No Fortress so strong

di twobirdsonesong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** The Leave- Taking ***
Capitolo 3: *** To tell you everything ***
Capitolo 4: *** What is part of you ***
Capitolo 5: *** Worth it- After all ***
Capitolo 6: *** Only the Strenght we Have ***
Capitolo 7: *** Talking of Michelangelo ***
Capitolo 8: *** Almost, at Time, the Fool ***
Capitolo 9: *** A Wizard song for thee ***
Capitolo 10: *** The World for a Toy ***
Capitolo 11: *** A thousand incarnations ***
Capitolo 12: *** Carry it with you ***
Capitolo 13: *** Bends to what asks ***
Capitolo 14: *** Call thee mine ***
Capitolo 15: *** It'll Never Fold Back ***
Capitolo 16: *** A short-lived madness ***
Capitolo 17: *** A Necessary Farewell ***
Capitolo 18: *** Reaching for the shore ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Ovviamente io non sono twosongonebirds; lei mi ha gentilmente concesso di tradurre la sua storia, che potete trovare qui: http://www.scarvesandcoffee.net/viewstory.php?sid=2722&textsize=0&chapter=1
 
 
 Il mio account reale invece ( KikiSinger89) è questo qui, se qualcuno volesse farsi un giretto! :)  http:// http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=11367
 
 
 Buona lettura! :)
 

 
 
 
Cooper Anderson incontra Blaine Anderson.
  
 
 
 
 Non è facile essere un Anderson; ci sono doveri, obblighi, requisiti da soddisfare.
 
 Cooper Byron Anderson aveva convissuto a lungo con queste aspettative; era sempre stato un tipo da dieci e lode* sin dall'asilo e aveva fatto in modo di essere sempre perfetto, trascorrendo le sue ore prendendo lezioni di piano, di polo e di scherma. Aveva vinto premi e trofei e li aveva mantenuti sempre lucidi e splendenti, perfettamente in ordine sulla sua mensola.
 
 Tornava a casa un' ora prima del coprifuoco, ogni sera; sbrigava le sue faccende di casa, diceva "Sì signore" e " No signora", ed era un figlio diligente. Un perfetto, figlio diligente.
 
 E si prendeva cura del suo fratellino.
 
 Cooper aveva otto anni quando arrivò Blaine Miles Anderson - un bambino strillante, con la faccia rossa e i capelli scuri, i suoi polmoni già così poderosi sin dal primo momento. Si ricordava l'ospedale, ricordava sua madre perfettamente truccata e con una splendente collana di perle al collo, a mala pena in grado di emettere un suono mentre serrava con forza i denti a causa del dolore.
 
 Ricordava di aver pensato che fosse impossibile che un bambino potesse entrare nella pancia di qualcuno, specialmente in quella di sua madre, così piccola e delicata come un uccellino, eppure ecco Blaine - in lacrime e ricoperto di sangue - prova evidente che ciò era veramente possibile.
 
 Cooper strascicava i piedi in terra, al bordo di quel letto di ospedale, sbirciando attraverso la ringhiera il piccolo angioletto in fasce fra le braccia di sua madre; vi era un ciuffo di capelli neri che spuntava dalle lenzuola, e la cosa sorprese molto Cooper, il quale aveva sempre creduto che i neonati fossero tutti completamente calvi.
 
 << Cooper, questo è Blaine. >> la mano di suo padre era appoggiata sopra la sua spalla, stringendola saldamente << Ti comporterai da bravo fratello con lui? >>
 
 << Sì, signore. >> Cooper annuì con convinzione e si avvicinò ulteriormente al bordo del letto << Posso toccarlo? >>
 
 << Fai solamente attenzione. >> lo ammonì sua madre, lasciando scivolare il fagotto dalle sue mani a quelle del bambino.
 
 Blaine era così caldo, la sua pelle fine come carta crespa e leggermente appiccicosa sotto il tocco insicuro e spaventato delle dita di Cooper.
 
 Cooper trattenne il respiro quando Blaine voltò il suo visetto rosso ed infantile, in reazione a quel tocco; le sue dita sottili si aprirono e si richiusero per aria, fino a che Cooper non le raggiunse, facendo scorrere il suo dito indice contro il palmo della mano di Blaine, e quelle piccole dita gli si avvolsero attorno, con una forza sorprendente.
 
 Cooper rimase senza fiato quando gli occhi di Blaine si aprirono - già dello stesso colore del tè che sua nonna era solita prerarargli quando andava a trovarla - e il piccolo andò alla ricerca del suo volto. Amò suo fratello sin da quel momento; lo amò intensamente, profondamente, e sapeva che avrebbe fatto qualsiasi ed ogni cosa in suo potere per essere il miglior fratello maggiore del mondo.
 
 Sempre e per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


N.d.A: * " He made straight A" : non sono del tutto sicura che la mia scelta delle parole sia effettivamente azzeccata, ma in un certo senso questa frase vorrebbe dire che Cooper è sempre stato il primo della classe, un tipetto da "A" ( che è appunto il voto più alto nella scala di valutazione americana), per cui ho pensato che questa traduzione potesse essere azzeccata! :)
 
 
 
 E rieccomi qua, alle prese con una nuova traduzione! :)
 Per chi mi conosce già piuttosto bene - e per chi non lo fa, adesso avrà modo di scoprirlo - io sono una Blainer convinta, al mille per mille, e sono talmente innamorata di Blaine da avere la pessima abitudine di analizzarlo sotto ogni minimo aspetto, tanto che ho addirittura scritto due long fic tutte su di lui, in cui studio per filo e per segno ogni suo atteggiamento all'interno degli episodi della serie (maniacale, lo so! xD).
 
 Quando ho saputo che nell'episodio 3x15 avremmo conosciuto il fratello di Blaine e che sarebbe stata finalmente approfondita la sua storyline, non potete immaginare i miei salti di gioia; aspettavo con ansia questo momento e faccio da settimane il conto alla rovescia per l'episodio, in uno stato a dir poco febbricitante.
 
 Non so ancora che cosa aspettarmi da Cooper, non ho mai voluto sbilaciarmi per non rischiare di restarci male se le mie aspettative dovessero essere deluse, ma quando ho trovato questa fan fiction, il mio cuore si è letteralmente sciolto; non so che cosa aspettarmi dal Cooper della serie tv, ma QUESTO Cooper è decisamente meraviglioso e ho deciso di condividere con tutti voi - spero in maniera più o meno dignitosa - un po' del suo splendore. :)
 
 Conto di aggiornare questa fic una volta a settimana ( lo so, i capitoli sono corti...ma avendo avuto una pessima esperienza con una precedente traduzione, vorrei evitare di ritrovarmi a tradurre qualcosa che non viene aggiornato regolarmente...per cui preferisco aspettare, sperando che voi capiate le mie esigenze ), anche perchè tra traduzioni, storie mie da scrivere (e ne ho tipo 3 in cantiere xD ) , scuola di musica ed università, rischio veramente di impazzire! xD
 
 Beh, spero di aver suscitato un po' il vostro interesse...e alla settimana prossima! :)

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Capitolo 2
*** The Leave- Taking ***


Cooper deve salutare il suo fratellino.




Blaine aveva dieci anni quando vide Cooper impacchettare l'ultimo dei suoi maglioni dentro ad uno scatolone, troppo giovane per comprendere pienamente quello che sta accadendo.

Se ne stava seduto compostamente sul letto di suo fratello, con le gambe piegate e le braccia incrociate al petto, mentre Cooper si muoveva nervosamente per tutta la stanza, assicurandosi di non aver dimenticato niente.

E non lo aveva fatto, ovviamente; era un tipo troppo meticoloso ed organizzato per dimenticarsi qualcosa.

Eppure, la sua inquietudine era davvero profonda, molto più di quanto potesse esserlo per un banale spazzolino dimenticato.

Lasciare Blaine era la cosa più difficile che Cooper avesse mai fatto. Era stato ammesso in tutti i college per cui aveva fatto domanda - da Yale a Princeton - ma aveva deciso di concludere il suo percorso di studi ad Harvard - dove era stato anche suo padre - pur sapendo che gli sarebbe stato comunque permesso di andare fino in California, a Stanford, per laurearsi; almeno, non  se avesse deciso di laurearsi in legge.

Si trattava comunque della California, non dell' Ohio.

Ma Harvard significa Massachussets, ad una distanza dall' Ohio di almeno tredici ore di guida; per quanto benestanti fossero i suoi genitori, Cooper non avrebbe avuto la possibilità di chiedere loro di ritornare a casa ogni volta che il suo cuore lo desiderava, e questo significava non poter essere a casa per il week end.

Non ci sarebbe stato nessun risveglio il sabatto mattina, con Blaine nel proprio letto, naso contro naso, il suo lieve respiro contro il suo volto, in attesa che si svegliasse e che gli preparasse la cioccolata calda con i pancakes. Nessuna nottata seduti al tavolo della cucina a lavorare assieme sui compiti che gli erano stati assegnati a scuola: Blaine con il suo libro di matematica, la fronte adorabilmente corrugata in un'espressione di concentrazione, la penna che tamburellava a ritmo contro la carta e Cooper con gli appunti per la sua ultima relazione di storia.

Il tamburellare della penna di Blaine faceva infuriare loro padre - che si rifugiava prontamente nel suo studio quando i due incominciavano a fare i compiti, per sfuggire al rumore - ma Cooper lo trovava rilassante, suonava quasi come una specie di metronomo. Spesso si ritrovava a scrivere al computer a quello stesso ritmo che aveva Blaine in testa, con il piede che batteva a tempo, sotto al tavolo.

Il Massachussetts significava smetterla di esercitarsi con il pianoforte assieme a Blaine, di trattenere le risate le rare volte in cui il suo fratellino faceva un errore e sbatteva i suoi piccoli pugni contro la tastiera, creando una cacofonia di suoni discordanti, che attirava la loro madre nella stanza per vedere cosa stesse succedendo.

Harvard significava porre fine alle lezioni di scherma, quelle lunghe ore trascorse ad aiutare Blaine a regolare la sua posizione, i suoi muscoli che lavoravano duramente durante quei movimenti familiari, frutto della sua lunga esperienza di pratica.

Significava trascorrere mesi e mesi senza cantare assieme a Blaine, il suo fratellino con quella voce potente* e quel sorriso contagioso che si dipingeva sul suo volto ogni volta che riusciva ad intonare una nota difficoltosa o ad eseguire un fraseggio nel modo giusto.

Significava passare mesi senza poter ballare di fronte alla TV, con indosso i loro pigiami , le canzoni dei film Disney o di qualche vecchio musical in bianco e nero, prima che arrivasse per Blaine l'ora di andare a dormire.

Significava tutto questo.

<< Allora non tornerai? >> domandò Blaine, ancora accartocciato su sè stesso, sul bordo del letto di Cooper.

Cooper si inginocchiò di fronte a lui, protendendosi nella sua direzione e prendendo la sua vita fra le mani, dopo avergli scostato le braccia dal petto.

<< Certo che tornerò. Starò solamente via per un po', prima di poterci rivederci di nuovo. >>

Blaine tirò sul col naso, le lacrime che scendevano dai suoi occhi, scivolando lungo le sue ciglia scure: << Non voglio che tu vada da nessuna parte; voglio che tu stia qui. >>

<< Anche io vorrei poter restare qui Blainers, ma non posso. >> Cooper si tirò su e accolse Blaine fra le sue braccia, stringendolo forte.

Suo fratello era ancora così piccolo, i suoi capelli scuri e ricci ancora non raggiungevano neanche il suo petto; sperava che Blaine sarebbe cresciuto, prima o poi: il liceo era già abbastanza duro, anche senza essere il ragazzino più piccolo della classe.

<< Non chiamarmi così. >> la voce di Blaine suonava così spessa e ovattata, a contatto con il tessuro della sua camicia.

<< Bainers. >> sussurrò Cooper, perchè poteva, e scostò un ciuffò di capelli ricci dalla fronte di Blaine.

Cooper riusciva a sentire le sue lacrime calde e umide attraverso la sua camicia, e il suo cuore contrarsi dolorosamente.

Non poteva farlo; non poteva lasciare Blaine da solo con i loro genitori. Tutta la loro attenzione, il loro desiderio di perfezione, ordine ed obbedienza, sarebbero stati incentrati su Blaine - Blaine, che era tutto ciò che di brillante ed effervescente esistesse al mondo, che prendeva sempre a cuore ogni cosa-  e adesso Cooper non sarebbe più stato lì a proteggerlo.

Cooper si chinò e premette un pacio sulla fronte di Blaine, prima di ritornare su.

<< Hey. >> disse, carezzando il volto rigato dalle lacrime di Blaine, con il leggero tocco delle sue dita << Non ci stiamo dicendo addio per sempre, giusto?! >>

Blaine tirò sul naso, grattandoselo poi con la manica << No, non per sempre. >>

<< Ecco, voglio che tu abbia questo. >> Cooper condusse Blaine verso il suo armadio adesso vuoto, dal quale estrasse l'ultimo oggetto che vi era ancora rimasto dentro - l'orologio da taschino d'argento di suo nonno.

Gli occhi di Blaine si spalancarono e la sua bocca si aprì leggermente.

<< Ma è tuo. >>

Il colore dei suoi occhi sembrò scurirsi, in quell'espressione di meraviglia.

<< Lo so; e adesso, io lo sto dando a te. >> Cooper agganciò la catena al passante della cintura di Blaine e infilò l'orologio nella sua tasca.

<< Ogni volta che sentirai la mia mancanza, potrai tirarlo fuori dalla tasca e sarà come se io fossi qui con te. >>

<< Ma tu non ci sarai. >>

<< Ma ti sentirai come se io ci fossi. >>

Blaine sollevò le sue folte sopracciglia al tocco di quel gonfiore nella sua tasca, e all'improvviso il suo volto si illuminò con un pensiero, una realizzazione.

<< Allora tu dovresti portare qualcosa con te; aspettami qui. >> Blaine scivolò via dalla braccia di Cooper e si precipitò fuori dalla stanza.

Cooper udì il rumore dei piedi nudi sul pavimento e poi un sonoro tonfo, prima che Blaine ritornasse di corsa in camera sua, con un oggetto di colore brillante stretto nel suo pugno.

<< Ecco. >> Blaine aprì la sua mano, rivelando in quella stretta il suo cravattino preferito - vistoso, di colore rosa sgargiante, troppo largo per il suo collo. Aveva provato ad indossarlo per andare a scuola una volta, ma suo padre lo aveva fermato a metà strada, sulle scale lungo la via della colazione.

<< Blaine. >> sussurrò Cooper, con un leggero groppo in gola. Riusciva a sentire le lacrime calde formarsi dentro ai suoi occhi, ed inghiottì con decisione, cercando di trattenerle. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, per far sì che Blaine capisse.

<< Grazie. >> fu ciò che disse << Lo indosserò ogni volta che sentirò la tua mancanza. >>

<< Quindi lo indosserai spesso? >>

Cooper avvolse nuovamente il corpo di Blaine nelle sue braccia.

<< Lo indosserò sempre. >>






NOTE DELLA TRADUTTRICE:  Rieccomi qua! xD
Questo capitolo mi piace particolarmente, trovo la scena fra i due fratellini davvero adorabile...ogni volta che la leggo mi sciolgo in un mare di arcobaleni! *___*

Non ci sono note particolari, anche se devo dire che ero un po' incerta su come rendere alcune frasi perchè c'erano un sacco di ripetizioni; in ogni caso, spero di aver fatto un buon lavoro! :)

Alla prossima settimana. :) 

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Capitolo 3
*** To tell you everything ***


Blaine fa coming out con suo fratello.



 

 


Blaine aveva tredici anni quando lo disse a suo fratello.

Cooper era ritornato per le vacanze di primavera e la situazione in casa era piuttosto tesa, le conversazioni forzate, le interazioni fredde; fu la prima visita di Cooper, da dopo il suo grande atto di ribellione. Aveva appena compiuto ventun anni, si era guadagnato l' accesso al suo fondo fiduciario e grazie alla sua nuova libertà finaziaria si era ritirato da Harvard - dalla facoltà di legge, dalla vita che suo padre aveva programmato per lui sin dalla nascita -  e trasferito alla Columbia, per intraprendere gli studi in arti liberali. Ancora non sapeva che cosa ne avrebbe fatto, ma sapeva di non volere più seguire gli stessi passi di suo padre.

Non vi era stato alcun Natale in famiglia quell'anno, non per lui; i suoi genitori non lo avevano raggiunto, e lui non si era preoccupato di loro. Piuttosto, aveva trascorso il Natale da solo nell'appartamento che era solito condividere con un compagno di corso, ricevendo telefonate furtive da Blaine per tutto il giorno e sorseggiando un bicchiere di vino rosso a buon mercato. 

Aveva portato un piccolo albero di Natale di Charlie Brown e lo aveva piazzato sul davanzale della finestra, senza mai preoccuparsi di decorarlo.

Ma era a casa adesso.

Cooper sospettava che Blaine avesse qualcosa a che fare con questa faccenda; riusciva solo ad immaginare quanto spesso suo fratello avesse tormentato i loro genitori per farlo ritornare a casa, anche solo per poco tempo. Non aveva pianto, non  aveva implorato nè si era lamentato,  aveva solamente chiesto - più e più volte - quando avrebbe avuto la possibilità di vedere di nuovo Coop.

Cooper poteva solo immaginare il volto di suo fratello, così teneramente implorante, e i suoi occhi enormi ed innocenti nascondere tanto facilmente quelle macchinazioni nella sua testolina. 

Amava così tanto suo fratello, a volte.

Era tornato nella sua vecchia stanza e si stava preparando per andare a dormire, quando ad un tratto udì un leggero colpo di nocche contro la porta aperta; Blaine era in piedi sull' uscio, con indosso un pigiama di colore blu, che risultava un po' troppo lungo alle braccia e alle gambe.

Cooper sapeva che, nonostante fosse cresciuto un po', Blaine non sare mai stato alto quanto lui o come loro padre; aveva preso troppe cose da sua madre: i suoi occhi, e anche i suoi capelli.

Cooper gli sorrise: << Hey fratellino, che succede? >>

<< Posso.. ehm... parlarti di una cosa? >>  le guance di Blaine erano rosee, e si stava nervosamente grattando il retro del collo.

Il sorriso di Cooper si affievolì di fronte all'insolito tono esitante di Blaine; corrugò la fronte, intuendo che ci fosse qualcosa sotto.

<< Certamente; su, entra. >>

Cooper si sedette sul letto e diede un colpetto al materasso, di fianco a lui; guardò curiosamente Blaine, mentre si richiudeva la porta alle spalle prima di mettersi a sedere sul letto.

<< Mi sento come se non ti vedessi da sempre. >> disse, facendo scontrare le sue spalle contro quelle di Blaine << Mi sei mancato. >>

<< Mi sei mancato anche tu, Coop. >>

Il silenzio si protrasse a lungo e per Cooper fu come riuscire a sentire ogni singola rotella nella testa riccioluta di Blaine girare senza sosta. 

<< Gesù, sputa il rospo oppure sarò costretto ad utilizzare delle misure drastiche! Non sei troppo cresciuto da non permettermi di farti il solletico! >>

Ebbe l'effetto che si aspettava: Blaine si lasciò sfuggire una sonora risata e si lasciò scivolare di fianco a Cooper.

<< Tu puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai. Qualsiasi. >> disse Cooper, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di Blaine ed attorcigliandosi i capelli del fratello fra le dita.

<< Lo so.. lo so. >> Blaine lo ripetè con convinzione e Cooper trattenne il respiro, in attesa.

Ed era vero: Blaine gli aveva raccontato tutto della sua vita.

Gli aveva raccontato di quanto aveva perso i suoi spartiti musicali da qualche parte a scuola quando aveva sette anni, e Cooper lo aveva aiutato a rimpiazzarli prima che sua mamma lo scoprisse; aveva confessato a Cooper di aver rotto uno dei piatti del servizio da cena di sua madre cercando di farlo roteare sul suo dito; lui era stato il solo a cui Blaine aveva rivelato che la ragione per cui si era fatto un buco nei pantaloni era perchè aveva cercato di saltare giù da uno degli scivoli del parcogiochi e si era fatto male durante l'atterraggio, dicendo invece ai suoi genitori che era rimasto incastrato con i pantaloni in un oggetto appuntito. 

Blaine gli aveva sempre raccontato ogni cosa fino a quel momento, e gli avrebbe raccontato anche questo.

<< Coop, io... io penso di essere gay. >>

La voce di Blaine era così sottile, così nervosa che spezzò il cuore di Cooper; strinse il suo braccio attorno alle spalle di Blaine e lo tirò più vicino a sè, più che potè. Sentì la fronte di Blaine premuta contro le sue spalle e posò un bacio sopra la sua testa.

<< Ti voglio bene, Blainers. >> disse con fierezza, orgogliosamente.

<< Non chiamarmi così! >> rispose Blaine in tono flebile, e Coopers riuscì a percepire le lacrime nella sua voce. Si domandò per quanto a lungo Blaine avesse dovuto convivere con questa cosa, trattenere questa realizzazione riguardo a sè stesso - questa verità - nel profondo del suo cuore, senza nessun altro a cui parlarne.

<< Grazie per avermelo detto. >>

<< Grazie per aver ascoltato. >>

Cooper si chiese allora quante volte Blaine avesse cercato di dire ai suoi genitori qualcosa, qualsiasi cosa, con il solo risultato di venire ignorato da loro; si domandò quante volte Blaine avesse  cercato di introdurre una conversazione riguardo a quanto stessero diventando miserabili le sue giornate a scuola; quante lezioni di piano avesse rovinato, pur conoscendo il pezzo ormai alla perfezione; quante vole suo padre avesse semplicemente mugolato distrattamente, troppo impegnato a lavorare per prestare veramente ascolto, e sua madre avesse semplicemente annuito, rispondendo " Che cosa carina, tesoro".

In quel momento si odiò per essere stato tanto lontato per così a lungo.

Arretrando, Cooper si spostò fino a che non si ritrovò a sedere con in volto perfettamente di fronte a quello di Blaine; lo afferrò per le spalle e lo forzò a guardarlo dritto in faccia. Gli occhi di Blaine erano luminosi e splendenti, a causa delle lacrime non ancora versate.

In quel momento, Cooper si sorprese di quanto adulto stesse diventando l'aspetto di Blaine, di come stesse perdendo la sua rotondità infantile e il suo viso stesse acquisendo le stesse spigolosità di quello di sua madre.

Era cresciuto e Cooper se lo era perso.

<< Dico sul serio: io voglio che tu ti senta in grado di dirmi tutto. Voglio che tu mi chiami e che mi racconti del ragazzo della tua classe che trovi carino; voglio che tu mi dica quanto ti senti nervoso all'idea di invitare qualcuno ad uscire per la prima volta; voglio sapere del tuo primo bacio. Tutto, Blaine. Tu puoi fidarti di me, riguardo a qualsiasi cosa. >>

Qualche lacrima scivolò fra di loro, ma poi Blaine sorrise.

<< Sei davvero il miglior fratello del mondo, Coop. >>

<< Sì, beh.. ho un fratello piuttosto meraviglioso con cui far pratica. >>

Blaine ridacchiò e si asciugò il viso con il bordo della sua manica.

<< E' bello poterlo dire a voce alta. >> prese un lungo, lento respiro << Sono gay. >>

Cooper imprigionò suo fratello in un altro abbraccio; si domandò quando sarebbe mai arrivato il momento in cui Blaine sarebbe diventato troppo grande per voler essere abbracciato in quel modo.

<< Sì, lo sei. E io ti voglio bene. E adesso andiamo, ci prepariamo un po' di cioccolata calda e tu potrai incominciare a raccontarmi di tutti i ragazzi della tua classe. >>

Blaine avvampò fino alla punta della sue orecchie.

<< Dio, Coop..smettila! >>

Cooper rise e abbandonò il suo letto per dirigersi in cucina: cioccolata calda con mashmallows, un vecchio musical in bianco e nero e suo fratello.

Non aveva bisogno di nient'altro.









 

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Capitolo 4
*** What is part of you ***


Cooper viene a sapere del " Sadie Hawkins Dance."

AVVISO: Descrizione implicita di scene violente. Probabilmente uno dei capitoli più lunghi.

 





Cooper aveva ventudue anni quando ricevette una telefonata da sua madre che lo fece letteralmente cadere in ginocchio.

" Cooper, sono la mamma. E' Blaine. Ha avuto un incidente. Dovresti tornare a casa. "

Ficcò alla cieca alcune cose dentro ad una valigia e si scaraventò fuori dalla porta; era incredibilmente grato di non essere mai andato in California, di aver ottenuto l'accesso al suo fondo fiduciario
quando aveva compiuto ventun anni  e di essersi trasferito da Harvard alla Columbia per terminare degli studi che lui stesso aveva scelto per sè, perchè significava solamente tre ore di viaggio per poter raggiungere Blaine.

L'odore dell' ospedale fu come uno schiaffo in pieno viso; il detersivo per i pavimenti, la candeggina, la bianchieria, l'antisettico e il suo sapore nell'aria che si scontrava contro la sua lingua, gli rendevano difficile respirare.

Si era fatto tardi e non c' erano molte persone lungo la sua via, così potè dirigersi immediatamente verso il banco dell'accettazione, con un aspetto quasi selvaggio e fuori controllo. Era così che si sentiva.

Ansimò il nome di Blaine alle infermiere, disse loro che era uno di famiglia e queste lo condussero per un lungo corridoio, prima di ritornare ai loro lavori di routine e alle loro telefonate, senza neanche degnarlo di un secondo sguardo. Si fermò fuori dalla porta della stanza d' ospedale (ovviamente i suoi genitori avevano pagato per Blaine una camera privata ) e cercò di farsi forza; il suo cuore stava martellando e la sua bocca sapeva di bile.

" Puoi farcela. "

Dopo aver fatto un respiro profondo, aprì la porta ed entrò nella stanza; le sue gambe si paralizzarono quando vide Blaine e dovette appoggarsi al muro per impedirsi di cadere a terra.

Almeno, pensò, poteva toccare il muro; non riusciva neanche a sentire le sue dita.

Blaine era così piccolo dentro a quel letto, immobile e respirava affannosamente, il suo petto che a malapena spuntava da sotto le lenzuona; un sottile bendaggio avvolgeva la sua testa e i suoi capelli scuri spiccavano contro il colore bianco di quelle bende.

Cooper sperava che non ci fosse del sangue ad opacizzare quei riccioli spettinati.

Il viso di Blaine era gonfio e ricoperto di ferite, e vi erano macchie di sangue un po' troppo vicine alla superficie; il suo labbro inferiore era rotto. Entrambi i suoi occhi erano chiusi dal sonno, ma Cooper pensò che Blaine non sarebbe riuscito ad aprire quello destro neanche se fosse stato sveglio.

Il suo braccio era appeso al collo*, goffamente appoggiato contro la sua pancia, e Cooper riusciva a vedere quelle brutte ferite scure diffondersi per tutta la sua clavicola e sul petto, dove non era coperto dal suo camice da ospedale. Non riusciva a vedere il tutore applicato alla gamba Blaine, ma ne intravedeva la forma, ingombrante e solido, sotto le lenzuola.

Era tutto ciò che Cooper poteva fare per non vomitare sul pavimento.

Baine. Avrebbe voluto dirlo a voce alta, ma la sua gola era secca e le sue labbra sembravano non essere in grado di funzionare.

<< Cooper. >>

Il suono del suo stesso nome lo ridestò.

Guardò oltre, per vedere i suoi genitori rigidamente in piedi, da un lato; non gli aveva visti quando era entrato nella stanza. Suo padre indossava un completo elegante e teneva fra le braccia il suo cappotto lungo, come se fosse pronto per andarsene. Sua madre indossava un paio di scarpe col tacco e un'espressione severa.

<< Che diavolo è successo? >> domandò Cooper senza alcun preambolo, senza sottigliezze, senza un " Ciao, non ci vediamo da mesi, come vanno le cose?". Allungò una mano disperata in direzione di Blaine.

<< C'è stato un incidente. >> disse suo padre, come se niente fosse. Come se Blaine avesse rasciato con un coltello e si fosse tagliato il palmo della mano; come se si fosse trattato di una semplice ammaccatura e non di una devastante collisione.**

<< Lo hai già detto questo. Che cosa è successo?! >>

Gli scenari avevano già incominciato a scorrere a fuoco rapido nella sua mente: un incidente in macchina; qualcuno che lo aveva aggredito e poi era scappato via; una scivolata e una caduta dalle scale. Qualsiasi cosa.

<< Blaine era a quel ballo scolastico. >>

Cooper annuì.

<< Me ne aveva parlato l'altro giorno; mi aveva datto che ci sarebbe andato con quel suo amico, Josh. >>

Nel momento in cui disse il nome dell'altro ragazzo, il labbro di suo padre si incurvò in maniera quasi impercettibile, ma Cooper non potè non accorgersene; aveva visto quello sguardo già prima di allora e sapeva che cosa significasse.

<< Blaine e il suo amico sono stati...aggrediti dopo il ballo, mentre stavano aspettando che il padre del suo amico li andasse a prendere.

Cooper poteva sentire il sangue scorrere lungo il viso e si mise a dondolare sui suoi piedi; Blaine era stato assalito. Era stato colpito con violenza.

Ripensò ad una delle telefonate che aveva ricevuto da Blaine la settimana precedente: Suo fratello era così eccitato al riguardo, aveva parlato per minuti e minuti del fatto che sarebbe andato al ballo con Josh e che avrebbero indossato dei papillon cordinati; anche se sapeva che non avrebbero potuto ballare assieme e che in realtà vi stavano andando solamente come amici, almeno aveva qualcuno con cui andare.

Almeno avrebbe potuto ripensare a quella notte e dire di aver portato un ragazzo al ballo della scuola.

Cooper sapeva che non sarebbe stato così che Blaine avrebbe ripensato a quella notte, adesso.

Poi una realizzazione lo colpì e gli tolse il respiro.

<< Il ballo era ieri sera. >>

Suo padre non disse niente e sua madre si scostò, spostando la sua borsa da una spalla all'altra.

<< Perchè cazzo non mi avete chiamato nel momento in cui è successo?! >>

A quel punto, un bagliore apparve negli occhi grigi di suo padre: << Non rivolgerti a noi in quel modo. >>

<< Cooper. >> disse sua madre, posando una mano sul braccio del marito nel tentativo di contenere la sua reazione << Non volevamo turbarti; sappiamo che può sembrare una brutta situazione, ma Blaine è.. >>

<< E' il mio fratellino! >> la interruppe Cooper << Niente è più importante, niente! >>

Vide il cambiamento di espressione sul volto di suo padre - la sua mascella serrata, il modo in cui le sue narici si allargarono leggermente - e sapeva, sapeva che suo padre dava a Blaine la colpa di tutto questo; che non sarebbe mai successo se Blaine avesse portato una ragazza al ballo, se Blaine avesse indossato qualcosa di più discreto, se Blaine fosse stato qualsiasi altra persona, fuorchè sè stesso.

Sapeva che suo padre stava pensando che tutto sarebbe andato bene se solo Blaine non fosse stato diverso, se fosse stato più simile a Cooper.

Non aveva mai voluto ferire suo padre, prima.

Cooper si voltò verso Blaine, dando le spalle ai suoi genitori.

<< Non è necessario che voi stiate qui. Mi prendo io cura di lui. >>

Udì il fruscio dei cappotti e il ticchettio dei tacchi.

<< Andiamo a cena fuori. >> disse sua madre sottovoce << Saremo presto di ritorno. >>

<< Sì, fate pure. >>

La porta si chiuse con un leggero suono ovattato e Cooper sospirò profondandamente, mandando via tutta la tensione che non si era neanche accorto di aver trattenuto; era ormai una vecchia abitudine quella di girare le spalle e serrare la mascella, quando doveva affrontare suo padre.

Cooper trascinò una sedia fino al bordo del letto di Blaine, rimanendo a fissare il suo volto gonfio e ferito; così vicino a lui, Cooper poteva vedere un po' di sangue secco sotto alle narici di Blaine e fino al suo stomaco, realizzando così che il naso di suo fratello era stato parzialmente rotto, anche se dalle apparenze la situazione sembrava non essere poi così grave.

Avrebbe voluto ripulirlo, ma non voleva causargli ulteriore dolore.

Incapace di sopportare ancora a lungo, si avvicinò con fare incerto; vi era una flebo attaccata la mano che non era appesa al collo e così Cooper fece scivolare la proria al di sotto di essa, lasciando che il palmo di Blaine si appoggiasse morbidamente contro il suo. Il palmo della sua mano era freddo al tocco e Cooper fece scorrere con cautela il suo pollice lungo le sue nocche screpolate; le dita di Blaine erano diventate più lunghe, osservò, anche se tutto il resto di lui non si era cresciuto poi più di tanto.

L'ultima volta che era rimasto seduto vigile in un ospedale era stata un paio di anni prima, quando Blaine era stato colpito da una terribile influenza intestinale durante le vacanze invernali e aveva bisogno di essere tenuto sotto flebo; il cuore di Cooper si era fermato per un lungo, rivoltante momento quando aveva visto Blaine svenire, i suoi occhi roteare all'indietro e il suo corpo collassare sul pavimento.

Aveva un'aspetto così penoso: vomitava incontrollabilmente dentro alla padella che l'infermiera aveva lasciato lì per lui, poi svenne una seconda volta e finì con l'addormentarsi e dormire per ben tredici ore di fila. Cooper aveva trascorso la notte al suo fianco, stringendo la sua mano appiccicosa e asciugando il sudore dalla sua fronte con un panno umido.

La volta prima ancora era stato alla sua nascita, e lui era così nervoso, così spaventato all'idea di far male a quel piccolo neonato urlante e con la faccia rossa che si trovava fra le braccia di sua madre. Gli avevano lasciato tenere in braccio Blaine, dopo che era stato lavato e nutrito; Cooper si era messo a sedere su una delle seggiole e suo padre gli aveva messo quel fagottino scalciante fra le braccia.

" Sostieni la testa" fu ciò che pensò, perchè lo aveva letto in uno dei libri di sua madre.

Blaine lo aveva guardato di nuovo, i suoi occhi grandi e spalancati, intenti a fissare tutto e niente; Cooper aveva fatto scorrere un dito lungo la sua guancia paffuta, ridendo quando Blaine si era voltanto istintivamente verso il tocco, la sua bocca rossa e rotonda che succhiava senza emettere realmente alcun suono.

Adesso lo stava toccando con molta attenzione; gli sarebbero rimaste delle cicatrici, questo lo sapeva, visibili e nascoste, e Cooper avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato in suo potere per aiutarlo a guarire. E questo significava che sarebbe ritornato a casa, in Ohio. Sarebbe ritornato da suo fratello, che adesso aveva bisogno di lui più che mai. Avrebbe potuto trasferirsi dalla Columbia e andare alla Ohio State University: lì avevano un eccellente programma scolastico, era certo che sarebbe riuscito a trovarne uno adatto a lui. Ed era solamente ad un'ora e mezzo da Westerville; era abbastanza vicino.

Si chiese come stesse Josh, se anche lui era stato ferito così gravemente, se si trovava in ospedale anche lui; se i suoi genitori fossero riuniti attorno al suo letto, tremando per l'agitazione e pallidi per la preoccupazione. Avrebbe domandato all'infermiera se Josh si trovasse lì e quali fossero le sue condizioni, perchè sapeva che Blaine avrebbe domandato di lui quando si sarebbe svegliato.

Cooper rimase lì, goffamente ricurvo su quella sedia, entrando ed uscendo da un sonno inquieto, fino a che Blaine finalmente non arricciò le proprie dita attorno alle sue.








N.d. A:  * Il senso del braccio appeso al collo (spero si capisca) è che il braccio di Blaine dovrebbe essere ingessato e tenuto fermo da una specie di fascia. Lo so, è una precisazione ovvia e io sono cretina...quindi facciamo finta di niente! xD 
 

**  " As if it's a fender bender and not a train weck " è un termine che non avevo assolutamente idea di come tradurre, ma il cui senso vorrebbe essere all' incirca quello di considerare qualcosa con minore serietà ed importanza di quanta ne abbia effettivamente. So che quello che ho scritto non c'entra moltissimo...ma credo che almeno renda l'idea. 


Ok...questo capitolo è stato un colpo al cuore per voi, vero?!
Io credo di aver pianto in maniera a dir poco indecente, ma questo ovviamente non è una novità...non per i miei standard almeno! xD
Sono incredibilmente turbata per quello che ho letto su Cooper e sulla 3x15, perchè ho dovuto dire addio a tutti i miei sogni di vedere i due fratelli così felici ed uniti, proprio come in questa fan fiction! Ma vabbè, sono fiduciosa e sono certa che alla fine tutto si sistemerà! x3

Alla settimana prossima, un bacione. :)

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Capitolo 5
*** Worth it- After all ***


Blaine racconta a Cooper del suo primo bacio con Kurt
 
 
 

Cooper aveva ventitrè anni quando riecevette una telefonata che cambiò le cose nel migliore dei modi; almeno, per un po'.

Quando il telefono suonò - alle sette in punto del mattino- non fu una cosa inaspettata, anche se avvenne con un paio di ore di anticipo rispetto al solito; Blaine aveva l'abitudine di telefonargli ogni domenica mattina da quando Cooper se ne era andato di casa, a diciotto anni.

Il numero di cellulare non cambiava mai, anche se cambiava il luogo da cui proveniva la risposta.

Non doveva neanche controllare il display per sapere che si trattava di Blaine; lo riconosceva dalla suoneria. E dal fatto che nessun altro avrebbe mai osato chiamarlo a quell'ora, a meno che non vi fosse una qualche emergenza.

<< Cristo, Blainers! >>  bofonchiò nel ricevitore << Che succede? >>

<< Oh...hey, Coop! Sei sveglio! >>

Blaine suonava così disgustosamente sveglio e attivo per quell'orario e Cooper ebbe per un attimo la mezza idea di riattaccare il telefono e rigirarsi fra i suoi cuscini per un altro paio d' ore; lo avrebbe fatto, se si fosse trattato di qualcun altro e non di Blaine.

<< Certo che sono svegl... perchè ho quei fottuti Roxy Music nelle orecchie?! >>

<< Li adori e lo sai. >> 

<< Non è vero. >> 

Cooper si rigirò e si strofinò le mani contro gli occhi. Si sentiva stanco e rimpianse di aver trascorso la serata fuori con i suoi amici fino a tardi; si sarebbe sottratto a quell'ultimo giro se avesse saputo che suo fratello lo avrebbe svegliato ad un orario del genere la mattina successiva.

<< Che succede?! Non telefoni mai così presto. >>

<< E' presto? >> domandò Blaine, e Cooper riuscì a sentire dalla sua voce che sapeva esattamente che ora fosse << Io ero...uhm..sveglio.  Immagino di non aver...uh... realizzato che era fosse, sai! >>

<< Uh-huh. >>

<< E' stata una settimana piuttosto lunga, sai? Ho fatto un compito in classe di storia e credo di essere andato piuttosto bene. Ho avuto anche tanto lavoro con i Warblers...ci stiamo preparando per le Regionali. Noi..ehm... abbiamo intenzione di fare qualche piccolo cambiamento. Più o meno. Voglio dire... uhm... vogliamo provare qualcosa di diverso. >> 

Cooper si domandò se "qualcosa di diverso" significasse dividere l'armonia in sei parti invece che in otto.

<< Non siete un po' troppo vicini alle gare per mettervi a cambiare le cose proprio adesso?! >>

<< Tu dici? E' solo che...uh...Kurt ci ha informati del fatto che le Nuove Direzioni scriveranno delle canzoni originali e noi abbiamo semplicemente pensato che avevamo bisogno di qualcosa di speciale se volevamo vincere. Non possiamo non cambiare, capisci? I Warblers devono crescere, migliorare, adattarsi... e Kurt ha più o meno detto che io...uh...forse... attiro un po' troppo l'attenzione. Forse. >>

Cooper realizzò che questa faccenda avrebbe sicuramente allungato la loro conversazione e incominciò a pensare alla possibilità di uscire dal letto e prepararsi un caffè.

<< Che cosa ha detto? >> domandò.

<< Che..uh... i miei assoli sono numerosi. >> 

Persino attraverso il telefono Blaine sembrava essere un tantino vergognoso, imbarazzato. Cooper riuscì ad immaginarselo mentre abbassava lo sguardo in direzione dei suoi piedi, strusciando la punta delle scarpe contro il pavimento. Le sue orecchie erano probabilmente di un colore rosso brillante.

Cooper sorrise e soffocò la risata che stava per esplodere. Ovvio che si trattasse di Kurt, con quella sua arguzia pungente e la sua onestà senza scrupoli, lui che era stato il solo a dire a Blaine che sì, forse aveva preso un po' troppo il controllo sui Warblers. Cooper sapeva quanto fosse talentuoos Blaine, sapeva quanto amasse esibirsi, ma sapeva anche che i Warblers lavoravano meglio come gruppo, un insieme omogeneo di voci, e che un'unica stella troppo appariscente poteva avere un effetto negativo.

<< Così io... beh, ho convocato una riunione del Consiglio e ho suggerito...beh, ho detto...sì, insomma--ho proposto un duetto. Per le Regionali. Fra i numeri con cui ci presenteremo. >>

<< E come è andata? >>

<< Bene...bene. Io..uh... ho detto loro che volevo cantare il duetto con Kurt. >>

Cooper si morse un labbro, trattenendo tutte le cose che avrebbe voluto dire. Aveva anche una strana voglia di prendere Blaine a schiaffi; certe volte suo fratello era così fottutamente ottuso.

<< E' solo che...insomma, lui ha una voce così bella! E all'inizio di questa settimana Pavarotti è morto, e Kurt era davvero...uhm..sconvolto al riguardo! Era davvero affezionato a quell'uccellino, sai?! Ed è arrivato alle prove, ha cantato "Blackbird" ed è stato...Dio è stato...era così... insomma.. >>

Cooper avrebbe potuto scommettere - dal suo tono di voce distratto e privo di fiato, dal mondo in cui non faceva che ripetere " uhm" e " insomma"  come se fossero parole nuove per lui, da dover utilizzare il più spesso possibile - che ci fosse qualcosa dietro a tutta quella storia, qualcosa che Blaine voleva davvero confessare e che non riusciva a tirar fuori. 

<< Ok... Gesù, sputa il rospo, Warbler! >>

<< L'ho baciato. Ci siamo baciati. C'è stato un bacio. >>

Cooper non riuscì a fermare quel sorriso che esplose sul suo volto. Finalmente.

<< Blainers >> canticchiò, e riuscì a sentire il calore del rossore di Blaine attraverso il telefono.

<< Non chiamarmi così. >>

<< Adesso mi vesto, mi metto le scarpe e vengo a prenderti: andiamo a fare colazione assieme e tu mi racconterai ogni cosa. >>  

Buttò giù prima ancora che Blaine potesse protestare e rimase disteso sul letto per un lungo momento. Così Blainers aveva finalmente fatto chiarezza nella sua testa e aveva aperto gli occhi! Cooper rise di gusto e poi si alzò dal letto.

Quarantacinque minuti dopo, Blaine era seduto nella macchina di Cooper, sul sedile del passeggero; aveva un aspetto un tantino imbarazzato e il suo abbigliamento era molto più informale di quanto Cooper avesse mai visto negli ultimi tempi: indossava un paio di jeans,  una maglietta bianca e la felpa della squadra di scherma dell'Accademia Dalton.

Teneva il cappotto fra le mani e per una volta i suoi capelli erano liberi da tutta quella ridicola quantità di gel.

Quando si allacciò la cintura di sicurezza, Cooper udì il suono di un click metallico e vide un bagliore argenteo riflettersi in essa: l'orologio da taschino di suo nonno era ancora gelosamente custodito nella tasca di Blaine. La vista di quell'immagine portò inevitabilmente Cooper a sorridere.

C'era una piccola tavola calda non troppo lontana dalla Dalton, nella quale Cooper era solito trascorrere buona parte del suo tempo durante le sue giornate di scuola; sperava che il cibo fosse ancora buono come se lo ricordava.  Blaine restò in silenzio per tutta la durata del tragitto fino al ristorante, ma con una cerca inquietudine, continuava a torcersi le mani, tormendandosi i polsini delle maniche. Cooper avrebbe voluto allungare una mano verso di lui ed afferargliele, per stringerle forte.

La tavola calda era esattamente come se la ricordava, e Cooper fu abbastanza certo che la cameriera che li fece accomodare ad un tavolino vicino alla finestra fosse la stessa che gli servì quell' hamburger gratis il giorno in cui aveva vinto il suo torneo di scherma durante l'ultimo anno.

<< Che cosa posso portarvi, ragazzi? >>  domandò la cameriera, una certa Lauren -almeno, secondo il nome sulla sua targhetta.

<< Caffè; tanto caffè. >> disse Cooper, scorgendo un leggero sorriso che spiccava sulle labbra di Blaine.

<< Che c'è? >>

Blaine scosse la testa.

<< Lui sa come prendo il caffè. >> disse, con voce morbida e piena di meraviglia; il suo sorriso era colmo di adorazione.

Cooper poggiò un gomito sul tavolo e posò il mento contro la sua mano.

<< Oh mio Dio, sei davvero cotto!* >>

Blaine avvampò fin sopra i suoi capelli e si coprì il viso con le mani, mentre Cooper sorrise maggiormente; niente al mondo era così meravigliosamente adorabile quanto l'imbarazzo di un giovane adolescente. Specialmente se si trattava di suo fratello.

<< Cooper, stai zitto! >>

<< Quando vi sposerete? >>

<< Cooper! >>

<< Come chiamerete i vostri bambini?! >>

Cooper emise una specie di guaito quando il piede di Blaine si scontrò con forza contro il suo stinco; il volto di suo fratello era di un colore rosso brillante, ma stava ridendo.

<< Sei incorreggibile...incorreggibile! >>  disse Blaine, passandosi una mano fra i capelli. 

Erano dello stesso colore nero e folti come quelli di Cooper, ma più ricci; Cooper ricordava ancora l'epoca in cui Blaine non era solito impiastricciarseli con tutto quel gel, prima ancora di trasferirsi alla Dalton. Prima della Sadie Hawkins dance.

Si ridestò da quei ricordi; non era quello il momento migliore per pensarci, non quel giorno.

Cooper si sporse in avanti, poggiandosi su entrambi i gomiti, e  sorrise a Blaine, mostrando tutti i denti e socchiudendo gli occhi; il suo fratellino si era finalmente dichiarato al ragazzo al quale stava ronzando in torno da mesi e lui era intenzionato a farsi raccontare tutti i dettagli possibili. E' a questo che servono i fratelli maggiori.

<< Ok, raccontami tutto. Dimmi esattamente come è successo; che cosa gli hai detto?! >>

Blaine diede un ultimo sorso al suo caffè, prima di incominciare a parlare.











 



N.d.A:  * " You've got it so bad", letteralmente starebbe più per "Ti è presa davvero male", ma io ho preferito riarrangiare la traduzione in questo modo, mi sembrava che funzionasse meglio. :)  


Ok, parliamone... i fratelli Anderson sono sono così fottutamente adorabili in questo capitolo??? *__________*
Io ho awwato compulsivamente per tutto il tempo, l'idea di Cooper che prende affettuosamente in giro il suo fratellino è semplicemente meravigliosa!!!!  

Inoltre, vogliamo parlare del fatto che oggi è il 10 APRILE e che stanotte avremo finalmente la puntata??? Questo significa Fratelli Anderson... tre canzoni meravigliose...Blangst...TANTO BLANGST... DARREN CRISS E MATT BOMER... e io non credo che sopravviverò! xD

Immagino che ci sentiremo al prossimo aggiornamento (stavolta sempre di domenica ), sempre che saremo tutti sopravvissuti alla puntata! xD  


Un bacione a tutti. :)






 

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Capitolo 6
*** Only the Strenght we Have ***


Blaine dice ai suoi genitori che intende trasferirsi al McKinley. Loro non reagiscono bene, ma Cooper è lì per lui.
 
 ( Un capitolo un po' più lungo, spero che vada bene.  )
 
Blaine ha sedici anni quando i suoi genitori lo rinnegano.
 
 
 
 
 

Quell'estate fu particolarmente lunga.

Blaine trovò lavoro in quel parco di divertimenti, nonostante i suoi genitori fossero visibilmente delusi da quella sua scelta, tanto da non domandargli neanche come andassero le sue giornate e rifiutarsi di accompagnarlo da casa a lavoro, e viceversa.

Dovette chiedere in prestito a Cooper la sua vecchia macchina, la Station Wagon che aveva lasciato quando si era trasferito per la prima volta; suo padre di certo non gli avrebbe lasciato utilizzare la macchina che avevano rimesso apposto assieme. I suoi genitori avrebbero voluto che dedicasse le sue ore estive al suo lungo e trascurato Dressage* e agli allenamenti di polo, alle lezioni di francese che aveva sempre detestato, persino allo stage presso lo studio legale di suo padre; Blaine non riusciva a immaginare niente di peggio.

Quella era stata, forse, la prima volta in cui aveva realmente detto di no ai suoi genitori; l'espressione labiale contrita di sua madre e la mascella serrata di suo padre esprimevano molto chiaramente che cosa ne pensassero al riguardo, ma era bello per una volta poter dire di no, essere in grado di fare una scelta per sè stesso. Lo faceva sentire più in alto, lo aiutava a respirare più facilmente di quanto non avesse mai fatto in così tanto tempo.

Quando non lavorare nel parco divertimenti e Kurt non era impegnato ad aiutare Burt con il suo lavoro in officina, loro due trascorrevano delle lunghe, calde e oziose giornate assieme; alcune volte passavano assieme anche la notte, quando Burt si sentiva magnanimo e lasciava a Blaine il permesso di dormire sul divano del salotto. Blaine si sentiva a casa assieme agli Hummel-Hudson, si sentiva così a suo agio seduto al tavolo della loro cucina; gli ricordava il modo in cui si sentiva nell'appartamento di Cooper, quando vi erano solo loro due, impegnati a guardare vecchi film e a mangiare ogni genere di schifezze, piuttosto che cibo salutare. 

Un fine settimana andarono persino in campeggio con Burt, Carole e Finn, vicino a Grand Lake State Park; era abbastanza lontano da Lima per dar loro l'impressione di essere veramente andati da qualche parte, ma non così lontana da creare dei problemi quando Finn, a metà strada, si accorse di aver dimenticato di portare i costumi da bagno. Kurt e Blaine dovettero dividere una tenda con Finn, ma dopo che Burt e Carole si ritirarono nella propria tenda e Carole diede loro il bacio delle buonanotte, i due avvicinarono i loro sacchi a pelo il più possibile, respiro contro respiro; Finn si limitò semplicemente a brontolare e diede loro le spalle.

Blaine adorava quei pomeriggi trascorsi chiusi in casa durante il temporale, quando vi erano solamente loro due, da soli, a casa di Burt; ormai frequentava gli  Hummel da abbastanza tempo da far sì che Burt si fidasse di lui, che si fidasse di entrambi, tanto da essere certo che avrebbero rispettato tutto le regole della casa. E loro lo facevano, il più delle volte: qualche volta guardavano un film, a volte leggevano assieme sul divano, le teste poggiate sulle rispettive spalle e i piedi intrecciati nel mezzo.

Adesso era diverso, ora che erano quello che erano: Kurt era solito sollevare lo sguardo dal suo libro o dalla sua rivista e guardarlo con i suoi occhi brillanti, così pieni di meraviglia e di ammirazione, come se non riuscisse a credere che Blaine fosse lì, che fosse tutto reale, che questa volta non si fosse immaginato tutto.

Quando accadeva, quando Blaine riusciva a percepire il suo cuore battere,  semplicemente grazie al calore e dall'amore che riusciva a scorgere nei suoi occhi, questi si vedeva costretto a riporre il suo libro e a scivolare lungo il divano fino a raggiungere Kurt, per poi abbracciarlo. Ormai non lo facevano più tanto spesso,  non con tutti quei compiti, le lezioni e la continua presenza in casa di altre persone, ma quando accadeva, quando ne avevano il tempo, a Blaine mancava completamente il respiro. Aveva trascorso lunghi momenti con le proprie mani e le labbra sul corpo di Kurt, toccando con riverenza i tratti di pelle che questi li mostrava: la pelle delicata dell'interno dei suoi gomiti, la solida curva della sua clavicola, i suoi interno coscia leggermente riperti di peli - erano nel bel mezzo dell'estate e persino Kurt indossava pantaloncini corti.

Blaine vi aveva passato talmente tanto tempo da poter memorizzare la vista e il tocco di quella pelle, così deliziosamente liscia, così morbida sotto il tocco delle sue dita. Così calda. Ogni volta ne conservava il ricordo per dopo, quando era da solo e non riusciva più a sopportarlo; cercava di immaginare che la presa nella sua mano fosse quella di Kurt, ma le sue dita era più tozze e quando osava guardare in basso, la sua mano era più scura di quella del suo ragazzo.

In parte fu per quello che non riuscì a dire di no quando Kurt gli domandò di trasferirsi al McKinley; arrivati a quel punto, Blaine credeva di non essere in grado di rifiutare niente da parte sua. Blaine sapeva che avrebbe dovuto trasferirsi la prima volta che Kurt glielo aveva chiesto, seduti nella vecchia macchina di Cooper nel vialetto degli Anderson, dopo quell'appuntamento all' inizio dell'estate; gli occhi di Kurt erano così grandi e luminosi, sotto quella luce fioca.

" Vieni al McKinley " gli aveva detto, con un piccolo ghigno malizioso sulle labbra, che Blaine aveva poi scacciato con un bacio.

Non si era deciso a dar subito una risposa a Kurt a causa dei suoi genitori; ovviamente doveva pensare anche ai Warblers, che erano stati suoi amici e confidenti per tutto l'anno passato, e che erano stati i soli ad accoglierlo quando era completamente perso, a curare le sue cicatrici quando era stato ferito. Ma sarebbero stati suoi amici comunque, anche se non fossero più stati nella stessa scuola, anche se avessero dovuto competere contro di lui.

Gli restavano ancora i fine settimana e le vacanzne scolastiche, sarebbe andato tutto bene.

Ma i suoi genitori...Blaine sapeva quale sarebbe stata la loro risposta, e di certo non l' avrebbe mai accettata. Aspettò fino alla fine dell'estate per dirglielo; aveva già compilato tutti i moduli, aveva già spiegato a Dean che - per quanto la Dalton fosse una scuola meravigliosa e lui fosse veramente orgoglioso di esserne stato uno studente, dal momento che vi aveva trovato tutto ciò di cui aveva avuto bisogno, dopo ciò che era accaduto nella sua vecchia scuola -  era arrivato per lui il momento di seguire il suo cuore.

In fin dei conti, crescere non significa proprio questo?!

Blaine trovò i suoi genitori nella sala da pranzo di casa sua, suo padre intento a maneggiare alcuni documenti di lavoro e sua madre alle prese con una rivista di moda. Si domandò come mai si trovassero prorio in sala da pranzo, la quale era solitamente riservata alle cene importanti, e perchè fossero insieme; suo padre generalmente lavorava nel suo studio e sua madre passava la maggior parte del tempo che trascorreva in casa nel salotto. Sembrava quasi che lo stessero aspettando; questo lo fece sudare freddo, piccole gocce scivolarono lungo la sua schiena e lui si aggrappò immediatamente ai moduli di trasferimento che teneva fra le mani. Si schiarì la gola per annunciare la sua presenza nella stanza ed aspettò che i suoi genitori si accorgessero di lui; detestava il fatto che lo facessero sempre sentire come se fosse sotto giudizio.

<< Blaine. >> disse suo padre, degnandolo a malapena di uno sguardo.

<< Mi trasferisco. >>  annunciò Blaine,  grato del fatto che la sua voce non avesse ceduto, anche se risuonò così forte come avrebbe voluto. 

Poteva farcela. Doveva farcela. 

<< Lascio la Dalton. Andrò al McKinley. >>

Questo attirò l'attenzione dei suoi genitori. 

Gli occhi di suo padre erano scuri, grigi come una tempesta nel momento in cui si specchiarono nei suoi; la sua mandibola era così duramente serrata che fece battere i denti di Blaine. Sua madre lo guardò con delusione, gli angoli della sua bocca erano rivolti verso il basso e le sue dita premute tutte assieme contro il suo grembo.

<< Tu non lo farai, questo è certo! >> suo padre stava usando il suo tipico tono di voce da "la mia sarà l'ultima parola e tu non osare contraddirmi"; riordinò tutti i suoi documenti in una pila, prima di poggiare entrambe le sue mani sopra di essa.

La gola di Blaine era particolarmente secca e dovette deglutire un bel po' di volte, nel tentativo di riportare un po' di saliva nella sua bocca.

<< Lo farò. Ne ho già parlato con Dean e lui mi ha capito. >>

<< Sei minorenne, hai bisogno del nostro consenso. >>

<< Lo so. >>

E questo era il punto cruciale della questione.

Poteva anche desiderare di lasciare la Dalton, tanto intensamente da diventare persino di colore blu, ma non poteva semplicemente oltrepassare quei cancelli e andarsene, non adesso che aveva solamente sedici anni. Blaine appoggiò i moduli sul tavolo e li spinse in direzione dei suoi genitori; gli occhi di sua madre rotearono di fronte ad essi, ma non disse niente.
Un silenzio fitto e soffocato riempì la stanza; Blaine non aveva alcuna intenzione di mostrare debolezza, se poteva evitarlo. Si ritrovò a sperare disperatamente che Cooper fosse lì al suo fianco, per aiutarlo ad affrontare la situazione.

<< Per favore. >> disse finalmente Blaine << Lo voglio. Ho bisogno di farlo. >>

Suo padre si alzò in piedi lentamente.

Era molto più alto di quanto Blaine sarebbe mai diventato, ma in quel momento il ragazzo era lieto di aver presto sua madre; il suo sguardo non era mai tanto severo quanto quello di suo padre, anche se non era esattamente tutto ciò che Blaine avesse sempre desiderato in una madre.

<< Se lasci la scuola per quello... per quel ragazzo...noi abbiamo chiuso! Sei fuori da questa casa. >>

Blaine ondeggiò sui suoi piedi, mentre il resto del mondo sembrò letteralmente fermarsi attorno a lui e il sangue si mise a scorrere dentro alle sue orecchie. Sapeva che i suoi genitori non avrebbero approvato la sua decisione, che sarebbero stati arrabbiati e dispiaciuti; aveva immaginato che lo avrebbero messo in punizione per almeno tre mesi.

Non avrebbe mai creduto che sarebbero arrivati fino a questo punto.

<< Papà. >> Blaine si aggrappò allo schienale di una delle sedie; le suo nocche erano diventata di colore bianco, e lo stesso il suo volto << Ti prego. >>

<< Tu hai preso la tua decisione, noi abbiamo preso la nostra. >> Suo padre allungò una mano verso il tavolo e afferrò il modulo di trasferimento, tirandolo a sè; prese in mano una penna, argentata e piuttosto pesante, prima ancora che Blaine riuscisse a sbattere gli occhi.

<< Sei davvero convinto della tua decisione? >>

Blaine si aggrappò alla sedia con così tanta forza che glì provocò un intenso dolore lungo tutte le spalle.

<< Lo sono. >>  rispose suo padre in un sussurro.

I documenti vennero firmati in un istante. 

Suo padre spinse via la sua sedia e si alzò, toccando leggermente la spalla della moglie, che si alzò a sua volta.

<< Ti diamo due ore di tempo per recuperare tutte le tue cose. >>

Poi se ne andarono, lasciandosi alle spalle nient'altro che il rumore dei tacchi di sua madre contro il parquet e l'odore dell'acqua di colonia di suo padre nell'aria. Blaine rimase in piedi nella sala da pranzo, impotente, per un lungo minuto, fissando i moduli con la vista completamente offuscata, prima di fare ritorno in camera sua. Non ricordava come vi fosse arrivato, si ritrovò semplicemente seduto su di una valigia mezza piena, mentre le sue calde lacrime scivolavano lungo il suo viso. 

Non si ricordava neanche di aver telefonato a Cooper.

<< Hey, Blaine! Che succede? >>

Per un istante la gola di Blaine non riuscì a produrre e alcun suono, fin troppo bloccata dalle lacrime per riuscire ad emettere anche una sola parola.

<< Blaine? Stai bene? >> 

<< Coop.. >>  disse finalmente Blaine, piangendo << Puoi venirmi a prendere? Sono a.. Sono a ca..sono da mamma e papà. Puoi venire? >>

<< Dio, certo che sì! Blaine, che sta succedendo? >>

<< Ti prego, vieni e basta! >>

 Ci voleva circa mezz'ora per arrivare da Columbus a Westerville; Cooper fece l'intero tragitto in venti minuti. La macchina di suo padre non era parcheggiata nel vialetto, ma la porta di ingresso non era stata chiusa a chiave. Il cuore di Cooper gli balzò letteralmente in gola quando vide Blaine seduto sopra una valigia, ricurvo sopra le sue cosce, completamente distrutto.

<< Blaine! >>

Atterrò sulle sue ginocchia di fianco a Blaine e lo afferrò per una spalla; suo fratello si voltò immediatamente verso di lui, premendo il viso - caldo e bagnato - contro il suo collo.  Quei singhiozzi così aspri, dolorosi e tanto intensi da spezzargli il cuore lo tramortirono e Cooper avvolse le sue braccia attorno a Blaine, stringendolo forte, più forte che poteva.

Cooper non sapeva per quanto tempo sarebbero rimasti lì, ma ad un certo punto Blaine si zittì e liberò il suo corpo dalla presa del fratello; la sua maglietta era bagliata a causa delle lacrime e completamente raggrinzita, ma non gliene importava un accidente.**

<< Blaine, che cosa è successo? >>  passò una mano fra i capelli di Blaine, appiccicatissimi a causa di tutto quel sudore nervoso.

<< Mi hanno buttato fuori di casa! Ho detto loro che volevo trasferirmi al McKinley, per stare con Kurt, e loro mi hanno buttato vuori di casa. >> singhiozzò Blaine << Mi hanno cacciato di casa! >>

Il dolore, quella sensazione di tradimento e di delusione, colpirono Cooper nel profondo.

C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire a Blaine riguardo ai loro genitori, ma in quel momento nessuna di quelle sarebbe servita a farlo stare meglio. Piuttosto, si alzò ed aiutò Blaine a rimettersi a sua volta in piedi; suo fratello aveva un aspetto terribile, il viso completamente rosso, gli occhi che bruciavano e le labbra gonfie. Doveva aver sofferto molto.

<< Verrai a casa con me. >> disse Cooper. Era la sola cosa ad avere senso, in quel momento.

<< Cooper. >>

<< Non è una proposta. Finisci di preparare i bagagli, non abbiamo bisogno nè di mobili nè di altra roba. Ti serviranno solamente i tuoi vestiti, io andrò a prendere tutte le tue cose dal bagno. Ruberemo qualche paia di boxer dalla taverna o qualcosa del genere...andiamo! >>

<< Cooper, io.. >>

<< Blaine, sta zitto! Tu vieni a casa con me. >> afferrò nuovamente Blaine per le spalle e lo portò a guardarlo dritto negli occhi << Ok? Il tragitto in macchina per accompagnarti a scuola sarà un po' più lungo, durante le prime settimane, ma riusciremo a cavarcela almeno fino a quando non troveremo una casa nuova a Lima. >>

Blaine era talmente sovrastato dalle emozioni che non sapeva neanche che cosa fare. Si sfregò le mani contro il viso umido; si sentiva appiccicoso e disgustoso.

<<  Continui a trasferirti a causa mia. Non posso chiederti di fare una cosa simile. >>

<< Non me lo stai chiedento, lo sto facendo io! Per te, per me...per noi. Sei il mio fratellino, il mio dovere è quello di aiutarti e di proteggerti. E non l'ho ancora fatto, non come avrei dovuto. >>

Cooper tirò Blaine a sè e baciò la sua fronte.

Avrebbe risolto questa faccenda, per il bene di suo fratello.

<< Lo sto facendo adesso. Sei il mio unico fratello e ti voglio bene. >>

<< Ti voglio bene anche io. >>

Cooper sorrise lievemente: << Ok, adesso andiamocene via da qui e non guardiamoci mai più indietro. >>

Non ci misero molto a recuperare tutta la roba di Blaine e a trasportarla nella stanza degli ospiti dell'appartamento di Cooper; a dire il vero, non disfarono neanche le valige. Non vi era alcuna ragione di farlo, dal momento che - come prima cosa, il giorno seguente -  Cooper si sarebbe messo cercare una nuova casa vicino a Lima. 

Era incredibilmente grato di poter usufruire ancora del suo fondo fiduciario.

Blaine stava sistemato alcuni vestiti nell'armadio quando Cooper fece ritorno nella stanza; aveva qualcosa in mano ed un sorrisetto sibillino sul suo volto.

<< Credo che tu debba riavere questo. >> Cooper aprì la mano, mostrando il vecchio cravattino color rosa brillante di Blaine nel suo palmo; Blaine sussultò, restando del tutto senza parole.

<< Tieni. >> disse Cooper, ma Blaine scosse la testa e non lo prese.

<< No, io l'ho dato a te. >> sfiorò l'indumento con le dita. Non riusciva a credere che Cooper lo conservasse ancora, eppure ci credeva; Blaine, dal canto suo, indossava il suo orologio da taschino ogni giorno << Doveva essere qualcosa che ti aiutasse a ricordarti di me. >>

Cooper sorrise, per poi annodare accuratamente il cravattino attorno al collo di Blaine.

<< Non ho bisogno di niente per ricordarmi di te. Ti ho qui, adesso...proprio qui, dove è il tuo posto. >>

C' erano nuovamente lacrime negli occhi di Blaine, ma finalmente stava sorridendo.

<< Andiamo. >> Cooper prese Blaine per mano e lo portò in salotto.

Lo spinse sul divano e si mise a sedere di fianco a lui, così vicino che le loro spalle erano saldamente premute l'una contro l'altra. Cooper coprì entrambi con una copertina, anche se faceva già abbastanza caldo nel suo appartamento.

Guardarono " Un amore splendido " perchè Blaine amava Cary Grant, anche se Cooper nutriva una specie di odio nei suoi confronti. Lasciò persino che il film continuasse ad andare avanti anche quando Blaine si addormentò, circa quindici minuti dopo l'inizio, la sua testa appoggiata sulla spalla di Cooper, a mò di cuscino.






N.d.A: * Il dressage, del quale non avevo mai sentito parlare prima di trasurre questo capitolo, è un tipo di gara equestre di origine francese, detta generalmente "Gara di addestramento"; per qualsiasi dubbio o curiosità, ecco qui la voce su Wikipedia :http://it.wikipedia.org/wiki/Dressage

** " He didn't give a fuck"  sarebbe ovviamente un tantino più volgare di come l'ho tradotto io, ma scrivere in una fan fiction una frase così dura come "non gliene importava un cazzo" non mi sembrava carino, per cui ho optato per una soluzione più "gentile". 



Sì, lo so che dopo aver visto la 3x15 questa fanfiction diventa una specie di utopia, ma alla fine non li amate comunque???

Non so voi, ma l'episodio mi è piaciuto da morire ed oltre ad aver amato Blaine più che mai ed essermi presa una cotta assurda per Cooper ( è un pazzo idiota e lo si ama! xD ), non posso che essere ancora più affascinata dagli Anderbros... insomma, gli amo tantissimo!!! *___________*

Adesso passerò il resto delle mie giornate a rivedere tutte le scene, oltre al bellissimo video dell'audizione di Cooper, che spero abbiate tutti visto (casomai non l'abbiate fatto, lo allego qui: http://www.youtube.com/watch?v=gfQ3Icp83J4&feature=g-all-u&context=G2668ba8FAAAAAAAAAAA ).
 
Beh, che dire...alla prossima settimana. :)

 

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Capitolo 7
*** Talking of Michelangelo ***


Dove Kurt incontra Cooper e Blaine ne è tremendamente imbarazzato.
Un capitolo un po' più allegro, che ha luogo nella seconda stagione, prima del capitolo 6.
 
 



Blaine aveva quasi sedici anni, ed era nervoso.

Non era la sua prima gara, no di certo! Aveva partecipato a gare di polo e di dressage per anni,  in fin dei conti quella competizione era solamente un'esibizione, e se c'era una cosa che non si poteva certo negare era che lui fosse un eccellente interprete.

Ma quelle erano le sue prime Regionali con i Warblers, era una cosa importante. E lui era nervoso.

Non aiutava il fatto che il consiglio avesse votato di assegnare a lui entrambi gli assoli; sapeva di essere bravo, non era poi così modesto da negarlo, ma lo erano anche Nick e Jeff.

E lo era anche Kurt. 

Sarebbe stato felice di poter cantare anche solo uno di quelli assoli, ed era assolutamente elettrizzato all'idea di poterli eseguire entrambi.

Ma era anche tremendamente spaventato.

Un conto era fare un errore durante una gara individuale di scherma, che gli avrebbe costato qualche punto o la vittoria, un altro era steccare una nota, sbagliare un passo e privare del tutto i Warblers della possibilità di partecipare alle Regionali. In quel caso, sarebbe stato solamente a causa sua se i suoi compagni di squadra, i suoi amici, avessero perso.

Blaine doveva farcela, soprattutto per loro.

Aveva dato tutto sè stesso quella sera, come faceva per qualsiasi cosa; non gli piaceva fare le cose in maniera troppo superficiale.  Amava moltissimo tutto questo - le luci, quell'insieme di voci e i sorrisi contagiosi dei Warblers -  e quel giorno non potè che provare un nuovo, inaspettato brivido,  nel vedere anche Kurt in quell'insieme, saltellando a passo di musica proprio alla sua sinistra. Sapeva quanto Kurt si fosse dispiaciuto quando Blaine gli aveva detto che non sarebbe stato lui ad ottenere l'assolo; in quel momento, quella luce piena di speranza dentro ai suoi occhi, si era immediatamente spenta in uno sguardo di rassegnazione.

Doveva averlo colpito molto profondamente nell' orgoglio, per aver generato quello sguardo sul suo volto. Blaine credeva - sperava - di riuscire a trovare un qualche modo per tirarlo su, per riportare la felicità dentro a quegli occhi.

Ma Kurt era vicino a lui, adesso; sembrava essere ancora più nervoso di Blaine, ma riusciva a controllarsi, stava persino incominciando a divertirsi e Blaine non riuscì a trattenere le risate, quando vide un leggero sorriso spuntare sul volto del ragazzo.

Non era in grado di vedere oltre il palco, a causa delle luci, ma sapeva che Cooper era lì da qualche parte, in mezzo al pubblico;  e sapeva anche che stava sorridendo.

Quando fu tutto finito, Blaine non potè fare a meno di sentirsi un tantito seccato del fatto di dover dividere la vittoria con le Nuove Direzioni; onestamente, quando mai era successa una cosa del genere?! In ogni caso, lo aveva accettato. Significava comunque poter andare avanti.
Nella confusione del backstage perse di vista Kurt, ma lo ritrovò nuovamente nell'atrio, intento ad osservare le Nuove Direzioni mentre salivano a bordo del loro autobus, per fare ritorno a Lima. I suoi amici erano davvero entusiasti della loro meritatissima vittoria. Kurt era voltato di spalle, ma Blaine aveva riconosciuto l' ombra delle sue spalle larghe al di sotto del blazer,  i suoi capelli castani spettinati e il modo in cui stava sostenendo il suo gomito per trattenersi dal correre verso i suoi amici.

<< Kurt >> disse, mettendogli una mano sulla spalla; riusciva a sentire la tensione, al di sotto del  suo palmo.

Kurt si voltò verso di lui e lo guardò; non stava  piangendo, ma i suoi occhi erano visibilmente annebbiati.

<< Vieni. >> disse Blaine << Voglio presentarti mio fratello. >>

Kurt lasciò che Blaine lo conducesse attraverso il corridoio affollato, fino ad un uomo alto che se ne stava in piedi, da un lato; indossava un cardigan grigio con una maglietta scura sotto, e i suoi jeans aderivano così perfettamente al suo corpo che Kurt credette che gli fossero stati cuciti addosso.

Il controtenore arrossì, nel momento in cui pensò che il sedere degli Anderson doveva essere una cosa genetica.

L'uomo si mise ad agitare le mani nella loro direzione non appena li vide, un enorme sorriso che irruppe sul suo volto; i suoi denti erano bianchissimi persino da quella distanza. Kurt rimase colpito da quanto attraente fosse il fratello di Blaine - non che Blaine non fosse attraente, ma non lo era certo quanto suo fratello.

Assomigliava a Blaine, ma in realtà non gli somigliava davvero.

Il suo viso era più spigoloso di quello di Blaine e la sua mascella molto più squadrata, anche se i loro menti avevano una forma piuttosto simile; anche i loro nasi avevano la stessa forma, ma quello di Blaine finiva in maniera più arrotondata, mentre quello dell' altro uomo era appuntito.
I suoi capelli erano scuri come quelli del fratello, ma non altrettanto riccioluti - un sottile ciuffo ribelle faceva appena appena capolino da dietro la sua fronte. Le sue orecchie erano più grandi di quelle di Blaine, anche se Kurt non avrebbe mai detto al suo amico che le sue orecchie fossero piccole, persino se lo fossero state. Le loro bocche erano le stesse, si incurvavano agli angoli in un sorriso quasi perpetuo.

Ma i suoi occhi erano blu, e Kurt si domandò da quale parte della famiglia essi provenissero, e chi dei due assogliava di più alla loro madre e chi al loro padre.
Kurt trattene una risata quando scoprì che persino le sopracciglia dovevano essere un segno distintivo della famiglia Anderson.

Venne preso alla sprovvista quando Blaine praticamente si gettò fra le braccia dell'uomo più alto; era generalmente così riservato, così tremendamente pacato che quell'improvvisa manifestazione di affetto fisico provocò in Kurt un notevole scompenso. Rimase indietro per qualche istante, guardando l'altro ragazzo abbracciare Blaine con forza, tanto da sollevarlo persino sopra i suoi alluci.

<< E' stato grandioso, Blaine! Sono così orgoglioso di te! >> disse, lasciandolo filamente andare << Te l' avevo detto che i Train sarebbero stati la scelta giusta da fare, e tu che neanche volevi darmi retta! >>

Blaine roteò gli occhi all'indietro.

<< Sì, sì...beh, non succederà un altra volta, fratellone "So tutto io". >>

L'uomo scosse la testa con rassegnazione e tentò di arruffare i capelli di Blaine, così accuratamente impomatati; Blaine arretrò, fuggendo dal tocco delle sue mani.
Vi era felicità nei suoi occhi, una gioia che Kurt non aveva mai visto prima di allora.  
Gli provocò un certo senso di calore, e allo stesso tempo il dolore per qualcosa che non conosceva e che, di conseguenza, non era in grado di comprendere.

<< Smettila! >> piagnucolò Blaine, storcendo il naso con fare sprezzante. Si riaggiustò il blazer e la cravatta, con esagerata attenzione << Razza di essere fastidioso, non posso portarti da nessuna parte! Comunque Cooper, adesso che ci hai messo entrambi sufficientemente in imbarazzo, vorrei presentarvi un mio carissimo amico. >>

Kurt fece un sorriso mentre il fratello di Blaine, Cooper, si voltò verso di lui; i suoi occhi erano di un color azzurro penetrante, quando si posarono sul suo viso.  Kurt sapeva che Cooper lo stava esaminando con il suo sguardo e trattenne il respiro, sperando che il suo giudizio finale non lo lasciasse insoddisfatto.

<< Tu devi essere Kurt. >> disse infine Cooper, allungando la mano verso di lui, un sorriso smagliante che Kurt aveva visto solamente poche volte sul volto di Blaine; ogni volta che ciò accadeva, Kurt avvertiva come una specie di magone allo stomaco e sentiva il suo cuore battere all' impazzata.

Vederlo sul volto di Cooper aveva un effetto simile, ma per delle ragioni completamente diverse.

 << Vedo che la mia fama mi precede. >> disse Kurt, stringendo la mano di Blaine e sospirando dentro di sè, in segno di sollievo.

<< Beh, Blaine mi parla di te continuamente! Non riesce mai a stare zitto, quando si tratta di te! >> 

Cooper fece un rapido occhiolino a Blaine; Kurt era affascinato e compiaciuto, mentre le guance di Blaine incominciarono a farsi rosse, tingendo di rosa persino le sue orecchie.

<< Vorrei che tu riuscissi a stare zitto! >> borbottò Blaine a mezza voce, e Cooper si limitò a sorridergli. 

Ecco che cosa significava avere un fratello minore, pensò Kurt; lui e Finn potevano solamente sperare di riuscire a sviluppare un legame simile a quello che Blaine e Cooper avevano chiaramente stretto l'uno con l'altro. Cooper notò il modo in cui Kurt stava fissando Blaine, i suoi occhi si posarono sul viso del ragazzo e poi di nuovo si allontanarono, quando suo fratello non stava guardando. 

Sapeva come si sentiva suo fratello, e sapeva anche che Kurt ancora non se ne rendeva conto, che non capiva che cosa significasse essere un Anderson. Probabilmente in quel momento era necessario l'aiuto di Cooper, e quella era una sfida che l'uomo aveva deciso di dover accettare.

<< E' un piacere conoscerla, signor.. >>

Cooper scosse la testa: << Oh Dio, ti prego di non chiamarmi Signor Anderson! >>

<< Allora immagino che non vada bene neanche "Neo"*, giusto? >>

Cooper rise, rivolgendo un'occhiata furtiva in direzione di Blaine; quasi non alzò gli occhi al cielo quando si accorse del modo adorante con cui il ragazzo guardava Kurt. Certe volte suo fratello riusciva ad essere davvero ottuso.

<< Immagino che andremo d'accordo, dico bene? >> disse Cooper, ben sapendo che quella fosse la verità. Sapeva che lui e Kurt sarebbero diventati buoni amici.

Adesso era arrivato anche per Kurt il turno di arrossire; non era abituato ad una cosa del genere, che le persone lo accogliessero così calorosamente e lo accettassero sin dal primo sguardo.  Non era abituato ad avere di fronte a sè qualcuno che lo guardasse dritto negli occhi e che apprezzasse ciò che vi aveva trovato.

Era successo con Blaine, in effetti, e Kurt aveva scoperto che lo faceva stare bene. Lo faceva sentire ancora pieno di speranza.

<< Bene, per celebrare la vostra vittoria, Blainers e io andremo fuori a cena. >>

<< Non chiamarmi così! >> lo interruppe Blaine << Dio! >>

Laciò a Cooper uno sguardo implorante - ovviamente non di fronte a Kurt -  che fece solamente ridere suo fratello una seconda volta; certe volte valeva davvero la pena di essere il fratello più grande!

<< Blainers? >>  domandò Kurt a Blaine, sollevando un sopracciglio e sorridento, mentre Blaine arrossì talmente tanto da raggiungere un insolito colorito violetto.

" Sono fregato. "  pensò Blaine.

<< Come stavo dicendo prima di essere così brutalmente interrotto. >>  Cooper diede un leggero colpetto alle spalle di Blaine << Abbiamo intenzione di andare fuori a cena per festeggiare; dovresti venire con noi. >>

La bocca di Kurt si spalancò leggermente.

<< Oh, non voglio intromettermi in una riunione di famig.. >>

Cooper lo interruppe con un gemito di protesta.

<< Non dire sciocchezze! Qualsiasi amico di Blaine è anche amico mio! Beh, ad eccezione di quel tizio, Wes: la sua eccessiva dipendenza dalle regole mi preoccupa. In ogni caso, non accetto un "no" come risposta, quindi non disturbarti. >>

Kurt si sorprese parecchio quando Cooper lo prese a braccetto, facendo scontrare i loro gomiti; le persone - i ragazzi, gli uomini - tendevano a non toccarlo, non di proposito, e lui passava molto tempo ad assicurarsi di non toccarli mai accidentalmente.

<< Possiamo passare il tempo a raccontarci storie imbarazzanti sul mio fratellino; ne ho moltissime! >>  Cooper rivolse un ennesino occhiolino in direzione di Blaine, al quale per un pelo non venne un colpo, prima di trascinare Kurt via con sè.

Blaine osservò Cooper e Kurt allontanarsi, ormai del tutto rassegnato, le loro teste premute l'una contro l'altra, mentre i due bisbigliavano con fare cospiratorio. Sapeva che ben presto si sarebbero schierati contro di lui, e questo fece aumentare ulteriormente il suo battito cardiaco.

" Oh, Dio...che cosa ho fatto?! " 














N.d.A: *Per chi non avesse colto il riferimento (io ad esempio son dovuta andare su Wikipedia, lol ), Neo sarebbe il nome del protagonista del film "Matrix", che casualmente di cognome fa proprio Anderson. 


Allora...buonasera! :)

Dunque, che ne pensate di Blainuccio versione stra imbarazzata e il fratellone che si diverte a peggiorare ulteriormente la situazione? Io li adoro e da una parte mi dispiace che le cose in questa fan fiction siano tanto diverse dal telefilm, perchè amo immaginarmi un simile rapporto fra Blaine e Cooper. Beh, proprio per questo, esistono le fan fiction, giusto? :)


Spero che Cooper prima o poi torni, perchè mi sono innamorata di lui e dei due fratelli Anderson! Per altro, mi sto dilettando anche io a scrivere su di loro, ed ho incominciato con questa piccola shot: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1034722. Se volete leggerla, ne sarò molto contenta. :)

Un bacione, alla prossima.  ;)

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Capitolo 8
*** Almost, at Time, the Fool ***


Blaine torna a casa dopo l'incidente allo Scandals

 

 

 

 

 

 


Cooper aveva ventidueanni ed abitava con un adolescente. E non con un adolescente qualunque, ma un adolescente profondamente innamorato, senza speranza.


Vi era una linea di confine molto sottile fra lui, Kurt e Blaine, per quanto riguardava il suo coinvolgimento nella loro relazione. Cooper si era ritrovato a dover ricoprire il ruolo di tutore di Blaine, anche se non legalmente, e questo significava esserne responsabile; era suo dovere, adesso più che mai, fare da guida a Blaine, aiutarlo quando ne aveva bisogno e proteggerlo quando non sapeva di averne bisogno. 


In effetti, era sempre stato quello il suo lavoro da fratello maggiore ed era un compito che aveva sempre eseguito volentieri e con immensa gioia.


Ma persino adesso che era lui l'adulto responsabile in casa, non si sarebbe mai sognato di comportarsi da guastafeste, dicendo a Blaine che lui e Kurt non potevano godersi il loro limitato tempo assieme; erano giovani, erano innamorati, ed erano sempre stati due ragazzi bravi, rispettosi e responsabili. Forse persino troppo responsabili, se Cooper avesse voluto essere del tutto onesto.


Stavano facendo le cose con troppa calma, per come la vedeva lui; si ricordava che cosa significasse essere così innamorato, così infatuato di qualcuno da non riuscire a toglierli gli occhi, le mani e le labbra di dosso. Non si sarebbe mai sognato di negare una cosa simile a Blaine, non se si trattava di qualcosa che riusciva a renderlo più felice di quanto Cooper lo avesse mai visto nell'arco degli ultimi anni, persino prima di arrivare alla Dalton.


E gli si scaldò profondamente il cuore quando Blaine ritornò a casa dopo un appuntamento con Kurt, il volto completamente arrossato, i vestiti leggermente sgualciti e un' enorme sorriso sul volto; conosceva quello sguardo ed era lieto di riuscire a vederlo nuovamente sul viso del suo fratellino, soprattutto dopo tutto quello che gli era successo.


Cooper non gli aveva mai dato un coprifuoco ufficiale, ma Blaine ritornava sempre a casa abbastanza presto. Era un giovane uomo responsabile: arrivava a scuola ogni mattina con dieci minuti di anticipo, faceva i suoi compiti senza che gli venisse richiesto, manteneva un'ottima media scolastica; quando Cooper doveva lavorare fino a tardi, Blaine gli lasciava la cena in caldo - le pentole e le padelle già lavate e il bancone perfettamente pulito.


Era un Anderson, anche se non abitava più con i suoi genitori: puntualità, rispetto, obbedienza. Erano queste le cose che gli erano state inculcate in testa, nella testa di entrambi, sin dal primo giorno. Non erano lezioni che potevano essere dimenticate facilmente.


Forse Cooper dava a Kurt e Blaine molta più libertà di quanto chiunque altro avrebbe fatto, ma in fin dei conti se l' erano meritata.


Quella sera, Cooper aveva salutato Blaine affettuosamente e con uno sfacciato "divertiti con il tuo ragazzo!"; era un fine settimana e non si aspettava che Blaine sarebbe ritornato a casa - con o senza Kurt - fino a tardi. Certamente non lo avrebbe aspettato in piedi.


Erano quasi le due del mattino, quando un frastuono proveniente dalla porta principale ridestò Cooper dal suo sogno; non poteva essere Blaine, perchè lui aveva il suo personale mazzo di chiavi,  era molto bravo a sgattaiolare furtivamente dentro casa senza svegliarlo e, in ogni caso, capitava raramente che rincasasse tanto tardi. Probabilmente si trovava già nel suo letto, in fondo al corridoio.


Cooper aprì la porta, pronto ad aggredire verbalmente chiunque si trovasse dall'altra parte.

 


Era Blaine.


E Cooper riusciva a sentire l'odore dell'alcool addosso a lui sin dall'ingresso; se c'era qualcosa che non voleva che Blaine facesse, era qualche stupidaggine con l'alcool.


 << Gesù, Blaine... hai bevuto?! Hai almeno idea di che ore sono? Che cosa.. >>  le sue ammonizioni vennero interrotte bruscamente, nel momento in cui guardò realmente Blaine.


I suoi vestiti erano tutti sgualciti, il suo cravattino pendeva da una della sue mani e lui stava ondeggiando in maniera piuttosto instabile sui suoi piedi; vi era rimasta una traccia di lacrime secche lungo le sue guance e delle lacrime ancora fresce che cadevano dalle sue ciglia. Aveva un' aria miserabile, così inspiegabilmente distrutta.  


Di fronte a quell'immagine, a Cooper si fermò il cuore.


<< Blaine. Che cosa è successo? Stai bene? >>


Blaine prese un respiro profondo. I suoi occhi sembravano non riuscire a focalizzarsi su niente, stringeva con forza il cravattino come se fosse l'unica cosa in grado di mantenerlo ancora tutto intero.


<< Coop, credo di aver fatto una cazzata. >> disse, con una voce talmente lieve da lasciare a malapena percepire qualsiasi emozione << Credo di avere rovinato tutto. >>


Cooper si avvicinò per afferrare Blaine per le spalle, e quel toccò spezzò qualcosa dentro Blaine; crollò letteralmente, proprio lì sulla veranda anteriore di casa di Cooper, della loro casa.


<< Blaine! >> strillò  Cooper in stato di shock, afferrando Blaine appena un attimo prima che cadesse a terra, avvolgendo con decisione le sue braccia attorno al corpo tremolante di suo fratello.  


Portò Blaine dentro casa, lottando per un po' contro quel peso morso, e insieme scivolarono sul pavimento. Il legno della veranda era duro e freddo, a contatto con le loro schiene.


Lasciò che Blaine posasse la testa sul suo petto e lo cullò, mentre questi singhiozzava, il suo corpo che tremava a contatto con quello del fratello. Odorava di birra e di sudore, di fumo stantio e dell'aria frizzante della notte.


Cooper rimase in attesa, passando una mano su e giù lungo la schiena ancora tremolante di Blaine, mentre con l'altra ne sosteneva la nuca con fermezza; ripensò all'ultima volta in cui aveva tenuto suo fratello in quel modo, quando i loro genitori lo avevano sbattuto fuori di casa per aver desiderato di fare della sua vita qualcosa di diverso.  


Quando i suoi genitori lo avevo disconosciuto perchè desiderava semplicemente essere sè stesso.


Sperava che le cose non sarebbero più state così difficili per Blaine, ma sapeva di non poterlo promettere.


Non era certo di quanto tempo avessero passato seduti lì: abbastanza a lungo che il suo piede sinistro finì per intorpidirsi, a causa del modo in qui Blaine si era aggrappato a lui; abbastanza a lungo che il suo sedere incominciò  a dolergli, per via del pavimento di legno della veranda. Ma non si mosse, non smise di stringere Blaine, canticchiando frammenti del "Canone in Re " di Pachelbel* fra i suoi capelli, fino a che Blaine non scivolò lentamente fra le sue braccia. 


<< Sembra proprio che io non possa proprio fare a meno di piangerti addosso. >> mormorò infine Blaine, contro il colletto della camicia di Cooper. La sua voce era rauca e graffiata.


<< Stai zitto. >> disse Cooper, stringendo con delicatezza il retro del collo di Blaine << Te la senti di dirmi che cosa diavolo è successo? >>


Blaine annuì, ma ancora non si decise a scostarsi dalle braccia di Cooper.


<< Riesci ad alzarti? >>


<< Sono ubriaco, non invalido. >>  disse Blaine, e vi era una punta di irritazione nella sua voce che Cooper riconobbe fin troppo chiaramente.

 


<< E questa è una cosa della quale io e te dovremo parlare più tardi. >>   Cooper aiutò Blaine a rialzarsi in piedi, sostenendolo quando incominciò a vacillare << Su, andiamo. >>


Cooper trascinò Blaine fino alla cucina e lo fece sedere di fronte al loro piccolo tavolo da colazione. Blaine crollò sulla sedia, poggiando i suoi gomiti sul tavolo e seppellendo il viso fra le sue mani, mentre Cooper era impegnato a preparare la cioccolata calda per entrambi; era un gesto familiare e confortante e lo aiutò a calmare quell'improvviso tremolio delle sue stesse mani. Non sapeva che cosa fosse successo quella notte, ma sapeva che non poteva essere niente di buono.


Sperava tanto che non fosse la notte in cui avrebbe fallito nel suo compito di fratello maggiore. 


Servì a Blaine una tazza di cioccolata fumante, mentre il ragazzo sorrideva ampiamente di fronte all' enorme pila di marshmallows collocata di fronte a lui, afferrandone una manciata.


<< Quando ero piccolo mettevi sempre qualche marshmallow in più nella mia cioccolata. >> disse, continuando a fissare il liquido bollente.


Cooper si mise a sedere di fronte a lui.


<< Sì, beh... tu non la smettevi di strillare fino a che non lo facevo! >>


Blaine ridacchiò appena.


<< Molto bene, adesso dimmi tutto. Dimmi perchè sei arrivato a casa alle due del mattino e hai dovuto bussare alla porta per entrare. >>


<< Kurt ha le mie chiavi; e ha la mia macchina. Sono tornato a casa a piedi. Avrebbe dovuto riaccompagnarci entrambi, perchè... perchè io... >> Blaine deglutì << Perchè avevo bevuto troppo. >> 


Cooper avrebbe voluto dire qualcosa, ma non voleva interromperlo; non era quello il momento per una chiacchierata riguardo al bere responsabilmente.


<< Siamo andati in quel locale; Sebastian ci ha portati lì. E stavamo ballando, e bevendo... ok, io lo stavo facendo, Kurt no. E Dio, Cooper...è stato così divertente! Lui era così felice e noi due stavamo ballando e tutti quanti erano gay e a nessuno importava quanto fossimo vicini, nè che ci stessimo toccando. Abbiamo avuto la possibilità di essere noi stessi, anche se solo per poche ore. In pubblico. Era tutto meraviglioso, noi eravamo al sicuro...e io ho rovinato tutto. Ho rovinato tutto. >>  Blaine s'interruppe e Cooper trattenne il fiato, mentre qualche lacrima scivolava lungo le sue guance.


<< Ce ne stavamo andando e lui aveva le mie chiavi. E poi, io ho insistito...ho insistito troppo!  Dio, sono stato un vero idiota! E poi me ne sono andato, sono ritornato a casa a piedi. >>


<< Che cosa significa che hai insistito troppo? >>


Cooper amava suo fratello, ma se avesse fatto qualcosa di irreparabile, lo avrebbe ucciso.


<< Io, noi... non abbiamo...capisci?! >> 


Blaine divenne completamente rosso, fin sopra le orecchie. In qualsiasi altra occasione, Cooper si sarebbe preso gioco di lui, senza alcuna pietà.


<< Ma io lo volevo. Dio, se lo volevo...moltissimo! Lui era così... e io... io lo amo. E lo volevo, avevo bisogno di lui! Ma non sapevo come dirglielo, non sapevo come dimostrarlo. E poi siamo tornati in macchina e lui era proprio lì, così vicino...ed era così bello, e io... io ci ho provato! Gli ho detto che dovevamo farlo lì, in macchina. Aveva un'aria così affranta...era veramente affranto. E io gli ho fatto tutto questo. >> 


Blaine mise da parte la sua cioccolata e si coprì il viso con le mani; Le sua spalle ripresero a muoversi in su e in già, mentre le lacrime ricominciavano a scendere, calde e veloci.


Cooper tornò a sedersi; provò ad immaginarsi suo fratello mentre perdeva il controllo, ma non ci riuscì. Sapeva che Blaine aveva un ottimo autocontrollo; a volte poteva essere permaloso e un tantino suscettibile, ma era talmente bravo a nasconderlo dietro la sua perfetta facciata da ragazzo per bene, che certe volte Cooper arrivava persino a dimenticarselo.


Si dimenticava del fatto che Blaine desiderasse cose che non poteva avere - o che credeva di non poter avere - e che quell'irrefrenabile, incontrollabile bisogno dentro di lui si facesse sempre più forte, a tal punto da portarlo a spingersi oltre le sue difese. 

 


Aveva bisogno di sapere che Blaine stava bene.


<< Blaine, >> incominciò << Lascia che ti dica una cosa - e forse questa sarà la conversazione più imbarazzante che abbiamo mai avuto, ma non importa. >>


Cooper prese un respirò profondo e fece mentalmente schioccare il suo collo.


Poteva farcela, per Blaine.


<< Kurt ti ama, giusto? Capirà che cosa è successo! Lui sa che tu eri ubriaco e che i ragazzi ubriachi diventano stupidi; lo sa. Tu non hai rovinato niente. E anche lui ti vuole, eccome! E' una cosa ovvia, chiunque se ne accorgerebbe! Non credere che non abbia visto i succhiotti che vuoi due vi lasciate addosso! >> 


Blaine non sorrise di fronte a quella battuta abbozzata, ma almeno le lacrime si erano fermate e lui era riuscito a scacciare i segni di quel disastro dal suo volto.


<< Il momento giusto per voi due arriverà, te lo prometto. Voi due siete forti. Questo è stato solo fra tutti quei migliaia  di momenti che voi due avrete ancora da condividere. Che cosa importa se è stato un brutto momento? Può capitare! Queste situazioni fanno parte di qualsiasi relazione. >> 


<< Dovrei chiamarlo, adesso. Dovrei dirglielo, cercare di spiegarmi...chiedergli scusa. >> 


Blaine incominciò a scavare nelle sue tasche, estraendo il suo cellulare, ma le sue dita erano lente e incapaci e Cooper si allungò verso di lui, afferrando il telefono e sottraendolo alle sue grinfie.


<< No, tu non lo farai! Non stanotte, non in questo stato. Non vorrai certo aggiungere una telefonata da ubriaco alla tua lista dei reati! >>


<< Cooper! >>


Cooper si alzò da tavola e trascinò Blaine lontano dalla sua cioccolata calda, ancora intatta.


<< Andiamo, Blainers; ti porto a letto. Ti sentirai da schifo domattina. >>


<< Mi sento già uno schifo. >> 


<< Ed è proprio così che dovresti sentirti! >> Cooper condusse Blaine in camera sua, tirandogli poi addosso il suo pigiama << Ubriaco o meno, fratellino, è ormai passato il tempo in cui ti aiutavo a cambiarti i vestiti! >>


Blaine roteò gli occhi mentre cercava di tirarsi fuori dalla sua camicia, ma quando la stanza incominciò a girare, a causa dei suoi movimenti troppo frettolosi, incominciò a vacillare. Cooper lo afferrò per un braccio e gli diede una mano a scendere dal letto.


<< Ok, va bene. >> bofonchiò quest'ultimo, aiutandolo ad infilarsi il pigiama e ficcandolo sotto le coperte.


<< Non riesco a credere che tu mi stia rimboccando le coperte! >> bubbolò Blaine, i suoi occhi già quasi del tutto chiusi. Cooper gli accarezzò dolcemente sulla testa, prima di rialzarsi e spegnere la luce. 

Portò a Blaine un bicchiere d'acqua e gli lasciò sul comodino una confezione di Tylenol - avrebbe avuto certamente bisogno di entrambi.


Avrebbero parlato ancora la mattina seguente, quando Blaine sarebbe stato sobrio e più lucido di quanto fosse al momento; Cooper gli avrebbe preparato i pancakes ed un bel po' di caffè, e lo avrebbe aiutato a trovare qualcosa di intelligente da dire a Kurt, per rimettere apposto le cose.


Ma lo avrebbe fatto l' indomani.


<< Ecco a che cosa servono i fratelli maggiori. >> disse << Buonanotte, Blainers. >>


Blaine si era già addormentato.










N.d.A:  * Casomai qualcuno se lo fosse chiesto, il " Canone in Re" in questione è questo: http://www.youtube.com/watch?v=15V74Qfzk_I


Beh, non so voi...ma i due fratellini mi conquistano sempre di più, ogni giorno che passa! x3

Un bacione, alla prossima. x3

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Capitolo 9
*** A Wizard song for thee ***


Kurt e Blaine si comportano da idioti, ma Cooper li aiuta a risolvere la situazione. E guarda dall'altra parte, quando i due tornado da "West Side Story".
 
 






Blaine aveva sedici anni quando ottenne il suo primo ruolo principale in un musical, al McKinley.

C'erano voluti diversi mesi di preparazione prima di arrivare a quel momento, ed erano mesi che Cooper non avrebbe mai voluto dover affrontare di nuovo; sapeva quanto Blaine desiderasse la parte di Tony, quanto volesse mettersi alla prova con quella interpretazione.

Mettersi alla prova di fronte a sè stesso e al Glee Club.

Sapeva che Blaine non aveva neanche considerato il fatto che, forse, il suo ragazzo avrebbe voluto lo stesso ruolo.

Cooper non si era mai aspettato che il trasferimento di Blaine sarebbe stato facile, anche se Kurt era lì per  proteggerlo, facendogli da ancora di salvezza. Blaine aveva passato la sua intera esistenza al sicuro in una scuola privata, ad eccezione del suo primo anno e mezzo di scuola superiore - un anno sofferto di insulti, graffiti sul muro e sputi rivolti contro di lui, fino a livelli che andavano oltre l'inimmaginabile.

Sapeva che il McKinley sarebbe stato una sfida, che le cose non sarebbero state immeditamente tanto facili per lui, che avrebbe dovuto faticare per ottenere ciò che desiderava, più di quanto avesse mai fatto prima di allora. Ma Cooper non avrebbe mai immaginato che la maggior parte dei suoi problemi sarebbero provenuti da quello stesso gruppo nel quale Blaine stava così duramente lottando per entrare a far parte. Il McKinley non era la Dalton, e qualche atto di bullismo sarebbe potuto arrivare, persino dal luogo più inaspettato di tutti.

Cooper non pensava che sarebbe stato proprio il fratello di Kurt a demolire Blaine completamente.

Blaine non ne parlava molto, non con lui; ma Cooper riusciva a capire che vi era qualcosa che non andava dal semplice modo in cui scrollava le sue spalle, o dalla confusione nei suoi occhi ogni volta che faceva ritorno a casa, dopo le prove del Glee Club. 

E quando era venuta fuori la questione di presentarsi entrambi per lo stesso ruolo nel musical scolastico - questione che aveva preso il sopravvento su qualsiasi altro argomento - Cooper aveva udito il suono ben distinto di un libro che andava a sbattere pesantemente contro il muro.  Non si era trattata di una vera e propria litigata - in effetti, Cooper non riusciva a pensare ad una sola volta in cui Kurt e Blaine avessero veramente litigato - ma il maggiore degli Anderson fu comunque piuttosto sollevato nel ritornare a casa quel giorno e trovare Kurt e Blaine assieme nel salotto, i loro piedi intrecciati i sul divano ed un tenero sorriso dipinto sui loro volti.

Era la sera della prima e l'auditorium era stracolmo e vibrante per tutta quella energia che caratterizzava l'attesa. Coooper  aveva visto Burt e Carole Hummel Hudson entrare dentro al teatro e trovare un paio di posti vuoti; aveva pensato di unirsi a loro, ma i posti attorno a loro vennero improvvisamente occupati. Li avrebbe salutati dopo lo spettacolo. Non erano particolarmente affiatati, non ancora, ma stavano incominciando ad avvicinarsi: lui e Burt avevano guardato una partita dei Buckeye insieme e  Carole gli rivolgeva sempre uno sguardo affettuoso e una gentile pacca sul braccio, ogni volta che lo vedeva.

Cooper scrutò un gruppetto di ragazzi in un angolo, tutti con indosso un elegante blazer di colore blu, con delle strisce rosse: i ragazzi della Dalton. Avevano tutti un aspetto familiare e del tutto anonimo allo stesso tempo; tutti erano ragazzi che era certo di aver visto almeno una volta in quella scuola, e contemporaneamente dei perfetti estrani. Anche se il ragazzo alto, magro e con i capelli di un color biondo quasi schoccante somigliava troppo ad un ragazzo che aveva frequentato quella scuola ai suoi tempi, per non esserne un fratello minore o almeno un cugino.

Cooper guardò il resto della folla intorno a lui: le persone erano comodamente sedute ai loro posti, salutavano i loro conoscenti, si sfilavano i cappotti e sfogliavano nervosamente i programmi. L'intera sala era piena di amici e parenti, tutti erano lì per celebrare i successi dei propri cari. 

Di fianco a lui avrebbero dovuto esserci i suoi genitori, eppure questi non erano presenti.

Cooper non sapeva nenche dove si trovassero, quella sera; Blaine aveva comprato un biglietto solamente per lui, e nient' altro.  Nonostante l'enorme perdita gravata sul suo conto bancario ( beh, il suo fondo fiduciario ) e il suo progresso educativo, Cooper non avrebbe mai, mai rimpianto di essersi trasferito dalla Columbia all' Ohio State University. 

Non avrebbe mai rimpianto di aver guidato fino a casa di suo fratello in una notte insolitamente calda e umida, ed aver portato Blaine via di là.

Quando le luci si spensero e il sipario di aprì, lo stomaco di Cooper si strinse; non riuscì a togliersi quel sorriso dalla faccia per tutto il tempo che Blaine si trovò sul palco. Era così diverso da tutte le sue esibizioni e competizioni con i Warblers; non migliore, solo diverso.  Era perfettamente all'altezza di ogni altro membro del cast. Cooper riusciva a vedere sin dalla sua postazione quanto suo fratello amasse tutto questo.

Era felice che Blaine potesse finalmente fare una cosa del genere, che potesse esprimere il lato creativo della sua personalità. Non gli era stato permesso di unirsi al Club di teatro nella sua prima scuola superiore a Westerville; era era stato già abbastanza difficile convincere i suoi genitori ad iscriverlo ad una scuola pubblica, in primo luogo.
Blaine aveva trascorso l'intero anno della terza media implorando e supplicando che gli fosse concesso di iscriversi ad una scuola pubblica, piuttosto che proseguire la tradizione della famiglia Anderson ed optare per l' Accademia Dalton; alla fine, era stata la loro madre a convincere il signor Anderson a lasciarlo andare.

Il fatto che fosse stato picchiato e poi costretto a trasferirsi alla Dalton, dove i suoi genitori lo avrebbero voluto sin dall'inizio, aveva solamente confermato il loro punto di vita: " Te lo avevo detto e tu avresti potuto evitarlo, se solo avessi fatto tutto quello che non avevamo fatto altro che ripeterti per mesi! "

La Dalton non aveva un dipartimento di teatro e, comunque, Blaine si teneva già abbastanza occupato con i Warblers, la scherma e con le lezioni a scuola. Cooper ricordava come fosse la vita in accademia: anche lui era stato un ragazzo della Dalton, una volta. Quando lo spettacolò finì Cooper saltò in piedi con il resto degli spettatori, applaudendo ed acclamando con fare di approvazione; sarebbe andato a vedere lo spettacolo ogni sera per le seguenti due settimane, se non avesse avuto del lavoro da fare. 

Sarebbe andato certamente allo spettacolo finale e durante qualsiasi altra sera di libertà.

Ci volle un po' prima che il cast riemergesse da dietro le quinte, dopo l'apertura del sipario; Blaine arrivò da dietro l'angolo, il sudore che scintillava sulla sua fronte e scivolava lungo le sue ciglia. Il suo sguardo si posò immediatamente su di Cooper e il suo volto si illuminò.  Saltò giù dal palco e si precipitò in direzione di suo fratello.

Cooper avvolse Blaine in un abbraccio astretto, sollevandolo da terra e facendogli fare una giravolta; non gli importava del fatto che stesse probabilmente imbarazzando suo fratello adolescente di fronte ai suoi compagni di scuola.

<< Oh mio Dio, Blainers! E' stato fantastico! >>

Sotto quel suo flusso di eccitazione ed adrenalina, Blaine arrossì con imbarazzo e compiacimento. 

<< E' normale che tu lo dica; sei mio fratello. >>

Cooper pizzicò l'avambraccio di Blaine, facendolo strillare e portandolo a schiaffeggiare con forza la mano di suo fratello.

<< Impara ad accettare i complimenti. >>

<< Rompiscatole! >> bofonchiò Blaine. Si staccò dalla presa di suo fratello e lo guardò timidamente << Sono stato bravo, vero? >>

Cooper roteò gli occhi e resistette alla tentazione di colpirlo di nuovo. Suo fratello lavorava duramente affinchè tutto ciò che faceva trasudasse sempre sicurezza e finezza, ma continuava ad essere semplicemente un ragazzo che aveva continuamente bisogno di approvazione. Specialmente dall'unica figura familiare che gli era ancora rimasta.

<< Lo sei stato davvero, B. >> Cooper poggiò le mani sulle spalle di Blaine e lo portò a guardare dritto nei suoi occhi; vi vedeva speranza ed apprenzione << Sei stato meraviglioso. E sono così dannatamente fiero di te. >> 

Blaine deglutì così intensamente da sentire dolore, ma poi sorrise: << Ti voglio bene, Coop. >>

<< Ti voglio bene anche io, Blainers. >>

Da qualche parte vicino a loro, una risata fragorosa risuonò per l'auditorium e provocò a Blaine un brivido lungo la spina dorsale; i suoi occhi si posarono rapidamente su qualcosa oltre le spalle di Cooper e vi si soffermarono, un sorriso che si faceva strada sulla sue labbra.

Cooper si voltò per seguire lo sguardo di Blaine, posato su uno dei sedili a metà corridoio, dove vi era seduto Kurt, ancora non indosso il suo costume da Agente Krupke e intento a parlare con suo madre e la sua matrigna; Burt teneva un braccio intorno alle spalle di Kurt e stavano entrambi ridendo per qualcosa che Carole stava dicendo.

L'amore, l'orgoglio e la gioia dipinti sul volto di Burt e Carole erano evidenti persino da quella distanza.

A Cooper non passarono inosservate la nostalgia e la tristezza che annuvolarono lo sguardo di Blaine, e che non avevano niente a che fare con Kurt. Poteva odiare suo padre quanto volesse, ma non poteva davvero evitare tutto questo.  L'espressione di Blaine si incupì ulteriormente quando i suoi occhi si spostarono da Burt a Kurt, che stava arrossendo e sorridendo, mentre Carole gli accarezzava gentilmente la guancia.

<< Non gli hai ancora parlato? >> domandò Cooper, sinceramente sorpreso.

Aveva visto la sua vecchia macchina parcheggiata nuovamente nel vialetto ed aveva immaginato che fosse stato Kurt a riportarla, e che lui e Blaine avessero chiarito riguardo a ciò che era successo la nottata precedente al bar. Blaine almeno aveva avuto la decenza di arrossire per l'imbarazzo, ma non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Kurt.

<< Io...noi...abbiamo parlato. Più o meno. >> Blaine incrociò le braccia al petto, con fare protettivo << Solo, non di quello. >> 

Cooper alzò gli occhi al cielo, resistendo alla tentazione di spaccare la testa a suo fratello: << Blaine Miles Anderson, muovi il tuo stupido culo e vai a parlare con il tuo ragazzo! >>

<< E se non volesse parlare con me? >>

<< Smettila di fare lo stupido! Certo che vuole parlare con te. Tu non l'hai visto dietro le quinte durante la scena di "One hand, one heart", ma io sì; non è riuscito a toglierti gli occhi di dosso per un solo istante! Era così orgoglioso di te. >>

Blaine chiuse gli occhi, cercando di resistere a quella ondata di emozioni.

<< Coop..  >>

<< Sono serio: smettila di essere così testardo riguardo a questa faccenda! >>

Blaine si leccò le labbra: << Arte ha organizzato una festa da Breadstix, per il cast e il resto della truppa. Si aspettano che ci andiamo.* Dovremmo andare. >>

<< E allora chiedigli di andarci con te. E' già tuo, Blaine. >>

<< Ma.. >>

Cooper lo interruppe, scuotendo la testa: << Vai, corri a cambiarti. Struccati. >>

Blaine sembrava ancora incerto.

<< Tu.. glielo diresti tu? Che non me ne sono ancora andato; che sono ancora qui ad aspettare, ad aspettare lui?! >> 

<< Cero. Vai. >>

<< Non lasciarlo andare. >>

<< Blaine, vai! >>

Cooper osservò Blaine mentre scivolava fuori dall'auditorium, dirigendosi verso il backstage, chiaramente per togliersi il custume di scena e per lavar via dalla faccia tutto quel pesante trucco; scosse la testa affettuosamente, prima di raggiungere gli Hummel Hudson per unirsi a loro. Kurt lo guardò mentre gli si avvicinava; sembra essere un tantino nervoso e diffidente. Cooper gli sorrise, in modo - o almeno, era ciò che lui sperava - rassicurante. Sembrò funzionare, almeno un po', poichè apparve un sorrisetto sulle labbra di Kurt e quell'espressione corruccita scomparve dalla sua fronte.

<< Burt, Carole.. >> Cooper li salutò con un ampio sorriso, mentre stringeva loro le mani << E' bello rivedervi. Congratulazioni, Kurt; siete stati tutti meravigliosi, è stato uno spettacolo magnifico! >>

<< Grazie, Cooper. >>

<< E Blaine è stato fantastico. >> aggiunse con entusiasmo Carole, allungando un braccio verso Cooper, per dargli una leggera pacca sull'avambraccio << Hai davvero un fratello incredibile! >>

 << Vero?! >> Cooper spostò la sua attenzione su Kurt << Blaine voleva che ti informassi che vorrebbe parlare con te prima che tu te ne vada. >>

Kurt degludì ed annuì: << Oh, io...sì, certo. Lui ha.. ha detto.. >>

Kurt sembrava non avere idea di che cosa volesse domandare.  

" Qualcuno di salvi da questi adolescenti innamorati.
" pensò Cooper.

Cooper sorrise: << E' andato a cambiarsi, ti sta aspettando. Va a raggiungerlo. >>

Kurt si morse il labbro e si voltò verso suo padre e Carole: << Io vado a..uhm.. >>

Burt scosse la testa e Carole sorrise: << Vai, tesoro. Non ti aspetteremo in piedi. >>

<< Non si preoccupi, Burt. >> disse Cooper << Terrò io d'occhio i ragazzi! Ho un sacco di lavoro per loro, dopo l'ultima volta che hanno lasciato tutti quei ritagli di riviste e quella colla sparsi per tutta la mia cucina. >>

Kurt abbracciò suo padre e Carole, poi fece lo stesso con Cooper.

<< Grazie. >>  bisbigliò nel suo orecchio, prima di voltarsi e scendere giù per la lunga scalinata che conduceva verso il palcoscenico.

Cooper lo guardò mentre spariva dietro le quinte.

<< Sono bravi ragazzi. >> disse a Burt e Carole, che semplicemente annuirono in segno di approvazione. Poi, tutti e tre assieme, lasciarono l' auditorium e si diressero verso le rispettive macchine.

Non molto più tardi, Cooper si trovava nella sua cucina, intento a fissare quella bizzarra combinazione di cibo cinese take away, frutta fresca e verdure che costituivano il contenuto del suo frigorifero, quand ad un tratto sentì la porta principale aprirsi e poi richiudersi gentilmente pochi secondi dopo.

Lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro e pensò che non era assolutamente possibile che Blaine fosse tornato così presto da quel ridicolo party da Breadstix. Sperava che Blaine non fosse riuscito in qualche modo a rovinare ulteriormente le cose con Kurt; amava suo fratello da morire, ma quel ragazzo riusciva ad essere terribilmente ottuso certe volte, soprattutto quando si trattava di Kurt.

Si sentì un leggero rumore di piedi sul pavimento dell'ingresso e Cooper riconobbe il suono distinto di due paia di piedi che si muovevano su di esso; allora forse Blaine aveva detto la cosa giusta, dopo tutto. Blaine sapeva che per lui andava bene che portasse Kurt a casa di tanto in tanto, persino quando Cooper non c'era.

Cooper afferrò una mela dal frigorifero - e diamine se non era contento che Blaine avesse portato Kurt a fare la spesa con lui durante quei giorni; la sua dieta era decisamente migliorata. - e raggiunse in punta di piedi l'ingresso della cucina, per vedere che cosa stesse succedendo. 

Blaine e Kurt erano ancora nell'ingresso, al buio, e non si erano mossi di un millimetro dalla porta. Kurt aveva inchiodato Blaine al muro, una mano richiusa gentilmente a coppa attorno alla sua mandibola -  spingendo la bocca del moro verso la sua - e l'altra dentro al suo giacchetto aperto, che scorreva lungo la sua vita. Cooper vide - la mela ghiacciata ancora fra i denti - una delle mani di Blaine scivolare dietro alla schiena di Kurt e insinuarsi dentro al suo cappotto, mentre l'altra si aggrappava con forza al retro della sua testa, le dita fra i suoi capelli, tenendo Kurt in quella posizione.

Era strano vedere suo fratello in quel modo, avvinghiato a qualcuno in un abbraccio amoroso. Aveva visto Kurt e Blaine baciarsi prima di allora, ovviamente; il numero di volte in cui era ritornato a casa trovando i due avvinghiati sul divano del salotto, o aveva udito gemiti sommessi provenienti dalla camera da letto chiusa a chiave di Blaine, stava diventando ridicolo. Ma alcune volte Cooper continuava a vedere Blaine con un bambino piccolo con indosso un caravattino troppo grande ed i capelli spettinati, seduto sul panchetto del pianodorte e dondolando le sue gambette avanti e indietro, mentre imitava le note che Cooper riproduceva per lui.

Eppure eccola lì, la prova che suo fratello era cresciuto. Cooper era sollevato del fatto che Blaine avesser qualcuno della sua età con cui crescere, qualcuno con cui imparare ad amare.

Cooper ritornò in cucina in punta di piedi; non voleva disturbarli, non adesso che sapeva tutto ciò che avevano passato prima di arrivare a quel punto.  Cercò di non ascoltare i fruscii dei vestiti e i lievi mugolii che sembravano quasi un'eco nel silenzio di quella casa.  Vi fu un' altra serie di movimenti nell'ingresso, e Cooper sogghignò quando udì il rumore dei passi sulla superficie dei gradini della scala che conduceva al secondo piano; aspettò fino a che non sentì più alcun suono provenire dal piano superiore, prima di afferrare del cibo take away dal frigorifero e ficcarlo dentro al microonde.

Avrebbe consumato un pasto solitario di fronte alla televisione, a volume abbastanza alto da coprire qualsiasi tipo di rumore che credeva di voler sentire, ma non così tanto da rischiare di disturbare i ragazzi al piano di sopra; sarebbero stati sufficientemente in imbarazzo la mattina seguente, quando serebbero scesi giù per la colazione e avrebbero trovato i pancakes celebrativi che Cooper avrebbe preparato per loro. 










N.d.A:  Buonasera! :)

Chiedo scusa per il ritardo, ieri ho avuto un po' di problemi con la pubblicazione...ma eccomi di nuovo qua, con una nuova dose di Blooper! x3

Beh, diciamo che questo capitolo era anche molto pieno di Klaine,...il che va sempre benissimo, almeno, a mio parere! x3
Sarebbe stato davvero bello se Cooper fosse stato veramente presente alla prima di Wes Side Story, dal momento che certamente i genitori di Blaine non si sono presentati; mi fa tanto male sapere che piccolo Blaine non aveva nessuno vicino a sè. ç__ç

In ogni caso, spero che anche questo frammento di Blooper vi sia piaciuto! :)

Un bacione a tutti. x3



 

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Capitolo 10
*** The World for a Toy ***


Cooper da a Blaine le sue prime lezioni di piano.
Vergognoso, ridicolo e zuccherossissimo fluff.
 
 
 


Blaine aveva quattro anni e non gli era permesso di toccare il pianoforte.

Sebbene egli lo volesse. 

Blaine sapeva che non era un giocattolo; gli era stato detto tante, tante volte che il piano non era un giocattolo, qualcosa con cui potesse divertirsi, cosa che per Blaine risultava piuttosto confusa. Cooper parlava continuamente di quanto fosse divertente suonare il piano, ma a Blaine non era permesso di farlo?*  Certe volte gli adulti erano davvero impossibili da capire. 

Blaine sapeva che non gli era concesso di stare in quella stanza senza alcuna supervisione; vi erano moltissimi oggetti fragili: vasi antichi;  pesanti scatole decorate - con serratura in ottone e senza alcuna chiave; vecchi libri, tenuti al sicuro dietro a di vetro, che Blaine avrebbe tanto desiderato leggere, anche se non conosceva la maggior parte delle parole che vi erano scritte.

Non erano certo cose per bambini, questo gli dicevano sempre i suoi genitori e la sua tata.

Ma qualche volta, quando sapeva che i suoi genitori erano indaffarati, sgattaiolava in salotto e - con addosso quel vertiginoso piacere di compiere qualcosa che non gli era permesso fare - si dirigeva dritto dritto al pianoforte.

Era un regalo di nozze da parte dei genitori del signor Anderson: un bellissimo Bösendorfer chiave 92, e quella era una parola che Blaine faticava a pronunciare; era forse la parola più lunga che conoscesse. Provava a ripeterla quando Cooper la pronunciava; lentamente, seguendo la forma della bocca di suo fratello, ma ogni volta inciampava sulla seconda sillaba.

Si esercitava, comunque. E presto sarebbe riuscito a dirlo nel modo giusto.

A Blaine piaceva ricalcare le lettere dorate del nome a lato del piano, lasciando scivolare le sue dita lungo quell'intricata parola, e mormorando il nome delle lettere mano a mano che le sue falangi si muovevano su di esse.

Stava imparando l'alfabeto e stava diventando molto bravo, anche se qualche volta si dimenticava che cosa veniva dopo la "g" ed aveva qualche difficoltà a pronunciare la "s" senza che la sua lingua si mettesse in mezzo. Però la sua "z" suonava davvero bene; tutti quanti lo dicevano.

La struttura del piano era di colore nero, un nero proprio come quello dei capelli di Blaine, e lui riusciva a vedere il suo riflesso sulla superficie lucida e scintillante; sorrideva e giocherellava con l'immagine del suo stesso naso. Faceva sempre molta attenzione ad asciugare l'impronta dei suoi polpastrelli dalla superficie, prima di sgattaiolare nuovamente fuori dalla stanza.

Avrebbe voluto nascondersi sotto il coperchio per vedere che cosa facesse funzionare il piano, perchè non riusciva davvero a immaginare in che modo si potesse creare della musica solamente premendo un piccolo tasto. Ma il coperchio era pesante, e lui non era poi tanto più alto dello stesso strumento; non ancora.  Avrebbe rischiato di far scivolare il coperchio dalle sue dita e farlo cadere a terra.

L'ultima volta che aveva rovesciato qualcosa, una tazzina da tè che aveva sgraffignato dalla cucina per partecipare ad una piccola festicciola con Cooper, era stato messo in punizione per giornate intere; non voleva neanche sapere che cosa gli sarebbe mai successo se avesse in qualche modo rotto il pianoforte. I suoi genitori gli avrebbero portato via il suo giocattolo preferito? Aveva quasi finito di montare quel castello di Lego e per una volta le mura non gli erano cadute addosso. Lo avrebbero rinchiuso per sempre nella sua stanza? O lo avrebbero cacciato di casa? Oh Dio, che avrebbe fatto se lo avessero mandato via per aver rotto il pianoforte? Non avrebbe mai più visto Cooper e..

<< Che stai facendo, Blainers? >>

Quella voce improvvisa spaventò Blaine e lo fece balzare all'indietro, allontanandosi dal piano, le mani tenute accuratamente dietro la schiena, come se nasconderle significasse che non aveva toccato assolutamente niente.

Oh no. Cooper avrebbe detto ai loro genitori che si trovava lì?! Non lo avrebbe fatto!

<< Niente. >> strillò Blaine.

Ma era un terribile bugiardo e sapeva che Cooper non gli avrebbe mai creduto. Di certo non gli aveva creduto quando aveva detto di non aver rovesciato la tazzina da tè, che era caduta e che in quel momento lui non era neanche nelle vicinanze.

Con assoluta certezza, Cooper sorrise a Blaine, come se fosse a conoscenza di tutti i suoi segreti; probabilmente era davvero così.

<< Vuoi suonare? >> domandò Cooper, per poi avvicinarsi al piano, afferrare il panchetto e spingerlo nella sua direzione.

<< Non mi è permesso. >> protestò Blaine, facendo tutta via qualche passo in certo nella sua direzione, quasi senza rendersi conto di ciò che stava facendo.  

Non era giusto che Cooper potesse suonare il piano ogni volta che voleva. Non era neanche giusto che Cooper potesse restare sveglio ore ed ore dopo che Blaine era stato messo a letto. Anche se gli piaceva quando Cooper passava a trovarlo per leggergli la storia della buonanotte.

<< Vieni qui, B. >> Cooper diede un colpetto alla panca e, in quel momento, l'incertezza di Blaine scomparve del tutto. Cooper si scostò leggermente, dando al fratellino la possibilità di mettersi a sedere di fianco a lui.

Blaine stava letteralmente saltellando per l'entusiasmo.

Non gli era stato mai permesso di mettersi a sedere sullo sgabello, prima di quel momento. Da lì il piano  sembrava persino più grande di quanto non lo fosse visto da in piedi: si estendeva, così lungo e nero, di fronte a lui e i tasti erano di un colore incredbilmente bianco. Era un tantino spaventato all'idea di toccarli, perchè temeva che avrebbe finito per sporcarli.  Ma era sempre molto diligente quando si trattava di lavarsi le mani, per cui probabilmente sarebbe andato tutto bene.

Guardò verso il basso, i tre pedali dorati così lontani sotto ai suoi piedi.

<< Coop, non riesco ad arrivare ai pedali. >> piagnucolò Blaine, dondolando le sue gambette, che non avrebbero avuto alcuna speranza di raggiungere i pedali per molti anni ancora. 

Era forse questa la ragione per cui non gli era permesso suonare? 

<< Non preoccuparti. >> disse Cooper dolcemente << Me ne occupo io, non ne avremmo bisogno per oggi. Li utilizzeremo più avanti, quando diventarai molto, molto bravo. >>

Blaine sorrise di nuovo, del tutto preso dalla fibrillazione.

<< Bene, incominceremo con qualcosa di facile. Questo è il Do. >>  Cooper indicò uno dei tasti bianchi scintillanti << Premilo. >>

Blaine lo fece, ma con tanta lentezza ed attenzione, che non venne emesso alcun suono.  Le sue sopracciglia scure si sollevarono in un'espressione confusa e il piccolo guardò verso Cooper; le sue labbra rosa e sottili si sporsero in maniera quasi comica.

<< Coop? Non funziona. >>

<< Devi premere più forte di così; Guarda, in questo modo. >>

Cooper prese la mano di Blaine fra le sue, e per un attimo si ricordò della notte in cui questi era nato, e del modo in cui il suo fratellino appena nato si era aggrappato così fortemente al suo dito. Le mani di suo fratello si stavano facendo più grandi, paffute e maldestre, ma quelle di Cooper erano ancora abbastanza larghe, e i suoi palmi riuscivano ancora a contenere perfettamente quelli di Blaine.

Afferrò il dito indice di Blaine e lo premette sulla tastiera, con la giusta dose di forza.

La note risuonò limpida e con chiarezza, rimbombando dolcemente attraverso il corpo del pianoforte e dentro la stanza, sfiorando le mura e scivolando contro le finestre.
Un'espressione sinceramente gioiosa illuminò il volto di Blaine, i suoi occhi si spalancarono in uno sguardo di meraviglia e di piacere; trattenne il respiro e poi battè le sue manine, con fare compiaciuto.

<< Coop! Ce l'ho fatta! Hai sentito? Io l'ho sentito! >>

Blaine guardò Cooper con un'espressione raggiante ed un sorriso così ampio che i suoi occhi quasi scomparvero.

Cooper sorrise e scompigliò i capelli di Blaine: << Sì.. ce l'hai fatta, B! Ok, facciamolo un'altra volta. >>

Per l'intera ora seguente, Cooper insegnò a Blaine i nomi di tutte le note e la scala maggiore; non si sorprese del fatto che l'attenzione di Blaine non vacillasse mai, che il piccolo non si lasciasse mai distrarre da qualche altra cosa. Quando Blaine voleva essere bravo in qualcosa, quando voleva essere perfetto, si impegnava fino a che non vi arrivava. 

Era una caratteristica tipica della famiglia Anderson; forse, addirittura una delle migliori.

Cooper non vedeva l'ora di mostrare a Blaine come andare in bicicletta, o di insegnargli a nuotare.

Gli insegnò persino a suonare " Hot Cross Buns" , e il suo petto si gonfiò di caldo e meraviglioso orgoglio quando Blaine, dopo la terza volta, riuscì a farlo tutto da solo; era lento, le sue dita erano ancora esitanti e la melodia era fuori tempo, ma le note erano giuste e Blaine era così entusiasta che stava letteralmente vibrando sul panchetto.

<< Cooper, ce l'ho fatta! >> 

Cooper avvolse Blaine fra le sue braccia, incapace di scacciare quel sorriso sul suo volto, anche se avesse voluto: << Visto, sapevo che saresti stato bravo! Diventerai persino più bravo di me, in men che non si dica! >>

<< Lo credi davvero? >> 

<< Lo so. >>

Blaine rise e ritornò a dedicarsi alla tastiera, pronto per riprovare ancora, quando la voce della loro madre risuonò da fuori la porta, facendoli sussultare entrambi.

<< Che sta succedendo qui? >>

Con una incredibile sincronia, i fratelli Anderson sollevarono lo sguardo dalla tastiera, due identiche espressioni d'imbarazzo sui loro volti.

" Oh, merda! " pensò Cooper.  

" Uh. oh. " pensò Blaine.

La signora Anderson inarcò un sopracciglio perfettamente modellato, rivolgendo un'occhiataccia ai due, e Cooper si schiarì la gola.

<< Mamma, io.. hem... Io credo veramente che Blaine dovrebbe incominciare a prendere lezioni di piano con me. Gli piace davvero, ha un talento naturale! >> 

La signora Anderson diede al figlio maggiore una lunga occhiata inquisitoria: Cooper muoveva la testa in su e in giù, im maniera quasi impercettibile, come se questo potesse influenzare la decisione della donna riguardo all'educazione musicale di Blaine. Lei spostò i suo occhi color nocciola su Blaine, il quale teneva le proprie mani giunte, supplichevolmente, e aveva sul volto il più adorabile sguardo implorante che la donna avesse mai visto - labbra imbronciate, fronte corrugata.

Alla fine, quel teatrino ebbe successo.

La signora Anderson sapeva quanto spesso Blaine andasse di nascosto nel salotto a fissare il piano, pensando che nessuno potesse vederlo, che nessuno sapesse che si trovava lì. 

Blaine era molto precoce per la sua età, ma vi erano comunque cose che un bambino di quattro anni non poteva capire.

<< Beh.. >> disse la donna, portandosi le mani sui fianchi << Allora immagino che dovremo chiamare la Signora Badcrumble ed aggiungere Blaine al suo programma, dico bene? >>

Blaine esultò, alzando un pugno per aria e saltando giù dal panchetto; corse da sua madre ed avvolse le sue braccia attorno alle gambe della donna, seppellendo il viso nella sua gonna.

<< Grazie, grazie, grazie, grazie! Sarò bravissimo, lavorerò duro e vedrai che sarai fiera di me. >> esclamò, la sua voce attutita dalla stoffa della gonna di sua madre.

La signora Anderson sorrise dolcemente al figlio più piccolo e gli scostò i capelli da davanti la fronte.

<< Sì, sono certa che lo sarai. >> disse.

Blaine teneva il suo cravattino slacciato e penzoloni attorno al collo, perchè non aveva ancora amparato ad allacciarselo da solo. La signora Anderson si chinò verso di lui e con attenzione gli annodò il farfallino grigio e verde, assicurandosi che fosse perfettamente in ordine, e lisciò le grinze del suo colletto.

<< Eccoti qua! Guarda come sei bello per la tua prima lezione di piano! >>

Lo strinse forte, premendo un bagio sulla sua fronte prima di tirarsi nuovamente su e afferrarlo gentilmente per le spalle, spingendolo verso il piano.

La signora Anderson posò poi il proprio sguardo su Cooper: << Assicurati che faccia una pausa per l'ora di pranzo, ok? Sai quanto può diventare capriccioso! >>

Cooper sogghignò: << Sì, certo. >>

Rise quando Blaine si battè un gomito contro il petto, per la fretta e l'eccitazione di ritornare a sedersi sul panchetto del pianoforte.

<< Grazie. >> mormorò a sua madre, e diceva sul serio.

La signora Anderson sorrise ai suoi figli e lasciò la stanza, le note di " Hot Cross Buns" che ritornarono a diffondersi nella stanza, dietro di lei.









N.d.T: * Questa frase ovviamente sembra non rendere in italiano, ma in inglese ha il suo significato: il verbo " to play"  viene solitamente usato sia per esprire il senso di "giocare", si quando si intende "suonare uno strumento"; ecco perchè il piccolo Blaine è così confuso riguardo al fatto che il pianoforte non è un oggetto con il quale è possibile giocare.


Anderbros da piccoli!!! *O*

Io AMO questi momenti..sono semplicemente stupendi! *___*

Awwiamo tutti assieme! x3

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Capitolo 11
*** A thousand incarnations ***


Blaine e Cooper vanno a fare shopping natalizio, nella speranza di trovare il regalo perfetto per Kurt.
 





Blaine aveva diciassette anni e non aveva idea di che cosa regalare al suo ragazzo per Natale.

Non avrebbe dovuto essere tanto difficile; lui conosceva Kurt, molto bene. Sapeva che film gli piacevano, quali libri leggeva, che tipo di profumo indossava ( nei weekend ne utilizzava uno diverso rispetto a quello della settimana ). Blaine sapeva molto bene quanto Kurt adorasse le sciarpe, gli stivali e i baveri fatti di pelliccia d'animale (e conosceva molte altre cose: che cosa desiderasse Kurt per il futuro, che cosa ancora lo terrorizzasse del passato; ma queste cose non potevano essere equiparate ad un regalo di Natale, per quanto fossero le cose più significative che Blaine conosceva del suo ragazzo). 

Quest'anno un DVD, un libro o una cartolina di Natale non sarebbero stati sufficienti; magari potevano esserlo quando lui e Kurt erano solamente amici, sarebbe stato un regalo di Natale accettabile, giusto per non sembrare troppo superficiale. Ma non adesso, non dopo tutto quello che era successo: non dopo il ballo, dopo la loro prima volta nella stanza di Blaine, sotto quella luce fioca; non dopo il suo "ti amo".

Kurt valeva molto più di una sciocca cartolina di Natale, e Blaine brancolava letteralmente nel buio. 

Cercare su Google " Regali di Natale non troppo costosi per giovani adolescenti alla moda " non aveva portato alcun risultato; e cercare su Google qualsiasi cosa in cui vi fossero le parole " adolescente gay " era comunque un rischio.

Quando Cooper si alzò, quel sabato mattina della settimana prima di Natale, trovo Blaine già sveglio - nonostante fosse ancora così presto - e seduto al suo computer, accampato nei presi dell'isolotto della cucina. Blaine era seduto su uno degli sgabelli, piegato verso il suo portatile; indossava una paio di pantaloni del pigiama della Dalton, una vecchia maglietta della Columbia di Cooper e aveva i capelli tutti spettinati. Il suo ginocchio sinistro si muoveva rapidamente su e giù, e si mordeva le unghie come se stesse morendo di fame.

<< Buongiorno. >> disse Cooper, lanciando un'occhiata fugace al computer, e Blaine si limitò a grugnire distrattamente prima di rimettersi a tamburellare sui tasti, con fin troppa forza.

<< Vado fuori a farmi una corsa; ti occorre qualcosa, prima che vada? >>

Blaine emise un altro grugnito, passando dal masticare la sua unghia al masticare il dito anulare, e Cooper prese quel gesto come un "no".

Un'ora più tardi, Cooper era completamente sudato ed affaticato da tutto quell'esercizio; lasciò le sue scarpe fuori dall'ingresso, perchè stava piovendo e non aveva alcuna intenzione di lasciare qualche disgustosa, umida e bagnata impronta lungo tutto il pavimento. 

L'ultima volta che lo aveva fatto era scivolato e la sua anca ne aveva risentito duramente; per non parlare poi dell'imbarazzo di Blaine nel vederlo cadere a terra, le braccia che roteavano per aria come quelle del personaggio di un cartone animato.

Era un'esperienza che non avrebbe voluto ripetere nuovamente.

Cooper andò in cucina per prendere un po' d'acqua e si sorprese nel trovare Blaine ancora seduto nei pressi dell'isolotto, sempre intento a fissare intensamente il suo portatile; la corrugazione fra le sopraccicglia di Blaine era così profonda, e Cooper incominciò a preoccuparsi che ci fosse seriamente qualcosa che nonandasse.

<< Hai bisogno di aiuto per una ricerca o roba del genere? >>  domandò.

<< Uh? >> Blaine sollevò la testa; non si era neanche accorto del fatto che Cooper fosse rientrato << Cosa? >>

Cooper indicò il computer: << Stai fissando quel coso con espressione accigliata da ore, ormai! E sono solamente le nove del mattino! >>

<< Non è per un compito, è.. >>

Blaine tamburellò le sue dita sulla tastiera

<< Non so che cosa regalare a Kurt per Natale. >> disse, con un sospiro che proveniva dal retro dei suoi piedi nudi.

<< Oh. >>  Cooper mise già la sua acqua e si appoggiò al lato opposto dell'isola, l'avambraccio posato sopra il bancone << Quindi è una faccenda che riguarda il tuo ragazzo, non la scuola. Su, di' al tuo fratellone che cosa sta succedendo. >>

<< E' solo.. è Kurt. Non posso semplicemente regalargli una qualche sciocchezza, questo è il nostro primo Natale insieme! Insieme...insieme. Questo regalo deve essere perfetto. Lo scorso Natale sono stato un completo idiota a non rendermi conto di quello che provasse Kurt per me e sono certo di aver rovinato per sempre una delle sue canzoni natalizie preferite! Per cui questo Natale dovrò farmi perdonare per quello precedente. >>  

Blaine si passò ancora una volta una mano fra i capelli e i suoi riccioli si alzarono ulteriormente.

<< Lo sai che non è così che funziona, vero? Natale non significa possedere qualcosa, e non ruota neanche tutto attorno ai regali! Non dovrebbe essere così; Natale significa famiglia, amici e amore. >>

<< Questo lo so! Io voglio solo...provare. Voglio provare e mostrargli come mi sento, come mi sento riguardo a lui. Come mi sento riguardo a noi. >>

<< Attraverso un regalo. >>

Blaine lanciò a Cooper uno sguardò irritato e suo fratello fu abbastanza sicuro che lo avesse imparato dalla loro nonna.

<< Attraverso il pensiero, il tempo e l'energia che ho impiegato nel trovargliene uno. >>

Cooper non trovò niente da ribattere al riguardo, non davanti allo sguardo così preoccupato e abbattuto di Blaine, di fronte ad una cosa tanto semplice come un regalo per il proprio ragazzo.

<< Va bene. >> Cooper girò intorno al bancone e si mise a sedere su di uno sgabello di fianco a Blaine << Fammi vedere che cosa stavi guardando. >>

Blaine spostò il portatile in direzione di Cooper, mordendosi un labbro e rigirandosi le mani fra le cosce. Stava già arrossendo per l'imbarazzo, al pensiero di ciò che Cooper avrebbe visto, le suo ginocchia si muovevano così freneticamente che tutto il suo corpo si mise a tremare insieme ad esse.

Vi erano circa venti finestre aperte sul suo monitor, ognuna della quali raffigurava un regalo che Blaine aveva strascorso a guardare e anelare per settimane; la finestra aperta i quel momento mostrava un orologio, un modello in oro di colore rosa da 18 carati, che costava all'incirca 32. 000 dollari. Prima della spedizione.

Cooper guardò a turno Blaine e l'orologio, ripetutamente; incredulo, non disse neanche ciò che pensava al riguardo. Ma era abbastanza sicuro del fatto che la sua bocca si fosse leggermente spalancata.

<< Blaine... >>

<< Lo so! >> Blaine sollevò le mani per aria, prima di incrociarle entrambe al suo petto << Stavo solo... mi sembrava qualcosa che Kurt avrebbe potuto indossare, non credi? >>

Il piccolo sorriso speranzoso sul suo volto provocò un tuffo al cuore di Cooper.

Il ragazzo non potè negare che l'orologio fosse estremamente grazio e che avrebbe avuto un aspetto incantevole attorno al polso di Kurt, con quel cinturino in pelle di colore nero e lo scintillio dorato che si scontrava con il pallore della sua pelle; ma persino quando vivevano a casa con i loro genitori e questi spendevano soldi in qualsiasi cosa e tutto ciò che loro desiderassero, persino quando la retta della Daton era solo un altro assegno da firmare, niente di tutto ciò si avvicinava minimamente ad un regalo.

Non che il Signor Anderson non avesse mai mai speso così tanto per un orologio, o la Signora Anderson per una nuova borsa.

<< Sì, ma.. >>

Blaine annuì. Sapeva che quell'orologio non era qualcosa che avrebbe potuto veramente regalare a Kurt, ma era bello immaginare di poterlo fare, immaginare quando si sarebbero spalancati i suoi occhi e la sua bocca. Lo avrebbe indossato ogni giorni, quando non avesse stonato con il suo abbigliamento; e quando si sarebbero tenuti per mano, la sua cinghia avrebbe sfregato contro il delicato interno del polso di Blaine.

Cooper gli si avvicinò ed accarezzo con fare di conforto la schiena in tensione di Blaine.

<< Ok, B.. guardiamo le altre opzioni alle quali hai pensato? >>

Le altre pagine contenevano altri regali, un po' meno stravaganti ma ugualmente impossibili: vi erano una coppia di gemelli di oro giallo e bianco, 18 carati, con dei piccoli diamanti incastonati alla base; erano unici e graziosi, avrebbero avuto un aspetto meraviglioso ai polsini di Kurt. Costavano 13.00 dollari.

<< Potrebbe indossarli al ballo? >>  azzardò timidamente Blaine, di fronte al sopracciglio sollevato che Cooper gli stava rivolgendo. 

" O forse al nostro matrimonio. " pensò, ma non lo disse.

In un altra scheda vi era una giacca militare di colore nero, seta e cotone, fabbricata in Italia. Era stupenda: senza colletto, a doppio petto, con bottoni lisci, color grigio antracite e ritagliati in feltro. Con quello indosso Kurt sarebbe sembrato persino più alto di quanto già non fosse, e avrebbe certamente accentuato l'ampiezza delle sue spalle. La giacca costava 2.500 dollari, al tasso di cambio corrente.

<< Per quegli inverni freddi a New York. >> mormorò Blaine, contro il piano da lavoro.

Il successivo era una bellissima borsa italiana di pelle nera, chiaramente fatta a mano; la pelle sembrava liscia e flessibile persino dallo schermo del computere. Quel regalo era un tantino più accessibile, costava solamente 1.750 dollari.

Vi erano poi un fermacravatta, un gilè ed un ombrello esageratamente costoso. Erano tutti regali che Cooper era certo Kurt avrebbe adorato; nessuno di questi era alla portata di Blaine ( non avevano mai discusso della situazione finanziaria di Blaine, e per quanto riguardava Cooper non lo avrebbero fatto ).

Dopo l'ultimo, Blaine aveva sepolto la sua testa nelle sue braccia e le sue orecchie, da ciò che riusciva a vedere Cooper, erano completamente di colore rosso. Aveva un aspetto così pietoso che Cooper storse il naso alle sue spalle.

Non era così che si comportavano gli Anderson.

Chiaramente la situazione era molto più complicata di quanto Cooper avesse immaginato, ma lui era un bravo fratello maggiore e avrebbe aiutato Blaine a trovare un regalo perfetto per Kurt, anche se questo avrebbe finito per ucciderli entrambi.

<< Su, andiamo. >>  

Cooper si rialzò dallo sgabello, corse su per le scale e si fiondò su un ammasso di vestiti che non erano ancora da lavare; afferrò la sua giacca dall'appendiabiti e le chiavi dal tavolo.

Si piazzò di fronte alla porta d'ingresso, battendo un piede per terra con impazienza.

<< Dove stiamo andando? >> Blaine aveva ancora la testa sepolta fra le braccia e per quanto fosse ovattata da quella posizione, la sua voce venne fuori con irritazione e nervosismo.

<< Columbus. Non troveremo niente per Kurt a Lima. >>

<< Coop. >>

<< Perchè sei ancora seduto lì e con indosso il tuo pigiama? Alzati, è un viaggio lungo! >>
 
 
 
*
 
 
Due ore più tardi, Cooper aveva condotto entrambi verso l'Easton Town Centre, a Columbus. 

Era un enorme edificio, con uno spazio verde pubblico ed un' enorme fontana nel centro, aveva più l'aspetto di una piccola cittadina, piuttosto che di un semplice centro commerciale.  Cooper trovò parcheggio in un posto a caso- non aveva idea di dove volesse andare Blaine e non aveva intenzione di perdere tempo con il parcheggio.

Ora dopo ora, negozio dopo negozio, Cooper seguì Blaine in ogni luogo dove questi pensava di poter trovare qualcosa che potesse essere un regalo vagamente accettabile per Kurt; fu veramente sbalordito, forse persino impressionato, dall'abilità di suo fratello di fiondarsi dentro ad un negozio in appena quindici minuti e poi annunciare con fervore che dentro non vi era niente,  e che avrebbero dovuto passare a quello successivo.

Cooper era piuttosto certo che sembrassero due pazzi, frecciando per tutto l'Easton Town Centre come se fossero nel bel mezzo di una caccia al tesoro; il che - pensò Cooper con una certa irritazione  - era abbastanza vero.

Ad un certo punto, dovette afferrare Blaine per la manica della giacca e trattenerlo dall'attraversare la strada per passare dal  Restoration Hardware  al Crate & Barrel; non aveva intenzione di concludere la giornata con Blaine investito da una macchina perchè era troppo sovraeccitato per preoccuparsi di guardare da entrambe le parti prima di attraversare una strada trafficata.

Blaine se ne stava in piedi fuori dal SunGlass Hut; il suo naso era quasi premuto contro la vetrina, mentre fissava un bellissimo paio di Bulgari raffigurati su di un monitor, che avrebbero certamente donato moltissimo a Kurt, ma che probabilmente costavano più di quanto chiunque dovrebbe mai spendere per un paio di occhiali da sole.

Cooper improvvisamente si ricordò di suo fratello da bambino, tutto braccia magroline e manine che artigliavano; i suoi pantaloni non arrivano quasi mai all'altezza delle sue scarpe, e il suo cravattino molto spesso non era neanche allacciato.  I loro genitori li avevano beneducati sin da piccoli: ricordatevi le buone maniere, rispondete sempre "per favore" e "grazie", non correte, non toccate ciò che non è vostro.

Ma i bambini sono bambini, e un pomeriggio che avevano trascorso fuori - quando Blaine aveva tre o quattro anni - erano passati di fronte ad un negozio di giocattoli e Blaine non era riuscito a contenersi; aveva lanciato un gridolino di piacere e si era liberato dalla stretta della mano di Cooper, correndo dritto verso una delle finestre del negozio e premendo il viso e le mani contro il vetro.  Rimase a fissare con gli occhi spalancati ed un enorme sorriso sulle labbra tutti i giocattoli, i colori e gli altri bambini che correvano in qua e in là per il negozio, fino a che non arrivò sua madre a portarlo via gentilmente.

<< Un'altra volta, caro. >> aveva detto.

Non erano mai più tornati indietro per un orsacchiotto di peluche.

C'era un negozio di giocattoli lì, e Cooper aveva avuto una mezza idea di prendere Blaine e comprargli un dannato orsacchiotto, se solo fosse servito a riportare un sorriso sul suo volto, che piano piano si faceva sempre più afflitto. Pensò di dire qualcosa, ma quando si voltò Blaine si era già allontanato dal negozio di occhiali da sole, senza alcuna busta in mano e pronto a dirigersi verso un altro negozio.

Persino da dietro Cooper riusciva a vedere il modo avvilito in cui Blaine scrollava le spalle, il modo in cui i suoi passi avevano rallentato e avevano perso lo scatto eccitato che avevano quella mattina; sapeva che suo fratello stava perdendo la speranza di trovare il regalo perfetto.

Tutto ciò che Blaine aveva visto ( la sciarpa che era quasi della stessa tonalità degli occhi di Kurt, gli stivali che si sarebbero abbinati alla perfezione con i suoi jeans preferiti ) non era esattamente ciò che stava cercando, oppure era troppo costoso.

Non che Blaine non avesse nei soldi da parte, ne aveva; quando viveva ancora nella sua vecchia casa, i suoi genitori gli avevano lasciato un assegno di portata veramente ridicola. Ma tutto ciò che aveva messo da parte, gli sarebbe servito per il College. Per quanto volesse, era troppo responsabile per sperperarli in un regalo.

E quello significava che la ricerca per il regalo perfetto si stava rivelando infruttuosa.

<< Blaine, andiamo. >> Cooper afferrò il braccio di suo fratello mentre uscivano da Burberry.

Lì vi erano tre ombrelli che avevano catturato l'attenzione di Blaine ( neri all'esterno, decorati a fantasia all'interno ), perchè gli ricordavano il panno che Kurt aveva utilizzato per coprire la gabbia di Pavarotti. Ma qualcosa che gli ricordasse del suo uccellino morto non era esattamente un regalo di Natale ideale per il suo ragazzo, anche se la morte dell'uccellino gli era stata utile per farsi chiarezza nella testa e decidersi a darsi una mossa.

<< Sediamoci per un secondo. >>

Cooper era un giovane uomo; era in forma, si allenava regolarmente e mangiava cibi abbastanza salutari. Ma quattro ore ad inseguire un ragazzino di diciassette anni per una missione, lo avevo piuttosto provato. Era stanco, gli facevano male i piedi e stava incominciando a sentire un dolore lancinante alla schiena. Aveva bisogno di una pausa.

<< Andiamo a prendere qualcosa da mangiare. >> disse, usando il tono che aveva perfezionato quando Blaine era piccolo e non voleva ammettere che quello che Cooper stava suggerendo fosse davvero la cosa giusta da fare << Andiamo in perlustrazione. >>

Le spalle di Blaine si sollevarono ulteriormente e poi si passo la mano ancora libera fra i capelli; lo sguardo che rivolse a Cooper era a metà fra l'irritato e il sollevato. 

<< Tu semplicemente adori utilizzare quella parola, non è vero? >>

<< Sono incredibilmente intelligente! Sapevi che sono un insegnante? >>

<< Per bambini. Insegni ai bambini. >>

<< Ascolta, il Nordstrom è proprio qui dietro e la macchina è parcheggiata in quel lotto. Entriamo, diamo un'occhiata e se non troviamo niente, mettiamoci l'anima in pace! Torniamo a casa e cerchiamo un'altra soluzione. Ti piace l'idea? >>

Blaine annuì, e poi addrizzò la schiena e si stiracchiò le spalle, pronto per un ultimo tentativo.

Il Nordstrom era pieno di madri con adolescenti imbronciati al seguito, in cerca di regali; Cooper avvertì uno strano spiritò di solidarietà nei loro confronti. In poco tempo perse Blaine da qualche parte nel reparto scarpe da uomo, ma riuscì a vederlo di sfuggita in piedi di fronte ad uno scaffale.

Blaine stava fissando una cintura: non era una semplice cintura, ma una cintura di seta intercambiabile; un lato era era di un meraviglioso color blu cielo, il colore degli occhi di Kurt quando si trovavano da soli, avvinghiati nel letto di Blaine e Blaine diceva "ti amo". L'altro lato era uno strato di stoffa, a scrisce rosse, verdi, dorate e dello stesso blu del lato opposto.

Si sarebbe intonata con qualsiasi capo di abbigliamento che Kurt possedeva.

Cooper non aveva mai visto una cintura che urlasse così tanto il nome di una persona, prima di quel momento, ma quelle cinture erano per Kurt , in tutto e per tutto.

E costavano anche 800 dollari.

Blaine si avvicinò e toccò le cinture con un disperato desiderio che non avrebbe dovuto provare per un aritcolo di abbigliamento da agganciare a dei pantaloni. Aveva visto il cartellino del prezzo e sapeva che erano al di fuori della sua portata. Non avrebbe domandato aiuto a Cooper, non poteva. Non adesso che viveva sotto il suo stesso tetto, mangiava il suo cibo, indossava i suoi vestiti. 

Non poteva chiedere di più; non lo avrebbe fatto.

<< Dovremmo andare. >> disse a bassa voce Blaine, facendo scorrere via la sua mano e ficcandosela in tasca. 

Non si aspettò alcuna risposta da Cooper, prima di girare i tacchi e dirigersi verso l'uscita. Cooper guardò indietro, soffermandosi fra le cinture e la schiena in ritirata di Blaine per un lungo momento. 
 
 

*
 


Cooper non scoprì dell'anello fatto con le cartine della gomma da masticare fino a che Blaine non ritornò a casa da scuola quel pomeriggio e non glielo disse, un sorrisetto imbarazzato sul volto, mentre scrollava le spalle con fin troppa indifferenza.

Aveva compreso il significato che si nascondeva dietro a quell'anelo - davvero - e sapeva che Kurt avrebbe adorato e venerato qualsiasi cosa che Blaine gli avesse regalato; ma il pensiero di suo fratello seduto sul suo letto, circondato da un'innumerevole quantità di gomme da masticare ancora intatte, la lingua che guizzava fuori in segno di concentrazione mente lui armeggiava con le cartine, rappresentava così perfettamente Blaine da fargli male.

Resistette all'urgenza di arruffare affettuosamente i capelli di suo fratello per essere un così bravo ragazzo e prese la decisione per la quale sapeva già avrebbe optato.

Il pomeriggio seguente, quando Blaine tornò a casa dalle prove del Glee, arrivò in cucina trovandovi Cooper ad attenderlo. Il volto di suo fratello di illuminò quando lo vide; i suoi occhi brillavano un po' troppo maliziosamente per i gustidi Blaine. Sapeva di che genere di buffonate era capace suo fratello.

Poggiato sopra l'isolotto della cucina vi era una scatola di Nordtrom argentata, non incartata ma con un grazioso fiocco rosso sul coperchio.

<< Che cosa è? >> domandò Blaine, avvicinandosi con cautela e posando i polpastrelli sulla scatola.

Cooper gli fece segno di andare avanti: << Aprila. >>

Blaine aprì la confezione e quando vide ciò che vi era dentro, quansi non lo fece cadere all'improvviso dalle sue dita tremolanti. Il fiato gli si fermò in gola e sentii le lacrime accumularsi, rapide e calde, dentro ai suoi occhi.

Era la cintura di Hermes, quella che era rimasto a fissare per quindici minuti lo scorso sabato pomeriggio a Columbus. Quella che non avrebbe potuto permettersi.

<< Coop. >>  

Blaine guardò suo fratello; Cooper gli stava sorridendo e quasi rimbalzando sulle dita dei suoi piedi. I suoi occhi erano blu come quelli di loro nonno e i suoi capelli gli ricadevano sulla fronte.

<< Non puoi farlo. >> disse con dispetazione. Strinse così forte le sue estremita della scatola che si piegarono, troppo preso dall'emozione per poter fare qualsiasi altra cosa.

<< L' ho già fatto. >> Cooper scrollò distrattamente le spalle << E' andata. >>

Certe volte Blaine voleva bene a suo fratello; altre volte lo amava così tanto, da provocargli persino dolore. E questa, era una di quelle volte.

<< Coop.. >>  sussurrò di nuovo, inghiottengo groppo che aveva in gola. Una lacrima scappò dai suoi occhi e scivolò lungo la sua guancia.

<< Oh, Blainers! >> Cooper attraversò l'sola e andò ad intrappolare Blaine in un intenso abbraccio, sollevandogli quasi  i piedi da terra.

<< Non dovevi farlo. >>

<< Certo che dovevo! Tu sei mio fratello e lui è il tuo ragazzo; fa parte della famiglia anche lui, adesso. >> Cooper indietreggiò di un pazzo e posò un rapido bacio sulla fronte di Blaine << Come hai detto tu, questo è il vostro primo Natale assieme; lascia che ti aiuti a renderlo perfetto. >>

Blaine a quel punto chiuse gli occhi; non sarebbe mai stato in grado di ringraziare Cooper abbastanza per questo. 

Oh mio Dio! >> disse all'improvviso, gli occhi che gli si spalancarono per quella realizzazione << Sono davvero un idiota! Questo è il nostro primo Natale assieme, il primo Natale di questa nostra piccola famiglia! Io ero talmente presto da tutto questo, da Kurt, che non mi sono neanche preoccupato di organizzare qualcosa di speciale per noi. >>

Cooper si avvicinò e posò entrambe le mani sulle spalle di Blaine, dandogli una leggera e affettuosa scrollata.

<< Hey, è tutto apposto! So quanto Kurt significhi per te, quanto sia importante. >>

<< Sei importante anche tu. >>

Cooper roteò gli occhi: << Lo so, B. Lo so. Ascolta, ho nel freezer un tacchino che è abbastanza grande per tutti e due; Apparecchieremo la tavola e useremo dei veri tovaglioli. Ti lascerò persino bere un po' di vino! Avremo il nostro piccolo pranzo di Natale: solamente io, te e una maratona di 24 ore de " Il Racconto di Natale". Come ti sembra? >>

Il sorriso di Blaine era tremolante, le labbra che cercavano di trattenere qualche piccola lacrima: << Mi sembra perfetto. >>

E lo era davvero.

 

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Capitolo 12
*** Carry it with you ***


Vi chiedo infinitamente scusa per l'attesta; ho avuto un esame e il mio computer si è rotto, non ho potuto usarlo per diverso tempo e, di conseguenza, qualsiasi aggiornamento è rimasto fermo. Perdonatemi, davvero. Spero che questa dose di fluff mi faccia perdonare. :)





Cooper porta nuovamente Blaine al negozion Build- A- Bear .
 
 





Cooper guardò la piccola carta plastificata che teneva fra le mani: aveva quindici anni, sei mesi e due settimane, e aveva appena ottenuto la sua licenza di guida.  Sembrava quasi calda fra le sue mani, lucida e appena stampata.

Aveva completato le sue lezioni di guida, fatto pratica per ore con suo padre - ogni volta che questi aveva tempo - e superato il suo testo scritto ( ovviamente lo aveva fatto ); adesso aveva la sua licenza. Adesso poteva andare dovunque volesse, senza bisogno di chiedere ai suoi genitori di accompagnarlo.
 

Sapeva esattamente dove volesse andare per la sua prima, vera guida.

Cooper si rimise la patente in borsa e andò in cerca di sua madre; era in salotto, comodamente seduta su una delle loro poltrone imbottite, intenta a leggere un libro. Sembrava così piccola, seduta lì dentro.

<< Mamma? >> domandò, entrando con cautela nella stanza << Posso portare Blaine in un posto? >>

Sua mamma poggià il libro sulle sue ginocchia e lo guardò: << Dove? >>

<< Columbus. >> ci voleva mezz'ora per arrivare da Westerville a Columbus, ed era tutto in autostrada. Cooper aveva fatto abbastanza guide in superstrada, con suo padre e con l'istruttore di guida, non c'era bisogno di preoccuparsi.

Non troppo, almeno.

<< Perchè vuoi andare a Columbus? >>

Cooper si leccò le labbra: << C' è una cosa che vorrei compreare a Blaine; credo che gli piacerebbe molto, vorrei portarlo assieme a me. >>

La signora Anderson rivolse al figlio maggiore una lunga, occhiata severa.

<< E' troppo piccolo.  >> disse infine  << Tutti e due lo siete. >>

<< Ti prego! Lo controllerò per tutto il tempo! Lascia che lo porti lì, per favore! Ho in mente qualcosa di veramente speciale. >>

" Ti prego, lasciamelo fare per lui, dal momento che tu non lo faresti mai. " pensò.

<< Va bene. Ma mi aspetto che ritorniate prima che faccia buio. >>

<< Certamente! >> Cooper attraverò la stanza e posò un rapido bacio sulla guancia di sua madre; odorava di lillà e di the << Grazie. >>

<< Fai attenzione con lui. >> disse sua madre, mentre lui usciva dal salotto.

<< Lo faccio sempre. >>
 

 

*
 



Cooper trovò Blaine nella sua stanza. Era in piedi sul suo letto, esercitandosi in una posa d'affondo, con il suo fioretto fra le mani; l' estremità dell'oggetto era premuta contro la testiera del letto e il bambino aveva una brillante espressione di soddisfazione sul volto.

<< Ben fatto, bravo piccolo! >> disse Copper, battendo leggermente le mani, e Blaine fece un balzo per la sorpresa, quasi inciampando nelle sue lenzuola.

<< Sto migliorando, Coop! >> annunciò orgogliosamente, saltando su e giù anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo.

<< Allora presto dovrò sfidarti a duello. >>

Blaine sorrise e puntò il suo fioretto contro di lui, in una maniera che avrebbe potuto sembrare minacciosa, se non avesse avuto sette anni e non indossasse un copricuscino come mantello.

<< Accetto la tua sfida! >>  disse Blaine, con una cerca cadenza beffarda nella sua voce, che Cooper era certo avesse preso da uno di quei film di Errol Flynn che avevano visto.

Cooper fece un rapido inchino a Blaine, il quale rispose allo stesso modo.

<< Un'altra volta, B. Oggi voglio portarti in un posto. >>

<< Dove andiamo? >>

<< E' una sorpresa! Togliti il mantello e mettiti un paio di scarpe. Andiamo fuori, Blainers; solo tu ed io, piccolo. >> 

Blaine esultò, saltando giù dal letto con un una serie di evoluzioni e liberandosi del copriuscino; l'espressione sul suo volto era tutta occhi corrugati e denti mancanti.
 



*
 



Il negozio Build - A - Bear, nel centro commerciale di Easton Town, era tutto ciò che Cooper aveva imaginato: era grande e luminoso, tutto dipinto in colori primari e ad angoli esagerati, chiassoso a causa degli squittii di eccitazione e il chiacchiericcio dei bambini e dei proprio genitori.

<< Te lo ricordi? >> domandò Cooper, mentre lui e Blaine entravano dentro al negozio, la manina del fratello saldamente stretta nella sua << Siamo stati qui qualche tempo fa; tu volevi comprare un orsacchiotto, ma non avevamo il tempo. >>

I nostri genitori non avevano il tempo, questo Cooper non glielo disse.

Gli occhi di Blaine erano enormi e quasi di loro verde, sotto le luci fluorescenti del negozio.

<< Posso farmi un mio orso? >>  domandò, con la tipica meraviglia di ogni bambino.  Cooper a volte dimenticava, visto quanto Blaine fosse maturo per la sua età ( mantello fatto con il copricuscino a parte ), che suo fratello era ancora un bambino, e che si eccitava per questo genere di cose, come facevano tutti gli altri ragazzini.

<< Puoi fare tutto ciò che vuoi; hanno cagnolini, gattini, scimmiette e tartargughe. Qualsiasi cosa. Che ne pensi di un gattino? Tu adori i gatti. >> 

<< No, voglio un orsacchiotto. >> rispose Blaine con decisione, serrando la mascella << Dovremmo avere tutti e due degli orsacchiotti, così potrebbero essere fratelli anche loro. >> 

Il cuore di Cooper gli si strinse in petto, ma si trattava di un tipo di dolore positivo. Strinse la mano di Blaine un po' più forte.

<< Fratelli orsi sia. >>

Trascorsero la mezz'ora seguente a fabbricare i loro orsi. Cooper si sentì un tantino in imbarazzo quando dovette inserire un piccolo cuore di satin dentro al corpo del suo orso, ma Blaine sembrava adorarlo; passò un minuto intero a sistemare con attenzione il cuore, accertandosi che si trovasse al posto giusto.

Risero entrambi quando lo staff andò a prendere i loro orsi per un "bagno " in una corrente d'aria.

<< Ma non c'è acqua. >> sussurrò Blaine a Cooper, strattonandolo per la manica. Cooper sorrise e scrollò le spalle; a dire il vero, non capiva neanche lui.

Cooper vestì il suo orso con un paio di pantaloni neri, una camicietta sbottonata ed un cravattino di colore rosa brillante; gli avrebbe persino infoltito le sopracciglia, se fosse stato possibile.

Blaine fece indossare al suo orso un paio di jeans e una maglietta dell' Ohio State University ( Cooper non aveva intenzione di dirgli che non sarebbe rimasto in Ohio per il College, non era quello il momento ) e mise lui in testa un paio di occiali da sole, per completare il look.

<< Come chiamerai il tuo? >> domandò Cooper, dopo aver finito il loro lavoro ed aver ritirato il loro certificato di nascita.

<< Coop, naturalmente. >> dichiarò Blaine, come se non esistessero altre opzioni.

<< Allora io chiamerò il mio Blainers. >>

Blaine storse il naso, ma poi si strinse dolcemente il suo nuovo orsacchiotto Coop al petto: << Bene. >>

Cooper pagò i sue orsi con il denaro della sua paghetta; erano veramente costosi, ma non aveva poi molte cose che desiderasse comprare per sè stesso.  E i suoi genitori gli davano davvero troppi soldi per una paghetta settimanale; non che avesse intenzione di lamentarsene.

<< Vuoi andare a prendere un gelato, prima di tornare a casa? >>

Blaine teneva ancora il suo orso stretto al petto; guardò Cooper: << Ma a mamma e papà non piace che io mangi il gelato prima di cena? >> 

<< Già, ma loro non sono qui..dico bene? >> Cooper gli fece un occhiolino, in segno di complicità.

Blaine gli sorrise e Cooper soffocò una risata di fronte al vuoto del suo sorriso, dove il suo dente da latte era caduto e quello da adulto non era ancora ricresciuto

<< Non glielo diremo. >>

<< Non una sola parola. >>

Cooper offrì a Blaine la sua mano libera e questi l'afferrò. Non gli importava se doveva camminare attraverso l'intero centro commerciale con un orsacchiotto che indossava un cravattino sottobraccio; avrebbe fatto qualsiasi cosa per lasciare che quell'ampia espressione di gioia continuasse a splendere sul volto di suo fratello.
 
 


*
 


Anni più tardi, Kurt Hummel stava esplorando la stanza di Blaine Anderson in casa di suo fratello Cooper, a Lima. Blaine era rannicchiato sul suo letto, guardando Kurt mentre questi si muoveva tutto intorno alla stanza. Era bello vedere che Kurt si sentisse così a suo agio nella sua stanza.

<< Blaine? >> domandò improvvisamente Kurt, in piedi di fronte all'armadio del ragazzo.

<< Sì? >>

<< Che cos'è questo? >> 

Si voltò, tenendo fra le braccia un orsacchiotto di peluche; indossava una maglietta della Ohio State University.

Blaine sorrise.

<< Vieni qui; lascia che ti racconti una storia. >>








 

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Capitolo 13
*** Bends to what asks ***


Cooper deve affrontare le conseguenze dell'incidente della Granita.
 
 




Cooper aveva venticinque anni, quando il suo telefono squillò e il nome di Kurt Hummel comparve sul suo display.

<< Cooper? Sono Kurt. C' è stato... si tratta di Blaine. C'è stato un.. un incidente. >> 

La voce di Kurt era tremolante, spaventata, e il cuore di Cooper scivolò giù fino alle sue scarpe, ancora una volta.  Si trattava di Blaine.

<< Lo stiamo portando al pronto soccorso; abbiamo bisogno che tu venga qui. >>

Non un'altra volta, pensò disperatamente Cooper, oltre il ronzio nelle sue orecchie e il battito martellante del suo cuore. Non si ricordò di aver guidato fino all'ospedale; non ricordò di aver riattaccato la cornetta, afferrato il suo cappotto e le sue chiavi, e infranto qualsiasi limite di velocità imposto nella città di Lima, Ohio.

Cooper non ricordò il gruppo di adolescenti ammassati nella sala d'aspetto, mentre si precipitava oltre la porta, fino a raggiungere il banco dell'accettazione. Non era lo stesso ospedale dell'altra volta, ma tutti i prontosoccorsi avevano lo stesso aspetto, e il fastidioso odore dell'antisettico irruppe così violentemente nella sua memoria, che quasi non cadde a terra sulle sue ginocchia.

<< Dov'è mio fratello? >> ansimò di fronte all'infermiera, le mani aggrappatte al bancone per tenersi in piedi << Blaine. Blaine Anderson. Mi è stato detto che si trova qui, ho bisogno di vederlo. Adesso. >>

<< E' il suo tutore legale? >> domandò l'infermiera, con calma e professionalità, come se lo avesse fatto un milione di volte; ma era semplicemente la sola cosa che potesse fare, per non rischiare di dover afferrare il giovane uomo per le spalle e scuoterlo violentemente.

<< Sono di famiglia, sono la sua famiglia! Questo non ha importanza? >>

L'infermiera ebbe almeno la decenza di essere comprensiva nei suoi confronti.

<< Signore, il paziente è ancora minorenne; abbiamo bisogo di un suo tutore legale per i documenti e l'assicurazione. >> 

Cooper si mise una mano in tasca ed estrasse dal suo portafogli la carta dell'assicurazione; le sue mani tremavano a tal punto che si sorprese che questa non gli fosse caduta di mano.

<< Lui vive con me! S-sono il suo..il suo tutore. La prego, ho bisogno di vederlo...la prego! >>

" Lei non capisce; non posso sopportare tutto questo un'altra volta. "

L'infermiera prese la sua tessera e fece qualcosa di incomprensibile con un computer, prima di indirizzare Cooper verso il letto numero sei. Cooper almeno si ricordò di dire grazie, prima di allontanarsi dal bancone ed attraversare il pavimento piastrellato, verso Blaine.

Questa volta non era in una stanza privata, ma appena dietro una tenda del prontosoccorso. Cooper poteva dire in quale letto si trovasse Blaine prima ancora di arrivarvi, perchè Burt e Carole Hudson- Hummel si trovavano proprio attorno ad esso; Burt teneva la propria mano saldamente posata sulle spalle di Carole ed entrambi avevano uno sguardo visibilmente preoccupato. Si voltarono verso Cooper, non appena questi si avvicinò a loro; nessuno dei due stava piangendo, cosa che il giovane uomo prese come un buon segno. 

Cooper fece un respiro profondo, avvicinandosi al letto dietro la tenda.

Si pietrificò, in silenzio e sotto shock di fronte alla vista di Blaine - il suo fratellino, la persona che avrebbe dovuto tutelare e proteggere - ancora una volta in un letto di ospedale.

Blaine era seduto questa volta, coscente, ma il suo occhio destro era coperto da una spessa imbottitura di garza, tenuta ferma da una specie di nastro; l'altro occhio era iniettato di sangue e talmente gonfio che riusciva a malapena a tenerlo aperto. Vi era una traccia di colore rosso sulla sua maglietta bianca, una macchia scura, e la bile risalì calda e rapida fino alla bocca di Cooper.

Non poteva essere sangue... Dio, sembrava proprio sangue.

E improvvisamente i ricordi di Cooper ritornarono a due anni prima.

Ricordò il corpo ferito di Blaine, disteso incoscente in un letto d'ospedale identico a quello: viti di titanio in una gamba, quell'enorme cicatrice rosa vicino alla sua spina dorsale, dove una bottiglia rotta aveva colpito fin troppo in profondita; la sua spalla slogata, i nervi danneggiati; la linea pallida di una cicatrice sul cuoio capelluto, tenuta nascosta da un ciuffo di capelli; il sangue colato fin sotto il suo naso rotto; quelle ferite che ci avrebbero messo settimane per rimarginarsi, e quelle che non sarebbero mai guarite.

Cooper emise un lamento spezzato ed afflitto, da qualche parte nel profondo della sua anima.

" Fa che non sia lo stesso..non lo stesso, non lo stesso! "

<< Hey, Coop. >> disse Blaine a bassa voce, quasi come se stesse cercando di convincere un cagnolino sotto la pioggia a rientrare dentro casa.

<< Dovremmo smetterla di incontrarci in questo modo. >>

L'occhio sano di Blaine si socchiuse appena, sovrastato da quella ondata di emozioni; solo suo fratello poteva permettersi di fare simili battute in un momento simile. 

<< Cooper. >> sussurrò, e la sua voce era incrinata dalle lacrime.

Cooper si avvicinò al bordo del letto; l'odore così forte ed incredibilmente dolce di qualunque cosa vi fosse sulla maglietta di Blaine era quasi nauseante.  

Deglutì istintivamente.

Riusciva a sentire Burt e Carole muoversi dietro di lui, e fu incredibilmente grato del fatto che vi fossero anche loro.  Kurt era seduto di fianco al letto di Blaine, alla sua sinistra, dove lui poteva vederlo; stringeva forte la mano del ragazzo nella propria, il pollice che accarezzava ritmicamente le sue nocche, e Cooper riuscì a vedere quanto fossero rossi persino i suoi occhi.

<< Stai bene? >> domandò Cooper, avvicinandosi e posando gentilmente una mano sulla spalla di Blaine. Quella buona, non quella che qualche volta gli doleva al mattino, provocandogli un freddo formicolio lungo il braccio, fino ai suoi polpastrelli.

<< Sto bene, Coop. Io... andrà tutto bene. >>

Cooper allungò una mano verso il viso di Blaine; nella mascella serrata del ragazzo, nella sua bocca contratta, nel solco profondo della sua fronte, egli riusciva a leggervi il dolore. Riusciva a vedere la sofferenza e la preoccupazione.  Blaine cercava di nasconderlo, di essere abbastanza coraggioso per entrambi, ma in realtà era spaventato a morte; anche lui ricordava ciò che era accaduto.

Cooper annuì.

Avrebbero parlato di questo più tardi, quando Blaine non avrebbe assunto quell'espressione stoica e coraggiosa di fronte a Burt e Carole; forse persino di fronte a Kurt. Cooper dette alla spalla di Blaine un 'altro leggero colpetto, prima di voltarsi verso Kurt.

Teneva gli occhi fissi sulla sua mano, la quale stava ancora stringendo saldamente quella di Blaine; sembrava che stesse guardando il movimento del suo pollice lungo le nocche di Blaine. Cooper sarebbe stato sorpreso se fosse stato effettivamente in grado di vedere altro.

<< Stai bene? >> domandò improvvisamente Cooper a Kurt, e il ragazzo sussultà lievemente per la sorpresa.

<< Io?! Oh Dio, io sto bene! A me non è successo niente. >> Kurt portò la mano di Blaine al suo petto e premette forte; sembrò non farlo consciamente << Lui, Blaine, mi ha spinto via. >>

<< No, Kurt... voglio dire, stai bene?! >>

Kurt distolse lo sguardo da Cooper, riportandolo su Blaine.

<< Starò.. starò bene. >> I suoi occhi erano rossi, ma asciutti. 

Blaine sorrise, un po' tristemente, e si sporse per posare un soffice, leggero bacio sull'angolo della bocca di Kurt.

<< Dunque.. >> Cooper si mise le mani sui fianchi << Chi di voi ha intenzione di dirmi a chi appartengono le chiappe che prenderò a calci?! >>

<< Non.. >> iniziò Blaine, ma Kurt lo interruppe.

<< E' stato Sebastian! >>  disse, e la sua voce era dura, più fredda di quanto Cooper avesse mai sentito prima; era un tantino spaventosa, e a Cooper piaceva. << E' stato lui a fare questo. >>

<< Che cosa ha fatto? >>

<< E' stata una granita. >> disse Blaine, e Cooper si ritrovò quasi a sussultare una seconda volta, per lo stupore.

Aveva sentito parlare molto spesso della propensione da parte dei bulli del McKinley di gettare granita addosso agli studenti, sia da Kurt che da Blaine, ma nessuno di loro aveva mai accennato al fatto che potessero provocare un simile danno. 

<< Non capisco. E' stata una granita a fare questo? Come è possibile?! Nessun altro è mai finito al prontosoccorso per una cosa del genere, dico bene?! >>

<< Questo perchè non si è trattato semplicemente di una granita. >> fece eco un'altra voce.

C'era una dottoressa in piedi dietro di loro, una donna bassina, con capelli castani ed uno sguardo intelligente. Cooper non seppe spiegarselo, ma la semplice vista di quella donna riuscì a confortarlo.

<< Lei deve essere la sua famiglia. >> disse la dottoressa, sfogliando la cartella di Blaine con agile rapidità.

<< Sì, lo sono. >>

<< Bene, lasci che le spieghi come stanno le cose. >>

Cooper ascoltò la dottoressa mentre questa gli parlava dell'occhio di Blaine e del danno che il sale grosso aveva causato; doveva essere operato, ma avrebbe dovuto aspettare fino a che il gonfiore non si fosse ridotto. Non appena questa menzionò l'operazione, il volto di Blaine perse quel poco di colore che gli era ancora rimasto e si voltò verso Kurt, premendo la sua fronte contro quella del suo ragazzo e restando lì per un lungo minuto.

<< Ma potrà tornare a casa questa notte? >> domandò Cooper, spostando il suo sguardo da dove Kurt e Blaine erano persi l'uno nell'altro, offrendo e ricevendo tutto il conforto possibile. Cooper era, come sempre, incredibilmente grato che vi fosse Kurt.

<< Può. >> annuì la dottorezza << Ma deve continuare a tenere la garza; non vogliamo correre il rischio di ulteriori danni, prima ancora di essere in grado di poter rimettere tutto apposto. >>

<< Ti prendereo una benda per l'occhio Blainers, che ne pensi? >>

Blaine roteò il suo occhio buono e Kurt rivolse ad entrambi un'espressione sogghignante.

<< Ti manderò a casa con una prescrizione per delle cure mediche. >> continuò la dottoressa, richiudendo la cartella << Mi raccomando di riposarti per i prossimi due giorni mentre il gonfiore diminuisce. Non ti sentirai comunque molto meglio, credimi. Assicuratevi di riportarlo qui immediatamente in caso di febbre, dolori improvvisi o un ulteriore aumento di gonfiore. >>

Cooper annuì e strinse la mano della dottoressa; le sue dita erano sorprendentemente calde,  a contatto con quelle gelide del ragazzo. E poi se ne andò, passando al paziente successivo.

Cooper si voltò nuovamente verso il letto di ospedale: Kurt stava ancora stringendo la mano di Blaine, il quale era intento a fissare in punto in cui le loro dita si intrecciavano.  

Per nessuna ragione Cooper di sarebbe sognato di separarli, quella notte.

<< Kurt, dovresti restare a casa nostra stanotte. Voglio dire.. >> Cooper si voltò verso Burt e Carole << Se per voi va bene. >>

Burt rivolse lui uno sguardo severo. Cooper dimenticava, certe volte, che alcuni ragazzi avevano dei genitori che gli amavano, adoravano e che gli elogiavano, comunque andassero le cose.

Kurt aveva trascorso la notte a casa di Cooper altre volte prima di allora, e Cooper aveva sempre detto a Burt di avere una camera da letto in più, apposta per lui, anche se la cosa non era poi completamente vera. Cooper non sapeva se Burt gli credesse o meno, ma non aveva mei detto niente al riguardo e Kurt aveva ancora il permesso di restare a dormire a casa sua.

<< Va bene. >> borbottò Burt << In effetti, mi sarebbe proprio piaciuto vedere in che modo avresti anche solo tentato di tenerli separati, questa notte. >>

Sia Kurt che Blaine arrossirono vistosamente.

<< Andrai comunque a scuola, domattina. >> disse Burt con fermezza.

<< Ma.. >>

Cooper sorrise dolcemente a Kurt; lui gli avrebbe concesso di saltare la scuola, ma in fin dei conti non era suo padre.

<< Va tutto bene; ti chiamerò io domani, riusciremo a trovare un sostituto che si prenda cura di Blaine al posto tuo. Resterò io con lui, anche se sono sicuro che preferirebbe avere te al suo fianco. >>

Cooper rivolse a Kurt un occhiolino e si sentì sollevato nel vederli entrambi arrossire nuovamente.

<< Coraggio, andiamocene via da qui. >>
 



*
 



Cooper stava guidando, mentre Kurt e Blaine erano seduti assieme sul sedile posteriore; si sentiva un po' come un autista, ma era assolutamente a suo agio con quella situazione. Blaine era seduto con la testa poggiata sulla spalla di Kurt, il quale ancora non aveva lasciato andare la sua mano.

Insieme portarono Blaine dentro casa e lo condussero su per le scale, fino alla sua camera da letto. Le cure mediche che gli avevano somministrato al prontosoccorso gli avevano provocato una certa sonnolenza ed incacapacità di restare in equilibrio sui suoi piedi, e certamente non avrebbero corso il rischio di farlo cadere a terra. Quando lo portarono in camera sua, Blaine scivolò a peso morto sul suo letto, sospirando dal più profondo dentro di sè.

Cooper afferrò un paio di pigiami dall'armadio e li porse a Kurt, il quale lo guardò con espressione interrogativa.

<< Credo che tu debba prendere uno di questi. >> disse Cooper, con un sorrisetto sghembo che fece arrossire ulteriormente Kurt. Blaine emise una specie di grugnito lamentoso dal suo letto.

<< Io..noi.. >>

<< E' tutto ok, Kurt. >> Cooper mise una mano sulla spalla di Kurt, come faceva molto spesso con Blaine << Sono felice che tu sia qui per lui. >>

Kurt deglutì ed annuì, incapace di dire qualsiasi cosa in quel momento.

<< Sarò giù al piano terra, ho alcune telefonate da fare. Voi due cercate di dormire un po'. Hai bisogno di qualcosa? Qualcosa da metterti addosso per dormire? Dei vestiti per domani? >>

<< Io..uh... credo di poter trovare qualcosa di mio che ho lasciato qui. >> disse Kurt, e i suoi occhi si posarono sull'armadio di Blaine.

Cooper sorrise.

Come se non avesse notato tutte quelle tracce di Kurt dentro casa sua: lo spazzolino da denti in più nel bagno di Blaine; cibo salutare nel loro frigorifero; un paio di stivali di fianco alla porta.

<< Ok, molto bene. >> 

Cooper diede un altro colpetto alla spalla di Kurt, prima di voltarsi verso Blaine.

<< Hey. >> disse Cooper. 

Si avvicinò al bordo del letto ed allungò le braccia verso suo fratello; Blaine si protese verso di lui e Cooper avvolse le sue braccia attorno a lui, intrappolandolo in un abbraccio. Seduto in quella posizione, la parte illesa del suo volto di Blaine era premuta contro lo sterno di Cooper, e per quest'ultimo fu come abbracciare nuovamente quel ragazzino che un tempo era suo fratello. 

Cooper posò un bacio sui capelli di Blaine, percependo l'odore della granita alla ciliegia; dovette chiudere gli occhi, per combattere quelle lacrime che lo raggiunsero all'improvviso.

<< Ti voglio bene, Blaine. E mi dispiace, mi dispiace così tanto che sia successo ancora! >>

<< Ti voglio bene anche io. >>

Vi era ancora molto da dire riguardo a quella notte, ma avrebbero potuto aspettare.

Cooper si ritrasse dall'abbraccio e posò un altro bacio sulla fronte di Blaine.

<< Va bene, vi lascio da soli. Dormi un po', ok? Ma svegliami se dovessi aver bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa. >>

Cooper chiuse la porta dietro di sè e se ne andò; rimase in piedi nel corridoi per diverso tempo, prendendo lenti e profondi respiri, cercando di interrompere quel tremolio delle sue mani. 

Avrebbe voluto fare così tante cose: avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto colpire qualcosa. Avrebbe voluto gettarsi a terra, in ginocchio, e mettersi a piangere. Avrebbe voluto andare alla Dalton e prendersela con tutti quei ragazzi idioti. Che ne era stato del vecchio " Una volta che sei un Warbler, lo sei per sempre?! "* Avrebbe voluto prendere a pugni la faccia di quel Sebastian.

Optò per prepararsi un gigantesco drink e mettersi di fronte alla tv, con sguardo fisso e vacuo, per più di un'ora.
 
 



*
 
 

<< Questa maglietta è rovinata per sempre. >> disse Kurt, posando i pigiami di Blaine di fianco a lui, sul letto.

Allungo le dita per toccare il petto di Blaine, dove la granita si era ormai asciugata, lasciando un segno secco e di cattivo gusto.

Blaine scrollò le spalle.

<< Ne ho altre. E' solamente una maglietta bianca. >>

Fece una smorfia di disgusto; non riusciva neanche ad immaginare di volerla indossare di nuovo, persino se macchia fosse stata ripulita del tutto.

<< Dovremmo ripulirti e metterti a letto. >>  Kurt fece scorrere le sue nocche lungo gli zigomi di Blaine e questo chiuse gli occhi a quel tocco così gentile e familiare << Sembri esausto. >>

Blaine annuì. Si sollevò leggermente e diede un'occhiata al suo orologio, estraendolo dalla propria tasca. Lo cullò dolcemente fra le mani, facendo scorrere il pollice lungo la familiare incisione sul frontalino; custodito nel solito posto dentro alla sua tasca, l'orologio era stato protetto dalla granita, ma non era Blaine in grado di dire se ne fosse uscito graffiato, scheggiato oppure rotto.

<< Potresti controllarme per me? Sono atterrato piuttosto violentemente quando sono caduto a terra. >> porse il suo orologiò a Kurt, il quale lo afferrò con cautela, con dita riverenti << Sto avendo..hem...qualche difficoltà a guardare. >> 

Blaine rise e quasi insconsciamente fece per strofinare il suo occhio. Kurt afferrò il suo polso.

<< Non farlo. >> disse a bassa voce, e portò la mano di Blaine alla propria bocca, strofinando le sue labbra contro le nocche del ragazzo. 

<< Mi dispiace. >> sussurrò Kurt contro la pelle di Blaine, seduto di fianco a lui sul letto << Quella granita era destinata a me e sei stato tu a prenderla; mi hai spinto via e guarda che cosa è successo! >>

<< Lo rifarei seduta stante. >>  disse Blaine, con voce bassa e ferma << Tutto questo era per arrivare a me; per ferire me. E lui non doveva azzardarsi ad usare te, per ferirmi. >>

Kurt fece uso della sua presa sul polso di Blaine per tirare un braccio intorno alle sue spalle, accoccolandosi così al suo fianco: << Non capisco quale sia il problema. >>

<< Possiamo parlarne domani? Quando ritornerai a casa da scuola? >>

" Casa" pensò Kurt, ed avvertì un intenso dolore al petto.

<< Certo. >>

Kurt aiutò Blaine a spogliarlo, facendo molta attenzione a non colpire il suo occhio mentre gli sfilava la maglia, che poi gettò direttamente nel cestino dei rifiuti. Portò Blaine sotto la doccioa e non esitò quando il suo ragazzo afferrò la sua mano e, con un sorriso appena accennato, lo trascinò dentro assieme a lui.

In un altro momento avrebbe assaporato l'assenza degli abiti di Blaine dal suo corpo, e il colore della sua pelle sotto l'acqua calda.  In un altro momento si sarebbe dilettato del sentimento di piacevolezza di Blaine nell'arrotolarsi i suoi riccioli fra le dita mentre gli lavava i capelli, mentre lo shampoo lavava via il gel e la granita.  Kurt utilizzò le mani per raccogliere l'acqua e risciacquò con attenzione i capelli di Blaine, accertandosi che la garza sopra il suo occhio ferito restasse asciutta.

In qualsiasi altro giorno sarebbe stato lieto di poter avvolgere in un soffice asciugamano, lentamente e con attenzione, la pelle calda e umida - sentendo i muscoli e le sue ossa muoversi sotto il suo tocco, prima di aiutarlo ad indossare quel suo ridicolo pigiama; di ficcarsi sotto le coperte assieme a lui e poggiare la testa sul cuscino di Blaine, così vicino a lui da poter assaporare il suo stesso respiro; di essere avvolto dal suo calore, con il suo odore che lo circondava completamente, dolcemente.

Tuttavia, quella sera, si accontontentò di un lento bacio sulla bocca di Blaine, soltanto un leggero, quasi casto sfiorarsi di labbra. Riusciva a sentire il sorriso assonnato di Blaine, e sapeva che si sarebbe addormentato nel giro di pochi istanti.

<< Ti amo. >> sussurrò nel buio.
 
 


*
 



La mattina successiva, qualcuno bussò alla porta di casa di Cooper, poco dopo che Kurt se ne era andato per raggiungere la scuola. Blaine era accoccolato sul divano - il suo occhio stava meglio se poteva tenere la testa poggiata contro qualcosa - e Cooper stava ripulendo tutti i rimasugli della loro colazione. Kurt aveva insistito per dargli una mano, ma Cooper lo aveva cacciato dalla cucina con una giocosa pacca sulla spalla e canzonandolo con un : << Vai a salutare il tuo ragazzo con un bacio, ci penso io qui. >>

Cooper si asciugò le mani con un tovagliolo prima di raggiungere la porta; non riusciva ad immaginare chi potesse presentarsi a casa sua tanto presto. Quando aprì la porta, tutto l'ossigeno che aveva in corpo sembrò svanire in fretta; afferrò la maniglia con tanta forza, che era sicuro di poterla sentire gemere in segno di protesta.

I suoi genitori erano in piedi sulla soglia, ed erano decisamente le ultime persone che Cooper si aspettasse di veder comparire alla sua porta.

Il signor Anderson era vestito in maniera molto elegante, nonostante fosse ancora così presto; il suo abito sembrava molto costoso, e molto bello anche, con un lungo cappotto che metteva in risalto la sua figura slanciata. La signora Anderson era così piccola e delicata al suo fianco, con indosso un abito pallido ed un cappotto leggero.

<< Che cosa fate qui? >> domandò Cooper.

Stava facendo uso di tutta la forza di resistenza che possedeva, per non sbattergli la porta in faccia.

<< Abbiamo saputo di Blaine. >> disse sua madre.

<< Come? >>

Cooper certamente non aveva telefonato.

<< Abbiamo ricevuto una telefonata dal Signor Hummel. >> disse il signor Anderson, quasi digrignando i denti << Ha detto di essere il padre del...dell' amico di Blaine, che era presente durante l'incidente. >>

Cooper serrò la mandibola. 

Un amico di Blaine. Dopo tutto questo tempo, ancora non riusciva a dirlo.

<< Che cosa volete? >>

<< Vorremmo vederlo. E' nostro figlio. >>

Cooper non riuscì ad impedirsi di sbuffare e gli occhi di suo padre gli lanciarono uno sguardo di ammonimento.

<< No, non lo è. Voi lo avete cacciato di casa, lo avete mandato via! Voi non lo volevate. >>

" Ma io sì. Io l'ho accolto, io mi sono preso cura di lui. Io l'ho amato. "

<< Cooper, ti prego. >> 

Sua madre, per lo meno, sembrava essere ferita da quella situazione; i suoi occhi erano abbassati ed aveva un'espressione accigliata. Cooper sperò che fosse ferita almeno in minima parte quanto lo fu Blaine durante quel caldo pomeriggio di fine estate. Suo padre rimase impassibile.

<< Se solo gli dite qualcosa per ferirlo.. >> gli ammonì Cooper, rientrando dentro casa e lasciando che si suoi genitori vi facessero il loro ingresso per la prima volta.

Li condusse direttamente in salotto, dove Blaine era sdraiato sul divano, intento a passare da un canale all'altro della televisione con il telecomando. Il ragazzo balzò istintivamente in piedi quando vide i suoi genitori entrare nella stanza, ma era ancora un po' intontito da tutte quelle cure mediche e la stanza incominciò a girare.  Cooper vide suo fratello ondeggiare sui suoi piedi e corse verso di lui, afferrandolo per un gomito per aiutarlo a stare in piedi.

Blaine spalancò gli occhi di fronte a quelle figure che si trovavno in piedi davanti a lui; non vedeva i suoi genitori da quasi sei mesi - da quando questi lo avevano cacciato di casa - e l'aria incominciò a farsi spessa e pesante intorno a lui, alla loro vista.

<< Cosa.. >> incominciò Blaine, ma la sua bocca divenne improvvisamente troppo asciutta e la sua lingua sembrò essere a corto di parole << .. che cosa ci fate qui? >>

<< Abbiamo saputo che cosa è successo, dal padre di Kurt. >> almeno sua madre riusciva a pronunciare il suo nome << Che sei finito di nuovo in ospedale. >>

Gli occhi scuri della signora Anderson si posarono sulla garza che Blaine teneva sull'occhio.

<< Stai bene? >> chiese, con un tono di voce così genuino che Blaine dovette inghiottire, in mezzo a quel crescendo di emozioni.

Dopo tutto, era pur sempre sua madre; lo aveva dato alla luce, lo aveva cresciuto, si era preso cura di lui...lo aveva amato. Non poteva - non voleva - rinnegarla in quel modo, ma non poteva dimenticare ciò che lei aveva permesso che accadesse. E non era pronto a perdonare.

<< Sto bene. Avreste dovuto chiamare. >> Blaine strattonò nervosamente i risvolti del suo pigiama << Non dovevate venire qui così, senza avvisare. >>

<< Blaine.. >> iniziò il signor Anderson, e sia Cooper che Blaine si misero immediatamente sull'attenti, alzandosi appena un po' di fronte all'autorità della voce del loro padre. 

Certe vecchie abitudini sono difficili da manda via.

<< Tua madre ed io siamo venuti qui per dirti una cosa. >>

<< Vorremmo che tu ritornassi a casa con noi. >> disse sua madre, e strinse la sua borsetta con così tanta forza che le sue nocche diventarono bianche.

Blaine rimase a bocca aperta e la stanza si mise a girare ancora una volta. 

Sentì Cooper imprecare a bassa voce, nel suo respiro; di fronte a loro, i loro genitori li stavano fissando in attesa di una risposta.  Suo madre non sembrava felice, mentrea sua madre era speranzosa. Ma lui non poteva, non poteva. Quelli erano i suoi genitori e lui gli voleva bene, nonostante tutto, ma non aveva bisogno di loro. 

Blaine si avvicinò un po' di pià a Cooper, il quale stava letteralmente irradiando tensione; allungò un braccio verso di lui ed afferrò la sua mano, stringendola forte come faceva sempre quando era piccolo ed aveva bisogno della rassicurante presenza di suo fratello.

<< Io sono a casa. >>

Cooper strinse la sua mano ancora più forte.

La signora Anderson emise un leggero suono dal fond della sua gola, ma annuì leggermente. Suo padre serrò la mandibola così duramente che Blaine era certo di poter sentire i denti dell'uomo digrignarsi.

<< Questa è la tua decisione? >> domandò il signor Anderson, con lo stesso tono di voce di prima. E la risposta fu la stessa.

<< Lo è. >>

<< Allora è tutto. Andiamocene. >> 

Il signor Anderson girò i tacchi e si diresse verso l'ingresso. La signora Anderson lanciò una lunga, occhiata addolorata ai suoi figli, prima di voltarsi a sua volta.

Cooper stava stringendo la mani di Blaine così forte da fargli male.

<< Mamma.. >> disse all'improvviso Blaine e questa si voltò verso di lui << I-io.. io ti telefonerò. Lo farò. >>

A quel punto lei sorrise, solamente una leggera incurvatura nelle sue labbra, ma questo fece pensare a Blaine che forse, un giorno, sarebbero stati bene.

E poi se ne andarono. Blaine sentì la porta d'ingresso chiudersi, un tonfo sordo che riecheggiò per tutta la casa, e si rigirò nel corpo di suo fratello, stringendosi a lui mentre Cooper avvolgeva le proprie braccia intorno a lui.

Blaine non stava piangente, ma rimase lì per un lungo minuto, il volto premuto contro la clavicola di Cooper, semplicemente respirando, mentre Cooper strofinava delicatamente e lungo la sua schiena. Mormorò appena appena fra i suoi capelli, una canzoncina stonata.

<< Vuoi chiamare Kurt, o altro? >> domandò infine Cooper.

Blaine scosse la testa.

<< E' in classe. Gli manderò un sms, non deve... non voglio farlo preoccupare più di quanto non dovrebbe, adesso che è ancora a scuola. >>

<< Vuoi guardare "Singing in the Rain" ? >>

<< Ti prego. >>

Cooper trascorse il resto del pomeriggio accovacciato sul divano assieme a Blaine, guardando vecchi film e facendo man bassa di tutto il cibo spazzatura che avevano in casa e che avevano dovuto nascondere da Kurt, per evitare che questi gettasse tutto via.  Ad un certo punto Blaine si addormentò, il viso sepolto in mezzo ad alcuni cuscini, e Coooper lo lasciò lì, coperto da un vecchio, morbido lenzuolo, finò a che Kurt non fosse tornato da scuola.

Sentì che quella non era propriamente la soluzione migliore, ma sapeva di esserci andato molto vicino. 








N.d.T:  * La frase originale è, chiaramente, " Once a Warbler, always a Warbler", che Sebastian dice a Blaine nell'episodio "The first time".

Leggero - neanche troppo - picco d'angst in questo capitolo... non so voi, ma io leggendolo mi sono sciolta fra le lacrime! ç_ç My Blooper heart...quanto mi erano mancati! ç_ç 

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Capitolo 14
*** Call thee mine ***


San Valentino non va esattamente come da programma.
 



Blaine aveva diciassette anni e qualcun altro stava insidiando il suo ragazzo; e non vi era niente che potesse fare al riguardo.

Cooper ritornò a casa da lavoro, quel giorno di metà settimana, per trovare Blaine accucciato sul salotto del divano, con una copertina rossa di plaid avvolta intorno alle spalle. I suoi piedi erano piantati sul cuscino, le braccia che avvolgevano le gambe e il mento che poggiava su di una delle sue ginocchia. Stava fissando tristemente qualcosa, il suo occhio scoperto era scuro e turbato.

Vi era un bellissimo bouquet - con due dozzine di rose rosse - in un vaso di vetro, sul tavolino da caffè.

<< Oh, wow. Kurt le adorerà! >> esclamò Cooper. 

Sapeva quanto potesse essere morboso suo fratello quando si trattava di Kurt; non avrebbe mai dimenticato quel ridicolo anello fatto con le cartine della gomma da masticare, o la gratitudine di suo fratello di fronte al regalo di Natale.

<< Come hai fatto ad uscire e comprargliele? Non ti è permesso guidare con quella benda sull'occhio, o sotto effetto dei medicinali. >>

Blaine si limitò semplicemente a grugnire e strofinò il suo mento contro le proprie ginocchia. Era un gesto che Cooper aveva visto precedentemente, quando Blaine era piccolo e arrabbiato per qualcosa, ma non aveva voglia di parlarne.

Cooper si sedette al tavolino da caffè di fronte a Blaine; riusciva a sentire la dolce, delicata fragranza delle rose, gli ricordarono i mazzi di fiori che si trovavano solitamente sul davanzale della finestra nella cucina della loro nonna.

<< Va bene, che sta succedendo? >>

Blaine chinò la testa in avanti e si nascose la faccia fra le ginocchia, facendo attenzione a non fare alcuna pressione contro il suo occhio. L'intervento era andato perfettamente, ma gli era stato imposto di tenere la benda fino alla fine della settimana. Non ne poteva più. Faceva caldo contro la sua guancia, la cinghia sfregava contro il cuoio capelluto e gli tirava i capelli.

<< Kurt ha un ammiratore segreto. >> mormorò Blaine fra le sue ginocchia, non molto più forte di un sussurro.

<< Cosa? >>

<< Non farmelo dire un'altra volta. >>

<< Ti ho sentito, è solo che... beh, non capisco. >> 

Cooper aveva trascorso alla Dalton l'intero periodo della scuola superiore e non sapeva come funzionassero esattamente le cose in un liceo pubblico. Ma aveva una certa difficoltà ad immaginarsi un ragazzo mandare  regali romantici ad un altro, specialmente in una scuola dove granite in faccia e spintoni contro gli armadietti erano apparentemente all'ordine del giorno.

<< Qualcuno sta mandando a Kurt dei regali di San Valentino, a scuola. Lascia queste stronzate nel suo armadietto: Caramelle, fiori, cartoline. Un dannatissimo Gorillagramma! >>

Blaine praticamente urlò quell'ultima frase, ed il dolore e la rabbia nella sua voce fecero sussultare Cooper. La mano di Blaine si richiuse in un pugno stretto, ed un paio di piccole cicatrici spiccarono bianche sulla pelle abbronzata delle sue nocche.

<< E lui pensa che sia io. Pensa che sia io che lo sto facendo, e non è così. Sono il suo ragazzo e non sono io a fare tutto questo. >>

Blaine premette le sue labbra assieme, e da quella distanza Cooper riuscì a vedere le lacrime accumularsi nel suo occhio sano, prima che le scacciasse. Riusciva a vedere il flettersi dei suoi muscoli mentre Blaine serrava e rilassava la mascella.

<< Dovrei essere io. >>

Cooper sapeva che se Blaine si fosse sentito meglio si sarebbe messo a camminare avanti e indietro, agitando selvaggiamente le mani per l' emozione che sentiva, ma che non era in grado di esprimere a parole. 

Suo fratello era molto spesso uno studio di contrasti: cercava con tutte le sue forze di mantenere la calma ed avere coraggio, ma dentro dì sè, sotto i cravattini, i capelli impomatati e la sua eleganza, era solamente un ragazzo pieno di emozioni, che non sempre sapeva come esprimere.

Erano gli Anderson: la paura, i dubbi e l'ansia non facevano per loro.

Cooper abbandonò la sua postazione al tavolino da caffè e scivolò sul divano di fianco a Blaine; il ragazzo era in tensione e stava vibrando di energia nervosa vicino a lui. Sistemò la coperta in modo da coprire anche le sue spalle, accoccolando entrambi nel suo calore e nella sua piacevole morbidezza.

Cooper si ricordava ancora di quando Blaine aveva ricevuto quella coperta; era appartenuta al loro nonno, abbandonata sullo schienale della poltrona del salotto di casa dei loro nonni per anni. Ogni volta che andavano a fargli visita, Blaine si addormentava su quella sedia, avvolto nella soffice coperta; fino a che dopo una visita, quando stavano per andarsene e montare in macchina, il loro nonno non aveva avvolto la coperta attorno a Blaine e gli aveva detto di tenerla.

Per molto tempo aveva odorato della crema da barba del loro nonno e di tabacco da pipa; adesso sapeva dell'acqua di colonia di Blaine e dello shampoo di Kurt.

Ci volle un momento, durante il quale Blaine era ancora fermo e immobile di fianco a suo fratello, ma poi finalmente il giovane Anderson si rilassò e scivolò contro Cooper, accoccolandosi al suo fianco.

<< Avevo un piano, sai? Avevo un piano, perchè questo è il nostro primo San Valentino assieme e se pensavo di aver rovinato lo scorso Natale, con San Valentino ho fatto persino di peggio! >>

Cooper si morse un labbro e smise di sorridere. 

All'epoca Blaine era così dannatamente eccitato all'idea dell'esibizione dei Warblers da GAP. Cooper non aveva avuto il cuore di dirgli quanto quell'idea fosse terribile; certe volte, un ragazzo ha bisogno di imparare dai propri errori, da solo.

<< Gli avrei portato tanti piccoli regali a scuola per l'intera settimana. Avevo fatto una lista. >> Blaine poggiò la testa contro la spalla di Cooper << E poi avevo programmano un numero sensazionale per venerdì, e Tina e Mercedes mi avrebbero aiutato, e sarebbe stato tutto così grandioso e poi...e poi è successo questo maledetto incidente al mio occhio e non ho potuto fare niente di tutto ciò. >>

Blaine si interruppe e Cooper lo sentì tirare leggermente su col naso; il dolore del tradimento dei Warblers non si sarebbe lenito tanto facilmente.

<< E lui... lui è così felice di tutto questo. Così felice! La scuola è sempre stata uno schifo per lui e adesso ecco che qualcuno gli manda tutti questi regali. In pubblico! E va bene. E' venuto qui oggi pomeriggio e aveva con sè i palloncini che aveva ricevuto da quel cazzo di Gorilla Gramma e continuava a guardarli e a sorridere, per poi guardare me con quei suoi enormi, stupidi occhi perfetti e...cazzo. Cazzo! >>

Cooper appoggiò la sua guancia contro le tempie di Blaine; i suoi riccioli erano morbidi e privi di gel, per una volta.

<< Hai idea di chi possa essere? >> chiese.

 << No! Non c'è nessun altro ragazzo gay al McKinley. E non riesco ad immaginare nessuno che possa fare una cosa del genere. Non è come la Dalton, è... lì è pericoloso. >>

<< A quanto pare è pericolosa anche la Dalton. >> Cooper non cercò neanche di nascondere la punta di veleno nella sua voce.

Ancora non riusciva a credere che il Preside della Dalton non avesse punito Sebastian per ciò che era successo. La sua sfuriata in presidenza e la sua richiesta di espellere il ragazzo, o quanto meno sospenderlo, era stato un gesto inutile. Per quanto spalancare rabbiosamente quelle porte lo avesse fatto sentire dannatamente bene.

<< Coop, non... no, ti prego. Non adesso. >>

<< Allora, che cosa pensi di fare? >>

<< Ci sarà una festa, un ballo, da Breadstix. Per San Valentino. >>  

Blaine sospirò dal profondo del suo petto e si strinse maggiormente al fianco di Cooper. Aveva una relazione complicata con i balli, soprattutto dopo il ballo del terzo anno, e Cooper sapeva che non sarebbe stato facile per lui scegliere di andarvi.

<< Beh, sai che cosa dobbiamo fare? Vai a questa festa e riprenditi il tuo ragazzo. >> Cooper strinse la spalla di Blaine << Non hai bisogno di cantargli una di quelle disgustose, smielate e romantiche canzoni a scuola, ma potrai farlo lì. Mostra a questo ammiratore segreto come stanno le cose. >>

<< Coop.. >>

<< Oh, andiamo! Sai che lo vuoi fare. So come sei fatto. Ti aiuterò a pianificare tutto. >>

Blaine gemette, ma un sorriso si fece strada lungo il suo volto.

<< Come se le cose possano andar bene! So come sei fatto. >>

<< Hey, "It's not unusual" andò bene, giusto? >> 

Cooper ricordava con molto piacere di aver cercatato i video della "Carlton Dance"* ed averla insegnata a Blaine; era il modo perfetto per risollevare il suo spirito, quella prima settimana dopo che era stato cacciato di casa.

<< Fino a che Quinn non ha dato fuoco al pianoforte. Povero piano indifeso. >>

<< Beh, Kurt ha adorato quella performance. Così mi ha detto. >>

Blaine gemette di nuovo, ma Cooper poteva dire con certezza, sapeva che Blaine ci stava pensando; suo fratello era sempre stato un tipo da grandi sceneggiate, da gesti ecclatanti, ed era così disperato da voler rendere il loro San Valentino - suo e di Kurt - assolutamente memorabile.

<< Oh, aspetta...sai che cosa dovremmo fare? >>

<< Non riesco ad immaginarlo. >>

<< Dovremmo fabbricarti una benda per l'occhio di San Valentino! A forma di cuore, con strass e glitter. >>

Blaine scoppiò a ridere, ed era esattamente la reazione che Cooper si stava cercando.
 
 


*
 
 


Blaine si stava preparando per la sua grande serata in camera di Cooper, provando diversi cravattini sopra la sua camicia, quando il suo telefono squillò. Cooper capì che si trattava Kurt dalla suoneria, e dal modo in cui il viso di Blaine si illuminò nel momento in cui afferrò l'apparecchio.

<< Heilà! >>

Cooper non sapeva che cosa Kurt avesse detto in seguito, ma capì che non poteva trattarsi di qualcosa di buono, non dal modo in cui l' espressione di Blaine si adombrò improvvisamente. Blaine si voltò dall'altra parte, avvolgendosi un braccio attorno al petto per quanto poteva, ma Cooper riuscì comunque a percepire la confusione ed il dolore sul suo volto. Cercò di non ascoltare - lo fece - e di concedere a Blaine un po' di privacy, ma il suo tono di voce - flebile ed addolorato, nonostante la rabbia che accresceva di secondo in secondo - e il netto abbassamento delle sue spalle era tutto ciò di cui Cooper aveva bisogno per capire che qualcosa era andato storto.

Blaine concluse la chiamata con un quieto, secco "Ok, ciao." e sbattè il suo telefono sul comodino. Rimase in piedi lì, il petto che si muoveva con una rabbia contenuta a malapena, e Cooper sapeva che suo fratello stava sperando che vi fosse un sacco da boxe da prendere a pugni, da qualche parte nei d'intorni. 

Sarebbe stato utile montarne uno in taverna - lo avrebbe fatto quel fine settimana.

<< Va tutto bene, Bi? >> domandò Cooper, muovendo con cautela un passo in direzione di Blaine.

Non avrebbe voluto fare altro che stringerlo fra le sue braccia, ma al momento il ragazzo era ancora troppo avvolto su sè stesso. 

<< Era lui. >> rispose Blaine << L'ammiratore segreto. Era Karofsky. >>

Le sopracciglia di Cooper si inarcarono: << Il ragazzo che ha fatto bullismo su Kurt? >>

<< Fatto bullismo, attaccato, assaltato e minacciato di morte?! Sì, quel ragazzo. >> 

Blaine serrò i pugni e sentì le sue unghie scavare profondamente nei suoi palmi.

<< Per tutta questa fottuta settimana è stato lui. Ogni cosa: le caramelle, le cartoline e i fottutissimi fiori. E ha detto a Kurt di incontrarsi prima della festa e lui lo ha fatto, pensando che fossi io! E non ero io. Niente di tutto questo è stato da parte mia. E lui ha detto a Kurt che lo ama. Che lo ama, cazzo! >> 

Blaine si premette il dorso delle proprie mani contro la fronte, che se ciò potesse servire a tirar fuori dalla sua testa qualsiasi cosa stesse pensando, o immaginando.

Cooper aggiunse il nome di Karofsky alla sua crescente lista di persone delle quali non avrebbe mai avuto una buona opinione.

<< Non ci riesco. Io non... perchè è sempre tutto così...perchè deve sempre.. >>

Blaine si interruppe, prese un respiro profondo e chiuse gli occhi per un lungo momento. Cooper vide un milione di emozioni volteggiare attorno al suo viso, prima che Blaine raddrizzasse le proprie spalle e si voltasse verso lo specchio. Afferrò l'estremita del cravattino che aveva scelto e si ritrovò a combattere per annodarlo correttamente, mentre questo continuava a scivolargli dalle dita.

Cooper sospirò e andò a raggiungere Blaine, togliendo di mezzo le sue mani ed afferrando le estremità del cravattino nelle proprie.

<< Non so se questa sia una buona idea. >> mormorò Blaine, leccandosi le labbra secche.

Lasciò che suo fratello lo aiutasse con il farfallino, dal momento che le sue mani erani diventate improvvisamente troppo piccole e tremolanti per fare un lavoro decente. La rabbia scorreva dentro di lui, lasciando una sensazione di dolore, dubbio e sofferenza nel suo  fegato, che minacciava di risalire in cima fino alla sua gola.

<< Cosa? No, non puoi tornare indietro adesso. Devi essere lì fra mezz'ora. >> Cooper diede al cravattino rosso di Blaine un ultima stretta finale, per assicurarsi che fosse perfetto.

<< Sì, ma adesso.. dopo..sopo questo.. >>

Blaine si fermò dal dire qualsiasi altra cosa; si infilò le mani nelle tasche e strofinò il pavimento con la scarpa.

Non credeva Karofsky gli sarebbe mai piaciuto, non dopo tutto quello che aveva fatto a Kurt e sicuramente non dopo questo. Blaine non riusciva ad immaginare di diventare amico della persona che aveva mandato al suo ragazzo dei regali per San Valentino e dichiarato il suo amore per lui, ben sapendo che Kurt gliene avrebbe parlato.

<< Non lasciare che quel Karofsky ti rovini le cose, che le rovini ad entrambi. >> Cooper mise entrambe le mani sulle spalle di Blaine e costrinse suo fratello a guardarlo
<< Questa è una faccenda fra te, Kurt e nessun altro. Mi capisci? >>

Blaine annuì.

Certe volte amava suo fratello; il resto del tempo non sapeva che cosa avrebe mai fatto senza di lui.

Cooper sorrise e attirò Blaine in un rapido abbraccio, baciando la sua fronte.

<< Molto bene, allora. >> si staccò ed afferrò dal comodino la nuova benda per l'occhio fatta in casa << Non riesco a credete che tu non mi abbia permesso di ricoprirla di lustrini; avresti avuto un aspetto strepitoso. >>

Blaine roteò gli occhi, entrambi ( e accidenti, se lo faceva sentire bene ) , prima di indossare la benda per un'ultima volta. 

<< Come se pensassi anche solo lontanamente di lasciarti vicino ad una pistola per colla a caldo. Non di nuovo, non dopo l'ultima volta. >>

Cooper lo aiutò a sistemarsi la benda a forma di cuore - che si abbinava perfettamente con il suo cravattino -poi lisciò i risvolti della sua camicia.

<< Hey, i glitter finalmente stanno uscendo fuori, vedi? >>

<< Uh-uh, certo. >>

<< Aspetta. >>  Cooper andò verso il suo armadio e si mise in punta di piedi per afferrare qualcosa dal ripiano superiore.

<< Ecco. >> posò un cappello a cilindro sulla testa di Blaine; era un po' piccolo, ma funzionò << Va a prendere il tuo ragazzo! >>
 
 
 


*



Ore più tardi, il telefono di Cooper vibrò con un messaggio: 

" Kurt resta a dormire qui. Non farti trovare."

Cooper rise e digitò un rapido messaggio di risposta.

" Ricevuto, ragazzo. "










N.d.A: * Se casomai qualcuno non avessa mai visto la Carlton Dance, ecco qui un breve video, particolarmente esplicativo. Notate delle somiglianze? :)  http://www.youtube.com/watch?v=zS1cLOIxsQ8

C
hiedo scusa per il ritardo nel postare la traduzione, ma ieri contavo di tornare a casa presto e invece...dannati genitori. >_< Ma il prossimo aggiornamento arriverà puntualmente domenica prossima, non preoccupatevi. :)

Un bacione.
 

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Capitolo 15
*** It'll Never Fold Back ***


Blaine ha una rivelazione riguardo a Kurt. Cooper alza gli occhi al cielo.

Capitolo che si svolge dopo gli eventi dell'episodio  "New York" della seconda stagione.
 




Cooper aveva ventiquattro anni e non aveva assolutamente niente da fare.

Se na stava comodamente sdraiato sul divano, un piede che poggiava sopra il tavolino da caffè e il giornale fra le mani. Stava leggendo lo stesso articolo sui Buckeyes da circa un'ora e mezza, tra momenti di sonnolenza e spuntini. Era l'inizio dell'estate, dopo il suo primo vero anno di insegnamento, e Cooper era pronto a trascorrere i due mesi seguenti a non fare assolutamente niente, prima di dover incominciare a prepararsi per l'autunno.

Gli piaceva insegnare, molto più di quanto avesse pensato. Quando aveva lasciato la facoltà di legge, e aveva perso l'approvazione di suo padre, non aveva idea di ciò che avrebbe voluto fare: girare il mondo, imparare una nuova lingua, leggere almeno quattro di tutti quei libri che da hanno teneva sul suo scaffale, trascorrere ogni giorno in biancheria intima a mangiare schifezze. Non aveva importanza, alla fine, purchè fosse stato qualcosa che voleva fare.

Ma poi un professore gli suggerì l'insegnamento come possibile carriera, dopo aver visto con quanta naturalezza riusciva a gestire la classe durante le discussioni, e l'idea non gli era sembrata terribile. Non quanto lo sarebbe stato diventare un avvocato, un dottore o un dirigente.

E comunque, a Cooper piacevano i bambini.  Gli piacevano i loro cuori grandi e i loro occhi senza nubi, la loro impassibile curiosità. Gli piaceva come dicevano tutto ciò che pensavano - senza alcuna barriera, nessuna preccupazione di ferire, o stigma sociale. Un bambino ti guarda dritto negli occhi e ti dice che hai sbagliato.

Cooper pensava che il modo in cui si mettevano i loro piccoli pugni sui fianchi, dichiarando qualcosa come verità innegabile, fosse adorabile. 

Era un sollievo, dopo tanti anni trascorsi seduto a tavola per cena, assieme a suo padre e ai suoi partner commerciali, mordendosi la lingua e guardando verso il basso per impedirsi di roteare gli occhi di fronte a quelle ridicole conversazioni che si protraevano attorno a lui: Cause vinte, conti chiusi,  accordi di affari portati a termine; questioni irritanti e superficiali. Era felice di non dover mai più partecipare ad una di quelle cene.

Inoltre, aveva avuto abbastanza tempo per far pratica nel prendersi cura dei bambini; aveva trascorso dieci anni a preoccuparsi dell'educazione di Blaine.

Era stato difficile, il primo anno; non lo si poteva negare. Abituarsi a tutta quella massa di bambini che non erano suo fratello, imparare a gestire l'infinita burocrazione del sistema della scuola pubblica, rapportarsi con i genitori.  Alcune cose erano ben peggiori rispetto ai suoi fastidiosissimi genitori.

Ma gli aspetti positivi - le risate, la spontaneità, la gioia - avevano superano quelli negativi di circa un migliaio di  volte, e lui era pronto a ricominciare tutto da capo, l' anno seguente. Aveva trovato la sua strada nel caos controllato di quella sua classe chiassosa e rumorosa;  anche se sperava che il prossimo anno avrebbe contenuto un minor numero di incidenti con la colla.

Aveva pensato di lavorare ad un dottorato di ricerca; gli piaceva insegnare alla scuola elementare, ma un'università lo avrebbe pagato meglio. Ed era abbastanza certo di poter trovare un posto alla Dalton Academy; aveva lasciato la scuola con il massimo dei voti e con tutte le raccomandazioni che potesse desiderare. Il mondo si sarebbe aperto a lui, in un modo in cui non aveva mai fatto prima.

Ma c'era Blaine al quale dover pensare, Blaine che presto sarebbe andato al College e che non avrebbe avuto accesso al suo fondo fiduciario finò a che non avesse compiuto ventun anni. Il lavoro di Cooper non pagava così tanto, era abbastanza solo per il suo mutuo, le necessità e le spese in contanti, ma avrebbe prelevato i soldi dal suo fondo fiduciario, per la scuola di Blaine. E non aveva intenzione di contare su borse di studio che ancora non esistevano; non avrebbe invidiato a Blaine nemmeno un centesimo di quel fondo, ma doveva essere realistico.

Cooper alzò lo sguardo dal giornale che - ancora - non stava leggendo, quando sentì il rumore della porta d'ingresso che si apriva; erano quasi le cinque del pomeriggio e vi era solamente un'altra persona a possedere la chiave di casa.

Blaine apparve sulla soglia del salotto; la sua borsa a tracolla pendeva dalle sue mani, trascinata sul pavimento dietro di lui. Aveva sul volto la più felice, sciocca ed luminosa espressione che Cooper avesse visto su di una persona che non fosse il protagonista di un cartone Disney.

Tutto questo non avrebbe potuto portare a niente di buono.

<< Oh Dio, che succede? >>

Blaine mosse qualche passo verso di lui, per poi collassare sul pavimento e restare sdraiato lì, disteso sulla schiena. Il sorriso non aveva abbandonato il suo viso e i suoi occhi erano sul punto di scomparire fra le sue guance. 

<< Gli ho detto che lo amo. Lui ha detto che mi ama. Ci siamo detti che ci amiamo. >>  Blaine si contorse felicemente sul pavimento; stava quasi battendo per terra con i talloni.

Cooper si morse il labbro, cercando di contenere le risate.  Per l'amor di Dio, il suo fratellino si era innamorato per la prima volta!

<< E tu hai fatto tutta questa strada per dirmi questo? >>

<< Stavamo bevendo il caffè e lui mi stava raccontato di New York, del fatto che ha cantato su un palcoscenico di Broadway e che era così felice al riguardo, anche dopo aver perso le Nazionali. Era felice di ogni cosa. Era così...così...ha semplicemente preso tutto ciò che il mondo gli ha scaraventato contro, lo ha rivoltato e trasformato in qualcosa di buono. Qualcosa di valore.  Come ci riesce? Come fa non lasciare che tutto questo lo spezzi? Dopo tutto ciò che ha passato?! >> 

Blaine prese un respiro profondo, premendo una mano contro la sua pancia e l'altra sul suo cuore. Era quasi come se stesse cercando di trattenersi dallo scoppiare in mille pezzi.

<< Come posso non amarlo? >> sussurrò quelle parole come una rivelazione.

Cooper roteò gli occhi per l'ennesima volta e sollevò il giornale per coprire la sua faccia; non sentiva il bisogno di mostrare a Blaine l'enorme sorriso che si stava formando sul suo viso.

<< Fammi sapere quando avrai finito di scrivere quell'orribile poesia sul colore dei suoi occhi, sul modo in cui si allaccia le scarpe e qualsiasi altra cosa che voi ragazzi fare assieme, ok? Ok? >>

<< E' semplicemente uscito fuori, sai? Lui stava parlando ed è arrivato, e io non avrei potuto rimangiarmelo neanche se avessi voluto trattenerlo. >> 

<< Volevi trattenerlo? >> 

<< No! Dio, no... certo che no! E' vero. E' tutto così vero.. io lo amo, davvero. >> 

Blaine si contorse di nuovo sul pavimento, come se non potesse stare fermo, non con tutto quel vibrare sotto la pelle e che gli attraversava il suo corpo.

<< Io sono innamorato di lui. >>

Cooper lo capiva, capiva davvero. Si ricordava l'intensità del primo amore, ricordava lo sconvolgimento e il timore,  la realizzazione e l'  improvvisa comprensione. Ricordava come il mondo, all'improvviso, esplode e cade in mille pezzi. Sapeva che sarebbe successo anche a Blaine un giorno, ma c'era stato un tempo, non molti anni prima, in cui non ne era stato poi così sicuro; un periodo in cui si era chiesto se Blaine si fosse mai aperto abbastanza da permettere a qualcuno di avvicinarsi a lui.

Cooper si era preoccupato molto per Blaine, dopo il ballo: il modo in cui i suoi occhi erano diventati così vuoti e distanti, per mesi e mesi; il modo in cui aveva cambiato pettinatura e stile nel vestire; come si era rifugiato nel blazer della Dalton, quasi fosse un giubbotto antiproiettile. Blaine era sempre andato bene a scuola - era brillante e diligente - ma dopo quel ballo, si era tuffato nei compiti e nelle lezioni come non aveva mai fatto prima. Cooper dovette ringraziare i Warblers per aver lentamente fatto uscire Blaine dal suo guscio, soprattutto perchè lui non era lì per farlo. Qualche volte, a notte fonda, Cooper rimpiangeva di non aver lasciato la scuola ed essere ritornato a casa, così da poter passare con Blaine tutto il tempo possibile.

Ma Blaine incominciò a riprendersi, lentamente, passo dopo passo. Ed era arrivato abbastanza lontano da non permettere neanche a quel disastro con il ragazzo del GAP di arrestarlo di nuovo. Adesso ecco lì, sdraiato sul pavimento del suo salotto, profondamente, senza speranza e completamente innamorato di un ragazzo che lo amava a sua volta.

Cooper era così felice per lui, che sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Il passato era, forse, finalmente solo un lontano ricordo.

<< Chiama mamma. >> disse Cooper << E dille che rimani qui a cena. >>

<< Va bene. >> Blaine rimase sdraiato lì, fissando il soffitto, le sue mani e chi muovevano inconciamente in circolo sopra il suo cuore.

<< Blaine. >>

<< Sì?! >> la sua voce era flebile e sognante. Blaine se ne era chiaramente andato da qualche altra parte, probabilmente in una qualche terra magica e mistica, fatta interamente degli occhi di Kurt, sei suoi polsi, delle sue benedette fossette o roba del genere.

<< Tira fuori il telefono dalla tasca e chiama mamma. >>

<< Uh-uh. >>

<< Cristo, ragazzino! Per quanto tempo ancora continuerai ad essere così incapace?! >> Cooper afferrò uno dei cusicino dal divano e lo scaraventò addosso a Blaine. Colpì suo fratello dritto sulla gamba, ma questi reagì a malapena.

<< Per sempre. >> rise a quel punto Blaine, allegro e spensierato, facendo scorrere le sue mani lungo il viso e fra i capelli.

<< Non mangerai niente di tutto quello che cucinerò per te, giusto? >>

<< Probabilmente no. >>

<< E avanzi sia! >>

<< Coop? >> Blaine girò la testa e guardò suo fratello. Cooper era rimasto colpido dall'evidente gioia e dalla vita nei suoi occhi << Non essere geloso, ok? >>

<< Cosa? >>

<< Ti amo ancora più di chiunque altro.* >>

<< Oh Dio! >> Cooper lanciò un altro cuscino addosso a Blaine, che atterrò sulla sua faccia. 

Blaine rise semplicemente, una risata cristallina e musicale, e ficcò il cuscino sotto la sua testa. Cooper si alzò dal divano e si diresse in cucina; in quello stato, suo fratello avrebbe probabilmente finito per dare fuoco a tutta la casa solamente cercando di accendere il forno a microonde.

<< Blaine? >> Cooper si fermò di fianco a suo fratello e guardò in basso, verso di lui; diede un colpetto con il piede alla sua anca.

<< Sì? >>

<< Anche io ti amo più di chiunqe altro. >>

Blaine afferrò la caviglia di Cooper e la strinse.

<< Lo so. >>









N.d.T:  *  In realtà Blaine direbbe a Cooper " I love you more than anyone else", ma in inglese il termine "I love you" sta sia per "ti amo" che per "ti voglio bene" e in questo contesto, per quanto sia più simile ad un semplice volersi bene fra fratelli, ho preferito lasciare comunque il verbo amare, anche perchè comunque, se vogliamo fare delle considerazioni, l'affetto fra fratelli può anche essere definito amore...giusto? :)

Un grazie enorme a tutti coloro che, pazientemente, continuano a seguire questa traduzione. :)

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Capitolo 16
*** A short-lived madness ***


Cooper non sa come combattere con Blaine.
 
 


Cooper aveva venticinque anni e il suo fratellino aveva incominciato a pensare quale College volesse frequentare. Per tutta la settimana non avevano fatto altro che arrivare opuscoli, sin da quando Blaine aveva dovuto frequentare quella completamente inutile Giornata delle Carriere organizzata dal - non proprio competente - consulente di orientamento del McKinely.

Blaine aveva controllato alcune scatole, segnalando con uno scarabocchio di matita quelle che avrebbero potuto interessargli e che, in qualche modo, avrebbe duvuto trasformarsi negli obiettivi principali della sua vita. Poi aveva aggiunto il suo indirizzo di casa e la sua casella di posta elettronica in un database, e aveva spedito le sue informazioni ad ogni scuola del paese.

Quasi immediatamente gli opuscoli, i volantini e gli indirizzi di posta avevano iniziato a piovergli addosso, sotto forma di scuola: Università della Columbia, Berjely, Julliard, Harvard, Ithaca, Cornel, il Conservatorio di Boston e dozzine di altre scuole da ogni parte del paese, delle quali Cooper non aveva mai sentito parlare. Ce ne erano alcune provenienti persino dall' estero.

Cooper non voleva pensare al fatto che suo fratello potesse andarsene così lontano da lui.

La pila di opuscoli informativi sul bancone della cucina continuava a crescere e Cooper incominciava ad avvertire una legittima preoccupazione riguardo al fatto che, un giorno, sarebbero arrivate fino al soffitto ed entrambi si sarebbero ritrovati sepolti sotto un immenso ammasso di carta; lanciava alla pila un'occhiata torva ogni volta che la oltrepassava. Dopo i primi tre giorni di cassetta postale completamente piena, Cooper aveva smesso di guardare gli opuscoli ed aveva incomincianto a gettarli sul bancone della cucna, per quando Blaine sarebbe ritornato.

Un fine settimana si misero a sedere e incominciarono a pescare in mezzo alla pila, separando scrupolosamente i "forse" dai "no, al diavolo, non andrei mai in un posto del genere. "

Cooper aveva una sua opinione personale su dove Blaine dovesse andasse; aveva grandi sogni per la vita di suo fratello e per la sua carriera, ma stava lottando per metterli a tacere. Era una decisione che spettava a Blaine. Era abbastanza difficile avere diciassette anni, dover lottare con tutti i problemi dell'adolescenze e poi essere costretto a decidere, così all'improvviso, che cosa si desidera fare per il resto della propria vita. 

Cooper non aveva intenzione di influenzare Blaine con le sue, tanto certe quanto distorte, opinioni sul suo futuro.

Inoltre, ricordava molto bene che così significasse avere qualcuno che gli diceva come avrebbe dovuto essere la sua vita; in quale College andare, che cosa avrebbe dovuto studiare, come avrebbe dovuto essere esattamente il suo futuro. Ricordava di essere stato rimproverato su " Ciò che significa essere un Anderson " e " Come hai osato abbassare gli standard di questa famiglia."

Non si sarebbe comportato come suo padre con Blaine. Non poteva. Non lo avrebbe fatto. Non avrebbe mai detto a Blaine che tipo di persona avrebbe dovuto essere.  
Blaine era un bravo ragazzo, perfettamente in grado di prendere le sue decisioni e compiere le sue scelte di vita. Dopo tutto, Blaine aveva deciso di lasciare la Dalton e trasferirsi al McKinley, sapendo esattamente tutto ciò che ne sarebbe derivato.

Cooper aveva fatto molto per Blaine questi ultimi due anni, e aveva intenzione di fare anche questo.

E comunque, spettava solo a Blaine decidere dove volesse andare e quindi sarebbe stato lui a rischiare una moltitudine di tagli da carta, a causa di tutta quella montagna di opuscoli sul College.

Qualche volta Cooper pensava che fosse ancora presto per questo, per la prepazione per il College, eppure non lo era; non lo era affatto. Blaine aveva incominciato a studiare per i suoi esami di ammissione assieme agli altri ragazzi del Glee Club, e stava già prendendo in considerazione quali sarebber state le materie facoltative che avrebbe studiato l'anno successivo. E ancora, qualche volta Cooper era sorpreso di trovare Blaine intento a studiare per i suoi esami di calcolo e non a colorare un altro disegno di un principe Disney nel suo enorme libro da colorare, o a giocare con i lego sul pavimento, montandoli con attenzione di colore in colore, prima di costruire il suo ultimo castello.

Il petto di Cooper si gonfiò, alla realizzazione improvvisa che il suo Blaine -  il suo piccolo Blainers, il suo fratellino -  era quasi un uomo adulto. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, da molti anni; Blaine era sempre stato molto più maturo per la sua età, ma questa volta era diverso. Qui si trattava di Blaine, che stava per andarsene di casa alla ricerca di sè stesso, alla ricerca di ciò che voleva per sè stesso.

Cooper sperava di aver fatto un lavoro abbastanza buono e di aver aiutato Blaine lungo tutto il suo cammino.

Quel pomeriggio, Cooper si avvicinò alla cassetta della posta con trepidazione; era talmente piena da non riuscire neanche a chiudersi. Era certo che, al momento, il postino detestasse assolutamente il suo lavoro; non poteva davvero biasimarlo. Cooper si annotò mentalmente di fargli preparare qualche biscotto - o roba del genere - da Kurt, come offerta di pace. O forse avrebbe dato semplicemente un abbraccio al povero uomo.

Era abbastanza certo che il 94 per cento della posta giornaliera fosse composta da cataloghi da parte di qualche nuovo gruppo di scuole. Cooper ne sfogliò distrattamente uno, osservando attentamente il raggruppamento eterogeneo di facce sulla parte anteriore di ciascuno, fino a quando i suoi occhi non si soffermarono sul nome familiare di una delle scuole.

New York Academy of Dramatic Arts.

Cooper si fermò nell'ingresso, fissando quell' opuscolo lucido e sgargiante.
Non era sicuro del perchè fosse sorpreso, ma lo era. NYADA; dove molto probabilmente sarebbe andato Kurt.  Ogni pensiero riguardo al non dire a Blaine che cosa avesse dovuto fare della sua carriera universitaria, se ne era improvvisamente andato.

Portò la posta in cucina, come aveva sempre fatto, e lanciò gli opuscoli delle altre scuole sul mucchio appoggiato sopra il bancone, gettando le bollette e la posta "reale" in un altro mucchio; le avrebbe controllati in un secondo momento.  Cooper poggiò il suo gomito contro l'isolotto della cucina e si mise a leggere gli opuscoli della NYADA, pagina dopo pagine, ancora e ancora, fino a che Blaine non tornò a casa.

Udì la porta principale aprirsi e poi chiudersi, e si sentì sollevato nell'udire solamente una sola persona camminare lungo il corridosio; non si era mai visto costretto a cacciare Kurt di casa prima di allora, e non era qualcosa che avrebbe mai voluto fare.

Blaine entrò in cucina, facendo scivolare la sua borsa a tracolla su di uno sgabello. Aveva un aspetto leggermente stanco, ma quello faceva ormai parte della sua routine quotidiana, con tutte quelle lezioni che si stavano accumulando sul suo lavoro, ora che stava arrivando alla fine dell'anno scolastico, e la sua personale sessione di studio compulsivo.

<< Hey, Coop. >> disse Blaine, sorridendogli << Come è andata oggi a scuola? >> 

<< Bene. >> rispose Cooper, e scrollò le spalle cercando di non scaraventare gli opuscoli della NYADA sulla stupida testolina di Blaine << A te come è andata? >>

<< Il professor Shuester è un idiota. >> Blaine scosse leggermente la testa, ma stava comunque sorridendo, per cui qualsiasi cosa fosse successa al Glee non doveva essere poi così terribile.

<< Dunque.. >> incominciò Cooper, per poi fermarsi. Non riusciva a credere di essere davvero sul punto di pronunciare quelle parole << Dobbiamo parlare. >>

Blaine si bloccò ed inclinò la testa. Il suo sorriso si trasformò in qualcosa di divertito, canzonatorio e lievemente affettuoso << Ok, professor Anderson. >>

<< Non chiamarmi così. >> saltò su Cooper, tanto irritato quanto volesse essere. 

Non aveva idea di come fare a dirlo, che cosa dovesse dire esattamente.

Il sorriso sul volto di Blaine svanì.

<< Okay. >> disse lentamente, confuso << Che cosa sta succedendo? >>

<< Siediti. >> Cooper indicò lo sgabello di fronte all'isolotto della cucina, a pochi passi da lui.

<< Mi stai spaventando. >> disse Blaine, mettendosi a sedere sullo sgabello.

Il panico stava iniziando a diffondersi in lui; aveva visto il lato severo di Cooper, ma non era mai stato indirizzato a lui, prima. Silenziosamente, Cooper fece scivolare il volantino dal lato opposto del bancone, guardando l'espressione di Blaine mentre lo faceva.

Quando lo vide, gli occhi di Blaine si spalancarono in segno di realizzazione e il ragazzo si leccò nervosamente le labbra.

<< Coop, io.. >>

<< Blaine. >> Cooper lo interruppe << Non ho intenzione di dirti ciò che devi fare della tua vita; non posso. Non dopo papà, non dopo tutto quello che è successo. Ma questo è... dobbiamo parlare di questa storia, delle ragioni per cui hai deciso di farlo. >>

Blaine toccò il volantino lucido con tocco incerto e nervoso; la copertina aveva un aspetto veramente vistoso ed ostentato.

<< E' una buona scuola. >> disse, quasi in un sussurro. Lo disse come se stesse effettivamente cercando di convincere sè stesso.

<< Non prendermi in giro, Blaine. Sappiamo entrambi perchè la stai prendendo in considerazione. Voglio sentirlo dire da te. Dimmelo. >> 

La testa di Blaine improvvisamente scattò. Vi era il fuoco nei suoi occhi - li rendeva pià scuri - e il colore era così diverso da quello che avevano pochi secondi prima; Cooper non riusciva affatto a riconoscere suo fratello.

<< Perchè ti importa così tanto? Lo hai detto anche tu, non hai intenzione di dirmi in quale scuola devo andare. Allora perchè , improvvisamente, suona tanto come se tu mi stessi dicendo dove non andare? >>

Cooper deglutì; la sua bocca era asciutta e sapeva di bile. 

Non era quello il modo in cui voleva che proseguisse quella conversazione; non era un padre, non era il padre di Blaine. Era solamente suo fratello e non sapeva che cosa fare al riguardo. Era sempre stato così certo del suo ruolo come difensore di Blaine, come suo guardiano, era era come se tutto quanto gli stesse crollando addosso. 

<< Non ti sto dicendo cosa fare, giuro che non lo sto facendo. Ho solo bisogno di sapere che stai valutando attentamente questa cosa, che hai intensione di esaminare tutte le opzioni. Ci sono un sacco di scuole fantastiche là fuori, così tanti posti da considerare, così tanti meravigliosi programmi di studio per te. Ho bisogno di sapere che non ci stai pensando per qualche ragione sbagliata. >>

A quel punto Blaine sogghignò, appena un po', e la sua espressione era talmente truce da spezzare qualcosa dentro di Cooper : << Sì?! E quali sarebbero queste ragioni
sbagliate? >> 

<< Tu sai quali sono. >>

<< Tu pensi che non dovrei andare nel luogo in cui andrà Kurt. >> Blaine strinse forte l'opuscolo fra le mani, arrotolandolo lentamente in un tubo.

<< Penso che tu abbia bisogno di considerare il futuro; il tuo futuro. >>

" Non farmelo dire." pensò disperatamente Cooper " Non voglio essere io a dirlo."

<< Tu non credi che resteremo assieme. >> disse Blaine, e l'amarezza, il dolore, scivolarono chiaramente giù dalla sua lingua << Tu pensi che sia stupido da parte mia pensare di seguirlo al College, perchè ci lasceremo in ogni caso quando lui se ne andrà questo autunno. >>

<< Blaine. >> Cooper premette i suoi palmi contro la superficie del bancone << So che siete innamorati, lo so. E Kurt è meraviglioso, lo è davvero; non avrei potuto chiedere un compagno migliore per te. E so che ti sembra che possa durare per sempre, ma ti prego - ti prego - prendi in considerazione anche i tuoi interessi. Voglio dire, la NYADA ha per lo meno quel genere di programma che stai cercando? O è solamente per stare assieme a Kurt? Lo so che lo ami, ma.. >>

<< Oh, che cosa cazzo ne sai tu di tutto questo? >> lo interruppe Blaine, balzando in piedi. 

Lo sgabello raschiò contro il pavimento quando Blaine lo spinse via; Cooper era rimasto spiazzato dalla rabbia e dal rancore che stavano contorcendo la familiari caratteristiche di Blaine.

<< Quando è stata l'ultima volta che hai avuto un appuntamento? >> la domanda era piena di veleno, era stata fatta apposta per ferire, e lo fece.

<< Oh, circa due anni fa. Sono stato molto impegnato a prendermi cura di qualcuno. >>  Cooper rispose a tono, rapido e pungente, e lo rimpianse nel momento in cui le parole gli uscirono di bocca. 

Le lacrime sgorgarono dagli occhi di Blaine e questi fece un piccolo passo indietro.

<< Non osare rinfacciarmi una cosa simile. >>

<< Tu non osare! >>

Si bloccarono. Il respiro di Cooper si era fatto pesante e così quello di Blaine, il suo petto si sollevava ed abbassava rapidamente. Cooper riusciva a sentire la rabbia vibrare dentro di lui, persino da dieci piedi di distanza. I pugni di Blaine erano serrati lungo i suoi fianchi, l'opuscolo della NYADA avvolto in una mano e i piedi piantati a terra; sembrava pronto a tirargli un pugno. 

Cooper avrebbe accolto volentieri un simile gesto.

<< Vado a fare una passeggiata, o qualcosa di simile. >> disse Blaine a bassa voce, la mascella che si serrava e rilassava. Guardò oltre le sue spalle, verso la porta laterale della cucina.

<< No, non lo farai. >> Cooper battè sulla superficie del bancone con le notte << Stiamo litigando, questi siamo io e te mentre litighiamo. Dobbiamo risolvere questa
faccenda. >>

<< Non so come sia litigare con te. >> disse Blaine, mentre le sue spalle in tensione si sciolsero. Finalmente tornò a guardare Cooper; vi erano lacrime di rabbia non versate, negli gli occhi di entrambi.

<< Beh, neanche io so come sia litigare con te. >> Cooper incrociò le braccia al petto. Distolse lo sguardo dagli occhi di Blaine e poi lo riportò su di essi << Credo che uno di noi debba fare qualcosa per calmare le acque. >>

<< Io ci ho provato, ma tu mi hai fermato. >>

<< Tutto questo è strano ed imbarazzante! >> 

Un sorrisetto finalmente si incurvò sulle labbra di Cooper e questi si grattò nervosamente il retro del collo. La sua pelle era calda e un po' troppo tesa per il suo corpo.

Spontaneamente,  arrivò una risata da Blaine: << Sì, lo è. >>

<< Sto solo cercando di prendermi cura di te. >> disse Cooper, leggermente impotente.

<< Lo so. Credimi. >>

Cooper non riuscì più a tenere la distanza fra di loro; aggirò l'isolotto della cucina e avvolse le sue braccia attornoa  Blaine, premendolo contro il suo petto.

<< Mi dispiace. >> momorò fra i capelli di Blaine, risollevandosi quando sentì il braccio di Blaine cingere la sua vita.

<< Dispiace anche a me. >>

Vi fu un lungo attimo di silenzio, e Cooper ne fu immensamente grato. Aveva già detto troppe cose, quel pomeriggio, che non pensava veramente. Aveva paura di dire qualsiasi altra cosa.

<< Ci ho pensato, ho pensato ad un istituto privato. >> disse infine Blaine, la sua guancia ancora premuta contro la clavicola di Cooper.

<< Cosa? >>

<< Per il prossimo anno. Frequentare i miei corsi lì, invece che al McKinley. >>

<< Blaine! >>

<< Lo so. E' solo che... lui non ci sarà. Dovrò camminare lungo quei dannati corridoi sapendo che non lo vedrò, sapendo che è ad un migliaio di fottuti chilometri di distanza! Non credo di potercela fare, Coop; non ci riesco. Sapere che è da qualche altra parte là fuori, che incontrerà nuove persone, farà nuove esperienze... non posso. >>

<< Tu non credi veramente che lui possa tradirti, vero? >> Cooper strinse forte Blaine << Andiamo, quel ragazzo non riuscirebbe mai a staccarsi da te! >>

<< Coop.. >>

<< No, smettila di fare lo stupido. Sì, non sarà più a scuola con te; ma tu hai altri amici. So che a te sembra che sia così, ma Kurt non è la tua vita intera. >> 

Blaine roteò semplicemente gli occhi.

<< Non lo è. So quello che ho detto prima riguardo al considerare ciò che il tuo futuro potrebbe essere, e la possibilità che Kurt non ne faccia parte per sempre, ma non sto cercando di dirti che questa sia l'unica eventualità. >> 

Cooper si retrasse e portò le sue mani sopra le spalle di Blaine, guardandolo dritto negli occhi.

<< Voi due potreste stare assieme per il resto delle vostre vite; potreste sposarvi ed avere dei bambini, ed essere perfettamente, ridicolosamente felici insieme per sempre. >>

Blaine non riuscìma smetterla di sorridere al solo pensiero di quel futuro.

<< Ma il fatto è che dovrai stare lontano da lui per un anno, almeno. Lo sai. E fa schifo, lo capisco. Ma ci sono altre persone di cui preoccuparti, a cui pensare. >> Cooper diede a Blaine una piccola scossa, in parte affettuosa e in parte esasperata << Non sei il solo che sentirà la mancanza di qualcuno quando questo se ne andrà. >>

Blaine sorrise a suo fratello: << Ti mancherò quando me ne andrò. >>

La sua voce era piena di amore ed affetto, e aveva una leggera punta di fraterna presa di giro.

<< Mi mancherai terribilmente quando te ne andrai. >> Cooper si chinò per posare un bacio sulla fronte di Blaine << Non ti dirò che cosa fare, ma credo che dovresti restare al McKinley il prossimo anno; essere lì per gli altri ragazzi del terzo anni che perderanno i loro amici. E credo che dovresti prendere in considerazione tutte le scuole che
desideri. >>

<< Anche la NYADA? >>

Questa volta fu Cooper a roteare gli occhi: << Anche la NYADA. Per quanto i suoi opuscoli facciano abbastanza schifo, come il suo nome. >>

<< Non so che cosa voglio fare della mia vita. >> ammise Blaine, stringendosi a Cooper. 

Cooper avvolse agilmente le sue braccia attorno al fratello.

<< Non devi; non ancora. C'è tempo per pensare a tutto questo. >>

<< Ma voglio che Kurt ne faccia parte. >>

Cooper non provò neanche a trattenere il suo sorriso: << Anche io voglio che Kurt ne faccia parte. >>

Ne parlarono ancora, nelle ore che seguirono, Discussero ininterrottamente delle varie opzioni per il college, fino a che Blaine non si infilò le dita nelle orecchie e si mise a cantare " Teenage Dream" a squarciagola, saltando su e già sul divano.

E poi giunsero ad una decisione, assieme.










N.d.T: BLOOPER MALEDETTAMENTE ADORABILI! *o*

Sono bellissimi anche quando litigano, vero? x3

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Capitolo 17
*** A Necessary Farewell ***


Cooper deve dire addio a Blaine.

Dopo questo capitolo ci sarà un breve, tenero epilogo, e poi avremo finito.
Grazie a tutti coloro che hanno letto.
 
 




Blaine aveva diciotto anni, quando impacchettò l'ultimo dei suo cravattini e i suoi maglioni, i suoi libri e le sue fotografie, dentro ad un enorme scatolone da trascolo, chiudendolo saldamente con del nastro adesivo.

Non vi erano poi così tante cose da portare, alla fine, più che altro qualche vestito, pochi oggetti personali, lo stretto indispensabile. La sua nuova stanza, nel dormitorio del campus, avrebbe fornito lui tutti i mobili di cui avrebbe avuto bisogno - una scrivania, una sedia ed un armadio - anche se sarebbero stati talmente vecchi ed usati, che sarebbe stato piuttosto difficile riuscire a definirli come vera e propria mobilia.

Sarebbe stato fortunato se vi fosse entrato tutto, in quella stanza. E comunque, il suo letto non sarebbe mai entrato in una di quelle stanze di dormitorio.  Inoltre, aveva già dormito fin troppe notti - molte più di quanto avesse voluto - in quel letto senza Kurt; non gli dispiaceva poi così tanto dormire in un letto nuovo, uno che non fosse appesantito dal ricordo del corpo di Kurt, il lungo profumo sbiadito dei suoi capelli e la sua pelle.

E se avesse voluto qualsiasi altra cosa per rendere il suo dormitorio molto meno vicino ad un istituto e più simile ad una casa, avrebbe comprato qualcosa a New York. Era sicuro che Kurt sarebbe stato felice di portarlo con sè a fare shopping, come loro appuntamento. Dio, quanto gli erano mancati i loro appuntamenti.

Blaine non conosceva il suo nuovo compagno di stanza; aveva solamente un nome ( Sean ) ed una serie di informazioni di contatto fornite dall' università, che non aveva ancora controllato. Ma non voleva incominciare con il piede sbagliato con lui, occupando tutto il suo spazio con il proprio poster di Wicked ( il suo regalo di compleanno, autografato dal cast, che Kurt gli aveva spedito ) e con le sue più o meno duecento fotografie di Kurt, Cooper e i suoi amici del McKinley, persino alcune con i Warblers. 

Blaine si era trasferito alla Dalton dalla sua vecchia scuola, ricordava cosa significasse doversi abituare ad una nuova persona in uno spazio chiuso, dove la tensione può arrivare alle stelle e l'impeto può crescere alla minina provocazione.

Nell'arco degli ultimi due anni aveva fatto passi da gigante, passando dal ragazzino ferito e spaventato che aveva varcato per la prima volta le soglie della Dalton Academy, con lo sguardo basso e le cicatrici fresche, al giovane uomo tradito e cacciato via dalla sua stessa casa, perchè aveva osato seguire il suo cuore.

Eppure, era ancora preoccupato. Come avrebbe potuto non esserlo? Sapevo che si trattava di New York e che le cose sarebbero andate diversamente da quella piccola cittadina in Ohio, ma non conosceva il suo compagno di stanza. Non ancora. Non avrebbe nascosto la sua identità, mai, ma non sarebbe certo arrivato lì mostrando orgogliosamente una bandiera arcobaleno e sfoggiando un tatuaggio con il nome del suo ragazzo, proprio all'altezza del cuore ( Kurt aveva vietato lui qualsiasi pensiero riguardo all'idea di farsi un tatuaggio quando avrebbe compiuto diciotto anni. Blaine non gli avrebbe certo detto che aveva nascosto in una scatola una serie di potenziali disegni, nel caso in cui Kurt avesse finalmente cambiato idea. )

Cooper rientrò nella stanza, dopo il suo ultimo viaggio fino alla porta d' ingresso, trasportando uno degli ennesimi scatoloni che Blaine aveva impacchettato per la sua partenza. La compagnia di traslochi sarebbe arrivata a breve, e Cooper voleva essere pronto per quel momento. Si era offerto di trasportare lui stesso tutti gli effetti di Blaine fino a New York, di fare una specie di gita fino a lì, ma Blaine aveva rifiutato.

<< Hai le tue lezioni da prepare, Coop. Ed è un viaggio troppo lungo, solamente per portare le mie cose. >> gli aveva detto.

<< Non si tratta solo di fare una consegna, Bi. >> aveva risposto Cooper, e le sue braccia erano già perfettamente consce che non avrebbero più potuto stringere Blaine per molto tempo << E tu lo sai. >>

Blaine sapeva che Cooper non era pronto a lasciarlo andare, a separare le loro vite. Da circa un paio di settimane, Cooper aveva incominciato ad alternare uno stato di isteria ad uno di depressione, e il suo umore aveva iniziato a farsi sempre più instabile mano a mano che si avvicinava il momento della partenza di Blaine: un giorno era costantemente alle calcagna di Blaine, trascorrendo assieme a lui ogni singolo istante della giornata; un altro giorno se ne stava rinchiuso nella propria camera da letto, utilizzando come giustificazione il suo lavoro o qualsiasi altra sciocchezza senza senso, che Blaine riusciva chiaramente ad interpretare come una scusa.

Blaine capiva. Lo capiva veramente.

Cooper aveva cambiato ogni cosa per lui, aveva alterato la sua vita intera. Per lui. 

Era ritornato in Ohio dopo che Blaine era stato picchiato e insultato, per stare più vicino a lui; aveva cambiato scuole e tutto quanto, per essere lì per lui ogni volta che avesse potuto. E poi si era trasferito di nuovo quando Blaine aveva avuto bisogno un nuovo posto in cui vivere. Non c'era niente che Blaine potesse fare per ripagare quel genere di sacrificio. 

Sperava solamente che Cooper sapesse, che capisse veramente, quanto fosse grato per tutto ciò che suo fratello aveva fatto per lui e che avrebbe continuato a fare per lui.

Ad essere onesto con sè stesso, neanche lui era veramente pronto ad andarsene. Il suo desiderio, il suo incontebile bisogno di ritornare da Kurt si scontravano contro quel magone allo stomaco e la voglia di restare, di rimanere a casa con Cooper, dove sarebbe stato al sicuro, a suo agio e protetto.

Ci aveva pensato qualche volta, aveva pensato di declinare la sua ammissione alla " Tisch School of the Arts" di New York e trovare lavoro a Lima. Magari al Lima Bean - lui era particolarmente ben voluto lì ed era abbastanza certo che gli avrebbero permesso di sistemare un pianoforte nel lato posteriore della sala e suonare ogni sabato sera per qualche straordinario. Erano solamente una serie di ridicole fantasie e lui si vergognava molto all'idea di averle anche solo prese in considerazione per un momento, eppure lo aveva fatto, di notte fonda quando non riusciva a dormire a causa della preoccupazione, della paura e dell'ansia che avevano formato quel gigantesco buco nel suo stomaco.

Quelle erano le notti in cui la mancanza di Kurt si faceva sentire maggiormente, non che non sentisse la sua mancanza con ogni singola fibra del suo essere in ogni momento e ogni giorno. Ma quelle notti, quando la sua stanza diventava immediatamente così stretta ed angusta, e allo stesso tempo talmente grande per lui, Blaine si accoccolava su un fianco ed immaginava la testa di Kurt sul cuscino di fianco al suo; immaginava di poter sentire il ritmo chiaro del cuore di Kurt e il gentile soffio del suo respiro nel freddo silenzio della notte.

<< Ok, hai impacchettato ogni cosa? Sei assolutamente sicuro? >> domandò Cooper, guardandosi intorno nella stanza, con le mani sui fianchi.

Anche se tutti i suoi mobili erano ancora lì, la stanza di Blaine sembrava così terribilmente, dolorosamente vuota: il letto si trovava dove era sempre stato, con le stesse lenzuola e le federe che erano sempre state lì. Erano una delle prime cose che Cooper aveva comprato quando aveva portato Blaine in quella casa.

Il letto nel dormitorio di Blaine sarebbe stato molto più piccolo di quello e avrebbe avuto bisogno di un nuovo corredo; Cooper era felice che Blaine avesse la possibilità di ritrovare qualcosa di familiare, quando sarebbe ritornato a casa per fare lui visita. E quelle lenzuola blu, assieme alla copertina di pail, erano di conforto anche per Cooper; era felice di poterli vedere ogni volta che sarebbe passato di fronte alla stanza di Blaine, che adesso avrebbe dovuto trasformare nella sua camera.

Sarebbe stato quasi come far finta che Blaine stesse trascorrendo la notte a casa di Kurt. Quasi.

<< Se me lo domandi ancora una volta, ti tirò un pugno in faccia! >> disse Blaine.

<< Sto solo cercando di accertarmi che tu non dimentichi niente. >> Cooper si passò le mani fra i capelli, scostandoseli dalla fronte. Era ancora presto, ma era stata una settimana molto calda ed umida e Cooper riusciva a sentire il sudore scorrere lungo le sue tempie << Non è che puoi ritornare a casa per prendere qualsiasi cosa tu abbia dimenticato. >>

Se vi fosse stato appena un po' più di rancore nella sua voce - più di quanto realmente volesse - Blaine non avreebbe di certo potuto biasimarlo. Cooper aveva proposto a Blaine si sistermarsi in un piccolo appartamento, ma il ragazzo aveva insistito affinchè alloggiasse nel dormitorio, assieme alle altre matricole.

<< Che razza di esperienza universitaria sarebbe se non passassi almeno un paio di anni in una grigia, angusta stanza assieme ad altri tre ragazzi che non conosco e che probabilmente non mi piaceranno? >> aveva risposto Blaine, con un sorrisetto sghembo.

<< E comunque, Kurt e Rachel prenderanno un appartamento assieme il prossimo anno; sono sicuro che passerò molto più tempo lì quando non sarò a lezione. >> Blaine scrollò le spalle, con fin troppa indifferenza << I miei compagni di stanza mi adoreranno per questo. >>

Avrebbe portato con sè, di nuovo a New York, le magliette che Kurt gli aveva mandato nell'arco dell'anno. Quelle che Kurt aveva indossato per un paio di giorni e poi spedito a lui, chiuse così saldamente che il tessuto aveva ancora l'odore della sua pelle - il suo bagnoschiuma e la sua acqua di colonia. Blaine le indossava per andare a dormire ogni notte, fino a che non odoravano più di Kurt, ma solamente di sè stesso, e Cooper non lo obbligava a lavarle.

Blaine non riusciva più ad aspettare di essere di nuovo vicino a Kurt, in tutti i sensi, non solo fisicamente. Aveva sentito la mancanza delle loro conversazioni e dei loro silenzi - la profonda e intensa connessione delle loro vite. Ma il suo corpo anelava il tocco delle mani di Kurt e le sue labbra erano secche senza i suoi baci. Il dolore di seppellire il suo naso fra le curve del collo di Kurt, e la sinuosità delle sue anche, e inalare profondamente il suo profumo.

Sapeva che cosa significasse dover trascorrere un anno lontani, ma in realtà non lo sapeva veramente.

Nonostantre tutte le loro promesse di vedersi ogni fine settimana, Kurt era riuscito a ritornare in Ohio solo poche volte nell'arco dell'ultimo anno. Gli Hummel-Hudson non erano mai stati una famiglia ricca, e con due ragazzi al college nello stesso periodo, persino con le borse di studio erano stati costretti a tirare la cinghia, e non potevano proprio permettersi di pagare per Kurt un biglietto aereo per casa ogni settimana. E per quanto lui lo volesse, per quanto desiderasse averne la possibilità, neanche Cooper poteva permettersi di mandare Blaine laggiù, ogni volta che il suo bisogno di Kurt cresceva disperatamente.

E comunque, entrambi erano a scuola. Avevano lezioni, compiti a casa, esami, prove, esercitazioni ed esibizioni che richiedevano la maggior parte del loro tempo ed attenzione. Nessuno dei due avrebbe sacrificato la propria educazione per poche, frenetiche ore assieme.

Ovviamente vi erano state lunghe sessioni di videochiamate su Skype e chiamate al telefono, a tarda notte o di mattina presto. Vi erano stati messaggini ogni giorno, anche se certe volte in quegli sms vi era scritto solamente " Buongiorno", "Buonanotte" e " Ti amo".  Vi erano state lettere e cartoline, che Blaine aveva conservato dentro al proprio armadio, e Kurt aveva rinchiuso dentro alla sua piccola scatola dei ricordi che Blaine gli aveva regalato prima del loro ultimo ballo scolastico assieme. Kurt indossava ogni giorno la chiave della scatola, attaccata ad una catenina che portava al collo, nascosta sotto i vestiti così che potesse sentirne il calore contro la propria pelle.

Kurt era ritornato a casa per la prima volta da quando era partito durante le vacanze di Natale. Blaine aveva incominciato a vibrare dieccitazione per l'arrivo di Kurt con almeno un'intera settimana di anticipo; non era ad impedire a sè stesso di trasformare casa loro in una specie di "Paese delle meraviglie" natalizio.

Cooper aveva lasciato che Blaine decorasse tutta la casa, con un enorme albero di Natale, luci attorno alle finestre e lungo il cornicione; corone di fiori e rami, agrifoglio e fiocchi rossi luminosi ovunque, ed ovviamente qualche rametto sporgente di vischio appeso sopra il letto di Blaine.

Cooper aveva scosso la testa e riso, quando Blaine era ritornato a casa con tutto quel vischio tra le mani, cullandolo con amore.

<< Portalo in camera tua. >> aveva detto Cooper, indicando le scale, il cui corrimano era completament ricoperto di agrifoglio natalizio e di lucine intermittenti << Non pensare per un solo secondo che io non sappia che cosa farete non appena il suo aereo atterrerà. Solo, potreste limitarmi a farlo in camera vostra? Per il mio bene. >>

Blaine non aveva avuto neanche la decenza di arrossire; aveva solamente sorriso così ampiamente da far scomparire i suoi occhi, e poi era corso rapidamente su per le scale, cantando "Baby It’s Cold Outside " lungo il suo cammino.

Quando finalmente Kurt si era presentato a casa di Cooper, un paio di ore dopo che il suo aereo era atterrato ( chiaramente si era prima fermato a casa dei suoi genitori ), Cooper era rimasto in cucina mentre Blaine andava ad aprire la porta. Aveva sentito il tonfo della borsa da notte di Kurt, lasciata cadere a terra, e l'inconfondibile frastuono di due corpi che scontrarsi contro il muro. Ci erano voluti almeno venti minuti prima che Kurt e Blaine si separassero e ritrovassero la via verso la cucina, mano nella mano, camminando così vicini l'uno all'altro da far scontrare le loro spalle.

Cooper per un pelo non rimase acceccato dai sorrisi smaglianti sui loro volti.

<< Hey, Coop. >> aveva detto Kurt. Non appena avevano smesso di camminare, Blaine aveva fatto scivolare il proprio braccio attorno alla vita del ragazzo, avvicinandolo a sè il più possibile.

<< E' bello rivederti, Kurt. >> Cooper lo aveva accolto con un abbraccio, reso piuttosto impacciato dal rifiuto di Blaine si togliersi di mezzo << Come si sta comportanto New York con te? >>

Kurt aveva aperto la bocca per rispondere, ma Blaine lo aveva trascinato fuori dalla cucina, mentre questi farfugliava ed incespicava leggermente.

<< Ne parleremo più tardi, Coop! >> aveva detto << Kurt e io dobbiamo recuperare il tempo perduto! >>

Poi se ne erano andati, e Cooper non era riuscito ad impedirsi di ridere nel sentire il rumore dei loro passi su per le scale e la porta della stanza di Blaine che si chiudeva dietro di loro. Non li aveva più rivisti per almeno due ore intere. 

Ovviamente durante quel lungo anno lontani l'uno dall'altro vi erano stati dei momenti negativi - vivaci litigi e discussioni infelici riguardo al tempo, alla distanza; l'inevitabile difficoltò della loro distanza. E poi c' erano state quelle due settimana durante le quali non si erano detti neanche una sola parola.

L'unica volta in cui Cooper aveva visto Blaine così depresso come durante quelle settimane era stato poco dopo che era stato buttato fuori casa dai loro genitori. Parlava a malapena; non cantò neanche una sola nota. Non mangiava a meno che Cooper non si mettesse a sedere di fianco a lui, al bancone della cucina, imboccandolo quasi a forza. Andava a lezione e faceva i suoi compiti per casa, ma Cooper riusciva a vedere che non era effettivamente presente, non lo era affatto. La sua pelle era pallida ed opaca, le spalle continuamante abbassate. La sua tipica luce era andata via dai suoi occhi.

Cooper sapeva che non c'era niente che potesse fare per lenire il dolore di Blaine. Poteva solamente essere lì per lui fino a che, assieme a Kurt, non fosse arrivato ad una soluzione, qualsiasi cosa fosse accaduta fra di loro.  

Non era mai riuscito a scoprire riguardo a cosa avessero litigato.

Nonostante tutto ciò che avevano passato assieme - come fratelli, come famiglia - Cooper sapeva che c'erano alcune cose nelle quali non avrebbe dovuto immischiarsi.  Cooper capiva che c'erano cose che esistevano solamente fra Kurt e Blaine, e a lui stava bene così.

<< Hey, Coop? >>

Cooper si voltò, dalla sua postazione di fronte alla libreria di Blaine - che stava osservando con espressione vacua - per trovare suo fratello, in piedi proprio al suo fianco. Indossava dei comodi indumenti da viaggio e stringeva fra le mani l'orologio da taschino di suo nonno, quello che Cooper gli aveva regalato prima di lasciare l'Ohio per l'università; quello che indossava praticamente ogni giorno, sin da quel momento.

<< Non ti azzardare a restituirmelo! >> disse Cooper, più duramente di quanto volesse. Se vi avesse anche solamente pensato, se avesse pensato di strappare via a Blaine quell'orologio, avrebbe incominciato a piangere e non avrebbe mai smesso.

<< Ma... >>

<< Io terrò il tuo stupido cravattino rosa e tu terrai l'orologio. Ecco tutto. >>

Blaine deglutì rumorosamente, trattenendo le lacrime mentre si riagganciava la catenina alla cintola ed infilava nuovamente il suo orologio nella sua tasca, dove era il suo posto.

<< Avevo intenzione di portare il mio orsacchiotto Coop con me, ma... >> farfugliò Blaine, sorridendo impacciatamente. L'orsacchiotto che aveva comprato con Cooper da " Built-a- Bear" e che dopo tutti questi anni stava ancora seduto in cima alla sua libreria.

<< Sì, non è esattamente quella la prima impressione che vorresti dare ai tuoi nuovi compagni di stanza, giusto? >>

<< Non esattamente. >>

<< Va bene. >> Cooper lanciò uno sguardo all'orsacchiotto e il pensiero andò a quello che si trovava seduto sopra ad una mensola del suo ripostiglio << Mi prenderò cura di
lui. >>

Lo sguardo di Blaine si sofferò sull'orologio e il respiro gli si mozzò in gola.

<< E'... è ora di andare. >> disse.

Cooper annuì. Blaine diede un'ultima occhiata intorno alla sua stanza, prima di voltersi e dirigersi nuovamente giù per le scale. Cooper spense la luce e seguì Blaine, lasciando però la porta aperta.
 
 

*


 
Il viaggio fino in aeroporto fu stranamente silenzioso, fin troppo corto e allo stesso tempo dolorosamente lungo. La radio era accesa, ma per una volta nessuno dei due stava cantanto sopra di essa. Le dita di Blaine tamburellavano silenziosamente contro il suo ginocchio e le sue spalle erano così in tensione che gli stessi muscoli di Cooper facevano male.  L'aeroporto si ampliò in lontananza di fronte a loro mentre Cooper guidava verso i terminali di partenza, e la sua vista fece strinsere il suo stomaco dolorosamente.

L'unico altro edificio che suscitava una reazione così viscerale era l'ospedale, sebbene le ragioni fossero un tantino differenti.

Trovò un parcheggio proprio di fronte al terminale di partenza di Blaine e poi rimase fermo lì per un momento, stringendo il volante in una presa talmente forte da fargli diventare le nocche completamente bianche, prima di slacciarsi la cintura e saltare giù dalla macchina.

Blaine afferrò la sua borsa a tracolla e il bagaglio a mano - qualche vestito, nel caso in cui il suo bagaglio venisse smarrito sulla via di New York. Kurt lo avrebbe incontrato all'aeroporto JFK a New York quando sarebbe atterrato e, sinceramente, non aveva bisogno di altro.

Poco dopo, Blaine era in piedi sul bordo della strada di fronte al terminale, il suo bagaglio a mano di fianco a lui. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la chiuse nuovamente.

<< Beh... >> disse Cooper, e ogni altra parola che avrebbe voluto dire si bloccò di colpo nella sua gola.

Era quasi felice che non gli fosse concesso di andare fino al cancello d'imbarco assieme a Blaine. Non era certo di essere in grado di lasciarlo andare se lo avesse visto di fronte a quelle porte, la carta d'imbarco in mano, pronto a voltarsi e salire su quell'aereo.

Blaine si gettò addosso a Cooper, gettando quasi a terra la sua valigia e avvolgendo le sue braccia attorno a suo fratello, più forte che poteva. Seppellì la sua faccia nelle spalle di Cooper e sentì le lacrime, quelle che aveva trattenuto per tutto il giorno, formarsi calde e dolorose dentro ai suoi occhi. Le lasciò cadere.

<< Coop.. >> farfugliò, e la sua voce era rauce e incrinata dall'emozione. Il suo petto faceva male e il suo stomaco si stava stringendo.

Non poteva farlo; non poteva andarsene.

<< Lo so. >> 

Cooper si strinse il fratellino al petto, forse un po' troppo forte; Blaine probabilmente non riusciva a respirare e a Cooper non importava. Non avrebbe potuto stringerlo in quel modo per mesi. Mesi. Erano trascorsi due anni da quanto non aveva passato più di un paio di giorni senza dare a Blaine un abbraccio, o posare la mano sulla sua spalla per rassicurarli entrambi.  Non sapeva che cosa avrebbe fatto.

Probabilmente Blaine non sarebbe tornato a casa fino a Natale; quello sarebbe stato l'ultimo abbraccio di Cooper e - diamine - se voleva che fosse uno da ricordare.

Il fatto che stesse piangendo in pubblico, fuori da un aeroporto, era un dettaglio secondario.

<< Ti voglio bene, Blainers. Dannatamente. E so così incredibilmente fiero di te. >>

<< Ti voglio bene anche io, Coop. >> Blaine finalmente si staccò dall'abbraccio ed indietreggiò. Era un disastro, il visto umido e piedo di lacrime, gli occhi rossi e le ciglia completamente ricoperte di lacrime.

<< Oh, vieni qui. >> Cooper mise una mano a coppa sulla guancia di Blaine ed asciugò le lacrime che stavano ancora scivolando << Piangerai già abbastanza nel momento in cui vedrai Kurt, fai una pausa fino ad allora. >>

Blaine singhiozzò e rise, strofinandosi il naso umidiccio contro il dorso della mano. Era una tantino disgustoso, ma non gli importava veramente.

<< Non è un addio per sempre, vero? >> domandò Blaine, e Cooper quasi non si spezzò nuovamente. Inghiotti il singhiozzo che minacciava di esplodere dentro di lui. Si ricordava, ricordava così chiaramente di aver detto quelle parole a Blaine molti anni prima, quando era stato il suo momento di partire per il college e lasciarsi il suo amato fratello alle spalle.

<< No. >> disse Cooper << Non lo è affatto. >>









N.d.T:  Dio... ç___ç

Ok, diciamo che questo capitolo è, a mio parere, uno dei più commoventi dell'intera fic... oltre al prossimo, ma non voglio spoilerare.

Siamo quasi arrivati alla fine della storia e, sinceramente, sono un po' malinconica... ma del resto, anche le cose belle finiscono. :(  Ci sentiamo la settimana prossima, per il prossimo aggiornamento...anche se molti di voi saranno al Giffoni, immagino... Good for you! ç_ç

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Capitolo 18
*** Reaching for the shore ***


Cooper sostiene Blaine nel giorno più importante della sua vita.

Dunque, questa è la fine. Grazie a tutti coloro che hanno dato una mano, a tutti quelli che hanno trovato il tempo per leggere e commentare questa storia.
L'ho apprezzato davvero molto.
 
 




Cooper aveva trentaquattro anni quando sostenne il suo fratellino durante uno dei giorni più importanti della sua vita.

Se ne stava in piedi dietro Blaine, mentre suo fratello si guardava nel lungo specchio di fronte a lui, ancora una volta. Aveva un aspetto fantastico, con indosso un semplice, elegnate completo nero, con quel piccolo garofano rosa appuntato sul suo petto; nonostante la somiglianza, non sembrava affatto che stesse andando ad un ballo scolastico, niente affatto.

<< Sei pronto? >> domandò Cooper, aiutandolo a sistemarsi meglio la giacca.

Kurt si trovava nella stanza accanto,  a prepararsi insiem a Finn; il suo garofano era brillante e splendente a contatto con il tessuto nero della sua giacca.

<< Non sono nervoso. >> disse Blaine, mentre si voltò dal lato opposto dello specchio. 

Cooper si avvicinò e raddrizzò nuovamente il cravattino del fratello, così che fosse perfettamente dritto, per poi lisciare il tessuto rugoso del suo indumento.  Sembrava non riuscire a smetterla di tormentare Blaine.

<< Non lo sei? >> Cooper faceva parecchia difficoltà a crederci. Era leggermente sudato, dentro al suo costosissimo abito, e le sue mani continuavano a tremare, anche se non era lui quello che stava per sposarsi.

<< No. Neanche un po'. Ogni cosa era destinata a questo momento. >> Blaine fece un cenno con la mano, indicando tutta la stanza, come se questa potesse racchiudere gli ultimi dieci anni della sua vita << Tutto quanto: ogni giorno, a partire dal primo, sin da quando ci siamo incontrati sulle scale della Dalton. Era tutto per questo momento. Proprio adesso. >> 

Blaine si interruppe e sorrise, un caldo sorriso segreto che fece stringere il cuore di Cooper alla semplice vista. Non riusciva a credere che dopo tutto ciò che aveva dovuto sopportare, suo fratello avesse davvero trovato la  sua felicità.

<< Per cui no, non sono affatto nervoso. Sono pronto. >>

Cooper accolse Blaine fra le sue braccia, come aveva fatto così tante volte nell'arco delle loro vite, noncurante del fatto che avrebbe probabilmente stropicciato la giacca con la quale aveva armeggiato per tutto il pomeriggio. Fece molta attenzione, comunque, a non rovinare i capelli di Blaine; avevano un aspetto perfetto quel giorno, e non si sarebbe mai sognato di lasciare che suo fratello sposasse Kurt con i capelli tutti arruffati.

Gli era davvero difficile realizzare che stava veramente guardando il suo fratellino prepararsi per il suo matrimoio.

Matrimonio.


Erano ancora così giovani, ma stavano insieme da dieci anni - dieci interi, solidi anni. Avevano resistito al liceo e al college, a primi lavori e audizioni. Erano sopravvissuti a rifiuti e a ruoli principali, alla prima nomination di Blaine per un Tony e alla prima vittoria di Kurt. 

Ma persino dopo tutto questo, Cooper ancora vedeva in Blaine il suo fratellino; vedeva un bambino piccolo con indosso un cravattino un po' troppo grande, con un copricuscino avvolto attorno al suo collo mentre saltellava intorno al suo letto, con in mano un fioretto con il quale attaccare i suoi cuscini. Vedeva quel giovane ragazzo ferito e distrutto per troppo a lungo, ma che in qualche modo era riuscito a tirarsi fuori dal buio e diventare quel meraviglioso, brillante, adorabile ed adorato uomo che era oggi. Cooper non avrebbe potuto essere più orgoglioso di lui neanche se avesse provato.

Si domandava se era così che dovesse sentirsi un padre.

<< Va bene, allora. >> disse Cooper, indietreggiando finalmente. Riusciva già a sentire le lacrime pronte a scendere e non era neanche certo di riuscire ad arrivare fino alla fine della cerimonia senza lasciarle cadere.

<< Andiamo a sposarti. >>

Era una piccola cerimonia, solamente gli amici e la famiglia. Tutti quanti - incluso Cooper, che conosceva Kurt da abbastanza tempo, almeno quanto Blaine - si aspettavano che Kurt avrebbe organizzato un matrimonio in grande stile. Blaine era pronto all'eventualità di dover ritornare sui suoi passi e lasciare che la capacità innata di Kurt di curare ogni cosa nei minimi dettagli si prendesse cura di quella situazione. Ma non lo aveva fatto, per niente. 

<< Tutto quello che voglio sei tu. >> aveva detto Kurt, toccando la pila di riviste matrimoniali che Blaine aveva portato a casa per lui, due settimane dopo il loro fidanzamento << Fin tanto che tu resterai accanto a me, promettendo di essere mio per il resto delle nostre vite, allora sarò felice. In tutto questo, il resto è solamente un dettaglio. >>

Avevano scelto il Foundry, nel Queens, per la loro cerimonia; Kurt si era innamorato della facciata in mattoni e del modo in cui contrastava con gli accenti moderni in metallo, e Blaine era rimasto colpito dalla serra, con il suo soffitto illuminato dal cielo e dall'edera rampicante che delimitava ogni angolo. Kurt, inoltre, aveva apprezzato molto il fatto che il Foundry si occupasse personalmente del catering, dei fiori, del noleggio della mobilia e dei musicisti.

<< Meno lavoro per me. >> aveva detto Kurt, quando avevano visitato il luogo, facendo scorrere le dita lungo i mattoni ruvidi << Significa che potrò trascorrere molto più tempo con te, invece che a programmare tutto quanto, crogiolarmi nel nostro idillio pre-matrimoniale invece che dilungarmi in questioni di fiori e gusti per la torta. >>

Ciò in cui Kurt venne effettivamente coinvolto, fu la cerimonia stessa.

Non vi erano testimoni degli sposi, nè damigelle con i fiori, o corridoi da percorrere; non vi era nessun altare. Erano solamente loro, i loro amici e la loro famiglia, ed era tutto ciò che contava.  Finn faceva da spalla a Kurt, così come Cooper lo faceva a Blaine, ed entrambi avevano un aspetto affascinante nei loro abiti eleganti.

E Puck - di tutte le persone, proprio Noah Puckerman - officiava la cerimonia. Il matrimonio di Kurt e Blaine sarebbe diventato legale una volta che i due avessero firmato i documenti; quello era solamente lo spettacolo, la festa, e Puck aveva messo bene in chiaro nel momento in cui aveva sentito parlare dei loro impegni nuziali, di voler essere lui a vederli arrivare fino a quel punto. 
I genitori di Blaine e Cooper erano seduti assieme a quelli di Kurt e Finn, e anche se probabilmente non sarebbero mai stati felici di quella famiglia allargata, la signora Anderson accettò il pacchetto di fazzoletti che Carole le offriva, e il signor Anderson accettò la calorosa stretta di mano che Burt gli diede quando trovarono i loro posti.

Una piccola orchestra suonava una tenue, dolce melodia che Blaine aveva scritto due giorni dopo che Kurt si era svegliato nel bel mezzo della notte con un bacio, una domanda ed un paio di anelli di fidanzamento coordinati, per poi stringersi l'uno all'altro. Il sorriso di Blaine era visibile persino dallo spazio e gli occhi di Kurt erano così luminosi che Cooper riusciva a vederli brillare anche da dove si trovava lui. 

Finn avvolse Blaine in un enorme abbraccio, e Cooper fece lo stesso con Kurt. Erano tutti fratelli adesso, come se non lo fossero già stati negli ultimi dieci anni. Ma ora era diventato più o meno ufficiale. Cooper sentì un leggero crack dentro al suo cuore, del quale non riuscì ad identificare la provenienza. 

Puck raccontò una serie di storie sul McKinley, che suscitarono le risate di tutti, prima di scavare in profondità e parlare della loro storia, di come l'aveva vista crescere e sbocciare, fino a diventare ciò che era adesso. Cooper guardò Kurt e Blaine fissarsi a vicenda durante la cerimonia con quei loro intensi, ridicoli sguardi colmi di amore ed adorazione che non avevano fatto altro che rivolgersi sin dal primo giorno.

<< Adesso. >> disse Puck << Dal momento che non possono semplicemente attenersi a ciò che è scritto, Kurt e Blaine hanno trascritto i loro voti personali. Per cui adessso tirate tutti fuori i vostro fazzoletti, perchè sono certo che incominceremo a commuoverci molto velocemente. >>

Kurt si avvicinò a Blaine e prese la sua mano, carezzando le sue nocche con i pollici. Il sorriso di Blaine era così ampio che i suoi occhi scomparvero, e così luminoso che faceva quasi male guardarlo. Cooper stava già piangendo e Kurt non aveva ancora detto niente.

<< Blaine... crescendo, non avrei mai pensato che tutto questo potesse accadere proprio a me, che sarei stato proprio qui, con l'uomo che amo, pronto a donare a lui tutta la mia vita. Non avrei mai immaginato che una persona come te potesse entrare nella mia vita. Ero perso - solo e spaventato - quando tu mi hai trovato. Mi hai salvato, e sono abbastanza sicuro di averti salvato anche io. So che sei stato tu il primo a cantarlo, ma tu sei il mio sogno adolescenziale. Tu sei tutto ciò che non avrei mai creduto di poter avere nella mia vita, una mano da stringere nel buio, un cuore con il quale danzare anche se non vi è alcuna musica. Tu sei l'amore, le risate, la speranza, e io ti sarò enernamente grato per avermi donato tutto ciò. Ti amo, più di quanto le parole possano esprimere. >>

La voce di Kurt era forte, colma di convinzione mentre pronunciava i suoi voti, e le lacrime stavano scivolando lungo il viso di Blaine. Cooper non cercò neanche di nascondere il fatto che stesse piangendo; di fronte a lui, persino gli occhi di Finn stavano lacrimando. Cooper non riuscì neanche a guardare come se la stessero passando i suoi genitori; sperava che Puck avesse fatto un buon lavoro.

Kurt prese la fede nuziale dalle mani di Finn e la fece scivolare sul dito anulare di Blaine; alzò la mano di Blaine e premette le labbra sull'anello, sorridendo a suo marito- suo marito. A Blaine si mozzò il fiato in petto.

<< Kurt. >> iniziò Blaine, una volta riacquistato abbastanza controllo su di sè da poter parlare << Tu mi hai veramente salvato. Non stavo realmente vivendo, prima di conoscerti; lasciavo semplicemente scorrere la mia vita, come un fantasma, un'ombra, gli occhi puntati a terra, cercando semplicemente di camminare portando un piede avanti all'altro. Finchè un giorno qualcuno non ha chiamato il mio nome ed io ho guardato verso l'alto; e c'eri tu. Tu eri lì. Non sapevo, allora, che cosa avresti rappresentato per me. Come avrei potuto saperlo? Ma tu sei diventato tutto per me, così rapidamente. Tu sei il mio migliore amico e il mio amore; sei il mio cuore, la mia anima e tutto ciò che vi è fra di essi. Tu sei sempre stato il solo per me, sin dall'inizio, e rimarrai il solo. Ti ho amato sin da quanto ne sono stato capace, e continuerò ad amarti, fino alla fine. >>

Blaine accettò l'altra fede nuziale dalle mani di Cooper, il quale era particolarmente sollevato di non averlo fatto cadere, e lo infiò al dito di Kurt. Blaine prese la mano di Kurt e posò un baciò sull'anello, proprio come aveva fatto lui. Non poteva aspettare di sentire la fede sotto le sue labbra, così che quel gesto diventasse completamente, interamente familiare. Vi fu una pausa, durante la quale Blaine si asciugò gli occhi e Kurt fece lo stesso con i suoi, mentre Puck cercò di ricomporsi prima di poter porre fine alla cerimonia.

<< Beh, io ve lo avevo detto che ci sarebbero state delle lacrime. Vediamo di finire in fretta, così poi potremo andare finalmente a mangiare e a ballare. Con i poteri a me conferiti, praticamente da nessuno, io vi dichiaro adesso - aspettate, questa cosa suonerà assolutamente meravigliosa - marito e marito. Adesso potete anche pomiciare mentre noi altri restiamo qui a guardarvi. >>

Cooper rise ed applaudò assieme a tutti gli altri, mentre Kurt avvolse Blaine fra le sue braccia e lo intrappolò un una tenera stretta, mentre premeva un caldo, passionale bacio sulla sua bocca. Quella notte avrebbero, cantato, bevuto e cenato alla reception. Sarebbero tutti in piedi fino a non troppo tardi, anche se era un venerdì sera di ottobre e nessuno aveva alcun obbligo la mattina seguente. Avrebbero riso, si sarebbero amati e si sarebbero divertiti con gli amici che non vedevano da un sacco di tempo.

Cooper avrebbe pronunciato un ennesimo discorso prima di cena, che avrebbe fatto piangere di nuovo tutti quanti.

Quella notte, mentre guardava Kurt e Blaine cullarsi l'uno fra le braccia dell'altro, stretti nel loro primo ballo assieme come mariti, da soli sulla pista da ballo, dondolandosi lentamente e dolcemente a ritmo di musica, con le stelle che brillavano attraverso il soffito trasparente della serra, Cooper pensò che forse - solo, forse - aveva fatto un ottimo lavoro come membro della famiglia Anderson.

Pensò che se questo era il risultato, allora forse era riuscito nel suo intento di essere il fratello migliore che potesse sperare di essere.

E qualunque altra cosa fosse mai accaduta nella sua vita, quello era abbastanza.








N.d.T:  Beh... ci siamo. Siamo arrivati alla fine di questa traduzione e... beh, sento un certo vuoto dentro. I Blooper mi mancheranno da morire! ç_ç

Che posso dire? Vi ringrazio per essere stati qui, pazienti e attenti lettori, e spero di essere stata all'altezza di questo mio compito di diffondere un po' di amore fraterno nel fandom italiano. x3  Per il momento, mi ritiro dalla traduzione e faccio ritorno alle mie origini di scrittrice, se così si può dire! xD Se siete interessati, al momento sto pubblicando questa long ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1161673 ) e in generale, la mia pagina è piena di storie Klaine e qualche Blooper...se avete voglia di darci un'occhiata. :)

Per qualsiasi cosa, dubbi o altro, mi trovate su facebook: http://www.facebook.com/pages/KikiSinger89-EFP/255908274429656

 
  Grazie a tutti. :)

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