Love Is Our Resistance.

di TheGhostOfYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Figlia Di Voldemort. ***
Capitolo 2: *** New Friends ***
Capitolo 3: *** Slytherin ***
Capitolo 4: *** I'm just like you. ***
Capitolo 5: *** First Kisses And Revelations ***
Capitolo 6: *** Shooting Stars ***
Capitolo 7: *** Changes ***
Capitolo 8: *** Feelings ***
Capitolo 9: *** Tradimenti ***
Capitolo 10: *** Pessima Bugiarda ***
Capitolo 11: *** Nulla è stato costruito per durare ***
Capitolo 12: *** C'è una parte di te che non conoscerò mai ***
Capitolo 13: *** Natale ***
Capitolo 14: *** Baratro ***
Capitolo 15: *** Paure e segreti ***
Capitolo 16: *** 16 - Tu Grifondoro, Io Serpeverde ***
Capitolo 17: *** I guai in festa PARTE I ***
Capitolo 18: *** I guai in festa parte II ***
Capitolo 19: *** Scelte ***
Capitolo 20: *** This Is War - Part I ***
Capitolo 21: *** This is War - Part II ***
Capitolo 22: *** This Is War Part III - Love Is Our Resistance ***



Capitolo 1
*** La Figlia Di Voldemort. ***


Scozia - 31 Agosto.
Una leggera pioggerellina cadeva sulla campagna intorno all’imponente Maniero dei coniugi Lestrange; era quella pioggerellina fastidiosa, che si depositava leggera sulle cose lì intorno e non i trasformava mai in un acquazzone.
Helena Riddle, dalla finestra della sua camera, osservava il paesaggio con un’aria piuttosto imbronciata. Lei amava i temporali, quelli forti, con i fulmini che squarciano il cielo e i lampi che lo colorano di violetto. Non se ne faceva niente di quella pioggia inutile. Chiuse la pesante tenda di velluto scuro, decisamente inadatta per la stagione estiva, e sbuffando si diresse verso lo specchio.
Helena non si era mai definita “bella”. Era una semplice ragazza pallida, con i capelli scuri lunghi fino alla vita, abbastanza magra. L’unica cosa che amava di se stessa erano gli occhi: due iridi viola circondate da un contorno leggermente a mandorla. Sua madre, Bellatrix, era quella bella delle due, non di certo lei. Eppure, quella mattina, fasciata in quell’uniforme scolastica, si sentiva bella. La gonna le arrivava appena sopra le ginocchia, e la camicia era abbastanza stretta da fasciarle la vita e mettere in evidenza il seno non troppo grande. Si sentiva emozionata. Per la prima volta nella sua vita avrebbe frequentato una normale scuola, invece di studiare a casa come era successo fino ad allora.
- Come mai studio a casa, mamma?- le chiedeva sempre.
- Perché sei speciale, tesoro. E i Babbanofili di Hogwarts non capirebbero.
Con gli anni aveva imparato che quel “speciale” era qualcosa di spaventoso per il resto della comunità magica. Helena, infatti, era la figlia illegittima di Bellatrix Lestrange e di Lord Voldemort. Era nata appena un mese prima che la maledizione rimbalzasse contro Voldemort, e da allora viveva nell’ombra di un padre che per lei non era mai esistito. Rodolphus era il suo vero padre, colui che l’aveva sempre protetta dai pericoli e dalle male lingue della gente. Era stata costretta a studiare in casa, per evitare che la attaccassero, in quanto figlia del Signore Oscuro, che aveva ucciso persone innocenti e molto probabilmente non si sarebbe mai fermato.
Ma quell’estate, Voldemort era risorto, forse anche più potente di prima, e per Helena era giunto il momento di compiere il suo dovere. Un dovere per il quale tutti i Mangiamorte avrebbero donato il loro braccio sinistro. Un dovere che sua madre non smetteva mai di ripetere quanto fosse importante e onorevole, per lei.
Mentre Helena continuava a guardarsi riflessa nello specchio, sua madre entrò con eleganza nella stanza, sistemandosi proprio dietro di lei e mettendole le mani sulle spalle. Era semplicemente bellissima, con quei capelli ricci che le arrivavano fino alla schiena e quegli occhi da pazza, ma talmente particolari da risaltare su tutto il resto. Helena avrebbe tanto voluto essere come sua madre; nonostante la sua vena di pazzia e crudeltà, erano molto legate, e la ragazza teneva molto al giudizio della donna.
- Ma guardati, sei un amore.- Bellatrix passò una mano tra i capelli della ragazza, sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
- Sono così emozionata, mamma.-
- Lo so, la tua è una missione importante.- l’abbracciò da dietro, tenendola stretta al petto. Nessuno avrebbe mai detto che Bellatrix Lestrange fosse una donna materna, ma lei lo era, esattamente come era una donna in grado di amare. – Molti morirebbero per..-
-.. Per portare a termine la missione, lo so mamma, lo so.- la ragazza sbuffò. Non era emozionata per la missione. Era emozionata perché finalmente avrebbe conosciuto qualcuno della sua età con cui condividere l’amore per la magia.
La donna si sedette sul pavimento, prendendola tra le braccia. Helena sbuffò di nuovo. Bellatrix certe volte la trattava come una bambina di cinque anni; non capiva che a quindici anni di certo non era l’abbraccio della mamma quello che si aspettava. Ma ormai aveva rinunciato a farglielo capire.
- Da quando sei nata, sei stata la cosa più importante per me. Ho sempre cercato di proteggerti dai Babbani e dai traditori, e ti ho insegnato tutto quello che sapevo. Sono orgogliosa di te, di come sei cresciuta, dei valori che hai appreso da me. So che farai un buon lavoro.-
Da quella posizione, Bellatrix non poteva vedere la faccia di sua figlia, che stava sbuffando per l’ennesima volta.
Mia madre non ha capito nulla di me, se la pensa così.
Per anni, i Lestrange avevano tentato di insegnarle che i Babbani erano il male del mondo, che la razza suprema era quella dei Purosangue e che il suo vero padre aveva cercato di purificare il mondo dalla spazzatura, dai traditori e dai Babbani. Helena era stata talmente brava a fingere di interessarsi un minimo a quello che dicevano, che non avevano mai avuto il sospetto che in segreto, lei osservasse i Babbani e i traditori, e ne fosse affascinata. Sua madre le avrebbe lanciato un Cruciatus, come minimo, se mai l’avese scoperto.
- Ho una sorpresa per te.- Bellatrix si alzò e la prese per mano, conducendola fuori dalla sua stanza. – Vieni.-
Percorsero in silenzio i corridoi del grande maniero, immerso nel silenzio e nell’ombra, com’era sempre stato, per arrivare a quello che una volta doveva essere il salone delle feste, ma che in realtà veniva usato da sua madre e Rodolphus per architettare piani malvagi, come quello di mandare ad Azkaban due poveri babbani con le loro sembianze per non fare scoprire la loro fuga. Al centro della sala, nel caminetto, ardeva un bellissimo fuoco azzurro. La lunga tavola era imbandita di diverse, favolose pietanze e gli elfi domestici andavano avanti ed indietro dalla cucina, ogni volta inchinandosi rispettosamente verso una figura alta e decisamente magra,  impossibile da vedere in controluce. 
- Falla avvicinare, Bellatrix.-
- Si, mio signore.-
La voce di quell’uomo era fredda, quasi metallica. Non aveva niente a che fare con il calore della voce di sua madre, quando si rivolgeva a lei, o la confortante voce squillante di Rodolphus. Quell’uomo di spalle, era inquietante solo per come parlava. Mentre si avvicinava a lui, Helena avvertì freddo e angoscia, una sensazione mai provata prima, cominciò a tremare, tanto che sua madre la prese per mano, come per farle coraggio.
- Avvicinati, Helena.-
L’impulso era quello di fuggire lontano, il più lontano possibile da lì, ma le sue gambe si mossero verso l’uomo come dotate di una propria volontà. Si avvicinò al fuoco, e si parò davanti a quella figura incappucciata. Per poco non svenne dall’orrore. Si trovava davanti ad un uomo pallido, magro, calvo. Per di più, al posto del naso aveva due piccole fessure, come quelle dei serpenti, e gli occhi rossi, iniettati di sangue. Metteva i brividi solo a guardarlo.
Helena non disse nulla, i limitò ad osservarlo, come lui osservava lei, e a cercare di respirare, cosa che le sembrava impossibile, talmente era il freddo che quella figura emanava. Le sembrava di avere il ghiaccio nei polmoni. Una cosa mai provata prima. Non appena lo guardò negli occhi, capì chi era quell’uomo spaventoso. Si sentì lei stessa un mostro. Perché quell’uomo che assomigliava tanto ad un serpente altri non era se non suo padre.  Tom Orvoloson Riddle. Voldemort.
- Sai chi sono, Helena?-
La ragazza annuì, sentendosi intrappolata in una morsa. Si abbracciò, posando le mano sui fianchi, come se si sentisse vuota dentro. Era una sensazione bruttissima, forse anche peggio di avere vicino un Dissennatore, per quanto ne sapesse.
- Sono tuo padre, Helena.-
La bocca screpolata dell’uomo si aprì in un ampio sorriso, e contemporaneamente posò una mano sulla guancia della ragazza, che ci stava mettendo tutta la sua buona volontà per non scoppiare in lacrime. Nel momento in cui la mano sfiorò a guancia, Helena si sentì ghiacciare.  Sentiva che sarebbe morta, con tutto quel freddo. Voldemort ritirò quasi immediatamente la mano, mentre Rodolphus guardava con apprensione la sua figlioccia sbiancare e tremare senza poter fare nulla.
- Bellatrix, cara.- Lord Voldemort fece segno alla donna di avvicinarsi. Subito lei si prostrò, spingendo la figlia indietro ed inchinandosi a baciargli la mano fasciata da un anello enorme, con uno stemma. – Quali novità dal Ministero?-
- Lucius sostiene che Potter è stato assolto da tutte le accuse.-
- Immagino sia merito del vecchio Albus.-
La donna annuì, mentre con la bacchetta chiamava a se una sedia e si accomodava di fronte all’uomo che amava e venerava da anni. Riaverlo lì era un’enorme soddisfazione per lei.
- E per quanto riguarda l’arma?-
- Ci stiamo lavorando, ma Rockwood sostiene che l’unico modo per arrivarci sia usare Potter. Dobbiamo essere cauti e procedere con lentezza. È molto ben sorvegliata.-
Voldemort annuì, mentre Helena cercava di capire di che cosa stessero parlando. Parlavano di Potter, il ragazzino per il quale suo padre era scomparso per quattordici anni; il ragazzino che era in pratica il braccio destro di Silente, e che non aveva paura di nulla. E parlavano di un’arma. Quale arma fosse, non era specificato. E Helena non voleva nemmeno saperlo, a dire la verità.
- Helena, cara, qui entri in gioco tu.-
La voce melliflua della madre la raggiunse mentre lei era nel suo mondo, e subito si rimise composta su una sedia, cercando di respirare, per quanto riuscisse, e per non lasciar intendere quanta paura avesse.
- Che devo fare, esattamente, madre?-
- Spiare Potter e i suoi amici. Dirci ogni mossa, noiosa e non. Diventare la sua ombra, inseguirlo anche di notte, se necessario. Devi scoprirne punti forti e debolezze, di modo che, una volta che l’avremmo in pugno, non sarà che un burattino nelle nostre mani.-
Tom Riddle aveva parlato, e i suoi occhi si erano fatti, se possibile, più scuri del solito. Aveva una tale rabbia in corpo che se fosse esploso avrebbe ucciso tutti i presenti in quella stanza. Helena annuì.
- Ho compreso il mio compito. Se ora non vi dispiace, avrei piacere a ritirarmi nelle mie stanze.-
- Questa ragazza mi piace!- Voldemort aveva sorriso. – L’avete tirata su per bene. Vai pure, mia cara. Ma ricordati.-
L’aveva presa per un braccio e fatta voltare. Rodolphus si era alzato per venirle in aiuto, ma lei le aveva fatto capire che doveva sbrigarsela da sola, o non avrebbe mai avuto il coraggio di contrastarlo.
- Il più piccolo tradimento da parte tua sarà punito con la morte. Mi hai capito bene?-
- Sei stato cristallino, padre.- la ragazza lo guardò con aria di sfida, prima che lui la lasciasse libera di andare in camera sua.
Si lasciò la porta alle spalle, stando ben attenta a non fare il minimo rumore. Nessuno doveva sospettare che lei avesse una paura folle di quello che doveva essere suo padre. Una volta nella sua stanza, si gettò a capofitto sul letto, e si lasciò andare. Non doveva più temere nulla ora. Se fosse stata davvero brava, sarebbe riuscita a non farsi scoprire da nessuno e a portare a termine il suo compito. Ma aveva solo 15 anni, e una missione praticamente impossibile.
Mentre si asciugava le lacrime con un lembo di coperta, si chiese se Harry Potter avesse paura. Da anni era braccato dai Mangiamorte, ed ora che Voldemort era tornato, era ancora di più in pericolo;  eppure, da quello che aveva sentito dire, affrontava il suo destino con coraggio e senza lamentarsi della sua sorte. Lui si che era un ragazzo valoroso, non quei leccapiedi dei Mangiamorte.
E il suo destino, quale sarebbe stato? Servire per sempre un folle e la sua causa, che per giunta era suo padre? O morire, nel tentativo di ribellarsi?
Tutto quello che sapeva è che non vedeva l’ora di arrivare ad Hogwarts per provare a godersi una nuova vita.  Non era mai stata con ragazzi della sua età. Aveva visto una sola volta Daphne, la figlia dei Greengrass, e due volte un altro ragazzo di cui si ricordava solo il cognome: Nott. Non aveva mai avuto amici, perché era sempre stata chiusa in quella casa, senza la possibilità di vedere il mondo.
Ed era tutta colpa di quell’uomo che lei non considerava nemmeno suo padre. Era solo un viscido, che la prima volta che l’aveva vista aveva anche osato minacciarla di morte.
Si lasciò andare, stringendo il cuscino, bagnandolo di lacrime fino a quando non fu stanca, di tutto. Si abbandonò al sonno, confortata dal fatto che dal giorno dopo tutto sarebbe cambiato.
Si, da domani sarà tutto diverso.
 
***
Ed eccomi con una nuova storia. Un po’ diversa dalle mie solite. Vi illustro il mio progetto. Mi piacerebbe scrivere una trilogia, una per ogni libro a partire dal quinto, che segua su per giù la storia dei libri, ma inserendo il personaggio di Helena e cambiando alcune cose. Questa ragazza mi sta dando grandi soddisfazioni, e penso che una storia come l’ho concepita io possa interessare anche voi. Che dire? Il capitolo si spiega da solo, aspetto le vostre recensioni!
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.
 
 

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Capitolo 2
*** New Friends ***


King’s Cross, Londra – 1 Settembre.
 
Una voce amplificata annunciava che il treno per Birmingham era in partenza dal binario 7. Viaggiatori di fretta e stressati tenevano poco conto di quello che succedeva intorno a loro. Nessuno aveva notato quella ragazzina, con gli occhi talmente azzurri da sembrare quasi di ghiaccio, ed i capelli lunghi e mossi, che teneva nella gabbia un gufo reale scuro, seguita dalla nonna, una figura autoritaria e torreggiante, i cui grandi occhi scuri incutevano timore.
Le due avanzavano lentamente, fino a quando non arrivarono sul binario nove. La ragazzina sospirò di emozione, felice come non mai. Stava succedendo qualcosa, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Lei e la nonna, che le stringeva amorevolmente un spalla, si posizionarono davanti alla barriera tra il binario nove e il binario dieci. La donna si piegò a sussurrare qualcosa alla ragazza, che sorrise e la prese sotto braccio. Due passi, e le due scomparvero, come inghiottite dal muro.
Un piccolo bimbo di cinque anni aveva appena assitito alla scena, e sgranò gli occhi, incredulo. Si avvicinò alla madre e tirò la maglietta con forza, per attirare la sua attenzione.
- Che c’è, Tommy?-
- Due donne sono appena scomparse dietro la colonna, mamma! Come per magia.-
La donna rise, e prese in braccio suo figlio, che continuava a guardare dietro di se, terrorizzato.
- Non dire sciocchezze, piccolo. La magia non esiste.-
 
Bellatrix si guardava intorno con aria sospetta. Aveva appena valicato la barriera tra i binari 9 e 10, ed ora si trovava sul binario 9e ¾ in attesa che Helena prendesse il treno. Al suo fianco, la figlia guardava meravigliata tutti i maghi e le streghe sul binario; una ragazza bionda aveva appena agitato la sua bacchetta e spedito un incantesimo ad un suo amico. Il naso aveva cominciato ad assumere la forma di quello di un maiale. Helena si trattenne dal ridere. C’era tantissima confusione su quel binario; ragazzini impazziti che correvano da una parte all’altra per paura di perdere il treno, gufi che sbattevano il becco sulle sbarre di ferro della loro gabbia, mamme che si raccomandavano con i loro figli.
La sua attenzione fu catalizzata verso tre ragazzi, che avranno avuto si e no la sua età. Due di essi portavano la spilla da Prefetto, il coordinatore della Casa di appartenenza. Il ragazzo aveva i capelli rossicci e un sacco di lentiggini, e gli occhi azzurri. Stava parlando freneticamente con la ragazza; una ragazzina ordinaria, con i capelli crespi e gli occhi color nocciola, e con un’aria da insopportabile so tutto io. I due discussero ancora per un po’, poi si voltarono a salutare il loro amico e si diressero verso la carrozza di testa.
Fu quest’ultimo che colpì Helena, tanto da farla sussultare. Sembrava infinitamente triste e solo, un po’ come lei. I capelli disordinati ricadevano ribelli sugli occhi, di un verde particolare, incorniciati da un paio di occhiali rotondi. Il ragazzino si gettò un’occhiata alle spalle, poi sbuffando salì sulla carrozza, scomparendo dalla vista di Helena.
Poverino, chissà perché ha quell’aria malinconica.
- E’ ora di andare, mia cara.-
Bellatrix appoggiò una mano sulla spalla della figlia, mentre si avvicinavano alla porta della carrozza da dove prima era salito il ragazzo.
- Mamma, perché sei travestita in quel modo?-
- Quante volte devo dirtelo? Nessuno deve sapere che io e Rodolphus siamo evasi da Azkaban. Mi ucciderebbero all’istante.-
Helena sospirò: sua madre e i suoi segreti. Quante cose non le aveva ancora detto? Rinunciò a chiederglielo.
- Ricordati, mia cara, Silente sa chi sei, ma crede che tu abbia vissuto tutti questi anni con tua nonna. È di vitale importanza che tu non dica a nessuno chi sei. Nemmeno ai Serpeverde. Non so se ci possiamo fidare di loro. Ok’-
Helena annuì, trattenendosi dalla voglia di riderle in faccia. Tutta la faccenda era ridicola. Non pensava che l’avessero ammazzata solo per essere la figlia di Tom Riddle.
- Mi raccomando, io e tuo padre vogliamo rapporti settimanali su Harry Potter.-
- Come faccio a capire chi è, se non l’ho mai visto?-
Bellatrix scosse la testa, preoccupata. Sua figlia non aveva l’età giusta, e soprattutto la malizia per essere la spia del Signore Oscuro. In cuor suo aveva sempre sperato che Tom lasciasse fuori da tutta quella storia la loro unica figlia, ma l’essere discendente di Voldemort comportava proprio un rischio del genere. E Bellatrix amava troppo il suo padrone per impedirgli di dare ad Helena un compito di quel genere.
- Basta che tu chieda di lui. Non c’è ragazzino, ad Hogwarts che non lo conosca.-
Le due udirono il fischio rimbombante del capotreno, che indicava la partenza imminente. Bellatrix guardò la figlia salire le scalette della porta con il grande baule pesante che le toglieva l’equilibrio, e, mossa da un moto d’affetto, la abbracciò. Helena si lasciò coccolare dalla madre, sapendo bene che una dimostrazione d’affetto da parte sua non l’avrebbe più vista.
- Anche io ti voglio bene, mamma.- mormorò lei prima di salire e sparire dalla sua vista.
Il treno partì poco dopo. Helena si avventurò per il lungo corridoio del treno alla ricerca di un posto dove stare in santa pace. Non era molto socievole, visto che in tutta la sua vita non aveva conosciuto altro che aristocratici pomposi convinti della supremazia del sangue puro. Preferiva, quindi, essere sola, con un bel libro, piuttosto che destare la curiosità di tutti.
Trovò uno scompartimento desolato in fondo al treno, e vi si infilò senza nessun indugio.
Non appena si fu assicurata di aver chiuso bene la porta, si sedette contro il sedile e portò le mani al viso. Sentì le lacrime salirle agli occhi. Com’era possibile che il padre le chiedesse una cosa del genere? Non c’era rimasto un briciolo di umanità in lui, questo l’aveva potuto constatare da sola, ma sperava che avesse avuto pietà per la figlia. Invece, nulla. Era condannata.
La sua missione era spiare ed indebolire Harry Potter, per offrirlo vulnerabile al signore oscuro.
Ma lei non voleva.
Tirò un calcio al sedile di fronte, poi si asciugò le lacrime e respirò lentamente. Doveva calmarsi, altrimenti le sarebbe venuto un infarto e nessun Medimago l’avrebbe salvata.
C’era un solo modo per calmarla a dovere. Leggere.
Con uno sforzo enorme, tirò fuori dalla borsa nera a tracolla il libro che aveva comprato due giorni prima ad Hogsmeade: Storia di Hogwarts. Era rimasta affascinata dalla foto del castello in copertina, e dalla grandezza del libro. Non si sarebbe mai detto, ma divorava libri su libri. Non avendo nient’altro da fare a casa, era rimasta affascinata dalla letteratura babbana e, ad insaputa dei suoi genitori.
Si era immersa nella lettura da un po’, quando nel suo scompartimento entrò la ragazza che aveva visto prima discutere con il ragazzo rosso.
- Dio, scusa, pensavo fosse vuoto. Questo scompartimento lo è, di solito.-
- Fa nulla, tranquilla.-
Lo sguardo della ragazza passò dagli occhi chiari di Helena al libro che aveva in mano.
Non è possibile.
- Stai davvero leggendo “Storia di Hogwarts”?-
- Ehm.. si.-
La ragazza si sedette davanti a lei; aveva quasi le lacrime agli occhi, probabilmente dalla commozione. Helena si chiese per quale motivo sembrava tanto agitata. Era davvero strana.
- Oddio, sei la prima, oltre a me.-
- Davvero? Questo libro è.. Fantastico.-
- Sei nuova, per caso? Non ho mai sentito nessuno dirlo.-
- Si, comincio oggi la scuola.-
La ragazza le sorrise; era uno dei sorrisi più belli che Helena avesse mai visto. Era strana, certo, ma sembrava una gran brava ragazza.
- Ma che maleducata che sono! Perdonami.- allungò una mano verso di lei. –Io sono Hermione, Hermione Granger.-
Helena strinse la mano di quella ragazza gentile, dal nome particolare. Non aveva mai sentito un nome come il suo, eppure le stuzzicava un ricordo recente. Aveva la sensazione di aver già sentito parlare di lei.
- Io sono Helena Thompson.-
Sua madre si era raccomandata di non chiamare in causa nemmeno una volta il suo cognome. E così si era creata un’identità nuova.
Era una delle cose che odiava della sua “missione segreta”. Non poter essere se stessa, mai.
Hermione tirò fuori dalla tracolla verde che aveva con se un panino al prosciutto ed una bibita, e si mise comoda.
- Non ti dispiace, vero, se  rimango qui? La fuori è un delirio.-
- No figurati.-
Helena si soffermò ad osservarla. Occhi scuri, capelli castani, molto crespi, aria da saputella. Era una ragazza come tante, quasi anonima. Eppure c’era qualcosa in lei che suggeriva una gentilezza ed un coraggio che non si trovavano ovunque. Aveva un modo delicato di approcciarsi con le persone, ed un sorriso dolcissimo.
In un’altra vita, magari, loro due sarebbero state ottime amiche.
In un’altra vita, appunto.
Tornò ad occuparsi del suo libro, mentre Hermione si era seppellita nel libro di Incantesimi. Doveva essere una strega brillante.
Ed improvvisamente, capì dove aveva sentito quel nome prima.
Qualche giorno prima, Diagon Alley.
Helena e Bellatrix, opportunamente mascherata a dovere, stavano girando per negozi. Ad Helena Diagon Alley era sembrato il posto più bello del mondo, pieno di negozi colorati, di persone che scambiavano due chiacchiere in allegria. Era un posto magico, in tutti i sensi della parola.
Il suo paese delle meraviglie, come quella Alice Babbana.
Si erano sedute all’ombra di uno dei tavolini di Florian Fortebraccio, per mangiare un gelato.
Era lì che sua madre le aveva spiegato di Potter e la sua cricchia.
- Potter è molto furbo. Si è circondato di personalità potenti e rispettabili, e di amici forti e pronti a tutto per lui. Devi guardarti da chiunque, nella sua cerchia, ma soprattutto, fa attenzione a lei, Hermione Granger. È cattiva e pericolosa, perché è una Sanguesporco, è nata da una famiglia Babbana, quindi infetta l’aria con il suo respiro sudicio.-
Ad Helena non era più andato di mangiare il gelato e l’aveva fatto sparire con un colpo di bacchetta. Sua madre, a volte, la disgustava.
- Helena, ci sei?-
La ragazza scosse la testa, ritornando in se. Hermione le stava offrendo gentilmente un sorso della sua bibita ghiacciata.
È una Sanguesporco, è cattiva.
A lei non sembrava cattiva, anzi, tutto il contrario. Helena aveva la grande qualità di inquadrare le persone non appena aveva l’occasione di scambiarci due parole; Hermione le era sembrata tutto, meno che cattiva.
Al diavolo mia madre, non morirò per un sorso.
La ragazza sorrise gentilmente, ringraziandola, e bevve un sorso fresco di quella bibita. Era buonissima.
- Che cos’è?-
- Si chiama Coca Cola. È una bevanda Babbana. Sai.. io sono Babbana.-
Gli occhi della ragazza si abbassarono, celando malamente un imbarazzo non da poco. Si vergognava di quello che era, forse?
- Perché ti vergogni? E’ così brutto, essere Babbano?-
Helena si sorprese a fare quella domanda. Non era quello l’insegnamento che le avevano dato i suoi genitori. Eppure, lei sentiva che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato nel credo di Bellatrix e Rodolphus. Voleva capire.
- Per i maghi Purosangue, sì. Io non mi vergogno. Io mi dispiaccio. Mi dispiaccio per la gente che non può capire che Purosangue e Mezzosangue sono identici.-
La ragazza sospirò, ed Helena fece l’unica cosa che si sentiva di fare. Le prese le mani, meravigliandosi un’altra volta di aver fatto un gesto del genere, e le sorrise. Hermione sembrò rincuorata e la ringraziò debolmente, prima di alzarsi in piedi e prendere le sue cose.
- Ora devo andare, ho un turno di guardia. Grazie, Helena. Spero di vederti a cena. –
Helena alzò una mano in segno di saluto, poi chiuse il libro e si mise ad osservare la campagna fuori dal finestrino.
Aveva appena avuto una conversazione civile con una Sanguesporco, una ragazza intelligentissima con un sorriso che illuminava la stanza.
Non credeva possibile, dopo quella sorta di lavaggio di cervello fatto da sua madre, che avrebbe trovato gradevole una Nata Babbana. Eppure, era stata più piacevole quella conversazione di dieci minuti con lei piuttosto che tante serate di Gala con quel borioso di Nott.
Dopo quell’incontro, non era più sicura. Anzi, di una cosa era sicura.
Tutto ciò che le avevano insegnato era stato distrutto, sbriciolato dal sorriso innocente di una Mezzosangue.
 
Il sole stava tramontando dietro le colline, donando al cielo quel rosso mischiato al rosa tipico dei tramonti più belli. Mancava poco ormai all’arrivo ad Hogwarts. Harry aveva passato tutto il pomeriggio in compagnia di Ginny, Neville e la sua nuova pianta, e Luna, una delle migliori amiche di Ginny. Una delle ragazze più strane che avesse mai visto in vita sua.
In quel momento, Luna e la sua collana di tappi di Burrobirra stavano leggendo il Cavillo, il giornale di Mr Lovegood, all’incontrario.
Harry sorrise a quella buffa visione e tornò a guardare fuori dal finestrino. Stava per cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts, ma non si aspettava che sarebbe stato tutto rose e fiori. Anzi.. aveva notato già qualche sguardo di odio da parte degli studenti di Hogwarts. Nessuno credeva al ritorno di Voldemort e con la Gazzetta del Profeta che lo attaccava di continuo, la sua popolarità era scesa. Lui e Silente, per la maggior parte delle persone, erano due pazzi squilibrati che avevano perso la testa e vaneggiavano sul ritorno di Voldemort.
Il problema di fondo è che le persone non volevano credere nel suo ritorno. Preferivano accusare due innocenti di pazzia, piuttosto che ammettere che lui era tornato.
La sua giornata era stata pesante; aveva evitato un paio di incantesimi diretti a lui, litigato con Malfoy, cercato di placare Cho che piangeva in corridoio, litigato nuovamente con Malfoy e si era anche sentito dare dell’assassino.
Buon anni scolastico, Harry.
Aveva appena chiuso gli occhi per godersi quegli ultimi minuti di viaggio, quando Hermione e Ron entrarono agitati nel loro scompartimento.
- E’ un delirio, là fuori.- Ron era visibilmente stanco, con i capelli arruffati e la veste spiegazzata.
- Solo perché non sai fare il tuo lavoro, Ron.- Hermione era perfetta come sempre, anzi, sembrava ancora più euforica del solito. Come se le avessero detto che la McGranitt aveva assegnato 30 cm in più di tema per il giorno seguente. – Harry, ho conosciuto una ragazza nuova!-
- Non dirmi che te ne sei innamorata, Hermione.-
Le orecchie di Ron diventarono scarlatte, non appena la ragazza gli rivolse uno sguardo più che eloquente.
- Non essere sciocco, Ron.- si voltò di nuovo verso Harry. – E’ molto simpatica! Leggeva “Storia di Hogwarts”. Non potevo credere ai miei occhi.-
Harry le sorrise, alzandosi per prendere le sue cose. Non aveva dubbi che ad Hermione quella ragazza stesse simpatica; per leggere quel mattone improponibile, dovevano essere davvero molto simili.
Scesero dal treno, ed Harry rabbrividì, talmente era fredda quella serata. Si lasciò trasportare da Hermione, che blaterava di “conoscere la nuova arrivata.”, e improvvisamente si ritrovò davanti ad una bellissima ragazza, leggermente più bassa di lui, con i lunghi capelli corvini mossi e gli occhi azzurri, quasi color ghiaccio. Il respiro si fermò per un attimo, ed il secondo dopo sentì il suo cuore pulsare feroce nel suo petto.
- Helena, volevo presentarti Harry. Harry Potter.-
La ragazza non poteva crederci. Era quel ragazzo tormentato che aveva visto poco prima di salire sul treno. Si era sentita esattamente come Harry Potter, per un istante. Sorrise, compiaciuta. Era riuscita a trovare in un giorno il ragazzino che suo padre cercava ossessivamente da quindici anni.
- Io sono Helena Thompson.-
- Piacere di conoscerti, Helena.-
La voce del ragazzo era roca, come se fosse in qualche modo emozionato. I suoi occhi verdi colpirono Helena allo stomaco come niente e nessuno aveva mai fatto prima. Una sensazione stranissima.
Harry si passò una mano tra i capelli arruffati, visibilmente imbarazzato, mentre la nuova arrivata conosceva Ron, Neville, Luna e Ginny. La osservava muoversi silenziosamente in mezzo agli altri; era davvero bella, ma non era quello, ciò che aveva colpito di più Harry. Era l’assoluta tristezza negli occhi della ragazza, come se stesse portando un peso più grande di lei. Come se entrambi provassero le stesse cose.
Harry si ripromise di capire un po’ di più di lei, e alzò gli occhi al cielo mentre dall’alto arrivavano le carrozze. Non appena atterrarono, al ragazzo prese un colpo. A guidare le carrozze c’erano dei cavalli alati, scheletrici di color nero scuro e con un muso da rettile. Erano bellissimi, ma incutevano in Harry un certo terrore.
- Hermione, cosa sono quelli?-
La ragazza si voltò guardando il punto indicato da Harry, poi scosse la testa.
- Cosa, Harry?-
- Questi, dai. Questi cavalli!-
- Non c’è nessuno cavallo, Harry.- Hermione aveva scosso nuovamente la testa, e si era voltata verso Ron e Ginny.
Harry non capiva. Che diavolo gli stava capitando? Possibile che potesse vedere creature che nessun altro vedeva?
Gli si avvicinò Luna, che sembrava guardare nella stessa direzione dei cavalli alati. Tese la mano e accarezzò il cavallo più grande, quello sulla destra.
- Posso vederli anche io, sai?-
Andiamo bene. Sono pazzo come Luna Lovegood.
- Anche io li vedo.-
La voce delicata di Helena lo accarezzò, mentre anche lei si avvicinava ad accarezzare la creatura e sorrideva. Era semplicemente bellissimo. Harry aprì la bocca, per dirle qualcosa, ma in quel momento furono disturbati da Ron.
- Volete muovervi?-
Harry scoppiò a ridere.
- Meglio che andiamo, o potrebbe perdere la pazienza.-
Helena gli sorrise e lo seguì sulla carrozza più vicina. Ron la guardava compiaciuto; era davvero bella e molto simpatica. Sperava vivamente che fosse smistata a Grifondoro.
- In che casa è stata la tua famiglia?-
- Mhm.- la ragazza si portò una mano al mento. – Serpeverde.-
Tutti i presenti fecero una faccia disgustata, e Luna addirittura agitò la sua collana di tappi nella sua direzione. – Che c’è?-
- Grifondoro e Serpeverde non vanno per niente d’accordo.- Harry si lanciò in una spiegazione più che convincente dell’odio nei confronti delle Serpi. – Da Serpeverde sono usciti i maghi oscuri più temuti di tutti i tempi.-
Come mio padre. E mia madre.
- Ricordati una cosa.- Ron si avvicinò alla ragazza con fare minaccioso, ma poi sorrise. – Se ti smisteranno a Grifondoro non ti rivolgeremo più la parola.-
Tutti i presenti scoppiarono a ridere. Helena si sentiva fortunata. Aveva appena trovato un gruppo di persone splendide.
Se sua madre l’avesse saputo probabilmente l’avrebbe cruciata.
Pochi istanti dopo, si ritrovò ad aspettare che venisse chiamata dal Preside Silente per lo Smistamento. Sarebbe dovuta passare davanti a tutti; tutti l’avrebbero vista, additata e avrebbero parlato di lei.
Le mani le sudavano mentre sentiva il preside richiamare l’attenzione. Cercò di asciugarle sul mantello, senza riuscirci.
- Miei cari e care, bentornati per un nuovo anno ad Hogwarts. Tempi duri e bui ci aspettano, e io mi auguro che per il bene della scuola, quest’anno sarete tutti uniti. Perché l’unione fa la forza.- rivolse il suo sguardo verso il tavolo di Serpeverde, poi continuò. – Prima di presentare la vostra nuova insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure e prima di procedere con lo Smistamento dei ragazzini del primo anno, lasciate che vi presenti una nuova studentessa del quinto anno. Un applauso per Helena Thompson.-
La ragazza arrossì violentemente, mentre attraversava con passo spedito la Sala Grande e si sedeva sullo sgabello.
Fu un attimo. La Professoressa McGranitt le mise in testa il cappello Parlante. Helena si sentì per un attimo svuotata, poi udì una voce nella sua testa.
- Mhm vediamo.. Helena Riddle, eh? Bella testa, intelligente. Coraggio, io vedo e anche un pizzico di timidezza. Orgoglio.. Mhm, decisione difficile, molto. Ma dove ti metto? Trovato.. SERPEVERDE!-
L’ultima parola fu urlata a tutta la folla; il tavolo delle Serpi si alzò in piedi applaudendo. Lei, invece si sentì malissimo. Era capitata nella stessa casa di suo padre e sua madre, e di tutti i maghi oscuri che avevano terrorizzato l’Inghilterra. Sorrise, mentre passava al fianco di Harry e Ron e si fermò davanti a loro.
- Devo dedurre che non saremo più amici, allora.-
- Puoi contarci, baby.- Ron le fece l’occhiolino, e la ragazza scoppiò in una risata. Si avvicinò ancora di più, per sussurrare all’orecchio dei due ragazzi.
- Vi renderò la vita un inferno.-
- Non vedo l’ora.- Harry la prese sul ridere. Anche se era diventata una Serpeverde, quella ragazza era davvero simpatica. Non le avrebbe tolto il saluto solo per una stupida faida tra case.
- Ci vediamo a lezione, Thompson.-
- Ti farò nero, Weasley!-
E, mentre saltellava sorridente verso il suo nuovo tavolo, accolta con calore dagli studenti della sua casa, Harry pensò che era davvero una fortuna che Helena Thompson fosse andata a studiare ad Hogwarts.
 
***
Nuovo capitolo! Molto più lungo del precedente. La storia comincia a formarsi, come vedete. Seguirò la linea degli avvenimenti del quinti libro, ma rivisitati da me. Spero che questo piccolo assaggio di Hogwarts vi sia piaciuto.
Helena è in bilico tra due opinioni: quella dei suoi genitori, e la sua. Conosce Hermione, Harry e gli altri e si trova bene. Ha finalmente degli amici. Durante i primi capitoli ci sarà sempre questa dualità di opinioni.
Harry, invece, è rimasto colpito dalla ragazza e dalla sua forza. Credetemi, Helena è davvero una forza della natura, e avrete modo di vederlo.
Voglio ringraziare chi ha recensito e chi ha letto la mia storia. Sono felice che come idea vi piaccia.
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 3
*** Slytherin ***


Gli studenti di Hogwarts guardavano con curiosità crescente la nuova ragazza che attraversava la Sala Grande e prendeva posto tra Malfoy e Nott, il primo visibilmente incuriosito dall'aspetto estremamente familiare di quella ragazza, l'altro chiuso in se stesso, non l'aveva nemmeno degnata di uno sguardo. Draco la salutò con il suo solito sguardo superiore, e Helena ricambiò con un sorriso gentile. Si guardava intorno abbastanza frastornata. Aveva sempre desiderato essere smistata a Grifondoro, per fare arrabbiare sua madre e tutti coloro che tenevano al fatto di avere un'altra Serpeverde in famiglia. La tavolata delle serpi la guardava incuriosita, come se fosse stata la novità del giorno. Lei rivolgeva grandi sorrisi a tutti, poi si concentrò sul suo piatto.
- Sono Draco Malfoy.-  il biondino accanto a lei le rivolse la parola con fare gelido. Gli porse la mano, che lei strinse.
- Ho visto che hai fatto amicizia con Potter.-
La ragazza alzò le spalle, afferrando un pezzo di pane. Aveva fame; dal nervoso non aveva pranzato sul treno, e in quel momento il suo stomaco stava protestando sonoramente. Osservò il ragazzo che le aveva appena parlato. Capelli biondissimi, quasi pallidi, faccia scavata, grandi occhi grigi. Sembrava volesse incuterle un certo terrore, ma a lei faceva solo pena. Nessuno parlava con lui, se non ogni tanto uno dei due bestioni di fronte a lui. Sembrava terribilmente solo, nonostante la sua aria arrogante e superiore.
- Si, Harry ed Hermione sono stati molto gentili con me.-
Gli occhi di Draco si assottigliarono; era confuso. Una Serpeverde non poteva assolutamente tener quel tipo di comportamento con i Grifondoro. Spercialmente se questi Grifondoro erano Potter e la sua piccola banda. Certo, non poteva nascondere che certe Grifondoro fossero appetitose. La piccola Weasley, per esempio, gli faceva andare in pappa il cervello con quel caratterino. Ma si trattava solo di pulsione sessuale, niente di più.
- Devi sapere, mia cara novellina.- Draco prese tra le mani una ciocca di capelli ricci. - Che noi Serpeverde non fraternizziamo con il nemico. Loro sono tutto, meno che amici nostri. E' una tradizione.-
Helena ci aveva visto giusto. Quel ragazzo era terribilmente solo e frustrato, e parlava come se Harry e gli altri fossero spazzatura.
- Beh, non so come siano andate le cose tra di voi, ma posso assicurarti che le cose cambieranno.- la ragazza gli sorrise, allegramente, poi tornò a concentrarsi sulla cena senza badare alla faccia sconvolta di Draco. 
In quel momento, dal tavolo dei professori si era alzata una donna bassa e tarchiata, con un vaporoso cardigan rosa e un cerchietto sulla testa. Sembrava una bimba, o peggio, una ranocchia. Aveva appena interrotto il discorso di inizio anno di Silente. Gli studenti la guardavano scioccati. Mai nessuno prima d'ora aveva osato interrompere il Preside, che però non sembrava affatto turbato, anzi, le fece gentilemente spazio. La McGranitt aveva assottigliato le labbra così tanto che Harry si sorprese non fossero scomparse. Riconosceva quella donna. Era colei che aveva cercato di farlo espellere all'udienza, pochi giorni prima. Non le era per niente simpatica. Gettò velocemente un'occhiata alle sue spalle, verso il tavolo dei Serpeverde. Helena osservava la scena tranquilla, mentre Malfoy la scrutava come se volesse affatturarla.
Con un rumoroso - Ehm, ehm.- la donna cominciò il suo discorso.
- Beh devo dire che è delizioso essere di nuovo ad Hogwarts! E vedere tutte queste faccette felici che mi guardano!-
Harry ed Hermione si guardarono intorno. Nessuno la guardava felice. Sembravano tutti alquanto perplessi, a parte Malfoy che si stata godendo lo spettacolo.
- Non vedo l'ora di conoscervi, sono certa che saremo tutti ottimi amici!- si schiarì nuovamente la voce, e ricominciò a parlare in tono serio. - Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutti se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulata dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito, da coloro che sono chiamati alla nobile professione dell'insegnamento..-
Harry sentiva le palpebre farsi pesanti. Chiuse gli occhi per un momento, e si ritrovò in una bellissima radura sormontata da colline e laghi. Era un posto da favola. Sullo sfondo, un maniero antico spiccava scuro, in contrasto con tutti quei bellissimi colori. Helena lo guardava, al suo fianco, e gli sorrideva. Era davvero bellissima. Improvvisamente, dietro di lei comparve il volto di una strega riccia, bruna, con la sguarda da pazza assassina. Non l'aveva mai vista, eppure gli dava un senso di angoscia terrbile. Harry comincò a tremare.
- Harry.. Harry..- Helena si faceva sempre più lontana, rapita dalla donna.
- No, no. Helena.-
- Harry! Harry!-
Il ragazzo aprì gli occhi. Gli bruciava la cicatrice e non capiva il perchè. Si guardò intorno. La donna, la professoressa Umbridge, si era seduta, e tutti stavano mangiando tranquillamente. Solo i ragazzi del suo tavolo si erano accorti che lui si era addormentato nel bel mezzo di un discorso così noioso.
- Mi.. Mi devo essere addormentato!-
- Ce ne siamo accorti.- Hermione lo guardava preoccupato. L'aveva visto agiutarsi sulla sedia. Che avesse sognato Tu Sai Chi un'altra volta? Cosa stava capitando al suo migliore amico?
- Non posso darti torto, amico. Quel discorso era così noioso.- Ron addentò un'ala di pollo, cercando di non ingozzarsi. Ginny sbuffò, seduta al suo fianco, e con un cenno di saluto verso gli altri si avviò verso il tavolo di Corvonero.
- Noioso, ma pieno di informazioni.- Hermione osservava la Umbridge, che mangiava silenziosamente, guardata a vista da una professoressa McGranitt sconvolta.
- Mi stai dicendo che c'era qualcosa di utile in quella pappa senza senso?-
- Che cosa ne dite di "Il progresso per il progresso deve essere scoraggiato" e "Tagliare la dove troviamo abitudini che devono essere abolite?"-
Ron non la degnava di uno sguardo, mentre Harry si passò una mano tra i capelli, confuso.
- Ha detto davvero questo? Che cosa significa?-
Hermione alzò gli occhi al cielo. Possibile che quei due tonti non capissero mai nulla? Come al solito, toccava a lei spiegare tutto. E poi c'era chi osava chiamarla secchiona. Doveva studiare per tre!
- Significa che il Ministero sta cercando di intromettersi negli affari di Hogwarts. E questa non è certamente una bella cosa.-
Intorno a loro gli studenti si alzarono. Erano tutti contenti di poter andare nelle loro sale Comuni, a riposarsi e a prepararsi per le lezioni del giorno successivo. Hermione e Ron si alzarono, scomparendo tra la folla di ragazzini del primo anno, per indicare loro la strada verso i dormitori. Harry tardò un momento. Voleva vedere che cosa stava facendo Helena. In quel momento si imbattè in Cho Chang, la ragazza che da un anno gli dava il tormento. Cho arrossì, poi abbassò la testa.
- Ciao.. Ciao Cho.-
- Ciao Harry.-
Era sempre così tra di loro. Poche parole, imbarazzo. Harry si chiese come potesse riuscire a fare il primo passo se lei non si faceva mai trovare sola, e soprattutto se le loro conversazioni continuavano ad essere così fredde.
- Hai passato bene le vacanze?-
Pessima domanda, Harry. Cedric è morto da poco.
Gli occhi di Cho si riempirono di lacrime, che cercò di nascondere coprendosi il volto. Con un coraggio incredibile, Harry le prese il polso e abbassò la mano.
- Non devi nascondere il dolore, Cho.-
La ragazza arrossì, ed Harry si chiese con quale coraggio avesse fatto quel gesto. Da timido che era, aveva fatto qualcosa di veramente carino. Cho gli piaceva tanto, e lui voleva assicurarsi che stesse bene.
- Grazie Harry.- riuscì a dire lei, con un filo di voce, prima di andarsene.
Il ragazzo si voltò, andando a sbattere contro Helena.
Allora è un vizio.
- Ciao, Harry!-
Il sorriso di Helena lo contagiò. Quella ragazza era un concentrato di allegria. Strano, non l'avrebbe mai detto, vista la casa in cui era stata smistata.
- Hey, Helena! Com'è andata, allora?-
- Di là sono un po' antipatici.- la ragazza indicò Draco, che in quel momento si stava alzando, spintonando dei poveri bambini del primo anno, seguito dai suoi scagnozzi. - Ma credo dovrò abituarmici.-
- Sono cinque anni che sopporto Malfoy.-
- Complimenti per la pazienza.-
I due ragazzi scoppiarono a ridere contemporaneamente. In quel momento Malfoy spintonò Harry, che per poco non finì per terra.
- Cazzo, Malfoy. Sei un coglione.-
- Mai quanto te, Potter.-
I due si guardarono storto per un po', poi Draco si rivolse alla ragazza, che aveva assistito alla scena impietrita. Era davvero odio tra quei due. Eppure, Draco sembrava davvero antipatico, ma lei credeva che sotto sotto, il ragazzo fosse davvero triste e solo. 
- Sei una Serpeverde, con questa gente non devi nemmeno parlarci.-
Il tono minaccioso non scompose minimamente la ragazza, che respirò profondamente. Era abituata a sua madre e ai Mangiamorte. Aveva una spada di Damocle sulla testa; suo padre non le aveva dato via d'uscita. O consegnare loro Potter, o morire. 
Draco doveva essere come i suoi genitori: convinto che Harry fosse colpevole e che dovesse morire.
In quel momento, Helena decise che avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerlo. Non capiva perchè tanto odio. Quando suo padre era stato ucciso, Harry era solo un bambino. Di certo, non era colpa sua se la maledizione era tornata indietro.
Suo padre non aveva fatto bene i calcoli.
Sai a cosa stai andando incontro, Helena? Se ti dovessero scoprire, moriresti.
Ma non mi scopriranno.

- Malfoy, smettila di importunarla.-
- Chi sei Potter, il paladino degli indifesi?-
La ragazza sbuffò e si mise tra loro due.
- Adesso basta. Draco, ok? Io parlo con chi mi pare. Lasciami in pace.-
La ragazza salutò con un gesto Harry, e superò i due ragazzi, dirigendosi verso l'ingresso del castello. Arrivata a metà strada, si rese conto che non sapeva dove andare. Si sedette su uno scalino, tenendosi la testa tra le mani. Era sola, in quel grande castello, con una missione da svolgere, che lei intendeva ignorare. Avrebbe passato ai suoi genitori notizie false, ma non avrebbe condannato Harry.
- Vieni, ti mostro il dormitorio.-
Draco era lì, davanti a lei, e le allungò una mano pallida ed ossuta, che lei afferrò. Allora ci aveva visto giusto, prima. In fondo, Draco non era così cattivo come voleva dimostrare a tutti i costi.
- Perchè fai questo?-
Draco la superava, e prese uno stretto corridoi, che diventava sempre più buio e freddo, man mano che ci si allontanava dall'ingresso. Era fiocamente illuminato da un paio di torce, ma purtroppo non riscaldato. Helena rabbrividì e cercò di allungare il passo. 
- Cosa?-
Draco procedeva spedito. A quanto pare, si stavano dirigendo verso i sotterranei della scuola. Quel posto metteva angoscia alla ragazza, che cercava di non guardare quelle pareti piene di statue di serpenti con gli occhi brillanti.
- Essere odioso con Potter e fare il gentile con me.-
Draco alzò le spalle. Poi si fermò un attimo, pensiaeroso.
- E' innato dentro di me odiare Potter. E' il mio opposto. Generoso, gentile, educato, amato da tutti.-
Dal tono, il ragazzo sembrava quasi invidioso.
- Perchè non cambi questa cosa?-
- Perchè io non posso cambiare. Sono nato Serpe, e morirò Serpe. Non posso trasformarmi in un coraggioso Grifondoro quando mi pare. Io sono così, e mi vado benissimo.-
Draco sussurrò una parola d'ordine, che poi scrisse su un bigliettino e diede ad Helena. Purosangue. Alla ragazza venne da ridere. Draco entrò nella sala comune e sparì nel dormitorio maschile. Quel ragazzo era davvero strano.
Helena si guardò intorno. Il soffitto della Sala Comune era parecchio basso, e le dava come un senso di claustrofobia; una luce verdognola illuminava pareti e pavimenti, e al centro c'erano un paio di divani di pelle nera. La ragazza fece qualche passo, incerta; non sapeva dove andare. Dov'era il Dormitorio femminile?
- Sei Helena, vero?-
Una ragazza dai corti capelli neri, con la faccia che le ricordava terribilmente un carlino, la avvicinò, prendendola per un braccio.
- Si.-
- Io sono Pansy Parkinson.-
La ragazza allungò una mano piena di anelli, che Helena strinse con un po' di timore. Se erano tutti come Draco, aveva cominciato con il piede sbagliato. Una Serpeverde amica dei Grifondoro.
Sua madre sarebbe morta dalla vergogna.
- Vieni, ti accompagno in camera.-
La stanza era elegante. Non c'erano finestre, ma solo pesanti tende verdi e argento. Il tutto contribuiva a dare a quel posto un alone di angoscia ed oscurità. I Serpeverde certamente non dovevano essere famosi per la loro allegria.
- Carina.-
Nessuna delle ragazze presente in camera notò il suo tono ironico.
Il suo letto era il più lontano dalla porta, ma il più vicino al bagno, fortunatamente. Il suo baule era già stato depositato vicino al letto, e la ragazza lo aprì con un colpo di bacchetta. Un'altro colpo di bacchetta, e tutte le sue cose vennero ordinatamente disposte nei cassetti e nell'armadio.  Si sentiva un'esclusa. Le ragazze si stavano facendo la manicure, sul letto di una ragazza bionda, bellissima, con due occhi verdi magnetici. Helena si guardò allo specchio. Si sentiva profondamente a disagio. A quindici anni, quelle ragazze sembravano uscite da una rivista di moda. Sbuffò, infilandosi il suo pigiama rosa, e mettendosi sotto le coperte. Era stanchissima, quello era stato un giorno molto importante.
- Lenzuola di seta, però.- con la mano, la ragazza toccò appena le lenzuola nere del suo letto. - Non vi fate mancare nulla.-
- Già.- commento acida Pansi Parkinson, mentre soffiava sul suo smalto verde brillante. - Scommetto che la Granger non ha queste lenzuola. Su a Grifondoro sono tutti dei pezzenti.-
- E delle vacche totali.- sghignazzò una ragazza corpulenta, e dal tono un tantino aggressivo. - Io sono Millicent Bulstrode, a proposito.-
Helena salutò con la mano. Quelle ragazze erano davvero insopportabile. Per quel poco che aveva parlato con Hermione, le era sembrata una ragazza brillante e capace, non certo una vacca totale.
- Che poi.- la bionda, Daphne, riprese il discorso. -Definire vacca la Granger è decisamente troppo. Castora, rende meglio l'idea.-
Le ragazze scoppiarono a ridere. Helena le avrebbe affatturate tutte. Avrebbe scommesso cento galeoni che le vere vacche erano loro.
Sbuffando, diede la buonanotte e chiuse le tende del suo letto a baldacchino con un colpo di bacchetta, che infilò subito dopo sotto il cuscino. Si girò su un fianco, tentando di ignorare le risatine ilari delle altre ragazze. Come era finita a Serpeverde? Cosa aveva visto il cappello, di così brutto in lei, da farla finire in quella fossa di ignoranti?
Si nascose il viso tra le mani: il cappello sapeva chi era. Sangue del sangue di Voldemort. Poteva essere smistata solo a Serpeverde. 
Odiava quel posto. Aveva sperato per tanto tempo che almeno ad Hogwarts sarebbe stata lasciata in pace, libera di fare amicizia con chi voleva, e invece.. Provò a rigirarsi un paio di volte, ma non prendeva sonno.
Fu così, che verso l'una di notte si alzò, irritata, uscendo dalla stanza, mentre le altre dormivano tranquille. La sala Comune sembrava deserta. Si sedette su uno dei divani di pelle nera, quando notò che, rannicchiato su una poltrona, se ne stava un ragazzo, che leggeva alla fioca luce delle lampade. 
- Non pensavo ci fosse qualcuno quì, a quest'ora.- 
Il ragazzo alzò gli occhi dal libro. Era di colore, con i capelli raccolti in un codino e l'aria tranquilla. Chiuse il libro, e si sedette accanto a lei, offrendole una sigaretta, che Helena rifiutò.
- Sei la ragazza nuova. Helena, giusto?-
Lei annuì.
- Ti piace Serpeverde?-
- Mi fa schifo. Che gente c'è?-
Il ragazzo diede un tiro alla sigaretta, poi sorrise. Sembrava diverso dagli altri ragazzi che aveva conosciuto in quella gabbia di matti.
- Anche io mi sono ritrovato spaesato, all'inizio. Mi ero sempre visto a Corvonero. Non ho nulla dei Serpeverde. Draco mi odiava, all'inizio. Ma col passare del tempo, hanno cominciato a capirmi, e ora sono trattato con rispetto. Certo, non credo che Malfoy mi veda come il suo migliore amico ma.. Credo che col tempo impareranno ad apprezzarti.-
Helena sorrise. Aveva trovato qualcuno in cui confidare, finalmente. Qualcuno che probabilmente non l'avrebbe giudicata per le sue amicizie,  e per i suoi pensieri. 
- Io voglio essere amica dei Grifondoro.- Quella frase le suonava stupida, ma era vera.
- E puoi esserlo. Se ti giudicheranno, tu fregatente. Essere Serpeverde non impone nulla.-
Helena sorrise, grata di quelle parole. Si alzò, ringraziandolo e augurandogli la buonanotte.
- Helena?-
- Si?-
Blaise si alzò a sua volta, voltandosi verso il dormitorio maschile.
- Se vuoi domani, ti accompagno io a lezione.-
- Mi farebbe molto piacere.-
Helena si voltò, salendo in silenzio i tre scalini che la portavano nel suo dormitorio. Non poteva crederci. 
In quella gabbia di matti, aveva appena trovato un amico.

***
Nuovo capitolo! (: 
Ci ho messo tantissimo a scriverlo. Mi sto rileggendo "L'Ordine della Fenice" per essere il più precisa possibile. Il discorso della Umbridge è ripreso pari pari dal libro, ma tutto il resto è liberamente interpretato da me. I Grifondoro appaiono poco in questo capitolo, ma avranno ampio spazio nel prossimo. Passiamo ai chiarimenti.
Draco è ancora il ragazzo antipatico che tutti conosciamo. Cambierà, prima o poi, ma per ora continua a mantenere il suo carattere scontroso. Non è innamorato di Ginny, lo premetto, ma ha solo una forte attrazione sessuale, che ancora non so se si consumerà o meno. Harry è ovviamente ancora preso da Cho, ma con Helena riesce ad essere se stesso.
Passiamo ad Helena. Lei è diversa da come l'hanno educata i genitori. E' sempre stata curiosa di tutto quello che le accadeva attorno, e, nonostante l'insegnamento di Bellatrix, dentro di se si è sempre sentita diversa. Per questo si sente fuori luogo a Serpeverde. Ho trovato interessante sviluppare il carattere della figlia di Voldemort completamente opposto a quello del padre. Talmente diverso da rifiutare di aiutarlo. Era troppo banale una figlia cattiva, no? Ma non preoccupatevi, anche lei ha i suoi lati oscuri.
Bene, spero vi sia piaciuto! Aspetto i vostri commenti e consigli. 
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 4
*** I'm just like you. ***


On the first page of our story 
the future seemed so bright 
then this thing turned out so evil 
I don’t know why I’m still surprised 
even angels have their wicked schemes 
and you take that to new extremes 
but you’ll always be my hero 
even though you’ve lost your mind 

 
Rihanna feat Eminem – Love the way you lie part 2.

La mattina seguente, Harry si alzò di malumore. La sera precedente, quella del loro ritorno ad Hogwarts, aveva litigato pesantemente con Seamus Finnigan, che era uno dei suoi migliori amici da quando aveva messo piede ad Hogwarts. Seamus non credeva alla sua versione dei fatti, e pensava che lui e Silente fossero due pazzi.
Come La Gazzetta del Profeta aveva già dimostrato ampiamente, la comunità magica faceva fatica a credere al ritorno di Lord Voldemort; preferivano credere che lui ed il Preside fossero del tutto ammattiti, piuttosto di pensare di essere nuovamente in pericolo.
In più, aveva continuato a fare quei sogni strani che si presentavano già da un po’. Quel corridoio che vedeva tutte le notti gli metteva angoscia. Il volto di Cho era comparso varie volte, sempre piuttosto rigato di lacrime, ma si alternava al dolce viso di Helena, che gli sorrideva radiosa, come il giorno prima.
La sola idea di provare simpatia per una Serpeverde gli faceva ribrezzo, eppure lei sembrava diversa da Draco Malfoy e tutti gli altri.
Si alzò, quasi sbattendo la testa contro il baldacchino; fece in tempo a vedere Seamus che scompariva, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
- Io non ho parole, insomma, che gli è preso?-
- Ha solo troppa paura di ammettere che Tu Sai Chi è tornato tra di noi.- Neville faceva capolino da dietro la tenda del suo letto, con gli occhi ancora gonfi di sonno.
- E’ un cretino, Harry, lascia perdere.-
Harry annuì, sbadigliando, e cominciò a vestirsi lentamente, mentre Ron, al suo fianco, borbottava perché non riusciva a trovare i calzini che gli aveva regalato sua madre poco prima di partire. Harry si piegò, e li trovò sotto il letto.
- Grazie Harry!-
- Dovresti cominciare ad essere più ordinato, non credi, Ron?-
- Quando dici così mi sembri Hermione.- Ron fece finta di tremare, poi sorrise. – Sembrate fratelli, voi due.-
Harry scosse la testa, lasciando Ron nei suoi strani pensieri. Afferrò la borsa a tracolla ed uscì dalla stanza, andando a sbattere con Hermione, che si stava precipitando da loro, con i capelli arruffati ed il fiatone.
- Harry! Buongiorno.-
- Hermione, dove stai andando così di fretta?-
La ragazza aveva le gote arrossate e sembrava avesse corso la maratona. In mano stringeva una specie di pergamena, ma Harry non riusciva a leggere cosa ci fosse scritto.
- Oh, Ron, finalmente! Guarda!- la ragazza mise la pergamena sotto il naso di Ron, che lesse e scoppiò a ridere. – Non c’è niente da ridere!- ribattè lei, mettendo le mani sui fianchi e assumendo un cipiglio che ricordava molto quello della McGranitt.
- Ma dai, Hermione, sono ragazzi!-
- Questo.- la ragazza indicò nuovamente il foglio. Harry riuscì a leggere: i gemelli Weasley cercavano delle cavie per le loro Merendine Magiche, ovviamente pagate. – E’ illegale! E noi, in quanto prefetti., dovremmo impedirlo!-
Voltò loro le spalle, senza nemmeno salutarli. Ad Harry parve di sentirla borbottare “Incivile, ingrato!” prima che sparisse giù dalle scale più veloce della luce.
Ron alzò le spalle, e si diresse verso la sala comune.
- Non ha proprio il senso dell’umorismo, quella.-
- Andiamo, Ron. È Hermione, sappiamo bene com’è fatta!- Harry lo seguì giù per le scale, salutando con la mano Ginny, che gli sorrise per poi tornare a giocare con il suo nuovo animaletto.
- Immagino che quest’anno ci torturerà, con la storia dei G.U.F.O.- Ron si passò una mano tra i capelli rossi, sedendosi un secondo sulla loro poltrona preferita e chiudendo gli occhi. Aveva fatto fatica, per qualche inspiegabile motivo, a prendere sonno.
- Ci tortureranno tutti, quest’anno.- Harry si sistemò gli occhiali che gli erano scivolati sul naso. – I professori non ci andranno leggeri. Ci aspetta un esame, a fine anno.-
Ron scosse la testa; non voleva pensare a quello che lo aspettava quell’anno. Il quinto era uno degli anni più duri, perché li preparava al loro futuro professionale. E lui, non aveva la benché minima voglia di crescere. Osservò attentamente Hermione, che sgridava Fred e George, mentre loro le offrivano un Torrone Sanguinolento a metà presto.
- Hermione non cederà mai. Piuttosto di fingersi malata, preferisce farsi venire un esaurimento.-
Ron, in cuor suo, sperava che la ragazza stesse bene.
Chi gli avrebbe passato i compiti di Storia della Magia, altrimenti?
 
Helena aprì gli occhi, e si stiracchiò nel letto. Quella notte, aveva dormito benissimo. Era raro, che riuscisse a prendere sonno prima delle tre di notte. Ma la consapevolezza di essere finalmente ad Hogwarts, e di aver conosciuto nuove persone, la rendeva talmente felice che aveva dormito tranquilla.
Nella stanza non c’era alcun rumore, segno che le altre ragazze dormivano ancora; poco male. Non aveva certo il desiderio di rivederle. Fu così che, silenziosamente si alzò, rifacendo il letto con un colpo di bacchetta, si vestì, raccolse i lunghi capelli in una coda e, prese le sue cose per le lezioni, uscì in punta di piedi, cercando di non  svegliare nessuna.
La sala Comune di Serpeverde era deserta a quell’ora, ad eccezione di Blaise, che leggeva tranquillo il suo libro, come la sera precedente.
Helena lo raggiunse, sedendosi al suo fianco.
- Anche tu mattiniera?-
Helena annuì.
- Non mi piace mai dormire molto.-
- Nemmeno a me.- il ragazzo chiuse il libro, e si alzò, tenendole una mano. – Che ne dici, andiamo a fare colazione?-
In quel momento, lo stomaco della ragazza emise un suono buffo, e lei scoppiò a ridere.
- Si, direi che qualcuno reclama del cibo!-
Si avviarono così verso la Sala Grande. Passeggiarono per i corridoi deserti in silenzio, uno al fianco dell’altra, senza sfiorarsi ne parlarsi. Ad Helena andava benissimo così. Non era mai stata particolarmente loquace, le bastava sapere che al suo fianco c’era una presenza amica. Blaise sembrava un bravo ragazzo, e forse lo era anche Draco Malfoy. Bastava che qualcuno credesse davvero in lui. Mai farsi comandare dalla famiglia, e soffocare i propri sogni. Lei lo sapeva bene.
Fu quasi per caso che incontrarono Harry, Ron ed Hermione, incrociandoli proprio nell’atrio.
- Hey, Serpeverde!-
Ron la prese per un braccio, facendole un sorrisetto ambiguo e malizioso.
- Grifondoro.- rispose lei, alzando la testa in segno di superiorità. Poi si rivolse ad Hermione, salutandola allegramente. – Ciao, Herm!-
La ragazza sorrise pacata.
- Finalmente qualcuno che mi da un soprannome. Di solito mi chiamano “So Tutto Io”.- alzò gli occhi, e sorrise timidamente al ragazzo che era con Helena. – Ciao Blaise.-
- Ciao, Hermione.- rispose tranquillamente lui.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo strano.
- Ciao eh, Harry! Non mi saputi più perché sono una Serpe?-
Harry scoppiò a ridere. Il suo umore era sotto le scarpe fino a due minuti prima. Ma dopo aver visto Helena si era inaspettatamente rilassato.
- Ciao.- borbottò, prima di abbassare gli occhi, in imbarazzo. Subito dopo, però, rialzò il volto, tranquillo. – Sono felice di vedere che non ti sei mescolata con gente come la Parkinson.-
- Credo che Blaise sia l’unica persona degna di stima a Serpeverde.- rispose lei. – La Parkinson la ammazzerei volentieri.-
I Grifondoro sorrisero. Finalmente una Serpeverde con la quale si poteva parlare. Anche loro erano d’accordo con la loro nuova amica. Blaise era finito a Serpeverde giusto per il suo sangue, e non per il suo carattere.
- Grazie, Helena. Credo sia ora di andare. Grifondoro, è stato un piacere.-
Blaise anticipò Helena, che si voltò ancora una volta verso i suoi nuovi amici.
- Ciao, ragazzi. Harry, ci vediamo in giro!-
- Si. D’accordo.-
Helena sparì saltellando, seguendo Blaise in sala Grande, mentre Harry la guardava andare via ammaliato da lei. Hermione lo prese a braccetto, abbandonando per un attimo la sua rigida etichetta, e gli sussurrò nell’orecchio.
- Harry, credo che tu le piaccia.-
Cercando di nascondere l’imbarazzo, il ragazzo fece spallucce, ma nel suo cuore, pensò che Hermione non avesse detto cosa più bella.
Helena Thompson era qualcosa di imprevedibile.
 
Le prime due ore della mattinata erano passate in fretta. Helena aveva per la prima volta visto delle creature Magiche, e ne era rimasta affascinata. La professoressa Caporal era una bravissima insegnante, appassionata di quello che faceva e assolutamente competente. Non aveva avuto modo di parlare con nessuno, ma era rimasta tutto il tempo al fianco di Blaise, in un angolo, ed era riuscita ad osservare Draco Malfoy. Non c’era niente in lui dello sbruffone della sera prima. Era tranquillo, ed osservava quelle piccole fate, alte non più di venti centimetri, quasi rapito dalla loro bellezza. I lineamenti del suo volto non erano duri e spigolosi, come quando si rivolgeva ai Grifondoro, ma erano morbidi e rilassati, quasi gentili. Le mani che toccavano le fate erano delicate, e si concesse addirittura un sorriso quando una di quelle creaturine spruzzò su di lui un po’ di polvere dorata. C’era un qualcosa di gentile in lui, che cercava in tutti i modi di nascondere. Ma Helena era abbastanza brava a leggere le persone, ed era determinata a scoprire che cosa succedesse a quel ragazzo.
La mattina non era stata del tutto inutile. Daphne Greengrass, splendida nella sua uniforme leggermente più corta del normale, l’aveva anche salutata, senza ribrezzo come invece avevano fatto le altre. Helena aveva sorriso ed aveva continuato ad osservare le fate.
Durante l’intervallo, aveva cominciato a piovere. Blaise era dovuto tornare in sala Comune a prendere i libri di Pozioni, quelli della lezione successiva, e lei era rimasta in cortile, sotto il porticato, con una sigaretta in mano.
In quel momento, Harry stava chiacchierando con Ron ed Hermione e sembrava teso per qualcosa. Gli occhi grandi del ragazzo erano contratti dalla rabbia, ed Hermione tentava di calmarlo in tutti i modi.
Helena vide una bellissima ragazza mora avvicinarsi ad Harry, e vide lui diventare rosso, mentre cominciava tranquillamente a chiacchierare con lei.
Lo stomaco di Helena si contorse, e si girò, per non vedere quella scena.
Era ovvio che Harry avesse una ragazza,scontato. Ma lei non ci aveva nemmeno pensato.
Che le stava succedendo? Possibile che le piacesse Harry Potter, dopo due giorni che lo conosceva?  Harry, il nemico giurato di suo padre, che lei aveva promesso di spiare per conto dei Mangiamorte?
Le sue riflessioni vennero interrotte dal suono incessante della campanella. Helena spense la sigaretta sotto il tacco della sua scarpa e, gettando un ultimo sguardo malinconico ad Harry, si avviò verso l’aula di Pozioni.
Il sotterraneo era freddo come il solito. La ragazza entrò timida, cercando un posto dove non mettersi troppo in mostra. Conosceva Piton solo per fama, e quello che le aveva raccontato Blaise quella mattina non era affatto piacevole, anzi, tutto il contrario.
Poco dopo, arrivarono anche tutti gli altri. Draco si sedette davanti a lei, al fianco di Pansy Parkinson. Notò che tutti quanti erano accoppiati, tranne lei. Harry sedeva qualche banco dietro di lei, cercando di nascondersi dietro ad un enorme libro di Pozioni, senza alcun successo.
Piton entrò, spalancando la porta e richiudendola con la bacchetta. Nel momento in cui i ragazzi lo videro, la classe cadde in un religioso silenzio. Il professore salì sulla cattedra, poi si voltò, guardandoli con disprezzo, e quasi disgusto.
- Quest’anno ci saranno i G.U.F.O.; è inutile che vi spieghi quanto siano importanti, tanto non entrerebbe nella vostra piccola zucca. Sappiate solo che io accetto, al sesto anno, studenti che hanno preso almeno E negli esami. Quindi, è con grande dolore. – e marcò a parola con ironia, fissando Harry con fare sprezzante. – Che vi annuncio che il prossimo anno molti di voi non seguiranno più questo corso.-
Seguì un minuto di religiosi silenzio, poi Piton parlò di nuovo.
- Vedo che abbiamo una nuova arrivata. Signorina Thompson.- e sottolineò il cognome con una certa cattiveria nella voce. Helena alzò gli occhi, tremando. – Vedo che lei non ha un compagno.-
- No, signore.- rispose la ragazza con un filo di voce.
Piton osservò attentamente la classe, per poi soffermarsi su Harry, che sbuffò copiosamente davanti a lui ed alzò gli occhi al cielo.
- Ecco, credo sia ora di dividere il trio dei Miracoli. Potter, vai con la Thompson. Magari riuscirai a combinare qualcosa di buono.-
Harry pensò che sarebbe potuta andargli peggio. Molte volte si era ritrovato a fare coppia con Tiger o Goyle, o peggio, con Malfoy. Helena, tutto sommato, era un compromesso che poteva accettare di buon grado.
Sorridendo, si posizionò vicino ad Helena.
- Benvenuto, compagno di lavoro.-
- Shh, o Piton ci ammazza!-
Il professore, intanto, aveva tirato fuori la bacchetta. Con un colpo secco, sulla lavagna comparvero istruzioni ed ingredienti per realizzare la Bevanda della Pace. Harry afferrò la sua piuma, e deglutendo, cominciò a segnare l’occorrente su un foglio di pergamena. Sembrava una pozione molto complessa.
- Hai mai fatto pozioni?- Harry si era voltato verso Helena, che cercava di capirci qualcosa in mezzo a tutte quelle istruzioni.
- Ehm.. Solo a casa, ma non così complesse.-
Harry si mise una mano tra i capelli, e cominciò a lavorare sulla pozione, cercando di essere il più preciso possibile.
Dopo mezz’ora, la Pozione sarebbe dovuta essere argentea, ma la loro era di un grigio scuro, molto di più di quella di Hermione e Ron. Piton si era fermato davanti al loro calderone, e aveva annuito senza dire nulla. Poi, si era voltato minaccioso verso Harry ed Helena, e con un colpo di bacchetta aveva fatto evanescere il contenuto.
- Potter, scommetto che è colpa tua, perché sei un incompetente.-
Harry l’aveva guardato con aria di sfida, ma non aveva detto nulla; non voleva rischiare di perdere dei punti per un suo colpo di testa. Si lasciò andare sulla sedia, fino a quando la campanella non suonò. Allora, silenziosamente, prese le sue cose e si avviò verso l’uscita.
Fu Malfoy a fermarlo, bloccandogli il passaggio.
- Potterino, sei proprio sfigato. Non riesci nemmeno a fare colpo sulla nuova ragazza.-
Harry cercò di ignorarlo, ma Malfoy non lo lasciava passare.
- Ti fa male la cicatrice, caro Potter? Poverino, attento, che il Signore Oscuro è alle tue spalle!-
Harry si voltò, e Draco scoppiò a ridere, insieme ai suoi fidati compagni. Senza rispondere, sempre per cercare di evitare la perdita di punti, il ragazzo spostò il braccio di Draco ed uscì dall’aula, seguito a ruota da Ron ed Hermione.
Mentre i Grifondoro uscivano dall’aula, Helena si parò davanti a Draco.
- Perché tratti Harry così?-
Draco la guardò negli occhi, con aria di sfida.
- Perché se lo merita!-
- Tu nemmeno lo conosci! Ti sei mai abbassato al suo livello, principino?- le mani di Helena tremavano. Sapeva che Draco non era così. Perché ostentava quella cattiveria che in fondo non gli apparteneva? – Hai mai pensato che, in fondo, possiate essere simili? O hai ascoltato solo la parte dei tuoi genitori e dei Marchiati?-
Draco spalancò gli occhi, sorpreso. Non si aspettava di certo che Helena tirasse fuori la storia dei Mangiamorte.
- Tu che ne sai di me?-
- So che a volte la famiglia può spingerci a fare delle scelte che non approviamo, ma che facciamo ugualmente per paura di deluderli. Ma c’è molto altro oltre quello che ti hanno insegnato i tuoi!- Helena stava per cedere e scoppiare in lacrime. Doveva confidare a qualcuno quel segreto, a tutti i costi. – Non fare il cretino, Draco. Cambia, finchè sei in tempo.-
Il ragazzo la guardò ancora, scrutandola, come se cercasse di leggerle dentro. Quella ragazza era strana. Aveva appena sputato fuori quelle parole, che l’avevano colpito. Era esattamente così che lui si sentiva.
- Lasciami in pace.- fu tutto quello che riuscì a dire. La superò, lasciando quel posto per dirigersi verso il suo dormitorio. Non gettò nemmeno uno sguardo su Ginny Weasley, che passava di lì in quel momento. Voleva solo stare da solo. Le parole di Helena lo avevano colpito nel profondo. Nessuno era mai riuscito a leggergli dentro. E se davvero lei avesse ragione? Se davvero quello sbagliato fosse stato lui?
Si sdraiò sul letto, rifiutandosi di andare ad altre lezioni.
Chi sei, Helena Thompson? Chi sei davvero?
 
Helena entrò nella Sala Grande come una furia. Era arrabbiatissima. Non c’era nemmeno una dannatissima ragione per cui quel cretino di Malfoy si sarebbe dovuto comportare così. Il fatto di essere figlio di Lucius Malfoy non c’entrava nulla, era solo una scusa per potersi difendere. Lei era la figlia di Voldemort, e si era presa a cuore la causa del peggior nemico di suo padre. La famiglia non era una scusa sufficiente.
Appoggiò a terra, in malo modo, la borsa, e si sedette di fianco a Blaise, che l’aveva osservata dal momento in cui era entrata come una furia. Il soffitto incantato sopra di loro era grigio cupo, ed Helena capì cosa volesse dire essere metereopatici.
Draco Malfoy farebbe diventare una furia chiunque.
- Non ci sei andata tanto alla leggera, vero?- Blaise mangiava tranquillamente il suo pollo, leggendo le ultime cavolate pubblicate dal Profeta.
- Non se lo merita.- Helena infilzò una povera patata bollita con la forchetta, guardando di continuo al tavolo dei Grifondoro, se Harry stesse bene. – Harry non si merita una cosa del genere. Che ha nella testa Malfoy, i vermi?-
- Avrei optato per le mosche, ma hai reso bene l’idea.-
- Giuro che non sono mai stata tanto arrabbiata con una persona in vita mia. Come si fa ad essere presuntuosi, antipatici, aggressivi e così spavaldi? – la povera patata era ormai stata ridotta a poltiglia. Helena aveva immaginato che quella fosse la testa ossigenata di Draco.
- Ok, ora calmati.- Blaise le prese la forchetta di mano, allontanandola da lei.
- Io so che dentro di lui c’è del buono, perché allora si comporta così?-
Blaise fece spallucce.
- Perché è un Malfoy, ed è stato educato così. Ha bisogno che qualcuno gli spieghi che le persone non sono tutte come suo padre,e  che la gentilezza non  è di certo un difetto.-
Helena annuì, poi vide Harry alzarsi da tavola, con aria sconsolata, ed uscire dalla Sala Grande. Prese la sua borsa da terra e diede un bacio al suo amico.
- Ora devo andare, grazie per il consiglio!-
Corse a perdifiato, su per le scale, fino a quando non trovò Harry seduto sulle scale che portavano alla torre dove si svolgeva la lezione di Divinazione.
- Harry.-
Il ragazzo alzò gli occhi, sistemandosi gli occhiali. I suoi occhi verdi si illuminarono mentre la vedeva salire le scale e sedersi accanto a lui.
- Mi dispiace per oggi. Malfoy è un cretino. E Piton pure.-
Harry sorrise.
- Non importa. Sono abituato ormai a queste scenette. Per questo non reagisco nemmeno più, perché tanto la colpa sarebbe mia.-
Una nota di amarezza contornava la sua voce, ma Harry era forte e non lasciò intravedere, se non per un momento, il dolore che provava.
Helena, spinta da uno slancio di affetto, gli prese la mano. Per Harry non doveva essere stato affatto facile, sapere che un mago oscuro lo voleva a tutti i costi uccidere. Draco e Piton non gli rendevano di certo la vita più facile.
Harry trasalì, e guardò quella piccola manina pallida che si appoggiava sulla sua, e sentì la sua mano stringersi attorno a quella di Helena.
- Non è giusto che porti un fardello del genere da solo. Hai solo quindici anni.-
Il calore emanato dalla mano della ragazza era sufficiente per far stare meglio Harry, che si mangiucchiò per un momento il labbro prima di rispondere.
- Voldemort ha ucciso i miei genitori, ed è tornato. Nessuno mi crede. Mi sembra di portare avanti questa battaglia da solo.-
Voldemort. C’entrava sempre suo padre, in ogni cosa. Dove c’era del male, c’era sempre di mezzo lui. Helena cercò di non piangere. Avrebbe voluto gettarsi sul petto di Harry e condividere con lui la  propria sofferenza. A modo suo, anche lei portava un fardello pesante. Essere la figlia di Voldemort non aiutava di certo le relazioni.
- Io ti credo.- si ritrovò a sussurrare, mentre sul viso di Harry compariva un bellissimo sorriso. Harry strinse più forte la sua mano.
In quel momento, suonò la campanella. Helena lasciò velocemente la mano di Harry, e si alzò, imbarazzatissima per quello che era appena successo.
Scese due gradini, ma si sentì prendere per un braccio. Si voltò. Harry la guardava, con gli occhi lucidi.
- Grazie, Helena.-
Lei sorrise, arrossendo.
- Prego, Harry.-
 
Regnava un silenzio di tomba, nell’ aula di Difesa contro le arti oscure. Dolores Jane Umbridge, sottosegretario anziano del Ministro della Magia, sedeva indossando il suo golfino rosa e il suo cerchietto, circondata da porcellane con gatti e fiocchetti.
Harry lanciò uno sguardo ad Helena, che era scoppiata a ridere mentre si sedeva al fianco di Hermione. Nessuno dei Serpeverde la voleva vicino a se, dopo che aveva difeso a spada tratta Harry Potter.
- Ehm, ehm.- la donna tarchiata si alzò, ma sembrava comunque che fosse seduta. – Buon pomeriggio, ragazzi.-
Gli studenti la guardarono annoiati, e non risposero.
- Credo che non vada affatto bene. Quando io vi do il buon pomeriggio, voi rispondete con “Buon pomeriggio, professoressa Umbridge.” Coraggio, provate!-
Con poco entusiasmo, gli studenti ripeterono in coro quello che lei aveva detto, poi si sedettero in attesa di istruzioni.
- Prego, via le bacchette e fuori i libri!-
- Via le bacchette? A lezione di Difesa?- Ron guardò la donna come se avesse detto che un esercito di ragni giganti stava per attaccarli, poi depose la sua bacchetta sotto il banco.
Helena ed Hermione erano ben attente alla spiegazione della Umbridge, mentre Harry e Ron avevano appoggiato la testa sulla base del banco ed erano in collasso.
Improvvisamente, Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge alzò il volto da libro e la guardò, parecchio indispettita.
- Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcosa?-
- Lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure, è quello di esercitarsi in Difesa, cioè con gli incantesimi, una prova pratica. Perché lei non ne ha parlato?-
Tutta la classe ora prestava attenzione alla ragazza. La donna si mosse, arrivando davanti a lei e guardandola come se volesse distruggerla.
- Mia cara, non so come siano funzionate le cose in questa scuola, ma stai sicura che in quest’aula non verrà scagliato nessun Incantesimo.-
Harry e Ron si guardarono, allibiti. Nessun incantesimo di difesa? Com’era possibile? Che cosa stava cercando di fare il Ministero?
- Come potremmo essere preparati ai G.U.F.O.?-
- La mano, signor..-
Harry si alzò in piedi.
- Potter. Harry Potter.-
La professoressa aprì la bocca, poi lo squadrò e lo invitò a sedersi con un gesto della mano.
- Signor Potter, mi creda, se studierete sufficientemente la teoria, allora sarete in grado di fare qualsiasi incantesimo, sotto pressione e sotto esame.-
La donna tornò a sedersi. – Ora continuate a leggere.-
Ma Ron si alzò a sua volta in piedi.
- A cosa serve? Se verremo attaccati..-
La donna scoppiò a ridere, portandosi le mani al petto. Le scendevano le lacrime agli occhi. Ron se ne ebbe a male. Pensava di fatto un’osservazione intelligente, per una volta.
- Signor Weasley, non ci sarà nessun attacco. Non vedo chi potrebbe attaccarvi, qui, nella mia aula.-
Harry non si trattenne più. Quella donna era ottusa, oppure faceva finta di non capire. Si alzò in piedi.
-Mmm, mi lasci pensare...- rispose Harry in tono falsamente meditabondo. -Forse...
Lord Voldemort?-
Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville scivo-lò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio.Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
- Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter- si alzò in piedi e si mise al centro della stanza. – Lasciate che vi dica una cosa. Vi è stato riferito che un potente Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti. Beh, non è assolutamente così. Lord Voldemort non è tornato, quindi, se non vi dispiace, possiamo tornare alla lezione…-
- Lei sta mentendo, professoressa Umbridge.-
Hermione si girò, sconvolta, verso Harry, che fissava la donna come se volesse fulminarla con lo sguardo.
- Voldemort è tornato.-
- Punizione, Potter, per tutta la settimana!-
A quel punto, Helena scoppiò. Sentire dare del bugiardo a Harry era decisamente troppo. Anche lei si alzò in piedi, affrontando la donna.
- Harry non è un bugiardo. Io credo nel ritorno di Voldemort, e dovremmo crederci tutti. Che prove ha che non sia tornato?-
La donna assottigliò le labbra.
- Punizione anche per lei, signorina Thompson.-
In quel momento, suonò la campana. Harry si alzò, come una furia, desiderando solamente uscire da quell’aula al più presto. Helena lo rincorse, anche lei parecchio arrabbiata.
- Harry!-
Il ragazzo si fermò, dandole comunque la schiena.
- E’ la seconda volta che ti esponi per me, perché?-
La ragazza gli mise una mano sulla spalla, cercando di consolarlo.
Perché io so quello che provi.
- Siamo simili. Anche io porto un fardello pesante. E non starei bene, se fossi giudicato per questo.-
Harry si sentì più leggero. Voleva saperne di più, ma non voleva ferirla. Luis tesso sapeva che cosa si provava, a sentirsi chiedere sempre di Voldemort.
Fu in quell’istante che Harry capì che forse con Helena aveva una connessione speciale, che lei poteva davvero capirlo. Si girò e le mise un braccio sulla spalla.
- Grazie, Helena. Davvero. E mi dispiace se hai preso una punizione per colpa mia.-
L’aria sembrava più serena, così la ragazza sorrise.
- Beh, niente male. Il primo giorno di scuola, ho preso una punizione. I miei genitori saranno fieri di me.-
 
***
Spazio Autrice.
E un altro capitolo è andato. So che sono terribilmente in ritardo, ma a causa dell’ultimo esame della sessione estiva ho perso un po’ di tempo.
Ho alcuni appunti da fare. La storia va avanti e sono pignola, ci ho messo cinque ore a scrivere questo capitolo, ed è giusto che sappiate il mio punto di vista.
- Le vicende sono riprese dal capitolo 12 dell’Ordine Della Fenice, “La Professoressa Umbridge”. Per forza di cose, ho dovuto eliminare la lezione di Storia della Magia.
- “Love The Way You Lie PT 2”, in realtà parla di un amore finito, ma penso si adatti bene anche al capitolo.
- La prima parte, nel dormitorio Grifondoro, la lezione di Pozioni e la parte della lezione della Umbridge sono una mia rivisitazione del capitolo 12, con miei dialoghi e qualche piccolo cambiamento.
- Io credo davvero che in Draco ci sia qualcosa di buono. C’è in tutti noi. A Draco è stata impartita un’educazione che soffoca questa sua parte, ma credo che le persone giuste possano fare uscire la sua parte migliore.
- Helena ed Harry sono destinati, c’è poco da fare. Helena non ha ne il carattere della madre, ne del padre. Ha sviluppato un carattere tutto suo, perdendosi nelle storie dei libri che ha sempre letto. Ed è per questo che non accetta quello che succede; lei, a differenza di Draco, ha imparato a distinguere il bene dal male.
Bene, direi che è tutto.
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 5
*** First Kisses And Revelations ***


Quella sera, nel dormitorio di Serpeverde, in molti sentirono un boato terrificante provenire dai dormitori dei maschi del quinto anno. Rumore di vetri infranti, di comodini scaraventati all’aria e alcuni giurarono di aver sentito anche qualche urlo.
Nessuno osava entrare in quella camera. Non quando Draco Lucius Malfoy era arrabbiato.
Il ragazzo in questione si era ritirato pochi minuti prima, con una faccia che non preannunciava nulla di buono. Tiger e Goyle avevano capito che il Serpeverde voleva essere lasciato solo, e si erano lanciati sulle loro poltrone preferite, senza batter ciglio.
Draco se ne stava tutto solo, seduto sul suo letto a baldacchino, contemplando ciò che aveva appena fatto. Aveva distrutto le ampolle di Blaise, scaraventandole oltre la stanza e lasciando che si infrangessero contro il muro. Aveva fatto levitare il suo comodino di legno pregiato, per poi lasciarlo cadere a terra a rompersi con un rumore sordo.
Era arrabbiato, con se stesso e con il suo maledetto corpo.
Perché doveva reagire in quel modo ogni volta che si trovava davanti quella maledetta Mezzosangue Zannuta? Ogni volta che Hermione Granger apriva bocca, il suo corpo reagiva in maniera del tutto inaspettata. Sudava freddo, desiderando sbattere contro il muro quella saputella e farla sua, farla tacere per almeno un quarto d’ora.
Desiderava una Mezzosangue, un’impura, schifosa nata Babbana che non era nemmeno attraente. I suoi capelli non erano per niente ordinati, sempre raccolti in code severe o lasciati cadere crespi sulle spalle. Gli occhi non erano nulla di speciale, un nocciola anonimo, senza vitalità. Nemmeno il corpo era questa gran cosa, sempre coperto da abiti castigati e severi. Per di più. Era una Sangue Sporco.
Eppure, Draco Lucius Malfoy si sentiva attratto sessualmente da una Mezzosangue; l’unica Grifondoro che gli aveva sempre tenuto testa. Non sapeva se ridere o se piangere. A quindici anni, si ritrovava a provare sensazioni mai avute prima. Non era uno sprovveduto, certo. Aveva avuto un paio di ragazze, e Pansy Parkinson lo accontentava quando voleva. Ma la Mezzosangue non riusciva a togliersela dalla testa da due giorni.
Si alzò da letto e calciò con violenza uno dei bauli dei suoi compagni di stanza, per poi accasciarsi per terra e tenersi il piede. Non aveva calcolato il peso dei bauli.
- Cazzo!- urlò, senza preoccuparsi del casino che stava facendo.
Si tirò su, e zoppicò fino al bagno. Mormorando qualcosa, accese la luce e si portò davanti al lavandino. A stento si riconosceva. Era sempre stato viziato, coccolato da sua madre e adorato dal padre, fin da piccolo. Nella sua vita la sua più grande preoccupazione era stata decidere con quale insulto avrebbe offeso Potter e la sua corte ogni giorno.
Fino al giugno precedente. Se lo ricordava bene, quel giorno. Era appena tornato a casa per le vacanze. Sua madre era seduta in giardino a curare i suoi fiori carnivori, l’aria serena e riposata. Poi era arrivato suo padre, spaventato.
 
- E’ tornato.- aveva detto, accasciandosi al fianco della moglie. – Il Signore Oscuro è tornato il vita, l’ho visto.-
Aveva sgranato gli occhi, come un pazzo, e aveva afferrato la mano della moglie.
- Dobbiamo tornare tra le sue file. Dobbiamo dimostrarci fedele a lui. Ci ucciderà, tutti quanti. Me l’ha detto.-
Narcissa si era portata la mano sulla bocca, sconvolta, ed aveva accarezzato i capelli di suo marito, impaurito come non mai in vita sua.
- Draco.- aveva poi detto Lucius, afferrando per un braccio il ragazzo, che non aveva ancora proferito parola. – Draco, non contraddirlo mai. Non contraddire mai Severus e non contraddire mai i suoi seguaci più fidati. Ti ucciderà, senza pietà.-
Draco non aveva saputo cosa dire, si era limitato solamente ad annuire e a scappare in camera sua, spaventato come non mai.
 
Il ragazzo imprecò, a quel ricordo doloroso. Ora cominciava a capire Harry Potter, e il suo modo di fare. Essere minacciati di morte da un mago tanto potente era spaventoso. Odiava Potter con tutto se stesso, ma per la prima volta, lo capiva.
E la Granger, con quel suo coraggio e quell’aria da saputella, era il suo cruccio da quando erano tornati a scuola. Ancor più della Weasley, che con quell’aria da santerellina lo aveva fatto impazzire l’anno precedente.
- Che diavolo succede qui?-
Draco alzò gli occhi e vide entrare nella camera Blaise Zabini, seguito a ruota dalla ragazza nuova, Helena. In quel momento, guardandola, le ricordò per un secondo Bellatrix, quella pazza di sua zia. Poi scosse la testa. Bella non aveva figli, ed era rinchiusa ad Azkaban. La sua mente giocava brutti scherzi.
- Che cazzo vuoi?-
Non voleva essere scortese, ma non poteva farne a meno. La sua natura era quella di essere antipatico e freddo, e di nascondere le sue emozioni a chiunque.
- Sei carino, considerando che sono l’unica persona che n0n ha paura di te.- con un movimento della bacchetta, Blaise risistemò in poco tempo la camera, e si sedette vicino a Draco, che lo guardava spaesato. Nessuno, prima d’ora, l’aveva avvicinato in quel modo. Tiger e Goyle ubbidivano perché avevano paura di lui, e gli altri ragazzi, per lo più. Lo ignoravano. Helena si sedette per terra, osservandolo come fosse stato una cavia da laboratorio. Per la prima volta in vita sua, Malfoy era rimasto senza parole.
- Che ti succede, Draco? Perché tutto questo?-
- Niente, non vi deve interessare quello che faccio io.-
Helena lo guardò storto, poi si alzò, fronteggiandolo.
- Questo non puoi dirlo. Draco, so bene chi sei, e so bene ciò che ti è stato chiesto.- tutta la rabbia che aveva dentro da qualche giorno scoppiò, lasciando che la ragazza si sfogasse con quel fiume di parole che le veniva dal cuore. – Ti credi tanto furbo, a fare il duro? Sei figlio di Lucius Malfoy, lo sappiamo. Ma io so che hai un cuore, Draco, che sei diverso da tuo padre. Ne ho sentite di storie su di te, e conosco tua madre. Hai la stessa scintilla vitale che è nei suoi occhi. E anche Blaise l’ha capito.-
Draco spalancò gli occhi, sorpreso. Come faceva quella ragazza a sapere così tante cose di lui?
- Il punto è, Draco.- continuò Blaise, appoggiandogli una mano sulla spalla. – Che noi vogliamo aiutarti. Qualsiasi cosa ti stia succedendo, tu non sei un Serpeverde ordinario, e questo l’abbiamo capito. Lasciati aiutare da noi.-
Il ragazzo biondo scosse la testa, alzandosi.
- Non me ne frega un cazzo di quello che pensate voi. Non c’è un fottuto cuore qua dentro, e non nascondo niente. Io sono Draco Malfoy, e sono un freddo, bastardo calcolatore, esattamente come mio padre.-
E sono un codardo, che non ha il coraggio di contrastare il Signore Oscuro.
Si alzò, scaraventando Blaise da una parte ed uscendo come una furia da quella stanza. La sala comune di Serpeverde osservò con curiosità Draco, che superò tutti ed uscì da lì con un diavolo per capello. Pochi secondi dopo, videro Helena correre dietro di lui, senza degnare di uno sguardo nessuno.
- Draco!-
La ragazza correva veloce, ma non poteva raggiungere Draco, che con grandi falcate era quasi davanti all’aula di pozioni. Corse più veloce, tentando disperatamente di arrivare da lui.
- DRACO MALFOY! FERMATI SUBITO!-
Il ragazzo si fermò, e tornò indietro, affrontando con arroganza la ragazza, che era decisamente più bassa di lui.
- Come cazzo fai a sapere tutte quelle cose di me? Chi cazzo sei?-
- Sono tua cugina, cazzo!-
A Draco cadde la bacchetta di mano. Aveva sentito bene? Helena era sua cugina?
Si abbandonò sul primo gradino della scalinata che portava alla Sala Grande e lasciò che Helena si accomodasse accanto a lui.
- Com’è possibile?- chiese con una tranquillità che non si aspettava di avere. – Come diavolo è possibile? Bellatrix è ad Azkaban.-
- Bella non è mai stata ad Azkaban. Ci sono altri due maghi al posto di Bella e Rodolphs. Io sono figlia di Bellatrix.. E di Tom Riddle.-
Draco si portò una mano al cuore.
- Sei la figlia di Voldemort?-
Helena annuì, scoppiando a ridere. Era una strana situazione, doveva ammetterlo. La figlia di Voldemort che prova simpatia per il Trio dei Miracoli, che da anni cercava di impedire il suo ritorno. La figlia di Voldemort che tenta di ingannarlo, per proteggere Harry Potter.
- E sai una cosa? Io dovrei spiare Harry, riferire i suoi punti deboli. Ma non lo faccio; perché, nonostante quello che hanno cercato di insegnarmi loro, il mio cuore ha sempre saputo che la loro non è la strada giusta da seguire. E anche tu, Draco, lo sai.- una lacrima solcò il viso della ragazza, che subito l’asciugò con la manica della divisa di Hogwarts. – Io, figlia di Voldemort, difendo Harry Potter.-
E allora Draco capì. Capì che c’era anche un’altra strada da prendere, che non per forza bisognava seguire il lato Oscuro. Prese la mano di Helena, annuendo.
- Terrò il tuo segreto per me.-
- Ti ringrazio.-
Era troppo tardi per tornare indietro. Troppo tardi per continuare a far finta di nulla. Voldemort li avrebbe annientati, polverizzati se l’avesse saputo. Ma almeno erano in due a portare quel fardello. Helena chiuse per un attimo gli occhi e rivide il verde brillante di quelli di Harry, così innocenti e contemporaneamente così consapevoli del rischio che correva ogni giorno.
Da quando ha visto i suoi occhi, il mio cuore ha sempre saputo da che parte stare.
 
 
- ADESSO BASTA!-
Hermione aveva un diavolo per capello. Aveva appena finito di litigare con quel deficiente di Draco Malfoy, che aveva tentato di disarmarla appena dopo la cena, e lei era andata su tutte le furie, mentre il biondino le rideva dietro e poi la spiaccicava contro il muro.
- Ti avverto, Granger. Non tirare troppo la corda.-
La aveva annusata per un attimo, e poi l’aveva lasciata.
Era già parecchio arrabbiata quando, entrando in Sala Comune, aveva visto Fred e George distribuire ai bimbi del terzo anno le loro Merendine Marinare; pochi secondi dopo, i ragazzini si erano accasciati a terra, alcuni si stavano dissanguando, altri ancora si erano voltati verso il cestino più vicino e avevano vomitato anche l’anima.
- Datemi subito quelle cose.- tese la mano versi e gemelli, mentre Fred faceva evanescere il contenuto della busta bianca e la porgeva ad Hermione.
- Quelle cose, come le chiami tu, rivoluzioneranno il modo di vedere la scuola, Hermione.-
- Si, ed io sono Minerva McGranitt.-
Tutta la sala comune di Grifondoro scoppiò a ridere mentre George appoggiava una mano sulla spalla alla ragazza e rideva sguaiatamente davanti a lei. Tutti sapevano che ad Hogwarts lei era soprannominata “la nuova McGranitt”, per via della sua aria da saputella seria e severa.
- Adesso basta.-
Ancora più irritata, la ragazza raccolse da terra la sua borsa, e senza degnare i suoi compagni di uno sguardo, si avviò per il suo Dormitorio, per fermarsi solo davanti ad Harry e Ron. Sbattè davanti a loro il pesante libro di Pozioni.
- I compiti ve li fate da soli, io me ne vado a letto!-
Ron si alzò, tentando di fermarla, con scarso successo.
- Hermione, ma cosa c’entriamo noi, scusa?-
La ragazza rispose con un grugnito e si allontanò da Ron, salendo le scale senza nemmeno dare la buonanotte.
Ron tornò sconsolato al suo posto, rinunciando a fare il tema di Pozioni, quella sera. Si rivolse ad Harry, che stava giocherellando con la penna, in attesa di andare a scontare la sua punizione con Dolores Umbridge. Quella donna l’avrebbe messo in difficoltà, lo sapeva. Era come se il ministero volesse davvero controllare ciò che succedeva ad Hogwarts, ed impedire loro di combattere. Quella storia stava prendendo una piega che non gli piaceva affatto.
- Allora, che mi dici di Helena?-
Al solo sentire pronunciare quel nome, Harry si ricompose sulla sedia. Ci aveva pensato tutto il giorno, e non riusciva a togliersela dalla testa. Se aveva pensato che Cho potesse piacergli più di tutte, si era sbagliato di grosso.
Il sorriso di Helena era come una ventata d’aria fresca per lui, come qualcosa che lo aiutasse a distrarsi da quella cicatrice che bruciava da giorni ormai. Helena era piena di vita, e si era fatta mettere in punizione pur di difenderlo.
Era misteriosa, eppure lui ne era affascinato.
Doveva essere diventato rosso, perché Ron scoppiò a ridere.
- Sembri un bimbo alla prima cotta.-
- Smettila! E’ che prima pensavo che Cho beh..- si toccò i capelli, imbarazzato. – Fosse il massimo, poi è arrivata lei e mi ha sconvolto. Non so nulla di lei, eppure sembra conoscermi così bene. Ha preso una punizione per me.-
Ron annuì, scartando una cioccorana e gustandosela per bene; quella Helena era una tipa misteriosa, eppure era davvero affascinante, con quei capelli lunghi e quegli occhi verdi, di una tonalità più scura di quelli di Harry.
- Secondo me.- continuò Ron, con la bocca piena di cioccolata. – Sareste perfetti insieme.-
Harry stava per rispondere, quando si rese conto che era in ritardo. Prese la sua tracolla, salutò con un cenno Ron e si diresse verso lo studio della professoressa.
A metà delle scale, si scontrò con Helena, in ritardo anche lei. Non appena la vide, il cuore cominciò a battere, senza che lui potesse farci nulla. Nemmeno quando vedeva Cho sentiva il suo cuore scalpitare così.
- C-ciao.- balbettò.
Idiota, Potter. Sei un idiota.
- Ciao Harry.- Helena aveva la voce roca, sembrava avesse pianto. – Come stai?-
- Bene, tu?-
Helena fece spallucce, poi abbassò lo sguardo, mentre camminava in silenzio accanto ad Harry. Era gentile e premuroso, e lei ne era pericolosamente attratta.
- Perché mi hai difeso, stamattina?-
La ragazza lo guardò, arrossendo leggermente.
Perché so quello che provi.
- Io so che Voldemort è tornato.-
Harry rimase impressionato: era la prima che pronunciava il suo nome senza avere paura del nome stesso, con una tranquillità che lo spiazzò.
- Come fai ad esserne certa?-
Helena scosse la testa. I suoi lunghi capelli solleticarono il braccio di Harry, che desiderò passare una mano in quella chioma setosa e perdersi nel profumo che emanavano.
Cho era carina, Helena era bellissima.
- Non mi va di parlarne. – continuò lei, sempre tenendo lo sguardo basso. – Non vado fiera della mia famiglia.-
Harry comprese e stette in silenzio. Anche lui, in fondo, non andava fiero dei suoi parenti Babbani. Che male c’era, ad essere diversi da coloro che ti hanno cresciuto?
Dopo pochi minuti, arrivarono davanti alla porta dell’ufficio della Umbridge. Harry bussò, e la porta si aprì da sola.
L’ufficio era diverso da come se lo ricordava; alle pareti erano attaccati una ventina di fotografie di gattini, che si muovevano in tutte le direzioni. Sulla scrivania, rigorosamente rosa, una lampada con pizzi e fiocchi era stata accesa. Dolores Umbridge li guardò, facendo cenno loro di sedersi e continuando a sorseggiare la sua tazza di tè, anch’essa con sopra disegnata dei gattini.
- Bugie, sempre e solo bugie.- cominciò lei, guardandoli a fondo. Sembrava davvero un rospo, con quegli occhietti acquosi che osservavano Harry e la sua cicatrice. – Voi ragazzini siete insulsi. Non sapete dire la verità. Ora, voglio che scriviate una cosa per me.-
Harry prese la sua piuma dalla borsa, imitato da Helena, ma Dolores li fermò con la mano.
- No, signorini. Desidero che usiate una delle mie penne speciali.- frugò in un cassetto, e tirò fuori due penne dall’aspetto bizzarro, una rosa e l’altra blu, con una punta particolare.
- Ecco.- passò a loro carta e penna, con un sorrisetto compiaciuto.
- Che cosa dobbiamo scrivere?-
- Ma naturalmente “Non devo dire bugie” miss Thompson!- la voce della donna era allegra, inaspettatamente, e risultava ancora più sgradevole del solito. –
- E per quante volte?- il tono di Harry era acido, sgradevole, cosa che non sfuggì alla donna.
- Signor Potter, lei è un maleducato.  Questa sua sgradevole abitudine deve cambiare. Scriverete per il tempo necessario. Il messaggio deve penetrare in profondità.-
Harry ignorò totalmente le parole di quella vecchia megera, notò che mancava l’inchiostro, ma non se ne curò.
Non appena la penna toccò il foglio ed Harry cominciò a scrivere, sentì un dolore sul dorso della mano sinistra. Si guardò, e notò che la mano era diventata rossa ed irritata. Provò a scrivere, e sul dorso comparve la frase “Non devo dire bugie”, come se se la stesse intagliando da solo sulla pelle. Con orrore, notò che l’inchiostro che la penna utilizzava assomigliava tanto al suo sangue; un rosso scarlatto, brillante e lucido.
Un sussulto alla sua destra lo informò che anche Helena stava provando la stessa cosa: con la coda dell’occhio la vide imprecare e grattarsi la mano, mentre la Umbridge li osservava assolutamente tranquilla, con un sorriso sadico stampato sul volto.
Bastarda di una strega!
Il tempo scorreva veloce. Harry poteva distinguerlo chiaramente ascoltando il ticchettio insistente dell’orologio sopra di loro. Dopo quasi due ore, la donna si alzò, avvicinandosi ai due ragazzi. Osservò il dorso dolorante e grondante di sangue di Harry, e poi quello di Helena, e lanciò uno sguardo del tutto disinteressato all’orologio a pendolo, sbuffando.
- Credo, purtroppo, sia arrivata l’ora di andare. Ci vediamo domani.-
Con gran sollievo, Harry ed Helena si alzarono, raccogliendo in fretta le loro cose; desideravano sparire da quel posto il più in fretta possibile. Quella donna era un mostro; punizioni così non si vedevano dall’era in cui Gazza appendeva i ragazzini per i pollici nei sotterranei.
Si chiusero la porta alle spalle e si diressero nella stessa direzione, desiderosi di lasciarsi alle spalle quella brutta, bruttissima serata.
Non parlarono per un po’. Fu Helena la prima a spezzare il silenzio.
- Quella donna è una barbara.- si massaggiò la mano. – Mi brucia.-
- Fa vedere.-
Harry le prese la mano, esaminando la ferita. Era più brutta della sua, probabilmente perché Helena aveva la pelle molto più delicata. Sfiorò con i polpastrelli la scritta impressa su quella pelle, che si stava lentamente cicatrizzando, poi la guardò negli occhi.
Due tonalità di verde si stavano scontrando in una muta battaglia.
- Perché subisci tutto questo?- le chiese, sostenendo lo sguardo. – Perché ti fai torturare da quella donna?-
- Io.. io non posso dirtelo, mi dispiace.-
Per quanto Harry si ripetesse che era sbagliato, essere attratto da una ragazza  così misteriosa, si avvicinò a lei. Non aveva mai avuto tanta sicurezza come in quel momento. La sua mano continuava ad accarezzare quella della ragazza, mentre improvvisamente si calò su di lei e la baciò. Le sue labbra assaggiarono quelle rosee della ragazza, e la sua lingua spinse leggermente per entrare a contatto con quella di lei. Helena spalancò gli occhi, il cuore che batteva, e stava per lasciarsi andare, quando si ricordò chi era.
Figlia di Bellatrix e Voldemort. Lui non mi accetterà mai.
Con la morte nel cuore, si allontanò da lui, guardandolo con dispiacere.
- Scusa, Harry. Io.. io non posso.-
Si voltò, senza aggiungere altro, e corse via, lasciando Harry in quel corridoio, solo con il suo profumo nell’aria.
Sei proprio strana, Helena Thompson.
 
- Harry mi ha baciata.-
Blaise chiuse il libro di Pozioni, che stava leggendo tranquillo, si tolse gli occhiali da lettura e sgranò gli occhi.
- Potter ha fatto che cosa?-
Helena si sedette al suo fianco, accendendosi una sigaretta. Era nervosa, parecchio. Non gli era affatto dispiaciuto, anzi. Ma non poteva mentire così ad Harry, e non poteva baciarlo sapendo di non essere stata sincera con lui.
- Mi ha baciata. E io sono scappata.-
- Comprensibile. È disgustoso.-
Helena scosse la testa, tirandogli un pugno. Il ragazzo si massaggiò per bene, poi rimase in silenzio, visto che Draco si stava avvicinando a loro.
Il biondo si sedette, con aria rilassata e li guardò in viso. C’era qualcosa di strano, qualcosa di diverso in lui. Sembrava più umano.
Incrociò le gambe, e fece la stessa cosa con le dita, posizionandole sotto il mento. I suoi occhi grigi erano illuminati da una nuova scintilla, sembrava quasi allegro.
Quando aprì la bocca, li lasciò di sasso.
- Dirò questa cosa una volta sola, dopo di che farete finta di nulla. Ho bisogno del vostro aiuto.-
 
Lestrange Manor – Scozia.
 
Bellatrix camminava lentamente, la lunga veste nera che toccava il pavimento e le mani che stringevano la bacchetta leggermente ricurva, di legno scuro e pregiato.
Dietro di lei, una bellissima ragazza la seguiva, con gli occhi iniettati di sangue e follia, li stessi suoi. Si assomigliavano tantissimo.
Lunghi capelli corvini, ricci e scarmigliati, bocca rosea in contrasto con la pelle pallida, lucente e perfetta. Occhi scuri, che sembravano pozze nelle quali perdersi. Camminata lenta e strascicata, e sorriso perfido. Stringeva la bacchetta nella mano destra e un pugnale insanguinato nella mano sinistra, rea di aver appena sgozzato una decina di elfi domestici, come prova della sua lealtà a Voldemort. Li aveva uccisi uno per uno, con una calma ed un sangue freddo che nemmeno la serva più fedele di Tom Riddle possedeva.
Hydra era la sorella di Bellatrix Lestrange.
La sorella che loro madre aveva nascosto, da qualche parente lontano, dalla vergogna di averla concepita con un altro uomo. Ne Narcissa ne Andromeda sapevano della sua esistenza, e della sua devozione al Signore Oscuro.
Hydra si avvicinò a Tom Riddle, chinando il capo e prostrandosi ai suoi piedi, come una serva fedele. Aveva l’assassinio nel sangue, e il carattere folle di sua sorella.
- Sei pronta, mia cara?-
La ragazza chinò il capo, annuendo.
- Si, mio signore.-
L’uomo prese un oggetto dorato dal tavolino che giaceva accanto a lui, e la consegnò nelle mani di Hydra, che la prese quasi con timore.
- Mi raccomando, questa coppa va conservata con la massima cura. Qui dentro c’è un pezzo di me, e sarei veramente seccato, se dovesse andare persa.-
- Ogni suo desiderio è un ordine, Mio Signore.-
Voldemort la congedò con la mano, e lei si allontanò.
Mentre usciva da quella casa, Hydra Black non avrebbe mai pensato di trasportare davvero un frammento di anima di Voldemort.
 
***
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Le cose cominciano a farsi più complicate del previsto, come avete notato dai toni cupi in chiusura del capitolo. Per prima cosa, voglio ringraziare chiunque segua la storia. Ci tengo molto e il vostro sostegno è fondamentale per me.
Alcune piccole precisazioni.
- Draco è sempre stato il mio cruccio. Io penso che sia davvero così, che in cuor suo, sappia di non appartenere davvero ai Mangiamorte. semplicemente, è legato alla famiglia. Helena comincerà a fargli capire che può essere diverso anche rispettando la famiglia.
- Di Hermione si parla poco in questi capitoli, ma prometto di rifarmi nel prossimo. Non volevo diventasse troppo lungo. Sappiate, che per ora lei odia Draco. Ma ci sarà un cambiamento in lui che le farà cambiare idea.
- Harry agisce d’impulso, perché ha capito che lui ed Helena sono legati da qualcosa che va ben oltre il destino. Sono molto simili, e lui è attratto da questo velo di mistero. Anche Helena ne è attratta, ma fugge da lui perché non può essere sincera. E dirgli la verità potrebbe farlo scappare.
- Hydra inizialmente non doveva esistere. Poi ho promesso alla mia migliore amica di inserirla, come dedica a lei, e quindi eccola qui. Vedrò in qualche modo di inserirla da qualche parte.
Vi ricordo che, se vi va di seguirmi anche su facebook, la mia pagina è qui. (: Cliccate ed entrate.
Un bacio
Ghost

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Capitolo 6
*** Shooting Stars ***


6 - Shooting Stars


Can we pretend that airplanes
In the night sky
Are like shooting stars
I could really use a wish right now 

 
Airplanes – BoB feat Hayley Williams.
 
Draco si sedette di fianco a Helena e guardò i due Serpeverde con uno sguardo che era tra lo sconsolato e lo spaventato. Non sapeva da dove cominciare. Non si era mai confidato in vita sua con qualcuno, per lui era da deboli. E fino a quel momento, le sue uniche preoccupazioni erano state come buttare Potter giù dalla scopa e come far buttare fuori da Hogwarts quell’incompetente di Hagrid. Non aveva mai avuto un problema serio.
Sospirò, cercando di trovare dentro di se le parole adatte per esprimere quello che gli passava per la testa in quel momento.
Chiuse gli occhi solo un istante.
Voldemort, il suo volto serpentino. I suoi occhi gelidi.
E la paura che lo aveva attanagliato dalla prima volta che l’aveva visto. E quello che era obbligato a fare per non deludere la sua famiglia, per salvare suo padre e sua madre.
Draco si era sempre considerato un egoista, un moccioso che si avvicinava alle persone solo per convenienza. Se fosse stato un’altra persona, si sarebbe odiato. Ma lui era così, e non sarebbe mai cambiato.
Questo era quello che pensava prima di incontrare il signore Voldemort; quell’uomo, se uomo poteva definirsi, l’aveva spaventato. Per la prima volta nella sua vita, Draco era obbligato a fare qualcosa non per se stesso, ma per gli altri.
Gli altri erano la sua famiglia.
Aveva chinato il capo, quando Tom Riddle gli aveva comunicato che presto sarebbe stato marchiato, e aveva taciuto, nascondendo la paura che lo attanagliava per non far arrabbiare il suo Signore.
Poi aveva visto Helena, sua cugina, della quale lui non aveva mai nemmeno saputo l’esistenza. E aveva visto la determinazione nel tradire suo padre, una determinazione che lui non aveva mai avuto, una determinazione che avrebbe voluto avere.
E aveva deciso.
Per lui, per i suoi genitori.
E per lei.
Lei che non lo avrebbe mai guardato, se avesse saputo della sua missione. Lei che già non lo considerava, anzi, lo odiava. Lei che lo stava ossessionando da giorni, ormai.
La Granger, la sua nuova ossessione.
- Che cosa c’è, Draco?-
Blaise conosceva Malfoy da anni, e mai l’aveva sentito chiedere a qualcuno un aiuto; mai avrebbe creduto possibile che si piegasse a cercare la mano di qualcuno.
Il ragazzo si morse il labbro, indeciso se rivelare tutto quello che gli passava per la testa. Fu la mano calda di Helena , delicatamente posata sulla sua, pallida e tremante, che lo incoraggiò ad andare avanti.
- Mi devo togliere un peso. Anzi, due.- Draco deglutì. – Uno grave, l’altro un po’ meno.-
Blaise si mosse impercettibilmente al fianco di Helena, che incitò Draco ad andare avanti.
- Nessuno ti giudicherà, Draco.- abbassò lo sguardo per un attimo. – Di certo, non la figlia di Voldemort.-
Il ragazzo annuì. Negli occhi grigi passò un’ombra, resa inquietante dalla flebile luce delle fiaccole che illuminavano il sotterraneo.
- Al compimento dei miei sedici anni, sarò marchiato.-
Blaise trasalì, ed Helena si portò le mani alla bocca. Intuì di non dover interrompere Malfoy, che altrimenti si sarebbe bloccato e non avrebbe più aperto bocca.
- Voldemort è deluso dal comportamento di Lucius e Narcissa, che non hanno mai dichiarato apertamente di essere dalla sua parte, come invece hanno fatto Bellatrix ed altri. Ha un compito per me, me l’ha detto il giorno prima del mio rientro a scuola. Ha un compito per me, e se non lo porterò a termine ucciderà i miei genitori.-
Draco si portò una mano sul cuore, non riusciva a respirare. Era come se fosse stato schiacciato da una forza invisibile, come se stesse annegando.
Faceva male, ed il dolore era una bruttissima sensazione.
- E’ terribile.-
- Zabini, lo so che è terribile. Io non lo voglio fare. Non voglio quello schifo addosso.-
Le parole del ragazzo furono seguite da un intenso silenzio; nessuno sapeva che cosa dire. Già il fatto che si fosse aperto con qualcuno dimostrava che il piccolo e viziato Draco Malfoy, che considerava tutti al di fuori della sua cerchia degli sfigati, era cambiato ed era cresciuto. Il peso della sua missione era così grande da averlo fatto crescere in pochi mesi.
- Combattilo, come sta facendo lei.- Blaise si era alzato in piedi e stringeva i pugni davanti a se. – Non lasciare che le tue paure prendano il sopravvento, Draco!-
- Blaise ha ragione.- Helena accavallò delicatamente le gambe e lo guardò con aria gentile. Sembrava quasi una sorella maggiore. – Combattiamolo insieme. Rischio molto di più io di te, ma non ho paura. Non mi importa se è mio padre, ho sempre saputo che quello che mi dicevano era sbagliato!-
Draco annuì; per una volta nella sua vita, la prima, fu coraggioso. Tese la mano a Blaise, per ringraziarlo, e regalo un sorriso a sua cugina.
Forse, insieme a loro, ce l’avrebbe fatta.
- C’è anche qualcos’altro.- il ragazzo deglutì. Faceva più fatica a parlare della Mezzosangue. – Mi piace una ragazza.-
- Davvero? Chi è?- gli occhi di Helena si illuminarono all’istante. Credeva fermamente nell’amore.
Draco respirò, prendendo coraggio. Se si fosse liberato di quel peso, avrebbe potuto affrontare anche quella cosa.
- Hermione Granger.-
Niente, nelle espressioni di Helena e Blaise lasciarono intendere che erano pienamente soddisfatti.
 
Stupido, stupido, stupido.
Harry Potter stava risalendo in tutta velocità i gradini verso la sala comune dei Grifondoro. Si teneva con una mano il dorso dell’altra che bruciava a causa della punizione della Umbridge; ma non era la sola cosa a bruciare.
Come diavolo mi è venuto in mente di baciarla? Che cosa mi dice il cervello?
Salì insieme gli ultimi due gradini che lo separavano dal corridoio del settimo piano, tenendo la testa bassa dalla vergogna. Non sapeva per quale motivo l’avesse fatto, ma aveva provato l’impulso di prenderla tra le braccia e baciarla.
E dire che, in tutta la sua vita, non era mai stato temerario. A fatica riusciva a salutare Cho Chang, figuriamoci se avrebbe potuto mai baciarla.
Helena, invece, gli dava un senso di sicurezza, e per una volta nella vita si era buttato. Ed era stato anche molto bello, se lei non fosse scappata via lasciandolo lì come un cretino.
Sentì le guance accaldarsi ed immaginò di essere arrossito. Si sedette su uno scalino sbuffando; non aveva voglia di tornare in sala comune e sentire Ron ed Hermione litigare, o Fred e George che vendevano illegalmente le loro Merendine Marinare. Avrebbe voluto sprofondare nella vergogna e non tornare mai più indietro.
Si toccò per un momento la cicatrice, preoccupato. Erano giorni che pizzicava, leggermente. Sapeva che era dovuto al ritorno di Voldemort, eppure diventava ansioso ogni volta che il dolore invece di diminuire aumentava. In più, tutti quei sogni lo tormentavano e non dormiva bene da settimane.
Un rumore lo destò dai suoi pensieri, ma non fece in tempo a muoversi; la figura di Ron gli veniva incontro, immersa tra i suoi pensieri,  indossava una vecchia divisa da Quidditch e teneva in mano la sua vecchia Scopalinda. Immediatamente, Harry nascose la mano ferita dietro la schiena, proprio mentre Ron nascondeva la scopa da corsa dietro di se.
- Ehm, ciao Harry.- cominciò ad arrossire sulle orecchie.
- Ciao Ron.- anche Harry si sentì arrossire e sospirò. – Che ci fai in giro a quest’ora?-
- Niente.- balbettò il suo migliore amico. – Che cosa nascondi lì dietro?-
Harry alzò le spalle e cambiò argomento.
- Cosa ci fai con la tua scopa?-
Ron sospirò, e si sedette accanto a lui. Tirò fuori la scopa e la appoggiò sul gradino davanti a loro. Poi chiuse gli occhi, ascoltando per un attimo il silenzio che circondava il castello.
- Voglio entrare nella squadra di Quidditch!-
- Che cosa?.. Ron, ma è meraviglioso!-  Harry sorrise al suo migliore amico. Sarebbe stato fantastico condividere anche l’esperienza del Quidditch. – Perché non me l’hai detto?-
Ron si torturò i capelli rosso fuoco, imbarazzato.
- Ehm, beh.. Ecco.. Per scaramanzia.. Harry che diavolo hai sul polso?-
Il ragazzo cercò di nascondere nuovamente la mano, che aveva agitato per la gioia, ma Ron fu più veloce e la prese. Non appena vide quello che c’era scritto, immaginò subito chi fosse stata a ridurre il braccio di Harry in quel modo.
- Devi denunciarla a Silente, Harry.-
Già, Silente. Dov’era Silente quando lui aveva bisogno? Quando tutti lo additavano come bugiardo? Quando veniva punito per aver detto la verità?
Silente l’aveva lasciato solo.
- Me la caverò, Ron. Anche Helena ha avuto la stessa  punizione.-
Al solo pensiero della ragazza, Harry arrossì violentemente, senza riuscire a fermarsi. Ron lo guardò, poi sorrise.
- Perché sei diventato tutto rosso?-
Come cavolo glielo dico, ora?
Harry si vergognava profondamente per quello che aveva fatto; e poi, non era solito parlare di ragazze con Ron. Di solito parlavano di Quidditch, o di come far licenziare Piton. Quell’argomento, per un qualche motivo, era tabù tra di loro.
- Ho.. ehm..-
- Si?- continuò Ron, ormai curiosissimo di quello che era successo.
Harry deglutì. Improvvisamente, si sentì la gola secca e desiderò avere con se una Burrobirra, o un po’ di Succo di Zucca fresco.
- Ho baciato Helena.-
Ron scoppiò a ridere alla vista del suo migliore amico così imbarazzato, poi gli diede una pacca sulla spalla senza però riuscire a fermarsi.
E così, Harry aveva fatto la prima mossa con una ragazza.
Harry Potter aveva dato il suo primo bacio.
Ad una Serpeverde.
- Harry James Potter, ti piace una Serpeverde?-
- Grazie, Ron, sei sempre molto confortante.- sospirò Harry. – Si, mi piace una Serpeverde. Ma lei non è come le altre, ok?-
- Si, si, come vuoi! E lei allora che cosa ha fatto?-
Harry arrossì ancora di più, desiderando scomparire sotto il suo mantello dell’invisibilità.  Ecco un’altra cosa per la quale Ron lo avrebbe preso in giro per tutta la vita.
- E’ scappata via.-
Evidentemente, Ron aveva capito quello che provava l’amico, perché non rise, ma si limitò a dargli una pacca sulla spalla.
- Vuol dire che sei un pessimo baciatore, Harry. Io ci riproverei, se fossi in te.-
L’occhiataccia di Harry fu eloquente.
- Certo, così mi prendo una bella cinquina in faccia.-
I due ragazzi scoppiarono a ridere, poi si alzarono. La loro era davvero una bella amicizia, se riuscivano a ridere anche di figuracce come quella.
- Meglio andare. Tremo al pensiero di dover fare i compiti che Hermione non ci ha fatto.-
 
Potrei esprimere un desiderio proprio ora.
Hermione chiuse il libro di Pozioni e prese la sua bacchetta di legno scuro in mano.
- Wingardium Leviosa.- mormorò, e il suo compito appena finito si sollevò lievemente dal letto, andando a posarsi ordinatamente sulla sua scrivania. Con un altro colpo di bacchetta spense la candela consumata, poi ripose la bacchetta nella tasca destra dei suoi jeans attillati e si strofinò gli occhi.
Era esausta.
Adorava la scuola, adorava lo studio e i compiti, ma lei era anche tanto altro. Nessuno, a parte Harry, capiva questo lato di Hermione. Lei era solo la So tutto io che interveniva sempre durante le lezioni, alla quale chiedere aiuto per i compiti.
Nessuno veniva mai a parlare di ragazzi, perché lei evidentemente non era adatta.
Era stato Harry a farle capire che non era così, la sera prima.
Erano seduti davanti al fuoco, mentre Ron scambiava un paio di battute con i suoi fratelli e Lavanda Brown. Hermione si era sentita toccare la spalla da Harry, colui che lei considerava quasi come un fratello, che l’aveva guardata con una dolcezza infinita.
- Hai bisogno di un ragazzo, Hermione. Di una persona che ti ami per quello che sei.-
Hermione aveva guardato Ron, che un tempo le faceva battere il cuore, ma Harry aveva scosso la testa. – Voglio molto bene a Ron, lo sai, ma a te serve un ragazzo che ti apprezzi e ti tenga testa. Mi dispiace dirlo, ma lui non fa per te.-
Hermione aveva annuito, e si era lasciata coccolare da Harry, mentre capiva che lui aveva perfettamente ragione.
Hermione si alzò, sbuffando, e si infilò la camicetta bianca, lasciandola cadere sopra ai pantaloni, e abbinò una cintura nera in vita.
Con i piedi scalzi corse alla finestra e la spalancò. Quella  camera aveva bisogno di aria fresca. Si affacciò alla grande finestra che dava sul cortile appena dietro le serre e respirò l’aria della notte, e subito si sentì molto meglio.
Un po’ della malinconia che l’attanagliava se n’era andata.
Alzò gli occhi al cielo, e in quel momento vide cadere una stella; era grande e luminosa, ed Hermione rimase affascinata.
Le stelle cadenti esaudiscono i desideri.
Lei chiuse gli occhi; non aveva mai creduto a queste sciocchezze da Babbani, ma per una volta si tolse di dosso la sua solita figura autoritaria per cominciare ad essere come tutte le ragazze della sua età: desiderosa di incontrare qualcuno che l’amasse davvero.
Fu un istante, poi Hermione riaprì gli occhi e chiuse la finestra, rendendosi conto di essere maledettamente in ritardo.
Quella sera avrebbe dovuto pattugliare i corridoi fino a mezzanotte con gli altri prefetti delle altre case; inutile dire che non aveva per niente voglia di vedere Malfoy, soprattutto perché sarebbe stata vittima dei suoi scherzi crudeli ed infantili. Ma almeno, avrebbe potuto scambiare qualche chiacchiera con Hanna Abbott e con Padma Patil, e non sarebbe stata completamente sola.
Fu con velocità supersonica che scese le scale e salutò a malapena Harry e Ron.
- I compiti sono sul mio tavolino, Harry, basta usare Accio ed arriveranno da te. Mi raccomando, prendete spunto e non copiate.-
Hermione sapeva che sicuramente non l’avrebbero ascoltata, ma sorrise loro e sparì dietro il ritratto della Signora Grassa.
Percorse i corridoi bui con la bacchetta davanti a se; la debole luce dell’incantesimo Lumos le impediva di non inciampare nelle cose che si nascondevano nel castello, ma non poteva vedere oltre il palmo del suo naso.
Voltò l’angolo, diretta verso l’ultima porta sulla sinistra, quando andò a sbattere violentemente contro qualcuno che proveniva dalla direzione opposta alla sua.
- Ma che cazz.. Chi è stato?-
Hermione si rialzò velocemente, riconoscendo la voce melliflua e pungente. Era andata a sbattere contro Draco Malfoy. Si voltò, cercando di non farsi riconoscere.
- Granger?-
Nella sua voce c’era solo sorpresa, e non disgusto come negli anni precedenti.
- Me ne vado, tranquillo.-
- No, aspetta, ecco.- si alzò e le porse una mano, educatamente. Hermione esitò un momento. Draco Malfoy che aiutava una Mezzosangue ad alzarsi da terra? Decise di fidarsi, ed appoggiò la mano sulla sua. Quella di Malfoy era fredda, ma la presa era salda e Hermione si ritrovò in piedi in meno di un secondo. – Scusa se ti ho fatta cadere, Mezzosangue.- aggiunse il ragazzo, scomparendo subito dopo dietro l’angolo, lasciandosi dietro di se una scia di profumo dalla quale Hermione si sentì attratta.
Rimase per un attimo lì, in quel corridoio con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Che diavolo era successo a Draco Malfoy?
Era stato gentile e galante, e, cavoli, non sembrava nemmeno lui. Hermione rimase perplessa, per un attimo, chiedendo se qualcuno non avesse ingerito della Polisucco con dentro un capello di Malfoy e se ne andasse in giro spacciandosi per lui.
Perché non c’era altra spiegazione plausibile per quello che aveva appena visto.
- Hermione, tutto bene?-
Hanna Abbott le sfiorò il braccio e lei tornò in se.
- Si, scusa, mi ero incantata. Andiamo.-
Gettò di nuovo uno sguardo dietro di se, mentre si incamminava dalla parte opposta del corridoio con Hanna e Padma; Draco Malfoy l’aveva sorpresa.
E se avesse ripensato al desiderio espresso poco prima, probabilmente si sarebbe sorpresa ancora di più.
 
Una stella cadente, magari chissà, mi porta fortuna.
Helena respirò profondamente, mentre con passo deciso attraversava i cancelli di quella che fino a qualche giorno prima era stata casa sua.
Se qualcuno l’avesse vista in quel momento, non avrebbe avuto dubbi; era la degna figlia di Bellatrix Lestrange. Avevano la stessa espressione e gli stessi occhi profondi.
Il lungo mantello nero svolazzava nell’aria, mentre camminava verso il portone di quercia antica. Odiava la notte, e specialmente, odiava dover incontrare suo padre di notte.
Dopo aver lasciato Draco e Blaise, Helena era tornata in camera ed aveva trovato un gufo ad attenderla.
Il Signore Oscuro voleva parlarle, urgentemente.
Helena si chiedeva che cosa volesse dopo tre giorni che era arrivata ad Hogwarts. Mentre bussava alla porta, si impose di chiudere la mente. Bellatrix le aveva spiegato che il Signore Oscuro era molto bravo a leggere nella mente delle persone, e lei di certo non desiderava che la vedesse mentre baciava Harry.
Si posò, improvvisamente, una mano sulla bocca, come per catturare ancora quel bacio, durato pochissimi secondi, ma che le aveva fatto battere il cuore.
Era scappata, come una ladra nella notte, tra i corridoi nel castello, per paura. Perché harry prima o poi sarebbe venuto a sapere la verità. E come l’avrebbe giudicata, quando avrebbe saputo di suo padre?
Non poteva stare con Harry semplicemente perché Harry non avrebbe voluto stare con lei, se avesse saputo tutto.
Ed ecco il motivo per cui era scappata, passando per la stronza di turno.
- Figlia mia.- non si era nemmeno accorta che Bellatrix aveva aperto la porta e ora la abbracciava con amore. – Stai bene?-
- Si, mamma. Sono a Serpeverde.-
- L’ho saputo.- Bellatrix sorrise. – Lucius ha provveduto subito a scrivermelo.-
La fece entrare nell’ampio ingresso, illuminato solamente da qualche torcia, ma molto  freddo, fino a raggiungere una porta levigata e scura. Bellatrix bussò dolcemente.
- Mio signore? Vostra figlia è arrivata.-
- Falla entrare, Bella.-
La donna fece un profondo inchino, poi scivolò da una parte e spinse Helena nella stanza. Davanti ad un fuocherello acceso se ne stava rannicchiato il serpente di suo padre, Nagini, mentre lui era in piedi accanto al camino.
Allargò per un attimo le braccia come gesto di saluto.
- Mia cara Helena. Come vanno le cose a scuola?-
- Bene.- mormorò lei.
Lord Voldemort si sedette su una poltrona finemente decorata, ed emise uno strano suono, che Helena capiva alla perfezione.
- Nagini, vieni qui, amore mio.-
Il serpente si mosse e poco dopo si acciambellò sul ventre del Signore Oscuro, mentre egli lo accarezzava pigramente.
- Allora, Helena, novità su Potter?-
Menti, devi mentire. Chiudi la mente, non pensare al bacio.
- Non di vitale importanza, mio signore. La Umbridge non lo crede  riguardo al Suo ritorno e l’ha punito, e continua ad avere delle zuffe con Malfoy.-
- Sei riuscita a parargli.-
Il silenzio che li circondò la fece rabbrividire. Doveva mentire, doveva provarci.
- No, mio Signore. Potter è ben protetto.-
Pochi secondi dopo, Voldemort fu davanti a lei. La prese per un  polso, stringendo piano, senza farle troppo male.
- Mi aspetto che la figlia di Voldemort riesca ad avvicinarlo il prima possibile.-
La ragazza annuì, e lui la lasciò andare.
- Tra un mese, mi aspetto dei progressi.-
- Si mio signore.-
Voldemort mosse appena la mano, invitandola ad uscire. Lei non se lo fece ripetere due volte, girò su se stessa ed uscì da quella stanza il più velocemente possibile.
Una volta fuori, si accasciò sul pavimento.
Aveva mentito, aveva deliberatamente detto una bugia a suo padre, non che Signore Oscuro. Aveva fatto, per la prima volta, qualcosa di buono nella sua vita.
Una fioca luce di speranza si accese dentro di lei.
Stava facendo qualcosa di buono.
Qualcosa che avrebbe forse cambiato il mondo della magia per sempre.
Forse, quella stella cadente aveva ascoltato i suoi desideri.
 
***
Ed eccomi tornata, carica come una molla!
Spero che le vostre vacanze siano andate alla grande! (:
Draco, Draco, Draco. La mia maledizione. Farlo sbottonare, non farlo sbottonare? Il risultato delle mie riflessioni c’è, ditemi voi che ne pensate. Io lo trovo molto tenero, in fondo.
Anche Harry mi fa tenerezza; in fondo, con Ron si fa fatica a parlare di ragazze, visto che ti ride in faccia praticamente sempre! :D
Hermione è la più complicata di tutte; penso che a 15 anni si possa già cominciare a pensare ai ragazzi.. per lo meno, per me è stato così, quindi.. Hermione malinconica mi piace molto.
Ed Helena, meravigliosa, coraggiosa Helena, che sfida il padre mentendogli in faccia, sta diventando un bel personaggio!
Sono curiosa di sapere che ne pensate!
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Un bacio
Ghost.

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Capitolo 7
*** Changes ***


7 - Changes


La verità è che non conosco nessuno che non sia ossessionato da qualcosa…o da qualcuno. E sia che proviamo a tagliare via il dolore con un bisturi o a spingerlo nel retro di un armadio, i nostri sforzi di solito falliscono. Quindi l’unico modo che abbiamo per spazzare via il disordine è quello di voltare pagina… O mettere una vecchia storia a riposo… Finalmente, finalmente a riposo.

Grey's Anatomy.

 
Era passata più di una settimana dalla scenata di Harry alla Umbridge. Anche chi non aveva assistito allo scambio di battute tra i due, dopo poche ore era venuto a conoscenza dei fatti. Molti guardavano Harry come se fosse un ragazzo molto, molto disturbato, che cercava di attirare l’attenzione su di se in ogni modo, che amava essere famoso ed idolatrato. In pochi sembravano essere disposti a riconoscere che Tu Sai Chi era tornato; nessuno voleva rivivere il dolore e la paura che aveva circondato le loro vite solo quattordici anni prima.
Hogwarts era divisa in due: chi credeva ad Harry era considerato pazzo quasi quanto lui, ed era lasciato in disparte, chi non gli credeva aveva assunto un atteggiamento di sfida verso il ragazzo, aspettando solo la prossima mossa.
La stagione del Quidditch non era ancora cominciata, e già Angelina Johnson chiedeva allenamenti doppi. Ron era diventato portiere titolare, ma non si era dimostrato un bravo giocatore. Continuava a lasciar passare tiri facilissimi, cercando di stare in equilibrio sulla scopa. Gli ultimi allenamenti erano stati a dir poco disastrosi e la prima partita si sarebbe giocata due settimane dopo.
 
Così, in quel clima non troppo rassicurante per gli studenti di Grifondoro, quella mattina Ginny scese le scale depressa e sconsolata, come non lo era mai stata prima.
Il tempo non era dei migliori, e lei detestava la pioggia, perché era metereopatica. Pioggia significava irritabilità, e tutti sapevano che Ginny Weasley era molto pericolosa, quando era irritabile.
Ed oltre la pioggia, ci si metteva anche Harry.
Harry Potter, quel ragazzino occhialuto che non la lasciava in pace nemmeno quando dormiva, che la ossessionava dal primo giorno in cui si erano incontrati, a King’s Cross, e che, nonostante fosse fidanzata con Michael Corner, le faceva ancora battere il cuore.
Quello che era peggio, era che Harry non era innamorato di un’altra.
Era innamorato di due altre ragazze.
 
L’aveva sentito che ne parlava con Ron ed Hermione, la sera precedente, ed era caduta nello sconforto.
 
- Che c’è Harry? Perché quella faccia?- Hermione si era seduta accanto al suo migliore amico, mentre sferruzzava berretti per gli elfi domestici, lo aveva guardato con tenerezza. – Problemi con Cho?-
Harry era diventato rosso.
- O con Helena?- aveva chiesto Ron, ridendosela sotto i baffi.
- E se avessi problemi con entrambe?- Harry si era lanciato un’occhiata alle spalle e Ginny si era nascosta ancora di più dietro al divanetto. – E se mi piacessero entrambe?-
Hermione lo guardò a bocca aperta; per una volta, non sapeva che cosa dire.
- Che cosa devo fare?- aveva chiesto con aria speranzosa, ai suoi amici.
- Tienitele tutte e due.- borbottò Ron. – Non vedo perché dovresti lamentarti.-
- Perché Harry, a differenza tua, ha una sensibilità.- Hermione aveva interrotto Ron, guardandolo malissimo. – Harry, è inutile, devi decidere.-
Ginny non aveva più voluto ascoltare, e si era allontanata in silenzio.
 
Le veniva quasi da piangere.
Era sfortunata, questo lo sapeva. Ma che cosa aveva in meno di Helena e Cho? Certo, entrambe erano brillanti, bellissime e simpatiche, ma anche lei lo era. Solo che Harry non aveva ancora avuto l’occasione di conoscerla bene.
Si stava ancora rodendo il fegato per Harry quando non si accorse di essere inciampata sul gradino invisibile. Senza riuscire a fermarsi, le sue ginocchia cedettero, e la borsa le si sfilò di dosso. Un rumore sordo l’avvertì che parecchie boccette di inchiostro si erano rotte. Stava per cadere a terra quando sentì un paio di braccia reggerla ed aiutarla ad alzarsi.
Si girò, per ringraziare, quando vide due occhi acquamarina scontrarsi con i suoi.
Un ragazzo scuro di pelle, alto e abbastanza muscoloso la stava tenendo tra le braccia.
Era Blaise Zabini.
- Zabini, ora puoi anche mettermi giù.-
Il ragazzo, che non si aspettava una risposta del genere, la lasciò subito andare.
- Non esiste ringraziare dalle tue parti?-
Ginny mise le mani sui fianchi.
- Grazie. Ora sei contento?- il suo malumore stava peggiorando. – Ora andrai a dire a tutti che hai salvato la stracciona?-
Blaise spalancò gli occhi.
- Veramente io…- ma non riuscì a finire la frase. Davvero non sapeva come stavano le cose?
- Tu, Zabini, sei un Serpeverde, e come tale sfrutti le situazioni a tuo vantaggio.-
Ginny stava arrossendo dalla rabbia. Tutta la frustrazione contro Harry la stava rendendo davvero irritabile. Desiderava prendere a schiaffi Zabini, e affatturarlo, anche.
 
Sciocca ragazzina.
 
- Veramente.- Blaise alzò la voce, fronteggiando la ragazza. – Io sono famoso a Serpeverde per essere amico dei Grifondoro. A Serpeverde mi ignorano e non  mi parlano, per questo.-
Ginny rimase a bocca aperta; non riusciva a dire nulla  che non fosse qualcosa di insensato. Aveva sentito girare delle voci, sulla gentilezza di Blaise Zabini, ma non ci aveva creduto molto. Ad Hogwarts, bastava avere un bel visino per essere gentili.
Ma Blaise sembrava davvero sincero. Lì, in piedi davanti a lei, con le mani abbandonate lungo i fianchi ed il sorriso gentile, quel ragazzo sembrava indifeso.
E Ginny fu quasi dispiaciuta per lui.
- Scusa.- mormorò. – Ma i serpeverde mi fanno sempre questo effetto.-
Il ragazzo sorrise nuovamente.
- Non preoccuparti.- tirò fuori la bacchetta e con un gesto secco aggiustò la borse di Ginny, poi si avvicinò e gliela porse. – E’ ancora sporca ma in lavanderia sanno fare un buon lavoro.-
Ginny non disse nuovamente nulla, si limitò ad osservarlo in silenzio.
Improvvisamente, lui si girò verso di lei, sorridendo.
- Dovresti provarci con il Quidditch, sai? Ti ho vista volare e sei bravissima.- e con un movimento rapido, scomparve giù dalle scale, oltre la sua vista.
 
Ginny rimase lì, con la borsa a penzoloni su una spalla, la bocca aperta e il cuore che martellava.
Blaise Zabini con un gesto, aveva cancellato dalla sua testa per un momento Harry Potter.
 
****
 
- Aaah, che mangiata!-
Ron si allungò sul tavolo della colazione, massaggiandosi allegramente la pancia; sembrava non essere toccato dagli insuccessi della squadra anzi, era più allegro del solito.
Hermione lo guardò per un attimo con aria di sufficienza, poi sbuffò e si alzò delicatamente dalla sedia.
- E’ meglio andare, alla prima ora abbiamo la Umbridge, non diamogli motivo di toglierci dei punti!-
Harry e Ron si alzarono, senza osare ribattere. Sapevano che Hermione aveva ragione. La Umbridge aveva sviluppato un odio particolare per i Grifondoro, forse peggio di quello di Piton,  e non perdeva occasione per rimproverarli e togliere loro dei punti.
Erano quasi usciti, quando Harry sentì una voce chiamarlo.
- Hey, Harry!-
Si voltò velocemente e sentì lo stomaco ingarbugliarsi, senza poterci fare nulla. Cho avanzava verso di lui, con un sorriso stampato sulla faccia e i lunghi capelli che svolazzavano nell’aria. Harry perse totalmente il senso del tempo, e a malapena sentì Ron ed Hermione che gli parlavano.
- Noi andiamo, Harry. Diremo alla Umbridge che sei stato fermato da Silente.-
Cho si avvicinò, e, inaspettatamente, gli diede un bacio sulla guancia.
- Come stai?-
- Be- bene.- riuscì a malapena a dire lui. Si sentiva arrossire.
Si guardarono per un attimo, Cho continuava a sorridere e lui continuava a non sapere che cosa dire. Poi lei parlò.
- Pensavo.. Ti andrebbe di venire ad Hogsmeade con me, la prossima settimana?-
Harry sentì le budella contorcersi ancora di più di quanto non lo fossero; non era una sensazione spiacevole, anzi, era bellissimo. Bellissimo sapere che Cho non lo considerava un matto,bellissimo sapere che voleva uscire con lui.
- Si.- rispose, sorridendo a sua volta. Si sentiva molto meglio e improvvisamente si rese conto della cosa.
Sarebbe andato con Cho ad Hogsmeade.
 
Insieme, solo loro due.
Lei lo aveva chiesto a lui.
 
- Ottimo!- Cho lo salutò, raggiante. – Ci vediamo allora, Harry!- e si voltò per andare a lezione. Harry la seguì per un po’ con lo sguardo, poi si incamminò fuori dalla Sala Grande, ignaro che qualcuno aveva osservato tutta la scena.
 
Helena aveva visto Cho correre da Harry. L’aveva vista baciarlo sulla guancia, e aveva sentito quella richiesta.
Harry dirà di no, ne sono sicura.
Ma Harry aveva detto si, e lei si era sentita crollare il mondo addosso. Si era seduta, senza toccare cibo; aveva solo bisogno di sfogarsi, magari sulla faccia di quella Chang, e forse si sarebbe sentita meglio.
 
L’amore faceva così schifo?
 
Si, faceva schifo e faceva male. Ecco perchè tutti dicevano di non innamorarsi mai, perchè il cuore faceva così male che era impossibile ignorarlo.
- Ti piace Potter?- Draco si era avvicinato a lei, con la sua tazza di caffè in mano, e l’aveva osservata per bene. Era gelosa marcia, si notava da come stringeva il coltello, come se volesse infilarlo nel collo della Chang.
- Non parlare, Draco. A te piace…-
Draco la fermò, mettendole un dito sulla bocca. Non voleva che i suoi compagni di casa sapessero che a lui piaceva una Mezzosangue.
- Rassegnati, loro non ci considereranno mai.-
Helena lo guardò. Evidentemente, doveva aver saputo quello che si diceva in giro, e cioè che ad Hermione piaceva Ron; non sembrava turbato più di tanto, ma lei sapeva che, come lui le aveva gentilmente ricordato, un Malfoy non esprime mai le proprie emozioni.
- Ah si? E come mai Harry allora mi ha baciata?-
A Draco andò il caffè di traverso; Potter aveva baciato Helena? Potter si era abbassato a baciare una Serpeverde?
Se Potter l’aveva fatto, allora forse,anche la Mezzosangue… scosse la testa.
 
La mezzosangue era troppo perfetta per sporcarsi con un Serpeverde.
Con il Principe delle Serpi.
 
- Non preoccuparti.- Helena gli mise una mano sulla spalla. – Anche tu avrai il tuo momento. C’è sempre speranza, ricordatelo bene.-
Il sorriso di Helena si spezzò a metà.
- Tu non devi competere con la Chang.-
Gli occhi di Helena si fecero tristi, e lei li abbassò, come vergognandosene.
- Tu vali mille Chang, Potter dovrebbe rendersene conto.- per la prima volta Draco sorrise di sua spontanea volontà. – Se ne renderanno conto.-
E allora la Mezzosangue sarà solo mia, la legherò a me, anche con la forza.
Helena sorrise; Draco stava facendo un ragionamento sensato, non da egoista.
 
Forse era vero, forse c’era davvero speranza.
 
****
 
La lezione della Umbridge cominciò nel peggiore dei modi. Neville arrivò in ritardo e la donna tolse dieci punti al Grifondoro.
- Spero che  abbiate capito che non tollero ritardi. Ed ora, andate al capitolo 3 e leggetelo. Non ci sarà bisogno di parlare.-
Harry sfogliò febbrilmente il libro, arrivando al capitolo tre.
Come difendersi senza usare la magia.
Quella donna lo stava facendo impazzire. Lei ed il ministero stavano facendo di tutto per evitare che si esercitassero, che imparassero qualcosa di veramente utile. Fece finta di leggere, sapendo benissimo che non avrebbe dato soddisfazione alla Umbridge di sottometterlo.
Improvvisamente, si sentì osservato. Voltò leggermente la testa e vide Helena che, invece di leggere come il resto dei Serpeverde, lo guardava. Quando i loro occhi si incrociarono, Helena sorrise ed Harry sentì il cuore accelerare, anzi, quasi scoppiare nel petto.
Ma proprio oggi devono farmi stare così?
Si voltò nuovamente, sapendo che Helena lo stava ancora osservando; il suo cuore non riusciva a calmarsi, sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro.
Fu riportato alla realtà quando vide Hermione alzare la mano.
La professoressa la guardò per un istante, poi alzò gli occhi al cielo.
- Si, signorina.-
- Ho letto tutti i capitoli di questo libro. Credo che sia totalmente inutile.-
La donna si alzò, mentre tutta la classe guardava Hermione come se fosse totalmente impazzita. La Umbridge si avvicinò e la guardò con aria di sfida.
- Per quale motivo?-
- Beh.- continuò Hermione. – Credo che sia totalmente inutile sapersi difendere senza magia. Voglio dire, se dovessimo davvero essere attaccati…-
- Suvvia signorina.- la Umbridge sorrise maligna. – Chi pensa che ci potrebbe attaccare in questa aula?-
- Mhm, non lo so…- questa volta fu Harry a parlare. – Forse, Lord Voldemort?-
Harry sentì  i suoi compagni trattenere il fiato, e vide la Umbridge avanzare minacciosa verso di lui.
- Punizione per il signor Potter. Fin quando non imparerà a non dire bugie, continuerò a metterla in punizione.-
Harry sorrise compiaciuto; adorava far impazzire quella brutta tronfia, antipatica ed ignorante della Umbridge. Era l’unico modo che aveva per ribellarsi, per non sottostare al Ministero della Magia.
In quel momento, la campanella suonò e tutti i ragazzi lasciarono il proprio posto.
- Io corro nella Sala Comune, devo finire il tema per Piton.- annunciò Harry.
 
Hermione si avvicinò ad Helena, che era indaffarata con i lacci della borsa.
- Helena, posso parlarti un secondo?-
- Certo, Hermione, che c’è?-
La ragazza si guardò intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse sentire quello che aveva in mente, ma c’era solo Ron, accanto a lei.
- Mi è appena venuta in mente una cosa. Ho visto che nemmeno a te piace la Umbridge e ho pensato di…- diventò molto rossa, ma continuò. – Di creare un gruppo di Difesa Contro le Arti Oscure con a capo Harry, in modo da imparare davvero a difenderci. Mi daresti una mano a spargere la voce. Ovviamente… non a Serpeverde, chiaramente.-
Helena sorrise ad Hermione. Quella ragazza era semplicemente geniale, ora capiva perché a Draco piaceva così tanto. L’idea di un gruppo sulle Arti Oscure era una delle cose più brillanti che potesse mai aver sentito.
- Ma sicuro, Hermione, sarà un piacere darti una mano.-
- Bene, allora si comincia da oggi… Che cosa vuoi, Malfoy?-
Draco si era avvicinato di soppiatto; aveva sentito tutto quello che le ragazze si erano dette ed era ansioso di parlare con la Mezzosangue.
- Avete intenzione di creare un gruppo con a capo Potter?- il ghigno che comparve sul suo volto non fece ben sperare Hermione.
- Non sono affari tuoi.- sbottò lei, girandogli le spalle.
- E invece si. Voglio farne parte anche io.-
Ad Hermione caddero i libri di mano. Chi era lui, e che ne aveva fatto di Draco Malfoy? Perché il Malfoy che lei conosceva non era interessato a gruppi di studio con a capo Harry Potter. Il Malfoy che lei conosceva non le parlava in quel modo.
- Tu vuoi che cosa, Malfoy?- Ron si era avvicinato al ragazzo. – Vattene, è chiaro? Non puoi essere interessato ad una cosa del genere, non puoi volere Harry come capo. No, so io quello che vuoi fare, vuoi denunciarci alla Umbridge, vuoi far si che ci trovi e che ci punisca.-
Si era avvicinato ancora di più; ora i due si guardavano in cagnesco, mentre Ron alzava i pugni verso di lui.
- Che cazzo ne sai di quello che voglio fare io?-
- Perché tu sei uno schifoso Serpeverde, sempre pronto a metterci in difficoltà. Prova a denunciarci Malfoy, e giuro sulla mia famiglia che ti uccido con le mie mani.-
Lo guardò nuovamente, desiderando spaccargli la faccia, poi si voltò e se ne andò.
- Si, forse è meglio che vada anche io.- aggiunse Helena. – Hermione, grazie per avermi coinvolta.- sorrise e se ne andò, lasciando Hermione da sola con Draco, visibilmente arrabbiato.
- Perché non volete fidarmi di me?- Draco sembrava affranto, aveva i pugni chiusi abbandonati lungo i fianchi, e non sorrideva.
 
Forse… forse sta soffrendo davvero.
 
- Beh, Malfoy, non ci hai mai dato molta scelta.- rispose lei, tra l’amareggiato e l’incredulo. Non sapeva se credere a Malfoy o no. In fondo, da lui, poteva aspettarsi qualsiasi cosa.
- Io voglio davvero far parte di questo gruppo.- alzò gli occhi grigi, che si scontrarono con quegli ambrati di Hermione. – Granger, voglio che ti fidi di me.-
Una scarica percorse il corpo di Hermione; si ritrovò a tremare, come non mai.
Non di paura.
 
Non è possibile.
 
- Malfoy, se vuoi la mia fiducia devi guadagnartela. Puoi venire al primo incontro ma sappi che lo saprò, se ci denunci tutti.-
Si voltò, impaziente di trovarsi lontano da lì, e scappò lungo il corridoio. Quando fu sicura di essere abbastanza lontana si lasciò cadere lungo una parete, sconvolta.
 
Si stava chiedendo perché Malfoy era cambiato in quel modo.
Perché lei aveva deciso di dargli fiducia.
 
Si stava chiedendo per quale assurdo motivo il suo cuore batteva in quel modo.
 
*********
 
Ed  eccomi di ritorno! Avevo deciso di eliminare la storia, ma ho avuto delle idee per renderla interessante e quindi eccomi qui (:
Cominciano a delinearsi un po’ di cose, tra tutti quanti.
Ho voluto rivoluzionare un po’ Cho, rendendola “temeraria”; in fondo hanno 15 e 16 anni, non sono dei bambini come ce li mostra zia Row, quindi aspettatevi di tutto!
Anche Draco, in fondo, ha coraggio; chiede fiducia, è tutto quello che vuole, e la sua presenza nell’ES sarà fondamentale, vedrete.
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Un bacio
Ghost.

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Capitolo 8
*** Feelings ***


8. Feelings


Ottobre stava passando velocemente, più veloce di quanto tutti volessero; la pioggia batteva il castello e le colline lì intorno da giorni, ormai, senza fermarsi. Il lago nero stava diventando sempre più pieno, e rischiava di straripare. Non passava giorno senza che gli studenti del castello non rimanessero incastrati in una pozza profonda di fango, mentre andavano ad Erbologia  o Cura delle Creature Magiche.
 
Ad Hermione piaceva la pioggia; fin da bambina, il suono delle gocce d’acqua che picchiavano sui vetri della sua camera e sul tetto avevano il potere di tranquillizzarla. Ancora in quel momento, dormiva meglio se c’era un temporale che infuriava all’esterno.
Fu così che si ritrovò a passeggiare sotto l’acqua, munita di un ombrello scuro; era perfettamente in grado di usare un incantesimo Impervius, ma a lei piaceva avere qualcosa che la mantenesse in contatto con il mondo Babbano. Non voleva di certo negare le sue origini, anzi, ne andava orgogliosa, tanto che alcune abitudini erano rimaste le stesse.
 
L’ombrello ne era la dimostrazione lampante.
 
Camminare sotto la pioggia, poi, le faceva bene, la rilassava, ed era una cosa che non si concedeva spesso, perché non aveva proprio il tempo per rilassarsi.
Ma in quelle ultime settimane erano successe delle cose che non si sarebbe mai immaginata; la sua testa girava ogni volta che ci pensava.
Il motivo di quel casino era Draco Malfoy.
Erano due settimane che la tormentava, in tutti i modi possibili. Prima la trattava bene, sorridendole educatamente, ed il momento dopo tornava ad essere il Draco Malfoy antipatico e spregevole che aveva sempre conosciuto, specialmente in presenza di Harry e Ron.
Hermione non riusciva a capire il suo comportamento; da un giorno all’altro, aveva cercato di essere carino con lei, l’aveva addirittura aiutata, quando gli anni precedenti la disprezzava per quello che era. Lei era rimasta molto colpita da quell’atteggiamento, tanto che si era ritrovata a pensare a Draco anche quando non voleva.
 
Draco. Pensava a lui come Draco, non come a Malfoy.
 
Sbuffò, appoggiandosi per un attimo ad un muretto di pietra; l’acqua scendeva violentemente, sferzando le colline verdi e fangose e picchiando sui vetri scuri del castello. Chiuse gli occhi, privandosi per un attimo dell’ombrello. Le gocce di pioggia scendevano fredde sulle sue palpebre chiuse. Scosse la testa, ripensando a quello che era  accaduto la sera prima, dopo cena.
 
Correva come sempre, presa dall’agitazione di arrivare in ritardo alla riunione dei Prefetti, con una pila di documenti in mano, stretti tra le braccia ed il petto.
Gazza aveva appena pulito ed il pavimento era scivoloso, ma lei continuava a correre. Improvvisamente, aveva messo male il piede ed era scivolata senza grazia per terra, spargendo i documenti dei Prefetti tutti intorno a se.
- Maledizione.-
Si era alzata in piedi ed aveva cominciato a raccogliere febbrilmente quei fogli, poi aveva sentito un paio di passi avvicinarsi, e aveva visto due mani pallide aiutarla a raccogliere i documenti.
- Devi stare attenta a dove metti i piedi, Granger.-
Ad Hermione parve di averlo visto addirittura sorridere, un evento raro, se si trattava dell’algido Draco Malfoy. Si era avvicinato a lei, porgendole i fogli.
Lei aveva allungato le mani tremanti, e, senza volere, aveva sfiorato il polso lasciato scoperto dalla camicia. Aveva sentito un brivido, ma l’aveva ricollegato alla sua pelle fredda.
Draco aveva ritratto la mano.
- Non toccarmi con le tue sudice mani, Sanguesporco.- il tono era cattivo e spregevole.
Senza aggiungere altro, si era voltato ed era sparito.
 
Hermione sbuffò nuovamente; continuava a non capirlo, e, sinceramente, lo avrebbe volentieri mandato al diavolo.
 
Non dire cavolate. Tu non lo manderesti al diavolo, ora.
 
Aprendo l’ombrello, Hermione maledì il suo cuore che batteva così forte, chiedendosi il perché di quella reazione ogni volta che vedeva Draco o pensava a lui.
 
Draco, non Malfoy.
 
 Incamminandosi verso il castello ebbe una rivelazione scioccante.
Per quanto potesse essere disgustoso, antipatico, e per quanto odiasse l’idea, a lei piaceva Draco Malfoy.
 
****
 
Gli allenamenti di Quidditch non si cancellavano per nulla al mondo, nemmeno per la peggiore tempesta degli ultimi anni. Mentre la pioggia continuava a scendere, Harry fissava Angelina che si sbracciava con i ragazzi che erano venuti per fare i provini. Alicia Spinnet, infatti, se n’era andata dalla squadra per motivi personali, e i Grifondoro avevano bisogno di una nuova Cacciatrice o un nuovo Cacciatore.
Tra le file degli aspiranti giocatori, una Ginevra Weasley parecchio terrorizzata aspettava con ansia il suo turno.
Harry non poté fare a meno di guardarla; sembrava indifesa, in quella divisa troppo grande per lei e con quella scopa troppo vecchia, ma i suoi occhi bruciavano di passione. Una passione, Harry lo sapeva, che si portava dietro da quando era piccola.
Con la coda dell’occhio vide una divisa nera e verde attraversare le tribune ed andarsi a sedere in un posto in alto, e si voltò.
Blaise Zabini si era comodamente appoggiato al sedile di pietra, e guardava con aria apparentemente annoiata quello che succedeva in campo.
- Anche le spie, adesso?- Harry strinse i pugni. I Serpeverde giocavano sporco.
- Che succede, Harry?- Ginny si era avvicinata e guardò nella direzione di Zabini. – Cazzo.-
- Ginny!-
- Scusa, è che ora mi tormenta. Me lo ritrovo ovunque!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, per poi dirigersi nuovamente al suo posto. Zabini la ossessionava, e non era sicura che quella sensazione fosse del tutto negativa. Lo incrociava casualmente nei corridoi, in aula, in sala Grande. Solo quando lo incontrò fuori dal bagno delle ragazze cominciò a chiedersi se per caso non la pedinasse.
- Ci penso io, Harry, non appena ho finito il provino.- disse, mentre il ragazzo tornava in sella alla sua scopa e cominciava a sorvolare il campo.
 
In seguito, Harry ripensò a quella giornata come l’inizio della loro fortuna sul campo da Quidditch. Sebbene Ron fosse davvero una frana e non riuscisse a prendere nemmeno una palla, Ginny aveva compensato volando benissimo e giocando al meglio, nonostante l’acqua che li aveva inzuppati dopo pochissimo. Si vedeva che aveva il sangue da giocatrice di Quidditch, come Fred e George le avevano urlato per tutta la partita di prova. Era leggera, veloce e precisa, come Harry aveva visto fare solo ai giocatori della Bulgaria e dell’Irlanda l’anno prima alla Coppa del Mondo.
- Ottimo! Ginny, benvenuta in squadra!-
Angelina le sorrise, dandole il cinque, ed annunciò che per quel giorno le audizioni erano finite, fissando il prossimo allenamento per il giorno seguente.
- Sei stata grande, Gin!- le urlò dietro Harry mentre lei spariva su per le scalinate, in direzione di Zabini.
- Ho fatto schifo, vero?- chiese Ron, che era affranto e sconsolato accanto a lui.
- No Ron. Il tuo problema è che vai in tensione se ti guardano.- Harry scosse la testa; si chiedeva come avrebbero fatto a giocare il giorno dopo quando Ron non prendeva nemmeno un tiro. – Mettiti in testa che sei un portiere.-
- Dove va mia sorella?-
- Oh.- Harry scoppiò a ridere. – Va a dire a Zabini di smettere  di seguirla. Lo vedremo correre in infermeria, probabilmente.-
 
Blaise chiuse il libro di “Pozioni Avanzate”, accuratamente protetto da un incanto Impervius, e sollevò il viso. Ginny stava correndo verso di lui, bagnata dalla testa ai piedi, con le guance rosse e il viso contratto dalla rabbia.
 
È bella anche così.
 
Non sapeva dire esattamente quando la fissa per Ginny fosse cominciata; forse, da quando Helena passava tanto tempo con lui e l’aveva aiutato ad accettare il fatto di essere diverso, o forse, quando Ginny l’aveva aiutato, raccogliendo i suoi libri.
 
O forse, in quel preciso istante, mentre avanzava verso di lui furiosa.
 
- Zabini!- la sua voce tuonò per tutto lo stadio. Si sentiva solo la pioggia battere sul terreno, e l’eco della sua voce. Blaise sorrise.
- Ciao, Ginny.-
- Ci stavi spiando, per caso?-
Blaise scrollò le spalle.
- No, per niente.-
Ginny sembrò arrabbiarsi ancora di più, e diventò più rossa.
- Perché mi segui sempre? Hai intenzione di seguirmi anche quando vado a dormire?-
 
Questa non sarebbe una brutta idea.
 
Blaise si alzò, mentre i suoi occhi blu si posavano su Ginny. La vide arrossire ancora e mangiarsi il labbro inferiore. Le posò una mano sulla spalla; la carnagione scura del ragazzo era in contrasto con la pelle delicata e bianca del suo collo. La vide deglutire e tenere gli occhi aperti a fatica.
Forse anche lei provava qualcosa.
- Esci con me, Weasley.-
Ginny spalancò la bocca, ma non uscì alcun suono. Blaise sembrava serio, e non intenzionato a prenderla in giro. In quel momento, la pelle del suo collo, a contatto con la mano scura del ragazzo bruciava troppo. Non sapeva cosa dire, non sapeva come comportarsi.
- Come?-
- Esci con me, sabato prossimo, ad Hogsmeade.-
Per quanto si sforzasse di capire, in quel momento Ginny non riusciva proprio a mettere in fila due parole. Il suo cervello era come andato in stand by, rifiutandosi di ragionare.
- Si.- disse, senza nemmeno pensarci. Blaise sorrise, e le accarezzò una guancia.
- Ottimo.-
La superò e cominciò a scendere le scale. A metà, si voltò nuovamente verso di lei.
- Ah, in bocca al lupo per domani. Non credo vincerete.-
 
****
 
Il giorno dopo, nulla di quello che la squadra di Grifondoro pensava si era avverato; c’era un bellissimo sole ad accoglierli, poco dopo colazione, mentre silenziosi e tesi si avviarono verso il campo da Quidditch. Tutta la scuola era già sulle tribune, in attesa di assistere al match della stagione: Grifondoro contro Serpeverde.
Negli spogliatoi il silenzio era padrone, tanto che Harry si chiese più volte se Ron, seduto con la testa attaccata al muro e con gli occhi chiusi, fosse vivo o meno.
Si vestì con riluttanza, ma anche con una certa voglia di battere Serpeverde; non aveva più parlato con Helena dopo il bacio, e non era ansioso di farlo. Lei non si era più avvicinata a lui, ed era meglio così. Aveva più tempo per costruire il suo rapporto con Cho.
In più, avrebbe cancellato il sorriso dal volto mellifluo di Malfoy.
Per la prima volta, anche Angelina sembrava senza parole; rimase in disparte a chiacchierare con Fred e George e non ebbe nemmeno la forza di sgridare Ron quando prese la scopa sbagliata.
 
Sapevano di avere poche possibilità di vittoria.
 
Poco dopo, erano in volo. Harry scrutava il campo con attenzione; doveva prendere il Boccino il prima possibile per evitare che Serpeverde segnasse troppo spesso. Un debole boato lo riportò in se; Ron aveva appena fatto passare il terzo tiro, con la gioia dei Serpeverde. Harry guardò Ginny volare per il campo ed infilare la palla tra i pali di Serpeverde; un altro boato esplose, più forte, e proprio in quel momento il boccino passò accanto a lui, ma prima che potesse realizzare di doversi muovere, quello sparì.
Fu una partita disastrosa, perché Ron fece passare tutti i tiri in porta, ma anche molto eccitante, perché Grifondoro riuscì a segnare il doppio di Serpeverde. Ginny aveva un’energia mai vista, e dava alla squadra il sostegno necessario.
Poi, lo vide.
Malfoy che scendeva in picchiata, all’inseguimento del boccino d’oro. Harry partì a tutta velocità, ma non poteva farcela, era troppo lontano.
- Dai, coraggio!-
Si spinse in avanti con più foga, accelerando ancora di più. Era quasi arrivato. Tese una mano, proprio mentre Malfoy tendeva la sua, e poco dopo sentì il freddo metallo del boccino toccare la sua mano.
Emerse dalla picchiata, con la piccola palla d’oro tra le sue mani, mentre Malfoy si andava a schiantare per terra.
Tutto lo stadio esplose in un boato mentre lui faceva il giro delle tribune e si andava a posare delicatamente per terra, raggiunto subito da tutta la squadra, che lo abbracciò e lo acclamò.
- Sei grande Harry!-
- Un vero campione!-
- Sei la nostra vittoria, Potter!-
- Dovresti diventare un giocatore professionista.-
Mentre la folla tornava alle tribune per festeggiare, Harry vide, nascosta dietro la gente, Helena, che lo guardava e sorrideva.
Si avvicinò, guardandola negli occhi. Era molto carina, con i capelli mossi acconciati in una coda spettinata ed i jeans stretti sotto il cappotto.
 
Era bellissima.
 
- Harry.- fece un passo verso di lui, incerta. – Complimenti sei… Voli benissimo.-
Harry non sapeva che cosa dire; non si erano rivolti la parola per un mese, ed ora questo. La osservò; sembrava stanca, le occhiaie che le circondavano gli occhi erano scure, ed era anche più pallida del solito. Sembrava portasse un peso su di se, qualcosa di grave che le impediva di vivere la sua vita.
Qualunque cosa fosse, Harry era determinato a scoprirlo.
- A che gioco stai giocando, Helena?- le parole erano più dure di quanto si aspettasse.
Lei alzò gli occhi. Sembrava ferita.
- Che cosa vuoi dire?-
- Ti bacio e scappi via. Mi ignori per un mese ed ora ti presenti qui.- avanzò verso di lei cercando di non sembrare un bambino capriccioso. – Che cosa vuoi, Helena?-
-Quello che vorrei non posso averlo. Io… Tu non sai chi sono io, Harry. Dimenticami, ok?- si voltò, lentamente, come se si aspettasse di essere fermata.
- Ho sbagliato a venire qui.-
Mosse un paio di passi, ma Harry le prese il polso, costringendola a voltarsi.
- Che cosa mi nascondi, Helena? Chi sei davvero?-
- Non posso dirtelo, Harry. Non vorresti più avere niente a che fare con me.-
Si liberò dalla presa e scappò via; tutto quello che rimase ad Harry fu un profumo talmente forte da entrargli dentro senza chiedere il permesso, e quegli occhi profondi pieni di disperazione e paura. E gli lasciò anche qualcos’altro dentro.
 
La determinazione di scoprire chi fosse quella ragazza.
 
Chi sei, Helena?
Perché hai paura di dirmelo?
 
****
 
- Zabini, Malfoy!-
Hermione correva nella Sala Grande. Sperava proprio di incontrare i due Serpeverde prima di cena, altrimenti avrebbe dovuto cercarli ovunque, e non era dell’umore adatto.
Draco si voltò; sembrava felice, quando la vide correre verso di loro. Hermione si concesse di guardarlo per un istante. Era pallido come sempre, ed i capelli biondi erano pieni di gel, ma i suoi occhi sembravano diversi.
 
Li aveva sempre visti come freddi, incapaci di illuminarsi, ma in quel momento erano proprio luminosi, come se brillassero di vita propria, e di un grigio profondo. Il viso era rilassato, e non contratto nella solita smorfia di sempre, antipatica.
Non era bello, ma c’era qualcosa di affascinante in lui, forse il portamento, o forse l’espressione diversa dal solito.
 
Hermione ignorò lo stomaco sotto sopra, e si fermò davanti a loro.
- A che cosa dobbiamo l’onore, mezzosangue?- si vedeva che non era serio, perché i suoi occhi non mentivano.
- Se vi interessa, la prima riunione con Harry sarà sabato prossimo ad Hogsemade, alle quattro.- sorrise tranquillamente, aspettando la risposta. Blaise annuì, mentre Draco sembrava pietrificato.
- Potter sarà il nostro capo?-
- Si Malfoy, e ti ricordo che sei stato tu a venire da me e chiedermi di partecipare. Ma puoi sempre tornare nella tua tana e non uscirne più, per quello che mi importa.-
Si voltò, tornandosene verso il suo tavolo.
- Hey, Mezzosangue!- Hermione si fermò, sbuffando. – Attenta agli agguati in corridoio.-
La ragazza scosse il capo e tornò a sedersi dai suoi amici.
 
Draco la fissò a lungo, e solo in quel momento gli sembrò di respirare davvero. Fare lo stronzo lo aiutava a mascherare quello che davvero provava.
- La prossima volta sbattila contro il muro e baciala, no?- Blaise lo superò e si sedette al tavolo, prendendo una porzione di pancetta. Draco si fece spazio tra lui ed Helena afferrando un calice di succo di zucca.
 
La bacerei volentieri.
 
- Sai una cosa, Blaise?- disse, con il sorriso sulle labbra. – La prossima volta credo che farò così.-
 
****
 
Ed anche il capitolo 8 è completato. Come vedete, per ora niente di oscuro è in agguato ma non sedetevi sugli allori, perché il prossimo capitolo sarà pieno di sorprese, e non proprio positive. Spero veramente che vi sia piaciuto anche questo capitolo, e di non essere caduta troppo nell’OOC. Ci sono ancora sentimenti contrastanti, per quanto riguarda Draco ed Hermione, ma anche qui piano piano arriveremo ad una soluzione, come per Helena ed Harry.
Grazie a tutti per il sostegno!
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Un bacio
Ghost.
 

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Capitolo 9
*** Tradimenti ***


9. Tradimenti


Il vento soffiava forte, lasciando che le onde, alte quasi tre metri, s'infrangessero contro gli scogli scuri. Nuvoloni neri sorvolavano l'area, minacciando un temporale forte e violento. In lontananza si stagliava la prigione di Azkaban, la fortezza adibita a prigione dei maghi, dove i criminali peggiori del mondo della magia erano rinchiusi, perseguitati dalle loro paure, tenuti buoni dai dissennatori. Ce n'erano quattro all'entrata della prigione, che fluttuavano nell'aria apparentemente senza peso, i mantelli logori e sporchi che assomigliavano alle nuvole minacciose. Una tenue nebbiolina si estendeva per tutta la zona, coprendo appena la prigione; l'unico rumore che si sentiva, oltre quello del mare in tempesta, erano le urla disperate dei carcerieri, che lentamente, ed inesorabilmente, impazzivano.

Le voci nella loro testa erano più forti della loro volontà di resistere.

Sullo scoglio più alto, la figura di Lord Voldemort guardava con sguardo tetro la prigione; era più pallido del solito, la lunga veste svolazzante nell'aria fredda e la bacchetta tra le dita ossute. La levò in aria, mentre veniva raggiunto da Bellatrix e dal marito Rodolphus. In quel preciso istante, le porte di Azkaban si aprirono, ed ad un suo nuovo cenno, i Dissennatori si spostarono, lasciando passare una ventina di prigionieri, vestiti di un'unica veste lacerata e infangata, senza scarpe, con lo sguardo vacuo.

Quattordici anni in quel posto ti rendevano irriconoscibile.

Salirono lentamente sulla scogliera, i piedi che si tagliavano e graffiavano, ma sembrava che non sentissero alcun dolore. Il primo uomo, con il volto pallido e gli occhi scuri come la pece, si inginocchiò davanti al suo signore, seguito da tutti gli altri. Un tuono squarciò il silenzio, mentre la risata fredda e spietata di Bellatrix raggiungeva le mura della prigione, dove i Dissennatori erano tornati a fare la guardia.
- P-padrone.- sussurrò l'uomo, baciando l'orlo della veste di Voldemort.
- Alzati, Dolhov. Alzatevi tutti quanti.-
Non era una richiesta di umiltà da parte sua. Tutti sapevano quale sarebbe stato il loro destino.
- Crucio.- mormorò lentamente. In quell'istante, tutti i Mangiamorte caddero per terra, colpiti da un dolore lancinante. Nessuno aveva mai cruciato più persone alla volta, ma la potenza del Signore Oscuro si era spinta oltre ogni immaginazione, senza scrupoli, senza pietà.

Senza anima.

- Alzatevi.- ordinò secco, mentre infilava la bacchetta nel mantello. Tutti obbedirono, mentre molti a stento si reggevano in piedi.
- Sciagurati, vili. Vi siete fatti catturare e trattare come bestie da macello da chi non è nemmeno degno di baciare la terra che calpestate. Dovreste vergognarvi. Codaliscia, lui si che è stato un servo fedele, sebbene sciocco. Ha vissuto un'esistenza da topo piuttosto che passare la vita in questo posto.-
Nessuno osò dire una parola, talmente erano spaventati.
Voldemort aprì le braccia, in modo quasi compassionevole.
- Ma ora siete qui, e mi aspetto che in un futuro vi immoliate per me e la mia causa.-
- Mio... Mio signore, sono con voi!-
Un uomo pallido, magro e con una lunga barba nera, striata di grigio, si gettò ai suoi piedi.
- Rabastan, tuo fratello sarà contento di vederti.-
Rodolphus si fece avanti, lasciando la moglie Bellatrix dietro di lui e posizionandosi davanti a suo fratello.
- Bentornato, fratello.- disse, allungandogli la mano.
Un debole pop spezzò il silenzio di quella scena; avanzava verso la figura di Voldemort un ragazzo con l'uniforme di Hogwarts. I suoi modi erano regali, non dimostrafa più di quindici anni. Gli occhi grigi si spostarono sui Mangiamorte ancora inginocchiati; sorrise debolmente, mentre si avvicinava al Signore Oscuro e a Bellatrix.
- Mio Signore, sono qui.-
- Ah, bene.- l'uomo non sembrava affatto sorpreso. Posò una mano sulla spalla al ragazzo e si allontanò di qualche metro, seguito da Bellatrix, che aveva l'aria estremamente preoccupata. - Sei a conoscenza di mia figlia, non è vero?-
Il ragazzo annuì.
- Ho il sospetto che non mi stia raccontando la verità, temo. Si presenta sempre agitata, con vaghe notizie su Potter. Non riesco a penetrare nella sua mente. Ho bisogno di un ragazzo fidato che la spii per me.-
La donna deglutì, stringendo i pugni contro il suo lungo vestito nero, ma non disse nulla. Aveva giurato di sacrificare i suoi figli per la causa del Signore Oscuro.

Per il suo amore.

- Non la deluderò, mio signore.-
- Conto su di te, Nott.-
Bellatrix si allontanò per un momento; Nott era sempre stato spietato, come suo padre. Se era vero che Helena li stava tradendo, l'avrebbe ammazzata sicuramente. Da un lato, voleva che sua figlia scappasse via da tutto quello, che prendesse un'altra strada. Ma una parte di lei, la più forte, la più oscura, voleva sacrificare la figlia per Voldemort, per suo padre. Sarebbe stato un onore.
- Ti rendi conto che è tua figlia, Bella? E' di Helena che stiamo parlando.-
Lei si voltò verso il marito. Aveva un'espressione grave sul volto tirato.
- Non mi importa. Se ha sbagliato, pagherà. Il Signore Oscuro è più importante di una figlia.-

****

Ad Hogwarts il Natale era arrivato con più di un mese d'anticipo. Quel Novembre era decisamente il più freddo degli ultimi cinquant'anni. La neve aveva cominciato a cadere una mattina, senza più smettere. Si era depositata ovunque, lì intorno, lasciando che i ragazzi avessero difficoltà a raggiungere le serre e la capanna di Hagrid.
La mattina della prima uscita ad Hogsmeade, in Sala Grande c'era solo una sola, grande notizia.

Quella notte, da Azkaban, erano fuggiti venti Mangiamorte.

Harry gettò un'occhiata apprensiva al giornale, evitando accuratamente di soffermarsi troppo sui volti; gli faceva male allo stomaco, se pensava a quante vite si erano fermate a causa loro.
Al tavolo di Grifondoro c'era un insolito brusio; tutti aveva in mano una copia della Gazzetta del Profeta, che come al solito colpevolizzava non Voldemort (la sua rinascita era tabù per il giornale e per il ministero), ma Sirius Black, l'unico che fosse mai riuscito a fuggire dalla prigione dei maghi.
- Vigliacchi ed impostori.-
Hermione addentò un pezzo di toast alla marmellata mentre ripiegava con cura il giornale e con un colpo di bacchetta lo faceva evanescere.
- Quando capiranno che Sirius non c'entra?-
- Mai, temo, se Voldemort non uscirà allo scoperto.-
Ron si voltò per un attimo verso il tavolo dei Serpeverde. Quasi nessuno sembrava sconvolto dalla notizia. Solo Helena, quella mattina con i capelli raccolti in una coda, leggeva il giornale, pallida e con la bocca spalancata.
- Helena sembra sconvolta.- disse il ragazzo, ai suoi amici.
Harry scosse le spalle. Non era affar suo.

Anche se avrebbe voluto lo fosse.

- Beh, immagino che quei Mangiamorte abbiano ucciso i suoi genitori. - rispose Hermione - Vive con la nonna, no?-
Harry scosse ancora una volta le spalle.
- Che c'è, Harry? Come vanno le cose con lei?-
- Non vanno. Sentite... Vado a prepararmi... discorso... Hogsmeade.-
I borbottii di Harry li accompagnarono finchè lui non si fu alzato e uscito dalla Sala Grande. Hermione sorrise; Harry era sempre in imbarazzo quando si parlava di sentimenti.
Alzò lo sguardo per osservare Helena, ma incrociò un paio di occhi grigi ed un'espressione altezzosa.

Draco Malfoy la stava fissando.

Lo stomaco di Hermione fece una piccola capriola all'indietro, e lei sussultò, sentendo le guance andare in fiamme. Era assurdo. Draco Malfoy non avrebbe dovuto farle un effetto del genere, proprio no. Era suo nemico, anche se ultimamente si comportava diversamente. E lei si sentiva come una  bimba delle elementari alle prese con una cotta. Era nauseata solo dal pensiero.
Lui voltò la testa con decisione, dedicandosi a qualcos'altro.
Si odiavano.

E' solo Malfoy, Hermione, che cavolo ti prende?

La folla di ragazzi si riversava fuori da Hogwarts, mentre Ginny si guardava intorno. Stava aspettando da una decina di minuti, proprio davanti alle due torri con i cinghiali alati. Si sentiva presa in giro. Sicuramente, Blaise aveva voluto farle uno scherzo e lei c'era caduta.
Ma dopo pochi minuti, mentre gli altri si erano già incamminati, ecco avanzare verso di lei Blaise Zabini. La pelle scura e il suo abbigliamento elegante stonavano con tutto il bianco intorno. Ginny si sentì inadeguata, nel suo maglione colorato e con quel berretto rosso, che si mescolava al colore dei suoi capelli.

Cavoli, se era bello.

Si avvicinò sorridendo, fino a quando non fu davanti a lei. Si concesse un'occhiata  e tornò a sorriderle. Era tenera e buffa. Bellissima.
- Sei molto carina.-
- Grazie.-
Cominciarono ad incamminarsi, senza tenersi per mano. Camminavano talmente vicini che Ginny poteva sentire il calore della sua mano, avvolta in un paio di guanti di pelle di drago. L'impulso era quello di stringerla, ma si trattenne. Era timida, in fondo, anche se non era di certo ignorante in quel campo.
- Scusa se sono arrivato in ritardo. Gazza mi ha perquisito.-
- Se fosse per me, sai dove potrebbe infilarsela quella lista proibita?-
Scoppiarono a ridere entrambi. Ed entrambi si sorpresero di quanto fosse semplice ridere in quel modo. Gli occhi di Ginny si illuminarono di allegria e gioia, e Blaise dovette trattenersi dal baciarla in quell'istante. Sarebbe stato troppo sfacciato.
Arrivarono in poco tempo ad Hogsmeade, dove Blaise l'accompagnò da madama Piediburro.
- Me l'ha consigliato la Parkinson.- ammise, quando entrò e vide una decina di coppie sedute ai tavolini con l'aria assolutamente innamorata. - Ma se vuoi ce ne andiamo.-
Ginny scoppiò a ridere. Non era un posto da Blaise, ma in fondo, poteva andare bene.
- Restiamo.-
Si sedettero in un tavolino appartato, mentre la cameriera portava loro due cappuccini e una decina di biscotti al cioccolato a forma di cuore.
- Dopo verrete alla riunione di Harry, mi ha detto Hermione.-
- Si. Vogliamo renderci partecipi. Ho idea che Draco si voglia riscattare.- assaggiò un biscotto e sorrise. - Come va con Harry?- chiese, per poi spiare la sua reazione.
Ginny rimase impassibile. Se l'era chiesto varie volte, e la risposta era sempre quella.

Non mi interessa più Harry. Mi sa che mi interessi tu.

- Non va. Harry è troppo impegnato a fare il Casanova della situazione, ed io beh...- arrossì furiosamente, diventando del colore dei suoi capelli. - Mi sono interessata ad un altro.-
Lo stomaco di Blaise sussultò.

Che diavolo stava dicendo?

Non rispose, limitandosi ad osservare il fondo della sua tazza. Voleva prenderle la mano, in quel momento, ma per qualche strana ragione, non riusciva a farlo.
Ginny Weasley lo bloccava; era peggio di un Petrificus Totalus.
- Credo dovremmo andare da Harry.- disse lui, improvvisamente, lasciando una manciata di monete sul tavolo. Ginny aprì la bocca per dire qualcosa, ma si alzò e lo seguì.
Che cosa era successo in quei trenta secondi? Perchè si era agitato così?
La strada verso la Testa di Porco fu imbarazzante; c'era silenzio tra di loro, anche se Ginny non riusciva a sentire altro se non i suoi occhi su di lei.
SI girò, con l'aria fiera dei Weasley nello sguardo e di  capelli che svolazzavano per via del vento.
- Ho detto qualcosa di male?-
Blaise si avvicinò, incerto.
- No ma...-

Oh, al diavolo.

Ginny non riuscì a sorprendersi. Fu troppo veloce. La prese per un fianco e la attirò a se, baciandola. Il calore delle labbra di Blaise in quel momento annullarono tutto. Lei si aggrappò al suo collo, approfondendo il bacio, e per un istante High Street, la neve, la confusione, la gente che li guardava scomparvero.

Erano solo lui e lei.

****

Mezz'ora dopo erano tutti alla Testa di Porco. Erano arrivati a gruppetti, e si erano seduti in silenzio. George Weasley lanciò un'occhiataccia a Blaise, che teneva la mano di Ginny, perfettamente a suo agio, e a Malfoy, che vagava con gli occhi per tutta la stanza.
Harry sedeva al centro, affiancato da Ron ed Hermione, e deglutiva in continuazione.
- Non mi aspettavo che venisse così tanta gente.-
- Ti rispettano in tanti, lo sai, vero?-
- Anche Malfoy?-
Il dubbio era lecito; ogni persona che, entrando, aveva visto i tre Serpeverde, aveva lanciato un'occhiata stupita ad Harry, che si era limitato ad alzare le spalle. Era stata una sorpresa anche per lui.
Prima che cominciasse a parlare, Dean Thomas alzò la mano.
- Credo di parlare a nome di tutti. Che ci fanno loro qui?-
Hermione aprì la bocca, ma Draco si alzò in piedi, con modo elegante, e alzò una mano per farla tacere.
- Per quanto non mi importi l'opinione di nessuno di voi.- cominciò - io Blaise ed Helena vogliamo dare una mano. Mi sono stufato di fare quello che mi dicono i miei genitori, è un gesto di ribellione. Io odio Voldemort, sono schifato non dalle sue idee, ma da come le mette in atto. Per me Mezzosangue e Babbani resteranno sempre inferiori, ma è quel bastardo nato Babbano che voglio sconfiggere. E diciamo che non mi dispiacerebbe nemmeno dare una lezione alla Umbridge.-
I ragazzi lo guardarono a bocca aperta. Non avevano mai sentito uscire parole così gentili da parte del Serpeverde.
- Bene, ora che siamo tutti d'accordo, vi spiego la mia idea.- Hermione si alzò in piedi. Sentì lo sguardo di Draco su di se ma ignorò il suo cuore.

Aveva ancora una dignità, dopo tutto. Di certo, non si sarebbe rotolata ai suoi piedi.

- La Umbridge non ci insegna nulla, mentre là fuori c'è una guerra. Sebbene i giornali ci nascondano la verità, Tu Sai Chi è tornato. Harry ci insegnerà come combatterlo, come tenergli testa.-
- Hermione io...- cominciò Harry. - Io ho avuto solo fortuna. Sentite, non ho fatto niente di grandioso, solo... E' questione di fortuna. Potrei essere morto.-
- Harry, tu hai recuperato la Pietra Filosofale.- disse Neville.
- Mi hai salvata dal Basilisco.- continuò Ginny.
- Ci hai salvato dai Dissennatori.- aggiunse Hermione.
- Per non parlare del Torneo Tre Maghi e di Voldemort.- finì Cho. - Questa non è fortuna, è coraggio.-
Lo stomaco di Harry fece una capriola, guardando Cho. Lei lo riteneva coraggioso, non stupido. Si sentiva infinitamente bene.
- O forse dobbiamo pensare, Potter, che non hai abbastanza fegato?- Draco si alzò nuovamente in piedi. - Che ti sei inventato tutto? Un bugiardo, ecco che cosa sei. O un codardo.-
- Mafoy, Harry non è codardo.-
- Taci, Mezzosangue, non difenderlo sempre.- continuò lui. Ron scattò in piedi, trattenuto a malapena da Harry, ma Hermione aveva sentito il tono in cui lo diceva. E non era certamente lo stesso tono con cui si riferiva a lei.

Sembrava semplicemente geloso.
Che idea stupida!

- Malfoy non chiamarla più così!- Ron era diventato rosso dallo sforzo e dalla rabbia.
- ADESSO BASTA!- Harry si era alzato in piedi. - Ok, va bene. Lo farò. Firmate il foglio che ha Hermione, e domani vi sarà comunicata la data della prima riunione.-
Hermione fece comparire una pergamena dal nulla, e con una penna scrisse elegantemente il nome, facendolo poi passare tra le file. Quando tutti ebbero firmato, lo ripose nella borsa.
- Mi raccomando, non fatene parola. Non è illegale, ma meglio non destare sospetti.-
I ragazzi si alzarono dalle sedie con parecchio rumore e si riversarono verso l'uscita. Hermione fu una delle ultime ad uscire, passando davanti a Malfoy.
- Sei un cretino, Draco. Vuoi sempre passare per lo sbruffone che non sei.-
Draco non sentì nemmeno una parola di quello che gli disse Hermione. Si era fermato a quel Draco. Sorrise, pensando che non gli era mai piaciuto tanto il suo nome.

Lei lo chiamava per nome.

****
- Cho.-
Harry correva lungo la High Street, mentre scivolava su piccoli cumoli di neve che rallentavano la sua corsa. Cho fece segno alla sua amica di andare avanti, mentre si voltava sorridendo.
Harry aveva le guance arrossate e i capelli spettinati.
- Volevo ringraziarti per quello che hai detto.- gli sorrise lui, con il fiatone.
- Harry, lo penso davvero.-
In quel momento, lui le prese una mano. Non sapeva da dove gli veniva tutto quel coraggio, sapeva che era la cosa giusta da fare in quel momento.
- Non tradirmi mai, Cho.-
Cho abbassò lo sguardo, ma tenne la mano stretta nella sua.
- Non lo farò mai, Harry.-

****

L'ufficio della Umbridge era illuminato fiocamente dalle candele. La donna sedeva alla sua scrivania. osservando la ragazza che si era appena seduta davanti a lei. Sembrava avere una notizia interessante. Intrecciò le mani sotto il mento, sorridendo.
- Mi dica, mia cara.-
- Harry Potter ha organizzato un gruppo segreto di Difesa Contro le arti Oscure.- sussurrò lei. Immediatamente, si sentì in colpa. Ma non lo faceva per lei stessa, ma per la sua famiglia.
- Interessante. Bene, utilizzerò queste informazioni in modo proficuo. Ora vada.-
La ragazza si alzò, sempre tenendo il capo chino, e si apprestò ad uscire.
- Ah.- continuò la Umbridge.
- Si?-
- Ottimo lavoro, signorina Chang.-

****

La Sala Comune dei Serpeverde era deserta. Draco era andato subito a letto, e gli altri lo avevano seguito poco dopo. Blaise era appena rientrato dopo una passeggiata con Ginny. Aveva ancora il suo sapore tra le labbra. Era una bellissima sensazione, che non avrebbe mai immaginato di provare.
Helena era seduta su una poltrona, e lui si sedette accanto a lei.
- Passeggiata romantica?-
Blaise annuì.
- Come ti invidio. Anche io vorrei... con Harry- gli occhi si riempirono di lacrime. Era tremendo non poter stare con la persona che ami.
- Come farai con tuo padre? Gli stai mentendo.-
La ragazza sospirò; non aveva un piano. Solo, non voleva far parte del piano di suo padre.
- Non lo so. So solo che non voglio essere come mia madre. Non voglio essere come lui.-
Blaise le prese la mano, sorridendo.
- Ce la farai, vedrai.-

A pochi metri di distanza, appoggiato alle scale, c'era Nott.
Sorrise, sapendo di stare portando a termine la sua missione, quella sei Signore Oscuro.

Helena Riddle li stava tradendo.

****
Nono capitolo! Ecco perchè parlavo di tradimenti!
Qualche nota per essere chiara:
- Natularmente nella fuga da Azkaban ho escluso Bellatrix e Rodolphus, in quanto già fuori per i fini della storia. Ho immaginato che Voldemort avesse più apprezzato il lavoro di Codaliscia piuttosto che quello di coloro che erano finiti ad Azkaban - non servivano a nulla rinchiusi.-
- Voldemort non è uno stupido; l'assenza di notizie concrete su Harry lo insospettisce, tanto da decidere di fare spiare sua figlia (Bellatrix non mi sorprende - lei stessa ha dichiarato nel sesto libro che avrebbe volentieri offerto al Signore Oscuro suo figlio.- ma nel profondo soffre.)
- Ho modificato leggermente la scena della Testa di Porco rispetto all'originale per inserire anche Malfoy. Dopo tutto è strano che lui voglia far parte di qualcosa. Ma credo sia normale avere un ripensamento sul proprio comportamento. Sarà sempre sbruffone e superiore a tutti, ma credo che davvero odiasse Voldemort.
- Ebbene si, Cho tradisce Harry. So che nel libro è un'altra persona ad informare la Umbridge che decide di creare il decreto didattico nonsochenumero, ma ho pensato che Cho fosse adatta (l'incantesimo di protezione di Hermione non è ancora attivo - l'ho volutamente fatto.- non si deve ancora sapere che Cho è la spia.)
Ho detto tutto. Spero vivamente vi sia piaciuto.

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Un bacio,
Ghost.

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Capitolo 10
*** Pessima Bugiarda ***


10 - Pessima Bugiarda


And sunshine, trapped in our hearts
It could rise again, but I’m lost
And crushed
I’m cold and confused with no guiding light left inside
You were guiding, light.

 
Guiding Light – Muse
 
Era una mattina come le altre, nella sala comune dei Grifondoro. Gli studenti, andati a letto troppo tardi, come ogni sera, si erano alzati confusi ed intontiti, con le facce ancora gonfie dal sonno. Harry, Ron ed Hermione non erano da meno; la notte prima erano rimasti svegli fino a tardi per completare i compiti per la Umbridge, che li aveva riempiti come ogni volta.
Ron aveva riempito la donna di parolacce assai colorite, Harry l’aveva semplicemente definita megera.
 
Megera, appunto.
 
Una piccola folla era riunita intorno a quello che definivano “il muro degli avvisi”, che di solito era ricoperto dalle richieste di cavie umane da parte di Fred e George, mentre ultimamente aveva visto apparire solamente avvisi della Umbridge.
Hermione scattò in avanti, subito pronta a richiamare Fred e George, ma quando li vide apparire dalla folla, gli occhi sgranati e l’espressione incredula, dovette dedurre che loro non erano responsabili di quella confusione.
In effetti, la folla sembrava più che altro arrabbiata.
I gemelli si avvicinarono a loro, scuotendo le chiome rosso fuoco, così simili a quella di Ron.
- Non leggete, vi prenderà un colpo.-
- Che cosa…?-
Ma Fred scosse nuovamente il capo.
- La megera, di nuovo.-
Harry deglutì, muovendo un passo verso la calca che proprio in quel momento si apriva per lasciarlo passare. Un foglio enorme, più grande di tutti gli altri, copriva gli annunci di Gazza, la lista delle Merendine Marinare disponibili e il foglio con gli oggetti smarriti.
Era un nuovo decreto didattico, il numero 24.
Ron alzò gli occhi al cielo, voltandosi verso il suo miglior amico, che fissava il cartello con gli occhi fuori dalle orbite e con l’aria di chi sta per avere un infarto.
 
“Decreto Didattico n°24
L’Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di sciogliere tutte le organizzazioni, società, squadre, gruppi e circoli di studenti in qualsiasi momento. Per organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo si intende l’incontro regolare di tre o più studenti. L’autorizzazione alla ricostituzione può essere richiesta all’Inquisitore Supremo. Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo può esistere senza previa conoscenza e approvazione dell’Inquisitore Supremo. Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga, a un’organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo che non siano stati approvati dall’Inquisitore Supremo sarà espulso. “
 
Una megera, appunto.
 
- Non può farlo!- sussurrò Hermione, respirando faticosamente e tenendosi una mano sul petto. Se quel decreto era davvero entrato in atto, l’ES era un gruppo irregolare. – Noi studenti abbiamo la libertà di… che c’è Harry?-
Harry fissava ancora sconvolto l’annuncio, e tirava Hermione per una manica, che apparentemente non aveva capito la gravità della situazione.
 
Lei sapeva, su questo non c’erano dubbi.
 
- C’è una spia tra di noi, Hermione.- la ragazza aprì la bocca per controbattere, ma capì che Harry aveva ragione. Qualcuno li aveva traditi, proprio la sera precedente, riferendo tutto alla Umbridge; qualcuno di cui si erano fidati, e che li aveva presi in giro e aveva giocato con le loro intenzioni e la loro buona fede.
- Malfoy.- sussurrò Harry a denti stretti, stringendo i pugni fino a far impallidire le nocche.
- Che cosa c’entra Malfoy…? Oh!- d’un tratto gli occhi di Hermione si illuminarono di comprensione. – Credi che sia Malfoy la spia?-
Certo, era abbastanza comprensibile che Harry non si fidasse del tutto del Serpeverde, ma dopo tutto c’erano altre ventitre persone con loro, il giorno prima. Doveva per forza essere stato lui?
- Harry ha perfettamente ragione. Tutto questo è il linea con lo stile Malfoy. Perché, Hermione, tu non lo credi?-
 
No.
 
Hermione fissò per un momento Ron a bocca aperta. Le argomentazioni dei suoi due migliori amici erano giuste, senza alcun dubbio, ma Hermione aveva scorto qualcosa che loro due non avevano visto. Aveva cominciato ad osservarlo con un’altra ottica, da quando si era dimostrato gentile – solo con lei e solo nei suoi confronti – e aveva notato che, mentre il corpo di Draco poteva benissimo mentire, i suoi occhi non lo facevano mai.
Quando apparentemente la prendeva in giro, i suoi occhi si illuminavano di un’espressione non cattiva, ma soltanto divertita. Quando la disprezzava, i suoi occhi erano gentili.
Quando aveva detto di voler unirsi all’ES, i suoi occhi erano sinceri.
Erano i suoi occhi, di quel grigio così particolare, che riservavano a tutti freddezza – mentre a lei solo verità – che l’avevano fatta capitolare, trovandosi a pensare a lui e ad il suo sguardo, in segreto, nella notte.
 
No, Hermione non credeva che Draco fosse la spia.
 
Ma quando tentò di farlo capire ai suoi migliori amici, fu troppo tardi. Li vide correre attraverso il buco del ritratto, e li seguì, togliendo un paio di ragazzini del secondo anno dal suo cammino.
Sapeva dove erano diretti, e doveva impedire che succedesse il peggio.
Harry e Ron si erano fermati davanti a Blaise e Draco, ancora parecchio assonnati, che si stavano dirigendo al tavolo dei Serpeverde per fare colazione.
- Sei una spia, Malfoy!-
Harry era livido di rabbia, e Ron lo appoggiava, spalleggiandolo. Draco si limitò ad osservarli come se fossero scarafaggi.
- Non capisco.-
- Non hai letto il nuovo Decreto Didattico, Malfoy?- Ron si avvicinò minacciosamente al ragazzo, che fece un passo indietro andando a sbattere contro il suo amico.
- Ah, quello della vecchia rospa! E credete che sia stato io?- scoppiò a ridere, senza nascondere il disprezzo per quei due. – Non credo di volerla aiutare, sapete, non è proprio amichevole.-
Tra di loro ci fu un attimo di silenzio, poi Blaise si fece avanti.
- Credetemi, Draco è stato sempre con me ed Helena, ieri. Non avrei motivo di mentirvi, in fondo, non mi fido nemmeno io completamente di lui. Ma giuro che siamo stati svegli a fare Pozioni fino a notte fonda.- il suo tono era calmo e pacato, e fece un gran sorriso ai ragazzi, che non sembravano però totalmente convinti.
- Io non…-
- Blaise ha ragione.-
I quattro si voltarono verso Hermione, che era arrivata di corsa, con il fiatone e le guance arrossate. Harry e Ron la guardarono come se avesse appena detto di amare la Umbridge, lei però sorrise e si avvicinò, cauta.
- Ho fatto un… un incantesimo a Malfoy, perché non mi fidavo di lui. Sono sicura che non è lui la spia.- arrossì furiosamente, maledicendosi per la sua  inesperienza nel mentire.
- Mezzosangue come hai osato…- ma Blaise lo fermò, prima che potesse scoppiare una rissa. I due Grifondoro lo guardarono male, poi si voltarono nuovamente verso la loro amica.
- Se lo dici tu, Hermione.- Harry scrollò le spalle e se ne andò con Ron.
Il silenzio tornò a posarsi su di loro mentre Blaise si sentiva di troppo; si mosse di qualche passo e con la coda dell’occhio vide Draco avvicinarsi alla Grifondoro.
- Non ti ringrazierò, Mezzosangue.- il suo tono era pacato, lento. Sfoderò un sorriso. – E comunque sei una pessima bugiarda.- prese tra le mani una ciocca di capelli arruffati ed inspirò.
- Non voglio ringraziamenti.- balbettò lei.
- Ah già, tu sei la paladina della giustizia.- continuò a giocare un po’ con i capelli, che al tocco erano inaspettatamente soffici. Deglutì, per evitare di baciarla in quel momento. Doveva evitare di pensare troppo a lei, ma quei giochini erano troppo belli, ma anche alquanto pericolosi. – Ciao, Mezzosangue.-
Si allontanò, seguendo Blaise, con un passo elegante e raffinato, lasciando Hermione in quel corridoio, con il cuore che le schizzava dal petto.
 
****
 
Il corridoio del settimo piano non era mai stato così affollato, nemmeno durante le lezioni. Quella sera, si potevano vedere gruppi di studenti che chiacchieravano tra di loro, ed improvvisamente sparivano. Hermione aveva pensato a tutto, aiutata da Dobby l’elfo domestico, che aveva detto loro della Stanza delle Necessità e del suo essere non rintracciabile. Così, quella sera, ventisei studenti si ritrovarono in una stanza molto più grande di quelle dei loro dormitori ad Hogwarts, seduti su grossi cuscini dei più svariati colori. Harry li osservò e per un momenti si sentì potente. Sapere che stavano facendo qualcosa, qualcosa di importante, e che avrebbero potuto contrastare sia il Ministero che Voledmort, lo riempiva d’orgoglio.
- Ehm, salve a tutti.- disse imbarazzato, alzando una mano. Hermione gli lanciò un’occhiataccia; non era un bambino delle elementari, non era necessario salutare con la manina. – E benvenuti alla prima riunione dell’ES. Sapete tutti che da questa mattina il nostro gruppo non è più legale, quindi, se avete qualche dubbio, potete andarvene.-
Ginny alzò la mano.
- Harry, se avessimo pensato di non venire, non saremmo venuti.-
Blaise sorrise, e la prese per mano, ignorando gli sguardi assassini di Ron, a cui la cosa non era sfuggita. Sua sorella non tendeva a nascondere le sue relazioni.
- So per certo che tra di noi c’è una spia. Per evitare altre spiacevoli coincidenze,, ho applicato un incantesimo alla pergamena.- con un colpi di bacchetta, Hermione la affisse al muro. – La prossima spia non avrà scampo.- tornò al suo posto con un sorrisetto compiaciuto.
Harry cominciò a parlare, ma Draco non stava ascoltando. Aveva la testa di Helena sulla spalla, che guardava Harry con uno sguardo simile a quello che lui riservava ad Hermione.
Ecco, la stava osservando, seduta su quel cuscino con l’aria di essere esattamente al proprio posto. Era incredibile che fosse una Sangue Sporco. Non c’era niente in lei che poteva farlo notare. Niente nella postura, abbastanza elegante da farla passare per una purosangue, nulla nel modo di parlare.
 
Niente di niente suggeriva che lei fosse una Nata Babbana.
 
Per di più, nonostante i capelli cespugliosi e gli occhi di un color nocciola assolutamente anonimi, Draco la trovava bella. Non nel senso convenzionale della parola, certo, ma irradiava bellezza.
Scosse il capo, schifato da quello che pensava.
 
Irradiava bellezza– che cazzate andava pensando?
 
All’improvviso, tutti intorno a lui si alzarono.
- Che cazzo succede?-
Helena scoppiò a ridere, mentre gli tendeva una mano e  lo aiutava ad alzarsi.
- Non eri molto attento, eh? Cominciamo con l’expelliarmus.- gettò un’occhiata alle spalle del ragazzo. – La stavi guardando come se ci foste stati solo voi, nella stanza. Esercitati con lei!-
Draco non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò ad Hermione e le lanciò un’occhiata. Non osava di certo chiedere di essere in coppia con lei. Non poteva abbassarsi a quel livello.
Un sorriso accennato da parte della ragazza lo invitò a posizionarsi davanti a lei.
- Bene, al mio tre dovete gridare tutti Expelliarmus!- Harry era al centro della sala, ed osservava le varie coppie in posizione. Lui era in coppia con Helena, per uno strano caso del destino. – Siete pronti? Uno, due e tre!-
L’aria si riempì di voci che gridavano “Expelliarmus!”e di bacchette che roteavano nell’aria. la tecnica era davvero molto scadente, ma Helena lo colse in sorpresa e riuscì a disarmarlo. Aveva una forza niente male.
- Brava, accidenti!-
- Merito di… Mia nonna.- arrossì violentemente. – Mi ha insegnato lei tutto questo.-
Harry le sorrise, e lo sguardo di ammirazione che le rivolse fu talmente intenso che per un attimo Helena dimenticò di essere in una stanza piena di persone, e desiderò saltargli addosso.
 
Rilassati, Helena.
 
Dall’altra parte della stanza, Hermione era riuscita a disarmare Draco al primo colpo. Il ragazzo era rimasto impresso dalla potenza dell’incantesimo, e stava raccogliendo incredulo la bacchetta da terra. Hermione rimase per un attimo fissa sui capelli del ragazzo; non erano più impiastricciati di gel – se mai lo avesse usato, viste le origini babbane del prodotto – come gli anni prima, ma erano liberi e lucenti. Hermione si chiese se fossero morbidi come apparivano, o se fossero stati ruvidi, come lui, al tatto.
- Expelliarmus.-
La ragazza non fece in tempo a destarsi dai suoi pensieri; Draco l’aveva colta alla sprovvista e l’aveva disarmata con un colpo preciso. Lei rimase a bocca aperta, mentre lui si avvicinava a  lei.
 
Era troppo vicino, pericolosamente vicino.
 
- Ti ho colto di sorpresa, mia piccola Mezzosangue.-
Hermione non riusciva a ragionare, avendolo così vicino. Poteva sentire l’odore di cocco dei suoi capelli e l’odore di tabacco.
 
Non sapeva che fumasse.
 
Il suo cervello si era fermato per un attimo, colpito da quelle parole che lui aveva appena pronunciato.
 
Mia piccola Mezzosangue.
 
- Non credere di essere bravo, Malfoy. Mi hai presa alla sprovvista solo perché stavo… guardando Harry.- si impose con la mente di non arrossire, perché lui se ne sarebbe accorto. Ed averlo così vicino di certo non l’aiutava, anzi, peggiorava solo la situazione.
- Pessima bugiarda, di nuovo.- mormorò lui, troppo vicino al suo orecchio. – Io ti piaccio, ammettilo.-
- No- le labbra della ragazza scandirono quelle parole, come se volesse imprimere la risposta più a se stessa che a lui. Ma fu tradita dalle sue guance, che arrossirono nuovamente, quando lui la guardò negli occhi.
- Lo ripeterò all’infinito. Sei una pessima bugiarda, Granger.-
Si allontanò, voltandole le spalle. Hermione accarezzò la bacchetta che aveva nella mano destra; quel biondino non poteva di certo passarla liscia, non dopo quello che aveva appena detto. Poteva anche esserne affascinata in qualche modo, ma non tollerava quell’arroganza, e soprattutto, non tollerava che lui sapesse così tanto di lei.
- Stupeficium.-
L’incantesimo fu pronunciato a voce alta, così che tutti potessero vedere Draco Malfoy colpito alle spalle da una comunissima Mezzosangue. Scoppiarono a ridere, mentre il Serpeverde cadeva a terra ed Hermione sorrideva soddisfatta.
Blaise si avvicinò a Ginny, abbracciandola da dietro.
- Hermione è nei guai seri, stavolta.-
- Oh non lo so.- aggiunse lei, accocolandosi meglio tra le braccia del ragazzo. – Sembra che Draco l’abbia scatenata, dopo tutto.-
 
****
 
Il giorno dopo, il buon umore di Harry non poteva essere scalfito, nonostante quella mattina avesse avuto una delle lezioni che temeva di più: Divinazione con la Cooman. Metà del tempo, la donna lo passava torturandolo ed inventando nuovi modi di farlo morire. L’ultima volta lo aveva dato in pasto ad un drago. Ma quel giorno si era superata.
 
La Cooman era nervosa, perché la Umbridge le aveva fatto visita come inquisitore supremo. Le tremavano le mani, mentre si avvicinava ad Harry. Lui l’aveva guardata con aria rassegnata, pronto a subire l’ennesima morte prematura.
Ma lei si era seduta, accanto a lui.
- Ragazzo tu porti un grande fardello. Inoltre, una persona vicino a te ha un grande segreto, Harry Potter.-
Harry aveva avuto per un attimo paura. Il tono non era quello che lei usava per altre cose, ma era serio, quasi profetico.
 
Il ragazzo scosse la testa. Non poteva permettersi di ripensare anche alla Cooman, Aveva già i suoi problemi, con tutti quei sogni. Non riusciva a capire dove volessero portarlo. C’era una porta, ed il buio intorno; ogni volta che tentava di afferrare il pomello e aprirla, si svegliava. Era frustrante, perché quell’incubo lo tormentava da mesi. Non era un sogno come un altro, ma non era nemmeno come stare nella testa di Voldemort. Era qualcosa di tangibile, come una previsione del futuro.
Scosse nuovamente la testa. Non voleva di certo diventare la nuova Cooman.
Si trovava nel corridoio del primo piano, nei pressi del bagno di Mirtilla Malcontenta. Non si ricordava nemmeno di esserci arrivato, in quel posto.
Fu attratto dalle urla strazianti che provenivano proprio dal bagno delle ragazze. Cautamente, si avvicinò alla porta. Se avesse potuto urlare, l’avrebbe fatto, ma la paura – per la prima volta in vita sua – lo paralizzò.
Helena stava chinata per terra, sul pavimento freddo e bagnato, e Theodore Nott la stava torturando. Il Crucio la colpì nuovamente, e lei ricominciò a contorcersi e ad urlare.
- LASCIALA STARE!-
Harry si era mosso dal suo nascondiglio, entrando nel bagno e parandosi davanti a Nott, che si voltò con un ghigno.
- San Potter, il difensore delle cause perse.- e sputò ai suoi piedi.
- Lasciala stare,  Nott, altrimenti…-
Il ragazzo scoppiò a ridere, mentre Helena continuava a contorcersi in preda al dolore che si sentiva anche una volta che la maledizione si era assopita.
- Altrimenti che fai, Potterino, mi uccidi? – scosse la testa e si voltò verso la ragazza. – La prossima volta, ricordati a chi devi essere fedele.- superò Harry con due falcate ed uscì dal bagno.
Subito il grifondoro corse verso il corpo della ragazza, che sanguinava dal naso. La prese tra le braccia, osservando le bruciature che la maledizione aveva lasciato sulle mani e sui polsi.
Era infinitamente fragile, in quel momento, con gli occhi chiusi e il viso pallido e sudaticcio. Harry l’abbracciò, prima di tornare a guardarla.
- Perché ti ha fatto questo?-
Lei scosse la testa e si appoggiò alla sua spalla. Era grata che Harry fosse arrivata a salvarla, grata che lui ci fosse sempre, per lei.
 
Ma non posso dirglielo.
 
- Nulla, non gli ho fatto copiare i compiti di Pozioni.- cercò di sorridere.
- Helena, sei una pessima bugiarda. Non devi avere paura di me.-
Ma lei sorrise di nuovo; non era di lui che aveva paura, ma di se stessa, di quello che era, e di quello che avrebbe fatto suo padre una volta saputa la verità. Nott l’aveva avvertita, al secondo sgarro, l’avrebbe riferito a Voldemort.
- Harry, meglio che tu non sappia niente di tutta questa storia.-
Lui aprì la bocca, per parlare, ma lei posò una mano sulle sue labbra. Una lacrima cadde dai suoi occhi, di quel colore strano, viola, particolare come lei.
- Non voglio che tu sappia la verità su di me. Non voglio che ti facciano del male.-
- Ma chi deve farmi del male?- la guardò mentre piangeva, mentre la sua mano carezzava la cicatrice di Harry. – Helena, che cosa mi nascondi, si può sapere?-
Ma non ebbe risposta. Helena sorrise, nuovamente, e poi si sentì mancare il respiro. La vide appoggiarsi alla sua spalla e provare a rispondere, per poi cadere svenuta tra le sue braccia.
 
Era una pessima bugiarda, e lo stava prendendo in giro, forse.
Ma in quel momento, Harry si sentì in dovere di salvarla.
 
****
 
Capitolo numero 10 finito! 
Questa storia mi da davvero tante, tantissime soddisfazioni. Mi sono voluta concentrare su Draco ed Hermione e su Helena ed Harry, ma nel prossimo capitolo ci sarà tanto anche di Ginny e Blaise. Per ora, spero che vi piaccia, perché a me piace!
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 11
*** Nulla è stato costruito per durare ***


11 – Nulla è stato costruito per durare

 
When it’s time to live and let die
And you can’t get another try
Something inside this heart has died
You’re in ruins

 
21 Guns – Green Day
 
La lezione di Pozioni era stata come sempre terribilmente deprimente; Ginny non capiva che cosa ci fosse di utile nel mescolare per ore un calderone bollente, che inalava fumi al limite del tossico ed arricciava i capelli per l’umidità della sottile nebbiolina che le pozioni creavano.
Non era mai stata un genio in quella materia, come la maggior parte delle persone nella sua famiglia – escluso quel viscido di Percy, ovviamente. – e non ne aveva mai capito l’utilità. Hermione aveva cercato di spiegarle calorosamente che le Pozioni servivano anche a salvare la vita, ma a lei sembrava piuttosto che Piton volesse avvelenarli.
La campanella l’aveva risvegliata dal torpore in cui era caduta, ripensando agli occhi azzurri di Blaise che l’avevano scrutata durante il pranzo, senza lasciarla un momento. Harry aveva osservato lo scambio di sguardi tra i due, per poi sorridere alla ragazza gentilmente
 
Sono felice che tu sia felice con lui, Ginny.
 
Grazie tante e vaffanculo, avrebbe voluto rispondergli lei. Non c’era niente, in quel ragazzo impacciato e timido, che in quel momento potesse farle lasciare Blaise. Stare con lui era talmente facile, talmente positivo, che aveva anche evitato di rispondere male a Piton che le levava dei punti, perché aveva la testa da un’altra parte.
Il ragazzo per cui aveva appena perso tutti quei punti comparve da dietro l’angolo, con un sorriso stampato sulla faccia. Era evidente che la stava aspettando, come tutti i giorni.
Gli corse incontro, come se le sue gambe non fossero in grado di decidere da sole, e si sentì una stupida, perché una ragazza non deve mai lasciare intendere di essere persa per un ragazzo.
 
Persa era l’aggettivo giusto.
 
Si era persa in quegli occhi cobalto, in quella pelle scura dal buon odore. Tutto in lui la attraeva pericolosamente, anche e soprattutto il fatto di essere Serpeverde.
- Com’è andata con Piton?- le chiese lui.
- Oh, il solito, mi ha tolto quindici punti perché pensavo ad altro.-
Il ragazzo sorrise, prendendo Ginny per mano.
- A cosa stavi pensando?-
- A te.- ammise lei, arrossendo velocemente.
Blaise si fermò, per un attimo, fissandola intensamente negli occhi, poi posò le mani leggermente sui suoi fianchi e la trasse a se, baciandola. Ginny si lasciò andare al tocco delicato delle sue labbra, assaporando ogni centimetro, inebriandosi di quel vago sapore di vaniglia che lo caratterizzava, accarezzando la sua lingua con la propria.
A malincuore, Blaise si staccò. Avrebbe rischiato di farla sua in quel momento, e non era proprio l’occasione giusta.
- Mi dispiace che domani inizino le vacanze di Natale!- mugugnò Ginny, continuando a tenere la mano del suo ragazzo, mentre uscivano sfidando il freddo e la neve.
- Anche a me, ma passeranno in fretta.-
- Speriamo di no, Blaise, altrimenti dovrei ancora sopportare la vista di te che ti sbatti la piattola su un muro della scuola!-
Draco Malfoy passò a qualche centimetro di distanza da loro, il solito ghigno sulla faccia pallida, mentre si dirigeva alle serre con una sigaretta tra le dita.
 
Quel quindicenne sembrava già un uomo vissuto, da come parlava.
 
- Maledetto Furetto, io ti…- i capelli di Ginny si mossero insieme a lei, rendendola ancora di più una letale furia danzante, ma Blaise la afferrò per un braccio.
- Lascia stare.- disse dolcemente.
- E’ Malfoy, Blaise, lo so che è tuo amico ma non può continuare ad offendermi…-
Il ragazzo avvicinò una mano scura alla sua bocca, poi si sedette su un muretto di pietra e la prese tra le braccia, baciandole una tempia. – Non è come credi.- sussurrò poi, mentre le loro mani si incrociavano a metà strada.
- E com’è allora?-
Il ragazzo abbassò per un attimo lo sguardo. Non era sicuro di poter dire quella cosa, ma non voleva nascondere niente a Ginny. Forse, un aiutino da parte della ragazza avrebbe potuto regalare a Malfoy quello che voleva davvero.
- Draco è geloso di noi due.-
Ginny strabuzzò gli occhi ed aprì la bocca incredula.
- Draco… Io piaccio a Malfoy?-
Era una cosa difficile da sopportare; aveva già dovuto fare i conti con se stessa per essersi presa una sbandata per un Serpeverde, ma rendersi conto di piacere al peggiore dei Serpeverde era una cosa impossibile da accettare. Ma Blaise scosse la testa.
- E’ geloso di come sono riuscito ad ottenere te, dalla facilità con cui ti ho avuta.-
 
Certo, i Serpeverde non corteggiavano, ottenevano.
 
- Lui non riesce a lasciarsi andare.- continuò il ragazzo, parlando a bassa voce. – Non riesce ad ottenere la ragazza di cui è innamorato.-
- E chi sarebbe? La Parkinson? Non penso che con quella serva romanticismo, se mai Malfoy ne avesse, con lei basta una scopat…-
Di nuovo, il ragazzo scosse la testa. Era giunto il momento che lei sapesse, che capisse quanto il suo migliore amico fosse cambiato.
- Ginny, ancora non capisci? E’ Hermione.-
 
****
 
La Stanza delle Necessità era addobbata a festa, e una volta che tutti i componenti dell’ES furono entrati, grandi rami di vischio cominciarono a comparire dal soffitto.
In quel mese avevano fatto dei grandi progressi, ed Harry era orgoglioso di tutti loro, anche di Malfoy. Si maledì mentalmente per averlo pensato.
 
Non poteva credere di essere fiero di Malfoy, non voleva crederlo.
 
Eppure il ragazzo, dietro alle sue battutacce oscene e alle offese, si era rivelato un grande combattente e un mago eccellente, capace di padroneggiare incantesimi complessi senza nessuno sforzo. Lo osservò per un attimo, seduto su un cuscino a gambe incrociate, con gli occhi dardeggianti verso Hermione.
In quel momento, comprese per quale motivo era lì. Per quanto ad Harry sembrasse assurda l’idea, gli occhi grigi di Malfoy non nascondevano l’attrazione che provava per Hermione.
 
Com’era possibile?
 
Era mai possibile che il peggiore dei Serpeverde, il rampollo dei Malfoy – che odiavano i Mezzosangue ed i Babbani – si fosse davvero preso una cotta per una Mezzosangue?
Potevano Grifondoro e Serpeverde, apparentemente così diversi, avere un punto in comune? Potevano amarsi?
 
No.
 
Guardo per un attimo Ginny, accoccolata tra le braccia di Blaise che non aveva occhi che per lei. Poi guardò Helena, e sentì un piacevole calore.
Potevano, due persone così diverse amarsi?
 
Si.
 
Guardò nuovamente Draco, che continuava a fissare Hermione come se fosse stata l’unica cosa nella stanza, e si augurò di non dover fare da cupido, perché non ce l’avrebbe fatta. Già, pensare di poter anche solo vedere la sua migliore amica tra le braccia di quell’essere era difficile. Eppure, qualcosa dentro di lui gli suggeriva che, dopo tutto, una possibilità a Malfoy poteva anche dargliela.
 
L’ora passò in fretta; alle nove, tutti i membri dell’ES si scambiarono gli auguri in fretta e furia e tornarono al loro dormitori, per preparare le valigie, visto che il giorno dopo sarebbero tornati a casa per le vacanze di Natale.
Harry rimase indietro, per finire di riordinare la stanza. Si sedette sopra il grande tavolo posto in un angolo, apparentemente pensieroso. La porta si aprì improvvisamente, e Cho entrò, i lunghi capelli neri raccolti in una treccia. Era molto carina, e sorrise quando incrociò lo sguardo di Harry.
- Speravo di trovarti qui.-
Si avvicinò lentamente, lasciando la borsa a tracolla per terra, fermandosi solo quando fu ad un passo da Harry. – Ti ho cercato ovunque.-
- Perché?- chiese stupidamente Harry, rendendosi conto che in realtà non gli interessava davvero. Rimase seduto sul tavolo, mentre lei si avvicinava ulteriormente.
- Mi piaci tanto, Harry.-
Lo stomaco del ragazzo andò in subbuglio; sembrava avesse atteso quel momento da mesi, ed in effetti era così. Con un coraggio che non credeva di avere, prese Cho per un fianco e la attirò a se. La ragazza sorrise nuovamente, ed erano così vicini.
Lei si allungò ancora, mentre Harry catturava quelle labbra sottili in un bacio, il suo primo vero bacio. Una mano andò ad afferrare quei lunghi capelli neri, mentre l’altra era strinta possessiva sul fianco. Le sue labbra si muovevano in sincrono con quelle della ragazza, e la sua lingua le accarezzava dolcemente il palato. Sembrava che quel bacio non finisse mai, Harry desiderava che non finisse mai.
Ma lei si staccò per un attimo, solo per sorridergli.
Lui la afferrò di nuovo, questa volta più sicuro, per baciarla di nuovo.
Dopo qualche minuto, si staccarono, rimanendo fronte contro fronte.
- Buon Natale, Harry.- sussurrò lei, baciandolo di nuovo e scappando via.
 
Da dietro una grande poltrona, spuntò la faccia di Helena. Lui non la vide, perché non riusciva a vedere altro che Cho, anche se non c’era più.
 
Non vide le lacrime di Helena, mentre lui usciva canticchiando.
 
****
 
Hermione passeggiava tranquilla nel corridoio della Stanza delle Necessità. Aveva visto Cho entrare nella stanza e l’aveva vista sorridente. Sapeva che Harry era ancora in quella stanza, e si chiese che cosa fosse successo. Non era una pettegola, solitamente, ma voleva che Harry fosse felice.
Voleva esserlo anche lei, felice. Voleva sentire quelle mani fredde sulle sue, e incrociare quegli occhi grigi, voleva che quello sguardo di desiderio fosse rivolto a lei e…
 
Merlino, non posso pensare queste cose di Malfoy.
 
L’oggetto dei suoi pensieri sembrò materializzarsi in quell’istante. Draco – no, Malfoy.- era seduto su una panchina di legno, nel corridoio degli Incantesimi, e sembrava stesse aspettando qualcuno.
Hermione non vide il sorriso, quindi non seppe mai che stava aspettando lei.
- Dove corri, Mezzosangue?-
Hermione si fermò automaticamente, attratta dalle sfumature della sua voce che tutto sembravano tranne che cattive ed irrisorie.
Si voltò, sorridendo. Il ragazzo la fissava con quegli occhi grigi, che sembrava avessero il potere di incatenarla. Si sforzò, per non mostrare che in realtà aveva il cervello fuori uso per colpa di quegli occhi.
- Ti interessa, Malfoy?-
Lui si alzò alla velocità della luce, posizionandosi davanti a lei. Hermione deglutì. Era troppo vicino. Si sentiva preda di un serpente; le sue spire la soffocavano mentre gli occhi la ipnotizzavano. Era peggio di quanto temesse.
Lui allungò la mano, prendendole una ciocca di capelli in mano ed annusandoli.
- Che diavolo stai facendo?-
Draco sembrò tornare alla realtà, e lasciò bruscamente la ciocca scura; sembrava turbato, anche se non voleva darlo a vedere.
Era strano, stare in quel corridoio da soli, e comportarsi in quel modo. Nello stesso istante, Draco le infilò un foglio di carta in mano.
- Buon Natale, Mezzosangue.- e si voltò, facendo per andarsene. Hermione fu più veloce, e lo afferrò per un polso, impedendogli di muoversi. Non capiva, ed era arrabbiata. Come si permetteva di trattarla in quel modo? Per quale motivo le aveva appena augurato Buon Natale?
- Dobbiamo parlare.- disse, seria. Lui sbuffò, ma non vide alternative.
In fondo, quando mai avevano parlato?
Quando mai erano andati oltre l’apparenza, cercando di conoscersi, di capirsi?
 
Lui non gliene aveva mai dato modo.
 
E ora pretendeva di farle un regalo di Natale.
 
- Che cosa significa?- Sventolò il foglio, ancora ripiegato su se stesso,davanti a quegli occhi grigi. – Credi di sedurmi, con un giochino simile? Io non sono una bambolina, non sono un giochino da usare come fai con Pansy.-
Lui non disse nulla, continuando a guardare altrove. Ovunque, ma non i suoi occhi. Sarebbe capitolato davvero, ma un Malfoy non si fa travolgere dalle emozioni.
 
- Le emozioni sono per i deboli, Draco, e noi non siamo deboli.-
 
- Credo che tu mi debba qualche spiegazione, Malfoy.- continuò Hermione. Ma il ragazzo alzò le spalle, fregandosene delle sue richieste.
- E’ solo uno stupido foglio, puoi anche buttarlo via.- sussurrò. – Non posso nemmeno farti gli auguri di Natale?-
Sembrava ferito, non arrabbiato; forse si aspettava che lei fosse felice, che apprezzasse il regalo. Lo aprì, rimanendo a bocca aperta.
Era un disegno fatto da un bambino, da lui, in effetti. Hermione se lo immaginò, intento a disegnare sul pavimento di camera sua, una famiglia, una vera famiglia. Un padre e una madre che lo tenevano per mano. Il disegno era stropicciato, come se qualcuno lo avesse voluto buttare vita.
 
Quel disegno era la dimostrazione che anche lui aveva un cuore.
 
Se ne stava già andando, ma Hermione gli corse incontro, e gli appoggiò una mano sulla spalla.
- Provare emozioni non significa essere deboli, Malfoy. Significa semplicemente accettarsi per quello che si è.-
Lui si voltò, abbracciandola. Non era un gesto consueto, e probabilmente non l’avrebbe fatto mai più, ma aveva agito come aveva detto lei, lasciandosi sopraffarre dalle emozioni, accettandosi.
 
Aveva appena accettato la più profonda verità: era innamorato di una Mezzosangue. E non gli faceva paura, per niente.
Hermione si lasciò abbracciare, con il cuore che batteva forte, ma non lo abbracciò a sua volta. Si limitò ad accarezzargli una guancia pallida, sorridendo appena.
- Buon Natale, Draco.-
 
*****
 
Aveva la netta sensazione di strisciare sul pavimento freddo. Si sentiva intorpidito, mentre strisciava in quel modo, e non gli piaceva per niente. La trama del pavimento lo ipnotizzò, quasi mentre si avvicinava a quel corpo caldo dormiente. Poteva sentire l’odore del sangue che pompava nelle vene di quell’uomo, poteva sentire l’odore della carne fresca. Desiderava affondare le sue fauci velenose dentro di lui, e spremere fino all’ultima goccia di vita.
L’uomo russò violentemente, ma non si accorse che Harry si stava avvicinando. Roteò su per una gamba, lentamente, fino a raggiungere le costole ed il cuore. Sentiva il richiamo del sangue sempre più forte ed in quel momento affondò le fauci nella carne.
L’uomo gridò di dolore, e più urlava più lui godeva.
Arthur Weasley cadde per terra, ferito mortalmente.
 
A molti chilometri di distanza, Harry Si svegliò urlando.
 
****
 
Era la vigilia di Natale, ed Helena era costretta a fare rapporto a suo padre, o meglio, al suo signore. Camminava lentamente, arrancando lentamente nella neve, mentre non poteva pensare ad altro che ad Harry, al bacio di Cho, all’attacco al signor Weasley, e di nuovo ad Harry.
Alzò per un momento lo sguardo; sua madre la attendeva sulla soglia del grande portone di quercia di Malfoy Manor. Sembrava spaventata, o turbata da qualcosa; Helena non l’aveva mai vista così, e pregò non fosse successo nulla ne a lei ne a Rodolphus.
Si avvicinò, sorridendo.
- Mamma!- avrebbe voluto stringerla, ma Bellatrix non glielo permise. Helena notò che aveva gli occhi rossi e gonfi, ma evitò di chiede spiegazioni.
- Tuo padre ti vuole vedere.- disse con la voce incrinata.
 
C’era qualcosa che non andava.
 
Gettò uno sguardo fugace alla casa di suo cugino, e lo scorse nel salone principale, entrando, seduto sulla destra accanto a sua madre – Helena riconobbe la stessa posa e lo stesso sguardo. – e a suo padre. Draco non assomigliava affatto a suo padre, se non per gli occhi, dello stesso grigio. Lucius emanava freddezza e cattiveria, mentre Draco e Narcissa sembravano emanare positività.
Lei sorrise a Draco, che però non ricambiò. Bellatrix la spinse oltre la famiglia, portandola davanti a Lord Voldemort.
 
Era ancora peggio di come lo ricordasse, faceva davvero paura.
 
- Helena, mia cara, prego.- Voldemort indicò la sedia davanti a lui. La ragazza deglutì e si sedette, non riuscendo a togliere lo sguardo da quelle iridi rosse e profondamente scavate. Tremò di paura, e sentì lo sguardo di Draco su di se.
- Notizie di Harry Potter?-
- Non trascorrerà il Natale ad Hogwarts. Credo sia con il suo padrino.- cercò di mantenere la voce del suo tono, ma tremava di paura.
- Null’altro?-
- No, mio Signore, nient’altro.-
L’uomo si alzò in piedi, avvicinandosi a lei. Helena sentì l’impulso di scappare, ma per qualche strano motivo si sentì anche inchiodata alla sedia. Deglutì, cercando di non lasciare trapelare la paura.
- BUGIARDA!- Voldemort alzò la bacchetta, ed un secondo dopo Helena cadde a terra, contorcendosi ed urlando. Era cento volte peggio di quello che le aveva fatto Nott. Sembrava che le ossa bruciassero, che le membra bruciassero, e lei desiderò solo che finisse, che Voldemort la uccidesse, perché tutto quel dolore non poteva sopportarlo.
L’uomo rise.
- Nott mi ha detto tutto. Tu sei amica di Harry Potter e lo appoggi, tu sei andata contro tuo padre. Solo che tuo padre è il Signore Voldemort, e non si va mai contro il signore Voldemort.-
Il dolore si fece più acuto, ed Helena ormai non sentiva più nulla. Desiderava solo che Harry fosse al sicuro.
 
Harry.
 
Si aggrappò ai suoi occhi verdi, gentili, e all’unico ricordo piacevole che aveva. La bocca di Harry sulla sua, quel bacio tenero, innocente, che le aveva fatto battere il cuore.
In quel preciso istante, la maledizione si interruppe. Aprì gli occhi, e vide una testa bionda correre verso di lei e prenderla tra le braccia. Prima che Voldemort potesse capire per quale motivo Draco Malfoy stava correndo verso sua figlia, lui l’aveva afferrata e si era smaterializzato davanti ai loro occhi.
 
Una donna aveva cominciato ad urlare, ma ad Helena non importava. Credeva di essere impazzita, perché Draco non l’avrebbe mai salvata; non era così coraggioso da sfidare apertamente i suoi genitori. Quindi, pensava di essere morta e di stare vivendo in una specie di limbo dove si immaginavano le cose più strane.
- Potter!- la voce di Draco sovrastò la donna che urlava, e Helena sentì dei passi avvicinarsi.
Harry aveva sentito tutto quel baccano, mentre tutti erano ancora in cucina con Sirius, ad aspettare notizie del signor  Weasley, e si era mosso con rapidità, afferrando la bacchetta.
Bacchetta che gli era quasi sfuggita di mano quando aveva visto Draco Malfoy che teneva in braccio Helena sulla soglia di casa.
 
Che diavolo ci faceva lei con lui?
Come faceva Draco a conoscere il nascondiglio dell’Ordine?
 
- Che cazzo è successo?- Harry corse incontro a Draco e prese tra le braccia Helena. – Come facevi a sapere che eravamo qui?-
Gli occhi di Draco indugiarono, poi lasciò andare la cugina.
- Silente mi ha svelato questo posto, ieri sera. Mi ha detto che vi avrei trovato qui in caso di bisogno.-
Helena si mosse tra le braccia di Harry. Lui le sorrise, passandole una mano sulla fronte.
- Harry? Sono morta?-
Il ragazzo scosse la testa, poi si rivolse a Malfoy.
- Credo che tu mi debba delle spiegazioni.-
Ma il ragazzo si tolse il mantello, che aveva riposto per sicurezza nella tasca, rimpicciolendolo, e si diresse verso l’unico punto che emanava luce, da dove in quel momento uscì Sirius.
- Malfoy? Che diavolo ci fai qui?- sembrava sorpreso quanto Harry.
- Salve,  cugino. Potterino ti spiegherà tutto.-
Continuò a scendere gli scalini, ma Harry lo fermò di nuovo.
- Che diavolo è successo, Malfoy?-
Lui si voltò, e vide che Helena si stava riprendendo dallo shock della tortura. Alzò le spalle. Non erano affari suoi, in fondo. La guardò negli occhi, e lui capì che lei aveva già capito quello che intendeva dirle.
- Helena, credo che sia ora di raccontare la verità.-
 
*****
 
Capitolo numero undici, direi che sono successe un sacco di cose!
Dunque, per prima cosa, Blaise decide di dire tutto a Ginny perché spera in un suo aiuto; è frustrato dal mutismo del suo migliore amico e vuole dargli una mano.
Sono rimasta schifata anche io dal bacio di Cho e Harry, ma purtroppo era necessario. Harry dovrà avere ancora le idee confuse. Per una volta, ho voluto che fosse Harry a capire prima di Hermione quello che prova Draco, così, per cambiare le carte in tavola.
Amo la scena tra Draco ed Hermione, finalmente stiamo facendo dei passi avanti, e Draco comincia ad aprirsi con lei, dimostrandole che può amare.
La scena finale è inaspettata, lo so. Draco che scopre le carte così facilmente… beh, ho pensato che agisse d’istinto e che comunque si sentisse in dovere di salvare sua cugina, che lo ha tanto aiutato.
Nel prossimo capitolo si definirà tutto meglio; Silente, comunque, ci ha visto giusto. Sapeva che Draco avrebbe agito in modo giusto e gli ha rivelato dove poteva trovare aiuto.
Spero che vi piaccia!
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 12
*** C'è una parte di te che non conoscerò mai ***


12- C’è una parte di te che non conoscerò mai.
 

I let it fall, my heart,
And as it fell you also claim it.
It was dark and I was all right,
Until you kissed my lips and you saved me.
My hands they’re strong, but my knees were far too weak,
Stand in your arms without fall into your feet,
But there’s a side to you that I never knew, I never knew.
All the things you say that were never, were never true,
And the games you play, you always, always win.

 
Set Fire To The Rain – Adele

 

La stanza era vuota; I fratelli Weasley, rincuorati da Molly sulle condizioni di loro padre, erano usciti dalla cucina con Sirius, per lasciare che Helena potesse parlare liberamente con Harry.
Lei osservava attentamente la cucina semi buia, senza mai incrociare lo sguardo del ragazzo, che stava appoggiato contro il muro, le braccia incrociate, in attesa di una sua spiegazione.
Helena si mosse appena, azzardando qualche passo verso il ragazzo, che sembrava non essersi accorto dell’imbarazzo della ragazza.
- Allora, che cosa devi dirmi?-
Il silenzio tra di loro si fece pesante; si poteva sentire la tensione che aleggiava nella stanza ed i singoli battiti dei cuori di entrambi. Ancora una volta, Helena mosse un passo verso di lui.
 
C’è una parte di me che vorrei nasconderti.
 
- Prometti di ascoltarmi fino alla fine, Harry?- chiese lei, con una nota di preoccupazione nella sua voce. Era una situazione strana; non avrebbe mai voluto arrivare a dire chi era davvero, ma Harry aveva il diritto di sapere.
- Te lo prometto, Helena.- lo sguardo del ragazzo sembrava leggermente appannato, dietro gli occhiali rotondi e sporchi di qualche ditata. Harry era pallido e aveva le labbra livide, come se non dormisse da tempo. Sembrava infinitamente vecchio per avere solo quindici anni.
- Mi chiamo Helena Lyra Riddle.- fece una pausa, prendendo fiato. I suoi occhi viola si scontrarono con quelli di Harry, che aveva afferrato il riferimento a Riddle. – Mia madre è Bellatrix Lestrange e mio padre è Tom Riddle.- mormorò, in fretta.
- Tu sei la figlia di Voldemort?- Harry si spostò in fretta, appiattendosi contro il muro. Cercava di ricordare mentalmente dove fosse la bacchetta.
- Si, Harry.- la fermezza nella sua voce mascherò la tensione, ma non la smorzò affatto. – Sono stata mandata ad Hogwarts per spiarti, diventare tua amica e riferire le tue mosse a mio padre.-
Helena avanzò nuovamente, tendendo la mano graffiata  verso Harry, che in quel momento la guardava come se fosse spazzatura.
 
Mi dispiace, Harry.
 
- Ma ti giuro, Harry. Non gli ho detto niente!- aggiunse immediatamente dopo, cercando di scusarsi e giustificare la sua discendenza. – Io sono dalla vostra parte, Harry!-
- Mi hai imbrogliato.- ringhiò il ragazzo nella sua direzione, lasciando Helena impietrita davanti a lui, che aveva tirato fuori dalla tasca dei jeans la bacchetta e la stava puntando contro di lei. – Mi hai fatto credere di essere una brava ragazza, l’unica Serpeverde sulla faccia della terra che potesse piacermi, quando  invece sei la peggiore.-
- No, Harry, ascoltami…- lei allungò una mano verso di lui, che si spostò nuovamente.
- Ascoltarti? Perché dovrei? Non hai fatto altro che mentirmi!- sbottò lui. Stava diventando irascibile da un po’ di tempo. Ma il tradimento di Helena era stato peggio che una coltellata al cuore; si sentiva svuotato, inutile. Aveva creduto davvero che loro due, insieme, potessero avere una possibilità.
- Ti ho mentito solo sulla mia identità!- rispose lei,  e con velocità prese un polso di Harry. – Guardami, Harry! Lo sai che è tutto vero! Quello che provo per te, il bacio, quella che hai visto sono io!-
Per un attimo gli occhi viola di lei si scontrarono con il verde smeraldo di quelli di Harry. Lui voleva crederci davvero, ma mentire su una cosa tanto importante era meschino. Era peggio di quando Ron non gli aveva creduto, l’anno prima, durante il Torneo Tremaghi.
 
Helena gli era entrata nel cuore, e quel tradimento lo aveva ucciso, dentro.
 
- Helena, mi hai tenuto nascosto il fatto di essere la figlia di Voldemort, il mio nemico mortale! Hai idea di che cosa significhi questo?- gli rispose lui, quasi urlando.
-Pensavo che una possibilità potessi darmela!- anche Helena stava quasi urlando, cosa insolita, dato che non perdeva mai la calma in nessuna situazione. I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime; pensò a Blaise, e alla facilità con cui l’aveva accettata, nonostante nono simpatizzasse per Voldemort. Pensava ad Hermione e a Ginny, a come l’avrebbero presa se Harry l’avesse rifiutata.
Non era giusto, non era colpa sua.
- Non è colpa mia.- aggiunse alla fine, sfinita da quella conversazione che sembrava durare ore.
- E di chi altri è? Di certo, non mi aspettavo che fosse Malfoy a dirmelo.- l’acidità di Harry era arrivata alle stelle. – Non posso sopportare di avere a che fare con la figlia di Voldemort, anche se non sei dalla sua parte. Ma non posso obbligarti a lasciare l’ES, anche se a questo punto ho il dubbio della tua serietà. La decisione spetta anche a Ron, Hermione e Ginny.- rispose freddo, alla fine. Helena si accasciò per terra, tenendosi il petto scosso dai singhiozzi con le braccia, mentre guardava Harry andare via.
Ma una mano pallida ed ossuta, con i tendini in tensione per la rabbia lo fermò. Draco Malfoy aveva sentito le urla che provenivano dalla cucina, ed era corso a vedere che stava succedendo. Aveva sentito la cattiveria con cui Harry si era rivolto a sua cugina, ed era furente.
- Dove credi di andare, Potter?-
- Lontano da qui.- rispose il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul naso, che come al solito scivolavano troppo spesso. – Levati, Malfoy.-
Con un gesto secco cercò di spostare il ragazzo, che tuttavia lo trattenne con forza.
- Credi di essere l’unico a rischiare qualcosa, in questa guerra, Potter?- la voce di Draco era un sussurro, ma la domanda arrivò alle orecchie del ragazzo come se avesse urlato. Non si era mai fermato a provare il dolore degli altri, i rischi di chi considerava solo per il cognome.
 
Malfoy, per esempio.
 
- Credi che io ed Helena non rischiamo quanto te, se non di più, ora?- la voce di Draco era amara, e stava sputando quel veleno fuori come se non avesse atteso altro per tutti quegli anni. – Ma no, noi non rischiamo perché non siamo San Potter! Helena, caro Ragazzo Sopravvissuto, ha una taglia sulla sua testa, in questo momento. Non importa se è sua figlia, Tu Sai Chi la ucciderà non appena ne avrà l’occasione!-
Harry era impietrito. Non aveva mai visto Malfoy in quel modo, tanto arrabbiato e dispiaciuto per qualcuno. Era solito vederlo con la sua aria fredda, giudicare le persone ed attaccarle. Non credeva che anche lui soffrisse, in qualche modo.
- Credi che risparmierà me?- continuò poi, alzando la voce di un tono. – Il figlio di Lucius Malfoy, che più di una volta l’ha deluso? Ucciderà me, davanti ai miei genitori, ed ucciderà anche loro. eppure io li ho traditi, sapendo quello che rischiamo. E l’ho fatto perché quella ragazza mi ha insegnato che cosa è davvero importante nella vita.-
Chiuse gli occhi, per un attimo, cercando di rilassarsi. Gli tremavano ancora le mani, avrebbe voluto prendere a schiaffi Potter. Potter che non capiva, che credeva esistessero solo il bene ed il male, senza capirne le sfumature. Senza sapere che si può semplicemente nascere nella famiglia sbagliata, come era capitato a Sirius, come era capitato a loro.
Potter voleva essere l’unico a prendersi sulle spalle tutto il peso, senza tenere conto che altre persone, e non solo lui, soffrivano e rischiavano la vita ogni giorno.
Harry rimase ancora impietrito al suo posto, mentre Draco lo superava, aiutava Helena ad alzarsi e se ne andava dalla stanza, senza degnarlo di uno sguardo, lasciandolo solo.
Scivolò lungo la parete di pietra, senza una spiegazione possibile, senza capire come mai Draco fosse cambiato in quel modo.
Se avesse prestato davvero attenzione a quello sguardo che aveva catturato la sera precedente, avrebbe compreso il perché del suo cambiamento.
 
Aveva i capelli ricci ed era una Nata Babbana.
 
*****
 
Hermione si tolse la neve dai capelli, spingendo lo zaino dentro la casa, insieme a lei. Era stata avvertita quella mattina di quello che era successo ad Harry e al signor Weasley, così non se l’era sentita di andare in montagna con i suoi, ed aveva raggiunto gli altri a Grimmauld Place.
La casa sembrava deserta, nonostante sapesse bene che quasi tutta la famiglia Weasley era li. Non si aspettava di trovare qualcun altro, ad accoglierla.
Vide Draco Malfoy tenere un braccio sulle spalle ad Helena ed accompagnarla di sopra, aiutandola a salire le scale. Helena sembrava abbastanza sconvolta, da quello che Hermione poteva intravedere nella semioscurità  che circondava la casa.
Avanzò di qualche passo, per riuscire a capire che cosa stesse succedendo; Draco si voltò, in quell’esatto secondo, e lei rimase impietrita. Aveva uno sguardo che mai aveva visto, mai aveva sperato di vedere.
Uno sguardo triste e deluso.
Non smise di guardarla, mentre salivano gli ultimi gradini e sparivano dietro ad una porta. Hermione trattenne il fiato.
 
Che fosse successo qualcosa ad Harry?
 
Poco dopo, vide Draco scendere velocemente le scale. Senza fermarsi, la prese per un braccio e la trascinò in quello che riconobbe come il salottino dove l’estate precedente avevano ingaggiato una battaglia all’ultimo sangue con i Doxy, quegli animaletti spaventosi che rovinavano il mobilio e le tende. Chiuse la porta, sigillandola a chiave, assicurandosi che nessuno li avrebbe disturbati.
- Che succede?- sbottò la ragazza, mettendosi le mani sui fianchi. – Che ci fate voi due qui? Come avete fatto a sapere del Quartier Generale? Che cos’ha Helena?-
Pronunciò le sue domande tutte d’un fiato, così che Draco fosse costretto a risponderle in modo soddisfacente.
Il ragazzo si sedette, elegantemente, nonostante avesse gli occhi stanchi, cerchiati da  occhiaie violacee e una ruga di preoccupazione che gli segnava la fronte pallida.
- Siamo scappati da casa mia; siamo quasi stati attaccati dai Mangiamorte. Mi sono materializzato qui per salvarci, visto che Silente mi ha assicurato che qui saremmo stati al sicuro. Ed Helena è a pezzi perché ha appena rivelato la verità a Potter, e quel coglione l’ha rifiutata.- sembrava più vecchio di dieci anni, sembrava dispiaciuto.
 
Non era il Malfoy che tutti conoscevano.
 
- Aspetta un momento. Materializzarti? Malfoy hai quindici anni, chi…?-
Ma lui la fermò, mettendogli una mano sulla bocca e proseguendo, gli occhi spenti e stanchi.
- Silente. Pensava che ne avessi bisogno. Ne sa sempre una più del diavolo, il vecchio!- commentò sarcastico. Hermione sorrise appena, poi spostò con delicatezza la mano di Draco.
- Che cosa ha detto Helena ad Harry?-
Il ragazzo sospirò. Non si era accorto che una delle sue mani era appoggiata sulle ginocchia di Hermione, mentre l’altra era vicina, troppo vicina alla mano della ragazza che giaceva aperta sul divano. Se fosse stato un ragazzo come tutti gli altri, l’avrebbe abbracciata, nascondendo la testa tra l’incavo del collo e la spalla, solo per potersi sentire consolato.
 
Ma lui era Draco Malfoy, e quel giorno aveva dimostrato anche più di quello che volesse.
 
- Helena è mia cugina.- disse tutto d’un fiato, sperando di togliersi quel dente avvelenato il prima possibile. – Lei è figlia di Bellatrix e di… Tu Sai Chi.-
Hermione si portò le mani alla bocca, sconvolta, guardando Draco come se fosse un marziano. Ora capiva per quale motivo Helena era sempre così sfuggente sulla sua famiglia, come cambiasse discorso non appena si nominavano i genitori ed i parenti. Eppure, al contrario di Harry, lei non la vide come una traditrice.
- Siete scappati da  Tu Sai Chi in persona?- sembrava agitata, in quel momento.
- Si.- ammise il ragazzo, continuando a guardarla negli occhi. – Siamo in fuga. Ma Potter continua a colpevolizzare Helena, continua a dirle che è una traditrice.-
La rabbia si fece sentire, ed Hermione notò che aveva chiuso le mani a pugno, e che tremava. E fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare in vita sua. La sua mano destra si posò su quella del ragazzo, e lei gli sorrise.
- Nessuno di voi ha colpa. Siete stati molto coraggiosi.-
In quel preciso istante, gli occhi di Draco si illuminarono per un solo, lungo secondo. Hermione potè vedere mille emozioni passare per quel grigio, prima che tornasse ad essere spento e freddo. Lui tolse la mano da quella di Hermione, alzandosi in piedi.
- Non sei tenuta a fare la santerellina moralista con me.- sbottò, tornando ad essere il solito arrogante Draco, quelli che tutti conoscevano bene. – Puoi anche prendermi a paroalcce.-
- No.- disse lei, decisa, alzandosi ed andando verso di lui. – Non posso prendere a parolacce questo Draco. Avrei preso volentieri a parolacce quel Malfoy, questo si.-
Nella stanzetta calò il silenzio; Hermione poteva sentire ogni singolo battito del suo cuore, che accelerava man mano che la distanza tra lei e Draco si accorciava.
 
Fu un solo istante, ma Hermione capì che non poteva fare a meno di consolarlo.
 
Draco fu più veloce di lei, e la prese per le spalle, guardandola nuovamente a lungo, per quello che sembrò un secolo. Poi, senza dire nulla, la strinse a se mentre la sua bocca cercava quella della ragazza.
 
Era buio, e stavo bene.
Fin quando non mi hai baciata, e mi hai salvato.
 
Hermione rimase per un secondo scioccata quando sentì le labbra fredde del ragazzo sulle sue, ed abbandonò per un attimo le braccia lungo i fianchi, cercando di spegnere il cuore, quel cuore che batteva folle e fuori controllo. Voleva che il suo cervello le dicesse di smetterla, di staccarsi, perché era Malfoy e le cose non sarebbero finite bene.
Draco insistette, spingendo la sua lingua dentro la bocca di Hermione ed accarezzandola lievemente, come una carezza di seta. Il cervello di Hermione si spense definitivamente, e quasi istintivamente portò le braccia dietro il collo del ragazzo, stringendolo a se.
Fu quando aprì gli occhi che comprese la gravità della situazione. Si era lasciata andare tra le braccia del nemico, senza una spiegazione plausibile. Lui l’avrebbe ferita a morte, mutilata ed odiata, come già aveva fatto in passato, e probabilmente l’aveva baciata per prenderla in giro, in un futuro nemmeno tanto remoto.
E lei ci era cascata, aveva lasciato che le sue gambe cedessero al peso di quel bacio e l’aveva baciata lei stessa, con una passione che non aveva mai avuto.
Aveva baciato, in passato, Viktor Krum, ma non era mai stato così… non sapeva nemmeno lei dare un aggettivo a quello che c’era appena stato.
Draco la fissava ammutolito, poi si voltò, senza dire nulla.
Sembrava sconvolto tanto quanto lei, o forse era semplicemente l’impressione di Hermione, che in quel momento aveva il cervello atrofizzato.
- Ci vediamo, Mezzosangue.- mormorò, senza nemmeno guardarla negli occhi.
Si chiuse la porta dietro le spalle, lasciando in quella stanza una ragazza ancora più confusa di quello che era stata in passato. Perché in quel momento, l’immagine del bacio di Draco, del suo odore, della sua pelle, era ben impressa nella sua mente e aveva paura di cedere, di cadere nella trappola che quel ragazzo biondo aveva sapientemente tessuto per lei.
Sconsolata, si sedette nuovamente sul divano, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
La verità la colpì come una secchiata d’acqua ghiacciata in pieno inverno.
 
A lei piaceva Draco Malfoy, e non era un capriccio.
 
Scosse la testa; comunque stessero le cose, non doveva lasciarsi andare. Perché lui avrebbe reclamato il suo cuore e lei non era sicura di essere pronta a soffrire, per lui.
 
C’è una parte di te che non conoscerò mai.
 
Era questa la cosa peggiore della verità. Lei avrebbe voluto quel Draco, quello che le si era avvicinato poco prima. Ma quella parte di lui, lei non l’avrebbe mai conosciuta.
Perché Draco sarebbe rimasto solo ed irrimediabilmente quell’arrogante di Malfoy.
 
*****
 
Capitolino più corto rispetto agli altri, lo so. Ma dovevo per forza concentrare questi due avvenimenti in un unico capitolo, quindi è cortino, ma denso di cose!
Prometto che nel prossimo capitolo torneranno anche gli altri protagonisti, immersi in un’atmosfera di Natale non proprio allegra, diciamo. Perché su Draco ed Hermione ci si dovrà lavorare ancora parecchio, come su Harry ed Helena.
Spero comunque vi sia piaciuto.
Vi ricordo la mia pagina Facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 13
*** Natale ***


13 - Natale


I don't want a lot for Christmas 
There's just one thing I need 
I don't care about the presents 
Underneath the Christmas tree 
I just want you for my own 
More than you could ever know 
Make my wish come true 
All I want for Christmas is... 
You 

 
La mattina della vigilia di Natale l’atmosfera in Grimmauld Place non era delle più allegre, a discapito della festa che quasi tutti, nel mondo magico ed in quello babbano, aspettavano ogni anno. Nonostante Sirius si fosse impegnato per far sentire tutti a casa, ed avesse addobbato la dimora così bene da non sembrare più nemmeno la vecchia, triste casa a cui erano abituati, si potevano vedere i ragazzi con il broncio, che non si fermavano nemmeno a cena tutti insieme, evitando così liti e discussioni. La signora Weasley era tornata altre volte con notizie su Arthur, che si stava riprendendo bene, ed i fratelli Weasley, insieme ad Harry ed Hermione erano andati a trovarlo al San Mungo, vedendolo sorridente e tranquillo.
L’unica che sembrava colpita dall’atmosfera natalizia era Ginny; da giorni aveva un sorriso stampato sulla faccia, e quella mattina aveva canticchiato allegramente canzoncine di Natale mentre legava una pesante busta alla zampa di Edvige e la spediva fuori. L’aveva guardata confondersi con la neve, con la finestra spalancata e gli occhi sognanti, per poi chiuderla solamente a causa delle proteste di Harry e Ron, che non potevano permettersi di ammalarsi, per via della stagione di Quidditch.
Quel pomeriggio, Ginny era rilassata sul divano quando Edvige fece ritorno, con una scatolina e una grande busta gialla, dall’aria raffinata. La ragazza balzò in piedi, spaventando Hermione che cercava di concentrarsi sugli scacchi magici, e ringraziò Edvige accarezzandola a lungo sulla testa.
Aprì la busta velocemente, rischiando di lacerarla. Era di Blaise.
 
Cara Ginny
So che sono solo due giorni che non ci vediamo ma mi manchi tantissimo. La tua presenza ad Hogwarts si sentiva, ed ora che sono chiuso nel mio castello senza far nulla, avrei bisogno di sentire la tua pelle delicata ed il tuo profumo.
Sono troppo sdolcinato?
Non sapevo che cosa prenderti per Natale, e non sapendo dove sei (non capisco ancora perché non vuoi dirmelo), ho preso un piccolo pensierino, ma spero ti piaccia.
La tua cravatta era bellissima.
Spero di vederti, almeno per Natale.
Mi manchi.
 
Buon Natale,
Blaise!
 
P.S: So che sei con Draco ed Helena, salutameli! E ringrazia Draco per il suo regalo “particolare”, l’ho apprezzato tantissimo. E saluta tutti gli altri.
 
P.P.S: Se domani volessi vedermi, i miei sono fuori per un pranzo con alcune famiglie importanti.
 
Ginny rilesse per due volte la lettera, stentando a credere di aver appena ricevuto una lettera del genere. La sua incredulità fu tale da pensare di darsi un pizzicotto sul braccio, giusto per testare di essere reale e non essere la protagonista di un sogno.
Scartò il pacchettino verde e argento – e sorrise, visto che lei quei colori li odiava – e rovesciò il contenuto sulla piccola mano, che tremava per l’emozione. Una piccola, semplice catenina argentata brillò per un attimo alla luce delle innumerevoli candele; un piccolo serpente, con un occhio verde – come la sua casa, Serpeverde – e tanti piccoli diamanti. Un regalo che simboleggiava la differenza abissale tra loro due, lei definita stracciona dalle Serpi e lui di famiglia nobile, ma che probabilmente li univa. Perché loro erano andati oltre le differenze, oltre i pregiudizi e si erano lasciati andare alle emozioni, quelle emozioni che ora si leggevano in faccia alla ragazza e che le avevano riempito il cuore con quel gesto semplice ma molto significativo.
 
Innamorata.
 
Forse era troppo presto, forse a quattordici anni l’amore vero non si può provare, eppure era così che si sentiva Ginny in quel momento.
 
Innamorata.
 
- Blaise?- Hermione aveva smesso per un attimo di concentrarsi sul suo alfiere, decisamente troppo vicino alla regina bianca di Harry, e aveva guardato Ginny provare tutte quelle emozioni semplicemente leggendo una lettera e scartando un regalo.
- Come… Come fai ad averlo capito?-
- Ti si legge in faccia.- Hermione aveva deciso che le emozioni di Ginny erano più importanti di una stupida partita a scacchi e aveva lasciato che Harry si concentrasse e decidesse la mossa successiva senza battere ciglio.
Ginny annuì velocemente, per poi mostrare la catenina alla sua migliore amica, che le sorrise tranquillamente. Blaise era proprio un caro ragazzo, una di quelle persone che non ti aspetteresti mai che possa compiere un gesto tanto bello.
- Sei fortunata, lo sai?- lo sguardo di Hermione la tradì in pieno. Aveva ancora appallottolato in tasca il foglietto di carta che Draco le aveva dato giorni prima, ma non si sentiva così fortunata. Ginny notò il cambio di espressione.
- Come va con Malfoy?-
Hermione sgranò gli occhi. Come diavolo faceva ad aver capito che a lei piaceva Malfoy?
- Non so di cosa tu stia parlando, Ginny.-
- Io credo di si, invece.- con stupore delle ragazze, era stato Harry a parlare. Aveva abbandonato la partita e guardava Hermione con un sorriso dolcissimo – Per quanto l’idea mi faccia schifo… Merlino, Hermione è Malfoy!- si alzò in piedi e si avvicinò a loro. – Ti ho vista, sai? Sembra che non osservi nessuno, ma tu sei la mia migliore amica e ce ne siamo accorti di come lo guardi, di come ti comporti con lui.-
La ragazza guardò prima Harry, incredula, poi Ginny. Era in trappola. Lentamente, annuì, mentre Harry si portò le mani tra i capelli, incredulo. Aveva sperato di essersi sbagliato, molte volte.
- Anche Ron lo sa?-
- Ron non si accorgerebbe nemmeno se io e Blaise lo facessimo sotto il suo naso!-
- Ginny!- Hermione era un po’ più tranquilla, ora che stava dividendo quel peso con qualcuno. Non era facile ammettere di essere… attratta da Draco Malfoy, non se eri una Grifondoro convinta, e soprattutto non se eri Mazzosangue.
Ma che cosa c’era poi da dire, di tutta quella storia? Dopo quel bacio – quel meraviglioso bacio – Draco si era rinchiuso in camera sua, uscendo solo per prendere da mangiare e salutando a stento gli altri. Si era rinchiuso in se stesso, facendo finta che lei non esistesse e non dandole alcuna spiegazione. E lei, per una volta – la prima volta nella sua vita – non aveva il coraggio di chiedere nulla. Quando lo vedeva si bloccava, e fingeva di ignorarlo come lui faceva con lei.
Era una situazione frustrante eppure lei non riusciva a venirne a capo.
- Ci siamo baciati.- ammise alla fine. Ginny sorrise, approvando. Non che approvasse Malfoy, ma approvava il fatto che Hermione, in quel momento, stava sorridendo come mai aveva fatto in vita sua. Harry, invece, sbiancò.
- Baciati?-
- Harry, è così che fanno due persone se…-
Ma Harry la fermò con una mano. – Lo so, Ginny. Ho baciato Cho.-
Hermione e Ginny si guardarono con gli occhi spalancati; nessuno di loro lo sapeva. Ma la faccia di Harry non prometteva nulla di buono, quindi le due ragazze compresero che quello era un argomento delicato e rimandarono ad un altro momento le domande su Harry Potter che baciava una ragazza.
In quel momento, Sirius entrò nella stanza. Canticchiava sottovoce e fece un gran sorriso ai ragazzi, che ricambiarono subito. L’uomo era talmente felice di averli lì che non si lamentava più nemmeno con Kreacher, che a dire il vero era sparito da un paio di giorni.
- Ragazze, posso parlare con Harry?-
Hermione e Ginny annuirono, e se ne andarono salutando.
 
Sirius si sedette sul pavimento, proprio sopra ad un grosso tappeto antico, e fece cenno ad Harry, il suo figlioccio, di sedere accanto a lui.
- Helena è chiusa in camera da due giorni, Harry.-
Il ragazzo non disse nulla, limitandosi ad osservare le decorazioni di Natale sparse sul soffitto, senza guardarle davvero. Sapeva benissimo quello che gli diceva Sirius, perché lui per primo si era accorto della mancanza di Helena tra di loro.
- Non credi di aver esagerato, Harry?- continuò Sirius.
- No. È figlia di Voldemort.-
- E da quando la famiglia decreta ciò che siamo? Guarda me, Harry! Guarda che razza di famiglia che avevo! Erano tutti servitori del Signore Oscuro, eppure io sono il figlio rinnegato. Harry,i tuoi zii ti hanno chiuso in un buco per le scope per undici anni!-
Harry scosse il capo; non gli piaceva che i Dursley venissero nominati, nemmeno in un frangente del genere. Era come tirare fuori una parte dolorosa di se stesso ed esporla agli altri.
- Non è la stessa cosa.-
- Oh, si che lo è. Vuoi un altro esempio? Hai lasciato che Malfoy, il figlio di Lucius, entrasse nel gruppo di difesa, gli hai creduto, perché Hermione lo ha fatto. Perché Helena non può avere questa possibilità? Lascia che ti dimostri che è diversa! Harry, tuo padre l’avrebbe accolta a braccia aperte!-
- Io non sono mio padre!-
In quel momento, Sirius si alzò in piedi, e lo guardò come mai aveva fatto prima in vita sua, lo guardò con rabbia e con delusione.
- Hai ragione Harry. Tuo padre non aveva paura di amare. È questo il problema, mio piccolo Potter. Hai paura di amare, di lasciarti andare e di essere respinto. Hai paura di soffrire, perché sai bene che le cicatrici che lasciano gli amori forti sono più potenti di quella che hai in testa.-
Gli voltò le spalle ed uscì dalla stanza lasciando Harry da solo con i suoi pensieri.
Sirius aveva maledettamente ragione; Helena era una forza della natura, una ragazza che non si era spaventata di fronte all’eventualità di tradire Lord Voldemort, suo padre, e che forse doveva portare un fardello più pesante del suo senza essersi mai lamentata.
E lui l’aveva rifiutata semplicemente perché aveva paura di amare. Amare sul serio.
 
Sirius attraversò la cucina e si scontrò con Helena, che gli sorrise timidamente. Era pallida, e sembrava non dormisse da parecchio tempo.
 
Ha anche la forza di sorridere.
 
- Helena, ho parlato con Harry.-
Gli occhi viola, così particolari, della ragazza si illuminarono. All’istante, le sue guance si colorarono e fu come se avesse ripreso vita.
- Davvero?-
- Si.- Sirius le fece l’occhiolino. – Credo proprio che si sia convinto a perdonarti-
Helena sorrise nuovamente, pensando che in fondo quel posto non era poi tanto male.
 
E che forse quello sarebbe stato davvero un Buon Natale.
 
*****
 
Ginny sistemò la collanina sulla scollatura poco profonda della sua maglietta nera, e sorrise allo specchio. Vedeva in quel regalo un significato che valeva più di mille parole. Era come se Blaise avesse donato tutto se stesso a lei, che fino a qualche mese prima nemmeno voleva vederlo.
Si spazzolò con cura i capelli rossi, ripensando all’invito scritto sulla lettera.
 
Se domani volessi vedermi, i miei sono fuori per un pranzo con alcune famiglie importanti.
 
Era un passo importante, lo sapeva bene. Perché dietro quella innocente frase c’era una richiesta, che Blaise non avrebbe mai avuto il coraggio di farle a voce, ma c’era ed era lì che la tormentava da un po’ di giorni. Era giusto fare il grande passo – così lo chiamava lei – con lui? Erano due mesi che stavano insieme, ed era troppo presto, forse. Ma Ginny sentiva dentro di se che non avrebbe mai potuto essere più felice di così, e che lui era la persona giusta.
Si spazzolò i capelli con decisione, cercando di trovare una soluzione a quel suo dilemma, perché era una cosa estremamente importante.
 
Perché non sarebbe potuta tornare indietro.
 
Un leggero bussare della porta la distolse da quei pensieri. Il dolce viso di Blaise fece capolino dalla porta e la guardò attraverso lo specchio.
- Posso?-
Ginny gli sorrise dallo specchio, arrossendo un po’.
Pochi secondi dopo era tra le sue braccia. Lo baciò dolcemente, accarezzando i capelli corvini legati in uno stretto codino come sempre, ed alternando le carezze ai capelli a quelle al viso scuro. Lui sorrise, mentre la baciava, e la strinse a se.
- Che cosa ci fai qui?- sussurrò non appena si furono staccati.
- Tua madre mi ha invitato per la cena della Vigilia. Credo volesse conoscermi.-
Sua madre si era fidata a tal punto di Blaise e dei racconti che Ginny e gli altri avevano fatto di lui, che aveva rivelato la posizione dell’Ordine anche a lui. La ragazza si sentì orgogliosa.
Si rituffò sulle labbra della ragazza, inebriato dalla sua presenza e le accarezzò la schiena con dolcezza, senza essere troppo invasivo.
Lei sorrise, nuovamente.
 
Il sorriso era una nuova costante nella vita di Ginny.
 
- Grazie per la collanina, a proposito.-
- Hai preso in considerazione l’idea di venirmi a trovare, domani pomeriggio?-
Ginny si sedette sul letto e lo invitò a sedersi. Aveva una strana luce negli occhi, esattamente la stessa che brillava in quelli cobalto del ragazzo in quel momento.
- Ho paura.-
Lui le passò una mano tra i capelli, timoroso. Anche per lui era un momento importante.
- Anche io, ma sai una cosa…?-
Ginny scosse la testa e lui la baciò di nuovo.
- Credo di amarti.-
 
*****
 
Hermione aprì la porta della sua camera, pronta per andare a dare una mano alla signora Weasley per i preparativi della cena della Vigilia.
In quel momento, dalla stanza davanti alla sua uscì Draco Malfoy, con un’aria scocciata e un paio di occhiaie violacee che alzò gli occhi e la guardò con quello sguardo penetrante.
- Ciao.- sussurrò Hermione, arrossendo appena e maledicendo quella sua abitudine di non riuscire a nascondere le emozioni che provava.
- Mezzosangue.- Draco alzò appena il mento, come a sottolineare la sua superiorità rispetto a lei, e la superò senza aggiungere nulla.
Con un balzo, Hermione lo raggiunse e lo prese per il polso, costringendolo a girarsi e a guardarla. Era bellissima anche così, con un paio di jeans sbiaditi, un maglioncino nero e i capelli legati in una coda spettinata. Gli occhi poi, risplendevano di fierezza e rabbia e  furono la cosa che lo colpirono di più.
- Mi devi una spiegazione, Malfoy.-
- Non credo.-
La sua aria arrogante la fece arrabbiare ancora di più. Strinse più forte la presa sul polso, anche se sapeva che probabilmente non gli stava facendo del male.
- Perché diavolo mi hai baciata?-
Draco si liberò dalla stretta di Hermione con facilità, e altrettanto facilmente la prese per le spalle e l’appoggiò non proprio delicatamente sulla porta chiusa della camera della ragazza.
Si guardarono per un lungo, intenso attimo.
- Hai paura, Mezzosangue?-
- No.-
Si abbassò verso di lei e la baciò di nuovo. Non era un bacio dolce come il primo, sprigionava tutta l’esigenza di perdersi in lei e tutta la passione che poteva esserci tra quei due, tanto diversi apparentemente ma profondamente simili.
Istintivamente Hermione lo abbracciò, portando le mani dietro al collo per aggrapparsi a lui, quasi fosse un’ ancora di salvezza e non colui che la stava facendo annegare.
Le mani del ragazzo si spostarono dalle spalle ai fianchi, e cominciarono ad accarezzarla non proprio castamente ma lei non si tirò indietro, nemmeno quando lui la tirò a se stringendola ancora di più, nemmeno quando cominciò ad accarezzarle la schiena con mosse decisamente equivoche.
Continuarono a baciarsi, incuranti del fatto di essere esattamente sopra ad una ventina di persone che potevano sorprenderli in qualsiasi momento.
 
Hermione pensò che non aveva mai avuto tanto coraggio come in quel momento.
 
Le labbra di Draco erano morbide e vellutate ed era un piacere baciarle ed essere baciate, e sentire la sua pelle bianca a contatto con la sua schiena, e sentire i loro sapori mischiarsi in quel bacio che di casto non aveva nulla.
 
Fu la voce della signora Weasley che li riportò alla realtà.
- La cena è pronta, Hermione. Puoi chiamare Draco?-
Lei si staccò bruscamente, arrossendo violentemente e rimettendosi in ordine, come se tra di loro non fosse successo nulla. Lo guardò con rabbia, e lui sorrise.
- Secondo te, perché le persone si baciano, Mezzosangue?-
 
Ed Hermione pensò che quando rideva era decisamente molto, molto meglio.
 
*****
 
Helena scese le scale e fu sorpresa di trovare tutte quelle persone. C’erano proprio tutti: la famiglia Weasley, con Arthur che portava ancora una grossa fasciatura ma che se la rideva di gusto, Lupine Tonks, impegnati in una fitta conversazione, Malocchio Moody, che controllava se nel cibo di Molly ci fosse del veleno o cose simili, ed i suoi amici, che chiacchieravano allegramente con Sirius. Guardò Draco, con un’aria così soddisfatta in volto che Helena capì subito chi e che cosa gliel’avevano provocata, e Blaise, che non staccava gli occhi di dosso da Ginny, che in quel momento parlottava animatamente con Hermione, molto rossa in viso.
La tavola era imbandita e Molly si dava da fare per servire tutte le pietanze che avevano cucinato tutti insieme quel pomeriggio. Si respirava un’allegria di fondo che era meravigliosa.
 
Helena sentì la sua mano intrecciarsi con un’altra, e si voltò appena, riconoscendo Harry quasi subito. Il suo viso era rilassato, e c’era la consapevolezza di chi aveva sbagliato qualcosa. Lui le sorrise appena, lasciando che fosse quel contatto tra di loro a parlare.
- Sono stato uno stupido.- disse poi, poco dopo.
Il cuore di Helena batteva all’impazzata  e non sapeva davvero esprimere tutta quell’emozione.
- Scusa se ti ho trattata male.-
- Non importa.- disse lei e le loro mani si strinsero più forte, perché tutta quell’emozione andava espressa in qualche modo.
- Ho lasciato Cho.- continuò Harry improvvisamente. – Non sapevo che regalo farti per Natale e credo che questo tu lo possa apprezzare.-
Delicatamente, la ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Harry e chiuse gli occhi. Si sentiva a casa, in quel momento, e anche se un grave pericolo incombeva su di loro, anche se rischiavano la morte, quel piccolo angolo di serenità se lo meritavano tutti quanti.
E sentì dentro di se che quello era davvero il miglior Natale della sua vita.
- Sai una cosa, Harry? È il più bel regalo di Natale che potessi farmi.-
 
*****
 
Ed eccomi qui. Ieri mi si era cancellato il capitolo, ma sono molto più soddisfatta di questo, ve lo assicuro. Come vedete, per una volta è tutto tranquillo. Volevo un capitolo rilassante, dolce, che vi facesse sorridere perché dai prossimi capitoli non si scherza più. Quindi mi sono sbizzarrita in questi chiarimenti, non chiarimenti, incomprensioni e passioni. Spero vi piaccia.
Devo farvi una domanda: come avete visto, Ginny e Blaise stanno pensando al grande passo. Ora, Ginny ha 14 anni in questa Fic, anche se credo che ne dimostri di più, almeno mentalmente. Chiedo a voi, dovrei farle fare “il grande passo” (che non è il matrimonio eh!!) con Blaise? Voglio sapere che cosa ne pensate.
Vi ricordo la mia pagina Facebook qui.
Un bacio.
Ghost

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Capitolo 14
*** Baratro ***


14 - Baratro.


La neve non aveva smesso di scendere nemmeno un istante, nemmeno il giorno di Natale, coprendo la vegetazione ed i boschi intorno al grande maniero scuro; un contrasto perfetto con il candore della neve silenziosa.
Natale non si festeggiava mai, a casa Malfoy, e quell’anno men che meno. Il Signore Voldemort odiava il Natale, lo considerava una festa per deboli e per ottusi, e non voleva di certo cadere nel baratro scuro che le feste Babbane creavano in quel periodo.
Così, molti anni prima della sua dipartita, molto prima che Harry Potter nascesse, Lord Voldemort aveva praticamente bandito il Natale.
Niente addobbi, niente luci e niente canzoni da cantare tutti insieme; in linea con la sua personalità oscura e incapace di provare emozioni positive.
 
Ma quell’anno Lord Voldemort, come Lucius Malfoy, era scivolato in un altro baratro.
Quello della vergogna.
 
Vedere davanti ai suoi occhi la propria figlia, sangue del suo sangue, ribellarsi a lui per unirsi ai suoi nemici Mezzosangue e Babbanofili era stato per lui motivo di grande vergogna, e il Signore Voldemort non si era mai vergognato in vita sua, se non delle sue umili origini babbane.
Per Lucius era stato lo stesso; Draco aveva infangato il buon nome della famiglia, scappando da quella casa dopo aver salvato la sua cugina traditrice, e trovando rifugio presso l’Ordine della Fenice, così gli era stato detto.
Lucius e Lord Voldemort erano rimasti impietriti sulla sedia, fissando il vuoto lasciato da Draco ed Helena, e rimuginando una strategia per punirli e riportarli dalla loro parte, anche con le forze, se fosse stato necessario.
In quel momento, Lord Voldemort vagava per i corridoi bui, appena illuminati dalle candele fluttuanti a mezz’aria, seguito dalla sua fedele Nagini. Entrò nel salone principale, dove ardeva il fuoco nel caminetto, e si sedette sulla sua poltrona preferita, lasciandosi scaldare dalla fiamma che bruciava lentamente. Sorrise, ed erano giorni che non lo faceva.
 
E tutto ciò poteva significare solamente una cosa.
Aveva trovato una soluzione.
 
- Bellatrix, mia cara.- chiamò la sua servitrice più fedele con un gesto della mano. La donna emerse dall’ombra; era pallida, con la pelle del volto scavata dalla preoccupazione. La sua unica figlia, l’unica persona di cui le importasse davvero, era scomparsa nel nulla e aveva tradito suo padre, la persona più pericolosa sulla faccia della terra.
- Si, mio signore.- la donna abbassò il capo, ed i lunghi capelli ricci le scivolarono davanti al viso. Voldemort non vide la sua espressione spaventata.
- Hydra punirà Helena per quello che ha fatto. E quando porteremo Potter al Ministero della Magia per prendere la profezia, la cattureremo insieme a Draco. Si uniranno a noi, che lo vogliano o no.-
Le labbra della donna tremarono per un momento, ma si impose mentalmente di non far scoprire le proprie emozioni. Non doveva tradirsi, o il Signore Oscuro avrebbe punito anche lei.
- Come desideri, mio signore.-
- Lucius?-
L’uomo si fece avanti, saldamente appoggiato al suo bastone; il suo viso era una maschera di ferro che non lasciava trasparire nulla.
- Punirei Draco io stesso, se ne avessi l’occasione.-
- Molto bene, Lucius, molto bene. L’avrai.- continuò l’uomo, fissando il fuoco come in trance. – E ti assicuro che ho un lavoretto niente male per tuo figlio.-
Lucius annuì e tornò al suo posto, dove Narcissa gli lanciò un’occhiataccia; amava Lucius con tutto il suo cuore, ma non poteva sopportare che suo figlio venisse coinvolto in cose più grandi di lui. Avrebbe dovuto agire da sola, come al solito, per Draco e per sua nipote Helena.
- Dobbiamo attrarre il ragazzo nell’Ufficio Misteri.- continuò poi Voldemort – In questo modo saremo sicuri di avere quella profezia. Io devo averla.-
- Mio signore, come faremo ad attirarlo laggiù?-
Il Signore Oscuro si alzò in piedi, e cominciò a camminare avanti ed indietro sul tappeto pregiato della famiglia Malfoy.
- Attraverso la sua mente. Sembra che la mia mente e la sua siano in connessione. Troverà il modo di entrare nei suoi sogni e fargli credere che le persone a lui care sono in pericolo. Non ci vorrà molto per farlo cedere: Potter è incline alle gesta cavalleresche e alle azioni eroiche.-
Tutti i presenti annuirono. La fama di Potter lo precedeva, e tutti loro non vedevano l’ora di poterlo catturare per mettere fine a quella storia una volta per tutte.
- Lucius?-
- Si mio signore.-
- Assicurati che Severus svolga esattamente il suo lavoro. Deve aprire la mente del ragazzo, renderla vulnerabile.-
 
Al resto, penserò io.
 
****
 
Il rientro ad Hogwarts dopo le vacanze era stato traumatico; dopo la cena della Vigilia di Natale, la cena di Natale ed il cenone di capodanno, i ragazzi si erano trovati leggermente appesantiti e con poca voglia di ritornare sui libri. Nessuno di loro aveva avuto modo di parlare, perché Molly li aveva tenuti impegnati nei preparativi delle sue cene e Sirius cercava di parlare con tutti, specialmente con Harry, per non perdersi nulla della loro vita prima del rientro a scuola.
Quella mattina cominciavano le lezioni, ed Harry era rimasto sveglio fino a tardi pensando a come affrontare Cho il giorno dopo. La sua lettera era stata un tantino scontrosa, e si era dato mille volte del meschino per averla lasciata in quel modo. Anche se non era del tutto sicuro che stessero insieme; un bacio era sufficiente per definirsi impegnato?
Il ragazzo prese la sua tracolla e scese le scale; Ron era sceso qualche minuto prima di lui, per chiedere ad Hermione di fargli copiare i compiti delle vacanze di Difesa contro le Arti Oscure. Arrivato in Sala Grande, un nuovo cartello era appeso in bacheca. Con uno strano peso sullo stomaco, il ragazzo pensò che la Umbridge avesse fatto approvare almeno una decina di Decreti Didattici in quei pochi giorni in cui loro non c’erano, invece fu sorpreso di trovare un avviso della McGranitt.
 
A tutti gli alunni del quinto anno.
 
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE.
Tutti gli alunni del quinto anno sono invitati a tenere un colloquio con il direttore della propria casa per decidere l’orientamento professionale, e le eventuali materie da scegliere al sesto anno.
Si prega di essere puntuali e di presentarsi con ordine e decoro.
 
Professoressa McGranitt
 
Harry fissò allibito il cartello, grattandosi la testa con la mano destra: orientamento professionale? Lui non sapeva nemmeno se sarebbe sopravvissuto a Lord Voldemort entro i prossimi due anni, come diavolo poteva sapere che cosa voleva fare nella vita?
Eppure, una voce nella sua testa si fece sentire; lui avrebbe voluto fare l’Auror. Era buffo, visto che gliel’aveva suggerito un Mangiamorte mascherato da Malocchio Moody, eppure Harry capì, mentre usciva dal buco del ritratto e si dirigeva verso la Sala Grande, che era proprio quello che voleva essere.
 
Un Auror, un cacciatore di Maghi Oscuri. Un aiuto prezioso per la comunità.
 
- Potter.-
Harry si voltò, non riconoscendo subito quella voce. Si scontrò con un paio di occhi scuri, a mandorla, che esprimevano tutta la rabbia di quella ragazza che le stava venendo incontro. Deglutì, tenendosi pronto alla sfuriata che – ne era sicuro, tutte le ragazze facevano scenate – Cho aveva in serbo per lui.
Con sua sorpresa, si limitò a fulminarlo con lo sguardo appena si fermò davanti a lui.
- Il professor Piton ti aspetta nel suo studio alle 20, per le ripetizioni di pozioni.- lo guardò dall’alto in basso. – A quanto pare non fai schifo solo nelle relazioni, Potter.-
Si voltò, disgustata e se ne andò, lasciando Harry a bocca aperta e senza possibilità di spiegarsi. Il ragazzo scosse la testa, poi focalizzò il messaggio di Cho.
 
Piton, il suo studio, le lezioni di Pozioni.
 
Quella sera sarebbero cominciate le lezioni di Occlumanzia, ed Harry ancora non aveva capito che cosa fosse esattamente quella materia. Sapeva solo che Silente – che non si degnava nemmeno di farsi vedere da lui – aveva ordinato a Piton di dargli lezioni, per evitare che Lord Voldemort entrasse in connessione con la sua mente. Sperò solamente che Piton non vedesse troppo, nella sua testa. C’erano immagini che desiderava tenere per se, e segreti che era meglio che il professore di Pozioni non sapesse.
Sbuffò, sedendosi al tavolo.
 
Quella sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata.
 
*****
 
Draco Malfoy era spaventato, per la prima volta in vita sua. Quel Natale erano cambiate tante cose, forse troppe per lui, e, da bravo codardo qual’era, non era pronto ad affrontarle tutte insieme. Così aveva agguantato Pansy, la prima ragazza che aveva visto ad esclusione di Helena, e l’aveva presa sotto braccio, per presentarsi a colazione vista da tutti con lui.
Blaise aveva provato un paio di volte a chiedergli spiegazioni, ma Draco aveva girato la faccia dall’altra parte e si era ritrovato a sorridere, con molt aflasità, alla ragazza che aveva al suo fianco. Non era proprio il suo tipo, miss Faccia da carlino, ma non poteva permettersi di meglio.
 
Perché niente era meglio della Mezzosangue, con quei suoi capelli ribelli e l’aria da saputella.
 
Il problema era che lui non voleva ammetterlo. Già tradire suo padre, sua madre e il nome dei Malfoy era stato un passo da gigante; baciare la Granger, la prima volta, era stato bello, anzi bellissimo. Ma quando l’aveva baciata la seconda volta, aveva capito di esserci dentro fino al collo.
Perché il desiderio di accarezzare quei capelli crespi, il desiderio di vedere quegli occhi accendersi di passione e di felicità gli faceva battere il cuore come un ragazzino alla prima cotta.
E lui era spaventato.
 
Stava cadendo in un baratro profondo, e non ne sarebbe più uscito.
 
Non accettava di provare qualcosa per una Mezzosangue; aveva accettato di esserne attratto, certo, ma non poteva di certo accettare di essersene innamorato. Si vergognò anche solo a pensare quella parola, perché l’amore non fa parte di un Malfoy, diceva sempre suo padre, e lui alla fine ci aveva creduto.
 
Prima di lei.
 
Ed ora aveva paura, perché in quel baratro ci era già sprofondato. Ma varcò lo stesso quella porta con Pansy al suo fianco, il mento spigoloso in alto, senza prestare attenzione a nessuno. Nessuno aveva smesso di parlare al suo arrivo, perché tutti ormai sapevano – o sospettavano – che tra lui e Pansy ci fosse del tenero da sempre. Cosa, per altro, assolutamente falsa, perché non c’era una ragazza che lui odiava di più della Parkinson.
Alzò gli occhi per un momento, e la vide. Lo stava osservando, con un cipiglio severo e con un profondo sguardo di delusione che gli attanagliò lo stomaco.
 
Ne valeva la pena?
 
Valeva la pena lottare contro il suo cervello, lasciare che la gente parlasse di loro, infangare il buon nome dei Malfoy per vederla sorridere?
Improvvisamente, le moine di Pansy Parkinson non erano più così interessanti. Era disgustato dall’idea di essere stato lui a provocare quello sguardo dispiaciuto, ma nonostante questo lasciò che Pansy lo baciasse sulla guancia, abbassando lo sguardo, vinto.
 
Ne valeva la pena?
 
Valeva la pena cadere in un baratro senza fine, lasciarsi andare ad i sentimenti, diventare una persona che suo padre non avrebbe approvato?
La vide voltarsi dall’altra parte, e desiderò guardare ancora quegli occhi.
 
Si, ne valeva la pena.
 
Hermione tornò al suo porridge, ma improvvisamente le era passata la fame. Non che fosse mai stata male per un ragazzo; Viktor le piaceva, certo, ma era troppo impegnata con l’aiutare Harry per provare qualcosa di intenso. Aveva sperato di poter amare Ron, un giorno, ma Ron non l’aveva mai guardata come meritava e aveva lasciato perdere.
E poi era arrivato lui.
Accettare di essere innamorate della persona che hai odiato di più al mondo non era stato facile, ma da brava Grifondoro si era fatta coraggio e non si era lasciata abbattere. Aveva ceduto, eppure l’aveva sempre saputo che per Draco Malfoy era tutto uno scherzo; era capace di giocare con i sentimenti delle persone come nessuno mai, e con lei aveva giocato tantissimo.
E lei ci era cascata, finendo dritta nella sua rete di bugie e finzioni, di sguardi languidi e parole gentili.
Ed in quel momento si sentiva una stupida.
 
Pansy Parkinson, era così prevedibile.
 
Di ottima famiglia, Purosangue e Serpeverde. Erano praticamente la coppia perfetta, e lei in quel momento stava rodendo di gelosia. Si era vista al suo fianco, la notte, mentre cercava di prendere sonno e tutto quello che riusciva a vedere erano i suoi occhi. Ci aveva sperato, almeno un po’, perché le persone innamorate sperano.
Ma poi, davanti a quella verità, davanti al fatto che lei era solo una Mezzosangue, fiera di esserlo, ma era solo quello per lui, aveva dovuto arrendersi.
E ammettere di essere scivolata lentamente in un baratro, e che non avrebbe più fatto ritorno.
- Perché Malfoy è con la Parkinson, stamattina?-
Ginny si sistemò accanto a lei, prendendo una brioche con la marmellata ed addentandola di gusto. Hermione spinse il suo piatto di porridge lontano da lei, nauseata.
- Non lo so.- rispose lei, abbassando lo sguardo.
- Vado a chiedere a Blaise.- Ginny finì in due bocconi la pasta dolce – assomigliava così tanto a Ron quando mangiava in quel modo – e si diresse verso il tavolo di Serpeverde, dove il suo ragazzo si era appena alzato.
- Che ci fa lui.- e indicò Draco, che continuava a fare colazione come se nulla fosse. – Con faccia da carlino?-
Blaise alzò le spalle, prendendola per mano.
- Credo abbia paura di ammettere che le piace Hermione.-
Ginny soffocò un’imprecazione. Merlino, Malfoy era peggio dei bambini dell’asilo nido. Esistevano le parole, quelle con cui lui era tanto bravo ad offendere tutti loro.
- Idiota.-
- Lo capisco, sai? Non è facile accettare di amare una persona che hai sempre odiato. Pansy è la scelta più semplice.-
Ginny respirò a fondo, cercando di convincersi che non era il suo Blaise che aveva appena detto una frase del genere.
- In amore non ci sono scelte semplici.- rispose lei. – L’amore non è semplice.-
- Si che lo è, invece. Draco ha semplicemente deciso di non amare. E come dargli torto?-
La ragazza tolse la mano intrecciata a quella di Blaise e incrociò le braccia al petto. In quel momento Blaise sembrava tanto la Serpe che aveva odiato per tanti, tantissimi anni. Era irriconoscibile.
- Preferiresti non amare, Blaise? Preferiresti non avere nulla di quello che abbiamo ora?-
Ginny era ferita, nel profondo, ed anche Blaise se ne accorse. Non l’aveva fatto apposta, e di certo non voleva giudicare il suo rapporto. Non voleva ferirla, anche se l’aveva fatto.
- Ginny io non intendevo…-
- Lascia perdere.-
La ragazza tornò indietro, verso il suo tavolo. Blaise la guardò andare via in silenzio, senza fare una mossa. Per qualche strana ragione, non riusciva a muoversi da lì.
 
Alla fine, giudicare Draco non serviva a nulla.
Era un codardo anche lui.
 
****
 
- Che cos’era, Potter, quell’immagine? Perché c’è la signorina Thompson che confessa di essere la figlia del Signore Oscuro?-
Harry aveva guardato il professor Piton negli occhi, ma non aveva avuto il coraggio di dire una parola. Non avrebbe parlato, non avrebbe tradito Helena. Non avrebbe rivelato un segreto troppo oscuro da poter essere accettato.
- In piedi, Potter! Lo scoprirò io!-
La tortura era ricominciata, Harry non era stato in grado di difendersi.
 
Harry camminava velocemente, con la testa che gli doleva per essere stata violata troppe volte. L’Occlumanzia era una pratica quasi barbara, e lui non riusciva a chiudere la mente a sufficienza per evitare che Piton leggesse i suoi pensieri.
Vide Helena seduta su uno scalino, appena prima della rampa di scale che portava a Grifondoro. Accelerò il passo e si ritrovò davanti a lei, sorridente.
- Non sapevo come arrivare al dormitorio, così ti ho aspettato qui.- gli fece spazio sullo scalino ed Harry si accomodò accanto a lei. – Com’è andata?-
Il cuore di Harry batteva all’impazzata; lei lo aveva aspettato solo per sapere com’era andata la lezione di Occlumanzia. Arrossì leggermente, e le prese la mano.
- Uno schifo, non riesco a fare nulla di quello che mi dice Piton. Ha… Ha scoperto che sei la figlia di…-
- Non preoccuparti, Silente sa già tutto. Sono al sicuro qui.-
Harry la guardò e rimase incantato dalla sua semplicità, dal suo coraggio e dalla sua forza di volontà; mai come in quel momento aveva sentito una persona così vicina a lui. Aveva sbagliato a giudicarla per quella che non era.
 
Forse, insieme quel peso non sarebbe stato poi così difficile da portare.
 
Harry strinse più forte la mano di Helena, e sentì lei rispondere alla stretta.
- Supereremo questa cosa insieme, ok?-
Helena gettò le braccia intorno al collo di Harry, e senza preavviso lo baciò. Non fu come il primo bacio, imbarazzante e timido. Fu la dolcezza concentrata in uno sfiorarsi di labbra; Harry assaporò quelle di Helena, prima di penetrare più a fondo con la lingua, accarezzando il suo palato dolcemente e lasciandosi trasportare dalla tenerezza di quel bacio. Helena strinse le braccia intorno al collo di Harry per avvicinarsi di più, ed il ragazzo le accarezzò le guance, per poi stringerla a se e continuare a baciarla in quel modo.
Quando si staccarono, Helena era rossa in faccia, ma i suoi occhi brillavano.
- Non avrai intenzione di scappare anche questa volta!-
La ragazza scoppiò a ridere, ed Harry penso che quello era il suono più bello del mondo.
- No non credo.- fu la sua risposta, prima di baciarlo nuovamente.
 
****
 
Che faticaccia scrivere questo capitolo, non avete idea! Oddio, ma tra poco arriviamo a 100 recensioni! Grazie!
Come avete visto, le cose sono tornate ad essere un po’ complicate… Lord Voldemort ha in mente un piano, ben dettagliato e non lascerà nulla al caso. Draco ed Helena farebbero bene a guardarsi le spalle!
Il nostro Draco è un codardo, come sempre, e non riesce ad affrontare questo nuovo sentimento dentro di lui. Sarà ancora Helena a fargli capire che cosa è importante e cosa no. E anche Blaise, con quelle parole non dette, ha rischiato. Ma non preoccupatevi troppo!
Helena ed Harry non sono dolcissimi?
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 15
*** Paure e segreti ***


15 – Paure e segreti.

 
La nebbia fitta rendeva il paesaggio della campagna inglese inquietante; la neve, sotto i loro piedi, produceva uno strano rumore, nonostante fosse soffice. I loro mantelli neri erano in perfetto contrasto con il paesaggio biancheggiante e questo contrasto le rendeva ancora più pericolose di quanto già non lo fossero.
La prima donna, con i lunghi capelli ricci che le ricadevano scomporti e spettinati, a causa del cappuccio che si era appena tolta, camminava più velocemente, come se volesse sbrigare quel compito in fretta, mentre la seconda camminava tranquillamente, permettendosi di dare un’ occhiata al paesaggio che le circondava; non lo avrebbe mai detto a nessuno, ma dentro di lei c’era un’aura romantica che nemmeno la sua missione per conto del Signore Oscuro le aveva tolto.
- Muoviti, non abbiamo tanto tempo.- la prima donna tornò indietro di qualche passo, strattonando il braccio di quella che inequivocabilmente era sua sorella. Avevano gli stessi occhi scuri ed infossati, e lo stesso tono di capelli, anche se la più giovane aveva qualche riflesso blu che baluginava nella luce debole che c’era quel giorno.
- Bellatrix, le cose vanno fatte con calma.- Hydra si tolse il cappuccio e le sorrise. – Quella donna morirà comunque. Diamole cinque minuti in più.-
- Quella donna potrebbe vederci ed avvertire Silente!- rispose Bellatrix a tono – Ricordi cosa ha detto il Signore Oscuro? Agire in segreto, dobbiamo insinuare il dubbio in questa gentaglia!-
L’altra non rispose, ma accelerò il passo; meglio non contraddire sua sorella, specialmente in quell’ultimo periodo. Dal tradimento di Helena, non era più stata la stessa.
 
Che il suo spirito materno avesse preso il sopravvento sul suo animo nero?
 
Hydra non era d’accordo con lo spirito materno di sua sorella; aveva avuto la possibilità di offrire al Signore Oscuro sua figlia, per renderla sua servitrice, e la signorina aveva anche osato tradirlo, alleandosi con i loro nemici. No, Hydra avrebbe ucciso la propria figlia piuttosto che vederla tra le file nemiche, vicina a Babbani e Mezzosangue.
Ma forse, Bellatrix stava rinunciando a tutto quello, perché amava Helena; come poteva sua sorella essere così debole? Ci avrebbe pensato lei a punire sua nipote, e chiunque si avvicinasse per difenderla.
Arrivarono alla casetta arrancando nella neve, che aumentava appena ci si avvicinava al ,imitare della foresta lì intorno. Dal camino usciva del fumo grigio, che andava a mescolarsi con la nebbia e la neve. La donna era in casa.
Bellatrix bussò alla porta tre volte, ed entrambe sfoderarono le bacchette, in attesa della donna.
Poco dopo, una signora anziana aprì la porta, e sbarrò gli occhi, terrorizzata. Bellatrix ed Hydra entrarono senza chiedere il permesso, scansandola di lato e sedendosi al tavolo.
- Allora, Amelia. Sai perché siamo qui?- cominciò Bellatrix, minacciosa.
La donna tremò per un attimo, poi si ricompose; come membro dell’ordine della Fenice, non doveva avere paura. Sarebbe morta piuttosto che rivelare la verità a quelle due.
- No.- rispose con coraggio.
- Crucio!-
La donna cadde per terra, contorcendosi dal dolore. Le urla penetrarono dentro l’anima di Hydra, che cominciò a ridere di gusto mentre teneva la bacchetta alzata e malediceva la donna.
- Sei una bugiarda, Amelia!- Bellatrix stava urlando contro di lei, sovrastando le sue urla. –Tu sai come si fa a prendere l’arma, te l’hanno detto!-
- Io non…- un nuovo urlo spezzò le sue parole – Vi dirò NIENTE!-
- Allora è giusto che tu muoia!-
Hydra levò la bacchetta, e la donna parve rilassarsi per un secondo.
- Avada Kedavra!-
I suoi occhi divennero vacui, ed Amelia Bones smise di esistere.
 
*****
 
PerchéWeasley è il nostro re
Ogni due ne manca tre
Così noi cantiam perché
Perché Weasley è il nostro re.
 
- Il coro dei Serpeverde sta davvero esagerando; il portiere di Grifondoro, Ron Weasley, è andato davvero nel pallone!-
Lee Jordan commentava la partita Grifondoro - Corvonero con una certa rabbia; i serpeverde stavano facendo di tutto per far perdere la concentrazione al poveretto, che si era già lasciato sfuggire cinque tiri parecchio facili da parare.
Harry guardava con odio la curva dei Serpeverde, cercando contemporaneamente di avvistare il Boccino; era meglio vincerla subito, quella partita, o il suo migliore amico avrebbe dato di matto.
Cinque minuti dopo, i Grifondoro gioivano per la vittoria, ancora una volta per merito di Harry Potter. Ron scese dalla scopa, affranto.
- Sono una cacca secca.-
- Non è vero, Ron. Chiunque sarebbe impazzito ascoltando quella canzone.- Harry appoggiò una mano sulla spalla del suo migliore amico, cercando di rassicurarlo.
- Già, Potter, ti piacerebbe che avessimo scritto qualche riga anche su sua madre.- Marcus Flitt  si fece spazio, accompagnato da Tiger e Goyle. Da quando Malfoy aveva – per qualche oscuro motivo – smesso di sbeffeggiare i Grifondoro, Flitt  aveva preso il comando e si era affiancato quelli che una volta erano i migliori amici di Draco.
- Non trovavo la rima per grassa e per spazzatura. Perché è così che considero la signora Molly Weasley.-
Ci volle la forza combinata di Fred e Harry per trattenere George, che stava per scagliarsi su Nott senza pietà; stringeva i pugni talmente forti che le mani divennero livide in pochi secondi.
- Volevamo fare una rima anche sul padre, ma fallito ci sembrava poco.-
A quel punto, Fred e George si avventarono su Tiger e Goyle, cominciando a tirare pungi alla cieca; ben presto nessuno fu in grado di dire che le dava e chi le stava prendendo.
- Ma d’altronde.- nessuno capiva come Flitt fosse ancora libero – Per te deve essere una grande famiglia. Lo sappiamo tutti che sei un povero orfanello. Magari la tua mammina era proprio come Molly. Una fallita.-
Non riuscirono a trattenerlo; Harry scattò, con i pugni all’aria, e si gettò su Flitt come non aveva mai fatto in vita sua. Non gli importavano le conseguenze, voleva solo pestare a sangue quel bamboccio che si era permesso di nominare sua madre.
Sentì un pugno arrivare dritto sul suo labbro e poco dopo riconobbe il sapore metallico del sangue; Flitt gli aveva spaccato un labbro. Intorno a loro esplosero mille voci concitate, ma nessuno osava separarli.
Improvvisamente, Harry si sentì scagliare in aria da una forza invisibile e potentissima e si ritrovò dall’altra parte del campo. Alzò gli occhi e vide di essere atterrato proprio ai piedi della professoressa Umbridge.
La donna rideva, e non sembrava per nulla alterata.
- Bene bene. Violenza sul campo da gioco.- la sua voce spiacevole arrivò alle orecchie di Harry, e subito lui desiderò pestare a sangue anche lei.  – Siete sospesi da quidditch a vita, tutti e tre.-
Harry provò a protestare, ma la donna fu più veloce.
- Se fossi in lei, non protesterei, signor Potter. La sua permanenza ad Hogwarts è già precaria e Silente non sarà Preside per sempre.-
Se ne andò con lo stesso sorrisetto beffardo, lasciandolo disteso sul prato.
 
La Umbridge gli stava togliendo tutto. Adesso era anche senza Quidditch.
Lo avrebbe privato anche di lei?
 
*****
 
Draco era appoggiato ad una colonna, mentre guardava i Grifondoro che rientravano arrabbiati, dopo la squalifica a vita dei loro battitori e del loro miracoloso Potter. Sorrideva, tranquillo, perché in quel modo la sua squadra avrebbe vinto la coppa delle case, e sarebbe stato divertente prendere in giro i Grifondoro, dopo.
Chiuse gli occhi lasciando che i suoi pensieri vagassero liberi e senza limiti.
Non ce la faceva più a fingere di essere qualcuno che non era; un paio di notti con Pansy e con quella vocina stridula gli avevano fatto capire che non era così che intendeva vivere per il resto della sua vita. ogni volta che lei sorrideva, lui aveva davanti agli occhi il sorriso della Mezzosangue e le sue guance rosse, dopo che lui l’aveva baciata in quel modo.
Era scappato come un codardo dopo averla baciata, e lo aveva fatto proprio perché era un codardo e aveva paura di lasciarsi andare. Lui non conosceva l’amore, gli era sempre stato negato da suo padre e aveva paura di arrendersi ad una cosa così pura.
Eppure, era lì, attaccato ad una colonna solo per sperare di vederla passare.
 
Era un codardo, ed era pure uno scemo.
 
Il suono di un paio di tacchi a spillo sul marmo pregiato lo fece aprire gli occhi; scorse da lontano la figura di una donna incappucciata che veniva verso di lui. Non fu necessario che lei togliesse il cappuccio per capire che fosse; Draco l’aveva riconosciuta dal portamento elegante e dallo stemma che spiccava sul mantello nero.
 
Narcissa, sua madre.
 
La donna si avvicinò ed abbozzò un sorriso; non avevano mai avuto un buon rapporto loro due, perché sua madre era affettuosa, e Lucius negava ad entrambi la possibilità di stare troppo insieme, per evitare che Narcissa lo contagiasse con il troppo buonismo ed i troppi sentimenti.
Perciò, Draco non sapeva bene che cosa aspettarsi da un incontro con sua madre.
- Draco.- lo salutò lei, guardandolo negli occhi.
I suoi occhi verdi erano pieni di angoscia, si notava subito. Draco provò una fitta al cuore; quanto dolore aveva dovuto sopportare quella donna,a  causa di suo padre?
Non era come Bellatrix, questo era chiaro. Aveva un qualcosa di gentile, di elegante e di materno che Bellatrix non aveva, nemmeno quando si rivolgeva alla propria figlia. Era questa la sostanziale differenza tra le due: Bellatrix aveva mandato la figlia al macello, Narcissa invece faceva di tutto per tenere Draco lontano dai guai.
- Madre, che cosa ci fai qui?-
- Sei in pericolo.- aveva parlato senza giri di parole. Le sue labbra tremarono per un attimo prima che continuasse. – Draco hai pagato caro l’affronto al Signore Oscuro, e a tuo padre, ovviamente.-
- Non mi interessa.- il ragazzo prese le mani di Narcissa, e lei sorrise appena. – Ho il tuo carattere, madre. Helena mi ha aiutato, io non sono come loro.-
- Tuo padre ti punirà, Draco. Lo sai, vero?-
Draco annuì, e Narcissa si sentì orgogliosa. Lei non aveva avuto scelta, nonostante amasse Lucius; aveva dovuto sottomettersi alla volontà di suo marito e servire il Signore Oscuro, ma aveva capito troppo tardi che il prezzo da pagare era troppo alto. Perdere suo figlio, vederlo diventare folle come sua sorella, non era esattamente tra i suoi piani. Agiva di nascosto, con il rischio che venisse scoperta, ma non le importava.
 
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Draco.
 
- Draco, Sirius mi ha detto che hai baciato una Mezzosangue, è vero?-
- Perché sei in contatto con Black?-
La donna non rispose; era stato Sirius a contattarla, per farle sapere che Draco stava bene ed era sotto la sua protezione. Da  quel momento avevano cominciato a sentirsi frequentemente.
- L’hai baciata, Draco?-
Il ragazzo tentennò; sua madre era sempre stata contro i Mezzosangue ed i Sangue Sporco, prediligendo la razza pura. Doveva dirglielo?
- Non devi avere paura, Draco. Non scegliamo noi di chi innamorarci.-
- Non sono innamorato!-
Narcissa sorrise; suo figlio in quel momento le faceva molta tenerezza. Non le andava a genio che fosse innamorato proprio di una Sangue Sporco, ma non poteva di certo sgridarlo. A sedici anni, sarebbe stata sicuramente una cosa passeggera.
- Ora devo andare, Draco, ma ricorda una cosa.- lo abbracciò stretto a se. – Non avere mai paura dei tuoi sentimenti.-
Gli carezzò la guancia e si voltò.
Draco non potè vedere quell’unica lacrima che scese dai suoi occhi.
 
*****
 
Helena odiava Cho Chang.
 
La odiava per due semplici motivi: era stata il primo amore di Harry Potter, e continuava a guardarla con aria di sufficienza. Così, da brava Serpeverde, si era ritrovata a seguirla per i corridoi di Hogwarts dopo che aveva perso la partita, facendosi soffiare il boccino dal suo Harry – e pensare ad Harry come suo la fece sorridere.- per provare che era una sporca, falsa, stupida ragazzina.
In quello, aveva preso sicuramente da sua madre.
Il ricordo di sua madre le fece male per un istante; prima che Voldemort tornasse dal mondo dei morti, Bellatrix era stata una madre affettuosa, nonostante tutto, e lei le voleva molto bene. Non sentirla e dover fuggire da lei la faceva stare malissimo.
 
Vide Cho Chang attraversare di corsa il corridoio del terzo piano ed infilarsi in un’aula con la sua amica Marietta, quella ragazzina riccia che sembrava essere nata semplicemente per eseguire gli ordini della sciocca Chang. Le seguì, cercando di rendersi invisibile e di passare per gli spazi d’ombra; fortunatamente la porta era rimasta semi aperta, ed Helena potè ascoltare – con l’aiuto di una delle Orecchie Oblunghe che Fred le aveva gentilmente regalato perché era una figa Serpeverde – quello che le due si dicevano.
- Non capisco come mai l’ES sia ancora in piedi, la Umbridge aveva giurato di fare qualcosa!- stava dicendo la Chang con la sua voce stridula.
- Non ne ho idea. Dici che possiamo dirle esattamente dove si trova la Stanza delle Necessità? Ci può trovare da lì.-
- Domani glielo riferisco.-
Helena si sentì ribollire il sangue nelle vene. Quella piccola sgualdrina che faceva gli occhi dolci ad Harry durante le lezioni, in realtà era la spia? Avevano accusato Malfoy, creduto che fosse lui la mela marcia, invece era stata per tutto quel tempo quella maledetta bambolina con gli occhi a mandorla! Helena desiderò entrare e strapparle uno ad uno quei capelli lunghi e lisci come la seta, ma inspiegabilmente girò i tacchi e corse via, prima che potessero vederla.
 
L’infermeria non era affollata durante quell’orario, ed Helena ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno oltre lei ed Harry.
Il ragazzo era sdraiato sul lettino bianco, con il volto coperto di lividi e le labbra tumefatte; ad Helena si strinse il cuore e maledì mentalmente i suoi compagni di casa per essere così incredibilmente stupidi. Lei si avvicinò a lui, che immediatamente aprì gli occhi e cercò di sorridere, risultando un po’ macabro.
- Non ti sforzare.-
Harry si sedette meglio, e la prese tra le braccia; le accarezzò i lunghi capelli e la baciò teneramente, fino a quando lei non si staccò e gli accarezzò le labbra spaccate con delicatezza.
- I miei compagni sono dei cretini.-
- A quanto pare, ci sono anche dei Serpeverde piacevoli.- la baciò di nuovo, con più lentezza di prima e coccolandola per bene. Non aveva aspettato altro che lei in quell’ultima mezz’ora, nonostante avesse ricevuto molte visite.
 
Era lei che lo faceva stare meglio.
 
- Cos’hai?- Harry si era accorta subito che, oltre la pena per averlo visto in quelle condizioni, Helena aveva qualcosa che non andava. La ragazza si morse un labbro.
- Ho sentito Cho Chang parlare con Marietta, la sua amica.-  fece un profondo respiro e continuò – L’ho sentita dire che… Oh Harry, non vorrei dirtelo così ma.. è Cho la spia, è lei che ha detto alla Umbridge del nostro gruppo. Vuole farci fuori.-
Harry aprì la bocca per dire qualcosa ma Helena lo interruppe di nuovo.
- Lo so che pensi che lo voglia fare per difendere Malfoy, ma non è vero… Può sembrare che ce l’abbia con Cho semplicemente perché ti ha baciato ma…-
Harry le mise una mano alla bocca e cercò di sorridere; era profondamente ferito da quello che aveva appena sentito, ma ci credeva. Helena non gli avrebbe mai mentito su una cosa così, perché era la prima a riprendere Draco quando si comportava da schifo.
- Ti credo. Stai sicura che questa cosa non passerà inosservata.- furono le sue ultime parole prima di tuffarsi di nuovo sulla sua bocca e tra le sue labbra.
 
*****
 
Hermione aveva una montagna di libri tra le braccia, come suo solito. Dopo aver rimproverato per una buona mezz’ora Harry per aver fatto a botte irresponsabilmente, stava riportando quelle letture leggere in Biblioteca. Fu per caso che inciampò contro Draco Malfoy, all’entrata della biblioteca. Per giorni aveva cercato di ignorarlo, lasciando casualmente la Sala Grande prima di lui, arrivando alle lezioni appena in tempo, così che lui non avesse la scusa di avvicinarla.
La verità è che aveva paura – buffo pensare alla sensazione di paura, dopo aver affrontato Voldemort, Dissennatori e Basilisco – di sentirsi dire da lui che era stato solo un gioco. Purtroppo per lei, non aveva seguito il suo solito consiglio mai innamorarsi di una Serpe, ed ora temeva che lui la respingesse. Cosa per altro plausibile, visto che lui era l’algido Malfoy e lei la So Tutto Io Sangue Sporco.
- Sapevo che ti avrei trovato qui.-
 
Mi stava aspettando?
 
Il cuore di Hermione cominciò a battere furiosamente, ma lo ignorò ed entrò in Biblioteca, senza accorgersi che lui le stava tenendo la porta aperta. Posizionò con grinta i volumi sugli scaffali e poi si girò verso di lui, gli occhi illuminati dall’orgoglio.
- Che diavolo vuoi?-
- Non lo so nemmeno io.- cominciò lui. Si avvicinò a lei, che si ritrasse per un attimo, prima che lui la schiacciasse tra i volumi ed il suo corpo. – Oggi ho avuto una strana conversazione con mia madre.-
- Beh, non sono una consulente familiare mi dispia…-
- ASCOLTAMI!- ruggì lui, e rigraziò che a quell’ora in biblioteca non ci fosse nessuno. – Avevo paura, ok? Ma ora non ne ho più, non ne voglio più avere. Ti prego non guardarmi in quel modo.-
La ragazza alzò le spalle, ma dentro di se stava gioendo. Quelle due frasi messe insieme erano quasi una dichiarazione da parte del ragazzo; senza accorgersene spostò il suo sguardo dalla cravatta di Draco ai suoi occhi.
- Di cosa non hai più paura?-
- Di te, del fatto che sei una Mezzosangue. Di quello che sentivo da un po’.-
Hermione rimase a bocca aperta; per la prima volta nella sua vita non riuscì a rispondere a tono, ma si limitò a guardarlo.
Fu Draco a baciarla per primo, come aveva sempre fatto, ma quel bacio fu diverso dagli altri, meno timoroso e decisamente meno casto. La spinse contro lo scaffale della biblioteca, lasciandosi abbracciare e stringendo i suoi fianchi. Le mordicchiò appena le labbra, lasciando che le scappasse un piccolo sussulto che lo mandò in estasi; i loro respiri si fecero più pesanti, affannosi, anche se Hermione aveva bisogno di tutto fuorchè d’aria.
Draco si spinse più a fondo, accarezzando il palato della ragazza dolcemente, mentre le sue mani vagavano sotto il maglione e sotto la camicetta, ed accarezzavano la pelle morbida e calda.
Poi Hermione si staccò, e sorrise maliziosa. Draco si stava ancora chiedendo che cosa l’avesse indotta astaccarsi quando lei lo prese per mano e lo baciò lievemente.
 
- Non credo che questo sia il posto adatto per parlare di certe cose.-
 
*****
 
Lo so, dovevo aggiornare la settimana prossima, ma non me la sono sentita, ed eccomi qui! ^^ Credo che il capitolo si commenti da solo, ora aspetto solo taaaaante vostre opinioni.
Un bacio grande!

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Capitolo 16
*** 16 - Tu Grifondoro, Io Serpeverde ***


16. Tu Grifondoro, io Serpeverde.

 
And truth be told I miss you
And truth be told I’m lying

When you see my face hope it gives you hell
Hope it gives you hell
When you walk my way hope it gives you hell
Hope it gives you hell

 
The All American Rejects – Gives You Hell
 
Era giusto quello che stava per fare?
 
Hermione era sempre stata una persona ligia al dovere, ordinata, con la convinzione che le cose venissero da se, e sarebbero accadute al momento giusto. Non era mai stata maliziosa, al contrario di Ginny, non aveva mai pensato a certe cose. In quel momento, però, si rese conto di essere fatta di carne e che anche lei aveva dei desideri, se così si potevano chiamare.
Sentire le mani di Draco su di se non rendeva facile il pensare razionalmente, quello che lei sapeva fare meglio, anzi, non rendeva per niente facile pensare.
Continuò a baciarlo, senza fare caso a dove stavano andando; si rese conto di salire le scale quando sentì uno dei gradini di marmo batterle contro le caviglie. Non se ne curò, concentrata a non pensare a cosa sarebbe successo poco dopo.
Aveva sempre pensato di non essere in grado di desiderare una cosa del genere, non in quel momento e in quel modo.
 
Soprattutto, non avrebbe mai pensato di desiderare Draco Malfoy.
 
Eppure, il suo cuore, il suo corpo, e forse anche il suo cervello, le suggerivano che quello era il momento perfetto.
Smise di pensare, e si lasciò andare. Non era il momento dei ripensamenti; in quel preciso istante, avrebbe potuto scivolare all’inferno e bruciare che non se ne sarebbe nemmeno accorta.
Il suo cuore ed il suo cervello non volevano che un’unica cosa.
Il sospiro che uscì dalle sue labbra non appena Draco le sfiorò il collo con le sue era inequivocabile.
- Sei sicura?- mormorò lui, soffiando leggermente sulle sue labbra gonfie. – Stiamo infrangendo ogni regola possibile di questa scuola.-
Rise poi, mentre lei arrossiva, e ricominciò a baciarla senza avere voglia di staccarsi da quelle labbra che ormai aveva imparato ad apprezzare.
Un rumore dietro di loro fece sobbalzare Hermione, che si voltò di scatto. Una porta lucida era appena comparsa, dove prima c’era un semplice muro.
- La Stanza delle Necessità… Seriamente?- nella sua voce non c’era rabbia o rimprovero.
- Si, Mezzosangue, a meno che tu non voglia fare vedere le tue grazie alla professoressa McGranitt.-
In quel momento Hermione impallidì, ma non ebbe il tempo di rispondere, perché Draco si buttò nuovamente sulle sue labbra, mentre entravano nella stanza delle necessità, che in quel momento era al buio.
 
Draco non l’avrebbe mai ammesso, ma era nervoso.
Nonostante quello che avevano sempre detto di lui, Hermione non era l’unica persona inesperta in quella stanza. Ed aveva deciso di andare fino in fondo con lei, sapendo che questo avrebbe segnato indelebilmente la sua anima, Purosangue o non, e che sarebbe stata una cosa che si sarebbe portato dentro per tutta la vita.
Inciampò tra le gambe di Hermione mentre la fece adagiare lentamente sul letto; le sue mani tremavano, forse più delle gambe di lei, mentre scendeva ad accarezzarle un fianco. Era così bella, con gli occhi chiusi e visibilmente imbarazzata, illuminata dalla luna che entrava prepotente con la sua luce dall’unica finestra.
In quel momento adorava tutto di lei, anche quei capelli crespi che non avevano proprio nulla di sensuale.
 
Tremò al pensiero di adorare qualcosa.
Soprattutto qualcosa che apparteneva ad una Mezzosangue.
 
Lentamente, le sue mani risalirono ed andarono ad afferrare la camicia bianca, slacciando prima la cravatta rosso oro e buttandola per terra con forza. Poi, con una lentezza esasperante, cercò di sbottonare la camicia. Era talmente impacciato che Hermione mise una mano sulle sue e lo aiutò a sfilare i primi bottoni dalle asole. Poi lo accarezzò, come per infondergli quel coraggio che alla maggior parte dei Serpeverde mancava.
Anche Hermione era imbarazzata ed impacciata; si muoveva su terreni sconosciuti per lei, e non sapeva bene che cosa fare; cercava di seguire Draco, di accarezzare il suo profilo con le mani, e pian piano che l’uno prendeva confidenza con il corpo dell’altra lei si sentiva sempre meno imbarazzata.
Chiuse gli occhi mentre Draco la spogliava del tutto, togliendole anche la biancheria semplice di cotone, e capì che era arrivato il momento quando lo sentì respirare ansiosamente sopra di lei; istintivamente, sorrise, accogliendolo tra le sue gambe e aprendo gli occhi, che si scontrarono con la tempesta grigia che si scatenava negli occhi di Draco. Chiuse gli occhi nuovamente, troppo imbarazzata nel pensare che lei era lì con lui, e lui la stava guardando nuda, spogliata di ogni vestito e di ogni razionalità.
- Guardami.- mormorò lui, baciandola di nuovo. – Devo sapere che non ti pentirai di niente.-
La sua voce roca la colse di sorpresa, ma aprì gli occhi, sorridendo appena. Quello che successe dopo fu qualcosa che lei non si sarebbe mai aspettata.
Il dolore lancinante che provò all’inizio si perse poco dopo, nei movimenti e nelle spinte, tra i sospiri e le mani incrociate che si rincorrevano su entrambi i corpi, tra la pelle velata di sudore.
 
In quel preciso istante, apparteneva a Draco, e anche se non ci sarebbe stato un domani per loro, in quel momento era lì che lei voleva stare.
 
_______
 
Draco aveva acceso le candele con un colpo di bacchetta, mentre si infilava la camicia bianca; in quel momento stava fumando una sigaretta, appoggiato al cuscino bianco di quel letto comparso da chissà dove.
Si sentiva completo, come non lo era mai stato in vita sua. Nonostante i suoi quindici anni, non si era pentito di aver fatto un passo come quello, con Hermione Granger. Suo padre lo odiava, e lo avrebbe odiato per sempre, ma sapere che sua madre, Narcissa, la donna che più amava al mondo e che più contava per lui, voleva saperlo felice, era stato la molla che lo aveva spinto ad amare fino in fondo la Mezzosangue.
Sputò un po’ di fumo dalla sigaretta, e chiuse gli occhi, rilassato.
- Non ti sembra di essere un po’ giovane per fumare?- lo rimproverò Hermione, ben nascosta sotto le coperte bianche.
Draco la guardò, poi scoppiò a ridere.
- Sono giovane per fare anche quello che abbiamo appena fatto, Mezzosangue.- era tornato il solito Draco spavaldo, quello che Hermione odiava profondamente.
Sbuffò, e si girò dall’altra parte. Poco dopo, sentì le braccia del ragazzo avvolgerla e le sue labbra posarsi sulla spalla candida che faceva capolino fuori dalle lenzuola.
- Andiamo, Granger, non dirmi che non ti sei divertita.-
- Certo che mi sono divertita, Malfoy.- rispose lei, con un sorrisetto malizioso. – altrimenti mi sarei assicurata di schiantarti per bene.-
Il silenzio invase la stanza; entrambi stavano pensando a cosa sarebbe successo, una volta usciti da quella stanza. Erano dalla stessa parte, verissimo, ma facevano parte di due mondi troppo distanti tra di loro, che non avrebbero mai potuto coincidere.
- Malfoy, si è fatto tardi. Ad Harry e Ron potrebbe venire un colpo se non mi vedono arrivare.-
Hermione si alzò di fretta, e cominciò a vestirsi, dando le spalle al ragazzo, che la fissava come se fosse stata un troll di montagna.
- Devi dare delle spiegazioni ai tuoi compagni di casa?-
- Sono amici, Draco, e si, si preoccupano se non mi vedono tornare.- rispose lei, infilandosi una scarpa e cercando l’altra con la mano, a tentoni, a causa del buio.
- Come ci comportiamo domani, comunque?- chiese Hermione, una volta vestita. Notò che Draco era ancora sotto le coperte e non aveva intenzione di muoversi da li. Alla domanda della ragazza scrollò le spalle.
 – Come sempre.- rispose. – Tu grifondoro, io serpeverde.-
- Ignorarci sarebbe la cosa migliore.- rispose secca lei. – Devo proprio andare.- aggiunse con un’aria di velata dolcezza. Capì in quel momento che era doloroso separarsi da lui.
- Sta attenta.- rispose Draco, con la stessa velata dolcezza di Hermione. – Prima però..- la afferrò per un polso e le diede un lieve bacio sulle labbra.
Lei non rispose, limitandosi a sorridere e scappare via, come una ladra.
 
Entrambi non erano sicuri di quella scelta.
Comportarsi come sempre sarebbe stato difficile e doloroso.
 
*****
 
Al diavolo i Serpeverde.
 
Ginny Weasley non era una persona paziente, nemmeno un po’. Voleva ottenere tutto e subito, senza ripensamenti. Solo in amore era paziente; l’aver atteso – senza degna conclusione, tra l’altro – Harry Potter per cinque lunghi anni le aveva fatto capire che almeno in amore sapeva aspettare.
 
Blaise Zabini, però, non si faceva vedere da giorni.
 
Scribacchiò qualcosa con la sua piuma viola, comprata qualche mese prima ad Hogsmeade, facendo finta di essere interessata alla lezione sull’incantesimo d’Appello che il professor Vitious stava facendo quel giorno, in realtà desiderava vedere gli occhi cobalto di Blaise.
Non si erano lasciati, altrimenti lui non l’avrebbe guardata a quel modo, a colazione; eppure, l’orgoglio Grifondoro e quello Serpeverde per una volta coincidevano. Nessuno dei due voleva scusarsi per quello che si erano detti, anche se entrambi avevano voglia di tornare a ridere, scherzare e a stare insieme come sempre.
- Voglio un tema di quindici centimetri sull’uso pratico dell’incantesimo di Appello, in attesa che qualcun altro lo usi per sconfiggere un drago come Harry Potter.-
La voce del professor Vitious era solo un mormorio confuso nella testa di Ginny, che ripose le sue cose con cura nella borsa di pelle logora, e si alzò di malumore dal banco, strascinando la sedia e procurando parecchio rumore.
- Tutto ok, Ginny?- Luna Lovegood si era avvicinata di soppiatto alla ragazza, sorridendo come suo solito. – Hai bisogno di un Ricciocorno Schiattoso per punire Zabini?-
Luna e i suoi pensieri strambi le strapparono un sorriso.
- No, Luna, grazie lo stesso.-
Si fermò, impietrita. I suoi occhi erano caduti su un ragazzo nascosto dietro una colonna, impaziente di vedere qualcuno.
 
Che quel qualcuno fosse lei?
 
Blaise si avvicinò, accennando un mezzo sorriso. Ginny non rispose, gli occhi scuri sembravano ancora più profondi.
Forse è ancora arrabbiata– pensò Blaise.
Le era mancata da impazzire, così tanto che non si ricordava nemmeno il motivo della litigata, ed era impaziente di rivederla e di parlare con lei.
- Perché sei qui?- chiese Ginny, con un velo di acidità, subito trasformato in un sorriso che non riuscì a trattenere.
- Siamo troppo diversi, io e te. Tu grifondoro, io serpeverde.-
Ginny abbassò gli occhi, cercando di non piangere. Avrebbe voluto gridare in quel momento.
- Ripeto, perché sei qui?-
- Per chiederti scusa.-
Blaise le prese una mano, e la strinse nella sua.
- Perché ci hai messo così tanto?- lei lo abbracciò di istinto, respirando un po’ del profumo della sua pelle che tanto amava.
- Ti amo, Ginny.- la voce del ragazzo era roca, ma decisa. – Non mi importa di Draco, delle sue debolezze. Siamo diversi, è vero, ma questo non può essere un ostacolo. Non dovrà mai essere un ostacolo.-
Ginny non riuscì più a mantenere le lacrime; si aggrappò al collo di Blaise, e lo baciò con passione, con amore, con spensieratezza.
In fondo, era così che si sentiva in quel momento.
- Ti amo anche io, Blaise.-
 
Appassionata, innamorata e spensierata.
 
*****
La bacchetta di Helena era ben stretta nella sua mano destra, mentre si concentrava mentalmente su un bel ricordo. Ricordo che non faticò a trovare, tra gli ultimi che aveva vissuto.
 
Correva tra la neve, inseguita da Harry.
L’aveva raggiunta poco dopo e spinta sul manto candido, per poi baciarla con quella bocca fredda.
 
Nonostante tutto quel freddo, il suo cuore si era scaldato.
 
- Expecto Patronum!- dalla punta della sua bacchetta, una scintillante farfalla argentea schizzò fuori; fece una giravolta in aria, nel suo scintillio, e si posò delicatamente sulla sua spalla, per poi scomparire poco dopo.
- Ce l’hai fatta!-
Harry era sulla soglia della stanza delle necessità, e guardava ammirato Helena, che era capace di fare delle vere prodezze quando prendeva in mano una bacchetta magica; era migliore di tutti loro – tranne che di Hermione, ovviamente. – ed era dotata di un potere magico fuori dal comune. Merito di Lord Voldemort e Bellatrix Lestrange, da cui aveva ereditato il potere.
- Che ricordo hai usato?-
Helena arrossì, poi lo raggiunse.
- Noi due tra la neve…-
Harry scoppiò a ridere; Helena era incredibile. Era la figlia di Bellatrix Lestrange e si imbarazzava ancora quando doveva parlare di loro.
La prese tra le braccia, stringendola forte a se.
- Quando parlerai con Cho?-
Harry individuò una punta di gelosia nelle parole della ragazza.
- Stasera, dopo la lezione. Voglio che tutti sentano quanto è stata meschina.-
Helena alzò un sopracciglio.
- Tu grifondoro, io Serpeverde, ricordi? Harry Potter che vuole vendetta davanti a tutti? Ti sei Serpeverdizzato?-
Harry per tutta risposta la baciò, intensamente. Riusciva raramente a starle lontano, a non baciarla, a non sentirla sulla sua pelle.
In quel momento, la porta della stanza si aprì ed entrarono tutti coloro che partecipavano alle riunioni dell’ES. Gli occhi di Cho Chang fissarono disgustati la mano di Harry sul fianco di Helena, che le fece un sorrisetto malizioso e la guardò borbottare qualcosa all’amica Marietta.
Qualche minuto dopo entrò Hermione, con i capelli in disordine ed una bracciata di libri enorme, seguita da Draco Malfoy, che appariva allegro e sereno come non lo era mai stato.
- Mezzosangue.- mormorò, mentre la ragazza si sedeva su un cuscino colorato. – Mi sei mancata.-
Il primo impulso di Hermione fu quello di picchiarlo, il secondo fu quello di baciarlo davanti a tutti fregandosene delle conseguenze.
- Ora che ci siete tutti.- cominciò Harry – Lasciate che vi dica quanto sono orgoglioso di voi. Di quasi tutti voi. Sapete, quando Hermione ha ipotizzato che tra di noi ci fosse una spia, aveva ragione. Helena ha scoperto chi ha passato le informazioni alla Umbridge dall’inizio dell’anno ad oggi, chi ci ha traditi, continuando a guardarci negli occhi e a sorriderci come sempre.-
Il ragazzo aveva catturato l’attenzione di tutti, ed aprì la bocca nuovamente, per accusare Cho.
In quel momento, un’esplosione risuonò forte per la stanza; poco dopo, dai detriti del muro, comparvero cinque o sei Serpeverde e la professoressa Umbridge in persona.
- Muovetevi, tutti nel mio ufficio!-
Ci fu un fuggi fuggi generale, ma Harry, Ginny, Hermione e Ron vennero catturati dalla Squadra di Inquisizione dei Serpeverde.
Draco tornò indietro, quando capì che Hermione era stata presa da Nott; temeva che potesse essersi fatta male.
- Granger!-
- Malfoy, vai via! Se prendono anche te è finita!- urlò la ragazza.
 
L’ultima cosa che vide Harry prima di accasciarsi a terra fu il pugno di Tiger abbattersi sulla mascella di Ron.
 
Poi, il buio.
 
****
 
Harry Potter era furioso.
 
Camminava per i corridoi di Hogwarts con una velocità impressionante; la ferita al labbro aveva appena smesso di sanguinare. Il pungo di Goyle aveva riaperto la vecchia ferita e il labbro  si era di nuovo spaccato.
 
Silente se n’era andato, senza lasciare a lui nessuna spiegazione.
 
Lo aveva ignorato, mentre spiegava alla professoressa Umbridge che era stato lui a volere un Esercito – da qui il nome ES, Esercito di Silente – e che aveva intenzione di soprassedere il Ministero.
Poi era scomparso, senza una spiegazione, e la Umbridge era diventata il nuovo preside di Hogwarts.
Era tutta colpa di quella viscida Corvonero che lui aveva anche amato, per un periodo. Si era lasciato abbindolare dai suoi occhi scuri e profondi e dalla sua apparente dolcezza, senza riuscire a vedere la verità.
 
Cho Chang era peggio dei Serpeverde.
 
I membri dell’ES erano chiusi nella torre di Astronomia; Harry li raggiunse in poco tempo. Entrò sbattendo la porta, rosso in viso.
Nessuno lo aveva mai visto così.
- Cho Chang.- non urlava, sembrava calmissimo. La sua voce era un sussurro. Arrivò davanti a Cho e la guardò dall’alto, furente. – Sei fuori dal gruppo!-
- No, Harry, cosa stai dicendo?- Lavanda Brown era intervenuta per difendere un membro di quello strano esercito.
- Cosa sto dicendo, Lavanda? È dall’inizio dell’anno che la signorina qui passa informazioni alla Umbridge sul nostro gruppo! È per colpa sua che ci ha trovati, stasera, e che Silente se n’è andato. Ha fatto passare per bugiarda la sua amica Marietta, ma so per certo che è lei che ci ha traditi!-
Cho si alzò in piedi.
- Te lo ha detto lei, vero?-
Harry annuì e Cho scoppiò a piangere. Se fosse stato un ragazzo, Harry l’avrebbe schiantata volentieri. Non sopportava tutta quella falsità.
- Mi dispiace Harry, le-lei mi ha obbligata!-
- Fuori, Cho.-
Fu Helena a parlare questa volta. La prese per un braccio e la trascinò fino alla porta.
- Non farti vedere mai più.-
Chiuse la porta con forza mentre Harry si sedeva a terra e scuoteva la testa.
- Silente se n’è andato. La Umbridge è la nuova preside.-
Il mormorio concitato che si formò subito dopo lo rese ancora più sconsolato di quanto già non fosse. Che cosa avrebbero fatto?
La Umbridge avrebbe reso loro la vita impossibile.
 
Ci pensò Fred Weasley a chiarire loro le idee.
- Silente se n’è andato? Festeggiamo! Organizziamo una festa segreta ai danni della Umbridge e festeggiamo alla faccia sua!-
George lo raggiunse poco dopo.
- Sarà la festa del secolo! Non dovrà mancare nessuno!-
Harry volse lo sguardo verso il resto dei loro amici; molti sorridevano entusiasti. A pensarci bene, non era una brutta idea.
Tutti loro avevano bisogno di sfogarsi, in quel periodo di notizie terribili e presagi di morte ovunque.
Si alzò, avvicinandosi a Fred e George e posò una spalla su Fred.
- Sapete che vi dico? Facciamo questa festa!-
 
*****
CHIEDO PERDONO! Sono stata molto assente purtroppo, a causa di un esame del cavolo! Direi di essermi fatta perdonare però, non è vero?
Ho indetto due contest, se vi va di partecipare: The Magic in the music e Una storia per Capodanno.
Spero che vi piaccia il capitolo!
Ghost

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Capitolo 17
*** I guai in festa PARTE I ***


17. I Guai In Festa Parte I

 
Era una splendida giornata di fine febbraio; il sole splendeva alto in cielo, dopo mesi in cui gli studenti di Hogwarts non avevano visto altro che nuvole, neve e pioggia. Il bianco candido dell’ultima neve, caduta qualche giorno prima, rifletteva i raggi del sole che, timidi, cominciavano a comparire nel cielo, come a presagire l’arrivo della primavera. La festa segreta dei gemelli Weasley era ormai imminente, e spesso si incontravano gruppi di ragazze che nei corridoi fissavano estasiate i ragazzi, sperando in un loro invito ufficiale, o che venivano colpite da un attacco di panico.
 
La domanda era sempre la stessa: che cosa indossare?
 
Hermione non si era lasciata contagiare dallo spirito festaiolo che tutti gli studenti di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso avevano, al contrario, non desiderava nemmeno lontanamente andare alla festa; sarebbe rimasta al calduccio nella sala comune, a studiare per una qualunque materia, senza fare attività che avrebbero potuto farle rischiare il suo sudatissimo posto ad Hogwarts. Nonostante la sua paura di essere espulsa, però, continuava ad incontrarsi nei posti più nascosti e agli orari più impensabili con Draco; ogni minuto passato in quelle notti con lui era testimone di azioni che l’avrebbero sicuramente fatta espellere, se la Umbridge, Gazza o un qualunque dei loro insegnanti li avesse visti.
Il punto era che di essere espulsa per quel genere di cose sconsiderate, come le chiamava nella sua testa, non le interessava granchè.
 
Helena, al contrario, si era lasciata contagiare dallo spirito allegro e festoso di Harry e Ron, ed era al settimo cielo: non vedeva l’ora di avere qualcosa che la distraesse finalmente dal suo pensiero fisso. Era sicura che prima o poi sua madre, o peggio, suo padre, sarebbero venuti a prenderla e l’avrebbero punita. Quando girava da sola per i corridoi di Hogwarts, stava sempre attenta a svoltare gli angoli, con la paura di ritrovarsi davanti Colui Che Non Deve Essere Nominato, che lei non considerava nemmeno un padre, ma un nemico. L’ansia e la paura erano tali che non riusciva nemmeno più ad essere tranquilla quando si trovava sola con Harry. Avrebbe dato tutto quello che possedeva per poter essere tranquilla come le sue compagne di scuola; era per quel motivo che aveva accolto con gioia la richiesta di George Weasley di aiutarli con la festa. Era una dei pochi Serpeverde a cui era stato comunicato luogo ed ora, senza la paura di un tradimento. Helena li aveva aiutati monitorando gli spostamenti della Umbridge e si sentiva fiera di quello che aveva fatto.
 
Quella mattina soleggiata, Helena ed Hermione passeggiavano tranquillamente sul limitare della Foresta Proibita. Erano molto affini, entrambe dedite ai libri ed entrambe tranquille e miti. Si trovavano spesso a passeggiare per il parco di Hogwarts, chiacchierando del più e del meno, come in quel momento.
- Mi ha detto Harry che non verrai alla festa.-
Hermione scrollò le spalle.
- Non sono tipa da feste, io.-
- Oh, dai Hermione! Lo facciamo per reagire alla Umbridge! Ultimamente quella donna a malapena ci fa mettere il naso fuori dal castello!-
Da quando Silente se n’era andato, le cose non andavano per il verso giusto. La Umbridge aveva rafforzato il regime e aveva emanato altri decreti; Harry non era stato riammesso in squadra, e nemmeno i gemelli Weasley. Gli insegnanti cercavano di contrastarla senza dare nell’occhio, ma la sua Squadra di Inquisizione era ovunque e le riportava tutto quello che si svolgeva nel castello.
Hermione sbuffò: era stata la prima a dire che bisognava fare qualcosa contro quella megera. Forse, una festa, dove tutti avrebbero brindato alla sua prematura dipartita, sarebbe stata decisamente una buona cosa.
- E va bene, verrò.- disse infine, sorridendo appena.
- Verrai con qualcuno?- Helena fece finta di nulla, domandandolo in modo naturale; aveva notato un cambiamento in Hermione, e le varie fughe notturne di Draco l’avevano insospettita ancora di più. Tuttavia, non voleva risultare pettegola: preferì ignorare la cosa, aspettando che fosse lei a confidarsi.
- Non credo. Starò con i miei amici.-
Arrivarono al limitare della foresta e si fermarono un attimo all’ombra dei grandi alberi scuri; di giorno, con il sole che brillava in quel modo, non incutevano così tanto timore. Un rumore improvviso le spaventò; non ci si poteva fidare di quello che si muoveva all’interno della Foresta Proibita.
- Che cos’è stato?- chiese Helena sotto voce.
- Non lo so. Prendi la bacchetta.-
Avanzarono caute verso gli alberi e videro un’ombra muoversi velocemente verso di loro; passò accanto ad Helena e la fece cadere per terra. Hermione si voltò; dal limitare della foresta avanzava una donna giovane, con lunghi e folti capelli lisci e l’aria elegante e severa. Il vestito nero era in contrasto con la sua pelle pallida; aveva gli occhi scavati e la stessa espressione che aveva visto sulla Gazzetta del Profeta e che apparteneva a Bellatrix Lestrange.
- Bellatrix?- sussurrò piano. Nessuno a parte Helena avrebbe potuto udirla.
- No.- rispose secca la ragazza. – Hydra.-
La donna avanzò lentamente, fino a trovarsi faccia a faccia con Hermione; entrambe si guardarono in cagnesco, poi Hydra parlò.
- Sono qui per conto di Bellatrix e del Signore Oscuro.- la sua voce era profonda e pomposa, e non ricordava per niente la voce della sorella. – Per te, Helena. Ma coglierò due piccioni con una fava.-
Osservò attentamente Hermione, che non fece trapelare la paura che la attanagliava. Respirò a fatica, mentre la donna avvicinava i suoi occhi scuri e le sorrideva ad un centimetro scarso dalla faccia.
- Hermione Granger, eh? Helena, ti circondi di questa feccia?-
La ragazza si alzò e spostò la donna, sfidandola.
- Prenditela con me, zia. Lascia stare Hermione.-
- Helena, è una sporca Mezzosangue!- Hydra tirò fuori la bacchetta, puntandola verso il petto di sua nipote. – E tu sei la figlia del Signore Oscuro.-
Sembrava pazza quasi più di sua sorella, anche lei folle d’amore per Voldemort. Helena l’aveva vista cercare di sedurlo, ubbidire a lui anche peggio di Bellatrix, anche quando era solo puro spirito.
- Non mi interessa! Io non credo in quello che credete voi!-
- Crucio!-
Le urla di Helena si sparsero per la radura; immediatamente, Hermione sparò in alto una scia di scintille rosse, prima di muovere velocemente la bacchetta verso la donna, che continuava imperterrita a torturare la nipote.
- Petrificus Totalus!-
- Protego!- Hydra scoppiò a ridere. – Credi davvero di potermi battere con questo giochetto da primo anno? Crucio!-
Il petto di Hermione, le ossa, la testa, scoppiarono all’istante. Fu come bruciare dall’interno, come se un potente fuoco si fosse acceso nelle sue membra e non avesse nessuna intenzione di smettere di ardere in quel modo.
 
Stava per morire, lo sentiva.
 
Riuscì a sentire un groviglio di voci che la avvolsero, mentre cadde per terra. Un paio di mani la presero per il fianco, mentre sentì la voce della professoressa McGranitt urlare qualche maledizione.
Poi il nulla.
 
*****
 
Il silenzio dell’infermeria fu la prima cosa che Hermione notò non appena aprì gli occhi. Respirava a fatica e sentiva la mano pesante; mise a fuoco la scena e capì il perché di quel peso nel petto. Ginny si era accoccolata su di lei, stringendole la mano. Mosse quella libera verso di lei, accarezzandole appena i capelli.
- Hermione?- Ginny tirò su con il naso. Aveva gli occhi rossi e gonfi, ma non le risparmiò il sorriso quando la vide sorridere.
- Sono qui Gin.-
- Sei viva!- la ragazza saltò in piedi e si rivolse verso qualcuno alle sue spalle. – Sta bene!-
Subito il suo letto fu circondato dai suoi amici; c’erano proprio tutti, da Harry a Blaise, che la guardavano allegri e sorridenti. Hermione si tirò su con la testa, e vide Helena salutarla dall’altro lato della stanza. Aveva un profondo taglio sulla guancia e un livido sotto l’occhio destro, ma sorrideva e sembrava stare bene.
- Pensavo non ti saresti più svegliata.-
- Grazie Ginny! Sei diventata negativa a stare con un Serpeverde?-
Tutti scoppiarono a ridere, meno Harry. Lo sguardo di Hermione incontrò quello del suo migliore amico, che immediatamente guardò verso il pavimento, trovandolo estremamente interessante. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma c’era troppa gente.
- Noi andiamo.- disse Ginny, prendendo per mano Blaise. – Passiamo stasera!-
- Devi rimetterti per la festa di domani!- Ron baciò Hermione sulla guancia. – Fred e George potrebbero finire il lavoro della pazza, altrimenti.-
Si allontanarono tutti, uscendo in silenzio e salutando Helena. Quando rimasero da soli, Hermione guardò Harry.
- Cos’è successo? Chi ci ha salvate?-
- Stavamo giocando a quidditch.- cominciò Harry, sempre guardando ovunque tranne che nella direzione della ragazza. – Quando ho visto le scintille rosse. Mi sono ricordato che l’anno scorso, al Torneo TreMaghi, dovevamo spararle se fossimo stati in difficoltà. Sono corso a chiamare la McGranitt e… quando siamo arrivate, la pazza vi stava per uccidere.-
Calò il silenzio tra di loro. Harry si ostinava a non guardare ne Hermione ne Helena. Sembrava si stesse colpevolizzando.
- Grazie, Harry.-
- Grazie un cavolo, Hermione!- il ragazzo si alzò, facendo finire la sedia per terra. Tremava dalla testa ai piedi. – Sai che è di nuovo colpa mia se siete quasi morte.-
- Harry non ricominciare con il tuo vittimismo!- Hermione incrociò le braccia, e si rifiutò di ascoltare oltre. Harry allora si voltò verso Helena.
- Helena, sai che è così. Se non stessi con te tu avresti adempito ai doveri del Signore Oscuro.-
La ragazza lo guardò male. I suoi occhi si rabbuiarono.
- Credi davvero, Harry, che sia d’accordo con quello che lui fa? A prescindere dal fatto che stia con te, credi davvero che farei del male a gente innocente per il credo di una persona che per tredici anni mi ha lasciato sola?- scosse la testa. – No, Harry. La colpa non è tua, e non devi più colpevolizzarti di nulla. Smettila di fare la vittima! Voldemort sarebbe lo stesso anche senza di te, sarebbe risorto lo stesso, e lo sai!- i suoi occhi si riempirono di lacrime. Harry si sedette accanto a lei e la abbracciò forte, accarezzandole i lunghi capelli scuri.
- Mi dispiace, tesoro.- si allungò verso di lei e le diede un lieve bacio sulla bocca. Si sentì subito meglio; non avrebbe mai immaginato di poter innamorarsi della figlia di Voldemort, suo mortale nemico. Eppure, lei gli aveva dato tante emozioni, emozioni che non avrebbe provato con nessuno. – Ma se foste morte…-
- Harry, non siamo morte, ok?- Helena sorrise sulla sua bocca, baciandolo nuovamente. – E adesso sono pronta ad uscire e godermi la festa di domani sera!-
 
Hermione distolse lo sguardo; la loro era una gioia privata che non voleva assolutamente turbare. Harry ed Helena erano così belli che per un attimo desiderò davvero avere un amore così. La sua piccola complicazione, come la chiamava lei, la soddisfava; ma avrebbe voluto più di qualche notte passata insieme e di qualche sguardo in un corridoio.
- Se te lo stai chiedendo, Hermione.- Harry sorrideva radioso. – Lui è passato tante volte, da ieri pomeriggio. Si è preoccupato, quando ha visto che non ti svegliavi.-
- Oh.- Hermione arrossì. Non si aspettava una notizia del genere da parte di Harry.
Si rintanò sotto le coperte e sorrise a se stessa.
 
In fondo, anche la sua complicazione andava bene.
 
*****
 
Era quasi mezzanotte; Helena se n’era andata due ore prima, scomparendo dalla porta principale mano nella mano con Harry. Hermione aveva letto gli appunti che Blaise gli aveva sapientemente portato prima di cena – e meno male che almeno lui era diligente quanto lei! – nella speranza di conciliare il sonno. Ma il sonno tardava a venire e lei si era già rigirata parecchie volte nel letto, quando sentì la porta dell’infermeria aprirsi. Guardò verso l’entrata e vide una figura elegante muoversi piano nella penombra e sedersi poco dopo sulla sedia lasciata vuota da Ginny qualche ora prima.
 
Era Draco, che la guardava con uno sguardo apprensivo.
 
- Come stai?- chiese, ancor prima che lei si sorprendesse per quella che doveva essere l’ennesima visita del ragazzo. – Blaise mi ha detto che stavi meglio.-
- Bene.- rispose lei, cercando di mantenere un tono naturale. In realtà, scoppiava di felicità.
- Sono felice. Ero solo passato per darti gli appunti, ma Blaise è stato più veloce di me a quanto pare.- i suoi occhi si rabbuiarono quando incontrarono la scrittura disordinata del suo migliore amico.
- Puoi lasciarmi anche i tuoi.- disse lei, dolcemente, allungando la mano verso gli appunti ordinati del ragazzo.
- Ok. Sono felice che tu stia bene. Ci vediamo alla festa domani, allora.-
Si alzò velocemente, facendo parecchio rumore con la sedia. Hermione lo osservò: sembrava parecchio impacciato e le fece molta tenerezza.
Ad un certo punto, lo vide fermarsi con le spalle rivolte verso di lei.
- Granger?-
- Si?-
Si voltò e fece due lunghi passi verso di lei, prendendola per le spalle e baciandola inaspettatamente. Le sue labbra morbide si posarono su quelle di lei; il bacio si trasformò lentamente: da dolce e innocente, divenne passionale, tanto che lei ben presto dovette staccarsi per respirare.
- Vorrei poter uccidere Hydra.- disse, baciandola di nuovo, per poi sparire velocemente, lasciandola, ancora, con la bocca aperta.
 
Draco Malfoy era un qualcosa di inaspettato.
 
*****
 
La sera seguente, Blaise aspettava pazientemente, come un paio di ragazzi di Corvonero e Tassorosso, fuori dalla sala comune di Grifondoro, che Ginny scendesse per andare insieme alla festa.
Il buco del ritratto si aprì e Ginny uscì, insieme ad un paio di ragazze. Era bellissima, ma allo stesso tempo molto semplice. Aveva un paio di jeans stretti ed una canotta verde acido, ed i suoi capelli erano ricci e boccolosi. Sorrise a Blaise, andandogli incontro. Lui la prese tra le braccia e la baciò teneramente, suscitando le esclamazioni colorite di chi ancora non capiva come una Grifondoro potesse essere innamorata di un Serpeverde.
- Sai che Hermione sta con Draco?- le chiese Blaise, prendendola per mano. Si avviarono verso la Stanza delle Necessità, che quella sera era stata addobbata a festa dagli Weasley con la collaborazione di Helena. – L’ho capito ieri!-
- Credo che lo sappiano tutti tranne Ron. Anche se non ce l’hanno mai detto!- Ginny sorrise e strinse la mano di Blaise. Il fatto che anche Hermione fosse innamorata di un Serpeverde le rendeva più facile accettare che il suo cuore battesse per Blaise.
Si aggrappò al braccio del suo ragazzo e si sentì, inspiegabilmente, infinitamente felice.
 
Hermione odiava tutta quella confusione, ma ammise con se stessa – non l’avrebbe mai detto ad alta voce – che quella festa era stata organizzata nei minimi dettagli. Girovagò per un po’ nella sala addobbata da manifesta anti Umbridge e si fermò a chiacchierare con tutti coloro che la salutavano. Sentiva su di se lo sguardo di Draco; non aveva smesso di osservarla da quando era entrata a quel momento, anche se non l’aveva salutata ed aveva continuato a chiacchierare con Goldstein e altri Corvonero in un angolo. Passò molto vicina a lui, e lui le sfiorò la mano con il polpastrello del pollice; sentì i brividi correrle lungo la schiena, ma fece finta di nulla e si fermò a chiacchierare con Neville, che sembrava ancor più fuori luogo di lei, mentre tutti gli altri ballavano e bevevano Burrobirra e Wiskey incendiario.
La vide ridere, mentre Neville faceva una battuta e si incendiò di gelosia. Non sapeva spiegarsi il perché; in fondo, la Mezzosangue era una ragazza come tutte le altre, e lei non aveva di certo l’esclusiva. Scosse la testa, dandosi dell’idiota.
 
La mezzosangue non era come tutte le altre, era molto, molto di più, ma ammetterlo a se stesso era come ammettere che prima o poi uno dei due – o entrambi – si sarebbero fatti male. Era lo stesso motivo per cui Hermione non aveva confidato a nessuno di quello che era successo con Draco.
 
Rischiare avrebbe sicuramente significato soffrire.
 
Eppure, mentre la vedeva ridere per l’ennesima volta con Neville, Draco capì che avrebbe preferito soffrire ma sapere di aver avuto tutto, piuttosto che soffrire nel vederla ridere per merito di qualcuno che non era lui.
 
Fu con decisione, allora, che posò il suo bicchiere sul tavolo del frigo bar e si diresse verso di lei.
 
I guai erano in arrivo.
 
*****
E dopo aver cazzeggiato per le vacanze di natale ed essermi sbronzata a Monaco di Baviera (mi ci è voluta una settimana per riprendermi!!), eccomi tornata! Il capitolo è diviso in due apposta, capirete nel prossimo per quale motivo.
Aspetto le vostre opinioni.
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.
 

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Capitolo 18
*** I guai in festa parte II ***


18. I guai in festa – Parte II
 

Exogenesis Symphony part I – Overture.
 
I gemelli Weasley avevano organizzato una festa veramente bella, Draco doveva ammetterlo. Pur non essendo amante delle feste in generale – ed ancora peggio se una di essere era organizzata dagli straccioni per eccellenza – l’atmosfera che regnava era sicuramente allegra. Sembrava che la Umbridge non fosse mai stata in quella scuola, perché le persone che si erano riunite quella sera non avevano l’ombra di essere rimasti turbati dagli ultimi provvedimenti della nuova Preside.
Sul lato destro, in fondo alla stanza delle necessità, c’era un enorme apparecchio nero da cui proveniva della musica, sicuramente di fattezze Babbane, che avrebbero assordato anche ad un miglio di distanza; Lee Jordan, inseparabile amico dei gemelli, si stava destreggiando tra pulsanti e levette, ondeggiando a ritmo di musica.
Sul lato sinistro, esattamente opposto a quello strano marchingegno, madama Rosmerta in persona preparava cocktail freschi e colorati per le persone in fila. Al centro della sala, una pista grande quanto l’aula di Incantesimi ospitava parecchi ragazzi e ragazze che, con gli occhi chiusi, si muovevano a ritmo ed avevano l’aria di divertirsi un mondo.
Draco si mise in fila con gli altri; aveva bisogno di un drink forte, che lo aiutasse a prendere una decisione. Non aveva ancora visto la Mezzosangue, ed era agitato. Nel suo cuore sapeva bene che avrebbero dovuto presentarsi insieme, ma l’idea di rendere ufficiale una cosa come quella non gli andava a genio.
Non aveva voglia di impegnarsi, alla sua età; meglio godere di quello che la vita aveva da offrire senza stare troppo a pensare alle conseguenze. Lui e la Mezzosangue si divertivano; per i problemi avrebbero avuto tempo e mostrarsi in pubblico sicuramente ne avrebbe creati.
Si guardò intorno, poi arrivò davanti al bancone e sorrise a Madama Rosmerta.
- Un Firewiskey.- sussurrò, per evitare che altri lo sentissero.
- Non sei un po’ troppo giovane?- chiese lei, superando il frastuono che proveniva dal fondo della sala, salvo poi allungargli un bicchiere con del liquido ambrato dopo un’occhiataccia del ragazzo.
Draco uscì dalla fila ed quasi si scontrò con sua cugina Helena.
- Ciao!- disse lei, radiosa. – Perché non sei con Hermione?-
Era molto graziosa, con un paio di jeans scuri ed una maglietta verde, i capelli raccolti in una treccia e un paio di scarpe alte.
- Perché non sei con Potter?-
Helena sorseggiò per un attimo il suo drink, cercando una valida risposta; non aveva voglia di vederlo, non voleva sentirlo compatirsi ed incolparsi per quello che le era successo.
- Si prenderebbe ancora colpe che non ha.- disse alla fine, sedendosi su un gradino che era comparso improvvisamente dietro di lei. – Non ho voglia di sentirlo commiserarsi.-
 
Tipico di Potter.
 
- Se vuoi stare con lui devi sorbirti il suo vittimismo.- rispose Draco, buttando d’un fiato il whiskey ed abbandonando sul gradino il bicchiere. – Se non è al centro dell’attenzione non sta bene.-
- Perché non sei con Hermione?- insistette Helena. Draco vagò con gli occhi per la sala, e la trovò seduta su una poltrona mentre conversava con i suoi compagni di casa.
- Non voglio che ci vedano insieme,-
- Molto maturo da parte tua, davvero.- rispose la cugina, scoppiando a ridere. – Hai il coraggio di sfidare tuo padre ma non quello di prenderla per mano. Sei proprio un Serpeverde.-
Helena aveva ragione, pensò Draco. Aveva avuto il coraggio di sfidare suo padre, di mandare a quel paese i suoi insegnamenti, e non quello di prendere per mano qualcuno che gli piaceva così tanto.
- Nemmeno lei comunque ha voglia di farsi vedere con me.-  il ragazzo indicò il punto in cui Hermione era appena scoppiata a ridere per una battuta di Paciock.
Helena gli mise una mano sulla spalla, per poi accoccolarsi vicino a lui; lo sentiva vicino, come se fosse un fratello con cui condividere un peso che solo loro potevano capire.
- Se fai così la perderai, Draco.- la sua voce era gentile e carezzevole, come quella di una sorella più piccola che vuole proteggere il fratello dal dolore.
Draco alzò nuovamente lo sguardo ed incrociò quello di Hermione, che smise subito di sorridere e si voltò verso Ron, che le porgeva una mano. Si voltò nuovamente verso Draco e sembrò sussurrargli qualcosa prima di prendere la mano ed andare in pista con Ron.
- Visto? Sii coraggioso.-
- Anche tu, Helena. Vai da Potter, avrà bisogno di te e delle tue consolazioni.- rispose Draco mentre si alzava. Invece di incamminarsi verso la pista, si voltò nella direzione della terrazza che era comparsa poco prima, creata da Fred Weasley per chi non sopportava la musica troppo alta.
Il cielo era trapunto di stelle, segno che la primavera stava finalmente per arrivare; quella sera l’aria era fredda, ma piacevole. Draco si accese una sigaretta, godendo del momentaneo rilassamento che la nicotina procurava.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sull’immagine di Hermione che afferrava la mano del rosso straccione e si dirigeva verso la pista da ballo.
 
Avrebbe dovuto essere lui a farla ballare.
 
La sensazione che aveva provato non era quella di puro menefreghismo, come aveva sempre creduto. La gelosia gli aveva stretto in una morsa lo stomaco, ed era dovuto uscire per evitare di andare a spaccare la faccia a Weasley.
- Non avevo idea che fumassi.-
Hermione si avvicinò a lui, con una Burrobirra in mano. Aveva gli occhi spenti, privi del solito calore che li caratterizzava.
- E io non avevo idea che ti piacesse Weasley.- rispose il ragazzo, dando un altro tiro alla sigaretta.
- Si, è una compagnia piuttosto piacevole, in effetti.- sorrideva alle stelle, e il macigno sullo stomaco di Draco diventò più pesante.  Le afferrò un polso.
- Una compagnia piacevole? Come la mia?-
Hermione non diede segno di aver sentito la mano di Draco sul suo polso, ma si stava arrabbiando. Come osava fargli la ramanzina quando il primo che non si avvicinava a lei era proprio lui?
- Si, direi di si.-
La presa sul braccio divenne più forte; gli occhi di Hermione presero a lacrimare, ma nuovamente lei non si lamentò.
- Tu esci con me, Granger.- gli disse lui in tono di sfida. La verità era che quello che lei aveva appena detto gli aveva bucato il petto. – Da qualche mese ormai.-
- Nessuno ha mai detto che la nostra è una relazione esclusiva.- lei non pensava quelle parole, eppure le stava dicendo perché sperava in una reazione.
- Te lo sto dicendo ora.-
Mollò la presa sul polso e passò la mano libera dalla sigaretta sul suo fianco, avvicinandola a se e posando le labbra sulle sue. Il vento cominciò a soffiare, ma ad Hermione non interessò affatto il freddo. Tutto quello che riusciva a percepire erano le labbra del ragazzo appoggiate sulle sue e la carezza della sua lingua, che si intrecciava con quella di Hermione; si strinse a lui, allacciando le braccia dietro il collo di Draco, senza rendersi conto che chiunque avrebbe potuto vederli.
- Hermione.-
Una voce familiare interruppe quel momento magico; Hermione si staccò da Draco e vide Ron con una faccia spaventata e la bocca aperta. Pochi secondi dopo lo vide fuggire via, e cercò di raggiungerlo, ma Draco la prese nuovamente per il polso, abbracciandola stretta.
- Potrai spiegarti dopo.- disse, prima di ricominciare a baciarla.
 
*****
 
Nonostante la festa stesse entrando nel vivo proprio in quel momento, Harry aveva l’aria di non divertirsi molto. Se ne stava seduto su una poltrona, lontano dalla folla, con una bottiglia di Burrobirra in mano; aveva visto Ron scappare via, sconvolto da qualcosa, ma non aveva voglia di sapere che cosa fosse successo. Poco dopo, aveva visto rientrare Malfoy ed Hermione mano nella mano, ed aveva collegato tutto. Non poteva biasimare Hermione, non poteva chiederle di non essere felice. Se il Serpeverde era quello che lei desiderava, era giusto così.
In fondo, anche lui era innamorato di una Serpeverde, che per colpa sua era stata quasi uccisa qualche giorno prima. Si sentiva talmente in colpa che aveva persino paura di avvicinarsi a lei; la stava osservando da lontano da tutta la sera, con la paura che, avvicinandosi troppo, sarebbe stata nuovamente in pericolo.
In quel momento, Ginny si sedette accanto a lui. Da quando si era messa con Blaise, non avevano più avuto modo di parlare e un po’ le mancava. Lei lo osservò con i suoi occhi grandi, per poi appoggiare una mano su di lui.
- Non devi incolparti per quello che è successo, Harry.-
Incredibile come lei lo capisse al volo, come riuscisse a farlo sentire un completo idiota con una frase.
- Hydra non l’avrebbe attaccata, se non fosse stato per me.-
- Oh, smettila di essere così prima donna!- lei sorrise, dolcemente. – Lei aveva già scelto da che parte stare a prescindere da te. Non è per te che è dalla nostra parte; lo è sempre stata, dal primo giorno ad Hogwarts.-
Harry non riuscì a capire come mai non avesse notato quanto saggia e forte fosse diventata Ginny; l’aveva sempre vista come una bambina, e non aveva mai capito quanto realmente fosse cresciuta.
- Sai, pensavo che mi odiassi.- mormorò lui, sorridendo. – Pensavo di averti trattata male, in qualche modo.-
- Vedi, Harry, il tuo problema è questo. Pensi sempre di essere tu la colpa di tutto. No, io non ti odio e probabilmente non ti odierò mai. Sei stato, nel bene e nel male, una parte di me e io non dimenticherò mai che mi hai salvata quando ero in pericolo. Sei il mio eroe, Harry, e il fatto che tu non mi abbia mai considerata negli scorsi anni non significa che non ti apprezzi.-
Gli occhi di Ginny si erano riempiti di lacrime, ed Harry provò l’impulso di volerla abbracciare, trattenendosi all’ultimo.
- Vai da Helena, ti aspetta.- disse lei, asciugandosi l’unica lacrima che era caduta da quegli occhi profondi. – Io devo tornare da Blaise.-
Si alzò, lasciando la mano di Harry e lui la vide andare da Blaise; cercò con gli occhi Helena, e la trovò proprio in fondo alla stanza delle necessità, mentre prendeva un altro drink. Si alzò da quella sedia, deciso a correre da lei.
Mai come in quel momento era così sicuro di quello che provava; voleva baciarla, abbracciarla ed averla per se.
La raggiunse, abbracciandola per un secondo.
- Devo portarti in un posto.- mormorò, prendendole il fianco.
Ginny li guardò uscire, mentre ballava un lento avvinghiata a Blaise. Sentì il suo cuore andare in frantumi mentre capiva che non aveva ancora dimenticato Harry.
Nonostante Blaise fosse perfetto, il cuore di Ginny apparteneva al Bambino sopravvissuto.
 
*****
Exogenesis Symphony part II – Cross – Pollination.
 
Helena prese la mano di Harry, intenzionata a seguirlo ovunque andasse. Lo vide prendere da un angolo il Mantello dell’Invisibilità e farle cenno di seguirlo li sotto.
- Ho sempre sognato averne uno!- disse lei con entusiasmo.
Lui le sorrise, accarezzandole la guancia in modo lieve. Voleva solo gustarsi quel momento, senza che troppi pensieri gli passassero per la testa.
Superò un paio di statue che si muovevano sotto l’ordine della nuova Preside e cominciò a salire le scale.
Dopo una decina di minuti di salita, arrivarono sulla Torre di Astronomia; era un luogo che affascinava Harry in modo totale, perché da lassù poteva vedere le stelle e conoscere il loro esatto significato. Non aveva capito l’importanza di una stella che lo aveva affascinato fino a quando non aveva sentito le parole di Ginny.
 
Il destino aveva scelto per loro, qualunque cosa avessero fatto.
 
Prese un telescopio, quello puntato verso il sud, e con meticolosa precisione lo puntò nel punto esatto dove sorgeva quella stella.
- Vieni qui.- disse poi con Helena, una volta trovato quello che cercava. – Guarda.-
Helena prese il telescopio e vide una stella luminosa, più grande delle altre, di un colore violaceo. Non aveva mai visto una cosa così lucente prima d’ora.
- Si chiama Alec, la stella del Destino. La professoressa Sinistra ci ha spiegato che secondo i maghi Anglosassoni, il nostro destino è influenzato da quella stella.-
Ringraziò mentalmente Hermione per aver preso degli appunti così dettagliati su quella particolare stella.
- Perché mi dici questo?-
Harry la prese tra le braccia e le diede un lieve bacio sulle labbra.
- Perché ho capito che non posso controllare gli eventi; è il destino che ha voluto che mi innamorassi di te, figlia del mio peggior nemico. È il destino che ha voluto che tu non fossi d’accordo con tuo padre. Non posso prendermi la colpa io.-
- Innamorato di me?- sussurrò lei, cercando di non dare a vedere la sua felicità.
- Si, direi proprio di si.-
Helena sorrise ancora di più e si lasciò trasportare da quella passione che entrambi avevano represso troppo a lungo.
Una mano di Harry scivolò lungo la schiena della ragazza, mentre l’altra era ferma dietro la nuca; non sapeva bene quello che avrebbe dovuto fare, ma non poteva tirarsi indietro in quell’istante. La mano incontrò la pelle delicata e leggermente più fredda della sua, e lui provò un brivido di eccitazione. Aveva paura, una paura matta, peggio di affrontare Lord Voldemort, eppure sapeva che in quel momento loro erano perfetti.
Tremando, le tolse la maglietta nera, contemplando per un secondo la sua pelle pallida; Helena fece lo stesso, e poco dopo si ritrovarono sdraiati sul pavimento freddo dell’aula, con le stelle come spettatori silenziosi di quello che accadeva tra di loro.
- Sei sicuro?- chiese lei, mentre Harry le toglieva gli ultimi indumenti.
- S-si.- era agitato, perché non sarebbe potuto tornare indietro, ma voleva farlo, voleva amarla in quel momento.
Ricominciò a baciarla mentre si adagiava tra le sue gambe ed entrambi trattennero il fiato quando Harry entrò dentro di lei. Helena chiuse gli occhi, ma il dolore non fu terribile come si aspettava.
Sapeva di essere tra le braccia di Harry, e questo bastava eccome.
 
Fu uno dei momenti migliori della loro vita, amarsi in quel modo, sotto le stelle, senza alcuna preoccupazione.
 
Furono svegliati da un boato e da una confusione incredibile. Helena si tirò su, spaventata mentre cercava i suoi vestiti sparpagliati per l’aula. Anche Harry si rivestì velocemente, prendendo Helena sotto il mantello. Scesero le scale quasi correndo, e uscirono da sotto il mantello solo quando si trovarono nei pressi della Stanza delle Necessità; vide Ginny in un angolo, con Blaise e Draco, e la porta della stanza completamente distrutta. Di fronte, la Umbridge stava a braccia incrociate, con un sorriso malefico stampato sulla faccia.
- Che succede?- Harry ed Helena, mano nella mano, apparvero di fianco ad Hermione.
- Ah, signor Potter. Immagino che sia stato lei a dare questa inappropriata festa!- disse la Umbridge con la sua solita faccia da rospo.
Harry aprì la bocca, ma i suoi occhi incontrarono quelli di Ginny, che scosse il capo cercando di non farsi vedere. Osservò per un attimo la camicia allacciata male di Harry ed i capelli spettinati di Helena, e si sentì malissimo, nonostante tenesse stretta la mano di Blaise.
- Allora, signor Potter?-
- Siamo stati noi!-
I gemelli Weasley comparvero dal corridoio tenendo la bacchetta in mano. Avevano un sorriso stampato in faccia enorme e l’aria di qualcuno che sta progettando qualcosa di losco.
- Voi? Come vi siete permessi?- la voce della Preside trapanò i timpani di chiunque stesse li intorno. – Come avete osato! In punizione, con effetto immediato!-
- Non ce n’è bisogno. Accio scope!-
Fred e George si guardarono, e pochi minuti dopo un rumore assordante accolse due scope, con ancora i catenacci attaccati ai manici, che si posarono delicatamente davanti ai due ragazzi.
- Addio, professoressa.-
E si librarono in aria, uscendo per una delle finestre del corridoio, in mezzo alle urla della folla che aveva assistito a tutto.
- Mi raccomando, rendetele la vita impossibile!- urlò Fred, prima di sparire nella notte stellata.
 
*****
 
Exogenesis Symphony part III – Redemption.
 
Bellatrix Lestrange corse per il lungo corridoio che separava l’entrata a Malfoy Manor dalla stanza principale; il suono dei suoi tacchi rimbombò ovunque, come una corsa disperata contro il tempo.
Spalancò l’enorme vetrata, rischiando di mandarla in frantumi e si diresse verso sua sorella, che stava beata in piedi davanti al caminetto.
- L’hai uccisa?- strillò, prendendola per le spalle e scuotendola. – Hai ucciso mia figlia, Hydra?-
La sorella al guardò con gli occhi blu profondi, poi scosse la testa.
- Potter e la McGranitt non me ne hanno dato l’occasione.- affermò. – Ma c’ero quasi.-
- Come hai potuto?- la voce di Bellatrix si alzò di un tono. – Come hai potuto toccarla? È mia figlia, è tua nipote!-
- Si, ed è anche una traditrice del suo sangue!- la donna spinse via la sorella, per poi avanzare lentamente verso di lei. – Avevi giurato di offrire tua figlia al signore oscuro, anni fa! Che fine ha fatto quel giuramento, Bella?-
Bellatrix si portò una mano sugli occhi, sedendosi su una sedia capitata a tiro. Era vero, aveva fatto un giuramento, ma quando aveva strinto tra le braccia per la prima volta Helena, non era più sicura di quella promessa.
Amava il signore oscuro, certo, ma anche una pazza poteva avere a cuore la vita di sua figlia.
- La lascerete a me.-
Lord Voldemort avanzò lentamente, con la fedele Nagini dietro di lui; il suo viso era una smorfia di disgusto mentre guardava Bellatrix sconvolta.
- Bellatrix, sei fuori da questo incarico; è troppo personale per te.-
- Mio signore io…-
Ma l’uomo la ignorò, prendendo sottobraccio Hydra, che gli sorrise.
- Potrai ucciderla, una volta che l’avrò torturata!- le disse, prima di sedersi sulla sua poltrona.
- NO!- gridò Bellatrix, accasciandosi a terra. – Non potete uccidere vostra figlia!-
- Narcissa, ti prego, portala via.- disse l’uomo, guardando la donna strisciare ai suoi piedi. – Patetica!- sussurrò poi.
- Ho trovato il modo di trarre Harry Potter in inganno, mio signore.-
- E come, mia cara Hydra?-
La donna si alzò in piedi, agitando la bacchetta in aria; il volto scavato di un uomo con lunghi capelli ricci ed una barba incolta apparve davanti a loro.
- Facciamogli credere di avere Sirius Black.-
 
*****
 
Puff, pant! Eccomi qui, con un capitolo come vedete decisamente più lungo. Non doveva essere così, ma scrivendo mi sono venute alcune idee per quello che sarà il seguito della fic ;) Cosa notate di diverso?
Ginny. Esatto, fino alla fine di questa storia starà con Blaise, ma l’amore per la coppia Harry/Ginny è troppo forte e non nascondo che nella storia successiva POTREBBERO esserci degli sviluppi interessanti.
Per quanto riguarda i capitoli, potrebbero essere 21 o 22, quindi potrebbero mancarne  3 o 4, dipende dalla lunghezza dei prossimi capitoli.
Insomma, io spero che vi sia piaciuto!

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Capitolo 19
*** Scelte ***


19. Scelte

 
Tell me why can't you see, it's not the way
When we all fall down, it won't be too late
Why is there no reason we can't change
When we all fall down, who will take the blame
Will it take

 
No Reason – Sum 41
 
L’ufficio della Umbridge era sgradevole quasi quanto lei. Harry era seduto su quella sedia rosa da troppo tempo, ad osservare la donna mentre bolliva il te in una teiera rosa e tutta pizzi e fiocchetti proprio come l’orrendo cardigan che aveva addosso. Erano ormai una decina di minuti che stava fermo sulla sedia e la osservava; lei sembrava non curarsene e continuava a travasare il te nelle tazze come se nulla fosse successo.
Lo era andato a prendere personalmente nella Torre di Grifondoro, seguita a ruota dalla professoressa McGranitt, preoccupata che Harry avesse nuovamente combinato un pasticcio. Ma Harry non aveva combinato assolutamente nulla, se non girare mano nella mano con Helena e incontrarsi con lei negli angoli bui, tra una lezione e l’altra.
Quindi quella volta ignorava davvero il motivo per cui stava per prendere il te con la professoressa più odiosa di tutti.
- Ecco, signor Potter. Una tazza di te caldo.-
Harry guardò la tazza rosa e cercò di nascondere la smorfia di disgusto; non avrebbe bevuto nemmeno una goccia di quel te, non se ad offrirglielo era quella donna tanto sgradevole.
- Grazie.- rispose, senza calore nella voce.
- Beva, beva.-
Harry avvicinò la tazza alle labbra e fece finta di bere.
- Allora.- la Umbridge incrociò le dita tozze e piene di anelli brutti e sgradevoli quasi quanto lei. – Dov’è Albus Silente?-
Doveva esserci del Veritaserum in quella tazza; altrimenti, perché chiedergli una cosa che lui non avrebbe mai rivelato, nemmeno sotto tortura?
- Non lo so.- rispose con pacata diffidenza. – Non sono il confidente del professor Silente.- fece finta di bere un altro sorso dalla tazza e cercò di fare una faccia innocente.
- Sicuro, signor Potter? La sua insolenza verrà punita una volta per tutte, prima o poi.- disse lei, con aria di superiorità.
- Sicurissimo.-
- E per quanto riguarda la signorina Helena Thompson… è vero che è la figlia dei coniugi Lestrange, evasi da Azkaban quest’anno?-
Il cuore di Harry si fermò per un istante; come diavolo faceva a sapere quella donna che Helena era la figlia di Bellatrix Lestrange?
Doveva proteggerla a tutti i costi; se la Umbridge avesse scoperto la verità l’avrebbe torturata come minimo.
- Mi scusi, non so di che parla.-
- Eppure, fonti certe mi hanno detto che siete molto vicini.- ed enfatizzò le ultime due parole calcandole con la voce. – Mi dica la verità.-
- Helena si chiama Thompson di cognome. Ho conosciuto sua nonna a natale e le assicuro che non hanno nulla a che fare con i Lestrange.- la mano di Harry strinse la tazza. Avrebbe voluto disintegrare quella vecchia megera, che odiava quasi quanto odiava il padre della sua ragazza.
- Ne è assolutamente sicuro?- lo sfidò con lo sguardo.
- Si.- rispose Harry, rispondendo allo sguardo con la stessa identica smorfia di sfida. – Sicurissimo.-
- Se è così può andare signor Potter. Vedo che ha imparato la lezione.- la donna indicò con lo sguardo la cicatrice che spiccava biancastra sulla mano destra di Harry.
 
Non devo dire bugie.
 
Non è mai andata così lontana dalla verità, Preside.
 
*****
 
Helena si rigirava tra le mani quello strano biglietto che aveva ricevuto a colazione quella mattina. Heles, la sua civetta, raramente le portava qualcosa; quella mattina si era posata delicatamente tra il piatto di latte e cereali e la caraffa di succo di zucca e le aveva lasciato quel bigliettino bianco, con sopra una semplice scritta.
 
Vediamoci ad Hogsmeade al calare del sole.
 
Avrebbe riconosciuto quella scrittura ovunque; quante volte l’aveva osservata mentre scriveva parole semplici, per poter far si che lei imparasse a scrivere senza dover andare a scuola. Quante volte aveva ammirato quella calligrafia elegante e aveva provato ad imitarla, anche solo osservando il modo in cui teneva la piuma.
 
Quella scrittura apparteneva a sua madre.
 
Non aveva detto nulla ad Harry, e siccome quel pomeriggio non avevano in programma di vedersi, si era incamminata prima del crepuscolo verso Hogsmeade, cercando di non farsi vedere da nessuno. Quando era arrivata ad Hogsmeade, il sole stava calando e lei era entrata alla Testa di Porco tenendo il volto basso ed il cappuccio sulla testa, per evitare di essere riconosciuta.
Seduta a quel tavolino, aspettava con ansia il momento in cui avrebbe rivisto sua madre; aveva paura, da una parte, perché avrebbe potuto essere una trappola ben congeniata dal Signore Oscuro, ma dentro di se sentiva che era davvero Bellatrix la persona che le aveva mandato quel biglietto.
Pochi secondi dopo, una mano pallida si appoggiò al tavolino di legno, ed immediatamente una figura elegante e celata parzialmente da un mantello nero comparve davanti a lei.
Sua madre sembrava più vecchia di qualche anno, ma Helena si compiacque vedendo che le stava sorridendo; in fondo non  era arrabbiata con lei, fortunatamente.
- Helena.- disse, allungando una mano verso di lei ed accarezzandola. I suoi occhi scuri vagarono per un po’ per poi fermarsi alla vista di una spessa benda che spuntava da sotto alla camicia della ragazza. La sua mano allora si posò sulla benda delicatamente per un attimo.
 
Bellatrix Lestrange soffriva per la prima volta in vita sua.
 
- Ti ha fatto male?- chiese, prima di ricomporsi e tornare ad essere fredda e glaciale.
- Non importa mamma. So bene che per te me lo sono meritato.-
La donna subito non rispose: si limitò a guardare lo spazio angusto nel quale si trovavano con una smorfia eloquente.
- Helena, se tu solo avessi ascoltato quello che ho cercato di insegnarti…-
- Io non sono come te, mamma.- rispose lei, stringendo il foglietto di quella mattina tra le mani. – Non desidero mutilare ed uccidere le persone diverse da me.-
- Helena, lascia Potter, per l’amor del cielo. Tuo padre potrebbe anche perdonarti questa scappatella contro il suo regime, ma se dovesse sapere…-
Helena alzò una mano verso di lei per farla tacere.
- Lui non è mio padre e io non gli devo niente. E non lascerò Harry, né i miei amici.- si alzò dal tavolino e la guardò ancora. – Ti voglio bene mamma e lo sai, ma non posso sottostare alle sue regole.-
Bellatrix allora la prese per un polso, e la costrinse a girarsi verso di lei.
- Ti darà la caccia, lo sai? Se me lo chiede, dovrò torturarti.- le disse, senza lasciar trasparire alcuna preoccupazione dalla sua voce.
Helena le sorrise; ancora una volta rinunciava ad essere quello che avrebbe potuto essere per servire un folle ed il suo progetto; per amore avrebbe ucciso chiunque, anche sua figlia.
- Sono scelte, mamma. Io ho fatto la mia, tu hai fatto la tua.-
Strattonò la mano di Bellatrix per liberarsi dalla sua presa ed uscì dal locale. L’aria si era fatta più fresca e pesante, e si coprì bene con il mantello mentre le prime lacrime cominciavano a cadere.
 
Certe scelte si pagavano con la vita, e questo lei lo sapeva bene.
 
****
 
Scelte.
 
Hermione capì che la vita di ognuno era dettata dalle scelte che faceva nella vita. lei aveva scelto di credere in Draco, di imparare a conoscerlo, e si era ritrovata irrimediabilmente incastrata in un rapporto che – entrambi lo sapevano – nessuno dei due poteva assicurare sarebbe durato.
Aveva scelto di mentire ai suoi amici, a Ron, con il quale aveva un rapporto speciale e la conseguenza di questa scelta era stata quella di non poter parlare con lui per due settimane.
In quel momento stava scegliendo di andare da Ron, anche se a Draco avrebbe infastidito la cosa, per poter chiarire la cosa.
Attraversò il corridoio degli incantesimi, diretta verso la Sala Grande. Proprio davanti all’enorme porta di quercia, Ron stava raccogliendo i suoi libri. Hermione lo raggiunse e prese un libro, per poi porglierlo con un sorriso.
- Ciao.- disse timidamente, cercando di risultare la più normale possibile. – Tieni.-
Ron borbottò qualcosa, strappando il libro dalle mani della ragazza.
- Possiamo parlare?- chiese lei, timidamente.
- Che altro c’è da dire? Ti stavi sbaciucchiando allegramente con Malfoy ed io ero l’unico che non sapeva nulla.- era arrabbiatissimo, Hermione lo sapeva.
Gli afferrò una mano.
- Ti prego, Ron.- gli occhi di Hermione cercarono quelli di uno dei suoi migliori amici. – Ti prego.-
- Perché proprio Malfoy? Perché non Blaise o Dean. Malfoy, Hermione! Il figlio di Lucius, sai, il Mangiamorte…-
Mentre stavano passeggiando, si avvicinarono ad una scalinata. Hermione si sedette e fece cenno a Ron di fare altrettanto.
- Ci ho provato sai?- cominciò a rispondere, sempre tenendo una mano di Ron tra le sue. – Ad ignorare quello che provavo. Me lo sono detta anche io. “Hey, Hermione, è Malfoy!”. Ma è andata così!-
Si strinse le spalle e guardò la faccia di Ron; in quel momento capì che forse lui provava qualcosa di più per lei. Hermione gli voleva bene, certo, ma come se fosse un fratello maggiore. Per Ron evidentemente non era la stessa cosa.
- Sei innamorata di lui?-
Era una domanda che si era fatta tante volte e aveva sempre cercato di ignorare la risposta. In quel momento non poteva più.
- Non credo glielo dirò mai ma… si.-
- Spero tu sia felice con lui.-
In quel momento, mentre Hermione apriva la bocca per potergli rispondere, Ron si fiondò su di lei, appoggiando le labbra sulle sue in un goffo tentativo di darle un bacio. Non appena Hermione si rese conto della situazione, mise le mani sul petto di Ron e lo allontanò da se.
- Ron! Che diavolo fai?-
- Volevo solo farti capire che hai ancora una scelta!-
Ma lei si alzò, guardandolo con disgusto e si allontanò da lui, senza stare ad ascoltarlo. Non c’era bisogno che lui glielo dimostrasse. Sapeva benissimo di avere altre mille scelte, ma lei non voleva farle.
 
Voleva Draco e basta.
 
*****
 
Draco Malfoy aveva appena finito una noiosissima lezione di Trasfigurazione; la professoressa McGranitt era davvero ingiusta secondo il suo umile punto di vista. La richiesta era quella di trasformare una scatola in un uccellino, ma quale modo migliore di far notare quanto avesse imparato a lezione se non quello di trasformare Neville Paciock (che stava recuperando un compito scritto) in un delizioso maialino con tanto di fiocchetto al collo?
Evidentemente la megera non aveva lo stesso senso dell’umorismo dei Serpeverde, perché Draco si era ritrovato con cinquanta punti in meno per la sua casa ed una montagna di compiti da fare.
- Si, è come ti dico! Ho visto la Granger baciare Weasley!-
Quel sussurro di una sua compagna di dormitorio lo fece fermare; dopo qualche secondo la stava tenendo per un polso con una faccia che avrebbe fatto paura anche ad un Dissennatore.
- Hai visto la Granger baciare Weasley?-
-S-si.- la ragazza stava tremando di paura; Draco aveva una brutta fama anche nella casa di Salazaar Serpeverde. – Vicino alla S-sala Grande.-
- Sei sicura?-
La ragazza annuì e lui la lasciò andare.
La prima cosa che provò fu rabbia, rabbia accecante. Non ne aveva mai provata così tanta in vita sua e pensò di poter scoppiare. Poi subentrò la tristezza e la paura. Paura che Hermione avesse capito con che razza di persona stava uscendo e lo volesse piantare in asso.
Arrivò davanti alla porta del bagno dei prefetti, dove avrebbero dovuto vedersi, e si fermò un attimo; cercò di ritrovare la concentrazione ma l’unica cosa che aveva in mente erano le labbra luride del rosso su quelle dolci e carnose della sua ragazza.
Era una cosa che non si erano mai detti, ma Draco la considerava sua.
Notò che la porta era socchiusa ed entrò; Hermione era ferma sulla preziosa vasca da bagno, con la gamba immersa fino a metà mentre stava seduta sull’orlo. Dal centro della vasca arrivavano enormi bolle di sapone rosa, verdi, gialle e blu ed un forte odore di fragola, la sua fragranza preferita.
- Come mai già dentro.-
- Volevo osservare l’acqua.-
Draco si avvicinò e la vide passare l’indice della mano destra sulla superficie colorata e schiumosa dell’acqua. Si sedette accanto a lei e la guardò.
- Granger è vero che hai baciato Weasley?-
La vide aprire la bocca e toccarsi le labbra con la mano bagnata. Abbassò il viso ed annuì. Draco si sentì malissimo e si alzò; non voleva starle vicino nemmeno un secondo di più.
- Per quale motivo l’hai fatto, eh? Io non sono abbastanza? Ma certo!- la guardò con un disgusto tale che si sentì uno schifo lui stesso. – La regina di Grifondoro deve avere tutti ai suoi piedi, non le basta un Serpeverde!-
Si sentiva malissimo, perché lui si era messo contro la sua casa, contro la sua famiglia, contro il credo con il quale era cresciuto per poter stare con lei. Quella era una presa in giro e faceva male, bruciava.
- Draco…-
- Cosa c’ da dire ancora?- stava per uscire, ma lei riuscì a raggiungerlo.
- Draco è stato lui, ok? Mi ha baciata lui.- gli prese una mano e la intrecciò con la sua. – Io l’ho respinto subito. Ok? Io non voglio nessun altro a parte te.-
E Draco, per qualche assurdo motivo, le credette. Non seppe dire se fossero stati gli occhi, se fossero state quelle labbra o se fosse stato il suo tocco delicato.
Seppe solamente che doveva crederle, nonostante tutto. Aveva imparato a conoscerla, e lei avrebbe cercato qualcosa in più di uno come Weasley.
Cercò di baciarla ma lei si ritrasse.
- Non trattarmi mai più come una sgualdrina Serpeverde.-
Lui le rise sulle labbra poi finalmente la raggiunse, prendendosi quello che voleva.
 
Lei.
 
- Non preoccuparti. Mi ricorderò che non sei una Serpeverde.-
Finirono nella vasca, tra risate e baci.
 
La loro scelta era quella di amarsi.
 
*****
 
Ginny era sfuggita a Blaise per l’ennesima volta; in quell’ultimo periodo era diventato insistente, e la portava sempre nella stanza delle necessità con la speranza che lei si decidesse a fare il grande passo.
Dalla sera della festa non era più riuscita a togliersi dalla testa Harry; il suo sorriso gentile, il suo modo da “io sono l’eroe e tu la damigella in pericolo”, persino il suo pessimismo la stavano tormentando come mai prima d’ora.
A lei piaceva Blaise, da morire, ma Harry era Harry. Era l’amore della sua vita, quello che rimane nel cuore per sempre.
Harry che non pensava minimamente di guardarla, perché era tutto preso da Helena Riddle, la perfezione in assoluto. Figlia rinnegata di Voldemort, perfetta praticamente in tutte le materie e splendida; come competere con lei?
 
E le era pure simpatica!
 
- Prima o poi tutti quei Nargilli intono alla testa di Harry spariranno e capirà di amarti.- Luna si era seduta sulle scale di fianco a Ginny e la stava osservando attentamente. – La figlia dell’Oscuro Signore non potrà mai essere a posto per lui. Troppa oscurità.-
Ginny scosse la testa; aveva perso il filo del discorso dopo la parola Nargilli; Harry era appena comparso nel corridoio stretto ad Helena, ed in quel momento sembrava dovessero fare un piccolo erede Potter proprio in quel corridoio. Nonostante il dolore, Ginny continuò ad osservarli.
- Ti fai del male così.-
- Lo so, Luna. Ma devo capire che Blaise è il bene ed Harry è solo sofferenza.-
Una mano della ragazza bionda si posò sul ginocchio di Ginny; Luna le stava sorridendo con dolcezza.
- Harry capirà.-
- No, Harry ama Helena. Non lo vedi? La stanza delle necessità, che cosa banale!- si alzò in piedi, rifiutando di guardare ancora quello spettacolo.
- Vado da Blaise. Lui è la mia scelta, lui è la persona con cui voglio stare.-
- Non sempre le scelte che facciamo rispecchiano i nostri desideri.- rispose l’amica, alzandosi e salutandola con un gran sorriso.
Ginny scosse la testa e si voltò nuovamente verso la Stanza delle Necessità; vide Harry sparire al suo interno, e scosse la testa.
 La scelta migliore che doveva fare era quella meno dolorosa.
 
Harry doveva andarsene dalla sua testa e dal suo cuore.
 
*****
 
Correva lungo il corridoio nell’Ufficio Misteri; tutte quelle bocce luminose illuminavano il cammino. Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi, alla fine e prendere in mano una di quelle sfere.
Per quale motivo si trovava lì?
L’ultima cosa che ricordava era Helena che crollava addormentata su di lui.
Continuò a correre lungo il corridoio per qualche metro, poi finalmente svoltò a destra.
Un uomo stava di spalle, il lungo mantello sporco e logoro che copriva la testa ed il corpo; i piedi erano scalzi ed intrisi di sangue. Harry rabbrividì, ma poco dopo l’uomo era sparito.
Continuò a percorrere la strada che stava facendo prima, e si ritrovò a svoltare nuovamente.
Ecco di nuovo l’uomo di prima con in mano una bacchetta magica. L’uomo si voltò: Harry trattenne un urlo quando vide il volto serpentino di Voldemort fissarlo con gli occhi iniettati di sangue.
- Potter, sei venuto ad assistere? Crucio!-
Solo in quel momento Harry notò un uomo a terra, che cominciò ad urlare non appena la maledizione si abbattè sul suo petto.
 
Sirius.
 
- NO! Lascialo stare!-

 
In quel momento, Harry aprì gli occhi. Helena lo fissava spaventata, e lo accarezzò un attimo quando vide che era in preda al panico.
- Harry! Hai urlato! Che è successo?-
Sirius.
L’aveva preso.
- Sirius. Lui ha Sirius.-
 
*****
 
Ta daaaaan! Eccomi qui! ;) Nuova settimana, nuovo capitolo! Come vedete ho inserito un po’ di personaggi. La Umbridge, che cerca di capire chi è Helena, Bellatrix, Ron e Luna. Spero che siano state scelte azzeccate!
Come vedete, ormai siamo alla fine! Mancano giusto tre o quattro capitoli! Vi avverto già da subito che, come avevo dichiarato all’inizio della fic, ci sarà un seguito, chiamato Nothing ever built to last, e sarà il secondo capitolo della trilogia che ho in mente. Vi piace l’idea?
Vi ricordo la mia pagina Facebook qui.
XOXO
Ghost.
 
 

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Capitolo 20
*** This Is War - Part I ***


20. This is war – Part I

 
How can you see into my eyes 
like open doors.
Leading you down into my core 
where I've become so numb.
Without a soul

my spirit's sleeping somewhere cold 
until you find it there and lead it back home

 
Villa Malfoy.
 
Nonostante la primavera fosse sbocciata da qualche tempo, il respiro si condensava lo stesso tra le scure pareti della casa di Lucius Malfoy; se fosse un incantesimo o uno scherzo di cattivo gusto, nessuno lo sapeva. Entrare in quella casa significava essere catapultati nel bel mezzo dell’inverno, anche quando fuori splendeva il sole.
Bellatrix scese le scale, sistemandosi la gonna di pizzo scura e passandosi una mano tra i folti capelli ricci; non era mai stata una maniaca dello specchio, non come sua sorella Narcissa, ma essere chiamata da lui per una riunione privata era talmente importante da essere impeccabile.
Attraversò con una certa fretta il corridoio e spalancò con la bacchetta le porte del solito salotto in cui ormai da mesi, il signore oscuro era ospite.
Voldemort la attendeva seduto su un divano elegante ed impreziosito da intarsi verdi ed argento; Lucius era un maniaco di quei colori, li aveva infilati ovunque in quella casa, anche in posti impensabili.
Bellatrix sussultò non appena vide che gli occhi serpentini dell’uomo che l’aveva ridotta alla follia la osservavano attentamente. Sentì un fuoco accendersi dentro, un fuoco che si accendeva solo in presenza dell’uomo e che solo lui poteva domare.
Lord Voldemort non disse una parola, si limitò a fare cenno alla donna di raggiungerlo e di mettersi proprio davanti a lui. Con una mano pallida le accarezzò un braccio e la vide piegarsi davanti a quel tocco.
 
Lord Voldemort sapeva esattamente come far cedere Bellatrix Lestrange.
 
La donna aprì per un attimo la bocca, per poi richiuderla cercando di bearsi del tocco di quell’uomo, di impazzire di fronte alle sensazioni che un semplice tocco le procurava.
- Siamo quasi pronti per muoverci.-
La mano dell’uomo passò dal braccio di Bellatrix alla sua pancia, coperta da un bustino troppo stretto. Cominciò a giocare con i nastrini scuri, fino ad aprirsi un piccolo varco per poterla accarezzare meglio.
 
Lord Voldemort era scaltro; non provava alcun piacere per quello che stava facendo.
 
- Ho bisogno che tu ed un paio di altri Mangiamorte veniate con me. Voglio quella profezia.- disse con tono autoritario.
- Si, mio signore.- rispose Bellatrix, con gli occhi chiusi.
- Dovrai fare delle cose per me, Bella. Solo tu puoi farle.-
La mano dell’uomo scivolò oltre l’orlo della gonna, accarezzando le gambe di Bellatrix e facendosi largo tra le pieghe della gonna. Bellatrix sussultò quando sentì la mano penetrare dentro di lei con una lentezza esasperante, ma non si mosse.
 
Lord Voldemort godeva nel vederla soffrire.
 
- Devi persuadere nostra figlia, Bellatrix, e Draco. Devi trovare un modo che nella battaglia di stanotte si uniscano a noi e devi uccidere tuo cugino Sirius.-
La donna annuì, mentre la mano si muoveva ancor più lentamente dentro di lei, provocandole brividi di piacere. Si ricordò l’unica notte d’amore che avevano avuto, quindici anni prima, e tutte le sensazioni che aveva provato.
Quello che provava si fece più intenso mentre la mano di Voldemort velocizzava il ritmo.
- Se non dovessero unirsi a noi, uccidili.- concluse l’uomo.
- Si, mio signore.-
Non appena sentì la risposta di Bellatrix, l’uomo tolse la mano dal corpo della donna e l’allontanò da se, con una faccia disgustata stampata in volto.
 
Lord Voldemort sapeva esattamente come ottenere quello che voleva da Bellatrix.
 
- Puoi andare, Bella.-
La donna attese un secondo, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza, insoddisfatta. Già dall’inizio di quel gioco pericoloso, sapeva esattamente come sarebbe andata a finire. Lui l’avrebbe persuasa in qualsiasi modo, per poi farle giurare qualsiasi cosa volesse, lasciandola insoddisfatta.
Fuori dalla porta incontrò Hydra, perfettamente elegante e con un sorriso stampato sul volto. Quanto tempo era passato da quando giocavano con le scope nel cortile di loro madre? Quanto ne era passato da quando erano diventate Mangiamorte insieme?
- Tom vuole vedermi.- le disse, sperando di farla ingelosire.
 
Tom.
 
Lord Voldemort non permetteva a nessuno di chiamarlo Tom, nemmeno a lei, madre di sua figlia e sua servitrice leale. Perché Hydra lo chiamava Tom?
- Lui si chiama Oscuro Signore.- rispose Bellatrix in fretta, ma sua sorella rise.
- Alla sua amante permette di chiamarlo Tom.-
Hydra sorrise, dando le spalle alla sorella ed entrando nel salotto con un’aria quasi sognante. Bellatrix strinse i pugni, cercando di cacciare quel malessere che le si era annidiato dentro, in profondità, alla notizia che Hydra era l’amante di… Dell’Oscuro Signore.
 
Non avrebbe ucciso Helena.
 
Lo decise in quell’istante, quando capì che finchè c’era Hydra, lei non aveva alcuna possibilità di essere amata – in qualsiasi modo – da Voldemort. Non avrebbe fatto quello che lui gli aveva chiesto, non finchè preferiva Hdyra a lei.
Ed improvvisamente capì che stava scoppiando una guerra, non solo una guerra nel mondo magico, ma una guerra anche tra le sorelle Black.
Una guerra per il posto accanto a quello di Tom Riddle, per servirlo ed onorarlo, ed amarlo nei modi in cui lei conosceva.
Una guerra in cui Hydra avrebbe inevitabilmente perso la vita.
 
*****
 
Now that I know what I'm without
you can't just leave me.
Breathe into me and make me real
Bring me to life.

 
- Finalmente soli.-
Draco si chiuse la porta della Stanza delle Necessità alle spalle e con un lungo passo arrivò davanti ad Hermione, che stava leggendo un libro di scuola, i capelli tenuti insieme da una matita Babbana e l’aria decisamente affranta.
- Non riuscirò mai a sapere tutte queste cose per i G.U.F.O. Sono tra due mesi!- sbuffò, senza apparentemente prestare attenzione a Draco.
Il ragazzo si sedette pazientemente a terra, prendendo il libro e buttandolo dall’altra parte della stanza e prendendo il viso di Hermione tra le mani.
- Draco ma che diavolo stai…-
Non riuscì a completare la domanda perché lui la baciò dolcemente.
- Ai G.U.F.O possiamo pensarci domani? Quanto tempo è che non stiamo un po’ insieme?-
- Da ieri sera?- obiettò Hermione, ridendo.
- Appunto.- Draco gli diede un altro lungo bacio sulla bocca. – Troppo tempo.-
Hermione non obiettò e si lasciò baciare, mentre delicatamente si stendeva sul cuscino verde – tipico di Draco, pensò.- e si lasciava cullare dal tocco delicato di Draco, che nel tempo aveva cominciato a prendere confidenza con il suo corpo e a darle quello che lei implicitamente voleva.
Il ragazzo lasciò cadere il mantello primaverile della divisa e cominciò a baciarla nuovamente, con passione, mentre Hermione sbottonava sgraziatamente i bottoni della camicia bianca di Draco. Entrambi scoppiarono a ridere; Hermione era perfetta se si trattava di compiti e lezioni, ma una frana in quelle cose.
Draco osservò gli occhi scuri di Hermione illuminarsi mentre rideva, e capì di amarla davvero. Ma come mai non riusciva a dirglielo?
Aveva provato anche davanti allo specchio, ma le due parole che doveva ripetere gli davano il disgusto. Perché bisognava dirselo, quando era mille volte meglio dimostrarlo?
Hermione, da parte sua, gliel’avrebbe ripetuto tutti i giorni, ma non osava fare un passo del genere, per paura di essere presa in giro.
Meglio conservare quel briciolo di dignità che le era rimasto ed attendere che fosse lui.
- Hermione.- la voce di Draco si era abbassata e lei si alzò a sedere, appoggiando la testa contro la sua spalla. – Otterrai tutti i tuoi G.U.F.O.-
La ragazza sorrise senza farsi vedere; era un modo come un altro per dirle che l’amava e che a lei ci teneva. Aveva scelto proprio quella frase, tra tutte, quella che lei avrebbe davvero voluto sentirsi dire.
Lo baciò con passione, trascinandolo sul pavimento con lei.
Improvvisamente, bussarono.
Hermione mise una mano sulla bocca di Draco e poco dopo sentirono una voce squillante.
- Herm, so che sei li!- era Helena, e sembrava parecchio agitata. Hermione sii abbottonò velocemente la camicetta ed andò ad aprire la porta.
- Come hai fatto a trovarmi?-
- Ho desiderato il luogo in cui eri nascosta.-
Helena aveva i capelli arruffati ed il viso arrossato; Draco la fece sedere su un cuscino e la guardò preoccupato.
- Che succede?-
La ragazza chiuse gli occhi, cercando le parole adatte per spiegare quello che era successo.
- Ero a letto con Harry prima.- si fermò un attimo per vedere le reazioni di Draco, che non  tardarono ad arrivare.
- Maledetto Potter, mi ha sverginato la cugina!-
- Smettila, Draco!- intervenne Hermione. – Continua.-
- Improvvisamente, è entrato in connessione con la mente di… mio padre.- fece una faccia disgustata al solo pensiero che Voldemort fosse suo padre. – Ed è andato nell’ufficio della Umbridge per mettersi in contatto con lui. La preside lo ha beccato, insieme a Neville e Ginny, che stavano facendo la guardia per lui! Sono nel suo ufficio ora.-
Hermione si alzò, seguita da Draco, che prese il suo mantello e se lo mise addosso. La ragazza accese la bacchetta e prese per mano Helena, che sembrava troppo sconvolta per potersi muovere.
- Andiamo, dobbiamo liberarli.-
Percorsero i corridoi correndo più che potevano, cercando di non cadere e non inciampare nelle varie trappole tese da Pix.
Quando arrivarono, sentirono le urla di Harry attraversare la porta dell’ufficio della Preside.
-Ha preso Felpato! Ha preso Felpato nel posto in cui è nascosta!-
Hermione vide la maniglia della porta muoversi per un attimo, poi sentì una voce disgustosa ed infantile.
"Felpato?" esclamò la Umbridge. -Che cosè Felpato?  Dov'è nascosta cosa? Che cosa significa, Piton?-
-Non ne ho la minima idea- rispose gelido il professor Piton. -Potter, se mai mi venisse voglia di sentirmi urlare delle assurdità, ti somministrerei una Pozione Tartagliante. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se Paciock soffoca, ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi lavoro.-
Uscì dalla stanza e guardò Hermione, Draco ed Helena come se fossero stati pesce marcio e se ne andò da quel posto.
- Io entro. Sirius è stato preso.- Hermione si fece coraggio ed entrò nella stanza. Harry era seduto su una sedia, sovrastato dalla Umbridge, mentre in un angolo c’erano Ginny, Neville e Luna tenuti stretti da Goyle, Tiger e Pansy Parkinson; i tre Serpeverde dovevano aver combattuto, perché avevano tagli e lividi su tutta la faccia.
- Signorina Granger, avrebbe dovuto bussare!-
- Diglielo, Harry!- urlò la ragazza ignorando la Umbridge. – Dille dove si trova l’arma!-
- Un’arma? Nascondete un’arma?-
Harry nuovamente ignorò la Umbridge e guardò Hermione come se fosse pazza. Lei non aveva assolutamente idea di quello che avrebbe fatto a quel punto; decise quindi di improvvisare.
- Silente ci ha fatto costruire un’arma. Si trova nella foresta Proibita.- la ragazza abbassò lo sguardo per non cedere alla tentazione di scoppiarle a ridere in faccia. – Un’arma per il suo esercito.-
- Mi ci porti immediatamente!- ordinò la donna, alzandosi dalla sedia e fermandosi davanti ad Harry. – E lei signor Potter verrà con noi!-
Uscirono immediatamente dalla stanza ed Hermione corse verso Draco.
- Aiutali a liberarsi. Ci vediamo tra un quarto d’ora fuori dalla foresta Proibita.-
 
*****
Frozen inside without your touch,
without your love, darling.
Only you are the life among the dead.

All of this sight
I can't believe I couldn't see
Kept in the dark
but you were there in front of me

 
Erano passati venticinque minuti, e di Hermione ed Harry ancora nessuna traccia. Draco cominciava a chiedersi se non avesse sbagliato a lasciare andare la sua ragazza con quell’incompetente di Potter.
- Gli sarà successo qualcosa?-
- Piantala, Paciock! Non lamentarti.-
Draco camminava a grandi passi davanti al confine della Foresta Proibita. Un paio di Thestral, attirati dal sangue di Paciock e della ragazza Weasley, erano comparsi poco dopo il loro arrivo. Draco si era sempre chiesto come mai potesse vederli.
 
Chi aveva visto morire?
 
- Arriveranno, arriveranno.- Ginny guardava confusa e spaventata i fitti alberi della Foresta, pregando con tutte le sue forze che Harry ed Hermione tornassero sani e salvi da quel posto terribile.
Improvvisamente, sentirono un rumore e si voltarono tutti.
I due ragazzi uscirono dalla foresta sulle loro gambe, ed Harry sembrava aver voglia di scappare da quel posto da un momento all’altro.
- Che è successo là dentro, Harry?- chiese Ginny con apprensione.
- Devo andare a Londra.- affermò, quando arrivò davanti a loro. – Sirius è stato rapito da Voldemort ed io devo salvarlo.-
- Sei sicuro, Harry?- Hermione non sembrava convinta della storia. – sei sicuro che non sia stato un suo scherzo?-
- Hermione Kreacher me l’ha confermato! Sirius è stato catturato ed ora è al ministero!-
Si voltò verso il gruppo.
- Non dovete venire, andrò io.-
- Stai scherzando, Harry?- Ginny fece un passo in avanti, così come Helena e Neville. Anche Ron, arrivato da poco, seguì la sorella e i suoi amici. – Tu non vai a Londra da solo!-
- Si, Potter! Se ti spezzassi il collo poi non saprei con chi prendermela.-
Hermione sorrise a Draco: quello era il suo modo per dire che anche lui sarebbe andato a Londra con loro.
Harry aprì la bocca ma Hermione lo fermò immediatamente.
- A cosa serve l’ES se no? Ci hai insegnato a combattere, ora che abbiamo la possibilità di fare qualcosa di veramente buono, non puoi semplicemente fermarci!- Hermione era arrabbiata con Harry e con il suo solito modo di fare; voleva proteggere chiunque in qualunque modo. – Noi veniamo con te.- concluse.
- Molto bene!- Helena prese per mano Harry. – Come andiamo a Londra?-
 
*****
 
Erano riusciti ad arrivare benissimo a Londra, volando sopra i Thestral. Nessuno aveva chiesto loro che cosa ci facevano nel cuore della notte sette ragazzini di quindici anni dentro il Ministero; nessuno li aveva seguiti.
Trovare l’entrata dell’Ufficio Misteri era stato uno scherzo, come attraversare la prima porta; Harry lo aveva sognato per mesi. Quando avevano trovato la sala delle porte rotanti, Hermione non si era persa d’animo ed aveva ingegnosamente segnato con una croce rossa tutte le porte che varcavano. La sala del velo era stata inquietante, e per poco Harry non rimaneva chiuso dentro, attratto dalle voci dietro l’arco di pietra. La stanza dei cervelli era stata terribile, ma tutto sommato se l’erano cavata.
La stanza delle sfere luminose era stata la terza in cui erano entrati. Harry era corso velocemente verso la fila che aveva sognato per mesi, fino ad accorgersi che per una volta avrebbe dovuto ascoltare Hermione.
C’era una sfera con il suo nome, e con quello del Signore Oscuro su uno scaffale. Harry la prese e la guardò,  incuriosito, per poi rendersi conto che quella era una trappola.
 
Sirius non c’era. Non c’era mai stato.
 
- Bene Potter, ora dammi la profezia.- Lucius Malfoy si tolse la maschera da Mangiamorte, seguito da Bellatrix e da altri due che nessuno di loro conosceva. – Ciao, figliolo.-
 
*****
Meno tre alla fine!
Ebbene si, il capitolo This Is War è il capitolo conclusivo, diviso in tre perché altrimenti sarebbe risultato troppo lungo! ^^ Altri due e l’epilogo finale, poi vi aspetta immediatamente dopo il seguito.
Spero sia tutto di vostro gradimento. La canzone usata è Bring Me To Life degli Evanescence.
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 21
*** This is War - Part II ***


21. This Is War - Part II


It's the moment of truth, and the moment to lie,
The moment to live and the moment to die,
The moment to fight, the moment to fight

This is war - 30 Seconds To Mars

 

- Bene Potter, ora dammi la profezia.- Lucius Malfoy si tolse la maschera da Mangiamorte, seguito da Bellatrix e da altri due che nessuno di loro conosceva. – Ciao, figliolo.-
Era una trappola, lo era sempre stato. Sirius non era mai stato catturato da Voldemort; loro sapevano che Harry avrebbe fatto di tutto pur di salvare il suo padrino, e l'avevano attirato in una trappola.
Harry sentì il gruppo stringersi dietro di lui; sfiorò inavvertitamente con una mano Ginny, che sussultò. Con la coda dell'occhio vide Draco prendere la mano di Hermione e fissare il padre, che lentamente stava avanzando verso di loro.
- Guardati, Draco. Sei il disonore della famiglia.- Lucius Malfoy accennò alla mano di Hermione stretta in quella del figlio. Draco levò la bacchetta verso di lui.
- Meglio disonore della famiglia che schiavo come te, padre.- rispose il ragazzo, guardandolo con disgusto. In quel momento, Harry capì quanto in realtà Draco, grazie ad Hermione e all'ES, fosse cambiato. Se prima la sua famiglia sembrava fosse la cosa più importante, in quel momento il ragazzo aveva messo tutto da parte per fare la cosa giusta. Lucius rimase colpito da quella risposta, ma prima che potesse mettere insieme due parole, una risata priva di ogni colore, fredda e malefica ruppe il silenzio. Una donna dai lunghi capelli neri, folti e ricci, profondi occhi scuri infossati si fece in avanti. Harry sentì Helena muoversi al suo fianco e capì. Quella era Bellatrix Lestrange.

Il primo incontro con la suocera - pensò Harry rabbrividendo.

- Ma che bella combriccola che avete messo su!- la donna applaudì battendo forte le mani e sorridendo. - Abbiamo una Sangue Sporco, due figli che hanno rinnegato i propri genitori, un figlio di genitori con il cervello in pappa,  una stramba, due Weasley e il piatto principale della cena... Il Ragazzo Che è Sopravvissuto.-
Si sporse in avanti, cercando di vedere meglio Harry, che intanto aveva preso la mano di Helena per infonderle un po' di coraggio e farle capire che era con lei, qualunque cosa fosse successa.
- Bella, ti prego. Sai che lui è del Signore Oscuro.- aggiunse Lucius, prendendola per un braccio. Per un momento, Bellatrix sembrò capire e calmarsi, ma ben presto si divincolò dalla presa dell'uomo e continuò ad avanzare.
- Lui si, ma gli altri non lo sono.- sembrò perdere per un attimo l'equilibrio, poi si mise davanti ad Harry e tese la mano. - Se non vuoi che lei muoia, o che uno di loro si faccia del male, dammi la profezia Potter.-
Bellatrix non aveva davvero intenzione di fare del male a sua figlia; voleva semplicemente prendere la profezia e portarla al Signore Oscuro, ed averlo di nuovo tutto per se.
Harry alzò la mano che teneva stretta quella strana, piccola palla dalla luce azzurrina e si avvicinò a Bellatrix. Contemporaneamente, sentì Hermione che bisbigliava agli altri.
- Al mio tre, distruggete tutto.-
Con un passo incerto, Harry si avvicinò ancora di più alla donna, che sorrideva. Il ragazzo pensò che fosse davvero pazza e che da un momento all'altro li avrebbe uccisi tutti. Gli tremavano le mani al pensiero di dover toccare quella donna folle, anche per un solo istante.
- TRE!-
- Stupeficium!-
Sei incantesimi si andarono a schiantare contro le mensole piene di profezie, che cominciarono a cadere una per una, schiantandosi al suolo con un tonfo sordo e disperdendo quelle che sembravano centinaia di anime nella stanza. Per un pelo, la profezia non cadde di mano ad Harry, che indietreggiò il più possibile, prendendo nuovamente Helena per mano. Bellatrix si mise ad urlare qualcosa, che nessuno di lorò riuscì a cogliere a causa di quel frastuono assordante. Hermione la vide avvicinarsi a Lucius e sfoderare la bacchetta.
- Andiamo, CORRETE!-
Cominciarono a correre nella direzione opposta, lasciandosi alle spalle frantumi di vetri e profezie sussurrate. L'ultima cosa che sentirono prima di girare l'angolo fu un urlo straziante di Bellatrix.
- Uccidete gli altri, ma Potter lo voglio vivo.-

 

*****

Si erano persi.

Draco teneva la bacchetta esattamente davanti a se, ad illuminargli il cammino. Correva cercando di nascondersi dietro agli scaffali che ancora non erano caduti. Un lampo di luce verde attraversò la sala e si schiantò contro il muro; aveva perso di vista gli altri, nella confusione. Era semplicemente corso via, tenendo stretto a se Hermione, cercando un modo per non farle del male. La ragazza era esattamente dietro di lui, ed aveva il fiatone ma non sembrava spaventata, sembrava anzi orgogliosa di se. Nuovamente, Draco capì che la ragazza con cui stava non era una debole, petulante ragazzina piagnucolona, ma una giovane donna sicura di se e coraggiosa.

Molto più coraggiosa di lui.

Avrebbe dovuto affrontare suo padre, sfidarlo a duello, fargli capire che la persona che stava dalla parte sbagliata era lui, ma non ne aveva avuto il coraggio. Eppure, guardando Hermione farsi strada tra gli alti scaffali alla ricerca dei suoi amici, capì che era così che avrebbe voluto essere. Semplicemente coraggioso come lei.
- Andiamo, dobbiamo trovare Harry!-
Hermione uscì dal suo nascondiglio, affrontando una battaglia sielnziosa di incantesimi che volavano da una parte all'altra senza sosta; dal fondo della stanza Neville, Luna e Ginny combattevano fianco a fianco contro due uomini incappucciati. Neville aveva un grosso taglio sull'avambraccio destro, Luna esibiva un occhio nero e Ginny aveva una bruciatura sulla guancia. I due uomini li avevano spinto contro un muro e sembrava che per loro non ci fosse soluzione; con una rapida corsa, Hermione li raggiunse.
- Stupeficium!-
Il primo Mangiamorte cadde a terra inerme, mentre il secondo si voltò verso di lei.
- Andiamo, vienimi a prendere.- mormorò la ragazza tra i denti. L'uomo si mosse ma lei fu più rapida.
- Silencio!-
Dalla bacchetta del mago oscuro uscì solo del fumo nero e nulla più; non era in grado di fare magie con la bocca tappata. La ragazza fece cenno a Neville e gli altri di seguirla ed insieme scapparono verso il fondo della stanza, dove c0era una porta ad attenderli. Avrebbero potuto superarla con facilità e scappare nell'ingresso principale del Ministero; i Mangiamorte no li avrebbero seguiti a meno che non volessero farsi scoprire da tutta la comunità magica.
Continuarono a correre fino a quando Lucius Malfoy in persona non sbarrò loro la strada; aveva un'aria minacciosa, e tutti indietreggiarono verso il muro li vicino. Era solo, ma aveva una bacchetta in mano e l'aria di uno felice di poterla usare contro di loro. I suoi freddi occhi grigi si posarono prima su Hermione, poi sulla sua mano intrecciata a quella di Draco. Le sue labbra tremarono appena, prima di rivolgersi a suo figlio.
- Se vuoi che la lasci andare, devi tornare a casa con me.- la sua voce era neutra ma Hermione colse una nota di collera in quelle parole. Strinse la mano di Draco, e lo sentì muoversi.
- Mi assicuri che lei non si farà del male? Che lascerai liberi anche loro?-
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa ma vide lo sguardo di Lucius perdersi dietro di loro; con la coda dell'occhio vide Dolhov, il Mangiamorte che lei aveva colpito con l'incantesimo silenziatore, annuire e sollevò la bacchetta.
- Si, te lo assicuro.-
Draco si mosse, lasciando la mano di Hermione, ma lei lo fermò.
- Non ti fidare, Draco.- le disse disperata. Lui le sorrise con uno sforzo enorme, e le prese una mano.
- Nessuno ti farà del male, Granger. In fondo è questo il mio destino.- le diede un bacio sulla fronte e si voltò. In quel momento, Dolhov si mosse e sparò un incantesimo silenzioso verso Draco.
- NO!-
Hermione fu più rapida; prima che il ragazzo potesse voltarsi si parò davanti a lui e prese l'incantesimo in pieno petto. Fu come se fosse colpita in pieno petto da una frustata. Si mosse appena, per poi cadere in avanti, inerme.
Immediatamente, Luna, Neville e Ginny spedirono vari incantesimi, prima a Lucius Malfoy, che con un gesto si smaterializzò da quel posto, poi a Dolhov, che dopo un paio di Stupeficium cadde a terra inerme. Draco corse verso il corpo di Hermione, scuotendolo.
- Granger! Granger!-
Ma Hermione non si mosse, non rispose e non aprì gli occhi. Ginny si inginocchiò accanto a Draco e mise una mano sulla gola della ragazza.
- Il polso è debole, ma c'è.- si rivolse a Draco, che tremava come una foglia. - Devi portarla via da qui. Noi andiamo a cercare Harry e torniamo ad Hogwarts. Fa veloce, Draco!-
Il ragazzo annuì e si caricò sulle spalle il corpo di Hermione, cercando di ripararsi dagli incantesimi che ancora volavano nella loro direzione. Doveva arrivare ad Hogwarts prima che le succedesse qualcosa.
Non avrebbe dovuto fidarsi di suo padre, ma di una cosa era sicuro.
Quel maledetto l'avrebbe pagata.

 

*****

Ron si comportava in modo strano.

Erano finiti in una stanza piena di cervelli, la prima stanza che avevano attraversato solo un'ora prima, per scoprire se davvero Sirius fosse stato in pericolo.
Harry, Helena e Ron erano fuggiti ai Mangiamorte - in particolare a Bellatrix - rifugiandosi in quella stanza, e subito dopo Ron era stato attratto da uno di quei cervelli, che aveva tentato di strozzarlo.
Le vesciche avevano cominciato a comparire su tutte le braccia e lui aveva cominciato a delirare.
- Hey, Harry! Dietro di te c'è una machera di Carnevale! Ahahah!- il ragazzo indicò un punto indistinto dietro Harry, che subito si voltò. Un paio di Mangiamorte stavano entrando nella stanza, capitanati da Bellatrix Lestrange e da Lucius Malfoy.
- Guarda quello biondo, Harry! Non sembra identico a quel cretino di Malfoy?-
Helena si avvicinò delicatamente a Ron e lo fece sedere su un gradino, nascondendolo alla vista dei Mangiamorte; aveva il cuore che pulsava veloce. Per la prima volta nella sua vita, aveva paura di sua madre ed era una sensazione bruttissima, che non avrebbe mai voluto vivere. Bellatrix era pericolosa e spaventosa, e presto sarebbe stata coinvolta in una guerra che avrebbe inesorabilmente portato alla morte di una delle due.
- Potter.- Lucius Malfoy allungò la mano per l'ennesima volta. - Dammi la profezia.-
- Vattela a prendere, Malfoy.- Harry lanciò la sfera verso Helena, che prontamente la prese e scansò l'incantesimo, che finì sul pavimento, aprendo un buco profondo. La stanza cominciò a tremare e ben presto si ritrovarono tutti a ruzzolare giù per delle scale di pietra. Erano tornati nella stanza dell'arco di pietra, che aveva tanto attirato Harry poco prima.  La profezia scivolò dalla mano di Helena e finì a terra, rompendosi.
- NO!-
Bellatrix rimase impetrita, osservando il contenuto della profezia evaporare mentre sua figlia si alzava in piedi e sfoderava la bacchetta.
- Tu!- la donna si mosse verso Helena, che non si mosse, affrontandola con lo sguardo; i suoi occhi viola erano pieno di orgoglio per tutto quello che stava facendo. - Piccola insolente! Ti ho dato la mia vita e tu mi ringrazi così? Io ti...-
- Tu cosa, Bellatrix?-
Dalle scale di pietra, Sirius Black entrò nella stanza trionfalmente, seguito da Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Albus Silente e l'Ordine al gran completo. Erano arrivati i rinforzi.
- Ciao, Harry.- sorrise Sirius, salutando il suo figlioccio.
Senza perdere tempo, i Mangiamorte cominciarono a spedire incantesimi verso l'Ordine, che rispose immediatamente. La guerra era cominciata, ed Harry ed Helena, una volta messo Ron al sicuro, cominciarono ad affiancare i loro amici e professori combattendo contro i Mangiamorte.
Per Helena era strano dover combattere contro persone che conosceva da una vita; aveva già schiantato Nott ed Avery ed ora stava combattendo contro Mulciber. Quelle persone in passato l'avevano sempre rispettata, ma lei sapeva che stava facendo la cosa giusta. Mettere in atto gli insegnamenti di Harry, aiutarlo, essere dalla sua parte era la miglior cosa che potesse fare per dimostrargli quanto lo amasse.
- Stupeficium!- Harry spedì l'incantesimo contro il petto di Lucius Malfoy, che preso alla sprovvista si accasciò a terra.
- Bel colpo, James!- Sirius sorrise ad Harry, che non fece in tempo a rispondergli. L'uomo era impegnato in una sorta di danza con Bellatrix Lestrange, ma quella frase detta al suo figlioccio gli costò cara.
- Avada Kedavra!-
Sirius non sentì nemmeno l'incantesimo, impegnato a sorridere ad Harry e a complimentarsi con lui; la morte lo colse di sorpresa, presentandosi sotto forma di luce verde che gli arrivò dritta nel petto. Harry vide gli occhi scuri di Sirius farsi vacui, tentando di abbozzare un sorriso.

Poi, semplicemente, cadde oltre il velo.

- Sirius.- sussurrò, sicuro che l'uomo sarebbe tornato a combattere da un momento all'altro; si era nascosto dietro a quel velo per sorprendere Bellatrix. Ma la donna era scoppiata a ridere e i Mangiamorte festeggiavano, e Sirius non stava tornando. Sirius non l'avrebbe fatto aspettare.
- Sirius? SIRIUS!- Harry corse verso il velo, ma Lupin lo trattenne. - Lasciami andare Remus! Io, Sirius...-
- No, Harry, è finita. Sirius è morto!-
Ma Harry si divincolò. In quel momento, Bellatrix Lestrange scoppiò a ridere.
- Ho ucciso Sirius Black! Ho ucciso Sirius Black!-
In un attimo, scomparve oltre le scale ed Harry la seguì, con la bacchetta in mano. A nulla valsero le urla di Helena e Remus, Harry non si fermò.

Lei aveva ucciso Sirius ed ora lui avrebbe ucciso lei.

 

*****

Bellatrix era assolutamente soddisfatta di come stavano andando le cose quella sera. Mentre correva nell'atrio deserto del Ministero della Magia, pensò a come le cose potevano essere andate bene per lei. Era partita con l'intenzione di uccidere Hydra, ma aveva ucciso anche Sirius Black.

Sicuramente, il suo Signore l'avrebbe ringraziata, dopo averla odiata per avergli tolto un'amante.

La vide vicino alla statua dorata del Ministero. Sicuramente stava aspettando Lord Voldemort, perchè fissava con apparente ansia la porta d'ingresso del salone. Non appena vide Bellatrix, Hydra si alzò in piedi.
- Che succede? Dov'è Tom?- Hydra sembrava spaventata. Belaltrix non potè pensare a nulla se non al fatto che fosse bellissima, con quei capelli rosso scuri ondulati. Non l'avrebbe mai uccisa, se non le avesse tolto l'amore di Voldemort.
- Il tuo Tom non è venuto a salutarti, mi spiace.-
- A salutarmi?-
Bellatrix sgignazzò, e con un movimento veloce tirò fuori la nacchetta.
- Crucio.-
Hydra venne investita in pieno dall'incantesimo, e si ritrovò a bruciare come se avesse preso fuoco. Le sue urla erano vane; nessuno poteva sentirla. Il Ministero era vuoto e i Mangiamorte erano nell'Ufficio Misteri.
- Urla, cagna! Urla e soffri, bastarda!-
Bellatrix si sentiva più potente che mai; rideva mentre l'incantesimo si sprigionava da lei e andava a colpire la sorella, colei che aveva osato definirsi l'amante del Signore Oscuro senza sapere che questo avrebbe fatto nascere e crescere la rabbia che Bellatrix covava da tempo.
Quel dolore non era sufficiente, doveva provare di peggio, doveva capire che lui non l'avrebbe mai amata.
- BELLATRIX!-
L'urlo proveniva da entrambi i lati del corridoio: sulal destra, Harry Potter avanzava minaccioso, la bacchetta puntata verso di lei. Alla sua sinistra stava avanzando il Signore Oscuro, nella sua lunga veste lisa, con una faccia interrogativa.
Bellatrix sorrise all'uomo, voltando le spalle ad Harry, poi si chinò verso sua sorella, in ginocchio davanti a lei.
- Ed ora puoi dire addio al tuo Tom.- sussurrò.
Hydra alzò gli occhi, cercando aiuto in quelli do Voldemort, che in quel momento erano freddi e spietati.
- Tom, ti prego.- ma lui non si mosse. Guardò Bellatrix, in attesa che facesse qualcosa. Anche Harry si era fermato, impietrito dalla scena.
- Avada Kedavra!-
Il corpo di Hydra cadde a terra. La mano immobile sul pavimento freddo indicava che era morta.

La cicatrice di Harry cominciò a bruciare e lui si sentì spaccato in due.


*****

Il Thestral che Draco aveva preso aveva fatto veloce, complici le parole non proprio amichevoli che il ragazzo gli aveva rivolto. Aveva visto Hogwarts risplendere nel buio del cielo, e si era sentito sollevato. Hermione era stretta a lui, inerme; non si era mai ripresa dall'attacco di Dolhov e Draco aveva cominciato a preoccuparsi.
Avrebbe potuto vivere senza di lei?
Quella era la guerra, la guerra alla quale lui non avrebbe mai voluto partecipare; si era ritorvato in mezzo suo malgrado, per poter stare accanto a lei.
La guerra comportava rischi e perdite, e lui non era intenzionato a subirne una.

Non voleva perderla.

Corse con tutta la forza che aveva dentro il castello, cercando di ricordarsi come arrivare all'infermeria; c'era stato poche volte, perchè non si era mai immischiato in cose strane, non aveva mai veramente rischiato la pelle per qualcosa.

Eppure in quel momento avrebbe voluto dare qualsiasi cosa per essere al posto di Hermione.

Spalancò con un colpo le porte dell'infermeria; Madama Chips gli venne incontro, aiutandolo a mettere Hermione sul primo letto disponibile.
- Cos'è successo, signor Malfoy?- Madama Chips aveva un'aria severa, ma Draco non se ne curò.
- Eravamo al Ministero della Magia. Sono arrivati i Mangiamorte e Dolhov l'ha colpita con un incantesimo non verbale. - chiuse gli occhi per ricordarsi l'esatto momento. - Una specie di... colpo di frusta.-
- Che cosa ci facevate al Ministero?- chiese la donna, mentre cercava tra i suoi libri di Medimagia un rimedio a quella maledizione.
- La prego, la salvi.- rispose semplicemente lui.
- Farò tutto il possibile, ma ora se ne vada.- la donna gli indicò l'uscita.
- Non se ne parla proprio. Io sto qui con lei.-
Madama Chips allora lo guardò con aria feroce; nessuno si era mai permesso di contraddirla. Il suo sguardo fece rabbrividire Draco.
- Fuori!-
Il ragazzo non potè fare nient'altro se non uscire dalla stanza, con la speranza di vedere nuovamente il sorriso di Hermione il giorno dopo.


 

*****

Ed eccomi qui con il penultimo capitolo. La settimana prossima ci sarà l'epilogo e quella dopo ancora il seguito della storia, il secondo capitolo della trilogia che ho in mente. Si chiamerà What's Worth Fighting For; credo ci saranno molte sorprese per voi.
In questo capitolo mi sono focalizzata più che altro sulla battaglia in se, e meno sulle coppie; nell'ultimo capitolo ci saranno alcuni sviluppi interessanti, ma il bello sarà proprio nella nuova storia, quindi se avete seguito questa non perdetevela!
VUn bacio grande!


 


 

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Capitolo 22
*** This Is War Part III - Love Is Our Resistance ***


22 – This is war part III
Love is our resistance.

 
Love is our resistance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed

 
Love is our resistance – Muse
 
 

Parte prima: Ginny.

 
It could be wrong?
But it should be right.

 
Il corpo di Sirius che delicatamente cadeva oltre il velo l’aveva sconvolta. Per qualche strano motivo, era rimasta qualche minuto a fissare il punto oltre il quale lui era sparito; poi aveva visto Remus cadere a terra e lasciar andare Harry dietro a Bellatrix e aveva capito.
 
Nessuno di loro avrebbe mai potuto farlo tornare indietro.
 
Quello che era successo dopo, era tutto molto confuso. Ginny era semplicemente corsa da Remus e lo aveva abbracciato come si abbraccia un fratello. Aveva visto Silente catturare il padre di Draco ed un paio di altri Mangiamorte ed aveva visto Neville trionfare su Rockwood, prima di svenire a terra a causa della ferita al naso.
- Salvalo. Devi impedire che Harry si faccia del male! – Remus le aveva afferrato un braccio e l’aveva incitata a correre dietro al ragazzo sopravvissuto, che era pronto a sacrificarsi pur di vendicare Sirius. Allora Ginny aveva corso come non mai, lasciando che il dolore alla spalla scivolasse in secondo piano. Non ricordava per quanto tempo avesse corso; l’aveva visto a terra, dolorante, mentre Voldemort cercava di usare il suo corpo per prendersi gioco di Silente.
- Harry!- lo aveva chiamato ma Harry non aveva risposto; al suo fianco aveva visto Helena, scivolata per terra che assisteva impotente a quello che stava capitando al suo ragazzo, e l’aveva raggiunta. L’aveva presa per mano, cercando di darle forza.
 
In fondo, amavano la stessa persona.
 
- Dai, Helena. Non sei costretta a guardare tutto questo.- aveva detto all’amica, cercando di distrarla.
- Mio padre lo sta uccidendo, Ginny.- gli occhi le si erano riempiti di lacrime. – Lo sai anche tu che è colpa mia.-
Ma Ginny non si era lasciata condizionare da quelle parole; davanti a lei la battaglia stava continuando imperterrita, e Silente e Voldemort stavano combattendo con una forza incredibile. La ragazza aveva preso Helena per un braccio trascinandola fuori da quell’inferno.
Avevano trovato un’uscita laterale e erano corse al loro Thestral, librandosi nella notte con la speranza che Harry tornasse a casa sano e salvo.
 
Ginny osservava il corpo di Hermione brillare alla luce della luna che entrava nella finestra; Harry era tornato da poco ed era nello studio di Silente. Tutto quello che aveva potuto sentire erano un paio di urla del ragazzo e qualche oggetto che si schiantava da qualche parte nella stanza. Era preoccupata ma aveva capito che non doveva forzare Harry, quindi aveva lasciato che fosse Helena ad aspettarlo fuori dall’ufficio del preside. E così si era ritrovata a fissare il corpo della sua migliore amica, che lentamente prendeva colore. Madama Chips aveva fatto un buon lavoro e la ragazza si sarebbe ripresa.
- Dove sei stata?- Blaise l’aveva raggiunta in silenzio, ma lei non si voltò verso di lui; non sapeva bene che cosa gli avrebbe raccontato, anche perché lei non era corsa a chiamarlo una volta che avevano deciso di partire per Londra.
- Non so se l’hai sentito. Tu Sai Chi ha attaccato stanotte. Hermione è stata colpita da un Mangiamorte.-
La sua voce era piatta; quella notte, quando aveva visto Harry in pericolo aveva capito che sarebbe potuta uscire con chiunque, avrebbe potuto anche essere felice con qualcuno, ma Harry sarebbe stato sempre la sua priorità.
- Si, Ginny. Voglio sapere perché non mi hai chiamato.- rispose lui, prendendole un braccio senza farle del male. Aveva sofferto anche troppo quella notte, aveva avuto paura che lei non tornasse.
- Non volevo fossi coinvolto.- ma Ginny non sapeva mentire, e Blaise lo sapeva. Per questo lasciò andare il braccio; aveva capito che in realtà Ginny non lo voleva, che per lei c’era sempre stato solo qualcun altro.
- Scommetto che è per Harry, vero? è per colpa sua se mi tratti così.-
- Non mettere in mezzo Harry. Sono io, Blaise.- questa volta si girò verso di lui ed i loro occhi si incrociarono; Ginny aveva uno sguardo fiero, che colpi il ragazzo nel profondo. – Sono io che non posso amare nessuno, non finchè Harry è ancora nella sua testa.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, ma poi sorrise.
- In ogni caso, sappi che io ci sarò sempre per te.-
 
In quell’abbraccio che si dettero, Ginny capì che avrebbe sempre avuto un amico pronto a difenderla e ad appoggiarla.

 

******

 
Parte Seconda: Helena
 

You’ll wake the thought police
We can hide the truth inside

 

Sua madre era una pazza.
Helena lo aveva capito nell’istante in cui Harry l’aveva seguita e lei stava saltellando in mezzo al corridoio, contenta di aver appena ucciso una persona, un suo parente. Il suo cuore si era fermato, e la prima cosa che le aveva suggerito l’istinto era stata quella di seguire Harry, di proteggerlo se fosse stato necessario, di fermare sua madre.
Aveva già la bacchetta pronta, quando suo padre aveva fatto irruzione nel ministero, da solo, con il suo lungo mantello e la sua faccia inquietante; Silente era intervenuto al posto del ragazzo, cominciando una lotta senza esclusione di colpi. Lei aveva sussurrato ad ogni colpo, ritrovandosi a pregare che il Preside, l’unico di cui Lord Voldemort avesse paura, lo uccidesse. Un pio di volte l’uomo aveva posato il suo sguardo su di lei, ed Helena aveva capito che il suo unico desiderio era stato quello di ucciderla con le proprie mani.
- Ho ucciso tua zia.- sua madre le si era avvicinata, ma non sembrava ostile. – Per lui. Farei lo stesso con te, se me lo chiedesse.-
Helena non aveva risposto, limitandosi ad una scrollata di spalle: se sua madre era convinta di ciò che aveva appena detto, lei avrebbe combattuto con tutte le forze per non farsi uccidere.
- Torna a casa con me, Helena.-
- Tornerò a casa con te quando ti lascerai quell’uomo spregevole alle spalle, quando smetterai di essere la sua cagna in calore.-
Bellatrix aveva alzato la bacchetta, ed era stato in quel momento che Lord Voldemort aveva preso possesso del corpo di Harry, lasciandole entrambe a bocca aperta.
Helena si sentiva in colpa, per Sirius, per quella situazione; perché quella battaglia era anche a causa della sua cocciutaggine e della sua ribellione.
Poi era arrivata Ginny, che l’aveva allontanata da tutto.
 
Una volta ad Hogwarts, aveva aspettato un segno, un qualcosa che le dicesse che Harry era vivo e che suo padre aveva perso.
L’aveva visto arrivare, sporco e sudato ma vivo; l’aveva seguito fino a fuori dall’ufficio di Silente, capendo che suo padre non era morto.
 
Aveva aspettato pazientemente, perché lei lo amava e lo avrebbe aspettato per sempre.
 
Helena sobbalzò all’ennesimo urlo di Harry; sembrava che dentro a quell’ufficio fosse in atto una vera e propria guerra. Ogni volta che Silente provava a parlare, Harry si ritrovava ad urlare e a far schiantare qualcosa contro un muro. Lei non aveva mai perso nessuno ma il dolore doveva essere certamente troppo grande da spiegare; Harry aveva perso quella che poteva considerare la sua famiglia. Spesso, nel buio delle loro notti passate insieme, il ragazzo le aveva confessato che il suo più grande desiderio non era la morte di Voldemort, bensì quella di vedere Sirius scagionato ed andare ad abitare con lui.
Ginny aveva aspettato con lei qualche minuto, poi silenziosamente si era allontanata; Helena si era seduta su un gradino, con le spalle contro il muro, ed aveva chiuso gli occhi. Chissà quanto tempi ci sarebbe voluto per finire quella conversazione.
 
Sembravano passati anni dal suo primo giorno di scuola; era il momento di tirare le somme. Aveva conosciuto persone meravigliose, aveva fatto esperienze sconosciute prima e si era innamorata del nemico giurato di suo padre. All’alba dei sedici anni, poteva definirsi felice, anche se la felicità era effimera come il vento, come la sabbia.
 
Inafferrabile.
 
In quell’istante, Harry uscì dalla stanza del Preside; Silente sembrava provato, ma trovò comunque il tempo di fare l’occhiolino ad Helena.
- Mi raccomando, signorini.- disse, ridacchiando sotto la lunga barba argentea.
Helena sorrise, ed aspettò che l’uomo fosse rientrato nella sua stanza per correre da Harry ed abbracciarlo; aveva una guancia sporca ed incrostata di sangue e gli occhi infossati, come se avesse appena saputo una bruttissima notizia. Non disse nulla, scosse solo la testa ed abbracciò la ragazza in un modo che non aveva mai fatto, come se temesse di vederla fuggire via. Il bacio che si diedero sapeva del sapore metallico del sangue, ma fu una liberazione per entrambi.
- Cosa posso fare, Harry?- chiese lei dolcemente.
- Niente. Solo… Non andare via.- posò la fronte sulla sua, cercando di mantenere un controllo che sapeva benissimo di non avere. Lei era il suo mondo ora, e non voleva che scappasse.
 
Ma Helena non l’avrebbe mai fatto.

 

******* 
 

 Parte terza - Harry

 
 

And are we out of sight?
Or will our world come tumbling down?

 
Harry non sentiva una parola di quello che il preside stava dicendo; sentiva solo il rumore degli oggetti Dorati che si schiantavano contro le pareti eleganti dell’ufficio del preside. Sentiva solo la voce di Sirius nella sua testa, che si complimentava con lui.
 
- Bel colpo, James!-
 
Non voleva sentire altro se non che tutti si erano sbagliati, che Sirius gli aveva fatto uno scherzo, che non era morto – perché come poteva essere morto se era semplicemente andato oltre il velo?
 
Ma Silente non lo stava ascoltando, continuava imperterrito a scusarsi, a dispiacersi, a spiegare cose che lui non avrebbe voluto sapere.
Ascoltò in parte quello che diceva sulla profezia; Piton aveva sentito la profezia di Sibilla Cooman, quella profezia riguardava la distruzione del Signore Oscuro, riguardava lui direttamente. Ma Severus era stato scoperto, e non aveva sentito il finale. Per quel motivo Lord Voldemort voleva così tanto quella profezia, così tanto da imbrogliare Harry e da trascinarlo con l’inganno nell’Ufficio Misteri.
E poi Silente gli aveva fatto sentire la profezia, ed Harry aveva capito che non aveva scampo.
 
“Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore… Nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese. L'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perchè nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive.Il solo con il potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese.”
 
- Che cosa significa che nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive? Che non ho scelta? O mi faccio ammazzare, o lo ammazzo io?-
Ad Harry tremavano le mani, e lo sguardo di Silente di certo non lo aiutava.
- Si, Harry, quando sarai pronto, allora tu sarai l’unico in grado di uccidere Lord Voldemort. Lui ti ha designato come suo eguale, lui ha trasferito una parte di se dentro di te. Ecco perché puoi parlare con i serpenti e sei così simile a lui. Ecco perché senti una parte dei suoi pensieri. Lui ti ha scelto.-
Ad Harry era venuto il vomito; l’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era stringere Helena a se e scappare via con lei.
 
Ma lui era il Prescelto.
 
- Cosa posso fare, Harry?- chiese Helena dolcemente.
- Niente. Solo… Non andare via.- Harry la strinse nuovamente a se; sentiva l’urgenza di averla vicina, di dirle quanto l’amasse e quanto fosse grato di non averla vista fuggire via insieme alla madre. Non gli importava di chi fosse figlia; Helena era l’unica in grado di poterlo capire, in quel momento.
- Oh, Harry!- lui alzò gli occhi e la vide piangere. Mi dispiace! È tutta colpa mia!-
Ma Harry non riusciva a capire per quale motivo si sentisse in colpa; non aveva fatto nulla se non appoggiarlo, rischiando la vita per stare dalla parte giusta. Lui cercò di farla smettere, baciandole le palpebre con delicatezza.
- Tu non hai fatto nulla, Helena.-
- Si invece!- si alzò in piedi, stringendo i pugni. – Io sono la figlia di Bellatrix e Riddle! Se fossi scappata con loro, tu non avresti rischiato la vita! Si è impossessato di te, Harry! Voleva ucciderti dall’interno, consumarti come un verme consuma una mela. È stato terribile vederti soffrire in quel modo!-
Ma Harry scoppiò a ridere; nonostante fosse stanco, sudato ed arrabbiato per tutto quello che era successo quella notte, non potè fare a meno di trovarla buffissima e bellissima. Come poteva anche solo pensare che Voldemort si sarebbe fermato una volta riavuta sua figlia a casa? Scosse la testa, alzandosi in piedi e prendendola di nuovo tra le braccia. La baciò lentamente, senza fretta, cercando di rassicurarla.
- Helena non è colpa tua! Silente me l’ha appena detto.-
La fece sedere, mentre il sole lentamente sorgeva ed illuminava il corridoio filtrando attraverso il vetro di una finestra. I raggi del sole, forti come non si erano mai visti quell’anno, illuminavano gli occhi di Helena, che durante quell’alba cambiò espressione tante di quelle volte che Harry potè coglierle tutte quante solo grazie al tempo che aveva passato osservandola.
Le raccontò tutto; dal tradimento di Kreacher, alla profezia, tutto quello che Silente gli aveva raccontato quella notte. Condividere con qualcuno quello che stava provando era molto più di quello che si aspettava. Per un attimo, un solo attimo, Harry capì di non essere solo. Il bacio che Helena gli diede dopo il racconto, lo fece sperare davvero.
 
Avrebbe combattuto con tutto se stesso, perché per Helena ne valeva davvero la pena.
 

******

 

Parte quarta – Draco ed Hermione

 
 

I’ll wait a thousand years
Just to see you smile again

 
 
Potrei aspettare un migliaio di anni solo per vederti sorridere di nuovo.
 
Draco l’aveva ripetuto a lungo durante quella notte che sembrava essere infinita. L’aveva vista pallida e tremante, incosciente, svenuta. L’aveva immaginata priva di vita, si era visto lanciare maledizioni sulla sua tomba ed in quel momento aveva capito che non l’avrebbe mai lasciata andare, per nessun motivo al mondo.
Madama Chips era andata avanti ed indietro per l’infermeria tutta la notte, cambiandole ogni due ore la fascia che aveva intorno al seno; Draco si era pazientemente allontanato, per poi tornare e vedere il colore tornare su quelle guance pallide. Le aveva tenuto pazientemente la mano, come se la sua vita dipendesse da quella della ragazza, come se attraverso quella stretta di mano lui volesse infondergli la forza.
Era l’alba ormai, quando Hermione aveva aperto gli occhi.
In qualche modo era riuscita a sorridere, nascondendo la smorfia di dolore per essersi girata bruscamente in una posizione per lei più comoda.
- Madama Chips ha detto che devi riposare.- aveva detto lui, lasciandole per un attimo la mano.
- La scuola… i compiti… le lezioni…- Hermione si era già quasi alzata, quando Draco con delicatezza l’aveva fatta di nuovo sdraiare. Lei aveva aperto gli occhi, spaventata dalla prospettiva di perdere un’intera giornata di scuola, allora lui le aveva depositato un leggero bacio sulle labbra per farla tacere.
- Andrò io a lezione per te, ok?-
Hermione aveva sorriso tranquilla, chiudendo nuovamente gli occhi e lasciandosi accarezzare i capelli crespi ed ancora incrostati di sangue dal ragazzo.
- Chi mi ha riportata qui?- aveva chiesto all’improvviso.
- Io.-
Hermione allora aveva sorriso di nuovo, questa volta senza nessuna smorfia di dolore. Amava Draco, lo amava tantissimo e l’aveva capito in quell’istante.
- Grazie.- aveva detto nuovamente prima di addormentarsi di nuovo.
 
Era tardo pomeriggio, ed Hermione, ormai totalmente guarita, stava leggendo gli appunti precisi, meticolosi ed ordinati di Draco. Il ragazzo stava facendo finta di studiare, guardando in realtà la sua faccia meravigliata e ghignando dalla soddisfazione.
- Sono esterrefatta.- disse lei, improvvisamente.
- Come mai?-
Hermione posò gli appunti e si alzò sui gomiti; il petto le faceva ancora un po’ male, ma per guardare lui poteva anche sopportare un po’ di male. Aveva avuto di peggio nella vita, e di certo non si era mai lamentata.
- Prendi gli appunti esattamente come me.-
- Capisco.- Draco si nascose dietro i fogli di Pozioni prima che lei capisse che era tutto un inganno; Draco aveva pagato una ragazzina del quarto anno, che aveva la fama di essere secchiona forse peggio di Hermione Granger, per seguire tutti i corsi della ragazza. Poi, con un semplice ma ingegnoso incantesimo, aveva camuffato la scrittura della ragazza rendendola identica alla sua.
- Quanto hai già studiato per i G.U.F.O?-
- Hermione, sei appena uscita viva da uno scontro con i Mangiamorte.- Draco levò dalle mani i fogli, ormai stropicciati per quante volte li aveva riletti durante quell’assolato pomeriggio. – Devi riposarti. I fogli saranno qui anche domani, ed anche dopodomani. Non mi sorprenderebbe affatto se tu uscissi con il massimo dei voti, sai?-
- Ma Difesa contro le Arti Oscure, insomma…- Hermione stava lottando con tutte le sue forze per riavere gli appunti, ma Draco li fece evanescere con un colpo di bacchetta.
- Non ti è bastato l’ES?- sorrise poi, facendosi spazio accanto a lei. La ragazza scosse il capo, poi si lasciò prendere tra le braccia del Serpeverde. In fondo, non c’era nulla di male nel riposarsi un attimo. Aveva pur sempre messo KO qualche infido servo di Voldemort.
- Che farai una volta a casa?- gli chiese, accarezzandogli i capelli.
- Penserò tutto il tempo a questa chioma ordinata e poco ribelle.- scherzò lui per un attimo. In realtà, non lo sapeva.
 
Sapeva solo una cosa: si sarebbe impegnato per passare più tempo che poteva con quella ragazza che l’aveva fatto rinascere e gli aveva insegnato ad amare e ad amarsi.
 
*****
 
Alla fine, Hermione non sbagliò nulla ai G.U.F.O; nonostante una settimana prima avesse punito Draco per averla fatta rimanere sveglia fino a tardi, come al solito risultò la più brava. La fine della scuola arrivò in un batter d’occhio, e l’ultimo giorno di Giugno, Harry, Hermione, Draco, Ron, Helena e Ginny si ritrovarono tutti nello stesso scompartimento. Tutti cercavano di godersi quel poco di tempo che rimaneva prima di separarsi; chi li osservava da fuori non poteva sapere che tra di loro un tempo c’erano state delle divergenze. Sembravano un gruppo di amici affiatati, pronti a salvarsi la pelle e ad amarsi. Tutti loro erano convinti che l’estate sarebbe passata in fretta e che la minaccia di Voldemort non avrebbe fatto più paura.
 
Perché in fondo, l’amore era la loro resistenza più grande.

 

******

FINE.
E scende una lacrimuccia; ci ho lavorato parecchio e devo dire che sono soddisfattissima del risultato. Grazie a tutti coloro che mi hanno supportata dall’inizio alla fine, a chi ha creduto in me, a chi ha letto, messo tra preferite, seguite e ricordate, e a chi ha speso tempo per dirmi quello che ne pensava. Mi avete dato la forza di portare a termine la storia quando non ero sicura.
Grazie anche a chi seguirà la seconda parte intitolata “What’s for fightin for”, online dalla prossima settimana; grazie ad Helena, che mi ha permesso di mettere un po’ di me in queste righe, di descrivermi e di farmi far parte del mondo di HP.
GRAZIE A TUTTI.
Vi ricordo la mia pagina facebook.
Ghost

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