You say I'm a dreamer, but I'm not the only one.

di _sheiswendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


One.

 

Volevo andarmene di qua. Questo posto faceva riaffiorare nella mia mente ricordi ormai sepolti, ricordi che non sarebbero mai dovuti tornare a galla. Le lacrime premevano per uscire ma io con tutta la forza che mi rimaneva le ributtavo giù, quasi come se piangere fosse diventato un peccato. Guardavo fissa in un punto della mia stanza, dove nella parete bianca opacizzata vi era appeso un poster, un poster ormai consumato dal tempo. C'era lui, lo guardai, sentendomi morire dentro. L'immagine di quel ragazzino occhi miele, sembrava fissarmi senza togliermi gli occhi di dosso nemmeno una volta. Mi avvicinai lentamente, posai con delicatezza la punta del mio indice sulle sue labbra, un brivido mi attraversò la schiena nel ricordo di quelle labbra a cuoricino posate sulle mie.

 

Flashback.

 

Non ti libererai tanto facilmente di me, lo sai? “ -disse con un sorriso compiaciuto.

Perché dovrei volerlo?” -avevo le sue labbra così vicine alle mie da sentire il suo respiro sul mio collo.

Mi fai impazzire.” -si morse un labbro, mentre si faceva più vicino, non aspettavo altro. Volevo sentire il suo sapore, volevo assaggiare le sue labbra, avvolsi le mie braccia attorno al suo collo. Lui mi appoggiò al muro lentamente. Mi stampò un bacio, un bacio passionale, le nostre lingue si intrecciarono, giocarono l'una con l'altra, senza sosta.

Scarlett, credo di amarti.” -si staccò piano da me, con lo sguardo impuntato nel mio.

Justin, anche io.”

 

 

Il battito del cuore cominciò a farsi più forte, ormai le lacrime uscivano libere provocandomi un bruciore lieve alla faccia. Justin Bieber, il primo ragazzo che sono riuscita ad amare veramente, il ragazzo che una volta diventato famoso, si è completamente scordato di me,di noi.

Non mi sono ancora presentata, mi chiamo Scarlett, ho 17 anni appena compiuti, vivo da sola in una casa in periferia ad Ontario, in Atlanta. Sia mia mamma che mio padre sono morti in un incidente automobilistico, da quel giorno ho solo lei, mia zia Stephanie. E' tutta la mia famiglia, mi ha cresciuta come fossi sua figlia, non sono mai riuscita a chiamarla 'mamma', quella parola mi porta dolore.

Sono una ragazza magra ma con le curve giuste, ho la carnagione bianca latte, i lunghi capelli rossi mi scendono giù fino alla schiena, coprendomi completamente le spalle. Ho due occhi grandi e verdi, sugli zigomi spuntano leggere lentiggini evidenti ancora di più d'estate. Infondo, ho un bel carattere, è la gente che rompe i coglioni. Passo la maggior parte del mio tempo con i miei quattro migliori amici: Chaz, Chris, Cait e Tom. Ci piace andare sullo skate, fare graffiti, siamo la tipica banda di ragazzi che le persone comunemente chiamano 'teppisti.' Dio, non c'è cosa più falsa di questa. Tutti quelli che fanno qualcosa da anticonformista vengono marchiati come teppisti, come persone che fanno del male alla società di oggi, ma per favore.

Quel pomeriggio di metà Agosto, stavamo passeggiando per andare nel nostro punto di ritrovo, eravamo io e Chaz.

Sai, domani torna Justin.”- Chaz si mise una mano sulla bocca, pentendosi delle sue ultime parole.

Ok.”-continuavo a camminare guardando fissa davanti a me.

Scusa.” -si bloccò nel mezzo della strada prendendomi per il polso con l'intento di fermarmi.

Va bene, andiamo ora.”-mi voltai per un secondo senza guardarlo veramente negli occhi.

No.”-si sedette su uno scalino rialzato sul marciapiede. Con la mano destra mi fece segno di sedermi accanto a lui.”Scar, ti prego, voglio saperne di più.”

A che riguardo?” -fui costretta a coprirmi il volto con la mano, il sole era fin troppo abbagliante.

Tu e Justin.” -sussurrò.

Il mio volto si rabbuiò, non mi piaceva parlare di lui, di quello che mi aveva fatto. Mi aveva rovinato la vita, mi aveva usata per i suoi schifosi divertimenti, ed io cretina ci ero cascata solo perché ai miei occhi appariva diverso da tutti gli altri.

Presi un respiro, mi sedetti accanto a lui. “Non c'è molto da dire, è uno stronzo.” Muovevo le dita con nervosismo, la rabbia si stava impossessando del mio corpo, delle mie emozioni. Un'altra domanda e sarei esplosa. “Com'è andata davvero? Lui me ne ha raccontata solo una parte.” Lo sapevo, lo sapevo, stavo per esplodere. Mi alzai di colpo, sorrisi in modo beffardo, quasi con strafottenza. “Vuoi sapere davvero com'è andata?” Nella mia voce si accennava un briciolo di schifo e di rabbia.

S- si.” Le mie mani tremavano, per la prima volta, stavo parlando della nostra storia, ok, "mantieni la calma, mantieni la calma." Continuavo a ripetere dentro di me mentre Chaz, mi guardava con aria curiosa e interrogativa. “Sai cosa c'è? Il tuo migliore amico, è uno stronzo, mi ha scopata, mi ha usata come avrebbe fatto un qualsiasi pezzo di merda. Mi ha illuso che fosse diverso, e la mia debolezza in quel periodo mi ha fatta innamorare di lui. Non riesco nemmeno a pensarlo, mi fa ribrezzo cazzo. MI FA SCHIFO.” sbottai, quasi urlavo, le lacrime erano più di rabbia che di tristezza. Non piangevo mai, preferivo fare sorrisini falsi, e invece? E invece erano giù due volte in una settimana che ciò accadeva. Lui senza pensarci, si avvicinò a me, e mi abbracciò mentre con una mano mi percorreva i lineamenti dei capelli. “Mi dispiace Scar, non lo sapevo. “ Mi staccai con la voglia di andarmene via da lì. “Ora lo sai.” Socchiusi gli occhi e portai le mie dita fredde appena sotto le ciglia umide dei miei occhi. Mi asciugai tutto ciò che c'era di bagnato sul mio viso e ripresi a camminare.


Spazio autrice: 
spero vi sia piaciuto. appena avrò tempo posterò anche il secondo. 
-Anna.

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Capitolo 2
*** capitolo 2. ***


Two.

 

Camminavo il più in fretta possibile come se il mio corpo volesse stare lontano da quello di Chaz che faceva di tutto pur di camminarmi vicino. Arrivai al solito posto, era una piazzetta colma di ragazzi intenti a pattinare, o a farsi canne in compagnia degli amici. Noi, ci ritrovavamo tutti i pomeriggi lì, davanti al piccolo baretto accogliente illuminato quasi sempre dal sole, che emanava raggi caldi e avvolgenti. Da lontano intravidi Cait e Chris parlare con un ragazzo girato di schiena. Aveva i capelli corti color castano scuro, scorgevo un ciuffo che con una delicatezza mai vista prima gli copriva la fronte. Indossava un paio di supra nere, accompagnate da una tuta che da quanto larga non avvolgeva in modo evidente, quelle sue gambe, apparentemente magre, e non metteva per niente in risalto, quel fondo schiena, del quale scorgevo una parte di lineamenti. Voltai lo sguardo per scrutare quanto Chaz, fosse lontano da me, poi, con un gesto fluido, decisi di avvicinarmi a Cait, che appena si accorse di me, notai nei suoi occhi apparire il gelo. Faceva segno di starmene lì dov'ero, di non avvicinarmi per nessuno motivo a lei. Sbarrai gli occhi non appena il ragazzo, non curante di ciò che stava succedendo, si voltò nella mia direzione. Scorsi nel suo sguardo tristezza e malinconia, come se io ne fossi la causa. Il sole mi impediva di focalizzare la sagoma del viso, ma ne ero sicura. Era lui, era Justin. Sentì, come una pugnalata al cuore non potevo restare lì, non volevo restare lì. Mi girai, feci per andarmene, quando udì dei passi raggiungermi alle spalle.

Scar, ti prego.” -disse la persona dietro di me, con voce supplichevole.

Avevo capito chi era, alzai gli occhi al cielo, per non far colare nulla dai miei occhi.

Cosa vuoi?”-dissi con tono secco e deciso, nei miei occhi si notava la trasparenza, chiunque in quel momento sarebbe stato in grado di leggere le mie emozioni. Ero congelata, quasi paralizzata. avevo capito che era lui, merda, perché era tornato?

Parlare con te, nient'altro.” -man mano che pronunciava quelle parole, la sua voce si faceva sempre più bassa.

Ne hai avuto di tempo per farlo. E' passato un anno, non credi sia un po' tardi adesso? -ero parecchio sicura di me, questo mi rendeva orgogliosa, la vecchia Scarlett, si sarebbe già fiondata tra le sue braccia, ma la Scarlett matura, cresciuta e più consapevole no.

Ti chiedo scusa, ma ho bisogno di spiegarti come sono andate davvero le cose.”

Quella scena, era semplicemente patetica, lui era patetico come lo erano le sue scuse.

Bieber, allontanati da me.” Lo liquidai con lo sguardo, si spostò cautamente, io mi voltai e con passo svelto e pugni chiusi, mi avvicinai furiosa a Cait e Chris.

Potevate dirmelo eh.” Chris, era quasi divertito dalla piccola sceneggiata alla quale aveva assistito, dio, quando faceva così, lo avrei ucciso a sprangate. Cait invece si sentiva ammonita, rimproverata, aveva le guance rosse, come quando sei a scuola, fai qualcosa di sbagliato, speri che nessuno ti becchi, ma ogni tua illusione svanisce, perché davanti ti compare l'insegnate furioso. Stessa cosa, contesto diverso. Lì l'insegnante furioso ero io, e Cait era la povera alunna sgridata.

Mi dispiace Scar, pensavo che facendolo venire qui prima, le cose si sarebbero riaggiustate più in fretta.” -Disse tutto d'un fiato, come se avesse paura delle conseguenze.

La guardai beffarda. “Si, certo.”

L'ultima cosa che volevo era litigare con lei, infondo aveva agito con l'idea di farmi tornare a sorridere come un tempo. Non aveva capito però che tutto era cambiato, che nulla era più come prima. Con la coda dell'occhio, vidi pochi metri più in là, Justin e Chaz, che ridevano e scherzavano. Tutta quella situazione mi aveva resa tesa, mi aveva mandato in tilt i nervi del mio cervello. Con un gesto delicato tirai fuori dalla mia borsa un pacchetto di Marlboro light. Un altro brutto vizio che crescendo avevo acquisito era proprio questo: il fumo. Ero a conoscenza, delle malattie che esso mi avrebbe potuto causare, ma mi andava bene così. Mi toglieva gran parte del nervoso, facendo rilassare completamente ogni mio singolo muscolo.

Non voglio che fumi, buttala.” quella voce, quella voce così fastidiosa, dio.

Ma si può sapere che cazzo vuoi?” - sbottai, lo stavo per picchiare, giuro.

Cazzo, Scar, che cosa sei diventata?” Justin mi guardò con ribrezzo.

Sono diventata quella che tu mi hai fatta diventare con le tue stronzate.” eccentuai il 'TU' urlandolo di più rispetto alle altre parole.

Ti sei comportato di merda, e ora vieni qui, credendo che delle semplici scuse possano bastare? Ma chi ti credi di essere, eh? Mio dio che ipocrita, sei sceso davvero in basso Bieber.” -mi scostai- “E' meglio che vada, è tardi.” Salutai tutti con un bacino sulla guancia, lanciai un'occhiata fulminea a Bieber e me ne andai.

 

Justin's.

Mi aveva liquidato così, lasciandomi nel mezzo di quella piazza. Il mio cuore scalpitava, ogni sua parola mi aveva causato un battito in meno del cuore. Non mi ero mai resto conto, fino ad oggi, di quanto io l'avessi fatta soffrire. Era una delle persone più importanti, era l'unica a farmi stare bene, l'unica a farmi sorridere, ed io, come un'idiota me l'ero fatta scivolare via. A quest'ora sarebbe potuta essere mia, e invece no, come al mio solito sono riuscito a rovinare anche questo. Non aveva più senso restare lì, ci ero andato solo per passare del tempo con lei, per spiegarle che non era stata mia l'intenzione lasciarla sola. Era troppo tardi, stupido, stupido Bieber. Sentì, una mano posarsi sulla mia spalla, mi voltai, era Chris.

Brò.” Mi sistemai i capelli, misi gli occhiali da sole e mi girai.

Chris.” - dissi.

Lei non ne parla mai, e se ne parla comincia a piangere, ci racconta pezzi irrilevanti, dicendoci solo che sei uno stronzo. Ne sappiamo poco e niente di questa storia, e in qualità di vostri migliori amici vorremmo sapere di più.” era speranzoso, lo leggevo nei suoi occhi. Sapere che piangeva per me con loro, era un'altra pugnala al cuore, ero un mostro.

Esattamente un anno fa..” -cominciai a raccontare sedendomi su una ringhiera- “eravamo sul divano, stavamo guardando amori e altri rimedi, eravamo accoccolati l'uno vicino all'altra e non so come me la sono ritrovata sopra. Non lo nego, provavo qualcosa che andava oltre l'amicizia per lei, avevo voglia di baciarla, una voglia che non riuscì a controllare. A vostra insaputa iniziammo a frequentarci, decidemmo di tenere tutto nascosto per evitare commenti sgradevoli o positivi dai media, dalla stampa, e dai quei mille fotografi che non mi lasciavano mai in pace. Pochi mesi dopo..” -incominciavo a sentirmi male, non volevo dire quello che stavo per dire, mi facevo schifo da solo, ma continuai. -”pochi mesi dopo, mi dissero che la cosa migliore per me e per la mia carriera era quella di firmare un contratto il quale stabiliva la mia finta relazione con Selena Gomez. Non potevo rifiutare, ne avrebbe risentito tutto ciò per il quale avevo duramente lavorato fino ad allora. Dovevo trovare un modo per liquidare Scar in qualche modo, ero sicuro che vedendo le foto mie e di Selena in TV, mentre ci scambiavamo effusioni da fidanzatini innamorati, ci sarebbe stata male, ed era l'unica cosa che non volevo credimi. Preferii dirle che non avevo fatto altro che usarla per tutto quel tempo, e che siccome ne avevo trovata un'altra era meglio chiuderla lì. “ Guardai Chris, e notai quando fossi riuscito a sconvolgerlo. Cait e Chaz avevano sentito tutto, ricevetti uno schiaffo da Cait, il quale mi fece rimanere l'impronta delle cinque dita stampata sulla faccia. Sapevo di meritarmelo così non dissi nulla, non provai nemmeno a reagire.

La ami?” Chaz pronunciò quelle ultime due parole con disinvoltura come se tutta quella situazione fosse la più normale per lui.

Da morire.” Abbassai lo sguardo, volevo scomparire.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Three.

 

Scarlett's.

Non badavo a dove stavo andando, vagavo per la città senza una meta. Mi sentivo una merda, non gli avevo dato nemmeno il tempo di parlare. Mi sono comportata esattamente allo stesso modo in cui si è comportato con me, gli ho fatto capire che di lui non me ne importa niente, quando la verità è l'opposto. Andavo a sbattere contro le persone, pronunciando tanti, troppi 'mi scusi.' ero consapevole di cosa si provava nel sentirsi esclusi, non amati, e dio, non lo avrei augurato a nessuno. Ma cosa stavo facendo? Che cosa ero diventata? Entrai in casa, non facendo caso a dove buttai la borsa. Mi buttai a capofitto nel divano, atterrando supino. Schiaccia la faccia nel cuscino e cercando di soffocare il tono di voce il più possibile, urlai. Suonarono al campanello, strisciai il mio corpo straziato fino alla porta. Aprii, il cuore si bloccò, la mia mente si svuotò da ogni pensiero, rimasi lì, immobile a fissare la sagoma di quella persona che con un piede varcava la mia porta.

 

Posso entrare?” -disse quella voce che ormai credevo di conoscere a memoria.

Non dissi nulla, mi spostai di lato per farlo passare, con un gesto fluido entrò in casa.

Chiusi la porta per poi seguirlo con lo sguardo, si sedette sul divano, i suoi movimenti ispiravano timidezza e tanta, tanta insicurezza. Coi suoi occhi cercava i miei che erano intenti a fissare il pavimento.

Guardami, ho bisogno che tu mi guardi.” - non esitò a dire Justin.

Mi feci coraggio e in un attimo un brivido mi attraversò la schiena, quegli occhi riuscivano a darmi più di quanto riuscisse a darmi lui con un abbraccio, con una carezza.

so di essermi comportato male, e solo dio sa quanto sia pentito in questo momento..non volevo ferirti, credimi Scar, eri la cosa più bella. “

lo guardai, stava scherzando? Mi aveva ferita, anche se non era quello che voleva, lo aveva fatto. Ero la cosa più bella, chiaro, ora non lo ero più.

sei tu quello che mi ha lasciato così, dicendomi di avermi solo usata.” lo vidi abbassare lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, mi si strinse il cuore.

Non è stata una mia scelta, sono stato costretto.”

non capivo il senso delle sue parole, non volevo capirlo. Volevo solo vederlo felice, no no no, mi stavo innamorando di nuovo di lui, merda.

Capisco.” il nervoso si stava impossessando di me, non sapevo come comportarmi, cosa fare o cosa dire. Iniziai a battere con insistenza il piede sulla moquette rossa.

Abbracciami.” -lo sentì bisbigliare.

Le mani mi incominciarono a sudare, non mi aveva chiesto un bacio, solo un semplice abbraccio ma la mia agitazione superava tutto. Come se da un momento all'altro fossimo andati all'altare per sposarci. Esitai un'istante, per poi avvicinarmi delicatamente a lui, eravamo così vicini che potevo sentire il suo profumo, quel profumo che lasciava il segno sui vestiti. Lo abbracciai, un abbraccio sobrio e leggero, sentì la sua presa farsi più stretta, mi ritrovai con la testa poggiata sul suo petto e lui che mi stava baciando la fronte. Volevo staccarmi, ma non ci riuscivo, ero placata nelle sue braccia che sembravano quasi tenermi prigioniera. Riusciva a mandarmi a puttane la ragione. Era davvero troppo, dovevo riuscire a controllare i miei sentimenti, dovevo interrompere quello che era il modo più facile per cadere nella tentazione dell'amore. Mi staccai.

Grazie.” - quando pronunciò quelle parole, i nostri visi erano così vicini, che potevo sentire il suo respiro caldo accarezzarmi la faccia. Mi limitai a sorridere, mi scostai da quella posizione pericolosa.

Stasera ho organizzato una festa da me, poca gente, io, Chaz, Chris, Cait e la cugina di Chaz, vuoi venire?” -mi guardava con quegli occhi giganti color miele che mi stavano supplicando, come potevo dire di no?

A che ora?” - lo squadrai mentre con una mano si sistemò i capelli leggermente spettinati.

Alle 8.00 da me, puntuale mi raccomando.” ammiccò per poi sparire lasciandosi chiudere la porta alle spalle.

Erano appena le tre e mezza, avevo tutto il tempo a disposizione per farmi una doccia, sistemarmi il meglio possibile e andare a casa sua.

Optai per un look sobrio, jeans attillati della please, hogan nere e un maglione di quelli larghi marroncino, tinta unica.

Prima di uscire di casa, mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, ero passabile.

Cacciai uno sguardo distratto all'orologio, come al mio solito ero in ritardo, mai una volta riuscivo ad arrivare puntuale da qualche parte.

Ad aprirmi fu una ragazza alta, i quali capelli biondi arrivavano giusto all'altezza delle orecchie. Aveva due occhi enormi blu, accompagnati da chili di trucco.

Oh, tu devi essere Scar, piacere Melanie.” - mi disse la spilungona porgendomi la mano.

Piacere mio.” -sorrisi entrando in casa, cercando famelica justin.

Lo intravidi, era lì che stava cercando di staccare Chaz e Cait che con sguardi inceneritori si lanciavo cuscini con tutta la forza che le loro gracili braccia erano in grado di accumulare. Scossi la testa divertita, niente era cambiato, tutto come un anno fa.

Un bacio sulla guancia mi colse di sorpresa, arrossì, fu una reazione del tutto involontaria.

Menomale che avevo detto di arrivare puntuale.” lo fulminai con lo sguardo. -”E quindi?”- “E quindi sei in ritardo, e non va bene.” Sorrise credendosi furbo, amavo le sue piccole illusioni, amavo lui. “Capita.” Velocemente mi allontani, andando a salutare Cait e Chaz che nel frattempo si erano dichiarati tregua. La serata si svolse nel più normale dei modi, con tutta tranquillità. I genitori di Justin non erano in casa, facevano il 25esimo anniversario di matrimonio, e probabilmente si stavano dando alla pazza gioia in qualche locale del posto. Justin, decise di farci restare tutti a dormire, il posto c'era, perché non approfittarne?

Verso mezzanotte ci trovammo tutti nel letto, io mi addormentai nel giro di qualche secondo, mentre Chris iniziò a contare silenziosamente le pecore.

Nel cuore della notte, fui svegliata da un rumore sordo che fece rimbombare le pareti. Mi guardai intorno, stavano tutti dormendo. Presa dal panico, scesi lentamente le scale, avevo la chitarra di Justin tra le mani. Nel caso l'avessi rotta, andavo tranquilla, aveva i soldi per comprarsene una nuova. Avevo l'affanno, la paura mi stava divorando, cercai di fare il più piano possibile, trattenendo più respiri potevo. Arrivai fino alla cucina quando vidi Blitz, il gatto di Pattie, con una padella capovolta di fianco. Tirai un sospiro di sollievo, portandomi la mano sinistra sul suore, i battiti tornarono ad essere regolari.

Mi sentì cingere i fianchi tutto d'un tratto, ed ecco che il mio cuore perse pericolosamente un battito. Mi voltai di scatto.

Ma sei scemo? Mi hai spaventata.” gli diedi un colpo sulla spalla che lo fece traballare un po'.

Scusa.” Ghignò lui.

Vabbe', fa nulla.” sbadigliando, camminai fino al divano.

Non ebbi il tempo di dire qualcosa, di protestare che subito mi trovai stampata in testa una cuscinata, dio, doveva cominciare a correre, ma veloce eh.

Furiosa ma allora stesso tempo divertita, presi a rincorrerlo, mentre come due cretini, facemmo il periplo completo del divano. Dopo un paio di giri, mi arresi, dovevo ammetterlo era più veloce di me.

Mi prese per una gamba trascinandomi lentamente per terra, prese un altro cuscino, si posizionò il meglio che poteva per colpirmi, il cuscino mi sfiorò appena il naso, quando io gli bloccai il braccio.

No ragazzino, non ti conviene.” -socchiusi gli occhi in senso di minaccia.

Ragazzino? Ma per piacere.” prese a farmi il solletico, conosceva a memoria ogni mio punto debole, ed io lo odiavo per questo. Il mal di pancia aumentava ad ogni mia risata, non ce la facevo più.

Ti prego, smettila.” Non avevo mai riso così tanto, accadeva solo quando stavo con lui.

Si fermò, giocando e scherzando non ci eravamo resi conto di essere arrivati in una posizione così vicina, che lui mi avrebbe potuto stampare un bacio senza fare nemmeno più di tanta fatica. Io guardavo lui, lui guardava me.

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