Dalle ceneri di una storia ne nascerà sempre un'altra

di Elizabeth_Tempest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** I. ***


Nick autore: o0°Lucetta_Streghetta°0o/ Elizabeth_Tempest
Titolo: Dalle ceneri di una storia ne nascerà sempre un’altra
Rating: Verde

Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: Long Fic, possibile OOC (no, sicuramente c’è XD)
Intro: Draco Malfoy ed Hermione Granger, li abbiamo conosciuti come nemici… e se tra loro nascesse quel dolce sentimento che tanti poeti e scrittori hanno decantato?
Note: piccola Draco/Hermione scritta per il contest di Violet Acquarius, Draco/Hermione? Why not, but...

Spero di non essere caduta troppo nell’OOC e nei soliti cliché… insomma, Mission: Impossible ^^

I.

Draco Malfoy era odioso. Era un furetto (anche se, a onor del vero, assomigliava più ad una donnola, furbo e doppiogiochista uguale) odioso, molto odioso. O, per lo meno, lo era stato.

Hermione doveva ammettere che, forse, era cambiato. Forse eh.

Be’, del resto tutto ciò che era successo avrebbe cambiato perfino gente più intelligente e motivata del Serpeverde, e Malfoy ne aveva passate un po’, su questo non si poteva discutere.

Suo padre era ad Azkaban, a scontare una pena, ma comunque breve, nonostante lo sdegno della comunità magica, che aveva visto come un affronto il ridursi dei capi d’accusa contro Lucius Malfoy ; Draco stesso era stato sottoposto a processo, senza però essere trovato colpevole dei reati di cui era stato accusato. Era troppo giovane e suo padre e sua madre avevano giurato e spergiurato di aver costretto il loro rampollo ad unirsi alle schiere del Signore Oscuro. Nonostante tutte le voci che giravano, Lucius e Narcissa Malfoy non erano quei due mostri di genitori che la gente si aspettava.

L’assoluzione comunque non gli era valsa l’amicizia degli altri studenti della scuola che, nel vederlo riapparire ad Hogwarts impunito, gli avevano chiaramente dimostrato, e molti non a torto, il loro astio. Moltissimi dei ragazzi avevano perso amici o familiari a causa dei Malfoy e di Bellatrix Lestrange, altri erano rimasti feriti negli scontri, riportando danni anche gravi; altri, più semplicemente, si trovavano in una situazione così compromessa da non desiderare scatenare altre speculazioni frequentando quello che era il figlio di uno dei Mangiamorte più fedeli a Voldemort.

E il povero Draco Malfoy aveva scoperto che, a furia di tirar la corda, si poteva arrivare ad un punto in cui nemmeno danaro e potere potevano salvarti dall’odio.

Nonostante tutto, e contro le previsioni di chi era sicuro che il furetto (pareva che ormai tutta lo scuola lo conoscesse con quel ridicolo nomignolo) avrebbe abbassato la cresta vista la sua posizione, Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Forse solo un po’ meno spocchioso.

Era sempre stato abituato, fin dall’infanzia, a considerarsi superiore agli altri. Era un Purosangue, dopotutto, la sua famiglia godeva di grandi privilegi e il Ministro della Magia li teneva in gran conto. Perché aspettarsi il contrario?

Ed invece ora era il ragazzo più odiato della scuola… in effetti non sarebbe stato comunque male, se non fosse stato per un piccolo ed importante dettaglio: nessuno gli portava più rispetto.

Draco, dovevi aspettartelo. Questi esseri inferiori sono tutti così: appena il gigante tentenna, essi gli danno contro, cercando di infliggergli il colpo di grazia.

Non si era aspettato però che pure i suoi camerati lo guardassero come se fosse spazzatura. Ma, del resto, molti di loro dovevano salvare la rispettabilità della propria famiglia, quindi perché frequentare una persona irrimediabilmente compromessa come lui? Anche Draco conosceva gli implacabili meccanismi sociali che reggevano il mondo dei Purosangue, fatti di rispettabilità, matrimoni combinati, onore, cognomi illustri e tradizioni familiari antiche. Erano l’élite del mondo magico, un ristretto gruppo di predestinati che non solo si assottigliava di anno in anno, ma che ora era minacciato dallo scandalo e dall’ostracismo della maggioranza dei maghi. Sporchi Sanguesporco e Mezzosangue.

E così, eccoli, i Purosangue, soprattutto quelli che pochi mesi prima acclamavano l’Oscuro Signore come un messia venuto a liberarli da quegli scarafaggi, diventare improvvisamente amici di Babbani e Mezzosangue. Ma mai un Malfoy si sarebbe abbassato a tanto e quando poteva dimostrare la sua superiorità, egli non si tirava indietro.

Non era mai stato un pessimo studente, ma prima aveva sempre fatto il minimo indispensabile per ottenere buoni voti, contando sulla nomea della sua famiglia. Era un Malfoy e un Black, a lui tutto era dovuto: erano stati questi gli insegnamenti che gli erano stati impartiti, forse molto antiquati, cose da Milleottocento, ma questo era il credo della sua famiglia e Draco, nella sua innocenza di bambino, si era subito adeguato a ciò.

Con la sconfitta di Voldemort, si era rimboccato le maniche e ormai era più frequente vederlo in biblioteca che sul campo da Quidditch a pavoneggiarsi. I professori speravano seriamente che fosse il preludio di un cambiamento positivo nel carattere del giovane, ma qualcuno era molto meno fiducioso e contento. Un nome a caso: Hermione Granger.

Mrs Pince ormai era abituata alla presenza della giovane Grifondoro in biblioteca e, nonostante il suo carattere non precisamente socievole, ella era felice che i suoi amati libri avessero trovato un’altra persona che li amasse quanto li amava lei. Quei libri erano sopravvissuti a secondi di scolari discoli, di veri e propri vandali (in molti degli studenti, a detta della bibliotecaria, il sangue sassone e anglo ancora cozzava con i principi di civiltà che, inutilmente, erano stati impartiti loro) e alla guerra magica, erano, insomma, dei veri e propri reduci. Era rimasta però molto colpita dal notare l’assidua frequentazione del signor Malfoy (che prima della battaglia di Hogwards era entrato in biblioteca giusto il minimo indispensabile), che di poco era inferiore a quella della signorina Granger: che avesse deciso di mettere la testa a posto? Aveva fatto spallucce, dicendosi che non erano fatti suoi e si era apprestata a sistemare un libro di Erbologia che qualche disgraziato aveva infilati nella sezione riguardante Pozioni: una vera indecenza!

Hermione si era imbucata in biblioteca subito dopo Pozioni, avendo due ore libere.

Era stata l’unica del trio a tornare a scuola, con suo sommo dispiacere, ma di certo non poteva criticare la scelta di Ron ed Harry, a cui era stata offerta la carriera di Auror, che da molto tempo sognavano di intraprendere.

Ella aveva, invece, preferito finire gli studi: vi era ancora molto da imparare, non si era mai illusa di conoscere tutto e Hogwarts era il posto adatto per ampliare le sue conoscenze. E poi, doveva ammetterlo, almeno con sé stessa: aveva un po’ paura del mondo che l’aspettava finita la scuola. Nonostante fosse una strega, era di origini babbane e spesso questo la faceva cozzare contro aspetti del mondo magico che non conosceva. Sapeva bene che non tutto si imparava sui libri e questo la disorientava.

No, si era risoluta, meglio finire la scuola, prendere in considerazioni varie carriere e percorsi di studi e solo poi avrebbe deciso cosa fare. Doveva ponderare bene le sue scelte.

Quindi era tornata a scuola, attirando subito gli sguardi di ammirazione degli studenti: ecco Hermione Granger, l’amica di Harry Potter! Aveva aiutato il Prescelto a combattere Tu-Sai-Chi!

Improvvisamente tutti si erano accorti di quanto fosse attraente, bella, simpatica, alla mano. Si erano accorti dei suoi capelli setosi e di un incantevole castano dai riflessi di miele e di quegli occhi di oro liquido e le erano giunte non poche dichiarazioni d’amore, anche tra le più improbabili. Prima o poi, sarebbe finita in coma diabetico per tutto quello zucchero, pensava, cercando di trovare qualche somiglianza tra quelle descrizioni edulcorate e la reale Hermione.

Ginny ci scherzava sopra, affermando che avrebbe dovuto vendere i suoi capelli a peso d’oro: non esisteva nessun essere umano con una chioma tanto deliziosa!

“Tranne Fleur, Ginny!” le diceva, ridendo anche lei, sapendo che le cose, tra la sua amica e la cognata, erano decisamente migliorate.

La minore dei Weasley scrollava il capo e, fingendosi offesa, le diceva che ormai era più popolare di lei, la fidanzata di Harry Potter. E scoppiavano a ridere di nuovo.

Ormai passavano tutto il loro tempo assieme, godendo anche dell’allegra compagnia di Luna, che, nonostante i terribili eventi che l’avevano coinvolta l’anno precedente, era la solita ragazza adorabile e spensierata, un po’ sognatrice e sempre allegra. Purtroppo, quel pomeriggio Ginny era agli allenamenti di Quidditch e Luna, invece, non aveva ore buche, quindi si trovava in biblioteca da sola. Normalmente questo non sarebbe stato un peso, per lei: insomma, Harry e Ron non erano esattamente studiosi e tenerli in biblioteca era come infliggere loro una Cruciatus, però doveva ammettere che amava la compagnia femminile delle due amiche. Per la prima volta in anni aveva scoperto quanto fosse rilassante parlare di cose tipicamente femminili con persone che potessero comprenderla.

Dunque, era in biblioteca da sola, se si escludeva qualche studente qua e là, intenta a svolgere i compiti di Trasfigurazione, scribacchiando senza sosta appunti da un grosso librone, stringendo gli occhi per decifrare i caratteri minuti che l’autore aveva usato, di certo per infliggere qualche sadica tortura alla vista dei poveri studenti.

Venne distolta dal suo minuzioso lavoro da qualcuno che si stava schiarendo la voce dietro di lei. Si voltò lentamente, assumendo un’espressione irritata e fucilando il molestatore: Draco Malfoy.

-Cosa vuoi Malfoy?

-Il libro, serve pure a me. Quando hai intenzione di finire?- chiese il Serpeverde, che dall’espressione lasciava ben trasparire il fastidio che provava nel rivolgerle la parola.

-Ah sì? Arrangiati, io non ho terminato. Chiedine un’altra copia, no?

-E’ l’unica, Mezzosangue.- rispose il biondo, guardandola male. Hermione inarcò un sopracciglio.

-Vedo che hai la memoria corta, furetto.- disse, calcando su quel soprannome che sapeva essere molto odiato dal suo interlocutore –Te la devo rinfrescare con un altro pugno?- inquisì, accennando al cazzotto tiratogli durante il terzo anno.

Stranamente, Malfoy le rivolse un ghigno. –Hai un bel destro, sai? Da una Mezzosangue zannuta come te, non me lo aspettavo.

Hermione rimase un po’ stranita dalla quasi gentilezza del biondo, poi scrollò il capo, rinunciando a comprendere cosa frullasse in quella testaccia. –Tieni, tanto avevo finito. Ti consiglio di lasciare perdere questo paragrafo, è forviante e rischi di allungarti il lavoro.- gli consigliò, sistemando le proprie cose e alzandosi.

-Come mai così gentile, Granger?

-Semplice: io non sono te.- gli disse, lasciandolo lì e dirigendosi fuori dalla biblioteca, e poi su, nella sala comune della sua Casa.

Draco si sentiva scocciato di dover chiedere alla Granger quel libro. Insomma, un Malfoy non chiedeva mai! E, soprattutto, non si era mai sentito di un Malfoy che chiedeva ad un Mezzosangue.

“Draco, le cose son cambiate e lo sai” gli avrebbe detto sua madre, conciliante. Del resto, Narcissa Malfoy non era mai stata un hooligan del Signore Oscuro e non le pesava più di tanto scambiare qualche parola cortese con dei Nati Babbani o dei Mezzosangue. Anzi, si era mostrata felice di poter riprendere i contatti con la sorella, Andromeda: da bambine erano sempre andate d’accordo, forse per il suo carattere timido e riservato o per quell’innata allegria e quella forza d’animo che invidiava a Dromeda. Le era sinceramente dispiaciuto dover tagliare ogni rapporto con la sorella dopo il matrimonio di questa con Ted Tonks.

Ma Draco non era sua madre e, per quanto si sforzasse, gli insegnamenti di suo padre erano ormai andati troppo in profondità per essere dimenticati così, da un giorno all’altro. Ci sarebbero voluti anni e gli studenti di Hogwards non gli rendevano facile quella fastidiosa missione: lo disprezzavano, lo trattavano come un reietto, lo dileggiavano…

No, non tutti. La Granger no. Per quanto ne avesse ogni motivo (Dio, non passava giorno senza che non la sentisse urlare, nella sua testa, vittima della follia di Bellatrix), il massimo che faceva era ignorarlo. Ma aveva già da tempo capito che Hermione Granger non era tipo da abbassarsi al suo stesso livello, dispezzandolo: forse, una volta, ma ora no.

Disprezzare una persona significa dargli un’importanza che, in realtà, non ha e la ragazza non aveva intenzione di farlo. E ella non voleva dargliene. In un certo senso, glien’era grato.

A volte, di notte, sognava la Granger urlare e dibattersi su quel bel pavimento di marmo a scacchi, macchiato dal suo sangue, mentre Bellatrix incideva il suo braccio.

Sua zia era folle, lo sapeva bene e per questo ne era intimorito: nel suo fanatismo, sarebbe stata capace di uccidere lui o sua madre, la sua stessa sorella, pur di compiacere il Signore Oscuro e per questo Draco aveva chinato il capo di fronte a quegli occhi esaltati e pieni di folli fantasie.

Invece quella Sanguesporco, un essere inferiore, non si era mai piegata a lei. Aveva urlato per il dolore, ma non aveva risposto a nessuna domanda. Non si era sottratta alla tortura, sopportandole con stoico coraggio. Come diamine aveva fatto?! Era solo una Mezzosangue!

O forse, San Potter aveva sempre avuto ragione. E lui torto.

Chiuse il libro, sentendo il tarlo del dubbio rodergli la mente, esattamente come quando aveva compreso la reale portata dei piani di Voldemort.

Note- 2 :)

Bonjour! Che dire, in queste note?
Questa è la mia prima e ultima Draco/Hermione: in realtà, non ho mai avuto intenzione di scrivere una, ma poi mi è capitato sott'occhio il contest di Violet e addio buoni propositi.
Trovo questa coppia estremamente complessa, se mantenuta IC, e difficile da rendere quindi ho accettato la sfida. Sarete poi voi a dire se ci sono riuscita (no, non ci sei riuscita NdTutti Lo sooo <3 ndBeth), quindi sbizzarritevi con le recensioni, datemi il vostro parere sui pg, sulla trama ecc... La storia si compone di otto capitoli più epilogo. La sottoscritta non usa beta, ergo molto spesso mi sfuggono errori di battitura, per quanto rilegga il capitolo (purtroppo).
Passiamo a cose più utili ed intelligenti:
-Lucius e Narcissa Malfoy mi sono parsi due bravi genitori. Certo, con tutti i difetti che possono avere, ma non mi sembrano due belve pronte ad affamare il loro pargolo o torturarlo.

Per oggi è tutto, arrivederci ;P

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Capitolo 2
*** II. ***


II.

Dopo quell’incontro in biblioteca, Draco ed Hermione, per mesi, s’incrociarono solo a lezione. I MAGO, come veniva loro costantemente ricordato, erano alle porte e anche la ragazza, in certi momenti, avvertiva lo stress che scaturiva da quell’enorme mole di studio.

Ormai viveva in biblioteca e arrancava per i corridoi della scuola trascinandosi dietro pile su pile di libri di ogni forma e volume, su qualsiasi argomento conosciuto. Ginny la riprendeva spesso, dicendo che tutto quel peso non le faceva certo bene, ma la brunetta rispondeva con un gesto stizzito per poi rituffarsi nello studio.

Anche Malfoy era preso dallo studio e iniziava sinceramente a chiedersi come facesse la Mezzosangue zannuta a non dar di matto: a breve, egli avrebbe iniziato a dare i numeri! Più studiava, più pareva che la mole di studio aumentasse, come per dispetto; almeno in Trasfigurazione e Pozioni, iniziò a perdere colpi.

Moltiplicò le ore dedicate allo studio, ritirandosi ufficialmente dalla squadra di Quidditch e si asserragliò in biblioteca.

Si sedeva ad un tavolo, nell’angolo meno frequentato, sotto una vecchia finestra che pareva aver visto giorni migliori, tirava fuori pergamena, inchiostro e piume e studiava fino a sera tardi, quando Mrs Pince lo cacciava di malo modo. Eppure con Trasfigurazione era una lotta persa in partenza: non riusciva a comprendere alcune lezioni, che si erano rivelate molto importanti e quindi gli mancavano le fondamenta per i nuovi incantesimi da imparare.

-Disperato, Malfoy?

Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, fucilando la Granger.

-Ciao zannuta. Comunque non sono disperato, cosa te lo fa pensare?- le disse scontrosamente. Hermione posò lo sguardo sul libro di Trasfigurazione e sul compito del biondo.

-Malfoy, guarda che hai sbagliato. Se fai così, per forza non riesci a trasfigurare nemmeno un lombrico.

-Tsk, miss So-Tutto-Io che si abbassa ad aiutarmi, che onore.- commentò, ironico.

-Senti furetto, perché invece di rompere non ringrazi? O, per lo meno, taci? Un grazie detto da te sarebbe chiedere troppo.- ribatté Hermione, seccata. Malfoy assunse un’espressione truce che le ricordò quella di un bambino troppo orgoglioso per ammettere una malefatta. Le venne da ridere. –Guardati, il grande Draco Malfoy…

-Se devi insultarmi, vattene.

-Io non sono te, Malfoy, mi pareva di avertelo chiarito. Sono venuta ad aiutarti.- gli rispose sedendosi a debita distanza da lui.

-A che devo questo onore?

-La McGranitt teme che tu stia rimanendo troppo indietro col programma.- disse Hermione, estraendo i suoi appunti.

-Insomma, se non te l’avesse ordinato la preside non ti saresti abbassata ad aiutarmi.- concluse Draco.

La ragazza tacque, riflettendo. In effetti, se la McGranitt non glielo avesse chiesto, avrebbe mai aiutato Draco Malfoy? Il ragazzo che le aveva reso la vita difficile per anni, assieme al suo gruppetto di Serpeverde? Il nipote di Bellatrix Lestrange, la sua aguzzina? Quel codardo che non aveva mosso un dito per salvarla? No, questo era ingiusto. Aveva visto gli occhi di Malfoy mentre quella pazza la torturava. Erano pieni di orrore e colpa, lo stesso sguardo che, ci scommetteva l’anima, aveva mentre Piton uccideva (sì, insomma, uccideva) Silente.

Forse non lo avrebbe aiutato spontaneamente, non poteva dire di essere tanto buona, ma se il ragazzo glielo avesse chiesto, l’avrebbe fatto. Dopo tutto, nemmeno lui si meritava tutto quel disprezzo: aveva sbagliato, ma probabilmente nemmeno lui si era reso conto del quanto finchè Tiger non aveva perso la vita nella Stanza delle Necessità.

-No. Non credo che lo avrei fatto.

-Almeno sei sincera. Sai, questo mi piace: non ti atteggi a eroina perfettina, tutta buona e gentile con tutti.- commentò Draco, guardandola.

Sì, decisamente la Granger era una ragazza scialba, una di quelle che non attira l’attenzione a prima vista: capelli crespi e ribelli legati in una coda, occhi scuri, in tono con la chioma castana (un castano scuro banalissimo, tra l’altro) e tratti anonimi, la postura un po’ ingobbita per tutto il peso che soleva portarsi appresso.

Eppure aveva apprezzato la sua sincerità: forse era l’unica, in tutta la scuola, ad avergli detto la verità in faccia. Almeno lei, la Mezzosangue.

Anche i suoi presunti amici, escluso Blaise, forse, gli mentivano, gli parlavano bene davanti e lo pugnalavano appena voltava loro la schiena. Tutti si fingevano dei santi, ad Hogwarts ed invece la persona che più di tutte ne avrebbe avuto diritto, con quella semplice frase, gli faceva capire di non essere perfetta. Certe volte si diceva di non doverla sottovalutare: la Granger era una strana, che sapeva riservare molte sorprese. Bastava vedere il pugno che era stata in grado di tirargli anni prima.

 

-Malfoy, guarda che hai sbagliato di nuovo.- sospirò Hermione, correggendo il suo tema di Pozioni. Certo, il biondo Serpeverde non era precisissimo, ma, lo doveva ammettere, non era nemmeno un pessimo studente. Certo, alcuni errori, in gran parte di distrazione, lo fregavano, però era un bravo studente e le dava soddisfazioni: era riuscito a comprendere quelle leggi e regole che aveva appreso male precedentemente (Malfoy era un nullafacente come Harry, quello sì e si era accontentato di mandarle a memoria o di impararle sbagliate dagli appunti di Blaise Zabini), tornando al livello preteso dalla McGranitt e dal professor Lumacorno, che le aveva chiesto di dare una mano al furetto anche nella sua materia. Certo, all’inizio era stato peggio di una spina nel fianco, lamentandosi sempre della sua “sfortuna”, del fatto che fosse stato messo nelle mani della zannuta (quanto avrebbe voluto emulare Moody e trasformarlo in un furetto!) o asserendo che fosse talmente insopportabile da causargli un mal di testa atroce.

“Oh, ma è un bene! Significa che c’è ancora abbastanza materia grigia, in quella zuccaccia.” gli aveva risposto.

Più che furetto, quello era una donnola, ormai ne era sicura: furbo e rompiscatole uguale.

-Mezzosangue, piantala di rompere.- le disse Malfoy, tirando una riga sul paragrafo errato e riscrivendolo secondo le indicazioni della compagna di scuola.

Certe volte la Granger era insopportabilmente pignola e perfettina, ma come compagnia, dopo Pansy Parkinson, Millicent Bulstrode, Tiger (al pensiero dell’”amico”, sentì un forte dispiacere montargli dentro, dopotutto non meritava una morte tanto atroce, arso vivo dall’Ardemonio) e Goyle, i cui cervelli sommati ne davano metà di uno sano, la Grifondoro sapeva essere quasi piacevole: dopo i primi giorni, in cui entrambi avevano ben impresso nella memoria Villa Malfoy e Bellatrix, la ragazza aveva tentato di rompere il ghiaccio, o, per lo meno, di instaurare una conversazione simil-civile col nemico di un tempo.

“Granger, ma chi te lo fa fare?!” aveva chiesto Draco, massaggiandosi le tempie.

“La buona educazione, Malfoy. Sai, quella cosa che serve ai fini della civile convivenza e che tu, evidentemente, non conosci.”

“Ti devo schiantare, Mezzosangue?”

“Chiamami ancora Mezzosangue e sarò io a schiantare te, Malfoy.” aveva ribattuto la Granger, con una tale aria da prendingiro che non sapeva come avesse fatto a non Schiantarla davvero.

E così avevano iniziato a parlare, scambiandosi quasi cordialmente i saluti e chiedendosi vicendevolmente come stavano. Di solito la conversazione di fermava lì, se si escludevano poi delle frecciatine e degli insulti qua e là.

Certe volte Draco si fermava a riflettere su quella bizzarra situazione: lui, Draco Malfoy, che conversava quasi educatamente con una Sanguesporco, una di quegli esseri inferiori che gli era stato insegnato ad odiare. Con quella Sanguesporco che per anni era riuscito a metterlo in ridicolo con quella lingua lunga come quella di una biscia e che pure era lì ad aiutarlo.

Si sentiva confuso: da una parte, quella forse più ragionevole del suo essere, sapeva di stare nel giusto, sapeva che quelle nozioni sulla purezza del sangue erano errate, ma d’altro canto, per troppo tempo gli era stato insegnato che solo i Purosangue erano degni della magia. Stava disonorando la sua stirpe e suo padre e quel pensiero gli provocava una gran vergogna.

Certo, non stava certo dicendo che tutto d’un tratto amava i Mezzosangue, ma già il trattare la Granger con un minimo di rispetto era tradire gli insegnamenti del suo genitore.

-Malfoy, ma mi stai ascoltando o dormi?!- chiese Hermione, sventolandogli la mano davanti agli occhi grigio ferro. Aveva già avuto modo di osservarli, trovando che fossero normalissimi occhi grigi e non quelle pietre cangianti che certe ragazzine di Serpeverde, negli anni precedenti, avevano decantato.

Certo che l’amore faceva proprio male… e lei con Ron ne aveva saputo qualcosa… probabilmente non erano davvero fatti per stare assieme, ma ci aveva sofferto molto.

“Prendiamoci una pausa, Hermione. Insomma, questo è un periodo così per tutti e due… non vorrei che ti stessi buttando troppo in fretta in questa relazione.”

Quella frase di Ron l’aveva molto colpita, non sembrava nemmeno lui; forse era stato per quello che non aveva ribattuto, annuendo. Alla fine quella pausa di un mese era diventata di due, di tre, di quattro, finchè Ron, in una lettera, le aveva scritto che, riflettendo, non ricambiava i suoi sentimenti come avrebbe dovuto. Non l’aveva nemmeno terminata: l’aveva bruciata, mentre lacrime di cocente delusione le rigavano le guance.

-Senti Granger, la pianti di pigolarmi con quella fastidiosa vocetta nell’orecchio?- sbottò Draco, guardandola male.

-Ah, la mia voce sarebbe fastidiosa? Perché la tua no?

-Ma io non sono una sporca Mezzosangue che ha la pretesa di insegnare la magia a un Purosangue!- sbottò, esasperato. Si rese conto tardi di quello che aveva detto: precisamente quando vide lo sguardo ferito della Granger.

Cosa gli aveva detto sua madre, nell’ultima lettera che gli aveva mandato? “So che stai facendo amicizia con una Mezzosangue, anzi, nientemeno che Hermione Granger! Che dire? Sono orgogliosa di te, figlio mio. Insomma, trovo sciocco, ormai, che tuo padre rimanga ancorato a quegl’insegnamenti insensati che gli hanno riempito la testa per tutta la vita: il mondo sta cambiando e noi Purosangue siamo sempre meno. Il mondo magico non è più di nostra proprietà e se sapremo abituarci, allora le nostre linee di sangue non si estingueranno. In più, ho saputo dalla signora Zabini che la Granger è una cara ragazza e la mia cara Andromeda me l’ha confermato: dice che sia molto gentile e abbia un gran cuore. In momenti come questo, mio caro figlio, sono queste le persone su cui bisogna contare. Guardati dalle cattive amicizie e cerca gente adatta a te.”

Questa volta avrebbe davvero deluso sua madre, pensò, guardando la compagna di corso alzarsi, afferrare alla rinfusa le sue cose e scappare via, trattenendo le lacrime.

 

 

 

 

Note

Buondì, come va? Allora, nelle mie intenzioni avrei dovuto pubblicare questo capitolo venerdì, ma visto che oggi avevo voglia di far qualcosa, eccomi.

  1. Ovviamente so che Malocchio Moody non era Malocchio ma Barty Crouch jr.;
  2. Ron, il caro, carissimo (ma anche no) Ron. Ovviamente in questa storia doveva togliersi di torno, ma ho cercato di farlo uscir di scena nel modo migliore. Diciamo che con tutto quello che è successo durante l'anno in cui il Trio si è dato alla macchia e con la morte di Fred, ha avuto bisogno di un po' di pausa e che, finita la pausa, non si sentiva pronto per una storia seria. Non per cattiveria, ma doveva mettere in ordine i pensieri e cercare la sua strada. Purtroppo ha sbagliato sia il mezzo che il momento per comunicarlo ad Hermione. Tipico di Ron.
  3. Narcissa Malfoy (<3). Ecco, questo pg, per quanto ne dica la Rowlings, non mi è mai parsa una fan di Voldemort come la sorella, anzi, mi è sempre sembrato che avesse poco da spartire con Bellatrix, al contrario che con Andromeda Tonks.
Ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite (*^*), chi l'ha messa tra le preferite e chi l'ha solo letta. Ringrazio anche chi ha recensito lo scorso capitolo e, be', se volete recensire pure questo, io mica mi offendo >.<
Be', vi lascio, alla prossima =)

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Capitolo 3
*** III. ***


III.

Quanto era stata stupida! Quanto! Aveva cominciato a confidare nella buona fede di Malfoy e guarda te! Quello non sarebbe mai cambiato, era stato stupido prestare attenzione alle parole della lettera di Andromeda Tonks!

“Mia carissima Hermione,” scriveva, dopo averla informata della salute del piccolo Ted “da ultimo ho da chiederti un favore. Come tu ben sai, io e Narcissa Malfoy siamo sorelle e quindi Draco viene ad essere mio nipote. Purtroppo la mia cara sorella è preoccupata per suo figlio: teme, infatti, che questo clima di odio e diffidenza contro la famiglia Malfoy lo stia isolando e teme che Draco non sia in grado di riuscire ad inserirsi in questo nuovo mondo le cui regole non sono più dettate da pochi ma potenti Purosangue. Ti supplico, quindi, di aiutare mio nipote: ho saputo da mia sorella che lo aiuti nello studio e, forse chiedo troppo, ma mi piacerebbe che gli divenissi amica, o comunque che diventassi una persona su cui Draco possa contare. Forse, dopo la storia di Bellatrix, è una richiesta esagerata da parte mia, ma se ci riuscissi te ne sarei estremamente grata.”

Aveva iniziato a vedere Draco Malfoy in modo diverso: non meno odioso o vanitoso, quello no, era il carattere del ragazzo e dubitava che l’avrebbe mai cambiato. No, ella vedeva in Draco una vittima di insegnamenti sbagliati e di un gioco di ambizioni e pregiudizi che l’avevano portato sul baratro.

Del resto, se ad un bambino veniva insegnato a delinquere fin da piccino, egli non sarebbe poi diventato, con molte probabilità, un ladro? E quindi cosa c’era di così differente nel caso di Draco Malfoy?

Non bisognava forse perdonare gli errori altrui?

E quanto si era illusa: il furetto amava vivere nei suoi errori, anzi, ci sguazzava dentro!

Non si era accorta che Draco l’aveva seguita fuori della biblioteca.

-Hey Granger…- disse, non sapendo bene come continuare. Aveva appena detto una cavolata, o almeno così l’avrebbe pensata sua madre. Suo padre gli avrebbe detto che aveva fatto bene. A chi dei due dare retta?!

Hermione si voltò, fucilandolo con lo sguardo. –Va al diavolo e rimanici, Malfoy! Cosa vuoi da questa schifosa Mezzosangue, eh?!- ringhiò –Anzi! Sai cosa?! Ti ricordo che il bel tatuaggio che hai sul braccio te l’ha fatto un altro Mezzosangue! Cos’hai da dire ora, Malfoy?!

Tutti si erano voltati a guardarli, straniti dalla reazione di Hermione e dal silenzio vagamente colpevole di Draco. Poi la ragazza si era voltata ed era corsa verso il suo dormitorio, mentre la gente si scansava per evitare di essere travolta da quella tempesta tropicale; il ragazzo, invece, era tornato in biblioteca.

 

Si era chiusa nel suo dormitorio, furibonda e s’era sdraiata sul letto, fissando imbronciata le tende. Non ce l’aveva con Malfoy, che alla fin fine era un cretino patentato e non ne aveva mai fatto mistero: era furibonda con sé stessa! In un certo senso era fiduciosa in un cambiamento di quel maledetto furetto. Ci aveva quasi sperato, anche se non sapeva bene il perché.

Ma stava parlando di Malfoy, non di Zabini, che era decisamente più intelligente e sveglio: capita la mal parata della filosofia Purosangue, s’era dato una mossa a correggersi, mentre Malfoy era irrecuperabile.

Si girò a pancia in sotto, sbuffando: quando avrebbe dato, in quel momento, per avere il suo walkman e le sue cassette. Cyndi Lauper e i Queen sarebbero stati la sua salvezza, ma visto che gli apparecchi elettronici ad Hogwards non funzionavano, si limitò a fischiettare Radio Ga Ga.

-Uh, uh, questa è la tua canzone delle giornate no, Herm.- disse Ginny, entrando. La salutò con la mano, continuando a canticchiare, stonando qualche nota. Freddie Mercury di certo si stava rivoltando nella tomba a causa di quell’interpretazione penosa.

- So don't become some background noise; a backdrop for the girls and boys who just don't know or just don't care and just complain when you're not there, you had your time you had the power ,you've yet to have your finest hour...

-Hermione, ho saputo della scenata con Malfoy.- disse la rossa Weasley, sedendosi sul bordo del suo letto. –Ne vuoi parlare? Non ti ho mai vista tanto giù da dopo Ron.

-Parlare di cosa Gin?- chiese Hermione, facendo spallucce.

-Ma’… del fatto che non canti Radio Ga Ga da quando mio fratello ha chiuso con te e del fatto che non è da te far scenate del genere, soprattutto a causa di Malfoy. Che è successo?

-Ma’, nulla. Mi ha solo chiamata sporca Mezzosangue e a me è andato il sangue alla testa.- disse con falsa noncuranza.

-Non me la dai a bere. Insomma, non è la prima volta che Malfoy ti chiama così, però la scenata che hai fatto…

-Ginny, ascolta. Ho semplicemente pensato e sperato che Malfoy fosse cambiato, almeno quel tanto che bastava a riconoscere i suoi errori. Mi sono sbagliata e mi sono scottata. Ce l’ho con me stessa per essere stata tanto sciocca, punto.

Ginny si era alzata dal letto dell’amica, dando le spalle ad Hermione e specchiandosi. La giovane brunetta riusciva a vederne il volto riflesso allo specchio, contratto in un’espressione alla Molly. –Sinceramente Herm, spero che tu riesca a rimettere in ordine i tuoi pensieri, perché temo che tu abbia una gran confusione in quella testolina… comunque è quasi ora di cena, vieni? O vuoi fare lo sciopero della fame per quel furetto?- le chiese, ammiccando.

-Naaa, ma che furetto? È una donnola… oppure un toporagno, di faccia ci assomiglia parecchio.- commentò la ragazza, facendo ridere la giovane Weasley -Comunque non ho molta fame… mi sa che studierò ancora un po’ e poi andrò a dormire, sono davvero stanca.

-Tutto quello studio ti sta facendo male Hermione, davvero.- disse Ginny, scrollando il capo e, datole un bacio sulla guancia, corse fuori.

 

Hermione fece quanto detto: si sistemò per la notte, infilandosi il pigiama e rinunciando a spazzolare quei capelli impossibili (forse raparli a zero sarebbe stata la soluzione più pratica), afferrò il libro di Incantesimi e prese a ripassare. Ci rinunciò poco dopo; la mente vagava per altri pensieri e non riusciva a concentrarsi.

Che avrebbe fatto dopo Hogwards? Da bambina, prima di scoprire che tutte le stranezze che accadevano attorno a lei era frutto della magia, voleva fare la veterinaria. Le piacevano i gattini e aveva strepitato per anni per averne uno: si era dovuta arrendere davanti all’allergia di suo padre.

Ora, invece, non ne aveva idea, e sì che ai MAGO  mancava davvero poco: era quasi Natale e pochi mesi la separavano dagli esami finali. A quel punto avrebbe dovuto scegliere e non ci sarebbero state altre proroghe. Quanto avrebbe desiderato essere la ragazza sicura che tutti credevano! Ed invece, dietro alla sua saccenteria si nascondeva una ragazzina insicura e timida, che non riusciva ad inserirsi nel mondo in cui viveva e che aveva fatto delle studio e delle regole il suo stile di vita.

Avrebbe potuto seguire Harry e Ron, intraprendendo la carriera di Auror, anche se non era molto attirata da tale carriera. L’anno di macchia le era stato sufficiente, non voleva più avere a che fare con maghi oscuri e folli armati di bacchetta.

Qualcosa inerente ai diritti delle Creature Magiche? Eppure il C.R.E.P.A. non aveva avuto successo, non solo perché ostracizzato dai maghi, ma perché rifiutato dagli stessi elfi domestici! Forse aveva semplicemente sbagliato impostazione… presentarsi come una novella Che Guevara non era stata la mossa giusta, forse doveva andarci più soft.

Oppure avrebbe potuto provare come Guaritrice… dopo tutto, sempre di aiutare qualcuno si trattava. Aiutare degli esseri umani, guarire i loro corpi oppure le loro menti, come avevano provato a fare per anni coi signori Paciock. Chissà… eppure era un’idea accattivante.

Venne distratta dai suoi pensieri dalle sue compagne di stanza, che entrarono chiacchierando: Hermione poggiò il libro sul comodino, infilandosi sotto le coperte e sprofondando in un sonno profondo, dove non esisteva né il futuro e i dubbi, né Draco Malfoy e le sue cattiverie.

 

-Herm? Hermione, svegliati.

La ragazza aprì un occhio, adocchiando la capigliatura fiammante e inconfondibile di Ginny. Bofonchiò qualcosa.

-Hermione, dovresti… be’, alzarti e venire giù…

-Ginny, lasciami dormire, ho sonno.- borbottò Hermione, coprendosi la testa. Sentì una pressione alle lenzuola, poi si ritrovò scoperta.

-Hermione Jane Granger, alzati subito e vieni giù subito! C’è una cosa che…- lasciò in sospeso Ginny, ridacchiando.

La bruna si stropicciò gli occhi, alzandosi e seguendo l’amica già, fino alla sala comune e poi per il buco del ritratto, continuando ad insistere per sapere che stesse succedendo. Ginny non le rispondeva.

Appena il dipinto della Signora Grassa si spostò, Hermione si stupì non poco di trovarsi faccia a faccia con Draco Malfoy.

-Ma che diamine ci fai qua, Malfoy?!- chiese, sgranando gli occhi. Il biondo non rispose, porgendole qualcosa. Un libricino tutto sgualcito.

-I miei appunti di Pozioni! Grazie!- disse la ragazza, prendendo il blocchetto come se fosse stato fatto d’oro. Alcuni Grifondoro che si erano attardati dopo cena e avevano deciso di raggiungere il dormitorio proprio in quel momento, li fissavano con tanto d’occhi, tanto era insolita quella scena.

Draco fece spallucce e si voltò per andarsene. –Ci vediamo domani, Granger. Vedi di non arrivare in ritardo.- le disse, prima di andarsene via. –Ah. Pigiama orribile.

Hermione rimase ferma, col quadernetto stretto al petto come fosse stato un figlio perduto e poi ritrovato, sulle labbra un leggero sorriso divertito. Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma forse anche un po’ gentile.

 

Nemmeno Draco sapeva da dove gli fosse uscita tutta quella bontà: insomma, quella era la Granger! L’amichetta del cuore di San Potter! La Mezzosangue più saccente e odiosa della storia di Hogwards (e, probabilmente, dell’intera umanità)! La stessa ragazza che gli aveva tirato un pugno durante il terzo anno… be’, forse quello se l’era meritato, era stata una battuta infelice e sapeva di averne dette di migliori.

Già. Quella era la Granger.

“Per favore Draco, ragiona dai!” era stata l’uscita esasperata di Blaise, quando l’aveva visto entrare nel dormitorio, con un’espressione infuriata sul viso. Ovviamente il Serpeverde era già a conoscenza di tutto e aspettava l’amico comodamente seduto sul letto di Malfoy. Il biondo aveva alzato un sopracciglio, vedendolo.

“Zabini, giù dal mio letto. Subito.”

“Eddai Draco, piantala. So tutto, certo che per aver fatto incavolare così la Granger devi averne sparata una grossa… anzi, stratosferica!”

Draco aveva sospirato, seccato dall’impertinenza del compagno di scuola. “Niente di che, la Mezzosangue faceva la spavalda e le ho ricordato che è solo una Sanguesporco.”

“Bravo scemo. Dai, è l’unica persona che non ti sputa addosso appena ti vede e la tratti così?! E non guardarmi male, sai che è vero! La Granger, nonostante la sua faccia tosta, non ti ha mai fatto pesare le idee della tua famiglia, ti tratta come tratterebbe chiunque altro. Mi pare quantomeno stupido trattarla così. Riflettici. Comunque, io vado a cena. Vieni?” aveva concluso Blaise, alzandosi e stiracchiandosi. Draco aveva scrollato il capo, sdraiandosi sul letto. Appena fu sicuro di essere rimasto solo, aveva aperto la borsa, estraendone un quadernetto dall’aria consunta. L’aveva aperto, osservando i minuti ghirigori.

Ma quanto riusciva ad essere pignola la Granger?! Tutta quella cura per degli appunti che, da quanto aveva capito lavorando con lei nell’ultimo mese, in realtà non le servivano… che perdita di tempo.

Eppure la ragazza sembrava tenerci molto: ogni parola era scritta con cura, nessuna pagina era sgualcita, anche se gli angoli dei fogli erano un po’ rovinati per le tante consultazioni.

Un po’ le ricordava sua madre, quando gli sistemava ogni singola ciocca di capelli e gli lisciava ogni piega dell’abito. Lo faceva sempre con grande tenerezza e vedeva in quegl’occhi chiari tanto orgoglio.

Era rimasto a leggucchiare il quaderno ancora un po’, notando che la Granger non vi aveva scritto nulla all’infuori degli appunti: niente disegnini, escludendo qualche scarabocchio raffigurante ingredienti di qualche pozione, o il nome dell’innamorato (grazie al cielo, non avrebbe sopportato di trovarsi davanti il nome di Lenticchia), nessuna data importante, nessun pensiero che le aveva attraversato la mente per un istante.

Ma dalla Granger non si aspettava nulla di diverso, oltre alla sua grande serietà e competenza. Quello, bisognava riconoscerglielo: meglio mille volte la Mezzosangue che Pansy e Millicent.

Ci aveva messo un po’ a decidersi, ma alla fine si era alzato dal letto.

“Hey Draco, dove vai?” gli aveva chiesto Blaise.

“A restituire questo alla Mezzosangue. Quella sarebbe capace di buttarsi in pasto alla piovra, se si accorgesse di averlo perso… e le mie povere orecchie non sopporterebbero gli elogi funebri della McGranitt e dei Grifondoro.”

Non aveva atteso la risposta di Zabini, uscendo dai sotterranei di Serpeverde e percorrendo i corridoi della scuola, fino al ritratto della Signora Grassa, che, ovviamente, l’aveva riconosciuto ed aveva iniziato a polemizzare, ricordandogli che lui non poteva entrare nei dormitori di Grifondoro.

L’intervento della Piattola Weasley, la fidanzatina dello Sfregiato, era stato provvidenziale.

“Hey Weasley!” l’aveva fermata. Si era guadagnato l’occhiata gelida di Ginny e non poteva biasimarla… del resto sua zia Bellatrix aveva provato ad accorciarle la vita. “Chiamami la Granger.”

“Che vuoi da lei?” gli aveva chiesto la rossa, sospettosa.

“Ucciderla. Secondo te?” le aveva risposto, mostrandole il quadernetto di Hermione. Ginny aveva alzato un sopracciglio, dubbiosa. Malfoy che voleva parlare con la sua amica dopo il litigio del pomeriggio? Soprattutto, il nobile Purosangue che si abbassava a riportarle il quadernetto degli appunti?  Che aveva bevuto Malfoy? Tre galloni di Wishkey Incendiario?

“Aspetta, te la chiamo… mi raccomando, furetto, tieniti la lingua in bocca.” lo aveva ammonito, entrando nel buco del ritratto e lasciandolo in attesa. Attesa durata anche una decina di minuti, durante i quali alcuni Grifondoro gli erano sfilati davanti, guardandolo tra lo stupito e l’astioso.

Alla fine la Granger si era degnata di mostrarsi: i capelli tutti scompigliati, crespi e sparati, gli occhi cisposi di sonno, le guance arrossate e un orrido pigiama babbano indosso. Quasi gli venne da ridere, ricordando le fantasiose descrizioni della Mezzosangue che aveva sentito per i corridoi.

La ragazza lo aveva praticamente aggredito, diffidente e scontrosa ed aveva provato un gran fastidio. Non per la reazione della Granger, quanto per la consapevolezza di essersela andata a cercare: era stato lui ad insultarla senza motivo, nonostante la disponibilità della Grinfodoro ad ascoltarlo e comprenderlo, se non proprio a perdonarlo.

Appena le aveva porto, in silenzio, il quadernetto, gli occhi scuri della Granger si erano illuminati e aveva preso l’oggetto che le porgeva con molta delicatezza, riservandogli un sorrisetto riconoscente. Tutti li guardavano, quindi decise di tagliare corto: aveva una reputazione da Purosangue da difendere.

Fosse mai che qualcuno iniziasse a dire che l’erede dei Malfoy e dei Black fraternizzasse con un essere inferiore!

–Ci vediamo domani, Granger. Vedi di non arrivare in ritardo.- le disse,con molta nonchalance, dandole le spalle e passandosi una mano tra i capelli biondo chiaro. –Ah. Pigiama orribile.- commentò, prima di lasciarla lì. Bene. Aveva risolto tutto e aveva mantenuto integra la sua reputazione… la Granger l’avrebbe fatto impazzire, altro che i MAGO!


Note
Radio Ga Ga è una canzone dei Queen.

Bentornati!
Non avete la minima idea di quanto sia contenta del successo di questa storia... sinceramente non mi aspettavo nemmeno una visita XD Ed invece... be', che dire, se non grazie?
Continuando a sperare che sia rimasta IC, vi saluto e vi auguro un buon finesettimana =)

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Capitolo 4
*** IV. ***


IV.

Erano tornati a studiare assieme due settimane prima di Natale.

All’inizio era stato difficile, molto: Hermione faticava a dimenticare le parole di Draco e il ragazzo, dal canto suo, iniziava a vergognarsi.

Forse stava davvero cambiando. Sperava di no: insomma, abbassarsi ad essere amichevole con i Mezzosangue?! Giammai! Lui era un Purosangue! Di solito questo pensiero era seguito sempre da un acido commento della sua parte razionale: “Sì, ed essere un Purosangue dove ti ha portato? Sentiamo un po’… non lo sai? Te lo dico io: ad essere un fallito ed un reietto della società. Ma se vuoi continuare su questa strada, fa pure…”

E di solito Draco sbuffava irritato.

-Sto importunando sua maestà?- disse la Granger, camminando di fianco a lui. Ormai facevano assieme la strada per le lezioni in comune, di solito in silenzio, oppure parlando (in realtà era la ragazza bruna a parlare) delle lezioni o dei pomeriggi e delle serate di studio. Certo, a volte… in realtà spesso, la trovava irritante e saccente, ma era anche buffa nel suo modo di fare e ormai aveva imparato a sopportarla.

Cioè, no, non sopportarla… ecco, a concederle la sua condiscendente compagnia, come si addiceva ad un Malfoy.

-Eh?

-Malfoy, sbuffi come un treno, che c’è?- chiese Hermione, cercando di ricacciarsi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio.

-Oh, Granger, mi dispiace dare una così brutta notizia al tuo ego, ma non sei il centro dei miei pensieri… anzi, meno ti penso, meglio sto.- la prese in giro.

-Sempre gentile furetto.- disse Hermione, fingendo il broncio –Comunque ti avevo chiesto se pensavi di riuscire a cavartela senza altre ripetizioni di Pozioni.

-Ovviamente, io sono un Malfoy.- rispose il biondo, storcendo il naso. La ragazza represse un risolino divertito.

-Certo, certo, come no.- gli rispose, entrando in aula ed andando a sedersi al banco che condivideva con Ginny, che sarebbe arrivata con un lieve ritardo a causa degli allenamenti di Quidditch: pur di battere Corvonero, che quell’anno era davvero formidabile, secondo la rossa Weasley (mentre, secondo Luna, i Nargilli avevano deciso di lasciare in pace i giocatori), la squadra di Grifondoro approfittava di ogni momento libero, massacrandosi col lavoro.

A volte invidiava la figura soda di Ginny: certo, il Quidditch non dava certo una muscolatura da rugbista, ma comunque il duro lavoro fisico dava i suoi frutti: le braccia e le gambe erano toniche e il ventre piatto, visto che la giovane Grifondoro amava allenarsi anche come Battitore (“Se alleni tutti i muscoli, sarai di certo più scattante a atletica, Herm.” le aveva detto una volta, tornando, stanchissima, da un allenamento “E questo è un vantaggio per un Cercatore che gioca di velocità.”). Aveva notato lo stesso anche in Draco: non era un body builder, ma la sua muscolatura era snella e ben definita, nemmeno troppo però. Ricordava una specie di lord inglese di altri tempi… Anche il viso, sempre gelido e altero, le dava quell’impressione: labbra sottili, viso forse un po’ aguzzo ed incarnato estremamente pallido gli conferivano una certa nobiltà, assieme a quegli occhi grigi e gelidi.

Forse non incarnava l’ideale moderno di bell’uomo, abbronzato, muscoloso e dalle labbra carnose, ma di certo non era brutto, anzi, tutto il contrario: era il gentleman inglese per eccellenza, nell’aspetto e nelle maniere.

Il professor Lumacorno entrò in aula, quindi scrollò la testa, scacciando quei pensieri e preparandosi alla lezione.

 

Luna camminava tranquillamente per i corridoi, immersa nei suoi pensieri: era più che sicura che quegli strani avvistamenti in Cornovaglia fossero da ricondurre ad un Ricciocorno Schiattoso. Insomma, le orme… il comportamento della strana bestiola… sì, lo era di sicuro. Ergo, lei e suo padre avevano ragione: esistevano!

Si sentiva allegra, agitando ogni tanto la testolina bionda, facendo tintinnare i suoi buffi orecchini (purtroppo i suoi preferiti, quelli che scambiavano tutti per rapanelli, li aveva persi, ma Hermione e Ginny erano state così gentili da regalargliene una paio fatto di perline in pasta di vetro colorate verdi, blu, argento e bianche e piume azzurre, davvero graziosi, trovati da qualche parte nella Londra babbana e se n’era subito innamorata), quando fu distratta dai suoi ragionamenti da delle chiacchiere: un gruppetto di Corvonero, di cui conosceva solo Rolf Scamandro, un ragazzo del suo anno particolarmente dotato in Cura alle Creature Magiche e Cressida Light, la sorella minore della ex-Caposcuola Penelope, stava parlottando mentre si recava verso le serre.

-Ma sì ti dico! Me l’ha detto Steward, a cui l’ha detto Milly Orson  di Grifondoro a cui l’ha detto sua sorella Francis, che sta a Serpeverde!- disse la Light ad una delle amiche.

-Non ci posso credere! La Granger e Malfoy?! Impossibile!- esclamò l’altra ragazza, una biondina… Luna credeva si chiamasse Grace, ma non ne era sicura… forse era Emma... Rimase comunque in ascolto, attenta. Che cosa si diceva di Hermione e Draco Malfoy?

-Ma sì, ti dico! Vero Rolf?- pigolò Cressida. Il ragazzo annuì distratto. –Vedi Ellen? Ho ragione io! Ti giuro, la Granger e Malfoy stanno assieme! Cioè, dai, ma li vedi? Stanno sempre assieme!

“Ah”, pensò Luna, “ecco come si chiama! Ellen! Però… da quando Herm e Draco stanno assieme?!”

-Per Morgana… insomma, la migliore amica di Harry Potter che sta con un Mangiamorte… che vergogna.- commentò Ellen, storcendo il naso.

Si sentì un po’ infastidita: Draco forse era stato un Mangiamorte, ma sapeva per certo che non era così cattivo come tutti lo credevano. E se Hermione lo riteneva degno della sua fiducia, se non del suo amore (ma dopo Ron non era tanto sicura che l’amica si sarebbe buttata a capofitto in un’altra relazione), chi erano gli altri per giudicare? Perché la vita delle persone si basava su giudizi e pregiudizi?!

-Oh, e così Hermione e Draco stanno assieme?- intervenne la bionda Corvonero col suo solito tono un po’ trasognato, facendo trasalire le due pettegole.

Rolf si girò, sorridendole. –Ciao Luna.

-Ciao Rolf! Davvero ragazze! Che scoperta, e io che non ne sapevo nulla! Oh, devo assolutamente parlarne con Hermione! Ora mi sentirà!- esclamò, allegra, facendo ciao con la mano e superandole.

Venne seguita da Scamandro, mentre Cressida e Ellen impallidivano. Certo, a scuola tutti parlavano della storia tra la Granger e Malfoy, ma… be’, avevano una mezza idea di cosa sarebbe accaduto loro se fossero finite nelle grinfie del Serpeverde nel malaugurato caso in cui egli avesse sospettato il loro coinvolgimento nelle diffusione della storia.

Rolf si affiancò a Luna, ridacchiando. –Ho come l’idea che tu l’abbia fatto apposta.

-Cosa?- chiese la ragazza, voltandosi e guardandolo con gli occhioni sgranati.

-Dire che parlerai con la Granger, Lovegood. La Light e la Wright stanno tremando come due foglie.

-Oh, quello… be’, non vedo come la vita di Hermione le riguardi.- affermò.

Il ragazzo rimase in silenzio per un po’, poi le sorrise. –Sai che c’è Lovegood? La gente, di solito, pensa che tu non ci stia molto con la testa… però in realtà sei più sana tu di tante nostre compagne… sei solo un po’ diversa.

-Forse è per questo che mi chiamano Lunatica…- mormorò, dubbiosa.

 

La lezione di Pozioni si era conclusa senza particolari incidenti: il professor Lumacorno aveva deciso di ripassare una vecchia pozione, la Bevanda della Pace, che più o meno tutta la conosceva.

“Ovviamente ragazzi, mi pare superfluo ricordarvi che questa pozione è molto richiesta ai MAGO” li aveva ammoniti Lumacorno. Nonostante tutto, un paio di ragazzi erano riusciti a fondere i calderoni, e alcune pozioni era davvero immonde.

A lei e Ginny era andata meglio: la pozione di Hermione era impeccabile, mentre quella della Weasley passabile, grazie all’aiuto dell’amica.

Erano anche riuscite a chiacchierare un po’. “Luna ci ha dato appuntamento dopo, sotto il nocciolo davanti al lago.”

E così, senza nemmeno aspettare Malfoy, che, pur sudando sette camicie, era riuscito a preparare una Bevanda della Pace di poco inferiore a quella di Hermione, era corsa via con Ginny, per l’appuntamento con Luna.

Avevano passato il pomeriggio assieme, chiacchierando del più e del meno: le lezioni, i MAGO, gli spasimanti di Ginny ed Hermione; Rolf Scamandro, che Luna trovava simpatico; di cosa avrebbero fatto dopo Hogwards (“Ma noi rimarremo comunque amiche, no?!” aveva chiesto Luna, speranzosa. Hermione e Ginny si erano affrettate ad annuire, dicendo che nessuno avrebbe potuto dividerle e, anzi, avrebbero potuto usufruire di una tradizione babbana: la serata per sole ragazze) e delle vacanze.

-Be’, ovviamente tornerò a casa.- disse Ginny –Dopo Fred… mamma è diventata… be’, avete capito.- concluse, rabbuiandosi. La morte del fratello aveva sconvolto tutta la famiglia, ma soprattutto la signora Weasley: non si dava pace, continuava a piangere, si dava la colpa, affermando di essere stata una pessima madre con lui, di non aver mai compreso realmente quel figlio discolo eppure tanto caro, di non averlo difeso: era sua madre, lei doveva morire, non Fred! Un genitore non avrebbe mai dovuto seppellire suo figlio! Nessuno aveva saputo replicare e i Guaritori del San Mungo avevano semplicemente consigliato ad Arthur Weasley di lasciare che il tempo lenisse le ferite della moglie, senza forzarla a reagire. Molly doveva trovare il modo di elaborare la perdita da sola e nessuna pozione o incantesimo poteva aiutarla.

-Ti capiamo Ginny… anche mio padre, sai, quando mamma è morta… è diventato strano… a volte non mangiava per giorni, oppure apriva il suo armadio e tirava fuori di vestiti… ci vuole tempo, Gin.- disse Luna, posandole una mano sulla spalla. La rosse le rivolse un sorrisino triste, torturando un filo d’erba.

-Quindi… be’, passerò le vacanze a casa, anche se sinceramente preferirei stare qua… non riesco a tornare a casa senza pensare a lui…- mormorò, asciugandosi gli occhi. –Be’, e voi, che farete?- disse, cercando di cambiare argomento.

-Oh… mio padre ha ottenuto dei fondi per cercare i Nargilli in Germania, quindi sarà via… sai, partirà con Newt Scamandro ! Purtroppo io non potrò seguirlo, quindi penso che rimarrò qua.- disse, triste. Quanto le sarebbe piaciuto andare con suo padre! Ed invece…

-Ti chiederei di venire da noi, però non vorrei farti annoiare.- disse Ginny.

Luna scrollò il capo. –Oh nono! Come ci si può annoiare in casa Weasley? Più che altro, temo di disturbare i tuoi… però, se vuoi, verrò a trovarti, tanto viviamo abbastanza vicine, no? Potrei anche venire a darti una mano in casa, se vuoi. E tu, Hermione?

-Rimarrò qua. Ho bisogno di studiare, temo di non essere abbastanza pronta per i MAGO.- disse, stringendosi le spalle.

 In realtà avrebbe voluto tornare a casa, ma non si sentiva pronta. Aveva riportato tutto alla normalità, sciolto l’incantesimo di memoria imposto su i suoi genitori e spiegato loro tutto, non era riuscita a non confessare loro l’orribile anno appena trascorso. Sia Jillian che Richard erano rimasti senza parole: la loro bambina aveva combattuto contro un mago potentissimo e oscuro, aveva cancellato loro la memoria per proteggerli, non solo dai Mangiamorte, i seguaci di questo novello Hitler, ma anche dal suo stesso ricordo. Il ricordo della loro adorata figlia, che avrebbe potuto perdere la vita in ogni momento. Meglio lontani, felici in quella finzione.

Si erano sentiti traditi ed orgogliosi nello stesso tempo: traditi, perché, qualsiasi cosa fosse successa, mai due genitori avrebbero voluto dimenticare un loro figlio, orgogliosi perché avevano capito le difficoltà e il dolore di quelle scelte di una giovane donna fiera e coraggiosa. La loro Hermione era diventata grande ed aveva esordito nel mondo degli adulti “in bellezza”, facendo scelte e compiendo gesti che moltissimi adulti non avrebbero potuto ne saputo fare.

Ma Hermione si sentiva comunque in colpa e aveva preferito disdire le vacanze con i suoi genitori.

-Hermione! Assolutamente no! Insomma, tutto questo studio ti farà male!- sbottò Ginny. In quei momenti, assomigliava moltissimo a sua madre Molly.

-Oooh, Ginny! Devo prepararmi al meglio, lo sai! E purtroppo tanti libri sono quasi introvabili fuori da Hogwards! No, ho deciso che rimarrò qua a studiare, mi dispiace.- affermò Hermione.

-Dai Ginny! Sta tranquilla, vedrai che Herm si riposerà, oltre che studiare. Uh! Hermione, sai qual è il nuovo pettegolezzo della scuola?- chiese Luna. La ragazza castana scrollò il capo. A volte trovava che qualcosa nell’amica, fosse cambiato… forse era meno trasognata di prima? Che fosse stato a causa della prigionia? Probabile… chissà cosa aveva passato.

-Ehm, no, cosa?

-Tu e Draco Malfoy.- rispose la bionda, con semplicità. Ginny non disse nulla, già sapeva e aveva minacciato un paio di primini con la promessa di una bella Fattura Orcovolante nel caso fossero andati in giro a ripetere quelle sciocchezze, ma Hermione proprio non se n’era accorta.

Sgranò gli occhi, spalancando la bocca. Guardò prima la Corvonero e poi la compagna Grifondoro, che annuì. Lei e… Malfoy?! Stavano scherzando, vero? Vero?!

-Io e… Malfoy?! Draco Malfoy?! Cioè… il furetto?! Ma stiamo scherzando?! Noi siamo solo compagni di studio! Forse… magari un po’ amici! Ma assolutamente non stiamo assieme! No, no, no, no!- negò, scrollando il capo. Le sue amiche trattennero dei risolini divertiti, alla sua reazione.

 

Blaise Zabini aveva un piccolo difetto: la curiosità. Soprattutto se le cose riguardavano persone di sua conoscenza. Un nome a caso: Draco Malfoy.

Ormai tutta la scuola parlava del suo amico come spasimante della Granger (doveva far affidamento al suo self control per non ridere come un matto) e probabilmente anche Draco lo sapeva, anche se faceva finta di nulla.

In realtà, Zabini iniziava a pensare che, dopotutto, forse il suo amico non era così indifferente alla Mezzosangue: insomma, era riuscito a sopportarla per mesi senza schiantarla! E sì che la Granger sapeva essere pesante.

Osservò da lontano la Grifondoro ridere con le amiche, masticando uno stelo d’erba… massì, sarebbe stato divertente vedere quanto in là si sarebbe spinto Draco con lei.




Note

OC, è la sorella di Penelope Light, l’ex ragazza di Percy. Come la sorella, ha un nome mitologico: Cressida è la versione inglese di Criseide.

 Milly e Francis Orson sono due OC. come Ellen.

Noto naturalista del mondo magico e padre di Rolf Scamandro


Sera ^^ nel caso qualcuno abbia iniziato a leggere l'altro capitolo, mi scuso: era il cinque. Lo so, sono messa male.

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Capitolo 5
*** V. ***


V.

-Granger, sai cos’è la puntualità?- chiese Draco, seccato, vedendo la compagna di scuola entrare trafelata in biblioteca.

Hermione si era attardata con Ginny, per aiutarla a preparare i bagagli, essendo quello l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze e si era ricordata dell’”appuntamento” con Malfoy all’ultimo: era balzata in piedi, aveva afferrato i libri e si era precipitata a rotta di collo in biblioteca. Si sedette davanti al biondo, con le guance rosse per la corsa.

-Scusa.

-Tu che ti scusi con me? Quale miracolo!-commentò ironico Draco.

-Mi scuso perché hai ragione, ma non abituarti, di solito hai torto.- gli rispose Hermione, aprendo uno dei libri. Mrs Pince li guardava storto e la ragazza fece segno a Malfoy di tacere, poi tirò fuori la bacchetta e, senza farsi notare, la mosse. –Ora puoi parlare di nuovo.

Il ragazzo la guardò interrogativo ed Hermione sospirò. -È un incantesimo… Muffliato. La bibliotecaria non potrà sentirci e non si lamenterà del frastuono.

Malfoy la scrutò per qualche istante, come se stesse cercando di capire se diceva davvero, poi scoppiò in una risata. –Ma guardala! Santa Hermione da Liverpool! E io che pensavo fossi una perfettina ligia alle regole! Ed invece!

-Ti stupirebbe sapere quante cose non sai di me, Malfoy, davvero.- rispose Hermione, lievemente piccata. Si stupì di vederlo mettersi comodo.

-E allora stupiscimi. Cosa mai ci può essere in te, saccentissima ragazza, di così fuori dalle righe?

Hermione rimase incerta. Ma faceva sul serio?

-Avanti Granger, che non ho tutto il mese.- la spronò Draco.

-Malfoy, noi siamo qua per studiare, non per parlare di questa saccentissima ragazza, come hai detto tu.- gli rispose. Non aveva certo voglia di parlare dei fatti suoi con Malfoy!

-Oh, Granger! Domani iniziano le vacanze, possiamo concederci una pausa! Passerò il Natale qua a studiare, quindi dammi tre secondi di tregua.- le rispose il biondo, con una nota di seccato disappunto nella voce.

-Come mai passai anche tu il Natale qua?- chiese Hermione, interessata.

-Impicciona.- le rispose Draco, sfogliando svogliatamente il libro, prima di sospirare. –In realtà non voglio tornare a casa, Mezzosangue.

-Piantala di chiamarmi Mezzosangue, mi da fastidio, è un maledetto insulto razzista e retrogrado.

Draco inarcò un sopracciglio, squadrandola. Certo che la Granger era un bel peperino, quando ci si metteva. –Bene. Comunque ora sai il perché.

-Tuo padre?

-E che c’entra mio padre? È ad Azkaban, te lo ricordi? No, semplicemente non mi va di tornare a casa. Tu?- tagliò corto il Serpeverde. In realtà, c’entrava anche suo padre. C’entrava tutto: non riusciva più a stare in quella casa, dove erano rimasti prigionieri a lungo; gli sovvenivano solo terribili ricordi. Quella casa era il simbolo di ciò che era e che doveva dimenticare per non essere sopraffatto da quel nuovo mondo in rapida costruzione: ciò che non si adattava alla nuova piega che avevano preso le cose, rischiava di finire schiacciato dagli ingranaggi della comunità magica. A che pro tornarci? Ricordarsi di essere un Malfoy ed un Black? Ormai, giorno dopo giorno, l’avere il sangue puro diventava sempre meno importante, anzi, era quasi una zavorra in quel mondo dove i Mezzosangue stava reclamando con forza sempre crescente la parificazione dei diritti.

E poi, sua madre avrebbe passato il Natale con sua zia Andromeda e il piccolo Teddy, quindi sarebbe rimasto solo comunque. Tanto valeva rimanere ad Hogwards.

-Lo stesso. Non ho voglia di tornare a casa, preferisco stare qua a studiare.- disse Hermione, stringendosi le spalle.

-Se lo dici tu… allora, non dovevamo studiare?

 

La mattina di Natale, a detta di Hermione, era arrivata troppo lentamente, quell’anno, ma il paesaggio incantevole che la salutò la rinfrancò: tutto era imbiancato, la scuola era addobbata a dovere e ai piedi del letto facevano bella mostra di sé i regali. Un’atmosfera natalizia da cartolina. Era da sola nella camerata: di Grifondoro solo dieci studenti erano rimasti a scuola e nessuno era del suo anno. Si alzò, prendendo un regalo avvolto in una bella carta violacea. Dal biglietto scoprì che veniva da Harry: lo aprì e si ritrovò in mano un grosso tomo sulla magia primitiva in Irlanda e nel Regno Unito e un libro più sottile sui riti druidici. Sorrise, passando ai regali successivi: un libro sulla magia nell’Antico Egitto da Bill e Fleur (“Cara Hermione, mi sono ricordato che eri molto interessata all’argomento, con affetto, Bill e Fleur”), un assortimento di dolci e tortini di carne dai signori Weasley, accompagnato da un biglietto molto affettuoso di Molly, che sperava di vederla presto, e da una lunghissima lettera di Ginny, che avrebbe letto dopo pranzo; da Luna ricevette una scatola di dolci di Mielandia, una sciarpa caldissima che di certo aveva sferruzzato la ragazza, a righe rosse e oro, con dei piccoli leoncini ricamati che si rincorrevano e giocavano; George le mandò una scatola di Merendine Marinare (“Su Hermione, ammettilo che hai bisogno di una pausa. George”), Ron un profumo, ma non c’era nessun biglietto ad accompagnarlo; i suoi genitori le mandarono i suoi dolcetti preferiti, After Eight, Edimburgh Rock, Flying saucers e dei Milky Way[U1]  (stranissimo, da parte loro), e un romanzo di Stephen King (“Tesoro caro, non vediamo l’ora di vederti! Ti avremmo mandato anche il nuovo cd player e il cd dei Cranberries, ma ad Hogwards l’elettricità non funziona, no? Tantissimi auguri di Buon Natale e un Felice Anno nuovo, piccola Minnie. Ci manchi tanto, mamma e papà”); da Neville ricevette un libro sugli usi della Mandragola.

Decise di scendere in Sala Grande: aveva fame e voleva fare un giro nel parco. S’infilò jeans, maglione e un paio di sdruccite scarpe da tennis e scese in Sala Grande. Non c’era quasi nessuno, quindi ne approfittò per fare colazione con calma, godendosi il quasi silenzio della sala, poi tornò alla Torre di Grifondoro, prese la giacca e uscì nel parco. Decise di andare da Hagrid, che non vedeva da qualche settimana.

 

-Hermione!- esclamò l’omone, aprendo la porta e trattenendo Thor, che prese a scodinzolare contento.

-Hey bello.- disse la ragazza, facendo una carezza al cane, che uggiolava contento. –Ciao Hagrid! Sono contenta di vederti. Come stai?

-Bene. Vieni, siediti. Stavo giusto preparando il te… Thor, sta giù!- ordinò al cagnone, chiudendo la porta dietro le spalle della ragazza.  Hermione si accomodò, sfilandosi il piumino e il berretto blu notte che teneva sui capelli, lasciati sciolti. Appena si sfilò il capello, i capelli rimasero dritti sulla testa.

-Devo ricordarmi di non usare più berretti di lana…- sbuffò la ragazza, cercando di appiattirli. Non era mai stata una fanatica della perfezione fisica, ma comunque i capelli in disordine, almeno più del solito, le davano fastidio e molto.

Hagrid le mise davanti una mug di te bollente, sorridendo con la sua solita aria bonaria. –È davvero molto che non ti vedo, Hermione. Una volta tu, Harry e Ron eravate sempre qua… ah, che bei tempi.- disse –Un po’ di latte?

-Grazie Hagrid. Già, eravamo sempre qua. Di solito di notte, rischiando di essere scoperti dalla McGranitt e di prenderci una punizione esemplare. – rispose la ragazza, girando la sua bevanda –Anzi, una volta successe… con Malfoy.

-Già… è stato quando poi mi toccò mandare Norberta in Romania… - disse il mezzo gigante, sospirando tristemente al ricordo del suo amatissimo cucciolo di drago –Mi mancate voi ragazzi… Harry mi ha mandato un gufo, l’altro ieri. Dice che gli piace studiare come Auror e anche Ron se la cava.

Hermione annuì, sorbendo un po’ di te, poi rispose. –Già, così pare.

-Non vi parlate ancora?- chiese Hagrid, che era a conoscenza della storia, ovviamente: ci aveva pensato Ginny a farglielo sapere.

-No.

E come avrebbero potuto? Quanto aveva sofferto per colpa di Ron? Troppo. Prima, con Lavanda, ma era il meno del male e, in fondo, lei non si era mai realmente fatta avanti. Poi, quella batosta. No, decisamente non aveva né la voglia né la forza di parlare con Ron, ma prima o poi avrebbe dovuto farlo: era il fratello della sua migliore amica, era ovvio che, prima o poi, si sarebbero incontrati.

-Uhm. Hermione, sai, ho sentito strane storie. Su te e Malfoy.

La ragazza si massaggiò le tempie. No, anche Hagrid! Quei pettegolezzi la stavano seguendo ovunque, era stufa! Ormai la gente l’additava nei corridoi: “ecco, guarda l’amica di Potter! Se la fa con Malfoy.” “Dovrebbe vergognarsi, sta con l’assassino di Silente.” “Una vergogna… eh sì che è stata torturata da Bellatrix Lestrange.”… questi erano i commenti e da un lato sapeva che avevano ragione. Con tutto quello che i Nati Babbani avevano sopportato, era più che legittimo che non vedessero di buon occhio Malfoy e la loro “relazione”, ma per contro, odiava quei commenti. Cosa ne sapevano loro, di Draco Malfoy? Avevano provato a conoscerlo? No! Si limitavano a disprezzarlo nello stesso modo in cui lei l’aveva fatto per anni.

Certo, forse non si applicava particolarmente nel cercare di cambiare, ma comunque non era cattivo: era rimasto invischiato nelle Arti Oscure, che, come un grosso ragno, avevano teso la loro tela invisibile, su cui gocce di rugiada di erano posate, rendendo quello spettacolo tanto attraente da attirare il Serpeverde e intrappolarlo. Più Draco si era dibattuto, più la ragnatela lo aveva imprigionato. Aveva commesso un errore troppo grande ignorando a cosa si stesse realmente votando.

Che poi Malfoy avesse anche un gran caratteraccio, quello era fuori discussione, ma questo non bastava a giustificare quell’odio.

-Hagrid, non c’è nulla di vero. Non sto con Malfoy.- disse Hermione.

-Ma c’è un ma, vero?- chiese l’omone, scrutandola. La conosceva da quando non gli arrivava nemmeno alla vita, uno scricciolo saccente e vagamente arrogante e, forse non era la persona più sensibili di questo mondo, ma poteva affermare di conoscerla almeno un po’.

-Studiamo assieme, nulla di che. E ho imparato a conoscerlo. Mi crederesti, se ti dicessi che forse non è la carogna che sembra?

-Mi ricordo quando durante il secondo anno ti ha chiamato Sanguesporco, Hermione. È un Malfoy, un Purosangue e quelli come lui non cambiano. Sta attenta a non riporre in lui troppe speranze.

-Dicevamo lo stesso di Piton.- ribatté Hermione, seccata. Piton, la carogna infame, il Mago Oscuro, l’assassino di Silente. Il salvatore di Harry ed eterno innamorato di Lily Potter.

Chiusero lì l’argomento, passando a ricordare i bei tempi andati, alle scappatelle d’infanzia dei tre ragazzi, alle loro avventure… strano come quei ricordi paressero appartenere ad una vita lontana. Troppo, troppo lontana.

Cosa diamine aveva fatto Voldemort a tutti loro?!

 

Quella domanda ancora le frullava in testa quando scese in Sala Grande per il pranzo natalizio. Voldemort aveva distrutto molte famiglie, a causa sua molte vite si erano spezzate prima del tempo. Molti erano troppo giovani per morire (ma, in effetti, lo si è davvero?) come Fred Weasley, altri erano troppo buoni come Ninfadora e Remus Lupin, altri, pur essendo cattivi, non meritavano comunque la fine che avevano fatto, come Tiger.

Voldemort, semplicemente, con estrema noncuranza, aveva calpestato ciò che di più sacro c’era al mondo, la vita, e i sentimenti più nobili e puri che un essere umano possa provare, in nome di precetti e convinzioni sbagliati, ingiusti, infondati. Aveva iniziato una vera operazione di pulizia etnica, paragonabile forse, solo ai crimini di Hitler… quant’era buffo pensare che, per quanto il potente mago oscuro disprezzasse i Babbani, alla fine aveva emulato uno di loro. Era triste pensare che Voldemort avesse condannato a morte i Nati Babbani in nome della purezza del sangue, purezza che egli non conosceva, essendo figlio di Tom Riddle, un normale uomo che prima incrociare la strada di Merope Gaunt, conosceva la magia solo per mezzo di qualche fiaba o ballata popolare.

E tutto era cambiato: il dolore, la paura, l’odio, il sospetto, la diffidenza, il disprezzo, la morte avevano cambiato le persone che Hermione conosceva, le avevano cambiate nel profondo. Anche se ormai era morto, il veleno che Voldemort aveva instillato nel cuore dei maghi avrebbe impiegato molto, moltissimo tempo prima di svanire e nemmeno allora l’avrebbe fatto del tutto. E quel pensiero rattristava Hermione, pensando a come ella stessa fosse cambiata. Da qualche parte, dentro di sé, qualcosa si era spezzata, quando era finita nelle mani di Bellatrix Lestrange. E non era sicura che si sarebbe riaggiustato.

Si diresse verso la scuola, cammiando nella neve, incurante del gelo, decisa a raggiungere il tavolo di Grifondoro, continuando a pensare, quando fu distratta da una voce.

-Ma come siamo pensierose, zannuta.

Si voltò, fulminando Malfoy. –Buon Natale anche a te, furetto.

-Non chiamarmi furetto, Granger.- le disse, scocciato, dandole un leggero colpo sulla nuca.

-E tu fatti vedere da un oculista, Malfoy.- disse, facendogli un largo sorriso, che mise in mostra i denti bianchi e perfetti.

-Ma non avevi due zanne? E poi, cos’è un occulista?- chiese il ragazzo, confuso.

-Sono anni che ho tutti i denti della grandezza giusta.- rispose Hermione, sospirando. –E un oculista è un medico babbano che si occupa della salute degli occhi.

Il biondo la guardò, perplesso, poi alzò le spalle. –Babbani… e chi vi capisce?

-Ah! Parla il Purosangue!- esclamò Hermione, prima di beccarsi una palla di neve in faccia. –MALFOY!- strillò, iniziando ad inseguirlo.


 [U1]Marche e varietà di vari dolci inglesi. Gli After Eight sono dei dolcetti di cioccolato fondente normalmente ripieni di fondant alla menta, anche se ne esistono altre varietà. Le Edimburgh Rock sono delle caramelle scozzesi, i Flying saucers sono involucri di carta di riso con ripieni di serbe, una polvere frizzante che di solito si mangia impucciandoci una liquirizia o un leccalecca oppure leccandola dalle dita mentre i Milky Way sono delle barrette tipo Mars o Bounty.

 

*canticchia Jingle Bells* Troppo fluff eh? Ma come va? Lo so, forse per il Natale sono un po' fuori tempo XD Vabbè, vi lascio ;) Alla prossima.

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Capitolo 6
*** VI. ***


VI.

Rientrarono al castello inzaccherati di neve, i visi arrossati per il freddo e il gran ridere.

Draco Malfoy guardava Hermione e pensava di essersi sbagliato. Sì, doveva essersi sbagliato su tutto e tutti: la Grifondoro non poteva essere poi così indegna, inferiore. Riusciva a capirlo, lo trattava come se fosse stato un semplice mago, invece che un Mangiamorte. Forse suo padre aveva torto, forse i Sanguesp… i Nati Babbani, erano come loro.

“Madre, era questo che intendevi, quando mi dicevi che in questo mondo c’era posto anche per me?”

 

Hermione Granger guardava Draco e pensava di aver sbagliato a lungo, su di lui. Come tutti, aveva giudicato solo quel caratteraccio già difficile, esasperato dagli insegnamenti sulla purezza del sangue di Lucius Malfoy e del resto del parentado. Eppure, in quel momento, il Serpeverde sembrava così diverso dall’immagine che aveva sempre dato di sé: era allegro, sereno, quasi simpatico. Forse si era sempre sbagliata. Forse, nonostante tutto, c’era sempre una speranza di redenzione. Del resto, anche Piton l’aveva ottenuta, no?

-Granger, smettila di pensare: prima o poi ti scoppierà la testa.- la riprese Malfoy, posandole una mano sui capelli scompigliati e pieni di neve e spettinandoglieli, se possibile, ancor più.

-Mi dispiace, ma i miei neuroni sopportano il carico di lavoro a cui sono sottoposti. Sono i tuoi ad essere sottosviluppati.- gli rispose, storcendo il naso in una finta espressione seccata.

-Sì, sì, va bene. Mangi con me?- le chiese, guardandola fisso negli occhi marrone scuro.

-È un appuntamento?- inquisì la ragazza, cercando di non lasciar trapelare la sua improvvisa ed insensata agitazione. Perché, improvvisamente, sentiva quella morsa allo stomaco? Perchè si innervosiva così? Insomma, era solo Malfoy!

Il ragazzo ghignò. –Granger, non sono ancora così disperato. Diciamo che è un pranzo tra… insomma… gente che si sopporta.

-Se avessi detto amici, avrei chiamato un esorcista, sappilo.- lo prese in giro Hermione, tranquillizzandosi. No, niente appuntamenti. Niente sdolcinatezze, niente sciocchezze che non si sarebbero addette né a lei, né al Serpeverde. Era sollevata… allora, perché, sotto sotto, sentiva una punta di fastidiosa delusione?

-Un eso-che? No, Granger, risparmiami!- esclamò, appena la vide aprir bocca –Va a cambiarti, che sei fradicia. Ci vediamo al tavolo dei Serpeverde.- le ordinò, autoritario come gli era stato insegnato da bambino, lasciandola.

Hermione scrollò il capo, con un mezzo sorriso sulle labbra. Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma anche un amico, sotto sotto.

Corse verso il dormitorio dei Grifondoro, ringraziando che non ci fosse nessuno in giro, tantomeno Pix.

 

Draco scese nei sotterranei di Serpeverde, riflettendo. Non sapeva spiegare perché avesse fermato Hermione, quando l’aveva scorta nel parco, immersa nella neve fino a metà coscia: gli era parsa estremamente fragile, in tutto quel bianco gelido. E l’aveva rivista sul pavimento di marmo, ad urlare e contorcersi.

Le si era avvicinato: la ragazza era così presa dai suoi pensieri da non averlo sentito avvicinarsi.

Non sapeva nemmeno spiegarsi perché l’avesse invitata a mangiare con lui… era un modo stupido per ripagare il suo aiuto e quella fiducia che gli stava pian piano accordando?

Alzò le spalle, cambiandosi e cercando qualcosa nel baule: estrasse un pacchetto avvolto in una carta violetta, che proveniva da sua madre.

“Immagino che tu non abbia comprato un regalo alla signorina Granger, caro. Rimedio io a questa dimenticanza, sperando di averne indovinato i gusti.” gli scriveva sua madre, nel biglietto che accompagnava il regalo.

Massì, glielo avrebbe dato, dopotutto la Granger se lo meritava: sapeva bene di non essere uno studente facile, sua madre era quasi impazzita nel tentativo di insegnargli a leggere e scrivere.

Era, infatti, stata Narcissa Malfoy ad occuparsi dei primi anni dell’istruzione del figlioletto: Draco era sempre stato un bambino curioso ed intelligente, ma indemoniato.

Era stato difficile tenerlo inchiodato alla scrivania, insegnandogli a scrivere, leggere e far di conto, illustrandogli la storia della loro famiglia e della comunità magica, i diritti di cui godeva e poi le buone maniere, la danza, la musica. Eppure la signora Malfoy, con tanta pazienza, aveva istruito il bambino, affinchè diventasse un gentleman perfetto, anche se Draco ricordava perfettamente le punizioni di suo padre per essere stato troppo pestifero o disattento. Sua madre era una santa, senza ombra di dubbio. Come la Granger.

Senza curarsi dei pochi Serpeverde che erano rimasti ad Hogwards, s’incamminò verso la Sala Grande, si sedette al tavolo della sua Casa e aspettò, finchè non vide comparire la compagna di studio, che, intimorita, quasi, si sedette di fronte a lui.

-Sai, Granger, che tutti parleranno di questo.

-Di cosa? Io seduta al tuo stesso tavolo? Sì, lo so.- rispose Hermione –Ma ormai ci ho fatto l’abitudine, a quanto pare lo sport preferito dei nostri compagni, ultimamente, è sparlare di noi.

-Se ci fosse un noi, potrebbe anche starci. Peccato che ci sia io, Draco Malfoy e tu, la secchiona Granger.

-Sempre gentile.

-Sempre.- rispose Draco, annuendo con un leggero sorriso divertito sulle labbra. –Prima che mi dimentichi.- le disse poi, tendendole il pacchetto viola. Hermione sgranò gli occhi, prendendolo.

-Per me?

-Vedi qualcun’altra, qua? Aprilo.- le ordinò.

Hermione, titubante, stracciò la carta luccicante, estraendone un libro. “Storie dei più grandi Maghi Nati Babbani e Ibridi”. Lo sfogliò per qualche istante, lentamente, prima di rialzare lo sguardo.

-Grazie.

-Te lo manda mia madre, Granger. Pensava che ti avrebbe fatto piacere leggere di altri come te che hanno fatto strada.- le rispose Draco, ruvido. Era imbarazzato dal sorriso felice della ragazza.

-Mi sarebbe piaciuto conoscerla in occasioni differenti.

-È una grande strega e una persona magnifica.- commentò il ragazzo, asettico come solo lui era in grado di essere. Hermione ormai sapeva con che velocità Draco fosse in grado di cambiare umore e tono di voce, quindi non si stupì più di tanto.

-Sapevi che Merlino era un Ibrido e Morgana una Mezzosangue ?- chiese.

-Di Morgana sì, mio padre ancora non se ne capacita, ma di Merlino no. Non lo sapevo.- ammise il ragazzo, servendosi dell’oca arrosto natalizia.

-Già… e pensare che sono due dei più grandi maghi della storia dell’umanità. Due persone col sangue sporco. E qualcuno ha avuto il coraggio di iniziare un’epurazione in nome del sangue puro nonostante questo.- sussurrò, lo stomaco improvvisamente stretto in una morsa. Quante persone erano morte? Quanta gente che conosceva?

Eppure la prova che la purezza del sangue fosse una sciocchezza l’aveva sotto gli occhi. Tutti i maghi l’avevano sotto gli occhi. Eppure Salazar Serpeverde aveva fatto della purezza del sangue un criterio per la scelta dei maghi della sua casa e Voldemort direttamente il criterio per decidere chi fosse degno di vivere e chi no.

Suo nonno John era nella RAF, durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando era piccola, ogni tanto le raccontava qualcosa delle sue missioni o di sua nonna Jane, che era morta durante uno dei massicci bombardamenti di Londra, che avevano ridotto interi quartieri in macerie. Suo padre aveva tre anni, ma già da tempo era stato evacuato con altre centinaia di bambini e mandato in Scozia.

Hermione ricordava che un giorno suo nonno si mise a piangere, così. Non aveva collegato il film che stava guardando con quello stato d’animo. John Granger l’aveva presa in braccio, indicando il vecchio treno del film.

Tutte quelle persone, Minnie. Tutte quelle persone, eppure potevo salvarle. Potevo bombardare i binari, fermare quei treni. E non l’ho fatto, non lo sapevo e sono morte.” All’epoca era troppo piccola per capire i sentimenti del nonno, ma poi era sentita così anche lei, guardando i morti dopo la Battaglia di Hogwarts e leggendo le liste dei caduti e dei dispersi di quell’anno di terrore che giornalmente la Gazzetta del Profeta pubblicava. Ogni giorno saltava fuori una nuova salma che reclamava degna sepoltura e giustizia e certe volte si era chiesta “Ma ho fatto abbastanza? Potevo salvarli? C’era qualcosa che avrei potuto fare per loro? È colpa mia?” e tutte le volte non trovava una risposta, ma solo altre domande e altri dubbi.

-Granger, che muso lungo! Guarda che è Natale, non un funerale.- le disse Malfoy, osservando attentamente l’espressione triste e contrita della ragazza.

-Scusa… stavo pensando.

-Che novità. Ci fosse una volta in cui non pensi!- la prese in giro il ragazzo, prima di tornare serio. –A cosa pensi?

-Alla guerra, a Voldemort… a quelli come me. Sai che nel mondo Babbano è successa una cosa estremamente simile a quello che è successo a noi?- gli disse.

-No.- le rispose, sinceramente.

-Mio nonno ha combattuto quella guerra, ma non aveva idea… poi… quando li vide… immensi campi di prigionia e sterminio in cui rinchiudevano chi era diverso. C’erano quasi solo donne e uomini adulti. Nessun anziano, quasi nessun bambino. Magrissimi, quasi morti di fame, malati, spenti. Alla fine, Babbani o maghi, siamo tutti uguali.- disse la ragazza, tenendo gli occhi sul piatto, intenta a ridurre a brandelli l’agnello arrosto con patate.

Draco avrebbe voluto dire qualcosa. Ma cosa? “Mi dispiace, Granger”? “Ti capisco”? “Sono cose orribili, hai ragione”? Sarebbe stato ipocrita. Lui era dalla parte di chi aveva mandato a morte tanti, troppi innocenti. Egli stesso aveva ucciso o aveva taciuto, accondiscendendo alle crudeltà dei suoi compari.

Era rimasto a guardare mentre Greyback dilaniava un bambino di tre anni nella sala col pavimento a scacchi di Villa Malfoy. Poteva salvarlo, poteva fare qualcosa. Invece era rimasto in silenzio, osservando la punizione che Bellatrix aveva inflitto ad una Purosangue resasi colpevole di aver amato un Babbano: farle vedere il figlio massacrato da un lupo mannaro. Quando poi sua zia le aveva inflitto la Maledizione Cruciatus, quella donna non aveva urlato, non si era lamentata. Aveva capito che era morta dentro nello stesso momento in cui suo figlio aveva smesso di respirare e per quanto Bellatrix si fosse sfogata sul suo corpo con crescente stizza e disappunto, la traditrice del suo sangue non si era lamentata.

Sua madre Narcissa era pallidissima e anche Lucius si era accorto dello stato in cui versava sua moglie: l’aveva portata via, perché non dovesse più vedere quella scena. Quel bambino.

“Poteva essere Draco.” aveva sussurrato la donna bionda, quasi catatonica. Invece Bellatrix rideva di gusto, nel raccontare quella carneficina.

Era stata la prima volta in cui aveva capito cosa stesse realmente succedendo là fuori. Non era quella gloriosa crociata che il Signore Oscuro invocava. Era un massacro.

Guardò Hermione negli occhi, rimanendo in silenzio. “Siamo sulla stessa barca, Granger. Anche se siamo stati in due schieramenti diversi.”

La ragazza captò il suo sguardo e comprese.

Dal suo tavolo, Minerva McGranitt sorrise. Silente sarebbe stato felice, guardando Hermione Granger e Draco Malfoy: anche dall’odio e la paura, stava nascendo l’amicizia. O forse qualcosa di più, se solo i due ragazzi fossero venuti a patti col passato e i pregiudizi, propri e della gente. Alzò il calice di succo di zucca, facendo un brindisi silenzioso al suo antico mentore, sperando che li stesse guardando, ovunque fosse.

 

Rimasero in silenzio per un po’, mangiando. Non era un silenzio imbarazzato, di quelli che si tenta disperatamente di riempire con chiacchiere vuote, era un silenzio rilassato.

Ad un certo punto, però, ad Hermione venne in mente una domanda.

-Scusa, Malfoy, posso farti una domanda?

Il ragazzo alzò un sopracciglio, come a dirle di far pure.

-Ecco… perché sei tornato a scuola?

Draco posò le posate, guardandola. Perché c’era tornato? Perché aveva bisogno di allontanarsi da quella casa-prigione, perché aveva voglia di andare avanti, perché Hogwarts era un posto sicuro. Certo, la gente lo disprezzava, ma era sempre meglio che stare fuori.

Il mondo esterno era diventato improvvisamente estraneo ed ostile, mentre lì, a scuola, in un certo senso si sentiva a casa. Sentiva che c’era qualcuno ad aspettarlo. La Granger. L’odiata Mezzosangue, la perfettina saccente che gli era valsa tanti rimproveri da suo padre per essersi fatto surclassare da quella ragazzetta bruttina e dal sangue sporco.

Eppure non glielo disse. –Mi sono assentato per gran parte dell’anno scorso e quel poco di educazione che ho ricevuto… be’, quella non era magia. Non quella che sento di voler imparare.

-Desideravi essere potente, Malfoy.- gli ricordò Hermione, ma senza cattiveria.

-Ho scelto la strada più breve. E la più errata.- disse, con un gesto stizzito della mano e decise di cambiare argomento. –E tu, Granger? Insomma, ti hanno offerto un posto da Auror.

-E non è quello che voglio fare. Non fraintendermi, è una carriera intrigante, ma non fa per me. Maghi oscuri? Penso di averne abbastanza. E poi… la verità è che non mi sento pronta per il mondo che ci attende fuori. E tu?

-Nemmeno io, Granger. Allora, hai finito?- le chiese.

-Certo che no, mancano i cracker!- esclamò la ragazza, afferrandone uno ed aprendolo. Gli soffiò i coriandoli che fuoriuscirono in faccia, mentre prendeva lo stravagante cappello da strega che saltò fuori dal cilindro, giallo oro con buffi gufi verdi che ballavano sul bordo e la punta che eruttava stelle filanti, calcandoselo in testa. Le stelle filanti le si impigliavano nei capelli crespi lasciati sciolti, rendendola ancora più buffa del solito, mentre da sotto la testa del copricapo, i suoi occhi scuri splendevano, allegri. Anche Draco aprì uno dei cracker, da cui uscì un biglietto-origami a forma di drago, che prese il volo, ed uno strano cappello di forma sferica, verde e bianco, tempestato da piccoli cristalli che cambiavano forma e colore.

La ragazza rise, quando se lo infilò, attirando gli sguardi smarriti o disgustati degli altri studenti.

Hermione non lì udì, ma due Corvonero, uscendo, la guardarono male.

-Che vergogna.- commentarono. Draco digrignò i denti: egli li aveva sentiti eccome. E non gli piacque per niente.

Note



 -Merlino era figlio di uno spirito o un demone e di una principessa.

-Secondo alcune tradizioni, Igraine, madre di Morgana, era una sacerdotessa delle divinità celtiche, mentre Gorlois, suo padre, era un nobile. Per alcuni studiosi, è identificabile con la figura della dea Morrigan. Nella mia mente bacata si è tradotto col fatto che sia una Mezzosangue.

Buonasera, sono tornata. Come va? *fischietta Jingle Bells Rock* sì, siamo sempre a Natale e allo pseudo appuntamento di Hermione e Draco. Niente smancerie nemmeno qua. Deluse?
Be', ci vediamo ;)

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Capitolo 7
*** VII. ***


VII.

Col ritorno a scuola del resto degli studenti, i rapporti tra Draco ed Hermione si raffreddarono di nuovo: il ragazzo si allontanò dalla Grifondoro appena i corridoi tornarono a riempirsi.

Hermione soffrì di nuovo, avendo riposto quasi tutta la sua fiducia nel Serpeverde, ma tenne stoicamente per sé i suoi patemi d’animo, dedicandosi allo studio con Ginny e Luna. Poche volte si incontrava con Malfoy e tutte le volte il ragazzo si teneva sulle sue.

Egli era diventato scostante nei loro rapporti e irascibile con gli altri: un paio di volte aveva Schiantato due studenti nei corridoi. Il professor Lumacorno e la preside McGranitt non sapevano più che fare col ragazzo.

 

-HERMIONE! MUOVITI!- gli strilli di Ginny Weasley avrebbero fatto uscire dalla bare pure un morto. Soprattutto se era domenica e da lì a poche ore la rossa avrebbe giocato un’importante partita di Quidditch: il capitano e lo sponsor delle Holyhead Harpies sarebbero stati presenti alla partita alla ricerca, ufficialmente, di una nuova giocatrice. Officiosamente, Angelina Johnson aveva consigliato alla capitana Gwenog Jones la sua vecchia amica Ginevra Weasley, Cercatrice di grande talento.

Ovviamente George aveva saputo tutto da Angelina e aveva spifferato ad Harry la storia, che l’aveva a sua volta riferita a Ginny: da quasi due mesi, tanto era passato dal ritorno dalle vacanze invernali, la ragazza si allenava incessantemente, alternando il campo da Quidditch con lo studio.

Quella mattina si era alzata prestissimo, saltando ovunque come una cavalletta impazzita e, nonostante Hermione cercasse di calmarla, non c’era nulla da fare, Ginny era troppo agitata per stare tranquilla.

-Oh, Ginny! Adesso basta! Su, manca ancora molto alla partita! Sta tranquilla!- sbottò Hermione, seccata, mentre l’amica la trascinava fuori dalla Sala Comune di Grifondoro e giù per le scale, schivando a pelo una boccetta d’inchiostro lanciata da Pix, che, evidentemente, aveva deciso che il baseball era la vocazione della sua vita.

Appena il poltergeist riconobbe Hermione, si sfilò il berretto a sognali, mimando un buffo inchino. –I miei omaggi, signora Malfoy!- e detto questo, le fece una pernacchia, scappando via subito dopo. –L’amica di Potter che ama un Mangiamorte, l’amica di Potter che ama un Mangiamorte.

-Pix, disgraziato, torna qua che ti faccio vedere io!- sbraitò Ginny, prima di voltarsi verso la brunetta. –Hey Herm…

La Grifondoro più grande scrollò il capo, alzando le spalle. –È Pix, Ginny, che ci vuoi fare? Andiamo, dai! Devi fare colazione, lo sai che è il pasto più importante della giornata, no? Soprattutto per un’atleta!- esclamò, prendendo a braccetto la minore della Weasley, fingendosi allegra.

In realtà, Draco Malfoy un po’ le mancava. Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma ora terribilmente distante.

 

 Draco era sdraiato sul letto, già vestito. Si era alzato presto, quella mattina. Be’, in realtà come sempre: non riusciva mai a dormire fino a tardi per quanto stanco fosse, il suo orologio interno lo buttava già dalle soffici e calde lenzuola sempre alle sei e mezza del mattino.

Blaise, invece, si era svegliato da poco e si stava preparando.

-Hey Malfoy, dai, alzati da lì.- gli disse, infilandosi un maglione.

-Perché?- chiese Draco, osservando uno dei suoi camerati uscire dalla stanza: lo conosceva di vista, era un Mezzosangue la cui madre, una Nata Babbana, era stata torturata a morte da Rockwood. Il ragazzo gli scoccò uno sguardo irritato, andandosene bofonchiando qualcosa sui Mangiamorte.

Rimasero soli nella stanza.

-Be’, non so… Grifondoro contro Serpeverde? La nostra squadra che senza di te verrà massacrata da quei leoncini spelacchiati e dalla Weasley? Maledizione a me, quando mi sono fatto scappare quella sventola.- disse Blaise, prima di sventolare una mano davanti al viso impassibile dell’amico. –Hey Draco? Ci sei? Mi senti?

-Ti ho sentito e non mi interessa.- rispose, laconico, il biondo.

-Draco, ma stai bene? Prima smetti quasi di parlare con la Granger, poi inizi a Schiantare a destra e a manca chiunque bisbigli in corridoi, tra un po’ non ti alzi nemmeno più da quel letto!- esclamò il ragazzo di colore. Vide l’altro Serpeverde alzare le spalle. –È per la Granger, vero?

-Che vuoi che c’entri Hermione?!- rispose, scocciato, Draco.

Il moro rise. –Hermione! La chiami pure per nome, adesso? Draco, ascoltami, non mi puoi far fesso: è successo qualcosa. Non penso tra te e la Granger, quindi rimangono solo due alternative: o è successo qualcosa a tua madre, ma mamma mi ha riferito che Narcissa gode di ottima salute oppure tuo padre è venuto a sapere delle tue “indegne” frequentazioni.- concluse.

Draco si alzò dal letto, aprì il suo baule e vi frugò dentro, finchè non riuscì ad estrarre un cofanetto di legno pregiato, intagliato con scene della bella campagna inglese. L’aprì e gli porse una lettera.

-Verso metà…

Blaise scorse le prime righe, dove Lucius Malfoy si raccomandava col figlio di badare alla madre e agli affari di famiglia (in tracollo, tra l’altro, vista la cattiva fama di cui ora godevano le famiglie Malfoy e Black), esprimeva rammarico per la piega che stava prendendo la comunità magica (“aprire ai Sanguesporco! Togliere ai Purosangue i loro diritti! Dove si andrà a finire, Draco?” chiedeva il Mangiamorte) ed infine eccola, la parte incriminata!

“Caro figliolo, purtroppo mi è giunta voce delle tue nuove “amicizie”, se così possiamo definirle. E non posso fare a meno che rammaricarmi per la tua perdita di dignità e orgoglio. Hermione Jane Granger, Draco? L’amichetta di Harry Potter? Ma, peggio ancora, una Sanguesporco?!

Draco, per quanto la causa dell’Oscuro Signore sia stata perorata, forse, in maniera errata, non posso fare a meno di indignarmi per questo tuo abbassarti ai livelli di questi esseri inferiori che non meritano in alcun modo la bacchetta.

Figlio mio, devo forse vergognarmi di te? Cosa speri di fare? Inquinare la nostre genia con sangue Babbano? È questo quello che desideri?  Spero vivamente che questa sia solo una “sbandata”, o un modo per ripulire la nostra reputazione, poiché mi sento in dovere di avvisarti che se continuerai su questa strada, non esiterò a rinnegarti…”

-Però… c’è andato pesante, eh.- disse Blaise, ripiegando la lettera.

-Già.- rispose Draco, riprendendosi la lettera.

-Quindi è per lui che eviti la Granger.- dedusse il ragazzo di colore.

-No. Mio padre… prima o poi si metterebbe l’anima in pace. Mica voglio portarmela a letto, siamo solo amici. No, è per quello che il resto del mondo pensa, Blaise.- disse il biondo, sospirando.

Draco sapeva bene, da tempo, quello che dicevano di lui e delle Granger, ma ad un certo punto le voci si erano fatte più insistenti e la gente aveva iniziato a parlare male anche di Hermione: era una traditrice, per moltissime persone, oppure una pazza a fidarsi di un Mangiamorte. Draco Malfoy era marcio dentro e quelli come lui non poteva cambiare.

Al Serpeverde, sinceramente, non importava più dell’opinione altrui, ma non voleva che la crudeltà della comunità magica rovinasse Hermione. Cerco di spiegarlo a Blaise come meglio gli riusciva e l’amico lo ascoltò per tutto il tempo.

-Draco, ho una bella notizia per te: sei innamorato.- gli disse il moro, dandogli una pacca.

-Ma piantala di dir stupidate! La Granger mi sta simpatica, ma qua si esagera!- gli rispose, stizzito, il biondo, alzandosi e seguendo Blaise fuori. –Vediamo un po’ che combinano oggi a Quidditch. Senza di me sono fregati.

-Già, verissimo, come si può giocare senza Draco Malfoy, il dio del Boccino d’Oro?

-Piantala di sfottere, Blaise o ti Crucio e non scherzo.

-Scusa amico. Sai, mi sei mancato.

 

Hermione era entrata in Sala Grande con Ginny e si era accomodata al tavolo di Grifondoro assieme all’amica rossa, parlando e cercando di stemperare la tensione. Molte teste si voltarono a guardarla, in molti sguardi si poteva leggere la disapprovazione, ma la ragazza continuava a camminare a testa alta.

Ginny mangiò di malavoglia, spiluzzicando qualche toast e bevendo un calice di succo di zucca.

-Dai Ginny, andrà tutto bene. Sei o non sei la migliore Cercatrice degli ultimi dieci anni?- le disse Hermione, con un mezzo sorriso.

-Fosse così facile… se non mi trovano abbastanza brava, me le sogno le Holyhead Harpies.

-Certo che no!- esclamò Luna, arrivando al loro tavolo col suo vecchio cappello a forma di leone. –Sei la giocatrice più brava di Hogwarts e il Cercatore di Serpeverde non vale la metà di quello che vali tu. Comunque, ciao ragazze!- disse, sedendosi con un gran sorriso entusiasta.

-Ciao Luna.- le rispose Hermione, passandole una fetta di crostata ai mirtilli, la preferita della bionda Corvonero, mentre Ginny le faceva un cenno col capo.

-E poi, come puoi fallire con una tifoseria come quella di oggi?- chiese ancora Luna.

-Perché, chi c’è di speciale?- s’informò Hermione, spalmando marmellata d’arance sulla sua fetta di pane tostato.

-Non lo sai? Tutto il battaglione Weasley. Mamma, papà, Bill e Fleur, Charlie, che è venuto apposta dalla Romania, Percy e la sua nuova ragazza, Audrey, George e Ron e… be’, Harry.- concluse Ginny, arrossendo e lasciandosi sfuggire un sorriso.

La piccola Lovegood rise –Ah, l’amore, come rende bello il mondo!

-A proposito di amore! E Rolf? Ho saputo che siete usciti assieme, durante l’ultimo week-end a Hogsmeade .- intervenne Ginny, sorridendo maliziosa a Luna.

-Oh, sì! È tanto simpatico.- affermò la bionda, col suo sorriso svagato. –Oh. Hermione, Malfoy è appena entrato.- disse, guardando verso il tavolo di Serpeverde.

Subito la bruna Grifondoro abbassò lo sguardo, intristendosi. –Ah. Bene.

Fissò la fetta di pane, ma non riusciva a mangiarla, improvvisamente il suo stomaco era stretto in una morsa dolorosa.

 

Il campo di Quidditch era gremito di gente, come sempre, ma la famiglia Weasley era riconoscibile anche da lontano. Hermione e Luna corse subito incontro a Molly, che però era l’ombra della donna che ricordava: era dimagrita molto e la pelle del viso pendeva floscia, di un colore spento e un po’ malaticcio, così come gli occhi, che erano torbidi. Dentro essi vi si poteva leggere tutto il dolore non ancora sopito di quell’anima di madre lacerata dalla perdita del figlio Fred. La signora Weasley abbracciò e baciò le due ragazze con suo solito affetto, riservando ad Hermione, che non vedeva da tempo, più moine che a Luna, che però, comprendendo la donna, non se ne ebbe a male. Subito il suo abbraccio venne sostituito dalla stretta di mano di Arthur Weasley, e poi dalla poderosa stretta di Charlie. Fleur, con la sua solita grazia nonostante il pancione, lasciò sulle guance delle ragazze tre grossi baci e la nuova arrivata, Audrey, regalò loro un timido sorriso, stringendosi a Percy, che l’ammirava adorante, palesemente innamorato. George le salutò con un sorriso, un sorriso che però sapeva di amaro: nessuno poteva guardalo senza pensare al suo gemello.

Infine Hermione si trovò di fronte ad Harry e Ron.

-Hermione!

-Harry! Quanto sono felice di vederti!- esclamò, abbracciando l’amico moro, prima di bloccarsi alla vista di Ron. –C…ciao Ronald.- sussurrò, evidentemente a disagio.

-Ciao Hermione… ehm… come va?

-Tutto okay…

Hermione pregò che finisse presto: non sapeva come comportarsi con Ron, aveva sofferto così tanto a causa sua… e ora se lo trovava davanti, identico al ragazzo che aveva visto mesi prima, quando pareva che tutto andasse a meraviglia.

-To’, guarda chi c’è, Lenticchia.

Tutti si voltarono verso la voce: Draco Malfoy e Blaise Zabini erano davanti a loro, il primo con un sorrisetto ironico dipinto in volto. L’espressione dei ragazzi Weasley s’indurì, mentre facevano largo per far passare i Serpeverde e liberarsi di loro il più in fretta possibile.

-Sempre gentile, Malfoy. Come sta tuo padre? Ho sentito che Azkaban è confortevole, in questo periodo.- sibilò Ron. Hermione sapeva che l’antico odio del suo ex-ragazzo verso Malfoy si era acuito con la morte di Fred, ma comunque ne fu infastidita: non era stato Draco ad ucciderlo, era stata Bellatrix!

Il biondo fece finta di nulla, posando una mano sulla testa riccia e arruffata di Hermione.

-Granger, oggi hai dei capelli quasi umani, sai? Non sembri una Gorgone, al massimo assomigli allo Yeti. Ci si vede.- disse, andandosene e lasciando tutti stupefatti o allibiti.

-Da quando fai comunella con Mafoy?- le chiese George, sospettoso. Hermione alzò le spalle, scrollando la testa.

-Da quando è di buon umore, cosa che capita una volta ogni secolo. Dai, andiamo, altrimenti perderemo la partita di Ginny.

Luna annuì vigorosamente. –Sì, sarà meglio andare!- e si trascinò via Hermione.

Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma anche necessario.

 

La partita non fu solo un successo, fu molto di più: Grifondoro stracciò Serpeverde con un punteggio talmente vergognoso che la squadra verde-argento, che ora batteva in ritirata con la coda tra le gambe.

Ginny era stata semplicemente superba, aveva giocato come non mai, intenzionata ad ottenere quel posto nelle Holyhead Harpies. Anche Hermione, che non capiva molto di Quidditch e che non era mai stata una fan sfegatata, apprezzò il gioco, anche se il suo sguardo continuava a correre agli spalti dei Serpeverde, cercando Malfoy.

Non riusciva a spiegarsi perché, dopo due mesi di quasi totale silenzio, si fosse comportato così con lei. Come prima dell’anno nuovo, quando sembrava che potessero essere amici.

Malfoy, decise la ragazza, era tutto strano.

Hermione era così presa dai suoi pensieri che non si accorse delle occhiate che Ron si scambiava con Harry: il penultimo dei Weasley era ancora un po’ stranito da quella quasi gentilezza che Draco Malfoy aveva usato con la sua ex-ragazza e si chiedeva a cosa fosse dovuta. Certo, in una lettera sua sorella gli aveva accennato alle lezioni che la McGranitt aveva chiesto ad Hermione di dare a Malfoy, ma, insomma! Quello era un Malfoy! Uno che disprezzava i Nati Babbani, che non si sarebbe mai avvicinato ad uno di loro, figurarsi toccare Hermione!

Era il figlio di Lucius Malfoy e il nipote di Bellatrix Lestrange!

Era un Mangiamorte, miseriaccia! E i Mangiamorte non avevano un cuore: quanti ne stava vedendo processati, nel suo tirocinio? Erano bugiardi e assassini, non avevano dignità: quanti ne aveva visti tradire gli ex-compagni, facendone i nomi non per rimorso, ma solo per una riduzione della pena? Quanti ne aveva visti giurare di essere costretti o sotto la Maledizione Imperius?

Ma che stava succedendo?

Harry gi lanciava sguardi di ammonimento: a differenza di Ron, egli sapeva qualcosa in più. Nella sua corrispondenza con Ginny e Luna aveva trovato numerosi riferimenti all’amicizia tra Malfoy ed Hermione.

Inizialmente era rimasto spiazzato: Draco Malfoy era un vile, un codardo. No, cattivo no, ma stupido sì: si era infilato in una situazione pericolosa solo per vana gloria e per aver sottovalutato la crudeltà di Voldemort e ne aveva pagato le conseguenze. Ma il Malfoy che conosceva lui non avrebbe mai avuto nulla a che spartire con la loro Hermione.

Appunto, si disse, il Malfoy che conosceva lui. Ma forse stava cambiando, dopo tutto quello che aveva passato. Tacque, decidendo di dargli il beneficio del dubbio.

 

Finita la partita, la tribù Weasley, assieme ad Harry, Luna e Angelina decisero di andare da Ginny: accettata o no nelle Holyhead Harpies, non aveva mai giocato così bene e bisognava complimentarsi. Hermione decise di seguirli, ma prendendosela con comodo e rimase indietro.

Lanciò un’occhiata ansiosa verso le fila dei Serpeverde che se ne tornavano al castello, furibondi per la cocente sconfitta, cercando la testa platinata di Malfoy.

Si diede della stupida: perché lo stava cercando quasi lo aspettasse? Infondo era da un po’ che il furetto non le rivolgeva veramente la parola, avrebbe dovuto ignorarlo anche lei. Scrollò il capo, decidendosi ad andare avanti, quando Ron le si parò davanti.

-Herm… dovremmo parlare.- le sussurrò, cercando di farsi coraggio. La ragazza lo squadrò, gelida.

-Come mai? Mi pareva che tu avessi detto tutto Ronald.- gli disse, accennando alla lettera. Il rosso diventò bordeaux, abbassando lo sguardo.

-E mi dispiace, ma ero confuso Hermione… mio fratello era appena morto e poi, dopo tutto quello che ci è successo…

-Già. Ci è successo, Ron. Ci. Non c’eri solo tu! Io avevo bisogno di te, maledizione. Stavo male, sto male! Cosa pensi, di essere l’unico a soffrire per Fred? Dio, lo conoscevo da anni! Gli volevo bene, anche se era irritante!- sbottò Hermione, spintonandolo da parte e camminando in fretta verso il castello. Il rosso le andava dietro, macinando terreno con ampie falcate.

-Hermione, aspetta, fermati!

E la ragazza fece come le era stato detto: si fermò, voltandosi a guardarlo, gli occhi scuri pieni di lacrime di rabbia e delusione. A Ron fece impressione: quanto era cambiata Hermione in quei mesi? A parte quelle rare volte, durante la sua storia con Lavanda, in cui la sua vecchia amica aveva dato di matto, non l’aveva mai vista tanto sconvolta.  

-Mi dispiace Herm, dovevo riflettere.

-Be’, potevi muoverti a farlo… non ho più intenzione di dover aspettare nessuno, nella mia vita.- sussurrò Hermione, lottando contro il groppo che sentiva in gola.

-Hermione, ascoltami, ho sbagliato e mi scuso, ma devi capire…

-Ron, io ho capito. So cos’hai passato e forse sono stata un po’ ingiusta… ma non penso di provare più quello che provavo prima per te e non credo di avere più fiducia in te. Mi dispiace.- gli rispose, mentre una lacrima scendeva lenta sulla guancia, fino all’angolo della bocca. Si voltò, andandosene e lasciandolo lì.

-È per Malfoy, vero?! Hermione, rinsavisci!- le urlò dietro. Per la prima volta, Ron Weasley comprese quanto caro si potessero pagare i propri errori e i propri tentennamenti. Aveva lasciato Hermione in un momento in cui anche la ragazza aveva bisogno di sentirsi protetta ed amata e ora l’aveva persa per sempre. Per Malfoy forse.

L’osservò allontanarsi di corsa, senza voltarsi mai e senza rispondergli, i capelli crespi e castani mossi dal venticello gelido che si era alzato.

D’istinto, si asciugò una lacrima.

 

Era corsa al sicuro, tra le mura di Hogwarts, asciugandosi furiosamente le lacrime e cercando di frenare i singhiozzi. I corridoi erano vuoti: i Grifondoro festeggiavano nella loro torre, i Serpeverde si rodevano il fegato nei loro sotterranei e Corvonero e Tassorosso passeggiavano per il parco e se ne stavano nelle loro sale comuni.

Non voleva che nessuno potesse vederla e d’istinto si diresse verso la Stanza delle Necessità, salvo poi ricordarsi che non esisteva più: era ormai ridotta ad una stanza di fuoco eterno, che la stessa Hogwarts aveva fagocitato.

Represse un gemito stizzito, asciugandosi gli occhi furiosamente. Stupido, stupido Ron. Perché era tornato a cercarla?! Era quasi riuscita a farsene una ragione e lui tornava!

Sentiva il dolore sordo che era riuscita a scacciare con tanta fatica, tornare a squarciarle il petto.

-Granger? Allora aveva visto bene!- si sentì dire da dietro le spalle. Una mano si posò sul suo braccio. –Che succede? Ma… piangi?! Allora ce li hai dei sentimenti!

-V… va… via, fu… furetto!- singhiozzò, cercando si sottrarsi dalla stretta del biondo, che si era fatta più forte. Inutilmente, Draco non le lasciò il braccio, anzi, la fece voltare, osservando il volto stravolto.

Aveva gli occhi arrossati, le guance pallide e rigate di lacrime, le labbra tremavano per lo sforzo di non strillare e i capelli, quasi avessero vita propria, sembravano più crespi e selvatici del solito; la trascinò via dal corridoio, addentrandosi in uno degli stretti passaggi del castello che, come tutte le fortezze medioevali, non era stato costruito con un preciso progetto architettonico. Arrivati in un punto nascosto, l’abbracciò, stringendola con dolcezza.

-Non devi mai piangere dove la gente possa vederti, Granger. Ora sfogati pure.- le sussurrò, ruvido.

Hermione si lasciò andare ai singhiozzi, mentre Draco le accarezzava la testa.

Era solo un momento di debolezza, si diceva. Non si sarebbe mai più abbassato a far da spalla su cui piangere alla zannuta. Ed intanto continuava a stringerla forte, maledicendo Lenticchia.




Sono tornata. In ritardo, ma ci sono =) Spero che questo cappy vi piaccia e che i pg non siano troppo OOC... 

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Capitolo 8
*** VIII. ***


VIII.

Hermione sorrise, sistemandosi la crocchia spettinata, mentre Draco sbuffava a tutto spiano, seguendo la sua spiegazione. Ormai, anche durante Pozioni, sedevano assieme: Lumacorno aveva deciso di far lavorare assieme i due migliori studenti dell’ultimo anno e, secondo la sua opinione, “l’esempio più puro di collaborazione e amicizia tra casate storicamente rivali”.

-Granger, pietà. Mi sta scoppiando la testa!- si lagnò il Serpeverde, lanciando un’occhiata depressa alla compagna di banco. Quel giorno l'anziano professore di Pozioni aveva deciso che un po' di lavoro in coppia avrebbe giovato alla classe:  purtroppo per gli studenti,  le accoppiate non erano delle più felici e  almeno metà di loro, piuttosto che preparare i filtri assegnati, preferiva tentare di affogarsi l'un l'altro nei calderoni.

-Malfoy, stavi sbagliando di nuovo gli ingredienti della pozione! Dovrò pur farti notare i tuoi errori!

-Non se devi rompere così! E poi perché proprio noi dobbiamo riprodurre l’Amortentia?!- sbottò Draco, guardando, truce e diffidente, il calderone che bolliva.

-Perché, nonostante possa sembrare il contrario, è una pozione complessa, caro mio. Per preparare un’Amortentia ben fatta ci vuole grande abilità, altrimenti gli effetti saranno blandi o addirittura potrebbe rivelarsi nociva.- replicò, saputa, la Grifondoro, rimestando l’intruglio.

-Granger, non per smontarti, ma l’Amortentia è sempre e comunque nociva: ti rintrona per benino, non lo sai?- sbuffò di nuovo Draco. Hermione alzò lo sguardo al cielo, senza però rispondergli.

Aveva ragione e non diceva il contrario: i filtri d’amore erano dannosi e pericolosi. Non solo perché di difficile preparazione, ma anche perché ricreavano una specie di amore perverso e maniacale, qualcosa di innaturale e malefico proprio nella sua natura.

L’amore era qualcosa di potentissimo: amore era quello che aveva salvato Harry da Voldemort, amore era quello che aveva unito Severus Piton a Lily Evans, amore era quello che aveva salvato tutti loro da Voldemort. L’idea insana che si potesse imbottigliare e pilotare era assurda e pericolosa, la quint’essenza della perversione nella quale poteva incappare un mago, quasi quanto tentare di comandare la morte. Imbottigliare l'amore non portava mai a felici conclusioni e la fu Merope Gaunt poteva testimoniarlo con la sua tragica vita e ancor più tragica fine.

-Hai ragione, Malfoy. L’Amortentia è pericolosa, sempre.- sussurrò, dedicandosi alla pozione.

 

Draco ormai aveva imparato a capire Hermione e sapeva che quei lunghi silenzi erano sintomo di riflessione. Era una pensatrice, la Grifondoro: qualsiasi argomento riusciva a scatenare in lei dubbi e domande a cui la ragazza doveva trovare una risposta.

Infondo, quell’atteggiamento gli piaceva: non aveva mai seriamente frequentato le ragazze, ingessato in quella rigida struttura sociale che caratterizzava il mondo dei Purosangue. A parte qualche vero maschiaccio, come Millicent, e qualche piattola come la Parkinson, che lo seguiva ovunque e che ne aveva lusingato l’orgoglio adolescenziale con le mille moine che gli riservava, nelle ragazze che aveva frequentato non c’era nulla di tutta la complessità della Granger. Nessuna Purosangue si poneva le domande che si poneva quella Mezzosangue, convinte fino nel midollo alla correttezza e alla nobiltà degli insegnamenti dei loro casati.

Non le criticava, anche lui era stato così, come lo era stato gran parte di quelli come lui. Forse, l’unico ad essersi posto delle domande era stato Blaise ed infatti non aveva rimediato tutti i casini che, invece, avevano atteso al varco lui e il resto della sua combriccola.

Si concentrò sulla pozione e sulle istruzioni, cercando di non combinare danni: ma quanto diamine era complessa?!

 

Alla fine della lezione, nonostante tutti i pronostici sfavorevoli, l’Amortentia faceva bella mostra di sé nel calderone di Draco ed Hermione. Tutti, chi più, chi meno, osservavano ammirati il loro duro lavoro, Ginny per prima, che si era complimentata.

-Il profumo è esattamente come lo ricordavo.- sussurrò la rossa, annusando l’aroma che si sprigionava dalla pozione.

-Meno male, altrimenti avrebbe significato aver fatto un gran casino.- rispose Hermione, sollevata. Sì, sollevata, perché non riusciva più a sentire lo stesso profumo di una volta: era cambiato e non sapeva spiegarsi se fosse dovuto ad un errore nella preparazione o ad un suo cambiamento.

-Grazie dei complimenti, Piattola.- s’intromise Draco, guadagnandosi un’occhiataccia da Ginny, che però non poté rispondergli a tono, visto che Lumacorno comparve accanto a loro, elogiando la pozione, che definì “perfetta, eccellente, davvero ben fatta”.

Prima che il professore la facesse Evanescere, Draco l’annusò ancora una volta. L’odore gelido della brughiera in cui volava nelle mattine nebbiose d’estate, profumo di menta piperita e di lavanda, gli odori della sua infanzia, e l’odore caldo e naturale di una persona. Niente profumi artificiali, solo l’odore della sua pelle. Quanto era messo male, si chiese.

 

Era ormai fine marzo, le giornate si stava allungando e iniziava ad essere tiepido. Dopo le insistenze di Draco, Hermione si era arresa e aveva deciso di accontentarlo: avrebbero studiato nel parco, all’ombra di un pioppo a poche decine di metri dal lago.

E così, anche quel pomeriggio, i due ragazzi erano immersi nei libri, cercando di districarsi tra compiti, nuove lezioni da mandare a memoria e ripassi in vista dei MAGO, che si facevano sempre più vicini.

-Hey Granger, mi sa che ho scritto una cavolata, qua. Sugli usi della pietra di luna… se Lumacorno me lo chiedesse ai MAGO…

Hermione si allungò sopra la sua spalla, sfiorando la guancia del ragazzo coi riccioli crespi. –Uhm… no, direi che è giusto… tranquillo, è tutto corretto. Comunque credo che non ci crederà questo… secondo me, le domande verteranno su qualche pozione avanzata o insolita…- gli disse, risprofondando nei suoi appunti. Ad un certo punto, si appoggiò schiena contro schiena.

-Comoda Granger?

-Oh, sì, grazie. Sai, se ti trasformassi in un cuscino, saresti un magnifico guanciale.- ridacchiò Hermione, guadagnandosi un’occhiataccia.

-Zitta e mosca, zannuta, o ti trasformo in un topo.- la minacciò, scompigliandole i già ribelli capelli.

-Giù le mani. E comunque non saresti abbastanza veloce, Malfoy.

Draco scrollò il capo, sorridendo divertito e chiuse il libro. Si spostò, poggiando la schiena contro il tronco del pioppo e tirando a sé Hermione, lasciando che si mettesse comoda contro il suo petto.

La ragazza, dopo un primo momento di confusione, si rilassò.

-Posso farti una domanda, Draco?

-Draco? Scusa, e da quando abbiamo tutta questa confidenza?!- chiese il Serpeverde, fingendosi irritato.

-Oh, mi dispiace sua Altissima Maestà Furetto Malfoy.- lo prese in giro Hermione.

-Granger, ti devo schiantare? Non-chiamarmi-furetto. È fastidioso e stupido: non ci crederai, ma mi sono molto vergognato quando Moody mi ha trasformato in quello sciocco animaletto.- ringhiò Draco.

-E tu non chiamarmi zannuta. Nel caso non ci vedessi, ho i denti tutti regolari. Comunque, potrei sapere perché sei tornato a scuola, quest’anno? Nel senso… l’anno scorso avevi una buona media e avresti potuto dare i MAGO come hanno fatto altri. Come Neville.

-Chi, Paciock? Comunque… il fatto è che sentivo di non aver imparato nulla, l’anno scorso. Non coi Mangiamorte nella scuola. E poi, sono rimasto assente molto spesso. Ma mi pareva di averti risposto di già.

-Capisco. E comunque l'avevi fatto troppo in fretta, sai com'è.- rispose Hermione.

-Malfidata.- gli rispose, ridacchiando. Avrebbe voluto risponderle che lo sapeva. Sapeva che poteva capirlo. Ora lo sapeva. Rimase in silenzio.

 

-Cosa guardi, Minerva?

La professoressa McGranitt si voltò, facendo un cenno di capo alla professoressa Sprite. –Guardo la speranza, Pomona.

La donna più bassa sorrise, guardando Draco Malfoy ed Hermione Granger, seduti sotto un pioppo poco lontani dal Lago Nero. I due ragazzi parlavano, abbracciati. Il giovane Malfoy sorrise per qualcosa che la signorina Granger aveva detto e le scompigliava i capelli.

-Chi l’avrebbe mai detto? Proprio loro due. Eppure è bello da guardare.- sospirò la professoressa Sprite –La speranza di un mondo di pace.

-Già. Nonostante la guerra sia finita, se non si metteranno da parte pregiudizi e odio, un nuovo Voldemort potrebbe nascere da questi.- concluse la McGranitt.

-Minerva, ormai siamo due vecchie sentimentali…- disse la Sprite, facendole un cenno di saluto col suo solito modo di fare gioviale ed andandosene verso le serre.

La preside rimase ancora un po’ ad osservare i due ragazzi, poi ritornò verso il castello. “Albus sarebbe felice.”

 

Quella mattina la professoressa Alasteir, la nuova insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, una strega altra e robusta, dalla pelle cotta dal sole e un’espressione navigata, vestita sempre con abiti esotici e che si era guadagnata una gran fama come cacciatrice di Maghi Oscuri, aveva deciso un ripasso generale della sua materia. Avrebbero dovuto destreggiarsi contro diverse Creature Magiche e sfoderare gli incantesimi da lei richiesti, per verificare che tutti fossero pronti per i MAGO.

Serpeverde e Grifondoro condividevano anche quel corso, oltre a Trasfigurazione e Pozioni e quella era una buona occasione per le due Case di sfidarsi.

-Allora ragazzi. Mettetevi in fila, alternati: un Grifondoro e poi un Serpeverde e così via, intesi? Prima abbiamo affrontato un Berretto Rosso, ora, la chicca della giornata, quello che tutti aspettano. Vediamo se indovinate.- disse la donna, sfoderando un sorriso furfante, in linea col suo carattere che un Babbano avrebbe definito da camionista.

-Un Molliccio?- chiese, speranzoso, un ragazzo Serpeverde.

-Molto bene, signor Thompson. Allora, chi sa dirmi quale incantesimo è efficace contro i Mollicci? Signorina Granger?- disse la professoressa, annuendo quando la Grifondoro alzò la mano.

-Riddikulus.

-Dieci punti a Grifondoro, signorina Granger.

Ginny diede il cinque all’amica, che le sorrise.

-Bene, siamo pronti?- chiese la Alasteir, facendo scorrere lo sguardo sulla classe, che si era ordinatamente disposta in fila. Ginny Weasley era la prima.

La professoressa aprì il baule che conteneva il Molliccio che impiegò qualche secondo ad uscire, con le sembianze di un Mangiamorte. Non si vedeva il volto, coperto dalla maschera e pareva quasi fluttuare. La minore del Weasley si concentrò, pensando a qualche scherzo di George.

-Riddikulus!- urlò, e la creatura si trasformò in un buffissimo pagliaccio. Ginny rise e si spostò, lasciando il posto al Serpeverde che le stava dietro, Blaise Zabini.

Per tutti fu una passeggiata sconfiggere il Molliccio, in particolare per chi aveva avuto la fortuna di eseguire lo stesso esercizio col compianto professor Lupin.

Arrivato il suo turno, Hermione fece un passo avanti, osservando il Molliccio cambiare forma in modo confuso.

Davanti a lei apparve Bellatrix Lestrange. S’irrigidì, incapace di pensare chiaramente. Bellatrix era morta, non era lì, non era lì.

Era su un pavimento gelido, a scacchi bianchi e neri. La voce crudele di Bellatrix poneva domande su domande e ogni volta che lei rimaneva in silenzio, pronunciava una sola, gelida parola. “Crucio.”

-Granger? Granger!- la chiamò la professoressa, mentre il Molliccio-Bellatrix avanzava con un sorriso sadico sul volto. Hermione rimaneva immobile.

Lo sguardo di Draco, che era dietro la ragazza, si spostò rapidamente dalla Grifondoro al Molliccio, poi balzò davanti all’amica.

-Riddikulus!- esclamò. Il molliccio divenne una scimmietta a molla che suonava i piatti, mentre il Serpeverde trascinava via Hermione. –La porto in infermeria, professoressa.

-Fa pure Malfoy.- accordò la donna, guardando con preoccupazione la studentessa evidentemente  sotto shock.

La ragazza incontrò lo sguardo preoccupato e un po’ spaventato di Ginny, mentre Draco la portava via.

 

Percorsero i corridoi in silenzio: Draco la teneva per le spalle, mentre Hermione aveva ancora un’espressione spaurita in volto. Fu nei pressi dell’infermeria che si riebbe.

-Che figuraccia.- sussurò Hermione, ancora terribilmente pallida.

-Granger, non dire cavolate.- la rimbrottò Draco –Certo che proprio a quella pazza dovevi pensare.

-Scusa. Sai, pensavo di averlo superato. Quello che è successo a Villa Malfoy, intendo: con tutto quello che succedeva, non avevo il tempo di pensare a Bellatrix e a quello che mi aveva fatto. Ma poi, con la pace e la tranquillità… è come se si fosse rotta la diga che mi proteggeva da quei ricordi.

Malfoy si fermò, facendola voltare verso di sé. –Mi dispiace Hermione. Credimi, tu non hai idea di quanto mi dispiaccia.

No, la Granger non poteva avere idea di cosa avesse provato, nel vederla su quel pavimento. Certo, all’epoca la odiava cordialmente, ma vedere una persona fiera e testarda come lei, che conosceva da così tanto tempo, piegata in due per l’indicibile dolore che quella pazza di sua zia le stava infliggendo lo aveva spaventato.

-Lo so, Draco. Lo so.-rispose Hermione, lasciandosi abbracciare.

-Dai, vieni. Madama Chips sarà felicissima di rimetterti in sesto. E non dire a nessuno che ti ho consolato Granger: ho il mio onore da difendere.- l’ammonì Malfoy.

-Oh, sei incredibile! E poi, quale onore Malfoy?- sorrise debolmente la ragazza, entrando in infermeria assieme al biondo.

Madama Chips fu subito da loro. –Signorina Granger! Ma cosa le è successo? Signor Malfoy?- inquisì l'infermiera, guardandolo male.

-Non c’entro nulla, glielo posso assicurare. Ha avuto un brutto incontro con un Molliccio.- spiegò il Serpeverde, mentre l’infermiera accompagnava Hermione ad un lettino.

-Ah, ogni anno qualcuno fa questa brutta fine! Non importa, signorina Granger, non è nulla di grave: un po’ di cioccolato e una bella pozione calmante per distendere i nervi e tornerà come nuova.- le disse, affaccendandosi attorno alla brunetta, che balbettò un grazie. –Signor Malfoy, può tornarsene in classe, ora.- ordinò poi Madama Chips, secca, a Draco. Egli annuì, decidendo che litigare con la donna fosse poco saggio e, salutando Hermione con un cenno di capo, se ne andò.

 

Ginny era preoccupata: la sua migliore amica aveva avuto una reazione terribile davanti al Molliccio-Bellatrix e ora era in infermeria. Appena la lezione di Difesa contro le Arti Oscure terminò, tirò da un lato Malfoy.

-Come sta Hermione?

-Chi, la Granger? Quella è un osso duro.- rispose il biondo, gelido.

-Meno male. Non pensavo che ci pensasse ancora…- disse la rossa, massaggiandosi le tempie, come se stesse cercando di scacciare un pensiero molesto.

-Piattola, come pensi che possa non pensarci? L’hai vista la cicatrice sul braccio, no?

-Sì, e questo mi preoccupa. Hermione è cambiata tanto, in questi mesi. Anzi, in questi due anni. E, per quanto mi costi ammetterlo… Ron non faceva per lei. Ha bisogno di qualcuno che sappia capire i suoi sentimenti.- concluse Ginny, guardandolo di sottecchi. Assomigliava  spaventosamente a Molly e quel suo modo era talmente sinistro da poter riportare all'ordine persino George.

-Non ti seguo Weasley.- ribatté Draco, seccato. Perché pure la sorella di Lenticchia doveva impicciarsi nella sua vita?

-Non mi stupisce, col cervello da furetto che hai. Vado o farò in ritardo.- gli rispose la ragazza, adocchiando Luna che, assieme a Rolf Scamandro, la salutava con un largo sorriso sulle labbra da infondo al corridoio. –Ah, Malfoy? Il prossimo week-end ad Hogsmeade è questo sabato.- e, detto questo, Ginny se ne andò.

-Amico, la Weasley ti ha incastrato per benino, eh?- ridacchiò Blaise, comparendo alle sue spalle.

 

Hermione era appena uscita dall’infermeria, quando si era di nuovo imbattuta in Malfoy. Aveva passato le ultime ore del pomeriggio a riposare, spossata da quella visione terrificante e la vista del Serpeverde la rincuorò.

-Buona sera, Hermione.- la salutò, cordiale.

-Ciao Draco.

-Va meglio?

-Insomma… ho avuto giornate migliori.

-Immagino.

Rimasero in silenzio a lungo, camminando fianco a fianco, a loro agio, ognuno immerso nei propri pensieri. Arrivati alle scale che portavano alla Torre di Grifondoro, Hermione fece per incamminarsi, quando venne bloccata dalla stretta al braccio di Draco.

-Hey Granger, sabato andiamo ad Hogsmeade. Vedi di vestirti decentemente.- disse il ragazzo e, senza darle il tempo di rispondere, le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola lì, da sola, con un sorriso raggiante sul viso.

Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma a lei andava bene così.

Salve signore e signori, come va? Mi scuso per l'ennesimo ritardo nel postare :P Godetevi il capitolo e fatemi sapere che ne pensate. Ah, prima che mi scordi: questo è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l'epigolo :)

Beth

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


Epilogo.

Ginny alzò lo sguardo dalle padelle e dai tegamini in cui stava preparando la colazione, osservando il bellissimo gufo che si era posato sul davanzale della finestra della cucina. Si avvicinò, posandosi una mano sul pancione e sfilò dalle zampe del volatile un rotolo di elegante e costosa pergamena. Riconobbe subito il sigillo e, appena terminò di leggere, sul suo viso si allargò un sorriso.

-Harry? Tesoro, vieni un attimo.- chiamò.

Il marito apparve poco dopo. –Che succede?

Ginny gli mise in mano la pergamena, ridendo. –Guarda da te.

 

Draco Lucius Malfoy & Hermione Jane Granger

annunciano il loro matrimonio

Malfoy Manor

Il 19 ottobre 2004 alle ore 15.30

 

P.S.: Sfregiato, vestiti decentemente o rimarrai con gli Elfi Domestici.

P.P.S.: Harry, non dar retta a Draco, lo sai che è un furetto permaloso.

 

 

Sì, lo so, questo non è un epilogo XD Comunque, eccoci qua, alla fine di questa storia ;P Spero che vi sia piaciuta e se volete lasciare una recensione, siete i benvenuti.

Ringrazio le 7 persone che l'hanno inserita nei preferiti, e le 39 persone che l'hanno inserita nelle ricordate o nelle seguite. 

Grazie a tutti e a presto,

Beth

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