Se la vita ti sorride ha una paralisi facciale di Ladynotorius (/viewuser.php?uid=8057)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io ci rinuncio! ***
Capitolo 2: *** Scusa ma... allo specchio ci sono io o la pimpa? ***
Capitolo 3: *** Se mi butto dalla finestra, rimbalzo indietro e mi rompo una gamba senza crepare... ***
Capitolo 4: *** I contattori della luce qui esplodono, mi sa che da oggi uso una tuta antiproiettile per uscire di casa... ***
Capitolo 5: *** Se mi spoglio nuda è capace che mi diano qualche premio al posto di arrestarmi... ***
Capitolo 6: *** Pensi di avere qualche disabilità? - No guarda, se mi fai sta domanda sei tu che ne hai una! ***
Capitolo 7: *** E poi ci sono loro, che per quanto io sia sfigata, loro mi battono. ***
Capitolo 8: *** Poteva non rompersi il pc?... mi sembra chiedere troppo ***
Capitolo 9: *** Che bello avere figli, quasi quasi mi sterilizzo. ***
Capitolo 10: *** Sono stata assunta, dov'è la candid camera? ***
Capitolo 11: *** Allergica al bagnoschiuma? A quando l'allergia all'aria che respiro!? ***
Capitolo 1 *** Io ci rinuncio! ***
Caro diario…
So che in realtà non sei un
diario ma un blog personale ma immagino che
tu capisca l’importanza di non farmi spendere tutte le mie
energie per scrivere
tredici lettere al posto di sei. E poi che poesia
c’è in “caro blog personale”?
Nessuna, quindi ti becchi “caro Diario” e
possibilmente non ti lamentare.
Dicevo, caro diario,
mi chiamo Rosa, di nome e non di fatto, sono italiana ho fra i 16 e
i… 25
anni (solo anagraficamente eh, mentalmente sono ferma
all’età di otto da una
vita) e vivo a Londra, il che è un grosso problema per me e
per il mio costante,
inseparabile e affezionatissimo raffreddore.
Non fa differenza per il mio organismo che
sia inverno, estate o
primavera. Almeno due volte al mese devo avere gli occhi rossi da
drogata, il
naso che cola e sembrare un cadavere ambulante anche quando sono ferma
a letto
con tre coperte addosso.
Praticamente la Cleenex si mantiene con me.
Perché scrivo questo blog?... che
domande, perché siccome la sfiga mi
perseguita e ho visto che le mie disgrazie sono il sollazzo di tutti i
miei
amici ho deciso che se devo far ridere qualcuno, preferisco il mondo
intero,
almeno divento famosa. Scriverò questo Blog in inglese e in
italiano, così i
pochi italiani che sanno due parole di inglese si potranno esercitare.
No gli
inglesi non sanno l’italiano, è per questo che lo
scrivo anche in inglese, non
si sforzerebbero neanche di cercare di capire. E poi insomma,
metà dei miei amici
sono… attualmente metà dei miei amici sono
cittadini del mondo visto che fra le
mie conoscenze annovero brasiliani, irlandesi, spagnoli, sudafricani,
tedeschi,
francesi, colombiani e… insomma avete capito.
Ultimamente me ne sono successe di tutti i
colori. Quindi siccome credo
nel karma, scriverò tutti i giorni le mie sfighe quotidiane
così quando mi succederà
la cosa bella potrò dire “c’è
sempre speranza!” e fare la mia porca figura da donna
(?)positiva.
Cosa posso dire di me?
Sono alta, gnocca, ho i capelli biondi, gli
occhi azzurri e un paio di
tette spettacolari.
Lo so che non ci siete cascati, ma un
tentativo si fa sempre… suvvia
come siete seri!
Sono bassa, ho i capelli castani, gli occhi
castani e ho un paio di
tette spettacolari (castane anche quelle, per fare pendant con il
resto, che
oramai si abbinano anche i calzini agli orecchini). Quelle, le tette
intendo,
ci sono veramente, anche se sono spettacolari solo per gli altri visto
che per
me sono solo fonte di disperazione.
Si ok, il bel decolté, gli uomini
che ti guardano, il bikini che ti fa
fare un figurone… non sono idiota, lo so che ha tantissimi
lati positivi, non
scrivo per fare quella controcorrente ma se la dobbiamo dire tutta
allora
parliamo anche dei vestiti che ti stanno larghi e al momento di
arrivare a
chiudere la lampo laterale non riesci perché le tue tette
sono troppe e il
vestito ti va già
largo quindi non
puoi comprare la taglia più grande se no sembri la donna
michelin? Parliamo delle
magliette con le scritte che sono importabili perché i
ragazzi con la scusa di
leggere ti guardano fisso e non puoi neanche prenderli a calci? O le
magliette
delle amiche, che non possono prestartele perché
“no Rosa, me le sformi hai
troppe tette!”…
…vabbè.
Dicevo, sono una ragazza banalissima ma
è la simpatia a fregarmi. Capitemi
se non posso contare sul mio sex appeal, che posso fare se non sparare
quelle
cinque o sei battute dementi? E mi fotto da sola.
E’ che proprio non ce la faccio.
Insomma, non si ricorderanno di me per
via della gnocca del gruppo sorella maggiore di Barbie, non si
ricorderanno il
mio nome perché tanto tre secondi dopo che mi hanno vista si
dimenticano del
mio viso… dovrò far in modo che si ritrovino e
dicano “hai visto che gnocca
quella di ieri?! Ah e c’era anche una piccoletta, mi ha fatto
morire dal ridere!”
… di solito a questo aggiungono
un “com’è che si chiamava?”
che,
diciamocelo, non aiuta l’autostima però almeno si
ricordano della mia
esistenza.
Parlando di disgrazie, è arrivata
la mia coinquilina.
Credo che se andassimo insieme a Lourdes
chiuderebbero i battenti
dicendo che i casi disperati sono e rimangono fuori dalla loro portata,
che i
miracoli esistono ma a tutto c’è un limite.
Vabbè, non demoralizziamoci. In
fondo, tralasciando il fatto che siamo
tutte e due disoccupate, lei che fa avanti e indietro dal pronto
soccorso, io
pure e chi più ne ha più ne metta, ci sono
persone che stanno peggio di noi.
Ecco, vedete, questa è la
classica frase che mi fa girare i corbezzoli
a manetta. Mi dispiace della fame del mondo, mi dispiace per le
malattie, per
le carestie, per le guerre ecc ecc. Ma ciò non significa che
se mi succede
qualcosa non mi posso lamentare perché “pensa che
al mondo c’è chi sta peggio!”…
Che poi “peggio”
è relativo. Insomma, ok che fra me che sono senza
lavoro e un bambino che non ha cibo sta peggio il bambino che ha fame,
ma a sto
punto mi viene da dire “allora il bimbo che non ha cibo e ha
fame non si può
lamentare perché comunque da qualche altra parte del mondo
c’è gente che muore
per una guerra!”
Capite che è tutto relativo?
Ve lo dico prima quindi. Mi
lamenterò. Tanto. Perché quando dico che la
sfiga mi perseguita significa che la sfiga ha un cazzo di TomTom con
cui mi
segue passo passo.
E io, che sono bassa, piccina
picciò e non ho lo scatto di Usain Bolt
non la riesco a seminare!
Per oggi vi saluto, mi metto sotto le
coperte, bevo un po’ di latte col
miele e mi prendo un’aspirina…
Ah, non ve l’avevo detto?
Oggi ho la febbre.
---------------------
Citazione
del giorno: La
sfortuna generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt
Brecht
(Dev’essere per questo che sono
sfigata, in matematica avevo 5)
Sto
ascoltando:
Train in Vain – The clash
Chiusi
il portatile mentre guardavo con aria adorante il mio letto.
-
Che fai? – Sara, la mia coinquilina, alle prese con i suoi
stivaletti da
centottanta euro di cui io neanche conoscevo la marca. Mi avvicinai e
mentre
lei tendeva la gamba con sguardo da cerbiatto ferito (sono carnivora,
bella) la
buttai praticamente giù dal letto per sfilarle quegli
stivali.
- Quello che faccio tutte le sere, Sara, cercare di conquistare il
mondo.
Sguardo
comprensivo dall'altra parte.
-
Ok, dimmi quando hai finito che poi andiamo a fare shopping.
Niente,
ci rinuncio.
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NDA
Mi hanno detto spesso che per scrivere bene bisogna scrivere qualcosa
che si conosce e, credetemi, negli ultimi tempi gioco a carte con la
sfortuna ogni giorno.
Quindi mi son detta, perché non farne una storia? Almeno
tutti possono ridere delle mie disgrazie, come faccio io per non
gettarmi dalla finestra XD Credo che certe precisazioni siano d'obbligo. Quando metto l'età di rosa, ho pensato di scriverla in cifre perché sarebbe un blog e generalmente in un blog non si bada a queste cose, quindi è si un errore ma è voluto^^
Alla prossima
LadyNotorius
p.s. se vedete errori SEGNALATEMELIIIIII
|
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Capitolo 2 *** Scusa ma... allo specchio ci sono io o la pimpa? ***
Caro
diario,
noto
con piacere che il navigatore satellitare della Signora Sfortuna
funziona
ancora piuttosto bene, perché oggi mi sono svegliata e
sembravo una versione
più grande, più oscena e più puntinata
della Pimpa.
Non
sai cos’è la Pimpa? Che brutta infanzia che hai
avuto!
Come
fai a non conoscere un cane bianco a pois rossi con la lingua
perennemente
fuori?... che poi mi devono spiegare sta cosa, perché a me
più che un cane
sembra una mucca mal riuscita tanto è cicciona quella povera
creatura.
E
se
stai pensando al morbillo, varicella, scarlattina e chi più
ne ha più ne metta,
stai pensando male.
No,
ma sei matto? Ti pare che potendo scegliere fra una malattia conosciuta
che
arriva, ti martoria e poi guarisce e una malattia per cui i medici ti
guardano
e dicono “mah, potrebbe essere…” non
dandoti la certezza, potessi prendere la
prima?
Troppo
facile.
Quindi
stamane mi sveglio, mi faccio una doccia, torno in camera e davanti
allo
specchio mi accorgo di ste macchie rosate che partono dalla clavicola e
scendono verso il basso. Non ti dico che gioia e tripudio.
Vado
al pronto soccorso, visto che non abito da sola e se sono contagiosa
preferisco
saperlo e dopo sole tre ore in cui avrei potuto tranquillamente
diffondere il
mio morbo mi visitano.
“Mah,
potrebbe essere pitiriasi, non saprei è
strana”… Scusa, sei medico per cosa,
per dirmi che “potrebbe essere?” e da cosa
l’hai capito, dalla palpazione delle
macchie? O dalle analisi che NON mi hai fatto?
E
poi c’è stata la parte migliore della giornata per
cui ringrazio sempre Dio, se
esiste, perché mi da’ modo di capire che al mondo
c’è gente che sta VERAMENTE
tanto peggio di me.
Mentalmente
parlando.
“Ma
si signorina STIA TRANQUILLA è una malattia della pelle che
guarisce da SOLA
eventualmente in SEI MESI massimo”
Scusi e questo mi dovrebbe fare stare
meglio? cioè sei mesi con il
corpo che sembra varicellato, LE SEMBRA UNA BUONA NOTIZIA con cui si
può stare
TRANQUILLI? i medici qui si drogano eh...
Chiedo se non mi può dare proprio
nulla, che so un po’ di medicine,
qualcosa per drogarmi e con cui affrontare il mio dispiacere, una crema
al
cortisone, dell’acqua santa! E lei?
“No, guardi, guarisce da sola,
però vada in farmacia e si compri questa
crema, ci si può anche lavare, la usa al posto del normale
bagnoschiuma”
Mi prendi in giro? Guarisce da sola ma mi
dai una crema per lavarmi?...
Quindi sono tornata mesta a casa dove, con
sommo gaudio, ho scoperto
che la mia malattia che guarisce da sola in quelle tre ore e passa
è avanzata.
Non vi dico in che stato è il mio addome, perché
se no lancio fuori dalla
finestra il pc.
L’unica nota positiva è
che sta roba non arriva alla faccia. Certo, se
guardo il braccio sembro una che si buca visto che proprio ad altezza
vene ho
una cosa come tre macchie (rosse queste, in maniera che si possano
notare di
più, ha anche il senso dell’umorismo sta malattia)
ma guardando il lato
positivo è inverno e non devo usare le maniche corte.
…Adesso, siccome la sfiga ci vede
così bene che sembra avere il laser,
COME MINIMO mi si presenta l’occasione giusta per tr***are e
io NON POSSO
perché non appena mi vedono nuda scappano a gambe levate
pensando che abbia la
sifilide… certo potrei pensare che per un po’ non
avrò bisogno di depilarmi,
potrò mettermi i mutandoni della nonna che “fanno
sesso” come una tabacchiera,
potrò vestirmi come una barbona, tanto, chi potrei mai
sedurre e avrò la giusta
scusa da rifilare alla mia coinquilina che vuole a tutti i costi che io
torni
col mio ex.
Mbah, chi la capisce è bravo.
Dal fronte lavoro niente di niente, mi
piacerebbe tornare a casa per
natale ma purtroppo non posso se prima non trovo qualcosa che mi
permetta di
mantenermi. Certo, potrei andare a vivere sotto un ponte e non spendere
i soldi
dell’affitto ma siccome sono sfigata, non stupida, non lo
faccio.
Però ho tanti progetti!
L’anno prossimo ho deciso che
faccio almeno due corsi! Uno di
gioielleria e uno di vetrinista! Avrò un bel lavoro,
terrò i soldi da parte e
li farò, ho deciso che la vetrinista è la mia
vocazione!
Abito in centro, sai, e passo sempre di
fronte a Selfridges. Adoro quel
posto. E’ un po’ come la rinascente di milano, solo
che questo è a forma di
tempio greco, è su non so bene quanti piani e ti senti
più fashion solo ad
entrarci. Vorrei portare CV anche lì ma mi mette un
po’ in soggezione. Certo è
che se entrassi a lavorare per loro e facessi il corso di vetrinista
sarei a
cavallo.
Adesso che siamo in periodo di natale non
puoi capire che bellezza sia
passare lì davanti, partendo da sinistra
c’è quella con un ventilatore che
lancia in aria delle palline bianche per ricreare l’effetto
neve, in un’altra
ci sono due angeli grandezza uomo, dentro un cilindro, che volano e
tengono in
mano… non ricordo cosa, ma non importa (XD), in un'altra
ancora c’è una renna
che bruca l’erba e alle corna sono appese le palle di
natale…ma la più geniale
è quella della sposa il cui strascico crea una tavola
imbandita tipica di
capodanno. Li adoro sono dei geni!
Quasi quasi vado sul loro sito e vedo se
stanno cercando personale!
Alla prossima gente,
che la forza sia con voi visto che non
è con me di certo!
----------------------
Citazione del giorno:
Se hai culo, la sfiga è lì che te lo guarda
–
Paco
D’alcatraz
Sto ascoltando: We’re in this
together – Nine Inch
Nails
----------------------
Lasciai il pc acceso a
caricare
Game of Thrones, altresì conosciuto come “il Trono
di Spade” mentre Sara, la
mia onnisciente coinquilina, mi guardava con sguardo di falco.
Oh merda.
- Sai Rosa,
pensavo… -
Sguardo terrorizzato.
Quando Sara
diceva quelle parole significava che c’erano solo casini in
arrivo e
generalmente finiva con me che rassegnata spostavo i mobili di camera
nostra
perché lei aveva trovato l’ennesimo modo per
“acquistare spazio”.
- Forse se uniamo i
letti
potremmo…-
Ecco, appunto.
- Sara sono le dieci di
sera,
possiamo rimandare a domani?
Lei si
illuminò tutta.
- Perfetto, allora
pensiamo a
cosa indosseremo per portare curriculum!
Dio, se ci sei dammi un
segno o
inizio a pregare Odino.
---------------------
Grazie a tutte per le
recensioni^^ Grazie, grazie e mille volte grazie^^
'sta storia è
vera. Mi sono beccata sta malattia della pelle chiamata "Pitiriasi
Rosea" non vi dico che gioia quando mi sono accorta di essere tutta
puntinata, ho pensato subito alla varicella...
|
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Capitolo 3 *** Se mi butto dalla finestra, rimbalzo indietro e mi rompo una gamba senza crepare... ***
Caro Diario,
Se la sfiga si potesse quantificare potrei
aprire un negozio e
diventare miliardaria.
Veramente, allo stato attuale sono
così sfigata che se mi buttassi
dalla finestra di camera mia, probabilmente rimbalzerei indietro anche
dopo
aver fatto un volo di sette piani.
No, ti giuro… non è
umanamente possibile che stia succedendo tutto a
me.
Ieri notte, mentre tranquillamente cercavo
online qualche lavoro a cui
mandare un curriculum sai che è successo? Ho visto un
animaletto sul mio
piumone. Un piccolo, minuscolo, infinitesimale insetto.
Tu dirai “e che sarà
mai, stai sempre a lamentarti!”. Ma tu forse
dimentichi che io abito nella fottuta Londra e insetto+letto significa
bed-FUCKING-bugs!
Pulci da letto! Dannatissime pulci da letto,
in Italia sono rarissime,
e te credo! non siamo mica cerebrolesi da non sapere costruire bene una
casa o
da affittare una cazzo di stanza senza prima aver fatto una
disinfestazione!
Stamane Sara si è alzata ed era punta dovunque pure sulla
chiappa e ha dormito
coi leggings!! Il braccio sembra quello di un drogato, il
decolté è una cosa
incredibile avrà non meno di sette punture, ma scherziamo!?
E quando l’ho detto ai nostri
padroni di casa loro che hanno detto?
“Si, bhé, siamo a Londra sono normali, fate una
cosa PORTATE FUORI TUTTA LA
VOSTRA ROBA che oggi passo e vi metto lo spray apposito per
loro.”
Caro diario, tu non sei una donna, lo
sappiamo entrambi. Tu sei
fortunato perché per metterti un vestito nuovo basta
cambiarti il template. Non
porti mutande, calzini, maglie, magliette, vestitini, jeans, leggings,
camicie,
tute, felpe, maglioni, cappotti, giacche a vento ecc ecc.
Io si. Sara… secondo te una che
mi propone di andare a fare shopping un
giorno si e l’altro pure che guardaroba può avere?
Diario caro, quando ci siamo trasferite qua
abbiamo preso due taxi. Due
Minivan. E li abbiamo riempiti così tanto che quando abbiamo
scaricato si è
risollevato di venti centimetri buoni. E ad un certo punto uno degli
autisti ha
suggerito “forse una di voi potrebbe prendere la
metro” visto che la scelta era
fra sedermi sul tettuccio incatenata in qualche modo, o su uno dei
sedili con
alle gambe la busta del cibo, sopra la mia borsetta, sulle ginocchia il
pc e
una sacca di libri e incuneata vicino al cruscotto la mia cartelletta
dei
disegni…
Avrei fatto meglio a incatenarmi in qualche
modo al tettuccio.
Sai cosa significa tutto questo? Significa
che il salotto sembrava un
campo PROFUGHI ECCO COSA SIGNIFICA!! E poi? E poi sai che succede?
Quando
sarebbero passati a metterci lo spray, che non si sapeva neanche
l’ora, il che
mi pare giusto, avremmo dovuto aspettarne altre TRE, sempre accampate a
mo di
barboni, e POI entrare, aprire le finestre e lasciare arieggiare per
almeno un’ALTRA
ora prima di poter entrare dentro definitivamente e riportare le nostre
cose.
Ah, dimenticavo, non possiamo pulire niente
se no il veleno per quelle
figlie di una grandissima scrofa in calore viene via!
Quindi quando sono rientrata ho fatto un
volo che avrebbe fatto apparire
Neo di Matrix un dilettante perché, casomai non lo sapessi,
quel veleno non è
liquido, non è in polvere, è una fottuta cera
oleosa che ci impiega UNA VITA ad
asciugarsi!
Il mio fondoschiena ringrazia ma le
bestemmie che ho tirato alle pulci
avrebbero dovuto renderle in via d’estinzione
all’istante.
Stronze.
Ti aggiorno adesso seduta sul divano
riprendendo prontamente a
descriverti le sfighe della mia vita cercando di vederci un lato
positivo che,
scusa, al momento non vedo.
Ah bhè vogliamo parlare della mia
pelle? Ho smesso di contare le
macchie che ho, quella crema idiota non funziona per un cazzo anzi
sembra
peggiorare la situazione.
Veramente, i medici qui sono degli idioti.
Ho sentito la mia migliore
amica Lara, mi ha detto di provare col cortisone, andrò
domani in farmacia a
chiedere.
Dicevo, le macchie peggiorano e sono stata
punta anche io quindi non
solo mi devo curare per quello ma devo anche cercare qualcosa per ste
punture!
Il mio ex ha ancora le cicatrici e lui le ha avute a MAGGIO! Quando si
parla di
buone notizie…
Non posso lamentarmi dei mei amici
però, visto che mi hanno invitata
prontamente ad andare a dormire da loro. Il fatto è che non
me la sento più di
tanto. Insomma potrei avere quelle bestiacce anche nei vestiti, non
vorrei
portarle a spasso e con me è matematico che succeda.
Certo, Sara è un caso patologico.
Era seduta sul divano ed è stata
morsa altre due volte, io non so se ha la calamita, fatto sta che
è tutta
butterata anche in faccia!
Io ora faccio una prova, nel senso, se le
abbiamo nei vestiti dobbiamo
lavare tutto a non meno di sessanta gradi.
… il che significa che dovremmo
fare una cosa come 8 lavatrici a testa,
più la roba da mandare in lavanderia perché Sara
ha un vestito che da solo
costa quanto l’affitto intero di casa nostra per non meno di
due mesi e mezzo
che se lo infilasse in lavatrice finito il lavaggio ne troverebbe
quattro,
tanto è delicato.
Dio, Buddha, Allah, Odino, Thor, datemi un
segno della vostra
benevolenza e fate in modo che io quando mi alzo da questo divano non
abbia
nuove punt
Non ci credo.
Ditemi che non è vero.
No veramente, non ci credo.
Ho un topo in casa.
----------------------
Citazione
del giorno: Se si prevedono quattro possibili modi in
cui qualcosa può andare male, e si prevengono,
immediatamente se ne rivelerà un
quinto. Corollario delle Leggi di Murphy
Sta
ascoltando: I stand Alone – Godsmack
-------------------------
- Tu dici che
è vero quello che
racconta o se le inventa un po’?
Andres non
alzò neanche lo
sguardo.
- Per me è
troppo incazzata per
inventarsele.
Andres
continuò imperterrito a fare
quello che stava facendo.
- Che poi diciamocelo,
fra lei e
la sua coinquilina potrebbero veramente aprire un negozio di
sfiga…
- Scusa, ti sembra che
mi
interessi? – si alzò, spense lo schermo del pc e
si diresse a passo spedito
verso il guardaroba, prese il cappotto e lo guardò con
sguardo intento.
- Come, cosa, che fai?
– Mark sembrava
scendere dalle nuvole.
- Sono le undici di
sera. Secondo
te che cosa faccio, spazzolo i capelli alle bambole?-
Aggrottò le sopracciglia
per la scemenza cosmica appena detta, ma ormai il danno era fatto e
doveva cercare
di mantenere una parvenza di serietà in volto e fare finta
che quella idiozia
fosse stato frutto di un ragionamento e non il refuso di un comico.
- Perché, tu
li spazzoli quei
capelli? – ma non se lo fece ripetere due volte, anzi, quasi
a sfregio prese il
cappotto e con un “accidenti è tardi, dovresti
andare a casa anche tu” uscì
prima di lui.
Niente da fare, tanto
Andres era
dedito al lavoro, quanto Mark alle cazzate.
E a dimenticarsi le cose
accese.
Quando spense la luce
dell’ufficio
si rese conto che il suo collega aveva ancora il pc in fibrillazione
quindi,
sbuffando, si avviò verso la sua postazione, pensando ad una
maniera molto
cattiva di fargli sapere cosa avesse dimenticato acceso.
Magari un virus. O uno
di qui pop
up aperti che continua all’infinito e non
c’è modo di tirarsi via, ma solo
andare avanti.
Quasi gli si
illuminarono gli
occhi al pensiero.
Si sedette e
guardò, con sommo
disgusto, la scrivania del suo collega. Ci mancava solo una donnina
nuda e si
aveva la riproduzione perfetta del tavolo di un quindicenne in piena
crisi
ormonale.
Dopo aver schivato un
fazzoletto
sporco, un bicchiere di coca cola del McDonald e una cartaccia
completamente
spiegazzata riuscì a raggiungere, incolume, il mouse.
E proprio quando fu sul
punto di
spegnere tutto lesse un frammento del blog per cui lo stressava Mark e
incuriosito non se ne andò prima di aver letto ogni singolo
intervento.
Quando uscì
dalla stanza stava
ancora ridendo.
-----------------------------
Tutto quello che racconto è vero.Un anotte verso le tre ho
visto un animaletto che si muoveva sul mio letto... Da lì
è iniziata la mia epopea controle Bed bugs, pulci da
letto... Dio quanto non vi auguro di incontrarle mai nel vostro
cammino...
LadyNot ringrazia tutti quelli che seguono la sua storia e si fanno due
risate con lei, chi recensisce e chi non e chi anche via facebook le fa
sapere che continua a ridere delle sue disgrazie
Baci a tutti!
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Capitolo 4 *** I contattori della luce qui esplodono, mi sa che da oggi uso una tuta antiproiettile per uscire di casa... ***
Caro
diario,
ti
scrivo oggi per miracolo
divino.
La
sfiga, mia più fedele
compagna, ha fatto in modo che per quattro, dannatissimi giorni non ci
fosse
corrente in casa mia.
Sai
com’è, la luce che salta solo
per pochi minuti è un caro buon vecchio ricordo, visto che
da noi è
direttamente esploso il contattore.
Esploso,
completamente fuso,
bruciato. Con la sfiga che mi canta alle orecchie ogni giorno avremmo
come
minimo dovuto saltare in aria tutti ma sembra che in quel momento
quella
Disgraziata se la stesse prendendo con qualcun altro.
Quattro
giorni quindi a farsi la
doccia a lume di candela, tenero non trovi?
Bhè
TENERO sta minchia! Ecco!
Il
primo giorno stavo cucinando,
ho dovuto buttare TUTTO perché non sono riusciti a trovare
una soluzione!
Ah e
siccome le sfighe non
vengono mai da sole, abbiamo dovuto sia io che Sara dormire fuori casa
perché
quel giorno ci facevano la TERZA disinfestazione ma senza
elettricità la
macchina che serve a spargere la cera NON FUNZIONA mentre noi che
veniamo
mangiate quotidianamente da ste bestie ci siamo trovate in una casa
senza luce
con tutte le nostre cose fuori dalla camera e con le pulci nei letti
che
avrebbero banchettato di nuovo con noi.
No,
grazie.
Il
secondo giorno rientro a casa
e trovo… tieniti forte eh, perché questa
è la parte migliore, una ciabatta che
partiva da FUORI LA PORTA, passava dalla BUCA DELLE LETTERE per entrare
in casa
e da quell’unica ciabatta ne partivano altre QUATTRO e da
quelle si diramavano
le altre!
EPPERO’
non arrivavano alla
cucina, che sfiga eh!
Sembrava
che tutto fosse ok,
certo, se togliamo il fatto che non c’era
elettricità in casa e vivevamo a lume
di candela e con …credo sulle 8 abat jour, possiamo dire che
almeno avevamo
internet.
Senonfosseche!
E già, se non
fosse che abbiamo scoperto che la nostra casa in origine erano due!
Quindi
stavamo sovraccaricando i contattori e PUFF
Electricity
no more!
E
questo era solo il secondo
giorno.
Sono
ritornati i nostri padroni
di casa, e dalle tre del pomeriggio in cui avrebbero dovuto portare il
nuovo
contattore, bhè… sono arrivati alle otto. Non
trovavano il contatore adatto.
Ma
io dico, e va bene che
l’intelligenza è per pochi e che tale benedizione
va coltivata nel tempo, ma se
sai che hai una casa con quattordici persone dentro SENZA
ELETTRICITA’… ma
cazzo, non ti viene il dubbio che forse la prima cosa da fare
è cercare quel
contattore?
Quindi
niente, per un altro
giorno senza elettricità in cucina, quindi ennesimo
mcdonald.
Per
non parlare poi della puzza.
Eh già, perché in 14 persone ci sono otto
frigoriferi. E quelli, spenti, col
cibo dentro cosa volete che facciano se non ricreare un perfetto tanfo
di fogna
in casa?
Il
terzo giorno sistemano il
contatore. A metà giornata rimaniamo di nuovo senza
elettricità e lì partono le
ostie e le madonne perché sistemato il problema i signori
hanno portato via
tutte le ciabatte lasciate in giro per casa.
Buio
pesto, neanche a dirlo.
Io,
che non sono Gesù Cristo e
l’altra guancia la porgo solo a Sara quando mi deve mettere
il fard che se no
io mi faccio la faccia (Carino faccio la faccia, dovrei dirlo tre volte
di
seguito!) come Heidi, non penso che la vendetta sia solo di Dio, quindi
quando
sono arrivati i padroni di casa gli ho aggrediti verbalmente,
com’era giusto
che fosse, perché quando è saltata la luce era
appena uscita dalla cucina la
mia coinquilina Vicky che, giustamente, aveva socchiuso la porta con me
ancora
dentro che cucinavo e Io, che come vi ho detto non sono e non
sarò mai Gesù
Cristo (perché se no tre quarti della popolazione mondiale
sarebbe bella che
andata in pasto ai leoni), non so camminare sull’acqua, non
so moltiplicare i
pani e i pesci, non so trasformare l’acqua in
vino… NON VEDO AL BUIO ho dato
una craniata colossale alla porta che sono pure caduta
all’indietro!
Si,
in aggiunta alle punture da
Bed Bugs, alla mia affffffezzzzzzzzzzzionatisssssssima Pitiriasi Rosea
e alla
mia normale faccia da pirla, ora c’è anche un bel
bernoccolo.
E
si, tranquilli, quando esco mi
trucco bene se no la gente mi crepa davanti.
Dal
ridere.
Dicevo,
li ho aggrediti
verbalmente, e se non ho detto loro che sono dei grandissimi figli di
una cagna
in calore è solo perché sono molto
educata… certo, forse avrei potuto evitare
quel “dannati imbecilli patentati, compratevi un cervello al
posto di aprire
agenzie immobiliari” ma vabbè, sottigliezze. Alla
fine un minimo di
soddisfazione nella vita me lo devo pur prendere!
Già
che non ho potuto picchiarli
è stato un trauma…
E
veniamo ad oggi. Quarto giorno.
Mi
sveglio e sembra essere tutto
a posto e normale, Sara si stava asciugando con il fon (mi dicono dalla
regia
che non si scrive phon, non so e al momento non me ne frega niente) e
aveva la
nostra abat jour personale accesa (segno che ha finalmente capito che
cambiarsi
con le tende tirate non è una idea così
brillante)… quindi decido che è ora di
alzarmi e mi scaravento da sola giù dal letto, trascinandomi
carponi e con la
faccia pesta in bagno… quando mi accorgo che il salone
è nel buio più totale.
Impossibile,
mi dico, sento
ancora Sara che si asciuga col fon, che capperi fritti sta succedendo?
E fu
così che veniamo a sapere la
verità delle verità! Ad un contattore sono
collegate tutte le camere, due prese
del salone, e una delle due cucine elettriche, all’altro
contatore sono
collegati una camera, il bagno e il restante della cucina.
Non
ci avete capito niente? Bene,
ci ho impiegato mezz’ora a capire io stessa, quindi mi sento
meglio.
Praticamente
in origine erano due
case. Hanno buttato giù i muri, tolto una delle porte di
ingresso e unito i
contattori della luce. Solo che il carico sembrava troppo per uno solo
e otto
stanze più cucina e bagno lo avrebbero fatto fondere, quindi
la casa è una ma
per l’elettricità è divisa in due
parti.
Quindi
in tutte le stanze eccetto
una c’era la luce, in bagno… no.
Altra
doccia a lume di candela.
Non
vi dico cosa ho pensato in
quel momento o mi esplode il pc in faccia.
Altra
telefonata ai padroni di
casa, altro litigio. Perché va bene che gli inconvenienti
capitano a tutti ma
in sta casa ne sono successe di tutti i colori, ma scherziamo?
Debbo
ammettere che a parte
quando hanno cercato il contattore della luce nuovo sono stati
abbastanza
celeri nel venire a sistemarci tutto. Certo c’è
anche da dire che abitano nel
palazzo di fronte… mi pare anche il minimo.
Mi
hanno fatto un’offerta di
lavoro come donna delle pulizie, che per carità non
c’è niente di male, ma mi
viene l’angoscia a pensarci. Vedremo cosa salta fuori.
Poi
non so a volte mi domando se
…
Houston
abbiamo un problema.
Il
topo è uscito da sotto la
porta del bagno.
Dio
ma che ti ho fatto di male!?
-------------------
Citazione del giorno:
Dio
è
ovunque, peccato che in ogni luogo si fermi soltanto per qualche
istante. Carl
William Brown (AHHHHHHHHHHHHHHHH
ecco! C’era una scappatoia!)
Sta ascoltando:
Atlas - Battles
- Rosa di tutta
la notte, che tutta la notte non basterà
maiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Lo sguardo assassino che
lancio alla mia coinquilina mi rimbalza addosso.
- Ma scusa è
vero, non dormi mai di notte! Come mai sei tornata in camera? Io devo
guardarmi Grey's Anatomy!
Penso al topo appena
uscito dal bagno e mi rendo conto che non avrò
più vita se glielo dico.
- Ma niente, volevo
stare comoda sul letto.
Si, niente da obiettare,
le balle sono la cosa migliore inventata dopo il sesso e la nutella.
- Senti, mi devi aiutare
a fare delle application online, sai che non ci capisco niente di
inglese.
La guardo interessata.
- Come mai?
Lei fa lo sguardo
disinteressato quindi so che sta covando qualcosa.
- Mah, niente, stanno
cercando varie figure da Selfridges.
Sento la mia pressiose
precipitare a zero, mentre con calma mi giro a fronteggiare il mio
problema più grande, dopo la sfiga e la ciccia.
- Sara, mi stai dicendo
alle DUE DI NOTTE che da SELFRIDGES cercano!?
- Bhè si me
ne sono dimenticata, che sarà mai?
Dio, se mi senti, te lo
dico col cuore, come signore e padrone del mondo fai schifo.
---------------------
- Andres, ma sta tipa
vive a Londra o in Burundi? Due case collegate allo stesso impianto
elettrico, mi sembra il minimo che le sia esploso il contattore!
- Lei non so e non mi
interessa, io vivo a Londra e tu sei a casa mia, e per inciso sono le
due di notte. Spero tu non ti offenda se ti dico che sei una palla al
piede.
Sbuffo dall'altra parte.
- Dai che domani hai la
giornata off!
Mark percepisce un tic
all'occhio destro di Andres e svelto gli versa un altro po' di vino.
- Altro vino? - e lo
guardò con lo sguardo più angelico di cui fosse
capace.
- Se non vuoi che ti
affoghi con quella bottiglia ti conviene andartene a casa.
Mark sembrò
pensarci su.
- No, tu sei
più vicino al lavoro e sono le due e non ho voglia di
prendere un taxi per tornare a casa. E poi ammettilo, per
metà giornata domani dovrai fare solo colloqui, che
sarà mai!
Andres si diresse verso
la finestra intenzionato a buttarsi di sotto o, meglio,
a buttare lui di sotto.
- Quindi
passerò metà giornata a sentire le cazzate di
quattro idiote che si inventano di tutto per poter lavorare.
Mark gli
scoppiò a ridere in faccia.
- Bhè,
Andres, potreste sempre abbassare gli standard e dare fiducia a
qualcuno che non abbia l'esperienza che richiedete voi.
- Certo, e ritrovarmi
una macellaia che lavora da Louboutin, come hai, coraggiosamente, fatto
tu? - gli ricordò lui di rimando.
- Incidente di percorso.
- minimizzò l'altro.
- L'unico mio incidente
di percorso sei tu. E ora vattene a casa.
Mark per tutta risposta
si posiziono meglio sul suo divano.
...Niente,
pensò Andres, dovrò mettere
un repellente anti Mark all'ingresso di casa mia. Magari funziona.
----------------------
LadyNot si scusa per il
ritardo, ieri ho avuto una giornata intensa, ringrazio come sempre chi
mi recensisce e chi non, chi mi aggiunge ai preferiti e chi anche via
facebook mi fa sapere qualcosa^^
|
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Capitolo 5 *** Se mi spoglio nuda è capace che mi diano qualche premio al posto di arrestarmi... ***
Dedicata
a Nat
che
è diventata mamma per la seconda volta.
Caro
diario,
quando
ti creai pensai che avrei
potuto sparare qualche cazzata in tutta libertà e magari
raccontare qualche
aneddoto divertente su me e la mia sfigatissima coinquilina.
Cioè,
capiscimi, una volta si è
provata da tezenis un vestito e convinta che la sua amica fosse nel
camerino
affianco ha spalancato la tendina e ha mostrato a tutte le astanti un
uomo di
colore bello come solo un atleta può essere…
completamente nudo. E quando gli
ha chiesto scusa gli guardava… vabbè avete capito.
No,
non sto scherzando.
No,
non me la sono neanche
inventata.
Tezenis,
Oxford Circus, centro
Londra, pieno periodo saldi. Non vi dico gli astanti quanti
erano… meno male
che quel tipo era anche ben dotato, non ha mostrato il
benché minimo imbarazzo.
Devo
dire però che la sua ragazza
era molto meno allegra e se Sara si è salvata è
stato solo grazie al fatto che
è diventata di otto colori diversi nel giro di 3 secondi.
Insomma,
due scemenze in
allegria.
Sono
dolente nell’informarti che
invece Madama Sfortuna ha deciso di alloggiare in pianta stabile a casa
mia e
ha una particolare predisposizione per me e la mia camera.
Sta
stronza non mi paga neanche
l’affitto, a calci la dovrei prendere…
E
invece no, sembra che la serva
abbastanza bene visto che è convinta che affezionandosi a me
mi elargisca
chissà quale dono.
No,
non me ne frega una mazza che
si sia affezionata, le compro un criceto, basta che se ne vada fuori
dalle
palle che al momento mi sta partendo il tic all’occhio.
Sono
andata in farmacia a chiedere
una crema al cortisone, spiegando che la malattia, si, se ne va da
sola, ma io
non posso aspettare sei mesi, sta cosa si sta diffondendo, mi ha preso
la
schiena e si avvicina pericolosamente all’inguine.
E
no, un inguine puntinato è
l’ultima cosa che mi serve.
Sta
grandissima zoccola, che
sicuramente non tromba da due anni e mezzo (si non
c’è coerenza in una zoccola
che non tromba, e QUINDI? U.u), mi ha detto che se guarisce da sola non
c’è
bisogno di creme e che se non mi dà neanche prurito non vede
la motivazione per
cui dovrebbe darmi una pomata al cortisone senza ricetta.
Un
calcio nel deretano secondo
voi è una motivazione adeguata?
Dev’essere
che inoltre Madama
sfortuna, nella sua immensa benevolenza, mi abbia privato del mio
sguardo
assassino perché quella grandissima zoccola non solo non si
è scusata per non
avermi dato quello che volevo, ma mi ha anche detto di andare dal
medico e di
tornare con una ricetta… sempre che fossi riuscita a
convincere il medico.
Come
prego?
Tralasciando
che io sono la
figlia mancata di Medusa e che di solito un mio sguardo assassino
uccide anche
attraverso i vetri… ma hai idea di chi hai davanti?
Pluripremiata
campionessa di
rissa del rione, maschiaccio numero uno a scuola, in palestra, nel
vicinato…
non sono mai arrivata ai livelli di mia zia che arrivava a scuola e la
gente si
spostava al suo passaggio, ma diciamo che non venivano molto volentieri
a
rompermi le palle.
E
sta figlia di un armadillo in
calore…
Lasciamo
stare o mi si scioglie
il pc in mano per la cattiveria.
Ho
chiesto una cazzo di crema al
cortisone, non un chilo di cocaina eh!
Tornata
a casa, incazzata nera
manco a dirlo, mi chiama il mio padrone di casa che molto gentilmente
mi
informa di aver passato la notte in bianco per ste dannate pulci da
letto e che
ha trovato una soluzione.
Per
un momento ho desiderato che
uccidere non fosse vietato dalla legge.
Ho
dovuto spostare TUTTO da
camera da sola per l’ennesima volta. Sara non c’era
e farla rientrare solo per
aiutarmi non mi sembrava carino.
Sono
arrivati con le macchine a
vapore. Nel mio letto hanno trovato 5 pulci da letto morte. Cinque. In
quello
di Sara 3. Poi togliamo i quadri che c’erano nella
stanza… e li scopriamo che
ce n’erano nascoste una infinità.
Ste
grandissime stronze si
nutrono di sangue, amano il legno e il loro habitat ideale è
dato dal calore e
dall’anidride carbonica, che pensa un po’, noi
uomini tiriamo fuori quando
respiriamo.
Hanno
passato tutta la camera con
le macchine a vapore, non ti dico il casino, poi, dopo tre ore, hanno
passato
di nuovo il veleno, questa volta più potente
perché ste grandissime figlie di
un babbuino, dopo un po’ diventano anche immuni ai pesticidi.
Quindi
ho dovuto aspettare altre
tre ore prima di poter entrare in camera e aprire la finestra e poi
un’altra
ora ancora.
Sia
io che Sara non abbiamo
dormito a casa.
Ma
dovevate sentire il mio
padrone di casa!
“Siamo
a Londra, se leggete il
giornale trovate notizie di topi e bed Bugs dovunque, potreste far
arieggiare
la stanza, io ad esempio come metodo contro le pulci dormivo con la
finestra
aperta di notte e mi coprivo bene, perché bla bla
bla”
…
se vuoi vado a dormire in
terrazzo già che ci sono, che ne dici? E no, tranquillo, ti
pago un affitto
solo perché amo spendere soldi, del servizio che mi offri
non me ne frega
niente.
Ma a
Londra la gente si droga O
COSA?!
C’è
un freddo porco qui di notte!
Siamo a novembre, cazzo, ma ti pare che dormo con le finestre aperte?!
Mi
sveglio con la polmonite, ma come cazzo ragionano sti dementi?!
Mi
sono sforzata. Ti giuro non ho
mai avuto una poker face di questi livelli, non so come ho fatto a
nascondere i
miei intenti omicidi, so solo che alla fine il tipo mi ha sorriso
mentre io
nella mia testa ho immaginato seimila modi diversi per farlo soffrire
come un
cane.
Gli
ho detto dei topi e, io sono
animalista eh, lo sanno loro che non voglio ucciderli e che se ho
riferito dei
roditori in casa è solo perché Sara ha una paura
fottuta di quegli animali, ma
io non sono cenerentola, io non parlo con Gas Gas, io non preparo i
vestitini
gialli, non mi faccio la doccia con gli uccellini che mi strizzano
sopra i
panni.
Io
sono una ragazza normale e anche
se non voglio ammazzarli, non voglio i topi in casa!
“si
verremo a tappare ogni buco”
E
lì sono partita per la tangente
e gli ho detto che l’unico buco da tappare era la voragine
che avevano in testa
, che dovevano venire SUBITO a tappare i buchi, che cazzo stavano
facendo
ancora lì, tinteggiavano le pantere nere?!!
“no
è che ci sono delle emergenze
in un’altra casa”
No,
non ci siamo capiti.
LA
SFIGA MI PERSEGUITA VA BENE!?
SIGNIFICA CHE SE CONTINUANO AD ESSERCI TOPI E’ SICURO COME LA
MORTE CHE MI
BECCO QUALCHE MALATTIA!!
E
siccome Madama Sfortuna è
sempre generosa COME MINIMO mi becco la peste!
Sara
mi ha suggerito di prendere
qualcosa per i nervi.
…la
fa facile lei, sembra essersi
dimenticata che lei salta sul tavolo quando vede un topo e che dopo che
ho
dovuto confessare di averne visto uno per casa l’ho dovuta
accompagnare in
bagno due volte ed entrare con lei, perché se no lei non
andava.
Per
calmarmi ho deciso di fare la
lavatrice e siccome sono un po’ paranoica con ste pulci sto
facendo lavaggi a
sessanta o novanta gradi.
15
minuti dopo che ho fatto
partire la lavatrice… è saltata la luce.
Anche
in questo caso ho tirato
giù un paio di santi dal paradiso con un paio di espressioni
tecniche
artistiche che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto.
Chiamo
i padroni di casa,
arrivano e…
“E,
niente, quando è esploso il
primo contattore dev’essere successo qualcosa e ora tutte le
prese della cucina
sono state disattivate. Dev’esserci qualcosa che fa
contatto!”
Bene,
Sherlock, ora che ne dici
di fare qualche prova? Ci sono 200 sterline di pantaloni in quella
lavatrice,
una felpa di Sara che ha comprato a New York e i miei
leggings… immagino che
usare il cervello ti venga difficile e i suggerimenti siano
d’obbligo, ma
sforzati, TI PREGO.
…
e cosa poteva essere se non
proprio la MIA lavatrice a fare contatto? Mi dico ‘ok, metto
tutto nell’altra’
se non fosse che mettere in funzione anche l’altra era
impossibile perché per
non far saltare più la luce il genio ha pensato bene che per
un paio di giorni
potevamo non usare le prese della cucina.
Quindi
niente tostapane, niente
microonde, niente lavatrici, niente bollitore… e ha pure
tolto la corrente del
congelatore e al frigo della ragazza francese!
Che,
ovviamente, non appena è
rientrata ha aggredito me, convinta che fossi stata io (in base a quale
congiunzione
astrale sia arrivata a questa conclusione io non ci sono ancora
arrivata, ma
vabbè) e io a spiegarle che no, non ero stata io, ci
mancherebbe, ma ti pare
che ti stacco il frigorifero!? Neanche sapevo che l’avesse
fuori dalla camera!
Indi
per cui, da oggi in poi:
Caro Odino, sono sempre
stata una
tua discepola e se Thor assomiglia anche solo un pelo al figonzo che lo
interpreta nell’ultimo film, sarò ancora
più fedele a tuo figlio, gentilmente
non è che potresti levarmi dalle palle sta megera che mi
insegue? Ho tante cose
a cui pensare, e lei non fa altro che aumentare il mio peso.
Citazione del giorno:
Se tutto è andato bene, evidentemente
qualcosa non ha funzionato - Legge di Murphy (scusa
ma se è andato tutto
male?...)
Sta ascoltando:
Cheers – Rihanna (anche se c’è ben poco
a cui
brindare)
----------------------
- Rosa hai fatto anche
tu le
application online?
- No me la sono grattata
due ore
sul pc minacciando di scagliarlo fuori dalla finestra per hobby.
- Come sei permalosa,
stai easy!
Un tic
all’occhio destro avvisò Sara
che era meglio non andare oltre.
- Scusa ma che bisogno
c’è di
incazzarsi! Pensa positivo! Magari andrai a lavorare per Selfridges!
Non era il
tuo sogno! – avviso che evidentemente non andò a
segno.
- Sara io ti voglio
bene, ma sono
abbastanza fastidiosa al momento. Mollami.
Ma Sara la prese di peso
e la
mise davanti all’armadio.
- Senti al posto di
incazzarti
con quel pc, fai qualcosa di utile. Aiutami a capire che posso mettermi
domani
mattina per portare cv.
Evidentemente aveva
ragione lei.
La disgraziata l’aveva privata del suo sguardo di fuoco. Sta
stronza.
--------------------
- Come sono andati i
colloqui, Andres
caro?
Lo sguardo incazzato
nero dell’amico
gli avrebbe dovuto far capire la risposta prima ancora di porre la
domanda, ma
Mark provava un piacere sadico nel tormentare Andres.
- Ah, grazie anche per
il tuo
divano. Però ne dovresti comprare uno nuovo, uno di quelli
lunghi e larghi,
così posso dormire più tranquillamente, mi fa
ancora un po’ male la schiena.
- Scommetto che
se ti dicessi di dormire a casa tua riceverei un rifiuto. –
Suppose Andres.
- Hai vinto, cosa ti
devo?
- Niente che tu possa
darmi. Tre
ne ho viste oggi. TRE. Se non le ho mandate via a calci è
solo perché sono
educato. -
- Chissà cosa
avresti fatto loro
se non lo fossi. – lo sbeffeggiò Mark
- Appunto.
- E quindi?
- E quindi si continua
con la
ricerca. Ah, stanotte mi serve casa libera, ti darebbe così
tanto fastidio
tornartene a casa tua sul serio?
- Certo, quello
è il mio divano!
… Forse dovrei mettere dei bed
bugs nel mio stesso divano.
|
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Capitolo 6 *** Pensi di avere qualche disabilità? - No guarda, se mi fai sta domanda sei tu che ne hai una! ***
A Erika C.,
Che è tanto carina e gentile
e mi ascolta sempre.
Non ci posso credere.
Diario, credimi che non ci posso
credere!...Diavolo come suona male, è
ridondante da morire.
Dicevo, NON CI POSSO CREDERE!
Io un’application form di quella
lunghezza l’avevo vista solo per i
servizi segreti, ma che cazzo, voglio andare a lavorare da Selfridges o
per
Scotland Yard?!
“Perché
Selfridges?”
“Hai
precedenti penali?”
“In quale marca ti identifichi e
perché”
“Come pensi di aiutare i nostri
clienti?”
“Hai viaggi prenotati per i
prossimi tre mesi?”
“Sei disposta a lavorare per il
periodo natalizio (oggi è il 19
Dicembre)?”
… LE DOMANDE A RISPOSTA
MULTIPLA!!!!!!!
“Stai esponendo la merce quando un
cliente che arriva dal reparto
elettronica ti chiede delucidazioni su una cosa che non sai, che
fai?”
a)Le fai notare che non è il tuo
reparto e continui ad esporre la merce
b)Le dici cortesemente che non lo sai
poiché quello non è il tuo
reparto, poi la accompagni da uno dei tuoi colleghi e prima di
andartene le
auguri buone feste
c)Guardi il prodotto e cerchi di capire
l’eventuale risposta alla
cliente, ma poi, per sicurezza la accompagni comunque da un tuo collega.
…Ma è un test per
idioti?
Andando con ordine: Perché
Selfridges? voi state cercando una commessa
e io sto cercando lavoro e sicuramente se devo scegliere fra Selfridges
e un
posto in culonia scelgo il primo. Se dico che amo l’atmosfera
di Selfridges mi
prendono per leccaculo, non posso dire che mi piacciono i trenta bonus
che
decantano nell’offerta di lavoro perché mi
prendono per una morta di fame, non
posso dire che mi piacciono gli abiti che ci sono dentro
perché ci sono ottanta
negozi e potrebbero dirmi “brava geniessa, quali?”
e non posso dire che mi
piacciono i commessi perché non ne conosco manco mezzo e in
queste aziende non
si incoraggiano di certo i rapporti sentimentali fra colleghi. In
più un’altra
delle domande è “come sei venuto a conoscenza
dell’offerta di lavoro?” e se
metti tramite amico che ci lavora dentro ti chiedono nome,cognome,
indirizzo
email del negozio per cui lavora…
“Hai precedenti penali?”
questa la adoro perché subito ti specificano
che non è di vitale importanza ai fini
dell’assunzione. E subito dopo ti
aggiungono che le multe non valgono e mi viene da ridere
perché se valessero
qui a Londra non lavorerebbe nessuno (XD)
“In quale marca ti identifichi e
perché” Qui ho smadonnato e di brutto
anche. Perché questa è idiozia allo stato puro.
Adesso io apro la loro pagina
web, vado sulle marche presenti, ne scelgo tre che mi suonano bene, do
un’occhiata ai prodotti e sparo due cazzate colossali, magari
controllando su
wikipedia per fare la figura di quella che sa qualcosa. Ma si
potrà!?
“Come pensi di aiutare i nostri
clienti?” Ma cosa si aspettano che
risponda? “No guarda, io rimango alla cassa, se il cliente mi
chiede aiuto gli
do un calcio nel sedere e gli dico che è un’idiota
che non sa neanche abbinare
un paio di pantaloni ad una maglietta, che si vergogni!”
“Hai
viaggi prenotati per i prossimi tre mesi?” Anche se fosse
secondo
te, te lo direi? A parte il fatto che io posso anche non averne e poi
mi crepa
il cane in Italia e prenoto per andare al suo funerale, questo
è poco ma sicuro,
ma se mi assumeste non pensi che magari sposterei il viaggio? O ve lo
direi
stile “mia cugina si sposa me l’ha detto SOLO
ieri!”… roba da matti
“Sei disposta a lavorare per il
periodo natalizio (oggi è il 19
Dicembre)?” No guarda, ti faccio l’application
online il 19 Dicembre ma parto
il 23, qualche problema in proposito?
E poi, le domande a risposta multipla e qui
si apre una parentesi
grande come una casa:
Ma la gente non cambia mai pusher?
Perché veramente qui c’è da
diventare scemi!
“Stai esponendo la merce quando un
cliente che arriva dal reparto
elettronica ti chiede delucidazioni su una cosa che non sai, che
fai?”
Scusa,
se io faccio la domanda
per un negozio di abbigliamento “Bottega
veneta”… quante possibilità ci sono
che un cliente del Curry’s venga fino al mio negozio per
chiedere delucidazioni
a me?
a)Le fai notare che non è il tuo
reparto e continui ad esporre la merce
Certo,
perché in fronte c’è
scritto “idiota” a caratteri cubitali e voglio
darvene una prova rispondendo
con questa.
b)Le dici cortesemente che non lo sai
poiché quello non è il tuo
reparto, poi la accompagni da uno dei tuoi colleghi e prima di
andartene le
auguri buone feste
E
qui c’è il dilemma: le dici che
sei ignorante su un prodotto, che anche se è tutto diviso
per reparti i clienti
sono convinti che siamo tutti onniscienti e quindi darà un
cattivo feedback,
oppure apprezzerà la spontaneità del tuo gesto? E
quel “le auguri buone feste”
che metti solo in questa cos’è un modo per
incoraggiare a rispondere B?
c)Guardi il prodotto e cerchi di capire
l’eventuale risposta alla
cliente, ma poi, per sicurezza la accompagni comunque da un tuo collega.
Secondo
dilemma: cerco di fare la
figa cercando di capire, rischiando di non esserne in grado e facendo
la figura
della pirla, le faccio perdere quindi tempo e poi la porto dal collega
mentre
lei borbotta sui cattivi commessi OPPURE le dai la risposta ma per
sicurezza la
porti comunque dal tuo collega così se non ha perso tempo
con te lo perderà con
lui?
Non so, veramente, che tipo di clienti ci
siano da Selfridges ma io ho
un chiaro ricordo della donna anziana che pretendeva che io le
riaprissi la
cassa appena chiusa (con quindi non meno di cento euro in moneta
contate, certo
gioia, ci stavo PROPRIO pensando) con l’altra aperta con solo
due persone in
coda che mi fece segnalazione in ditta per questo e che da allora, ogni
volta
che mi chiedeva qualcosa diceva che io le rispondevo male. O di quella
che si
lamentò che il macellaio non sapeva quanti minuti avrebbe
dovuto tenere in
forno LA TORTA DELLA BUITONI, dicendogli che lui lavorava lì
e queste cose
“doveva saperle”.
… sono senza parole.
E infine, come ciliegina sulla torta la
domanda Clou “pensi di avere
qualche disabilità?”
Maccheccazzo, se ho una
disabilità non lo penso, ho delle fottutissime
prove mediche che me le testimoniano!
… Certo è che a questo
punto penso di essere disabile mentalmente
perché se questa è la normalità delle
domande, allora sono proprio strana io,
non c’è dubbio.
A questo punto mi viene da far notare una
piccola cosa:
Io rispondo bene a tutte le domande, do
prova di essere la commessa
perfetta, faccio notare che ho anche buon gusto nel vestirmi e quando
decanto
le marche sparo su un valentino, Armani e Dolce e -Gabbana che tanto su
quelli
vado sul sicuro e poi al colloquio mi presento vestita normale, senza
marche
rilevanti perché diciamocelo, se avessi i soldi per
permettermi un abito di
valentino non farei la commessa, vi pare?
Noto inoltre che la Signora si è
affezionata ancora di più a me, TUTTI
i grandi negozi con più possibilità di essere
chiamata a lavorare per loro
hanno questa application online.
Ah e come se non bastasse, mi è
stato detto che se voglio lavorare in
uno dei negozi di Selfridges ma vado a fare un colloquio, che
so…a
Oxford Circus, per la stessa
compagnia, sono
OBBLIGATA a rifare il colloquio anche da Selfridges con le risorse
umane
interne al centro.
Cioè io risulto idonea per
lavorare da Valentino a Sloane Square e dopo
essermi fatta un colloquio da loro e aver lavorato per loro per poter
lavorare
da Valentino a Selfridges dovrei RIFARE il colloquio. Io non li capisco
è una
perdita di tempo atroce!
Ma a Londra ci sono o ci fanno!?
Infine Odino ti amo e ti venero, ma se mi
levassi di torno sta malattia
della pelle ti direi grazie, visto che controllando mi sono accorta che
di
ventitré macchie iniziali ora ne ho un centinaio e me la sto
portando dietro
ormai da più di un mese. Mi chiamo Rosa, non mi puoi far
diventare il corpo
magenta.
------------------------
Citazione
del giorno: Lasciate a se’ stesse, le cose
tendono ad
andare di male in peggio. Legge
di
Murphy - Ho visto, mi sa che
sta legge quella babbiona dell’infermiera non
la conosceva!
Sto
ascoltando: World Collapsing – Danny Cocke
----------------------
- Andres, so che tu non
credi
alle coincidenze, e generalmente neanche io più di tanto ma
se ti dicessi che
quella del blog ha fatto domanda di assunzione da Selfridges, cosa mi
diresti?
Dall’altra
parte dello studio un
cenno di assenso e nient’altro.
- Questa si lamenta
della nostra
application online.
- Interessante.
- Se me lo dici con quel
tono
capisco che mi prendi in giro.
- Dici?
Mark non si diede per
vinto.
- Ho deciso di dormire a
casa mia
stanotte.
- A-ha
- Tua sorella ha deciso
di farsi
le meches viola.
- Ma dai.
- Tua madre si sposa con
un
venticinquenne brasiliano.
- Si?
Mark si giocò
l’ultima carta.
- Stavo pensando di
trasferirmi
in pianta stabile a casa tua.
- Sono
d’acc… COSA?
Lo sguardo di Andres era
tutto un
programma.
- Dicevo, prima della
cazzata di
tua madre che si sposa col brasiliano e tua sorella che si fa le meches
viola
che la tipa del blog ha fatto domanda per lavorare qui.
Uno sguardo di interesse
si
dipinse sulla faccia di Andres.
- Già. E si
lamenta sulle nostre
application online e fa notare quanto stupide siano. –
fischiettò quasi
allegramente.
L’amico
aggrottò le sopracciglia.
- Scusa, in cosa sono
stupide?
- Leggi tu, ti ho appena
mandato
il link via facebook.
Andres gli
lanciò uno sguardo che
avrebbe potuto uccidere una chimera.
- Facebook al lavoro?
- No a casa. Certo,
facebook va
usato al lavoro se no che gusto c’è? E prima che
fai morali sceme su quanto sia
poco etico, ti ricordo che da uno a dieci a me interessa meno
venticinque e che
se mi sono preso una laurea in ingegneria informatica è solo
per aggirare i
sistemi aziendali e mettere siti porno su un sistema censurato come il
nostro.
Silenzio
dall’altra parte.
- Ma siccome sono
generoso, ho
sbloccato il computer anche a te. Vai su facebook troglodita, e leggi
ciò che
scrive.
E lui lesse.
Quando finì
alzò lo sguardo
sull’amico.
- Pensi quello che penso
io, per
una volta?
Mark scoppiò
a ridere.
- Oh si.
------------------------------
Grazie a chi mi ha recensita, a chi mi ha letta e a chi mi dice cosa ne
pensa anche via facebook.
Questa application form ESISTE veramente. Io ne ho assemblate due per
farvi capire l'idiozia intrinseca degli inglesi quando assumono...
A presto!
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Capitolo 7 *** E poi ci sono loro, che per quanto io sia sfigata, loro mi battono. ***
Caro
Billy
Da
oggi ti do un nome perché
Diario è diventato monotono da morire e perché
sono in vena di divertirmi a
spese di altri, visto che gli altri si divertono a spese mie.
Ieri
mi hanno chiamata per una
interview, un colloquio di lavoro.
Mi
sono vestita bene. Tutta
abbinata. Scarpe alla borsa, cintura alle scarpe, maglietta che
riprende le
calze, cappellino che riprende i guanti e trucco combinato
all’assemblaggio
vario di colori.
Sono
uscita di casa che ero in
ritardo pure mentalmente.
Capiamoci,
io sono la classica
tipa che una tuta, un paio di scarpe da ginnastica, una felpa, un
cappotto e
via, no?
Però
ho fatto il colloquio da
Zara insomma, non potevo neanche andare vestita come una barbona!
Arrivo
e noto che ci sono altre
SEDICI persone con me. SEDICI.
Mi
domando quanto cazzo di
personale se la sia data a gambe, insomma, sedici persone a fare un
colloquio
uno si gira anche le palle dopo un po’, no?
No.
Era
un colloquio di gruppo.
Roba
che se me lo raccontavano non ci credevo.
Praticamente
i primi dieci minuti
sono stati di interrogazione su quanto sapevamo sulla compagnia. Se
sapevamo i
marchi, se sapevamo di dov’era la compagnia, QUANDO ERA SORTO
IL PRIMO NEGOZIO,
chi era il proprietario, bla bla bla.
Billy
caro, scusa se ti domando,
ma QUANDO MAI VERRA’ QUALCUNO IN NEGOZIO A CHIEDERMI LA
STORIA DI ZARA?!
Quando?
“Scusi
signorina, cerco la taglia
M di questo cardigan rosso e verde, nel frattempo che cerca mi potrebbe
gentilmente dire un po’ a che pensava, secondo lei, il signor
Ortega quando
diede vita al gruppo Inditex? Si ricorda il nome anche della moglie di
quel
tempo? Per favore mi elenchi tutti i marchi che fanno parte di questo
gruppo e
già che c’è e so che è
preparata mi dica anche dove sono i maggiori negozi di
spicco della compagnia”
Eh?
Dai
siamo seri.
Vabbè.
Andiamo avanti.
Non
paghi di questa
interrogazione ci hanno fatto vedere un filmato di otto minuti in cui
spiegavano DI NUOVO la storia della inditex, e qui inizio a domandarmi
se per
essere assunta mi dovrò tatuare il nome della compagnia sul
collo, pronta a
darmela a gambe.
Finisce
il video… e ci
interrogano di nuovo.
“Perché
abbiamo i negozi solo in
centro? Cosa è importante nelle nostre vetrine? Quante volte
viene cambiato in
media il negozio da cima a fondo. Ogni quanti giorni arrivano i nuovi
stock?”
Come,
non avete notato che Zara
non fa pubblicità e che si prende solo i posti in centro!?
Ma che mentecatti
sarete!
Finisce
anche sto strazio e la
mente illuminata del fighetto di turno che ci fa sto colloquio che ha
del
surreale ci pone un quesito.
“Lavorate
da sei mesi da Zara.
Siete ai camerini e una signora si prova la taglia M. Tu pensi che le
calzi a
pennello ma comunque lei decide di prendersi una taglia S. Il giorno
dopo
torna, incazzata, dicendo che il vestito è rotto e mostra le
cuciture saltate
sul fianco e siccome si ricorda di te chiede espressamente che tu parli
con lei.
Lavori da Zara da sei mesi ormai, sei indipendente, il manager
è via e non puoi
disturbarlo, lei vuole i suoi soldi indietro, tu ti ricordi che si
è provata
una M ma ha comprato una S, che fai? Ricordate che non vuole un nuovo
abito,
non vuole la taglia più grande, non vuole un surrogato.
Vuole i soldi indietro”
Qui
la mia fantasia ha galoppato
libera per cinque secondi buoni, poi mi sono ricordata che non era un
colloquio
di lavoro, era una GUERRA da vincere e anche io mi sono buttata nella
mischia
delle risposte.
Potevo
evitare.
È
risultato che gente vestita
come neanche Obama il giorno che fu eletto se n’è
venuta fuori con “potremmo
fargli uno sconto per il prossimo acquisto”.
La
lotta era evidentemente
impari.
Cioè
come potevo io, sfigata di
turno ma con un cervello, mettermi a rivaleggiare con tanta idiozia?
Ma
ti pare che ZARA ti fa uno
sconto perché TU hai rotto il suo vestito comprandoti la
taglia sbagliata?
“dovremmo
dirgli che i soldi non
li vede neanche se caga oro (no vabbè non ha detto questo
mia fioritura
personale) perché lei ha preso la taglia sbagliata. Ha
voluto fare la figa con
la S pur avendo un paio di tette da poter picchiare la gente per strada
(altra
fioritura) e ora se vuole la M, LA PAGA!”
Dire
al cliente… che ha
sbagliato?
O_________________________________________O
…solo
io ho lavorato per un
supermarket dove ti insegnavano “il cliente ha sempre
ragione, anche se ti
insulta?”
Cioè
io stavo finendo di dire la
mia, sta demente se ne esce con sta cazzata e io sono rimasta
letteralmente a
bocca aperta davanti a tutti mentre la guardavo con occhi spiritati e
la faccia
di chi è EVIDENTE che pensa “ma dove cazzo sono
finita?”
“chiedo
al manager”
…
solo io mi ricordo che il
manager non c’era e non doveva essere disturbato neanche per
una invasione
aliena, massimo massimo se si presentava Angelina Jolie nuda?
“potremmo
offrirle una gift card”
…per
averci rotto il vestito di
cui lei sapeva non le sarebbe entrata neanche la coscia? E
già che ci siamo
perché non offrirle un guardaroba nuovo in duplice copia,
che si sa mai
decidesse di provare la S…
“dovremmo
dirgli che è lei ad
aver sbagliato ma nel frattempo cercare di risolvere la
situazione”
A
questa il mio cervello si è
ribellato di brutto e PREMEVA perché mi alzassi e dicessi a
tutti “siete un
branco di coglioni”.
Ti
sta chiedendo una soluzione e
tu proponi di dire al cliente che ha sbagliato ma di risolvere la
situazione?!
TI STA CHIEDENDO COME, SOTTOSPECIE DI AMEBA!
“Potremmo
offrirle di farle
provare gratuitamente
altri abiti e
di cambiare il precedente con quello nuovo!”
…
scusa, da quando ti fanno
pagare per provarti un abito? Ed esattamente, scusa se non puntigliosa,
ma poi
uno è ovvio che si incazza, quale parte di “non
vuole provare niente vuole solo
i soldi indietro” non ti è chiara, che te la
rispiego?!
Alla
fine di tutte ste cazzate si
chiede al tipo quale fosse la risposta giusta (con me che speravo
dicesse
“nessuna, branco di disagiati!!”) e lui
candidamente che risponde?
“Non
ve lo posso dire”
E
che è, la risposta all’ultima
domanda di chi vuol essere milionario!?
Spero
che sto supplizio sia
finito e invece la brutta sorpresa.
Gruppi
di quattro descrivere un
vestito, gli accessori, la marca e chi indossa e per quale motivazione
avetecinqueminutinonsprecatealtrotempo!
Eh?
Guardo
per tre secondi il mio
gruppo e mi metto mentalmente le mani in testa (figa sta espressione)
Uno
gay come solo Ricky Martin,
iniziava a parlare e non finiva più.
Una
ragazza fissata con gli
orecchini.
E
poi lui. L’uomo che mi ha
confermato che la Vecchia Signora ce l’ha ancora con me.
Cicciotto
con un maglione stinto
a righe bianche e nere, una giacca che sembrava reduce dalla guerra in
Kosovo,
jeans mangiati sotto la suola stinti, brutti e potrei giurarci anche
maleodoranti, scarpe che userei solo per il mare e capelli UNTI (di
gel, di
olio, di grasso, di sporcizia NON LO SO) tirati dietro le orecchie.
Io
non sono magra, ho una quarta
di reggiseno, la pancia, le maniglie dell’amore (ma anche
intere porte
dell’amore) i polpacci che un lottatore di sumo mi
invidierebbe e caviglie
gonfie e tozze.
Non
sono un cesso vivente, questo
no, ho un faccino carino, lo dicono tutti, ma cazzo… almeno
io so che se mi
metto un abito lungo sembra che indosso una tenda!
Non
puoi, non puoi EDDAI andare
ad un colloquio di lavoro per Zara vestito come un barbone. Dai ci
arrivo anche
io!
Va
bhè, mi dico, male che vada è
solo vestito come un disgraziato.
No.
Era troppo semplice che fosse
un buzzurro solo nel vestirsi.
Il
tipo gaio era simpaticissimo
ma non finiva più di parlare. La ragazza di colore era
fissata con gli
orecchini, io ho proposto un abito viola e lei che parlava di
orecchini, io che
proponevo un paio di scarpe col plateau e lei che parlava di orecchini,
io che
parlavo di una stracazzo di cintura e lei che mi parlava di orecchini.
Ho
capito. Gli orecchini sono
importanti. Bene. ANDIAMO AVANTI ORA?
Finito
di sparlare di sti
stracazzi di orecchini color oro lunghi fino alle spalle con perle
luccicanti
viola decidiamo i capelli e chi sarà la persona a indossare
il tutto.
Mi
sembra facile no?
Uno
parla dell’abito, uno parla
degli accessori, uno parla dei tessuti che compongono il tutto e uno
parla di
chi indosserà la nostra creazione.
No.
Anche così era troppo
complicato.
Il
tipo gaio al momento di
mettercela tutta per farci fare bella figura ha parlato di minchiate,
la tipa
di colore, nonostante gli orecchini siano degli accessori ha deciso di
parlare
del MIO vestito, quello che ho deciso io, quello di cui ho parlato io,
quello
che HO VISTO IO INSIEME A Sara DA ZARA. E poi che ha fatto sta DEMENTE?
…
niente, si è solo messa a parlare degli accessori, lasciando
me senza un
cappero fritto da dire.
Mi
sono inventata due scemenze
parlando dell’importanza del plateau nelle scarpe e del
perché non si debbano
indossare gli stivaletti alla caviglia con un abito corto, dopo aver
incenerito
quella stronza che mi ha guardata con l’aria di non sapere
perché ce l’avessi
con lei.
Poi
è stato il SUO turno e lui
che ha fatto?
Mah,
ha parlato del più e del
meno di una tipa qualsiasi che andava in giro per strada infighettata e
che
portava i capelli alti.
Senza
spiegare che la tipa andava
in giro per strada dirigendosi verso la discoteca, che portava i
capelli tenuti
alti perché il vestito aveva una chiusura troppo vicina alla
loro attaccatura
per non metterli su e che in borsa portava delle comode ballerine per
il dopo
discoteca, nel caso i piedi le dolessero.
Praticamente
ha parlato per
trenta secondi netti.
Se
avessi avuto un aceta in mano
a quest’ora ti scriverei dal carcere.
Ah e
la parte migliore qual è
stata? Che ci siamo messi d’accordo nel dire che il tutto
proveniva da Zara, e
quando ci hanno chiesto la marca in due abbiamo dato la risposta
giusta, gli
altri due hanno sparato Bershka.
Sono
uscita da quella interview
incazzata come una biscia. Quando il tipo mi ha salutata gli stavo per
fare un
calcio di capoeira, possibilmente rotante e possibilmente sulle scale
così si
faceva MOLTO, molto, molto male nel cadere.
Sto
stronzo, se ti va male il
colloquio chi se ne frega, ma che mandi a picco pure gli altri non
esiste!
Un’ora
persa per una cazzata del
genere.
Sono
tornata a casa e ho fatto
un’altra application online. Qui addirittura per
un’azienda che offriva le
storage room (camere dove collocare cose, una specie di garage ma non
in casa)
mi hanno chiesto la mia religione.
…solo
io non ci vedo il nesso fra
le storage room e quale Dio in cui NON credo?
Vedete
poi che non sono io?
Lo
vedete?!
Lara
dall’Italia mi ha mandato
una crema al cortisone, fra le cose, SEMBRA che funzioni ma non lo dico
a voce
troppo alta, sia mai che la signora ci senta bene e decida di farmi
venire l’orticaria
vera e propria.
Ovvio,
se funziona del tutto poi
mi ripresento in farmacia e alla “donna scarlatta”
che non me l’ha data le
spiego per cinque secondi i fatti della vita.
Ah,
fra le cose, Sara ha fatto un
colloquio di lavoro da Allsaints. Ovviamente, manco a dirlo da
Selfridges non
ci hanno chiamato.
La
vita è crudele, ma anche la
Sfiga non scherza.
Frase del giorno: L'intelligenza
è invisibile per l'uomo che non ne
possiede. Schopenhauer
Oh, ma
DAVVERO!?
Sto ascoltando: Cartoons –
Witch Doctor
-----------------------------
- Rosa dici troppe
parolacce.
Ennesimo sguardo
incattivito andato
sprecato con Sara.
- Me ne stava uscendo
una proprio
ora. Cosa stai facendo!?
Sguardo innocente
dall’altra
parte.
- Ma niente, stavo
pensando che
forse potevo mettere il mio letto…
Parte Sweet Home Alabama.
- Pronto? –
abbaiò.
- Buon pomeriggio, la
chiamiamo
da Selfridges. Lei ha compilato una delle nostre application form una
settimana
fa, prego, potrebbe rispondere a qualche altra domanda, prima di
fissare un
colloquio vero e proprio?
Odino, non ci credo…
---------------------------------
- Quella ragazza si deve
dare una
calmata, mi ha risposto abbaiando.
Andres, per
solidarietà verso il
suo amico sbadigliò alla grande.
- Ha una voce da cartone
animato.
Mi ha fatto morire dal ridere. Certo, se avesse risposto subito e non
dopo
cinque minuti sarebbe stato meglio. Ma è stata carina, si
è tutta impapinata.
- Non dirmi ste cazzate,
ha
risposto bene alle domande?
Mark lo
guardò con sguardo
oltraggiato.
- Sei proprio un
insensibile!
Certo che ha risposto bene. Ecco, se magari avesse evitato di parlare
come una
mitragliatrice sarebbe andato meglio ma…
- Taglia corto, quindi?
- Mah, niente. A una
settimana da
oggi la conosceremo. Te lo dico da subito, se la assumi avrai una bella
gatta
da pelare.
Gli occhi di Andres non
promettevano niente di buono.
- Oh, lo so. Non vedo
l’ora.
-------------------------------
Grazie a tutti per le recensioni e a chi mi legge.
E per Erika che ha il cognome di un tipo di porta: Su con la vita.
|
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Capitolo 8 *** Poteva non rompersi il pc?... mi sembra chiedere troppo ***
Alla
mia Puffetta
che oggi compie 9 anni.
-
La ragazzina non ha aggiornato.
Sono preoccupato.
Dall’altro
capo della stanza, una
testa dietro uno schermo grugnì.
-
Sta sicuramente bene, una come
lei può solo stare bene.
Mark
fece quello che faceva
sempre negli ultimi tempi. Alzare gli occhi al cielo. Non che fosse
particolarmente religioso lui, figurarsi, ma non gli andava
più di sprecare
fiato inutilmente.
Dopo
il colloquio con la “bestia”
così gentilmente soprannominata da Andres, Mark non aveva
fatto altro che
sentirne di tutti i colori su quella “dannata ragazzina alta
un metro e un
tappo che gli aveva dato filo da torcere al colloquio”.
Se
fosse stata una persona meno
intelligente non avrebbe dato peso a quegli sfoghi, ma siccome era un
fottuto
genio, aveva notato quante volte il suo migliore amico bofonchiava a
mezza voce
sulla nanerottola.
E
se la godeva. Oh, se se la
godeva.
Viveva
in attesa del fatidico
aggiornamento della nana, dove avrebbe sputato veleno sul suo amico
facendolo
andare in estasi e controllava, su per giù, quelle dodici
volte al minuto la
pagina del blog “Se la fortuna è cieca la Sfiga ha
quindici decimi”.
Era
in ritardo di una settimana
più o meno. Di solito aggiornava con cadenza regolare, ogni
volta che gliene
capitava una al massimo postava prima il suo intervento, ma di solito
faceva
una volta ogni sette giorni. Lui, che in gran segreto si era iscritto,
sapeva
sempre quando il puffo scriveva qualche baggianata, addirittura il suo
iphone
lo avvisava.
Ma
siccome si sa, gli Iphone si
potrebbero rompere, continuava imperterrito ad aggiornare quella
pagina, in
attesa di un articolo che l’avrebbe fatto morire dal ridere e
avrebbe messo
alla gogna il suo permalosissimo migliore amico.
Se
la ricordava bene la
nanerottola.
Una
pallina impazzita vestita di
nero, con un ciuffo rosso, la lingua di una vipera e
l’intelligenza propria
delle donne.
Le
avevano fatto le domande più
assurde di questo mondo. Ad un certo punto lei li aveva guardati con
uno
sguardo che indicava per filo e per segno che pensava che parlare con
loro
equivaleva a parlare con un decerebrato.
Ovviamente,
aveva interrotto
immediatamente il colloquio a quel punto, nonostante
quell’idiota di Andres
premesse per andare avanti.
Un
bip al cellulare, lo ignorò e
continuò a fissare il suo amico.
Non
era brutto, non era bello…
era nella norma. Certo, non si poteva dire che fosse un figo atomico
come lui,
ma d’altronde di quei tempi chi lo era?
Poteva
effettivamente vantarsi di
avere un sorriso perfetto, dei capelli splendenti, un fisico statuario
e una
mazza da baseball fra le gambe “provare per
credere” ma il fatto che avesse un
cervello funzionante lo portava a non riuscire a stare con delle super
modelle
con in testa il classico criceto che gira sulla ruota.
D’altro
canto anche l’occhio
vuole la sua parte e in quel posto non poteva assolutamente frequentare
nessuno.
Il
che era un peccato punibile
per legge, secondo Mark, che condivideva il pensiero di molti per il
quale il
sesso fra colleghi è cosa buona e giusta. Un diritto
inalienabile.
Se
non fosse stato per il fatto
che comunque ne aveva una diversa a notte che arrivavano da tutte le
parti
avrebbe anche potuto licenziarsi.
Bhè,
oddio, non proprio. I
benefits che aveva lì glieli potevano concedere solo a
Scotland Yard, e a lui
di rischiare la vita per il suo paese gliene fregava ben poco.
Un
altro bip del cellulare venne
ignorato alla grande.
-
Allora hai deciso che fare? –
glielo domandò pronto a dare battaglia, come suo solito.
-
Non so ancora. Se la assumiamo,
non sapremo mai se sarà abbastanza intelligente da pensare
male dei clienti
senza farlo notare.
-
Beh, dai, con noi non ha
dimostrato così apertamente la sua ostilità.
–mentì spudoratamente Mark.
Andres
lo guardò interdetto.
-
Sono indeciso fra “mi stai
prendendo in giro” o “ti sei bevuto il
cervello”. Quando se n’è andata ci ha
silurati con lo sguardo.
-
Eddai Andres, le avevi fatto
fare un gioco con le figurine, che ti aspetti che ti dica, grazie per
averla
scambiata per una bimba di cinque anni?
-
Ma che ne sa lei che quel gioco
non è uno degli espedienti degli psicologi per capire se
davanti ci ritroviamo
una psicopatica o meno!?
Ennesimo
bip dal cellulare.
-
Andres non dire scemenze per
una volta. Dalle figurine l’unica cosa che potevi capire era
se avesse un
minimo di occhio per l’abbinamento di colori e, per
l’application che ha fatto
lei, questo non è richiesto visto che i set di bottega
Veneta sono tutti
abbinati fra loro e l’unica cosa che ha da fare è
consigliare il borsellino
uguale alla borsa.
-
Questo non c’entra niente -
…bip – il fatto è che le si legge in
faccia tutto quello che pensa e se
arrivasse la classica-…bip- riccastra che non ha trombato di
notte e vuole
sfogarsi con la commessa, quella bestia potrebbe anche mandarla
a-…bip – quel
paese. Potrebbe anche aver ragione ma come giustifico io ai capi
l’assunzione
di una ragazza capace di mandare-…bip - affanculo i clienti?
…bip.
-
E controlla quel cellulare o te
lo lancio fuori dalla finestra.
Mark
recuperò il suo cellulare e
continuò imperterrito a perorare la causa della gnoma.
-
Senti, ci ha mandati a farci
fottere? No. Ci ha chiesto se siamo decerebrati? No. Ci ha guardati
male? Si.
Ma non ci sarebbero prove se una cliente si lamentasse di lei e
comunque, ha un
curriculum invidiabile da quel punto di vista, ha lavorato due anni in
un
supermercato dove so per esperienza che arriva gente di tutti i tipi a
rompere
le palle. Si è già fatta le ossa.
Bip.
-
Ma che ti frega se la assumo o
meno? – si arrese Andres.
Mark
sfoderò il suo sorriso
migliore.
-
E chi mi migliora la giornata
se non c’è lei a commentare in maniera sarcastica
sul suo blog le cazzate dei
nostri clienti?
Il
suo amico lo guardò basito.
-
Questa è la tua motivazione?
Mark
gli mostrò il suo cellulare.
-
No, questa è la mia
motivazione. Ha aggiornato.
----------------------------------------
Caro Crisponzio,
in ritardo di una settimana rispetto al previsto ti
aggiorno su tutti
gli avvenimenti che hanno costellato la mia vita dura e difficile.
Tu ti chiederai “non hai un lavoro,
com’è che hai ritardato
nell’aggiornarmi sulle tue sfighe?”
Credimi se ti si rompe il computer è
abbastanza semplice.
Sono una bassotta alta un metro e una cipolla, ma
evidentemente ho il
braccio di Thor, perché semplicemente infilando lo spinotto
dell’alimentatore
nel mio portatile ho rotto il suo incastro mandandolo dentro e, quindi,
il mio
pc non si poteva ricaricare.
Bella la vita eh?
Beh, la vita è bella quanto un riccio
infilato sotto la pianta del
piede.
Il mio amico informatico mi ha dato buca per due
giorni di seguito. E
io non sapevo minimamente come cazzo si smontasse un dannatissimo
portatile.
Mi domando veramente perché sono
così sfigata. Quando mi si ruppe lo
spinotto che collegava lo schermo alla base del pc mi è
bastato un cacciavite e
mi sono arrangiata da sola.
Il portatile invece no, è diverso.
Il portatile ha quelle duecentottanta viti
incastrate come solo un
diamante può essere incastrato ad un pezzo di roccia e va
smontato su due
livelli.
Prima smonti la parte della tastiera e poi smonti
il dietro.
Tu dirai “e che sarà
mai?”. Prova tu a sfilare un diamante dalla terra
senza un piccone e poi riformula la domanda.
Avevo tre cacciaviti. Uno a stella e due
inclassificabili. Quello a
croce era utile come una betoniera in camera da letto, girava a vuoto,
se lo
infilavi bene era matematico che poi svitavi dalla parte sbagliata, se
non lo
infilavi bene ti prendeva per il culo e ti faceva SEMBRARE che si
stesse per
togliere quella fottuta vite. Ovviamente dopo mezz’ora si
è rotto, aveva un
manico in plastica. E’ evidente che era un cacciavite
inglese, insomma, chi con
due briciole di cervello farebbe un cacciavite così male che
dopo il primo sforzo
si sfila e diventa inutilizzabile?
Gli inglesi, appunto.
Il secondo era piatto con la base larga,
l’ho dovuto infilare dandoci
un colpo sopra e poi girando di neanche 45 gradi… dovevo
cercare di sbloccare
quelle viti che sembravano SALDATE dentro la struttura del pc e poi
usare il
cacciavite di prima che a quel punto non avrebbe potuto NON funzionare.
Era pretendere troppo, dopo dieci minuti quel
cacciavite si è
scheggiato ed è stato tutto inutile.
Dopo TRE ore di imprecazioni, luce che salta, amico
che si mette a
smontarti il pc che si incazza e lancia il cacciavite al muro
riusciamo, non si
sa ancora bene come, a togliere tutte le viti meno una.
Tu dirai “ma si, quell’una non
è così importante”… invece
era quella
che teneva collegata la struttura del pc al suo schermo dalla parte
dell’alimentatore rotto. Senza quella vite non potevo fare un
cazzo.
Mi sono messa a cucinare una pizza, nel senso che
mi sono alzata dalla
sedia per sbatterci in forno un ammasso di roba che solo gli inglesi
potrebbero
definire pizza bestemmiando in aramaico antico per calmarmi, poi con un
sorriso
in faccia torno in salotto pronta a dare DI NUOVO battaglia a quella
vite di
merda.
Potevo evitare, Il mio coinquilino che veniva a
farmi compagnia in
cucina mi ha tirato la porta in testa. Ennesimo bernoccolo che si va ad
aggiungere alla mia faccia da pirla.
In salotto trovo che in quei tre minuti e mezzo che
ho usato per
lanciare la pizza in forno le altre mie due coinquiline hanno spostato
tutto
sul divano perché loro dovevano cenare.
Tu dirai “bhè alla fine il
tavolo serve a quello”.
E io ti dico “evita di fare ste domande
del cazzo perché mi stai
prendendo male”
Il tavolo che abbiamo è per 10 persone,
loro erano in due, mangiavano
un orrore di insalata con lo zucchero, carne e pane. Che cazzo gli
costava
spostare tutto di dieci cm o CHIEDERMI?
Evidentemente tanto. E mentre loro usavano un metro
quadro rispetto ai
duecento del tavolo io pensavo ai diversi modi per ammazzare quelle due
babbuine che nello spostamento di tutto mi hanno perso quelle cinque
viti che
servivano per tenere ferma la tastiera.
Quando dico che sono circondata da un branco di
idioti non faccio il
verso a Scar, dico la verità, che per quanto dolorosa sia
è sempre quella e
immutabile.
Dopo aver tirato giù tutto il panorama
ecclesiastico mi sono rimessa a
cercare di levare quella vite dal pc. Come risultato, mi sembra anche
logico
che abbia carbonizzato la pizza che avevo sbattuto in forno e di cui mi
ero
completamente scordata.
Sono pure dovuta uscire a comprarmi da mangiare.
Dopo un’altra ora riusciamo a
scoperchiare il mio portatile. Lì il mio
coinquilino si mette ad operare la sua magia, scollega l’hard
disk, toglie il
lettore cd, toglie tutto… e si scopre che non sono
semplicemente Thor, sono
proprio Hulk, ho rotto definitivamente quello spinotto. Ci ho messo
quattro
litri di colla sopra e sono rimasta mezz’ora con il dito su
quello spinotto, in
attesa che la colla si decidesse a funzionare.
Poi abbiamo preso una delle mie bacchette del
cinese, l’abbiamo
tagliata e ci abbiamo aggiunto il pezzo tagliato in maniera tale che
premesse
lo spinotto ancora di più verso il fuori,
cosicché sto cazzo di spinotto
potesse ricaricarsi.
Tutti contenti, andiamo a richiudere il pc
e… e niente, lo abbiamo
messo dalla parte sbagliata, andava a fare contatto con la parte di
sopra della
tastiera e lo abbiamo dovuto smontare di nuovo.
Nel frattempo il pezzo della bacchetta (di cui
prima non vi ho detto
che l’abbiamo dovuta tagliare tre volte perché per
tre volte abbiamo sbagliato
le misure) si era già incollato alla colla… una
fatica staccarlo che non vi
dico.
Bene, rimontiamo tutto, vediamo che funziona ma
stacchiamo subito
perché abbiamo voluto attendere che la colla si asciugasse
del tutto.
Ieri mattina pronta a scrivere del mio disastroso
colloquio a
Selfridges vado ad accendere il pc e sto robo (no piccolino, non sei un
robo,
ti voglio tanto bene, non ti rompere più ti prego che
è stato quasi morire di
morte lenta e difficile, fai il bravo, sei il mio piccolino
bello)…
-
Eddai, ma come facciamo ad
assumere una che parla col suo pc!?
-
Stai zitto e fammi leggere,
coglione, questa è arte.
…ha deciso che se funzionava lo spinotto
dell’alimentazione non poteva
funzionare anche la ventola.
Dopo cinque minuti si è spento il pc. Ho
tirato giù le ostie e le
madonne e ho aspettato fino a ieri sera perché la ventola
non partiva. Non
partiva. NON PARTIVA CAZZO!
Appena è rientrato Giuseppe il mio
coinquilino l’ho quasi azzannato
perché CAZZO, non funzionava lo spinotto e ora non funziona
la ventola che ha
sempre funzionato?...
-
Ma dai Mark, si incazza così
per un pc, cosa succede se arriva un cliente che le rompe le palle per
10
minuti e poi non compra?
Mark
lo guardò, indeciso se
prenderlo a pugni o se mandarlo a cagare e fare di testa sua.
-
Ti sembra una a cui gliene
frega qualcosa se non le comprano un borsellino?
…Mi ha dovuto rismontare tutto ed
effettivamente il genio non aveva
collegato bene non so che cavo. Quando ha rimesso in sesto il mio pc
l’ho
coccolato per ore mentre pensavo a quanto della mia vita ci sia in
questo pc.
Lo so, è un ammasso di polvere,
briciole, capelli, e chi più ne ha più
ne metta, ma cazzo è il mio pc, l’ho pagato io coi
miei soldi, ci tengo, è la
mia vita al momento e visto che mi manca un ragazzo con cui compensare,
male che
vada mi guardo pornazzi sul mio pc, no?! Mi pare che non faccia una
piega…
-
E chi ti dà torto, gioia!
… e no, non scherzo cazzo, voglio che
per una volta anche le femmine
ammettano di aver guardato un pornazzo. Lo pretendo.
E i maschietti dovrebbero ammetterlo senza tante
pippe mentali.
Ho un chiaro ricordo del pc di un mio amico
INTASATO da certe schifezze
(non sono contro il sesso e contro i porno, ma certe cose sono proprio
idiote)
che negava, neanche avesse sul pc video di lui che uccide cuccioli di
koala!
Il sesso è naturale! Fatelo e in
abbondanza, Be safe comunque, usate il
preservativo.
Mi raccomando su questo punto.
… Si vede che mi devono arrivare le mie
cose inizio a sparare minchiate
a tutto andare.
La verità è che settimana
scorsa ho fatto il colloquio più stupido di
tutta la mia vita. Roba che se me lo raccontavano non ci credevo.
La cosa strana sapete qual è?
Che ho incontrato l’uomo più
bello che abbia mai visto e sembrava quasi
conoscermi. L’altro non lo commento neanche o prendo a
mazzate il mio pc.
…no no scherzo bello della mamma, non ti
prendo a mazzate, dopo ti
pulisco per bene, ti passo anche l’aria compressa, visto che
ti voglio bene?
Ecco non farmi più scherzi.
Dicevo, la cosa più strana è
che sono arrivata con 45 minuti d’anticipo
e davanti a me c’erano altre tre ragazze in attesa di
colloquio…
-
Ahia, ci ha sgamati…
… e sono durate neanche 10 minuti a
testa.
-
Lo dicevo io…
Il mio colloquio, invece, è durato 45
minuti e mi hanno fatto fare le
cose più idiote.
Scusatemi ma ora vi devo proprio lasciare, devo
prendere un aereo, devo
tornare in Italia qualche giorno perché
c’è il compleanno di mia sorella, spero
non mi chiamino proprio in questi giorni da qualche parte per
colloquio/assunzione,(anche se non ci credo che gli asini volano, credo
anche
nella scienza e che ne so io che un giorno non mettano le ali agli
Gnu?) e
rimango sempre nella speranza anche io di essere assunta, e non dal
kebabbaro
sotto casa.
Ma state tranquilli, settimana prossima vi parlo
del demente che mi ha
fatto fare un colloquio con le figurine e che mi ha fatto giocare a
domino…
Che, non lo sapevate che per vendere borse e
portafogli è
INDISPENSABILE riuscire nel gioco del domino?
Io non lo sapevo, non a caso sono una persona
estremamente
intelligente.
Frase del giorno La sfortuna è il grande alibi dei
falliti. Roberto Gervaso (sono in
totale
disaccordo, questa è una stronzata. Sfortuna è
quando ti capita qualcosa di cui
tu non hai una colpa che ti porta sofferenza. Anche perché,
spiegatemi il nesso
fra la mia pitiriasi rosea e il mio essere fallita. Si chiama sfiga,
bello,
drogati di meno.)
Sto ascoltando: She wants Revenge – Up in Flames (Dio che
bella sta canzoneeeeee) decisamente mi stanno per arrivare, sono troppo
lunatica oggi.
---------------------------------------------
-
Ha mentito, aveva detto che non
aveva viaggi prenotati per i prossimi tre mesi.
-
Che cazzo ne sai tu che la
sorella non ha insistito tanto che andasse al suo compleanno?
-
E quanti anni ha una che chiede
una cosa del genere alla sorella che non lavora e sta cercando lavoro?
Mark
si innervosì per la prima
volta seriamente, ma continuò a sorridere.
-
Senti ma saranno cazzi suoi? Che
ne sai tu che quella non ha una sorella di 5 anni?
-
E se io la chiamassi oggi per
fare l’ultimo colloquio? Come la mettiamo così?
-
Non si chiamano le persone per
fare colloqui il giorno stesso, quindi sarebbe inutile.
Andres
sembrò pensarci su. Poi ebbe
l’illuminazione. Prese il telefono compose il numero e
davanti ad un Mark
basito chiamò la “Bestia”.
-
Buongiorno, sono Andres da
Selfridges, parlo con Rosa?
Silenzio
dall’altra parte. “Ecco,
ci siamo”
-
Ma certo, buongiorno signor
Andres, mi dica.
Questa
non se la aspettava. Non
si aspettava neanche che Mark mettesse il vivavoce, ma a parte
incenerire l’amico
non poteva fare più di tanto.
-
La chiamavo per chiederle se
fosse possibile fissare un secondo colloquio per il sedici di questo
mese.
Rosa
quasi inciampò quando sentì
quelle parole. “Cazzo, proprio il
sedici…”
-
Ma certo, per che ora voleva
farmi il colloquio?
-
Per le tre andrebbe bene?
Rosa
finse di pensarci un
secondo.
-
Un secondo che controllo l’agenda.
Ecco, come pensavo, il sedici alle due e mezza ho una visita medica,
non riuscirei
mai ad essere lì in tempo – Andres
guardò Mark, trionfante, ma Mark gli fece
cenno di tacere - che ne dice se facciamo per le cinque,
così siamo sicuri che
ho finito?
-
Per me va bene. Anche se mi
pareva di ricordare che nella sua application non ci fosse scritto di
eventuali
visite mediche o problemi fisici.
“E
vediamo come rispondi a questa!”
Mark alzò un cartello con la scritta coglione che lui,
bellamente, ignorò.
-
Si, sono solo le mie analisi di
routine, le faccio due volte l’anno per tenermi sotto
controllo, niente di grave,
solo che le ho dovute prenotare un mese fa e mi dispiacerebbe doverle
spostare
di nuovo, magari per un giorno in cui sto lavorando e non posso proprio
spostare il mio turno…
Mark
alzò il secondo cartello “colpito
e affondato”.
-
Ma certo, mi scusi, non volevo
mettere in dubbio ciò che diceva, ma purtroppo ci capita che
persone in sede di
colloquio dicano una cosa e
poi non è vero. Mentono soprattutto sulla sezione viaggi.
Allora ci vediamo il
sedici alle cinque. Per qualsiasi problema chiami pure per avvisare.
Mark
si mise le mani in testa.
-
Guarda che puffetta non è
stupida. Lo dimostra il fatto che sia stata così celere nel
mentirti. Non provocarla
inutilmente.
Ma
Andres non si scoraggiò
minimamente.
-
Non sono io che cerco lavoro.
Mark
lo guardò scandalizzato.
-
Ma sono io che ho bisogno di un
diversivo!
-
Il giorno che mi interesseranno
i tuoi livelli di noia te lo farò sapere, prima di allora
non tediarmi con ‘ste
scemenze. – Il tutto accompagnato da vari sbadigli.
-
Uomo insensibile.
-
Grazie, lo so.
--------------------------------------
-
Sara non ci crederai MAI, mi
hanno appena chiamata da Selfridges, porca puttana ho un secondo
colloquio da
loro il sedici e mi sono inventata che ho una visita medica.
-
Scusa ma tu non rientri esattamente
il sedici?
Rosa
chiuse gli occhi.
-
Si. Quindi andrò direttamente
lì dall’aeroporto, sperando che per una volta gli
aerei non facciano ritardo.
Silenzio
dall’altra parte.
-
Si lo so a che stai pensando. Con
la sfiga che ha me come meta finale, è sicuro che
farò ritardo.
-
Ecco, te lo sei detto da sola.
Odino, mi hai fatto passare sta malattia della
pelle, ti prego, ti
supplico, NON mi deludere ora. Fammi ritornare in tempo.
------------------------------
Scusate il ritardo, probabilmente l'aggiornamento di settimana prossima salta, non posso ancora dire la motivazione perché è una sorpresa per almeno 4 persone che mi leggono, indi per cui... Grazie a tutti quelli che mi recensiscono, quelli che NON mi recensiscono ma leggono, quelli che sono super busy ma trovano il tempo per leggere le mie scemenze, quelli che vanno a letto tardi per me e quelli che rischiano il linciaggio per le troppe risate. Un bacione a tutti!
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Capitolo 9 *** Che bello avere figli, quasi quasi mi sterilizzo. ***
Ai miei amici,
che ci sono sempre quando sono depressa.
Grazie
Elena.
Caro Gerolamo,
mi era quasi parso che la vecchia signora
non si accanisse così tanto
su di me ultimamente, e invece… e invece vedo che il
navigatore satellitare le
funziona ancora benissimo e che come meta finale ci sono sempre io.
Prima di tutto, vi ho lasciati che dovevo
raccontarvi dell’incontro da
Selfridges ma non potevo perché dovevo partire.
Parto con il dirvi che un’ora dopo
che ho aggiornato, mentre ero in
viaggio per l’aeroporto, sono stata contattata da Mr
antipatia che mi chiedeva
di fare un secondo colloquio.
L’altro che mi fece il colloquio,
lo chiamerò Mr figaggine, perché è
veramente la cosa più bella che abbia mai visto dopo un paio
di scarpe di
Louboutin.
Niente, mi chiamavano per fissare un secondo
colloquio e che giorno
potevano scegliere se non il giorno del mio rientro alle 3?... non sono
mai
stata così brava a mentire in vita mia.
Ho detto che dovevo fare una visita medica
che avevo prenotato mesi fa
e che mi sarebbe dispiaciuto doverla rimandare, magari anche a un
giorno in cui
avrei lavorato… praticamente gli stavo dicendo “se
mi assumete ora, potrei
dovervi chiedere un giorno libero più avanti”.
Si lo so sono stata un genio. Non mi sono
scostata poi molto dalla
realtà, effettivamente devo fare le analisi del sangue per
controllare che
tutto sia ok e sicuramente avrò un livido così
grande il giorno del colloquio
che SE L’AEREO ARRIVA IN ORARIO loro potranno ammirare.
Giro caro, ti avevo promesso che ti parlavo
del colloquio da Selfridges
ma a sto punto preferisco aspettare al sedici e raccontarti ora COSA mi
è
successo dal momento esatto in cui ho deciso di muovermi da casa per
prendere
l’aereo.
Tanto per iniziare non si sa come mai ma la
macchinetta per fare i
biglietti mi ha fatto spendere 15 minuti per niente. Alla fine sto
stronzo si è
deciso di darmi il biglietto e meno male aggiungerei io visto che
cinque minuti
dopo partiva l’autobus che mi portava in aeroporto.
Nel momento stesso in cui sono entrata sul
bus si è messo a nevicare.
Cominciamo bene ho pensato, ti pareva che di
tutti i giorni possibili e
immaginabili non potesse iniziare a nevicare il giorno esatto della mia
partenza?...
Mi metto comoda sull’autobus e mi
accorgo, con mia estrema gioia che
fuori ci sono meno nove gradi mentre all’interno ce ne sono
45 e solo se stai
attaccato al finestrino che penetra un filo d’aria, se no ce
ne sarebbero
ottanta.
Ottimo, siccome sono una persona molto
fortunata appena scendo da qui
mi becco una bronchite.
Mi tolgo i duecento strati che ho addosso e
nonostante tutto continuo
ad avere caldo.
Ma non mi osno buttata giù di
morale. Mi sono buttata giù sui sedili e
ho dormito alla grande, certa che se la sfiga mi ha seguita fedelmente
fino ad
oggi sicuramente non avrebbe scioperato per la mia partenza.
Infatti arrivo e i voli sono tutti stati
annullati. In un’ora e venti
di neve hanno bloccato tre aeroporti. Poteva il mio aeroporto non
essere uno di
quei tre? Ovvio che no.
Decido di mettermi comoda di nuovo e mi
sdraio per terra in attesa di
sapere quando ripristineranno il mio volo.
Dopo SOLO due ore capisco che mi
farò la nottata in aeroporto e lì
partono le ostie e le madonne perché avevo preso il volo
delle 6 e non quello
delle dieci di sera per un motivo e ora quel motivo non sussisteva
più.
Vado a procacciarmi un po’ di cibo
poi mi rimetto (s)comoda per terra
con la testa sulla mia valigia e la faccia rivolta verso il tabellone.
Dalle
sei del pomeriggio in cui dovevo partire, sono partita alle sei del
mattino del
giorno dopo.
Ore di sonno: 4.
Prima mi si è piazzato di fianco
uno che russava come una tromba, poi è
passata una madre col passeggino doppio che urlava contro la figlia di
non più
di due anni “Luna! Ti ho detto di VENIRE QUI BRUTTA
DISGRAZIATA NON FARMI
CORRERE CHE MI SENTO MALE!!!!!” in italiano, svegliando tutti
nel raggio di tre
km. Ovviamente la figlia l’ha ignorata alla grande ed
è dovuto intervenire il
fratello maggiore (anni 11) per andare a recuperarla. La mamma poi
è sparita ed
è ritornata con la faccia verde, segno che effettivamente
stava male. In tutto
questo, solo poi, mi sono accorta che c’era
un’altra bambina dormiente che non
si sa ancora come ha continuato a dormire. Si è svegliata
giusto per mangiare
qualcosa, la madre le ha ficcato un biberon in bocca, lei ha mangiato,
si è
girata e si è rimessa a dormire. Contenta lei, contenti
tutti.
Avevamo fatto i conti senza
l’oste, ossia senza Luna. Luna aveva fame,
voleva giocare, voleva correre,
scherzareurlaredistruggereammazzarerompereicoglioni e non
c’è stato verso di
tenerla buona. Solo verso mezzanotte la mamma l’ha guardata e
l’ha minacciata
che appena arrivati in Italia la massacrava di botte se non la piantava
di
rompere gli attributi maschili altrui e si è messa buona a
dormire accanto al
fratello.
Il fratello, undici anni di età,
quando la madre è sparita per andare a
vomitare anche l’utero si è distratto mezzo
secondo e quando si è voltato Luna
era sparita. L’avevo tenuta d’occhio io, quella
bambina era un pericolo
pubblico, e stavo per dirgli “Guarda che è
lì” col mio tono più dolce e
zuccheroso, insomma un bambino così piccolo che aiuta la
madre è da encomiare,
che lui si gira, si guarda intorno e se ne è esce con un
“Ma dove cazzo è ora
Luna?”.
Dopo essere sbiancata ed essermi ripromessa
che se sentivo dire una
cosa del genere a mio fratello e mia sorella li massacravo di botte sul
serio,
mi riprendo e gli indico la bambina con un tono un filo meno scorbutico
di
quello di Wolverine.
“Ah minchia, mi è preso
un colpo” Non s’è perso
d’animo.
Credo che dopo un cazzo, minchia ci stesse
d’incanto, chi ero io per
poter dire ad un bambino di undici anni che si sarebbe dovuto lavare la
bocca
con l’acido?
Nessuno, difatti quando la mamma
è rientrata si è rivolta a lui
chiedendogli “ma adesso Luna che cazzo sta
facendo?” e ho capito che se il
bimbo era così messo male, i genitori c’entravano
un pochino.
Lungi da me fare le paternali a degli
sconosciuti, mi sono girata e mi
sono rimessa a dormire.
Ottimisticamente, mi son detta,
dormirò almeno cinque ore.
Avevo fatto anche io i conti senza
l’oste. Parlo di madama sfortuna.
Si è messa comoda sul mio collo e
non mi ha fatto chiudere occhio, mi
giravo a destra e il fianco mi faceva male, mi giravo a sinistra e il
collo
ululava alla luna, mi mettevo dritta e il mio collo protestava neanche
lo
avessi messo ad angolo retto, mi sono messa a testa in giù e
c’era troppo
freddo, mi sono alzata e mi sono messa a metà per terra e a
metà sulla valigia,
niente, un freddo porco che mi saliva dalle gambe.
Miracolosamente mi addormento.
Mi sveglio un’ora esatta
più tardi che non sentivo più il braccio, un
male, un male, UN MALE che non sto a spiegarvi.
Mi giro da un’altra parte certa
che quel braccio me lo dovranno
amputare in un modo o nell’altro… ovviamente
poteva non addormentarsi anche
l’altro?
Ore: 2 del mattino.
Mi tiro su, metto un braccio sulla valigia e
lascio l’altro ancora
morto dall’altra parte e dormo appoggiata al muro.
Dopo un’ora un paio di cornuti mi
sono passati di fianco con quattro e
ripeto QUATTRO trolley che hanno svegliato anche la regina a Buckingham
Palace.
Guardo la sezione check in e vedo che
neanche uno ci si è avvicinato e
mi rassegno a stare sveglia.
Ovviamente verso le tre e mezza mentre
pensavo a grossi problemi
esistenziali mi sono addormentata di nuovo. E poteva la sveglia non
suonare
alle 4 e 20? Meno male che l’avevo messa in previsione di un
mio possibile
collasso. Fra le cose noto che se prima al primo rumore mi svegliavo
non appena
la stanchezza vera ha preso il sopravvento non ho sentito niente,
compresa la
marea di gente che iniziava a destarsi dal torpore che a me non era
stato
concesso se non un’oretta prima.
Alla fine mi avvicino, passo il metal
detector… poteva non suonare la
mia valigia?
Per un fottutissimo Hard Disk esterno,
neanche avessi avuto una bomba a
mano dentro.
Finiti i controlli, finito di rivestirmi,
vado a fare shopping che mi
mancavano un paio di regalini. Me la sfango con due creme e finalmente
mi
dirigo verso il mio gate. Poteva non essere il numero 54?
15 minuti per raggiungerlo, una cosa
spaventosa.
Alla fine entro in quel dannatissimo aereo,
decolliamo, io mi
addormento e mi sveglio all’atterraggio con le gambe
addormentate. Scendo le
scale come una disabile, metto piede a terra, esco
dall’aeroporto per aspettare
la mia amica e… per poco non mi ammazzo scivolando sul
ghiaccio.
Ah già, mi sono scordata di dirvi
che quando mi sono svegliata, prima
dell’atterraggio, ho guardato fuori e ho visto tutta Bergamo
bianca, tant’è che
mi sono domandata “ma sono in Italia o in
Groenlandia?”
Pazzesco.
I miei non sapevano niente. Ho fatto una
sorpresa a tutti per il nono
compleanno di mia sorella.
Avevo pensato a tutto. Avrei suonato il
campanello, mia madre avrebbe
risposto e avrei detto “testimoni di Geova signora, apra le
sue porte al signore”.
Mia madre, molto poco credente avrebbe rifiutato, io avrei continuato a
suonare
poi l’avrei chiamata e le avrei detto “Disgraziata
apri la porta, non ricordi
neanche la voce di tua figlia!” le sarebbe venuto un colpo e
chi si è visto si
è visto.
In fondo, mi sono detta, è un
piano geniale, mia madre è sempre in
casa!
Poteva mia madre quel giorno con 4 gradi
sotto zero non decidere di
andare al mercatino? Evidentemente no.
Bon, partiamo alla ricerca della madre
perduta e mentre noi arriviamo
lei esce dal mercatino con due amici ai lati. Mi piazzo davanti a lei
che mi
guarda, abbassa gli occhi, continua a parlare e mentre io non mi sposto
rialza
gli occhi di scatto e si fa venire un infarto.
Scherzo numero uno: RIUSCITO. Dopo avermi
chiesto duemila volte “cosa
ci fai qui” si è ricordata che quella che aveva
davanti era sua figlia e si è
degnata di abbracciarmi e darmi un bacio.
Torniamo a casa, rischio di scivolare altre
tre volte, meno male che
c’era Lara che mi sosteneva se no vi scriverei
dall’ospedale.
Mia madre mi da le notizie principali, mio
zio si sposa a Giugno, che
culo, ho la scusa adatta per darmi alla pazza gioia comprando vestiti e
scarpe
(SEMPRE SE trovo lavoro), mia cugina è incinta, che sfiga
penso io, mia madre
ha trovato un nuovo lavoro ma ogni volta torna a casa
distrutta… e mia sorella
ha i pidocchi.
Potevo io scappare dalle pulci da letto e
non ritrovarmi davanti i
banali pidocchi? No, era chiedere troppo.
Scena: “Si guarda Rosa! Sono
incazzata NERAAAAAAAAAAAA! Dopodomani vado
a scuola, a proposito fino a quando ti fermi?, faccio un culo grande
come una
casa a tutti! E’ da ottobre che qualche bambino porta i
pidocchi a scuola e non
lo rimandano a casa! Anna se li è presi per ben 4 volte! E
via di aceto, e via
di olio d’oliva, (cazzo fai, l’insalata in testa ad
Anna?) e via di olio di
neem e poi!? Lo shampoo costa 23 euro, ma come si fa, ma vedi eh! Mi
sentono,
tiro giù l’edificio!”
La guardo e provo a dire “andare
per vie diplomat-…”
“Ma quali vie diplomatiche!!!!! Se
hanno i figli malati, con le pulci,
con le zecche, con il morbillo, con qualsiasi cosa che se li tengano a
casaaaaaaaaaaaaa”
Niente. Ho provato a dirle di calmarsi che
le scoppiava una vena ma si
è incazzata di più.
Poi, dato che non sto facendo palestra mia
madre ha deciso che si
doveva festeggiare l’evento con una torta diplomatica, le
frittelle, la pizza,
le pizzette, le focacce e i dolci al burro, che si sa, se non sono
calorici non
ci piacciono.
Risultato: tre chili presi in meno di 4
giorni.
E siccome le disgrazie non vengono mai da
sole, intorno alle sei di
pomeriggio di ieri è saltata la corrente. In tutto
l’edificio. Siccome la cosa
ci sembrava molto strana chiediamo ai vicini e… niente,
quelli dell’enel hanno
staccato la luce a tre edifici perché quello alla nostra
destra aveva un
nonsocosa di bruciato. Ovviamente avvisare era superfluo. Due ore a
lume di
candela e mia madre che mi prendeva in giro “Pensa Rosa, te
ne vai da Londra
con le pulci da letto e l’elettricità che va e
viene e arrivi a casa con i
pidocchi e l’elettricità staccata, ahahahah, che
sfiga che hai!”
Non le ho dato la risposta che si meritava
perché mi sarebbe crollato
l’edificio in testa.
Ora sono qui a scrivere dopo che tutti se ne
sono andati a letto a
domandarmi se abbia fatto bene o meno a tornare qui. Anche se solo per
pochi
giorni. Poi mi assale la tristezza, già lo so, mi
mancheranno i miei patatini e
…
Niente, mio fratello mi ha appena detto di
spostarmi che gli serve il
pc, vado a riempirlo di botte e poi ci si sente!
Alla prossima puntata, che vi devo
raccontare anche di quando ho
incontrato la mia amica biologa che è più sfigata
di me in amore! Non che mi
manchino gli argomenti di cui parlare... Come
minimo o l’aereo del ritorno fa ritardo, o non decolla, o mi
becco io i
pidocchi, quindi qualcosa da raccontarvi l’avrò di
sicuro.
Citazione
del giorno: "Tutte
le cose vanno male contemporaneamente" (HO VISTO, GRAZIE!) Quantizzazione delle Leggi di Murphy.
Sto
ascoltando:
Le grida di sofferenza di mio fratello
a seguito dell’attacco a tradimento ordito da me per fargli
il solletico. Come
sono malvagia! (p.s. se volete proprio una canzone allora di sottofondo
c’è
Devotion degli Hurts.)
------------------
- La bassotta ha
aggiornato.
Andres alzò
lo sguardo dal pc e si
chiese per l’ennesima volta cosa avesse fatto di male per
meritarsi un
supplizio come Mark in ufficio.
- Immagino che dirti che
la cosa
non mi interessi sia di poco conto. – riprese a lavorare,
cercando una qualche
malvagia idea per farlo stare zitto.
- Immagini bene. Ah, la
sorella
ha dodici anni. Ed è sicura che non arriverà mai
in orario al colloquio. Ah, e
io sono Mr figaggine mentre tu sei Mr Antipatia.
- Non ci
dormirò la notte. Fra le
cose, sai che se si presenta in ritardo il lavoro se lo sogna.
Mark non si perse
d’animo e gli
fece il suo sorriso migliore.
- Sono sicuro che
arriverà all’ultimo
secondo, ma arriverà. E ti farà sputare sangue.
Andres alzò
un sopracciglio.
- Per quello ci sei
giù tu,
grazie, ne faccio volentieri a meno. E poi ricordati dove la stiamo
mandando. Con
CHI la stiamo mandando.
La faccia del suo
rompiscatole
preferito impallidì un poco.
- Già. Dodici
licenziamenti in
meno di cinque mesi. Ci sarà da divertirsi.
Merda.
-----------------
Chiedo scusa per l'enorme ritardo. Come alcuni sapranno sono tornata in
Italia per una decina di giorni nei quali ne sono successe di tutti i
colori, manco a dirlo. Di rientro sembravo in stato comatoso, dormivo e
mangiavo e non avevo voglia di fare niente. Non è nostalgia,
non sono malatta, non sono incinta quindi sto andando in lertargo come
i grandi orsi. Tanto la stazza è quella.
|
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Capitolo 10 *** Sono stata assunta, dov'è la candid camera? ***
- Sara, sarò
lì fra venti minuti!
Portami i trucchi, gli stivali e il vestito nero. Non fare ritardo ti
prego.
Ci sarebbe mancato solo
quello e
poi sarebbe stata a posto.
Alla mattina fra lacrime
e
promesse di rivedersi al più presto aveva salutato suo
fratello e sua sorella
ed era partita alla volta di Londra, speranzosa che in una bella
giornata di
sole come quella l’aereo sarebbe partito in orario.
Speranza vana.
Arrivata in aeroporto
aveva fatto
la figura della cretina con uno degli addetti al metaldetector, aveva
fatto
scattare il maniglione antipanico facendo voltare TUTTI verso di
sé e le era
scivolata di mano la valigia salendo le scale dell’aereo e
l’aveva mandata
proprio sul piede dell’anziana signora acida e zitella che le
aveva tirato
addosso ostie e madonne.
Seduta in aereo si era
beccata l’omino
di vent’anni più vecchio di lei che ci aveva
provato spudoratamente e mentre
sperava che almeno l’aereo si decidesse a decollare per far
finta di cadere
addormentata in un botto solo, il pilota aveva avvisato che a causa di
maltempo
a Londra l’aereo sarebbe decollato in ritardo.
Classico.
Ora era in Autobus, con
tre
strati di vestiti addosso e dei capelli improponibili per un colloquio
di
lavoro.
Riprese il cellulare in
mano,
ricompose il numero della sua coinquilina e la implorò di
ricordarsi anche di
un pettine, visto che i suoi quattro ciuffi in testa avevano deciso di
non
collaborare.
- Se vuoi ti porto anche
la
merenda, Rosa, basta che lo dici.
Sempre in vena di
scherzare la
sua coinquilina.
- Si grazie, un toast
formaggio e
prosciutto e una coca cola. Ah si, anche delle gomme da masticare sia
mai che
il formaggio puzzi troppo e stenda Mr antipatia col mio alito.
- Un po’ di
peperonata no? – si informò
gentilmente Sara.
- No, a
quest’ora è troppo
pesante. Sei in procinto di lasciare casa vero? – “dimmi di si TI PREGO”
- No, mi stavo finendo
di
guardare Greys’ anatomy, perché è un
problema?
No, figurati. Rischio solo di arrivare in
ritardo al colloquio da
Selfridges.
- Ma figurati, prenditi
tutto il
tempo che ti serve, che vuoi che sia un colloquio di lavoro.
- Non capisci neanche
gli scherzi
- sospirò l’altra sconsolata - Ho
già
messo il cappotto, arriverò prima di te.
- Si spera che per una
volta tu
abbia ragione. – le rispose Rosa, pensando che la speranza
è sempre l’ultima a
morire, ma alla fine muore anche lei.
- Io ho sempre ragione.
- tranne quando hai
torto. Ti
lascio che sono già in agitazione e il tuo senso
dell’umorismo è pari a quello
di una suola di scarpa. A dopo!
Bloccò la
tastiera del cellulare
e pregò per un’ultima volta Odino che
l’autobus non incappasse in un incidente,
in un incendio, in un attentato, in niente di niente.
DOVEVA arrivare in
orario a quel
colloquio.
Quando infine scese
dall’autobus
fu la prima a recuperare il bagaglio, che manco a dirlo era stato
gettato in
fondo, e quando riemerse da quel metro scarso di deposito Sara
era lì di fronte a lei.
- Ce l’hai
fatta! – quasi le
scappò una lacrima.
- Si ma datti
‘na mossa che
mancano quindici minuti e ho idea che tu non abbia visto in tempi
recenti la
tua faccia.
Volarono
dall’altra parte della
strada ed entrarono come fulmini da Selfrifdges, meta: il bagno.
Si tolse i tre strati di
vestiti
che si aveva messo addosso per non far pesare troppo la valigia e si
mise il
vestito e gli stivali a tempo record. Quando si rese conto che le
mancava una
cintura per poco non si mise a piangere ma poi notò che Sara
le aveva portato
la sua preferita anche senza averglielo chiesto e le saltò
al collo
ringraziandola a non finire.
- Staccati polpo, rischi
di
soffocarmi, non vedi che non arrivi neanche alle mie spalle?
– i ringraziamenti
finirono in fretta dopo quest’ultima baggianata e senza
perdere altro tempo
passò al trucco e al parrucco.
… Oddio, Sara
passò la trucco e
parrucco, lei era troppo presa a guardare con crescente terrore
l’orologio del
suo telefonino che scandiva i minuti come una condanna a morte.
- Voilà, ecco
fatto. Togliti
immediatamente quell’orrore beige e mettiti il cappotto nero,
hai cinque minuti
per raggiungere Mr antipatia.
Rosa si voltò
un’ukltima volta
allo specchio e poi si decise ad andare.
- In bocca al lupo!
– la incitò Sara.
- Crepi il lupo, la lupa
e la prole
se questo mi serve ad ottenere un lavoro.
E si diresse a passo di
marcia
verso gli uffici.
---------------------------
Caro
Reginaldo
So
che non ci puoi credere e,
credimi, faccio anche io una fatica boia a crederci, ma stai parlando
con la
nuova commessa di Bottega Veneta di Selfridges.
Potete
smettere con gli applausi,
le belle notizie sono finite qui.
Prima
di tutto ho fatto un paio
di figure di merda oggi che la metà bastano e avanzano per
tutto il restante
della mia vita.
In
aeroporto ho fatto scattare il
maniglione antipanico, ho fatto cadere la mia valigia sopra il piede di
una
che, era evidente, non trombava da una vita e sono stata presa per una
deficiente dai controllori al metal detector.
Per
quest’ultima debbo ammettere
che non mi lamento più di tanto, mi hanno risparmiato 10
minuti a piedi aprendo
una porta (l’aeroporto di bergamo è fra i
più stupidi. Per andare al check in
si devono salire le scale, fare un giro della madonna, scendere le
scale, fare
di nuovo un giro della madonna per poi arrivare al controllo
passaporti) ed è
una tecnica che userò più spesso, tanto chi li
rivede quelli lì? Ma le altre
due sono state tragiche.
Non
ho mai fatto scattare un
maniglione antipanico in vita mia, mia sorella è quella
addetta a ste cazzate,
da piccola si è rinchiusa in una stanza e non è
più riuscita a uscirne. Un
intero asilo alla ricerca di Anna. Non vi dico quanto ho riso quando me
l’hanno
raccontato, ho idea che quella suora non mi abbia particolarmente
apprezzata,
ma se ci penso rido ancora.
Capiamoci,
Franco è quello che le
prendeva, Anna quella che organizzava le spedizioni per andare nella
stanza
della direttrice e usare il telefono (tre anni di età, ci
tengo a specificarlo)
e io quella sfigata. Ma di solito la sfiga capita e via, stavolta
è stata
proprio colpa mia.
E
non posso neanche dire di
essermici appoggiata perché l’ho appena sfiorato.
Evidentemente la mia sola
presenza basta e avanza per ste cose.
Ovviamente,
siccome ho pesato la
valigia sei volte col bilancino e ho indossato TRE strati di
vestiti… potevano
proprio stavolta dimenticarsi di fare i controlli? Stavo morendo di
caldo
inutilmente, ho tirato un’occhiataccia al cielo e sono salita
sull’aereo.
Giusto
in tempo perché la valigia
mi scivolasse di mano e cadesse DRITTA con una precisione millimetrica
sull’alluce
di una anziana signora.
Non
sono morta per le sue
imprecazioni solo perché mi scivolano addosso, e non sarei
così acida parlando
di lei, visto che fondamentalmente è stata colpa mia, se non
fosse che le ho
chiesto scusa dieci volte cercando di capire i danni e quella che
continuava a
ostiamri dietro neanche l’avessi fatto apposta.
Entro
sull’aereo ancora inseguita
dalle madonne tirate da quella donna e cerco un posto a sedere, che
trovo più o
meno al centro…
…dove
il tipo indiano, vecchio,
coi denti gialli e simpatico come un calcio nel culo ci ha provato per
tutto il
tempo fino a che mi sono ricordata che io sono Rosa,
l’ammazza gente, e l’ho
guardato male. Ha funzionato. Collauderò meglio sta tecnica,
magari per vedere
quel panda gigante della farmacista e farle notare che con il cortisone
sono
guarita.
No,
non mi dimentico. Ho una
memoria di ferro e se corro il rischio di dimenticare,
c’è sempre sto blog a
ricordarmi.
Vabbè
saltiamo.
Vi
devo raccontare di Selfridges.
Al
primo colloquio sono entrata
piena di speranze, insomma, per poter fare un colloquio proprio da loro
dove
decantavano duemila profitti e incentivi anche per andare al bagno mi
ritenevo
fortunata e ho pensato che sicuramente sarebbe valsa la pena.
Poi
vedendo che erano colloqui
individuali mi sono sentita un filo meglio, nel senso, non mi avrebbero
fatto
fare cose strane.
Speranza
vana come ho potuto
constatare.
Mi
hanno rifatto esattamente le
stesse domande della application online facendomi perdere quindici
minuti, ma
non mi lamento perché in fondo stavano solo verificando la
veridicità delle mie
risposte.
E’
solo dopo, quando mi hanno
chiesto di fare un giochino con le figurine che mi è partito
l’embolo.
Mi
hanno dato dei cartoncini
colorati e delle immagini da abbinare secondo il mio gusto o la mia
associazione di idee.
Cioè
in una c’era un gelato,
Marilyn Monroe e Stitch di Lilo e Stitch!
Che
cazzo di associazione di idee
è questa?
Poi
mi hanno fatto uno dei test
di Jung. Quello delle parole, loro dicono sesso e io rispondo Micheal
Fassbender, loro dicono soldi e io dico shopping…
Mi
hanno martellata.
Poi
Mr figaggine si è messo a
fare qualche domanda personale e dopo un po’ gli ho fatto
capire che se fosse
andato oltre si sarebbe trovato una sedia infilata nei denti e ha
smesso.
E
poi la parte finale.
Cos’è
un colloquio di lavoro come
commessa per Bottega Veneta senza un bel gioco di domino?
Non
avete capito? Bhè neanche io
Mi
hanno dato una borsa piena di
cilindri e di specie di pesi e mi hanno detto di fare la colonna
più lunga che
riuscivo e di farla cadere ad effetto domino.
Non
sto scherzando.
Non
me la sono inventata. Capisci
la gravità della cosa Saturnino? Cazzo pretendono di vedermi
fare da bottega
veneta? Che poi sono anche passata dal negozio per vedere
com’era, che mi
giustificasse il gioco del domino.
Niente, è un
buco di 4 metri
quadrati…
- Questa
andrà d’accordo con la
sua capa di sicuro. – Profetizzò Mark.
Silenzio attonito
dall’altra
parte.
Quando si riprese,
Andres guardò
meglio il suo (ex) migliore amico e gli chiese se stesse bene.
- Ma certo, rilevo solo
che se ha
notato che quel posto è un buco andrà sicuramente
d’accordo con Melanie.
- in quale universo
parallelo
vivi? La commessa che ha detto che non c’era spazio neanche
per pensare in quel
posto l’ha licenziata dopo una settimana!
- Si ma sono sicuro che
lei
gliela metterà nell’ottica di “dovremmo
avere più spazio noi di quei babbioni di Carpisa”
e vedrai che se la
conquisterà.
- Sinceramente Mark, ma
tu hai
mai pensato di cambiare pusher o di fare un controllo?
- Faccio controlli di
continuo è
per questo che sono così brillante.
… con una tipa
arcigna coi
capelli tirati indietro e uno sguardo da assassina.
- dalle torto…
- E non ha neanche idea
di
quanto.
Quindi
sono ancora qui ad
interrogarmi su quei cazzo di cilindri e sulla rilevanza della mia
riuscita nel
gioco del domino per poter avere quel posto.
Fa
niente, oggi ho avuto il
secondo colloquio e mi hanno detto che sono stata assunta.
Scena:
Mr
Antipatia, che mi pare si
chiami Andres, mi invita a sedermi e cosa fa? Per prima cosa mi chiede
se la
mia visita sia andata bene. Gli ho risposto che saprò i
risultati fra qualche
giorno e lui mi ha chiesto se “poteva essere così
indiscreto da chiedere che
tipo di visita medica fosse”.
Mi prendi in giro bello?
È stato
quello che ho pensato, seguito da un “non posso neanche
risponderti di farti i
cazzi tuoi bastardo!”
- Mi sarebbe piaciuto
vedere la
tua faccia se avesse risposto così
Gli
dico che si trattava di una
banalissima visita di routine con prelievo di sangue e lui si
è messo a farmi
una paternale infinita sull’importanza di andare nel posto
giusto che se no
chissà che livido mi veniva fuori e poi, cercando di fare
l’amicone e fallendo
miseramente, mi ha chiesto se poteva “essere così
indiscreto da chiedermi di
vedere il braccio, perché a lui facevano sempre
un’ematoma gigante”.
Amico,
hai perso.
Con
immensa soddisfazione ho
tirato su la manica del mio vestito (ma ve l’ho detto che
è dovuta venire Sara alla
fermata dell’autobus che mi ha portato un cambio
d’abiti, trucco e scarpe per
fare il colloquio in tempo? No?... bhè se sono stata assunta
lo devo a lei.) e
ho mostrato un ematoma grosso quanto un limone nell’incavo
del braccio.
Per
un momento il bastardo mi è
sembrato quasi sorpreso, poi si è ripreso e si è
messo a parlarmi di nuovo dell’importanza
di scegliere il centro giusto. Poi ha notato come fosse strano fare le
visite
mediche e i prelievi di sangue alle tre del pomeriggio e lì
non ho saputo
trattenermi dall’essere sarcastica e ho detto che erano i
miei controlli di
routine per le malattie sessualmente trasmissibili.
Sono
ancora qui a chiedermi come
sia possibile che io sia stata assunta dopo questa risposta.
Cioè,
lo so che ho mentito, lo
so, credetemi, ma cazzo, più che mostrarti un livido
gigantesco sul braccio che
cazzo devo fare, portarti le analisi?
Fatto
sta che si è messo in mezzo
Mr figaggine lodando la mia decisione affermando che fidarsi
è bene, non
fidarsi è meglio e che un controllo ogni sei mesi
è importante perché anche col
proprio ragazzo bisogna stare attenti.
Grazie tesoro, anche
senza l’aiuto
resti l’uomo più bello che abbia mai visto.
- Di niente gioia.
Mr
Antipatia ha guardato me
allibito e Mr Figaggine in cagnesco e poi mi ha rivolto
l’ultima domanda.
-
Cosa pensa realmente dell’opportunità
di lavorare qui per noi e di tutte le prove che ho affrontato.
…
Non mi sono trattenuta.
“Penso
che lavorare per
Selfridges sia un onore, ho sempre sognato di poter far parte di questo
centro
anche solo come donna delle pulizie e respirare l’aria che
c’è qui dentro, ma
trovo assurdi i vostri colloqui e le vostre application online. Trovo
del tutto
inutile che mi abbiate fatto giocare a domino, trovo assurdo che mi
facciate
fare un test con delle figure per vedere se ho un minimo di gusto
personale se poi
andando a lavorare per Bottega Veneta avrò tutte le cose
coordinate e non potrò,
neanche volendo, sbagliare. Trovo assurdo che crediate che le risposte
che noi
vi diamo per ottenere il lavoro siano i nostri veri pensieri. Il
cliente non
avrà mai ragione per un commesso. Ma anche il più
buzzurro se vuole mostrare un
sorriso falso davanti alla persona più stupida ce la fa.
Così come ce l’ho
fatta io fino ad ora. Mi merito questo lavoro anche solo per la fatica
che c’è
dietro ogni vostra interview. E penso che forse non avrei dovuto essere
sincera
fino in fondo, ma almeno voi saprete che la persona che non assumerete
ha un
briciolo di cervello e voi ve la farete scappare per aver detto la
verità.”
Sono
o non sono un genio?
Mr
Antipatia sembrava impressionato
mentre Mr figaggine aveva uno strano sorriso in faccia.
Poi
mi sono alzata e stavo per
dire loro che conoscevo già la strada quando Mr Antipatia mi
ha fermato, mi ha
stretto la mano e mi ha detto che ero stata assunta.
Signori,
io ancora non ci credo.
Inizio Lunedì.
GRAZIE
ODINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Citazione del giorno:
La sfortuna
generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt Brecht.
(quindi loro
hanno fatto un errore di calcolo nell’assumermi?)
Sto ascoltando: These
boots are made for
walking – Planet funk.
--------------------------------
Grazie mille a tutti per
le recensioni, per chi ha solo letto e per chi si è fatto
due risate grazie alle mie disavventure^^
|
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Capitolo 11 *** Allergica al bagnoschiuma? A quando l'allergia all'aria che respiro!? ***
- Crispy caro, ma sei
sicuro che
puffetta sia ancora viva?
Andres non
alzò neanche lo
sguardo dallo schermo. Con un solo dito batteva sempre lo stesso tasto,
mentre
un tic all’occhio si faceva sempre più frequente e
sempre più veloce.
- Sai Andres –
Mark si piazzò
davanti alla scrivania del suo amico e senza molta creanza prese il
laptop dell’amico
e lo girò verso di se’ – se solo fossi
così furbo da chiedere all’esperto,
potresti aver avuto risolto il tuo problema, diciamo –
fissò l’orologio da
parete – venti minuti fa.
Dopo una veloce occhiata
allo
schermo guardò con fare disgustato l’amico.
- Dimmi che non stai
facendo un
ripristino del sistema a seguito di un virus preso da un sito porno
perché
potrei picchiarti.
Dall’altra
parte uno sguardo di
fuoco avvertì l’amico che forse
non
era il caso di continuare su quell’onda.
Forse.
- Perché, che
diamine, con la
scorta che ho io a casa avresti solo dovuto venire a prendere in
prestito!
- Ovviamente
Mark non raccolse.
- Sto cercando di
disinstallare
un programma e mi da questo errore da ieri, risolvi il problema al
posto di
dire cazzate.
Mark guardò
di nuovo il laptop.
- Ti ho fatto una
domanda. – gli
ricordò Mark.
- Non ricordavo di
chiamarmi
Crispy. – gli fece notare un sempre più nervoso
Andres.
- Pirla era
già stato preso. – ribatté
soprappensiero lui.
- scommetto che te lo
sei
accaparrato tu alla nascita.
- Nooo, a me
è toccato bello e
impossibile dal mio terzo anno di età. –
Il cellulare
vibrò ma lui decise
di ignorarlo, l’impegno richiesto nel far andare in bestia
Andres ultimamente
richiedeva tutte le sue energie e facoltà mentali.
- Immagino che darti
dello scemo
sin da bambino avrebbe potuto traumatizzarti e darti grossi problemi
con gli
altri.
- Non più di
quelli che ha dato a
te, evidentemente. – gli sbadiglio in faccia. - Il tuo
portatile ha un paio di
problemi da risolvere ma almeno dovrebbe partire normalmente. Che
programma stavi
disinstallando? – Si informò poi educatamente.
- SmillaEnlarger.
– Andres capì
troppo tardi che un programma per il ridimensionamento delle immagini
con un
nome così ridicolo avrebbe potuto dare solo adito a nuove
battute da parte del
suo amico.
- Come scusa?
– che
infatti non perse occasione per ridergli
in faccia.
- Ma per queste cose non
è meglio
rivolgersi al chirurgo? -
e giù di nuovo
a ridere.
- Simpatico, serve a
ridimensionare le immagini e ha un paio di utili…-
- Si, le
immagini… e chissà che
utili applicazioni aggiunge! –
Andres guardò
l’orologio da
tavolo, rapito, pensando a quanto sarebbe stato bene quel pregiatissimo
pezzo
di antiquariato fracassato sulla testa del suo migliore amico, poi
rinsavì e
optò per un più delicato “vai a farti
fottere”.
- Volentieri gioia, se
solo mi
dicessi se hai licenziato puffetta potrei cercare di farmi fottere da
lei!
Decisamente, l’opzione
dell’orologio sarebbe stata la vincente.
- Perché non
vai tu stesso a
vedere se lavora ancora lì al posto di rompere le palle a
me? -
Si informò.
- Perché se
no queste
interessantissime conversazioni con chi le potrei avere?
All’ennesima
vibrazione del
telefono si decise a recuperarlo e a controllare, pregando in tutte le
lingue
del mondo che non fosse il reparto marketing con nuovi problemi da
risolvere e
quando vide cosa fosse si illuminò di immenso.
- Ha aggiornato!!!
Andres alzò
lo sguardo al cielo.
- Suppongo quindi che
non andando
a controllare se è di turno mi dovrò sorbire
tutte le tue cazzate fino a
stasera. – constatò con tono lugubre verso il suo
non-si-sa-come migliore
amico.
- Supponi bene.
– gli rispose
l’altro con un sorrisone in faccia.
***
Caro
Sigismondo,
Lo
so che non ti aspettavi un aggiornamento così veloce, e
d’altronde, neanche io pensavo che le mie sfighe, ora che ho
un lavoro,
potessero inseguirmi con così tanto accanimento ma posso
notare con piacere che
come al solito mi sbagliavo.
- Così
veloce? La mia gioia deve
riguardare il significato di veloce sul vocabolario.
Ti
ricordi, sigis caro, che ti scrissi che ero guarita dalla mia
malattia della pelle?
Era
vero. Nel senso, le macchie si sono decise a sparire e hanno
lasciato solo l’incubo che possano tornare.
Fino
a quando ieri ho fatto la doccia.
Tu
dirai “e che sarà mai, una doccia te le fa
riuscire fuori?”
No.
PEGGIO.
Sono
appena tornata dal medico. Sono diventata allergica ai
bagnoschiuma, agli shampoo e ad ogni cosa che abbia non so bene che
ingrediente
dentro più il profumo.
Sono
uscita fuori dalla doccia che ero VIOLA Sigis, e non
c’è un cazzo
da ridere, lo so che sotto sotto te la stai ridendo, bastardo, ma io
sfortunatamente non sto scherzando!
Allergica
ai bagnoschiuma! Ora devo usarne uno da farmacia che costa
SEI sterline a flacone da 250 ml.
Io
veramente non mi capacito della cosa.
Non
mi dà prurito e niente, solo un senso fastidiosissimo di
pelle
ipersensibile che non ti dico.
Più
un gradevolissimo color ametista, che si sa, cos’è
la vita senza
sembrare una melanzana?
Bene,
sfighe confermate e Odino debitamente avvisato che ora ce
l’ho
anche con lui, passiamo al pezzo forte.
Oggi,
Sigis caro, inauguriamo la posta del cuore, che come titolo fa
cagarissimo, ma dà l’idea del livello di
imbranataggine di cui sono stata
testimone.
Il
mio ex ragazzo era un bastardo, come quasi tutti gli ex e vi
sfido a contraddirmi, e so che non sono propriamente la persona
più indicata
per scrivere di tentativi di abbordaggio, ma io ho veramente
un’amica che deve
capire quando uno ci prova o meno.
E lo
sai Dadina cara che parlo di te.
Scena:
“Mah, niente, eravamo in Turkmenistan io e altri amici per un
viaggio e visto che a me questo piaceva ho fatto di tutto per essere in
camera
con lui nel letto matrimoniale, e visto che di solito mi metto a lato,
stavolta
mi sono decisa e mi sono messa perfettamente al centro. Se lui ci
provava io ci
stavo.”
Fino
a qui, Sigis caro, mi pare che non faccia una piega.
Continua
che sproloquia sul “Lo sai Rosa, che io faccio fatica ad
addormentarmi, quindi mi sono messa a leggere di fuori e quando ha
iniziato a
calarmi la palpebra mi sono trascinata a letto, al centro e mi sono
messa a
dormire. Dopo un po’, sento che si muove XYZ (così
chiamato, si sa mai che
legga pure lui. Anche Dadina è un nome di mia invenzione,
non penserete mica
che possa avere un’amica con un nome così
improponibile) e io, bho, mi sono un
po’ allontanata.”
Già
qui mi è partito l’embolo e sono andata in grave
debito
d’ossigeno.
“il
giorno dopo stavamo parlando del più e del meno e mi ha
detto
‘Ma Dadina, ieri sei venuta a letto tardissimo, poi ho fatto
per avvicinarmi e
tu ti sei allontanata, poi ho riaperto gli occhi e tu eri
nell’angolo più
lontano del letto! Non ho potuto neanche provarci!’ e io gli
ho detto “ah bho,
NON MI SONO ACCORTA”
Eravamo
in tre con Dadina, credetemi, tutte e tre l’abbiamo guardata
con lo stesso sguardo del dipinto “l’urlo di
Munch”.
“Ma
si, ragazze dai, è IMPOSSIBILE che ci volesse
provare”
A
questa ci siamo guardate tutte e tre e abbiamo deciso che DOBBIAMO
fare qualcosa per sta povera crista.
“Dadi
cara, non ti è venuto in mente che sia strano che lui abbia
notato che sei andata a letto tardi, che abbia controllato dove tu
stessi nel
letto e che si sia mosso e contemporaneamente si sia accorto che tu ti
spostavi?”
“Dadi
cara, con tutta la buona volontà, ma non ti viene in mente
che
dirgli ‘ah bho, non mi sono accorta’ non sia stata
la mossa più intelligente da
fare?”
“Dadi
cara, ma secondo te, te l’avrebbe fatto notare nel caso non
gliene fosse fregato niente?”
Risposta:
MA
NO RAGAZZE E’ IMPOSSIBILE. NON CI STAVA PROVANDO.
http://www.piattinicinesi.com/wp-content/uploads/2010/08/homer-munch.jpg
Capite
anche voi che in questi casi o si lobotomizza la persona o le
si regala un radar che bippa quando qualcuno ci prova, così
lei sa che qualcuno
ci sta provando.
“Ok,
lo ammetto, ho pensato subito che quella risposta non fosse la
più vincente” E MENO MALE PENSO IO “ma
lì per lì non mi è venuto
nient’altro.”
Ma
come!! Dadi cara, da oggi in poi ti mando ogni giorno un sms a
cui tu dovrai rispondere SUBITO in cui io tento un approccio e tu mi
dai una
risposta DECENTE.
Così
almeno ti alleni, CAZZO!
Fra
le cose ho abilitato i commenti, se qualcuno di sesso maschile
(dubito) mi leggesse, lo pregherei di farsi avanti e dire quello che
pensa.
…
Caro Sigis quello che hai appena letto
l’ho scritto un mese e mezzo fa.
Tu dirai, “e adesso cosa
succede”…
-Effettivamente io me lo
sto
chiedendo.
… e la risposta è
molto semplice. Il giorno dopo il mio ritorno e aver
scritto quelle poche righe, il mio touchpad ha deciso di morire.
Ho pensato di aver fatto qualcosa che non
dovevo quindi ho fatto il
ripristino del sistema per…
- Eccone
un’altra… - Andres lo
guardò malissimo dall’altra parte della stanza.
Ovviamente anche lui stava
leggendo.
… cercare di capire cosa ci fosse
che non andava, visto che nel safe
mode il touchpad funzionava.
Il pc fa il ripristino del sistema e io
constato con gioia che
funzionava ancora.
Ovviamente la mia constatazione è
stata troppo positiva e troppo
veloce. Mezz’ora dopo il mio touchpad è morto di
nuovo.
Ho chiamato mio cugino, mio zio e un mio
amico, mi hanno detto tutti
più o meno la stessa cosa. Poi ho chiamato una mia cara
amica con il marito
informatico che mi ha dato istruzioni ancora più
dettagliate… e niente. Il mio
touchpad è andato a farsi fottere.
Io ero nello sconforto più
totale, manco a dirlo, sono fuori dal mondo
senza il pc, e i miei film? E le mie storie? E i miei programmi di
grafica? E
le mie foto, immagini, disegni, storie salvate, ebook scaricati
illegalm… vabbè
avete capito.
- Più o meno
come me senza
gnocca.
Bhè niente, alla fine della
storia mi arrangio per usare il pc senza
mouse e con solo la tastiera…
- Ma si può
fare? – Chiese Andres
con aria scettica. Mark lo guardò con esasperazione.
- Certo che si
può babbeo, solo
tu non le sai queste cose.
…fino a quando mi rendo conto che
la cosa è impossibile, io ho del
lavoro da fare col mio pc, mi serve poter usare photoshop e senza un
dannatissimo…
- Ma perché
non si è comprata un
mouse? – si domandò perplesso Mark.
… mouse…
Caro diario, sappi che sono una cretina.
Giorni e giorni a disperarmi
quando la soluzione era semplice, comprarmi un mouse.
In realtà il mouse ce
l’avevo, me l’aveva regalato mia madre
perché a
lei non serviva più che gliene avevano regalati otto (cazzo
se ne fa di otto lo
sa solo lei) dovevo solo comprare le batterie perché era
quello wireless.
Bon, che faccio, mi vesto e vado al
supermercato. Ovviamente pensare di
prelevare i soldi era troppo per i miei due neuroni, quindi complice il
freddo,
il nervoso e la stanchezza accumulata che penso di fare?
Mah, niente, decido di sbagliare per tre
volte consecutive il mio pin,
scrivendo al posto di quello corretto le ultime quattro cifre* del
numero di
telefono di Sara.
Geniale no?
Non paga, il giorno dopo che ho fatto?(by
the way le batterie le ho
prese comunque perché la tipa mi ha guardato in faccia e mi
ha fatto pagare con
la carta di credito) Ovviamente sono andata a sbloccare il mio bancomat
e ho
scoperto che qui a Londra basta andare allo sportello automatico,
andare sui
servizi del pin e sbloccarti da sola la carta inserendo il codice
giusto.
Potevo io NON sbagliare di nuovo? Il mio
codice era 6794, io continuavo
a digitare 7649. Non lo so che cazzo mi è preso, so solo che
l’ho sbagliato del
tutto e a quel punto sono dovuta andare dal tipo della Barclays e
chiedergli di
farmi arrivare il nuovo pin (dopo essermi scagliata contro il primo
disgraziato
che mi si è parato davanti rifiutandomi di credere che avevo
sbagliato a
digitare il pin DI NUOVO)…
- gioia, hai bisogno di
una
vacanza.
…che, con gioia e tripudio,
avrebbe dovuto arrivare SE FOSSI STATA
FORTUNATA (cos’è, erano in vena di battute?) in
una settimana.
Ce ne ha impiegato due di settimane, mi sono
dovuta far prestare i
soldi da Sara per pagare tutto, una tragedia che non finiva
più.
In tutto questo ho iniziato a lavorare con
una cagacazzi a livelli
mondiali e con due colleghe una più scema
dell’altra.Il che mi fa anche provare
una vena di simpatia per la cagacazzi, che capisco che una si
innervosisca a
stare con due beotte del genere a tutte le ore…
L’ho detto io che quella
application online non serve ad un cazzo, ma
se andassi da Mister Antipatia a dirglielo mi potrebbe licenziare e,
ahimè,
sono così di cattivo umore che potrei anche commettere un
omicidio.
Il che sarebbe un guaio, visto che ho deciso
di iscrivermi al corso di
vetrinista… ma forse per quando lo farò io
sarò già uscita di prigione e potrò
permettermelo visto che quel cazzo di corso costa quanto la vendita di
un rene
al mercato nero, giusto perché aver preso una decisione del
genere e
sobbarcarmi anche un corso oltre al lavoro mi sembrava troppo audace e
madama
sfortuna ha deciso di porre fine alle mie utopistiche fantasie.
Gente, se l’apocalisse non si
palesa in tutta la sua bellezza entro
settimana prossima FORSE aggiorno il blog.
Citazione del giorno:
Le
calamità sono di due tipi: la nostra
sfortuna e la fortuna degli altri. Ambrose
Bierce
Sto ascoltando: Death cab for cutie
– Meet
me on the equinox
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* il pin in Gran
bretagna di
solito è comport da Quattro cifre.
TUTTO quello che
c’è scritto in
questo capitolo MI E’ ACCADUTO SUL SERIO. Chi mi conosce e ha
visto gli
aggiornamenti di facebook sa che non sto mentendo.
Mi scuso anche per il ritardo, ma almeno per il primo mese non
è stata interamente colpa mia. Poi si sa, la congiunzione
astrale, due più due che fa quattro anche quando vorrei che
facesse cinque ecc ecc...
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