IL DRAMMA DELL'AMORE - ALVIN&BRITTANY: Io e te, ancora insieme...ancora qui di Alvin Miller (/viewuser.php?uid=112400)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: LA VERITÀ LA CONOSCIAMO SOLO NOI ***
Capitolo 2: *** 2: UN TUFFO DISPERATO ***
Capitolo 3: *** 3: UNA FALSA SPERANZA? ***
Capitolo 4: *** 4: IO E TE, ANCORA INSIEME…ANCORA QUI ***
Capitolo 5: *** 5: ANDIAMO A PRENDERLI! ***
Capitolo 6: *** 6: TORNIAMO A CASA, FINALMENTE ***
Capitolo 7: *** EPILOGO: LA FOTO ***
Capitolo 1 *** 1: LA VERITÀ LA CONOSCIAMO SOLO NOI ***
Oggi:
Alvin…Alvin Seville. E’ questo il mio nome,
è questo il nome del mio gruppo, è
questo il nome che il pubblico sta gridando e applaudendo.
Questo dovrebbe essere il più bel giorno della mia vita,
essere qui, agli
“International Music Awards”, con i miei fratelli,
con le Chipettes, con
Brittany. Dovrei essere al settimo cielo, perché abbiamo
appena concluso con
successo una delle più difficili esibizioni della nostra
vita. I nostri fan
gridano, invocano il nostro nome, ci vogliono, non ne avrebbero mai
abbastanza
delle nostre esibizioni, e come ciliegina sulla torta per questo magico
momento
che da mesi aspettavo con trepidazione, Brittany mi è vicino
e mi abbraccia
mentre saluta il pubblico in platea. Anch’io sorrido, e
mentre la tengo
abbracciata, saluto il pubblico insieme ai miei amici e fratelli. Ma
allora
perché ho questa sensazione di inquietudine?
Ma che domande, Al…lo sai bene perché.
Sposto lo sguardo dalla platea a Brittany, lei non si accorge che in
quel
momento la sto guardando. Nonostante quello che abbiamo passato, lei
non sembra
inquieta come me, come non lo sembrano Simon, Theodore, le altre
Chipettes e
Dave. Ma è comprensibile. Loro non sono stati partecipi di
quella vicenda, non
hanno vissuto le paure che ho vissuto io, non hanno visto con i propri
occhi
quello che in quel momento vedevo io, e non hanno dovuto prendere
quelle
decisioni che invece io sono stato costretto a
prendere…
Dave, da dietro le quinte mi sta fissando. Ha un espressione seria. Non
il tipo
di espressione furibonda che ha di solito, quando ne combino una delle
mie, ma
di sincera comprensione. E’ come se con quello sguardo
cercasse di comunicarmi
che ormai tutto è passato, che ora siamo tutti qui, e che
stiamo coronando il
nostro sogno da Rock Star. Voleva farmi capire che, per quanto
drammatica fosse
stata quella vicenda, dovevo passarci oltre come hanno fatto tutti gli
altri e
andare avanti.
Se Dave ha notato questa mia inquietudine, chi sa se la noteranno i
giornalisti. Chi sa se sospetteranno qualcosa? No, impossibile, lo sai
bene
Alvin.
Quando siamo volati via dalla nave su quell’aquilone (per
colpa mia), è stato
rilasciato un comunicato stampa che ha comunicato al mondo della nostra
scomparsa. Quindi tutti sanno di quel pezzo della storia, ma per quanto
riguarda quel che è successo durante il nostro salvataggio,
Dave ha deciso che
per il bene di tutti forse sarebbe stato meglio tacere con i
giornalisti. Se
l’avessimo raccontato, saremo stati costretti a spiegare
tutto nei
dettagli...se avessimo spiegato tutto nei dettagli, probabilmente i
nostri fan
si sarebbero preoccupati a morte.
Nonostante in cuor mio sento che Dave ha ragione, che dovrei passare
oltre, non
posso fare a meno di rievocare quel ricordo, quei drammatici momenti
nei quali
stavo per perdere Brittany, nonostante fosse a pochi centimetri da me,
così
vicina, ma allo stesso tempo, lontana. La guardo ancora una volta, e
stavolta
lei se ne accorge. Mi sorride, è felice. Vedere quel suo
sorriso così dolce mi
tira su di morale, e ricambio a mia volta con un altro
sorriso.
Dave aveva ragione, ora Brittany sta bene, ma durante il
salvataggio….
Qualche giorno prima:
Che avventura ragazzi.
Non capita tutti i giorni di sfuggire ad un’eruzione
vulcanica dopo essere
naufragati su un’isola sconosciuta.
Lo devo ammettere, questi ultimi giorni ero davvero a pezzi. Come se la
fame e
la sete non fossero sufficienti, tutti mi davano contro per averli
fatti finire
nell’isola, Zoe si era rivelata una pazza scatenata avida
peggio di Ian, e
Simon, che era l’unico che poteva riportarci sulla retta via,
era diventato un
damerino francese che aveva occhi e cervello (quel poco che ne aveva)
solo per
Jeanette.
Mi è sempre piaciuto il ruolo del combina guai. Mi divertiva
sempre un mondo
far impazzire Dave e Simon, ma in una situazione come questa, col
timore che
nostro padre non sarebbe mai arrivato a salvarci, mi dissi che forse
era
arrivato il momento di crescere e di prendermi le mie
responsabilità.
Lavorai duramente per costruire con le mie sole forze quel rifugio (che
comunque era crollato in mille pezzi pochi minuti dopo averlo
terminano),
cercai di tenere in riga il gruppo e, quando alla fine Dave era
tornato,
finalmente avevo avuto l’occasione di dimostrargli che
anch’io potevo essere
responsabile, coordinando i lavori per la costruzione della zattera che
ora ci
stava portando via dall’isola.
La fuga dall’eruzione vulcanica era stata durissima. Almeno
in 3 occasioni
diverse stavo per essere centrato in pieno da qualche masso infuocato
piovuto
dal cielo, e anche mentre ci allontanavamo con la zattera, remando a
più non
posso (per quanto il contributo che davamo io e Simon con i nostri remi
di
fortuna non era un granché), almeno 5 enormi blocchi di
pietra si schiantarono
in acqua a pochi metri da noi. Sapevamo tutti che se anche uno solo di
quelli
ci avesse centrato, non saremo mai più riusciti ad
andarcene, e questo ci diede
la carica di adrenalina per remare e allontanarci il più
velocemente possibile.
Ora l’isola è lontana. Girandomi verso la sua
direzione ero ancora in grado di
vederla, imponente e maestosa, ma è sufficientemente
distante da impedire al
vulcano di nuocerci.
Io e Simon ce ne stavamo in piedi sopra ad una cassa, mentre di fianco
a noi,
sulla destra, Dave stava ancora remando, con Zoe, dall’altra
parte della
zattera ad aiutarlo con il secondo remo.
Dietro di noi Brittany e Eleanor, accompagnate da Theodore, stavano
cantando
ancora “Vacation”, la canzone che ci eravamo
preparati per festeggiare la
nostra crociera, e che ora, cantata con quel ritmo così
triste, era quasi una
metafora della sventura che avevamo e che stavamo ancora
vivendo.
<< Ora non ci esibiremo mai agli “International
Music Awards! >> si
lamentò Brittany dopo aver terminato la canzone. Qualcosa
nella sua voce mi
colse di sorpresa. Chiunque altro avrebbe semplicemente detto che era
giù di
corda, ma a me non sembrava che fosse solo questo. Mi voltai verso di
lei,
notando che, oltre a essere depressa, come Eleanor, sembrava anche
esausta,
sfinita. Erano segni davvero impercettibili, i suoi, ma in questi due
anni, io,
più degli altri, avevo imparato a
riconoscerli…forse persino meglio di quanto
non ne fossero in grado le sue stesse sorelle.
<< A quanto pare siamo veramente sfigati…
>> le rispose Eleanor,
accompagnando la frase con il gesto di “Loser”,
portandosi la mano destra sulla
fronte e facendo il segno della lettera “L” con il
pollice e l’indice, gesto
che anche Britt, subito dopo, ripeté.
Mentre continuavo a fissarla, davanti a me Zoe iniziò a
parlare con Jeanette,
scusandosi per il suo comportamento nell’isola, e
ciò mi fece temporaneamente
distogliere l’attenzione da Britt. Non durò molto,
perché subito dopo scesi
dalla cassa in cui mi trovavo con Simon e mi diressi rapidamente verso
Brittany. Salì sul barile e le chiesi <<
Va…va tutto bene, Britt?
>>
<< Oh…sì Alvin, non ti preoccupare,
sono solo un po’ stanca >> mi
rispose lei, concludendo con un sorriso. Le cresi.
Tornai da Simon, appena in tempo per vederlo scendere a parlare con
Jeanette.
Eravamo rimasti solo io e mio padre Dave, così mi dissi che
forse avrei dovuto
approfittarne per parlargli…chiedergli scusa per tutto. Lo
chiamai, e lui mi
rispose con quel suo solito tono di voce serio ma comprensivo.
<< Io…volevo dirti che…ora che non
siamo
tutti…insomma…ehm…morti…eheh…scusa…scuusaa…mi
sono comportato da bambino sulla nave…e ho…in un
certo senso, forse…rovinato le
vacanze di famiglia >>.
Non era esattamente il tipo di discorso che avrei voluto che mi
sentisse dire,
ma ormai quel che era fatto era fatto.
<< Avvolte un cavallo di razza ha bisogno di spazio per
correre >>
rispose lui.
Che strana risposta, pensai, ma l’importante è che
alla fine ci eravamo
chiariti.
<< Sì? …Sì, mi piace
questa apertura mentale! Sei molto saggio, David!
>>
Ci scambiammo un gesto di amicizia per consacrare la nostra pace appena
fatta.
<< Ciccio…? >> intervenne Ian,
che fino ad ora se ne era rimasto
tranquillamente sdraiato a poltrire mentre Dave e Zoe
remavano.
Anche lui voleva far scambiare con noi il gesto di pace. Io e Dave ci
fissammo
l’un l’altro come per dirci “E questo che
vuole ora?!”
<< Niente amore per lo Zio Ian? >> chiese
lui, dopo aver capito che
non avevamo nessuno intenzione di assecondarlo.
<< Ci hai rinchiuso nelle gabbie!! >> gli
gridarono contro Brittany
ed Eleanor. Britt non aveva più quello strano tono di voce
che aveva prima,
questo mi rassicurò.
<< Ma dai! Stiamo ancora parlando di quello?! Nuovo
argomento: ho salvato
la vita di Dave! >>
<< Va bene, ma ti tengo d’occhio, Ciccio!
>> gli disse Theodore,
che se ne stava di vedetta.
Dopo qualche secondo di silenzio Dave mi chiamò, chiedendomi
se avevo ancora
con me il coltellino svizzero…oh no! Ci siamo! Pensai
io.
<< Il coltellino? ...Oh, giusto! Eheh…scusa,
stavo per ridartelo…
>>
<< No, tienilo tu, è meglio!
>>
<< Davvero? >>
<< Forse puoi usarlo per mandare un segnale a
quell’elicottero! >>
mi disse indicando un punto davanti a se con la mano destra.
Guardando nella direzione del suo indice, vidi volare verso di noi un
elicottero
della guardia costiera.
Nella zattera tutti cessarono le loro attività e iniziarono
a gridare e
dimenarsi per farsi notare dai soccorsi in arrivo. Anch’io mi
unì a loro per
qualche secondo, poi ascoltai il consiglio di Dave e cominciai a
mandare
segnali usando la lama del coltellino per riflettere la luce del
sole.
Dall’elicottero, una voce che parlava con un megafono ci
rassicurò dicendoci
che ora eravamo salvi!
L’elicottero si avvicinò sempre di più,
fino a fermarsi in aria sopra le nostre
teste. Brittany e gli altri esultavano e si scambiavano abbracci di
felicità,
mentre io, insieme a Dave, Zoe e Ian osservavamo attentamente la scena
che si
stava svolgendo sopra le nostre teste .
Uno degli uomini della guardia costiera si calò
giù dall’elicottero assicurato
ad una corda. Con se aveva delle imbragature, che avrebbe usato per
recuperarci
tutti uno alla volta.
<< State tutti bene? Qualche ferito? >> fu
la prima cosa che chiese
quando toccò terra sulla zattera.
<< Eleanor ha una caviglia infortunata, ma per il resto
stiamo bene
>> rispose subito Dave.
Il soccorritore guardò da prima verso di me, e in seguito
Simon e tutti gli
altri. Poi guardò nuovamente Dave.
<< Voi siete i Seville? >>
<< Sì >>
<< Grazie al cielo, sono giorni che vi stiamo cercando,
ormai stavamo
quasi per perdere le speranze >> fece una piccola pausa,
nella quale
guardò ancora me e gli altri chipmunk e poi riprese a
parlare con Dave <<
Purtroppo non abbiamo le attrezzature per assicurare i ragazzi.
Dovranno
reggersi forte a noi mentre vi portiamo su! >>
<< D’accordo, nessun problema! >>
risposi io, facendomi portavoce
del gruppo. Gli altri non obbiettarono, ma del resto non è
che avessimo tanta
scelta.
<< Dovete mettervi d’accordo su chi
andrà per primo, dovremo portarvi su
un gruppo alla volta. >>
Dave ci rifletté su per una manciata di secondi e disse
<< Ian vai tu per
primo, e Eleanor e Theodore andranno con te, poi andrà Zoe
con Brittany e
Jeanette e infine e infine io con Alvin e Simon
>>
<< No, Dave, fai andare prima Simon con Jeanette
>> gli disse
Brittany.
<< Non capisco, Britt…
>>
<< Jeanette soffre di vertigini, quindi penso sia meglio
che vada Simon
con lei >>.
Nel frattempo che Brittany parlava, io e Simon ci scambiavamo un rapido
segno
di intesa.
<< Ha ragione, Dave. >> gli dissi
io.
<< Signori, per me va bene qualsiasi cosa, ma prendete
una decisione al
più presto! Siamo a corto di carburante e da un momento
all’altro potremmo non
averne a sufficienza per rientrare, fate presto! >> ci
avvertì il
soccorritore.
<< Va bene, faremo come dice Brittany. Presto!!
>> decisi io per
tutti.
<< Ok, allora, Ian prima tu…Theo, Ele, andate
con lo Zio Ian! >>
<< Va bene, Dave >> gli rispose
Theodore.
Ian prese in mano mio fratello e Eleanor, e insieme si avvicinarono
rapidamente
al soccorritore in attesa sulla zattera.
Ci volle un po’ per assicurare Ian alle imbragature, a causa
di quello stupido
costume da pellicano, ma alla fine tutto procedette nel verso giusto.
Quando
finalmente l’operazione terminò, il soccorritore
diede dei segnali ai colleghi
sull’elicottero affinché iniziassero a portarli
su.
Theodore e Eleanor avevano non poca paura, a giudicare dalle loro
espressioni,
ma se si sarebbero retti forte sul costume di Ian, tutto sarebbe andato
a
gonfie vele. Così è stato. Ian, mio fratello e
Eleanor raggiunsero
l’elicottero, e il soccorritore scese per il secondo
gruppo.
<< Simon…ho paura… >>
sentii dire da Jeanette.
<< Non temere, ricorda di tenerti forte e di guardarmi
negli occhi mentre
saliamo, ok? >>
<< …sì >>
<< Bene ragazzi, ci siamo! Tocca a noi! >>
disse Zoe. Assicurare
lei fu, ovviamente, molto più facile e rapido. La ragazza
propose loro di
entrare nelle tasche della sua giacca, in modo che potessero essere
sollevati
con maggiore si sicurezza, e così fecero.
Anche Simon e Jeanette, insieme a Zoe, riuscirono a raggiungere
l’elicottero
senza imprevisti di alcun tipo.
<< Coraggio ragazzi, è quasi
finita…mi raccomando, reggetevi forte a me!
>>
<< Sì, Dave >> gli rispose
Brittany. Nell’emozione del momento non mi
resi conto che le era tornata quella voce malinconica e
stanca.
D’un tratto, mentre nell’elicottero probabilmente
il soccorritore stava
liberando Zoe dalle imbragature, sotto i nostri piedi si
sentì uno strano
Crack.
Ci guardammo intorno e tra di noi, cercando di capire cosa
fosse.
<< Ma…cos’è stato?
>> tentò di chiedere Dave, ma quasi non fece
in
tempo a finire che alcuni pezzi della zattera alla sua destra si
staccarono e
finirono in acqua. Le liane e le corde che abbiamo usato per legare la
legna con
cui l’avevamo costruita si ruppero, e ciò
provocò il distacco di quei pezzi.
<< E’ la zattera! Si sta rompendo!
>> gridò Brittany.
Vorrei poter dire che quei pezzi furono gli unici a distaccarsi, invece
non fu
così! Per dirla alla Simon, la rottura di quei pezzi aveva
causato una reazione
a catena che aveva provocato rapidamente l’indebolimento di
tutta la struttura
della zattera, che ora si stava scomponendo sotto di noi.
<< Hey, lassù! Fate presto, la zattera sta
cedendo!! >> urlò a
squarciagola Dave, e nonostante le pale dell’elicottero
provocassero un rumore
assordante, sembrò che funzionasse, perché subito
dopo il soccorritore che
aveva tratto in salvo gli altri, si rituffò in fretta e
furia per tornare da
noi.
Atterrando sulla sempre più debole struttura della zattera,
a causa del suo
peso si staccò un altro pezzo proprio a pochi centimetri dai
suoi piedi. Se non
fosse stato legato alla corda con la quale si era calato
dall’elicottero,
probabilmente sarebbe caduto anche lui in acqua.
<< Coraggio, sbrighiamoci, questa bagnarola non
reggerà ancora a lungo!
>> ci incitò il soccorritore, e solo un mezzo
minuto dopo ci trovavamo
tutti e tre in aria, in ascesa verso l’elicottero che di
lì a poco ci avrebbe
finalmente riportato a casa.
Io e Brittany ci reggevamo forte alla camicia di Dave, stando sdraiati
sulle
sue spalle. Guardai verso il basso (ci trovavamo già a 6
metri di altezza) e
notai che della zattera ormai non restava più niente, solo
dei frammenti di qua
e di la che ormai si stavano allontanando, trascinati via dalla
corrente.
Mi chiesi quanto ancora avrebbe retto la zattera se non fossero venuti
a
soccorrerci in tempo. Probabilmente poco. Che fortuna! Pensai in quel
momento.
Non so perché lo feci, forse era istinto animale, forse
semplice coincidenza,
fatto sta che subito dopo guardai Brittany, di fianco a me. Stava
ansimando,
come non aveva mai fatto in due anni da quando l’ho
conosciuta.
<< Britt! Che succede?! >> le chiesi
preoccupato. Lei mugugno
qualcosa che non compresi.
<< Dave…DAVE!! C’è un
problema! Brittany sta male!! >> gli gridai
all’orecchio, facendolo sussultare.
<< Cosa?! >> mi chiese lui.
<<
Alvin…scusami…prima…sulla
zattera…ti ho mentito… >>
cercò di
dirmi lei.
<< Non capisco, Britt…di che parli?
>>
<< Io…non era…non era vero che sto
bene…io non…sto bene >>
Quando finì di farfugliare la frase, mollò la
presa sulla camicia di Dave e si
lasciò cadere.
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Capitolo 2 *** 2: UN TUFFO DISPERATO ***
Brittany mollò
la presa e si lasciò cadere. Sia Dave che il
nostro soccorritore tentarono di afferrarla al volo, ma fu inutile per
entrambi. Sentì poi Dave urlare il suo nome, mentre io me ne
stavo ammutolito e
incredulo a guardarla precipitare nel vuoto.
Sentivo di dover fare qualcosa, e non curante delle conseguenze, feci
la cosa
più stupida, ma in quel momento unica, che mi venne in
mente…mi lascia cadere
anch’io. Non sapevo cosa avrei potuto fare, ma non avevo
nessuna intenzione di
lasciarla da sola in acqua.
Una mano, però, riuscì ad afferrarmi. Era
Dave.
<< Che stai facendo, Alvin?? Sei impazzito!!?
>>
<< Dave, lasciami!! Non posso lasciarla
laggiù!! >>. Non gli
lasciai il tempo di rispondermi. Con un rapido scatto mi voltai e lo
azzannai a
un dito. Lui urlò di dolore e lasciò la presa,
liberandomi.
Mentre precipitavo, tentai di capire dove fosse Brittany. Speravo di
vederla
galleggiare in superficie, ma in quegli instanti, mentre mi trovavo a
precipitare nel vuoto, non ci riuscii. Se solo Dave non mi avesse
afferrato al
volo, avrei sicuramente visto in quale punto si fosse tuffata, e avrei
saputo
dove cercarla.
Raccolsi braccia e gambe e mi preparai all’impatto con
l’acqua.
Ricordo che la prima sensazione che provai una volta entrato, era di
gelido
freddo. Per questo, o forse semplicemente per lo shock della
situazione, mi
mancò il fiato per alcuni brevi istanti. Dovetti
però riprendermi in fretta e
cercare Brittany.
Mi guardai intorno, cercando nel frattempo di restare a galla col
corpo, ma non
riuscivo a vederla.
Urlai il suo nome con tutti il fiato che avevo in corpo, ma a causa del
rumore
dell’elicottero sopra la mia testa, era molto improbabile che
mi potesse
sentire.
Sperai fino all’ultimo di riuscire a vederla, ma poi giunsi
ad una tragica
conclusione…era sott’acqua!
Non pensai minimamente a guardare sopra di me, verso
l’elicottero, per vedere
cosa stava succedendo, mi limitai a prendere una profonda boccata
d’aria e
immergermi.
Sott’acqua tentai di aprire gli occhi, bruciavano a causa del
sale dell’acqua
marina, ma resistetti al fastidio. Nuotai sott’acqua,
guardandomi intorno ad
ogni bracciata. Cercavo un’ombra, un dettaglio, qualcosa che
mi avesse permesso
di capire dove fosse Brittany.
Nuotai verso il basso, girai tutto intorno alla zona da dove mi ero
immerso, mi
allontanai e mi riavvicinai. Erano trascorsi pochi secondi, ma per me
erano
un’eternità. Ero nel panico più totale,
e ben presto, oltre alla paura e alla
stanchezza, mi resi conto che non sarei riuscito a reggere
l’apnea ancora a
lungo. Dovevo riemergere per riprendere fiato, ma così avrei
perso solo secondi
preziosi, che invece avrei dovuto spendere per cercare di ritrovare
Britt…
Non curante di quanto sarei riuscito a resistere ancora, continua a
cercarla
ancora e ancora, mentre le lancette dell’orologio scorrevano
implacabili. Il
mio istinto di sopravvivenza mi imponeva di risalire, ma non gli davo
retta.
Ad un certo punto, stremato, sfinito, e senza più ossigeno
in corpo, mi arresi.
Era stato tutto inutile…dovunque fosse, ormai
l’avevo perduta…avevo perduto per
sempre la mia Brittany…
Non avevo più nulla per continuare a lottare, quindi non
cercai nemmeno di
risalire in superficie. Smisi di nuotare e mi lascia inghiottire dalle
acque.
Quanto tempo era passato? 1 minuto? 30 secondi? Probabilmente la
seconda.
Sentii propagarsi nell’acqua un rumore lontano e sordo,
qualcuno si era appena
tuffato. Forse uno dei nostri soccorritori, o forse Dave, che in
qualche modo
deve essersi liberato e rigettato in mare.
Dave…non l’avrei più
rivisto…come non avrei più rivisto i miei
fratelli,
pensai…era giusto quello che avevo deciso di fare? Avevo
perso Brittany, ma
loro adesso stavano per perdere anche me. Non potevo
permetterlo…non dopo tutto
quello che gli avevo fatto passare.
Mi ripresi, nonostante ormai i miei polmoni erano a secco di ossigeno,
e mi
dissi che almeno io dovevo risalire.
Non so perché, ma mi tornò in mente un discorso
di Simon riguardante l’ipossia:
se i polmoni non riescono a raccogliere l’ossigeno,
cominciano ad assimilare
quello già presente in corpo, e non è per niente
una buona cosa.
Quindi dovevo davvero sbrigarmi a risalire se volevo evitare di morire
annegato
pure io.
Cominciai a nuotare verso la superficie, ma non andai molto lontano,
perché poi
fui colto da uno strano presentimento…mi sembrò
di vedere a 3 di distanza da
me, più o meno a 4 o 5 metri di profondità,
un’ombra scendere lentamente verso
il basso. Sarebbe benissimo potuta essere qualsiasi cosa. Un pesce, un
pezzo
della zattera, un oggetto caduto
dall’elicottero…oppure Brittany.
Mi dimenticai dell’ipossia, dell’apnea che ormai
non riuscivo quasi più a
reggere e della stanchezza, e iniziai a nuotare il più
velocemente possibile
verso la strana figura. Più mi avvicinavo e più
l’ombra diventava nitida.
Quando fui a un solo metro non ebbi più dubbi…era
lei!
Se ne stava a pancia in su e inerme come una bambola di
pezza…una visione
terribile…mentre la forte corrente sottomarina la
allontanava lentamente da me,
lei continuava sprofondare sempre di più. Io nuotavo a
più non posso, per
cercare di raggiungerla, ma anche se ormai c’erano solo pochi
centimetri a
separarci, io ero sempre più debole e stremato. Per quanta
resistenza extra mi
avesse dato, ormai neanche l’adrenalina poteva fare
più di tanto. La vista
iniziò ad offuscarsi a causa dell’apnea, sentii
che a momenti sarebbero
iniziati gli spasmi d’asfissia e i miei muscoli ormai si
rifiutavano di
obbedirmi. Dovetti farmi affidamento a tutta la mia forza di
volontà per non
cedere.
Con uno sforzo disumano (per quanto io non sia un umano, ma un
chipmunk),
allungai il braccio nel tentativo di afferrarla, ma anche a causa della
vista
offuscata l’unica cosa che ottenni era di urtarla e farla
roteare su se stessa
di 180 gradi, allontanandola da me di altri quattro o cinque
centimetri.
La disperazione ormai era l’unica cosa che era rimasta in
me…Brittany era
proprio lì, davanti a me, a pochi centimetri, eppure io non
riuscivo ad
afferrarla. E se poi ci fossi riuscito? Pensai. Forse sarebbe lo stesso
stato
inutile. Forse era già annegata, forse era già
morta prima di cadere in acqua!
Non aveva importanza, viva o no, non potevo permettere che il mare me
la
portasse via proprio ora che l’avevo ritrovata. Decisi di
fare un ultimo
tentativo, l’ultimo sforzo che potevo permettermi. Se avessi
fallito anche sta
volta, mi sarei lasciato andare con lei.
Raccolsi le ultime energie che mi erano rimaste e allungai nuovamente
il braccio.
Per un attimo, mi sembrò di aver fallito ancora, ma proprio
all’ultimo momento
riuscì ad afferrarle un ciuffo di peli della coda! La tirai
verso di me quanto
bastava per assicurarmi una presa migliore, e quando il mio pugno
stringeva tra
le dita il pelo della sua coda, diedi un ultimo, violentissimo
strattone che la
avvicinò a me. Se fosse stata cosciente probabilmente
avrebbe provato molto
dolore per il modo in cui l’avevo strattonata.
Ora che l’avevo recuperata, mi resi conto che il peggio era
appena iniziato.
Dovevo riportarla su in qualche modo, ma temevo che ormai le mie forze
non
avrebbero retto. La tenni stretta a me e cominciai a nuotare verso la
superficie, ormai andavo completamente alla cieca, non ero
più nemmeno sicuro
che stessimo effettivamente risalendo.
Per fortuna, dopo aver fatto ancora affidamento ai residui di energia
che
rimanevano, riuscimmo a raggiungere la superficie.
Tirai una profondissima boccata d’aria provando una delle
più piacevoli
sensazioni mai provate. Potevo sentire la vita che mi stava
abbandonando
rientrare in me.
Aprì gli occhi venendo momentaneamente accecato
dall’intensità del sole, poi,
dopo aver tossito e inspirato un paio di volte cercai di capire dove
fosse
l’elicottero. Era strano…benché
sentissi le eliche in funzione, mi sembravano
molto più distanti. Quando finalmente lo vidi, notai che si
stava spostando,
come se stesse esplorando in nostra ricerca.
A sette o otto metri da noi, vidi anche riemergere da
sott’acqua il nostro
soccorritore. Quindi era lui a essersi tuffato, poco prima. Quello che
invece
non capivo era come facessimo a essere così distanti
dall’elicottero e
dall’uomo in mare…avevo davvero nuotato
così tanto? No, impossibile. Era colpa
della corrente! Anche adesso riuscivo a sentirla mentre ci spingeva
via.
Durante la fuga dall’isola avevamo avuto non pochi problemi
ad allontanarci dal
vulcano, proprio a causa della forte corrente che continuava a
spingerci verso
la riva.
Tentai di chiamare l’uomo in mare, affinché ci
sentisse e ci portasse in salvo,
ma ero ancora sfinito. Quel poco che usciva dalla mia bocca erano frasi
soffocate, inoltre il peso del corpo di Brittany, che nel frattempo
reggevo, mi
spingeva verso il basso.
Dall’elicottero, uno del gruppo dei soccorsi parlò
al collega in acqua con il
megafono.
<< Thomas, dobbiamo andare! >>
E subito dopo l’elicottero si portò sopra
l’uomo, lanciandogli la scaletta.
Thomas disse qualcosa. Probabilmente non era d’accordo con la
loro decisione,
almeno, da quel poco che mi sembrava di capire da quella distanza e con
il
rumore delle eliche.
<< Abbiamo avvisato la seconda squadra, stanno arrivando,
ma noi dobbiamo
andare! Non possiamo fare altro >> gli disse la voce del
megafono
Tentai di chiamarli ancora, gridando a più non posso, ma fu
inutile, non mi
sentirono. Quando Thomas risalì dalla scaletta,
l’elicottero se ne
andò…lasciando me e Brittany da soli in alto
mare.
Sentivo che sarei impazzito. Probabilmente sarebbe successo, se solo
non avessi
ancora avuto Brittany con me. Lei aveva aspettato abbastanza, dovevo
cercare di
capire se era ancora viva. Provai a chiamarla per nome, a colpirla con
degli
schiaffetti, a darle dei leggeri strattoni, ma non reagiva. Continuai
invano a urlare
il suo nome piagnucolando. Non sapevo davvero cosa fare.
Provai a guardarmi intorno, notando ad un certo punto che a tre metri
da noi
c’era un piccolo pezzo della zattera che galleggiava a pelo
dell’acqua. Nuotai
verso la sua direzione, trascinando con me Brittany, finché
non la raggiunsi
(per fortuna in quel momento ci trovavamo controcorrente rispetto al
pezzo di
legno della zattera, così era stato facile raggiungerla.
Volendo avrei potuto
risparmiare le forze e aspettare che la corrente la avvicinasse a noi,
ma date
le circostanze, non potevo perdere altro tempo). Mi aggrappai ad
un’estremità
con una mano, mentre con l’altro braccio, tiravo Britt fuori
dall’acqua
appoggiandola sulla tavola di legno, poi ci salì sopra
anch’io.
Oltre al discorso sull’ipossia, ricordo che Simon mi aveva
anche insegnato una
cosa che ora mi sarebbe tornata davvero utile…la
rianimazione. Per prima cosa,
mi aveva spiegato, bisognava verificare se la vittima aveva polso e se
respirava, quindi contrai subito le condizioni di Britt. Non la sentivo
respirare, e non sembrava avesse battito. Il cuore dei roditori batte
ad una
velocità superiore rispetto a quella umana, quindi
l’avrei sentito di sicuro se
così fosse stato. Invece niente. Come temevo.
Avevo paura, molta…ma dovevo mantenere la
calma…ero l’unico che poteva ancora
aiutarla.
Ricordandomi delle spiegazioni di Simon, inizia (o per meglio dire,
improvvisai) un massaggio cardiaco. 30 serie che avrei dovuto alternare
con un
tentativo di rianimazione respiratoria, per completare un ciclo, poi
avrei
dovuto ripetere da capo…finché non si sarebbe
ripresa…o fino a quando non mi
fossi arreso io.
Il primo ciclo di rianimazione non ottenne risultati, come furono
inutili anche
il secondo e il terzo…al quarto stavo iniziando a perdere le
speranze, e mentre
tentavo ancora, le lacrime iniziavano a colarmi dagli occhi. Ero ormai
alla
fine del quarto ciclo quando una voce maligna dentro la mia testa mi
ripeteva
in continuazione “E’ morta,
rinuncia!”…No! Non volevo arrendermi, non dopo
tutto
quello che ho passato!!
Iniziai il quinto ciclo col massaggio cardiaco, che ancora non dava
risultati.
Il pianto divenne presto disperazione, per la mia Brittany per la quale
ormai
sembrava non esserci davvero più nulla da fare.
Mentre continuavo, non potei più trattenermi, e gridai
<< Brittany, ti
prego, svegliati!! Non lasciarmi solo…ti…ti
prego…Britt!! >>. E Britt si
riprese.
Tossì sputando acqua dalla bocca e ansimando. Io, con le
lacrime agli occhi,
tentai di parlare.
<< Britt, Britt?! Mi senti?? Sono io, Alvin!!
>>
<< A…Alvin…
>>
<< Sì, Britt! Sono Alvin…Britt??
Britt! >> provai a chiamarla, ma
non rispose. Il mio nome fu l’unica cosa che disse,
dopodiché perse nuovamente
i sensi…ma almeno sta volta respirava.
Per la prima volta da quando quella brutta avventura era iniziata, mi
permisi
di fermarmi per recuperare le forze. L’agitazione e
l’adrenalina si stavano
esaurendo, e io iniziai a sentirmi veramente stanco. Il riposo non
durò a
lungo, però. Da lontano sentì ancora il rumore di
un elicottero. Erano la
seconda squadra di soccorsi! Come promesso erano già
arrivati!
Tentai di frugare nel taschino della mia felpa alla ricerca del mio
coltellino,
ma mi ricordai di averlo appoggiato da qualche parte sulla zattera, e
di
essermene dimenticato quando questa si è
spezzata…non avevo modo di avvertili.
Provai a urlare e a saltellare, cercai di farmi notare in ogni modo
possibile.
Ad un certo punto mi tolsi persino la felpa e comincia a sventolarla
sperando
di attirare la loro attenzione con il suo rosso, ma niente da fare,
erano
troppo distanti. Già è difficile avvistare una
zattera con degli esseri umani,
figurarsi una piccola tavola di legno con sopra due chipmunks. Difatti
dopo una
ventina di minuti in cui tentavo di attirare in ogni modo possibile la
loro
attenzione invano, li vidi andarsene e sparire
all’orizzonte.
Mi rimisi la felpa, che fino all’ultimo avevo usato nella
speranza di farmi
notare, e controllai Brittany, che dormiva sdraiata sulla tavola di
legno della
zattera. Le sentii il battito, che era debole, ma almeno
c’era ed era regolare,
e in seguito guardai in direzione dell’isola.
Sapevo che la corrente ci stava riportando verso di essa. Difatti ora
la vedevo
molto più grande e vicina rispetto a quando
l’avevo osservata l’ultima volta.
Il vulcano sembrava aver cessato la sua attività. Bene,
pensai. Almeno non
avremo rischiato di farci colpire da qualche altra palla di fuoco. Ma
cosa
avremo fatto? Dave ci avrebbe ritrovati anche sta volta? Oppure si
sarebbe
definitivamente rassegnato, convinto di averci perso per davvero, sta
volta?
|
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Capitolo 3 *** 3: UNA FALSA SPERANZA? ***
Alla vista dei suoi sei
ragazzi che volavano via dalla nave,
appesi a quell’aquilone, Dave Seville provò uno
dei più grandi attimi di
terrore mai vissuti fino ad allora in tutta la sua vita.
Preso dal panico, e accortosi che intorno a se nessuno degli altri
passeggeri
della nave si era reso conto di quanto stava succedendo, fece una delle
cose
più stupite che potesse fare. Andò,
cioè, verso la zona del corso di deltaplano
della nave e lì tentò di rubarne uno. In quel
momento gli sembrava una buona
idea…avrebbe solo dovuto afferrarli al volo e fare
eroicamente ritorno sulla
nave. Avrebbe rimproverato per l’ennesima volta Alvin
(perché sapeva che anche
sta volta la colpa era sua) e li avrebbe rinchiusi nella loro cabina
per tutto
il resto della crociera.
Se solo non fosse stato così precipitoso, gli sarebbe stato
sufficiente
allarmare il capitano Corelli, il quale avrebbe sicuramente mandato una
scialuppa di salvataggio per recuperarli immediatamente, e tutto si
sarebbe
risolto in poco tempo. Alla fin fine, però, è
successo quel che è successo: Ian
Hawke, spinto dal suo stupido desiderio di vendetta li fece precipitare
entrambi in mare.
Costretti ad allearsi per sopravvivere, in seguito raggiunsero
l’isola, dove
pochi giorni dopo riuscì comunque a ritrovare i suoi figli e
le Chipettes in
ottime condizioni di salute.
Scoprire che Alvin, pentitosi del suo comportamento, aveva preso in
mano la
situazione e si stava già organizzando con il resto del
gruppo per lasciare
l’isola, lo rese fiero del suo piccolo figlio adottivo.
Certo, poco dopo erano
successi alcuni problemi con Zoe, la naufraga che ha vissuto
sull’isola per
anni, ed erano stati costretti a sfuggire alla catastrofica eruzione di
un vulcano,
ma alla fine tutto sembrò essersi risolto per il meglio.
Almeno, era quello che
stava pensando in quel momento, mentre i soccorsi della guardia
costiera lo
stavano portando in salvo insieme ad Alvin e Brittany, che si reggevano
sulla
sua camicia visto che non esistevano imbragature di sicurezza per la
taglia dei
chipmunks.
D’improvviso, sentì Alvin gridare da dietro il suo
l’orecchio sinistro <<
Britt! Che succede?! >> e subito dopo <<
Dave…DAVE!! C’è un
problema! Brittany sta male!! >>.
Colto alla sprovvista, non capì quello che Brittany disse
subito dopo, la sentì
solo mollare la presa dalla sua camicia e cadere. Tentò di
afferrarla al volo,
e lo stesso face il loro soccorritore, con l’unico risultato
che il braccio di
uno andò ad urtale il secondo, impedendo ad entrambi di
salvare la Chipette.
<< Brittany!!! >> urlò, mentre
la vedeva cadere in acqua. Poi sentì
anche Alvin lasciare la presa, forse per tentare di tuffarsi per
recuperarla.
Agendo d’istinto, e facendosi prendere dal panico ancora una
volta, tentò di
afferrare al volo almeno lui, riuscendo, sta volta,
nell’impresa, ma commise
l’errore di sgridarlo anche in questa difficile situazione,
ottenendo come
unico risultato un morso da parte del chipmunk, che evidentemente
neanche sta
volta aveva intenzione di obbedirgli.
<< Noooo, Alviiiiin!!!!! >>
Niente da fare, anche Alvin era caduto in acqua.
Dall’altezza in cui si trovavano era quasi impossibile
riuscire a vedere cosa i
due chipmunk stessero facendo in acqua, eppure Dave fu convinto di
veder Alvin
immergersi, probabilmente per cercare Brittany.
Dall’elicottero, il resto della squadra di soccorso, composta
da un uomo e una
donna, entrambi apparentemente sulla trentina, tirarono velocemente su
Dave e
il loro compagno di squadra.
Una volta dentro l’elicottero, Dave fu assalito dagli altri 4
chipmunks che gli
chiedevano cosa fosse successo la fuori.
<< Dove sono Alvin e Britt? >> fu la prima
domanda, quella di
Jeanette, seguita poi da Simon, Theodore, ed Eleanor che a parole
diverse gli
chiedevano tutti la stessa cosa. Anche Ian e Zoe si mostravano
seriamente
preoccupati.
<< Sono caduti in acqua! >>
<< Che vuoi dire, Dave? Che significa che sono caduti?!
>>
<< Non lo so, Ian, non so cosa sia successo, Brittany
stava male ed è
caduta, e Alvin si è buttato per
recuperarla…fatemi scendere!! Dobbiamo
salvarli!! >>
<< Si calmi, signor Seville, adesso andremo a prenderli!
>> cercò
di rassicurarlo la donna della squadra dei soccorsi.
<< Sono pronto, vado giù ! >> li
avvertì l’uomo che li aveva
aiutati a salire nell’elicottero.
<< Il pilota dice che abbiamo poco carburante, non
possiamo stare qui
ancora per molto, quindi sbrigati, Thomas! >> lo
avvertì la donna delle
squadra.
<< Lo farò! Signor Seville, non si preoccupi,
troverò i suoi ragazzi!
>>
Detto ciò, non perse tempo e si getto subito in
mare.
<< Spero che riesca a trovarli! >>
<< Ce la farà, Eleanor…deve
farcela! >>
<< Spero che tu abbia ragione, Simon
>>
Dave non si unì alla conversazione, era troppo preoccupato
per Alvin e
Brittany, e si sentiva impotente.
In mare, Thomas, il soccorritore, provò a guardarsi intorno,
cercando di
scorgere almeno uno dei due dispersi, e quando si rese conto che
probabilmente
erano entrambi sott’acqua, tentò di immergersi e
di esplorare la zona
circostante. Thomas era bravo nel suo lavoro, ma questa era la prima
volta che
si trovava a dover soccorrere due scoiattoli. Se fossero stati due
esseri
umani, forse sarebbe riuscito a trovarli, ma se quei piccoli corpicini
erano
stati inghiottiti dagli abissi, non c’era modo di
recuperarli. Non volle
arrendersi al primo tentativo, riemerse per controllare se uno dei due
non era
tornato in superficie, e non vedendoli, s’immerse
nuovamente.
Nel frattempo, Alvin, rischiando di annegare nel tentativo di salvare
Brittany,
riuscì a riportarla in superficie, ma non si era reso conto
che, in parte per
la corrente, in parte l’agitazione, aveva finito per
allontanarsi di diversi
metri dal punto in cui si era tuffato.
Vedendo in acqua il loro soccorritore, così lontano da loro,
cercarli, tentò di
attirare la sua attenzione urlando, ma a quella distanza, e con il
rumore delle
eliche dell’elicottero, l’uomo non
riuscì né a vederli né a
sentirli.
Da dentro l’elicottero, Dave e tutti i superstiti
dell’isola, seguivano
nervosamente la scena in mare, sperando in un miracolo. Gli altri due
membri
della squadra di soccorso, nel frattempo, controllavano con i binocoli,
sperando di avvistare i due chipmunk, anche se in cuor loro, sapevano
che
trovarli sarebbe stato molto difficile.
La donna andò dal pilota dell’elicottero,
chiedendogli di scendere di quota e
provare a perlustrare l’area dall’alto, in questo
modo avrebbero avuto qualche
chance in più di trovarli.
Buon piano, riuscita cattiva, dal momento che non sembrava esserci
traccia dei
due dispersi.
Per Alvin e Brittany, che si trovavano molto più vicino a
loro di quanto
potessero immaginare, l’unica speranza era che qualcuno li
vedesse, perché
l’aumento del rumore rendeva ad Alvin ancora più
difficile il tentativo di
attirar la loro attenzione.
Ad un certo punto, il pilota dell’elicottero fu costretto a
dare un annuncio
che sperava di non dover dare << Dobbiamo andare !
>>
<< Cosa?!! >> pronunciarono in coro i 4
chipmunk
<< Che cosa vuol dire che “dobbiamo
andare” ?!! >>
<< E’ il carburante, stiamo per superare il
punto di non ritorno!
>>
<< Oh no! >> esclamò
Simon.
<< Punto di non ritorno?? Che cos’è
il punto di non ritorno, Simon?!
>> gli chiese Jeanette
<< Significa che se non ce ne andiamo presto non avremo
carburante
sufficiente per tornare alla base ! >>
<< Oh noo!! E allora che si fa? >>
Dave corse furibondo verso il pilota.
<< Non azzardatevi a lasciarli qui, è chiaro!!
>>
<< Signor Seville, non dipende da me! Se non ce ne
andiamo saremo
costretti a fare un ammaraggio d’emergenza in mezzo
all’oceano! Se ne rende
conto? >>
<< E lei si rende conto che la sotto ci sono mio figlio e
la sua
ragazza?! >>
<< Signor Seville… >>
tentò di parlare la donna della squadra di
soccorso.
<< Smettetela di chiamarmi “Signor
Seville” e pensate a riportarceli!!
>>
<< E’ quello che stiamo cercando di fare, siamo
qui per questo, ma lei
deve capire che ci sono delle misure di sicurezza che dobbiamo
rispettare, per
il suo bene e per il bene dei suoi amici, e che stiamo cercando di fare
del
nostro meglio! Gli altri hanno bisogno di lei, e non è
aggredendo il nostro
pilota che li aiuterà! >> intervenne la donna
della squadra di soccorso.
Dave si tranquillizzò, e si scusò con lei e il
pilota per il suo comportamento.
<< Norman, quanto possiamo aspettare ancora prima che il
carburante
esaurisca? >> chiese la donna al pilota.
<< Non possiamo più aspettare, siamo
già andati oltre il limite…
>>
<< Allora avverti la seconda squadra, dagli le coordinate
e digli di
mettersi subito alla ricerca non appena arrivano.
>>
<< L’ho già fatto, saranno qui a
momenti! >>
Dave si senti uno schifo per l’atteggiamento di poco prima.
Quel pilota,
Norman, alla fine stava facendo del suo meglio. Non avrebbe dovuto
aggredirlo
in quel modo.
Nessuno era in grado di vedere Alvin e Brittany in mare. Se avessero
saputo
dove guardare, probabilmente sia Thomas che tutte le persone
nell’elicottero,
avrebbero potuto vedere ad alcuni metri di distanza due piccole
testoline di
chipmunk emergere a fatica dall’acqua, ma purtroppo non
andò così.
Decisero, quindi, di ritirarsi, e Dave accetto di malgrado, anche se
provava
l’impulso di gettarsi lui stesso in mare per cercarli, ma
probabilmente così
avrebbe provocato più danni che altro, quindi decise di
assecondare la
decisione della guardia costiera e sperare che la seconda squadra
arrivasse in
fretta e che li trovasse. “Forse erano riusciti a salire su
uno dei pezzi della
zattera e si erano allontanati spinti dalla corrente?”
pensò Dave tra se e se,
cercando di rassicurarsi.
Avvertirono con il megafono Thomas di risalire, e gli lanciarono la
scaletta.
Lui dovette obbedire alla decisione della squadra, anche se, proprio
come Dave,
avrebbe preferito cercarli ancora.
Mentre rientrava, sentiva di aver fallito il suo compito.
L’elicottero se ne andò, lasciando Alvin e
Brittany soli in alto mare. Alvin,
poi, sarebbe riuscito a portare la Chipette su una tavolozza di legno
della
zattera, dove l’avrebbe rianimata tra molti sforzi e molta
paura.
Mentre si allontanavano in elicottero, Dave e tutti gli altri,
incrociarono sul
loro percorso la seconda squadra, che come promesso, stava arrivando
tempestivamente.
Dave non aveva la stessa esperienza degli uomini della guardia
costiera, quindi
in lui era ancora viva la speranza di riuscire a riabbracciare, al
rientro, i
suoi ragazzi caduti in mare, e trasmetteva questa sicurezza e fiducia
anche
agli altri chipmunk e alle due persone con cui era stato tratto in
salvo
dall’isola, Zoe e Ian. Gli uomini della squadra di soccorso,
invece, non la
vedevano così. Sapevano che l’intervento della
seconda squadra era solo uno
specchietto per le allodole. Se i due scoiattoli erano caduti in acqua,
non ci
sarebbe stato modo di recuperarli, dopo tutto quel tempo,
l’unica possibilità
che rimaneva era che la seconda squadra riuscisse eventualmente ad
avvistarli
in superficie o sopra qualche pezzo della loro zattera, ma anche questo
era
improbabile. Se loro non erano stati in grado di vederli, difficilmente
ci
sarebbero riusciti gli altri, visto e considerato anche che la corrente
li
avrebbe allontanati chi sa dove.
Dieci minuti dopo, Norman, il loro pilota ricevette una
comunicazione…le
ricerche non avevano dato frutti…Alvin e Brittany erano
ufficialmente dispersi.
Quando appresero la notizia, Dave e Simon si fecero pallidi in volto,
mentre le
altre due Chipettes e Theodore scoppiarono in un pianto
disperato.
Un’ora dopo, nella sala d’attesa della guardia
costiera.
Dave cercava di consolare come poteva i 4 chipmunk che erano con lui,
anche se
lui stesso era in preda alle lacrime. Zoe e Ian, per richiesta di Dave,
li
avevano lasciati da soli.
Non aveva pianto quando erano volati via dalla nave, perché
in quella
circostanza erano ancora insieme, e in gruppo era più facile
che se la
cavassero. Inoltre, durante quei primi minuti del rientro in
elicottero, in lui
c’era ancora la speranza di trovarli, mentre questa volta, a
sentire i pareri
sinceri degli uomini della guardia costiera, era improbabile che si
siano
salvati.
Dave si incolpava per entrambi, sia per Alvin che per Brittany. Se non
avesse
interferito, forse Thomas sarebbe riuscito ad afferrare al volo la
Chipette, e
se non avesse mollato la presa quando Alvin l’aveva morso, se
avesse resistito
al dolore, forse avrebbe salvato almeno lui. Invece niente. Aveva
permesso che
entrambi cadessero in acqua, e probabilmente ora erano morti annegati,
l’uno
per salvare l’altra.
<< Perché…perché
è successo?! Non è giusto…NOOO!!
>> urlò Eleanor,
in lacrime.
<< Alvin ha cercato di
salvarla…è…è…stato
un eroe… >> aggiunse
Simon.
<< Però non è servito a
niente…SONO MORTI!! >>
<< Non dire così, Eleanor, ti
prego… >> la supplicò
Jeanette.
<< Cosa faremo adesso, Dave? Cosa faremo
senza…senza…di loro? >>
<< Non lo so Theo…andremo avanti…
>>
<< Credo…credo che dovremo
comunicare…dell’International Music Aw…
>>
<< Coooosa?! Simon!! Tuo fratello e mia sorella sono
morti e tu pensi
solo a quegli stupidi Awards?! >>
<< Ma no, Jeanette…no…non volevo
dire questo….dicevo solo che…
>>
Simon si azzittii. Intendeva solo dire che avrebbero dovuto dare la
notizia
alla gente. Non si preoccupava certo del fatto che non si sarebbe
più esibito
agli Awards.
Come tutti gli altri, anche Simon era disperato per gli eventi di
quella
giornata. Gli tornò in mente la scena di quando se
n’erano andati dall’isola.
Lui e Alvin avevano remato insieme a Dave e a Zoe per allontanarsi
dalle palle
di fuoco e roccia che piovevano dal vulcano, la corrente era stata
potentissima, e lo sforzo per allontanarsi era stato spropositato per
tutti. Li
avevano aiutati con i loro piccoli remi di fortuna anche quando ormai
erano già
lontani dell’isola. Dopo un po’ decisero di
fermarsi, ma Dave e Zoe
continuarono ancora a lungo, proprio a causa di quella corrente che
continuava
a spingerli nella direzione opposta.
Gli tornò in mente anche la scena di quando erano in alto
mare poco dopo essere
volati via dalla Carnival Dreams. Dopo un paio di ore in cui il vento
era
l’unica cosa che li spingeva, arrivati nelle vicinanze
dell’isola, per quanto
le correnti d’aria fossero intense, alla fine era stata
proprio quella del mare
a prendere il sopravvento, facendoli giungere alla spiaggia.
Se solo Alvin e Brittany fossero riusciti a mettersi in salvo su un
pezzo della
zattera, forse la corrente li avrebbe riportati
all’isola… “Già, sarebbe
stato
bello se fosse andata così!”
pensò.
“…e se…?”
In Simon si accese una scintilla di speranza! Forse era andata proprio
così,
Alvin e Brittany erano tornati sull’isola! Sarebbe stato
sufficiente andare a
prenderli!
<< Dave! Dobbiamo tornare lì!!
>>
<< Cosa? “Lì” dove?
>>
<< Lo sai! Sull’isola!! Alvin e Brittany sono
sicuramente lì!! >>
Il gruppo smise di piangere e tutti cominciarono ad ascoltare con
attenzione
Simon.
<< Simon…non…
>>
<< Dammi retta, Dave! Alvin e Brittany sono
lì! Ricordi la forza della
corrente? Ricordi che anche quando eravamo ormai lontani, dicevate di
sentirla
ancora?! >>
<< Simon… >>
<< Dave, sono convinto che Alvin e Brittany siano tornati
sull’isola!!
Dobbiamo tornare a prenderli!! >>
<< Simon, ti prego, ascolta…per tornare
sull’isola avrebbero dovuto come
minimo salire su un pezzo della zattera…lo sai anche
te…se si fossero messi in
salvo li avremo sicuramente trovati fin da subito, o se non noi, almeno
la
seconda squadra… >>
<< Ma Dave…io…
>>
Jeanette scese dalla sedia su cui lei, sua sorella e Theodore stavano
seduti, e
si avvicinò a Simon, che si trovava a un metro da loro.
Tentò di abbracciarlo e
gli disse << Simon...Dave ha ragione…li avremo
visti se fossero saliti
sulla zattera… >>.
Simon non accettò la risposta di Jeanette. La spinse via con
violenza e corse
fuori dalla sala d’attesa in cui si trovavano.
<< Simon…ma cosa? Torna indietro! Dave, ti
prego…fa qualcosa! >> lo
implorò Jeanette.
Dave sì alzò e lo seguì.
Simon era fuori dall’edificio.
Nonostante anche a lui fossero sfuggite delle lacrime, aveva cercato di
mantenere il più possibile la calma, per evitare di
aggravare la situazione.
Ora però, con la consapevolezza di aver perso un fratello e
dopo aver capito
che la sua speranza di ritrovarli sull’isola era
effettivamente falsa, lasciò
esplodere tutta la sua frustrazione.
Cominciò a colpire violentemente con il pugno sinistro il
muro dell’edificio, e
nel frattempo, si sfogò ad alta voce <<
Stupido! Stupido Alvin che non
sei altro!! Tu…tu e la tua
impulsività…perché non usi mai la
testa prima
agire?! Guarda cos’hai combinato!! >>
Si fermò e si accasciò a terra. Si
coprì il viso con le mani e iniziò
finalmente a piangere come avrebbe voluto.
<< Simon... >> era Dave.
<< Io…io non volevo dire
quelle…cose…quelle cose su Alvin…so
che…che ha
solo cercato di…sì…salvare
Brittany…è che…
>>
<< Va tutto bene, vieni qui >>
Gli salì in braccio e si lasciò abbracciare da
suo padre.
<< Sei convinto di quello che hai detto? >>
gli chiese Dave.
<< Cosa?
Oh…sì…sì, era solo
uno…insomma…non volevo parlar male di
lui… è
solo… >>
<< No, Simon, non intendevo quello…
>>
<< Ah no? E allora…cosa…
>>
<< Sei convinto che siano tornati sull’isola?
>>
Simon non rispose, cercava di capire a cosa puntasse Dave.
<< Nel caso riuscissimo a tornarci, quante
probabilità ci sono di
trovarli lì? >>
<< Dave…l’hai detto anche
tu…è impossibile che…
>>
<< Lascia stare quello che dicevo io! Fai un calcolo
matematico...quante
probabilità ci sono di ritrovarli sull’isola?
>>
<< …molto poche…ma non capisco
cosa… >>
<< Però ce ne sono? Non è
così? >>
<< Bhe…sì…se ci sono
effettivamente sfuggiti di vista…e se si siano
effettivamente messi in salvo su qualche pezzo galleggiante della
zattera…in
questo caso…è molto probabile che senza remi o
qualcosa con cui opporsi alla
corrente, questa li abbia riportati alla
spiaggia…però…non capisco qual
è il
punto, Dave? >>
<< Il punto, Simon, è che adesso torniamo
dalla squadra che ci ha
soccorso, li convinciamo a riportarci sull’isola e andiamo a
salvare Alvin e
Brittany! Soltanto noi due! Theodore e le Chipettes resteranno con Zoe
e
Ian...allora? Ci stai? >>
<< Dici davvero, Dave? Voglio dire…fai sul
serio? >>
Dave annui con un sicuro e deciso gesto con la testa.
Simon ci pensò su un po’, anche se poi
capì che non c’era niente da pensare.
Era finito il tempo di riflettere e rimuginare, ora bisognava
agire!
<< Bene…allora in questo caso,
David…io ci sto, andiamo a prenderli!
>>
|
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Capitolo 4 *** 4: IO E TE, ANCORA INSIEME…ANCORA QUI ***
Come immaginavo.
La corrente del mare ci aveva ormai riportato sull’isola. Una
decina di metri
ci separava dalla spiaggia su cui eravamo approdati la prima volta. Era
buffo
che fossimo tornati proprio in quel punto, come se l’isola
cercasse in qualche
modo di dirci che il nostro destino era rimanere qui per
sempre.
Brittany era sdraiata a pancia in su sulla tavola di legno della
zattera,
ancora priva di sensi (ma viva, come mi ripetevo ogni volta che la
riguardavo),
mentre io me ne stavo seduto sul bordo destro con i piedi immersi
nell’acqua.
Non aveva senso che tentassi di remare con qualcosa, perché
tanto ci pensava
già il mare a condurci, e adesso come adesso, data la
situazione, l’idea della
terra ferma dell’isola non mi dispiaceva affatto.
In lontananza, vedevo ancora la nube di fumo fuoriuscire dal vulcano,
ma per lo
meno l’eruzione era cessata. In compenso, vedevo comparire
del fumo in altri
punti dell’isola, probabilmente dovuti agli incendi scoppiati
con la caduta dei
detriti infuocati e della lava. Mi augurai che il nostro rifugio era
ancora
intatto e al sicuro dagli incendi, perché era lì
che volevo portare Brittany.
Non era sicuro lasciarla sulla spiaggia. Poco prima le avevo messo una
mano in
fronte, e mi ero accorto che aveva la febbre alta, quindi lasciarla in
mezzo al
sole cocente non era possibile. Non avevo neanche tempo di prepararle
un nuovo
riparo, perché speravo davvero che Dave o qualcun altro
sarebbero tornati a
cercarci qui, e in questo caso, la prima cosa che avrei dovuto fare era
di
preparare una nuova scritta sul terreno, o comunque qualcosa che
avrebbe fatto
capire ai soccorritori che eravamo entrambi lì e che li
aspettavamo.
Attesi che la corrente ci avvicinasse ancora un po’ alla
spiaggia, dopo di che
mi tuffai in acqua e trascinai la tavola di legno con sopra Brittany a
riva.
Quando fummo arrivati, la prima cosa che feci fu di tentare ancora una
volta di
svegliare Britt. Provai a chiamarla, poi le diedi ancora qualche
colpetto sulle
guance, ma a parte qualche mugugno, non ottenni risposta. Provai a
sentirle
ancora la fronte. La febbre sembrava esserle aumentata e la vedevo
tremare per
il freddo.
Probabilmente era stata questa la causa di tutto. Durante la crociera,
o forse
proprio qui sull’isola, deve aver contratto qualche tipo
d’influenza che
l’aveva fatta ammalare. Probabilmente stava bene durante la
fuga dal vulcano, i
primi effetti dovrebbe aver iniziato a sentirli sulla zattera, per poi
avere il
primo mancamento durante il salvataggio. Tutto quello che stavamo
vivendo era
frutto di uno sfortunato caso…se solo fosse andata col
secondo gruppo, quando
Dave le aveva proposto di andare con Jeanette, tutto questo non sarebbe
successo. Se fosse caduta anche in quel caso, ci saremo comunque stati
io,
Simon e Dave a recuperarla all’istante. Ma ormai era inutile
rimuginare sui
“se”…ormai eravamo qui, e io ero il solo
che poteva fare qualcosa.
<< Resta qui, Britt >> le dissi, come se mi
aspettassi una sua
risposta, e corsi immediatamente verso la foresta. Cercai tra gli
arbusti
qualche pianta che potessi usare come corda, e quando ne raccolsi un
piccolo
fascio, tornai immediatamente alla spiaggia. Scartai
all’istante tutte quelle
che mi sembravano troppo dure o ruvide, oppure quelle che ritenevo
troppo
corte, e con quelle rimaste assicurai Brittany alla tavola di legno. Se
dovevo
trascinarla via usando il pezzo della zattera a mo’ di
barella, dovevo almeno assicurarmi
che non cadesse fuori.
Persi almeno 15 minuti nell’operazione e verificai, poi, di
non averla legata
troppo stretta. Quando fui certo che tutto andasse bene, afferrai la
barella di
fortuna con sopra Britt e inizia a trascinarla via dalla spiaggia. La
nostra
destinazione? Il rifugio.
L’eruzione vulcanica aveva rilasciato una grandissima
quantità di cenere che si
era riversata su tutta l’isola. Man mano che ci addentravamo
sempre di più al
suo interno, vedevo il terreno ingrigirsi sempre di più a
causa della
fuliggine. Per fortuna il nostro rifugio non era troppo lontano dalla
spiaggia,
quindi arrivammo abbastanza velocemente.
Incastonata al suolo e con una piccola nube di fumo che
l’avvolgeva, ad appena
mezzo metro dalla casetta costruita da Britt, c’era
un’enorme roccia rovente,
piovuta dal vulcano. Tirai un gran sospiro di sollievo quando la vidi
lì…poco
più a destra e avrebbe centrato in pieno il rifugio,
distruggendo l’unico
riparo che ancora avevamo (dal momento che, come avevo già
detto, il mio era
crollato poco dopo che io terminai la sua costruzione).
Per arrivare alla casetta sull’albero, Brittany aveva
costruito una piccola
scaletta a chiocciola che partiva da terra e si innalzava fino ad un
grosso
ramo, da lì in poi, ci sarebbe stata un'altra serie di
gradini di una seconda
scalinata più piccola che avrebbe condotto
all’entrate della casetta-rifugio.
Il lavoro che lei aveva svolto era impeccabile, solo che ora
rappresentava un
grosso ostacolo…non avrei potuto trascinarla per tutti quei
gradini sulla
tavola di legno…potevo solo slegarla e portala fino in cima
in braccio, e così
feci.
Portarla in braccio fin dentro la casetta non era stato molto faticoso,
Brittany non pesava tanto per me, in mare era stato un altro discorso,
perché
in quel caso ero stremato ed ero sul punto di affogare insieme a
lei.
Ad ogni modo, la portai fin dentro la casetta, dove in un angolo,
disposti
ordinatamente in fila, c’erano sei piccole brande di foglie
create da lei nel
caso avessimo dovuto usarle per dormire. Come tocco di classe per
l’eccezionale
lavoro che aveva fatto, ai piedi di ciascuna delle brande aveva inciso,
sul
legno del pavimento, le iniziali dei nostri nomi A, B, S, J, T,
E.
La adagiai delicatamente sulla branda corrispondente alla sua lettera e
stetti
seduto di fianco a lei per alcuni minuti, guardandola dormire. Nel
frattempo
approfittai per riprendere un po’ le forze. Non per molto,
però, perché dovevo
tornare il prima possibile in spiaggia per scrivere quel messaggio per
i
soccorsi.
Mi svegliai di soprassalto.
Inizialmente non riconobbi il luogo dove mi trovavo, poi realizzai, ero
dentro
la casetta-rifugio costruita da Brittany. Senza rendermene conto, mi
ero
sdraiato sulla mia branda e mi ero appisolato, chi sa per
quanto.
Brittany era ancora lì, dove l’avevo lasciata,
priva di sensi, infreddolita e
con la febbre ancora alta.
Che sciocco che ero stato. Non dovevo addormentarmi in quel modo. Chi
sa quante
ore avevo dormito? E se i soccorsi fossero già passati e io
me li fossi
lasciati sfuggire?!
No…dovevo ricompormi, non era il momento degli attacchi di
panico.
Mi avvicinai a Brittany, provai a svegliarla per l’ennesima
volta, ma non
insistetti più di tanto, poi, quando costatai che anche
questo ennesimo
tentativo era inutile, mi limitai a coprirla con alcune delle foglie
della sua
branda.
Che sconsiderato che ero stato…non solo mi ero addormentato
come se niente
fosse, ma l’avevo persino lasciata al freddo. Con che
coraggio l’avrei guardata
negli occhi quando si sarebbe svegliata?
Comunque sia, avevo già perso troppo tempo. Uscii dal nostro
rifugio e dopo
aver dato una sbirciatina in una delle finestre, per assicurarmi che
Brittany
stesse ancora dormendo, mi diressi di fretta verso la
spiaggia.
La prima volta che tutti insieme eravamo arrivati sull’isola,
una delle prime
cose che facemmo era di creare una grande scritta di SOS nel caso i
soccorsi
fossero passati di lì. Qualche giorno fa la prendevo tutta
sul ridere. Ero
convinto che presto, molto preso, Dave sarebbe arrivato a prenderci e
non ero
minimamente preoccupato della nostra situazione. Sta volta
però era diverso.
Brittany aveva la febbre alta, io dovevo prendermi cura di lei ma non
sapevo in
che modo e quel che è peggio è che ora molto
probabilmente tutti ci consideravano
morti in mare, quindi le probabilità di essere tratti in
salvo, sta volta,
erano minime.
Se veramente volevamo essere avvistati, la prima cosa che dovevo fare
era di
modificare quella scritta del SOS. Se con i soccorsi ci sarebbero stati
anche
Simon o qualcuno degli altri, vedendo la nuova scritta, avrebbero
potuto capire
subito che eravamo ancora lì.
Trovai l’SOS e dopo averci riflettuto alcuni secondi, decisi
che al posto di
quelle tre lettere, avrei lasciato un altro messaggio: W HR. Dove le
tre
lettere sarebbero state per “We Here”,
“Noi qui”.
Forse era troppo enigmatico, ma sperai che così avrebbero
capito che ci
trovavamo ancora nell’isola.
Mi misi al lavoro. Cominciai a smontare la prima lettera di
“SOS” e a
ridisporre le pietre per formare “W”.
Quando fui costretto a prendere alcuni dei massi dalla lettera
“O” per
completare la W, mi accorsi che l’idea del W HR non era stata
tra le migliori…i
massi che avevo non mi sarebbero mai bastati per tutte e tre le
lettere, o le
riducevo di dimensione, col rischio di rendere meno visibile la
scritta, oppure
dovevo andare alla ricerca di altri massi o scegliere una nuova
sequenza di
lettere. E questo, In entrambi i casi, avrebbe significato perdere del
tempo
prezioso.
Mi sedetti su una delle pietre e comincia a riflettere sul da farsi,
quando un
rumore alle mie spalle attirò la mia attenzione. Mi voltai
di scatto e non
riuscì a credere ai miei occhi. Il tasso del miele era
tornato.
L’avevo incontrato un paio di giorni prima, quando ero ancora
alla ricerca
della legna per il rifugio che stavo costruendo (sì, quello
che poi è crollato,
lo so). Aveva tentato di rubarmeli e di scappare via con tutta la
refurtiva, ma
ero riuscito a batterlo d’astuzia. Il problema era che ora
non avevo nulla da
usare come fionda per scaraventarlo via.
A quanto pare era riuscito a sopravvivere all’eruzione
vulcanica, e a giudicare
dalla sua espressione, nemmeno lui sembrava contento di
vedermi.
<< Oh, no…senti, non…non ho tempo
da perdere con te ora…vattene!!
>> gli gridai contro, sperando, magari, di intimorirlo e
di farlo
fuggire. Lui, però, mi ignorò, e non curante di
me, si avvicinò alla scritta di
sassi.
<< No, questi non sono tuoi! Non toccarli!
>>
Vicino a me, per terra, c’era un piccolo ramo, che poco prima
avevo usato per
tracciare i contorni delle nuove lettere, prima di iniziare a disporre
i massi.
Lo afferrai di scatto e inizia a sventolarlo in aria davanti alla
faccia
dell’animale.
<< Ti ho detto di andartene, hai capito?!!
>>
Alla fine, il tasso del miele sembrò recepire il messaggio e
andarsene.
Tirai un sospiro di sollievo, e, dopo essermi calmato, ricominciai a
riflettere
sul come risolvere il problema della mia scritta.
Cinque minuti dopo, il tasso ritornò. Quando lo rividi,
notai che tra le zampe
teneva una piccola pietra.
Stavo per saltargli addosso e azzannarlo, furibondo, ma poi guardai
verso le
lettere, più che altro per la curiosità di
scoprire da quale punto della
scritta W OS (con parti “O” usate per completare la
“W”) provenisse la pietra
che mi aveva rubato. Stranamente, mi sembrò che fosse tutto
al suo posto, come
l’avevo lasciato io.
Il tasso del miele afferrò con le fauci il sasso e me lo
portò, mentre io lo
osservavo sbigottito. Quando lo lasciò cadere ai miei piedi,
finalmente capì.
Voleva aiutarmi.
<< E’ così? Vuoi aiutarmi con la
scritta? >>.
Il tasso grugnì, era la sua unica risposta.
<< Lo prendo come un sì
>>
Finalmente potei riprendere il mio lavoro.
Mentre io continuavo a ridisporre i sassi per completare la scritta W
HR, il
tasso del miele continuava a portarmene in continuazione altri dalla
foresta.
Dove li trovasse, era un mistero per me, ma l’importante
è che continuava a
portarli, e che era veloce con i viaggi.
Ad un certo punto gli gridai << Ok, basta
così! >> perché me ne
aveva raccolti a sufficienza, anche troppi, e allora
l’animale si auto-assegnò
un nuovo compito: mentre io disponevo i sassi nella giusta posizione,
lui li
raccoglieva dal mucchio e me li appoggiava vicino.
Grazie al suo intervento finii il lavoro molto più in fretta
del previsto.
<< Bhe…che posso dire…grazie!
>>
Mi guardò è grugnì ancora una volta,
poi si voltò di colpo e corse nella
foresta.
<< Hey! Dove stai andando?! >>
Niente da fare, era scomparso.
Approfittai del tempo risparmiato per andare verso il boschetto di
manghi, dove
ne raccolsi un paio da portare al rifugio. Sulla strada del ritorno
trovai
anche una grossa conchiglia scheggiata su uno dei bordi. Decisi di
prenderla,
mi sarebbe tornata utile nel caso avessi dovuto raccogliere
dell’acqua.
In effetti, mi dissi, non sarebbe stata una cattiva idea se fossi
tornato alle
cascate per prenderne un po’.
Tornai alla casa sull’albero e lasciai i due manghi appena
raccolti in un
angolino dell’interno del rifugio, poi controllai ancora lo
stato di salute di
Brittany. Con la fronte che andava a fuoco e i gemiti di fatica che le
sentivo
fare ad ogni respiro, pensai che avrei dovuto fare qualcosa per cercare
di
raffreddarla un po’. La scoprì di un pochino,
vedendola improvvisamente gemere
per i brividi di freddo. Qualche volta era capitato anche a me di
prendermi
l’influenza, e in quei casi la prima cosa che Dave faceva
sempre era
assicurarsi che non mi coprissi troppo con le coperte,
poi…qual’era la seconda?
Ah sì! Dave prendeva un piccolo panno inumidito con
l’acqua fredda del
rubinetto e me lo adagiava sulla fronte. Il panno potevo sempre
ricavarlo
strappando un pezzo della mia felpa, il punto era che non avevo
l’acqua…un buon
motivo per tornare alle cascate il più in fretta
possibile!
<< Torno subito Britt! Tieni duro!
>>
Corsi fuori dal rifugio e mi diressi rapidamente verso le cascate,
portandomi
con me la conchiglia trovata poco prima. Durante il tragitto, mi chiesi
se il
tronco che faceva da ponte a quel precipizio, dove per poco Dave non
era caduto
giù, c’era ancora, o se l’eruzione
vulcanica non l’avesse fatto precipitare.
Per mia fortuna, era ancora al suo posto, dovevo solo attraversarlo con
prudenza, ed essere pronto a scattare in caso avesse deciso
d’improvviso di
crollare. Lo attraversai senza problemi, ancora per mia fortuna, e
proseguii il
mio viaggio per le cascate.
Dopo aver percorso una ventina di metri, mi accorsi che
d’improvviso la
temperatura si era fatta più cocente , e nell’aria
iniziai a sentire uno strano
odore, a metà tra il bruciato e qualcosa che non ero in
grado di descrivere.
Rallentai la marcia, perché quell’odore e quella
calura sempre più crescente,
non mi piacevano per niente. Avevo un’ipotesi su cosa potesse
essere, e ne ebbi
la conferma pochi metri dopo.
Intorno a me avevo iniziato a vedere lava parzialmente solidificata e
vegetazione bruciata, segno che la colata era scesa fin lì.
Dovevo essere
prudente come non mai, perché se mettevo piede nel punto
sbagliato, sarei
finito peggio che arrosto…con la lava non c’era da
scherzare! E non c’era
bisogno che mi ricordassi di qualche lezione di Simon per
saperlo.
Il fiume di lava si stava parzialmente riversando nel lago, facendo
ribollire
l’acqua nel punto in cui il magma entrava in contatto con
essa. Non era sicuro
tentare di entrare in quelle acque, ne tantomeno provare a
raccoglierle, non ne
sapevo molto delle correlazioni tra acqua e magma, ma non volevo
rischiare che
li dentro si fosse riversato qualcosa che potesse averla resa tossica o
chi sa
cos’altro. Decisi di salire fino al punto in cui avrei potuto
raccogliere
direttamente l’acqua della cascata, almeno lì
c’erano più probabilità che fosse
fresca ed eventualmente potabile.
Provai a raccoglierne un po’ con la conchiglia, ma mi resi
subito conto che non
sarei mai riuscito a portarla fino al rifugio senza perderne la maggior
parte
durante il ritorno. La mia priorità era di portare un panno
bagnato a Brittany,
per poterla raffreddare un po’, quindi dovevo inventarmi
qualcosa in fretta.
Ci riflettei un po’, in effetti…forse
più di quanto avrei dovuto, ma alla fine
arrivai a una possibile soluzione. Non era necessario che portassi
l’acqua fino
al rifugio, per poi preparare lì il panno per Britt. Potevo
benissimo
impregnarlo di acqua ora e usare la conchiglia per trasportarlo,
così avrei
impedito che l’acqua gocciolasse via troppo di fretta e lo
asciugasse
velocemente.
Sì, l’idea, nella sua semplicità, era
ottima! Mi serviva solo il panno, ora.
Afferrai uno dei bordi della mia felpa e inizia a tirare, ma non si
strappo
nulla.
<< Ma come accidenti c’era riuscito Simon?!
>> mi chiesi ad alta
voce tra me e me.
Forse avrei dovuto provare a strapparmi una delle maniche, magari
quelle
avrebbero ceduto più facilmente.
Niente da fare. Le cuciture reggevano.
Dovevo riconoscerlo…a quanto pare, Simon era molto
più forte di me.
Frustrato e irritato, mi sollevai il bordo inferiore della felpa e ne
rosicchiai via una grossa porzione con i denti, almeno questo tentativo
riuscì
nel suo compito.
Immersi la porzione di felpa rosicchiata nel getto della cascata e
quando si
impregnò per bene, la arrotolai con delicatezza e la riposi
dentro la
conchiglia, stando attento a perdere meno liquido possibile. Poi scesi
con
calma dalle rocce e tornai da Brittany.
Per quanta attenzione avessi fatto durante il viaggio, non ero riuscito
a
impedire che molta dell’acqua raccolta col panno gocciolasse
via dalla
conchiglia, ma quella poca che rimaneva a inumidirlo era ancora
sufficiente per
mantenerlo fresco.
Lo strizzai un po’ per togliere l’acqua in eccesso,
facendo attenzione che
sgorgasse tutta all’interno della conchiglia (mi sarebbe
servita dopo per
inumidirlo ancora, nel caso si fosse asciugato) e lo adagiai sulla
fronte di
Brittany. Avrei dovuto fare tutto molto più di fretta, ma
almeno ora stavo
effettivamente facendo qualcosa per provare ad aiutarla. Restai di
fianco a lei
in silenzio, guardandola dormire. Ogni tanto lo rimuovevo e lo
immergevo un po’
nell’acqua della conchiglia, per inumidirlo un po’,
e glielo rimettevo sulla
fronte.
Probabilmente era passata almeno mezz’ora da quando avevo
fatto ritorno alla
casetta con il panno bagnato, e in quel lasso di tempo continuavo a
chiedermi
se mai, sta volta, ci avrebbero trovato. Non avevo con me un orologio o
qualcosa che mi aiutasse a tener conto del tempo che trascorreva,
sapevo solo
che era circa mezzo giorno quando l’elicottero ci aveva
trovato sulla zattera,
e lo sapevo solo grazie a Simon, che ce l’aveva fatto notare
dal fatto che il
sole si trovava “nel punto più alto del
cielo”, per ripetere le sue parole alla
lettera. Ah, Simon…chi sa cosa stava facendo in quel
momento, mentre Brittany
lottava per la vita e io lottavo per tenercela. Chi sa se aveva intuito
che
forse ci trovavamo ancora qui?
Il filo dei miei pensieri venne interrotto da un grugnito a me ormai
familiare,
il tasso del miele mi aveva ritrovato. Mi affaccia alla finestra della
casetta
per riuscire a vedere dove fosse, e mi ritrovai il suo faccione proprio
davanti, che mi fissava con la sua solita espressione curiosa.
<< Woh…hey, mi hai spaventato!
Senti…non so se mi capisci…ma…volevo
ringraziarti per l’aiuto che mi hai dato
prima…sai…con la scritta…
>>.
Il tasso non sembrò badare molto alle mie parole. Lo vidi
fissare con estrema
curiosità Brittany dal’apertura della
finestra.
<< Oh, lei…è la
mia….uh…una mia amica…è
molto ammalata…ma non so
cos’abbia…ho provato a raffreddarle la fronte con
un panno, ma non sembra
funzioni… >>.
Oh, andiamo, Alvin! Cosa ti illudi di ottenere raccontandogli questo?
Probabilmente non riesce nemmeno a capirti! Pensai in quel
momento.
Il tasso del miele restò imbambolato a fissarla per alcuni
secondi, ignorando
completamente tutto ciò che gli dicevo. Ad un certo punto si
allontanò dalla
finestra ed entrò bruscamente nella casetta, cogliendomi
completamente alla
sprovvista. Non mi aspettavo certo una reazione di questo
tipo!
Si avvicinò a Brittany e iniziò ad
annusarla.
Io ero nel panico più totale, perché non sapevo
cosa avrebbe fatto da lì a
poco. Mi guardai intorno, cercando di ricordarmi dove avessi messo la
tavola di
legno della zattera sulla quale avevo trasportato Britt. Se
l’avessi trovata
rapidamente, avrei eventualmente potuto usarla come arma per scacciare
l’animale. Temevo che gli fosse venuto in mente di rapirla e
di trasformarla
nella sua cena, invece si allontanò subito da lei e
afferrò con la bocca la mia
conchiglia da terra. Poi, con la stessa rapidità con cui era
entrato, uscì
fuori dal nostro rifugio e scappò, portandosela
via.
<< Hey, no…aspetta un momento! Quella
è mia!! >>
Uscii fuori anch’io e iniziai a corrergli dietro, non volevo
permettergli di
rubarmela!
Lo rincorsi nella foresta per diversi metri, con
l’impressione che si stesse
prendendo gioco di me, dal momento che quando guadagnava distanza, si
fermava
per brevi istanti, o rallentava la sua fuga, permettendomi sempre di
riguadagnare terreno, e quando mi ero avvicinato abbastanza, riprendeva
la sua
corsa. Si fermò definitivamente solo quando entrambi avevamo
raggiunto un luogo
a me familiare: la piccola sorgente d’acqua dove, giorni
prima, Brittany
adorava farsi il bagno, prima che l’attività
vulcanica avesse iniziato a
portarla a temperature roventi. Anche ora stava fumando, ma non
ribolliva come
l’ultima volta.
Comunque sia, io volevo solo rimpossessarmi della mia conchiglia e
tornare da
Brittany, visto che me n’era andato senza nemmeno assicurarmi
delle sue
condizioni. Il tasso del miele non me lo impedì, e anzi,
dopo averla lasciata
cadere a terra, saltò nuovamente tra gli arbusti, sparendo
dalla mia vista.
<< Con tutti i problemi che mi ritrovo oggi, guarda te se
devo perdere
tempo con questi giochetti!! >>
Stavo per andarmene, quando il grugnito del tasso, che era ricomparso,
mi
richiamò per l’ennesima volta
l’attenzione. Sta volta, tra le fauci teneva
delle strane e grosse foglie ovali.
<< E ora che vuoi? >>
L’animale le lasciò cadere nella sorgente
d’acqua, poi con la zampa mi fece una
specie di cenno, come se mi invitasse a guardare. E io lo
feci.
Dopo alcuni secondi di immersione, dalle foglie iniziò a
fuoriuscire una specie
di sostanza rossastra, che colorò in breve tempo
l’acqua della sorgente.
<< Grandioso, sai preparare il tè, grazie
dell’informazione, ora però,
scusami, ma devo tornare da Britta…
>>.
Non mi permise di andar via, mi afferrò per il cappuccio
della felpa.
<< Oh, ma insomma! Ti ho già ringraziato per
l’aiuto con la scritta, che
altro vuoi da me?! >>
Il tasso del miele mi strappò dalle mani la
conchiglia.
<< Hey, ma cosa…?! >>
Con essa, raccolse un po’ di acqua dalla sorgente, poi,
voltandosi verso, ne
bevette un sorso, passando il resto a me.
Se devo essere onesto, l’idea di bere dallo stesso
contenitore in cui prima
aveva bevuto quel tasso, non mi allettava per niente…ah, ma
chi se ne frega!
Eravamo entrambi animali! Che problemi c’erano? Mi dissi. E
bevvi.
Fui sorpreso dal sapore che aveva…mi aspettavo qualcosa di
insapore, o al
massimo, amaro, come di fatto dovrebbe essere un normalissimo
tè senza
l’aggiunta di zucchero…invece era dolcissimo e
molto gradevole.
<< Ok, va bene… riconosco che è
delizioso, ma non capisco
cosa….oh…wowowooo!! >>
D’improvviso sentì un’ondata di energia
pervadermi tutto il corpo. Tutta la
stanchezza accumulata durante quella giornata sparì di
colpo, e ora mi sentivo
come rinato, tutto grazie a quello strano tè.
Forse avevo capito perché il tasso del miele mi aveva
condotto fin lì dopo aver
visto Brittany ammalata. Avrei dovuto farle bere il tè
miracoloso, e così,
forse sarebbe stata meglio!
Non attesi un solo secondo in più! Riempì la
conchiglia fin dove mi era
possibile e ripartì per tornare al nostro rifugio, col tasso
del miele di
fianco a me che mi seguiva camminando a quattro zampe.
Sta volta, per tornare alla casetta ci misi molto più tempo
di prima. Volevo
perdere per strada il meno possibile di quel tè miracoloso,
quindi non solo non
corsi, ma cercai di camminare il più lentamente possibile.
Alla fine, comunque,
non riuscii ad impedire a me stesso di farne cadere fuori almeno la
metà, ma visto
che prima mi era stato sufficiente bere un terzo della
quantità che avevo ora,
per recuperare in pieno le forze perse durante la giornata, forse
quella
quantità sarebbe bastata a rimettere in sesto Britt. Era una
speranza vaga, me
era anche l’unica che avevo.
<< Aspetta qui, per favore >> chiesi al
tasso del miele, che mi
aveva accompagnato fino ai piedi dell’albero sul quale si
trovava il nostro
rifugio, lui obbedì. Salite le scale e rientrato in casa,
portai subito il tè a
Brittany. Mi chinai vicino a lei, le sollevai la testa e glielo feci
bere
lentamente, un sorso alla volta.
Quando lo finì, appoggiai la conchiglia a terra e mi misi ad
aspettare,
ansioso, una reazione di qualche tipo.
Brittany gemette, poi mosse un po’ il braccio destro, infine,
molto lentamente,
apri gli occhi.
<< A…Al…vin?
>>
<< Sì, Britt! Sono io! Come stai? Ti senti
meglio? >>
Volevo abbracciarla e stringerla forte a me, contento
quant’ero di sentirla
finalmente parlare, ma mi trattenni. Si era appena svegliata dopo
essere
rimasta praticamente priva di sensi per chi sa quante ore, dovevamo
fare un
passo alla volta.
Lei si guardò un po’ intorno, poi disse
<< Siamo…siamo nel mio rifugio?
>>
<< Sì, Britt…
>>
<< Quindi…non…non ci hanno
salvato…dove sono Simon e gli altri?
>>
<< Non ricordi nulla di quello che è successo?
>>
<< Ricordo…che l’elicottero ci stava
recuperando…ma poi…cos’è
successo?
>>
Non ebbi il coraggio di risponderle subito. Durante la giornata avevo
fatto del
mio meglio per non pensare ai fatti avvenuti durante
l’operazione di
salvataggio.
<< Britt…hai avuto…non so, credo
una specie di mancamento...forse per la
febbre…e sei caduta in acqua…io mi ero tuffato
per recuperarti, solo che poi i
soccorsi…ecco…non sono più riusciti a
ritrovarci e…credo…che avessero pensato
che fossimo annegati…o qualcosa del
genere…perché poi se ne sono andati
lasciandoci in acqua… >>
<< Anche Dave se n’è andato? E gli
altri? >>
<< Sì, Britt, non ricordi? Loro si trovavano
tutti sull’elicottero quando
tu sei caduta in acqua…anche Dave era salito...
>> feci una breve pausa e
ripresi << …tu eri priva di sensi, ma per
fortuna, vicino a noi c’era
un…pezzo della zattera…ti ci ho portato
sopra… e poi ho solo aspettato, finché
la corrente non ci ha riportato qui sull’isola…
>>
Decisi di omettere, per ora, il fatto che avessi dovuto
rianimarla...era già
sufficientemente scossa, e non volevo preoccuparla
ulteriormente.
<< Quindi…ci siamo solo noi due, Alvin?
>> mi chiese.
<< Sì, Britt…io e
te…ancora qui…su questa dannata isola…
>> e
ancora insieme, avrei voluto aggiungere, ma lo tenni solo per
me.
Poco dopo, Britt si riaddormentò. Quel tè era
riuscito a darle la forza di
svegliarsi, ma era ancora ammalata, e nessuna bevanda, per quanto
rinvigorente
potesse essere, era in grado di combattere un virus.
Provai a sentirle la fronte. Era ancora calda, ma per lo meno sembrava
essere
meno rovente di prima. Forse il panno inumidito aveva fatto il suo
dovere
meglio del previsto…o forse quello strano te la stava
effettivamente guarendo.
La lasciai dormire ancora, e nel frattempo, decisi che per ora potevo
anche
lasciarla sola per un po’. Ormai avevo fatto tutto il
possibile. Ora dovevo
solo aspettare, e vedere che piega avrebbero preso gli eventi.
Uscito dalla casetta, guardai verso il basso, e notai che il tasso del
miele
era ancora lì, nello stesso punto in cui l’avevo
lasciato qualche minuto prima.
Scesi le scale a chiocciola fino a terra e camminai verso di lui. Notai
che
stava guardando qualcosa in cielo. Inizialmente pensai che si stesse
solo
osservando intorno, poi capì, invece, che era concentrato su
qualcosa…sì! Stava
decisamente seguendo qualcosa, ma non con gli occhi! Era un
rumore…un rumore
che cominciai a sentire nitidamente anch’io quando gli fui a
pochi centimetri
di distanza...un rumore ormai divenutomi familiare…le eliche
di un elicottero!!
Provai ad ascoltare in silenzio, in compagnia del mio nuovo amico
tasso,
cercando di capire da dove venisse.
<< La spiaggia…sì!! Viene dalla
spiaggia!! Andiamo, presto!!!! >>
Corsi come un forsennato, seguito dal tasso del miele, e insieme
raggiungemmo
rapidamente la spiaggia da dove proveniva il rumore
dell’elicottero. Mi fermai
a pochi metri dal mare e mi osservai intorno, finché, in
lontananza, non lo
avvistai! Era proprio un elicottero rosso! Come quelli della guardia
costiera
che ci avevano tratto in salvo quella mattina!! A cinque metri da dove
io e il
tasso ci trovavamo, c’era anche la scritta W HR, che io e lui
avevamo costruito
insieme. Era fatta! L’elicottero volava verso la nostra
direzione! Non pensavo
che l’avrei mai più detto, ma <<
Sìì!! Ci hanno trovato, ce l’abbiamo
fatta!! >>.
D’un tratto, una violentissima scossa sismica mi fece cadere
a terra.
<< Oh, no…è adesso che succede?!
>>
Il tasso del miele cominciò a saltellare di qua e di
là e a grugnire agitato, e
mentre io tentavo di rialzarmi, un'altra serie di scosse ci fece
traballare.
Pochi istanti dopo sentimmo un’enorme esplosione provenire
dal centro
dell’isola.
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Capitolo 5 *** 5: ANDIAMO A PRENDERLI! ***
Dopo essersi scambiati una
decisa stretta di mano, Dave e
Simon non persero tempo e rientrarono subito nella stazione.
Vedendoli tornare, Jeanette raggiunse Simon.
<< Aspetta qui, Simon >> gli disse, poi,
Dave.
<< Ok >>
<< Che succede? >> provò a
chiedere Jeanette.
<< Andiamo a riprenderci Alvin e Brittany
>>
<< Cosa?! >>
Mentre Simon le spiegava il loro piano, Dave si era diretto alla
segreteria
della stazione, dove chiese di parlare con urgenza con uno degli uomini
della
squadra che li aveva tratti in salvo. Fu accontentato. Dopo alcuni
minuti di
attesa, gli si presentò dinanzi la donna del gruppo, che
colse anche
l’occasione per presentarsi ufficialmente, si chiamava Emily
Grant.
Dave cercò di riassumerle in poche parole la conclusione a
cui lui e Simon
erano giunti circa la sorte di Alvin e Brittany.
<< …quindi volevamo chiedervi se fosse
possibile preparare una nuova
squadra e ritornare sull’isola? >>
Emily non si aspettava una tale richiesta da Dave, la cosa la colse
alla
sprovvista.
<< Venga con me, signor Seville >> lo
invitò.
Emily lo condusse per una serie di corridoi, dove alla fine giunsero ad
una
porta con scritto sopra, su un cartellino, “Solo personale
autorizzato”.
Entrarono insieme, e mentre proseguirono, incrociarono nella loro
strada altri
uomini in divisa.
Emily, alla fine, raggiunse con lui l’ufficio del loro
comandante, Robert
McQueen, a giudicare dal nome che Dave aveva letto scritto sulla
targhetta
della porta.
La donna Bussò, e poco dopo la porta si
aprì.
Dave riconobbe l’uomo che gli si presentò di
fronte, l’aveva visto scendere
dall’elicottero della seconda squadra che era partita per
andare alla ricerca
di Alvin e Brittany in mare. Era alto e di corporatura molto robusta,
calvo e
approssimativamente sulla cinquantina di età.
<< Emily? Che ci fai qui? >> le chiese in
tono molto cordiale e
amichevole.
<< Il signor Seville le vorrebbe parlare
>>
L’uomo squadrò Dave, fissandolo negli occhi per un
paio di secondi.
<< Ok, entrate allora >>
<< La ringrazio >>
<< Oh, non si preoccupi, signor Seville, più
tosto, mi presento, sono il
comandante Robert McQueen, probabilmente l’avrà
già letto dalla targhetta qui
fuori, ma non c’è ragione per non essere educati
>>
<< La ringrazio ancora, e mi presento
anch’io…Dave Seville, sono…
>>
<< Sì, è il manager dei
Chipmunks...impossibile non conoscerla…oh, mi
scusi! Non volevo interromperla… >>
<< Oh, no, non si preoccupi >>
<< …ci tenevo a dirle che mi dispiace davvero
molto per la sua
perdita…stiamo già preparando delle squadre per
iniziare una ricerca su ampio
raggio…ma è bene che lei sappia che a questo
punto sarà molto difficile
riuscire a capire cosa gli possa essere
successo…soprattutto…vista e
considerata la loro taglia…ma, mi dica…a caso
devo questa visita? >>
E così Dave spiegò anche a lui tutta la
situazione. Quando ebbe terminato il
racconto, concludendo con la richiesta di organizzare una squadra per
fare
ritorno sull’isola, Robert aveva assunto un espressione
dubbiosa.
<< Possiamo darci del Tu, signor Seville?
>>
<< Per me va bene >>
<< D’accordo…allora,
Dave…tu…ti rendi conto di quanto sia stiracchiata
la
vostra teoria? >>
<< Sì, lo so che sembra ridica…o
che può sembrare come una richiesta
disperata… >>
<< Appunto…vedi, Dave…noi cerchiamo
di fare del nostro meglio per aiutare
le persone che hanno bisogno di assistenza…di solito
riusciamo a intervenire
tempestivamente e con grande efficienza, ma talvolta le disgrazie
possono
capitare… >>
<< Questo caso è diverso, Robert! Io e mio
figlio Simon siamo certi che
Alvin e Brittany siano ancora vivi, e che siano tornati su
quell’isola, dovete
crederci! >>
<< Non è che non ti voglio credere,
Dave…è solo
che…insomma…coma fate a
esserne così certi che li troverete proprio lì?
Se il vostro fosse l’unico caso
di cui ci dovessimo occupare, ti assicuro che manderei tutti gli
elicotteri a
nostra disposizione alla loro ricerca, ma purtroppo ogni giorno ci
dobbiamo
occupare di casi analoghi al vostro…il punto è
che…se dobbiamo davvero mandare
laggiù un altro elicottero, devo farlo sapendo di averne un
buon motivo…
>>
<< Lo so…me ne rendo
conto…però…noi siamo certi che si
trovino lì…
>> in verità non era certo di niente, ma in
quel momento, ammettere la
verità non gli sarebbe stato di grande aiuto per convincere
Robert << …vi
chiediamo di fare un solo unico tentativo…anzi…vi
supplichiamo… >>
<< Alt, Dave! Non voglio che mi supplichi di
niente…facciamo così: ora io
mi rivolgerò a Emily, che è in piedi dietro di
te, vicino alla porta, e le dirò
di far preparare l’elicottero e l’attrezzatura, per
tornare sull’isola, come tu
desideri…ma prima voglio chiederti una cosa…vedi,
come ti dicevo, non siete
l’unico caso di cui ci dobbiamo occupare. Ogni giorno ci sono
persone che
rischiano la vita in mare, e talvolta capita che non abbiamo squadre ed
elicotteri a sufficienza per tutti…se ti sto dicendo questo,
Dave, è solo
perché tu mi sembri un uomo intelligente e
ragionevole…in tanti anni mi sono
già trovato in situazioni molto simili alla vostra, con
membri della famiglia
che mi chiedevano di mandare squadre di ricerca per trovare i loro cari
nei
posti più improbabili. Questo solo perché non
erano in grado di affrontare la
realtà dei fatti e accettare la loro perdita.
Se tu sei davvero convinto che ci sia una speranza che siano tornati
sull’isola
dopo esserci sfuggiti di vista durante la nostra ricerca, allora
andremo lì e
vi aiuteremo a ritrovarli…ma se questa è solo la
falsa speranza di un altro
genitore che non è in grado di accettare il fato dei suoi
figli, allora, forse
dovresti lasciarci a disposizione quell’elicottero nel caso
altre vite avessero
bisogno di noi…ora pensaci bene, Dave…molto
bene…vale la pena di tentare?
>>
Dave non sapeva che risposta dare…l’idea che Alvin
e Brittany si trovassero
sull’isola era venuta a Simon, non a lui. Lui aveva solo
deciso di dargli
retta.
Forse era proprio Simon la persona che non era in grado di affrontare
la
realtà, e Dave si era solo lasciato trasportare dalle
farneticazioni di un
ragazzo che aveva appena perso suo fratello.
<< Sarò onesto…io per primo ho dei
dubbi sull’ipotesi di Simon… >>
cominciò a parlare, rivolgendosi a Robert <<
…tuttavia…credo che anche
che se ci sia una piccola possibilità di trovarli, non
dovremo tirarci
indietro…quindi…augurandomi che nessun altro,
durante la giornata, avrà bisogno
dell’intervento dell’elicottero, sono ancora
convinto che dobbiamo tentare di
cercarli lì…e in caso non ci siano,
vorrà dire che cercheremo di accettare la
realtà e andare avanti… >>
Robert e Dave si fissarono negli occhi per alcuni secondi, dopo di che,
fu
Robert a spezzare il silenzio.
<< Molto bene, Dave, in questo caso…Emily, sai
cosa fare! >>
Dave tornò alla sala d’attesa, dove
comunicò la buona notizia a Simon e agli
altri. In seguito, parlò con Zoe e Ian, che fino ad allora
avevano rispettato
il suo volere ed erano rimasti fuori dalla faccenda, aggiornandoli sui
loro
piani e affidando loro il compito di badare a Theodore e alle
Chipettes, mentre
lui e Simon sarebbero tornati con l’elicottero e la squadra
di Emily
sull’isola.
Finiti i preparativi e scambiati i saluti e gli auguri di buona
fortuna, era
arrivato il momento di partire. A pilotare ci sarebbe stato ancora
Norman, il
pilota che Dave aveva conosciuto durante il loro salvataggio.
<< Trovali, Dave, per favore! >> lo
supplicò Theodore.
<< Contaci, Theo! >>
Abbracciò i tre chipmunk che sarebbero rimasti a terra e
salì nell’elicottero,
dove Simon lo stava già attendendo.
Norman accese il motore, le eliche iniziarono a roteare e in pochi
secondi
l’elicottero si sollevò da terra, partendo per la
sua missione.
Durante il viaggio, solo gli uomini della squadra di soccorso parlarono
tra di
loro. Dave e Simon restarono totalmente in silenzio. Entrambi erano
troppo
nervosi per riuscire a rilassarsi a sufficienza per discutere, in testa
avevano
un solo e unico pensiero: la speranza che Alvin e Brittany fossero
effettivamente lì dove loro erano diretti.
L’elicottero volò per circa un’ora, fino
a quando Norman annunciò al resto dei
passeggeri che l’isola era ora visibile
all’orizzonte.
Dave e Simon si affacciarono subito al finestrino per guardare. Era
ancora
molto lontana e non c’era modo distinguere nulla, a parte una
piccola chiazza
di terra emersa in mezzo all’oceano.
<< Ci siamo, Dave…il momento della
verità… >> disse Simon.
<< Già… >>
Quando l’elicottero si era avvicinato a sufficienza
all’isola, Emily tirò fuori
da una sacca piena di attrezzature un binocolo e iniziò a
guardare in quella
direzione.
<< Vede qualcosa? >>
<< Un momento, Dave…hmm…sembra che
qualcuno abbia lasciato una specie di
scritta sulla spiaggia…non riesco a distinguere bene le
lettere… >>
<< Sì…
“SOS”…l’abbiamo fatto noi
quando ci siamo arrivati lì la prima
volta… >> spiegò Simon.
<< No…un momento…questa sembra
diversa… >> li avvertì
Emily.
<< Diversa? In che senso, scusa??
>>
<< Posso guardare anch’io? >>
chiese Dave.
<< Ecco, tieni >>
Emily gli passò il binocolo e lui iniziò a
guardare in direzione della
spiaggia.
<< Allora, Dave? >>
<< Credo…credo che ci sia
scritto…W…H…R… “W
HR”? Ma che significa??
>>
Simon capì subito cosa volessero dire quelle scritte, e sul
volto gli si stampò
un sorriso di gioia come temeva non ne avrebbe provati mai
più in tutta la sua
vita.
<< Ma certo!! “We Here”! Noi qui!
Alvin, sei un genio!!! >>
<< Dici davvero?! Simon, sei sicuro che significhi
quello?? >>
<< Assolutamente, Dave! Non ne ho alcun dubbio, quello
è un messaggio di
Alvin e Brittany!!! >>
<< Hey, Dave, guarda in direzione della spiaggia!
>> gli disse
Emily. Lui obbedì immediatamente.
<< Guarda a cinque metri dalla scritta, verso la tua
destra, li vedi
anche tu? >>
Dave spostò lentamente la visuale del binocolo verso destra,
come gli aveva
chiesto Emily, e lì lo vide.
<< Ma…ma quello è Alvin!!
>>
<< Stai scherzando?! >>
<< No, Simon, salta su, vieni a vedere anche te! Un
momento…ce qualcuno
con lui… >>
<< Brittany? >>
<< No…sembrerebbe…una specie di
animale…guarda tu stesso…
>>
Dave resse il binocolo per Simon, in modo che il chipmunk potesse
guardarci
attraverso.
<< Quello è un tasso del miele…ma
non capisco cosa centri con Alvin…
>>
<< Non importa! Quello che davvero conta è che
li abbiamo trovati! Avevi
ragione, Simon!! >>
L’elicottero si avvicinò sempre di più
all’isola. Ancora un po’ e sarebbero
potuti atterrare sulla spiaggia.
Da quella distanza non era più necessario usare il binocolo
per osservare
Alvin, perciò Dave lo restituì a Emily, che nel
frattempo aveva iniziato ad
organizzarsi con il resto della squadra (composta da due uomini che
fino ad ora
Dave non aveva mai visto, e dei quali non aveva ancora avuto
l’occasione di
apprendere i nomi) per prepararsi al recupero.
<< Non vedo Brittany, Dave…non
sarà...? >>
<< No, Simon, non temere, sono certo che sta bene!
>>
<< E allora dov’è?
>>
<< Hey, un momento, che sta succedendo?! >>
chiese d’improvviso
Norman dalla sua cabina di pilotaggio.
<< Che vuoi dire, Norm? >> gli
domandò Emily.
<< L'isola! >>
Emily e i due uomini del suo gruppo si affacciarono per guardare. Dave
e Simon,
invece, stavano seguendo la scena già dal momento in cui il
pilota aveva
terminato la sua prima frase.
Quello che tutti i passeggeri dell’elicottero videro era
Alvin e il tasso del
miele, che gli stava vicino, iniziare ad agitarsi per qualcosa che
stava
accadendo nella spiaggia. Che cosa fosse, però, non erano
ancora in grado di
capirlo.
<< Ma che gli prende? >> chiese uno degli
uomini della squadra di
soccorso.
<< Sembra quasi
che…oh-ho…Emily…passami il binocolo,
per favore! >>
le chiese ad alta voce Simon.
<< Eccolo! >>
La donna si avvicinò a Dave e al chipmunk e resse il
binocolo a mezz’aria per
permettere a Simon di guardarci attraverso.
<< Allora? >> si intromise Dave.
<< Guardate gli uccelli! >> li
avvertì Norman, non dando a Simon il
tempo di dare spiegazioni a Dave.
Tutti guardarono in direzione del centro dell’isola, da dove
interi stormi di
uccelli si levarono in cielo e cominciarono a volar via in tutte le
direzioni.
<< Simon, mi vuoi dire di che si tratta?!
>>
<< Sembra…un terremoto! >>
commentò Emily dopo aver guardato ella
stessa verso la spiaggia.
<< Sì, infatti, e questo può
significare solo che….oh no!! >>
Simon scese dalla spalla di Dave e corse verso la cabina di
pilotaggio.
<< Norman, allontanati subito
dall’iso… >> ma non fece in tempo a
finire la frase.
Dal centro dell’isola divampò un’enorme
esplosione, dalla quale tutti i
passeggeri dell’elicottero videro fuoriuscire in unico
colossale getto, un
geyser di lava incandescente.
<< Una seconda eruzione?! Ma è impossibile!!
>>
<< Invece no, Dave! Allontaniamoci subito da qui, forza!!
>> ordinò
Simon.
Dave guardò la spiaggia, dove vide Alvin correre verso la
foresta,
apparentemente in direzione dell’eruzione.
<< Dove diavolo sta andando?! >>
<< Forse sta andando da Brittany >>
ipotizzò Simon.
L’eruzione non era partita dal vulcano originale, che si
trovava a qualche
centinaio di metri di distanza, sembrava, invece, che avesse avuto
origine
direttamente dal sottosuolo dell’isola. Il vero problema,
comunque, non era da
dove avesse eruttato, bensì le palle di fuoco e la nube di
fuliggine e gas che
si stavano propagando nell’aria. L’elicottero era
troppo vicino all’isola, e in
queste condizioni, il rischio di essere centrati da qualche masso
incandescente
era altissimo.
Con una manovra che solo un pilota esperto come Norman avrebbe potuto
fare,
invertì la direzione dell’elicottero e
cercò di allontanarsi il più possibile
dall’isola.
<< Fa attenzione, Norm! Stanno piovendo detriti infuocati
ovunque!
>>
<< Il problema non sono solo le palle di lava, Emily! Se
la nube ci
raggiunge, rischia di intasare il motore e le eliche! Non possiamo
avvicinarci
finché non si sarà diradata! >>
spiegò il pilota
<< Cosa?! E che ne facciamo di Alvin e Brittany??
>> domandò Dave.
<< Dave, mi dispiace, ma dovremo aspettare! Te
l’ho appena spiegato!
>>
<< Norman, nel caso non te ne fossi accorto,
l’isola sta andando a
fuoco!! Non possiamo lasciarli lì!!
>>
<< Senti, Dave! Abbiamo fatto questa stessa discussione
già diverse ore
fa! Non posso mettere a repentaglio la nostra vita in questo modo!! Chi
li
salverà se moriamo noi?! Almeno ora sappiamo che sono qui!
Dopo torneremo a prenderli!
>>
<< Norman ha ragione, Dave >>
<< Ma…Simon, che stai dicendo??
>>
<< E’ troppo rischioso cercare di avvicinarci
ora, nel pieno
dell’eruzione, dagli retta! >>
Tutti gli occhi erano d’improvviso puntati su Dave, che si
guardò intorno
mentre i tre membri della squadra di soccorso di Emily e suo figlio
Simon lo
stavano fissando in silenzio.
Norman, nel frattempo, continuava ad allontanare l’elicottero
dall’isola,
cercando di fuggire il più in fretta possibile dalle rocce
infuocate che
continuavano a volare per aria e dalla nube di fuliggine.
Tutte le persone a bordo dell’elicottero, Simon compreso,
speravano che Dave si
calmasse e desse loro retta. Questa volta, però, Dave non
voleva arrendersi,
gli rimaneva solo una cosa da fare, e costi quel che costi,
l’avrebbe fatta!
<< In questo elicottero avete una scialuppa di
salvataggio? >>
chiese rivolgendosi a Emily.
<< Ne abbiamo una autogonfiabile,
sì…perché? >>
<< Norman! >> lo chiamò ad Alta
voce.
<< Cosa, c’è, Dave?
>>
<< Porta giù l’elicottero!
>>
<< Aspetta, aspetta…che hai in mente di fare?
>> gli domandò Emily.
<< Se non possiamo avvicinarci con
l’elicottero, vorrà dire che all’isola
ci tornerò via mare! >>
<< Cosa?!! Ma Dave! Sei diventato matto?!
>>
<< Assolutamente no, Simon, faccio sul serio! Norman,
portami giù, ti ho
detto! >>
<< Dave, dimmi che cos’hai in mente, per favore
>> insistette
Emily.
<< Mio figlio si è buttato in mare a costo
della sua stessa vita per
salvare la persona che ama. Non so ancora se ci sia riuscito o se
sull’isola ci
sia solo lui, ma quel che è certo è che ora
scenderò laggiù per scoprirlo!
>>
<< Dave, Dave…cerca di essere
ragionevole… >>
<< Ho ragionato molto bene, Emily, e ti avverto che o mi
consegni la
scialuppa gonfiabile e mi fai scendere, oppure saltò
giù dall’elicottero in
questo preciso istante!! >>
Nell’elicottero calò un improvviso ed imbarazzante
silenzio. Quello, ormai, era
diventato un confronto diretto tra Dave e la donna. Nessuno, tra gli
uomini
della squadra, Norman e Simon, osava interferire.
<< E va bene... >> cedette, alla fine,
Emily << …Norman,
facci scendere! >>
<< Agli ordini >> rispose il pilota, dopo
un breve silenzio di
disappunto.
L’elicottero, che ormai si era allontanato a sufficienza
dall’isola, cominciò
gradualmente a scendere di quota.
Emily preparò il pacco contenente la scialuppa, si
affacciò ad uno degli
sportelli dell’elicottero, tirò la corda che
serviva per attivare il
gonfiamento automatico e la lasciò cadere in acqua, poi
cominciò a preparare
imbragature ed attrezzature per scendere con Dave in acqua.
<< No, ferma! >>
<< Cosa c’è?
>>
<< Andrò da solo >>
<< Oh, te lo puoi scordare! >>
<< Ascolta, Emily, ho l’impressione che quella
nube di cenere non si
diraderà se non prima di qualche ora…ormai siamo
alle cinque di pomeriggio, e
tempo che la corrente abbia trascinato a riva la scialuppa,
sarà notte! Riporta
Simon dagli altri, spiega loro la situazione e venite a prenderci
domani a
mezzogiorno, tanto ora conoscete le coordinate
dell’isola…nel frattempo io
vedrò di ritrovare Alvin e Brittany…
>>
<< Un momento, Dave! Avevi detto che questa cosa
l’avremo fatta insieme!
Non puoi lasciarmi qui, voglio venire con te! >>
<< E invece no, Simon! Lo farò da solo, non
voglio rischiare di mettere
in pericolo anche te, scusami, ma cerca di capire, è meglio
così! >>
Simon si azzittì. Dave aveva ragione, sarebbe stato meglio
se non avesse avuto
anche la responsabilità per lui.
<< Emily, non vorrai lasciarlo andare da solo sul serio?
>>
Sta volta a parlare era stato uno degli altri due uomini della squadra.
Uno
ragazzo di colore che avrà avuto sui 25-26 anni.
<< Non intendo farlo, infatti! Dave, come agente della
guardia costiera e
caposquadra di questa missione, ti proibisco di andare
laggiù da solo!! >>
<< Mi dispiace per te, Emily, perché
sarà proprio quello che farò!
>>
<< Dannazione, Dave!! Sei l’uomo più
cocciuto che abbia mai conosciuto!!
>>
<< Già, me lo dicono in tanti…ma
è colpa mia se ci troviamo in questa
situazione…Thomas stava per afferrare al volo Brittany
mentre stava cadendo…se
non mi fossi intromesso, l’avrebbe recuperata e Alvin non si
sarebbe mai dovuto
tuffare in mare per lei… >>
<< Non dire idiozie, Dave! Hai fatto quello che avrebbe
fatto qualunque
genitore responsabile! >>
<< Può darsi…ma ad ogni modo,
Norman ha ragione…non posso mettere in
pericolo la vostra vita per l’ennesima stupidaggine che sto
per fare… >>
<< E la tua, Dave? Non pensi alla tua di vita?
>>
<< Se si tratta di salvare Alvin e Brittany, è
un rischio che sono
disposto a correre…allora? Mi lascerete andare, o
dovrò fare di testa mia?
>>
Emily riflette per un po’ sulla risposta da dare. In un primo
istante era
tentata dall’impedirgli per l’ennesima volta di
andare da solo, ma dopo averci
pensato bene…
<< Stai già facendo di testa tua,
Dave…sulla scialuppa non ci sono remi,
sei sicuro che la corrente ti condurrà proprio sulla
spiaggia dell’isola?
>>
<< Verifica tu stessa…
>>
Emily guardò verso il basso, in mare, dove poté
costatare che Dave aveva
ragione. La scialuppa si allontanava con tanta rapidità che
ad un certo punto
Norman fu persino costretto a spostare l’elicottero per
raggiungerla.
<< Di questo passo sarà tornata
sull’isola prima che io ci sia salito
sopra…devo andare >>
<< Prendi questa, Dave >>
Emily tirò fuori da una delle fondine del suo
equipaggiamento una specie di
strana pistola rossa, e gliela consegnò in mano.
<< E’ una lancia-razzi, l’ho
già carica con un razzo segnalatore…domani,
quando torneremo a prendervi, appena senti il nostro elicottero, punta
in aria
questa e premi il grilletto! Così potremo sapere dove vi
trovate e se state
bene. Arriveremo da questa direzione, quindi cercate di tornare alla
spiaggia
il prima possibile, non appena vi sarete riuniti, e di aspettarci
lì! >>
<< Bene, lo faremo! Simon, prenditi cura di Theodore e
delle ragazze
finché non torno, e di loro che gli riportò
presto Alvin e Brittany >>
<< Va bene, Dave…in bocca al lupo
>>
<< Crepi! >>
<< Ah, un’ultima cosa, Dave, prendi anche
questa mascherina con te. Potresti
averne bisogno per respirare, nel caso dovessi essere investito
dall’ondata di
fumo del vulcano… >>
<< E’ vero, grazie, non ci avevo pensato!
>>
L’elicottero scese fino a quando non si trovava ad appena 6
metri dal livello
del mare.
<< D’accordo, Dave, quando vuoi, puoi scendere!
>> lo avvertì
Norman, dalla sua cabina.
<< Ok, …vedete di esserci, domani mattina!
>>
<< E tu e i tuoi ragazzi cercate di farvi trovare alla
spiaggia, quando
noi verremo! >> concluse Emily.
A quel punto, Dave si lanciò dall’elicottero,
atterrando pochi secondi dopo
sull’enorme scialuppa di salvataggio gialla che
l’avrebbe riportato all’isola.
Poi l’elicottero se ne andò, lasciandolo da
solo.
Dave guardò verso l’isola, che ormai era stata
completamente avvolta dalla nube
di cenere.
Quando si erano avvicinati con l’elicottero, aveva visto con
i suoi stessi
occhi che almeno Alvin era sano e salvo, ma ora? Era riuscito a
sfuggire
all’eruzione? E che fine aveva fatto Brittany?
Tra non molto l’avrebbe scoperto, doveva solo raggiungere
vivo e vegeto l’isola.
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Capitolo 6 *** 6: TORNIAMO A CASA, FINALMENTE ***
Non potevo credere a
quanto stava succedendo! Com’era
possibile che fossimo così iellati?! Ormai era fatta,
l’elicottero era quasi
arrivato alla spiaggia e proprio in quel momento il vulcano aveva
deciso che
non ne aveva ancora abbastanza con le eruzioni!
Mentre guardavo in direzione della foresta, vidi ergersi tra gli alberi
un
colossale getto di lava e fumo, seguito, pochi istanti dopo, da una
seconda
ondata di massi infuocati, che cominciarono a schiantarsi ovunque, sia
in mare,
che tra gli alberi, e soprattutto, vicino a noi!
Non era sicuro restare in spiaggia, eravamo troppo scoperti, e da un
momento
all’altro una bomba di lava avrebbe potuto centrarci e farci
finire all’altro
mondo. Come se non bastasse, l’eruzione proveniva dalla
stessa direzione in cui
si trovava la casetta sull’albero di Brittany.
Oh no…Britt!! Dovevo immediatamente portarla via da
lì!
Corsi verso la foresta, non curante di controllare cosa fosse successo
all’elicottero,
con il tasso del miele che mi seguiva come un fedele compagno. Intorno
a noi
sentivamo impattare tra gli alberi le rocce di fuoco, mentre nella
foresta
stavano già spuntando i primi incendi nei punti dove la
vegetazione non era già
bruciata durante la prima eruzione.
Una di esse cadde a un metro da noi, proiettandoci in aria e facendoci
schiantare violentemente contro un albero.
<< Argh…cavolo…hey, stai bene?
>> chiesi al tasso del miele, mentre
mi riprendevo dal violento urto, lui grugnì come suo solito.
Stava bene.
Riprendemmo la fuga con molta più prudenza di prima, fino a
quando non
raggiungemmo il rifugio. In lontananza vedevo avanzare rapidamente
verso di noi
un grosso incendio, dovevo fare presto, o non avremo avuto scampo.
Salì la scala
a chiocciola, seguito dal tasso, ed entrai di corsa nella casetta.
Brittany era
sveglia, e si guardava intorno confusa.
<< Alvin, che succede? >> mi
domandò con voce fioca.
<< Un’eruzione, Britt! Dobbiamo andarcene
subito da qui! >>
<< Cosa?! Un’altra? >>
<< A quanto pare sì! Presto, riesci a
camminare? >>
<< Credo…credo di sì
>>
In verità non ne era in grado. Si alzò a fatica
dalla branda, e non riuscì a
fare più di due passi verso di me.
<< Non è vero, Britt, non ti reggi in piedi!
>>
<< Già…cosa facciamo, Alvin?
>>
Dovevo pensare in fretta. Il tempo per andarcene era già
scaduto, da un momento
all’altro il fuoco avrebbe avvolto il rifugio con noi
dentro!
<< Non c’è tempo da perdere, ti
porterò io, forza! >>
La caricai in spalla e insieme uscimmo dal rifugio.
<< Alvin…sei sicuro…?
>>
<< Non ti preoccupare, Britt, ce la faccio, pensa solo a
tenerti forte!
>>
Guardai verso la foresta, in direzione del fuoco, e lì lo
vidi…non era solo un
incendio, ma un intero fiume di lava! E ormai aveva quasi raggiunto il
nostro
albero.
Ammetto che non era stato facile scendere la scaletta a chiocciola con
Britt
sulle spalle, ma non potevo permettermi di sbilanciarmi e cadere.
Completai gli
ultimi gradi e ci ricongiungemmo al tasso del miele, che era
già sceso
dall’albero ancora prima che io e Brittany fossimo usciti dal
rifugio, e che
ora ci stava aspettando.
<< Hey, dove andiamo adesso?! Hai qualche idea??
>>
Il tasso del miele si alzò sulle zampe posteriori e
cominciò a guardarsi
intorno, come se stesse cercando qualcosa…un percorso per
sfuggire alla lava,
forse.
Emise un grugnito, che ormai avevo imparato ad interpretare come un
<<
Seguimi! >> e corse via. Non c’era
più bisogno che gli (o mi) chiedessi
dove stesse andando, dovevo solo seguirlo. Dopotutto, era
già riuscito a
sfuggire ad un’eruzione, questa non doveva poi essere
così diversa, anche se
più tempo passava, e più era sicuro che non
provenisse dal vulcano, ma da
qualche altro punto dell’isola…più
vicino.
<< Alvin…guarda! >>
<< Cosa, Britt? >>
Mi girai con lei sempre in spalla, e insieme guardammo il fiume di lava
inghiottire l’albero con il nostro rifugio. Se fossi caduto
dalle scale e
avessimo perso tempo a rialzarci, ci saremo ritrovati proprio nel bel
mezzo
delle fiamme, in quel momento.
<< Sta bruciando… >>
<< Già, Britt…ma ora dobbiamo
andare… >>
Dover lasciare la nostra casetta in balia del fuoco era stato tremendo
per
entrambi. Britt aveva lavorato duramente per costruirla, ed io avevo
avuto un
posto dove poterla metterla al sicuro mentre era ancora priva di sensi.
Era un
peccato che fosse finita così, ma non potevamo farci
niente.
Corsi verso il tasso del miele, che si era fermato a pochi metri da noi
per
aspettarci, e quando lo raggiungemmo, ricominciammo a marciare diretti
dovunque
lui ci stesse portando.
Fu molto più faticoso sta volta, a causa dello sforzo di
portare in spalla
Brittany. Dopo qualcosa come trecento metri di corsa, avevo il fiatone
pesante.
<< Alvin, ti prego, riposati un po’
>> mi supplicò Britt, ma non la
ascoltai. Aveva anche iniziato a piovere cenere vulcanica. Se non
avessimo
trovato un riparo al più presto ci avrebbe ricoperto fino
alla testa.
<<
Manca…uhh…ancora…molto?
>> provai a chiedere, ansimante, al
tasso, che ci stava facendo da guida. Lui emise un verso a
metà strada tra il
suo solito grugnito e un ruggito, << Manca poco
>> mi aveva
risposto. Come facessi a essere sicuro che volesse dire proprio quello?
Non lo
so nemmeno io, ma ero certo che avesse detto questo.
Nonostante l’ambiente intorno a noi si era fatto
completamente grigio e rosso a
causa degli incendi che stavano divampando nell’area e alla
fuliggine che
pioveva dal cielo, riconobbi il luogo in cui ci stava portando: le
grotte!
Entrammo dentro, dopodiché il tasso cominciò ad
arrampicarsi sulle ripide
pareti della roccia. Provammo a seguirlo fin dove potevamo, ma ad un
certo
punto, dovetti per forza fermarmi. Raggiungemmo un punto
particolarmente
sopraelevato, che con un grosso salto e afferrandomi al bordo con le
mani,
sarei riuscito a salire senza problemi, ma con Brittany sulle spalle
sarebbe
stata un’impresa impraticabile. La feci scendere e
l’aiutai con le braccia a
salire.
<< Aggrappati al bordo, Britt! >> le dissi,
ma non ce ne fu
bisogno. Il tasso del miele la afferrò e la tirò
su senza che lei facesse il
minimo sforzo, poi aiutò anche me a salire.
<< Grazie, amico >>
Lui grugnì e riprese a marciare.
<< Alvin, ora non serve più che mi porti,
riesco a camminare da sola
>>
<< Sei sicura, Britt? >>
<< Sì, questa volta, sì
>>
Percorremmo un piccolo corridoio nella roccia, giungendo, infine ad una
minuscola caverna, larga non più di paio di metri e
così bassa da permettermi
di toccare il soffitto con le mani. In una delle pareti, tra le rocce,
c’era una
piccola fenditura, dalla quale filtrava dentro un po’ di
luce, abbastanza da
permettermi di vedere cosa avevo intorno. Vedevo sparpagliate di qua e
di la
diverse pile di ramoscelli di varia forma e dimensione, in un angolo
c’era
quello che aveva tutta la parvenza di essere un piccolo nido di foglie,
e
nell’angolo opposto, c’era della frutta essiccata.
<< Ci ha portati nel suo nido? >>
<< Direi di sì, Britt
>>
Ora si spiegava come avesse fatto a sfuggire al disastro della prima
eruzione,
viveva in quello che a tutti gli effetti era una specie di bunker nella
roccia!
Né la lava né le palle di fuoco avrebbero mai
corso il rischio di colpirci lì
dentro, e se anche il fumo degli incendi fosse penetrato nella grotta,
la
fenditura nella roccia ci avrebbe garantito, per lo meno, un costante
ricircolo
dell’aria. Era davvero il miglior posto in cui potessimo
rifugiarci!
Mi affacciai alla fenditura e comincia a guardare fuori. Purtroppo la
nube di
fumo aveva avvolto il cielo, e non era possibile capire se
l’elicottero fosse
ancora nei paraggi. Anche se ormai era assai improbabile. Devono essere
passati
almeno quaranta minuti dall’inizio dell’eruzione e,
sperando che siano riusciti
ad allontanarsi in tempo, ormai dovevano essere già
lontani.
Ora che ci stavo pensando, però, non l’avevo
ancora detto a Brittany!
<< Ci hanno trovato >>
<< Come? >> mi domandò lei, che
era in piedi di fianco a me e si
stava guardando intorno.
<< Prima della seconda eruzione…stava
arrivando un elicottero, ma credo
che si sia dovuto allontanare … >>
<< Oh… >>
<< Già…ma per lo meno ora sanno che
siamo qui. Presto verranno a
prenderci >>
<< Meno male >>
Distolsi lo sguardo dall’esterno, e lo puntai a
Brittany.
<< …come ti senti, Britt?
>>
<< Va un po’ meglio…ma credo di
avere ancora un po’ di febbre…
>>
Provai a sentirle la fronte, appoggiando delicatamente la mia mano su
di essa.
<< Sì, sei ancora un po’ calda,
dovresti riposarti…ormai comincia a fare
anche buio… >>
<< Anche tu dovresti riposarti un po’
però, Alvin… >>
Aveva ragione.
<< Già… >> mi limitai
a risponderle.
Mentre noi parlavamo, intanto, il tasso del miele non solo aveva
accettato di
ospitarci nella sua piccola caverna, ma ci stava anche preparando un
piccolo
letto di foglie usando quelle del suo nido.
A lavoro ultimato ormai era quasi buio fuori, a causa anche del fumo
che
oscurava il cielo, e dentro la caverna non si vedeva quasi
più niente.
<< Bhe, Alvin…io vado a dormire…
>>
<< Sì, ok…arrivo anch’io
tra poco >>
Brittany si avvicinò al tasso del miele che si stava
già appisolando sul suo
nido. Lo ringraziò per il letto che ci aveva preparato e gli
diede un bacetto
su una delle guance. Da quel poco che riuscì a intravvedere
nel buio, il tasso
sembrò gradirlo, e me ne diede conferma quando gli senti
emettere uno dei suoi
versi.
Brittany si sdraiò e si addormentò.
Ero stremato come mai in tutta la mia vita, quindi poco dopo la
raggiunsi
anch’io. E ci addormentammo tutti e tre.
Quella notte feci un incubo orribile…avevo rivissuto la
scena di Brittany che
cadeva in acqua, e di me che mi tuffavo a salvarla…la
differenza, sta volta,
era che lei era cosciente e io non ero riuscito a
salvarla…mentre nuotavo negli
abissi per cercare di recuperarla, un enorme tentacolo mostruoso la
afferrava e
la trascinava sempre più in profondità, lontano
da me…finché, ad un certo
punto, era sparita.
Per fortuna, era solo un sogno…
Quando mi svegliai la mattina, guardandomi attorno, mi accorsi che il
tasso era
sparito, in compenso, vicino al nostro letto, trovammo un grosso mango,
bello
fresco e maturo, che probabilmente ci aveva portato lui mentre
dormivamo.
Brittany stava ancora dormendo, ma si svegliò quasi
subito.
<< Buongiorno, Alvin >> mi
salutò sorridendomi.
<< Ciao, Britt >>
<< Uhh! La colazione in camera! Quel tasso sa come far
felice una
ragazza! >>
<< Già, he he… >>
ridacchiai anch’io.
<< Britt…come ti senti?
>>
<< Molto meglio, Al, grazie…credo che la
febbre ormai sia passata, senti
pure tu! >>
Sì, in effetti non scottava più in fronte, e
sembrava anche allegra e
sorridente, al contrario di me. Non le avevo ancora raccontato quella
parte
della storia. Lei sapeva che l’avevo tirata fuori
dall’acqua e portata su quel
pezzo della zattera, ma non che fossi quasi annegato con lei nel
tentativo di
trovarla e riportarla su. Ripensai anche a quell’orribile
sogno, così
realistico e spaventoso, e credo che in quel vortice di emozioni
contrastanti
che provavo in quel momento, mi sia lasciato sfuggire una lacrima. Per
fortuna
la luce del sole, finalmente libera dalla nube di cenere della seconda
eruzione, non si trovava ancora nell’angolazione giusta per
illuminare per bene
la caverna, così lei non si accorse che in quel momento
trattenevo a stento il
pianto.
<< Bhe, non so tu, ma dopo tutta
quest’avventura mi è venuta un po’ di
fame, quindi mangio...e tu invece? Non hai appetito?
>>
<<
Oh…sì…anch’io…
>>
<< Alvin…va tutto bene?
>>
Cercavo di stare lontano dalla luce del sole. Non volevo che mi vedesse
in
quello stato.
<< Sì, sì…non devi
preoccuparti, Britt…sono
solo…solo…felice che tu stia
bene…ecco tutto… >>
<< Oh…capisco…bhe, sì,
Alvin, sto bene…grazie a te…
>>
Non so cosa mi avesse preso quella mattina. Avrei voluto abbracciarla,
essere
al settimo cielo per il fatto che era finalmente
guarita…invece corsi fuori
dalla caverna.
<< Alvin, dove stai andando?! >>
urlò lei, ma io non le risposi e
non mi fermai.
Uscì dalle grotte e percorsi una ventina di metri di foresta
grigia per la
cenere caduta durante il giorno prima, fino a che non arrivai alla
spiaggia.
Non la nostra, che si trovava a diverse centinaia di metri di distanza,
ma pur
sempre spiaggia.
Mi avvicinai alla riva, e lì mi sedetti, tra la sabbia e la
cenere, mettendomi
a piangere. Se mi chiedessero ora il perché mi comportai in
quel modo,
probabilmente non saprei darvi una risposta. Forse, sapendo che
Brittany era
finalmente salva, finalmente sentivo di potermi permettere di sfogarmi
per
tutto lo stress del giorno precedente. Eravamo passati
dall’essere tratti in
salvo al lottare per la nostra vita in una frazione di secondi ed
è solo per
una fortunata serie di circostanze se potevano ancora dire di essere
vivi.
<< Alvin…? >>
Brittany mi aveva seguito attraverso la foresta, fino alla spiaggia, e
ora si
era seduta di fianco a me.
<< Che succede? >>
Provai a darmi un contegno, ad asciugarmi le lacrime, ma il fatto che
si
trovasse qui, vicino a me, non mi aiutava a frenare le mie
emozioni.
<< E’…è tutta colpa mia,
Britt… >>
<< Non capisco… >>
<< Sì, quest’isola…la tua
febbre…l’eruzione…non sarebbe successo
niente
se…se…mi fossi comportato come una persona
matura… >>
<< No, Alvin…non dire
così…non potevi sapere…
>>
<< Eri quasi morta per colpa mia, Britt!
>>
<< Ero malata…ma ora sto bene, stai
tranquillo… >>
<< No…non è per
quello…cioè…sì…lo
è…ma non è questo il
punto…quando…quando sei caduta in
acqua…quando io mi ero tuffato per
cercarti…eri…eri sparita…non riuscivo
a trovarti da nessuna parte…temevo che
fossi annegata…ero disperato…non sapevo cosa
fare..dove cercarti…e sai,
quando…quando ti avevo trovata…non riuscivo a
raggiungerti…ero disposto a
rischiare di affogare pur di raggiungerti…ma non ne ero in
grado… >>
<<
Oh…bhe…però…però
ci sei riuscito, sono qui…vicino a te…
>>
<< Pensavo davvero che fossi annegata…mi ero
detto che…che se non sarei
riuscito a tirarti fuori, mi sarei lasciato andare con te…
>>
<< Alvin…dimmi…dimmi che non lo
pensavi sul serio… >>
<< Invece sì…io…io ti
amo…Britt…se ti avessi
persa…ecco…la mia vita non
avrebbe più avuto senso…
>>
<< Oh…Alvin…
>>
Anche sta volta avrei tanto voluto abbracciarla, ma neanche ora ne ero
in
grado. Non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi. Invece mi
abbracciò lei, e
mi strinse con affetto, mentre io cercavo di calmarmi. Mi vedeva come
il suo
eroe ora, e gli eroi non piangono come bambini.
Lei mi lasciò, e io finalmente mi asciugai gli occhi e smisi
di piangere. Ci
guardammo negli occhi, poi, molto lentamente, iniziammo ad avvicinarci
l’uno
all’altra, come attratti da una forza invisibile. Credo che
in quel momento lei
volesse baciarmi, e anch’io pensavo la stessa cosa. Un suono
però ci
interruppe, o per meglio dire, un verso. Era il tasso del
miele.
<< Grazie mille, ciccio, sei un amico! Dopo averci
aiutato a sfuggire dal
vulcano e tutto il resto, ci vieni a interrompere proprio ora!
>> mi
lamentai sarcasticamente. Brittany rise divertita, ma si
azzittì di colpo
quando vide...lui! Io, invece, semplicemente non riuscivo a credere ai
miei
occhi. Per un istante fui convinto che fosse un miraggio, un
allucinazione, o
qualcosa del genere…invece era reale…Dave era
lì, proprio davanti a noi. Ebbi
come una sensazione di dejà vu, mi tornò alla
mente la sensazione di
incredulità che avevo provato quando ci aveva trovato la
prima volta, mentre io
e i miei fratelli, insieme alle Chipettes, ci stavamo organizzando per
costruire la zattera per andarcene dall’isola.
<< Ho interrotto qualcosa di importante, chiedo scusa,
ragazzi >>
commentò lui.
<< Dave! Ci hai trovato, sì!!
>>
Brittany corse verso di lui e gli saltò in braccio.
<< Come stai, Britt? >>
<< Bene, grazie! Ma è tutto merito di
Alvin…è lui che mi ha salvata!
>>
<< Sì, lo so…bhe…Alvin,
non sei felice di vedermi? >>
<< Dave…io…non sto sognando, vero?
Sei davvero tu? >>
<< E chi altri dovrei essere? Certo che sono io, Al!
>>
<< Ma…ma…ma come…
>>
<< Come vi ho trovato? >>
<< Sì…voglio
dire…io…credevo che l’elicottero se ne
fosse andata via per
l’eruzione… >>
<< Sì, bhe…in effetti è
andata così, ma vi spiegherò con calma, prima,
però, le cose importanti... allora? Non sei contento di
veder… >>
<< Certo che sono contento di vederti, Dave!! Scusami,
scusami davvero per
averti morso, non volevo...grazie per averci cercato, grazie per averci
trovato, ti voglio un mondo di bene,
sììì!! >>
Non gli lascia finire la frase, gli saltai addosso e inizia a
ringraziarlo e ad
agitarmi in tutti i modi possibili, ero davvero
felice…felice come non mai!
<< Ok, ok, Alvin, sei stato convincente!
>>
<< Allora? Come hai fatto a trovarci?
>>
<< Bhe forse è meglio che vi racconti tutto
con calma… >>
Dave ci raccontò tutto, del fatto che Simon avesse suggerito
di cercarci qui,
dell’elicottero con il quale erano tornati
sull’isola, dell’eruzione da cui
sono dovuti fuggire per evitare di compromettere la sua
integrità, e ci
raccontò anche della scialuppa di salvataggio con la quale
era tornato
sull’isola.
Dopo che la corrente l’aveva trascinato sulla spiaggia, si
era già fatta notte,
con la cenere che cadeva costantemente dal cielo e
l’attività vulcanica che non
si arrestava, aveva deciso che non era sicuro proseguire le ricerche al
buio.
Seguendo il consiglio che gli era stato dato dalla guardia costiera,
aveva
indossata una mascherina per evitare di respirare i fumi e le polveri
vulcaniche che si erano sparse nell’aria (cosa che noi non
avevamo avuto
bisogno di fare, dal momento che eravamo al sicuro, nella caverna).
Dopo di
che, usando alcuni rami trovati sulla spiaggia, si era costruito una
tenda di
fortuna sgonfiando la zattera e usandola come telo di copertura, e
aveva
trascorso la notte lì.
La mattina era stato risvegliato da un animale che si era introdotto al
suo
interno. Era il tasso del miele.
Dave ci disse di essersi spaventato, vedendolo, e di aver cercato di
scacciarlo
via, ma poi quando in tasso si era allontanato di pochi metri da lui,
fermandosi e mettendosi ad attenderlo sulle zampe posteriori, proprio
come
faceva con me quando voleva condurmi da qualche parte,
cominciò a sospettare
che volesse che lo seguisse, e così aveva fatto. Del resto,
ci disse, doveva
pur iniziare la ricerca da qualche parte. Quindi lo seguì
per quasi mezzo
chilometro, fino a che non vide in lontananza, me e Brittany intenti a
parlare
seduti sulla spiaggia.
<< Quindi è stato per merito suo che ci hai
trovato? >>
<< Proprio così, Alvin! Se non fosse stato per
lui, non avrei avuto idea
di dove cercarvi. >>
Stando in braccio a Dave, insieme a Britt, guardai per terra, in
direzione del
tasso. Quell’animale è stato il nostro angelo
custode dall’inizio alla fine. Mi
aveva assistito con la creazione della scritta sulla spiaggia, aveva
preparato
per quel tè miracoloso che aveva guarito Britt, ci aveva
condotto alla sua
caverna e ci aveva anche aiutato a ricongiungerci con Dave.
Pensai alla volta in cui io e lui avevamo avuto quello scontro per la
legna del
rifugio che stavo costruendo, e mi domandai se anche in quel caso lui
avesse
saputo che sarebbe crollato e avesse in qualche modo cercato di
impedirmi di
costruirlo? Era una domanda a cui non avrei mai avuto risposta. Il
tasso emise
un grugnito. L’ultimo di una lunga serie che gli avevo
sentito fare, e anche
l’ultimo che avrei sentito da lui, perché subito
dopo corse verso la foresta e
si dileguò per sempre. Da quel momento, non lo avrei mai
più rivisto.
<< Cos’ha detto , Alvin? >> mi
chiese Britt.
<< Come? >>
<< Tu riesci a capirlo…ha detto qualcosa?
>>
<< …Sì…ha
detto...“addio”…
>>
<< Oh… >>
<< Ragazzi, sono le 10 di mattina, dobbiamo tornare alla
nostra spiaggia
>> ci avvertì Dave.
<< Perché tanta fretta? >> gli
chiesi io.
<< Perché a mezzogiorno in punto
arriverà l’elicottero dei soccorsi per
prelevarci, non è lontano da qui, ma meglio non divagare
troppo. Appena si
faranno vedere li avviseremo con un razzo di segnalazione che mi hanno
dato, e
finalmente potremo tornarcene a casa >>
<< Bhe, allora che stiamo aspettando?! Andiamo subito!
>>
<< Giusto, Alvin! C’è un
International Music Award che ci aspetta! >>
|
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Capitolo 7 *** EPILOGO: LA FOTO ***
Riuscimmo a raggiungere la
nostra spiaggia in poco meno di
un quarto d’ora, e lì restammo ad aspettare fino a
mezzogiorno. L’elicottero
arrivò in perfetto orario, e dopo che Dave lanciò
il razzo di segnalazione per
comunicare ai soccorsi che li stavamo aspettando, ci raggiunsero e ci
prelevarono
senza ulteriori intoppi.
Ad accoglierci al suo interno c’erano i miei fratelli e le
altre Chipettes,
insieme a Ian e Zoe, che avevano deciso di far ritorno
sull’isola insieme ai
soccorsi. Quando finalmente ci fummo tutti riuniti, ci riportarono
sulla terra
ferma.
La prima cosa che Dave decise di fare, era sottoporre Britt a un esame
medico,
per assicurarsi che stesse bene per davvero, grazie al cielo era
così. Era
guarita, e se ce la sentivamo ancora, potevamo tranquillamente esibirci
ai
Music Awards.
Non volevamo tirarci indietro, non dopo tutto quello che avevamo
passato, così
Dave ci suggerì di non far parola con nessun degli eventi
accaduti a me e a
Britt, e di partecipare all’evento come se nulla fosse
successo. Certo, però,
che non era facile dimenticare tutto da un giorno all’altro.
Soprattutto per
me.
Ora sono nel nostro camerino. I miei fratelli e le Chipettes sono qui
fuori con
Dave che festeggiano insieme allo staff il successo
dell’esibizione. Io però
non me la sento ancora di uscire. Dovrebbe essere il giorno
più bello della mia
vita, invece ho una malinconia che mi pervade praticamente da quando mi
ero
svegliato quella mattina nella caverna del tasso del miele.
All’inizio, come vi ho appena raccontato, credevo che fosse
dovuto alla
terribile esperienza che avevo vissuto in prima persona in mare, alla
paura di
perdere Brittany, alla sensazione di impotenza che provavo vedendola
ammalata e
priva di sensi, al terrore della fuga dalla seconda eruzione. Il motivo
invece,
è un altro, ora me ne stavo finalmente rendendo
conto.
Distolgo lo sguardo dal mio volto riflesso sullo specchio del camerino
e lo
punto sul tavolo su cui stavo in piedi, guardando la mia personale
copia della
rivista “Rolling Stones”.
Mi inginocchio e comincio a sfogliarla, non per leggermi semplicemente
qualche
suo articolo, ma per cercare una cosa che avevo nascosto al suo
interno.
Ricordo di averla lasciata alla pagina 23, e difatti, eccola qui, una
foto di
me e di Britt in formato fototessera.
Oggi, appena arrivati in città, mentre aspettavamo di andare
alle prove per
l’esibizione, ci era venuta l’idea di fare un giro
per i negozi per passare il
tempo. Ad un certo punto avevamo deciso di dividerci, ogni coppia per
conto
suo, ed ecco che, mentre passeggiavamo tra un negozio
d’abbigliamento d’alta
moda e l’altro, ci siamo trovati di fronte a uno di quei
cabinati per le foto
istantanee.
Visto che avevamo con noi qualche dollaro offertoci da Dave, Brittany
mi aveva
suggerito di farci una foto insieme. E io avevo accettato
volentieri.
Una volta terminata la sessione fotografica, Britt mi aveva chiesto di
ritirare
le foto mentre lei andava a dare un’occhiata a un vestitino
che aveva
adocchiato nel negozio lì di fianco.
La macchina ci aveva scattato un totale di 8 foto, dove in quasi tutte
Brittany
era riuscita a piazzarsi in primo piano, comprendomi completamente
dall’inquadratura. Avevo riso, divertito, mentre guardavo
quelle foto, pensando
che nonostante tutto, Britt non era cambiata affatto...poi
però la mia
attenzione si era focalizzata sulla foto numero 7…tra tutte
quelle scattate,
quella era l’unica ad avere qualcosa di diverso dalle altre,
già…perché in
quella foto, nessuno dei due aveva smorfie strane o copriva il viso
all’altro,
in quella foto eravamo entrambi perfettamente inquadrati, e ci tenevamo
abbracciati mentre fissavamo, sorridenti, l’obbiettivo della
macchina
fotografica.
Da quando avevo confessato a Britt i miei sentimenti per lei, poco
prima che
Dave ci trovasse, nessuno dei due ha più affrontato
l’argomento. Stavo
cominciando a pensare, quindi, che forse Britt non provava per me
quello che io
provavo per lei. Forse mi vedeva solo come un caro amico. Un amico
inseparabile, che le aveva salvato la vita, ma pur sempre solo un
amico…non ero
neanche più sicuro che quella volta sulla spiaggia avesse
davvero voluto
baciarmi, altrimenti perché da allora non ne ha
più parlato? Di solito quel
tipo di discorsi si affrontano…l’altra persona
confessa a sua volta i suoi
sentimenti, oppure mette fin da subito in chiaro che non è
il tipo di storia
che cerca. Quella di Britt, invece, sembrava vera e propria
indifferenza. E
quella foto, così bella, così tenera, romantica,
forse avrebbe toccato un tasto
dolente…come avrebbe reagito Britt, se l’avesse
vista? Avrebbe potuto dirmi che
in realtà io per lei ero solo il suo migliore amico e
spezzare per sempre il
mio cuore…ero davvero disposto a correre questo rischio?
Dopo aver affrontato
vulcani e abissi marini, giunsi alla conclusione che no, non ne ero in
grado…
L’avevo strappata dal resto delle foto, cercando di rovinarla
il meno
possibile, e l’ho nascosta in tasca. Quando lei era tornata
da me, allegra e
spensierata, commentando la bellezza del vestitino che aveva appena
visto in
vetrina, mi aveva chiesto di vedere le foto, e quando aveva visto che
mancava
la foto 7, le avevo mentito dicendo che in quella foto era venuta
orribile, e
che l’avevo fatta sparire per evitare che la
vedesse.
Alla fine, tornati nell’albergo in cui alloggiavamo, lei si
era tenuta tutte le
altre foto, e io, di nascosto, questa.
Prima dell’esibizione all’International Music
Award, avevo passato la serata a
guardarla, e al momento dell’esibizione l’avevo
nascosta all’interno della mia
rivista.
Qualcuno stava bussando alla porta. Nascondo in fretta e furia la foto
di me e
Britt e grido << Avanti >>. E’
Dave.
<< Sei ancora qui, Alvin?! >>
<< Già…a quanto pare
>>
Mi si avvicina e si siede sulla sedia di fianco a me.
<< Dimmi la verità, Dave…si notava
tanto? >>
<< Ti riferisci al fatto che per l’ennesima
volta hai cercato di
monopolizzare l’attenzione su di te?
>>
<< Non scherzare, Dave…lo sai di che parlo!
>>
<< Hai ragione, scusa…bhe, sì
Alvin…un po’ si vedeva…ma credo di
essere
stato l’unico in sala ad averlo notato…sembravi un
po’ giù di tono, rispetto al
solito… >>
<< Già…spero…spero di
non aver mandato a monte l’esibizione…
>>
<< No, tranquillo! Sei stato perfetto, i fan sono
impazziti! >>
<< Bhe, grazie…he he…
>>
Restiamo in silenzio per un po’, io vorrei dire qualcosa, ma
non mi viene in
mente nulla. Per fortuna, ci pensa lui a spezzare il silenzio.
<< Posso dirti una cosa, Al? >>
<< Sì, Dave, dimmi >>
<< So come ti senti…anch’io ho
affrontato una mezza missione suicida per
tornare da voi…e in effetti, credo di aver quasi mancato di
rispetto ad un paio
di agenti della guardia costiera…ma ora siamo tutti qui,
sani e salvi. Brittany
è stata visitata e la dottoressa ha assicurato che sta bene,
lo so che hai
passato l’inferno per lei, ma ora non
c’è più motivo di stare
male… >>
Dave crede che sia quello il vero motivo del mio
malessere…bhe…fino a poco fa
lo credevo anch’io…ma poi ho capito che, invece,
la causa di tutto era
“l’altro” discorso…
<< Ok…Dave…
>>
<< Però non mi sembri molto
convinto…senti…rifletti su quello che ti ho
detto, e se poi vorrai raggiungerci, sai dove trovarci…
>>
<< Bhe…aspetta, Dave…
>>
<< Sì, Alvin? Cosa c’è?
>>
Apro la rivista, e tiro fuori la foto di me e Britt abbracciati, e
gliela
mostro. Lui la prende in mano e la guarda con attenzione.
<< E’ davvero bella, Alvin…
>>
<< Capisci il problema ora? >>
Lui mi restituisce la foto.
<< Sì… >>
<< E allora? Cosa dovrei fare? Che mi consigli?
>>
<< Dico solo una cosa…Britt non fa che parlare
di te, di tutto quello che
hai fatto per lei…e di tutto quello che le hai detto in
spiaggia… >>
A sentirgli dire quella cose, a momenti finivo per strozzarmi.
<< Dici…davvero? >>
<< Sì, e credo che la cosa migliore che tu
possa fare e parlarle… >>
Poi, terminata la frase, apre la porta ed esce.
Io rimango in camerino ad aspettare ancora un po’,
riflettendo sul da farsi.
Come avrei fatto a dirle nel modo giusto quello che provavo davvero per
lei?
Dovevo essere diretto come sulla spiaggia? Tergiversare? Farglielo
capire in
qualche modo? Scriverglielo su un messaggio?
A furia di rimuginare, non mi accorgo che son già passati
venti minuti da
quando Dave se n’era andato. Forse è arrivato il
momento di andare anche per
me.
Arrotolo la mia rivista e me la carico sotto braccio, poi scendo e mi
dirigo
verso la porta. Aprendola, mi trovo di fronte a Britt, vestita con un
elegantissimo abito rosa da sera.
<< Britt…che…che ci fai qui?
>>
<< Dave mi ha detto che dovevi parlarmi…e
così eccomi qui… >>
Incastrato da Dave…complimenti…in che gran bel
guaio mi hai cacciato…
Se aveva mentito a lei, forse non era vera neanche la storia che
Brittany aveva
parlato con tutti del nostro discorso sulla spiaggia. Che dovevo
fare?!
<<
Sì…bhe…ecco…io…io
volevo solo dirti che sei…sei stata fenomenale
all’esibizione…tutto
qui…heheheh… >>
<< Oh…sì? Bhe…grazie,
Alvin…anche tu sei stato bravo…
>>
<< Hey, grazie! Ora…che ne dici? Torniamo
dagli altri? >>
<< Ok… >> mi risponde lei, con
un tono di voce deluso.
Mentre esco dal camerino e comincio a percorrere il corridoio, la sento
chiamarmi, dietro di me.
<< Alvin…sto male…sto per svenire
ancora…prendimi! >>
Un brivido mi corre lungo tutta la schiena, e io corro subito ad
afferrarla,
prima che caschi a terra.
<< Britt, Britt!! Oh, no…che ti succede
adesso, Briiiiitt?!! >>
<< Ahahah…stavo scherzando, Alvin!
>>
<< Cosa?! >>
<< Già…sai…ti
è caduta questa dalla rivista… >>
mi avverte,
sventolandomi davanti al naso la nostra foto.
<< …è
bellissima…perché me l’hai tenuta
nascosta? >>
<<
Oh…sai…bhe…ecco…sì…insomma…
>>
Chiudi il becco, Alvin! Chiudi il becco!! Non mostrarti più
ridicolo di quanto
già non lo sei.
<< Anch’io ti amo, Alvin…
>>
Mi pietrifico di colpo…
L’avrà detto davvero? O sta volta era davvero
un’allucinazione?
<< Un momento…tu…
>>
<< Sai…era stato molto bello quando me
l’hai detto sull’isola… >>
mi spiegava lentamente, e con voce bassa e seducente.
<< …certo…il contesto non era
proprio dei più adatti, quindi…pensavo che
se ti portavo con me a fare shopping e a scattarci fotografie insieme,
avresti
approfittato dell’occasione per dirmelo con più
calma…ma a quanto pare…
>>
<< Già… >> le
rispondo io.
Che stupido…stupido, ingenuo, bambinone che non sono altro!!
Lei voleva solo
sentirmelo ripetere in un contesto in cui non fossero in pericolo le
nostre
vite, e io?! Io avevo frainteso tutto!!
<< Quindi? Non hai niente da dirmi? >>
insistette lei, sempre con
quella voce calma e suadente.
Io mi avvicino a lei e le do un piccolo e delicato bacio sulle labbra,
poi mi
allontano di qualche centimetro, imbarazzatissimo.
<< Ma come? E’ così che mi dici che
mi ami?! >> mi chiede lei.
Subito dopo mi si lancia addosso buttandomi a terra, e lì
comincia a baciarmi
come mai avrei potuto immaginare. Non saprei dire se era per
l’emozione o per
il fatto che fosse sdraiata sopra di me, sta di fatto che non riuscivo
a
respirare. Durante quel lungo ed interminabile bacio (nel senso che
speravo non
finisse mai), non riuscivo a fare altro che star fermo e lasciare che
facesse
tutto lei. Quando poi finì, si sollevò
leggermente e mi chiese << Allora?
Che ne dici? Era meglio il mio “Ti amo” o il tuo?
>>
<< Bhe…sai…non sono sicuro di
averti sentito bene, ehehe... >>
<< Oh, Alviin!! >>
E ricominciammo a baciarci. Sempre una sdraiata sopra
all’altro, ma sta volta
io ero più collaborativo. Ricambiavo i suoi baci e la tenevo
abbracciata a me,
finché entrambi non decidemmo che come primo (terzo) bacio,
poteva anche
bastare.
<< Ora, credo che dovremo alzarci…se qualcuno
ci vedesse potrebbe
pensarla male… >> suggerisco io.
<< E chi vuoi che ci veda? >>
<< Bhe…nessuno, ma è meglio non
correre rischi eheh… >>
Lei si sposta da sopra di me e insieme ci rialziamo.
<< Quindi, direi che si può dire che ora
stiamo insieme, no? >> provo
a chiederle io.
<< Può darsi…ma sai..quel tuo
“ti amo” di prima non mi ha ancora convinto
del tutto…ci penserò su…
>> scherza con me, poi riprende a parlare
<< A proposito, Alvin…più tardi
Dave e gli altri vogliono andare alla
cena di gruppo organizzata dallo staff…che ne dici? Ci
andiamo? >>
<< Veramente…stavo pensando che,
sai…visto come sono andate la cose tra
noi poco fa…magari…sì,
ecco…ti va se prenoto in un ristorantino e usciamo solo
noi due? >>
<< Alvin Seville che mi invita a una cena in un
ristorante di chic?
>>
<< Proprio così…allora? Ti va?
>>
<< Hmm…mi hai quasi convinta, ma prima di
decidere…dovremo un attimo
ritornare sul discorso del tuo “ti
amo”…come ti dicevo…non mi hai ancora
convinta del tutto… >>
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