Darc Of The Riot

di Kamon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ascesa All'Inferno ***
Capitolo 2: *** Occhi di fata ed acido solforico ***
Capitolo 3: *** Deadly Alliance ***



Capitolo 1
*** Ascesa All'Inferno ***


- Ma che cosa diavolo mi è venuto in mente? – non credeva che dire ad alta voce il nome del più acerrimo rivale di Dio fosse totalmente lecito dentro ad una Chiesa, ma visto che si era diretto lì senza saperne il perché non poteva neanche appellarsi al Creatore dato che la sua stessa presenza lì sembrava blasfema.

Eppure per qualche strano motivo, a lui stesso sconosciuto, si era svegliato quella mattina con un insana voglia di dirigersi nella più grossa Cattedrale della City, cosa quanto mai strana per uno come lui: assolutamente ateo e non credente in alcuna forma di culto religioso. Eppure, oltre ad avvertire costantemente sussurri nella sua testa, come se qualcuno gli parlasse sottovoce e uno strano intorpidimento gli avvolgeva le mani, si sentiva come spinto verso la cattedrale.
Aveva rimandato quel viaggio per tutto il giorno ma finalmente si era deciso.
Si sentiva totalmente fuori posto in quel luogo: le finestre dai vetri colorati dipingevano ampie pennellate multicolore sul pavimento di marmo, le colonne si levavano ampie fino al soffitto a volta, alto ed affrescato sopra la sua testa, una qualche sorta di vento freddo gli accarezzava la pelle nonostante si fosse avvicinato alle candele bianche che i fedeli accendevano per chissà quali arcani motivi, come se quel piccolo barlume di luce fosse un’ ancora di salvataggio.
Eppure era estate inoltrata, non avrebbe dovuto esserci tutto quel freddo lì dentro; Per non parlare del fatto che ci sarebbe dovuto essere qualcun altro là dentro, oltre a lui, e invece no era lì, solo come un cretino, ad ascoltare i canti religiosi diffusi da qualche altoparlante piazzato chissà dove.
–Devo essere ammattito completamente…- la mano si mosse ad allargare il collare di cuoio che portava da anni, un gesto che ormai gli veniva in automatico quando era nervoso o si trovava in difficoltà, i suoi occhi verdi, smeraldini quasi, spaziavano velocemente le tre arcate della Cattedrale, come se sperasse di trovare una risposta alla domanda che gli invadeva la mente ormai da mezz’ora: che cosa ci faceva lì?
La mano sinistra, precedentemente occupata a giocherellare col collare, si spostò sui capelli corvini dai riflessi rossicci, spettinandoli ancor più di quanto non lo fossero già.
Percorse solo qualche metro, tagliando la distanza che lo separava dai pesanti battenti di legno della Cattedrale. Il silenzio attorno a lui era interrotto soltanto dal riecheggiare dei suoi passi e da quelle stupide registrazioni dei canti Cristiani.
Stava camminando, il suo sguardo veniva continuamente attirato dalla maestosità degli affreschi che andavano ricongiungendosi proprio sopra l’altare, quando una voce limpida e cristallina lo costrinse a riabbassare lo sguardo.
– Darc DeepGate non è vero? –
Si ritrovò a strabuzzare gli occhi, sorpreso nel vedere quella figura comparsa dal nulla… poteva giurare che quella figura, ammantata di nero, poco prima non c’era.
O forse era lui a non l’aveva notata?
- Dipende… chi vuole saperlo?- il solo fatto che si trovasse lì era strano ma che uno sconosciuto lo chiamasse per nome e cognome lo era ancora di più. L’abbigliamento di quell’uomo era strano: indossava una tunica nera lunga, fino ai piedi, che non lasciava scoperto nessuna parte del corpo se non le mani e il volto, un’ombra quasi perfetta se non fosse stato per quei bottoni viola che, dal colletto fino alla cintola, tenevano chiuso il mantello.
I bottoni, neanche a farlo apposta, erano dello stesso colore degli occhi del suo interlocutore e le sue iridi sembravano risplendere quasi di luce propria, mentre lo sguardo dello sconosciuto era fisso proprio su di lui e lo scrutavano come se volesse analizzare in tutto e per tutto l’anima del giovane Darc.
– Si, sei proprio tu… Non avevo dubbi. – quell’uomo doveva essere per forza pazzo.
Un largo sorriso si stagliava sul volto del giovane sconosciuto, doveva raggiungere a malapena la trentina e gesticolava con enfasi mentre parlava, rivelando una serie di tatuaggi neri che partendo dalla sommità del dito indice, si avvolgevano in una spirale intricata, percorrendogli l’intera mano mancina fino a scomparire oltre le maniche dalla tunica.
– Sei molto bravo ad immaginare straniero. Posso sapere chi sei e cosa vuoi da me? – come sempre, si era rivelato schietto ed arrogante forse anche un po’ incerto dal momento che la domanda più ovvia poteva essere come mai fosse a conoscenza del suo nome… O forse era solo uno dei tanti partecipanti alla rissa dello “Stregatto”, un Bar di Brooklyn, avvenuto la settimana prima.
Forse era per quello che conosceva il suo nome.

- Quando lavoro, diciamo, sono soliti chiamarmi Padre ma gli amici mi chiamano Feitan. Tu puoi chiamarmi così se ti va. - anche questo “padre”, in quanto ad arroganza non scherzava!
Darc fu sorpreso nel notare però che, mentre inclinava il volto a sinistra, una ciocca blu dei suoi capelli tinti finiva a coprire un occhio violaceo dei suoi occhi, rendendolo ancora più… fastidioso. – Voglio chiederti di seguirmi ma non ti obbligherò a farlo. Se vorrai, potrai uscire in qualunque momento tu voglia. -

Solo in quel momento Darc si era reso conto di una cosa: nel momento stesso in cui il “padre” si era avvicinato, quei fastidiosi sussurri che gli avevano invaso le orecchie per ore intere, erano scomparsi.
– D’accordo. Ti seguirò ma stai attento a quello che fai. Se provi a stuprarmi, sappi che non ti tratterò con delicatezza, “padre”. – se c’era una categoria di persone che Darc non sopportava proprio, erano proprio le persone ambigue e quello lo sembrava decisamente troppo per i suoi standard.
Feitan non rispose alla sua provocazione, anzi, si limitò a scoppiare a ridere allontanandosi da lui e
seppur con una certa riluttanza venne seguito dal ragazzo, che si mantenne a distanza di sicurezza e senza togliere gli occhi di dosso dalla sua temporanea guida in quello strano luogo. Il suo corpo non aspettava altro che una distrazione da parte di Feitan per darsi ad una veloce fuga.
- Non aspettarti da me che usi il tuo nome. Non sei mio amico e non sono solito utilizzo il nome di gente che mi si presenta a random. – non gli fu possibile osservare la reazione del prete, dal momento che egli si era incamminato verso l’ennesimo corridoio che costeggiavano la navata principale, aumentando il passo fino quasi a scomparire nella penombra del luogo. Fortunatamente i capelli del Padre gli rendevano il compito dell’individuarlo più facile del previsto.
La mano dell'uomo da capelli blu si posò su un candelabro a muro e rimase fermo ad osservare lo spesso muro di mattoni per qualche secondo. Il muro non si mosse fino a quando il prete non avvicinò la fronte al muro, mormorando sottovoce delle parole incomprensibili, forse latino ma non ci pensò troppo: i mattoni più superficiali sembrarono girare attorno a dei cardini invisibili, lasciando spazio ad un varco nascosto nel buio più totale. Un oscurità così fitta da far sembrare che il varco nel muro inghiottisse la luce proveniente dalle finestre colorate della Chiesa.

L’uomo si scostò, liberando il passaggio per il ragazzo. - Dopo di te… Mio caro Darc – sembrava quasi volesse sottolineare quelle parole, immaginando che il ragazzo non avrebbe affatto apprezzato tutta quella confidenza.
Darc, con un ghigno spavaldo dipinto sul volto e una marea di insulti diretti al prete con i capelli blu nella mente, cominciò ad inoltrarsi lentamente nel varco appena comparso.
– Ribadisco il concetto: prova anche solo a sfiorarmi, o qualcosa del genere e farai una brutta fine. – strinse i pugni nelle tasche dei jeans,cominciando a muovere i primi passi nell’oscurità, nervoso per la mancanza di illuminazione presente in quel misterioso cunicolo mentre una misteriosa forza sembrava volerlo spingere a continuare la sua camminata verso l’ignoto ma non appena Feitan, alle sue spalle chiuse il varco e battendo le proprie mani il corridoio fu illuminato da una lunga schiera di candele non più bianche come quelle della chiesa ma nere come la pece.
– Direi che “qualcosa del genere” è esattamente la definizione che io darei a quello che ho intenzione di fare. - essendo lui alle sue spalle non poteva vederlo ma Darc era sicuro che stesse ghignando.
– Non mi rassicuri affatto, lo sai? – era molto tentato di girarsi e tornarsene a casa e magari buttarsi a letto, sprofondando in qualche manga ma era altrettanto spinto verso la direzione che gli indicavano le candele appese al muro, dall’ennesimo strano canto che gli aveva invaso la testa dato che le melense litanie nella sua testa sembravano esser tornate a tormentarlo.
– Lo so - il padre sembrava comprendere lo stato d’animo del ragazzo – Ma se ti può far stare meglio, anche io ci son passato -.
Ovviamente quelle parole, oltre a non averlo rassicurato affatto l’avevano confuso ulteriormente.
Dopo un tempo che sembrò un eternità, il corridoio si aprì in una stanza a forma triangolare.
Sembrava essere completamente vuota, non c’era nessun mobile: nessuna sedia, nessuna lampada, nessuna scrivania, nessuna libreria… Niente.
Eppure, ad un occhiata più attenta, Darc si accorse di un particolare che attirò ben presto la sua attenzione dato che su una delle tre pareti era rappresentato uno strano cerchio, mentre dei ceppi di metallo facevano capolino tra una pietra e l’altra, l'intonaco rigonfio agli infissi delle manette come se qualcuno avesse provato a strapparli dal muro – Che posto è questo? Mi sembrava di averti detto che non intendevo essere stuprato! Non è che oltre ad avere un senso praticamente inesistente verso la moda, sei anche sordo e Gay? - in effetti gli sembrava proprio l’ambiente tipico dove si sarebbe potuto praticare del sadomaso ma Feitan non sembrava della stessa opinione, - Rilassati ragazzino! Stai pur certo che tra non molto sarà finito tutto. Lo senti il canto nella tua testa vero?-
Dark non rispose: era troppo occupato ad osservare quella strana stanza dall’alto soffitto e ora che ci faceva caso, sulla parete obliqua di destra c’era una specie di nicchia buia dove risplendevano delle lame che con la loro sinistra brillantezza sembravano occhi famelici; sulla parete di destra invece un cerchio simile a quello disegnato sulla prima parete sembrava quasi risplendere di luce propria, un bagliore scarlatto che illuminava tutta la stanza, dando la strana illusione di sembrare nel bel mezzo di un incendio ma al ragazzo, tutte quelle cose strane, non piacevano per nulla.
– Scusa è, ma mi sono appena ricordato che ho da tinteggiare la cuccia del mio T-Rex se ti fa piacere puoi venire con me, a me non fa certo bene la tua compagnia ma preferisco mille volte doverti sopportare all’aperto anziché starmene chiuso qua dentro. – i canini si erano serrati delicatamente sul labbro inferiore, in un gesto nervoso, e le mani erano troppo immerse nella tasca per andare ad accarezzare il collare di cuoio o sarebbero “corse” la nel giro di pochissimi secondi.
–Stai tranquillo tra poco sarà tutto finito. - Feitan era serio ma Darc non era tranquillo, anzi il nervosismo andava crescendo e come se non bastasse la litania nella sua testa sembrava aumentare sempre di più la sua intensità fino a procurargli di tanto in tanto alcune deboli fitte dolorose alle tempie.
Il ragazzo si voltò verso il prete, notando che Feitan aveva la mano sinistra aperta e tra le sue dita scintillavano fili di una strana luce molto poco rassicurante a suo parere, come se fosse una ragnatela lucente.

Gli impulsi elettrici lucenti crepitavano nel silenzio assoluto che dimorava nella stanza, la luce rossastra del cerchio dipinto sulla parete andava a scontrarsi con quella bianca dei piccoli fulmini che convergevano nella sua mano dell’uomo: ebbene si, dalla mano di Feitan guizzavano piccole saette e lui sembrava fissarle pigramente, come se l'assomigliare ad una murena fosse naturale quanto respirare.
– Vorrei poterti dire che mi dispiace ma è l’ordine che il Creatore mi ha dato. È la mia missione, non posso oppormi al suo volere… mi scuserei ma non lo ritengo necessario! – un abbagliante luce lampeggiò all’interno della stanza e Darc percepì un forte dolore all’altezza dello sterno. Furono le uniche cose che provò prima di perdere i sensi, un dolore talmente acuto, talmente potente che coprì perfino il suo urlo disperato che si perse nello scoppio di luce improvviso che per un attimo cancellò tutte le ombre nella stanza ma i suoi occhi erano già chiusi ed il suo corpo stava già cadendo verso il suolo.

Urla, le sue probabilmente, erano il dettaglio più nitido degli sprazzi di coscienza che provava tra uno svenimento e l’altro.
Le sue urla e un dolore acuto in tutto il corpo, come se stesse esplodendo dall'interno ma non c'erano parole per descrivere quella sensazione tremenda.
Come se il sangue gli ribollisse nelle vene, come se stesse subendo una mutazione atroce, eppure in quello stato di semi incoscienza, avvertiva distintamente la presenza di Feitan all’interno della stanza come se la di lui figura brillasse all'interno della sua mente brillando di luce proprio ma era una luce sinistra e per niente rassicurante.
Intorno a se percepiva ancora il crepitare di quelle strane scintille mentre il suo naso percepiva l’odore del sangue pungente … il suo probabilmente.
Ancora una volta non sapeva dire quanto tempo fosse passato, forse anni o forse qualche attimo appena ma una sensazione gelida gli accarezzava la guancia, facendolo rabbrividire e il dolore adesso sembrava passato, ad eccezione dei polsi, delle caviglie e all’altezza delle scapole dove sentiva un dolore pungente
– Darc...Darc DeepGate mi senti? – una voce fastidiosamente familiare che lo chiamava,una voce carica di emozione e curiosità repressa in malo modo.
Il ragazzo riusciva solo ad ansimare, sentiva la gola secca, il sapore di sangue sulla lingua, doveva essersela morsa mentre cadeva al suolo prima di svenire per la prima volta poco dopo essere entrato nella sala triangolare.
– Portategli dell’acqua- la solita voce familiare ed odiosa impartì un ordine secco, alcuni passi che s che si allontanavano per ubbidire all'ordine giunto e qualche secondo dopo delle mani gli alzarono il capo posandogli sulle labbra una superficie gelida seppur il versamento dell'acqua nella gola riarsa e dolorante ebbe un che di rinfrancante.
Riuscì ad aprire gli occhi, osservando il mondo attraverso una patina rossastra di cui non sapeva stabilire la provenienza dimentico del cerchio dipinto sul muro che brillava poco lontano, percependo con gioia l’acqua che gli scorreva lungo la gola.

La mano che lo dissetava era maldestra e severa ma quando l’acqua finì, Darc riuscì a capire più nitidamente cosa gli stesse intorno.
Ci mise infatti qualche istante per collegare la stanza triangolare dove si trovava e al percorso svolto per arrivare fino a lì e solo faticosamente riuscì a ricordarsi il nome dell’alto figuro avvolto in una tunica viola e nera che gli si stagliava davanti con fare spavaldo – Feitan….- parlare gli procurava ancora un dolore sordo ma inferiore a quello provato poco prima ma non voleva pensarci.
-Ti pregherei di rimetterti in sesto velocemente Darc, ho molte cose da spiegarti ora che sei sveglio –.
Neanche a farlo apposta come ebbe finito di parlare il ragazzo cadde nuovamente incosciente, con la faccia schiacciata contro il pavimento duro e gelido segno che era stato rilasciato dai ceppi che lo legavano al muro ma i polsi continuavano a dolergli debolmente. Questa volta seppe che erano passati appena pochi secondi dal suo svenimento e seppe con chiarezza che gli era stata gettata in volto dell’acqua gelata, che gli fece riprendere almeno in parte, le forze. – Che cosa diavolo mi hai fatto figlio di puttana! – la gola non gli doleva più, adesso erano solo polsi e caviglie a pulsargli leggermente ma gran parte del dolore gli veniva dalle scapole,il perché, non se lo sapeva proprio spiegare, doveva esser stato schiacciato violentemente contro il muro.
Riaprì gli occhi lentamente, mettendo a fuoco la stanza triangolare dove oltre a lui e Feitan, altri due tizzi avvolti dalla stessa cappa indossata del prete, seppur colorata di marrone e non nera come quella del Padre, alti e massicci, ingombravano la stanza, che però gli sembrava decisamente più grande rispetto a prima.
Dopo un paio di tentativi riuscì a mettersi seduto accarezzandosi i polsi dove si erano disegnate delle sottili linee rosse, dove gli erano stati strette le manette evidentemente, infine si sfiorò le guance poco sotto gli occhi, ritrovandole sporche di sangue “Possibile che io abbia pianto sangue?” pensò quasi stupendosi dell’assurdità di quel pensiero ma poco prima aveva visto un uomo sparare fulmini e saette dalle mani, di certo quella spiegazione non gli pareva più tanto impossibile.
Darc si sentiva fuori posto, come se tutto ciò che gli stava intorno fosse diventato troppo strano e misterioso perché lui riuscisse a comprenderlo fino in fondo.

Anzi ora che faceva caso i suoi occhi ora riuscivano a vedere molto meglio di prima, riusciva a notare i disegni intricati incisi sui bottoni viola della tunica di Feitan e riusciva anche, seppur a grosso modo, a vedere i lineamenti dei due uomini incappucciati posati ai lati della porta.
Si sentiva un po’ tipo Peter Parker, nel momento in cui capisce che il morso del ragno gli ha fatto aumentare la vista di quasi dieci volte – Vuoi sapere cosa ti ho fatto? La risposta è semplice: ho risvegliato quello che noi chiamiamo Fattore Virtuoso, una cosa che hai sempre avuto dentro di te ma di cui non conoscevi ne la presenza ne la forza stessa di quest’arte… Insomma una cosa che tu possiedi dalla nascita ma che per alcuni motivi abbiamo potuto mostrarti soltanto adesso. – Darc non era molto convinto di ciò che gli era appena stato detto ma si limitò a guardarsi attorno perché per una volta, non aveva trovato la forza di rispondere a malo modo e tutta la sua arroganza e presunzione di cui spesso si faceva vanto erano scomparsi, dissolti dinnanzi al dolore e alla paura.
Il soffitto che l’ultima volta gli era sembrato altissimo e scuro, ora invece aveva una fine netta e ben delineata, ma troppo in alto per le sue misure, i cerchi ora mostravano più dettagli e al loro interno poteva vedere chiaramente delle scritte strane e antiche, quasi fossero formule magiche. Anzi, se si concentrava, poteva persino comprendere il significato di alcune parole, come “Creatore” “Sangue” o “Angeli” ma non appena il suo sguardo si posò proprio sulla parola “Angeli” sentì un peso imponente premergli contro le scapole e il dolore che provava si fece ancora più forte – Non mi hai ancora risposto Feitan…che cosa mi hai fatto Stradiavolo? - ebbe come risposta solo un ghigno divertito, ed un cenno della mano solcata dalle spirali nere che gli faceva capire che doveva alzarsi, cosa che fece ben volentieri non appena riuscì a raccogliere sufficienti forze, le gambe per un attimo gli tremarono ma poi si rilassarono consentendogli la stabilità adeguata.
Poteva vedere ora che sulle pareti c’erano ora dei simboli disegnati col sangue,il suo sangue: triangoli, croci, immagini di ali e altre parole dall’origine arcana, a terra la serie di coltelli che aveva visto nella nicchia, sporchi del suo sangue seppur ad occhio e croce non sembrava aver ricevuto ferite esterne se non la perdita di sangue che aveva avvertito sotto gli occhi ma anche li, non vi erano tagli.
Mosse qualche passo lento verso Feitan, volenteroso di stampargli un pugno in faccia e infatti aveva già la mano contratta con forza, a tal punto che le nocche erano sbiancate lasciando un alone rosso attorno alle ossa, ma non appena il piede si posò sul pavimento, come un peso strano lo strattonò dietro di sé, facendogli perdere l’equilibrio costringendolo a fermarsi, il cuore che batteva a mille – Spero che ti piaccia il regalo che ti abbiamo fatto…è il dono del Creatore – impulsivamente mosse le mani verso le scapole tutt’ora doloranti ma dove non avrebbe dovuto esserci nulla a parte l’aria, le sue dita sfiorarono una superficie piumata e che gli dava una sensazione strana al tatto,come se quella superficie facesse parte di lui – Ali…- non poteva che trattarsi di quello,ma più che altro si chiedeva cosa diavolo ci facesse lui con un paio di stra-fottutissime ali attaccate alla sua schiena, non era mica un Colibrì lui.
- Esatto Darc, quelle che hai appena avvertito sulla tua schiena sono ali. Le ali di un Angelo perché il sangue degli araldi della parola del Creatore scorre nelle tue vene ma ovviamente tu non lo sapevi….nessuno lo sa mai,almeno fino a quando non giunge per lui il momento di rivelarsi, e allora noi agiamo per dare libertà al Dono che scorre oggigiorno in pochi umani- non sapeva perché ma le sue parole sembravano sincere, come se alcuni pezzi del Puzzle che cercava di comporre da quella mattina fossero tornarti al loro posto,ma ancora qualcosa non gli era chiaro –E perché mi avete trasformato?Che cosa posso fare io che richiedeva tutto ciò?E perché prima hai parlato di un compito?- almeno per adesso quelli gli sembravano i punti più importanti da chiarire, avrebbe deciso solo successivamente di tentare o meno di combattere contro Feitan o i due energumeni dietro di lui, nelle risse di strada era sempre stato bravo ma contro uno che spara fulmini dubitava seriamente di poter vincere – Semplice, il sangue degli angeli come ho già detto prima,a l giorno d’oggi è raro da reperire ma sembra che New York ne sia stranamente impregnata, forse il contatto tra tutte le colture diverse ha facilitato il nascere del Dono Virtuoso, ma comunque sia sei stato trasformato, come dici tu o asceso, come diciamo noi, per essere addestrato e studiato come uno degli arconti del Creatore, che vuole riprendere ciò che gli spetta di diritto, ovvero il Mondo, quindi abbiamo bisogno della forza di più tanti possibili arconti tra le nostre fila – fin lì tutto sembrava esser perfino chiaro, seppur assurdo ma una parola di Feitan non gli andava a genio –In che senso “Studiato”?- la domanda di Darc sembrò avere una qualche sorta di nota esilarante nella voce, perché i due energumeni sghignazzarono da sotto i loro cappucci e Il Padre rifece l’espressione che prima aveva odiato, inclinando la testa e facendo ricadere davanti agli occhi smeraldini ciuffi di capelli blu elettrico,un sorriso malizioso dipinto sul volto –Hai capito bene, studiato, tu sei il primo essere umano non battezzato a nessuna religione che abbia supportato il peso immane dell’ascesa, portandola a compimento con la tua sola forza di volontà e per questo intendiamo studiarti per osservare quale razza di proprietà potrebbero avere altri guerrieri come te…se risulterai un fallimento, debole e se cadrai in decomposizione per non riuscire a sopportare il peso del Dono mi sembra chiaro che con la tua morte, e quella di qualche altro ragazzo, capiremo se portare avanti o meno lo studio su questa razza di Angeli Caduti, si direi che vi potete definire così -.
Nonostante avesse ascoltato con interesse le parole dell’uomo i suoi pugni erano ancora contratti contro i fianchi, pronti a tentare di sferrare un poderoso pugno contro quella figura, ma più che le sue mani erano le ali che desideravano muoversi: i muscoli nuovi erano colpiti da sempre più frequenti crampi al punto che aveva costretto gli innovativi arti piumati a stendersi nella loro ampiezza di un paio di metri circa per ogni ala, e le cui punte piumate sfioravano i muri di mattone, avvertendo come una sensazione aliena che quelle ali non erano fittizie anzi e come si era già reso conto prima erano sensibili al tatto come le sue stesse mani, sentiva una leggera corrente d’aria proveniente dall’alto accarezzargli le piume e gonfiandole sollecitando i tendini delle protuberanze piumate, con la coda dell’occhio poteva perfino vedere quelle “cose” bianche e candide che gli spuntavano dalla schiena – E quindi io sarei solo un vostro esperimento, nulla di più?- rimase fermo nella sua posizione, gli occhi smeraldini puntati contro quelli violacei del Folle Feitan che aveva compiuto su di lui quegli esperimenti, quella trasformazione assurda –No Darc tu sei molto di più, sei un passo avanti per la conquista del Mondo,s ei un arma in più tra le mani del Creatore…sarai un guerriero d’elitè se addestrato a dovere e se riuscirai a resistere all'ascesa!- le sue parole trasudavano fede ma Darc non aveva mai creduto e dubitava seriamente che dopo tutto ciò avrebbe mai potuto credere in un Dio qualsiasi –Un esperimento….sono solo questo quindi!!!???- abbassò il tono come se avesse perso, come se fosse stato umiliato, la sua vista potenziata probabilmente dal risveglio della sua natura Angelica gli faceva percepire pure i minimi dettagli della roccia ai suoi piedi ed il poter notare le rughe d'espressione agli angoli della bocca del prete lo faceva infuriare, ma sentiva qualcos’altro di strano, come se un torrente di energia percorresse le sue membra, avvolgendolo con la forza di un fiume in piena, lo spirito di uno dei due se le una scarica di adrenalina pervadesse il suo corpo eccitandolo quasi ed infine quella scarica di pura energia si distaccò dal suo corpo dirigendosi senza volerlo verso uno dei due Guardiani che sostavano dietro a Feitan.
Fu un attimo, giusto il tempo di rialzare lo sguardo e vide che come un buco nero in miniatura era scaturito dalla gola del guerriero massiccio, un foro di mera oscurità che avviluppò per un attimo quel folle, già se era dalla parte del Padre era senz’altro un folle, e come tentacoli di tenebra sgorgarono dalla figura vorticante del buco nero, che dopo un attimo si dissolse rapido com’era stato creato, lasciando un foro che tagliava da parte a parte la gola del soldato, che con un verso non molto chiaro e accompagnato da uno schizzo di sangue dietro sulla parete, si accasciò a terra privo di vita, sotto gli occhi increduli di tutti quanti gli spettatori.
Doveva essere stato Darc a liberare quel fiume di energia nera che aveva fatto cessare la vita al guerriero che stava all'entrata della stanza, che con occhi sgranati aveva rapidamente cambiato soggetto del suo interesse dal guerriero morto al ragazzo angelico che stava in mezzo alla stanza, con le ali ancora aperte a far abituare i muscoli nuovi e neonati, ma che si guardava le mani con un espressione completamente sbalordita dipinta in faccia: mai avrebbe potuto pensare di porre fine alla vita di un uomo,n e aveva picchiati tanti si, quello era vero ma mai era giunto a pestare a morte un rissaiolo, neanche nel più arcano dei suoi incubi eppure pochi secondi prima aveva ucciso un uomo completamente inerte sotto il flusso di quell’energia strana che aveva lui stesso sprigionato, - Feitan ma che cosa mi hai fatto?- ma evidentemente anche lui non lo sapeva esattamente, era sbalordito come Darc se non di più – Gray stai attento, è riuscito ad usare l’aura senza che gli spiegassi come si fa, ed è pure un Angelo NeoRisorto non dovrebbe ancora disporre dell’energia necessaria per poter sprigionare una potenza tale….- lampi elettrici guizzavano ora nelle iridi viola dell’uomo che a quanto pare, dava segno di esser preoccupato o nervoso per la prima volta da quando era iniziata tutta quella buffa faccenda.
Comunque l’uomo incappucciato chiamato Gray non aveva certo bisogno di farsi ripetere di fare attenzione, aveva infatti sfoderato una lunga ascia dalla lama apparentemente antica nonché affilatissima che rimandava i bagliori del cerchio magico che ancora mandava flebili bagliori purpurei nella stanza – E cosa sarebbe questo mio potere? – Darc non sapeva proprio cosa pensare, fino ad adesso gli era stato parlato di Angeli e Creatori, sangue con un eredità pazzesca ma di poteri speciali, neanche una volta e ciò lo impressionava alquanto –Calmati Darc, concentrati e pensa al vuoto, cerca di ristabilire la calma dentro al tuo spirito, così anche le ali potranno essere nascoste e avrai temporaneamente bloccato il circolo dell'energia nel tuo corpo ma ti prego calmati… - Feitan alzò lentamente la mano sinistra,q uella tatuata con la spirale nera attraverso il cui inchiostro impresso nella pelle, lampeggiava un fulmine flebile che si propagava fino all’estremità del dito medio - Non mi toccare feccia… che cosa mi hai fatto? - quell’uomo, anzi no, quel MOSTRO, aveva reso un Mostro anche Darc che era disorientato e confuso, avrebbe potuto aspettarsi un giorno di fare un incidente in macchina, di mangiare una libellula o perfino di fare un Cosplay di Molly delle Superchicce ma non di poter diventare un Angelo Caduto capace di sparare buchi neri a casaccio e di uccidere persone.
-Darc calmati,come ti ho detto c’è un modo con cui puoi bloccare temporaneamente la tua forma di Angelo Caduto e con esso i poteri, basta che ti rilassi e potrò insegnarti a padroneggiare la tua forza….- sembrava però più disposto a cacciargli una scarica elettrica fin dentro il midollo se Darc avesse rifiutato di essere aiutato però era esattamente quello che lui voleva fare, andarsene via da quel luogo, scappare e cercare di dimenticare quella terribile giornata ma finché avrebbe avuto quelle ali dietro la schiena il pensiero di una vita normale gli sembrava solo un sogno.
Quelle stesse ali che stava maledicendo sembravano però aver colto il desiderio del ragazzo di fuggire e ormai da qualche secondo, avevano cominciato a battere con forza,s ollevando ventate d’aria fredda e di polvere – Gray stai pronto perfino a usare i tuoi poteri su questo ragazzo, ma non ucciderlo!!!- Darc d’altronde aveva indietreggiato lentamente ,con le punte dei piedi ormai che sfioravano terra e il resto del corpo sospeso a mezz’aria, le grandi ali candide che si muovevano dietro di lui –Non voglio che tu mi insegni a controllare questa forza, io non la voglio neanche stramaledizione!!! – voleva solo fuggire, scappare a gambe levate da lì e ancora una volta le ali sembravano esser disposte a realizzare il suo desiderio in quanto con uno scatto improvviso Darc si ritrovò ad una ventina di metri più in alto rispetto a dove si trovava prima, i capelli corvini che svolazzavano frustati dalle ventate portate dalle sue ali, le figure di Feitan e Gray sotto di lui, entrambi con le mani alzate come se stessero pregando.
Sapeva però cosa stavano per fare e non aveva intenzione di restare lì quando i due avrebbero liberato i loro poteri e li avrebbero usati su di lui.
Cominciò a spingersi sempre più in alto macinando rapidamente i metri che lo separavano dal soffitto in pietra, ma aveva reagito troppo tardi: due fulmini accecanti e sfrigolanti si erano levati dal basso provenienti dalle mani del prete in nero, ma per un soffio lo mancarono, andando a infrangersi contro il soffitto ormai vicinissimo creando due buchi nella muratura massiccia due fori oltre i quali poteva osservare uno sprazzo di cielo notturno stellato, che era ora per lui la sua unica possibilità di salvezza.
Esortò le ali ad accelerare l’andatura, assaporando il vento che gli accarezzava le gote e gli spasmi che di tanto in tanto lo colpivano all'attaccatura fra le scapole e le ali spingendo sempre di più per diventare accelerare e in suo aiuto corse il fatto che una nube giallastra saliva verso di lui, mulinando lenta, non sapeva di cosa si trattasse quell'ennesima stravagante apparizione ma sapeva sapeva invece di non volerla provare sulla propria pelle e quindi aumentò ancora di più la propria velocità.
I sassi e i frammenti di pietra che gli piovvero addosso dopo che i fulmini ebbero sfondato il soffitto non gli fecero però ne male ne lo rallentarono, ostinato a volersene andare da quel posto e solo quando, ad un metro da sé trovò finalmente il soffitto bucherellato, mise le braccia davanti alla sua faccia quasi a voler proteggere i propri occhi dall'etera luce della Luna a cui andava ad avvicinarsi e conscio di una nuova superba forza oltre che della velocità impressionante raccolta durante la salita si ritrovò libero nel cielo notturno sorridendo quasi per la libertà appena conquistata.

Le stelle danzavano brillanti nel cielo sereno della primavera, una sottile Falce di Luna gettava ombre scure su New York e un Angelo Caduto dagli occhi verdi, scappava sbattendo le ali velocemente per tentare di fuggire ad un avventura che lo terrificava molto più di quanto avrebbe potuto mai immaginare…
 

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Capitolo 2
*** Occhi di fata ed acido solforico ***


Freddo pungente sfiorava la sua guancia facendolo rabbrividire, una sensazione calda avvolgeva le sue membra come a volerlo rassicurare ma in qualche modo, nell'oscurità che avvolgeva la sua mente sentiva come uno sprazzo di luminosità che in qualche modo attirava la sua mente, una sorta di laccio invisibile che possente lo trascinava verso quella luce dolorosa < Non voglio le Ali!!! > .
Palpebre aperte e l'ambiente familiare della sua stanza si stagliò davanti alle sue smeraldine iridi, incasinata come non mai di fronte a lui, un guazzabuglio di oggetti vari gettati a casaccio sul pavimento o addossatoti l'un sull'altro sui vari mobili della stanza.
Dita delle mani che corsero leste dietro alle scapole alla ricerca di plausibili arti piumati ma, le sue dita sfiorarono l'aria e la tela della canottiera nera che metteva in evidenza il suo fisico scolpito, forse fin troppo per un diciannovenne < Ma cos..> un madido strato di sudore sulla fronte gli faceva in qualche modo comprendere che aveva trascorso una serata difficile, ma in qualche modo aveva solo vaghi ricordi di una cella, di una Chiesa e di strani individui ambigui < Che sia stato solo un sogno...? > un poster di MewTwo si stagliava sulla parete di fronte al letto e quale modo migliore di iniziare la giornata se non emulare una citazione di quell'essere?
Spogliandosi dunque ed alzatosi dal letto lo sguardo gli cadde sulla sveglia sul comodino il cui orario segnato implicava l'avvicinarsi dell'inizio della scuola dunque, preparato a fare una bella doccia fredda per riprendere l'uso del buon senso ed iniziare un ennesima, noiosa giornata a scuola: la casa come sempre vuota ed eccezione di lui, genitori oltre oceano impegnati in chissà quali assurdi impegni di lavoro e lui li nella Grande Mela a fare sogni da psicopatico.
Solo un lieve prurito all'altezza delle costole, probabilmente segno che le zanzare quell'anno erano arrivate prima del previsto e solo una piuma, sul davanzale della finestra che lentamente trasportata dal vento, si allontanava da casa sua ovviamente lui, non potrà sapere di quella delicata piuma trasportata dalla frizzantina brezza del mattino, una presenza talmente delicata da risultare invisibile ai suoi occhi concentrati ormai a focalizzare sul nulla per fare mente locale su cosa avrebbe dovuto fare quell'oggi...


Un vociare confuso lo circondava, una campanella poco lontana spaccava i timpani degli studenti della sua scuola ma come sempre Darc era tutt'altro che interessato alla normale vita scolastica in quanto come sempre, non serbava sorprese degne delle sue prospettive, d'altronde se era stato accettato in quella scuola con un voto che rasentava il massimo avendo studiato solamente una settimana prima dei corsi non doveva certo essere un ragazzo nell'ordinario colui che se ne stava seduto sulla sedia con lo sguardo fisso nel vuoto fuori dalla finestra, attraverso cui era percepibile il segno di un afa pre-estiva, un periodo che se molti agognavano per le vacanze ormai vicine a lui faceva anche abbastanza schifo in quanto odiava il sudore sulla pelle, che lo faceva assomigliare per appiccicume e odore ad un Molliccio.
< Hei bello addormentato! > il filo dei suoi pensieri venne interrotto da una voce femminile a lui orrendamente familiare in quanto come sempre, la sua compagna di banco Susan aveva fatto la sua entrata in classe e si era seduta affianco a lui o perlomeno aspettava di farlo < Che cosa aspetti a levare la tua cartella dalla mia sedia? > in effetti aveva dimenticato di metterla sul banco e l'aveva posata lì ma poco gli importava, senza rispondergli prese la sua cartella e la posò sul banco intercettando solo per un istante i grandi occhioni color miele della ragazza, la cui treccia di cavallo bruna era come sempre adagiata sulla mancina spalla < Ciao Sus...> neanche il tempo di finire il suo nome che la ragazza si era avvicinata pericolosamente con la faccia al suo volto fissandolo con i dolci occhioni da fata dritto nei suoi, i due visi talmente vicini che Darc poteva perfino sentire il profumo della ragazza, un sapore buono e dolciastro di qualcosa di simile al pino misto al miele < Dico ma sei impazzita?! > dopo un attimo di sbalordimento per quella mossa effettuata dalla ragazza, tornò alla sua posizione precedente con la guancia appoggiata al pugno chiuso e lo sguardo fuori dalla finestra nonostante l'insegnate fosse già in classe da qualche minuto e avesse già iniziato a tirare fuori i libri, poco gli importava non le seguiva mai le lezioni < Senti un po' angelo..hai passato una nottata interessante? > nonostante quelle parole fossero state dette quasi con gentilezza dalla ragazza al solo sentire la parola “ Angelo “ il prurito che quella mattina aveva avvertito alle scapole si rifece vivo ed un intenso brivido di freddo gli accarezzò la schiena quasi con dolore < E a te che ti frega? > nonostante avesse cercato di darsi subito un contegno non aveva potuto evitare che la sua voce tremasse leggermente.
Una dolce alzata di spalle, delicata in modo che i seni piccoli ma sodi rimbalzassero lievemente sul petto < Boh sai...dicono che sei sempre in giro a fare risse per i bar o a vedere le maratone notturne di My Little Pony > dunque sedendosi con una disinvoltura impressionante iniziò a seguire la lezione di Storia dell'Arte mentre Darc dal canto suo, in preda a continui attacchi di freddo inspiegabili, posava la testa sul banco e, come un un fulmine a ciel sereno rivisse tutto il sogno fatto quella notte in meno di un secondo visualizzando ottimamente anche i volti dei due tipi strani, Feitan, l'individuo chiamato Gray e quello che nel sogno era stato ucciso da lui con l'utilizzo di un potere stranissimo.
Tirò dunque fuori dalla cartella un numero di Gintama, ormai sua unica forma di svago all'interno della scuola e mentre cercava di non pensare a strane appendici piumate, buchi neri e chiese sataniche varie si concentrava dunque sulle avventure del Samurai Maionese che discute contro il Samurai Pop Corn....

Lente e al contempo frenetiche passarono dunque le otto ore di scuola, i corsi pomeridiani erano una noia mortale per lui ma perlomeno si svagava quando di tanto in tanto, qualche stupida ragazzina arrivava ancora a porgergli rose e lettere profumate come segno di infatuazione nei suoi confronti, ormai cinque anni erano passati e poche avevano capito che la sua anaffettività era tale da allontanare tutte le persone attorno a lui: i primi anni di scuola erano stati infatti un delirio, nonostante Darc continuasse a comportarsi in modo arrogante e presuntuoso a causa del suo bel faccino le ragazze continuavano a venire da lui parlandogli delle poche cose che gli interessavano come i manga oppure la musica o le poche capaci di parlare di teatro parlavano sporadicamente con lui dei classici come l'Otello, le Tartarughe Ninja o i drammi vittoriani ma dopo un po aveva avuto la pace che si meritava rimanendo solo, nel suo guscio di freddezza ed arroganza.
Quella sera però alla fine delle lezioni sembrava che Susan si fosse di botto interessata a lui in quanto, gli aveva proposto di tornare a casa assieme e dopo una risposta abbastanza schietta e disinteressata < Va ben dai > degna di un Mosconi a caso, aveva accettato seppur tacendo in silenzio religioso.
< Allora Angelo, non mi hai ancora detto che hai fatto di interessante ieri sera...> nonostante fosse quasi la fine della primavera quella sera il cielo aveva deciso di imbrunire prima e, sebbene la sera fosse a malapena iniziata il sole era già parzialmente sceso dietro l'orizzonte gettando una luce arancione sul sentiero percorso da loro sfumato di un colore non dissimile al sangue, un percorso stranamente solitario ad eccezion fatta di loro due che fianco a fianco ma ad una dignitosa distanza, camminavano lentamente accompagnati solo dalle lunghe ombre scure gettate sull'erba mezza bruciata dal sole, con vaghi aloni giallastri in mezzo al verde scuro di Central Park, ove solitamente qualche folle correva per allenarsi o vecchiette portavano a spasso cani, oppure cani che portavano a spasso delle vecchiette, a volte era difficile distinguere i casi ma quella sera no, solamente loro due accompagnati dalla leggera brezza tiepida che accarezzava i loro capelli, spettinandoli.
< Non chiamarmi Angelo...> ogni volta che sentiva quella parola sentiva brividi freddi pervadere il suo corpo e come sempre per nascondere il disagio le mani correvano a giocherellare con il collare al collo, distanziandolo dalla pelle per farla rinfrescare ma non aveva potuto evitare di arrestare la sua avanzata, mentre freneticamente pensava a come mai potesse aver così paura di quella semplice parola, oltretutto carina e che apparentemente innocua < ...e poi al contrario di quanto te hai detto non guardo i My Little Pony...> socchiudendo gli occhioni verdi e cercando di darsi un contegno, riprese a camminare tentando di assumere il solito broncio in volto < Io sono un grande Fan delle Mermoid Melody, ancora non è chiaro? Stupida che sei! > se avesse cercato di offenderla magari lei se ne sarebbe andata lasciandolo libero di andare da qualsiasi altra parte, come in un negozio di dischi, ma invece parve ottenere l'effetto inverso dato che Susan si mise a sorridere dolcemente, scoprendo i denti candidi e regolari, che così tanto contrastavano con le labbra rosse e perfette, probabilmente pure senza rossetto, che si stagliavano fra le altrettante perfette gote, pucciose e morbidose al punto giusto < Te non me la racconti giusta angelo... sai penso di aver notato qualche differenza in te > la mano destra della ragazza si mosse lenta verso la sua spalla, posandosi sulla divisa nera che Darc portava, < Ancora con questo nome? Ti ho detto di piantarla e se proprio vuoi saperlo, mi sono arrivate dunque potrebbe essere questo il motivo del mio cambiamento > un seccato tentativo di scostare quel peso dalla propria spalla forse era la sua intenzione ma non appena mosse il braccio, un dolore potente allo sterno lo colse e quasi se fosse stato colpito da un camion in corsa il suo corpo venne scagliato qualche metro più in la e avrebbe continuato la sua avanzata se non fosse stato che la schiena dolorosamente impattava contro il tronco di una quercia posta in mezzo al prato.
Nonostante fosse un tipo da rissa di strada il colpo era stato troppo forte, troppo inaspettato per poter reagire e poteva giurare di sentire perfino il sapore di sangue in bocca nonostante non avesse ferite visibili < Ma che cosa cazzo?! > riaprì gli occhi smeraldini in cui si rifletteva l'ambiente del parco come se fosse uno specchio color verde ma oltre a qualche solitaria foglia verde che cadeva dai rami e oscillava dolcemente sospesa dall'aria all'altezza del suo viso, la figura della ragazza si stagliava contro il cielo terso colmo di sfumature arancioni, le forme snelle e aggraziate della ragazza nere contro quel cielo quasi spaventoso, come se fosse un essere proveniente da un universo distante e sebbene i suoi lineamenti non fossero visibili per il contrasto della luce grazie alla sua vista, inspiegabilmente migliorata da quella mattina riusciva a percepire le iridi color del miele posate sul suo viso: un ombra minacciosa ormai navigava in quel dolce oceano, una minaccia letale totalmente rivolta verso di lui sebbene Susan si rivelasse quanto attraente quasi pericolosa < Mi aspettavo che tu lo parassi sai? > entrambe le braccia della ragazza si alzarono ponendo i polsi verso il cielo e quasi come se l'aria attorno alle mani della ragazza si condensasse cambiando colore dal pulviscolo invisibile dell'atmosfera al colore del metallo, due bracciali prima si stagliarono sulla divisa nera della ragazza, bianchi come il latte e poi due lame su ogni polso comparvero inspiegabilmente, riflettendo la luce del crepuscolo tutt'attorno creando quasi un atmosfera romantica se non fosse che, gli artigli appena sbucati erano inequivocabilmente letali < Si vede che il Padre non ti ha addestrato a dovere, tanto meglio vorrà dire che sarà un lavoro semplice da fare!!! >.
< Ma te sei tutta matta!!! > barcollando sulle gambe e appoggiando la schiena contro la dura corteccia, Darc tentò di rimettersi in piedi ponendo le mani in avanti e piegando le braccia davanti al petto dolorante in una sorta di difesa < Chi sarebbe questo Padre? > ma l'immagine di una specie di prete vestito di nero e viola, con sgargianti capelli blu si stagliò davanti ai suoi occhi quasi tangibile e la luce di quei due occhi viola lo fissavano ambiguamente quasi a volergli parlare < Feitan!!! > sputando quasi quel nome dalla gola, le labbra si aprirono lentamente scoprendo i canini come faceva di solito, braccia troppo intente a volersi difendere per correre al collare ma non appena finì di dire quel nome la figura del prete scomparve in una sorta di fascio luminoso e subito, un secondo spostamento d'aria schiacciò la sua schiena contro la corteccia dell'albero, un dolore lancinante ancor più di prima seguì l'urto.
< Im-impossibile! > sebbene quasi cinque o sei metri lo distanziassero da Susan, essa si era mossa ed era arrivata a porgli il braccio sinistro, con le rispettive due lame affilate alla gola ed il destro, con il palmo della mano dolorosamente spinta verso il suo petto soffocandogli il respiro.
< Darc Deepgate...rispondimi...> il viso della ragazza era pericolosamente vicino al suo come quella mattina, ma se a scuola il volto di Susan aveva assunto un espressione curiosa e maliziosa, ora era pervaso da un ghigno quasi malefico e della dolcezza caratteristica dei suoi occhi traccia alcuna vi era rimasta <...quale potere il Sommo Dio ti ha conferito? Quale scheggia di potere sto dunque per privare all'Ordine? > .
Darc tentò di muovere le mani per cercare di afferrare il braccio della ragazza alla sua gola e spostarlo ma una presa ferrea gli bloccava il respiro ed i movimenti, dunque le braccia ricadero lungo i fianchi mentre un rivolo appena di sangue cominciava ad uscire debolmente dal collo, tinteggiando la lama dell'artiglio di rosso e gocciolandogli sulla divisa nera < Hurgh...>, la ragazza sembrava comunque quasi avvilita dalla sua debolezza e, soffiando su una ciocca di capelli castani scesi davanti alla sua fronte pronunciò delle parole tropo terrificanti e spaventose per essere pronunciate da una ragazza così bella < Non ha importanza, preparati a morire ed andare di fronte al tuo Padrone: Death Penality!!! > chiuse gli occhi dunque il ragazzo pur di non assistere alla sua dolorosa morte ma non appena sentì le lame dell'artiglio, ora vagamente scintillanti, calcare sulla sua carne, un disgustoso odore di decomposizione permeò l'aria facendogli venire un conato di vomito assurdo e quasi per miracoloso, si sentì scivolare all'indietro mentre perdeva i sensi e il suo collo, sanguinante si spostava incredibilmente dalla portata della lama, ed osservando al rallentatore il proprio corpo che si allontanava dall'attacco mortale perse i sensi, l'ombra di un sorriso tirato gli si dipinse in volto.

Un nuovo dolore questa volta lo colse, facendogli recuperare immediatamente i sensi non appena le sue reni si schiantarono contro il suolo duro e appiccicoso ed una imprecazione scaturita dalla bocca della ragazza fu la prima cosa che udì, seguita immediatamente dopo dall'odore nauseabondo avvertito poco prima < Maledetta cagna...> dolorosamente riuscì a proferire quelle parole ma si accorse che la ragazza non sembrava più interessata a lui, bensì ad un ombra nera appollaiata sulla cima di un albero poco distante, un ombra a lui immediatamente riconoscibile < Gray! > il volto scarno e rugoso celato sotto il cupo cappuccio gli era stato subito e terribilmente familiare e d'un tratto, assieme al dolore proveniente dalle sue mani, i ricordi della notte precedente si accavallarono nella sua mente, facendogli ricordare ogni cosa: la chiesa, la stanza triangolare, Feitan e le sue saette, le sue ali ma sopratutto la morte del terzo individuo a causa di inspiegabili buchi neri da lui evocati, furono il motivo per cui una furia cieca mista a dolore si impossessarono di lui.
Scattò dunque in piedi sentendo però il terreno sotto il suo peso cedere in modo strano non aveva mai udito la voce dello scagnozzo di Feitan, ma essa era raccapricciante e stridula come se avesse le corde vocali malandate e corrose, ma il volto dell'uomo era ben visibile sotto il cappuccio grazie alla formidabile vista ora ancor più accentuata e inequivocabilmente esso sorrideva maligno, scoprendo denti marci, di una colorazione giallastra vagamente familiare < Merda! > in effetti ora che ci aveva fatto caso, l'albero su qui si era schiantato non esisteva più al suo posto, vi esisteva una vaga nuvoletta giallognola che aleggiava sul terreno corrodendo esso, le sue mani dato che mi era appoggiato per rialzarsi che ora esibivano vaghe pustole suppurative di sangue e pus e le sue scarpe, sfrigolanti e mezze bucherellate. Un lieve balzo eseguito dolorosamente lo portò quasi affianco a Susan che con frenesia si mordeva il labbro inferiore da cui una gocciolina di sangue faceva capolino, gli artigli che armeggiava posti a X davanti al petto e rilucevano di un inspiegabile luce azzurrognola, che viaggiava lungo tutto il filo delle lame. Dietro di loro dove una volta c'era l'albero solo una pozza di materiali organici in disfacimento, bolle probabilmente causate dall'evaporazione della terra e della sabbia risalivano verso il terreno, tralicci bruciati delle radici che si ergevano come arti distrutti, verso il cielo.
< Avevo avuto ordine di inseguire e catturare l'Angelo Caduto Darc DeepGate, ma a quanto pare ha una scorta abbastanza fastidiosa...> la voce dell'uomo era insopportabile, quasi stridente per il suo udito, stranamente sviluppato al momento ma non era quello il problema dato che la ragazza lo osservava con un misto di incredulità e sospetto e Gray aveva alzato la mano sinistra, dalla colorazione vagamente simile ad una pergamena vecchia, vene verdognole evidenti lungo la pelle rinsecchita dalle cui dita aperte in una sorta di artigli rapace, si alzava una nube verdognola e terrificante, attorno a cui la luce stessa sembrava distorcersi tale era il probabile tasso di acidità della foschia venefica che col passare dei secondi si espandeva fino al punto che ora aveva più o meno le dimensiondi un elefante <...il Sommo Padre Feitan sarà contento quando scoprirà che assieme alla Cattura del fuggitivo, ho estirpato anche una delle poche Nemesi rimanenti > l'attenzione di Susan e Darc era completamente incentrata sulla figura del vecchio, decrepita sicuramente ma da cui si alzava un atmosfera di malignità pari forse a quella di Lord Voldemort.
< Susan ti aiuto io...poi però mi devi spiegare intesi? > chiudendo dolorosamente le mani a pugno e notando con disgusto che le piaghe esplodevano avvolgendo le sue carni con pus misto a sangue che scivolava verso l'orlo della camicia della divisa, lo stupido e vanitoso pensiero che avrebbe dovuto fare la manicure attraversò la sua mente ma se voleva osservare la reazione della ragazza, ebbe a malapena modo di notare che essa non era più al suo fianco ed anzi, la pianta su cui Gray era appollaiato aveva appena subito un netto cambiamento: il possente tronco era stato letteralmente tranciato e ciò che restava del fusto stava crollando rovinosamente verso terra la punta dell'albero abbattuta al suolo con un fragore sordo ma a malapena era riuscito a coprire il vago rumore acuto che aveva accompagnato l'incredibile spostamento di Susan, ora in piedi affianco al cadavere del pino, gli artigli che rilucevano una eterea luce ai suoi fianchi, le braccia ben distese come a sottolineare il fatto che aveva appena tranciato lei stessa quel possente albero < Angelo Caduto Darc DeepGate da quel che ho capito dicevo il vero...non eri al corrente di nulla...> essendo lei di spalle poteva solo udire la sua voce vagamente preoccupata e carica di tensione, la sua figura che si ergeva quasi maestosamente nonostante fosse aggraziata, formosa e alta poco più di un metro e sessanta, una figura la cui coda di cavallo sbattacchiava sulla schiena perfettamente diritta, che dunque di maestoso ed imponente non aveva praticamente nulla ma quella figura trasudava autorità al punto che perfino l'arroganza di Darc si era spenta al confronto un po' come si sarebbe spenta la vita di Pinky Winky contro Bear Grylls < ...ma se vuoi essermi d'aiuto in questa battaglia trasformati, o scappa altrimenti morirai > una gran bella fiducia nei confronti delle sue abilità da rissaiolo < E te Gray, infido esponente del Sommo! > l'armato braccio sinistro si era spostato in direzione del vecchio inginocchiato a terra dalla cui manii continuava ad espandersi quella nube verde sicuramente tossica che ora si alzava per almeno due metri da terra e si allungava per almeno dieci < Sono il braccio sinistro della Nemesi, colei che detiene lo strumento diabolico denominato Palmo di Adonai e che questa sera ti sottoporrà al giudizio Divino! > con un ennesimo fragore ed una distorsione del suono maggiore a quelle precedenti a ragazza scomparve nel nulla lasciandosi dietro solo il vago alone celeste delle lame, nel momento stesso in cui la nube tossica si staccò dalla mano rachitica del loro nemico dividendosi in numerosi frammenti che odoravano di acido e decomposizione, alcuni frammenti rivolti verso Darc stesso che era rimasto con i pugni stretti ai fianchi, un espressione sbalordita dipinta in volto mentre osservava l'avanzare lento degli aloni di acido verde dirigersi verso di lui, la figura di Susan dispersa chissà dove mentre letali, ammassi verdi si lasciavano dietro erba e terra bruciata come se fossero i figli di Attila Flagello Di Dio, un erba che crepitava lieve mentre si scioglieva e presto Darc avrebbe fatto la fine dell'erba stessa se non si sarebbe fatto venire in mente qualcosa!!!

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Capitolo 3
*** Deadly Alliance ***


Mi è stato fatto notare che i capitoli precedenti erano un poco lunghetti, ho cercato di accorciare quindi tutta la pappardella...oltre a ciò, lo so, il titolo è una mezza schifezza ma non sapevo che altro mettere XD ______________________________________________________________________________





Il caldo pomeridiano stava ormai andando a scomparire, lasciando il posto alla tipica frescura delle ore serali ed assieme alla venuta della sera, anche il Sole stava ormai andando a nascondersi dietro l'orizzonte, tingendo il cielo con sfumature scarlatte ed arancioni, dipingendo l'intera volta celesta come in un bagno di sangue, dello stesso sangue che gli colava dalle mani, dalla pelle spaccata a causa dell'acido con cui erano entrate in contatto ma come se non bastasse, era quell'odioso odore misto a carne bruciata e decomposizione che gli faceva saltare in nervi: era vicino a vomitare e non poteva fare a mano di far passare il proprio sguardo stupito, da quel vecchio che quasi orgoglioso si stagliava sulla sommità di quella collinetta, affianco a lui il cadavere del pino tranciato poco prima da Susan, e a quelle nubi tossiche di un colore giallo malato, che lentamente si avvicinavano a lui bruciando l'erba che trovava sulla sua strada, lasciandosi dietro un alone giallo, l'erba moriva immediatamente non appena entrava in contatto con quella sostanza. Era paralizzato dal terrore. Era stato convinto fino a qualche secondo appena fa, di poter essere d'aiuto a Susan, la ragazza misteriosa che fino a quel mattino era stata solamente la sua compagna di classe fin troppo carina, ma mentre ora lei volteggiava e compieva pigri archi nell'aria serale, anche lei intenta a schivare i fiotti di acido che tentavano di colpirla, Darc rimaneva fermo, gli occhi smeraldini colmi di panico e le mani strette a pugno, con talmente tanta forza che l'epidermide già corrosa si spaccava ancor di più, sembrando ora quasi squamata tanto era rovinata. « Idiota! Scappa se non vuoi diventare una gelatina tutti i gusti+1 al gusto di pozzanghera! » ma che idiozie si metteva a dire ora Susan in quella situazione? Non aveva importanza, la voce familiare della ragazza aveva contribuito a riscuoterlo leggermente dalla paura che attanagliava le sue membra, e mentre il cricetino nel cranio iniziava a girare, mandò un occhiata veloce alla ragazza, la quale con i suoi artigli, il Palmo di Adonai li aveva chiamati, cercava di colpire Gray, il vecchio bastardo che aveva dato inizio a tutto questo. Gli artigli della ragazza lasciavano lungo la loro scia una misteriosa scia celeste, che baluginando dietro la propria traiettoria lasciava ad indicare lo spostamento quasi impercettibile che la ragazza colpiva tentando di colpire l'angelo, ma nonostante le braccia di Susan sembrassero solamente una scia sfocata tale era la velocità a cui si muoveva, non riusciva a colpire il vecchio creatore di acidi, probabilmente un ex spacciatore dato il suo attuale potere, anzi quest'ultimo sembrava quasi divertirsi a scansare i colpi della ragazza, che però non mostrava segni di stanchezza nonostante la folle velocità. « Ma certo...» la scia celeste che continuava a baluginare dietro le lunghe lame utilizzate dalla ragazza gli avevano fatto venire un idea; se fosse riuscito ad utilizzare il potere che aveva scatenato la sera prima nella chiesa forse avrebbe potuto fare qualcosa. Il criceto si era finalmente svegliato! Socchiude gli occhi smeraldini, ora colmi di una determinazione fine a se stessa, la determinazione nel sopravvivere e nel poter spaccare la faccia di quell'odioso vecchio, la voglia di tornare a casa e fare qualsiasi cosa, persino guardarsi la maratona di Hanna Montana piuttosto che morire in quell'assurdo modo. E quindi lo fece. Flesse le gambe, facendo leva sugli arti inferiori, infine facendo pressione sul suolo spiccò un salto. Normalmente un normale essere umano avrebbe potuto saltare in alto per al massimo un metro, ma non fu così, non appena il suo corpo di distaccò completamente da terra, iniziarono a formicolargli le mani ed i piedi, la schiena si fece pesante e per un attimo pensò di essere stato colpito dalla nube tossica, ma non appena riaprì gli occhi, si accorse di aver saltato per almeno otto metri, e di star ancora salendo nella sua ascesa, il corpo era finalmente diventato leggero, il formicolio era scomparso così come era arrivato ed il peso sulla schiena si era fatto quasi dolce e familiare, un nuovo rumore si poteva benissimo udire nella calma serale, un battito di ali, soave e piacevole all'udito e non appena si accorse di ciò, si guardò indietro: un paio d'ali completamente bianco oscurava quasi tutto lo spazio dietro di lui, gli arti piumati che si gonfiavano con l'aria serale, le piume che si sollevavano ed i tendini che si contraevano, quei muscoli appena nati forti e vigorosi che gli avevano permesso di sollevarsi a quell'altezza immensa, scansando così la nube tossica che aveva infine, concluso la propria avanzata quasi dissolvendosi nell'aria color rosso sangue del tramonto. Guardò in basso e notò che i due contendenti, Susan il braccio sinistro della nemesi – qualsiasi cosa significasse – e Gray il vecchio spacciatore, lo guardavano entrambi, il loro combattimento sospeso in modo tale che potevano guardarlo, la prima palesemente sorpresa mentre il velenoso individuo stranamente compiaciuto, neanche Darc si fosse messo a ballare Waka Waka completamente nudo, in quel caso, spera, le reazioni dei due avrebbero dovute essere invertite! « Oh no cazzo!!! » spalancò completamente le ali, arrestando la propria salita verso il cielo che ancora proseguiva « Sono tornato un colibrì!!! » fece per guardarsi le mani, avvolte da un quasi piacevole tepore e con sorpresa si accorse che non erano più in condizioni disastrose, le piaghe si erano asciugate e ritirate, solo traccie di pus erano ancora visibili sulla sua pelle, ora non più squamata ma rimarginata e perfetta. « Perfetto! » la voce del vecchio era possibilmente ancor più stridula di prima, simile allo stridio di due pezzi di acciaio, fastidiosa all'udito e che quasi gli faceva venire la pelle d'oca, ma mentre portava entrambe le mani al solito collare di pelle sul collo, che come sempre fungeva da antistress, quei primi istanti di paura scomparvero rapidi « Ora fai il bravo e vieni con me...» allungò la propria mano, la tela del mantello da lui indossata scese oltre il polso, rivelando una mano rachitica e quasi scheletrica che con il palmo aperto verso il cielo era un evidente invinto ad avvicinarsi a lui, le unghie mangiucchiate e rovinate, la pelle più simile ad un vecchio foglio di carta giallastro e chiazzata, quasi fosse venuta in contatto con qualche sostanza velenosa e corrosiva «...oppure la tua amica tra poco sembrerà un piatto cucinato a Cotto e Mangiato! » come a sottolineare le sue parole, dall'altra mano cominciò ad addensarsi una nuvola rossastra, d'una colorazione simile a quella del sangue, l'odore di marcio si fece ancora più intenso e pungente e Darc in quell'istante dovette controllare i conati di vomito, l'odore era nauseante nonostante l'altezza a cui stava fluttuando placido. La ragazza però non sembrava per nulla intimorita, anzi, le di lei gote pucciose si erano sollevate, le labbra sottili piegate in un sorriso quasi malvagio, la sua pelle candida e di una colorazione chiarissima baluginava tetra sotto la luce lattea e celeste che i suoi artigli ancora emanavano « Ma non farmi ridere! » Darc era quasi sicuro che mentre diceva quelle parole le sue mani si fossero portate ai capelli bruni a scostarli da davanti al volto, ma non ne avrebbe avuto fisicamente il tempo a meno che non avrebbe potuto muoversi ad una velocità pazzesca. Ed in effetti così fece. Nonostante la stazza non proprio atletica della ragazza, essa con un movimento fulmineo si mosse, bruciando i pochi metri che la separavano da Gray, che non potette far altro che assistere indifeso; Susan scomparve per un attimo lasciando dietro di se solamente un immagine sfocato, un immagine residuo, qualche istante dopo ricomparve, a svariati metri di distanza dal venefico vecchio, le braccia artigliate davanti a se e piegate a formare una croce, le tre lame che da ogni polso scaturivano – segno palese di una qualche imbragatura nascosta – mandavano riflessi scarlatti, il celeste di entrambe le mani nascosto ora parzialmente da alcune macchie di sangue « La sentenza è unanime!!! Hai perso! » d'un tratto il silenzio che venne dopo fu infranto da un urlo agghiacciante, il vecchio Gray e Darc potevano osservare ora uno spettacolo raccapricciante: la mano rachitica del vecchio, quella poc'anzi tesa a scagliare l'ennesima nube tossica, stava tracciando un arco nell'aria, lasciando dietro la propria traiettoria un disegno di sangue che schizzava dappertutto sporcando al già corrosa erba di quella zona di Central Park, infine dopo qualche attimo l'arto mozzato cadde a terra, con un tonfo sordo orribile mentre il sangue continuava a zampillare dal moncherino di Gray, che non aveva neanche avuto il tempo di stringersi il braccio ormai privo di mano. « AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!! » i denti marci dell'angelo si erano ora scoperti, rivelandosi in un ghigno selvaggio e colmo di dolore, gli occhi sbiaditi del vecchio incappucciato ora pieni di rabbia e dolore « Lurida stronza! » nonostante il dolore e la vecchiaia fese uno scatto assurdamente veloce, e con l'unica mano cercò di colpire Susan precedentemente di spalle dato l'attacco poco prima portato dalla Nemesi, ma quella si era già spostata con un ultimo scatto velocissimo, la sua figura che ora si stagliava quasi trionfale sul cadavere dell'albero tranciato all'inizio del combattimento, l'esile figura di Susan seduta sul tronco abbattuto e con la mano contro la guancia quasi stesse osservando un film alla TV, i denti bianchi e perfetti scoperti, in un sorriso beffardo « Sei veramente forte Gray...penso che se io non avessi ne gambe e braccia, ed io avessi l'intelligenza di un frullatore, lo scontro sarebbe quasi alla pari! » un soffio di vento soffiò sul di lei volto, facendogli leggermente arrossare le gote e scompigliandole i capelli, perfetti nonostante il combattimento. « Muori! » era stato Gray a parlare, con il braccio sano evocò una nuova nuvola di acido velenoso, nuvola giallastra che si separò dalla sua mano dirigendosi verso la ragazza, che sembrava fissare annoiata il nulla. « Non troppo in fretta vecchio! » Darc si era finalmente riscosso dalla sorpresa per le movenze straordinario dei due, e si era finalmente fatto forza per entrare a sua volta in azione, con i capelli corvini riflessi di rosso per le sue naturali sfumature ed il riflesso del tramonto, ormai morente scompigliati dal vento che si era alzato, un vento che sembrava voler purificare l'aria putrida del luogo e la sua figura, ancora in divisa sebbene ormai rovinata si stagliava nel cielo terso. Se aveva le ali era più che autorizzato ad utilizzarle no? « Attenzione! E' apparso un Muk selvatico! » Contrasse i muscoli delle piumate protuberanze, si diede la spinta verso il basso inclinando così il busto per potersi dirigere verso Gray, che aveva alzato la mano menomata evidentemente dimentico della sua recente mutilazione ma non ebbe probabilmente il tempo di accorgersi di quel suo errore, perché qualche secondo dopo, Darc era già arrivato davanti a lui, sferrandogli un pugno con tutta la sua potenza, il braccio ben disteso così da colpire il centro della fronte rugosa e giallastra del vecchio con le nocche, conscio della sua potenza fisica derivata da innumerevoli risse nei bar e per strada, ma ci fu qualcosa di strano che successe in quell'istante, il suo petto formicolò, un brivido che gli percorse il torso arrivando nel braccio da lui utilizzato per l'attacco e dal suo polso, si materializzò celere una lama d'oscurità, sottile ed appuntita, d'un nero quasi inquietante che si conficcò nel cranio di Gray, l'angelo venefico, procurandogli così la morte. No, non voleva uccidere ancora, l'angoscia e la disperazione per un attimo colmarono il suo spirito, i denti che in un attimo calarono sul labbro inferiore con talmente tanta forza che subito l'angolo della sua bocca iniziò a sanguinare, talmente era l'irritazione per ciò che stava compiendo che con tutta la sua forza d'animo cercò di ritrarre quell'arma di tenebra, scaturita chissà come dal suo stesso corpo, ma era ormai troppo tardi ed il corpo privo di vita dell'anziano angelo andò ad accasciarsi al suolo mentre una pozza di sangue andava ad espandersi sull'erba del prato. « Allora ci sai fare quando vuoi....» Susan era avvicinata velocemente e silenziosamente, grazie probabilmente alla sua abilità ancora occulta, la fronte spaziosa di lei imperlata appena da uno strato leggero di sudore, unico lascito del combattimento, gli artigli però sembravano scomparsi così come li aveva evocati prima che tutto ciò accadesse, le bianche mai di lei che accarezzavano meccanicamente la coda di cavallo, riportandola sulla spalla sinistra «...e a quanto pare non solo sei dalla mia parte, ma disponi anche di un frammento pericoloso! » sembrava compiaciuta di tutto ciò, come se la morte di Gray fosse già stata rimossa dalla sua mente, ma se il suo sorriso dapprima divertito si stagliava sul bel volto di lei, in un attimo scomparve quando Darc, il volto dipinto in una maschera d'ira gli puntò verso il collo la lama d'oscurità che ancora si dipanava dal suo polso, una lama che era andava ad allungarsi sfiorando appena la pelle perfetta del collo di lei, esattamente sopra la clavicola « Susan...» la tristezza colmava il suo animo, non voleva uccidere, lo considerava immortale, da sempre aveva considerato la vita come una cosa bella, un dono quasi, e ora nell'arco di appena due giorni aveva ucciso due persone, persone che volevano fargli senza alcun dubbio del male, ma rimaneva il fatto che era diventato un omicida « Vuoi spiegarmi che cazzo succede? » il sangue caldo gli colava dal labbro inferiore, donandogli quasi l'aspetto di un ragazzo che ama la sua donna tutti i giorni del mese, ma non se ne curava affatto e con il braccio disteso e la lama d'ombra ancora materializzata fissava la ragazza, che ora esibiva un cipiglio non molto felice. « Semplice Darc Deepagate...sei un angelo, esattamente come lo era lui, sebbene non fosse evidentemente uno dei più forti e non avesse ancora rivelato il suo aspetto angelico...» gli occhi di entrambi, quelli smeraldini di Darc e quelli ambrati di Susan andarono in contemporanea ad osservare il cadavere di Gray, morto in una posa quasi composta, un taglio nel bel mezzo della fronte ed il braccio sinistro mozzato all'altezza del polso, i denti marci e giallastri scoperti come in un ultimo sorriso maligno, o un ghigno d'ira, il corpo magro e scheletrico del collaboratore di Feitan coperto dalla tunica fin troppo larga per le sue membra gracili «...ed il suo frammento non sembrava neanche tanto forte, pericoloso si, ma davvero lento! » la ragazza annuiva alle sue stesse parole, soddisfatta di ciò che diceva « E poi diciamocelo, niente è più veloce del palmo di Adonai, forse solo Feitan! » i due tornarono a guardarsi, lei sorridente e lui incazzato nero. « Non sai veramente nulla? » sembrava veramente sorpresa di questo « No! » il suo braccio armato di lama oscura si abbassò, l'arma d'ombra che scomparve sotto le luci di una Falce di Luna appena accennata nel cielo « Ieri sera sentivo come una voce che mi diceva di andare alla Cattedrale, questo Gray...Feitan l'omosessuale ed un altro tipo mi hanno preso e....boh, mi hanno fatto questo! » lentamente andrò a sfiorare le ali, ora tenute penzoloni dietro la schiena, l'estremità piumata che sfiorava l'erba corrosa dall'acido del vecchio « Allora vorrà dire che ti spiegherò io...» la ragazza gli porse la mano, in un gesto amichevole, mentre il sorriso tornava a stagliarsi sul suo volto «...se sei disposto a venire con me, posso farti spiegare cosa siamo noi, le Nemesi e cosa sono i frammenti, cosa fa Feitan...tutto » aveva inclinato di lato il capo, assumendo un espressione davvero graziosa, la chioma bruna che incorniciava il di lei volto dai tratti rotondi e quasi infantili ancora, ma lineamenti belli, il suo corpo slanciato seppur non atletico in quel momento sembrava a Darc perfetto, i forse 160 cm della ragazza avvolti nella divisa, la gonna dell'uniforme che andava a sfiorarle le ginocchia, i seni piccoli ma sodi di lei, la pelle chiara... scrollò il capo, cercando di cacciare dalla mente quei pensieri oziosi: a che diavolo andava pensando in un momento simile?! « Se non mi farai del male allora ti seguirò! » strinse la mano della ragazza, con forza come a volersi accertare di quell'alleanza appena saldata. « Non ti preoccupare pasticcino...non ti farò del male, sei il tesoro più importante che abbiamo in questo momento! » era tornata ad essere la solita ragazza di sempre, maliziosa e disinvolta, come si comportava sempre quando erano a scuola. « Abbiamo? Pretendo spiegaz..!!! » con la stessa velocità con cui si era esibita nell'incontro appena concluso si era avvicinato a lui, posandosi l'indice della mano libera della stretta sulla bocca, impedendogli così di finire la frase « Andiamo da me, gli altri saranno già al corrente di quello che è successo! » annuendo e sciogliendo la presa delle mani, iniziò ad incamminarsi lentamente verso il lato Est di Central Park. « Uff! » Darc si passò la mano destra sul labbro insanguinato per pulirsi dal sangue, osservando per un attimo appena il cadavere di Gray, quasi più bello da morto che da vivo, entrambe le mani accarezzarono il collare di pelle sul collo, a sminuire lo stress « Ti muovi o no Deepagate!? » si voltò Susan, quasi arrabbiata neanche stesse perdendo tempo ad aspettare lui « Ma sei cieca o cosa?! » aprì lentamente le ali nella loro massima ampiezza mentre anche le braccia venivano aperte di late, quasi con fare stanco « Come pretendi che possa andare in giro conciato come uno fringuello obeso?! Mi fermerebbero subito! » le risa della ragazza, una risata di vero divertimento dopo tutte quelle sadiche udite quella sera infranse l'atmosfera serale mentre ella si voltava, riprendendo a camminare. Proprio mentre la ragazza superava una collinetta lieve, le ali dietro la schiena di Darc scomparvero, lasciando spazio solo a due enormi squarci nella divisa, la pelle nuda della schiena muscolosa ben visibile « Oh perfetto! Lancerò una nuova moda! ». Partiva dunque all'inseguimento della ragazza, con il presentimento che sarebbe stata una serata davvero lunga!!!

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