L'ultima scelta

di phoenix_esmeralda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nemico misterioso ***
Capitolo 2: *** Un altro dolore ***
Capitolo 3: *** Rapimento ***
Capitolo 4: *** Preparare il cuore ***
Capitolo 5: *** Combattimento ***
Capitolo 6: *** Attraverso il muro ***
Capitolo 7: *** Una cella per due ***
Capitolo 8: *** L'ultima scelta ***
Capitolo 9: *** Pace ***



Capitolo 1
*** Nemico misterioso ***


- Allora!! È pronta questa cena o no?!? Sto morendo di fame!!!
- Un momento!! Siamo rientrati solo da mezzora, non sono un robot!!
Kaori attraversò la sala con il vassoio in mano e lo posò al centro del tavolo.
- Non sono riuscita a cucinare granché – si giustificò -  Non avevamo quasi nulla in casa…
- E non potevi fare la spesa? – brontolò Ryo, alzandosi dal divano per raggiungerla.
- Ma se non abbiamo un soldo!! – ringhiò lei, facendosi nera – Sono quasi due mesi che siamo senza un incarico! Se tu ti impegnassi nella ricerca di un lavoro, invece di uscire a bere con Mick quasi tutte le sere…
Ryo si parò la testa con le braccia, in attesa dell’inevitabile mazzata, ma subito si raddrizzò e la sua espressione si fece allarmata.
- Kaori!
Un proiettile attraversò la stanza spaccando il vetro della finestra. Ryo si buttò su Kaori, ed entrambi rotolarono a terra.
- Ry… Ryo? – Kaori sollevò la testa confusa e il suo sguardo cadde sulla spalla sanguinante del compagno.
- Ti ha colpito! – esclamò spaventata.
- Sta giù! – Ryo le schiacciò il corpo con il suo inchiodandola  a terra.
- Ma…ma chi?
- Non so. Non ho sentito lo sparo. Mi sono accorto del proiettile troppo tardi. Mi ha colto di sorpresa.
Ryo si staccò lentamente da Kaori e rasentò il pavimento aggirando il tavolo.
Doveva cercare di capire. Non avvertiva la presenza di nessuno. Poi un fruscio…
Si alzò di scatto e sparò in direzione della porta-finestra. L’uomo nascosto nel vano schivò il colpo. Fece un passo verso l’interno della stanza e la luce ne rivelò i tratti.
Ryo sgranò gli occhi, sconvolto.
- Tu!
L’uomo sorrise. Aveva una corporatura atletica, muscolosa. I capelli castano scuri gli scendevano ondulati fino al mento, gli occhi si stringevano in due fessure verdi. Il volto abbronzato era attraversato da una grossa cicatrice.
- Ciao Ryo! – salutò, in tono beffardo.
Ryo strinse i pugni. Comprese di doversi allontanare. Voleva tenere Kaori fuori da quella situazione.
Con un balzo affiancò l’uomo e lo superò, attraversò la ringhiera del balcone con un salto e scivolando da una finestra all’altra andò a cadere in strada. Una volta lì, sparò in direzione della porta-finestra. L’uomo schivò un’altra volta il colpo e in pochi balzi raggiunse Ryo.
Kaori si sollevò velocemente dal pavimento e corse a sua volta sul balcone.
Cosa succedeva? Chi era quell’uomo? Cosa voleva da Ryo?
Osservò il combattimento dall’alto, e con sorpresa scoprì l’ abilità del loro nuovo nemico.
Era veloce, agile e sparava bene. Lui e Ryo si confrontavano alla pari. Non aveva mai visto nessuno tenergli testa a quel modo, neppure Mick.
Agghiacciata, Kaori si rese conto di quello che stava vedendo. Quell’uomo aveva lo stesso modo di combattere di Ryo, era la su fotocopia.
E Ryo sembrava in difficoltà. Per un qualche motivo, i suoi tiri parevano meno precisi. Riusciva a evitare i colpi del nemico, ma a suo volta non riusciva a mandare a segno i propri.
Kaori strinse gli occhi. Possibile..?
Le pareva quasi che Ryo mancasse volontariamente l’avversario. Come se… Come se si stesse solo difendendo, senza attaccare veramente!
Poi, all’improvviso, i due scomparvero. I suoni del duello si attenuarono fino a svanire nel rumore della strada. Kaori alzò gli occhi per cercare fra i tetti, fra i balconi delle case, sui terrazzi. Ma di loro nessuna traccia.
Devo aiutare Ryo!
In preda a un’improvvisa tensione, rientrò in casa e si diresse verso la sua scorta di armi. Avrebbe scelto le più adatte e sarebbe corsa a cercarlo!
Ma appena fu entrata nella stanza, una spinta violenta la inchiodò al muro.
Il loro nuovo nemico era contro di lei, e la schiacciava ridosso alla parete. Alzò la pistola e la puntò al collo di Kaori.
- Sta ferma! – le sibilò e dal suo tono intuì la familiarità al potere, al comando.
La schiacciò al muro con forza ancora maggiore.
- Dì a Ryo – cominciò l’uomo, scandendo le parole a bassa voce – che la mia vendetta sarà terribile!
Una pallottola sibilò accanto alle sue orecchie andando a impiantarsi nel muro.
- Sono qui! – disse Ryo, imponente nel vano della porta – Parla direttamente con me!
- Hai già sentito abbastanza! – replicò l’uomo, staccandosi leggermente da Kaori – Ti farò soffrire come tu hai fatto con me! Non la passerai liscia, Ryo Saeba!
Ryo lo fissò in silenzio. Kaori sussultò vedendo quello sguardo. Era diverso dallo sguardo che Ryo riservava abitualmente ai suoi nemici.
Non c’era rabbia. Sembrava più… amarezza.
- Allontanati da Kaori, Seiya. Se vuoi sfidarmi fallo!Sono pronto a combattere!
L’uomo scoppiò a ridere.
-Avrò la mia vendetta Ryo! Ma non è ancora il momento!
D’improvviso si staccò da Kaori e con un movimento fulmineo si diresse alla porta. Lanciò un’ultima occhiata derisoria e scomparve in un istante.
Kaori crollò in ginocchio, sopraffatta dalla tensione.
Che cosa stava succedendo?
- Ryo… chi è quell’uomo? Cosa vuole da noi?
Sorpresa, lo vide voltarle le spalle. Un secondo dopo avvertì la porta dell’uscio sbattere.
Dopo il primo istante di smarrimento, Kaori si affrettò a seguirlo. Le ci volle un istante per comprendere che Ryo si era diretto in terrazza.
L’aria di novembre era fredda e odorosa di nebbia. Era passata l’ora di cena e sul terrazzo arrivava poca luce.
Ryo era appoggiato alla ringhiera e osservava le luci della città spianate di fronte a lui. Il suo sguardo era così scuro che Kaori ebbe timore di disturbarlo.
Ma nel cuore sentiva che Ryo aveva bisogno di aiuto.
Qualcosa, nella visita appena ricevuta, lo aveva turbato profondamente.
Ryo non era uomo da scomporsi per un evento simile. Aveva centinaia di nemici… centinaia di individui che si sarebbero volentieri presi una rivincita su di lui.
Cosa c’era di diverso quella volta?
- Ryo…
Lui non la guardò, come se neppure si fosse accorto della sua presenza. Nell’oscurità si accorse della sua espressione, ancora carica di amarezza.
Forse dovrei lasciarlo solo…
- Kaori
Lei sussultò, scattando sull’attenti.
- Dovremo fare attenzione. Abbiamo un nemico pericoloso.
Lei annuì compita.
- È una persona che conosci, vero Ryo? Ti vuole uccidere?
Lui non rispose.
- Ogni tanto compare qualche tuo vecchio compagno che cerca di ucciderti – rifletté Kaori – Bloody Mary, Sonia, Mick… e adesso anche questo Seiya? Che cosa gli hai fatto Ryo?
Lui si girò di nuovo verso le luci della città. Il suo sguardo era completamente serio.
- Non vuole uccidere me, Kaori. Vuole uccidere te.
 
 

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Capitolo 2
*** Un altro dolore ***


Kaori sedette stancamente sul letto appoggiando i gomiti alle ginocchia. Fissò il pavimento freddo sotto ai suoi piedi, ma la sua mente scorreva su ben altre immagini.
Una volta scesi dal terrazzo, lei e Ryo avevano improvvisato una cena d’emergenza e lui si era comportato come il solito stupido bonaccione. Aveva commentato le belle ragazze alla televisione e si era lamentato dei vetri distrutti. A chiunque sarebbe apparso tranquillo, senza una sola preoccupazione al mondo.
Ma quello che le aveva raccontato sulla terrazza l’aveva agghiacciata.
Seiya era il fratello di Ryo.
Non fratello di sangue e non più di quanto gli fosse padre Kaibara. Ma là, fra i guerriglieri, Ryo e Seiya erano gli unici ragazzini. Erano cresciuti assieme, imparando a combattere e a contare sulle proprie forze. Avevano avuto paura insieme, avevano condiviso l’incertezza, il dolore, la morte dei loro compagni. Kaibara era stato un padre per entrambi ed entrambi l’avevano considerato il loro unico punto di riferimento.
Ryo non glielo aveva detto, ma Kaori aveva compreso come la presenza di Seiya fosse stata per lui significativa. Se Kaibara era il padre che lo aveva guidato, Seiya era stato il fratello che lo aveva compreso, che aveva condiviso con lui ogni cosa. Senza parole, senza gesti eclatanti, erano cresciuti uno di fianco all’altro consapevoli di provare le stesse identiche emozioni, le stesse paure e, sempre, la stessa disperazione.
Ma quando Kaibara era impazzito, Seiya era diventato come lui. Aveva seguito il filo illogico del padre e adottato i suoi stessi meccanismi di difesa.
Solo dopo aver tentato di uccidere Kaibara, Ryo aveva saputo che anche Seiya era a conoscenza del piano del padre. Seiya aveva saputo che Kaibara intendeva usarlo come cavia umana, ma non l’aveva avvisato. Aveva lasciato che il padre gli somministrasse la polvere degli angeli e lo mandasse a compiere un massacro inumano.
Ryo non aveva più rivisto Seiya dopo aver saputo la verità. Ma adesso lui era venuto a cercarlo. Voleva vendicare la morte di Kaibara… la morte di quel padre che lui non aveva mai messo in discussione. Che aveva continuato ad amare e stimare come negli anni dell’infanzia.
Kaori abbassò la testa sulle gambe, sfinita.
Seiya non voleva uccidere Ryo. Voleva uccidere lei. Per provocare a Ryo lo stesso dolore che lui aveva provato alla morte di Kaibara.
E Ryo per un istante le era parso così… stanco. Così triste.
Quei pochi secondi sulla terrazza le avevano parlato a lungo.
Non poteva neppure osare immaginare lo stato d’animo di Ryo. Tutte quelle morti, tutta quella sofferenza…
La perdita dei genitori, la solitudine, la guerra, il dolore. E poi il tradimento di Kaibara, la dipendenza dalla polvere degli angeli. Poi in America aveva dovuto uccidere il padre di Sonia Field… e la stessa Sonia era venuta in seguito a vendicarsi in Giappone! La morte di Hideyuki, la battaglia che Kaibara l’aveva costretto a combattere contro Mick… e il duello avuto con suo padre!
Crudeltà, dolore, ferite. Non era mai finita.
Ed ora suo fratello. Un’altra persona amata che l’aveva tradito. Un altro compagno venuto a fargli del male. E Ryo avrebbe dovuto combattere anche contro di lui?
Ancora?
Quante ferite poteva sopportare un uomo?
Quell’espressione di Ryo in terrazza… Così sfinita. Stanco di combattere ancora una volta contro qualcuno che non avrebbe mai voluto uccidere.
Perché così poca gente comprendeva il cuore di Ryo?
E Ryo stesso… cosa provava ora per suo fratello?
Se lei, Kaori, avesse dovuto combattere contro Hideyuki… Se Hideyuki avesse voluto farle del male… Uccidere Ryo!
Sussultò.
Non sarebbe riuscita a sopportarlo. Sarebbe impazzita!
Dover scegliere fra suo fratello e Ryo…
- Kaori!
Sobbalzò sul letto. La voce tagliente di Ryo spezzò  la catena di pensieri che l’aveva travolta.
Lui era sul vano della porta, lo sguardo nascosto dall’oscurità della stanza. Ma il suo tono era duro.
- Vieni di là, dormirai con me! – disse perentorio – Non mi fido di Seiya, prima non mi ero accorto della sua presenza. Non dovrai restar più sola, neppure un istante!
Kaori si alzò immediatamente. La voce di Ryo non ammetteva repliche.
Lo seguì nel corridoio fin nella sua stanza e lo vide gettarsi sul letto, sopra le coperte. Kaori si infilò sotto le lenzuola in silenzio.
Ryo non parlava, fissava il soffitto in silenzio e questo le faceva male. Quella vicinanza creatasi quando Kaibara li aveva attaccati sembrava scomparsa. Allora Ryo aveva condiviso, seppure a modo suo, le sue sensazioni con lei. L’aveva tenuta vicina.
Anche ora erano vicini, ma lui sembrava distante anni luce.
Era come se la resistenza di Ryo si fosse improvvisamente spezzata. Kaori aveva paura per lui… Per le conseguenze di questo nuovo dolore.
- Ryo… - gli toccò un braccio gentilmente, cercando di richiamarlo vicino a lei – Cosa vuoi fare adesso? Cercherai di parlare a Seiya?
Lui non rispose. Gli occhi non lasciarono il soffitto e la sua espressione non cambiò.
- Anche se ti ha tradito, per te resta pur sempre un fratello, vero? Non puoi combattere contro di lui.
- Non lo so – la voce dura di Ryo tradiva ancora quella nota di amarezza di qualche ora prima – Non so ancora cosa farò. Ma se mi costringerà a scegliere fra lui e te, non potrò evitare di affrontarlo.
Kaori chiuse gli occhi in preda all’ansia. Come poteva aiutare Ryo? Era la sua socia… e adesso, in fondo, anche la sua donna. Cosa poteva fare per lui?
Non vedeva alcuna via d’uscita.
 
*   *   *
 
Quando Kaori si svegliò, la luce filtrava da poco dalla finestra. Ryo, addormentato di fianco a lei, teneva una mano appoggiata alla sua spalla e il viso rivolto verso il suo. Era sicura che lui avesse faticato ad addormentarsi. Più volte nella notte le era parso di svegliarsi e di trovarlo desto. Pensieri cupi dovevano averlo inseguito per la maggior parte della nottata.
Kaori si alzò a sedere sul letto, fuori il cielo era nuvoloso e si era levato un forte vento. Fece per scendere, ma nello spostarsi urtò il comodino e la sveglia cadde a terra.
In un millesimo di secondo Ryo balzò in ginocchio sul letto e, impugnando la pistola, la rivolse verso la fonte del rumore.
Il silenzio calò nella stanza per qualche istante.
- Scusami Ryo… - balbettò Kaori – Ho urtato il comodino, non volevo svegliarti…
Lui ridacchiò nervoso e appoggiò la pistola ai piedi del letto.
- Accidenti, potresti stare più attenta!! Stavo sognando una donna bellissima in procinto di spogliarsi!
Kaori non replicò. La reazione di Ryo l’aveva scossa. Non aveva mai avuto problemi nel distinguere i falsi allarmi dal vero pericolo. Ed ora era bastata una sciocchezza per farlo scattare come un ragazzino nervoso.
Aveva paura per lui.
Paura che qualcosa in lui stesse inevitabilmente per frantumarsi.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Rapimento ***


- Io non ne posso più! – sbottò Kaori trangugiando rabbiosamente il suo caffè – Non facciamo in tempo a rilassarci un momento e subito salta fuori qualche altro problema!!
Miki sorrise con aria indulgente.
- È naturale Kaori. È lo stile di vita che ci siamo scelti, non potrebbe essere altrimenti – la sua espressione si fece più seria – Dobbiamo accettarne ogni aspetto… anche quelli più estenuanti.
- Lo so – mormorò lei, abbassando gli occhi sul bancone – Ma non è per me che mi preoccupo… È Ryo che mi sembra strano.
Lanciò un’occhiata al suo partner, preso da una delle sue attività abituali. Stava prendendo spietatamente in giro Umibozu, a sua volta impegnato con un cliente.
- Mick ci ha parlato del fratello di Ryo – ammise Miki – L’ ha conosciuto quando ha incontrato Kaibara. E il suo parere non è stato favorevole…
- Cosa intendi dire?
- L’ha visto combattere e ha detto che è in gamba quanto Ryo. Pensa che sia una brutta faccenda!
Kaori ripensò al duello di due giorni prima. Anche lei aveva provato una sensazione spiacevole.
- Anch’io ho visto combattere Seiya – confessò – E sembrava… di vedere Ryo. Combattono allo stesso modo… era impressionante! Mi sono spaventata. È stata la prima volta in cui ho pensato che qualcuno potesse essere più abile di Ryo. E poi… - fissò il bancone, torcendosi nervosamente le mani.
- E poi?
- E poi anche Ryo mi sembra preoccupato. Superficialmente è sempre lo stesso, ma io sento che è teso. Non mi lascia sola un momento. Sono già… - arrossì visibilmente – Sono già due notti che vuole che dorma nel suo letto. Teme che Seiya possa uccidermi sotto il suo naso.
Lo sguardo di Miki s’incupì – Kaori…
Kaori alzò gli occhi verso l’amica, ma subito un boato esplose alle sue spalle e una forza imponente la schiacciò contro il bancone.
Confusamente vide Ryo gettarsi sul cliente per ripararlo dall’esplosione e intimargli di rimanere riparato sotto al tavolo.
Umibozu si era alzato e aveva impugnato due grossi revolver, uno per mano.
Fu in quel momento che Kaori notò diversi uomini armati  attraversare la parete sfondata.
Ryo si sollevò a sua volta con sguardo scuro. Una mano era corsa alla python.
- Kaori… - le bisbigliò Miki sollevandosi – Sei armata?
- Ah… sì! – toccò la pistola, rassicurata dalla sua presenza.
- Non so chi siano questi individui, ma Ryo e Falco avranno bisogno del nostro aiuto!
Kaori annuì. Non era granché convinta della necessità di un loro intervento, ma era comunque prudente farsi trovare pronte.
Aggrottò la fronte, osservando i cinque uomini che ora fissavano Ryo e Umibozu con un sorriso sfacciato.
Che ci facevano al Cat’s Eye?
Come se avessero ricevuto un ordine silenzioso, tutti e cinque puntarono contemporaneamente le armi contro di loro. Ryo e Umibozu si gettarono di lato iniziando a sparare. Miki, riparata dietro al bancone, diede loro man forte.
- Kaori, vieni al mio fianco! – la chiamò – Qui potrai sparare meglio!
Lei annuì e fece per balzare dietro al bancone. Ma mentre stava per darsi la spinta, un braccio le circondò il collo schiacciandole la schiena contro un petto muscoloso.
- Tu verrai con me! – le ordinò all’orecchio una voce ormai nota.
- La…sciami – ansimò Kaori dimenandosi. Aveva la fronte imperlata di sudore nello sforzo di respirare adeguatamente. Cercò Ryo con lo sguardo, ma non riuscì a trovarlo. Era rimasto ferito? Perché non lo vedeva?
- Ry… Ryo! – provò a urlare, ma le uscì solamente una frase strozzata.
- Ryo è impegnato a combattere! – rise Seiya – I miei uomini sono in gamba, gli daranno filo da torcere! Non ha tempo di salvare anche te!
- Non sottovalutarmi – intervenne una voce pacata alle loro spalle.
Seiya avvertì la canna della pistola premuta contro la sua nuca.
Sorrise.
- Riusciresti a spararmi Ryo? In questo modo indegno?
- Lascia Kaori! – intimò lui, aumentando la pressione della pistola – Ti assicuro che ci vorrà poco per farmi premere il grilletto!
Kaori non ne era sicura.
Immaginò lo sguardo di Ryo in quel momento. Ricordò l’amarezza, il dolore nascosto, quella stanchezza del cuore che ormai lo stava consumando.
Non lascerò che uccida suo fratello!
Seiya era distratto da Ryo, e Kaori impugnava ancora la sua pistola. Sparò a terra, vicino ai loro piedi. Seiya sussultò sorpreso e allentò la presa. Quel poco di libertà le permise di chinarsi in avanti e di tirare un colpo ben assestato nelle parti basse dell’uomo, usando il calcio della pistola. Seiya gridò e la mollò di colpo. Kaori arretrò, puntandogli la pistola al cuore.
Ora era sotto il tiro di due pistole. La sua e quella di Ryo.
Ryo le gettò uno sguardo d’intesa.
A poca distanza da loro, Umi e Miki combattevano ancora a colpi di pistola tenendo al riparo il cliente.
- Dì ai tuoi uomini di ritirarsi immediatamente! – ordinò Ryo con voce ferma.
Seiya sorrise. Al centro del pericolo, era spavaldo quanto Ryo.
Poi, a voce alta, urlò – È ora!
Dall’esterno piombarono rotolando piccoli oggetti ovali, metallici. Per un istante Kaori rimase interdetta. Poi vide gli uomini di Seiya indossare rapidamente delle mascherine e comprese. Ryo si era già gettato di lato e l’aveva raggiunta.
Spinse con forza Seiya, afferrò Kaori e la gettò dietro al bancone.
- Chiuditi nella botola! – sibilò, assicurandosi che Seiya non lo sentisse.
Il gas soporifero si alzò in nuvole di nebbia bianca. Umibozu sospinse Miki verso il bancone.
- Miki…la botola…
Di malavoglia lei raggiunse Kaori, aprì la botola ed entrambe scivolarono all’interno. Lì il gas non le avrebbe raggiunte.
- Nessuno ci ha visto entrare qui. Non ci troveranno.
- Ma… Miki… Ryo e Falco…
- Non abbiamo nulla con cui ripararci dal gas – la interruppe Miki – Saremmo loro solo d’intralcio!
- Ma anche loro non hanno nulla con cui ripararsi!
Miki non rispose. Era turbata e molto più in ansia di quanto stesse mostrando a Kaori.
Poi di colpo tutti i rumori cessarono. Aspettarono ancora un paio di minuti e poi, cautamente, aprirono la botola.
L’aria era fredda, il vento gelido di novembre aveva spazzato via ogni traccia di gas.
La prima cosa che Kaori vide, furono tracce di sangue che si trascinavano per il pavimento fino al muro sfondato.
Gli uomini di Seiya erano riusciti a fuggire, seppure feriti.
Ryo giaceva a terra, stordito dal gas, ma apparentemente salvo. Di Umibozu nessuna traccia.
Miki si guardò intorno con ansia sempre maggiore, poi scese in strada a controllare, ma non vide nessuno. Pochi curiosi osservavano spaventati il muro sfondato del bar.
- Avete visto un uomo grosso uscire da qui? – strillò Miki nella loro direzione.
Tutti scossero la testa intimoriti.
Presa da una morsa ghiacciata, Miki tornò all’interno del bar e si accostò a Ryo che, sorretto da Kaori, faticava a tenersi cosciente.
- Saeba! – urlò, prendendolo per la maglia – Saeba, parla! Dov’è Falco? Cosa gli è successo? Rispondimi!
Ryo non aprì gli occhi, ma riuscì a emettere un debole sospiro.
- Lo… hanno… portato via…
- Portato via? Ma perché?
Kaori fissò Miki negli occhi e vide la sua angoscia. Strinse i pugni in un moto di rabbia.
Perché avevano coinvolto Miki e Falco? Perché Seiya combatteva in modo tanto sleale? Desiderava così tanto avere la sua vendetta su Ryo?
- Sta calma Miki! – esclamò, mettendole una mano sulla spalla – Andremo a riprendere Falco!
 
 
 

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Capitolo 4
*** Preparare il cuore ***


Ryo impiegò due ore a riprendersi completamente. Sdraiato sul divano di Miki, lentamente recuperò forze e coscienza tornando alla consueta lucidità.
Miki misurava la stanza a grandi passi, ansiosa di muoversi alla ricerca di Falco. Più volte era stata sul punto di andarsene, ma Kaori l’aveva convinta che Ryo dovesse conoscere il covo di Seiya. Nei due giorni trascorsi dalla sua prima comparsa, certamente Ryo non doveva essere rimasto con le mani in mano.
La previsione di Kaori si rivelò esatta. Quando Ryo ebbe ritrovato le proprie forze, ammise di aver scoperto la tana di suo fratello.
- Che aspettiamo ad andare? – lo sollecitò Miki – Non so cosa vogliano quegli uomini da Falco, ma non ho intenzione di lasciarlo nelle loro mani un minuto di più!
- Miki… - Ryo si alzò in piedi, affondando le mani in tasca pensieroso – Non capisco la tua foga nel desiderare di salvare quello scimmione…
Un martello 234 T lo spalmò al suolo, prima che potesse terminare la frase.
- Usa la lingua in modo intelligente! – gli ringhiò Kaori.
- Questo è sicuramente il momento migliore per attaccare! – insistette Miki – Penseranno che vogliamo riprenderci dalla battaglia di oggi, potremmo sorprenderli!
Ryo tornò serio.
- Sono d’accordo.
- Allora ci prepariamo ad andare? – intervenne Kaori.
Lui le fece cenno di sì.
- Miki, tu resterai qui. Seiya vuole me e Kaori, non è necessario che anche tu ti faccia coinvolgere.
- Non è necessario?! Saeba, che stai dicendo? Quell’uomo ha preso in ostaggio Falco!
- Umibozu è solo una pedina per arrivare a noi. Andando a riprenderlo, io e Kaori cadremo dritti nella loro trappola. Tu sarai più utile se non ti farai catturare!
- Parli come se già sapessi che finirete loro prigionieri! Credevo che voleste salvare Falco, non finire nella loro trappola!
Ryo la fissò senza parlare e Miki avvertì uno strano formicolio alla schiena.
Era come diceva Kaori, Saeba aveva qualcosa di diverso.
All’improvviso ebbe paura.
- Non resterò qui! Verrò con voi comunque!
Ryo annuì impercettibilmente. Ma Miki non fece in tempo a rilassarsi. Intercettò appena in tempo il pugno che Ryo stava per sferrarle allo stomaco. Lo fermò con entrambe le mani e strinse forte il suo polso.
- Non ti permetterò di andare senza di me! – disse. E subito dopo si accasciò tra le sue braccia.
Kaori, dietro di lei, ripose lentamente il martello.
- Non mi è piaciuto per  niente usarlo su di lei – ammise.
Ma Ryo le diede conferma.
- Hai fatto bene. Nessun altro deve essere coinvolto nei nostri problemi.
A Kaori piacque quel “nostri”. La faceva sentire vicina a lui.
- Sei pronta?
- Pronta!
Rapidamente si diressero alla macchina.
Kaori sarebbe stata disonesta se avesse negato di provare timore. Le parole che Ryo aveva rivolto a Miki l’avevano colpita.
Salvando Umibozu si stavano ficcando in trappola e non era certa che Ryo sapesse come venirne fuori.
Man mano che il tempo passava, temeva sempre più per lui. Per quello che forse sarebbe stato costretto a fare.
Lo osservò mentre si dirigevano alla macchina. Il suo sguardo era lontano, irraggiungibile.
- Kaori – le disse poi all’improvviso – Guida tu!
Prese al volo le chiavi che lui le lanciava, avvertendo una sensazione improvvisa d’ansia.
Perché voleva che guidasse lei?
Vuole pensare, comprese all’improvviso.
Vuole pensare a come uscire da questa situazione.
Ryo non voleva uccidere suo fratello, ne era sicura.
Ancora una volta il  pensiero le volò a Hideyuki, alla loro infanzia, alla loro vita insieme. Lei sapeva perfettamente cosa significasse essere fratelli.
Infilò la chiave nella toppa e la macchina si mosse. Con un gesto, Ryo le indicò la strada.
- Ryo… - mormorò lei a un tratto.
Lui attese in silenzio.
- Sai, pensavo… Se  questa volta tu decidessi di scegliere tuo fratello, io capirei.
Lui le lanciò un’occhiata in tralice.
- Scema – rispose disinvolto – Come posso apprestarmi a un combattimento, sapendo che la mia partner non ha fiducia in me?
- Non è vero che non ho fiducia! – ribatté lei ansiosamente. La macchina nella foga sbandò.
- Pensi che ti lascerei nelle mani di Seiya! – rispose lui, attaccandosi alla portiera – Stai attenta Kaori, ci farai ammazzare! Non dovevo darti le chiavi!
- Senti Ryo, io…
- Hai notato vero, che Seiya non è giapponese?
Kaori ammutolì. Ricordò i capelli castani, gli occhi verdi.
- Però ha un nome giapponese – osservò.
- Sono stato io a dargli quel nome.
Kaori si voltò verso di lui, sorpresa. Lui teneva gli occhi sulla strada di fronte a sé.
- Seiya era più giovane di me di qualche anno. Non ricordava il suo nome e a nessuno importava di assegnargliene uno. Così scelsi per lui un nome giapponese come il mio, perché fosse chiaro a tutti che eravamo fratelli – sorrise e la bocca prese una piega dolceamara – Sono sempre stato il fratello maggiore. Per questo quel moccioso non può sconfiggermi. Credi che possa farmi battere da un marmocchio come lui?
Kaori annuì in silenzio. Il puzzle della vita di Ryo si scomponeva e ricomponeva continuamente davanti ai suoi occhi, costruendo un’immagine ogni volta diversa dell’uomo con cui viveva. Era sempre più vicina alla verità, più vicina al suo cuore. Ma quanto di lui doveva ancora conoscere?
Continuò a guidare in silenzio, ma l’oscuro presagio che l’aveva colta poco prima non l’abbandonò.
 
* * *
 
Quando arrivarono a destinazione era ormai buio.
Ryo diede l’ordine a Kaori di fermarsi e nascosero la macchina in mezzo agli alberi, all’interno di una foresta.
- Sei sicuro che sia qui? – fece dubbiosa, mentre parcheggiava.
- C’è una villa poco distante – la informò lui – Seiya l’ ha presa in affitto per sé e per i suoi uomini. Ci avvicineremo a piedi, sperando di non essere scoperti subito. Maggiore è il tempo trascorso prima che si accorgano di noi e maggiore è il nostro vantaggio.
Kaori annuì decisa e fece per scendere dall’auto. Ma si accorse che Ryo non stava facendo altrettanto.
Invece di aprire la portiera, appoggiò la schiena al sedile e lasciò vagare lo sguardo per la foresta buia.
Stava esitando. Non era sicuro di quello che stavano per fare?
In quel momento sentiva di poterlo capire. Bastava che pensasse a Hideyuki e subito comprendeva il suo stato d’animo.
- Ryo… - Kaori si sporse verso di lui appoggiandogli una mano sulla spalla – Come ti senti?
Lui non rispose. Fissava l’oscurità e non muoveva un muscolo. Eppure non era distante. In un qualche modo stava condividendo con lei il suo turbamento.
- Ryo – ripeté – Io posso capirti. Ho amato molto mio fratello… e l’ ho perso. Posso immaginare come tu debba sentirti. Se vuoi parlarmene… se posso fare qualcosa…
Il suo bacio l’ammutolì.
Ryo si era mosso rapidamente, si era girato all’improvviso e appoggiandole la mano dietro alla nuca l’aveva attirata a sé.
Kaori non fece neppure in tempo a chiudere gli occhi. Immobilizzata dalla sorpresa, riuscì a malapena a rendersi conto di come stessero entrambi tremando.
Ryo si staccò da lei e le diede un buffetto sulla testa.
Poi si voltò verso la portiera.
- Non ho bisogno di nient’altro – disse.
E uscì nella notte.
 

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Capitolo 5
*** Combattimento ***


- Sembra che di guardia ci sia un solo uomo – sussurrò Ryo, nascosto tra le foglie di un cespuglio – Probabilmente è come ha detto Miki. Non ci stanno ancora aspettando. Sei pronta Kaori?
- Mmh? – nell’oscurità appena schiarita dalla luce della luna, Kaori gli rivolse uno sguardo sperso.
Ryo la fissò allibito.
- A cosa accidenti stai pensando in un momento come questo!??!
- Oh… beh…io…
Kaori si impose di tornare con i piedi per terra - … Dicevi dell’uomo di guardia, vero Ryo? Come lo togliamo di mezzo?
Lui la fissò ancora un momento sbigottito, poi scosse la testa con un sospiro.
Socchiuse gli occhi, effettuando rapidamente una valutazione globale della situazione.
- Dobbiamo impedirgli di richiamare l’attenzione di Seiya – le spiegò. Poi si voltò verso di lei con un mezzo sorriso – Hai portato i tuoi martelli, Kaori?
Si separarono avanzando in direzioni opposte, descrivendo un ampio semicerchio attorno al loro obiettivo.
Ryo, acquattato tra due cespugli, iniziò a muovere i rami in un modo che poteva essere  tanto naturale quanto sospetto. Voleva mettere in guardia l’uomo senza allarmarlo eccessivamente. La strategia funzionò. L’uomo di guardia si voltò bruscamente nella sua direzione, illuminando con la torcia il cespuglio.
- Chi va là?  – urlò bruscamente.
Ryo rimase immobile e, come previsto, l’uomo si avvicinò cautamente, la sua attenzione completamente rivolta alla porzione di bosco che aveva di fronte.
Un rametto del cespuglio si mosse ancora, lentamente. L’uomo, concentratissimo, perlustrò la zona allargando il fascio di luce tra gli alberi. Ryo avrebbe potuto sparargli, ma il rumore avrebbe richiamato l’attenzione di qualcuno. Confidò in Kaori.
- Ehilà! -  salutò, quando la luce lo raggiunse.
L’uomo sobbalzò e la mano libera corse alla pistola. In quell’esatto momento cento tonnellate si abbatterono sulla sua testa, lasciandolo stordito e steso al suolo.
- Ottimo lavoro! – convenne Ryo, liberandosi dalle foglie – Adesso entriamo!
- Entriamo dove? – fece Kaori, smarrita. Doveva sforzarsi di tenere la mente ferma sulla loro missione. Ma il bacio di Ryo le risaliva al cuore senza preavviso, gettandola in uno stato confusionale.
In fondo si trattava del loro primo vero bacio!
- L’uomo che hai tramortito era di guardia a queste scale – le fece presente Ryo, mostrandole la rampa che scendeva nel sottosuolo – Sicuramente Falco si trova là sotto.
Scesero le scale cautamente con le pistole spianate di fronte a loro e si trovarono nel mezzo di un corridoio stretto e polveroso che contava, ai lati, numerose celle chiuse da lucchetti.
- Dubito che qua dentro ci tengano il vino – commentò Ryo, appiattendosi contro al muro. La cantina era rischiarata dalla luce livida di una lampadina impolverata.
- Pensi che Falco sia chiuso dietro una di queste porte?
Ryo si arrestò di colpo e la spinse silenziosamente contro il muro – Guarda. C’è un uomo di guardia a quella cella.
Kaori comprese. Umibozu si trovava lì.
- Che facciamo? – sussurrò – Se spariamo ci sentiranno!
Ryo socchiuse gli occhi. La cantina non permetteva molti nascondigli e ripetere il piano precedente sarebbe risultato arduo.
- Non resta che sparare – mormorò a denti stretti.
Alzò la python e prese la mira. Il colpo partì con un boato sfiorando l’uomo alla tempia e provocandogli l’immediata perdita di sensi.
- Che cosa succede? Ryo, sei tu?
- È Falco! – gridò Kaori, felice, riconoscendo la voce – Stiamo arrivando!
Corsero verso la cella, ma un grido alle loro spalle li inchiodò.
- Non abbiate tutta questa fretta!
Seiya, con la pistola alzata, li teneva entrambi sotto tiro. Ryo non aveva ancora rinfoderato la python e strinse il calcio con forza.
- Ciao fratello – disse con  noncuranza – Stavamo per togliere il disturbo. Torna pure a dormire!
- A dormire? – l’uomo scoppiò in una sonora risata – Mi sarebbe piaciuto in effetti, ma la vostra visita mi garantirà un’occupazione migliore!
Li fissò entrambi sogghignando.
- Dovevi uccidere l’uomo che avevo lasciato di guardia e non limitarti a stordirlo! Che succede Ryo, ti sei rammollito? Mi deludi, hai commesso un errore stupido!
- Anche tu mi deludi! – ribatté lui, con voce annoiata – Ricorrere a questi stupidi trucchetti! Perché diamine hai coinvolto Umibozu? Questa è una faccenda tra te e me se non sbaglio!
Seiya sogghignò.
- Qual era il tuo piano Ryo? Salvare il tuo amico e poi tagliare la corda? Io non ho nessuna intenzione di lasciarti andare via! È vero, mi sto comportando in modo sleale. Ma devi soffrire, te l’ ho già detto!
Si girò di pochi millimetri verso le scale.
- Uomini!
Subito, una decina di scagnozzi armati discese gli scalini riempiendo il corridoio.
- Voi occupatevi della ragazza! – ordinò – Io penserò a Saeba!
- Che cosa? – urlò Kaori indignata – Come fai a comportarti in modo tanto sleale?
Dieci uomini armati contro lei sola!
Seiya voleva essere certo che morisse. E Ryo, impegnato dall’abilità del fratello, non sarebbe riuscito a darle man forte.
- È forse stato leale Ryo, nei confronti di nostro padre? – urlò Seiya, improvvisamente furibondo – L’ha ammazzato come un cane!
- Tu non c’eri! – lo difese Kaori – Non puoi sapere cos’è successo veramente! Io ero lì… Kaibara ha costretto Ryo a combattere contro di  lui! È stato crudele nei confronti di Ryo! Tu non sai…
- Kaori, basta ! – la zittì Ryo – È inutile continuare.
- Dici bene – Seiya fece segno ai suoi uomini di sparare – Uccidetela!
Ryo si voltò di trenta gradi come un fulmine, sparando. Colpì tre uomini alla tempia, e tutti caddero a terra privi di sensi.
Uno sparo raggiunse il terreno a un centimetro dai suoi piedi, rischiando di ferirlo.
Seiya gli stava di fronte a pochi metri.
- Tu devi pensare a me
Ryo sparò nella sua direzione badando di non colpirlo e scattò all’indietro con un balzo, coprendo Kaori con il suo corpo. Con due proiettili mandò a terra altri due uomini.
Kaori gli appoggiò una mano alla schiena.
- Ryo… difenditi da tuo fratello! – mormorò lei - Io riuscirò a cavarmela.
- Ce ne sono cinque Kaori. E tu sei sola. Disarmarli non ti basterebbe, devono perlomeno perdere i sensi!
Lei sussultò. Ricordò la promessa che le aveva fatto una sera, consegnandole la pistola.
Non ti lascerò mai uccidere nessuno con questa pistola
Seiya si avvicinò di qualche passo.
- Adesso farò sul serio, Ryo. Non riuscirai più a difenderla.
Si piegò sulle ginocchia, si fletté di lato e sparò una raffica di colpi. Ryo spinse via Kaori e si difese ricambiando i colpi. Kaori si girò verso gli uomini di Seiya e trovò cinque pistole spianate contro di lei. Quando comprese che stavano per sparare, si buttò a terra infilandosi dietro a una pila di casse di legno. Una pioggia di proiettili sferzò l’aria attorno a lei. Kaori si sporse quel tanto da poter individuare la posizione di un uomo. Sparò mirando al suo braccio e lo colpì alla spalla. Lo vide cadere a terra urlando e abbandonando l’arma. In quel momento avvertì un movimento dietro di sé. Un secondo uomo aveva circumnavigato la pila di cassette per sorprenderla alle spalle. Kaori si voltò sparando, ma mancò l’obiettivo. Un proiettile le sfiorò il collo facendola sanguinare. Si rialzò velocemente, correndo rasente i muri. Badava di cambiare direzione spesso, ma i proiettili piovevano intorno a lei. Ryo e Seiya erano in fondo al corridoio, il loro combattimento non aveva tregue.
Ryo le lanciò una rapida occhiata e gettandosi a terra con una capriola, colpì uno degli uomini che la stava inseguendo. Con quel gesto perse tempo e un proiettile di Seiya lo raggiunse alla gamba procurandogli una leggera ferita.
- Ryo!
Lui la schiacciò contro il muro, dietro alla sua schiena. Sparò a Seiya e poi a un altro uomo.
Ora ne restavano due.
- Smettila di difendermi! – urlò Kaori.
Diede una spinta a Ryo, ma riuscì solo a liberare un braccio. Sparò verso un uomo e lo colpì alla gamba. Poi sparò una seconda volta e lo prese alla spalla, mandandolo a terra.
Ryo si era staccato, cercando di allontanare da lei gli spari di Seya. Si strinse contro il muro per ricaricare la python. Il suo nemico stava facendo altrettanto.
Kaori si trovava faccia a faccia con l’ultimo uomo rimasto. Ora finalmente il combattimento si faceva paritario. L’uomo sparò su di lei con precisione. Kaori si buttò a terra sperando di evitare il colpo, ma venne sfiorata a un fianco. Strinse i denti e rotolò su se stessa, schivando i colpi successivi. Arrivò ai piedi dell’uomo, lo afferrò per le gambe facendogli perdere l’equilibrio e poi si abbatté su di lui con il suo martello più potente.
Si risollevò con fatica, asciugandosi dal sudore e tenendo una mano sul fianco ferito.
- Hai avuto quello che ti meritavi! – esultò, fiera di sé.
In quel momento un proiettile di Ryo le passò a pochi millimetri dal capo, andando a colpire un uomo di Seiya che, dietro di lei, si era rialzato.
- Ti ostini ad aiutarla! – sghignazzò Seiya, a pochi centimetri da Ryo – Ma così facendo ti deconcentri e perdi preziosi istanti! – Inaspettatamente si chinò su di lui e gli sferrò un pugno allo stomaco.
Ryo cadde a terra con un paio di capriole e cercò di rialzarsi. Balzò faticosamente in ginocchio, pronto ad evitare il successivo proiettile, ma non fu necessario. Suo fratello non badava più a lui.
Lo osservò puntare la pistola verso Kaori. Come al rallentatore, Ryo vide Kaori alzare la sua arma e sparare, mancando l’obiettivo. Seiya non si mosse, continuava a tenerla sotto tiro.
Ryo alzò la python, puntò al cuore di suo fratello e rimase immobile. Doveva salvare Kaori. Seiya non si era accorto di essere nel mirino, sarebbe morto sul colpo.
Il dito esitò sul grilletto.
Spara!
Ma le sue dita rimasero immobili.
Fu Seiya a sparare e Kaori non fece in tempo a muovere un muscolo. Venne colpita alla tempia e cadde a terra priva di sensi.
Seiya non distolse la pistola da lei, ma si voltò sorridendo verso Ryo.
- Butta l’arma! – gli intimò – Il combattimento è concluso.
 

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Capitolo 6
*** Attraverso il muro ***


Il dolore comparve ancora prima della coscienza. Kaori gemette, faticando ad aprire gli occhi. La testa le martellava pesantemente, rendendole difficile pensare. Il fianco pulsava dolorosamente, la ferita al collo le bruciava.
Sbatté le palpebre, liberandosi dalla nebbia che le intorpidiva la mente.
Dove si trovava? Era impedita nei movimenti.
La luce del giorno filtrava dalla misera finestrella vicino al soffitto, mostrandole la desolante realtà.
Era rinchiusa in una delle celle dello scantinato. Il braccio destro era bloccato a terra da un paio di manette che la tenevano inchiodata al posto. Non sarebbe neppure riuscita ad alzarsi in piedi. Alla sua sinistra aveva il muro che divideva le celle fra loro, cosicché il suo raggio d’azione risultava veramente limitato.
Kaori rifletté su quanto era accaduto. Aveva mancato Seiya e lui invece l’aveva colpita, facendole perdere i sensi. E Ryo? Se ora lei era prigioniera, allora Ryo non era riuscito a sconfiggere suo fratello?
Se lei era stata catturata… Dov’era Ryo?
Improvvisamente venne presa dal terrore. Seiya aveva fatto del male a suo fratello? Aveva usato lei per uccidere Ryo?
Tentò di alzarsi in piedi, ma la manetta la tenne seduta a terra.
- Ryo!! – urlò – Ryo, dove sei?
Silenzio.
Non era prigioniero in una di quelle celle?
Allora…
Ryo!
Sentì le lacrime pungerle gli occhi.
- Maledetto bastardo, esci fuori!! – urlò, sperando che Seiya potesse sentirla – Cosa hai fatto a Ryo? Rispondimi!!
- E smettila di urlare!
La faccia di uno degli scagnozzi di Seiya comparve dietro la grata della porta.
- Non fare casino! – le ringhiò - Il tuo compare è nella cella di fianco alla tua!
Lo vide sporgersi a sinistra, presumibilmente verso un’altra porta.
- Perché non rispondi alla tua donna? – lo sentì domandare aspramente – Rassicurala una buona volta, così smette di starnazzare!
Kaori fissò il muro alla sua sinistra, ansiosamente.
- Ryo… sei qui? Perché non mi rispondi? Sei ferito?
- Sto bene.
La sua voce la raggiunse chiara attraverso il muro. Doveva essere ammanettato lì a fianco, proprio come lei. Ma il sollievo di Kaori durò solo un istante. Il tono di lui era duro, quasi crudele.
- Cosa c’è? – fece preoccupata – Ryo… sei arrabbiato con me?
Di nuovo silenzio.
Kaori appoggiò una mano al muro, sperando di avvicinarsi un po’ più a lui.
- Ho fatto un errore sciocco, lo so – disse piano – Ryo, perdonami… Avrei potuto colpire Seiya e ferirlo… Invece ero così tesa che l’ ho mancato completamente! Mi sono fatta ferire come una stupida e così ci hanno catturati. Da quando mi hai risistemato la pistola, non avevo più fatto errori così grossolani…
- Kaori, smettila!
La sua voce la pietrificò. Il suo tono era furibondo, aggressivo, implacabile. Terrificante.
- Ho sbagliato io – le disse.
Ha sbagliato lui..?
Poi di colpo comprese.
Anche Ryo stava tenendo Seiya sotto tiro, ricordò. Ma non gli aveva sparato.
Rammentò che per cinque lunghi secondi aveva pensato che Ryo stesse per far partire il colpo. Invece era stato Seiya a sparare a lei.
Ha esitato, intuì.
Al momento di uccidere suo fratello, non è riuscito a sparare!
Era comprensibile, Kaori trovava l’accaduto del tutto naturale. E adesso Ryo si stava incolpando per quanto era avvenuto?
D’improvviso sentì la rabbia montarle dentro.
- Ryo, sei uno stupido! – gridò – Il tuo errore sarebbe stato quello di non uccidere tuo fratello? Pensi che sia così naturale fare una cosa del genere a sangue freddo? Sei uno sciocco se ti senti in colpa per una cosa del genere!
- Non capisci! – esplose lui – Seiya in quel momento avrebbe potuto ucciderti!
Kaori trasalì. Si trattava di quello allora.
Fissò il muro, tentando si sciogliere l’angoscia che le stringeva la gola.
- Ryo… - disse con voce più pacata – Ti avevo detto che se tu avessi scelto tuo fratello, io avrei capito.
Per un istante ci fu silenzio. Poi avvertì la sua voce, appena percettibile.
- E io ti avevo chiesto di fidarti di me.
Kaori chiuse gli  occhi. Le lacrime le scivolarono dalle palpebre, bagnando il terreno polveroso.
Era tutto così difficile!
Ed era sempre così doloroso.
Appoggiò la fronte al muro, senza cercare di trattenere le lacrime.
- Io non mi sento tradita da te per quanto è successo – disse piano – Non mi sento tradita, Ryo. Io… al tuo posto avrei fatto lo stesso. Credi che io sarei riuscita a uccidere mio fratello a sangue freddo? Credi che non avrei esitato? Anche… anche se si fosse trattato di te, in una situazione simile, io… - Kaori strinse forte gli occhi – Dì qualcosa Ryo. Ti prego. Ti prego, Ryo…
Ma attraverso il muro, non passò più nessuna voce. Kaori strinse i pugni, poi appoggiò il viso alla parete.
Se avesse potuto vedere Ryo, se avesse potuto perlomeno essergli più vicina…
Restò appoggiata al muro, il cuore dilaniato da fiamme dolorose.
Non poteva vedere Ryo che, nella sua cella, la testa bassa, stava appoggiato di schiena a quello stesso muro, ascoltando i suoi singhiozzi.
I capelli gli ricadevano sul viso abbassato e i pugni si stringevano, contratti, in uno spasmo senza pace.
 
 
* * *
 
 
L’urlo gli uscì strozzato dalla gola. Il nero lo avvolse in un vortice confuso, finché, lentamente, Ryo sentì di tornare a galla.
Aprì gli occhi faticosamente e si ritrovò nella squallida cella che lo ospitava ormai da qualche ora.
Passò una mano sulla fronte sudata e subito rabbrividì. Non c’erano vetri alla finestrella e il vento gelido della sera lo investiva in folate discontinue.
Sapeva di non aver urlato veramente, ma l’orrore non l’aveva ancora abbandonato.
Aveva sognato la guerra.
Di nuovo.
Erano anni che non gli accadeva… Anni in cui il suo sonno aveva ormai trovato la pace. E ora..?
Quando era bambino sognava la guerra ogni notte. La sua mente non conosceva altro, i suoi occhi non avevano mai visto null’altro. La guerra era la sua quotidianità e la sua unica realtà. Riviveva nel sonno i combattimenti diurni e spesso diventava difficile distinguere il sogno dalla realtà.
Ma non aveva importanza. L’orrore lo accompagnava dai primi anni di vita e Ryo non si era reso conto di quanto angoscioso potesse essere il suo riposo in confronto a quello di un uomo normale.
Se n’era accorto invece, quando si era trasferito in America. Dopo il tradimento di Kaibara, i suoi sogni erano divenuti ancora più tormentati. Veri e propri incubi in cui riviveva altri incubi, reali. L’inganno di suo padre e di suo fratello, la dipendenza dalla polvere degli angeli, il dolore della convalescenza. E, peggio di tutti, il massacro che aveva compiuto.
Vedeva nei suoi sogni volti sfigurati ed evanescenti. Gli fluttuavano di fronte agli occhi come fantasmi inconsistenti, grondanti sangue e urla di disperazione. Sentiva la violenza fuori e dentro di sé e le orecchie gli riecheggiavano di grida di dolore. Corpi esanimi, intangibili, giacevano di fronte ai suoi occhi impazziti. E non era un sogno, non lo era… Era ciò che aveva visto in quel lontano giorno, in battaglia, sotto l’effetto diabolico della droga. Così come gli erano apparsi nel suo delirio, così ritornavano ogni notte nei suoi sogni.
Erano trascorsi anni prima di trovar pace. Prima il Giappone e il lavoro con Makimura. Poi la convivenza con Kaori. E, senza fretta, dormendo nella stanza accanto alla sua, gli incubi si erano diradati e poi erano scomparsi del tutto.
E Ryo aveva conosciuto per la prima volta il valore del sonno.
Ma adesso gli incubi tornavano.
Perché proprio ora?
Le immagini strazianti del sogno danzavano ancora di fronte ai suoi occhi.
C’era Kaori, ricordò. E anche Seiya.
Morivano entrambi, sotto i colpi di fendente che lui stesso scagliava. Li uccideva, li massacrava… e lui non poteva morire.
Appoggiò la mano al muro, dietro al quale riposava Kaori.
Non mi sento tradita da te, Ryo.
Ma lui si sentiva tradito. Tradito da se stesso!
Se Seiya in quel terribile momento avesse voluto, sarebbe riuscito ad ucciderla! Sotto ai suoi occhi.
Rabbrividì un’altra volta. Anche Kaori aveva freddo?
- Kaori… - chiamò piano.
Lei non rispose. Probabilmente stava dormendo, era indebolita dalle ferite.
Ryo appoggiò la testa al muro e aspettò. La notte si stava avvicinando ed era sicuro che entro breve, Seiya si sarebbe fatto sentire.
 

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Capitolo 7
*** Una cella per due ***


La porta della cella si aprì con uno scatto. Era quasi mezzanotte e il clima nella stanza era gelido. Erano più di ventiquattro ore che lui e Kaori non mangiavano.
Seiya entrò nella cella, illuminato dalla luce polverosa della lampadina del corridoio. Era solo, ben coperto e apertamente soddisfatto.
- Ciao Ryo, ti piace il soggiorno?
Lui sogghignò. Quelle lunghe ore in cella, l’avevano aiutato a recuperare un minimo di sicurezza.
- Ho visto posti peggiori! – rispose.
- Sì, lo so – l’espressione di Seiya si fece distante per un momento. Subito però, si riprese.
Picchiò con la nocca contro il muro della cella.
- Ehi ragazza, mi senti? Sei sveglia?
- Ti sento! – ruggì Kaori aggressiva.
- Il tuo compagno ti ha messa in un bel pasticcio! Forse dovremmo punirlo per questo, non credi?
Immediatamente si avvertì un rumore metallico seguito un tramestio contro il muro.
- Cosa vuoi dire? – esclamò Kaori allarmata – Cosa vuoi fargli?
Seiya socchiuse gli occhi.
- Posso procurargli molto dolore, adesso che è mio prigioniero…
Ryo non mutò espressione. Ma Kaori si agitò.
- Non farlo, ti prego! – la sentì urlare – Ryo non se lo merita! Non voleva uccidere Kaibara, è stato costretto! E per lui la sua morte è stata dolorosa quanto per te!
Seiya scoppiò a ridere.
- È divertente provocarla! – disse, rivolto a Ryo – Si agita come un topolino in gabbia!
Si chinò verso di lui, beffardo.
- E se ora vado nell’altra cella e minaccio di fare del male a lei, Ryo? Sarai tu ad agitarti e strepitare?
Si raddrizzò di scatto, facendo un passo indietro.
- Come sei caduto in basso… È questa adesso la tua vita?
- Lascialo in pace! – urlò Kaori, attraverso il muro.
- Lasciarlo in pace? – ritorse Seiya – Non è per colpa sua che sei finita in questa cella? – fissò Ryo con disprezzo – Non senti il rimorso, Ryo? La tua donna soffrirà per colpa tua! Non c’entra nulla con noi due, ma l’ hai ugualmente coinvolta! E dovrà pagare per questioni che non la riguardano!
Ryo alzò lo sguardo su di lui e sorrise.
- Ti stai sbagliando.
Kaori, dall’altra parte del muro, trasalì.
Aveva temuto la reazione di Ryo a quella domanda. Dopo quanto era accaduto, pensava che lui avrebbe voluto nuovamente staccarsi da lei. Mandarla via.
Ma ora…
- Ti stai sbagliando – ripeté Ryo – Kaori è la mia socia e tutto quello che riguarda me, riguarda anche lei. Se non avesse voluto restare coinvolta, le sarebbe stato sufficiente tirarsi indietro. Kaori sa prendere da sola le sue decisioni.
Kaori appoggiò la fronte al muro. Non la stava rifiutando.
Ryo…
Grazie, Ryo!
Seiya si tirò indietro, come colpito da uno schiaffo.
- E così sei diventato un vigliacco! – esclamò – Rifiuti di assumerti qualsiasi responsabilità! – poi sogghignò – O forse stai facendo apposta, Ryo? Pensi che in questo modo lascerò stare la tua donna?
- È Falco che dovresti lasciare stare! – fece lui, con aria annoiata – Lui sì che non c’entra nulla! Dovresti liberarlo!
- Pensa ai fatti tuoi, Ryo!! – esplose la voce di Umibozu.
Kaori sobbalzò per lo spavento. Non si era accorta che Falco si trovasse nella cella alla sua destra!!
- Il tuo amico mi serve – disse Seiya, senza scomporsi. Poi fissò il muro in silenzio, riflettendo. Alla fine tornò a rivolgersi a lui.
- D’accordo Ryo. Se davvero non ti senti responsabile per quanto succederà alla tua compagna, farò in modo che sia tu ad ucciderla.
Kaori spalancò gli occhi. Appoggiò le mani al muro, sconvolta.
Ryo non cambiò espressione, ma il suo cuore accelerò il battito.
- Domattina, all’alba. – aggiunse Seiya – Preparati questa notte. Ti costringerò a fare quanto ti ho detto!
Fece per uscire, ma la voce di Ryo lo fermò.
- Seiya!
Girò la testa a guardarlo.
- Non comportarti anche tu come nostro padre! Non ripetere fino alla fine i suoi errori!
Seiya lo fissò senza parlare. Un istante dopo uscì dalla cella, richiudendo la porta con il lucchetto.
Kaori, ancora stordita, vide l’ombra di Seiya attraverso la grata della finestrella. Colta da  un improvviso impulso cercò di alzarsi, inutilmente.
- Aspetta! – urlò – Aspetta, ti prego! Devo parlarti! Devo chiederti una cosa!
Non credeva che lui l’avrebbe ascoltata, invece tornò sui suoi passi.
La fissò attraverso la grata.
- Cosa vuoi?
- Lasciami stare con Ryo! Lascia che stia nella cella con lui, ti prego! Almeno stanotte!
Lui strinse gli occhi – Stare con Ryo stanotte? – lo vide accarezzarsi il mento, pensieroso.
- Cos’è più doloroso per te, Ryo? – chiese Seiya ad alta voce – Restare separato ancora una notte dalla tua compagna, o rimanere vicino a lei l’ultima notte prima di ucciderla?
Dalla cella di Ryo non venne alcuna risposta.
- D’accordo – acconsentì Seiya – Potrai stare con lui!
Aprì la cella e le si fece vicino. Kaori digrignò i denti, mentre lui apriva le manette.
La sollevò in piedi tenendola fermamente. La sua morsa era di ferro, troppo simile a quella di Ryo. Anche se si fosse divincolata non avrebbe ottenuto nulla.
Seiya aprì nuovamente la cella a fianco e lasciò entrare Kaori. Subito, la porta si richiuse alle sue spalle.
- Vi auguro una piacevole nottata! – rise sarcasticamente prima di allontanarsi definitivamente.
Kaori fece un gestaccio al suo indirizzo e si voltò verso l’interno della cella. Come aveva immaginato, Ryo era seduto a terra con la schiena contro il muro e il braccio destro incatenato al pavimento tramite una manetta simile a quella che aveva legato lei. Portandola nella cella di Ryo, Seiya l’ aveva lasciata slegata.
Mi considera così poco pericolosa?
Kaori venne investita da una folata di vento freddo. Nella cella di Ryo la temperatura sembrava ancora più rigida.
Improvvisamente Kaori si sentì in imbarazzo. Ryo non si era mai fatto sentire durante il giorno e lei non aveva la minima idea di come avrebbe accolto la sua presenza nella cella. Forse avrebbe preferito di gran lunga rimanere solo.
Si abbracciò i gomiti infreddolita.
- Mi piacerebbe avere un maglione in più! – disse nervosamente.
Sollevata, si accorse che l’espressione di lui non era scura. Le rivolgeva invece un sorriso d’intesa.
- A me invece piacerebbe mangiare una delle tue cene.
- Ma se te ne sei sempre lamentato! – ribatté lei.
- Perché sono cretino.
Kaori rimase esterrefatta. Che gli prendeva? Perché rispondeva a quel modo?
- Che faccia fai, Kaori? – fece lui, cambiando improvvisamente espressione - In realtà ho talmente tanta fame che mangerei persino qualcosa di cucinato da te!
- Cos..? – Kaori trasecolò – Che stronzo!
Balzò su di lui con il martello alzato. Ma quando gli fu di fronte, incrociò i suoi occhi e vi lesse, in fondo, tutta la loro tristezza. Il martello le scivolò dalle mani e, impulsivamente, gli buttò le braccia al collo.
- Oh Ryo, mi dispiace tanto per quello che sta succedendo! È tutto così difficile!
Sentì la sua mano premerle sulla schiena, tenendola contro di sé.
- Pensavo che non mi avresti più voluta – mormorò – Credevo che avresti cercato di mandarmi via!
- Non ce l’ ho con te! – disse lui.
- Lo so, sei arrabbiato con te stesso! E non è giusto, Ryo! Quello che hai detto a Seiya è vero, io so prendere da sola le mie decisioni! Se stamattina Seiya mi avesse uccisa, sarebbe stato soltanto perché non sono riuscita a tenergli testa! Non devi prenderti la responsabilità delle mie mancanze!
Lui non rispose, ma continuò a tenerla vicina. Incerta su quanto le sue parole avessero fatto effetto, Kaori tentò di scostarsi, ma la mano di Ryo non la lasciò andare.
- Resta così – le mormorò lui – Finalmente  non ho più freddo.
Anche Kaori non aveva più freddo. Era impressionante scoprire quanto calore si sprigionasse dalla vicinanza di due corpi.
Poi, in un flash, le tornarono alla mente le parole di Seiya.
Cos’è più doloroso per te, Ryo? Rimanere l’ ultima notte vicino a lei prima di ucciderla?
Kaori alzò la testa per vederlo negli occhi.
- Ryo… credi che Seiya dicesse sul serio? Cercherà davvero di fare in modo che tu mi uccida?
- Ne sono certo.
- Ma… Ma come? Come potrebbe costringerti a fare una cosa simile?
Lui non rispose. Non conosceva la risposta oppure…
- Se ne hai un’idea, dimmelo! Voglio essere preparata!
- Non sarai mai preparata, Kaori – rispose con voce dura – Sono certo che mio fratello userà Falco. Troverà il modo di ricattarmi, senza lasciarmi scampo!
Lei strinse gli occhi e affondò il viso nella sua spalla. Dopo tanti anni trascorsi in quell’ambiente, non riusciva ancora ad abituarsi alle crudeltà  cui potevano arrivare certe persone.
- Kaori… - disse lui, piano – Ti chiedo ancora una volta di fidarti di me. Stavolta farò in modo che non ti succeda nulla.
Invece di tranquillizzarla, quella frase la gettò nel panico.
- Cosa vuoi fare, Ryo? Non voglio che tu corra dei rischi per colpa mia! Non voglio che…
Con una mossa improvvisa, lui la baciò. Il bacio fu lungo e questa volta Kaori ebbe il tempo di assaporarlo. Ryo si stava aggrappando a lei, riusciva a percepirlo.
Era la prima volta che le chiedeva aiuto a quel modo. Già la notte prima dello scontro con Kaibara, Kaori aveva avvertito lo stato d’animo di Ryo, indebolito e turbato dalle circostanze. Anche allora lui si era lasciato andare, appoggiandosi a lei.
Ma questa volta il suo abbandono era più profondo. Aveva bisogno di lei e questo la sconcertava. Nel suo cuore, aveva sempre creduto che Ryo non avesse bisogno di nessuno, mai.(Come Chuck Norris!! ^^ NdA)
- Kaori… - disse lui, fissando un punto alle sue spalle – Dovrai essere forte.
Lei lo guardò senza capire, ma un brivido di paura le corse lungo la schiena.
 
* * *
 
- Aah! No… no, fermo! No!!
Kaori si svegliò all’improvviso e perse l’equilibrio finendo a terra.
Ryo si agitava nel sonno e sudava copiosamente nonostante l’aria gelida.
- Ryo!
Lui si svegliò all’improvviso ritrovandosi, in ginocchio, a fissare il pavimento sporco. Aveva gli occhi sbarrati e sembrava recuperare faticosamente il contatto con la realtà.
- Ryo, cosa c’è? – insistette Kaori, allarmata.
- La guerra… - mormorò lui, ancora confuso.
Lei gli appoggiò una mano sulla spalla
- La guerra? Cosa vuoi dire?
Lui tornò lentamente a sedersi.
- Niente – rispose, riconquistando la lucidità.
Kaori lo fissò preoccupata. Non aveva mai notato che Ryo soffrisse di incubi così devastanti.
Gettò un’occhiata alla finestrella della cella cercando di indovinare l’ora. L’alba non doveva essere lontana.
Lo stomaco le brontolò impietosamente e Kaori mandò un gemito. Erano almeno trentasei ore che non toccava cibo!
- Sto morendo di fame! – sospirò.
Ryo le rivolse un sorriso ironico.
- Fame, freddo… Seiya sta cercando di indebolirci. Nonostante tutto, teme che riesca a sopraffarlo e spera di ridurre in questo modo il pericolo.
- Beh… Non che abbia torto! – ingiunse Kaori – Se non mangi, non avrai la forza di combattere.
Sul volto di Ryo ricomparve il sorriso sarcastico.
- Forse crede che il mio corpo si sia disabituato alla fame. Ma si sbaglia.
Kaori trasalì. C’erano periodi in cui Ryo non mangiava in casa, ricordò. Saltuariamente, le chiedeva di non prepararle i pasti. Kaori credeva che pranzasse fuori, ma forse…
Lo fissò attonita.
Allenare il proprio corpo a combattere nonostante la fame…
Sembrava uno spietato addestramento di guerra!
Le parole pronunciate da lui poco prima le ritornarono alla mente.

La guerra…

Ryo era appoggiato di schiena al muro, la testa rivolta indietro, gli occhi chiusi.
Senza sapere come, Kaori seppe che stava ripensando all’incubo. Ne era rimasto così turbato?
- Ryo… - appoggiò una mano alla sua – Vuoi raccontarmi il sogno che hai fatto?
Lui aprì gli occhi e le rivolse uno sguardo indecifrabile.
Poi la sua espressione si fece distante.
- È pomeriggio inoltrato – disse con voce piatta – Sono di nuovo un guerrigliero e sono in ricognizione con un compagno. Strisciamo nell’erba, fra cespugli taglienti. Il caldo e l’umidità sono insopportabili e bruciano le ferite aperte che non sono riuscito a medicare. La fame e la sete sono implacabili e gli insetti non mi danno pace. Quando vedo un soldato nemico mi nascondo tra le foglie, ma il mio compagno si fa notare. Viene colpito da una scarica di proiettili e crolla a terra privo di vita. La parte superiore del suo corpo mi cade addosso, il suo sangue mi scivola lentamente sul viso in un sottile rigagnolo, ma non posso muovermi. Non posso farmi scoprire, o farò la sua fine. Ho paura. La paura è costante, fa parte della mia vita. Riesco a percepirla sempre, in qualsiasi momento. La mia paura, quella dei miei compagni e quella dei miei nemici. Quando il soldato finalmente mi dà le spalle, esco correndo dal mio nascondiglio. Non ho il fucile, l’ ho perso nell’ultimo scontro. Salto addosso al mio nemico e gli ficcò un coltello nella schiena. Lui sorpreso spara a casaccio, ma non mi colpisce. Io affondo più volte la lama nel suo corpo e finalmente lui si accascia a terra. Vedo i suoi occhi appannarsi, mi fissano mentre muore. Vedo il terrore, la rabbia, l’odio. So che ha ragione di odiarmi. Ho appena cancellato un’altra vita dalla terra.
Vedendo la sua espressione, Kaori si accostò a lui e gli toccò la spalla con una mano.
- Ryo… Non devi più pensarci. Era solo un incubo!
- No – Ryo chiuse gli occhi – Non era un incubo. Era la mia vita. Sogno solo quello che ho realmente vissuto.
Kaori tremò. Cosa poteva dire?
Ryo non aprì gli occhi, ma continuò a parlare.
- Quando tornavo al campo, dormivo sempre vicino a Seiya. Non ci raccontavamo mai le reciproche esperienze di battaglia, ma ci bastava solo un’occhiata per comprendere quando uno dei due aveva ucciso. Capivamo sempre quando una giornata era stata più difficile delle altre. Eravamo grati di poter avere almeno quelle sere. Di poter dormire a poca distanza l’uno dall’altro. Kaibara aveva sempre un occhio di riguardo per entrambi, non dimenticava mai, se poteva, di venire a controllare come stessimo. Seiya lo adorava.
Ryo aprì gli occhi e fissò Kaori.
- Quando Kaibara perse la gamba per salvarmi, Seiya non me lo perdonò. Era stato sempre geloso del rapporto che avevo con nostro padre e quando lui rischiò la vita per tornare a prendermi divenne furioso. Quando comprese che Kaibara non sarebbe più riuscito a camminare normalmente, se la prese con me. Avevo fatto un errore e sarei stato io a dover pagare.
Kaori scosse la testa.
- Kaibara preferiva te a Seiya?
- No – negò Ryo – Quello che ha fatto per me, lo avrebbe fatto anche per Seiya. Ma per mio fratello fu un duro colpo. Kaibara era il suo punto di riferimento, tutto ciò che aveva. Seiya era più giovane di me, era ancora un ragazzino… venerava Kaibara. E aveva rischiato di perderlo per colpa mia… per colpa di un mio stupido errore. E non riuscì a perdonarmi.
Ryo alzò la testa e la guardò fisso, duro.
- E ora io ho ucciso Kaibara. Riesci a immaginare Kaori, quanto debba odiarmi Seiya?
Lei spalancò gli occhi. Il racconto di Ryo l’aveva ammutolita. Sapeva già della sua infanzia, del suo passato… Ma quello che le aveva raccontato la allontanava anni luce da lui. Ryo aveva vissuto esperienze che lei non poteva neppure lontanamente immaginare. Non poteva comprendere quello che aveva provato… Non ci sarebbe mai riuscita! Come avrebbe potuto aiutarlo allora?
Ma Ryo non lasciò che il suo racconto li dividesse. La prese per un braccio, tirandosela accanto.
- Gli incubi erano spariti – le disse.
- Eh? – fece lei, sorpresa.
- Vivendo con te erano scomparsi. Definitivamente.
Kaori sentì gli occhi bruciare. Ma non avrebbe fatto la figura della stupida piangendo!
Un rumore secco la fece voltare. Un paio di quelle piccole bombe che già l’ avevano colta di sorpresa nel bar di Miki, ora rotolavano  per la cella emettendo nuvole di gas soporifero.
- Ryo! – urlò spaventata.
Lui strinse gli occhi. Addormentarli era la tecnica migliore per portarli fuori di cella senza problemi.
- Cosa possiamo fare? – chiese Kaori.
- Niente.
Kaori avvertì l’angoscia salirle al petto. Adesso Seiya si sarebbe vendicato di Ryo? L’avrebbe costretto a ucciderla?
- Kaori… - Ryo la fece appoggiare contro di sé – Ricordati quello che ti ho detto stanotte. Cerca di essere forte, e fidati di me.
Lei chiuse gli occhi spaventata. Quelle parole continuavano a non rassicurarla.
 
 

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Capitolo 8
*** L'ultima scelta ***


Ancora nausea e quella sensazione di avere la testa leggera… vuota. Kaori aprì la bocca per risucchiare aria e avvertì un sapore amaro sulla lingua e sul palato. Quel gusto asprigno le riportò alla mente il gas soporifero.
Aprì gli occhi e sollevò la testa. Vedeva il mondo attraverso un velo appannato, la stanza era grande, chiara, il soffitto a volte era sostenuto da grosse colonne di marmo.
"Ryo!"

'Dove sono?'
Sbatté le palpebre per dissipare la nebbia che le velava lo sguardo. Si sentiva stanca, sfinita.

Con enorme fatica raddrizzò la schiena. I suoi polsi erano stretti dalle manette che le legavano le braccia indietro, attorno a una delle colonne.
Non molto distante vide una piscina, splendide gradinate di marmo, tappeti lussuosi.
Alla sua destra, lontano di qualche metro, c’era Umibozu, anche lui ammanettato a una colonna. Osservandolo, comprese che si stava riprendendo a sua volta dal gas.
Legato a una colonna di fronte a lei invece, vide Ryo. Era a una decina di metri,  faticava a tenersi ritto. Lo sguardo sembrava perso nel vuoto, assente. Doveva ancora riaversi?
Aprì la bocca per chiamarlo, ma la gola era secca e non emise alcun suono. La testa le girava vorticosamente.
Poi il rumore di una porta che si apriva. Kaori vide Seiya apparire nel suo campo visivo.
'Devo tornare in me!'

- Molto bene! – lo sentì commentare – Vi hanno disposti esattamente come avevo ordinato!
Si avvicinò a Ryo che parve non vederlo. Seiya lo fissò disgustato, scuotendo la testa.
- Dovresti vergognarti, Ryo! – esclamò con disprezzo – Un tempo ti saresti ripreso molto più velocemente! Non sarebbero bastati un po’ di freddo e di fame a renderti così vulnerabile!
Ryo non cambiò espressione, sembrava totalmente confuso.
Kaori si allarmò. Che gli prendeva? Lei stessa stava cominciando a recuperare le forze… perché Ryo non reagiva?
- Adesso ti libererò una mano – proseguì Seiya, chinandosi verso di lui – Ne avrai bisogno per uccidere la tua compagna.
Inserì la chiave nella serratura delle manette e la fece scattare. Intendeva lasciar libero un braccio, e ammanettare l’altro alla colonna tramite un gancio.
Ma nel momento stesso in cui Ryo si ritrovò ad avere le braccia libere, si chinò sulle gambe gettandosi a terra e rotolando su se stesso. Si alzò in piedi e vedendo Seiya venire verso di lui, si preparò a colpirlo.
- Il tuo amico e la tua donna sono imbottiti di esplosivo Ryo, posso farli saltare in aria in qualsiasi momento.
Quelle parole lo pietrificarono.
Seiya si fece avanti, lo afferrò per la maglia e lo sbatté contro alla colonna.
- Ti consiglio di non muovere un muscolo – gli sibilò – O gli altri due ne pagheranno le conseguenze!
Aprì le manette e gli incatenò alla colonna il polso sinistro.
- Come vedi Ryo, avevo preso le mie precauzioni. – si tirò indietro e lo fissò a occhi stretti - Sei stato veloce e mi hai colto di sorpresa. La fame non ti ha indebolito così tanto come pensavo!
- Credevi di trovarti di fronte a un pivello? – lo riprese lui, sarcasticamente.
Seiya gettò un’occhiata rapida a Kaori.
- Vivi con una donna – disse – La proteggi come se per te non contasse nient’altro. Ti sei rammollito, vero? Hai dimenticato cosa sono il dolore e la violenza!
Ryo non rispose, ricambiando lo sguardo  in silenzio.
Improvvisamente Seiya ebbe uno scatto e si gettò su di lui. Gli afferrò il polso libero e lo inchiodò alla colonna con la mano destra. Con la sinistra estrasse un coltello dal giubbotto.
- Vedremo subito se sei lo stesso di una volta! – esclamò, avvicinando la lama alla coscia destra. Affondò il coltello nella gamba lentamente, millimetro dopo millimetro.
Kaori osservò la scena con orrore crescente.
- Ryo!! – urlò, ritrovando finalmente la voce.
Si voltò verso Umibozu per trovare sostegno, ma lui assisteva alla scena con apparente imperturbabilità.
Ryo strinse gli occhi, ma non cambiò espressione. Non si mosse, lasciando che Seiya penetrasse il coltello nella coscia.
- Cosa stai cercando di dimostrare? – sibilò. Strinse il pugno sinistro e con uno scatto improvviso si liberò della stretta di Seiya.
- Con questo vorresti provare se sono ancora quello di una volta? – si strappò il coltello dalla gamba e un fiotto di sangue gli inzuppò i jeans – Vorresti mettere a confronto questa ridicola ferita, con quelle che ci procuravamo in guerra?
Il fratello lo fissò in silenzio, lo sguardo scuro.
- Vedo che non hai dimenticato. – disse.
- No – Ryo ricambiò lo sguardo – Non ho dimenticato.
Seiya si chinò a terra per raccogliere il coltello e in quel momento Kaori colse la  sua espressione. Di lato, lo vide fissare Ryo, ed ebbe un tuffo al cuore.
Quello sguardo…

Cosa significava? Gli occhi di Seiya per un istante erano sembrati colmi di tristezza, di rammarico, di tormento.
Che cosa vede in Ryo in questo momento?
Poi Seiya si tirò indietro, allontanandosi da lui.
- Bene Ryo! – disse, riprendendo l’atteggiamento ironico di poco prima – Ti avevo promesso qualcosa di interessante se non sbaglio!
Andò ad affiancarsi a Kaori, appoggiandole una mano sulla spalla con fare carezzevole.
- Come ti ho già accennato, ho inserito delle microbombe nelle manette che legano i tuoi amici. Tra cinque minuti esatti premerò il pulsante di questo telecomando ed entrambi salteranno in aria.
Kaori vide Seiya estrarre un oggetto di metallo dalla tasca. Cercò di urtarlo per gettarlo a terra, ma lui sollevò il braccio.
- Calma, ragazza! Potresti causare un danno ancora maggiore in questo modo. Che succederebbe se cadendo a terra, il telecomando innescasse le bombe?
- Kaori, non ti muovere! – le intimò Ryo, cupo – Va bene Seiya, dove sta l’alternativa?
Lui sorrise e dal retro della colonna fece scorrere un carrello su cui si trovava la pistola di Ryo.
- Uccidi la tua donna – gli disse sorridendo – E il tuo amico avrà salva la vita.
Kaori spalancò gli occhi.
“Sono certo che mio fratello userà Falco. Troverà il modo di ricattarmi, senza lasciarmi scampo!”
- No! – urlò – Non puoi fare questo!
Ryo!
Seiya girò intorno alla colonna soddisfatto.
- Hai tre possibilità – disse, senza lasciare Ryo con lo sguardo – Puoi uccidere la tua donna e salvare il tuo amico. Puoi tentennare fino allo scadere dei cinque minuti, e allora io premerò il telecomando e ucciderò entrambi. Oppure… - Seiya si fermò, accentuando il sorriso sarcastico – Oppure puoi sparare a me. Hai già ucciso Kaibara, per te non dovrebbe essere un problema. Ma mi trovo a dieci metri di distanza, e sai che sono veloce. Se riesci a uccidermi puoi salvare sia la tua donna che il tuo amico… Ma se sbagli, se non muoio sul momento, se mi ferisci soltanto… allora premerò quel pulsante! – diede una spinta al carrello che percorse rumorosamente quei pochi metri andando a sbattere contro le gambe di Ryo.
- Nella pistola c’è un solo colpo, Ryo! E i tuoi cinque minuti partono adesso!
Seiya indicò l’orologio e fece scattare il cronometro.
Ryo fissò la pistola senza toccarla.
Non ha scelta! – pensò Kaori angosciata – Ryo non può far altro che uccidermi!
Chiuse gli occhi, impedendosi di piangere.
“Vivendo con te i miei incubi erano spariti.”
Cosa voleva fare Seiya? Riattizzare il dolore di Ryo? Farlo sprofondare nuovamente nei suoi incubi?
Guardò Ryo e vide che ancora non si era mosso. La pistola giaceva immobile sul carrello.
- È già trascorso un minuto, Ryo – lo avvertì blandamente Seiya.
- Ryo! – urlò Kaori allarmata – Cosa stai facendo? Sparami! Devi salvare almeno Falco!
- Tsk! – Umibozu la fissò infuriato – Pensa agli affari tuoi, Kaori!
- Agli affari miei! – urlò furibonda – È a Miki che penso! Le abbiamo assicurato che ti avremmo riportato a casa sano e salvo! Ryo, non te lo ricordi?
Lui non rispose. Le rivolse uno sguardo pensieroso.
Fidati di me.
Cerca di essere forte e fidati di me.
Ma Ryo sapeva che sarebbero finiti in una situazione del genere? Che cosa poteva fare per salvarla?
- Ti restano tre minuti, Ryo – disse Seiya beffardamente– Pensavo ti saresti deciso velocemente a far fuori la tua compagna. Con Kaibara non hai avuto problemi, perché adesso esiti? O forse non t’importa nulla del tuo amico?
- Non ho bisogno di essere salvato da quel bamboccio! – sbraitò Umibozu.
- Smettila di dire sciocchezze Falco! – urlò Kaori agitata – Avanti Ryo, sparami!
- Sì – ingiunse Seiya – Sparale e uccidila! Perché se restasse in vita, dovrei darle io il colpo di grazia!
Ryo guardò Kaori e vide che faticava a trattenere le lacrime. Non piangeva per la paura, lo sapeva. Piangeva per lui, per l’azione a cui Seiya cercava di costringerlo. E per il timore che lui non riuscisse a salvare Falco. Per la vita che Ryo avrebbe vissuto senza di lei.
Kaori…
Non l’avrebbe uccisa. Non sarebbe mai riuscito a premere il grilletto, neppure per salvare Falco.
Aveva ucciso decine di nemici in guerra, aveva ucciso delinquenti in America e in Giappone. Aveva ucciso Kenny, aveva ucciso Kaibara e aveva alzato la pistola per uccidere Mick. Aveva combattuto all’ultimo sangue con Umibozu. Ma non sarebbe riuscito a sparare a Kaori. Anche se lei lo stava implorando, anche se glielo chiedeva con le lacrime agli occhi.
Uccidere la sorella del suo migliore amico…
Makimura, Sayuri e Mick… tutti e tre, in momenti diversi, gliela avevano affidata.
Sparare a Kaori? Spararle per poi vivere senza di lei?
Guardò Seiya. Dargli quel dolore… era quello che lui voleva?
Lo fissò e capì.
No. Forse Seiya credevadi volere quello. Ma stava cercando di costringerlo a fare qualcos’altro.
Perché vuoi morire Seiya?
Se Ryo gli avesse sparato, comprese,  lui non si sarebbe mosso.
Lesse nei suoi occhi lo stesso tormento di Kaibara, la stessa mancanza di pace.
Perché venite tutti a cercare la morte da me?
Ma Seiya era più giovane di Kaibara, più avvezzo al dolore e più forte.
Poteva venirne fuori. Poteva uscirne, come aveva fatto lui stesso.
- Ryo – la voce del fratello lo scosse – Ti resta poco più di un minuto.
Lui fissò la pistola e lentamente la prese in mano.
Un solo colpo, senza sbagliare.
Alzò la python verso Kaori.
Lei chiuse gli occhi, respirando affannosamente.
- Ryo… fai quello che devi fare e non sentirti in colpa!
Lui sorrise.
- Non essere stupida Kaori. Non ho nessuna intenzione di ucciderti!
Lei spalancò gli occhi sorpresa.
Ryo spostò il braccio fino ad avere Seiya nel mirino.
Suo fratello gli rivolse un sorriso di scherno.
- Una scelta pericolosa! – commentò – Forse stai sottovalutando la mia abilità!
- Ryo, non farlo! – urlò Kaori – Sono certa che non vuoi uccidere tuo fratello! Hai già sofferto tanto per la morte di tuo padre!
Lui la ignorò e non abbassò l’arma.
- Forza, allora! – lo incoraggiò Seiya – Ti restano cinquanta secondi!
- Dimmi un po’ Seiya – fece Ryo, in tono colloquiale – Hai una donna?
- Come? – il fratello lo squadrò sorpreso.
- Se ora ti uccido, fra qualche tempo dovrò ammazzare anche la tua donna venuta a vendicarsi?
Seiya lo scrutò in silenzio senza capire.
- E poi magari dovrò anche affrontare il fratello della tua donna, venuto a vendicare lei? E poi, ancora qualcun altro?
Seiya si oscurò in viso.
- Che cosa stai dicendo, Ryo? Sei impazzito? Spara una buona volta, hai solo quindici secondi!
- No – rispose lui tranquillamente – Non ho nessuna intenzione di trascorrere il resto della mia vita a difendermi dai tuoi amici che cercano vendetta!
Abbassò l’arma e la rivolse contro il proprio petto.
- Preferisco chiuderla qui!
Sparò.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Pace ***


Non sono tanto sciocco da credere che morirai, Ryo. Sembravi sul punto di farlo, ma sono certo che con quel colpo hai calcolato tutto con precisione. Quella donna, Kaori, vive per te e sono sicuro che non le avresti mai dato il dolore di vederti morto. Sapevi che lo avrei capito e tuttavia hai creduto che dopo esserti sparato, io non l’avrei uccisa.
Non sono contento del tuo gesto, ma considererò il tuo sacrificio un pagamento temporaneo e una parziale espiazione dell’omicidio che hai commesso. Se non hai voluto sparare su di me, forse ti è costato farlo anche su Kaibara. Mi allontano portando con me questo dubbio e se questo sarà sufficiente a placare la mia rabbia, noi non ci rivedremo mai più. Ma se non riuscirò a dimenticare il delitto di cui ti sei macchiato, tornerò a cercarti e concluderò quello che ho iniziato. Abbi cura della tua donna, finché non avrò deciso se sarò io a doverla uccidere. Fino a quel momento, addio.  
Seiya
 
 
Kaori vide Falco e Miki uscire dalla camera e dirigersi verso il salotto. Si alzò sorridendo, andando loro incontro.
- Come lo avete trovato? – domandò.
- Come al solito – sbuffò Umibozu – Quell’individuo è insopportabile!
- Già… Si sta riprendendo bene – convenne Miki imbarazzata – Ah, Kaori… Ho preso in prestito uno dei tuoi martelli, non ti spiace vero? L’ ho subito rimesso a posto!
- Eh… - sospirò Kaori, con un corvo gracidante alle sue spalle.
Poi alzò il palmo, mostrando loro la lettera che teneva in mano.
- Credo sia arrivato il momento di dargliela – disse.
- Sì – concordò Miki – Il momento peggiore è passato.
Lanciò un’occhiata d’intesa a Falco ed entrambi si diressero alla porta.
- Noi ce ne andiamo, Kaori.
Rimasta sola, raggiunse Ryo nella camera. Lui era  seduto a letto e osservava il vento autunnale infierire sui vetri della finestra. Il suo sguardo era talmente concentrato che a Kaori dispiacque disturbarlo. Ma Ryo si riscosse immediatamente.
- Ancora niente cena? – si lamentò, vedendola senza vassoio.
- Sarà pronto tra poco – mugugnò lei, ricordando che ancora non aveva messo niente sui fornelli – Volevo prima mostrarti una cosa.
Gli tese la lettera e Ryo l’afferrò sorpreso. La scorse lentamente, senza cambiare espressione. Probabilmente le parole di Seiya non erano per lui nulla di nuovo.
- Tuo fratello potrebbe tornare un giorno e attaccarci un’altra volta…
Lui annuì lentamente – Sì. E se succederà dovremo affrontarlo ancora.
Le sembrava più sereno adesso, nonostante tutto quello che era accaduto. Quel turbamento che aveva percepito in lui alla comparsa di Seiya, sembrava essersi in qualche modo risolto.
- Ryo… Seiya non poteva ucciderti, vero? L’ ho capito quando ti sei tolto il coltello dalla gamba! Ho visto il modo in cui ti ha guardato… Ti considera sempre suo fratello!
Ryo accennò un rapido sorriso.
- Già…
- È per questo che voleva uccidere me? Perché non poteva vendicarsi su di te in altro modo… Non riusciva a ucciderti!
Ryo guardò oltre la finestra. Il vento sbatteva ancora furiosamente contro i vetri, in prepotenti folate.
- Seiya è tormentato, Kaori. Come tutti i reduci di guerra. Non riesce a dimenticare, a lasciare il passato alle spalle. Non trova pace in nessun luogo. Per trovare la serenità doveva uccidere il passato, e il passato per Seiya sono io.
Kaori spalancò gli occhi, colpita.
- Seiya voleva ucciderti, perché tu per lui rappresenti il passato?
- Rappresento la guerra – rispose, guardandola in faccia – Rappresento il dolore, il sangue, la paura, la morte. Tutti quegli incubi da cui non riesce a liberarsi. La morte di Kaibara gli ha fornito una scusa per prendersela con me. Una scusa di cui neanche lui probabilmente è del tutto cosciente.
- Allora il suo odio per l’omicidio di Kaibara…
- Era genuino – la interruppe – Ma nel contempo era solo un appiglio per potermi distruggere. Eppure quando si è trovato faccia a faccia con me, ha capito di non potermi uccidere. Perché io rappresento anche l’unica cosa buona della sua infanzia. Il conforto, la compagnia, la fratellanza.
Ryo fece una pausa. Il suo sguardo tornò alla finestra.
- Quando Seiya si è accorto che il suo passato non poteva essere ucciso, non ha visto che una sola soluzione per trovare la pace.
Kaori improvvisamente comprese.
- Uccidere se stesso!
Ryo abbassò lo sguardo sulle lenzuola.
- Mi ha messo in una situazione tale per cui non avrei potuto fare a meno di ucciderlo. Ha capito che non ti avrei mai sparato. In superficie voleva credere al suo desiderio di vendetta, ma inconsciamente mi spingeva a prendermela con lui.
Kaori abbassò lo sguardo.
Ryo aveva compreso il cuore di suo fratello, i suoi pensieri e le sue intenzioni. E aveva agito in modo imprevedibile.
Lui tornò a fissarla negli occhi.
- Quando mi sono sparato, Seiya ha capito due cose. Che io non l’avrei mai ucciso e che la mia morte non gli avrebbe dato pace.
- E adesso tuo fratello cosa farà?
Lui scosse lentamente la testa.
- Dovrà trovare un altro modo per andare avanti.
Kaori rimase in silenzio, riflettendo.
Era necessario, per arrivare a quello, che Ryo si procurasse tanto dolore?
Osservò la fasciatura al torace, che si allargava fino in prossimità del cuore. La pallottola era andata vicina, molto vicina…
- A cosa stai pensando? – chiese Ryo con faccia perplessa, notando il suo sguardo.
- Penso al gesto che hai compiuto. Penso a quando ti sei sparato davanti ai miei occhi! Ryo, io…
Lui la fermò con un sorriso.
- Sciocca, hai pensato che mi sarei davvero ucciso?
- E cosa dovevo pensare? – gridò lei stizzita – Hai sparato e ti sei accasciato a terra. C’era sangue ovunque, non ti muovevi più!
- Ti avevo chiesto di essere forte, Kaori. E di avere fiducia in me. Pensavi significasse che ti avrei abbandonata?
Lei abbassò lo sguardo. Ripensò a quando lei e Falco lo avevano portato dal professore, all’operazione, alla convalescenza.
- Hai sofferto così tanto, Ryo. E sei stato così vicino a…
Chiuse la bocca, senza riuscire a proseguire.
- Seiya l’ aveva capito – disse dopo un po’ – Lo dice persino nella lettera. Sapeva che avevi calcolato il colpo alla perfezione, che non ti saresti ucciso. Sono stata stupida io a non capirlo!
- Kaori… - le appoggiò una mano sulla sua – Smettila di pensarci. Ormai è finita. Guarda, sono in forma!
Si atteggiò a culturista, ma la ferita lo fece piegare in due.
- Maledizione! – borbottò.
Lei si sforzò di sorridere.
- Senti Ryo… - disse subito dopo – Non pensi che Seiya tenterà di nuovo di uccidersi?
- È possibile – rispose, tornando serio – Ma non credo che lo farà. Adesso sa che c’è una speranza di trovare serenità.
- Eh? – fece lei, senza comprendere.
- Ha visto me! – spiegò lui, sorpreso della sua ottusità – Sa che non ho dimenticato la guerra e che nel contempo ho trovato una nuova vita. Se è stato possibile per me, può accadere lo stesso per lui.
Kaori sorrise.
- Hai ragione! Può fare anche lui come te! – poi d’improvviso si fece dubbiosa – Ma… Ryo! Tu non me lo hai mai detto come hai fatto a ritrovare la pace!!
Lui si accasciò incredulo sul letto.
- Sei proprio stupida, Kaori! – sospirò. Poi si risollevò, dandole un buffetto sulla guancia.
- Sei davvero senza speranze…
 
 
 
FINE
 

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