Finché morte non ci separi!

di Ludovichy92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


PRIMO CAPITOLO:

 
 

Lo squillo del telefono la svegliò. La ragazza, che stava sdraiata sul letto, aprì gli occhi di scatto, ma subito li richiuse a causa dei primi raggi di sole che filtravano dalla finestra di fronte.

Dopo essersi stiracchiata, guardò la sveglia poggiata sul comodino. Segnava le 6.50. “Chi cavolo chiama alle 7 del mattino di domenica?!” pensò la ragazza tra uno sbadiglio e l’altro. Indossò la vestaglia e le ciabatte e si diresse pigramente verso il telefono.

“Pronto?” disse con fare stanco.

“Chiara! Ci sei?” rispose una voce squillante femminile dall’altro capo del telefono. “Sintonizzati subito su Canale 5!”

“Mamma, si può sapere cosa è successo di tanto grave da buttarmi giù dal letto di domenica?” disse con voce annoiata Chiara. “Lo sai che il sabato ho il turno di notte” aggiunse massaggiandosi le tempie.

“Accendi la televisione e lo scoprirai” rispose sua madre.

Dopo aver poggiato la cornetta sul tavolo accanto al telefono, Chiara si allungò fino ad afferrare il telecomando poggiato sul divano e accese la televisione.

 “Fatto, allora?” disse riportandosi la cornetta all’orecchio Chiara.

“Hai visto di cosa stanno parlando?!” rispose la madre.

Solo allora Chiara prestò realmente attenzione alle immagini che il telegiornale stava trasmettendo. Si parlava di un arresto, ma non aveva ben capito di quale caso stessero parlando. All’improvviso, una faccia conosciuta catturò la sua attenzione. Quei capelli lunghi brizzolati li aveva già visti e quella voce l’aveva già sentita…

“Non è stato facile, ma, dopo una serie di indagini, abbiamo trovato degli indizi sul corpo senza vita di Laura Cardinale che ci hanno aiutato a risalire al colpevole dell’omicidio, il professor Bruno docente alla stessa università in cui lavorava la vittima.”

Chiara lasciò di botto la cornetta, che andò a sbattere contro il tavolo. Sentiva improvvisamente le gambe molli, come se non fossero più in grado di reggerla, e con gli occhi non riusciva a staccarsi dalla figura dell’investigatore Caponnetto che rispondeva serio alle domande del giornalista. Appoggiandosi al muro vicino, iniziò a piangere ripensando a tutti i momenti passati con Sibilla in passato.
Ricordava quando l’aveva conosciuta il terzo anno di liceo. Da quel momento erano diventate grandi amiche, al punto da prendere in affitto una casa insieme a Milano negli anni dell’università. Avevano condiviso tante esperienze: il primo vero amore, le liti tipiche di due coinquiline, il percorso universitario e, infine, la laurea che le aveva divise.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


SECONDO CAPITOLO:

 
L’omicidio di Laura Cardinale aveva subito catturato l’attenzione della stampa e dei notiziari nazionali. Il corpo senza vita della donna era stato ritrovato da uno studente, tale Luca Colombo, al quinto piano dell’edificio principale dell’università. Dopo aver chiamato l’ambulanza, i primi sospetti e i primi interrogatori ebbero come protagonista proprio il ragazzo.

“Sono innocente, lo giuro” disse Luca ai poliziotti che erano arrivati sul luogo del delitto e che lo volevano portare in centrale per interrogarlo. “Stavo andando a lezione, quando mi sono accorto del corpo” aggiunse.

“Attenzione a quello che dici, ragazzo” rispose il commissario Duini “Tutto quello che dirai potrebbe essere usato contro di te.”

Luca era stato condotto alla stazione di Polizia e fatto accomodare in una stanza grigia priva di qualsiasi tipo di arredamento se non un piccolo tavolino nero con due sedie sui lati opposti e una grande specchio nella parete di fronte la porta. Il commissario Duini entrò pochi minuti dopo nella stanza, accomodandosi nella sedia di fronte il ragazzo.

“Allora” incominciò sfogliando diversi fogli “Luca Colombo, 21 anni, nato a Padova, ma residente da quattro anni a Milano, e attualmente iscritto al terzo anno all’università IULM, dico bene?!” aggiunse con un ghigno. “Mi interrompa pure, se sbaglio.”

Il ragazzo, paralizzato dalla paura, non parlò, ma si limitò a un breve cenno del capo.

“Lei ha affermato di aver trovato il corpo senza vita di Laura Cardinale su di una panchina al quinto piano dell’edificio 1. Mi racconti come è andata” disse Duini.

Dopo aver preso un bel respiro, Luca, stava per iniziare il suo racconto quando la porta della stanza si aprì di scatto e un uomo di mezz’età dai lunghi capelli brizzolati entrò.

“Spero di non essere arrivato troppo tardi” disse l’uomo rivolgendosi al commissario.

“Caponnetto, che ci fai qui?” rispose. “Questo caso è della Polizia, tu non…”

“Mi dispiace contraddirti, ma questo è appena diventato un mio caso” disse Caponnetto, zittendo l’altro. “Il rettore dell’università ha appena assunto me e la mia squadra per indagare sull’omicidio di Laura Cardinale. Da adesso in poi, se non ti dispiace continuo io. Ragazzo andiamo!” aggiunse rivolgendosi a Luca e invitandolo in maniera poco cortese ad andarsene.

Una volta usciti dalla centrale, l’investigatore Caponnetto fece accomodare Luca su di un auto rossa e, infine, si mise al volante.

“Io e te abbiamo molto da dirci, eh?!” disse ridendo e guardando dallo specchietto il ragazzo che fino a quel momento non aveva parlato.

Dopo circa quindici minuti di strada, si fermarono davanti un edificio grande con mattoni rossi e, dopo essere scesi dall’auto, Caponnetto fece accomodare Luca in una stanza molto simile a quella della stazione di Polizia, solo che al posto dello specchio, la parete era ricoperta di articoli di giornale che riguardavano i casi risolti dall’investigatore e dalla sua squadra.

“Allora Luca” disse Caponnetto lasciandosi cadere su una poltrona di pelle marrone “i miei interrogatori sono molto diversi da quelli tradizionali. Io ti farò delle domande e tu dovrai rispondere direttamente, senza tergiversare. Voglio sapere tutta la verità” aggiunse fissandolo.

Il ragazzo si accomodò sulla sedia di fronte e, dopo un paio di respiri profondi, annuì.

“Dunque... Sei stato tu ad aver trovato il corpo della vittima” iniziò l’ispettore e senza aspettare la risposta di Luca proseguì “Sentiamo, cosa facevi al quinto piano quel giorno?”

“Stavo andando a lezione d’inglese. Ero in ritardo come al solito e le altre lezioni erano già iniziate, per questo non c’era tanta gente nei corridoi” rispose prontamente il ragazzo.

“Ricordi l’orario esatto?” incalzò Caponnetto.

“Esatto no, ma la mia lezione iniziava alle 10.15 quindi saranno state le 10.30-10.45 circa” disse Luca alzando gli occhi al cielo.

“Secondo il referto dell’ospedale la donna è stata uccisa proprio nell’intervallo tra le 10 e le 10.30” disse l’ispettore sfogliando dei fascicoli “Parlami del cadavere” aggiunse diretto.

Luca preso in contro piede iniziò a torturarsi le mani abbassando gli occhi.

“Era stesa su una panchina” disse con voce tremante “All’inizio pensavo stesse riposando, poi quando mi sono avvicinato ho notato la macchia di sangue nel maglione bianco” aggiunse.

“Quindi, secondo te, era già morta quando l’hai trovata, giusto?!” chiese Caponnetto.

“Sì” annuì il ragazzo “Con la mano sfiorava il pavimento che era già pieno di sangue e, quando mi sono avvicinato di più, ho notato che non respirava” aggiunse.

“C’è qualcuno che può confermare di averti visto salire le scale, o per lo meno di averti visto al piano terra pochi minuti prima del ritrovamento?” chiese l’investigatore cercando lo sguardo del ragazzo.

“Ho incontrato dei miei amici al piano terra, loro possono confermare che sono innocente, non c’entro niente con questa storia, non ho...” disse animatamente il ragazzo.

“Va bene ragazzo, li interrogheremo” rispose prontamente l’uomo. “Ora se permetti, ho un’ultima domanda; ti potrà sembrare strana ma dice molte cose” disse Caponnetto avvicinandosi alla sedia del ragazzo “Dimmi la prima persona che ti viene in mente pensando alla signorina Cardinale”.

“No-non saprei chi dire” rispose Luca guardando l’ispettore negli occhi.

L’uomo stava per alzarsi, quando il ragazzo parlò di nuovo.

“Anche se, tra gli studenti del terzo anno, circola una specie di “leggenda” su una relazione amorosa tra professor Bruno e la Cardinale” disse Luca quasi ridendo “ma sono solo storie senza un reale fondamento” aggiunse rendendosi conto di aver appena fornito all’ispettore una nuova pista.

Caponnetto annotò quest’ultimo dettaglio nella sua agenda e alzandosi dalla poltrona fece segno al ragazzo di seguirlo.

“Lei non crede che sia stato io, vero?!” chiese Luca spaventato dal silenzio dell’ispettore.

“No ragazzo” rispose l’altro senza guardarlo in faccia “Ma sei stato di grande aiuto, ora ti chiamo un taxi così potrai tornare a casa. Mi raccomando non abbandonare il paese e tieniti disponibile per ulteriore interrogatori” aggiunse ridendo e senza aspettare una risposta lo condusse all’ingresso e, dopo averlo fatto entrare nel taxi, ritornò nell’appartamento.

Afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose un numero velocemente.

“Nadia, ho bisogno di interrogare il professor Bruno, adesso!”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


TERZO CAPITOLO:

 
“Le ho ripetuto come minimo dieci volte che non sono stato io ad uccidere Laura” disse quasi urlando Marco Bruno, trattenendosi dall’uscire dalla stanza “E’ vero, ho avuto una relazione per più di due anni con lei e pochi giorni prima dell’omicidio mi aveva lasciato, ma non c’entro niente con questa storia” aggiunse massaggiandosi le palpebre.

“La signorina Cardinale l’ha appena lasciata e, guarda caso, ieri viene trovato il suo corpo morto nella stessa università in cui lavorate” iniziò l’investigatore con voce calma “Mi dispiace, prof, ma io non credo nelle coincidenze” aggiunse con un ghigno.

“Questo è assurdo!” tuonò il professor Bruno “Lei non ha nessuna prova che sia stato io, come si permette di accusarmi di un crimine del genere?!”

“Se è per questo, non ci sono neanche prove che non sia stato lei. Sbaglio o prima ha detto di non aver nessuno che possa confermare il suo alibi?!” chiese Caponnetto sfidandolo con lo sguardo.

“Ero nel mio ufficio a controllare il programma per gli esami” rispose prontamente “L’unica persona che ha le chiavi è, o era, Laura”.

“E il suo ufficio si trova...” incalzò Caponnetto.

“Al quarto piano dell’edificio principale” rispose.

“Oh, un’altra coincidenza, proprio sotto il luogo dove è stato ritrovato il cadavere” disse sicuro l’investigatore “Le sarebbe bastato aspettare che tutti fossero a lezione, salire un piano ed ucciderla.”

“Basta con tutte queste storie” cominciò il professor Bruno “Fino a che non avrete delle prove concrete, non voglio avere niente a che fare con lei” aggiunse alzandosi e dirigendosi alla porta.

L’aveva provocato apposta e forse aveva anche esagerato,  ma il professore aveva risposto ad ogni singola provocazione esattamente come aveva predetto, cadendo nella sua trappola.

Urla. Rabbia. Fuga.

Erano queste le reazione di un assassino
.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


QUARTO CAPITOLO:

 
Erano passati quattro giorni dall’interrogatorio con il professor Bruno. L’investigatore Caponnetto era quasi sicuro della colpevolezza dell’ex fidanzato della donna, ma non poteva fare niente fino a che non aveva delle prove concrete. Per questo motivo attendeva con ansia il risultato delle analisi del corpo della vittima che aveva affidato alla sua squadra.

Era seduto alla sua scrivania e stava riguardando i verbali degli interrogatori fatti nei giorni precedenti, quando all’improvviso, il suo cellulare iniziò a squillare.

“Pronto?” rispose senza esitazione.

“Caponnetto, abbiamo trovato qualcosa!” disse la voce dall’altro capo del telefono “Raggiungici in laboratorio” aggiunse.

Senza farselo ripetere due volte, chiuse la telefonata e afferrò il cappotto nero. Aveva una strana eccitazione in corpo, come un cacciatore che prende posizione per sparare il colpo decisivo alla preda. Si stava avvicinando alla conclusione del caso.

Parcheggiò la macchina davanti un complesso di edifici bassi e grigi e, dopo aver superato i controlli di sicurezza, entrò nel laboratorio. Ad attenderlo la sua squadra al completo.

“Nadia, che cosa abbiamo?” chiese ad una donna alta e dai capelli lunghi e mossi avvicinandosi al tavolo.

“Abbiamo trovato un indizio sul corpo della vittima” rispose Nadia sorridendo “Guarda tu stesso” aggiunse indicandogli il microscopio.

L’uomo si avvicinò all’oggetto e, chiudendo un occhio, guardò all’interno dell’obiettivo.

“Ah, queste diavolerie non fanno per me” sbottò dieci secondi dopo allontanandosi dal microscopio “Ditemi tutto” aggiunse.

“Ieri abbiamo analizzato il corpo della donna” iniziò un uomo sulla trentina alla sinistra di Nadia. “Abbiamo trovato un capello sul maglione. All’inizio pensavamo si trattasse di un capello della vittima, ma, dopo averlo analizzato, abbiamo capito che apparteneva ad un uomo” aggiunse.

“Ed è qui che entra in gioco il nostro professore” disse Nadia interrompendo il collega “Il DNA  che abbiamo estratto dal capello combacia perfettamente con il suo” aggiunse sorridendo.

“Sai meglio di me che questo non basta per incastrarlo” disse Caponnetto serio.

“Perfettamente capo” rispose una ragazza dall’altra parte del tavolo. “Per questo motivo abbiamo analizzato di nuovo il cadavere e abbiamo trovato dei residui di pelle sotto le unghie.”

“E anche questi combaciano con il DNA del nostro caro prof, dico bene?!” disse l’investigatore ghignando. “Chiamate il commissario Duini, credo proprio che il caso sia chiuso” aggiunse rivolto a Nadia.

Un senso di soddisfazione lo invase, diffondendosi insieme al sangue nelle sue vene. Anche stavolta il suo intuito non l’aveva tradito.
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


QUINTO CAPITOLO:
 

Da quando aveva risolto il caso Cardinale, era stato un susseguirsi di interviste e chiamate da parte di notiziari e programmi televisivi regionali e nazionali. Claudio Caponnetto era l’investigatore che aveva incastrato il “prof-killer”, così l’avevano soprannominato i media, e che aveva riportato la serenità all’università IULM.

Dopo aver fatto colazione insieme al cane Doc, l’unico essere vivente di cui era stato capace di occuparsi nella sua vita, si era vestito e aveva lasciato l’appartamento alla periferia di Milano per recarsi all’ennesima intervista da parte di un’emittente radiofonica.

Mentre camminava, pensava agli eventi delle ultime settimane: la chiamata da parte del Rettore dell’università, gli interrogatori e, infine, quella prova che aveva incastrato l’assassino. Era fiero di ciò che aveva fatto, soprattutto perché era riuscito a risolvere il caso da solo insieme alla sua squadra. Dopo aver lasciato la Campania, aveva passato gli ultimi sei anni a provare a farsi un nome nel campo dell’investigazione privata, senza successo. Aveva rinunciato a tutto, inclusa una relazione stabile, e si era buttato a capofitto nel lavoro.
Finalmente aveva il giusto riconoscimento per tutti i suoi sacrifici.

Aveva appena raggiunto la sede della stazione radio e stava aspettando in una sala colorata  l’inizio della trasmissione in cui sarebbe stato ospite, quando all’improvviso un ragazzo di circa vent’anni entrò e dopo averlo squadrato iniziò a parlare.

“Lei è il signor Claudio Caponnetto, giusto?!” disse con voce sicura.

“Dipende da chi mi cerca” rispose l’investigatore con un ghignò.

“Posta” disse il ragazzo dopo un primo momento d’incertezza. “Sono passato da casa sua, ma il vicino mi ha detto che non era in casa e che era diretto qui” aggiunse.

“Non poteva lasciarla nella buca delle lettere come fanno tutti i postini del mondo?!” sbottò l’uomo, infastidito dal ragazzo.

“Mi è stato esplicitamente raccomandato di consegnargli questa lettera di persona” si giustificò .

“Bene, allora dammela e sparisci”

Senza farselo ripetere due volte, il ragazzo la consegnò all’investigatore e sparì.

Caponnetto era curioso di scoprire il contenuto della busta. Doveva essere qualcosa di veramente importante se il postino non poteva neanche lasciarla nella buca delle lettere. Girandola tra le mani, notò che non c’era scritto l’indirizzo dell’emittente.
Sempre più incuriosito, l’aprì e iniziò a leggere il primo dei due fogli che la busta conteneva. Mano a mano che proseguiva la lettura, il suo colorito passò dal rosa al bianco simile a quello delle pareti. Sentiva le sue certezze sgretolarsi l’una dopo l’altra, la sicurezza abbandonarlo.

“Non avevo capito niente…” pensò l’uomo alzandosi dalla sedia, lasciando cadere a terra la lettera e avviandosi in fretta all’uscita del palazzo

“Il signor Caponnetto??” disse una ragazza femminile entrando nella stanza e cercando l’investigatore per iniziare l’intervista.

Non essendoci nessuno, oltre lei, nella stanza, stava per uscire, quando dei fogli bianchi sul pavimento attirarono la sua attenzione. Si chinò per raccoglierli e lesse le ultime righe.

“…mi dispiace non aver detto niente prima, ma era la mia migliore amica e non so neanche cosa mi sia preso! Ero invidiosa di lei e del suo perfetto fidanzato, ma è stato un momento di rabbia! So solo che adesso non ce la faccio più a vivere con questo senso di colpa, ma al tempo stesso sono troppo spaventata della prigione. Consideri questa lettera l’ultima azione di una donna colpevole. Addio.
Chiara Lorenzi”

 
 
 

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