Come rovinarsi l'estate in poche, semplici mosse.

di GallagherBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MAI-DIRE-BUONA FORTUNA-DAVATI-A-ME. ***
Capitolo 2: *** A cominciare bene, sono buoni tutti... beh, tranne me. ***
Capitolo 3: *** Il diavolo veste Weasley. ***
Capitolo 4: *** Malfoy... why so stupid?? ***
Capitolo 5: *** Divento il passatempo preferito della cara, vecchia, sfortuna. ***
Capitolo 6: *** Credo di aver fatto pena alla furtuna, finalmente. ***
Capitolo 7: *** "Non ti montare la testa" disse il biondo ossigenato. ***
Capitolo 8: *** Se prima era odio adesso è..? ***
Capitolo 9: *** Dalla padella, alla brace.. al calderone. ***



Capitolo 1
*** MAI-DIRE-BUONA FORTUNA-DAVATI-A-ME. ***


 

Parlando per esperienza, vi consiglio caldamente di non farvi mai augurare una “buona fortuna” da qualcuno. Perché, o questo vi sta augurando ciò che più ci si può aspettare dai casi di sfortuna più nera, o non conosce il vero significato delle proprie parole. In qualunque di questi due casi, se sentite qualcuno pronunciare queste due parole (o anche solo il principio) , posso solo consigliarvi di fuggire a gambe levate.


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Provate ad immaginare, solo per un istante, come sia essere catapultati, in meno di due ore, dalla persona che odiate di più al mondo, per un tempo indeterminato, perché i tuoi genitori devono fare “un viaggio di lavoro, e non possono portarti con loro”.

Immaginate poi, di scoprire questo inquietante e orribile fatto, solo il giorno prima della partenza, con viaggio già prenotato, e con l'altra persona già avvisata del tuo arrivo. Tu non puoi fare altro che stare zitta per qualche secondo, prima di scoppiare in una marea di ragioni (validissime, tengo a sottolineare) sul perché non ci sia più ragione di vivere, e che i tuoi genitori avrebbero fatto prima a puntarti addosso a turno la bacchetta, lanciandoti maledizioni a caso e portandoti ad una morte lenta e dolorosa, che di sicuro – sostenni irritata - sarebbe stato mooolto meglio.

Come diavolo gli era saltato in mente di... di farmi questo? Io, che da sempre ero stata una figlia neanche troppo... casinista, insomma. Io che avevo sempre studiato con ottimi risultati. Io, che.. che.. che per loro avrei fatto qualsiasi cosa! Beh, sì, insomma, ammetto di non essere la figlia modello, ma c'è chi si comporta ben peggio di me! E ammetto anche di non avere una grande simpatia per tutto ciò che può essere una regola, ma insomma, è una cosa normale, alla mia età!

Forse è questo che non era chiaro ai miei genitori. Io sapevo comportarmi da persona matura. Beh.. suppongo. Ma non diamo troppo peso alle faccende secondarie e di poca rilevanza.

Le cose non sono andate esattamente come i miei genitori avevano previsto. Ma sono andate così. Beh.. credo sia meglio riprendere questa faccenda da quella maledetta mattinata. Quella mattinata in cui, a saperlo prima, mi sarei svegliata più presto, avrei fatto le valigie, e sarei scappata di casa prima che un qualsiasi genitore potesse portarmi dal nemico di turno. Nemico per il quale, per mia immensa sfortuna, i miei genitori avevano iniziato a provare una certa simpatia. Insomma... che sfortuna è mai questa??

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- Roseee? ROSEEE? CI SEI?- la voce di mio fratello mi fece sobbalzare sul letto. Lo sentii bussare, e sospirai, staccando a mio malgrado lo sguardo dal libro che stavo leggendo, per sospirare e aprire poi bocca.

-Che c'è?- chiesi lanciando una fugace occhiata al libro, nella speranza di scoprire cosa sarebbe successo . Ovviamente non feci in tempo a trovare la riga a cui ero arrivata, che di nuovo mio fratello parlò

-Mamma e papà vogliono parlarti.- disse in tono strano. A quelle parole mi agitai e chiusi di scatto il libro. Quando mamma o papà volevano parlarmi, non era mai buon segno. Era di sicuro per qualcosa che avevo combinato. Se poi volevano farlo insieme, beh, ero in castigo almeno per due mesi. E sì, era già successo. Mi alzai sospirando dal letto e appoggiai il libro su di esso, poi uscii dalla stanza, e lancia un veloce sguardo interrogativo a mio fratello, che in tutta risposta scosse la testa con un'espressione mortificata.

Scesi le scale saltandole due a due, e mi fermai davanti alla cucina, da dove, sentii provenire la voce di papà. Trassi un profondo respiro ed entrai. Mi sentii tanto come quando un colpevole entra in tribunale, e già sa che verrà condannato. Ignorai questa orribile sensazione, e osservai mordicchiandomi il labbro inferiore i miei due genitori, seduti sul tavolo.

-Oook, che cosa ho fatto?- chiesi spostando lo sguardo da uno all'altra. C'era una strana tensione nell'aria, che non prometteva nulla di buono.

-Rose..- cominciò mia madre, guardandomi con aria grave. Strinsi gli occhi, in attesa di qualche ramanzina infinita delle sue, ma ciò che uscì poi dalla sua bocca, mi spiazzò completamente. -.. io e tuo padre dobbiamo darti una.. una notizia.- concluse, deglutendo.

Subito i miei pensieri volarono da un'ipotesi all'altra, tutte decisamente tragiche. Era morto qualcuno? No, non erano.. tristi. Divorzio? Mi agitai. Ma poi mi resi conto che Hugo non era con me, e non avrebbe avuto senso dirlo solo a uno di noi. Forse.. mia madre era incinta? Nah, avrebbero chiamato Hugo anche per questo. Ma forse.... Mi volevano sbattere fuori di casa? Beh, quella non era un'ipotesi da scartare così in fretta, in effetti.

-Non sbattetemi fuori!- gemetti ancor prima di accorgermene. -Solo perché non sono una ..fan delle regole, ma non sarebbe un comportamento da veri genitori! Voi non potete..- balbettai, in cerca di motivazioni valide. Ma la voce di papà mi interruppe.

-Rose, calmati. Non ti sbatteremmo mai fuori di casa...- iniziò, scambiandosi un'occhiata con la moglie. Era evidente che si sentivano a disagio. -.. non per il tuo comportamento. Noi dobbiamo dirti una cosa.. beh, è meglio se ti siedi.- ma io rimasi in piedi scuotendo la testa a scatti.

-Ditemi cosa sta succedendo e basta, no?- borbottai, agitata.

- Molto bene, allora. Beh, come saprai, io e tua madre lavoriamo al Ministero.. e ti avevamo detto che a volte avremmo dovuto spostarci, per andare a lavorare in brevi periodi in altri posti. Ecco, noi domani dobbiamo partire.- disse in fretta, ma rallentando alle ultime due parole, aspettandosi il peggio. Continuavo a non capire il loro disagio. Per me andava bene, spostarmi! Mi era sempre piaciuto viaggiare, dopotutto! Ma papà continuò, in cerca delle parole giuste -Noi, Rose, beh, non possiamo portarti con noi. Correresti troppi rischi, e non abbiamo nessuna intenzione di metterti in pericolo.. per cui tu dovrai rimanere con qualcuno. Hugo, come sai, andrà dai suoi amici in vacanza, ma tu.. beh.. Rose..- sembrava proprio che non sapesse come dirmelo. Fu mamma, a continuare per lui.

-Oh, poche storie, Rose, tu andrai dai Malfoy.- concluse, con sguardo fisso sul tavolo. Mancò poco che mi si staccasse la mascella. Dai Malfoy? I MALFOY? Che diavolo stava dicendo..? No. Mi convinsi di aver sentito male, così chiesi di ripetere, balbettando.

-Sì, Ros, dai Malfoy. Draco, al Ministero, era lì quando ci hanno detto che dovevano trasferirci per un po', e si è offerto di ospitarvi... si sentiva in dovere, da quando noi gli abbiamo fatto dei favori all'interno del Ministero. E così noi abbiamo..-

-DOVEVATE RIFIUTARE!- scoppiai sconvolta. - SIETE IMPAZZITI? HO 15 ANNI, SO CAVARMELA DA SOLA! E DI CERTO NON ANDRO' DA LORO!- conclusi, guardandoli come se fossero impazziti.

- Sapete perfettamente che non ho alcuna intenzione di andare da loro, non è vero?- chiesi, annuendo, e guardandoli senza sbattere le palpebre neanche per sbaglio.

-Rose, ascoltaci bene: abbiamo preso la nostra decisione e non abbiamo alcuna intenzione di cambiare idea. Draco è stato molto gentile, e noi gli siamo grati per questa offerta. Andrai da lui, domani, che ti piaccia o no.- Concluse mia madre. Non era lei che un attimo prima mi stava guardando con un aria ansiosa?

-Io... NO!- esclamai indignata. - Andrò da... da zio Harry!!- dissi, decisa. Ma certo. Zio Harry. Sarei andata da lui. Adoravo andare lì, e non mi sarebbe per niente dispiaciuto passarci l'intera estate.

-Harry verrà con noi, e ha già sistemato i suoi figli. Andranno da una loro lontana zia. E tu andrai dai Malfoy. Ti consiglio di preparare il baule, Ros.- concluse mio padre. Che cos'era, la rivolta dei lunatici? Un attimo prima mi parlano con una vocina che stento a sentire, e poi vengono a darmi ordini..? Non c'era altra spiegazione: erano impazziti.

Incrociai le braccia al petto, ma subito le riaprii e mi misi una mano fra i capelli, rovinando così quell'imitazione di coda che mi ero fatta poco prima. -E se io non volessi andarci? Non potete obbligarmi!- esclamai, infuriata. Non stava succedendo davvero! Non era possibile!

-Siamo i tuoi genitori, Rose, e possiamo benissimo obbligarti, se necessario. Ci dispiace, davvero, ma non possiamo fare altrimenti. Perciò vai a preparare il baule, e la discussione è chiusa.- detto questo i due si alzarono insieme, e uscirono dalla cucina con aria affranta. Per qualche minuto li seguii, urlando ciò che Scorpius a scuola mi aveva fatto tante di quelle volte, da non riuscire neanche più a contarle e tutti i motivi per cui potevo benissimo andare con loro. Infine tentai di puntare ai sensi di colpa, ma qualsiasi tecnica usassi, non dava molti risultati. -IO VI ODIO!- urlai infine, e aspettai una loro minima reazione, ma fu tutto inutile, dal momento che poco dopo mi ritrovai in camera mia, a mettere nel baule la mia roba, ammucchiandola, arrabbiata e sconcertata. Per un veloce istante mi sentii addirittura pizzicare gli occhi, ma resistetti stringendo i denti dalla rabbia.

Le ultime parole che mi sentii dire quella sera furono da parte di mio fratello, e furono le più terribili che potessi sperare. Passandomi davanti, serrò le labbra per un attimo, come faceva papà quando era dispiaciuto, e gli uscì solo un maledetto -Buona fortuna-. 

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Capitolo 2
*** A cominciare bene, sono buoni tutti... beh, tranne me. ***


 

Ci sono molte, molte cose che mi irritano, lo ammetto.

Così tante che se cominciassi ad elencarle, finirei al Natale del prossimo anno.
Così tante che se ci mettessi tutto il mio impegno, potrei scriverci persino un libro, e anche bello spesso, volendo.
Così tante, che a pensarci adesso me ne vengono in mente addirittura troppe, per riuscire a dirne anche solo una.

Ma poi, come se non bastasse, c'è perfino una categoria... una “Top Ten” chiamiamola così, delle cose che in assoluto mi irritano più di tutte.

E al secondo posto, subito dopo quello che rientra nella categoria “esseri assolutamente spregevoli”, ovvero Scorpius Malfoy, si trova una frase. Una frase che solo a sentirla, mi innervosisco tanto da diventare rossa dalle prime lentiggini fino alle orecchie.
Sei troppo piccola per fare..”.

Sentirmi dire che sono piccola, o ancora peggio, troppo piccola, raggiunge livelli di irritazione nei miei confronti, da poter competere con quella di mamma nei suoi giorni peggiori ( anche sotto la voce di “furia nera”).

Nella mia fantastica Top Ten, rientra anche l'essere obbligata a fare qualcosa. Non avere la libertà di poter scegliere cosa fare, ma essere costretta a seguire quella di qualcun altro. E credo proprio che questo rientri alla perfezione al terzo posto, subito prima della cara, vecchia, immancabile “Buona Fortuna”.

 

Bene, ora immaginate come sia stato per me essere stata non costretta, addirittura trascinata a casa di Scorpius Malfoy, perché i miei genitori sostenevano che io fossi ancora troppo piccola per andare con loro, o stare da sola.
Beh, in quel momento mi chiesi come fossi riuscita a non distruggere qualcosa (in quel caso, per la rabbia). Evidentemente ancora non avevo idea di come sarebbe andata dai Malfoy. .

 

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Stavo volando su una scopa. La mia Nimbus 3000 sfrecciava in cielo che era una meraviglia. Era fantastica la sensazione di libertà che comportava poter volare.

Ma non era quello il lato migliore della faccenda. Ciò che davvero mi stava rendendo così soddisfatta, era il fatto di star buttando giù allegramente Scorpius Malfoy dalla scopa e (cosa ancora più soddisfacente) con una facilità incredibile. Con un ghigno divertito, diedi un'ultima spinta alla scopa, e Malfoy finalmente cadde, con un'espressione terrorizzata in volto, che mi ripagò da qualsiasi sforzo.
Sinceramente non avrei mai augurato la morte a nessuno, ma lì era diverso.. era come se già sapessi che..

Ad un tratto, mi resi conto della mancanza dell'essenziale tonfo che si sente quando qualcuno cade. Mi abbassai con la scopa di qualche metro, per vedere dove diavolo fosse finito Malfoy, e subito dopo mi ritrovai attaccata al mio manico con una mano sola, confusa, nel tentativo rimettermi in sella. Alle mie spalle sentii una risata maligna e, voltandomi con un grande sforzo, vidi il ghigno di Malfoy allargarsi, mentre il ragazzo montava un ippogrifo, che continuava ad agitare le zampe per buttarmi giù. Scossi la testa. Com'era possibile? Non avevo visto nessun ippogrifo, entrando in campo! E perché mai stavo indossando la divisa di Serpeverde, ora che lo notavo..?

-Rose, sei sveglia?- una voce lontana mi fece aprire di scatto gli occhi. Prima di tutto, mi resi subito conto di due cose: 
Punto Uno: era stato tutto un sogno. Uno strano, strano, stranissimo  sogno... Eppure mi era apparso così reale... beh, fino alla parte iniziale, almeno..

Punto Due: il mio volto era circondato da piccole gocce di sudore. Mi ero agitata così tanto, nel sonno? Bhe, alla fine stavo rischiando di morire per colpa di un idiota patentato, una ragione per agitarmi ce l'avevo eccome...
Fu la voce di mio fratello Hugo a riportarmi a galla da questi pensieri.

-...Sei sveglia?- lo sentii ripetere.

Dopo qualche secondo, mi voltai lentamente verso di lui, gli occhi socchiusi e ancora un po' gonfi per via del sonno. -Adesso sì..- mormorai, stropicciandomi gli occhi e concludendo il tutto con un grande sbadiglio. Con grande sforzo (dopo essermi stiracchiata la schiena) mi rizzai a sedere.
-Cosa c'è, Hugo?- chiesi sospirando. Hugo pareva aver perso la parola. Dopo un po', rispose incerto:
- Volevo solo sapere se stavi bene..- All'inizio ebbi la “strana” voglia di soffocarlo con un cuscino. (Mai provata, ovvio... emh..emh...) Perché? Perché svegliarmi solo per sapere se stavo bene? Era davvero necessario, alla fine? Ma dopo qualche secondo, realizzai che si era solo preso la briga di preoccuparsi per me.

Ci pensai su per un attimo, cercando le parole giuste. Poi, decisi le migliori per descrivere la mia situazione.

-Da schifo.- borbottai, lasciandomi sfuggire un gemito, dopo essermi resa conto di ciò che sarebbe accaduto quello stesso giorno. Non osai pensarci. 
- Ros, ti prometto che appena posso ti vengo a prendere e ti porto via di lì.- disse con un tono così deciso, che mi strappò un sorriso.

- Hugo, se almeno uno di noi si può godere le vacanze, perché rovinarsele così? Non se ne parla, divertiti dai tuoi amici e basta- mormorai, chiedendomi da dove fosse spuntata questa “sorella premurosa” che non avevo neanche io mai conosciuto. Hugo sorrise, trionfante. Probabilmente anche lui se n'era reso conto.

-Tu mi vuoi bene! Allora è vero, non sono solo vecchie leggende!- ridacchiò divertito - Beh, comunque sia, verrò a trovarti il più spesso possibile. E comunque possiamo sentirci, papà mi ha spiegato come si una il fele..tele...- cominciò balbettando.

-T-E-L-E-F-O-N-O, Hugo.- scandii io, quasi divertita. -E comunque, sarei felice di vedere un volto amico, quest'estate. O comunque, di sentirne la voce..- ammisi, sospirando. Poi, rendendomi conto di ciò che lui aveva appena detto, mi affrettai ad aggiungere: -E che io ti voglia bene è ancora da vedere! Adesso sparisci dalla mia stanza, nanerottolo rosso!- e lasciandogli dietro un cuscino, lo convinsi ad uscire da camera mia. Non riuscii a nascondere un sorrisetto nei pochi felici secondi dopo, prima che mi ricordassi per quale motivo la mia stanza era così vuota e c'era un baule davanti al mio letto.

 

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Dopo pranzo risalii per controllare di nuovo il baule.
Ok, avevo preso tutto. Ricontrollai un'ultima volta la mia lista delle cose “necessarie”.

-Anfibi;

-Chitarra;

-CD di gruppi babbani, (per la maggior parte Rock);

-Stereo;

-Cuffie;

-Cellulare;

-Trucchi (neri);

-Piastra;

-Qualsiasi cosa si possa raggruppare nella categoria “per capelli”;

- Tutta la roba in camera mia.

 

Era una lista piuttosto fatta bene, visto il mio solito ordine.

Scesi le scale con una smorfia in volto, mentre mio fratello mi dava una mano a portare giù il pesante baule.
Arrivai in cucina da mamma e papà e li salutai con scarso entusiasmo.
Mamma mi avvolse forte in un abbraccio, che non potei che ricambiare, e mi raccomandò non so più quante volte, di non combinare guai (- come se fosse possibile- le risposi a bassa voce.) e Hugo mi strinse ancor prima di farmi capire cosa stava succedendo. Ricambiai la stretta, come per dirgli “non lasciarmi”.
Infine andai verso mio padre, che dopo avermi guardata con un'espressione mortificata, mi prese per mano e si smaterializzò con me. Appena arrivati davanti a casa Malfoy, per poco non vomitai quel poco pranzo che avevo ingerito. Mi trattenni con grande sforzo.

Aspettai che qualcuno venisse ad aprire, scura in volto, ed ebbi l'occasione di notare che quella non era una casa: era una maledettissima villa. Alzai gli occhi al cielo e sussultai nel sentire il cancello aprirsi. Poco dopo, dal portone, uscì un alto uomo, con capelli biondissimi – tsk, saranno tinti – e vestito completamente in nero, tranne che per la camicia bianca. Quell'uomo, era certamente Draco Malfoy.

Aveva un'aria di superiorità, che, ne ero sicura, cercava di nascondere.
Malfoy e papà si salutarono come se fossero amici da una vita. Io mi appoggiai al muretto bianco dietro di me, a braccia incrociate, senza staccare lo sguardo da mio grande baule.

Quando ebbero finito – mi parvero ore- Malfoy e mio padre spostarono lo sguardo su di me. Mi sentii arrossire appena le orecchie, sotto quegli sguardi.

-Lei è Rose.- disse papà, schiarendosi la voce. -Rose, lui è Draco Malfoy-.

-Cià.- lo salutai, osservandolo torva. Lo odiavo, prima di tutto per essersi offerto di ospitarmi, quando neanche ci conoscevamo, e poi per aver creato un essere che ripugnante era dir poco: suo figlio.

Ma andiamo! Io con questo tizio non ci passo neanche mezza giornata!” avrei voluto dire a mio padre.
Per quanto Malfoy potesse sforzarsi di sembrare una brava persona, a me non la dava a bere: conoscevo il suo passato. Mamma e papà me ne avevano parlato. E questo già mi faceva crescere l'odio verso di lui.

Sotto lo stesso tetto di un ex-mangiamorte? Sì, ok. Potevo ritenermi morta.

Lo osservai a lungo, approfittando di quel silenzio che per loro poteva essere imbarazzante quanto per me rilassante, essendo sempre io a crearlo. Subito riosservai i capelli. Decisi che erano ossigenati con una grande O. (Oltre Ogni Previsione).
Stempiato e con un viso appuntito, aveva tutta l'aria di uno di quei tizi che se vedi per strada cerchi di evitare. Eppure, ringraziando la mia solita fortuna, ci avrei addirittura passato l'estate! Sì, in quel momento stavo proprio sprizzando gioia da tutti pori!

Beh, evidentemente ero a corto di pori da cui far uscire quella grande gioia, in quel momento.

Mi ci volle solo qualche secondo per pensarci. E poi lampo di genio: ecco il meraviglioso piano. Prendere la bacchetta dalla mia tasca, puntarmela alla testa, e un Avada Kedavra per completare in bellezza. Stavo ancora ammirando la genialità del mio piano, quando una voce interruppe i miei pensieri: evidentemente Malfoy aveva ritrovato l'uso della parola, probabilmente perso all'interno di quella ampia stempiatura proprio sopra gli occhi di un azzurro-grigio, che ritenni abbastanza grande da poterci giocare a golf.
Stavo per ridacchiare alle mie stesse battute, ma mi resi conto di quianto il suo “-Ciao.-” fosse gelido almeno quanto il mio. Mi stava decisamente guardando male, e per qualche secondo, mi chiesi il perché.

Ma poi eccolo, il motivo di tanta irritazione, e mi ritenni immensamente stupida, : mi ero decisamente scordata del fatto che lui era un ottimo legilimens, come mamma si era curata di dirmi almeno cinque o sei volte, quella stessa mattina. 

Ops. 


  

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Capitolo 3
*** Il diavolo veste Weasley. ***


 

Ogni mattina, ho la strana abitudine di fare un elenco dei motivi per cui possa valere la pena di aprire gli occhi, alzarmi e affrontare la giornata.

Ci sono volte in cui mi alzo davanti alla prospettiva di poter ascoltare una canzone che adoro. Altre in cui mi sforzo di non rimanere dentro al mio caldo letto semplicemente per poter continuare un libro. Altre ancora dove decido di alzarmi solo perché già so che sarà una giornata tranquilla.

Ora, provate ad immaginare cosa io abbia fatto la prima mattinata dai Malfoy, svegliandomi in quel letto che anche solo la metà bastava.

 

Beh, vi posso dire solo, che se avete pensato “non ti sei alzata, non ne avevi alcun motivo!” avete decisamente, ma decisamente sbagliato.

Perché la prima mattina dai Malfoy, fu forse una di quelle, in cui ebbi una delle motivazioni più valide per aprire gli occhi, uscire dal letto ed affrontare la giornata.

 

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Salutai papà con una stretta al cuore, e quando lo vidi smaterializzarsi, mi sentii come abbandonata. Era andato via. Mi aveva davvero lasciato dai Malfoy.
Mi chiesi se si era smaterializzato direttamente da un fioraio, per comprare i fiori adatti alla mia tomba.

Feci una smorfia, e spostai lentamente lo sguardo verso Malfoy. Per qualche secondo ci scambiammo un'occhiata (la sua era tesa, la mia diffidente) e feci per prendere il mio baule. Non feci in tempo ad afferrarne l'estremità, che la voce dell'uomo mi fermò.

-Aspetta, non devi.- fece, dopo essersi schiarito la voce. Per qualche secondo, credetti che si sarebbe fatto avanti e avrebbe preso il baule lui, ma poi lo vidi voltarsi verso la casa ed urlare a pieni polmoni – CRUP!-. Subito si sentì un forte colpo al portone, che si aprì. Ne uscì un essere basso e vestito di stracci. Dovetti squadrarlo per qualche secondo, prima di rendermi conto che quello era un elfo domestico.

Subito sentii la rabbia salire. Non appena l'elfo si avvicinò, fece un profondo inchino a Malfoy, e poi si voltò verso me. Mi accennò un sorriso, non molto convinto. In tutta risposta io aggrottai la fronte.

L'elfo si avvicinò immediatamente al baule, come se già sapesse cosa fare ed iniziò a spingerlo, con gemiti di fatica. Io mi avvicinai brusca e afferrai il baule, prima che questo potesse spostarsi anche solo di mezzo metro.

-So fare da sola, eh.- feci, guardando torva l'uomo davanti a me. Lui aveva un'espressione confusa. -Non lo capisco, davvero non lo capisco.- iniziai a borbottare irata. - Gli elfi dovrebbero avere dei maledetti diritti.-. E mi avviai al gran portone, fermandomi a scatti per il peso del baule.

Da dietro di me, sentii Malfoy borbottare qualcosa come -Tutta sua madre.-. E si incamminò anche lui verso l'entrata. Ordinò all'elfo di tornare in casa, e questo obbedì, superandomi di corsa, e rientrando velocemente.

Ripensai a ciò che era accaduto poco prima, quando mi ero accidentalmente scordata che Malfoy leggeva la mente, e con una certa soddisfazione, intuii che quello non era stato affatto un buon inizio. Ero quasi contenta, a dire il vero. Non ero certo lì per fare amicizia, con qualcuno, specialmente se quel qualcuno rappresentava un potenziale secondo classificato, tra la gente che suscitava in me più rancore, subito dopo suo figlio.

E ora che ci pensavo, non mi importava neanche se quell'uomo capisse cosa pensavo di lui attraverso i miei pensieri, perché così avrei potuto evitare di sprecare la mia preziosa voce solo per dire cose che, a mio avviso, erano solo da intuire.

Solo che, non avevo comunque nessuna intenzione di fare in modo che uno sconosciuto che già odiavo, entrasse nella mia testa e sapesse cose di me, che neanche la mai migliore amica sapeva. Era una cosa scorretta, dannazione!
Mi ripromisi di trovare una soluzione a questa grana.

-Beh, non entri? - chiese Malfoy, da dietro.

-Sai, esiste una cosa chiamata pressione, non so se tu sappia cosa sia- iniziai, irritata. -Ecco, non mettermene, eh?- lo rimbeaccai poi, deglutendo.

Feci un profondo respiro ed entrai dal portone, che di aprì con un cigolio.

Elencare tutti i commenti sarcastici che mi si accumularo nella testa in quel preciso istante, quando varcai la soglia di villa Malfoy, uno più spietato dell'altro, sarebbe a dir poco impossibile. Posso solo ammettere, che tra tutte le cattiverie che avrebbero potuto uscirmi di bocca, nel vedere l'arredamento di quella casa, mi uscì solo uno stupido, insignificante e insensato -Oh.-

Quella casa era enorme. Non l'avrei mai difinita una casa, in realtà. Ma neanche una villa. Era il luogo più grande che io avessi mai visto.
Insomma, da me si stava bene, era un luogo accogliente, ma era risaputo che i Weasley non nuotavano nell'oro, in fin dei conti.

Quel luogo rappresentava tutta la ricchezza che invece i Malfoy possedevano. Non feci altro che stringere i denti, e cercai di infilarci anche la lingua in mezzo, per evitare commenti. Invece, dopo essermi guardata per un tempo sufficentemente lungo intorno, chiesi a Malfoy dov'era la mia stanza, e mi ci condusse senza dire una parola, oltre a "Lì" e "non rompere nulla".

 

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Verso l'ora di cena, riuscii finalmente a sistemare le mie cose in quella che sarebbe stata la mia stanza per il resto dell'estate come minimo, che però parve ancora ampiamente vuota.
Avevo passato lì dentro tutto il pomeriggio, dopo che Malfoy mi ci aveva portata, ma ancora non avevo visto tutto.

Dopo aver passato un sufficiente periodo a guardarmi intorno, e continuando a sostenere fra me e me quanto camera mia a casa fosse molto meglio di quella, mi decisi finalmente ad uscire di lì, per poter prendere un bicchiere d'acqua... subito dopo aver trovato la cucina.
Ma non feci intempo a chiudere la porta, che un rumore alle mie spalle mi fece trasalire.

- E così abbiamo davvero la Weasley in casa.- fece una voce, dopo pochi secondi di silenzio. Chiusi gli occhi, e strinsi i denti, come facevo sempre, quando mi sentivo irritata fino alla nausea. - Davvero non capisco come mio padre abbia potuto anche solo avere l'idea di tenerti qui. Se fosse per me, saresti per strada a fare l'elemosina per qualche spicciolo.- concluse, con un tono tra l'ironico e lo spietato.

Con un ringhio mi girai. Scorpius Malfoy era di fronte a me, un'espressione che mescolava lo sprezzante e il divertito facendolo sembrare ancora di più un cretino.

Era un ragazzo poco più alto di me, con un fisico leggermente palestrato, quel tanto che bastava a far perdere ad ogni singola ragazza del mio anno (esclusa me, ovviamente) la testa in meno di due secondi. Io lo trovavo semplicemente un esaltato. Aveva i capelli biondi, come il padre, ma leggermente più lunghi e decisamente più spettinati. Ed era molto meno stempiato di lui. Gli occhi erano di un azzurro chiarissimo, unica cosa che non disprezzavo del tutto di quell'essere. Mentre ciò che mi infastidiva in assoluto più di tutto, era la bocca, e più precisamente, il ghigno che formava ogni volta gli passassi davanti. Era una cosa a dir poco snervante. E trovarmelo lì, di fronte a me, a ghignare come un idiota, mi fece venire il voltastomaco.

Per un piccolo istante, ebbi la tentazione di tirargli un pugno in faccia, o nello stomaco. Invece, feci solo un profondo respiro e lo guardai con un'espressione di puro disprezzo.

-Alla larga, Malfoy.- gli ringhiai contro. Feci per voltarmi, quando decisi di aggiungere qualcosa. Così, mi decisi a dire: - Sappi che non avrei messo neanche la punta dell'unghia del piede qui dentro, se fosse stato per me. E sappi anche che l'idea di vivere sotto il tuo stesso tetto non mi disgusta.-e mi godetti per qualche secondo la sua espressione stupita. -Mi fa direttamente venire voglia di vomitare l'anima.- conclusi con un ghigno. E mentre quell'idiota mi seguiva con uno sguardo torvo nemmeno lontanamente paragonabile al mio, mi diressi verso la parte destra del corridoio, nella speranza di trovare la cucina.

Il rapporto con Malfoy era così: lui mi provocava, io lo umiliavo. Ogni volta finiva allo stesso modo. Beh, non tutte, ma la maggior parte sì. Non capivo perché continuasse ad irritarmi così tanto. C'erano davvero tanti, tanti ragazzi di Serpeverde con cui discutevo spesso, ma con lui era diverso. Probabilmente era puro odio.

 

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La cena fu svolta in un silenzio quasi imbarazzante, tra occhiatacce tra me e Scorpius, mentre il padre pareva direttamente assente. L'unico momento in cui si sentì un rumore provenire dal tavolo, fu quando Scorpius decise che sarebbe stato divertente farmi esplodere la minestra davanti.

Per lui fu un gesto quasi naturale, che lo fece ridere di cuore.

Per me significò guerra.

 

Appena finita la cena, tornai in camera mia, intenta a stare sola.
Passai una buona ora a pensare. Ma fu quando ritrovai il mio zaino contenente degli scherzi ancora utilizzabili del negozio di zio George, che mi convinsi ad agire. Nessuno faceva esplodere della minestra sulla mia maglia delle Sorelle Stravagarie e la passava liscia.
Così, iniziai a frugare fra ogni genere di scherzo.
E quando mi trovai davanti una "pittura" che non solo si asciugava immediatamente, ma non andava via prima di tre o quattro settimane ( "o anche di più, va di pelle in pelle!" mi aveva detto lo zio, "a meno che tu non abbia l'antidoto, ma solo io lo conosco" aveva continuato, con orgoglio.) capii esattamente cosa dovevo fare.

Aspettai parecchie ore, prima di uscire dalla mia stanza, per essere sicura di essere l'unica sveglia. Mi avviai, senza far rumore, verso la porta da cui quello stesso giorno avevo visto uscire Scorpius. La aprii piano e con grande cautela. Guardandomi intorno,feci delle smorfie di disgusto nel vedere tutto quell'argento e verde appeso alle pareti.

Mi aspettava un gran lavoro.

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La mattina dopo, fui svegliata dal suono più dolce e soave che potessi aspettarmi. Il sole splendeva attraverso le finestre, gli uccellini cantavano sereni al di là del vetro, e le grida di Scorpius Malfoy rieccheggiavano in tutta la casa.
Con un sorriso a dir poco soddisfatto mi alzai senza idugiare dal letto, mi avviai verso la porta ignirando ogni sbadiglio facessi, e la aprii leggermente per sentire ciò che diceva.

Riuscii a riconoscere qualcosa come “GUARDA LA MIA CAMERA!” oppure “I MIEI CAPELLI!” e anche “COSA DIAVOLO HO ADDOSSO?!??!?!”

Queste urla mi ripagarono di ogni minimo sforzo, impiegato quella notte, anche a costo di non dormire. L'ultima cosa che riuscii ad intravedere avvicinandomi di soppiatto alla camera della mia vittima, fu un rosso e dorato Scorpius Malfoy, tinto in ogni centimetro di pelle disponibile (a parte i punti più personali, ovviamente, ma solo perché mi sarei traumatizzata a vita) a metà di un rosso vivo, e nell'altra ricoperto da un bellissimo oro, perfino brillantinato e con un gran leone sul petto; che si guardava intorno, mentre i suoi occhi pieni d'orrore percorrevano uno dopo l'altro, tutti gli stemmi e stendardi di Grifondoro, che in segreto avevo conservato in attesa di un momento molto simile a quello, e che non si sarebbero staccati prima di qualche settimana.


 

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Capitolo 4
*** Malfoy... why so stupid?? ***


Per quanto a molta gente non serva neanche sentirlo dire, per notarlo, ammetto comunque che il mio carattere sia decisamente strano. Sì, strano. Non dico di essere lunatica (no che non lo sono!) ma non posso ignorare il fatto, che ho sempre l'umore opposto a quello che dovrei avere in certe situazioni. O meglio, quasi sempre.
Fatto sta che quando Malfoy fu così gentile da ospitarmi, io riuscii addirittura ad odiarlo, ancora prima di conoscerlo.
E che a casa sua, al posto di deprimermi per essere rinchiusa a casa di un...un... idiota,  mi divertii come una matta. Certo, ovviamente trovai i miei metodi per poter ridere, ma sapete, molto spesso preferisco essere la causa delle mie risate che delle mie lacrime.

 

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Le prime due settimane a Villa Malfoy, passarono in un modo.. quasi piacevole, ecco.

No, no e no, per favore, non fraintendetemi. Non fu di certo perché i due Malfoy si comportarono diversamente con me, anche perché non sarebbe vero dirlo. Furono solo ancora più odiosi di prima.

Ma fu invece perché ogni volta che Scorpius mi passava davanti, con mezza faccia che brillava di un oro sgargiante, e l'altra ricoperta di un rosso acceso, non riuscivo a trattenermi e scoppiavo a ridere, asciugandomi perfino le lacrime. Non credevo che avrebbe finito per divertirmi così tanto, e non potei che complimentarmi con me stessa.

Malfoy si copriva sempre il più possibile, e a volte girava per casa con i guanti, un maglione e i pantaloni lunghi, nonostante il caldo torrido. Fu davvero, davvero divertente.
Da quando si era ritrovato conciato così, e per giunta con la camera che io definii quella di “un vero Grifondoro”, sembrava stare sempre all'erta, come se si aspettasse che da un momento all'altro gli lanciassi addosso qualcosa. Questo non fece che farmi piacere, ovviamente, e da brava ragazza, ne approfittai senza neanche starci a pensare.

La reazione di Malfoy al mio “innocente” scherzo, fu ben peggiore di quella che mi sarei aspettata (Rose-Scorpius= 2-0! ok, ok, 2-0,5.. ma solo per la minestra!) e ne sarei anche stata orgogliosa, non fosse per il fatto che anche suo padre non la prese molto bene.

La prima mattina dai Malfoy, quando si accorse delle urla del figlio, lo vidi precipitarsi nella sua stanza, e da una fessura della porta. Fu in quel momento che notai quanto padre e figli si assomigliassero. perché assunsero entrambi la stessa espressione terrorizzata.

Nel vederli, iniziai a ridere. Fu una delle volte in cui risi di più in vita mia, e probabilmente i due se ne accorsero, perché sentii dei passi avvicinarsi, e i due uscire dalla stanza.

Mi ritrovarono accucciata a terra, a tenermi la pancia, con gli occhi lacrimanti dalle risate, mentre emettevo la solita risata acuta, che mi venia soltanto, quando già sapevo che non sarei riuscita a smetterla almeno per un paio di giorni.

 

Ciò che passai per un affronto simile ad un Malfoy, fu molto meglio delle solite punizioni di mamma, ma mi riguardai bene dal non farlo notare ad un irato Malfoy. Alla fine dovevo solo non uscire più di due volte al giorno, e non fare battutine su Scorpius. Ovviamente ignorai queste regole.

-Buongiorno!- salutai allegramente una mattina, appena alzata, osservando bene Scorpius, che stava fissando disperato un ciuffo di capelli rosso. Lui ringhiò un -Ma 'sta zitta- e tornò ad osservarsi il ciuffo. -Mio Dio, i miei poveri capelli...- gemette, sospirando.

Io non riuscii a trattenermi e ridacchiai di gusto, portandomi una mano sugli occhi.

-Perché, hai qualcosa contro i capelli rossi?- gli chiesi un po' dopo, tornando seria e guardandolo male.

-Sì. Certo che sì. E se ce li hai pure te, è solo un ulteriore motivo per odiarli.- fece lui, osservandomi dritto negli occhi, ridotti a due fessure.

Io presi uno dei miei ciuffi tra due dita, e lo osservai. I miei adorati capelli rossi. Erano una delle cose che apprezzavo di me... beh, una delle poche.

Addentai una fetta di pane tostato, Beh, alla fine ero riuscita ad ambientarmi in quella casa, nell'unico modo possibile per me: Rendere impossibile la convivenza con Rose Weasley.

Ed era una cosa neanche troppo difficile, a dirla tutta.

 

Ben presto passò una settimana e il colore sulla pelle di Malfoy pareva non avere intenzione di sparire. Mi ripromisi di spedire dei dolcetti a Natale a zio George, con una lettera chilometrica di ringraziamenti.

Quando uno dei tanti pomeriggi mentre leggevo il libro che avevo sospeso a metà da quando Hugo mi aveva chiamata, Malfoy mi si parò davanti, perdendo qualche brillantino dalla parte destra del corpo, e chiedendomi di seguirlo, lo guardai con un'espressione sprezzante.

-E perché mai dovrei seguirti, scusa?- chiesi alzando un sopracciglio. No, non mi convinceva affatto.

-Fidati no?- chiese, aggrottando la fronte. Io scoppiai a ridere.

-Oh, certo, mi fido! Di tutta la gente a questo monto, vengo proprio a fidarmi di te Malfoy.- feci ironica, alzando gli occhi al cielo e riaprendo il mio libro.

-Vieni e basta, Weasley. Giuro, continuo ad odiarti- fece, perché per qualche secondo, entrambi ci ritrovammo con un dubbio: io mi chiesi se per caso ci stesse provando, e probabilmente lui si chiese se per caso me lo stessi chiedendo.

-Se vengo, la smetti di rompere poi? Sto cercando di leggere.- feci notare guardandolo male. Lui ricambiò l'occhiataccia e annuì, così mi alzai e seguii quell'idiota fino all'ingresso della sala. Prima che io potessi fare qualcosa, lui mi sfiorò una mano, e subito mi sentii staccare i piedi da terra. Mi guardai intorno confusa, e mi resi conto di non essere più a casa di Malfoy.

Un'aria fresca mi avvolgeva le braccia e mi faceva arruffare i capelli sulla faccia. Dopo essermi scostata un capello dal volto, mi guardai intorno.

-Ma che diavolo..?- balbettai, avanzando di qualche passo. I miei piedi ancora nudi scricchiolavano sopra alcune foglie.

Ero in una foresta. Il sole picchiava contro la mia pallida pelle, alcune foglie svolazzavano attorno a me, e Scorpius Malfoy era proprio di fronte a me, la bacchetta puntata contro la mia direzione.

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In fretta portai una mano alla tasca dei pantaloncini, entrando a mia volta la bacchetta velocemente.

-Expelliarmus!- urlò lui e prima che io potessi far qualcosa, la bacchetta mi volò via dalle mani. Mi sentii una stupida. Non avrei dovuto seguirlo. Non avrei dovuto dagli corda. E non avrei dovuto estrarre così velocemente la bacchetta.

-Bene, bene. Weasley, adesso non fai più la simpatica.- mormorò, con un tono sprezzante. -Ti sei divertita a farmi passare per un lurido Grifondiota, eh? Ma andiamo, con questi … colori addosso, mi rendo ancora più conto di quanto odi te e tutti i tuoi simili. E adesso, è arrivato il dolce momento della vendetta. - un ghigno gli si formò sulle labbra.

E' strano, come in situazioni del genere, non riuscissi comunque a perdere la mia solita ironia. Per cui, la prima cosa che osservai ad alta voce, fu qualcosa come:

-Sai, Malfoy, al sole brilli alche di più!- E detto questo, mi lanciai in una corsa verso la parte della foresta che mi sembrava quella con più alberi. Ignorando il male ai piedi, che si tagliavano al contatto con i rami e i sassi, mi infilai tra due alberi. Quello che accadde dopo fu molto strano. Ricordo solo di aver desiderato davvero tanto, un posto dove nascondermi, e poi tutto intorno a me cambiò. Ero sempre in una foresta, ma a differenza di quella di pochi secondi prima, questa era calma. Molto, molto più calma.

Per qualche minuti mi rilassai, ma poi sentii un rumore provenire da un albero, e con un vuoto allo stomaco, mi ritrovai faccia a faccia con quell'essere di Malfoy.

-Dannazione Weasley.- mormorò, a denti stretti. -Perché devi rendere sempre tutto più complicato? Adesso non so più dove siamo!- esclamò con grande irritazione.

Io approfittai della situazione, e troppo velocemente perché lui se ne accorgesse, gli sfilai la mia bacchetta di mano.

Lui ringhiò. Io gli risposi con uno sbuffo.

-Non avvicinarti Malfoy, o faccio in modo che quella roba ti rimanga sulla pelle per sempre- improvvisai. Fui abbastanza credibile, perché lui subito si irrigidì, con un'espressione diffidente.

-Non oseresti.- mormorò.

-Oh, scommettiamo? Bene, allora..- ma lui mi interruppe.

-Ok. Ok! Ti riporto a casa, d'accordo. Ma non finisce qui.- e con un'espressione schifata,mi sfiorò il braccio.

Non accadde nulla.

-Beh?- chiesi, guardandolo male.

Lui aggrottò la fronte e provò di nuovo a smaterializzarsi. Ma nulla.

Provai anche io, ma non ebbi risultati migliori.

-Ma cosa..?- facemmo, all'unisono.

Ci scambiammo due occhiate perplesse.

 

 

Passammo ore a tentare di tornare a casa. Alla fine ci arrendemmo, con aria affranta.

-E' tutta colpa tua!- ringhiai, in preda all'ansia, mentre mi arrampicavo su un albero, per vedere dov'eravamo.

-Mia? Se tu avessi evitato di scappare, a questo punto saremmo già a casa..-

-Sì, e io sarei già morta.- lo fulminai con lo sguardo.

Lui sbuffò. -Non ti avrei uccisa. Probabilmente solo ferita mortalmente.- ma poi non fu più in grado di dire nulla, perché saltai giù dall'albero e gli ficcai un calcio nello stomaco.

 

Eravamo spacciati. In una foresta, senza cibo né acqua, senza riuscire a smaterializzarci o sapere dov'eravamo.

Quel Malfoy era davvero un idiota.
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Gallagher-time: vorrei ringraziare Zenzerin per l'aiuto e il sostegno che mi ha dato per scrivere questo capitolo. Mi ha salvato la pelle con un'idea geniale, che ancora non posso rivelare, ma che già qui si può intuire (con grande astuzia.)
Grazie!!! ^_^
E approfitto anche
per ringraziare chi continua a seguire questa storia. Vi addddoro :33
Detto questo, grazie per l'attenzione,

Gallagher

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Capitolo 5
*** Divento il passatempo preferito della cara, vecchia, sfortuna. ***


Non so quando, di preciso, in quelle prime settimane, mi resi conto di essere destinata a passare un'estate tutt'altro che divertente.

Forse quando mi ritrovai davanti a casa Malfoy, con il mio baule, lontana da casa mia e da qualunque cosa poteva parermi familiare.

O quando capii che davvero avrei passato l'estate dalla persona che detestavo in assoluto, di più al mondo, senza poter neanche scegliere di rifiutarmi.

Ma potrebbe anche essere (tutte supposizioni, ovvio!) quando mi ritrovai, senza cibo, acqua, e la minima idea di dove mi trovassi, inseme a quel genio di Scorpius Malfoy, che volentieri avrei preso a pugni, visto che era tutta colpa sua.
Trattenersi fu dura, in effetti, ma lui per il momento mi serviva.

Sì, mi serviva. Non solo per rovesciargli addosso tutti gli insulti possibili e immaginabili alla mente umana, ma anche per chiedergli, ogni volta che avanzavamo di mezzo metro, se riconosceva il luogo dov'eravamo. Ovviamente lui non faceva nemmeno mezzo cervello di una persona normale, quindi figuriamoci se si poteva ricordare qualcosa che potesse rivelarsi davvero utile per poter... non so.. salvarci la vita? Ma figuriamoci.

 

Comunque, da qualunque prospettiva vedessi come stavano andando le cose, non potevo che notare quanto tutto stava cercando di farmi passare più tempo possibile con quel cretino di Malfoy.

Non vi stupirà scoprire, a questo punto, che da quell'estate iniziai a credere alla sfortuna.

 

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-Weasley, che diavolo stai facendo?- la voce di Malfoy per poco non mi provocò un infarto, e così lasciai cadere a terra la bacchetta, con cui poco prima stavo tracciando delle linee del tutto inutili a terra.

- Non sono affari tuoi, Grifondoro- gli risposi, assottigliando gli occhi e raccogliendo la bacchetta, pulendola dalla terra. Fui certa che se non fosse stato ricoperto di pittura (tra l'altro, che ancora non dava segni di volersene andare così facilmente) sarebbe arrossito appena sulle guance.

Lui sbuffò. -Che originalità, Weasley. Ma mi duole informarti che ormai non fai più ridere nessuno.- borbottò, con l'aria di chi la sa lunga.

-Perché, prima ti facevo ridere?- feci io, con un tono annoiato – non avrei mai fatto qualcosa per farti divertire. L'ho fatto per puro gusto personale, sai. Nient'altro.- detto questo, mi alzai ed iniziai a camminare, nervosa. Sentii Malfoy allontanarsi, e io mi arrampicai sull'albero più vicino a me, su uno dei rami a metà, per poter vedere bene in lontananza. Mi sedetti, e misi la testa fra le mani, sospirando, sull'orlo della disperazione. Cosa fare? Non avevano né cibo, né acqua, e in pochi giorni saremmo morti, se non avessimo al più presto trovato la via di casa. Insomma, eravamo fregati. Mi chiesi cos'altro poteva capitare, che potesse ancora peggiorare la situazione. Da quel momento, capii che farsi domande del genere poteva solo peggiorare la situazione.

CRAC.

Senza aspettarmelo minimamente, sentii il ramo sotto di me spezzarsi, e caddi, nel vano tentativo di aggrapparmi ad un altro.

Rimasi a terra, con il fiatone, poi mi misi a sedere, dopo qualche minuto. Fu in quel momento che mi resi conto della forte fitta al piede, che stavo provando.

Oh, no.

No, no, no, no, no. No.

Non poteva essere successo. Spostai velocemente lo sguardo sulla mia caviglia. Non era gonfia. Ma faceva male. Troppo male.

Poteva essere rotta? Mi ero rotta un braccio una volta, scendendo male dalla finestra di camera mia, e il dolore era simile.

-DANNAZIONE!- imprecai, e gemetti subito dopo, afferrandomi il piede.

-Weasley, potresti non imprecare, o meglio, urlare?? Sto cercando di capire dove siamo, invece che fare disegni demenziali a terra, io, sai!- ruggì Malfoy da lontano, ma lo ignorai.

Perché tutte a me?

Non poteva essere vero. No, non mi ero rotta la caviglia. Mi tolsi questo pensiero dalla testa, sentendola pulsare.

Il dolore mi fece salire l'ansia, e mi ritrovai a fare respiri profondi e controllati, per calmarmi.

-Ok, Rose, calmati.- mi dissi, a bassa voce. -Non è niente, è solo una storta. Tra poco passerà.- detto questo, decisi di provare a camminare.

Mi alzai lentamente, e credetti quasi di avercela fatta. Ma quando la fitta al piede divenne insostenibile, caddi di nuovo, in un modo piuttosto goffo.

Subito la mia testa si riempii di pensieri. Come avrei fatto a camminare fino a casa, se necessario? Come avrei fatto ad uscire di lì? E come avrei potuto farmi passare il male? Non mi era concesso utilizzare la magia, e comunque non conoscevo incantesimi adatti, o almeno, non li ricordavo. E di sicuro neanche Malfoy.

A quel punto, un orribile fatto mi si prestò davanti agli occhi. L'unica cosa che avrei potuto fare.

No. Era una cosa troppo... terrificante.

Eppure era l'unico modo. L'unica possibilità di non rimanere lì a vita. Chiedere aiuto a Scorpius Malfoy.

Ma era una cosa decisamente impossibile. Anzi, impossibile era dire poco.

Anche solo l'idea mi fece aumentare il senso di nausea.

Gemetti, sentendo una nuova fitta alla caviglia. Ok, ok, afferrai il concetto. Ma d'altro canto, mi scocciava così tanto..

-Sei ancora a terra?- la voce di Malfoy in lontananza era alle mie spalle, e si stava avvicinando. - Weasley, non siamo all'asilo, perciò smettila di fare la bambina e andiamo.- borbottò.

In quel momento, una parte di me sperò che Malfoy non si avvicinasse più di così, ma l'altra ringraziò perché così non sarei stata costretta ad avanzare fino a lui.

- Malfoy, eviteresti per favore? La tua voce disturba la quiete.- feci, e mi chiesi da dove presi la forza di fare addirittura una battuta ironica.

- Disturba.. la quiete?- fece lui, di rimando. - Sai, non è uno dei tuoi insulti migliori. Stai perdendo colpi. D'altro canto non sei mai stata un grande spasso, sai? - fece, con un tono tagliente.

Io mi costrinsi a non rispondere, perché subito sentii di nuovo un forte dolore alla caviglia.

Lui parve quasi perplesso. -Che diavolo hai, adesso?- chiese, come se per un secondo avesse creduto di avermi ferita con una battuta. Povero illuso.

Cosa dovevo fare? Stare zitta? No, non sarebbe servito a nulla. Dovevo dire la verità.

-Io ...credodiessermirottaunacaviglia.- dissi tutto d'un fiato, alzando gli occhi al cielo.

-Weasley..- lui aggrottò la fronte. - insomma... che hai detto?- chiese poi. Una piccola parte della mia testa si disse che con tutte le battute che Malfoy poteva fare, un “che hai detto?” era davvero, davvero, banale, a confronto. Comunque, evitai di peggiorare la situazione, e così ripetei, più lentamente.

-Credo di essermi rotta una caviglia- la mia voce tremava appena.

Lui imprecò, dopo qualche secondo di silenzio.

- Spera per te che non sia vero, Weasley.- ringhiò, passandosi la mano dorata tra i capelli.

-Non l'ho mica fatto apposta! E poi certo che lo spero per me, mica per te.. AHI!- gemetti, senza riuscire a trattenermi.

Lui alzò gli occhi al cielo e si avvicinò.

Osservò il piede ad un paio di metri di distanza. Qualunque cosa stesse succedendo nella sua testa, sembrava parecchio combattuto.

-Stammi a sentire- cominciò, con l'aria di chi sta evidentemente perdendo una battaglia con se stesso . -Non ho intenzione di essere tuo amico in nessun modo- io sbuffai, alzando gli occhi al cielo, ma lui mi anticipo', prima che io potessi dirgli “come se mi interessasse”. -Ma di qui dobbiamo andarcene. Se tu non riesci a camminare, stai sicura che non ti porterò in braccio. Ma tengo ad arrivare a casa, e se non mi porto dietro anche te, Weasley, mio padre mi ucciderà, e passerà dei guai con i tuoi. Perciò- e qui lui deglutì. -ti darò una mano, ma dovremo tornare a casa in fretta. E non voglio che si sappia in giro. E tu farai qualsiasi cosa io ti dica di fare. Queste sono le mie condizioni. Prendere o lasciare, Weasley.- concluse, guardandomi male.

Per quanto la sua offerta fu irritante, mi stupii che avesse deciso di darmi una mano. Ma prendere ordini da lui era troppo.

- Le tue condizioni?- sbuffai. -Ce la faccio benissimo da sola.- conclusi. Non mi sarei certo fatta mettere i piedi in testa da quell'idiota.

-Oh, bene, fai pure, allora.- fece lui, irritato.

-Non mettermi ansia!- sbottai. Presi un profondo respiro.

Appoggiai le mani a terra e cercai di mettere tutto il peso possibile sul piede sinistro, ancora sano.

-Ok, Rose, ce la puoi fare.- mi dissi, e con un grande sforzo, mi misi in piedi. Guardai soddisfatta Malfoy, ma lui assottigliò lo sguardo.

-Cammina.- mi disse, in tono di sfida.

-Ehi, ma tu da che parte stai? Credevo che non volessi darmi una mano!- feci, alzando un sopracciglio.

-Io sto dalla parte in cui posso dire “te l'avevo detto”, e non sentirlo pronunciare da te. E adesso cammina, Weasley.- mi rispose, con un tono stranamente pacato.

Io, con riluttanza, obbedii. Mossi il piede destro e lo portai avanti. Ok. Presi un profondo respiro, e lentamente alzai il piede sinistro.

Le parole che mi uscirono di bocca, pochi secondi dopo, furono tutt'altro che eleganti, e la foresta, in poco tempo, ne fu piena. Caddi a terra, e rimasi a mordermi la lingua per un minuto buono, solo per evitare di aggiungere altre parole, a quelle già dette.

-Dalla reazione, sembra proprio che tu non riesca a camminare, sai? E quindi- si schiarì la voce – io te l'avevo detto.- e mi guardò alzando un sopracciglio.

-Sai, Malfoy- feci, guardandolo decisamente male. -sei la persona più irritante che io abbia mai incontrato sulla faccia della terra. E non mi serve il tuo aiuto.-

-Weasley, vuoi tornare a casa o no?- chiese lui, una punta di irritazione nel tono.

-Quella non è casa mia!- ruggii io, in preda alla rabbia -è casa tua! Questa foresta è più casa che la tua fantastica villa per me! Qualsiasi luogo lo è! Tu non ti rendi conto! Mi ci hanno portato contro la mia volontà, e mai, MAI, ci sarei venuta da sola! E adesso, se vuoi farmi spazio, vorrei alzarmi.- ringhiai infine.

Lui, mi squadrò per qualche istante. -Non ce la farai.- fu la sua unica risposta. La sua calma mi fece irritare ancora di più.

-Ho superato cose ben peggiori.-

-Non ce la farai comunque. Peggioreresti solo la situazione. Io non vorrei aiutarti, credimi. L'idea di toccarti, mi da la nausea. Ma dobbiamo tornare a casa. A casa mia, dove tu devi stare.- continuò lui, lentamente.

-Tu devi andare a casa tua. Io so arrangiarmi.- protestai.

-Per Salazar, Weasley, sei più testarda di un mulo!- sospirò lui, iniziando a scaldarsi. -Mi dispiace che casa mia non sia all'altezza delle tue aspettative, ma io terrei a tornarci. E se non ti porto con me, sia io che mio padre passeremo grandi guai! E solo per colpa di un tuo maledetto capriccio.- disse con voce roca, fulminandomi con lo sguardo.

Io lo guardai torva. Perché era così maledettamente irritante?

Bene, ecco le due possibilità:

-Possibilità uno: essere aiutata da Malfoy, tentare di trovare casa sua, e poi, per quanto possibile, cercare di dimenticare l'accaduto.

-Possibilità due: rimanere in quella foresta a vita, a morire di fame.

Ok, vista così, forse la uno non era tanto male. Ma solo fino ad un certo punto, eh.

Sospirai. -D'accordo. Ma non farò tutto ciò che mi dirai di fare, e metterai le mani solo dove ti dirò io. Sono le mie condizioni, Malfoy, prendere o lasciare.- riuscii ad abbozzare un sorriso sarcastico.

Lui, con grande riluttanza, accettò. E dopo qualche secondo di esitazione, mi tese la mano dipinta di rosso.

Dopo aver esitato almeno quanto lui, io la presi. Era più calda di quanto pensassi.

In genere era così pallido che sembrava quasi fatto di ghiaccio.

Mi aiutò ad alzarmi, e senza scambiarci sguardi, mi prese per la vita. Era una situazione davvero imbarazzante. Io gli passai una mano sulle spalle, e con l'altra tenni stretta la mia bacchetta.

-E adesso muoviamoci ad uscire da qui.- fece lui. Non ero mai stata vicino a Malfoy così tanto come in quel momento, e avrei davvero voluto essere in qualsiasi altro luogo. E allora perché mi ritrovai la gola secca? Probabilmente era per il dolore alla caviglia.

Facemmo un passo e io soffocai un gemito di dolore, ma lui era così vicino da poterlo sentire. Aggrottò la fronte, e ritentò.

Non so cosa successe di preciso in quel momento, ma sembrava quasi che lui facesse di tutto per farmi provare meno dolore possibile. E io ne fui quasi felice.

Avanzammo per qualche metro, e riuscimmo a trovare un giusto equilibrio. Non osai mai alzare lo sguardo. Le uniche volte in cui ero stata così avvinghiata ad un ragazzo, era quando lui era il mio.. fidanzato, insomma. Questo pensiero non fece altro che peggiorare la situazione, e fui quasi certa che lui stesse pensando lo stesso.

-Quando sono entrata tra due alberi- iniziai, bloccandomi per gemere appena quando sbattei un piede contro un masso -ho provato una strana sensazione. Come se passassi da un luogo ad un altro.- conclusi, e allentai un po' la stretta a lui, notando solo in quel momento con quanta forza mi stessi tenendo. Mi sentii arrossire le orecchie.

ROSE, SVEGLIATI! Una vocina dentro di me aveva un non so che di irritante. LUI E' SCORPIUS MALFOY. SVEGLIATI, TU LO ODI! RIPRENDITI! Stava urlando, e io mi sentii obbligata a ribattere. “Mi ha aiutata. Non posso fare altro.” MA LUI E' MALFOY! LA PERSONA CHE ODI DI PIU' AL MONDO! Quella voce stava diventando davvero fastidiosa. “Mi ha aiutata” ripetei “e non c'è niente. E' solo che non posso camminare in altro modo.”

La voce sparì, e mi rilassai appena.

-Sì, anche io- convenne lui, con una voce più bassa del solito. - Solo perché tu dovevi scappare.- continuò, lanciandomi una veloce occhiata.

- Credevi davvero che io fossi così stupida da farmi ammazzare senza neanche tentare di scappare?- ribattei, seccata, facendo una smorfia quando il mio piede toccò terra.

-Ma io non volevo ucciderti. Volevo solo farti del male. Tanto male. Era la mia vendetta, alla fine.- e detto questo alzò la mano libera, ovvero quella rossa, per far vedere il colore.

-Oh, certo, questo sì che mi rincuora.- ribattei ironica.

A quel punto allentai troppo la stretta e appoggiai a terra il piede. Mi lasciai sfuggire un altro termine ben poco elegante. Chiusi gli occhi per qualche secondo, e mi stupii di quanto riuscissi a trattenermi.

- Ci sei, Weasley?- chiese lui, e sentii per la prima volta posarsi il suo sguardo su di me per più di due secondi.

Io annuì e deglutendo, ripassai la mano sulle sue spalle.

Lo vidi in difficoltà. Aprì bocca un paio di volte, ma la richiuse. Sembrava che anche la parte di lui che mi detestava stesse lottando per convincerlo a lasciarmi lì.

Alla fine si convinse a parlare.

-E' meglio se ti tieni stretta Weasley. Non... non fraintendere, ma devo farlo.- e detto questo, strinse appena di più il braccio intorno alla mia vita.

Sembrava che Malfoy fosse stato sostituito da qualcun altro, decisamente più protettivo nei miei confronti, e in pochi, pochissimi secondi.. Ma evitai di parlarne. Era probabilmente solo una mia sensazione.

Con un sospiro, anche io mi strinsi di più a lui.

- A patto che sopravviviamo, io non mi sono mai rotta una gamba.- mormorai, senza guardarlo.

-E io non sono mai stato rosso e oro.- rispose lui, soddisfatto.

-Ma andiamo!- ribattei scocciata. -Sei molto meglio così!- sbuffai.

-Weasley, ripetilo e sei morta.-

-Queste minacce- borbottai, e avrei alzato gli occhi al cielo, non fosse che li avevo puntati sul mio piede.

-Oh, e comunque- aggiunsi. - mi stai riempendo di brillantini.- feci, guardandomi i capelli, che brillavano alla luce del sole almeno quanto la sua parte dorata.

Poté benissimo essere uno scherzo della luce, ma vidi le labbra di Scorpius Malfoy incresparsi, per qualche secondo, in un piccolo sorriso. 

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Capitolo 6
*** Credo di aver fatto pena alla furtuna, finalmente. ***


Una di quelle cose che ancora non sono riuscita a comprendere, è come “accadano le cose”. Sì, insomma, ciò che alcune persone preferiscono chiamare “destino” . Io, personalmente, l'ho sempre preferito chiamare “sfortuna”, ma non vale per tutti così, cè chi lo definisce “fortuna”, ma ovviamente, non è il mio caso.

Comunque si, è decisamente strano come vadano le cose. Perché solitamente, se una cosa ti va male, tutto comincerà ad andare peggiorando. Ma se qualcosa ti va bene, non è detta che poi ti vada tutto alla grande.

Ma, ripeto, questo è il mio caso. Penso ( e in realtà, lo spero anche) di non essere l'unica a credere che le cose vadano così, ma sono anche certa che molte altre persone, invece, vedano tutto nel modo opposto.

Diciamo che, per ricollegarci ad argomenti passati, credo che qualcuno, appena sono nata, sia venuto da me, mi abbia guardata, e con un gran sorriso (i gran sorrisi non promettono mai nulla di buono) mi abbia detto, con sommo piacere “Buona Fortuna, Rose Weasley.”

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Ormai stavamo avanzando da ore, e la caviglia mi faceva male ad ogni singolo passo.

Mi tenevo forte alla schiena di Malfoy, e lui, ogni volta che mi lasciavo sfuggire un gemito di dolore, stringeva appena la mano attorno alla mia vita. Sembrava che le nostre ostilità si fossero bloccate, e sinceramente non ci facemmo neanche caso.

Ma anche se Malfoy stesse cercando di darmi una mano, non poteva certo fare miracoli, e sembrava quasi che mi si stesse staccando il piede dalla gamba, dal dolore.

-Dimmi che sai dove siamo.- supplicai ad un tratto, quando anche solo il pensiero della caviglia mi fece venire la nausea.

Ma lui scosse il capo, continuando a guardarsi intorno, serrando la mascella e deglutendo.

Io annuii debolmente e feci un profondo respiro. -Ok, andiamo.- feci, con la voce leggermente tremante. Ma lui mi trattenne.

-No. Weasley, non avrebbe senso. E' buio ormai, e stiamo solo rischiando di metterci in guai ancora più grossi.- fece, con un tono misto tra l'ansioso e il deciso. -Passiamo qui la notte, domani mattina proviamo a smaterializzarci di nuovo, e se non funzionerà proseguiremo.- non nascondo che fui lieta di sentire queste parole.

Annuii una seconda volta. -D'accordo.- mi uscii solo, e sfilai lentamente il braccio dalla sua schiena. Lui mi aiutò a sedermi a terra, prima di togliere la sua.

Posai le mani sulla caviglia e mi dissi con decisione -Non è nulla. E' tutto a posto Ros. Passa. Non è nulla... -.

Ormai era calata la sera, e si vedeva ben poco, se non ciò che la luce pallida della luna illuminava.

-Co.. come va?- sentii la voce di Malfoy alla mia destra. Mi voltai, e stava camminando con le mani in tasca, avanti e indietro. Lo intravidi fare un cenno con la testa in direzione della mia caviglia.

- Peggio di prima. Ci ho camminato su mezza giornata.- feci, sospirando. -Oh, a proposito..- deglutii -g..grazie per avermi fatto da stampella.- e detto questo chiusi gli occhi. Avevo davvero ringraziato Scorpius Malfoy. Dopo questo, potevo superare anche ad occhi chiusi la caviglia rotta.

Anche lui parve della stessa opinione. Sentii il suo sguardo posarsi su di me, e non so per quale ragione, mi sentii arrossire. Ma in fin dei conti, arrossivo per qualunque cosa, io..

-Mi hai ringraziato?- chiese, con stupore. -Beh, sai, questa sì che è una novità.- fece, sedendosi anche lui a terra, non troppo lontano, ma neanche troppo vicino a me.

-Non abituartici, e un'occasione speciale. Non capita tutti i giorni, di rompersi una caviglia.- feci, con un tono che andava ben oltre l'ironico.

- Se non fossi tanto imbranata..- cominciò lui sospirando.

-Parla quello che si è fatto pitturare in una notte senza accorgersi di nulla.- gli risposi io, con uno sbuffo.

- Immagino che tu non l'abbia fatto contro la tua volontà. E suppongo anche che ti sia piaciuto, no? Oh, beh, sono sempre così bello quando dormo?- mi chiese, divertito. Il suo tono era tagliente. La mia risposta fu uno sguardo disgustato.

-Sì, bello come il sedere di un Troll, Malfoy- e gli rivolsi un gran sorriso (lo avevo detto che non promettevano mai nulla di buono) per poi tornare a studiare un ciuffo dei miei capelli, facendo di tutto per ignorare le fitte alla caviglia.

- Non pensavo che provassi attrazione per i sederi di Troll, Weasley.- il suo tono tranquillo mi innervosiva.

-Infatti, non ne provo, e mai ne proverò. Per una volta pensavi giusto, Malfoy. Dovremmo segnare questo giorno sul calendario, SE NE AVESSIMO UNO. - feci, cercando di levarmi con una smorfia quella massa di brillantini che mi ricoprivano i capelli.

-Oh, andiamo, sembro una lampada vivente!- esclamai, quando scossi per l'ennesima volta i capelli, che sembravano continuare a brillare alla luce della luna.

Malfoy ridacchiò. Io mi voltai. -Questo era destinato a te, non a me!- borbottai, con una smorfia.

-Andiamo Weasley, almeno tu non sei dipinta per metà di argento e metà di verde.- fece lui. - Io sto sopportando i colori dei Grifondioti addosso da ormai due settimane. Dovrei essere sconvolto.- e detto questo, si voltò verso di me. Io di scatto distolsi lo sguardo.

-Non mi donerebbero quei colori. E tu, con questi, sembri quasi umano.- gli risposi, con un'alzatina di spalle.

-Quasi umano? Non capisco.. è un insulto, o un complimento?- chiese lui, dubbioso.

-Malfoy. Credi davvero che ti farei mai un complimento? Non avrebbe senso.- risposi io, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Perciò mi stai dicendo che questi colori mi stanno male addosso,-

-Qualsiasi cosa ti starebbe male, addosso.-

-Credo che tu mi abbia scambiato per uno specchio.-

-Credo che tu mi abbia scambiata con la tua ragazza.-

-Io non ho una ragazza.-

-Chissà perché non mi sorprende.-

-Parla quella con grandi corteggiatori.-

Io arrossii.

-Ne ho più di quanti tu possa immaginare.-

-Certo, e io sono Godric Grifondoro.-

-Con quei colori? Potresti anche.-

- Sì, ma io Sono Scorpius Malfoy.-

-Grazie per avermelo ricordato.- finsi di avere la nausea, con una smorfia.

-Weasley, non fai ridere nessuno.- ma dalla poca luce, scorsi sul suo volto l'ombra di un sorrisetto.

Sentii una fitta alla caviglia ma la ignorai. Sforzai un sorriso, ma non fu molto difficile, e mi distesi a terra, guardando le stelle.

Erano bellissime. Avrei voluto contarle. Ma erano troppe. E fu strano come in 15 anni di vita, me ne accorgessi solo in quel momento. Eppure, soltanto allora mi resi conto di quanto immenso fosse il cielo.

Rimasi lì, a terra, per qualche minuto, prima d tornare alla realtà, come se cadessi da una vertiginosa altezza.

BOM.

Mi rizzai a sedere, e sul mio volto non c'era più traccia del sorriso di poco prima.

-Malfoy..- cominciai, e lui spostò lo sguardo su di me. -E se … e se non riuscissimo più a tornare a casa? Se rimanessimo intrappolati qui per sempre? Sembra enorme, questa foresta. E io non riesco a camminare da sola. Non sarebbe così complicato, perdersi. Anzi, ci siamo già persi. E se davvero non trovassimo più la via di casa..?- gemetti, con voce strozzata.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, probabilmente a chiedersi cosa mi fosse successo, in così pochi minuti.

E di nuovo, come quel pomeriggio, non so cosa accadde di preciso, ma cambiò qualcosa. Fatto sta che Malfoy si alzò con grande calma e mi si avvicinò. Si chinò di fronte a me, e mi guardò con un'aria tesa.

-Weasley, lo so che ci siamo persi. Ma riusciremo a trovare casa. Casa mia, insomma. Non dobbiamo arrenderci. Ce la faremo.- e dopo qualche secondo, mi prese una mano. - Non so cosa succederà, ma direi che una tregua sarà più che giusta. Riusciremo a mettere a posto la tua caviglia, e io mi leverò questi colori di dosso- e abbozzai un sorriso.

Malfoy aveva il potere di cambiare da un secondo all'altro. Io annuii lentamente e lo guardai in volto. Anche alla luna i suoi occhi erano di un azzurro ghiaccio, e sembravano più freddi di questo.

Lui mi scrutò per un attimo, e poi si rialzò, lentamente.

Quella fu una delle sere più strane della mia vita, credo. Riuscii a smettere, almeno in parte, di odiare Scorpius Malfoy.

 

__________________________________________

 

Dire che quella notte dormii bene sarebbe completamente sbagliato. Anzi, mi correggo: dire che quella notte dormii e basta, sarebbe completamente, decisamente sbagliato.
Perché, in effetti, rimasi tutta la notte a cercare dinon pensare alla caviglia, al fatto che eravamo lontani a chilometri da casa, e che se non l'avessimo trovata saremmo morti di fame.

Insomma, non erano proprio dei motivi validi per augurarmi “sogni d'oro!”.

Comunque, in un modo nell'altro, dopo non ore, ma secoli, il sole riuscii finalmente a sorgere.

 

Quella mattina, Malfoy provò a smaterializzarsi appena sveglio.

Non successe nulla. E così, dopo aver tentato circa una decina di volte, si arrese e mi disse che non c'era nulla da fare.

Io gemetti.

-Ci toccherà camminare, quindi?- chiesi, conoscendo già la risposta.

Lui annuì, stringendosi nelle spalle. -E' l'unico modo, Weasley.- fece, dispiaciuto.

-Ok, ok..- e mi alzai con grande fatica. Mi sgranchii una gamba e stiracchiai la schiena, poi saltellando su un piede solo, mi avvicinai a lui.

-Pronta?- chiese lui, passandosi una mano tra i capelli colorati, e facendo cadere dei brillantini.

-No... ma sì.- feci, e senza aggiungere altro, gli passai una mano sulle spalle.

Lui fece lo stesso con la sua, ma mi avvolse la vita.

-Andiamo, allora.- sospirai io, iniziando già a sentire le prime fitte alla caviglia.

 

Due giorni, senza mangiare né bere, sono davvero insopportabili. Ma quattro? Sì, esatto, per ben quattro giorni, vagammo per la foresta, sempre più abbattuti e stanchi.

Entrambi sembravamo via da secoli, visti i capelli e lo stato in generale.

L'unico lato positivo, fu da parte di Malfoy, che notò con estrema soddisfazione, che il colore sulla sua pelle era sbiadito appena, la mattina del quinto giorno.

 

-Lo odio questo posto.- ripetei, almeno per la ventesima volta, quando, dopo ore da quella mattina, sembravamo essere sempre al punto di partenza. -E' inutile. Non ce la faremo mai, ad uscire di qui.- borbottai stancamente, con un buco allo stomaco e la gola secca.

Sentii Malfoy sospirare, e si passò una mano fra i capelli, guardandosi intorno, con aria tesa.

- Usciremo di qui. Dobbiamo uscire. Non sarà infinita questa foresta, no?- e detto questo, fece un cenno con la testa, e ripartimmo. Ignoravo il più possibile la caviglia, portando la concentrazione su altre cose, come la fame.

Insomma, non ero messa molto bene.

E probabilmente , un po' per la fame, un po' per il dolore e un po' per la stanchezza, non scorsi nulla finché non sentii Malfoy agitarsi vicino a me.

-Weasley..?- fece, con voce tra l'eccitato e lo sconvolto. - Weasley, lo vedi anche tu o..?-

Mi ci vollero alcuni secondi per capire di cosa stesse parlando. Poi, guardando bene di fronte a me, anche io lo vidi: un piccolo tetto si intravedeva tra gli alberi.

Io annuii senza riuscire a dire altro, con gli occhi spalancati, e lui, preso dall'eccitazione, quasi mi sollevò per riuscire a raggiungerlo più velocemente.

Passando finalmente la barriera di alberi, ci trovammo di fronte ad un'altra e accogliente casa. Successe tutto così velocemente, che io e Malfoy per un attimo, stettimo immobili, a fissare prima la casa, poi noi, per qualche secondo.

Poi, ci avviammo alla porta, increduli.

Faticammo a salire i tre gradini che ci si presentarono davanti, e ci trovammo davanti ad una porta in legno.

Dopo qualche secondo di esitazione, io bussai.

Niente.

Bussai di nuovo.

Ancora nulla.

Malfoy bussò una terza volta al posto mio, ma con più violenza (e notai dei brillantini cadere. Ma non finivano mai? Ok, forse avevo esagerato.)

Stavamo quasi per arrenderci, quando sentimmo dei passi provenire dall'interno della casa.

Solo in quel momento mi resi conto del fatto, di aver appena bussato alla porta di uno sconosciuto, senza neanche sapere chi fosse, o prendermi la briga di vedere se fosse effettivamente un luogo sicuro. Troppo tardi. Ormai i passi si stavano avvicinando.

La porta scricchiolò, e sentii un vuoto allo stomaco (non molto diverso da quello che provavo ormai da giorni, in assenza di cibo) e attesi, con il volto più teso che mai. Sentii Malfoy, prima allentare, poi di nuovo stringere la mano alla mia vita, probabilmente pronto a sollevarmi in caso di fuga (sperai con tutto il cuore che non fosse necessario).

Ma quando la porta si aprì, mi ci vollero alcuni secondi per rendermi conto che quella di fronte a me, fosse una donna.

Aveva i capelli neri e folti, gli occhi azzurri, e la sua pelle scura risplendeva alla luce del sole. Ci squadrò per un attimo, e io spalancai gli occhi.

Non era possibile.

Eppure era lei.

No, mi sbagliavo.

Ma il suo viso era inconfondibile..

- Chi siete?- chiese, con tono diffidente.

Io balbettai qualcosa, sentendomi la lingua come attaccata al palato, prima di sussurrare una parola, con voce rauca.

-Zia?- chiesi, poco fiduciosa.

Lei mi guardò stupita, poi si agitò. Sembrò in cerca delle parole adatte.

-Rose? Rose! Oh mio Dio, Rose! Come sei..? Cosa ci fai qui...? Che cosa..?- chiese deglutendo. Il suo sguardo si posò sul mio piede.

Io mi gettai letteralmente fra le sue braccia, facendo scivolare via la mano dalla schiena di Malfoy, non potendo fare altrimenti.

Lei mi strinse forte.

-Eh, emh..- una voce profonda alle mia spalle, mi fece sobbalzare. - Weasley, lei è tua zia?- chiese Malfoy, alzando le sopracciglia.

Io mi sciolsi dall'abbraccio e annuii. -Sì, lei è mia zia Angelina.- confermai, con un sorrisetto.

Lo sguardo della zia passò da Malfoy a me, e poi alzò le sopracciglia. Capii subito cosa intendeva.

-NO! Cioè... NO!- esclamai, prevedendo il rossore sul mio viso. -No, zia, davvero.- feci, cercando di non arrossire troppo.

-Mh mh.- fece lei, con un sorrisetto. -Entrate..- fece, ma poi squadrò Malfoy, ancorà più a lungo di prima. Mi fissò. -Non sarà mica..?-

- Zio George ne sarà orgoglioso- le risposi io, con un gran sorriso.

 

______________________________________________

 

Trovare quella casa fu forse il primo caso di fortuna che ebbi.

Passammo il pomeriggio, prima a mangiare, poi a lavarci, ed infine a raccontare ciò che era successo.

-Zio George è andato con Fred e Roxanne al negozio- aveva spiegato, prima che io potessi chiederlo.

Dopo aver parlato per quelle che parvero ore, e aver rigirato la storia in modo che ci fossimo ritrovati nella foresta per errore (cercammo di sorvolare) la zia era abbastanza informata su ciò che era successo.

-Bene, appena arriva George,credo che potrebbe darti l'antidoto per i colori, Scorpius.- disse la zia, -Sempre che l'artefice voglia- e fece in cenbno con la testa verso la mia direzione. Malfoy, mi fissò, con sguardo supplichevole.

-Ci penserò- feci, seriamente in dubbio.

-E per quanto riguarda te, Rose, ti rimetterò a posto la caviglia- mi promise, con una strizzata d'occhio. -Ma ci vorranno ore. Probabilmentre l'intera notte.. vi dispiace stare qui?- chiese, con sguardo accigliato.

Saremmo stati dei perfetti idioti a rifiutare.

 

Zio George tornò sul tardi, e all'inizio sembrò non accorgersi di due ospiti che gli stavano occupoando il divano.

Ma quando ci vide, mi sollevò fra le braccia e mi strinse in un forte abbraccio.

Adoravo mio zio George, e fui davvero felice di rivederlo.

-Rose Weasley, che cosa diavolo succede?- chiese poi, una volta nnotato anche Malfoy, e il mio piede bendato.

Iniziai a raccontare, dopo aver abbracciato anche Roxanne e Fred, i miei due cugini, e si misero ad ascoltare anche loro.

Quando ebbi finito, lui mi fece un largo sorriso.

-Rose, sono molto orgoglioso di te- fece, guardandomi e annuindo. -Devo ammettere che l'idea della pittura è stata geniale. Degna di una Weasley- e mi fece l'occhiolino.

Malfoy sbuffò. Io scossi la testa con un sorriseto.

-Credo che lui non la pensi come me, sai?- feci, ridacchiando.

-Scherzi? Sai che amo questi colori.- rispose, in tono sarcastico.

Quella fu la prima serata, in quell'estate, in cui mi sentii davvero a casa.

 

 

Oh, e terrei a sottolineare, che lasciai a Malfoy il colore addosso, per quella sera, con la scusa del dover ancora pensarci. Ma in realtà avevo già avuto una scorta di antidoto da zio George, che avevo intenzione di utilizzare quando avessi preso una decisione, senza troppe pressioni..

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Capitolo 7
*** "Non ti montare la testa" disse il biondo ossigenato. ***


E' vero: le esperienze importanti ti cambiano la vita.

Perché sì, davvero imparai qualcosa in quei giorni, quando passai una delle estati più strane di sempre.

Purtroppo non imparai ad accendere un fuoco senza magia, o a costruirmi un riparo in assenza di essa, ma fu comunque qualcosa

Le persone cambiano, se davvero hanno buon motivo per farlo.

Io per prima, non mi sarei mai aspettata di poter cambiare così, mai e poi mai. Ma a quanto pare, tutto è possibile. E credetemi se vi dico che cambiare le mie idee su Malfoy, poteva benissimo essere ritenuta, una delle imprese più ardue a questo mondo, parola mia.

 

___________________________________________

 

Passai la notte insonne. Un po' per il dolore alla caviglia, che si stava rimettendo lentamente, e un po' per la tensione in generale.

Roxanne aveva fortunatamente un divano in camera, dove mi fece accomodare per la notte.

Mi aveva prestato un pigiama, e avevano fatto lo stesso con Malfoy, con uno di Fred (ringraziando il fatto che non avessero tutta questa differenza, come corporatura).

Roxanne aveva una camera ampia e luminosa, che mi ricordava un po' la mia.

Mi voltai verso di lei. Era completamente immersa nei suoi sogni, e si capiva dal suo dolce russare. Mi coprii la testa con il cuscino, e le lanciai addosso quello che era ai miei piedi. Lei si girò dall'altra parte, probabilmente senza smettere di dormire, ma smise di russare.

Almeno quello.

Sbadigliando, gettai una veloce occhiata all'orologio in camera sua. Erano le 7.00 di mattina. Sapendo che non sarei riuscita a riposarmi più di quanto non avessi già fatto, decisi di alzarmi, e andare in cucina.

Appoggiai un piede a terra, e poi l'altro, per poi alzarmi con cautela. Notai con una certa soddisfazione, che la caviglia non mi procurava altro che un leggero fastidio.

Sollevata, mi diressi verso la porta a piedi scalzi e a passo leggero, per poi chiuderla con delicatezza alle mie spalle.

Passai per il corridoio guardandomi intorno, mentre la luce matutina lo illuminava attraverso le finestre.

Scesi le scale a chiocciola e mi ritrovai nel corridoio del piano terra.

Avanzai senza troppe esitazioni, e aprii una porta (la prima che mi ritrovai davanti). Sfortunatamente, non era la cucina, bensì la sala. Stavo per chiudere di nuovo la porta, quando qualcosa di … brillante, attirò la mia attenzione. Inizialmente non capii, ma avvicinandomi, mi si formò un piccolo sorriso sul volto.

Scorpius Malfoy stava dormendo beatamente su un divano, i capelli al sole, che emanavano un certo bagliore.

Scossi la testa ridacchiando, e ammirando per l'ennesima volta la mia opera.

Feci per girarmi, ma qualcosa mi impediva di distogliere uno sguardo. Rimasi come immobilizzata per alcuni secondi, a scrutare il rosso e dorato ragazzo, prima di chiudere gli occhi e voltarmi di scatto.

Ma che diavolo mi stava succedendo?

Scossi la testa una seconda volta, ma senza ridere, e presi un profondo respiro, per poi uscire a passo deciso, dalla sala.

Mi diressi verso un'altra porta, e sperando di non trovare la stanza degli zii (rabbrividendo solo all'idea, visto che dormivano nello stesso letto e già avevano due figli) la aprii.

Per mia fortuna, trovai la cucina, e vi entrai subito.

Mi guardai per un attimo intornoe dopo alcuni secondi di esitazione mi riempii un bicchiere con dell'acqua, più per convincermi di aver avuto un motivo per andare lì, che per altro.

Mi sedetti al tavolo e iniziai a sfogliare La Gazzetta Del Profeta, che si trovava lì accanto.

-Leggono ancora questa robaccia?- mi chiesi, saltando così tante pagine, da arrivare alla fine dopo quelli che sarebbero dovuti essere tre fogli.

-Vizio di famiglia. Anche a casa tua si fa così, non dirmi che non è vero, o che te lo sei già dimenticata.- tutto mi sarei aspettata, tranne la voce di zio George.

Io sobbalzai facendo cadere un paio di gocce d'acqua sul tavolo.

-Zio! Eviteresti di.. fare così poco rumore?- chiesi, stupidamente.

Lui mi rivolse un sorriso divertito. -Sei riuscita a dormire?- chiese diventando un po' più serio, o almeno, quel tanto che bastava per farmi capire che aveva già intuito la risposta.

Scossi la testa stringendomi nelle spalle.

Lui annuì -Già, hai due occhiaie da far spavento- commentò. -Ma so cosa si prova. Una volta mi sono rotto una gamba. Angie è brava con gli incantesimi, ma al San Mungo provi molto meno dolore, credimi.- mi disse, in un sussurro, guardandosi intorno, come per sperare che la zia non si trovasse nei paraggi.
Io ridacchiai rannicchiandomi su una sedia, avvolsi le braccia intorno alle gambe e vi appoggiai la testa sopra.

-E' uno strano posto per vivere. Non ti dà fastidio tutto questo... verde?- chiesi, guardando fuori dalla finestra.

Forse era perché ci ero rimasta intrappolata per giorni, con una caviglia rotta e a digiuno, ma l'idea di vivere dentro a quella foresta mi fece rabbrividire.

Zio George sospirò. Sembrava preoccupato.

Dopo qualche minuto, parlò, ma sembrava molto più serio.

-Non siamo qui perché è un bel luogo, per quanto lo possa essere. Viviamo qui per altri motivi.- continuò, e io spostai lo sguardo su di lui.

-In che senso?- chiesi, e non potei non notare quanto fosse teso. Certo non era da lui.

-Nel senso che siamo qui per proteggerci, Ros.- fece lui, passandosi una mano sul viso. -Lo sai anche tu che non ci si può smaterializzare o materializzare da un punto in poi di questa foresta.- spiegò, stancamente. -Per questo non riuscivate ad andarvene. E' un luogo strano. Ci sono voluti mesi per poterlo rendere così, con incantesimi di magia più che avanzata.- ad un tratto si illuminò. - Ad Hogwarts, quando andavo a scuola, c'era una stanza. Una stanza.. particolare. Nella quale ci si poteva sentire protetti. Purtroppo è stata distrutta, ma noi la usavamo parecchio, sai..- ad un tratto capii. Il professor Paciock ce ne aveva parlato, e io James, Sirius, Albus, Victorie e Roxanne ne avevamo trovata una simile, un giorno, mentre scappavamo da un gruppo di Serpeverde del settimo anno, ai quali avevamo fatto scherzi non molto.. amichevoli, ecco.

Era apparsa una porta, vicino al dormitorio, e noi ci siamo entrati. Una delle stanze migliori di Hogwarts (forse la seconda, dopo la cucina).

-Intendi la stanza “Vai-e-Vieni?”- chiesi, spalancando gli occhi. -A Hogwarts ce n'è una!- esclamai. Lui mi guardò.

-Intendi dire che è stata “ricostruita”?- chiese stupito. -Questa sì che è una notizia! Noi la chiamavamo la “Stanza Delle Necessità”. Beh, diciamo che qui è come quella stanza, solo più ampio e un po' meno sicuro.- concluse, con una veloce occhiata alla foresta, fuori.

Io mi sentivo ancora più confusa.

-Okay, ma... perché?- chiesi..

-Perché? Beh, è semplice. Un tempo, quando Voldemort era ancora in vita, c'erano dei suoi... sostenitori. Erano chiamati “Mangiamorte”, credo che tu lo sappia. - fece una pausa, e io annuii, impaziente. -Alcuni di loro, però, non hanno abbandonato neanche oggi la loro sete di vendetta, e così, cercano ancora di terrorizzare la gente. E.. beh.. diciamo che ci hanno presi di mira. Quindi, per il momento, preferiamo rimanere qui, al riparo.-

Ad un tratto un'orribile consapevolezza si fece strada tra i miei pensieri, sempre più grande, e sperai di sbagliarmi di grosso.

-Mamma e papà sono andati via per combatterli, non è così?- chiesi, guardando in basso.

-Già- confermò lui, e io mi sentii una stretta al cuore. - Credimi, hanno affrontato di peggio. Staranno bene e non sono in pericolo- e accennò un sorriso.

Io annuii, ma preferii cambiare discorso.

-Ma se non potete smaterializzarvi, come fate ad.. uscire di qui?- chiesi, guardandolo.

-Abbiamo i nostri metodi. Oh, a proposito, oggi credo che vi riporteremo a casa. Il tuo ragazzo mi ha detto che stai da lui. - io spalancai gli occhi e sputai quel poco di acqua che mi mancava per finirla.

-Lui non è il mio ragazzo! Tu.. come diavolo ti è saltato in testa?- chiesi, e per poco non caddi dalla sedia.

Lui ridacchiò. -Sai, vi guardate in modo strano, e poi Angie mi ha detto che quando siete arrivati eravate piuttosto.. avvinghiati, ecco- il suo tono era un misto tra il divertito e il malizioso. Dire che mi irritò sarebbe poco.

-Avevo-una-caviglia-rotta! E noi non ci.. guardiamo in nessun modo!- scattai, sulla difensiva.

-Okay, okay, non è il tuo ragazzo. Però lo sembravate..- fece, con un sorrisetto. Io gli diedi una spinta e lo guardai assottigliando gli occhi.

-Non ripetere MAI PIU' una cosa simile.- inghiai. Lui rise e scosse la testa.

Ad un tratto la porta alle nostre spalle di aprì.

-Buongiorno- Malfoy avanzò con calma per la cucina e si sedette vicino a me. Si era già cambiato con i propri vestiti, lavati dalla zia e mi sentii stranamente in imbarazzo, con solo una lunga maglietta rossa di Roxanne.

Mi alzai di scatto.

-Vado a cambiarmi.- annunciai, e sentii lo sguardo di Malfoy posarsi su di me.

-Emh.. bene, a dopo.- balbettai, serrando gli occhi per un secondo. Era proprio il caso di dirlo? Sospirai e mi diressi verso la porta.

E mentre stavo per chiudermela alle spalle, vidi lo zio sorridere con aria soddisfatta, mentre le mie orecchie iniziavano a scaldarsi e -probabilmente- a colorarsi di un rosso acceso.

 

_____________________________________­_________

 

Dopo lunghe riflessioni, decisi di concedere a Malfoy la pozione per tornare “del suo colore naturale”, anche se con una stretta al cuore. Fu un po' il mio modo di digli “grazie” per avermi fatto da stampella per tutto quel tempo. Lui apprezzò il gesto, ma fui sorpresa di notare che lo usò solo qualche ora dopo. Che si fosse affezionato al suo nuovo colore di pelle?

 

 

Passammo la mattinata a riposarci. Roxanne e Fred giocavano agli scacchi dei maghi, zio George e zia Angelina erano andati a fare un giro (probabilmente nella foresta, visto che non c'erano molte alternative).

Così io ne approfittai per spiegare a Malfoy la situazione, ma evitai accuratamente di parlargli della Stanza Vai-e-Vieni ad Hogwarts.

-E quindi- concluse lui, aggrottando la fronte -ci riporteranno a casa oggi. Giusto?-

-Giusto- annuii io.

-Bene- lui si rilassò appena.

Rimanemmo in silenzio. Ne approfittai per riflettere sulla chiacchierata di quella mattina con lo zio.

Di scatto mi alzai e mi diressi verso la porta, senza dire una parola.

Entrai nella cucina e andai a sedermi vicino alla finestra, lontano da tutto e da tutti.

I miei genitori erano da qualche parte là fuori, a combattere e a rischiare la vita. Come avevo potuto dirgli che li odiavo?

No. Loro mi avevano costretta ad andare dai Malfoy, alla fine. Allora perché a quel punto non mi pareva più una tragedia così grande?

Sospirai e mi sentii pizzicare gli occhi. Era già successo troppe volte, quell'estate, per i miei gusti. Riuscii a trattenermi quasi del tutto, tranne che per una piccola lacrima, che riuscì a sopraffare tutta la mia buona forza di volontà per apparire forte, e si fece strada tra le lentiggini della mia guancia destra.

Non ebbi neanche la forza di asciugarla. La lasciai lì e basta, come se non me ne fossi accorta. Purtroppo se ne accorse qualcun altro, al mio posto.

- Comunque, ho notato che la caviglia non ti fa più male, o sbaglio?- la voce di Malfoy si fece sempre più vicina, e io rimasi pietrificata, senza riuscire a fare nulla. -Weasley?- mi chiamò, in attesa di una minima risposta.

Entrò in cucina, e rimase a guardarmi per un attimo, come se avesse capito che c'era qualcosa che non andava, ma non ancora cosa. Poi, presumibilmente, notò la mia guancia umida, e io mi affrettai ad asciugarla con una manica della felpa che Roxanne mi aveva prestato.

- Ti fa.. ancora male?- chiese incerto. Io scossi la testa.

-No. Tutto a posto.- e mi alzai. Rimasi un attimo in piedi, poi mi diressi verso la porta. Quando passai vicino a lui, mi afferrò delicatamente per un braccio.

Io rimasi a fissare il pavimento, come se d'un tratto fosse l'unica cosa che mi importasse.

-Che cos'hai?- chiese, guardandomi.

-Cos'è, adesso ti preoccupi per me?- chiesi, con una rabbia che non sapevo neanche da dove venisse.

L'avevo preso in contropiede. Lui si schiarì la voce, ma non mollò la presa, piuttosto la strinse.

-Non ti ho mai vista piangere in cinque anni, e credo proprio di averti detto di tutto. Mai una sola lacrima, o che ti avessi ferita. Cos'è questa novità, allora? Anche tu piangi?- chiese, e la sua voce parve decisa. Non si sarebbe accontentato del silenzio, poco ma sicuro.

Io sbuffai, ma non aggiunsi altro. Aveva ragione, ma non avevo voglia di parlarne. Più che altro, perché sapevo che se lo avessi fatto, quella lacrima sarebbe stata solo la prima di tante altre.

-Weasley?- mi chiamò, alzando le sopracciglia.

-Cosa vuoi?- chiesi. O meglio, borbottai.

-Sapere cosa mai sia riuscito a far piangere te.- e marcò per bene quest'ultima parola.

-Io non sto piangendo.- ecco. Ecco ciò che mi uscii, e ciò rese ancora più palese che io lo avessi appena fatto.

-Certo. So quello che ho visto. E si vede anche.- il suo sguardo non si spostava dal mio volto, cosa che rendeva il tutto ancora più complicato.

-Non prendermi in giro, Weasley. Non riusciresti ad ingannarmi.-

E poi, accadde tutto troppo velocemente, tanto da farmi venire le vertigini. Malfoy stava avvicinando il suo volto al mio, e io facevo altrettanto, pur esitando parecchio.

Tenevo gli occhi bassi, e lui allentò la presa al mio braccio, per poi alzare la mano e sfiorarmi il viso. Sentivo la gola secca, e non riuscii a reagire in nessun modo. I nostri nasi già si sfioravano, e percepii un vuoto allo stomaco, mentre uno strano formicolio mi invadeva il petto. Le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza, quando..

BAM! La porta d'ingresso si spalancò ed entrò lo zio, con il fiatone, seguito dalla zia.

-Stanno arrivando! Gli ex-mangiamorte!- entrò in cucina -dovete scappare! Prima che..- si sentì un tonfo. Poi un altro.

Zio George sbiancò.

Io afferrai la bacchetta e mi allontanai da Malfoy – anche se un po' a malincuore- per vedere al di là della finestra. Sagome nere sfrecciavano intorno alla casa, colpendola di tanto in tanto con dei colpi di bacchetta.

Mi voltai e vidi il ragazzo scambiarsi un'occhiata con mio zio, e annuì.

Mi si avvicinò e mi prese una mano. -Dobbiamo andarcene.- e mi trascinò fino alla sala.

Era per caso impazzito? -Cosa? NO! E lo zio? E Roxanne e..-

-Andate- disse lo zio, mentre Roxanne e Fred si avvicinavano a lui. -Ti spiegherà.- e detto questo, mi sentii trascinare via con tanta violenza,da non riuscire ad opporre resistenza.

-No!- urlai, mentre venivo letteralmente trascinata da Malfoy al di fuori della porta. Lui aveva un'espressione tesa e si voltò verso di me, mentre una figura nera ci passava davanti.

-Corri- mi disse solo, e senza lasciarmi la mano, fuggì all'interno della foresta.

Io lo seguii. Corremmo tra gli alberi. Mi ritenni fortunata ad aver messo un paio di scarpe (indovinate di chi) e almeno per quella volta avrei potuto evitare di rompermi qualcosa.

Quando fummo abbastanza lontani da non sentire più nessun rumore, rallentammo.

Con il fiato corto, mi distesi a terra.

-Oh mio Dio- feci, prendendomi il volto fra le mani. -Io... oh mio Dio.- non mi usciva nient'altro.

Possibile che stesse accadendo tutto davvero?

-Io... non ci posso credere. Cosa.. che cosa? Oh mio Dio.- iniziavo a sentire l'ansia salire, e a respirare un po' più faticosamente del solito.

-Calmati.- Malfoy mi si avvicinò lentamente.

-No che non mi calmo! Noi.. che cosa.. perché?- poi mi tornarono in mente le parole di zio George. -Cosa mi devi spiegare?- chiesi, con voce tremante.

-Oh.- lui esitò, poi si schiarì la voce – tuo zio mi aveva già spiegato degli ex-Mangiamorte. Mi aveva detto di scappare se succedeva una cosa simile. Loro potevano smaterializzarsi ma noi no. Non ho capito bene come ha fatto, ma pare che di qui possa uscire e entrare solo chi ci abita. Però, mi ha spiegato come arrivare in città, e credo di aver afferrato. Se mi segui, arriveremo lì in poche ore.- concluse, in tono pratico.

-Come fai a dire che sono vivi? Li hai visti quei.. cosi? Non sembravano neanche umani! Tu...- non riuscivo a dire niente. Rimasi a fissare le foglie ai miei piedi.

Mi sorprese non sertire ribattere Malfoy. Solitamente aveva sempre la risposta pronta, sia per provocarmi che in situazioni serie.

Invece, si avvicinò a me e mi si sedette vicino, rimanendo in silezio per qualche minuto.

-Allora... perché piangevi, prima?- a quante pare non pareva voler arrendersi così facilmente.

-Io-non-piangevo.- borbottai irata.

-Tu piangevi eccome.- commentò. -E non è da te.- aggiunse.

-Come fai a sapere cos'è da me e cosa no?- lo istigai, senza spostare lo sguardo da terra.

Lui si agitò appena, e si passò una mano tra i capelli biondi. Lo faceva spesso, da quando era tornato al suo colore naturale.

-Non è questo il punto- disse, dopo alcuni secondi di esitazioni. -Il punto è che vorrei sapere cosa ti a spinta a... stare male.- questo termine mi piaceva già di più.

Io rimasi in silenzio per un po', poi, deglutendo, mormorai.

-I miei genitori stanno combattendo con quelli- risposi, riferendomi alle figure di poco prima -E potrebbero anche rimanerci secchi.- tagliai corto, perché la mia voce iniziava già a tremare di nuovo.

Non so perché mi aprii con lui, ma forse, in fondo, avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Anche se questo qualcuno era Malfoy.

Malfoy che tra l'altro avevo quasi baciato, neanche mezz'ora prima- mi resi conto solo in quel momento.

Spostai velocemente lo sguardo su di lui. Era vicino. Molto vicino. In circostanze normali mi sarei allontanata e l'avrei anche guardato male. Ma lì.. era come se non riuscissi a muovermi.

Lui rimase in silenzio, e quando spostò lo sguardo su di me, io feci altrettanto sui miei piedi.

-Io..- cominciò. Credevo che volesse dirmi che gli dispiaceva, e magari che era stato inopportuno. Di certo non mi aspettavo che mi dicesse proprio quello. -..so cosa provi, sai.-

Lo guardai.

-Davvero?- chiesi, aggrottando la fronte.

-Sì.- rispose, e si fece un po' più rigido del solito.

-Vuoi...parlarne?- chiederlo fu strano, visto che poco prima io avevo fatto la testarda con lui appunto perché non volevo parlargli dei fatti miei.

Lui mi guardò a lungo, come se si chiedesse se davvero potesse fidarsi di me.

-Mia madre.- cominciò e la voce gli tremò come aveva fatto la mia. - Un anno fa circa, mia madre è andata a combattere loro. La sua.. famiglia era coinvolta con... quelli, molti erano uniti a Voldemort, un tempo. Ma sua sorella, Daphnee, no. Si era rifiutata di unirsi a loro, ed è stata uccisa per questo. Mia madre non ha mai dimenticato questa faccenda, e credeva che combattendoli avrebbe potuto vendicare il nome dell'unica persona che la pensava come lei e a cui teneva più di sé stessa. Non la vedo da allora, ma a volte ci scrive.

Adesso a da parecchio che non lo fa più e.. beh.. io..- non riuscì a terminare la frase, ma sapevo perfettamente cosa temeva. Eravamo circa nella stessa situazione. E il fatto di avere qualcosa in comune con Scorpius Malfoy mi fece trasalire.

-Mi.. mi dispiace.- mi sentii stupida a dirgli quello, ma era la verità.

Lui serrò la mascella. Era il suo modo di dire “anche a me”? Evitai di chiederlo.

Rimanemmo per un po' in silenzio, senza avere il coraggio di guardarci, o anche solo di dirci qualcosa. Fu lui il primo ad alzare lo sguardo.

Aprì bocca per dire qualcosa, la la richiuse quasi subito.

-Mi dispiace per.. i tuoi.- disse. Stava davvero cercando di confortarmi? D'un tratto mi chiesi che fine avesse fatto il Malfoy di Hogwarts. Quello cinico e strafottente. Quello che se avesse saputo questo genere di informazioni, le avrebbe usate per ferirmi e prendermi in giro con i suoi adorabili amici.

Sembrava che fosse stato semplicemente sostituito da qualcun altro. E sinceramente, non mi dispiaceva poi così tanto.

Io annuii ed evitai di aggiungere altro.

-E' bello avere di nuovo il proprio colore di pelle.- commentò, dopo qualche secondo di silenzio. Riuscì a strapparmi un piccolo sorriso.

-Nah, guarda che lo so che ti piaceva, in fondo.- commentai, e fui sorpresa di riuscire a scherzare.

-Sei impazzita? Quei colori sono semplicemente il demonio.- commentò.

Non so come ci riuscii, ma scoppiai a ridere. -il...demonio?- commentai, tra una risata e l'altra.

Lui sorrise. -Assolutamente. Vedi, tu sei una Grifondoro. Direi che è tutto dire.- mi punzecchiò.

Io sbuffai e tornai a concentrarmi sulle scarpe di Roxanne. Mi guardai intorno. Eravamo di nuovo intrappolati lì dentro. Solo che questa sapevamo dove andare. O meglio, Malfoy diceva di saperlo.

Ma subito la consapevolezza di tutto ciò che stava accadendo mi ricadde addosso, e il mio sorriso svanii.

-E li avessero presi?- chiesi, allarmata.

Lui sospirò. -Si sono smaterializzati, te l'ho detto. Fidati, Rose.- non mi accorsi di nient'altro. La sua frase evaporò, nella mia testa, tranne una sola parola, che rimase lì. Rose. Mi aveva chiamata per nome. Non era davvero mai successo. Parve accorgersene anche lui, solo in quel momento.

Ci scambiammo uno sguardo.

-Non montarti la testa- fece lui.

-Mi hai solo chiamata per nome- gli feci notare, con un sorrisetto

-Non mi riferivo a quello.- mi rispose.

Per un attimo -un lungo attimo- rimasi spiazzata, poi Malfoy mi si avvicinò per la seconda volta quel giorno, e io di nuovo feci lo stesso.

Non ci sarebbero stati ex-Mangiamorte ad interromperci. Nulla e nessuno.

Stavo per baciare Scorpius Malfoy, ovvero la persona che odiavo più di tutti.

Ma mentre i nostri volti si stavano per sfiorare, mi resi conto che ciò che provavo per lui poteva non essere odio. Poteva essere qualcos'altro, che entrambi avevamo cercato di interpretare in modo diverso. Forse per mentire a noi stessi? O forse perché eravamo stati solo degli idioti?

Ma in quel momento niente sembrava avere importanza, tranne il presente.

Nessuna preoccupazione, nessuna ansia particolare. Solo noi due.

E dopo circa un secondo di esitazione, che parve infinito, le nostre labbra, finalmente, si incontrarono.   /

 

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Capitolo 8
*** Se prima era odio adesso è..? ***


Il fatto che io e Malfoy ci fossimo baciati, fu certamente uno dei motivi principali per cui decidemmo di non tornare subito in città.

Una cosa che -lo ammetto- mi fece provare un certo piacere, in effetti.

Fu lui a prendere l'iniziativa, e sapevamo entrambi il perché: una volta tornati a casa, avremmo potuto raccontare tutto ai nostri genitori meno che una cosa del genere. Sì, la prospettiva di tornare a casa e dire prima di tutto “Hey, ciao papà, sai, ho baciato Scorpius Malfoy, ovvero il figlio della persona che ancora odi più di tutti, anche se ti ostini a nasconderlo!”..no, non era proprio l'ideale.

Sì, perché io e Malfoy lo sapevamo perfettamente, che entrambi i nostri genitori ancora si odiavano, anche se facevano finta di niente.

Si vedeva da come Malfoy-Stempiato mi aveva trattata quando ero arrivata da lui. Freddo e distaccato.

Si capiva perfettamente che una rivelazione come quella, sarebbe stata la fine della “pace” che si era momentaneamente formata tra papà e Malfoy Senior.

Ed era evidente che anche Scorpius Malfoy era d'accordo con me, dal momento che prese una decisione così azzardata, come quella di ritardare di qualche ora quello che di certo sarebbe stato un trionfante o disastroso ritorno ad una monotona e triste normalità.

 

________________________________________________

 

Fu come risvegliarsi da un lungo sonno. Sentii immediatamente qualcosa ardere dentro di me, mentre Scorpius Malfoy mi sfiorava il viso con una mano. Rimanemmo così per quelle che per me potevano benissimo essere ore. Non pensai più a nulla. Fu come se per quegli istanti, il mio cervello si fermasse, una volta tanto, lasciando spazio all'istinto, cosa che accadeva molto, ma molto raramente. Fui costretta, in seguito, ad ammettere a me stessa che fu molto più piacevole che ragionare come al solito.

Quando ci staccammo, la confusione faceva da padrona sia nella mia che sicuramente nella sua testa.

Tanti anni ad odiarsi.

Tanti anni ad insultarsi.

Tanti anni a sperare di avere la meglio sull'altro.

Ed ora questo. Un bacio. Qualcosa di completamente incoerente alla situazione. Al nostro solito.. “rapporto”.

Ma forse era proprio quell'incoerenza, a rendere tutto così bello, ai miei occhi. Qualcosa di diverso. E dal piccolo sorriso che si formò sulle labbra di Malfoy, intuii che la pensava allo stesso modo. Sentii un calore farsi sempre più forte e grande nel petto, quando mi baciò una seconda volta. Non mi chiesi neanche il perché. Non averebbe avuto senso, chiederselo. Qualsiasi cosa fosse accaduta, solo di ciò che stava accadendo mi importava. Nient'altro poteva essere degno della mia più completa attenzione.

 

Rimanemmo nel più completo silenzio almeno per mezz'ora, senza sapere cosa dire, o forse senza neanche voler parlare.

Non era uno di quei silenzi imbarazzanti. Era più uno di quelli carichi di tensione.

Entrambi dovevamo fare un po' di chiarezza con noi stessi.

E quindi, eccomi qui. A baciare Malfoy. Ancora mi chiesi come potesse essere accaduto. Io lo odiavo. Ma forse.. no. Perché se in quel preciso istante pensavo a lui, o mi mettevo ad osservarlo, l'unica cosa che potevo fare era il contorcersi del mio stomaco.

Ma comunque, entrambi sapevamo che era sbagliato. E non potevamo.

Probabilmente pensammo anche quello entrambi allo stesso tempo, perché alzammo all'unisono la testa e ci scambiammo un'occhiata preoccupata.

Tornai ai miei pensieri e ciò che si fece largo tra tutta la confusione che si stava accumulando nella mia testa, fu l'orripilante immagine di mio padre, o meglio, della sua reazione, alla notizia del bacio tra me e Malfoy.

Scossi velocemente la testa, come per voler togliermi di mente quelle immagini.

Sospirai.

E adesso? Cosa avremmo fatto?

Avremmo finto che tutto questo non fosse mai successo?

Oppure avremmo confessato tutto, pronti a ricevere le conseguenze dei rispettivi genitori?

Rabbrividii nuovamente all'idea di ciò che sarebbe potuto accadere, se mio padre fosse venuto a sapere di tutto questo.

-Io..- fu strano sentire parlare Malfoy, dopo tutto quel tempo di silenzio. Era in piadi, davanti a me, mentre io mi trovavo ancora a terra. Notai una punta di rassegnazione nel suo tono. -..che cosa facciamo?- chiese, sedendosi accanto a me.

Mi sentii arrossire e lo vidi inarcare leggermente le sopracciglia.

Deglutii. -Non lo so. - ammisi, abbassando lo sguardo. - Mio padre mi ucciderebbe. - che poi era la fine che avrei voluto fare solo un mese prima, sapendo ciò che mi aspettava quell'estate. Mi passai una mano tra i capelli rossi e feci un sonoro sbuffo.

-Già, anche il mio. Credo che tra loro non scorra buon sangue.- fece notare. Io annuii. -E' vero. Se lui sapesse che noi..- non riuscii a concludere la frase. Scossi la testa. - E' stato bello conoscerti.- feci in tono drammatico.

Lui accennò un sorrisetto. -Ma davvero? E' stato bello?- chiese, con il suo solito ghigno.

Io mi rizzai sulla schiena. -E'..solo un modo di dire!- sbuffai, inclinando appena la testa, con un piccolo sorrisetto. - Intendo dire che mi farà fuori prima che io possa dire “mi sei mancato”.- gemetti, con un'espressione terrorizzata. - Ti consiglio di scegliere bene i fiori per la mia tomba, e vedi di non piangere troppo, al funerale.- feci infine, ironica.

Lui mi scrutò per lunghi istanti. -Nessuno ti farà del male.- mormorò, e subito dopo si schiarì la voce, come se quella dimostrazione di... gentilezza, fosse troppo per lui.

- E credimi, non hai idea di cosa mio padre potrebbe farmi.- commentò, con un'espressione dura in volto. -Diciamo che dieci anni ad Azkaban sarebbero un'allegra passeggiata, in confronto alla sua più pacata reazione.- concluse,

Mi mordicchiai il labbro inferiore, guardandomi intorno. Quella foresta stava diventando il meno peggio, a dirla tutta.

-Okay, non possiamo dirlo ai nostri genitori.- conclusi, esitante. Inizia a temere che forse per lui un bacio era fin troppo. E se se ne fosse pentito? E se avesse dato per scontato che ciò che era accaduto lì sarebbe dovuto rimanere per sempre e solamente in quel luogo? Mi zittii.

-No infatti.- lo sentii concordare. -Ma.. se lo scoprissero da loro.. forse la reazione sarebbe ancora peggiore.- sentii lo stomaco svuotarsi. Se diceva così, avrebbe di certo voluto portare avanti qualsiasi cosa fossimo diventati.

Io annuii, incapace di obbiettare.

Sentii la mano di Malfoy stringersi intorno alla mia.

-E se.. ritardassimo ancora un po' il nostro ritorno a casa?- propose, esitante.

Io gli lanciai un'occhiata sorpresa. -Fai sul serio?- gli chiesi, senza riuscire a nascondere un tono incuriosito.

-Io.. beh.. sì, ma se non vuoi..- era davvero strano. Scorpius Malfoy era davvero in imbarazzo per me.

Io ridacchiai, divertita, e mi presi qualche secondo per rifletterci. Qualche giorno prima non avrei voluto altro che andarmene di lì. Ma adesso...

-Ci sto.- mormorai, dopo un lungo sospiro.

Malfoy fece un leggero sorriso. -Lo sapevo.- fece, alzando un sopracciglio.

-Pff- alzai gli occhi al cielo. -Com'era? Ah già.. non ti montare la testa, Malfoy.-

Lui mi trafisse con lo sguardo.

Immediatamente capii. Mi schiarii la gola e con una certa fatica mormorai -okay ...Scorpius.-

 

Passai- lo devo ammettere- un pomeriggio piuttosto piacevole.

Rimanemmo a parlare per un po', cercando di capire se l'altro fosse sincero, visti gli anni passati ad insultarci. Io non potevo biasimare lui e lui non poteva biasimare me.

Mi parlò di sua madre, e dei pochi ricordi che aveva di lei. Più e più volte mi chiesi per quale motivo si aprisse con me, ma solo dopo mi resi conto che forse aveva solo bisogno di sfogarsi con qualcuno.. che lo capisse. Che fosse nella sua stessa situazione.

Dopo un lungo silenzio nel quale entrambi probabilmente tentammo di capire cosa davvero ci stava succedendo, attaccai a parlare di Quidditch, e lui mi seguì a ruota. Entrambi facevamo parte delle squadre a Hogwarts. E tutti e due cacciatori.

Non so, di preciso, quando smisi di dubitare di lui, o di pensare costantemente a quanto tutto quello fosse strano, ma ad un tratto ci trovammo a chiacchierare, distesi a terra a guardare il cielo, come se fossimo amici da una vita.

Sapevo perfettamente che non poteva durare a lungo. Eravamo nemici giurati dal primo giorno ad Hogwarts, e probabilmente l'intera scuola ne era al corrente.

-Non oso immaginare come reagirebbero le mie compagne di casa.- mi lasciai sfuggire, dando voce (forse troppa) ai miei pensieri.

Malfoy... o meglio, Scorpius, che si trovava accanto a me, girò il volto per guardarmi.

-Perché? Scommetto che parlano tutto il tempo di quanto io sia maledettamente sexy.- fece, e io scoppiai a ridere.

Quando mi fui ripresa (ci vollero un bel po' di minuti) riuscì a riprendere abbastanza fiato per commentare – No. No, decisamente no.- ma ripensandoci, mi rifeci insolitamente seria. - Però alcune di loro ti trovano..- cercai di sminuire parecchio - ..carino, ecco. Ma non esaltarti adesso.- sbuffai e socchiusi gli occhi per il sole.

Lui scosse la testa, riempendosi i capelli di foglie. - Ah, Rose, Rose. E' gelosia quella che scorgo nella tua voce?- mi chiese, con una voce fin troppo profonda.

Gli tirai una gomitata.

-Io non sono gelosa!- sbottai. -E' la verità, ti trovano carino e tu non hai idea di che testa mi abbiano fatto su come sei bello, come sei bravo, come sei intelligente e se..- mi bloccai. La sua risata mi fece avvampare dalle orecchie alle lentiggini. No, non avevo voglia di farlo esaltare ancora di più. E fargli l'elenco chilometrico che dovevo subirmi io tutte le sere dalla mia migliore amica, su tutte le qualità di Scorpius Malfoy, in modo che io potessi convincermi a non odiarlo così, non mi sembrava proprio una buona idea. - Potrebbero definire migliore la gente nella nostra Casa, comunque- conclusi, sentendomi arrossire.

Questa volta fu lui a tirarmi una gomitata.

-Carino? Non ci credo neanche un po'. E cosa hanno di speciale questi tuoi compagni di Casa, comunque?- chiese, e con grande stupore notai una certa irritazione nel suo tono.

- Beh, sono simpatici, belli, carismatici, attraenti e...-

Lo vidi inarcare un sopracciglio.

-Nulla di così speciale.- mi corressi, sbuffando. -Diciamo che sono... carini.- annuii, lasciandomi sfuggire un sorrisetto.

-Va già meglio. Ma se sono carini quanto me, faranno bene a starti... meno vicini- concluse lui. Gli lanciai un'occhiata, e sorrisi. E così, Scorpius Malfoy era davvero geloso.

 

Passammo così l'intero pomeriggio, a parlare di argomenti non esageratamente interessanti, ma che catturarono comunque la mia più completa attenzione.

 

____________________________________________

 

-E' sera.-

- Dobbiamo andare?-

- Sarebbe ora.-

-E se mi rifiutassi? E se rimanessi qui?-

-Moriresti di fame e di sete in meno di qualche settimana. O di giorni.-

-Sempre così ottimista, tu?-

-Preferirei “realista”-

-Va bene, signor “realista”, ma preferirei morire qui di fame e di sete, che a casa per mano di mio padre... o del tuo.-

-Che osi farti del male.-

-Quale dei due?-

-Entrambi.-

Sbuffai, e mi rialzai decisamente controvoglia. E lui con me.

-Ti ricordi la strada?- chiesi, stiracchiandomi.

-Temo di sì.- fece lui, passandosi una mano tra i capelli.

Io annuii e mi appoggiai ad un albero. Quella foresta, in effetti, ma stava un po' dando la nausea.

Ma a ripensarci, se con me stava Scorpius..

-Bene. Ci sei?- chiese.

-Non possiamo stare qui almeno ancora per la notte?- gemetti, guardandomi intorno.

-Questa zona non è poi così sicura.- mi ricordò, avvicinandosi.

-Ci siamo stati l'intero pomeriggio, e non ci ha attaccati nessuno.- gli feci notare, testarda.

- Non possiamo..-

-Ma Scorpius, abbiamo fatto trenta...-

-..facciamo trentuno.- mormorò. -No. Passare il pomeriggio qui al posto che tornare a casa ci è costato trentuno, trentadue e anche trentatré. Mio padre mi ucciderà già solo per questo.-

Lo fermai per un braccio. -Ma di sera è pericoloso. Forse più di là che di qua.-

Lui inarcò un sopracciglio. - E' più pericoloso smaterializzarsi fino a casa mia, che stare in una foresta, al buio, con assassini in circolazione?- chiese, ironico.

Io annuii. -Ti ricorderei che a casa tua, c'è tuo padre. E se non staremo qui questa notte, gli dirò che ci siamo baciati. E che sei geloso. E che hai intenzione di andare a vivere con me, e allevare piccoli dolci Grifondoro!- esclamai, impuntandomi.

Lo vidi sbiancare alla luce fioca della sera.

-Non ho intenzione di... cosa??- chiese guardandomi, confuso.

-Gli dirò del nostro bacio, insomma.- feci, spazientita.

-Non oseresti.-

-Che c'è, hai paura?-

-Sì, e anche tu dovresti averne.-

-Daiiii.. per favore!- Lo implorai saltellando senza mollargli il braccio.

-Rose, sei sempre tu, o una persona quasi umana ti ha sostituita? No, perché sai, mi spaventi.-

-Parla quello che mi ha baciata- gli ricordai io. -E poi non sono io quella che sembrava fatta di ghiaccio. E se preferisci, torno come prima. Ho ancora della tempera di zio George, ma niente antidoto..-

-No! No, per favore, pietà! D'accordo, lo ammetto, ti pre...prefe....- deglutì- ti preferisco così. Ma adesso andiamo a casa.- gemette.

-Scorpius, ti prego.- feci io, e arricciai il labbro inferiore, come facevo con mio papà, quando dovevo chiedergli un favore.. o degli spiccioli.

Lui rimase a fissarmi per qualche secondo.

-Sei una bambina.- fu il suo unico commento.

-Se questo significa che rimaniamo, vado a prendere anche una Barbie.-

-Una cosa?-

-Lascia stare. Allora, rimaniamo?-

Passarono dei lunghi, interminabili secondi. Poi lui aprì bocca.

-Solo per questa notte.-

-AH!- esclamai e gli stampai un bacio sulla guancia. Lo vidi arrossire appena. Sembrava che avesse quasi un colore di pelle... umano.

-Grazie.- mormorai, sorridendo.

-Non esaltarti troppo. E' solo per questa notte.- cercò inutilmente di riportarmi alla realtà.

-Tranquillo Scorpius, farò del mio meglio per non montarmi la testa.- commentai, mordendomi il labbro inferiore.

Probabilmente lui capì al volo, perché in pochi secondi ci trovammo uniti da un nuovo, splendido, bacio.

 

Ovviamente, non riuscimmo a dormire. Ma dovetti ammettere che la foresta di sera era molto più rilassante se non avevi la caviglia rotta, sapevi cosa fare o dove andare e non odiavi chi ti era accanto.

Credetti di svenire quando, mentre parlavamo, sentii la mano di Scorpius avvolgersi intorno alla mia.

Quando sorrise, fui certa che il motivo era il fatto che io fossi arrossita talmente tanto, da non poter distinguere il colore del mio volto con quello dei miei capelli.

-Cosa racconterai a tuo padre?- chiesi, appoggiando cautamente la mia testa sulla sua spalla.

Lui alzò le spalle. -Dirò che avevamo programmato un'uscita e che io avevo avvisato Crup, ma che evidentemente lui non aveva riportato il messaggio.-

-No.- gemetti. -Non dare la colpa a quel povero elfo! Non vedi come già lo fate faticare?-

Mi guardò decisamente male.

-Rose, è un elfo domestico.-

-Un essere vivente, proprio come te e me.-

-Solo che tu sei molto più bella di lui.-

-Non attacca.-

-Lo sapevo.-

-Non puoi dargli la colpa! Dì a tuo padre che è colpa mia.. non credo che si sorprenderebbe.- commentai, abbassando lo sguardo.

-Facevi prima a dire di dare la colpa a me stesso. Non dirò che è colpa tua neanche se mi paghi galeoni.-

-Ma..-

-Non se ne parla.-

-Okay, okay. Un momen... Ci sono! Gli dirai che mi ero pentita dello scherzo (non sai quanto mi costerà sentirtelo dire) e che ho voluto portarti da mio zio, dato che aveva l'antidoto. Solo che il viaggio ci sarebbe costato ore e non lo sapevo, perché credevo di metterci solo qualche minuto.- conclusi, soddisfatta.

Lui mi guardò ammirato.

-Sì, sapevo che avevi una dote nell'arrangiare le storie a tuo favore.-

-E poi dirai che lui ha voluto ospitarci lì. Così non dovremo neanche ammettere di aver dormito nella foresta.-

-Ci sto.- concluse.

-Ne ero certa.- Annuii, soddisfatta. Con calma, lui mi passò un braccio intorno alle spalle.

-Mi mancherà chiamarti Weasley senza voler davvero chiamarti così.- commentò.

-A chi lo dici, Malfoy.- sospirai, e presi ad osservare le stelle in cielo, mentre i minuti diventavano ore, e le frasi interi e piacevoli dialoghi tra me e il ragazzo che solo qualche giorno prima, avrei desiderato veder sparire dalla faccia della terra.

 

_______________________________________

 

Dopo esserci svegliati, ci alzammo e ci stiracchiammo con estrema calma.

C'era un gran sole in cielo.

-Buongiorno.- fu la prima cosa che mi disse.

-'Giorno.- gli risposi, stropicciandomi gli occhi, e prima che potesse fare battute sui miei capelli, li raccolsi in una lunga coda.

Partimmo di lì a malincuore, e ci avviammo, seguendo le istruzioni di Scorpius, che purtroppo si ricordava alla perfezione.

Rimanemmo in silenzio, ad ascoltare solo il suono del lieve vento che si faceva spazio tra di noi.

-Dovremmo esserci quasi.- commentò, guardandosi intorno.

-Forse ho dimenticato..-

-Rose.-

-Okay, okay.-

In effetti, dopo circa dieci minuti, gli alberi iniziarono a diminuire.

-Per di qua.- mi fece.

-Sto arrivando.-

-No, nel senso, vieni qui.-

Io lo raggiunsi, aggrottando la fronte. -Che differenza fa?- chiesi.

-Una grande differenza, credimi. Passa tra questi due alberi.-

feci come aveva detto. Quando superai le due cortecce, ecco di nuovo quella sensazione di calore, che mi avvolse il corpo.

Immediatamente Scorpius mi raggiunse. Ed eccola lì. Proprio come nella “Stanza Vai-e Vieni”.

-Ci saremmo passati davanti almeno mille volte..- mormorai, spalancando gli occhi.

-Lo so.- fece, inclinando la testa.

Mi guardai intorno. Davanti a noi, c'era una strada. Una vera strada. Sospirai, senza riuscire a nascondere un sorriso.

-Guarda.- indicò verso sinistra. Io seguii la direzione. Ed eccola, la città.

-Ti va di... andare a piedi ancora un po'?- proposi, timidamente.

Lui fece un piccolo sorriso ed annuì.

Avanzammo sul ciglio della strada, senza smettere di parlare, e ridere, e scherzare... e stare bene.

-Rose.- mormorò infine lui, quando ci trovammo davanti alle prima case. - Non voglio che.. tutto questo..- esitò, e io annuii, per incoraggiarlo. Ci trovavamo a pochi centimetri di distanza, ormai. -Non voglio che tutto questo finisca. Dobbiamo trovare il modo di tenerlo nascosto a mio padre... e al tuo. Ma io ti..-

-Rose Weasley?- una voce mi fece trasalire. Oh, no. Non era possibile. Mi allontanai appena da Malfoy, per vedere se era davvero chi credevo.

Maledetta sfortuna.

-Ciao Matthew.- arrossii io.

-Ciao.- fece lui, assottigliando gli occhi.

-Rose? Lui chi..?- Scorpius pareva disorientato.

-Matthew Nott. Il mio ex fidanzato.- mormorai, socchiudendo gli occhi, senza allontanarmi dal biondo. Probabilmente lui notò la mia tensione, perché mi strinse il braccio più forte, con fare protettivo.

-Ex? Questo è ancora da vedere.-

-E' finita. Lasciami in pace, per favore.-

-Perché dovrei?-

Fu Malfoy a rispondere per primo. Mi si mise davanti, e con voce profonda ringhiò -Devi lasciarla in pace, perché adesso lei sta con me.- 

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Capitolo 9
*** Dalla padella, alla brace.. al calderone. ***


Se ho mai detto di aver imparato solo una cosa, in quegli incasinatissimi giorni, ritiro tutto.
Non so per quale assurdo motivo mi sia capitato e credo che non lo capirò mai.
Potrei dare la colpa alla cara sfortuna, ma non sarebbe troppo credibile. Almeno non ai miei occhi.
Perché mi ha insegnato parecchie cose, per quanto non ami ammetterlo.

Ho imparato che le persone possono cambiare.

Ho imparato che non sempre la gente è come vuole apparire.

Ho imparato che dovrei conoscere un po' più le persone, prima di giudicarle.

Ho scoperto che i miei genitori potevano avere il triplo del coraggio che gli avrei attribuito.

Ma sopratutto, oltre ogni mia aspettativa, ho scoperto che anche Scorpius Malfoy poteva davvero essere geloso.

 

_______________________________________________

 

 

- Scusa?- la risata di Nott si fece largo tra il silenzio carico di tensione, formatosi da quando mi aveva riconosciuta.

- Sta con me. Fine della discussione. Ti crea problemi, forse? - Scorpius pareva non avere intenzione di far cadere l'argomento così facilmente. Era proprio ciò che temevo, in effetti.

Afferrai la sua spalla con una mano. -Scorpius, davvero, non è necessario, io..-

-E quindi, la Weasley se la fa con due ragazzi insieme? Non me lo sarei mai aspettato..- fece Nott, con un ghigno.
Lasciai la spalla di Scorpius e feci un passo avanti, sorpassandolo. -Io non “me la faccio” con nessuno che possa essere viscido quanto te, ficcatelo in testa, Nott.- sibilai, assottigliando gli occhi.
-Oh, ma andiamo. Sappiamo entrambi che non è così.- ridacchiò lui in tutta risposta. -Forse il tuo amichetto vorrebbe sapere di noi, non credi?-
-Il “suo amichetto”, vorrebbe sapere altro, in verità. Come chi diavolo ti credi di essere, prima di spaccarti la faccia.-
Prima che Nott potesse rispondere, mi feci avanti.
-Ooooookay, calma.- mi misi tra i due velocemente, allontanandoli.

Matthew era cambiato, dovevo ammetterlo. Più alto e con un fisico decisamente più palestrato. I capelli castani gli cadevano sul viso, pareva che non li pettinasse da anni. Probabilmente doveva credere che gli dessero un'aria “ribelle” o che so io, ma a me pareva il solito idiota. Aveva gli occhi ridotti a due fessure, mentre emetteva un specie di ringhio, senza staccare lo sguardo da Scorpius, che in tutta risposta aveva già la mano pronta sulla bacchetta, il viso teso, la mascella contratta e gli occhi fissi sull'altro.

Non mi degnarono minimamente di uno sguardo.
-Scorpius, per favore- gemetti, guardandolo in faccia.
Con una certa fatica, lui spostò lo sguardo verso di me, e mi guardò. Dritto negli occhi.

Dannazione, quant'erano belli.

- Rose, non metterti in mezzo. Finiresti solo per farti del male.-
-Oh, certo, e così lascerò che tu te ne faccia. Smettila. Lascialo stare, non ne vale la pena.- gli risposi, quasi implorante.
-Siete patetici. Scommetto che lui non ha il coraggio di battersi. Qual'è il suo nome? Scor.. Scorpius? Proprio come..- si interruppe, e il ghigno si fece più largo. -Papino lo sa, Malfoy, che esci con una Weasley?- lo provocò, alzando le sopracciglia.
Rimasi impietrita. E Scorpius con me, a quanto parve.

Poi i suoi occhi si illuminarono. Di rabbia. Tornarono a scrutare Matthew con ancor più odio.

-Nott.- mormorò, come se solo in quel momento si rendesse conto di una cosa totalmente ovvia - Ecco perché mi parevi tanto familiare.- ringhiò, spostandomi da parte con un braccio.
Io protestai, ma mi ignorarono una seconda volta.

-Adesso basta! Vi conoscete?- chiesi, nel disperato tentativo di mettere fine a quella faccenda.
Sia ben chiaro, la mia preoccupazione era completamente rivolta verso Scorpius.
Per quanto mi riguardava, Matthew Nott poteva anche cruciarsi da solo, senza che io mi preoccupassi né della sua situazione fisica che di quella mentale.

-Sì.- si sforzò di rispondere Scorpius. -Veniva a scuola con noi. Facevamo parte della stessa casata.. prima che la abbandonasse.- e tornò a concentrarsi sul “rivale”.
-Mio padre aveva progetti migliori per me.- rispose Nott, alzando un sopracciglio.
-Già, come far fuori i mezzosangue, vero?- lo provocò Scorpius.
-Forse.- ghignò l'altro in tutta risposta.

Scorpius alzò la bacchetta velocemente, ma Nott fu più rapido.
-Stupeficium!-

Scorpius volò di parecchi metri indietro.
-Oh, maledizione!- imprecai a voce alta, alzando gli occhi al cielo. Possibilie che fossero entrambi così stupidi?

Corsi incontro al biondo, che si stava già rialzando.
-Adesso basta! Smettila, vuoi abbassarti al suo livello? Non fare l'idiota, cresci per l'amor del cielo!- protestai, mettendomi davanti a lui e guardandolo dritto in faccia.

-Credi che mi batterebbe, non è così? Rose, lasciami fare, risolverò io..- fece lui, con voce irritata.

-No, per Godric, ma se non l'avessi notato ti ha appena fatto volare via! Non devi per forza far vedere quanto vali, sappiamo entrambi che lui non..- ma fui interrotta dal suo braccio, che fece un gesto come per dire “levati di qui”.

-Fammi passare.-

-No. Stammi a sentire: se usi la magia, verrai espulso da Hogwarts.-

-Ma lui dice di essere il tuo..-

-Non mi importa. Se lui non è abbastanza maturo da capire che lo odio, sono fatti suoi. Tu devi crescere, miseriaccia! E non osare ignorarmi Scorpius Malfoy, tu non oseresti... TORNA QUI!- ringhiai, voltandomi verso di lui, che si stava di nuovo avvicinando a Nott zoppicando appena.

-Non ne hai abbastanza? Davvero vuoi farti umiliare davanti alla tua ragazza?- la voce di Matthew rimbombare per la strada. -Hey, aspetta. Ma che stai..- si sentì un gran colpo, e Nott che si piegava in due, a terra.

Corsi verso i due, con il cuore in gola, e lo stomaco ridotto ad un nodo per l'ansia.

-Che cos'hai fatto?- chiesi, con voce tremante.

-Non ho usato la magia. Gli ho solo dato un pugno in faccia. Non dovrebbero espellermi, per questo. - mi rispose, con voce sprezzante.

-La pagherai, maledetto traditore del tuo sangue! Tu e la tua ragazza!- ringhiò l'altro, tenendosi il volto tra le mani.

-Ottima mossa.- mi sentii costretta a cedergli.

Ero completamente certa che senza di me, non avrebbe mai tirato un pugno a qualcuno. MAI.

-Tutto merito tuo.- rispose lui, con un'alzata di spalle.

Non nascondo che provai una certa soddisfazione a sentirlo dire da lui.

Ma dopo circa cinque secondi, il suo volto tornò serio.

-Che.. che succede?- chiesi, temendo ciò che stava pensando.

Rimase in silenzio, per qualche secondo, ma subito dopo esplose. - COME DIAVOLO TI E' SALTATO IN MENTE DI USCIRE CON... CON QUELLO?- ringhiò, fermandosi solo per poter guardarmi dritta in faccia, riavviandosi poco dopo.

Mentre ci allontanavamo dalla strada a passo veloce, e ci avvicinavamo alla città, rimasi in silenzio, finché non sentii la necessità di far valere le mie ragioni.

-Non lo conoscevo! Credevo che fosse diverso! Come puoi arrabbiarti con me per errori che ho commesso anni fa? Senza neanche sapere ciò che poteva accadere, tra l'altro!-

-Perché se non te ne fossi accorta, quello non ci sta con la testa! Se ancora crede che state insieme, non ti lascerà stare tanto facilmente come credi! Il fatto che fosse a Serpeverde non ti ha fatto venire in mente che forse non avresti dovuto fidarti di lui così facilmente? E' sempre stato viscido, e lo sai.-

-Anche tu sei Serpeverde!-

-E infatti abbiamo passato anni ad odiarci! Cosa vuoi, che non sappia che mi sono comportato in modi orribili verso di te? Siamo così, e tu dovresti starci lontana al posto che... - esitò -..che fidanzarti con noi!-

Rimasi in silenzio. Quella frase mi era caduta addosso insieme ai dubbi che avevo messo da parte sul conto di Malfoy.

-Stai dicendo che non vorresti che tutto questo fosse successo? Sbaglio o sei stato tu a baciarmi, là, nella foresta?-

-Non sto dicendo questo!- esclamò immediatamente sulla difensiva. - Sto solo dicendo che frequentando gente come noi.. corri un rischio.- pareva insicuro, ma dal tono capivo che non stava scherzando.

-Un rischio? Il rischio che io ti veda tra le braccia di un'altra appena torniamo ad Hogwarts?- accelerai il passo, iniziando ad irritarmi.

Parve sconvolto -Rose, ma ti senti quando parli? Sto dicendo una cosa seria. Io sono Serpeverde, e per di più un Malfoy. Non sto dicendo che non ti voglio con me o che ti tradirei. Mi sono reso conto di provare qualcosa per te solo in queste ultime settimane e per una volta, non ti sto prendendo in giro. Non voglio solo che tu corra dei rischi per colpa mia.- lo sentii camminare dietro di me, senza sapere cosa fare. -Davvero.- aggiunse.
Ascoltai le sue parole con grande attenzione, valutandole con cautela.
Rallentai il passo fino a fermarmi, e lui fece lo stesso.

Sapevo che era vero, l'avevo capito dall'inizio, ma non gli avrei comunque chiesto scusa.

-Mio padre ti ucciderà.- fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca.
-Lo so.-
-E tuo padre ucciderà me.- il mio tono s'inclinò appena, come per comunicare un lieve cenno del panico che in realtà stavo vivendo, anche se non volevo darlo a vedere.
-Non glielo permetterò.-
-A quel punto sarai già morto per mano di mio padre.-
-Non è detta. Ora ho imparato a prendere a pugni, so come difendermi.- si strinse nelle spalle.
-D'accordo,- gli concessi con un lieve sorriso. -Ma dobbiamo ancora parlarne.-
-E tu mi spiegherai come ti sei messa insieme a quello là.-

Entrambi guardammo verso lo strada in lontananza, e mi chiesi se Nott fosse sparito davvero.

-Mi piaceva.- arrossii appena.
-Okay, non lo voglio sapere.-
- D'accordo, d'accordo..- riuscii a stento a nascondere un sorrisetto.

Lui si limitò a stringersi nelle spalle, e serrò le labbra.
E anche se finsi di non accorgermene, fui quasi certa di aver notato un lieve rossore sulle guance del biondo, prima che questo girasse il volto nella direzione opposta alla mia.

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Non ricordo con precisione per quale motivo decidemmo di passare la mattinata a camminare per le strade della piccola città dove eravamo spuntati, ma posso confermare che fu piuttosto piacevole.

Inizialmente ebbi qualche dubbio, vista la discussione di qualche ora prima, ma sembrava che lui volesse dimenticare, almeno per il momento, pensiero che condividevo a pieno.
Perciò trascorremmo la mattinata a parlare su qualunque cosa, dalla scuola a quanto io lo preferissi rosso e oro che bianco com'era.

-Non sono bianco!- fece lui, osservandosi una mano. -Sono solo leggermente pallido, ma bianco è esagerato... credo.- parve dubbioso.

-Non dirmi che non te ne sei mai accorto!- esclamai, guardandolo. -Pallido è dire poco..- mi strinsi nelle spalle, con un sorrisetto.

-Non farmi venire certi dubbi esistenziali, sono pallido, non bianco.- mi lanciò un'occhiata, e io scossi la testa.

- D'accordo, convinto tu..- feci un sorrisetto.

Passammo ore con discussioni simili, dimenticando del tutto la nostra piccola discussione.
Acqua sotto i ponti”, ecco come avrei voluto definirla.
Ma sospettavo che non fosse così.

Quando giunse il momento del ritorno a casa, entrambi eravamo alquanto esitanti.
Alla fine, lui mi prese per mano.

-Pronta?- fece, inarcando le sopracciglia.

-No.- feci io, mordicchiandomi il labbro.

-Sarà difficile, ma che la faremo.- rispose lui, alzando le spalle.

- Se lo dici tu, ti credo.- risposi io, sospirando.

-Hey, non è la fine del mondo. Parleremo con i nostri genitori. Forse..-

-Già, forse.- feci io, parecchio dubbiosa.

-Dài, Rose, siamo noi. Non ti basta?-

-Sì, certo!- esclamai, con voce insolitamente acuta. -Ma terrei ad averti vivo.- conclusi, guardandolo preoccupata.

-Un passo alla volta. Vediamo di tornare a casa, adesso.-

-Se proprio è necessario..-

-Credo che ritardare il nostro ritorno non farebbe che peggiorare la situazione.-

-Okay, okay.- feci io, arrendendomi.

Lui mi diede un bacio sui capelli e io arricciai il naso.

-Adesso sei pronta?-

-Un po' di più.-

-Mi basta.- concluse lui.

Prendemmo entrambi un profondo respiro, e dopo circa due secondi, interminabili, nei quali credetti di avere un nodo impossibile da sciogliere allo stomaco, sentii i piedi staccarsi da terra, e un vago senso di nausea. Chiusi gli occhi, sperando che finisse presto.
Appena li riaprii, mi guardai intorno.
Un prato, ci circondava completamente.

-Emh.. sicuro di esserti smaterializzato nel posto giusto?- chiesi, guardandomi intorno.

-Credo di no..- lo vidi arrossire di nuovo. Allora era vero, gli scorreva del sangue nelle vene.

Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.

-Fai provare me, questa volta, che ne dici?-

-Okay, scusa!- esclamò lui, passandosi una mano tra i capelli.

Gli presi la mano.

-Pronto?-

Lui annuì.

Chiusi gli occhi e mi concentrai su Villa Malfoy. Feci un minuscolo passo avanti, solitamente mi aiutava a smaterializzarmi.
Presi un respiro e...

-Sì?- non so chi dei due, tra me e Scorpius, sobbalzò maggiormente. -Chi siete?- una voce squillante si stava avvicinando.

-Un momento..- feci io.

-Hey, dico a voi! Miseriaccia...- quella voce, era fin troppo familiare.

-Miseriaccia?- ripetei, spalancando gli occhi.

-Oh, ma..-

Mi voltai di colpo, avanzando di qualche passo e trascinandomi Scorpius dietro.
Pochi, pochissimi secondi dopo, mi trovai davanti alla faccia un volto lentigginoso e con un'espressione stupita.

-Hugo?-
-Rose?- facemmo all'unisono.

-Oh, bene, l'altro Weasley.- sentii Malfoy borbottare. Gli tirai una gomitata, e tornai a concentrarmi sul fratello.

-Che cosa ci fai qui?- spostò lo sguardo verso uno Scorpius piegato in due, dolorante. -...con lui?- aggiunse, spalancando gli occhi.

-Oh, noi, ecco..- sentì le guance farsi subito più calde.

-Oh no.-

-Non è come credi!-

-Ti conosco bene.-

-No, stai zitto! Fammi spiegare..-

-Papà ti ucciderà!-

-Hugo..-

Pareva sconvolto.

-Tu lo odii.-

-Ah davvero?- fece Malfoy, osservandomi.

-Beh, ti odiavo..-

-Adesso no? Ma se è un idiota! No, emh..- vidi Hugo arrossire e arretrare. -..però è vero..-

-Scusa? Puoi ripetere?- fece Malfoy.

-ADESSO BASTA.- mi misi tra i due.

-Hugo, dove siamo?- chiesi, impaziente.

-A casa dei miei amici.- fece lui, con un'alzatina di spalle.

-Potevi anche portarmi con te..- gli ringhiai all'orecchio.

Lui scoppiò a ridere -Non avresti mai trovato l'amore della tua vita!-

Arrossii. Tanto.

-Taci.-

-Come fa a sapere..?- Scorpius era piuttosto disorientato.

-Siamo fratelli. Che è molto più importante che fidanzati. Quindi stai attento o ti faccio del male.-

-HUGO!- esclamai, fulminandolo con lo sguardo.

-Simpatico, tuo fratello.-

-Mi dispiace, io non..- balbettai, in evidente difficoltà.

-Hugo, si può sapere come si chiamano questi amici?- cercai di cambiare discorso.

-Oh, certo. Habbot, poi c'è James, Fred ci ha raggiunti ieri ,ma Rox non è con lui, Ted, altra gente che non conosci, sai. Oh, sì, e poi c'è uno che credo tu conosca.-

-Lo conosco? Davvero? E sarebbe..?-

-Tornerà a momenti, perché intanto non entrate?-

-Hugo, chi è?-

-Lo vedrai!-

-No, voglio saperlo.-

-Emh, scusate, sono l'unico che non ci sta capendo nulla?- s'intromise Scorpius, e io lo osservai.

-No, siamo in due. Allora?- chiesi voltandomi verso Hugo.

-Te lo dico solo se stai qui almeno un giorno.-

Guardai Scorpius. -Non possiamo. Dobbiamo andare a casa..-

-Per favore!-

-Sono giorni che non torniamo.- continuai.

Scorpius si strinse nelle spalle. -E' tuo fratello, forse mio padre potrebbe capirlo. E poi non credo di essere tanto lontano da casa, domani mattina torneremo e basta.- fece, osservandomi.

-Sicuro? Tuo padre non si arrabbierà?-

-Per te questo e altro.-

Hugo finse di vomitare.

-Perché a lui non tiri gomitate?- chiese Scorpius.

-Perché preferisco i calci.- e diedi una dimostrazione pratica, con la conseguenza di Hugo, che si teneva lo stomaco, urlando cose non molto carine.

-D'accordo, restiamo- ghignai io.

-Per...perfetto..- ansimò Hugo, e dopo qualche minuto che gli ci volle per riprendersi, ci condusse in casa.

Era ampia, luminosa e tenuta molto bene. Ma nulla a confronto con quella di Scorpius.

-Allora, chi sarebbe il tizio che dovrei conoscere?- chiesi, una volta accomodati in sala.

-Oh, si giusto.- fece Hugo, con un sorriso. -E' un tuo amico, ha anche chiesto di te, una o due volte. Aspetta, mi sfugge il nome. Mi..Me.. Oh, sì!- gli si illuminò il volto. -Matthew Nott!-

Da dietro di me, sentii Scorpius stringere i pugni.

-Questo- feci con un filo di voce. -Non va affatto bene.- e mi lasciai cadere sul divano, con una mano sul volto, chiedendomi per quale assurdo motivo la sfortuna ce l'avesse così tanto con me.

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