonostante Natsuki le dicesse varie volte di lasciar perdere, quei gesti le procuravano una sensazione di calore all’altezza dello stomaco. Aveva scelto di candidarsi alle elezioni scolastiche per la sua indole gentile e protettiva verso coloro che erano in difficoltà e la sua successiva vittoria le aveva fatto comprendere che era davvero portata per quel compito. Ma con Natsuki era diverso; lei non chiedeva il suo aiuto, anzi, cercava di fare di tutto per evitarlo.
<< Non essere sciocca, Natsuki >> le disse quando arrivarono al terzo piano vedendo che la sedicenne si era voltata verso la porta del suo alloggio << Non posso proprio, in questo stato, farti stare da sola >>.
<< Io sto benissimo! >> rispose Natsuki << Non ho certo bisogno della tua assistenza >>.
L’altra ragazza si limitò a fissarla per qualche istante avvicinando il suo corpo a quello dell’amica.
<< Sei cocciuta come una bambina di sei anni >> le sussurrò in un orecchio ironicamente << Mettiamola così; per evitare di farmi stare in pensiero, ti sistemerai a casa mia almeno per questa notte. Non ho detto che avrai bisogno del mio aiuto, solo che staremo tutti più tranquilli >>.
A quelle parole Natsuki non seppe controbattere. Si ritrovò ad annuire ancor prima di rendersene conto. Quel gesto mise di buon umore l’altra ragazza che le rivolse un sorriso radioso. Salirono altre due rampe di scale.
<> mormorò la mora nel vedere la grandezza dell’alloggio di Shizuru.
La diciottenne chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
<< Non ti aspettavi che invece di una stanza avessi un intero appartamento? >> le domandò con una nota ironica nella voce.
<< Già… >> rispose Natsuki osservandolo.
<< Mio padre >> spiegò Shizuru << Ha sempre voluto il massimo per me e ovviamente una stanza singola non è consona all’erede del suo impero finanziario. Ci ha sempre tenuto a precisarlo affinché non me lo dimenticassi mai >>.
<< Erede del suo impero finanziario? >> ripeté Natsuki sedendosi sul divano.
Anche se non voleva ammetterlo, era molto stanca per la camminata. Gettò le stampelle per terra con poco garbo e sperò di non averne più bisogno. Odiava sentirsi dipendente da qualcuno o qualcosa.
<< Un giorno tutto quello che ha creato lui e i miei avi sarà mio >> continuò la ragazza dai capelli castani << Discendiamo da una grande e importante famiglia e io sono l’ultima nella linea dinastica. Erediterò i suoi affari e sarà mio compito prendermene cura e farle progredire >>.
Natsuki si strinse nelle spalle senza rispondere. Non erano cose che le interessassero. Si guardò intorno incuriosita. Il salone aveva una grande vetrata a nastro che illuminava l’interno ammobiliato in stile spartano, di fronte a lei c’era la porta che dava sulla cucina mentre aveva intravisto un’altra porta che probabilmente dava sulla zona notte. Si chiese dove avrebbe dormito lei.
<< L’appartamento ha due stanze da notte >> disse Shizuru come se l’avesse letta nel pensiero << Io ho sempre dormito in quella più grande ma se vuoi posso cedertela >>.
Natsuki fece un segno di diniego con la mano provando a mettersi in piedi senza aiuti. Aveva dormito in posti peggiori; una stanza, anche se piccola, provvista di un letto era perfetta. Di nuovo il dolore alla spalla la fece tremare e sarebbe caduta sul tappeto se la presidentessa non l’avesse prontamente sorretta.
<< Natsuki ma tu scotti! >> esclamò tastandole la fronte.
<< No >> rispose la ragazza allontanandosi da lei << Non è niente >>.
<< Smettila di dire che non è niente >> disse Shizuru impedendole di divincolarsi dalla sua presa << Non c’è niente di male nell’ammettere di stare male >>.
Le rivolse un sorriso rassicurante mentre la guidava nella stanza da letto.
<< Io non sto male! >>.
Nonostante le lamentele, la fece stendere e con un termometro le misurò la temperatura. Notò che l’altra ragazza ansimava e la cosa la preoccupò non poco. E se avesse sbagliato a portarla via dall’ospedale?
<< Niente ospedale >> disse Natsuki come se le avesse letto, sua volta nel pensiero << Mi passa subito >>.
Le sorrise come se volesse incoraggiarla. Era la prima volta che mostrava un gesto di gentilezza. Shizuru rimase colpita da quello che vide e una lacrima le rigò la guancia. Le prese entrambe le mani stringendole.
<< Va bene >> rispose infine annuendo impercettibilmente.
Si chinò su di lei e le diede un bacio leggero sulla fronte.
 
La presidentessa misurò per l’ennesima volta la febbre a Natsuki e nel vedere che era ancora alta sospirò non sapendo che fare. La ragazza non parlava in preda alla temperatura elevata. Sospirava e si agitava nel sonno cercando un qualcosa che Shizuru che non comprendeva. La stava vegliando da quando erano arrivate a casa ma non c’erano ancora dei miglioramenti. Per cercare di far abbassare la febbre le aveva tolto i vestiti e le aveva tamponato il volto con un panno umido. Nel farlo, non aveva potuto fare a meno di controllare le sue ferite e le aveva cambiato le fasciature. Rabbrividì ripesando a quello che aveva visto. Natsuki aveva una lunga cicatrice che le attraversava tutta la schiena e molte altre più piccole sul resto del corpo. Si domandò cose fosse riuscita a procurarsele.
<< Mamma… >> disse improvvisamente la ragazza senza smettere di agitarsi << …mamma… >>.
Shizuru le prese una mano inginocchiandosi accanto a lei.
<< Natsuki >> sussurrò mentre le prime lacrime le rigavano il volto << Ti prego… io… io non so cosa fare… >>.
<< …dove sei mamma? >> continuò la sedicenne << …mamma… >>.
<< Sono qui >> rispose la diciottenne comprendendo il desiderio dell’altra ragazza << Sono qui, Natsuki >>.
La abbracciò sperando che le fosse d’aiuto. Il suo cuore prese a batterle forte nel petto a quel contatto. Le diede un bacio tra i capelli.
Cos’è questa sensazione allo stomaco?, si domandò stringendo il corpo caldo della ragazza.
<< Non mi lasciare, mamma >> bisbigliò Natsuki aggrappandosi a lei come un’ancora di salvezza. Nonostante la situazione, Shizuru riuscì a sorridere per qualche attimo.
Dopo quelle parole non disse più niente ma si addormentò.
 
I primi raggi solari colpirono i suoi occhi facendola svegliare. Si mosse leggermente sbattendo le palpebre e scoprì che Shizuru dormiva con la testa poggiata sul letto. Dai vestiti comprese che non si era cambiata per niente. Senza comprenderne il motivo, le accarezzò leggermente i capelli castani sentendo l’odore della sua pelle arrivarle alle narici. Era gradevole. Nel vederla aprire gli occhi, arrossì comprendendo di essere stata vista nel mostrare un gesto di gentilezza.
<< Natsuki >> sussurrò la ragazza mettendosi in piedi << Come ti senti? >>.
Quelle parole meravigliarono la ragazza.
<< Bene >> rispose mentre lentamente ricordava ciò che era accaduto la sera precedente tranne ovviamente la parte in cui aveva delirato << Sei rimasta qui… tutta la notte? >>.
Shizuru le sorrise accarezzandole il volto con una mano. Quel tocco non dispiacque a Natsuki.
<< Dovevo essere sicura che stessi bene >> le rispose desiderando che quel contatto durasse in eterno.
Natsuki arrossì ulteriormente abbassando gli occhi in un gesto naturale.
<< Sono guarita >> disse la sedicenne mettendosi seduta.
L’altra le tastò la fronte. In effetti aveva ragione. Costernata, quasi di scatto, le tastò la spalla e il petto.
<< Ehi, ma cosa… >>.
La presidentessa del consiglio studentesco sussultò per la sorpresa. Le ferite erano completamente guarite.
<< Come può essere? >> chiese sempre più stupefatta.
Un sorriso involontario increspò le labbra dell’altra.
<< Te l’ho detto che io guarisco in fretta >> rispose Natsuki misteriosamente alzandosi in piedi.
Era strano, ma quella situazione la divertiva.
Questa volta i suoi piedi la sostennero senza problemi. Fece una leggera piroetta sotto gli occhi increduli dell’altra.
<< Non sei contenta di vedermi stare bene? >> chiese la mora senza smettere di guardala.
L’abbraccio di Shizuru la lasciò senza parole bloccandola.
<< Molto >> rispose la diciottenne mentre gli occhi le diventavano lucidi per la felicità. Non le importava come fosse successo, l’importante era che Natsuki stesse nuovamente bene.
La sua Natsuki, pensò con una nota che le scaldò il cuore.
 

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Capitolo 4
*** Ricordi ***


Mai era stata in ospedale ma la stanza dove era stata ricoverata Natsuki era vuota. Sorridendo, si era allontanando comprendendo che l’amica si era rimessa in forze ed era andata via.
Per fortuna, pensò tornando al suo appartamento.
Si sentiva stanchissima, aveva bisogno di una lunga doccia calda. Aveva passato tutta la mattinata in giro per la città a correre da un capo all’altro secondo gli ordini che riceveva da Midori. In quei giorni però, era stato tutto tranquillo e non aveva scovato nessun Orphan. Per fortuna, perché senza Natsuki e Duran sarebbe stato difficile sconfiggerli. Ormai stavano diventando sempre più forti, per ucciderli occorrevano maggiori tecniche e maggiore concentrazione. La prova erano le ferite che aveva riportato l’amica e il tempo che avevano impiegato a guarire. In due avevano più possibilità di farcela. Entrò nell’appartamento che divideva con un’altra ragazza e, dopo averla salutata, s’infilò nel bagno spogliandosi. Era stata una giornata frenetica. Il getto dell’acqua calda sul corpo le massaggiò i muscoli irrigiditi dallo sforzo rilassandola. Alzò gli occhi verso le bianche piastrelle che ricoprivano le pareti della stanza e sospirò.
Meno male, Natsuki, che anche tu stai bene, pensò insaponandosi.
Conosceva quella ragazza da quando avevano cinque anni, i loro genitori le avevano presentate il giorno in cui le portarono per la prima volta a lavoro con sé. Già, lavoro… così lo definiva suo padre per cercare di sminuire il grande peso che portava sulle spalle. Ricordava quel periodo con una nota nostalgica; erano allegre e curiose verso il mondo, ignare di quello che sarebbe accaduto loro solo un anno più tardi. Per entrambe all’inizio si era trattato di un gioco, di una piccola competizione tra amiche ma nulla di più nonostante comprendessero che sia suo padre che la madre di Natsuki desiderassero che prendessero confidenza con quel genere di cose. Non passava giorno che non ripetessero la storia dei loro antenati finché non l’avevano imparata a memoria. Scosse il capo. Quanto tempo era trascorso da allora; sembrava un secolo, non dieci anni. I loro genitori erano stati amici e colleghi di quel lavoro per un lungo periodo, avevano condiviso molte cose. Anche se le costava ammetterlo, una delle sue poche consapevolezze era che suo padre aveva iniziato a preferire la compagnia della madre di Natsuki, la dottoressa Saeko Kuga, a sua madre. Forse si era innamorato di lei; forse, se fosse sopravvissuto, l’avrebbe amata. Lui era un uomo buono, aveva parecchi ricordi positivi di quelle giornate trascorsi tutti e quattro insieme. Sapeva che la stessa cosa valeva per Natsuki; per quella ragazza che, con la morte della madre, era diventata schiva e rabbiosa verso il mondo. Solo lei poteva dire di averla vista veramente felice, di averla vista ridere, sorridere e mostrare il suo lato più sincero in maniera spontanea. Avevano condiviso molto, il tempo migliore lo ricordava con lei e suo padre accanto.
Ti stai lasciando prendere dalla nostalgia stasera Mai, si disse con un sorriso amaro sulle labbra mentre il getto dell’acqua calda la colpiva sul viso.
Aveva amato così tanto suo padre che la sua improvvisa perdita le aveva lasciato un profondo vuoto che non era ancora riuscita a colmare. Le aveva insegnato tutto quello che sapeva, era stato un valido insegnante sia per lei che per l’amica. Ricordava che, quando erano insieme, l’uomo era sempre allegro come se tutte le preoccupazioni che aveva potevano aspettare.
È stato così brutto prendere il tuo posto papà, pensò abbracciandosi, Credevo che avrei avuto più tempo e invece mi sbagliavo esattamente come Natsuki. Siamo dovute crescere in fretta, vero? Ci stai guardando in questo momento? Stiamo cercando di fare il nostro meglio.
Involontariamente alzò gli occhi verso il balcone del bagno mentre usciva dalla doccia. Si coprì con un asciugamano e rimase parecchi minuti ad osservare il paesaggio notturno. Quella sera non c’era nemmeno una nuvola ad ostacolare la luce delle stelle.
 
Era la prima volta che suo padre la portava con sé, era convinta che quello fosse un giorno molto speciale. Mai aveva cinque anni ma era una bambina molto sveglia per quell’età, curiosa e vivace. L’uomo le aveva spiegato che le avrebbe fatto conoscere la donna che lavorava con lui e sua figlia. Avrebbero potuto fare amicizia e giocare insieme anche se non doveva dimenticare di comportarsi sempre in modo educato. Altrimenti non avrebbe potuto più farla venire. Padre e figlia erano arrivati da pochi minuti quando avevano sentito dei passi alle loro spalle. Voltandosi, la bambina aveva visto una donna giovane camminare tenendo per mano una bambina che le somigliava tantissimo. Suo padre aveva fatto un gesto di saluto con la mano e, dopo aver stretto quella di Mai, era andato loro incontro.
<< Ciao Saeko >> aveva detto immediatamente << E tu sei Natsuki? Sei davvero diventata grande. Lei è mia figlia Mai >>.
La bambina aveva fatto un passo avanti per presentarsi e aveva allungato la mano.
<< Ciao Natsuki >> aveva salutato sorridendo.
L’altra bambina prima di rispondere aveva alzato gli occhi sulla madre che le aveva accarezzato una guancia sorridendo anche lei.
<< Natsuki >> aveva detto con voce dolce << Questo è l’amico della mamma, te l’ho detto prima. Non essere timida >>.
Sua figlia aveva annuito e si era presentata a sua volta al duo che le stava di fronte. Pochi minuti dopo, Mai l’aveva trascinata lontano dai genitori per poter giocare alle esploratrici. Rimasti soli, i due genitori si erano seduti su un tronco d’albero rovesciato senza smettere di osservare le bambine. Nonostante l’iniziale timidezza di Natsuki, sembrava andare tutto bene. Lei e Mai ridevano e si rincorrevano scherzando tra loro.
<< Sembra che vadano d’accordo >> aveva affermato il padre della bambina dai capelli rossi.
La donna aveva annuito continuando a sorridere. Era contenta di vedere sua figlia così spensierata; a casa ormai non si respirava più una bella atmosfera e chi ne stava risentendo di più era proprio la bambina.
<< Diventeranno ottime amiche >> aveva continuato l’uomo.
Saeko l’aveva guardando annuendo leggermente.
<< Proprio come noi due? >> aveva domandato con tono ironico.
La mano del signor Tokiha che si posava sul suo ginocchio l’aveva fatta sussultare. Si erano guardati negli occhi per diversi istanti in silenzio; poi la dottoressa Kuga aveva scosso il capo alzandosi.
<< Come sta tua moglie? E Takumi? >> aveva chiesto per cambiare argomento.
Lui aveva continuato a fissarla nonostante non potesse guardarle il volto.
<< Bene, è un bambino ancora molto piccolo… >> si era alzato anche lui per poterle stare accanto << Ci fa penare parecchio >>.
Aveva rabbrividito nel sentire l’odore della sua pelle. Ormai starle accanto era diventato sempre più difficile, la desiderava troppo per poter ancora pensare a lei come ad una semplice collega di lavoro.
<< Natsuki, Mai! >> aveva esclamato improvvisamente Saeko << Non vi allontanate! >>.
Aveva alzato gli occhi verso la figlia e aveva annuito.
<< Mai, ascolta quello che ti dice >>.
Era tornato ad abbassare lo sguardo ed era rimasto colpito dal colore verde intenso di quegli occhi dietro le lenti degli occhiali della donna mentre lo fissavano. Lei sorrideva cercando di allentare la tensione che si era creata tra loro da quando i loro sentimenti si erano fatti col tempo sempre più chiari. Trascorrevano molto tempo insieme, si guardavano le spalle e combattevano l’uno accanto all’altro; era inevitabile che accadesse qualcosa di simile. L’uomo aveva fatto un passo per essere ancor più vicino alla donna.
<< Non possiamo >> aveva sussurrato la dottoressa << Tokiha, sai che non è giusto. Siamo sposati, abbiamo dei figli… >>.
<< Lo so >> aveva risposto lui con una nota dolorosa distogliendo lo sguardo mentre pensava al fatto che quella donna era l’unica che lo chiamasse per cognome. Gli piaceva sentirglielo dire, sulle sue labbra assumeva un suono particolare.
Erano rimasti per molto tempo in silenzio.
<< Forse abbiamo sbagliato a venire qui oggi >> aveva detto ad un certo punto la donna << Forse non dovremmo trascorrere del tempo insieme oltre a quello che già trascorriamo >>.
<< Lo facciamo per loro >> aveva ribadito il padre di Mai indicandole con un cenno del capo << Per farle essere pronte. Dalla prossima volta inizieremo ad allenarle >>.
Saeko aveva annuito. Era stata subito d’accordo con lui quando le aveva proposto di far iniziare alle bambine dei piccoli esercizi, al contrario di suo marito che non voleva nemmeno sentir nominare una cosa del genere. Si era fermamente opposto a quell’incontro non perché era dell’idea che Natsuki fosse troppo piccola per quel genere di cose ma semplicemente perché si rifiutava di ammettere che anche sua figlia era come la donna che aveva sposato. Due guardiane. Si era passata una dito sulla fede che portava all’anulare sinistro e aveva sospirato. Con lui diventava sempre tutto più complicato; rimpiangeva i primi anni di matrimonio quando quei problemi ancora non c’erano. Eppure lui era sempre stato al corrente di quale fosse il suo compito, non glielo aveva mai nascosto. Da quando era nata Natsuki, però, ogni volta che correva via lo sentiva continuamente più distante, ogni volta più irraggiungibile. E di conseguenza aveva dovuto iniziare mentirgli.
<< E’ stato tuo padre ad allenarti? >> aveva chiesto subito dopo scacciando quei pensieri.
L’uomo aveva scosso il capo mentre un lieve sorriso gli increspava le labbra.
<< Mio padre non c’era quasi mai con me. È vissuto lontano perché credeva che in questo modo io fossi al sicuro>> aveva detto << Ho pochi ricordi di lui. Per questo quando è morto sono stato parecchio in difficoltà con Kagutsuchi. Sapevo poco del mio Child e soprattutto del mio compito come guardiano; per questo ho deciso di non fare lo stesso errore con Mai. Le insegnerò tutto quello che so fin da ora così che un giorno sarà preparata a continuare da sola >>.
Anche se avrebbe dovuto evitarlo, Saeko gli aveva messo una mano sulla spalla. Per lei era la stessa cosa; anche suo padre era stato il guardiano precedente a lei e purtroppo la sua morte, avvenuta troppo presto, non le aveva permesso di acquisire le giuste conoscenze. Era d’accordo con quello che diceva Tokiha, nemmeno Natsuki sarebbe dovuta arrivare impreparata. Sapeva fin troppo bene cosa significava non avere neppure idea di cosa fare, trovarsi di fronte ad un Orphan e non riuscire a pensare, avere paura di morire. Nessuno dei due voleva commettere gli errori, a fin di bene, dei loro genitori. Alle loro famiglie era spettato un compito molto delicato e importante; proteggere il portale di Aruk fino alla fine dei tempi. Era una missione che si tramandavano di padre in figlio.
<< Papà, papà! >> aveva urlato Mai correndo verso di lui << E’ vero che Kagutsuchi è il Child più forte di tutti? >>.
L’uomo le aveva sorriso chinandosi sulle ginocchia per arrivare all’altezza di entrambe le bambine.
<< Anche Duran è in gamba >> aveva risposto lanciando una breve occhiata alla donna << Ma il nostro Kagutsuchi non ha rivali, stermina Orphan come se fossero di carta >>.
Mai aveva riso.
<< Senza Duran che gli copre sempre le spalle, lo vedo davvero improbabile >> aveva ribattuto Saeko strizzando l’occhio alla figlia.
<< E’ un gioco di squadra, bambine >> aveva spiegato l’uomo prendendo Mai e Natsuki per mano << Un giorno sarete voi a comandarli e allora, esattamente come noi, dovrete lavorare insieme. L’amicizia è molto importante, potete promettermi che sarete amiche per sempre? >>.
Le due bambine si erano guardate per un breve istante prima di annuire convinte.
<< Molto bene >> aveva continuato sollevandole sulle spalle come se fossero prive di peso << Allora adesso per sugellare questo patto ci vuole un gelato gigante per tutti! >>.
La sua proposta era stata accolta con entusiasmo da parte del quartetto.
 
<< Sai, papà >> aveva detto Mai infilandosi sotto le coperte pronta per dormire << Mi piace tanto la tua amica >>.
Suo padre le aveva sorriso accarezzandole la fronte.
<< Mi sono divertita tanto oggi con Natsuki >> aveva continuato sbadigliando.
<< Quello di oggi è stato solo il primo di molti altri pomeriggi insieme ma sarà il nostro segreto, va bene Mai? Non dovrai mai rivelare a nessuno quello che facciamo insieme a Natsuki e alla sua mamma >>.
<< E’ per la nostra missione? >> aveva domandato guardando l’uomo dritto negli occhi.
<< Sì >> aveva risposto il signor Tokinha << Un giorno comprenderai meglio cosa vuol dire essere guardiani >>.
<< Noi siamo speciali, papà? >>.
Aveva visto suo padre annuire.
<< La mamma e Takumi non sono speciali come noi? >> aveva continuato la bambina sempre più assonnata.
<< No, piccola >> aveva detto l’uomo accarezzandole il volto << Quelli speciali siamo solo io, te, Saeko e Natsuki. Lo so che è difficile da comprendere, Mai, ma non è una cosa che dipende da noi. Forse col tempo ti sembrerà più semplice >>.
Detto questo, le aveva dato un bacio sulla fronte spegnendo la luce e si era allontanato dalla camera della figlia col cuore più leggero. Sapere che Saeko appoggiava la sua idea e che sua figlia sarebbe partita avvantaggiata rispetto a lui gli permetteva di dormire tranquillamente.

 
Papà, ti sei sempre preoccupato per me.
Mai si asciugò una lacrima mentre il volto di suo padre le attraversava la mente. Tutto quello che aveva fatto, lo aveva fatto con la speranza che lei potesse essere una guardiana ottima; affinché, nel guardarsi indietro, non avesse rimpianti. Si vestì lentamente e sobbalzò per la sorpresa quando improvvisamente si rese conto che fuori il balcone c’era Natsuki. Sorrise nel vederla senza domandarsi come avesse fatto a giungere fin lì senza passare per la porta di casa.
<< Vedo che ti sei rimessa alla perfezione >> la salutò.
<< Come diavolo ti è venuto in mente di scaricarmi davanti l’ospedale?! >> urlò lei non appena le ebbe aperto.
Mai la guardò per qualche secondo prima di scuotere il capo.
<< Ho fatto ciò che ritenevo opportuno >>.
<< Avresti dovuto limitarti a portarmi nella mia stanza! >> continuò la mora agitando le mani per enfatizzare le sue parole << Lo sai perfettamente che le nostre ferite guariscono più in fretta di quelle normali >>.
<< Eri ridotta male, Natsuki! >> rispose Mai << Stavi perdendo troppo sangue >>.
<< Avresti dovuto chiederlo a me! >>.
<< Eri svenuta, piantala! >> disse la rossa con tono alto << Ti rendi conto di cosa sarebbe successo se fossi morta? >>.
La ragazza dagli occhi verdi non rispose.
<< Noi non siamo immortali, Natsuki >> continuò l’amica nascondendo la preoccupazione che aveva provato in quel momento dietro il loro obiettivo comune << Siamo guardiane, abbiamo una capacità di guarigione superiore rispetto agli altri ma possiamo morire come è successo a mio padre e tua madre e tutti i nostri antenati. E sai perfettamente cosa accadrebbe. I nostri genitori si sono sacrificati per noi, loro… >>.
<< Smettila >> sussurrò Natsuki con lo sguardo basso.
Nonostante fossero trascorsi dieci anni, ancora le faceva male parlare di sua madre.
<< Loro ci volevano bene >> affermò invece Mai incurante di quello che le aveva detto l’amica << E l’ultima cosa che avrebbero voluto era vederci compiere una stronzata per orgoglio >>.
Si guardarono negli occhi sentendo di stare provando gli stessi sentimenti nel ricordare.
In quel momento il loro cellulare squillò contemporaneamente. Nel leggere il messaggio che era arrivato si scambiarono un breve sguardo d’intesa. Era lo stesso.

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


Natsuki aveva guidato fino al luogo indicato da Midori con Mai dietro che si reggeva a lei leggermente preoccupata per la forte velocità. Quando arrivarono c’era la loro amica ad attenderle. Si tolsero i caschi integrali e osservarono il paesaggio. Si trovavano in un grande spiazzo nella periferia della città e vista l’ora era deserto. La ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una coda, un anno più grande di loro, si avvicinò e in quell’istante il cellulare della rossa prese a squillare.
<< Pensavo che tuo fratello dormisse a quest’ora >> mormorò la ragazza dagli occhi verdi.
Vedendo Mai arrossire comprese che c’era qualcosa che non sapeva.
<< Non… non è lui infatti… >>.
Natsuki sbirciò oltre la sua spalla per leggere il nome sul display.
<< Chi è Tate? >> esclamò sorpresa.
Il volto dell’amica divenne paonazzo.
<< E’ solo un… un amico di classe… >> rispose attaccando.
Non era quello il momento di mettersi a chiacchierare.
<< E ti chiama a quest’ora? >> domandò la mora alzando entrambe le sopracciglia.
<< Questa volta è un po’ diverso >> disse Midori interrompendo quella conversazione a bassa voce nonostante fossero le uniche presenti << Credo di aver individuato un piccolo nido >>.
Le due sedicenni la guardarono perplesse.
<< Un nido? >> ripeté Natsuki guardandosi intorno. Non vedeva nessuna traccia degli Orphan.
<< Non qui >> rispose Midori sorridendo appena << Ma dalle fonti di calore emesse sembra proprio così >>.
Col dito indice indicò il suolo.
<< Si trovano sotto terra? >> chiese Mai abbassando involontariamente gli occhi << Vuoi dire che si nascondono nelle fogne? >>.
Natsuki a quelle parole nascose un moto di disgusto cercando un tombino nelle vicinanze.
<< Esatto >> disse la terza ragazza.
<< Oh, ma che schifo >>.
<< Forza, andate >> affermò Midori senza badare a quei commenti.
<< Come mai sei qui? >> domandò Natsuki. Aveva notato che l’altra si era portata dietro il portatile.
<< Ho bisogno di altri dati per delle ricerche >> spiegò l’amica aprendolo << E poi voglio confrontare il vostro livello di combattimento con quello del mese scorso >>.
Sia Mai che Natsuki sorrisero.
<< Rimarrai piacevolmente sorpresa >> disse Mai passandosi una mano tra i capelli.
Seguì Natsuki giù nelle fogne dopo che Midori chiese loro di cercare di portarli in superficie. In uno spazio angusto non potevano lasciare che i loro Child utilizzino i loro poteri al massino; soprattutto quello di Mai che avrebbe rischiato di bruciare anche loro.
<< Dobbiamo solo fare da esche >> affermò la sedicenne dai capelli rossi per evitare che l’amica potesse avere dei colpi di testa << Ci facciamo vedere e torniamo in superficie il prima possibile >>.
L’altra ragazza annuì comprendendo che era una situazione delicata mentre metteva i piedi in una pozza d’acqua melmosa. L’aria lì sotto era fetida. Sperò di fare in fretta, mai come in quel momento le mancava vedere il cielo.
Ad un certo punto Mai, che era di fronte a lei di pochi passi, si fermò facendole segno di fare silenzio. Natsuki immediatamente invocò Duran che le si mise accanto e strinse con vigore il calcio delle due pistole. Sapeva che l’amica non poteva avocare il suo Child in quel poco spazio. Puntò le pistole avanti a sé e si mise davanti a Mai come se volesse proteggerla. Duran la imitò. Mosse qualche passo senza cambiare posizione. Di fronte a lei le fognature subivano una svolta, potevano solo immaginare cosa si celasse dietro. Natsuki respirò profondamente e, con un balzo, coprì la distanza che rimaneva. Quello che vide la fece rimanere di stucco per solo attimo prima di reagire. Decine e decine di piccoli Orphan si presentarono ai suoi occhi. Erano mostri che non superavano i cinquanta centimetri di altezza, dalla pelle a squame e si muovevano rozzamente sulle due zampe posteriori. Appena la videro corsero verso di lei per attaccarla. La ragazza dai capelli neri sparò a quello più vicino mentre il suo Chid si gettava nella mischia per proteggerla. Ne sbranò quattro in un solo colpo.
<< Duran, carica le pallottole d’argento! >> urlò indietreggiando leggermente.
Sparò un nuovo colpo ad un Orphan che si stava avventando contro Duran facendolo cadere su un altro che voleva fare la stessa cosa. Sentì un dolore all’altezza della gamba destra e abbassando lo sguardo vide un altro mostro aggrappato al suo stinco dopo averglielo morso. Con un calcio lo sbatté contro la parete più vicina e colpì con un proiettile in pieno viso. L’esplosione dei proiettili d’argento di Duran la accecò pe pochi secondi. Si sentì un rumore sordo.
<< Che cosa stai facendo, Natsuki? >> le domandò Mai prendendola per un braccio e strattonandola << Dobbiamo risalire! >>.
La ragazza la guardò completamente dimentica di quali erano stati gli ordini. Con la coda dell’occhio vide un altro Orphan avvicinarsi pericolosamente all’amica; si voltò rapida come un falco e piantò l’ennesima pallottola nel corpo del mostro fermando la sua corsa.
<< Muoviti! >> la incitò Mai vedendo che ne arrivavano altri.
<< Duran! >> si decise finalmente a richiamare il suo Child << Andiamo! >>.
Rifecero il percorso al contrario correndo mentre quei piccoli mostri le stavano dietro. Natsuki si era graffiata il volto ed era stata morsa all’altezza del ginocchio. Zoppicava leggermente ma il dolore era sopportabile. In testa correva la ragazza dai capelli rossi seguita dall’amica e da Duran che spesso era costretto a fermarsi per abbattere qualche Orphan. Natsuki era stata più volte tentata di far usare dal suo lupo le pallottole di diamante ma temeva che la struttura non avrebbe retto facendole rimanere intrappolate. Si arrampicarono verso la scaletta che portava all’uscita e una volta fuori respirarono entrambe profondamente l’aria pulita. La loro calma durò pochi momenti. Dallo stesso punto in cui erano scappate loro, si fecero strada gli Orphan che le stavano inseguendo. Quei mostri non erano stupidi, sapevano che quelle due ragazze erano il loro unico ostacolo per potersi ricongiungere col Principe d’Ossidiana. Sconfitte loro, avrebbero potuto finalmente aprire il portale. Per questo le cacciavano e le due sedicenni davano la caccia, a loro volta, a quei mostri per evitare di essere colte di sorpresa. Midori, che non era una guardiana, le aiutava proprio in questo. Analizzava i dati e le fonti di calore della città per scoprire dove si nascondessero prima che fossero loro a trovare Mai e Natsuki. Delle volte funzionava, delle volte erano stati gli Orphan a trovare le sedicenni. Avevano la capacità di sentire la loro energia, diversa dalle persone comuni. Seguiva con accanimento il lavoro che aveva iniziato suo padre quando era vivo e che aveva lasciato a lei alla sua morte. Erano solo delle ragazze ma che potevano salvare il mondo.
<< Kagutsuchi! >> urlò Mai evocando finalmente il suo Child.
I braccialetti infuocati le cinsero immediatamente i polsi mentre la sua fenice appariva alle sue spalle. Attaccò con impeto, quasi con rabbia mentre Natsuki si univa a lei. Ora poteva chiedere a Duran di caricare i proiettili di diamante, il suo colpo più forte. Si gettò tra gli Orphan, incurante del dolore che i tagli le provocavano e sparò a ogni mostro che le capitava a tiro.
<< Togliti, Natsuki! >> le gridò l’amica facendole un segno con la mano.
Natsuki la guardo per un solo istante comprendendo. Sorrise mentre si creava un varco per allontanarsi.
<< Ora Duran! >> disse saltando.
<< Vai Kagutsuchi! >> urlò a sua volta Mai.
I colpi partirono simultaneamente da due lati diversi colpendo il gruppo di Orphan che era al centro. Si creò uno scoppio violento ma, quando la leggera brezza scansò il fumo, dei mostri non vi era traccia. Solo la cenere poteva testimoniare quello che era accaduto. Natsuki si gettò per terra nell’attimo in cui le sue pistole scomparvero respirando profondamente mentre Mai le si avvicinava. Tra le due era sempre quella che riportava maggiori ferite.
<< Natsuki >> disse chinandosi leggermente.
<< Sto bene >> rispose la mora rimettendosi in piedi.
In effetti i tagli non erano profondi, nel giro di una notte sarebbero guariti.
<< Non male >> sentirono dire da una voce alle loro spalle.
Voltandosi, scoprirono che Midori stava applaudendo lentamente.
<< Siete state brave tutt’e due >>  continuò l’amica << Ma tu, Natsuki, possibile che debba averesempre dei colpi di testa? Possibile che non comprenda mai il pericolo? >>.
La ragazza dagli occhi verdi sorrise con noncuranza, appoggiandosi alla sua moto.
<< Hai causato una scossa di terremoto mentre eravate là sotto >> spiegò Midori senza bisogno di domandare di chi fosse la causa << Potevi far crollare il tetto >>.
<< Non è successo niente di simile >> rispose Natsuki col suo solito tono.
<< E se invece fosse successo? Fermati a pensare a quello che sarebbe accaduto dopo. Potevate morire entrambe >>.
<< Ha ragione, Natsuki >> disse ad un tratto Mai << Non puoi comportarti in questo modo, abbiamo già rischiato quando hai deciso di far saltare in aria la scuola che frequentavi a Mirroshud >>.
<< Mi sembra che ve la stiate prendendo troppo >>.
La ragazza dai lunghi capelli scuri prese in mano il casco integrale e stava per infilarlo.
<< Non puoi continuare a comportarti come se fosse solo il tuo dolore! >> sbottò l’amica incapace di trattenersi di fronte al suo atteggiamento con le lacrime agli occhi.
<< Non puoi sapere, tu non c’eri! >> esclamò Natsuki mentre il cuore le urlava di rabbia repressa.
I ricordi di quella notte le invasero la mente. In un gesto d’ira scagliò l’oggetto che aveva in mano il più lontano da lei e lo sentì schiantarsi sull’asfalto nello stesso momento in cui partiva a cavallo della sua moto. Le grida di Mai che le dicevano di fermarsi furono inutili.
 
Natsuki correva sull’asfalto liscio della strada nel cuore della notte. Se una pattuglia l’avesse vista le avrebbe fatto una bella multa perché non indossava il caso ma in quel momento non gliene importava niente. La sua testa era da tutt’altra parte, non si era mai mossa da quella sera di dieci anni prima. Con una mano si asciugò le lacrime che le rigavano il volto e diede la colpa al vento che le sferzava con violenza le guance. Alla fine si fermò esausta e col fiatone. Quella posizione non era certo la migliore dopo una battaglia. Si guardò intorno ma non sapeva nemmeno lei dove si trovava. Fece apparire le sue pistole e iniziò a sparare a caso. Il rumore sordo delle pallottole era un fischio continuo nelle orecchie ma sembrava non infastidirla. Non mirava a niente, colpiva e basta. Delle volte i proiettili si perdevano in una traiettoria invisibile senza trovare nessun ostacolo. Se qualcuno l’avesse sentita e le si fosse avvicinata, avrebbe sparato anche a lui. Nello stato in cui era, avrebbe potuto commettere qualunque pazzia. Continuò a sparare fino a quando non le fecero male le dita e le pistole le sfuggirono di mano cadendo al suolo. Si inginocchiò mentre si guardava i polpastrelli che sanguinavano. Quello che diceva Mai era vero, lei davvero quando combatteva perdeva il controllo di sé e si gettava a capofitto anche nelle situazioni più assurde. Quando vedeva un Orphan non riusciva a controllarsi. Quegli esseri avevano ucciso sua madre, come poteva pensare di rimanere fredda e reazionaria? La rabbia, per non essere riuscita a fare niente quella sera, prendeva il possesso di lei e la induceva a comportarsi come aveva fatto fin ad allora. Non la spaventava la morte, non aveva nessuno a cui era affezionata. Sua madre era tutto quello che aveva e le era stata tolta quando aveva solo sei anni. Ricordava d’aver voluto bene anche al padre di Mai per tutto quello che aveva fatto per lei e per come, ogni volta che si incontravano, la spronasse a dare il massimo in tutto quello che faceva. Adesso era solo la vendetta a muoverla e la sua vita le appariva ben misera cosa rispetto a quello che avevano gli altri. Anche Mai aveva perso suo padre e un anno dopo era morta la madre ma le rimaneva suo fratello che era rimasto a Mirroshud mentre loro erano andate via. Era sempre stato un ragazzino dalla salute molto instabile, per questo l’amica cercava di fargli subire meno traumi possibili. Era sempre stata protettiva nei suoi confronti essendo l’unico parente che le rimaneva. Si strinse in petto che le doleva. A lei invece era stato tolto tutto, per questo si comportava in quel modo e avrebbe continuato a farlo. Non le interessava quello che dicevano Mai o Midori, nessuno poteva comprendere come ci si sentisse. Nessuno poteva sapere cosa si provasse nel veder morire la propria madre davanti gli occhi e non poter fare nulla per salvarla. Involontariamente iniziò a piangere.
Mamma, pensò, Mi manchi così tanto. 

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Capitolo 6
*** Incontri ***


Shizuru si svegliava sempre molto presto ed era abituata alla calma che circondava il palazzo dedicato agli studenti. Per questo il rumore del rombo di una moto la colpì molto. Sbirciò dalla finestra scostando leggermente la tenda e vide Natsuki scendere e zoppicare fino all’entrata. Ebbe una fitta al cuore nel vederla, si era fatta male di nuovo. Cosa poteva mai combinare per ridursi in quello stato? Scosse il capo nel vederla scomparire all’interno dell’edificio e combatté contro l’impulso di scendere al piano inferiore e chiederle spiegazioni. Per istinto sapeva che si sarebbe trovata di fronte a un muro e non voleva perdere quel minimo di fiducia che aveva acquistato. Nemmeno quel giorno sarebbe andata a scuola. Il giorno precedente aveva riletto con maggior attenzione il fascicolo della ragazza. A sei anni sua madre era morta in circostanze non del tutto chiare e la bambina, presente, aveva riportato delle ferite che l’avevano mandata in coma per un paio di settimane. Secondo i medici era stato un miracolo che si fosse ripresa. Scosse il capo sorridendo appena. Un po’ com’era accaduto davanti ai suoi occhi. Risvegliatasi, aveva dovuto apprendere che suo padre era andato via anteponendo il lavoro alla figlia. Si era allontanato non solo dal paese ma anche dal continente. Per attenuare il suo senso di colpa, però, nei confronti di Natsuki, ogni mese le faceva percepire un vitalizio che teneva conto di tutte le sue spese. Da allora non era mai tornato. Ovvio che la ragazzina avesse sviluppato sentimenti di rabbia e distacco verso il mondo. Da quando aveva lasciato l’ospedale, era stata sbattuta in vari collegi e scuole private di gran prestigio senza nessun punto di riferimento. Esattamente come adesso. Il suo curriculum scolastico era devastante; note, voti bassi, sospensioni anche molto pesanti. Era stata perfino arrestata per aver dato inizio ad una lite in un bar quando aveva tredici anni. L’avevano definita aggressiva e ribelle, attaccabrighe e violenta; una ragazza da cui tenersi alla larga. Nessuno aveva mai provato a comprenderla e ad ascoltarla, un muro invisibile si era frapposto tra lei e il resto del mondo. E poi c’era stato il suo ultimo trasferimento avvenuto dopo che la sua scuola fosse andata distrutta in un incendio di cui non si conosceva il colpevole. Non sapeva perché ma qualcosa le diceva che Natsuki c’entrava. Se suo padre avesse letto quelle poche pagine, l’avrebbe definita una piccola vandala da tenere rinchiusa da qualche parte lontano dalla civiltà. Sorrise, non era quello che pensava lei che si sentiva inevitabilmente attratta da quella ragazza dal passato così torbido e con un grande segreto sulle spalle. Improvvisamente, si domandò cosa mangiasse una ragazza che aveva quel tipo di orari, sempre in giro a fare chissà cosa per ritirarsi poi all’alba. Sicuramente niente di buono. Si recò in cucina mentre il suo sorriso si allargava. C’era qualcosa che poteva fare per lei. Aprì il frigorifero per controllare di avere tutto ciò che le occorresse. Era sempre stata brava a cucinare.
 
Natsuki dormì poco e male ma quando si svegliò, poche ore più tardi, scoprì che, com’era prevedibile, le sue ferite erano guarite. Al loro posto erano rimaste solo bianche cicatrici. Si stiracchiò alzandosi in piedi e stropicciandosi gli occhi ancora assonnata. Avrebbe tanto voluto poter dormire di più e più profondamente però non le era stato possibile. Guardò il cellulare notando che Mai l’aveva provata a chiamare due volte e lo ripose nella tasca del pantalone che indossava. Si affacciò dalla finestra per respirare una boccata d’aria fresca e in quel momento il suo stomaco brontolò. Si recò in cucina ma sia la dispensa che il frigo erano completamente vuoti. Scoraggiata, s’infilò sotto la doccia e, una volta asciutta, si vestì nella sua tenuta da corsa. Aveva deciso che quel giorno l’avrebbe dedicato completamente ai suoi allenamenti. Ricordava che sua madre e il padre di Mai passavano molto tempo a compiere esercizi per migliorare le loro prestazioni e le due ragazze, da quando si conoscevano, non avevano mai saltato un giorno. Ultimamente, però, con quello che era successo a Mirroshud e il loro successivo trasferimento a Tirha, avevano allentato un po’ la presa. Si legò i lunghi capelli scuri in una coda guardandosi allo specchio. Ciò che vide fu il riflesso di una ragazza dai lineamenti delicati e la pelle chiara ma dallo sguardo duro e deciso. Chiunque la guardasse aveva lo stesso pensiero su di lei, non si sarebbe fatta abbattere da nessuno. Era determinata in tutto quello che faceva, soprattutto nel suo lavoro di guardiana. Sua madre le aveva affidato quel compito, era un ruolo che passava di generazione in generazione e tutti si erano dimostrati all’altezza. Natsuki non si sarebbe tirata indietro, non l’aveva mai fatto. Gettò una veloce occhiata alla sua stanza che aveva visto giorni migliori e sospirò aprendo la porta di casa. Fu in quel momento che vide un pacco lasciato lì per lei. Lo sollevò leggendo il bigliettino che portava scritto solo il suo nome ma dalla calligrafia dedusse soltanto che non si trattata di Mai. L’aprì, scoprendo che qualcuno aveva gentilmente cucinato riso e gamberi per lei. Nel vederlo, la sedicenne sorrise. Adesso aveva compreso di chi si trattasse e, se aveva visto giusto, abitava al piano superiore.
 
Aveva perso il conto dei giri che aveva compiuto intorno al parco, sapeva solo che le gambe le facevano male per lo sforzo. Si fermò un attimo respirando profondamente mentre guardava il sole che stava tramontando. Il ciondolo che apparteneva a sua madre ondeggiò sul suo petto per qualche secondo prima di fermarsi. Lo prese con la mano destra stringendolo nel pugno mentre ricordava che glielo aveva donato il giorno prima di morire; ora era tutto quello che le restava di lei. Lasciò libera la catenina passandosi la mano libera sulla fronte per scostare il sudore. Aveva sentito un leggero fruscio di foglie secche ma poteva anche essere stato il vento a smuoverle. Attese immobile per verificare che non fosse davvero nulla ma, quando lo sentì nuovamente, si girò di scatto brandendo le pistole che immediatamente aveva materializzato ma non evocò Duran. Ormai non serviva nemmeno più pensarle; la sua mente reagiva prontamente ad un possibile nemico e si difendeva. Non si era sbagliata infatti. Un grosso Orphan dalle sembianze di serpente strisciava velocemente nella sua direzione. Aveva il corpo viscido di un blu cobalto mentre gli occhi che la fissavano erano gialli. Puntò le sue armi contro di lui e fece fuoco colpendolo alla coda. L’Orphan sibilò per il dolore ma non si fermò aprendo la bocca per incuterle terrore. A quel gesto la ragazza sparò altri due colpi con estrema freddezza colpendolo perfettamente in testa. Pochi attimi dopo il corpo senza vita del mostro scomparve in un mucchietto di cenere che fu spazzata via dal vento. Natsuki respirò profondamente mentre le pistole sparivano dalle sue mani. Se quegli esseri erano convinti di riuscire a coglierla impreparata, allora non avevano idea di quanto si sbagliassero. Aveva fatto una promessa tanti anni fa, quando si era risvegliata dal coma. Doveva vendicare la morte di sua madre. Li avrebbe uccisi tutti, uno per uno. Lei e Duran sarebbero stati implacabili e non avrebbe avuto pace finché non ci fosse riuscita. L’aveva giurato. Quello che pensava Mai della sua decisione non le interessava, quella era una cosa troppo personale per poter pensare anche solo di dividere il fardello che si era volutamente creata. Si posò un dito sulla fronte ed emise un sospiro. Era stanca. Prese in mano il cellulare e cancellò le chiamate perse della ragazza dai capelli rossi. Ancora non se la sentiva di parlare con lei, se lo avesse fatto avrebbe dovuto ammettere che aveva sbagliato a comportarsi in quel modo la sera precedente. Un lieve sorriso le increspò le labbra mentre si sedeva su un’altalena vuota. Si spinse leggermente aggrappandosi con poca forza alle catene e guardò il terreno scuro.
E non solo quella volta, pensò tristemente.
Se lo avesse fatto avrebbe dovuto ammettere che non era la sola a soffrire ancora per la perdita dei genitori e che Mai, anche se non lo dava a vedere, si portava dentro il cuore quella ferita. Ma lei non riusciva ad accantonarlo, a cercare di alleggerire la sua pena come invece faceva l’amica. La ragazza dai capelli rossi non era presente quella sera, non aveva visto com’era andata, non aveva urlato chiamando il nome della madre che, invece, non sarebbe più andata da lei. Involontariamente sospirò un’altra volta e nella sua mente si affacciò il volto di Shizuru. Arrossì violentemente pensando che le aveva preparato il pranzo poche ore fa. Perché lo faceva? Cosa la spingeva ad essere così gentile nei suoi confronti? Si diede un’altra spinta e iniziò a dondolarsi avanti e indietro. A quell’ora c’era solo lei e poche altre persone che si stavano affrettando a tornare a casa prima di essere sorpresi dal buio della notte. Dopo aver mangiato, aveva avuto il desiderio di scriverle a sua volta un biglietto per ringraziala ma poi si era bloccata pensando che questo suo gesto avrebbe innescato una serie di conseguenze che non avrebbe saputo gestire. Se non riusciva a tenere tutto sotto controllo, non poteva compiere nessun passo in quella direzione. Le bastavano i suoi minuti rabbiosi a farle venire il mal di testa per le prossime dieci ore.
 
<< Natsuki, andiamo >> aveva detto sua madre chiamandola mentre si metteva le scarpe.
La bambina era arrivata diligentemente mentre si stropicciava gli occhi.
<< Ti eri addormentata? >> le aveva domandato la donna guardandola leggermente preoccupata.
Natsuki aveva scosso il capo.
<< Stanotte te ne sei andata >> aveva risposto.
Saeko le aveva sorriso posandole una mano sulla nuca e si era abbassata per poterla guardare in quegli stessi occhi che aveva lei. Era incredibile quanto le somigliasse sua figlia.
<< Mi spiace averti svegliato >> aveva ribattuto ricordando la telefonata del padre di Mai in piena notte. Purtroppo suo marito era fuori città e aveva dovuto lasciare la bambina sola mentre dormiva. Si era augurata di fare presto ma era riuscita a tornare a casa solo all’alba. Non pensava che Natsuki se ne fosse accorta e, invece, sua figlia l’aveva sorpresa.
Di cosa mi sorprendo, poi aveva pensato, E’ una guardiana come me. È logico che abbia i cinque sensi più sviluppati.
<< E’ stato per lavoro Natsuki >> aveva continuato rialzandosi << Adesso andiamo però, Mai ti starà già aspettando >>.
Aveva visto la figlia sorriderle prima di prenderla per mano.
 
<< Natsuki! >> aveva urlato Mai salutandola da lontano con un ampio gesto della mano mentre sorrideva.
L’altra bambina aveva corso verso di lei lasciando la mano sicura della donna che la accompagnava.
<< Ehi Mai! >> aveva risposto vedendo anche l’uomo.
Aveva salutato entrambi aspettando che Saeko li raggiungesse.
<< Allora bambine >> aveva iniziato il signor Tokiha abbassandosi alla loro altezza e tenendo le mani nascoste dietro la schiena << Oggi daremo inizio agli allenamenti, siete pronte? >>.
Natsuki e Mai avevano alzato il pugno verso il cielo urlando entusiaste.
Sia l’uomo che la donna avevano riso leggermente.
<< Bene, prendente queste >>.
Il padre di Mai avevano porto ad entrambe un paio di pistole di plastica e metallo.
<< Tranquilla, sono dei giocattoli >> aveva aggiunto notando lo sguardo preoccupato di Saeko << Non si faranno male >>.
La donna aveva scosso il capo impercettibilmente senza dire nulla mentre lo seguiva e lo ascoltare illustrare il percorso ad ostacoli che aveva preparato per loro.
<< Ti sei dato parecchio da fare >> aveva costato la dottoressa Kuga avvicinandosi a lui mentre le bambine iniziavano a correre.
Lui si era stretto nelle spalle come se quello che aveva fatto non era niente di particolare.
<< Hai perfino preparato quei… quei cosi! >> aveva continuato la donna trattenendo le risate per quei buffi pupazzi di paglia e vecchi stracci che Natsuki e Mai dovevano colpire al termine del percorso preparato. Sarebbe stato in quel momento che avrebbero dovuto usare le loro pistole a pressione.
<< Penso che sia importante per loro viverlo come un gioco all’inizio >> aveva risposto il padre di Mai senza staccare gli occhi dalla figlia e dall’amica per controllarle <>.
Saeko aveva sorriso di fronte alle sue premure per le bambine.
<< Tu invece, hai uno sguardo triste >>.
A quelle parole la madre della ragazzina dagli occhi verdi era arrossita visibilmente. Si era affrettata ad abbassare gli occhi sulla punta delle scarpe come se improvvisamente avesse visto qualcosa.
<< Non è vero >> aveva risposto con un filo di voce.
Aveva visto l’ombra dell’altro muoversi verso di lei e un attimo dopo il calore della sua mano posata sulla spalla l’aveva fatta sussultare. Aveva trattenuto il fiato sentendo quanto fosse difficile lottare contro quei sentimenti. L’uomo non aveva detto nulla, eppure quel gesto era un invito ad aprirsi con lui. Nonostante quel turbinio di sensazione, la donna si era concessa di sorridere. 
<< Stanotte, quando mi hai chiamato… >> aveva iniziato con la voce ridotta ad un flebile suono << Ho… ho dovuto lasciare Natsuki da sola. Ancora una volta >>.
Si era ritrovata a stringere entrambe le mani a pugno e aveva sentito le unghie conficcarsi nei palmi per trattenere le lacrime. Suo marito aveva dovuto affrontare l’ennesimo viaggio di lavoro, di cui non poteva assolutamente fare a meno, e non era in città. Saeko aveva pensato ironicamente che tutti quei viaggi erano iniziati proprio quando tra loro nascevano le prime incomprensioni. Invece di dirle qualcosa il signor Tokiha l’aveva abbracciata in un moto di sincero affetto lasciando la dottoressa Kuga senza parole.
<< La prossima volta portala a casa mia. Lei e Mai si divertiranno a dormire insieme >> le aveva sussurrato alla fine sentendola gemere mentre si ricordava la prima volta che l’aveva vista.
Senza nemmeno conoscerla, le aveva rimproverato il fatto di essersi portata dietro la figlia allora di cinque mesi e di averla lasciata sola in macchina. Solo dopo aveva compreso che quella donna non aveva nessuno su cui contare e per questo era costretta a mettere la bambina in pericolo ogni volta. Si era scusato immediatamente per ciò che le aveva detto e da quel momento erano sempre stati in buoni rapporti.
<< Sei una brava madre >> aveva continuato avvicinando le sue labbra all’orecchio della donna dopo averle scostato una ciocca di capelli scuri.
Si erano guardati negli occhi con calma, arrossendo leggermente; poi erano tornati a controllare le bambine.
<< Natsuki sta letteralmente stracciando Mai >> aveva commentato l’uomo osservando con quale agilità la figlia di Saeko si muoveva tra gli ostacoli disseminati mentre sua figlia rimaneva indietro.
La donna aveva annuito riconoscendo in quei movimenti un’imitazione un po’ goffa dei suoi. Natsuki l’aveva vista così tante volte combattere contro gli Orphan da assimilare le sue tecniche di combattimento e riuscire a metterle in campo.
<< E’ brava >> aveva risposto notando come puntava la pistola giocattolo contro il pupazzo e sparava.
<< E ti somiglia tantissimo >>.
Saeko aveva sorriso di fronte a quel complimento.
<< Nel mio paese si dice che le femmine assomigliano ai papà >>.
<< Allora Mai mi somiglia >>.
<< Per fortuna no! >> aveva esclamato la madre di Natsuki ridendo.
Anche il padre della bambina dai capelli rossi aveva riso alla battuta trovando il suono delicato della sua voce gradevole. Le piaceva passare del tempo con lei, soprattutto quando non dovevano combattere. Si era guardato intorno respirando profondamente. Per fortuna in quel luogo erano al sicuro, gli Orphan non potevano superare la barriera che il portale aveva creato. Se fosse stato possibile, sarebbe rimasto sempre lì con Saeko e le bambine, lontano dal mondo intero dove sua figlia sarebbe rimasta al sicuro. Si erano seduti su una panchina mentre Tokiha diceva alle bambine di fermarsi per fare una pausa. Entrambe erano stanche e sudate. Solo in quel momento Saeko si era accorta delle due buste di carta lasciate sulla panchina.
<< Cosa sono? >> aveva domandato guardando soppesandoli mentre Natsuki le correva incontro.
<< Oh, mia moglie ha preparato la merenda per le bambine >> aveva risposto l’uomo evitando di guardarla negli occhi. Sapeva che quelle parole l’avrebbero ferita ma non poteva mentirle.
<< Mamma, hai visto come sono stata brava? >> le aveva chiesto sua figlia abbracciandola.
<< Bravissima >> aveva detto la donna << Mai, non essere triste. Col tempo migliorerai anche tu >> aveva aggiunto subito dopo notando lo sguardo dell’amica della figlia.
Aveva visto la bambina annuire con poco entusiasmo. Improvvisamente suo padre l’aveva sollevata da terra mettendola sulle spalle facendola ridere.
<< Mai, credi che io o tuo nonno fossimo preparati quando siamo diventati guardiani? >> le aveva domandato prendendole entrambe le mani.
La bambina non aveva risposto.
<< Imparerai a essere rapida e svelta solo con l’esperienza. Più ti allenerai e più diventerai brava >>.
L’aveva rimessa a terra e l’aveva guardata negli occhi per assicurarsi che la figlia avesse compreso. Nel vederla sorridere le aveva posato una mano sulla testa.
<< Mai, andiamo? >> le aveva detto Natsuki tirandola per una manica con la pistola in pugno.
L’altra bambina aveva annuito e si erano allontanate lasciando nuovamente i due adulti soli.
<< Si vogliono bene >> aveva commentato Saeko guardandole correre mano nella mano.
<< Non ci hanno messo molto a diventare amiche >> aveva risposto l’uomo << Magari potrebbero frequentare anche la stessa scuola >>.
A sorpresa Saeko aveva scosso il capo.
<< Non è una cosa che possiamo fare >> aveva ribattuto guardandolo negli occhi << Darebbe troppo nell’occhio se due studentesse della stessa scuola sparissero improvvisamente per poi tornare senza una spiegazione attendibile >>.
Tokiha l’aveva guardata a lungo e nel suo sguardo vi aveva letto i suoi stessi pensieri. Anche se non lo avevano detto apertamente, entrambi avevano preso in considerazione l’idea di poter morire giovani, anche se speravano di avere ancora del tempo da condividere con le proprie figlie. Nelle loro famiglie non era una cosa così inusuale. La donna era diventata guardiana a diciassette anni mentre il padre di Mai a quindici. Accadeva quando il vecchio guardiano moriva, solo in quel momento il Child si trasferiva al nuovo che era necessariamente il figlio maggiore. Era sempre stato così e così avrebbe continuato ad essere. Erano rimasti solo loro adesso, tutto era posto sulle loro giovani spalle. E poi sarebbe toccato a quelle due bambine che stavano giocando a rincorrersi. Involontariamente si era morsa il labbro.
<< Sì, hai ragione >> aveva detto infine il signor Tokiha annuendo riconoscendo che quello che aveva detto la donna era vero.
Erano rimasti in silenzio a pochi metri di distanza mentre si guardavano; poi l’uomo era stato colpito da un gommino sparato dalla pistola di Mai. Si era massaggiato la tempia diventata rossa mentre la donna le si avvicinava leggermente preoccupata.
<< Te l’avevo detto che sentivano il dolore! >> aveva esclamato Natsuki esultante.
<< Natsuki, Mai! Scendete da quella roccia immediatamente! >> aveva gridato la donna vedendo entrambe le bambine arrampicate su un’altura << Stai bene? >> aveva domandato subito dopo al padre della ragazzina dai capelli rossi.
<< Sì, non preoccuparti >> aveva risposto lui abbozzando un breve sorriso e facendo un breve cenno col capo.
Lei gli aveva posato una mano sulla spalla mentre con l’altra le voltava il viso per poter guardare. Gli aveva sorriso prima di parlare.
<< Non è niente >> aveva detto dandogli un bacio sulla tempia << Adesso va meglio? >>.
Era arrossita nel rendersi conto della naturalezza di quel gesto. Anche l’uomo le aveva sorriso.
<< Sì, grazie >>.

 
<< Natsuki, ehi Natsuki >>.
Quella voce la riportò alla realtà. Lentamente sollevò il volto fissò sul terriccio rosso sotto i suoi piedi e fissò la figura che l’aveva chiamata. Shizuru Fujino era davanti a lei. La ragazza sgranò gli occhi senza riuscire a comprendere come l’altra ragazza fosse, in un modo o nell’altro, sempre presente nella sia vita.
<< C… ciao Shizuru >> la salutò incerta Natsuki.
La presidentessa le sorrise amabilmente.
<< Che… che cosa ci fai qui? >> le domandò.
<< Ho fatto compere >> rispose la diciottenne accennando ai molto pacchi e pacchetti che aveva tra le mani << E stavo tornando a casa. Tu, invece, sembravi assorta in pensieri profondi >>.
Involontariamente Natsuki arrossì mentre si chiedeva come poteva Shizuru farla sentire sempre in quello stato.
<< Torniamo a casa insieme? >> le propose la ragazza dai capelli castani.
La sedicenne scattò dall’altalena come se fosse stata punta.
<< Va… va bene >> disse camminando al suo fianco.
Forse mi sento così perché non l’ho ringraziata per oggi, pensò Natsuki sentendo un vuoto all’altezza dello stomaco.
L’aveva guardata con la coda dell’occhio. La ragazza procedeva spensierata con passo deciso e sul suo volto era disegnato un leggero sorriso.
Che cosa avrà mai da sorridere, continuò a pensare la sedicenne mentre scrollava il capo.
<< Ti piace fare jogging? >> le domandò Shizuru senza guardarla dopo aver notato la sua tenuta sportiva così diversa dall’abitudinaria uniforme che dovevano indossare << Pensavo che la tua passione fosse solo la moto >>.
Natsuki avrebbe tanto voluto evitare di arrossire ma non ci riuscì e si diede della sciocca per quello. Solo di fronte a quella ragazza le pareva di tornare a quando aveva cinque anni.
<< Mi piace >> rispose semplicemente cercando di darsi un tono.
Shizuru le lanciò un leggero sorriso mentre le gettava un’occhiata veloce.
Vorrei che parlassi di più con me, Natsuki, pensò, Vorrei che ti liberassi d quella profonda angoscia che si cela dietro quello sguardo duro e raggelante; che capissi quanto può farti sentire meglio confidarti con qualcuno, con una persona speciale nella quale riponi una fiducia ceca. Lo so che con la morte di tua madre e l’abbandono di tuo padre non è stato facile ma se solo prendessi in considerazione… Vorrei essere io quella persona importate per te, vorrei poterti stare accanto sempre e consolarti quando piangi, ridere quando sei felice, poter osservare senza interruzione i lineamenti del tuo volto sorridendo mentre li accarezzo delicatamente. Se solo mi permettessi di varcare le soglie del tuo cuore, mia piccola Natsuki, ti renderei contenta. Perché io sento di provare qualcosa per te che va oltre la semplice conoscenza o amicizia; io credo di essermi innamorata.
Anche se avrebbe voluto urlare i suoi pensieri alla ragazza che le stava accanto e, in questo modo, liberarsi; preferì restare in silenzio spaventata da quale sarebbe potuta essere la reazione dell’altra. Emise un leggero sospiro mentre osservava i suoi lunghi capelli raccolti in una coda alta ondeggiare sotto il suo passo. Provò il forte impulso di sfiorarli, di sentire la loro morbidezza al tatto, ma si trattenne dal farlo. Svoltarono a sinistra in silenzio. Natsuki sembrava assorta in pensieri che non desiderava condividere con nessuno. Una parte della sua mente, infatti, le diceva di frapporre più distanza possibile tra lei e quella ragazza che le cammina accanto mentre l’altra le suggeriva di godersi quei pochi momenti di tranquillità. In fondo Shizuru era l’unica che aveva dimostrato di essere veramente preoccupata per lei e per quello che le accadeva; fare una breve passeggiata insieme, se così poteva definirla, non poteva di certo farle male. Un lieve sorriso le increspò le labbra mentre cercava di nasconderlo. Ma la diciottenne l’aveva già visto.
<< Che cosa hai pensato? >> le domandò maliziosamente mentre la punzecchiava con un dito.
Natsuki si difese correndo leggermente avanti e facendole la linguaccia.
<< Affari miei! >> le rispose voltandosi verso la direzione che stavano seguendo.
Shizuru si affrettò a raggiungerla e si bloccò vedendo che l’amica faceva lo stesso.
Alzò gli occhi vedendo di fronte a loro due ragazzi della stessa età dell’altra che indossavano due uniformi diverse da quelle che, invece, portavano loro durante le lezioni.
<< Mai?! >> esclamò sorpresa Natsuki inarcando il sopracciglio destro.
<< Ehi, Natsuki! >> rispose prontamente Mai lasciando immediatamente la mano del ragazzo e arrossendo involontariamente << Ciao, che ci fai qui? >>.
<< Tornavo a casa >> disse la ragazza dai capelli scuri senza smettere di fissare l’amico della rossa << Voi invece? >>.
<< Anche noi! >> ribatté Mai sentendosi un po’ a disagio di fronte a quegli occhi indagatori << Lui è Tate Yunichi >> affermò subito dopo pensando di fare meglio a presentarlo prima che l’amica lo riempisse di domande << Lui… lui è un mio amico. Andiamo in classe insieme >>.
<< Ah >> fu la risposa di Natsuki << Tu sei quello che ha chiamato Mai l’altra sera mentre era con me? >>.
Tate guardò per un attimo smarrito Mai che si affrettò a parlare al posto suo.
<< Natsuki, non essere maleducata e presentaci la tua amica >>.
Solo in quel momento la ragazza si ricordò che Shizuru era accanto a lei in silenzio. Si voltò verso di lei arrossendo per averla messa da parte e la indicò con la mano.
<< Shizuru Fujino, presidentessa del consiglio studentesco della mia scuola >>.
Mai le porse la mano che fu stretta immediatamente.
<< Piacere di conoscerti, Shizuru >> disse in tono gentile << Pensavo che Natsuki, col carattere che si ritrova, non sarebbe riuscita a fare amicizia così presto. Temevo di rimanere la sua unica amica! >>.
La diciottenne le rivolse un sorriso affabile ma che in realtà vibrò per pochi istanti di gelosia mentre la rossa strizzava l’occhio alla ragazza dai capelli neri. In quel gesto Natsuki comprese di essere stata perdonata e che tra loro era tutto tornato come prima. Le fece un leggero cenno del capo.
<< Vi conoscete da molti anni? >> chiese Shizuru cercando di far apparire la domanda come di semplice conversazione.
Mai fece un gesto con la mano.
<< Uff… non andavano nemmeno alle elementari. Veniamo dallo stesso paese >> spiegò rivolta poi a Tate che era rimasto in silenzio << Abbiamo condiviso molto >>.
La presidentessa sorrise ancora domandandosi a cosa si riferisse. Sentì distintamente la gelosia farsi strada nel suo cuore comprendendo che quella Mai conosceva più cose su Natsuki di lei.
<< Ehi a proposito! >> esclamò Mai << Domani sera c’è una festa in piazza, me lo stava dicendo Tate proprio ora. Perché non ci andiamo tutti insieme? Occorre indossare il kimono >>.
Sorrise radiosa verso l’amica che invece sbuffò intrecciando le braccia davanti al petto.
<< Ti sembro tipa che va ad una festa per giunta in maschera? >> domandò sarcastica voltando il volto nella direzione opposta.
Mai scosse il capo sorridendo mentre cercava la mano del ragazzo. Natsuki non sarebbe mai potuta cambiare.
<< Io ora devo andare >> continuò la sedicenne senza nessun tono in particolare. Mosse i primi passi per allontanarsi ma poi si fermò voltandosi verso Shiruzu << Andiamo? >> le domandò senza rendersi conto d’averlo detto veramente.
L’altra ragazza si affrettò a salutare i due ragazzi da poco conosciuti per seguirla. Adesso il suo sorriso era ancora più grande.

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Capitolo 7
*** Promessa ***


Shizuru attendeva Natsuki all’uscita della scuola. Ormai la campanella era suonata da parecchi minuti ma la ragazza ancora non si vedeva. Lentamente il suo bel sorriso scomparve dal volto soprattutto quando vide il bidello chiudere il cancello. Cercò di dare un’ultima sbirciata all’interno senza risultato. Sospirò. Quella mattina era uscita prima di casa per passare dal suo appartamento e l’aveva letteralmente costretta a vestirsi per andare alle lezioni mattutine. Era sicura che ci fosse, dove poteva essere finita? Avevano varcato insieme il portone e l’aveva lasciata praticamente all’entrata della sua classe. Non poteva nascondere la sua delusione, aveva sperato di poter fare insieme anche il viaggio di ritorno e poi desiderava invitarla a pranzo da lei. Durante le lezioni si era immaginata la faccia che avrebbe fatto l’altra ragazza a quella proposta e non aveva potuto fare a meno di sorridere tutte le volte. In questo modo avrebbero trascorso l’intero pomeriggio insieme e lei avrebbe potuto darle una mano nei compiti e farle assaggiare il tè che preparava. Sarebbe stata una giornata molto deliziosa secondo il suo punto di vista. E invece era appena andato tutto in fumo non senza una nota di dispiacere e malcontento. Si era appena voltata verso la strada, quando la voce di un uomo la bloccò. Tornò a girarsi verso il chiuso cancello e fu leggermente sorpresa di vedere davanti a sé il coordinatore del consiglio scolastico.
<< Salve Shizuru >> la salutò sorridendole per qualche attimo.
La ragazza si affrettò a contraccambiare e a scacciare quei pensieri che rendevano il suo volto diverso dal solito.
<< Se stai cercando la signorina Kuga, non è qui >> continuò l’uomo.
Un secondo di perplessità attraversò il viso solare di Shiruzu.
<< Siamo venute a scuola insieme >> rispose cauta.
Il coordinatore fece un gesto con la mano.
<< Oh, ma c’era infatti >> disse << Solo che è poi improvvisamente scomparsa. Crediamo che, durante l’intervallo, abbia trovato qualcosa di più interessante da fare >>.
La ragazza avrebbe voluto rispondere a tono a quell’accusa allusiva sulla sua amica ma preferì cercare di restare calma.
<< Potrebbe esserle successo qualcosa >> commentò cercando una qualunque reazione sul volto dell’altro che non tardò ad arrivare solo che non era ciò che si era aspettata.
L’uomo, infatti, scoppiò a ridere sotto i suoi occhi.
<< Shizuru, Shizuru >> affermò qualche istante dopo << Credi davvero a quello che dici? Quella ragazza è un caso disperato e nemmeno i bei solidini che sborsa suo padre per la rendita scolastica potranno evitare che venga espulsa di questo passo. In fondo, se non fosse stato per il cognome che porta non avrebbe mai messo piede in questa scuola e neanche tu hai potuto cercare di raddrizzarla. Ormai dubito che ci possa essere qualcosa da salvare in lei >>.
La diciottenne si era ritrovata a stringere le mani a pugno nelle tasche della gonna dell’uniforme e a ingoiare una serie di parolacce prima di parlare.
<< Che cosa sta cercando di dirmi? >> chiese infine.
Il coordinatore non si era certo scomodato solo per vomitare accuse già ben note.
<< Allontanati da lei >> rispose seccamente << So perfettamente quali erano stati i miei consigli precedentemente >> aggiunse notando che la presidentessa stava per dirgli qualcosa << Ma allora non conoscevo ancora la ragazza presa in questione >>.
Mentre adesso invece la conosci?, avrebbe voluto ringhiargli Shizuru che stava ribollendo di rabbia sotto quella maschera di perfetta armonia.
<< Grazie per il consiglio >> si limitò a rispondere piegando leggermente il capo e facendo uno dei suoi migliori sorrisi.
L’attimo dopo camminava a passo svelto verso casa senza voltarsi nemmeno una volta indietro.
 
Natsuki, ma dove sei?
Quel pensiero martellava la mente di Shizuru da quando era tornata nel suo appartamento. Aveva perso il conto delle volte che aveva scostato la tenda dell’ampio balcone del salone per controllare la strada sulla quale si affacciava il palazzo. Di lei ancora nessuna traccia. La sola idea che potesse esserle successo qualcosa le faceva sentire un nodo all’altezza dello stomaco e i brividi su tutto il corpo. Fu solo verso le cinque del pomeriggio che la vide tornare sempre a bordo della sua moto. Nel riconoscere il rumore del rombo del suo mezzo, il suo cuore perse un colpo e dovette usare tutto il suo autocontrollo per non scendere e abbracciarla per le scale. Sembrava che stesse bene, tuttavia notò che la sua divisa era strappata in vari punti. Forse era di nuovo ferita. Si recò in bagno per controllare quello che aveva nell’armadietto e, dopo aver messo diverse cose che potevano esserle utili nello zaino, scese al piano inferiore.
 
Natsuki non si era nemmeno curata di togliere la chiave dalla toppa della porta. Era così stanca che aveva rischiato di addormentarsi perfino in moto. Quella mattina aveva combattuto da sola diversi Orphan visto che anche Mai era a scuola e non voleva disturbarla inutilmente. Sapeva quanto all’amica le piacesse condurre una vita apparentemente normale e quindi aveva deciso di agire per conto proprio. Solo a lezioni terminate l’aveva raggiunta e, insieme a Midori, avevano trovato altri mostri. Si massaggiò le tempie mentre si gettava sul letto. Non le era dispiaciuto per niente allontanarsi da scuola, per lei tutto quello che dicevano i professori era superfluo. Nessuno sapeva su cosa si reggesse veramente l’equilibrio tra pace e guerra, tra bene e male, e se lei glielo avesse illustrato, probabilmente le avrebbero riso in faccia. Ma soprattutto non poteva rischiare che un Orphan la attaccasse in pieno giorno a scuola sotto gli occhi di tanti innocenti. Non avrebbe potuto salvarli tutti e per questo si era allontanata dopo essersi assicurata che il mostro la stesse seguendo. Successivamente, se n’erano aggiunti altri anche se lei e Duran non avevano avuto troppi problemi a farli fuori tutti. Perfino Midori si era complimentata con la ragazza per aver scelto quella tattica. Involontariamente pensò a Shizuru e al fatto che l’avesse attesa inutilmente fuori l’edificio scolastico.
Chissà cosa starà facendo adesso, si disse sentendosi leggermente in colpa.
Si voltò su un lato cercando di non pensarci. In fondo cosa le importava di quella ragazza? Si girò dall’altra parte sbadigliando e in quel momento vide una ragazza che le sorrideva.
<< Ciao Natsuki >> le disse Shizuru.
<< Ciao >> salutò la mora stropicciandosi gli occhi per essere certa che non fosse un sogno << Come hai fatto a… >>.
<< Le chiavi erano fuori la porta >> spiegò l’altra ragazza facendole oscillare davanti gli occhi il mazzo che posò delicatamente sul comodino vicino al letto << Posso? >>.
Senza aspettare risposta, le si sedette accanto osservandola. Aveva la pelle coperta qua e là da ecchimosi mentre un lungo graffio le solcava il collo. Con un dito glielo accarezzò sentendo il corpo di Natsuki fremere e scostarsi l’attimo dopo. Ritirò la mano, colpevole d’aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto azzardarsi a fare.
<< Se stai per… >> iniziò la ragazza dagli occhi verdi sulla difensiva immediatamente interrotta dalle parole di Shizuru.
<< Non voglio farti nessuna domanda >> le disse con un sorriso cercando di apparire calma << Sono solo preoccupata per te. Non hai disinfettato questi tagli, vero? >>.
Natsuki fu costretta a scuotere il capo.
<< Permettimi di farlo >>.
A quelle parole la sedicenne la fissò sbalordita dalla sua richiesta mentre prendeva il flacone di acqua ossigenata dal suo zaino insieme a garze e ovatta. Silenziosamente aveva iniziato dai tagli sulle gambe lottando contro i brividi che la invadevano ogni volta che sfiorava quella candida pelle.
<< Perché fai tutto questo? >> domandò Natsuki dopo un tempo che sembrò infinito senza osare guardarla.
<< Perché mi fa piacere prendermi cura di te >> le rispose alzando gli occhi sul viso dell’altra << La prima volta che ti ho parlato mi hai detto che eri sola; vorrei solo che capissi che in realtà non lo sei. Non ti sto chiedendo nulla, Natsuki, ma sarò vicino a te ogni volta che ne avrai bisogno. A tutti occorre un aiuto ma questo non significa essere meno forti. Vuol dire semplicemente essere umani e avere il privilegio di sbagliare ogni tanto >>.
Le aveva rivolto un altro sorriso dolcissimo.
<< Io non riesco a prendermi cura nemmeno di me stessa, come puoi credere che io sia una persona che meriti tutte queste attenzioni? >>.
Le mani di Shizuru avevano stretto la sua. Quel contatto l’aveva fatta sobbalzare per la sorpresa ma poi quella sensazione era stata sostituita da un’altra più piacevole che assomigliava al calore che le trasmetteva la madre quando era ancora viva. Le sue dita si intrecciarono a quelle della mano destra della presidentessa ancor prima che comprendesse quello che stava accadendo.
Perché tutto questo mi capita solo con te?, si domandò Natsuki ascoltando il cuore batterle più forte nel petto.
<< Puoi farmi una promessa? >> le chiese invece Shizuru senza rispondere alla sua richiesta. Se l’avesse fatto avrebbe dovuto esprimerle i suoi veri sentimenti.
Sentì la sedicenne mollare la presa ed evitare di guardarla.
<< Io non mantengo mai le mie promesse >> rispose la ragazza dagli occhi verdi alzandoli verso il soffitto.
Con la coda dell’occhio l’aveva vista tornare ad immergersi nel suo lavoro. Le sue mani erano delicate mentre le disinfettava i tagli che si era procurata e glieli medicava con garze e cerotti.
<< Per me potresti fare un’eccezione, non credi? >> domandò infine la diciottenne dopo averci pensato.
<< Che cosa vuoi? >>.
Natsuki si mise seduta sul bordo del letto per poterla guardare.
<< Vorrei solo che mi lasciassi curare le tue ferite ogni volta che tornerai >>.
La sua voce nell’ultima parola si era leggermente incrinata per il pianto imminente. Natsuki notò che aveva fatto molta attenzione a non specificare il luogo da dove sarebbe tornata né il motivo. Si rese conto che quella ragazza che le stava di fronte desiderava davvero tanto che lei le rispondesse positivamente; così tanto da accettare di non sapere. Ancor prima di rendersene conto, allungò una mano verso la sua guancia e gliela sfiorò con la punta dei polpastrelli. Era liscia e mandava un odore che non le dispiaceva.
<< Va bene >> mormorò infine con un filo di voce e sorridendole.
 

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Capitolo 8
*** La festa ***


Anche se non avrebbe voluto, Natsuki fu costretta dalle parole di Mai e Midori ad andare alla festa. L’amica dai capelli rossi le aveva detto che avrebbe dovuto trascorrere qualche ora in serenità mentre l’altra le aveva consigliato, se proprio non aveva voglia di divertirsi, almeno di controllare che la situazione fosse tranquilla e di mantenersi nei paraggi in caso di pericolo. E in effetti, se un Orphan avesse attaccato, sarebbe potuta entrare in azione tempestivamente.
Ora si trovava leggermente in disparte dalla folla mentre la osservava svogliatamente. Aveva adocchiato subito Mai, che indossava un lungo kimono arancione, in compagnia di quel ragazzo che le aveva presentato il giorno precedente e cercava di non farla allontanare troppo da sé. Da come rideva e scherzava con lui, sembrava che si stesse veramente divertendo e ammirò questa sua capacità di riuscire a dividere il lavoro col resto della vita. Anche se aveva perso entrambi i genitori, Mai era sempre rimasta la stessa ragazza che ricordava e il dolore non l’aveva bloccata durante la crescita al contrario suo che, invece, era ancora ferma a quella notte di dieci anni fa. La vide prendere per mano Tate mentre lo implorava di vincere per lei un pupazzo a forma di orsacchiotto ad un bancarella. Scosse il capo poggiando il corpo alla corteccia di un albero. Quella festa doveva essere davvero importante per quel paese; in pochi minuti aveva già potuto osservare diversi ragazzi che frequentavano il suo istituto. A mezzanotte poi si sarebbero sparati i fuochi d’artificio e i banditori urlavano per le piccole stradine affollate di cercare dei buoni posti per vederli. Consigliavano i tetti delle case o i terrazzi dei palazzi. Natsuki sbuffò ripensando all’incontro con Shizuru avvenuto nel pomeriggio. Dopo averle fatto quella promessa, la ragazza era rimasta per parecchio tempo in silenzio, seduta accanto a lei con un leggero sorriso stampato sulle labbra. Anche se non voleva ammetterlo, doveva dire che le faceva piacere la sua compagnia. Si preoccupava per lei in maniera pura, senza nessun secondo fine e per la prima volta quella persona aveva creato una piccola breccia nel muro che si era creata. Era ancora immersa nelle sue considerazioni quando sentì una voce familiare provenire alla sua destra. Velocemente si nascose dietro l’albero e vide Shizuru in compagnia di un ragazzo mentre passeggiavano per la festa. Il suo cuore perse un battito e dovette sbattere più volte le palpebre per accertarsi che fosse vero.
<< Reito >> diceva la diciottenne ignara di essere ascoltata << Ma cosa dici! >>.
Involontariamente strinse la mano sinistra a pugno fino a far diventare bianche le nocche. Il ragazzo dai capelli neri aveva riso, poi si era chinato verso il suo orecchio e le aveva sussurrato qualcosa che la sedicenne non era riuscita a comprendere. Shizuru aveva abbassato lo sguardo come se fosse imbarazzata prima di proseguire. Nella frazione di un secondo Natsuki decise di seguirli senza farsi vedere mentre ribolliva di rabbia per quello che aveva visto, mettendo da parte Mai. Tutto quello che le aveva detto le si stava sgretolando davanti agli occhi; erano state solo menzogne, nient’altro. Rimase sempre ad una certa distanza dalla coppia ma non li perse mai di vista. La ragazza indossava un kimono di un viola pallido che le metteva in risalto il colore degli occhi e dei capelli alzati in una complicata pettinatura. Si sedettero su una panchina senza smettere di chiacchierare fittamente. Natsuki avrebbe pagato pur di sentire quello che si dicevano mentre si arrampicava su un ramo più basso degli altri. Tese l’orecchio ma ancora era troppo lontana per udirli; da quella postazione poteva, però, vederli benissimo. Passò forse qualche minuto prima che il ragazzo si alzasse per allontanarsi mentre Shizuru rimase seduta da sola. In quel momento Natsuki ebbe voglia di scendere e schiaffeggiarla.
<< Nessuno ti ha insegnato a non origliare, Natsuki? >> domandò improvvisamente la diciottenne a voce alta senza alzare lo sguardo nella sua direzione.
La ragazza dagli occhi verdi per poco non perse l’equilibrio. Come diavolo aveva fatto a notarla? In fretta decise di scendere, ormai era stata scoperta.
<< Passavo di qui per caso >> rispose senza guardarla per non darle nessuna soddisfazione.
<< Ovviamente >> disse Shizuru piegando leggermente il capo verso sinistra e osservandola. Anche con l’uniforme scolastica addosso, la trovava carina. Le venne da sorridere. Natsuki vide le sue labbra incresparsi e si sentì arrossire pensando che la stesse prendendo ancora in giro come aveva fatto fino a quel momento. Si voltò dall’altra parte con l’intenzione di allontanarsi il più possibile da lei prima che anche l’altro ragazzo che aveva chiamato Reito tornasse indietro.
<< Aspetta >> affermò la diciottenne capendo le sue intenzioni e afferrandola per una mano per bloccarla << Credo che tu abbia frainteso >>.
<< Lasciami >> sibilò a denti stretti Natsuki mordendosi il labbro inferiore.
<< No >> rispose Shizuru stringendo ancor di più la presa.
<< Che altro vuoi dirmi? >> esclamò la sedicenne voltandosi verso di lei e dimenandosi dalla sua stretta come una furia.
L’altra notò gli occhi arrossati della ragazza e, anche se una parte di sé si sentì dispiaciuta per quello, l’altra gioì comprendendo che quelle lacrime incombenti erano per lei.
<< Natsuki >> disse con calma << Perché non ci sediamo qui per un attimo? >>.
<< Non abbiamo niente da dirci >> ringhiò la ragazza dai capelli scuri sulla difensiva.
Se si fosse trattata di un’altra persona non avrebbe perso altro tempo correndo semplicemente via; ora invece era come se fosse pietrificata in quel posto nonostante la volontà di fuggire lontano.
<< Non è quello che stai pensando >> ribadì Shizuru avvicinandosi alla sedicenne più simile ad un lupo ferito in quel momento. Sapeva che avrebbe potuto morderla da un secondo all’altro ma non riusciva a resistere alla tentazione di sentire di nuovo l’odore della sua pelle.
<< Stai lontana da me! >> le gridò Natsuki indietreggiando come se potesse farle del male.
<< Reito è solo un amico >> le sussurrò in un orecchio Shizuru ignorando quello che le diceva << Vuoi sapere chi è la persona più importante per me? >>.
Dopo quelle parole la abbracciò  senza darle il tempo di reagire e la tenne stretta contro il suo corpo. Le pareva che i loro cuori battessero all’unisono e il profumo dei suoi capelli le solleticava il naso. Natsuki era rimasta totalmente sorpresa dal gesto della presidentessa del consiglio studentesco e non riuscì a comprendere se quel gesto era ciò che desiderava da lei.
Vuoi sapere chi è la persona più importante per me?, le aveva detto. Significava forse….
Improvvisamente sentì un rumore insolito alle spalle. Si sciolse dalla presa dell’amica per voltarsi mentre le pistole le apparivano tra le mani. Dall’albero era apparso un Orphan che si dirigeva verso di lei. Aveva la stessa consistenza della corteccia e ed era molto simile, nella stazza, ad un uomo. Camminava in posizione eretta sulle gambe e al posto dei capelli aveva grandi foglie verdi che gli coprivano il capo fino alle spalle. Gli occhi erano piccoli e rossi mentre non sembrava possedere naso e bocca. Fece un movimento con le braccia e Natsuki ci mise un solo secondo a comprendere cosa riusciva a fare. Si gettò su Shizuru urlando di stare giù e in quel momento il mostro sparò contro di lei dei piccoli bastoncini di legno appuntiti come frecce. La sedicenne si rialzò evocando Duran; poi si voltò verso la presidentessa in stato di shock di fronte a quella visione intimandole di andare via. Non poteva permettere a quell’Orphan di farle del male, doveva portarlo lontano da lì. Sparò due colpi che rimbalzarono sulla sua pelle dura.
<< Vattene, Shizuru! >> le urlò prendendo nuovamente la mira.
Il mostro sembrava non aver minimamente notato i suoi colpi.
<< Ti ho detto di scappare! >>.
<< Natsuki… >>.
<< Ora! >> le disse a pieni polmoni mentre lei correva dalla parte opposta portandosi dietro il mostro. Duran procedeva al suo fianco pronto a colpire nel caso in cui glielo avesse chiesto.
La sedicenne correva con tutto il fiato che aveva in corpo, anche se la sua mente si domandava incessantemente  cosa sarebbe successo a Shizuru soprattutto ora che l’aveva vista materializzare un paio di pistole e un lupo di acciaio. Una freccia di legno che le passava a pochi centimetri dall’orecchio con rumore sordo le fece capire che doveva pensare ad un piano visto che le pallottole non avevano effetto su di lui. Prese il cellulare dalla tasta e se lo portò alla bocca mentre cercava rifugio in un piccolo boschetto. Lì sarebbe stato più difficile colpirla.
<< Orphan! Orphan!  >> gridò quando Mai attivò la conversazione << Nel bosco, corri! >>.
Riagganciò senza aspettare risposta e dovette fermarsi per riprendere fiato. Poggiò una mano sulla corteccia di un albero, dietro il quale si era nascosta, e pensò che l’unica cosa che poteva eliminarlo era il fuoco di Kagutsuchi. Sentì i suoi passi a breve distanza da lei e decise di tentare un attacco di petto. Uscì dal suo nascondiglio e gli sparò cercando di mirare agli occhi.
<< Duran, carica i proiettili d’argento! >> ordinò vedendo che non era riuscita a colpire i suoi bersagli. L’attimo dopo il suo Child fece esplodere il colpo ma le pallottole si piantarono nella sua corteccia all’altezza dello stomaco e non gli provocarono nessun danno. Natsuki imprecò tra sé sentendo di non avere mezzi per sconfiggerlo. Riprese a correre nel momento in cui l’essere scoccò le sue frecce. Una le si piantò nel polpaccio facendola cadere a terra. Duran, vedendola in difficoltà, lo attaccò staccandogli a morsi un braccio prima di essere scaraventato a parecchi metri di distanza. Nemmeno quello, però, riuscì a fermarlo. La ragazza si voltò sentendo il sudore imperlarle la fronte e ingioiò un groppo di saliva. Il mostro era a pochi centimetri da lei. Lo vide alzare il braccio rimasto per scoccare la freccia definitiva e poi diventare cenere sotto i suoi occhi. Alzò lo sguardo comprendendo mentre un lieve sorriso le increspava le labbra.
<< Finalmente ce l’hai fatta ad arrivare >> disse appena vide Mai scendere dalla fenice che non poteva planare con tutti quegli alberi.
<< Ammettilo che senza di me saresti perduta >> le risposte sarcasticamente la rossa aiutandola a mettersi in piedi.
<< Non dirlo nemmeno per scherzo >> affermò sorridendo << Io e Duran avevamo tutto sotto controllo >>.
Mai rise. Nemmeno di fronte all’evidenza riusciva ad ammetterlo.
<< Ci sono feriti? >> chiese Natsuki sorreggendosi grazie al suo lupo.
L’altra ragazza scosse il capo.
<< No, ma molti hanno visto degli strani movimenti. Duran e Kagutsuchi non passano esattamente inosservati. Ti ha vista qualcuno? >>.
Natsuki si prese qualche secondo prima di rispondere.
<< No >> disse infine passandosi la lingua sulle labbra arse dalla sete.
<< Bene, allora non dovrebbero risalire a noi >>.
Entrambe si voltarono verso i loro Child che stavano scomparendo.
Ho combinato un casino, si disse la sedicenne dagli occhi verdi mentre pensava a Shizuru.
 
Mai aveva accompagnato Natsuki fino a casa visto la ferita che le aveva provocato la freccia. Anche se stringeva i denti ad ogni passo, non aveva voluto passare in ospedale per mettere dei punti che avrebbero accelerato il processo di guarigione già in atto. Era cocciuta come nessun altro e alla fine si era dovuta accontentare di vederla scomparire nel portone del palazzo prima di tornare a casa. Lei aveva riportato solo un graffio sul braccio mentre correva per raggiungere l’amica contro un ramo spezzato. Quella in condizioni peggiori era sempre Natsuki, aveva la strana capacità di farsi male. Per fortuna le loro cellule erano più veloci di quelle normali nel rigenerare i tessuti. Era una caratteristica solo dei guardiani forse proprio per i continui rischi che correvano. Nel caso dell’amica era il dono migliore che potessero avere. Scosse il capo sorridendo appena. Anche quella volta erano sopravvissute.
Mi domando per quanto tempo possiamo andare avanti così, si chiese camminando per le strade solitarie vista l’ora, Sono dieci anni che combattiamo e andando avanti le cose non miglioreranno sicuramente.
Alzò gli occhi verso il cielo stellato pensando al padre e alla madre di Natsuki e brivido di freddo la percorse. Tutta la vita a combattere, a mantenere un fragile equilibrio per il quale nessuno mai ringrazierà, a rischiare la esistenza, a morire. Si chiese come fossero riusciti i loro antenati, suoi e dell’amica, a conciliare la vita di tutti i giorni con il lavoro che facevano; a sposarsi, ad avere dei figli, degli amici, ad amare. Quel pensiero la tormentava da giorni. Da quando aveva conosciuto Tate, aveva compreso che poteva essere bellissimo trascorrere del tempo con una persona che riusciva a far battere il proprio cuore all’impazzata ma poi la sola idea che un Orphan potesse attaccarla mentre era con lui e che non fosse riuscita a proteggerlo, l’aveva fatta sussultare per la paura. Aveva già allontanato da lei suo fratello minore Takumi per questo motivo e per lo stato di salute molto fragile e ora doveva farlo anche col ragazzo? Una lacrima le rigò il volto ancor prima di riuscire a fermarla. Non poteva mettere a rischio la vita di coloro che amava, prima non se n’era resa conto altrimenti non avrebbe permesso a quel sentimento così delicato di sbocciare in lei.
<< Finalmente ti ho trovata >> disse la voce di un ragazzo alle sue spalle.
Mai si voltò quasi di scatto. Tate le sorrideva mentre sorreggeva con una mano sola la giacca della sua uniforme.
<< Ehi ma tu… >>.
La ragazza dai capelli rossi scosse il capo abbozzando un breve sorriso e asciugandosi quell’unica lacrima che era scappata al suo controllo.
<< Come mai sei ancora in giro? >> gli domandò senza muoversi.
Tate fece quei pochi passi che li separavano e sorrise a sua volta.
<< Sei andata via talmente di corsa che non mi hai permesso nemmeno di salutarti a dovere >>.
<< Sì, lo so >> si scusò Mai mettendosi una mano dietro la testa e arrossendo << Ma una mia amica si era fatta male e l’ho aiutata a tornare a casa >>.
<< Sei proprio una brava ragazza >> disse lui con una nota ironica nella voce.
A quelle parole la sedicenne arrossì.
<< Grazie… >> sussurrò scostando gli occhi dal volto del ragazzo << Tate io stavo pensando che… forse… noi… >>.
Non riuscì a finire la frase perché la mano del ragazzo prese la sua. La trovò calda e quel contatto le fece sentire una fitta allo stomaco. Sentì due dita posarsi sotto il mento e fare una leggera pressione per voltarlo verso di sé. L’attimo dopo le loro labbra s’incontrarono in un leggero bacio in cui Mai poté sentire distintamente la sensazione di piacevolezza accarezzarle tutto il corpo mentre Tate, con la mano libera, la avvicinava ulteriormente a lui. Prima di accorgersene le loro dita erano intrecciate.
<< Te l’ho detto che dovevo salutarti per bene >> mormorò Tate quando si staccarono senza smettere di tenerla stretta.
Mai sorrise felice e tutti i dubbi di poco fa scomparvero come foglie al vento. L’abbracciò a sua volta mentre posava la testa sulla sua spalla.
Ora ho capito papà, pensò sorridendo, Ora è tutto chiaro.
 
La ragazza dagli occhi verdi e i lunghi capelli neri osservava la presidentessa del consiglio studentesco dormire nella sua stanza. Mai l’aveva aiutata a tornare a casa ma, una volta nel suo appartamento, il pensiero dell’altra ragazza le martellava le tempie; così era uscita sul piccolo balconcino e si era arrampicata agilmente al piano superiore nonostante la ferita al polpaccio. In quel momento la vedeva distesa nel letto coperta da un leggero lenzuolo mentre la finestra era aperta e scuoteva le tende interne. Da un unico dettaglio Natsuki non riusciva a staccare gli occhi, il cerotto che Shizuru aveva sulla guancia sinistra. Doveva esserselo procurato quando l’aveva gettata per terra dopo l’arrivo dell’Orphan e non se n’era accorta fino a quel momento. Si portò la mano sul petto all’altezza del cuore.
Perché mi fai questo effetto, presidentessa?, si chiese mentre il vento le scuoteva i capelli davanti al volto e il freddo pungente le pizzicava la pelle. Ricordava il calore di quell’abbraccio così simile a quello che sentiva quando era sua madre a darglielo, una sensazione che non aveva più provato fino ad allora. E poi quelle parole che le aveva sussurrato prima dell’aggressione… cosa le stava succedendo? Non era da lei comportarsi in quel modo, preoccuparsi per qualcuno che a malapena conosceva. In tutti quegli anni si era preoccupata solo di se stessa e della sua vendetta, degli altri non le era mai importato molto. Esisteva Mai nella sua vita, quello non poteva negarlo, ma con l’amica condivideva una missione e quindi era pronta anche lei a mettersi sempre in gioco. Non aveva mai pensato che avrebbe potuto incontrare qualcuno che avesse bisogno di essere protetto, di essere difeso. Perché era proprio quello che aveva pensato quando il mostro l’aveva attaccata. Non si era soffermata un attimo su quello che stava facendo, istintivamente sapeva che la cosa più importante era impedire all’Orphan di fare del male a Shizuru. Aveva temuto per lei e il graffio che aveva era per colpa sua. Strinse i pugni all’altezza della vita e dovette mordersi il labbro inferiore per non far uscire alcun suono dalla sua bocca. Era colpa sua, se non avesse avuto colpi di testa probabilmente quella ragazza non si sarebbe mai trovata a vedere quello spettacolo e un mostro simile. Silenziosamente decise di entrare. L’interno della stanza, illuminato dalla luce lunare, era ordinato e pulito; una scrivania con un portatile spento e pochi fogli fittamente scritti, una libreria colma di libri e piccoli oggetti, un armadio con un adesivo attaccato su un’anta. Per terra un soffice tappeto attutiva i suoi passi. Si avvicinò alla ragazza addormentata chinando il volto verso quel segno coperto dal cerotto.
Mi dispiace tanto, pensò sentendo la rabbia invaderla, Non sarebbe dovuto succedere.
Si rialzò rendendosi conto che il cuore le aveva iniziato a battere forte nel petto e in quel momento Shizuru aprì gli occhi. Le sorrise come se trovarla nella sua stanza fosse la cosa più semplice del mondo. Si mise seduta e fece per accendere la lampada sul comodino.
<< No >> disse Natsuki bloccandola. Non voleva che la vedesse in quello stato.
<< Stai bene? >> le domandò la diciottenne.
La sedicenne annuì sentendo formarsi un nodo alla gola. Allungò una mano e le accarezzò il lembo di pelle ferito sussultando. L’altra ragazza le sorrise ancora una volta.
<< Non è nulla >> sussurrò cullandosi leggermente a quel contatto con la mano di Natsuki.
<< E’ colpa mia >> affermò Natsuki duramente allontanandosi da lei.
<< No, non è vero >> rispose l’amica alzandosi in piedi << Tu mi hai salvata >>.
<< Se non fossi stata accanto a me, non ti sarebbe successo niente >>.
Shizuru provò a sfiorarle i capelli ma la sedicenne non glielo permise.
<< Non è successo niente di grave, Natsuki >> le disse per provare a calmarla.
La ragazza dagli occhi verdi, infatti, era sconvolta e camminava nervosamente per la stanza senza sapere nemmeno lei perché si comportava in quel modo.
<< Ma poteva accadere >>.
<< Non succederà niente che tu non voglia >>.
Quella frase fece sorridere brevemente Natsuki mentre ripensava a tutte le volte che avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.
<< Non puoi saperlo >> rispose testardamente la sedicenne terrorizzata dall’eventualità che potesse succedere qualcosa di brutto anche a lei dandole le spalle.
Shizuru la abbracciò da dietro poggiando la fronte sulla sua nuca e la strinse per evitare che potesse dimenarsi dalla sua pesa. La sentì, infatti, respingerla in un primo momento ma, non riuscendoci, alla fine si arrese lasciando cadere le braccia lungo il corpo. Singhiozzò anche se avrebbe voluto evitarlo.
<< Io non morirò come tua madre >> le sussurrò in un orecchio << E nemmeno andrò via come tuo padre. Io resterò qui >>.
Natsuki fu pietrificata da quelle parole. Lei sapeva, conosceva ciò che le era accaduto, ma non era come le altre volte. Non la stava giudicando, non la stava incolpando di niente come invece molte persone avevano fatto quando era più piccola. In un certo senso stava provando a consolarla, a farle capire che occorreva superare quegli avvenimenti tragici per trovare un po’ di pace. Quella pace che lei desiderava così tanto.
<< Tu… tu… >> provò a dire la ragazza ma era troppo scossa per poter dare senso alla sua frase.
<< Qualunque sia il tuo dono, lo stai usando per aiutare le persone. Non può esserci niente di cattivo in te o nello strano animale che invochi. Mi fido di quello che fai solo che non posso evitare di preoccuparmi per te >>.
Con quella frase le aveva appena fatto comprendere che non intendeva sapere nulla di più oltre a quello che lei aveva intenzione di riferirle e che non la giudicava male per quello che riusciva a fare. Non l’avrebbe forzata a raccontare cose di cui non desiderava parlare.
<< Si chiama Duran >> disse Natsuki non sentendo più il bisogno di piangere. In un certo senso si sentiva felice, anche se non conosceva a pieno il significato di quella parola e rendendosi conto che era la prima volta che pronunciava il nome del suo Child per non invocarlo.
Le braccia di Shizuru lasciarono la presa permettendo alla sedicenne di voltarsi.
<< Magari un giorno me lo farai conoscere >>.

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Capitolo 9
*** Dubbi ***


Da quel giorno qualcosa dentro Natsuki era cambiato. Ovviamente in apparenza era sempre la solita scorbutica e glaciale ragazzina che con un solo sguardo pareva voler incenerire chiunque eppure anche Mai aveva notato una strana luce negli occhi. Una luce che non vedeva da quando era morta la dottoressa Kuga. Era contenta per lei nonostante non conoscesse la responsabile dell’accaduto, ma forse poteva indovinarlo. Anche quando combatteva era diversa, più calma e riflessiva come se calcolasse velocemente i danni che potevano derivare da un suo sbaglio e optava sempre per la scelta che avrebbe compiuto anche lei. I loro litigi parevano essersi appianati e perfino Midori era piacevolmente sorpresa da quel lato del suo carattere che aveva, per tutti quegli anni, celato accuratamente. La ragazza dai capelli rossi aveva provato a farle scucire qualcosa ma ogni volta che prendeva l’argomento Natsuki si limitava a scuotere il capo arrossendo. In fondo aveva diritto anche lei alla propria privacy e poi non avrebbe saputo cosa dirle. Tra lei e la presidentessa del consiglio studentesco si stava istaurando un bel rapporto d’amicizia che si basava sulle parole dette quella sera. Erano diventate un po’ come complici.
<< Grazie >> disse la ragazza dai capelli neri quando Shizuru ebbe finito di medicarle la ferita alla spalla.
L’altra ragazza le sorrise mentre riponeva l’acqua ossigenata nell’armadietto del bagno. Anche se non ce n’era veramente bisogno, a Natsuki faceva piacere che la diciottenne si prendesse cura in quel modo di lei. La osservò tornare a sedersi di fronte a lei mentre si rimetteva l’uniforme scolastica. Shizuru aveva mantenuto la sua promessa non domandandole niente sui suoi piccoli lavori che era costretta a svolgere e accontentandosi di vederla tornare sempre da lei quando aveva finito. Si sentiva più rassicurata perché aveva compreso all’incirca cosa facesse l’amica e per quale motivo era costretta a correre via a qualunque ora. Delle volte era lei stessa che le forniva delle valide scuse per le assenze da scuola o che la coinvolgeva in progetti per i quali non serviva la sua presenza. In un certo senso le copriva le spalle ed era felice di farlo. Per quella ragazza sentiva che avrebbe potuto fare qualunque cosa e il modo in cui la ripagava, le lunghe ore che trascorrevano insieme anche in silenzio senza il bisogno di parlare, le faceva capire che stava facendo la cosa giusta. Adesso Natsuki la portava perfino in moto con sé e per lei era strano visto che mai nessuno, a parte Mai e solo in occasioni del tutto particolari, era salito sulla sua Ducati. Voleva che Shizuru comprendesse cosa si provasse e per quale motivo le piacesse così tanto, anche se fino a quel momento era solo riuscita a farla spaventare quando aveva azzardato un sorpasso in curva. Con la presidentessa del consiglio si comportava in modo del tutto diverso rispetto agli altri. Lentamente con lei stava imparando cosa significasse tornare a scherzare e ridere spensieratamente e non essere più così ossessionati dal pensiero della vendetta. Lei era ciò che le serviva in quel momento. Era una silenziosa compagna di viaggio alla quale chiedere aiuto ogni volta che ne aveva bisogno.
<< Stasera resti a cenare qui? >>.
Natsuki scosse il capo guardandola. Aveva promesso a Mai e a Midori che quella sera si sarebbero semplicemente allenate senza andare alla ricerca di mostri. Le aveva anche raccontato qualcosa sulla sua missione come cosa fosse Duran e di un’altra sua compagna con la quale divideva quel destino ma nient’altro, ancora non se la sentiva di parlare di cose più intime. Vide Shizuru annuire lentamente mentre con una mano le sfiorava una guancia. I loro contatti non andavano oltre quel gesto e qualche raro abbraccio che partiva sempre dalla diciottenne, ma sentiva che prima o poi anche lei sarebbe riuscita a fare il primo passo in quel rapporto. Secondo il suo punto di vista aveva già fatto passi da gigante, sua madre sarebbe stata fiera di lei anche per quello e non più per i suoi risultati contro gli Orphan. Quella piccola azione la faceva sentire bene, come se finalmente dopo un lungo viaggio fosse tornata a casa e il calore che ne scaturiva le portava alla mente dolci ricordi del passato. Spesso si era domandata come facesse quella ragazza ad avere quel potere su di sé, anche se ancora non sapeva darsi una risposta. Per adesso la cosa fondamentale era che quella compagnia le procurava piacere. Si recava da Shizuru anche se non aveva bisogno di essere medicata e, dopo essere entrata, si limitava ad osservarla in silenzio studiare o compiere le varie faccende domestiche. Raramente la ragazza le aveva dovuto dire di no per qualche impegno preso in precedenza, sembrava che per lei fosse sempre libera.
<< Allora mangerai quando torni >> le disse Shizuru col suo solito sorriso.
Anche Natsuki sorrise arrossendo come ogni volta.
<< Non c’è bisogno che tu lo faccia >> le rispose abbassando gli occhi.
<< Preferisci un panino a qualcosa di caldo? >>.
<< Non è questo… >> iniziò la ragazza dagli occhi verdi << …io… non è necessario che… >>.
Shizuru le si avvicinò posando le labbra sulla sua fronte.
<< Quando fai così sembri una bambina >> costatò sorridendole dopo aver notato il rossore provocato dal suo gesto << Una bambina molto carina >>.
Le accarezzò una guancia con fare materno desiderando non fermarsi lì ma si trattenne e usò tutto il suo autocontrollo per rimanere ferma.
<< Perché fai tutto questo? >> le chiese Natsuki che era stesa sul divano.
<< Te l’ho detto >> rispose Shizuru.
<< Intendo veramente >>.
Quelle due parole stupirono la diciottenne che non seppe cosa rispondere. Natsuki sollevò la testa poggiandola su un braccio per poterla vedere meglio.
<< Mi piace quello che fai per me, davvero >> aggiunse in fretta << Nessuno si è mai comportato come te ma… >>.
<< Vuoi sapere la verità? >>.
Natsuki annuì mentre Shizuru si sedeva per terra per poterla guardare negli occhi. Rimase in quella posizione per parecchi secondi come se stesse prendendo in considerazione l’idea di aprirle il suo cuore.
È folle, pensò cercando di non perdersi nella profondità del colore degli occhi dell’altra, Eppure sento che questa maschera che porto si fa sempre più pesante giorno dopo giorno.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente prima di baciarla. Sentì che Natsuki non si stava sottraendo, forse non aveva compreso quello che stava accadendo.
Ecco cosa voglio, essere allacciata a te per sempre. Sai quanto ho desiderato poterlo fare? Sai da quanto tempo coltivo questo desiderio nel mio cuore cercando di non fargli prendere il sopravvento sulla mia mente? Tutte queste settimane in cui ti sei avvicinata a me e in cui io ti ho assistito e ho imparato perfettamente l’odore della tua pelle sono state le più belle ma ti ho sempre mentito quando dicevo di volermi prendere semplicemente cura di te. Perché io ti amo dal primo momento che ti vidi fuori la scuola mentre gettavi palloncini pieni d’acqua agli altri studenti in sella alla tua moto. Ti amavo prima col tuo carattere schivo e solitario e ti amo ora che lentamente ti sei lasciata conquistare dai miei modi gentili che mi hanno permesso di apprezzare questo tuo lato timido ed introverso. Amo tutto di te, Natsuki! Anche questo tuo segreto, questa tua missione che ti fa correre da me ogni volta quando finisci, che mi permette di accarezzarti la pelle e di imparare a memoria ogni angolo del tuo corpo.
Presa dal flusso dei suoi pensieri non si accorse di aver cercato le mani della ragazza per stringerle e, non trovandole, si erano dovute fermare al contatto con la sua uniforme. Troppo tardi percepì che la ragazza non la stava contraccambiando. Con terrore aprì gli occhi per incontrare i suoi spalancati dalla sorpresa e dall’orrore.
<< Era questo… era questo il tuo scopo? >> chiese la sedicenne visibilmente confusa mentre si metteva seduta.
<< Natsuki… >> mormorò Shizuru cercando di calmarla << mi… mi dispiace, io non avrei mai dovuto… >>.
<< Non mi toccare! >> esclamò l’altra dimenandosi dalla sua stretta << Non ti avvicinare! >>.
La presidentessa del consiglio scoppiò in lacrime di fronte a quel gesto rendendosi conto di averla persa. In pochi attimi aveva mandato in frantumi tutta la fiducia che la ragazza riponeva in lei. si portò una mano alla bocca sentendo ancora il suo sapore e abbassò gli occhi non riuscendo a sopportare la vista della persona che amava mentre la rifiutava. Sentì dei passi e il rumore secco di una porta che si chiudeva. Non sarebbe più tornata.
 
Natsuki correva in sella alla sua moto cercando di non pensare a quello che le era appena accaduto. La cosa le sembrava impossibile eppure era vera. Shizuru l’aveva baciata facendole capire quali fossero i suoi sentimenti per lei. Scosse il capo mentre superava una macchina che le fece una lunga suonata per dimostrare la sua disapprovazione. La ragazza, per contraccambiare, si limitò ad alzare un unico dito della mano sinistra dopo aver momentaneamente lasciato il manubrio. Tornò a concentrarsi sulla guida e in quel momento vide Mai che passeggiava con Tate. I due ragazzi si tenevano mano nella mano e chiacchieravano sottovoce. Parcheggiò qualche metro più avanti e scese dalla moto togliendosi il casco integrale. Appena la vide Mai la salutò da lontano e affrettò il passo per raggiungerla.
<< Ehi Natsuki! >> le disse non appena le fu vicina.
<< Ciao Kuga >>la salutò il ragazzo scherzando. Sapeva che le dava fastidio essere chiamata per cognome.
La sedicenne dai capelli neri si limitò ad un gesto del capo per salutarli entrambi. Quel segno fece comprendere a Mai che era successo qualcosa, così salutò velocemente Tate, consigliandogli di cambiare strada, e le si mise accanto aspettando che parlasse.
<< E’ successo qualcosa? >> le chiese vedendo che l’amica non la smetteva di fissare il cemento sotto i piedi.
Natsuki annuì senza trovare le parole per cominciare. Alzò gli occhi verso Mai e sospirò.
<< Mai >> iniziò infine prendendo la situazione di petto come sempre << Tu e Tate state insieme? >>.
L’improvvisa domanda a bruciapelo fece arrossire l’altra.
<< Perché mi fai questa domanda? >> esclamò << Beh, anche se non ce lo siamo detti… sì… >> aggiunse subito dopo guardandosi per pochi secondi la punta delle scarpe.
<< Come hai fatto a capire che eri innamorata di lui? Come hai dedotto che lui fosse quello giusto? >>.
Mai sorrise a quelle domande pensando di aver sempre immaginato una conversazione simile con suo padre con i ruoli, ovviamente, invertiti.
<< Non lo so >> ammise appoggiandosi alla moto dell’amica << Ci sono delle sensazioni che provo solo quando mi sta vicino; mi sento felice, contenta, rido anche se non fa battute e mi piace sentire il calore del suo corpo. L’amore è un sentimento bizzarro, ci fa comportare stranamente, ci fa abbandonare la ragione, la via della sicurezza, per quella più tortuosa e complicata ma sicuramente più appagante >>.
<< L’amore ha portato alla morte mia madre e tuo padre >> affermò Natsuki pensando a quello che era accaduto quella notte.
<< Ti sbagli >> rispose la ragazza dai capelli rossi risolutamente. Aspettò che l’amica la guardasse prima di continuare << L’amore li ha fatti sentire vivi, li ha aiutati ad affrontare le difficoltà insieme. Si erano innamorati e quel sentimento bruciava nei loro cuori con un ardore tale che era impossibile non capirlo. Ricordo che erano felici quando erano vicini perché si davano forza a vicenda, perché si sentivano l’uno il prolungamento dell’altro ed è esattamente quello che provo io quando sono accanto a Tate. L’amore ti fa lottare per la salvezza delle persone a cui tieni, ti brucia nel petto e ti fa compiere gesti meravigliosi. Non è l’odio o il rancore a spingerti ad andare avanti, non è la vendetta che ti fa rischiare la vita; è l’amore, Natsuki, e sono felice che anche tu finalmente l’abbia compreso >>.
Le strizzò l’occhio per un attimo con aria complice mentre vedeva l’altra ragazza arrossire.
<< Non… >> iniziò la mora titubante senza sapere veramente cosa dire.
Mai le prese una mano stringendola.
<< Shizuru mi sembra una brava ragazza >> le disse semplicemente << E se ti preoccupi per lei, se ti chiedi dov’è e cosa sta facendo, se è il tuo ultimo pensiero prima di andare a dormire allora, amica mia, stai sperimentando una delle cose più belle al mondo >>.
Natsuki non aveva il coraggio di alzare gli occhi per guardarla perché sapeva che tutto quello che Mai le aveva appena detto rispecchiava perfettamente quello che provava per la presidentessa. Ma era una ragazza e, appunto da questo, nasceva il suo senso di angoscia. Respirò profondamente senza, però, trovare le parole per parlare.
<< Diverso, Natsuki, non vuol dire sbagliato >> continuò l’amica in modo saggio << Anche noi siamo diverse dal resto del mondo eppure non siamo sbagliate. Papà diceva che siamo speciali, ricordi? Io, te, lui e tua madre >> sorrise a quel ricordo << E, in fondo, cos’è la normalità? Una regola che hanno messo altri per noi senza comprendere niente della vera vita. Ma dimmi, tu cosa senti per lei? >>.
A quella domanda la ragazza dagli occhi verdi divenne ancor più rossa e, in confronto a Mai, si sentì una bambina alla quale si stava spiegando da dove nascevano i bambini.
<< Mi è sempre stata accanto >> iniziò timidamente << Quando sto con lei mi sento, in un certo senso, protetta, come se niente potesse ferirmi o farmi stare male. È una bella sensazione >> dovette abbassare lo sguardo sentendosi arrossire nuovamente << Si è presa cura di me parecchie volte, è stata sempre gentile, non mi ha mai fatto domande sul nostro lavoro limitandosi a cucinare per me e a medicarmi le ferite anche se non ce n’era bisogno >>.
Sollevò timidamente gli occhi verso l’amica che le stava sorridendo. Mai le accarezzò una ciocca di capelli scuri in modo delicato pensando che quella ragazza era l’unica che fosse riuscita ad avvicinarsi così tanto a Natsuki. Doveva essere davvero speciale.
<< Sai cosa penso, Natsuki? >> le chiese lasciando che quella ciocca oscillasse davanti al volto dell’amica. Il silenzio dell’altra la invitò a continuare << Penso che tua madre adesso sarebbe davvero felice per te >> le mise una mano sul cuore << Perché qui non c’è più la vendetta ad alimentarti>>.
Questa volta le due sedicenni si sorrisero con aria complice.
<< Grazie >> si limitò a dire Natsuki spostandosi di qualche passo. Lanciò a Mai un altro casco facendole l’occhiolino << Midori ci starà aspettando >>.
Adesso si sentiva molto più leggera.
 

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Capitolo 10
*** Morte ***


Natsuki schivò il colpo di Mai mentre Midori urlava alla rossa di metterci più concentrazione. Saltò all’indietro e la colpì con un calcio in pieno petto. Mai cadde per terra sbattendo violentemente la schiena. Si rialzò mentre la mano dell’altra ragazza la sollevava per il polso come se fosse priva di peso.
<< Mai! >> urlò Midori ridendo << Ti sei fatta battere di nuovo! >>.
Natsuki la lasciò e si passò una mano tra i capelli scuri alzando gli occhi sull’amica in modo sornione. La ragazza dai capelli rossi non disse nulla spazzolandosi l’uniforme scolastica dalla polvere e dallo sporco. Scosse il capo con un lieve sorriso sulle labbra. La sua amica era sempre stata più brava di lei nella lotta, aveva una forza e una determinazione che andavano ben oltre la normalità. Quando colpiva, era sicura e veloce, non esitava e non si lasciava sopraffare da altri pensieri. Era totalmente concentrata su quello che faceva e non permetteva a niente e a nessuno di distrarsi. Combatteva molto come la madre, doveva averla osservata tanto quando era in vita. Le tese una mano che Natsuki strinse.
<< Non ce la farai mai >> le disse con una nota provocatoria.
<< Staremo a vedere >> rispose l’amica dai capelli rossi.
Ripresero a combattere tra loro mentre Midori le osservava. Era un anno più grande e le conosceva da cinque, da quando cioè, suo padre era morto e lei aveva scoperto a cosa si dedicava quando non tornava a casa. In poco tempo aveva studiato i dati da lui raccolti e aveva deciso di continuare ad aiutare quelle due ragazze che proteggevano il mondo. Era il minimo che potesse fare per rendere orgoglioso di sé l’uomo. Ricordava la prima volta che conobbe Mai e Natsuki e che vide i loro Child, era stata un’esperienza da mozzare il fiato. Prima di allora era sempre stata molto scettica sulla vera potenza di quegli esseri ma vederli all’opera aveva totalmente stravolto il suo punto di vista e inevitabilmente si era affezionata alle sedicenni arrivando a considerarle un po’ come la sua famiglia. Anche se il suo compito era principalmente quello di monitorare i flussi di calore nella città e di restare all’ombra, Natsuki e Mai non avevano mai mancato di farle capire che quello che faceva era importante per combattere efficacemente gli Orphan. Si passò due dita sulla fronte mentre la ragazza dai capelli rossi veniva messa al tappeto per l’ennesima volta dall’altra. Natsuki invocò le sue pistole e le puntò contro l’amica con aria minacciosa per un solo istante; poi le sorrise mentre faceva roteare le sue armi con un solo dito.
<< Vinto >> disse semplicemente cercando di non far trasparire da quella sola parola il sentimento di fierezza che provava per se stessa.
La aiutò a rialzarsi e stava per aggiungere qualcos’altro quando, improvvisamente, la terra sotto i loro piedi tremò. Natsuki e Mai si voltarono verso Midori che cercava velocemente di rivelare a cosa era dovuto ma, ancor prima di parlare, le due guardiane avevano già evocato i loro Child pronte a combattere. La mora si guardò intorno con le pistole pronte a sparare non vedendo, però, nessuno. A parte loro tre, pareva non esserci nessun altro in quel momento. Si scambiò una veloce occhiata con Mai e di nuovo sentirono un’altra scossa che le fece momentaneamente perdere l’equilibrio. Natsuki resse l’amica quando uno scossone più forte degli altri attraversò il cemento che copriva il campo da calcio dove si stavano allenando e fulminea la gettò dall’altra parte vedendo che sotto di lei stava cedendo. Saltò chiamando accanto a sé Duran pronto a scagliare i proiettili d’argento contro l’Orphan che sarebbe uscito. Il mostro che vide, però, la lasciò senza fiato. Non aveva mai visto un Orphan di quelle dimensioni; era enorme, alto almeno come un palazzo a cinque piani con due braccia robuste che si protendevano verso il cielo. Non aveva piedi ma un groviglio di tentacoli che, nonostante la mole, lo facevano muovere piuttosto velocemente. Rispetto a lui, le tre ragazze e i loro Child parevano delle formiche. Natsuki ingoiò un groppo di saliva e ordinò a Duran di sparare mentre Mai faceva lo stesso dalla parte opposta. Entrambe gli tranciarono un paio di tentacoli ma niente di più serio. Il mostro guardò Natsuki, che era la più vicina e provò a colpirla utilizzando la forza nel braccio destro. Lei lo schivò e gli sparò quanti più colpi gli furono consentiti prima di essere costretta a schivarne un altro.
<< Duran! >> urlò muovendosi velocemente per non essere colpita << Carica le pallottole di diamante! >>.
Vide Mai comportarsi allo stesso modo mentre Kagutsuchi, con un suo attacco, lo colpì alla spalla. L’Orphan urlò di dolore e si scagliò contro il Child della ragazza dai capelli rossi.
<< Kagutsuchi! >> gridò mai vedendo la fenice in difficoltà.
<< Adesso, Duran! >> ordinò Natsuki facendogli segno di puntare alla testa.
Il lupo ubbidì e per pochi secondi l’Orphan mollò la presa permettendo a Kagutsuchi di scappare. Si alzò in volò con pochi battiti d’ali.
È forte, pensò Natsuki mentre ordinava al suo Child di caricare nuovamente i proiettili di diamante. La fenice di Mai, dall’alto, lo colpì al braccio sinistro bruciandolo e solo in quel momento il mostro rivelò ciò che veramente riusciva a fare. Spalancò la bocca e una grossa fiammata ne scaturì andando a ferire il grande uccello che si schiantò a suolo.
<< Kagutsuchi! >> esclamò Mai correndo verso di lui per soccorrerlo.
Non è possibile, si disse la ragazza dai capelli neri stringendo ancor più forte le pistole. Sentì il palmo sanguinarle ma non se ne curò. Gliele puntò contro e sparò vedendo che si stava muovendo verso l’amica.
<< Duran! >> tuonò con tutta la voce che aveva nei polmoni.
Immediatamente il lupo le fu accanto.
È lui, continuava a pensare Natsuki mentre correva per evitare una fiammata nemica, E’ lui, non ci sono dubbi. Maledetto bastardo.
Sparò nuovi colpì appena le fu possibile mentre l’odore di bruciato la invadeva. L’Orphan pareva aver peso completamente il controllo della sua forza, forse a causa del dolore. Perdeva sangue dai tentacoli tranciati e i colpi dei due Child gli avevano aperto ferite su tutto il corpo. Lanciò il suo fuoco contro Natsuki e la mancò per un pelo. Vide la fenice dell’amica rimettersi sulle zampe e riuscire ad alzarsi in volo. Era stata colpita ad un’ala ma, nonostante la ferita, riusciva lo stesso a mantenersi in equilibrio. Emise il suo lungo e stridulo verso prima di lanciarsi nuovamente sul mostro. Dovevano eliminarlo, era fondamentale e la sedicenne dagli occhi verdi aveva un motivo in più per farlo.
Hai ucciso mia madre dieci anni fa, ora io ti renderò il favore.
Mai, alla sua destra, usò i braccialetti infuocati che le roteavano intorno a polsi per far cadere a terra un altro dei suoi innumerevoli tentacoli. Un getto di sangue le sporcò il volto mentre la sua divisa era completamente nera per lo sporco. Guardò Natsuki per un solo attimo; la sua uniforme scolastica era strappata in vari punti e si era procurata un taglio all’altezza della clavicola. L’Orphan aprì la bocca ed eruttò fuoco ad una tale velocità che fece in tempo solo a saltare lateralmente per poterlo schivare. Anche l’amica fece lo stesso e in quel momento la sentì gridare. Si voltò verso di lei raggiungendola e vide che aveva una bruciatura su tutto il braccio destro.
<< Non è niente >> le disse allontanandola col braccio sano e tornando a concentrarsi sul mostro. Adesso poteva usare solo una mano per sparare, l’altra era praticamente inutilizzabile anche se continuava a stringere il calcio madreperlato della pistola.
Bastardo!, urlò dentro di sé correndo verso un riparo per non essere colpita di nuovo. Si concesse di poggiare la schiena per pochi secondi contro un monumento eretto al fondatore del paese e di fare dei respiri profondi. Il dolore al braccio le impediva di pensare lucidamente ad un modo per ucciderlo mentre Duran e Kagutsuchi continuavano a colpirlo ripetutamente. Se avesse perso la concentrazione anche il suo lupo sarebbe scomparso e la stessa cosa valeva per il grosso uccello di Mai. Dovevano sbrigarsi, ogni secondo che passava i loro Child diventavano sempre più deboli a causa delle scarse energie delle loro padrone. Lo guardò cercando di liberare la mente e si rese conto che l’Orphan non stava più cercando di colpire le guardiane ma la sua attenzione era rivolta a qualcos’altro. O a qualcun altro. Quando Natsuki realizzò si stesse preparando a fare, uscì dal suo nascondiglio e, con l’unico braccio disponibile, iniziò a sparargli per richiamare la sua attenzione.
<< Mai! >> gridò affinché l’amica le venisse in aiuto.
Si voltò nella direzione in cui aveva visto Midori scomparire e la individuò immediatamente.
<< Midori, scappa! >> continuò iniziando a correre verso la diciasettenne << Duran, le pallottole di diamante! Fuoco! Duran! >>.
Non sapeva nemmeno lei quali ordini dare, la sua mente era totalmente rivolta all’amica che doveva salvare.
Non di nuovo, pensò mentre l’amaro sapore del sangue le saliva in bocca terrorizzata.
L’Orphan aprì la bocca e una vampata di fuoco uscì diretta nella stessa direzione in cui stava andando Natsuki.
<< No! >> disse la ragazza vedendola.
<< Natsuki! >> gridò la ragazza dai capelli rossi apparendo dall’alto sull’ala non ferita del suo Child. Si gettò sull’amica e insieme rotolarono per diversi metri.
L’ultima cosa che la sedicenne vide prima di essere travolta da Mai fu l’espressione di Midori per nulla spaventata da quella fiammata che l’avrebbe uccisa. Aveva visto arrivare la rossa e aveva pregato che riuscisse a salvare almeno Natsuki visto che per lei non c’era scampo.
Tranquilla, dicevano i suoi occhi l’attimo prima che il fuoco la colpì facendola scomparire.
<< No! >> urlò a pieni polmoni la ragazza dai capelli neri con una voce che avrebbe fatto tremare chiunque << No! No! >>.
Sentì le braccia di Mai cingerle il corpo.
<< Oddio… >> sussurrò appena tra le lacrime.
<< No! >> continuava a dire l’altra come se non conoscesse altri termini << No! >>.
Si rialzò a fatica allungando una mano dove fino a poco fa c’era la loro amica. Non poteva credere che fosse vero. Se la ragazza dai capelli rossi non l’avesse salvata, facendola ruzzolare per qualche metro lontano dalla traiettoria dell’Orphan, avrebbe fatto la stessa fine. Sarebbe morta anche lei e forse sarebbe stato meglio visto l’enorme dolore che provava in quel momento. Le sembrava di essere tornata indietro di dieci anni, era la stessa situazione.
<< Midori… >>.
Mai piangeva sommessamente senza smettere di stringere il polso di Natsuki come se fosse un appiglio per restare nel mondo reale. Aveva una ferita sulla tempia sinistra che sanguinava e un taglio che le attraversava il braccio destro. Quella pace durò appena qualche minuto. Sentirono i passi pesanti del mostro avvicinarsi alle due ragazze. Natsuki si voltò verso di lui digrignando i denti per la rabbia. Gli puntò la pistola contro e sparò mentre urlava.
<< Bastardo! >> disse rendendosi conto di stare piangendo << Maledetto bastardo, ti uccido! Ti uccido! Duran! >>.
Si sentiva stanca e debole ma l’odio che provava per quello che era appena accaduto la aiutava a stare in piedi. Il lupo le si mise accanto e sparò i proiettili d’argento che lo accecarono momentaneamente mentre gli saltava addosso strappandogli a morsi l’ennesimo tentacolo.
<< Kagutsuchi! >> tuonò Mai dopo essersi rimessa in piedi << Fuoco! >>.
Nei suoi occhi ardeva la stessa avversione che c’era in quelli di Natsuki. Si portò davanti al volto i braccialetti che ruotavano velocemente mandando guizzi infuocati e alle sue spalle emerse la fenice.
<< Vai! >> ordinò approfittando del colpo di Duran.
Kagutsuchi lo colpì alla testa con una palla infuocata e pochi attimi dopo il corpo senza capo del mostro si schiantava al suolo prima di diventare un mucchio di cenere. Nonostante avessero finito di combattere, Natsuki non riusciva a ordinare al suo lupo di svanire come al solito. Desiderava sentire ancora la sua presenza accanto a lei a darle la forza che lentamente la stava abbandonando. Anche per le pistole era lo stesso. Continuava a stringere tra le mani, anche se non le servivano più. Sapeva d’aver riportato diverse ferite e soprattutto la bruciatura al braccio destro le pulsava dolorosamente ma non se ne importava. Dentro di lei c’era qualcosa che le faceva ancora più male, che si era spezzato per l’ennesima volta. Cadde sulle ginocchia, incapace di continuare a stare in piedi. Duran le si avvicinò affabilmente ma lei non lo guardò. Teneva lo sguardo fisso nel vuoto e nemmeno la mano di Mai poggiata sulla sua spalla servì a scuoterla. La ragazza dai capelli rossi non riusciva a fermare le lacrime che le rigavano il volto copiosamente. Il suo Child si era dissolto così come i suoi braccialetti. Le si mise accanto abbracciandola anche se Natsuki non riuscì a contraccambiare. Si sentiva bloccata, i ricordi di quella sera si sovrapponevano a ciò che era appena accaduto e, anche se avrebbe voluto, non smetteva di piangere. Midori era morta, se n’era andata esattamente come sua madre e il padre di Mai. Lo stesso Orphan li aveva uccisi, lo stesso mostro che dieci anni fa le era sfuggito e che non era mai riuscita a trovare fino a quel momento. La fronte dell’amica che si poggiava sulla sua spalla la fece rabbrividire, era fredda e bagnata di sangue.
Il dolore ci fa capire che respiriamo ancora, pensò Natsuki, Che siamo ancora vive.
Duran era ancora davanti a lei, immobile, sporco di sangue e terra, leggermente ammaccato, che la fissava con i suoi occhi gialli. Nessuna delle due si muoveva, avevano bisogno di tempo per metabolizzare l’accaduto, per comprendere che la loro amica non sarebbe più tornata, che non avrebbero più visto il suo volto, che non avrebbero più sentito la sua voce, che non avrebbero più potuto scherzare con lei. L’avevano persa, non erano state capaci di proteggerla.
<< Natsuki… >> sussurrò con un filo di voce Mai cercando la sua mano ancora fermamente ancorata alla pistola. Non riuscendo a sfilargliela, si accontentò di stringergliela con tutta l’arma.
Ti prego Natsuki non te ne andare anche tu, avrebbe voluto dire la ragazza dai capelli rossi vedendo che l’amica si comportava come una statua di sale. Non voleva perdere anche lei.
Rimasero in quella posizione per un tempo che sembrò ad entrambe infinito; immobili e in silenzio, con Duran che vegliava su di loro. Era notte fonda e il freddo pungeva i loro corpi. Mai si restringeva all’altra sedicenne alla ricerca di calore mentre veniva scossa da brividi non solo per la bassa temperatura. La ragazza dagli occhi verdi si limitava a restare ferma come se tutto quello che Mai faceva le scivolasse di dosso. L’unica cosa che provava era un gran vuoto dentro di sé che non sapeva come colmare. Il sangue delle ferite alle mani le gocciolava sulle gambe e per terra, le ginocchia sbucciate e sanguinanti le bruciavano. Provò a dire qualcosa ma aveva la gola secca e le labbra screpolate e tagliuzzate in vari punti. Si voltò verso Mai e si guardarono negli occhi osservando lo stesso dolore. Col braccio sano le circondò le spalle continuando a restare in silenzio e spinse il volto della ragazza sul suo petto mentre l’amica riprendeva a piangere. Non sapeva cosa dire, tutto le sembrava inutile e privo di senso. Qualunque cosa avesse detto, non sarebbe servito a riportare Midori indietro. Dopo qualche minuto in quella posizione, si staccò dalla sedicenne barcollando per rimettersi in piedi. Mai la imitò senza smettere di tenere gli occhi su di lei.
<< Natsuki… >> disse nuovamente in un soffio.
La ragazza dai capelli scuri girò il capo nella sua direzione.
<< Andiamo >> rispose semplicemente con voce priva di qualunque emozione << Qui non c’è più niente da fare >>.
Tornò a guardare la strada e, senza voltarsi indietro, iniziò a camminare a piccoli passi. Non si accorse di stringere ancora le sue armi e che Duran la seguiva.

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Capitolo 11
*** Dolore e amore ***


Mai aveva visto Natsuki allontanarsi a piedi e, nonostante l’avesse chiamata diverse volte, l’amica non si era mai voltata indietro. Era rimasta in piedi ad osservarla per qualche minuto sentendosi sola e vuota. Si strinse nella leggera uniforme che indossava provando freddo mentre s’incamminava verso il suo dormitorio. Ancor prima di rendersene veramente conto, si fermò davanti l’appartamento in cui viveva Tate. Respirò profondamente allungando una mano per suonare il campanello. Era stanca e sapeva di essere molto tardi ma non voleva restare sola in minuto di più. Il cuore l’aveva guidata verso la persona più importante per lei. L’attimo prima che il ragazzo le aprisse sperò che anche Natsuki stesse facendo lo stesso. Sorrise vedendo apparire sulla soglia della porta Tate, in pigiama e visibilmente assonnato. Si stropicciò gli occhi varie volte per essere certo che quella ragazza ferita e sanguinante fosse veramente Mai.
<< Che cosa… >> iniziò ma la ragazza gli mise un dito sulle labbra per impedirgli di continuare.
<< Ti prego >> gli disse sottovoce ancora scossa << Non farmi stare da sola >>.
Il ragazzo indietreggiò quel tanto che bastava per permetterle di entrare e di chiudere la porta alle sue spalle. Una volta dentro, gli gettò le braccia al collo scoppiando in lacrime sentendo nuovamente l’ondata di dolore che aveva dentro minacciarla di sommergerla. Tate contraccambiò l’abbraccio dandole un bacio sulla guancia.
<< Mai >> affermò cercando le parole giuste << Che cosa… tu, tu sia bene? >>.
Vedendo che la ragazza dai capelli rossi non rispondeva, la allontanò leggermente da sé per poterla osservare. A parte qualche taglio non pareva avere delle ferite gravi.
<< Io, noi… non… >> provò a dire Mai tra le lacrime.
Tate la strinse ancor più forte.
<< Qualunque cosa sia successa, l’importate è che tu stia bene>>.
Mai si aggrappò a lui come se fosse la sua ancora di salvezza, stringendo tra le dita sporche e doloranti il cotone degli abiti del ragazzo. Lui le dice un altro bacio tra i capelli sentendola fremere.
<< E’ tutto passato adesso >> le sussurrò sollevandole leggermente il mento come faceva sempre quando voleva baciarla. Si guardarono negli occhi mentre lui abbozzava un sorriso rassicurante; poi le prese una mano e gliela baciò con calore.
<< Sono qui per te >> continuò in tono calmo.
Senza lasciarla la condusse nella sua camera da letto dove la fece sedere e le portò un bicchiere d’acqua. Alla ragazza tremavano ancora le mani e più volte fu sul punto di farlo cadere.
<< Grazie >> disse dopo averne bevuto poco meno di metà e poggiandolo sul comodino. Lui le prese una mano trovandola fredda e cercò di scaldargliela senza fare domande. In quel momento qualunque cosa avesse chiesto, Mai non sarebbe riuscita a dargli una risposta sensata. Lentamente fece scivolare entrambe le mani sulle sue esili spalle senza smettere di osservarla. Anche in quello stato, sporca e lacera, le pareva meravigliosa.
<< E’ meglio se provi a riposare un po’ >> le disse dopo lunghi attimi di silenzio. Le passò un dito sul naso scendendo fino alle labbra << Io mi sistemo per terra >>.
Fece per alzarsi ma la presa salda della ragazza glielo impedì. Tornò a guardarla.
<< Non voglio dormire da sola stanotte >> rispose Mai con un filo di voce.
Tate ingoiò un groppo di saliva.
<< Mai >> iniziò sentendo che il cuore aveva preso ad accelerare << Tu sei la cosa più bella che mi potesse capitare e per questo io non intendo in nessun modo forzarti a… >>.
<< Non mi stai forzando a fare nulla >> replicò la ragazza dai capelli rossi senza mollare la presa << Io lo voglio >>.
A quelle parole Tate la baciò con intensità avvicinando il suo corpo a quello esile e sottile di lei. Mai non si sottrasse, lo desiderava allo stesso modo. Si stese sul letto e lui le subito sopra mentre le apriva la zip dell’uniforme che indossava.
<< Sei sicura che… >>.
Per la prima volta da quando era arrivata, la ragazza gli sorrise sentendosi felice di avere al suo fianco Tate.
<< Si >> rispose risolutamente baciandolo << Voglio sentirmi parte di te, Tate, parte di un qualcosa di più grande. Uniti in un’unica felicità. Fammi essere il tuo prolungamento >>.
Si sorrisero comprendendo che era quello che desideravano entrambi prima di continuare.
 
Shizuru fu svegliata da alcuni rumori metallici fuori il balcone della sua stanza. In fretta si alzò indossando la sua vestaglia e andò ad aprire mentre tutti i suoi pensieri erano rivolti a Natsuki. Uscì fuori e il freddo pungente della notte la investì. Si guardò intorno ed ebbe un sussulto quando vide la sedicenne in pieni in bilico sulla ringhiera. Fece un passo verso di lei e solo in quel momento si rese conto che, ai suoi piedi, c’era quello strano lupo metallico. L’animale la guardò ringhiando sommessamente per fermarla. La diciottenne si bloccò e per qualche secondo si limitò ad osservare la ragazza. Era ferita in maniera più grave delle altre volte, l’uniforme era strappata e perdeva sangue in vari punti. Si portò la mano alla bocca nel notare la bruciatura che aveva al braccio destro e si meravigliò non poco quando vide che stringeva, con una forza tale da farle diventare le nocche bianche e sanguinare i palmi, le due pistole. Ma la cosa che più la colpì fu il suo sguardo, completamente perso nel vuoto, come se non sapesse né dove si trovasse né chi fosse.
<< Natsuki… >> disse con un filo di voce temendo che potesse cadere da un momento all’altro.
A quella parole la ragazza ebbe un fremito e il suo lupo scomparve in un luccichio di scintille luminose permettendo a Shizuru di avvicinarsi. Le toccò una mano trovandola inverosimilmente fredda e dovette usare tutto il suo autocontrollo per evitare di mettersi a urlare. Era una situazione delicata, doveva far scendere Natsuki da quella ringhiera prima che si facesse ancora più male. Lentamente le aprì le dita per far scivolare sul suo palmo la prima pistola e rimase impressionata nel notare che la forma dell’impugnatura dell’arma era rimasto impresso nella mano dell’amica.
Cosa ti è successo stavolta?, si chiese mentre si formava un groppo di saliva in gola.
Fece la stessa cosa con l’altra mano e solo quando le posò entrambe per terra, le due piccole rivoltelle scomparve allo stesso modo del lupo. Tornò a fissare Natsuki cercando di apparire calma. Le sorrise, anche se l’altra non diede nessun segno di averla vista e le prese una mano cercando di non farle del male invitandola a scendere.
<< Va tutto bene >> le disse intrecciando le sue dita a quelle della sedicenne che non si oppose << Scendi adesso, sei al sicuro >>.
La tirò leggermente dalla sua parte e Natsuki le ubbidì docilmente. La condusse all’interno della sua stanza chiudendo il balcone alle sue spalle e la fece sedere sul letto. Per la prima volta la ragazza mora la guardò, fissando i suoi grandi occhi verdi sulla presidentessa. Involontariamente ricominciò a piangere e Shizuru comprese che questa volta era successo qualcosa di grave. Si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza dell’amica e le posò una mano sul ginocchio. Natsuki la osservò ancora per un altro istante prima di gettarle le braccia intorno al collo e abbracciarla. Quel gesto fece rimanere sorpresa la diciottenne per un solo momento prima di contraccambiare e stringerla contro il suo corpo.
<< E’ morta… >> disse tra i singhiozzi Natsuki << E’ morta… >>.
<< Shhh >> le rispose dolcemente Shizuru accarezzandole i capelli senza smettere di tenerla vicina mentre si domandava a chi si riferisse << E’ tutto finito adesso >>.
<< Non tornerà più… >> continuava la ragazza dagli occhi verdi << E’ solo colpa mia… >>.
<< Non dire così, Natsuki. Tu non c’entri niente >>.
La sedicenne alzò lo sguardo verso l’amica che non aveva accennato a volerla allontanare ricordandosi cosa fosse successo quel pomeriggio. Il suo comportamento le parve privo di qualunque senso. Senza rendersene conto chiuse gli occhi e le diede un leggero bacio sulle labbra.
<< Io non voglio perdere più nessuno, Shizuru >> sussurrò quando si staccò poggiando il volto sul petto dell’altra. Era caldo e confortante e il battito del suo cuore la stava lentamente cullando.
Aveva finalmente capito.
La presidentessa del consiglio studentesco le sorrise comprendendo che tutte le sue paure e ansie non avevano nessun fondamento. Natsuki era con lei in quel momento, stretta tra le sue braccia e le aveva appena dato un bacio.
<< Non perderai me >> rispose la ragazza dai capelli castani dandole un bacio sulla fronte.
Si guardarono ancora una volta negli occhi mentre Shizuru seguiva dolcemente il contorno delle sue labbra con un dito. Si chinò in un gesto naturale per sfiorarle di nuovo. Natsuki la lasciò fare stringendo tra le dita il tessuto morbido della sua vestaglia. Con lo stesso indice, la ragazza le scostò un una ciocca di capelli e la baciò nuovamente. Altre lacrime rigarono il volto della sedicenne ripensando a quello che aveva vissuto poche ore prima. L’altra gliele asciugò con la punta della lingua in un movimento dolce e leggero. L’amava così tanto che la sua vicinanza le faceva scuotere il corpo da brividi di piacere.
<< Non piangere >> le disse sottovoce stringendola ancor di più.
La sentì fremere mentre un gemito di dolore le sfuggiva dalle labbra. Quel suono ricordò a Shizuru le ferite della ragazza. Lentamente si scostò per controllarle e poi si alzò per prendere il necessario per medicarla.
<< Scusami >> affermò sentendola gemere.
Natsuki scosse il capo stropicciandosi gli occhi senza smettere di osservarla. Improvvisamente le parve bellissima e si chiese come mai non l’avesse notato prima. Allungò una mano per accarezzarle una guancia e Shizuru gliela baciò. Quando arrivò a disinfettarle il taglio sulla scapola, la sedicenne la abbracciò di nuovo sentendo il cuore riempiersi di un sentimento che aveva per troppo tempo dimenticato. Il dolore provato fino a poco fa stava lentamente scomparendo per fare posto a qualcos’altro.
Mi sono innamorata, forse?, si domandò sentendo che l’altra ragazza le stava aprendo i bottoni dell’uniforme. La guardò mentre posava le sue mani su quelle di Shizuru sentendo il suo calore infondersi in lei.
<< Non voglio più essere sola >> disse Natsuki dandole un altro bacio.
<< Non lo sarai mai più >>.
La presidentessa del consiglio studentesco le aveva completamente sbottonato la divisa scolastica e ai suoi occhi apparve quel piccolo seno che fino a quel momento aveva solo potuto immaginare. Lo accarezzò con la punta dei polpastrelli e si soffermò su ogni cicatrice che aveva la ragazza sul petto chinandosi su di lei mentre con le mani le sfilava la gonna. La sedicenne la lasciò fare arrossendo leggermente quando comprese che Shizuru la stava osservando nuda. Non provò vergogna per quel corpo ancora acerbo che, rispetto a quello della diciottenne, aveva ancora qualcosa di infantile.
<< Ti amo, Natsuki >> sussurrò Shizuru << Hai paura? >>.
Un rossore generale invase le gote della sedicenne nel guardarla negli occhi. Aveva il cuore che le martellava nel petto ad una velocità folle, così tanto che pensava le sarebbe esploso. Si sollevò appena per poterla baciare e le sorrise.
<< No >> rispose infine tornando ad adagiarsi sul letto.
Le prese una mano e la portò all’altezza del cuore.
<< Ho capito che batte solo per te >>.
A quelle parole anche la diciottenne sorrise. Le diede un bacio sul collo e scese sul piccolo seno. Aveva bramato molto quella ragazza e aveva temuto che fosse solo un sogno. Adesso, però, le parole gentili e sincere di Natsuki le fecero comprendere che era tutto vero, che anche lei voleva starle vicino, che desiderava fare l’amore in quel momento.
<< Ti prometto che non ti farò del male >>.
La mora le strinse una mano intrecciando le dita alle sue.
<< Non potresti mai farmene >>.
 
Saeko aveva riagganciato il cellulare dopo aver parlato con il signor Tokiha.
<< Natsuki! >> aveva chiamato dalla cucina.
Immediatamente la bambina l’aveva raggiunta dalla cameretta in cui stava giocando. L’aveva osservata aspettando che parlasse.
<< Hai fatto tutti i compiti? >> le aveva chiesto la donna sollevando gli occhi dallo schermo del computer sul quale stava lavorando.
Natsuki aveva annuito e quel gesto affermativo aveva fatto sorridere la madre che le aveva posato una mano sulla testa. Erano trascorsi pochi mesi da quando lei e Mai avevano iniziato a frequentare la prima elementare ed entrambe stavano riportando ottimi risultati. Saeko e il padre della bambina dai capelli rossi erano orgogliosi di loro soprattutto per come riuscivano a mantenere il segreto sugli allenamenti che affrontavano di pomeriggio. Sia sua figlia che Mai miglioravano a vista d’occhio, più combattevano e più diventavano veloci e precise.
<< Ha telefonato il padre di Mai >> aveva iniziato << E la tua amichetta purtroppo ha la febbre. Oggi non si allenerà con te >>.
Natsuki non aveva fatto niente per mascherare la sua delusione.
<< Non preoccuparti >> aveva continuato la donna << Vedrai che tra qualche giorno starà meglio e tornerà a poter giocare con te >>.
Un grande sorriso si era allargato sul volto della figlia.
<< Adesso preparati, dobbiamo andare >>.
 
<< Più veloce, Natsuki >> le aveva ordinato Saeko mentre la bambina correva con entrambe le mani legate dietro la schiena.
A distanza di un anno da quando avevano iniziato ad allenare le figlie, lei e il signor Tokiha avevano aggiunto nuove difficoltà agli esercizi. Entrambi volevano che fossero pronte a sopportare il grande uso di energia che occorreva ai Child una volta evocati. Se si fossero abituate alla fatica, non avrebbero avuto problemi.
<< Come sta Mai? >> aveva domandato subito dopo aver permesso a Natsuki di fare una pausa.
L’uomo si era stretto nelle spalle sorridendo.
<< E’ dispiaciuta per non essere potuta venire. Ha preso molto seriamente questo compito >>.
Anche Saeko aveva sorriso.
<< E’ giusto che sia così >> aveva risposto mentre asciugava il sudore dal volto della figlia << Complimenti piccola >> aveva aggiunto poi.
Si erano guardate negli occhi di quello stesso colore per qualche istante prima che una violenta scossa li aveva fatti tremare.
<< Che cos’è? >> aveva domandato Natsuki aggrappandosi alla gamba della donna.
Lei le aveva messo una mano sulla spalla per confortarla cercando lo sguardo dell’uomo. Contemporaneamente avevano invocato il lupo e la fenice.
<< Sembra che qualcosa stia forzando il campo magnetico >> aveva costato il padre della bambina dai capelli rossi << Dobbiamo chiuderlo prima che lo rompa >>.
In fretta aveva disegnato strane rune sul terreno e immediatamente il paesaggio intorno al trio era cambiato tornando ad essere il solito panorama urbano della città. Saeko aveva preso la mano della figlia guardandosi intorno.
<< Tranquilla, va tutto bene >> le aveva detto << Con noi c’è Duran >>.
Natsuki si era limitata ad annuire convinta dalle parole della madre. In quell’attimo qualcosa alle loro spalle si era mosso per rivelarsi e agli occhi della bambina era apparso l’Orphan più grande che avesse mai visto. Aveva spalancato la bocca per la sorpresa e la paura senza riuscire ad articolare nessun suono. A quell’arrivo, Saeko l’aveva sollevata di peso per portarla il più lontano possibile ma era stata bloccata da un tentacolo che le aveva sbarrato la strada.
<< Duran! >> aveva chiamato voltandosi verso il suo Child che subito si era gettato contro il nemico assieme a Kagutsuchi comandato dall’uomo << Devo portare Natsuki lontano da qui! >> aveva urlato dopo << E’ troppo pericoloso >>.
Il signor Tokiha aveva annuito ma era chiaramente in difficoltà di fronte ad un mostro così grande. Sembrava che gli attacchi combinati dei due animali non producessero nessun effetto. Improvvisamente un tentacolo lo aveva colpito al petto facendolo cadere per terra a pochi metri di distanza.
<< Tokiha! >> aveva gridato Saeko nascondendo la bambina dietro una panchina e correndo da lui che a fatica si stava rimettendo in piedi.
<< Mamma… >> aveva sussurrato Natsuki aggrappandosi alle sbarre di ferro battuto mentre osservava la scena. Sapeva che non doveva muoversi né parlare per non attirare l’attenzione dell’Orphan, che l’avrebbe riconosciuta immediatamente come una futura guardiana, ma aveva una gran paura per la donna.
Per molto tempo i due adulti avevano combattuto contro il mostro cercando di metterlo in difficoltà con i loro colpi e gli spostamenti veloci eppure i proiettili di Duran non lo spaventavano e il fuoco di Kagutsuchi non lo fermava. La situazione poi era peggiorata quando l’Orphan aveva iniziato a sputare fiamme come la fenice del padre di Mai. La bambina aveva stretto così tanto le sbarre da farle sanguinare le mani e, quando aveva visto la madre essere colpita e rotolare per parecchi metri dell’impatto, aveva dimenticato tutte le raccomandazioni fattele per correre da lei.
<< Mamma! >> aveva esclamato piangendo << Mamma! >>.
Solo quando l’aveva raggiunta, la donna aveva aperto gli occhi. Era stanca per il lungo combattimento e un taglio piuttosto profondo le attraversava l’addome. L’aveva aiutata a rimettersi in piedi nel momento in cui l’uomo, in piedi su un’ala della sua fenice, arrivava da loro. Anche lui era coperto di sangue e tagli ma, nell’incontrare gli occhi spaventati di Natsuki, era riuscito a sorridere.
<< Saeko >> aveva detto semplicemente scendendo e prendendo una mano della dottoressa che le aveva rivolto uno sguardo dolcissimo mentre gliela stringeva come se nessuno dei due provasse dolore.
I pesanti passi del mostro che si avvicinava li aveva fatti voltare entrambi nello stesso istante, in tempo per vedere l’Orphan sparare contro di loro una nuova fiammata. Velocissima Saeko aveva preso in braccio la bambina e l’aveva scagliata in aria con tutta la forza che le era rimasta. Non le aveva detto nulla, non ci sarebbe stato il tempo per poterle dire addio. La sua priorità era salvare sua figlia, la futura guardiana e l’aveva appena fatto. Aveva sorriso sentendo il calore della mano dell’uomo e aveva chiuso gli occhi.
<< Duran! >> aveva urlato l’attimo prima di morire sapendo che il suo Child avrebbe compreso da solo.
E, infatti, non si era sbagliata. Anche se gli era costata molta fatica non correre in soccorso della sua padrona, il lupo aveva fatto un lungo salto per prendere al volo Natsuki affinché non cadesse mentre il fuoco raggiungeva i due guardiani riducendoli in polvere. La bambina in quei pochi secondi non era riuscita a dire nulla e aveva visto scomparire la madre sotto i suoi occhi. Prima ancora di rendersene conto, stava piangendo. Duran e lei non erano ancora atterrati, quando l’onda d’urto che si era formata li aveva travolti. La bambina aveva sentito distintamente di essere trasportata lontano dal luogo dell’incidente prima di perdere i sensi.
 
C’era un gran silenzio e non era normale; di solito a casa sua madre le urlava sempre di alzarsi dal letto perché, altrimenti, avrebbe fatto tardi a scuola. Lentamente Natsuki aveva aperto gli occhi ma all’inizio non aveva visto nulla, tutto era confuso intorno a lei.
<< Natsuki… >> aveva sentito una voce chiamarla.
Aveva provato a rispondere ma nessun suono era uscito dalla sua bocca.
<< Natsuki, mi senti? >>.
La bambina si era voltata in direzione del suono mentre, gradualmente riusciva a mettere a fuoco l’ambiente che la circondava. Non era nella sua stanza ma in una camera d’ospedale. Lo aveva compreso subito dalle pareti bianche e gli altri letti presenti anche se vuoti.
<< Natsuki >>.
Aveva sbattuto varie volte le palpebre e finalmente aveva visto chi la stava chiamando. Era Mai.
<< Ciao >> le aveva detto semplicemente e con gran fatica sentendo la gola secca.
A quell’unica parola l’altra bambina le aveva sorriso gettandole le braccia intorno al collo contenta che si fosse svegliata.
<< Mi riconosci? >> le aveva chiesto subito dopo averla lasciata << Sono Mai >>.
Natsuki l’aveva guardata leggermente sorpresa da quella domanda.
<< Certo che sei Mai >> le aveva risposto cercando di muoversi. Aveva scoperto di non riuscirci e di essere fasciata ovunque.
La ragazzina dai capelli rossi l’aveva abbracciata nuovamente.
Si era guardata intorno scoprendo, seduta su una sedia, la signora Tokiha che la stava guardando in silenzio. Si era chiesta come mai ci fosse anche lei lì.
<< Dov’è mia madre? >> aveva domandato poi. Aveva guardato Mai negli occhi che si stavano riempiendo di lacrime. All’inizio non ne aveva compreso il motivo mentre tornava ad appoggiare la testa sul cuscino; ma poi gli ultimi avvenimenti accaduti prima di svenire si erano insinuati nella sua mente facendola ricordare. Aveva sentito calde lacrime scorrere sul volto senza riuscire a reprimerle.
<< No… >> era riuscita a sussurrare infine << No, Mai… loro… >>.
Mai si era limitata ad abbracciarla senza dire niente poggiando una guancia su quella dell’amica.
<< Mai… >>.
Natsuki aveva stretto l’amica sentendo di provare lo stesso dolore per quella perdita. Ricordava tutto quello che era accaduto e dolorosamente se n’era data la colpa. Forse se lei non si fosse trovata lì in quel momento, i loro genitori sarebbero ancora vivi.
<< Mio… mio padre >> aveva iniziato tra un gemito e l’altro la bambina distesa nel letto <<… lui… lui dov’è? >>.
A quella domanda Mai non aveva osato guardarla. Si era sciolta lentamente dalla sua presa e aveva tirato su col naso.
<< Mai, adesso dobbiamo andare >> aveva detto improvvisamente la donna alzandosi in piedi e posando una mano sulla spalla della figlia << Torneremo domani a trovare Natsuki >>.
La bambina di sei anni si era limitata ad annuire mentre l’altra avrebbe voluto urlarle di restare lì con lei e di rispondere a tutte le sue domande. Aveva provato a scendere dal letto ma l’unico movimento che le era stato consentito dal dolore, era quello di allungare il braccio sinistro.
<< Mai… >> aveva mormorato mentre si allontanavano.
La bambina dai capelli rossi si era voltata e aveva provato a sorriderle nonostante gli occhi pieni di tristezza.
<< Tranquilla, Natsuki >> le aveva detto << Ci vediamo domani >>.
L’aveva salutata con la mano prima di uscire.
 
Sola, era questa l’unica parola con la quale poteva definirsi.
Era notte e, in quella stanza silenziosa, c’era solo il suo respiro a farsi sentire. Quando Mai era andata via, aveva visto molti medici che l’avevano visitata ma nessuno aveva risposto alle sue domande. Alla fine aveva chiesto ad un infermiere, che era andato a cambiarle la flebo, se per favore poteva dirle cosa era successo. Così aveva scoperto che suo padre era partito subito dopo averla trasportata urgentemente in ospedale e aver scoperto che la moglie era morta assieme ad un altro uomo in circostanze ancora da chiarire mentre lei era rimasta in coma per due settimane. Nessuno credeva che si sarebbe risvegliata e quindi la consideravano un po’ come un miracolo. Natsuki era stata attenta a non farsi scappare nulla, nonostante il dolore che la stava dilaniando in quel momento, su molte cose che avrebbero potuto chiarire la situazione. Lentamente aveva preso coscienza che lei e Mai erano diventate le nuove guardiane e di conseguenza i poteri di guarigione si erano trasmessi dalla madre a lei. Aveva sospirato mentre poggiava il mento sulle ginocchia. Nell’arco di poche ore aveva fatto notevoli progressi e adesso provava solo un leggero senso di nausea quando si muoveva. Aveva ripensato alla sua condizione e nuove lacrime le avevano rigato il viso, anche se si era imposta di non piangere. Aveva stretto il ciondolo che la madre le aveva regalato il giorno prima di morire sussultando leggermente nello sforzo di trattenere il pianto.
Mamma, aveva pensato chiudendo gli occhi per poter rivedere il suo volto, Mamma perché mi hai lasciata sola?
Si era stretta ancor più contro le ginocchia.
Cosa ne sarà di me adesso?
Aveva riaperto gli occhi e, nel buio della notte, aveva visto due fessure gialle ch conosceva bene. Aveva sbattuto le palpebre per essere sicura di non stare sognando e lentamente aveva pronunciato sottovoce il suo nome.
<< Duran… >>.
Lentamente il lupo d’acciaio, che un tempo era stato il Child della donna, si era fatto avanti per mostrarsi alla sua nuova padrona. Era esattamente come ricordava.
<< Duran… >> aveva detto nuovamente ricominciando a piangere più di prima << Duran… >>.
L’animale le si era avvicinato così tanto da poter essere toccato e non si era sottratto quando Natsuki gli aveva posato una mano sulla fredda testa. Si erano guardati negli occhi per diversi secondi senza dire nulla mentre la bambina comprendeva quale fosse il suo compito adesso. Lentamente aveva annuito asciugandosi il volto. Aveva guardato il Child con aria decisa e aveva scostato le coperte. Si era alzata in piedi e aveva fatto un respiro profondo evocando le pistole erano appartenute alla madre. Aveva sentito immediatamente il calcio delle armi materializzarsi tra le sue piccole mani ed era rimasta sorpresa di quanto fossero leggere. Le aveva osservate luccicare alla luce della luna per qualche istante prima di impugnarle risolutamente come aveva visto fare tante volte a Saeko. Era tornata a guardare il lupo e poi la finestra aperta dell’ospedale. Leggermente esitante, si era seduta in groppa all’animale che, però, pareva avesse aspettato solo quello poiché, appena la bambina si era aggrappata al suo collo, si era mosso verso il balcone.
<< Ti prometto che farò del mio meglio >> le aveva sussurrato Natsuki mentre Duran saltava dal quinto piano dell’ospedale.
 

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Capitolo 12
*** Saluti ***


Natsuki aprì gli occhi lentamente e per un attimo si domandò dove fosse. Si mosse leggermente sotto le coperte mentre ricordava gli avvenimenti della notte precedente. Erano successe così tante cose che faticava a credere che fossero accadute realmente. Si voltò verso Shizuru che le dormiva accanto col braccio che le cingeva la vita e un lieve sorriso le increspò le labbra. Aveva fatto l’amore con lei ed era stato bello; per la prima volta dopo tanto tempo aveva sentito di essere veramente felice. Era come se in quella nottata fosse rinata. La diciottenne era stata così delicata con lei, così tenera da non farle dubitare mai del suo sentimento. Con la punta delle dita le accarezzò il volto seguendo i contorni prima del mento e poi delle labbra. A quel gesto Shizuru si svegliò e un meraviglioso sorriso si disegnò sul suo viso mentre pensava a quello che avevano vissuto. Le baciò tenuamente la mano. Quella notte Natsuki era stata solo sua, l’aveva lasciata entrare nel suo cuore e adesso che era legata a lei, non sarebbe più riuscita a starle lontana.
<< Buongiorno >> la salutò allungò una mano per sfiorarle una ciocca di capelli scuri.
L’altra arrossì abbassando gli occhi; poi si alzò e iniziò a vestirsi. Shizuru la osservò indossare l’intimo e non poté impedire a nuovi brividi di attraversarle la schiena. Avrebbe voluto dirle che l’amava moltissimo, che quello che avevano vissuto insieme era stato la cosa migliore che potesse capitarle, che lei rappresentava tutto il suo mondo ora che finalmente accettava e ricambiava i suoi veri sentimenti. La vide accendere la televisione e cercare il canale dei notiziari prima di chinarsi sulle ginocchia ed ascoltare. Shizuru le si avvicinò da dietro, senza dire nulla, e respirò l’odore gradevole della sua pelle.
<< …non siamo ancora in grado di offrire a tutti voi che ci state ascoltando una precisa descrizione su cosa è accaduto qui stanotte… >> stava dicendo una donna con un microfono in mano in primo piano << …i pochi dati certi sono che si tratta di un incendio doloso che ha completamente distrutto il campo da calcio usato come punto di ritrovo da tutti i bambini che abitano nel quartiere… >> la telecamera inquadrò la zona con i pali delle porte completamente anneriti e l’erba bruciata prima di tornare a fissare il volto della giornalista << …sono stati ritrovati dei resti umani, ad una prima analisi risulterebbero appartenere ad una adolescente. La polizia sta indagando sull’accaduto per scoprire che c’è dietro, non si esclude nessuna pista, e stanno interrogando gli abitanti del posto per avere delle informazioni. Alcuni dicono d’aver sentito urla di ragazze e d’aver intravisto strane creature animali… >>.
Natsuki spense il televisore e tutto intorno a lei e a Shizuru divenne silenzioso. La presidentessa del consiglio studentesco si accorse che la sedicenne stava stringendo con entrambe le mani un lembo del lenzuolo mentre si mordeva il labbro inferiore. Con delicatezza le posò la sua sopra e la sentì sussultare.
<< Mi dispiace tanto, Natsuki >> disse comprendo che era questa la persona a cui si riferiva la ragazza quando era andata da lei piangendo.
Natsuki fece un leggero cenno del capo senza riuscire a parlare. Una lacrima le scivolò sul volto, poi un’altra e un’altra ancora. Di fronte a Shizuru non si vergognava di mostrare le sue debolezze. Involontariamente iniziò a tremare. A quel segno la diciottenne la abbracciò ma l’altra si divincolò dalla sua stretta alzandosi in piedi.
<< No >> affermò cercando di non piangere << Non è giusto, non posso chiederti questo >>.
Si voltò per cercare il suo cellulare sentendo un nodo d’angoscia formarsi in gola.
<< Tu non mi hai chiesto niente >> rispose Shizuru << Sono io che… >>.
Natsuki non la fece terminare scuotendo il capo.
<< Non è possibile, Shizuru >> replicò << Io devo andare via >>.
A quelle parole la presidentessa si alzò in piedi e la afferrò per un braccio in preda al panico.
<< Cosa? >> esclamò terrorizzata << Perché? >>.
Si guardarono per un attimo negli occhi che Natsuki subito abbassò non riuscendo a sostenere quelli della ragazza che amava.
<< Tu non capisci >> disse con un filo di voce provando a dimenarsi << Lasciami >> si allontanò di qualche passo << Non capisci, non puoi capire. Quella era una mia amica, la conoscevo da tanto tempo e lei sapeva quello che io e Mai facciamo. Ci dava una mano a trovare i mostri ed è morta per colpa mia! Mia, solo mia! Non sono riuscita a proteggerla, non sono riuscita a salvarla quando l’Orphan ci ha attaccati e adesso non c’è più! Midori è morta >> si coprì il volto con entrambe le mani mentre ricominciava a piangere << E ora non posso permettere che accada la stessa cosa a te perché io ti amo e… >>.
Si bloccò sentendo d’aver detto veramente quelle parole e sentì il cuore perdere un colpo. Guardò per un attimo Shizuru che le stava sorridendo come se tutto ciò che aveva detto prima fosse privo d’importanza rispetto quegli unici termini e le guance le presero fuoco.
<< Dillo di nuovo >> le sussurrò la diciottenne tornando ad avvicinarsi come se tutto il resto avesse perso d’importanza.
Le prese le mani per poter guardare il suo viso e glielo accarezzò.
<< Io ti amo >> ripeté Natsuki senza staccare gli occhi verdi dai suoi << E proprio per questo devo starti lontana. Se rimani accanto a me metteresti a rischio la tua vita e potresti morire come è accaduto a mia madre e adesso a Midori. Porto solo morte, distruggo tutto quello che tocco e non voglio che capiti anche te. Tu sei la cosa più bella che potesse capitarmi, non posso trascinarti in questo vortice. È un fardello che è solo mio, un peso che devo portare da sola. Ascoltami >>.
Shizuru non disse nulla preferendo baciarla e tenerla stretta contro di sé. Era la prima volta che le parlava così risolutamente dei suoi sentimenti e questo la faceva sentire euforica.
<< Ti amo anch’io Natsuki >> le rispose dopo averle dato un bacio tenero tra i capelli << Ti ho sempre amata e non ti lascerò andare via per nessuno motivo. Ovunque andrai, io starò al tuo fianco perché non potrei mai, e ripeto mai, riuscire a starti lontana. L’amore ci fa fare delle scelte. Io scelgo te >>.
Le sorrise con calma e Natsuki comprese che non sarebbe riuscita a farla desistere dal suo scopo. Si ritrovò a pensare che la cosa non le dispiaceva affatto. Si staccò da Shizuru di pochi centimetri, quel tanto che bastava per farla girare verso la porta.
<< Vieni >> le disse infine << Voglio mostrarti una cosa >>.
 
La presidentessa del consiglio studentesco aveva sempre pensato d’aver visto parecchie cose strane nella sua breve vita ma, da quando aveva conosciuto Natsuki, si era dovuta ricredere. La sedicenne l’aveva condotta in un luogo che non aveva niente che ricordasse i normali paesaggi delle città. Sembrava di essere entrati in una di quelle cartoline che descrivevano posti della natura incontaminati e non accessibili all’uomo. Si guardò intorno mentre l’altra ragazza si rialzava da terra. L’aveva vista disegnare con l’indice dei simboli sul pavimento della sua stanza che si erano illuminati per pochi attimi prima di scomparire e improvvisamente era stata trasportata lontano dalla camera.
<< Qui non può succederci niente >> le disse Natsuki notando con quanta forza le stringeva la mano.
Shizuru la guardò allentando la presa.
<< E’ tutto… >>.
<< E’ tutto vero, sì >> rispose la sedicenne senza permetterle di finire la frase << Ci troviamo in una dimensione parallela al nostro mondo. Fu creata dal mio antenato Aruk più di settecento anni fa >> mosse qualche passo sull’erba molle e fresca sorridendo come se si sentisse felice. Allargò le braccia come se volesse racchiuderlo tutto e, poi, indicò una struttura simile ad un arco di trionfo << Quello è il portale >>.
Si mosse nella sua direzione mentre Shizuru la seguiva. Quel luogo le faceva venire in mente dolci ricordi che aveva condiviso con Mai quando i loro genitori erano ancora vivi. Era lì che le portavano quando decisero di iniziare ad allenarle, era lì che aveva conosciuto la ragazza dai capelli rossi, era lì che aveva imparato a lottare.
<< E’ bellissimo >> mormorò la diciottenne senza smettere osservare il paesaggio circostante.
Natsuki annuì. Aveva deciso di mostrarle il portale e di raccontarle tutta la verità sulla sua vita, desiderava che tra loro non ci fosse nessun tipo di segreto. Era disposta ad aprirle completamente il suo cuore, solo a lei che era diventata così importante.
<< Mia madre mi portava spesso qui >> iniziò quando furono abbastanza vicini << Diceva che era il nostro posto, un posto speciale per noi che eravamo speciali. Guardiani, ecco quello che siamo io e Mai; le ultime guardiane che controllano il portale di Aruk. Ti racconterò una storia se vuoi ascoltarmi >>.
Guardò Shizuru che le sorrise mentre si sedeva a gambe incrociate sul prato tirandola per la manica della camicia per invitarla a fare lo stesso. Natsuki ubbidì mettendosi di fronte.
<< Settecento anni fa nel mondo imperversava il potere malefico del Principe d’Ossidiana, un uomo che si era donato completamente al male e alla magia nera. Creò legioni di soldati, gli Orphan, mostri che uccidevano sotto il suo comando per conquistare le Terre Libere e, per essere sicuro che mai nessuno potesse sconfiggerli, li legò ai sentimenti peggiori degli uomini. Sarebbero esistiti per sempre perché erano proprio quest’ultimi che inconsapevolmente li generavano. Nessuno riusciva ad ostacolarlo, era diventato forte e potente e sicuramente sarebbe riuscito nel suo intento se un uomo, Aruk, non avesse osato sfidarlo. La battaglia che combatté fu lunga e sanguinosa, si narra che lo stesso Aruk sia dovuto ricorrere alla magia più oscura pur di sconfiggerlo ma non riuscì ad ucciderlo. Creò un varco in un altro universo e vi rinchiuse il Principe d’Ossidiana sigillandolo attraverso il portale. Poi chiamò a raccolta i suoi dodici figli e diede loro l’incarico di custodire il sigillo che vi aveva impresso col sangue affinché nessuno potesse aprirlo per liberare chi c’era dall’altra parte. Avrebbero dovuto vegliare sul mondo per sempre e lo stesso vale per loro figli e i figli dei figli perché lui non era riuscito a spezzare il legame tra gli Orphan e i sentimenti umani. Quei mostri avrebbero continuato ad esistere e avrebbero tentato di uccidere i guardiani per poter aprire il portale. Più di ogni altra cosa, essi bramano di ricongiungersi al Principe. Non hanno dimenticato il potere che lui aveva conferito loro e desiderano riaverlo. Per renderli più forti creò dodici Child, esseri simili ad animali ma molto più forti e li consegnò ai suoi discendenti per combattere gli Orphan. Per molto tempo l’incarico affidato da Aruk è stato mantenuto, ogni guardiano alla sua morte ha donato il suo Child al figlio maggiore affinché continuasse lì dove essi non potevano più farlo ma col trascorrere degli anni molti sono morti prima di riuscire ad avere un discendente e la loro linea di sangue si è estinta >> fece una pausa per guardare il portale dalle bianche mura << Fino ad arrivare ad oggi, al nostro tempo dove gli unici guardiani rimasti siamo io e Mai. Da noi dipende il futuro del mondo. Se morissimo anche noi senza avere figli, il sigillo si spezzerebbe permettendo al Principe d’Ossidiana di tornare >>.
Si alzò in piedi prendendo per mano la diciottenne che era rimasta in silenzio, colpita da quella storia fantastica eppure vera, e la condusse ancora più vicino al portale. Adesso Shizuru poteva vedere distintamente le spesse porte di legno che sigillavano l’ingresso e le colonne a base quadrangolare che si ergevano ai lati. Natsuki vi mise l’altra mano sopra e l’accarezzò quasi con affetto.
<< In questo luogo sono custoditi tutti gli antenati della mia famiglia, da Aruk fino a mia madre e al padre di Mai >> fece un leggero sorriso mentre una lacrima solitaria le scorreva sulla guancia nell’indicare una lunga lista di nomi incisi nel marmo << Un giorno anch’io starò qui >>.
Sentì la presa della presidentessa aumentare ma non osò guardarla. Sapeva che stava contemplando la magnificenza della struttura, l’eleganza della scrittura dei suoi antenati, le incisioni dei Child morti con i loro ultimi padroni. Con la coda dell’occhio la vide poggiare un dito sul nome della donna morta e accarezzarne i rilievi.
<< Doveva essere una persona in gamba >> disse infine << Se ha avuto una figlia fantastica come te >>.
Senza darle il tempo di replicare la baciò sulle labbra.
 
Natsuki era seduta per terra con la schiena contro la colonna mentre guardava il paesaggio circostante. Erano giorni che non si muoveva da quel posto, che non mangiava e che Duran vegliava su di lei in silenzio. Le piaceva la pace che si respirava lì, le pareva che sua madre non fosse ancora morta, anche se ogni volta che alzava gli occhi leggeva il suo nome sul marmo. Si sentiva sola nonostante la compagnia del suo Child. Aveva parlato molto con lui e l’animale sembrava che l’avesse ascoltata e avesse compreso quello che le diceva. Aveva provato a dare forma e sostanza al dolore che la divorava dentro senza riuscirci. Si sentiva sola senza Saeko, senza l’unica persona che le aveva dimostrato di volerle bene. Suo padre era andato via, le aveva fatto comprendere che non gli interessava niente della figlia, che non accettava quello che era diventata. Ora era esattamente ciò che era la madre, una guardiana.
<< E’ qui che ti nascondi allora >>.
Al suono di quella voce, la bambina aveva alzato lo sguardo. Mai si stava avvicinando e le sorrideva mentre la salutava con la mano.
<< Lasciami stare >> le aveva risposto senza troppe mezze parole.
<< Ti stanno cercando tutti, Natsuki >> aveva continuato l’altra fermandosi davanti a lei.
La bambina dai lunghi capelli neri aveva alzato il sopracciglio destro alzandosi in piedi.
<< Tutti chi? >> aveva domandato.
<< Sono tutti molto preoccupati >>.
<< Non mi interessa niente >> aveva replicato ostinatamente Natsuki incrociando le braccia davanti al petto.
<< Torniamo insieme, vuoi? >> aveva cercato di convincerla Mai allungando una mano verso l’amica.
L’altra l’aveva guardata a lungo negli occhi senza rispondere.
<< Mi metteranno in collegio >> aveva sussurrato infine abbassando lo sguardo << Mio padre vuole mettermi in collegio >>.
A quelle parole Mai aveva spalancato gli occhi per la sorpresa. Nonostante avesse saputo che il padre dell’amica era andato via, la possibilità che Natsuki finisse in uno di quegli istituti non l’aveva mai sfiorata. Aveva cercato di sorridere per non farle vedere che era stata colpita.
<< Andrà tutto bene >> le aveva detto.
<< No che non va tutto bene! >> aveva esclamato la bambina dagli occhi verdi << Mia madre è morta! >>.
<< E’ morto anche mio padre! >> aveva urlato Mai incapace di trattenersi mentre le prime lacrime le rigavano il volto.
Natsuki era rimasta in silenzio rendendosi conto che entrambe avevano perso qualcuno di molto importante. In quei giorni non si era soffermata molto su quello che stava provando l’amica, la sua pena l’aveva assorbita completamente facendole dimenticare il mondo esterno.
<< Scusa >> aveva detto infine comprendendo d’aver esagerato.
La bambina dai capelli rossi aveva scosso il capo prendendole entrambe le mani.
<< Qualunque cosa succeda fuori da questo posto, ricordati che sei sempre una guardiana >> le aveva detto << Come me >>.
Le aveva sorriso abbracciandola. Natsuki non aveva contraccambiato il gesto, immobile mentre pensava a quelle parole appena dette. Prima che se ne rendesse conto, Mai aveva disegnato le rune magiche e si erano ritrovate entrambe dentro un’aula scolastica vuota. La bambina dai capelli scuri si era sciolta dalla sua presa avvicinandosi ad una finestra. Il sole stava tramontando e, per le strade, bambini con i rispettivi genitori stavano tornando a casa. Si era ritrovata a stringere le mani a pugno ripensando a quello che aveva perso. Lentamente era tornata a guardare l’amica che le stava sorridendo. Quegli occhi erano così felici, così ridenti che quasi l’aveva invidiata. O forse fingeva per non rivelare il vero tormento interiore.
<< Andiamo >> aveva affermato con dolcezza.
Erano uscite dall’istituto in silenzio, ognuna assorta nei suoi pensieri. Mai avrebbe tanto desiderato conoscere cosa le passasse per la mente ma sapeva che non glielo avrebbe mai detto. La vita della sua amica era cambiata radicalmente adesso e le sarebbe occorso del tempo per tornare ad essere quella di prima. Ancora non aveva compreso che quella ragazzina che giocava spensieratamente con lei era morta per sempre.
<< Potresti venire a casa mia adesso >> aveva continuato camminandole accanto << E poi potremmo chiamare la polizia per dire che ti abbiamo trovata >>.
Natsuki si era limitata ad annuire fissando il marciapiede sul quale camminavano; poi istintivamente aveva alzato gli occhi al cielo. Mai l’aveva imitata e in quel momento videro un Orphan in volo verso di loro. Era grigio e assomigliava vagamente ad un’aquila anche se aveva le ali palmate. Aveva emesso un verso stridulo mentre si avvicinava.
<< Un… un Orphan… >> aveva sussurrato la bambina dai capelli rossi in preda al terrore. Era la prima volta che ne vedeva uno da quando era morto suo padre.
Natsuki si era messa davanti a lei per proteggerla e aveva evocato le sue pistole.
<< Duran! >> aveva esclamato puntandole contro l’uccello.
Subito il suo Child le si era materializzato accanto in posizione di difesa. La bambina gli aveva dato l’ordine di sparare mentre lei faceva lo stesso ma il mostro aveva evitato i proiettili.
<< Invoca Kagutsuchi! >> aveva continuato rivolta all’amica tirandola per farla spostare.
Ma Mai era praticamente bloccata dalla paura e non riusciva nemmeno a parlare.
<< Cosa aspetti? Fallo adesso!>>.
<< Ka… Kagutsu… >>.
Natsuki l’aveva guardata per un attimo senza capire, poi aveva scosso il capo concentrandosi sul Child da eliminare. Aveva caricato nuovamente le sue pistole aspettando il momento opportuno per sparare. Non doveva sbagliare, Mai era bloccata dal panico e quindi toccava a lei ucciderlo. L’attimo dopo aveva fatto partire il primo colpo che lo aveva ferito ad un’ala. Il mostro si era inclinato perdendo l’equilibrio e Natsuki ne aveva approfittato per far partire il secondo colpendolo al cuore. L’Orphan era precipitato ai suoi piedi privo di vita. Lo aveva osservato scomparire senza battere ciglio mentre le sue pistole e Duran scomparivano. Aveva alzato gli occhi verso l’amica che stava piangendo, ma non si era mossa. Quello era il loro compito adesso, non avrebbero potuto fare niente di diverso.
<< Devi imparare a usare il tuo Child >> le aveva detto senza nessun tono nella voce.
Mai aveva annuito. Era rimasta colpita dal comportamento di Natsuki, freddo e distaccato come il suo sguardo mentre sconfiggeva il mostro e si era ritrovata ad ammirarla. Si era domandato per un solo istante che fine avesse fatto la bambina che conosceva, quella che le stava di fronte aveva appena ucciso un Orphan senza mostrare nessun sentimento particolare. Aveva scosso il capo scacciando quei pensieri. Natsuki era sua amica e lo sarebbe stato per sempre. Le si era avvicinata per darle un bacio sulla guancia.
<< Grazie >> aveva mormorato.
<< Impareremo insieme ad usare i nostri Child >> aveva aggiunto la bambina dagli occhi verdi riprendendo a camminare.
Mai aveva sorriso.
<< Credo che dovrai insegnarmi parecchie cose, sei più brava di me >>.

 
<< Sapevo che eri qui >>.
Il suono di quella voce familiare fece alzare gli occhi di Natsuki mentre un lieve sorriso le increspava le labbra.
<< Ciao Mai >> salutò staccandosi dalla colonna dove era appoggiata.
La ragazza dai capelli rossi le sorrise avvicinandosi assieme a Tate che la teneva per mano e si guardava intorno con sguardo curioso. Non c’era bisogno di spiegare il motivo della sua presenza in quel posto, era lo stesso che aveva spinto Natsuki a portare Shizuru.
<< Ciao Shizuru >> disse Mai fermandosi a pochi passi da loro.
<< Kuga >> salutò come al solito il ragazzo con ironia << E’ un piacere rivederti Shizuru >>.
La diciottenne da seduta si mise in piedi e si affrettò a contraccambiare.
<< Ti ho cercata nel tuo appartamento e, non vedendoti, questo è stato il primo posto a cui ho pensato >>.
Natsuki fece un gesto con la mano che indicava sia il portale che il resto.
<< Qui c’è tutta la nostra famiglia, è solo nostro >>.
Mai annuì sentendo nel suo cuore che ogni dubbio su una possibile reazione negativa da parte dell’altra era svanito. Il semplice fatto che Shizuru fosse accanto a lei era un segnale evidente del suo cambiamento. Non avrebbe mai portato qualcun altro davanti al portale se non fosse stata sicura dell’importanza che aveva acquistato nella sua vita. Gettò una breve occhiata a Tate e arrossì nel riconoscersi in quei sentimenti che avevano spinto l’amica a comportarsi in quel modo. Sentì la presa del ragazzo sulla sua mano aumentare e ne fu lieta.
<< Ora sapete tutto; siete gli unici, oltre a noi, a conoscere l’esistenza di questo luogo >> disse alzando gli occhi verso il cielo limpido.
Shizuru inclinò leggermente la testa a sinistra e con il braccio destro avvolse le spalle di Natsuki spingendola verso di sé. L’altra ragazza non si oppose sentendosi felice di quel calore che le procurava. Aveva compreso che era diverso da quello della madre perché era diverso il sentimento che c’era alla base ma non era brutto.
<< Quello che fate è semplicemente fantastico >> costatò la diciottenne guardando Mai negli occhi. Nel vederla abbassare lo sguardo imbarazzata, sorrise. Era proprio come la sua Natsuki. Nel mettere quell’articolo possessivo davanti al nome della sedicenne dai capelli scuri, aveva provato una sensazione piacevole all’altezza dello stomaco; poteva finalmente dirlo senza timore di venire respinta.
<< Che cosa farai adesso? >> domandò Mai a Natsuki che aveva già avuto un vago presentimento sulle sue intenzioni.
Lei si passò una mano tra i capelli senza sciogliersi dalla presa della presidentessa e la guardò per un attimo sorridendo.
<< I genitori di Shizuru abitano in un paese del nord e lei non va a trovarli da molto tempo. Credo che la accompagnerò >> rispose con calma << E poi chissà, potrebbe anche piacermi e potremmo restare lì. Se a lei va bene, ovviamente >>.
L’altra ragazza si limitò ad annuire senza riuscire però a mascherare i suoi veri sentimenti per quell’annuncio. Anche se non lo stava dicendo apertamente, quello era un addio. Involontariamente si ritrovò a stringere a pugno la mano libera mentre pensava che suo padre aveva sempre detto loro di non separarsi per nessun motivo. Preferì tenere lo sguardo fisso per terra.
<< Ehi >> continuò Natsuki nel vederla dispiaciuta. Si allontanò leggermente da Shizuru per avvicinarsi a Mai e le prese il pugno in entrambe le mani sollevandolo << Questo non è addio >> le sorrise mentre si guardavano negli occhi << Ci rivedremo ancora, non so dirti quando ma accadrà sicuramente. Sono successe così tante cose per entrambe in queste poche settimane ma questo non cambierà nulla tra noi. Tu sei una guardiana esattamente come me, te lo sei dimenticato forse? >>.
La ragazza dai capelli rossi gemette nel ricordare quella frase di tanti anni prima e le gettò le braccia intorno al collo.
<< Natsuki >> sussurrò piangendo per la contentezza << Sono… sono così felice… >>.
<< Anch’io >> le rispose l’altra posandole le mani sulle spalle per poter tornare a fissarla. Con la punta del dito le asciugò le lacrime continuando a sorridere << Davvero >>.
Si voltò verso Shizuru che aveva il cuore che le martellava nel petto per l’intensità del momento e tornò ad avvicinarsi alla sua ragazza sentendo il bisogno di stringerle la mano. Lentamente iniziò a disegnare con l’indice nell’aria le rune magiche e prima di scomparire agitò la mano verso i due ragazzi che le stavano guardando.
<< Ci rivedremo presto, Mai! >> esclamò << Trattala bene Tate perché, se scopro qualcosa, torno e te la faccio pagare! >>.
<< Non preoccuparti >> rispose sorridendo il ragazzo mentre abbracciava la sedicenne dai capelli rossi.
Prima di riuscire a contemplare il cambiamento, Shizuru si ritrovò a fissare le bianche pareti della sua stanza.
<< E’ tutto a posto? >> le domandò Natsuki posandole una mano sulla spalla.
La diciottenne le sorrise sentendosi leggera e appagata.
<< Credo che dovremmo preparare le valige >> rispose dandole un breve bacio sulle labbra.

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Capitolo 13
*** Fine ***


Dieci anni dopo….
Natsuki fissava il soffitto avanti a sé sentendosi stanca nonostante da quella mattina non avesse fatto nient’altro se non quello. Respirò profondamente mettendosi seduta mente il suo Child le si avvicinò premuroso.
<< Sto bene, Duran >> disse la donna sorridendo leggermente << Penso che ci sia qualcun altro adesso a cui dovresti fare attenzione >>.
L’animale si fermò tornando a sedersi senza smettere, però di osservarla con i suoi occhi gialli. Natsuki pensava che prima o poi si sarebbe persa nella profondità del suo sguardo che riusciva a trasmettere, senza bisogno di parole, quello che provava. In quel momento la porta si aprì facendo entrare Shizuru.
<< Come ti senti? >> le domandò vedendo che era sveglia e allungando una mano verso la sua fronte.
<< Bene >> rispose la donna con i capelli scuri << Ho solo partorito >>.
L’altra donna le diede un bacio sulla guancia pensando alla gioia che aveva provato qualche giorno prima quando Natsuki aveva dato alla luce la loro prima bambina. Stava per dire qualcosa ma una cameriera venne da loro per avvertirle che i signori Yuhichi erano arrivati. Shizuru si limitò ad annuire mentre la donna si congedava. Aiutò Natsuki a mettersi in piedi e scesero ad accogliere i loro ospiti.
<< Natsuki! >> esclamò la donna con i capelli rossi appena vide l’amica ancora sulle scale e correndole incontro.
<< Ehi, Mai >> salutò l’altra sorridendo e abbracciandola << Come stai? >>.
<< Io bene, ma dimmi di te piuttosto >> rispose Mai strizzandole l’occhio e riferendosi alla grande novità che le due donne avevano << Dov’è? >>.
<< Dorme >> rispose Shizuru ordinando di servire da bere alla servitù <>.
Sia Mai che Tate risero a quelle parole.
<< Kuga >> salutò l’uomo che in tutti quegli anni non aveva mai smesso di chiamarla in quel modo << Hai una cera orrenda >>.
La donna dagli occhi verdi gli scoccò una sola occhiata e gli fece la linguaccia come se avessero ancora sedici anni.
<< Ciao Kyoshiro >> disse subito dopo sedendosi accanto alla sua compagna e posando una mano sulla testa di un bambino di circa tre anni che somigliava incredibilmente all’amica.
Kyoshiro le fece un timido saluto con la mano cercando immediatamente rifugio tra le braccia della madre.
<< Lui, invece, non è affatto come te >> costatò Natsuki con un leggero sorriso osservando la famiglia che Mai e Tate avevano creato. Involontariamente cercò la mano di Shizuru e gliela strinse con forza.
<< No >> rispose la rossa accarezzando il volto del bambino cosparso di lentiggini << No, lui è come il suo papà >>.
<< Kyoshiro guarda >> disse Tate che si era alzato in piedi per osservare le ampie tenute della famiglia Fujino dall’ampia vetrata chiamando il figlio << Ci sono i cavalli lì >>.
Glieli indicò con un dito mentre lo prendeva in braccio. Il bambino mandò esclamazioni di meraviglia e gioia nel vedere gli animali che pascolavano con pigrizia nel loro recinto.
<< Magari più tardi puoi dare loro da mangiare >> propose Shizuru che era un’ottima cavallerizza rivolta ad entrambi << Torno subito >> aggiunse senza dare troppe spiegazioni.
Natsuki la osservò in silenzio allontanarsi mentre sorseggiava la sua bibita analcolica.
<< Certo che questo posto è stupendo >> affermò Mai guardandosi intorno e ammirando il costoso mobilio del grande salone dove si trovavano.
<< Grazie >> rispose l’amica << E’ stato un generoso regalo del padre di Shizuru quando gli abbiamo detto che sarebbe diventato nonno. L’unica cosa che abbiamo comprato noi è stata la cameretta per la piccola >>.
<< Ma ti rendi conto, Natsuki? >> domandò l’altra chinandosi verso l’amica e sorridendo << Vivi con Shizuru in questo castello e sei appena diventata mamma; io mi sono sposata e abbiamo avuto Kyoshiro… se me l’avessero detto dieci anni fa non ci avrei mai creduto >>.
<< No >> ammise la donna dai capelli scuri << Nemmeno io >>.
<< E invece è tutto vero >>.
Entrambe sorriso pensando a quanto tempo era trascorso da quando avevano incontrato i loro rispettivi partner e a quante cose era successe. Ora Natsuki e Shizuru vivevano al nord mentre Mai e Tate erano rimasti a Tirha, dove si erano conosciuti e fidanzati, ma non mancava occasione per vedersi. Spesso, infatti, i coniugi Yuhichi e le due donne avevano trascorso le vacanze insieme anche dopo l’arrivo di Kyoshiro e ora le cose non sarebbero cambiate.
<< Avete anche la piscina? >> esclamò Tate che si era messo sulle spalle il bambino, sorpreso.
Natsuki annuì sorridendo e posando il bicchiere sul tavolino basso davanti a lei.
<< Credo che la prossima estate potremmo trascorrerla qui >> disse senza smettere di osservare il volto dell’uomo che già pregustava l’acqua della vasca sulla sua pelle lontano dal caos che si creava al mare durante la bella stagione.
Aveva appena finito di parlare, quando sentì dei passi alle sue spalle e, nel voltarsi, scoprì che Shizuru era tornata con la bambina che nel frattempo si era svegliata. Dietro di lei seguiva Duran che non smetteva di tenere d’occhio la neonata. La porse a Natsuki che la prese tra le braccia come se fosse di cristallo e temesse di romperla.
<< E’ bellissima >> disse Mai mentre la osservava e Tate si avvicinava col figlio.
A quelle parole Natsuki sorrise mentre Shizuru le baciava una mano con devozione. In tutti quegli anni era sempre rimasta al suo fianco supportandola in tutto quello che faceva, soprattutto nel suo lavoro con Duran. Non poteva non amarla.
<< Lei è Midori >> affermò la mora guardando la sua amante e presentando la nuova arrivata a tutti i presenti << Midori Fujino >>.
Una lacrima corse sul volto della rossa mentre il ricordo della loro amica morta parecchi anni fa riaffiorava nella sua mente. Chinò il capo per poter dare un leggero bacio alla bambina che osservava tutti i presenti con curiosità.
<< Papà >> disse Kyoshiro indicando la bambina << E’ piccola >>.
Suo padre annuì mettendolo per terra.
<< Vedi Kyoshiro >> spiegò << Tu e Midori siete speciali, avete un dono che vi rende unici >>.
<< E’ Kagutsuchi? >> chiese il piccolo guardando la madre.
Lei gli sorrise annuendo e facendolo sedere sulle gambe.
<< A lei si chiama Duran>> rispose indicando il grosso lupo che si accovacciato vicino a Natsuki << Lui e Kagutsuchi vi proteggeranno e si prenderanno cura di voi >>.
Gli diede un bacio sulla tempia mentre la mano di Tate si posava sulla sua spalla con calore. Shizuru fece scivolare il suo braccio intorno al corpo della compagna e guardò la bambina ancora inconsapevole del grande ruolo che un giorno avrebbe giocato al posto di sua madre e non riuscì a trattenere un sorriso per quello che finalmente aveva. Natsuki, la donna che amava più della sua stessa vita, le aveva appena dato una figlia meravigliosa che avrebbe protetto a qualunque costo.
<< Ti amo >> le disse in uno slancio d’affetto mentre la baciava.
<< Anch’io >> rispose l’altra contraccambiando.
Tornarono a voltarsi verso la coppia e arrossirono leggermente.
<< Kyoshiro >> disse improvvisamente Shizuru guardando il bambino negli occhi << Tu e Midori siete il futuro di queste famiglie e la speranza per questo mondo >>.
Gli sorrise per non far apparire le sue parole troppo dure e l’attimo dopo Kyoshiro la imitò.
Mai e Natsuki si guardarono, ognuna leggendo nella mente dell’altra com’era sempre successo da quando erano piccole.
Stava andando tutto bene.

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