The real Infection

di Aitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hold on to the feeling and don't let it go ***
Capitolo 2: *** I'm still wide awake ***
Capitolo 3: *** You don't know you're beautiful ***
Capitolo 4: *** I’ve been waiting for a girl like you to come around ***
Capitolo 5: *** I still feel it everytime ***
Capitolo 6: *** What you want, what you need, has been right here ***
Capitolo 7: *** Close to my heart jump in the deep ***
Capitolo 8: *** I wonder, if you knew, what you put me through ***
Capitolo 9: *** You're my kryptonite ***
Capitolo 10: *** Every minute's like our last, so let's just take it real slow ***
Capitolo 11: *** I think I love you but I make no sound ***
Capitolo 12: *** Circles, we're goning circles, dizzie's all it makes us ***
Capitolo 13: *** Gotta make up my mind ***
Capitolo 14: *** I'm broken ***
Capitolo 15: *** From the moment I met you, everything changed ***
Capitolo 16: *** We only wanna have a laugh ***
Capitolo 17: *** You keep making me weak ***
Capitolo 18: *** I won't be leaving 'til I've finished stealing every piece of your heart ***
Capitolo 19: *** Don't wanna be without you ***
Capitolo 20: *** From the way that we touch baby, to the way that you kiss on me ***
Capitolo 21: *** Tell me a lie ***
Capitolo 22: *** If we could only turn back time ***
Capitolo 23: *** We're about to make some memories tonight ***
Capitolo 24: *** I hear the beat of my heart getting louder whenever I'm near you ***
Capitolo 25: *** There is no other place that I would rather be ***
Capitolo 26: *** Come on let me sneak you out ***
Capitolo 27: *** My love, my heart, Is breathing for this... ***
Capitolo 28: *** I'll find the words to say before you leave me today ***
Capitolo 29: *** I just wanna tell the world that you're mine girl ***
Capitolo 30: *** I just wanna take you anywhere that you like ***
Capitolo 31: *** And every time we both touch I only want more ***
Capitolo 32: *** Truly Madly Deeply I am, Foolishly Completely Falling ***



Capitolo 1
*** Hold on to the feeling and don't let it go ***



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Erano le 22.12, leggevo svogliatamente l’ora dal display della sveglia. Ero stesa a letto con il computer ancora acceso, ma ormai avevo aggiornato tutti i social network a cui sono iscritta, facebook, twitter, persino netlog, quel sito da truzzi e pervertiti che nonostante tutto non volevo eliminare. Era da tanto che non controllavo le mail su msn, tanto arrivano solo pubblicità e qualche notifica, mai nulla di interessante. Ok, diamo un’occhiata lo stesso. Accedo con il profilo invisibile, non avevo voglia che qualcuno dei miei contatti cominciasse una conversazione infinita e priva di senso. 59 email nella posta in arrivo. wow, ora mi sarebbe toccato passare la serata a fare pulizia virtuale. Seleziono le email pubblicitarie senza nemmeno aprirle: deleted. Controllata veloce al resto, niente di che…ma un titoletto evidenziato in neretto aveva attirato la mia attenzione: “One Direction Official Web Site: Congratulations!”. Cosa ci facevano i One Direction nella mia posta elettronica? Ah già, ora ricordo. Circa 4 mesi fa decisi di partecipare ad un concorso impossibile da vincere, così tanto per passare il tempo: sicuramente sarà una di quelle tante mail-risposta che partono in automatico della serie “Grazie tante per aver partecipato, non hai vinto ma continua a seguirci!”. Cominciai a leggere. Rilessi. Rilessi una terza e una quarta volta. L’inglese è la mia lingua preferita, sono sempre riuscita bene a scuola e anche al liceo, appositamente scelto linguistico, mi aveva permesso di migliorarmi sempre di più, e nonostante l’email fosse molto chiara, i miei occhi credevano di sbagliare. Non era possibile che su un miliardo di ragazzine urlanti che avrebbero fatto a pugni per vincere il concorso, io fossi capitata tra le 10 vincitrici. Spensi il computer e cominciai a dormire.

--Il giorno dopo

“Aurora, ti dico che è importante, vieni da me oggi pomeriggio?”
“Co, anche la tua voglia di gelato della scorsa settimana lo era!”
“Questa volta è veramente importante, ti prego, credimi!”
“Ok, ma niente gelato questa volta, sono a dieta.”
“Basta con questo gelato! Ti aspetto alle quattro in punto, non fare tardi!”
“Cosa sentono le mie orecchie? “Basta gelato”? Cora, ma sei proprio tu?”
“Spiritosa, mi raccomando puntuale!”
“Agli ordini!”

--Poche ore dopo

“Allora Co, dimmi tutto” Aurora, la fidanzata di mio fratello, una ragazza più piccola di me di due anni, spiritosa, dolce e pazza. Ah, dimenticavo, fan dei One Direction.
“Leggi qui, forza, leggi!”
“Co, lo sai che non ci capisco niente di inglese! …Aspetta, è dei One Direction? Oddio, leggi! Traduci! Dai! Ma non l’hai già letta? Come diavolo hai fatto a resistere?”
“Auri, l’ho già letta. Almeno 14 volte, è questo il problema!”
“E che dice? Dai, coraggio non tenermi così in ansia!”
Dopo essermi schiarita la voce, senza fermarmi un attimo cominciai a tradurre “Complimenti fan dei One Direction, sei stata selezionata per assistere ad un concerto della band a Londra in data 22 Luglio e hai diritto al 1D pass che ti servirà per accedere al dietro le quinte per poter conoscere di persona Liam, Zayn, Niall, Louis e Harry dopo lo show. L’offerta ti consentirà di portare con te un accompagnatore e di risiedere nell’albergo Blue Marine per 5 notti, a pochi passi dal centro città. Il programma prevede 2 successivi incontri con i membri della band i quali si presteranno a rispondere a tutte le tue domande e a firmare autografi. Per accettare l’offerta ti chiediamo di mandarci un’email di conferma.” Non avevo quasi finito la frase che Aurora cominciò a gridare e a saltare di qua e di là in giro per la camera, era incontenibile quella ragazza.
“Co, ti rendi conto?” Mi gridò in faccia stringendomi le mani.
“Certo, cioè, forse non proprio. Ti pare possibile che tra un miliardo di fan, la fortuna abbia scelto proprio me?”
“Ma cosa te ne importa? Hai vinto! Dai, manda l’email di conferma, non puoi aspettare ancora, questa ha la data di una settimana fa, non vorrai mica che scelgano qualcun altro vero?” mi disse lei guardandomi con un’aria da pazza.
“Certo che no! Ma dici che ci lasceranno? Dico “ci” perché ovviamente sarai tu la mia accompagnatrice, però sai com’è mia mam…” Non feci in tempo a finire la frase che Aurora era già piombata sopra di me sbraitando
“Cora non possiamo lasciarci scappare un’occasione del genere! Andare ad un concerto dei One Direction a Londra e poterli conoscere?!? E’ un sogno! Che problemi potrebbe farti tua mamma? Sei maggiorenne, passerai gli esami di maturità con ottimi voti, non potrà dirti di no! Per i miei lo sappiamo che non faranno storie, se sanno che sono con te mi manderebbero anche a salvare i pinguini in Antartide!” Adoravo quella ragazza.
“Hai ragione, è un’opportunità più unica che rara, io ci andrò a Londra –vedendo lo sguardo di Aurora mi corressi- ehm, dicevo, noi ci andremo a Londra! Cascasse il mondo!”. Tra un sacco di risate e abbracci la giornata continuò tra preparativi e programmazioni varie. Eravamo fuori di noi. quando ricapita un’occasione del genere?




Salve a tutti.
Non sono una scrittrice professionista, lo sto facendo per distrarmi un po’. Non so nemmeno se qualcuno perderà tempo a leggere quello che scrivo, anche perché questo primo capitolo è abbastanza piatto, ma ho intenzione di far vivere una bella avventura a Cora e Aurora.
Qualche piccola precisazione:
- Che io sappia, non esiste un concorso di questo genere, me lo sono inventato per la storia;
- Anche il nome dell’albergo è inventato, non ho la più pallida idea dei nomi degli alberghi di Londra.
Recensioni gradite. Peace & Love.
Fe.

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Capitolo 2
*** I'm still wide awake ***


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Mio fratello non era proprio entusiasta di lasciar partire Aurora per una città così lontana, ma si fidava di lei e sapeva che io l’avrei controllata e tenuta lontana dai guai.
Il 22 luglio prendemmo un volo la mattina presto, per poter arrivare in tempo per sistemarci nella camera, farci una doccia e prepararci per il concerto. Il viaggio fu tranquillo e mentre Aurora continuava a saltellare sulla poltrona a ritmo di One Direction con le cuffiette nelle orecchie io stavo pensando a quello a cui stavamo per assistere. Non ero mai stata una di quelle ragazze che diventano fan sfegatate di una boy band,  che urlano e schiamazzano facendo un sacco di casino per niente. Diciamo che ero una fan abbastanza tranquilla, però dovevo ammettere che il solo pensiero di essere diretta verso Londra per conoscere quei cinque ragazzi, mi mandava letteralmente in estasi.

L’aereo arrivò puntuale, il taxi ci accompagnò all’albergo e mostrando la stampa della famosa email ricevuta qualche mese prima, la ragazza alla reception ci sorrise e ci diede la chiave elettronica della camera: terzo piano, quarta porta a destra, stanza n. 34. Dopo aver sistemato qualche vestito nell’armadio Aurora insistette per farsi per prima la doccia, così nel frattempo io scelsi come vestirmi: era estate, andavo ad un concerto, shorts, all star e maglietta carina potevano andare bene. Aurora invece preferì un vestitino nero. Dopo la doccia e gli ultimi ritocchi, eravamo pronte.
Arrivammo all’ingresso dell’arena un’ora prima, orgogliose sfoggiavamo il nostro 1D pass con il quale avremmo potuto entrare prima di quell’enorme quantità di ragazze impazzite. Eravamo dentro.
“Co, ancora non ci credo, ci siamo! E per di più guarda, non esistono posti migliori di questi, siamo in prima fila!” disse Aurora con gli occhi sognanti e luminosi di gioia.
“Lo so Auri, lo so! E, guardati attorno, sono arrivate anche le altre fortunate vincitrici…saremmo sì e no una quindicina…”
“Zayn Malik lo prendo io!” urlò la pazza, attirando l’attenzione su di noi e io non potei fare altro che esplodere in una lunga risata.

Lo spettacolo iniziò alle 21.30 precise, i ragazzi erano entrati tutti insieme all’improvviso, provocando un boato, e dopo un breve saluto la festa cominciò a prendere vita. Certo che erano proprio forti: saltavano su e giù per il palco, scherzavano tra loro, improvvisavano balletti comici e facevano tutto con quel loro magico sorriso sincero e pieno di passione. Cantarono tutto il loro repertorio e a gran richiesta resero felici i fan concedendo anche il bis. Prima di lasciare il palco Liam prese la parola e, oltre a ringraziare, disse con aria divertita che avrebbe aspettato con ansia dietro le quinte tutti coloro che avessero avuto il pass.
“Auri aspettiamo che esca tutta questa gente e poi andiamo da loro, ok?” Però che bene che suonava questa frase.
“Uuuh, si, ormai non sto più nella pelle! Come sto? Il trucco è a posto? Però devi promettermi di aiutarmi a tradurre quello che dicono ok? Allora, come sto?” Era veramente agitata.
“Sei perfetta, stai tranquilla e respira” In realtà ero agitata quanto lei ma ero capace di nasconderlo un po’ meglio.
Un body guard enorme ci bloccò la strada, era comprensibile visto che in molte cercavano di introdursi senza pass, ma una volta esibiti i nostri, entrammo senza problemi. I ragazzi erano già là, in quella stanzetta non molto grande ma accogliente: Niall e Liam stavano chiacchierando seduti su di un divanetto, Louis e Zayn giocavano con una palla da calcio ed Harry smanettava con il cellulare. Quando si accorsero che stavamo entrando, smisero le loro attività e accolsero il gruppo di privilegiate.
“Buona sera ragazze, allora, vi è piaciuto lo spettacolo?” aveva cominciato Liam e, dopo un coro unanime di approvazione,
“Carotine belle, che dite se ci sediamo un po’ che vi spieghiamo in cosa consiste il vostro magnifico soggiorno?” continuò Louis, provocando una risata generale. A questo punto prese la parola Niall
“Allora, grazie al concorso che avete vinto potrete soggiornare all’albergo e venire a due nostri incontri un po’ particolari che abbiamo organizzato appositamente per voi, non vogliamo svelarvi niente per adesso, sappiate solo che il primo ritrovo è domani a mezzogiorno nella hall dell’albergo, noi vi raggiungeremo lì e poi cominceranno le attività”. Questo primo appuntamento con i One Direction continuò nel migliore dei modi, i ragazzi risposero a qualche nostra domanda e cominciarono a parlare singolarmente con le fan.
“Niall, qual è la tua pizza preferita?” cominciò Aurora timidamente,
“Diavola cara, ma in realtà non faccio molti problemi, mi piacciono praticamente tutte” rispose ridacchiando. Quanto era bello, quella sua risata sincera aveva contagiato anche me, e quei i suoi occhi color ghiaccio emanavano una calda serenità, indescrivibili a parole.
“Allora una volta devi venirci a trovare in Italia, così potrai assaggiare le migliori pizze di tutto il mondo!”
Sentendo la parola “Italia”, Zayn si avvicinò a noi incuriosito, per la gioia di Aurora che arrossì vistosamente. Il moro allora, che se ne rese perfettamente conto, per farla sentire più a suo agio la abbracciò: probabilmente era dotato di qualche potere magico perché lei, non solo si tranquillizzò, ma riprese ad essere la pazza ragazza di sempre. Zayn stentava a credere che fossimo veramente arrivate fin lì dalla patria della pizza e del gelato ma il nostro accento, soprattutto quello di Aurora, ne era la prova.
“Durante il festival di Sanremo non vi abbiamo viste, come mai?” domandò il moro con uno sguardo furbo e leggermente provocante come solo lui è capace di fare,
“Vi abbiamo visti dalla prima fila del divano a casa mia!” gli spiegai ammiccando e tutti e quattro cominciammo a ridere. Era veramente piacevole parlare con quei ragazzi e se non fosse stato per il loro manager saremmo state lì a discutere di qualsiasi cosa per tutta la notte. Fu il turno di Harry e Louis, che ci accompagnarono all’uscita della stanzetta. Porca miseria, ma quanto potevano essere dannatamente belli quei due?
“Allora siete voi le carotine italiane?” ci chiese Lou sorridendo,
“Certo, direttamente da Venezia, esclusivamente per voi!” gli risposi io,
“Venezia? La splendida città sull’acqua? Mi ci devi portare a fare un giro una volta!” disse Harry. Per la prima volta i miei occhi incrociarono quello sguardo così misterioso, nascosto da quei ricci ribelli ma perfetti,
“…” volevo parlare ma dalla mia bocca non usciva nemmeno un suono, avrei voluto dirgli che l’avrei portato anche in capo al mondo se me l’avesse chiesto lui...o semplicemente avrei voluto rispondere per evitare di fare la figura della deficiente. Deficiente!
“Ma certamente!” intervenne prontamente Aurora vedendo come mi ero bloccata.
“Ah bene, guardate che ci conto…” continuò lui mantenendo lo sguardo fisso su di me. Niente da fare, quegli occhi ti incatenano senza che tu te ne renda conto.
“Signorine, siete le ultime, ora devo proprio chiedervi di uscire” intervenne una voce roca e strozzata che mi risvegliò abbastanza bruscamente da quel bel sogno; il manager dei cinque sembrava alquanto stanco di aspettare. Mi guardai intorno e, possibile che non mi fossi accorta che eravamo veramente le ultime e che nel frattempo anche gli altri membri della band si fossero avvicinati a noi?
“…si certo, ci scusi” risposi io abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata, presi sotto braccio Aurora e salutammo i ragazzi che ricambiarono in coro. Eravamo già girate verso l’uscita quando una mano si appoggiò delicatamente sulla mia spalla,
“Aspetta, non mi hai nemmeno detto come ti chiami” era Harry,
“Cora, mi chiamo Cora”
“Ok, Cora. Ci vediamo domani tesoro…” disse lui con quel suo magico sorriso, mettendo in mostra le sue fossette. Ricambiai sorridendo anche io e finalmente, anche se a malincuore, ritornammo in albergo. Inutile dirlo, appena arrivate cominciammo a chiacchierare sull’accaduto ma piombammo entrambe in un sonno profondo quasi subito, la giornata era stata abbastanza stancante.
Anche se cercai di non farlo, non potei farne a meno, il mio pensiero ritornava sempre su quegli occhi e quelle fossette, quelle dannate meravigliose fossette.
 


Hola.
Che dire, le due stanno cominciando a conoscere i ragazzi e in 5 giorni trascorreranno sicramente la più bella vacanza della loro vita. Ho voglia di continuare anche se magari nessuno leggerà, almeno mi distraggo e fantastico un po’, ma se qualche buon’anima c’è perché non sa cosa fare, le recensioni sono sempre bene accette.
Peace & Love. :)
Fe.

 

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Capitolo 3
*** You don't know you're beautiful ***


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“Dove mi trovo?” pensai tra me e me, “e dov’è Aurora?” cominciai a guardarmi intorno, quel luogo mi era estremamente familiare ma non riuscivo ad ambientarmi.
“Finalmente sei arrivata” pronunciò una voce dietro di me, una voce inconfondibile.
“Harry, che ci fai qua? E dove sono tutti gli altri?” chiesi io un po’ confusa,
“Vieni con me…” sussurrò lui avvicinandosi al mio viso. Mi prese per mano e mi portò fuori da quel luogo desolato. Improvvisamente ci trovammo in un parco enorme con un bellissimo lago, ma il ragazzo mi condusse in un luogo appartato e tranquillo: c’erano qualche panchina, uno scivolo e delle altalene per bambini. Sia le panchine che le giostre erano rovinate e consumate. Il cielo illuminava l’ambiente di una luce chiara e l’erba era di un colore verde scuro.
Camminavo per mano con Harry ma continuavo a non capire. Ad un tratto lui si fermò, guardava l’acqua del lago ondeggiare quasi impercettibilmente. Aveva l’aria pensierosa.
“Tutto bene?” gli chiesi cercando il suo sguardo. Harry si voltò verso di me, esitando un attimo su quello che voleva fare. Poi ad un tratto, senza dire niente, mi cinse i fianchi con le braccia. Eravamo così vicini. I suoi occhi verdi mi guardavano fissi. Con una mano cominciò a giocare con una ciocca dei miei capelli, io, imbarazzata dalla situazione e completamente inerme tra le sue braccia, distolsi lo sguardo ma lui non me lo permise e prendendomi con la mano la guancia, riportò i miei occhi a sprofondare nei suoi. Era sempre più vicino, potevo sentire il suo respiro scontrarsi con il mio. Le nostre labbra si sfiorarono appena. Sentì un brivido. Ero forse in paradiso?

“Cora! Cora svegliati! Dai alzati!” Era Aurora che urlava.
“Mmmh…che c’è? Sto sognando Styles…” farfugliai io, ma l’immagine era già appassita. Era un sogno allora.
“Cora, ma che stai dicendo!? Dai che sono già le 11.40, abbiamo dimenticato di mettere la sveglia e se non ti alzi subito il tuo adorato Styles dovrà rimanere sul serio solo un sogno!” Rispose lei dopo essere saltata fuori dal letto,
“Cosa? Le 11.40? Oh porca miseria!” urlai io cadendo dal letto. Dovevamo muoverci, a mezzogiorno avremmo dovuto essere nella hall per incontrare i ragazzi. Mi alzai velocemente, Aurora aveva occupato il bagno per prima così recuperai dall’armadio un paio di skinny jeans e una maglietta colorata che indossai quasi ad occhi chiusi. Appena terminai, i ruoli si scambiarono, io al bagno e Aurora a cercare qualcosa da mettersi. Non c’era tempo per fare colazione eravamo in super ritardo. Dopo aver raccolto da terra la borsa che grazie a Dio era già pronta dalla sera prima con dentro tutto quello che poteva servirci ci scapicollammo nel corridoio e mentre stavamo correndo dirette verso l’ascensore, cominciammo a ridere come delle sceme.
“Come diavolo abbiamo fatto a dimenticarci di mettere la sveglia?” mi chiese Aurora con il fiatone,
“Non ne ho idea! Che ore abbiamo fatto?” chiesi recuperando un po’ di fiato e sistemandomi frettolosamente i capelli guardandomi allo specchio dell’ascensore.
“Mezzogiorno e un quarto, ce la facciamo se ci hanno aspettato. Ma che dicevi prima? Chi è che stavi sognando?” chiese lei con aria divertita. Per fortuna l’ascensore era arrivato al piano terra e non dovetti rispondere all’imbarazzante domanda perché ricominciammo subito a correre verso il gruppo di ragazze che stava uscendo dalla hall dell’albergo…ecco dov’ero all’inizio di quel sogno, in quella hall! Come avevo fatto a non ricordarmene?
“Ben arrivate ragazze!” ci disse sorridendo Liam non appena arrivammo,
“Scusateci, non abbiamo messo la sveglia, ma ce l’abbiamo fatta no?” rispose Aurora,
“Dovete ringraziare Harry, l’autista del double decker stava iniziando a spazientirsi e lui ha cominciato ad inventarsi un sacco di scuse per ritardare la partenza!” ci spiegò il ragazzo. Però, che gentile.
“Double decker? Hanno sentito bene le mie orecchie Liam?” disse Aurora alzando progressivamente il tono di voce, e senza aspettare nemmeno la risposta corse fuori dall’albergo e noi la seguimmo. Caspita. Avevo sempre sognato di salirci. Davanti a noi c’era un fantastico autobus a due piani rosso, proprio identico a quello del video musicale di “One Thing”. Che figata ragazzi.
Aurora stava saltellando dalla gioia e salì prima di me sedendosi vicino a Zayn che la salutò con un sorriso mozza fiato. Le altre ragazze erano già tutte sedute, che vergogna, mentre la mia amica non sembrava minimamente curarsene, io mi sentivo un po’ in imbarazzo mentre andai ad occupare l’unico posto rimasto libero. Mi accorsi poco dopo che sarei stata proprio vicina ad Harry, bene, così l’avrei ringraziato. L’autista contento mise in moto e l’uscita cominciò sul serio.
“Liam ha detto che hai convinto l’autista ad aspettarci, grazie Harry!” cominciai una conversazione,
“Figurati, mi sarebbe dispiaciuto farvi perdere l’uscita” disse lui, “come mai in ritardo?” continuò,
“Ehm, non abbiamo messo la sveglia…” riposi io abbassando la testa leggermente imbarazzata, ma Harry esplose in una risata assolutamente contagiosa alla quale ben presto mi unii. Quanto era bella quella sua risata.
“Volevate farvi desiderare, eh italiane?” piombò Louis alle nostre spalle, sporgendosi in avanti visto che era seduto proprio dietro di noi,
“Beh, Hazza non vedeva l’ora che arrivaste…vero socio?” Lou stuzzicò Harry,
“E’ solo che nessuno è bravo quanto me a fare da guida, non potevano permettersi di farsi sfuggire quest’occasione!” rispose lui prontamente girandosi verso l’amico e tirandogli un buffetto sul naso. Erano proprio forti quei due. Capaci di scherzare su tutto e in ogni occasione.
Grazie al cielo la prima tappa era Starbucks: affamate per aver saltato la colazione, io e Aurora ci prendemmo oltre al caffè, anche un muffin gigante a testa, tutte e due al cioccolato e io mi comprai anche la maglietta. Mi piaceva collezionare magliette per ricordarmi dei posti in cui ero stata.
“A che gusto l’hai preso il caffè, Co?” mi domandò il riccio, ovunque mi rigirassi ce l’avevo sempre affianco, il che era strano, ma di certo non mi avrebbe dato alcun fastidio,
“Aromatizzato alla cannella, è buoniss…” non feci in tempo a finire la frase che lui si avvicinò alla cannuccia del mio caffè e ne assaggiò un sorso, lasciandomi leggermente interdetta,
“Hai ragione, lo prenderò più spesso anche io, è veramente buono” affermò lui molto tranquillamente. Non me l’aspettavo. Per colpa sua, in poco tempo avevo accumulato l’invidia di sempre più ragazze, soprattutto perché io non ero la tipica fan che ci si aspetta, io ero solo appassionata di musica, non avrei mai fatto chissà quali follie per farmi autografare un CD, eppure sembrava che Harry stesse legando prevalentemente con me. Al contrario di me Aurora stava facendo amicizie, era brava a stringere nuovi rapporti. Aveva legato soprattutto con Tiffany, una ragazza dai capelli rossi di media lunghezza della sua stessa età, e forse andavano così tanto d’accordo perché entrambe avevano una vera passione per Zayn.
“Ti piace venire da Starbucks, Zayn?” chiese Tiffany con l’approvazione di Aurora,
“E’ in assoluto uno dei miei posti preferiti in cui fare colazione, ed è molto pratico anche se si è di fretta.” rispose lui. Chissà quante volte gli avevano già fatto quella domanda, e chissà quante volte lui aveva risposto sempre con la stessa cortesia e lo stesso sguardo dolce e comprensivo nei confronti delle sue fan. Ed era la stessa cosa anche per gli altri quattro, erano sempre gentili e cortesi con chiunque, mai che avessero accennato ad una risposta sgarbata. Mi fermai ad osservarli: Zayn era intento a soddisfare le curiosità della mia amica e di Tiffany; Niall stava consigliando a delle ragazze che gusto di caffè scegliere; Louis sparava battute a raffica regalando allegria a chiunque lo ascoltasse; Liam stava elencando alle ragazze le date dei prossimi concerti; ed Harry, che si era allontanato da me, stava facendo qualche foto insieme alle fan, le ragazze cercavano di sfoggiare il loro miglior sorriso mentre lui si divertiva a fare smorfie. Era bello anche quando arricciava il naso, gonfiava le guance o incrociava lo sguardo. Spontaneamente, sorrisi.



Eccoci qua.
Bah, a me piace la storia tutto sommato, mi mette allegria, sia scriverla, che rileggerla. Questa volta però, vorrei aspettare di vedere almeno un paio di recensioni , giusto per sapere se quello che scrivo interessa a qualcuno e se vale la pena che continui a pubblicare il seguito.
Un bacio.
Fe.

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Capitolo 4
*** I’ve been waiting for a girl like you to come around ***


Image and video hosting by TinyPicEra bello anche quando arricciava il naso, gonfiava le guance o incrociava lo sguardo.Spontaneamente, sorrisi. E fu proprio quel sorriso a fregarmi perché lui, quasi come se lo fosse sentito addosso, voltò lo sguardo verso di me. Cercai di fare finta di niente tirando fuori il cellulare dalla borsa per inventarmi un improbabile messaggio di copertura. Figuriamoci, di sicuro aveva capito perché stavo sorridendo. Cora, che stai facendo? Non sarà mica che ti stai innamorando di Styles, vero? Ormai, solo questi pensieri navigavano nella mia mente.
“Bene, ora tutte sul double decker, si va al London Eye!” avvisò Niall alzando le braccia al cielo. Il viaggio fu breve e colsi l’occasione per fare qualche foto dall’alto dell’autobus fino a quanto un soggetto troppo vicino oscurò il display della mia macchina fotografica,
“Cheese!” Erano Harry e Louis,
“Dai forza scatta!” protestò Lou e per farlo contento cominciai a fargli un vero e proprio book fotografico, ovviamente con le facce più strane che avessi mai visto!
“Lou, fanne una a noi due” chiese Harry, prendendo dalle mie mani la macchinetta e dandola all’amico,
“Ma che sei matto? Hai visto che capelli che ho questa mattina? Con la corsa che ho fatto non se ne parla proprio!” anche perché, io non ero fotogenica proprio per niente.
“Dai miss ritardataria” insistette lui mettendomi il braccio intorno al collo. Chissà che smorfia si sarebbe inventato questa volta. E invece no. Posò delicatamente le sue labbra sulla mia guancia in attesa che Lou scattasse, anche se in effetti ci stava mettendo un po’ troppo.
“Siete così carini!” esclamò lui. Ecco, lo stava facendo di proposito. Quando finalmente si decise a scattare, guardò la foto che aveva appena fatto e fece l’occhiolino al riccio. Bah, i ragazzi. La foto comunque era carina tutto sommato.
Arrivati alla ruota panoramica il gruppo si divise in due parti, metà di noi sarebbero salite in una cabina con Louis, Liam e Harry, l’altra metà con Zayn e Niall.
“Co, ho conosciuto una ragazza troppo simpatica, si chiama Tiffany, è pazza di Zayn anche lei! E tu come va con Harry?” mi chiese lei ammiccando,
“Ma cosa dici? Come dovrebbe andare scusa?” le chiesi un po’ confusa,
“Ti sei già fatta dare il suo numero? Vi vedrete da soli? Eh?” disse avvicinandosi sempre di più alla mia faccia,
“Auri, ma che film ti sei fatta? Lui è Harry Styles, idolo di un sacco di ragazzine urlanti! Come puoi pensare che possa farmi dare il numero da uno come lui?” riposi io gesticolando,
“Ma se si vede lontano un miglio che ti piace!” continuò Aurora ridacchiando divertita,
“Auri! Parla piano! E poi, ma cosa vai a pensare?” cercai di zittirla, ardua impresa,
“Dai, a me puoi dirlo Co! E poi non può sentirti, è appena partita la sua cabina…”
“Ecco appunto e tra un po’ tocca a noi, stiamo già rimanendo indietro, Zayn è già salito e se non ci muoviamo rimaniamo qui!” la interruppi io,
“Ah si?” disse voltandosi, e rendendosi conto che avevo ragione,
“Zayn! Aspettami!” urlò correndo in avanti. Ma come dovevo fare con lei? Mi affrettai anche io. Ero a qualche passo dalla cabina ma improvvisamente venni afferrata per un braccio e tirata indietro. Cercai di sottrarmi alla presa per liberarmi, ma la mia goffaggine mi fece inciampare e precipitai a terra. Strano, la caduta non era stata poi tanto male, infatti mi accorsi di essere atterrata proprio sopra a quell’idiota che mi aveva strattonata per qualche strano motivo, beh, ben gli sta. Aprì gli occhi un po’ spaventata nel guardare chi mi sarei trovata difronte e per un attimo mi mancarono le parole ma le ritrovai ben presto,
“Ma che cavolo ti salta in mente Styles?!” gli urlai in faccia io tirandogli una pacca sul petto,
“Se volevi un po’ di intimità bastava chiedere sai?” rispose lui con un tono malizioso,
“Ma quale intimità! Tu piuttosto, cosa pensavi di fare? Ho preso un infarto!” gli risposi con tono deciso,
“Non so cosa pensavo di fare io pochi secondi fa, ma scusa la domanda, cosa pensi di fare tu adesso? Vuoi che continuare questa conversazione così?” Panico. Mi guardai attorno, la gente vicino a noi si era spostata ed osservava la scena con aria divertita in silenzio. Ma perché capitano tutte a me? Mi alzai di scatto, raccolsi la borsa che ovviamente era caduta e mi sistemai la maglietta. Per fortuna gli spettatori erano tornati alle loro precedenti occupazioni.
“No ora mi spieghi: che cosa mi tiri? Che poi, non dovresti essere già in cima alla ruota panoramica con Liam e Louis? …la ruota panoramica!” mi voltai ma la cabina di Aurora si era già chiusa e stava cominciando a salire.
“Ecco perfetto, ora come la mettiamo?” gli chiesi incrociando le braccia. Lui nel frattempo si era alzato e mi stava osservando divertito.
“Ora sali con me, te l’ho detto che sono una brava guida no? Ti spiegherò di tutta Londra. Dovresti ringraziarmi, sarò la tua guida privata sul London Eye, non è certo una cosa che capita tutti i giorni, no?”. Cosa potevo rispondergli? Era così dannatamente bello.

--Poco dopo

La nostra cabina era quella successiva a quella di Aurora, per fortuna lei era con le altre, Tiffany, Zayn e Niall, potevo stare tranquilla, inoltre avrebbe avuto occhi solo per il suo bel moro, forse non si sarebbe accorta che non ero lì.
Cominciavamo ad alzarci. Sempre più alti. Era bellissima la vista da lassù, potevamo vedere tutta Londra! Harry, come promesso, cominciò ad indicarmi tutti i posti che conosceva, compresi negozi di scarpe e vestiti. Ovviamente era impossibile distinguere ogni singolo negozio o luogo che mi indicava. Io infatti, ero completamente rapita dalla sua spiegazione, dalla sua voce bassa, dai suoi occhi verde smeraldo, dal suo dito che si agitava sul vetro per indicare ai miei occhi posti che non avrebbero mai visto, semplicemente perché io vedevo solo lui. Ad un tratto si fermò,
“Allora? Ne è valsa la pena vero?” mi chiese lui continuando a guardare il paesaggio,
“Si, ne è valsa la pena…” riposi e finalmente mi concentrai anche io sul panorama. Harry mi mise il braccio attorno al collo, facendo in modo che i nostri corpi si avvicinassero. Timidamente, cercai con la mia mano la sua che sporgeva dalla mia spalla e non appena la raggiunsi, le nostre dita si incastrarono perfettamente le une con le altre.
“Mi dici perché fai tutto questo?” gli chiesi ad un tratto,
“E tu perché non mi dici che mi hai sognato questa notte?” rispose trattenendo una risata.
“Aurora! Ma io la strozzo!” se Styles sapeva del sogno, allora lo sapeva anche Tomlinson, e se Tomlinson sapeva del sogno, ahimè lo sapevano tutti.
“Sei bravo a rigirare le domande, devo ammetterlo…” gli dissi,
“Lo so…” sussurrò lui,
“E so anche che non vuoi chiedermi il numero perché credi che una star di fama internazionale come la mia non abbia tempo da dedicarti!” aggiunse. Cavolo, se era stato capace di afferrarmi al momento giusto prima che salissi nella cabina della ruota panoramica con Aurora significava che era rimasto dietro di noi tutto il tempo e aveva ascoltato la nostra conversazione. Perfetto insomma!
“Però visto che la pensi in quel modo facciamo che te lo chiedo io, va bene?” continuò lui.
“Styles, tu non avrai il mio numero!” non avevo detto niente di particolarmente divertente, eppure lui scoppiò a ridere e poi aggiunse,
“Ok, tanto lo sai che se non sarai tu a darmelo, lo farà qualcun altro!” E aveva ragione. Anzi ero quasi sicura che ce l’avesse già il mio numero salvato in rubrica!
“Senti Cora” disse voltandosi verso di me e prendendomi i fianchi, sembrava serio, il che preannunciava guai,
“Tu sei diversa dalle altre. Lo so che in molti mi definiscono come uno stronzo con le ragazze, ma non è così, te lo posso garantire. Certe volte ti senti figo, è vero, ma chi non ci si sentirebbe? Ad un tratto hai ragazze che farebbero di tutto per parlarti, e non nego di averne approfittato qualche volta, ma a lungo andare ho capito che volevo qualcosa di più…” -Styles che cosa stai dicendo? Ti prego, non dire così, sono già abbastanza confusa di mio- “mi piacerebbe frequentarti Cora, uscire con te, conoscerti meglio…” -ecco, e adesso che c’è? Cosa sono tutte queste farfalle nel mio stomaco? Perché il cuore sembra voler esplodere?- “cosa ne pensi?” concluse lui guardandomi. Il giro panoramico ormai era quasi giunto al termine
“Harry, è difficile…” ma fui interrotta
“Cora! Dio che spavento che mi hai fatto prendere!” era Aurora, e mi stava salvando. Era entrata nella cabina appena le porte di erano aperte per lasciar scendere i turisti. Lei mi era corsa incontro e mi aveva abbracciata.
“Scusami Auri, sono inciampata prima di salire…” le dissi io, e lei continuò
“Per fortuna che c’era Harry con te!”
“Già…” alzai lo sguardo verso di lui,
“Forza ragazze, scendiamo altrimenti ci dobbiamo fare un altro giro e non credo che gli altri ne sarebbero entusiasti!” disse lui sorridendo. Per fortuna era tornato l’Harry di prima. Avrei sicuramente dovuto parlargli, ma ora non era il momento adatto. Dovevo riflettere, anche se sapevo di avere le idee perfettamente chiare.
 

Ok,
Avevo detto che avrei continuato a pubblicare solo con qualche recensione? Embè, ho cambiato idea! Ho voglia di condividere, quindi condivido. Se qualcuno legge, sono contenta.
Much love,
Fe. 

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Capitolo 5
*** I still feel it everytime ***


Image and video hosting by TinyPicAvrei sicuramente dovuto parlargli, ma ora non era il momento adatto. Dovevo riflettere, anche se sapevo di avere le idee perfettamente chiare.
“Okay ragazze, ora si va a pranzo, ma il posto rimane una sorpresa!” esclamò Louis, facendo uno dei suoi magici sorrisi.
Sull’autobus chiesi a Zayn di poter stare seduta vicino ad Aurora, avevo bisogno di parlarle, o semplicemente ero ancora troppo tesa per poter stare seduta vicina ad Harry.
“Co, è assolutamente la giornata più bella che io abbia mai trascorso! Mi sto divertendo un casino! Londra è fantastica e chissà dove andremo a pranzo! …Ehi ma, tutto bene?” Lei mi capiva al volo. Capiva se c’era qualcosa che non andava, se mi sentivo poco bene o se qualcosa mi preoccupava, quindi capì immediatamente anche questa volta.
“E’ per Harry vero?” mi chiese dopo aver notato la mia espressione pensierosa e leggermente tesa.
“Esattamente…Auri, non sono inciampata prima di salire sulla ruota panoramica, ha voluto lui che salissimo insieme…mi ha detto di voler uscire con me, che sono diversa dalle altre… e questa cosa mi sta facendo impazzire!”
“Tesoro, è una cosa fantastica invece!”
“Auri, non è fantastica proprio per niente. Lui è un cantante famoso, io una ragazza qualsiasi; lui è nato nel Worcestershire e  gira il mondo, io sono nata a Venezia e resto a casa; lui fa parte di una boy band, io del club di giornalismo del mio liceo; lui è…LUI.”
“Hai ragione, però non lasciarti abbattere per così poco, rischi di rovinarti la vacanza. Ascoltami, Harry è un ragazzo fantastico, lo sai, quindi cerca di viverla bene questa situazione. In più nella vita non si può mai dire. Non volevi venire a studiare fotografia proprio all’università di Londra?”
“Si, certo! Però…”
“Niente però - mi interruppe – fai un bel respiro e pensa alla tua vacanza. In questi giorni potresti cogliere l’occasione anche per andare a visitare l’università che avevi visto. E, cosa più importante, ricordati che non bisogna sempre dar retta alla testa…” Aveva ragione. Mi stavo agitando per niente e rischiavo di rovinarmi la vacanza, avrei semplicemente dovuto essere me stessa.
“Grazie Auri, sapevo che potevo contare su di te!” le dissi abbracciandola e baciandole la guancia.
Pochi minuti dopo l’autobus si fermò: per arrivare nel posto in cui i ragazzi avevano deciso di portarci avremmo camminato un po’. Durante la strada ne approfittai per conoscere Tiffany, era veramente dolce quella ragazza, allegra, spontanea e con un sorriso incantevole. Nonostante fossi molto interessata alla conversazione che avevamo cominciato con lei io e Aurora, non potei fare a meno di notare che Harry stette al telefono per quasi tutto il tragitto. Chissà con chi stava parlando così animatamente. Avrei voluto origliare quello che stava dicendo ma era troppo lontano da me, riuscii a capire solo la frase “Grazie Nate, ti devo un favore!”. Mah.
Finalmente eravamo arrivati, dovevo ammettere che cominciavo proprio ad avere fame! I ragazzi avevano scelto come meta l’Hard Rock Cafè: perfetto. Eravamo tutte molto emozionate, il locale era bellissimo, il cibo ottimo e la musica stupenda. Dopo pranzo andammo a vedere le magliette in vendita. Non vedevo l’ora di comprarne una ed erano veramente l’una più bella dell’altra. La mia preferita era bianca e il logo era stampato con i colori dell’arcobaleno, era perfetta per me e la mia passione per i colori.
“Mi scusi, vorrei questo modello di una taglia più piccola, è possibile?” chiesi alla commessa,
“Mi dispiace signorina, ma le abbiamo esaurite tutte della taglia che sta cercando, posso proporle qualche altro modello?” mi disse lei mostrandomi qualche altra maglietta,
“Ah, non importa” risposi sconsolata visto che molti modelli li avevo già provenienti da altri negozi, almeno quella che avevo visto era diversa e originale, ma la mia solita sfortuna continuava a perseguitarmi.
“Harry! Da quanto che non ci vediamo, bello!” una voce gridava alle mie spalle. Mi girai e vidi Harry intento a salutare un ragazzo biondo, poco più alto di lui. Lavorava qui.
“Nate, come andiamo?” Nate, lo stesso Nate con cui aveva parlato al telefono?
“Non mi lamento. Ecco quello che mi hai chiesto!” gli disse il ragazzo porgendo ad Harry una borsa di carta.
“Grande. Ti sono debitore!” ripose il riccio mettendo una mano sulla spalla al ragazzo che rispose semplicemente con un sorriso e poco dopo aggiunse,
“Ora scusami ma il dovere mi chiama. Una volta ti faccio uno squillo e ci andiamo a mangiare una pizza insieme!”
“Ci conto!” ripose Harry salutando il ragazzo con un gesto della mano.
Ormai si erano fatte le quattro del pomeriggio e l’uscita prevedeva un’ultima meta: Harrods. Louis mi aveva fatto una soffiata e io non vedevo l’ora di arrivare, non avevo trovato la maglietta che volevo all’Hard Rock, ma almeno mi sarei tirata su il morale con qualche folle spesa nel centro commerciale più grande che io avessi mai visto. All’ingresso i ragazzi ci diedero qualche indicazione su come evitare di perderci e ci mostrarono il punto di ritrovo che dovevamo raggiungere alle sette di sera,
“Sappiamo che voi donne avete una vera e propria passione per lo shopping, quindi Harrods non poteva mancare!” disse sorridendo Liam,
“Liam, queste ragazze hanno una vera e propria passione per me, non si vede forse?” aggiunse Louis con aria scherzosa.
Poco dopo il gruppo cominciò a dividersi, ognuno in cerca di qualche bel paio di scarpe, di qualche bella maglia o di qualche accessorio.  Io e Aurora eravamo con Tiffany e non fu per niente difficile perdersi all’interno di quel labirinto di stand e negozi, era veramente enorme. Il negozio in cui passammo la maggior parte del tempo era specializzato in accessori, io ne andavo pazza! Tra gli orecchini e le collane però, notai un ciondolino di quelli fatti apposta per essere attaccati al cellulare con un piccolo gattino. Mi limitai a fissarlo per un attimo, era veramente carino, e ad un tratto mi venne in mente che proprio ad Harry piacevano i gatti.
“Beh, ci stai anche a pensare? Prendiglielo!” mi sorprese Aurora,
“Dici?” le chiesi un po’ titubante,
“Assolutamente!”.

Stavamo girando allegramente e tra i piani del centro commerciale facendo acquisti quando mi sentì chiamare,
“Cora! Cora, vieni qui un attimo!” era Louis e sembrava piuttosto euforico. Un momento si trattava pur sempre di Louis Tomlinson, allora la sua euforia era piuttosto normale.
“Mi serve il parere di una carotina come te, aspetta qui e dimmi se questa maglietta ti piace…” esclamò portandomi di fronte ad un camerino e sparendo dietro la tenda. Poco dopo ricomparve di fronte a me con addosso una maglietta verde acqua con delle righe bianche.
“Allora? Come sto?” mi chiese molto sicuro di se,
“Ti sta perfettamente, quella tonalità di verde mette in risalto il colore dei tuoi splendidi occhi! Hai la mia approvazione!” gli dissi sorridendo. In ogni caso, credo che sarebbe potuto stare bene anche con un qualsiasi straccio. Era proprio un bel ragazzo.
“Hai ragione. E tu Harry cosa ne pensi?” chiese Lou guardando oltre le mie spalle,
“Credo che tu abbia solo righe in quella testa, Tommo!” rispose Harry ridendo. Quello Styles aveva un talento nel comparire alle mie spalle senza che minimamente me lo aspettassi.
“Lo so che anche tu pensi che mi stia d’incanto, sei solo geloso perché questa bella carotina mi ha fatto un complimento, no Hazza?” gli rispose ammiccante,
“Esatto, tu sei solo mio!” gli disse lui. Ci fu un momento di silenzio in cui ci guardammo tutti e tre per poi scoppiare in una fragorosa risata. Dopo aver ulteriormente rassicurato Louis sulla maglietta, mi girai in cerca di Aurora e Tiffany ma non erano lì, possibile che non si fossero accorte che mi ero fermata?
“Tutto ok?” mi domandò Harry notando che il mio sguardo si perdeva nella folla,
“Credo che Aurora e Tiffany non si siano accorte che mi sono fermata con voi…”
“Beh, che problema c’è, stai con noi!” intervenne Louis mettendomi un braccio intorno al collo,
“Già, Louis ha ragione” lo sostenne il riccio. Accettai l’offerta per due motivi: uno, dove avrei potuto andare da sola per quell’immenso centro commerciale? Ma soprattutto, due, anche volendo, non avrei potuto dire di no a quei due splendidi sorrisi. Ben presto cominciammo a ridere e a scherzare insieme come se ci conoscessimo da una vita, d’altronde erano così spontanei e allegri che sarebbe stato difficile restare indifferenti a quei loro caratteri. Ad un tratto Louis tirò fuori il cellulare e rispose ad una chiamata,
“Niall, dimmi tutto! …Cosa? Parla piano non ti seguo! …Come dici? Un branco di fan inferocite ti ha circondato? …Ho capito, arrivo in un baleno!” e poi riattaccando si girò verso di noi,
“Ragazzi, c’è un piccolo irlandese in pericolo in giro per Harrods, qui c’è bisogno di SUPERMAAAN! – disse urlando l’ultima parola – devo correre a salvarlo; Cora ti lascio in buone mani, ci vediamo alle sette!” e corse via. Ero letteralmente piegata in due dalle risate, povero Niall! Poco dopo realizzai a pieno la situazione in cui mi ero ritrovata all’improvviso: ora ero sola con Harry. Le farfalle nel mio stomaco ripresero a volare. Il cuore ricominciò ad accelerare il suo battito.

Hi,
Ecco anche il quinto capitolo, per il sesto dovrete aspettare perchè domani parto e vado una settimana in Spagna :) 
Spero che vi sia piaciuto anche se era un capitolo un pò di passaggio, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate della storiella fino ad adesso.
Un bacio,
Fe.





  

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Capitolo 6
*** What you want, what you need, has been right here ***



Image and video hosting by TinyPicPoco dopo realizzai a pieno la situazione in cui mi ero ritrovata all’improvviso: ora ero sola con Harry. Le farfalle nel mio stomaco ripresero a volare. Il cuore ricominciò ad accelerare il suo battito.
Guardai Harry, sorrideva. Dio, quanto era bello.
“Andiamo a farci un giro, Co?” propose lui,
“Certo…” gli risposi a bassa voce. Non potevo certo negare di essere un po’ imbarazzata, avevo paura di risultare stupida e insicura ai suoi occhi e temevo che avesse notato il mio imbarazzo quindi, proprio per questo cercai di calmarmi, presi un respiro e decisi di lasciarmi andare, di comportarmi come se lui fosse un ragazzo qualsiasi. Ben presto ricominciai ad essere più me stessa, lasciando da parte la timidezza e ricominciando a scherzare come prima.
“Mi è venuta un po’ di fame…” disse lui ad un tratto mettendosi una mano sullo stomaco,
“Ti va se ci andiamo a prendere una cioccolata?” mi chiese. Effettivamente anche io avevo un certo languorino,
“Ok, ci sto!” gli risposi sorridendo. Harry mi portò al piano dedicato ai dolci e i miei occhi si illuminarono: biscotti, cioccolata, muffin, lollipop e dolciumi vari erano ovunque. Ero una ragazza particolarmente golosa e se si trattava di certi alimenti non sapevo tirarmi indietro. Ci sedemmo ad un tavolino e Harry ordinò per tutti e due una cioccolata calda accompagnata dai tipici cookies inglesi, quanto li adoravo. Io però chiesi alla cameriera di portarmi anche un muffin al cioccolato con scaglie di cioccolato bianco.
“Andresti molto d’accordo con Niall, sai?” mi disse lui ridendo,
“Effettivamente lo credo anche io…uh, Niall! Chissà se Louis è riuscito a salvarlo!” risposi,
“Louis può tutto! Di sicuro ci è riuscito…”
La cioccolata arrivò dopo pochi minuti, seguita dal piattino di cookies e dal mio super muffin. Erano una libidine.
“Allora, ti è piaciuto il giro turistico per Londra?” mi chiese il riccio rubandomi l’ultimo biscotto rimasto,
“Assolutamente! Londra è fantastica, mi piacerebbe da morire venire a vivere qui, anche se forse lo farò sul serio perché pensavo di venirci a studiare fotografia il prossimo anno. Sarebbe un sogno!”
“Wow, quindi sei una fotografa?” mi disse ammiccando,
“Beh, non direi fotografa. Adoro scattare, e approfondire la mia conoscenza sull’argomento mi piacerebbe molto, tutto qui.”
“E Harrods invece? Cosa ne pensi?”
“Ci passerei dei giorni qui dentro! Mi piace un sacco guardare le vetrine, provare vestiti e fare acquisti! Hai comprato qualcosa Harry?” gli chiesi,
“Niente di che, un paio di scarpe e una maglietta, tu?”
“Io ho comprato tante belle cose, guarda qua: un paio di scarpe con tacco, un paio di jeans, qualche gadget tipico di Harrods come questa bustina plastificata con i gattini e il marchio del negozio, non è bellissima? Poi ho preso qualche regalino per la mia famiglia e i miei amici - gli dissi cominciando a tirare fuori dalle buste i miei acquisti – e infine, il pezzo forte.” Dopo aver messo in ordine, presi la bustina del negozietto di accessori e ne rovesciai il contenuto sul tavolo. Oltre ai due paia di orecchini e alla collana che mi ero comprata, uscì anche un piccolo pacchetto regalo. Il gattino. Il suo gattino. Me l’ero completamente dimenticato.
“Non so come facciate voi donne a spendere così tanti soldi in queste cose…” disse con aria un po’ confusa mentre osservava gli orecchini,
“E questo?” aggiunse prendendo in mano il pacchettino. Cavolo. E adesso come faccio? Arrossii leggermente e probabilmente lui se ne accorse perché mi chiese se andava tutto bene,
“Si certo, benissimo – gli risposi – questo è, si insomma, l’ho visto nel negozio e ho pensato che, cioè…pfff, questo è per te.” Ammisi alla fine addentando il muffin cercando di nascondere il mio imbarazzo.
“Davvero? E, posso aprirlo?” mi chiese avvicinando sempre di più la sua sedia alla mia,
“Certo, che domande, se è per te è ovvio che puoi aprirlo!” e se non gli piaceva? E se avesse cominciato a pensare che ero proprio uguale a tutte quelle ragazzette urlanti che coprono di regali smielosi i loro idoli? In ogni caso, ormai era troppo tardi per fermarlo. Il ciondolino pendeva dalla sua mano che si alzò fino all’altezza dei suoi occhi. Osservò in silenzio l’animaletto per qualche secondo, quel tempo mi sembrò infinito. Non gli piaceva sul serio? Finalmente distolse lo sguardo dal micino e lo puntò su di me,
“Guarda che se non ti piace lo posso cambiare con qualcos…” cominciai io
“E’ stupendo Cora” mi interruppe lui e cominciò a sorridere,
“Sei stata molto dolce a pensare a me, ma anche io a dire la verità ho qualcosa per te…” aggiunse voltandosi e prendendo la borsa di carta che Nate gli aveva dato all’Hard Rock, me la posò sulle gambe. Nel frattempo continuava a sorridere. Quel suo sorriso mi stava quasi uccidendo. Ero rimasta spiazzata, non mi sarei mai aspetta una cosa del genere. Perché poi?
“Dai aprilo!” disse lui impaziente. Cominciai ad aprire il pacchetto e con mio grande stupore vi trovai al suo interno quella famosa maglietta dell’Hard Rock Cafe che poche ore prima non avevo trovato della mia taglia. Come diavolo aveva fatto a pensare che mi sarebbe piaciuta da morire proprio quella maglietta? E, aveva chiamato il suo amico per farsela mettere da parte?
“Oddio Harry! E’ stupenda! Grazie, grazie, grazie! Come facevi a sapere che l’avrei adorata?” non riuscii a trattenermi e lo abbracciai dalla felicità. Ero abbastanza strana, poco prima avrei voluto sotterrarmi per l’imbarazzo e ora invece ero avvinghiata al collo di quel riccio così, così adorbile.
“Ahaha. Figurati, diciamo solo che sono abbastanza bravo a capire le persone” rispose ridendo per la mia reazione forse un po’ esagerata.
“Ok, aspettami qui, torno subito” gli dissi alzandomi e lasciandolo leggermente interdetto. Corsi verso il bagno con la maglietta, volevo mettermela subito, era troppo bella. Tornai da lui che non appena mi vide mi regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi,
“Allora? Come mi sta?” gli chiesi facendo un giro su me stessa prima di tornare a sedermi.
“Sei bellissima” mi disse facendomi arrossire,
“Ma va là!” replicai io ridendo e ritornando a concentrarmi sulla mia cioccolata. Con un ultimo sorso la finii, poi ad un tratto mi venne in mente una domanda,
“Harry, ma perché mi hai regalato questa maglietta?” gli chiesi seria,
“Per lo stesso motivo per cui tu mi hai comprato il gattino” disse lui guardandomi dritto negli occhi. E’ vero, perché gli avevo comprato il ciondolo? Dopo tutto quello che era successo mi pareva abbastanza chiaro il fatto che io non volessi innamorarmi di una star, anche perché, come sarebbe andata a finire? I miei pensieri furono interrotti da una leggera risata del riccio che poi aggiunse,
“Ti è rimasta della cioccolata sulle labbra” indicando sulla sua bocca con il dito il punto in cui la cioccolata era rimasta sulle mie labbra. Feci per prendere il tovagliolo per pulirmi ma il ragazzo fermò il mio braccio e senza smettere di fissarmi si avvicinò. Ero come paralizzata. Non potevo reagire, qualunque cosa lui avesse voluto fare, l’avrebbe fatta. Harry era sempre più vicino al mio viso, fino a quando appoggiò delicatamente le sue labbra sull’angolo destro della mia bocca, rubando la cioccolata che era rimasta lì. Qualche secondo dopo Harry tornò a sedersi in maniera composta, quasi come non fosse successo niente, e cominciò a giocare con il ciondolino che poco dopo attaccò al cellulare. Non sapevo cosa dire, ma sapevo che dovevo parlargli, mettere in chiaro certe cose e spiegargli che la mia vita era già abbastanza incasinata. Non era un bacio vero e proprio, eppure ero agitata come se lo fosse stato.
“Harry – cominciai io – senti, io ti ho comprato la tartaruga perché non appena l’ho vista ti ho pensato. Tu sei un ragazzo fantastico, ma non so veramente come possa funzionare... Da quando mi hai fatto quel discorso sulla ruota panoramica io non ho fatto altro che pensare alle tue parole e a te. Però, è complicato, soprattutto perché credo che tu mi piaccia. Ed è proprio per questo che non voglio fare casini, non so se riesci a capire…” lui ascoltava in silenzio. Non riuscivo ad interpretare il suo sguardo, era un misto di sorpresa ma allo stesso tempo di delusione. Aspettavo che dicesse qualcosa, ma dalle sue labbra non usciva una singola parola.
“Ti prego dimmi qualcosa, qualsiasi cosa. In questi due giorni abbiamo costruito una bella amicizia e non potrei sopportare l’idea di perderla.”
“Cora, è chiaro quello che stai cercando di dirmi. Mi dispiace di averti confuso le idee, ti giuro che non volevo. Anzi, ora è meglio se vado.” Disse alzandosi e allontanandosi dal tavolino.
I miei occhi lo guardarono allontanarsi. Che cazzo avevo combinato? Ma possibile che non ero capace di essere semplicemente me stessa una volta tanto, senza preoccuparmi troppo delle conseguenze? In pochi secondi mi percorsero nella mente una miriade di pensieri, ma quello che era certo era che non potevo lasciarlo andare così. Non potevo. Cora, tutto quello di cui hai bisogno ce l’hai avuto davanti agli occhi per troppo tempo, vuoi aprirli si o no? Vuoi deciderti ad ammettere a te stessa che ne hai bisogno? C’era qualcosa dentro di me che voleva uscire. Una scarica di adrenalina mi percorreva in tutto il corpo, mi diceva di muovermi ad alzarmi e a seguire quel ragazzo prima che fosse troppo tardi. Quella tipica sensazione che si prova un millesimo di secondo prima di fare qualcosa che potrebbe cambiare le carte in tavola, che potrebbe portare alla vittoria o che semplicemente potrebbe liberare da quello che si ha dentro. Basta pensare, era il momento di agire. Lasciai che l’adrenalina accumulatasi dentro il mio corpo scorresse fuori liberandosi, così mi alzai improvvisamente e lo rincorsi per il breve tratto di strada che aveva fatto.
“Harry!” lo chiamai ma probabilmente non mi aveva sentito perché non si girò,
“Harry Edward Styles, ti ordino di fermarti!” gridai a pieni polmoni senza curarmi minimamente della gente che stava attorno a me. Harry si girò con aria stupita mentre gli correvo incontro.
“Ho combinato un casino, e proprio quando ti sei alzato lasciandomi lì da sola ho capito di essere una grande scema. Harry, tu mi piaci, e mi piaci adesso. Non mi importa di quello che sarà perché anche se un giorno dovremm…”
“Tu parli troppo” mi interruppe. Con un movimento deciso mi prese i fianchi avvicinandomi a lui, la mia mano sinistra si appoggiò sulla sua spalla mentre con la destra feci scorrere le mie dita tra i suoi ricci perfetti e finalmente ci baciammo. Un bacio vero. Il suo volto era abbassato verso il mio. Le nostre labbra si muovevano timidamente ma allo stesso tempo con desiderio. Sentivo il suo profumo inebriarmi la mente e la sua salda presa su di me che non era intenzionata a lasciarmi. Il mondo avrebbe potuto esplodere in quel momento e non me ne sarei resa conto. Rimanemmo così per un tempo che mi sembrò infinito, fino a quando fummo costretti a dividerci perché richiamati da qualcuno,
“Ragazzi, dove pensate di andare? Qualcuno deve pagare qua!” era il cameriere, infastidito per quello che era successo. Non potemmo fare a meno di metterci a ridere,
“Ora capisco perché mi hai fermato, volevi che pagassi il conto, eh?” mi disse restando vicino al mio viso,
“Certamente, era tutta una finta la mia” gli risposi sorridendo,
Mi diede un ultimo bacio prima di staccarsi completamente da me per andare a pagare e dopo di che ci allontanammo tenendoci per mano. Non sapevo cosa sarebbe successo, volevo scoprirlo momento dopo momento. Per la prima volta nella mia vita, non era la testa a guidarmi, ma il cuore.



Hola.
Tornata ieri dalla Spagna, è stato un bel viaggio ma non mi sono dimenticata del mio racconto e come promesso, ecco qui il nuovo capitolo. 
Finalmente Cora si è lasciata andare, era ora! Chissà che succederà... :3
Se qualche anima buona ha letto mi piacerebbe veramente sapere cosa ne pensa, tenetemi informata.
Un beso,
Fe.

  

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Capitolo 7
*** Close to my heart jump in the deep ***


Image and video hosting by TinyPic Non sapevo cosa sarebbe successo, volevo scoprirlo momento dopo momento. Per la prima volta nella mia vita, non era la testa a guidarmi, ma il cuore.
Era da un po’ che stavamo camminando mano nella mano senza una meta precisa, fino a quando non sentì il mio telefono squillare,
“Cora, dove sei finita?” era Aurora. Oh, si era finalmente accorta che non c’ero?
“Auri, siete voi che mi avete abbandonata! Io sono con Harry in giro per i negozi…”
“Lo so che sei con Harry, siete gli unici che mancano all’appello, ma lo sai che ore sono?”
“No, che ore sono?”
“Le 19.15! Siete in ritar…!” non le diedi il tempo di finire e riagganciai. Dopo di che mi rivolsi ad Harry,
“Harry, ma tu lo sai che ore sono?” gli chiesi con aria divertita. Lui guardò l’ora sul display del cellulare, mi guardò sorpreso e mi disse,
“Corri!” dopo di che, fu una risata continua. Stavamo correndo come dei forsennati tra gli stand e i negozi di Harrods, lui era leggermente più avanti di me, mi guidava continuando a tenermi per mano. Correre e ridere allo stesso tempo era estremamente faticoso, ma non avevamo alternative, la gente ci guardava passare e in molti sbuffavano seccati per gli urti e le spinte che inevitabilmente avevano ricevuto. Non ci importava, non in quel momento. Non avevamo quasi più fiato, ma finalmente dopo aver fatto l’ultima rampa di scale eravamo arrivati. Le nostre mani si sciolsero dal loro abbraccio.
“Era ora!” esclamò Liam sarcastico non appena ci vide.
“Scusaci Liam, è stata colpa mia” disse Harry piegandosi appoggiando le braccia sulle gambe per recuperare fiato,
“Mi sono dimenticata di controllare l’ora, mi dispiace” cercai di scusarmi io, prendendo delle grosse boccate d’aria,
“Beh, dopo tutto da te potevamo aspettarcelo, carota ritardataria!” mi disse Louis toccandomi la fronte con l’indice,
“Cora! Ero in pensiero sai?” era Aurora che si avvicinava sorridendomi, poi guardò Harry e mi fece l’occhiolino. Un momento, sembrava quasi…no, impossibile.
“Allora, com’è andata? Vi siete divertiti? Abbiamo fatto bene a lasciarvi da soli?” mi sussurrò lei in modo che solo io potessi sentire.
“Cosa?” le chiesi io perplessa e ancora senza fiato,
“Ma no, niente, Aurora stava scherzando!” intervenne Tiffany che aveva intercettato le parole di Auri,
“Eh, si certo, ma che dico? Dai ragazzi andiamo!” Aurora cambiò discorso. Lo sapevo che gatta ci covava. La mia migliore amica che non si accorge di avermi lasciata indietro? Harry che compare alle mie spalle all’improvviso? Louis mi aveva distratta, Harry aveva chiesto ad Aurora e Tiffany di andare avanti e anche la chiamata di Niall era una scusa per lasciarci da soli? Doveva essere andata così, non ci potevo credere! Però ci ero cascata in pieno.
“Ragazze, i ritardatari sono arrivati quindi possiamo uscire e avviarci verso l’ultima tappa della giornata, vi portiamo fuori a cena belle!” aveva appena annunciato Zayn, creando un po’ di scompiglio tra le fan.
In poco tempo arrivammo al ristorante, era un luogo fantastico e i ragazzi avevano riservato un lungo tavolo tutto per noi. Prendemmo posto: Tiffany ed Aurora erano sedute vicine a Zayn, avevano lanciato occhiatacce a tutte le altre ragazze per accaparrarsi quel posto, io ero seduta di fronte ad Aurora e vicina a Niall, aveva saputo della mia passione per i dolci e voleva assolutamente consigliarmene uno a fine serata, Liam capotavola e Louis ed Harry erano seduti vicini qualche posto più in là, dal lato del tavolo opposto al mio. Perfetto, li vedevo tutti. Fui molto contenta di scambiare quattro chiacchiere con Niall, era veramente un ragazzo dolcissimo e una volta che l’atmosfera aveva cominciato a diventare più familiare gli chiesi,
“Allora Niall, come è andata con le fan inferocite che ti hanno circondato da Harrods?” Avevo leggermente alzato la voce perché mi sentissero sia Aurora e Tiffany, che quei due scemi di Styles e Tomlinson. Il povero piccolo irlandese non sapeva niente ovviamente, così mentre farfugliava qualcosa priva di senso intervenne prontamente Louis a salvarlo, più o meno,
“Niall soffre di amnesia! Spesso dimentica quello che gli succede durante la giornata, scommetto che non si ricorda nemmeno cosa ha mangiato oggi a pranzo!” tipico salvataggio in stile Tomlinson,
“Ah, è vero, no infatti non mi ricordo assolutamente di quel hamburger squisito al triplo formaggio con aggiunta di bacon, lattuga e cipolle, come non mi ricordo assolutamente del piatto XL di patatine fritte che ho chiesto dopo! Vuoto totale!” rispose sarcastico il biondino,
“Ah, miracolo!” urlò Louis alzando le braccia e scoppiammo tutti in una fragorosa risata. Quei ragazzi sarebbero stati da sposare, tutti quanti. E la serata trascorse così, tra le battute di Louis, le prese in giro di Harry nei confronti del suo migliore amico, le porzioni di cibo doppie per Niall, i racconti di Liam e i sorrisi accattivanti di Zayn. Quando anche il secondo fu portato via dai camerieri, notai che Harry e Louis stavano confabulando tra loro qualcosa che non riuscii a capire, il riccio si voltava spesso verso di me e il suo amico lo incoraggiava a raccontargli qualcosa, sicuramente Harry gli stava parlando di quello che era successo qualche ora prima.
“Cora, ecco la lista dei dolci, forza ragazza, fatti sotto!” era Niall che mi costrinse a fare meno caso a quei due e a concentrarmi su qualcos’altro. Non appena prestai attenzione alla lista dei dessert accompagnati dall’immagine corrispondente mi dimenticai ben presto di Harry e Louis, la mia golosità superava ogni limite e in questo io e il biondo ci capivamo benissimo.
“Oddio Niall, li prenderei tutti, me ne consiglieresti uno? Non so proprio quale scegliere!” esclamai io,
“Beh, perché scegliere, li ordiniamo tutti così li assaggiamo, ci stai?”
“E me lo chiedi? Certo che ci sto!” gli risposi io battendogli un cinque. Il cameriere non si sorprese più di tanto, Niall era sempre stato un cliente affezionato, quindi dopo aver ascoltato l’ordinazione si limitò a sorridere. Poco dopo il cameriere ritornò con un vassoio pieno di piattini: meringata, crema catalana, tiramisù, profiterole al cioccolato e alla crema, sacher, mousse al limone, cheesecake e crostata di fragole. Per fortuna Niall aveva fatto portare molte forchette e cucchiaini, così che anche qualcun altro potesse approfittare di tutto quel ben di Dio.
“Niall, per colpa tua avrò messo su 4 chili!” gli dissi scompigliandogli un po’ i capelli,
“Però ne è valsa la pena, no?” mi rispose lui,
“Altroché!”.
Restammo seduti a chiacchierare per un bel po’ di tempo, fino a quando Liam non ci avvisò della tarda ora e decidemmo di alzarci. L’autobus era fuori ad aspettarci ma per arrivare all’albergo ci sarebbe voluto un po’ di tempo così, non appena tutti salirono e si sedettero ai loro posti, Louis balzò in piedi e corse per il corridoio dell’autobus fino ad arrivare ai primi posti davanti. Sempre restando in piedi cominciò dicendo,
“Mi vedete tutte carotine?” e dopo un’approvazione generale continuò,
“Bene, per passare un po’ il tempo, vi propongo un’attività molto divertente – mentre parlava prese degli amplificatori di media grandezza che collegò al suo iphone e fece partire la base di “One thing” – siete pronte per un po’ di karaoke?” eravamo tutte elettrizzate. Cantammo la maggior parte delle canzoni dell’album a squarcia gola. Passando per le vie di Londra, qualche fan che riconosceva la band si metteva a urlare e ogni volta che succedeva i ragazzi salutavano calorosamente tutte le loro ammiratrici.
La giornata era stata fantastica, ma faticosa allo stesso tempo e io ero veramente distrutta, così dopo aver cantato, appoggiai la testa sulla spalla di Harry che come al solito in autobus era seduto vicino a me e in poco tempo mi addormentai.

--Poco dopo

“Bella addormentata, è ora di svegliarsi…” la sua voce così calda e avvolgente l’avrei riconosciuta fra mille,
“Siamo arrivati?” farfugliai io aprendo gli occhi,
“Eh si…” mi confermò Harry. Mi guardai intorno,
“Harry, dove sono le altre?” gli chiesi accorgendomi che eravamo soli sull’autobus,
“Sono andate avanti, i ragazzi le hanno accompagnate nella hall e tra un po’ torneranno indietro a prendere anche me. Aurora ha detto che ti aspetta in camera”
“Quindi è meglio che vada anche io, che si fa domani?”
“Avete la giornata libera, noi siamo impegnati in un signing domani mattina, e immagino che voi vogliate riposare”
“Ah già, giornata libera domani…” dissi con aria un po’ delusa,
“Lo so che ti mancherò, non serve che tu me lo dica!” mi rispose lui ammiccando,
“Styles, tu non mi mancherai per niente!” gli dissi con aria di sfida incrociando le braccia,
“Ah, ma davvero…” replicò alzandomi il mento con la mano e rubandomi un dolce bacio inaspettato.
“Assolutamente no” gli risposi ancora ubriaca delle sue labbra morbide. Lui si mise a ridere.
“Piccioncini?” questo era Zayn,
“Volete scendere si o no?” sostenuto da Louis. Sorrisi e cominciai a scendere dall’autobus seguita dal riccio che mi accompagnò fino alla porta della camera.
“Louis viene a prenderti di persona se non scendi subito, lo sai vero?” gli chiesi,
“E’ solo geloso!” rispose sorridendo. Non mi sarei mai stancata di guardare quel suo splendido sorriso contornato da quelle fossette che lo rendevano ancora più bello.
“Beh, grazie mille di tutto, è stata una splendida giornata, la ruota panoramica, l’Hard Rock, Harrods, il ristorante! Oh e la splendida maglietta! Grazie Harry…” Avrei continuato volentieri a ringraziarlo, ma mi accorsi che aveva cominciato a ridere,
“Perché ridi Styles?” gli chiesi perplessa. La mia schiena toccava la porta, lui si avvicinò poggiando il braccio al muro poco più sopra della mia spalla, con l’altra mano mi cinse la vita, i suoi occhi fissavano dritti i miei che non poterono fare altro che annegare in quel mare verde smeraldo,
“Te l’ho già detto che tu parli troppo?” mi sussurrò facendomi sentire il suo respiro. Un brivido mi percorse la schiena.
“S..” non feci nemmeno in tempo a rispondergli che le sue labbra erano già sulle mie, si muovevano sinuose e al ritmo dei nostri respiri, più coraggiose e confidenti rispetto al nostro primo bacio, qualche ora fa. Ad un tratto Harry mi strinse di più e la sua lingua cominciò ad accarezzarmi le labbra, lo feci entrare. Baciava bene, eccome. Le nostre lingue giocavano a rincorrersi, sempre con più passione. I suoi fianchi spingevano sulla mia vita, le mie dita stringevano i suoi ricci. Avrei potuto continuare a baciarlo fino all’ultimo dei miei giorni, ma ovviamente non era possibile, lo allontanai delicatamente da me anche se avrei voluto averlo ancora più vicino,
“Buona notte, Styles” gli sussurrai,
“Buona notte, ritardataria” rispose lui prendendomi in giro. Dopo di che infilai la chiave magnetica nella serratura e prima di chiudere la porta afferrai quel ragazzo per la camicia e gli diedi un ultimo bacio che con mia grande felicità lo lasciò sorpreso. Chiusi la porta sorridendo.

 




Hey.
Ah, che dolci. A me piacciono questi due :3
E voi, cosa ne pensate? Mi farebbe piacere sapere se qualcuno ha osservazioni, consigli o critiche, sono bene accette anche quelle. Continuo la storia? Mi fermo? Fatemi sapere qualcosina-ina-ina.
Much love.
Fe.
 

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Capitolo 8
*** I wonder, if you knew, what you put me through ***



Image and video hosting by TinyPic Dopo di che infilai la chiave magnetica nella serratura e prima di chiudere la porta afferrai quel ragazzo per la camicia e gli diedi un ultimo bacio che con mia grande felicità lo lasciò sorpreso. Chiusi la porta sorridendo. La luce in camera era già spenta, Aurora sarà stata stanca e si sarà già addormentata di sicuro. Misi il cellulare in silenzioso, andai in bagno ed evitando qualsiasi rumore mi infilai il pigiama, non volevo svegliare Auri, la giornata era stata pesante anche per lei dopo tutto.
*Bzzz bzzz bzzz*
Questa è la vibrazione del cellulare, per fortuna avevo tolto l’audio. E’ un messaggio. Ma, chi può essere a quest’ora?
“Domani pomeriggio ti passo a prendere alle 16.00 in punto. Non fare tardi come al solito. Ci vediamo nella hall. xx H.”
Lessi il messaggio ricevuto da un numero sconosciuto. Lo lessi una volta. Due volte. Sei volte. Non conoscevo nessuno il cui nome cominciasse per “H”, quindi, non poteva altro che essere lui. Come faceva ad avere il mio numero? Io di certo non gliel’avevo dato. Ero stata ben chiara quella volta: lui non avrebbe avuto il mio numero, anche se, entrambi sapevamo benissimo che in qualche modo ce l’avrebbe fatta a prenderlo, si trattava pur sempre di Harry Styles. E che voleva dire quel “non fare tardi come al solito”?. Mi sfuggì un sorriso, ma non gli risposi, un po’ di attesa non avrebbe fatto male a quel saputello.
Mi stesi a letto, con tutta la calma possibile…
“Raccontami tutto!” urlò una voce nel buio,
“Ma che cazz...Aurora! Dio, mi hai fatto perdere almeno 4 vite!” risposi io portandomi la mano destra all’altezza del cuore.
“Dai Co, raccontami tutto, per filo e per segno!” insistette lei, accendendo l’abat jour sul comodino e sistemandosi sul letto a gambe incrociate,
“E io che pensavo che stessi già dormendo e invece! Ok, ti racconto, ma non interrompermi fino alla fine, d’accordo?”
“Assolutamente!” mi confermò. Cominciai a raccontarle tutto, lei ascoltava attenta, ogni tanto spalancava di più gli occhi, annuiva o faceva una smorfia divertita.
“…E pochi minuti fa mi ha mandato questo messaggio” conclusi facendoglielo leggere,
“A proposito –continuai – mi spieghi come fa Harry Styles ad avere il mio numero?” le chiesi incrociando le braccia e sporgendomi verso di lei con aria sospettosa,
“Oh Cora, me l’ha chiesto per favore! Con quel sorriso che si ritrova, nessuno avrebbe potuto dirgli di no!” mi rispose. E aveva ragione, con un sorriso del genere avrebbe potuto convincere il presidente d’America a ballare la Hula, con tanto di gonnellina e fiorellini.
“Tranquilla, non ce l’ho con te, ma devo ammettere di essere un po’ in ansia per domani…”
“Beh non devi! Ascolta, Harry ti ha chiesto di uscire, è un bel, ma che dico, bellissimo ragazzo, un po’ sfrontato ma gentile, per di più ti piace, perché non provare nemmeno a cercare di farmi credere il contrario, che problemi ci sono? Non pensare che è Harry dei One Direction, pensa che lui è solo Harry. Solo il tempo ti aiuterà a capire meglio tutto quanto.”
“Hai proprio ragione Auri, senza di te non so come farei!” le dissi abbracciandola,
“Eh, nemmeno io!” rispose lei sarcastica,
“Ora però è meglio dormire dai, siamo entrambe stanche e chissà la giornata di domani cosa ci riserva…”
“Cosa TI riserva!” intervenne lei,
“Scema!” la punzecchiai ridendo,
“Buona notte Co” disse spegnendo la luce,
“Buona notte Auri”.

--Il giorno successivo

Un raggio di sole ostacolato dalla tenda della finestra illuminava debolmente la stanza. Aprii un occhio: avevo fatto proprio una bella dormita. Prima di aprire anche l’altro mi stiracchiai allungando un po’ le gambe. Aurora stava ancora dormendo. Diedi un’occhiata al display del cellulare, erano le 11 meno un quarto, perfetto. In dieci minuti ero pronta e quella dormigliona di Aurora ancora russava, così decisi di lasciarle un biglietto,
Buongiorno pigrona! Sono uscita a fare quattro passi, se hai bisogno, chiamami. xo Co”.
Una visita veloce al bar dell’albergo per la colazione e via. Avevo deciso di approfittare della mattinata libera per andare a curiosare in quell’università, della quale mi ero innamorata su internet, magari dal vivo mi avrebbe delusa o al contrario, avrebbe confermato le mie aspettative.
Mi presentai in segreteria come una studentessa in visita, la ragazza che mi accolse mi fece compilare un modulo e mi diede un cartellino di riconoscimento. Ero dentro. Cavolo che università. Assolutamente le mie ottime impressioni furono confermate a pieni voti: sale riunioni e conferenze, studi e laboratori fotografici, aule studio, aule computer, biblioteca, e ancora non avevo visto tutto! Riuscii anche a parlare con un insegnante di storia della fotografia, un omone simpatico e allegro, mi sarebbe piaciuto averlo come professore. Decisi di fare un giro anche per il giardino interno quando sentii il cellulare vibrare,
“Scusami se non mi sono svegliata! Qui comunque tutto sotto controllo, sono da Starbucks con Tiffany, fai con calma, ci vediamo a pranzo! ox Auri”,
stavo per risponderle quando ad  un tratto mi scontrai violentemente contro qualcosa, più probabilmente contro qualcuno, il cellulare mi scivolò dalle mani e finì dritto a terra. Perfetto, non gli facevo fare già io abbastanza voli?
“Ma che cavolo…” cominciai io alzando gli occhi verso l’alta figura che mi aveva centrato in pieno,
“Oddio scusa piccola non ti ho vista…un momento, Cora?” rispose l’alta sagoma,
“Matt? Sei proprio tu?” chiesi io sgranando gli occhi sbalordita,
“Certo che sono io, chi volevi che fosse? Da quanto tempo, come stai? Cosa ci fai qui? Quanto ti fermi?” calma, troppe domande. Matt, il mio ex di due anni prima. Di origini inglesi, alto, altissimo, biondo, occhi chiari, stronzo, sexy. Mi affacciò lui sul mondo della fotografia, lui mi mostrò per la prima volta il sito internet di quest’università, lui mi fece innamorare del suo carattere di merda e sempre lui rovinò tutto.
“Ehm, sto bene. Sono in vacanza e non resterò molto in realtà” risposi io un po’ impacciata. Tutti mi aspettavo di poter incontrare, meno che lui.
“Sediamoci Cora, così scambiamo due chiacchiere, ah, che idiota – raccolse il cellulare che aspettava ancora a terra e me lo porse – scusami, spero non si sia rotto” …dannazione!
Ci sedemmo su una panchina all’aperto. Cominciò a raccontarmi di come fosse fantastico studiare lì, di quanto siano in gamba gli insegnanti e di quanto efficienti siano tutti i servizi dello stabile.
“Ma raccontami un po’ di te” esclamò ad un tratto posandomi una mano sulla gamba.
“Io sono qui con Aurora, oggi ho colto l’occasione per venire a visitare questa scuola…”
“Dovresti venirci il prossimo anno, ti piacerebbe da morire, sai?” mi interruppe. Con Matt era stata una storia seria, eravamo fidanzati da 3 anni, lui era più grande di me di 2 e sì, lo amavo davvero. Finì tutto molto velocemente, avevo sofferto per quel ragazzo, per quello stronzo. Perché in realtà non era altro che quello: un emerito stronzo. Come avevo fatto ad innamorarmi di lui? Non lo so.
“Si, in effetti ci stavo pensando…” affermai io tenendo lo sguardo basso,
“Grande! Sarebbe una forza, piccola!” Matt aveva la mania di chiamare le ragazze “piccola”, una volta chiamava solo me così, una volta.
“Potresti venire a dividere l’appartamento con me, così ti insegnerei tutto di quest’università e potremmo tornare ad essere…si insomma, amici!” continuò lui. Si, certo. Quando mai lui avrebbe potuto essere “amico” di una sua ex?
“Era veramente da tanto che non ci si vedeva, sei cambiata Cora…sei più grande, più bella…” disse lui prendendomi il viso tra le mani e obbligandomi a guardarlo, anche se guardare quegli occhi azzurri che una volta erano la mia droga preferita era l’ultima cosa che volevo. Cora, riprendi in mano la situazione, coraggio.
“E tu invece sei rimasto uguale Matt. Ora scusami ma devo proprio andare.” dissi all’improvviso, allontanandomi da quegli occhi e alzandomi in piedi. Ovviamente sarebbe stato troppo facile. Matt afferrò saldamente il mio braccio, mi tirò verso di lui e mi fece sedere sulle sue gambe. Dannata quella volta che ero nata donna. Non potevo muovermi, ero come una bambola di pezza tra le sue braccia forti. Non potevo oppormi e in ogni caso non avrei potuto perché accadde tutto troppo velocemente: non appena atterrai su di lui, la sua mano prese il mio viso e le sue labbra piombarono sulle mie, aggressive, indesiderate. Il suo profumo di agrumi non era cambiato. Vaffanculo. Non appena sentii che la sua lingua invadente voleva incontrare la mia, gli morsi un labbro. Per quel dolore inaspettato Matt si staccò bruscamente, lasciando la presa sul mio braccio e portandosi una mano alla ferita che sanguinava leggermente.
“Cazzo!” urlò. Ne approfittai per raccogliere la borsa e fuggire da lui. Da quel magnifico luogo che si era rivelato troppo sconosciuto e pericoloso.
“Non hai cambiato numero vero, piccola?” Mi urlò lui alle spalle mentre cominciava a ridere soddisfatto.
lo sapevo che era uno stronzo. Ma mai pensavo sarebbe arrivato a tanto. Era peggiorato veramente dall’ultima volta che l’avevo visto, come mi aveva raccontato sua cugina? Probabilmente si. Una lacrima rigò la mia guancia. No Cora, non è il momento di piangere, non lo rivedrai più quell’idiota.
“Se siete ancora da Starbucks aspettatemi, vi raggiungo. Auri, devo parlarti…” scrissi per messaggio e poco dopo ricevetti la risposta,
“Problemi?” alla quale risposi semplicemente,
“Matt.”

--Poco dopo

“Tesoro, dimmi tutto!” Aurora aveva occupato con Tiffany un tavolo al bar.
“Ho incontrato Matt, all’università e…mi ha baciata” la lacrima che avevo cacciato via prima era ricomparsa all’improvviso e una seguiva l’altra mentre raccontavo alle ragazze cosa mi era successo. Anche se Tiffany non conosceva tutto quello che avevo passato per colpa di quel ragazzo, capì al volo la situazione.
“Oddio Co, ti giuro, se me lo ritrovo davanti gli mollo uno di quei calci nelle palle che se lo ricorda finché vive!” aveva commentato Aurora quando finii di raccontare tutto.
“Ho paura che possa ricomparire nella mia vita come ha fatto oggi, all’improvviso e di soppiatto, senza che possa accorgermene e rovinarmi ancora…” le risposi asciugando le lacrime.
“Che individuo…non lo farà finché io sarò nei paraggi, te lo posso assicurare! E poi, abbiamo dalla nostra parte 5 aitanti ragazzi, no?” mi disse cercando di  tirarmi su, ma appena me li nominò, si accese in me un senso di colpa. Harry. Non potevo fargli questo.
“No Auri, loro non devono saperlo. Men che meno Harry!” le risposi decisa,
“Ma pensavo che potessero essere d’aiuto…”
“E’ meglio di no, dopo tutto quello che stanno facendo per noi non voglio che si debbano preoccupare di un mio problema, avranno già un sacco di pensieri, non è il caso di aggiungergliene altri.”
“Già, forse hai ragione.”
“Comunque, se posso permettermi – era intervenuta Tiffany – Cora, cerca di dimenticarti questa brutta faccenda, anche perché ora hai Harry di cui “preoccuparti”, questo Matt non può interferire e distrarti da lui con il suo comportamento da cafone, no?” concluse sfoggiando un sorriso timido e sincero.
“Ha ragione!” la sostenne Aurora,
“E’ vero, non voglio più pensare a Matt… - scossi la testa per far uscire qualsiasi pensiero negativo e continuai - ragazze, visto che ormai si è già fatta l’ora di pranzo, che dite se per oggi ci mangiamo una bella crema di gelato al caffè qui? Pago io!” le creme di Starbucks erano la cura naturale a qualsiasi malessere.
“Olè! Cora barcolla, ma non molla e torna alla carica! Ti amo bella!” l’euforia di Aurora non poteva non farmi tornare il sorriso. E mentre ci battevamo un cinque, Tiffany scoppiò a ridere e ben presto la imitammo entrambe.



Hi.
Ed ecco anche l’ottavo capitolo. Vi dirò, mi è servito per creare un po’ di scompiglio generale. Non dimenticatevi di Matt, lo stronzo tornerà.
Sto già lavorando al prossimo riguardo l’uscita di Harry e Cora, non vedo l’ora di finirlo per benino come me lo sono immaginato.
Bene, la domanda è sempre la solita: che ne pensate? Fatemi sapere, ve ne sarò riconoscente :3
Fe.

 

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Capitolo 9
*** You're my kryptonite ***


Image and video hosting by TinyPic“Olè! Cora barcolla, ma non molla e torna alla carica! Ti amo bella!” l’euforia di Aurora non poteva non farmi tornare il sorriso. E mentre ci battevamo un cinque, Tiffany scoppiò a ridere e ben presto la imitammo entrambe.
Dopo pranzo ritornammo all’albergo, Tiffany non aveva niente da fare, così, visto che io avrei avuto il pomeriggio impegnato, loro sarebbero rimaste insieme. Meno male, così Auri non sarebbe rimasta da sola e non avrei avuto il rimorso di averla lasciata in albergo a non fare niente.
“Auri: panico!” esclamai appena entrata in camera,
“Oddio, cosa c’è?” mi domandò lei con aria preoccupata,
“Come mi vesto?” le chiesi sorridendo. Aurora si mise a ridere e dopo essermi fatta una doccia, trovai sul letto una serie di possibili completi che avrei potuto mettere. Eravamo fortunate perché il tempo era bello, nonostante Londra fosse famosa per la sua pioggia, le giornate estive non mancavano di farsi sentire. Scelsi un paio di shorts in jeans, una maglietta attillata in vita e coloratissima, all star e capelli sciolti: Aurora aveva provveduto a sistemarmeli un po’, facendo qualche boccolo qua e la. Non volevo sembrare elegante e nemmeno troppo trasandata, per una prima uscita poteva andare. Ero pronta. Uno sguardo all’orologio, mancavano ancora 10 minuti abbondanti. Perfetto.
Andai fino alla hall, ero un po’ agitata. In fondo era un appuntamento il nostro, no? Scendendo l’ultima rampa di scale, notai che Harry era già arrivato: pantaloni neri e t-shirt bianca di Jack Willis con il marchio stampato in nero, semplice, ma efficace. Non appena mi vide, venendomi incontro mi regalò uno dei suoi sorrisi migliori. Ricambiai arrossendo leggermente.
“Buongiorno miss. Ritardo” ironizzò lui,
“Buongiorno a lei mister Styles, dove andiamo di bello?”
“E’ una sorpresa.”
Uscimmo dall’albergo e salimmo in macchina, il viaggio non fu molto lungo e durante il tragitto ne approfittai per chiedergli un po’ della sua giornata,
“Allora, com’è andato il signing questa mattina?”
“Benissimo, anche se le fan erano più scatenate del previsto, Lou per poco non veniva accecato da una carota volante e una ragazza si è letteralmente gettata su Liam, è stato abbastanza difficile staccargliela di dosso!” Harry raccontava quello che era successo poche ore prima con una luce particolare negli occhi. Si vedeva che amava quello che faceva, in tutti i suoi aspetti.
“E tu che hai fatto di bello invece?” mi chiese interrompendo i miei pensieri,
“Io? Niente… sono andata a visitare l’università di fotografia che mi piacerebbe frequentare il prossimo anno…” risposi guardando fuori dal finestrino,
“Ah si? Sarebbe fantastico Cora! E dimmi, ti ha fatto una buona impressione? Hai conosciuto qualcuno?”
“Si, un’ottima impressione, solo forse…dovrei considerare anche altri indirizzi magari”
“Beh, ma se sei portata per la fotografia, perché non approfittare?”
“Voglio esserne convinta fino in fondo prima di scegliere” non era del tutto vero, io volevo studiare fotografia, ogni singola cellula del mio corpo voleva studiare fotografia. Solo, dopo quell’incontro, avevo paura.
“Questo è giusto…comunque Co, siamo arrivati!” parcheggiò la macchina e scendemmo. Prima che potessi orientarmi e capire più o meno dove fossimo, Harry mi coprì gli occhi con una mano,
“Non si sbircia! Aspetta, attraversiamo la strada e siamo arrivati…tadaaan!” esclamò alla fine lasciandomi la possibilità di osservare lo stabile che avevo davanti,
“Oddio Harry, sul  serio? Non ci credo! Hamleys?” i miei occhi brillavano. Hamleys: il più grande negozio di giocattoli di tutta Londra su 5 piani tutti stra colmi di giochi, peluche e aggeggi vari. Non c’ero mai stata, ma avevo tanto sentito parlare di quel negozio.
“Lo so che non è il tipico posto da primo appuntamento, però qui dentro ti assicuro che c’è da divertirsi!”
“Harry, ormai dovresti aver capito che io non sono esattamente la ragazza “tipo”, adoro questo posto! Anzi, non sto più nella pelle, entriamo?” Stentavo a crederci. L’intera superficie dell’edificio era ricoperta di giocattoli di ogni forma, colore e dimensione. C’erano un sacco di giochi da provare ed io ed Harry giocammo tutto il pomeriggio: macchinine telecomandate, calcetto, costruzioni fatte di lego, case delle bambole, riproduzioni di paesaggi in miniatura, peluche meccanici. Non finivano più. Ridemmo insieme per ore: ridemmo quando distrussi il castello di carte che Harry aveva costruito, ridemmo quando lui per vendicarsi mi batté ripetutamente a subbuteo, ridemmo mentre cercavo invano di far funzionare un aeroplano telecomandato, ridemmo quando lo feci sedere e diventai la sua estetista insieme a due bimbe che avevamo conosciuto lì che si divertirono con trucchi ed accessori finti ad addobbare Harry. Quelle bambine non avevano più di 7 anni ciascuna ed avevano riconosciuto il componente della boy band che adoravano di più al mondo in quel momento. Harry fu dolcissimo, dopo aver fatto da perfetto modello per le bimbe, le  prese in braccio, stampò loro un bacio sulla guancia, firmò gli autografi e si fecero una fotografia insieme. Era così tenero, nonostante tutti lo conoscessero come “rubacuori Styles”, “Harry lo sciupafemmine” o molto più semplicemente come “lo sfrontato”, nascondeva dietro quella sua sfacciataggine un carattere dolce e sensibile. Mai averi potuto pensare di poter restare ad ammirare quel suo lato mentre si manifestava.
Tenemmo per ultima la sezione dedicata ai peluche. Entrambi andavamo matti per quegli animaletti morbidi di ogni forma e dimensione, ma la cosa che ci attirò più di tutte non appena la vedemmo era un pouf rosso gigantesco, ci sarebbero potute stare una ventina di persone stese lì sopra! L’intesa fra noi due fu pressoché immediata, ci scambiammo uno sguardo di sfida e cominciammo a correre in direzione dell’enorme cuscino. Grazie al cielo non c’era nessuno steso prima del nostro arrivo, altrimenti sarebbe stato catapultato addosso allo scaffale più vicino perché non appena ci avvicinammo, ci tuffammo nel morbido mare rosso, annegando anche in questa occasione, tra le mille risate. Eravamo stesi così, l’uno accanto all’altra. Guardavamo il soffitto decorato in silenzio. Ad un tratto la sua mano prese la mia, le nostre dita si intrecciarono incastrandosi perfettamente.
“Harry…” accennai voltandomi verso di lui, ma le parole mi si strozzarono in gola. Con un movimento rapido Harry era passato da steso accanto a me, a stesso sopra di me. Sprofondammo ancora di più in quel caldo mare rosso.
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
“Mamma, a cosa stanno giocando quei due bambini?” esclamò una vocina acuta, riportandomi leggermente alla realtà,
“Oh, ma non vi vergognate voi due?! Andiamo tesoro…!” rispose acidamente la madre della piccola,
“E il principe riportò in vita la principessa dandole il bacio di vero amore!” urlò Harry che si era improvvisamente staccato dal mio corpo, balzando in piedi e voltandosi alla ricerca della bimba che aveva fatto quella semplice e magnifica domanda alla quale la madre non aveva avuto il coraggio di rispondere,
“Anche io voglio giocare a principe e principessa, mamma!” esclamò lei che aveva sentito il riccio, considerato che non ci aveva tolto un attimo gli occhi di dosso nonostante la madre la stesse trascinando lontana. Io ero ancora inebriata di quelle labbra e di quel corpo. Sorrisi non appena realizzai la situazione. Quando la bimba scomparve alla sua vista, il riccio tornò a stendersi al mio fianco. Con un braccio si sosteneva la testa,
“Quella mamma era proprio antipatica” sbuffò lui,
“Mi farai diventare matta, lo sai questo Styles?” lo provocai un po’ io,
“Dopo tutto, stavamo solo giocando, no?” rispose come se non avesse sentito una parola di quello che gli avevo detto,
“Le tue fan ti odieranno per tutto questo, e odieranno me” continuai,
“Qui si viene apposta per giocare, che problemi aveva quella?” proseguì il suo monologo indisturbato,
“Styles!” lo chiamai io improvvisamente attirando la sua attenzione,
“Gra…” niente, non potevo parlare con lui. Le sue labbra erano più veloci delle mie. Non potei nemmeno finire la parola, un suo bacio me lo impedì e poi disse,
“Sciocca, tu non mi devi ringraziare, il tuo fiato voglio conservarlo per cose più importanti” mi disse mordendosi il labbro inferiore mentre mi accarezzava i capelli. Senza distogliere lo sguardo dal suo, intonai a voce bassa, quasi sussurrando,
Shot me out of the sky, you’re my kryptonite, you keep making me weak, yeah frozen and can’t breathe…”
Semplicemente mi sembravano le parole più adatte in quel momento. Quel ragazzo era la mia kriptonite, il mio punto debole, la mia nuova droga preferita. E come ogni droga che si rispetti, pericolosamente mi toglieva il fiato, ma presto mi accorsi che ormai ne ero completamente e totalmente dipendente.

 

Salut.
Eccoci qua, la prima parte dell’appuntamento è fatta. Ci ho messo il cuore in questo capitolo. Spero non vi sia risultato troppo sdolcinato…? Cosa ne dite? Apprezzerei sapere i vostri pensieri.
Un bacio.
Fe.
 

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Capitolo 10
*** Every minute's like our last, so let's just take it real slow ***



Image and video hosting by TinyPic Quel ragazzo era la mia kriptonite, il mio punto debole, la mia nuova droga preferita. E come ogni droga che si rispetti, pericolosamente mi toglieva il fiato, ma presto mi accorsi che ormai ne ero completamente e totalmente dipendente.
Uscire da quel magnifico negozio fu veramente difficile, ma ci eravamo fermati per ore intere fino all’orario di chiusura. Si, sembrava impossibile ma erano già le sette di sera. Decisi di chiamare Auri, per sapere come aveva trascorso la giornata e se tutto era andato bene,
“Pronto tesoro, come sta andando con Harry?” la curiosità di Aurora era alle stelle,
“Tutto benissimo, abbiamo passato un ottimo pomeriggio, tu invece?”
“Ah, bene piccioncini! Io e Tiffany abbiamo fatto un po’ di shopping, ora stiamo tornando in albergo e poi andiamo fuori a cena”
“Ho capito. Senti, mi dispiace di non essere stata con te ma…”
“Alt! – mi fermò lei – non dirlo nemmeno, sono contentissima che tu ti stia divertendo con quel figo di Harry Styles, quindi non pensare a me e blablabla. Divertiti! Ora vi lascio, ciao cara!”
“Ciao Auri, a più tardi!” riagganciai sorridendo. Mi voltai verso Harry e notai che mi stava fissando, le mie guance arrossirono leggermente e cercai di non farglielo notare.
“Per questa sera ho pensato cenetta a casa, però prima di andare, ti va se facciamo due passi?” mi chiese prendendomi la mano,
“Perfetto, sarebbe un peccato non approfittare di questa  serata, si sta benissimo” risposi osservando il cielo che a quell’ora di sera cominciava a scurirsi, ma continuava a restare limpido nonostante qualche piccola ed insignificante nuvoletta. Facemmo un giro per l’isolato, Harry aveva un cappello e gli occhiali da sole nonostante l’ora non fosse la più adatta, semplicemente non voleva farsi riconoscere da troppe fan. Il travestimento funzionò, soprattutto perché quella sera il riccio non era accompagnato né dal carotomane, né dal moro, né dall’irlandese, né tanto meno dal maniaco dei cucchiai. Un po’ alla volta cominciavo a riconoscere qualche angolo della città, Harry mi stava spiegando dandomi tutta una serie di riferimenti che avrei dovuto più o meno saper collocare nello spazio.
“Non sono ancora capace di orientarmi bene, dovrai avere pazienza!” dissi ad Harry che ridacchiava,
“Facciamo che domani ti regalo una cartina, magari ti potrà essere d’aiuto!” scherzò lui,
“Dovrò abituarmi a girare per Londra da sola se il prossimo anno voglio venire a studiare qui” dissi fermandomi e indicando al ragazzo l’università che avevo visitato quella stessa mattina. Un momento, eravamo di fronte all’università? Possibile che avessimo camminato così a lungo e non mi fossi minimamente accorta della direzione che stavamo prendendo? Quella mattina ci avevo messo un po’ per arrivarci, avevo fermato molti vecchietti per chiedere indicazioni, ma la strada avrei dovuto almeno riconoscerla. Perché mi ero fermata? Era stato più forte di me. Quell’università era come una calamita. Ma io non volevo fermarmi lì, non in quel momento, non con Harry, non ripensando a Matt. Matt. Mi ero completamente dimenticata di lui mentre passeggiavo con Harry, ma ora che mi ero fermata, tutta la scena di questa mattina veniva ripetutamente proiettata nella mia mente. Mi irrigidii all’istante.
“Ah è questa l’università? E’ in pieno centro, sarebbe fantastica!” Harry si stava avvicinando al cancello per sbirciare, ma quando si accorse che mi ero fermata sul marciapiede tornò indietro,
“Che c’è, tutto bene?” mi chiese abbassando la testa in cerca dei miei occhi che fissavano il pavimento.
“Harry, andiamo via da qui…” gli dissi tremando. Lui mi abbracciò, non sapeva cosa fare, né come comportarsi.
“Mi dici che ti prende? Ho detto qualcosa che non va?” mi chiese preoccupato,
“No, è tutta colpa mia, ti spiego più tardi, però ora andiamo…” gli dissi mentre sprofondavo sempre più nel suo petto caldo. Non volevo fermarmi un secondo di più. Se solo fosse sbucato fuori Matt, non so come avrei reagito.
“Ok piccola, andiamo” mi sussurrò Harry sciogliendo l’abbraccio e riprendendo la mia mano.
Tornammo verso la macchina, quasi sempre in silenzio. Harry non sapeva cosa dire e a me dispiaceva da morire di averlo messo in quella situazione. Non pensavo che Matt avrebbe potuto farmi così tanta paura. Seduti in macchina Harry cominciò,
“Ti va di parlarne?” non proprio, però dovevo dirglielo.
“Harry, sai quando oggi mi hai chiesto se in visita all’università era andato tutto bene? Ecco, non ti ho detto proprio tutto…” gli dissi rivolta verso di lui mentre osservava attento la strada.
“Coraggio, dimmi tutto” e così cominciai. Harry si innervosì non appena gli precisai chi fosse Matt e quando gli dissi cosa mi aveva fatto, perse la calma.
“Che cazzo ha fatto? Ti ha baciata contro la tua volontà? Se solo lo incontro, io…”
“No Harry, è tutto ok. Non lo rivedrò più.”
“Ecco perché oggi mi hai detto che ancora non sapevi con certezza di voler frequentare quell’università. Cora, è una stronzata, non puoi buttare tutto all’aria per quel coglione!”
“Lo so, ma…” la mia voce tremava e io, piangere e parlare allo stesso tempo, non ero in grado di farlo. Cominciai a singhiozzare e Harry, preoccupato accostò nel primo spazio disponibile che trovò sulla strada.
“Cora, non posso vederti piangere per colpa di uno stronzo del genere. Dammi il suo numero, gli voglio parlare”
“No Harry – spinsi indietro le lacrime – non voglio che entri nella tua vita perfetta. Non sai di cosa è capace…” gli dissi guardandolo con gli occhi ancora lucidi,
“Tu non sai di cosa sono capace io. Però se non vuoi che mi intrometta, per ora starò al mio posto, ma giuro che se dovesse toccarti un’altra volta, gli spacco la faccia!” Harry stringeva il volante. Poi si girò, mi accarezzò i capelli e mi diede un bacio sulla fronte, calmandomi. Vedendomi meno agitata, riaccese il motore e finalmente arrivammo a casa. Harry viveva con Louis, ma aveva ordinato all’amico di andare da qualcuno dei ragazzi per poter passare una serata tranquilla con me. Io non volevo rovinare tutto per colpa di Matt, quindi, entrati in casa, andai in bagno per sistemarmi un attimo e tornai da Harry sorridendo. Notai che la tavola era già preparata, probabilmente l’aveva apparecchiata oggi pomeriggio per evitare di perdere tempo. Lui stava già ai fornelli.
“Posso aiutarti Harry?” chiesi,
“Assolutamente no, siediti intanto, ho quasi fatto”. Che dolce.
Mi sedetti al mio posto e notai che da sotto il piatto sbucava un foglietto giallo, lo tirai fuori, lo lessi e scoppiai a ridere. Harry si girò incuriosito, chiedendomi cosa mi facesse tanto ridere, così lessi ad alta voce quello che c’era scritto:
Cora, non prenderci l’abitudine, solo per questa volta vi lascio soli. Stai in guardia però, ho provato più volte la cucina di Harry, non garantisco niente, quel ragazzo è uno svitato. Ma lo sono di più io. E ora te lo dimostro, per esempio: why did the mushroom go to the party? Because he was a fungi*. Visto?
xox Tommo.
P.s. Hazza, tieni le mani a posto! Tu sei solo mio.”
Anche Harry scoppiò a ridere e si avvicinò portando in tavola quello che aveva preparato. Per  l’appunto, risotto con i funghi. Devo ammettere che ero un po’ scettica all’inizio, da quando un inglese è capace di cucinare bene un risotto? E invece fui costretta a ricredermi, era ottimo. Harry mi disse che sua mamma era un’ottima cuoca e che gli aveva insegnato un sacco di ricette. Dopo il risotto ci mangiammo polpettone con contorno di carote bollite e patate al forno. Squisito anche questo.
“Harry caspita, sei un cuoco provetto!” gli dissi dopo aver mangiato anche l’ultima briciola di carne,
“Modestamente, lo so” rispose sorridendo,
“Sei pronta per il dolce?” aggiunse ironicamente,
“E me lo chiedi? Se si tratta di dolci sono sempre pronta! Dai, ti aiuto a sparecchiare” e dopo aver portato via i piatti e tutto quello che era in più, Harry mi servì in una coppetta dell’ottimo tiramisù. Non so perché, ma adoravo sempre di più quel ragazzo.
“Era tutto buonissimo Harry, davvero!” mi complimentai sazia,
“Una cosetta da niente” ridacchiava lui compiaciuto.
Dopo cena riempimmo la lavastoviglie e dopo di che, accendemmo la tv per vedere cosa facevano di bello. Come al solito trasmettevano qualche stupida fiction o qualche film visto e rivisto mille volte.
“Mi dispiace che quel Matt ti faccia quell’effetto” cominciò lui all’improvviso,
“Harry, non ho voglia di parlarne, è una serata così bella, non voglio rovinarmela così, scusami” gli risposi a bassa voce,
“Era solo per dirti che per qualsiasi cosa, puoi contare su di me: io ci sono” mi rispose sorridendomi. Sentii l’immenso bisogno di abbracciarlo, così mi accoccolai sul suo petto. Annegavo nel suo calore e nel suo profumo. Sentivo il suo cuore battere e la sua mano accarezzarmi i capelli.
“Ti voglio bene Harry…” gli dissi arrossendo, cercando di nascondermi sempre più nel suo abbraccio. Lui si limitò ad alzarmi il volto e a puntare i suoi occhi color smeraldo contro i miei un po’ lucidi. Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie, mi baciò dolcemente, timidamente, con calma. Quella dolcezza mi riempiva il cuore, ma dentro la mia testa cominciò ad ardere fuoco per quelle labbra morbide, per quei ricci che strinsi tra le dita, per quel corpo caldo. Lo baciai con più passione, la mia lingua abbracciò la sua mentre delicatamente Harry mi faceva stendere sul divano. Come poche ore prima sul pouf rosso, lui era sopra di me, sentivo il suo corpo fare pressione sul mio. Adoravo quella situazione, e la adorai soprattutto in quel momento perché finalmente eravamo soli, veramente soli. La sua mano mi percorse il fianco, alzandomi la maglietta da un lato, rabbrividii. Decisi di togliermela, volevo che quel ragazzo mi facesse più sua. Poi delicatamente sfilai la sua maglia che finì su pavimento. Potevo sentire i suoi addominali e tutto il suo corpo che si muoveva a ritmo con il mio. Quel riccio sapeva stregarmi, incatenarmi al suo respiro. Le nostre labbra non smettevano di giocare, di mordersi delicatamente, di cercarsi non appena le staccavamo per riprendere un po’ di respiro. Sentivo la sue schiena contrarsi e piegarsi sul mio corpo. La sua mano mi accarezzava e senza timore si soffermò sulle mie curve. Brividi, sempre di più. Quel ragazzo ci sapeva fare: era dolce ma pieno di passione, calmo ma sapeva bene quello che volveva. Tra le sue braccia forti mi sentivo al sicuro, mi sentivo protetta. Era da tanto che non mi capitava. Dai tempi di Matt. Mi irrigidii in un istante. Diamine, ma perché sul più bello pensavo a quel deficiente? Speravo che Harry non se ne fosse accorto, ma niente, leggeva e capiva ogni mio singolo movimento, ogni mia singola reazione. Non disse niente, si limitò a guardarmi per qualche secondo, mentre i miei occhi cercavano di respingere le lacrime. Questa volta di rabbia e frustrazione. Mi posò un bacio sulla fronte, si stese al mio fianco tendendomi tra le sue braccia, le quali grazie a Dio non avevano intenzione di lasciarmi andare, cominciò ad accarezzarmi i capelli e semplicemente mi sussurrò,
“Ci sono qui io ora...”. Quella semplice frase mi rassicurò come non mai, mi rilassò i nervi e mi tranquillizzò.
“Vuoi che ti riaccom…” aveva cominciato lui,
“No…” lo interruppi,
“Speravo mi dicessi di no” disse lui avvicinandomi di più a se. Non volevo tornare in albergo, Aurora avrebbe capito. In quel momento avevo bisogno che quel caldo abbraccio continuasse a stringermi a lungo, il più a lungo possibile. Sentivo il battito del cuore del riccio. I nostri corpi semi nudi a contatto si scaldavano a vicenda, si tenevano compagnia. Chiusi gli occhi e pensai solo a lui, a quell’angelo che si stava prendendo cura di me, a quel ragazzo che stava diventando troppo importante, a quell’Harry che non avrebbe mai finito di stupirmi. Ci addormentammo così, l’uno tra le braccia dell’altra, sul divano, con la tv ancora accesa.



Hi.
:3 non dico altro. Piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate? Mi farebbe molto piacere sapere le vostre osservazioni e i vostri consigli :)
LEGGETE E’ IMPORTANTE!
Scusatemi, ma devo fare una precisazione per questo capitolo, allora:
* “why did the mushroom go to the party? Because he was a fungi” questa è una barzelletta di Lou, non potevo tradurla, non avrebbe avuto molto senso in italiano, ma ve la spiego nel caso in cui non aveste colto il significato (il che sarebbe un peccato perché la trovo molto carina u.u). Tradotta sarebbe: perché il fungo è andato alla festa? Perché era un fungi. Come volevasi dimostrare, in italiano non rende. In inglese “fungi” oltre a significare fungo, indica tutta una serie di piante tra le quali fanno parte anche i funghi. Ora, il divertente della battuta è che in inglese, “fungi” si pronuncia proprio come fun guy, cioè ragazzo divertente: ecco perché il fungo è andato al party!
Vi lascio il video in cui Louis racconta la barzelletta a Wagner, un concorrente che partecipò con i ragazzi alla settima edizione di X-Factor UK.
…Zayn :3 (guardate e capirete)


 

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Capitolo 11
*** I think I love you but I make no sound ***



Image and video hosting by TinyPic Chiusi gli occhi e pensai solo a lui, a quell’angelo che si stava prendendo cura di me, a quel ragazzo che stava diventando troppo importante, a quell’Harry che non avrebbe mai finito di stupirmi. Ci addormentammo così, l’uno tra le braccia dell’altra, sul divano, con la tv ancora accesa.

--La mattina seguente

La luce del mattino filtrava dalle finestre. La tv era spenta. La casa era silenziosa. Mi accorsi che Harry non era più steso vicino a me, probabilmente si era già svegliato. Aprii prima un occhio, dopo l’altro e mi misi a sedere sul divano. Fin da quando mi ero svegliata non avevo potuto fare a meno di inebriarmi di quel profumo a me fin troppo noto e ben presto mi resi conto del perché sentissi quell’aroma così chiaramente: avevo addosso una felpa di jack willis viola. La sua felpa. Quell’indumento sapeva di buono, sapeva di Harry. Cercai di ricostruire quanto era successo la sera prima, ma proprio non riuscivo a capire come quella felpa potesse essere arrivata fino a me. Decisi di alzarmi. Diedi un’occhiata al cellulare: una chiamata persa e un paio di messaggi, probabilmente di Aurora: li avrei letti più tardi. Rimasi in silenzio ancora per qualche minuto, fino a quando non sentii dei passi alle mie spalle e voltandomi venni assalita da due braccia forti che mi cinsero il corpo. Il mio volto sbatté contro un petto caldo. Dopo aver ricambiato l’abbraccio,
“Ben svegliata Cora, in cucina c’è la colazione, serviti pure, io arrivo in due minuti” disse Harry. Il riccio si staccò da me e solo allora realizzai che il ragazzo doveva essere appena uscito dalla doccia perché non aveva niente altro che un piccolo asciugamano legato in vita e i ricci umidi e scompigliati. Arrossii leggermente per l’imbarazzo e Harry accorgendosene, tornò al piano di sopra ridacchiando.
In cucina era tutto apparecchiato per la colazione, Harry doveva averla già fatta visto che c’era solo una tazza. Mi versai un po’ di latte nel quale affogai dei cereali al cioccolato e presi del pane tostato spalmandoci sopra burro e marmellata di fragole. Mentre addentavo l’ultima fetta di pane, arrivò anche Harry con addosso nient’altro che un paio di pantaloni della tuta. Prese dal frigorifero un cartone con del succo e se lo versò in un bicchiere. Poi si voltò verso di me e sorrise,
“Ti dona, sai?” mi disse divertito,
“Oh, a proposito – dissi osservando il mio strano abbigliamento – come mai ho addosso una tua felpa?”
“Non te lo ricordi?” mi chiese poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo,
“No…” ammisi con aria imbarazzata,
“Questa notte tremavi dal freddo, così sono andato a recuperare dall’armadio di camera mia una felpa e ti ho aiutato a metterla…effettivamente avevi gli occhi chiusi, forse sei mezza sonnambula!” mi spiegò ridendo.
“Non mi ricordo assolutamente niente, – gli dissi con aria sorpresa – comunque grazie” Cavolo, addirittura non mi ricordavo di aver messo una sua felpa nel cuore della notte? Quanto ancora avrebbe potuto drogarmi di se quel ragazzo?
“E oggi che si fa Styles?” gli chiesi cambiando discorso,
“Oggi c’è la seconda ed ultima uscita con la band, per le 15.00 dobbiamo essere nella hall dell’albergo per recuperarvi...si, per recuperare le altre intendo” rispose ammiccando,
“E dove andiamo?”
“Sorpresa…!”
“Ufff, sono curiosa! Vabeh, che ore sono?”
“Appena le 11.00, corro a vestirmi e poi andiamo a fare due passi? Vado e torno!” Harry mi stampò un bacio sulla fronte e fuggì a cambiarsi. Lo guardai salire le scale e poi mi tornai a sedere a tavola. Mi venne in mente che poco prima avevo completamente ignorato il mio cellulare, così ne approfittai per leggere i messaggi e controllare la chiamata persa, che era di mia mamma.
*Tuuu tuuu tuuu*
“Cora! Per fortuna mi hai richiamata! Ho una notizia da darti, intanto come sta andando? Ti trovi bene all’albergo? Ti stai divertendo?” la voce di mia mamma era squillante,
“Ciao mamma, si stai tranquilla, sto bene: io e Auri ci stiamo divertendo tantissimo. Dimmi tutto…”
“Allora, è una cosa abbastanza importante, sei seduta?”
“Dai mamma, non tenermi in ansia, dimmi!” le chiesi impaziente e leggermente agitata,
“Questa mattina come al solito sono uscita a fare la spesa e tornando a casa ho preso la posta e controllandola ho notato che c’era una lettera per te e…Cora non ho resistito, l’ho aperta!”
“Mamma! Lo sai che mi da fastidio!” la rimproverai seccata,
“Ma Cora, questa era una lettera importante…ok, non ce la faccio più, sei stata accettata all’università lì a Londra!” mi disse urlando. Silenzio.
“Cora? Cora ci sei? Tesoro, non sei contenta?” continuò lei. Silenzio.
“Amore dimmi qualcosa, non farmi preoccupare!”
“Si mamma, sono qui…è una notizia, sconvolgente!” riuscii a farfugliare.
“Pensavo ti saresti messa a saltare di gioia! Però lo sai che non sei obbligata ad andarci, loro ti hanno accettata ma se hai cambiato idea…”
“No, no io voglio andarci. Devo solo realizzare l’idea”
“Ah, tutto ok allora. Senti, già che c’ero ho chiamato in segreteria e ho detto che sei lì in città. A loro farebbe molto piacere conoscerti, dopo tutto sei una delle poche studentesse italiane. Se hai tempo facci un salto. Ora scusami ma devo proprio andare, ci sentiamo presto, un bacio!” riattaccò. Cavolo. Ero rimasta spiazzata. Qualche mese prima avevo mandato la domanda d’iscrizione per quella famosa università, non mi aspettavo di ricevere una notizia del genere in quel momento. Ero felicissima, un sogno che si realizza, però dovevo veramente metabolizzare la cosa. Prenderne coscienza un po’ alla volta. Decisi di leggere i messaggi.
“Co, dove sei finita? Cosa mi combini? Scrivimi appena Harry libera le tue labbra per lasciarti respirare! ;)”
Il primo era di Aurora, e subito le risposi,
“Auri, ho dormito da Harry, non pensare male! Tutto bene, ho una notizia da darti! A dopo, xox”
E uno era fatto. Aprii il secondo,
“Ciao piccola, qui hanno appeso i nomi dei nuovi iscritti e con molto piacere ho notato anche il tuo. Non vedo l’ora di rivederti, soprattutto dopo il nostro ultimo incontro. Quando torni a trovarmi? Ti aspetto xxx.”
il numero era sconosciuto, ma chi poteva essere se non Matt? Avevo eliminato il suo numero, non che servisse a qualcosa perché lo sapevo a memoria, ma a seguito di quell’azione, già mi ero sentita più libera dopo la nostra rottura. Ora quelle cifre erano tornate a battere nella mia testa. Ero rimasta immobilizzata difronte a quel messaggio. Solo l’idea di doverlo incontrare ancora mi terrorizzava.
“Eccomi, sono pronto!” Non avevo sentito che Harry nel frattempo stava scendendo, così lui notò subito la mia espressione preoccupata e si sedette sul bordo del tavolo aspettando una mia spiegazione guardandomi dall’alto. Visto che dalla mia bocca non usciva il minimo suono, mi chiese,
“E’ successo qualcosa?” Io mi limitai a porgergli il cellulare. Lui lesse il messaggio molto attentamente, dopo di che disse,
“E’ lui vero?” e dopo un mio movimento di capo in segno affermativo continuò,
“Cora, ti hanno presa, è questo che conta. Il che significa che se deciderai di venire sul serio a frequentare quest’università, io sarò con te, ti accompagnerò e ti verrò a prendere ogni giorno se ti farà stare più tranquilla, te lo prometto!” A quelle parole non potei fare a meno di guardarlo speranzosa negli occhi. Qualcosa di nuovo era nato dentro di me, qualcosa di delicato, prezioso, raro. Qualcosa che solo per merito sue era sbocciato. Qualcosa che lui aveva creato e posato delicatamente dentro di me, senza che me ne rendessi conto. Solo in quel momento mi accorsi di come, proprio quel qualcosa, stesse crescendo sempre più. La vista cominciò ad annebbiarsi, così senza dire niente mi alzai e mi buttai tra le sue braccia. Harry probabilmente non se l’aspettava perché perse l’equilibrio e finimmo stesi sopra il tavolo della cucina. Cominciammo a ridere mentre lo zucchero si rovesciava, il latte gocciolava sul pavimento e i cucchiaini tintinnavano per terra. Le sue braccia mi strinsero al suo petto fino a quando non mi avvicinò al suo viso. Le nostre labbra si incontrarono, le nostre lingue si abbracciarono. Harry mi tirò maggiormente sopra il suo corpo prendendo tra le sue mani la parte posteriore delle mie cosce. Una scarica elettrica attraversò tutto il mio corpo. Ci baciammo così, io sopra, lui sotto, con passione e desiderio per molto tempo fino a quando non suonarono al campanello. Staccai le mie labbra dalle sue,
“Lou?” gli chiesi,
“Suppongo di si, però ha le chiavi, questo è stato una specie di avvertimento”
“Capito”. Velocemente mi tolsi dal suo corpo e cominciai a ripulire lo zucchero che si era sparpagliato per tutto il tavolo mentre Harry aveva tirato su i cucchiaini e cominciava a pulire il latte. Sentimmo la serratura della porta scricchiolare e poi aprirsi,
“Sono a casaaa!” Louis urlava,
“Siamo in cucina Tommo!” gli rispose Harry. Non appena il ragazzo mi vide cominciò,
“Fermi tutti, mi sono perso qualcosa: Hazza ti sei accorto che quella ragazza ha la tua felpa preferita, si?”
“Certo Tommo, dai non fare il gelosone, lo sai che io amo solo te!” gli rispose il riccio ammiccando, facendo ridere l’amico che dopo avermi salutato con un abbraccio mi sussurrò,
“Sta meglio a te che a lui!” regalandomi un magico sorriso dei suoi,
“Ti ho sentito Tomlinson!” esclamò Harry mentre cominciò a rincorrere Louis che scappò al piano di sopra rifugiandosi nella sua camera. Battuto in velocità, Harry tornò da me e mi propose di uscire. Gli chiesi di portarmi un secondo all’albergo, volevo cambiarmi e darmi una sistemata veloce. Ne approfittai per salutare Aurora e raccontarle velocemente quanto era accaduto per poi precipitarmi di nuovo da Harry,
“La felpa te la lavo e te la porto domani!” gli dissi,
“Non era necessario Cora! Comunque, io avevo pensato che potremmo mangiare qualcosa di veloce e poi andare all’università come mi dicevi che ti aveva consigliato tua mamma…ti va?”
“Non, non lo so…” farfugliai,
“Avanti, ci sono io con te, non hai niente da temere!” mi rassicurò alzandomi il viso, facendomi sprofondare nel suo sguardo verde smeraldo. Improvvisamente mi sentii protetta, quella luce nei suoi occhi sapeva penetrarmi a fondo ogni volta, infondendomi coraggio e speranza.
“E va bene” gli dissi sorridendo. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo. Affrontare Matt.

 

Salve.
Bene, anche l’undicesimo è andato. Cosa ne dite? Forse è un pò corto, allora facciamo che mi impegnerò a mettere presto il prossimo e fare quello un pò più lungo, ok?
Cora è stata accettata all’università, Matt la vuole rivedere, Harry è tanto dolce. Vi piace come situazione?
Fatemi sapere :)
Much love,
Fe.

 

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Capitolo 12
*** Circles, we're goning circles, dizzie's all it makes us ***



Image and video hosting by TinyPic “Avanti, ci sono io con te, non hai niente da temere!” mi rassicurò alzandomi il viso, facendomi sprofondare nel suo sguardo verde smeraldo. Improvvisamente mi sentii protetta, quella luce nei suoi occhi sapeva penetrarmi a fondo ogni volta, infondendomi coraggio e speranza.
“E va bene” gli dissi sorridendo. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo. Affrontare Matt.
Dopo aver mangiato un toast farcito ci dirigemmo verso l’università. Harry mi teneva per mano e non sembrava intenzionato a lasciarla. Quel giorno il tempo non era bello come quello dei giorni precedenti, la tipica umidità londinese presto si sarebbe fatta sentire, le nuvole grigie coprivano la città come una coperta pesante. In poco tempo arrivammo davanti al cancello. Presi un respiro ed entrai. In segreteria la ragazza che mi aveva ricevuta anche il giorno prima, disse che la preside sarebbe stata felice di scambiare due parole con me e che in pochi minuti sarebbe arrivata. La conversazione fu piacevole. La donna, probabilmente sulla cinquantina, era ben vestita con una gonna al ginocchio e una giacca nera dalla quale spuntava il colletto di una camicetta bianca. Capelli raccolti in uno chignon. Rossetto e smalto rosso. Era una bella donna, tutto sommato. Mi spiegò quante possibilità lavorative, e in quanti ambiti diversi, avrei potuto avere studiando in quello stabile: sicuramente le avrebbe fatto molto piacere che una studentessa italiana studiasse nella sua scuola. Parlammo per una mezzoretta buona mentre Harry ascoltava a qualche passo di distanza da noi. Stava andando tutto perfettamente, la preside era entusiasta, io ero a mio agio e soprattutto Matt non si era visto. Salutai la donna che mi lasciò un dépliant molto dettagliato e mi voltai verso Harry facendogli un enorme sorriso che all’istante venne ricambiato con un abbraccio,
“Visto che è andato tutto bene? Dai, ora possiamo andare” mi disse prendendomi di nuovo per mano.
Eravamo appena usciti dai cancelli dell’università quando mi sentii chiamare e il mio cuore perse un battito,
“Cora! Piccola, che fai passi di qui e nemmeno mi saluti?” mi voltai e ritrovai quel volto così dannatamente bello proprio difronte al mio. Harry si girò di scatto e fece un passo in avanti, come se volesse proteggermi da qualcosa che avrebbe potuto piombarmi addosso. Nel vedere il riccio, Matt fece un’espressione interrogativa e scrutandolo,
“E questo chi sarebbe?” disse con aria strafottente,
“ “Questo” ha un nome bell’imbusto” lo attaccò Harry,
“E quale sarebbe, di grazia?” lo punzecchiò Matt recitando una riverenza,
“A te non deve importare” rispose freddamente. Nonostante Harry fosse alto, Matt lo superava ancora di qualche centimetro e io temevo che avrebbe potuto fare qualcosa di stupido. Volevo andarmene.
“Dai, andiamocene…” dissi io tirando il riccio per la manica, ma lui non si mosse di un centimetro, continuava a fissare il ragazzo biondo che si ritrovava davanti, percepivo la tensione. I suoi smeraldi ravvivati dalla rabbia non volevano allontanarsi dagli zaffiri di Matt, e viceversa.
“Dove vorresti andare? Io volevo solo fare due chiacchiere” disse Matt prendendomi il polso per tirarmi a se, ma Harry non glielo permise e afferrò il suo braccio ghignando,
“Non provare a toccarla”. Matt istantaneamente lasciò la presa sul mio polso e si liberò da quella di Harry, avvicinandosi a lui con fare minaccioso,
“Altrimenti che fai, riccio?” lo sfidò,
“Altrimenti ti spacco quella faccia da pagliaccio che ti ritrovi” ringhiò Harry,
“Harry, non è il caso, andiamocene…” cercai di insistere inutilmente. Vidi Matt illuminarsi. Un momento, che avevo fatto? Errore Cora, errore.
“Così ti chiami Harry, eh? Aspetta…ma io lo so chi sei! Sei uno di quei cinque sfigati, di quel nuovo gruppo, gli “One…qualcosa” !” ridacchiò,
“ One Direction, si, e non ti azzarda…” cominciò Harry alzando un braccio con fare aggressivo, ma fu costretto a fermarsi,
“Hey, c’è Harry degli One Direction!” urlò Matt. Fu sufficiente ripetere quella frase un paio di volte e Harry si ritrovò accerchiato da un gruppo di fan. Per potersi fare una foto insieme a quel ragazzo, per potergli parlare, per poter avere un suo autografo, le ragazze spingevano e correvano, allontanandomi sempre più da lui. Vidi il suo sguardo preoccupato cercare il mio, ma in poco tempo i nostri occhi si persero tra la folla.
“Finalmente un po’ di pace!” mi sussurrò Matt che, approfittando della situazione, mi si era avvicinato,
“Non voglio avere niente a che fare con te Matt” gli risposi seccamente. Harry mi aveva difesa poco prima, non dovevo permettere a Matt di riguadagnare terreno. Dovevo solamente essere ferma e decisa sulle mie risposte, non mi avrebbe demolita ancora.
“E con chi è che vorresti avere a che fare, con quello?” mi disse indicando Harry con aria schifata,
“Anche se fosse, non sono affari tuoi”
“Oh andiamo piccola, ma l’hai visto bene? Spero tu stia scherzando…”
“No Matt, ho finito di scherzare con te da molto tempo”
“Piccola, guardalo! Pensi veramente che uno come lui, adorato da milioni di ragazzine possa venire dietro ad una come te?” Le sue parole mi morsero e il loro veleno cominciò a scorrermi nelle vene, infettando il mio sangue. Mi voltai, Harry sorrideva, firmava autografi, abbracciava fan, si faceva fare foto con loro, rispondeva a qualche domanda e lanciava qualche occhiata nervosa verso di me. Non poteva fare altrimenti.
“Matt, puoi dire quello che vuoi, il suo affetto nei miei confronti è sincero. Deve essere cortese con le persone che lo apprezzano, fa parte del suo lavoro…”
“E fanno parte del suo lavoro anche tutte quelle ragazze? Quanto credi che continuerà a stare dietro a te?” Quel veleno fluiva sempre di più. Quell’angelo maledetto sapeva dove colpirmi, dove mi faceva più male. Sapeva che ero debole, mi conosceva bene, sapeva che avevo paura.
“I-Io…” cominciai, ma fui interrotta,
“Senza contare il fatto che con tutti i tour che avrà in programma, quanto potrà starti vicina? Chissà quante ragazze conoscerà: americane, francesi, tedesche, spagnole…” Matt vedeva come il mio sguardo si stava appannando e quale sforzo stessi facendo per non farglielo notare. Nonostante tutto continuava, imperterrito, colpendo sempre più forte,
“Io lo so come funziona. Tu sei carina, ma aspetta che ne trovi una più carina di te, credi che ci penserà due volte a scaricarti? Quello si sta divertendo, è un passatempo per uno come lui ‘bello, ricco e famoso’ far cadere ai suoi piedi un sacco di ragazzette! Gli fa comodo starti dietro perché ti vuole solo scopare, appena si stuferà ne troverà un’altra! Invece io, io si che saprei come apprezzarti…” Disse con un tono che mi fece venire il volta stomaco. Basta, non potevo sopportare oltre.
“Taci Matt, ti prego…” dissi mentre una lacrima rigava la mia guancia.
“Non mi credi? Guarda tu stessa” Matt si avvicinò e prendendomi saldamente per le spalle mi fece voltare. Guardai la scena che mi si presentava davanti senza respirare. Il veleno di Matt bruciava sotto la pelle, ma non era niente in confronto a quello che stavo guardando. Le labbra di Harry erano incollate a quelle di una ragazza bionda e bellissima che lo teneva per i fianchi. Le mani del riccio erano poggiate sulle spalle della ragazza. La sua espressione non sembrava minimamente turbata.
“Te l’avevo detto…” sentii la voce di Matt alle mie spalle. Quella scena stava durando fin troppo per i miei gusti così recuperai le forze per lasciarmi alle spalle Matt, Harry e le sue fan. Corsi verso la strada fermando un taxi mentre sentii a malapena la voce del riccio gridare il mio nome. Diedi all’autista l’indirizzo dell’albergo tra i singhiozzi.

--Poco dopo

Scesa dalla vettura, feci per entrare all’albergo ma pensai che in quel momento non avevo voglia di vedere nessuno. Inoltre, quello sarebbe stato il primo posto in cui Harry mi avrebbe raggiunta, quindi tornai al taxi e diedi all’autista il nome di un parco che per caso avevo letto sulla cartina della città. Arrivammo in poco tempo. Scesi dall’auto e andai alla ricerca di una panchina isolata e tranquilla. Non appena mi sedetti, la mia testa cominciò a riempirsi di domande: perché Harry stava ricambiando il bacio? Perché Matt era ricomparso nella mia vita? Perché avevo vinto quel maledetto concorso? Cosa ci facevo lì tutta sola? Perché Aurora non era con me? Perché mi ero innamorata di Harry Styles?
Dopo tutto, me lo immaginavo, l’avevo sempre saputo che una ragazza come me non avrebbe mai potuto essere all’altezza di quel ragazzo, ma stavo quasi cominciando a crederci in quella strana, pazza, folle, insensata storia. Avevo ragione quando dicevo ad Aurora che io ed Harry eravamo su due piani totalmente diversi. Come avevo potuto illudermi anche solo per un secondo che potesse funzionare tra me e Styles? Anche se quello che aveva avuto era stato “solo un bacio”, come avrei potuto sapere che non sarebbe più accaduto? Io ero solo una semplice ragazza italiana, e tra tre giorni sarei tornata a casa, a chilometri e chilometri di distanza da quel posto e da Harry. Quello era stato tutto un sogno, un sogno meraviglioso, ma ora dovevo svegliarmi prima che si tramutasse in un incubo.
Il cellulare continuava a squillare. Già quattro chiamate perse, tutte effettuate dalla stessa persona. Erano solo le 14.00. Per evitare di sentir vibrare il cellulare così insistentemente decisi di chiamare Aurora. Lei e Tiffany si stavano preparando per l’uscita ma appena sentì la mia voce sconvolta, restò ad ascoltarmi. Quando finii di spiegarle tutto mi pregò di tornare all’albergo e alla fine mi convinse.
Non appena mi vide aprire la porta della camera mi accolse tra le sue braccia. Era da tanto che non sentivo quel suo dolce profumo. Mi consolò per qualche minuto, senza mai sciogliere quell’abbraccio. Dopo di che mi disse,
“E se fosse stato un malinteso?”
“Aurora, la stava baciando, che malinteso potrebbe mai essere?”
“Già, non lo so…. Ma ti va di venire all’incontro di oggi vero?” mi chiese speranzosa,
“Solo se non mi abbandoni per flirtare con Zayn” le dissi guardandola,
“Vorrà dire che flirteremo insieme con Zayn!” rispose ridendo. Mi fece ridere e quella risata mi fece davvero bene, mi sentivo sollevata, un po’.

--Nella hall

“Liam, hai visto? Questa volta siamo state puntualissime!” disse Aurora non appena vide il ragazzo,
“Siete state bravissime, apprezziamo molto lo sforzo!” ci prese lui un po’ in giro.
“Cora, allora? Com’è andata carotina mia?” mi disse Louis posandomi una mano sulla spalla e facendomi l’occhiolino. Sicuramente Harry non gli aveva detto niente. Il mio sguardo si incupì leggermente, ma cercai di non farglielo notare e risposi,
“Preferirei non parlarne, Lou”
“E’ successo qualcosa?” mi chiese con aria preoccupata,
“Qualcosa…ma ora non pensiamoci, ho voglia di divertirmi, questa è l’ultima uscita che abbiamo con voi ragazzi!” risposi cercando di cambiare discorso e per fortuna ci riuscii,
“Esatto! E ce la spasseremo carotina, vedrai! E, tu stai in squadra con me, bada che non è una richiesta, è un ordine” mi disse saltellando allegramente mentre pronunciava l’ultima frase, gettandomi addosso un sacco di curiosità.
“Agli ordini, capo!” risposi io sorridendo e portando una mano alla fronte come fanno i soldati. Squillò il cellulare di Louis che rispose continuando a guardarmi,
“Dove sei? …Si, lo vedo anche io che non sei ancora arrivato! …Liam non ne sarà entusiasta lo sai? …Ok Hazza, provvedo a salvarti il culo anche questa volta!” e riattaccò. Poi mi diede un bacetto sulla guancia e mi sussurrò,
“Il dovere mi chiama, ricordati con chi sei in squadra!” e si voltò alla ricerca di Liam.
Mi guardai intorno, erano le 15.05 e effettivamente, Harry ancora non si vedeva.
“Come ci raggiunge lì? Cos’ha combinato questa volta, Lou?” sentii sbraitare Liam con difronte un povero Louis che cercava di inventarsi qualche scusa per coprire il suo migliore amico,
“Ha avuto problemi con qualche fan a quanto pare” insisteva il ragazzo dagli occhi color cielo, lasciando Liam senza parole. Ah, con qualche fan? Perfetto.
Dopo qualche minuto Niall ci disse che potevamo salire sul bus e scusandosi, comunicò che Harry ci avrebbe raggiunti alla destinazione. Durante il tragitto mi sedetti vicino ad Aurora e parlammo un po’ dell’università, lasciando da parte l’argomento “Matt”. Anche lei era entusiasta quanto me e continuava a ripetermi che dovevo essere fiera di me stessa e soddisfatta, che quell’università mi avrebbe cambiato la vita e che non potevo lasciarmi sfuggire un’offerta del genere.
Quando arrivammo a destinazione erano le 16.00. I ragazzi avevano scelto un bel locale dove oltre a giocare a bowling avremmo anche cenato. Adoravo giocare a bowling! Nonostante fosse un po’ negata, anche ad Auri piaceva, ma a me particolarmente perché la prima volta che andai a giocarci, avevo solo cinque anni e ogni volta che ci tornavo, venivano a galla vecchi ricordi felici.
Appena entrai mi accorsi di quel ragazzo riccio seduto in disparte, in attesa di qualcosa, di qualcuno. Per la prima volta, non riuscii ad avvicinarmi al suo sguardo, quei suoi splendidi smeraldi non brillavano come al solito, fissavano un punto fisso sul pavimento mentre Harry assumeva un’espressione corrucciata. Era strano vederlo così, con quella smorfia pensierosa sul viso, non era da lui. Cercai di far finta di non guardarlo mentre in realtà spiavo come Zayn gli fosse corso incontro e lo avesse “svegliato” da quella trance in cui era sprofondato. Probabilmente Harry si stava scusando con l’amico che dopo qualche secondo gli regalò un sorriso e una pacca amichevole sulla spalla.
“Allora, sei pronta a battere tutte queste femminucce?” un braccio si era posato attorno al mio collo,
“Vedrai, li faremo piangere!” risposi a Louis, che si illuminò. Probabilmente aveva capito al volo che non mi andava di parlare con Harry perché non appena lui si avvicinò, Lou mi trascinò a prendere le scarpette.
“Grazie…” gli sussurrai appena,
“Figurati, però dovrai spiegarmi cosa è successo, mh?” mi disse con aria amorevole,
“Ma certo…” Quel ragazzo mi ispirava fiducia. Oddio, era pur sempre quel chiacchierone di Louis Tomlinson, però era abbastanza sveglio da capire quando era il momento di tenere certe cose per se.
Niall spiegò che avremmo dovuto sistemarci secondo le coppie che sarebbero state estratte. Non appena sentii la parola “estrazione” mi prese un colpo, e se fossi finita con Harry? Però le mie ansie vennero spazzate via non appena incrociai lo sguardo di Louis che sorridendo mi fece l’occhiolino.
“La coppia vincente riceverà un premio, Louis si occuperà delle estrazioni!” concluse Niall. Ah, ecco spiegato il trucco. Come volevasi dimostrare io capitai “casualmente” con quel mangia-carote troppo furbo, Tiffany con Niall, Aurora con Zayn, Harry con un’altra ragazza del gruppo. Le coppie erano sette, tutte disposte sulle corsie. Io e Lou eravamo vicini a quella di Aurora e Zayn e a quella di Harry e dell’altra ragazza.
“Qui il campione indiscusso sono io cara!” mi sfidò Zayn,
“Perché ancora non hai mai giocato contro di me, signor Malik” gli risposi per le rime divertita, facendolo ridere. Dopo di che mi voltai verso Louis domandandogli,
“Sei pronto a vincere?”



Hi.
Oggi scrivo senza sosta, mbah, sarà che non ho voglia di studiare… u.u
Non poteva filare sempre tutto liscio, no? Harry e Cora non si sono ancora parlati, anche se lei non sembra molto intenzionata a farlo, cosa ne dite? Sta facendo male? E Harry, come si è comportato?
Fatemi sapere. Volete il seguito? Recensite, mi raccomando.
Fe.

 

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Capitolo 13
*** Gotta make up my mind ***



Image and video hosting by TinyPic “Qui il campione indiscusso sono io cara!” mi sfidò Zayn,
“Perché ancora non hai mai giocato contro di me, signor Malik” gli risposi per le rime divertita, facendolo ridere. Dopo di che mi voltai verso Louis domandandogli,
“Sei pronto a vincere?”
“Così ti voglio carotina, determinata!” rispose schiacciandomi un cinque.
Cominciammo a giocare, Zayn era bravo sul serio, ma per sua sfortuna era capitato in coppia con Aurora che non era proprio portata. Nonostante questo il ragazzo si mostrava sempre gentile e disposto a insegnarle come migliorare. Per me e Louis invece, fu una passeggiata, il ragazzo era in gamba e io giocavo quasi ad occhi chiusi, tanto che feci strike al primo tiro,
“Chi ti ha insegnato a giocare così?” mi chiese Lou mentre si preparava a lanciare,
“Mio papà. Fu lui a portarmi a giocare a bowling per la prima volta. Avevo solo cinque anni e lui lanciava per me. Con il tempo ho imparato a cavarmela da sola e mi ha insegnato a giocare come un ragazzo. Ho sempre battuto i miei compagni di classe che, convinti di essere più bravi, scommettevano sulla loro vittoria e alla fine erano costretti a pagarmi montagne di gelati!” raccontai al ragazzo, mentre mi accorsi che Harry si era fermato ad ascoltarmi e di nascosto, sorrideva dolcemente. Incrociai il suo sguardo ma lo fuggii quasi subito. Tra un tiro e l’altro raccontai a Louis quello che era successo quel pomeriggio, facendo attenzione che Harry non mi sentisse.
“Mi dispiace per quello che è successo, però dovresti parlargli. Le fan tendono ad essere molto espansive alle volte…” mi consigliò,
“Lou, avrebbe potuto respingerla subito. Sembrava quasi che baciarla gli facesse piacere. E poi, sotto un certo aspetto, Matt ha ragione…voi siete dei ragazzi fantastici, pieni di impegni e ammiratrici, io non potrei stare a lungo al vostro passo…”
“Questa è una tua paura, dovresti farla presente a Harry e soprattutto farti spiegare cosa stava facendo con la ragazza di oggi…quello che posso dirti è che l’ho visto molto giù, non è da lui incupirsi così tanto”
“L’ho notato, comunque si, devo parlargli, questo è vero…bel colpo Lou!” esultai alla fine, mentre osservavo tutti i birilli cadere,
“Battimi un cinque ragazza!”. Continuammo la partita tra una risata a l’altra, accumulando un sacco di punti. Quando tutti ebbero terminato, Niall e Liam controllarono i tabelloni dei punteggi e presero nota dei migliori risultati, poi li confrontarono e scelsero la coppia vincitrice.
“Ragazze siete state molto brave, spero che vi siate divertite. Ecco la coppia che ha accumulato più punti…” Niall si fermò per creare un po’ di suspense mentre io e Louis cominciavamo a scalpitare,
“Cora e Louis, complimenti ragazzi!” urlò alla fine il biondo. Io e Louis cominciammo a saltellare dalla felicità. Dopo di che il ragazzo mi abbracciò e tra gli applausi degli altri andammo da Niall che ci disse che Zayn ci avrebbe consegnato il premio. Non appena mi trovai davanti al moro e guardai la sua espressione, esplosi in una risata,
“Chi era il campione indiscusso, Malik?” gli dissi sorridendo mentre lui bofonchiava qualcosa,
“Sei stata brava, complimenti, te lo sei meritata” mi disse alla fine allungandomi una busta contenente un libro autografato e il nuovo dvd della band.
“Non credo che a te servano, vero Tommo?” disse Zayn all’amico,
“Naah, però una Lamborghini arancione carota potrebbe andare bene…” azzardò,
“Ti piacerebbe!” intervenne Liam, dando una leggera pacca sulla schiena dell’amico,
“Allora come premio voglio un abbraccio dalla mia carota riccia preferita!” disse Louis indicando Harry che stette al gioco e abbracciò l’amico ridendo. Mentre osservavo la scenetta, notai che Louis sussurrò qualcosa all’amico che, mezzo nascosto dalla spalla di Lou, alzò gli occhi verso i miei. Chissà cosa gli aveva detto.
“Bene gente, tutti a mangiare!” esclamò Niall, cominciando a scortarci verso il tavolo che avevano prenotato. Il posto scelto dai ragazzi era fantastico: il tavolo si affacciava sulla pista da bowling così, mangiando, avremmo potuto osservare chi giocava. Ordinammo da mangiare e mentre aspettavamo, chiacchierai un po’ con Aurora e Tiffany,
“Cora, sei stata bravissima, tu e Lou avete spaccato!”
“Grazie Auri, ma lo sai che sono portata per il bowling”
“Devi insegnarmi a giocare così bene, una volta” intervenne Tiffany,
“Con molto piacere, magari un’uscita tra donne potremmo anche farcela prima o poi!” le sorrisi.
“Cora, e con Harry come andiamo?” mi chiese Aurora,
“Ancora non ci ho parlato, ma devo farlo…devo chiarire un paio di cose…”
“Ma non vorrai mica fargli il discorso che prima accennavi  a me vero?” mi chiese lei preoccupata,
“E invece si, è l’unica soluzione” le confermai io.
La serata trascorse allegramente e tranquillamente. I ragazzi ci facevano ridere, il cibo era buonissimo e il tempo volò. Eravamo tutte un po’ tristi perché sapevamo che quella sarebbe stata la nostra ultima uscita con quei cinque splendidi angeli e che nei due giorni seguenti, avremmo dovuto abituarci alla loro assenza.
Tornammo in albergo e tutti e cinque salutarono ogni fan singolarmente,
“Anche se la puntualità non è il tuo forte, mi stai simpatica italiana” mi disse il dolce Liam sorridendomi e abbracciandomi,
“Grazie per la pazienza. Siete tutti assolutamente fantastici, adoro quello che fate per le vostre fan è veramente unico” gli risposi.
“Compagna di scorpacciate di dolci! A quando la prossima?” rise il biondo,
“Spero presto Niall, magari in Italia?” e lo abbracciai.
“Non so se meriti di essere salutata, dopo tutto, hai osato battere il grande Zayn a bowling!” mi disse il moro con finta aria altezzosa,
“Oh, vieni qui. Anche io ti voglio bene!” gli dissi ridendo e tirandolo a me per un abbraccio.
“Carotina…sei una grande, ma non montarti la testa!” Louis mi diede un buffetto sul naso,
“Non lo farò Louis, grazie mille di tutto, sul serio” e abbracciai anche lui. Prima di lasciarmi andare però mi sussurro,
“Lo sai che non è l’ultima volta che ci vediamo, vero? Io e i ragazzi ci siamo affezionati a te e Aurora, ci state simpatiche!” a quella frase cominciai a commuovermi. Non che prima non lo fossi, ma ora cominciai a manifestarlo e i miei occhi si appannarono. Strinsi ancora più forte quella bellissima carota.
“Ciao Harry…” cominciai io vedendo come lui non sapesse cosa dire,
“Cora, dobbiamo parlare”
“Lo so…”
“Domani mattina, alle 10, ti passo a prendere qui nella hall. Va bene?” mi chiese,
“Ok…a domani allora” gli dissi. Non lo abbracciai. Lui non abbracciò me. Non appena mi voltai, una lacrima scese e mi rigò la guancia. Quella lacrima era per tutti loro. Per il loro magnifico carattere, educazione, simpatia. Per la loro anima gentile, per la loro voce pura, per il loro occhi sinceri. Ed infine, per Harry.

--La mattina dopo

“Cavolo Auri, quanto ci hai messo in bagno, sono già in ritardo!” urlai ad Aurora mentre lei tornava in camera,
“Dai, corri!” mi disse dandomi una leggera pacca sul sedere mentre mi fiondavo in bagno. Feci tutto molto velocemente, mi vestii quasi senza guardarmi allo specchio, presi la borsa e salutando Aurora di fretta, corsi all’ascensore. 10.10, tutto sommato poteva andare. Harry mi stava aspettando seduto e quando mi vide di corsa come sempre, accennò ad una risata ma lo bloccai,
“Si, sono leggermente in ritardo ma sono arrivata, possiamo andare” e ripresi il fiato che avevo perso correndo per il corridoio. Usciti dall’albergo cominciammo a camminare, verso non so quale direzione, in silenzio. Nessuno dei due sembrava intenzionato a cominciare. Arrivammo fino ad un parco, il posto era molto bello, ma il cielo londinese era grigio e coperto di nubi come il giorno prima. Le previsioni non promettevano bene.
“Allora Harry, vuoi spiegarmi cosa è successo ieri pomeriggio?” mi decisi io,
“Cora, non è successo niente, quella fan mi è saltata addosso”
“E ci voleva tanto a dirlo?”
“No, ma tu sei scappata via”
“La stavi baciando, Harry! Non mi sembravi minimamente intenzionato a lasciarla, né tanto meno mi sembravi sorpreso!”
“Non è come pensi, mi stava parlando e ad un certo punto mi ha baciato, ha fatto tutto lei”
“Ah si, bella scusa…” sbuffai incrociando le braccia,
“Senti Harry – continuai – alla fine, ok, l’hai baciata e non possiamo farci niente. Quel che è stato, è stato. Ma io non posso vivere nell’angoscia che potrebbe succedere ancora. Oggi magari è un semplice bacio, ma chi mi garantisce che non appena troverai una ragazza migliore di me, non perderai tempo a lasciarmi?”
“Cora…” cercò di interrompermi lui,
“No Harry, ascoltami, per favore. Questa vacanza è stata fantastica, un sogno che si realizza. Ma tu sei Harry Styles e io, solo Cora. E’ ora di guardare in faccia alla realtà. Voi ragazzi avrete un sacco di impegni da rispettare e io non potrò esservi sempre vicina. Ci sono molte ragazze più belle di me e non potrei sopportare l’idea di essere usata e poi gettata alla prima occasione…”
“Non lo farei mai e tu lo sai!” controbatté Harry,
“No invece, non lo so! E quello che è successo ieri ne à la conferma…”
“E’ stato solo un bacio! Non ha significato niente per me!”
“Ma un domani potrebbe”
“E allora mi spieghi perché secondo te ti sono stato così vicino in questi giorni? Perché ti ho regalato la maglietta dell’Hard Rock Cafè? Perché ti ho portata da Hamleys? Perché ti ho preparato la cena a casa mia?”
“Forse perché per ora ti fa comodo così, Harry” Colpito.
“E vogliamo parlare di Louis allora? Le ho viste tutte quelle occhiatine che vi lanciavate giocando a bowling, tutti quegli abbracci…”
“Louis? Louis mi è stato vicino, Harry. Ieri stavamo giocando, non è minimamente paragonabile a quel tuo bacio. Anche tu ti sei divertito con la ragazza con cui sei finito in coppia. E poi lo sai benissimo che Lou è fidanzato! A proposito, voglio sapere cosa ti ha sussurrato mentre ti abbracciava”
“Mi ha detto di scusarmi se veramente tenevo a te, ma tu non vuoi ascoltarmi e non mi pare che tutto questo stia servendo. Tu stai pensando solo a te stessa!”
“Senti, ho molte cose di cui occuparmi, tra qui l’università. Io voglio studiare qui a Londra. Fra due giorni devo partire per l’Italia e organizzare il mio ritorno qui fra due mesi. E tu di certo non starai ad aspettarmi.”
“Tu non me l’hai mai chiesto, Cora. Tu non vuoi che io ti aspetti. Forse preferisci che Matt ti aspetti, non è così?” Colpita.
“Cosa c’entra adesso Matt?”
“E’ tutta colpa di quello stronzo, chissà cosa ti ha detto per farti tornare da lui…”
“Tu lo sai quello che mi ha fatto, e sai anche quanto io lo odi!”
“Non ne sono più così convinto, se ti lasci abbindolare da qualsiasi stronzata che dice, significa che ancora ha un certo effetto su di te!”
“Forse su qualcosa aveva ragione, visto che non appena mi allontano, ti ritrovo appiccicato alle labbra di una bionda qualunque!”
“Bene, va da lui allora. Forse è meglio finirla qui Cora” disse,
“Lo credo anche io”
“Addio Cora” mi disse voltandosi ed allontanandosi coprendosi la testa con il cappuccio della felpa e mettendosi le mani in tasca,
“Addio Styles” risposi guardandolo qualche secondo andare via per poi voltarmi e cominciare a camminare nella direzione opposta a quella che aveva preso lui. Lacrime amare cominciarono a rigarmi le guance, ma dopo tutto era meglio così. La mia doveva essere una vita normale. La sua da cantante quale era.
Rimasi da sola nel parco, in borsa avevo ancora quel dépliant che la preside dell’università mi aveva dato e decisi di sfogliarlo per togliermi dalla testa tutti gli altri pensieri. Passò un bel po’ di tempo prima che mi accorgessi che era già ora di pranzo. Comprai un panino al volo e ricominciai a girovagare per Londra senza meta.
*Driiin driiin driiin*
“Pronto?” risposi distrattamente, senza leggere di chi fosse la chiamata,
“Piccola, come va? Tutto bene? Ci vediamo questo pomeriggio, vero?” smisi di camminare e mi concentrai sulla voce che usciva da quell’apparecchio elettronico,
“Sto bene…” risposi,
“Fantastico, allora alle 15.00 davanti a Starbucks, ci sarai?”
“Si” risposi freddamente,
“Bene, a tra poco piccola”
“A dopo, Matt”. Riagganciai.



Hello.
Allora, ho riscritto tipo otto volte questo litigio, cosa ne pensate? Cora ha le idee abbastanza confuse, vedrà Matt e sa che invece non rivedrà più Harry…cosa dite che succederà? Suspense, un pochino dai.
Volete i prossimo capitolo? Recensite, e fatemi sapere cosa ne dite.
Un bacio,
Fe. 

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Capitolo 14
*** I'm broken ***



Image and video hosting by TinyPic “Fantastico, allora alle 15.00 davanti a Starbucks, ci sarai?”
“Si” risposi freddamente,
“Bene, a tra poco piccola”
“A dopo, Matt”. Riagganciai.
Ero a dir poco confusa. Assolutamente frastornata da quel terribile litigio che avevo avuto poco prima con un ragazzo di cui ero sicura di essermi innamorata. Non sapevo perché avevo acconsentito a trovarmi con quello stronzo di Matt, forse per dimostrare a me stessa di essere abbastanza forte?
“…significa che ancora ha un certo effetto su di te!” le parole di Harry mi rimbombavano nella testa come tamburi. Probabilmente volevo dimostrare a me stessa che Harry si sbagliava.
L’ora dell’appuntamento era quasi arrivata, così mi diressi verso Starbucks, scrivendo ad Aurora che sarei rimasta fuori ancora per qualche ora. Arrivai nel locale un po’ in anticipo, così nel frattempo entrai, mi sedetti ad un tavolo e ordinai il solito caffè aromatizzato alla cannella. Bevendolo mi ritornò alla mente la scena di qualche giorno fa, quando Harry senza chiederlo, prese un sorso dalla mia cannuccia per assaggiarlo. Sorrisi, ma scossi la testa per mandar via quel ricordo.
“Ciao piccola, mi aspetti da molto?” disse una voce alle mie spalle,
“No, sono appena arrivata” risposi all’alto ragazzo biondo mentre mi baciava una guancia e si sedeva di fronte a me.
“Allora, come vanno le cose?” mi chiese,
“Verrò a studiare qui, ho deciso”
“Ma è fantastico piccola! Te l’ho già detto che in casa mia c’è posto vero? Vieni pure quando vuoi”
“Fra due giorni torno in Italia e tra due mesi sarò di ritorno…” continuai io, senza distogliere lo sguardo dal mio caffè. La mia voce era completamente priva di tonalità, era piatta, come fosse il nastro rovinato di una voce registrata che era stata ascoltata più, e più volte.
“Perfetto” mi disse posando la sua mano sopra la mia. Alzai gli occhi verso i suoi: quel mare blu nel quale una volta adoravo annegare, ora non era altro che un mare in tempesta da osservare da dietro ad un vetro, al riparo dal vento freddo e dalle onde salate e pungenti. Ritirai la mano.
“E con i cinque sfigati? Come procede?” continuò sorseggiando la sua bibita. Quella parola, “sfigati”, mi irritò parecchio. Chi era lui per giudicare qualcuno che non conosceva? Come si permetteva di chiamare “sfigati” cinque ragazzi così splendidi, educati e a modo?
“E’ una storia lunga”
“E quel, Jerry?”
“Harry” lo corressi,
“Si, vabeh, è uguale…com’è finita?”
“Ci siamo salutati. Siamo tornati alle nostre rispettive vite” ammisi guardando fuori dalla finestra.
“Era anche ora piccola! Mi è dispiaciuto vederti così sconvolta ieri, ma è meglio sapere la verità adesso che scoprirla quando è troppo tardi, no?” Non risposi.
“Beh, io vado un attimo in bagno, torno subito” disse alzandosi e lasciandomi in compagnia del mio caffè.
*Beeep beeep*
Stavo ancora guardando fuori dalla finestra quando sentii un messaggio. Controllai, ma non era il mio cellulare ad aver squillato. Mi accorsi che Matt aveva lasciato il suo sul tavolo e lessi di sfuggita il nome del mittente: Megan. Il mio peggior difetto era sempre stata la troppa curiosità. Forse non avrei dovuto farlo, ma lo feci lo stesso, quasi colta da un sesto senso incontrollabile che mi spinse a prendere il cellulare e ad aprire il messaggio. In quel momento ebbi paura che Matt potesse sorprendermi con il suo telefono in mano, mentre spiavo mettendo il naso in affari che non mi riguardavano, poi quel momento iniziale finì: fino a prova contraria quelli erano affari che mi riguardavano.
“Mattie, guarda che mi devi ancora quelle 30 sterline che mi hai promesso. Io il tipo davanti all’università l’ho baciato, come volevi. Devo ammettere che quelle labbra erano fantastiche e quei capelli ricci mi attiravano un sacco, però un patto è pur sempre un patto. Che poi, alla fine sei riuscito a riprenderti quella ragazzetta? Ricordati i miei soldi, sono al verde”
Esplosero dentro di me una miriade di sentimenti differenti e discordanti tra loro, ma uno dominava distintamente sugli altri: la rabbia. No, non ero semplicemente arrabbiata, questa volta ero veramente incazzata. Una morsa mi strinse lo stomaco. Tutto quello che era successo, era stata colpa sua. Come avevo fatto a non vedere subito come stavano le cose? Dio, Harry aveva ragione. Ragione su tutto.
Non appena Matt tornò dal bagno, il cellulare era esattamente dove lui l’aveva dimenticato, solo che il display mostrava il messaggio che io avevo letto. Non appena se ne accorse, fece per parlare ma non ci riuscì,
“Non ti azzardare a dire una sola parola. Come cazzo ti è saltato in mente di organizzare una cosa simile? Non voglio nemmeno sapere come hai fatto, non mi interessa. Chi era che voleva solo scoparmi? Ma fammi il piacere, mi fai schifo. Tu devi sparire dalla mia vita, sono stata chiara?” i miei occhi non avevano mai guardato così male una persona. Il mio tono di voce era andato alzandosi progressivamente, attirando l’attenzione degli altri clienti, ma non me ne importava proprio un bel niente. Mi alzai e lasciai i soldi per il mio caffè sul tavolo. Fuori dal locale una mano afferrò il mio polso,
“Piccola non fare così, è stato un malinte…” Matt non poté finire la frase. Uno mio schiaffo ben assestato gli aveva colpito la guancia destra, facendola arrossire in poco tempo. Anche in quest’occasione, attirai l’attenzione dei passanti, alcuni si fermarono incuriositi, altri proseguirono guardandomi torvi.
“Non ti azzardare a toccarmi e piantala di chiamarmi piccola” Matt si toccava il viso in silenzio mentre mi voltavo per andarmene, ma prima di lasciarmi una volta per tutte alle spalle quell’orribile persona, gli dissi,
“Ah Matt, giusto perché tu lo sappia, tu non vali neanche la metà di quanto valgano Liam, Niall, Zayn, Louis e Harry messi insieme. Qui, l’unico sfigato sei tu. Ah, un’ultima cosa: hai la cerniera abbassata” gli feci notare, mentre i passanti che si erano fermati scoppiarono a ridere e io mi allontanavo sempre di più da quel verme. Ero sicura che non l’avrei più sentito. All’università probabilmente avrei potuto incontrarlo, ma di certo non mi avrebbe più fatto paura, ora l’unica cosa che avrebbe suscitato in me, sarebbero state tante, ma tante risate. Finalmente l’avevo sconfitto. L’avevo affrontato una volta per tutte e non lo temevo più.
“…significa che ancora ha un certo effetto su di te!” sentii ancora una volta l’eco di quelle parole. No, Matt non significava più niente per me, l’avevo capito non appena avevo incontrato i suoi occhi, pieni di pregiudizi, orgoglio e presunzione. Blu, così diversi dagli unici occhi che avevano veramente avuto effetti magici su di me, quegli unici occhi colmi d’affetto, sincerità e protezione, quegli occhi così verdi. Oh Harry, ti prego, ti prego aspettami. Come avevo fatto a non dargli retta? Come avevo potuto dubitare dei suoi sentimenti? In pochi secondi ripercorsero davanti a me tutte le scene dei giorni precedenti: la ruota panoramica, Harrods e il nostro primo bacio, il pouf rosso da Hamleys, la cena fantastica che mi aveva preparato, il divano di casa sua, la sua felpa, il suo profumo, la sua voce, i suoi occhi. Harry, potrai mai perdonarmi per tutti gli errori che ho fatto?
*Tuuu tuuu tuuu*
Niente, al telefono non mi rispondeva. Mentre correvo per le vie della città tornando al parco dove avevamo litigato, sentii il vento che si alzava, il cielo farsi più grigio. Udii un tuono. Composi un altro numero.
“Pronto Cora, dimmi!”
“Auri, ho bisogno del numero di Louis, dimmi che ce l’hai!”
“Certo te lo mando subito, ma che succede?”
“Ti spiegherò dopo, ora non ho tempo!” riagganciai. Mentre aspettavo il messaggio di Aurora riprovai a chiamare Harry, inutilmente.
“Pronto, chi parla?”
“Louis, sono io, Cora!”
“Carotina mia! Un momento, chi ti ha dato il mio numero?”
“Ora non ho tempo per spiegarti tutto, ascoltami bene, hai visto Harry? E’ tornato a casa da te?”
“No, qui non c’è. Mi ha chiamato più o meno un’ora fa, dicendomi che voleva stare solo”
“No, no, no!”
“Calmati Co! Sarò il suo migliore amico per qualcosa, no?”
“Cosa intendi dire, Lou?”
“Intendo dire, che quando Harry dice che vuole stare da solo significa due cose: o che sta per andare a farsi una doccia, o che si trova sul tetto dell’edificio adibito a parcheggio vicino a Harrods. Ora, non credo che la soluzione che cerchi sia la prima, quindi, quando sali, stai attenta perché sarebbe vietato”
“Come arrivo fino in cima?”
“Prendi l’ascensore, arriva al 5° piano, a destra c’è una porta di servizio, aprila e troverai due rampe di scale. Tieni gli occhi aperti però, ci sono le guardie che controllano, non salgono mai sul tetto ma sorvegliano le porte”
“Grazie Lou, ti vedo un favore!” esclamai piena di gioia,
“Uno soltanto?” lo sentii ridere,
“Scemo!” e riagganciai. Cominciai a correre, più forte che potevo. Un secondo e un terzo tuono mi diedero la carica per proseguire. Mi fermai ad un attraversamento pedonale, il semaforo era rosso. Sentii una goccia d’acqua sfiorarmi la mano, un’altra cadermi sulla manica della maglia. Alzai il occhi al cielo e una goccia mi cadde sulla guancia. Uno sguardo al semaforo: verde. La corsa riprese e in poco tempo, il cielo cominciò a gocciolare, dapprima silenziosamente e dopo qualche minuto sempre più insistentemente. Avrebbe potuto venire giù il diluvio universale, io non mi sarei fermata. Pregai che Harry non decidesse di tornare a casa. Sperai con tutta me stessa che Louis avesse ragione. Sentivo il mio cuore battermi forte, quasi all’altezza della gola, ma non per lo sforzo della corsa. I miei capelli cominciarono a bagnarsi e a dividersi in ciocche, anche i vestiti si stavano infradiciando.
Ero davanti all’edificio, entrai e cercai l’ascensore. Era vero quello che mi aveva detto Louis, c’erano guardie a controllare. Presi l’ascensore indisturbata e arrivata al quinto piano trovai la porta di servizio, ma mi bloccai. L’uscita era sbarrata da un energumeno che di sicuro non mi avrebbe fatta passare se gliel’avessi chiesto gentilmente. Harry come avrà fatto a salire? Non c’era tempo per questo, dovevo agire e alla svelta. Corsi in direzione dell’uomo e con aria preoccupata,
“Grazie al cielo ho trovato qualcuno!” gli dissi,
“Signorina che succede?” mi chiese preoccupato e sorpreso,
“Una donna, sta partorendo al secondo piano ma non ho trovato nessuno che potesse aiutarmi: lei non riesce ad alzarsi e io non riesco a trasportarla fino all’ascensore, l’ambulanza è già in strada ad aspettare!”
“Stai tranquilla, ci penso io, secondo piano hai detto?”
“Si, io devo recuperare la macchina, vado di fretta per un impegno importante, posso fidarmi di lei?”
“Ma scherzi, certamente! Vai pure, e grazie di avermi avvisato!” disse l’omone correndo verso l’ascensore. Però, che attrice nata. Mi meravigliai di me stessa e dopo una piccola esultazione sul posto, sparii dietro la porta di servizio. Salii le scale velocemente e senza esitare spalancai la porta in cima alla seconda rampa. Fui investita dalla luce grigia del cielo, stando nell’interno del parcheggio mi ero abituata ad un ambiente più buio e scarsamente illuminato. La pioggia ricominciò a bagnarmi dalla testa ai piedi. Il tetto dell’edificio era piuttosto alto, intravidi frettolosamente il paesaggio sottostante, ma non attirò particolarmente la mia attenzione. Il mio sguardo si posò su quell’unica figura umana che c’era lassù. Un ragazzo appoggiato alla ringhiera, guardava davanti a se. Non mi aveva sentito arrivare a causa del suono della pioggia. L’acqua rimbalzava qua e là, su lamine di ferro inutilizzate, sui miei vestiti, sul cemento.
“Harry…” dissi con un tono di voce che quasi sembrava un sussurro. Strinsi i pugni, il cuore continuò a battere facendomi sentire viva come non mai, sentivo l’adrenalina riempirmi il petto, presi fiato e a pieni polmoni urlai,
“Harry Edward Styles!” non appena terminai di pronunciare quel nome, la sagoma che avevo difronte a me si voltò e in quel grigiore del cielo londinese, qualcosa mi ricordò di non trovarmi all’interno di una fotografia in bianco e nero: due smeraldi, due verdi, brillanti, bellissimi smeraldi.




Saaalve.
Eccomi, a voi il nuovo capitolo.
Come procede la storia fin qui? Dopo aver congelato Matt, Cora sta correndo ai ripari, ma chissà cosa penserà Harry.
Volete il prossimo capitolo per scoprire come va avanti? Recensioni gradite :3
Peace and love,
Fe.
 

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Capitolo 15
*** From the moment I met you, everything changed ***



Image and video hosting by TinyPic “Harry Edward Styles!” non appena terminai di pronunciare quel nome, la sagoma che avevo difronte a me si voltò e in quel grigiore del cielo londinese, qualcosa mi ricordò di non trovarmi all’interno di una fotografia in bianco e nero: due smeraldi, due verdi, brillanti, bellissimi smeraldi. Cominciarono a fissarmi, inespressivi inizialmente, poi sorpresi, fino a quando Harry non pronunciò,
“Cora, che ci fai qua?”. Non gli risposi, rimasi ad osservarlo, non so per quanto tempo, avrebbe potuto essere un’eternità o qualche secondo. So solo che mi persi nella sua figura. La pioggia lo bagnava dalla testa ai piedi, tanto che i suoi ricci perfetti, appesantiti dall’acqua, gli cadevano scompostamente sulla fronte. Il suo bel corpo era messo in risalto dalla maglietta che si era attaccata al suo petto e ne lasciava trasparire i muscoli. Continuava a sbattere le palpebre, forse per il fastidio delle gocce di pioggia che lo bagnavano insistentemente. Sicuramente avrei potuto continuare a fissarlo per ore: era bellissimo. La sua bocca che adoravo ammirare mentre sorrideva, questa volta era completamente inespressiva, non vi era una minima traccia di quelle magnifiche fossette che conoscevo fin troppo bene avendole spiate a lungo durante i giorni precedenti. Non riuscivo a capire se fosse arrabbiato, ma probabilmente lo era, oltre che deluso, amareggiato. Ritornai ad interrogare i suoi occhi per cercare di capirlo meglio, ma non ci riuscii. Era la prima volta che quel suo sguardo mi penetrava così a fondo, senza lasciarsi scrutare a sua volta.
“Harry…” cominciai io,
“Come hai fatto a trovarmi?” mi interruppe con un tono serio. Abbassai lo sguardo.
“Louis…dovevo immaginarlo…” continuò il ragazzo.
“Ascoltami…” cercai inutilmente di attirare la sua attenzione,
“No Cora, no. Ti ho ascoltato anche troppo. Non dovevi venire qui, anzi, vattene. Lasciami solo.” Quelle parole mi fecero male, mille spine erano appena affondate in tutto il mio corpo e spingevano sempre di più, in profondità, togliendomi il respiro. Non gli risposi, mi limitai a guardarlo. Mi stava facendo male, ma era un male che forse mi ero meritata.
“Va bene, se non vuoi andartene, me ne vado io” proseguì lui, cominciando a camminare verso la mia direzione, mi avrebbe superata e sarebbe sceso dalle scale che mi ero lasciata a pochi passi di distanza se non fossi indietreggiata fino a toccare la porta con la schiena, sbarrandogli la strada.
“No Harry” trovai il coraggio di dirgli mentre il ragazzo si avvicinava sempre più. Sicuramente, se avesse voluto farlo, avrebbe potuto spostarmi con un solo braccio, ma non lo fece. Con aria decisa e sicura arrivò fino a me, sovrastandomi con la sua altezza e urlò,
“No cosa, Cora?! Cosa?!” e batté un pugno sulla porta poco più in alto della mia spalla, abbassando leggermente il suo volto verso il mio. Nel sentire il pugno sbattere forte sulla porta in ferro, chiusi gli occhi, spaventata da quella sua reazione. Probabilmente Harry lo notò e  sciolse il pugno, aprendo la mano e appoggiandosi semplicemente alla porta.
“Harry, ti prego ascoltami. Non sarei qui se non fosse così importante.” Harry mi guardò con aria sconvolta, era veramente distrutto da quella situazione. Possibile che gli stessi facendo così male?
“Sono una stupida, una povera stupida imbecille e cretina. Ho rovinato tutto per colpa di uno stronzo.” A quell’ultima parola il riccio si irrigidì,
“Lo sapevo che c’era di mezzo Matt!” sibilò lui,
“Tu hai tutto il diritto di uscire da questa porta e non rivedermi mai più, ma prima voglio che tu sappia la verità, Harry. Io ho avuto paura, tanta paura. Tu sei un ragazzo fantastico e il terrore di perderti mi ha fatta impazzire. In più, ho visto tutti i miei timori scorrermi davanti quando ti ho guardato baciare quella ragazza, ma…quella bionda che ti è saltata addosso, è stata pagata per farlo. Matt gliel’ha chiesto, l’ha fatto di proposito. Sapeva quale sarebbe stata la mia reazione e ne ha approfittato.” Harry spalancò gli occhi, incredulo.
“Io sono stata ingenua a credergli, ma oggi ho messo le cose in chiaro: l’ho schiacciato con le mie stesse parole. Harry, appena ho saputo la verità, non ho avuto dubbi. Non ne avevo nemmeno prima, ma qualche ora fa, tutto mi è diventato ancora più chiaro…” gli dissi guardando la pioggia cadergli sulla maglia, il suo sguardo diventava sempre più difficile da sostenere. Era carico di rabbia, e stava per esplodere,
“Ora spiegami per quale fottutissimo motivo mi stai dicendo queste cose?”
“Harry, tu proprio non capisci?” gli chiesi allungando la mano in cerca della sua che allontanò prontamente,
“No, non capisco Cora! Te l’avevo detto che quella ragazza aveva fatto tutto da sola, e tu non mi hai creduto, è questo il punto! Hai dato ascolto a Matt!”
“Te l’ho già detto che avevo paura!” Gli risposi alzando il tono di voce,
“E non potevi semplicemente dirmelo in faccia?” disse cominciando a camminare avanti e indietro per il tetto,
“Ho sbagliato a non farlo ma guardami, ora sono qui! Qui davanti a te e non me ne vado finché non avrai capito quello che sto cercando di dirti!” Era comprensibile che fosse arrabbiato, ma stava esagerando. Dopo tutto io ero corsa fino a lì solo per lui, per poter chiarire quel grosso e orribile malinteso. Harry non mi rispondeva, così insistetti,
“Harry, guardami!” urlai. Il ragazzo si fermò e lanciò i suoi occhi dentro i miei, ormai pervasi dal dolore. Le lacrime si confondevano con la pioggia.
“Ti guardo Cora, ti guardo...” disse,
“E cosa vedi?”
“Vuoi veramente sapere cosa vedo?” mi chiese,
“Altrimenti non te l’avrei chiesto!” Giurai di aver notato una lacrima tra quelle gocce di pioggia, segnare il volto di Harry.
“Bene, sai cosa vedo? Vedo due splendidi occhi disperati che mi stanno uccidendo. Io te l’ho detto, avevo la fama di sciupafemmine qualche tempo fa, poi ho cominciato a stufarmi e infine sei arrivata tu. Sono cambiato grazie a te, qualcosa è diverso in me ora. Lo sento dentro. Però…”
“Non provare ad aggiungere altro Harry!”
“Cosa stai dicendo?”
“Quel “però” puoi anche rimangiartelo!”
“E perché Cora?”
“Sul serio ancora non lo capisci?”
“Te l’ho detto, no!” Come poteva essere così cieco? Presi un respiro, alzai gli occhi incontrando i suoi,
“Perché io ti amo brutto idiota!” Anche se non era proprio così che avrei pensato di dirlo per la prima volta, anche se gliel’avevo sputato in faccia in modo per niente carino, anche se sembrava un rimprovero, io mi sentivo bene. Mi sentivo leggera, felice. Non sapevo nemmeno se lui mi avesse perdonata, non sapevo se sarebbe mai tornato ad abbracciarmi, ma in quel momento l’adrenalina che avevo in corpo mi procurava scariche di felicità. Il mio cuore l’aveva sempre saputo, dal primo momento che l’aveva visto, dopo tutto si sa che Cupido ha una buona mira, e quando sceglie le sue prede, le assesta bene le frecce che scocca. Ora lo sapeva anche la mia testa. Guardavo Harry, aveva gli occhi fissi sui miei. L’avevo lasciato spiazzato questa volta. Decisi di continuare a parlargli, più dolcemente ora, giusto per riempire quell’imbarazzante silenzio che ci circondava, fatta esclusione per il rumore dell’acqua che ancora cadeva dal cielo.
“Da quando ti ho conosciuto, tutto è cambiato. Mi hai rivelato l’esistenza di un mondo che nemmeno pensavo si potesse immaginare, talmente è meraviglioso. Ora capisci perché ho avuto paura? Non voglio cercare di cancellare quello che ho fatto. Ora sei libero di andartene. Io volevo che tu sapessi quello che ho dentro, prima che fosse stato troppo tardi. Tutto qui…” abbassai lo sguardo. Vidi il corpo del ragazzo avvicinarsi alla porta. Mi avrebbe lasciata lì, sotto la pioggia. Gli avevo aperto il mio cuore, ma forse me lo meritavo. Di sicuro l’avevo fatto stare male, forse troppo perché potesse perdonarmi. Chiusi gli occhi, le lacrime continuavano a scendere, mi presi il viso tra le mani e pensai di aver perso tutto.
In un attimo mi trovai bloccata con le spalle al muro, le mie braccia erano saldamente tenute ferme dalle mani di Harry. Non l’avevo sentito avvicinarsi. Spalancai gli occhi e quasi senza che me ne accorgessi, le sue labbra raggiunsero le mie. Ero prigioniera di quel corpo che faceva una leggera pressione sul mio. Le nostre labbra danzavano sotto la pioggia che continuava a bagnarci. Quel bacio fu forse il più pieno significato tra quelli che ci eravamo scambiati fino ad ora. Ogni minimo dettaglio, ogni singola parte di noi esprimeva qualcosa: le nostre labbra desiderio, le nostre lingue intrecciate rabbia, i nostri respiri soffocati nostalgia, le mani di Harry, ora saldamente strette al mio busto e le mie tra i suoi capelli bagnati passione. Ad un tratto mi sentii sollevare, Harry mi aveva presa in braccio. Le mie gambe si intrecciarono saldamente dietro la sua vita, le sue braccia forti mi tenevano sollevata, la mia schiena sempre poggiata al muro. Ora ero leggermente più alta di lui, baciarlo da quella prospettiva forse era ancora più bello, oltre che più eccitante. Dentro me si stava scatenando l’inferno, mentre fuori vivevo il paradiso. Ardevo di passione per Harry, e allo stesso tempo, provavo un amore puro e sincero nei suoi confronti. Dannata e beata allo stesso tempo, era possibile?
Staccammo le  nostre labbra per riprendere fiato, le nostre fronti si toccavano,
“Anche io ti amo…” mi sussurrò Harry baciandomi il collo e facendomi rabbrividire come non mai,
“...Cosa?” gli chiesi sorpresa. Cosa avevano pronunciato quelle labbra che baciavano come solo un dio sapeva fare?
“Lo so che detto da me sembra strano – disse accennando ad un sorriso dopo tanto, troppo tempo – però, io ti amo Cora, ti amo…” e riprendemmo a baciarci così, sotto la pioggia, che ormai sopra i nostri corpi abituati, sembrava calda. I tuoni scandivano il ritmo delle nostre labbra. Le gocce d’acqua diventavano sempre più nostre complici, accarezzando i nostri capelli, i nostri volti, i nostri vestiti, i nostri cuori, le nostre anime. Noi sempre più uniti, l’uno stretto all’altra, incuranti del tempo che scorreva attorno a noi, incuranti delle persone che probabilmente ci stavano cercando. Eravamo io e lui. Noi.
Allora era tutto risolto? Era veramente tutto a posto? Tutto era tornato come prima? No, tutto era meglio di prima. Assolutamente meglio.
Harry mi fece scendere e velocemente mi liberai dalla sua presa, scappando dietro di lui. Il riccio si girò sorpreso e con aria di sfida gli dissi,
“Prova a prendermi Styles…” vidi il suo sorriso accendersi di nuova allegria, di ritrovata serenità e in men che non si dica, cominciò a correre verso di me. Giocammo come dei bambini a rincorrerci girando attorno alle casse che erano accatastate lassù. In fondo era anche questo che ci rendeva così speciali, entrambi sapevamo gioire delle cose più piccole e più semplici. Quando finalmente Harry riuscì a prendermi, mi imprigionò tra le sue braccia, prendendomi da dietro. Mi voltai leggermente verso di lui e mi disse,
“Però, sei piccina ma corri!”. Non ci eravamo accorti che le nuvole stavano mano a mano andando a diradarsi. La pioggia batteva meno colpi sul cemento. Quando Harry mi liberò dalla su presa, aprii le braccia e cominciai a girare su me stessa tenendo il viso rivolto verso il cielo, con la bocca spalancata e la lingua fuori, in cerca di qualche goccia da acchiappare, tra le risate del riccio. Quando mi fermai, quasi aveva smesso di piovere. Peccato che la mia goffaggine mi impedì di mantenere l’equilibrio: dopo aver fatto tutti quei giri su me stessa, vedevo il panorama traballare, ma Harry che l’aveva previsto, mi afferrò le spalle evitando una mia sicura caduta. Ridacchiò tra sé e sé, facendo ridere anche me. Poi mi diede un dolce bacio sulla punta del naso e mi abbracciò. Staccandomi da quel suo abbraccio vidi dietro la sua figura, innalzarsi e prendere sempre più definizione una striscia colorata meravigliosa. I miei occhi si illuminarono come quelli di una bambina alla quale viene regalato un cucciolo e corsi verso la ringhiera indicando quel magnifico arcobaleno.
“Guarda!” urlai ad Harry che mi seguì. Cadeva ancora qualche gocciolina qua e là, ma il temporale era finito e aveva lasciato spazio ad una bellissima visione, tutta per noi.
“Non se ne vedono spesso di così belli qui a Londra” mi spiegò il ragazzo,
“Sono stata fortunata allora!”
“Direi di si”. Restammo ancora qualche minuto in silenzio ad ammirare quel bellissimo spettacolo fino a quando il cellulare di Harry non suonò,
*driiin driiin driiin*
“Pronto Tommo, dimmi tutto!” rispose Harry,
“Si, sto bene…si, è con me…certo…” il riccio mi guardò e mi passò il cellulare dicendomi,
“E’ per te”
“Pronto?” chiesi un po’ sorpresa,
“Cora! Piccola carotina indifesa, come stai? Ero così in ansia! Le guardie le hai superate? Siete ancora sul tetto? Ma avrete preso freddo, con tutta la pioggia che è scesa!”
“Lou, calmo, respira. Sto bene, ho eluso la sicurezza con un colpo da maestra e ho trovato Harry proprio dove mi avevi detto tu… - mentre terminavo la frase osservavo Harry che rideva – tranquillo che tra 10 minuti torniamo a casa.”
“Ok dai, questa sera vi fermate a cena da noi tu e Aurora?” Dall’altra parte della cornetta sentii urlare un “Siiiiiiiii!” tanto che dovetti allontanare il cellulare per non perdere l’udito.
“Auri è lì con te per caso?” gli chiesi ridendo,
“Da cosa l’hai capito?” mi rispose ridendo anche lui,
“Ok, allora ci vediamo tra poco, un bacio”
“Ciao carotina!” e chiuse la chiamata. Mi voltai verso Harry e gli restituii il cellulare, quindi gli dissi,
“E’ meglio cominciare a tornare a casa, Lou e gli altri erano un po’ in pensiero”
“Ok, andiamo”. Mi prese per mano, scendemmo le scale, saltammo la sicurezza come fosse un gioco da ragazzi e ci avviammo verso casa. Insieme.



…Ciao!
Ok, devo a tutti le mie più grandi scuse: SCUSATE! E’ che dovete capirmi, gli esami si avvicinano e a scuola facciamo simulazioni di prove in continuazione…questo capitolo l’ho scritto un po’ alla volta proprio per questo, ma ora è arrivato! :) Cosa ve ne pare? Ci tengo particolarmente a sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ho cercato di curarlo nei minimi dettagli, quindi se leggete, mi lasciate un vostro pensiero? Grazie mille.
A presto,
Fe.

P.s. lo so che l’immagine non c’entra gran che, ma era per farvi capire quanto certa gente può essere bella…

 

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Capitolo 16
*** We only wanna have a laugh ***



Image and video hosting by TinyPic “E’ meglio cominciare a tornare a casa, Lou e gli altri erano un po’ in pensiero”
“Ok, andiamo”. Mi prese per mano, scendemmo le scale, saltammo la sicurezza come fosse un gioco da ragazzi e ci avviammo verso casa. Insieme.
Rimasi a bocca aperta quando Aurora mi mise al corrente della grande novità quella sera:
“Cooo! La sai una cosa? Questa è l’ultima volta che metti piede in quest’albergo! Ti ho già preparato la valigia!” Mi urlò lei dopo avermi abbracciata per bene. Harry mi aveva accompagnata all’albergo e mi aveva ricordato l’invito a cena a casa dei cinque pazzi per quella sera stessa.
“Cosa stai dicendo Auri? Abbiamo ancora due notti da trascorrere qui” le ricordai io con aria confusa.
“E invece no, bella mia! Mentre tu eri fuori oggi pomeriggio, mi sono vista con Tiffany, poi tu mi hai chiamata chiedendomi il numero di Lou così, dopo avertelo mandato, l’ho chiamato per chiedergli se sapeva cosa stava succedendo. Lui mi ha accennato qualcosa e mi ha proposto di raggiungerlo a casa, così mi avrebbe raccontato quello che sapeva…ti pare che debba aggiornarmi Louis Tomlinson su quello che ti succede? Beh, in ogni caso io e Tiffany non ce lo siamo fatto ripetere due volte e ci siamo precipitate all’indirizzo che ci aveva lasciato…Porca miseria, e quella loro la chiamano casa? C’è anche la piscina! Non mi avevi detto che abitavano in una reggia! Comunque, ovviamente oltre a Louis c’erano anche Liam, Niall e Zayn, così dopo il breve discorso con il carotomane ci siamo fermate lì con loro.”
“E questo cosa c’entra con il nostro albergo?” Ero veramente contenta che avesse passato una bella giornata, ma non riuscivo a capire il collegamento che ci fosse con quello che mi stava dicendo.
“Non ti ho detto la parte migliore! Dopo averci invitate a cena, Zayn ha avuto un’idea geniale! Ci ha proposto di trascorrere lì questi ultimi due giorni! Cioè, ci pensi? All’inizio pensavo che stesse scherzando, ma quando anche gli altri hanno apprezzato la sua idea, non riuscivo a contenermi e, beh tu lo sai come sono fatta, sono saltata addosso a Zayn in preda alla pazzia e l’ho ringraziato in tutte le lingue del mondo! Anche Tiffany era felicissima!”
Mentre mi raccontava cosa le era successo, proprio non riusciva a stare ferma, camminava avanti e indietro per la stanza dell’albergo, ogni tanto si fermava, gesticolava più del normale e poi riprendeva a camminare.
“Oddio, sul serio?” le domandai sorpresa,
“Certo! Infatti ti ho lasciato fuori i vestiti per questa sera e il resto l’ho messo in valigia. A proposito, non vorrai fare tardi vero? Corri a lavarti e vestiti, che poi andiamo!”. Prima di andare in bagno, mi avvicinai a quella magnifica ragazza che avevo di fronte e l’abbracciai forte. Forse l’avevo un po’ trascurata in quei giorni, e mi dispiaceva da morire.
“Scusami se non ho passato molto tempo con te…” le sussurrai,
“Cora, lo sai che non c’è bisogno che tu mi dica niente.”
“E invece una cosa devo dirtela, ti voglio bene, tanto bene…”
“Anche io te ne voglio Co”. Quell’abbraccio ci voleva. Era da un po’ che non dimostravo affetto a quella piccola, pazza, magnifica ragazza.
“Un momento…Cora, ma tu sei ancora tutta bagnata! Stai lavando anche me! Corri a farti un bagno caldo!” Risi a crepapelle e mi chiusi in bagno.

-- Un’ora dopo

Le valige erano pronte, la prenotazione all’albergo per i due giorni seguenti era stata già disdetta da Louis qualche ora prima. Salutammo la gentile ragazza alla reception che ci fece arrivare un taxi. Quella macchina ci accompagnò fino alla casa spettacolare di quei cinque angeli.
Suonai al campanello e in men che non si dica, apparve da dietro la porta il dolcissimo viso di Niall, che non appena mi vide, sorrise meravigliosamente dicendo,
“Amica di scorpacciate!” e mi abbracciò calorosamente,
“Golosone mio!” gli dissi ricambiano l’abbraccio,
“Dai, ti aiuto con la valigia – disse staccandosi da me. Poi, voltandosi verso l’interno della casa, aggiunse urlando – Zayn! Scansafatiche che non sei altro, alza il tuo regale fondoschiena e vieni ad aiutare queste povere signorine!”
“Vas happenin ladies?” il moro era arrivato di corsa, con i suoi magnifici occhi color miele, la sua crestina alta e il suo sorriso sconvolgente.
“Ciao Cora! Non ti ho ancora perdonato per quella cosa del bowling, quindi prenderò la valigia di Aurora” mi disse facendomi l’occhiolino. Poi salutò Auri e prese la sua valigia. Dovetti dare una spintarella alla mia amica che si era imbambolata ed aveva entrambi gli occhi a forma di cuoricino.
I ragazzi ci accompagnarono di sopra e ci portarono nella nostra futura stanza.
“Eccoci qua, speriamo che vi piaccia” disse Niall. La camera era veramente bella, luminosa e spaziosa, con un lettone enorme e un letto ad una piazza a fianco. Probabilmente lì avrebbe dormito Tiffany.
“Grazie ragazzi, è fantastica” ringraziò Aurora. Uscendo dalla camera, Zayn ci illustrò la sistemazione delle camere,
“La stanza a destra è quella di Tommo, in fondo al corridoio c’è quella di Hazza, questa di fronte alla vostra è la mia e dall’altra parte invece quella di Niall ed infine quella di Liam. Tutto chiaro? Fate come se foste a casa vostra ragazze!” sorrideva mentre parlava.
In salotto ricevemmo i calorosi saluti anche di Liam e di Louis che urlando “Carotinaaa!” si scaraventò su di me facendomi inciampare e cadere sul divano tra le risate di tutti gli altri.
“Lou, ma sei impazzito?” gli domandai ridendo,
“Pazzo io? Quando mai! Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, ecco” dichiarò con ilarità. Mentre Liam si precipitava ad aprire la porta a Tiffany che aveva appena suonato il campanello, chiesi agli altri,
“Dov’è Harry?”
“Ai fornelli” rispose Zayn,
“Come una brava donna di casa!” aggiunse Lou. Tra le risate dei ragazzi mi alzai dal divano e raggiunsi la cucina. Ero già stata in quella casa giusto il giorno prima, quindi ero capace di orientarmi da sola. Ben presto fui investita da un buonissimo profumino d’arrosto. Mi fermai sulla soglia della porta ad osservare quel ragazzo. Possibile che fosse bello ed irresistibile anche in quella situazione? Era talmente concentrato su quello che stava facendo che non si accorse della mia presenza: tagliava, sbucciava, assaggiava, condiva, sfornava. E tutto con nonchalance e tranquillità.
“Buonasera” gli dissi io alla fine,
“Cora! Vieni avanti, non startene lì, dai che mi aiuti. Di solito lo fa Zayn, ma questa sera è più pantofolaio del solito” mi rispose voltandosi verso di me, ma continuando a fare tutto quello che stava facendo.
“Cosa devo fare?” chiesi dopo essermi lavata le mani,
“Taglia un po’ di verdura”
“Agli ordini, chef!” gli risposi sarcastica. Finimmo di preparare la cena e in poco tempo tutti eravamo seduti a tavola. Mai avrei pensato che un giorno mi sarei trovata lì. Uscire a cena è divertente, ma mai avrei potuto immaginarmi cosa volesse dire cenare con loro. Erano allegri e spensierati, sarcastici e sempre con il sorriso stampato sulle labbra.
“Hazza, io ne voglio ancora!” urlò Niall alzando il suo piatto, quasi come stesse aspettando che il cibo cadesse dal soffitto dritto nel suo piatto.
“Biondo, vacci piano, è già la terza porzione che ti divori, sul serio ne vuoi ancora?” gli chiese stupito Liam, che ricevette come risposta un semplice sorriso innocente del dolce insaziabile irlandese.
“Dovete sapere che qui, le porzioni sono sempre triple perché sappiamo che in ogni caso, qualcuno finirà sempre gli avanzi” ci spiegò Harry mentre riempiva per l’ennesima volta il piatto di Niall che specificò candidamente,
“Più patate!” ricevendo un sospiro di rassegnazione piuttosto divertito di Harry.
“Beh, era tutto squisito! Cucini veramente bene Harry!” si complimentò Tiffany,
“Grazie, diciamo che me la cavo” rispose fingendo modestia, ma quel suo sorriso compiaciuto rivelò tutta la sua soddisfazione.
“Sei un ragazzo da sposare Hazza” lo stuzzicò Louis,
“Che sposerebbe te Tommo” gli rispose ammiccando. Mi piacevano da morire queste scenette di Louis e Harry. Mi mettevano allegria. Rivelavano quel loro profondo legame di amicizia e tutta la loro complicità.
“Uh, questo è sicuramente uno di quei momenti alla “Larry Stylinson”!” intervenne Aurora, facendo scoppiare tutti in una grande risata.
“Harry, ma ce l’hai il dolce vero?” chiese Niall ancora insoddisfatto.
“Sei veramente un pozzo senza fondo! Però devo ammettere che anche io sono curiosa...” ammisi io. Harry ormai aveva capito che il dolce era la mia debolezza, quindi si era fatto trovare pronto. Dopo essersi fatto aiutare da Zayn a sparecchiare, sparì in cucina con lui e dopo qualche minuto tornarono posando sulla tavola una torta al cioccolato con una magnifica scritta al centro fatta con del cioccolato bianco: “We ♥ you”. Era bellissima, oltre che enorme. Poi Harry disse,
“Questa torta è per voi ragazze, siete state veramente fantastiche in questi giorni”
“Si, ci siamo divertiti un sacco con voi” aggiunse Zayn,
“Quindi abbiamo pensato a voi mentre facevamo questa torta” ammise Liam,
“L’avete fatta voi?” chiedemmo in coro io, Aurora e Tiffany,
“Certo carotine, che credevate?” rispose Louis sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
“Tutto questo è sicuramente molto commovente, però…io non resisto, Harry io voglio la fetta più grande!” intervenne Niall, il solito Niall.
“Sei incorreggibile!” gli dissi dandogli un buffetto sulla fronte. E tutti ci mettemmo a ridere. Quelle risate così sincere non le avrei mai dimenticate.
La serata continuò nel migliore dei modi, tranquillamente. Tranquillamente fino a quando Zayn non propose di fare una mega partita di fifa 12 alla play, guardandomi con aria di sfida. Io scoppiai a ridere. Voleva la guerra? Beh, l’avrebbe avuta. Ci sistemammo sul divano. Le due squadre erano formate da: Zayn, Niall e Liam, loro scelsero come squadra il Manchester United, su ordine di Zayn; Io, Harry e Louis invece prendemmo il Real Madrid, su mio ordine. Tiffany e Aurora si rifiutarono di giocare, odiavano quei tipi di giochi, preferivano osservarci e farsi quattro risate. Ovviamente i due inglesi che avevo in squadra non erano proprio d’accordo sulla scelta del Real, ma quella era il mio team preferito, così alla fine, dopo averli pregati per un po’, acconsentirono, tutto ovviamente tra le risate di Zayn.
“Ragazzi, tanto avreste perso lo stesso, non preoccupatevi” li stuzzicò il moro appena la partita fu cominciata. Tutti eravamo molto concentrati. Dopo una decina di minuti però, un passaggio favorevole che mi arrivò da Louis mi consentì di arrivare difronte alla porta con il mio giocatore preferito, il numero 7. Zayn cominciava a scalpitare e purtroppo per lui, i tiri in porta mi venivano bene quindi con quel tiratore scelto riuscii a segnare senza troppi problemi.
“Evvai! Grande carota!” esultò Louis abbracciandomi e schioccandomi un bacio sulla guancia, mentre Harry mi batteva un cinque.
“Zayn, ti fai segnare così?” gli chiese Liam, mentre Niall si uccideva dalle risate. Mi voltai verso il moro che mi guardò e disse,
“Ora si comincia a giocare sul serio”. Io me la cavavo, Harry e Louis erano bravi come Niall e Liam, ma Zayn era veramente un mostro. La partita infatti si concluse in loro favore per 3 a 2.
“Sei brava Cora, dove hai imparato a giocare così?” mi chiese Zayn dopo essersi gasato per la vittoria,
“Quando hai un fratello che gioca dalla mattina alla sera, qualcosa impari, però il mio gioco preferito – dissi alzandomi e cercando tra le varie custodie quella giusta – è questo” affermai cambiando disco e mettendo nella play Call of Duty.
“Naaa, fai sul serio?” mi chiese il moro stupito,
“Certo! Dai, tu stai in squadra con me, noi due contro gli altri, la vittoria è assicurata” mentre pronunciavo questa frase lo sguardo del ragazzo diventava sempre più perplesso.
“Noi accettiamo la sfida” intervenne Liam, che in quel gioco era veramente un asso.
“Fidati di me!” gli dissi e finalmente riuscii a convincerlo. La partita fu una delle più divertenti in assoluto: Louis strillava a Niall di coprirgli le spalle, Harry cercava imprevedibili nascondigli che però gli costavano sempre la vita, Liam invece era veramente forte, ma l’accoppiata Zayn-Cora era sicuramente migliore. Infatti li stracciammo senza troppi problemi.
“Sei spietata!” mi disse Liam con l’approvazione di Zayn. Sicuramente erano rimasti spiazzati nel vedere questa parte “maschiaccio” di me, ma esisteva e sarebbe stato inutile nasconderla. Avevo notato che durante la mia innumerevole serie di uccisioni, Harry aveva cominciato a lanciarmi numerosi sguardi, uno dopo l’altro, e non solo quando uccidevo il suo avatar. Dovevo dire che mi faceva piacere anche se facevo finta di niente. Ogni tanto avevo provato a ricambiare, ma ovviamente ogni mia minima distrazione era sfruttata da Liam e dalla sua equipe per guadagnare punti.
“Però, è già l’una di notte” osservò Niall,
“Si è fatto tardi e noi domani abbiamo un signing, ricordate?” avvisò Liam,
“Dai Payne! Qui nessuno ha sonno, vero ragazze?” intervenne Zayn, ma dovette ricredersi osservando che Tiffany e Aurora si erano appisolate sul divano.
“Certo, e poi domani sei peggio di uno zombie! Dai, aiutami…” disse Liam prendendo in braccio Tiffany con infinita dolcezza,
“Okay capo” lo imitò Zayn sollevando delicatamente Aurora. Sicuramente non ci avrebbero creduto quando gliel’avrei raccontato il giorno dopo.
Dopo essermi messa in pigiama salutai e diedi la buona notte a tutti i ragazzi. Quando anche Harry mi abbracciò, sussurrò al mio orecchio,
“La porta di camera mia è aperta…”. Quella frase mi diede i brividi e le mie guance arrossirono. Mi limitai a sorridergli, osservando sul suo volto la sue tipica espressione della serie “sì, sono figo”. Il punto era che lui, lo era veramente. Una volta essermi chiusa la porta di camera mia alle spalle, diedi un’occhiata all’ora: l’1.32. Osservai le due ragazze dormire tranquille. Ero ancora in piedi, appoggiata alla porta della camera mentre sentivo chiudersi quelle delle stanze dei ragazzi. Dopo qualche minuto, regnava il silenzio. Anzi, non proprio. Sempre più forte e sempre più chiaramente sentivo il battito del mio cuore. Smisi di esitare e improvvisamente aprii la porta e mi trovai nel corridoio. Un passo dopo l’altro, il mio corpo si muoveva da solo in direzione di quella maledetta ma tanto bramata camera da letto. Mi ci ritrovai davanti, dovevo bussare? Non lo feci. Semplicemente aprii la porta e la richiusi alle mie spalle.




Hi.
Eccomi qui. Avevo bisogno di un capitolo di amicizia e divertimento. Credo che sia stata una buona idea, mica si può parlare sempre di Harry e Cora no? Ma, a proposito…volete sapere che succederà in camera del riccio? Sorpresa.
Che ne pensate di questo capitolo? Spero veramente vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Approfitto per dire che vi amo tutte, quelle che recensiscono e quelle che leggono.
Grazie di cuore.
Fe.

 

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Capitolo 17
*** You keep making me weak ***



Image and video hosting by TinyPic Un passo dopo l’altro, il mio corpo si muoveva da solo in direzione di quella maledetta ma tanto bramata camera da letto. Mi ci ritrovai davanti, dovevo bussare? Non lo feci. Semplicemente aprii la porta e la richiusi alle mie spalle. Un buon odore ed un piacevole calore mi avvolsero. La luce era spenta e nonostante dalla finestra entrasse qualche riflesso di debole luce di un lampione, i miei occhi non riuscivano a distinguere le figure. Un rumore improvviso mi fece sobbalzare,
“Harry?” sussurrai, voltandomi verso la direzione dalla quale era venuto quel suono. Non ricevetti risposta. Stavo per chiamare una seconda volta il suo nome ma un brivido mi percorse tutta la schiena: lui era proprio lì, di fronte a me, potevo sentirne il respiro sulla pelle, potevo sentirne il profumo.
“Cominciavo a pensare che non venissi più” mi sussurrò cominciando a baciarmi il collo. Quei baci erano droga iniettata direttamente in vena, sarei sicuramente morta di overdose se avesse continuato così. Una morte che, in ogni caso, sarebbe stata assolutamente piacevole.
“Mi sei mancata” continuò lui,
“Ma se siamo stati insieme tutto il giorno” risposi divertita,
“Mi mancavi tu. Mi mancava il tuo profumo, la tua pelle, le tue labbra” disse sfiorandole con le sue. Mi accarezzò la guancia con la mano, scostò leggermente una ciocca di capelli, sistemandola dietro il mio orecchio,
“Sei bellissima” concluse giusto prima di unire le sue labbra alle mie. La sua bocca si muoveva libera e sicura sulla mia, e dopo qualche innocente bacio a fior di labbra, entrambi ci impegnammo a cancellare quell’innocenza che avevamo cercato di fingere fino a quel momento. Le nostre lingue si incontrarono cominciando a rincorrersi. La sua mano poggiava ancora sulla mia guancia, accarezzandola leggermente con il pollice, l’altra, mi teneva sicura il fianco. I miei occhi cominciavano ad abituarsi alla penombra della stanza e mi accorsi che il riccio non aveva alcuna maglia addosso. Solo un paio di pantaloni larghi, probabilmente del pigiama che non usava mai, se non in rare occasioni. Almeno aveva pensato bene di non ricevermi completamente nudo, in caso contrario, sarei svenuta? L’idea mi fece sorridere mentre lo baciavo e lui se ne accorse,
“Che c’è?” mi chiese sussurrando,
“Niente, tu non ti fermare” lo pregai. Sentii la sua mano abbandonare la mia vita e dirigersi verso la maniglia della porta, poi afferrò la chiave che era inserita nella toppa e le fece fare un giro in senso antiorario.
“Così non mi scappi” mi disse,
“Non avevo intenzione di farlo” gli rivelai. Le sue braccia presero le mie e cominciarono a guidarmi dalla porta, verso il centro della stanza. Eravamo entrambi impegnati a baciarci mentre ci spostavamo, quindi mi fu impossibile vedere il paio di scarpe sulle quali inciampai trascinandomi dietro il corpo di Harry. Per fortuna piombammo entrambi sul letto, tra qualche risata. Sentivo il calore del suo corpo invadermi il petto, incendiarlo fino a togliermi il respiro. Harry cominciò a percorrermi la schiena con la mano sotto la mia maglia super larga del pigiama. Lo sentii leggermente sorpreso quando si accorse che non portavo il reggiseno, sembrava quasi che stesse ripercorrendo più volte la mia schiena in cerca del gancetto. Senza pensarci due volte, lo aiutai a togliermi la maglia. Sentivo il suo corpo fremere sopra il mio, allo stesso modo in cui il mio faceva sotto al suo. Io amavo quel ragazzo, ne ero sicura e desideravo con tutta me stessa che mi facesse più sua. Accarezzai la sua schiena mentre Harry esplorava il mio corpo e le mie curve con le sue mani delicate ma allo stesso tempo sicure. Il suo semplice tocco mi mandava in estasi. Ogni minima parte del mio corpo rispondeva agli stimoli che il suo mi mandava, accumulando sempre più energia, sempre più passione, sempre più amore per quel ragazzo. Nonostante le mie gambe fossero intrecciate alla sua vita ed entrambi fossimo mezzi nudi e sicuramente pieni di desiderio, sapevamo benissimo che quello non era il momento più adatto per andare fino in fondo. Cioè, effettivamente lo sapevo più io che lui. Non appena sentii la sua mano sfiorare l’elastico dei miei pantaloni del pigiama, la fermai,
“Ci sono gli altri di là…” dissi.
“Non mi importa…” cercò di insistere lui,
“Ma a me si!” ammisi vergognandomi. Non mi andava di fare quel grande passo a poche camere di distanza dagli altri ragazzi e dalle ragazze. Al solo pensiero arrossii, ma fortunatamente, la penombra della stanza mi era alleata.
“Va bene Cora” disse abbracciandomi forte, facendomi assaporare fino in fondo il suo dolce profumo. Mi staccai leggermente dal suo corpo caldo e cominciai ad accarezzargli quei ricci che gli cadevano sul viso. Inutile dire quanto bello fosse. A volte mi chiedevo seriamente se fosse una specie di semidio, forse figlio di Apollo o Poseidone. I semidei sono figure dall’aspetto incantevole, nati con qualità che permettano loro di avere una grande forza o di acquisire notevoli poteri. Harry era stupendo. Harry era pieno di vitalità e determinazione, aveva fiducia in se stesso e non si lasciava abbattere dalla prima difficoltà che incontrava. Harry era capace di scatenare in me certe sensazioni che mai avevo provato prima. Si, doveva essere un semidio, piombato sulla terra dall’olimpo, mandato per uccidere, nel miglior senso della parola, prima i miei sensi e poi me.
Stavo continuando a fissare i suoi lineamenti perfetti quando mi sentii in dovere di ringraziarlo,
“Harry, grazie per tutto quello che hai fatto…per tutto quello che avete fatto. Siete veramente fantastici”
“Lo facciamo perché sappiamo che ne vale la pena”
“Anche la torta era splendida”
“Solo splendida?” rise,
“E ottima ovviamente…” sorrisi anche io. Poi continuai,
“E’ bello vedere come vi siete dati da fare per noi tre, voglio dire, non è certo qualcosa che succede a chiunque”
“Cerchiamo solo di essere noi stessi”
“Sicuramente è la cosa che apprezzo di più in voi: la sincerità” Harry mi diede un altro dolce bacio sulle labbra. Io tornai ad avvicinarmi a lui. Il riccio coprì inostri corpi con la coperta del suo letto e mi abbracciò tenendomi al caldo. Ci addormentammo ancora una volta così, come quando avevo dormito abbracciata a lui sul divano la notte precedente.

-- La mattina dopo

La luce penetrava dalla finestra e illuminava la stanza. Diedi uno sguardo alla sveglia sul comodino di Harry: le 7.20. Il cielo era grigio, dalle tende della finestra percepivo il tipico grigiore londinese. Durante la notte quell’abbraccio tra me e il riccio si era sciolto; lui era steso vicino a me, i ricci gli coprivano quasi completamente il volto. Decisi di mettermi la maglietta del pigiama che giaceva sul pavimento dalla sera prima sentendo un brivido di freddo percorrermi la schiena. Guardai il ragazzo: forse era meglio se fossi tornata nella mia stanza, per lasciarlo tranquillo prima di doversi alzare per il signing che aveva in programma con gli altri ragazzi quella stessa mattina. Cercai di fare meno rumore possibile, ma non appena scesi dal letto la voce di Harry mi raggiunse,
“Stai qui, ti prego…” nel sentire quel sussurro mi voltai di scatto. La sua voce aveva qualcosa che non andava. Tornai a sedermi sul letto e la sua mano raggiunse la mia appoggiata al materasso: era gelata. Presi la sua mano tra le mie, come fosse un uccellino delicato in cerca di protezione. Harry però fu costretto a ritirarla coprendosi la bocca dai colpi di tosse.
“Harry, non sarà mica…” gli dissi avvicinandomi di più a lui e, posando il palmo della mia mano sulla sua fronte, ebbi la conferma di quanto sospettavo,
“Harry, ma tu scotti!” in risposta ebbi solo altri colpi di tosse. Il ragazzo aveva rannicchiato le gambe al petto nudo per il freddo. Aveva il volto terribilmente pallido. Sicuramente aveva la febbre. Recuperai dal suo armadio una maglia e lo aiutai a mettersela, gli sistemai leggermente le coperte e ne aggiunsi una più pesante. Poi gli dissi,
“Aspettami qui, vado a chiamare Louis” Harry accennò ad un sorriso e mi lasciò uscire dalla camera.
Arrivai fino alla porta di Louis e bussai senza ottenere risposta. Provai ancora ma niente. Entrai lo stesso, dopo tutto, quello con l’abitudine di girare nudo per casa era Harry, no?
“Louis?” sussurrai. Le tapparelle erano chiuse ma la stanza era lievemente illuminata da una lampadina accesa ai piedi del comodino. Mi avvicinai al letto e cercai di svegliare delicatamente il ragazzo.
“Lou? Sei sveglio?”
“Mmmh…che?” sentii mugugnare,
“Louis, svegliati!” sussurrai ancora, avvicinandomi e poggiando una mano sulla spalla della figura sommersa dalle coperte,
“Louis!? Liam sei tu?” la figura si scoprì e aprì gli occhi. Io feci un salto indietro per la sorpresa,
“Ma che cavolo! Zayn, mi hai fatto prendere un colpo!” esclamai.
“Oddio Cora! Tu mi hai fatto prendere un colpo!” sobbalzò il moro mettendosi a sedere sul letto e cominciando a stropicciarsi gli occhi.
“Che ci fai nella camera di Louis?” gli chiesi e dopo avermi fissato stralunato per un paio di secondi Zayn mi disse,
“No, che ci fai tu nella mia stanza?”
“Come nella tua…” prima di finire la frase feci mente locale. Arrossi leggermente e ammisi,
“Ok, ho fatto confusione con le camere, scusami.” Feci per voltarmi e tornare in corridoio ma il moro mi afferrò il polso facendomi sedere vicino a lui. Poi mi chiese ancora con la voce impastata di sonno,
“Non importa. Ma perché cercavi Louis?”
“Harry sta male, è pallido e ha la fronte che scotta” Zayn allora si svegliò di colpo e piombò giù dal letto, sempre tenendomi per mano mi trascinò fuori dalla stanza. Prima di arrivare alla camera di Louis, Zayn spalancò la porta di quella di Liam e urlò,
“Liam, Harry sta male, veloce!” Poi ci lasciammo quella porta aperta alle spalle sentendo un tonfo provenire dalla camera. Povero Liam, di certo non era stato il migliore dei risvegli. Dalle scale che avevamo appena sorpassato sentimmo la voce dell’irlandese che chiedeva,
“Ragazzi, che succede?” così Zayn si fermò e rispose,
“Harry sta male!” Nel frattempo continuavo abbastanza frastornata a seguire quel ragazzo che mi stava trascinando da una parte all’altra della casa. Finalmente arrivammo nella stanza di Louis,
“Louis, svegliati!”
“Che c’è, non sono stato io!” esclamò quella bellissima carota con i capelli tutti arruffati e il viso ancora assonnato,
“Harry sta male!” A quelle parole Louis prese coscienza della situazione e ci seguì fino alla stanza del riccio dove trovammo Liam e Niall ad aspettarci.
“Hazza, come ti senti?” chiese Louis piuttosto preoccupato nel vedere il viso pallido dell’amico.
“Ragazzi, non c’era bisogno che veniste tutti…non dovevi chiamare solo Louis?” disse con voce piuttosto roca Harry, rivolgendo a me l’ultima domanda.
“Ho sbagliato camera…” dissi abbassando lo sguardo,
“Quattro volte?” chiese lui sarcastico.
“Non è questo il punto. Tieni, provati la febbre” intervenne Liam, porgendo ad Harry un termometro. Dopo cinque minuti di silenzio, il riccio lesse la temperatura,
“38.7”
“E’ alta…” disse Louis sempre più preoccupato.
“Liam, forse è meglio rimandare il signing di questa mattina” propose Niall mentre finiva di masticare una merendina al cioccolato.
“Si, anche secondo me” lo sostenne il moro che aveva lasciato la mia mano poco prima,
“Ok, vado subito a chiamare e a rimandare tutto…” disse Liam sparendo fuori dalla camera del riccio.
“Ragazzi, forse sarebbe meglio lasciarlo riposare. In più non credo che vi faccia bene stargli troppo vicino” intervenni io,
“Ha ragione, ma…anche tu non hai una bella cera” disse Louis avvicinandosi a me e posandomi una mano sulla fronte.
“Scotti anche tu Cora. Provati la febbre…”
“37.5…” dissi. Strano, non mi sentivo male. Avevo un po’ di mal di testa e un po’ di freddo ma non avrei mai pensato di avere la febbre.
“Questa è sicuramente colpa di tutta quella pioggia che vi siete presi ieri!” Esclamò Louis. A quella sua frase non potei fare a meno di sorridere e notai che Harry stava facendo lo stesso. Probabilmente Louis aveva ragione. La pioggia fredda non ci aveva di sicuro fatto bene, ma solo fisicamente. Sia io che il riccio infatti sapevamo che quelle gocce d’acqua avevano indebolito il nostro fisico, ma rafforzato qualcosa di più importante per noi: il nostro cuore. L’acqua era diventata parte di noi il giorno prima, l’acqua era stata nostra complice, guardiana del nostro segreto. Era penetrata dentro il nostro spirito, bagnandolo del liquido più velenoso e assuefante che esistesse: l’amore.
“Tutto sistemato, ho rimandato il nostro impegno…” disse Liam rientrando in camera.
“Anche Cora ha la febbre” lo mise al corrente Zayn,
“Allora meglio che voi due stiate qui. Il letto di Harry è grande, ci starete benissimo in due. Almeno evitiamo di portare i germi troppo in giro” propose Liam,
“Ma io sto bene, sul serio!” cercai di spiegare,
“Carotina mia, meglio che ti riposi anche tu. Lascia fare a noi. Ci prenderemo cura di voi fino a quando non starete entrami bene” mi rassicurò Louis accarezzandomi i capelli sciolti e disordinati. Ero rimasta sconvolta da come tutti si fossero preoccupati così per un po’ di febbre. Non appena avevano saputo che Harry stava male, si erano precipitati a verificare le sue condizioni di salute. Quei ragazzi erano più che semplici amici. Era come se fossero legati da un filo indissolubile che li spingeva a prendersi cura l’uno dell’altra, ad aiutarsi e a sostenersi a vicenda, sempre.
“Ora stenditi e cerca di dormire” mi consigliò Liam,
“Ti porterò io gli spuntini!” mi promise Niall. Senza aggiungere altro decisi di stendermi dove fino a poco prima avevo dormito. Louis mi rimboccò le coperte e mi salutò con un buffetto sulla fronte che mi fece ridere. Prima che i ragazzi fossero usciti, Zayn aggiunse,
“Tieni le mani a posto, Harry!” ridacchiando tra sè e sè, facendo ridere il riccio e gli altri ragazzi. La porta della camera si chiuse.
“Perfetto, mi hai fatto prendere la febbre” bofonchiò Harry, voltandosi e appoggiandosi su di un lato incrociando il mio sguardo,
“Caro signor Styles, sei tu che hai scelto di rimanere all’aperto nonostante la pioggia!” gli risposi stando al gioco,
“Potevi aspettarmi a casa allora…” disse prendendomi i fianchi e avvicinandomi a sé,
“E tu potevi andartene…” risposi a qualche centimetro da lui,
“E lasciarti lì da sola? Non era una mossa da galantuomo…”
“A me sembravi piuttosto arrabbiato ieri”
“Ero arrabbiato certo, ma ti ho perdonata nel momento in cui ti ho vista davanti a me, fradicia”
“Veramente?” gli chiesi sorpresa,
“Veramente”
“E adesso che si fa Mr.Styles?”
“Baciami”
“Anche con la febbre?”
“Baciami, baciami sempre” Esaudii il suo desiderio, che in realtà era anche il mio. Ci baciammo ancora, ancora e ancora, sotto le coperte, al caldo. Facevamo così, restavamo uniti e abbracciati per qualche minuto, ci staccavamo a parlare di qualsiasi cosa ci frullasse per la tesa e ritornavamo a baciarci. Mai sazi abbastanza l’uno dell’altra.



Salve.
Sembra che la pioggia non abbia fatto proprio bene alla salute di Harry e Cora…a quanto pare sono costretti a rimanere a letto, nello stesso letto, per un altro po’…
Piaciuto il capitolo? Come al solito, fatemi sapere!
Un bacio.
Fe.

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Capitolo 18
*** I won't be leaving 'til I've finished stealing every piece of your heart ***


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“Baciami, baciami sempre” Esaudii il suo desiderio, che in realtà era anche il mio. Ci baciammo ancora, ancora e ancora, sotto le coperte, al caldo. Facevamo così, restavamo uniti e abbracciati per qualche minuto, ci staccavamo a parlare di qualsiasi cosa ci frullasse per la tesa e ritornavamo a baciarci. Mai sazi abbastanza l’uno dell’altra.
La giornata non sarebbe mai potuta andare meglio di così, nonostante entrambi fossimo malaticci, riuscimmo a divertirci come dei deficienti per tutto il giorno. Harry aveva un sacco di giochi da tavolo, e ormai il letto era diventato il nostro appoggio per qualsiasi cosa: oltre che per riposarci, anche per giocare.
“Mi dispiace Styles, ma ti becchi un +4 e cambio il colore in blu!” sbraitai ridacchiando,
“Non vale! Così non vincerò mai!” sbuffò il riccio. In effetti era già la decima o undicesima partita che vincevo. Harry non era proprio ferrato in quel gioco di carte.
“Sono troppo forte, è questa la verità…UNO!” annunciai io, pronta per la mia ennesima vittoria. Il riccio guardò il suo mazzetto di carte, poi guardò l’unica carta in mano mia, infine guardò me. Notai nei suoi occhi un’aria da pazzo, sicuramente avrebbe combinato qualcosa.
“Che c’è?” gli chiesi, ma non appena finii di porgli la domanda, il ragazzo prese la mia carta, il mazzo da cui bisognava pescare e quello degli scarti. In men che non si dica lanciò le carte in aria, verso il soffitto, e mentre osservavo ridendo le tessere con i numeri colorati piovere ovunque nella stanza, Harry mi prese fra le sue braccia e mi sussurrò,
“Lo soffri il solletico?” il mio sguardo fu sufficiente. Il riccio cominciò a stuzzicarmi la pancia, i fianchi, il collo mentre io con le lacrime agli occhi dal troppo ridere, cercavo inutilmente di liberarmi dalla sua presa,
“Allora Cora, ti arrendi?” mi chiese fermandosi momentaneamente,
“Mai” lo sfidai io e lui riprese indisturbato a farmi morire dalle risate. Quando finalmente si fermò, continuai a ridere per qualche secondo, stesa sulla schiena, finché non mi accorsi che il suo sguardo si era posato calmo su di me. I suoi occhi mi facevano morire ogni volta. Prima o poi sarei veramente morta d’infarto. Ma, era legale guardare così la gente? Io non credo.
“Sei bellissima quando ridi” mi disse avvicinandosi a me,
“Tu sei bellissimo sempre” affermai, afferrando il ragazzo per il collo della maglia del pigiama e tirandolo a pochi centimetri di distanza dal mio volto.
“Ammettilo che sono invincibile, Mr. Styles” lo stuzzicai,
“No. Sei irresistibile, quello si” replicò lui spavaldo, riducendo ancora di più la distanza tra le nostre labbra, che ormai si sfioravano. Conoscevo fin troppo bene l'espressione dipinta sul volto di quel magnifico ragazzo. In pochi secondi avrebbe poggiato la sua bocca sulla mia, rubandomi un bacio che a me avrebbe strappato il cuore. Purtroppo, quel bacio non arrivò.
“Ragazzi? Come state?” Era Niall, che era entrato in camera all'improvviso. Harry era scattato e si era allontanato dal mio viso, lasciandomi con l'espressione di una drogata stampata in faccia, drogata in astinenza dei suoi baci.
“Carotine mie, tutto ok?” intervenne anche Lou.
“Si, stiamo benissimo ragazzi. Tempismo perfetto!” sentenziò Harry facendo lo scocciato,
“Cora, guarda cosa ti ho portato...” esordì Niall, ignorando completamente il riccio. L'irlandese aveva in mano un vassoio, sul quale c'erano due succhi d'arancia e due piattini con una fetta di torta al cioccolato avanzata dalla cena della sera precedente. I miei occhi cominciarono a brillare.
“Niall, piccolo mangione irlandese, ma io ti amo!” dichiarai, provocando le risate del biondo.
“Eccoti servita” Niall era proprio dolce. Senza che gli avessi chiesto niente, aveva cominciato ad occuparsi di me come fossi una sorella minore che non ha mai avuto: mi aiutò a mettermi dritta, sistemò il cuscino dietro la mia schiena e appoggiò il vassoio sulle mie gambe.
“Grazie” gli dissi sorridendo e arrossendo un po' per tutte quelle attenzioni,
“Figurati, ricordatevi le pastiglie” rispose ricambiando il sorriso.
“Lou, hai novità di Aurora e Tiffany?” chiesi al ragazzo, ricordandomi improvvisamente delle mie due amiche.
“Certo, si sono svegliate un'oretta fa...certo che dormono le ragazze, eh! Ora sono uscite, non volevano disturbarvi” mi spiegò,
“Ho capito...se rientrano potresti mandarmele in camera? Dovrei parlare con Aurora...!”
“Certo cara Cora” e cominciò a ridere tra se e se, divertito da quella strana somiglianza tra suoni.
“La torta è sempre buonissima” affermai, rivolgendomi ad Harry, anche lui intento ad azzannarla,
“Lo so, anche se mi hanno aiutato anche gli altri, ho condotto io i lavori” ammise fiero,
“Brutto antipatico di uno Styles!” esclamò Louis offendendosi e facendo sorgere sulle labbra del riccio un sorrisetto compiaciuto,
“Beh, noi andiamo...meglio evitare di restare troppo in questa stanza da quarantena” disse il biondo,
“Grazie della torta Niall, sei stato molto gentile!” gli ricordai, ricevendo un sorriso come risposta,
“E a me non dici niente?” chiese Louis sconsolato, risi,
“Grazie Louis di averci fatto visita, la giornata sarà sicuramente migliore adesso!” dissi cercando di compiacerlo, riuscendoci visibilmente,
“Oh, ora va meglio, lo so che sono io la vera luce dei tuoi occhi, e non quell'omuncolo irriconoscente che ti è seduto vicino” disse alludendo ad Harry che non voleva togliersi quel suo sorrisetto soddisfatto dal volto.
“Ciao carotine, a più tardi!” ci salutò Louis infine.
Rimasti da soli in camera, restammo qualche minuto in silenzio, a finire la torta e il succo. Dopo di che, Harry prese il mio piatto e lo posò con il suo ai piedi del letto, lo stesso fece con i bicchieri. Poi, come un fulmine a ciel sereno mi prese tra le sue braccia, costringendomi ad appoggiarmi al suo petto. Lo guardavo dal basso mentre lui cominciava a torturarmi con i suoi smeraldi, accarezzandomi i capelli che cadevano scompostamente qua e la. Guardandolo così, non potevo fare altro che pensare, per l'ennesima volta, a quanto fosse perfetto. Com'era possibile che a me, una semplice mortale, fosse capitata una tale benedizione? Ora, tutto mi era chiaro, lui non era un semidio, assolutamente. Lui doveva per forza essere Amore, divinità a tutti gli effetti, mandato dalla madre Afrodite sulla terra per punire Psiche, la comune mortale che tutti reputavano bellissima come la dea stessa. Forse questa volta Afrodite aveva fatto male i suoi calcoli, sicuramente non temeva per la mia bellezza che non era niente di fuori dal comune, e allora perchè punirmi inviandomi suo figlio? Afrodite, tuo figlio è scappato di casa, tuo figlio non tornerà più da te perchè lo tengo stretto, tuo figlio, inspiegabilmente, ha scelto me.
“Dov'eravamo rimasti?” mi sussurrò, risvegliandomi dai miei pensieri,
“Stavo vincendo a Uno” lo stuzzicai sorridendo maliziosamente,
“Ah, ma davvero?”
“Si, ma voglio cambiare gioco...” continuai,
“E a cosa ti va di giocare?” mi chiese sorridendo,
“Stai a guardare...” terminai io, avvicinando il suo volto al mio e cominciando a baciarlo dolcemente sulle labbra, quelle labbra così morbide, fatte appositamente per baciare e per uccidermi contemporaneamente.
“Mi piace questo gioco” sentenziò il riccio tra un bacio e l'altro,
“Anche a me” risposi,
“Però ti avviso, sono imbattibile” dichiarò lanciandomi uno sguardo che avrebbe potuto spogliarmi,
“Mettimi alla prova” lo incitai io. Harry non aspettava altro, riprese a baciarmi, mettendo un pizzico di passione in più. Con delicatezza mi fece scendere e sistemandosi sopra di me continuò a baciarmi. Le nostre lingue cominciarono a cercarsi, nostalgiche l'una dell'altra. Ogni minima parte di me era innamorata di quel ragazzo, lo sentivo su ogni centimetro del mo corpo che ardeva semplicemente se veniva sfiorato da Harry. Il riccio cominciò ad esplorare il mio corpo e le mie curve, il che mi fece rabbrividire di piacere. Se qualcuno fosse entrato in quel momento, non me ne sarei accorta. Nemmeno se per dividerci avesse cominciato a separarci fisicamente. E in ogni caso, non ci sarebbe riuscito. Stavamo così bene, l'uno sull'altra, abbracciati e uniti da sentimenti così vividi, così forti e così inevitabilmente inebrianti. Ubriachi d'amore? Io sicuramente lo ero.
“Promettimi che continuerai finchè...” mi arrestai, realizzando di non sapere come finire la frase. Harry capii e mi accarezzò il viso, trovai sicurezza nel suo sguardo. Come aveva fatto a capirmi così, senza che nemmeno gli spiegassi di cosa stavo parlando?
“Continuerò a conquistarti giorno dopo giorno, fino a quando non sarai completamente mia”
Non vale Styles, tu stai barando. Non è consentito rubare il cuore all'avversario pur di sconfiggerlo...però ti prego, ti prego, non smettere di farlo.

Qualche ora dopo

“Cora, cosa dici se andassimo a vedere com'è la situazione in salotto?” mi propose mentre stavamo giocando a monopoli,
“Si dai, non ne posso più di comprare proprietà e casette...” affermai io.
Scendemmo per le scale tenendoci per mano. L'ora di pranzo era passata da un bel po', ma grazie all'enorme fetta di torta che Niall ci aveva portato, non avevamo fame. Poco prima di scendere, entrambi ci eravamo provati la febbre, era un po' scesa, ma ancora non eravamo al massimo delle forze.
“Qualcuno risorge dall'oltretomba!” esultò Zayn non appena ci vide. I ragazzi erano seduti sul divano a giocare con i videogiochi.
“Ragazzi, come state?” ci chiese Liam, lasciando il joystick a Louis.
“Un po' meglio, io 38, Cora sempre 37.5” spiegò Harry,
“Avete preso le pastiglie che Niall vi ha portato con l'aranciata?”
“Certo” rassicurai il ragazzo.
“E allora bisogna avere pazienza, ancora qualche giorno di riposo e starete meglio di prima” ci assicurò il ragazzo sorridendo e dando qualche pacca amichevole sulla spalla di Harry.
“Siamo tornate!” due voci gridarono in coro. Tiffany e Aurora, finalmente! Le ragazze ci raggiunsero in salotto e non appena mi videro mi corsero incontro cominciando a fare domande a raffica,
“Cora, come stai? Mi sono preoccupata! Hai mangiato qualcosa? Sei rimasta al caldo?” cominciò Aurora,
“Stai un po' meglio? Ti è un po' scesa la febbre?” continuò Tiffany,
“Coraggio ragazze, lasciatela respirare!” intervenne Niall, posando le sue braccia intorno alle spalle delle ragazze che, magicamente, si calmarono...che caso strano! Il biondo mi fece l'occhiolino e io pronunciai un grazie mimando la parola con la bocca, poi guardando prima Aurora e poi Tiffany, cominciai,
“La febbre è sempre a 37.5, mi sono riposata per tutta la mattina e ora mi sento un po' meglio. Niall ha pensato a farci avere uno spuntino, quindi non ho fame. Liam suggerisce ancora un paio di giorni di...un momento, Auri!” urlai fissando solo la mia migliore amica. Lei mi guardò un po' impaurita da quel mio improvviso cambio nel tono di voce,
“Si, Co?” mi domandò,
“Domani noi dobbiamo prendere un aereo per tornare in Italia!” Avevo completamente scordato che quello ero l'ultimo giorno che passavo a Londra. Sarei dovuta tornare a casa e tornare tra una ventina di giorni per l'inizio dei corsi all'università. Ero leggermente agitata, anche i ragazzi se ne accorsero e smisero di giocare, facendomi sedere tra Louis e Zayn sul divano. Io guardavo un punto fisso sul pavimento, mentre avevo cominciato a parlare da sola,
“Non ho tempo per organizzarmi, sono già le 16.00 e devo fare la valigia. No, ma che dico, ne ho un sacco di tempo, posso farcela benissimo. I biglietti! Dove ho messo i biglietti, nella tasca interna della borsa? Nel portafogli? Oddio, ho perso i biglietti!” stavo delirando,
“Cora, i biglietti li ho io, stai calma!” cercò di tranquillizzarmi Aurora,
“A che ora abbiamo l'aereo?”
“Alle 8, domani mattina...” mi ricordò Aurora,
“Quindi dovremmo essere lì almeno tre ore prima, il che significa svegliarsi alle 4 di notte, quanto ci vuole per arrivare all'aeroporto da qui?” chiesi senza guadare nessuno in particolare, sperando di ricevere una risposta,
“Mezzora” intervenne Louis che aveva messo il suo braccio attorno al mio collo, sperando di tranquillizzarmi.
“Voglio ricordarti che sei malata...” disse Harry quasi come se mi stesse rimproverando,
“Non importa, mi riposerò a casa” la testa stava cominciando a girarmi e a pulsarmi sempre di più, mi sentivo debole.
“Cora, non serve che ti agiti così, respira che sei pallida” intervenne Zayn sfiorandomi la guancia con le dita.
“Ascoltami, ora ti vai a riposare e per domani starai meglio, ok?” propose Aurora, anche lei leggermente in ansia,
“Io dico che non può partire in queste condizioni...” continuò Harry con quel tono seccato che non riuscivo ad interpretare,
“Ma io devo partire! Devo organizzami per l'università, devo pensare con i miei genitori di trovare un posto dove vivere il prossimo anno, devo mettere in una scatola tutte le cose mie cose...devo...” mi interruppi, portandomi entrambe le mani sulla fronte,
“Stai bene?” mi chiese timidamente Niall, quasi intimorito da una mia possibile reazione seccata ad una domanda del genere,
“Mi gira la testa...” risposi a bassa voce,
“Visto?” continuò Harry,
“Effettivamente Harry non ha tutti i torti” affermò Liam,
“Harry, perchè insisti? E ora gli dai corda anche tu, Liam? E' già abbastanza difficile per me dovermi organizzare, partire in velocità e...” guardai Aurora, lei aveva già capito qual'era il vero problema. Non tanto il dover fare una valigia o l'orario dell'aereo. La vidi con gli occhi lucidi, non poteva farmi questo però. Chiusi gli occhi cercando in tutti i modi di respingere le lacrime che avevano cominciato a battere sotto le palpebre. Nascosi il volto tra le mani, simulando un altro giramento di testa. Attorno a me era calato il silenzio, speravo che i ragazzi non avessero capito il vero motivo della mia agitazione e della mia decisione di partire anche con la febbre. Più prolungavo la mia permanenza in quella casa, più sarebbe stato doloroso lasciarla. Se faceva già così male, non potevo permettermi di prolungare la mia permanenza.
“Che ti costa rimandare di un paio di giorni?” insistette Harry stringendo i pugni. A quella frase, scattai in piedi decisa a rispondergli e a dirgli la verità ma quella mia mossa fu azzardata, considerando la situazione in cui mi trovavo,
“Harry, io non...” cominciai a rispondere, ma la testa cominciò a girarmi di più, forse mi ero alzata troppo velocemente perchè la vista mi si appannò progressivamente. Le gambe non mi ressero e mi lasciai cadere. I miei sensi erano quasi completamente assopiti. Sentii qualcuno gridare il mio nome, voci maschili e femminili si mescolavano, riuscii a percepire delle braccia che attutivano la mia caduta. Sbattei le palpebre, le ultime cose che vidi furono due luci verdi abbaglianti.
Buio.



Ehilà,
Si, lo so. E' da troppissimo che non aggiorno e il capitolo non è nemmeno molto lungo, ma dovete cercare di capirmi: devo preparare un esame! >.< Tra verifiche e interrogazioni riesco a scrivere si e no un minimo paragrafetto al giorno, in più mi è venuta la pazza idea di cominciare una ff su Zayn! Spero che nonostante l'attesa vi sia piaciuto anche questo capitolo, e se è così, perchè non mi lasciate una recensioncina? Mi farebbe molto piacere :3
Un bacio,
Fe.


Twitter? @CallmeAitch :3

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Capitolo 19
*** Don't wanna be without you ***


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“Cora! Cora svegliati, siamo in ritardo!” Aurora gridava il mio nome,
“Sono sveglia...dove sono?” chiesi frastornata,
“Ma come dove sei, sciocchina? I One Direction ci aspettano per firmare autografi!”
“Cosa?” non capivo niente, ero in uno stato simile a quello di un dopo sbornia,
“Cora, ma hai bevuto? Abbiamo assistito al concerto più favoloso che io possa ricordare e ora grazie al concorso che hai vinto, abbiamo il pass per conoscere i ragazzi! Ti ricordi adesso?” Aurora cercò di farmi tornare sulla terra dal mondo dei sogni,
“Si...perchè dormivo?”
“Dopo il concerto ci hanno detto di aspettare un'ora perchè i ragazzi dovevano prepararsi e tu ti sei appisolata qui sulle sedie dello stadio...vuoi un po' d'acqua? Mi sembri molto frastornata...” affermò preoccupata Aurora,
“No, andiamo...” ancora non ci credevo. Ci avviammo verso la stanza in cui i ragazzi ci avrebbero ricevute. Eravamo in fila e aspettavamo che le guardie del corpo ci facessero passare.
“Aurora, io non capisco, quando abbiamo deciso di assistere ad un altro concerto? Ci hanno procurato i ragazzi i biglietti? Non dovevamo partire e tornare a casa?”
“Certo che ce li hanno procurati loro i biglietti, ora entriamo, li salutiamo e andiamo a cena inseme...” rispose lei. Notai una vena di sarcasmo nel suo tono.
“Ah, ok perfetto”
“Cora, ma sei drogata? I biglietti li hai vinti al concorso a cui hai partecipato quando ancora stavamo in Italia! Ora possiamo farci firmare il cd e poi tutti a casa! Ci sei?” mi rispose, forse un po' seccata,
“...E le uscite organizzate? Quelle che sono previste con la vincita?” chiesi,
“Ma quali uscite? Il premio comprendeva concerto e autografi. Cora ti prego riprenditi! E' la nostra grande occasione per salutare i nostri cinque idoli, non puoi presentarti in questo stato di catalessi!”
“Aurora, mi prendi in giro? Basta scherzare, non mi sto divertendo”
“Cora, non sono mai stata più seria di così...” rispose lei guardandomi fissa, questa volta sembrava realmente preoccupata. In poco tempo entrammo nella stanza. I ragazzi parlavano, ma io non ascoltavo. Le altre ragazze presenti ridevano, ma io non sapevo per quale motivo. Improvvisamente le ragazze che avevo davanti si spostarono, lasciando passare un ragazzo riccio, mentre il braccio di Aurora cercava di farmi ritornare alla realtà. Alzai lo sguardo. Harry.
“Tu non sembri contenta di essere qui, tutto bene?” mi chiese il ragazzo,
“Harry...” sussurrai, perchè la voce mi si strozzò in gola. Come poteva essere? Avevo immaginato tutto quanto? Le risate, gli scherzi, le amicizie. Era tutto frutto della mia immaginazione? Londra, l'Hard Rock, Hamleys, Starbucks, l'università. In un'ora mi ero sognata tutto? Le raccomandazioni di Liam, le scorpacciate con Niall, le sfide con Zayn, le risate con Louis...i baci di Harry.
“Tutto bene?” chiese ancora il ragazzo, mentre io avevo le lacrime agli occhi.
“E' solo un po' agitata, scommetto che se le firmi un autografo sul cd le passa!” intervenne Aurora,
“Va bene” disse sorridendo e fece per prendermi di mano il cofanetto del cd, ma io non mollai la presa. Non era vero quello che vedevo. Non era reale. No.
“Io non voglio un autografo...” cominciai, il ragazzo si bloccò, attorno a me era calato il silenzio,
“Io voglio molto di più! Harry, ragazzi, piantatela, questo stupido scherzo è durato anche troppo, non mi sto divertendo! Harry, io voglio i tuoi abbracci, i tuoi baci, le tue carezze, le tue risate, i tuoi sguardi, io voglio te!” Continuavo a ripetere le stesse cose, cambiando le parole qua e là mentre il ragazzo indietreggiava e qualcuno chiamò la sicurezza. Il volto di Harry era inespressivo. Una guardia del corpo mi prese di forza e mi allontanò ancora di più da lui. Le lacrime continuavano a scendere incessantemente dai miei occhi, perchè mi stavano facendo questo? Se fosse stato uno scherzo l'avrebbero finito non appena i miei occhi avevano cominciato ad arrossarsi, non potevano volermi vedere soffrire. Mi stavo sbracciando verso il ragazzo che mi guardava imbarazzato, forse impaurito.
“Harry!” continuavo a urlare il suo nome, senza ricevere risposta,
“Harry!” perchè me lo stavano portando via? Perchè non potevo abbandonarmi ancora tra le sue braccia?
“Harry!” perchè i suoi occhi verdi stavano evitando i miei?
“Harry!” volevo morire.
Buio.

“Cora, sono qui, sono qui...” una voce, la sua. Aprii gli occhi. Incontrai i suoi. Già stavo piangendo e nel vederlo mi lanciai tra le sue braccia in preda ai singhiozzi. Non riuscivo a parlare.
“Sshh, calmati, è stato solo un sogno” le braccia di Harry mi proteggevano, così forti e strette attorno a me. Con una mano mi accarezzava i capelli, sperando che mi calmassi. Continuai a singhiozzare per qualche minuto, fino a quando non tornai a respirare più regolarmente. Harry era seduto sul letto sul quale fino a poco prima ero stesa, mentre ora, seduta, affondavo con la testa il petto del riccio. Gli avevo bagnato la maglietta di lacrime.
“Ti senti meglio adesso?” mi disse prendendomi il volto tra le mani e facendo in modo che in nostri sguardi si incontrassero. Annuii leggermente.
“Stavi dormendo tranquilla, poi però hai cominciato ad agitarti e a sudare...poi hai gridato un paio di volte il mio nome...ti va di raccontarmi cosa hai sognato?” mi chiese,
“...Harry?” cominciai io,
“Dimmi tutto...”
“Tu non mi lasci vero?” i miei occhi erano ancora gonfi di lacrime,
“Oh, ma certo che non ti lascio. Perchè dovrei? Chi si prenderebbe cura di te altrimenti?” Sorrise, poi continuò,
“Cora, stai tremando, hai freddo?”
“Si, terribilmente...” stavo veramente male. La febbre sicuramente era salita, sentivo la testa che mi pulsava, la gola in fiamme e molto freddo, anche se fino a poco fa mi sentivo come se fossi precipitata in una fornace. Harry mi fece tornare a stendere e mi rimboccò le coperte, dandomi un bacio sulla fronte.
“Ma tu come stai?” gli chiesi,
“Bene, sono una roccia io. La febbre mi è scesa questa mattina...”
“Ho dormito così tanto? Un momento, che ore sono? Ricordo pochissime cose...e Aurora? Il biglietto? L'ae...” non terminai la frase perchè il ragazzo mi interruppe,
“Sh! Non ti devi agitare, ora ti spiego. Ieri pomeriggio ti sei agitata per l'appunto e per colpa della febbre sei svenuta. Ti ho portata qui in camera e ti ho lasciata dormire. Sono le 10 di mattina...”
“Come le 10 di mattina? L'aereo era alle 8!”
“Cora, vuoi lasciarmi finire?” continuò lui alzando leggermente il tono di voce,
“Si...” mugugnai io,
“L'aereo era alle 8, si. Aurora e Tiffany infatti se ne sono andate. Tiffany è tornata dalla sua famiglia e Aurora ha preso il volo, era disperata poverina, Zayn e gli altri hanno detto che si sentiva terribilmente in colpa per non averti aspettato, e aveva anche pensato di tornare indietro, ma i ragazzi l'hanno convinta a partire. Ho pensato io a chiamare tua madre, Aurora era troppo agitata. E' una donna simpatica! Ha detto che devi guarire del tutto prima di muoverti perchè sa che sei molto debole. Le ho spiegato che eri a cena da noi con Auri e che ti sei sentita male. Anche se non l'ha proprio ammesso, credo che fosse leggermente tesa all'idea che tu saresti rimasta in casa con cinque ragazzi, ma alla fine ha detto di fidarsi perchè tu le hai parlato così tanto di noi che era come se già ci conoscesse!” Ascoltavo stupefatta le parole del riccio. Non sapevo cosa dire.
“Harry...io non...cioè...” presi un respiro,
“Grazie” e sorrisi,
“Ah, non dirlo neanche, finchè non starai bene, te ne resterai qui, nel mio letto. Mmh...devo ammettere che suona bene detta così!” affermò e si mise a ridere.
“Dove sono gli altri?” chiesi dopo un po',
“Niall e Liam a fare la spesa, Zayn e Lou staranno giocando ad Halo...”
“Non ti va di unirti a loro?” gli domandai,
“Assolutamente no, devo controllarti, metti che ti riaddormenti e fai un altro incubo? Harry Styles deve essere pronto a salvarti!” mi disse regalandomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Dio, quelle dannate fossette. Sorrisi anche io.
La mattinata trascorse piuttosto velocemente, probabilmente perchè mi addormentai nonostante avessi dormito già moltissime ore, ma avevo gli occhi che mi bruciavano e solo tenerli chiusi mi portava un po' di sollievo. Avevo chiesto più volte ad Harry di lasciarmi sola, gli avevo ripetuto che non mi serviva nessuno che mi controllasse, e poi, non volevo essere un peso, considerando che già ero loro ospite. Non c'era stato niente da fare: quella testa riccia era molto cocciuta.
Quando mi risvegliai erano le tre del pomeriggio. Mi stiracchiai per bene e rivolsi lo sguardo in direzione della poltrona sulla quale Harry era sempre rimasto seduto. Dovevo ammettere che mi faceva sentire protetta avere il suo sguardo fisso su di me. Harry però, in quel momento, non c'era. Forse aveva deciso di allontanarsi appena mi ero riaddormentata, aveva fatto bene dopo tutto. Scesi dal letto e uscii dalla camera. Scesi le scale alla fine del corridoio: dal piano di sotto sentivo un vociare allegro di ragazzi.
“Cora, piccola come stai?” Niall saltò in piedi non appena mi vide. In un millisecondo mi aveva già raggiunta,
“Direi meglio, ma mi sento ancora un po' debole...” ammisi io,
“Forse dovresti tornare a stenderti, non vogliamo che la tua salute peggiori” mi propose affettuosamente Liam,
“Ha dormito come un ghiro, è normale che si senta un po' frastornata” aggiunse Zayn,
“Carotina, cominciavi a mancarmi...” concluse Louis. In poco tempo si erano tutti riuniti intorno a me. Harry non c'era, che strano.
“Cora! Co...Ah, ma sei qui? Che spavento che mi hai fatto prendere...” mi voltai, dalle scale stava scendendo proprio Harry.
“Nemmeno il tempo di andare in bagno e mi sparisci così?” continuò lui, accarezzandomi i capelli appena mi raggiunse,
“Scusa, mi sono svegliata e volevo sgranchirmi le gambe, pensavo fossi sceso” spiegai,
“Come siamo messi a febbre?” chiese Niall. A quella domanda Liam mi posò delicatamente il palmo della mano sulla fronte, poi disse,
“Mi pare che vada meglio”
“Ecco il termometro, provatela” disse Zayn,
“36.8...diciamo che sto migliorando!” affermai,
“Perfetto carotina! Vedi che le nostre cure funzionano?” esultò Louis,
“Siete voi la mia medicina preferita, ragazzi” dissi colma di gioia. Al che, non potemmo fare a meno di abbracciarci tutti quanti, un bell'abbraccio di gruppo. Volevo davvero bene a quelle cinque teste vuote. Sapevano darmi così tanto, senza nemmeno rendersene conto. Non avrei mai potuto ringraziarli abbastanza, mai.

– Qualche giorno dopo

Grazie alle attente cure dei ragazzi, guarii ben presto e pochi giorni dopo, ero già pronta per ricominciare.
“Febbre?” chiese Liam,
“Completamente passata due giorni fa” affermai sorridendo,
“Perfetto Cora!” aggiunse lui,
“Ragazzi, cosa ne dite se questa sera uscissimo per festeggiare?” propose Louis,
“E' una bella idea Tommo, dove si va?” chiese Harry,
“A mangiare da Nando!” quasi supplicò Niall,
“Andata, e poi?” chiese Harry,
“Cinema?” propose Liam,
“Bowling?” propose Louis,
“Discoteca!” propose Zayn gridando, tutti lo guardammo sorpresi, così lui aggiunse,
“Si era detto che volevamo festeggiare, no?” e io scoppiai a ridere,
“Decidete sempre così dove andare la sera?” chiesi,
“Facciamo a turni, una sera decide uno, una sera decide un altro” mi spiegò Niall,
“E questa sera a chi toccherebbe?” domandai,
“A me, per l'appunto!” esultò Zayn,
“E allora, discoteca sia! Cora, a te piace ballare?” mi chiese Harry,
“E me lo chiedi? Adoro ballare”
“Allora siamo a posto” confermò Louis,
“Forse sarebbe meglio evitare, dopo tutto Cora si è ripresa da poco...” consigliò Liam, protettivo come sempre,
“Eddai Payne! Lo sappiamo che anche tu non vedi l'ora di festeggiare un po' con Danielle!” gli disse Zayn, tirandogli una gomitata,
“E va bene, ma cerchiamo di non esagerare” replicò,
“Agli ordini” scherzò il moro, facendo ridere l'amico.
“Chiami Eleanor, Lou?” domandai,
“Certamente, è da un po' che non ci vediamo. Spero che sia libera” rispose lui, un po' indeciso. Sicuramente gli mancava un sacco. Chissà cosa voleva dire amare una persona e non poterla avere sempre al proprio fianco. Liam e Louis erano veramente bravi a resistere...considerando che a me mancava il fiato solo l'idea di dover partire per l'Italia di lì a pochi giorni. Visto che ero completamente guarita, non aveva senso che rimanessi ancora a Londra. Il tempo stringeva e l'università mi aspettava.
“Tutto confermato, sia Eleanor che Danielle ci raggiungono in discoteca” annunciò Louis, saltellante dalla gioia.
“Perfetto, mi fa molto piacere conoscerle” ammisi sorridendo,
“Ti piaceranno, sono molto simpatiche” affermò Niall,
“Bene, non vedo l'ora!” sorrisi.
A cena ci divertimmo come al solito. Niall aveva ordinato quasi tutto il menù e non sembrava mai essere sazio. Grazie al biondo riuscii ad assaggiare un po' di tutto, mi sedetti vicino a lui proprio per rubargli qualche aletta di pollo fritta e qualche patatina.
Quando finalmente anche lui finii le sue porzioni di pollo, decidemmo di pagare il conto e fare un salto a casa per cambiarci. Entro due ore dovevamo trovarci all'ingresso del locale con Danielle ed Eleanor.
Non appena tornai in camera e aprii la valigia, entrai in panico. Chissà come sarebbero state belle le fidanzate di Liam e Louis. Come avrei dovuto vestirmi? Non volevo sfigurare e nemmeno mettermi troppo in tiro. Per fortuna avevo deciso di portarmi via un vestito da sera. Era uno dei miei preferiti: un abitino mono spalla blu, attillato nei punti giusti, metteva in risalto le mie curve. Era sicuramente un abito che mi valorizzava. Tutto sommato poteva andare bene. Risolto il problema “vestito” se ne presentò un altro: il problema “scarpe”. Danielle e Eleanor erano sicuramente più abituate di me a portare i tacchi e io sapevo bene che dopo qualche ora in discoteca, i miei piedi avrebbero urlato dal dolore. Davanti a me un paio di ballerine e un paio di tacchi...e adesso? I ragazzi mi avevano detto che il posto in cui saremmo andati era molto bello, frequentato soprattutto da giovani. Dopo qualche minuto di riflessione, decisi di mettere le ballerine, non volevo rischiare di dover restare seduta a metà serata e perdermi il divertimento. Non mi avrebbero di certo giudicata per un paio di scarpe, no?
“Cora?! Cora, sei pronta?” Zayn bussava alla porta della mia camera,
“Si, sto arrivando” presi il cellulare, lo misi nella pochette e feci per andare alla porta. Girandomi mi ero trovata a due centimetri da me il volto del moro che nel frattempo era entrato e mi si era avvicinato,
“Zayn...” sussurrai sorpresa e arrossendo un po'. Dopo tutto, era pur sempre Zayn Malik, quel pakistano dagli occhi color bronzo e dal sorriso furbo e sicuro di sé. Si, era bello.
“Sei molto bella Cora...” disse lui sistemandomi una ciocca di capelli ribelle,
“Sei molto genitle Zayn” risposi sorridendo, poi continuai,
“Hai chiamato Perrie?” lui abbassò lo sguardo un secondo e poi tornò a posarlo su di me,
“E' impegnata...non riesce a venire” mi spiegò. Dal suo tono di voce non riuscivo a capire se fosse realmente dispiaciuto.
“Mi dispiace...” ammisi,
“Non fa niente...possiamo divertirci lo stesso, no?” continuò il moro,
“Ma certo che possiamo! Anzi, dobbiamo!” sorrisi, non volevo che per l'assenza di Perrie potesse restare triste tutta le serata,
“Bene, andiamo Miss?” mi disse sorridendo e porgendomi il braccio come un vero gentiluomo,
“Molto volentieri” risposi cingendoglielo.
Ci avviammo così verso le scale, poi mi bloccai un secondo e a bassa voce gli chiesi,
“Secondo te dovevo mettermi i tacchi?” lui guardò i miei piedi e si mise a ridere,
“Se vuoi far finta di ballare si, altrimenti, se ti va di scatenarti, sei perfetta così”. Meno male, almeno lui era d'accordo con me. Scendemmo le scale sempre a braccetto. Gli altri erano giù ad aspettarci,
“Signori, ecco Miss Cora, prego voi plebei di portarle rispetto” mi annunciò Zayn, facendomi ridere e arrossire allo stesso tempo. Ovviamente i ragazzi si voltarono e ci osservarono scendere. Proprio il genere di attenzioni che di solito cerco di evitare, non mi piace avere troppi sguardi addosso. Solo uno mi mancava, solo uno mi faceva battere il cuore all'impazzata, solo uno. Guardai Harry e notai con piacere che era rimasto sorpreso dalla mia mise da discoteca.
“Carotina, fatti vedere? Sei un amore!” esultò Louis,
“Concordo!” si aggiunse Niall,
“Macchè, questa sera è sexy!” li corresse Zayn, meritandosi una gomitata dritta sulle costole. Notai Harry sorridere.
“Ahia! Ok, sto zitto...” replicò il moro
“Andiamo ragazzi?” domandò Liam,
“Certo” confermai.
Louis era alla guida e aveva il compito di rimanere sobrio per riportarci a casa tutti sani e salvi. Non c'era nemmeno bisogno di dirlo, nonostante fosse pazzo era un ragazzo molto responsabile.
Arrivati al locale i ragazzi si misero in coda all'ingresso vip. Entrarono tutti senza problemi mostrando i loro pass, ma quando toccò a me,
“E tu chi saresti?” mi chiese il butta fuori squadrandomi,
“Io...io...” non sapevo cosa rispondere.
“Gira i tacchi bella, l'ingresso è da quell'altra parte” mi disse indicandomi con la mano un'altra coda molto più lunga.
“Ehi, non ci pensare nemmeno” disse una voce alle spalle dell'enorme uomo. Poi comparve Harry, aveva visto che non ero passata ed era tornato indietro. Poi mi mise il braccio attorno al collo e disse,
“Lei è con me, c'è forse qualche problema?” la sua voce ferma e calda continuava a proteggermi e a salvarmi ovunque mi trovassi, come avrei fatto senza di lui? Gli presi la mano che sporgeva dalla mia spalla.
“No...mi scusi signorina, prego” rispose l'uomo e ci fece passare.
“Quando imparerai a non lasciare mai la mia mano?” mi chiese.
Il locale era veramente molto bello: le luci soffuse di diversi colori mettevano allegria, la musica era fantastica, la gente giovane e di bell'aspetto, il bar serviva ottimi drink.
“Le ragazze ci aspettano nel salottino!” mi disse Harry, parlando vicino al mio orecchio perchè potessi sentirlo sopra il volume altissimo della musica. Poco dopo infatti, entrammo in una stanza adibita a salotto con divanetti colorati e tavolini. Il luogo era completamente insonorizzato, la musica quasi non si percepiva e il posto era ottimo per prendersi una pausa dalla musica e scambiare qualche parola senza dover urlare a pieni polmoni.
“Danielle, tesoro!” Liam la abbracciò, e lo stesso fece Louis non appena vide Eleanor. Gli altri ragazzi si avvicinarono per salutarle, sembravano molto amichevoli. Inizialmente rimasi qualche passo indietro, mi sembrava di essere di troppo, poi Harry si girò,
“E questa è la nostra nuova amica Cora” mi presentò, allungandomi una mano che afferrai molto volentieri avvicinandomi,
“E' un piacere conoscervi ragazze” accennai io,
“Lo è anche per noi” rispose dolcemente Eleanor,
“Liam mi ha raccontato che la vostra amicizia è nata grazie al concorso che hai vinto e che si è solidificata sempre di più. È veramente una bella cosa” disse Danielle,
“Si, esattamente. Mi sono molto affezionata a loro” risposi,
“Vedo che non hai minimamente accennato a voler lasciare la mano di questo sciupa femmine, mi sono persa qualcosa?” scherzò Eleanor, facendo l'occhiolino al riccio che sorridendo rispose,
“Ricordati che il mio cuore batte solo per Tommo”.
Facemmo quattro chiacchiere, in fondo erano ragazze semplici, gentili e molto dolci. Oltre che bellissime. Ah già, avevano entrambe i tacchi.
“Andiamo a fare quattro salti?” propose Niall,
“Finalmente, non vedevo l'ora!” esultò Zayn. Allora ci dirigemmo tutti insieme verso la pista da ballo: era enorme. Il che era un bene, così avremmo riuscito a ballare stando un po' larghi, ma poteva essere facile perdersi lì dentro, avrei dovuto stare attenta.
In pista ci scatenammo, evitai di pensare a quanto più belle di me fossero Danielle e Eleanor e mi divertii a ritmo di musica. Ballammo tutti insieme, fino a quando Danielle e Liam come Eleanor e Louis si ritirarono, andando a coccolarsi su qualche divanetto. Erano due bellissime coppie, era piacevole vederli tutti e quattro felici dopo tanto tempo che non si vedevano. Dopo qualche minuto una mano afferrò il mio braccio, era Zayn,
“Mi hai fatto prendere un colpo!” gli urlai nell'orecchio,
“Vieni via da qui, non mi piacciono quei tipi...” mi voltai, tre ragazzi mi stavano fissando, avevano uno sguardo che metteva i brividi. Senza pensarci troppo mi avvicinai al corpo del ragazzo che mi condusse fuori dalla mischia fino al bar.
“Dove sono Niall e Harry?” chiesi,
“Credo che siano rimasti a ballare...bevi qualcosa?”
“Una vodka nera” risposi. Il ragazzo mi guardò sorpreso, forse non si aspettava che mi piacessero gli alcolici?
“Una vodka nera e un sex on the beach, per favore” ordinò poi il moro al barista. Feci per prendere il portafogli ma Zayn fermò la mia mano e scosse la testa,
“Lascia fare a me e divertiti” disse poi porgendomi il drink. Era ottimo. Poi assaggiai quello di Zayn e anche lui fece lo stesso con il mio, dopo qualche secondo ci guardammo e all'unisono,
“E' meglio il mio!” dicemmo, scoppiando in una fragorosa risata.
“Io vado a fumarmi una sigaretta, tu che fai?” disse quando entrambi finimmo il drink,
“Ti accompagno, non ho idea di dove siano gli altri” risposi,
“Perfetto, andiamo” disse porgendomi la mano che strinsi con piacere prima che ci catapultassimo nel mare di gente che ci separava dall'uscita. Noi eravamo arrivati complessivamente presto al locale, ora si erano fatte le 2 e la gente cominciava ad aumentare.
“Brutto stronzo!” sentii urlare un ragazzo, poi qualcuno tirò un pugno a qualcun altro. Un corpo quasi inerme cadde addosso a Zayn, facendolo cadere a sua volta per terra. Il ragazzo lasciò la mia mano e in un attimo sprofondò tra i corpi dei presenti che sembravano non essersi accorti di quanto era successo e continuavano a muoversi a ritmo di musica,
“Zayn?” provai a chiamarlo, ma era inutile, il volume della musica era troppo alto. Mi sentii spingere a destra e a sinistra mentre cercavo con gli occhi quelli color miele del moro. Niente. Pensai di andare nel giardinetto dedicato ai fumatori, probabilmente ci saremmo incontrati lì. Aspettai qualche minuto da sola, poi presi il cellulare e cominciai a scrivergli un messaggio,
“Sono al giardinetto dei fumatori, tu dove sei?”

Purtroppo non feci in tempo a mandarglielo,
“Che ci fai qui tutta sola?” domandò una voce,
“Una ragazza così bella non dovrebbe avere un ragazzo?” aggiunse una seconda voce,
“Ma lei aspettava noi!” concluse una terza. Le voci provenivano dai ragazzi da cui Zayn mi aveva allontanata poco prima, quegli occhi, quegli occhi continuavano a farmi paura. Cercai di ignorarli, voltandomi dall'altra parte.
“Guarda Marc, ti sta ignorando!” sghignazzò uno dei tre,
“Nemmeno per sogno, stai a guardare idiota” sentenziò lui. Improvvisamente quel ragazzo mi si parò davanti,
“Ehi, dolcezza, vuoi venire a vedere quanto è bella la mia macchina?” mi chiese. Non lo guardai e girai il volto. Seccato dal mio comportamento mi afferrò il mento e girò il mio viso con la forza,
“Guardami negli occhi quando ti parlo!” sbraitò. Aveva l'alito che che puzzava di alcool,
“Dio, quanto hai bevuto?” gli dissi,
“Brutta stronzetta, chi ti credi di essere?”
“No tu chi ti credi di essere, lasciami andare!”
“Hahaha, no che non ti lascio, dai accompagnami a casa” continuò lui afferrando saldamente il mio polso. Se a parole avrei potuto cavarmela, nulla potevo contro la forza fisica di un ragazzo.
“Lasciami, mi fai male” cercai di liberarmi dalla sua presa,
“Marc, non stai esagerando? Lascia perdere...” cercò di intervenire uno dei due rimasti a guardare. Anche l'altro sembrava essere d'accordo con quest'ultimo.
“Che ti prende frocetto? Non hai più voglia di divertirti?” dopo di chè cominciò a tirarmi verso l'uscita. La paura cominciò a salire sempre più, cominciai a gridare. Perchè nessuno faceva niente?
“Ehi amico” un'altra voce si era aggiunta e si rivolgeva a Marc, lui si voltò in cerca di chi l'aveva chiamato. Tutto accadde velocemente, Marc si ritrovò a terra per un pugno ricevuto sullo zigomo destro, io improvvisamente libera inciampai su di un piede dietro di me e precipitai tra le braccia di qualcuno,
“Tutto bene, Cora?”mi chiese una voce dolce e familiare,
“Niall!” lo abbracciai,
“Ho avuto tanta paura!” continuai,
“Lo so, non ti preoccupare, se ne stanno occupando Harry e Zayn” continuò lui. Guardai la scena che mi si proponeva davanti agli occhi: il moro e il riccio erano pronti a scattare al minimo cenno. I due guardavano in cagnesco i tre mentre il ragazzo a terra faticava a rimettersi in piedi, sanguinava.
“Non provare mai più a toccarla con quelle mani!” urlò Harry. Sembrava arrabbiato. Più del solito. Questa volta l'avevo fatta grossa. Ma perchè non ero capace di stare lontana dai guai?
“Marc andiamocene...” dissero i due ragazzi e, grazie al cielo, quello li ascoltò.
“La porto a casa” disse Harry al biondo e al moro. Il suo tono di voce era freddo.
“Non voglio rovinare la serata a Louis e a Liam, ditegli che non mi sentivo bene e che Cora mi ha accompagnato a casa, conoscendoli ci raggiungerebbero se sapessero cosa è successo. Prendiamo un taxi” aggiunse,
“D'accordo” rispose Niall serio. Guardai Zayn, i suoi occhi erano spenti. Li osservai fino a quando raggiunsero i miei poi, prima di scomparire con Harry gli dissi,
“Non è stata colpa tua” accennando ad un sorriso.
Il viaggio in macchina fu il più lungo di sempre. Lui continuava a massaggiarsi la mano in silenzio, probabilmente si era fatto male colpendo il volto del ragazzo. Io avevo paura del suo sguardo severo, così osservai le case e i locali scorrere fuori dal finestrino.
Entrati in casa Harry chiuse la porta sbattendola, poi cominciò,
“Mi spieghi perchè devo sempre tirarti fuori da qualche guaio? Prima Matt, poi ora vai anche con gli ubriachi? Ma ti è dato di volta il cervello?” Urlava, ma era ingiusto. Era arrabbiato, ma non era stata colpa mia. Mi guardava fisso, ma non riuscivo a ricambiare il suo sguardo. Ormai lo conoscevo, quando si arrabbiava sul serio diceva qualsiasi cosa gli passasse per la testa, anche se sapeva benissimo di star dicendo fesserie.
“Harry io non l'ho fatto di proposito, stavo andando con Zayn al giardinetto fumatori per accompagnarlo dopo che ci siamo persi di vista...”
“E non hai pensato di mandarmi un messaggio, non hai pensato che avrei potuto essere in pensiero?”
“Beh io...fino a quando ero con Zayn è andato tutto bene, poi per distrazione ci siamo separati e pensavo che andasse anche lui al giardinetto. Probabilmente è tornato al bar e poi è venuto a cercare te e Niall...”
“Tu non capisci vero? A me non interessa come vi siete persi di vista. A me interessa sapere che tu stai bene, che sei al sicuro. Londra può rivelarsi un posto inospitale, soprattutto per una ragazza sola. Io non ce l'ho con te Cora, è solo che vorrei che tu stessi più attenta...capito?” il suo tono era tornato calmo, il suo sguardo più sereno. Una lacrima mi aveva rigato il viso. Aveva ragione. Ero sbadata. E a provarlo ora stavo versando lacrime inutili. Mi sentivo un po' in colpa perchè non volevo che Harry pensasse che fosse necessario farmi da baby sitter, perchè mi mancava stringerlo a me, perchè avevo solo voglia di stare con lui per tutto il resto della notte, perchè io lo amavo, lo amavo come non avevo mai amato nessuno.
Il ragazzo si avvicinò, mi strinse qualche secondo tra le sue braccia, inebriandomi del suo dolce profumo, poi sussurrò,
“Mi manchi Cora...sono ancora le 3 di notte. Ti fidi di me?” quella domanda mi provocò i brividi. Brividi di piacere.
“Si Harry. Si” risposi. Lui mi prese per mano, e uscimmo di casa una seconda volta.





Ehilà,
Non so come chiedere scusa! ...Scusatemiii! Chiedo umilmente perdono! Voi non avete idea, sto impazzendo con questi esami! Ma oggi mi sono detta che avrei dovuto finire questo capitolo che scrivo da quasi un mese ormai! Spero di essermi fatta perdonare facendo un bel capitolo...Che ne dite?
Una cosa la voglio sapere però...quante hanno creduto che tutto fosse un sogno? ;) Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo in una recensione. Vi adoro.
Un bacio, Fe.

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Capitolo 20
*** From the way that we touch baby, to the way that you kiss on me ***


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Mi manchi Cora...sono ancora le 3 di notte. Ti fidi di me?” quella domanda mi provocò i brividi. Brividi di piacere.
“Si Harry. Si” risposi. Lui mi prese per mano, e uscimmo di casa una seconda volta.
Non avevo la minima idea di dove mi stesse portando. Si avvicinò alla sua macchina parcheggiata in giardino e mi fece salire. Lui tornò in casa e poco dopo uscì con una strana borsa in mano che nascose nel bagagliaio. Senza dire una parola accese il motore, fece manovra e cominciò a guidare. Dopo un quarto d'ora di silenzio gli chiesi,
“Dove mi stai portando?”
“E' una sorpresa...a quest'ora la strada dev'essere libera, in un'ora saremmo arrivati” ripose, incrociando per qualche secondo il mio sguardo un po' spaesato. Sul suo volto si dipinse un sorriso soddisfatto.
Accesi la radio. Firework di Katy Perry. La musica ci teneva compagnia.
Dopo un'ora precisa Harry spense il motore e mi guardò,
“Ci siamo” Il ragazzo sorrideva. Dalla curiosità scesi immediatamente dall'auto per cercare di capire dove il riccio mi avesse portata. Non appena fui fuori dalla macchina, un rumore fin troppo familiare mi colpì,
“Harry, ma questo è il rumore del...” non mi lasciò finire la frase,
“Shhh...avvicinati a me, la sorpresa non è ancora finita” Andai verso il ragazzo che mi coprì gli occhi con una mano, mentre l'altro braccio mi cingeva la vita,
“Ora cerca di camminare seguendo i miei passi, tra 5 minuti ti lascerò libera” mi spiegò. Procedemmo così, per le strade di quella città a me sconosciuta. Improvvisamente feci un passo falso e sprofondai in un terreno più soffice di quello dell'asfalto della strada, ma Harry che aveva imparato a conoscere la mia goffaggine era pronto a sostenermi.
“Ci siamo Cora” mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire. Poi si fermò.
“Tutto ok?” chiesi,
“Sei pronta? Tre, due, uno...” il ragazzo lasciò i miei occhi liberi di guardare e osservare qualsiasi cosa mi si trovasse davanti. Non riuscivo a crederci.
“Oh mio Dio Harry!” camminavo avanti e indietro in preda alla felicità,
“E' l'oceano! L'oceano Atlantico! Oh santo cielo è magnifico!” continuavo a ripetere ad alta voce. Forse avrei potuto sembrare ai suoi occhi una bambina che ha appena ricevuto il pony da sempre desiderato, ma bastava poco per sorprendermi, per rendermi felice. Inoltre, ho sempre avuto un debole per il mare. Fin da piccola avevo imparato a riconoscere l'odore del salso e la melodia delle onde che si infrangono sulla riva sabbiosa. Eravamo in spiaggia, e le mie ballerine ormai erano piene di sabbia. Harry sorrideva vedendomi così felice. Poi mi fermai e cominciai a fissare la fonte della maggior parte dei miei ultimi sorrisi: come diavolo faceva ad essere sempre così dannatamente bello? La debole luce della luna e di qualche lampione in lontananza lo illuminava e lo rendeva ancora più perfetto di quanto già non fosse. Volevo le sua labbra. Le desideravo come niente altro al mondo in quel momento.
Harry si accorse che lo stavo fissando.
“Cora, c'è qualcosa che non va?” mi chiese lui sorpreso del mio improvviso cambiamento di comportamento. Non gli risposi, pensai solo a togliermi le ballerine e a camminare decisa verso di lui. Harry mi capì al volo e non appena fummo abbastanza vicini, lui mi cinse i fianchi, tenendoli stretti e vicini alla sua vita, io abbracciai il suo collo con le mani, facendo passare tra le mie dita i suoi ricci, mentre le nostre labbra erano affogate l'una nell'altra. Le nostre lingue giocavano cariche di passione. Dovetti fare uno sforzo enorme per staccarmi da lui, ma fui costretta a farlo visto che voleva dirmi qualcosa,
“Aspettami qui, torno subito” mi sussurrò liberandomi dal suo abbraccio,
“Fai presto” gli dissi guardandolo avviarsi verso la macchina. Nel frattempo osservai. La spiaggia era deserta, l'oceano rumoreggiava tranquillo e una leggera brezza mi intrecciava i capelli. Mi avvicinai alla riva, misi i piedi in acqua. Era della temperatura giusta, dopo tutto, eravamo in piena estate. Percepii alle mie spalle i passi del ragazzo. Mi voltai.
“Ecco qua...” disse Harry sistemando un telo per terra, poi si sedette. Mi unii a lui.
“Anche se stiamo continuando ad evitare il discorso, so bene che prima o poi dovrai tornare in Italia, Cora. Anche se a Settembre tornerai e frequenterai l'università a Londra, i nostri impegni saranno diversi. Io non voglio che tutto quello che abbiamo vissuto venga dimenticato...” lo interruppi,
“Sai benissimo che non dimenticherei mai quello che...” ma lui mi interruppe a sua volta posando delicatamente le sue dita sulle mie labbra che immediatamente si bloccarono,
“Io sono cambiato grazie a te. Anche se lo sciupa femmine che è in me ancora esiste – sorrisi – ho capito che legarsi veramente ad una persona è molto meglio che avere ogni notte una ragazza diversa che vuole Harry Styles, il cantante, il membro dei One Direction. Preferisco di gran lunga una persona sincera che voglia il vero me, Harry Edward Styles. E quella persona sei tu Cora. Non è una proposta di matrimonio la mia – sorrise scherzando – diciamo che è un metodo carino per suggellare qualcosa di nuovo, qualcosa che mi ha rapito il cure e di cui ora non posso più fare a meno” concluse e tirò fuori dalla tasca un sacchettino. Me lo porse. I miei occhi cominciavano a diventare lucidi dalla gioia, dall'incredulità e dall'immenso amore che provavo per quella testa piena di ricci.
“Ecco, prendi...” concluse. Nel sacchettino trovai una catenina con un ciondolo a forma di cuore con al centro incisa una “H”. Era magnifico. Mi asciugai velocemente la lacrima che curiosa era scesa per dare un'occhiata alla collana. Feci per mettermela ma poi mi bloccai e la riposi nel sacchettino di stoffa blu.
“Che c'è, non ti piace?” mi chiese Harry guardandomi preoccupato. Lo baciai, teneramente, cercando di esprimergli tutto il mio affetto, poi gli dissi,
“Lo adoro, ma non voglio rischiare di perderla, dopo la metterò...”
“Perderla?...Dopo?” chiese perplesso,
“Si, dopo. Vieni a fare il bagno con me Harry” la mia non era una domanda.
“Beh, veramente non ci ho pensato, non ho il costume...” in fondo, speravo mi dicesse così, allora mi morsi le labbra, mi avvicinai e gli sussurrai,
“Nemmeno io...” dopo di che mi alzai in piedi e davanti a lui mi tolsi quel vestito blu che avevo indossato per la discoteca. Rimasi qualche secondo così, in biancheria intima, difronte al suo sguardo compiaciuto, poi mi girai e mi avviai verso l'acqua. Di certo Harry non si fece pregare e in pochissimo tempo mi ritrovai tra le sue braccia che mi avevano afferrata, sollevata e accompagnata in mare. Aveva fatto presto a togliersi i pantaloni e la maglietta. Ridemmo come dei bambini, giocammo a schizzarci e ridemmo ancora. Non ho idea di quanto tempo passammo a giocare in acqua, ma ad un tratto ci ritrovammo nuovamente vicini. Le nostre labbra bagnate si sfioravano. Il suo fiato si confondeva con il mio. Poi Harry mi alzò il volto con la mano e senza perdere tempo, cominciò a baciarmi, dapprima dolcemente e forse timidamente, vista la nuova situazione in cui ci trovavamo, ma in ben poco tempo, quel nostro innocuo bacio si trasformò in un intrecciarsi di lingue e di braccia e in un ansimare desiderosi. Improvvisamente, Harry mi prese in braccio, sollevandomi per le cosce, mentre le mie gambe gli cingevano la vita. Dentro di me bruciava un fuoco nuovo, che se fino ad allora avrei potuto paragonare a quello di una candela dallo stoppino infinito, ora non poteva essere altro che un vero e proprio incendio. Ogni minima parte del mio corpo bruciava di passione. Quel fuoco non si sarebbe spento nemmeno a contatto con quell'oceano infinito di molecole d'acqua. Non si sarebbe mai spento. Mai. Improvvisamente capii, e smisi di baciarlo. Lui riaprì gli occhi guardandomi interrogativo. Mi avvicinai e, con un po' di vergogna ma sapendo che era la cosa giusta, gli sussurrai
“Io...io ho bisogno di te...” lui, sorpreso rispose,
“Cora, lo sai che non c'è fretta...” lo baciai delicatamente sulle labbra ancora bagnate e al gusto dell'oceano,
“Lo so...ma io ho bisogno di te, nel vero senso della parola”
Senza esitazioni, tenendomi sollevata mi portò fuori dall'acqua e con delicatezza mi adagiò sul telo che aveva portato. Ci guardammo per qualche secondo negli occhi, io stesa sulla schiena e lui sopra di me. Poi Harry cominciò a baciarmi il collo scendendo fino ad arrivare al mio reggiseno fradicio. Me lo slacciò e accarezzò e baciò dolcemente le mie curve mentre io ero in preda all'estasi più totale. Ero un po' agitata, ma tra le sue braccia mi sentivo al sicuro. Poi con uno sguardo gli feci capire che non sarei tornata indietro, che ero pronta e volevo andare fino in fondo, con lui. Mi accarezzò la vita e mi sfilò anche le mutandine. Poi si tolse i boxer e dopo essersi messo il preservativo, finalmente, lo accolsi dentro di me. Inarcai il collo all'indietro mentre lui continuava a baciarmelo e a muoversi sul mio corpo. Il tutto si svolse con infinita attenzione da parte del riccio che non voleva farmi male, ma quando si accorse che stavo assumendo una certa sicurezza, cominciò a muoversi più velocemente penetrandomi con colpi più decisi. Quell'iniziale dolore si trasformò ben presto in immenso piacere. Era una nuova sensazione, ed era bellissima. E lo era soprattutto perchè lì con me, dentro di me, c'era lui. I nostri respiri si fecero più affannosi, ed entrambi provammo un enorme piacere, non solo fisico ma soprattutto spirituale. I nostri corpi sembravano quasi essere fatti apposta per stare uniti così intimamente. Le gocce di acqua sulla nostra pelle rendevano il tutto ancora più magico, donando ai nostri corpi dei magici riflessi di luce che brillavano sotto la luna. Harry continuò imperterrito la sua danza sul mio corpo, mentre le mie mani accarezzavano le ciocche dei suoi capelli bagnati e le nostre labbra si univano scambiandosi ogni volta una promessa diversa: si promettevano di non dimenticarsi, di non tradirsi, di non lasciarsi, di non smettere di cercarsi. Entrambi ansimavamo dal piacere fino a quando quest'ultimo non fu così immenso da unirci ancora di più in quel folle abbraccio. Non eravamo più Cora e Harry, non più due corpi diversi e distinti l'uno dall'altro, eravamo una cosa sola. Un'unica anima frutto della fusione delle nostre passioni, dei nostri sentimenti, delle nostre timidezze e dei nostri pensieri.
Stremati dal piacere che ci eravamo regalati a vicenda, Harry si lasciò andare stendendosi affianco a me mentre io appoggiavo la testa sul suo petto, proprio come nei migliori film romantici, ascoltando il battito del suo cuore che cominciava a tornare ad un ritmo piuttosto regolare.
“Ti amo Cora...” disse poi il riccio, svegliandomi dalla condizione paradisiaca nella quale ero sprofondata.
“Anch'io ti amo...anch'io” risposi. E ci addormentammo così, coprendo i nostri corpi con un'altra coperta che Harry aveva portato con sé. Tra il rumore del mare e il leggero soffio del vento ci abbandonammo tra le braccia di Morfeo.

La mattina dopo quando aprii gli occhi mi resi conto di essere ancora candidamente nuda. Per fortuna era ancora presto e quella spiaggia non era molto praticata. Mi accorsi che Harry non dormiva più al mio fianco, così, decisi di rivestirmi. Mi sedetti sul telo raccogliendo le gambe per osservare il panorama. Mille pensieri invasero la mia testa in quel momento, ma uno su tutti sembrava dominare: Harry. Non mi importava dell'università, della mia famiglia, di Aurora o degli altri ragazzi. In quel momento no. Dalla felicità avrei potuto toccare il cielo con un dito, e tutto grazie sempre e solo a quel ragazzo dagli occhi color smeraldo.
“Buongiorno tesoro” la sua voce mi riportò alla realtà, e un suo bacio sulla guancia mi fece sorridere. Il ragazzo si sedette vicino a me, porgendomi un caffè e un muffin, presi ad un take away vicino.
“La colazione è servita! Come hai dormito?” mi chiese,
“Il muffin con le scaglie di cioccolato! Ci voleva!” esclamai addentando il dolcetto che Harry mi aveva allungato gentilmente. Poi mi accorsi della sua faccia divertita e ricordai la domanda che mi aveva fatto e risposi sorridendo innocentemente,
“Benissimo...” anche se l'umidità che c'era mi aveva provocato qualche dolore alla schiena, tutto quello che potevo ricordare riguardo alla notte trascorsa con lui mi faceva rispondere nel migliore dei modi. Harry contento della mia risposta mi mise il braccio attorno al collo, costringendomi ad avvicinarmi leggermente verso di lui.
“Qui è stupendo, potrei trasferirmici senza problemi” affermai,
“Già...ho avuto una bella idea vero?”
“Assolutamente, ci voleva...un momento, ma...i ragazzi? Li hai chiamati? Gli hai detto dove siamo? Che stiamo bene? Magari si staranno preoccupando! Soprattutto Zayn, povero. Ieri sera si è sentito tremendamente in colpa per quello che stava per succedere con i tre idioti!” Avrei potuto stare lì con Harry per tutto il resto della vita, ma in fondo non era giusto nei confronti degli altri quattro angeli che avevano contribuito a rendere indimenticabile la mia permanenza a Londra. Notai che il riccio si era messo a ridere.
“Ancora non ti fidi di me? Li ho avvisati ieri sera, mentre recuperavo le coperte”
“Ehm...scusa” e mi diede un altro bacio sulla guancia.
“Zayn l'ho chiamato questa mattina. Si sente ancora un po' in colpa, ma l'ho rassicurato dicendogli che è stata solo colpa di una zucca vuota” mi disse scompigliandomi i capelli, e facendomi ridere.
La giornata era appena cominciata ma entrambi sapevamo che avremmo ben presto dovuto tornare ai nostri impegni: lui a rispondere a qualche domanda di qualche giornalista o conduttore televisivo e io a organizzare la partenza per l'Italia. Mi venivano le fitte allo stomaco solo all'idea, ma sapevo che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato. In fondo, i miei genitori erano sicuramente in pensiero, così come Aurora. Era il momento di tornare alla realtà ed entrambi ce ne accorgemmo nel momento in cui Harry lanciò uno sguardo distratto all'orologio. Erano le 9.37 e alle 11.00 i ragazzi avevano un'intervista.
“Dai che dobbiamo andare” lo incitai alzandomi per prima, impegnandomi con tutte le mi forze. Harry mi guardava dal basso e non sembrava intenzionato a muoversi, così gli porsi le mani perchè si aiutasse a tirarsi su: pessima idea. Non appena afferrò i miei polsi, al posto di alzarsi, tirò giù me, prendendomi al volo tra le sue braccia e ridendo come un bambino mi disse,
“Ora non ti lascio più. Sei la mia prigioniera”
“In qualità di vostra umile prigioniera devo ricordarvi i vostri impegni, padrone” scherzai,
“E va bene...hai vinto” mi disse rassegnato aprendo le braccia e lasciandomi alzare. In poco tempo raccogliemmo e sbattemmo le coperte per poi metterci in macchina.
Notai che il ragazzo premeva sull'acceleratore perchè sapeva bene che non avrebbe potuto arrivare tardi all'appuntamento televisivo.
“Chiama Tommo, sarà sicuramente agitato” mi chiese,

*driiin driiin driiin*

“Pronto Harry? Dove diavolo sei?”
“Tommo, calmati sono Cora, stiamo arrivando”
“Cora, tesoro. Quella testa vuota non è mai puntuale e Liam sta per esplodere, sta facendo avanti e indietro per la stanza da un quarto d'ora...Harry ha saltato il trucco quindi non avrà tempo per cambiarsi o sistemarsi...spero tu non l'abbia sciupato troppo” lo sentii ridere dall'altra parte della cornetta mentre le mie guance arrossivano leggermente, per fortuna né Lou nè Harry, che era concentrato a guidare, se ne accorsero,
“Ma no che dici? Comunque di a Liam che può stare calmo, stiamo parcheggiando”
“Grazie al cielo! Dai carotine, muovete le gambine! Oh, ho fatto la rima!” e prima di riattaccare, scoppiò a ridere un'altra volta. Che forte quel ragazzo, come faceva ad avere sempre il sorriso sulle labbra?
“Io ti aspetto qui...” gli dissi quando lo vidi scendere dalla macchina, ma lui fece il giro e spalancò la mia portiera facendomi scendere,
“Ma se ci vedono insieme...” non riuscii a terminare la frase perchè il riccio mi zittii baciandomi,
“E' il modo migliore per farti stare zitta” disse sorridendo e prendendomi la mano. Le nostre dita si intrecciarono e solo dopo qualche passo, i paparazzi vicini all'entrata dello studio cominciarono a scattare una foto dopo l'altra. Si vedeva che Harry era abituato a certe cose, io invece mi muovevo un po' insicura, ma sapevo che finchè la sua mano avrebbe stretto la mia, non avrei avuto nulla da temere, così, sorrisi.
L'intervista si svolse nel migliore dei modi, Liam urlò qualcosa al riccio, il quale si mise a sorridere e con un'amichevole pacca sulla spalla lo rasserenò. Mi permisero di restare ad osservare i ragazzi mentre rispondevano alle numerose domande, fino a quando, rivolsero ad Harry una domanda che mai avrei voluto ascoltare,
“Allora Harry, ti abbiamo visto entrare in studio con una bellissima ragazza, è la tua nuova conquista?” ero imbarazzatissima, ma vidi tranquillità negli occhi del ragazzo quindi cercai di rilassare i nervi e ascoltare la sua risposta,
“E' una persona molto speciale, l'ho conosciuta per caso e tra noi è nato un rapporto unico” disse con naturalezza,
“Quindi possiamo dire che la storia è ufficiale?” Dio ma quanto potevano essere insistenti quei giornalisti?
“Questo è un segreto” ammise Harry mordendosi le labbra e regalando alla stampa uno dei suoi sorrisi più smaglianti.

Finalmente arrivati a casa, i ragazzi si riposarono sul divano mentre io mi ero offerta di preparare uno spuntino a base di popcorn, patatine, marshmallows e schifezze varie, visto che si erano fatte le 15.00 e nessuno aveva mangiato.
“Sei un angelo, Cora” mi ringraziò Niall appropriandosi della ciotola di patatine,
“E tu sei incorreggibile!” gli dissi stampandogli un bacio in fronte.
“Cora, posso guardare le foto che hai fatto durante questa vacanza?” mi chiese Liam improvvisamente,
“Ma certo...ecco, tieni” gli dissi porgendogli la mia relfex. Quella macchina fotografica la adoravo ed era quasi sempre con me e se per qualche strana ragione lei fosse stata assente, un buon lavoro era in grado di farlo anche il mio cellulare con la fotocamera da 8 megapixel. Notai che osservando qualche scatto, il ragazzo spalancava di più gli occhi, come se fosse rimasto sorpreso da qualche soggetto, da qualche inquadratura particolare, magari dalla luce o da qualche dettaglio che avevo deciso di mettere in risalto. Anche Zayn cominciò a guardarle con Liam fino a quando il moro disse,
“Sei un'artista. Vivo a Londra e certi dettagli ripresi qui non li ho mai notati, hai del talento e molta sensibilità...vedrai che l'università a cui ti sei iscritta ti lancerà verso un nuovo mondo”
“Zayn ha ragione – intervenne Liam – questi scatti sono fantastici, soprattutto i ritratti...sei brava a cogliere il lato migliore delle persone” Entrambi sorridevano. Mi riempiva di gioia sentire che i ragazzi apprezzavano i miei scatti. I migliori erano sicuramente quelli che avevo fatto a loro cinque quando non se l'aspettavano. I loro sorrisi così naturali e senza posa erano i più preziosi di tutti, e li avrei conservati per sempre nel mio cuore e grazie alla mia macchina fotografica, anche in una piccolissima memoria digitale.
Così, in men che non si dica, si fece sera e con il sole pronto a nascondersi all'orizzonte, arrivava anche il momento di terminare le ultime cose e rimettere tutto in valigia. L'aereo sarebbe partito l'indomani alle 11.40. Quella sera i ragazzi per non farmi sentire triste mi fecero guardare tre cartoni della Disney, la Sirenetta, Bambi e Gli Aristogatti, perchè sapevano quanto ne fossi appassionata. Eravamo tutti seduti sul divano, io abbracciata ad Harry e con le gambe appoggiate a quelle di Lou. Quei cartoni mi riportarono indietro con la memoria, con i ricordi, e uno fra tutti gli altri, ripercorse nella mia mente. Una volta mia madre mi disse “sarai diventata grande quando smetterai di giocare con le bambole”. Quello stesso giorno io presi le mie preferite, le chiusi in un armadio e non le toccai più. Il giorno dopo mia madre mi disse di averle regalate a bambine più piccole di me, così corsi in camera e aprii l'armadio preoccupata: loro erano ancora lì. Le ripresi e ci giocai tutto il giorno, rendendomi conto di non essere ancora pronta a saperci rinunciare, mentre mia madre sorrideva e mi ricordava di non aver fretta di crescere. Quando con il passare degli anni smisi di giocarci e loro silenziosamente sparirono, non mi resi conto di essere “diventata grande”. Ora ero pronta a prendere in mano la mia vita, fare in modo che rispecchiasse quello che volevo veramente fare. L'università è un passo decisivo per il futuro di chiunque e io ero convinta che la mia strada fosse quella, fare fotografia. Ma ero veramente in grado di lasciarmi l'Italia alle spalle? Ero in grado di prendere le redini di questa folle corsa chiamata vita? Non lo sapevo con certezza. L'unica cosa di cui ero certa era che la mia reflex mi sarebbe stata sempre accanto per aiutarmi nella mia impresa. Questa era la mia prima certezza, ma in cuor mio sapevo di averne anche una seconda, ben diversa e ben più folle. Sapevo di essermi innamorata. E finchè questa seconda convinzione fosse rimasta viva in me, sapevo che avrei trovato il modo di andare avanti. In quel momento guardai Harry, rideva nel vedere George che canticchiava quella canzoncina così allegra mentre si recava nella dimora di Madame per fare testamento, rideva ogni qualvolta Edgar diceva una delle sue frasi da matto e rideva nel vedere Bisè e Matis litigare.

“Ci siamo Cora, l'aereo parte tra 20 minuti” mi ricordò Liam difronte all'imbarco. Erano tutti lì, incappucciati, imberrettati e con gli occhiali da sole per evitare di farsi riconoscere da troppe fan. Solitamente mi faceva ridere quel loro look di copertura, ma in quell'occasione non ci riuscivo. Mi ero ripromessa di non piangere perchè dopo tutto quello non era un addio, anche se non avevamo mai parlato concretamente di quello che sarebbe successo dopo il mio ritorno a Londra. Ovviamente io non mi ero permessa di chiedere loro niente, considerando tutti i gli impegni che avevano.
“La tua precisione Liam è impeccabile!” gli dissi sorridendo e abbracciandolo, mentre lui rideva.
“Mi mancheranno le nostre scorpacciate e i tuoi spuntini pomeridiani!” disse il piccolo dolce irlandese, allargando le braccia e invitandomi ad abbracciarlo. Non mi feci di certo attendere e strinsi forte a me quel ragazzo così gentile e spontaneo.
“Dai Niall, non è un addio. Cora tornerà a studiare a Londra...quindi ora lasciamela un po' a me” intervenne Louis. Ma perchè era sempre più difficile staccarmi da quegli abbracci così affettuosi?
“Ehi, mister invincibile” diedi un pugnetto sulla spalla di Zayn,
“Quando torno, partitina a bowling?” lo sfidai sorridendo giocosa,
“E me lo chiedi? Però non ti lascerò vincere questa volta!” rise e anche lui mi regalò uno splendido abbraccio all'aroma di tabacco. Non avevo mai tollerato la puzza di fumo, ma con il suo profumo si mescolava perfettamente e lo rendeva ancora più irresistibile. Notai che i ragazzi avevano fatto qualche passo indietro, probabilmente per lasciare a me e Harry un po' di privacy. Il riccio ancora non aveva detto niente, manteneva lo sguardo basso e le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans.
“Ciao Harry” lo salutai, non sapendo bene come comportarmi,
“Io non voglio salutarti...” sentenziò lui senza guardarmi,
“E perchè?” rimasi un po' sorpresa,
“Perchè tu tornerai presto, quindi non ha senso” sembrava un bambino che faceva i capricci, e ormai sapevo che dietro quella scorza dura si nascondeva un cuore dolce e sensibile come pochi.
“Ehi, guarda qui” gli alzai il mento e gli mostrai il ciondolo che mi aveva regalato. L'avevo messo al collo la sera prima e non me l'ero più tolto. Harry fissava la piccola “H” ma si rifiutava di incrociare il mio sguardo.

*Ultima chiamata per il volo Londra – Venezia, ripeto ultima chiamata per il volo Londra – Venezia*
La voce metallica mi convinse a muovermi, così accarezzai la guancia del ragazzo mentre lui poggiava la sua mano sopra la mia. Dovetti fare appello a tutte le mie forze per sfilare la mia mano, salutare per un'ultima volta gli altri e avviarmi verso il gate. L'hostess controllò i miei documenti e così avanzai per quello strano tunnel che collega l'aeroporto all'aereo. Mi voltai poco prima dell'ingresso dell'aereo e vidi i ragazzi salutarmi con le mani. Fu in quel momento che ritrovai gli occhi di Harry. Si erano finalmente degnati di guardarmi. Così, accadde tutto velocemente. Il ragazzo cominciò a correre verso il gate, superando lo stewart che cercava invano di fermarlo, io mi girai e feci pochi passi verso di lui perchè in un secondo Harry aveva già cominciato a baciarmi. Baciarmi come lui sapeva fare, senza vergogna e senza pudore. Quello fu uno dei baci più carichi di sentimento che ci scambiammo perchè entrambi sapevamo che senza l'altro non avremmo potuto resistere a lungo. Così, quando le nostre labbra si staccarono, cominciammo a ridere a crepapelle.
“Torna presto tesoro” mi disse il riccio senza smettere di sorridere,
“Non ti accorgerai nemmeno della mia assenza” gli risposi.
L'aereo partì con 10 minuti di ritardo, il che comportò una ramanzina che mi dovetti sorbire da una hostess e la seccatura di qualche passeggero, ma non poteva importarmene di meno. Ero al settimo cielo. Sapevo che stavo lasciando a terra il mio futuro, ma sapevo che era necessario. Sapevo che sarei tornata il prima possibile e che avrei trovato una soluzione per restare quanto più avrei potuto accanto al riccio. Accanto a Harry.

 



Hei...
Sì. Lo so. Sono sparita e non sapete quanto mi dispiace. Tra gli esami e il viaggio a Cuba che ho fatto non ho avuto più occasione per scrivere anche se nella mia testa continuavo a pensare a questo capitolo.
Chissà se qualcuno leggerà ancora la mia storiella...Se qualche anima gentile lo stesse facendo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensa di questo capitolo che chiude la prima parte della storia. Non tememte, ho detto “prima”, quindi sì, tornerò a tormentarvi con altri capitoli. u.u
Un bacione grande, Fe.

Twitter? @CallmeAitch
 

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Capitolo 21
*** Tell me a lie ***


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Sapevo che stavo lasciando a terra il mio futuro, ma sapevo che era necessario. Sapevo che sarei tornata il prima possibile e che avrei trovato una soluzione per restare quanto più avrei potuto accanto al riccio. Accanto a Harry.
 

CORA


“Coraaaa!” Non feci in tempo a realizzare che Aurora mi aveva già atterrata saltandomi addosso non appena mi aveva vista avanzare tra la folla che occupava l'aeroporto di Venezia quel giorno.
“Ti ha mai detto nessuno che dovresti fare rugby? Mi hai placcata in modo perfetto!” la stuzzicai ridendo,
“Quanto mi sei mancata Co! Ma perchè ci hai messo tanto a tornare? Ah già, sei stata male...ma, io, cioè...mi sei mancata!” continuava a dire quella pazza, pazza, pazza Aurora.
“Anche tu mi sei mancata Auri...” le dissi stampandole un bacio sulla guancia,
“Ma ora non è che mi faresti alzare, ci stanno guardando tutti...” le ricordai,
“Oh si, certo” disse lei alzandosi in piedi velocemente. Come avevo fatto senza di lei?


HARRY


Sei arrivata tesoro? Tutto ok? Xoxo
Il mio messaggio era puntuale per l'ora in cui Cora avrebbe dovuto essere arrivata in Italia. Aspettai 10 minuti una sua risposta, invano. Perchè non mi rispondeva? Continuavo a guardare sullo schermo del mio iphone la vignetta verde del messaggio inviato e non smettevo di far scorrere il pollice dal basso dello schermo verso l'alto, come se volessi scoprire un messaggio che si nascondeva un po' più in giù. Niente.
“Hazza, smettila di torturare il telefono, magari l'aereo ha avuto un ritardo” mi disse Louis cercando di tranquillizzarmi,
“Dici?”
“Ma certo, vedrai che ti chiamerà” mi disse poggiandomi una mano sulla spalla,
“E' che...”
“Ti manca, lo sappiamo” comparve Zayn seguito dagli altri ragazzi.
“Manca anche a noi, ma vedrai che si farà viva non appena accenderà il telefono” mi rassicurò Liam,
“Grazie ragazzi” erano veramente i miei migliori amici.


CORA


Appena arrivai a casa accessi il cellulare e un piacevole messaggio mi fece sorridere,
“Pronto Harry!” urlai al telefono non appena sentii che il ragazzo aveva risposto alla chiamata,
“Cora! Perchè ci hai messo tanto a chiamare?”
“E' che appena scesa dall'aereo Aurora mi ha voluta tutta per sé, così ho tardato un po' ad accendere il cellulare...” gli spiegai,
“Ho capito...”
“Ehi, ma lo sai che mi manchi più del previsto?” gli dissi coccolando con le dita il ciondolo a forma di cuore che avevo ancora appeso al collo,
“E allora torna...” lo sentii sussurrare.


HARRY


“Tornerò. Devo solo sistemare qualche faccenda quaggiù e poi prenderò un aereo, sarà questione di due o tre settimane al massimo”
“Ok Cora, allora ci sentiamo presto, un bacio grande”
“Un bacio Harry, a presto” e riattaccò il telefono.
“Visto che ti ha chiamato? Che bisogno c'era di stare così in pensiero?” mi rimproverò Liam scompigliandomi i capelli.
“Ahaha! Già. E' solo che, ci vorrano due o tre settimane prima che possa tornare”
“Deve impacchettare tuuutta la sua roba e portarla fino a qui, non dev'essere proprio questione di due orette, no Hazza?” intervenne Louis,
“La aspetterò ragazzi, la aspetterò”


CORA


“Allora tesoro, sei proprio sicura di voler frequentare l'università lì a Londra? Ci sono molte possibilità anche qui” mi ripeteva mia mamma. Sapevo bene che non voleva che mi allontanassi così tanto da lei.
“Si mamma, ne sono sicura” Ma, ne ero veramente sicura?
“E sai anche che quel ragazzo è famoso? Che non sarà sempre lì con te, lo sai questo?”
“Si...” Questo invece, lo sapevo bene.
“E quindi?” insisteva,
“E quindi tu dovresti appoggiarmi!” alzai la voce,
“Suvvia Cora, non vorrai parlarmi di vero amore alla tua età vero?”
“Mamma, tu non capisci. Tu non vuoi che io mi allontani da te, è questa la verità!”
“La verità è che so che è la scelta giusta per te e per la nostra famiglia!”
“No, mamma. E' la scelta giusta per te, non per me” le dissi uscendo dalla stanza.
Erano passate tre settimane da quando ero tornata da Londra e dovevo ammettere che l'Italia mi era mancata molto. In famiglia avevamo festeggiato il mio ritorno, fino a quando mia madre non aveva cominciato a contestare la mia scelta. Tutti volevano sapere come fosse andata la “vacanza” e tutti erano molto contenti per me, ma avevo capito fin da subito che mia madre mi stava nascondendo qualcosa. Durante il mio soggiorno a Londra infatti, aveva fatto una cosa che non mi sarei mai aspettata: aveva mandato alcune delle mie foto ad una scuola di fotografia a Milano e al mio ritorno mi consegnò una busta.
“Spero possa farti piacere” mi aveva detto. Avevo letto attentamente quella lettera. La scuola non era un'università, era semplicemente un luogo da frequentare per chi volesse approfondire la sua conoscenza fotografica. Per poter partecipare era necessario avere alcune doti artistiche, e grazie alle tre foto che mia madre aveva inviato, la scuola aveva deciso di aprire le sue porte anche a me. Avrei potuto studiare lingue all'università e parallelamente studiare fotografia, il tutto in una grande città, come piaceva a me e non troppo lontana da casa o per lo meno non avrei cambiato paese. Bel casino.


HARRY


“Si, ci occupiamo personalmente dei nostri accout su twitter, sono molto importanti per mantenere un contatto diretto con i nostri fan, ci fa molto piacere vedere che ci sostengono da ogni parte del mondo”
“Il prossimo singolo si intitolerà “Live while we're youg” e non vediamo l'ora di farvelo ascoltare”
“I photoshoot sono stata la parte più divertente e i nuovi scatti sono veramente molto buoni”

Ah...finalmente anche quest'intervista era finita. Non ne potevo più.
Ormai erano passate tre settimane da quando Cora era tornata in Italia. Ci sentivamo per telefono, su skype e ci scambiavamo molti messaggi e molti tweet, ma non era certo come averla al mio fianco. Ultimamente poi, l'avevo sentita strana. Come se qualcosa non andasse bene. Tra due ore avremmo dovuto vederci su skype ed ero deciso a chiederle come stessero andando le cose, veramente.


CORA


“Ciao Harry!” finalmente si era collegato,
“Ciao bellissima” sorrideva. Dio, quanto mi mancava quel sorriso.
“Allora, come stanno andando i preparativi per tornare tra le mie braccia?” continuò provocandomi una fitta dolorosissima al cuore.
“Bene...questione di giorni credo” abbassai lo sguardo,
“Come “credo”?”
“Si, insomma, devo sistemare le ultime cose...”
“Cora, basta fingere, dimmi chiaramente cosa sta succedendo, è già da qualche giorno che sei così”
“Così come?”
“Così!” rispose tirando un pugno sul tavolo. Basta, dovevo dirgli la verità.
“Harry, ascoltami...”
“Sono qui”
“Mia madre ha inviato alcune delle mie foto ad una scuola a Milano e credono che siano molto buone, hanno deciso di prendermi. A Milano potrei seguire il corso universitario di lingue e la scuola di fotografia. E' una scelta difficile per me...”
“Cora, non puoi parlare sul serio, la scuola più importante di Londra ti ha accettata! E tu rinunci per una scuola di Milano? Senza contare che non è una vera università, pensi di poter seguire i corsi di entrambe senza arrivare distrutta a fine giornata?”
“Io, io...non lo so”
“Ma come non lo sai?! Io sto qui buono ad aspettarti e tu ora mi dici che hai trovato una scuola migliore?!”
“Harry, stiamo parlando del mio futuro!”
“Infatti, si parla sempre e solo di te, vero?”
“Ora però sei ingiusto!”
“Te lo dico io cosa non è giusto Cora! Non è giusto che il mio pensiero si rivolga a te non appena mi sveglio la mattina, non è giusto che i ragazzi continuino a dirmi che tornerai presto, non è giusto che mi senta così male ogni volta che nelle interviste mi chiedono con chi sia uscito negli ultimi mesi e non è giusto che tu tenga ancora al collo quella collana se non vuoi più tornare!” trattenevo le lacrime a stento, non volevo che mi vedesse piangere, anche se, dopo l'ultima frase fu davvero troppo difficile. Mi toccai il ciondolo che non mi ero mai tolta.
“E' così che la pensi?” no, non poteva essere. Era solo arrabbiato.
“Si, Cora”
“Ciao Harry”
“Non provare a chiudere la convers...” troppo tardi. Non avrei resistito oltre. Chiusi la conversazione e scoppiai in un pianto convulso e nervoso.


HARRY


“Non torna, cazzo! Non torna!” urlavo, ma non potevo fare altro.
“Harry porca misera calmati!” Liam cercava invano di farmi ragionare,
“Scommetto che le sei saltato addosso come al tuo solito e che non le hai detto quanto sarebbe importante per te che lei tornasse!” Louis ribatteva,
“Ragazzi, non so se avete capito. Mi sta lasciando”
“Vuoi un po' di biscotti al cioccolato per calmarti?” mi propose Niall,
“Hazza non fare il tragico, forse ha solo bisogno di qualche altro giorno” cercava di tranquillizzarmi Zayn,
“Ha avuto tre settimane, tre settimane! Io non ce la faccio più. La voglio qua, costi quel che costi.” conclusi uscendo di casa.


CORA


Erano passati altri due giorni. Ero triste e per fortuna mamma aveva permesso ad Aurora di fermarsi a dormire da noi per qualche giorno. Il mio computer era costantemente collegato ad internet, aspettando che Harry tornasse in linea, volevo vederlo, spiegargli quanto fosse difficile. Ma forse lui non voleva parlarmi.
Cora, carotina mia!” Louis era in chat. Sorrisi.
“E' Harry?” mi chiese Aurora. Smisi di sorridere.
“No, è Louis”
“Oh, salutamelo!”
Ciao Tommo, Auri è qui con me, ti saluta
Dille che ricambio il saluto. Qui con me c'è Zayn, vi va se apriamo la videochiamata? Vogliamo parlarti
Certo
Pochi secondi dopo mi trovai difronte a quei due ragazzi meravigliosi. Mi mancavano un sacco anche loro.
“Ciao ragazze!” dissero in coro, regalandoci i loro sorrisi migliori.
“Ehi, come state?” chiese Aurora,
“Noi bene. E' Harry il problema...” rispose Zayn guardando Louis,
“Che c'è? non sta bene?” chiesi io preoccupata. I ragazzi si guardarono prima di rispondermi, poi Louis cominciò,
“E' strano da due giorni. Mangia meno, di notte continua a fare incubi che gli impediscono di riposare, è pallido e non sorride più” com'era possibile? Quelle labbra erano state create per sorridere, e ora avevano smesso di farlo...a causa mia?
“L'altro giorno, avevamo un'intervista e non ha aperto bocca, il che è strano da parte sua” aveva continuato Zayn,
“Il giornalista se n'è accorto e Liam ha dovuto dire che il motivo era perchè aveva qualche linea di febbre e che non era niente di grave”
“Ragazzi, io...sono mortificata, mi dispiace” abbassai lo sguardo. Seguì un minuto di silenzio.
“Cora?” mi chiamò Louis,
“Si?”
“Tu veramente...hai deciso di non tornare?” aspettavo questa domanda. Respirai a fondo.
“Non lo so. E' che si tratta del mio futuro, capite? Non è una scelta facile. Venire a Londra significa abbandonare completamente le mie abitudini, la mia città, la mia famiglia, i miei amici...”
“Me...” aggiunse Auri, abbassando lo sguardo,
“Noi l'abbiamo capito questo. E' Harry che non riesce a farlo, sai, lui ti considerava il suo futuro...” rispose Zayn.
“Io lo amo con tutto il cuore, ma deve capire che il suo futuro è già scritto. Il suo successo è tutto per lui. Io devo costruire il mio”
“Ti sbagli Cora...” disse Louis distrattamente,
“Cosa?”
“Da un po' di tempo, il suo successo non è tutto...anzi, è niente...” concluse Louis.


HARRY


Cosa avevo fatto di sbagliato? Cosa c'era che non andava in me? Le avevo dato tutto, tutto. Mi ero messo in gioco per lei. Perchè non mi voleva più?
“Harry, perchè non mi hai più scritto?” mi voltai, e lei era lì.
“Cora!” le corsi in contro e la abbracciai,
“Ora non ti lascerò mai più andare, mai più” la sentivo ridere tra le mie braccia, proprio come se non se ne fosse mai andata. Improvvisamente, il calore di quell'abbraccio svanì: tra le mie braccia non c'era altro che un ammasso informe di cenere.
“Cora!” gridai guardandomi intorno. Il buio mi circondava, non vedevo più niente. Sentivo urla disumane e ombre muoversi nell'oscurità. Poi improvvisamente un volto spettrale mi si parò davanti. La sua carnagione bianca e pallida come la morte, i suoi occhi completamente neri e i suoi denti appuntiti mi fecero rabbrividire. Una risata maligna e compiaciuta usciva dalle sue labbra grige e sottili.
“Lei è mia...” pronunciò la figura con una voce infernale, allungando la mano ossuta verso il mio volto. Urlavo di paura, ma la voce mi si strozzava in gola. Cercavo di scappare ma una forza invisibile mi tratteneva immobile davanti a quello spettro.
Aprii gli occhi, avevo il cuore a mille e la fronte sudata. Basta. Non ne potevo più di quegli incubi. Presi in mano il cellulare: le 4 di notte. Il display segnava un messaggio non letto,
Tu non sai quanto mi faccia male questa situazione. Ti prego. Perdonami. Xoxo
Ti prego, torna da me
” ecco cosa avrei voluto scriverle, ma cancellai il messaggio, lettera dopo lettera e spensi il cellulare.


CORA


“Mamma, devo parlarti” cominciai io,
“Lo so cara...hai preso una decisione, vero?”
“Si, e credo che sia quella giusta. Spero tu sia contenta...”





E rieccomi :)
Woho...la situazione si complica.
Sì, ho sviluppato anche il punto di vista di Mr. Styles per rendere il tutto migliore, ma non so per quanto lo porterò avanti...Che ne pensate? Fatemelo sapere mi raccomando, sapete che ci tengo alle vostre recensioni, non tanto per fare numero, ma per capire cosa pensate di questi capitoli! Quindi, grazie anticipatamente :)
Fe.
P.s. Gente, nessuno da followare su twitter? Fatemi sapere, io non sono iscritta da tanto ma mi piacerebbe che ci followassimo a vicenda :) se mi cercate, eccomi @CallmeAitch

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Capitolo 22
*** If we could only turn back time ***


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“Mamma, devo parlarti” cominciai io,
“Lo so cara...hai preso una decisione, vero?”
“Si, e credo che sia quella giusta. Spero tu sia contenta...”

Finalmente avevo fatto una scelta. E questa volta ero sicura che sarebbe stata quella definitiva, perchè ero stata io ad averla presa, non mia madre, non Aurora e nemmeno Harry. Io.
“Ciao tesoro, mi mancherai, chiamami quando arrivi” mi salutò mia madre con gli occhi lucidi.
“Mamma, sono solo poche ore di viaggio...” le dissi con un po' di malinconia addosso e la abbracciai.
“Non ti azzardare a dimenticarmi sai...” mi disse Aurora che mi aveva accompagnata alla partenza,
“Come potrei dimenticarmi di te, scemotta?” le dissi baciandole le guance e asciugandole con le labbra una lacrima che le aveva appena rigato il volto. Quanto mi sarebbe mancata...ma in fondo, non andavo dall'altra parte del mondo. La nostra amicizia sarebbe sopravvissuta, ne ero certa.
“Verrai a trovarmi?” mi chiese,
“No, verrai tu, tutte le volte che vorrai”
“Veramente?” sorrise,
“Certo, anche perchè altrimenti vengo a prenderti io” Ridemmo insieme. Ci fece bene quella risata.
“Sei sicura di aver preso tutto?” mi chiese mia madre per l'ennesima volta,
“Si, mamma, e poi te l'ho detto, se mi dovesse servire qualcosa, potrai sempre spedirmela!”
“Hai ragione cara...ora vai, se no partono senza di te”
“Si, vi voglio bene e mi mancherete un sacco, ma tornerò presto, come promesso!” sorrisi dimostrando sicurezza e allegria. Non volevo che Aurora piangesse ancora, né che mia mamma cominciasse a farlo, altrimenti non sarei più partita tranquilla. Per fortuna, quel mio sorriso funzionò.
Finalmente salii alla ricerca del mio posto, il 18A vicino al finestrino. Non appena mi sedetti, cominciò a battermi forte il cuore. Lo sentivo sotto la pelle, come un tamburo. Chiusi gli occhi e mille immagini scorsero nella mia mente, come fossero tanti fotogrammi diversi l'uno dall'altro. Dopo qualche secondo mi accorsi che eravamo partiti così presi l'ipod e accesi la musica. Di solito ascolto i brani in riproduzione casuale e mi piace immaginare che la prima canzone a presentarsi alle mie orecchie nasconda un significato ben preciso per quel momento. Quella volta, la prima canzone a spingere tra le altre per farsi ascoltare fu “Moments” dei One Direction. Inizialmente mi maledissi per non aver scelto una playlist ben precisa, ma poi il mio corpo fu percorso da una scossa di adrenalina. Per una volta, quel mio gioco assurdo con la riproduzione casuale aveva indovinato: se solo avesi potuto tornare indietro e riprendermi quella vita perfetta che avevo abbandonato, ora non starei così male. Dopo quella canzone, i One Direction non si fecero più sentire, o almeno pensai così visto che dopo aver osservato il mio biglietto per l'ultima volta mi addormentai:

“Trenitalia, freccia argento,
Partenza: Venezia
Destinazione: Milano”

Alla stazione di Milano scesi un po' spaesata, avevo dormito per 3 ore, talmente tanto ero sconvolta e il viaggio non era ancora finito. Lasciai le mie due valige in un deposito perchè volevo presentarmi alla scuola di fotografia senza troppi pesi. Sarei tornata a prenderle più tardi. Guardai l'orologio: le 10:13 del mattino, ero in perfetto orario. Dalla stazione presi un taxi e diedi l'indirizzo della scuola.

“Buongiorno, posso esserti utile?” mi chiese una ragazza non appena entrai,
“Salve, sono Cora, ho mandato delle foto per partecipare alla selezione e l'ho passata, vorrei parlare con il responsabile se possibile” chiesi timidamente.
“Certo, hai un appuntamento?”
“No, però aspetterò se sarà necessario”
“Allora dovrò chiederti di sederti, tra mezzora probabilmente sarà libero”
“Grazie” risposi, e mi sedetti su un comodo divanetto arancione. Era un bel posto, tutto sommato. Gente di età diverse entrava dirigendosi verso i corridoi oltre la segreteria, molti avevano attrezzature fotografiche che definirei addirittura esagerate ma magnifiche, altri invece erano un po' più discreti. Sicuramente avrei potuto incontrare molti bravi fotografi lì dentro. Decisi nell'attesa di farmi un giro. I corridoi erano lunghi e pieni di aule dal nome diverso “Studio luci”, “Sala photoshoot”, “Studio montaggi”, “Preparatorio”, “Aula stidio 1”, “Aula studio 2” e molte altre...ero affascinata da quel luogo. In più le pareti erano tappezzate di fotografie di diversi artisti, come Robert Capa, Henri Cartier Bresson, Steve McCurry, Olivia Arthur, Gerard Rancinan e così via. Poi notai che una porta di quel corridoio era aperta, cominciai a sbirciare e non potei fare a meno di entrare. Quella stanza aveva dell'incredibile: era piena di cavalletti, riflettori e armadi pieni di macchine fotografiche di ogni marca e obiettivi diversissimi tra loro. Ero affascinata da tutto quel ben di Dio e mi chiesi cosa ci facessero un sacco di attrezzature ammucchiate in quella stanza. Poi improvvisamente una voce alle mie spalle mi spaventò,
“Ehi, che ci fai tu qui?” non feci in tempo a girarmi che un flash mi abbagliò per qualche secondo,
“Perfetta!” disse di nuovo quella voce prendendo in mano la fotografia uscita dalla polaroid che era stata usata per fare la foto,
“Scusami, ora esco subito” dissi confusa dall'atteggiamento di quello strano ragazzo.
“No, no, ma cosa dici, vieni qui piuttosto...” rispose. Mi avvicinai ad osservare la foto che quel tipo mi stava allungando. Non appena mi resi conto che quella foto ritraeva me con la faccia spaventata, cominciai a ridere e ben presto, si unì alla mia risata anche il ragazzo che mi stava difronte.
“Piacere, Nicola. Puoi chiamarmi Nik” si presentò,
“Cora, piacere mio. Fai così con tutte le nuove ragazze che incontri?” gli chiesi,
“Ehm, veramente no. Ma sto lavorando ad un nuovo progetto e quindi con te ho fatto un esperimento” Osservai Nicola. Era alto, moro e dagli occhi neri, aveva un bel viso, un orecchino al lobo sinistro e vestiva come uno skater americano. Aveva un certo fascino, dovevo ammetterlo.
“Beh, spero che sia riuscito” gli dissi,
“Eccome, eccome...” confermò riguardando la foto.
“Ma tu sei nuova? Non ti ho mai vista da queste parti”
“Si, cioè...non proprio. Devo parlare con il responsabile della scuola”
“Il responsabile sono io” disse tranquillo,
“Mi prendi in giro?” chiesi titubante,
“Si” disse lui scoppiando a ridere. Che scemo.
“Senti, mi spieghi cosa ci fa qui tutta questa roba?”
“Questi novellini...qui c'è tutto il materiale che un fotografo possa desiderare. Appartiene tutto alla scuola, ma qui, ogni singola lente ottica è a disposizione degli studenti” mi disse facendo un ampio gesto con le braccia.
“Ma è fantastico!”
“Oh si lo è...è un assortimento unico. L'unica scuola migliore di questa sta a Londra!” disse lui. Senza volerlo mi provocò una dolorosissima fitta allo stomaco e il mio sorriso svanì.
“Ho detto qualcosa che non va?” continuò lui alzandomi il volto con una mano cercando il mio sguardo che si era abbassato.
“No niente, mi hai solo ricordato che ho una certa urgenza di parlare con il responsabile, sono già le 11 passate!” sbuffai,
“Gli appuntamenti terminano verso mezzogiorno e mi pare di aver capito che tu non ne hai uno, ma con la pausa pranzo che comincia proprio a quell'ora, probabilmente non potrà riceverti prima delle 15...”
“Così tardi? E va beh...che posso fare, aspetterò”
“Già...ehi! Ho un'idea, perchè non vieni a pranzo con me oggi? Poi ti riporto qui puntuale per il tuo non-appuntamento e ti lascio in pace, promesso!” E dopo aver pronunciato l'ultima parola si spostò la mano destra sul cuore, come se stesse facendo un giuramento. Mi stava simpatico quel Nik.
“Va bene, vengo volentieri”.
Quelle tre ore passarono velocemente grazie a Nicola. Era un ragazzo molto divertente, era difficile che rimanesse serio per più di dieci secondi e con lui le risate erano assicurate.
Finalmente, alle 15 in punto, la ragazza della segreteria mi diede il permesso di entrare nell'ufficio del responsabile. Feci un bel respiro ed entrai.
“Buongiorno signorina, sono Franco il responsabile di questa scuola, a cosa devo il piacere?”
“Buongiorno signor Franco, ecco, io sono Cora, la mia domanda di iscrizione è stata inviata pochi giorni...”
“Cora! Ma certo, lei è l'autrice di queste tre magnifiche fotografie, non è vero?” mi disse tirando fuori da un cassetto un fascicolo con il mio nome scritto sopra e contenente le mie foto.” Come faceva a ricordarsi di me, l'avevo colpito così tanto?
“Esattamente, sono le mie...”
“Beh, complimenti, lei è la benvenuta qui”
“E' proprio a proposito di questo che devo parlarle”
“Ma certo, se vuole possiamo stabilire insieme i corsi che frequenterà in base alle sue preferenze, ne abbiamo per tutti i gusti!” disse mettendosi a ridere. Quell'uomo mi sembrava una specie di Babbo Natale. Era grassoccio, aveva dei lunghi baffi grigi e un tono di voce molto basso ma caldo e rassicurante.
“Vede signore, io sono qui per ringraziarla di tutto quello che mi sta offrendo e per rifiutare tutto ciò” Lo vidi perplesso,
“Signorina, non capisco, questa è una rinomata scuola di fotografia, per quale motivo con le sue competenze dovrebbe voler rifiutare?”
“Perchè non è questo il mio destino. Anzi, non è qui. Io andrò a studiare fotografia a Londra perchè è il mio più grande sogno da quando ne ho ricordo. Quindi oggi sono venuta semplicemente per avvisarla di questa mia decisione. Ho un aereo domani mattina e sono del tutto intenzionata a prenderlo.” Dopo qualche secondo di silenzio, quell'omone rispose,
“La ammiro, signorina Cora. Lei ha fegato, ha stoffa! Sono sicura che farà strada e se un giorno volesse tornare in Italia, sappia che qui sarà sempre la benvenuta. Ora torni ai suoi preparativi e prenda quell'aereo! Vedo una bella luce brillare nei suoi occhi”
“Grazie di tutto, ancora”
“Grazie a lei” mi strinse la mano in segno di saluto e mi aprì la porta facendomi uscire dall'ufficio. Tornavo a Londra, finalmente ero pronta a tornare a Londra.
“Allora? Com'è andata?” mi chiese Nicola,
“Benissimo Nik, vado a Londra!” gli dissi sorridente,
“Cosa?” disse spalancando gli occhi,
“Si, Nik. Hai presente questa mattina? Questa mattina, mentre mi parlavi della scuola di fotografia a Londra? Beh, quella scuola mi ha presa, e domani mattina il mio aereo mi porterà dritta da lei!” il ragazzo mi guardava incredulo.
“Cora, sei mitica! Sono molto contento per te, è una figata!”
“Lo so, lo so!”
“Ma, dove dormi questa sera?”
“Prenoterò una stanza in un alberghetto...”
“Non se ne parla nemmeno, vieni da me, ho un letto libero”
“Dici sul serio?”
“Certo! E poi sono sempre da solo, un po' di compagnia mi farà bene!” conoscevo da poco quel ragazzo e già lo adoravo.

Nik mi accompagnò a prendere le valige alla stazione e mi portò a casa sua. Quella sera portammo a casa delle pizze e le mangiammo davanti alla tv, ma in realtà, a nessuno dei due importava cosa stesse dicendo quella scatola parlante perchè avevamo cominciato a raccontarci di noi, delle nostre passioni, di fotografia, e di tutto quello che ci passava per la testa. Raccontai tutto a Nik, ma non gli dissi di Harry, non so bene perchè, in quel momento non mi sembrava opportuno.
“Però Cora, dobbiamo festeggiare come si deve la tua partenza...mai mangiato il gelato con la vodka?” Guardai Nicola stupita,
“No...” gli risposi,
“E scommetto che vorresti provare, vero?”
“E me lo chiedi?” Oh si. Forse era un mio difetto, ma se si trattava di vodka, non mi tiravo quasi mai indietro, e poi, vodka e gelato? Quella mi era nuova.
Nicola prese una vaschetta di gelato confezionato, due cucchiaini, una bottiglia di vodka liscia e due bicchieri da shot. La cosa sembrava interessante.
“E' facile, mangi un po' di gelato e ogni tanto butti giù un po' di acqua magica, tutto chiaro?”
“Acqua magica? E' così che la chiami o ne hai già bevuta?” E così cominciammo a gustare il gelato e a deglutire la vodka. In ben poco tempo ridevamo ancora di più di quanto non avessimo mai fatto fino a prima. Era una bella sensazione, tutto sommato, non eravamo completamente ubriachi fino a stare male, eravamo semplicemente allegri.
“Hai già bevuto il tuo settimo shot?” mi chiese Nik,
“Settimo? Sarà a malapena il terzo!” risi,
“Ma quale terzo, ti sei scolata mezzo litro di vodka!” rise,
“Però questo gelato è buono, non trovi?” risi,
“Si, io preferisco il cioccolato” rise,
“E io la panna!” risi,
“Siamo perfetti allora” ridemmo.
Quando il gelato finì, io e Nik eravamo seduti sul tappeto con la schiena appoggiata al divano e stavamo giocano alla morra cinese per decidere chi avrebbe bevuto il prossimo shot.
“La forbice taglia il sasso, ho vinto!” urlò Nik,
“Ma se prima era il sasso a vincere contro la forbice?” gli chiesi preparando lo shot,
“E chi ti dice che il mio non sia uno schiacciasassi?”
“Hai ragione, e allora beviamo tutti e due ok?”
“Ok, andata”. E così, in poco tempo mi ritrovai abbracciata ad un peluche a forma di orso che Nik teneva su di uno scaffale e lui senza maglietta a causa del caldo che tutta quella vodka gli aveva provocato. La bottiglia era quasi vuota ma entrambi avevamo rinunciato ad andare oltre, anche perchè poco dopo cominciammo ad inseguirci per casa fino a finire stesi sul divano. Ovviamente ridendo.
“Non ho mai riso così tanto in vita mia” dissi a Nik,
“Nemmeno io. Ma devi per forza partire? Non puoi restare qui? Mi stai tanto simpatica” mi rispose lui,
“Anche tu mi stai simpatico, ma il mio cuore è a Londra. Però potrai venire a trovarmi”
“Allora, ci sto” disse soddisfatto. Silenzio. Restammo zitti per qualche minuto probabilmente, anche se non potrei dirlo con certezza visto che nessuno dei due aveva bene la cognizione del tempo.
Dopo un po' feci per mettermi a sedere sul divano e cercando di alzarmi misi un dito nell'occhio a Nicola che cominciò a piagnucolare come un bambino coprendosi l'occhio con entrambe le mani,
“Sono cieco! Sono cieco!” urlava,
“Ma no dai, fammi vedere, apri l'occhio” lo esortavo io cercando di togliergli le mani dalla faccia, fino a quando riuscii a guardarlo negli occhi.
“Ecco, visto? Ci vedi!” gli dissi senza abbassare lo sguardo e sorridendo. Lui sbatté le palpebre qualche volta, come per verificare quanto avevo detto e ricambiò il mio sguardo. Aveva un buon profumo. In poco tempo, entrambi sentimmo che avevamo oltrepassato una linea oltre la quale era pericoloso stare così vicini, soprattutto in quelle condizioni. Senza realizzare a pieno il perchè, in quel momento il ragazzo mi diede un bacio. Un semplice bacio a stampo. Aveva le labbra morbide e delicate. Ci guardammo per qualche secondo e a me parve di stare in paradiso. Gli misi le mani tra i capelli, Dio quanto mi erano mancati quei ricci, quelle sue magnifiche fossette agli angoli della bocca quasi come fossero lì ad incorniciare quel suo magnifico sorriso, quelle sue braccia protettive, quel suo fisico atletico e soprattutto, quanto mi erano mancati quei suoi occhi scuri, talmente scuri che...
“Oh cazzo no!” urlai spingendo giù dal divano Nik. Nik. Quello era Nicola, non era Harry.
“Non volevo, non volevo, era solo il bacio della buona notte, non volevo!” mi misi a ridere,
“Dai, dividiamo il divano, non vorrai dormire per terra vero?” ma non ricevetti alcuna risposta,
“Nik?” niente,
“Nik?” mi voltai guardando per terra e trattenni una risata. Come aveva fatto ad addormentarsi in così poco tempo? Tornai a guardare il soffitto rimanendo stesa sul divano. Mi strofinai gli occhi ripensando all'assurda visione di poco fa, lanciai uno sguardo alla bottiglia di vodka,
“Acqua magica, eh? Buona notte Nik” e mi addormentai.

Uno strano contatto insistente sulla mia guancia mi richiamò piano piano dal mondo dei sogni. Mi stiracchiai e realizzai che qualcosa di peloso si stava strofinando su di me emettendo uno strano suono.
“Oddio mio!” urlai dallo spavento, realizzando troppo tardi che si trattava di un semplice micetto adorabile che stava solo cercando un po' di coccole facendo un po' di fusa.
“Che è? Non è colpa mia!” balzò in piedi Nik, inciampando e cadendo sul tappeto.
“Non mi avevi detto che avevi un compagno di stanza...” sorrisi io accarezzando il gattino grigio che sembrava gradire le mie attenzioni,
“Quello è Pad, il mio fratellino...” farfugliò Nicola portandosi una mano sulla fronte ancora frastornato da quel dolce risveglio.
“Ma quanto sei bello, Pad? Oh, tanto tanto tanto!” dissi io giocando con le zampette del cucciolo che si era steso a pancia in su emettendo qualche dolce miagolio.
“Scusami, volevo farti dormire comoda e invece avrai un sacco di mal di schiena” disse Nik scattando una polaroid con me e Pad,
“Sei tu quello che ha dormito per terra. Io ho dormito come un sasso, sarà stata tutta quella vodka!” gli risposi senza smettere di giocare con Pad
“Per fortuna è venuto a svegliarci, a che ora devi partire?”
“Che ore sono?” chiesi,
“Le 10.27” Alzai lo sguardo terrorizzata interrompendo i miei giochi con Pad, il quale rimase un po' deluso.
“Ho l'aereo alle 11.30...non posso perderlo!”
“...Corri!” mi urlò Nicola scattando in piedi e correndo in bagno.
“Perchè vai n bagno? Devi prendere la macchina e accompagnarmi in aeroporto, non truccarti!” gli corsi dietro prima che mi chiudesse la porta in faccia,
“Posso farla la pipì, o no?” mi disse lui ridendo,
“Veloce!” lo incalzai io mentre mi mettevo le scarpe e raccoglievo le mie cose. Almeno avevamo dormito vestiti, avremmo guadagnato tempo. Quando Nicola uscì dal bagno gli lanciai la maglietta rimasta sul divano dalla sera prima e in due minuti lui rovesciò un po' di croccantini nella ciotola di Pad e prese qualche merendina confezionata dalla credenza che mi infilò in borsa. Alle 10.40 eravamo in macchina, e alle 11 e un quarto all'aeroporto. Con il fiatone per la corsa, tirammo un sospiro di sollievo,
“Non ho idea di come abbiamo fatto a farcela!” disse il ragazzo,
“Nemmeno io! Grazie di tutto Nik, e grazie per le merendine, durante il volo non morirò di fame”
“Figurati. E' stato divertente Cora, mi mancherai”
“Anche tu, però vienimi a trovare, mi raccomando!” e lo abbracciai per salutarlo,
“Senti, per ieri sera, è tutto a posto vero?” gli chiesi infine,
“Perchè, che è successo ieri sera?” non si ricordava di avermi baciata? Allora era più ubriaco di me. Meglio così.
“No niente, dico...ti ho lasciato un po' di casino tra il cartone della pizza, il gelato e la vodka, mi spiace farti ripulire tutto da solo” tergiversai io,
“Non dirlo neanche...ora vai, altrimenti l'aereo parte senza di te” ci abbracciammo e salutammo per la seconda volta e mi decisi ad andare.
In aereo, un gorgoglio nel mio stomaco mi ricordò che non avevo fatto colazione, così cercai con la mano nella borsa una merendina di Nik e oltre a quella, trovai la polaroid che il ragazzo mi aveva scattato con Pad. Era una bella foto. Mi avrebbe fatto piacere risentirlo, ma non avevo nemmeno il suo numero. Sorrisi ripensando alla giornata trascorsa con Nicola, addentai la merendina e poco dopo mi esplose un gran mal di testa, forse per colpa di tutta quella vodka che avevo bevuto la sera precedente, o forse perchè pensai a quanto ero stata stronza a baciare Nicola. A Londra avrei detto a Harry quanto mi fosse mancato e non l'avrei più abbandonato. Sempre se lui avesse voluto ascoltarmi.
Ancora non avevo avvisato i ragazzi del mio ritorno. Contavo sull'effetto sorpresa.

A pochi passi dalla casa nella quale avevo trascorso alcuni dei momenti più belli della mia vita, osservavo le ragazzine che ancora aspettavano che qualcuno di quei cinque angeli uscisse, firmasse qualche autografo, facesse qualche foto e regalasse qualche abbraccio. Quanto avrei voluto un abbraccio da tutti loro.
Io ero la, ferma, immobile, con due valige appresso e la mia borsa. Mi sentivo paralizzata dalla paura: se Harry mi aveva già dimenticata? Se aveva deciso di voltare pagina? Se aveva cancellato il mio numero? Se, se, se. Troppi interrogativi mi bloccavano in quel momento, così, decisi di aspettare. Mi sedetti sul marciapiede dietro l'angolo della strada e aspettai: almeno lì ero lontana da sguardi indiscreti. Ero arrivata davanti a quella casa alle 16 passate e ormai erano quasi le 17:20. Non mi andava di suonare al campanello con tutte quelle fan lì, sarebbe stato imbarazzante e inopportuno.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla e mi risvegliò da quel monologo interiore che stavo intrattenendo con me stessa ormai da mezzora.
“Cora? Cora, sei proprio tu?” mi chiese una voce angelica. Alzai lo sguardo che in poco tempo si appannò. Sentivo le lacrime rigarmi il viso, tutto per colpa di un dannato pakistano dagli occhi più profondi che avessi mai visto. Gli saltai tra le braccia, sprofondando nella sua felpa, mentre cominciavo ad inebriarmi del suo profumo confuso dall'aroma del tabacco.
“Zayn, mi sei mancato così tanto. Tu e tutti gli altri. Non ce la facevo a suonare al campanello. Avevo paura.” tremavo come una foglia tra le braccia del moro, mentre lui sorrideva e mi accarezzava i capelli cercando di calmarmi.
“Cora, grazie al cielo sei tornata. Finalmente potrò umiliarti e batterti a bowling” la sua voce calda mi era mancata veramente tanto, e alle sue parole sorrisi continuando a stringere tra le braccia quel ragazzo.
“Vieni con me” mi disse prendendo una delle mie due valige e tenendomi per mano.
“Che ci facevi qua fuori?” gli chiesi mentre mi guidava chissà dove,
“Ero uscito a fumarmi una sigaretta”
“E le fan?”
“Le adoro, ma loro non sanno di quest'ingresso secondario” mi disse il moro aprendo il cancello di un'alta siepe,
“Ogni tanto ci vuole un po' di pace, no?” e mi fece entrare. Quel cancello conduceva al giardino sul retro della casa, era ben nascosto e permetteva ai ragazzi di entrare e uscire senza essere visti. Caspita.
Zayn mi aiutò a portare le valige nella camera nella quale mi avevano ospitato anche l'ultima volta, dopo di che, mi preparò un tè in cucina.
“Bevilo, il tè è un toccasana, ti tirerà su, vedrai” disse sorridendo.
“Malik, lo sai che ti adoro, vero? In più questo tè è buonissimo...”
“E ti meravigli? L'ho fatto io!” Come mi era mancato il suo essere così spavaldo.
“Dove sono gli altri?” chiesi dopo un po',
“Liam, Niall e Louis a fare la spesa, Harry...” abbassò lo sguardo mentre io lo alzai preoccupata,
“Harry?” insistetti,
“Harry non lo sappiamo, esce la mattina e torna la sera. Cora, non l'abbiamo mai visto così...tu cosa pensi di fare?”
“Dirgli quanto lo amo e quanto mi è dispiaciuto farlo stare male”
“Bene” sorrise fiducioso.

Dopo mezzora, sentimmo la porta nascosta aprirsi e richiudersi.
“Dovevi ricordarti tu delle uova, io stavo pensando alle patate!” sentii Niall protestare,
“Vorrà dire che per questa volta faremo a meno” rispose Liam,
“Io volevo le uova!”piagnucolò Louis.
“Se volete esco io a prenderle” dissi non appena varcarono la soglia della cucina. La scena fu da manuale: Niall dalla sorpresa mollò il sacchetto della spesa che aveva in mano che finì sul piede di Liam mentre Louis aveva cominciato a ridere a crepapelle. In poco tempo, ebbi la fortuna di riabbracciare ancora una volta quei tre amori. Liam, calmo e posato come sempre; Niall in preda all'agitazione; e Louis, il solito pazzoide!
“Potevi dirci che ritornavi, così ti venivamo a prendere all'aeroporto” mi disse Liam,
“Non volevo disturbarvi ragazzi”
“Ma tu sei testarda come poche, eh? Lo sai che tu non disturbi mai!” mi rimproverò Louis
“L'importante è che sia tornata ragazzi. Io non ne ho mai dubitato, mai!” aggiunse Niall con un sorriso che mi regalò una felicità immensa,
“Si però resterò qui solo momentaneamente, non voglio che siate costretti ad ospitarmi per chissà quanto tempo, domani andrò a cercarmi un appartamento da qualche parte...” obiettai,
“Ma sei matta? Non vorrai restare senza soldi vero? Hai idea di quanto costi abitare a Londra? In più tu non lavori, e devi pensare all'università. Credo di poter parlare a nome di tutti dicendo che tu resti qua, sempre che ti faccia piacere” disse Zayn guardando gli altri e raccogliendo tre approvazioni indiscusse,
“Ma è la vostra vita, non posso sconvolgerla così tanto!”
“Beh, allora ti diamo ufficialmente il permesso di sconvolgerla” rise Louis,
“Io non so cosa dire ragazzi...”
“Non dire niente, lo facciamo perchè ti vogliamo bene” disse Liam mettendomi una mano sulla spalla.
“Allora lasciate che cucini io questa sera, cosa volete che vi prepari?” dissi prendendo il sacchetto che Niall aveva fatto cadere e cominciando a sistemare gli alimenti in frigo e nelle credenze. Sembrava che tutto fosse tornato come prima della mia partenza. Già, sembrava. Ma in realtà ancora non sapevo cosa mi avrebbe riservato l'incontro con Harry. Nel frattempo però, decisi di dedicarmi agli altri quattro splendidi ragazzi che avevano cominciato a dibattere animatamente riguardo l'argomento “cibo”, facendomi tornare un autentico sorriso sulle labbra.

Erano già le nove passate e Harry ancora non si era fatto vedere, eravamo tutti seduti sul divano a guardare la televisione fino a quando non potei sopportare oltre,
“Ragazzi, io lo chiamo, è da questo pomeriggio che sono in ansia, perchè ancora non torna?”
“No Cora, non ti risponderebbe” ribattè Liam,
“E magari vedendo la tua chiamata resterebbe fuori ancora di più” aggiunse Niall,
“Forse posso provare a chiamarlo io” si offrì Louis.
“Si, ti prego Lou, provaci almeno” lo supplica.
Il telefono di Harry squillava in viva voce. Eravamo tutti attorno al telefono di Louis e con ansia aspettavamo che quel testardo rispondesse.
“Pronto?” sentimmo alla fine,
“Hazza, hai mangiato qualcosa questa sera? Se vuoi qui abbiamo gli avanzi di un'ottima cenetta!”
“Si, ho mangiato qualcosa in un bar...” mi faceva male sentirlo così giù,
“Dove sei? Non hai voglia di tornare a casa?”
“Sto prendendo un po' d'aria...” odiavo me stessa per il male che gli avevo fatto,
“Non ne hai presa abbastanza? Sono ore che sei fuori...”
“Ho solo bisogno di chiarirmi le idee, lo sai...” un dolore immenso pervase il mio stomaco, come se un coltello mi avesse appena lacerato la carne. Dal dolore improvviso mi sentii mancare il terreno sotto i piedi, tanto che Liam fu costretto a prendermi al volo, salvandomi da una sicura caduta sulle ginocchia. Louis mi guardò preoccupato, ma il mio sguardo lo pregò di continuare a parlargli.
“Hazza, sono giorni che ti comporti così, siamo tutti preoccupati per te...”
“Lou sto bene! Quante volte te lo devo dire? Sto bene!” No. Non ce la facevo, non potevo sopportare oltre, così esplosi,
“No, tu non stai bene! Se stessi bene saresti qui a ridere e...” ma fui bloccata da Liam che mi zittì coprendomi la bocca con la sua mano.
“Louis, chi era?! Chi ha parlato?!” chiese Harry tempestivamente alzando il tono di voce,
“Harry, torna a ca...” ma Louis non finì la frase perchè il riccio aveva già riagganciato.




Bibidi bobidi bu, eccomi :)
Questo capitolo è...mmh, non saprei come definirlo, ma di certo è stato un travaglio perchè quando l'ho finito l'ho modificato due o tre volte! All'inizio ho tentato di tenervi sulle spine facendo andare Cora a Milano senza precisare nient'altro ma alla fine, era ovvio che non potevo lasciarla lontana dai suoi cinque angeli!
Beh, dopo tutti questi sforzi, che ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione :) grazie a tutte.
Fe.

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Capitolo 23
*** We're about to make some memories tonight ***


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No, tu non stai bene! Se stessi bene saresti qui a ridere e...” ma fui bloccata da Liam che mi zittì coprendomi la bocca con la sua mano.
“Louis, chi era?! Chi ha parlato?!” chiese Harry tempestivamente alzando il tono di voce,
“Harry, torna a ca...” ma Louis non finì la frase perchè il riccio aveva già riagganciato.

“Cora? Ma che ti salta in mente?” mi rimproverò Liam lasciandomi libera di rispondere,
“Scusatemi ragazzi ma non ce l'ho fatta. E' colpa mia se Harry è così ed è controproducente per la vostra carriera. Devo sistemare le cose una volta per tutte.” tentai di spiegarmi,
“Beh, ora non dobbiamo fare altro che aspettare...” continuò Niall,
“Ragazzi, secondo voi mi perdonerà?”
“Cora, lui si è innamorato di te. Vedrai che lo farà” mi rassicurò Louis, mentre il mio sguardo si abbassava verso il pavimento.
“E' che...ho paura. Ho paura di un suo rifiuto definitivo, di una delle sue sfuriate, di vederlo con qualcun altra...insomma, di perderlo...”
“Noi non leggiamo il futuro, ma di certo conosciamo Harry. Lui tiene ancora molto a te, e vedrai che non tarderà a dimostrartelo. E' un ragazzo impulsivo, ma non stupido.” mi spiegò Liam,
“Comunque, ora non agitiamoci. Cora, perchè non cominci a sistemare la tua stanza?” mi consigliò Zayn.
“Ok, forse è meglio. Chi mi da una mano?”
“Io!” esclamò quel dolce irlandese e in poco tempo sparimmo entrambi al piano di sopra.
“Siete sicuri che posso restare?” domandai al biondo per l'ennesima volta, ricevendo uno sguardo fin troppo espressivo dal ragazzo. Sorrisi.
“No, Niall quella maglietta mettila in quel cassetto!”
“Qui? Ok...”
“Bravo”
“E questo cos'è?” mi chiese ad un tratto,
“Ahaha! Niall, quello è un beauty case! Dentro ci sono tutti i segreti di una donna” e mi avvicinai vedendo il ragazzo alquanto perplesso. Poi presi il beauty e lo sistemai sopra il comodino. Niall fece spallucce e cominciò a canticchiare per prendermi in giro,
“Don't need make up, to cover up, being the way that you are is enough...” così non potei fare a meno di continuare,
“Everyone else in the room can see it, everyone else but you...” e in un secondo, dopo esserci lanciati un'occhiata d'intesa, eravamo a saltare mimando il testo e cantando a squarciagola il ritornello di quella magnifica canzone,
“BABY YOU LIGHT UP MY WORLD LIKE NOBODY ELSE, THE WAY THAT YOU FLIP YOUR HAIR GETS ME OVERWHELMED, BUT WHEN YOU SMILE AT THE GROUD IT AINT HARD TO TELL, YOU DON'T KNOW OH OH, YOU DON'T KNOW YOU'RE BEAUTIFUL!” e scoppiammo a ridere. Niall in quanto a spensieratezza era veramente il numero uno. Era in grado di farti dimenticare dei problemi, delle preoccupazioni e delle insicurezze solamente guardandoti negli occhi e regalandoti uno dei suoi sorrisi sinceri.
Pochi secondi dopo il nostro duetto improvvisato, sentimmo qualche ragazza urlare per strada. Inizialmente mi preoccupai e mi precipitai in direzione della finestra per guardare ma prontamente il biondo mi prese il polso fermandomi. Bastò un suo sguardo per farmi capire cosa stava succedendo. Nessuna rapina, nessuna brutta caduta, nessun incidente, nessun gatto morto: Harry era tornato. Al che, pensai a due cose. La prima, ma c'erano veramente ancora delle ragazze appostate davanti a questa casa come delle stalker? La seconda, a Harry piaceva attirare l'attenzione. In poco tempo sentimmo la porta principale aprirsi e sbattersi alla sua chiusura. Niall mi prese per mano e corse con me in direzione delle scale.
“Dov'è?” sentii Harry urlare,
“Harry, stai calmo e non urlare!” la voce di Louis sembrava alterata,
“Lou, dimmi dove diavolo è!” il riccio sembrava non averlo ascoltato. In quel momento, io e Niall scendemmo le scale e restando a qualche gradino prima di raggiungere l'ingresso, ci trovammo di fronte ad una scena che definirei quasi agghiacciante. Harry teneva i pugni stretti lungo i fianchi mentre guardava Louis con fare aggressivo, mentre il ragazzo sosteneva il suo sguardo senza il minimo timore. Liam e Zayn sembravano pronti a scattare nel caso in cui la situazione fosse degenerata. In poco tempo, ricevetti lo sguardo di Louis, Liam e Zayn. Quello del riccio fu l'ultimo ad arrivarmi: i suoi occhi seguirono la direzione nella quale i suoi compagni stavano guardando. Quegli smeraldi che tanto mi erano mancati e che tanto amavo, in quel momento mi parvero più simili a dei rubini, incendiati da una fiamma di orgoglio, delusione e rabbia. Dopo aver osservato la mia mano ancora stretta a quella del biondo, Harry fece una smorfia,
“Che c'è, hai paura, Cora?” mi chiese. No, avrei voluto rispondergli. Ma non aprii bocca.
“Harry, mantieni la calma. Lei è tornata per te” gli disse Zayn, il quale non fu degnato di uno sguardo.
“Cora, vieni, usciamo” continuò il ragazzo. Al che feci un cenno al biondo, il quale mi lasciò la mano. Scesi le ultime scale sotto gli occhi di tutti e mi avvicinai a Harry mentre Louis mi diceva,
“Non sei obbligata a farlo, non è l'unico ad aver sofferto”
“Tranquilli ragazzi” cercai di rassicurarli. Dopo di che, Harry riaprì la porta dalla quale era entrato e mi fece uscire. Improvvisamente mi afferrò il polso e cominciò a trascinarmi verso la sua macchina, ignorando qualsiasi tipo di richiesta che le sue fan gli stavano facendo. Mi fece salire e mise in moto. Non saprei dire per quanto tempo guidò, forse cinque minuti, forse due ore. In ogni caso, il tempo sembrava essersi fermato. Poi finalmente il ragazzo spense il motore.
“Dove mi hai portata?” l'avevo fatto arrabbiare, ma non poteva trattarmi come un oggetto, prendendomi a qualsiasi ora e portandomi dove più gli piaceva,
“Cora, scendi” cominciò lui,
“No”
“Ti prego...” mi pregò con un tono tra il disperato e il rassegnato. Non potei fare altra resistenza e mi adeguai a quanto voleva.
Tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e mi fece strada. Lo seguii fino alla porta d'ingresso di un'abitazione che non avevo mai visto.
“Me l'avevano comprata i miei genitori prima che andassi ad abitare con i ragazzi. Ci viene mia sorella di solito. Ma in questi giorni non c'è, almeno qui potremmo parlare...” mi spiegò Harry rispondendo ad una domanda che non gli avevo posto. Aprì la porta ed entrò. Io lo seguii senza fiatare. Una volta richiusa la porta alle sue spalle, il ragazzo cominciò a camminare avanti e indietro per il salotto con le braccia conserte fino a quando non si fermò e mi disse,
“Allora?”
“Allora, cosa?” gli chiesi,
“Cora, non ho voglia di giocare, perchè diavolo ci hai messo così tanto a tornare? Cosa stavi aspettando? Lo Spirito Santo? Un segno divino?” Harry l'impulsivo stava cominciando ad imporsi,
“Ho cercato di spiegarti...” sussurrai io a testa bassa,
“Per favore, non ho voglia di essere preso in giro. Non più. Prima dici di amarmi e poi alla prima difficoltà sei pronta a rimangiarti le tue stesse parole?”
“Io non ho mai smesso di amarti, Harry...” dissi toccandomi il ciondolo con la piccola H che portavo sotto la maglietta. Non l'avrei mai tolto, per nessun motivo al mondo.
“Non so più se crederti, a questo punto. Cos'hai fatto tu per dimostrarmelo?”
“Io...io...” sentivo che la voce mi si strozzava in gola,
“Voglio una risposta, Cora” insisteva il riccio, così presi un respiro, strinsi i pugni e alzai lo sguardo.
“Harry, se non ti amassi a quest'ora non sarei qui”
“E invece si, ti sei già dimenticata dell'università? Sei qui per lei, o per me?”
“Per entrambe le cose, lo sai. Di certo se avessi voluto sparire dalla tua vita non mi sarei più fatta vedere, ma non l'ho fatto” il riccio scuoteva la testa,
“Non mi basta Cora, non mi basta” il sangue cominciò a ribollirmi nelle vene. Quell'idiota mi stava lasciando? Non avrebbe nemmeno dovuto provarci. Non dopo tutto quello che avevamo passato, no. Non potevo permetterlo.
“Mi stai lasciando, Harry?” il riccio continuò a guardarmi senza proferire parola. Mi stavo arrabbiando sul serio.
“Ma tu cosa diavolo ti credi? Che io non abbia sofferto? Che non ti abbia mai pensato durante la mia permanenza in Italia? Beh, non è andata così mio caro, perchè io ti ho pensato ad ogni ora del giorno e della notte. Ho ancora salvati nelle bozze tutti i messaggi che avrei voluto mandarti. Non li hai ricevuti semplicemente perchè se avessi deciso di non tornare, continuare a sentirci sarebbe stato lacerante per entrambi, o almeno per me. Io mi ricordo di tutto quello che abbiamo vissuto, io mi ricordo della maglietta dell'Hard Rock Cafe che mi hai regalato, mi ricordo dello shopping da Harrods', mi ricordo dell'uscita ad Hamley e mi ricordo di Brighton. Io mi ricordo di noi – mentre parlavo la rabbia che avevo in corpo spingeva per uscire, così come le lacrime che cominciarono a rigarmi il volto, ma non esitai e continuai a parlare mentre il ragazzo mi guardava con un'espressione tra lo stupito e il sorpreso, probabilmente non si aspettava una tale reazione da parte mia – E sei un vero idiota se hai avuto il coraggio di pensare che avrei potuto eliminare così facilmente questo capitolo così importante della mia vita. A questo punto vorrei prenderti a schiaffi per farti sentire quanto male sono stata nei giorni in cui Louis mi raccontava del tuo umore, di come ti sentissi solo e abbandonato ma io sono qui, sono di nuovo qui e questa volta non ho intenzione di ripartire. Ricordati che ho lasciato casa mia per vivere vicino a te, perchè la scuola che c'è a Milano è altrettanto valida, ma io ho dimostrato con tutte le mie forze a mia madre quanto fossi cresciuta e maturata, quanto fossi pronta a cavarmela da sola e sì, anche quanto fossi pronta ad innamorarmi. Ora, se questo per te non è abbastanza, fammelo sapere, io ho parlato anche troppo, me ne vado”.
Volevo che pensasse a quanto gli avevo detto, così mi diressi verso l'uscita ma non appena afferrai la maniglia, Harry bloccò la porta contro il muro.
“Fammi uscire!” insistetti. A quel punto il ragazzo mi prese il braccio e con un movimento rapido deciso mi fece voltare facendomi sbattere la schiena contro la parete della porta. La sua mano bloccava il mio polso sul legno.
“Harry, cosa stai facendo?”
“Di certo non ti permetto di allontanarti, ancora” Harry, il vero Harry, quello sfrontato, sicuro di sé, irresistibile, quello di cui mi ero innamorata, stava mettendo k.o. l'Harry impulsivo di poco prima.
“Che vuoi dire?” il riccio avvicinò il suo corpo ancora di più, facendo una leggera pressione del suo bacino contro il mio, impedendomi qualsiasi movimento. Fui interamente percorsa da una scossa elettrica. Era da tanto che non respiravamo ad un soffio di distanza l'uno dall'altra. Era da tanto che non sentivo il suo corpo sul mio. Era da tanto che non avevo lui. Dio, se mi era mancato.
“Voglio dire che ti amo Cora” disse, bloccando con l'altro braccio il mio che era rimasto libero. Anche se volevo con tutta me stessa che mi baciasse, non volevo dargliela vinta così facilmente. Abbassai lo sguardo.
“Fammi capire, mi rapisci all'improvviso, mi dici che non sei più sicuro dei miei sentimenti e ora dici di amarmi e vuoi che resti?” lo rimproverai, non tanto perchè volevo che mi lasciasse, perchè sapevo che non l'avrebbe mai fatto, ma per vedere come avrebbe risposto, in fondo, era proprio così che si era comportato.
“Si” si limitò a dire lui,
“Beh, sei uno stronzo” cercai di dimenarmi. Inutile.
“Cora, non capisci che hai le risposte che cerchi ma non riesci a vederle? Ripetimi cos'hai detto”
“Sei uno stronzo” rise,
“No, non questo”
“Che mi hai rapita all'improvviso”
“Poi?”
“Che non sei più sicuro dei miei sentimenti” gli ripetei come una macchinetta,
“Esatto, dei tuoi, non dei miei.” Harry improvvisamente mi lasciò libera facendo qualche passo indietro. Vedendomi perplessa, continuò,
“Io ti ho portata qui e ti ho parlato in quel modo perchè in tutto questo tempo, la mia unica paura era che tu ti fossi stancata di me –
Harry, che cosa stai dicendo? Piantala. – per quello stavo lontano dai ragazzi, per evitare che Louis e Zayn mi parlassero di te e delle vostre video chat e per evitare che Niall e Liam mi dicessero quanto mancavi anche a loro – Harry, non puoi farmi questo. Ti prego stai zitto. – non so cosa tu sia stata in grado di farmi, ma...” il ragazzo si fermo e abbassò lo sguardo sorridendo rassegnato,
“Ma?” lo esortai io timidamente,
“Ma, non è una cosa dalla quale si guarisce facilmente. Ecco perchè mi sono arrabbiato. Tutto qui.” concluse. No, non ci potevo credere. Harry mi aveva appena manifestato le sue debolezze, le sue paure.
“Sei libera di andare ora” aggiunse all'improvviso dandomi le spalle. Voleva forse nascondere una lacrima?
“Sì, sei proprio uno stronzo” mi limitai a rispondergli, dopo di che mi avvicinai al ragazzo che sentendo i miei passi fece per voltarsi. In pochi secondi le nostre labbra si unirono. Dopo troppo tempo di astinenza l'una dall'altra, anche le nostre lingue ricominciarono ad intrecciarsi con foga e passione. Le mie mani erano sprofondate tra i suoi ricci mentre le sue mi cingevano la vita. Lo volevo, nel vero senso della parola, così mi staccai da quel bacio e presi la mano del riccio. Cominciai ad orientarmi in quella casa: se al piano terra c'erano il salotto, la cucina e un bagno, le camere sarebbero state per forza di sopra. Salii le scale con il ragazzo a seguito che sorrideva divertito. Al piano superiore aprii la prima porta,
“Mmmh, mai provato in vasca da bagno...” sussurrò il riccio facendomi ridere,
“Shh, taci!” lo zittii ridendo,
Continuai la ricerca e mi ritrovai in uno sgabuzzino,
“Sopra la lavatrice?” mi propose il ragazzo,
“Sei un caso disperato”
Terza ed ultima porta, finalmente quella giusta. Guidai il ragazzo davanti al letto e dandogli una leggera spinta lo feci stendere. Dopo di che mi misi a cavalcioni sopra il suo corpo, chinandomi in avanti per baciarlo sulle labbra e sul collo. Le sue mani non tardarono a togliermi la maglietta mentre io cominciavo a slacciargli i bottoni della camicia scoprendo il suo corpo perfetto. Il ragazzo si sedette togliendosi completamente la camicia mentre le sue labbra continuavano ad assaporare le mie. Le sue dita mi accarezzarono la schiena alla ricerca del gancetto del reggiseno, facendomi venire i brividi. Una volta scoperto il mio seno, il ragazzo cominciò a giocarci con baci e carezze mentre la mia schiena si inarcava dal piacere. In poco tempo eravamo impegnati ad abbracciarci nel più intimo dei modi, soddisfacendo a vicenda i desideri dell'altro. Entrambi sentivamo quanto ci era pesato stare così lontani l'uno dall'altra per così tanto tempo, non solo spiritualmente, ma anche fisicamente. Nonostante quella fosse la seconda notte che passavamo insieme in quel senso, avevamo già imparato a riconoscere i tempi e i momenti più adatti per accarezzarci, toccarci, baciarci ed esprimere al meglio quel nostro sentimento così profondo. Sentivo quella strana ma tanto adorata sensazione del suo corpo che cercava ristoro e calore dentro il mio. Il ritmo dei colpi aumentava progressivamente, le mie dita sprofondavano nella sua schiena e la sua testa si piegava all'indietro. Quella danza avrebbe potuto continuare fino alla fine del mondo perchè, come al solito quando stavamo insieme, non ce ne saremmo accorti. Quando il piacere cominciò ad aumentare, decisi di capovolgere la situazione, facendo in modo che il ragazzo tornasse ad essere steso di schiena. Ero io in quel momento a guidare il gioco. Mentre i nostri corpi continuavano ad intrecciarsi sentii il riccio gemere sotto i miei movimenti. In pochi secondi, entrambi ansimavamo dal piacere che ci stavamo regalando fino a quando raggiungemmo l'orgasmo una prima, una seconda e una terza volta ancora. Harry aveva rivendicato il ruolo di maschio dominante e io inerme grazie al piacere che mi faceva provare ogni volta, non potevo fare a meno di accontentarlo.
Quando i nostri corpi terminarono di abbracciarsi stremati dallo sforzo e dal piacere, il riccio si stese accanto a me su di un fianco e mentre aspettava che i nostri battiti ritornassero ad un ritmo regolare, cominciò ad accarezzarmi i capelli. Adoravo quando lo faceva. Ogni volta si concentrava talmente tanto sulle mie ciocche da assumere un'espressione troppo sexy per le mie deboli difese contro il suo splendore. Inconsapevole, lui continuava a mantenere accelerato il ritmo del mio cuore. Con lui era come se tutto accadesse per la prima volta.
“Sei bellissima...” mi disse ad un tratto senza smettere di intrecciare le sue dita tra i miei capelli,
“Se...” gli dissi con un tono per niente convinto. Andiamo, stavamo parlando di Harry Styles. Io in confronto a tutte le ragazze che avrebbe potuto avere, non ero niente.
“Cosa devo fare per convincerti della tua bellezza?” insistette lui con un tono talmente dolce che avrebbe potuto farmi finire in coma diabetico,
“Niente, temo” non mi interessava che mi facesse sentire bella, a me interessava semplicemente che lui non smettesse di ripetermelo, che non smettesse di guardarmi con i suoi occhi, che non smettesse di amarmi. Alla mia risposta il riccio si morse le labbra e mi diede un bacio sulla fronte.
“Sei proprio testarda tu”
“Sì, lo sai...” gli diedi ragione. Allora, senza un motivo preciso il ragazzo mi avvicinò al suo corpo, regalandomi un abbraccio del tutto inaspettato. Era bello come ogni volta Harry riusciva a sorprendermi. Le sue braccia circondavano le mie spalle, il suo mento poggiava sulla mi testa mentre il mio viso era sprofondato nel suo petto. Che buon profumo che aveva. Il calore del suo corpo mi piaceva, così come adoravo sentire sotto la sua pelle, il battito del suo cuore. Alzai leggermente la testa per spiare i suoi occhi, ma quello che riuscii a percepire furono solo i suoi ricci e un sorriso beato. Ci addormentammo così, l'uno tra le braccia dell'altro.
Harry mi ha perdonata, Harry mi ama ancora, Harry è qui con me” furono le ultime cose a cui pensai prima di chiudere gli occhi e dormire.

Una debole luce filtrava dalle tende azzurre delle finestre, qualche uccellino cantava allegramente al sole del nuovo giorno, i bambini ridevano spensieratamente per strada.
Aprii gli occhi e alzai le braccia per stiracchiarmi. Sbadigliai. Harry ancora dormiva, il che non mi sorprese affatto. Mi alzai nel più delicato dei modi, non volevo svegliarlo. Raccolsi da terra le mutandine, mi infilai la camicia di Harry che giaceva sul pavimento da quella notte e recuperai il cellulare dai jeans prima di andare in bagno per sciacquarmi un po' il viso e sistemarmi i capelli. Scesi in cucina a prepararmi un buon caffè all'italiana per svegliarmi del tutto. Con il caffè guardai fuori dalla finestra: il tempo era insolitamente magnifico. Guardai il display del cellulare: due messaggi e una chiamata persa. Aprii il primo messaggio:
Cora, lo so che tu ed Hazza sarete impegnati ad amoreggiare, ma un messaggino quando puoi è gradito! xoxo Lou
Sorrisi. Come faceva lui a sapere sempre tutto?
Giorno Lou, tutto bene. Lo amo più di prima. Più tardi ti chiamo. xoxo
Aprii il secondo messaggio:
Harry ti ha rapita e ha intenzione di chiedere un riscatto? Fuori tutta la notte? Che combini Cora? ;) xxx Zay
Sorrisi anche in questa occasione. Ma com'era che tutti pensavano sempre e solo ad una cosa in quella casa?
Haha, Zayn, non cambierai mai. Niente riscatto, avevamo bisogno di un po' di tempo per noi. xoxo
Dopo qualche secondo, Zayn mi rispose:
Lo so...finalmente Harry tornerà come prima :)
La chiamata persa era di Aurora, probabilmente voleva sapere com'era andata a Milano e del mio ritorno a Londra...avrei chiamato anche lei più tardi.
Quando finii di ripulire la tazzina del caffè tornai al piano di sopra in punta di piedi e rientrai in camera. A quel punto il mio cuore si fermò. Dovetti appoggiarmi alla porta della stanza per evitare di inciampare facendo qualche altro passo e cadere a terra facendo troppo rumore. Chiusi gli occhi e li riaprii. Sì, lui era ancora lì. Il mio Harry stava ancora dormendo beatamente a pancia in su, con un braccio sul petto e l'altro adagiato sul cuscino, con i suoi riccioli scomposti e il respiro rilassato e regolare. Non avrei mai smesso di domandarmelo: ma quanto poteva essere bello quel ragazzo? Possibile che lo fosse anche mentre dormiva? Mi persi tra i suoi lineamenti, tra i movimenti impercettibili delle sue labbra, tra il suono dei suoi respiri. Rimasi a guardarlo per non so quanto tempo fino a quando il ragazzo non cominciò a sbattere svogliatamente le palpebre. Osservai come il suo braccio cominciava ad allungarsi verso la parte del letto nella quale avevo dormito io. Mi stava cercando? Poi si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.
“Buongiorno” lo salutai cercando di trovare un tono di voce adatto per chi si era appena svegliato,
“Buongiorno...” farfugliò lui, poi cominciò a fissarmi perplesso fino a quando non gli si dipinse sul volto un'aria divertita. Sapevo benissimo il perchè della sua espressione. Dopo tutto ero in piedi di fronte a lui con addosso nient'altro che la sua camicia che nonostante fosse abbastanza lunga, lasciava scoperte gran parte delle mie gambe.
In meno di un millisecondo Harry si era già alzato in piedi e aveva cominciato a rincorrermi per casa. La corsa fu abbastanza breve perchè mi colse abbastanza di sorpresa e ormai sapeva che in quanto ad agilità fisica, ero una schiappa. Riuscii a malapena a finire le scale senza cadere quando mi sentii afferrare da dietro e ritrovai il volto del riccio sporgere da sopra la mia spalla mentre con le braccia mi imprigionava il corpo in un abbraccio.
“Ah, lasciami andare!” gli dissi ridendo,
“Ancora con queste richieste? Allora non ci siamo capiti...” mi disse prendendomi in braccio e buttandomi sopra il divano appena un secondo prima di stendersi sul mio corpo inerme al suo fascino,
“Non posso lasciarti andara. Hai qualcosa che mi appartiene...” mi disse lui dopo avermi regalato uno dei suoi baci. Sentendo la sua frase mi alzai il colletto della camicia portando gli occhi al cielo come per fargli capire
“Intendi per caso questa camicia?”.
Il ragazzo rise, poi continuò,
“Non parlo solo della camicia, quella puoi ridarmela quando vuoi...io mi riferisco a dell'altro che non puoi ridarmi perchè ormai hai fatto tuo, conquistandolo giorno dopo giorno sempre di più...” non credetti alla bellezza di quelle parole e spalancai gli occhi dallo stupore. Incapace di replicare, gli posai una mano sul petto ancora scoperto, all'altezza del cuore, sentendolo battere sotto il mio palmo. Dopo di chè, interrogai timidamente Harry con lo sguardo, il quale non fece altro che sorridere e annuire, sconvolgendo le mie aspettative. Al che lo baciai per fargli capire quanto ci tenessi a quello che mi aveva appena rivelato.
“Puoi stare tranquillo Harry, se io ho rubato il tuo, beh, tu hai rubato il mio da molto prima che ci conoscessimo” ammisi giocando con le dita con qualche riccio che gli ricadeva sulla fronte,
“Viviamo ognuno con il cuore dell'altra. E' una bella cosa, Cora” aggiunse lui senza smettere di sorridere.
Si, era una bella cosa, lo era veramente.




Hello there!
Ecco il ventitreesimo capitolo...corto? No dai ;)
Come vi è parso? Devo ammettere che ci tenevo particolarmente a questo momento tra Cora e Harry...mi raccomando, fatemi sapere tutto quello che vi frulla in testa in una recensione.
Vi adoro care lettrici, sappiatelo.
Fe.


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Capitolo 24
*** I hear the beat of my heart getting louder whenever I'm near you ***


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Viviamo ognuno con il cuore dell'altra. E' una bella cosa, Cora” aggiunse lui senza smettere di sorridere.
Si, era una bella cosa, lo era veramente.

Qualche ora dopo eravamo seduti davanti alla tv mentre ci gustavamo un po' di cibo cinese che Harry aveva ordinato al take away.
“Uh, devo chiamare Louis, abbassa un po' il volume per favore”
“Si, metti in viva voce” disse il ragazzo schiacciando il pulsante dell'audio del telecomando.

*tuuu tuuu tuuu*
Il telefono squillava,
“Pronto Cora?”
“Ciao Lou! Come va lì?” gli risposi,
“Qui va tutto bene, tu e Hazza invece? Lo so che avrete fatto le ore piccole questa notte, non provare a raccontarmi bugie sai!” ridacchiò il ragazzo,
“Tommo, mai sentito parlare della privacy?” ironizzò Harry vedendomi leggermente in imbarazzo.
“Oh, sento una voce familiare...” rispose,
“Sono il tuo Hazza, ti ricordi di me?” gli chiese come per farsi perdonare,
“Forse...” rispose Louis prendendolo in giro,
“Senti, mi dispiace per tutto quello che è...” cominciò il riccio senza aver l'occasione di finire,
“Oh Harold, ci sei mancato!” lo interruppe dall'altra parte del telefono Louis,
“Anche voi mi siete mancati ragazzi...” al che intervenni io per evitare che la situazione diventasse troppo lacrimevole,
“Lou, dai che tra un po' torniamo a casa!”
“Oh che bello, finalmente ti sei decisa a chiamarla casa, mi fa piacere carotina”
“Haha, già...dai, ti mandiamo un bacio, a dopo!”
“Ciao Tommo!” lo salutò anche Harry,
“Ciao ragazzi!” e riattaccò.
“Allora hai deciso di venire a stare da noi?” mi chiese il ragazzo,
“Per ora si, è che io continuerò a pensare di disturbare e di sconvolgervi la vita, senza contare che sto ricevendo dei messaggi alquanto strani su twitter...” gli rivelai pensierosa,
“Non farci caso, abbiamo tutti imparato a conviverci, ci sarà sempre gente a cui non piaci”
“Si, ma una ragazza mi ha scritto che se non la pianto di starvi appiccicata mi taglierà i capelli e li esibirà come scalpo...” il ragazzo cominciò a ridere,
“Come sono dolci le nostre fans” affermò divertito,
“Già” gli dissi rassegnata ma allo stesso tempo divertita.
Dopo pranzo cominciammo a riordinare la casa e salimmo in macchina per tornare dai ragazzi. Non appena mi allacciai la cintura di sicurezza mi ricordai di dover chiamare anche Aurora,

*tuu tuu tuu*
“Coraaaaaaa!” dovetti allontanare il cellulare dall'orecchio per evitare di diventare sorda,
“Ommioddio, Auri! Ora non ci sento più!”
“Perchè non mi hai chiamata subito?” mi chiese lei,
“Ho avuto da fare, lo sai. Ho disdetto l'iscrizione a Milano e ora sono qui a Londra”
“Perfetto. E con Harry?”
“E con Harry... - dopo aver pronunciato il suo nome mi girai, anche lui si era voltato verso di me sentendosi nominare e incrociando i nostri sguardi, sorridemmo – tutto bene. Ho sistemato la faccenda e tutto è tornato come prima, forse meglio” le spiegai,
“Oh che bello, sono talmente tanto contenta!”
“Anche io lo sono...però mi manchi Auri!”
“Anche tu mi manchi tanto Co...dobbiamo organizzare un ritrovo...magari durante le vacanze di natale o prima, durante qualche ponte scolastico...tu vai all'università, ma io sono ancora bloccata al liceo...” già, era vero, a volte mi dimenticavo che era più piccola di me,
“Dai, vedrai che troviamo qualche giorno libero, magari mandami per mail il piano dei tuoi impegni e organizzeremo...Harry accosta, fermati qua!” risposi alla ragazza e dissi ad Harry,
“Ah ma sei con lui adesso? Salutamelo e salutami anche tutti gli altri!”
“Ok Auri, ora scusami ma ti devo lasciare, ti chiamo presto, un bacio”
“Ok, però fallo eh! Un bacione” e riattaccai.
“Come mai mi hai fatto fermare?” mi chiese il ragazzo perplesso,
“La vedi quella gelateria laggiù? Vuoi farti perdonare come si deve dai ragazzi? Scendi e compra qualche pallina di gelato, vedrai che lo gradiranno” gli dissi tranquilla,
“E scommetto che la tua golosità non c'entra niente vero?” mi rispose lui stuzzicandomi,
“Beh, farebbe piacere anche a me, mettiamola così” ridendo e scuotendo la testa, il ragazzo scese e tornò poco dopo con il sacchetto della gelateria in mano.
“Bravo ragazzo” gli dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.

Arrivati a casa, entrammo dalla porta di servizio.
“Siamo a casa” avvisai io chiunque potesse sentirmi,
“Cora, siamo in salotto!” sentii Liam rispondermi,
“Dai...” incoraggiai il ragazzo che mi anticipò entrando in salotto. I quattro erano seduti sul divano.
“Ciao ragazzi...” cominciò lui,
“Hazza, è strano vederti in casa a quest'ora del giorno” lo prese in giro Niall,
“Mmmh, forse ci sta facendo uno scherzo e tra un po' torna fuori” continuò Liam,
“L'importante è che Cora sia sana e salva!” intervenne anche Zayn,
“Ragazzi, lo so di essermi comportato male...mi, mi dispiace. Non so dove avevo la testa e vi ho trascurati così come ho trascurato i nostri impegni...” sentendo che si era fermato gli tirai una gomitata,
“Ahia! Ehm, ah si, vi ho portato un po' di gelato per farmi perdonare...” e alzò leggermente il sacchetto.
“Perdonato!” esplose Niall, provocando una risata generale,
“Beh, se hai portato il gelato...” si accodò Liam,
“L'hai preso il cioccolato, vero?” lo mise alla prova Zayn,
“Certo, conosco i vostri gusti preferiti” rispose tranquillo il riccio,
“Perfetto, sei assolto, vai in pace e lascia il gelato nei paraggi”
“Io ti ho già perdonato, lo sai” concluse Louis,
“Aww...che teneri, qui ci vuole un abbraccio di gruppo!” proposi aprendo le braccia in direzione di Harry e in poco tempo, tutti e sei eravamo abbracciati formando un piccolo cerchio.
In qualche minuto, la situazione ritornò esattamente a come l'avevo lasciata la prima volta, vedevo un Harry felice e spensierato insieme ai suoi migliori amici che, in realtà, non avevano mai smesso di sostenerlo e preoccuparsi per lui. Né Liam, né Niall, né Zayn, né Louis erano mai stati arrabbiati, ma avevano apprezzato il fatto che il riccio si fosse scusato. Finalmente la band era tornata quella di prima, unita e compatta come non mai.

I giorni successivi passarono in completa calma e armonia. Nel frattempo avevo sistemato nel migliore dei modi camera mia, i ragazzi mi avevano dato carta bianca, così avevo modificato un po' lo stile della stanza, appendendo qualche mia fotografia, riempiendo come si deve l'armadio, sistemando i miei oggetti sugli scaffali e i miei libri nella libreria.
Liam mi aveva consegnato la copia delle chiavi di quella casa, sia della porta principale che di quella segreta, e ancora non avevo finito di ringraziarlo.
“Non perderle” mi aveva detto, e in tutta risposta lo avevo abbracciato come fosse un fratello più grande che fa le sua raccomandazioni ad una sorella.
Quello stesso giorno sarei andata fuori a fare un giro per il centro di Londra, volevo trovare un bel portachiavi da appendere al mazzo che Liam mi aveva dato per trovarlo meglio quando l'avrei cercato nella borsa, e poi, io adoravo i portachiavi. Inoltre l'occasione era buona per fare un po' di shopping.
“Pronti ragazzi?” li chiamai,
“Eccoci!” gridò Niall correndo giù dalle scale con gli altri a seguito,
“Dov'è Louis?” chiesi notando che ancora non c'era,
“Può sembrare strano ma è il più lento di tutti...peggio di una ragazza”
“Ti ho sentito, Zayn!” rispose il ragazzo che stava scendendo.
In città passeggiammo allegramente, ridendo e scherzando come dei deficienti, prendendoci in giro e scambiandoci frecciatine. I negozi di Londra erano favolosi, uno più bello dell'altro. Inizialmente i ragazzi mi portarono in un negozio di abiti maschili. Quando si trattava di fare compere, nemmeno loro si tiravano mai indietro. Tutto sommato era piacevole perchè a loro piaceva ricevere anche un consiglio femminile e io mi divertivo a portare ai ragazzi dei vestiti direttamente in camerino che secondo me potevano soddisfarli. A Zayn per esempio trovai una bella maglia con un super teschio davanti, a Louis una felpa con delle righe bianche perchè quelle erano d'obbligo e a Harry una maglia con stampato uno scacco gigante.
“Harry, prova questa!” gli dissi, infilando la mano tra la tenda e la parete del camerino mentre il ragazzo era dentro che provava un paio di jeans scuri. Tenni la mano ferma per qualche secondo, ma visto che il ragazzo non si sbrigava a prendere l'appendiabiti al quale era appesa la maglietta, insistetti,
“E allora? Mi sta venendo una paralisi al braccio, vuoi...” ma non finii la frase perchè dall'interno del camerino il ragazzo afferrò il mio polso e mi trascinò dietro la tenda. La mia immancabile goffaggine mi fece inciampare vista l'inaspettata strattonata, ma oltre il telo nero che regalava un po' di privacy a chiunque volesse provare un vestito, Harry era pronto a sorreggermi.
“Ma che diavolo fai?” gli chiesi, accorgendomi di essere sprofondata nel suo petto nudo mentre le sue bracca muscolose mi reggevano,
“Se non ti rispondo ci sarà un motivo, no?” mi disse lasciandomi. Solo in quel momento potei notare che i nuovi jeans che stava provando avevano la zip e il bottone aperti. Arrossii.
“Ehm, si ok...forse hai ragione” gli risposi e mi girai per uscire, ma il riccio mi fermò regalandomi uno dei suoi magnifici baci, uno di quelli che sono capaci di rubarti l'anima, uno di quelli che ti toglie il respiro. Dopo di che, mi fece sedere sullo sgabello che c'era difronte allo specchio, si allacciò i jeans ed infine prese la maglietta che reggevo in mano da quando ero entrata.
“Cosa dici, come sto?” mi chiese guardandosi.
Harry, che razza di domanda è questa? Ma, ancora non l'hai capito che tu staresti bene anche con una buccia di banana in testa? Dio, sul serio non ti rendi conto di quanto tu sia perfetto? O forse lo fai di proposito, sì, forse è proprio così. Ti piace prenderti gioco di me chiedendomi se con quegli abiti stai bene.
“Perfetto...” sussurrai,
“Cosa?” mi chiese il ragazzo,
“Cioè, stai bene, sì. I jeans mi piacciono e la maglietta...beh, l'ho trovata io!” mi corressi velocemente. Harry allora si avvicinò, si abbassò leggermente e puntando i suoi smeraldi dritti nei miei occhi, mi sistemò un ciuffo di capelli e prese il mio viso tra le sue grandi mani. Dopo qualche secondo di silenzio, mi disse,
“Tu sei perfetta” e mi donò un dolcissimo bacio a fior di labbra. Quanto avrei potuto amarlo? Di più ogni secondo che passava.
“Cora? Cora, dove sei finita?” sentii il biondo chiamarmi,
“Sono qui Niall!” risposi io scattando in piedi e lasciando Harry nel camerino. Lo sentii ridacchiare.
“Che ci facevi lì dentro? Zayn, hai finito di ammirarti?” chiese Louis contemporaneamente a me e al moro,
“Ehm, io ecco...portavo una maglia a Harry” mi giustificai mentre Zayn usciva e Louis entrava nel camerino,
“Oh, ma sempre a limonare voi due?” mi stuzzicò Zayn, il quale si beccò un mio pugno sulla spalla. Ovviamente il mio debole tentativo non lo fece altro che ridere.
“Dimmi Niall” ritornai ad occupami del dolce irlandese,
“Ti piace questa camicia?” mi disse facendo un giro su se stesso allargando le braccia,
“Si, i colori mi piacciono da morire, però provati la taglia più piccola, questa mi sembra un po' larga di spalle...” gli consigliai,
“Già, anche io gli ho detto la stessa cosa!” confermò Liam,
“Okay, vado e torno” e il biondo sparì con il ragazzo tra gli scaffali per rintracciare la taglia più piccola del suo stesso modello,
“E tu invece? Che hai trovato oltre alla maglia che ti ho proposto io?” chiesi a Zayn che era rimasto lì a guardare,
“Pantaloni e giacca in pelle abbinati alla tua maglia” rispose lui facendo qualche posa da macho. Lo osservai.
“Allora?” mi chiese impaziente,
“Eh allora...sei figo!” ammisi io, per la gioia del moro che si mise a ridere e a lanciare baci ad un pubblico immaginario, quasi come se fosse un top model. Ehm, okay, forse avrebbe potuto farlo, ma questo non glielo dissi.
“Ehm ehm ehm” sentii tossire rumorosamente la tenda che mi ero lasciata alle spalle.
“Harry non prendertela, tu al massimo sei...carino, ecco” lo prese in giro il moro,
“Malik, questa me la paghi” rispose lui, uscendo e tenendo in mano i suoi futuri acquisti.
Quando anche Louis, Niall e Liam finirono di provare i loro abiti, uscimmo dal negozio.
“Bene, ora però, si va dove dico io” precisai e mi fiondai da H&M. Quanto mi piaceva. E poi, quel negozio era enorme. Fortunatamente ebbi il tempo di guardare con calma i vestiti perchè, si sa, i One Direction in un negozio di vestiti per donne...non si vedevano tutti i giorni. Le ragazze presenti infatti abbandonarono le loro ricerche e corsero a farsi fare un autografo o una foto in compagnia del loro membro preferito della band. Dopo l'euforia iniziale, tutti tornarono alle loro precedenti occupazioni e io mi barricai in camerino con qualche vestito che volevo provare. I ragazzi si erano seduti sui divanetti che c'erano fuori dai camerini e impazienti aspettavano che mi facessi consigliare. Fu così che improvvisai una piccola sfilata solo per loro: maglie, pantaloni e abiti. Poi fu anche il loro turno e ognuno mi propose un outfit diverso.
Niall mi propose una maglietta verde con qualche particolare glitterato, skinny jeans e ballerine che riprendevano il colore della maglia; Liam invece puntò su qualcosa di più elegante, camicetta bianca con giacca abbinata chiusa in vita con un cinturino e skinny jeans scuri; Louis mi portò una gonna blu a balze e una maglietta a righe con cardigan che riprendeva il blu della gonna; Zayn scelse un top nero rifinito con del pizzo, panaloni skinny neri e un giubbotto leggero sul grigio, ovviamente mi portò un paio di tacchi rigorosamente neri; Harry infine scelse per me un abito color pesca, stretto in vita e con una gonna a ruota, cardigan e pochette nera. Per il suo vestito riciclai i tacchi che mi aveva portato Zayn. Adoravo tutti i completi che mi avevano fatto, così decisi di comprare tutti gli abiti che non avrei potuto rimpiazzare con quelli che già avevo a casa. Mi sentivo soddisfatta, assolutamente.
Fuori dal negozio ci rendemmo conto di essere sfiniti, così ci avviammo verso casa, ma improvvisamente mi bloccai,
“Fermi tutti! Il portachiavi!” i ragazzi si voltarono guardandomi con un'aria terrorizzata,
“Ma...sono uscita per quello...” miagolai io facendo gli occhioni dolci a tutti e cinque. Loro si guardarono per un secondo e mi portarono in una bellissima cartoleria, dove erano provvisti di portachiavi di ogni forma e dimensione. Vedendomi in difficoltà, Liam si avvicinò,
“Se non sai quale scegliere, qui puoi anche farli personalizzati, scegli qualche ciondolo e loro te lo fanno”
“Parli sul serio?” sgranai gli occhi,
“Certo, vieni...” e mi portò in una seconda stanza piena di pendagli e ciondoletti di ogni tipo, gli altri ragazzi erano già lì.
“Temo che andrà per le lunghe...” sospirò Zayn guardando i miei occhi brillare come quelli di una bambina alla quale si sta regalando un gelato.
Osservai attentamente ogni singolo ciondolo e alla fine decisi di farmene mettere cinque, ognuno a ricordarmi uno dei miei cinque angeli. Avevo preso il quadrifoglio per Niall, la carota per Louis e il gatto per Harry quando mi bloccai. I miei occhi si erano posati su di un cartello con scritto “NEW One Direction Charms!” al che, lasciai i ciondoli che avevo già preso e mi precipitai a curiosare verso quel cartello. Scoppiai a ridere, tanto da attirare l'attenzione di una commessa,
“Posso aiutarla?” mi chiese,
“Si, per favore vorrei un portachiavi con tutti e cinque i One Direction, è possibile?” le chiesi trattenendo a stento le risate,
“Certo, te lo faccio subito” e dopo qualche minuto, in mano avevo il portachiavi più bello e divertente che avessi mai visto: attaccati c'erano cinque mini statuine che ritraevano perfettamente i miei cinque ragazzi. Notai con piacere che loro non si erano accorti del mio acquisto così, li raggiunsi e mostrando il sacchetto che la commessa mi aveva appena dato, dissi,
“Ho fatto, possiamo andare” avevo un sorriso smagliante,
“Oh, evvai...ho una fame...” rispose Niall,
“E alla fine come te lo sei fatto fare?” mi chiese Liam avvicinandosi,
“Siete sicuri che volete vederlo? Io ho rischiato l'infarto, a momenti muoio dal ridere...” li avvisai,
“Dai, fa vedere” aggiunse Louis curioso. I ragazzi si strinsero a cerchio intorno a me, attenti ad ogni mio singolo movimento. Quando finalmente tirai fuori dal sacchetto il portachiavi e sistemai sulla mia mano i ciondoli perchè fossero ben visibili ci fu un secondo di silenzio e poi, una rumorosa risata generale.

Il pomeriggio era trascorso nel migliore dei modi, ci eravamo divertiti e avevamo riso a crepapelle, soprattutto per il mio portachiavi. Quella sera però, saremmo dovuti andare a letto presto perchè il giorno successivo sarebbe stato molto pieno per tutti: i ragazzi avevano un'intervista e io cominciavo i miei corsi all'università di fotografia.

-Il giorno dopo.


“Ragazzi, io esco, ci vediamo questa sera!” salutai tutti scendendo dalle scale e ricevendo un saluto corale da tutte le voci maschili presenti in quella casa.
“Ferma, dove vai senza salutarmi come si deve?” mi disse Harry catturandomi prima che raggiungessi la porta. Ci scambiammo uno dei nostri baci dal quale entrambi facemmo fatica a staccarci.
“Buon lavoro Harry, buona intervista. A dopo” lo salutai definitivamente, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Londra la mattina era ancora più bella, il caos dei numerosi turisti del pomeriggio, ancora non si faceva sentire, l'aria era fresca e il cielo illuminato da una luce tipicamente londinese, era coperto da uno strato di nuvole grige e bianche.
Arrivata all'università mi sentii subito a mio agio. Le altre matricole erano simpatiche, i professori molto capaci, i corsi da seguire diversi e vari. Inizialmente ebbi qualche difficoltà a capire come organizzare il piano di studi settimanale, ma alla fine ero riuscita ad organizzare il tutto in quattro giorni lavorativi: lunedì, martedì, giovedì e venerdì. Una figata. Mi iscrissi a molti corsi interessanti tra storia della fotografia, tecniche di bianco e nero, inquadrature e laboratori. Di sicuro, la parte migliore era proprio quest'ultima: il laboratorio. Fortunatamente i laboratori erano formati da gruppi ristretti di studenti, in modo tale che vi fosse una comunicazione maggiore tra professore e allievi. Il mio insegnante di era molto stravagante. Mr. Moore, si chiamava. Vestiva sempre con colori sgargianti ma abbinati con una certa tecnica, portava un guanto di pelle nera che, proprio come quelli da golf, copriva solo il palmo della mano, lasciando scoperte le dita. Entrava in laboratorio con un cappello sempre diverso e immancabilmente viaggiava con una tracolla molto grande e pesante con all'interno la sua personale macchina fotografia e i diversi obiettivi. Non era solo il suo vestiario ad apparire particolare, lo era anche il suo modo di parlare.
“Ragazzi voglio che prestiate molta attenzione, durante questo primo semestre lavoreremo molto sui ritratti, ok? Ok. Quindi dovrete dimostrarmi da subito quanto siete bravi a saper cogliere le più diverse espressioni che si celano dietro ad un unico volto, ok? Ok. Vi sto già esaminando, fin da quando avete messo piede in quest'aula io ho cominciato a tener conto del vostro comportamento, ok? Ok. Abbiamo, cioè, avete due settimane per arricchire la vostra tecnica quanto più potete perchè sto preparando una sorpresa per tutti voi, anzi, non proprio per tutti, per i migliori, ok? Ok. E ora voglio che cominciate a farmi foto mentre vi spiego cosa significa fare un ritratto, i cinque fotografi migliori otterranno una stellina, ok? Ok. Nel mio corso, più stelline avete, meglio è, ok? Ok. A lavoro!” e così, senza che nessuno avesse veramente capito fino in fondo cosa avesse detto, cominciammo a scattargli foto.

All'uscita dalla lezione mi fermai un momento in bagno prima di ritornare a casa. Difronte allo specchio, intenta a sistemarsi il trucco e a pettinarsi i capelli trovai una ragazza che avevo intravisto poco prima nel mio stesso gruppo. Mi squadrò mentre mi lavavo le mani.
“Però, che idiota il professore eh?” disse poi ad un tratto,
“Perchè dici così?” le domandai timidamente,
“Ma dai, non l'hai sentito? Stelline? Ma dove siamo all'asilo? Di sicuro non potrà insegnarmi niente che già non so...” replicò sbuffando e mettendosi il mascara,
“Mi spiace che tu non ti trovi bene...”
“Ci farò l'abitudine o al massimo mi farò spostare. L'unica cosa interessante è che eleggerà i cinque migliori della classe. Almeno avrò la possibilità di essere la prima...”
“Sì...” tagliai corto io facendo per uscire dal bagno,
“Ehi aspetta, com'è che ti chiami?” feci marcia indietro contro voglia,
“Cora, mi chiamo Cora” le dissi abbozzando un sorriso,
“Cora...io mi chiamo Ashley. Beh Cora, ricordati questo nome quando riceverò quelle stelline!” disse ridendo istericamente ed uscendo dal bagno.

“Il professore di laboratorio è un tipo strano...però ho guardato il suo sito ufficiale su internet ed è veramente un genio, fa delle foto fantastiche! Oggi abbiamo lavorato sui ritratti e domani sceglierà cinque foto tra le migliori!” raccontai entusiasta ai ragazzi mentre eravamo a cena,
“Oh, bene! Tu non hai problemi a fare ritratti, mi ricordo che foto meravigliose ci hai fatto!” commentò Liam,
“Grazie...spero di essere selezionata perchè vorrebbe dire molto per me...inoltre, fare ritratti è proprio la parte che preferisco”
“Vedrai che rimarrà abbagliato dalla tua bravura” mi incoraggiò Louis,
“In quanti siete in questo laboratorio?” mi chiese Niall,
“Una ventina più o meno”
“E ci sono ragazzi carini?” chiese Zayn che si beccò una gomitata da Harry,
“Veramente non c'ho fatto caso, Zayn” gli dissi ridendo,
“E ragazze carine?” chiese Niall,
“Mah, non saprei...sicuramente c'è una bionda che si crede una dea scesa in terra tra i mortali, non la sopporto”
“Rivalità tra fotografe?” chiese Harry,
“Io mi chiamo Ashley, ricordati questo nome quando vincerò quelle stelline! Gnegne gnegne gnegne!” dissi mimando la vocina acuta e irritante di quella ragazza,
“Stelline?” chiese ancora il riccio perplesso mentre gli altri ridevano,
“Sì...ancora devo capire come funziona, ma i migliori della classe sono elogiati con delle stelline” spiegai,
“Sarà divertente” disse Louis scambiandosi uno sguardo d'intesa con Harry. Non riuscii a cogliere il messaggio che ci fosse dietro quello sguardo, così feci finta di nulla.
“Ma non parliamo solo di me, ditemi com'è andata oggi la vostra giornata”
“Solito” si affrettò a rispondere Liam guardando i ragazzi,
“Abbiamo fatto un'intervista e accettato di partecipare ad un...ahia!” disse Niall che però si interruppe lamentandosi. Zayn gli aveva tirato un calcio sotto il tavolo? Cominciavo a insospettirmi,
“Ad un concerto di beneficenza!” concluse Louis,
“Si, beneficenza...” confermò il biondo,
“Ragazzi, tutto bene?” chiesi ad un tratto,
“Certo Cora, chi vuole il dolce?” disse Zayn cambiando,
“Io!” si affrettò a rispondere Niall, e tutto tornò più o meno alla normalità.

*Toc toc toc*
“Si?” risposi a chiunque avesse bussato alla mia porta,
“Sono io, è permesso?” sentii il riccio rispondere oltre la porta di camera mia.
“Entra!” gli risposi. Stavo finendo di sistemare i libri per il giorno successivo quando mi sentii abbracciare da dietro e due labbra calde cominciarono a baciarmi il collo facendomi rabbrividire,
“Che fai?” mi chiese tra un bacio e l'altro,
“Sistemo il necessario per domani” gli risposi e quando finii mi girai. Ad accogliermi trovai due labbra che affondarono nelle mie facendomi aumentare notevolmente il battito cardiaco.
“Guarda che non la scampi con un semplice bacio, sai?” gli dissi,
“Non so di cosa tu stia parlando” disse cercando di intrappolare una seconda volta la mia bocca ma prontamente mi tirai indietro,
“Si vedeva lontano un miglio che nascondevate qualcosa...”
“Noi, nascondere qualcosa? Naaa...” rispose,
“Harry, lo sappiamo entrambi che non sei bravo con le bugie, ogni volta che provi a dirne una i tuoi ricci si appiattiscono, guarda?” lo presi in giro intrecciandogli qualche ciuffo di capelli,
“Ahaha! E' una sorpresa, tra due settimane saprai tutto, porta pazienza” cedette,
“Sapevo che c'era sotto qualcosa! Ma...due settimane? No, non posso resistere così a lungo”
“Ho la bocca cucita”
“E allora io entro in sciopero, niente baci, niente sesso, niente di niente” lo sfidai incrociando le braccia,
“Non ne saresti capace e lo sai” mi provocò.
No, è proprio il contrario, sei tu quello che non avrebbe resistito così tanto a lungo.
Pensi che non ne sia capace? Ok, Harry, devo chiederti di uscire dalla mia stanza, ogni contatto è severamente proibito, a meno che tu non mi dica di cosa si tratta” il ragazzo mi fissò per qualche secondo e poi, mi sorprese,
“Ok, buona notte Co...”
Cosa? Stava rinunciando così facilmente?
“Ma, cosa fai?” gli chiesi mentre si avviava verso la porta,
“Faccio come mi hai detto tu, mi sacrificherò per non rovinarti la sorpresa” e fece per aprire la porta,
“No Harry aspetta” lo fermai.
Dannazione.

“Resta qui questa notte” gli chiesi mangiandomi le mani da sola. Il ragazzo si voltò soddisfatto.
“Chi era quello che non era capace di fare cosa?” mi disse sorridendo impertinente. Ma aveva ragione, nulla potevo contro il suo calore, la sua presenza, il suo profumo, il suo respiro. Non potevo sottrarmi alla mia dose quotidiana di Harry Edward Styles. Due settimane senza la mia droga preferita? No. Piuttosto avrei pazientato o scoperto tutto da sola.
“Ah...taci!” lo zittii e ci stendemmo sotto le coperte, abbracciati.
“Scoprirò il vostro segreto Styles, con o senza il tuo aiuto...”
“Ti amo” mi disse facendo perdere due battiti al mio povero cuore,
“Ti amo anche io” e ci addormentammo, così.




Okay, salve.
Questo capitolo mi piace...è un po' un casino, però mi piace, soprattutto la parte finale. Mmmh...mi sto auto-recensendo il capitolo, ok la smetto ;)
A voi care lettrici come è parso? Sfide fotografiche e segreti...cosa ne pensate? Fatemelo sapere in una bella recensione.
Much love.
Fe.
 


Twitter? @CallmeAitch seguitemi, chiedetemi il follow e arriverà prima che Kevin possa spiccare il volo!

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Capitolo 25
*** There is no other place that I would rather be ***


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“Scoprirò il vostro segreto Styles, con o senza il tuo aiuto...”
“Ti amo” mi disse facendo perdere due battiti al mio povero cuore,
“Ti amo anche io” e ci addormentammo, così.

Dormigliona, svegliati” sussurrò una voce la mattina seguente. Mi svegliai con l'aroma di caffè che invadeva camera mia. Dopo essermi stiracchiata mi sedetti sul letto a gambe incrociate rendendomi conto che era stato Harry a svegliarmi; con le mani reggeva un vassoio da colazione che mi appoggiò delicatamente sulle gambe. Osservai prima il vassoio e poi il ragazzo.
“Che c'è, non hai voglia di fare colazione?” mi chiese vedendo che ancora non mi ero precipitata sul muffin con le scaglie di cioccolato.
“Quanto sei dolce tu?” gli chiesi sorprendendolo. Il ricco si sedette sul letto difronte alla mia figura, fece attenzione a non rovesciare niente dal vassoio e si piegò leggermente su di me schioccandomi un bacio sulla fronte,
“Mai quanto quel muffin che ti sta osservando da cinque minuti buoni” mi disse sorridendo,
“Ti ho fatto il caffè come piace a te, espresso e senza zucchero...come fate voi italiani a berlo così poi...” aggiunse. Sì, a me il caffè piaceva nero, amaro, e la mattina non potevo farne a meno.
“Grazie Harry, è perfetto” gli dissi dopo averlo assaggiato.
Il ragazzo rimase a farmi compagnia mentre gustavo il muffin, dopo di che, anche io fui costretta ad alzarmi per prepararmi: l'università mi aspettava.
“A che ora torni oggi Co?” mi chiese Liam prima che uscissi,
“Per pranzo! A dopo belli!” salutai e mi chiusi la porta alle spalle.
La mattina trascorse rapidamente e finalmente entrai nell'aula di laboratorio. Il professore era già lì come la maggior parte degli studenti. La lezione cominciò puntuale e ognuno di noi presentò la foto migliore di quelle che avevamo scattato il giorno prima al professore mentre spiegava. Mr Moore di lì a poco avrebbe selezionato i migliori cinque scatti assegnando quelle famose “stelline”.
“Perfetto ragazzi, siete stati tutti...no, quasi tutti, molto bravi e ora il momento delle stelline!” cominciò il docente finendo di compilare qualche foglio.
“Ho stampato per ognuno di voi una scheda a caselle, in ognuna di queste caselle verrà attaccata una stella se sarete tra i migliori, ok? Ok. Cominciamo a distribuirle in ordine alfabetico”. Il professore cominciò a chiamare qualche nome leggendo la lista dei presenti finchè un ragazzo non esultò trovando sulla sua scheda un adesivo dorato a forma di stella. Quindi aveva già deciso i migliori dando una rapida occhiata alle foto? Aveva già incollato le stelle? I ragazzi che esultavano erano sempre di più e io ero praticamente l'ultima della lista. Cercavo di capire a quanti fosse arrivata la stella quando Mr. Moore chiamò il mio nome. Ero un po' agitata ma avanzai e ritirai il foglio. Vidi il professore sorridere e guardando la mia tabella lo feci anch'io: stella. Ero soddisfatta e ora avevo solo voglia di riempire quanto più possibile quella tabella.
“I cinque ragazzi che hanno trovato la stella facciano un passo avanti!” disse il professore quando anche l'ultimo foglio fu consegnato. Eravamo tre ragazze e due ragazzi. Perfetto, anche quella smorfiosa di Ashley l'aveva guadagnata e aveva già cominciato a darsi arie. ma quando si accorse che tra i cinque c'ero anche io mi lanciò uno sguardo agghiacciante. Ma che voleva quella?
“Bravi ragazzi, continuate a prendere più stelle possibili, ok? Ok. Non perdete quella tabella per nessun motivo, non ve ne stamperò un'altra e non guadagnerete più stelle per il resto del corso, ok? Ok. E ora che ci fate ancora qui? Su, coraggio, andate a sedervi e cominciamo a spiegare qualcosa...” concluse il professore.

“Ho guadagnato una stellaaa! Ho una stellaaa!” gridai entrando in casa.
“Fa vedere, fa vedere” mi disse il biondo che stava salendo le scale,
“Guarda Niall! E' bellissima vero?” gli dissi in preda all'euforia.
“Ahaha! Si, è carina dai!” mi disse ridendo e saltellando verso il piano superiore.
Appoggiai la borsa in salotto e trovai Liam con il suo computer accesso.
“Che fai di bello Li?” gli domandai sedendomi vicina a lui,
“Aggiorno il mio profilo su twitter” mi disse senza staccare gli occhi dallo schermo.
“Gli altri? Oltre a Niall che ho salutato prima?”
“A fare la spesa” rispose. Poi, improvvisamente, mi ritornò in mente tutto il mistero di ieri sera così decisi di entrare in azione.
“Liam, mi caro e dolce Liam...lo sai che questa camicia ti sta proprio bene?” gli dissi cercando di manifestare sul mio volto la faccia più dolce che potesi fare.
“Grazie Cora!” mi rispose lui contento e abbastanza ingenuo,
“Senti, c'è qualcosa che anche io dovrei sapere per caso?” gli chiesi,
“Non direi, no” rispose tranquillamente,
“Sei proprio sicuro, sicuro, sicuro?”
“Certo!” continuò,
“Va bene, è ora di passare alle maniere forti...” sussurrai alzandomi dal divano e dirigendomi in cucina. Aprii un cassetto e tirai fuori il primo cucchiaio che mi capitò tra le mani. Prima di tornare in salotto mi fermai perplessa ad osservare il cucchiaio: era verde, completamente verde. Strano per un cucchiaio. Lo nascosi dietro la schiena e tornai in salotto.
“Liam, ti conviene dirmi tutto quello che sai” cominciai io. Sentendo la mia frase il ragazzo si girò guardandomi con aria perplessa, osservò che tenevo un braccio dietro la schiena.
“Cos'hai lì dietro Cora?” disse appoggiando il computer sul pavimento e voltandosi verso di me.
“Questo!” dissi mostrando a Liam il cucchiaio,
“Oh, andiamo, stiamo calmi...” disse lui alzando le mani all'altezza delle spalle come se al posto di un semplice cucchiaio verde, in mano, avessi avuto una pistola,
“Dimmi quello che sai e nessuno si farà male...” continuai cercando di imitare la voce di un serial killer. Probabilmente quella mia vana imitazione lo divertì perchè Liam accennò ad una risata abbassando la guardia ma io feci uno scatto felino e saltai sopra le gambe del ragazzo costringendolo a rialzarla.
“Cora, che fai?” mi disse preoccupato mentre cercava di comprendere a fondo la situazione in cui si trovava,
“Sputa il rospo Payne!” insistetti avvicinando lo strumento da tortura al volto del ragazzo che cercava di indietreggiare ma lo schienale del divano glielo impediva.
“Lo sai quanto mi diano fastidio quegli aggeggi!”
“Certo che lo so” e simulai una risata malefica,
“Niall! Niall! Dove sei quando ho bisogno di te?” gridò Liam sentendosi in trappola,
“Chiedere aiuto non ti servirà, ho già sistemato l'irlandese al piano di sopra, gli ho portato una scorta di merendine, non credo verrà ad aiutarti” bluffai insistendo e avvicinando ancora il cucchiaio alla guancia della mia vittima,
“Okay, ti dirò tutto, te lo giuro!”
“Ottima scelta, comincia a parlare” ce l'avevo fatta? Ero troppo brava. Allontanai il cucchiaio di qualche centimetro.
“Allora è andata così, l'altro giorno siamo stati chiamati da...” ma Liam improvvisamente si interruppe portando il suo sguardo oltre il mio,
“Continua, altrimenti...” comiciai,
“Ecco dov'era finito il mio cucchiaio!” intervenne la voce del biondo rubandomelo di mano. Liam tirò un sospiro di sollievo e io rimasi come una scema con il braccio alzato impugnando il nulla. Guardai Liam che aveva cominciato a ridere e poi mi voltai,
“Horan! Ma che diamine, ce l'avevo fatta!” e lo trovai intento a sgranocchiare cereali annegati in una tazza di latte. Mi fece un sorrisetto.
“E poi scusa mangi cereali mezzora prima di pranzare? No aspetta, non rispondermi...” lui continuò con il suo sorrisetto furbo.
“Cora?” mi chiamò Liam,
“Che c'è?” gli chiesi tornando a guardarlo. In poco tempo mi accorsi che per Liam il pericolo era scampato, io ancora ero seduta sopra le sue gambe e il ragazzo mi guardava con un'aria strana,
“No, il sollettico no, no!” lo pregai ma fu troppo tardi. In due minuti la situazione era radicalmente cambiata, Liam mi aveva bloccato le vie di fuga e mi stava facendo morire dalle risate mentre Niall osservava la scenetta divertito.
“Liam, come mai stai torturando questa povera ragazza?” intervenne Louis che nel frattempo era tornato con gli altri ragazzi,
“Che per di più è la mia?” aggiunse Harry.
“Altro che povera ragazza, dovevo vendicarmi” replicò lui lasciandomi respirare.
Poco dopo eravamo tutti a tavola e Niall continuava a chiedere doppie porzioni di qualsiasi cosa ci fosse da mangiare. Io tenevo un finto broncio.
“Cora vuole sapere...” cominciò Niall,
“Già” affermai io,
“Oh no, non lo saprai” mi prese in giro Zayn,
“Concordo” si aggregò Liam facendomi una linguaccia che mi fece sorridere,
“Cora, sono solo due settimane, non avere fretta, pensa ai tuoi impegni da brava fotografa piuttosto, vedrai che i giorni passeranno veloci” mi disse Louis evidenziando bene le parole “brava fotografa”. Forse aveva ragione, era meglio dedicarmi alle mie cose e tutto sarebbe arrivato.
“Okay...” mugugnai,
“Allora tesoro, hai preso la stellina oggi?” mi chiese Harry posando la sua mano sulla mia.
Tesoro. Mi aveva veramente chiamata tesoro? La magia di quel ragazzo tornò ad illuminarmi gli occhi e a farmi sorridere come prima.
“Siii! Si, ce l'ho fatta!” esultai e cominciai a spiegare in cosa consistesse questa raccolta di adesivi mentre tutti mi ascoltavano divertiti.

Come mi aveva detto Louis, i giorni trascorsero veloci e sereni. In quelle due settimane avevo guadagnato sempre più stelle e ne ero molto fiera. Mr. Moore mi aveva detto più volte di credere nelle mie capacità e così avevo fatto, notando io stessa notevoli miglioramenti nei miei scatti.
Quella mattina aprii lentamente gli occhi sbadigliando svogliatamente. Poi, trasalii. Lanciai uno sguardo disperato alla sveglia: 7:34. Cazzo. A tutta velocità saltai giù dal letto, passai per il bagno e recuperai qualche vestito dall'armadio. Controllai l'ora sul display del cellulare: 7:41. Tra venti minuti sarebbe cominciata la lezione di laboratorio e non volevo perdermela. Arrivata in cucina rubai una delle merendine di Niall e mi accorsi che i ragazzi erano già usciti. Strano, non mi ricordavo che impegni avessero per quel giorno. Senza pensarci troppo cominciai a correre per le strade di Londra fino ad arrivare difronte alla porta della classe: il professore l'aveva già chiusa. Controllai di nuovo l'orario: 8:06. Tutto sommato, 6 minuti di ritardo non erano proprio un danno, vero? Recuperai il fiato per qualche secondo e poi entrai.
“Alla buon'ora!” mi rimbeccò il Mr. Moore mentre chiudevo la porta cercando di fare meno rumore possibile.
“Mi scusi professore, la sveglia non ha suonato e...” alzai lo sguardo e trasalii.
“...E?” insistette lui, ma a me mancava il fiato per rispondere. E non mi mancava a causa della corsa.
“Va bene Cora, dai, vieni avanti, non restare lì imbambolata” cercò di farmi riprendere lui. Sentii qualche mio compagno di corso ridacchiare, perfetto. Che bella figura che avevo fatto. Cercai di tranquillizzarmi e mi sedetti al mio posto, in prima fila, tanto per essere precisi. Attraversai l'aula nel più assoluto silenzio domandandomi solo una cosa: che diavolo ci facevano loro qua?
“Come dicevo, coloro che hanno accumulato più stelle hanno vinto un soggetto molto più gradevole di me e di quelli che abbiamo avuto fino ad ora” disse indicando Harry, Zayn, Louis, Liam e Niall che divertiti stavano in piedi davanti a noi poveri studenti. Mentre il professore continuava a parlare, notai Zayn e Harry sussurrarsi qualcosa, ridere sottovoce e poi fissarmi con aria divertita. Avrei voluto alzami e strozzarli uno a uno stile Homer e Burt Simpson. Ma probabilmente mi avrebbero fatta rinchiudere in un manicomio, quindi scartai la mia idea.
“Ora consegnatemi tutti le vostre tabelle e con un rapido calcolo nominerò i vincitori, ok? OK. Forza, portatemi quelle schede!” terminò il professore. Non avevo capito niente di quello che aveva detto prima di quest'ultima frase, dopo avrei chiesto a qualcuno.
“Ecco i nomi dei più meritevoli:” cominciò il professore schiarendosi la voce. Bene. Volevo che il mio nome fosse tra quelli, lo meritavo e mi ero impegnata con tutta me stessa perchè ciò accadesse.
“Samantha!” meno una possibilità di essere fra quei cinque,
“Austin!” l'ansia continuava a salirmi,
“James!” perchè ancora non mi aveva chiamato?
“Ashley!” ecco, pure quella gallina ce l'aveva fatta e io dovevo restarmene buona buona a guardare?
“E, Cora!” oddio si, si, si. Mi aveva chiamato. Sarei saltata in piedi dalla felicità ma sarebbe stato inopportuno. Ora era meglio stare attenti alle parole del prof.
“Bene, salutate i One Direction ragazzi” concluse Mr. Moore. A quelle parole i cinque ragazzi salutarono la classe e uscirono dall'aula. Harry, camminando verso il mio banco nel dirigersi verso la porta, mi guardò con aria soddisfatta e mi regalò un bel sorriso. Poi, senza farsi vedere, lasciò vicino alla mia mano appoggiata sul banco, un foglietto di carta piegato più e più volte che nascosi immediatamente. Alle mie spalle sentii il ragazzo ridacchiare divertito. Una volta usciti, il professore continuò la sua lezione come se nulla fosse, non rendendosi conto di quanto la classe fosse in subbuglio per quella visita inaspettata. Aprii il biglietto senza farmi vedere da Mr. Moore.


<< Ciao tesoro,
questo biglietto l'ho scritto in compagnia dei ragazzi prima della lezione. Speriamo vivamente che tu lo stia leggendo con un sorriso sulle labbra a segnare la tua vittoria, ma se così non fosse, a casa penserò io a consolarti. I ragazzi ed io volevamo solo dirti che oggi non ci saremo a pranzo, abbiamo un'intervista fuori città, arriveremo questa sera sul tardi. Non aspettarci per cenare perchè queste cose vanno per le lunghe...
xoxoxo H, L, Z, L e N.
>>


“E domani voi cinque siate puntuali!” concluse alla fine della lezione il docente. Peccato che io non avessi ascoltato quella parte.
“Ehi Samantha, ciao, scusami, potresti dirmi cos'ha detto il prof poco dopo che sono entrata? Ehm, diciamo che non ero molto attenta, ecco...” farfugliai alla ragazza prima che uscisse dall'aula. Samantha, era una ragazza timida, sempre precisa e puntuale nelle consegne e nello svolgimento dei compiti, sapevo che di lei potevo fidarmi.
“Tranquilla, immagino che sia stato scioccante anche per te vedere i One Direction in aula così all'improvviso! Mr. Moore ha detto che noi cinque dobbiamo tornare domani alle 15.00 qui, ci spiegherà meglio domani, ah e ci saranno ancora i ragazzi” mi rispose sorridendo dolcemente,
“Ok, grazie mille! Ora scappo, ci vediamo domani allora!” ci salutammo e uscii dalla classe avviandomi con tutta calma a casa.
La giornata passò, anche se fu piuttosto noiosa, fatta eccezione per l'ora di video chiamata su skype con Aurora: le raccontai tutte le novità mentre lei non la smetteva più di complimentarsi. Dopo cena mi misi a guardare un po' di televisione, e dopo qualche minuto, in preda alla stanchezza mi addormentai. Fortunatamente il giorno dopo non avevo corsi la mattina ma solo quello “speciale” di pomeriggio.

Mi svegliai sentendo un allegro brusio. I ragazzi erano in cucina a fare colazione. Mi accorsi che qualcuno mi aveva aiutata a stendermi lungo tutto il divano, mi aveva tolto le scarpe e messo una coperta. Adoravo i miei cinque angeli.
“Ieri giuro che ho rischiato l'infarto...” cominciai io entrando in cucina e sedendomi a tavola,
“Cora, ben svegliata!” mi salutò Louis dandomi un bacio sulla guancia e posandomi davanti un piatto con due waffles ricoperti di cioccolato fuso.
“Com'è andata ieri all'università?” mi prese in giro Zayn guardandomi con fare furbo. Gli risposi sorridendo e scuotendo la testa.
“Se nessuno mangia quel muffin, lo prendo io” avvisò Niall,
“Chi vuole ancora un po' di tè?” chiese Liam versandone a Zayn, mentre io mi ero alzata per prepararmi il caffè,
“Giorno splendore” sentì Harry prendermi per i fianchi quando ancora ero intenta a mettere la giusta quantità di acqua nella moca. Il ragazzo rimase appoggiato a me a guardarmi, dopo di che, una volta acceso il fuoco, mi girai per dargli il buongiorno.
“Giorno ricciolo” e gli diedi un bacio a stampo su quelle labbra così morbide.
“Allora, piaciuta la sorpresa di ieri?” mi chiese Liam,
“Potevo restarci secca ragazzi! Avreste dovuto dirmelo, mi sarei svegliata in orario per lo meno...”
“Naaa, è stato più divertente così!” rispose Zayn,
“Beh, siete pronti per oggi? Sapete cosa vuole farci fare il prof? Almeno questo potete dirmelo!” li supplicai. Loro si guardarono e alla fine accettarono di rivelarmi quel particolare,
“Assegneranno a ognuno di voi, uno di noi. Ci farete qualche foto e il migliore, vince” mi spiegò Louis,
“Ok, perfetto...voglio vincere, voglio abbattere Ashley...” dissi bevendo il caffè.

“Almeno oggi siete tutti in orario” cominciò Mr. Moore lanciandomi un'occhiata divertito.
“Avete un po' di tempo prima che entrino i ragazzi, quindi scrivete i vostri nomi su un foglietto e consegnatemelo” mentre scrivevo il mio nome, Ashley mi si avvicinò,
“Visto?” mi chiese,
“Cosa scusami?” le domandai, lei sbuffò,
“Sono tra i migliori cinque! E, non per essere brutale, ma vedrai che vincerò qualsiasi cosa ci sia da fare”
“Che vinca la migliore allora”
“Appunto” e cominciò a ridere. Strappai il foglietto e lo consegnai al professore.
“Comunque, secondo me, ci assegnano un ragazzo da fotografare, tu che dici?” continuò quella smorfiosa,
“Si, è probabile, faremo ad estrazione immagino...”
“Tu dici? Io non sono proprio una fan dei One Nomination, però devo ammettere che sono dei bei ragazzi, soprattutto il ricciolino, vorrei veramente lavorarci insieme, capisci che intendo?” e riprese a ridere. Giuro, l'avrei buttata dalla finestra, in quel preciso istante, ma non una, no... almeno tre o quattro volte di fila, recuperandola dal marciapiede e gettandola giù ancora, giusto per assicurarmi che si spappolasse per bene sull'asfalto. Quel “ricciolino” come l'aveva chiamato lei era il
mio ricciolino, mio, mio, MIO.
Grazie al cielo in quel momento i ragazzi entrarono e il professore cominciò a spiegare le regole,
“I ragazzi prenderanno un biglietto a testa, ne leggeranno il nome scritto all'interno e lavoreranno con voi, ok? Ok. Voi siete i fotografi e avete tre ore di tempo per trovare all'interno delle mura di questa scuola una location per i vostri scatti, scattare, selezionare tre foto e tornare qui, ok? Ok. Ora ragazzi prendete un biglietto a testa e leggete il nome all'interno”. La band si era schierata di fronte a noi, e in ordine cominciarono ad aprire e leggere,
“Samantha!” disse Niall. Ti prego Harry, tutti vanno bene tranne lei, ti prego.
“James!” disse Liam. No, no, no.
“Austin!” disse Zayn. Ti prego, ti prego, ti prego.
“Ashley...” disse Harry. Ecco. E quella aveva già cominciato a saltellare per la stanza.
“E Cora!” concluse Louis. Ci scambiammo un sorriso.
“Siete ancora qui? Coraggio andate!” ci esortò il professore, sedendosi sulla cattedra e addentando un panino.
“Questo è il destino!” mi disse Ashley-la-barbie passandomi di fianco per andare a conoscere il “ricciolino dei One Nomimation” ma per favore. Destino? Te l'avrei fatto vedere io il destino, dritto in faccia. Mi precipitai da Louis,
“Lou, dobbiamo vincere devi assolutamente impegnarti ad essere più figo di quanto tu già non sia, non permetterò a quella barbie di arrivare prima, è tutto chiaro?” gli dissi parlando veloce e senza levare gli occhi di dosso da quella ragazza che aveva già cominciato a civettare con Harry.
“Tutto chiaro capo” mi assecondò lui,
“Bene, andiamo” lo presi sottobraccio e lo portai fuori dall'aula,
“Hai già qualche idea?” mi chiese,
“Si, l'altro giorno dovevo fare delle fotocopie e mi sono persa qui dentro, così ho esplorato la zona, ti faccio vedere...” gli spiegai trascinandomelo dietro. Condussi Louis fino ad un corridoio isolato, mi guardai un attimo intorno e aprii una porta.
“C'è scritto di non entrare” mi disse Louis,
“Lo so, ma non facciamo niente di male, solo qualche foto, dai, ne vale la pena!” lo incitai.
Una volta quella probabilmente era una classe, ma in quel momento era adibita a sgabuzzino e ripostiglio. C'erano scaffali pieni di libri impolverati, banchi e sedie accatastare ovunque, scope, vecchi cavalletti e tanti oggetti inutilizzati perchè per la maggior parte, inutilizzabili per l'appunto. Tutto sommato era un ambiente che metteva i brividi ma affascinava. Chiesi al ragazzo di sistemarsi al centro della stanza. Tre erano le foto che avremmo dovuto consegnare: quella l'avrebbe ritratto per intero, una foto semplice, volevo un'espressione seria, dritta in camera, e non appena gli spiegai cosa stessi cercando, Louis si adattò alla mia richiesta sfoggiando una lunga serie di sguardi che avrebbero incantato qualsiasi persona avesse potuto osservarlo. Non pensavo sarebbe stato capace di rimanere così serio per tutto quel tempo, eppure lo fece. Probabilmente anche lui ci teneva al fatto che vincessi quella competizione e si impegnò con tutto se stesso per soddisfarmi. Dopo una ventina di scatti gli diedi l'ok,
“Allora? Come sono venute?” mi chiese subito, saltellando verso di me,
“Perfette, sarà difficile sceglierne una sola tra queste” gli dissi riguardando qualche immagine nel display della macchina fotografica,
“Solo una? Dopo tutto questo tempo?”
“Eh si Lou, e la presenterò in bianco e nero! Dai andiamo che ho già un'altra idea”. In poco tempo eravamo ritornati in classe. Harry e la barbie erano spariti. Avevo come un nodo allo stomaco sapendolo con quella smorfiosa, ma mi fidavo di lui.
“Lou, siediti al contrario e appoggia le braccia sullo schienale della sedia” gli spiegai velocemente come sedersi sulla sedia che avevo recuperato. Quella foto mi sarebbe servita per mettere in risalto non solo i lineamenti perfetti del suo viso, ma soprattutto il colore dei suoi occhi, quell'azzurro di un cielo così terso che Londra non avrebbe mai potuto sperare di ammirare. Anche in quell'occasione, il ragazzo seppe mostrarsi all'altezza della situazione e grazie ad un particolare effetto di luci, riuscii a evidenziare come volevo il colore di quegli occhi.
“Bravo Tommo, bravo!” gli dissi entusiasta,
“Sei tu quella brava, io non sto facendo niente” mi rispose dolcemente,
“Ah, vieni qui” lo esortai ad avvicinarsi per un abbraccio. Era da tanto che non passavo un po' di tempo con lui. Mi ero dimenticata quanto potesse essere dolce e gentile, oltre che divertente e scherzoso.
“E per l'ultimo scatto? Idee?” mi domandò,
“Sì. Giardino” e uscimmo dall'aula per arrivare qualche minuto dopo nel cortile universitario. Chiesi a Louis di sedersi con la schiena appoggiata ad un tronco di un albero e l'unica cosa che gli dissi fu,
“Sorridi” in quel momento però, il ragazzo tornò ad essere l'eterno Peter Pan, il Louis di cui tutti si erano innamorati, il Louis giocherellone che cominciò a farmi un intero repertorio di buffe smorfie che non potei fare a meno di fotografare, anche se non fossero esattamente quello che cercavo. Quando però, vidi la bionda passare qualche metro più in là con Harry, Louis notò lo sguardo di fuoco che le lanciai e mi disse,
“Tu vali molto di più e lo sai, facciamo questa foto” e mi sorrise calmo, invitandomi a scattare.
Poco dopo, ad opera finita, io e il ragazzo eravamo seduti a chiacchierare su una panchina. Avevamo finito il lavoro in anticipo e così ci eravamo regalati un po' di tempo per noi.
“Te lo giuro, ha cercato di baciarmi!” insisteva lui,
“E tu allora cosa hai fatto?”
“L'ho respinto, ovvio! E comunque Paul l'ha subito sollevato di peso e allontanato...è stato folle” spiegava arricchendo il racconto qua e la con il suo tipico gesticolare,
“Immagino, un fan ragazzo che cerca di baciarti, non succede tutti i giorni”
“No, anche perchè solitamente sono le ragazze a farlo, quindi!”
“C'è sempre una prima volta!”. Con Louis era veramente facile stare bene; quel ragazzo parlava in continuazione di qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Era capace di farti apprezzare anche il bello delle piccole cose, con entusiasmo e allegria.
“E poi Harry è scivolato sul palco a causa della torta sparsa ovunque!”
“Ho visto il video su youtube, ma come caspita ha fatto?” gli chiesi ridendo,
“Sono mesi che me lo chiedo! Tutti quei ricci gli avranno fatto perdere l'equilibrio!” e scoppiammo entrambi a ridere a crepapelle. Fu in quel momento che mi accorsi di quanto avessi cercato quel sorriso prima e come non fosse arrivato fino ad ora. Mentre Louis ancora continuava a ridere, alla velocità della luce gli scattai qualche foto, velocemente, senza badare troppo all'inquadratura e allo sfondo. Semplicemente scattai quelle foto al vero sorriso di Louis.
“Lou, questa è perfetta!” urlai riguardando le tre foto che avevo fatto, mentre lui ancora rideva come un matto,
“Cosa dici Cora?”
“Dico che questa è la migliore di tutte, il tuo sorriso qui è talmente tanto sincero...” alzai gli occhi incontrando i suoi,
“Posso vincere Lou, grazie!” gli dissi abbracciandolo.

“Bene, diamo un'occhiata alle vostre fotografie, ok? Ok.” Mr. Moore era arrivato mezzora in ritardo rispetto all'ora prestabilita e aveva cominciato ad esaminare le tre foto di ogni fotografo. Poi, ognuna di quelle fotografie fu proiettata in modo tale che le vedessero tutti. Le mie erano le ultime tre, così, guardando quelle degli altri mi resi conto di come sarebbe stato difficile vincere. Erano tutti apprendisti fotografi validissimi, in più, ognuno dei ragazzi era un soggetto perfetto. Le foto di Ashley le guardai attentamente, così attentamente da notare che il sorriso racchiuso in quelle foto, non era il sorriso che conoscevo io. In quelle foto non avevo ritrovato il vero Harry, ma semplicemente un ragazzo che Ashley aveva sistemato per bene davanti ad un obiettivo, ma ovviamente, Mr. Moore questo non poteva saperlo.
“Bene, ed ecco il mio verdetto: James, le tue foto sono banali, scontate e standard; Austin, le tue mancano di tecnica, cos'è questo nell'inquadratura? Un dito? Mi hai molto deluso; Samantha, molto brava, inquadrature e luci perfette; Ashley, sono foto ottime e ben gestite nei colori; Cora...quella foto dove l'hai scattata? La riconosco, quella è l'aula-sgabuzzino con tanto di cartello – Vietato l'ingresso – mi spieghi perchè ci sei entrata comunque?”
“Ecco io, vede...ho rischiato” gli spiegai. A quella risposta il professore mugugnò leggermente. Forse non avrei dovuto entrare in quell'aula, ma come sfondo per quella foto, mi sembrava perfetto.
“Ed è proprio questo che avrei voluto sentirti dire. Brava Cora, il lavoro di un fotografo è anche rischioso, non semplicemente quello di sapersi adattare. E in ogni caso, le altre due foto sono ben fatte, nella seconda la luce mette in risalto gli occhi del ragazzo e l'ultima è semplice e sincera...ragazzi fate un applauso alla vincitrice della prima sfida!” concluse Mr. Moore. Beh, non melo sarei mai aspettata. Gli altri ragazzi, compresi i miei angeli in incognito cominciarono ad applaudirmi. Con la coda dell'occhio notai che Ashley aveva raccolto la sua borsa e se n'era andata. Tanto meglio. Mi sentivo soddisfatta e al centro dell'attenzione per qualcosa che meritavo.
Guardai Louis che con le labbra mimava la frase,
“Te l'avevo detto”. Gli occhi degli altri ragazzi mi guardavano soddisfatti e io mi sentii veramente felice.




E hoplà!
Fatto anche questo capitolo :) Allora care lettrici, a questo punto vorrei dirvi qualcosina:
1- Mi sto affezionando molto a questa mia ff e se fosse per me la continuerei all'infinito perchè scriverla mi fa stare veramente bene;
2- Cora ha vinto, Ashley se ne va amareggiata, tutto sembra tranquillo lo so, ma ho in mente un...eh beh, no, non ve lo dico! (muahahaha!);
3- Vi voglio bene, sia a quelle che recensiscono sempre (vi adoro) sia alle lettrici silenziose, quindi, citando qualcuno a caso ;) I just wanna say a massive thank you to all of you my dear readers.
Much love,
Fe.


Twitter? @CallmeAitch chiedetemi il follow back e arriva prima che possiate dire “No, Jimmy protested!” 

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Capitolo 26
*** Come on let me sneak you out ***


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Guardai Louis che con le labbra mimava la frase,
“Te l'avevo detto”. Gli occhi degli altri ragazzi mi guardavano soddisfatti e io mi sentii veramente felice.

Quel giorno stavo al settimo cielo. Avevo conquistato un'enorme soddisfazione combattendo con le unghie e con i denti, impegnandomi a fondo, mettendo l'anima in quelle foto e ce l'avevo fatta. Persino Mr. Moore si congratulò di persona, dicendomi di aver visto una nuova luce brillare nei miei occhi. Per telefono ricevetti le congratulazioni dei miei e di Aurora, a casa ricevetti quelle dei ragazzi,
“Io lo sapevo che tu eri la migliore!” mi ripetè Niall per la decima volta,
“Se è riuscita a far apparire bello Tommo, figuriamoci cosa avrebbe fatto con me!” ribadì Zayn,
“Zayn, abbassa la cresta...ops, scusami non puoi!” lo stuzzicò Louis,
“Io l'avevo detto fin dall'inizio! Ci ha sempre fatto delle bellissime foto questa ragazza” continuò Liam,
“Cosa dite, festeggiamo questa sera?”propose Harry,
“Si perchè no, è una valida occasione!” rispose Liam,
“Idee?” chiese Louis,
“Nandooo!” propose Niall,
“Per me va bene, non ci sono mai stata...” aggiunsi, attirando su di me lo sguardo sconvolto dell'irlandese,
“Allora è deciso, Nando e cinema?” propose Harry raccogliendo un consenso unanime,
“Che film si va a vedere?” chiese Zayn,
“Beh, decidi tu Cora” finalmente Louis si rivolse anche a me,
“Io...io vorrei vedere l'era glaciale 4” dissi con candida sincerità ai ragazzi, i quali mi guardarono in silenzio,
“Però se non vi va bene, per me è uguale, non ci sono differenze...” continuai,
“Ed era glaciale sia” confermò Harry sorridendomi,
“Corro a prenotare i biglietti!” esclamò Liam salendo al piano superiore,
“E io chiamo Nando per un tavolo” aggiunse Niall recuperando il telefono.
“Lou, perchè non inviti anche Eleanor?” gli proposi,
“Posso?” mi chiese lui,
“E me lo domandi? Certo! Anche tu Zayn, chiama Perrie, no?”
“Ecco...abbiamo litigato. Per il momento meglio non complicare le cose” mi rispose lui guardando il pavimento,
“Oh, mi spiace...e Danielle invece?”
“Si sono lasciati” mi mise al corrente Harry. Beh, perfetto, avevo fatto due gaffe l'una di seguito all'altra, per fortuna Liam era di sopra,
“Ah...” mi limitai a rispondere.
“Beh, noi vi lasciamo soli, credo che Hazza voglia “congratularsi” personalmente con la sua piccola Cora” disse Zayn portandosi di sopra Louis e continuando a prenderlo in giro per le foto.
“Allora” cominciò il riccio mettendosi davanti a me e rimpicciolendo sempre più le distanze tra noi,
“Allora? Vuoi dirmi che sono la numero uno? Che sono la più brava? Che nessuna fotografa avrebbe potu...” ma niente. Nemmeno questa volta potei finire la mia auto celebrazione. Le sue labbra infatti caddero repentinamente sulle mie lasciandomi senza la forza per respirare. Capii subito che quello non sarebbe stato un innocente bacio tra innamorati, e Harry me lo dimostrò il secondo dopo facendo incontrare le nostre lingue. Nel frattempo le sue braccia mi spinsero ad indietreggiare fino a sbattere contro il bancone della cucina. Senza esitare il ragazzo mi sollevò facendomi sedere sul marmo del ripiano senza smettere di baciarmi e poggiando le sue mani sulle mie gambe. Ora, ero io ad essere più alta di lui. Portai le dia ad intrecciarsi tra i suoi ricci, quasi come volessi averlo ancora più vicino di quanto non fosse già. Era bello sentirlo respirare affannosamente tra un bacio e l'altro. Inutile dire che non avrei mai voluto staccarmi da lui, ma il buon senso di entrambi ci spinse a farlo.
“Si, proprio questo volevo dirti” disse lui mordendosi le labbra e guardandomi con aria furba.
“Senti ma...posso chiedertela una cosa?” gli dissi continuando a giocherellare con i suoi ricci,
“Certo”
“Com'è stato farsi fare le foto da Ashley?”
“Cos'è, gelosia questa?” mi chiese sorridendo,
“No! Cioè, un po'...e poi vorrei solo sapere com'è andata!” gli spiegai,
“Niente di che, sembrava più interessata a me che alle foto da scattare...”
“Ecco, lo sapevo! Ma sai che quella nemmeno conosceva il tuo nome? Senza contare che vi ha chiamati “One Nomination”! Ma dico io, chi si crede di essere? Non la sopporto!” dissi gesticolando per dare più enfasi alla mia reazione e facendo ridere il ragazzo,
“Lasciala perdere, hai vinto tu, fine!”
“Si, hai ragione...è che quando si tratta di te, io divento matta!” e in quel momento mi accorsi dello sguardo diverso di Harry.
“Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?” forse avrei dovuto tenere la boccaccia chiusa, chissà ora cosa andrà a pensare “
Cora è troppo gelosa, Cora è troppo possessiva, Cora non mi lascia respirare”.
“No, non hai detto assolutamente niente che non vada. Solo mi sorprendi ancora, non pensavo...” ma lo interruppi,
“Scusami, io...io non sono una di quelle che non lascia respirare...” ma Harry mi interruppe a sua volta,
“Non pensavo di doverti ripetere ancora quanto ti amo e quanto nessun'altra mi importi come mi importa di te” lui non lo sapeva, ma ogni santa volta che se ne usciva con queste frasi, il mio cuore perdeva come minimo due o tre battiti. Lo afferrai per il colletto della camicia che indossava avvicinandolo a me e baciandolo delicatamente all'angolo della bocca,
“Non mi stancherei mai di sentirtelo ripetere”.

Più tardi uscimmo di casa tutti insieme e pensai a come mi avrebbe fatto piacere rivedere Eleanor. Quando l'avevo conosciuta in discoteca era stata molto carina con me, quindi non mi sarebbe dispiaciuto diventare sua amica. Quella sera quando la ragazza mi vide mi fece uno dei suoi dolcissimi sorrisi e mi venne incontro allegra. Dopo avermi salutata si dedicò al suo ragazzo: quanto erano belli insieme. Sembravano fatti l'uno per l'altra...un po' come me e Harry, tutto sommato. In ristorante decisi di sedermi tra Harry e Eleanor per poter scambiare quattro chiacchiere anche con lei,
“Ho saputo che vivi con questi cinque matti, non è vero?” mi chiese lei,
“Si, è vero. Hanno deciso di ospitarmi fino a quando non troverò una migliore sistemazione”
“Secondo me a loro fa bene avere una presenza femminile in casa, chissà che imparino ad essere un po' più ordinati, no Tommo?”
“El, lo sai che io punto sulla simpatia e non sulle mie doti domestiche” scherzò il suo fidanzato,
“Lo so tesoro, e ti amo proprio per questo” le ribadì lei,
“Cora mi prepara gli spuntini! Quindi non voglio che se ne vada!” esclamò Niall,
“Tu sei sempre il solito, vero?” le chiese Eleanor,
“Eggià, Niall non cambierà mai, lo sappiamo” affermai io,
“Comunque Cora, io lo so che hai ammaliato uno di questi signori qua, no Harry?” disse la ragazza. Il riccio si limitò a guardarla e poi a guardare me con aria eloquente.
“Ma dimmi, come va, come si comporta?” continuò lei,
“Harry è...Harry!” risposi leggermente imbarazzata, facendola ridere,
“Intende dire che non è bello come me” intervenne Zayn,
“Ma perchè tu devi sempre essere il primo fra tutti, fammi capire?” lo stuzzicò Liam,
“Perchè, sono Zayn Malik!”
“Lascia stare Liam, è una battaglia persa in partenza” disse Harry. E tutti scoppiammo in una fragorosa risata. La serata passò velocemente, perchè il tempo si sa, vola quando si sta bene. Tra chiacchiere e risate avrei voluto ripete quella cena per almeno altre tre o quattro volte talmente bella e rilassata era l'atmosfera.
Al cinema, Eleanor fu entusiasta della scelta del film, anche a lei piaceva il genere e con un fidanzato come Louis, sicuramente le piaceva ridere. Il cartone cominciò puntuale e tutti, fin dall'inizio, cominciammo a ridere sulle battute di quei personaggi, tutti tranne Niall che sembrava essere più concentrato sui popcorn che sul film vero e proprio. Non mi sarei mai spiegata come faceva a mangiare così tanto. Tra una risata e l'altra mi voltai verso Harry e notai che in quel momento mi stava fissando,
“Che c'è?” gli sussurrai,
“Sei ancora più bella quando ridi” mi rispose a bassa voce. Al che gli diedi un bacio a fior di labbra, gli presi la mano che teneva sul bracciolo della poltroncina del cinema intrecciando le sue dita con le mie e appoggiai la testa alla sua spalla. Sentirlo respirare tranquillo accanto a me mi procurava un enorme senso di pace e serenità. Credo che non avrei mai potuto amare di più una persona.
Tutto sembrava stesse andando per il meglio quando improvvisamente le luci della sala cinematografica si riaccesero mentre il film proseguiva. Qualcuno ridacchiò pensando ad un errore della gestione della sala, qualcun altro si girò ad osservare quel foro sul muro da cui esce la proiezione del film, ma nessuno riuscì a capire veramente cosa stesse succedendo. Dopo qualche minuto, una lieve voce di sottofondo disturbò l'audio del film fino a quando quest'ultimo non si interruppe permettendoci di ascoltare la voce metallica ripetere secondo dopo secondo la stessa identica frase:

“Attenzione, è in corso un'emergenza, restate calmi e attendete istruzioni”
Al che, cominciai a preoccuparmi.
“Ragazzi, che succede?” chiesi rivolgendomi a chiunque tra di loro avesse potuto darmi una risposta,
“Niall ha finito i popcorn?” scherzò Louis,
“Si, ma io non c'entro!” protestò l'irlandese,
“Credo sia successo qualcosa ragazzi...” affermò Liam vedendo la gente in sala cominciare ad alzarsi.
“E' bloccata!” sentimmo improvvisamente un uomo urlare,
“Non si apre!” lo seguì a ruota un secondo. Guardammo tutti preoccupati nella direzione da cui provenivano le voci. Due uomini stavano cercando di aprire la porta che permetteva l'ingresso e l'uscita dalla sala, ma questa resisteva immobile.
“Liam, chiama Paul!”lo sollecitò Harry,
“Qui il cellulare non prende, lo sai!”
“Ragazzi, che facciamo?” chiese Eleanor spaventata ricevendo una carezza da Louis che la rassicurò dicendole di stare tranquilla. Inutile dire che nessuno di noi lo era. Dietro ai nostri posti una bambina spaventata aveva cominciato a piangere e la madre non sapeva più come farla calmare, qualcuno provò a mettersi in contatto con la polizia ma nessun cellulare prendeva dentro quel cinema. Ad un tratto scattarono gli allarmi antincendio e la preoccupazione all'interno della sala aumentò. Mi guardai intorno, all'interno della stanza ci saranno state una sessantina di persone tra anziani e bambini e con il caos a fare da padrone sarebbe potuto essere un delirio. In molti ormai si erano affollati vicino alla porta che non intendeva aprirsi fino a quando un qualcuno non propose di cercare di aprirla con la forza. Anche noi ci eravamo avvicinati a quel gruppo di persone e i ragazzi si proposero subito per dare una mano, tutti tranne Niall. Quel piccolo irlandese sembrava più spaventato di me e Eleanor messe insieme, così mi avvicinai a lui prendendogli la mano. Fortunatamente il ragazzo sembrò riprendere un po' di coraggio. Donne e bambini osservavano quegli uomini spingere tutti insieme contro quell'ostacolo fino a quando un rumore secco attirò l'attenzione di tutti i presenti e finalmente la porta si aprì. A quel punto, nessuno capì più niente. Oltre quella porta si celava un denso muro di fumo che cominciò a penetrare all'interno della sala. Mi sentii rabbrividire. La folla spingeva verso l'uscita e la mia mano stringeva sempre di più quella del biondo. Lanciai uno sguardo disperato verso Eleanor che era rimasta più indietro,
“Eleanor!” la chiamai, ma dal nulla Louis sbucò alle sue spalle e la prese per mano aiutandola a non rimanere schiacciata dalla folla. Notai che Lou aveva prontamente offerto alla ragazza un fazzoletto di stoffa con il quale coprirsi il volto. Giusto.
“Niall, tirati su la maglia e copriti naso e bocca!” gridai al ragazzo mentre anche io facevo lo stesso con la mano libera. Fuori dalla sala la temperatura aumentò notevolmente e terrorizzata notai che dalle scale che conducevano al piano inferiore dell'edificio salivano delle minacciose lingue di fuoco. Nei corridoi si era concentrata una marea di gente proveniente anche dalle sale vicine alla nostra. Corsi insieme a Niall in direzione dell'uscita d'emergenza quando improvvisamente il biondo si bloccò e lasciò la mia mano aiutando una bambina che nel trambusto era scivolata e rimasta a terra. Veloce e pronto come non avrei mai immaginato Niall si caricò la bambina in spalla e continuò a correre raggiungendomi. Pochi secondi dopo sentimmo un altro rumore assordante e le grida di qualcuno ma nessuno ebbe il coraggio di girarsi per controllare.
Grazie al cielo in pochi minuti fummo fuori dal palazzo in fiamme.
“State tutti bene?” chiese Liam,
“Si, credo...” risposi mentre osservavo l'irlandese mettere giù la bambina in lacrime e cercare di calmarla.
“Eleanor?” chiesi a Louis vedendola tossire,
“Credo sia stato tutto quel fumo, i vigili del fuoco e l'ambulanza saranno qui a secondi” mi rispose senza smettere di guardare con aria protettiva la ragazza.
“Dove sono Zayn e Harry?” chiesi rendendomi conto che mancavano all'appello,
“Sono usciti per primi, ecco Zayn” il ragazzo zoppicava, e si stava avvicinando a noi,
“Che hai fatto?” gli chiesi,
“Sono caduto ma sto bene, Harry?” domandò lui cercandolo con lo sguardo. In quel momento mi si gelò il sangue nelle vene.
“Non eravate insieme?” sbraitò Louis preoccupato,
“Era dietro di me! Io non l'ho più visto con tutta quella gente!”
“Harry!” cominciammo a chiamarlo guardandoci intorno e cercandolo nelle vicinanze. Mentre gli altri continuavano a controllare lì fuori, a me invece, cominciò a rimbalzare in testa solo un'immagine e volevo cancellarla prima che fosse troppo tardi. Mi voltai a guardare l'edificio in fiamme. Senza pensarci due volte, senza ragionare e senza considerare una soluzione migliore cominciai a correre nella direzione dalla quale ero arrivata.
“Cora, no!” mi sentii chiamare, ma nemmeno riconobbi la voce di chi gridò. Il cuore batteva troppo forte perchè io potessi fermarmi. L'adrenalina provocata dal terrore di quella situazione mi invadeva il corpo come un veleno. La mia corsa su quelle rampe di scale e l'agitazione mi impedirono di mantenere una respirazione regolare e nonostante avessi la manica della maglia a coprirmi il volto cominciai a sentirmi in gola quel fumo incandescente. In ogni caso non mi sarei fermata. Ad un tratto mi ritrovai nel corridoio in cui poco prima avevo corso con Niall per cercare di mettermi in salvo.
“Harry!” gridai il suo nome con tutto il fiato che avevo cominciando a tossire. Ripercorsi la stessa strada che avevo fatto poco prima in senso opposto cercando di scorgere il ragazzo tra quel fumo impenetrabile. Oltre alla gola cominciarono a lacrimarmi e a bruciarmi terribilmente gli occhi. Attorno a me non vedevo quasi niente e stavo per perdere le speranza sentendomi un'idiota per non aver cercato meglio fuori dal cinema ma poi finalmente sentii qualcuno chiamarmi per nome. Tornai verso la porta della nostra sala notando quanto ormai le fiamme fossero avanzate e poi lo vidi, accasciato a terra in preda ad una violentissima tosse mentre con le braccia si copriva il volto. Mi precipitai da lui e compresi il motivo del perchè non era uscito insieme agli altri: il ragazzo aveva una caviglia rimasta incastrata sotto un'enorme statua che ritraeva un personaggio di un qualche film di supereroi. La statua in mezzo a quel trambusto probabilmente era caduta, impedendo ad Harry le vie di fuga. Improvvisamente capii che quel rumore che avevo sentito durante la mia corsa disperata verso l'uscita era sicuramente stato provocato da quella statua. Mi maledissi per non essermi girata, per non aver avuto il coraggio che aveva avuto Niall prendendo la bambina, per non aver pensato che proprio Harry avrebbe potuto essere in pericolo.
“Harry ci sono qua io ora, non preoccuparti” gli dissi mentre lui continuava a tossire. Con tutte le mie forze cercai di spostare quell'enorme macigno dal piede di Harry ma quella statua faceva solo dei minimi spostamenti. Inoltre, più il ragazzo si sforzava per far uscire il piede da quell'incastro, più la caviglia gli provocava delle dolorosissime fitte. Avrebbe benissimo potuto essere rotta perchè dalle urla del ragazzo non sembrava avesse preso una semplice botta.
“Esci!” mi ordinò ad un tratto Harry in preda agli spasmi che quella terribile tosse gli aveva provocato,
“Non ci pensare nemmeno” gli risposi. E fu proprio quella richiesta da parte del ragazzo a farmi ritrovare più forza. Non sarebbe finita così, non in quel modo.
“Fatta!” gridai, vedendo che finalmente il piede del riccio era libero, ma lui lo estrasse con un gemito di dolore trattenendo a stento un altro grido. Si mise in piedi a fatica e cercando di sorreggerlo lo aiutai a camminare dirigendomi verso l'uscita. Con la coda dell'occhio notai la statua che poco prima intrappolava Harry essere divorata centimetro dopo centimetro dalle fiamme. L'uscita era a due passi ma improvvisamente il peso del ragazzo mi cadde completamente addosso costringendomi ad inginocchiarmi al suolo.
“No, Harry, no, non puoi farmi questo, andiamo!” cercai di farlo riprendere, ma Harry aveva perso i sensi a due metri dalla porta spalancata che conduceva alle scale antincendio a causa del fumo inspirato e probabilmente dell'atroce dolore al piede. Cercai invano di trascinarlo verso la porta quando le forze sembrarono abbandonare anche me.
“Aiuto! Aiutateci, siamo qui!” urlai con il tutto il fiato che mi era rimasto nei polmoni perchè successivamente mi piegai in due scossa dalla tosse. Poi la vista mi si appannò ancora di più e l'ultima cosa che vidi prima di chiudere gli occhi furono due sagome nere.



Asrbjbdsocuyronsc...
Okay. Solo una cosa vi voglio chiedere...rende la mia descrizione? Mi sono impegnata per farvi trattenere il fiato anche solo per un secondo...com'è andata? Fatemelo sapere come al solito con una bella recensione.
Fe

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Fe.Fefe 

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Capitolo 27
*** My love, my heart, Is breathing for this... ***


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Aiuto! Aiutateci, siamo qui!” urlai con il tutto il fiato che mi era rimasto perchè successivamente mi piegai in due scossa dalla tosse. Poi la vista mi si appannò ancora di più e l'ultima cosa che vidi prima di chiudere gli occhi furono due sagome nere.

Aprii lentamente gli occhi. Dopo aver sbattuto le palpebre più volte avevo ancora la vista appannata. Intorno a me vedevo solo un ambiente bianco. Cominciai a riprendere del tutto conoscenza quando mi accorsi di essere stesa a letto. Pregai perchè quello fosse stato un terribile incubo ma non lo era. Avevo una maschera di plastica sul volto attaccata ad una strana macchina che probabilmente mi stava aiutando a respirare. La mia breve convalescenza terminò poco dopo perchè la testa cominciò a girarmi follemente, così, quasi come non riuscissi a controllare il mio corpo, richiusi gli occhi per non so quanto tempo.
Quando li riaprii mi accorsi subito di non avere più alcuna maschera respiratoria e mi sentii già più sollevata. Mi guardai intorno ma non appena mi mossi, mi scoppiò un enorme mal di testa. Cercai di portarmi la mano sinistra all'altezza della fronte per massaggiarmi le tempie ma qualcosa impedì al mio braccio di sollevarsi. Feci più attenzione e vidi alla mia sinistra un ragazzo addormentato sul bordo del letto che mi stringeva la mano. Il mio movimento, seppur leggero, lo svegliò e lentamente il suo volto si alzò. Quando realizzò che mi ero veramente svegliata mi chiamò per nome,
“Cora!” quella voce mi riempii di gioia e vedere quegli occhi color caramello guardarmi con fare così affettuoso, mi fecero scendere una lacrima a rigarmi la guancia,
“Cos'hai, stai male?” mi chiese Zayn preoccupato e avvicinandosi mi asciugò la lacrima con il pollice della mano, con il quale continuò successivamente ad accarezzarmi il volto. Scossi la testa e sorrisi.
“Da quanto non vedevo questo bel sorriso” mi disse. Giurai di aver visto gli occhi di quel ragazzo diventare lucidi, ma non dissi niente.
“Ti voglio bene Zayn...” mi limitai a sussurrare,
“Anche io” rispose lui continuando a sorridermi sincero. Ogni minuto che passava cominciavo a riprendere conoscenza e a ricordare cosa fosse successo ma senza capire a fondo la situazione in cui mi trovavo. Il moro mi aiutò a sedermi sul letto, mi portò un bicchiere d'acqua e dopo averlo bevuto cominciò a spiegarmi, leggendo nei miei occhi disorientamento.
“Hai dormito per tre giorni...tutto quel fumo che hai inspirato ti ha fatto molto male, hanno dovuto attaccarti una macchina per farti respirare meglio. Te l'hanno tolta questa mattina perchè dicono che sei molto migliorata in poco tempo e tra qualche giorno potrai tornare in piedi come prima” il mal di testa non accennava ad andarsene e le tempie mi pulsavano quasi come se due diavoletti all'interno del cervello si divertissero a colpirle senza sosta.
“La tua gamba?”
“Sono una roccia io, ho una fasciatura, ma niente di particolare” disse sorridendo,
“Harry?” chiesi debolmente. Zayn sostenne a malapena il mio sguardo perdendo il suo bel sorriso. Poi mi spiegò,
“Io e gli altri ci siamo dati il cambio per farvi compagnia. Con lui ora c'è Louis, è a qualche stanza di distanza dalla tua” non era questo che volevo sapere e Zayn l'aveva capito ma fingeva il contrario, così fui costretta a chiederglielo direttamente,
“Sta bene?”
“Ancora non si è svegliato. I dottori dicono che potrebbe essere questione di giorni, ma non lo sanno con precisione...ha respirato molto fumo Cora, molto più di te...hanno paura che possa nuocergli anche ad alcune facoltà cognitive, ma finchè non si sveglia, dicono che non possono saperlo con certezza” il moro esitava qua e là nella sua spiegazione, ma era arrivato fino in fondo, e gliene fui grata. Il mio pensiero in quel momento si rivolse a lui, a quel magnifico ragazzo, al mio occhi di smeraldo, al mio Harry. Ed era colpa mia se ora era in quelle condizioni, tutta colpa mia. Avrei dovuto cercarlo prima di uscire dall'edificio in fiamme, assicurarmi che stesse bene come aveva fatto Louis con Eleanor, e invece avevo pensato solo a correre. Il volto ritornò a coprirsi di lacrime che questa volta furono accompagnate da numerosi singhiozzi e lamenti. Zayn si precipitò ad abbracciarmi come poteva, asciugandomi con la manica della felpa qualche lacrima qua e la.
“Si riprenderà Cora, non succederà nulla, vedrai...” cercava di tranquillizzarmi,
“E' colpa mia! E' per causa mia che lui è in quello stato! Io...Avrei dovuto cercarlo!” singhiozzai,
“Tappati la bocca, e non dire stupidate. Hai dimostrato molto coraggio invece. Non appena ti sei messa a correre verso l'edificio in fiamme Louis ti stava seguendo a ruota ma Paul, arrivato proprio in quel momento, l'ha fermato. Non è stata colpa, ma
merito tuo se lui è ancora vivo. I medici hanno detto che qualche minuto in più lì dentro e non ce l'avrebbe fatta...” a quelle parole le mie lacrime di paura aumentarono.
“La signorina ha bisogno di riposo, lei non dovrebbe essere qui!” sentii improvvisamente una voce squillante,
“Ma infermiera, è sconvolta, ha bisogno di qualcuno che...” cercò di spiegare Zayn,
“Appunto, deve riposare e dormire! Coraggio, mi segua” proseguì quella voce odiosa interrompendo quella dolce e delicata del ragazzo che mi stava portando via.
“No, la prego, sono calma. Lo lasci qui altri 10 minuti, la prego” dissi respingendo con tutta la mia forza i singhiozzi e tirando sul col naso,
“Visto? Ha bisogno di Zayn Malik!” insistette lui, facendomi ridere.
“Vede? Sta sorridendo, la mia presenza le fa bene!” continuò parlando con la povera infermiera dall'odiosa voce squillante che stava solo cercando di fare il suo lavoro. In quel momento però, non avrei sopportato la solitudine, proprio no. Il moro inoltre, sfoggiò uno dei suoi sorrisi più convincenti diretto all'infermiera, la quale notai chiaramente, cedette.
“E va bene, ma solo dieci minuti!” acconsentì lei, e dopo averla ringraziata tornò a lasciarci soli.
“Il mio fascino colpisce ancora...” disse dipingendosi sul volto un'aria soddisfatta,
“Zayn, me lo fai un favore?” gli domandai,
“Tutto quello che vuoi”
“Non lasciatemi qui da sola, vi prego...” lo supplicai,
“Questo era fuori discussione da tempo, ogni giorno verrà qualcuno per farti un po' di compagnia, continueremo ad alternarci fra te e Harry” mi rispose lui tranquillo,
“Grazie, non so come farei senza di voi”
“Nè noi senza di te!” e mi regalò un altro splendido sorriso. Osservandolo nella sua bellezza però, mi saltò all'occhio un particolare e analizzandolo, cominciai a ridere.
“Cosa? Cosa c'è?” mi chiese lui perplesso,
“Il tuo...il tuo ciuffo!” gli dissi continuando a ridere,
“Cos'ha il mio ciuffo che non va?!” esclamò il moro precipitandosi a guardarsi sullo specchio appeso ad una parete,
“Cora! Non potevi dirmelo prima? Guarda come mi sono ridotto dormendo appoggiato a quel letto! Che disastro! Ho bisogno della mia lacca!” ripeteva in continuazione cercando di aggiustarsi quella specie di cespuglio informe che si ritrovava in testa. Alla fine però, nonostante i suoi sforzi, decise di infilarsi il cappello che aveva nella tasca del giubbotto, facendomi ridere ulteriormente.

Ha reagito molto bene signorina, questa è l'ultima notte che passa qua, domani mattina potrà già lasciare l'edificio” aveva detto il medico il giorno prima quando aveva accompagnato Liam a farmi visita. Il ragazzo mi aveva portato dei biscotti con delle gocce di cioccolata,
“Niall li ha fatti per te” mi disse consegnandomeli dopo che il medico si era deciso ad uscire da quella stanza,
“Ne aveva fatti molti di più, ma...sai di chi stiamo parlando!” continuò ridendo,
“Ringrazialo del pensiero, sono deliziosi” dissi sedendomi sul letto, assaggiandone uno e offrendoli anche a Liam che ne frattempo aveva recuperato una sedia posizionandosi al mio finaco.
“Ci sono novità?” gli domandai,
“Non ancora...dicono che è questione di giorni prima che si svegli”
“Ho capito...” sussurrai e dopo di che, il ragazzo mi aiutò a distrarmi raccontandomi fra le tante cose, anche di come Lou era riuscito ad inciampare mentre stava salendo le scale il giorni prima. Grazie alla compagnia che mi stavano facendo, quei giorni tutti uguali potevano tornare a riacquistare colore durante l'orario di visita che era concesso. Detestavo quando quel medico tornava a bussare e ad entrare nella camera, costringendo il mio ospite a salutarmi. Chissà perchè però, a quel medico non avevo mai chiesto di Harry. Di quella ultima notte passata in ospedale avrei ricordato solo la finestra che dava sul cortile. Il sonno non si era fatto né vedere né sentire. Avrei voluto urlare quella notte, esplodere in lacrime e piangere convulsamente o buttare all'aria tutti i farmaci ordinatamente poggiati sul mio comodino. Quei pensieri mi avevano perseguitata per giorni, ma mai erano stati così pungenti come quella notte.
Tutto mi ritornò alla mente il giorno seguente, proprio entrando in quella stanza, così fredda e priva di vita. Così triste, spenta, vuota. Mi raggiunse nuovamente la voglia di spaccare tutto. Sentivo il cuore battere e appesantirsi come un macigno chiuso nel petto mentre l'aria che respiravo non sembrava arrivarmi ai polmoni talmente tanto bruciava, nonostante il medico mi avesse dichiarata in completa salute. Esitai prima di avvicinarmi e poi, un passo dopo l'altro arrivai ad osservarlo. Harry giaceva inerme su quel letto respirando grazie a quella famosa macchina che anche a me avevano attaccato. I suoi occhi chiusi, i suoi ricci scomposti sulla fronte, il suo viso pallido mi fecero rabbrividire. Avevo già visto Harry dormire, lui era magnifico quando lo faceva, ma mai avrei voluto vederlo “dormire” in quello stato. Il dottore mi aveva dato il permesso di vederlo nonostante quello non fosse l'orario delle visite, probabilmente aveva capito dai miei occhi quanto fosse importante per me rivederlo anche in quelle condizioni. Non saprei dire quanto tempo trascorsi lì dentro, cinque minuti, cinque ore, cinque giorni? Chi avrebbe potuto saperlo, io no di certo. Uscii a malavoglia quando lo stesso dottore che mi aveva permesso di entrare mi richiamò. Dopo averlo salutato e ringraziato mi appoggiai con la schiena alla porta dalla quale ero appena uscita, noncurante dei presenti mi accasciai a terra strisciando sul legno bianco della porta e abbracciandomi le ginocchia ed esplodendo in un pianto liberatorio. Mi riportarono poco dopo alla realtà, delle urla alquanto insolite e direi, inappropriate. La porta della camera del ragazzo affacciava ad un corridoio e proprio davanti a me si apriva una finestra che dava sulla strada principale che conduceva all'ospedale. Mi affacciai e notai un gruppetto di ragazze, forse una ventina, che ai piedi dell'edificio urlavano il nome di Harry e portavano cartelloni con diverse scritte. Non si rendevano conto della situazione? Erano veramente così indelicate da presentarsi difronte ad un ospedale per urlare infischiandosene sia della salute del loro idolo, sia della salute degli altri pazienti? Notai con piacere che una volante della polizia aveva appena accostato dietro di loro e queste spaventate avevano cominciato ad andarsene.
Uscii dall'ospedale prendendo una boccata d'aria, ma nemmeno quella arrivò completamente a soddisfare la mia necessità di ossigeno. Era una sensazione fastidiosa e insolita, tanto da farmi persino dubitare della mia effettiva salute. Mandai un messaggio a Louis che si era offerto di venire a prendermi ma al contrario gli avevo detto che avrei preferito camminare, prendere aria. La famosa aria che si rifiutava di entrarmi nei polmoni.
Sono uscita, sto bene. Ci vediamo a casa. Saluta tutti. xoxo
Mi incamminai verso casa. Quella mattina Londra aveva una luce strana, opaca, più spenta del solito e nella mia testa mi risultava terribilmente silenziosa nonostante attorno a me regnasse la confusione di sempre. Mi sembrava quasi di essere inciampata in una vecchia pellicola cinematografica di un film muto e in bianco e nero. Ma in realtà, quella mattina, qualsiasi cosa mi sembrava diversa. Diversa nel senso di peggiore. Immersa nei miei pensieri non feci di certo caso alle due ragazze che avevano cominciato a seguirmi dall'uscita dall'ospedale.
Qualche minuto dopo, in testa cominciai a visualizzare quanta strada mancava prima di arrivare alla casa dei ragazzi “
ecco ormai ci siamo, 5 o 10 minuti...finito il vialetto ora prendo questa via e laggiù giro a...” ma i miei pensieri furono costretti ad interrompersi bruscamente. Qualcuno mi aveva afferrata per le spalle e sbattuta contro la parete di mattoni che probabilmente faceva da recinzione a un qualche condominio. La botta fu abbastanza secca, soprattutto perchè inaspettata. Alzai lo sguardo verso il mio aggressore e vidi difronte a me due occhi color del ghiaccio, due labbra rosse e carnose e una cascata di capelli castani ad incorniciare il volto di una ragazza a me sconosciuta. Tirai un sospiro di sollievo, la ragazza aveva probabilmente più o meno la mia età e grazie al cielo non era un uomo armato o chessò io...
“Ma brava, sei contenta?” sbraitò quella a mezzo centimetro dal mio volto,
“Credo che tu abbia sbagliato persona” le risposi facendola scoppiare in una grassa risata,
“Oh no che non ho sbagliato. Tu sei Cora, giusto?” sgranai gli occhi sorpresa e leggermente spaventata nel sentire che quella ragazza conosceva il mio nome. Mi limitai ad annuire.
“Ascoltami bene, io non so cosa tu gli abbia fatto e non lo voglio sapere, ma faresti meglio a sparire, mi sono spiegata?” continuava imperterrita, bloccandomi al muro con una mano saldamente poggiata ad una mia spalla,
“Non so di cosa tu stia parlando” risposi io abbastanza confusa,
“Ah no? Vediamo se così ti è più chiaro...Clare, dammi il giornale” disse la castana voltandosi verso un'altra ragazza che fino ad allora non avevo notato. In poco tempo tornò a fulminarmi con i suoi occhi sbattendomi in faccia una rivista di gossip. Deglutii rimanendo sconvolta. In copertina c'eravamo io e Harry, lui con il braccio intorno alle mie spalle mentre camminavamo per il centro di Londra.
“Te lo ripeto, sparisci, stagli lontana! E' sicuramente per colpa tua che è in ospedale! E poi vogliamo parlare di quel periodo in cui non faceva nemmeno più interviste? Che cosa gli stai facendo? Che poi, ma perchè una come te? Guardati! Voglio dire, con tutte le belle ragazze che può avere, sceglie proprio
te?” ero sorpresa, allibita e sconcertata da un tale comportamento. A quel punto però cominciai ad innervosirmi. Sostenni il suo sguardo, accendendo i miei occhi verdi. Mi scrollai di dosso quella mano che stringeva la mia spalla che ormai cominciava a darmi fastidio e avanzai di qualche passo spostandomi dal muro. La ragazza indietreggiò, sorpresa dalla mia reazione.
“Ora tu mi dici che cosa vuoi...” cercai di mantenere la calma,
“Te l'ho già detto cosa voglio, devi sparire dalla vitta di Harry!” urlò lei più isterica di prima,
“Allora qui c'è qualcosa che non va...tu hai la benchè minima idea del perchè Harry sia steso privo di conoscenza su quel dannato letto di ospedale? Chi ti ha dato il permesso di accusarmi senza nemmeno conoscermi, né tanto meno conoscere i fatti? Tu sei solo una
stupida ragazzina che non fa altro che leggere stupidi giornali di gossip. Chi sei per venire a tormentarmi come se non stessi già abbastanza male di mio?” ringhiai,
“Una sua fan! Questa mattina ero a sostenerlo fuori dall'ospedale” continuò lei convinta di aver ragione,
“Una fan? Ah, tu saresti una fan? Ma fammi il piacere! Urlare il suo nome fuori dall'ospedale non è sostenerlo, è semplicemente segno di immaturità e menefreghismo nei confronti della sua e della salute degli altri pazienti. Tu e la tua amichetta siete brave solo ad accusare la gente vero? Ma ora ti conviene sparire prima che io vi prenda entrambe a calci perchè ti giuro che lo faccio” sputai fuori dai denti avanzando ancora verso la giovane che aveva cominciato ad abbassare lo sguardo. Senza pensarci due volte infatti, quest'ultima si girò e trascinò via con se l'altra ragazza. Le guardai allontanarsi fino a quando scomparvero dietro l'angolo della strada. A quel punto la collera che avevo in corpo mi abbandonò, il mio sguardo tornò ad abbassarsi e mi invase un enorme senso di colpa. No, non mi dispiaceva per come avevo parlato alla ragazza, ma quello stesso senso di colpa che aveva cominciato a tormentarmi da quando Zayn mi aveva fatto visita, tornò a penetrarmi sotto la pelle, in profondità. In fin dei conti, perchè quando ero a Milano, Harry non aveva più rilasciato interviste, trascurando se stesso e i suoi amici? Per colpa mia. E perchè ora, sempre Harry si trovava in ospedale? Per colpa mia. Mi sedetti sul marciapiede, coprendomi il volto con i palmi delle mani. E se la castana avesse avuto ragione? Se veramente stessi rovinando quel ragazzo? Una serie di domande cominciò a pungermi l'anima senza lasciarmi tregua e aumentando in me una terribile sensazione di nausea.
“Cora non stai bene?” arrivò una voce a salvarmi. Alzai gli occhi. Il mio dolce irlandese mi guardava dall'alto, tenendo con una mano un sacchetto della spesa e con l'altro una ciambella al cioccolato mordicchiata.
“No Niall, non sto bene” gli dissi sprofondando nelle sue iridi azzurre,
“Avviso Loius e ti riporto in ospedale...” cominciò lui tenendo la ciambella in bocca e tirando fuori dalla tasca il cellulare. Al che mi alzai e lo fermai.
“No Niall, ma cosa hai capito? Sto benissimo, io...” cercai di spiegargli non riuscendo a terminare la frase,
“Ah. Tutto chiaro. Ma ti vedo scossa, stai tremando. Cosa è successo?” in effetti era vero, tremavo sotto lo sguardo preoccupato del biondo. Le parole che mi erano state buttate in faccia con tanta riluttanza e cattiveria pochi secondi prima mi avevano fatto male.

Il biondo mi accompagnò a casa e in poco tempo mi preparò una cioccolata calda con un bel ciuffo di panna, alla quale, nemmeno dirlo, non seppe resistere e se ne versò una tazza anche per lui. Seduti in cucina gli raccontai tutto descrivendogli il comportamento della ragazza, l'immagine sulla copertina e tutte le mie sensazioni.
“Cora, non farci caso, la gente parla senza pensare” cercò di rassicurarmi lui,
“Ma la cosa più brutta è che ha ragione, è colpa mia...” abbassai lo sguardo concentrandomi sulla cioccolata rimasta,
“Non ci pensare nemmeno, ti prego non voglio sentirtelo dire!”
“Ma...”
“Niente ma!” mi interruppe Niall,
“Tu sei stata fin troppo coraggiosa quella sera, quindi ti scongiuro, non fare certi pensieri!” insistette,
“Mi manca Niall...mi manca tanto” gli confessai disarmata,
“Anche a noi” e mi strinse in un caldo abbraccio al sapore di cioccolata.
Quella sera ognuno di noi si ritirò nella propria stanza molto presto. Nessuno aveva voglia di guardare la tv, nessuno aveva voglia di parlare, nessuno aveva voglia di uscire. In camera mia fissai il soffitto per molto tempo, non pensando a niente in particolare e allo stesso tempo pensando a tutto. Un minuto prima, la mia mente era pervasa da infiniti pensieri accavallati tra di loro che si spingevano a vicenda per mostrarsi nella loro interezza, un minuto dopo invece, niente. Buio totale e nessuna immagine a tormentarmi. Il sonno come al solito tardava ad arrivare, così, senza nemmeno accorgermene, mi alzai e mi diressi verso l'unica camera da letto che quella sera era rimasta vuota, la sua, quella di Harry. Mi chiusi la porta alle spalle cercando di fare il minimo rumore possibile. Nella penombra mi ambientai in pochi secondi e mi sedetti sul letto a due piazze al centro della stanza. Non sapevo bene perchè fossi lì. O forse si. Ero alla ricerca di qualcosa che non avrei trovato ma il mio cuore, testardo e cocciuto non aveva voluto sentire ragioni. Lui, mi aveva spinta incosciente fino a lì. Lui, ora, si contorceva dal dolore realizzando che forse avrebbe dovuto dare retta al suo peggior nemico ma forse anche miglior compagno, il cervello. Oh sì, lui sapeva benissimo che in quella stanza non avrei trovato conforto, eppure, ero lì comunque. Poggiai le braccia sul copriletto e mi accorsi di essermi seduta sopra un maglione. Lo presi con delicatezza avvicinandolo al viso e riconoscendone il profumo, senza chiedermi il perchè me lo infilai sopra il pigiama. Mi stava un po' grande e le maniche erano lunghe ma almeno avrei sentito l'odore di Harry addosso a me, mi sarei sentita al sicuro, protetta, a casa. Mi coprii il volto con le mani appoggiando i gomiti sulle ginocchia mentre sentivo che i singhiozzi cominciavano a riaffiorare, ma rimandai quel mio pianto di sfogo perchè la porta della camera si aprì. Nuovamente il mio cuore ebbe la meglio sul mio cervello: “Harry!” sussultò sperando o addirittura credendo veramente che ad affacciarsi dietro la porta fossero le sue meravigliose fossette. “Louis...” realizzò riconoscendolo fermamente il cervello, quasi a voler rimproverare la stupidità del cuore.
“Non hai sonno, eh?” mi chiese dopo essersi seduto al mio fianco poggiandomi una mano sulla gamba. Mi limitai a scuotere la testa.
“Nemmeno io...” continuò accarezzandomi la coscia all'altezza del ginocchio. Fu allora che gli strinsi quella mano che sentivo tremare sulla stoffa del mio pigiama. Forse quel Louis sempre allegro e divertente, sempre pronto a scherzare su tutto e con tutti, aveva paura di farsi vedere debole, stanco, triste. Ci scambiammo uno sguardo nella penombra prima di abbracciarci,
“Sai di buono, sai di lui...” mi sussurrò riconoscendo il profumo sul maglione che poco prima mi ero messa. Lasciai che le lacrime pochi minuti prima represse, sgorgassero silenziosamente sul mio volto mentre Louis mi accarezzava i capelli e io giocavo con i suoi. Quella notte parlammo di tante cose seduti sul letto di Harry. Sul letto della ragione di vita di entrambi. Perchè, in fin dei conti, tutti sapevano che rapporto splendido esistesse tra Lou e il riccio. I due si erano capiti fin dall'inizio. Da subito migliori amici, compagni di giochi interminabili e sfide continue e colleghi di lavoro. Si leggeva nello sguardo di entrambi che l'uno non avrebbe potuto fare a meno dell'altro, mai. La loro era una promessa tacita ma condivisa, che niente avrebbe potuto spezzare.
Fu proprio quella sera, prima di addormentarmi con Louis in camera di Harry finalmente rapita dal sonno, che compresi quella mia disarmante e terribile sensazione di qualche ora prima. Mentre ricordavo a come, più respiravo e più avevo bisogno di farlo perchè nessuna dannata molecola di ossigeno sembrava essersi degnata di entrare nei polmoni per aiutarmi a sopravvivere, capii. Non era quello l'ossigeno di cui avevo bisogno per andare avanti. Il mio vero ossigeno, la mia boccata d'aria fresca, la mia brezza mattutina, il mio soffio di vita, erano rinchiusi in un ospedale. Lontani da me. Era lui il mio ossigeno quotidiano. Era Harry. E senza di lui, avrei potuto soffocare.

 

Eccomi qua,
Allora, sì...cioè, è triste, lo so. Ma abbiate la pazienza di aspettare il prossimo capitolo al quale mi sto dedicando con tutta me stessa. Però, nonostante la malinconia del capitolo, tutto sommato mi piace come sia riuscito, soprattutto perchè Cora riesce a condividere questo suo dolore con tutti e quattro i ragazzi.
Come al solito, lasciatemi una recensioncina per mettermi al corrente dei vostri pensieri :)
Un bacione grande,
Fe
.

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Capitolo 28
*** I'll find the words to say before you leave me today ***


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Era lui il mio ossigeno quotidiano. Era Harry. E senza di lui, sarei soffocata.

La mattina mi svegliai con Louis che mi guardava. Sorrideva. Dopo essermi stiracchiata per bene e messa a sedere sul letto. Il ragazzo continuava a fissarmi con un'aria da ebete sul volto. La sua aria da ebete.
“Lou, che cos'hai oggi?” gli domandai,
“Vestiti, veloce!” mi rispose lui dandomi una leggera spinta all'altezza delle spalle. Louis era sempre stato strano, ma mai avrei pensato che avesse ritrovato così velocemente la voglia di sorridere. Dopo tutto, erano due settimane che non avevamo novità sulla condizione di salute, o meglio, di non-salute di Harry quindi, dove trovava la forza per sorridere? Guardai l'ora, le 11 passate. Uscii a malavoglia da quella stanza e altrettanto contrariamente mi tolsi il maglione blu che Harry non sapeva di avermi prestato. In poco tempo ero pronta e scendendo le scale per fare colazione notai che io e Louis eravamo gli unici ad essere ancora in casa.
“Lou, dove sono gli altri?” gli chiesi entrando in cucina e addentando una fetta di torta al cioccolato,
“Se fai colazione velocemente ti porto da loro” continuò lui misterioso e con quel suo sorrisetto indecifrabile.
In macchina giocherellai con il cellulare mentre Lou premeva l'acceleratore. Dopo qualche minuto di tragitto il motore si spense e mi accorsi del luogo in cui mi aveva portata. Impallidii visto che smisi completamente di respirare. Mi voltai verso il volto del ragazzo che quella mattina era più indecifrabile di un sudoku da livello avanzato.
“Lou, ti prego dimmi che...” cominciai quando il ragazzo mi interruppe,
“L'ultimo che arriva paga da bere” e in pochi secondi schizzammo entrambi fuori dall'auto rincorrendoci e strattonandoci per le maniche a vicenda. Il mio cuore aveva ripreso a battere più di prima e non per la corsa che stavo facendo. Sul mio volto si era dipinto un sorriso smagliante e radioso.
La gente ci guardava di traverso ma non mi importava. Non mi importò nemmeno quando entrammo nell'edificio e cominciammo a correre per i corridoi che improvvisamente mi parvero...meno freddi del solito? Non ci feci molto caso. Notai soddisfatta che ero riuscita a superare il ragazzo che dietro di me sbuffava. Poi, la nostra folle corsa fu interrotta improvvisamente da un uomo dal camice bianco che ci si parò davanti uscendo dalla stanza nella quale avremmo voluto fiondarci.
“E' vietato correre in ospedale!” ci rimproverò,
“Ci scusi...stiamo andando...” tentai di spiegare io ma l'uomo continuò,
“Dal ragazzo riccio, lo so...” e sorrise lasciandoci passare. Noi ci guardammo e aprimmo insieme quella porta, trattenendo il respiro.
“Eccoli!” cominciò Niall guardando nella nostra direzione,
“Finalmente ragazzi” continuò Liam sorridendo, mentre Zayn si limitava ad osservare la scena. Tutto accadde velocemente, forse troppo.
“Tommo...” pronunciò quella voce, dal timbro così rauco e calmo che tanto mi era mancata. Dio, se mi era mancata.
“Hazza...” sussurrò il ragazzo interpellato dal riccio che sedeva sorridente sul letto, guardando nella nostra direzione. Diedi di gomito a Lou che si precipitò tra le braccia del suo migliore amico, scompigliandogli i capelli e riempiendolo di domande. Era veramente bello vederli così, come erano sempre stati.
“...Mi sei mancato testa di rapa che non sei altro. Ma non potevi dormire in un altro momento, eh? Liam ti stressava troppo con tutti questi impegni, vero?” continuava imperterrito Louis il suo discorso. Vedevo Harry dimenarsi tra le braccia del suo amico e continuare a sorridere. Quando finalmente si fu calmato, rivolse uno sguardo anche a me. La voglia di saltargli al collo come anche Mr maglia a righe aveva fatto, era tanta, come la tentazione di stampargli un lungo bacio appassionato dritto sulle labbra. Ci fu una cosa però, che mi bloccò. Qualcosa che non avrei mai immaginato. Qualcosa che mi mancava da morire, ma che in quel momento temevo: i suoi occhi. Quel verde così acceso e limpido mi aveva pietrificata, incollata al pavimento, uccisa forse. Gli smeraldi che Harry aveva addosso quel giorno, non erano i soliti che ero abituata a vedere e in cui ero solita perdermi e sprofondare. Una scossa mi percorse lungo tutta la schiena e non riuscii a fare altro se non continuare a guardare quegli occhi tanto verdi e, quel giorno, tanto freddi nei miei confronti. Se un asteroide mi fosse caduto in testa non mi avrebbe fatto male, se un treno in corsa mi avesse schiacciata forse non l'avrei nemmeno sentito, un morso di tarantola mi avrebbe probabilmente fatto il solletico, ma quello sguardo così fisso e vitreo mi si conficcò come una lama nel ventre e mi bruciò come veleno nel sangue.
“E tu, vieni avanti che fai lì?” mi aveva chiamata Louis, che forse non aveva notato gli occhi di Harry. Lanciai una rapida occhiata agli altri, nemmeno Niall o Liam sembravano preoccupati. Poi invece, incontrai gli occhi ramati di Zayn che sembravano avermi capita, sembravano aver colto la differenza nello sguardo di Harry.
“Louis – cominciò il riccio ad un tratto, facendo una pausa che avrei definito lunga quanto un secolo – chi è la ragazza che ti ha accompagnato?” e il mio terrore diventò realtà. Mi sentii mancare.
“Andiamo Harry, non fare lo scemo, era preoccupatissima poverina” lo rimproverò Liam,
“Cos'è, stai cercando di diventare più divertente di me?” lo prese in giro il suo migliore amico,
“No, vorrei solo sapere chi sia questa ragazza” continuò serio il riccio. Intercettai lo sguardo terrorizzato di Niall e allo stesso tempo quello sconvolto di Liam. In quel momento era come se uno spirito malvagio avesse piantato le sue zanne dritte nel mio petto, prendendo tra le mani il mio cuore e stringendolo sempre più. Stavo sudando freddo.
“Come ti chiami?” mi chiese Harry cortese, ignorando di avermi appena tirato un pungo all'altezza dello stomaco, lasciandomi senza fiato. Immediatamente Zayn si alzò raggiungendomi fulmineo per portarmi lontana da quella stanza. Non capivo cosa stesse succedendo ma seguivo il moro che ancora mi teneva per un braccio. Mi portò nel primo bagno delle donne che trovò, e controllando che all'interno non ci fosse nessuno, chiuse a chiave la serratura della porta principale. Dopo di che mi fece sedere su di uno sgabello e cominciò a fare avanti e indietro in quello spazio che si apriva sulle varie toilette femminili, indeciso sul da farsi. Io, ero come drogata. Non avevo la forza per piangere, per urlare o per parlare. Poi il moro mi si parò davanti abbassandosi e poggiandomi le mani sulle ginocchia,
“Cora, è questione di pochi altri giorni, recupererà la memoria, te lo prometto” mi disse, ma la mia testa non l'aveva nemmeno sentito. I miei occhi guardavano l'ignoto.
“Cora! Devi reagire e ritornare da me, Cora, sono qui, torna da me” lo guardai dritto negli occhi tanto da farlo sobbalzare. Cosa avrei potuto fare? Dovevo reagire? E come? Nemmeno io sapevo cosa mi fosse successo pochi secondi prima.
“Non è facile, ma io sono qui con te e non lascerò che questa...cosa ti faccia del male, mi capisci?” continuava. Io annuii.
“Brava. I dottori l'avevano detto, avevano detto che poteva succedere. Questa mattina hanno constatato che ci vogliono ancora un paio di giorni perchè si rimetta del tutto, quindi è normale che...” e titubando, non riuscì a terminare la frase,
“Che mi abbia dimenticata? E' normale? Tu dici? Perchè secondo me no, no, non è normale Zayn” gli risposi fissandolo. Poi scattai in piedi correndo verso la prima tazza disponibile perchè un conato di vomito mi scosse il corpo senza però farmi espellere niente.
“Cora, calmati, bevi un po' d'acqua” mi disse porgendomi un bicchiere che aveva riempito dal lavandino. Con le mani che mi tremavano cercai di bere qualche sorso. Probabilmente l'acqua fresca riattivò qualche parte del mio cervello perchè ripresi colore e ricominciai a pensare alla scena di poco prima e a ragionare, per così dire.
“Rivoglio il mio Harry, Zayn. Il mio Harry. Quello che mi ha fatta innamorare di lui, quello che è capace di mangiarmi con gli occhi, quello che mi manda in estasi con un solo bacio, quello dolce e sensibile ma anche quello stronzo e testardo. Lo rivoglio!” sentenziai rimanendo comunque incapace di esprimere la mia devastazione interiore.
“E lo riavrai, te lo prometto, dobbiamo solo chiedere ai medici come...” insistette lui, ma io lo interruppi bruscamente,
“Zayn piantala! Piantala di farmi promesse che non puoi mantenere!” sbraitai,
“Voglio solo aiutarti” continuò calmo,
“Beh non lo stai facendo! In questo momento vorrei solo morire e non mi serve a niente che tu te ne stia qui impalato a ripetermi le stesse inutili cose!” non smettevo di urlargli contro,
“Ma Cora io...”
“Niente ma, Zayn! Anzi fammi il favore di uscire e lasciarmi da sola. Esci! Lasciami in pace!” gli sputai contro cominciando a prenderlo a pungi sul petto, pugni che non gli fecero niente se non il solletico. Poi improvvisamente il moro mi afferrò i polsi fermando la scarica di colpi che gli stavo sferrando e mi guardò insistente. I miei occhi verdi si riempirono di lacrime e finalmente sprofondai nel petto caldo di quel ragazzo che mi abbracciò con tutta la forza e la delicatezza del mondo, lasciando che mi sfogassi, lasciando che le mie lacrime gli bagnassero la maglietta.
“Scusami...” sussurrai tra i singhiozzi. Ero stata tremendamente ingiusta con lui che stava solo cercando di aiutarmi, gentile e premuroso. Gli avevo scaraventato in faccia una serie di cattiverie che non pensavo ma che si erano fatte largo nella mia gola come metodo di sfogo, e lui lo sapeva. Non volevo rimanere da sola in quel bagno d'ospedale, perchè forse ne non sarei più uscita, e lui lo sapeva. Non volevo che non mi promettesse che avrei riavuto il mio Harry, e lui lo sapeva. Nel periodo in cui avevamo vissuto insieme, io e Zayn ci eravamo capiti a vicenda. Dietro a quella apparente maschera di vanità e voglia di primeggiare si nascondeva un ragazzo capace di cogliere anche la minima sfumatura in un'espressione, in un tono di voce, in un comportamento. Era bravo e giocava le sue carte sempre nel migliore dei modi. Non credo che avrei avuto la forza di uscire dalla camera d'ospedale qualche minuto prima senza di lui. Probabilmente sarei rimasta a farmi uccidere lentamente e dolorosamente da quelle parole affilate come coltelli che avevano centrato il bersaglio tre volte di fila.
“Sssh” mi cullò tra le sue braccia fino a quando non smisi di singhiozzare. Poi mi prese per mano e mi condusse fuori da quel bagno verso l'uscita dell'edificio. Inerme, lo seguii senza voltarmi indietro. Per strada lo vidi chiamare al numero di Liam,
“Liam, sono fuori con Cora, la proto a casa...sì...no...quanto resterà in ospedale?...ho capito...parla tu col medico e fammi sapere...ok, ciao” e riattaccò, poi si rivolse a me,
“Andiamo a casa, tra un'ora torneranno anche gli altri e Liam ci dirà cosa gli spiegherà il medico” annuii senza lasciargli la mano.

“Ho parlato con il dottore e mi ha detto che vista la quantità di fumo che ha inspirato, qualcosa a livello celebrale poteva succedere” Liam parlava avendo l'attenzione di tutti,
“Fisicamente sta molto bene, tornerà a casa già da domani, l'unica cosa che mi hanno detto è di assicurargli riposo e niente stress...”
“E per la memoria?” chiese Louis anticipando la domanda che probabilmente non avrei avuto il coraggio di fare. Liam mi rivolse uno sguardo amorevole e comprensivo, mentre io, rannicchiata sul divano, aspettavo che parlasse,
“Mi hanno detto di raccontargli tutto quello che faceva con la persona che ha momentaneamente dimenticato” spiegò sottolineando la parola “momentaneamente” sperando di infondermi un po' di coraggio e speranza che però, non arrivarono.
“Cora, lo so che sarà difficile, ma devi farlo tu. Tu sei la sua ragazza, lui ti ama e si ricorderà di te, tutti ne abbiamo la massima certezza...pensi di riuscirci?” improvvisamente, quattro sguardi erano puntati contemporaneamente su di me. Zayn mi mise un braccio attorno alle spalle incoraggiandomi e io, annuii.
“Certo che ci riuscirà” disse Zayn sorridente,
“Vedrai che gli basterà parlare con te per ricordarsi tutto” aggiunse Niall sorridendo a sua volta.
Non sapevo cosa pensare, né cosa dire. Sapevo solo che le gambe non mi reggevano più, il cibo non mi sfamava e il fiato mi mancava. Non sapevo nemmeno se avrei avuto la forza di combattere quella battaglia, così decisi di ritirarmi in camera mia e stendermi supina sul letto. Guardando il soffitto pensai a troppe cose tutte insieme e non mi accorsi nemmeno che le lacrime avevano cominciato a scorrermi lungo il viso. Rividi ogni singola scena trascorsa con lui, ripercorsi ogni dialogo, ricordai ogni bacio ed ogni abbraccio, due o tre volte di fila, fino a quando percepii nettamente che una nuova luce si era accesa dentro di me. In poco tempo, mi sentii bruciare di rabbia e di dolore messi insieme. La mia anima stava combattendo per fuoriuscire e manifestarsi a me stessa, per convincermi di una cosa: quel ragazzo mi mancava e con tutte le mie forze volevo tornare ad avere il mio Harry. Quel bagliore dentro di me non si sarebbe spento, avrebbe asciugato le mie lacrime e mi avrebbe spinta a combattere, sconfiggendo le mie insicurezze e le mie paure, illuminando la mia forza di spirito. Sì, io ce l'avrei fatta, a costo di giocarmi tutte le carte della mia mano. Ero pronta. Finalmente ero pronta e lo sapevo.

“Finalmente a casa” esordì il riccio il giorno dopo. Louis era andato a prenderlo e quel pomeriggio eravamo tutti in ingresso ad aspettarlo.
“Come ti senti, tutto bene?” gli chiese il dolce irlandese,
“Si, Niall, sto bene. Com'è che non stai mangiando niente?” lo prese in giro lui,
“Mmmh, hai ragione, in effetti ho un certo languorino...vado a prepararmi un toast, qualcuno vuole qualcosa?” e il biondo si precipitò in cucina seguito da Lou che sembrava interessato ad un muffin allo yogurt.
“Bene, che si fa oggi Liam?” chiese Zayn,
“Oggi riposo: ho disdetto molti appuntamenti per evitare ad Harry troppo stress...perchè non esci a fare una passeggiata con Cora?” propose il ragazzo guardando il riccio. Harry per la prima volta da quando era entrato, posò i suoi smeraldi su di me, facendomi girare la testa. Le mie braccia incrociate non volevano muoversi, ne tanto meno il mio sguardo era intenzionato ad abbassarsi dal suo.
“Così ti chiami Cora...mi hanno detto cosa è successo, ma ancora non so cosa tu sia per me, cioè, nessuno vuole spiegarmi che rapporto avevamo...prima, insomma. Magari puoi dirmelo tu” cominciò lui,
“Certo che te lo dirò io, preparati che usciamo, sei in grado di guidare?” gli domandai cancellando quella sensazione di nausea che cercava di impossessarsi di me,
“Certo, i medici hanno detto che fisicamente sto bene, quindi non ci sono problemi” rispose mostrandomi un sorriso perfetto.
“Bene ragazzi, divertitevi!” disse Liam salutandoci,
“Coraggio Cora” mi sussurrò Zayn mentre Harry recuperava le chiavi della macchina. Risposi al moro guardandolo e sorridendogli cercando di esprimere tutta la mia gratitudine nei suoi confronti.
Quel pomeriggio portai il riccio in ogni singolo posto della città in cui eravamo stati insieme io e lui. Gli raccontai la mia storia, come da fan fossi riuscita ad avvicinarmi alla sua band, a stringere un'amicizia con tutti loro e a legare particolarmente con lui. Gli dissi tutto, tranne forse la parte più importante alla quale però, doveva arrivare da solo: non gli spiegai della nostra relazione. Chissà perchè non lo feci. Probabilmente perchè la situazione si sarebbe trasformata in un'imbarazzante strana uscita se lui non avesse ricordato niente. Seduti in un ristorante, considerata l'ora di cena che si era fatta, gli feci vedere tutte le foto stupide e divertenti che ci eravamo scattati insieme con il mio e con il suo cellulare, notando nel suo sguardo una certa espressione sorpresa, forse stupita. Parlavo al riccio senza sosta, con una forza che avrei potuto toccare con mano. Non mi sarei arresa, no.
“E' strano...che io non mi ricordi di te” gli lasciai dire alla fine della giornata,
“Perchè?” gli domandai,
“Perchè è tutto il giorno che sento qualcosa...non so spiegarti cosa sia ma ho la netta sensazione che prima, il mio sia stato un sentimento molto forte nei tuoi confronti...” mi spiegò prendendomi le mani che poggiavano sul tavolo del ristorante. I suoi occhi si alzarono sui miei, cercando di prelevare da loro tutte le informazioni possibili. Un brivido mi percorse la schiena e il cuore cominciò a battere come un tamburo nel mio petto. Stava cominciando a ricordare?
“Ricordi qualcosa, Harry?” gli dissi avvicinandomi a lui. Notai che a quella mia domanda il ragazzo abbassò lo sguardo, fissando qualcosa. Cercai di guardare nella direzione in cui puntavano i suoi occhi, che nel frattempo avevano cominciato a brillare. Avvicinandomi al ragazzo pochi secondi prima, non mi ero resa conto che dal collo della maglietta, era scivolato fuori a farsi ammirare, il ciondolo a forma di cuore con la lettera “H” incisa che lui mi aveva regalato quella notte magica passata sulla spiaggia di Brighton. Capii che il ragazzo stava osservando proprio il ciondolo.
“Si, perchè non c'ho pensato prima? Harry, questo me l'hai regalato tu...ricordi?” implorai quasi, mentre gli occhi verdi del riccio si facevano sempre più curiosi e indagatori.
“Si...ricordo di aver passato un pomeriggio intero con Louis a scegliere quel ciondolo, povero ragazzo l'ho sfinito! Quel giorno ne ho visti talmente tanti...e poi d'un tratto lui mi si è parato davanti e non ho esitato...quasi come mi stesse chiamando e senza nemmeno guardare il prezzo, l'ho preso.” mi disse accarezzando il ciondolo con un dito,
“Questo non me l'avevi mai detto...” affermai io cacciando indietro le lacrime che in quel momento non volevo mostrare,
“Però, ancora mi manca un tassello...io non...” e si interruppe distogliendo lo sguardo dal ciondolo. Al che sciolsi l'abbraccio tra le nostre mani e leggermente delusa, lo esortai a tornare a casa.
In macchina nessuno proferì parola fino a quando non la vidi: la casa di sua sorella.
“Harry, accosta, vai a casa di tua sorella” gli dissi,
“Ma che senso ha? Lei non c'è...” mi rispose lui perplesso ma parcheggiando comunque,
“Lo so” mi limitai a rispondere.
Entrati in casa, Harry mi chiese,
“Perchè mi hai portato qui?”
“Perchè ogni tanto ci piaceva stare per conto nostro, ritagliarci dei momenti solo per noi. Dato che tua sorella non vive più qui, questa casa è diventata un po' come un rifugio per noi...” e detto ciò, condussi il ragazzo in cucina,
“Mi hai cucinato un sacco di frittelle qui, le fai buonissime...una volta però il piatto ti è scivolato e nel cercare di salvare il salvabile, i tuoi ricci si sono coperti di zucchero a velo!”sorrisi. Lo accompagnai in salotto,
“Qui invece abbiamo mangiato tante volte seduti sul divano guardando la tv...ci piace un sacco ordinare cinese e dilettarci con le bacchette, anche se...non sei proprio bravissimo, il riso ti manda in bestia e ogni volta ti arrendi...” gli raccontai. Poi lo presi per mano e lo portai al piano superiore. Mi fu impossibile non ricordare quella volta in cui, a caso, aprii la porta del bagno e dello sgabuzzino prima di trovare la camera da letto per baciare e abbracciare Harry. Le mie guance arrossirono ma le nascosi agli occhi del ragazzo che senza domandare niente mi stava seguendo. Entrammo in camera e io mi limitai a guardarlo,
“Cosa facevamo qui? Abbiamo mai dormito insieme? O, io sul divano e tu qui?” mi chiese lui,
“No...cioè, si. Insomma...” ero imbarazzata, cosa avrei potuto dirgli? Sentivo che il mio viso si stava infuocando per la vergogna e non volevo che lo notasse, anche se in quel momento il rossore era veramente impossibile da nascondere.
“E' che non so cosa pensare, non vorrei dire qualcosa di sbagliato. Non ricordandomi esattamente che rapporto c'era tra noi, una parola sbagliata potrebbe rovinare tutto...” commentò imbarazzandosi lui stesso,
“Hai ragione...ma, Harry, sul serio non ti ricordi niente?” gli chiesi un po' spazientita,
“Non proprio, te l'ho detto! So che provo dei sentimenti forti per te ma non riesco a ricollegarli alla tua persona, non è una situazione facile...”
“Lo so che non è facile, ma mettiti nei miei panni? E' tutto il pomeriggio che siamo fuori e sono già le dieci di sera! Potresti anche farlo uno sforzo, no?” gli dissi cominciando a fare avanti e indietro per la stanza,
“Ma non è colpa mia! Ci sto provando, forse la cosa riuscirebbe meglio se tu al posto di arrabbiarti mi dicessi qualcos'altro che facevamo insieme, per esempio!” continuò lui aprendo le braccia e facendole ricadere sui fianchi in segno di rassegnazione,
“E' tutto il giorno che ti racconto cosa facciamo!” sbuffai,
“Io non credo, dev'esserci dell'altro, altrimenti mi spiegherei questo strano sentimento nei tuoi confronti, ma, indovina un po', non ci riesco!” continuò anche lui un po' alterato,
“Vuoi veramente sapere che altro facevamo insieme, Harry?” gli chiesi tornando ad abbassare la voce e guardandolo dritto negli occhi, avanzando di qualche passo,
“Certamente!” rispose lui,
“Questo” esplosi, eliminando la distanza tra noi e tirandolo per il colletto della camicia, unii le mie labbra alle sue. Il ragazzo fu sorpreso dalla mia improvvisata e, se inizialmente temetti che mi avrebbe allontanata da lui, cancellai immediatamente quel pensiero non appena permise alla mia lingua di raggiungere la sua. Le mie mani erano saldamente ancorate alla sua camicia, mentre le sue cingevano dolcemente la mia vita. Quella luce, quell'energia, quell'aura che il giorno prima mi aveva spronata a combattere per riprendermi ciò che ancora sentivo come mio, mi pervase dalla testa ai piedi, quasi come fosse entrata in circolazione nelle mie vene.
“Io...” cominciò lui staccandosi leggermente dal mio viso, ma non gli permisi di proseguire,
“Sssh...” sussurrai all'orecchio pregando che non smettesse di fare quello che stava facendo. Così, ripresi a baciarlo, esortandolo a sedersi sul letto e con cautela mi misi a cavalcioni su di lui. Intrecciai le dita ai suoi ricci mentre le sue mani mi accarezzavano le cosce, per poi ritornare saldamente sulla mia vita per avvicinarla di più al suo bacino. Mentre Harry cominciò a baciarmi il collo spostandomi i capelli con una mano, iniziai a slacciargli la camicia constatando con piacere che sotto non aveva altro. Pochi secondi dopo il ragazzo mi sfilò la maglia e con infinita attenzione e decisione allo stesso tempo mi slacciò il reggiseno, sdraiandosi supino e accompagnandomi a stendermi su di lui. Sentivo di nuovo il calore della sua pelle sotto la mia, i gemiti che gli si strozzavano in gola tra un bacio e l'altro, i respiri sempre più affannosi quando il nostro abbraccio diventò ancora più intimo e profondo. L'argento freddo del ciondolo a forma di cuore mi provocava i brividi rimbalzando sulla mia pelle calda, lì dove le clavicole quasi si incontrano. Facendomi poi stendere sotto di lui, il ragazzo si fermò a premere le sue labbra proprio sul ciondolo, mentre le mie dita affondavano nella sua schiena. Qualcosa mi diceva che il mio Harry era tornato, non potevo saperlo con certezza, ma quell'energia che sentivo scorrere viva e potente dentro di me, ero convinta la sentisse anche lui. Speravo con tutta me stessa che da quell'unione, la mia anima avesse potuto sussurrare alla sua quello che ancora non riusciva a ricordare.

La mattina dopo mi svegliai con un profumo di frittelle che inondava la camera. Aprii gli occhi stiracchiandomi e sedendomi sul letto. Mi accorsi che sul cuscino di Harry era appoggiata una rosa rossa. Sorrisi. Mi alzai, mi rivestii velocemente e presi la rosa. Mi diressi in bagno per lavarmi il viso e sulla mensola dello specchio trovai una seconda rosa ad aspettarmi. Presi anche quella. Avviandomi verso il piano inferiore scoprii che a ogni due gradini era adagiato un altro di quei fiori così meravigliosi a sorprendermi sempre di più. Dopo averli raccolti tutti arrivai in cucina. Sul tavolo c'era del caffè scuro, del tè, biscotti e un piatto pieno di frittelle oltre ad altre rose appoggiate qua e là. Raccolsi anche queste e riempiendo un vaso d'acqua, le misi a bagno. Harry però, ancora non l'avevo visto. Posizionando il vaso come centro tavola tornai a concentrarmi sulla colazione e improvvisamente, qualcosa attirò la mia attenzione: il caffè scuro. Harry non beveva mai caffè, mai. Lui, da bravo inglese qual'era, era abituato a sorseggiare tè, non caffè. Io invece, da fiera italiana, amavo il caffè la mattina. Una scossa attraversò interamente il mio corpo. Poi, due mani mi coprirono la vista e un petto caldo si appoggiò alla mia schiena. Posai le mie mani sulle sue sorridendo come una bambina fino a quando, qualche secondo dopo, il ragazzo mi permise di tornare a vedere, e sporgendosi dalla mia spalla destra con la mano voltò delicatamente il mo viso, facendo in modo che il mio sguardo sprofondasse nel suo, baciandomi poi a fior di labbra.
“Ho preparato la colazione, spero non ti dispiaccia...” mi disse lui non proferendo parola riguardo la sua memoria,
“Da quando bevi caffè la mattina?” gli chiesi tremando di paura, attendendo con ansia la sua risposta mentre lo guardavo avvicinarsi al bancone sistemando la padella che aveva usato per cucinare le frittelle. Poi si girò, ipnotizzandomi coni suoi occhi verdi, limpidi e meravigliosi come non mai,
“Non lo bevo, infatti. E' il tuo caffè, nero e senza zucchero...” trattenni il fiato fino a quando ogni mio dubbio svanì,
“...proprio come piace a te, tesoro” nel sentirglielo dire e nel vederlo sorridere come a confermare ogni mia insicurezza, un singhiozzo mi sorprese e dalla felicità, due lacrime scesero dai miei occhi. Poi il riccio aprì le braccia invitandomi a raggiungerlo, e senza farmelo ripetere gli saltai in braccio, abbracciandolo come un koala e liberando qualche altro singhiozzo di gioia tra le sue braccia.
“Pensavo che...che non...cioè...” farfugliai io con la testa appoggiata nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla,
“Non appena le tue labbra hanno toccato le mie ho capito, ho capito cosa significavano quelle emozioni. Ho cercato di dirtelo ma tu hai preferito continuare, così ti ho seguita. Cora, mi piccola Cora, vuoi sapere cosa ho capito mentre mi baciavi? Ho realizzato che il sentimento di cui ti parlavo, che forse non avrei dovuto equivocare, non poteva che essere uno, e uno soltanto: amore. E credimi quando ti dico che non ti farò mai più soffrire così tanto in vita tua, dovresti odiarmi per quello che ti ho fatto.” disse mentre ancora mi teneva stretta a sé, accarezzandomi la testa e cullandomi amorevolmente come fossi una bambina,
“Come potrei odiarti, Harry?” gli chiesi tirando leggermente su con il naso e alzando il viso per sprofondare in quel mare verde e finalmente ritornato accogliente,
“Dovresti, dopo quello che hai passato...” continuò lui,
“E invece ti amo, guarda un pò”,
“Lo so, e te ne sono grato perchè senza dite probabilmente non sarei qui ora. Ricordo come mi hai salvato dall'incendio. Ricordo tutto di te. Ti amo Cora, e non smetterò di farlo fino a quando questo mondo esisterà”.
In quel momento ringraziai il cielo, una, due, tre, mille volte e poi altre mille e mille altre ancora. Avevo con me il mio Harry e proprio in quel momento, capii che niente e nessuno sarebbe riuscito a portarmelo via.



Ehilààà...
No vi prego non uccidetemi, sono in estremo ritardo, lo so, perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi!
Per questo capitolo ho fatto i salti mortali scrivendolo un pò alla volta e rileggendolo e sistemandolo mille e mille volte...spero che sia venuto bene. Ci tenevo particolarmente a questa parte, quindi, se vi fa piacere, lasciatemi una recensione con scritto cosa pensate! Grazie mille ^^ Vi adoro lettrici, tutte, da coloro che recensiscono ogni volta a quelle che invece sono silenziose.
Un bacione, Fe.

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Capitolo 29
*** I just wanna tell the world that you're mine girl ***


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“Lo so, e te ne sono grato perchè senza dite probabilmente non sarei qui ora. Ricordo come mi hai salvato dall'incendio. Ricordo tutto di te. Ti amo Cora, e non smetterò di farlo fino a quando questo mondo esisterà”.
In quel momento ringraziai il cielo, una, due, tre, mille volte e poi altre mille e mille altre ancora. Avevo con me il mio Harry e proprio in quel momento, capii che niente e nessuno sarebbe riuscito a portarmelo via.

“Siamo a casa!” esordì il riccio tenendomi la porta aperta per farmi entrare. Varcata quella soglia, sentii immediatamente il bisogno di ringraziare il ragazzo che due giorni prima in ospedale, era stato in grado di salvarmi. Ma salvarmi veramente. Se nessuno mi avesse presa di forza e fatta uscire da quella stanza, probabilmente ci sarei morta per arresto cardiaco.
“Malik!” sbraitai improvvisamente, spaventando a morte il povero irlandese che di corsa stava venendomi incontro,
“Cora, ma che hai, sei matta?” mi disse mettendosi una mano sul cuore per sentire se ancora batteva o se per la paura aveva deciso di andare in vacanza. Risi a crepapelle, avvicinandomi a lui e schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia,
“Scusami Niall, per farmi perdonare dopo ti preparo dei muffin, umh? Che dici?” gli dissi sorridendo,
“Accetto volentieri!” mi rispose, non lasciandomi per nulla sorpresa,
“Cos'hai da gridare tanto? Stavo beatamente riposando sul divano!” entrò in scena il moro, passandosi una mano sul ciuffo per sistemarlo. Gli corsi in contro abbracciandolo e dopo avergli sussurrato all'orecchio un
“Grazie mille...” lo lascia libero di tornare a respirare. Quegli occhi mi guardarono felici e soddisfatti, posandosi poi su quelli di Harry, interrogandoli. Il riccio annui come a confermare che la sua memoria era tornata quella di un tempo.
“Era ora bello!” esplose lui allargando le braccia,
“Nonostante l'avessi rassicurata, questa piccoletta non avrebbe resistito un giorno di più, credimi!” continuò scompigliandomi i capelli,
“Mi ha raccontato cosa hai fatto per lei, quindi grazie amico” gli disse Harry.
“Naaah, l'avresti fatto anche tu” e i due si scambiarono un abbraccio con amichevoli pacche sulla schiena a seguito.
“Harry sembra essere tornato” esordì Louis scendendo dalle scale seguito da Liam,
“Si, sono appena arrivati” lo aggiornò Niall candidamente,
“Niall, intendevo “tornato come prima”, ma devo sempre mettere i sottotitoli quando parlo con te?” lo prese in giro il ragazzo beccandosi una gomitata da parte di Liam ma scatenando una fragorosa risata del biondino che dopo essersi calmato ed aver preso fiato si rivolse a me,
“Tutto questo ridere mi ha messo fame...quei muffin che mi avevi promesso, Cora?”
“Incorreggibile” lo punzecchiò Louis ulteriormente,
“Certo Niall, te l'ho promesso, andiamo in cucina e scateniamo l'inferno” risposi a quell'essere così dannatamente dolce, prendendolo a braccetto e avviandomi verso la cucina ridacchiando con lui.
“Ma abbiamo tutti gli ingredienti?” mi domandò lui piuttosto preoccupato,
“Si, direi di si” risposi controllando,
“E la glassa per decorarli? Sai, quella tutta colorata?” mi chiese. Guardai il ragazzo spalancando gli occhi interrogativa.
“Non dirmi che non c'è, perchè decorarli è la parte più divertente...” proseguì lui, e nel vedermi fare di no con la testa, cominciò a saltellare irrequieto.
“Tommo!” chiamò poi il biondo,
“Dimmi uomo che necessita dei sottotitoli...” disse il ragazzo entrando in cucina e rubando una goccia di cioccolato che serviva per l'impasto,
“Manca la glassa...sai quella colorata?” cominciò Niall,
“Sì, so cos'è la gla...No! Non ci pensare, io non esco a comprartela!” protestò avendo letto tra le righe e interpretando correttamente la domanda postagli dall'amico. A Louis non servivano i sottotitoli, effettivamente.
“Eddai, facci questo favore! Dopo tutto, eri o no il Superman della situazione?” lo implorò sfoderando degli occhioni dolci,
“Lo sai che quella faccia non devi farmela...no, io non ci vado!” non cedette Louis incrociando le braccia e guardando da un'altra parte, ma l'irlandese non era disposto a mollare e continuò a supplicarlo con quella strana smorfia che avrebbe perfettamente potuto essere paragonata a quella di un cucciolo di labrador. Più o meno, insomma.
“...e va bene, ma solo per questa volta!” sbuffò l'uomo dalle mille e una righe alla fine, mentre Niall festeggiava alzando le braccia al cielo quasi come si trovasse in un campo da calcio e avesse appena segnato, violando la porta dell'unico Iker Casillas. Il biondo accompagnò Louis in ingresso, e prima che il ragazzo uscisse, gli ricordò di prendere glassa di tutti i colori possibili, ricevendo come risposta un buffetto sulla fronte. Durante il lasso di tempo in cui Lou sarebbe stato assente, in cucina avremmo impastato e cotto i muffin, così da averli pronti da decorare per il suo ritorno.
“Che fate belli?” ci chiese Zayn curioso, vedendoci lavorare,
“Muffin” rispose già con l'acquolina alla bocca Niall,
“Cora è brava con i dolci...” intervenne anche Harry,
“E anche con gli scemi se riesce a sopportarti” lo stuzzicò Zayn ridendo sotto i baffi,
“Malik, guarda qua!” e non appena il moro si avvicinò al riccio, quest'ultimo gli lanciò addosso una manciata di farina che precipitò dritta sulla maglietta del moro, lasciandogli un'enorme chiazza bianca. Zayn rimase a bocca aperta mentre Harry aveva sfoderato un sorriso soddisfatto e divertito che mi fece letteralmente impazzire.
“Molto meglio così” disse il riccio impertinente,
“Questa è guerra” si riprese il moro prendendo una manciata di zucchero a velo e precipitandosi su Harry. Il riccio in tutta risposta non fece altro che ridere e dimenarsi, peggiorando la situazione. In ben poco tempo i due erano impegnati a scannarsi a colpi di farina e zucchero a velo, sotto i miei e gli occhi di Niall, esterrefatti ma allo stesso tempo divertiti.
“Niall, non farli avvicinare alle uova, mi raccomando...” gli sussurrai facendolo ridere.
“Che succede qui?” domandò Liam entrando in cucina. La scena fu...alquanto comica. Harry e Zayn si bloccarono proprio mentre il moro stava tenendo ferma una mano del riccio e quest'ultimo con la mano libera lo stava riducendo ad un pandoro ben zuccherato. Entrambi guardarono Liam che aveva sgranato gli occhi notando come i due i erano ridotti e constatando come avevano conciato la cucina. Sembrava quasi che avesse nevicato. Tutti e quattro sapevamo che di lì a poco, Liam sarebbe esploso, e infatti,
“Zayn Jawaad Malik, Harry Edward Styles...che state facendo, di grazia?” disse fingendo calma,
“Muffin!” rispose sarcastico il moro, mentre Harry annuiva con la testa. Entrambi sorridevano come degli ebeti mentre io e Niall invece, guardavamo divertiti la scena lottando con tutte le nostre forze per non esplodere in una fragorosa risata che sicuramente ci avrebbe portato a ricevere un'occhiata fulminante da Liam.
“Come vi salta in mente di ridurvi così? Ah...ma che ve lo dico a fare, sembrate due pupazzi di neve...” e a quella sua ultima frase, scoppiammo tutti in un'allegra risata, constatando che l'uragano di perfezione Payne era passato.
“Ripulite tutto però, coraggio, scattare!” li riprese infine, incoraggiandoli a darsi da fare. I due si guardarono e decisero che per il momento quella battaglia poteva terminare. Mentre Zayn recuperava l'aspirapolvere per raccogliere tutta quella farina e tutto quello zucchero precipitati a terra, Harry con una spugna raccoglieva altrettanta polvere bianca dagli scaffali, dal tavolo e da ogni superficie che avesse raggiunto. Io e il biondo stavamo aspettando che i muffin finissero la loro cottura. Per ingannare l'attesa, Niall aveva recuperato dal frigorifero un pezzo di pizza; io invece, mi ero persa nei movimenti di Harry. Lo osservavo concentrarsi in quello che stava facendo, mentre con cura puliva il bancone della cucina e ogni tanto si scostava dalla fronte i capelli che gli ricadevano sugli occhi. Quel gesto, per insignificante che fosse, mi toglieva il fiato ogni volta. I suoi ricci in quel momento erano coperti qua e la di zucchero, o farina, così come lo era il suo viso e la sua maglietta. Quella macchia che aveva sullo zigomo poi, quasi gli donava. Sembrava frutto di un'accurata lavorazione piuttosto che il risultato di una frettolosa manata di Zayn. Com'era possibile che in qualsiasi situazione, Harry riusciva sempre a farmi perdere il controllo? Perchè finivo sempre col pensare che fosse irresistibilmente magnifico? Credo che avrei continuato a chiedermelo in eterno.
“Perchè sorridi?” mi domandò improvvisamente Niall facendomi cadere dalle nuvole. Harry alzò lo sguardo posandolo su di me e io rapidamente guardai altrove per non fargli capire che lo stavo fissando da circa un quarto d'ora e che ero rimasta stregata da quel suo fascino che inconsciamente o meno, si portava sempre dietro.
“No, niente...controllo i muffin!” tergiversai arrossendo leggermente e notando con la coda dell'occhio il sorriso di Harry. Ecco, se n'era accorto. Avrei potuto vincere un premio nobel per la categoria “Miss più sgamabile” dell'anno.
“Dal profumo sembrano pronti” intervenne Liam che era entrato a controllare i lavori di Harry e Zayn piuttosto che la cottura dei dolcetti, e infatti continuò,
“Andate a darvi una ripulita, va...” notando che la cucina era tornata quella di prima, mentre i due ragazzi ancora sembravano fantasmi. A quella semplice frase, i due, come bravi e ubbidienti bambini, corsero al piano di sopra per sistemarsi. Come faceva Liam ad avere quel magico effetto su di loro? Ringraziai il cielo che a comprare la glassa fosse andato Louis, altrimenti, con Liam fuori di casa, in quella cucina sarebbe seriamente successo il finimondo. L'uragano Tomlinson, di natura assai diversa da quello Payne, non avrebbe di sicuro aiutato in quella condizione, anzi, avrebbe fatto pure peggio.
“Si, ci siamo” confermai qualche minuto dopo e tirai fuori la teglia dal forno stando attenta a non scottarmi. Tutti si avvicinarono per osservare i muffin, compresi Harry e Zayn che erano tornati in cucina perfetti come sempre. Le tortine sembravano squisite anche senza glassa, ma quella della decorazione, come aveva detto il biondo, era la parte migliore. In quel momento ci venne in mente che Lou non era ancora tornato e così Niall decise di chiamarlo. Pochi secondi dopo però, l'irlandese riattaccò piuttosto deluso e guardandoci disse,
“Non mi risponde...”
“Avrà messo in silenzioso, come al solito” rispose Harry avvicinandosi a me e cingendomi con le braccia la vita. Passarono una decina di minuti e finalmente, mentre Zayn dattilografava instancabilmente al cellulare, Liam sfogliava una rivista, Niall sgranocchiava patatine e Harry mi accarezzava i capelli, sentimmo la porta aprirsi.
“Oh, finalmente Lou, eri indeciso su che colori prendere?” cominciò Niall dirigendosi verso l'ingresso,
“Niall veloce aiutami, ragazzi!” sentimmo gridare Louis nell'altra stanza. Capimmo tutti subito che quello non era il solito tono scherzoso del ragazzo e ci precipitammo a vedere che stava succedendo. Louis teneva in braccio il corpo esile di una ragazza che, inerme, giaceva tra le sue braccia. Velocemente Harry si avvicinò per aiutarlo e Liam propose di farla stendere sul divano.
“Lou, ma che le hai fatto?” chiese Zayn dando di gomito all'amico,
“Io? Niente! Stavo firmando qualche autografo qua fuori e improvvisamente una ragazza ha chiamato aiuto, mi sono avvicinato e l'ho trovata svenuta, quindi ho pensato di portarla dentro” spiegò lui,
“Forse è il caso di chiamare l'ambulanza” disse Liam, ma non appena terminò la frase, la ragazza cominciò a muoversi sul divano e a poco a poco aprì gli occhi, sbiancando vistosamente. Temetti che sarebbe svenuta una seconda volta, invece si limitò ad osservarci, allibita sedendosi sul divano. Effettivamente non capitava tutti i giorni di svenire e di risvegliarsi a casa dei One Direction.
“Ecco, bevi un po' d'acqua, come ti chiami?” le disse Niall porgendole un bicchiere e sorridendole dolcemente. La ragazza quasi prese paura, ma successivamente buttò giù qualche sorso per poi accennare un “grazie” piuttosto sussurrato. Decisi di intervenire per rassicurarla, forse l'agitazione in quel momento era troppa per lei, potevo capirla bene,
“Ehi, stai tranquilla, questi cinque non ti mangeranno, come ti senti?” le sorrisi poggiandole una mano sulla spalla,
“Bene direi, comunque...Katy, mi chiamo Katy” cominciò lei. Quel suo volto mi ricordava qualcuno, non riuscivo a collegare bene le cose, ma mi sembrava di averla già vista da qualche parte.
“Un po' scossa?” le chiese Zayn, provocandole un notevole rossore sulle guance. La ragazza annuì.
“Beh, riposati un po', vedrai che presto ti sentirai meglio...Cora, perchè non le porti un muffin? Un po' di zuccheri potrebbero farle bene” continuò Liam per poi rivolgersi a me. In poco tempo le portai il muffin e un secondo bicchiere d'acqua. La ragazza addentò timidamente il dolcetto.
“Si ma non state qui impalati ad osservarla come fosse un alieno, dai, aria!” intervenne Louis. Effettivamente eravamo rimasti tutti attorno a lei per gran parte del tempo.
“Scusami, ma...io e te ci conosciamo?” le chiesi mentre Niall, Louis e Zayn erano tornati in cucina,
“No, non direi” mi rispose la ragazza dai lunghi capelli biondi senza guardarmi negli occhi. Strano come comportamento. Si vede che era veramente molto agitata. Decisi di non insistere e saltellai in cucina perchè avevo veramente voglia di decorare quei muffin. Niall era già all'opera e anche Zayn si stava dilettando con la glassa colorata mentre Louis li prendeva in giro entrambi per le decorazioni sghembe e imprecise che stavano facendo.
“Chi mi passa il blu?” chiesi e finalmente anche io cominciai con le mie opere d'arte altrettanto sghembe. Dopo passaggi di colori, scambi di consigli su come fare al meglio una nota musicale su un dolcetto e le battute di Lou, i diciotto muffin erano pronti e belli colorati. Ne misi qualcuno su di un vassoio e lo portai in salotto dove ritrovai la ragazza che rideva con Harry e Liam. Forse si era un po' tranquillizzata. Tutti accettarono volentieri i dolcetti e per la gioia mia e di Niall, ci fecero i complimenti. Dopo che mi fui gustata il mio personalissimo muffin con un gatto disegnato con il cioccolato fuso, mi soffermai sulla bionda seduta sempre allo stesso posto. Sembrava che stravedesse per Harry perchè non gli toglieva un secondo gli occhi di dosso, parlando quasi solo con lui. Ero sicura di averla già vista...quei quei suoi occhi così grigi e freddi come il ghiaccio mi ricordavano qualcosa...poi, improvvisamente, un flash:
<<“Te lo ripeto, sparisci, stagli lontana! E' sicuramente per colpa tua che è in ospedale! E poi vogliamo parlare di quel periodo in cui non faceva nemmeno più interviste? Che cosa gli stai facendo? Che poi, ma perchè una come te? Guardati! Voglio dire, con tutte le belle ragazze che può avere, sceglie proprio te?”>>
Quelle parole mi risuonarono in testa, dalla prima all'ultima. Era lei. Quella ragazza che mi aveva fermata per strada e accusata di aver mandato Harry in ospedale. Ne ero sicura, ora avevo riconosciuto quei capelli così biondi e quegli occhi di ghiaccio. Come avevo fatto a non capirlo prima? Ma soprattutto, cosa voleva quella? Qualcosa mi diceva che non ce la stava raccontando giusta, che aveva da nascondere chissà cosa...e forse non era nemmeno svenuta veramente, altrimenti perchè alla parola “ambulanza” che Liam aveva pronunciato, la bella addormentata si era svegliata? Un miracolo? Mmmh...
“Sei tu vero?” chiesi rivolta a lei, interrompendo qualsiasi conversazione ci fosse in atto,
“Scusami, credo di non capire...” disse lei trasalendo,
“Non fare la furba con me, ora ho capito chi sei. Sei la ragazza che mi ha quasi aggredita a pochi passi da questa casa qualche giorno fa, non è vero?” sentenziai alzando leggermente la voce. Niall mi lanciò uno sguardo interrogativo: era l'unico a cui avevo raccontato della ragazza e voltandomi verso di lui, annuii confermandogli che era proprio lei.
“Hai sbagliato persona...” continuò lei imperterrita,
“Oh, no che non ho sbagliato. Esci di qui, coraggio!” scattai in piedi invitandola ad uscire,
“Cora, che ti prende? Chi ti ha quasi aggredita qualche giorno fa?” mi domandò Lou preoccupato,
“Questa qua” la accusai indicandola con l'indice,
“Calmati, sono sicuro che sia stato un equivoco” si aggiunse Liam,
“No, io so che è stata lei, me lo ricordo Liam” gli risposi,
“Cora, non serve farne una tragedia, non mi sembra che possa essere una ragazza aggressiva, siediti e parliamone tranquillamente, no?” disse poi Harry. Oh no, no che non me ne sto tranquilla. Harry era caduto in trappola e stava facendo il gioco della bionda. Mi voltai verso Niall e prendendolo per un braccio lo trascinai al piano superiore.
“Cora, tutto bene?” mi chiese quando mi fui chiusa la porta di camera sua alle mie spalle,
“E' lei Niall, è lei! Quella che mi ha accusata di tutto, che mi ha minacciata e che mi ha detto di sparire dalla vita di Harry e dalla vostra!” cercai di spiegargli,
“Ne sei sicura?”
“Si!” insistetti,
“Non hai visto come guarda Harry? Non lo molla un secondo! Non dirmi che non ci hai fatto caso!” continuai,
“Si l'ho notato...io ti credo Cora, ma cosa possiamo fare, lei è stata male...”
“Ma figurati se è veramente svenuta! Ha aperto gli occhi quando Liam ha detto che avrebbe chiamato l'ambulanza!” protestai,
“Effettivamente...però, resta il fatto che non possiamo fare gran che”
“Non è vero, io la voglio fuori di qui in meno di dieci minuti, a costo di prenderla a calci” feci ridere il biondo che alla fine mi disse,
“Io sono dalla tua parte, dimmi cosa devo fare e lo farò” gli sorrisi riconoscente e lo abbracciai,
“Grazie Niall”.
Al piano inferiore, la ragazza ancora parlava con Harry continuando a sorridere e a toccarsi i capelli. Glieli avrei staccati uno ad uno, o meglio, ci avrei dato fuoco. Io e Niall eravamo andati in cucina senza soffermarci anche se il mio istinto urlava qualcosa tipo “fermati, strozzala, affogala e buttala dalla finestra” proprio nel momento in cui notai che una sua mano era addirittura scesa a poggiarsi sulla gamba del riccio che non sembrava per niente infastidito.
“Gliela stacco a morsi quella mano se non la toglie di lì” dissi a denti stretti all'irlandese,
“Dobbiamo smascherarla, ma come?”
“Non lo so Niall...prenderle il cellulare e leggere i messaggi potrebbe essere una buona idea...”
“Si, ma come pensi di riuscirci?” mi domandò,
“Ci riuscirò e basta”.

La mattinata stava passando lentamente e il pomeriggio fu altrettanto noioso. La bionda si era fermata a pranzo perchè Liam, dall'animo troppo gentile e premuroso, si era preoccupato per la sua salute e aveva insistito perchè si fermasse. Ovviamente, quella non se l'era fatto ripetere due volte, e fingendo timidezza e dolcezza, sembrava aver incantato tutti. Tutti tranne me e Niall. Grazie al cielo l'irlandese mi credeva, almeno su di lui potevo contare. Ad un tratto però, notai dell'altro. Mentre Katy civettava con Harry, vidi come all'ennesimo elogio che la bionda aveva rivolto al riccio, Louis avesse alzato gli occhi al cielo e sbuffando avesse cominciato a giochicchiare con il cellulare. Un sorrisetto soddisfatto si dipinse sulle mie labbra, nemmeno lui la tollerava e questo era di sicuro un punto a mio vantaggio. Studiai ogni singolo movimento della ragazza e notai che la sua borsa era proprio sul divano, vicina a lei. Il cellulare era lì dentro perchè più volte avevo visto come l'aveva tirato fuori da una tasca intera, scritto qualcosa e poi rimesso al suo posto. Il problema era che su quel divano, ci aveva messo le radici. Lo stesso identico posto che aveva agguantato prima di pranzo. Come potevo distrarla a tal punto da farle dimenticare la borsa? E, come avrei potuto prenderle il cellulare senza che nessuno mi vedesse? Poi mi venne un'idea. Tirai fuori il mio di cellulare e scrissi un messaggio a Niall che era seduto su di una poltrona di fronte a me. Poco dopo lo vidi leggere e regalarmi un sorrisetto come ad accettare di fare quello che gli avevo chiesto via sms.
“Harry, me lo faresti un favore?” chiese poi il biondo,
“Sarebbe a dire?” gli domandò lui di rimando,
“Non è che mi faresti qualcuna delle tue frittelle? Ho fame...” spiegò l'irlandese,
“Horan, ci sono altri muffin avanzati e poi, abbiamo finito di pranzare un'ora fa, come puoi avere ancora fame?”
“E' ora di merenda...e poi, sono sicuro che anche Katy vorrebbe assaggiare le tue magnifiche frittelle, vero?” mugugnò Niall sfoderando i suoi occhioni più convincenti,
“Sei incorreggibile, vieni con me, così almeno impari a fartele una volta per tutte...” disse Harry alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina dopo aver visto la ragazza al suo fianco annuire. No, un momento. Niall non poteva andarsene in cucina con Harry, doveva distrarre Louis, Liam e Zayn. Katy come previsto si era alzata per seguire il riccio come una brava cagnolina ma Niall mi serviva ancora. Avrei dovuto cambiare programma, così rassicurai il biondo con lo sguardo e gli feci segno di andare con loro. Almeno li avrebbe tenuti impegnati altrove. Quando i tre furono nell'altra stanza, guardai i ragazzi: Louis continuava a giocare con il cellulare mentre Liam e Zayn avevano acceso la playstation e stavano sparando a qualche nemico. Forse nemmeno si sarebbero accorti di quello che avrei voluto fare. Mi alzai e mi diressi verso la borsa della ragazza. Diedi una rapida occhiata ai tre e velocemente infilai la mano nella tasca cercando di recuperare il cellulare della bionda. Ero agitata perchè se per qualche strano motivo Katy fosse tornata in salotto, mi avrebbe colta con le mani nel sacco...o meglio, nella borsa e di certo non avrei potuto spiegarle il perchè. Finalmente i miei polpastrelli raggiunsero una superficie dura e liscia e senza esitare, estrassi il telefono e lo misi in tasca. Tirando un sospiro di sollievo corsi al piano superiore. Appena fui nel corridoio, cominciai ad aprire la cartella dei messaggi ricevuti. La conversazione più recente era con una ragazza, Clare. Perchè quel nome non mi suonava nuovo? Proprio così, quel giorno, la bionda aveva chiamato la ragazza alle sue spalle. Ormai non avevo più dubbi, l'avrei incastrata.
“Lo sai che è violazione della privacy?” mi sorprese una voce alle mie spalle e nel voltarmi, Louis mi rubò dalle mani il cellulare che con tanta fatica avevo rubato.
“Lou, fermo, non è come pensi” cercai di spiegargli,
“Perchè, cosa penso io?” mi domandò beffardo,
“Magari che sia ossessionata da tutte le ragazze che ronzano intorno ad Harry, ma non è così!”
“Mmmh...e allora com'è?” continuò lui dondolandomi il cellulare a pochi centimetri dalla faccia, assumendo una tipica espressione alla Louis Tomlinson.
“Senti, è difficile da spiegare ma lascia che legga qualche messaggio e vedrai che tutto sarà più chiaro”
“Dici? Perchè io credo che invece dovrei...” ma lo interruppi,
“Oh andiamo Lou! Ho visto che non piace nemmeno a te quella ragazza! Si vede lontano un miglio che nasconde qualcosa. Te lo ripeto, quella mi ha quasi aggredita e per di più minacciata e mi ha ordinato di sparire dalla vita di Harry e dalla vostra, oltre che avermi accusata di quello che Harry ha dovuto passare...”
“Shoosh!” mi zittì lui posandomi la mano sulla bocca,
“Dicevo che forse dovrei insegnarti a nasconderti meglio quando vuoi leggere i messaggi altrui. Qui ti avrebbe sgamato anche un bambino, eh!” mi rispose lui lanciando in aria il telefono un paio di volte.
“Quindi mi credi?” gli chiesi,
“Dai, leggiamo questi messaggi...” continuò lui avvicinandosi a me e facendo in modo che entrambi potessimo leggere la conversazione con Clare.

“Harry, Niall! Avete finito con quelle frittelle?” li chiamò Louis scendendo giù dalle scale saltellando,
“Cora deve dirvi una cosa!” continuò lui ridacchiando tra se e se per poi tuffarsi sul divano dove i poveri Zayn e Liam erano tutti concentrati sul videogioco.
“Louis ma che ti salta in mente!?” gridò Zayn prendendolo a cuscinate,
“Stavo vincendo prima che tu facessi la tua nobile entrata” constatò Liam aiutando il moro nella lotta con i cuscini.
“Eccoci, che succede?” esordì Harry entrando in salotto seguito da Katy e da Niall che ancora masticava le sue frittelle.
“Cora deve fare una comunicazione” ribadì Louis ancora steso sulle gambe dei due ragazzi. Al che Niall mi guardò soddisfatto e io mi schiarii la voce per poi tirare fuori dalla tasca il cellulare di Katy. La bionda trasalì e sbraitò,
“E' il mio cellulare quello, come ti permetti?” ma il biondo l'afferrò prontamente per la maglietta,
“Ascolta, è sicuramente interessante” le disse con la bocca piena,
“Ragazzi, che sta succedendo? Cora?” chiese il riccio rivolgendosi a me,
“Fidati di me Harry...” gli dissi guardandolo negli occhi,
Clare ho un piano, andremo davanti alla loro casa e aspetteremo che uno di loro esca, a quel punto farò finta di sentirmi male e tu dovrai attirare l'attenzione...se tutto va come ho programmato, vedrai che riuscirò ad avvicinarmi ad Harry e a sbarazzarmi di Cora – feci una pausa scorrendo i messaggi –Clare, sei stata grande! Hai attirato l'attenzione di Louis in modo perfetto e ora sono a casa loro, tutto sta andando come previsto. Cora mi ha riconosciuta e ha fatto una scenata davanti a tutti ma non le hanno creduto, forse solo il biondino, ma lui non mi preoccupa per niente...tutto andrà come ho pianificato! - feci un'altra pausa per notare gli sguardi dei ragazzi: Niall sentendo l'ultima frase aveva cominciato a ridere come al suo solito, Harry ascoltava esterrefatto così come Liam e Zayn, il quale però sembrava piuttosto divertito. Katy era verde di rabbia. - Ehi Clare, mi sono fermata da loro a pranzo. E' perfetto. Ho parlato tutto il giorno con Harry e vedrai che riuscirò a mettere lui e tutti gli altri contro di Cora e tutte le directioners mi ringrazieranno! - leggendo quel messaggio la mia voce tremò, ma continuai - E poi, lei è ancora peggio di come me la ricordassi...è difficile restare in sua compagnia ma devo farcela. Harry sembra che abbia una simpatia per me e se continuo così, tra non molto, al posto di questa qua ci sarò io!” e alzai lo sguardo. La situazione non era cambiata di granchè, ma in quel momento, la bionda scattò verso di me probabilmente per spingermi o colpirmi ma Harry prontamente la fermò, e sollevandola di peso. Tenendola come un sacco di patate la accompagnò alla porta mentre lei sbraitava e inveiva contro di me. Io presi la sua borsa, misi dentro il cellulare e gliela porsi sorridendole soddisfatta. Poi Harry aprì la porta di casa e fece uscire Katy, la quale si mise a correre verso la ventina di ragazze che ancora aspettavano lì fuori impazienti, scomparendo tra di loro. Quelle cominciarono a urlare non appena videro la porta della casa aprirsi. Al che, anche gli altri ragazzi che avevano voluto assistere alla scena si mostrarono, scatenando ancora di più la gioia di quelle ragazze. Harry infine si voltò verso di me e mi prese per mano. Mi portò davanti alle ragazze e cominciò a parlare creando il silenzio tra quelle fan,
“Lei è Cora, la mia ragazza. Non mi importa se non vi piace, perchè l'importante è che piaccia a me. Lei è la mia felicità in questo momento, quindi se siete vere fan sarete pronte a sostenermi ugualmente e a sostenere anche lei. Non ho mai fatto una cosa del genere perchè ritengo che la privacy sia importante, ma visti i trascorsi, è meglio mettere bene in chiaro la situazione e se sarà necessario, lo griderò a tutto il mondo” detto ciò, lo guardai sorpresa. Mai avrei pensato che Harry volesse rendere pubblica la nostra relazione, ma forse, visto l'accaduto, si era sentito come in dovere di farlo nei miei confronti. Poi, inaspettatamente, una ragazza si mosse verso di noi e guardando me con due occhi profondi e sinceri, cominciò
“Sei bellissima Cora, credo che formiate veramente una bella coppia, potrei fare una foto con voi?” ascoltando quelle parole, mi venne da abbracciarla, e lo feci, semplicemente. La ragazza sembrò apprezzare e dopo aver abbracciato anche Harry, ci facemmo scattare quella foto con lei in mezzo. Molte altre vollero una foto con noi due e dopo aver soddisfatto tutte quelle che lo chiedevano, tornammo in casa. Mi sentivo bene, mi sentivo leggera e felice, ancora sempre e solo grazie a lui.

Quella sera, dopo cena, io e Harry eravamo stesi sotto le coperte insieme, abbracciati sul suo ampio letto a due piazze. Lui, poggiato su di un lato, giocava con i miei capelli mentre io, supina, mi perdevo nei suoi occhi così verdi anche nella penombra della stanza.
“Scusami se non ti ho creduto subito” cominciò lui,
“Non devi scusarti...”
“E invece sì” continuò lui posando una mano sul mio fianco e tirandomi ancora di più a se. Sentivo il suo respiro scontrarsi sulla mie labbra, il suo calore scottare la mia pelle e il suo profumo inebriarmi i sensi come una droga dalla quale non avrei più saputo fare a meno.
“Quando avremmo un po' di pace io e te, uhm?” gli sussurrai,
“Presto, te la meriti un po' di tranquillità” mi rispose lui serio,
“Non intendevo...” cominciai io cercando di scusarmi per averlo magari fatto sentire in colpa, ma le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle mie zittendomi,
“Lo so...” mi sussurrò a fior di labbra, riprendendo poi a baciarmi come solo lui sapeva fare, mandandomi in estasi e lasciandomi, per l'ennesima volta, senza fiato.

 

Hiiiiii!
Eccomi qua, ancora a rompervi con i miei capitoli. Cora e Harry avranno un po' di tranquillità prima o poi? Staremo a vedere che succederà nel prossimo capitolo.
Lettrici, mie carissime lettrici, qui mi sa che la storia si sta dilungando troppo e anche se non vorrei che finisse mai, credo che tra un po' mi toccherà postare l'ultimo capitolo. Vi prometto che sarà epico :) ancora voglio scrivere qualche capitolo, però mi sembra arrivato il momento di concludere questa ff per evitare che diventi troppo pesante e ripetitiva.
Detto questo, che altro aggiungere se non grazie? Quindi, grazie, grazie a tutte, alle lettrici silenziose e a quelle che mi fanno sempre sorridere con una loro recensione.
Un bacio grande,
Fe.

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Capitolo 30
*** I just wanna take you anywhere that you like ***


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“Quando avremmo un po' di pace io e te, uhm?” gli sussurrai,
“Presto, te la meriti un po' di tranquillità” mi rispose lui serio,
“Non intendevo...” cominciai io cercando di scusarmi per averlo magari fatto sentire in colpa, ma le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle mie zittendomi,
“Lo so...” mi sussurrò a fior di labbra, riprendendo poi a baciarmi come solo lui sapeva fare, mandandomi in estasi e lasciandomi, per l'ennesima volta, senza fiato.

Al mio risveglio trovai un biglietto sul comodino:

Tesoro mio,
Io e i ragazzi siamo dovuti scappare, il lavoro ci chiama. Se ti svegli prima delle 10.15 accendi la tv e metti sul 5, siamo in diretta.
Un bacio da Niall, Liam, Zayn e Louis e uno speciale da me.

Rilessi quel misero biglietto per tre o quattro volte. Erano solo poche parole, ma sapendole scritte da lui, erano capaci di farmi battere così forte il cuore da temere che potesse uscirmi dalla gabbia toracica e salutarmi definitivamente. Ripiegai con cura il pezzettino di carta e accesi il cellulare per controllare l'ora: 10.19. Cavolo. Saltai giù dal letto e in tutta velocità feci le scale buttandomi sul divano in stile Louis Tomlinson per accendere la tv sul quinto canale. Nel veder prendere vita quell'apparecchio tecnologico, un sorriso si dipinse sul mio volto. Quei cinque erano entrati da poco in quello studio televisivo e stavano ancora salutando il presentatore. Alzai il volume e mi diressi verso la cucina: presi un bicchiere di latte e un muffin avanzato dal giorno prima per poi tornare a sedermi sul divano, stregata da quella scatola magica. Sembravo una fan sfegatata che non si sarebbe persa nemmeno una pubblicità che come sottofondo musicale aveva una canzone dei ragazzi. Sembravo, o forse, ero. Sì, decisamente, ero. Nonostante avessi un rapporto speciale con quei pazzi scatenati, non avevo smesso nemmeno un secondo di essere una loro fan. Erano due cose distinte, l'amicizia che nutri per una persona e la devozione, l'ammirazione e il coinvolgimento che provi per il suo lavoro.
Azzannai il muffin mentre Niall ringraziava tutti quanti dell'immenso supporto che gli stavano mostrando, scatenando l'assenso delle fan presenti in trasmissione. Il presentatore aveva cominciato con le sue domande che, in realtà, erano sempre quelle. Ma nessuno aveva un pò di fantasia? Ad un tratto però, lo stesso giovane ragazzo che stava ponendo loro le domande, annunciò al pubblico a casa che chiamando il numero in sovra impressione, qualche fan avrebbe potuto fare una domanda in diretta. Il mio sguardo cadde sul telefono che sostava a qualche decina di centimetri da me sul divano. In meno di un secondo avevo già la cornetta appiccicata all'orecchio mentre una vocina metallica mi diceva di attendere in linea. Non ce l'avrei mai fatta, insomma, quante possibilità c'erano che fra tutte quelle fan scatenate che avrebbero chiamato, mandassero in diretta proprio me?
"Pronto, c'è qualcuno in linea?" finalmente il presentatore stava parlando con una ragazza fortunata. Guardavo la tv per seguire la conversazione, ma nessuno parlava.
"Ehilà?" continuò il presentatore mentre Louis aveva cominciato a ridere divertito.
"Cosa ridi a fare, scemotto? Una povera fan sarà rimasta impietrita dall'altra parte del telefono, no? La tua sensibilità Tomlinson è pari a quella di un carciofo, Liam digli qualcosa!" cominciai io come se volessi prenderlo in giro, per poi scoppiare a ridere. Sentii uno strano rimbombo provenire dalla tv, e lo sguardo di Tommo ritornare improvvisamente attento, come quello di tutti gli altri. Mi appoggiai allo schienale del divano, prendendo un sorso di latte, mentre ancora tenevo il telefono attaccato all'orecchio.
"Beh, è un buon inizio direi, con chi abbiamo il piacere di parlare?" disse il presentatore. Un momento... quando mi ero persa la frase della ragazza che era in diretta? Probabilmente prendendo in giro Louis avevo coperto la sua voce.
"Non fare la timida, ti ho sentita! Perchè sarei sensibile come un carciofo?" intervenne allora Louis, sorridendo divertito e dando una gomitata a Zayn che cercava di trattenere le risate. Il latte mi andò di traverso e tossicchiando appoggiai il bicchiere sul tavolino davanti al divano e sgranai gli occhi. Staccai leggermente il telefono dall'orecchio e notai come i secondi avevano cominciato a scorrere sullo schermo, proprio come quando una chiamata comincia. Ritornai ad avvicinarmi l'apparecchio al volto,
"Pronto?" dissi timidamente prestando attenzione,
"Eccola, finalmente ci siamo! Come ti chiami?" e a quel punto sbiancai visibilmente, nonostante nessuno fosse lì a vedermi. Come diavolo avevo fatto a non accorgermi che avevano mandato in diretta la mia chiamata? Che figura che avevo fatto.
"Io? Si, mi chiamo Cor...Corinne!" dissi esitando. Altra gomitata tra Louis e Zayn mentre gli altri si scambiavano occhiatine divertite. Non potevano aver capito che ero io, vero? No. Per di più la voce al telefono è anche diversa da quella che realmente abbiamo, quindi, non potevano aver capito.
"Bene, ciao Corinne! E' un piacere sentirti, da dove chiami?" continuò il presentatore, al che abbassai il volume del televisore per evitare che ci fosse troppo rimbombo e risposi,
"Da Londra!"
"Ottimo, una concittadina! Senti, Louis ti ha fatto una domanda, poco fa, vuoi rispondergli?" quel presentatore mi stava antipatico, doveva per forza rigirare il coltello nella piaga?
"Ehm, sì, cioè...era, era un complimento! I carciofi, sono...buoni no? Fanno bene! Quindi avere la sensibilità di un carciofo significa essere, si insomma, sensibili al punto giusto" farfugliai rendendomi conto di aver detto che i carciofi erano buoni nonostante mi facessero schifo e di aver fatto ridere metà sala e tutti e cinque i ragazzi. Al che, scoppiai a ridere anche io. Tanto, ero Corinne, non Cora.
"Bene Corinne, qual'è la tua domanda per i ragazzi?" mi interrogò il presentatore dopo aver smesso di ridere. Ecco, perfetto. Che domanda avevo in mente? Facile, non ne avevo perchè non pensavo che mai sarei potuta andare in diretta. Passarono due o tre secondi di silenzio. I ragazzi cominciarono a guardarsi divertiti tra loro mentre Louis sussurrava qualcosa a Harry.
"Ci sei ancora Corinne?" continuò il presentatore. E quando gli occhi così verdi del ragazzo riccio puntarono la videocamera dritta nell'obiettivo per un tempo che mi sembrò eterno, solo allora mi fu chiaro quello che dovevo dire. Presi fiato,
"Non è una domanda, se per voi è lo stesso, ci terrei a dirvi una cosa..."
"Prego!" mi esortò il conduttore. Scorsi con gli occhi tutti i ragazzi, dal primo all'ultimo e poi cominciai,
"Liam, sei sempre stato un ragazzo formidabile, responsabile, attento ma pieno di vitalità, di voglia di divertirsi e affettuoso, grazie. Niall, con la tua fame insaziabile ci hai fatte divertire e con i tuoi tweet sempre aggiornati ci hai tenute incollate al computer dandoci la possibilità di raggiungerti ovunque tu sia, grazie. Zayn, quel tuo ciuffo sempre perfetto ci piace talmente tanto e il tuo voler essere sempre in cima, non è altro che un tuo punto di forza, grazie. Louis, con il tuo carattere così spensierato e spontaneo ci hai fatte ridere senza nemmeno rendertene conto, grazie. E Harry...quello charme che ti porti dietro, quei tuoi sorrisetti ammiccanti e quella tua inconsapevole sicurezza, ci hanno dato la forza di crede in noi stesse, grazie. Quindi, grazie ragazzi per tutto quello che avete fatto per noi e grazie per averci fatto sognare e sorridere ascoltando le vostre voci." Ero arrivata alla fine del mio discorso senza nemmeno rendermi conto del silenzio che era sceso in sala, degli sguardi commossi di alcune fan che annuivano, del presentatore che incrociava le braccia soddisfatto, dei ragazzi che sorridevano con una luce brillante e viva nei loro occhi. Un applauso prese vita dal nulla.
"Beh, Corinne, credo che tutte le directioners siano d'accordo con te! Ora purtroppo però è venuto il momento di salutarti. Grazie per aver chiamato!" mi salutò il conduttore, mentre i ragazzi salutavano a loro volta ringraziando per l'intervento. Schiacciai il tasto rosso del telefono. Ero soddisfatta di quello che avevo fatto, anche se non era cominciato nel migliore dei modi, il mio intervento si era concluso proprio come volevo. Era la pura verità quella che era uscita dalle mie labbra, e ripensando a quando in Italia sognavo di incontrarli, quel "grazie" era l'unica cosa che volevo dir loro anche allora.
La trasmissione continuò dopo la pubblicità con qualche altra chiamata da casa e qualche intervento dal pubblico presente in sala. Quando alle 11.00 precise terminò il programma, accesi il computer. Volevo scrivere una mail ad Aurora, era da tanto che non la sentivo.

*driii, driiin, driiin*

L'avviso di video chiamata precedette ogni mia intenzione. Aurora era online.
"Coraaaaaaaaaaa!" gridò la ragazza non appena mi vide attraverso la webcam,
"Auri, tesoro mio, come stai?" le dissi con un sorriso a trentadue denti,
"Bene, io bene dai. E tu come te la passi? Ma che domande, benissimo immagino!"
"Si, benissimo. Non sono mai stata così felice in tutta la mia vita Auri, sul serio..."
"Eh lo immagino. Senti ma, la prossima volta cerca di modificare la voce al telefono" mi disse lei ridendo,
"Cosa?" le chiesi perplessa,
"Ho visto il programma in streaming da internet bella, ho sentito la prima chiamata del pubblico a casa e, anche se ho capito ben poco delle conversazioni, una cosa l'ho capita..."
"E cioè?" le domandai esitando,
"Corinne!? Ma come ti salta in mente? Louis ha la sensibilità di che cosa? Cora, ma che mi combini?!" mi prese in giro ridendo a crepapelle, tanto da far oscillare il computer portatile che aveva poggiato sulle gambe.
"Come diavolo hai fatto a capire che ero io?" le urlai ridendo a mia volta,
"Sono la tua migliore amica! E poi, anche un carciofo, per l'appunto, l'avrebbe capito!" continuò lei imperterrita. Come mi mancava. In quel momento avrei voluto soffocarla in un mi abbraccio, ma lei si trovava a 1568 chilometri di distanza da me.
"Quando mi vieni a trovare?" le domandai,
"Presto, spero...insomma, non lo so ancora, ma ho già cominciato a stressare per bene mia mamma" disse lei alzando il pollice verso l'alto.
"Bene, guarda che ci conto, eh!"
Mi voltai verso la porta che improvvisamente si era aperta, poi tornai a guardare Aurora sussurrandole,
"Sono tornati, mi raccomando non dire niente di Corinne..."
"Certo, perchè non l'avranno capito di sicuro! Dai, fammeli vedere!" disse lei piuttosto scalpitante.
"Aspetta qua" e posai il computer sul tavolino davanti al divano per poi alzarmi e correre in contro ai ragazzi.
"Cora, allora ci hai visti in tv?" esordì il dolce irlandese,
"Certo Niall, eccome se vi ho visti!" e gli schioccai un bacio sulla guancia,
"Dai, venite tutti in salotto, c'è Aurora!" dissi sorridendo. Tutti mi seguirono e Louis, guardandosi in torno cominciò a urlare,
"Auroraaa!? Dove sei?"
"Carciofo, sono qui!" lo chiamò lei dal computer ridendo come una matta.
"Una voce...sento una voce...Harry! Questa volta ti giuro che le voci le sento davvero!" continuò quello senza accorgersi del computer poggiato a qualche metro da lui,
"Si Tommo, e io sono Benjamin Franklin...per forza che senti le voci, guarda là!" entrò in scena il riccio ruotando l'amico di 180 gradi. Nello schermo del pc, Aurora salutava.
"Oh, sì...ma certo, lo sapevo che era in video chiamata!" tergiversò Louis sedendosi sul divano e salutando la ragazza. In poco tempo eravamo tutti seduti su quel divano, fatta eccezione per Zayn che si era seduto per terra, posizionandosi tra noi e il computer, ovviamente per la gioia di Aurora. Chiacchierammo un pò, come fossimo tutti vecchi amici, e in realtà un pò era vero. Aiutai Aurora con qualche traduzione, mentre Liam e Zayn cercavano di ripetere le frasi che dicevo in italiano, senza però, avere molto successo.
"Ho visto l'intervista in streaming, siete stati fantastici!" commentò la ragazza,
"E' stata particolare come intervista, una ragazza ha fatto una chiamata molto strana ma bellissima allo stesso tempo" rispose Niall,
"E se fosse qui, credo che non esiterei a ringraziarla come si deve..." disse Harry accarezzandomi i capelli. Inizialmente, mi persi nell'inebriante movimento delle sue dita che più o meno involontariamente, mi sfioravano il collo facendomi venire i brividi, ma poi mi resi conto che avrei dovuto mostrarmi almeno un pò gelosa. Dopo tutto, chi la conosceva questa Corinne?
"Ah si?" gli domandai,
"Certamente, ha detto delle bellissime cose, non l'hai sentita?" mi rispose lui tranquillo,
"Certo che l'ho sentita...si, è stata gentile dai" ammisi noncurante,
"Per questo si meriterebbe un ringraziamento con i fiocchi, cosa mi avevi detto che le avresti fatto Harry?" domandò Zayn ridacchiando,
"Tante cose..." continuò con nonchalance,
"Beh, complimenti, io me ne sto buona a guardarvi in tv e tu fantastichi su di una fan che non hai mai visto solo perchè vi ha fatto qualche complimento?" lo rimproverai cercando di non dare nell'occhio mentre Aurora se la rideva di gusto, dando corda a Niall che aveva cominciato a ridere prima di lei.
"Esatto...dopo tutto, so il suo nome e so che è di qui, in trasmissione ha detto che vive a Londra" gli occhi di Harry m guardavano inquisitori,
"Londra è grande" conclusi scocciata, facendo ridere anche gli altri. Ma poi, un sorriso divertito si affacciò anche sul mio volto. Guardai in basso fino a quando Harry non mi costrinse delicatamente a voltarmi verso di lui e a sprofondare nei suoi mari verdi smeraldo, mettendo repentinamente fine a quella distanza che separava le nostre labbra. Il suo respiro strozzò il mio, il suo calore mi incendiò la pelle, le sue labbra ammaliarono le mie. Tutto il resto passò in secondo piano, in quel momento eravamo solo io ed Harry, Harry ed io. Aurora, i ragazzi, la tv in sottofondo...tutto era svanito, fino a quando, la distanza tornò a ripresentarsi tra le mie e le labbra del riccio.
Zayn ridacchiava ancora, sapevo che prima o poi avrebbe detto qualcosa,
"A me hai parlato di ben altro!" come volevasi dimostrare,
"Ricordo quello che ti ho detto, ricordo di aver parlato di un approccio più, fisico diciamo..." gli rispose Harry con quella sua voce bassa e roca che mi dava i brividi. Arrossii mentre Liam aveva tentato inutilmente di richiamare all'ordine Zayn che invece se la rideva. Tirai uno scappellotto prima a lui e poi una gomitata a Harry mentre Aurora mi chiedeva di tradurle quello che avessero detto.
"Non hanno detto niente, ora devo preparare il pranzo a questi scemi, ci sentiamo Auri!"
"No Cora, questa me la paghi, dimmi cos" e la conversazione era già terminata.
Mi alzai di scatto posizionandomi davanti a quella banda di scalmanati.
"Questa me la pagate!" minacciai il moro e il riccio che avevano preso a fissarmi piuttosto seri con quei loro occhi così indecifrabili e profondi.
Preparai il pranzo ai ragazzi. Per quel giorno avevo programmato della pasta tipicamente italiana con sugo all'arrabbiata. Sapevo che piaceva a tutti, ma in quell'occasione, avrei potuto vendicarmi di quei due furbetti. In tavola distribuii i piatti e cominciammo a mangiare tranquillamente. Tutto sembrava normale, ma sapevo che prima o poi, quei due non avrebbero retto. La pasta era piccante al punto giusto per tutti, tranne per Harry e per Zayn che avevano una porzione extra di peperoncino macinato. Dopo i soliti complimenti di Niall, cominciai a studiare le facce perplesse dei due ragazzi seduti difronte a me. Erano già al terzo bicchiere di acqua fredda nonostante avessero a mala pena mangiato due forchettate di pasta.
"Non è un pò, troppo piccante?" domandò Zayn trangugiando il quarto bicchiere d'acqua,
"Assolutamente no, credo sia perfetta!" intervenne Liam,
"Che c'è non vi piace, ragazzi?" chiesi divertita ai due che finsero tranquillità. Poi però, ad una mia risatina che mi era sfuggita dalle labbra, i due mi guardarono, incrociarono i loro sguardi e corsero al lavandino, cercando di spegnere quell'incendio che volontariamente avevo appiccato nelle loro gole. Scoppiai a ridere sentendoli lamentarsi,
"Zayn, veloce, tocca a me, brucia!" implorava Harry. Gli altri ragazzi mi guardarono perplessi. Poi decisi di precisare,
"Avevo detto che mi sarei vendicata, no?"
"Sei una grande. Non avevo mai visto nessuna ragazza mettere alle corde quei due in un colpo solo!" ridacchiò Louis battendomi un cinque. Mi alzai e portai via i piatti di pasta troppo piccante, per sostituirli con quelli giusti che avevo tenuto in caldo per loro.
"Non sono poi così cattiva, avrei potuto lasciarvi senza..." li misi al corrente quando tornarono a sedersi.

Dopo aver mangiato, mi rinchiusi in camera per terminare qualche esercizio di informatica, ricopiare e studiare gli appunti di storia della fotografia. Quando ormai erano passate tre ore dalla mia assenza, la porta della camera si aprì.
"Niall, ci sono altri tre o quattro muffin avanzati in cucina, sono dietro i cereali..." dissi senza nemmeno staccare gli occhi dal libro.
"Non sono Niall" mi raggiunse una voce bassa alle mie spalle.
"Harry, sto studiando, non vedi?" lo rimproverai leggermente, anche se in realtà, erano circa una ventina di minuti che i miei neuroni non connettevano più. Ormai si stavano prendendo a pugni dopo tutti quegli schemi di informatica.
"Hai studiato anche troppo..." mi disse scostandomi i capelli e baciandomi il collo. Era inutile cercare di sottrarsi a quella tortura. Inutile. Piegai la testa indietro chiudendo gli occhi, mentre la matita che tenevo in mano era caduta sotto la scrivania. Il ragazzo mi convinse ad alzarmi, per poi sprofondare desideroso tra le mie labbra, chiedendo con la lingua il permesso di entrare. Tale permesso gli fu consentito nel minor tempo possibile, mentre le mie dita si intrecciavano tra i suoi ricci. Le sue mani mi tenevano saldamente la vita, avvicinando a se il mio corpo che inerme, rispondeva ad ogni suo minimo stimolo.
"Vieni con me?" mi domandò lui staccando leggermente le sue labbra dalle mie,
"Dove?" gli chiesi divertita tenendo la fronte appoggiata alla sua con le mani ancora perfettamente incastrate tra i suoi capelli,
"Non lo so" fece spallucce baciandomi dolcemente,
"Come non lo sai?" sorrisi io incuriosita,
"Vieni con me..." quella non era più una domanda, suonava più come un ordine. Gli risposi baciandolo ancora.
"Liam lo sa?"
"Forse..." continuò sussurrando,
"Cioè?"
"Cora, vieni con me..." e a quell'ulteriore richiesta, quasi supplicata, non potei fare altro che acconsentire. Il suo tono di voce mi aveva mandata in delirio.
Ci saremmo cacciati nei guai? Probabilmente. Ce lo meritavamo? Forse. Me ne importava qualcosa? No.
Rimasi in silenzio per tutto il resto del tempo, osservando Harry mentre preparava una borsa improvvisata, ficcando al suo interno qualche mio vestito, il mio beauty, qualche completo intimo ed infine, la mia macchina fotografica. Poi mi porse la mia borsa da tutti i giorni, già contenente tutto quello che mi serviva e mi portò in corridoio. Fuori dalla porta della mia camera giaceva un'altra borsa che raccolse e portò al piano di sotto facendomi cenno di seguirlo. Non feci alcuna domanda.
"Liam, io e Cora usciamo" avvisò Harry mentre i ragazzi guardavano la tv o giocavano a qualche videogioco,
"Okay, quando tornate?" chiese lui mentre il riccio mi aveva aperto la porta e invitato ad uscire,
"Mmmh, fra tre giorni!" rispose lui serio,
"Harry cosa significa fra tr..." ma la voce dal tono più alto di Liam era solo un ricordo. Entrambi eravamo già fuori di casa. Il ragazzo buttò in macchina le borse e mi indicò di salire.
Guidava ormai da un'oretta e non si era degnato di rispondere a nessuna delle nove chiamate di Liam. Quando poi, il suo cellulare finì di squillare, cominciò a suonare il mio.
"No, ma che stress!" sbuffò lui guardandomi,
"Pronto, Li?" risposi,
"Cora, almeno tu sei una ragazza responsabile. Per favore, dimmi che non starete via tre giorni!"
"Ne so meno di te...te lo giuro" gli risposi disarmata,
"Quel ragazzo mi farà impazzire! -Dai Liam, lasciali stare!-" intervenne anche la voce di Louis in sottofondo,
"Allora tu sai qualcosa Tomlinson! Vieni qui e sputa il rospo!" il ragazzo non stava più parlando con me, probabilmente si era lanciato all'inseguimento di Louis che poco prima aveva preso le difese del riccio,
"Liam, ti prometto che te lo riporto intero" gli dissi,
"Mi fido di te, è di lui che non mi fido invece! ...Mi tocca disdire l'appuntamento in radio per domani. -Che sfiga!-” questo era Malik sarcastico,
“Zayn, con te faccio i conti dopo! Beh Cora, comportatevi bene. Un bacio"
"Un bacio Liam" e riattaccai. Mi voltai verso Harry guardandolo seria,
"Che c'è?" mi domandò lui candidamente,
"Harry! Avevate un appuntamento in radio per domani!" lo rimproverai, ma lui fece spallucce.
"La pianti di fare così? Io non voglio che tu ti prenda il lusso di trascurare i tuoi impegni per..."
"Per stare con te?" continuò lui,
"Sì, esatto!"
"Ne ho tutto il diritto Cora, la mia vita pubblica può attendere tre giorni, non morirà nessuno se saltiamo un appuntamento in radio...però se non vuoi basta che tu me lo dica, ci fermiamo e torniamo indietro" mi spiegò lui senza smettere di guardare la strada,
"Beh, la regola dice prima il dovere e poi il piacere..."
"Ed è qui che ti sbagli: punto primo, dovresti sapere che Harry Edward Styles infrange le regole; punto secondo: tu sei sia dovere che piacere, ricordatelo" mi disse guardandomi serio,
"Ma..." cercai di parlare inutilmente,
"Niente ma, ormai siamo quasi arrivati e poi...ho già preso i biglietti" continuò sorridendo,
"Biglietti? Quali biglietti?" chiesi incuriosita a quel punto,
"Biglietti? Chi ha parlato di biglietti?" disse guardandosi intorno ridendo divertito,
"Okay Harry, starò al gioco, ma tu mi devi promettere che..."
"Promesso!" mi interruppe ancora lui,
"E piantala di interrompermi!” gli tirai un pugno sulla spalla che lo fece ridere,
“Mi vengono i nervi quando lo fai, è come se..."
"Ti amo" e lo fece per l'ennesima volta. Dannazione Styles, quanto odioso volevi essere?
"Ti amo anche io" mugugnai sconfitta, accovacciandomi sul sedile e guardando fuori dal finestrino.



Buon pomeriggio :)
Ecco il nuovo capitolo. Brrr...chefffreddo che ho...ho i brividabadibidi, come diceva Re Julien, yo.
Che dite del nuovo capitolo? Spero come al solito che abbiate voglia di dirmi cosa pensate in una delle vostre belle recensioncine ^^
Un bacione,
Fe.

Twitter? @CallmeAitch seguitemi, chiedetemi il follow e arriva prima che Zayn e Harry possano farsi un altro tautaggio...impossibile, lo so :P

ccUuufsd 

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Capitolo 31
*** And every time we both touch I only want more ***


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"Ti amo" e lo fece per l'ennesima volta. Dannazione Styles, quanto odioso volevi essere?
"Ti amo anche io" mugugnai sconfitta, accovacciandomi sul sedile e guardando fuori dal finestrino.

Il paesaggio scorreva sotto i miei occhi e a poco a poco notai come la macchina si stesse indirizzando verso un unico posto plausibile. Dopo tutto, aveva parlato di biglietti, no?
“Arrivati. Dai che siamo un po' in ritardo...” disse Harry parcheggiando e scendendo dall'auto.
“Che novità per te Styles...” lo stuzzicai io beccandomi una spintarella non appena il riccio tornò ad avvicinarsi con entrambe le borse in mano.
“Harry, sei sicuro di voler...”
“Si!”
“Ma guarda che non è...”
“Lo so!”
“Quindi se...” e senza lasciarmi dire altro, mise fine a quell'inutile movimento delle mie labbra appoggiandovici sopra le sue, delicatamente, dolcemente, quasi timidamente. Il mio cuore cominciò a galoppare, non ancora abituato a certe sorprese e consapevole che mai si sarebbe potuto abituare ad un tale sentimento. Decisi di starmene zitta, seguendo Harry all'interno dell'aeroporto e imitandolo in tutti i suoi movimenti. Era rapido e sicuro, non esitava un secondo in quello che faceva. Quel suo comportamento, mi metteva i brividi. Di piacere, sia chiaro. Era come se quel ragazzetto del '94 fosse già esperto e pratico in tutto quello che faceva e vederlo così tranquillo in qualsiasi ambiente, mi dava sicurezza. Sempre.
Come quando eravamo rimasti chiusi fuori casa di sua sorella lasciando in cucina le chiavi: mentre io avevo cominciato a preoccuparmi, lui mi aveva tranquillizzata con un bacio a fior di labbra e in pochi secondi era salito su un muretto, aveva raggiunto una finestra socchiusa per poi saltarci dentro con l'abilità di un gatto. Qualche secondo dopo eravamo già sul divano a coccolarci.
Era una bella sensazione, stare al fianco di una persona e fidarsi ciecamente di qualsiasi sua mossa, non dubitare nemmeno un secondo della sua forza, del suo carattere e della sua determinazione.
Mentre lo vedevo occuparsi efficientemente dei documenti parlando con l'assistente al bancone, sorrisi ripensando invece a come si fosse imbarazzato quella volta quando aveva fatto cadere sul divano l'intero contenuto del pacchetto di caramelle gommose, facendo rimanere entrambi a bocca asciutta, o a quando, testardo, aveva veramente creduto di potersi arrampicare su un albero per poter aiutare un cucciolo di gatto che salito fino in cima, non riusciva più a scendere. Con tutta la sua convinzione fece un balzo ricadendo qualche secondo dopo a terra supino. Per fortuna, Liam era prontamente intervenuto portandogli una scala che gli permise di prendere il cucciolo e riportarlo a terra dopo averlo coccolato un po'. Quel ragazzo, cocciuto com'era, avrebbe potuto continuare per tutto il giorno a saltare per cercare di arrampicarsi su quel tronco rischiando di rompersi qualche osso.
Harry era così, capace di perdersi nelle cose più piccole, ma di tirare in fuori tutta la sua sicurezza nel resto.
“Andiamo” si voltò prendendomi per mano e conducendomi verso il check-in. In poco tempo arrivammo al gate ma prima che potessi leggere la destinazione del volo sullo schermo, il riccio mi si parò davanti.
“Lo so che sei curiosa, ma...ce la faresti a non guardare?” mi chiese rendendosi conto subito dopo dell'impossibilità della cosa. Gli risposi con una smorfia divertita facendo comparire sul suo volto quelle fossette che mi mandavano in estasi ogni volta,
“E va bene...” disse spostandosi e lasciandomi leggere il nome di quella città. Lessi due o tre volte per assicurarmi di aver capito bene di cosa si trattasse. Spalancai gli occhi e guardai il ragazzo.
“Che c'è, non ti piace? Ti avrei portata a New York, ma non è esattamente quello che intendo quando dico “stare in pace”...” disse stringendo tra le mani i biglietti. Eccolo. Ecco lo Styles che nelle piccolezze si rivela insicuro e così dolce e premuroso. Preoccupato del fatto che la meta mi importi veramente qualcosa. Non capiva che con lui sarei andata anche a Timbuctu? Di quel pensiero mi bastavano solo due parole “con lui”.
“Harry, è perfetta. Parigi è perfetta” lo rassicurai sorridendogli e abbracciandolo stretto. Il ragazzo cominciò ad accarezzarmi i capelli mentre io mi ero già inebriata del suo profumo dolce e penetrante che tanto amavo. Il solo pensiero di passare tre giorni a Parigi con Harry mi mandava in delirio. Era una città banale per due innamorati? Era scontato passare un fine settimana nella città dell'amore? Era forse poco originale? Può darsi, ma non me ne importava un bell'accidente. Mi eccitava da morire l'idea che saremmo stati un po' per conto nostro, in una città sconosciuta ad entrambi.

Il volo fu piacevole e veloce, così come lo spostamento all'hotel in pieno centro città.
“Harry è meraviglioso! Quanto ti sarà costato?” gli chiesi allargando le braccia e facendo un piccolo giro su me stessa in quella camera così spaziosa, sfarzosa e accogliente. Appena entrati, ci eravamo trovati in un salottino con un divano comodo coperto di cuscini, e televisione al plasma dotata di qualsiasi collegamento satellitare; in camera, il letto a due piazze, rigorosamente a baldacchino, aveva un magnifico copriletto blu con dei ricami bianchi; il bagno sembrava un centro bellezza con uno specchio enorme e una vasca da bagno altrettanto spaziosa.
Il riccio in tutta risposta fece spallucce come se nemmeno avesse dovuto sborsare un centesimo, ma semplicemente sorridere alla ragazza in reception per farsi dare il passepartout di quella suite a Parigi. Non gli sarebbe risultato poi tanto difficile, con quel sorriso che si ritrovava, effettivamente.
“E, il panorama? Hai visto che roba?” continuai quasi in preda ad un attacco isterico. Mi avvicinai alla porta-finestra e la spalancai uscendo nel piccolo terrazzino. Parigi era veramente meravigliosa. La camera affacciava sulla Senna, lasciando scorgere parte del Louvre. Restai qualche minuto ad osservare, rapita da quello spettacolo che mi si parava davanti. Dietro di me, sentii i passi del ragazzo farsi sempre più vicini, fino a quando, le sue braccia mi strinsero in un abbraccio, costringendo la mia schiena ad appoggiarsi al suo petto che sentivo caldo sotto la maglietta. Le mie mani raggiunsero le sue, che sostavano sulle mie braccia poco più in basso delle mie spalle. Percepivo nettamente il battito del suo cuore attraverso la stoffa dei nostri indumenti. Lui era veramente lì con me, non era un sogno,
lui era lì.
Sentii la sua testa abbassarsi fino a raggiungere il mio collo. La mia pelle fresca si incendiò al semplice sfioramento delle sue labbra. La sua bocca, impertinente, baciava, a tratti leccava o mordeva, quasi come avesse trovato del nettare prezioso, del quale non avrebbe fatto più a meno. I brividi avevano cominciato a trasformarsi in vere e proprie scosse di piacere, tanto da farmi inclinare la testa all'indietro, poggiandola su di una sua spalla, concedendogli ancora più libertà di movimento, evitandogli qualsiasi forma di resistenza, accettando quella tortura in grado di inibire i miei sensi, eliminare le mie capacità di ragionare razionalmente e soprattutto, abbassare completamente ogni mia difesa. Era sempre così, e lui lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Lo sapeva talmente tanto bene, che quando mi concessi un lieve gemito del quale mi vergognai, lo sentii sorridere compiaciuto sulla mia pelle. Lui era così, abile ed impertinente. Sensuale e scaltro. Provocatore e pericoloso. Tutto questo e molto altro insieme lo rendeva lui. Lo rendeva quel Harry Styles di cui mi ero follemente, pazzamente, incondizionatamente e irrimediabilmente innamorata. Che mi facesse male provare tutti quei sentimenti tutti insieme? Me lo chiedevo spesso. E proprio quando cercavo di trovare una risposta, quelle labbra mi distraevano dai miei ragionamenti bruciando la mia anima, quelle mani modellavano la mia pelle come sabbia tanto da farmi incespicare tra i miei pensieri e quel corpo condizionava così profondamente il mio, tanto da impedirmi di pensare ad altro, se non a lui.
“Tesoro...” sussurrò lasciandomi riprendere fiato,
“Dimmi...” risposi vedendolo sorridere divertito,
“Vogliamo fare un giretto?” domandò baciandomi la fronte.
“Io direi che...” cominciai indietreggiando di qualche passo e rientrando in camera,
“Chi arriva ultimo nella hall paga penitenza!” continuai afferrando la borsa e correndo verso il corridoio. In pochi secondi le nostre risate contagiarono quel piano d'albergo e correndo verso l'ascensore, mi intrufolai dentro proprio qualche secondo rima che la porta scorrevole mi schiacciasse. Ridacchiai pensando che Harry era rimasto fuori e probabilmente avrebbe dovuto scapicollarsi giù dalle scale. La coppia di vecchietti che avevo spaventato entrando in ascensore all'ultimo secondo, mi guardava perplessa mentre io non potevo smettere di sorridere. Appena arrivammo al piano terra corsi verso il centro della hall per assicurarmi la vittoria. Mi voltai verso le scale, osservando un ammasso di folti capelli ricci rimbalzare giù per gli ultimi gradini. Arrivato ai piedi della rampa, il ragazzo alzò lo sguardo per controllare se fosse ancora in temo per vincere, ma quando i suoi smeraldi incontrarono la mia espressione soddisfatta, si alzarono al cielo e sbuffando. Harry si avvicinò,
“Non vale, tu hai...”
“Vinto, lo so!” lo interruppi. Al che il riccio mi mise un braccio attorno al collo e ci indirizzammo così, verso l'uscita dell'albergo.

“Allora? Ti sono piaciute le lumache?” gli chiesi divertita mentre dopo cena uscivamo dal ristorante,
“Per favore, non voglio più sentir parlare di animali viscidi fino alla fine della settimana, ok?” mi rispose toccandosi lo stomaco e sgranando gli occhi,
“Ma sembrava che volessi fare il bis!” lo presi ancora in giro,
“Credo che il cameriere si sia accorto che ne ho buttate tre sotto il tavolo...mi guardava male”
“No, ma che dici? Sembrava gli stessi addirittura simpatico, sopratutto quando gli hai chiesto se aveva del ketchup!” e scoppiai a ridere, tanto da dovermi fermare e piegare su me stessa.
“Pensavo potessero essere più buone!” allargò lui le braccia innocentemente, mentre io non riuscivo a smettere di ridere.
“Il ketchup, sulle escargots, in un ristorante di classe, in Francia?” scandii le parti del discorso ridendo di gusto,
“Pensavi veramente che te lo portasse?” continuai sghignazzando, tanto da dovermi asciugare una lacrima che mi stava bagnando l'angolo dell'occhio destro,
“Pfff, non è divertente!” disse incrociando le braccia facendo una smorfia,
“Oh, io dico di si!”
“Forse avrei dovuto ascoltare te e prendere qualcosa di più semplice...” si rassegnò lui, prima di cominciare a sorridere divertito. Io tornai a riassumere una normale posizione eretta, guardando il ragazzo. Harry mi tese la sua mano, e in pochi secondi la afferrai, intrecciando dolcemente le sue dita con le mie. Quella mano così grande stringeva saldamente la mia, riscaldandola poco a poco. Lo spiavo da sotto i suoi ricci mentre non sapeva che sarei stata disposta a non lasciarla mai più andare.
Passeggiavamo sulla riva della Senna, guardando passare qualche imbarcazione turistica, salutando allegramente i passeggeri con la mano, indicando tutto quello che ci appariva nuovo o strano, commentando le espressioni perplesse che il cameriere a cena aveva rivolto ad Harry. Mai avevamo riso così tanto insieme in tutta la nostra vita. Era come fossimo stati colpiti da una malattia che ti faceva vedere le cose più colorate e belle di quanto non apparissero, più allegre e divertenti di quanto non fossero. Una malattia che aveva contagiato entrambi, profondamente, instillando nella nostra anima una misera goccia di quel virus che si era propagato ed espanso ad una velocità inimmaginabile. Una malattia che forse non aveva cura. Una malattia che in molti avrebbero chiamato
amore.
“Uh, guarda laggiù!” indicai sorridente,
“Fanno le crêpes! Prendiamone una, dai!” quasi lo supplicai,
“A che gusto la vuoi, pozzo senza fondo?” mi domandò avvicinandosi alla crêperie,
“Nutella” gli sorrisi ebete.
Mentre lui era andato a comprarle, io mi appoggiai al parapetto, guardando in basso. Era veramente una bella città Parigi. Ci ero stata un paio di volte con i miei, ma mai avrebbe potuto stancarmi: così raffinata, così precisa, così romantica, così...
Parigi.
“Ehi baby!” sentii una voce alle mie spalle e una risatina in sottofondo. Mi voltai vedendo una figura barcollante avvicinarsi.
“Cosa ci fai tutta sola a quest'ora?” la voce era impastata e veloce, tanto che compresi a fatica le parole di quel ragazzo francese visibilmente ubriaco, accompagnato da un amico che non la smetteva di sogghignare compiaciuto.
“Non sono da sola...” risposi indietreggiando insicura e lanciando uno sguardo verso il negozio di crêpes dall'altra parte della strada.
“Ah no? Io non vedo nessuno qui con te però!” continuò lui. Il mio francese arrugginito non mi permise di cogliere cosa farfugliò l'altro ragazzo, così tirai fuori il cellulare, fingendo indifferenza.
“Non sei francese vero? Hai un certo accento inglese” intervenne anche l'altro avvicinandosi altrettanto barcollante,
“Si, infatti...” sussurrai, girandomi verso la strada, intenzionata a raggiungere Harry nella crêperie. Una mano che mi afferrò il polso
però, non me lo permise. Rabbrividii.
“Dove vai? Non mi
hai nemmeno detto come ti chiami cara...” il primo ragazzo mi aveva bloccata,
“Harry!” chiamai io guardando dentro il locale. Inutile, non mi avrebbe mai sentita. Con tutta la mia forza cercai di liberarmi, ma non avrei potuto niente contro la forza fisica di quel ragazzo.
“Henry, proprio così mi chiamo, come hai fatto ad indovinare?” continuò il tipo tirandomi a sé e portando l'altra mano sulla mia schiena.
“Non dicevo a te pezzo di idiota...” ringhiai cercando di intimorirlo,
“La ragazza è tosta...” solo quello riuscii a comprendere della frase pronunciata dall'altro ragazzo, ma la situazione stava prendendo una piega che non mi piaceva per niente. Riuscii a tirare una ginocchiata nel basso ventre del tipo che, sulle risate del compagno, si piegò dal dolore, senza però mollare la presa dal mio polso,
“Harry!” urlai ancora in preda al panico, cercando magari di attirare l'attenzione di qualche
inesistente passante. Ovvio.
“Cazzo lasciami!” gli urlai quasi supplicandolo e leggendo nei suoi occhi una certa rabbia fermentata dopo quella ginocchiata che gli avevo tirato. Non stavo più ascoltando quello che usciva dalle bocche di quei due, ero impegnata a stare lontana il più possibile dal ragazzo che ancora serrava il mio polso nella sua presa ferrea, e a lanciare occhiate disperate verso la porta della crêperie. Quanto ci voleva per una maledettissima crêpe? Improvvisamente, un nuovo strattone mi fece inciampare tra la stretta del ragazzo che di nuovo mi attirò al suo corpo, portandomi ancora più vicina a lui, impedendomi qualsiasi movimento. Sentivo il suo respiro puzzare di alcool e fumo contemporaneamente. La sua mano stringeva sempre di più il mio polso mentre l'altra dalla mia schiena stava scendendo, sempre più bassa. Chiusi gli occhi in preda al terrore quando, una nuova stretta mi cinse la vita. Quando riaprii gli occhi vidi il ragazzo che prima era impegnato a tenermi prigioniera sul suo corpo, con una crêpe spalmata in faccia. Alle prese con i lamenti più incomprensibili, le mie orecchie riuscirono solo a comprendere “i miei occhi” e “brucia”.
“Prendi” mi disse freddamente il riccio porgendomi l'altra crêpe. L'afferrai stordita e lo osservai avvicinarsi ai due.

Bam, un pugno in pieno viso al ragazzo che si stava ancora pulendo gli occhi e
Bum, un secondo colpo all'altezza dello stomaco.
Il ragazzo era ansimante a terra mentre l'altro sbraitava qualcosa nervoso. Quando quest'ultimo aiutò il suo amico ad alzarsi, il quale si asciugò con la manica un rivolo di sangue che gli usciva dal labbro, entrambi guardarono Harry,
“Venite avanti se avete il coraggio che vi spacco la faccia” li invitò con un inglese perfetto. Nonostante non avesse parlato la loro lingua, entrambi avevano capito perfettamente le parole del riccio che avanzava tranquillo vedendoli indietreggiare. I due in poco tempo se ne andarono a gambe levate, gridando ancora, qualcosa di incomprensibile.
Le mie mani ancora tremavano e dalla crêpe che sorreggevo a fatica, qualche goccia di Nutella calda era caduta a terra sull'asfalto. Osservai il ragazzo sciogliere i pugni e massaggiarsi il dorso della mano con la quale aveva colpito il volto dell'ubriaco. Ancora non si era voltato verso di me, il che, non era un buon segno. Improvvisamente nacque in me una sensazione di disgusto nei miei confronti. Come potevo non essere capace di stare lontana dai guai nemmeno una volta? Cominciai a temere che quello che era appena successo avrebbe potuto rovinare quella magnifica vacanza.
“Harry...Harry io...” cominciai sussurrando,
“Stai bene?” mi chiese dopo essersi voltato. Annuii. Il riccio cominciò a fare avanti e indietro per il marciapiede, agitando e aprendo e chiudendo in continuazione la mano che aveva inferto i due colpi.
“Ti sei fatto male?” gli chiesi qualche minuto dopo osservando la sua mano. Non rispose.
“Harry io non...” cercai di scusarmi quasi, ma lui, come al suo solito, mi interruppe.
“Perchè devi sempre ficcarti in certe situazioni?” ringhiò senza smettere di camminare e guardare il cemento,
“Io...loro...”
“Cosa? Non l'hanno fatto apposta? ...Perchè non sei venuta con me? Perchè non mi hai seguito a prendere quelle fottute crêpes, uhm?”
“Come potevo sapere...”
“Pensando che è notte e ti trovi in una grande città, piena di gente e che per di più non conosci! Cose del genere succedono ovunque! Se ti avessero caricata in macchina e...Dio! Non voglio nemmeno pensarci!” disse portandosi le mani alla testa e spingendole con forza di nuovo verso il basso.
“Ma...”
“Ma cosa, Cora? Cosa? Vuoi dire che è colpa mia? Si, forse è colpa mia, da oggi ti porterò in giro con un guinzaglio come i cani, va bene? Almeno non ti allontaneresti da me...”
“Stai facendo tutto da solo, Harry...” farfugliai,
“Io sono quasi morto di paura, lo capisci questo?” continuò guardandomi negli occhi, finalmente. Annuii.
“E allora, per favore Cora,
per favore...Stai più attenta alla gente che ti ronza intorno quando non ci sono...” annuii ancora, abbassando lo sguardo, quando, sentii il ragazzo ridacchiare. Ritornai a fissarlo interrogativa.
“Mi sembri un cartellone che pubblicizza un dolce di cattiva marca...” mi disse guardando prima me e poi la crêpe che ancora tenevo in mano. Poi si avvicinò, e con la punta dell'indice raccolse dal bordo della pastella la Nutella che colava e me la spalmò sul naso, facendomi sorridere.
“Scusami” accennai, poco prima che il ragazzo si avvicinasse per baciarmi la stessa punta del naso che aveva sporcato e in quel momento ripulito con le sue labbra,
“Sembra buona...” mi disse leccandosele e raccogliendo altra cioccolata che però si portò in bocca.
Assaggiai il dolce che tanto avevo desiderato e con un sorriso scemo, gli feci capire quanto era buona. Continuando a masticare gli avvicinai la crêpe perchè potesse assaggiarla di persona, e con un morso abbondante, sorrise altrettanto soddisfatto. Mangiammo il dolce insieme in silenzio, tornando verso l'hotel.
In camera, ci mettemmo entrambi in pigiama e solo a letto, dopo che le luci si spensero, Harry riaprì bocca,
“Sei sicura di stare bene? Ti stringeva parecchio forte il polso...” in effetti ero un po' indolenzita, come avessi preso una botta e si stesse formando il livido, ma preferii non farglielo sapere,
“Si, io sto bene. Tu piuttosto, la tua mano?” lo sentii avvicinarsi sotto le coperte,
“La mia mano non potrebbe stare meglio...” mi rassicurò accarezzandomi i capelli,
“Sei arrabbiato con me, Harry?” gli chiesi rannicchiandomi e sprofondando nel suo petto caldo e profumato,
“Perchè dovrei esserlo?” rispose abbracciandomi. Mi sentivo talmente tanto bene in quel momento, nonostante fossi terribilmente mortificata per quello che era successo. Avevo le sue braccia attorno al corpo e niente mi avrebbe fatta sentire più protetta.
“Perchè creo casini...senza nemmeno sapere come...sono...sono una stupida...io non...” ma non seppi nemmeno come continuare. Mi avvicinai ancora di più a lui, facendomi stringere più forte.
“Oh si, quello si...” proseguì,
“...cosa?”
“Stupida. Sei una stupida se pensi che possa essere arrabbiato
con te per quello che è successo. Lo sai come sono fatto...quando si tratta di...certe cose, esplodo. Ma no, non ce l'ho con te tesoro, assolutamente.”
“Grazie Harry...”
“E di cosa mi ringrazi? Dai
scricciolo, dormi che altrimenti domani non riusciamo a visitare bene la città” disse baciandomi la fronte e continuando per qualche minuto ad accarezzarmi i capelli fino a quando, Morfeo non ci accolse tra le sue braccia.

Il sole era già alto quando mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai sedendomi a gambe incrociate sul lettone. Immediatamente mi apparve la figura di Harry, in piedi, di fronte a me. Diedi uno sguardo all'orologio sul comodino: le 9.34 e lui era già bello vestito. Mi stava dando le spalle ed era indaffarato a fare chissà cosa sul tavolino vicino alla porta della camera. Il suo corpo mi impediva di spiare, così aspettai paziente inclinando la testa su un lato.
“Buongiorno
scricciolo, dormito bene?” mi chiese dopo essersi finalmente voltato. In mano sorreggeva un vassoio bianco pieno di leccornie adatte alla prima colazione. Nel vedere un vasetto con una rosellina rossa sbucare timidamente, mi accesi in un sorriso di gioia. Il riccio sorrise di rimando.
“Et voilà: cafè au lait, brioche, pain chocolat, jus de fruit et une rose...une rose...” cominciò interrompendosi e chiudendo gli occhi con fare concentrato. Mi limitai a guardarlo perplessa.
“Ah, cavolo! Me l'aveva detto come si diceva rossa, ma non me lo ricordo!”
“Rouge...” completai,
“Esatto! Ehm, et une rose rouge!” concluse dopo essersi schiarito la voce. Poi mi posò il vassoio sulle gambe e mi guardò sorseggiare il caffellatte e azzannare il pain chocolat, uno dei più buoni che avessi mai assaggiato. Il succo di frutta era leggermente aspro, ma si accostava bene alla dolcezza del ripieno di cioccolato ancora caldo.
“Coma mai l'idea della colazione a letto?” gli chiesi tra un morso e un sorso. Alzò le spalle.
“Com'era?” mi chiese poi,
“Ottima...però...”
“Cosa? Il latte era freddo? Avevo esplicitamente detto tiepido, non freddo! Ah, ma dopo mi sentono...” cominciò lui facendomi ridere,
“Ma no scemo! Il latte era perfetto...”
“E allora che c'è?” mi chiese allargando le mani con fare interrogativo,
“Sai qual'è la parte migliore...” cominciai prendendo il vassoio e posandolo a terra cercando di non rovesciare niente per poi rimettermi a sedere sul letto,
“...della colazione a letto?” continuai,
“La comodità del mangiare senza doversi alzare?” disse dopo averci pensato,
“Questa è una risposta da Niall Horan non da Harry Styles, mi sorprendi!” esclamai mentre lui continuava a non capire,
“Io parlo del
letto Styles...del letto...” precisai avvicinandomi e baciandolo. Per una volta ero stata io ad averlo sorpreso, ad aver preso l'iniziativa. Quel mio bacio lo compiacque perchè lo sentii sorridere sulle mie labbra giusto prima di sprofondare completamente sulle mie. Con le mani lo afferrai per il collo della camicia tirandolo a me. Di certo non si fece pregare perchè ben presto ci ritrovammo stesi, io supina e lui prono su di me. Affondai le dita tra i suoi ricci per averlo ancora più vicino, mentre le sue mani erano saldamente poggiate sulla mia vita. Con le gambe abbracciai il suo bacino, permettendogli di avvicinarsi ancora di più, di incastrarsi di più su di, di farmi sentire ancora di più la sua persona, dapprima timida per non mettermi fretta e poi sempre più prepotente e impertinente per togliermi il respiro e uccidermi con ogni suo movimento o ogni suo respiro leggermente affannato. I primi bottoni della sua camicia pianca erano già aperti, mentre una sua mano era abilmente sgusciata sotto la maglietta del pigiama, accarezzandomi il fianco e l'addome. Sentivo il desiderio di farlo mio aumentare sempre di più, secondo dopo secondo, bacio dopo bacio, tocco dopo tocco. Quella mattina le sue labbra sapevano un po' di cioccolata, forse per il dolcetto appena mangiato, fatto sta che forse, Parigi avrebbe potuto aspettare qualche minuto, qualche ora...perfino qualche giorno.
“Service en chambre!” urlò una voce di donna aprendo la porta principale. Quella frase fece balzare indietro Harry, tanto da fargli perdere l'equilibrio e farlo precipitare a terra. Io scoppiai a ridere divertita mentre il ragazzo si era rimesso in piedi alla velocità della luce, guardandosi in giro disorientato, mentre si riallacciava i bottoni che poco fa avevo accuratamente sbottonato,
“Posso entrare?” continuò la donna che probabilmente aveva sentito il tonfo di Harry e la mia risata,
“Si signora entri pure!” la invitai trattenendo le risate. Mi affacciai verso la sala e vidi una robusta signora sulla cinquantina, con un carrellino pieno di flaconi colorai, stracci e scope. Sorrideva tranquilla.
“Può fare prima la camera da letto così vado in bagno a vestirmi, per favore?” le chiesi ricambiando il sorriso,
“Certamente signorina” disse. Dopo averla ringraziata scappai in bagno con qualche vestito in mano. Mi lavai, mi vestii e mi diedi una sistemata cercando di non metterci troppo. Quando tornai in sala, la donna aveva già rifatto il letto, sistemato il divano e spolverato i soprammobili, infatti la ritrovai a parlare un francese rapido e preciso con un Harry che gentilmente sorrideva e annuiva senza capire una sola virgola di quello che la donna gli stesse dicendo. Sorrisi tra me e me e mi avvicinai per salvare il ragazzo,
“Grazie signora, mi scusi se ci ho messo tanto”
“Non si preoccupi, il suo fidanzato è un ottimo ascoltatore!” disse regalando al riccio un'energica pacca sulla spalla che lo fece sorridere sorpreso e divertito al tempo stesso.
“Vado a lavorare e ricordatevi che se avete bisogno di qualcosa, Charlotte è a vostra completa disposizione!” terminò allargando le braccia e dirigendosi verso il bagno intonando “Non, je ne regrette rien”, una tipica e solenne canzone francese di Edith Piaf, che ricordavo così bene perchè la mia vecchia professoressa di lingua ce l'aveva fatta cantare più volte in classe.
“E' brava, perchè non la prendete nella band?” sussurrai ai riccio dandogli una leggera gomitata e recuperando subito dopo la borsa.
“Si, potrebbe essere un valido acquisto, hai ragione...” scherzò lui,
“Ma, da quando sai parlare il francese?” mi chiese dopo qualche secondo,
“Oh, ci sono tante cose su di me che ancora non sai, bello mio...” gli risposi con fare misterioso.
Nella hall, la ragazza dietro il bancone della reception ci sorrise gentile, augurandoci una buona giornata. Usciti dall'albergo prendemmo una fresca boccata d'aria parigina, pronti a camminare avanti e indietro fino a non sentire più i piedi. Il cielo era limpido e terso, qualche ciuffo bianco di nuvola lo decorava. Il sole splendeva. Il via vai di gente indaffarata era già cominciato da ore. Il profumo di baguette appena sfornate invase le nostre narici. Le risate di qualche bambino ci allietarono le orecchie.
Parigi sembrava sorriderci.




Image and video hosting by TinyPic Si, lo so. SCUSATEMI. E' tanto che aspettate, ma...ho avuto un blocco!
Accidenti, sono stata a pensare a lungo a questo capitolo e poi, ad un tratto, è venuto fuori da solo.
Spero che l'attesa sia valsa almeno un pochino-ino-ino-ino.
Per l'immagine si curamente si dai ;)
Si, ecco, ci tengo a precisare che questa dannata immagine mi ha fatto perdere ancora di più la testa. Sì. Sì.
E' il mio sfondo sul cellulare e del desktop, oltre che costantemente visualizzata nella mia testa. Bene.
Che c'avrà mai quel suo dannato sorriso?
Beh, non vi annoio oltre.
Un bacio belle e grazie come sempre.
Fe.

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Twitter? @CallmeAitch seguitemi e vi seguo prima che Harry finisca di pronunciare il suo nome per intero...ahahaha, ne ho di tempo allora! Ahaha!

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Capitolo 32
*** Truly Madly Deeply I am, Foolishly Completely Falling ***


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Cora! Bentornata bella!” si fiondò ad abbracciarmi Zayn non appena mi vide varcare la soglia del salotto.
“Ciao Zayn, come stai ciuffo?” lo salutai scompigliandogli leggermente i capelli sempre perfetti facendolo ridere. Gli schioccai un bacio sulla guancia prima che prendesse la mia valigia e la portasse in camera mia al piano di sorpa. Harry dietro di me era rimasto basito a bocca aperta per l'alta considerazione ricevuta,
“Si, è bello rivederti!” disse poi alzando leggermente il tono di voce perchè il moro potesse sentirlo e rincorrendolo poi su per le scale per sistemare la sua valigia. Poco dopo sentii un tonfo al piano di sopra, seguito da qualche risatina divertita dei due. Sorrisi e mi addentrai nella stanza alla quale mi trovavo difronte. Liam era seduto sul divano, stava leggendo un libro.
“Te l'ho riportato tutto intero, come avevo promesso...” gli dissi sporgendomi con il busto oltre lo schienale del divano, voltando la testa verso lo sguardo del ragazzo e stampandogli un bacio sulla guancia morbida.
“Cora! Che bello riaverti qui! Com'è andato il viaggio, tutto bene?” mi chiese chiudendo il libro e voltandosi leggermente verso di me, mentre io mi ero appoggiata con le braccia allo schienale.
“Benissimo, benissimo Liam...” risposi sognante.


Usciti dall'albergo prendemmo una fresca boccata d'aria parigina, pronti a camminare avanti e indietro fino a non sentire più i piedi. Il cielo era limpido e terso, qualche ciuffo bianco di nuvola lo decorava. Il sole splendeva. Il via vai di gente indaffarata era già cominciato da ore. Il profumo di baguette appena sfornate invase le nostre narici. Le risate di qualche bambino ci allietarono le orecchie.
Parigi sembrava sorriderci, mentre noi sorridevamo a lei.



“Giorno Liam!” intervenne il riccio alle mie spalle seguito dal moro.
“Tu, essere dal cervello privo di senno, hai intenzione di avvisarmi per tempo la prossima volta che avrai deciso di partire per tre giorni?” lo sgridò il castano, puntandogli l'indice contro,
“Ma non sono mancato a nessuno qui dentro?” protesto Harry sbuffando, accasciandosi sul divano vicino all'amico.
“A me si!” intervenne la squillante voce di Louis. Lui e Niall erano appena rientrati in casa e il ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri era saltato in braccio all'amico ricciuto, schiacciandolo sul divano. Mentre Harry si dimenava sotto la sua presa, Louis lo riempiva di baci e gli scompigliava i capelli, facendolo morire dalle risate.
“Cora!” mi sorprese l'abbraccio dell'irlandese,
“Niall! Come stai?” ricambiai l'abbraccio.
“Ho fame... per il resto bene, ma voi?” chiese immediatamente,
“Dai raccontateci un po'! Bella Parigi?” continuò Louis spostandosi dal corpo di Harry e lasciandolo respirare,
“Romantica, vorrai dire...e con romantica intendo...” cominciò Zayn, con un tono che ben poco avrebbe fatto fraintendere, prontamente interrotto da Liam,
“Il Louvre! Avete visitato il Louvre?” chiese, lanciando un'occhiataccia al moro mentre Niall aveva già cominciato a ridere sotto i baffi.


Harry mi prese per mano e così, cominciammo la nostra vera vacanza. In pochi minuti arrivammo al Louvre e ci mettemmo in coda per acquistare il biglietto. Quel museo enorme, intricato come un labirinto a causa dei mille corridoi costellati di opere d'arte meravigliose, sembrava quasi un luogo in cui il tempo e lo spazio non esistevano. Lì dentro, l'arte pareva aver preso completamente il sopravvento. Stupita dallo splendore del luogo, non avevo dato pace alla mia macchina fotografica, cercando di racchiudere nella sua memoria quanti più fotogrammi possibili: ero rapita dal candore del marmo e dal colore delle tele. Poi, il mio obiettivo mise a fuoco una statua di Canova, “Amore e Psiche”. Era sempre stata un'opera che mi aveva profondamente attratta, e vederla dal vivo, mi riempì di gioia. Seguendo le lezioni di storia dell'arte all'università, conoscevo alla perfezione il mito di quei due giovani ragazzi ritratti da Canova. Quello che però mi sfuggiva ogni volta che osservavo un'opera di quell'artista, era la bellezza immensa che aveva saputo donare ad un semplice blocco di marmo bianco. Abbassai la macchina fotografia e rimasi qualche minuto a contemplare quell'oggetto, fino a quando, due braccia calde non mi avvolsero da dietro.
“Ti piace?” mi domandò il riccio schioccandomi un bacio sulla guancia,
“E'...meravigliosa...” confermai senza staccare lo sguardo dagli occhi bianchi di Amore che guardavano con infinita tenerezza, dolcezza, trasporto e passione quelli dell'amata. Non potei fare a meno di notare quanto Amore assomigliasse a qualcuno che conoscevo fin troppo bene. A qualcuno che mi guardava con la stessa passione negli occhi e che riusciva a farmi perdere il controllo di me stessa ogni volta che con quelle sue iridi mi raggiungeva. A qualcuno che non aveva le ali, ma che aveva tutte le fattezze di un angelo. Un angelo dannato, coperto di tatuaggi, dal sorriso impertinente e sicuro, ma pur sempre un angelo.



“E questi sono Amore e Psiche di Canova...” spiegò Harry mentre Liam teneva in mano la mia reflex e scorreva le fotografie una dopo l'altra con lo sguardo perso e lievemente sognante.
“Io non riuscirei mai a stare chiuso in un museo per più di mezzora...” sbuffò Louis,
“A me verrebbe fame...” intervenne anche Niall toccandosi lo stomaco. Di lì a poco sarebbe di sicuro andato in cucina per recuperare qualche spuntino dal frigorifero o dalla dispensa.
“Sai che c'era di buono da mangiare oltre alle crêpes?” chiesi al biondo attirando la sua attenzione,
“Cosa? Cosa?” domandò come un bambino mosso dalla curiosità.


“Quelli sono, sono macarons, Harry!” esclamai spiaccicandomi contro la vetrina di una pasticceria in pieno centro città. Lo sguardo del riccio mi raggiunse piuttosto dubbioso,
“Quelle...palline colorate?” chiese indicando i dolcetti scettico. Mi voltai verso di lui annuendo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Oh ti prego, ne prendiamo qualcuno? Così li portiamo anche a Niall, li gradirà di sicuro!”
“E va bene, ma chèrie” acconsentì lui. Mi meravigliavo di quanto il suo accento francese stesse migliorando minuto dopo minuto. Aveva imparato solo qualche semplice parola, ma gliele avrei sentite pronunciare all'infinito solo per bearmi del suono della sua voce, a tratti roca, dal timbro basso e sensuale. Al solo pensiero di quelle note che solo lui sapeva cantare in quel modo, mi venivano i brividi.
Uscimmo dalla pasticceria con due sacchettini pieni di dolcetti per poi sederci su una panchina all'ingresso di un giardino pubblico. Aprii la prima confezione ed assaggiai un macaron rosso, ma non feci in tempo a prenderne un secondo morso perchè Harry me lo rubò e lo spedì dritto in bocca, masticando con un'espressione pensosa dipinta sul volto.
“Lampone?” mi chiese dopo aver deglutito,
“Si, buono vero?” chiesi sorridendo,
“E quanti gusti ci sono lì dentro?” domandò spiando nel sacchettino,
“Una quindicina credo...”
“Ah beh, Niall diventerà matto!”
“Lo credo anche io” annuii ridendo.



“E questo sa di...menta!” annunciò l'irlandese dopo aver pensato per qualche secondo,
“Sei perspicace Niall, era verde, cosa avrebbe potuto essere?” lo apostrofò Zayn afferrando un dolcetto marrone al gusto di cioccolato,
“Mela verde, per esempio...” si prese gioco di lui il biondo,
“Ne avrai mangiati cinque, ancora non sei sazio?” chiese Liam guardando l'amico che, incurante, si stava avvicinando al piattino che avevo preparato per i ragazzi, coperto di macarons, per sceglierne un altro.
“No, questo arancione non l'ho ancora provato per esempio...” disse Niall candidamente, facendomi scoppiare a ridere.
“Hai fatto bene a portarne così tanti Cora...” farfugliò con mezzo dolcetto in bocca,
“Tanto lo sappiamo tutti che domani saranno già finiti...” constatò Louis afferrando la reflex e sbirciando dal display luminoso qualche altra foto mentre anche Zayn si era sporto per vedere qualcosa,
“Che camera meravigliosa che avevate!” esclamò il moro ad un tratto,
“Hai fatto le foto anche alla camera?” mi chiese stupito il riccio,
“Si, insomma...quando mi ricapita di ritrovarmi in una camera d'albergo così bella?” affermai timidamente.


Quella sera, dopo la meravigliosa giornata passata in giro per la città eravamo entrambi distrutti. Buttai la borsa sul letto stendendomi supina sul materasso. Harry si tolse le scarpe e si avvicinò, stendendosi al mio fianco e poggiandosi su di un lato. Calmo e rilassato, cominciò ad intrecciarmi qualche ciocca di capelli.
“Che dici, ti va un bagno caldo?” mi propose dopo qualche minuto, sorridendo furbo,
“E saresti capace di prepararmelo?” gli chiesi un po' scettica guardandolo negli occhi. Senza nemmeno rispondere il riccio si alzò e si diresse verso il bagno. Poco dopo sentii l'acqua scorrere e il ragazzo canticchiare qualcosa. Mi misi a sedere sul letto dando un'occhiata al cellulare:
-Come procede la vacanza romantica, piccioncini? Divertitevi. Qui vi salutano tutti. xoxo-
Sorrisi pensando a Louis dattilografare sul cellulare e sghignazzare il secondo dopo a causa di tutte le probabili frecciatine allusive su noi due che Zayn non era stato capace di trattenere.
-Noi tutto bene, Parigi è meravigliosa. Un bacione, ci sentiamo presto-
Continuai a fissare lo schermo del cellulare finchè il riccio non me lo tolse dalle mani e lo gettò sul materasso, poco distante dal mio corpo. Il ragazzo si piegò e dopo avermi accarezzato il polpaccio, mi tolse prima la scarpa destra e poi la sinistra e fece lo stesso con i calzini. Dopo di che, tornò in posizione eretta. Alzai gli occhi verso i suoi mentre le sue mani afferravano delicatamente le mie. Quel suo sguardo su di me mi metteva i brividi, mi intrigava, mi eccitava. Lo seguii in silenzio fino alla porta del bagno che il ragazzo aprì per farmi entrare e richiuse alle nostre spalle. Sentii il suo respiro farsi più vicino, fino a quando non raggiunse il mio collo. La sua mano aveva delicatamente spostato i miei capelli su di un lato, scoprendo la mia pelle bianca. Le sue labbra erano a qualche centimetro dal mio collo, immobili. Sapeva bene quanto, semplicemente il suo respiro, mi mandasse in estasi. Lentamente, cominciò a lasciarmi qualche bacio lì dove aveva scostato i capelli mentre innumerevoli scariche elettriche mi percorrevano il corpo, dalla testa ai piedi. Chiusi gli occhi. Le sue mani mi accarezzarono la vita fino ad arrivare ai miei fianchi, afferrandoli saldamente. Con un movimento deciso mi voltò verso di lui, inchiodandomi con i suoi fari brillanti di una luce troppo verde perchè appartenessero ad una semplice creatura mortale. Deciso, tranquillo e confidente, sciolse dal suo incastro ogni bottone del cardigan che avevo messo quella mattina, aprendolo del tutto e sfilandomelo delicatamente, per poi farlo scivolare a terra. Lo guardai implorandolo di fermarsi, nonostante desiderassi con tutta me stessa che continuasse. Probabilmente, Harry notò in me la mia solita insicurezza e compiaciuto, sicuramente divertito, si morse le labbra, prima di afferrare entrambi i lembi della mia maglietta e togliermela lentamente, costringendomi ad alzare le braccia, per poi tornare ad abbassarle e posarle sulle sue spalle. La presa del ragazzo tornò sui miei fianchi per farmi avvicinare di più al suo corpo. La sua fronte poggiava sulla mia, i suoi riccioli cominciavano ad inumidirsi così come la mia pelle, a causa del vapore che l'acqua calda nella vasca produceva. Piano e con infinita attenzione, come stesse avendo a che fare con preziose miniature di vetro, sbottonò i jeans e abbassò la lampo della cerniera. Cominciò a baciarmi all'altezza della clavicola destra per poi scendere sempre di più, mentre le sue labbra continuavano a segnare la mia pelle bianca che al suo tocco si faceva progressivamente più incandescente. Mi tolse anche i jeans e si rialzò, per guardarmi, guardarmi tutta questa volta. Sorrise mentre le mie guance si coloravano di un rosso porpora. Sapevo che non si sarebbe fermato, solo stava compiacendosi dell'agitazione che era in grado di mettermi addosso. Harry si voltò a controllare che il livello dell'acqua e la temperatura fossero giuste: si sedette sul bordo della vasca e dopo essersi assicurato che tutto era come l'aveva programmato, chiuse il rubinetto. Senza alzarsi, si voltò verso di me, facendomi sprofondare in quel suo magico e denso mare verde. Quel richiamo mi fu impossibile da ignorare e abbandonando la mia posizione statica, mi avvicinai a lui, entrando con entrambi i piedi in vasca. I brividi mi percorsero la schiena non appena entrai in contatto con l'acqua calda. Harry mi guardò stranito, prima che mi posizionassi davanti a lui e abbassandomi quanto bastava, cominciai a baciarlo. Le mie dita tra i suoi capelli, la sua mano destra sul mio fianco. Sapevo che stava piuttosto scomodo seduto di lato, e sapevo, o piuttosto speravo, che ben presto sarebbe caduto nella trappola che per la prima volta gli avevo teso io. Mi compiacqui, quando si dimenticò di essere vestito, e rimanendo seduto voltò il busto, entrando con le gambe in vasca. Prima un piede e poi l'altro. Sorrisi sulle sue labbra mentre finalmente, entrambe le sue mani stringevano, accarezzavano, graffiavano, i miei fianchi. Entrambi avevamo capito che non avremmo potuto temporeggiare ancora, lo sentivamo sulla pelle, come una scarica di adrenalina, che prepotente ti impedisce di fuggire e ti incita a combattere, lanciando impulsi nervosi al cervello, aumentando il battito cardiaco e amplificando i sensi. Senza pensarci, lo attirai a me tirandolo per il colletto della camicia. Harry non si fece pregare e si alzò facendo combaciare perfettamente la mia vita al suo bacino. Sentivo le sue dita percorrermi la schiena, mentre la sua lingua ancora non lasciava in pace la mia che mai avrebbe voluto lo facesse. Sentivo i bottoni della sua camicia bianca aprirsi sotto le mie dita, fino a quando quella stoffa che avvolgeva il suo busto non fu che un ricordo. Ben presto anche i suoi jeans scomparvero, cadendo semi fradici sulle mattonelle. Quando entrambi sprofondammo in quell'acqua calda, percepimmo ognuno i brividi dell'altro. La vasca, grande e spaziosa, consentiva ai nostri corpi di abbracciarsi e di muoversi, goffi per la novità della situazione, ma pur sempre liberi da troppe incertezze: quello che volevano lo sapevano ottenere, perchè entrambi capaci di comprendere i tempi e i movimenti dell'altro. Le dita del ragazzo sbottonarono facilmente i gancetti del mio reggiseno, esplorando il secondo dopo le mie curve, impossessandosene, e quando veramente ogni indumento fu gettato per terra a bagnare ancora di più le mattonelle chiare di quel bagno, Harry smise di stuzzicarmi il collo e arrestò il suo sguardo sul mio. Accarezzai la sua guancia vedendo i suoi ricci bagnati appiccicati alla fronte coprirgli leggermente gli occhi. Li scostai con una carezza e non appena il contatto visivo tra le nostre iridi ritornò ad essere privo di qualsivoglia ostacolo, il ragazzo non esitò a ricordarmi a chi appartenessi, non esitò a rifarmi sua, più e più volte, mentre l'acqua usciva dai bordi della vasca, mentre le mie dita si aggrappavano in cerca di un sostengo alla sua schiena, mentre l'acqua calda, sembrava evaporare al semplice contatto con i nostri corpi, mai stati così bollenti. Per una volta non mi preoccupai dei gemiti che uscirono dalle mie labbra, non mi vergognai a chiamare il suo nome per sentirmi sussurrare all'orecchia un ansimato “Sono qui...” da lui.
Non era di certo il bagno più tradizionale che avessi mai fatto. Ma in confronto, tutti i successivi sarebbero stati solo una vana imitazione.



“E la Tour Eiffel? Si siete saliti?” chiese Louis curioso,
“Certo, ma è più bella quando la osservi dal basso, a mezzanotte...” rispose Harry guardandomi e sorridendomi complice,
“Che ci facevate fuori a quell'ora?” la curiosità di Louis stava aumentando mentre Zayn diede una sbirciata alla foto successiva ridacchiando,
“Guarda il display Tomlinson, ecco che ci facevano...” e cominciò a tirare delle gomitate a Harry. Non appena Louis tornò con gli occhi sullo schermo digitale, lo voltò verso di me guardandomi a bocca aperta e passò la reflex anche a Liam e Niall,
“Quanto siete belli...” commentò Liam sorridendo e incarnando la dolcezza, mentre Niall sembrava stesse facendo le fusa.


“La serata non è finita” mi aveva sussurrato Harry quando entrambi ci eravamo asciugati dopo quel bagno. La mia testa ancora non riusciva a formulare pensieri che avessero un senso vero e proprio e lui mi sfiorava l'orecchia con le sue labbra porgendomi delicatamente il giubbotto? Forse non si rendeva conto di quanto stessi per morire fino a poche manciate di minuti prima, quando il piacere più profondo mi aveva pervaso il cervello, graffiato il cuore lasciando cicatrici indelebili, bloccato le vie respiratorie e incendiato il corpo.
“Che intendi dire? E' tardi...” gli chiesi seguendolo con gli occhi mentre apriva la porta della camera, già vestito per uscire.
“Questa volta vinco io...” mi disse provocante e con aria di sfida, ma prima ancora che potessi accorgermene, era già schizzato nel corridoio. Chiusi la cerniera del mio giubbotto e recuperai la borsa, per poi fiondarmi giù dalle scale con un immancabile sorriso ad illuminarmi il viso. Scendendo le rampe di corsa, mi resi conto di quanto il cuore mi battesse. Sapevo perfettamente che non era per colpa dell'attività fisica che stavo facendo in quel momento, perchè al ritmo accelerato di quel muscolo si accompagnava uno sfarfallio insistente, ma tutto sommato piacevole, che sentivo all'altezza dello stomaco. Era colpa sua, ancora una volta, se mi sentivo così. Ma così, come? Con la testa fra le nuvole, i passi leggeri e pesanti al tempo stesso, il cuore galoppante, lo stomaco arricciato. I sensi ampliati e in continua allerta
di un qualsiasi suo tocco anche fosse solo uno sfioramento, di un qualsiasi spostamento d'aria che mi faceva percepire il suo dolce profumo, di qualsiasi sua parola, detta o sussurrata, di qualsiasi suo sguardo. Quanto ancora e come avrebbe potuto devastarmi quel ragazzo? Veramente, pazzamente, profondamente. Ed esserne stupidamente e completamente innamorata era possibile, per me.
“Non vale Styles!” lo rimproverai tirandogli un insignificante pugnetto sulla spalla, facendolo ridere.
“Andiamo...” disse poi, prendendomi per mano e conducendomi verso l'uscita dell'albergo. Parcheggiato vicino al marciapiede, ci aspettava un taxi. Harry mi aprì la portiera facendomi salire e sedendosi a sua volta poco dopo. Non capii cosa disse all'autista, ma quello annuì e mise in moto.
“Dove andiamo?” sussurrai accucciandomi e appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo. Harry, portando un braccio attorno alle mie spalle, mi portò più vicina a lui e a quel punto, sorridendo soddisfatto, mi rispose,
“Lo vedrai...” misterioso ed enigmatico come al solito sorrise, e senza aggiungere altro, guardò fuori dal finestrino.
Quando arrivammo a destinazione, Harry pagò l'autista e mi riprese per mano, diede uno sguardo all'orologio che portava al polso e in tutta velocità, cominciò ad allontanarsi dalla macchina. Dire che mai l'avrei capito, era dire poco. Decisi di assecondarlo e non proferii parola. Mi persi nel suo sguardo concentrato, mentre si guardava attorno senza fermarsi un attimo. Lanciava occhiatacce all'orologio e ogni tanto si voltava per guardare nella direzione da cui eravamo arrivati, lasciandomi sempre più perplessa.
“Hai perso qualcosa?” gli chiesi sarcastica, quando finalmente il ragazzo sembrò soddisfatto,
“Eccolo, eccolo questo benedetto ponte! Vieni...” e camminando sul marciapiede, mi fece strada. Arrivati più o meno al centro del ponte, mi accorsi di quanto la vista fosse meravigliosa. Davanti a noi, la Tour Eiffel splendeva nella notte.
“E' una vista mica male, no?” mi domandò lui appoggiandosi al parapetto,
“E' fantastico Harry! Ma chi ti ha consigliato questo posto?” gli chiesi curiosa,
“La ragazza giù in reception...” farfugliò e cogliendo la mia espressione leggermente accigliata aggiunse,
“E' stata molto gentile, ed è anche cari...” ma non finì la frase perchè un altro pugnò lo colpì all'altezza della spalla. Sghignazzando soddisfatto, afferrò il braccio teso e mi tirò a sé.
“Lo sai che non può competere con te, vero?” mi sussurrò, facendo sbattere i nostri respiri,
“Ti odio, scemo che non sei altro...” dissi abbassando lo sguardo. I suoi occhi stavano diventando sempre più pesanti sui miei e non potevo reggere quell'ondata di verde che ogni volta mi colpiva, massacrando le mie difese.
“Che ore sono? Tira fuori la macchina fotografica...” mi disse, distanziandosi da me e raggiungendo un passante.
“Quasi mezzanotte!” gli dissi alzando la voce perchè potesse sentirmi. Lui però stava già parlando con un ragazzo sulla trentina che passava di lì con una ragazza, probabilmente erano coetanei, magari fidanzati, o perchè no, sposati. Entrambi ascoltavano Harry sorridenti e quando il riccio si girò indicandomi ed entrambi mi sorrisero, accennai ad un saluto leggermente imbarazzato con la mano. Poco dopo i due si avvicinarono con Harry a seguito,
“Affideresti per qualche minuto la tua macchina fotografica a Adrien?” mi domandò mentre il tipo continuava a sorridere,
“Si, certo...” dissi. Dopo tutto, era una buona idea, ne avevamo fatte poche di foto insieme.
Adrien cominciò a scattare qualche foto con la Tour Eiffel come sfondo e poi, improvvisamente si fermò e fece un cenno ad Harry. Il ragazzo allora mi prese entrambe le mani e mi fece voltare. Davanti a me, uno spettacolo: la Tour Eiffel aveva cominciato a brillare come fosse un diamante. Miliardi di luci bianche si accendevano e spegnevano ad intermittenza, rendendo il panorama ancora più bello e il momento ancora più magico.
“Harry io sono...senza parole, come facevi a...” e poi lo guardai, la sua espressione mi bastò,
“La receptionist, dovrò ringraziarla...” aggiunsi,
“Cora...” cominciò lui prendendomi le mani,
“Io ti amo, e...credo che, non smetterò mai di farlo. Mi hai incastrato. Hai abbattuto ogni mia difesa e voglio che tutto questo non finisca mai...” i suoi occhi erano fissi nei miei, che piano si stavano appannando, sorrisi in preda all'emozione. Faceva sempre un certo effetto sentirsi dire quelle parole.
“Sono io quella che è incastrata...tutta colpa dei tuoi occhi Styles. Ti amo Harry.” gli dissi alzandomi sulle punte e baciando le labbra del ragazzo, sempre morbide e profumate, calde e accoglienti.



“E' stato bravo quell'Adrien a fare tutte queste foto.” commentò Louis,
“E' un bel bacio...” aggiunse Zayn malizioso, beccandosi un'altra gomitata, doppia questa volta: una da Liam e una da Harry. Pensavo proprio ad incorniciarla quella foto.
“Beh, siamo contenti che abbiate passato delle buone vacanze, ma ora...” cominciò Liam guardando Harry serio,
“Si torna al lavoro, testa vuota” terminò,
“Quel che è giusto, è giusto...” si rassegnò il riccio allargando le braccia,
“Ma ora c'è la partita, Liam!” sbuffò l'irlandese,
“Ma non intendevo dire ora, come adesso...intendo dire da domani!” gli spiegò Liam sorridente, mentre Louis era già scoppiato a ridere,
“Che dite se ce la guardiamo tutti insieme mangiando qualche schifezza?” proposi attirando l'attenzione di tutti e cinque. E in un baleno, ognuno stava sistemando qualcosa sul tavolino di fronte al divano, aprendo pacchetti di patatine o caramelle, preparando le bibite o sistemando i cuscini. Quel divano enorme si prestava perfettamente a quel genere di cose: comoda tra Harry e Louis, lanciavo pop-corn a Zayn mentre lui controbatteva con le caramelle gommose. Fu comica la scena quando Zayn sbagliò completamente mira e Louis ne approfittò prendendo al volo con la bocca quell'orsetto che aveva lanciato. Liam si stancò presto di rimproverarci e decise di abbuffarsi anche lui di patatine che continuava a rubare dal sacchetto di Niall. All'irlandese la cosa dava non poco fastidio, ma Liam sapeva scegliere i momenti più opportuni per infilare lestamente la mano nella confezione, per esempio, nel bel mezzo di un'azione portata quasi a termine, o durante un rigore. Harry non aveva smesso di giocherellare con le dita della mia mano meno impegnata a lanciare pop-corn, e la cosa mi piaceva con ogni cellula del mio corpo.
Avremmo potuto rimanere così, per l'eternità a guardare quella partita di calcio. Di sicuro, non mi sarei mai stancata della dolcezza di Liam, dell'appetito di Niall, della simpatia di Louis, della vanità di Zayn e dell'amore di Harry. Era tutto perfetto, anzi no, loro erano perfetti.


 

The End
 

Salve.
Allora, sì.
Come dire. Tadaaaan! Cioè, prima di tutto spero che il capitolo vi sia piaciuto e poi..si, insomma...

Image and video hosting by TinyPicE' stato l'ultimo.
Ammetto che anche a me dispiace aver messo un vero e proprio ultimo punto a questa ff, perchè mi ha fatta stare bene semplicemente scriverla.

Magari qualcuno si starà chiedendo perchè ho deciso di terminarla qui (oppure sono solo un po' egocentrica), e ora vi rispondo:
Ho adorato scrivere questa storia, mi sono impegnata e spero che il risultato sia stato gradito, però, a lungo andare, non volevo rischiare di ricadere nella banalità, nella noia di avvenimenti sempre uguali e nella troppa calma piatta, diciamo.
A questo punto, ringrazio veramente di cuore tutte coloro che l'hanno seguita, tutte coloro che l'hanno messa tra le ricordate e le preferite e ovviamente, un ringraziamento particolare a tutte quelle che hanno anche recensito.

Image and video hosting by TinyPicHo adorato leggere cosa ne pensavate della mia storia, quindi, grazie sul serio.
Se però pensate che sia finita qui, vi dico di no, assolutamente! (Muahaha, non riuscirete a liberarvi di me tanto facilmente!)
A breve (forse già questa sera) pubblicherò il primo capitolo di una storia completamente diversa e nuova: sì, sempre a base di Harry, Louis, Zayn, Liam e Niall, non preoccupatevi, però sarà dal rating rosso fuoco e dalle tematiche un pò più...come dire... "strong" ecco. Se voleste darci una sbirciatina, mi farebbe veramente tanto piacere, giàgià.
Che altro aggiungere?
Ancora grazie a tutte. Veramente.
Un bacio grande e chissà, magari un a presto.
Lots of love,
Fe.
 

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