Save me...

di AnonimaKim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Nascita di un'Assassina ***
Capitolo 2: *** Brutti incontri ***
Capitolo 3: *** Ti conosco ***
Capitolo 4: *** Scoperte interessanti ***
Capitolo 5: *** La vendetta ha il sapore del sangue ***
Capitolo 6: *** Occhi Azzurro Ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Possibile Alleanza ***
Capitolo 8: *** Mattinata Stressante ***
Capitolo 9: *** Se questo è fare progressi.... ***
Capitolo 10: *** La guerra è aperta ***
Capitolo 11: *** Luce diversa,Occhi diversi ***
Capitolo 12: *** Compleanno: parte 1 ***
Capitolo 13: *** Compleanno parte 2 : Il passato ***
Capitolo 14: *** Scosse Nervose ***
Capitolo 15: *** Buon Compleanno Principessa ***
Capitolo 16: *** Farina,Impasto e Hawaii ***
Capitolo 17: *** Mi prendi in giro?! ***
Capitolo 18: *** Questa non me la aspettavo! ***
Capitolo 19: *** Causa Persa ***
Capitolo 20: *** Qualcosa Cambierà ***
Capitolo 21: *** Mostro ***
Capitolo 22: *** Lacrime: Dolore o Gioia? ***
Capitolo 23: *** "Hello" ***
Capitolo 24: *** Tonight... It will be different.... ***
Capitolo 25: *** Epilogo: Save me ***



Capitolo 1
*** La Nascita di un'Assassina ***


 

Non ci ho messo molto eh?Sono tornata con una nuova fan fiction,più lunga rispetto all'altra e forse un po' più...ehm...cruenta.

Un avvertimento: Sono profondamente contraria alla violenza sulle donne,quindi “Non per stomaci delicati” intendo violenza generale.

Mi dispiace,ma per l'arrivo di un certo personaggio (e cioè quando inizierà la parte “interessante e romantica” della storia bisognerà attendere un po' di capitoli. La protagonista sarà sempre e comunque Courtney. La mia prima Long-fiction...Wow speriamo bene!

Spero vivamente che vi piaccia,

Saluti

AnonimaKim

 

 

 

 

INTRO

 

Mettiamo subito in chiaro una cosa: la mia storia non è per i deboli di cuore. Se vi aspettavate di leggere una bella favoletta,magari accompagnata da una bella cioccolata calda e qualche biscotto...avete sbagliato. Non credo nelle favole. Nel mio caso la protagonista non è una giovane fanciulla,bella,gentile,coraggiosa....no,nulla di tutto questo.

Non è questo il libro che dovete leggere se volete una lettura spensierata,felice e piacevole,vi avverto.

Ma se state leggendo queste righe,e probabilmente continuate a leggerle,vuol dire che ho catturato la vostra attenzione. Allora spero di non deludervi cari lettori,se lo facessi,vi invito a cambiare lettura,forse sono ancora troppo giovane per poter ipnotizzare con le mie parole,forse....

 

 

 

 

LA NASCITA

DI

UN'ASSASSINA

 

 

Ricordo quel giorno come se fosse solo ieri,ricordo quel cruciale giorno come se lo stessi rivivendo proprio ora. Non è facile da dimenticare l'odore del sangue,non è facile da dimenticare le urla. Quello fu il giorno,l'unico giorno i cui il mio cuore a rischiato di spezzarsi. Mio padre era un ex agente segreto,non era facile fare quel lavoro,né sicuro. Io,infondo,sono cresciuta di una piccola cittadina,con la mia famiglia in una bella casa. Erano dei bei momenti quelli,quando ancora avevo le forze per sorridere. Avevo un fratello più grande,ma per mio padre,io ero speciale. Facevamo sempre tutto insieme,ci divertivamo un mondo e mio fratello non era geloso di me,no,lui mi voleva bene. Io non ero cattiva,solo furba e detestavo ammettere di aver torto. Volevo a tutti i costi arrampicarmi sulla quercia,mia madre,Ginn,mi diceva che non dovevo,che mi sarei potuta fare veramente male. Ovvio che non la ascoltai,mio ero messa in testa di vedere il nido dei passeri,non era molto alto. Mi feci male quella volta,mi ruppi una gamba. Ma non piansi. Avrebbero dovuto darmi la medaglia al valore. Non piansi. Chiunque avrebbe pianto,io no. Il dolere era atroce, e Ginn non mi vietava di piangere nonostante avessi disubbidito. Non avevo mai pianto,e non volevo incominciare proprio ora. La verità? Mai una lacrima è scesa sulla mia guancia. “Piangere è da deboli” mi diceva mio padre, “se vuoi essere forte,prima impara a non piangere” non mi sgridava,mi spiegava,e aveva ragione.

Ero solo una bambina,piccola e indifesa,quando mio padre scoprì che ci davano la caccia. Ci trasferimmo in una piccola baitella in un boschetto tranquillo. Non era male lì,imparai ad arrampicarmi come si deve. Non avevamo la televisione,ma non mi importava,io amavo leggere e scrivere,passavo il mio tempo con un foglio e una penna.

Era una sera,pioveva,sfuriava un temporale. Avevo 6 anni.

Io e la mia famiglia giocavamo ad un piccolo gioco da tavolo che Jack,mio padre,ci aveva appena insegnato,era piuttosto divertente. Ridevamo come matti,io cercavo di barare,per gioco,non per altro,mi divertiva più barare che giocare in se e per se. Ci fu rumore,delle macchine,ricordo il viso impallidito di mio padre e di mia madre. “Vai nell'armadio” i miei genitori mi costrinsero a nascondermi in un armadio di legno,con dentro solo alcune coperte. Mio fratello si oppose a nascondersi,ma alla fine cedette e si rifugiò sotto il letto. Nel mio cuore cominciava ad aleggiare una strana ansia,una strana paura. Degli uomini buttarono giù la porta. Mio padre li conosceva. Mi rannicchiai in un angoletto dell'armadio,pian piano per non far rumore. Ma non era difficile coprire i brutti rumore che venivano dall'esterno. Si scambiarono poche parole e poi si diede inizio alla tortura, Per me,per loro,due colpi di pistola o forse più. Mini la testa tra la gambe,stringevo un lembo della mia magliettina. Finalmente ci fu silenzio,sentì ridere. Se ne andarono. Aspettai ben dieci minuti prima di aprire l'armadio,speravo in un rumore,speravo in un respiro. Ma fu il mio a fermarsi quando trovai il coraggio di aprire l'anta dell'armadio,del mio rifugio. Portai le manine davanti alla bocca. La stanza era grondante di sangue,l'odore nauseante riempiva la stanza. Mamma e papà non c'erano più,li avevano portati via. C'era solo sangue ora,non percepivo più niente,erano andati via,mi avevano lasciata da sola. Sotto il letto non c'era nessuno,mio fratello,anche lui non c'era più.

Ero solo io,sola,da sola

Chiusi gli occhi “un incubo” pensai intensamente ma quando riaprì gli occhi era tutto ancora più reale. Era vero il sangue ovunque,era vero.....da sola,ero sola. Le gambe mi tremavano,feci dei passi in avanti,facendo scorrere la mia piccola mano caramellata sul muro in legno,su una macchia di sangue. Era liquido sul mio palmo,di un rosso vivo spaventoso. Era finita,a quel punto mi chiesi se anch'io fossi morta. Che cosa avrei fatto adesso?Non avevo più nessuno.....

Quello fu il momento in cui i miei occhi si annebbiarono di uno strano liquido,sembrava acqua,erano lacrime. Ma non le feci mai scivolare giù. La mia attenzione cadde su un piccolo oggetto argentato sotto il tavolino,ormai del tutto fatto a pezzi. Nel spostare i pezzi,mi tagliai molte volte,ma raggiunsi il piccolo oggetto.

Per la nostra Courtney,buon compleanno principessa” queste erano le parole incise sopra. Aprì con lentezza smisurata il ciondolo,che scoprì essere un piccolo medaglione. C'era una foto,la nostra foto.

Fu una cosa improvvisa la mia mutazione. Ma proprio quello fu il momento che cambiò la mia vita per sempre. Il mio cuore non fu più dominato dalla paura,del terrore,dal dolore. La crepa nel profondo del mio animo si stava già curando. Sentivo crescere dentro di me qualcosa di molto più grande: Rabbia. Le mie lacrime si arrestarono di colpo,strinsi forte il medaglione tra le mani. La rabbia,l'ira cresceva. Un profondo sguardo assassino divampava sul mio volto,sul mio volto di soli 6 anni. Volevo solo una cosa in quel momento: uccidere. Dovevo cercarli,dovevo trovarli,dovevo vendicarmi.

La vendetta,che strana sensazione che si diffondeva nel mio corpo come un'ondata di elettricità. “Perdona e sarai perdonato” queste parole mi suonavano così banali,così insulse. E io non avevo paura di uccidere

Misi il medaglione al collo,lo sguardo perso nel vuoto cominciò a riprendere senso. Mi voltai,uscì dalla casetta di legno,pian piano,mi allontanai.

Da lì sarebbe iniziata la mia nuova vita,e per nuova,intendo dire che sono nata per questa vita.....

 

Camminavo senza meta,per le strade malfamate di Seattle,senza sapere effettivamente cosa fare. L'unica cosa di cui ero certa,era che avevo bisogno di un minimo di esperienza. Entrai in un bar,le luci rosse erano basse,la musica metal era troppo forte ma non ci feci caso. Un sacco di ubriaconi,ridevano solamente guardando i compari,buttavano le sedie a terra senza motivo. Le ragazze non mi sembrarono molto vestite. Mi avvicinai al bancone,mentre tutti mi guardavano sogghignando.

Cerco Kassie Ronald” avevo detto sicura mentre mi sedevo al bancone,ero brava ad arrampicarmi,mi sembra di averlo già detto. Sentì molti ridere,una sedia cadere per terra,un'altra,ma non ci feci caso. L'omone dall'altra parte mi guardò con un sorrisetto.

Ah,sì,Kassie” parlò ad alta voce “te la chiamo,intanto ti posso offrire qualcosa?” Aggiunse facendo ridere quasi tutti quelli intorno. Non mi scomposi di una virgola.

Magari un bicchiere d'acqua,grazie” Avevo risposto sicura. Non avevo sete,per nulla. Ma mi sembrò il caso di far notare che io non ero venuta lì a perdere tempo. Kassie era una vecchia amica di famiglia,sapevo che frequentava quei quartieri,e ora ero sicura che la conoscessero. Kassie si sconcertò un po' del mio arrivo,risposi così quando mi chiese cosa fosse successo : “Adesso importa solo quello che io farò a loro”. Capì perfettamente,non si oppose al mio strano carattere.

Mi tirò su,mi insegnò quello che era necessario sapere,mi amava,mi voleva bene.

Avevo tredici anni,la mia rabbia cresceva con me. Vivevo in un appartamento squallido,il legno era ammuffito,scarafaggi ovunque. Kassie tornava molto tardi la sera,spesso con un occhio nero e varie ferite. La curavo,la aiutavo. Non ero una ragazza che parlava molto. Avevo soltanto una cosa in testa,e penso che tutti voi l'abbiate capita: la mia vendetta. Sapevo maneggiare perfettamente una pistola,un coltello,a otto anni avevo ucciso a coltellate un uomo che ci era entrato in casa,voleva violentare Kassie. Io non abbi paura,non rimasi mai più chiusa in un armadio. Il sangue non mi dava più tanto fastidio. Uccidere non aveva mai rappresentato sensi di colpa per me,non per chi se lo meritava veramente.

Ma io non volevo uccidere per difendermi,io volevo uccidere delle persone che conoscevo troppo bene perché potessi dimenticarmene. Ricordavo solo un nome da quella notte: Micael Finch. Dovevo fissarmelo bene in testa.

Kassie nutriva lo stesso odio verso di loro,aveva detto che mi avrebbe aiutato a vendicare i suoi più cari amici. “Qualsiasi cosa” aveva detto sorseggiando il suo alcolico “quei bastardi la pagheranno”


Fin 

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Capitolo 2
*** Brutti incontri ***


 

Sono arrivata con il continuo!! Cerco di velocizzare l'entrata in scena di Duncan altrimenti la storia che senso ha?!

Anche se non sembra,il morale della storia (da qui ho preso il titolo) avverrà proprio perché è lui a introdurlo,è lui che rende il morale di questa storia...e lei ovviamente XD

Ok,mi sa che bisogna aspettare altri due o tre capitoli. Voglio spiegare perché ho messo “Non per stomaci delicati”: innanzi tutto perché ci sono delle scene veramente violente,torture un po' macabre.

Al prossimo capitolo...

Saluti,

AnonimaKim

 

 

 

 

 

 

Brutti incontri

 

 

Lavoravo come cameriera in un vecchio bar,ancora abbastanza frequentato. C'erano sempre le stesse persone,ormai avevo imparato a memoria tutti i nomi. Fu un caso che quel giorno,incrociare un giovane ragazzo. Servì solo una gazzosa al quel tavolo,chiacchierava con una ragazza,all'incirca di venti...venticinque anni massimo. Presto il loro discorso mi incuriosì. Parlavano sottovoce,il che mi fece intuire che fosse qualcosa di segreto. Ero costretta ad avvicinarmi più volte al loro tavolo per capire qualcosina. Passai davanti al loro un'ultima volta,decisa a lasciar perdere,ma non appena passai il tavolo sentì pronunciare un nome a me molto famigliare : Micael Finch. Il vassoio mi cadde dalle mani,rimasi lì ancora per qualche istante,ma avevano smesso di parlare. Non si era girato quasi nessuno,ormai non ci si faceva nemmeno tanto caso. Raccolsi tutto da terra e mi rimisi sui miei passi.

-”Stai bene Court?”- mi chiese Havelin non appena tornai con il vassoio. Feci le spallucce,rivolgendo il mio sguardo verso il tavolo dei due ragazzi. Dovevo saperne di più sul mio uomo,lo conoscevano forse?

Non tornai da Kassie quella sera,restai a lavorare quasi fino all'una di notte,nella speranza di riuscire ad acchiappare uno dei due per strapparli qualche informazione,con la forza se necessario. Il mio sguardo era fisso sul quel tavolo,ero più impacciata del solito nel miei lavori,ma perlomeno ci avrei ricavato anche un po' più di soldi per me e Kassie. Era quasi l'una quando la ragazza del tavolo salutò il ragazzo moro. Si alzò dal tavolo dirigendosi verso l'uscita. Fui per un secondo indecisa su chi seguire,ma mi sembrò molto più logico parlare con il ragazzo,non sarei dovuta uscire dal locale. Non rischiavo di prendermi una sgridata visto che molte cameriere si fermavano a chiacchierare con dei ragazzi carini quando il locale era mezzo vuoto.

Mi sedei davanti a lui,sulla sedia dove poco prima era seduta la ragazza. Rimasi in silenzio aspettando che dicesse qualcosa.

-”Posso fare qualcosa per te?”- mi chiese rivolgendomi uno sguardo non troppo interessato.

-”Sì”- risposi a bassa voce -”Conosci Micael Finch?”- chiesi allora,non mi piacevano i giri di parole. Mi guardò accigliato.

-”Come conosci questo nome?”- mi chiese un po' stralunato. Aveva abbassato la voce anche lui.

-”Lo conosco e basta!”- tagliai corto -”Dimmi se lo conosci”- il “per favore” non esisteva nel mio vocabolario.

-”Non posso parlarne,non con una sconosciuta”- Si tirò indietro appoggiando la schiena allo schienale della sedia

-”Ho aspettato quasi 5 anni di sapere qualcosa di questo giro!Ora me lo devi dire!”- cominciavo ad innervosirmi,non volevo passare alle cattive maniere.

-”Mi dispiace ok?!Non posso dirti niente!”- Questa volta fu più pungente -”Torna a casa ragazzina”- mi liquidò in mal modo. Come si permetteva!

-”Io non sono una ragazzina!Hai capito!Non lo sono mai stata,non lo sarò mai!Ora dimmi chi è o vado alla polizia!”- lo minacciai. Alzò un sopracciglio.

-”Mi denunci per non averti detto qualcosa che non dovresti sapere?”- mi prese in giro ridendo ma io non ero in vena di scherzi,tanto meno di stupide battute.

-”No,dico che mi hai messo le mani addosso”- risposi quasi con malizia,queste non erano le maniere forti,erano quelle medie,le minacce. Io non ero tipo da minacciare e poi non mantenere.

-”Questo non è vero!”- ribatté lui.

-”Lo so,ma pensaci bene....a chi crederebbero?”- amavo questi ricatti,farli,ovviamente. Mi facevano sentire fiera di essere una donna. Sul suo volto comparve un leggero sorriso sghembo.

-”Sei furba”- commentò giocherellando con il tappo della bottiglia. Rimasi in attesa.

-”Perché lo vuoi sapere?”- mi chiese. Non avevo voglia di raccontare i miei fatti personali.

-”Perché sono affari miei!”- risposi acidamente. Sbuffò,forse si era finalmente arreso.

-”Il capo del T7,un settore del circolo di Mafia”- mi spiegò,meglio per lui che non mi racconti balle

-”e....”- lo incitai

-”Ho appena avuto delle informazioni importanti su di lui”- finì

-”Ti basta?”- mi chiese alzando il sopracciglio destro.

-”Dove posso trovarlo?”- chiesi,come ho già detto non mi piacciono i giri di parole.

-”Non lo so,lo stiamo cercando”- mi rispose guardando fisso il tavolo.

-”Lo state....cercando?”- Vuol dire che non era solo

-”Io e mia sorella,ha ucciso nostro padre”- rispose quasi digrignando i denti. Cominciavo a dispiacermi di essere stata troppo specifica con le domande,ma cercai di non farci caso.

-”Mi dispiace”- mormorai,la mia voce non era confortatrice. -”Però perlomeno ora sai perché lo cerco”- continuai. Mi guardò,dritto negli occhi. Solo allora notai il colore dei suoi occhi,verdi,acqua marina,sembrarono perforare i miei neri. Mi capì con uno sguardo.

-”Vediamoci qui domani mattina,alle sei in punto”- sospirò. Forse ce l'avevo fatta,forse avevo ancora qualche possibilità di rinnovare la promessa fatta a me stessa.

-”Come ti chiami?”- mi chiese non appena scesi dalla sedia.

-”Courtney”- risposi freddamente. Riposi la mia divisa e mi avviai verso la casa di Kassie, proprio nello stesso edificio.

Kassie non si sarebbe arrabbiata per il mio ritardo,ma mi avrebbe comunque fatto delle domande,ero piuttosto brava a mentire. C'era uno strano silenzio,di solito i nostri vicini di casa erano alzati fino al giorno dopo,la radio accesa a tutto volume. Feci girare la chiave nella serratura due volte prima di spingere la porta. La casa di Kassie non era mai stata bella,ma da quando ero con lei si impegnava a far si che fosse tutto abbastanza accogliente. Quando aprì una porta in un'altra stanza sai che ti troverai davanti una precisa immagine,ma quella volta,non fu così. I mobili erano quasi tutti rotti o buttati a terra,la vasca con il pesce era ridotta a pezzi di vetro,il pesciolino ancora vivo mi fece capire che qualunque cosa fosse successa era successa da poco. Presi il pesciolino tra le mani,riempì velocemente il lavandino accanto e ce lo gettai dentro. Sentivo dei rumori provenire dall'altra stanza,non mi piacevano per niente.

Poi la vidi. Kassie era per terra,i riccioli biondi le ricadevano sulla schiena. Alzai lo sguardo vedendo due giovani ridere,erano ubriachi fradici.

-”Che avete fatto!!??”- urlai gettando la borsa in terra. Preparandomi ad un possibile scontro.

-”Ci siamo solo divertiti un po'”- rispose uno dei due -”Dai ragazzina unisciti anche tu alla festa”- mi si avvicinò,afferrandomi per un braccio

Non avevo mai permesso a nessuno di toccarmi,non avevo intenzione di incominciare ora. Nessuno mi doveva toccare...

Usai il suo braccio come leva per assestarli un calcio nello stomaco che lo fece scivolare all'indietro,lo vedevo a terra. Mi diede appena il tempo di tirare fuori il coltello.

L'altro si gettò verso di me, con il pugno carico,diretto verso il mio viso. Mi abbassai e gli piantai il coltello nello stomaco,più forte che potei. Il suono del coltello nelle carni era cupo,ma stranamente soddisfacente. Mi ripresi il coltello del tutto insanguinato,lasciando che il suo corpo cadesse a terra. Feci appena in tempo a girarmi,schivai un coltello con estrema naturalezza,senza scompormi di un millimetro. Afferrai con le mani il suo polso,assestando un secondo calcio. Lo disarmai. Fu una cosa veloce,il secondo omicidio. Mi limitai a piantare il coltello in gola. I mio viso si bagnò di sangue,i miei capelli,le mie mani,i miei vestiti. Il secondo corpo cadde a terra.

Prima regola : Mai sfidarmi

Il mio sguardo ricadde su Kassie,non si era mossa di un millimetro. Mi inginocchiai vicino a lei,posandoli le dita sulla gola.

Nulla,non una pulsazione

Gli scostai i riccioli dal viso,gli occhi ancora aperti erano rossi,sembravano gonfi. Solo allora mi resi conto di essere stata troppo gentile con quei due bastardi!

Avrei dovuto farli soffrire,torturarli a sangue,invece no. Non l'ho fatto,ma è troppo tardi per tornare indietro.

Sarei dovuta tornare a casa quella sera,dovevo fregarmene di quei due ragazzi,pensare al presente. Lei era la mia nuova famiglia,me l'avevano portata via,di nuovo.

Non so per quanto tempo rimasi lì,accanto al suo corpo immobile.

La trascinai fino al suo letto,poggiando la sua testa sopra il cuscino e il corpo sul materasso. Il mio cuore aveva subito una seconda frattura. Ero cresciuta con lei,mi voleva bene,io l'ho abbandonata. Era stata solo colpa mia.

La coprì con un lenzuolo bianco,mi alzai in piedi prendendo una rosa gialla e poggiandola sopra il suo petto. Il lenzuolo,in quel punto,si era ricoperto di sangue. Scrissi un veloce bigliettino,posandolo sul comodino.

Ce la faremo Kassie,li vendicherò anche per te”

Presi la foto sul suo comodino,dove eravamo raffigurate nel bar dove lavoravo,ritagliai il suo viso,e lo misi nel medaglione che portavo al collo.

 

Le mie scarpe risuonavano sulle scale mentre le scendevo pian piano.

Pling,pling

Il sangue mi gocciolava dai vestiti,i capelli che stavo tagliando man mano che scendevo, cadevano a terra. Il rumore del coltello che segava i miei capelli rimbombava.

Troppo silenzio” pensai risalendo le scale. Lo sapevo. La porta dell'appartamento vicino era aperta. Appena la spalancai,vidi due sagome,legate e imbavagliate proprio sotto la finestra. Una dormiva,l'altra cercava di attirare la mia attenzione.

Mi avvicinai togliendo il bavaglio dal ragazzo sveglio.

-”Ehi!Che aspetti liberami!!”- mi si rivolse con una tale indiscrezione che non lo avrei fatto neanche se lo avessi voluto.

-”Cos'è successo?”- chiesi ignorando totalmente le sue lamentele

-”Ma stai zitta e liberami!”- Gli puntai il coltello ancora insanguinato alla gola.

-”Parla solo quando te lo dico io!”- Gli imposi mentre premevo sulla sua pelle.

-”Ok”- mormorò lui notando il sangue sui miei vestiti

-”Chi è stato ad uccidere Kassie?”- lo interrogai premendo la lama sulla sua gola.

-”Non lo so”- rispose tremolante -”hanno minacciato di farci fuori se non gli avessimo detto dove si trovava”- Conoscevo le sensazioni che stavano divampando in me: Odio,disprezzo,ira,rabbia.

-”Sei stato tu ad aprire la bocca!?”- lo accusai avvicinandomi al suo viso minacciando di tagliargli la gola. Nonostante avessi solo quattordici anni,non avevo la minima intenzione di sentirmi in colpa per aver ucciso qualcuno che se lo meritava.

-”No”- sussurrò lui mentre dal collo colò una goccia di sangue.

-”è stato Harry!Io non sapevo neanche ci fosse Kassie”- il mio sguardo si spostò sul compagno di fianco a lui.

-”è vivo?”- chiesi. Annuì. Ghignai cambiando la direzione del mio coltello. Osservai mentre la mia lama si piantava nello stomaco del suo amico.

-”Non più”- mormorai tra me.

-”Chi è stato?”- tornai al mio vecchio interlocutore,aveva sbarrato gli occhi,tremava.

-”Li mandava qualcuno”- mormorò semi terrorizzato -”Ho sentito un nome”- Gli feci cenno di andare avanti.

-”John Harvey”-

Chiusi gli occhi,la mia mano si bagnò di sangue caldo. Ero troppo frustrata per minacciare qualcuno e poi lasciarlo libero,mi scarico così. Uccidendo.

John Harvey

 

John Harvey

 

John Harvey


 

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Capitolo 3
*** Ti conosco ***


 

Ti conosco

 

 

Non sapevo cosa fare,non sapevo dove andare. Passeggiavo per i vicoli sperduti della zona,cosciente di poter fare brutti incontri non desiderati. Ma non mi importava,non avevo paura di niente io. Ascoltavo i miei passi rimbombare sonori sull'asfalto,i suoni della città facevano da colonna sonora per la mia camminata. Sarei tornata al bar la mattina dopo,avevo un appuntamento importante con quello strano tipo dall'accento leggermente latino. Non potevo tornare a casa di Kassie,non potevo dormire per strada,c'è chi si sarebbe fatto un'idea troppo sbagliata di me. Non che mi interessasse qualcosa di quello che gli altri pensano,solo per principio.

Non avevo sonno

Kassie. Già mi mancava un po'. Volevo sentire ancora la sua voce confortante,che mi istigava a essere forte. “Hai battuto un record” mi aveva detto “Puoi giurare se quello che vuoi che nessuna di queste ragazze è arrivata a quattordici anni ancora vergine!Figurati,quelle si fanno i primi che capitano!”

Era vero,nessun uomo o ragazzo mi aveva mai toccata,non lo avevo mai permesso. Giuro,piuttosto che farmi violentare preferivo suicidarmi.

Non mi sarei piegata mai di fronte a nessuno,uomo,donna che fosse.

 

Sei meno cinque,mi apprestavo a servire una Vodka al tavolo n° 8. Ancora nessun ragazzo in vista. Era meglio per lui non avermi illusa,lo avrei trovato comunque e lo avrei fatto fuori,lui e quello stronzo di Finch!

-”Ciao Havelin”- salutai mentre la ragazza rossa indossava la divisa.

-”Ehi!Courtney,lo sai che oggi ti avevano dato la mezza giornata no?!”- era per ricompensarmi del lavoro in più di ieri. Ah,già,ecco spiegata la faccia sorpresa di Oliver,il capo del locale. In genere,se mi dava tempo libero,me ne stavo a casa con Kassie,a giocare a carte magari,o a scacchi. Mi stava insegnando le regole di uno strano gioco da tavolo fino a due giorni fa. Amavo stare con lei,ma non sorridevo mai,mai fatto,non per felicità.

-”Sì,ma non avevo voglia di restare a casa”- la liquidai. Mi diressi al bancone per chiedere se ci fossero compiti per me. Il locale era aperto a quell'ora ma c'erano solo poche persone di cui,ormai,conoscevo i nomi.

-”Ah,ehi!”- vidi Havelin correre nella mia direzione. Mi sono dimenticata di dirti che lì....”- indicò un punto indefinito dietro di lei.

-”Bé,c'è un bel ragazzo che ti vuole vedere”- aggiunse per nulla invidiosa sotto voce. Quasi come se fosse contenta che io ricevessi,o che qualcuno fosse interessato a parlare con me.

-”Grazie”- risposi e in tutta fretta mi diressi verso il ragazzo girato di spalle. Era lui,lo riconoscevo dai capelli.

-”Sono qui”- Portai le mani ai fianchi spostando il peso su una gamba. Si girò e solo allora notai quanto fosse bello. Già,avrà avuto circa vent'anni,indossava una camicia porpora e dei jeans neri,la pelle era di un colore piacevole,simile alla mia. I capelli erano mori,rimettevano in risalto i bellissimi occhi acqua marina.

-”Ah,ciao Courtney”- mi salutò con un sorriso sghembo. Salutai con un leggero cenno del capo.

-”Potresti anche dirmi il tuo nome”- mi rivolsi a lui forse un po' troppo pungente,ma a lui non sembrò dare alcun fastidio.

-”Alejandro”- m rispose senza indugiare -”Ma mi si chiama Al in genere”- specificò alzando leggermente un sopracciglio.

-”Allora?”- volli subito andare al punto -”Cosa puoi dirmi di quell'uomo”- la mia non era una vera e propria domanda. Sopirò guardandosi intorno.

-”Non è prudente parlarne qui”- mormorò sottovoce. Il suo sguardo si posò su due uomini che erano appena entrati nel locale. Vidi Havelin cercare d accoglierli ma fecero come se non ci fosse liquidandola in modo alquanto scortese. Ci videro,almeno,videro lui.

-”Tu,fermo!”- gridarono mentre il più snello dei due lo indicava,l'altro era un omone grosso e rozzo,l'altro sembrava decisamente più giovane e palestrato.

Mi sentì afferrare per il polso,Al mi trascinò fino all'uscita sul retro. Ero veloce,agile,non ci misi molto a recuperare il suo passo. Correvamo per quelle strade mentre i due uomini dietro di noi si facevano più vicini.

-”Chi sono quelli?”- chiesi scontrosa. Non mi guardò.

-”Te lo spiego dopo,corri e basta!”- Odiavo quando mi si davano gli ordini,ma per il momento preferì non scompormi,gliela avrei fatta pagare più tardi. No,nessuno l'aveva vinta con me.

-”No,aspetta non lì!”- cercai di fermarlo,era troppo tardi. Un vicolo cieco. Stavo cercando di avvertirlo che ci saremo trovati in trappola ma era troppo tardi,ci avevano già incastrato in quel vicoletto.

-”Non ci scappi più bastardo!”- i due si erano parati davanti a noi,Al era teso,mi stupì di come cercasse di farmi scudo con il corpo. Gli occhi dell'uomo si posarono su di me.

-”Ah,giusto,scusa se ti abbiamo interrotto Al,mi dispiace ma non ci arriverai a 'sta notte”- capì perfettamente quelle parole,e anche lui. L'unica differenza è che lui cercò di non farci caso. Odiavo quando mi si considerava così. Un oggetto, da utilizzare,già,quei bastardi mi definivano così! Ora era diventata una questione personale.

-”Guarda il lato positivo Dolcezza,avrei un altro bel ragazzo a farti compagnia”- mi rivolse un sorriso malizioso. Conoscevo quelle persone,una volta ucciso Alejandro sapevo cosa mi avrebbero fatto. Non avevo affatto paura.

Mi avvicinai a quello senza troppe esitazioni. Non capì le mie intenzione e ne fui felice. Mi afferrò bruscamente per il braccio. I suoi occhi che ,inizialmente ardevano di violenza, si sgranarono. Ora erano rossi,gonfi. Sorrisi maliziosamente al suono cupo delle carni che venivano infilzate dalla lama.

-”Non sono un oggetto”- dissi a basa voce. Il suo corpo cadde a terra,a quel punto mi si scaraventò addosso l'altro,non ci misi niente per uccidere anche lui. Uccidere....mi piaceva.

Mi voltai verso Al,assolutamente calma,era normalissimo per me. Era accigliato,gli occhi sgranati.

-”Wow”- lo sentì mormorare,poi i suoi occhi si posarono su di me.

-”Senti,vuoi ancora sapere quelle cose su Micael Finch?”- gli rivolsi un sorriso sghembo riponendo il coltello in tasca.

-”Ci capiamo”-

 

Guidava,cercava di attaccare discorso ogni tanto. Io guardavo avanti a me,ma mi accorsi che venivo talvolta osservata.

-”Dove hai imparato quelle cose?”- mi chiese più curioso che severo.

-”Le ho imparate e basta”- risposi senza troppo sotterfugi. Mi irritava raccontare i miei fatti in giro.

-”Sei stata....forte”- mi sorrise,cercai di trattenere un sorriso orgoglioso.

-”Grazie”- risposi. Basta!Non ce la facevo più.

-”Allora,che mi puoi dire di lui?”- andai dritta al punto.

-”Ne riparliamo,anche con mia sorella”- mi rassegnai,dovevo aspettare ancora un po',mi scocciava.

-”Dove vivi?”-

-”Non sono tenuta a rispondere!”- sbottai girandomi indignata.

-”Ascolta!Ti sto portando in un posto assolutamente Top-secret,tu saprai dove si trova. Quindi,se vuoi che ti aiuti,voglio sapere qualcosa anche di te!”- Odiavo questi piccoli sotterfugi,quando mi si ricattava così.

-”Non abito da nessuna parte ok?Non so dove andare,sono da sola!”- mi alterai stringendo i pugni. Mi guardò accigliato,abbassò lo sguardo.

-”Scusa,mi dispiace”- sospirai.

 

-”Dove mi stai portando?!”- chiesi non appena scendemmo dall'auto. Aveva parcheggiato vicino al bosco. Continuava a camminare mentre le prime luci del giorno si facevano sentire.

-”Ti ho detto che è Top-secret?Bé allora di certo non possiamo piazzare il quartier generale in centro città no?!”- mi zittì sbuffando. Preparai la mano verso la tasca del coltello,tanto per precauzione.

Lo seguì fino a quando non arrivammo in un piccolo Ranch,ben curato oltretutto. Le pareti erano bianco acceso,il tetto era un po' sporco per via delle foglie e della sporcizia che gli alberi gli gettavano sopra. Si estendeva ai limiti di una grande radura,sentì il nitrito di un cavallo in lontananza. Al continuava ad andare avanti spedito verso la bella casa a circa cinquanta metri da noi. C'era una piccola terrazzino sulla parte davanti della casa,al piano terra,salì gli scalini di legno e lo raggiunsi,mi aspettava sull'uscio. Il sole era ormai sorto,sentivo il suo calore sul viso. Mi rivolse un veloce sguardo prima di bussare alla porta. Sentì dei passi,non troppo pesanti avvicinarsi alla porta. Ad aprirci era una giovane ragazza,circa della mia età,portava i capelli neri legati in uno scinnion ma alcune ciocche ribelli e forse un po' scompigliate le ricadevano sulle spalle. Era alta,abbastanza magra,ma non anoressica,gli occhi erano di un nero opaco,quasi grigi. Già,era abbastanza simile alla ragazza che avevo visto la sera prima,per quello che potevo ricordare ovviamente. Il suo sguardo si posò quasi immediatamente su di me,io non ricambiai imbarazzata,no mi limitai a guardarla in modo del tutto freddo e inespressivo. Kassie mi aveva sempre detto di non esternare mai le emozioni o i pensieri inutili.

-”Al,lei chi è?”- disse rivolgendosi al fratello in modo serio. Avrei voluto tirarle un pugno sul naso,neanche l'ardire di presentarsi.

-”Mi chiamo Courtney”- dissi presentandomi,mi squadro da capo a piedi con un fare di superiorità.

-”Forse non ho il permesso di parlare per me?O forse non ho l'onore di rivolgerti la parola?”- la sfidai cercando di non scompormi troppo. La provocazione era sempre stato un valido modo per non farmi trattare come un insetto....almeno,queste erano le buone maniere,mi sembra ovvio. Mi rivolse un sorriso sghembo.

-”Sei forte”- anche se cercava di non darlo a vedere,si notava che le aveva dato veramente fastidio ammetterlo.

-”Dai,muovetevi o prendete freddo”-


 

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Capitolo 4
*** Scoperte interessanti ***


 

Questo è il primo capitolo un po' più violento degli altri,soprattutto verso la fine,ho iniziato il prossimo, sono molto presa da questa storia e sto scrivendo un capitolo dietro l'altro. Che altro dire....oh bé

Saluti

AnonimaKim

 

 

 

Scoperte interessanti

 

 

 

La casa era così accogliente,nulla in confronto all'appartamento di Kassie,ma mi mancava terribilmente quel posto,infondo ci ero cresciuta,era un parte di me...NO!Dovevo dimenticare il passato.

La ragazza ci fece segno di sederci sul divano,mentre lei si sedette sulla poltrona.

-”Allora,chi saresti tu?”- mi chiese cercando di essere cordiale. Forse ce l'aveva ancora con me per averle tenuto testa.

-”Mi sembra di averti già detto il mio nome”- risposi

-”Giusto”- concordò -”e sei qui per....?”- alzò un sopracciglio.

-”Conosce Micael Finch,ha ucciso....”- mi guardò cercando il mio consenso -”...i suoi genitori,credo”- Finì. Lo sguardo della ragazza si accigliò di colpo,guardava me,guardava lui,balbettava qualcosa.

-”Oh”- le veni fuori solo quello di comprensibile. Poi mi guardò con aria stranamente abbattuta.

-”è per questo che sei qui?”- mi chiese seria. Annuì.

-”So che sapete qualcosa di lui,e tuo fratello mi ha detto che aspirate ai miei stessi obbiettivi...”-

-”Aspetta”- mi fermò lei. Aprì leggermente la bocca quasi come se si fosse scandalizzata o qualcosa del genere.

-”Ma tu vai a raccontare e a reclutare in giro?!”- sbraitò a suo fratello che mi sembrava perfettamente tranquillo.

-”Mi ha ricattato!”- le spiegò alzando la voce. La ragazza sbuffò,mentre io mi ero lasciata sfuggire un sorriso nel ricordarmi quell'episodio. Come mi era venuto in mente quel trucchetto?!Non lo so ma era la prima volta che lo mettevo in atto.

-”Ok”- mormorò mentre si risiedeva -”Hai un posto dove stare?”- mi chiese,mi stupì,infondo si stava preoccuparmi per me.

-”No”- risposi.

-”Abbiamo una camera in più”- mi sorrise -”Sai,ho bisogno di un po' di compagnia. Questo stronzo mi lascia sempre a casa mentre lui va in giro con i suoi amichetti”- provocò il fratello tanto che le si avvicinò scompigliandole i capelli.

-”Stronza sarai tu”- sorrise ad entrambe e salì le scale,sentì i suoi passi in un possibile corridoio al piano di sopra.

-”Ah,già,mi chiamo Heather”- gli strinsi la mano che mi aveva teso.

 

Heather cucinava veramente bene,non so che piatto fosse,ma ti sicuro era squisito. Solo mentre mangiavano mi accorsi di quanto fossero diversi esteticamente,già,completamente diversi. Lei poteva sembrare una principessa tedesca,già,il carattere e i modi di fare sono azzeccati. Lui un qualche duca argentino,perfino l'accento dico io! Heather era di un anno più grande di me,Al almeno tre,ma non mi davano fastidio nonostante fossero stati tutta la mattina a farsi i dispetti e a punzecchiarsi a vicenda. La camera che mi avevano dato era confortevole. Ho detto che sarei rimata fino a quando non avremmo risolto questa storia. Mi serviva copertura,ero ancora minorenne.

-”Quindi...ora sei dei nostri”- mormorò Heather mentre mi porgeva il sale -”Mi sa che devo insegnarti qualcosina di autodifesa”- era assorta nei suoi pensieri. Battei Alejandro sul tempo,vedevo nei suoi occhi il desiderio di dire alla sorella come avevo ridotto quei ceffi.

-”Oh,no!Mi so difendere perfettamente”- spiegai freddamente,molto sicura di me.

-”Alla faccia se si sa difendere!”- Al non si era trattenuto. Sentì Heather sorridere.

-”Forte!Ma voglio insegnarti comunque una cosa sul combattimento,puoi stare certa che ti servirà”-

 

Mi ero seduta sul terrazzino davanti la casa,su un divanetto fatto di bambù e coperto da alcuni cuscini bianchi,a gambe incrociate. Osservavo l'ambiente intorno a me. Si sentivano solo i versi dei cavalli ogni tanto,il vento smuovere le corone degli alberi. Scorsi altri due Ranch,lontani,ma erano tutti collegati da una strada sterrata. Regnava una pace assoluta,capì immediatamente che mi sarebbe piaciuto stare lì. I cavalli mi avevano sempre affascinato,avevo intenzione di chiedere a Heather di insegnarmi,già,forse dopo.

Al quel punto mi sorse una domanda: chi ero veramente?

Già,quando mi sarei vendicata,cosa avrei fatto dopo?

Scossi la testa schiaffeggiandomi mentalmente. Dovevo pensare al presente,Papà me lo diceva sempre. Il futuro è un mistero che può essere scoperto solo con il tempo,bisogna guardare in faccia al presente,non avere paura del futuro...

Non avere paura di niente

-”Courtney?”- mi sentì chiamare dalla porta.

-”Vieni,ti faccio vedere una cosa”- Al mi fece segno di rientrare. Sospirai mentre lo seguivo attraverso il salotto. Non sapevo dove fosse diretto,scese le scale diretto forse in una sottospecie di cantina. Ma era tutt'altro.

Le pareti erano di un azzurro scuro,una saletta contenente dei computer e qualche scrivania. Le pareti erano ricoperte da fogli di giornale e fotografie,si sentiva il ronzio dei computer accesi.

Heather ci fece cenno di venire senza staccare gli occhi dal computer sul quale stava lavorando.

-”Che hai trovato?”- le chiese Al mentre si appoggiava con una mano sulla scrivania,guardando lo schermo.

-”A quanto pare il nostro Harry abbia investito denaro in un negozio di armi,e questo è un bene”- poggiò le cuffie sulla scrivania incrociando le braccia orgogliosa

-”Scopriamo dove si trova la sua residenza e il gioco è fatto”- finì Al serio,gli occhi gli brillavano.

-”Chi è Harry?”- chiesi a quel punto mentre mi avvicinavo anch'io.

-”Una specie di “apprendista” o qualcosa del genere,lo abbiamo già fregato una volta ma avevamo agito direttamente e abbiamo fallito. Lo rintracciamo e ci facciamo dire quello che ci serve”- mi spiegò Heather.

-”Difficile,fanno fare un giuramento,non aprirà bocca quello!”- aggiunse Al mentre occupava il posto della sorella sul computer. Lei si alzò incrociando le braccia scocciata.

-”Un modo ci sarà pure”- borbottò fra se. Non trattenni un sorriso sghembo.

-”Conosco un metodo infallibile”-

Rintracciarlo è stato più che facile. Quell'idiota,chiamato Harry,non aveva utilizzato un nome diverso dal suo per comprare quella pistola. Perfino io,una ragazza di soli quattordici anni, che quando si compra un'arma si devono dare dei documenti personali. Bastava rivedere le registrazioni e rubare gli elenchi dal negozio,la parte più facile. Ora sapevo dove abitava,sapevo tutto di lui,bé quello che mi serviva....avrei ottenuto quelle informazioni,con le buone o con le cattive. E spero tanto che bisogni passare al piano B....

 

 

 

-”Chi c'è?!”- sentì urlare nel garage pubblico,ormai eravamo solo noi quattro.

-”Patetico”- commentai con un fil di voce mentre osservavo il ragazzo con i capelli rossi qualche auto più in la.

-”Cosa hai intenzione di fare?”- mi sussurrò Al all'orecchio per non farsi sentire. Avvertì un brivido corrermi lungo la schiena ma mi imposi di non farci caso.

-”Semplice”- mi alzai in piedi,uscendo dal mio nascondiglio. Heather e Al restarono sbigottiti,credevano che avrei tramato un attacco a sorpresa forse. Al tentò di fermarmi,sì in effetti era un'idea apparentemente non logica,stavo agendo come solo io sapevo agire.

Harry si girò verso di me squadrandomi da capo a piedi. Il suo viso si rilassò assumendo una faccia del tutto compiaciuta.

-”Ehi,ciao”- mi salutò in modo per nulla confortante,non era un saluto amichevole.

-”Ciao”- contraccambiai senza fare una piega.

-”Cosa vuoi bambolina?”- Avrei voluto roteare gli occhi ma dovetti trattenermi.

-”Un'informazione”-

-”Prego”- mi si avvicinò pericolosamente.

-”Cerco un certo Micael Finch”-

Il suo viso mutò improvvisamente,si fece pallido in volto,si irrigidì.

-”Vattene!”- sbottò in malo modo voltandomi le spalle e dirigendosi verso la sua auto.

-”Lo so che lo conosci,voglio sapere dov'è,dove si nasconde”- ormai trasmettevo rabbia da tutti i pori,meglio per lui che me lo dicesse ora.

-”O detto di andartene!O sarò io a darti una lezione!”- meno due....

-”Muoio già di paura”- commentai,il mio scopo era aizzarlo contro di me,e ci riuscì in pieno.

-”Brutta ragazzina del...”- schivai abilmente un pugno diretto al mio viso,senza che se ne accorgesse torcei il suo braccio contro la sua schiena,era bloccato. Io ero più piccola di lui,ma non era un osso duro e la sua forza era pressappoco allo stesso livello della mia. Approfittai della sua debolezza per rovesciarlo a terra. Si rialzò quasi subito. Mi si avventò contro quasi ringhiando di rabbia,schivai un secondo pugno piantandogli un calcio nello stomaco,un altro e un altro ancora. Quando fu abbastanza debole gli rifilai tre pugni sul viso facendogli sanguinare il naso. Cadde a terra,cercò di rialzarsi ma lo atterrai definitivamente con un altro calcio. Io l'avevo detto che bisogna darmi retta.

Lo afferrai per i capelli tirando il capo leggermente su.

-”Allora?”- chiesi di nuovo. La cosa che mi infastidiva di più era il non poter uccidere quello stronzo. Mi serviva vivo accidenti!

Non parlò,mi guardò con astio. Ok,non potevo ucciderlo ma non ho detto nulla sulle torture a sangue. Tirai fuori uno dei tre coltelli che mi ero portata dietro.

-”Non ti muovi di qui finché non mi dici quello che voglio!”- con tutta la forza che avevo piantai il coltello nel suo avambraccio.

Urlò,sangue,gli colava sulla pelle,colava sul terreno,il parcheggio non era asfaltato,c'era terreno sotto. La mia mano era piena di sangue,ma non mi importava. Non si sarebbe mosso,era come incollato al terreno. Gli diedi qualche secondo per riprendersi,ma non disse nulla comunque.

-”Bene”- presi un altro coltello puntandoglielo sul polso,ma non colpì.

-”Facciamo una cosa,ogni volta che non mi rispondi perdi qualcosa ok?”- la mano,gliela avrei tagliata via,la prima volta che facevo una cosa del genere,ma non mi importava. Non mi credeva,non credeva possibile che potessi fare una cosa del genere. Sorrisi malignamente. Questo era libero arbitrio.

Un altro urlo

Cercai di contenere l'emozione che si propagava nei miei occhi,i suoi si erano fatti gonfi,quasi rivolti all'indietro,respirava a malapena. L'arto gli giaceva a terra,qualche centimetro di distanza dal polso,era pallido,senza vita,il sangue veniva assorbito in parte dal terreno,i pochi fili d'erba si colorarono di rosso. Il mio viso era bagnato,il sangue aveva raggiunto anche i miei capelli. Allora lo vidi che cercava di dire qualcosa,avvicinai il mio viso al suo per sentire meglio.

-”La...la sua residenza è poco lontana da....da San Francisco,California,sulle rive a...a est”- I suoi occhi si persero nel vuoto,mi fecero capire che non c'era più nulla da fare. “Morto” pensai alzandomi da terra,Al e Heather erano dietro di me,guardavano il corpo di Harry accigliati.

-”Mi sa che siamo noi a doverti chiedere una mano sai?”- mi fece notare Heather,non mi guardava. Al sbuffò incrociando le braccia.

-”Già visto”- commentò. Non trattenni una smorfia.

L'odore del sangue cominciava a darmi fastidio,mi faceva male la testa.

-”San Francisco,mica tanto vicino”- pensai ad alta voce mettendomi una mano dietro il capo.

-”Prenderemo il primo volo”- liquidò Al mentre riprendeva ad osservare il cadavere di Harry.

Cominciai a dirigermi verso l'uscita con Heather affianco.

-”Forse dovremo ripulire,la polizia potrebbe arrivare a te”- mi disse Al fermandomi.

-”Non ha tutti i torti”- lo assecondò Hetaher facendo le spallucce.

-”Oh,no”- dissi calma,ne restarono sorpresi -”La polizia mi crede morta da cinque anni,sono una “ragazza fantasma”,non lo sapevate?”- li guardai con un sorriso sghembo stampato sulle labbra. Sì,infondo io non ero sopravvissuta,ero morta con la mia famiglia anni fa,legalmente io non esistevo. E forse non esisteva neanche la mia persona,ero qualcuno fuori dal comune,qualcuno che non si trova tutti i giorni.

Io ero veramente un fantasma

Un'anima che vagava in cerca di vendetta,e l'avrebbe ritrovata,in un modo o nell'altro... 

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Capitolo 5
*** La vendetta ha il sapore del sangue ***


 

Uno dei capitoli più difficili da scrivere....

Non voglio dire che forse sarà un tantino rosso,ma prego a tutti quelli che non vogliono leggere scene eccessivamente violente di fermarsi non appena vedranno il mio avvertimento nel testo. Non perderanno nulla della storia,lo riassumerò nel prossimo capitolo...

Scusatemi molto per il ritardo ma con tutte queste interrogazioni non trovo mai un secondo libero!

Grazie infinitamente a tutti,

AnonimaKim

 

 

 

 

La vendetta

ha il sapore del sangue

 

***

Mi nascondevo,avevo paura. Non sapevo cosa sarebbe successo ai miei genitori,non sapevo nulla,non sapevo chi erano quelle persone,cosa volevano da noi?

Non dovevi disturbarti” era la voce di mio padre,era ancora vico,stava bene. Si sentì ridere

Oh,invece sì,sei una minaccia troppo forte,secondo te perché ho portato i miei uomini migliori?” ancora una risata,cupa e fredda.

Prendi me,lascia stare la mia famiglia”

No!No Jack!”- urlò mia madre. Sarei voluta uscire,sarei voluta uscire di lì e dire a Papà che non doveva andare con loro.

Mi dispiace,sanno troppo” un colpo di pistola,un corpo cadde a terra,non era morto

Papà” mormorai piano,stringevo la maglietta che avevo in dosso.

Perché Micael?Noi eravamo amici,non conta nulla per te” mio padre,soffriva,papà,non morire papà. Per favore,resta qui,non te ne andare.

Rise

No” un altro colpo di pistola.

JACK” mia madre urlò...

***

 

Gli occhi mi si aprirono di scatto,trovai davanti a me il sedile dell'aereo della fila davanti. Cercavo di riprendere a respirare,stavo soffocando. Quelle immagini,quei suoni erano troppo intensi,troppo assolutamente reali. Solo allora mi accorsi che quello non era un semplice incubo...quello era un ricordo. Avevo completamente dimenticato quello che era successo,il ricordo ora era molto più nitido,molto più vero. Ed ero sempre più iraconda.

-”Ehi Court,ti senti bene?”- mi chiese Heather. Annuì distratta guardando fuori dal finestrino. Erano amici,Micael e Jack erano amici...gliela avrei fatta pagare,non l'avrebbe spuntata....

Ti odio,ti odio con tutto il mio cuore Micael Finch” mi riaddormentai,scivolando in un sonno senza sogni....

 

 

-”Courtney,forza svegliati”- mi sentì scuotere da due mani forti,senza vedere capì che era Al. Mi misi una mano davanti alla bocca sbadigliando.

Eravamo arrivati,il caldo sole californiano mi irradiava la pelle,era una bella sensazione,a Seattle non c'era mai tutto questo sole. Tutto non faceva che ricordarmi perché ero lì: uccidere,quel bastardo sarebbe morto,morto nei modi peggiori che mi potessero venire in mente. Harry era stato fortunato,a lui avevo staccato solamente una mano,poi era morto dissanguato....non se la sarebbe cavata altrettanto bene Finch.

Heather aveva prenotato un Hotel non troppo lontano dalle coste,per solo due giorni,mi sarebbero bastati,eccome se mi sarebbero bastati.

La nostra camera era grande,mono stanza con tre letti.

-”Qual'è il piano?”- chiese Heather al fratello.

-”Entriamo nella residenza e lo facciamo fuori”- rispose lui sicuro senza indugiare. Feci una smorfia.

-”Come?”- chiesi io sicura della sua risposta.

-”Un colpo alla testa,semplice”- mi rispose Heather alzando un sopracciglio. Sorrisi maliziosamente.

-”Mi deludete”- commentai incrociando le braccia -”Ha ucciso la nostra famiglia ed è tutto quello che farete,un colpo indolore....no,non si fa così”- Mi guardarono seri,pensando a quello che avevo detto.

-”Questo scricciolo ha ragione Heather”-

-”Ehi!”- sbottai improvvisamente -”Come mi hai chiamata?!”-

-”Courtney,Courtney”- si corresse con un ghigno. Sbuffai.

-”ad ogni modo...”- riprese Heather -”Hai ragione,assolutamente”- certo che avevo ragione,io avevo sempre ragione.

-”Cosa pensi di fare?”- mi chiese allora Al.

-”Semplice,basta che la rabbia ti prenda in comando...”- detto questo mi ritira in bagno. Mi accovacciai contro il muro,per terra. Il mio sguardo assassino era rivolto ad un punto indefinito davanti a me.

-”Ti prenderò Micael,tu e tutti quei altri stronzi”- mormorai,chiusi gli occhi.

 

 

 

Mi lasciavo cullare dolcemente dal suono delle onde,sentivo l'energia della luna sulla mia pelle color caramello. Quando chiudevo gli occhi,era tutto meraviglioso,per un attimo vedevo la felicità,l'allegria che non avevo mai conosciuto. Mi vedevo come un'adolescente comunque,con la coda di cavallo,un bel sorriso sulle labbra,un ragazzo e una bella famiglia felice. Quando tornavo a casa c'era sempre mio padre ad accogliermi,mia madre e io andavamo a fare shopping assieme,mio fratello mi abbracciava,mi consolava se ne avevo bisogno. Una vita perfetta,piena di sorrisi e di gioie. Vivevo in pace,in serenità....ero una ragazza.

Ma quando riaprivo gli occhi,mi accorgevo di non avere nulla di tutto questo. Non ero una ragazza qualunque,non una qualsiasi. Non avevo niente,niente. E questo tutto per colpa loro

-”Sei pronta?Hai capito il piano?”- mi chiese Heather. Aprì gli occhi,ora,vedevo il mare. Una casa,una bella residenza vicino la scogliera.

-”Sì,ho capito”- risposi guardando la casa con astio. “Ci sono,ora saranno affari tuoi,ti pentirai di quello che hai fatto”...

Dovevo solo attendere il momento giusto per colpire....notte.

 

 

Attendevo in silenzio,guardando l'infrangersi delle onde sulla spiaggia. Avevo una voglia matta di uccidere,e non riuscivo a togliermi dalla testa il corpo morto di Micael Finch. Dopo che tutta questa storia dei miei genitori fosse finita,avrei fatto capolino anche all'assassino di Kassie.

Kassie,non ci pensavo da un po'

Mi mancavano infondo le giornate con lei,era serene,era sempre pronta a tirarmi su il morale. Voleva sempre il meglio per me,per questo ha fatto di tutto perché mi prendessero in quel bar proprio vicino a casa nostra. Non voleva che diventassi come lei,non voleva privarmi delle libertà di una ragazza,voleva darmi tutto ciò che poteva. Le volevo bene,le volevo bene. È in occasioni come questa che volevo sfogarmi,piangere,ma non ci riuscivo,era più forte di me. Non riuscivo a piangere,piangere è da deboli. Io sono a malapena un essere umano,non voglio niente e nessuno,non ho paura di niente,non provo nient'altro se non odio e sete di vendetta.

Niente

Sapevo che non avrei mai amato nessuno,non sono capace di amare,lo so.

-”A cosa pensi?”- mi chiese Al per passare il tempo. Avvertivo nella sua voce una parte dei miei sentimenti.

-”A quel brutto bastardo”- mi limitai a rispondere guardando il mare.

-”Non dimenticarti che ci siamo anche noi”- disse ironico guardando il terreno sotto i nostri piedi. Sorrisi debolmente.

-”Avrete la vostra parte”- mi diede una scherzosa pacca sulla spalla. Quello che mi piaceva di quel tipo,era che aveva iniziato a trattarmi come una persona e non solo come una ragazza. Avevo smesso di considerarmi tale da quando i miei genitori mi avevano lasciata da sola.

-”Oltre a quello”- riprese ridacchiando -”ricordati che non sei da sola,conta su me e mia sorella per qualsiasi evenienza. Ok?”- cercai di non incrociare il suo sguardo.

-”Non ne ho bisogno”- risposi senza essere troppo sgarbata.

 

 

Sentivo le mie scarpette nere rimbombare per tutto il corridoio. L'unico rumore al di fuori dei miei respiri,del mio cuore che batteva,che accelerava. Le mani con cui tenevo il vassoio di metallo argentato cominciarono a tremarmi di impazienza. Incontrai un paio di uomini che non fecero molto caso né a me,né al mio piccolissimo microfono che mi teneva in contatto con gli altri che si erano travestiti,stavano all'entrata della grande residenza,aspettavano il mio “ok” e la parte più interessante della missione sarebbe cominciata.

Mi fermai davanti alla porta ben decorata,alta. Strinsi le mani sul vassoio e presi un bel respiro. Bussai.

-”Chi è che spacca!?”- urlò il tipo dentro con irritante voce stressata.

-”Sono venuta a portare un tisana,me l'ha consigliato sua sorella”- anche una sorella aveva quel tipo,lo avevo scoperto poco prima ma mi serviva una scusa decente che fortunatamente funzionò.

-”Entra!”- feci come mi era stato detto,anche se avrei tanto voluto squartarlo in quel momento. Era una stanza molto grande,Micael sedeva sul suo letto con una sigaretta,era più giovane di quello che mi aspettassi. Pensavo a uno sui 50 con un pipa e la barba. Lui avrà avuto al massimo 40 anni,perfettamente rasato.

-”Puoi mettere lì”- mi disse con un gesto. Ubbidì e mi accorsi di quanto mi desse fastidio.

-”Puoi andare”- no

-”Se non le dispiace vorrei rimanere qui”- dovevo trattenermi,ancora un po'.

Avrai la tua vendetta,aspetta il momento giusto” mi ripetei nella testa con tutte le forze che avevo. Mi guardò malizioso,si alzò dal letti facendo qualche passo verso di me.

-”Prima....”- lo fermai prima che mi avvicinasse troppo. Solo per il fatto che avevo paura di lasciarmi dominare della rabbia e infliggerli una morte troppo veloce e indolore,no,questo non me lo potevo permettere. Lui aveva tradito mio padre,ucciso la mia famiglia e quella di Al e Heather,meritava di morire nel peggiore dei modi

-”Meglio che beva la sua tisana”- alzò un sopracciglio portando la tazza alla bocca. Mi guardava con maliziosità come se non vedesse l'ora,come se non vedesse l'ora di posare le sue mani su di me. Strinsi i pugni,cercando di trattenere con sempre più difficoltà il mio istinto assassino. Quando mi si mancava di rispetto in questo modo,la maggior parte delle volte diventavo una sottospecie di arma letale. Improvvisamente i suoi occhi vennero rivoltati all'indietro e il suo corpo cadde a terra rovesciando quel che rimaneva nel liquido della tazza. Con un sorriso sghembo mi inginocchiai vicino a lui.

-”Ora vedrai come ci divertiremo insieme”-

 

 

Non avrei mai pensato di farlo qui,in una piccola caverna naturale sulla spiaggia. Non avrei mai pensato di arrivare veramente a questo punto,al mio primo vero omicidio. Lo guardavo. Guardavo il corpo di Micael legato sul terreno sabbioso con delle speciali manette atrofizzanti,che gli impedivano di muoversi. Più lo guardavo,più sentivo qualcosa crescere dentro di me.

Non sapevo esattamente cosa fosse. Forse la rabbia,forse odio. Eppure mi avvertivo qualcosa di molto più debole che cercava di sovrastare queste emozioni negative. Ma non dovevo pensarci ora,ora era il momento che aspettavo da molto,troppo tempo. È da quella notte infernale che aspettavo la morte di Micael Finch,non l'avrei buttata al vento,mai.

Lui doveva morire,morire

Al e Heather,compresero in un istante tutto quello a cui pensavo. Gliene fui segretamente grata di accontentarsi di vederlo soffrire,morire. Avrei fatto valere anche i loro diritti.

Cominciò lentamente a svegliarsi,guardandomi con area spaesata. Io ricambiai osservandolo con uno sguardo assassino.

-”Cazzo sei tu?!”- provò a divincolarsi ma ci mise un attimo per capire che era inutile. Vidi comparire un velo di terrore sul suo volto,me ne copiasi.

-”Non ti ricordi di me?”- lo guardai dritto negli occhi,la mia rabbia cresceva sempre di più.

-”Forse però ti ricordi di mio padre”- cominciai a digrignare i denti incapace di trattenermi.

-”Jack Dowson”- finì. Allora capì tutto,con un solo mio sguardo. Impallidì.

-”Eravate amici!”- non riuscì a trattenermi oltre.

In un attimo fui sopra di lui,la lava affilata del mio coltello faceva leva sulla sua gola. I suo occhi erano terrorizzati,terrorizzati dai miei che sembravano ardere di odio.

-”Che...cosa vuoi?”- la sua voce era un sussurro flebile e spaventato. Oh,se aveva una più che buona ragione per aver paura.

-”Chi c'era con te quella notte?!”- alcune gocce di sangue caddero. L'adrenalina saliva velocemente.

-”John Harvey”- rispose con un unico respiro tremolante.

Un tuffo al cuore

In un attimo feci scorrere il coltello sulla sua gola,fortunatamente per me non era una ferita mortale....

Kassie....

Era lì quella notte,aveva mandato lui quei due uomini per ucciderla e....

aveva partecipato alla morte della mia famiglia

La furia di una bestia infuriò dentro di me, ero rabbiosa,mi facevano male i muscoli perché dovevo colpire qualcosa. Lui doveva morire,Micael Finch doveva morire,adesso!

-”Fidati questo è niente!”- urlai....

Ero arrabbiata,ero infuriata come mai era successo. Le tempie mi pulsarono e non ci vidi più,dell'odio.

Presi una siringa con al suo interno una droga adrenalinica e gliela piantai nel braccio sinistro,urlò dal dolore.

-”Non sverrai dal dolore prima che io abbia finito Micael!”-

.

 

 

 

 

 

Nota d'autrice: Per tutti coloro che non volessero leggere scene troppo violente e macabre possono fermarsi qui a leggere. Il riassunto di quello che è successo lo descriverò nel prossimo capitolo....

 

 

 

Mi sedetti su di lui guardandolo negli occhi con aria truce.

-”Vedi,infondo la mia famiglia non è l'unica che hai ucciso Micael”- per un attimo lasciai che mi calmassi un secondo.

-”Jack,lo ricordi vero?Certo che lo ricordi!Un tuo vecchio amico,eravate amici Micael!”- lasciai finalmente andare la mia mano. Il suono sordo del mio coltello nelle sue carni,mi piaceva. Soffriva e mi resi conto che mi piaceva. Ma non lasciai la presa

Feci scorrere la lama sul suo petto,il sangue bagnava già del tutto le mie mani.

Mi piaceva

Non esisteva più nulla nella mia mente,vuota,del tutto. I miei occhi ardevano di rabbia,sembrarono andarmi a fuoco. Continuavo a stringere sul manico del coltello. Le carni si videro dopo,una mischia di sangue e pelle che mi avrebbe fatto impressione se non fosse stata accecata dall'odio e dal disprezzo dalla vendetta. Un vortice di sangue cominciava a formarsi attorno al suo corpo. Gli occhi erano spalancati,gonfi,ma non poteva svenire,o no,non si sarebbe perso niente.

Lo odiavo,si meritava di soffrire così

Poi nella mia mente si fecero largo ricordi lontano,mio padre,mia madre....Sapevo che l'uomo che stavo uccidendo gli aveva pugnalati alle spalle senza alcuna pietà. Era anche sua la colpa,colpa di non averli lasciati vivere con me. Io li amavo,e lui era solo un mostro che andava eliminato...

-”Il tuo...il tuo tradimento”- mormorai con un fil di voce. Improvvisamente avvertì qualcosa pulsare ancora sotto il mio coltello,il cuore.

Era ancora vivo,mi sentiva ancora

Quello era lo stesso cuore che aveva tradito mio padre,non lo meritava più ormai. Mi veci largo tra le carni,tra le ossa bianche delle costole che proteggevano quell'organo. Sembravano proteggerlo da me,assassino e truce il suo corpo come la sua anima,non ce l'avrebbe fatta. Tagliai ogni singola vena che incollava quella fonte di vita al corpo.

Smise improvvisamente di pulsare

Sorrisi con le mie labbra insanguinate

Presi in mano il suo cuore rosso e gorgogliante di sangue,il corpo morbido e caldo aveva ormai smesso di galoppare per la vita. Lo strinsi,il sangue colò ancora.

Il cuore e l'anima che avevano tradito la mia famiglia erano stati sterminati,fatti a pezzi. Non esisteva più Micael Finch,grazie a me Nessuno se ne sarebbe più preoccupato.

La rabbia si fece meno a mano più lieve fino a scomparire temporaneamente dalla mia mente. Ma l'ira era ancora presente,nel mio cuore fatto di ghiaccio che non avrebbe mai potuto sciogliersi,era presente,era la mia compagna,era un parte di me.

Mi sentì meglio

Sorrisi

La vendetta aveva il sapore del sangue

 

 

 

Aprì lentamente gli occhi,osservando ancora una volta la moltitudine di stelle del firmamento attraverso l'oblò dell'aereo. Notte,Al e Heather dormivano sogni non troppo tranquilli. Avevano fatto a pezzi loro il corpo di quell'essere,e ne avevano bruciati uno ad uno.

John Harvey

Sorrisi ancora. Kassie sarebbe stata felice di vedermi ora,che avevo intrapreso un cammino fatto di sangue.

Non volevo preoccuparmi ora di lui,ora volevo solo dormire

Lasciarmi andare nel vuoto,lasciare che il buio si impadronisse di me.

I sogni solo l'unico posto dove ci si può rifugiare

senza paura

Senza vita 

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Capitolo 6
*** Occhi Azzurro Ghiaccio ***


 

Mi dispiace ma non ho retto alla tentazione di pubblicare anche questo capitolo,in genere mi gestisco con il tempo ma non ho proprio resistito XD

Questo capitolo mi piace un sacco e dal titolo già faccio intuire tutto...

Buona lettura...

AnonimaKim

 

  

 

Occhi azzurro ghiaccio

 

***

Era buio,completamente. Un'oscurità terrorizzante per chiunque,per chiunque eccetto me. Mi sentivo sicura come non mai,camminavo nel vuoto senza alcun timore. Poi accadde di ritrovarmi in una stanza,era ancora buia,con a terra tre corpi. Nella mano destra stringevo un pugnale,lo osservai. Mio padre,faceva quei bei lavori di armi per passatempo,questo,avrebbe detto che me lo avrebbe regalato quando avrei compiuto 18 anni.

I corpi,sapevo che erano i tre assassini della mia famiglia,non li vedevo in volto,lo sapevo e basta. Mi sentì soddisfatta,avevo vendicato finalmente i miei genitori,Kassie... Sì,li avevo vendicati tutti. L'orgoglio divampò in me in un istante,ma fu solo per un attimo.

Poco a poco mi sentì cadere. Dov'era...dov'era quella felicità che avrei dovuto sentire?

Li avevo vendicati eppure...non mi sentivo meglio.

Mi sentivo male,non era cambiato nulla. Niente,ero ancora triste e sola....

SOLA

Era ancora buio intorno a me,un abisso in cui volevo lasciarmi cadere....

Cosa fai?” una voce aveva parlato alle mie spalle,roca,maschile. Mi girai. Ero inginocchiata a terra,ma quella figura poco lontana da me era comunque alta. Distinguevo poco i contorni,l'unica cosa che sembrava farsi spazio nell'oscurità erano due grandi occhi azzurro ghiaccio. Mi guardava,sembrava divertito dalla mia disperazione.

Che vuoi?!” urlai con la mia solita delicatezza femminile. Mi alzai in piedi,nonostante fosse a qualche metro di distanza potevo ben vedere che era più alto di me.

Che cosa hai ottenuto Courtney,cosa?” mi si avvicinò,i suoi occhi si facevano ogni secondo meno lontani dai miei. Intanto,comparvero a terra i cadaveri della mia famiglia,di Kassie.

Pensi che questa sia la tua felicità?” provai ad indietreggiare,ma fu inutile. Mi sentivo le gambe pesanti,ma soprattutto ero come immobilizzata da qualche oscura forza.

Stammi lontano!” urlai ancora,ma non mi ascoltò,i suoi occhi erano a qualche centimetro di distanza dai miei.

No” rispose semplicemente.

Non so cosa accadde di preciso dopo

Sentì qualcosa di caldo e umido poggiarsi sulle mie labbra,qualcosa di meraviglioso,paradisiaco. Poco a poco una luce pacifica e delicata cominciò a rompere il buio e me ne accorsi.

Erano le sue labbra sulle mie

***

 

Cacciai un urlo,ritrovandomi seduta sul letto,sudavo freddo. Ansimavo al ricordo di quel sogno,sentivo il cuore battermi a mille. Misi una mano sul petto cercando di calmarmi,era ridicolo. Subito dopo la mia mano si posò sulla fronte,fortunatamente non mi sembrava di essere ammalata,ma la verità era che non riuscivo a togliermi dalla testa quello che era successo. No,quello era solo un sogno,quel che diceva quel ragazzo non era vero,niente era vero. O forse sì,insomma aveva ragione,un po'. Quando li avrei uccisi tutti,non sarei stata felice,no. Ma non era la felicità che io volevo o meglio....la volevo un tempo,ora no,ora volevo solo vendicare la loro morte,ecco tutto. Forse solo a quel punto avrei potuto avere una piccola fetta di felicità.

Ma la cosa che non capivo era come avessi potuto sognare una cosa del genere. Perché avrei dovuto sognare un bacio?Forse,quel ragazzo rappresentava quello che un piccolo angolo della mia anima provava,pensava,il mio sub conscio magari. Ma il bacio?Che cosa c'entrava quel bacio così bello?

No,dovevo smetterla di fantasticare su queste cose assurde!L'amore non esisteva,non esisteva,era solo un illusione umana,finisce tutto prima o poi.

Fa solo soffrire

 

 

Scesi a fare colazione,consapevole che con molta probabilità questo sarebbe stato l'ultimo giorno con Heather e Al. Mi dispiaceva,in fondo,un po',loro non erano male. Silenziosa,mi sedetti al tavolo bevendo un sorso di latte e caffé.

-”Buongiorno”- borbottò sottovoce Heather.

-”Buongiorno”- sospirai. Cercai di rimanere neutra e inespressiva. Non vidi Al,probabilmente stava ancora dormendo.

-”Allora hai intenzione di andartene?”- mi chiese Heather. Mi piaceva il fatto che non le interessassero i giri di parole,era diretta,come me.

-”Bé...penso di sì”- mi limitai a rispondere allora.

-”Sai,non era male averti con noi,eri....sì,simpatica”- quasi mi venne da sorridere,stava cercando anche lei di essere inespressiva ma non ci veniva bene a nessuna delle due. Ci sentivamo stranamente bene insieme,i nostri caratteri si somigliavano.

-”Grazie”-

-”Hai urlato. Un altro incubo?”-

-”Sì”- risposi

-”Ne fai spesso”- notò abbassando il capo.

-”Già,questo poi...era particolarmente strano”- grazie al cielo non mi chiese nient'altro di quell'incubo. Sentì dei rumori,dei passi percorrere il corridoio.

-”Ehi!Già sveglie?!”- Alejandro comparve sulla porta. Poi il suo sguardo si posò su di me.

-”Carina”- commentò inarcando un sopracciglio. Feci caso solo ora a me stessa,ero ancora in pigiama,un pigiama che includeva solo una maglietta a top e un paio di pantaloncini molto corti. Gli feci la linguaccia incrociando le braccia.

-”Che bambina che sei!”- commentò sbuffando. Si sedette anche lui al tavolo.

-”Sarà meglio che mi prepari”- dissi. Al alzò di scatto lo sguardo verso di me guardandomi allibito.

-”Non credevo che volessi andare via,intendo,non ancora”-

-”Cosa dovrei aspettare?!Ho dei pesci da pigliare io!”- sbottai alzando la voce.

-”Ma non capisci che non ce la puoi fare da sola!?”- si alzò dalla sedia poggiando le mani sul tavolo,non mi feci intimidire e lo imitai.

-”E invece sì che posso!”- ma anche su questo avevo seri dubbi,ma ormai ero troppo dentro la discussione per ricredermi.

-”No,sei ancora una bambina,hai solo quattordici anni!”-

-”Ne compirò quindici fra solo una settimana,sono capace di badare a me stessa!”-

-”Ascolta,se sei riuscita a riacchiappare Micael Finch è stato solo perché se ne era tirato fuori!Non puoi entrare in rivalità con la Mafia e con la polizia da sola!”- non aveva tutti i torti. Già,come avrei fatto?Me ne accorsi solo ora di ciò a cui stavo andando in contro. Vedendo la mia difficoltà sospirò mettendosi seduto.

-”Ho...alzato la voce”- guardai altrove. Fui tentata dal dire “scusa” ma non lo avevo mai fatto,non avevo intenzione di incominciare ora.

-”Forse potrei aver bisogno...di una mano”- non sopportavo l'idea di dovermi arrendere. Insieme avremmo potuto fare grandi cose,me lo sentivo. Mi sorrise.

-”Potremo fondare una sorta di squadra “anti-mafia”. Sarebbe forte”- disse Heather. Non era affatto male come proposta.

-”Io ci sto,meglio essere amici che nemici”- Al tese la mano in avanti,Heather lo copiò poggiando la sua mano su quella del fratello.

-”Affare fatto”- copiai il gesto. Forte,facevo parte di una squadra.

-”Chi è il prossimo?”- mi chiese Al facendomi l'occhiolino. Sorrisi,quasi divertita,ma mi ricredetti immediatamente quando pensai a quel nome.

Kassie,brutto figlio di....

-”John Harvey”- risposi digrignando i denti. Mi guardò confuso.

-”Duncan?!”- E questo chi era adesso?!

-”Ehm...cosa?”- chiesi ma a quanto pare nessuno mi stava ascoltando.

-”Non era quel tuo amico?”- fece Heather al fratello sempre più pensieroso.

-”Duncan Harvey,sì”- rispose,poi mi guardo.

-”Ok,mi sono persa qualcosa....chi è Duncan adesso?”- dovevo assorbire le informazioni una per volta,mi stava facendo male la testa.

-”Un mio vecchio amico,porta lo stesso cognome e sapevo che il padre era coinvolto in un circolo di Mafia...magari c'entrano qualcosa”- mi spiegò. Mi si accese una scintilla di felicità e speranza negli occhi. Forse avevamo la nostra esca.

-”E dov'è?”- chiesi velocemente,quasi con foga,con fretta di sapere tutto.

-”Al riformatorio penso io”- rispose un po' incerto.

-”Allor.....aspetta....Riformatorio?”- Minorenne. Era minorenne.

-”avrà al massimo diciotto anni”- si intromise Heather posando la tazza sul tavolo.

-”Dovrei tentare,quindi?”- azzardai. Al mi guardò malizioso.

-”Non ti servirà solo per le informazioni,se riusciamo a portarlo dalla nostra parte potrà aiutarci ad entrare nel circolo...dato di fatto”- fece le spallucce guardando altrove.

-”Come diamine faccio a portarlo dalla nostra parte senza...bé fargli fare la stessa fine di Harry?”- incrociai le braccia pensierosa. Non conoscevo altra maniera. Ma mi sembrava una manna dal cielo,avevo un'altra esca,bene. Questo ragazzo mi sarebbe stato molto utile.

-”Non guardare me!”- sbottò Heather rivolgendosi al fratello che la guardava in modo alquanto malizioso -”Io con quello proprio non ci voglio avere a che fare!E so a cosa stai pensando!”- lo accusò Heather. Mi veniva di ridere,la faccia che aveva fatto era stata divertentissima. Ma poi ci rimuginai sopra,ritrovai la mia aria seria e neutra.

-”In che senso?”- chiesi ad Al.

-”Ho pensato che per convincerlo con maggior determinazione bisognerebbe “mandare” una ragazza,certo,lui è mio amico e accetterà comunque ma...non si è mai troppo sicuri”- lo guardai storto

-”Intendo....che magari si fa convincere più facilmente da una ragazza”- si corresse subito. Non ero così stupita da chiedere il perché. Già capito con chi avevo a che fare.

-”Faccio io”- mi proposi senza indugiare -”Ma con mio metodo,non con quello che pensi te”- sbottai. Certe volte,mi ricordavo una bambina capricciosa.

-”Stai attenta a giocare con il fuoco Courtney,con troppa sicurezza sulle tue azioni potresti finire per bruciarti”- ridussi gli occhi a una fessura,sul mio volto apparve una smorfia irritata. Ero brava a giocare con il fuoco,non mi sarei bruciata. Non mi importava chi era questo ragazzo,non mi importava del suo carattere,non mi importava di lui. Non mi faceva paura anche se Al cercava di mettermene. Non riuscivo a capire perché era così ostinato a farmi ricredere,era davvero così terribile?Andiamo!Era solo un ragazzo,che poteva fare a me?!E per me,non intendo “ragazza”,per me intendo “me”. Non aveva speranze,meglio che stia dalla mia parte....

 

 

 

Una corsa sfiancante,eravamo finalmente arrivate in lavanderia. Per non farci vedere dalle guardie del riformatorio avevamo corso per quasi mezz'ora prima di trovare la lavanderia. Il piano? Essere

-”Allora..”- Heather prese fiato,mi girai verso di lei -”Il piano è sembrare poliziotti,cerchiamo e...bum!Il gioco è fatto!”- io la guardavo ancora perplessa. Indossò una divisa blu,con un cartellino su cui era scritto “Eva Newton”. Inizialmente rimasi sorpresa perché nelle prigioni maschili i poliziotti sono tutti maschi,ma non appena guardai la sua fototessera compresi tutto. Una tipa di quelle toste,meglio così. Heather si coprì il viso per non essere riconosciuta. Indossai la mia,attrezzandomi del mio solito coltellino e l'attrezzatura tra cui manette,pistola e bastone. La divisa era di un ragazzo chiamato “Harold Westy”,capì che quello era il classico tipo di ragazzo che doveva fare qualcosa per la comunità,non avrebbe mai dovuto mettere piedi qua dentro.

Io e Heather uscimmo dalla stanza.

-”Ascolta,ci dividiamo ok?”- sussurrò a bassa voce.

-”Ok ma...io non ho mai visto questo tipo. Come merda lo trovo?”- Ecco,questa non se la aspettava.

-”Chiedi alle guardie,oppure apri le orecchie e cerca di ….”- venne interrotta dal passaggio di due guardie. Mi diede una leggera spintarella spingendomi dalla parte opposta alla sua. Ecco,fantastico!Non sapevo neanche che dovevo fare!? Ma era troppa la determinazione di trovarlo.

La mensa era stracolma di ragazzi che mangiavano come....come un branco di maiali,non feci una piega.

-”Ehi tu!”- mi girai,trovandomi davanti un uomo alto e robusto,abbassai ancora di più la visiera del cappello per non formi riconoscere -”Harold!è il tuo turno in cortile!Che cosa diamine ci fai qui?!”-

-”Mi...mi scusi,ha ragione”- risposi imitando una voce maschile. Mi guardò storto per un'istante ma poi per mia grande fortuna decise di lasciar correre.

-”Muoviti!”- senza aggiungere altro,mi diressi verso il cortile.

Osservavo tutti quei ragazzi. Non potevano essere qui per gli stessi crimini commessi da me,se fosse così,ora starebbero al manicomio.

Mentre camminavo,la mia attenzione fu catturata da un gruppo di ragazzi,più grandi di me a occhio,ma di poco. Camminavo come altri poliziotti in mezzo a tutti senza problemi,nessuno mi diceva nulla se non per guardarmi storto. Passai vicino a quel gruppo di ragazzi di poco fa,li guardavo sottecchi cercando di cogliere un nome famigliare.

Andai a sbattere contro qualcosa,per poco non mi cadde il cappello che avrebbe rivelato la mia identità femminile.

No,qualcuno

Ancora prima di poter dire qualcosa,avrei voluto dirgliene quattro sentì una voce davanti a me.

-”Ehi!Pezzo di sfigato!Sta attento a dove cammini”- il ragazzo mi diede una leggera spinta e solo allora lo vidi.

Era più alto di me,di un anno più grande forse. Era vestito in un modo osceno,con i jeas blu e una maglietta semi aderente nera con un teschio bianco sopra. Non riuscì a guardarlo in faccia senza essere vista.

-”Rifiuto organico!Come ti permetti di parlarmi così!?”- Alzai la voce imitando ancora una voce roca. Sembrò quasi restarne sbalordito.

-”Ma da quando Harold fa così l'uomo?!Eh?!”- sentì ridere lui e i suoi amici là intorno.

-”Da quando mi pare!”- sbottai indignata,cercai di tenere lo sguardo basso,non potevo farmi scoprire.

-”Ehi Duncan,forse ha bisogno di una lezione!”- risero ancora. Mi bloccai per un secondo. Mio dio!

-”Tu sei Duncan Harvey!”- La mia assomigliava a un'accusa,lo avevo trovato. Proprio come immaginavo,quel tipo di ragazzi che non hanno niente di meglio da fare che andare in girò a fare gli idioti

-”Ehm....sì”- sbuffò. Cominciava a darmi sui nervi,non sarebbe campato troppo se avesse continuato così.

-”Vieni con me,ora!”- gli comandai decisa.

-”Ah sì,e chi mi costringe?!”- mi tremarono le mani,strinsi i polsi. Dovevo trattenere i miei impulsi auto difensivi assassini.

-”Ha detto di andare!”- una voce parlò,era taroccata,era quella di Heather. Le dovevo un favore. Duncan non si mise contro noi due,così si limitò a seguirmi. Mi dava fastidio non poterlo vedere in faccia. Passammo vicino uno sgabuzzino abbastanza grande,secondo me,e non appena fummo davanti alla porta lo spinsi dentro chiudendo a chiave.

-”Ma che cazz...”-

-”Zitto!”- sbottai ancora. Questa volta,la mia voce era del tutto naturale. Rimase in silenzio. Sbuffai. Mi tolsi il cappello facendo cadere i miei capelli mori sulle spalle,guardandolo con i miei bei occhi neri.

Quello che non mi aspettavo,fu la mia reazione

I cappelli neri,alcuni raccorti in un pezzo di gel,colorati di verde,un piercing sull'orecchio e uno più piccolo sul naso. Mi guardava sconcertato,sorpreso,senza parole,la bocca semi aperta dallo stupore di ritrovarsi davanti a una ragazza,così,senza un minimo di indizio,soprattutto se pensava che fossi un'altra persona. Io potevo sembrare calmissima ai suoi occhi,lo guardavo con uno sguardo freddo e inespressivo. Ma dentro di me posso assicurare che non era affatto così...

Quello che mi sorprese,quello che mi fece quasi cadere,non era tutto quello fin ora descritto di lui. Non era per il fatto che era anche tremendamente bello,no...

Quello che mi colpì in assoluto,erano i suoi occhi

E non so per quanto tempo restai a guardare stupita nell'anima....

 

 

.....Quei suoi occhi azzurro ghiaccio.....

 


 

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Capitolo 7
*** Possibile Alleanza ***


 

Un nuovo capitolo,bene,sto procedendo abbastanza velocemente e mi sento sempre più ispirata!

Buona lettura a tutti!

AnonimaKim

 

 

 

Possibile

alleanza

 

 

 

 

-”Non era di certo una cosa che mi aspettavo”- borbottò il ragazzo tra se e se abbassando per un secondo lo sguardo. Rimasi immobile,senza dire niente. Mi rivolse un sorriso sghembo.

-”Ok,hai vinto tu”- alzò le mani in segno di arresa. Alzai gli occhi al cielo per un secondo.

-”Sono qui per una questione importante”- Andai diritta al punto,non avevo tempo da perdere con quel rifiuto organico. Mi aspettai un'occhiata maliziosa,di fatti fu quello che accadde.

-”Ah,ho capito”- ne rimasi un secondo perplessa -”Ecco perché mi hai portato nello sgabuzzino bambolina”- mi fece l'occhiolino.

-”Non ho tempo da perdere!”- sbottai cercando di prendere il sopravvento su di lui,ma continuava a guardarmi con quel suo sorriso malizioso. Nessuno dovrebbe mettersi contro la mia pazienza.

-”Allora possiamo iniziare subito”- non sapevo neanche se facesse sul serio oppure stava scherzando. Non volevo di certo scoprirlo. Raccolsi tutte le mie forse fisiche e lo spinsi contro il muro. Sentì i suo muscoli contrarsi,avrebbe potuto respingermi in qualunque momento ma non lo fece. Se ne resto lì con quel maledettissimo sorriso a guardarmi.

-”Ascolta!Non sono venuta qui per perdere tempo!Voglio sapere una cosa. Conosci John Harvey?!”- lo guardai con astio,il suo sorriso svanì dalle labbra. I suoi occhi si separarono dai miei,corrugò leggermente la fronte.

-”Come lo conosci?”- mormorò serio,per la prima volta.

-”Lo conosco e basta!”- tagliai corto io

-”Allora dimmi perché lo vuoi sapere”- i suoi occhi azzurri cercarono di invadere i miei. Capì immediatamente che quella sarebbe stata una cosa che avrei odiato di lui.

-”anche questi sono fatti miei”- la mia aggressività si fece leggermente più flebile dopo aver capito di aver catturato la sua attenzione. Mi guardò per un altro istante. Sorrise sghembo.

-”Scusa,ma proprio non posso aiutarti”- rivolse il suo sguardo altrove,per un secondo rallentai la presa e si diresse verso la porta. No,non poteva essere così. Velocemente lo afferrai per il braccio.

-”è importante!”- ricapitolai alzando la voce -”Mi servi”- non potevo credere di aver detto una cosa del genere. Lui era l'unico che poteva aiutarmi adesso,non poteva scappare. Se si fosse rifiutato avrebbe sopportato lo stesso trattamento di Harry. Voltò la testa dalla mia parte. La sua serietà si era dileguata in un secondo.

-”Altrimenti che fai?”- mi prendeva per una ragazzina viziata. Odiavo quando le persone mi consideravano qualcosa che non ero. Caricai il coltello sul fianco e lo guardai combattiva.

-”Fidati,meglio per te non saperlo”- ridussi gli occhi a una fessura. Pochi attimi dopo sapevo di averlo convinto. Sospirò rassegnato.

-”è mio padre”-

Me lo dovevo aspettare,lo stesso cognome infondo

Eppure non potevo ancora credere che lui fosse figlio di John,no,non me ne compiacevo.

-”Che c'è bambolina?Sorpresa?!”- Alzò un sopracciglio. Strinsi i denti e serrai i pugni per scaricare rabbia e tensione.

-”Dimmi dove posso trovarlo”- gli ordinai fredda,cercando di non dare a vedere le mie emozioni.

-”Che ne so?!!Non ho la minima idea di dove sia”- mi rispose facendo le spallucce.

No,avevo fatto tutta quella fatica per nulla allora. Lui non mi era affatto utile. Non sarei mai arrivata anche a John,e sono sicura che la Mafia mi stava dando la caccia. Non avevo nulla su cui basarmi mi ero arenata. No,non lo avei permesso. Un'idea mi balenò in testa.

-”E se io e te facessimo un patto?”- piccolissimo trucco. Prima fai giurare e poi tratti. Mi guardò tra l'incuriosito e il malizioso.

-”Che genere di patto?”- cercai di non gasarmi troppo,non era ancora detta la sua collaborazione.

-”Mi aiuti a trovare tuo...tuo padre”- sperai in un'occhiata diversa.

-”E tu....?”- alzò un sopracciglio,in attesa. Già,anch'io dovevo fare la mia parte,forse era l'unico modo per convincerlo.

-”Io ti aiuto ad evadere”- risposi decisa. Alzò lo sguardo per un secondo,ci stava pensando.

-”Mi sembra un po'...povero insomma,non è che ci guadagni molto”-

-”Fattelo bastare!”- sbottai,ghignò in silenzio. -“Allora...?”- chiesi impaziente

-”allora si può fare ragazza”- si limitò a rispondere. Lo guardai per un istante,poi capì che non c'era fondo logico a quello che stavo facendo,intendo...perché i suoi occhi mi piacevano così tanto?

 

 

Heather mi raggiunse poco dopo,fu facile uscire da lì. Duncan si nascose nel cumulo di abiti da riciclare e io e Heather uscimmo per “fare il nostro lavoro”. Il risulto fu salire sulla macchina di Al senza difficoltà.

Non appena posai la schiena sul sedile,tirai un sospiro. Sì,ce l'avevo fatta anche sta volta.

Heather spinse Duncan vicino a me.

-”Ehi!Heather,vacci piano!”- sbottò lui con un'occhiataccia

-”Zitto!”- sbottai ancora io mentre Heather chiudeva la portiera e si sedeva davanti. Al mise in moto. Il ragazzo seduto accanto a me notò subito l'amico al volante.

-”Dì la verità. Ci godi quando la tua ragazza se la prende con me. Cos'è l'hai mandata tu?”- Al ghignò ma si limitò a scuotere la testa.

-”Non è la mia ragazza”- non sapevo neppure di cosa stessero parlando. Poi mi resi conto che era io qui l'unica ragazza che poteva essere la sua fidanzata.

-”Non è un po' piccola per te?”- continuò lui ignorando i miei sguardi gelidi. Scorsi una smorfia irritata sul volto di Heather,che mi fece parecchio incuriosire.

-”Il nostro patto non comprendeva prese in giro”- cominciava a darmi veramente sui nervi,solo con quel sorrisetto del cavolo superava i miei parametri.

-”E allora cosa comprende?Non ho capito cosa dovrei fa...”- non terminò la frase. Le sirene della polizia risuonarono dietro di noi. Al accelerò,sparandosi sulla strada come un missile. Per l'accelerazione diedi una botta in tasta sul copricapo del sedile.

-”Ci mancava solo questa!”- imprecò Heather

-”Accelera!”- urlai io mentre le due macchine dietro di noi recuperavano terreno.

-”Sto andando al massimo della velocità Courtney!Dobbiamo trovare un modo per seminarli”- sbuffai agitata. Non potevo scompormi così,dovevo trovare una soluzione veloce.

-”Dammi la pistola Heather”- le ordinai porgendole la mano.

-”Cosa?!”-

-”dammela,ho un'idea”- ripetei ancora una volta. Non avevamo scampo e fu costretta a darmi retta. Aprì il finestrino,caricai la pistola.

-”Cosa stai facendo?”- mi chiese Duncan mentre guardava nervosamente dietro di lui.

-”Ci tiro fuori dai casini!”- mi sporsi velocemente e con un colpo secco mirai e sparai alla ruota anteriore della macchina con le luci lampeggianti. Mi ritirai sul sedile altrettanto velocemente. Udimmo qualche sgommata ma Al non rallentò. Fui tentata dal sospirare ma mi resi conto che sarebbe stata una cosa del tutto inutile.

 

 

 

-”Ora mi spiegate cosa succede?!”- il ragazzo si sedette su una dell sedie della cucina. Heather e Al lo imitarono mentre io rimasi appoggiata al muro.

-”Succede che mi devi dire tutto quello che sai su John Harvey”- pensavo che ormai lo avesse capito. Non riuscivo a farlo ragionare con serietà.

-”è sempre così scorbutica?”- chiese divertito a Al. Cominciavo ad innervosirmi.

-”sì,e fidati non è una cosa positiva mettercisi contro”- rispose lui abbastanza serio. Mi sentì stranamente orgogliosa di me stessa.

-”Sai,dovresti dargli ascolto”- mi appoggiai al tavolo scandendo bene le parole

-”Allora?”- lo guardai gelida. Sospirò,con un velo di irritazione sul viso.

-”Non ho idea di dove sia mio padre!Ricordo solo l'abitazione di un suo vecchio amico,nient'altro”-

-”Parla!”- gli ordinai sempre più impaziente.

-”Ehi!Forse è meglio che ti calmi!”- si alzò dalla sedia,aveva alzato la voce,irritato.

-”perché dovrei farlo?!”- risposi io acida.

-”Non sono a tuo servizio!Il nostro è solo un patto!”-

-”Aiutami o ti assicuro che saranno affari tuoi mi hai capita bene?!”- fece in tempo a guardarmi male,vedevo che stava per dire qualcosa di pungente,ed ero pronta a controbattere ancora. Se non avesse capito sarei passata alle maniere forti. Non avrei resistito un solo minuto di più.

-”Finitela!”- La voce di Heather ci interruppe bruscamente, Al ormai scuoteva la testa.

-”Cercate di chiarire per favore!”- avrei voluto controbattere,dovevo farlo. Ma non potevo,non adesso. Cercai di trattenermi con tutte le mie forze.

-”Non c'è nulla da chiarire”- mormorai scontrosa,mi appoggiai di nuovo al muro e lo vidi risedersi.

-”Parleremo domani!”- Al non ce la faceva proprio più a vedere occhiate furenti essere lanciate dai nostri occhi.

-”Ok,vado a riposarmi un po'”- uscì dalla stanza senza dire altro,mentre salivo le scale diretta nella mia stanza sentì altri passi dietro di me. Mi girai.

-”Ti faccio compagnia,sai non mi va di restare da sola con quelli”- Heather sembrava leggermente preoccupata di restare da sola,non perché non fosse capace di dominare quei due,ma nei suoi occhi lessi che era già stata troppe volte partecipe di quella sensazione. Capì come poteva sentirsi a disagio anche una persona forte come lei senza un'altra ragazza nel gruppo.

-”Ok”- risposi e ripresi a salire le scale,seguita dalla ragazza.

-”Ti consiglio di chiudere la porta a chiave sta sera”- mi disse quasi divertita mentre entravo nella mia stanza e mi sedevo sul letto. La guardai perplessa mentre era ancora rimasta sulla soglia della porta.

-”Credo proprio che avremo un quarto ospite questa sera”- si sedette accanto a me dopo aver chiuso la porta. Mi misi a gambe incrociate.

-”Ci provi a mettere piede qua dentro e lo scanno!”- la sentì sorridere.

-”Chiudila comunque,sai,non si è mai troppo sicuri”- non era affatto seria,anzi,scorsi dell'ironia nelle sua parole.

-”è tanto diverso da Al?”- chiesi. Ovviamente intendevo se avesse un lato un po' più approfittativo. Abbozzò un sorriso.

-”No,non troppo poi alla fine. Ma diciamo che di ragazze se ne intende di più”- avevo perfettamente capito con che genere di persona avevo a che fare,anche se forse avevo sopravvalutato qualche punto.

-”Perché ti ha dato fastidio?”- chiesi allora spinta dalla curiosità. Mi guardò confusa.

-”Cosa?”-

-”Perché ti ha dato tanto fastidio quando Duncan ha detto quelle cose su me e Al?Ok,non è che io abbia reagito diversamente ma....”- capì e mi sembrava che un volo di rossore le avesse ricoperto il viso. Abbassò il capo,guardando il pavimento.

-”è...un segreto,se te lo rivelo,non dovrai dirlo a nessuno”- il suo tono di voce di fece più freddo e pungente. Annuì con un cenno del capo. Sospirò.

-”Io e Al.....non siamo veri e propri fratelli ecco”- si massaggiò il capo,nervosa. Ne rimasi quasi colpita. Non perché non me lo aspettassi del tutto,ma mi pareva quasi impossibile che due ragazzi come loro potessero convivere con un'amicizia così stretta senza che tra loro nascesse qualcosa.

-”Sono stata adottata dalla sua famiglia”- spiegò ancora.

-”e siete rimasti sempre e solo amici?”- chiesi per porre fine hai miei dubbi.

-”Gli voglio bene,e lui ne vuole a me”- mi sembrava che si fosse sollevata e sul suo viso apparve un leggero sorriso. Ma nei suoi occhi scorsi una strana luce.

-”E questo non ti basta”- mi lasciai sfuggire,solo allora mi resi conto che non era una cosa così tanto sbagliata.

-”Non dire cazzate!”- non era arrabbiata,mi sembrava che stesse scherzando.

-”Io e lui siamo come fratelli,non c'è nient'altro,davvero”-

Si alzò dal letto e si fermò sulla soglia della porta.

-”Dammi retta. Chiudila la porta d'accordo?”- mi fece l'occhiolino e uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle. Mi spogliai e indossai una maglietta estiva e un paio di leggins non troppo aderenti e mi misi sotto le coperte. La luna era molto luminosa quella notte,illuminava la mia stanza con una luce netta.

Era stata una giornata impegnativa,e il giorno dopo lo sarebbe stata ancora di più. Quel ragazzo mi avrebbe sfinito,avevo già rischiato di perdere la pazienza e sembrava che avremo iniziato a collaborare. Cominciavo a pensare che sarebbe stato il caso di cambiare tattica,non potevo andare avanti così,uccidendo chiunque intralciasse la mia strada. Non che avessi continuato a farlo,ma ora dovevo stare attenta,di sicuro la Mafia mi aveva collegata alla morte di Micael e dovevo trovare una soluzione per non rientrare in gioco a ruolo troppo scoperto. L'unico modo era che qualcuno si infiltrasse nel circolo e Duncan era perfetto,lui mi poteva aiutare,aveva le potenzialità per farlo. Eppure non potevo dipendere da lui,no,questo non lo avrei permesso. Mi sarei fatta aiutare per un po' e poi ognuno per la sua strada. Si,mi sembrava la soluzione migliore.

Chiusi gli occhi nel tentativo di addormentarmi,ma quei deficienti di sotto avevano alzato troppo il volume della televisione. Mi alzai dal letto e percorsi quel pezzo di strada e scesi le scale in tutta furia

-”Scusate ma io avrei sonno!”- incrociai le braccia scocciata e si voltarono verso di me. Vidi Duncan alzare un sopracciglio in segno malizioso,sì in effetti suonavo un po' provocante a scendere così. Non ci feci troppo caso.

Al rise del mio sguardo e abbassò il volume. Mi voltai e tornai in camera mia con lo sguardo di Duncan ancora puntato a dosso. Quella sera presi in considerazione il consiglio di Heather. Chiusi la porta a chiave


 

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Capitolo 8
*** Mattinata Stressante ***


 

Mi rendo conto che è un capitolo un po' corto,ma dovevo per forza separarlo dal prossimo. Comunque,ho scritto questo capitolo anche per introdurre....vabbé,volevo solo dire che volevo solo un po' staccare....

Spero di non annoiare con questa storia....

Saluti,

AnonimaKim

 

 

 

 

Mattinata Stressante

 

Quella mattina,mi risvegliai con il sole. Il mio sguardo ancora un po' assonnato si posò sull'orologio: le 9:30. Nonostante avessi ancora la stanchezza sulle spalle,sapevo che era del tutto inutile cercare di addormentarmi di nuovo. Mi alzai,mi feci una doccia veloce e mi vestì con i miei soliti Jeans e una maglietta non molto pesante. Non penna misi il naso fuori dalla mia camera restai in silenzio. Nessun rumore. Ormai a quest'ora Heather e Alejandro dovevano già essere in piedi da un bel po'. Scesi le scale,lentamente,a guardia alta. Sperai che non fosse successo niente. Mi fermai in fondo alle scale,ma continuavo a non vedere nessuno. Sbuffai.

-”Sono usciti. Un'oretta fa”- mi girai. Duncan era seduto sul divano,le braccia conserte,mi guardava. Come diavolo avevo fatto a non vederlo?! Lo ignorai.

-”Tieni,hanno detto di dartela”- mi porse una lettera,gliela presi dalle meni e la lessi:

 

So quanto mi odierai,ma io e Al siamo stati chiamati dall'ospedale per comunicarci che nostra zia Jessika ha fatto un'incidente d'auto. Saremo lì per il pomeriggio

Buona fortuna,e tu sai a cosa mi riferisco

Heather

 

Poggiai le lettera sul tavolo senza fare una piega.

-”Non mi guardare in quel modo!Altrimenti non ci arrivi a questo pomeriggio!”- non gli rivolsi più neanche un'occhiata. Mi diressi in cucina riempiendomi una tazza di latte e caffè.

-”Quanti anni hai?”- era appoggiato all'arcata della cucina,mi guardava con quel suo cavolo di sorriso da scemo che mi irritava. Gli rivolsi una debole occhiata seccata.

-”Affari miei!”- risposi con acidità mentre mi sedevo al tavolo.

-”Non sei una ragazza molto socievole vero?”- ma cosa cavolo gli importava di me?!Cosa diamine voleva!

-”No,qualche problema per caso?!”- mi girai irritata dalla sua parte. Sembrò non farci molto caso,si sedette davanti a me.

-”Il mio problema è che tu dovresti farmi capire cosa mi hai cercato affare se poi mi odi”- non era per niente serio,anzi,era tremendamente ironico. Come diamine faceva a essere così immaturo davanti a una situazione del genere?

-”Devo trovare tuo padre”- spiegai,ma sapevo benissimo che non era abbastanza.

-”E fin qui ci ero arrivato anch'io”- rispose sfacciato. Dovevo cercare di calmarmi,non potevo lasciare che il mio istinto omicida prendesse il sopravvento ora,insomma,aveva fatto tutta quella fatica per cosa?

-”Ma mi rendo conto che il mio modo di agire fin ora adesso si rivelerà una missione suicida”- continuai fredda e inespressiva,non doveva neanche lontanamente immischiarsi nelle mie emozioni,quello che provavo,quello che avevo passato,non era affar suo.

-”Quindi?”- mi fece proseguire. Non era molto interessato a quello che stavo dicendo,più che altro cercava di leggermi,capire che tipo di persona fossi. Strano,ma era una mia sensazione.

-”Quindi dovresti vestire i miei panni per scoprire qualcosa su tuo padre”- glielo dissi chiaramente. I suoi occhi si spostarono da me alla superficie del tavolo,sembrava pensarci.

-”Perché stai cercando mio padre?”- mi chiese,divenne improvvisamente serio. Chiusi gli occhi,strinsi i pugni sul tavolo dalla rabbia del ricordo di quella notte.

-”Perché deve morire”- mormorai digrignando i denti. Rimase in silenzio,io aprì gli occhi solo dopo aver trattenuto la rabbia.

-”Se ti aiuto,dovrei dividere la sua morte con me,siamo d'accordo?”- Aveva parlato con una voce sottile,inquietante. Lo guardai,i suoi occhi sembravano nascondere qualcosa di veramente grande a quelle parole. Vidi uno strano odio i quei occhi,lo stesso che sentivo nei miei. Se anche lui voleva la sua morte,io non potevo negargliela.

-”Affare fatto”- concordai. In un secondo recuperò la sua sicurezza e quel sorriso malizioso che aveva perennemente stampato sulle labbra.

-”Allora,adesso che facciamo?”- non era una vera e proprio domanda,sembrava più una bella provocazione.

-”Ho un'idea. Io vado in scuderia e tu mi resti a non meno di 200 metri di distanza ok?”- mi alzai lasciandolo a un palmo di naso. Con mia grande fortuna non mi seguì e mi diressi verso la scuderia. Heather e Al avevano tre cavalli,ma quello che in assoluto aveva colpito la mia attenzione era stato quello nero,nell'ultima stalla. Gli diedi da mangiare,era rilassante stare lì.

 

 

-”Allora,mi dici o no quanti anni hai?”- si appoggiò al bancone della cucina. Feci finta di essere troppo indaffarata a cuocere gli spaghetti. Non lo degnavo di un'occhiata ma potei ben capire il suo sguardo. Non capivo perché fosse così interessato alla mia età.

-”Quindici?”- continuò

-”La vuoi piantare!?”- sbottai al culmine della pazienza.

-”No”- rispose -”Sai mi dispiacerebbe doverci provare con una ragazza troppo giovane”- aveva sempre lo stesso strafottessimo ghigno stampato sulla faccia. Posai rumorosamente il mestolo sul bancone.

-”Infondo....sei una ragazza carina”- si sporse verso di me abbassando tono di voce. Diventavo particolarmente violenta in queste situazioni. Agì d'istinto,afferrai il coltello da cucina più vicino a me mirai con velocità alla sua spalla,non volevo fargli male,non ancora perlomeno. Lo inchiodai al muro trafiggendo la maglietta.

-”Non mi parlare,non respirare la mia stessa aria,non farmi perdere la pazienza più di quello che dovrei!”- ritirai il coltello,tornando agli spaghetti. Su un primo momento era rimasto lì,appoggiato al muro a fissarmi stupito con una strana faccia che pian piano tornò alla sua solita aria da strafottente. Spensi il fuoco.

-”Non ho fame!”- senza aggiungere altro,me ne andai in camera mia.

Mi buttai sul letto,stravolta. La giornata era appena iniziata,e già avrei voluto che il sole scomparisse,che fosse l'ora di andare a dormire. Quel ragazzo era una fonte di stress,non ce la facevo più. Eppure aveva qualcosa di diverso,non so perché,forse solo perché non ce la facevo più a sopportare di vederlo dopo solo un giorno. Sospirai.

Mi sembrava tutto troppo diverso,i miei pensieri,la mia vita,i miei sentimenti.....mi sembrava che tutto si era fatto più pacifico,più felice,da quando aveva ucciso Micael Finch. Se avessi continuato a uccidere,a vendicarmi,allora sarebbe calata finalmente la pace sul mio cuore di ghiaccio. Volevo solo essere felice,ma non potevo esserlo se quei gran bastardi vivevano. No,non potevo vivere se vivevano loro. Volevo che morissero,che soffrissero fin quando non avrebbero implorato pietà e a quel punto avrei finito ciò che avevo cominciato.

La mia pazienza sarebbe stata premiata,lo sentivo

Dovevo solo attendere...

 

 

Quando mi decisi a scendere,Duncan era seduto sul divano. Aveva qualcosa in mano,e sentivo lo scorrere di un coltello sul legno. Rimasi stranamente incuriosita da quello che stavo facendo. L'ultima volta che avevo visto qualcuno svolgere lavori manuali era stato tanto tempo fa,quando mio padre lavorava il ferro per fabbricare piccole armi.

Questo è bellissimo” avevo detto emozionata mentre indicavo quel meraviglioso oggetto. Mio padre aveva sorriso.

Allora facciamo una scommessa: se riesci a risolvere l'indovinello e a trovare il luogo dove lo nasconderò, sarà tuo. Dimostrami di meritartelo” mi aveva scompigliato affettuosamente i capelli.

Ce la farò,e allora sarà mio”

Non lo avevo mai risolto quell'indovinello. Ma lo ricordavo perfettamente,come una cantilena mi aveva accompagnato negli anni,ma solo ora stavo cominciando a pensare di poterlo risolvere. Avevo deciso. Avrei assassinato l'ultimo bastardo con quel pugnale.

-”Ci hai ripensato?”- mi chiese maliziosamente lui,mi svegliò dai miei ricordi. Doveva essersi accorto che lo stavo guardando,ma lo facevo solo perché mi aveva ricordato mio padre,nulla di più. Dovevo essermi imbambolata,scossi la testa.

-”Chiudi quella bocca!”- sbottai acida

La porta si aprì,vedere il viso di Heather fu un sollievo.


 

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Capitolo 9
*** Se questo è fare progressi.... ***


 

Ok,capitolo scemo che non ha tento senso. In questo capitolo il primo momento più ehm....”intimo” (e poi si capirà perché ho utilizzato questo termine XD) tra Duncan e Courtney. Uff...siamo ancora parecchio lontani da loro però,e vabbe,sopravviverò!Alla fine della storia perfino....(merda no!Sennò rovino tutto!)

Ok,alla prossima!

AninimaKim

 

 

 

 

 

 

 

Se questo è fare progressi....

 

 

 

 

-”Quindi io devo entrare là dentro giusto?”- mi chiese ancora una volta Duncan. Mi sembrò che non avesse ben afferrato il concetto,roteai gli occhi.

-”Sì”- risposi in un modo un po' saccente.

-”Se hai bisogno,o se devi comunicare qualcosa,basta che ci chiami”- Al gli porse un piccolo microfono che indossò sotto la maglietta.

-”Come faccio a...”-

-”Inventati qualcosa”- lo interruppi. Mi guardò un po' spaesato ma riprese quasi subito la sua aria sicura.

-”Ok Stellina”- mi fece l'occhiolino e uscì dalla macchina dirigendosi verso un locale in un vicolo. Presi un gran respiro,che poteva assomigliare a un sospiro seccato. Heather mi diede scherzosamente una gomitata,incrociai le braccia voltandomi arrabbiata dalla parte opposta. Segretamente gli augurai di essere scoperto,e che non uscisse vivo da quel locale.

Passarono quasi due ore,e ancora niente. Sarei voluta entrare anch'io,ci avrei messo molto di meno,ma ovviamente era troppo rischioso per me,qualcuno avrebbe potuto riconoscermi,alcune guardie mi avevano visto nella residenza di Finch,certo,vestita da cameriera,ma mi avevano comunque vista. Improvvisamente arrivò la chiamata dall'interfono e mi precipitai sulla radiolina.

-”Cosa?”- chiesi senza dare neanche il tempo ad Al e a Heather di capire cosa fosse successo.

Sta andando abbastanza bene,sto facendo un buon gioco. Ho introdotto un discorso su mio padre,mi farò dire qualcosa”

Sentì attaccare.

-”Non sai quello che sta rischiando”- commentò Al guardandomi.

-”Stiamo rischiando tutti mi pare”- risposi per svincolare l'argomento. Infondo era inutile cercare di farmi sentire in colpa se fosse accaduto qualcosa,ma sono sicura che questo non fosse quello che intendeva

-”Quello che non capisco è perché abbia accettato così facilmente”- mormorò Heather tra se e se. Non proferì parola sul nostro piccolo patto. Mi appoggiai di nuovo sul sedile,cercai di rilassarmi. Posai la radiolina al mio fianco.

Tre ore,quattro ore. Heather si era portata dietro qualche snack,e aveva fatto bene. Ormai era mezza notte,cominciavo ad avere sonno,ma non potevo addormentarmi. Il mio sguardo ricadde nel vicoletto dall'altra parte della strada,sperai che non fosse successo nulla di grave,non per lui ovviamente,parlavo in generale,sarebbe saltato tutto.

-”Potremo giocare a “indovina a cosa sto pensando” nel frattempo”- propose Heather effettivamente non troppo entusiasta. Sospirai,no,non era proprio il momento. Sentì Al sospirare esasperato.

-”Che gioco scemo per passare il tempo!”- commentò

-”Hai qualche altra idea?”- le chiese lei pungente. Dalla sua espressione dedussi che doveva essersi arreso.

-”Ok,allora....”- chiuse un secondo gli occhi -”ho pensato”- comunicò quando i miei occhi,ormai,avevano già fatto capolino,cominciavo a scivolare lentamente nel sonno.

-”è una persona o un oggetto?”- fu le ultime parole che compresi....

 

 

 

-”Ma guarda come si è preoccupata!”- la voce di Duncan mi svegliò più di quanto volessi. Sbarrai gli occhi di scatto ritrovandolo sul sedile davanti.

-”Non ero preoccupata!”- esclamai senza sapere neanche a cosa si riferisse di preciso. Mi guardò scettico,prima me e poi la radiolina che avevo in mano. Distolsi lo sguardo.

-”Idiota,ero solo in ansia per la missione non di certo per te!”- mi misi a guardare fuori dal finestrino mentre l'auto viaggiava a media velocità.

-”Cosa hai scoperto?”- chiesi dopo alcuni minuti di silenzio.

-”Ci sono vicino”- mi rispose dopo avermi ovviamente rivolto uno di quei suoi soliti sorrisi.

-”Quindi?”- Heather e Al non dissero nulla,di sicuro a loro aveva già detto tutto,e io come una stupida mi ero addormentata.

-”Con una gran fortuna,e che fortuna ragazzi,uno di quelli ha il padre che conosce il mio,così sono riuscito a farmi dare una specie di appuntamento. Suo padre era interessato al figlio di un suo amico,forte no?!”- Concluse con un sorriso sghembo,mentre mi allungava un sacchetto di carta.

-”Fame?”- La presi senza rispondere. Era una brioche ripiena di crema,era buona. Non alzai lo sguardo per non dover incontrare i suoi occhi che inevitabilmente mi stavano addosso. Non potevo fargli vedere che mi dava fastidio,dovevo solo ignorarlo,gli avrei dato soddisfazione in fondo. Non c'era che dire: nonostante potesse essermi utile,quel ragazzo non mi piaceva proprio.

 

Ero sdraiata sul letto,pensavo.

Erano passati tre giorni,e Duncan a quanto pare era entrato abbastanza in quel piccolo circolo. Se tutto andava per il verso giusto,entro due giorni avrebbe potuto parlare con quel tipo e scoprire dove si trovava John. Ovviamente,ero perfettamente a conoscenza del fatto che rischiasse grosso,procedevamo adagio,e spesso dovevo perfino contraddirmi. Ero molto più diretta. Secondo la piccola riunione che si era tenuta la sera prima,avevamo stabilito di procedere così,con cautela. Non è che fossi particolarmente d'accordo,ma la vendetta richiede pazienza,io ne aveva a sufficienza.

Sentì il bisogno di farmi una doccia,volevo non pensare a nulla per un istante,riposarmi sotto l'acqua. Non presi il cambio,sono un asciugamano e l'intimo visto che il bagno era proprio davanti alla camera. Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave. Mi spogliai,posai il medaglione d'oro bianco sul mobile e mi chiusi dentro la doccia. I vetri erano traslucidi,ma praticamente non si vedeva assolutamente niente,mi serviva per vedere l'orario dal piccolo orologio,ma a quanto pare avrei dovuto darmi una regolata da sola,ero capace di stare le ore sotto la doccia.

Non so quanto tempo rimasi lì,forse mezz'ora,uscì e mi legai l'asciugamano bianco attorno. Mi diedi una strizzata ai capelli bagnati,presi i miei vestiti da terra e...oh no! Il cuore mi si fermò per un'istante

Dov'era il mio medaglione?

Più lo cercavo,per terra,nel lavandino,in tutto il bagno,più non riuscivo a respirare. Era lì,doveva essere lì,lo avevo messo lì! Mi misi velocemente il mio cambio intimo continuando a cercare. La mia attenzione,cadde sulla maniglia della porta e successivamente sul cardine. Lo analizzai e giunsi a una conclusione.

Era stata scassinata

E avevo anche una mezza idea su chi fosse stato. Mi legai l'asciugamano,non avevo di certo la pazienza di aspettare il tempo per vestirmi,sotto avevo comunque l'intimo,me lo sarei fatto bastare. Scesi le scale infuriata e lo ritrovai come al solito sul divano a fare quella strana cosa con il legno.

-”Dov'è?!”- gli urlai contro. Di certo non potevo aspettarmi una reazione diversa da parte sua. Non di sicuro una faccia matura da un ragazzo intelligente che si trova davanti una ragazza in intimo coperta da un asciugamano. Mi squadrò da capo a piedi con un'occhiata che poteva mettere persino paura,ovviamente non mi fece ne caldo ne freddo,ma diciamo che non mi sentivo del tutto a mio agio.

-”...e ha anche un bel corpicino”- aggiunse sottovoce,probabilmente parlava con se stesso.

-”Dov'è?”- urlai ancora infuriata. Lui si alzò calmo dal divano,oddio quanto odiavo quella naturalezza!

-”Cosa?”- mi chiese con fare innocente. La sua occhiata maliziosa non accennava a scomparire dal suo volto.

-”Lo sai cosa!”- sbottai ancora -”Dammelo!”- alzò le mani in segno di arresa.

-”Senti,io non ho la minima idea a che cosa tu ti stia riferendo”- glielo si leggeva in faccia che era una menzogna,non si doveva permettere.

-”Ho detto che devi ridarmi quel ciondolo,adesso!”- si finse sorpreso.

-”Ah,questo qui”- alzò la mano,pendeva il ciondolo di oro bianco. Sentì la rabbia montare.

-”Dammelo!”- ripetei ancora. Lui mi guardò per un istante e poi mi venne in contro. Non indietreggiai perché non mi aspettavo che mi si avvicinasse così tanto. Feci un passo indietro solo quando avvertì il suo respiro sul viso.

-”Dammi!”- cercai di arpionare il mio piccolo tesoro dalle sue mani,ma risultò inutile.

-”Non così in fretta”- mi disse lui. Non era da me indietreggiare,ma fui costretta a farlo.

-”Sbaglio o di avevo già detto che non dovevi avvicinarti a me!”- gli dissi io in risposta con tono acido. Oh no!Forse avevo indietreggiato troppo. Non ci voleva proprio,a quel punto proprio non poteva andare peggio.

Ero finita con le spalle al muro

Ma non dovevo assolutamente farmi intimidire,no,e comunque non ci sarebbe riuscito in ogni caso.

-”Ora mi ascolti”- mi bloccò ogni via d'uscita. Odiavo quando mi dicevano cosa fare!

-”Se vuoi il tua collana,allora devi fare una cosa”- la sua voce era quasi bassa,i suoi occhi azzurri quasi brillavano,ma poteva essere una mia impressione. A quel punto capì che potevo aspettarmi di tutto.

-”Do io il primo colpo a mio padre”- ne rimasi segretamente colpita,mi sarei aspettata tutt'altro. Ma non potevo accettarlo,questa era la mia vendetta.

-”Scordatelo!”- dissi allora. Si aspettava una risposta del genere da parte mia. Sorrise.

-”Hai un'altra scelta,ovviamente,anzi altre due”- Avevo una scelta,d'accordo,ma questa proprio no. Odiavo quando le persone mi ricattavano,ma mi sarei vendicata.

-”La seconda?”- chiesi

-”Rinunciare alla 1 e alla 3 e non rivedere mai più il tuo ciondolo”-

Quel ciondolo era l'ultimo ricorda della mia famiglia,non potevo perderlo. E lui era sicuro di poter vincere.

-”La terza?”- chiesi ancora. Non mi ero accorta della sua mano vicino alla mia spalla, Sentì improvvisamente le sua dita sul collo che con lentezza stava portando verso il basso. Avrei voluto strappargli quel sorriso del cavolo dalle labbra!

-”Cosa fai?”- sbraitai io a mezza voce bloccandogli la mano con il polso -”Non mi toccare!”- abbozzò un sorriso senza neanche fare troppo caso a me.

-”è la terza opzione,cos'è?Non ti piace?”- mi chiese sarcastico con fare furbo. Tra tutti i bravi ragazzi che esistono al mondo,ovviamente dovevo avere a che fare con un maniaco!Bene,se non altro sapevo perfettamente come comportarmi. Non ero affatto nervosa,scocciata a dire il vero,ma non nervosa. No,ero del tutto immune da questi giochetti stupidi,non mi facevano ne caldo ne freddo. Mi era capitato di vedere una telenovella una volta,una storia demenziale e assolutamente stupita. Il ragazzo aveva intrappolato la ragazza contro il muro,e lei come una scema, era arrossita come un peperone. Mi chiedevo come si potesse arrossire,come si faceva?No,lo trovavo concepibile.

Lui sembrò sorprendersi,di sicuro mi ero scomposta meno di quanto di aspettasse. Ma io non ero arrabbiata,ero furibonda e prima o poi glie l'avrei fatta pagare.

-”E ciò consisterebbe in un bacio o nel fare sesso?”- chiesi con voce pacata,bassa. La risposta alla mia domanda la ottenni ancor prima che proferisse parola. Le sue labbra si erano ancora piegate in un sorriso malizioso. Avvicinò pericolosamente il suo viso al mio,sfiorando la mia fonte con la sua.

-”Mi sembra ovvio”- rispose. Quasi automaticamente mi strinsi l'asciugamano addosso più forte. Continuavo a guardarlo con sufficienza,come se tollerassi a malapena la sua presenza,ma fui costretta a assumere un'aria un po' più interessata per reggermi il gioco. Lui era convinto,visto che volevo a tutti i costi la vendetta per me,era convinto e cercava di convincere me che la terza possibilità fosse l'unica veramente che potesse essere scelta. E sinceramente,avrei preferito a quanto punto farlo fuori.

-”La seconda include la prima”- mormorò sottovoce,quasi come un sussurro seducente. Guardai quella strana luce nei suoi occhi maliziosi,poi abbassai lo sguardo e feci finta di pensarci.

-”E sia”- dissi alla fine -”Il primo colpo è tuo,ma il resto appartiene a me!”- rialzai lo sguardo,notando il suo sorriso che nonostante avessi deluso non accennava a spegnersi. Mi lasciò passare dandomi in mano la collana. La presi con decisione e mi apprestai a risalire le scale ma mi girai arrabbiata.

-”Questa te la faccio pagare!”- 

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Capitolo 10
*** La guerra è aperta ***


 

Mi dispiace per l'attesa,ma il fatto è che la scuola mi sta assillando,per esempio per domani (04/04) ho interrogazione di metà materie scolastiche XD! Ci stiamo lentamente avvicinando al secondo,aspettatevi la tortura nel prossimo capitolo....Ok,questo capitolo è un po' strano,perché era uno di passaggio e non avevo idea di cosa scrivere....

Saluti

AnonimaKim

 

 

La guerra è aperta

 

 

 

 

 

-”Vado nella bocca del lupo allora,a dopo belli!”- ci salutò lui non fare sfacciato. Non si era ovviamente dimenticato di lanciarmi uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi,mi ero girata,seccata. Era inutile continuare,prima o poi l'avrebbe pagata per quello che aveva fatto. Questa era la mia vendetta,se voleva aiutarmi,se voleva essere presente anche lui,ben venga. Ma non si doveva immischiare,lui mi aveva ricattata!E questo non era giusto...

Lo vidi allontanarsi,come qualche giorno fa io e i due fratelli eravamo rimasti in macchina.

-”Grazie mille per avermi fatto compagnia questa mattina”- dissi ironica con voce pacata guardando fuori dal finestrino.

-”Scusa,dovevamo risolvere una cosa”- mi rispose Al dandomi una piccola pacca sul braccio. Sorrisi.

-”Bé,magari la prossima volta sto più attenta alla porta”- mi dissi roteando gli occhi. Poi mi venne in mente una cosa,una cosa a qui non avevo pensato.

-”Aspetta”- mormorai mentre i miei occhi si sgranavano.

-”Lui è entrato”- realizzai con un fil di voce guardando Heather -”Lui è entrato,in bagno!”-

-”Stai bene?”- mi chiese alzando un sopracciglio. In effetti avevo una faccia pallidina.

-”Heather,i vetri sono traslucidi anche da fuori vero?”- mi ricomposi velocemente.

-”Sì,perché?”- sospirai sollevata. Oh gliela avrei fatta pagare eccome! Mi appoggiai al sedile,chiusi gli occhi.

Avevo bisogno di rilassarmi,realizzai proprio tra i miei pensieri che il giorno seguente sarebbe stato il mio compleanno,e in regalo,avrei ottenuto la morte di John,già,un bel regalo....

 

 

Guardai per la decima volta l'orario sul cruscotto: le 23:46. Sbuffai mentre il mio capo ricadeva sul sedile.

-”Sono sicuro che sta andando tutto bene”- mi disse Al,quasi con conforto. Come se mi importasse qualcosa di lui.

-”Lo spero,non può fallire”- aggiunse Heather. Poi mi guardò -”Senti,lo so che non è un ragazzo che si fa...bé volere bene”- alzo un sopracciglio incrociando le braccia,sapevo dove voleva andare a parare. -”Però,per favore,cercate di andare d'accordo”- sembrava quasi stanca di tutte quelle occhiatacce.

-”Non mi piace ok?Non voglio andarci d'accordo. Mi serve solo per arrivare a John,e poi ognuno per la sua strada”- dichiarai girandomi su un fianco.

-”Questo è un Dejavu o sbaglio?”- chiese Al con tono ironico -”Lo avevi detto anche a noi eppure siamo ancora qui,e non lo facciamo solo per te,quella gente deve pagare”- continuò serio. Aveva perfettamente ragione,ma non capivo cosa c'entrasse Duncan con questa faccenda. Con lui era diverso,non avremo mai potuto formare una squadra,oh no,sarebbe stato come passare la vita presa di mira da due occhi di ghiaccio,così inespressivi eppure così profondi che ogni volta attiravano la mia attenzione il mio interesse. Per quanto fosse un ragazzo assolutamente insopportabile e che meritasse il mio disprezzo non potevo negare,anche se mi seccava,che i suoi occhi avessero un non so che di interessante. Mi scappò un sorriso,ma mi morì sulle labbra non appena un sorrisetto compiaciuto di Al e Heather mi trafisse il volto,quasi come se avessero colto i miei pensieri. Feci una smorfia e continua a guardare fuori dal finestrino. Chiusi gli occhi,nel tentativo di dormire un po'.

 

 

 

-”sei tu quello che mi trova noiosa”- mi svegliai con la voce di Heather,probabilmente parlava con Al.

-”Non ti trovo noiosa,ti trovo molto intransigente”- rispose lui. Non mi sembrava un litigio,né una chiacchierata tra fratelli,il loro tono di voce era basso,sembravano una coppia che si stava chiarendo dopo una brutta litigata. Pensai che fosse il caso di fare finta di dormire.

-”Come se fosse una novità”- Borbottò lei con una strana acidità.

-”Non essere arrabbiata con me,per favore”-

-”Non sono arrabbiata con te”- disse ancora lei -”Solo che preferirei essere trattata.....”- le sue parole vennero interrotte da un rumore che mi fece girare di scatto. La radiolina aveva emesso un suono,quasi come se si fosse rotta. Sotto gli sguardi stupiti di Heather e Al presi in mano la radiolina nera esaminandola nervosa. Ancora più nervosa diventai quando capì che il problema proveniva dalla connessione con l'altra radio. Era successo qualcosa. Non ebbi il tempo di ragionare,dovevo fare qualcosa. Aprì la portiera e schizzai fuori dalla macchina mentre la pioggia cominciava a venir giù.

-”Dove pensi di andare?!”- Mi sentì afferrare per un braccio,mi girai. Era Al. Mi scollai per liberarmi.

-”E se l'avessero scoperto?Devo andare a controllare”-

-”Non vai da nessuna parte da sola”- mi riprese lui serio -”Vengo con te”-

-”No”- ribadì io quasi urlando -”Vado da sola,so badare a me stessa”- Sentivo la rabbia invadermi,sapevo che era questione di secondi. Mi guardò con durezza,quasi come se volesse incenerirmi con lo sguardo. Indietreggiai e non appena vidi che non aveva più intenzione di seguirmi,corsi via nella pioggia. Mi sentivo zuppa,da capo a piedi,ma non mi fermai fin quando al grande edificio. Capì che irrompere lì dentro a fare casino non era una delle soluzioni migliori,come avevo già pensato,preferì cercare una migliore via di fuga da quella situazione. Mi guardai attorno,osservando attentamente. Il mio sguardo ricadde sul condotto dell'aria esterno e il mio cervello partorì una strana idea folle. Infilarmi nel condotto dell'aria era una di quelle idee che potevano venire in mente solo a una pazza,e io lo ero di sicuro. Estrassi il cacciavite e mi imbucai nel freddo piccolo cunicolo di ferro. Ero sicura che avrebbe portato alle varie stanze dell'edificio,dovevo solo tappezzarle una per volta,e per mia fortuna io non ero claustrofobica. Sgomitando e tirandomi avanti avevo già ispezionato alcune stanze,nelle quali avevo o colto delle discussioni o non c'era nessuno. Arrivata ad un incrocio mi domandai che strada dovessi prendere. Sentì le voci,ma era un leggero brusio di fondo e non colsi le voci,fino a quando ovviamente ne sentì una famigliare. Era l'unica che potevo conoscere,quindi mi fiondai a destra senza troppe esitazioni,trattenni il respiro e mi ritrovai a guardare dalla piccola ringhiera in alto a sinistra della stanza. Tirai un silenzioso sospiro di sollievo a notare che era tutto apposto,che forse era solo un malfunzionamento della radiolina,ma mi chiesi perché non restare a questo punto. Cercai di non fare troppo caso alla domanda che mi assillava la mente: come avrei fatto a tornare indietro?

-”Tuo padre sarà fiero di te,lo avviserò del tuo arrivo”- disse l'uomo biondo,strizzai gli occhi per poterlo guardare meglio.

-”Grazie,sono sicuro che non avrà niente da ridire”- rispose beffardo lui. Sembrava che la piccola “conferenza” fosse finita,quando sentì scricchiolare sotto di me. Mentre il soffitto cedeva,trasalii,ritrovandomi per terra dolorante. Ora ero veramente nei casini,e tutto perché un stupida radio aveva avuto un disturbo. Delle mani mi tirarono su da terra,mi sentì strattonare per un secondo,mi divincolai ancora intontita dalla caduta. Dei tizzi vestiti di nero mi tenevano ferma,era veramente difficile contrastarli ma ero sicura che ci sarei riuscita se avessi voluto,ma sapevo che poi ne sarebbero arrivati altri,meglio stare buona per il momento.

-”Ma tu guarda!”- commentò L'uomo biondo vicino a Duncan,mentre mi si avvicinava,continuavo a guardarlo con un certo astio

-”Chi sei tu ragazzina?!”- mi chiese con fare arrogante. Aprì bocca per poter rispondere al mio solito modo sfacciato,ma una voce mi precedette.

-”Jessika ancora non ha capito che non deve immischiarsi negli affari miei”- disse Duncan sorprendendomi e lasciandomi perplessa per un secondo. Poi i suoi occhi incontrarono i miei,sembrava che stesse fingendo o qualcosa del genere.

-”Scusa Carl,ma la mia ragazza è una tipa un po' troppo invasiva”- mi fece un occhiolino. Faceva fin troppo bene la sua parte. Mi trattenni dall'impulso di tirare fuori la lingua come i bambini piccoli. Due cose mi avevano dato fastidio di quella frase: La prima,aveva parlato di me in terza persona,come se io non fossi neppure presente,come se fosse la mia balia. La seconda,mi aveva fatto incazzare. Lo faceva apposta a provocarmi quello stronzo! Il biondo guardò me e poi lui con un sorrisetto sghembo.

-”Cerca di domarla,questa bella ragazza potrebbe correre dei rischi”- e io sapevo fin troppo bene a cosa si riferiva -”Ti do il consiglio di tenertela stretta”- Ormai,il sorriso compiaciuto di Duncan era molto più intenso di quello dell'uomo,e ciò mi causò una specie di terribile fastidio. L'uomo biondo fece cenno agli altri di lasciare la presa e io mi liberai con uno strattone. Duncan mi si avvicinò,afferrandomi per un braccio,dovetti ricorrere a tutte le mie forse per non sferrargli un pugno in quel momento.

-”Ci si vede Carl,ora è meglio che riporti la principessina nella carrozza”- poi mi guardo con uno sguardo malizioso -”Non si sa mai cos'altro potrebbe combinare”- aggiunse con tono più basso. Ridussi gli occhi a una fessura,strinsi i pugni per non dargli veramente un pugno.

-”Ci si vede ragazzo”- salutò lui. Duncan mi portò fuori dalla stanza e poi richiuse la porta alle sue spalle,il corridoio era deserto,non volava neppure una mosca. Cercai di liberarmi ma lui mi strinse il braccio ancora più forte così dedussi che era più sicuro che facessimo la finta fino a quando non saremmo usciti da lì. Strinsi le mascelle dall'irritazione,possibile che le donne erano considerate così insignificanti?Non so perché ma arrivai ad augurarmi che anche lui non fosse così,non perché me ne importasse qualcosa ma sentivo una strana....OH NO! No,di lui no!Non potevo davvero provare,neanche un leggerissimo,affetto per lui,no,non esisteva! Era un elemento insopportabile,menefreghista,egoista,rivoltante e aveva un quoziente intellettivo pari a 0,00000000000000001(forse)

Quando fummo sotto la pioggia allentò la presa e mi liberai senza fare pressione.

-”Tu sei pazza!Cosa stavi facendo?!”- la sua espressione si era fatta quasi severa,era evidentemente arrabbiato.

-”Pensavo che l'operazione potesse avere avuto qualche negativo visto che ho captato un disturbo”- spiegai io quasi rossa di rabbia.

-”Bé mi sembra che il tuo intervento sia stato del tutto inutile e soprattutto hai rischiato di far saltare tutto!”- mi urlò lui in contrattacco. Camminavamo a passo veloce verso l'auto.

-”Oh mi dispiace,la prossima volta non prenderò con tanto riguardo una cosa di cui io sono l'artefice!”- ero io a dirigere qua,era la mia vendetta. Mi rivolse un'occhiata agghiacciante.

-”Qui non si tratta solo di te!Quando smetterai di vederla così collaborerò con te,fino ad allora potrei decidere di continuare da solo piuttosto che sentenziare a una ragazzina viziata”- mi accorsi che ci eravamo fermati,eravamo uno davanti all'altro.

-”Senza di me tu saresti ancora al Riformatorio!”-

-”Senza di me tu non sapresti neanche dove andare a parare!”- contrattaccò lui quasi infuriato. E con quella mi sentì zittita,odiavo quando non sapevo che dire.

-”Pensi di essere più in gamba di me?!”- ribattei senza più ragionare lucidamente

-”Cos'è?Credi forse che la tua “Jessika” si troppo debole senza di te?!”-

-”Ho detto quella cosa per toglierti dai casini!”- ribatté lui,quasi come per difendersi dalla mia accusa.

-”Potevo farcela anche da sola!”- questa sembrò farlo arrabbiare più di quanto già fosse.

-”Allora le nostre strade si separano qui!”- Il fatto che non si fosse mosso mi aveva fatto capire che poteva suonare di più come una minaccia.

-”Bene!”- ribadì girandomi di spalle

-”Bene!”- lo sentì allontanarsi. No,non poteva essersene andato veramente. Quando mi girai non c'era più,scomparso tra la pioggia fitta. Non so per quanto restai lì,a chiedermi cosa avrei fatto adesso. Mi aveva appena dichiarato guerra,non poteva arrivare al padre prima di me. Dovevo essere io ad ucciderlo...

La guerra era aperta

Tornai alla macchina,aprì lo sportello ed entrai nella macchina ancora bagnata fradicia. Prima ancora che Al e Heather potessero dire qualcosa fui io a parlare.

-”Hai registrato tutto?”- chiesi pungente ad Al.

-”Sì”- rispose -”Abita in una residenza poco fuori Miami”- continuò poi. Sorrisi malignamente.

-”Dobbiamo arrivare lì per primi,troviamo il primo aereo”-


 

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Capitolo 11
*** Luce diversa,Occhi diversi ***


 

erdonate il mio tremendo ritardo,ma purtroppo ho troppi impegni di scuola,mi sta uccidendo seriamente questa scuola del cavolo! Mi dispiace,e spero che questo non sia un capitolo troppo noioso,scusate ancora tento per l'attesa e comunico che la pubblicazione subirà dei ritardi per i motivi segnati precedentemente....

Wow,dovrei fare l'avvocato da grande!

Saluti,

AninimaKim

 

 

Luce diversa,occhi diversi

 

 

 

 

Con chi parlava?

Osservavo con il binocolo,da lontano su una collinetta,sullo sfondo,l'incredibile città di Miami. I miei occhi puntati su quell'edificio. Dovevo trovare un modo per entrare,il luogo lo avevo già scelto,ed era perfetto.

-”Scoperto qualcosa?”- mi chiese Heather seduta vicino a me.

-”No”- risposi con amarezza. Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che era accaduto la sera prima,non riuscivo a togliermi dalla testa che poteva precedermi. No,io lo avrei battuto sul tempo,gli avrei fatto vedere il suo corpo,morto,e avrei dimostrato di essere degna di questo mondo. Non potevo fare a meno di ricordare con che superficialità le donne venissero trattate,non potevo crederci. E lui era così,di sicuro era come loro. Le donne sono solo un oggetto con cui divertirsi,nulla di più,ecco quello che credevano loro. Sporchi Bastardi!

-”Cosa hai intenzione di fare?”- mi chiese ancora Al guardando nella mia direzione. La verità era che non ne avevo idea.

-”Penso che attenderò,il momento giusto”- risposi vaga,senza che io sapessi veramente quello che stavo facendo. Guardai ancora la residenza non troppo lontana da lì. Avrei potuto adottare lo stesso metodo usato con Micael,ma non penso che avrebbe funzionato,infondo lui era decisamente più protetto. Il sole stava ormai tramontando,dovevo agire adesso.

-”Ehi!”- Heather mi fece notare che John stava uscendo,si stava dirigendo verso il garage.

-”Perfetto!”- esclamai quasi con euforia -”Al,li seguiamo con l'auto!”- scattai in piedi. Sta volta non mi sarebbe scappato.

 

 

 

Uno sparo,le ruote della macchina cedettero. La macchina nera sgommò e non appena fu stabile cinque uomini ne uscirono,con le pistole cariche. Sì,John era lì dentro,era mio.

La stradina che attraversava la boscaglia era deserta,perfetta per un attacco a sorpresa. Loro andavano eliminati,e lo avrei fatto.

Presi la mira,avevo scoperto di avere uno strano talento di precisione. Sapevo che dovevo agire velocemente. Sparai quattro colpi di seguito,ma solo tre ne andarono a segno,gli altri due si voltarono verso il cespuglio nel quale ero nascosta. Presi la mira di nuovo e sparai ancora tre colpi,i due uomini caddero a terra. Uscì da mio nascondiglio appena in tempo direi.

-”Ma che ca...”- Sparai ancora,ma sta volta,non era un proiettile. John cadde a terra,anestetizzato dalla mia freccetta. Non riuscì a trattenere un sorriso.

-”Ho vinto”- dissi infilando a John le manette atrofizzanti,giusto per precauzione. Ora dovevo solo addentrarmi nella foresta,il più lontano possibile dalla gente,dalla città.

Ero sicura di aver vinto,sicura di essere riuscita a battere Duncan sul tempo,non avevo neanche troppi dubbi. Non lo avevo neppure visto,probabilmente era ancora a Seattle. Vinto,avevo quasi vinto.

 

 

 

 

 

Quando si risvegliò,era legato ad un albero,avevo stretto più forte che potevo,in modo che potesse respirare appena. Non sembrava spaventato come Micael,anzi,mi sembrava più che altro incazzato nero. Meglio,avrebbe reso le cose più interessanti. Intanto,le assi di legno era lì.

Si guardò attorno,cerco di liberarsi,solo allora mi vide lì davanti.

-”E tu chi cazzo sei?”- dovevo aspettarmi una reazione del genere infondo no?Nonostante questo non riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto.

-”Non mi riconosci,John?”- azzardai,sentivo i miei occhi quasi ardere. Ancora un po' di pazienza,ancora non avevo quello che volevo. Sembrava spazientito.

-” No,non mi interessa stronza,lasciami andare!”- era quasi diventato rosso dalla rabbia. Non che mi facesse tanto effetto,lo guardai assente,assorta con uno strano sorrisetto quasi omicida sulle labbra. Sarebbe stato divertente.

-”Ovvio,certo che lo farò”- mentì,a quel punto credeva di averla fatta franca. Certo,lo liberavo e lui mandava qualcuno a cercarmi per potermi fare fuori,non li conoscevo quelli come lui infondo? Non mi sarebbe dispiaciuto,perché mi piaceva l'adrenalina che viene su quando qualcuno ti sta alle calcagna,ora però era l'ultima cosa che mi serviva.

-”Ma prima devi rispondere a una mia domanda”- Barattai,a quel punto,era tutto nelle mie mani.

-”Che genere di domanda?”- sbraitò lui

-”Conoscerai di sicuro Micael Finch vero?”-

Le sue labbra si piegarono in un sorriso vincente.

-”Arrivi tardi ragazzina,lo hanno ammazzato!”- sembrava tanto sicuro di avere tutto dalla sua parte quello stronzo,oh,ma ora se la dovrà vedere con me. Sorrisi,a mia volta.

-”Non è lui quello che cerco,no,lui l'ho già trovato”- lo guardai intensamente,maliziosa. Allora il suo sguardo si fece quasi terrorizzato,eppure,non accennava a calmarsi. Si stava avvicinando anche lui,adesso,alla soluzione di questo rapimento. Morte.

-”E allora che voi?”- urlò furioso. Io restai perfettamente calma.

-”Tu,Micael e....”- iniziai -”...Chi era il terzo quella notte,chi era il terzo quella notte che hai mutilato quella famiglia!”- e sapeva a cosa si riferivo,perché sbiancò sul viso,in meno di due secondi.

-”I...I Dowson?”- la sua voce si era fatta sottile. Annuì,mentre il mio sguardo si era fatto quasi assassino -”Come....come li conosci,come fai a sapere?”-

Non risposi

-” Li avete uccisi tutti?”- chiesi a bassa voce,e mi sentì.

-”Sì,perché diamine di interessa?!”-

Mi avvicinai,così che mi potesse vedere bene in volto,il mio sguardo malizioso e da maniaca omicida avrebbe fatto spaventare chiunque.

-”Sai,dovreste imparare a guardare meglio,negli armadi per esempio”- e allora capì. I miei occhi,le mie labbra,ricordavo mia madre,in tutto e per tutto,e anch'io la ricordavo,nel mio cuore di ghiaccio. Se mi avessero uccisa allora,ora lui non sarebbe stato in balia della morte,perché sarebbe morto. Ma forse se non l'avessi fatto io ci sarebbe stato qualcun altro. Heather e Al avrebbero ucciso alla fine comunque Micael,e John sarebbe stato ucciso da Duncan,sicuramente prima o poi lo avrebbe trovato. “Battuto sul tempo” pensai ancora,John era mio. Osservai i suoi occhi,accorgendomi che non erano azzurri come quelli del figlio,no,erano di un marrone fango,a dir poco orribile,nulla in confronto a quelli di Duncan,niente.

-”Che vuoi da me?”- urlò fuori di se,cos'è? Paura dei fantasmi. Sorrisi.

-”Chi c'era con te,quella notte?”- chiesi allora,senza la minima compassione

-”Micael”- rispose. Non poteva fregarmi.

-”C'era qualcun altro,io lo so”- insistei ancora. Ormai stavo diventando una pentola a pressione sul fuoco,mi stavo realmente incazzando.

-”No,n-nessuno”- mentiva,io lo sapevo che mentiva.

-”Bastardo Dimmelo!”- urlai fuori di me,a questo punto,non ero sicura che sarei riuscita a trattenermi.

-”E se mi rifiutassi?”- questa era una domanda che non doveva fare. Tirai fuori il coltello dalla tasca,ormai grondante di rabbia.

-”Non c'è questa opzione!”-

Accadde tutto troppo velocemente,mentre stavo per puntarglielo alla gola,una lama si posò sul mio collo,da dietro. Allora mi bloccai,lo sguardo era assente,e guardavo avanti a me. Sentì un respiro caldo sul collo,sull'orecchio.

-”Butta il coltello”- sussurrò al mio orecchio,e quella voce era inconfondibile. Strinsi l'elsa del coltello,furiosa.

No,lui no,come faceva a sapere dov'ero. Non potevo perdere così,ci ero troppo vicina,non potevo arrendermi,non ero intenzionata a farlo.

-”Lascia il coltello,non lo ripeterò ancora”- sorrise,la sua voce non era dura,non era cattiva. Solo provocante,tremendamente provocante. La lama sulla gola aumentò la presa,non potevo morire,perché non ero sicura che non mi avrebbe uccisa. Mollai il coltello nella mia mano destra,cadde dolcemente sull'erba.

-”Brava bambina”- sussurrò ancora,mentre con una mano e quasi con un movimento impercettibile mi sfiorò i polsi. Non seppi cosa avesse fatto,solo che erano delle cose che in pochi attimi si legarono a me,attraendosi tra loro,quasi come un campo elettromagnetico fortissimo. Oh no,conoscevo quelle cose,erano micidiali. Più resistenti dell'acciaio,era impossibile liberarsene,in più stordivano per qualche secondo,ti lasciavano deboli. Caddi in ginocchio a terra,e lui mi tirò su,mettendomi ai piedi dell'albero proprio dietro di me. Non riuscì a parlare,e sapevo anche il motivo,non ti lasciavano fare neppure quello,era davvero micidiali. Mi sorrise,avvicinò il suo viso al mio.

-”Tu te ne resti qui buona,dopo mi occuperò di te,con molta più calma”- il suo sorriso malizioso non mi piacque affatto,sul mio volto apparve una smorfia arrabbiata,anzi,furiosa.

-”Sono contento di vederti Duncan,è da tanto tempo che non ci si vede”- era stato suo padre a parlare,e lui si girò,con un sorriso sghembo sulle labbra,ma mi sembrò falso,nascondeva vera furia sotto quei bei occhi azzurri,e io dovevo smettere anche di fantasticarci su quei occhi,o me ne sarei date di santa ragione. Aveva rovinato tutto quel bastardo,lui doveva esser lontano da me,lontano da qui e lontano da John,invece era esattamente tutto il contrario.

No,no diamine!

E poi?Mi chiedevo cosa sarebbe successo dopo,una parte di me ne era quasi...no,impossibile. Nonostante avesse praticamente minacciato di uccidermi più tardi,non mi sentivo irrequieta,non dovevo esserlo,era solo per dire,magari non voleva farmi niente. Magari niente! Ora dovevo solo pensare a come fargliela pagare dopo tutto questo.

-”Posso dire lo stesso John”- rispose lui. Poi il suo sguardo si posò su di me.

-”E la ragazza?Che vuole da te?”- chiese a lui,come se non m,i conoscesse neppure -”è una tua ammiratrice?”- commentò sarcastico tornando a guardare il padre.

-”No,è una pazza”- rispose lui guardandomi con sufficienza -”Hai intenzione di ucciderla?”- chiese lui con un accenno di speranza. Il mio sguardo si spostò verso Duncan,sperando che quelle non fossero le sue intenzioni prossime. Lui ricambiò il mio sguardo,malizioso e quasi terrorizzante.

-”Non subito,sarebbe un peccato rinunciare a una bella ragazza,infondo,prima ci si diverte”- non poteva pensarlo veramente,quasi mi rifiutavo di crederlo. Quella era tutta una finzione,lui non diceva sul serio lui mi avrebbe liberata,ne ero sicura. O forse no,non così tanto.

-”Sei proprio mio figlio ragazzo”- disse lui,sperai con tutte le mie forze che non decidesse di passare dalla parte del nemico.

-”No,non lo sono”- non riuscì a decifrare il suo sguardo.

-”Liberami ragazzo”- gli disse lui con fare quasi superiore e scontato. Lo avesse fatto,sarebbe morto. Lui gli sorrise,trattenni il fiato.

-”No,non sarebbe divertente”- con il manico del coltello,diede una forte botta in testa al padre,facendoli perdere i sensi,colava qualche goccia di sangue,dalla testa. Poi guardò me,mi si avvicinò con quel sorriso malizioso ancora stampato sulle labbra,il coltello ancora in mano. Si fermò solo a qualche centimetro dal mio viso,i suoi occhi quasi risplendevano al buio di quella notte,dove solo la luna lasciava intravedere le cose. A quel punto,sentì un brivido scendermi lungo la schiena,non era paura,io non avevo paura di niente.

-”Io e te abbiamo una questione in sospeso”- il suo sguardo non accennò cambiamenti. Fu un secondo,chiusi gli occhi non appena sentì il suo coltello verso il mio viso. Ma gli riaprì quasi subito notando che il coltello si era piantato nella corteccia dell'albero,sbriciolando un congegno che mi liberò da quegli affari che avevo sui polsi. Ripresi a respirare regolarmente,mentre lui non si allontanava da me.

-”Era tuo,perché non l'hai ucciso?”- chiesi allora,avvinta dalla curiosità,dall'interesse alla risposta di quella mia domanda. Mi sorrise sghembo.

-”Te l'ho detto,io e te abbiamo una questione in sospeso,il primo colpo,ora tocca a te”- ne rimasi quasi stupita,da quelle parole.

-”Pensavo che ormai tutti andassero per la loro strada”- azzardai accigliata.

-”Bé,hai scelto la prima scelta tra le tre che ti ho proposto,ricordi?”- certo,e chi se lo dimenticava. Annuì.

-”Se non eri così convinta potevi scegliere la terza”- borbottò sottovoce,ma abbastanza perché lo sentissi. Sospirai quasi esasperata,ormai era inutile perfino arrabbiarsi,soprattutto ora.

-”Come pensi di farlo?”- mi chiese improvvisamente serio. Indicai le assi li legno poco distanti da lì.

-”Aiutami,dobbiamo spostarlo”-


 

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Capitolo 12
*** Compleanno: parte 1 ***


Oddio,ho dovuto cancellarlo e ripubblicarlo-!!!!!! Scusate!! Ho fatto un casino perché invece di Duncan compariva un certo Dave,che poi sono la stessa persona ma…. È una storia lunga insomma!
 

 
Ancora mille scuse per il ritardo,ma purtroppo non siamo decisamente in un periodo in cui ho molto tempo libero,mi devo arrangiare.
Apparentemente non è un capitolo al top,ma la fine è particolarmente importante.
Non anticipo nient’altro ….
Un bacio,
AnonimaKim

 
 

Compleanno
parte 1°

 
 
 
 
Sangue,
Il sangue colava sul terreno,mentre il corpo di John se ne stava appeso,lì in alto,mentre l'alba sorgeva.
L'alba
Buon compleanno Principessa
Questo è quello che mi avrebbero detto i miei genitori,mia madre mi avrebbe portato la colazione in camera e mio fratello Sam si sarebbe rovesciato addosso il latte.
Quello è quello che mi avrebbe detto Kassie,lei mi avrebbe preparato la torta al cioccolato e avremo giocato tutto il giorno a poker cercando mi migliori modi per imbrogliare,mi avrebbe fatto bere un goccio di Vodka,che mi era vietato categoricamente.
E invece questa volta,ero io.
Solo io
E questo mi fece ricordare di essere sola.
Avevo piantato i chiodi nel corpo di John,e ora se ne stava appeso ad una croce,lo osservavo.
Non mancava tanto,poco ancora e poi tutto sarebbe finito.
Sapevo che non avrei mai avuto pace,ma perlomeno quei bastardi avrebbero avuto quello che si meritavano:
Morte
Ma ecco che un'altra domanda si faceva largo nella mia mente:
Come diavolo avrei fatto ad uccidere il capo della Mafia Americana?
Era stato lui,ad architettare tutto,voleva morto mio padre e la sua famiglia,e lui c'era quella notte.
Doveva morire,ma sapevo cosa rischiavo. Mi stavo andando a cacciare in una missione suicida,perfino per me,il che non era il massimo,seriamente,sembrava che volessi suicidarmi.
Dovevo agire di nascosto,non potevo buttarmi nella mischia,anche perché Varon Shilden avrebbe potuto scoprirmi,capire le mie intenzioni.
Era così che sia chiamava quel bastardo.
Il miei pensieri furono interrotti dallo squillo di un cellulare a cui non diedi peso,ero troppo concentrata a guardare il cadavere di John. Sentì Duncanaprire la connessione,ma non rispose,sembrava come preso dalla mia espressione.
Poi chiuse,dopo aver ascoltato delle parole a me incomprensibili al telefono.
-” Heather e Al “- mormorò -”Dobbiamo tornare a Seattle”-
E dovevamo farlo in fretta.
Annuì e lo seguì giù per la collinetta,in lontananza,scorsi la macchina di Al.
Sorrisi,
Due fuori
 
 
 
Guardavo il soffitto della mia camera,erano le 12:15 l'ultima volta che avevo
guardato l'orologio. Non pensavo a niente,solo a svuotare la mente. Me lo aveva insegnato Kassie,quando ero frustrata,dovevo solo rilassarmi,e cercavo di farlo.
Sentì bussare alla porta
“come non detto” pensai seccata. Sbuffai e cercai di ignorarlo.
Ignorai anche la seconda volta che questo accadde,circa cinque secondi dopo.
-”SonoDuncan,aprì”- sentì dall'altra parte della porta. Perché avrei dovuto farlo? Mi stava seccando,non volevo parlare,tanto meno con lui.
-”Courtney,apri!”-
Corrugai la fronte,irritata. Mi alzai a malavoglia,ma non perché mi andasse di aprire,solo perché ho pensato che poi alla fine sarebbe entrato lo stesso,forzando la serratura che poi sarebbe rimasta rotta e non avrei più potuto chiuderla a chiave e magari sarebbe entrato nella mia stanza.
Il ragionamento fila logico.
Abbassai la maniglia,e me lo ritrovai davanti.
-”Che vuoi?”- gli chiesi acida nel tentativo di levarmelo tra i piedi più in fretta possibile. Mi guardò con quella sua aria da strafottente.
-” E se ti insegnassi ad andare a cavallo?”- restai immobile sulla porta,cercando di assorbire bene quelle parole. Non ne capì a fondo il senso ma decisi di non pensarci troppo su.
-”Chi ti dice che non ne sono capace?!”- ribattei. Ma infondo aveva ragione. Fece le spallucce,fregandosene altamente della mia risposta.
-”Abbiamo tutti bisogno di una pausa,andiamo a fare un giro a cavallo,io e te,e torniamo sta sera”- me lo aveva spiegato come se mi stesse invitando a cena e poi mi stesse dicendo che mi avrebbe portato a casa sua. In genere questo tipo di proposte “per passare il tempo” non si facevano con quel bastardo sorrisetto malizioso sulle labbra. Ma infondo aveva ragione,dovevo fare una pausa e poi non poteva accadere niente finché io non volevo,cosa che non sarebbe mai successa, ma questo adesso non è il punto.
Sospirai
-”Ci sto”- concordai con tono basso e pacato -”quando incominciamo?”- chiesi poi. Sorrise,al suo modo. Cercai di non fare caso al doppio senso che di sicuro lo aveva colpito.
-”Subito”-
Non finirò mai di dirlo:
Che idiota!
 
 
 
 
-”È troppo alto!”- tentare di salire su quel bel cavallo nero,è impossibile. Cercai ogni possibile modo per salire,ma con scarsi risultati,anzi,direi pessimi. Duncanintanto mi guardava con un sopracciglio alzato,appoggiato alla parete della scuderia,sembrava quasi che mi stesse prendendo in giro. Mi arresi,era inutile farlo da sola. Si era offerto di aiutarmi,ma non appena mi si era avvicinato troppo,avevo detto che ce la facevo da sola...
Come no! Infatti dopo tre secondi sono salita senza problemi!
Sbuffai,non era valido che ce l'avesse sempre vinta lui Maledizione!
-”Vuoi una mano?”- mi chiese saccente,e io odiavo quando le persone facevano le saccenti. Ci pensai seriamente,perché ero indecisa se farmi mettere le mani addosso o no.
-”Sia chiaro,è solo perché così si fa più veloci”- mi sarei potuta inventare altre mille scuse,ma in quel momento mi sentì sollevare per i fianchi. Una strano brivido caldo mi aveva invaso le cellule nervose,facendomi sussultare.
La prima volta che qualcuno mi aveva veramente toccata,afferrata in quel modo,e devo ammettere che la cosa non è così spiacevole come avevo immaginato. Mi ritrovai a cavallo,traballavo e avevo la sensazione di scivolare da una momento all'altro,non riuscivo a staccare le mie mani dalle sue spalle.  Lo sentì ridere.
-”Metti i piedi nelle staffe”- mi spiegò,cercai di lasciarlo,aggrappandomi alla sella del cavallo. Misi i piedi nelle staffe e mi sentì stranamente più stabile. Mi diede una leggera pacca sulla schiena,ricambiai fulminandolo con lo sguardo.
-”La schiena dritta”- continuò mentre era sull'orlo di una risata cronica,e questo dava alquanto fastidio.
-”Afferra le redini”- me le porse,e gliele presi di mano.
-”E adesso?”- chiesi,segretamente preoccupata se devo dire la verità. Non rispose,si limitò a prendere le redini del suo cavallo,marrone cioccolato,con delle sfumature bianche sul muso,e a salirci senza alcuna difficoltà. Ne rimasi quasi sbalordita,un delinquente che va a cavallo. Giuro,questa non me la aspettavo.
-”Possiamo andare”- disse mentre si allineava a me. Mi porse un caschetto nero,dicendomi che le prime volte era meglio se lo mettevo,non si sa mai. Lo misi senza troppi problemi.
-”Dai un lieve colpo con i talloni al cavallo per farlo partire”- mi spiegò mentre faceva quello che aveva appena detto,il cavallo color cioccolato comminò in avanti abbastanza velocemente fermandomi all'entrata della scuderia. Duncanmi fece cenno di venire. Mi sentivo un po' come se stessi appena imparando a camminare. Lo imitai,e devo dire che non fu troppo difficile,certo,non partì spedita come lui ma di sicuro è un buon inizio.
Il cavallo traballava,e certe volte avevo l'impressione di cadere,ma dovevo ammettere che era alquanto rilassante passeggiare in quel sentiero nel bosco. Era una giornata bellissima,non una nuvola in cielo,e questo era piuttosto strano perché ha sempre,sempre piovuto al mio compleanno. Guardando il cielo,pensai che fosse dello stesso colore degli occhi di Duncanma quando lo guardai ancora,capì che i suoi potevano essere ancora più chiari,e molto più belli. Io dovevo smetterla di fantasticarci troppo,sembravo una bimbetta innamorata,e ovviamente,di lui non poteva interessarmi di meno. Come o già detto,se siamo fortunati ha un “Qui”* pari a 0,00000000000000001,già, “1” se siamo baciati dalla fortuna. Era un ragazzo decisamente irritante,seccante,presuntuoso e per di più era una sottospecie di maniaco,anche se sapevo bene che c'era molto peggio. Ma che ne sapevo,infondo,non avevo idea di come si sarebbe comportato con una qualsiasi altra ragazza che non fossi io,forse non osava tanto perché gli facevo “paura” e questo,ovviamente,è un bene …
Il vento mi accarezzava i capelli,mi irradiava il viso,bello starsene lì,il tempo perde la sua ragione.
Duncan si fermò improvvisamente e scese da cavallo,mi fermai anch’io,restandone per un secondo perplessa.
-“che fai?”-
-“ Non sarebbe il caso di fermarci a mangiare qualcosa?”- la sua mi sembrava una domanda retorica. Scesi,ma per poco non caddi con il sedere per terra,mentre lui tirava giù dal baldacchino uno zainetto,che doveva essere quello del pranzo. Mi aiutò a legare i cavalli non troppo lontano e poi mi invitò a sedermi ai piedi di una quercia.
-“Tramezzini al formaggio”- annunciò passandomi una bustina di plastica. Mi piaceva il formaggio. Scartammo i panini e mangiammo in silenzio,e ciò non mi dispiaceva affatto. Ma devo dire che mi faceva strano non sentirlo parlare,vederlo assorto,anche se avevo una minima idea,suo padre era morto sotto i suoi occhi,insomma,fa uno strano effetto,ma poteva anche essere altro. Smisi di pensarci quando mi resi conto che stavo cercando un modo di tirargli su il morale,ma infondo …. A me,che me ne fregava di lui?
-“Sei silenziosa”- notò quando ebbe mandato giù l’ultimo dei bocconi del tramezzino. Per me era normale,era lui ad essere strano oggi.
-“Non ho voglia di parlare,e neanche tu”- risposi. Lo sentì abbozzare un sorriso,e realizzai che doveva piacergli quando rispondevo così,non avevo incontrato molte persone che sapessero apprezzare il mio strano carattere. Ma questo ovviamente non c’entrava assolutamente niente.
-“Ah,Merda!”- esclamò improvvisamente lui alzandosi di scatto. Lo guardai perplessa.
-“cosa c’è”-
Si massaggiò la schiena e intuì che doveva aver urtato qualcosa,guardai il tronco dell’albero.
Corrugai la fronte,sfiorando con le dita la superficie dove sporgeva una piccola lama,che una volta doveva appartenere a ….
Mi tremarono le gambe,il cuore mi accelerò a mille,mi chiesi quanti kilometri avessimo fatto a cavallo.
Mi alzai di scatto e corsi via,lontana da quel sentiero.
Mi sentì chiamare da Duncan,e ebbi la sensazione che mi stava seguendo.
Io non mi fermavo,correvo,e non mi fermavo. I respiri si fecero pensanti,veloci e irregolari
Ma il mio cuore si fermò quando davanti a me,si aprì una piccola radura ….
 
                                                                            E una piccola baita
                                                                   Che non avrei mai potuto scordare
 
 
Qui* _ Quoziente intellettivo (XD)
 
 

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Capitolo 13
*** Compleanno parte 2 : Il passato ***


 

Sono una rimbambita!!!! Ri-ri pubblico questo capitolo,perdonatemi!!

AnonimaKim

 

 

 

Compleanno

Parte 2

 

Il Passato

 

 

Il cuore,batteva come un tamburo.

Il respiro,mi venne a mancare

Le gambe,le sentivo molli

Il vento,rendeva tutto più vero

Gli occhi,sgranati

Le braccia,lasciate cadere lungo i miei fianchi

Il mio labbro inferiore,quasi tremava

-”Courteny!”- mi sentì chiamare,ma non risposi,continuavo a guardare dritta davanti a me. Era una piccola baita di legno,nel bosco.

Proprio come la ricordavo

Le Edere erano cresciute però,ricoprivano tutta la casa,era abbandonata da anni. Chiusi gli occhi,mentre mi facevo accarezzare dal vento sottile,ormai estivo.

Dei passi dietro di me,ma non mi voltai. Aprì gli occhi invece,camminando lentamente verso la porta d'ingresso.

Mentre si faceva più vicina,il mio cuore accelerava.

Salì lentamente gli scalini di legno,scricchiolavano sotto i miei piedi,quasi come se volessero cedere da un momento all'altro,ma mi ritrovai sulla soglia della porta,senza che neanche ci avessi fatto troppo caso. Guardai la porta di legno,indecisa.

Mi chiedevo,cosa avrei provato entrando lì dentro. Era cambiato qualcosa dall'ultima volta?E le macchie di sangue?L'odore?Erano ancora lì dopo quasi nove anni?

Quante cose erano cambiate in nove anni

Voltai lo sguardo,non troppo lontano da lì,l'albero da dove ero caduta. Era più grande di come lo ricordavo,la sua folta chioma di foglie veniva scossa dal vento,e mi chiesi se lì ci abitassero ancora i passeri. Scossi piano la testa,la cosa era impossibile,dopo nove anni.

Uffa,perché non posso salire!?” si lamentava la bambina,la donna accanto a lei alzò gli occhi al cielo.

Sarai brava quanto ti pare,ma quello è troppo alto” aveva detto lei,e si era allontanata. Quando la bambina fu sicura che la madre fosse rientrata nella piccola casetta di legno,si rimbocco le maniche e provò salire. Ma la cosa,non si era conclusa bene

 

Un lieve sorriso comparve sulle mie labbra,per poi svanire,non appena mi decisi a posare la mano sulla maniglia.

Non fare la codarda” mi ripetevo con uno filo di voce impercettibile. Io non avevo paura di niente.

Non avevo paura del passato.

Spinsi la porta in avanti,e davanti a me,troppe immagini si pararono davanti.

Un crampo al cuore,

Il letto

Le macchie di sangue ormai secche

Il tavolo

L'armadio

I crampi al cuore si fecero molto più forti,così tanto che avrei voluto urlare dal dolore.

E anche quella volta,gli occhi mi pizzicarono,e volevo piangere

Le mie gambe cedettero,caddi a terra,sul legno che mi sembrò perfino caldo. Le mani,mi tremavano così forte che poteva essere un effetto involontario,mi sentì il naso tappato,gli occhi lucidi.

Sentivo le voci della mia famiglia

Mi chiamavano

Un dolore lancinante,uno sguardo verso quell'armadio.

Non mi ero mai sentita tanto sola,in una stanza,dove urlavo,e nessuno sentiva la mia voce,o almeno,qualcuno c'era.

Dei passi vicino a me.

-”Io ci sono già stato in questo posto”-

Quelle parole,mi risuonarono quasi assurde,eppure,era troppa la serietà con cui le aveva pronunciate. Mi diede il tempo per riprendermi,e ricacciare dentro le lacrime che minacciavano di scendere lungo le mie guance.

-”Come?”-

Mi rialzai,il suo sguardo,era rivolto all'esterno della casa.

-”Courtney,io qui ci sono già stato”- era troppa la sua convinzione.

-”Nessuno sapeva dove io e la mia famiglia si nascondeva”- spiegai,ma non sembrò darmi retta. Poi mi guardò,il suo sguardo era quasi sofferente. No,lui non poteva essere la stessa persona che avevo conosciuto in quel riformatorio.

-”Era quella notte,la notte in cui mio padre uccise mia madre,e penso che non fosse l'unica sua vittima di quella sera”-

Capì,in un millesimo di secondo,il cuore mi si fermò. Lui sospirò.

-”Avevo nove anni,appena compiuti. Mia madre e io eravamo a casa,poi mio padre è arrivato,e ha detto che mi voleva portare via. Mia madre si è opposta ma non c'è stato niente da fare,l'ha uccisa e mi ha portato via,mentre cercavo di scappare da lui. Mi ha caricato in macchina,e insieme ad altre due persone siamo andati via. Pioveva quella notte,a dirotto. Ha parcheggiato la macchina,proprio lì”- con il dito indicò un punto preciso all'estero della casetta,della mia casetta.

-”Ho sentito degli spari,e delle urla. Poi è tornato in macchina e mi ha detto che questo era essere veri uomini. Poi,sono scappato,e ho vissuto con mio zio Dean per un po'. Il resto lo sai”- Sospirò ancora,il suo viso si modellò in un sorriso sghembo. Io lo guardavo.

Era lì,lui era lì quella notte.

Quella notte,non solo io ero rimasta da sola.

 

 

 

 

All'alba di ogni giorno,della tua vita il viso cambiare;

Dove i tuoi sogni si avverano,e ogni tuo desiderio espresso si penserà,lì;

Lì troverai,come il sole che riflette ,sul fondo dell'anima quello che ti ho promesso

 

Sembra difficile,ma non lo è.

È Impossibile

Sono queste le parole che mi rimbombano in testa,mentre me ne stavo rannicchiata vicino a quell'armadio. Volevo quello che mio padre mi aveva promesso,ma inutile dire che la cosa era impossibile.

-”Ti piacciono gli indovinelli?”- alzai il capo,lui era dall'altra parte della stanza,osservava assorto le macchie di sangue. Si girò verso di me,corrugò leggermente la fronte con aria perplessa.

-”Non ho questo genere di dedizioni,in genere”- rispose,con un tono un po' scettico. Come se stessi delirando o qualcosa del genere. Sospirai,sapevo che da sola non ce l'avrei mai fatta.

-”E se provassi?”- continuai,ormai,dovevo essermelo perso. Fece le spallucce.

Glielo dissi,lentamente,cercando di scandire bene le parole. Con mia grande sorpresa restò serio,o almeno,no granò gli occhi come se stessi parlando in cinese. Sembrò che ci stesse pensando sul serio. Si sedette accanto a me,io continuavo a guardare speranzosa il suo volto.

-”Mio zio Dean aveva la passione per queste cose,mi ha insegnato qualcosa su come risolverli”- Mi trafisse con quei occhi azzurri,che accennavano ora una luce ironica. Aveva catturato in pieno la mia attenzione,posai una mano sotto al mento,facendoli segno di continuare. Accennò un sorriso.

-”Dobbiamo dividere gli indizi. Il primo: “All'alba di ogni giorno,della tua vita il viso cambiare””- Continuavo ad osservarlo,mentre pensava. Lo stesso cercavo di fare anch'io,dovevo andare a parare da qualche parte,perlomeno dovevo fare finta di seguire il suo ragionamento.

-”Potrebbe significare il tempo che passa”- azzardò -”Un posto dove lo scorrere del tempo si identifica maggiormente”- dal suo tono di voce,sembrava essere sulla strada giusta.

-”Lo scorrere delle stagioni magari”- aggiunsi io,ma per lo più era una domanda. Scosse la testa.

-”Per me,è uno specchio. “Il viso cambiare” dice”- mi rivolse un sorriso,dovetti ammettere che aveva ragione. Wow

-”Poi,Il secondo: “Dove i tuoi sogni si avverano,e ogni tuo desiderio espresso si penserà””- Cominciai a provare a ragionare anch'io,ma non mi veniva in mente niente.

-”Un posto dove si esprimono i desideri”- feci eco ai miei pensieri.

Improvvisamente,qualcosa balenò per la mia testa.

-”Un pozzo”- sgranai gli occhi e lo guardai -”Il pozzo dei desideri”- Restò piacevolmente sorpreso dal mio colpo di genio.

-”Esatto!”- concordò. Mi stavo divertendo.

-”E ancora,l'ultimo: “Come il sole che riflette....sul fondo dell'anima””-

-”Il sole,che riflette sullo specchio,quello di prima”- dissi ad alta voce,euforica.

-”Magari il nostro specchio non è di vetro”- disse lui -”Potrebbe essere uno specchio d'acqua!”- e quella risposta mi sembrò fin troppo logica. Ci alzammo in piedi,io ormai fremevo.

-”so dove si trova!”- Corsi fuori dalla casetta,correndo verso est,mentre sentivo Duncan starmi dietro.

-”Ma dove cazzo vai adesso?!”- risi della sua ingenuità. Per lui era solo un indovinello,per me,era molto di più.

-”Il pozzo!Io e mio padre ci buttavamo le monetine dentro”- urlai. Davanti a me,il grande pozzo si faceva largo tra i cespugli. Gli fui davanti,e mi affacciai nel punto in cui una volta lasciavamo cadere il secchio per prendere l'acqua. Vivevamo un po' all'antica,ma a me piaceva.

Non potevo fare a meno di sorridere. Duncan mi fu accanto in un attimo.

-”Ma qui non c'è acqua”- commentò guardando nella mia direzione.

-”Ma una volta sì”- risposi io -”Deve essere infondo al pozzo,non è affatto profondo,saranno al massimo cinque metri,io e mio padre una volta sia scesi”- Alzò un sopracciglio.

-”Ora mi spieghi anche come hai fatto,e magari cosa stiamo cercando”- alzai gli occhi al cielo,troppo felice per potermi arrabbiare. Presi la corda del secchio che era legata lì vicino,la legai ad un albero e provai a scendere. Duncan se ne restò lì a guardarmi con un'aria alquanto scettica,ma non mi stupisce. Scesi,fino a quando toccai la superficie umida infondo. Trovai solo un grande cofanetto,lungo circa come il mio avambraccio e alto quattro dita.

Lo avevo trovato.

Risalì su senza troppi problemi,quando uscì dal pozzo ero tutta sporca di fango,Duncan mi guardava ancora in quel modo. Poi guardai il cofanetto,e notai che aveva una chiusura a combinazione. Sopirai e lo misi per terra,sedendomi in ginocchio vicino all'oggetto. Duncan si sedette vicino a me.

-”Serve una combinazione. Forse devo contare tutte le lettere dell'indovinello oppure devo...”- non finì la frase. Con un colpo provocato dal suo piccolo coltello,Duncan aveva rotto la chiusura.

-”Amali estremi,estremi rimedi”- commentò ridendo,e contagiò anche me. Lo aprì e mi si riscaldò il cuore.

Non era un pugnale,non era una spada. Forse era entrambe,nella metà,una piccola spada.

Bellissima.

L'elsa era proprio come la ricordavo,ma la lama era molto più appuntita,o almeno così mi parve. C'era un biglietto,lo aprì,sapevo che era di mio padre.

 

Mia cara Courtney,

Ero sicuro che lo avresti trovato,sei una ragazza intelligente,sveglia,non ho mai dubitato di questo. Sono sicuro che ora sarai un po' più grande di prima,ma sarai sempre la nostra piccola principessa. Adesso,magari,potremo festeggiare tutti insieme,Ginn farà la nostra cara torta di fragole,ma sta volta non permetteremo a tuo fratello di mangiarsi tutto no?!

Ti aspettiamo a casa,vedi di non fare tardi. Domani ti insegnerò qualcosa ti va?!

Ti voglio bene

 

Jack

 

Chiusi il biglietto,sorridendo. 

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Capitolo 14
*** Scosse Nervose ***


 

Wow,nuovo capitolo partorito praticamente tutto in una notte!!! XD ok,Non era una battuta troppo sensata ma questo capitolo è troppo....BELLO!! Bò,non lo so,a me piace!

Saluti

AnonimaKim

 

 

 

 

Scosse Nervose

 

 

Così,il suo quoziente intellettivo era passato dallo 0,00000000000000001 al 6000000 % della genialità. Non ce l'avrei mai fatta a risolvere quell'indovinello da sola,devo ammetterlo,anche Einstein gli farebbe invidia.

Gli zoccoli dei due cavalli risuonavano,eravamo in cammino da due ore,stavamo tornando a casa,cominciava a far buio.

La scuderia e il ranch di Heather e Al si scorgeva ormai,il sole era già tramontato,entrammo nella scuderia e scese da cavallo.

-”Mi raccomando. Non ne parlare,uno come me che sa andare a cavallo non è il massimo Bambolina”- dovevo aspettarmela da lui una frase del genere. Non appena ebbe messo il suo cavallo nel suo box mi guardò incrociando le braccia.

-”Ora tocca a te”-

Dio,mai in quel momento fui fulminata da quei occhi ghiacciati. Oh mio Dio,dovevo essere completamente fuori di testa. Provai a scendere ma c'era qualcosa che mi bloccava.

-”Accidenti!”- esclamai esasperata. Mi si era incastrato il laccio dello stivale nel gancio della staffa. Tirai la gamba verso di me nel tentativo di liberarmi,ma non appena lo feci,persi l' equilibrio e caddi dall'altro lato.

Capì che mi sarei rotta la testa,aspettai l'impatto con la paglia sul pavimento di legno umidiccio ma la sensazione fu tutt'altra.

Aprì gli occhi quasi immediatamente,e per poco,non mi prese un semi infarto.

Il cuore mi accelerò nel petto a una velocità impressionante,chi non lo farebbe,se si ritrovasse a pochi centimetri di distanza dal viso di...oddio Lui!

Quasi subito,i suoi occhi si illuminarono di una luce compiaciuta e perfino,ora mi si riderà dietro,mi sembrò perfino troppo sguardo ma maniaco pervertito che stava pensando in quel preciso istante di violentarmi,e detto tra noi,non escludo che sarebbe stato capace di farlo.

-”e se passassimo la notte qui?!”- mormorò in un tono che neppure saprei descrivere. Ero pronta a tirare fuori il mio coltello se ce ne fosse stato bisogno.

-”Lasciami!”- gli ordinai,ma non ottenni niente,oltre ovviamente la sua stretta aumentare sui miei fianchi. Il coltello,mi era scivolato di mano. In caso,avrei dovuto arrangiarmi con la forza fisica.....

Ero letteralmente fottuta adesso!

-”Se non succede nulla ora,accadrà sta sera. Tu,accetti di rimandare la nostra piccola conversazione?”- lo aveva detto come se fosse un avvocato in tribunale. Ma figurati se fosse solo potuto accadere qualcosa tra noi due!! Piccola conversazione?O sarebbe durata veramente poco in confronto a quello che.....Dio,cos'era?Un attacco di sclero?! Sarebbe la prima volta.

Lo guardai storto,ma tanto sapevo che non mi avrebbe lasciato andare se avessi rifiutato,avrei trovato un modo più tardi.

-”Ok,ma ora lasciami o sarà peggio per te!”- sorrise,come se ci fosse qualcosa da ridere!

Mi lasciò andare,io cercai di fare finta di nulla e di diressi a passo deciso verso casa. Quando tutta questa storia sarà finita,penso che lo incateno ad un albero e lo lasciò lì a marcire. Ma forse.....troppo buona!

Maniaco peggio di lui proprio non poteva capitarmi,ma infondo,poi alla fine,avevamo scoperto che infondo nel era proprio così stupido,forse un po',ma perlomeno la logica ce l'aveva....

A quel punto mi accorsi di aver dimenticato la spada di Papà in scuderia,mi girai ma per poco non andai a sbattere contro qualcuno.

-”Hai dimenticato questa”- mi sorrise compiaciuto,in un modo terribilmente irritante. Alcune volte,mi chiedevo se soffrisse di personalità multipla o qualcosa del genere,magari aveva un fratello gemello più dolce e simpatico,o forse,era solo una mia paranoia addizionata alle mie fantasticherie sui suoi occhi. Dannatissimi occhi del cavolo!

Presi la bella scatola di legno con un piccolo strattone,sbuffando e fulminandolo con lo sguardo. Cosa che non durò troppo,non potevo tener testa più di cinque secondi a quei due zaffiri. Girai i tacchi,e ripresi a camminare,ma me lo sentì di fianco.

-”Oh andiamo!Mi merito un piccolo riconoscimento per averti dato una mano no?!”- mentre un dannato sorrisetto malizioso comparve sulle sue labbra,sentì il suo braccio cingermi la vita. Avvicinò il so volto al mio,costringendo me a fare lo stesso.

Sentivo il suo respiro sul mio volto,e oserei dire di aver sentito le sue labbra sfiorarmi la guancia.

Avrebbe potuto baciarmi se io non avessi spostato il viso di lato.

-”Dio Lasciami!”- lo spintonai via con tutta la forza che avevo,non lo sentì opporre resistenza. Quando i miei occhi sfiorarono il suo viso ancora una volta,lo vidi ancora con quel sorriso,segno,che non avrebbe mollato la presa facilmente.

E io,cominciavo a sentirmi inquieta quando mi trovavo da sola con lui. Non che avessi paura,no,io non avevo paura di niente,ma mi sentivo solo un po' agitata,non sapevo cosa gli poteva passare per la testa. E poi,

Il fatto del calore che sentivo dentro quando lui mi era vicino,non era un buon segno.

Salì rumorosamente gli scalini,fino s trovarmi sull'uscio della porta,con Duncan dietro che non faceva altro che guardami,nemmeno lo facesse di nascosto.

Suonai il campanello,sospirando. Non venne ad aprire nessuno.

-”Sono tutti morti?!”- gridai esasperata,in quel momento mi accorsi che la porta era aperta e la spalancai. Dentro era tutto buio.

Improvvisamente le luci si accesero tutte insieme. Heather e Al erano seduti sul divano,lei indossava un bel vestito,e aveva un pacchetto. Appesi c'erano dei cartelli con su scritto “Buon compleanno” o cose del genere. Quasi mi cadde la scatola di mano,questa non me la aspettavo.

-”Buon compleanno Courtney”- mi disse Heather dandomi una leggera pacca sulla spalla,e lo stesso fece Al.

-”Infondo,15 anni non si compiono tutti i giorni”- commentò lui facendomi sedere sul divano. Duncan si sedette accanto a me,me lo sarei aspettato. Heather mi squadrò e poi alzò gli occhi al cielo.

-”Adesso mi spieghi perché sei tutta sporca di fango!”- Ops,dovevo aver lasciato qualche impronta rientrando. Feci un sorrisetto un po' imbarazzato e cercai di fare finta di nulla. Sospirò esasperata guardandomi però con simpatia.

-”Fila a farti una doccia,ti aspettiamo qui”- Ricambiai il sorriso e mi alzai,salì le scale dirigendomi in bagno. Non pensai a prendere nemmeno la biancheria,il che,mi fregò.

Sotto la doccia,risolvevo i problemi della mia vita,e dopo un'attenta riflessione partorì una cosa:

Il non ero sola

Loro erano miei amici,mi erano vicini. Ok,forse,per quanto poco,perfino Duncan mi stava simpatico. Infondo,non era male,avere delle persone su cui contare.

Uscì dalla doccia,legandomi l'asciugamano attorno al corpo. Uscì dal bagno entrando nella mia stanza. Per poco,non sobbalzai.

-”Quale parte della frase di Heather : “fila a farti una doccia,noi ti aspettiamo qui” non ha capito?!”- incrociai le braccia esasperata. Mi squadrò malizioso,alzò un sopracciglio e mi perforò con lo sguardo.

-”Penso di aver assimilato solo “Vai a farti una doccia””- trattenne una risata,mentre mi si avvicinava.

Mi ero già trovata in questa situazione,solo che ora era leggermente più drastica. Dannata mia superficialità di non indossare l'intimo in bagno!

Ma non dovevo dargli corda,figuriamoci cosa potrebbe pensare!

-”Avevo ragione quindi,quindici anni”- commentò a mezza voce.

-”Perché,tu quanti ne hai?”- ero curiosa,ma cercavo di non darlo a vedere. Fece le spallucce indifferente.

-”Quasi 18. Dovrò stare attento,o mi prenderanno per un pedofilo o qualcosa del genere”- mi fece l'occhiolino,era evidente che stava scherzando. Fino a che punto pero?

-”Mi fai cambiare?”- chiesi infine,visto che non avevo intenzione di prendermi un brutto raffreddore. Finsi di pensarci,ma quello schifoso Ghigno non accennava a lasciare le sue labbra.

-”Ok”- continuando a guardarmi,incrociò le braccia. Aspettai qualche secondo,ma era sempre lì.

-”D'accordo”- dissi per incitarlo ad andare. Ma lui era sempre lì. Roteai gli occhi.

-”E adesso che c'è?”- chiesi quasi al culmine della pazienza.

-”Non eri tu quella che aveva accettato di rimandare la “conversazione” lasciata in sospeso?”- Mi si avvicinò pericolosamente. Era una mia impressione o sentivo di sottofondo le note della canzone “Bring me to Life” degli Evanescence? D'altronde,canzone perfetta per una ragazza di 15 anni che sta per essere violentata da un maniaco di 18 anni,tutto perfettamente normale. Io,intanto,continuavo a sentire la voce di Amy Lee che mi rimbombava nella testa.

-”Pensavo,più tardi”- cercai di rimandare,ma non sarebbe successo niente,di certo,non avevo intenzione di cedere a uno schifoso ricatto.

-”Ma adesso....”- mi bloccò al muro,avvicinandosi al mio orecchio.

-”Adesso,sarebbe tutto più stimolante non credi?”-

Scossa

Questo non mi era mai successo. Mi sentì lo stomaco andare sottosopra. Cercai di calmarmi il prima possibile.

-”Esci!”- sbottai,ma nella mia voce era evidente il nervosismo. Rise di questo e chiuse la porta alle sue spalle. Finalmente,fui sola.

Mi sedetti sul letto. Era sempre più faticoso tenergli testa,eppure dovrei essermi abituata a lui no?Eppure,non penso facesse sul serio,forse stava solo cercando di darmi fastidio,avevo avvertito dell'ironia nel suoi occhi.

Gli Evanescence era ancora lì intanto,ancora li sentivo nella testa.

Merda aveva Duncan di diverso da farmi venire questi attacchi di nervosismo?!!?

Heather mi aveva preparato una gonna,l'ultima volta che ne avevo indossata una,era quando avevo 5 o 6 anni. Forse era un po' troppo corta.

Dovevo mettermi l'anima in pace con Duncan. Ogni volta che facevo qualcosa di provocante,pensavo a lui. Non ne avevo paura,non mordeva mica.

Decisa,mi vestì con una maglietta corta,per ribellarmi a questa ossessione nervosa.

 

 

 

 

Quando scesi,non mi stupì di trovare Duncan ad aspettarmi infondo alle scale. Cercai di tenere la testa alta,facendo come se nulla fosse. Un po' mi piaceva questo mio lato femminile,ma quelle scarpe,mi stavano uccidendo. Incrociò le braccia,ghignando. Lo guardai storto,era una sfida,e non poteva averla vinta lui. Quando arrivai infondo alle scale,avvicinò ancora le labbra al mio orecchio.

-”Bella”- soffiò con fare seducente. Scossa nervosa,ancora. Ma sta volta,la ignorai.

-”Grazie”- risposi indifferente,dirigendomi in salotto. Poco prima che entrassi,solo per un'istante,mi parve che Al e Heaher si stessero tenendo la mano,a giudicare dal rossore di lei. Cercai di non farci caso,e mi sedetti ancora,con Duncan affianco.

-”Però!Bella”- commentò Al con un sorriso compiaciuto sulle labbra che ricambiai altezzosa.

-”Grazie”- Allora mi sa che non era un problema di ragazzi,o mio,qui il problema delle scosse nervose era del maniaco affianco a me. Continuavo a sentire i suo respiro sulla mia guancia,il che mi fece capire che dovevamo essere più vicini di quello che pensavo.

-”Ha...”- sopirò sottovoce al mio orecchio -”....Delle gambe stupende”- lo avrei ignorato,e avrei ignorato anche le scosse,se non fosse per quella stupida mano che si era avventurata poco sopra il mio ginocchio.

Mi girai di scatto,mollandogli uno schiaffo,ma non fu troppo forte,ero ancora anestetizzata. Si massaggiò la guancia sogghignando.

-”È meglio mettere un po' di zucchero su questa storia”- commentò Heather trattenendosi dal ridere. In effetti,doveva assere stata una scena comica. Si alzò e si diresse in cucina.

-”Vado a recuperare la torta”-

C'è da dire una cosa però....

Perché quel gesto tanto provocante non aveva avuto un impatto negativo su di me?


 

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Capitolo 15
*** Buon Compleanno Principessa ***


 

Sono arrivata con il capitolo....15 penso, bò ho perso il conto! XD

Comunque,non è un capitolo gran ché incredibile,ma devo dire che qualcuno passerà la sua prima notte insieme a qualcuno,certo,dipende da che lato si vuol vedere la cosa. Mi scuso per l'incredibile lentezza della nostra protagonista a prendere in considerazione che il nostro ragazzo le possa piacere e...

Ehm....guarda che sei tu quella che scrive!

Sei tu quella che mi rappresenta così,scema!

Ok,ignorando le lamentele inutili di Alias-Kim,forse dopo dovrò spiegare la storia di Kim e Dave ma per il momento andiamo avanti con la storia...

A già,avevo intenzione di dedicare un capitolo a Heather e Alejandro,raccontato da parte di Heather ma mi serve,diciamo,che siate d'accordo,così perlomeno faccio qualcuno contento. XD

Ah,già!Dimenticavo di dire che purtroppo la storia subirà dei ritardi per via di questa cavolo di Tesina che dovrò scrivere e in seguito per gli esami. Comunque,finirò questa storia,non la lascerò incompleta perché ho troppe cose da fare o perché non sono ispirata,col cavolo!

Un bacio,

AnonimaKim

 

 

 

Buon compleanno
Principessa

 

 

 

Le stelle,un meraviglioso universo si apriva davanti a me. Non faceva freddo,anzi,mi aveva permesso di uscire nonostante i vestiti leggeri. La luna splendeva nel cielo,illuminandomi il viso,anche se poco. Chiusi gli occhi,feci un profondo sospirò.

Heather mi aveva preparato una torta di Fragole,per ironia della sorte,ma per quanto l'avessi trovata buona,non avrà mai la dolcezza di quella di Mamma.

Mi mancava,mi mancavano le sue fiabe della buonanotte,mi mancavano i suoi abbracci,le sue carezze,mi mancava la sua voce,mi mancava il suo odore.....

-”E poi si dice che sono io quello che provoca”- La sua voce,mi fece quasi sobbalzare. Me lo ritrovai a pochi metri da me,con le braccia conserte,un sorriso sghembo sulle labbra. Aveva appena interrotto i miei ricordi dolorosi,non poteva capire.

-”Che vuoi?!”- sbottai,ormai quasi rossa di rabbia. Perché non voleva lasciarmi in pace?!

Seguì il mio sguardo,alzò gli occhi verso il cielo,osservando le stelle. Ignorò totalmente il mio sguardo infuriato,si stese accanto a me,mentre continuavo a fissarlo sorpresa e irritata da quel comportamento strafottente. Mi sedetti a gambe incrociate,rivolgendo lo sguardo altrove.

-”Ti irrito vero?”- mi domandò retorico,con quell'aria da strafottente che odiavo. Non mi degnava di uno sguardo. -”Sono troppo sopra i parametri per te,bambina?”- ecco,ancora una volta,cercava di farmi arrabbiare. Stavo cercando di convincermi che non dovevo dargli soddisfazione,che non dovevo assolutamente arrabbiarmi,avrebbe peggiorato le cose. Non risposi.

Serrai le labbra,che si piegarono in una smorfia di rabbia. Lo fulminai con i miei occhi,mi riuscì bene sta volta. Mi rivolse l'ennesimo sorriso sghembo,prima di continuare a guardare le stelle.

Passarono i minuti,e lui non disse altro. Il mio sguardo,presto si rilassò,abbandonandosi a quel bel silenzio,dove solo i flebili rumori della natura spezzava i nostri respiri. Cauta,mi riadagiai sull'erba,accanto a lui.

Osservavo quelle belle stelle,che brillavano a chissà quale enorme distanza da me,erano incredibili.

-”Si dice che,quando si muore,si va proprio la”- sentì mormorare a lui,ma quando mi girai,continuava a guardare il cielo. Quello fu un errore.

I suoi occhi,erano ancora più belli illuminati dalla luce della luna,sembravano due zaffiri lucenti,un profondo oceano di segreti nascosti,avevano un non so che di affascinante.

Quello fu il momento più strano della mia vita

I suoi sbalzi di personalità erano insopportabili,eppure,non sapevo odiare nessuno dei suoi due personaggi. Il ragazzo ribelle,il maniaco pervertito con quel suo fare da figo veramente attraente,e il ragazzo gentile,dolce,interessante. Proprio come lo era ora.

Sorrisi,senza motivo preciso.

-”Duncan?”- lo chiamai a mezza voce. Mugolò qualcosa di non identificato,che mi fece segno di andare avanti.

-”Tu sai che pericolo corri vero?Insomma....se ti scoprono sono cazzi”- capiva a cosa mi riferivo,fece le spallucce,indifferente.

-”Sì”- rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-”Sei sicuro di voler continuare?”- chiesi ancora. Sorrise,a suo solito modo.

-”Ti preoccupi per me?”-

-”No”- risposi,forse troppo in fretta,come si mi aspettassi una domanda del genere. Si tirò su di mezzo busto,poggiandosi su un fianco,il suo viso vicino alla mia guancia. Non ricambiai lo sguardo,continuavo a guardare le stelle per mascherare interesse.

-”Ti stai chiedendo perché continua ad aiutarti vero?”-

Centro!

-”A dire il vero,sì”- risposi,senza aggiungere altro.

-”Prima di tutto,tornerei in quella topaia,e non ne ho voglia”- disse con una punta di sarcasmo nella voce. Sorrisi,sotto sotto divertita.

-”E poi?”- chiesi,curiosa di ascoltare il resto. Con le dita,mi costrinse a girare il viso dalla sua parte,mi ritrovai vicina a lui,più di quello che mi aspettassi.

-”Fatti miei”- rispose come se stesse pensando totalmente ad altro in quel momento,e anch'io,sinceramente. Non appena notò il mio spostamento,il mio tentativo di alzarmi ed andare a dormire,mi sovrastò di mezzo busto,e mi ritrovai in una postazione al quanto sconveniente,per me ovviamente.

-”Sei stanca?”- mi chiese,e quella domanda,posso assicurare che non era a fine “senso di preoccupazione” o una domanda così,tanto per fare,mi sembrava ben studiata.

-”Sì,tantissimo”- Mentì,cercando la miglior risposta per poter scappare da quella situazione. Ghignò,segno che lo avevo smascherato.

-”Non è vero”- continuò a dire,mentre cercava di avvicinare i nostri visi,forse un po' troppo.

-”Allora perché mi fai domande così idiote?!”- chiesi,in modo un po' scorbutico.

-”Così”-

Un'altra cosa che odiavo di lui: Il suo sarcasmo infondato.

Ecco,magia rovinata,era tornato il maniaco pervertito senza il minimo senso della “sensibilità” che probabilmente non sapeva neanche cos'era.

-”Courtney?”- mi chiamò,nonostante ci sentissi perfettamente.

-”Che vuoi?”- quella domanda aveva superato le classifiche delle domande poste più volte a lui. “Che vuoi?” era di sicura la mia domanda preferita. E lui,ne rideva ogni volta di quel mio carattere.

-”Per sigillare il nostro accordo,per...diciamo darmi un piccolo anticipo...”-

Non lo lasciai finire. Mi scostai e gli diedi due forti pacche sulla schiena.

-”Sei proprio un idiota!”- Sbottai irritata. Ci alzammo piedi,io feci per dirigermi verso casa ma lui mi afferrò per un polso.

-”Dove vai?”- mi chiese,ma più che una domanda era una constatazione. Non era arrabbiato,per la mia risposta acida.

-”A dormire”- risposi,lui mi lasciò,non disse nient'altro,così mi avviai verso la porta di servizio della casa.

 

 

 

Mi misi sotto le coperte,ovviamente dopo aver chiuso la porta a chiave,come ogni notte del resto. Affondai il capo nel cuscino,cercai di addormentarmi.

Non so dire quanto tempo passò,forse più di due ore,ma era tutto inutile,non riuscivo a dormire. Odiavo quando mi succedeva,non riuscivo a prendere sonno. Mi alzai,misi un paio di scarpe,che potevano sembrare ballerine bianche,decisi di scendere a farmi un po' di thé caldo.

Ma non appena uscì dalla stanza,notai che la luce fioca della lampada del salotto era ancora accesa.

Consapevole di dove mi stavo andando a cacciare,scesi le scale sperando che non i notasse,ma non feci neppure in tempo a finire di scendere le scale che il suo sguardo si posò su di me. Era ancora vestito,il che è un bene,seduto sul divano,a fare uno strano lavoretto a mano.

-”Lì fuori c'è il diluvio universale”- mi fece notare lui,con un cenno della mano,un'espressione cordiale sul suo viso non l'avevo mai vista. Non mi ero resa conto della pioggia,e pensare che fino a qualche ora fa,il cielo era limpido e senza nuvole.

-”Non riesci a dormire?”- mi chiese poi,interrompendo i miei pensieri.

-”No,pensavo di farmi un thé caldo”- spiegai -”Ti unisci a me?”- era una domanda un po' stupida,ma non mi venne in mente nient'altro. Si alzò,incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.

-”A prendere il thé,per dormire”- non era da me dire qualcosa in modo così impacciato. Stare da sola con lui,davvero mi metteva agitazione.

-”Ok”-

Mi seguì in cucina,presi il tegamino e lo riempì d'acqua,accesi i fornelli e aspettai che l'acqua si riscaldasse.

-”Hai paura dei temporali Bambolina?”- mi sentì chiedere,come se fossi una bambina di due anni. Odiavo quando mi trattava da ragazzina,odiavo quando mi trattava come una qualsiasi troia da poter infastidire ogni volta.

-”No”- risposi,quasi come se avesse bestemmiato.

-”Io non ho paura di niente”- continuai abbassando la voce,perché evidentemente l'avevo alzata un po' troppo. Mi guardò scettico,come se non mi credesse.

-”No?”- domandò ironico -”Ne sei convinta?”- era una domanda retorica,come se stesse architettando qualcosa. Annuì,incurante del suo sguardo. Sentì bruciarmi la mano,capì che dovevo essermi scottata.

-”Ah!”- ritirai la mano di scatto,guardando la bruciatura sul dorso.

-”Mettila sotto l'acqua”- mi desse lui,restando del tutto calmo. Non mi aspettavo che mi prendesse la mano,lo fece lui stesso,sentì la bruciatura,improvvisamente,rinfrescarsi.

-”Resta un po' così”- mi disse ancora,sussurrandomi all'orecchio. In quei interminabili secondi,non potei fare a meno di concentrarmi nel contatto con le nostre mani sotto l'acqua gelata del rubinetto,il calore del suo respiro lento e regolare sul collo. Non che non lo stesse facendo apposta,anzi,sapevo bene che il suo obbiettivo non si limitava a darmi una mano.

-”Meglio?”- mi chiese dopo.

-”Sì”- risposi. Si separò da me,spense il gas.

-”Non scottarti,dove sono i medicinali?”-

-”Nell'armadietto in salotto”- risposi,e lo vidi sparire dietro l'angolo. Restai ancora con la mano sotto l'acqua finché non rientrò in cucina.

-”Dammi”-

Gli porsi la mano,ci spalmò sopra un po' di crema bianca,quasi trasparente e poi mi fasciò con una benda di stoffa.

-”Domani,non c'è più niente”-

Mi sorprendeva,dovevo ammetterlo.

 

 

 

Bevevamo il thé,seduti sul divano. La pioggia ancora sfuriava lì fuori e di tanto in tanto,un tuono o una lampo illuminava il cielo. Io guardavo il liquido marroncino chiaro,fumante,caldo e con un retrogusto buonissimo di vaniglia.

-”Pensavo che il thé si bevesse,non lo si guardasse”- mi svegliai dalla mia tranz,girandomi verso di lui con aria seccata.

-”Pensavo che ora potessimo andare a dormire”- riposi,non troppo bene. Sorrise,a suo solito modo.

-”Se prima mi avessi lasciato finire,avrei detto che potevi stare con me sta sera,a dormire”- chiarì le sue parole,ma non mi convinceva quel “dormire”,se avete capito a cosa mi riferisco. Finì il thé e feci per alzarmi ma mi sentì cadere all'indietro,o meglio,mi sentì afferrare per i fianchi e tirarmi. Rideva,si divertiva mentre cercavo di liberarmi dalla sua stratta che mi tratteneva vicina a lui,sdraiata su quel divano.

-”Lasciami!”-

Fece segno di no con la testa.

-”Non hai risposto prima,adesso resti con me”- contrattò con fare furbo,la sua voce,mi risultò quasi irresistibile.

-”Non farti strane idee,ho sonno”- dissi,subito,per mettere in chiaro le cose. Mi cinse le spalle con un braccio,ci coprì con una coperta ai piedi del divano e spense la luce.

Impossibile dormire così,non mi sarei mai addormentata con queste cavolo di scosse nervose che mi tormentavano ogni secondo.

A ogni battito del mio cuore,anche se andava così veloce che a stento lo distinguevo da un tamburo impazzito,mi sembrava che la mia mente se ne facesse beffa. Mi stavo praticamente prendendo in giro da sola.

Cercai di tranquillizzarmi,cercai di fare finta di non badare a lui. Ero così stanca,che non ci misi molto a prender sonno.

-”Buon compleanno Principessa”- mi sentì sussurrare all'orecchio.

Sta volta,non era la mia anima consolatrice

Era lui

Qualcuno c'era ancora rimasto,forse non ero sola....


 

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Capitolo 16
*** Farina,Impasto e Hawaii ***


 

apitolo n° 16,niente di che. Wow,si avvicina!Si avvicina!....cosa si avvicina? (???)

 

Tu per me sei pazza -.-

 

OK,forse ha ragione....

Saluti,

AnonimaKim

 

 

 

 

Farina,impasto e Hawaii

 

 

Il sole caldo del mattino,mi scaldò il viso,facendomi lentamente aprire gli occhi. Su un primo momento,non tutto mi fu troppo chiaro,mi sembrava strano non risvegliarmi sul letto famigliare della mia stanza. Mi misi a sedere stropicciandomi gli occhi,nel tentativo di capirci qualcosa. La coperta,di colore verdognolo e rosso,era ammucchiata ai piedi del divano,sentì dei rumori provenire dalla cucina.

Poi ricordai cosa era successo la sera,o forse sarebbe più corretto dire,ieri notte. Mi guardai in giro,cercando di assimilare le informazioni che mia mia testa mi dava,un po' per volta.

-”Finalmente!”- esclamò esasperata Heather mentre si era affacciata dalla porta della cucina.

-”'giorno”- salutai rimettendomi in piedi,sentì il bisogno di farmi una doccia. Heather aveva una scodella azzurrina in mano,un mestolo e aveva il grembiule e la faccia tutta impiastricciata. Mi schernì con uno sguardo,facendomi notare l'orologio appeso sopra il caminetto. Lo guardai: le 13:20. Sgranai gli occhi,sorpresa di aver dormito così tanto. Improvvisamente,mi ritrovai a pensare se avessi visto Duncan mettermi del sonnifero nel The,ma poi constatai che era solo una mia paranoia,visto che ero stata io stessa a versarmi il The. Sospirai.

-”Che mi sono persa?”- chiesi tanto per rompere quel silenzio insensato. Sul suo viso,si levò un ghigno di soddisfazione,si sedette sul divano con fare da superiora e mi invitò,o meglio dire,mi ordinò,di sedermi.

-”Bene,...”- iniziò,e capì che la spiegazione era piuttosto lunga,ma a quanto pare,non vedeva l'ora che gli porgessi quella domanda.

-”Allora,verso le sei e mezza,io mi sono svegliata e sono scesa per fare colazione,dopo aver visto te e Duncan dormire sul divano come una coppia di giovani innamorati sono tornata su per svegliare Al e chiedergli dove tenesse la macchina fotografica,perché era un momento troppo forte per non immortalarlo...”- già era troppo insensato per me,ma la lasciai andare avanti ignorando i suoi evidenti tentativi di provocazione. Si schiarì la voce.

-”....Abbiamo cercato di farvi una foto dalle scale,ma la macchina fotografica è scivolata di mano a quel deficiente di Al,così Duncan si è svegliato. Circa tre secondi dopo il cellulare gli ha cominciato a squillare,dopo aver visto il mittente è scattato in piedi ed è uscito a parlare di chissà cosa,mollando me e Al con un palmo di naso. Dopo circa mezz'ora è rientrato,dicendo qualcosa riguardo a un certo Carl,mi sembra,e poi si è trascinato via Al. Visto che non sapevo che fare mi sono messa a preparare una torta alla vaniglia mentre aspettavo che la bella addormentata si svegliasse”- finito l' ”incredibile” racconto di Heather,lei incrociò le braccia soddisfatta. Aveva detto “Carl”?Allora,dovevano essersi novità.

-”Che facciamo adesso?”- chiesi con tono da chi non ha voglia di fare niente ma dice così tanto per scrupolo.

-”Mi dai una mano?”- mi chiese,annuì,pensando che in cucina,ero una frana.

 

 

 

 

Negativo

In cucina,ero letale più di una bomba atomica. Avevo appena messo la farina dentro la scodella,la mia missione era portarlo dall'altra parte della cucina senza inciampare.....ancora. Presi un gran respiro e mi diressi verso il mio obbiettivo. Avevo messo un piede in fallo scivolando un un po' di impasto caduto per terra,ero finita con il sedere per terra mentre la scodella di farina e impasto mi si era rovesciata in testa. Come se non bastasse,avevo urtato il tavolo,facendomi cadere quasi tutto il liquido contenuto nella bottiglia sopra a esso. Quando mi tirai via la scodella dalla testa,Heather mi guardava con fare esasperato mentre tutta la farina volava per la cucina. Poi sentì il rumore di una porta sbattere, e due paia di occhi,uno azzurro e uno verde mi guardavano interrogativi,prima di scoppiare in una fragorosa risata.

-”Non ci trovo proprio nulla da ridere!”- sbottai alzandomi in piedi. In quel momento,sarei voluta sparire,da capo a piedi,tutta infarinata.

-”Heather,non sapevo che avessi invitato a casa il fantasma di Canterville!”- rise Duncan,come un bambino. Mi fece imbestialire.

-”Stai zitto!Rifiuto organico pensi di saper fare di meglio!?”- gli urlai mentre gli puntavo il dito contro. Mi ero avvicinata a lui,cercando di essere più minacciosa possibile.

-”Sicuro,almeno io non mi scotto con un tegamino,né sono impacciato quanto te”- mi sfidò con un ghigno soddisfatto e compiaciuto sulle labbra. Tirai un respiro seccato,poteva quasi assomigliare a un ringhio furioso.

-”Sai,alcune volte vorrei tanto torcerti il collo!”- esclamai,mentre sentivo i miei occhi quasi ardere di rabbia. Cercai di controllare i miei istinti omicidi,che accennavano a farsi sentire mentre quei suoi occhi insistevano così pesantemente sui i miei.

-”Trattieniti allora,perché ho una notizia che ti farà piacere sentire”-

In un'istante,tutta la rabbia si spense -quasi tutta- e assunsi un'espressione interessata.

-”Che genere di notizia?”-

Sul suo volto si disegnò un sorriso sghembo,non mi ero ami accorta di quanto potesse essere,diciamo,gradevole da vedere.

-”Ti piacciono le Hawaii principessa?”- Mi chiese poi,con fare naturale. Corrugai la fronte,perplessa. Perché una domanda del genere?

-”Scusa?”- Sorrise,probabilmente divertito.

-”Oh bé,visto che io sono un genio sono riuscito a organizzare un incontro con George...bò qualcosa,del genere e il caso vuole che sia proprio il braccio destro di Varon Shilden,strano vero?”-

Sul mio volto si formò un sorriso soddisfatto,anche se ero perfettamente a conoscenza che senza di lui,ora,non sarei qui.

Sai che c'è?Forse non era tanto male.

-”Ora non esagerare!”- lo schernì divertita.

-”Quando devi stare lì?”- chiesi ma lui mi mise a tacere con un cenno della mano.

-”No,quando dobbiamo stare lì. Carl ha detto che George avrebbe gradito la presenza di “Jessika””-

Lo sapevo che quella storia mi avrebbe portato solo a guai.

-”Ma non sarebbe troppo pericoloso per me visto che sono io la pluriomicida?”- chiesi,con fare un po' troppo saccente,ma anche preoccupato. Non per me,per la missione.

Io ero sopravvissuta solo per quello,vendicare i miei genitori. E io lo sapevo bene.

Scosse la testa,con fare sicuro.

-”No”- rispose,forse la risposta era troppo semplice. Ma infondo aveva ragione,non potevano trovarmi,né rintracciarmi. Per lo stato,per la polizia,io ero morta 9 anni fa,assassinata insieme alla mia famiglia. Era lui quello che rischiava grosso,e mi erano ancora ignote le ragioni che giustificavano il suo istinto spericolato di cacciarsi nei guai.

Mi guardai attorno,Heather e Al erano scomparsi,si erano praticamente volatilizzati,forse per concederci un momento di “riflessione” o qualcosa del genere.

-”Però forse adesso faresti meglio a darti una lavata sai?”- mi schernì lui,indicandomi con un cenno del volto. Prima che potessi dire qualcosa,il suo indice si posò sulle mie labbra.

-”Però principessa,chiudi a chiave. Potrei non resistere alla tentazione di entrare”- Dopo avermi rivolto uno dei suoi soliti sguardi ammaliante,uscì dalla stanza.

Ritirai tutto quello che avevo detto a proposito del “forse non era tanto male”....

 

 

 

 

 

-”Posso portarvi qualcosa?”- ci chiese l'hostess,o meglio,chiese a lui. Era una ragazza di circa 19 anni,alta,capelli biondi,occhi color fango e soprattutto,era una ragazza avvenente,con un sorriso tentatore che avevo visto su non poche ragazze. Alzai gli occhi al cielo,limitandomi a rispondere “No,grazie” forzato. Le avance andarono avanti per un po' tra loro due. Duncan era seduto vicino a me,e non ne potevo davvero più di sentirlo flertare con la biondina. Era snervante,e poi,non sopportavo l'idea che da quando quella era qui non mi aveva più neanche parlato. Non per altro,ma non mi piaceva essere messa in secondo piano,avrei gradito anche solo informazioni un po' più specifiche su quello che dovevo fare. No,ovviamente,era troppo impegnato con quella!

Finalmente se ne andò,mi lasciai scappare un sospiro esasperato. Si girò verso di me,fulminandomi con uno di quei suoi soliti sguardi provocanti.

-”Sei gelosa principessa?”- mi provocò,con mezzo sorriso sulle labbra.

-”Sei seccante lo sai?”- risposi io,con una domanda retorica. Alzai gli occhi al cielo guardando fuori dall'oblò.

Insopportabile!

 


 

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Capitolo 17
*** Mi prendi in giro?! ***


 

Lo so, lo so sono in super ritardo!

Gli esami cominciano a farsi sentire,e la tesina sta cercando in qualche assurdo modo di soffocarmi!

Spero che non sia un capitolo troppo....noioso. _._

Saluti

AnonimaKim

 

 

 

Mi prendi in giro?!

 

 

Caldo,faceva troppo,troppo caldo. Un sole che avrebbe potuto spaccare le pietre,se che ne fossero state. Camminavamo sul lungo mare,mentre mezza popolazione di quest'isola,se ne stava in spiaggia,oppure a guardare le bancarelle,erano ovunque. Il clima sociale,era troppo per me,ma io ero cresciuta a Seattle,un posto dove una volta ogni 10 giorni,c'era “sereno variabile” o,se proprio ci andava bene,il sole.

Eravamo da non troppo usciti dall'aereo porto,e per tutto il tempo non avevo fatto altro che tenere il naso sopra quel foglietto che mi aveva dato Heather prima di partire. Mi aveva detto che lei e Al avevano vissuto qualche anno alle Hawaii e conoscevano il nome di due ragazzi che avrebbero potuto darci una mano per quanto riguarda il problema “Tetto sotto il quale dormire” per qualche giorno,il tempo necessario perché noi potessimo capirci qualcosa.

-”Ehm...principessa?Tu sai dove stiamo andando?”- mi ero quasi dimenticata della presenza di Duncan al mio fianco,forse perché non mi degnava di una parola da quando aveva smesso di flirtare con la biondina dell'aereo. Non è che da quando eravamo scesi avesse finito di guardare ogni ragazza avvenente che gli passasse vicino,però diciamo che era un'occhiata e niente di più. Mi accorsi solo in quel momento che stavo camminando senza meta precisa.

-”Moondance” è un bar. Heather mi ha detto che possiamo trovarli qui”- spiegai a malavoglia,visto che non volevo di mettermi a parlare con lui,in quel momento,avrei gradito il silenzio.

-”Geoff lo conosco”- rise lui leggendo sul foglio -”Una volta Al lo ha invitato a Seattle e ricordo che si era portato gli sci,lo so,un po' strano”-

Non che fossi particolarmente interessata al suo “racconto” quindi mi apprestai a velocizzare il passo. Mi venne dietro ovviamente,non riuscì a trattenere un sospiro scocciato.

-”Sai per caso dov'è il “Moondance* ”?”- chiesi alla prima persona che mi capitò. Il caso volle – caso poi!erano tutte così – che si trattasse di una bella ragazza. I capelli erano lunghi e mossi,gli occhi verdi e quasi inespressivi che mi fecero capire della superficialità d'animo. Mi guardò con sufficienza e mi trattenni dal mollargli un pugno così forte che le avrei lasciato il segno per anni. I suoi occhi ricaddero su Duncan,ovviamente non colsi la sua espressione ma quella della ragazza e,diciamo,non erano fantasie molto innocenti,si capiva da un'occhiata.

-”No,mi spiace”- mi rispose lei,quasi a malavoglia. Quella se ne andò,lanciando un ultimo sguardo a Duncan,che non accennò a togliergli gli occhi di dosso. Sospirai con una carica di irritazione improvvisa.

-”La gelosia è un brutto sentimento,non trovi?”- si girò finalmente verso di me,fulminandomi con uno dei suoi soliti sguardi maliziosi.

-”Anche la testardaggine se è per questo!”- ribattei io,lasciandomi sfuggire un ringhio quasi isterico mentre riprendevo a camminare.

E qualche minuto dopo,si ripeté la stessa identica cosa. Ragazza avvenente,sguardo sufficiente,occhiate maliziose tra lei e l'imbecille accanto a me. Dopo che ci ebbe risposto “No,spiacente” ripresi a camminare,realizzando che per ottenere qualche risposta sicura avrei dovuto chiedere a una vecchietta o qualcosa del genere.

-”Questa era bella”- sentì commentare a lui,poco dopo aver staccato gli occhi di dosso alla ragazza. Alzai gli occhi al cielo.

-”Hai finito?!”- sbottai,ma a quanto pare non intaccò minimamente il suo sguardo.

-”No, a dire la verità. Non ti aspettare che ti rispondano,quelle non hanno motivo per darti una mano”-

-”Gliene darò uno io!”- ormai ero al culmine della pazienza. Perché lì le ragazze erano così troie?! Molte volte mi sono chiesta come fanno ad esserlo,non c'è nulla da invidiare. Mi diverte poi sapere che sono state violentate,andare in giro così può portare solo rogne.

-”Io ho un metodo molto più efficace”- disse con fare accattivante,indicando con lo sguardo una ragazza non molto distante da lì.

-”Stupiscimi!”- lo sfidai incrociando le braccia.

-”Sta a guardare”-

Rimasi lì mentre lui si dirigeva verso la ragazza bionda,la quale accettò molto calorosamente la sua attenzione. Da quel poco che ho capito,lui aveva messo in scena una frase del tipo: “Scusa,ti avevo scambiata per qualcun'altra” o una cosa del genere. La cosa strana e stupefacente è che a Duncan è bastata un'occhiata per conquistare la sua attenzione,e devo dire che lo spettacolo è stato interessante quanto irritante. Non so cosa si siano detti,solo che a un certo punto la conversazione deve aver preso una piega molto più “intima” per via del basso tono di voce e delle evidenti occhiate. Dopo averle sussurrato qualcosa all'orecchio e averle dato in mano un fogliettino di carta,Duncan la lasciò andare. Distolsi lo sguardo con fare indifferente mentre si riavvicinava a me.

-”Visto?”- mi soffiò all'orecchio con tono provocante.

-”Tutta fortuna!”- conclusi io,non degnandolo di uno sguardo e riprendendo a camminare.

-”Perlomeno, hai ottenuto qualcosa?”- chiesi subito dopo,nel tentativo di capire dove i suoi occhi mirassero in quel momento,e il soggetto ero io,ma non esattamente il mio viso.

-”Merda Duncan!”- Con un dito gli sollevai violentemente il viso,fino ad allineare i suoi meravigliosi occhi con i miei.

-”Almeno guardami negli occhi!”- ammetto che non erano niente di speciale,ma diciamo che avere i suoi occhi fissi sul mio seno non era la cosa più matura e intelligente che uno potesse fare. Le sue labbra si piegarono in un sorriso sghembo.

-”Ho un animo perverso,che ci vuoi fare principessa”- lo fulminai con lo sguardo e le mie lebbra si piegarono in una smorfia arrabbiata. Sospirai prima di guardarlo di nuovo.

-”Allora?”-

-”Allora dobbiamo proseguire su questa strada,girare a destra per la piazza e poi scendere in spiaggia,lì c'è il “Moondance””- rispose lui,non molto interessato. Per forza direi,dovevo avevo tolto la fonte del suo interesse.

-”Perfetto”- mi limitai a rispondere riprendendo il passo. Continuammo a camminare per la strada indicata,senza proferire parola.

-”Perché te la prendi con me principessa?Pensi che nessun altro abbia mai fantasticato su di te?”- Non era serio,per niente. Il suo tono di voce era accattivante,decisamente consueto per una sottospecie di rivelazione.

-”Come puoi essere così?”- gli chiesi io,più curiosa che arrabbiata -”Cosa avrei io tanto di speciale?Non credi che le ragazze di prima fossero più da guardare di me? Me la prendo perché so che mi prendi per il culo,ecco perché”-

Sembrò non capire,perplesso,come se gli avessi appena detto di essere un ragazzo o qualcosa del genere.

-”Scusa ma di cosa parli?Sono convinto che saresti come quelle se non indossassi Jeans e ti abbottonassi la camicia fino all'ultimo bottone sai”-

-”Mi vesto come voglio”- sbottai irritata.

-”Allora non capisco perché dici così. Guardati allo specchio e poi fammi sapere”- mi sfiorò la punta del naso con l'indice,sembrò scherzare e eppure la sua voce nascondeva un cenno serio. Mi passò davanti e io gli andai dietro,affiancandomi poi a lui. Senza farmi vedere mi osservai le gambe dall'alto,mi passai una mano sui fianchi sentendo le forme sotto di me.

Forse non ero male,ma mi sembrava comunque strano che potesse provare realmente attrazione per una ragazzina come me. Non che mi interessasse,avevo già troppi pensieri nella mia testa per distrarmi. Lo guardai sottecchi,e mi resi conto di quanto lo odiassi in quel momento. Chi era lui per costituire un eccezione nella mia vita?Perché mi metteva tanta agitazione,nessuno era mai riuscito a fare una cosa del genere.

Scossi la testa,capì che non dovevo più pensare ad argomenti così futili.

Io dovevo avere solo una cosa in testa: Vendicarmi,avrei portato a termine questa missione.

 

 

 

 

 

 

-”È un vero piacere”- La ragazza bionda di fronte a me,mi strinse la mano con un sorriso cordiale. Il viso era luminoso,irradiato dalla luce del sole e dal suo perenne sorriso che era immortalato sulle labbra rosee. Gli occhi verdi erano illuminati da una luce allegra che contagiò il mio umore,dimenticandomi perfino della notevole fonte di stress al mio fianco.

-”Grazie”- risposi con un cenno del capo. Bridgette sorrise ancora e poi si voltò verso un tavolo non molto lontano.

-”Geoff,sono arrivati!”- urlò lei,fui alquanto imbarazzata quando mezzo bar si girò verso di me. Al tavolo si alzò un ragazzo alto e biondo dagli spiccanti occhi azzurri in cui si intravedeva la stessa identica luce. Si avvicinò e portò una mano attorno alla vita di Bridgette.

-”Heather e Al ci hanno informato che sareste arrivati”- mi spiegò lui gentilmente.

-”Vi abbiamo tenuto una casetta del nostro piccolo Motel”- aggiunse lei,come se questa fosse la cosa più onorevole del mondo. Fui colpita dalla loro semplicità,ci avevano ospitati come se nulla fosse,come se fossimo amici da una vita.

-”Grazie”- mi precedette Duncan.

-”Allora forza dai che vi faccio strada!”- era stata Bridgette a parlare,mentre – ma solo dopo averci salutato – il suo ragazzo tornava al tavolo.

Ci condusse su una passerella sulla spiaggia e noi le andammo dietro senza dire nulla,godendoci il bellissimo panorama del mare.

 

 

 

La casa era meravigliosa.

Non trovai parole per descriverla,sembrava una di quelle case chi si sognano da una vita. Con mi grande fortuna,non era costretta a dividere la camera con Duncan,l'avrei divisa proprio con Bridgette che a sorpresa mi aveva detto che potevamo dividere la casa con loro. Non sembrava affatto che la cosa le pesasse,anzi,sembrava che le facesse piacere. Mentre sistemavo le mie poche cose,mi disse che era tanto che non cucinava per cena a qualcuno della famiglia,in genere si fermavano a mangiare nel ristorante o Bar del Motel. Capito perché nessuno conosceva quel posto come Bar,non lo era. Era un piccolo albergo che fungeva da tutto:Bar,ristorante,spiaggia e casette sulla spiaggia per alloggio. Sapevo che mi sarei ritrovata bene con Bridgette,mi era simpatica,avevo bisogno di un po' di allegria in situazioni così difficili per me.

-”Sarai stanca”- mi disse lei -”Riposati un po',ti lascio ok?”- dopo avermi rivolto l'ennesimo sorriso,chiuse la porta alle sue spalle. Mi sdraiai sul letto,sospirando.

Mi sentivo meglio,mi sentivo meglio a pensare che un'altra testa sarebbe saltata,di vedere ancora sangue sui loro corpi.

Mi mancava solo Shilden,che a quanto pare era stato lui a progettare il massacro. Lo avrei ucciso,avrei riservato a lui il più brutto dei trattamenti.

Lui si meritava di morire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 18
*** Questa non me la aspettavo! ***


 

Capitolo stupendo a mio parere,forse un po' senza senso ma mi piace da matti.

Voglio chiedere gentilmente a tutti coloro che seguono questa storia di farmelo sapere con una recensione,non perché io ne voglia,ma mi serve sapere se a qualcuno interessi il continuo. Mi sembra inutile continuare a scrivere se nessuno segue no?

 

 

Questa non me la aspettavo!

 

 

Da piccola amavo pane burro e marmellata,mia madre me ne faceva sempre trovare una fetta sul tavolo la mattina.

Non credevo di avercela fatta,ero riuscita ad ottenere informazioni su di lui,abbastanza perché potessi rintracciarlo. Eravamo tornate alle 4 del mattino,io ero troppo soddisfatta per potermi addormentare. Al nostro ritorno,Heather e Al hanno fatto la loro apparizione nel salotto dei due innamorati che ci stanno gentilmente ospitando. Bridgette e Geoff erano andati a lavorare al Moondance,mentre Al e Heather dormivano ancora,almeno credo. Ero seduta al tavolo della cucina e mi gustavo la colazione,assorta in qualche futile pensiero,ammesso che ce ne fosse stato realmente uno. Era da tanto che la mia mente non pensava a niente. Il rumore davanti a me richiamò la mia attenzione,alzai lo sguardo e incrociai quegli occhi azzurri che tanto mi piacevano.

-”Non pensavo fossi già sveglia”- parlò lui per primo,lasciando poi posto a uno dei suoi soliti scoccianti sorrisi. Il mio sguardo sfiorò l'orologio appeso alla parete: le 9:15. In genere ero sveglia a quest'ora,ultimamente stavo facendo le ore piccole,forse è per quello che ero così in ritardo con la sveglia la mattina.

-”Spiritoso”- lo schernì io,ripresi a guardare la mia ultima fetta di pane. Avevo notato che non indossava la maglietta,dovetti nascondere il viso anche per non far notare quel sorriso un po' esasperato che stava cercando di disegnarsi sul mio viso. Erano due le possibilità:

  1. Dormiva senza. Questo mi fece segretamente preoccupare in merito alle mie provocazioni del giorno precedente.

  2. Se l'era levata apposta,tanto per tirarsela un po'

Non potevo escluderne nessuna,ma comunque doveva saperlo che a me queste cose non importano,nonostante non possa ammettere che cercavo di non cedere alla tentazione di guardarlo...e rendere evidente che lo stavo facendo.

-”Pensavo fossi soddisfatta”- disse poi lui

-”Lo sono”- risposi forse un po' perplessa,non sapevo a cosa si stava riferendo di preciso. Fece le spallucce e sembrò congedarsi dalla conversazione,ma non fu così. Lo vidi pensare a qualcosa,sorridere,come mai aveva fatto. Diciamo che con tutta la malizia contenuta in quel sorriso,avrebbe potuto preoccupare comunque.

-”Che fai oggi?”- mi chiese cercando di mascherare quell'evidente compiacimento. Fui colta alla sprovvista e dovetti intentare qualcosa di intelligente.

-”Niente”- già,questo era molto intelligente! Avevo risposto troppo in fretta,gliela avevo servita su un piatto d'argento.

-”Esci con me?”-

Mi sentì il pezzo di pane finire in gola,tossì due volte prima di riprendere lucidità,e di ricominciare a respirare. Avevo sentito bene? Mi guardava con un'aria compiaciuta e divertita dalla mia imbarazzante esibizione di shock emotivo.

-”Cosa?!”- Non poteva dire sul serio,insomma come poteva invitarmi ad uscire in un momento come quello?D'altronde senza il minimo preavviso. Fece le spallucce e continuò a guardarmi divertito,come se fossi uno spettacolo da non perdere. Forse lo ero.

-”Non te lo far ripetere”- si sporse sul tavolo e avvicinò velocemente il suo viso al mio,i suoi due zaffiri mi trafissero senza alcun riguardo.

-”Alle sei,fatti trovare pronta quando torno”- mormorò con un tono caldo e sensuale ad un palmo dalle mie labbra,prima di posare le sue labbra calde sulla mia guancia. Si allontanò chissà dove,lasciando me completamente immobile con gli occhi sbarrati nella disperata ricerca dei miei polmoni. Forse avevo dimenticato come si respirava. Non era strano che mi facesse sentire così? Tutto ciò non aveva senso. Forse la cosa che mi preoccupava di più era il fatto di non essere mai uscita con nessuno,era il fatto che non sapevo come ci si comportava,era il fatto che non sapessi....lo avevo pensato,lo avevo pensato sul serio. A questo punto potevo dire di essere andata,completamente.

-”Wow”- mi girai con un gesto veloce,dietro di me Heather era poggiata sul muro,sul viso un sorriso fiero.

-”Ma tu guarda,questa sera lascio libera la camera”- sogghignò lei facendo fiorire la mia irritazione.

-”No,grazie mille”- risposi io acida,era ovvio che il mio non era un ringraziamento. Si sedette vicino a me incrociando le braccia.

-”Il mio primo appuntamento era alle 8 di sera,ho iniziato a prepararmi alle otto di mattina”- mi guardò sottecchi e capì quale assurda fine mi toccava fare: Barbie-cavia-da-laboratorio.

-”No,Heather. Mi vestirò così,forse è solo per parlare un po'. Insomma...cosa si fa agli appuntamenti?”- non era proprio una domanda,solo che lei mi rispose lo stesso.

-”probabilmente si va a prender un gelato alla tua età”- mi rispose tranquilla,io avevo già un sorriso vittorioso sulle labbra.

-”Alla sua no però. In genere gli appuntamenti dei 18enni riguardano principalmente Alcol,fumo o...sesso,nel migliore dei casi”- aggiunse lei,sapeva che mi avrebbe fatto goal. In quel momento volli sprofondare nelle profondità più remote degli inferi.

 

 

Qualcuno aveva sostituito Bridgette a lavoro,così Heather l'aveva informata senza il mio consenso. Ci eravamo segregate in camera mia e discutevano su quale colore mi stesse meglio. Sinceramente,le vedevo fuori di testa.

-”Per me dovrebbe provare il rosa,le starebbe bene”- disse Bridgette ad un tratto,dovetti trattenere un'ondata di vomito.

-”No,Bridgette ti prego,il rosa no”- mugolai io come una ragazzina impacciata. Mi sentivo terribilmente a disagio in quella situazione. Heather mi squadrò per un attimo.

-”Ci pensiamo dopo,ora abbiamo altro da fare”-

Bridgette accese la radio e la mise a volume non troppo alto perché potessimo sentirci senza urlare. Heather mi costrinse a farmi un bagno e mi ci mise dentro ogni genere di saponi e profumi che fecero riempire di bollicine tutto il bagno. Non avevo mai fatto il bagno,fu un esperienza traumatizzate.

Dopo circa un'ora di acqua forzata,Heather mi tirò via dalla vasca e mi legai un accappatoio. Io avrei fatto volentieri con un asciugamano,ma Bridgette ha insistito così tanto che mi dispiaceva rifiutare ancora. Non ero una ragazza che aveva mai sofferto particolarmente di peluria sulle gambe,ma quelle due mi costrinsero a soffrire a bocca chiusa per una buona mezz'oretta. Come previsto,Barbie - cavia - da – laboratorio. Bridgette mi spalmò sul viso una crema che puzzava da morire,fu un tortura oscena tenere quel coso venti minuti mentre Heather mi toglieva un po' di peluria che avevo di troppo sulle sopracciglia,non era tanto,non c'era bisogno di farmi soffrire in quel modo. I miei capelli subirono la più drammatica delle operazioni: spicciarli. Sapevo che i miei capelli dopo la doccia erano peggio di una balla di fieno,ma non mi aspettavo che avrebbero sofferto così tanto sotto tutti quegli oli e quei balsami.

Giurai a me stessa che non avrei mai più avuto a che fare con un appuntamento...

Mai

 

 

A quel punto c'era un unico dilemma ancora da risolvere: Il vestito.

Sì,il vestito,perché Bridgette e Heather non avevano intenzione di lasciarmi andare “conciata” com'ero. Tutto era esagerato,non era una serata di Gala infondo no?

Osservai i due vestiti che mi venivano proposti. Uno era bianco,con un piccolo rigonfiamento sulla fascia seno,il resto era lasciato cadere sulle gambe,una cinta d'oro. Era carino,e decisamente avrei scelto quello perché l'altro non ci pensavo neanche. Non che non fosse bello,anzi,era meraviglioso,assomigliava tantissimo a un vestito che aveva mia madre: Era blu,si apriva come una nuvola di seta,una “v” veniva segnata da un affare d'oro di cui non capì la funzione. Il problema? Scollato,corto,decisamente scollato,decisamente corto.

Come andò a finire?

Andò a finire che mi convinsero a provare quello

Mi piaceva,ma diciamo che non era da me essere così...”generosa”,perché la scollatura mi sembrava decisamente troppo,poi la gonna era leggera,non aderiva alle gambe,mi sentivo come se fossi in camicia da notte.

Dove andavo così? Ma soprattutto cosa cavolo stavo facendo?

IO?Uscire? Non era nel mio DNA essere una vera e propria “ragazza”,mi sentivo del tutto fuori posto,a disagio.

-”Ti sta benissimo”- disse Bridgette,dovetti dargli ragione.

-”C'è sempre una prima volta”- mi consolò Heather,ma non fece che aumentare il mio disagio. Mi stava confortando o mi stava prendendo un po' in giro? Forse il doppio senso non c'entrava nulla.

Per i capelli,me li avevano legati in una semplice acconciatura,mentre mi avevano incastrato una rosa blu nel mezzo,mi piaceva. Io ero sempre più convinta che dovessi andare ad un ballo di fine anno,ma cercai di non darlo a vedere. A quel punto Heather mi disse che Duncan era andato con Al in giro,così capì perché non lo avessi visto per tutto il giorno,ne frattempo di erano fatte le sei meno cinque e io ormai mi vedevo come una perfetta imbecille. Io non dovrei fregarmi di queste cose,io dovrei solo pensare a quello per qui ero sopravvissuta,ma credo che la mia testa in quel momento avesse....come bisogno di Vivere.

Esatto,quella era la parola giusta

Vivere per vivere,non per odiare.

Quando suonarono alla porta,mi prese un attacco di ansia che cercai di ignorare,di contenere,mi sentivo un'idiota. Heather e Bridgette mi spinsero fuori dalla porta e mi ritrovai all'ingresso,il campanello continuava a trillare e io ero immobile a fissare la porta come una perfetta imbecille. Sospirai,mi feci coraggio.

Non potevo avere paura....di lui. Era una persona come un'altra infondo no? Aprì la porta più in fretta possibile per non darmi tempo di architettare una scappatoia all'ultimo minuto.

I suoi occhi mi si aprirono davanti come un fulmine a ciel sereno,il suo sguardo sembrò sprofondare nel mio. L'unica cosa che riuscivo a pensare erano le parole di Heather che mi stavano tartassando,ma poi mi ricredevo pensando che finché io fossi rimasta lucida di mente,non sarebbe mai accaduto niente.

Io ero sicura di me stessa,quanto basta perlomeno,per evitare di fare cazzate.

Mi squadrò da capo a piedi,non fui sorpresa da quell'occhiata maliziosa che mi rigettò sulla scollatura. Mi trattenni dal tirargli uno schiaffo e mi limitai a piegare la bocca in una smorfia di disappunto. Afferrai la mia giacca leggera dall'appendiabiti e mi guardai bene da tenere la giacca in mano all'altezza del seno,così perlomeno non mi sarei sentita osservata.

-”Lo fai apposta giusto?!”- la sua non era una domanda. Lo ignorai e uscì di casa,chiudendo la porta alle mie spalle.

-”Non rompere”- mi limitai a dire dirigendomi verso la passerella di legno che ci collegava al Moondance,e poi al resto della città. Mi venne dietro e mi affiancò,dovevo aspettarmelo.

Si lasciò sfuggire un sorriso divertito,al cui ricambiai segretamente. 

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Capitolo 19
*** Causa Persa ***


   

Piccolo capitolo,

Ok,avviso che nel prossimo capitolo accadrà qualcosa di inaspettato,la nostra ragazza infatti decide di....se ve lo dico non ho più senso XD

Non accenno altro altrimenti qui si inizia a pensar male!

Ah,volevo ringraziare tutti quelli che mi seguono e anche dire grazie per i complimenti,io non....Grazie tante!

AnonimaKim

 

Causa persa

 

 

Camminavamo,il mare ci faceva da sfondo,il sole si rispecchiava nell'acqua. Non era ancora il tramonto,il che fu un bene. Avevo già visto i suoi occhi illuminati da quella luce,era troppo....belli,fantastici. Ancora non capivo,avevo visto tanti occhi azzurri nella mia vita,tanti,allora perché i suoi erano diversi? Non lo so,solo che me ne ero completamente incantata,li avrei guardati in eterno se avessi avuto tempo. Non parlavo,mi concentravo sul camminare bene visto che le scarpe nere che mi aveva rifilato Bridgette erano troppo alte,per me almeno. La scollatura mi dava un po' fastidio,in più temevo che una anche leggera folata di vento potesse alzarmi la gonna. Non che mi importasse tanto,ma le parole di Heather mi rimbombavano nella testa da troppo tempo ormai,diciamo da quando le ha pronunciate. Ancora non avevo capito perché avevo accettato l'invito,ma poi capì che non lo avevo mai fatto e che lui l'aveva dato per scontato.

-”Andiamo per gradi o passiamo direttamente al punto?”- mi chiese con perfetta naturalezza,come se fosse una cosa da niente.

-”Per “punto” cosa intendi?”- la mia non era una domanda,ma non sapevo cosa rispondere. Mi lasciai sfuggire un leggero sorriso sghembo,forse leggermente esasperato. Mi rivolse una leggera occhiata che lasciò intendere.

-”Diciamo che non è alla tua altezza Principessa,ma tu non sei una comune quindicenne no?”- mi schernì lui,battendomi sul mio terreno. Doveva averne parlato con Al di questa cosa su “Una comune ragazza”.

-”Potresti smetterla di chiamarmi così?!”- sbottai io,irritata e frustrata.

-”Così come?”- mi prendeva per il culo,che gran bastardo.

-”Con quel nomignolo. Non lo fare,mi da fastidio”- la verità era che non sopportavo di sentirmelo dire,evocava in me brutti ricordi che volevo evitare,come i miei genitori o...Kassie. Sul suo volto si disegnò un sorriso sghembo.

-”Come vuoi tu Principessa”- rispose,e questo non fece che farmi innervosire ancora di più.

-”Dico sul serio”- dissi ancora guardandolo torva,odiavo quando mi si contraddiva.

-”Dovrei forse chiamarti Jessika? Ti starebbe bene”- capì che era meglio ignorarlo del tutto. Voltai la testa,godendomi il bel panorama e l'orizzonte chi mi si apriva davanti. Ho sempre amato guadare il mare,mi tranquillizzava con la sua monotonia e il suo rumore rilassante,che si ripeteva all'infinito. Per l'esattezza io ero sempre stata una piccola burrasca,niente poteva fermarmi quando decidevo che qualcosa andava fatto. Era ancora così,eppure sentivo che qualcosa era cambiato.

Per la prima volta,sensazioni irrisolute mi chiamavano,lasciandomi sprofondare nell'ignoto nella mia mente e del mio cuore,che sentivo scongelarsi sempre di più.

Questo era un bene o un male?

 

 

 

-”Hai voglia di un gelato?”- mi chiese Duncan quando ci fermammo davanti a un bar. Ne avevo voglia,così annuì e gli porsi tre dollari che tenevo nella borsa blu. Li guardò circospetto e alzò un sopracciglio scettico.

-”Dove gli hai presi?”- mi chiese con malizia,tanto che non capì di cosa mi stesse accusando. Forse di averli rubati,o forse di essermeli guadagnati andando in giro per strada come tante ragazze del mio quartiere.

-”Lavorando”- risposi -”Ero una barista,un lavoro perfettamente pulito”- specificai io guardandolo con un accenno di rimprovero. Forse era solo per provocarmi,per un istante avevo creduto sul serio che potesse pensare che io potessi essere così....così stupida ecco. Perché quelle che fanno le belle puttane di strada sono solo delle deboli che si credono Dee solo perché tornano a casa con 500$ ogni sera con tanto di occhio nero. Kassie non era come loro,lei....sì,lei era debole. Ma lei era anche capace di amare,lei era capace di amare me. Pensai,in quel momento ricordai quante volte Kassie mi aveva nascosta nell'armadio quando i suoi clienti venivano a casa. Scossi la testa,nel tentativo di scacciare quelle lontane immagini che spesso mi disgustavano,mi nauseavano. Mi era già successo di mettermi a vomitare.

-”Ehi?Sei sveglia?”- mi schernì Duncan. Alzai lo sguardo,rendendomi conto di essere stata troppo in stato di trans.

-”Sì,ma tu non dovevi andare a prendere il gelato?”- dovevo cambiare argomento prima che mi chiedesse se qualcosa non andasse.

-”Sì”- rispose ma era evidente che non se l'era bevuta. Feci finta di niente.

Si avviò per la lunga coda che c'era davanti al bar,sapevo che ci avrebbe messo una vita così ne approfittai per rimanere un po' da sola,in silenzio,a riflettere sulla eco-cazzata che stavo facendo,ma questo si era già capito.

-”Fatto”- una voce famigliare mi fece girare e la mia perplessità crebbe. Mi guardai in giro spaesata mentre Duncan se ne stava lì come se niente fosse.

-”Come cavolo hai....?”-

-”Fatto ha fare così in fretta?”- concluse lui facendo poi le spallucce.

-”Non sono stato al Riformatorio perché ho calpestato le aiuole. So fare bene certe cose”- mi sorrise compiaciuto mentre mi allungava il fruttato di fragola e i miei tre dollari. Ne rimasi stranamente sorpresa.

-”Hai rubato?!”- come se avesse fatto chissà cosa,avevo visto fare di peggio.

-”Sì perché?”- odiavo tanto il suo maledetto sorriso da strafottente. Mi guardò,tanto sapevo che non se ne sarebbe mai pentito,così decisi di fare buon viso a cattivo gioco e di godermi il frullato,trattenendo un sorriso esasperato.

Era proprio una causa persa.

Finì il gelato velocemente,ricordandomi che l'ultima volta che avevo bevuto un frullato era stato proprio con Kassie,al bar a cui lavoravo. Era il nostro rituale di sabato,l'ultima volta non potrò mai scordarlo. Fu in quel momento che mi abbuiai,ricordando gli eventi di quella notte. Io ero restata a lavorare di più,volevo sapere qualcosa su Micael Finch da Al,quando sono tornata a casa l'avevo travata morta con quei due bastardi figli di puttana che avevo fatto fuori. Strinsi le mani per scaricarmi,odiavo rimuginare sul passato.

Improvvisamente ci fermammo,era un posto abbastanza isolato,una delle viette interne. Guardai Duncan un po' perplessa,lui si limitò a sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisetti.

-”Parliamo?”- mi chiese,ma non mi sembrò una domanda vera e propria.

-”Di cosa?”- risposi io,facendo la vaga. Alzò gli occhi al cielo e poi riprese a guardarmi.

-”Voglio sapere perché sei sempre così scontrosa,perché sei sempre così strana. Giuro che non ho mai incontrato nessuna ragazza come te”- non sapevo se esserne lusingata o meno.

-”Prima di tutto,non credo che siano affari tuoi”- risposi io acida. -”Secondo non mi sorprende visto che probabilmente sono l'unica con cui sei uscito che non assomiglia a una Troia,dico bene?”- sul mio volto si aprì un sorriso un po' strafottente molto simile al suo,ma diciamo che i suoi erano più ammiccanti.

-”Non devi esserlo”- mi tratteni dal corrugare la fronte,sorpresa da quell'improvvisa intensità che i suoi occhi trasmettevano. Forse lo faceva addirittura apposta. Poi mi venne in mente il doppio senso di quelle parole,sperai che fosse solamente una costatazione e non un “Non è necessario che tu sia una Troia,tanto poi finisce come dico io lo stesso”, o almeno a me suonava così.

-”Tu ti credi tanto fico vero?”- lo schernì io,distogliendo lo sguardo e guadando un punto indefinito per terra. Quando sentì il suo respiro sul viso,capì che forse era il caso di spostarmi,ma non avevo fatto i conti con lo spazio. Quando avvertì con il palmo delle mani il probabile muro della palazzina affianco,mi prese l'agitazione.

-”Non scherzare con me,potresti scottarti”- mi soffiò sul viso,a quel punto capì che avrei dovuto guardarlo negli occhi,era un metodo infallibile.

-”Non mi fai paura”- lo sfidai io,sentì il mio naso sfiorare il suo. Il cuore cominciò ad accelerare. Si lasciò sfuggire una leggera risata.

-”Non pensi che io mi sia messo così nei guai per avvicinarmi a te? Potrei essere capace di costringerti a fare una pazzia,senza problemi”- lo fulminai con lo sguardo,incapace di proferire parola.

-”Tu vedi qualcuno in questa piccola via, Courtney?”- mi sussurrò all'orecchio,era inutile restare lì ferma come una cretina.

-”No,ma ti consiglio di non metterti contro di me. Non sono una bambola, nessuno può giocare con me. Mi liberò,piacevolmente sorpreso della mia reazione ribelle. Capì perché ci provava tanto piacere a provocarmi: forse era solo stanco di tutte quelle ragazzine idiote che lo assecondavano,voleva sola qualcuna che gli tenesse testa,che lo facesse divertire.

 

 

La musica era alta nella piazza,metà città probabilmente si era gettata nel ballo quando arrivammo. Il sole era ancora presente,non era ancora il crepuscolo.

-”Sai ballare?”- mi chiese improvvisamente Duncan,scrutando la mia espressione.

-”No,e non ci tendo ad imparare”- mi sentì afferrare per il polso,sussultai ma non ebbi il tempo di respingerlo. Mi trascinò lì dove tanti ragazzi e ragazze si erano messi a ballare.

-”Ora non verrai a dirmi che sai ballare!”- esclamai io tra il tono sorpreso e lo scettico.

-”Assolutamente no”- rispose lui con una mezza risata. Il suo braccio mi cinse la vita e mi sentì attrarre verso di lui. Mi ritrovai con una mano nella sua e l'altra sua mano sulla mia schiena,chissà per quanto sarebbe rimasta lì,se si è capito cosa intendo. Dovevo avere una sottospecie di espressione ebete sul viso,forse un po' stralunata,quando avvicinò le labbra al mio orecchio.

-”Ma mi sembra un'idea carina per metterti le mani addosso senza sembrare un maniaco no?”- un largo sorriso strafottente si allargò sulle sue labbra. Scossi la testa,nel tentativo di lasciar perdere.

-”Basta che non mi rendi ridicola!”- parlavo del nostro probabile disastro nel ballo,visto che nessuno dei due aveva la minima idea di cosa fosse un passo di danza. Cercavo di imitare le coppiette che ballavano con noi,ma mi era difficile.

Ammetto che io,in particolare,ero un disastro. Come aveva già detto non sono molto leggiadra,potrei assomigliare a un elefante i cristalleria e forse nel ballo ero ancora peggio che in cucina. Eravamo davvero in condizioni critiche.

-”Sei bellissima con questo vestito”- alzai gli occhi e mi meravigliai che quelle parole erano state pronunciate proprio dal ragazzo di fronte a me. Mi strinse ancora di più a lui,il suo respiro era regolare sulla mia guancia.

-”Grazie”- me ne accorsi solo allora,aveva indossato una camicia nera,aperta leggermente. Non avrei mai pensato di trovarmi in situazioni del genere,non mi sarebbe mai passato neppure per la testa fino a qualche mese fa. Sì,tutto era accaduto così in fretta: La morte di Kassie e quella di Micael. Da lì si poteva dire che la mia vera missione era cominciata. Kassie mi mancava,sono sicura che le si sarebbe illuminato il cuore se mi avesse visto così. Così,perché ero felice anche se non potevo coglierne a pieno il motivo. Non c'era niente di qui essere al settimo cielo come effettivamente mi sentivo,stavo solo “ballando” con Duncan,un ragazzo che avevo conosciuto qualche settimana fa. Di lui odiavo tutto,ma dovevo ammettere che c'era qualcosa di diverso. Nella mia vita avevo conosciuto tanti ragazzi,ma non avevo mai avuto un rapporto così,un rapporto così particolare. Mi sentivo inquieta, ansiosa, nervosa,avevo l'impressione di sudare freddo con lui. Non avevo mai provato cose del genere,non avevo idea di cosa si potesse trattare.

-”Sai cosa mi ha colpito subito di te?”- mi chiese all'improvviso.

-”No”- risposi con un sospiro,forse con quella mezza idea nella testa. Sorrise divertito,probabilmente aveva colto la mia espressione.

-”Gli occhi”-

Mi si fermò il cuore in quel momento,non respirai più e qualcosa nella gola mi impediva di respirare.

-”C-cosa?”- balbettai sbarrando gli occhi. Pareva sorpreso dal mio improvviso cambio di umore,senza senso perlopiù.

-”I tuoi occhi,sono bellissimi”- mi spiegò calmo,forse era il primo vero complimento che mi aveva fatto. Possibile che anche lui fosse rimasto colpito da quello?Dagli occhi?

-”Non hanno nulla di speciale”- dissi io. “Sono i tuoi ad essere meravigliosi” aggiunsi nei miei pensieri,mi guardai bene dal cedere alla tentazione di rivelarlo.

-”E invece sì”- insisté lui. Avvicinò il suo viso al mio,le nostre fronti si toccavano,il suo respiro era sulle mie labbra.

-”Sono così profondi,due pozzi neri”- sorrise -”Nascondono tanti misteri e....mi piace che sia così,ti rende molto interessante”- mi sorprese,perché erano gli stessi pensieri che potevo fare sui suoi. Belli,da morire.

-”Assomigliano al ghiaccio”- cedetti alla tentazione di dirlo,le sue parole erano troppo seducenti.

-”Non ne avevo mai visti di così,hanno le sfumature dell'oceano”-

Ma mai come in quel momento desiderai baciarlo.....

 

 

 

 


 

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Capitolo 20
*** Qualcosa Cambierà ***


 

Mi scuso per i ritardi.

 

 

Ammetto che sono un po' triste,la storia è quasi completa e ho paura che poi mi sentirò sola! XD

Sono pazza!

In questo capitolo ci sarà una piccola negativa svolta per Courtney,la quale tornerà ad impersonarsi nel suo piccolo mostro interiore.

La cosa buffa è che io ancora non so se il finale sarà tragico o a lieto fine...

 

 

Qualcosa cambierà

 

Provai ad abbassare lo sguardo, eppure mi risultò quasi del tutto impossibile catturata da quei fantastici occhi azzurri. Non so come, riuscì a distogliere i miei occhi, e in qualche modo, lui avvertì la mia tensione.

-”Facciamo una passeggiata? Ho voglia di camminare un po'”- disse poi lui, con una strana punta di serietà nella voce che mai avevo seriamente colto.

-”Ok”- mi limitai a rispondere mentre lui mi cingeva con un braccio le spalle.

-”In spiaggia va bene? Oppure pensi che faccia troppo caldo?”- mi chiese ancora. Se non fosse stato serio,e se non avessi colto alcuna voce maliziosa in quelle parole, avrei capito che si trattava di una domanda strategica. Ma no, in quel momento i suoi occhi sembravano nascondere qualcosa di veramente serio nonostante cercasse di mascherarli con un sorriso ironico. Capivo le persone, potevo accorgermi se qualcosa di diverso era presente nei loro occhi. Lui non si era mai comportato così con me, non mi aveva mai guardato così intensamente.

Avevo l'impressione che mi stesse sezionando l'anima.

Camminammo affianco fino alla spiaggia,dove prima di camminare sulla sabbia,mi tolsi quelle trappole mortali che avevo ai piedi. Mi era sempre piaciuto camminare sulla spiaggia,guardare l'orizzonte e comprendermi, ma quella volta non riuscì a concentrarmi. Guardavo Duncan sottecchi,nel disperato tentativo di capire cosa volesse dirmi di così evidentemente importante.

-”Cosa c'è?”- chiesi alla fine,arrendendomi all'idea di aver fallito. Lui si fermò e mi osservò attentamente,negli occhi,fino alle più profonde interiorità della mia anima nascosta,di cui forse anch'io ignoravo l'esistenza. Lui riusciva a fare cose che nessun altro era mai riuscito a fare con me,lui era totalmente diverso da qualsiasi persona che avevo mai incontrato....

E questo mi metteva un po' in agitazione.

-”Cosa hai intensione di fare?”- quella domanda mi aveva colta del tutto di sorpresa,non me la aspettavo. Corrugai leggermente la fronte,un po' perplessa.

-”Intendo....Vuoi veramente farlo? Vuoi veramente finirla qui?”- era sempre più serio, i suo sguardo era diventato quasi insostenibile.

-”Di cosa parli?”- chiesi io allora, diventando seria anch'io. Mi fulminò con uno sguardo quasi truce.

-”Vuoi morire?”-

Sempre più confusa, lo guardavo con le labbra socchiuse e uno sguardo smarrito e stupito allo stesso tempo.

-”Credi davvero che riuscirai a sopravvivere? Credi forse di por uccidere il capo della Mafia Americana e averla vinta?”-

In un istante capì il significato di quelle parole. Mi ricomposi velocemente e ricambiai duramente quello sguardo.

-”Sì,esatto”- risposi secca,lasciando lui quasi sorpreso....o forse no.

-”Tu sei completamente fuori di testa! Sei pazza!”- mi si avvicinò e mi fissò con uno sguardo che avrebbe potuto spaventare chiunque,ma non me.

Non me.

-”Non preoccuparti,tu non correrai rischi”- risposi non curante del fatto che qui non si trattava di lui. Capì che Duncan non si riferiva a se stesso quando sul suo volto truce si disegnò un leggero sorriso sghembo.

-”Non sto parlando di me!”- urlò ancora. Io stringevo le mani a pugno, per poter scaricare meglio quella tensione che si stava accumulando in me.

-”Allora la cosa non ti riguarda!”- Sta volta alzai la voce anch'io, la mia rabbia cominciava a farsi sentire.

Distolse un secondo lo sguardo, forse nel tentativo di scaricare rabbia.

-”Tu sei viva!Cazzo Courtney tu sei ancora viva!”- mi urlò contro lui -”Sei sopravvissuta,allora perché non vivi?!!”- attese una mia risposta,io fui felice di concedergliela.

-”Perché io sono sopravvissuta solo per vendicarli!Ogni notte le loro voci mi dicono che devo farlo!Io sono viva solo per questo!”- la mia rabbia era ormai incontenibile,non riuscivo più a trattenerla dentro di me.

-”Perché diamine dovrebbe importarti dei tuoi genitori!Courtney,loro sono morti hai capito!?”-

Per un secondo,buio assoluto

-”Che cosa hai ottenuto Courtney? Che cosa hai ottenuto dalla morte di quegli assassini?! Farlo non risusciterà i tuoi genitori!”-

Quelle parole....io le avevo già sentite da qualche parte.

-”Tu hai ucciso John!Anche tu lo hai ucciso!”- urlai nel tentativo di portare tutto dalla mia parte.

-”L'ho fatto per tua iniziativa! Non ho neanche avuto il coraggio di ucciderlo da solo! “-

-”Non venirmi a fare la predica! Tu non sei nessuno!”- urlai io,ormai al culmine.

-”Tu devi vivere! Hai capito? Tu devi vivere! Pensi che tu sia sopravvissuta per uccidere?! Pensi questo?! NO! Tu sei viva perché qualcuno ti ha voluto dare una seconda occasione,tu la stai sprecando! Stai sbagliando tutto!”-

A quelle parole,la mia mano colpì da sola.

Il palmo della mia mano colpì così forte il suo viso che perfino io sentì male,male da qualche parte nel profondo della mia anima. Lui mi guardò per qualche istante.

Non ce la feci,non potevo evitarlo: Corsi via,più veloce che potevo.

Non pensavo,la mia mente era totalmente vuota. Non alle sue parole,non a lui....a niente di niente,un cratere si era formato da qualche parte,il ghiaccio che ricopriva il mio cuore si era spaccato.

Dolore

 

 

 

Tornai a casa di corsa,sbattendo le porte e chiudendomi in camera mentre la voce di Heather e Bridgette rimbombava da fuori. Le sentivo lontane,non comprendevo le loro parole. Mi rannicchiai ai piedi del letto,raccogliendo le mie gambe al petto,chiusi gli occhi appoggiando la fronte sulle ginocchia. Mi stringevo,mi consolavo,cercavo una valida ragione per non scoppiare a piangere quelle lacrime represse da 15 lunghissimi anni. Mi sembrava tutto così buio,mi sentivo circondata del vuoto perenne di una solitudine che faceva troppo male.

Non dovevo piangere

Non dovevo piangere

Non dovevo piangere!

Anche quella volta,i miei occhi rimasero solo lucidi,senza che le mie guance si bagnassero di quell'acqua calda che tanto avevano atteso. Scossi la testa,non potevo farmi buttare giù così.

Io ero sopravvissuta solo per quello,avrei portato a termine la mia missione per quanto suicida potesse essere.

Mi dispiace Duncan,ma io sono più forte di te” mi dissi riprendendo il mio sguardo assassino che da tanto non compariva sul mio volto. Afferrai con rabbia la scatola di legno e ne estrassi la piccola spada di mio padre.

Guardai la lama attentamente,sotto i deboli raggi del sole rimasti. I miei occhi neri brillavano,capì quello che mi stava accadendo:

Mi stavo lentamente trasformando nel mostro che era in me,nessuno me lo avrebbe impedito.

Quando la mia missione si sarebbe conclusa,forse mi sarei io stessa consegnata nelle mani della morte,io stessa non avevo più una ragione per vivere.

Pensavo di averne trovata una....

Mi sbagliavo

Strinsi l'elsa del pugnale,decisa in quell'istante stesso di finirla qui con questi sentimenti inutili: Amicizia,compassione,affetto....amore.

Io non potevo provare tutto questo,non più,non ero fatta per questo. Scossi la testa,in quel momento in me l'unica cosa che contava davvero era la mia vendetta.

Che stupida ero stata a fidarmi di qualcuno come lui,credevo stesse dalla mia parte,mi aveva aiutata. Ma invece era stato solo un'idiota a cui facevo solo pena.

Mi cambiai in fretta,indossando un paio di pantaloncini e una maglietta leggera con un giacchetto per la brezza estiva frasca che veniva spesso su dal mare,io lo sapevo,era successa la stessa cosa quando avevo ucciso Micael.

Uscì dalla finestra dopo essermi legata con un laccio il coltello alla vita.

Addio”

Pensai silenziosamente mentre correvo più veloce che potevo verso est,lì dove la mia vittima aveva il nido

 

 

 

 

 

I miei capelli erano smossi dalla frasca brezza della sera,il mio respiro smorzato e debole rompeva profondamente quel silenzio in me che tanto mi piaceva. I miei occhi erano fissi sulla figura non troppo lontana da me, voltata di spalle. Strinsi l'elsa del pugnale e feci un passo silenzioso da deciso in avanti. La luna era l'unica fonte di luce in quel momento,niente avrebbe potuto distrarmi. L'adrenalina scorreva nel mio corpo come una droga,capì che ne avevo bisogno,avevo bisogno di vedere sangue...

Il suo sangue.

-”Sapevo che saresti arrivata”- quelle parole ruppero quell'atmosfera così pesante,accompagnate da un leggero ghigno nel buio. Tacqui,mi morsi il labbro e fui pronta a impugnare l'arma.

A quel punto decise di girarsi,mostrando il suo viso alla luce della luna. Il mio sguardo mutò e una profonda sorpresa mi colpì:

Era giovane

30...forse 32 anni massimo,uno sguardo compiaciuto che non lasciava trasparire neppure un segno della paura che avrebbe dovuto provare.

-”Ciao Courtney”- disse lui,spavaldo.

Qualcosa non sarebbe andato come previsto....


 

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Capitolo 21
*** Mostro ***


  

Primo capitolo “Bomba”,cioè un capitolo introspettivo sul passato di Courtney e soprattutto con incredibili svolte.

Entrata (o meglio dire: Rientrata) in scena di un personaggio e non c'è bisogno che vi dice chi è :)

MI piace come capitolo ma forse è un po' noioso,il prossimo sarà fantastico promesso!

AnonimaKim

 

Ops,il titolo della storia è stato cambiato perché ho cambiato morale nel tempo e quindi l'altro non aveva più senso XD

 

 

Mostro

 

 

 

Come osava quel figlio di puttana chiamarmi per nome?!Dopo tutto quello che mi aveva fatto!

-”Come mi conosci?”- chiesi allora io digrignando i denti furiosa. Lui rise,una risata che mi fece quasi dare di matto per la rabbia.

-”Oh,io ti conosco molto bene. Al contrario....tu non sai assolutamente niente di me”- fece un passo avanti e quel sorriso spavaldo si allargò.

-”So che sei un assassino!”- urlai -”Questo mi basta!”-

-”Lo sei anche tu non cedi? O tutto quel sangue che hai versato è stato solo frutto dell'immaginazione?”-

Cominciavo a essere un po' confusa ma non avevo alcuna intenzione di mollare.

-”Che ne sai tu! Come puoi sapere tutto questo!?”- ero sicura di poter terminare quella conversazione,ma non fu così.

-”Te l'ho detto. Io so molte cose di te,Courtney”- mi guardò con sufficienza,arricciò il naso in segno di superiorità. Dovevo sapere qualcos'altro,ormai ci ero troppo dentro.

-”Questo non è possibile”- dissi io contraria e sicura delle mie parole.

-”E invece sì”- rispose lui ancora,con quel sorriso beffardo.

-”Credi di essere sopravvissuta per opera del “destino”?”- quelle parole mi fecero confondere ancora di più,non capivo più a cosa dovevo credere.

-”Oh,no. Io sapevo che tu eri in quell'armadio Courtney,sapevo che ti eri nascosta lì,in quella stanza. Sapevo che saresti tornata,da me,da noi,per vendicarti. Io non sono stupido”-

Pazzo

Tutte le cose in cui avevo creduto da quella notte in quel momento venivano messe in discussione,era diventato ancora peggio di una questione personale.

-”Non dire cazzate verme!”- sbraitai puntando il pugnale verso di lui. Lui mi squadrò restando completamente sotto controllo di se stesso. La mia rabbia saliva sempre di più.

-”E poi? Io so che cosa è successo dopo. Tu hai trovato quella donna, come si chiamava.....Kassie se non erro”-

-”Non. Osare. Pronunciare. Quel. Nome!”- i miei occhi,avevo l'impressione che fossero diventati rossi. Sorrise beffardo e continuò a fissarmi.

-”Quando ho saputo che quella vita ti stava rallentando,ti stava allontanando sempre di più dall'odio, ho deciso di riportarti su quella strada e ho chiesto a un mio vecchio amico di disfarsi di lei,quando tu non potevi vedere.”-

Era stato lui,

Per tutto questo tempo ho creduto che fosse stata un'idea ignota di John far uccidere Kassie. Adesso mi sentivo così debole che le gambe a fatica mi ressero: Era stata colpa mia se Kassie era morta,solo colpa mia...

MIA

-”E ora sei qui,tutto secondo i miei piani. Avevo previsto che saresti tornata sai tu....”- mi guardò quasi affascinato da qualcosa all'interno del mio volto e dei miei occhi. Il mio sguardo non lasciava trapassare alcuna emozione oltre quella dell'odio puro che stavo provando.

-”....Tu assomigli così tanto a Ginn”-

No,quella parole non doveva pronunciarle.

La rabbia si invase in un attimo del tutto di me,la vista si annebbiò così come la mia mente. Non riuscì più a pensare a nulla e scattai nella sua direzione,pronta ad ucciderlo.

Lui non aveva il diritto di pronunciare il nome di mia madre,

Lui non aveva diritto di uccidere,

Lui non aveva diritto di vivere.

Mi sembrava di avere già udito il rumore del coltello affondare nella sua carne pudrida e bastarda,ma non fu così. Qualcosa mi fermò prima,qualcosa che sentì conficcarmi come un proiettile nel collo.

La mia vista svanì e mi sentì cadere sul freddo pavimento della stanza.

 

 

 

 

Quando riaprì gli occhi,mi girò così tanto la testa da farmi sentire dei suoi metallici inesistenti. Non potevo muovermi bene,non riuscivo a muovere le mani per aiutarmi a vedere meglio.

Sfocato.

Non passarono troppi secondi perché tutto riprendesse volume,un punto preciso del collo mi pizzicava e bruciava leggermente,niente in confronto al fuoco che avevo avvertito dentro di me poco prima. Quanto era esattamente poco prima?

Mi sembravano passate ore,e forse giorni dall'ultima volta che il mio cuore si era liberato da quella pace che tanto desiderava. In quel misero momento mi accorsi,non so come,di come mi fossi trovata meravigliosamente quella sera,a ballare così ingenuamente in quella piazza come una qualunque ragazza. Tentai di liberarmi da quei pensieri senza senso che mi avevano assalito tutti in un colpo senza che io gli avessi richiesti. Provai a cercare Shilden con lo sguardo ma era ancora tutto confuso e le immagini mi ruotavano attorno come un vortice.

-”Ti sei svegliata”- la sua schifosa voce richiamò la mia attenzione verso sinistra. Guardai quei occhi verde bottiglia con una furia che solo io potevo trasmettere.

-”Bastardo che cosa mi hai fatto!?”- urlai senza sapere neppure le parole che uscivano dalla mia bocca. Doveva avermi iniettato come una sostanza anestetica.

Stronzo

Fece le spallucce con aria da strafottente.

-”Non mi avresti mai ascoltato,mi avresti di sicuro ucciso”- si avvicinò al mio volto e lo fulminai con gli occhi neri. Non ricambiò il mio sguardo e si limitò a sorridere spavaldo.

-”Ma tu devi vedere che cosa è successo davvero quella notte”- mormorò,la sua voce era così dura che mi sembrò quasi spaventosa,o almeno,avrebbe dovuto spaventarmi. A quel punto mi resi conto di essere legata,quando con le mani cercai il mio pugnale che doveva essere finito a qualche metro di distanza. Era la prima volta che qualcuna delle mie vittime mi stava dando problemi,troppi. Shilden mi stava mostrando la verità,io dovevo ascoltare.

Sullo schermo di un grande televisore comparvero delle figure,prima sfocate e poi diventarono sempre più nitide,la luce quasi mi accecò per un istante.

Quei tre bastardi avevano ripreso tutto,e ora lui voleva mostrarmi il filmato,lo capì subito e volli immediatamente correre via da lì,per non guardare.

Guardavo quelle immagini scorrere,ipnotizzata da quelle figure che si ricollegavano ai miei ricordi. Vedevo Jack,vedevo Ginn. Cercai mio fratello Mike con lo sguardo,ma un attacco di ricordi invase la mia mente.

Il letto,si era nascosto sotto il letto,per questo non lo vedevo.

JACK!” mia madre aveva urlato quel nome mentre vedevo con orrore mio padre cadere a terra senza vita. Vedevo il terrore e il dolore negli occhi di mia madre,le sua lacrime,il suo cuore infranto.

Vedevo l'armadio.

Parole indistinguibili si susseguirono quando quel bastardo di Shilden,il più giovane dei tre uomini provò a trascinare verso il letto mia madre che si dimenava nel disperato tentativo di toglierselo. Osservai le scene successive e il puro orrore si aprì nei miei occhi....

 

 

Che succede Kassie?” la mia voce,da bambina di appena sette anni risuonò nella stanza,mentre la donna bionda cercava di calmarmi.

Niente piccola Luu” così mi chiamava sempre,mi spinse con dolcezza dentro l'armadio e lo accostò,per permettermi di respirare.

Dovrai farci l'abitudine” mi aveva detto lei,con un gran sorriso.

Perché devo stare qui dentro Kassie?” ho chiesto ancora,ero curiosa,forse la mia dote più infantile,persino a quell'età.

Perché sì Luu,tu non uscire” accostò l'anta dell'armadio e si sentì ancora bussare alla porta. Mi sedetti all'angolo dell'armadio,come era mia abitudine fare nei momenti difficili e mi accucciai tranquilla,fantasticando sul nome di Micael come facevo spesso. Rumori strani,che non avevo mai sentito,per un primo momento ascoltai Kassie e gli ignorai,ma poi la curiosità prese il sopravvento e sbirciai dal piccolo spazio disponibile.

Non so perché lo feci,solo che me ne pentì. Da quel momento un'altra cosa era entrata nella mia vita,l'orrore dell'amore. Perché se quel uomo amava Kassie le stava facendo male? O forse non l'amava?

Compresi solo più in la quello che voleva dire Kassie,quando diceva che si portava a casa il lavoro. Io la guardavo assorta e dicevo:

Io non voglio”

Non voglio,non ho mai voluto.

 

 

 

Quelle cose orribili ora le sentivo su mia madre,lì,s quello schermo freddo e senza alcuna vita. Vidi Micael,vidi John,quei due bastardi che aveva ucciso. Quando distinsi del sangue capì,capì che mia madre era morta in quel modo orribile. Mia fratello uscì dal suo nascondiglio e provò a sfidarli. Era coraggioso mio fratello,stava combattendo per me,l'unica speranza che aveva ancora. Un colpo di pistola bastò per farlo zittire,ancora una volta.

Quando il filmato si spense,io avevo ancora gli occhi sbattei e un'espressione indescrivibile sul viso.

-”Carino il video vero?”- commentò lui.

Lui aveva osato fare questo alla alla mia famiglia,doveva morire.

Doveva morire,come tutti gli altri!

Questo era l'unica cosa che riuscivo a pensare.

-”Figlio di Puttana,coma hai osato fare questo!!??”- urlai con tutte le energie che mi rimanevano,quasi non avessi più nulla per cui valesse sorreggersi. Lui si limitò a sorridere,non guardò nei miei occhi neri,ardenti di odio e di rabbia.

-”Non dovresti rivolgerti così a l'uomo che ti risparmiata”- il suo tono di voce era così superficiale e sufficiente che rischiai di perdere il controllo,ancora.

-”Perché lo hai fatto?!”- il mio tentativo disperato di capire si faceva sepre più grande.

-”Amavo Ginn,ma lei ha preferito Jack a me. Io le potevo dare tanto e lei....”-

-”Non osare parlare di mia madre! Hai capito!? Tu non hai alcun diritto di fare questo!”- Mi afferrò per la maglietta e mi sentì sollevare per poi cadere su un tavolo di vetro. Frammenti di cristallo caddero come una pioggia su di me e oltre che la mossa non calcolata ci si mese anche una forte fitta al braccio. Il dolore mi tartassava dal gomito al polso,bruciava e non potevo proteggerlo da altri eventuali colpi se avessi potuto. Ero stata legata,mi sentivo le corde bruciare sui miei polsi.

-”Fammi finire”- mormorò lui calmo,con un tono pacato e leggermente compiaciuto dalla smorfia di dolore che era comparsa sul mio volto.

-”Tua madre doveva morire Courtney,non potevo più averla. Non avrei mai ucciso suo figlio se non fosse stato così mortalmente somigliante a quel maiale di tuo padre Courtney,non lo avrei fatto”- lo guardai,il mio sguardo iniettato di puro odio. Lui ricambiò quello sguardo furioso con un semplice sorriso beffardo e continuò.

-”Dopo aver ucciso tuo fratello,ho capito che ti eri nascosta in quell'armadio,io volevo ucciderti Courtney,e lo avrei fatto se non avessi notato la foto appesa al muro. Eri così meravigliosamente uguale a tua madre,ho voluto risparmiarti con la supervisione che un giorno saresti tornata da me. Tu hai ragione Courtney,tu sei sopravvissuta per vendicarti,ma questo l'ho deciso solo io. Ho controllato la tua vita,eri sotto il mio controllo affinché tu venissi qui. Volevo rivedere il volto di Ginn in te.”-

Pazzo,un pazzo.

-”Io non sono Ginn,mia madre era un angelo. Io non lo sono”- Mi sforzai di dire cercando di non badare a quel dolore e alle numerose punte di vetro che mi si erano conficcate nella gambe e nelle braccia. Potevo sentire anche lievi tagli sul viso,fortunatamente gli occhi erano ancora perfettamente intatti. Sorrise ancora.

-”Sì,è per questo che ora io ti dico una cosa....”- Afferrò la pistola,si avvicinò a me e me la premé sulla tempia. Il mio sguardo non era cambiato.

-”Vinco sempre io Courtney. Hai qualche desiderio da esprimere,anche piccolo sai?”- non era serio,per niente. Ero sicura che avrebbe premuto quel grilletto,lasciandomi un bel buco in testa. A quelle parole “Desiderio” la mia mente reagì in modo del tutto inaspettato.

Duncan. Perché mi era venuto in mente lui.

-”Muori!”- mormorai allo stremo. Lui ghignò e caricò la pistola.

-”Scusa,ma non posso proprio accontentarti Principessa”- Lasciai stare quel assurdo nomignolo e fissai i suoi occhi,sicura che quelli sarebbero stati i miei ultimi momenti.

Principessa,mi faceva schifo pronunciato dalle sue labbra. Duncan mi mancò in quel momento,desideravo solo trovarmi con lui e dimenticarmi del mondo. Mi sembrò di vivere un sogno.

Ancora,io e lui che camminavamo sulla spiaggia. Ma lui non era arrabbiato,e nemmeno io. Sorridevamo invece,ridevamo come due qualsiasi ragazzi in balia di quel bel sentimento che spesso aveva quasi sciolto il mio cuore di ghiaccio. Le nostre risate rimbombavano nella mia testa,le sentivo.

Era quello quello che avrei voluto vivere in quel momento,mi sentì come cadere in uno stato di trans assoluta e quasi svenire.

A quel punto successe qualcosa,non capì esattamente. Un rumore sordo molto diverso da quello di un proiettile e una voce calda,che conoscevo fin troppo bene.

-”D- Duncan”- mormorai cercando di mettere a fuoco le immagini. Le uniche immagini che distinguevo bene,erano due grandi zaffiri ghiacciati davanti a me.

-”Courtney,Courtney sono io! Svegliati!”-


 

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Capitolo 22
*** Lacrime: Dolore o Gioia? ***


 

,sono diventata un razzo a pubblicare,sarà l'ispirazione!

Mi rendo conto dei tanti punti che ho messo ma l'ho fatto di proposito,questo capitolo sarà un po' introspettivo.

Non anticipo niente :D

AnonimaKim

 

 

 

 

Lacrime

Dolore o Gioia?

 

 

 

Il dolore era lancinante,mi girava la testa. C'era odore di sangue,il mio sangue. L'unica ragione per cui capì di essere ancora viva fu per quella voce calda che mi rimbombava nella testa. Sentì le sue braccia provare ad alzarmi ma per qualche ragione mi lasciò andare e sentì dei rumori sordi e violenti. Shilden si era in qualche modo ripreso...alzato,lo avevo intravisto per terra per qualche istante. Mentre i rumori si facevano più pesanti capì che dovevo tentare di alzarmi,riprendermi. Quando misi a fuoco vidi Duncan nel tentativo di colpire e di stendere Shilden,ma lui era anche fisicamente più robusto e molto spesso un pugno da parte sua finiva sul viso di Duncan.

Dovevo alzarmi

ALZATI” urlai a me stessa,angosciata perché ogni mio sforzo i sembrava del tutto inutile.

Alzai gli occhi guardando quella lotta orribile tra lui e quel bastardo di Shilden,l'ansia crebbe e io non riuscivo a riprendermi. Io dovevo alzarmi,non ce l'avrebbe mai fatta,lui da solo contro di lui,Shilden lo avrebbe ucciso,io non potevo in alcun modo permetterlo. Non dovevo arrendermi,al solo pensiero di cederlo steso a terra mi tremano le gambe,il cuore era disposto a fermarsi. Qualcosa in lui era diverso,non potevo lasciarlo solo,lui non aveva abbandonato me e io non dovevo lasciarlo morire così. Io dovevo alzarmi,dovevo farlo. Era solo una ferita al braccio,non poteva bloccarmi così.....poi capì che dovevo avere la febbre alta,la ferita mi si era infettata. Qualcosa mi fece trovare le forze per muovermi,almeno un po' da terra,in modo che potessi spingermi in avanti. Duncan aveva inchiodato Shilden al muro,sembrava che si fosse arreso,un sorriso comparve sulle mie labbra,lui era vivo,ce l'aveva fatta.

-”Devo ammettere che ti ho sottovalutato,non ti credevo una minaccia capace di ostacolarmi”- mormorò,così sicuro di se Shilden. Duncan lo guardò con odio e rispose:

-”Capita”- Shilden sorrise,come se stesse macchinando qualcosa.

-”Mi dispiace ragazzino,ma avrete entrambi il vostro bel lieto fine”- a quelle parole la sua mano scattò sulla pistola che era precedentemente sul tavolo.

Tutto accadde così in fretta che non ci capì più nulla.

Un colpo secco,pesante seguito da un suono metallico.

Il cuore mio cuore si arrestò per lasciare spazio ad un'enorme dolore...

Quando il corpo del ragazzo cadde a terra,sbattendo la testa contro un tavolino di legno.

Immobilizzata

Fredda

Vuota

Non ero nient'altro il quel momento.

Mi tirai su,con una forza che non credevo di possedere e mi avvicinai al suo corpo immobile sul pavimento. Mi lasciai andare ancora,inginocchiandomi acconto a Duncan.

Shinden era rimasto a ghignare vincitore lì a pochi metri da me. Poi mi accorsi del mio pugnale,era proprio accanto a me.

Non sentivo più nulla di lui,era steso a terra.

Morto,morto ne ero sicura.

-”Ti ho portato via tutto vero?”- la sua voce bastarda suonò ancora,doveva morire,il più presto possibile. Rimasi in silenzio,ascoltando quella fitta di dolore nel petto.

-”I tuoi genitori,la donna che ti ha cresciuta. Ti ho tolto un'infanzia,ti ho tolto l'adolescenza ti ho tolto la vita”- andò avanti,assaporai la verità di quelle parole.

-”E ora io ti ho tolto qualcun altro,ci tenevi vero? Sì,si vede tanto lo sai”- quel dolore aumentò e la mia rabbia immensa cominciò a ad ammontare come una specie di mostro in me.

-”Perché non mi uccidi,perché non ti vendichi Courtney?”- mi sfidò lui. Allora io girai lo sguardo e lo guardai indemoniata mentre con la mano afferravo l'elsa del pugnale.

Non so il perché,perché in quel momento così di dolore mi ritrovai a pensare a che razza di mostro ero io. L'uomo è la creatura più affascinante dell'universo,eppure sta solo a lui decidere di che farsene di questo immenso dono.

Che cosa stavo facendo?

Che cosa ho fatto fino ad ora?!

Ucciso delle persone che non si meritavano di vivere,

Stava davvero a me decidere se qualcuno doveva vivere o no?

NO,ecco la risposta. Io ho sempre sbagliato tutto.

Il mostro che era in me aveva preso il sopravvento,dominando il mio dolore,questa non ero io. Io volevo essere normale,io dovevo Vivere!

Io, quale creatura orribile ero diventata?

Ero diventata come volevano loro,ero una debole!

Una stupida!

Qualcuno se ne era accorto,Duncan lo sapeva.

Io non l'ho ascoltato,io ho voluto solo andare avanti per la mia strada dannata di sangue e morte.

E ora se è morto,è solo colpa mia.

Per colpa mia,era stata solo colpa mia.

Lui non doveva morire,io dovevo farlo,era stato solo colpa mia e della mia essere egocentrica,egoista.

Mi alzai e lo guardai,il mio sguardo da assassina si affievolì lasciando posto a un sorriso angelico,il primo.

-”No”- risposi e sul suo volto si aprì in una smorfia di superficialità.

-”Sei solamente una debole!”- mi urlò contro,io non feci una piega e osservai il viso di Duncan.

Sentì caricare una pistola e a quel punto agì d'istinto. Feci appena in tempo a lanciare la lama contro il suo petto,prima che premesse il grilletto. Lui sorrise,mentre il sangue gli colava. Credeva di aver vinto.

-”Tutti possono perdonare. Auguro che lo faccia anche tu,con te stesso”- Il mio tono non era cambiato,duro e profondo,ghiacciato. Non ho mai detto di essere una santa.

Quando il suo corpo cadde a terra,mi sentì sola coma mai ero stata.

Era finito,era tutto finito.

Ma dov'era la felicità? Dov'era quella gioia che avrei dovuto provare?

Non c'era niente,solo buio e dolore.

-”Duncan”- chiamai,quasi come un una speranza vana. Mi avvicinai a lui e gli alzai il capo,appoggiandolo sulle mie gambe.

-”Duncan”- chiamai ancora con una voce uccisa da quel dolore che mi stava lentamente divorando l'anima.

Tutto questo non doveva accadere. Desiderai tornare indietro,ieri sera alla spiaggia,ascoltare le sue parole e credergli,sentirlo vicino a me.

Vivo

Lui aveva dato tanto per me,lui stava solo cercando di aiutarmi e io gli ho sputato in faccia. Lui era venuto lì,da me,aveva rischiato la vita per proteggermi e io non ero riuscita a trovare le forze per impedire a Shilden di premere quel grilletto. La vendetta non serviva,ero qui io l'unica responsabile.

IO,solo io!

Colpa mia se ora lui era morto,colpa mia se aveva dato la vita per me,colpa mia se mi sono tolta un pezzo di vita.

Lui mi aveva salvata,

Mi aveva salvata da me stessa.

Volevo urlare,implorarlo di perdonarmi di non essermi accorta di nulla,di essere stata così egoista.

Perdonarmi

Ancora una volta,qualcosa di imprevisto accadde....

Una lacrima calda scivolò lenta e silenziosa sulla mia guancia

La prima lacrima,

scesa per lui.

La cosa che mi pesava di più era di non avere fatto quello che volevo fare,avvicinai lentamente le mie labbra alle sue e con lentezza smisurata mi decisi:

Poggiai le mie labbra sulle sue.

Immediatamente sbarrai gli occhi,il cuore riprese a battere.

Lui respirava,respirava ancora. Mi tirai indietro di qualche centimetro e osservai il suo viso piegarsi in una smorfia di apprezzamento.

-”Accidenti!”- esclamò a massa voce massaggiandosi la testa. Risi,scoppiai a ridere e lo abbracciai forte,convinta di essere in una specie di sogno.

-”Come....come hai fatto?! Ho visto il proiettile e …..”- lacrime di gioia cadevano dai miei occhi,era così bello piangere finalmente. Lui mi guardò e poi mise una mano sotto la sua maglietta estraendole un medaglione.

Il mio medaglione.

Mi toccai il collo ma della catenella e del ciondolo nessuna traccia,era lì,nelle sue mani.

-”Quando si scappata via ti è caduto e l'ho raccolto. E chi se lo aspettava che mi salvava il di dietro!”- risi,felice alle stelle. Ma c'era qualcosa che non tornava. Lo guardai con una sguardo che poteva essere severo.

-”Hai finto di morire?”-

-”No,in realtà credo di aver sbattuto la testa”- rispose,sembrava sincero. Sorrisi. Dopo avermi rivolto uno dei suoi soliti sorrisi si avvicinò al mio volto.

-”Fallo ancora”- sussurrò poggiandomi una mano sul viso. Sentì colore sulle mie guance,realizzai di essere arrossita.

-”Fare cosa?”- cercai di svincolare l'argomento,non volevo immedesimarmi nel bacio che voleva evidentemente ricevere.

Troppo tardi,sentì le sue labbra premere con forza sulle mie,per la prima volta provai la sensazione della sua lingua nella mia bocca,un mix mi emozioni favolose. Posò le mani sui miei fianchi e io gli portai le mani nei capelli.

E adesso....

Finalmente era tutto perfetto.

 

 

 

 

 

Ammetto che sono andata un po' veloce con questo capitolo,ma non ero troppo ispirata e immedesimata,scusate XD

Alla prossima,

AnonimaKim

 


 

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Capitolo 23
*** "Hello" ***


 

Questo capitolo sarà un po' corto...uffa! XD questo capitolo fa pena!

Ok,mi serva per forza come collegamento per il prossimo che sarà...

Fantastico!!! (almeno a parer mio)

Ma sì dopo 22 capitoli di noia assoluta il raiting Erotico finalmente servirà a qualcosa! Anche se devo dire che poi non è questo granché,ma a me piace ed è la prima volta che io....

Basta! Se continua così tanto vale che pubblichi il prossimo prima di questo...

AnonimaKim

 

 

 

 

Hello”

 

 

 

-”Sappiamo tutto Courtney,non sai quanto ci dispiace”-

Il sole era ormai alto,il caldo era soffocante come al solito ma tuttavia quell'aria fresca marina era presente,mi piaceva,a Seattle non c'era e mi pare anche ovvio. Chiusi gli occhi,eravamo seduti al tavolo della cucina della casa di Bridgette e Geoff,tutti a capo basso e taciturni,forse non potevamo davvero credere che tutto fosse finito.

Mi ero illusa fosse così. Non era finito niente,quel cratere nel mio cuore era ancora presente.

Era stata Bridgette a parlare,mi avevano spiegato tutto,senza di loro né gli altri io a quest'ora non sarei viva,erano stati loro a distrarre tutti gli altri in quella casa affinché Duncan potesse aiutarmi,dovevo la vita,a tutti.

-”Non sapete che cosa avete rischiato”- mormorai io seria,ma a dir la verità pensavo ad altro. La ragazza bionda sospirò.

-”Dovevamo spiegargli tutto,si erano preoccupati per te”- spiegò Heather e io mi rivolsi ai due ragazzi biondi,profondamente a disagio.

-”Non importa”-

C'era ancora silenzio. Mi rigirai ancora una volta per le mani il mio medaglione d'oro bianco,ormai del tutto irriconoscibile,deformato dal proiettile. Sorrisi,era così buffo che il simbolo della mia famiglia avesse salvato la vita a una persona per me così importante,che era seduta accanto a me,pacata e silenziosa,mi chiesi più volte a cosa stesse pensando.

-”Pensavo di organizzare una festa questa sera”- annunciò Geoff euforico,facendomi quasi sussultare.

-”Che bella idea!”- esclamò la bionda facendo sfoggiare un gran sorriso.

-”Oh,Courteny,potrai provare il vestito bianco,quello che volevi mettere ieri!”- si rivolsi a me,rimasi quasi imbarazzata alla risatina soffocata di Duncan,accanto a me.

-”No Bridgette,grazie tante ma io non verrò”-

-”Ma dai Courtney,sarà divertente”- esclamò Al alzandosi e rivolgendo un sorriso prima a me,amichevole, e poi a Heather che devo ammettere mi suonò quasi...ammiccante? Qui la gatta ci covava.

-”No grazie”- sorrisi io riconoscente,proprio non avevo voglia.

-”Ma sì dai...”- Mi girai,a parlare era stato Duncan.

-”Magari poi ci divertiamo,io e te”- non mi sarei fidata di quello sguardo malizioso neanche se fosse l'ultimo dell'universo,tanto bello e tanto imbarazzante.

-”Davvero,resto qui,non ho voglia”-

Alla fine cedettero tutti...quasi tutti,Duncan mi sembrò molto determinato a lanciarmi quelle sue solite occhiate,da nostro bacio non era cambiato quasi nulla,facevo ancora finta di non sopportarlo,e in parte era così. Lui era la persona più irritante,insopportabile,immatura e insensibile che avevo mai conosciuto. Eppure era proprio per questo che mi piaceva....

Tanto

 

 

 

-”Se proprio sicura di non voler venire”- mi chiese ancora una volta Bridgette sull'uscio di casa mentre Heather mi faceva un segno di incoraggiamento. La ignorai e rivolsi un sorriso alla ragazza davanti a me.

-”No,grazie tante,voi divertitevi”-

Duncan mi rivolse l'ennesimo sguardo,lo guardai storto e chiusi la porta. Mi ritrovai da sola in una enorme stupenda casa e non avevo idea di cosa avrei fatto,solo che non sarei andata a quella festa perché non ne avevo alcuna voglia. Decisi di mettermi in pigiama,non mi sarei più fatta vedere fino al giorno dopo probabilmente. Afferrai l'Ipod che mi avevano regalato Heather e Al per il compleanno,felice che finalmente avessi una famiglia che mi voleva bene per quella che ero. Mi sdraiai sul mio letto e selezionai la canzone che avevo tanta voglia di ascoltare,una canzone che in quel momento rispecchiava alla perfezione il mio stato d'animo,quella canzone che non mi faceva sentire sola mentre le ultime luci del tramonto scomparivano....

 

 

Playground schoolbell rings,

again

Rainclouds come to play,

again

Has no one told you she's not breathing ?

Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...

...Hello...

 

If I smile and don't believe

Soon I know I'll wake from this dream

Don't try to fix me

I'm not broken

Hello, I'm the lie living for you so you can hide...

 

Don't cry...

 

Suddenly I know I'm not sleeping

Hello, I'm still here, all that's left

Of yesterday...

 

 

Misi in pausa la musica,a quel punto mi resi conto che mi dovevo essere addormentata. Guardai l'orologio accanto a me: 22.20. Non era troppo tardi. Mi ero svegliata per quel rumore che avevo distinto dì là,nel salone e nell'atrio,una porta sbattere.

Uscì dalla mia camera e capì dalla porta chiusa che qualcuno era rientrato,non era di certo un ladro uno che chiude la porta,me ne accertai controllando che fosse chiusa. Ovviamente non avevo sbagliato. Mi sembrava che il rumore fosse dalla camera di Duncan,ma potevo anche sbagliare. Sospirai.

Questo era il momento giusto per parlare,io e lui,dovevamo chiarire. Avremo di sicuro avuto pareri diversi e anche,sicuramente,metodologie per “chiarire” differenti perché non so cosa lui si è messo in testa,e non parlo solo del bacio,parlo di tutti i film mentali che evidentemente si fa.

Sicura mi diressi verso la porta della sua camera e bussai tre volte,ma non ottenni nessuna risposta.

Un rumore attirò la mia attenzione dietro di me.

 

 


 

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Capitolo 24
*** Tonight... It will be different.... ***


 

Abbiate. Pietà. Di. Me!

Vi prego!!

Dopo profonde riflessioni senso e dopo giorni (se non mesi) che cerco di mettere in piedi questi tipi di “capitoli” finalmente mi esce fuori qualcosa di moderatamente decente.

Ultimo capitolo prima del Epilogo,mi sembra impossibile aver quasi finito....

Comunque le storie mie interiori senza senso ci sarà tempo alla fine di questa storia,adesso vi lasciò alla lettura di questa specie di roba che ho provato a mettere in piedi...con scarsi risultati.

 

*Abbiate pietà di me - Abbiate pietà di me - Abbiate pietà di me - Abbiate pietà di me*

 

 

 

 

 

Tonight...

It will be different...

 

 

 

 

-”Restando lì non combinerai proprio niente”- mi schernì una voce famigliare alle mie spalle. Mi girai provando a sfoggiare la miglior smorfia seccata che potessi fare,ma ero troppo agitata per concentrarmi sui miei stati d'animo. Era a meno di una metro da me,potevo bene distinguere che fosse di mezza testa più alto,forse un po' di più. L'unica luce presente era quella fioca delle stelle e della luna,oltre che quella delle lucine artificiali in giardino. Risultavo parecchio provocante con quei pantaloncini di tuta grigi così corti e con quella misera maglietta che lasciava intravedere il reggiseno sotto. Lo avevo messo,tanto per sentirmi un po' meno osservata,perché sapevo che lo avrebbe fatto. Perché ero dovuta andare a bussare alla sua porta in quello stato? Non potevo rivestirmi? Ovvio che no,troppo stupida. Senza maglietta a coprirgli il petto poteva assomigliare ai modelli delle riviste,solo molto meno ridicolo e molto,davvero molto più attraente. Per i pantaloni indossava i suoi soliti Jeans,forse ancora non aveva finito di svestirsi.

-”Chi ti ha detto che sto cercando te?!”- sbottai io incrociando le braccia. Mi guardò con un sorriso sghembo stampato in faccia.

-”Me lo fa dedurre il fatto che tu stia....bussando alla porta della mia camera”- sapevo che mi avrebbe incastrato con una frase del genere,ma ero decisa a a negare tutto fino a quando non avrei trovato qualcosa per tornarmene in camera,perché sapevo che se me ne fossi andata così mi avrebbe seguita.

-”Pensavo fossi tipo a cui piacevano le feste. Ero sicura che ti trovassi ancora...”-

-”E allora perché bussavi alla mia porta?”- mi chiese ancora,con quello sguardo strafottente sul viso. Scacco matto,ora ero fottuta.

-”Non lo so con precisione,mi andava penso”- risposi vaga,un po' quella era la verità.

Guardo provai a guardarlo il suo viso era finito a pochi centimetri dal mio,il suo respiro caldo mi irradiava la pelle del volto. I suoi occhi si accesero di una luce che conoscevo fin troppo bene,che mi piaceva da morire e allo stesso tempo di terrorizzava. Mai come in quel momento mi accorsi tutto in un colpo di quanta lussuria potessi leggergli dentro quei due zaffiri che improvvisamente mi sembrarono inquietanti. Sul suo volto l'immancabile ghigno malizioso si disegnò con precisione. Mentre lo fissavo come un uccellino smarrito e quasi impaurito mi inchiodò contro la porta della camera. Si avvicinò,ancora di più alle mie labbra. La scena del bacio che c'era stato tra noi la notte prima tormentava la mia mente.

-”Non è una bella mossa”- mi provocò. Capì che le sue parole si riferivano al mio quanto impresentabile abbigliamento. Ero in pigiama,non pronta per una serata di gala.

-”Non mi importa cosa ne pensi tu”- ribattei io con una smorfia che poteva assomigliare a quella contrariata di una bambina di sei anni.

-”Dovrebbe, visto che sta notte sarò io a decidere cosa fare”- sembrava essere uscito fuori di testa tutto in un istante,ma tuttavia non riuscivo ad avere un'eccessiva paura di quell'atteggiamento così impulsivo. Ho detto eccessivamente,non che non ne avessi affatto.

-”Non esserne tanto sicuro”-

Solo dopo aver sorriso sembrò aver recuperato il controllo di quel gesto,ma nei suoi occhi si poteva ancora distinguere quella luce. Avvicinò le sue labbra così tanto che le sentì sfiorare le mie. Scossa. Il suo respiro rendeva tutto più angosciante. Poi le sue labbra si spostarono,finendo vicine al mio orecchio.

-”Accompagnami dentro”- soffiò con un sussurro terribilmente seducente,quasi come se fosse impossibile dirgli di no. Avevo l'impressione di essere arrossita.

Spinse la porta alle nostre spalle e mi recai dentro molto vicina a lui,mentre mi stringeva saldamente per il braccio,così ché io non potessi in alcun modo scappare. Quando la porta si richiuse alle nostre spalle,la luce penetrava dalla grande vetrata della stanza,distinguevo appena i tratti del suo viso. Sentì,ancora una volta il suo respiro sul mio viso e le sue braccia cingermi forte la vita,come se mi stesse dicendo con i gesti di essere Sua. La sua mano calda si posò sulla mia guancia.

E poi mi baciò ancora,le sue labbra calde e umide affondarono nelle mie quando avevo già sentito la sua lingua toccare la mia. A quel contatto così nuovo,unico e immensamente bello non potei fare a meno di gemere,apprezzò particolarmente questo gesto così impulsivo. Gli postai una mano sul viso e gli accarezzai i capelli neri quasi argentati alla luce della luna,poi mi separai nel modo meno sgradevole possibile.

-”Dovremo parlare....chiarire”- mormorai nel tentativo di riprendere lucidità. Non rispose,né si intristì in alcun modo. Paziente e con quel solito sorriso mezzo divertito mi fece sedere sul letto e lui davanti a me,appoggiato con le braccia sul sofficissimo materasso e con il volto a pochi millimetri dal mio.

-”Allora?”- chiese poi,sicuro che non mi aspettassi una tale vicinanza,non per quel discorso serio che dovevo fare. Serio poi! Forse stavo esagerando.

-”Non credo che....che sia una buona idea”- farfugliai io in preda alla più totale agitazione. Si limitò ad annuire e abbassò lo sguardo posando le labbra sul mio collo. Con una basso mugolio mi fece cenno di andare avanti.

-”Insomma non credi che sia....insomma penso che ci conosciamo da troppo poco tempo e so che....abbiamo avuto modo di conoscerci molto bene ma.... insomma,non che io non ti sia riconoscente per avermi salvato la vita ma....ecco,forse potremo trovare un altro modo per poter pareggiare i conti”- ancora una volta,mi fece cenno di andare avanti. Non mi stava neanche ascoltando. Mi morsi il labbro inferiore, scossa,la più forte che avevo mai avuto. Sorrise.

-”Voglio te,solo te”- quelle parole mi fecero tamburellare il cuore nel petto. Tentò di baciarmi ma io cercai in tutti i modi di evitarlo. Avrei fatto una cazzata agitata e persa com'ero.

-”Dico sul serio,forse....”- tentai di formulare una frase ma lui mi zittì posandomi un dito sulle labbra.

-”Non ti ho salvato la vita per ottenere qualcosa in cambio. L'ho fatto perché io non ti voglio lasciare andare,perché dopo tanto tempo ho trovato la ragazza più fantastica dell'intero mondo. Mi piaci Courtney,mi piaci davvero”- le sue parole risuonarono così piene si sincerità che era impossibile non crederci. Mi sentì il cuore impazzito nel mio petto,batteva a una velocità folle.

-”Per questo dovrei concedermi a te?”- chiesi io con un sorriso forse un po' timido sul volto,non mi ero mai resa così ridicola. Ghignò.

-”Non saresti qui se non sentissi nulla per me,non saresti qui se non stessi decidendo se lasciarti andare o no”-

Era esattamente quello che stavo pensando. Da una parte non volevo,categoricamente venir contro ai miei ferri principi morali che avevo avuto fino ad adesso. Ripensai a le scene viste con Kassie,ripensai a quanto il sesso mi disgustasse,non mi importa di cosa pensavano gli altri. Ma da tutt'altra parte era l'unica cosa che volevo fare,con lui,in quel momento. A soli 15 anni,era con lui che volevo la prima volta,non mi importava di quanto travolgente o sfrenato potesse essere.

-”Secondo te? Che dovrei fare?”- pessima,pessima, inopportuna e inutile domanda.

-”Dipendesse da me Principessa....avrei già ceduto alla tentazione di strapparti il reggiseno di dosso”- l'immancabile ghigno si aprì sulle sue labbra. Arrossì,non potei farne a meno.

-”Gentile da parte tua non averlo fatto”- ironizzai mentre per l'ennesima volta cercava di spingermi indietro.

-”Non lo sarò più,promesso”- ghignò con un sorriso ammiccante. Poi mi lasciai finalmente baciare,mentre la mia schiena affondava nel soffice materasso e il mio capo si adagiava sul cuscino,facendomi quasi sprofondare per quanto era gonfio e soffice. I suoi baci carichi di foga erano come una droga insaziabile da cui non riuscivo a separarmi,la sua lingua calda lottava per conquistare spazio nella mia bocca,mi faceva sentire in qualche modo protetta,sopraffatta da quel piacere unico che presto sarebbe cresciuto. Le sue mosse erano veloci e forti,ogni suo minimo spostamento era pesante e quasi violento,ma riuscivo a percepire la dolcezza con qui lo faceva,anche se dovevo ammettere fosse difficile. Portai le mani nei suoi capelli neri con quelle sfumature colorate che amavo ogni secondo di più,mentre dolci baci mi ricoprivano il collo. Mi lasciai andare a quel piacere con un piccolo gemito che apprezzò,tornando a torturarmi le labbra, io le socchiusi, assaporando quel dolce sapore di caramello e di mandorla che mi stava inebriando e trasportando direttamente in paradiso. Gemetti, e lui ricambiò,afferrandomi la maglietta leggera e stringerla forte,poi provò a toglierla. Strinsi i suoi capelli nelle mie mani,cercando di sminuire quell'eccitazione che sentivo sorgere tra noi,fu completamente inutile. I nostri respiri erano ormai del tutto irregolari,veloci e profondi,segnavano il tempo che passava lento. Portò le mani sotto la mia maglietta con una mossa veloce e imprevedibile,il contatto non fece che rendermi ancora più vulnerabile a lui,avevo l'impressione di essere sua,solo sua e di nessun altro. Fui totalmente sorpresa quando separò le nostre bocche,poggiando la sua fronte sulla mia. Respirava,chiuse gli occhi,come per calmarsi. Io me ne stavo lì perplessa e segretamente intimidita dal quel gesto così inaspettato,portai le mani da dietro il suo capo sulle sue guance. Sorrise debolmente posando la sua mano sulla mia.

-”Va tutto bene?”- chiesi con un sussurro. Lui ghignò,quasi cattivo quasi volgare.

-”Tu mi stai facendo letteralmente andare fuori di testa”- il suo respiro accelerò,lo sentì allacciare ancora di più i nostri corpi e intrecciare le nostre gambe. La situazione era che il letto era disfatto,non c'era alcun bisogno di interrompere per mettersi più comodi. Arrossì,ancora una volta. Abbassai il capo e lui mi baciò fugace la fronte,richiudendo le labbra come per assaporare il gusto della mia pelle. Poi lo fece ancora,e ancora fino ad arrivare al mio orecchio, il suo corpo era ancora quasi del tutto schiacciato contro il mio.

Ghignò soffiando al mio orecchio -”Nessuna mi ha mai eccitato come stai facendo tu adesso”-

Mi chiesi cosa dovevo aver fatto di tanto incredibile,anzi a dire il vero...io non stavo facendo praticamente niente. Certo però....noi non avevamo ancora iniziato.

-”scusa”- mormorai,incapace di formulare una frase decente. Rise,quasi divertito da quella affermazione.

-”Sei ridicola”- ricongiunse le nostre bocche riportandomi a quel sapore di paradiso.

Sentivo in lontananza il rumore delle onde del mare,l'unico rumore dopo i nostri respiri pesanti,realizzai che la vetrata doveva essere leggermente aperta. Mi piaceva quella brezza marina,quell'odore di salsedine era buonissimo sulla sua pelle. Non ci mise molto a togliermi finalmente la maglietta,immediatamente sentì quello sguardo su di me che mi faceva andare fuori di testa,mentre lui lasciava cadere quel panno ai piedi del letto. Con le unghie graffiavo le sue spalle ogni volta che una scarica elettrica mi trasportava in quella dimensione parallela dove nulla a più senso e dove non c'è più ragione di pensare,di ragionare. Solo io e lui,nella più bella notte estiva dell'anno.

Prese le mie mani e le portò sul suo petto,sentì il rumore di un suono metallico e quando aprì gli occhi capì che si trattava della cinta dei suoi Jeans. Chiusi gli occhi ancora,quel gesto mi metteva un po' di imbarazzo. Un altro indumento,questa volta suo,cadde per terra,io cominciavo a sentirmi un po' inquieta,non sapevo cosa....

Sussultai quando sentì la sua mano calda accarezzarmi la gamba,lento si diresse verso qui corti pantaloncini di tuta che avevo. Mi graffiò quando me li tolse,mi sentivo lo stomaco sottosopra ogni volta che un gemito di piacere usciva dalle sue labbra,ogni volta che un ghigno di priva sulle sue labbra,ogni volta che mi mordeva il labbro e sopratutto mi faceva impazzire ogni suo minimo movimento,qualsiasi cosa facesse,anche minima,lo adoravo.

-”Principessa”- la sua voce ruppe il silenzio,le sue labbra si erano allontanate solo di pochi millimetri. Aprì gli occhi trovandomi davanti i due zaffiri più belli e fantastici del mondo,lui sorrise divertito.

-”Non ti mangio”- mi schernì,allora capì che si stava riferendo al mio tremore incontrollato.

-”Non mi mangi”- gli feci eco io,cercavo di calmarmi,cercavo di non apparire ridicola. Quello che mi aveva detto mi fece bene,soprattutto perché capì il suo desiderio di farmi sentire a mio agio,voleva farmi capire che gli importava di me,forse mi rispettava,almeno un po'.

Un altro bacio mise fine ai miei pensieri,uno veloce e fugace,le sue labbra si fecero strada sulla mia pelle arrivando poco sotto il mio orecchio. Continuava a baciarmi senza sosta,quasi come volesse saziarsi,quasi come se volesse assaggiarmi. Sentivo la sua lingua sulla pelle,calda e umida che mi stava letteralmente mandando fuori di testa. Ogni centimetro della mia pelle sotto le sue labbra veniva anche solo sfiorata,ero sicura che potesse udire il mio cuore,e questo lo sapevo dall'immancabile sorriso che si aprì sul suo viso,lui sapeva che stava facendo,lo sapeva di sicuro meglio di me. Strinsi le mani nei suoi capelli quando mi morse dolcemente il collo,ma forse dolcemente è un diminutivo. Mi lasciai sfuggire un gemito che poteva essere di piacere o di dolore,dipendeva dai punti di vista. Non mosse le sue labbra da lì,sentivo la sua mano abbassarmi lentamente le spalline del reggiseno che ancora portavo,non sapendo cosa fare decisi di concentrarmi sul contatto magnifico che mi offriva con le sue labbra che avevano ripreso a mordere le mie. Mi fasciò con le braccia,allacciando i nostri corpi così tanto che sentì il battito accelerato del mio e del suo cuore attraverso la pelle. La sua mano si avviò sulla mia schiena,sfiorandomi e facendomi rabbrividire di piacere,lo fece senza problemi e la stretta sul mio seno si allentò. Capì che metterlo era stato solo uno spreco di tempo,l'idea mi fece quasi ridere. Separò un secondo le nostre labbra e quasi con un ghigno di sfida posò la mano sul mio seno destro,io risposi unendo la mia mano alla sua,gli misi una mano dietro il capo e ricongiunsi le nostre bocche,stavolta fui io ad approfondire il bacio,lo sentì gemere di piacere e quasi emettere un piccolo ringhio soffocato. Con foga trasportò la mano libera sul mio fianco per poi afferrare l'ultimo indumento di colore grigiastro che mi era rimasto. Quella sensazione favolosa,quel suo sguardo dolce e allo stesso tempo eccitato,quel corpo così perfetto che mi stava dominando in modo così fantastico,il pensiero e la certezza che questa notte sarebbe stata la più bella della mia vita.

Prima di poter fare altro,separò le nostre bocche ancora una volta,sorrise ammiccante e capì che stava per parlare.

-”Ti devo lasciare per un'istante”- sussurrò e io rimasi a guardarlo perplessa e a dire il vero contrariata.

-”Cosa?”- farfugliai io già senza voce. Si divertiva a vedermi così confusa,io non avevo nulla in contrario,mi piaceva.

-”Sopravvivi senza di me per tre secondi?”- mi schernì baciandomi con sensualità sulla guancia. Se ne andò,lasciandomi sola per qualche minuto. Mi coprì del tutto con le lenzuola fresche e sospirai,mi chiesi se quello che stavo facendo aveva senso,mi chiesi se non fosse arrivato il momento per rinunciarci,infondo potevo ancora farlo,ero ancora in tempo. Ma non sarebbe servito a niente,io lo volevo,volevo davvero,non aveva senso quello che stavo pensando. Mi girai su un fianco stringendo le lenzuola a me,chiusi gli occhi e ascoltai il rumore del mare,in lontananza.

Dopo qualche altro secondo un respiro caldo mi irradiò la guancia,la sua mano mi accarezzò la spalla,aprì gli occhi e i suoi mi sembrarono,solo per questa volta,seri.

-”Ti stai tirando indietro?”- mi sfidò lui accattivate,accennai una risata e ricongiunsi i nostri visi.

-”E lasciarti con la soddisfazione di aver vinto?”- riportai le mie braccia dietro il suo collo mentre riprendevo a baciarlo.

-”Tu sei fantastica”- sussurrò e poi mi ritrovai ancora in suo pieno possesso. I nostri corpi erano allacciati,uniti,stretti l'uno all'altro,il mio petto era contro il suo.

Quando per la prima volta il suo bacino spinse contro il mio,separai le mie labbra dalle sue,sul mio viso comparve una smorfia di dolore e soffocai un gemito,qualcosa spingeva nel mio petto quasi come se non potessi trattenermi,sentivo oltre che l'evidente dolore,piacere. Ciò era strano,ma a quel punto non potevo dire di essermene pentita,anzi,se avessi avuto la possibilità di tornare indietro avrei rifatto la stessa identica cosa. Apri gli occhi,i due grandi zaffiri erano sempre lì,per me. Non disse niente,mi guardò soffocando un sorriso carico di sfida che probabilmente pensava mi avrebbe fatto arrabbiare,poggiò prima con delicatezza,e poi sempre con più foga,le sue labbra sulle mie,mordendomi il labbro così forte e così violentemente che dopo qualche secondo potevo ben distinguere anche il solo lontano sapore del sangue. Affondai le mie unghie nella sua pelle,non potevo respirare,ne ne avevo le sole forze. Quando lasciò andare le mie labbra,sentì un piccolo gemito di piacere uscire dalle sue labbra,mi chiesi perché io non mi lasciassi andare,invece di soffocare tutto dentro. Lo capì quando mi era impossibile trattenermi oltre,forse solo quando mi lasciai scappare un leggero orgasmo compresi completamente che forse non era tanto male.

A quel punto mi bastò solamente lasciarmi trasportare da quella dolce tortura che forse,avevo sottovalutato troppo in quella mia vita.

Quella notte aveva scalato la vetta delle più belle dalla mia vita,anche solo quando lui aveva posato quelle sue labbra calde sulle mie.

Pazza,completamente pazza...

Completamente innamorata

 

 

 


 

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Capitolo 25
*** Epilogo: Save me ***


 

 

Oh mio Dio!!! L'epilogo? Di già?!

Mi sembra ieri che ho iniziato questa Fanfiction e so che mi mancherà da matti...

Leggere in fondo....

 

 

 

Epilogo:

Save me

 

 

Qualcosa di caldo e leggero si adagiò pian piano sul mio viso.

Il sole, credo. Mattina.

La testa mi girava troppo per poterci solo capire qualcosa,una giostra veloce piena di immagini e di emozioni incomprensibili,presto la testa mi fece male. Sentì le mie labbra contrarsi in una smorfia di nervosismo,forse unito a stanchezza,mi mossi lentamente e cercai di aprire gli occhi. Immediatamente la luce del sole mi accecò del tutto,strizzai gli occhi e provai a mettere a fuoco. Era piacevole stare lì,immersa tra quelle lenzuola bianche e a quei soffici cuscini,mi sentì accarezzare i capelli e allora alzai allarmata lo sguardo. Un paio di zaffiri mi guardavano furbi e un sorriso che conoscevo fin troppo bene mi si aprì davanti. Trasalì e mi sottrai a quel contatto,pian piano i ricordi distinti si fecero strada nella mia mente e non potei fare a meno di rimanere immobile,paralizzata,senza che potessi dire altro. Era come se tutto quello che fosse successo quella notte fosse stato solamente un lontano sogno, anzi, incubo, da cui sapevo mi sarei risvegliata.

-”Non mi aspettavo reazione diversa”- la sua voce risuonò in quel silenzio,continuava a fissarmi con quello sguardo che mi stava facendo irritare ogni minuto di più.

-”Che hai fatto?”- mormorai,potevo giurare di aver sentito le mie guance scaldarsi. Lui mi rivolse l'ennesimo sorriso sghembo e poi distolse lo sguardo dai miei occhi.

-”Niente di cui mi penta”- rispose,sapevo che lo aveva detto per farmi irritare.

-”Tu sei....”- e prima che potessi finire,premette ancora una volta le sue labbra calde sulle mie. Mugolai qualcosa nelle sue labbra, come per cercare di dire qualcosa,cercai di separarlo ma fu inutile sia con lui sia con me,cercai di ribellarmi,la le braccia mi pesavano.

Come aveva osato farmi questo! Come aveva solo provato a mettermi le mani addosso! E io dov'ero nel frattempo?! A sognare gli unicorni nel bosco?! No,non era possibile,quello era solo un orribile incubo era impossibile che io....

O forse no. Forse non ero affatto pentita di quello che avevo fatto. Mi stava scoppiando il cervello.

-”Il ragazzo con che ti ha regalato la notte più bella della tua vita”- finì lui per me,quando separò le nostre labbra.

-”Nessuno ti ha dato il permesso di farlo!”- cercai di muovermi,ma mi aveva inchiodato le braccia,tenendomi saldamente con i polsi sul materasso.

-”Non mi hai in alcun modo fermato. O mi sbaglio Principessa?”- con quel suo sorriso da strafottente credeva di essere in qualche modo superiore a me,mi stava prendendo per il culo. Lo fulminai con lo sguardo,in quel momento cercai disperatamente qualcosa per difendere quello che mi era rimasto del mio orgoglio.

-”Dì la verità! Che mi hai dato per farmi fare questo?! Cosa mi hai fatto bere? Mi hai drogata?”- E mentre io era al culmine della rabbia,lui scoppiò a ridere,non lasciandomi ovviamente andare. Provai a controbattere ma lui avvicinò i nostri visi e mi posò una mano sotto al mento.

-”Hai preso in considerazione l'idea che tu sia completamente cotta di me,Principessa?”- la sua voce era bassa e suadente,non mi feci prendere dal panico e continuai a incenerirlo con lo sguardo.

-”Non chiamarmi così!”- sbottai cercando per l'ennesima volta di liberarmi con una strattonata. Dovevo ammettere che mi piaceva tanto,veramente tanto quando mi chiamava così,lo amavo.

-”Ti chiamo come voglio”- Un sorriso furbo e allo stesso tempo strafottente si aprì sul suo volto,odiavo quando ci si prendevano libertà su di me. Mi rifiutavo ancora di credere di essere andata a letto con lui di mia spontanea volontà,ricordavo certo ma.....mi sembrava solo un po' confusionario,o forse volevo far finta di niente. Con lui era impossibile!

-”Lasciami!”- gli ordinai,ma non ero in condizioni di dettare regole. Accennò una risata e giurai di aver sentito le sue labbra sfiorare la mia guancia per qualche istante. Mi sentì avvampare tutto d'un colpo quando sentì i suoi capelli accarezzarmi il viso,le sue labbra scendere sul mio collo.

-”Ti ho....”- la voce mi mancava,facevo fatica a respirare. Mi lasciò i polsi e mi afferrò saldamente per i fianchi,con non troppa dolcezza. A quel punto andai in pallone.

Gli misi le mani sulle spalle nel disperato tentativo di separarlo da me. Non volevo,volevo che quella dolce tortura continuasse ma....non volevo essere debole,né concedermi,per me era stato un oltraggio alla mia dignità il trovarmi in quel letto con lui. Eppure non ricordo di aver provato sentimenti negativi quella notte,a me sembrava piuttosto che tutto quello mi fosse in qualche modo piaciuto....

Troppo.

-”Duncan”-

Lui tornò a guardarmi,in quel momento dimenticai ogni cosa. Tutto quello in cui avevo creduto,tutto quello che credevo....avrei voluto buttare tutto nel cesso a quello sguardo pieno di sincerità e di sentimento che finalmente era tornato allo scoperto. Non so per quanto restammo lì,gli occhi incollati l'uno con l'altra,chissà quali assurde sensazioni ci affollavano la mente,io sapevo solo di essere totalmente e pazzamente innamorata. Mai nella mia vita avevo incontrato uno come lui.

Il suo viso

Il suo sguardo

I suoi occhi...

Tutto di lui era assolutamente perfetto,perfetto per me. Osservai ancora quei suoi occhi e allora capì che non dovevo pentirmi di quello che avevo fatto,ma che dovevo semplicemente lasciarmi salvare da me stessa,lasciarmi salvare da lui,e lui l'aveva fatto.

Lui mi aveva salvata.

-”Non dovremo vestirci”- non potevo dire una cazzata peggiore ma non mi venne in mente davvero nient'altro. Lui sorrise malizioso,non potevo aspettarmi altro.

-”Io ho rimesso i Jeans”- mi rispose cercando di sviare.

-”Mi piacerebbe raccogliere le mie cose”- farfugliai,non riuscivo a formulare una frase decente.

-”Courtney?”- Alzai gli occhi,sembrava che fosse – più o meno – serio.

-”Cosa?”- Sospirò poggiandosi su un fianco e costringendomi a stringermi contro il suo petto,apprezzai quel gesto così intimo e romantico. Sentì la sua mano accarezzarmi il fianco e il suo respiro caldo sulla mia fronte,sapevo che sarei potuta stare così in eterno.

-”Scusa,scusa se non te lo dico”- mi sembrava ironico,mi strinse di più a lui.

-”Dire cosa?”- non ne avevo idea,non mi aspettavo nulla di diverso da quelle assurde e stupide battute che faceva in genere. Lo sentì soffocare una risata.

-”Oltre il fatto che sei tremendamente sexy, ma su questo non ho problemi”- cercai di trattenere un sorriso,mi piaceva quando mi considerava,anche se mi costava un po' ammetterlo.

-”Sei proprio un idiota lo sai?!”- ma anche solo prima di poter dire altro,mi sentì stringere a lui. Mi era impossibile arrabbiarmi.

-”Dico sul serio”- Posò il dito sula mio labbro così da socchiuderlo,solo per poter assaporare meglio il mio sapore,quando poso le sue labbra sulle mie.

 

 

 

 

+++

 

 

 

Osservare il tramonto non era mai stato così rilassante,sentire lo scrosciare delle onde sulla riva non era mai stato così bello. E lì,sotto quella palma,al crepuscolo,ero bellissimo. Da sola,senza nessuno che potesse disturbarmi,osservavo le onde del mare,così delicate e così potenti allo stesso tempo. Non pensavo assolutamente a niente,solo alle mie emozioni,solo alla mia vita che stava scorrendo finalmente come volevo io. Qualcuno mi aveva salvata,e io ora ero davvero felice.

Avevo una famiglia: Heather,Al, Bridgette, Geoff e....

Duncan

Forse era lui a cui dovevo di più,e sentivo che assolutamente niente poteva restituire tutto quello che lui mi aveva offerto. Forse dovevo lasciare andare tutta la mia vita passata con l'odio e guardare a un futuro,il mio futuro,come io lo volevo.

E io sono capace di amare

Stringevo tra le mie mani un pezzo di carta,avevo scritto :

Save me”

Salvami

Avrei potuto scrivere un libro,o magari una storia sulla mia vita,con il più bel lieto fine di qualsiasi altra favola.

-”Torna tra noi Courtney”- sorrisi,quella voce era così bella da sentire on quel momento. Mi girai verso di lui e notai che aveva ricambiato il mio sorriso,solo che il suo era molto più dolce dei suoi soliti.

-”Pensavo che non dovremo tornare a Seattle”- no,lì c'era solo la luce del mio odio.

-”Non tornarci,qui puoi avere molto di più”- Mi capiva,e questo mi fece stare bene.

-”Qui c'è tutto no? Il sole,la spiaggia,il mare....”-

-”il sesso”- mi girai verso di lui,lo guardai storto e lui sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi sghembi.

-”Cosa?!”- si difese con fare innocente. A quel punto mi venne da ridere e non mi trattenni.

-”Sei impossibile!”-

Posò la mano sotto il mio mento e tentò di baciarmi,portai il pezzo di carta in mano davanti alla mia bocca e lui si separò per poter leggere.

-”Devo....salvarti?”- chiese confuso. Accennai una risata.

-”No,lo hai già fatto”- lasciai andare il pezzo di carta e ricongiunsi le nostre labbra. Mi lasciai cadere sulla sabbia e di nuovo,poco prima di poter perdere ancora una volta la ragione sentì quelle parole sussurrate all'orecchio.

Ti Amo”

E forse quello mi bastava....

Mi bastava per sempre.....

 

 

 

 

 

 

O Dio!!!!

È Finita!!!

Non ci posso credere,sento che sto per svenire!! .-.

Ignoratemi -.-

Allora,ringraziamenti a tutti!!! A quelli che hanno recensito e a quelli che hanno messo la mia fanfiction tra le preferite,e voglio dire che ve ne sono immensamente grata!! :)

Un saluto speciale a _SunShine_ , duncney_love, ELE_DXC, Duncney96, Le_ Emilette e...Anche Fiorechan,che anche se non l'ho più vista voglio ringraziare per tutto il sostegno che mi ha dato nella mia prima fanfiction che era veramenete penosa -.-

Grazie a tutti e alla prossima!

AnonimaKim

 

 

PS: per caso....avete qualche consiglio per la prossima Long? ;)


 

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