Il Giallo piange o della Conclusione II (Reborn_ La Vendetta)

di Zest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Otto anni dopo ***
Capitolo 3: *** Riunione e Cioccolata ***
Capitolo 4: *** Si Incomincia ***
Capitolo 5: *** Confessioni e Preparativi: la Calma ***
Capitolo 6: *** Lotta al Manor ***
Capitolo 7: *** Dolore ***
Capitolo 8: *** Inizio ***
Capitolo 9: *** Ritorno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

La porta tremò, poi esplose.

La famiglia spaventata tentò di fuggire, ma venne circondata in pochi minuti.

Un uomo incappucciato si avvicinò al nucleo famigliare, estrasse una pergamena e cominciò a leggere.

-          Famiglia Brown, siete stata riconosciuta come composta da elementi mezzosangue, dovrete rispondere del reato di usurpazione ed inquinamento della magia. Per queste accuse siete stati condannati alla morte per esecuzione immediata. Il tribunale di Wizeminagot.-

Gli altri uomini estrassero le bacchette pronti per l’esecuzione, il padre abbracciò tutti, cominciando a piangere.

Sapeva che sarebbero stati scoperti, non si poteva scappare da loro per molto tempo. I Ghermitori.

Incrociò lo sguardo spaventato di sua moglie, che abbozzò un sorriso stringendo al petto il figlio, lei sillabò un “ti amo” e chiuse gli occhi.

Ad un certo punto uno dei figuri incappucciati cadde a terra in preda alle convulsioni. Pochi minuti dopo si rialzò e… uccise il suo compagno che lì vicino lo guardava perplesso.

-       Zack, ma che fai? – una domanda piena di sconcerto, ci si aspetta di tutto in tempo di guerra, ma non che il tuo compagno ti si rivolti contro.

Nessuna risposta dall’uomo che continuò a massacrare i suoi stessi compagni. Furono costretti ad ucciderlo per fermarlo

-          Ma che cazzo sta succedendo? – domandò uno di loro spaventato

-          Se vuoi posso spiegartelo io – gli rispose una vocetta

Una figura piuttosto minuta occupava l’ingresso della casa.

-          E tu che cazzo sei? –

La figura si tolse il cappuccio facendo cadere una cascata  di capelli rossi.

-          Weasley – un ringhio, una constatazione, un altro cappuccio che cadeva

-          Parkinson – altro ringhio, altra constatazione poi l’insulto imbevuto di fiele

-          Vedo che continui a fare la puttana la soldo di chi è più potente, non sei cambiata da Hogwarts –

Ira che ribolle, mani che stringono bacchette, Pansy urla un incantesimo, vuole uccidere, Ginny schiva e scarta ed altri tre cappucci cadono a terra morti, ora sono solo loro due, e la famiglia terrorizzata è solo il contorno.

-          Abelard! –

Fumo grigiastro che avviluppa la rivale e Pansy cade a terra tremante

-          Lasciala cosciente, voglio che capisca… - si inginocchia la giovane Weasley, non più tanto innocente

-          Mi senti stronza? –

Annuisce la Serpeverde, annuisce perché lo spirito che è dentro di lei non le permette di fare altro

-          Bene, ora morirai per arresto cardiaco ed io ti guarderò morire perché mi devo proprio migliorare la giornata… capito Pansy? –

Le due donne si guardano con rabbia ceca, ma è la Weasley ad avere il controllo e questo fa la differenza rendendo inutile la rabbia della Serpeverde.

-          Procedi Abelard – è un ordine di morte quello che esce dalla bocca rossa della donna.

Osserva con attenzione la sua nemica, osserva la vita abbandonarla, mentre lo spirito che le obbedisce stringe i suoi legacci attorno al cuore.

Pochi minuti dopo si rialza e si rivolge alla famiglia

-          Tra poco passerà un furgone, salite sopra, vi porterà in un rifugio sicuro, non uscite di qui per nessun motivo, chiaro? –

Annuiscono, perché sono ancora vivi, annuiscono perché in fondo il salvatore fa quasi più paura dell’aggressore. Non è l’aspetto ad intimorire, ma la freddezza nei confronti della morte.

Ginny annuisce. Sa che hanno capito.

Si alza ed esce.

Ha ancora tre famiglie da salvare.

 

Piccolo angolo dell’autrice…

Ehi! Sono tornata come previsto J

Gentile pubblico il prologo vi è piaciuto? È stato disturbante e non si capisce niente???

BENE!!! Era a quello che volevo arrivare… se ci vorranno un paio di capitoli a capire che cispa sta accadendo, non vi preoccupate: tutto sotto controllo gente! Se la confusione perdurerà per più di tre capitoli… sono io che ho perso la lotta contro la pazzia! XD

Scherzo… (o forse no? o.0?) come continuo a ripetere potete (dovete) contattarmi suu facebook qui! :)

Recensite numerosi, mi raccomando!

Zest


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Capitolo 2
*** Otto anni dopo ***


OTTO ANNI DOPO

Cambiano casa ogni volta, forse non ne hanno nemmeno una.
Sono una spina nel fianco, sono i principali nemici dei Ghermitori  e dei Mangiamorte.
Gli Ultimi, li chiamano.
Anche se i loro nomi sono quasi tutti noti.
Erano stati sottovalutati, certo, anni prima. Nessuno poteva prevedere che si sarebbero evoluti così, che avrebbero accettato di distorcersi a tal punto.
Perché nessuno avrebbe potuto immaginare che, infondo, i buoni sono più cattivi dei cattivi.
Perché a forza di essere corretti, di essere attenti a non sgarrare, di essere rispettosi e coraggiosi, viene voglia di fare un dispetto, di rompere le regole. Di fare male, ma sul serio.
Nessuno meglio dei buoni conosce il male.
Qualche anno prima erano riusciti ad impedire a Voldemort di varcare la soglia, riuscendo a strappare per il loro mondo altri sette anni, ma ora il tempo stava per scadere e del Signore Oscuro nemmeno l’ombra.
Ryghen si dibatteva a Ninegard, ma non era più un problema, non per ora almeno.
Effettuavano un logorio continuo, nessuno sapeva quando avrebbero attaccato, ma quando lo facevano di rado fallivano.
I mezzosangue e i babbani avevano paura di uscire, ma i Mangiamorte temevano per la loro vita perfino nei loro letti.
Erano un costante stillicidio. Troppo pochi per rovesciare la situazione, ma a sufficienza per continuare a ricordare al mondo intero che la memoria non era morta.
Otto anni erano passati, anno più anno meno, dalla morte di Hogwarts.
Del manipolo che Abel aveva condotto via dalla Gran Bretagna, erano rimasti loro. Gli Ultimi.
Spietati e sanguinari.
Quelli che una volta venivano detti la nuova generazione, ora erano temuti dalle nuove. C’erano storie su di loro.
Erano loro i famosi ora.
Del prescelto… solo leggende, ma nessuna speranza.

***

Harry sospirò, scompigliandosi i capelli, la cicatrice sul braccio si tese fino ad assomigliare ad una freccia affusolata.
-    Credi che manchi molto?- una voce lo riscosse dei suoi pensieri, si voltò e vide Ron che entrava nella tenda tenendo in mano una lepre, la loro cena.
-    Naah, non penso. È stato abbastanza chiaro, dovrebbe essere qui da qualche parte…-
Si guardarono negli occhi, un solo pensiero in mente.
-    Se…-
-    Non… non dirlo Ron, per favore-
La voce si spezzò di fronte al ricordo.
Lei.
Non passava un giorno che non veniva ricordata, perché non ci si capacitava e perché il cuore umano era sempre stato suscettibile ad una terribile malattia: la speranza.
Ron abbassò lo sguardo, in otto anni tutto era cambiato, loro erano cambiati. Nuove cicatrici si erano aggiunte a quella che condannò Harry, sia fisiche che… del cuore.
Però ora erano giunti al termine, ancora un Horcrux e poi… non lo sapevano ancora, vivevano alla giornata.
Harry estrasse un frammento di specchio dal suo zaino
-    Che ore sono?-
Ron guardò l’orologio, aggeggio babbano molto utile, lo usava sempre Her… scosse la testa
-    Le tre meno un quarto, è quasi ora- Harry annuì
-    Bene-
Uno sfrigolio e nel frammento comparve una figura
-    Ciao, allora? Le ricerche hanno dato i loro frutti?-
Abel annuì, ma è un Abel stanco, invecchiato quello che si presenta nel frammento.
Ron si incupì, la guerra li sta mangiando da dentro.
-    Sì, e non sono buone notizie… è il diadema di Priscilla- spiegò il loro ex professore
-    E dove sta il problema?-
-    È a Hogwarts-
Quel nome, entrambi gli uomini sobbalzarono. In mente hanno ancora il dolore per la notizia.
Hogwarts è morta, Hogwarts non accetta più nessuno e con lei è sparita anche...
Harry si concentrò per trovare una soluzione e distrarsi da quei pensieri.
È cambiato il ragazzo, si è fatto uomo, le perdite lo hanno plasmato e rafforzato, l’hanno indurito, nel fisico e nell’anima. La sua mente si è fatta più acuta e meno compassionevole. Non porta più appuntato al petto il suo cuore, non più.
-    Come possiamo fare? Lì dentro non si entra- domandò preoccupato il rosso
-    Ci stiamo lavorando, Cassandra sta consultando gli altri in Israele. Vi forniremo notizie appena possiamo, verrà lei da voi-
La comunicazione si chiuse con un ronzio.
Ron sospirò
-    Nient’altro da fare che aspettare- Harry  annuì
-    Già-
Il rosso si stese sulla brandina chiudendo gli occhi, ha imparato che è meglio sfruttare tutte le ore di sonno possibili, non si possono permettere di essere stanchi.
Harry chiuse gli occhi in preda ai ricordi.
Detestava le attese, lo costringevano a pensare… e a ricordare...
Aveva Ginny di fronte a lui
-    Tu te ne vai con loro!!!- aveva urlato in preda alla disperazione
-    Non ci pensare nemmeno, io rimango qui! Ma ti è dato di volta il cervello?- urlò di rimando Ginevra irata
Discutevano già da molte ore, ma nessuno dei due dava cenni di resa.
-    Io non mi nascondo, io non fuggo! Te lo cacci in quella cazzo di testa?!? Che tu lo voglia o no! Mi sono spiegata bene?- ringhiò la rossa
-    Tu non capisci!-
-    Io non capisco?!? Vai a farti fottere eroe dei miei stivali! Siamo in guerra idiota!-
-    Appunto! Perché pensi che mi preoccupi tanto? Io non voglio perderti stupida!- le sputò addosso Harry.
Ginny boccheggiò, non trovando le parole, poi l’ira ebbe il sopravvento
-    Io ti amo Harry, ma ciò non mi impedirà di combattere, dovessi farlo anche da sola- sussurrò, la testa china, i capelli rossi, i suoi bei capelli, che le coprivano parzialmente la faccia
-    Forse allora non mi ami a sufficienza- replicò duro il moro
Ginny lo guardò, per la prima volta lo osservò davvero.
E vide, vide Harry James Potter, e ne ebbe compassione.
Perché sarebbe cresciuto, prima o poi, ma non sarebbe più stato il suo Harry, perché la realtà, lo sapeva, lo avrebbe strappato a quell’amore, a quel codice a cui ora tanto testardamente si aggrappava.
Ma tutto questo Harry non poteva saperlo.
Sospirò tremula e decise lei per lui.
-    Forse allora è meglio finirla ancora prima di cominciarla… ognuno per la sua strada Harry - sussurrò dandogli le spalle ed accostandosi alla porta, una volta aperta si bloccò sull’uscio, le ultime parole da dire, l’ultima occasione per lui di fermarla
-    Solo… vedi di non morire, io…-  ma non ce la fece e la frase si bloccò a mezz’aria, prima di venir tagliata dal rumore della porta.
Harry si ritrovò solo.
Da allora erano passati sei anni ed ora erano tre anni che non la vedeva, da quando erano partiti per la ricerca dell’ennesimo Horcrux.
Uno sfarfallio azzurrognolo lo distolse dai suoi pensieri
-    Cassandra, ciao, allora? Illuminaci- la voce profonda di Ron invitò la donna a parlare.
Era rimasta la stessa di otto anni prima. Dopo quell’imponente incantesimo, Cassandra era caduta in un coma magico dal quale non riuscì più a svegliarsi. Quella che ora fluttuava davanti a Harry era una sua proiezione astrale. La donna era diventata la nona custode di Ninegard, il suo corpo riposava nelle segrete della città in una teca di cristallo immerso in un liquido particolare, insieme agli altri custodi.
-    Non sono notizie buone, quello che so è che non potete assolutamente entrare ad… lì dentro, non sappiamo contrastare l’incantesimo lanciato- sospirò frustrata la donna, poi continuò
-    E nemmeno i miei colleghi hanno la più pallida idea di come fare, anche perché sinceramente, non abbiamo voglia di tentare di far entrare diverse specie attraverso le sue porte per vedere se le fa a pezzi oppure no-
Ron incrociò le braccia
-    Mi pare logico, e allora?-
-    E allora siamo in stallo!!! L’incontro per un aggiornamento è fissato fra tre giorni, il bastardo si sta muovendo, c’è stato un avvistamento in Romania…- rispose cupa Cassandra
Harry annuì alzandosi e cominciando ad impacchettare tutto
-    Dove?- si informò Ron
-    Chester, casa sicura, usate la bussola una volta arrivati in città- gli spiegò la proiezione
-    Perfetto, ci vediamo- chiuse la discussione il rosso alzandosi a sua volta e raggiungendo Harry
Fuori il tempo incupiva. Minacciava pioggia.

***

Ginny sollevò lo sguardo trattenendo un moto di disappunto. Odiava la pioggia.
Veloce si affrettò a dirigersi verso l’albergo dove si erano sistemate lei e Luna.
Imprecando entrò nell’atrio, non era riuscita ad arrivare in tempo, ormai era già zuppa. Di pessimo umore salutò il portinaio e si fiondò in camera.
-    Ciao… oh cielo! Ti ha beccata in pieno!!!- sorrise la bionda vedendola
-    Già! Porca miseria! E dire che ho corso…- sbottò la rossa cominciando a togliersi i vestiti e continuando a borbottare imprecazioni a mezza bocca.
Luna ridacchiò divertita
-    Ti diverte?- domandò seccata Ginny, saltellando su un piede solo, le All-Star non erano decisamente le scarpe più adatte per un acquazzone.
-    Molto a dire la verità… sei irritata solo per la pioggia o per altro?- Ginny non fece in tempo a rispondere che la figura di Cassandra si materializzò nella loro camera e si introdusse nella conversazione
-    Salve ragazze, abbiamo una riunione a Chester, casa sicura tra tre giorni, una volta arrivate in città…-
-    Lo… sappiamo… usiamo la bussola!- la interruppe seccata Ginny
-    Me lo hai appena detto- ringhiò poi la rossa gettando a terra la maglietta bagnata e cominciando a slacciarsi i jeans fradici, Cassandra la guardò storta e sparì
-    È per questo allora che sei seccata… perché poi…- si sorprese Luna
-    Già… Chissà perché?- domandò ad alta voce Ginny trasudando sarcasmo ed entrando in bagno
-    È per Harry?- indagò ad alta voce la bionda
-    Chi? Quello stronzo che pensa sempre a sé stesso e a quanto sia eroe e si dimentica degli altri? Mister faccio tutto io?- la voce di Ginevra giunse irata ed amareggiata dall’altra parte della porta
Luna scosse la testa affranta, mentre la voce di Ginny tornava a risuonare da dietro al porta
-    E tu fuori di qui!-
Un Van Helsing piuttosto frastornato si materializzò di fianco a Luna, che lo guardò comprensiva
-    È sempre difficile avere a che fare con lei…- sbottò la vecchia anima
-    Dai, che vi volete bene…- ribatté la bionda
-    Sì, ma non al punto da farmi vedere nuda!!!- intervenne Ginny sovrastando il rumore della doccia
Luna ridacchiò di nuovo, poi aggiunse
-    Io vado a mangiare… ci vediamo tra un’ora-
-    Ok, stai attenta, mi raccomando- la salutò Ginny
-    Abelard, vai con lei- ordinò poi la rossa
-    Sicura?- domandò Luna dubbiosa guardando perplessa VanHelsing
-    Riesci ad allontanarti così tanto da lui?-
Ginny mugugnò un assenso aprendo la porta del bagno avvolta in un asciugamano enorme
-    Sì, così poi so dove sei e tu sai dove sono… e qualsiasi cosa succede Abe sarà una sorta di telefono-
-    Ok- assentì Luna alzando le spalle ed avviandosi verso la porta
Abelard mugugnò offeso qualcosa sul rispetto dei giovani e sul nomignolo affibbiatogli dalla rossa, ma seguì docile la bionda uscendo dall’appartamento.
Una volta sola Ginny crollò stesa sul letto.
Quel bastardo aveva ricominciato a muoversi… d'altronde i sette anni di bonus erano finiti da sei mesi buoni, aveva aspettato anche troppo, le loro spie all’interno dei Mangiamorte erano sempre tornate con deboli informazioni… ora era tutto confermato.
Strinse i pugni. Quella volta l’avrebbero preso e lei gli avrebbe fatto molto male.
Si alzò sbuffando con l’intenzione di rivestirsi ma qualcosa attirò la sua attenzione: perché una parete della stanza ondeggiava?
Si gettò a prendere la sua bacchetta e fulminea lanciò un incantesimo di difesa.  Un secondo dopo la parete esplodeva rivelando sette Mangiamorte a cavallo delle loro scope che ghignavano.
-    Luridi stronzi bastardi- ringhiò la ragazza
-    Abbiamo interrotto qualcosa?- la schernì uno
-    Sì, brutto pezzente… la mia ora di relax ed ora sono proprio incazzata!- gli rispose la rossa lanciandogli contro un anatema che uccide e beccandolo in pieno, quello crollò dalla sua scopa, si schiantò contro il marciapiede in un rumore secco e rimase a terra in posizione scomposta.
Ci fu un attimo di silenzio poi si scatenò la battaglia. Ginny infuriava secca e fredda, senza pietà scartava e schivava, mentre precisa come la morte abbatteva un altro Mangiamorte.
Non ci volle molto che una nuvola grigiastra ne strangolasse un altro e che un lupo dalle fauci insanguinate non piombasse dentro a quel putiferio.
Luna veloce si ritrasformò in umana e senza batter ciglio lanciò un incantesimo,  subito dopo le scope smisero di volare.
-    Ora finalmente riuscirò a prendervi bene… avete smesso di volare come mosche- ghignò la rossa, mentre un altro Mangiamorte crollava in preda ad un attacco cardiaco.
La bionda si ritrasformò in lupo, mantenendo però alcuni tratti umani e con i suoi artigli straziò un altro dei suoi avversari.
Ginny ne mandò all’altro mondo un altro, mentre un secondo veniva straziato da un Sectumsempra e crollava a terra finendo per morire dissanguato.
Ne era rimasto solo uno, feroce Ginny lo legò con un Incarceramus e gli strappò la maschera. Sgranò gli occhi.
Il portiere.
Ringhiò un’imprecazione
-    Come cazzo hai fatto a capire che ero una strega e che ero contro a quello stronzo che servi?-
-    Ha- hai detto porco Merlino e…-
Ginny strinse gli occhi, mentre poco lontano una tranquillissima Luna si infilava un paio di mutande e si metteva alla ricerca di un reggiseno.
-    Continua stronzo-
-    E non riuscirete mai a fermare il mio Signore, meno che mai tu, lurida puttana mezzosangue-
-    Sono purosangue, stronzo, e spero tanto che il tuo beneamato Signore si fotta, detto questo, Avada Kedavra- fu la replica sanguigna della rossa
Luna la guardò un attimo
-    Stai diventando sboccata, lo sai?- Ginny le scoccò un’occhiataccia
-    Avevo pagato per sta cazzo di stanza e per un po’ di privacy… e guarda come si sono comportati!- replicò la rossa
La ex-Corvonero roteò gli occhi al cielo
-    Vorrà dire che non usufruiremo più dei servigi della catena alberghiera…- si sporse un attimo dal buco che c’era nella parete per guardare l’insegna luminosa, poi si rivolse a Ginny concludendo
-    L’Airone… contenta?- la rossa trattenne una risata
-    Scema… hai capito quello che intendevo-
Ginny e Luna finirono di impacchettare la loro roba e la cacciarono dentro a dei borselli incantati. Molta roba in poco spazio, che cosa meravigliosa la magia!
Quando uscirono dalla stanza la bionda si premunì di chiudere la porta dietro di sé e appoggiò le chiavi sul bancone. Una volta usciti dal complesso, Ginny si voltò a guardare l’hotel, puntò la bacchetta e mormorò
-    Incendio-
Fu un attimo e l’intera struttura prese fuoco.
Luna la guardò con riprovazione
-    C’è della gente dentro-
-    Era una fonte di guadagno per i Mangiamorte… ogni danno a loro è un nostro vantaggio. Muoviti, dobbiamo andare, abbiamo poco tempo- replicò a quel rimprovero la rossa stringendo le spalle ed  incominciando ad allontanarsi lungo un marciapiede
Pochi secondi ed anche Luna la seguì.
In lontananza si cominciarono a sentire le sirene dei Vigili del Fuoco.



Piccolo angolo dell’autrice…

Saaaaalve! Vedete, puntuale sono! (miiiiiracoloooo!!!)

Ora sotto con i ringraziementi!

Per aver recensito:  Animaga Lupetta, Chanel483 e aras95

Ringrazio per aver deciso di seguire la fanfiction:

Anime_Love, aras95, BLUFLAME, Chanel483, cino nero, Enif, giulia malfoy, Hydra_94, Jack and Carly love, kimala, LaSabriii, Rospolo, saracharly, tykisgirl e yukii96! (già così tanti!!! :3)

Ci sono già delle persone che hanno deciso di mettere la storia tra le loro preferite, e quindi vi ringrazio molto per la fiducia: Animaga Lupetta e little_dreamer_95

Piccola parentesi per quanto riguarda “Il Giallo piange o della Conclusione ringrazio quelle persone che dopo averla letta tutta l’hanno messa tra i preferiti, non sapete quanto mi faccia felice (qua riporto solo alcuni nomi!)

_nana_, blue eyes 97, medea_, Hydra_94, Chanel483, only_a_shadow, Tutti gli zeri del mondo, Bellatrix89, Selene8796, Josy007, Rospolo, Wald_Aryaecc. ecc…

E quelli che hanno recensito il capitolo finale!

 Tutti gli zeri del mondo, Chanel483, aladoni, ladyathena e BLUFLAME.

Penso di aver detto tutto…

Ah, no! dimenticavo!!!

Sto scrivendo delle oneshot sui miei personaggi… Andrea e compagnia bella… se avete una curiosità su di loro, se vi garba particolarmente un personaggio… beh! Non dovete fare altro che chiedere qui quello che volete!

Per ora sono stati pubblicati…

La Fine: Come Tutto Iniziò (è su Andrea e Cassandra)

e

Ricordi (missing momenti su Gil)

Bon! Ho detto tutto!!!

Ci vediamo il 3 aprile perché se no dovrei ritardare di TRE settimane l’aggiornamento e non credo che molti qui sarebbero felici…

Un saluto ai miei lettori (e recensori, soprattutto a loro…)

Zest


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Capitolo 3
*** Riunione e Cioccolata ***


RIUNIONE E CIOCCOLATA

Neville si strofinò la faccia impaziente, avrebbe dovuto essere lì a momenti.
Lanciò un’occhiata concentrata alla bussola che aveva in mano, l’aggeggio lo rendeva capace di districarsi velocemente tra le vie. Procedeva a larghe e veloci falcate, l’uomo, il mantello svolazzava dietro seguendo i suoi movimenti.
Con il cappuccio ben calato sulla testa si dirigeva verso il luogo sicuro.
Doveva fare in fretta, Chester non era una città di maghi, qualche babbano poteva accorgersi di lui…
Un improvviso rumore lo fece trasalire e rapido trasfigurò i suoi vestiti da mago in babbani. Il rumore risultò essere un gruppo di ragazzine che, mezze ubriache, cominciarono a fare versetti in sua direzione.
Neville abbassò la testa nel tentativo di nascondere il rossore delle gote ed accelerò il passo, lanciandosi un incantesimo di disillusione addosso non appena voltato l’angolo.
Sospirò, non tremava di fronte ai Mangiamorte, ma davanti a delle ragazzine arrossiva come un’idiota! Sua nonna l’avrebbe sicuramente sgridato. Al nominare l’anziana donna una fitta di dolore gli percorse il cuore…
Era ormai un anno che l’aveva lasciato… non l’avrebbe più sgridato, non avrebbe più sentito la sua voce. Chiuse gli occhi in uno sforzo doloroso. Almeno era morta di morte naturale, si era spenta bofonchiando improperi rivolti al Signore Oscuro, perché non era morto prima di lei…
Sogghignò, la nonna… che tipetto…
La bussola brillò e poi sparì.
Si guardò intorno perplesso. C’erano due possibilità, o era arrivato o si stavano avvicinando dei Mangiamorte.
Uno scalpiccio catturò la sua attenzione, ma si rilassò subito dopo, era solo una delle ragazze di prima… solo che… ora sembrava sobria.
Fece appena in tempo a formulare quel pensiero che il suo incantesimo venne strappato e frantumato.
- Trovato…- ghignò la ragazza puntandogli addosso una bacchetta e prendendolo in giro
- È stato stupido da parte tua lanciare un incantesimo così di fretta…-
Gli scappò un’imprecazione e scansò un getto verde. Veloce estrasse la sua bacchetta e tentò di schiantare la ragazza che si protesse con un Protego.
Ci fu uno scambio di assalti e diversi getti rossi e verdi saettarono da entrambe le parti.
Neville si concentrò, stavano facendo troppo rumore, qualcuno avrebbe potuto accorgersi e se lei era un Mangiamorte potevano essercene altri in giro.
Veloce estrasse un vasetto di vetro dalla sua tasca e glielo lanciò contro, mancandola clamorosamente
- E quello ti pare un lancio? Sei pessimo, mi meraviglio che tu sia ancora vivo!- lo prese in giro la ragazza ridacchiano
Per tutta risposta il moro le puntò la bacchetta contro
- Aguimenti- sussurrò semplicemente, inondandola
La Mangiamorte boccheggiò esterrefatta
- Ma che cazzo stai facendo? Ti sembra il modo di batt- - venne interrotta da un viticcio verdino che aveva cominciato ad arrampicarsi su per la sua gamba
- Cosa…- borbottò recidendo il rampicante con un incantesimo
Dalla parte recisa crebbero due viticci che, più veloci del primo si lanciarono contro di lei.
In breve tempo venne avvolta completamente dalla pianta che rigogliosa si era sviluppata dal vasetto che Neville le aveva lanciato contro.
L’ex-Grifondoro si avvicinò alla Mangiamorte che lentamente cominciava a soffocare
- Con il vasetto non volevo di certo colpirti… e l’acqua era per lei, non per te, idiota. Questa è una varietà che ho sviluppato io, sai? È un ibrido del famoso Tranello del Diavolo, e no, inutile che ci provi, la luce magica non gli da fastidio, però strangola come il suo progenitore, divertiti. Quando sarai morta, assorbirà il tuo cadavere e poi morirà, la luce del sole lo polverizzerà e così nessuno saprà mai che fine hai fatto.- spiegò placido Neville poi concluse
- Ora metto un incantesimo qui intorno… tu vedrai le persone, loro non vedranno te e saranno spinte a girarti attorno, perché non voglio che nessun’altro si faccia male per causa tua. Buona serata, signorina-
Fece un mezzo inchino e dopo uno svolazzo di bacchetta, si allontanò nella notte, sordo agli urli della ragazza che in breve tempo cessarono coperte dall’incantesimo lanciato dall’uomo.
Pochi isolati dopo Neville sorrise, nel palmo della sua mano era appena ricomparsa con uno sfarfallio dorato la bussola, che decisa puntò in una direzione.
Avrebbe rivisto finalmente i suoi vecchi amici.

***
Chiuse la porta e sigillò ben bene la stanza, era meglio stare sul sicuro.
Sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Sarebbe stato doloroso, ne era certo, eppure non poteva arrendersi…
Infondo glielo aveva chiesto lei…
Si guardò l’anello che portava all’anulare sinistro, se lo tolse e con un gesto lo trasfigurò in una pietra, o per meglio dire, lo ritrasfigurò nella pietra che era stata.
Le parole impresse dalla magia erano ancora là, che lo tormentavano, che lo pungolavano, che lo sostenevano.
“Continua a lottare” gli aveva ordinato, chiesto, lo aveva pregato.
E poi quelle due parole che non avevano avuto il tempo di pronunciare…
“ti amo”
Era terribile. Era tutto troppo… dannatamente terribile.
Perché se ne era andata troppo presto, perché avrebbero avuto bisogno di più tempo, per maturare, per comprendersi appieno, per apprezzarsi, per mancarsi…
Gli occhi gli si fecero lucidi… si stropicciò le palpebre con una mano, scacciando quella pericolosa voglia.
Doveva andare, l’incontro sarebbe cominciato tra poco, avrebbe rivisto… tutti. Tutti quelli che gli ricordavano. Lei.
Terribile… quella riunione si prospettava dannatamente dolorosa, si ripeté, smaterializzandosi.

***
Entrò sbattendo la porta, mentre Abelard si fiondava a sua protezione.
- Metti giù quella cavolo di bacchetta Harry… c’è Abe con me, sveglione, non ti è sufficiente per capire che sono io?- ringhiò la rossa, per nulla turbata dalla bacchetta che il moro le puntava in mezzo agli occhi
Harry barcollò sotto quelle parole pronunciate con così tanta durezza
- Scusa, è stato un riflesso, sei entrata così bruscamente- borbottò
Ginny sbuffò alzando gli occhi al cielo, mentre entravano Luna e un lievemente affannato Neville.
- Ohi!!! Come stai?- Ron si precipitò dalla sorella, stritolandola in un abbraccio
- Ssssi, sto bene come puoi vedere… ora puoi smettere di attentare alla mia vita?- mugugnò la Ginny rossa in faccia
Neville ridacchiò alla scena, mentre al suo fianco Luna sorrideva di nascosto.
Harry diede un colpetto al braccio del suo ex-compagno di casa
- Neville, come stai? Tutto bene il viaggio fino a qui?-
Paciock annuì, per poi scurirsi in fretta
- Tutto bene Harry a parte per il fatto che ho incontrato una Mangiamorte a quattro isolati da qui, l’ho sistemata, ma temo che questa sarà una riunione più stringata del solito- spiegò in fretta
Harry annuì
- Lo faremo presente a Cassandra, magari può fare un giro di ronda- ipotizzò
Da una porta adiacente al salotto dove si trovavano tutti entrarono due figure portando con loro diverse tazze colorate
- Cioccolata per tutti!!!- trillò giuliva Andrea, sollevando in aria il vassoio di scatto e rischiando di rovesciare il contenuto di tutte le tazze
- Fai attenzione! Rischi di rovesciare tutto!- la ammonì rassegnato Chris sospirando
Il mannaro guardò la mezzo vampira precipitarsi a vedere se aveva fatto qualche danno, abbassando di scatto il povero vassoio. Andrea emise un verso di disappunto vedendo schizzi di cioccolata macchiare il candido cabarè, lo appoggiò sul tavolinetto e fulminea raccolse con un dito quel nettare bruno portandoselo alle labbra con la gioia di una bambina.
Chris la guardò fulminato, improvvisamente… non proprio in condizioni di connettere con il mondo esterno, per questo non si accorse di essere rimasto impalato a metà stanza, con una faccia da pesce lesso e con ancora in mano l’altro vassoio con il resto delle tazze.
- Che c’è?- la voce di una perplessa Andrea lo fece riscuotere
- N-niente- biascicò dandosi mentalmente dello stupido e posando il vassoio sul tavolinetto
Andrea fece spallucce… e Ginny si schiaffò una mano in faccia alla vista del siparietto biascicando a mezza voce un qualcosa di indistinto a metà via tra un “che spreco” ed un “idioti”.
Poco dopo arrivò un crucciato Draco seguito da un più che preoccupato Theo.
- Salve a tutti- salutò educato Nott
- Ciao- rispose cordiale Ron allungandogli una tazza di cioccolata
- Oh, grazie, mi serve proprio…- mormorò l’ex-Serpeverde allungando la mano verso la tazza
Luna intercettò con lo sguardo gli occhi del biondo
- ‘Sera Malfoy-
- Lovegood- rispose il biondo lasciandosi cadere su una poltrona
Ginny gli si accostò silenziosamente con in mano una tazza
- Non voglio quella roba marrone, Weasley- la fermò Draco, brusco
Ancor più bruscamente la rossa gli cacciò in mano la tazza. Non c’era cioccolata dentro, ma latte caldo.
- Rompiballe- sibilò la Weasley sghignazzando alla vista dello sguardo sorpreso del biondo
Andrea sorrise rincarando la dose
- Se vuoi il miele è in cucina… seconda anta a partire dal muro, ci vorrà ancora un po’ prima di essere tutti al completo-
Malfoy grugnì alzandosi ed avviandosi verso la stanza indicata
Chris si rivolse a Nott che tutto concentrato sorbiva la sua cioccolata
- Perché prima hai detto che ti serviva proprio una cioccolata calda?- l’uomo tardò un attimo prima di rispondere
- Perché ora il ministero pullula di dissennatori, che Merlino li maledica!- bofonchiò rabbrividendo
Ginny si corrucciò
- Perché diavolo mettere dissennatori al Ministero?- Nott sospirò
- Per rispondere a questa domanda dovremmo anticipare la riunione… è veramente una cosa grossa-
Ginny stava per replicare, ma venne stroncata da Luna
- Ok, per ora vediamo di rilassarci, prendendo questa assolutamente meravigliosa cioccolata calda e godendo della reciproca compagnia! Poi parleremo di lavoro- finì, ammonendo con lo sguardo Ginny che sbuffò di rimando
Pochi minuti dopo Draco ritornò nella sala mentre altre persone entravano nella casa
- Charlie! Daphne! Come state? Volete un po’ di cioccolata?- li accolse felice Andrea sfarfalleggiandogli incontro con in mano due belle tazze di cioccolata
I due sorrisero togliendosi le rispettive giacche imbottite
- Stiamo bene e sì, io gradirei una tazza di cioccolata calda, quel Botubero nel venire qui ha deciso che sarebbe stato meglio volare ad alta quota, così io mi sono congelata, Norberta si è presa un colpo a causa di un aereo di linea e lui è sfiancato, per aver mantenuto a lungo due incantesimi contemporaneamente, solo per far vedere che “lui sì che è un uomo”!- sbuffò Daphne in risposta, afferrando la tazza che Andrea le porgeva e scoccando un’occhiataccia a Charlie che ridacchiò
Giunta nella sala la donna salutò con calore Draco e Theo, poi si rivolse ai fratelli del suo fidanzato
- Ron, Ginny-
- Greengrass- rispose Ron
- Daphne- rimarcò decisa e quasi ad alta voce la sorella, fulminando con gli occhi il fratello, poi si rivolse alla bionda
- Sono contenta che tu stia bene, come va con il tuo apprendistato con i draghi?-
La ex-Serpeverde sorrise grata per quella delicatezza e sedendosi sulle gambe del fidanzato rispose
- Molto bene, Charlie è un ottimo maestro-
- Il migliore vorrai dire- si infilò nel discorso l’interpellato,per tutta risposta Daphne roteò gli occhi con fare palesemente insofferente ed aggiunse
- È un buon maestro tranne quando fa lo sbruffone…-
- Ehi!-
Chris ridacchiò, assolutamente immune allo sguardo da omicida che gli rivolse il Weasley. Charlie stava per ribattere per difendere il suo onore ma Andrea lo precedette schiaffandogli in faccia una tazza.
- Zitto e bevi, va là… che fai miglior figura!-
Charlie boccheggiò fintamente oltraggiato
- Non c’è più rispetto, qui c’è una coalizione contro il sottoscritto!!!- per tutta risposta buona parte delle persone presenti scoppiarono a ridere, fratelli compresi.
Senza il minimo appoggio, il Weasley si dedicò alla sua cioccolata, almeno quella non lo prendeva in giro…
Daphne sorrise e gli schioccò un bel bacio sulla guancia, a quel gesto gli occhi del rosso brillarono di felicità
- Mmmh, forse posso perdonarti…- bofonchiò allora l’uomo a mezza voce facendosi sentire solo alla diretta interessata, che allargò il sorriso di rimando.
- Oh, sono sicura che farai uno sforzo, anche perché sta notte ci aspetta una doppia…- ribatté impertinente la giovane donna ghignando di rimando
Charlie deglutì a vuoto
- Tu vuoi farmi morire, vero? Dannata Serpeverde- la voce del rosso era velata di eccitazione
- Frena i bollori… hai ancora davanti quattro ore di riunione, non vorrai scoppiare?- lo prese in giro Daphne
- Mi prendi in giro? È colpa tua! Mi fai questo… tu e le tue insinuazioni…-
- Insinuazioni? Le mie erano promesse… ed ora se non ti dispiace andrei a prendermi un’altra cioccolata…- la donna fece per alzarsi, ma una presa salda la trattenne in grembo all’uomo
- Non ti azzardare ad alzarti… almeno fino a che le cose laggiù non si saranno tranquillizzate- le intimò Charlie
Daphne sorrise in silenzio sistemandosi meglio e andandosi a strusciare accidentalmente contro una protuberanza sospetta, il grande di casa Weasley sussultò rinforzando la presa sui suoi fianchi
- In camera te la faccio pagare…- le sussurrò
L’ex-Serpeverde sospirò, mentre il suo sorriso lottava per allargarsi.

***
Bellatrix sentiva, nelle ossa, nella testa, nel suo istinto, che qualcosa non andava…
Poteva essere definita pazza, assassina o crudele, ma stupida no.
Proprio no.
E proprio in virtù di quella sua non stupidità che non aveva visto di buon occhio la comunanza con Ryghen, che l’idea del suo Signore non le andava molto a genio…
Varcare la soglia dell’Altro Luogo…
Bisogna precisare una cosa, Bellatrix non credeva che l’idea di per sé fosse sbagliata, ma era fermamente convinta della supremazia dei maghi sui demoni e non si capacitava di come il Signore Oscuro potesse accettare di abbassarsi a divenire un mezzo demone.
Così pensava la Mangiamorte, mentre il suo Signore tramava, così pensava Bellatrix, mentre lo serviva.

***
Tom alzò gli occhi al cielo.
Meravigliosa serata.
Li riabbassò contemplando ciò che gli troneggiava davanti: un grosso arco di pietra si stagliava fiero contro il blu profondo della notte, i drappi neri che lo ornavano rilucevano di una luce sovrannaturale.
Sospirò profondamente.
Un mese… un mese e tutte le sue ricerche si sarebbero concretizzate, in un’ouverture di potere fantastica e terribile. Sapeva cosa fare, lo sapeva fin troppo bene e le sue ossa fremevano d’impazienza.
Non vedeva l’ora di ucciderli tutti, di vederli implorare come delle bestie al suo cospetto, per elemosinare la loro patetica vita. In un colpo sarebbe riuscito a diventare più potente della morte e avrebbe trasformato il mondo della magia.
Strinse spasmodico la sua bacchetta, la bacchetta di sambuco… e avrebbe finalmente colloquiato con Lei…

***
Doveva…
Cosa doveva…?
Apprendeva ed osservava.
Quanto dolore, quanta miseria.
Ma gli altri l’aiutavano a capire e poi aveva incontrato Lui, che aveva riconosciuto Lei.
E Lei aveva riconosciuto Lui.
E così aveva ricordato. Poi era giunto il dolore.
Dolore per la consapevolezza, per la coscienza, per ciò che si era ricordata di essere.


Piccolo angolo dell’autrice!

Bon jour! Hehe, son qui con un nuovo capitolo…

Che ne dite?

Chi sarà l’ultima persona nominata? Demone? Umano? Qualcosa che non è ancora “cosa”?

E chi è Lui?

Mah… questi dubbi… XD

Un grazie a:

Bea__ (ma ciau ragazzuola! Come stai? Subito tra i preferiti? Metti troppa fiducia in questa pazza autrice!)

Wald_Arya (grazie… siamo solo al secondo capitolo e già… wow)

Damon4ever (grazie anche a te)

Per aver messo la storia tra i preferiti… già!!!

Invece ringrazio serinetta, potterina1308, fan_harry_potter_twilight, Veronica91, Seferdi, TheKira e Vale17_ per aver deciso di seguire la storia!

A chi ha recensito invece va non solo un grazie enorme, ma anche un bacio grande così (________________________________________________________________________)

Non so se ci siamo capiti… Animaga Lupetta, ladyathena, Chanel483 e aras95!

Ok, ora sono a posto… ci vediamo il 20 Aprile con l’aggiornamento!!!

(voi nell’attesa, se proprio vi annoiate, recensite!!!)

Zest

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Capitolo 4
*** Si Incomincia ***


SI INCOMINCIA

La musica era assordante. In quel locale non si riusciva a parlare, ma non era giunto lì per quello.

O per lo meno lo sperava.

Un uomo vestito di nero si aggirava per il locale guardandosi intorno.

Corpi che ballavano, sudati, eccitati. Un’unica massa che si muoveva a ritmo di musica. Un unico pensiero, un unico intento. Divertirsi. Rimanendo se stessi o dimenticando la propria identità anche solo per una notte.

L’uomo continuava guardarsi intorno, ma non sembrava disorientato, anzi aveva un che di predatorio.

Una ragazza gli si avvicinò ammiccante, trasudava voglia.

Represse un ghigno di soddisfazione… dannazione se adorava quei luoghi…

Ma una figura lo distrasse.

L’aveva trovata.

***

Lo vide arrivare da lontano, sapeva che sarebbe venuto. Lui aveva molto da perdere, mentre lei… nulla.

-          Miridian-

-          Ciao, Narciso- a quel nome l’uomo arricciò le labbra

-          Odio quando mi chiami così…- Gil sorrise

-          Allora tu smettila di chiamarmi Miridian- lo rimbeccò

L’uomo snudò le zanne in un moto di giocosa esasperazione.

Gil sorrise di rimando.

-          Allora, di che cosa volevi parlarmi?-

La donna si fece scura in volto.

-          Nel privé… non qui-

Entrarono in una piccola alcova, dove entrambi si sistemarono su delle poltroncine.

Gil lo osservò attentamente

-          Non sei cambiato di una virgola…-

Accavallò le gambe prima di rispondere

-          Non ti dovrebbe stupire più di tanto, sono un vampiro dopotutto-

Gil annuì

-          Inoltre anche te dovresti essere più vecchia degli anni che dimostri, no?-

-          Hai ragione, ma io sono umana quanto lo puoi essere tu-

-          Esagerata, hai sempre amato sottolineare la tua diversità- non fece in tempo a finire la frase che un laccio fumoso nero gli si era attorcigliato intorno al collo

-          E il tuo potere- concluse senza batter ciglio il vampiro

La donna sbuffò lasciandolo libero

-          Non prendiamoci in giro Miridian, perché sono qui? Perché mi hai voluto?-

-          Perché sei venuto, Narciso? – temporeggiò Gil

-          Io per te verrò sempre, dovrebbe esserti entrato in testa, dopo tutto questo tempo… perché sono qui?-

Gil lo guardò nella sua smorfia sofferente, chiuse gli occhi prendendo fiato

-          Non sono…- scosse la testa

-          Si sta muovendo, ha intenzione di riprovarci. Porta la tua Rosa via da qui, se non vuoi vedere i tuoi cari messi in pericolo, è un consiglio. Vattene dall’Inghilterra.-

Narciso assottigliò lo sguardo

-          Perché mi dici tutto questo? Se la tua compagna, Andrea, sapesse che mi dici queste cose andrebbe giù di catena-

-          Andrea ha capito da tempo che la tua natura non oscura il tuo intelletto… inoltre non… non so… se ci riusciremo questa volta, non lo so proprio- tagliò corto la donna adombrandosi

Il vampiro sorrise

-          Ho sempre ammirato riconoscente la tua lucida fiducia nei miei confronti… tu rimarrai qui?-

-          Cose devo fare secondo te? Lasciare che l’Ordine se la sbrighi da solo?-

Narciso si allungò e le sfiorò in una carezza la guancia e il mento con le dita

-          Potresti venire con me…- lo sguardo di entrambi si addolcì perso nelle pieghe del tempo

-          Non… non sai quanto mi piacerebbe, quanto lo desideri, ma non sarei più io, non trovi?- ribatté morbida Gil

-          Hai ragione, hai sempre avuto ragione- sussurrò il vampiro

La riccia si strappò dai suoi pensieri e si alzò in piedi avviandosi verso l’uscita

-          L’ultima volta questa frase ci ha portato fortuna: vivi, per me, per portare il mio ricordo dentro di te, così sarò immortale. Addio Narciso, un’altra volta- concluse Gil sparendo tra la folla

Narciso rimase a  guardare la pista da ballo

-          Addio Miridian, l’eternità sarà una tremenda e dolce tortura senza di te, addio Gil, addio un’altra volta- sussurrò alla musica assordante, a se stesso.

***

-          CHE COSA???- la voce scioccata di Ginny risuonò nella sala facendo riscuotere Gil dai suoi pensieri

Nott annuì gravemente, rigirandosi in mano la tazza oramai vuota

-          Purtroppo è così… prima erano solo voci, ora sono fatti, che io stesso ho confermo-

Ron imprecò a bassa voce scompigliandosi i capelli

-          E non è tutto. Ultimamente Bellatrix non è più quella di una volta… adesso sembra uno scorpione pronto ad ammazzare chiunque la contrari… è tremendo averci a che fare- aggiunse Draco grave

-          No, aspetta, forse ho capito male…- esordì Andrea

-          Hai capito benissimo invece. Lui ha nascosto un portale per l’Altro Luogo e quindi non l’abbiamo eliminato quando li abbiamo fatti saltare in aria- spiegò brusco Nott

Ginny si massaggiò le tempie, frustrata.

-          E si sta muovendo quindi, perché tra poco meno di tre settimane i pianeti entreranno in fase- borbottò la rossa, Theo annuì

-          Esatto, ma questa volta è stato furbo, cioè, nessuno sapeva nulla fino a due giorni fa! Ed ora, maledizione,  abbiamo pochissimo tempo- aggiunse l’ex-Serpeverde

-          Forse non ne abbiamo proprio- concluse cupo Draco

Cassandra sospirò, se solo i demoni non fossero sempre stati così settari, così chiusi nella loro incapacità di vedere oltre a loro stessi.

-          Chiederò ai miei di indagare se ci sono imbuti di magia da qualche parte… ma non garantisco nulla- intervenne la proiezione astrale

Abel annuì

-          Theo, tu continua a stare all’erta, sei i nostri occhi ed orecchie, Daphne, fra due giorni si terrà un ricevimento alla casa dei Flitt, la voglio rasa al suolo. Dobbiamo distrarli per dare modo agli altri di indagare all’interno, quindi Ginny, Luna, Harry, Ron e Neville, fatevi odiare in questi giorni quanto più potete. Dovrete fare talmente tanto caos che il Capo non dovrà avere occhi che per voi. – spiegò l’uomo, poi si rivolse a Malfoy

-          Draco tu invece riceverai a breve false informazioni per luoghi di incontro-

-          Spero non troppo false… sai com’è, Lui ha la spiacevole inclinazione a fare fuori le persone che falliscono troppe volte di seguito- osservò di rimando il biondo

Abel sorrise

-          Ho giusto giusto qualche sassolino nella scarpa da togliermi… tranquillo-

Il biondo annuì appoggiandosi pesantemente con la schiena alla poltrona.

-          Dobbiamo ricordarci anche che nessuno dei nostri contatti all’estero ci ha avvisato di nulla, quindi questo portale deve essere o dannatamente imboscato e schermato oppure lo abbiamo attaccato al culo. Nessuna delle due opzioni mi sembra positiva – intervenne Gil, Neville guardandola annuì

-          Se è lontano ed imboscato prima che ce ne accorgiamo potrebbe fare tutto quello che vuole, se è vicino… -

-          Non avremmo sufficiente tempo di reazione- concluse lapidario Ron

Abel sospirò

-          Bene… abbiamo chiacchierato fin troppo… ognuno torni alle sue occupazioni, Ron e Harry rimarranno qui, poi domani andranno via. Ci si sente alla prossima riunione –

Harry osservò muto Ginny e Luna alzarsi ed avviarsi alla porta. La rossa non lo degnò nemmeno di uno sguardo, con la morte nel cuore il moro udì il secco clangore della serratura che si chiudeva dietro le spalle della piccola Weasley.

Era davvero finita tra di loro, si domandò, se l’avesse fermata?

L’avrebbe respinto. Ne era certo.

***

Chiusa la porta Ginny si fermò un’attimo.

Per un secondo aveva sperato che… che lui… scosse la testa: era un’idiota.

Non c’era più un “noi” tra di loro. La vista le si appannò lievemente. Scacciò quei pensieri dalla testa rabbiosamente.

Almeno quell’imbecille egocentrico con la sindrome dell’eroe stava bene, insomma, era vivo.

Questo contava.

-          Andiamo, tra tre ore dobbiamo essere in Wessex, ci hanno detto che vogliono che facciamo casino? Bene, glielo daremo, questo casino – Luna la guardò interrogativa, sopra di lei Abelard fluttuava perplesso

-          Cosa c’è in Wessex?- domandò la bionda

-          Uno dei punti di ritrovo dei Mangiamorte… lo faremo saltare in aria-

Luna si pietrificò sul posto e la osservò superarla a passo deciso. Sospirò, era diventata una furia senza ragione…

La scomparsa di Hermione aveva reso palese il suo vero compito, nel gruppo che formavano. Era la mente… ed in quanto mente riusciva a smussare le impulsività dei componenti della squadra.

Ginny ne aveva risentito moltissimo,Harry aveva fatto il madornale errore di ritenersi responsabile e di cercare di assumersene la colpa, Ron non si decideva ancora a darla per morta e anche lei… insomma, non credeva che Hermione si sarebbe fatta mettere da parte in quel modo…

Inoltre non avevano mai trovato il corpo… il cadavere.

La bionda guardò Ginny farsi sempre più lontana e cominciò a correre per raggiungerla.

Per ora aveva la netta sensazione che dovessero soltanto rimanere vivi, tutti.

In lontananza le sembrò di vedere un Nargillo apparire e sparire. Trattenne un sorriso, notte tranquilla, i Nargilli odiavano i Mangiamorte.

***

Si guardò allo specchio.

E non si riconobbe.

Come era cambiato… era marcito dentro.

Gli occhi che lo fissavano avevano perso intensità e brillantezza.

Inoltre non si preoccupava più di quei brufoli che ogni tanto continuavano a saltare fuori.

Cercò un asciugamano per asciugarsi la faccia, ma l’occhio gli cadde su un oggetto.

Era una paperella di gomma. I babbani ai quali avevano preso la casa tenevano in bagno una dannata paperella di gomma. Gialla.

Fissò svuotato quell’insulso oggetto di plastica, allungò tremante una mano e lo afferrò.

Era esattamente uguale a quella che aveva lei nel suo bagno… si ricordava ancora la faccia che aveva fatto quando glielo aveva chiesto…

-          Mi stai prendendo in giro?-

-          No! cioè, che ci fa una papera in bagno? E perché non si muove?-

Hermione aveva sbuffato scuotendo la testa e i suoi capelli avevano brillato sotto la luce che penetrava dalla finestra.

Era rimasto incantato a guardarli.

In sottofondo la sua risata sommessa.

Fissò quel pezzo di plastica.

Lentamente si sedette sul bordo della vasca.

Dietro alla papera troneggiava ancora lo specchio, si guardò. Quell’oggettino gli aveva portato via quel poco di vita che gli rimaneva negli occhi.

Merlino se gli mancava.

Gli mancava il suo tono saccente, il suo sempre aver ragione, il suo profumo… Miseriaccia quanto gli mancava il suo profumo! Sapeva di sicurezza, sapeva di pergamene e polvere quando tornava dalla biblioteca ad Hogwarts, in estate sapeva invece di una fragranza leggera… talco gli aveva detto.

Chiuse gli occhi stringendosi al petto quella cazzo di paperella di gomma.

Gialla.

-          Hermione… Hermione, Hermione, Hermionehermionehermionehermionehermione - sussurrò all’oggetto

Con quella cantilena cominciarono a cadere le prime lacrime.

***

Si sentiva… strana.

Tutta quella fatica per rimettersi… insieme.

Capire che era, cosa era stata… riprendere la propria identità.

Ma c’era Lui ad aiutarla.

Era strano… Lui non ne aveva risentito quanto Lei… era riuscito… a tenersi insieme, ecco.

I suoi pensieri le risultavano fumosi perfino a Lei stessa.

Da qualche parte sapeva, stranamente, che no. Quello non era da Lei.

Non era da Lei essere… indecisa.

Anche Lui glielo diceva…

Oh ma anche Lui era parecchio confuso…

Come… come Lei…

 

Piccolo angolo dell’autrice!

Chiedo scusa… non mi sarei dovuta assentare per così tanto tempo!

Ma… Ecco… prima ho avuto problemi personali, poi… insomma è difficile scrivere con la terra che trema sotto di te!!!

Cercherò di ritornare un po’ a rilento al ritmo di prima, quindi aspettatemi  alla fine di questo mese!

Grazie a :

nthea, slyfox18, ILOVEHARRYPOTTER, aras95, ladyathena , Chanel483 per aver recensito il capitolo, spero che il la mia sparizione non vi dissuada dal commentare ancora! ^^

grazie a:

cielo senza luna, ILOVEHARRYPOTTER, Lullabys, ohsoreckless, Razorbladekisses e Sognatrice85 per aver messo la storia tra le preferite!

E a chi l’ha messa tra quelle da ricordare: Giorgiaamore, Sognatrice85

Grazie a chi ha deciso di seguirla!

Alice_xD, amayuccia, bluesea, cancer, Chiachia, cirbi, Crystal Hell, Faith18, fiordiluna99, in cin, lady_rose, Luisina87, mya95, Noomi, nthea, shinkoro, slyfox18 e xamok !

Se qualcuno vorrà ancora recensire dopo questo periodo di stacco, ne sarò per sempre riconoscente!!!

Per qualsiasi insulto/reclamo sono qui!!! ^^

Zest

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Capitolo 5
*** Confessioni e Preparativi: la Calma ***


CONFESSIONI E PREPARATIVI: LA CALMA

-          Mi serve un favore-

L’uomo alzò scettico un sopracciglio

-          Detto da te, mi devo aspettare il peggio-

A quelle parole Ginny sbuffò

-          Non fare il melodrammatico, non ti si addice Draco…-

-          Ne convengo, quindi… che tipo di favore ti serve?- assentì il biondo alzando le mani

-          Una mappa, una piantina, anzi meglio, una fedele planimetria del covo numero tre-

Draco si rabbuiò

-          Nel Wessex? In quel covo c’è Bellatrix… ne sei sicura?-

-          Come la morte Malfoy, abbiamo un conto in sospeso con quella puttana, Neville ci sta raggiungendo, tempo di raccogliere i suoi cuccioli…-

-          Cuccioli?- domandò alzando un sopracciglio l’ex-Serpeverde

-          Merlino Malfoy! Le piante, testa di zucca, le piante!- si irritò la rossa

-          Va bene, va bene! Non c’è bisogno di scaldarsi tanto! Stress che non sei altro… la planimetria, dici? Una settimana al massimo e l’avrai, contenta?- si arrese Draco

-          Come un’Acromantula con lo stomaco pieno!- ribatté giuliva Ginny, poi tornò seria

-          Come va?-

Si guardarono negli occhi e in quello sguardo passò tutto… tutto.

Draco distolse lo sguardo per primo

-          Lo sai che mi irrita quando mi guardi così e tiri fuori l’argomento- mormorò teso sedendosi su una poltrona

Ginny gli si accostò comminando circospetta, l’ultima volta che avevano parlato aveva rischiato la pelle…

-          Non ne abbiamo mai… non mi hai mai detto nulla-

-          Non ti ho mai detto nulla perché non sono affari tuoi Weasley- ribatté duro l’uomo

-          La morte di Hermione è un affare mio, se permetti Malfoy, il dolore che mi ha lasciato e il senso di colpa sono un affare mio, idiota!- si infiammò la rossa

-          MA IL MIO DOLORE, LA MIA DISPERAZIONE, NON SONO AFFARE TUO! CAPITO?!?- esplose Draco urlando

La donna lo guardò e vide un uomo distrutto dalla perdita.

-          Come… come fai ad andare avanti? Come fai ad essere allora così calmo con gli altri?- domandò con voce tremante Ginny, Malfoy le rivolse il suo sguardo, mentre la rossa cercava le parole

-          Come fai… a… a non esserti ridotto come me? Come fai a non essere…-

-          Morto dentro?- sussurrò per lei Draco, completando la sua frase

La donna in un singhiozzo annuì.

L’ex-Serpeverde sembrò pensarci a lungo, poi cominciò ad avvicinarsi, nel mentre si sfilò un anello dall’anulare sinistro, sotto lo sguardo perplesso di Ginny, se lo pose sul palmo e puntata contro la bacchetta pronunciò poche parole. Ora in mano aveva un sasso, un ciottolo piccolo.

-          È il suo ultimo regalo, prendilo in mano, è l’ultima cosa che mi ha lasciato- sussurrò

Tremante la rossa afferrò quella cosa a prima vista insignificante. Poi lesse. Lacrime cominciarono a scorrere sulle sua guancie. Con gli occhi appannati Ginny cercò gli occhi di Draco e li trovò a loro volta umidi, sapeva però che lui non avrebbe mai pianto davanti a lei

-          Capito perché non posso? Perché continuo a lottare? Me  lo ha chiesto lei… e… a me basta. Mi rammarico solo di non averglielo potuto dire che io…-

-          Lo sapeva- lo interruppe sorridendo mesta la rossa, Draco la guardò sorpreso

-          Lo sapeva che l’amavi, ogni sua cellula lo sapeva e ne era felice… eri la sua principale fonte di felicità, anche di arrabbiature, ma soprattutto di felicità- mormorò triste Ginny

Draco deglutì a vuoto

-          Grazie Ginevra-

-          Ho solo riferito l’ovvio- sorrise la rossa alzandosi ed avvicinandosi alla porta della stanza, afferrò la maniglia ed aggiunse

-          Aspetterò allora la planimetria… mandamela con il solito metodo- aprì la porta ed uscì.

L’uomo rimase a guardare congelato la porta, poi il marchio nero cominciò a bruciare, con un ringhio ritrasformò la pietra in anello ed afferrò la maschera d’argento.

Prima o poi quel bastardo sarebbe caduto, così lui sarebbe stato libero di raggiungere Hermione.

***

Abbassò lo sguardo di nuovo su quell’oggetto.

La paperella continuava a sorridere nella sua immobilità di plastica. Rabbiosamente venne afferrata e scagliata contro la vasca, dove produsse il suo solito rumore che risultò di scherno in quel silenzio.

-          Ron! Dobbiamo andare!- la voce di Harry lo fece riscuotere

-          Ok, arrivo!-

***

Scartava e schivava, i capelli biondi trattenuti da una coda.

Il suo avversario la incalzava implacabile, ma ansimava già anche lui, doveva solo tenere duro, poi avrebbe vinto.

Fece roteare la lancia, mentre il suo drago ruggiva di gioia per quello scontro e si lanciava contro quello nemico.

Le due bestie si affrontarono riducendo i loro cavalieri a dei meri pupazzetti in balia a forze più potenti di loro.

Fu un turbine di ringhi, ruggiti, fiamme ed artigli, poi le due bestie si divisero. Veloce si piegò su collo dell’animale

-          Il fianco destro, vedi? Scaraventati sul fianco destro, io penso al cavaliere-

Il drago ruggì un assenso, che meravigliosa bestia era!

Nel momento esatto in cui il suo drago si scagliava contro il fianco destro lei saltava. Atterrò con un gemito sul drago avversario e con uno scatto di reni si afferrò alla sella dell’avversario, confuso dal suo attacco. Veloce si scagliò contro di lui e gettando la lancia lontano sguainò la bacchetta.

-          Erompo!- le cinghie che  tenevano assicurato il cavaliere alla sella di spezzarono come tagliate da un coltello.

Fulmineo l’avversario estrasse la sua bacchetta e tentò di schiantarla, ma fallì la mira. La bionda allora lo afferrò per la collottola e lo scaraventò giù dalla sua cavalcatura.

Il drago che lei cavalcava allora interruppe il suo attacco e si precipitò ad afferrare il cavaliere prima che toccasse terra.

Quando entrambe le bestie toccarono terra, il cavaliere avversario rabbiosamente scese al suolo e cominciò a camminare veloce verso di lei.

-          Non è stato minimamente corretto!- esordì piccato togliendosi l’elmo

La bionda si prese il tempo di ammirare i suoi capelli rossi che in parte sudati ed in parte sconvolti presero dominio della testa, finalmente liberi dalla prigione di acciaio magico.

-          Mi stai ascoltando Daphne?- la richiamò al presente la sua voce irritata

-          Ma di che ti lamenti? Ciò non toglie che io ho vinto Charlie!- ribatté la donna sorridendo

Il rosso sbuffò seccato

-          Non ti è piaciuto come ho affrontato il mio nemico? Non sei fiero di me? Sono diventata brava, vero?- fece le fusa Daphne, avvicinandosi all’uomo sorridendo maliziosamente

-          Sei diventata dannatamente brava, ho creato un mostro… un mostro terribilmente affascinante però…- sorrise di rimando Charlie, Daphne sentì i suoi lineamenti distendersi

-          Sai, siamo tremendamente sudati e sporchi, io ho bisogno decisamente di una doccia e anche tu- sentenziò ghignando la donna

Charlie alzò un sopracciglio

-          E quindi che cosa proponi di fare?-

-          Oh, non saprei… potremmo ad esempio risparmiare l’acqua di una doccia…- rispose allusivamente la donna pregustandosi il dopo ed osservando con gioia gli occhi del suo compagno scurirsi di passione

-          Serpeverde tentatrice…-

-          Grifondoro audace, hai fegato?- lo stuzzicò Daphne accarezzandogli il petto

Charlie le cinse la schiena con un braccio, mentre gettava a terra l’elmo con l’altra mano.

-          Allo smistamento non sei stata attenta al cappello parlante, ma farò in modo di fartelo ricordare…- ghignò il rosso prendendola in braccio

-          Non vedo l’ora- gli sussurrò nell’orecchio un’eccitata Daphne

Charlie allungò il passo verso le docce.

***

Sospirò pesantemente… non ce la faceva più.

Era… arrivato al limite.

Si avvicinò alle finestra e volse lo sguardo al cielo. Le stelle risplendevano fredde e meravigliose su quella trapunta di velluto scuro.

-          Perdonami… io… non so più come fare- sussurrò al vento

Piton era ormai un uomo stanco… e vecchio.

Tutti quegli anni di sotterfugi, sensi di colpa, tutti quegli anni a rischiare la propria vita per… che cosa? Perché un vecchio gli aveva detto che doveva mantenere in vita uno stupido ragazzino! Che grand’uomo si era poi rivelato… ma lui lo sapeva, l’aveva sempre detto… arrogantemente arroccato nel suo vittimismo non sarebbe mai riuscito a concludere nulla…

Strinse i pugni fino a farsi male… perché lottare? Perchè soffrire…

Oramai non c’era più nulla per cui battersi…

-          Severus…- una voce lo fece riscuotere

-          Dimmi-

-          Il Signore Oscuro… ci… ci ha chiamati-

-          Lo so, sento il marchio bruciare…- lo sguardo si fece di nuovo remoto, poi ritornò al presente

-          Andiamo, non facciamolo attendere oltre-

***

Andrea sogghignò.

Luridi esseri ignobili… che assecondavano il volere di quel pazzo.

Venne superata da una massa indistinta di pelo.

-          Bastardo- ringhiò – Avevamo detto che avremmo attaccato insieme-

-          Sei troppo lenta- la schernì Chris

La ragazza masticò un’imprecazione e si gettò nella mischia.

Stavano decimando la popolazione di lupi mannari di quella zona, ormai troppi di loro avevano dato l’appoggio a Voldemort… si doveva quindi intervenire.

Erano un gruppo nutrito… sette mannari, Chris e lei… non ci avrebbero messo molto a sistemare la faccenda.

Scartò di lato evitando per un soffio un’artigliata e contemporaneamente salvò uno del suo gruppo trascinandolo lontano dal suo avversario nettamente più esperto di lui.

Con un ringhio si rimise in piedi affrontando faccia a faccia il mannaro che possente e muscoloso si ergeva minaccioso sopra di lei.

-          Mannari- sibilò colma di disprezzo – Tutti affetti da una forma inguaribile di machismo…- concluse la frase estraendo due pistole, per tutta risposta la bestia si acquattò in posizione di attacco

-          Vieni cagnolino bello, vieni da mamma… che ti riempie la pancina d’argento… vieni…- sibilò caustica Andrea sentendo le zanne allungarsi in bocca

Fu un secondo. Un colpo potente allo sterno la fece volare una decina di metri più in là. Pochi attimi dopo si ritrovava a boccheggiare senza fiato distesa sull’erba.

-          Che cazzo?-

Chris la vide volar via, ma la voce distorta dalla fame della sua compagna gli chiarì ogni dubbio

-          VAMPIRI!!!-

Il mannaro le andò incontro

-          Occupati tu del resto dei pelosi Chris- gli disse ringhiando la donna, mentre il viso le si deformava per la fame.

-          Io vado a servirmi al buffet- terminò con un brontolio Andrea rinfoderando le pistole e sparendo in un fruscio.

Chris non riusciva più a vederla: era troppo dannatamente veloce. Sapeva che quando cacciava Andrea diventava il predatore per eccellenza, ma ogni volta si dimenticava di che cosa questo volesse dire.

I vampiri si erano evoluti per cacciare l’uomo… quelli della razza di Andrea… per cacciare i caccatori.

Era più veloce, più precisa, più letale e più affamata.

Per un attimo Andrea rallentò vistosamente, per poter lanciare lontano un mannaro che si era messo davanti a lei nella sua corsa verso l’ennesimo vampiro. Il mostro si schiantò contro un albero, morendo sul colpo e facendolo schiantare al suolo.

La parte animale di Chris rabbrividì di eccitazione, quella sarebbe stata la femmina da sottomettere, ma venne subito distratto da un guaito di dolore di uno dei suoi sottoposti. Andrea era una macchina da guerra, gli altri erano comuni mannari.

 

Piccolo angolo dell’autrice…

Ehm… salve, sono Zest, per caso vi ricordate ancora di me? Hehe, forse no, forse si.

Vedremo nelle recensioni (trema di terrore per gli insulti che pioveranno)

Grazie a:

  ladyathena, aras95, Chanel483, slyfox18, nthea, Lovey Dovey, per aver recensito ( sperando che facciano lo stesso con questo cap…)  -sob, me tapina, me tapinissima!!!- T.T

grazie a:

cielo senza luna, Lullabys, giuly_bu, Sognatrice85, Anjhela91, Lovey Dovey, alyberry, per aver messo la fan fiction tra i preferiti (no cioè, sul serio?!? Oddio, ora arrossisco!!!)

banvany, laretta, Malika, lulu_t, Wallflower07, serenapizzimenti e flopi per aver deciso di seguire gli aggiornamenti (lentissimi, ahimé!) di questa storia!!!

Siete tutte delle persone dotate di una santissima pazienza! Ve lo dico io!!!

Per eventuali insulti e per sapere se sono ancora viva e non a marcire davanti al computer in preda ad un vuoto d’ispirazione… andate qui.

-          Sappiate che osannerò i coraggiosi che recensiranno questo capitolo –

Zest

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Capitolo 6
*** Lotta al Manor ***


LOTTA AL MANOR

Ginny respirò profondamente e lanciò un’occhiata agli altri.

Appoggiato ad un albero stava Neville, mentre con un tintinnio di vetri faceva roteare in una mano due boccette di vetro, si scontrarono con lo sguardo, sorridendo il moro annuì. Un brontolio li fece voltare, un lupo grigio chiaro si scuoteva la pelliccia flettendo i muscoli impaziente.

Dietro di lei un gruppo di uomini attendevano un loro segnale.

In uno sbuffo smorzato di fumo comparve Van Helsing

-          Ok, stanno per riunirsi, c’è solo un piccolo particolare…- Ginny sollevò un sopracciglio

-          Cioè?-

-          C’è anche lui… il serpente-

-          Il Signore Oscuro???- sgranò gli occhi la rossa, Luna ringhiò sommessamente e Neville smise di giocare con le boccette. La figura fumosa annuì seria

Neville si alzò e chiamò a sé uno degli uomini, mormorate poche parole quello annuì e veloce si smaterializzò.

L’uomo si avvicinò al lupo cominciando ad accarezzargli il pelo

-          Ho mandato uno a chiedere rinforzi… pochi minuti e saremo più del doppio- spiegò allacciando un mantello al collo del lupo

-          Bene Neville- concordò Ginny, mentre Luna si ritrasformava, coprendosi con l’indumento datole dall’ex-Grifondoro.

-          Grazie, voi siete ben equipaggiati?- si informò la bionda, sul viso della rossa si formò un sorriso diabolico

-          Volevo sperimentare con Abe una nuova possessione… quale occasione migliore di questa?-

Senza aggiungere nulla Luna si voltò verso Neville, che sorrise calmo

-          Ho boccette e piante a sufficienza e poi ti ricordo che siamo tutti e tre maghi, non ti preoccupare Luna- la tranquillizzò con voce ferma e calda il moro

L’ex-Corvonero sospirò, ma non fece in tempo a dir nulla che un vero e proprio esercito si era materializzato dietro al loro gruppetto agguerrito. Li raggiunsero Abel, Gil e la proiezione di Cassandra.

-          Mezz’ora e arriva anche Charlie, ma per ora dovremmo fare senza di lui e Daphne- spiegò sbrigativo l’uomo

-          Allora facciamo un piano o entriamo alla cazzo di drago? - domandò Ginny salutando con un cenno i due

-          Voi entrate alla cazzo, noi vi seguiamo con un piano, non devono capire che cosa sta succedendo, Helsing e Cassandra faranno da comunicazione tra noi – Ginny strinse gli occhi

-          Abe mi serve…- ringhiò

-          Questo non è un problema, sarò io a fare il lavoro, Van Helsin potrà combattere con te e comunicare con me- spiegò Cassandra, Ginny rilassò le spalle.

-          Bene, andiamo allora… Neville, a te la mossa- concluse Luna strappandosi il mantello e trasformandosi in un animale a metà via tra uomo e lupo.

Neville strinse tra le mani le due boccette e cominciò a correre avanti, nessuno lo seguì. Cominciarono a piovere anatemi, ma venivano tutti respinti da una cortina fumosa che avvolgeva l’uomo, Ginny da lontano sorrise, allora funzionava anche quel nuovo trucco.

Il moro giunse ai piedi del portone d’ingresso del Manor e lanciò davanti a sé  le boccette che si frantumarono a contatto con il legno ed il ferro.

Con un incantesimo non verbale appiccò il fuoco al portone, poi si ritirò tra le sue fila.

Abel guardava perplesso il portone crollare su sé stesso e venir incenerito in pochi secondi

-          Che cosa diavolo hai lanciato?- ansimando Neville rispose

-          Piante incendiarie, si nutrono di acqua, ma hanno bisogno di una alta dose di calore per germogliare e poi… eruttano fuoco…-

-          Malefico…- ghignò ammirata Ginny

-          Volevi casino…- ribatté il moro sorridendo di rimando

Gil fece un passo avanti

-          Andiamo-

-          Fate mette a tutti le maschere- ordinò l’ex-Grifondoro

Ginny berciò l’ordine, la riccia lo guardò stranita

-          Perché scusa?-

Neville spiegò ansimando leggermente, mentre tutti si gettavano alla carica indossando le maschere antigas

-          Perché le piante emettono un gas venefico altamente infiammabile…-

Il piccolo esercito si riversò all’interno del manor con una potenza inimmaginabile. Presto la struttura si fece un garbuglio di urla e grida, di incantesimi mormorati, silenziosi o ringhiati con odio.

Abel e il suo gruppo si lanciarono verso la camera centrale per vedere di riuscire a catturare Voldemort. Durante la corsa si trovarono il passo sbarrato da una massiccia porta di legno e ferro rinforzato con della magia. Abel fece il gesto di prendere delle pozioni.

-          Risparmia i colpi! A questo ci penso io!- urlò Gil senza rallentare il passo, in quel medesimo istante vennero superati da una palla nera ribollente che con gran fragore si andò a schiantare contro il portone.

Non ci fu bisogno di un altro colpo.

Sopra alle macerie delle ante fecero irruzione nella sala e si scatenò la battaglia.

Gil si scagliò diretta contro il Signore Oscuro, che frenò con uno svolazzo di bacchetta l’anatema lanciatogli

-          Cosa pensi di fare? – le sibilò oltraggiato Voldemort

-          Stai zitto e pensa a difenderti- gli ringhiò di rimando la riccia.

Lo scontro riprese più serrato che mai, tuttavia, nonostante il Signore Oscuro combattesse contro Gil e la sua ombra, non dava alcun segno di cedimento o stanchezza. L’uomo mormorò un incantesimo abbandonando l’uso degli incantesimi non verbali e l’ombra di Gil venne risucchiata da un vortice: la donna si accasciò ansimando pesantemente e si portò la mano alla gola: le mancava il respiro. Dove aveva mandato la sua ombra? Una stilettata di panico la travolse: non era mai stata sola da quel giorno al castello. Il Voldemort le si accostò

-          Credi che io non sappia, credi che mi sia dimenticato? Ryghen mi ha detto tutto, sei stata tu che hai ucciso i miei Mangiamorte in quel castello… e per questo pagherai, lurida puttana…-

-          Avada Kedavra!- un ruggito gli fece distogliere l’attenzione dalla riccia, fece appena in tempo ad evitare l’anatema.

***

In Romania il combattimento si era appena concluso.

Chris ansimava leggermente seduto contro ad un albero, gli piombò davanti Andrea ancora trasformata che, satolla e soddisfatta, si asciugò voluttuosamente la bocca sporca di sangue. Il mannaro si incantò davanti a quella visione.

-          Fantastica- mormorò sovrappensiero

-          Come?-

-          No! no, nulla…- rispose l’uomo, poi le indicò la bocca

-          Meglio della cioccolata?-

Andrea si fece pensierosa rigirandosi la lingua in bocca e passandosela sulle labbra, mandando in tilt Chris

-          Non saprei, scelta molto difficile…- rispose gettandosi sul’erba di fianco a lui

Il mannaro deglutì a vuoto osservando il corpo slanciato della donna di fianco a sé. Non era né il luogo né il momento, ma non poteva più tenere dentro di sé quello che provava. Chiuse gli occhi un attimo prima di prendere il respiro e lanciarsi

-          Andrea, senti…-

-          Si, lo sento anch’io- rispose subito secca la donna, Chris strabuzzò gli occhi

-          Co-come? Davvero? E da quanto…-

-          Un minuto al massimo, e si sta facendo più forte ogni secondo che passa- rispose lapidaria Andrea mettendosi a sedere e guardando negli occhi il mannaro.

-          Ah, davvero? Meglio tardi che mai, comunque- Andrea lo guardò storto

-          Cioè tu mi stai dicendo che lo sentivi da prima  di me e non mi hai detto nulla? Ti sembra un gioco questo? Mi tieni nascosta una cosa così importante, mi dici come diavolo posso fare a fidarmi di te poi?- lo sgridò alzandosi in piedi la bionda e cominciando a guardarsi intorno circospetta

Chris abbassò lo sguardo

-          Hai ragione, ma mettiti nei miei panni, come facevo a dirtelo? Non avevo la minima idea di come… fartelo sapere ecco!!-

Andrea si voltò verso di lui guardandolo sconvolta

-          Ma sei idiota tutto d’un tratto? La frase: Andrea sento un rumore sospetto che si avvicina a velocità sostenuta e di certo non umana, del quale si capisce che non sarà una passeggiata mandarlo al tappeto, perché è molto probabile che abbia tutta l’intenzione di farci a fettine, non andava bene vero?- sbottò palesemente seccata

Chris non sapeva che pesci pigliare

-          Ma quindi… cosa… tu… il rumore? Quale rumore?- Andrea non fece in tempo a rispondere che uno stridio misto ad un ruggito echeggiò nell’aria

-          Oh, quel rumore- concluse il mannaro con un’improvvisa voglia di prendersi a sberle, mentre Andrea scattava in direzione del verso appena udito

-          Certo e che altro… allora tu non l’avevi sentito e di che cosa stavi parlando quindi?- domandò la mezza-vampira quando venne raggiunta dall’uomo

Chris si trasformò in un mannaro completo

-          Nulla di che… un discorso che possiamo fare un’altra volta, non ti preoccupare, ora pensiamo a quella cosa che ruggisce- Andrea annuì e si concentrò nella corsa, intorno a loro gli altri mannari correvano nella stessa direzione, come un branco compatto

Il mannaro sospirò dalle narici, ringraziando tutti i maghi del passato che ai lupi fosse impossibile arrossire.

***

Luna scattava tra un cadavere all’altro, nessuno si rendeva conto esattamente di che cosa succedeva, salvo poi ritrovarsi un secondo dopo morto.

I due gruppi si erano divisi: quello comandato da Abel era marciato direttamente al fulcro della struttura, quello di Ginny si era sparso per il Manor e portava distruzione.

Non erano Auror, potevano fare ciò che la legge, per quanto ne potesse esistere ancora una, vietava, potevano fare ciò che la morale condannava.

Tuttavia i carnefici vedevano.

Luna ringhiò di frustrazione, era meglio quando doveva affrontare i Mangiamorte della “vecchia guardia”, quelli erano degli adulti, erano degni avversari… ora…

Staccò un braccio ad un Mangiamorte, la maschera rotolò via e la mannara si ritrovò di fronte al viso di un ragazzo più giovane di lei che la guardava scioccato ed inebetito dal dolore e dal terrore. Un attimo e lo decapitò con una zampata..

“Non era giusto, però. Quei ragazzi le ricordavano loro quando erano giovani, solo che… non lo sapeva nemmeno lei… si trovavano nella parte dei suoi avversari e quello non era il momento di fare prigionieri: non lo era mai stato.”

Con questi pensieri il lupo bianco, ormai rosso, lottava. Riusciva però a vedere che anche i suoi compagni erano preda degli stessi scrupoli.

Questa era la guerra, pochi la comandavano, gli altri soffrivano e basta”

***

Si voltò intorno, come se si potesse riuscire a capire alcun movimento in quel…  immobile movimento continuo. In un luogo in cui tutto era niente e il movimento era staticità… era stato dannatamente difficile a ritrovarsi, ma ce l’avevano fatta.

Percepì la soddisfazione dell’altro.  Non avevano forma, in un luogo dove esistenza e non esistenza coincidevano, in un piano dove il fiore appassito è anche quello in boccio… ma ora qualcosa era cambiato.

L’equilibrio era stato spezzato, qualcuno, vivo, materiale, premeva per introdursi  e questo non era un bene… ma avevano capito che potevano sfruttare la cosa.

Se quella cosa fosse riuscita ad entrare, prima o poi avrebbe tentato di uscire e loro non potevano lasciarsi scappare l’occasione… di uscire con lei.

***

Correvano, ma furono costretti a fermarsi.

Davanti a loro sorgeva una cosa che non aveva descrizioni possibili.

-          Ma che diavolo- biascicò Andrea rabbrividendo dal tanfo che quella creatura emanava

Chris guardava davanti a se smarrito ed orripilato.

Un mostro, un essere vivente, si agitava davanti a loro, il corpo gigantesco di un verme color verde si contorceva davanti a loro. I fianchi colorati con strisce rosso carminio e la schiena irta di aculei. Un abominio, non era… giusto, nel senso più ampio del termine, quella cosa lì non sarebbe dovuta esistere, non nel loro mondo.

Andrea aggrottò le sopracciglia, eppure l’aveva già visto da qualche parte… non di persona, logico, ma quello schifo non le era per nulla nuovo…

Il mostro si irrigidì e con un suono viscido puntò quello che sembrava essere un muso verso di loro.

-          Cazzo- mormorò Chris e la bestia ruggì.

O meglio stridette, un verso a metà tra il gesso sulla lavagna ed il ruggito di un drago, diversi mannari caddero a terra tenendosi la testa, era insopportabile quel suono.

-          Non vedo occhi- urlò il mannaro – penso che sia ceco, proviamo ad attaccarlo ai lati, dall’alto, così non ci sente- detto questo scartò velocemente di lato per evitare un getto di un liquido aranciato.

La terra colpita cominciò a friggere

-          Merda, c’è mancato poco- imprecò una volta riguadagnata terra

Andrea continuava ad aessere immobile, qualcosa le diceva che quella bestia era al di sopra delle loro possibilità, ma non fece in temo a dir nulla. Tre mannari scattarono in aria con l’intento di attaccare dall’alto il mostro, ma successe l’inaspettato.

Ciò che loro avevano scambiato per escrescenze carnose, si spalancarono: erano occhi. Quel mostro era coperto di occhi. Andrea rabbrividì dal disgusto, ma non ebbe il tempo di registrare effettivamente quella sensazione, immediatamente dopo, sui fianchi tinti di rosso si aprirono una serie di bocche verticali irte di denti, dalle quali uscirono lingue prensili che catturarono in aria i mannari partiti all’attacco.

Davanti agli occhi dei loro compagni vennero smembrati in aria ed ogni pezzo portato alla rispettiva bocca, che si richiuse una volta ingollato il pasto tornando a risultare invisibile.

Inorridita Andrea si portò le mani alla bocca, poco lontano due mannari vomitavano, si scambiò uno sguardo con Chris.

Un demone, quello era un fottuto demone.

-          Che Merlino abbia pietà di noi- sussurrò, mentre il panico cominciava a farsi strada dentro di lei e il mostro si preparava ad attaccare.

***

L’Oscuro Signore guardò irato chi aveva avuto l’ardire di osare tanto.

Ginny, fremente di collera gli puntava la bacchetta contro, fu attaccata da un Mangiamorte, ma se ne liberò in pochi secondi e tornò a marciare contro di lui.

-          Bastardo! Crucio!- Voldemort riuscì ad evitare anche quell’anatema, ma dietro di lui venne colpito un Mangiamorte, che si accasciò urlando e contorcendosi agonizzante, quando l’incantesimo finì era morto: ucciso dal troppo dolore.

-          Sei una Weasley… tuo fratello è l’amico di Harry Potter… ma non sei come loro, a quanto vedo- sibilò osservandola attentamente poi riprese

-          E dimmi che cosa avresti intenzione di fare, credi di riuscire dove Silente ha fallito? Molto arrogante da parte tua-

-          Ti farò a pezzi serpente schifoso, staccherò la tua testa e la appenderò all’entrata del ministero della magia- gli sputò contro la rossa

Bellatrix le si lanciò contro, ma venne sbalzata via da uno schiantesimo, quando si rialzò un uomo la guardava serio ed irato

-          Sono io il tuo avversario, Lestrage-

La donna ghignò storta, mentre un lampo di degenerata follia le attraversava lo sguardo e rialzandosi in piedi salutò

-          Quanto tempo Paciock, come stanno mammina e papino? –

 

Piccolo angolo dell’autrice…

Ciao… *si guarda attorno, mentre una selva di facce scure che la fissano*

Ehm… ecco il capitolo…

Grazie a: Animaga Lupetta, Lovey Dovey, ladyathena , Chanel483, aras95 e mya95 che hanno avuto la meravigliosa pazienza di recensire lo scorso capitolo.

Ho il computer che mi funziona male quindi chiedo scusa se questa volta (e forse anche per le altre volte successive ) non mi metto ad elencare chi di nuovo ha messo la storia tra le preferite, le seguite e in quelle da ricordare. Chiedo profondamente scusa.

*vede che tirano fuori forconi e torce. Deglutisce e scappa, conscia dell’enorme ritardo e sentendosi schiacciata dai sensi di colpa*

Zest

P.S. non so perché ma dal mio computer non riesco a rispondere alle vostre recensioni… appena potrò lo farò, giuro… comunque, per evitare problemi in futuro, se la questione delle recensioni si risolve, da oggi in poi risponderò alle recensioni pochi giorni prima di aggiornare, così saprete quanto avete ancora da aspettare prima di avere il maledetto aggiornamento… ^^’ *chiede ancora scusa*

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Capitolo 7
*** Dolore ***


DOLORE

 

Non si riesce mai ad immaginare come sarà…
Il dolore si intende, di qualsiasi natura.
 
***
 
Ginny si accasciò in un urlo muto colpita dalla seconda cruciatus, il dolore era… troppo.
Le scorreva nelle vene, le incendiava i nervi, le corrodeva i sensi. Sensi non abbastanza offuscati da non vedere con orribile chiarezza Voldemort ghignante su di lei, bacchetta spianata. Quasi in preda ad un’orgasmica gioia per il suo viscerale dolore.
Una cascata di capelli rossi le nascose il volto. E non la smetteva di tremare…
 
***
 
Non c’era… dove, dove….
Com’era stato possibile, lui…
Pensieri sconnessi attraversavano la mente di Gil.
Era sola. Il dolore dell’abbandono era soverchiante. Quel silenzio, quell’orribile vuoto e caotico silenzio che regnava nella sua testa… dio… era sola.
Singhiozzò.
In preda ad un atavico panico si accartocciò su se stessa, dimentica di dove fosse, di chi fosse…
La solitudine la trafiggeva come una lama di vetro.
Era sola.
Dov’era Ombra?
 
***
 
La guardava… si sarebbe aspettato di tutto.
Rabbia, anzi ira, disperazione, odio cieco… ma niente di tutto ciò.
La guardava, riversa a terra, ormai ridotta ad un ammasso informe di sangue…
Gli aveva ucciso i genitori, li aveva uccisi nella mente, lo aveva condannato a non vedere l’amore colmargli gli occhi alla sua vista… perché non lo riconoscevano.
Tirò su con il naso. Stava piangendo…
Stava lentamente, a suon di protego, schivate e sectumsempra, uccidendo la causa di tutto. Si stava prendendo la sua fottuta rivincita. Stava lentamente ammazzando Bellatrix Lestrange e… e cosa…
Piangeva.
Perché si sarebbe aspettato di tutto, ma non di provare dell’affilata tristezza, del dolore nella compassione che ora aveva per quella donna.
Infondo era ancora e sempre lo stupido Grifondoro Paciock…
Tirò su col naso. Alzò la bacchetta e prese fiato ancora una volta
-        Sectumsempra! –
 
***
 
Lei non era così. Si guardò tremante le mani.
Lorde di sangue.
Quanti ne aveva ammazzati in quelle poche ore?
Si ritrasformò in lupo. Quando era in quella forma tutto diventava più semplice, le cose diventavano più semplici.
Un lupo non ha rimorsi. Un uomo si.
E le tronavano tutti addosso quando tornava ad essere Luna, semplicemente Luna.
Le sfuggì gorgoglio addolorato… non sarebbe più stata semplicemente Luna, mai più.
Doveva rimanere in forma di lupo: al dolore del rimorso, alle lacrime del rimpianto ci avrebbe pensato più tardi.
Erano finiti da un pezzo i giorni dei Ricciocorni Schiattosi.
 
***
 
Un abominio…
Urlò ancora al cielo il suo dolore, mentre la saliva del mostro gli intaccava la carne, friggendogliela.
Un ululato di dolore echeggiò nel bosco, solo loro due erano rimasti, lui ed Andrea, che giaceva svenuta poco lontano.
Stava per morire, squagliato dalla bava di quella bestia e poi succhiato via… il dolore fisico era una morsa, ma quello della sua anima… non l’aveva salvata, non le avrebbe mai detto…
Urlò ancora, i pensieri cancellati da una nuova ondata di dolore, i muscoli ora cedevano sotto l’acido e si liquefacevano.
Presto non avrebbe più avuto una gamba.
 
***
 
In una radura poco lontano dallo scempio, una figura nera incappucciata si avvicinò all’antico arco di pietra.
Non tirava un filo di vento, ma i drappi che cadevano morti sulla roccia si muovevano al soffio di una innaturale aria.
Dietro di lui altre due figure intonavano una nenia a stento udibile al di sopra delle urla di agonia che provenivano da poco lontano.
A stento udibile per loro, ma i drappi laceri fluttuarono più ampi e l’aria intorno all’arco si fece più densa.
 
***
 
Si combatteva, di imprecava e tutto era sangue e dolore…
Lo sapeva bene lui, ma da quello che sentiva presto qualcosa sarebbe cambiato: era nell’aria.
Scosse la testa.
Nessuno più studiava la magia come si doveva.
La magia non era formule, non era memoria… era dolore, era sacrificio e rinuncia…
Le bacchette consumandosi rendevano possibili incantesimi senza che si dovesse pagare un prezzo, ma quello che stava per succedere… snudò i denti giallastri in una marcescente imitazione di un sorriso.
Quello che stava per succedere era veramente qualcosa che andava oltre alle normali bacchette, finalmente qualcuno che tornava a far della vera magia.
Non gli importava dia quanto sbagliato fosse quello che stava per fare, il ragazzo era sveglio, doveva aver preso delle precauzioni e poi era curioso di come sarebbe uscito.
Una mano si chiuse attorno a una sbarra arrugginita e gli occhi consunti volarono al cielo nero e coperto.
Un po’ di sano dolore per quei maghetti… un po’ di cieco terrore, un po’ di vera magia…
Così si sarebbe capito chi veramente meritava il nome di mago in quello schifoso mondo.
-        Al… ti stai perdendo proprio un bello spettacolo, certo a te nn sarebbe piaciuto, ma stai tranquillo che io nn mi perderò nemmeno una mossa… d'altronde lo sai, sono ancora quello che sfidasti a duello… -
Gellert si allontanò dalla finestra continuando a borbottare tra se e se…
Ci voleva proprio del sano dolore, della buona magia, a quei magucoli là…
 
***
 
La nenia cessò… e i drappi scivolarono diritti verso terra immobili, innaturali, ma cosa più era naturale in quel posto?
Era ora…
 
***
 
Ginni pregò di morire, in quel momento esatto pregò con tutte le sue forze di venir uccisa, trucidata, ammazzata.
Voldemort non poteva amare, ma era un uomo infondo, un conato di vomito si fece spazio nel suo panico, mentre lui la cruciava ed in un orecchio le sussurrava cosa le avrebbe fatto una volta catturata.
Pregò che le si strappassero i sensi. Mentre gli occhi le si annebbiavano per le lacrime…
Pregò che le cruciatus la uccidessero dal dolore, in modo tale che lui si sarebbe fottuto solo il suo cadavere: ad un morto non importano le sevizie.
 
***
 
Dov’è dov’è dov’è dov’è dov’è dov’è…
La sua ombra, la sua povera bella bellissima Ombra?
Non c’è, non c’è più…
La sua bella, bellissima Ombra…
 
***
 
Il ragazzo guardò la donna rantolante ai suoi piedi…
-        Per una buona cruciatus bisogna voler che l’altro soffra, vero? Harry mi ha detto che gli hai urlato questo, quella notte al ministero…-
Puntò la bacchetta verso quel fagotto di sangue ed ossa.
-        Vediamo se ho imparato la lezione –
Forse non era più quel Grifondoro.
 
***
 
Annullarsi nella bestia, non è mai una scelta dalla quale si esce illesi… è troppo diverso e simile alla natura umana, non si può essere bestia ed uomo, ma l’uomo può essere bestia…
Luna ansimava, quanti Mangiamorte…
Frantumò con la mascella il femore di uno, staccandogli di netto la coscia, scrollò la testa schizzando sangue ovunque e lanciandola via, un pensiero le attraversò la mente animale… era meglio non mangiare ora, in piena battaglia, lo avrebbe potuto fare dopo, c’era carne per tutti…
Si passo la lingua sul muso pieno di sangue leccandoselo via e gettandosi su un altro Mangiamorte.
 
***
 
Chiuse gli occhi, ma non accadde nulla. Si voltò verso il punto dove era il mostro, il demone, ma nulla, si era ritirato o…
Era sparito, così come era apparso era svanito… Chris si guardò attorno…
Uno dei suoi lupi mannari morti teneva tra le fauci un braccio umano, aggrottò la fronte e tentando in mezzo al dolore di rimaner lucido osservò meglio… ed il dolore divenne infimo quando l’adrenalina per l’orrore di quello che vedeva, di quello che il suo cervello aveva appena elaborato, lo scuoteva nel profondo…
Si guardò di scatto le gambe, uno dei suoi giaceva riverso ormai morto con le fauci e gli artigli piantati nella sua gamba.
Un mormorio disarticolato gli sorse dalla gola, non era possibile, no, non poteva essere accaduto davvero…
Tutti, tutti quanti sotto incantesimo, uno antico e potente, uno di difesa.
Si erano massacrati a vicenda.
Rimise, bile e sangue e carne, poi tutto si fece nero e crollò nel suo stesso vomito, tra il sangue dei suoi compagni e le loro membra squartate.
 
***
 
Strillò. O per lo meno gli parve di farlo…
Fu dilaniato, smembrato e ricomposto e poi di nuovo dilaniato, in un cerchio che gli parve infinito.
Aprì gli occhi, o per lo meno gli sembrò di farlo, ma dovette richiuderli subito con un gemito, vedere il tutto ed il nulla ad uno stesso istante gli penetrò nella retina e su per il nervo ottico, stilettandogli il cervello… sempre che ce l’avesse ancora.
Tutto era accaduto in un secondo ed in un’era geologica.
Allargò le braccia mentre l’essenza di quel luogo lo colmava affamata.
 
***
 
Accadde tutto velocemente ed allo stesso istante:
 
Ginny non sentì più le cruciatus e quando sollevò lo sguardo le sfuggì un singhiozzo… non c’era nessuno.
Veloce venne avvolta dallo spirito di Van Helsing
I Mangiamorte presenti nel castello si accasciarono urlanti, mentre i loro corpi venivano consumati da una forza estranea, da un potere snaturante.
La natura animale di Luna rabbrividì e ogni cellula del suo corpo urlò che era sbagliata quella cosa, orrendamente sbagliata.
Le ultime sillabe dell’anatema che uccide lasciarono la bocca di Neville, quando l’incantesimo colpì i Mangiamorte, ma sembrò colpire anche lui, perché crollò sulle sue ginocchia e rimase ad osservare il cadavere di Bellatrix anche lui senza vita. Aveva ucciso, Neville Paciock aveva ucciso.
 
I componenti della task-force dell’Ordine di Salomone si guardarono perplessi attraverso quel mare di corpi carbonizzati. Erano gli unici esseri viventi in quel castello ormai.
 
***
 
Hehe… salve…
No, nn sono morta, ma solo schiacciata da tutti gli impegni e corsi aggiuntivi che faccio… ma questa non è una scusa, quella vera è che mi mancava l’ispirazione, cioè… avevo le cose da dire in mente più o meno, circa meno quasi, un tanto al chilo… ma non andava bene mai come le mettevo giù…
Posso dire soltanto una cosa… chiedere…
Perdonatemi se potete, sono stata imperdonabile… veramente chi recensirà sarà una persona molto buona, anche se sarà una recensione ripiena di insulti la apprezzerò comunque perché vorrà dire che ha ancora fiducia che io continui a scrivere la storia, cosa che ho intenzione di fare!
Baci, Zest.

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Capitolo 8
*** Inizio ***


INIZIO


Non sai cosa possa significare.
Sovraccarica di soverchianti input provenienti dal mondo esterno.
Ti alzi.

Si alzò, dopo così tanto tempo che non aveva avuto un corpo, oppure così poco…
In quella radura Voldemort si alzò in piedi, avvertendo un potere mai percepito. Ghignante alzò le mani al cielo, portandole poi lentamente verso la terra. Lentamente l’erba attorno a se cominciò vistosamente ad appassire.
Portò lo sguardo ai suoi servitori, due morti, solo uno vivo.
- Il marchio che ci ha imposto è cambiato, mio Signore… -
Sul braccio spiccava nero il marchio, completamente ricoperto da rune sconosciute.
Voltemord esultò, con la sua trasformazione aveva cambiato anche tutto il suo esercito, li veva resi diversi anche loro.
- Solo i servitori migliori potevano seguirmi in questa nuova vita - sibilò compiaciuto osservandosi la pelle diafana ricoperta da solchi nerastri.
Il Mangiamorte sorrise in una smorfia terrorizzata. 
Che cosa era diventato quell’uomo, che cosa li aveva fatti diventare.
***

Mai.
Non l’aveva pensato mai nemmeno per un secondo.
Di poterle sopravvivere, di doverla vedere così.
Andrea era ferma lì, a pochi metri da lui. Immobile
Dannatamente, orrendamente immobile.
Dio no, per piacere no.
Chris gemette e si alzò tremante in piedi.
- No, no, no, no… - sussurrava, quasi più a se stesso che in una vera preghiera.
Avvertì qualcosa muoversi poco lontano. Dovevano andarsene e alla svelta.
Si avvicinò alla donna, ammirandone i lineamenti e quei capelli crespi color paglia.
Il suo udito finissimo percepì il rantolo lontano di un respiro.
Quasi svenne dal sollievo, sostituito subito dopo dalla decisione: dovevano andarsene, nascondersi.
Chris afferrò la donna e corse nella foresta addentrandosi.
L’avrebbe protetta ad ogni costo.
***

Ginny si alzò.
Si guardò attorno cercando di elaborare quello che era appena successo.
Il suo sguardo incontrò la figura di Abel chino su Gil ancora accartocciata su se stessa.
- Cosa è successo? - la figura fumosa di Van Helsing la fissava triste
- Cosa è successo - ripeté Ginny
- E’ successo che abbiamo fallito - le rispose Cassandra materializzandosi dietro di lei
Van Helsing chinò lo sguardo afflitto.
Lentamente da dietro la una figura Ginny vide Luna lentamente camminare verso di loro.
- No… - sussurrò disperata.
- Dobbiamo andarcene - decretò Abel avvicinandosi tenendo Gil in piedi a fatica
Cassandra annuì.
- Andiamo al vecchio rifugio -
La smaterializzazione fu doppiamente stancante per tutti.
- Ho mandato un messaggio a tutti gli altri, stanno venendo qui, riposiamoci - le parole di Cassandra risultavano aliene.
Come era potuto succedere… non… era impensabile, non ricucivano nemmeno a concepire un’idea del genere.
Avevano fallito?
Voldemort era riuscito a passare il varco, a diventare un essere a metà tra i due mondi?
Avevano perso davvero u tutta la alinea?
Ginny si guardò attorno, quella casa sapeva di ricordi.
Era da più di tre anni che la usavano come rifugio.
Van Helsing le mormorò parole di conforto nella testa, ma un boato la riscosse.
Charlie aveva spalancato la porta con un calcio, il viso stravolto dalla disperazione.
- COSA E’ SUCCESSO? -
Teneva in braccio un’esanime Daphne.
- Stavamo volando da voi quando si è afferrata il braccio ed è caduta dal drago, non so cosa… - la voce dell’uomo era disperata, scossa dal terrore e dai singhiozzi.
Cassandra si precipitò dalla ragazza, impose le mani e la fece levitare fino al divano lì vicino.
- Voldemort ha passato la barriera, e se lui è mutato, tutti coloro che hanno il marchio nero ne hanno risentito - spiegò preoccupata la proiezione
Charlie barcollò sotto il peso di quell’informazione
- E… e quindi? Daphne? - sussurrò
Cassandra chiuse gli occhi appoggiando i palmo della mano sulla fronte della giovane donna.
- E’ viva, ma debole… dobbiamo portarla a Ninegard, forse solo così riuscirò a salvarla. - decretò seria riaprendo gli occhi.
Charlie annuì spaventato, mentre la fiamma della speranza guizzava dentro di se.
La proiezione scomparì dopo aver dato al rosso le coordinate di smaterializzazione.
L’uomo prese in braccio Daphne, guardandola come se fosse la cosa più delicata e preziosa del mondo.
- Resisti piccola - le sussurrò.
Poi si smaterializzò.
Ginny fissò vacua il punto da cui era sparito il fratello.
Luna rientrò nel salone con una tazza di the in mano.
La rossa distolse lo sguardo per posarlo sulla sua figura.
C’era qualcosa che la turbava, qualcosa che non le tornava…
Aggrottò le sopracciglia..
Il marchio nero, i Mangiamorte, Voldemort che si è trasformato…
Il marchio nero.
- Oddio mio… - sussurrò in preda al terrore ed alla disperazione
- Cosa? - Abel la fissò
Ginny piantò i suoi occhi in quelli dell’uomo
- Il marchio nero trasforma tutti, ed uccide chi non è forte abbastanza, Voldemort trasformandosi ha cambiato i suoi servitori - ragionò ad alta voce, con orrore sempre crescente
- Draco, Theo, Piton… - elencò 
- Che ne è stato di loro? -
I presenti in quella stanza si guardarono, non sapendo che rispondere, temendo il peggio.
Non sapendo se nell’orrore e nell’angoscia di quel pensiero augurarsi la loro morte o la loro trasformazione in mostri.
***

Voldemort si voltò verso l’arco di pietra, lo osservò pensieroso.
Doveva, voleva distruggerlo si o no?
Ghignò.
No. 
L’avrebbe lasciato così com’era.
Avrebbe potuto sfruttarlo ancora.
Fece un cenno al suo servitore, che ansimava ancora per la trasformazione, visibilmente provato.
- Andiamo, il mio nuovo esercito mi aspetta - disse solamente
E si smaterializzarono.
***

Primo errore.
Tirarla di nuovo fuori.
Osservò la bacchetta, quel pezzetto di legno che una volta valev così tanto per lui.
- Non hai mantenuto la promessa Granger - sussurrò  se stesso
- O meglio, non sei riuscita a mantenerla -
Un sorriso mesto lo scosse.
Guardò fuori dalla finestra, la gente di Sydney era sempre così piena di vita.
Si era trovato sveglio dopo essersi dimenato tra le coperte. Era notte fonda ma la sua strada era ancora piena di gente. 
Secondo errore.
Aveva sognato di fare ancora magie. 
Che sciocco.
Blaise scosse la testa mentre gli occhi gli si inumidivano.
Si sentiva strano quella sera.
Le mani gli formicolavano.
Era passato così tanto tempo.
Ormai era lontano da tutto e da tutti, stava cominciando ad abituarsi alla vita tranquilla e straordinaria dei babbani.
Fissò di nuovo la bacchetta.
Chissà se si ricordava ancora come fare un incantesimo.
Terzo errore.
Fissò il portacandele in feltro sopra il finto camino.
E un po’ per gioco, un po’ per finta e un po’ per antica speranza, agitò l bacchetta per aria nel vecchio movimento.
Agitare e colpire.
Wingardium Leviosae -
Il portacandele cadde dalla mensola.
***

Spalancò la bocca in un singulto affamato d’aria.
L’uomo rantolò nel suo studio.
Piantò il palmo della mano per terra, dove era crollato bocconi pochi momenti prima scosso dagli spasmi, nel tentativo di alzarsi.
Che cosa aveva fatto quello sciagurato. 
Li aveva condannati.
Che cosa era diventato?
Non lo sapeva nemmeno lui.
Respira, si disse mentalmente.
Malfoy e Nott. 
Doveva vedere come stavano.
Il corpo vecchio protestò sotto lo sforzo.
Lentamente si portò carponi e si aggrappò alla scrivania aiutandosi ad alzarsi.
Si portò indietro i capelli neri striati di grigio.
Severus chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il battito.
Se era cambiato, era diventato più forte dato che era riuscito a sopravvivere alla trasformazione.
Si concentrò sulla sua occulmanzia.
- Per te Lily, questo non è il mondo che avresti voluto - mormorò piano
Con passo via via sempre più deciso si raggiunse la porta.
Posò la mano sulla maniglia.
Doveva trovare quei due.
L’ordine aveva fallito.
E dovevano riunirsi per decidere cosa fare, smettere di lottare era impensabile.
Non l’avrebbe permesso.
***

Nella radura era rimasto solo l’arco, che placido muoveva i suoi drappi ad un vento non esistente.
Ma quando venne colpito da vera brezza, riccioli di polvere nera si sollevarono dalla terra attorno a lui e dalle sue pietre.
Lentamente le piccole particelle vorticando lente andarono a costituire una figura, due figure.
I lineamenti rimasero abbozzati.
E’ più difficile di quanto ricordassi - una voce bassa che non proveniva da nessun luogo sibilò rimbombando su pareti inesistenti.
- Ci abitueremo. Dobbiamo andare in un posto sicuro, per avere tempo, per ricomporci - rispose un’altra voce eterea e un po’ più alta di tonalità.
L’ombra più grande fremette
Andiamo a casa -
Quella più piccola alzò ciò che poteva sembrare un mano e un rigagnolo di fumo nero si staccò da lei
- Torna da lei, ti sta aspettando - sussurrò al ricciolo, che con un guizzò si lanciò nel cielo.
Si rivolse poi all’altro
Si, andiamo a casa -
Silenziose si librarono in aria.
Una delle due però si arrestò, e osservò l’arco dall’alto.
- E’ pericoloso -
Fanne quello che vuoi - ribatté l’altra figura
- Ma non possiamo distruggerlo - ragionò la figura minuta, poi, come colpita da ispirazione si avvicinò all’arco, toccandolo.
Rimase così immobile per pochi secondi, poi si rialzò in aria 
Andiamo -
- Che hai fatto? - domandò l’altra curiosa
- Ho espresso un desiderio, non sai che non noi possiamo distruggere quella casa - spiegò l’immagine piccola
- Non ho capito, ma ok, andiamo ora, mi mancano i miei luoghi - decretò la voce bassa 
Si -
At vero convenit in caussa gravi et nobili modum adhibere defensionis aeque nobilem et gravem, quem ultra progredi non oportet.
Quelle parole sussurrate continuarono a rimbombare fra le pietre. 
Di colpo la brezza cessò, ed una cappa d’aria immobile calò sull’arco.
***

Note dell’Autrice.

Scusate, davvero…
Dopo quasi due anni torno qui.
Non so con che faccia mi ripresento qui, a continuare questa storia abbandonata da tempo.
Ma deve essere finita, per rispetto a voi.
Se vorrete recensirla ne sarò onorata, se non riceverò nulla capirò, ma continuerò ad aggiornarla.
Ho avuto due anni tremendi e ci siete andati di mezzo anche voi, che leggevate ed apprezzavate questa storia. 
Per voi la continuerò e la finirò.
Grazie, le vostre vecchie recensioni mi hanno aiutato a riprenderla in mano.
Zest.

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Capitolo 9
*** Ritorno ***


RITORNO

 

Correva lungo il corridoio.

Correva lungo il corridoio così come aveva corso lungo un altro corridoio una sera altrettanto orrenda, molto tempo fa.

Li cercava.

Un rantolo al di là di una porta lo distrasse, si fermò bruscamente.

La spalancò, un mangiamorte rantolava, lo guardò gelido respirando affannosamente

-        Avada Kedavra -

Impassibile la richiuse.

Riprese a correre.

Doveva trovarli per vedere se stavano bene.

Una porta si aprì, Piton alzò la bacchetta ma un paio di capelli biondi gliela fecero abbassare subito.

Draco sorreggeva uno svenuto Nott.

Si guardarono negli occhi.

-        Che ci ha fatto quel folle? - mormorò il biondo respirando a fatica.

Severus osservò il giovane uomo.

-        Non lo so, ma ci ha tolto la poca umanità che ci rimaneva -

Draco abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi e raccogliendosi per pochi istanti nella sua paura e nel suo dolore, poi le ritornò in mente lei.

E rialzando lo sguardo decretò deciso

-        Siamo vivi, possiamo ancora combattere -

L’uomo anziano annuì anche se la stanchezza segnava il suo volto.

-        Dobbiamo dirlo anche agli altri, aspetta che ti aiuto, andiamocene da qui -

                                                                                          ***

Due figure si accostarono all’antica struttura.

Un rudere che cupo e maestoso si ergeva in mezzo alla radura.

-        Che ti hanno fatto… - sussurò la figura più grande

-        C’è stata una battaglia, un’orrenda lotta per la sopravvivenza… questa è opera di Silente, non c’è dubbio, evidentemente Hogwarts stava per essere presa e lui ha voluto risparmiarle questa fine. –

Spiegò la figura più piccola superando quella più grande e cominciando ad incamminarsi verso l’entrata.

Alzò gli occhi verso quelle guglie.

-        Entriamo, qui c’è un incantesimo potente, lo percepisco, ma a noi non farà nulla – continuò una

volta arrivati davanti all’ingresso.

-        Come fai ad esserne sicura? – ribattè l’altra

-        Lo so e basta – gli rispose ricominciando ad camminare.

Scollò le spalle il grande seguendola senza più commentare oltre.

A passo d’uomo arrivarono all’entrata, il pesante portone giaceva addossato ad una parete, i grandi cardini mezzi divelti.

Continuarono a camminare passando attraverso il chiosco che tante volte aveva accolto grida e risa gioiose di studenti spensierati, mente ora custodiva vecchi cadaveri di giovani senza più futuro e di mangiamorte.

Passarono per il corridoio d’entrata, tutto sugli altri muri dell’edificio riportava la battaglia, orme di vecchi incantesimi, sangue coagulato, si potevano quasi ancora sentire le urla dei giovani ragazzi colpiti impreparati dall’orrore della guerra.

Salendo la scalinata la figura più piccola notò che le scale non si muovevano più, tutto era in stasi fermo in quell’orribile momento. I corpi di gente un tempo viva e che avevano avuto la sfortuna di trovarsi lì al momento dell’incantesimo erano esplosi, lasciando un’impronta della loro esistenza sui muri o sul pavimento, lontano eco di ciò che furono.

Un gradino alla volta i vecchi ricordi delle due figure andavano a sovrapporsi all’orrore che vedevano.

Se avessero potuto piangere l’avrebbero fatto quando all’improvviso gli si spalancò davanti la sala grande in tutta la sua antica maestosità.

I quattro tavoloni giacevano scomposti, uno era stato schiantato contro quello dei professori, un altro giaceva spezzato contro la parete destra della sala, gli altri due ribaltati, giacevano faccia all’entrata, una barricata abbozzata, segno di un ultimo e disperato tentativo di resistenza.

La figura più piccola li superò in un silenzioso levitare, ma non poté trattenere il singulto quando riconobbe uno dei cadaveri dietro.

Il largo cappello da strega verde scuro giaceva poco lontano dai resti di una donna anziana, distesa all’indietro, braccia aperte, in mano ancora la bacchetta, volto al soffitto della sala. Il cranio con la pelle consunta e mummificata tenacemente attaccata alle ossa conservava ancora un’espressione con la bocca e gli occhi azzurrissimi spalancati in una lontana smorfia di stupore. Attorno un’aureola di capelli grigi, sfuggiti ad una crocchia un tempo sempre tirata e composta.

Un luccichio catturò l’attenzione della silenziosa figura grande alle spalle di quella piccola, la superò, si chinò e raccolse un oggetto piccolo che brillò di nuovo nella sua mano.

-        È rimasta qui – mormorò con voce profonda

La figura più piccola annuì osservando i piccoli occhiali squadrati che teneva in mano la più grande

-        Sì… ha difeso questo posto fino all’ultimo, non avrebbe potuto fare altro – sussurrò piena di dolore

-        Tieni, lei avrebbe voluto che li avessi tu – la voce profonda emerse da quelle volute di fumo nero,

porgendole gli occhiali poi continuò

-        Eri la sua studentessa preferita, mi diceva Harry –

La figura più piccola allungò una mano e li afferrò.

Rimase per pochi minuti in contemplazione immersa nei ricordi, poi sollevò lo sguardo

-        Andiamo nell’ufficio di Moody facciamo quello che dobbiamo fare, poi diamo degna sepoltura ai nostri compagni – mormorò con voce grave dal dolore.

Uscì dalla sala grande andando verso l’ufficio.

Salendo verso il settimo piano si fermò davanti ad un muro, la figura più grande dietro si arrestò con lei.

-        Cosa c’è? – domandò perplessa

-        Qui c’è una stanza, che viene utilizzata per le emergenze dai Grifondoro, è stata costruita dopo l’episodio del basilisco, è una stanza di sicurezza per i ragazzi più giovani. Ho fatto tante esercitazioni con quelli del quarto, terzo, secondo e primo anno… - spiegò alzando una mano

L’altro la bloccò.

-        Non farlo, potresti vedere… -

-        Cosa? – lo interuppe la più piccola liberandosi stizzita poi continuò con fare di sfida

-        L’orrore? L’ho gia visto. Devo vedere, devo sapere cosa è successo dopo che… dopo che sono scomparsa. Non mi nasconderò più. –

-        Si ma… - tentò di obbiettare l’altro

-        Zitto. – ripose dura

La figura più grande la fissò mentre mormorava poche parole ed una porta di legno massiccio emergeva dal muro.

Posò la mano sulla maniglia e aprì.

Quella era una stanza del tutto particolare, era fatta per esistere a qualsiasi incantesimo. Qualsiasi. Anche a quello di Silente.

Era una stanza progettata per aprirsi solo quando oltre la sua porta non fosse stato possibile uscire in totale sicurezza.

Quella porta per più di otto anni non si era aperta.

Sul legno spiccavano i graffi disperati dei bambini che affamati cercarono di uscire.

La loro salvezza si era trasformata nella loro condanna.

Tagliati fuori da tutto erano morti di fame e di sete.

Guardò in basso, vicino alla porta c’era uno strumento che lei riconobbe subito.

Una macchina fotografica.

Si chinò per raccoglierla , mentre dietro di lei la figura più grande era ancora preda dell’orrore.

-        Sono tutti bambini dai dieci anni in su – disse amara rialzandosi con in mano la macchina poi continuò

-        Questa apparteneva a Colin, il ragazzo che inseguiva Harry per fargli delle foto, chissà se c’è anche lui in questo cumulo di corpi –

Allungò la macchina fotografica alla figura poi si voltò di nuovo

-        Questa stanza non è mai stata pensata per nascondere a lungo delle persone. Serviva soltanto come luogo sicuro per far dormire gli studenti in situazioni come quando tu sei evaso e sembravi un pericolo per la scuola. – spiegò affranta.

-        Era solo un riparo momentaneo, prima dell’evacuazione degli studenti – concluse per lei l’altra figura

-        Si –

-        Ma Silente non sapeva? Non ha pensato… - domandò con voce rotta

-        Non lo so a cosa ha pensato in quel momento Silente, se era conscio che gli avrebbe condannati tutti quanti a morte o no, se sapeva che qui c’erano ancora studenti… non lo so.-

Fece una pausa poi riprese

-        So solo che se ci sono degli studenti qui, anche le stanze di Corvonero, Tassorosso, e Serpeverde, avranno il loro carico di corpi custoditi. –

Strinse i pugni.

Quando Cassandra aveva fatto l’incantesimo aveva salvato solo quelli che conosceva e quelli dei due ordini in generale, inoltre l’incantesimo di Silente aveva interferito con quello della donna, spezzandolo per tutte le persone presenti all’interno del castello, intombandole in un’enorme sacrario di pietra.

E cosi erano morti anche molti ragazzi dei primi anni, come topi sottoterra, chiusi dagli stessi professori nelle stanze stregate di sicurezza. Quei stessi posti li avevano salvati dall’incanto di Silente e dai mangiamorte, ma li avevano condannati ad una morte lenta e piena di agonia.

La figura più piccola scosse la testa e si allontanò da quel luogo di dolore, fiondandosi a passo di carica verso l’ufficio del preside, sfrecciava talmente veloce che l’altro a stento le stava dietro.

                                                                                         ***

Una donna dai capelli corvini e ricci giaceva in posizione fetale su un letto.

Gli occhi aperti in uno stato catatonico, il corpo immobile, morto nello spirito.

Era da sola, orrendamente da sola.

Uno squarcio di vuoto le invadeva la mente.

Era a metà.

Era monca.

Era spezzata.

Si sedette sul bordo del letto, assente a se stessa, gli occhi chini al pavimento.

Faticosamente si alzò, e lentamente si accostò allo specchio poco lontano.

Si tolse la benda e guardò.

Gilderen vide solo se stessa.

Due occhi neri in egual misura le rimandavano uno sguardo vacuo e sconfitto.

Due occhi uguali.

                                                                                         ***

Una cerva piombò nel salotto della casa ed una voce conosciuta emerse dalle spirali azzurro argentee.

-        Stiamo bene… non so cosa ci sia successo, né come staremo per le prossime ore, ma io, Draco e Theodore per ora stiamo bene. Si può sapere cosa è successo? Com’è potuto accadere? –

La voce di Piton rimbombò accusatrice nella piccola stanza.

Abel prese la parola

-        Siamo tutti sconvolti Severus, esisteva un altro portale del quale non sapevamo l’esistenza e non siamo riusciti a rintracciarlo in tempo – spiegò l’uomo, poi continuò abbassando la testa

-        Abbiamo fallito, abbiamo perso l’Inghilterra –

La cerva lo fissò severa con occhi bianchi

-        Non dirlo mai più, siamo ancora vivi e continueremo a lottare, abbiamo bisogno di Cassandra saremo alla prossima casa sicura, vi aspettiamo. – concluse lapidario Piton.

Abel guardò la cerva allontanarsi e sparire nella notte.

Si girò per osservare quello che era rimasto della vecchia brigata.

Gil era nel seminterrato in stato catatonico immersa nel buio, Ginny tremava la fronte appoggiata alle mani in un tentativo di nacondere la lacrime mentre Luna le massaggiava la schiena con occhi assenti.

Samuel ricambiò il suo sguardo, niente andava bene, Paciock assente guardava vacuo nel vuoto ripensando acora a coasa aveva fatto.

-        Dobbiamo andare – disse ad alta voce facendo riscuotere tutti quanti.

-        Sì, dobbiamo andare nell’altra casa. Lì cerceremo di compattarci ricongiungendoci con Severus, Draco e Nott.- rincarò la dosa Samuel alzandosi in piedi

-        Charlie riuscirà a raggiungerci? – domandò Ginny

Abel annuì

-        C’è Cassandra con lui, e lei sa sempre dove ci troviamo.-

-        Ok, allora andiamo, Harry e Ron chi li avvisa?- mormorò Neville  

-        Non li vediamo dall’ultima riunione – aggiunse Luna stringendo una mano a Ginny

-        Sono in Nuova Zelanda, stavano cercando di capire tra le scartoffie di Silente come poter eludere l’incantesimo su Hogwarts – le rispose Samuel

-        Ma sappiamo nulla? Harry è collegato a Voldemort, avrà subito qualche effetto? E mio fratello? – incalzò la rossa nervosamente

-        Ci accerteremo delle loro condizioni una volta arrivati nella nuova casa, lì ci riuiremo con Fred, George,  Charlie, Severus, Draco e Nott. Sentiremo gli altri dell’ordine e decideremo come comportarci – decretò con voce ferma Abel alzandosi dalla sedia dove si era accasciato.

-        Ed ora muoviamoci –

                                                                                         ***

Fu uno sforzo immane smaterializzarsi, i tre uomini atterrarono pesantemente nel soggiorno della casa.

Draco con un rantolo si tirò su.

-        Ci hai messo troppa forza Severus – biascicò impastato tenendosi lo stomaco in preda alla nausea

-        Oh scusami Draco per aver irritato il tuo sensibile pancino – ringhiò irato l’ex professore

Il biondo si voltò a guardare il pozionista

-        Evidentemente abbiamo più… porca miseria Severus! – Draco interruppe la frase guardandolo stupefatto

-        Che? – domandò Piton perplesso

-        Hai come minimo dieci anni in meno! – esclamò scioccato Draco

L’ex professore si toccò il volto trovandolo molto più liscio, poi indicò l’ex Serpeverde

-        A te si è trasformato un’occhio –

Draco impallidì e si lanciò in bagno.

Arrivato nella stanza quasi non gli scappò un urlo, il suo occhio destro era esattamente come gli occhi di Hermione quando si trasformava.

Una fitta di nostalgia gli trapassò il cuore mentre un sorriso amaro gli nasceva in volto.

Lei lo accompagnava anche in quell’abisso alla fine…

-        Draco! – l’urlo di Severus lo fece riscuotere

-        Cosa è successo?- domandò mentre piombava nel salone

Nott era in preda alle convulsioni

-        Aiutami! – rantolò Severus mentre lottava affinchè non si facesse male

Draco si inginocchiò a fianco del suo ex compagno di casata e a fatica cercò di tenerlo.

Non potè fare a meno di notare che Nott era diventato notevolmente più forte.

 

                                                                                         ***

La porta dello studio si spalancò con un colpo mentre un adirato fumo nero piombava nella stanza.

Un vecchio si mosse all’interno di un quadro e riconosciuta la figura sorrise

-        Sapevo che ce l’avresti fatta a passare il mio incantesimo –

-        La smetta di fare il compiaciuto, lei è un fottuto assassino, lo sa Silente? – ringhiò la piccola figura puntandogli il dito contro

-        Non faccia tanto la persona superiore, anche lei ha la sua quota di persone sulla coscienza – ribattè il vecchio

-        Sì, ma almeno le mie persone non erano degli innocenti studenti! Mostro! – lo accusò di rimando

-        Basta, siamo qua perché abbiamo bisogno di lui, ricordatelo – si intromise l’altra figura, poggiando

la mano sulla spalla di quella più piccola che ansimava ancora per l’ira e per lo sfogo appena fatto.

Il vecchio si sedette sulla poltrona dipinta nel quadro, si sistemò la tunica poi li fissò con i suoi occhi color ghiaccio e chiese diventando tutt’un tratto serio

-        Signor Black, signorina Granger, in che cosa posso esservi utile?-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice:

non scriverò molto. Solo… questa storia andrà avanti, ve lo prometto, sono molte le email che mi sono arrivate, tranquilli questa storia non si interromperà.

Il problema che con l’università sono arrivati i tirocini in ospedale, e le energie non sono tante.

Perdonatemi se potete.

Leggete se volete.

Zest. 

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