Lui vive in te.

di Aoimoku_kitsune
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Oggi ho imparato a succhiarmi il pollice. ***
Capitolo 3: *** Peso 14 grammi e sono lungo 7 centimetri ***
Capitolo 4: *** Non mi piace quando piangi... sembri così triste! ***
Capitolo 5: *** .. Respira in te.. ***
Capitolo 6: *** Piovono ricordi.. ***
Capitolo 7: *** Ascolta il tuo cuore e fa quello che dice... ***
Capitolo 8: *** Già sento battere il tuo cuore... ***
Capitolo 9: *** 11° settimana... ***
Capitolo 10: *** Quella stella da seguire nel cammino... ***
Capitolo 11: *** .. per ore e d'ore nell'amore e nel dolore... ***
Capitolo 12: *** Riesco a girare la testa, ad arrotolare le dita e a... ***
Capitolo 13: *** Ti sentivo già dentro, e in un secondo mi son perso. ***
Capitolo 14: *** Ora riesci a sentirmi, chichi?.. ***
Capitolo 15: *** .. perché io l'ho sempre fatto! ***
Capitolo 16: *** Voglio sono tenerti vicino.. ***
Capitolo 17: *** Mi tieni sempre più la mano e non te accorgi mai.. ***
Capitolo 18: *** Si culla in te... ***
Capitolo 19: *** Quando ti manca il respiro... ***
Capitolo 20: *** Tu che mi hai, stretto la mano.. ***
Capitolo 21: *** Sognare poi, negli occhi suoi... ***
Capitolo 22: *** Il suo cuore batte per voi... ***
Capitolo 23: *** Buio. ***
Capitolo 24: *** Sarò la tua colonna. ***
Capitolo 25: *** Mhhh... -.- ***
Capitolo 26: *** Ti posso sentire, e so di amarti. ***
Capitolo 27: *** Aspettando te... ***
Capitolo 28: *** Peso 3300 grammi e sono lungo 50 cm ***
Capitolo 29: *** Bacio. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Ciao! ^ ^.. Ritorno con un’altra fic, tutta SasuNaru. Lo so, devo finire ancore le altre storie ma non potevo non condividerla con voi questa. È una cavolata scritta di getto, quando ero immersa nella mia più totale depressione pre trasloco, (odio traslochare quando poi la mia cameretta è un gioiello di design,… uffi!) ed è finita, devo solo aver tempo di postarla.
 Sperando di non annoiarvi volevo solo scrivere alcune cose sulla storia, cercando di non svelarvi niente in anticipo.
È una MPREG - si tratterà su una gravidanza tutta maschile, e se non amate questo genere di cose questa non è storia per voi. Si parlerà soprattutto di come questo “incidente” incida sulla psiche di Naruto. Non sarà la solita storia dove la gravidanza viene accettata senza problemi o roba simile, anche se poi verso la finmphhhn.. * qualcuno ha imbavagliato l‘autrice.* .. Cof.. Cof.. Scusate per il disagio, riprendo da dove ha lasciato quella pazza dell’autrice… stavamo dicendo, ah si! L’aborto sarà al centro di tutto, alla fine.
La storia è ambientata dopo alcuni anni dalla fine dello Shippuuden. Sasuke è tornato al villaggio, ed è stato accettato, insieme a tutti i suoi psicopatici amici. Che altro dire..*rumori strani provengono alla destra del ragazzo che indifferente guarda l‘autrice imbavagliata e legata alla sedia. Scrolla le spalle riprendendo a scrivere* Se vi ho incuriosito leggete e fateci sapere.
Buona lettura.



Lui vive in te.

 Si muove in te con mani cucciole.
Respira in te. Gioca e non sa che tu vuoi buttarlo via.
La sera poi con noi due farà il bagno e vi insaponerò.
.. La notte ci sarò perché non resti solo, mai.
Lo proteggerò, aiutami.
Lui si accuccerà, con i pugni vicini tra noi dormirà e un po’ scalcerà; saremo i cuscini noi due.
Lui vive in te, si culla in te con i tuoi battiti.
È in te, lui nuota in te.
È lui il figlio che non vuoi.
Nek - Lui vive in te.

***
Amo il suono della tua voce.
Il suono del tuo cuore è la mia ninnananna preferita.


Nell’aria c’era puzza di morte. Il sole era alto nel cielo, illuminando la foresta sottostante. Gli uccelli stavano volando, nervosi, scappando da una direzione dove sette ninja, invece si stavano recando.
-... Non mi risponde.
Sibilò Sakura, saltando più velocemente da un tronco all’alto; i capelli rosa svolazzavano dietro di lei, come il lungo mantello grigio.
Accanto alla ragazza, correva Sai, anch’esso coperto con la cappa grigia di lana, del villaggio, così come tutti gli altri ninja.
Kakashi guardava attentamente, con l’occhio di Obito, attorno a se, cercando di captare qualsiasi segno del ninja scomparso.
Dietro di loro correvano, seguendoli silenziosamente, altri quattro ninja.
Era stata la squadra che aveva terrificato il paese del fuoco nella guerra e che ora, avuto asilo, erano rimasti dalla parte di Konoha, dove si erano arruolati come ninja del villaggio.
Capo della squadra Taka, vi era Sasuke. Ex traditore.
Il suo sguardo era distante, freddo e senza alcuna emozione.
L’aria accarezzò il viso dei ninja, trasmettendo a loro, l’odore del sangue fresco.
Si fermarono, quasi allarmati nel scoprire cosa poteva esserci più avanti.
Sakura si voltò verso il maestro, guardandolo.
-Cosa facciamo...
-Può essere ferito... Sai, ricognizione dall’alto. Riferiscici se ci sono superstiti e se lo vedi.
Il moro annuì, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un rotolo rosso e verde, srotolandolo e disegnandovi sopra un uccello, che prese vita.
Saltò sul volatile e si alzò su nel cielo, diretto oltre la fitta vegetazione del bosco.
Quando arrivò abbastanza in alto e vicino al punto dove ci sarebbe stato il ninja, si ammutolì. La pelle chiara divenne ancora più bianca, mentre gli occhi neri si aprivano sbalorditi e terrorizzati.
Posò una mano verso l’orecchio destro e premette il pulsante dell’auricolare nero.
-... Kakashi sensei?
Chiamò. La voce tremava.
-Cosa vedi?
Sai non sarebbe riuscito a spiegare quello che stavano vedendo i suoi occhi. Era inconcepibile una cosa del genere.
-Il campo è libero... Procedete altri 150 metri e vi troverete davanti ad una vallata... Non sarà un bello spettacolo... Io atterro.
Riattaccò, sfilandosi l’oggetto e planò sul campo.

Sakura era sbiancata e guardava allarmata davanti a lei.
-Cosa voleva dire?
Domandò Karin, avanzando verso i due.
Kakashi scosse la testa, i capelli argento che si mossero lenti.
-Andiamo...
Sussurrò.
Cosa ci avrebbero visto oltre quelle mura di alberi?

Ha sangue tra i capelli, ha sangue tra le dita affusolate.
La katana era stata abbandonata al suo fianco, sporca, dove scie di sangue fresco scorrevano tutta la lunghezza della lama.
Ne sentì il sapore in bocca, ferroso e caldo e, in quel momento non poté che amarlo.
Si avvicinò una mano al viso, fermandola a pochi millimetri dalle labbra e poi, con estrema cura, leccò la sostanza vischiosa, assaporandola lentamente.
Lui era sempre stato quello oscuro, il mostro e ora lo credeva fortemente.
Tutti lo paragonavano al sole, luminoso e caldo, ma lui era tutto l’opposto.
Adesso sentiva solo un gran freddo dentro di lui, era così vuoto che piano piano stava congelando.
Neanche i raggi solari dell’astro riuscivano a riscaldarlo. Quel freddo se l’era sempre portato dietro e piano piano, con il passare degli anni e delle situazione era aumentato, fino ad esplodergli dentro, iniziando a corroderlo.
Era come una malattia, una semplice influenza. Non aveva mai curato quel freddo e ora ne pagava le conseguenze.
Quando sulle dita non rimase altro che un colore sbiadito, riprese la katana, rinfoderandola.
Le iridi azzurre, vuote e prive di qualsiasi luce, guardavano i corpi intorno a lui.
Mentre combatteva ne era riuscito a contare più di una trentina, tutti ninja di livello s.
I corpi erano a terra, senza vita. Lo sguardo degli uomini era vitreo, bianco e ogni singolo corpo era stato squarciato.
Sangue scorreva ancora dalle ferite, e macchiava l’erba sottostante, colorandola.
Ma quello che più colpiva era lo sguardo di puro terrore degli uomini. Ancora visibile anche dopo la morte.
Il vento lo accarezzò, e fece svolazzare la lunga coda bionda dietro alla schiena, tenuta unita da un nastro di raso rosso.
Le labbra carnose e rosee, in un angolo macchiate di rosso, si schiusero e un piccolo gemito di fastidio ne uscì, mentre il ragazzo si portava una mano al ventre, stringendo la stoffa della tuta con disperazione.
Morirà... Morirà come quello stupido legame...
Il vento aumentò all’improvviso, un battito d’ali e un chakra familiare lo fecero voltare e incontrò lo sguardo sorpreso del compagno.
-Naruto kun… stai bene?
Domandò Sai, scendendo con un balzo dal volatile che scomparve, e si avvicinò al ragazzo che lo guardava con estrema calma.
-Si... Non ti preoccupare.
Rispose, forzando un sorriso.
Sai si guardò intorno, i corpi mutilati erano ancora li. Erano i ninja che stavano cercando.
-Li hai uccisi...
Naruto seguì lo sguardo verso i morti e annuì.
-Mi hanno scoperto mentre li seguivo e mi hanno attaccato.

I ninja, oltrepassati gli alberi, rimasero senza parole.
Sakura si tappò la bocca, un conato di vomito la prese all’improvviso ma resistette.
Kakashi e gli altri avanzarono lentamente guardando i corpi senza vita che giacevano davanti a loro.
Era come se ci fosse stata una battaglia all’ultimo sangue, senza esclusioni di colpi, ma quello che più sorprendeva i ragazzi era vedere Naruto al centro di quel massacro, coperto di sangue.
Si avvicinarono e Sakura corse verso il compagno abbracciandolo di slancio.
-Dio Naruto... Eravamo così preoccupati... Stai bene?
Domandò, guardando il ragazzo da testa ai piedi, cercando di trovare una qualsiasi ferita di arma, e la cosa la sorprese molto quando non ne trovò.
-Si Sakura chan ... Non preoccuparti.
Sorrise Naruto, lisciandosi la lunga ciocca bionda che gi ricadde sul viso.
-Perché non hai chiamato, Naruto?
Lo ammonì Kakashi, avanzando, mentre gli altri stavano guardando scioccati i corpi.
Naruto lo guardò, rimanendo in silenzio.
-Quando mi hanno attaccato, l’auricolare mi deve essere caduto da qualche parte e non sono riuscito a contattarvi.
-... Sei stato imprudente... Hai sempre le tue copie.
Naruto scrollò le spalle, indifferente.
-E’ andata bene però... No? È questo che conta.
Rispose, stiracchiandosi e allontanandosi dal gruppo, avviandosi verso Konoha.
Sasuke guardò le spalle minute ma forti di Naruto e si morse l’interno della guancia a sangue. Era colpa sua se Naruto era cambiato così. Lo aveva reso diverso. Senza volerlo, per la prima volta, aveva reciso il legame stoico che li legava da un’eternità.

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Capitolo 2
*** Oggi ho imparato a succhiarmi il pollice. ***


Oggi ho imparato a succhiarmi il pollice.

Sasuke guardò la porta di Naruto per un tempo indefinito. La notte era scesa già da un po’ sul villaggio e l’aria fresca della sera gli accarezzava i capelli neri che gli ricadevano sul viso.
Dopo la missione, aveva deciso di parlare con Naruto. Si era perfino preparato il discorso da dirgli, parola per parole e aveva vagliato ogni cambio di risposta che Naruto gli avrebbe dato.
Prese un grosso respiro e alzò il braccio per bussare.
Aspettò un poco, il braccio a mezz’aria e poi, dopo l’ennesimo sospiro, bussò.
Dei passi leggeri si sentirono dietro alla porta, e la serratura scattò.
Naruto indossava una semplice maglia bianca, con una spirale stampata e dei pantaloni morbidi blu che gli ricadevano dolcemente sui fianchi.
L’espressione era sorpresa. Gli occhi erano più larghi del solito, mentre la bocca era leggermente aperta.
-.. Sasuke? Che ci fai qui?
Domandò, leggermente in panico.
Da quanto tempo non rimaneva solo con Sasuke. Orami non si parlavano neanche quasi più, se non erano in missione insieme.
Sasuke lo guardò, scrollando le spalle.
-Non posso venir a trovare un amico?
Disse. Sapeva di aver detto troppo quando Naruto strinse con troppa forza la mano sulla porta, segnandola.
-Amico..?!
Sibilò il biondo, gli occhi ridotti a due fessure.
Un silenzio calò tra i due e un venticello fresco fece ricordare a Naruto dove si trovavano.
Abbassò lo sguardo, sbuffando per poi spostarsi di lato, e Sasuke entrò in quella casa.
Sentì Naruto chiudere la porta con insolita forza e si voltò lentamente. Naruto era appoggiato al muro, lo sguardo duro e le braccia incrociate al petto.
-Perché sei qui, Sasuke? Questa non è una visita di cortesia.
Il moro si morse una guancia, di nuovo. Le parole che si era preparato a casa, scomparse all’improvviso mentre il sapore ferroso del sangue gli invase la gola.
Socchiuse gli occhi per pochi secondi e poi riportarli in quelli azzurri di Naruto.
-Dobbiamo parlare di cosa è successo qualche mese fa, dopo il compleanno di Kiba.
La voce era calma, ma dentro stava tramando.
Il corpo del biondo si irrigidì, le palpebre che si assottigliavano ancora di più.
-E di cosa vorresti parlare di grazia.. Umh?
Ringhiò letteralmente Naruto, avanzando pericolosamente verso Sasuke, che non si mosse, aspettandosi tutto.
In fondo se lo meritava.
-.. Vattene da casa mia!
Ma Naruto lo sorpassò, dandogli una spallata.
-Sai di cosa!
Disse, furioso non ascoltando le parole di Naruto che si voltò furente verso di lui.
-.. Non ne voglio parlare.. Vattene Sasuke, sono stanco!
Naruto si incamminò verso la camera, attraversando il breve corridoio buio. I piedi nudi che battevano sul tatami consumato dal tempo.
Sasuke rimase fermo per qualche istante, assottigliò gli occhi e inseguì Naruto.
-.. Non osare mandarmi via.. Questa situazione sta diventando pesante..
Aggiunse, entrando nella camera di Naruto, mentre immagini su immagini gli invasero la testa, mostrandogli la notte che aveva posseduto Naruto in quella stanza.
Scosse il capo violentemente, scacciando quei pensieri. Non era il momento.
Naruto si voltò, le iridi che brillavano di una furia ceca.
-.. Quale situazione, umh? Quale fottutissima situazione?! Vattene, non farmelo ripetere. Dopo non risponderò delle mie azioni.
Lo minacciò Naruto.
Il moro strinse le labbra, digrignando i denti bianchi.
Si guardarono a lungo senza parlarsi, mentre all’esterno iniziò a piovere lievemente per poi aumentare all’improvviso.
-.. Senti..
Cominciò Sasuke, inciampando sulle sue stesse parole, mentre indifferente si portava le braccia al petto, incrociandole.
-Quella sera.. Non eravamo pienamente in noi.. Io non ero in me..
Naruto si massaggiò le palpebre stanco, per poi spostarsi la coda bionda dietro alla schiena.
-Cosa stai cercando di dirmi..
Disse esasperato, interrompendo quello strano monologo.
Sasuke lo guardò, il viso solcato da una piccola smorfia di fastidio.
-Voglio che dimentichi quella notte, e che ritorniamo come eravamo prima..
Una risata, priva di alcun sentimento gioioso si alzò dalla camera e Sasuke guardò scioccato Naruto.
-Dimenticare.. Mi stai dicendo di dimenticare.. Tu sei pazzo.. Ritornare come prima.. Perché prima cosa eravamo? Amici? Non mi hai mai considerato come tale..
Naruto lo guardò con scherno, nascondendo l’espressione ferita e il dolore che gli aveva procurato dire quelle parole
-Sei sempre stato tu a dire che volevi tagliare i ponti con me. Distruggere il nostro legame.. Ora ci sei riuscito, contento?
I pugno del moro si strinsero pericolosamente ai lati del corpo, mentre avanzò di un passo verso Naruto.
-Cazzo Naruto.. Ero uno stupido a quei tempi, bramavo una stupida, quanto insensata vendetta.. Mi hai sempre chiesto perché non riuscivo mai ad ucciderti, spezzando il legame che c’era tra noi.. Era perché non ce la facevo. Tu.. Tu eri l’unica persona che non avrei mai voluto ferire, mai.
Disse Sasuke, alzando appena la voce. Aprire il suo cuore, per una volta, gli fece uno strano effetto.
-.. Mi dispiace per quella sera.
Naruto aveva spalancato gli occhi, sorpreso e anche arrabbiato.
Fece scattare le braccia lungo i fianchi.
-Ti dispiace?
Ripeté. I pungi che si strinsero. Le unghie affondarono nella morbida carne del palmo lasciandoci le mezzelune, chiare.
-.. Ti sei approfittato di me.. Ero ubriaco e non ti sei minimamente fermato dal farlo.
Urlò Naruto, stringendo i pungi, di più, cercando di far scemare la voglia di piangere. Non doveva cedere. Non doveva, se l’era ripromesso che non sarebbe più caduto in quell’oscurità dove tutta una vita si era crogiolato.
Sasuke abbassò il capo, consapevole.
Cosa poteva rispondergli, niente.
Un tuono si abbatté sul villaggio e illuminò la camera da letto, le piccole lacrime ai lati di Naruto e il viso nascosto, dalle lunghe ciocche corvine, di Sasuke.
Il biondo si voltò, dandogli le spalle e cercando di respirare coerentemente.
Sasuke, invece, alzò lo sguardo, guardando le spalle di Naruto. Si morse un labbro, a sangue, non sapendo come spezzare quel silenzio. Doveva andarsene? Ma poi, cosa avrebbe concluso. Non era andato a casa del biondo per far finire quella distanza che si era creata far loro. Sapeva di aver sbagliato quella notte, era stato impaziente, troppo veloce e ora ne pagava le conseguenza.
Aveva ferito l’unica persona che non avrebbe mai voluto far star male.
Avanzò verso il ragazzo, fece il primo passo ma Naruto gemette di dolore, cadendo sulle ginocchia, stringendosi in un’ abbraccio l’addome.
Scattò verso il ragazzo, accucciandosi al suo fianco.
-Ehi.. Che succede?
Domandò, preoccupato per l’espressione di puro dolore di Naruto, che ansimava pesantemente.
Sangue.. Ha bisogno di sangue..
Naruto scosse il capo, singhiozzando per l’acuto dolore che partì dal ventre. Si piegò ancora, la fronte appoggiata sulla superficie fredda del pavimento mentre sentiva distrattamente Sasuke chiamarlo e cercando di alzarlo.
L’unica cosa che sentì, fu l’odore del sangue di Sasuke all’improvviso. Un odore dolce e invitante.
Si cacciò a piangere come un bambino spaventato e confuso. Non voleva, non voleva rifarlo ancora. Quando aveva ucciso quei uomini, si era ripromesso che non lo avrebbe più rifatto. Non voleva ferire Sasuke.
Il ragazzo moro strinse la presa intorno alle spalle di Naruto, e lo chiamò ancora.
Era spaventato. Non capiva cosa stesse capitando a Naruto. Per cosa erano quelle lacrime che scendevano dalle iridi azzurre.
-.. Parlami..
Sussurrò, quasi disperato.
-Ti prego.. Vattene.. Vattene via! Non c’è la faccio più.
Disse Naruto, affondando ancora nel pavimento e stringendo tra le dita la stoffa della maglia.
Una fitta al cuore colpì Sasuke a quelle parole, ma sapeva con certezza che Naruto non lo stava mandando via per quello che si stavano dicendo, ma perché gli stava capitando qualcosa.
-Non ti lascio in queste condizioni.
-Non puoi aiutarmi.
Rispose in un sussurro Naruto, singhiozzando poi quando una nuova fitta lo colpì.
Sasuke si infervori e con forza sbatté Naruto sul pavimento, facendogli aprire gli occhi di scatto. Occhi che ora erano rosso rubino e, come luce, erano luminosi al buio.
Si ritrasse indietro, quasi spaventato per quelle iridi feline.
Naruto le richiuse, voltando il capo da un lato.
-Non guardarmi..
Quasi supplicò il biondo.
-Cosa ti sta capitando?
Domandò Sasuke, stringendo le gambe ai lati di quelle di Naruto il quale portò le mani al suo petto, prendendolo a pugni.
-Ti prego.. Vattene via..
Sasuke scosse il capo e afferrò con decisione i polsi sottili del ragazzo, abbassandosi in avanti e posandoli accanto al viso di Naruto che cercò di dimenarsi, urlando.
-Smettila..
Ruggì Sasuke, stringendo la presa intorno ai polsi.
-Smettila dannazione.. Che cazzo ti sta succedendo.
Sbottò, furioso.
Perché Naruto non gli parlava, perché Naruto non lo ascoltava.
Il biondo aprì le palpebre, guardando con odio mal celato Sasuke, alzando appena il capo da terra.
Ringhiò, mostrando i canini leggermente più lunghi del normale.
-Aspetto un fottuto bambino.. Bastardo! Ed è tutta colpa tua.. Tua!
Urlò davanti al viso scioccato di Sasuke.
-Io non lo voglio.. Non lo voglio.
Aggiunse disperato Naruto, sbattendo la testa al suolo
Sasuke guardava con occhi sgranati il viso di Naruto, in cerca di qualche menzogna e come se fosse stato chiamato da una presenza abbassò lo sguardo verso il basso.
Portò le mani sul capo di Naruto, afferrando con una mano entrambi i polsi del ragazzo ora inerme.
Portò la mano libera sul ventre del biondo che tremò appena e con una strana calma, alzò la maglietta del giovane.
Il ventre di Naruto era stranamente gonfio, tondo e duro e quando lo toccò, facendo vagare una mano ricoperta di chakra, sentì la presenza che Naruto gli aveva urlato pochi attimi fa.
Di scattò alzò lo sguardo sul viso di Naruto, la mano ancora sul suo ventre.
-Come è possibile?
Naruto non rispose, accucciandosi ancora in lui, stringendo le palpebre.
Sasuke alleggerì il peso sul biondo, appoggiandosi sulle ginocchia.
-Naruto..
Chiamò.
-Non lo so.. Non lo sappiamo. Kyuubi non lo sa. Dannazione Sasuke! Io non lo voglio.. Non lo voglio.
Urlò disperato Naruto, aprendo gli occhi colmi di lacrime, ora azzurri.
Una fitta al cuore colpì Sasuke a quelle parole. Naruto non desiderava il bambino. Quel bambino che doveva ancora nascere.
-.. Perché..
Disse in un sussurrò. All’improvviso le forze gli erano venute meno.
Naruto lo guardò, singhiozzando.
-Perché dovrei volerlo.. Perché dovrei prendermene cura.. Non è normale.. Non è sano!
Quelle parole erano così piene di disperazione.
-.. Ho paura.. Tremendamente paura.
Singhiozzò Naruto, abbandonandosi sotto il corpo di Sasuke che guardava con aria persa il ventre del ragazzo.
-Mi prenderò cura io di tutte e due.
Naruto guardò il ragazzo sopra di se, scioccato dalle parole appena sussurrate.
Scosse il capo, guardando verso la finestra.
Il temporale si abbatteva furioso sul villaggio, e la pioggia creava un fastidioso rumore di sottofondo.
-Tra un mese me ne libererò è le cose torneranno come prima.
Disse Naruto. Senza tono nella voce.
Sasuke guardò il profilo di Naruto.
-Quindi hai già deciso..
-Si.
-Non te lo permetterò.
Disse Sasuke con determinazione facendo voltare Naruto verso di lui.
-Diamine Sasuke… non hai sentito quello che ho detto. Non lo voglio! Non lo voglio!
Scandì a modo le ultime parole.
Sasuke rimase in silenzio guardandolo con quei profondi occhi neri.
-Ti farò amare il bambino.. Non ti permetterò di ucciderlo.
Era così pacata la voce del moro, così calma. Come se stessero parlando di qualcos’altro.
Una rabbia ceca invase Naruto. Sasuke era così bastardo e lo odiava così tanto che voleva rovinargli la vita.
-Mi odi così tanto, ne?.. Perché vuoi farmi tenere il bambino.. È un altro dei tuoi stupidi capricci..
Disse acido Naruto, alzandosi a sedere, ma rimanendo sempre sotto la morsa di Sasuke.
Il moro strinse le sua mani sulle spalle del giovane che ringhiò al suo indirizzo, infastidito.
Il cipiglio di Sasuke si intensificò, le iridi, sovrastate dalla rabbia, cambiarono colore, diventando rosse, mostrando lo sharingan.
-Non è un mio capriccio…
Sibilò tra i denti.
-.. Voglio questo bambino perché è nostro figlio.. Perché ti amo.
Un altro fulmine, più forte di quello precedente, squarciò il cielo abbattendosi al suolo, facendo tremare la finestra di casa Uzumaki e illuminando Naruto che stava abbracciando disperatamente Sasuke, nascondendo il capo nel petto.
Appendendosi a lui, come se fosse la sua ancora di salvezza. E il moro lo stringeva a se, nascondendo il viso tra i morbidi capelli biondi, leggermente arruffati.

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Capitolo 3
*** Peso 14 grammi e sono lungo 7 centimetri ***



Peso 14 grammi e sono lungo 7 centimetri.

Sasuke strinse furiosamente i pugni, un’ ennesima volta a quelle parole.
-Io non lo voglio tenere..
Tsunade guardava il volto serio di Naruto e il volto pieno di rabbia di Sasuke.
Era rimasta scandalizzata dalla scoperta che aveva ricevuto quella mattina e non aveva potuto fermare la sua mano a riempire sei bicchieri di sakè solo per quel giorno.
Aveva capito, tra le urla e i ringhi di Sasuke, che Naruto non accettava il feto, e che il moro, al contrario, lo voleva ardentemente.
Ora lei doveva essere l’hokage, sempre pronta con una risposta ad ogni problema, ma questo era più grande di lei. Era più grande anche dello stesso Naruto. Di Sasuke.
-.. Non posso dirvi cosa fare.. Ma se Naruto non vuole tenere il feto, bisogna procede con un’ aborto.
Disse, calma, ma con una nota di tristezza nella voce, mentre appoggiava il mento sulle mani incrociate.
Naruto incrociò le mani al petto.
-Bene.. Per quanto ne so posso abortire solo tra un mese, circa.
-Perché?
Domandò curiosa Tsunade.
-Kyuubi, per quanto ne sa anche lei, afferma che non si può procedere ad un aborto per i primi tre mesi. La sacca di chakra è troppo spessa. Ma al termine di questo si può fare quello che meglio si crede.
-Interessante.
La donna era sorpresa. Quella gravidanza non era del tutto normale come le altre. Bhé! Non era normale fin dall’inizio. Naruto era pur sempre un maschio.
Poi la donna spostò lo sguardo su Sasuke che, fissava le spalle di Naruto intensamente.
Quello sguardo pieno di dolore e disperazione le fece stringere il cuore.
Sasuke bramava una famiglia, e ora gli stava venir portata via, ancora.
Lo stesso dolore, provato due volte. Doveva essere insopportabile e lei lo sapeva bene.
Guardò di nuovo Naruto che aveva abbassato lo sguardo per un’ attimo sul ventre, mordendosi il labbro.
Era stato molto veloce lo spostamento, ma lo aveva visto.
La scintilla di dispiacere e profondo dolore in quegli occhi chiari.
Forse c’era una speranza.
Non amava Sasuke, anzi a dirla tutta provava un forte risentimento verso quel ragazzo, ma era pur sempre una donna con un cuore, e quei due volevano quel bambino concepito all’improvviso.
Naruto aveva solo paura. Ma di cosa? Si chiedeva.
Sospirò.
-Facciamo così… io non amo molto l’aborto, a dirla tutto sono contro, ma non posso decidere io per te Naruto.
Disse guardando il ragazzo.
-Ma ti chiedo solo di pensare attentamente in questo mese. Procederemo con tutte le visite mediche che servono. Ecografie per cercare di vedere se ci sono anomalie o altro..
-Ma io no..
-Fammi finire.
Lo ammonì Tsunade, mandandogli un occhiataccia.
-.. Al fine di questo mese, riprenderemo questa conversazione e mi dirai cosa hai deciso. Fino ad allora andrai a vivere nella magione di Uchiha.
Naruto la guardò con occhi aperti per poi voltarsi di scatto verso un Sasuke sorpreso.
-Cosa?.. No! sto bene a casa mia.
Urlò Naruto, una nota di panico si sentì nel suo timbro vocale.
Tsunade fece finta di non averlo sentito.
-Uchiha.
Chiamò la donna.
Il moro la guardò, la schiena dritta. Il cuore a mille.
-Mi raccomando.. Cibi sani e niente ramen..
-.. Come niente ramen..
-..Voglio un rapporto ad ogni fine settimana! Sono stata chiara?
Sasuke annuì, guardando Tsunade con gratitudine,  la quale rispose con un mite sorriso.

-Dannazione. Perché dovrei venir a vivere qui.. Non sono una fottuta femmina.
Brontolò Naruto, gettando con non curanza lo zaino con i suoi vestiti sulla sedia, della camera di Sasuke.
Stancamente, sbuffando, si sdraiò sul letto, accucciandosi e guardando la camera fin troppo pulita.
Sasuke lo fissava, senza apparente espressione sul volto, appoggiato allo stipite della porta.
Avere Naruto lì, in casa sua, sul suo letto.
Ora quella camera sembrava diversa. Più calda.
Naruto lo guardò intensamente.
-Ho fame.
Disse solo.
Sasuke alzò un sopracciglio, guardandolo per poi annuire.
Si voltò per scendere in cucina quando la voce di Naruto lo fermò.
-Voglio del ramen, Uchiha!
Sasuke si massaggiò le palpebre e non rispose, scendendo le scale e fermandosi in cucina.
Preparò qualcosa di veloce, che non fosse ramen, sperando solo che Naruto non si mettesse ad urlare.

Naruto sbuffò, guardandosi intorno. La camera di Sasuke era pulita, bella e anonima.
Oltre al letto, con il simbolo degli Uchiha marchiato sulla testata in legno, il resto era semplice.
L’armadio era appoggiato davanti al muro dell’entrata, poco dopo il letto a una piazza e mezza. C’era una scrivania zeppa di rotoli dal’altra parte della camera, una sedia e un comodino.
Attaccati al muro, invece vi erano i rotoli del vento, del fuoco e uno dove narrava la leggenda dei tengu.
Non era mai entrato nella camera di Sasuke. Anche quando lui non era al villaggio non era riuscito ad andare oltre il viottolo in pietre.
Non era mai riuscito ad oltrepassare la staccionata bianca, con il cancellino rotto.
Guardò verso il comodino, dove c’erano tre cornici.
La prima, quella più a vista era la famiglia di Sasuke.
Sorrise amaramente. Sembravano veramente felici in quello scatto color seppia. La seconda, posta più indietro, racchiudeva un Sasuke sorridente, appena di sei anni, in braccio ad un Itachi undicenne.
Non aveva mai visto quel sorriso sul viso del Sasuke che stava trafficando nella cucina. Solo apparenti ghigni.
Strinse le palpebre. In realtà un sorriso molto più bello lo aveva visto. Era un po’ sfocata l’immagine, ma se ne ricordava ancora.
Quando erano andati a letto insieme, nella sua stanza, dopo che si era ubriacato.
Lo aveva intravisto dopo che si era buttato tra le sue braccia, e incoraggiato dall’alcool, lo aveva baciato.
Ancora ne sentiva il gusto dolce amaro della bocca di Sasuke.
Sasuke se ne era approfittato, vero! Ma lui aveva iniziato ad istigarlo.
È che aveva così tanto bisogno del calore di Sasuke. Da quando il moro era tornato al villaggio, per Naruto era come se quella voragine che si era creata quando Sasuke se ne era andato anni fa, si fosse allargata.
Avere Sasuke al villaggio era come averlo lontano. Più lontano di prima.
Quando aveva iniziato a seguire Sasuke, era sicuro che lo facesse per la promessa fatta a Sakura e per il sentimento di fratellanza che voleva proteggere. Col passare del tempo si era reso conto che quello che provava per Sasuke era molto più lontano dalla semplice amicizia. Seguire una persona per tanto tempo, sperando che tornasse e ad ogni delusione sentirsi male, non era un comportamento solito di un amico. Lui amava Sasuke, ma al tempo stesso lo odiava. Non sapeva neanche perché lo odiava. Forse per il fatto che lo aveva sempre lasciato indietro, e mai, prima di allora, si era voltato verso di lui.
Ritornando a prima, non si ricordava molto di quella serata, a dirla tutta proprio niente.
Si era ubriacato perché Sasuke aveva espresso di cambiare squadra, allontanandosi ancora di più da loro, formando quella che ora era, ancora, la Taka.
Aveva solo immagini sfocate delle mani di Sasuke che gli accarezzavano con amorevole cura il corpo. Le labbra sottili che gli percorrevano l’addome e poi le spalle; la schiena e la spina dorsale.
Quegli occhi scuri, velati dalla passione e dalla gioia.
Quegli occhi che sempre erano protagonisti dei suoi sogni.
Gemette, e spalancò gli occhi, tappandosi la bocca.
Che diamine stava pensando?
Si rotolò sul letto, stendendosi di schiena e portò lo sguardo verso il ventre leggermente gonfio che si intravedeva da sotto alla maglia nera.
-Cosa dovrei fare con te.. Umh?
Chiese a nessuno in particolare, facendo vagare le dita sulla pancia., tamburandole appena sulla superficie liscia della sua pelle tirata.

Scendendo dalle scale, un profumo di cibo gli invase le narici e lo stomaco brontolò affamato.
Aveva una fame terribile e sinceramente non gli importava tanto se Sasuke gli avesse fatto il ramen oppure no.
Entrando nella cucina, rimase piacevolmente sorpreso guardando la tavola preparata di tutto punto, e un Sasuke, accucciato, davanti al frigo.
Intimorito da quella strana scena, che gli aveva inspiegabilmente stretto il cuore in morsa, avanzò verso la sala calda, illuminata.
-.. Hai cucinato tu?
Domandò sorpreso, guardando il riso bianco e le miriadi di verdure e qualche pezzo di carne che giacevano sul tavolo.
Sasuke si alzò, in mano una bottiglia d’acqua e lo guardò.
-Umh..
Rispose, con non troppa enfasi.
In realtà, cucinare per due persone, lo aveva reso felice per un momento.
Sapendo che oltre a lui, intorno a quella tavola ci fosse stato qualcun altro, lo aveva reso leggero.
Se poi era Naruto.
Guardò l’espressione sorpresa di Naruto, che lentamente si sedeva al tavolo.
Sorrise, sapendo di non esser visto.
-.. Non è avvelenato, vero?
Domandò Naruto, annusando con il suo piccolo naso alla francese, un pezzo di zucchina bollita e condita.
Il sorriso di Sasuke si spense, mentre un espressione di indignazione nasceva sul suo volto.
-Non sono mica come un dobe di mia conoscenza..
Lo schernì.
Naruto lo fulminò, azzannando la zucchina molla con poca grazia.
Mangiarono in un silenzio ristoratore. Per fortuna nessuno dei due aveva voglia di parlare al momento, ed ognuno era grato all’altro.
Sparecchiando, si scontrarono appena e si guardarono.
Le iridi azzurre si persero in quelle nere.
Iridi nere affogarono nel colore intenso di quelle chiare.
Poi voltarono il capo, quasi impacciati, ritornando a pulire la tavola.
Finito tutto, Naruto si lasciò scappare un sospiro stanco e affondò nel divano color panna, di tessuto.
Il moro lo guardò, dall’alto.
Studiò ogni suo piccolo lineamento e ogni piccolo gesto con minuzia.
Poi si grattò il capo, le unghie corte che pizzicarono la cute chiara.
-Ti ho preparato il letto in camera mia..
Naruto alzò il viso, guardando Sasuke negli occhi.
-Che?.. E tu?
-Dormirò in un’altra stanza..
Le sopracciglia bionde si aggrottarono appena, formando una piccola v al centro della fronte, e Sasuke ebbe la voglia di spianare con le dita quella piccola ruga. Voglia di toccare la pelle di Naruto, ma si trattenne.
-Posso dormire io nella stanza degli ospiti.. Perché mi lasci la tua camera?
Non capiva il gesto di Sasuke. Perché spostarsi lui, se poteva farlo Naruto.
Sasuke spostò lo sguardo nero di lato, perdendolo nel vuoto. Il viso che si contrasse. Il corpo si tese, irrigidendosi.
-E’ la stanza di Itachi.
Gli occhi azzurri si aprirono, scioccati e sorpresi, poi imbarazzato e allo stesso tempo triste, abbassò il capo.
-Scusa non volev..
-Non importa.. Vado a dormire. Il bagno è la prima porta appena salite le scalinate..
Poi lo sguardo si spostò su Naruto che guardava i piedi coperti dalle calze bianche.
-.. Se hai bisogno di qualcosa, la camera di Itachi è l’ultima del corridoio.
Naruto annuì, solamente, rinchiudendosi quasi fosse una tartaruga e il viso di Sasuke si addolcì appena.
-.. Buona notte..
Aggiunse, allungando una mano e scompigliando i capelli biondi, la coda che si scioglieva mentre una cascata fluente oro cadeva sul viso ambrato.
-.. Dobe!
Finì, camminando verso la porta.
-I capelli.. Teme!!
Urlò Naruto, raccogliendosi i capelli, cercando di farsi una coda decente.
Un sorriso nacque sul viso di entrambi.

La prima notte che passò in quella casa non riuscì a chiudere gli occhi.
L’odore di Sasuke era da per tutto; nel cuscino, nelle lenzuola.
Appena chiudeva occhio, il viso di Sasuke gli compariva davanti, con un dolce sorriso sulle labbra.
Era stata una nottataccia. Lui dormiva su qualsiasi superficie comoda. Volendo si sarebbe addormentato anche appeso ad un tronco.
Era risaputo che amava dormire, ma questo era come una barzelletta.
Se avesse detto a Sakura che non era riuscito a dormire, gli avrebbe riso in faccia come minimo.
Sfidava chiunque a dormire nel letto del bastardo. Il suo bastardo.
Si morse in labbo, scuotendo il capo.
Che cavolo pensava. Mio. Sasuke non era mai stato suo, e dopo che questa cosa sarebbe passata, lo sarebbe stato ancor meno.
Con troppa forza strinse la maglia del pigiama all’altezza dello stomaco.
Perché diavolo succedevano sempre a lui le cose più assurde. Aveva per caso scritto gioconda sulla fronte, in sua insaputa? Il destino era così divertito della sua vita, peggiorandola giorno per giorno?
Frustato per non esser riuscito a chiudere occhio, si alzò a sedere e si mise ad osservare la luna fuori dalla finestra.

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Capitolo 4
*** Non mi piace quando piangi... sembri così triste! ***




Due giorni dopo, Naruto si ritrovò, stressato in una delle tante camere dell’ospedale. Sasuke era in piedi davanti alla porta dell’entrata mentre Tsunade lo guardava, seduta sulla sedia bianca, davanti al lettino dove sedeva lui.
-..  Ho cercato negli archivi segreti di Konoha qualcosa riguardante la tua gravidanza.
Iniziò Tsunade, alzandosi e prendendo un rotolo logoro, ingiallito per il tempo e per la polvere.
Sasuke si staccò dalla porta, attento, e si portò verso la coppia.
-.. Su questo rotolo, l’unico ancora leggibile, c’è la risposta alle tue strane voglie di sangue.
Sasuke sposò lo sguardo si Naruto, il quale guardava Tsunade con sguardo assassino.
-Voglie di sangue?
Domandò il moro, guardando Naruto che non gli rispose, al contrario della donna che sapeva di aver toccato un tasto dolente.
Naruto non voleva che Sasuke lo sapesse, ma in fondo il moro era pur sempre il padre di quella cosa che stava nascendo dentro al biondo. E bene o male doveva esser informato di tutto.
Tsunade lo guardò, annuendo.
-Naruto ha delle voglie di sangue, e se non se ne nutre dei crampi allo stomaco, lo colpiscono all’improvviso..
-Ti avevo detto di non dirlo.
Sibilò Naruto, guardandola con gli occhi ridotti a due fessure.
Tsunade alzò le spalle in un cruccio, guardandolo profondamente.
-Sasuke deve sapere.. Mi dispiace Naruto ma Sasuke è, e resta il padre del bambino..
Rispose calma Tsunade, aprendo il rotolo.
-Non capisco perché tutte queste ricerche.. Se muore di fame ben ven..
Non finì la frase che la donna colpì Naruto con uno schiaffo da fargli rivoltare la testa, e facendo apparire le cinque dita sul viso del ragazzo; ragazzo che ora la guardava per una spiegazione che gli fu detta tramite lo sguardo.
Sasuke si era paralizzato a quelle parole, e lo sguardo nero si era incupito, perdendo la sua, già scarsa, luminosità.
Naruto lo guardò, mordendosi l’interno della guancia, facendo cadere lo sguardo sul pavimento dalla parte opposta di Sasuke, mentre Tsunade apriva lentamente il rotolo, sospirando.
-.. Cosa hai scoperto..
Domandò Naruto, più che altro per cambiare l’aria pesante nella stanza, che sembrava più piccola.
-La tua gravidanza è quella che è detta Akuma ninshin, in altre parole gravidanza demoniaca.. Il feto per le prime quattordici settimane ha bisogno di sangue umano, preferibilmente quello del padre, per fondersi con il tuo corpo, senza che ci sia un “rigetto”.
Spiegò la donna, sintetizzando quello che c’era inciso nel rotolo e poi si voltò verso Sasuke che la guardava intensamente.
Naruto si agitò, stringendo tra le dita il lenzuolo bianco della branda dell’ospedale.
-Non voglio mica succhiare sangue, Tsunade.
Strillò, preso dal panico e dal disgusto al solo pensiero del sapore ferroso del sangue.
La donna sbuffò, guardando i ragazzi.
-Avrei un’idea.. Ci ho lavorato tutta la notte e penso che potrebbe andare.
Disse, alzandosi, posando il rotolo sul letto e uscendo dalla stanza.
I due rimasero inesorabilmente soli, un silenzio teso che calò nella stanza  facendo perdere i ragazzi nei propri pensieri.
Il primo a rompere il silenzio, stranamente fu proprio Sasuke. Una domanda che combatteva per uscire, da quando aveva sentito la frase di Naruto.
-Preferiresti ucciderlo..
Disse, guardando Naruto che portò i propri occhi nei suoi, per poi spostarli verso la finestra leggermente aperta.
Lo stomaco gli si strinse, così come i polmoni e il fiato si accorciò.
-.. Si!
Sussurrò, la voce rauca.
E Sasuke ebbe una fitta al cuore, e gemette dolorante per un millesimo di secondo.
Guardò ferito la figura del biondo, e socchiuse gli occhi stancamente, piegando il capo e stringendo i pugni per far scemare la sua frustrazione.
-Perché..
Domandò, con voce flebile.
Naruto si strinse tra le spalle; il corpo che si tese.
-Lo ha detto Tsunade che questa è una gravidanza demoniaca. Non sappiamo cosa sia, e non è il caso di mettere al mondo un altro demone senza cuore.
S’infervori a quelle parole, e con furia prese le spalle di Naruto voltandolo verso di lui.
-Come fai a sapere che sarà un demone.. Potrebbe essere un semplice bambino..
Ringhiò trai denti. Il viso contratto da una rabbia ceca che spaventò perfino Naruto in quel momento, che si ritrasse dalla presa con fatica.
-E tu che diavolo ne sai.. Umh? Sai che nascerà normale, come un semplice bambino? Per caso ora sei anche un veggente Sasuke?! E se nascesse, chi lo amerebbe?
Strillò, balzando in piedi, dirigendosi verso la porta, cercando di andarsene.
Se fosse rimasto ancora in quella stanza, con Sasuke, avrebbe parlato troppo. E non poteva. Non voleva che Sasuke sapesse la sua vera fobia.
Il polso gli fu preso dalle mani chiare di Sasuke, leggermente fredde rispetto al normale.
-.. Lo amerei io.. Lo ameresti tu..
Disse Sasuke, voltandolo verso di lui e Naruto si perse negli occhi neri di Sasuke che si avvicina lentamente a lui.
C’era tanta di quella determinazione, in quelle iridi nere, che mai aveva visto. Neanche quando era partito per uccidere Itachi aveva quello sguardo determinato.
Sasuke lo strinse tra le braccia, afferrandolo per la vita stretta e avvicinandolo al suo corpo.
-Se avessi la certezza che fosse normale, lo terresti?
Chiese Sasuke, con voce ferma senza tono. Lo sguardo fermo sugli occhi tremanti di Naruto.
Quella vice sembrava così calma, ma Naruto sentiva che tremava di aspettativa.
Il biondo fece cadere il contatto visivo, guardando il petto di Sasuke che si alzava ritmicamente.
Scosse il capo, strofinando i capelli biondi sotto il mento del moro che si beò del profumo dolce del ragazzo e del suo calore.
-Io..
Naruto tentennò, mordendosi il labbro e serrando le palpebre.
-.. Io non.. Non lo voglio. Per favore, cerca di capirmi. Non è normale questa cosa..
Sussurrò. La testa improvvisamente troppo pesante.
Sasuke appoggiò il mento sul capo di Naruto, gli occhi persi sul muro bianco.
-Mi prenderò cura io di te.. Ma ti prego.
Lo pregò Sasuke, staccandolo quel tanto per guardarlo negli occhi azzurri.
-.. Non privarmi di un figlio.. Te lo chiedo col cuore. Se hai paura, ti starò accanto.
Gli occhi di Naruto s’inumidirono appena, allargandosi quando Sasuke socchiuse i suoi, avvicinandosi sempre di più. Vedeva come il viso di Sasuke scendesse, appena e si avvicinava al suo a rallentatore e il cuore prese a battere furiosamente, facendogli male alla cassa toracica. Sentiva il fiato che si appesantiva, l’aria che mancava quando sentì il fiato caldo e umido di Sasuke sempre più vicino. Strizzò le palpebre forti, allargando i palmi delle mani sul torace di Sasuke.
Le labbra si sfiorarono appena, prima che Naruto lo sospinse lontano, gli occhi pieni di terrore che guardavano uno stupito Sasuke.
-Noooo..
Urlò, appoggiandosi al muro con i palmi aperti sulla superficie bianca e la schiena appoggiata a essa.
Il fiato accelerò, gli occhi che si aprirono ancora di più.
Sasuke si era appoggiato al letto, per non perdere l’equilibrio, guardando Naruto che abbassò il capo, stringendo la mano all’altezza del ventre.
Rimasero in quella posizione anche quando entrò Tsunade con delle pastiglie color verde pallido.
-Che succede?
Domandò guardano Sasuke che fissava costantemente Naruto.
-Niente..
Rispose, guardandola, pregandolo con gli occhi che non facesse altre domande e, la donna, abbattuta, annuì, chiudendosi la porta alle spalle.
Appoggiò le pasticche sul comodino richiamando l’attenzione di Naruto che alzò solo il capo.
-Cosa sono?
Domandò con voce spezzata.
-Sono pillole di chakra..
Rispose guardandolo con aria preoccupata.
-.. nelle quali inietterò del tuo sangue.
Disse rivolto a Sasuke che annuì.
-.. Sono riuscita solo a pensare a questo. Non sei costretto succhiare sangue di nessuno, solo prendere queste quando ne hai bisogno. Il sapore sarà meno forte del sangue.
Naruto si staccò dal muro, annuendo.
-Vieni domani e te le faccio trovare pronte, ok? Proverò a cercare anche le cartelle mediche delle vostre madri quando erano incinte, forse possiamo risalire a qualcosa.
I ragazzi annuirono solamente; Naruto che cercava tutti i modi di non guardare il moro in viso.
-Si.. Ora poso andare?
Domandò e Tsunade non poté altro che annuire, guardando come Naruto s’incamminò con spalle incurvate fuori dalla stanza.
Sbuffando si voltò, dove una volta doveva esserci Sasuke, scomparso in una nuvola di fumo.

Sasuke si diresse, senza fermarsi a casa, alla biblioteca sotterranea del clan Uchiha.
Sapeva che qualcosa ci avrebbe scoperto, andando lì sotto, e per la felicità sua e di Naruto, doveva scoprire qualcosa di più sulla gravidanza.
Da quello che aveva capito da Naruto, Kyuubi non ne sapeva niente,e dubitava che Naruto rimanesse incinta con qualsiasi uomo. Lui centrava, ma ancora non capiva come. Non che volesse sperimentarlo, perché al solo pensiero lo sharingan si attivava da solo.
A sapere Naruto tra le braccia di qualcun altro lo mandava in bestia. Già lo aveva abbandonato per tutti quegli anni, ora non avrebbe rifatto lo stesso errore.
S’immerse nel palazzo centrale dove, una volta, s’incontrava il consiglio degli anziani Uchiha e, incamminandosi per i corridoi bui e diroccati della palazzina, arrivò davanti ad una porta di ferro. Due corvi neri si abbracciavano con le ali spiegate, leggermente in rilievo, mentre i due occhi brillavano rossi, per via dei due rubini incastonati al loro interno.
Attivò lo sharingan, componendo qualche simbolo e il palazzo tremò appena, e le porte si aprirono alzando una miriade di polvere.
Storse il naso, quando la puzza di chiuso gli invase le narici e, portandosi un braccio davanti ad esso, attraversò la porta.
La stanza era buia e neanche con lo sharingan riusciva a guardare cosa aveva davanti.
Era la prima volta che ci entrava, ma da quello che sapeva, verso la sua destra si doveva trovare una piccola vasca in pietra, attaccata al muro.
Voltandosi, tastando la parete, ne scorse la sporgenza.
Fece un piccolo Katon, accendendo quello che era un impianto in fuoco per illuminare tutta la camera.
Il fuco vibrò, arrampicandosi per il muro in pietre, formando e illuminando dei rilievi, che a loro volta formava un disegno alla parete ruvida e scura.
Non si soffermò a guardarli allungo, e si diresse subito verso gli scafali di libri e rotoli che si trovavano davanti a lui, che circondavano un tavolo di legno, posto al centro della stanza.
Da solo ci avrebbe messo parecchio, perciò preferì qualche copia, e si mise subito alla ricerca di qualsiasi cosa.
Doveva trovare tutto quello che poteva essergli utile.

In uno scatto d’ira scaraventò il candelabro che teneva sul tavolo di legno, verso il muro, urlando maledizioni su maledizioni. La sedia su cui era seduto cadde sul pavimento in pietra, con un forte rumore.
Aveva passato l’intera notte in quella biblioteca, aveva sfogliato una marea di libri e srotolato rotoli su rotoli, e non aveva trovato niente che gli potesse interessare. Niente, non c'era niente.
Digrignò i denti, cercando di calmare la sua rabbia. Appoggiò i pugni serrati sul tavolo freddo, appoggiandosi con tutto il peso e abbassò il capo, troppo stanco.
Perché non riusciva mai a fare qualcosa di giusto. Mai una volta che la sua strada fosse senza ostacoli. Oh! Ma avrebbe lottato con le unghie per tenersi Naruto accanto a se e il suo bambino. Non gli interessava di nessuno in quel momento. Voleva, solo per una volta, essere finalmente felice. Ma forse chiedeva troppo. Era questa la sua punizione per aver troncato vite innocenti e aver tradito il villaggio? Guardando la schiena di Naruto che si allontanava da lui e non riuscendo a godere quel bambino che, per Naruto, doveva morire?! Serrò le palpebre così forte che sentì un leggero dolore ai muscoli facciali sempre tesi.
Come sottofondo sentì un creparsi della pietra e si voltò per guardare il muro dove aveva scagliato il candelabro, sbriciolarsi lentamente.
Corrucciò le sopracciglia nere, alzandosi e incamminandosi verso il punto dove, a parte la crepa, ne usciva un piccolo venticello gelato che gli scostava le ciocche lunghe, nere corvine, dal viso.
Quando si fermò, allungando una mano, chiusa a pugno, la batté tre volte sulla superficie ruvida.
Un rumore sordo gli arrivò alle orecchie e spalancò gli occhi, incredulo.
Era una parete vuota.


****

Tadaaa.. Sono qui! Spero che il capitolo sia bello come gli altri, e che vi piaccia. Che dire.. il mistero della strana gravidanza s’infittisce sempre di più e chissà se Tsunade scoprirà qualcosa e Sasuke..?? Che cosa scoprirà varcando il muro? Tutto questo alla prossima puntata.. * Sembro tanto scema -.-''*
A presto e un grosso bacione a tutti quelle che leggono e commentano.

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Capitolo 5
*** .. Respira in te.. ***



Scusate se vi ho fatto attendere, ma ieri sera il computer ha iniziato a sballarsi e mi stavo per cacciare a piangere quando lo schermo è diventato nero. Un incubo. Poi oggi il suo cuore ha ripreso a battere. Sono contenta!
Che dire di questo capitolo. Non rivela niente di che, ma ho voluto metterlo lo stesso perchè mi piace un pochino.
Non vi trattengo ancora, buona lettura. Bacio.

**********************

Era sera quando Naruto aprì la porta della casa di Sasuke, ed entrò. Aveva passato l’intera giornata in giro per il villaggio, senza una meta precisa e poi era passato a casa sua, trovandola sigillata. Era stato più di mezz’ora, con la bocca e gli occhi spalancati per lo stupore, a guardare il sigillo in carta del quinto Hokage.
Quella vecchiaccia lo aveva chiuso fuori da casa sua. Ora capiva perfettamente il perché gli avesse raccomandato di portare a casa del Teme tutto quello che poteva.
Sbuffò indispettito, chiudendo la porta e accendendo la luce dell’entrata.
La casa era silenziosa e immersa in un’oscurità quasi surreale. Guardò dritto davanti a se, dei brividi di freddo che, inspiegabilmente gli attraversarono la spina dorsale.
Aveva il terrore di quella casa, la notte e quando Sasuke non c’era. Proprio come in quel momento.
-… Sasuke?
Chiamò, non ricevendo risposta. Neanche un semplice “Umh” che lo avrebbe fatto sentire meglio.
Si strofinò una mano sul viso, scacciando via la stanchezza e lo stress delle ore che aveva passato in ambulatorio con Tsunade e il moro.
In testa, ancora, aveva la discussione di Sasuke. Ci aveva pensato tutto il giorno senza venir a capo di niente.
Si sfilò i sandali standard blu di cuoio e li poggiò accanto alle ciabatte scure di Sasuke, prendendo le sue.
Lentamente s’incamminò per il corridoio e tentoni, facendo scivolare la mano sul muro, accese la luce del salotto.
Era così tanto abituato al suo piccolo monolocale che quando rimaneva da solo lì, inesorabilmente si ritrovava sempre ad accendere più luci possibili, e a lasciarle illuminare l’ambiente anche se non c’era.
Guardò verso la cucina, trovandola perfettamente in ordine come l’avevano lasciata la mattina.
Così neanche Sasuke era passato in casa a mangiare.
Si guardò in giro, pensando dove sarebbe potuto andare l’Uchiha da solo.
Era sicuro che non lo avrebbe trovato da qualche parte a fare baldorie con i loro amici, forse, però..
Grugnì al solo pensiero. Ultimamente pensare che Sasuke passasse delle ore con la sua squadra, insieme a quella ragazza, gli si formava uno strano nodo all’altezza del petto, che era difficile mandare giù.
Vedeva come Karin si allungava verso Sasuke, toccandolo e guardandolo con ammirazione e possessione vera e propria.
Scosse il capo, massaggiandosi le tempie che pompavano un lieve dolore.
Sapeva perché gli dava fastidio. Era geloso. Geloso che quella ragazza potesse toccare Sasuke tranquillamente, davanti a tutti, senza preoccuparsi degli sguardi degli abitanti del villaggio.
Un’espressione amara si dipinse sul suo volto mentre accendeva l’ennesima luce recandosi nel bagno al secondo piano.
Quando si chiuse dentro, si appoggiò con la schiena alla porta e guardò davanti a se.
Dandosi una piccola azione con le spalle si diresse verso la vasca, salendo il ripiano alzato del bagno, e accese l’acqua, deciso a farsi una doccia calda per sciogliere la tensione.
Prese un asciugamano che depositò al suolo e un altro che appoggiò alla sedia che si trovava nella stanza e prese a spogliarsi lentamente.
Fece cadere per prima la felpa, seguita poi dalla maglietta e dai pantaloni.
Rimase in boxer blu, inclinando la testa verso il basso, guardandosi il ventre accentuato.
La mano tremò appena quando, con le dita lo sfiorò, provocandogli la pelle d’oca e dei brividi freddi sulla pelle ambrata.
Era sconcertante pensare che qualcosa si stesse formando al suo interno, lentamente. Ne aveva quasi il terrore.
Graffiò, con le unghie, la superficie della pancia, lasciando segni rossi sulla pelle liscia e le staccò di forza verso la fine, infliggendosi quattro, superficiali solchi che si fecero rossi, per poi iniziare a sanguinare lentamente.
Agitato per il gesto, afferrò con velocità la tela sulla sedia e la tamponò sui graffi che piano piano iniziavano a gonfiarsi e arrossarsi lievemente.
La strofinò sulla pelle, arrossandola ancora mentre i graffi presero a bruciare e a dargli fastidio.
Ringhiando buttò la salvietta, con un gesto stizzito, dietro di se.

Quando s’immerse nell’acqua, un grugnito si fece largo dalla gola, per via delle ferite che presero a bruciare sempre di più a contatto con il calore soffocante del liquido trasparente.
S’immerse fino alle spalle, strizzando gli occhi e poi si rilassò, appoggiando il capo sul bordo della vasca, guardando verso il soffitto, incantandosi a osservare il vapore che si condensava sul muro, scurendolo per pochi secondi.
Sospirò sciogliendosi i capelli biondi, che, fluenti, si distesero sulla superficie dell’acqua, diventando più chiari del solito.
S’immerse, trattenendo il fiato e, quando riemerse, si aiutò con una mano a spostare i capelli dal viso e si rilassò come prima, socchiudendo le palpebre.

Mugugnò di fastidio quando un bruciore allo stomaco lo colpì all’improvviso e aprì le palpebre, guardandosi il ventre mentre con una mano iniziava a massaggiarlo lentamente, cercando di far scemare il bruciore.
Il vapore gli offuscava la vista assonnata e si alzò a sedere composto nella vasca, intensificando il massaggio.
Si sentiva strano; la testa era leggera, come se galleggiasse nell’aria e si sentiva anche il corpo molto leggero.
Intorno a lui, il bagno sembrava oscillare lentamente, confondendo gli oggetti e i colori in un unico blocco, ma, in quel momento, gli sembrava tutto così normale.
Poi soffocò un urlo, le labbra piene aperte e lo sguardo terrorizzato verso il ventre, dove la pelle si tirava e si gonfiava in vari punti, e qualcosa si muoveva frenetica.
… Gravidanza demoniaca …
Le parole di Tsunade in quel momento gli invasero la mente mentre il dolore cresceva, immobilizzandolo.
Le pupille saettavano su ogni movimento di quella cosa che lo stava squarciando letteralmente, lentamente.
Il dolore era così atroce, sentiva le unghie e i denti di quella cosa consumargli le carni, aprendole per farsi spazio tra di esse. Le ossa del bacino e della colonna vertebrale che scrocchiavano innaturalmente.
Urlò, pianse e l’acqua si tinse di rosso mentre il dolore aumentava sempre di più, portandolo alla pazzia più pura.
Poi il dolore cessò, la vista che si macchiava di nero.
Terrorizzato, portò lo sguardo sulla superficie rossa dell’acqua e singhiozzò quando qualcosa iniziò a emergere lentamente.
I capelli chiari erano macchiati di rosso, come tutto il viso nascosto dalla frangia sgocciolante.
Poi due occhioni scuri lo guardarono, le labbra del piccolo bambino s’incurvarono in un sorriso.
… Se avresti la certezza che sarei normale, mi terresti?…

Spalancò gli occhi, il fiato corto e lo sguardo perso al soffitto. L’aria fin troppo calda per via del vapore intorno a lui.
Regolò i battiti, portando le mani bagnate sui bordi della vasca, aiutandosi ad alzarsi.
E poi non poté altro che appoggiare la testa tra le mani, nascondendoci il viso, portandosi le gambe verso il torace.
Ultimamente faceva dei sogni che lo terrorizzavano sempre di più e quello era sembrato così reale. Percepiva ancora il leggero bruciore allo stomaco, forse per aver saltato, per  la prima volta in vita sua, la cena.
Sicuramente era quello, pensò mentre si alzava. L’acqua che gli percorreva l’intero corpo nudo, illuminandolo e accarezzandolo come un amante passionale.
Tenendosi al bordo della vasca con le mani, ne uscì, appoggiando i piedi sulla salvietta che aveva riposto prima sul pavimento. Afferrò l’accappatoio rosso, posto accanto a quello blu di Sasuke, e lo indossò, stringendoselo davanti per chiuderlo e, strofinando i piedi sull’asciugamano per asciugare le piante, scese lo scalino dell’alto ripiano, e iniziò a frizionarsi i capelli lunghi con il cappuccio.
Le iridi erano cupe, perse in pensieri troppo complicati, e guardavano con ostinazione il pavimento umido del bagno.

Si strofinò, assonnato un occhio, mentre con passo lento si dirigeva verso la cucina, per prepararsi qualcosa da sgranocchiare, per lui e Sasuke, che sicuramente non aveva mangiato un pasto decente da quella mattina.
Il moro sembrava sempre scordarsi di mangiare il giorno, al massimo la mattina consumava una ciotola in più di riso in bianco e giusto un assaggio di minestra di miso, il tutto accompagnato dal latte di soia.
Scosse il capo, quasi divertito e accese la luce della cucina, fermandosi davanti al frigo grigio chiaro.
I piedi, strisciavano svogliatamente sul pavimento, avvolte nelle loro ciabatte calde arancioni.
Aprì l’anta del mobile superiore per cercare del sale e strabuzzò gli occhi quando vide una ciotola di ramen precotta alle verdure.
La salivazione era aumentata e, quasi con timore prese la confezione di ramen tra le mani, socchiudendo gli occhi come se fosse in estasi.
Se la portò al petto, stringendola e si guardò dietro, verso il salone deserto e, quando appurò che non c’era nessuno. Non c’era il Teme maledetto anti ramen, se lo cucinò, tenendolo per quei tre minuti, costantemente sott’occhio, per paura che potesse scomparire.
Era da giorno che non assaporava del ramen, e diavolo, gli andava bene, anche se era di verdure e non alla carne. Si sarebbe accontentato pur di sentir scendere le tagliatelle e il brodo di pesce in gola, assaporandolo lentamente con le papille gustative.
Aveva la bava alla bocca.
Quando i tre minuti scoccarono, il lieve profumo della pietanza gli invase le narici e gemette di aspettativa.
Non prese neanche un piatto dalla fretta di poterlo finire prima che Sasuke entrasse, e, con delle bacchette iniziò ad afferrare qualche tagliatella e pezzetti di verdura, portandosela davanti alle labbra.
Aprì la bocca, pronto a dare il primo boccone. Era così vicino che sentiva il sapore sulla lingua.
Avvicinò le bacchette e quando stava per assaporare, finalmente il piccolo boccone, le bacchette scomparvero.
Si guardò la mano, poi la scatola alla sua destra, sul pavimento, rovesciata e tutto il contenuto sparso disordinatamente.
-.. Non devi mangiare ramen.
Si voltò verso il proprietario della casa, con occhi grandi come due bocce e la bocca aperta in un’espressione sorpresa frustata.
-Il.. Il ramen.. Tu.. Ramen..
Disse con la voce che gli tremava mentre faceva vagare lo sguardo su Sasuke al prodotto rovesciato.
Sasuke lo guardava, ancora sullo stipite della porta del soggiorno, in mano un rotolo ingiallito, bordato di rosso carminio e un sigillo a forma di corvo.
Avanzò verso uno scioccato Naruto, appoggiando il rotolo sul tavolo e sparì in cucina, procurandosi uno straccio e una bacinella d’acqua e, sbuffando, iniziò a pulire il pasticcio che aveva causato lui.
Naruto lo fissava con gli occhi pronti a un pianto disperato per la perdita del suo piatto preferito.
-Perché..
Sussurrò, tirando su col naso.
Sasuke rispose, alzando solo le spalle e, finito di pulire si alzò.
Il biondo sbuffò, voltandosi verso il tavolo vuoto e bevve un bicchiere d’acqua. Poi lo sguardo cadde sul rotolo e lo prese tra le mani.
-Dove sei stato oggi?
Domandò, cercando di non apparire troppo curioso.
-A cercare quello..
Rispose solo Sasuke, entrando nel salone e sedendosi davanti a Naruto.
-Che cos’è?
Le iridi azzurre guardavano curiose il rotolo, rigirandoselo tra le mani.
-E’ la risposta alla nostra situazione.
E come se bruciasse, fece cadere il rotolo tra le mani, facendolo sbattere contro la superficie del tavolo con un suono sordo e guardò Sasuke, quasi spaventato per quello che avrebbe saputo di lì a poco.

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Capitolo 6
*** Piovono ricordi.. ***



-Tenguroku..?
Disse Naruto, guardando il ragazzo davanti a se che, con un’espressione seria, guardava il rotolo che aveva in mano, aperto.
Sbuffò, Sasuke, alzando lo sguardo nero su quello azzurro del compagno.
-E’ la vera storia di Madara..
-Madara..?
Strillò Naruto, spalancando gli occhi.
-Mhh.. Ha avuto una discendenza con uno del clan degli Uzumaki, quando era giovane..
Naruto appoggiò i palmi delle mani sul tavolo, sconvolto.
-.. Che?.. È impossibile.. E dove sarebbero ora?
Domandò agitato mentre una singola goccia di sudore gli imperlava la fronte.
Sasuke lo guardò a lungo, senza parlare, ma Naruto percepiva il turbamento dell’altro.
Distolse lo sguardo, come se si vergognasse di quello che stava per dire, e infondo si vergognava. A quanto pareva il suo clan era veramente senza scrupoli.


La mia vita non era come tutte quelle degli altri. Come quella di mio fratello minore. La mia vita era stata disegnata fin prima della mia nascita. Era stata tracciata da mio padre, il capo clan a quell’epoca, e mai avevo pensato che avrei deviato il suo percorso.
Lui desiderava che diventassi il nuovo capo clan, che sarei diventato quello che avrebbe portato il clan Uchiha al suo antico splendore. Voleva che vincessi dove lui aveva fallito per la sua intera e misera vita di uomo.
Voleva usarmi per risplendere. Voleva usare il mio potere come fosse il suo.
Il potere che risiedeva in me, nascosto nelle mie più recondite profondità, si mostrò quando persi la mia unica ragione di vita…
… Ero nato per uno scopo, che ancora mi era ignoto. Ma lo avrei imparato più tardi, quando scoprì cos’era veramente l’odio, il dolore.
Questa è la vera storia di Madara Uchiha. Un uomo che una volta aveva un cuore.



Un ragazzo ventenne correva, balzando da un tronco all’altro, nel bosco del fuoco, diretto al confine.
I capelli neri, lunghi e dritti, di un intenso color nero pece, svolazzavano dietro di lui, sbattendo contro la schiena ampia, da guerriero, del giovane. Il corpo muscoloso era coperto da uno yukata nero, lungo e, per l’occorrenza della corsa, stracciato verso i fianchi nei bordi, per dargli più fluidità nella corsa. I pugni era stretto in un presa ferrea, le unghie che solcavano i palmi, arrossandoli.
Il viso del giovane era una pura espressione di rabbia ceca, una rabbia che mai sarebbe scomparsa; le labbra serrate in una linea dritta, con gli occhi sottili come due lame che guardavano davanti a se.
 Il cuore era come impazzito, pompava sangue e adrenalina nel suo corpo in quantità sempre maggiori.
L’ansia e la paura che crescevano ogni secondo e minuto che passavano.
Quanto aveva visto Izumi, suo fratello, correre verso di lui, con il viso più bianco del solito e gli occhi larghi, per la prima volta si era sorpreso e terrorizzato.
Lo aveva fermato nel corridoio della villa, afferrandolo con forza per le spalle, inchiodandolo con quegli occhi pece.
-.. Nostro padre ha mandato una squadra al confine. Vogliono ucciderlo.
Era schizzato via, lo sharingan attivo, senza neanche chiedersi il perché Izumi lo sapesse. Sicuramente aveva spiato il padre e il patriarca, occupati come sempre nei loro incontri segreti.
La testa gli mandava così tante immagini, così tante sensazioni che pesò di impazzire da un momento all’altro.
Come avevano fatto a scoprire di lui, come avevano fatto?! Si chiedeva, mentre mordendosi un labbro per non pensare al peggio, aumentò la forza nelle gambe, correndo più veloce possibile.
Doveva arrivare prima. Doveva salvare l’unica cosa bella che gli era capitata nella sua vita.
Lo aveva conosciuto per caso. Figlio di uno del clan appartenenti al vortice. Un Uzumaki.
Quando aveva visto quei capelli rossi, lunghi come lava, che sembravano prendere vita propria e, quegli occhi così limpidi e azzurri, si era perso per la prima volta in un mare di pura luce.
Era stato affascinato da quel carattere forte, orgoglioso e ostinato; da quegli occhi in cui poteva specchiarsi, dove tutti i mali di quel mondo non erano ancora arrivati a toccarli, sporcarli con la loro oscurità.
Era stato così lento a scoprire che se ne era innamorato la prima volta quando lo aveva salvato da dei mercenari traditori. Quando si era specchiato in quei profondi specchi d’acqua limpidi.
Si ricordava come le prime volte litigavano per un non nulla. Picchiandosi e tirandosi dietro qualsiasi oggetto che capitasse sottomano.
Era strabiliante come quel ragazzo, dall’aspetto efebico e bellissimo, gli facesse perdere le staffe, tutto il suo autocontrollo e faceva nascere in lui emozioni che mai, nel suo clan, aveva conosciuto o mostrato.
Le giornate passate con lui gli piombarono ancora davanti agli occhi, facendogli aumentare la corsa, pregando, con tutto se stesso che sarebbe arrivato prima di loro. Proteggendolo dall’orgoglio del clan.
Il confine era vicino. Era lì che avrebbe trovato la loro casa, nascosta dal bosco e da tutti. Il loro paradiso personale.
Gli occhi bruciarono, non per lo sharingan che vorticava senza pace.
Un dolore al petto lo fece piegare e fermarsi. Quasi spaventato si portò una mano all’altezza del cuore, stringendola intorno allo yukata nero che portava in casa.
Poi un nome scoppiò nella sua testa, nel suo cuore e uscì tra le sue labbra.
Un urlo così disperato, da far gelare il sangue.
Gli occhi che s’iniettavano di sangue per lo sforzo.
-Susugiiiiiiiiiiii…

La casetta si ergeva davanti a lui, posta al centro di una radura fiorita. Era in legno finissimo, costruita un anno fa con Susugi per incontrarsi clandestinamente.
Il camino, creato con pietre di fiume, cos’ì come la parte sotto della casa, emetteva un piccolo fumo grigio.
Il suo animo si stava sgretolando lentamente, così come il cuore smise di battere per un millesimo di secondo.
Con lo sharingan percepiva solo una fiamma piccola di chakra, che lentamente si stava estinguendo davanti ai suoi occhi rossi.
Avanzò, varcando la porta socchiusa, che si aprì con un leggero cigolare.
La casa era immersa nel buio del pomeriggio, il corridoio che portava alla camera era colorato dal sole del tramonto.
Il rumore che sentì furono solo i suoi passi vuoti che rimbombavano sul tatami, sporco da una scia di sangue.
La gola si chiuse, e gli occhi bruciarono impazziti creando un dolore insopportabile che glieli fece chiudere, quando aprì la stanza da letto.
Una smorfia gli si dipinse sul viso sempre inespressivo. Una smorfia di dolore, tristezza e impotenza.
Le gambe cedettero sotto il suo peso, e si piegò in avanti, urlando il nome dell’amato, con così tanta disperazione.
Le lacrime che mai in vita sua aveva versato, scesero timide sul suo volto, inumidendolo.
Lacrime amare.
Lacrime straziate che lo stavano distruggendo dentro.
Il corpo senza vita di Susugi giaceva sul loro letto matrimoniale.
La pelle era bianca, smorta e violacea intorno alle palpebre chiuse e alle labbra che un tempo erano di un rosa tenue, tendente al pesca.
Il viso era rilassato, le guance ancora segnate dalle lacrime che il giovane aveva versato prima di morire.
Il corpo martoriato era avvolto in un kimono sfatto, stracciato e rosso del suo sangue.
Madara alzò il viso, distrutto, e guardò il ventre gonfio dell’amato, squarciato senza esitazione e ripensamenti.
Quel ventre che accoglieva un figlio che si stava spegnendo sul pavimento, poco davanti al letto. Un piccolo corpo che giaceva nudo in una pozza di sangue.
Gattonò verso suo figlio che si mosse appena, con uno spasmo improvviso.
Lo accarezzò con gentilezza che non gli apparteneva, ripulendo il piccolo viso sporco.
Sarebbe stata una bellissima bambina dai capelli scuri.
Strozzò un singhiozzo in gola, stringendo i pugni sul tatami impregnato del sangue dei due e si alzò. Gli occhi che cambiarono ancora, velati da un odio profondo verso le persone che gli avevano strappato la sua felicità.
Voleva vendetta, e l’avrebbe avuta.
In modo o nell’altro, avrebbe fatto cadere il mondo sotto il suo odio.
Si alzò, stringendo tra le braccia il bambino morto, appoggiandolo accanto all’amante.

Quando scoprii cosa aveva fatto mio padre, con il primo Hokage, la rabbia mi assalì, e ogni volta che guardavo negli occhi scuri delle persone, l’odio cresceva sempre di più, corrodendomi.
Avevano portato via le uniche persone che avevo mai amato. Io avrei fatto stesso. Mi sarei caricato del compito di spegnere le vite di quegli inetti del mio clan. Dei Senju. Di tutti gli esseri viventi.
Volevo vendetta e l’avrei avuta.

Madara Uchiha. Terzo anno del drago, era del primo Hokage. Konoha.


Naruto fece cadere il rotolo. Le lacrime, che non si era accorto di versare, gli solcavano le guance. Gli occhi velati dalla tristezza di quelle ultime righe.
Sasuke aveva il viso nascosto tra le mani, appoggiate con i gomiti sulla tavola. L’animo turbato per la crudeltà di quel clan che, in un primo momento, aveva vendicato. Quel clan che poi si era portato via suo fratello. La sua famiglia.
La testa era così pesante che pensò di crollare in un momento o nell’altro.
Tutta la disperazione di Madara, tutto il suo dolore e la sua impotenza.. Era come se gli avessero invaso l’animo, facendogliele provare in quello stesso momento.
-.. Come hanno potuto farlo..
Sussurrò nell’incredulità più assoluta Naruto, asciugandosi il viso.
-Non.. Non lo so.
Rispose flebile Sasuke alzando il viso, gli occhi appena appannati e rossi.
Non aveva pianto, ma Naruto vedeva tutto quel turbamento in quei pozzi neri.
Il moro prese il rotolo/diario e lo srotolò ancora, cercando di leggere quello che seguiva.
-.. Madara aveva fatto delle ricerche.
Disse dopo il pesante silenzio calato nella stanza. Voleva cambiare il corso dei pensieri di Naruto, anche se l'altra strada non sarebbe stata piana.
-Il chakra di un membro degli Uzumaki, unito a quello di un Uchiha, creava queste gravidanze demoniache, ma solo se gli elementi erano due uomini.
-Ma perché.. Se non era un Uchiha o un Uzumaki non capitava?
Il moro scosse il capo, leggendo attento le righe fitte del rotolo.
-Il perché era, secondo Madara, la presenza demoniaca nel chakra dei clan.
-Che..?
Urlò Naruto, spalancando gli occhi. il cuore gli prese a battare più velocemente, mentre il fiatò si spezzò dalla sorpresa.
-Pare che gli Uchiha discendono dai demoni corvi. I Tengu. E il clan Uzumaki, invece, dai demoni volpe. I Kitsune.
Naruto scosse il capo veemente.
-Che cazzata..
-Per Madara non era così. Se ci fai caso..
Iniziò Sasuke arrotolando lentamente il rotolo per non danneggiarlo, alzando poi lo sguardo, incatenando le iridi azzurre. Naruto aveva sempre pensato che gli occhi di Sasuke fossero magici, non per via della loro abilità oculare, ma semplicemente perché incantavano le persone, facednole vagare senza mete in quei pozzi scuri.
-Nella mia famiglia il segno del corvo è sempre presente. Itachi, poi ne è un pieno esempio.
Si fermò, corrucciando appena le sopracciglia nere, perdendosi nei suoi pensieri per pochi secondi.
-.. Poi Konoha, per domare il Kyuubi ha sempre scelto un membro della famiglia del tuo clan, poiché il vostro chakra riesce a controllare il demone. Quindi potrebbe esserci qualcosa di vero, nel fatto che il chakra delle nostre famiglie sia differente rispetto alle altre.
Naruto guardava Sasuke come se davanti a lui non ci fosse nessuno.
Sembrava così assurda quella storia, a parte, forse la terribile esperienza di Madara.
Poi sgranò gli occhi, aprendoli ancora di più.
Ora capiva perché perfettamente della guerra di qualche anno fa. Del suo piano, smontato in tempo. La distruzione del suo clan. Il combattimento mortale con il primo Hokage alla valle dell’epilogo.
Voleva intrappolare il mondo in un’illusione. La sua illusione. Dove si sarebbe congiunto con Susugi e sua figlia.
Non riusciva a credere che avesse fatto tutto quello per rivedere il ragazzo.
Aveva sempre pensato che Madara fosse solo un  uomo sanguinano, accecato dal potere. Com’era stato cieco. Madara era solo accecato dalla disperazione più pura. Voleva solo essere felice con la sua famiglia.
Quella nuova prospettiva gli invase la mente, cambiando l’immagine che fino a poche ore prima, aveva di Madara, l’assassino.
Sasuke sembrò intercettare i pensieri di Naruto, e allungò una mano verso quella, che giaceva sul tavolo, del biondo, afferrandola e strizzarla appena.
Il più piccolo sbatté le palpebre, guardando la mano pallida che stringeva, in segno di conforto, la sua e gli occhi di Sasuke guardarlo. Quasi con disperazione.
Lo avrei fatto anch’io. Era quello che leggeva chiaramente nelle iridi pece, che brillavano con una luce rossa.
Ora come ora, Naruto ci credeva fortemente. Sasuke avrebbe raso al suolo tutto quello che avrebbe trovato davanti al suo cammino e non si sarebbe fermato.
Quel pensiero lo rincuorò e lo turbò allo stesso tempo. Sapere che Sasuke avrebbe lottato per lui lo rese, in parte, felice.
Il moro si alzò, staccando la mano, prendendo il rotolo dal tavolo e intascandolo nei pantaloni della tenuta ninja che, acnora, aveva indosso.
-Lo porto da Tsunade.
Disse solo, voltandosi e sparendo verso l’ufficio della donna.
Naruto guardò, perso, il punto, dove prima c’era Sasuke, e poi appoggiò la testa sul tavolo con il mento in fuori e le labbra corrucciate di lato.
Si accarezzò il ventre come se fosse una cosa naturale, percependo la traccia di chakra che lo accompagnava già da due mesi.
Madara aveva combattuto tanto per quella bambina e lui, invece, lo stava uccidendo.
Una domanda gli passò in testa.
Perché Susugi aveva accettato la situazione? Perchè amava talmente tanto Madara da donargli un erede?!
Socchiuse gli occhi, respirando profondamente. 

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Capitolo 7
*** Ascolta il tuo cuore e fa quello che dice... ***


Grazie a tutti quelli che sono arrivati al settimo capitolo della storia. Siamo quasi alla metà, non manca molto ormai.
Vorrei dedicare questo capitolo a RedFox, e augurarle ancora tanti auguri di compleanno.
Un bacione a tutti/e i fans di questa fic, devo dire che mi sta venendo benino, e sono contenta.
Buona lettura.
XXX

***

Ascolta il tuo cuore e fa quello che dice, anche se a volte fa soffrire.

Era passato solo un giorno da quando aveva ritrovato quel rotolo e Naruto non si spiegava i dubbi che lo attanagliavano ogni qual volta che posava lo sguardo su Sasuke.
Un Sasuke che sembrava essersi spento in quelle ore, costantemente perso nei suoi pensieri, nei ricordi di Madara.
Tsunade aveva cercato le cartelle cliniche delle loro madri, ma sembrava che la gravidanza fosse stata normale per loro, scartando il fatto che nei primi mesi erano diventate anemiche. Ma Tsunade non aveva approfondito la cosa, affermando che anche altre donne avevano mancanze di ferro nel periodo della gestazione.
Naruto sospirò, bevendosi la tazza di the che si era preparato.
La donna gli aveva raccomandato di bere molto, introducendo quanto più possibili liquidi nel corpo per la visita che avrebbe avuto nel pomeriggio all’ospedale.
Gli stava scoppiando la vescica. Non si ricordava neanche quanti bicchieri d’acqua o the si era mandato giù da quella mattina.
Gemendo frustato, ripulì l’ennesima tazza, sempre la stessa, e lo appoggiò sul lavello per farla asciugare.
Si voltò quando sentì dei passi leggeri rimbombare nel salotto, trovandosi davanti ad un Sasuke perfettamente vestito, con abiti normali.
Naruto ne guardò la figura, seguendone tutta la struttura muscolosa.
Ultimamente quando guardava il suo compagno di armi, lo stomaco sembrava contorcersi ogni volta.
I capelli del moro ricadevano, come sempre, ordinati sul viso pallido e squadrato, leggermente allungato, incorniciando quelle iridi scure come un cielo senza stelle.
Naruto guardò come Sasuke si allungava verso il davanzale della finestra, per chiuderla. La maglietta che si alzava appena, mostrando la tensione di ogni singolo muscolo dorsale.
Deglutì a vuoto, scostando lo sguardo imbarazzato verso il pavimento di legno della cucina.
-Tsunade ci aspetta.
La voce atona di Sasuke, così vicina, lo fece sobbalzare e alzò sguardo di botto, trovandosi a pochi centimetri dal petto duro del moro.
Annuì, rimanendo in silenzio. Non era sicuro di come gli fosse uscita la voce.
Sasuke lo seguì con lo sguardo, fino a quando non scomparve nel corridoio dell’entrata e, scuotendo il capo leggermente, si apprestò a seguirlo.
Il viaggio verso l’ospedale era stato silenzioso.
Camminavano uno accanto all’altro, le spalle che si sfioravano appena.
Entrambi avevano le mani nelle tasche della tuta, e lo sguardo perso davanti a se.
Naruto si sentiva agitato, così come Sasuke.
Quella sarebbe stata la prima visita del mese concesso per cambiare idea, cosa che tra l’altro non avrebbe fatto. Non si voleva caricare di un altro problema, non ora che tutto sembrava essere stabile.
Non voleva che la bilancia della sua vita, ora stabile, riprendesse a oscillare irrequieta.
Non avrebbe sopportato un altro cambiamento.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di esser giunto davanti alla struttura ospedaliera, rigorosamente dipinta con colori chiari.
Mancò di un passo rispetto a Sasuke, indietreggiando appena.
Sasuke si voltò con le sopracciglia arcuate, in cerca di qualche spiegazione che non gli fu fornita da Naruto.
Ma lo aveva intuito guardando quei pozzi d’acqua colmi di vergogna.
Si morse la guancia, a sangue, riprendendo a camminare.
Doveva avere pazienza, infondo per Naruto questa situazione non doveva esser facile. Doveva solo aspettare che lo accettasse. Perché sapeva che alla fine lo avrebbe fatto. Non sarebbe mai riuscito a uccidere un povero innocente, per altro il suo stesso figlio.
Ma non ci voleva pensare per ora.
Una ragazza, alta con riccioli marroni e un camice bianco si avvicinò al moro, guardandolo con occhi pieni di ammirazione.
-Salve Uchiha kun.. Mi dica, siete ferito?
Domandò, con la sua voce civettuosa mentre Naruto, affiancando Sasuke, sbuffò indispettito.
Il moro gli diede uno sguardo di sufficienza per poi spostarlo su Naruto.
-Abbiamo un incontro con Tsunade Sama. Dovrebbe aspettarci.
Il sorriso della ragazza vacillò appena, per poi annuire.
-Certo.. Tsunade ora è..
Guardò sulla cartella verde che aveva in mano, colma di fogli scritti.
-.. Stanza 302, secondo piano. Volete che vi accompagni?
Sasuke scosse il capo, e senza successive parole si avviò verso le scale, mentre Naruto lo seguiva appena tre passi indietro.
Lo scalpitio delle scarpe, contro il marmo delle scale, era l’unico rumore che si sentiva. Non avevano parlato per l’intera mattina, troppo immersi nei propri pensieri.
Attraversano il corridoio che pluripara d’infermieri e ninja, e senza fermarsi si diressero verso la porta azzurra, la 302.
Sasuke bussò e Naruto sobbalzò, guardandosi in giro. Nessuno guardava dalla loro parte ma si sentiva come chiuso in gabbia, senza via di uscita.
-Naruto.. Come stai?
Disse Tsunade aprendo la porta dopo aver riconosciuto i due ragazzi.
Naruto la guardò per pochi secondi.
-Bene..
La donna guardò preoccupata Sasuke che scosse il capo, mente si scostava per far entrate la coppia di ragazzi.
-Prima di iniziare, ti spigherò cosa faremo oggi.. Va bene?
-Basta che finisci in fretta. Devo andare in bagno.
Rispose Naruto, con un’espressione sofferente sul volto.
-Quanta acqua hai bevuto.
-Troppa per ricordarmene…
Tsunade ridacchiò, accendendo dei macchinari posti ai lati del lettino bianco.
Fece accomodare Naruto, facendogli togliere la maglietta, e il biondo parve riluttante all’inizio, ma pensò che prima iniziasse quel calvario, prima avrebbero finito.
Sasuke fissò per un attimo il ventre leggermente tondo di Naruto, guardandone il profilo accentuato verso il basso.
Tsunade trafficò con alcuni oggetti per poi portare le dita fredde sul basso ventre di Naruto che sobbalzò, strillando imbarazzato.
-Che diamine fai..
Tsunade sbuffò, infastidita.
-Devo slacciarti i pantaloni per facilitare le cose.. Che cosa pensassi che volessi farti.
Disse Tsunade, con un ghigno che fece nascere un broncio sul viso del biondo e un piegarsi di labbra di Sasuke.
-Quello che faremo oggi sarà la prima ecografia, per sapere indicativamente la datazione corretta e se il processo di formazione del feto rientra nei parametri.
Spiegò la donna, voltandosi appena verso un cassetto, posto al fianco del letto, e prendendone fuori un tubetto di gel.
-Uchiha, per favore, puoi chiudere la tenda?
Sasuke annuì, alzando un braccio, facendo scorrere la tenda, creando un muro tra il letto e la porta.
 
Naruto aveva gli occhi fissi sullo schermo bianco e nero mentre era sdraiato sul lettino bianco dell’ospedale, senza maglietta, mentre Tsunade gli passava la sonda a scansione lineare, facendola scivolare sul gel freddo, spalmato sul ventre.
Ogni volta che la bionda premeva sul ventre, una lieve fitta gli arrivava alla vescica. Ma Tsunade aveva detto che era normale, avendo tutto quel liquido nel corpo.
-.. Questa è la testa..
Disse Tsunade, indicando con un dito verso lo schermo, una macchia nera più grande delle altre.
Le parole gli arrivarono confuse. Ancora non riusciva a connettere e credere che qualcosa stesse nascendo dentro di lui. Il suo bambino.
Aveva tanti di quei sentimenti che gli vorticavano che chiuse gli occhi per pochi secondi, la mano destra tremò appena.
In quel momento avrebbe tanto voluto piangere, ma la presenza della donna e dello stesso Sasuke, lo fece desistere.
Il moro invece aveva appena gli occhi lucidi, il viso rilassato mentre gli occhi neri seguivano l’immagine del bambino.
Il piccolo non si era ancora formato a modo, ma si vedevano chiaramente i contorni del gracile corpo.
-.. L’immagine è poca chiara per via dello spessore della sacca.. Ma posso dirvi che il feto si sta formando bene. Visto la lunghezza del feto, direi che sei entrato nella nona settimana.
Disse, un sorriso a ornargli il volto, mentre stampava le foto e spegneva il macchinario.
Naruto prese un fazzoletto e, silenziosamente, si ripulì lo stomaco gonfio rimettendosi poi la maglia arancione e la felpa nera.
Tsunade guardò Naruto, il viso segnato dalla rabbia e dal dolore.
Non capiva ancora quale fosse il vero problema di Naruto. Il perché non volesse quel bambino, quando invece lei sapeva che non era così.
Aveva percepito il cambio di umore del ragazzo, la voglia di piangere di felicità e stringere la mano del moro che era sempre stata accanto alla sua, senza mai toccarla, come un tacito accordo di non violare lo spazio personale di Naruto.
Tsunade si alzò e si stiracchiò.
-Tenete.. Queste sono le copie dell’ecografia.
Porse a Sasuke una busta gialla, spessa, e il moro la guardò annuendo.
-Ci vediamo la prossima settimana per il prelievo del sangue, Naruto.
Disse Tsunade guardando il biondo che strinse i pugni sul lettino.
-Non so perché diamine devo fare tutto questo.. Non cambierò idea, ficcatelo in testa Tsunade.
Sbottò Naruto, balzando giù dalla branda e incamminarsi verso la porta della stanza.
La aprì e prima di sbatterla ringhiò “non lo voglio”.
Un silenzio calò nella camera, entrambi che guardavano il punto dove era appena uscito Naruto.
La donna sbuffò esasperata, massaggiandosi le tempie con le dita affusolate.
-Perché diamine fa così.. Si vede lontano un miglio che lo vuole.
Sbottò, posando alcuni oggetti distrattamente.
Sasuke la guardò, per poi guardare la porta e si avviò dietro al compagno.
-Grazie Tsunade..
Disse Sasuke, rauco, mentre usciva e si chiudeva dietro la porta.
Si appoggiò con la schiena alla superficie legnosa, alzando di poco il capo e chiuse gli occhi.
Gli girava la testa come se fosse una trottola, il fiato era spezzato e si sentiva il cuore essere stretto da una morsa letale.
Improvvisamente si era ritrovato stanco, con troppi pensieri in testa e un vuoto nel cuore.
Quella situazione era opprimente.
In testa aveva una miriade di domande.
Si era dichiarato a Naruto quella sera, ma poi non aveva ricevuto risposta.
Era amareggiato perché non sapeva se Naruto provava gli stessi sentimenti che sentiva lui.
Sasuke lo amava, come si ama una cosa preziosa che non si vuole perdere. Lo amava da quando era genin, dopo che lo aveva salvato da Haku.
Forse era stata in quella missione che si era accorto di provare qualcosa per Naruto, che andava ben oltre all’amicizia, ma a quell’epoca era stato confuso. Non poteva parlarne con nessuno e sapeva che una relazione tra maschi non era propriamente vista bene, neanche adesso.
Sospirò, staccandosi dalla porta, avviandosi nei corridoi bianchi dell’ospedale.
Pregava tutti i kami di non incontrare nessuno perché non aveva testa per nessuno.
-.. Ohayo Sasuke kun..
Gemette interiormente, facendo finta di non aver sentito la voce di Sakura.
Una Sakura che lo aveva affiancato e ora gli sorrideva apertamente.


Naruto uscì dall’ospedale, il sole lo colpì in viso e chiuse gli occhi lucidi.
Respirò a fondo, e si avviò verso le strade di Konoha.
Non sapeva, dove andare e, portato da chissà quale forza, si ritrovò nel parco centrale di Konoha.
Il sole, caldo, accarezzava gentile i bambini che correvano in quel posto, giocando e ridendo.
Le madri sorridevano tra loro, chiacchierando felici, posando ogni tanto lo sguardo sui figli.
Si accasciò su una panchina verde, quella che stava davanti alla piccola fontana e con sguardo malinconico guardò l’espressione del viso di ogni bambino e di ogni genitore.
La mente si liberò e l’immaginazione volò senza controllo.
Nello scivolo, comparì come un ologramma, l’immagine di un bambino, i capelli biondi con una singola ciocca nera corvina. Il corpo esile, leggermente paffuto, fasciato da una tuta nera e bianca. Il simbolo degli Uchiha ricamato dietro alla schiena.
Il bimbo si voltò verso di lui, e sorrise solare. Gli occhi blu scuri brillarono.
Poi il bambino scivolò giù, la risata cristallina che volò nel vento, accarezzandogli le orecchie.
Naruto guardava, lo sguardo perso, il bambino che si alzava e correva verso di lui.
Poi l’immagine sbiadì lenta, tra i raggi solari, e i capelli che gli erano sembrati biondi diventarono castano, gli occhi verde muschio.
Il simbolo degli Uchiha divenne un disegno comune.
Il bimbo lo guardò e corrucciò il viso in un’espressione pensierosa, per poi guardare il viso della sua mamma che stava parlando con un’altra signora.
Si voltò di nuovo verso il ragazzo, e si avvicinò.
-Signore.. Sta bene?
Domandò in tutta la sua innocenza. Naruto sbatté le palpebre, posando lo sguardo sul viso del bambino.
Si guardò intorno, scoprendo che quel bambino stava parlando con lui.
Annuì, incerto.
-Sicuro.. Sembra che stia per piangere.. Non deve essere triste. La mamma mi dice sempre che se sono triste, dopo anche lei si sente triste e anche tutti i miei amici..
Naruto spalancò gli occhi, poi lì socchiuse sorridendo.
-Ok.. Allora non sarò triste..
Il bambino sorrise, e ridacchiò quando Naruto gli scompigliò i capelli, giocosamente.
-.. Tsukoi..
I due si voltarono quando una donna che iniziò a chiamare il bambino, guardando verso lo scivolo, non vedendolo.
-.. È la mia mamma.. Ciao signore..
-Ciao Tsukoi..
Disse Naruto, guardando come il bambino correva verso la madre, chiamandola.
La donna si voltò, accucciandosi e lo accolse tra le braccia, alzandolo in abbraccio.
Mordendosi l’interno della guancia si alzò, mandando un ultimo sguardo alla scena, e poi scomparii dal parco.
Il nodo in gola che si era intensificato, e lo stomaco gli bruciava maledettamente.
Dalla tasca prese una boccetta in vetro, contenente delle pasticche rosse rubino e ne ingerì una.
Sul viso si formò una smorfia di disgusto, le iridi che si screziarono di rosso per pochi secondi, mentre un sapore ferroso gli scese per la gola.
Aveva parlato a Tsunade che gli venivano delle strane voglie di sangue, seguite poi da un terribile dolore se non ne assumeva. E la donna aveva inventato quelle pasticche, formate da chakra e sangue.
Il sapore era disgustosamente buono, quando aveva quella voglia. Il liquido era freddo, denso.
-.. Naruto kun.. Ciao!
Si voltò, incontrando gli occhi chiari di Hinata.
Per un momento entrò in panico. Il potere di quegli occhi consisteva nel vedere il flusso di chakra, e sicuramente Hinata avrebbe potuto scoprire il suo segreto. La sua momentanea maledizione.
-Stai bene?
Gli chiese la ragazza. Ormai non balbettava più, si era lasciata la cotta di Naruto alle spalle, aprendo il cuore a Kiba, e dopo un anno si erano sposati.
Il clan Inuzuka era stato felice per l’ unione con quello degli Hyuga, così come questi ultimi.
Naruto annuì vigorosamente, sforzando un sorriso.
-Certo.. Tu invece.. Con Kiba come va? Si comporta bene?
Domandò, affiancandosi alla ragazza, incamminandosi insieme le strade di Konoha.
Hinata arrossì, abbassando il capo e annuì. Gli occhi che erano coperti dalla lunga frangia nera.
-Si... tu invece?
Naruto si portò le mani dietro al capo, la maglietta che si alzò appena.
Lo stress della giornata stava lentamente scemando a parlare con Hinata.
-Bene, grazie. Chissà se tra un po’ vedrò dei piccoli Kiba scodinzolare per il villaggio?!
La ragazza ridacchiò, seguita da Naruto.
Rimasero in silenzio, camminando tranquilli, finché Hinata non arrossì a un suo pensiero e Naruto, la guardò corrucciato.
-Hinata chan.. Sei diventata rossa.
La mora si voltò verso di lui, per poi guardarsi in giro.
-.. N.. Naruto kun.. Sei sempre stato un buon amico..
Iniziò titubante, balbettando appena per la vergogna e l’emozione.
Naruto deglutì, spalancando appena gli occhi.
-.. E.. posso.. Posso parlare con te. È una cosa imbarazzante in realtà da dire a un maschio, ma se ne parlassi con le ragazze dopo Kiba lo verrebbe a sapere.. Ed io..
Il biondo sembrò respirare ancora e appoggiò la mano sulla spalla minuta della ragazza che alzò il viso verso di lui. Le guance erano di un colore così accesso che Naruto s’intenerì.
-Sono sempre stato un bravo ascoltatore..

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Capitolo 8
*** Già sento battere il tuo cuore... ***


Buona sera a tutti. Ecco un altro capitolo della storia. Sono sicura che vi piacerà verso la fine.. specialmente per chi ama il Sasuke romantico.
Non mi dilungo oltre, ma concludo col dire, GRAZIE, a tutti quelli che recensiscono e mi scuso se non ho risposto, ma il lavoro mi sta portando via tanto di quel tempo. Sono distrutta T^T. GRAZIE anche a quelli che leggono, e che amano la storia in silenzio. Un bacione a tutti. Buona lettura.

***
Già sento battere il suo cuore..

Si sedettero sul ponticello di legno che portava ai campi di allenamento.
Naruto alzò il viso verso il cielo, chiudendo gli occhi mentre sentiva i raggi caldi del sole colpirlo.
Si stava così bene, senza pensieri o problemi.
Hinata lo guardò a lungo, ammirando silenziosa, come sempre aveva fatto, la bellezza androgina di Naruto.
La fine coda bionda di Naruto, era costantemente accarezzata dall’aria fresca del pomeriggio, il sole che gli illuminava la pelle color biscotto.
-Di cosa volevi parlarmi?
Chiese e Hinata si riprese, abbassando il capo.
Appoggiò la mano chiara sul parapetto del ponte; la fede che brillò al sole.
-.. Vorrei.. Ecco.. Mi piacerebbe avere un figlio.
Sussurrò, imbarazzata.
Naruto sgranò gli occhi, guardandola come se davanti a lui ci fosse tutt’altro che la piccola e dolce Hinata.
La ragazza lo guardò con i suoi occhi chiari.
-Scusa.. Ti ho.. Ti ho messo a disagio.
Naruto scosse il capo, e ridacchiò, celando il suo vero stato d’animo.
-No.. Affatto.. È che.. Non me lo aspettavo, c’è cioè, sono felice per te.. Ecco!
Affrettò a dirsi, mordendosi la lingua.
Hinata sussurrò un grazie e rimasero in silenzio.
Poi Naruto la guardò, curioso.
-Hinata.. Perché vorresti un figlio. È così importante?
Domandò, non capendo perché la ragazza avrebbe voluto averlo. Non stavano bene loro due? Perché avere un bambino tra i piedi.
La mora corrucciò appena le sopracciglia e un dolce e spensierato sorriso gli ornò il volto gentile.
-Non c’è un perché.. Vorrei un figlio così da poterlo associare all’amore che provo per Kiba kun.. Quando lo guarderò, vorrei sentirmi felice.
-Continuo a non capire.. Non sei felice adesso con Kiba.
Forse era perché accanto a lui non c’era stata una vera famiglia? Naruto non capiva l’importanza di avere un bambino nel mondo in cui si trovavano.
-Naruto kun.. Non saresti felice sapere che a casa ti sta aspettando qualcuno. Che la sera quando arrivi, sei accolto da un sorriso di tuo figlio. Sentire le risate giocose volare per i corridoi ed essere orgoglioso quando farà i primi passi, la prima parola e quando diventerà ninja?
Hinata lo guardava con occhi persi in chissà quali fantasie, le mani congiunte insieme davanti al petto prospero.
E, no! Naruto non capiva ancora. Perché mettere al mondo in cui si trovava una creatura tanto fragile, solo per farla soffrire.
Sicuramente le sue esperienze infantili contribuivano alla sua fobia di avere figli.
E poi, chi avrebbe giocato con suo figlio, nato da due maschi. Uno dei quali era il vessillo del demone volpe, e l’altro era l’ultimo del clan maledetto di Konoha. Chi lo avrebbe fatto?
Nessuno. Ecco la risposta che girava nella mente di Naruto.
Nessuno avrebbe amato il suo bambino, se non Sasuke o forse … lui.
Si ombrò a questo pensiero. Perché non riusciva a immaginare lui amare il proprio figlio, la sua creatura?
Immaginare lui sorridente con il suo bambino piccolo in braccio, era così surreale. Lui, un mostro, che teneva appoggiato al petto una pura e innocente creatura.

Con testa bassa s’incamminò per le strade di Konoha diretto a casa di Sasuke.
L’incontro con Hinata lo aveva turbato parecchio. Quel parlare di bambini e felicità. Scosse il capo, cercando di alleggerirsi la mente. Quella giornata era stata indubbiamente la più dura della sua vita.
La temperatura era scesa nel pomeriggio, portando un vento fresco che gli sfiorò il corpo, facendolo tremare appena.
L’emicrania che lo accompagnava da qualche settimana era arrivata più forte di prima, lanciandogli delle fitte alle tempie e oscurandogli alcune volte la vista.
Fece un grosso respiro, entrando nella zona residenziale del clan Uchiha.
Era angoscioso stare li. Sentiva ancora il terribile odore di sangue e morte di quel posto, mischiato alla polvere e alla terra.
Le case erano diroccate, alcune crollate nel tempo. Altre rimanevano in piedi a fatica, il legno gonfio e marcio che, instabile ne teneva le fondamenta.
Guardò il paesaggio intorno a se e una paura irrazionale lo assalì.
Il vento ululava tra le fessure delle case, facendo sbattere porte e finestre. Spostando le foglie e alzando la polvere.
Deglutì, aumentando il passo e con un leggero fiatone arrivò davanti alla villa di Sasuke.
Era l’unica casa che, si poteva dire, era ancora “viva”.
Frugò nella felpa nera, larga, le chiavi di casa e la aprì.
Chissà se Sasuke era rientrato.
Si domandò, togliendosi i sandali, tenendosi in equilibrio con un appoggio al muro.
Mentre si stava togliendo la giacca, sentì delle voci.
-.. Sakura.., non complicare le cose.
Aggrottò le sopracciglia bionde, curioso e perplesso.
Sakura era lì?! E cosa c’era venuta a fare?
Adesso che ci pensava, era dall’ultima missione che non vedeva Sakura o gli altri. Hinata era stato proprio un caso, non la vedeva da qualche settimana.
Avanzò senza emettere un rumore, fermandosi appena poco prima dell’entrata della sala illuminata.
-Ma Sasuke kun.. Ormai penso che dovresti prendere mogl..
Sasuke sbuffò.
-Sakura..
Iniziò. Il tono distaccato e fermo di sempre. Forse più duro del normale.
-Per me tu sei solo una buona amica e basta. Non ho intenzione di prenderti in moglie..
Naruto s’irrigidì. La gola che si seccò all’improvviso.
Perché adesso si sentiva tradito? Quella sensazione brutta che si spargeva nelle viscere, facendogliele contorcere, ritornò più forte di prima. Si tappò la bocca, stringendosi la mano sulle labbra per non emettere suono.
-Non capsico cosa non vada in me..
Sussurrò la ragazza.
-Io amo già qualcun altro.
Chiarì Sasuke, alzandosi dal cucino appoggiato sul tatami di legno, guardano la ragazza negli occhi che si erano fatti grandi e umidi.
-.. Ah!
Era l’unico rumore che uscì dalla sua gola mentre si alzava lentamente, sistemandosi la gonna.
-.. Capisco..
Naruto si staccò dalla parete, cercando di sparire dal corridoio ma Sasuke aprì la porta mentre lui si voltava.
Il biondo imprecò sulla sua curiosità. Su Sasuke e sulla sua tempistica del cavolo.
-Naruto? Che ci fai qui?
Domandò Sakura. La voce leggermente gracchiata per il groppo in gola.
Naruto posò il piede sul pavimento, quello che prima aveva alzato per togliersi dai piedi, e si voltò verso i due ragazzi.
Sasuke lo guardava senza apparenti emozioni e Sakura lo guardava sorpresa.
Ridacchiò in imbarazzo, grattandosi una guancia.
-Bhe.. Vedi Sakura chan.. La vecchia mi ha obbligato a dormire da Sasuke perché a casa mia.. Emm.. C’è una fuga di gas.
Disse frettoloso Naruto, guardando la ragazza che alzò un sopracciglio rosa e lo guardò di sbieco.
-Ah.. Doveva essere ubriaca a mettervi nella stessa casa.
Naruto annuì, forzando una risata e Sasuke, semplicemente se ne stava in silenzio, guardandolo.
Sakura sorrise; un sorriso che non coinvolse gli occhi velati dalla tristezza.
-.. Senti.. Ti va di rimanere a mangiare qui?
Domandò Naruto.
Sakura spostò lo sguardo da lui a Sasuke.
Sul volto del moro era nato un piccolo cipiglio infastidito.
-Non vorrei disturbar..
-Ma va.. Dai vieni.. Se non lo faccio io, il Teme non inviterebbe nessuno.
Disse Naruto, tirandosi dietro la ragazza, verso la cucina.
Sasuke voltò solo il capo, guardando Naruto e sospirò abbattuto.

Insieme mangiarono quello che aveva cucinato Sakura e Naruto.
La cena era stata piacevole per i due ragazzi, tranne  Sasuke che provava un certo fastidio, guardando la scena di un Naruto sorridente.
Un sorriso che lui non riusciva mai a fargli nascere sul volto.
-.. Non capisco ancora perché Tsunade ti abbia messo qui.. E poi per un mese intero.
Disse Sakura, versandosi un bicchiere d’acqua.
Naruto si grattò la guancia, ridacchiando.
-Forse è la sua piccola vendetta per aver infranto gli ordini di Kakashi sensei nell’ultima missione.
Rispose guardano la ragazza che lo fissava con un sopracciglio alzato.
-Tipico di lei. Ma dimmi.. Com’è vivere con Sasuke kun..
Sussurrò Sakura quando il moro si alzò, iniziando a sparecchiare.
Naruto si ombrò appena, aprì le labbra per parlare e poi le richiuse.
Storse il muso, non sapendo come rispondere.
Vivere cono Sasuke era.. Inspiegabile a parole. Alcune volte voleva colpirlo con un rasengan, soprattutto nell’ultimo periodo, ma la maggior parte volte..
Il freddo della solitudine si stava dissolvendo piano piano ogni qual volta che vedeva Sasuke dargli il benvenuto in casa, anche solo con un cenno del capo. Quando sentiva l’odore del moro, leggero e fresco, nella stanza da letto , tra le sue lenzuola, che lo avvolgeva come una coperta, sentiva che la notte non avrebbe più avuto nessun incubo, che avrebbe dormito sereno.
-Bene..
Si trovò a rispondere, incontrando lo sguardo di Sasuke, in piedi, dietro a Sakura che lo guardava.
Era come se avesse risposto al moro e non alla ragazza.
Sakura parve sorpresa, poi si accorse dello sguardo che Naruto mandava oltre alla sua spalla e si voltò.
Non lo avesse mai fatto..
Gli occhi di Sasuke erano vivi, accesi da sentimenti che le strinsero il cuore, i polmoni.
.. Amo già qualcun'altro....
Quelle parole gli rimbombarono in testa come campane di una chiesa.
Gli occhi neri di Sasuke erano come i suoi quando si accorgeva di fissarlo.
Inteneriti e immensamente innamorati.
Si alzò, spezzando il contatto visivo dei ragazzi che ora la guardavano.
-Devo andare.. Si è fatto tardi e mia madre mi ammazza.
Disse in fretta, lisciandosi l’abito e spostandosi una ciocca di capelli rosa dal viso.
Naruto si alzò con lei, lo sguardo dispiaciuto.
-Oh.. Peccato..
Sakura sorrise, scrollando le spalle.
-Già.. Ci vediamo. Grazie ancora per l’invito.
Si voltò e si avviò verso l’uscita da sola.
-Teme.. Accompagnala..
Disse Naruto, spingendolo appena e Sasuke si ritrovò a digrignare i denti e guardarlo male.
Esasperato, poi, però, inseguì la ragazza guardandola, appoggiato al muro con una spalla, indossare le scarpe.
Sakura si voltò, gli occhi appena lucidi di un pianto trattenuto.
Si avvicinò lentamente a Sasuke che si drizzò.
-Sei lo farai soffrire ancora.. Ti renderò la vita un inferno.
Sussurrò, la voce bassa e gli occhi, anche se tristi, coperti da una nuova determinazione e Sasuke, per la prima volta mostrarono un’espressione sorpresa a Sakura.
-.. Come fai..
-Sono una ragazza, Sasuke kun. E vedo come lo guardi. Come io guardo te.. Forse.. Devo ammetterlo.. Il tuo sguardo è più profondo del mio.
Sasuke voltò appena il capo verso il salone, poi guardò Sakura voltarsi, uscendo da casa.
-Non lo farò.
Sussurrò il moro appena prima che la porta fu chiusa, rispondendo alla ragazza che scoppiò in un pianto silenzioso, mentre, oscurata dalla notte, correva verso casa.

Sasuke rimase nel corridoio d’entrata della villa per un tempo che gli parve eterno, poi, prendendo un grosso respiro si recò in salone, attraversandolo trovando Naruto lavare le stoviglie in cucina.
Ammirò le spalle strette ma forti di Naruto, la felpa larga che scendeva fino al bacino, deformarne le forme, ma anche con quell’indumento, sapeva quanto fosse perfetto il corpo di Naruto. La vita stretta e i fianchi spigolosi. Si ricordava ancora ogni minimo dettaglio di quel corpo, come le fossette di venere sul fondoschiena del biondo.
Si morse il labbro, cercando di calmare la sua crescente eccitazione.
-Come mai Sakura chan era qui?
Domandò Naruto, senza voltarsi, immergendo le mani nel lavello pieno d’acqua.
Sasuke si appoggiò allo stipite della porta con la spalla destra e la testa leggermente piegata a lato.
-Niente d’importante..
Rispose e Naruto strinse la spugna tra le mani, disturbato dalla menzogna di Sasuke.
Aveva sentito quel tanto della discussione per capirci qualcosa e sapeva, quasi con certezza, che Sasuke lo aveva percepito entrare in casa.
Digrignò i denti, strofinandoseli con forza e si voltò appena, guardando male Sasuke che, calmo, lo fissava.
-A che gioco stai giocando..
Domandò Naruto, asciugandosi le mani con uno strofinaccio.
Sasuke inarcò appena il sopracciglio nero, staccandosi dalla porta.
-Non sto giocando a nessun..
-Smettila.. Ho sentito quello che vi siete detti. Mi credi così stupido.
Sbottò Naruto, interrompendo Sasuke che sbuffò esasperato.
Incrociò le braccia al petto e prese un grosso respiro.
-E’ stata Sakura a farmi la proposta. Non il contrario.
Naruto rise, isterico e annuì.
-Certo.. Perché ora Sakura, senza un motivo, viene da te e ti chiede se puoi prenderla in sposa. Così, da un giorno all’altro. Pff.. Certo. Come se non li avessi visti gli sguardi che gli mandavi in missionmmhhhh..
Sasuke si era mosso così velocemente che Naruto aveva avuto solo il tempo di sgranare gli occhi, appoggiandosi con il peso nel mobilio che aveva dietro di se.
Il corpo di Sasuke lo sovrastava, lo spingeva sempre più vicino a se e, dio… Quanto era meraviglioso sentire quel calore intossicato che gli premeva le labbra, quel sapore che si ricordava appena. Sasuke si staccò appena in tempo fermando il pugno di Naruto diretto sul viso. Lo strinse nella sua mano, forte, e guardò il viso paonazzo di Naruto che cercava di riprendere fiato e di controllare i tremiti che gli avevano invaso il corpo.
Poi la mano di Sasuke si allentò sul pugno di Naruto, aprendola e congiungendo i palmi.
Se doveva, si sarebbe giocato il tutto e per tutto.
-Chi stava sempre accanto a Sakura durante le missioni?
Domandò, la voce ferma mentre abbassava poco lo sguardo verso Naruto, di pochi centimetri più basso.
Il più piccolo non lo guardò ma spremette tutti i suoi neuroni, finché immagini su immagini, gli riempirono la mente.
C’era Sakura, e accanto alla ragazza c’era sempre stato lui. Per tutto quel tempo pensava che Sasuke fissasse Sakura e invece..
Le guance sfregiate presero una leggera tonalità pesca e, come se fosse stato una tartaruga, nascose la testa tra le spalle e Sasuke ridacchiò divertito da quel comportamento.
-A quanto pare non sei tanto dobe.
Scherzò il moro, facendo vagare la mano sul fianco di Naruto, accarezzandolo con movimenti leggeri e quasi impercettibili.
Il biondo si sciolse lentamente a quelle carezze e, piano, alzò il viso verso quello di Sasuke, ma senza guardarlo.
-Mi ami davvero, Sasuke?
Chiese lui, guardando le labbra sottili del moro che si mossero per una risposta che gli fece chiudere la gola e stringere il cuore.
-Con ogni goccia del sangue che mi scorre nelle vene. Ti amo più della vita eterna.

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Capitolo 9
*** 11° settimana... ***




11° settimana.


L’aria si era fatta improvvisamente pesante intorno a me. I muri di quella stanza scura sembravano stringersi sempre di più, intrappolandomi. Non riuscivo a respirare correttamente.
Mi voltai quando sentii un singhiozzo e il fiato mi mancò, definitivamente, a quella visione.
Una lampada, con luce fioca, oscillava su un tavolino di legno, illuminando, in parte, un qualcosa d’indefinito che si muoveva appena.
Non riuscivo a capire cos’era, ma i battiti del cuore erano aumentati inspiegabilmente mentre tutte le mie forze mi stavano abbandonando lentamente; le gambe mi tremavano e quando toccai con le cosce, in quel momento coperte solo dalla stoffa bianca del kimono, il bordo del tavolo, un conato di vomito mi colpì all’improvviso.
Mi portai una mano davanti alla bocca, stingendola spasmodicamente, l’aria in quella stanza sapeva di putrefazione.
Sul tavolo giaceva, quello che io avevo capito essere un bambino. Il calore della pelle, che solitamente doveva essere di un delicato rosa, era violacea e coperta di sangue e melma trasparente.
Le gambe e le braccia non erano del tutto formate, così come il piccolo viso che si mostrava tumefatto.
Le palpebre erano chiuse, i capelli inesistenti e la bocca, senza labbra, erano aperti in cerca d’aria. Aria che non riusciva a contenere in quel corpo piccolo. Quella specie di bambino stava soffocando davanti ai miei occhi ed io non riuscivo a muovermi. Ero paralizzato, con gli occhi larghi a fissare quella cosa.
Poi, all’improvviso, le palpebre del feto si aprirono ed io feci un passo indietro, scioccato e disgustato.
Sentivo l’acido dei succhi gastrici in gola.
Dove di solito ci sarebbero stati dei bulbi oculari, non vi era niente. Solo due profonde cavità nere, dove il sangue sgorgava lento.
Con voce secca e bassa, iniziò a parlare.
La bocca di quel mostro si mosse.
-Mi hai ucciso. Mi hai ucciso tu.
Scossi il capo violentemente, le mani a coppa sulle orecchie.
-No!.. No.
La voce continuava, imperterrita ed io cominciai a piangere senza un reale motivo, trattenendo i singhiozzi. In realtà il motivo per piangere c’era. Lo stavo uccidendo quello che sarebbe stato mio figlio. Il figlio mio e di Sasuke.
-Chichi.. Tu mi hai ucciso.
Urali, caddi per terra e il buio m’inghiottii.

Naruto spalancò gli occhi, grondanti di lacrime e fissò il soffitto grigio, al buio, della camera.
Il petto si alzava velocemente, il fiato era corto e il cuore batteva all’impazzata nel petto, pronto a saltare via.
Sentì qualcosa di caldo e gradito appoggiarsi sulla fronte e un piccolo peso sul ventre coperto dalla trapunta blu notte.
Spostò lo sguardo dal soffitto per incontrare la figura assonnata e preoccupata di Sasuke.
Il moro era a petto nudo, coperto solo con un pantalone nero, di una tuta.
I capelli erano scompigliati e gli occhi assonnati lo guardavano in cerca di una risposta.
Naruto deglutì, alzandosi a sedere sul letto. La mano di Sasuke, quella sulla fronte scompari, invece quella sul ventre rimase in quel posto.
Il biondo strinse le mani al lenzuolo bianco, mentre abbassava lo sguardo sulla mano chiara di Sasuke.
-Stai bene?
Chiese Sasuke, guardando Naruto asciugarsi le lacrime con la manica del pigiama fin troppo grande. Il biondo annuì, incerto.
-Solo.. Un brutto sogno.
Rispose con flebile voce.
Sasuke lo guardò, per poi sospirare e annuire. Alzandosi, in un momento di estrema dolcezza, gli baciò il capo e si allontanò dalla camera.
-Mhh.. Cerca di dormire..
Sentì Naruto sdraiarsi sul letto, il rumore delle coperte e la sua voce chiamarlo.
-Sasuke..
Il moro si voltò, perdendosi nello sguardo azzurro di Naruto, che sembrava illuminarsi nel buio.
-Dimmi..
Disse dopo il silenzio che si era creato.
Naruto lo guardò e poi abbassò lo sguardo.
-Mi fai compagnia?
Gli chiese, timoroso.
Sasuke spalancò gli occhi, per poi sorridere e annuire.
-Paura del buio.. Dobe!?
Lo canzonò, per alleggerire l’aria.
Naruto lo guardò, assottigliando lo sguardo e voltandosi di spalle.
-Teme..
Disse, spostandosi più vicino al muro, facendogli spazio.
Sasuke ridacchiò, silenziosamente s’introdusse sotto le coperte e si stese sul letto di schiena.
La testa voltata verso il ragazzo a fianco.

Avere Sasuke al suo fianco, lo riscaldava e in qualche modo lo fece sentire più tranquillo.
La paura dell’incubo si era quasi del tutto dissolta e, strusciando piano, si avvicinò a quella fonte di calore.
Sasuke lo guardò per poi voltarsi su un fianco, un braccio sotto la sua testa e l’altro appoggiato sul fianco di Naruto.
Era tutto così lento, quando fece strisciare la sua mano dal fianco del ragazzo, al suo ventre, fermandola li.
Ora aspettava solo una mossa di Naruto che non tardò ad arrivare.
Infatti il biondo si accucciò ancora a lui, toccandogli il petto con la schiena e piegando le gambe, per far stare meglio quelle di Sasuke che si posarono sotto la schiena di Naruto.
Il suo bacino combaciò perfettamente con il fondoschiena di Naruto e Sasuke strinse la presa intorno alla vita del ragazzo.
Quel calore. Quanto gli era mancato. E quel profumo. Il profumo dolce di Naruto, per lui era come aria.
Sprofondò con il viso nei capelli biondi di Naruto, il quale incrociò la sua mano a quella del moro.
Si addormentarono senza dire nulla, l’uno tra le braccia dell’altro.

***

Quando Sasuke la mattina seguente si svegliò, era confuso e stordito. Furono solo pochi attimi dopo che si ricordò della notte passata e inconsciamente si voltò verso il lato del letto, trovandolo vuoto.
Scattò seduto, e poco dopo, scostando le coperte, si alzò dal letto e si diresse fuori dalla camera.
Nel corridoio lungo regnava un silenzio tombale, la luce era bassa. Iniziò a camminare verso la cucina, sperando di trovare Naruto li, ma quando passò davanti al bagno, si fermò, percependo degli strani rumori.
Guardò la porta socchiusa, la luce della stanza accesa e, timoroso, allungò una mano verso la porta, spingendola.
Quando si aprì, ed entrò, vide Naruto piegato sul water. Il corpo era appoggiato su un gluteo con una gamba stesa e l‘altra piegata; le braccia tremanti circondavano la tavolozza bianca e il viso, invece, era piegato verso l’interno.
-Naruto?
Disse, avvicinandosi a piedi nudi verso il ragazzo che alzò appena la testa per poi piegarla violentemente e vomitando nel water.
La frangia cadeva, umida sulla fronte di Naruto.
Una mano si spostò sullo stomaco, stringendolo forte, sentendo l’insopportabile bruciore.
Sasuke si avvicinò, inginocchiandosi e con una mano tirò indietro la frangia di Naruto.
Il viso del biondo era un’espressione dolorante, la carnagione fin troppo chiara.
Le labbra erano cineree, e le palpebre erano strizzate all’inverosimile.
Quando Naruto finì, Sasuke lo aiutò ad alzarsi e lo portò verso il lavello.
Il biondo si staccò dal corpo caldo di Sasuke, e si appese al lavello per non cadere. Le gambe tremavano per lo sforzo e anche le braccia.
Aprì l’acqua fresca e si sciacquò il viso e la bocca, alzando poi, appena lo sguardo e facendo una smorfia di disappunto.
Sasuke lo guardava senza parlare, la preoccupazione sotto la sua solita maschera d’indifferenza.
Naruto lo guardò appena, gli occhi lucidi e rossi. Ma quello che fece tremare Sasuke fu l’odio celato dietro a quelle iridi chiare.
Vide distrattamente il ragazzo uscire dal bagno e recarsi in cucina. Il corpo si era immobilizzato, non ascoltando i suoi comandi.
Ieri sera pensava di aver fatto un passo avanti, tutta quella dolcezza in quell’abraccio, e invece ora sembrava di nuovo al punto di partenza.

Naruto sospirò, tenendosi stretto a un mobile della cucina. Le gambe ancora non del tutto sotto i suoi comandi. I piedi che gli formicolavano e tutto intorno a lui sembrava girare incontrollato.
Puntò il ventre con odio, e la mano a pugno si alzò per colpirlo, ma quando fu abbastanza vicino, il pugno si trasformò in una carezza gentile.
Il viso si rilassò un poco, l’angolo destro delle labbra si alzò appena in un sotto specie di sorriso.
Gemette frustato, e preparò un the come colazione.
Forse non doveva fulminare Sasuke in quel modo, pensò distrattamente mentre guardava il bollitore dell’acqua.
Lo aveva indubbiamente ferito con quello sguardo ma non era riuscito a fermarsi dal farlo.
Non voleva ferire Sasuke in nessun modo, ci teneva ancora, anche dopo tutto quello che gli aveva fatto. Ma tutta questa situazione era surreale e lo stressava tutta l’attenzione che quel teme gli rifilava.
Sapeva che non lo faceva tanto per fare. Il viso preoccupato dell’altra sera lo aveva notato, e gli era dispiaciuto.
Il fischio del bollitore e i passi leggeri del moro lo fecero tornare con i piedi sulla terra.
-Vuoi un po’ di the?
Chiese, senza girarsi prendendo due tazze dal ripiano.
-Mhmm..
Rispose solo Sasuke, troppo immerso nei suoi pensieri.
Naruto si morse un labbro, dispiaciuto ancora e con cura fece scivolare l’acqua calda nelle tazze, che si tinse di un tenue color ambra al contatto con la bustina zeppa di erbe aromatiche.
Prese del latte fresco dal frigo, e ne unì un poco al the di una tazza e le zuccherò entrambe.
Sasuke si era seduto sul tavolo, la testa tra le mani. Lo guardò per pochi secondi prima di far scivolare la tazza davanti al ragazzo e sedendosi davanti a lui, sorseggiando la bevanda.
Sasuke alzò il capo, guardando la tazza e ci soffiò appena sopra.
Si alzò, con la tazza in mano.
-Ho già messo il latte..
Disse Naruto, chiudendo gli occhi bevendo il the.
Sasuke lo guardò, gli occhi leggermente aperti e ritornò al posto di prima.
Rimasero in silenzio a lungo. Non erano molto chiacchieroni tra di loro.
Sasuke, dopo essersi alzato, appoggiò la tazza nel lavello e la sciacquò.
-.. Penso che dovresti andare da Tsunade, se non ti senti bene!
Disse, quasi come se non gli importasse.
Non si voltò verso Naruto e chiuse gli occhi, aspettandosi una riposta acida dal ragazzo che non arrivò.
-.. Forse.. Mm.. Ci andrò!
Rispose invece, alzandosi e, sfiorando appena Sasuke, appoggiando la tazza nel lavello, aprendo l’acqua.
Sasuke lo guardò con espressione sorpresa.
Naruto non aveva urlato. Non aveva risposto con le solite frasi che gli stringevano lo stomaco e il cuore, intensificando ogni volta il groppo in gola.
-.. Vuoi che ti accompagni?
Domandò il moro.
Le iridi azzurre lo guardarono per pochi secondi, spostandosi poi sulla tazza tra le mani del ragazzo.
Naruto scrollò le spalle, indifferente, per poi recarsi verso la stanza da letto.
Non aveva fatto storia, quando Sasuke gli aveva consigliato un controllo, forse per farsi perdonare del comportamento della mattina.
Sasuke era infinitamente dolce con lui, anche se appena lo dimostrava, ma Naruto lo capiva nei piccoli gesti che faceva.
Come quell’abbraccio possessivo della scorsa sera, o la sua premura. Le sue parole che sembravano lava nel corpo.
Accese la luce della camera di Sasuke e si diresse verso il borsone, tirandone fuori la felpa più larga che aveva e un pantalone di una tuta.
Prima di coprirsi con la felpa, aprì l’anta dell’armadio del moro rivelando all’interno uno specchio, e si fissò il ventre.
Mettendosi di profilo, guardò attentamente la linea accentuata della pancia, verso il basso. Toccandoselo, con la mano aperta, se lo guardò ancora, studiando i più piccoli lineamenti.
Il labbro inferiore fu preso a forza tra i denti bianchi, leggermente affilati. Sbuffò, per poi coprirsi e chiuse l’armadio.



************************++

Scusate se vi ho fatto attendere e se non ho risposto ai vostri commenti. Sono riuscita a leggerli e sono contentissima che questa storia piaccia sempre di più. Vi ringrazio di cuore. Non riesco a rispondere, non perchè non voglio, ma il lavoro mi sta portando via tempo questa settimana, visto che la prossima ho una sfilata importantissima. Mi scuso ancora, ringraziando in anticipo tutti quelli che commenteranno e leggeranno la storia. Per farmi perdonare, entro sera, posto un nuovo capitolo.
Un bacio a tutti.

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Capitolo 10
*** Quella stella da seguire nel cammino... ***



Quella stella da seguire nel cammino insieme a me, il gioco da dividere con te...

-Sono solo iniziate le nausee.. È normale nei primi mesi della gravidanza. Il corpo si sta abituando al feto.
Disse Tsunade, guardando Naruto che annuì sconsolato.
-Quindi mi stai dicendo che vomiterò.. Fino a quando?
Tsunade ridacchiò al viso scocciato di Naruto, ma più sereno delle altre volte.
-Dipende.. Alcune volte le nausee non si manifestano, in altri casi, invece durano per tutta la gravidanza. Varia da persona a persona.
Naruto spalancò la bocca, gesticolando.
-Vuole dire che possono finirmi tra pochi giorni, o durarmi per tutti i 6 mesi?
Tsunade annuì, contenta di aver sentito dire le ultime parole.
Già averlo visto nel suo ufficio, bisognoso di qualche riposta, l’aveva sorpresa.
Sasuke ci stava riuscendo. Stava facendo scomparire la fobia di Naruto. Qualsiasi essa sia.

Uscendo dall’ufficio di Tsunade, sbuffò e guardò verso il corridoio. Sasuke era appoggiato al muro, poco lontano ascoltando Karin parlare. Suigetsu aveva il solito cartone di acqua in mano, la cannuccia tra le labbra.
Deglutì, per poi assottigliare gli occhi quando Karin si avvicinò fin troppo al moro.
Quello che lo fermò, dal fare una patetica scenata di gelosia fu lo sguardo assassino che Sasuke lanciò alla ragazza rossa, avvolta nella sua tenuta ninja.
Le gambe imperlate di sudore erano lunghe e snelle, lasciate scoperte dal corto pantalone in pelle nero. La camicia, di un tenue color grigio, era sbottonata in punti che sarebbero dovuti restare coperti.
Infastidito, si avvicinò quando Suigetsu si accorse di lui, guardandolo con quel ghigno da squalo. I denti affilati brillarono alla luce del sole, che oltrepassava le foglie dell’albero in giardino.
-.. Naru chan.. Tsunade Sama ti ha strigliato per l’ultima missione? Non ti vedo più in giro.
Lo sguardo di Sasuke e di Karin si spostò su di lui.
Karin lo guardò con disprezzo, indignata che gli occhi di Sasuke lo guardassero più del dovuto.
Gli occhi pece, invece, domandavano tacitamente come era andata nella stanza.
Naruto avanzò, sbuffando e imbronciandosi allo stupido nomignolo del ragazzo.
-Non chiamarmi in quel modo.. Non lo sopporto.
Disse, incrociando le braccia al petto.
L’albino ridacchiò, annuendo.
-E’ per questo che ti chiamo così.. Naru chan.
Naruto ringhiò e Sasuke riprese Suigetsu con un tono fermo.
L’albino si voltò sorpreso verso il ragazzo moro, alzando le sopracciglia chiare.
-Sasuke kun.. Ti sta infastidendo troppo questo dobe?
Domandò Karin, la voce squillante mentre guardava Naruto dall’alto al basso.
Naruto si voltò verso la ragazza che si avvicinò al moro, afferrando il braccio, appendendosi.
-In fondo Sasuke kun non ti vuole tra i piedi.. Sei un’inutile scocciatura.. Lo dice sempre, vero?
Disse Karin, un ghigno quando si voltò verso Sasuke che fissava con occhi leggermente più aperti del solito l’espressione ferita di Naruto.
Il biondo si morse l’interno della guancia, afferrando con forza la felpa all’altezza della pancia, guardando un’ultima volta Sasuke, con gli occhi appena lucidi, si allontanò dal gruppo, profondamente ferito.
Quando fu sicuro di non essere più nel campo visivo dei ragazzi, prese a correre fuori dal palazzo dell’hokage, mischiandosi alla folla.

Sasuke si staccò con irruente forza dalla presa di Karin e si avviò dietro a Naruto.
La ragazza ridacchiò, appoggiandosi sul bordo della finestra mentre Suigetsu la guardava sconsolato.
-Sei veramente perfida..
Karin lo guardò, abbassando appena gli occhiali spessi da vista e ghignò.
-Non m’interessa.. Sasuke deve smettere di girare con gentaglia del genere.
L’albino si coprì il volo, orami rassegnato alla pazzia della ragazza.
-Sei gelosa di un ragazzo, Karin. Non penso che il grande Sasuke kun sia dell’altra sponda.
Ridacchiò Suigetsu, divertito dalle sue stesse parole. Sasuke non poteva essere omosessuale. Era troppo orgoglioso e mascolino. Dio, però! Immaginarsi Sasuke con un vestito da ragazza lo fece piegare in due dalle risate, sotto lo sguardo di una Karin infastidita.
-Ti si è sciolto anche l’ultimo neurone? Sasuke kun non è gay, idiota. E non permetterò a un biondo stupido di allontanarlo da me.
-E come pensi di fare..? Si conoscono da una vita, e da come ho visto adesso, Sasuke ci tiene al “biondo stupido”.
La schernì, ricevendo un pugno dalla ragazza che fece esplodere il corpo superiore in gocce di acqua.
-So già come fare..
Karin si allontanò, un ghigno poco rassicurante che gli ornava il volto chiaro.
Avrebbe avuto Sasuke per lei, eliminando definitivamente il biondo.
In fondo non era stata con Orochimaru in tutti quegli anni?

Naruto si fermò, il fiato corto, all’improvviso. Si guardò intorno, capendo di essere nella via del vento. Gli abitanti gli passavano a fianco, salutandolo o sorridendogli. Non più come prima. Tutto orami era così diverso.
Ma tutto quello lo fece piegare in avanti. Si appoggiò con le braccia sulle ginocchia. La bocca spalancata e gli occhi stretti.
-Naruto kun.. Tutto bene?
Alzò appena lo sguardo e vide Sai sorridergli amichevolmente; sorriso che sparì subito dopo.
Doveva davvero avere uno sguardo pessimo se Sai appariva preoccupato.
-Sei pallido Naruto kun.. E rosso. Penso che tu abbia la febbre.
Disse allungando una mano verso la fronte leggermente accaldata di Naruto che socchiuse gli occhi alla sensazione fredda.
-.. In realtà.. Ho fame.
Disse, alzandosi.
Sai annuì, riprendendo il solito sorriso.
-Vieni.. Ti offro del ramen..
Naruto si grattò la guancia, imbarazzato.
-In realtà, avrei voglia di Dango.. Se non è un problema.
Sai lo guardò, inarcando appena un sopracciglio moro e scosse il capo divertito.
-Vada per i Dango.. Andiamo al ristorante di Choji.
Naruto s’illuminò, e appendendosi al braccio di un Sai imbarazzato, si diressero verso il ristorante.

Sasuke, appena uscito dal palazzo verde, si guardò intorno alla ricerca di una testa bionda.
Strinse i pugni. L’immagine degli occhi feriti di Naruto gli tormentò la mente.
Karin aveva parlato troppo questa volta, ma non aveva voglia di scagliarsi contro la ragazza.
Iniziò a incamminarsi verso casa, sperando che Naruto fosse tornato li.
Perché ogni volta che riusciva a fare qualche passo in avanti con tutta questa situazione, c’era sempre qualcosa che lo rispediva al punto di partenza?!
Era insopportabile.
Con un balzo si portò sui tetti del villaggio e corse verso casa.
Quando arrivò, lo stomaco gli si attorcigliò.
Naruto non era li.
La casa era vuota.
Sarebbe stata una perdita di tempo cercarlo per il villaggio, non sapeva neanche se lo avrebbe trovato al chiosco di ramen. Ultimamente Naruto aveva delle strane voglie in quanto al cibo.
Si sedette, sconsolato sul divano e incrociò le braccia al petto, tenendo lo sguardo fermo sulla soglia della porta principale.

-.. Urgh..
-Naruto kun.. Tutto bene?
Domandò Sai dall’altro lato del tavolo, guardando l’espressione dolorante di Naruto che si teneva stretto lo stomaco.
Il biondo annuì e con mani tremanti estrasse dalla tasca dei pantaloni la fiala di Tsunade.
Ingerì una pasticca, sbiascicando poco dopo.
-E quelle?
Chiese curioso il moro.
Naruto lo guardò per poi spostare l’attenzione sulla fiala e scrollò le spalle.
-Niente di che.. Sono solo pillole che mi ha dato Tsunade per un parassita intestinale.
Sai aprì piano gli occhi.
-Oh.. Caspita. Non pensavo che potessi ammalarti con il Kyuubi sigillato dentro di te.
Il biondo sbuffò, guardandolo male.
-Non ricordarmi che ho un altro parassita nello stomaco.. Per favore. Mi basta la sua voce per non farmelo scordare.
Sai ridacchiò, scusandosi, mentre un cameriere portava a loro le pietanze ordinate.
Quando una portata di dango arrivò sotto il naso di Naruto, gli brillarono gli occhi. Con le bacchette e aiutandosi con le mani, prese solo le palline colorate di verde e se le depositò nel piatto sotto lo sguardo divertito di Sai.
-.. Ti piacciono solo quelle verdi, Naruto kun?!
Naruto storse il muso di lato.
-Ho voglia solo di quelle verdi.. Solitamente quelle bianche e rosa mi piacciono ma oggi non le voglio.. Le mangi tu, vero? Sarebbe uno spreco buttarle.
Sai guardò le palline, e tirò le labbra in un sorriso.
-In realtà non mi piacciono..
-Oh.. Davvero? Non lo sapevo..
Il moro scrollò le spalle, afferrando del riso e un pezzo di salmone.
-.. Vorrà dire che le porterò al bastardo..
Sussurrò il biondo azzannando la pallina verde.
-A Sasuke?!
Naruto annuì.
-Adesso viviamo insieme..
Sai quasi non si strozzò con un chicco di riso e guardò con una vera espressione Naruto.
-Tu e .. Sasuke .. Nella stessa casa.
Naruto sbatté le palpebre. Era troppo immerso nei suoi pensieri per accorgersi che aveva parlato troppo.
-A casa mia.. Si è rotto lo scaldabagno.. E allora Sasuke mi ha.. No! In realtà Tsunade mi ha costretto ad abitare col teme.
-Tsunade?
Naruto annuì, scuro in volto.
-Quella vecchiaccia.. È la sua punizione per non aver eseguito a modo gli ordini di Kakashi sensei per l’ultima missione.
Sai ridacchiò, scuotendo il capo.
-Tipico di Tsunade Sama..
Naruto rise insieme all’amico, grato che negli ultimi anni aveva imparato a mentire come se fosse facile. Stranamente solo Sasuke sapeva quando mentiva. Solo lui si era accorto che quando mentiva, tendeva ad alzare, in un tic nervoso il sopracciglio sinistro.
Chiacchierarono piacevolmente, facendo passare il tempo. Naruto sentiva ancora il fastidio allo stomaco, sia pera la presenza dell’essere, coma la chiamava lui, sia per le parole dette da Karin.
Così Sasuke diceva che era una seccatura. Gliel’avrebbe fatta vedere la seccatura. Non poteva andarsene da casa del teme, perché Tsunade gli aveva sigillato la sua. Inconcepibile. Lo aveva costretto a rimanere a casa del bastardo.
Sbuffò e poi alzò il viso.
La cameriera del ristorante si avvicinò, sparecchiando.
-Mmm.. Scusi..
Disse Naruto e la ragazza si voltò a fissarlo. Alcuni nel villaggio, covavano ancora del risentimento per lui, e la reazione della ragazza ne fu un tacito esempio. la ragazza si raddrizzò, facendo un passo indietro guardandolo con occhi terrorizzati.
Naruto si sentì mancare, il freddo avvolgerlo.
-Potrebbe incartarci i dango, che li portiamo via.
Disse Sai alla ragazza, accorgendosi del cambiamento d’aria.
La ragazza sbatté le palpebre e si voltò verso il moro che aveva uno sguardo duro, e titubante annuì portando via il piatto.
Naruto guardò il bicchiere d’acqua tra le mani. Gli occhi neri di Sai sulla sua figura.
Avrebbe fatto bene a liberarsi del bambino, non sarebbe mai nato e nessuno avrebbe mai saputo di quello che era successo. Tutto tornerà come prima, si ripeté socchiudendo gli occhi mentre beveva, cercando di sciogliere il nodo in gola.

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Capitolo 11
*** .. per ore e d'ore nell'amore e nel dolore... ***


Cof.. Cof.. mmhh.. ciao! Ragaaaa.. sto malissimo. Mi è salita la febbre in un batter di ciglia e mi sto contorcendo sulla scrivania. Ahhh.. che roba, poi il fine settimama, e dire che stasera dovevo andare al Matis.. roba da matti.
Questo capitolo poi, è proprio un tributo alla febbre.. Non dico altro. Buona lettura e un bacione a tutti quelli che leggono e commentano. Per chi amasse cho: il segno della farfalla, ho messo un piccolo extra, come richiesto da alcune ragazze, che sognavano un piccolo continuo. E' tutto dedicato a loro. Ciao!

***


Si appoggiò appena in tempo, piegandosi in due e vomitò la misera porzione di cibo che aveva mangiato poco prima con Sai.
Fece strisciare le dita affusolate sulla parete umida del vicolo dove si era nascosto, e le chiuse nel palmo, sentenndo sotto i polpastrelli l'unido del muro scuro.
Si alzò appena, gli occhi colmi di lacrime che non voleva far uscire, e poi si ripiegò ancora, tossendo con la bocca aperta.
Sentiva l’acido dei succhi gastrici in gola e, stringendo le palpebre, cercò di sputare la saliva amara che aveva sulla lingua, lasciandogli un saporaccio sulle papille gustative.
La busta dei dango non sapeva neanche dove l’aveva lanciata, per quanto potente il senso di vomito lo aveva colpito.
Aprì la bocca, cercando di far entrare nei polmoni più aria possibile; la gola che gli bruciava a ogni respiro smorzato.
Si sentiva tremendamente male, e leggero allo stesso tempo.
Socchiuse gli occhi, per non guardare più il vicolo che aveva iniziato a vorticare intorno a lui, intensificandogli la nausea.
Le gambe cedettero sotto il suo peso, e aspettò l’impatto al suolo che non avvenne.
Erano stati solo questioni di secondi, quando aveva sentito qualcuno afferrarlo per la vita, tenendolo stretto a se.
Per un primo momento pensò che si trattasse di Sasuke, e ne sussurrò il nome piano.
-.. Naruto kun, sono Sai, stai bene?
Domandò il moro, guardando con preoccupazione il biondo che annuì, gli occhi stretti e le labbra socchiuse, ansimante.
Sai appoggiò la busta dei dango, che aveva visto sul ciglio della strada, su un cassonetto, e accompagnò un braccio di Naruto intorno al suo collo.
-Ti porto all’ospeda..
-No.. Sto bene.
Rispose Naruto, staccandosi per poi barcollare e cadere sulle ginocchia.
Sai si avvicinò, sedendosi sui talloni e adagiò una mano sul viso del biondo.
-Sei rosso e scotti. Forse è meglio andare all’ospedale.
Cercò di convincerlo, alzandolo in braccio a mo di principessa.
Naruto appoggiò il capo sul petto di Sai, afferrando la maglia corta tra le mani.
-Da Sasuke.. Portami lì.
Ansimò, chiudendo stancamente gli occhi, lasciandosi cullare dal movimento di Sai.
Il moro lo guardò, voltandosi prese la busta e spiccò un salto, arrampicandosi sui tetti, dirigendosi verso il lato del villaggio dove si ergeva la struttura del clan Uchiha.
Quella sarebbe stata la sua prima volta, e non era sicuro che Sasuke lo avrebbe visto di buon occhio, contando il fatto che Naruto era tra le sue braccia.
Stringendo Naruto a se, si accorse distrattamente che il ragazzo biondo era leggermente ingrassato. I fianchi si erano fatti più morbidi, eppure il biondo era sempre stato attento alla sua linea, anche se ingurgitava una marea di ramen.

Sasuke si alzò di scatto dal divano, sbattendo i piedi sul tatami, avviandosi verso la porta.
Quando la aprì, il fiato gli si strozzò in gola, così come il nome del biondo.
-Mi è svenuto tra le braccia poco fa. Ha la febbre, ma non è voluto andare all’ospedale.
Sasuke annuì distrattamente, allungando le braccia, prendendo Naruto da Sai che lasciò la presa.
Se lo strinse al petto, guardandolo con crescente preoccupazione.
-Tieni, c’è anche questo. Devo chiamarti Sakura chan?
Domandò Sai, allungando il sacchetto, appoggiandolo sul comò delle scarpe, all’entrata.
-Ci penso io.
Rispose atono Sasuke, guardandolo, facendo un segno di saluto col capo.
L’artista guardò i due ragazzi, salutando e scompari in una nuvola di fumo bianca.
Chiudendo la porta, con passi veloci e sostenuti si avviò al piano superiore, adagiando Naruto sul letto della camera.
Lo appoggiò con estrema cura, delicatezza che non pensava di avere e guardò il biondo ansimare che lentamente aprì le palpebre, mostrando le iridi azzurre, leggermente scure e lucidi per la febbre.
Sasuke si drizzò, voltandosi e scomparendo del bagno, dove ne uscì con un bacinella d’acqua e una pezza pulita.
Appoggiò gli oggetti sul comò, lì accanto e, recandosi verso il suo armadio, ne tirò fuori uno yukata nero, per casa, appoggiandolo aperto sul letto.
Naruto aveva perso la percezione del tempo e dello spazio. Riusciva solo a vedere immagini sfocate, ogni tanto o macchie nere.
Le ossa gli dolevano come quando si sforzava troppo in un allenamento, la testa era leggera e gli occhi pesanti che faticava a tenerli aperti.
Distrattamente sentì gli abiti scivolare dal suo corpo, e le mani grandi di Sasuke sfiorarlo, scottandogli ancora di più la pelle calda e umida quando venivano in contatto con lui.
Sasuke gli legò il laccio di tessuto dell’indumento, mettendo Naruto sotto le spesse coperte dopo averlo sciacquato con l’acqua fresca.
Appoggiando la pezza fresca sulla fronte dell’amante, lo guardò per l’ultima volte e scese di sotto.

Naruto serrava le labbra, non volendole aprire quando il cucchiaio gli si premeva contro.
Sasuke non era mai stato un tipo paziente, e adesso stava proprio perdendo la calma che lo caratterizzava.
Quel dobe non aveva nessuna voglia di mangiare il semolino che Tsunade aveva consigliato di fargli mangiare, con l’antibiotico mischiato all’interno.
-Naruto..
Disse il nome del ragazzo con voce bassa, quasi come un ringhio.
-Apri la bocca, subito!
Naruto scosse il capo, cercando di guardarlo male.
-Smettila.. Di fare il finto.. Preoccupato..
Ansimò stancamente, appoggiando la testa alla testata del letto, il codino sfatto che ricadde sulla spalla.
Le parole di Karin gli vorticavano in testa, e la malattia sembrava sempre peggiorare a quel ricordo. Quella voce gracchiata…
-.. Tanto sono solo.. Un’inutile scocciatura..
Sasuke stinse così tanto il cucchiaio in ferro, da piegarlo tra le dita. Il semolino, di un color chiaro, gli imbrattò il pavimento.
Con stizza appoggiò la ciotola e il cucchiaio sfatto, sul comodino di legno, cercando di calmarsi.
-Ascoltami bene! Karin è una stupida ragazzina e ti giuro, Naruto che non ho mai detto che sei un peso per me.
La voce di Sasuke era decisa; parlava piano, sillabando ogni parola con calma, guardando Naruto negli occhi lucidi.
-..Lei..
Sasuke si sporse, sedendosi sul bordo del letto, non distogliendo lo sguardo da quello ceruleo.
-Lei è come tutte le altre, come tutti gli altri. Pensano di conoscermi ma non è così. Cercano di capirmi, ma non saranno mai in grado di farlo.
Si avvicinò lentamente col viso, a quello di un Naruto rosso per la temperatura.
-.. C’è solo una persona che mi comprende, mi conosce, e non è una scocciatura. Quindi Naruto, credimi quando ti dico che sei l’unica persone di cui mi tingerei le mani di rosso, pur di poter vivere insieme a te.
Naruto tremò, incespicò nelle poche parole che avrebbe voluto dire, e il sorriso che si formò fu del tutto imprevedibile.
Forse era la febbre, l’aria viziata che c’era in quella stanza, la presenza di un chakra diverso, ma allo stesso tempo simile a loro, ma si sentiva tremendamente felice per quelle parole dette così naturalmente.
Sasuke alzò un lato di un labbro, creando un piccolo sorriso e lentamente si portò il biondo tra le gambe, facendogli appoggiare la schiena contro il suo torace.
Naruto non obbiettò, afferrò solo la coperta, coprendosi fino al busto, così come le gambe snelle di Sasuke e sprofondò nel petto dietro di se, ansimando piano.
Il moro afferrò la ciotola ancora fumante e il cucchiaio piegato, aggiustandolo.
Naruto questa volta aprì le labbra, accogliendo il cucchiaio, cercando di mandare giù quel poco che riusciva ad ingurgitare.
-Basta così?
Domandò Sasuke, dopo quattro cucchiate mandate già con fatica da parte del malato.
-Si..
Ansimò Naruto, scostandosi dall’abbraccio di Sasuke e stendendosi sul letto, esausto e spostato.
Alzandosi, Sasuke sistemò meglio le coperte di Naruto e scese nella cucina per posare la ciotola.

La notte era scesa e Konoha veniva illuminata dalla luce fioca dei lampioni e dalle luminose stelle che ne solcavano il cielo nero.
Un aria fresca si aggirava per le vie deserte, muovendo le erbacce, e producendo un leggero rumore.
Sasuke chiuse la finestra della stanza da letto, movendosi poi verso Naruto, prendendogli il termometro e coprendolo di nuovo.
Assottigliò lo sguardo, imprecando con voce bassa.
-Hai la febbre alta..
Naruto si era accucciato in posizione fetale, i denti che sbattevano tra loro incontrollati e il viso era diventato di un rosso fuoco.
-.. E ora anche i brividi.
Constatò, guardando Naruto senza sapere cosa fare. Tsunade sarebbe andata da loro il giorno seguente, e fino ad allora Sasuke doveva fare il modo che la febbre scendesse di qualche tacca.
-.. Suke.. Ho freddo. Dammi un’altra coperta…
La voce di Naruto era bassa, rauca per lo sforzo di parlare.
-E’ inutile aggiungerne un’altra.. Ne hai già quattro.
Ma Naruto tremava per il freddo, come se questo si intrufolasse nelle coperte, provocandogli un dolore alle ossa, come se tanti spilli entrassero e uscissero dalla pelle.
Ormai il moro non sapeva cosa fare, le aveva provate tutte.
Si morse un labbro, guardando il viso di Naruto, e gemendo frustato, iniziò a spogliarsi dello yukata, davanti allo sguardo appannato di Naruto.
Scostò le coperte, Naruto si voltò steso sulla schiena, non capendo cosa stesse succedendo.
Poi Sasuke lo affiancò, con un unico movimento fluido si intrufolò nel letto caldo, spogliando Naruto dalla yukata umido di sudore.
Naruto tremò, e cercò di allontanarsi per quello che poteva, spingendo via Sasuke, con le poche forze che aveva, lontano da lui.
-.. Sas’ke.. No…
Sasuke lo afferrò, stretto, dietro alla nuca. Le dita affusolate e chiare che artigliarono i morbidi capelli color dell’oro.
Lo attirò a se, il viso di Naruto che s scontrò con la pelle calda e liscia del petto di Sasuke.
Si calmò sentendo quel calore intossicante su di se, intorno a se. E sospirò, i tremiti di freddo che lo abbandonarono lentamente.
Che calore piacevole…
Il moro artigliò, con l’altra mano, il fianco di Naruto, spostandoselo più vicino a se, sentendo il piccolo rigonfiamento del ventre sul suo.
Lo strinse ancora, accogliendolo in un abbraccio caloroso; Naruto che strinse i pugni sul petto di Sasuke.
-Hai freddo, nonostante il tuo corpo sia così caldo.
Sussurrò il moro, sentendo sotto i polpastrelli la pelle liscia e morbida del ragazzo.
Il corpo di Sasuke è così muscoloso… e mi abbraccia così forte da farmi male.
Naruto si ritrovò ad ammirare ogni linea del ragazzo più grande, ad ansimare più profondamente, col cuore quasi in gola.
Tuttavia, stare tra le sue braccia, è più piacevole che essere avvolti in una coperta soffice.
Socchiuse le palpebre, allungando le braccia verso il corpo di Sasuke, afferrando le spalle larghe, fermandosi con le mani sulla schiena.
I volti si avvicinarono sempre di più, il fiato che si mischiava con quello dell’altro.
Sasuke azzerò le distanze, Naruto chiuse gli occhi e le loro labbra si incontrarono in un leggero bacio, un premersi, semplicemente, delle loro labbra.
Naruto sentiva le farfalle nello stomaco, mentre afferrava, con presa più decisa le spalle di Sasuke, portandoselo più vicino.
Non sapeva cosa stava facendo, ma in quel momento non gliene fregava poi molto, voleva solo che Sasuke non si staccasse da lui, era come se si volesse fondere col ragazzo moro che si staccò lentamente, e si riappropriò di quelle labbra, approfondendo il bacio e intrufolando la lingua in quell’antro umido e caldo, cercando il muscolo dell’altro, che si mosse in simbiosi col suo. Sembrava una danza sensuale. Le lingue si staccavano appena, per poi rincontrarsi sempre più veraci di prima.
Il moro si alzò, facendo perno su un gomito, e sovrastò Naruto, spingendosi sempre più vicino a lui, spingendo l'altro sempre più già, premendolo contro il materasso.. Dall’altro canto, Naruto spostò un gamba di lato, fornendo spazio al corpo di Sasuke si sistemarsi meglio tra lui e lo attirò per un altro bacio.
Sasuke si portò sul collo, poi sullo sterno, baciando e succhiando lentamente, accarezzando con la lingua la pelle bollente di Naruto che, sotto di lui ansimava pesantemente, in cerca sempre di più contatto.
Era in se, ma allo stesso tempo non lo era. Era come se la febbre gli bloccasse la poca razionalità che aveva, liberando tutta la sua passione che provava per il moro.
Il moro scese sempre di più, scostando appena le coperte pesanti, baciando la pancia dura e gonfia dell’amante, accarezzandola dolcemente. Le lunghe ciocche nero corvino sfioravano appena la pelle nuda di Naruto, procurandogli la pelle d’oca.
Si portò in ginocchio tra le gambe snelle di Naruto, guardandolo e scosse il capo divertito e leggermente frustato.
Naruto si era addormentato sotto di lui, forse troppo preso per tutto quel calore improvviso e la stanchezza della febbre.
Si sdraiò accanto, facendogli appoggiare la testa sopra al suo braccio e lo abbracciò, posando la mano sul ventre di Naruto, chiudendola a coppa su quel gonfiore amato.
Lo baciò a fior di labbra, accostando la fronte alla tempia di Naruto, addormentandosi.
.. Suke?.. È normale che ora senta tanto caldo?

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Capitolo 12
*** Riesco a girare la testa, ad arrotolare le dita e a... ***


Non potrò postare per una settimana intera, perché scendo a Napoli per le vacanze pasquali, perciò come regalo per la vostra pazienza, vi posto questo capitolo, più lungo dei precedenti, sperando che vi piaccia. E.. Per favore, non tiratemi i pomodori per quello che leggerete. Anche perché Sasuke non ne sarebbe contento... ù.ù
Un bacio a tutti, e ringrazio le persone che hano recensito lo scorso capitolo, scusandomi di non aver risposto a tutti. Ringrazio anche chi legge, un mondo.
Buona lettura, e buona pasqua in anticipo.



***


Naruto non riusciva a guardare Sasuke in volto. Ogni volta che incontrava i suoi occhi, arrossiva, le guance che prendevano un color rosa scuro.
Era imbarazzato a morte. Le immagini della serata precedente lo avevano accompagnato per l’intera mattinata.
Anche quando Tsunade gli aveva chiesto se stesse bene, era arrossito.
-Ti sei ripreso in fretta.. Quando Sasuke mi ha mandato una copia, pensavo che la febbre fosse più alta, l’antibiotico, a quanto pare, ha funzionato.
Naruto annuì vigorosamente. La testa bassa, e gli occhi puntati al tavolino.
Ieri sera, Sasuke mi ha riscaldato col suo corpo.. Forse mi sono spinto un po’ oltre.
-Suke.. Riscaldami tutto.
Ok! Forse non era andata proprio così, però la sostanza era quella.
Ma stare tra le braccia di Sasuke, lo aveva reso felice, per un momento. Tutto lo stress accumulato in quei giorni, si era dissolto, rilassandolo.
-Naruto..!?
Chiamò Tsunade e il biondo sbatté le palpebre, guardandola.
-Dopo domani, è scaduto il mese.. Ti devo prenotare la visita?
Chiese la donna, appoggiando il mento tra le mani incrociate, poste sul tavolo di legno, della sala di Sasuke.
Naruto sobbalzò, guardando Tsunade con occhi larghi.
Se ne era dimenticato. Ormai era giunto il terzo mese di gravidanza, era giunto finalmente.
E allora, perché non era felice di sentire quelle parole?
Sarebbe tutto finito tra due giorni, ma qualcosa gli bloccava le parole in gola, come in una morsa letale.
Sasuke entrò nella sala, strofinandosi i capelli neri con l’asciugamano, guardando Tsunade e poi Naruto, lo sguardo fisso nel vuoto davanti a se.
La donna si voltò verso il moro, indicandogli un posto a sedere.
Lo sguardo grave e scuro.
Il moro appoggiò il telo blu sullo schienale della sedia, sedendosi.
-Tra due giorni sarà scaduto il tempo, e vi sto chiedendo se devo prenotare l’operazione?!
Il corpo di Sasuke si tese, come corde di violino pronte a spezzarsi al minimo tocco.
La testa scattò verso destra, dove Naruto guardava verso il basso, le spalle rigide e la frangia bionda a coprirgli il viso.
-Allora..?
Sollecitò la donna, fissando Naruto.
Perché anche se Sasuke rispondeva di no, la scelta finale aspettava sempre a Naruto.
Naruto appoggiò un gomito sulla superficie lucida della tavola, scostandosi indietro la frangia, e massaggiandosi le palpebre.
Sospirò, non riuscendo a guardare la donna e Sasuke.
-Prenota l’operazione..
Sussurrò, le parole strozzate.
Stinse gli occhi quando la sedia di Sasuke sbatté violentemente al suolo, e i passi pesanti del ragazzo cominciarono ad affievolirsi, finché non sparirono del tutto.
Finché Sasuke non sparì dalla casa, saltando direttamente dalla finestra della cucina.
Tsunade si alzò, strisciando i piedi della sedia sul tatami, e si massaggiò la fronte.
-Se hai deciso questo..
Disse, avviandosi verso l’uscita, ma prima si fermò, voltando il capo, con la mano appoggiata allo stipite della porta.
Guardò il fragile corpo di Naruto, scosso da lievi sussulti, e dei piccoli singhiozzi mal trattenuti.
-Per una volta, essere egoisti, non guasta!
E detto questo uscì dalla casa.

Naruto, solo, si nascose la testa tra le braccia, la fonte appoggiata al tavolo, mentre stille di dolore gli rigavano le guance.
Non sapeva cosa fare.
Non sapeva in che modo comportarsi e non si era mai sentito così solo, come in quel momento.
La testa iniziò a pulsare, maledettamente, procurandogli dolore, e traballante si alzò, superò la sedia di Sasuke e si diresse nel letto.
La febbre sembrava essere ritornata, ma Naruto sapeva che era solo perché stava piangendo che la testa gli faceva male, così come gli occhi.
La stanza da letto era immersa nel buio, anche se era prima mattina, e si buttò sul letto, singhiozzando e abbracciandosi in posizione fetale, fissando il vuoto davanti a se.

Sasuke scagliò l’ennesimo pugno all’albero che si trovava sul suo cammino, distruggendolo, facendolo crollare.
La rabbia che gli vorticava nel corpo, si era incanalata tutta negli occhi, mostrando lo sharingan che ruotava incontrollato.
Scagliò un kidori, urlando, cercando di sfogarsi e poi, ansimante per lo sforzo, si appoggiò al tronco di una quercia abbattuta, bruciata e spaccata a metà.
Guardò, con le iridi nere, il paesaggio davanti a lui, non vedendolo realmente.
-.. Se ti sforzi troppo, è controproducente, Sasuke!
Non si mosse, continuando a fissare il vuoto.
Kakashi era seduto sul ramo, accanto all’albero in cui era appoggiato, in mano il suo solito libro, facendo finta di leggere.
In realtà era molto interessato allo strano comportamento del suo ex allievo.
Mai un’espressione, era stato in grado di cogliere. E ora, però, stava vedendo tutto.
Il viso del giovane sembrava più vecchio del solito, le rughe espressive solcate dal dolore e dalla rabbia.
I pugni stretti nei lati del corpo e la schiena dritta, rigida.
-Ho saputo che tu e Naruto vivete insieme.
Ecco! Pensò. Aveva centrato il punto della situazione, come sempre.
Il corpo di Sasuke s’irrigidì ancora di più. I denti serrati, che strisciavano tra loro, provocando un leggero rumore e lo sharingan attivo.
Sasuke non rispose, non sicuro delle parole che potessero uscirgli in quel momento.
Cercando di controllare il proprio corpo, pronto per sferrare un attacco mortale, prese a respirare, lunghi e regolari respiri.
Kakashi chiuse il libro, intascandoselo e fissò, con l’occhio sano, il ragazzo moro.
-Avete litigato?!
In realtà non sembrava tanto sorpreso.
Aveva notato già da qualche tempo che si stavano allontanando, quindi, da una parte era stato veramente sorpreso di scoprire che ora vivessero insieme.
E sicuramente sarebbero arrivati a questo punto, ma quello che sbigottiva di più l’uomo, era cosa avesse combinato Naruto, per far perdere il controllo, in quel modo, all’impassibile Sasuke.
Perché vedeva chiaramente l’uso del Susanno, in quei poveri e innocenti alberi.
Sasuke fece un grosso respiro, imponendosi il controllo in tutte le particelle del suo corpo, e poi, lentamente alzò il capo, guardando il suo ex sensei.
Era così disperato quello sguardo, costatò Kakashi, balzando giù dal tronco.
Osservò le iridi nere, che disperate, cercavano di nascondere, malamente, tutti i sentimenti che stava provando Sasuke, dietro a uno spesso strato d’indifferenza.
Si avvicinò all’allievo, fermandosi poco prima.
-Se hai un problema, puoi parlarne. Anche se non siamo più maestro e allievo, siamo sempre vecchi amici, o per lo più compagni d’armi.
Sasuke lo guardò a lungo, indeciso sul da farsi e poi, semplicemente scostò lo sguardo, fissando la vegetazione, staccandosi dal tronco.
-E’ complicato.. E orami è troppo tardi.
Rispose, flebile, voltandosi verso il villaggio.
Kakashi gli appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo, trattenendolo.
-Non è mai troppo tardi, Sasuke.
Disse solo, staccando le dita, ritraendo la meno, e superando il ragazzo.
-Ricorda, che puoi sempre cambiare il corso degli eventi. Basta non arrendersi. Dovresti saperlo bene!
E poi scompari, così com’era apparso, accendendo una piccola speranza negli occhi onice.

Karin era giù di giri, felice come una ragazza che riceveva il suo primo bacio.
Passeggiava tranquilla per il villaggio, in mano un biglietto ingiallito, un po’ vecchio e sul volto un sorriso poco rassicurante che la accompagnava fin dalla mattina.
Ora, doveva solo mettere in atto il piano.
Si ripeté, calcolando tutto nel minimo dettaglio.
Presto Sasuke kun sarebbe stato suo e di nessun altro, così come doveva essere.

Naruto si appoggiò al water, rimettendo tutto quello che aveva nello stomaco, stremato e dolorante.
Tossì più volte, afferrando spasmodicamente il bordo laccato di bianco, e mani che tremavano a ogni rigurgito.
Scaricò, con fatica e si lasciò cadere verso il pavimento fresco, chiudendo gli occhi gonfi di un pianto straziato, che lo aveva accompagnato per tutto il giorno.
Sospirò di piacere, sentendo la superficie del pavimento fresca, contro la sua guancia bollente, e socchiuse gli occhi, la stanchezza che lo chiamava nel mondo di Morfeo.
Sasuke non si era fatto vedere per tutto il giorno, e lui non era uscito da quella casa.
Era rimasto stipato in camera fin in quel momento, sdraiato sul letto a pensare.
Non si era mai soffermato molto a pensare in quei giorni.
In testa, aveva sempre avuto una risposta per quella situazione, una risposta che ora vacillava tra il realizzarlo o meno.
Fisso la porta del bagno, aperta, lamentandoci come un animale ferito, quando cercò di alzarsi, inutilmente.

Sasuke entrò in casa, l’emicrania che lo aveva colpito quel giorno, si sentì più forte, quando mise piede nella villa buia.
Si tolse i sandali, guardandosi in giro, notando poi la luce pallida del bagno accesa.
Passò prima in cucina, bevendo qualcosa, e poi respirando profondamente, guardò le scale.
Non riusciva a calmarsi. Eppure era sempre stato che affrontava le cose di petto, non nascondendosi dietro a nessuno.
Scosse il capo impercettibilmente, e fece i primi passi verso il piano superiore.
Un piccolo lamento, gli fece balzare il cuore in gola e si affrettò a salire la rampa di scale, affacciandosi nel bagno.
Naruto era steso al suolo, che lo guardava con i suoi occhi azzurri, rossi per il pianto e circondati da delle profonde occhiaie di stanchezza.
Lentamente si avvicinò al ragazzo, inginocchiandosi davanti, fissandolo.
Naruto chiuse gli occhi, incanalando tutta la sua poca forza che gli era rimasta, nelle braccia, cercando di alzarsi.
Le braccia tremarono per lo sforzo e cedettero, e Sasuke lo prese al volo, stringendoselo contro, aiutandolo ad alzarsi.
-Non hai mangiato..
Non era una domanda quella di Sasuke, e Naruto scosse il capo, appoggiato al petto ampio del moro.

Lo fece sedere, davanti al tavolo, scomparendo nella cucina, cercando di preparare qualcosa al volo.
Naruto appoggiò la testa sulle braccia conserte, sul tavolo, e fissò la porta della cucina.
Gli unici rumori che percepiva erano solo le stoviglie e i leggeri passi di Sasuke.
Chiuse gli occhi solo per un secondo, cercando di calmare il cuore, che imperterrito, batteva all’impazzato.
Forse si addormentò, perché quando si svegliò, la tavola era bella apparecchiata, e alcune pietanze erano già state servite.
Sasuke rientrò in sala con due ciotole di riso bianco, porgendone una a Naruto che lo ringraziò con lo sguardo.
Mangiarono sotto un pesante silenzio e quando finirono e sparecchiarono, si sedettero sul divano.
Sembravano impacciati, cercando di iniziare il discorso che avrebbe cambiato le loro vite.
Naruto abbassò il capo, appoggiando le spalle allo schienale, sprofondando.
Sospirò, iniziando a parlare. Provandoci.
-Sasuke.. Io, mi..
-Non dire che ti dispiace.
Lo interruppe il moro, forse troppo bruscamente.
Naruto lo lasciò fare, sapeva che anche l’altro non stava passando un buon momento.
Forse soffriva più di lui. Stava per perdere il figlio, e sapevano tutte e due, che dopo, il loro legame si sarebbe spezzato per sempre. Il loro legame, ora come ora, dipendeva da quello che avrebbe deciso Naruto. Dipendeva dalla vita di loro figlio.
-.. Non capisco..
Aggiunse poi Sasuke, frustrato dal non capire, per la prima volta.
-.. Perché non lo vuoi. Dai gesti che fai, ho notato che lo desideri, e allora perché?..
Si voltò verso Naruto, guardandolo in cerca di spiegazioni.
-Di cosa hai paura..
Il biondo si strinse nelle spalle, rimanendo in silenzio, cercando di formulare una risposta al moro.
Sasuke aspettava, pazientemente, e poi Naruto lo guardò, distogliendo lo sguardo subito dopo.
Si tormentata le mani, strofinandosi le dita sul braccio, arrossandolo.
-Io..
Tentennò, prendendo un grosso respiro.
-Non voglio che soffra. Non voglio che, quando la gente lo veda, lo indichi, mandandogli quegli sguardi, che per tutta una vita, mi porto ancora dietro. Non lo desidero, perché non voglio che passi la mia stessa infanzia, perché so che sarà così. Allontanato da tutti..
Singhiozzò, forte, cercando di celarlo, tappandosi la bocca con una mano.
Gli occhi larghi e lucidi, guardavano davanti, persi in un passato che mai lo aveva abbandonato, tormentandogli il futuro.
-.. Se mi ami davvero, se lo ami. Ti prego.. Non chiedermi ancora di tenerlo.
Sussurrò, fissando con dolore il viso di Sasuke.
E quello che vide, lo bloccò.
-.. Suke?
Chiamò, sorpreso e preoccupato al tempo stesso.
Il viso di Sasuke era sempre stato una maschera impenetrabile. L’indifferenza accompagnava sempre quel volto pallido e bellissimo.
Ma ora. Naruto poteva sentire i cocci di quella maschera frantumarsi davanti a lui, lentamente, trasformandosi in timide lacrime.
Il viso di Sasuke era pallido, ora. Gli occhi chiusi, cercando di trattenere quelle lacrime che non versava dalla morte del fratello.
Naruto allungò una mano, cercando di afferrare la spalla di Sasuke, ma questi si alzò, uscendo dalla stanza in silenzio.
Naruto non sapeva cosa fare, se non guardare il punto in cui Sasuke era scomparso, la mano ancora alzata.

Sasuke passò in camera di Itachi, chiudendosi dentro, appoggiandosi alla porta.
Guardò il pavimento di legno, gli occhi ancora appannati dalle lacrime, e furioso si portò una mano al viso, nascondendolo.
Dio! Era così debole. Era sempre stato debole. Aveva cercato potere in ogni parte del globo e ora.. Ora non gli serviva. Era inutile.
Non sapeva dove sbattere la testa, perché la decisione era già stata presa.
Forse aveva ragione Neji, il destino non lo si può cambiare, puoi solo seguire la strada già segnata.
Ora capiva, in parte, come si era sentito il suo avo. La perdita di un figlio lo avrebbe fatto impazzire, si sarebbe chiuso ancora dentro di se, e la solitudine e l’oscurità lo avrebbero circondato ancora, intrappolandolo per sempre, questa volta, nella loro fredda oscurità.
Staccandosi dalla porta, si diresse verso il letto del fratello, raccogliendo dal comodino a fianco, una busta gialla.
Si sedette sul bordo del materasso, aprendo con le dita lunghe e affusolate, la busta, facendo scivolare fuori, sopra alla sua mano, il contenuto prezioso.
Prese la prima foto, piccola tra le sue grandi mani, e osservò il profilo di quello che sarebbe stato suo figlio.
La testa era grande, più del tronco piccolo, con solo quattro, sottili e corti arti. Era nera, la figura del figlio, messa in risalto dallo sfondo grigio chiaro. La sacca amniotica, creata dal chakra demoniaco, lo avvolgeva come una piccola dimora, tenendolo al sicuro.
I muscoli facciali formarono una smorfia di dolore, mentre si portava la foto alla fronte, stringendo le palpebre.
Le lacrime attraversarono il viso, infrangendosi sui pantaloni scuri, formando dei piccoli aloni, mentre il suo cuore, metaforicamente, si stava crepando.


***

Riesco a girare la testa, ad arrotolare le dita e a stirare le gambe e le braccia.


L’attesa. Odiava l’attesa e l’impotenza che nascevano dal fatto che, ora non poteva più cambiare le cose.
Avrebbe tanto voluto forzare la porta, con un calcio e fermare l’imminente operazione.
Stava incenerendo la porta davanti ai suoi occhi da bene mezz’ora.
Si morse il labbro, una scia di sangue che scorse verso il mento.
Se la asciugò con forza, mantenendo lo sguardo sulla porta.
Perché non riusciva a muoversi? Perché non aveva bloccato Naruto a letto quella maledettissima mattina?
Dopo che avevano parlato quel giorno, non era più riuscito a guardare in volto Naruto, evitandolo.
Poi, il giorno della fine, si era avvicinato.
Non riusciva a respirare, il corridoio dell’ospedale sembrava opprimerlo. Come se le pareti si stringessero intorno a lui, soffocandolo.
Non vedeva il bianco delle pareti, non vedeva gli infermieri. Vedeva solo quella porta scura. Quell’unico ostacolo che gli impediva di far qualcosa.

Tsunade guardò gli occhi chiari di Naruto. Una marea di emozioni vorticavano nelle iridi cerulee.
-.. Adesso ti farò l’anestesia.. Poi precederò a togliere il feto. Ti sveglierai tra poche ore, sicuramente con un dolore al ventre.
Naruto annuì solamente.
-Sei sicuro di farlo, Naruto? Dopo non si può tornare indietro.
Naruto la guardò, abbassò gli occhi sul ventre e poi verso la porta. Sentiva la presenza di Sasuke di là dalle mura. Sentiva quella sensazione opprimente che gli attorcigliava le membra.
Sarebbe riuscito a uccidere suo figlio. Ferendo così il suo animo e quello di Sasuke ancora più profondamente?!
Annuì, mordendosi la lingua. La testa che diventava leggera e gli occhi che iniziarono a bruciare.
Tsunade chiuse gli occhi per un momento, e poi lentamente fece avvicinare l’ago della siringa al braccio di Naruto.
Perché si era immaginata, per un momento che tutto questo non stava veramente succedendo e che Naruto gli aveva bloccato il braccio?!

Quando la porta si aprì, il cuore di Sasuke sprofondò a terra, la ferita lasciata dal fratello per la morte dei genitori si aprì, più profonda che prima, e gli occhi diventarono vacui.
Tsunade non lo aveva guardato, si era semplicemente avviata verso il corridoio per poi scomparire.
Questo voleva dire solo che suo figlio era morto. Aveva perso, per l’ennesima volta, aveva perso miseramente.
Le gambe tremarono quando iniziò ad avvicinarsi.
La porta era sempre più vicina.
Deglutì ed entrò. La realtà che gli cadde addosso come un macigno.
Naruto si stava cullando, in un movimento lento, sul letto.
Le braccia che tenevano ferme le gambe, portate verso il petto; la testa nascosta tra le ginocchia.
-Nar..





*********

Grazie per aver letto, il prossimo capitolo verrà pubblicato la prossima settimana.
Eh.. eh.. pesce d'aprile. (in anticipo anche questo.)
Scorri e scoprirai cosa è successo.

*********









-Non c’è l’ho fatta..
La voce di Naruto tremava, scossa da singhiozzi che non riusciva a trattenere.
E il cuore di Sasuke prese a battere di nuovo, l’aria che riempiva i polmoni, dopo attimi di agonia.
-.. Hai tenuto il bambino?
Sapeva che era così, Naruto gli aveva detto quella frase, ma voleva avere una certezza che tutto quello non era un sogno, che non era svenuto per l’ansia e ora stava semplicemente sognando tutto quello.
La testa bionda si scosse in un tacito sì, e si alzò piano, rivelando lo sguardo abbattuto e stanco di Naruto.
Le lacrime che, ancora gli rigavano le guance, e gli occhi rossi e gonfi.
Si avvicinò come un automa al corpo del ragazzo, e lo abbracciò stretto a se, sedendosi sul bordo del letto.
Del liquido trasparente brillava verso il pavimento, la siringa spaccata, frantumata in piccoli pezzi.
Naruto sciolse le braccia dalle gambe, avvolgendole attorno al busto forte di Sasuke, la testa che sprofondò nel petto del più grande mentre quest’ultimo riprendeva il movimento di Naruto, cullandolo dolcemente.
Una sola lacrima si permise di scendere dagli occhi neri. Una lacrima che racchiudeva tutta la sua paura, la tristezza e l’amarezza che aveva provato pochi attimi prima.
Ora scivolava via dal suo volto, scomparendo tra loro.
La presa attorno alle spalle di Naruto aumentò, il mento spigoloso che si appoggiava sulla testa del biondo e le palpebre che si chiusero serene.
-Mi prenderò cura io di te.. Di voi. Non ti lascio solo.. Tranquillo.
Sussurrò Sasuke, la prese alla sua maglia che aumentava mentre Naruto annuiva piano.
-.. Grazie..
Aggiunse poco dopo. Naruto che piano piano crollava in sogno tra le sue braccia calde.

Quando si svegliò, la testa gli stava scoppiando come non mai in vita sua e gli occhi gli pizzicavano.
Spostò lo sguardo a lato, spalancandolo appena quando vide Sasuke dormire accanto a lui.
Era seduto sulla sedia bianca, la testa appoggiata a un braccio sopra al letto e l’altro sopra al suo grembo.
Spostò gli occhi alla finestra della camera, perdendolo nel cielo stellato al di là del vetro.
Aveva fatto bene a tenere il bambino?
Sarebbe stato bravo da prendersene cura? Lui, un mostro?
Gemette, a una piccola fitta e Sasuke si mosse, mugugnando.
Doveva stare scomodo su quella sedia, pensò e lento fece passare la mano tra i capelli arruffati ma morbidi di Sasuke.
Le palpebre tremarono appena e si aprirono lentamente, incontrando iridi azzurre che lo guardavano intensamente.
Alzò il capo, guardandosi intorno stordito per un momento. Naruto che si allontanò appena da lui, scostando la coperta che lo avvolgeva.
-La sedia deve essere scomoda.. Vieni!
Sussurrò Naruto indicandogli il posto vuoto.
Sasuke lo guardò e annuì stancamente.
Sgusciò sotto le coperte, accanto a Naruto stringendolo tra le braccia, facendogli appoggiare la testa sul petto e chiuse le palpebre.
Naruto, invece le spalancò, guardando perso la stanza davanti a lui, poi un dolce sorriso nacque sul suo viso, mentre abbracciava con un braccio il busto di Sasuke, accucciandosi a lui.
Stanco, cadde subito nel mondo dei sogni, sentendo distrattamente la presa intorno alle spalle aumentare, e un altro braccio avvolgergli la vita.

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Capitolo 13
*** Ti sentivo già dentro, e in un secondo mi son perso. ***



Salve gente. Scusate per avervi fatto attendere.
L'ho scritto adesso, sul treno, in ritorno da Napoli; quandi vi dico solo che è, più che altro, un capitolo di passaggio che non disturba quelli che ho salvato sul computer a casa..
In tre ore e mezzo non sapevo che capperina fare, perciò mi sono messa a scrivere qualcosa, visto che poi domani non potrò postare, e neanche i giorni successivi, fino a sabato, penso.. non so. Perciò non voglio lasciarvi a bocca asciutta per tutti questi giorni.
Una buona lettura e un bacio a tutti quelli che leggono questa storia. Un abbraccio a chi recensisce.


**********************
Ti sentivo già dentro, e in un secondo mi son perso... 


La mattina seguente, Tsunade, entrando nella stanza dell’ospedale di Naruto, trovò i due ragazzi dormienti, ancora abbracciati teneramente.
Non fermò il sorriso dolce che gli si dipinse il volto, mentre si chiuse la porta alle spalle, entrando nella camera.
Gli dispiaceva svegliarli all’alba, era sicura che fossero stanchi per la giornata precedente.
Perfino lei era distrutta per tutta quella tensione, e dire che lei ne era stata solo la spettatrice. Non voleva vedersi nei panni di Naruto, e neanche in quelli del moro.
Avanzò verso la coppia, con passo leggero sul pavimento chiaro, e si fermò poco prima del bordo del letto, dalla parte di Sasuke, guardando come quest’ultimo abbracciasse possessivamente Naruto.
La testa bionda era nascosta nel petto ampio dell’Uchiha, un braccio appoggiato al fianco coperto dalla maglia nera di cotone, e la stoffa stretta nella presa ferrea delle dita affusolate di Naruto.
Le mani di Sasuke, invece sembravano come avvolgere il giovane ragazzo che gli giaceva a fianco: una avvolgeva i morbidi fianchi di Naruto, e l’altra, invece, sprofondava dietro al capo, facendo perdere le dita chiare nei capelli lunghi e sciolti del biondo.
Rimase interdetta sul da farsi, non sapendo come procedere per svegliarli.
Si sarebbe sentita strana, spezzando quel quadretto che mai più avrebbe rivisto.
Ma forse, non tutti la pensavano come lei.
La porta della camera si aprì di scatto, sbattendo contro il muro, e una trafelata ragazza dai lunghi capelli rosa fece il suo ingresso.
Prima che gli occhi verdi mettessero a fuoco la scena, Sasuke aprì di scatto gli occhi, alzandosi infastidito, guardando malamente chi lo aveva svegliato.
A fianco, Naruto mugugnò, ma non si svegliò, rotolando via dal suo corpo, accucciandosi in posizione fetale, accanto.
-Tsunade Sama.. Hanno visto Sasuke in ospedal… e.. ohh..
Tsunade guardava l’allieva con la testa leggermente piegata verso destra, gli occhi nocciola che la guardavano con rimprovero.
Sakura, poi, rossa in viso per la sua entrata, si accorse di un altro paia di occhi che la guardavano.
Occhi neri come una notte senza stelle.
Le iridi scure di Sasuke.
-.. Sasuke kun?
Tentennò la ragazza, guardando con occhi larghi e sorpresi il moro.
Sapeva che era stato visto all’ospedale, che era entrato in una camera, e mai uscito, ma non pensava di fare una figura del genere, davanti a lui.
Sasuke la guardò indifferente, anche se Sakura poteva vedere che era abbastanza scocciato dalla sua presenza, o dal modo in cui l’aveva svegliato.
Tsunade si schiarì la voce, voltandosi verso il moro.
-Uchiha.. Oggi pomeriggio nel mio ufficio.
Disse e poi oltrepassò la sua allieva, salutandola e chiuse la porta della camera.
Un silenzio imbarazzante scese tra i due. A dir si voglia, Sakura era l’unica imbarazzata in quel momento. Sasuke, semplicemente fissava un punto, a lei imprecisato, accanto a lui.
Si scostò una ciocca di capelli e sorrise imbarazzata.
-Scusami per averti svegliato così..
Ridacchiò, le gote che assunsero un color rosso.
Il moro la guardò indifferente e scosse le spalle.
-Mi cercavi?
Domandò atono, guardandola.
-.. Beh! No. Ho saputo che eri qui e mi sono preoccupata.. Tutto qui!
Rispose, spostando lo sguardo dagli occhi magnetici neri, sul mobilio di quella stanza.
-Umh!
Non si sarebbe aspettata che Sasuke gli raccontasse cosa avesse. Era sempre stato sulle sue, silenzioso e indifferente a tutto.
Però, ci stava male.
Si conoscevano ormai da anni, eppure lei non lo conosceva affatto e lui.. Semplicemente non la considerava.
Aveva sperato, col tutto il cuore, che avrebbe avuto un ruolo un po’ più importanza nella vita del ragazzo.
 Se non come amante, perché ormai aveva capito che quel posto era già di qualcun altro, almeno come amica, confidente.
Ma niente. Non riusciva a superare la barriera invisibile che Sasuke si era costruito in tutti quegli anni.
Solo una persona era riuscita a oltre passarla…
-.. Naruto? Come sta?
Lo sguardo del moro si accese al sentire solo il nome.
Era perché, in testa, aveva ancora la risposta del biondo. Quello era il primo giorno di vita del loro bambino. Perché se prima la vita del figlio oscillava in una sottile lama, tra la vita e la morte, ora, invece, sarebbe sopravvissuto.
Sarebbe nato e cresciuto, e lui sarebbe stato un padre esemplare.
Avrebbe dato al figlio e a Naruto, tutto l’amore che ancora possedeva; quell’amore che negli anni non era mai scomparso, ma che era solo stato protetto.
-Bene.
Rispose,voltandosi appena e fu allora che Sakura notò la fluente chioma bionda di Naruto.
I capelli d’oro, sciolti, cadevano dolcemente e liberamente sul materasso bianco, uscendo dal fagotto di coperte che prima non aveva notato.
-Naruto?
Strillò scioccata, avanzando di un passo per vedere meglio il biondo che si lamentò nel sonno, portandosi una mano sul capo, spostandosi i capelli dal viso.
Le palpebre di Naruto si aprirono, mostrando le iridi ancora velate dalla stanchezza.
Facendo perno sulle braccia, alzò il busto, e voltò il capo verso Sasuke.
-.. Suke?! Che ore sono?
Domandò, appoggiando stancamente il capo sul ventre di Sasuke, chiudendo gli occhi. Il tutto sotto lo sguardo scioccato di Sakura.
-E’ l’alba.
Rispose, accarezzando Naruto sul capo, pettinando lentamente, con le dita, i lunghi capelli biondi.
Naruto annuì stancamente, sbadigliando, ritornando a dormire come se niente fosse, non accorgendosi della ragazza dai capelli rosa.
Sakura spalancò gli occhi quando vide il gesto di estrema tenerezza di Sasuke, e i suoi occhi neri guardarla.
Indietreggiò scossa, abbassando appena lo sguardo, spezzando il contatto visivo, fissando poi Naruto.
-.. Glielo hai detto?
Domandò con voce spezzata.
-Si.
Rispose Sasuke, con una calma quasi surreale.
A Sakura gli tremavano le gambe e le braccia.
Sentiva in gola un blocco che gli smorzava il fiato.
Era già conscia del fatto che Sasuke provasse qualcosa per Naruto, ma che quest’ultimo ricambiasse, non era propriamente nella sua testa.
Si sentiva tradita, e in quel momento aveva una voglia matta di mettersi a strillare, facendo capire che tutto quello era sbagliato. Un amore impuro.
Sgranò gli occhi a quei pensieri, scioccandosi.
-Sakura.
La chiamò Sasuke, guardandola intensamente.
Alzò lo sguardo, cercando di non abbassarlo.
-Per Naruto sei come una sorella. Sei parte della sua famiglia, perciò non fare qualcosa di cui potresti pentirti.
Quella frase, detta con così tanto distacco, aveva tanti di quei significati, che si perse un attimo a riceverli tutti. In essa, scritta tra le righe, ci aveva letto una velata minaccia. Perché se lei avesse fatto soffrire Naruto, Sasuke era già pronto a fargliela pagare cara.
Annuì, afferrandosi con la mano sinistra, il braccio destro.
Sasuke la guardò, annuendo appena e si appoggiò con la schiena alla testata del letto d’ospedale.

Si sentì accarezzare i capelli e, mugugnando, aprì le palpebre, mostrando iridi azzurre assonnate.
Fisso un punto davanti a lui, di color bianco, non capendo cosa fosse.
Era rintontito e per un momento si perse nei suoi pensieri.
-Penso che dobbiamo andarcene.
Alzò lo sguardo, fissando sconcertato Sasuke che, appoggiato al muro bianco dietro di loro, lo guardava tranquillo.
Per la prima volta vide l’espressione serena di Sasuke, il viso rilassato e gli occhi neri che brillavano.
Annuì, sbadigliando, tirandosi a sedere sul letto, mentre scostava le coperte che puzzavano di disinfettante.
Si sentiva stanco e spossato, forse per il dormiveglia che aveva fatto, dopo che si era alzato, per chiedere che ore fossero a Sasuke.
Alzandosi, appoggiando le piante dei piedi sul pavimento freddo, le gambe gli tremarono, e si appoggiò al comodino chiaro.
-Stai bene?
Domandò Sasuke, alzandosi e incamminandosi verso di lui, che annuì, respirando profondamente.
-.. Sono solo rintontito.. Devo aver dormito troppo.
Sasuke lo guardò, annuendo leggermente, indossando le scarpe.
-Hai dormito 12 ore..
Naruto si voltò sconvolto verso le spalle ampie di Sasuke, che indifferente si era seduto sul letto, aspettando che il biondo finisse.
-Così tanto!? Perché non mi hai svegliato prima..
Era sconcertato.
Non aveva mai dormito per così tanto tempo, escludendo gli episodi che seguivano le missioni, quando arrivava in ospedale distrutto.
Dormire così tanto, solo perché era stanco, non era propriamente da lui.
-Tsunade ha detto che è normale..
Sasuke si voltò, guardandolo intensamente si alzò, mentre Naruto si fermava poco davanti a lui.
-Ah..
Rispose, con voce flebile, sorpassandolo.
Era stanco, perché semplicemente era incinta.
Questo era il succo della questione.
Sarebbe stato stanco e fiacco per il resto dei mesi, fino a quando il bambino non sarebbe nato, non sarebbe uscito da lui.
Si fermò mentre era intento ad abbassare la maniglia della porta, con gli occhi larghi e persi in immagini raccapriccianti di un parto.
Come diamine avrebbero fatto a tirarglielo fuori?!
Sentì la presenza di Sasuke accanto a lui, e lo guardò per poco, prima di aprire la porta, e correre letteralmente nel palazzo dell’Hokage.
Voleva sapere, ma allo stesso tempo voleva che Tsunade non gli rispondesse.
Aveva deciso di tenerlo, e per questo si ripromise che avrebbe lottato con i denti e le unghie, proteggendo quel bambino.
Suo figlio.
Sarebbe andato anche contro il villaggio stesso, se era necessario.
Ormai aveva deciso, e nessuno poteva deviare la sua decisione. Era un testardo fatto e finito.
Per i corridoi dell’ospedale, intravide la figura slanciata di Sakura, intenta a medicare un ninja ferito.
-.. Ciao Sakura chan!
Disse, con un sorriso solare ad ornargli il volto.
La ragazza si irrigidì appena, voltandosi verso Naruto, guardandolo con sentimenti che il biondo non capì.
Sembrava risentita su qualcosa, tradita.
Il viso era pallido, e gli occhi verdi, era leggermente arrossati per lo sforzo di non piangere.
Il sorriso che mostrò a Naruto, era tirato, finto. Come se tutto andasse veramente bene. Ma in quel momento Sakura, sentiva solo una gran gelo avvolgerla.
-Ciao nhh..
Non riusciva neanche a pronunciare il nome di quello, che fino a pochi attimi fa, era il suo migliore amico, il suo confidente.
Naruto la guardò interrogativo, inclinando il capo verso destra.
-Tutto bene?
Domandò sconcertato.
Sakura annuì, voltandosi verso il ninja e finì la fasciatura sul braccio.
-.. Tra una settimana sarai come nuovo..
-Grazie mille.
Il ninja sorrise, si inchinò e scomparve per i corridoi bianchi dell’ospedale.
Sakura sospirò, pulendosi le mani sul camice bianco, e si voltò di nuovo verso Naruto, che la guardava, in cerca di una spiegazione.
-Non è niente, davvero. Sono solo stanca..
Stanca di essere tradita. Di essere esclusa.
Ma Naruto ci leggeva solo menzogna i quei occhi chiari.
Annuì, poco convinto, fissando Sakura, che, distrattamente, fissava un punto, oltre il vetro della finestra.
-Ok.. Allora io vado. Ci vediamo in giro.
Disse Naruto, e la ragazza annuì, tirando un altro sorriso falso, mostrandolo a Naruto.
-Ci vediamo..
Sussurrò, e Naruto annuì, incamminandosi, voltandosi verso metà corridoio, giusto il tempo di vedere il pugno di Sakura, contro la superficie del muro.
Aveva avuto l’impressione che Sakura c’è l’avesse con lui, senza un reale motivo.
Sembrava che la sua presenza, infastidisse la ragazza dai capelli color pesca. Ma non sapeva spiegarsi il motivo.
Eppure non aveva fatto niente di male ultimamente, a dir la verità, non vedeva Sakura da quando l’aveva invitata da Sasuke per cena, e se si ricordava bene, la ragazza se ne era andata abbastanza felice.
Sbuffò, infastidito dallo essere all’oscuro delle cose che lo riguardavano.
Almeno voleva sapere perché c’è l’aveva con lui. Non pensava di essersi comportato male con lei. Non apertamente, almeno.

Sasuke guardò Naruto scomparire tra i corridoi dell’ospedale e sospirò. Un po’ di sollievo, e un po’ per la stanchezza.
Adesso si sentiva così leggero, il suo cuore sembrava essere scongelato. Eppure, non riusciva a rimanere tranquillo.
Aveva una strana sensazione, che gli tormentava lo stomaco, come se ci fosse un pericolo dietro l’angolo.
Con certezza, sapeva che ora sarebbe stato tutto in salita, su una strada diroccata.
Il primo ostacolo, sarebbe stato quello di annunciare la nascita del figlio agli amici di Naruto, sperando che non si allontanassero dal biondo.
Naruto avrebbe sofferto, tanto, e lui non voleva questo, ma in qualche modo era inevitabile. Non sarebbe stato facile annunciare la cosa, figurarsi quando la voce si sarebbe sparsa per il villaggio. Adesso che ci pensava, sarebbe stato solo Naruto al centro di tutto. E lui sarebbe stato solo quello egoista, imponendo al ragazzo di sopportare altro dolore, per la sua felicità.
Con questi pensieri, non si accorse di esser arrivato davanti all’ufficio di Tsunade. Guardò la porta blu con uno sguardo indecifrabile, turbato dai pensieri di prima.
Era certo che lui sarebbe stato come l’ombra stessa di Naruto, sempre con lui, sempre a difenderlo come, mai prima, era in grado di fare.
Lo avrebbe protetto dagli sguardi disgustati degli amici, dall’ignoranza del villaggio e, per una volta, si sarebbe fatto carico del dolore del compagno.
Prendendo un grosso respiro, bussò tre volte, prima di aprire la porta, ed entrare.
Tsunade sedeva dietro alla scrivania, la luce chiara del mattino ad illuminargli la schiena e i fogli sparsi sulla superficie legnosa.
La donna alzò lo sguardo, facendo segno a Sasuke di sedersi sulla poltrona davanti a lei.
Lo sguardo della donna era serio, il volto solcato dalla stanchezza della giornata appena iniziata.
Non era un buon segno, quando la donna era seria, orami la conosceva.
Tsunade gli fece segno di avanzare verso di lei, posizionandosi la centro, e lo fece, anche se con passo leggermente lento, lo fece.
Non scostò lo sguardo da quello della donna, ma lo mantenne fermo, tranquillo.
-Ora che Naruto ha deciso di proseguire, lo dovremo tenere sotto controllo..
Iniziò, seria, accavallando le gambe lunghe e snelle, appoggiandosi con tutto il peso sullo schienale della poltrona.
-.. La sua psiche potrebbe risentirne. Ne ho avuto la certezza ieri. Non so quale era il suo problema prima e non voglio saperlo, ma sappi, Uchiha, che ora sarà tutto in salita. Penso che tu ci sia arrivato da solo.
Sasuke annuì grave, tirando i muscoli facciali in espressione torva e seria.
Eccome se c’era arrivato.
Naruto era già di per se imprevedibile, ed emotivamente fragile. Doveva rimanergli attaccato, per sostenerlo, per non farlo cadere nella depressione. Perché sapeva che Naruto ci sarebbe caduto, se fosse rimasto solo.
Quando qualcosa cambiava, nella vita di Naruto, per quest’ultimo era dura setacciare di nuovo la strada, anche se poi ci riusciva sempre.
Soffriva in silenzio, corrodendosi da solo, pensando che potesse farcela.
Il suo compito era quello di tenerlo d’occhio, studiandone ogni cambiamento.
-Di a Naruto che la prossima settimana, viene in ospedale per un’altra ecografia e un prelievo del sangue.
Sasuke annuì, inchinandosi appena e si voltò per uscire dallo studio della donna.
Quella chiacchierata, anche se era stata di poche parole, lo aveva turbato più del dovuto.
Uscendo dal palazzo centrale, si incamminò verso casa, con le mani tra le tanche e gli occhi puntati verso il basso, mentre la mente era invasa di pensieri.
Respirò affondo, sfilando la mano destra dalla stoffa dei pantaloni, portandosela davanti al viso, massaggiandosi stancamente le palpebre.

Quando arrivò a casa, verso mattina inoltrata, e aprì la porta, dei rumori al piano di sopra gli fecero corrugare le sopracciglia nere.
Sfilandosi i sandali, e incamminandosi con i piedi nudi sul tatami freddo, si diresse verso le camere, aprendo lentamente la porta della sua stanza, guardando allibito e sconcertato Naruto, intento a raccattare la sua roba.
-Naruto?!
Domandò, incerto, fermandosi sullo stipite.
Vide come il corpo del biondo si tese appena, e lo sguardo saettare verso il suo.
-Sasuke..
La voce di Naruto era stridula e il biondo se la schiarì, mettendosi dritto.
-Cosa stai facendo?
Lo sguardo di Naruto saettò da lui, alla sacca scura aperta sul letto sfatto, fermandosi lì per pochi secondi.
Naruto voleva andarsene prima che Sasuke entrasse in casa, e invece era stato beccato quasi alla fine.
Maledì la sua lentezza, e fissò le iridi nere del moro.
-Ritorno a casa mia..
Annunciò.
E Sasuke si sentì crollare il mondo addosso.

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Capitolo 14
*** Ora riesci a sentirmi, chichi?.. ***


4 giorni prima.

Il sole splendeva alto nel cielo terso. Poche nuvole, bianche, ne solcavano il paesaggio primaverile, dove alberi verdi, crescevano rigogliosi.
Un ragazzo, dai capelli brizzolati castani, camminava tranquillo sulla via del suo villaggio, nascosta nel bosco, canticchiando un motivetto felice.
I lunghi pantaloni grigi, all’arabesca, gli coprivano le gambe snelle e toniche, e la fascia in vita rossa, metteva in risalto la sua magrezza. Il busto del ragazzo era nudo, abbronzato, coperto solo da un gilet grigio aperto e corto, con un colletto a revers rosso scarlatto.
I suoi passi erano lenti, mentre il viso era rilassato e gli occhi grandi e verdi guardavano il paesaggio intorno.
In mano, stretta con presa ferrea, trasportava una cesta di frutta e pane.
L’aria gli accarezzò il viso, e sorrise, chiudendo gli occhi, alzando il viso verso il cielo limpido.
-.. SCAPPAAAA..
Un urlo disumano gli fece spalancare gli occhi, e guardò davanti a se terrorizzato.
Un uomo, dalla capigliatura bianca correva verso di lui, scappando dal punto in cui ci sarebbe stato il villaggio.
Stranamente si ritrovò a tremare, mentre guardava il corpo dell’uomo attraversato da ferite superficiali, e gli abiti impolverati e neri.
Lo aveva riconosciuto dagli strani tatuaggi del viso rugoso.
-Ryu-Sama.. Cosa le è succe..
-Scappa ho detto, Kotetsu.. Vai viahrghh..
Kotetsu vide come Ryu allargò gli occhi, un’espressione di puro dolore che si dipinse sul suo volto, e come cadde a peso morto davanti a lui, mentre un kunai gli si era piantato nel retro del collo.
La cesta gli cadde di mano, ribalzando al suolo, e le verdure e il pane si riversarono fuori.
La bocca gli si spalancò, così come gli occhi lucidi e rossi, per le lacrime che tentava, invano, di trattenere.
-C’è n’è un altro, capo.
Tuonò un uomo, comparso dietro di lui in batter di ciglia, che lo immobilizzò.
Cercò di scalciare, provò disperatamente di sottrarsi da quella presa ferrea, ma tutto quello che il corpo fece, fu tremare, quando davanti a lui comparve un ragazzo, circa della sua età.
Lo sguardo del tipo era sprezzante, minaccioso e derisorio. I capelli dritti, azzurrini gli ricadevano sul viso spigoloso, facendo risaltare le iridi nere/grigie.
Le labbra erano tirate in un ghigno sadico e divertito.
-Ci sarà utile..
La voce del ragazzo era glaciale, bassa e minacciosa, e gli fece nascere un brivido di puro terrore nel corpo.
Il ragazzo fece un cenno del capo all’uomo che gli si era posto dietro, e quello che vide Kotetsu dopo, fu solo il buio.

***

-Voglio starmene per conto mio. Devo assimilare bene questa cosa, ok?!
Le parole che uscirono da Naruto erano incerte in alcune parti, e lo sguardo saettava per la camera, incontrollato, per non incontrare le iridi nere.
-.. È stato tutto così veloce, ho bisogno di pensare.
Sussurrò, prendendo la borsa e appoggiandosela sulla spalla.
Sospirò, quando attraversò la distanza che lo divideva da Sasuke, e sorpassò il moro, entrando nel corridoio buio della villa.
Sasuke aveva seguito ogni suo singolo movimento, e non era riuscito a dire niente, se non afferrare il polso di Naruto, e sbatterlo con violenza alla parete di cartongesso.
Naruto aveva mozzato l’urlo di sorpresa e di paura in gola, mentre guardava con occhi sbarrati il viso di Sasuke.
Sentì la presa intorno al suo polso allentarsi, e una mano afferrargli la spalla.
-Perché..
Sibilò il moro, guardando con sguardo infuocato Naruto.
-Te l’ho detto, ho bisogno di assimilare questa situazione con calma. Se sto qui, con te, non c’è la faccio. La tua presenza m’innervosisce.. Devo.. Staccarmi un po’…
Rispose Naruto, guardando in quegli occhi scuri, spegnendo quel fuoco incandescente.
Vide il moro mordersi il labbro inferiore, già graffiato, con forza, e si sentì il braccio, ancora nella presa ferrea di Sasuke, essere portato sopra alla sua testa.
Il corpo di Sasuke era immenso, e si sentì mancare il fiato quando si avvicinò al suo, spingendolo sempre più vicino al muro, surclassarlo.
E sentì il battito del suo cuore aumentare sempre di più, quando gli occhi neri si avvicinarono ai suoi, e qualcosa nello stomaco muoversi, riscaldandolo.
Sasuke lo baciò con forza, premendo con disperazione le labbra sulle sue, e gli occhi ancora puntati ai suoi.
Naruto leggeva tutto e niente, in quelle iridi nere, e si sentì nudo davanti a quello sguardo penetrante.
Mugugnò, quando Sasuke si spinse ancora verso di lui, e cercò di staccarsi dal bacio per riprendere aria, inutilmente.
Fu solo pochi secondi dopo che Sasuke si staccò, guardandolo senza lasciare la presa.
-Rimani.
La voce di Sasuke era sempre così calma e quieta, e Naruto ne rimase sorpreso.
Scosse il capo, abbassando lo sguardo, divincolandosi dalla presa senza forza del moro, e, respirando a fondo, si diresse verso la borsa, raccogliendola.
-E’ meglio per tutti e due.
Cos’era? Si erano invertiti i ruoli adesso?
Sasuke, in piedi sulla cima delle scale, guardò la schiena di Naruto, allontanarsi sempre di più da lui.
Era questo che Naruto aveva provato quando lui lo aveva abbandonato?
Si sentiva vuoto e freddo, ogni passo che Naruto compieva verso l’esterno.
Solo quando la porta di casa fu chiusa, Sasuke si permise di far crollare la sua maschera, e di tirare un pugno al muro. Si concentrò sul dolore che gli partì dalle nocche, coinvolgendo, vibrante, tutto il braccio, per fermarsi come uno spillo nella spalla destra.
Chiuse gli occhi, respirando profondamente, mentre tra le labbra aveva ancora il sapore di Naruto.

Si appoggiò per pochi secondi sulla porta d’entrata di Sasuke, guardando verso il cielo azzurro, e respirò a pieni polmoni.
Abbassò il capo, stanco, e si diresse verso casa, dove il sigillo di Tsunade si era infranto.
Non si sentiva ancora pronto a restare con Sasuke, eppure, si ripeteva, era stupido. In grembo stava nascendo il figlio del moro, suo figlio.. Il loro bambino. Ma stando nella stessa casa di Sasuke, lo innervosiva.
Dopo qualcuno avrebbe fatto troppe domande, si sarebbe fatto troppo curioso.
La paura di esser scoperto lo assalì ancor prima del pensiero stesso. Prima o poi la cosa sarebbe balzata fuori, spargendosi per il villaggio come un’epidemia.
Era passato come fantasma, a mostro, per poi esser acclamato come eroe della foglia e ora.. Doveva ricadere in quella dimensione di solitudine. Perché sapeva - ne era fortemente convinto- che nessuno avrebbe accettato la cosa come fosse normale. Avrebbe rivisto quegli sguardi derisori e sprezzanti. Disgustati da lui e si sarebbe, di nuovo, ritrovato solo.
Sasuke gli sarebbe stato accanto, era vero, ma il moro non poteva diventare tutto quello di cui lui aveva bisogno.
Ora non era suo amico e neanche un fratello. Ogni giorno della sua vita aveva voluto dare un significato al loro strano legame, e ogni volta che sembrava azzeccare l’aggettivo giusto, ritornava sui suoi passi, ripensando attentamente.
Quando erano piccoli, lo aveva considerato meno di un amico, ma poi la loro amicizia era sbocciata, fino a diventare, nel periodo genin, un sentimento di fratellanza. E poi era sempre di più cambiata, rafforzandosi a ogni imprevisto e situazione, finché non erano arrivati a quel punto. L’ultimo.
L’amore.
Naruto non ne sapeva niente. Aveva scambiato l’enorme affetto che provava per Sakura, in amore, nel primo amore. Ma non era Sakura che lui pensava costantemente, e non erano per Sakura, le lacrime che lui versava. Non era lei la protagonista dei suoi sogni, non lo era mai stata. Era sempre stato, solo Sasuke. I suoi occhi erano quelli che lui desiderava vedere la mattina, quando si svegliava, ed era il suo calore che voleva percepire, quando sentiva freddo.
Prese le vie più nascoste, e meno abitate, e arrivò a casa.
Prima di uscire dal vicolo, guardò verso sinistra e poi destra, intimorito degli sguardi con cui la gente lo avrebbe potuto osservare.
Si sentiva sempre di più oppresso da quella situazione.
Claustrofobia.
Era quello che sentiva in quel momento.
Quasi corse per le scale del suo appartamento, cercando di non far troppo rumore, attirando così la curiosità della signora di sotto.
Arrivò al suo piano, l’ultimo, e s’infilò in casa, prendendo fiato quando si chiuse la porta alle spalle.
Ora si sentiva al sicuro, rinchiuso da quelle quattro mura, dove tutto era familiare e non era intriso dal sangue del passato.
Guardò il monolocale con occhio critico, non sapendone neanche il perché, e si fermò sulla cucina, esattamente su un armadietto.
Ora non c’era nessuno, e poteva..
-Si!
Urlò, forse con troppa enfasi, accantonando i pensieri deprimenti di prima.
La sua scorta di ramen era lì, oltre quella porticina di legno colorata.
Camminò veloce, e rischiò di inciampare nel tappeto, e quando arrivò, e aprì l’anta, il sorriso che aveva in volto, si spende, e sgranò gli occhi.
Il suo amato ramen non c’era.
Al suo posto c’erano pacchi di riso, frumento e soia.
Terrorizzato, aprì il frigo.
Non lo avesse mai fatto.
Voleva tanto urlare, e distruggere qualcosa. Forse sarebbe partita da quelle cose verdi ,che lui non riusciva a chiamare con il proprio nome, che se ne stavano tranquille nel SUO frigo. Era inconcepibile una cosa del genere.
Delle verdure, in casa sua.
Questa era guerra aperta contro chiunque c’è le avesse messe.
Dovrai mangiare sano.. Lo ha detto la donna umana.
Ringhiò, e chiuse il frigo con forza.
-Non ti ci mettere anche tu. Io non mangio le verdure. Non l’ho mai fatto e non capisco perché devo iniziare adesso.
Forse per la creatura che porti in grembo, moccioso?!
La voce della volpe era derisoria, ma non maligna.
-Sai dire la parola “bambino”?
Domandò sprezzante Naruto, dirigendosi verso la stanza da letto, aprendo le finestre per far entrare dell’aria fresca
Se eri tu quello che voleva eliminare la “cosa“?
Sul viso di Naruto si dipinse un’espressione amara, e non rispose alla volpe, che si rintanò nel suo subconscio.
Si fermò al centro della stanza, e si portò una mano al ventre, appoggiandola sulla maglietta, e guardò in basso con sguardo abbattuto.
Lo voleva uccidere, ma solo per salvarlo.
Per salvarlo da quel mondo che, mai, lo avrebbe accettato in pieno.
Non voleva che soffrisse come aveva sofferto lui.

***

Cercare strade, sempre meno affollate, era un delirio, e un problema, poiché era primavera.
L’ombra lo avvolgeva in pieno giorno, e con passo mal fermo, si portò alla fine del vicolo umido, e guardò verso le strade affollate di Konoha.
Tutti ridevano, parlavano e camminavano tranquilli. Chi soli, o chi in compagnia.
Era da una settimana che non vedeva Sasuke, e si sentiva un po’ perso, in quel villaggio.
Era come se tutto quello che prima gli era familiare, ora sembrava solo una cosa nuova, imprevista. Come la signora mattiniera del piano di sotto. Sempre pronta a fermarsi per far due chiacchierate con lui.
Era stato solo qualche giorno fa, che l’aveva incontrata per sbaglio.
Proprio mentre stava attraversando il suo piano in fretta e furia, la signora lo aveva chiamato con un sorriso, e lui non aveva potuto fare altro che voltarsi, cercando di comportarsi come il solito.
L’odore forte dell’anziana lo aveva infastidito, e un senso di nausea lo aveva colpito, quando la donna era uscita dalla sua dimora con dei dolcetti fatti in casa.
-Naruto kun.. Tieni, prenditene uno e dimmi come sono.
Come dire di no al sorriso familiare della donna.?!
L’ho aveva assaggiato, mandando giù l’acido del vomito, con quel pezzetto di dolce.
Non sapeva che faccia aveva fatto, perché la donna aveva smesso di sorridere, e lo guardava dispiaciuta.
-Non sono buoni?
Naruto allora, aveva scosso il capo, forte, e l’aveva rassicurata che erano buoni, ma che lui aveva qualche problema di stomaco negli ultimi giorni.
A ripensare a quell’episodio, la nausea gli ripiombò addosso.
Se non fosse stato male, o incinta, avrebbe festeggiato per aver ottenuto un fiuto così sottile.
Sbuffò, prendendo il cappuccio della felpa, coprendosi, e si diresse a testa bassa verso l’ospedale, dove avrebbe avuto appuntamento con Tsunade.
I suoi passi erano leggeri sulla terra impolverata, e si sentiva soffocare dagli sguardi che la gente gli mandava.
Ma era solo la sua immaginazione, era solo la sua mente che creava quegli occhi, che gli vorticavano intorno.
Si sentì così oppresso.
-… guardate.. Il mostro.
-Suo figlio non sarà da meno..
-Un uomo che porta in se una creatura demoniaca.. Dobbiamo ucciderlo.
Si fermò, al centro della via, e si guardò intorno con occhi sgranati.
La gente sembrava non calcolarlo, intenta a fare spese per la via del mercato, o semplicemente per una passeggiata.

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Capitolo 15
*** .. perché io l'ho sempre fatto! ***


Laltra volta ho postato senza neanche una piccola nota. Gomenasai. Non mi dilungo, ma volevo solo dirvi che questo è uno spezzato del capitolo precedente, che per distrazione non ho inserito l'altra volta. E' stato un caso che abbia letto il capitolo su EFP. Ogni tanto lo faccio quando mi annoio, e mi accorgo sempre di quanti errori ci siano.. sob.. cooomuunqueeee... eh eh eh .. è imbarazzante. Casomai postavo il capitolo successivo, e non ci avreste capitolo un acca. Sono proprio bacata... *sorride amabilmente*
Vi mando un bacio e vi auguro una buona lettura. Ringrazio tutti quelli che recensiscono, che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e da ricordare.

P.S: E' proprio piccolo.. forse fra qualche settimana posterò una nuova storia. Bella. A me piace perchè è ispirata al mio film preferito e sarà una ItaNaru.. modestamente con la mia coppia preferita. Quindi rimanete sintonizzati ; )
********

Sasuke si aggirava per la casa senza pace. Era così nervoso, così stizzito, che avrebbe presto distrutto quello che gli dava fastidio.
La prima cosa, neanche a chiedere, era quello stupido villaggio, pieno di pregiudizi e doppie facce.
Strinse i pugni mentre entrava in cucina, attraversando la sala, cercando di calmarsi.
Alla fine, pensava, era sciocco il fatto che fosse così nervoso, solo perché Naruto se ne era andato da casa sua. Anche dopo che lui, l’orgoglioso Uchiha, lo aveva pregato di rimanere.
-Stupido..
Sibilò, tra i denti, mentre si versava un bicchiere d’acqua.
Non poteva neanche distrarsi con una missione, perché in quel momento di pace, le acque erano calme.
-.. Mh?
Alzò il capo, e si voltò verso il corridoio buio.
Qualcuno stava bussando alla sua porta, ed era sicuro di non aver invitato nessuno.
A meno che..
Scosse il capo, poggiando il bicchiere sul lavello, e recandosi verso l’entrata.
Era inutile sperare che fosse Naruto, anche perché era impossibile.
Più nero del solito, aprì la porta, senza chiedere chi fosse, e rimase sconcertato a fissare la persona che vi era oltre.
Naruto lo guardava con i suoi meravigliosi occhi grandi ed espressivi, azzurri come quel cielo di primavera, e il labbro inferiore leggermente tormentato dai denti.
Rimasero a guardarsi, per un tempo indefinito, fino a che Naruto non scostò lo sguardo, fissando il suolo.
-Oggi avrei la visita da Tsunade.. E visto che.. Si! Insomma, pensavo che tu.. Con me..
-Il tempo di cambiarmi.
Rispose semplicemente Sasuke, con tono neutro, mentre si voltava e s’incamminava verso il piano superiore.
Naruto alzò lo sguardo, fissando le spalle di Sasuke, ma rimanendo fuori dalla casa.
Sasuke non gli aveva detto se voleva entrare, ma il gesto di lasciare la porta spalancata era più che sufficiente.
La porta di Sasuke, per lui, sarebbe sempre stata aperta e questo lo calmò.

Silenziosi, uno a fianco all’altro, si dirigevano all’ospedale.
Ogni tanto Naruto scoccava un’occhiata a Sasuke, il quale camminava con testa alta, le mani in tasca e lo sguardo puntato in avanti.
Sentendo la presenza del moro, camminare per le vie del villaggio, non era più opprimente, come prima.
Adesso gli sguardi non erano più per lui, non erano più su di lui.
Arrivati da Tsunade, la donna li fece accomodare nella stanza, dove la prima volta Naruto aveva fatto l’ecografia.
-Come ti senti? Le nausee..
-Sotto controllo.
Rispose Naruto, sedendosi sul letto bianco, mentre la donna chiudeva la tenda, e sorrideva.
-Bene. Oggi faremo l’amniocentesi. Voglio esser sicura della salute del feto.
Naruto annuì, sistemandosi sul materasso, mentre Sasuke si appoggiava al comodino, posto a fianco.
-E cosa sarebbe.
Domandò il biondo.
-Ti farò una puntura qui..
Indicò pressappoco, un punto sulla pancia gonfia.
-.. Ed estrarrò il liquido amniotico, quello che circonda il feto.
-Sarà pericoloso?
Domandò Sasuke, studiando la donna che si voltò a guardarlo.
-Naruto dovrà rimanere fermo, e al riposo per tre giorni, visto che ci sono rischi di aborti con questo esame.
Naruto sgranò gli occhi, allarmato.
-E perché dovrei farlo?
Tsunade si voltò verso Naruto con un sorriso materno, e gli appoggiò una mano sulla spalla, cercando di calmarlo.
-Andrà bene. Non ti fidi di me, sono o non sono il ninja medico più bravo del paese.
Naruto la guardò scettica.
-Si, ma ormai hai anche la tua età.
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte della donna, mentre il sorriso diventava più accentuato, e la presa intorno alla spalla più forte, facendo uscire in piccolo lamento da Naruto.
-Come osi moccioso. Sai quante volte l’ho fatto?
-Si ma..
-Ora stai fermo e ti rilassi, che durerà un attimo. Non ti colpisco, solo perché sei in queste condizioni.
Sibilò la donna, stendendo il biondo.
Sasuke guardava la scena divertito, ma anche preoccupato per il prelievo invasivo.
Naruto sbuffò, ma cercò di rilassarsi sul letto, mentre Tsunade si sedeva sulla sedia, ed accendeva il monitor per l’ecografia, e Sasuke si posizionava sul bordo del letto, accanto al capo di Naruto e posò una mano a fianco a quelle del biondo, come aveva fatto la prima volta.
-Ok.. Iniziamo e cerca di stare calmo.
Disse la donna, impugnando una siringa con un ago, che a Naruto sembrò lunghissimo.
-Che?! No. No, no!
Naruto scosse il capo furiosamente, spaventato, ed afferrò la mano di Sasuke, stringendola tra le sue.
-Non sei vecchia, ok?! Scherzavo..
Tsunade fissò Naruto e si mise a ridere, mentre appoggiava la siringa sul mobiletto in acciaio.
-Non farà niente, non sentirai nulla, ma devi stare calmo.
-Calmo?! Ma tu sei pazza. Hai visto com’è lunga?
Strillò Naruto, balzando a sedere.
Tsunade lo fece stendere di nuovo, prendendo la sonda, e premerla sulla pancia.
-Non ti ricordavo così fifone, e ora taci e sta fermo, per favore.
A mal in cuore, Naruto si stese sul letto, guardando verso il monitor, assaporandosi, come la prima volta, la vista del suo bambino.
La mano stringeva ancora quella di Sasuke, che accanto a lui, si incantò a guardare quella macchia nera.
Il suo bambino, per lui, era bellissimo, con quella grande testa, e il tronco minuto, raggomitolato su se stesso. Più chiaramente della prima volta, intravide le mani piccole, che si movevano appena, e un calore iniziò a formarsi nel cuore a quella sublime vista.
Tsunade spalmò l’anestetico e il disinfettante sul ventre di Naruto, verso destra, guardano attentamente il monitor, e introdusse l’ago.
Naruto vide la sagoma dell’ago entrare nel monitor, accanto al suo bambino, e inconsciamente strinse la presa, ancorandosi a Sasuke. Aveva sentito meno di un pizzicotto, ma quando vide l’ago uscire dalla sua pelle, sbiancò e spalancò gli occhi.
In tutta la sua vita, non aveva mai sopportato gli aghi, e ora vedere quel “coso”, lunghissimo, uscire dalla sua pelle, lo aveva scioccato.
-Visto.. Abbiamo già fatto.
Disse Tsunade, mentre ripuliva alla ben meglio Naruto, calandogli la maglietta.
-Per sicurezza resterai in ospedale per almeno tre giorni, giusto per star sicuri.
-Tre giorni?
Tsunade annuì, alzandosi con la boccetta del liquido fetale in mano.
-E’ stato, diciamo un trauma per il feto, questa intrusione, perciò devi stare calmo e buono a letto.
Naruto annuì, sbuffando e stendendosi sul materasso e si voltò verso la finestra, guardando l’esterno, mentre Tsunade, dopo un saluto, uscì.
-Dobe..
Sasuke lo chiamò, e lui si voltò furente.
-Non chiamarmi dobe, brutto teme. Che vuoi?
-.. La mia mano..
Disse semplicemente il moro, e Naruto guardò verso il basso, dove le loro mani erano ancora strette l’una nell’altra. Si sentì il sangue caldo, salire verso le guance e scostò la mano da quella del moro, come se cuocesse.
Sasuke ghignò, scuotendo il capo e si alzò.
-Vuoi qualcosa da magiare?
-Ramen?
Disse Naruto, con gli occhi che gli brillavano speranzosi e Sasuke si perse un secondo in più per fissarle.
Sbuffando divertito, annuendo.
-Sia chiaro, la prima e ultima ciotola.
Naruto mosse la testa in un sì, felice come una pasqua, sorridendo luminosamente a Sasuke, che con un stiramento di labbra, uscì dalla porta, diretto al chiosco di ramen lì vicino.

Dio! Quanto amava il sapore caldo e gustoso del suo piatto preferito.
Era stato senza ramen per più di tre mesi, e ora era inebriato da quel sapore forte e speziato, dal sapore del pesce e della carne.
Poi Sasuke gli aveva portato la porzione extra large, e aveva azzeccato il suo gusto preferito.
-Magia a modo e non sbrodolarti addosso.
Naruto lanciò un occhiata di traverso al compagno di squadra, mentre afferrava la girella rosa e la masticava.
-Sfta fziftto..
Borbottò, masticando, ritornando al suo pranzo.
Sasuke scosse la testa, sconsolata e divertito, mentre prendeva un fazzoletto bianco dal comodino e si avvicinava al viso di Naruto.
Silenzioso e calmo, pulì il rivolo di brodo dal mento di Naruto, guardandolo dritto negli occhi azzurri.
Le guance andarono a fuoco, e Naruto si voltò dall’altra parte, borbottando un grazie.
Era così spassoso, per Sasuke, vedere Naruto imbarazzato. Quando le guance sfregiate assumevano quel color rosa scuro, e gli occhi brillavano lucidi, il controllo del moro vacillava.
Sedendosi sul bordo del letto, fissò Naruto, intento a finire la ciotola di ramen, e ne studiò tutti i tratti somatici.
La linea della mascella di Naruto era aggraziata, e si armonizzava perfettamente con il piccolo naso e gli enormi occhi azzurri. Le labbra, quelle che lui amava di più, erano morbide e turgide, carnose e grandi. Quando le assaporava, si perdeva nel sapore dolce e leggermente speziato di Naruto e si sentiva leggere, con le farfalle nello stomaco, quando quegli occhi guardavano lui.
-Perché mi fissi, mi stai terrorizzando teme.
Quello che alcune volte, proprio non sopportava, era l’ignoranza di Naruto. Abbassò il capo quasi sconfitto, e si alzò dal giaciglio.
-Taci.
Naruto lo guardò male, facendogli una linguaccia e lanciandogli una bacchetta a mo’ di kunai che il moro intercettò facilmente, guardandolo con scetticismo.
-Smettila di fare lo scorbutico.
Lagnò Naruto, guardando il ragazzo davanti a lui che perse il tempo di accennare un sorriso.
-Hai finito?
Chiese.
Naruto annuì e porse la ciotola alla mano tesa del moro che l’afferrò, voltandosi verso l’uscita.
-Arrivo subito.
In realtà non sapeva perché lo aveva detto. Era superfluo dirlo, eppure quando sentì il flebile ok del biondo, tutto sembrò normale.
Incamminandosi per i corridoi, dopo che ebbe gettato la ciotola, intravide Jugo.
Deviò il suo percorso verso di lui, e il ragazzone lo salutò con un cenno del capo.
Per Jugo, Tsunade aveva trovato una sarta che gli cuciva le maglie per la sua forma fisica, e il ragazzo come ringraziamento, ogni tanto gli dava una mano nel negozio.
Sasuke si era accorto che il ragazzo era più sereno quando incontrava gli occhi cioccolato della vecchia donna, e il sorriso era sempre più facile che gli spuntasse su quelle labbra fini.
-Sono qui per un controllo al segno di Orochimaru.
Rispose agli occhi neri e indagatori del moro. Quando sentiva quel nome.. era come sprofondare nel suo passato, oscurandogli il presente, rendendo nebbia il futuro. Ma quando si specchiava negli occhi azzurri, che sempre erano stati per lui, ogni cosa ritornava al suo posto, e il futuro sembrava sempre, a poco a poco, sereno.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Jugo rientrava nelle poche persone sopportabili. Forse perché lo capiva, o, come andassero le cose, era sempre un buon compagno d’armi. L’unico di cui si fidava nella sua squadra Taka.
-Ho saputo che Naruto kun è venuto ad abitare da te.
Il moro storse impercettibilmente le labbra, appoggiandosi alla finestra.
-Se ne è andato da una settimana.
Jugo parve sorpeso, guardando Sasuke con quegli occhi che potevano leggergli dentro.
Quegli occhi ti studiavano in silenzio, piccole iridi indagatrici, e Sasuke lo sapeva. Aveva vissuto con quegli occhi addosso per anni. Sempre fissi, ma mai indiscreti.
-Devi dargli tempo. Vedrai le cose si aggiusteranno.
E Sasuke lo guardò sorpreso, rimanendo in silenzio, e poi Jugo sorrise, voltandosi dopo un saluto e sparendo in una camera.

Si aggiusteranno veramente le cose, Jugo? Vorrei tanto crederci anch'io.

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Capitolo 16
*** Voglio sono tenerti vicino.. ***


Gnaaaaaaaa.. che sonno! Adesso vado proprio a dormire, però prima vi lascio questo capitolo, con una piccola sorpresa su Kono-kun. Un bacio e buona lettura.
ringrazio tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, e mi scuso se non ho risposto. *si inchina profondamente* Sono troppa zeppa di lavoro e non ho neanche il tempo di dormiuaahhhhhh.. *sbadiglia*
 
***

I giorni passarono lenti, e Naruto uscì dall’ospedale il quarto giorno, dopo che Tsunade lo aveva visitato un ultima volta.
Il sole pomeridiano riscaldava l’aria di Konoha e Naruto si rilassò sotto i raggi caldi dell’astro, avviandosi verso il campo d’allenamento.
Non si sarebbe allenato, ma era curioso di sapere come se la stessero passando la banda di Konohamaru.
Lo aveva incontrato per caso all’ospedale, quando era sgattaiolato fuori dalla camere, per prendersi qualcosa da mangiare.
Gli aveva raccontato che ora si stavano esercitando nel campo sei, quello vicino all’entrata della foresta della morte, ed erano mesi che non lo vedeva.
Più spensierato del solito, sgattaiolando sui tetti e sugli alberi, come un ombra, arrivò ai campi d’ allenamento, dove già percepiva i rumori tipici di una lotta.
Sorpasso, con agilità, il primo campo, scivolando tra gli alberi con maestria studiata ed arrivò dal suo amico.
Konohamaru stava combattendo un corpo a corpo con un altro ragazzo della sua età, che mai aveva visto nella piccola banda.
Si sistemò sul ramo di una betulla guardando con interesse il combattimento.
Il ragazzo che combatteva con il nipote del Terzo, era alto, con i capelli ricci e rossastri. Il corpo era flessuoso, e parava con maestria tutti i pungi e i calci di Konohamaru.
Il ragazzo ricevette un pungo dal più grande, rotolando più vicino a Naruto che si alzò, pronto a scendere dall’albero, ma si fermò quando il ragazzo che non conosceva iniziò a parlare, avvicinandosi a konohamaru.
-Ti ho battuto, ancora.
-Sta zitto. Ero distratto.
Sbottò il castano, arrossendo appena.
Il rosso ghignò, e a Naruto sembrò tanto una scena familiare.
-Distratto dalla mia bellezza, Kono chan.
Sorrise maliziosamente e Naruto vide come Konohamaru arrossì ancora di più, nascondendo il viso nella lunga sciarpa verde, che mai lo aveva abbandonato.
-Come sei vanesio, Kiryo. Non sei sempre al centro dei mie pensieri.
Sbottò e Kiryo sorrise scettico.
-Ah.. No? Pensavo il contrario. Allora dovrò rimediare.
E Naruto non si aspettò quello che avvenne poco dopo.
Kiryo si buttò in avanti, schiacciando il corpo di Konohamaru al tronco dell’albero, e lo baciò con fervore.
Naruto spalancò gli occhi, tappandosi la bocca per non emettere nessun tipo di suono.
Quando sentì un gemito di troppo, rosso in volto si dileguò dal campo, correndo verso un punto preciso.
Nella testa aveva ancora la scena che aveva visto, quando si trovò a bussare disperato ad una porta familiare.
Quando questa si aprì, senza dare tempo al proprietario, si gettò dentro, chiudendo la porta con il fiatone, cercando di calmare i battiti furiosi del cuore.
Sasuke guardò scioccato e anche spaventato il ragazzo davanti a se.
-Nar..
-Tu non puoi capire cosa ho appena visto..
Cominciò a raccontare Naruto col fiatone, alzando lo sguardo su quello del moro.
-Vuoi un bicchiere d’acqua così ti calmi e poi mi racconti?
Naruto annuì, grato quando sentì il liquido fresco della bevanda scendergli in gola.
Sasuke si appoggiò al bordo del tavolo, voltando il capo verso il basso alla sua destra, dove sedeva Naruto.
-Allora?
All’improvviso, quello che aveva visto, gli ritornò in mente, e arrossì, imbarazzato a morte.
-H.. ho visto il piccolo Konohamaru.. B..
Deglutì a vuoto, guardando il bicchiere che si girava tra le dita.
Sasuke alzò appena un sopracciglio, aspettando paziente che l’altro continuasse.
-.. Dio! Si stava baciando con.. Ahh.. Che cosa imbarazzante.
Strillò, prendendosi il capo tra le mani, scuotendolo per far uscire quelle scene dalla mente.
-Calmati ora.
Disse Sasuke, staccandosi dal bordo, inginocchiandosi davanti al biondo che lo guardò quasi disperato.
-Respira, e dimmi cosa hai visto. Chi stava baciando Konohamaru?
Domandò apprensivo il moro.
Naruto annuì, respirando a fondo e poi confessò quello che aveva visto, incespicando nelle parole.
-.. E poi si sono baciati, sotto i miei occhi.
E Sasuke non poté altro che ridere, perché proprio non riuscì a fermarle quelle risate, e Naruto lo guardò sconcertato e anche ammaliato.
Quando Sasuke rideva, sembrava che l’ambiente si riscaldasse e diventasse più luminoso. Poi come si stendevano le labbra, e ogni muscolo facciale.
-Tutto qui?
-Come tutto qui?!.. Hai sentito quello che ti ho raccontato?
Sasuke annuì, appoggiando le braccia sulle cosce semi aperte del biondo seduto.
-Anch’io li ho beccati in strani atteggiamenti. Quei due stanno insieme da qualche mese, penso.
Storce il muso Sasuke, sorridendo in uno strano modo.
Naruto lo guardò, come se davanti a lui si fosse presentato un alieno vestito da ballerina classica, con un’acconciatura a culo d’anatra.
-Tu scherzi, vero?
Domandò, titubando leggermente.
Il moro scosse il capo, puntellandosi sulle punte dei piedi, avvicinandosi al viso di Naruto.
-Ti da fastidio?
Naruto ci pensò a lungo. E no! Non gli dava fastidio. Infondo, non aveva una specie di relazione con Sasuke.
Aggrottò le sopracciglia bionde, guardando stranamente il moro.
Lui e Sasuke, adesso, cos’erano?
Sasuke lo amava.
Ed era certo che lui provava qualcosa per il moro. Eppure…  
-No.. Però..
-Stt..
E Sasuke si avvicinò ancora, appoggiando le mani sulle cosce di Naruto, portando i loro volti vicini.
A Naruto gli iniziò a girare la testa quando sentì il fiato caldo di Sasuke davanti a lui, e gli occhi neri del moro guardarlo intensamente, e si perse in quel nero profondo.
Quando sentì le labbra del moro, calde e sottili, chiuse le palpebre, assaporandosi per la prima volta un bacio datogli da Sasuke. Le sue labbra si schiusero, e sentì il sapore e il tepore della bocca di Sasuke sulla lingua, sul palato, mentre si abbandonava a quel bacio calmo, lento.
Una mano di Sasuke salì, accarezzandogli la guancia, e si intrufolò dietro al capo, afferrandogli i capelli biondi, portandoselo ancora più vicino.
E Naruto trema in quell’abbraccio possessivo, pieno di aspettativa e di bisogno.
Non si rende neanche conto di quando aveva portato le sue mani intorno al collo di Sasuke, mentre si staccano ansimanti.
È tutto così strano per Naruto. In quel momento pensò di morire sotto lo sguardo magnetico di Sasuke. In vita sua, mai aveva provato sensazioni così piacevoli.
-Ritorni qui?
Domanda Sasuke, appoggiandosi sui talloni, facendo scivolare la mano sulla guancia di Naruto, e la sente calda, bollente sotto le sue dita fredde.
-Io..
Naruto esita, senza saperne il motivo, e poi si perde per l’ennesima volta nelle iridi calde e nere di Sasuke.
-O..Ok!
Balbetta, distogliendo lo sguardo, puntandolo sul muro bianco della sala, notando distrattamente il sorriso nascere sulle labbra tumide e lucide di Sasuke.

Naruto aveva portato tutto quello che poteva servigli a casa di Sasuke, il quale gli aveva preparato una stanza, liberando uno studio vuoto e inutilizzabile.
La camera di Naruto era spaziosa, più della sua vecchia, e Sasuke aveva appeso delle tende arancio chiaro e gialle davanti al balcone che conduceva nel giardino sul retro.
Riempì con calma l’armadio bianco, posto accanto alla porta, sbuffando di tanto in tanto per la noia di farlo.
Sasuke stava facendo lo sali e scendi sulle scale, per portargli tutti gli scatoloni, anche se Naruto aveva detto che ci avrebbe pensato lui.
Alcune volte era esasperante quel ragazzo, pensò il biondo, fissando il moro entrare nella camera, depositando uno scatolone sul letto.
-Leggi..?
-Perché ti sorprende tanto, teme!? Anch’io ho i miei hobby.
Batté piccato Naruto, voltandosi verso Sasuke, che in mano teneva stretto un vecchio libro.
C’erano così tanti ricordi in quelle pagine, in quella piccola prefazione alla fine.
-Il protagonista ha il tuo nome.
Constatò Sasuke, girando velocemente alcune pagine del libro sfatto.
-E’ il primo libro di Jiraija sensei.
Rispose il biondo, avvicinandosi al moro, prendendo tra le mani quell’oggetto importante.
-.. I miei genitori mi hanno chiamato Naruto, sperando che in un futuro diventassi come il protagonista di questo libro.
Sasuke guardò come gli occhi di Naruto si scurirono, velandosi di tristezza e rammarico.
Si sedette accanto al giovane, sul bordo del letto zeppo di scatoloni, guardando il ragazzo.
-Lo sei diventato.
Naruto lo guardò, intensamente e a lungo, per poi sbuffare divertito.
-E cosa te lo fa pensare?!
Sasuke si appoggiò, con tutto il peso, sul braccio destro, avvicinandosi al ragazzo.
-Io sono qui, e il villaggio, stranamente non è raso al suolo.
Naruto storse il naso, e guardò Sasuke.
Sapeva che girare in quel villaggio, per il moro era un agonia. Odiava tutti, e non si preoccupava di nasconderlo.
Portava rispetto ad una bassa cerchia di amici.
Tsunade, Kakashi e Sakura.
Poi c’era il suo team, con tutti i membri, e poi c’era lui.
-Li odi ancora?
Sussurrò, guardando Sasuke con i suoi limpidi occhi color cielo.
Il moro distolse solo per un attimo lo sguardo, per poi puntarlo di nuovo su Naruto.
-Mi hanno portato via la mia famiglia..
Per colpa loro, ho rischiato di perdere voi.
Naruto non disse nulla, perché non sapeva cosa dire.
La verità del clan. Solo lui e Sasuke sapevano veramente cosa era successo al vecchio, glorioso clan Uchiha, quella notte di tanto tempo fa.
Però non si fermò dal mordersi l’interno della guancia, in un modo nervoso, e alzandosi dal letto, sotto lo sguardo nero del moro.
-Dobbiamo finire qui, perché mi sa che i vestiti non entreranno mai nell’armadio.
Sbuffò Naruto, afferrando una maglia, piegandola.
La stoffa cadde al suolo, mentre Naruto cercava di voltarsi per guardare sorpreso il suo assalitore.
Le braccia forti di Sasuke lo abbracciavano da dietro, mentre sentiva il fiato caldo del moro sul collo, e il capo appoggiato dietro di lui.
-Suke… cosa?
-Sta in silenzio per un secondo.
Lo ammonì, quasi dolcemente Sasuke, aumentando la forza nell’abbraccio, e Naruto si rilassò sotto tutta quella possessività.
Appoggiò il capo sulla spalla del moro, mentre quest’ultimo nascondeva il viso nel suo collo.
Socchiuse gli occhi, facendosi trasportare da tutta quella magica situazione, e poi finì tutto, così come era iniziato.
Sasuke allentò la presa, fino a farla sparire e uscì dalla stanza, in silenzio mentre Naruto lo guardò con gli occhi larghi.
-E chi lo capisce. Stupido teme musone.
Lagnò Naruto, afferrando con forza la maglia caduta e piegandola per gettarla in malo modo dentro l’armadio.

*****

Era passata una settimana da quando avevano ripreso la loro convivenza, e dopo l’abbraccio, non c’è ne erano stati altri.
Naruto non si chiedeva niente, semplicemente osservava in silenzio il moro. Parlavano, ridevano e litigavano normalmente, come avrebbero fatto sue buoni amici, e a Naruto, quello, per ora, andava più che bene.
Mentre stava appoggiando la ciotola di riso per Sasuke sul tavolo, un gracchio e un ticchettio alla finestra lo fecero voltare.
Un uccello messaggero bussava con il suo becco arancio, sulla finestra, mentre le ali bianche e grigie si muovevano per non perdere l’equilibrio sul cornicione della finestra.
Aggrottando le sopracciglia si diresse verso la finestra, aprendola e l’aria fresca gli accarezzò i capelli, mentre l’uccello entrava in casa, planando su una sedia.
Sbuffando infastidito da quel volatile, si avvicinò, slegando il rotolo recante il sigillo dell’Hokage, dalla zampa del piccione.
-Cosa abbiamo qui?
Sussurrò, mentre l’uccello prendeva il volo fuori dalla casa.
-Dobe, sta entrando troppa aria.
Disse Sasuke, guardando infastidito come il vento facesse volare tutti i suoi fogli sul tavolo del salotto.
-Teme.. Baachan ci ha convocato per una missione.
Strillò Naruto, leggendo il rotolo, e Sasuke si alzò dalla sedia, recandosi in cucina.
-Quando?
-Oggi pomeriggio.. Deve essere una cosa seria se devo venire anch’io.
Disse Naruto, pensieroso, aggrottando le sopracciglia bionde, guardano Sasuke, alquanto accigliato.
Come poteva, Tsunade, chiamare anche Naruto per una missione. Non poteva. Non doveva.
Questi erano i pensieri di Sasuke, guardando Naruto mentre mangiava e sereno chiacchierava tranquillo.

Quando Naruto e Sasuke entrarono nell’ufficio della Gondaime, guardarono sconcertati i presenti.
Tsunade sedeva oltre la scrivania, sulla poltrona di pelle marrone e le braccia conserte.
Lo sguardo fisso, e serio su Naruto che fece qualche passo avanti, timoroso.
Si fermò accanto a Sakura, di fianco a Sai.
Sasuke invece si mise in mezzo ai due ragazzi del suo team: Karin accanto a Suigetsu, col viso visibilmente scocciato.
-Ora che ci siete tutti, posso iniziare… stamani ci è arrivata una richiesta da Kitsu, un villaggio oltre il paese dei fiumi, chiedendoci un aiuto militare per fronteggiare dei mercenari che, da pochi giorni si aggirano intorno al villaggio..
Si staccò dallo schienale ampio, appoggiando le braccia sulla superficie legnosa, e fissò i ragazzi.
-.. La missione è di livello A e consiste nel catturare i banditi, riportando la tranquillità a Kitsu.. Non m’importa se vivi o morti, da quello che le sentinelle mi hanno riferito, sono vecchi sottoposti di Orochimaru. Ninja del suono.
Lo sguardo di Naruto volò su Sasuke che guardava la donna con freddezza e indifferenza.
Le iridi azzurre ritornarono su Tsunade, anche se la mente era persa nel passato.
Aveva tanta paura che Sasuke se ne sarebbe andato all’improvviso, come una volta, lasciandolo solo con quel peso.
Anche per quello non voleva continuare la gravidanza. Non sarebbe riuscito a guardare il figlio, tanto simile al moro, e non sentirsi in colpa per aver fallito ancora. Lievemente scosse il capo, socchiudendo le palpebre.
Perché gli venivano ancora quei pensieri.
Sasuke lo amava, glielo aveva ripetuto tante volte, nelle maniere più strane. Non lo avrebbe lasciato, non ora e mai. Aveva combattuto per quel bambino che ora portava in grembo, e il pensiero di andarsene non lo doveva neanche attraversare.
Però si sentiva così insicuro di quel rapporto.
Amava Sasuke, orami lo sapeva, anche se non glielo aveva mai dichiarato apertamente, ma quello che lo spaventava era che, la loro storia era proibita, insana.
Erano due maschi.
Pensò, mentre Tsunade dettava i dettagli della missione.
Due maschi, il quale uno era incinta. Per la prima volta pensò a quello che avrebbe potuto fare il consiglio se avrebbero saputo della situazione, considerando il loro bambino, un pericolo per il villaggio.
Gli si strinse il cuore, afferrando disperatamente il pezzo d stoffa della felpa, all’altezza del feto.
Lo avrebbe protetto. Quando aveva deciso di tenerlo, si era ripromesse che avrebbe combattuto per il suo bambino.
Solo in quel momento l’idea che il bambino era suo, sangue del suo sangue, lo rese leggero. Quasi felice. Stava formando una famiglia con Sasuke. Una famiglia che, segretamente aveva sempre bramato.
Occhi neri, guardavano di sbieco il comportamento del compagno.
-.. Potete andare. Mi raccomando.
Augurò la donna, facendogli segno di lasciare l’ufficio, poiché nessuno gli avrebbe fatto domande di nessun genere.
I ragazzi s’inchinarono appena e scomparvero con un leggero buffo.

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Capitolo 17
*** Mi tieni sempre più la mano e non te accorgi mai.. ***


Cof.. cof.. ciaooo.!! scusate per la "cortezza" del capitolo. Non volevo dividere il prossimo perchè non sapevo dove farlo, perciò questo pezzo lo posto da solo..
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e mi scuso per non aver risposto a tutti. Perdon! Mi farò perdonare ; )

Come ultima cosa, mi serve un aiuto... sto cercando una fic che ho letto non so quanti mesi fa, e mi è ritornata in mente oggi e non sono riuscita a trovarla.
E' una sasunaru un pò particolare, perchè praticamente la storia gira intorno ad una favola nata dalla loro storia dopo la guerra ninja.
In questa storia Sakura diventa il nuovo Hokage dopo la morte di Naruto, morto d'amore o una csa del genere. Sasuke dopo la guerra non torna a honoha e Naruto viene a sapere che ha formato una famiglia con una donna, e ci sta male, e da li inizia a "morire", dopo che ha formato una famiglia anche lui.
poi passano gli anni, e Sakura, hokage, vede come tutti i discendenti di naruto muiono sfortunatamente in incidenti, e mentre pensa questo, nel suo ufficio entra un discendente degli uzumaki, che lei ha adottato dopo che i suoi genitori sono morti, e il ragazzo sarebbe la reincarnazione di naruto, ma con i capelli rossi.
Poi c'è anche la reincarnazione di sasuke, ma il ragazzo sa di esserlo e alla fine si scopre che lui, per riavere naruto, ha maledetto la sua discendeza con quella di Naruto, per rincontrarsi un giorno.
Non so se si è capito cosa racconta la storia, ma  è bella, e il vorrei rileggerla, perchè non l'ho salvata nelle preferite. Uffi.. ringrazio in anticipo chi riesce a trovarla.
un bacio e buona lettura.

***

Incamminandosi per le vie del villaggio, ripensò al consiglio.
Ora come ora, poteva stare tranquillo. Loro non sapevano niente, e quando lo avrebbero scoperto, ci avrebbe pensato.
Era inutile rimuginarci sopra.
Doveva concentrarsi solo sulla missione, e nient’altro.
La missione doveva essere il suo principale pensiero. Niente bambino, niente Sasuke, e niente consiglio.
Sasuke lo affiancò, quasi subito, e non parlarono lungo la strada, ognuno perso nei propri pensieri.
Arrivati a casa, Naruto si strofinò un pugno sulle palpebre e sbadigliò, salendo le scale della villa.
-Vai a dormire, preparo io gli zaini.
Disse Sasuke, e Naruto si fermò a metà rampa, voltandosi verso di lui e lo guardò.
-Mhh..
Mugugnò, annuendo grato.
Con occhi socchiusi arrivò in camera da letto, e si buttò sul materasso morbido a pancia sotto.
Si guardò la mano che giaceva accanto al viso, finché non crollò nel mondo dei sogni.

Aprendo le palpebre, dopo aver sentito uno strano rumore al piano di sotto, si alzò, leggermente traballante.
La camera sembrava girare su se stessa, e i raggi lunari illuminavano la stanza, oltrepassando le tende scure.
Naruto si appoggiò alla parete, guardando verso il basso, e sorpreso, si toccò il grembo enorme.
La pancia era così tonda che non riusciva a guardarsi le punte dei piedi, e il peso che gravava sulle gambe, rendevano instabili i suoi passi incerti nel corridoio.
Sentì ancora un rumore, al piano di sotto.
Cercò la luce, non trovandola, e respirando lentamente iniziò a scendere le scale.
-Teme!!?
Chiamò, e il rumore si fece più confuso, per poi scomparire all’improvviso.
Aggrottando le sopracciglia bionde, e facendo l’ultimo passo, alla fine delle scale, si diresse verso la sala, e sgranò gli occhi.
Sasuke era di spalle: i pantaloni viola, larghi gli fasciavano le gambe, mentre il kimono bianco, con lo stemma sul retro, gli avvolgeva le spalle.
Il moro voltò appena il capo, guardandolo di sbieco, senza emozioni, e Naruto vide come il pollice della mano destra scattò, sul manico della katana che con un sibilo uscì dal fodero nero.
-Sa..Sasuke?
Naruto indietreggiò appena, guardando il viso indifferente del moro mentre si avvicinava a lui con passo studiato.
Poi sentì qualcosa avvolgergli le gambe, già di per se instabili, e le braccia e, terrorizzato, guardò come dei serpenti dal manto bianco lo immobilizzarono al muro dietro di lui.
-Naruto kun.. Da quanto tempo.
Quella voce serpentina gli fece morire le urla in gola, mentre un qualcosa di definito, la paura, iniziava a pompare nel suo sangue.
Orochimaru era apparso dietro alle spalle del moro, con il suo ghigno sulle labbra e i suoi occhi gialli, serpentini, lo guardavano con brama.
Vide come si avvicinò, posandogli una mano sul ventre gonfissimo, col ghigno che aumentava.
-Finalmente avrò il corpo perfetto..
Sibilò, a se stesso, allontanandosi appena, e Naruto si sentì morire dal dolore che partì dal basso ventre, percorrendogli le ossa e i nervi, fino ad arrivare al cervello.
Non fermò le lacrime di dolore, troppo concentrato a cercar di estraniarsi da quelle fitte.
-E’ pronto.. Forza Sasuke kun, prendimi il bambino.
Sasuke avanzò e Naruto urlò il suo nome.
Poi la katana si avvicinò a lui e..

Di soprassalto si svegliò, sentendo una piccola pressione sulla spalla.
Guardò Sasuke in piedi davanti a lui per un tempo che gli sembrò indefinito.
-Ho preparato del the. Partiamo tra un ora.
Confuso, annuì, alzandosi a sedere, sbadigliando e si grattò la testa mentre si alzava.
-Quanto ho dormito?
Chiese, scendendo le scale dietro a Sasuke, e l’immagine del sogno che aveva fatto. Le spalle di Sasuke..
-Un ora.
Annuì, e scosse il capo dopo, cercando di cacciar via qui stupidi pensieri che aveva in testa.
Orochimaru era morto da anni, ormai. Itachi lo aveva ucciso, liberando Sasuke dal marchio maledetto, perciò non doveva preoccuparsi di nulla.
Doveva semplicemente calmarsi e affrontare questa missione come aveva fatto con tutte le altre.
Eppure…

Sasuke guardò, divertito e sconcertato il viso di Naruto prendere strane colorazioni di rosso e viola.
Ansimante, il biondo sbuffò fuori tutta l’aria che aveva cercato di tener dentro di se, e con un cipiglio si guardò allo specchio.
-Sono ingrassato come un maiale. Non mi sta.
Lagnò alla fine, abbattuto, strattonando il giubbotto imbottito verde scuro, cacciandolo verso Sasuke, che cercava in tutti i modi di non ridere.
-Prova questo.
Disse Sasuke, con un sorriso divertito, allungandogli lo stesso giubbotto, ma più largo.
Naruto lo prese con forza, e lo indossò, allacciandolo, e si guardò ancora allo specchio.
Gli occhi, pensò Sasuke, erano pronti per un pianto disperato.
-Sono grasso. Mi stanno i tuoi vestiti.
Sasuke, che si era voltato per andarsene, si voltò di scatto, fulminando Naruto con lo sguardo.
-Che vorresti dire, dobe. Mi stai dicendo che sono grasso.
-Si.. Sei più grasso di me.
Disse, con una voce lagnosa, fissando il moro con un broncio che coinvolse tutto il suo viso.
Sasuke si trattenne dal picchiarlo a sangue, e buttando il giubbotto che prima aveva provato il biondo, avanzò minaccioso verso Naruto.
Naruto non fece in tempo di dire o fare qualcosa che Sasuke si slacciò il giubbotto, alzandosi poi la maglia aderente verde, mostrando il torace e il ventre piatti e tonici.
Naruto spalancò gli occhi, ammirando le linee perfette dell’addome del moro, lisco e chiaro.
-Sono grasso?!
Domandò Sasuke, con un tic nervoso all’occhio sinistro, afferrando il polso di Naruto, portando la sua mano calda al petto.
Naruto arrossì, voltandosi di scatto, e nascose il viso tra le mani.
-Stupido teme. Non farlo mai più.
Strillò, preso dal panico, scuotendo il capo.
-E tu smettila di dire che sono grasso.
Rispose acido il moro, punto nel suo orgoglio di uomo.
Ci aveva impiegato anni per arrivare a quella perfetta forma fisica, e quello stupidissimo Naruto gli diceva che era grasso.
-Tsk.
Finì, voltandosi stizzito, avviandosi fuori dalla camera di Naruto, prendendo la porta per la sua.
Però, anche se era arrabbiato, non era riuscito a nascondere quel sorriso che gli si formò piano sulle labbra.
Infondo, Naruto era sempre Naruto.

Con zaino in spalla, i due ragazzi uscirono dalla tenuta degli Uchiha, diretti verso i cancelli di Konoha.
Tsunade, per quella missione, aveva dato il comando a Sasuke e alla sua squadra, mentre il team sette sarebbe stata quella si supporto.
-Mi dai lo zaino!?
Disse esasperato Naruto, cercando di prendersi lo zainetto nero dalle spalle del moro che lo guardò solamente, scuotendo il capo.
-Capperi teme. Non è che uno zaino mi affatichi.
-Ho detto di no. Lo porto io.
-Arghhh.. Non ti sopporto quando fai così.
Il biondo, imbronciato, aumentò la velocità dell’andatura, lasciando indietro un Sasuke divertito.
Quanto amava far arrabbiare Naruto.
Specialmente quando le labbra si corrucciavano, come un piccolo broncio da bambino, e gli occhi diventavano più lucidi e umidi.
Arrivati al punto di incontro, Naruto, stizzito si diresse verso Sai, inteno a dipingere, e Sakura che ammirava il cielo terso e perfetto.
-Ciao Sai.. Sakura chan.
Disse, sorridente, mentre si fermava davanti ai due ragazzi.
Sai, con il solito sorriso di circostanza, ricambiò il saluto, mentre Sasuke fu più titubante al farlo.
Sasuke la fisso, dal suo gruppo, poco distanti da loro, e Sakura si morse una guancia, sorridendo verso Naruto, salutandolo.
Era sciocco quello che stava facendo. Se ne rendeva conto, ma era così difficile.
Naruto piegò appena il capo, guardando in modo ferito Sakura.
-Sei arrabbiata con me?
Domandò, a bassa voce, e la ragazza sgranò appena gli occhi verdi, scuotendo il capo vigorosamente.
Come faceva ad essere arrabbiata con Naruto. Non era giusto.
Lei sapeva da tempo che Sasuke non ricambiava i suoi sentimenti, perciò avercela con Naruto, era una bambinata.
E poi, Naruto gli era sempre stata vicino, e poi capì come si fosse sentito quando lei gli rammentava la promessa di quando erano genin.
-Ti prego.. Naruto.. Riporta a casa Sasuke…
-Non ti preoccupare Sakura chan..
-Sakura chan?!
Naruto sventolò una mano davanti al viso dell’amica, chiamandola preoccupato.
-Baka. Certo che non c’è l’ho con te. Ultimamente sono stanca per via degli allenamenti con Tsunade Sama.
Rispose la ragazza, afferrando Naruto per un braccio, appendendosi, andando in contro al team Taka.
Sasuke assottigliò gli occhi, ma poi sbuffò e guardò Sakura con un sopracciglio alzato. Lei gli rispose solo con un sorriso sincero.
Firmate le carte per uscire dal villaggio, i ragazzi si avviarono verso la loro missione.
Verso il villaggio di Kitsu.

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Capitolo 18
*** Si culla in te... ***


f Buon giorno a tutti/e.. Come molti di voi avrenno notato, ho cambiato nome.. eh già.. Non sono piu il vostro Eddy, scusate. Era da tanto tempo che desideravo cambiarlo, e ci ho pensato attentamente al nome perfetto per descrivemri in una parola, in questo caso due. Ecco a voi, ragazze/i, la volpe dagli occhi azzurri. Non è fighissimo?!
*si schiarisce la voce* ritornando a noi.
Ho postato un altro capitolo, e abbiamo superato la metà, già, solo la metà! E' un pò lunghina come storia, ma non tanto. ; )
Vi anticipo solo che sono una frana totale con i combattimenti.. Non sono proprio brava a scriverli. Scusate!!
Ahh.. basta. Vi lascio alla lettura.
Un bacio.

***

Avevano preferito la formazione classica: Sasuke era davanti a tutti, poco dietro c’erano, a piramide, Suigetsu e Jugo; al centro, poco più dietro, c’erano Naruto e Sakura, e a chiudere la fine Karin e Sai.
Sasuke gli stava costantemente accanto, anche se più avanti, ma sentiva chiaramente la sua presenza.
La sua essenza costantemente intorno, dentro di se. Forse era per quella vita che stava contribuendo a crescere e a proteggere.
Naruto si sentiva sempre più sfinito. Era da un mese che non faceva attività fisica, e il fatto che fosse anche incinto, di certo, non aiutava granché.
Però quel peso, da una parte, era piacevole.
-Faremo una pausa al confine della foresta del fuoco.
Annunciò Sasuke, guardando in avanti.
E Naruto guardò le spalle del moro, con una gratitudine infinita.
Il bosco intorno a loro era fitto, gli alberi si alzavano verso l’alto, maestosi e i tronchi si disperdevano intorno a loro.
Il sole filtrava tra gli alberi, illuminando il loro passaggio, e l’aria fresca li accarezzava.
Naruto sentì il rumore della foresta intorno a lui, e si rilassò quando si sedette su una roccia a riposare.
Sospirò, stendendo le gambe indolenzite e socchiuse le palpebre, sgranchendo il collo.
Dio! Era così stanco che, al solo pensiero che mancasse ancora un giorno e mezzo, si sentiva male.
Avrebbe dovuto tenere il passo degli altri, cercando di non essere troppo lento o apparire troppo stanco.
Sbuffò, massaggiandosi una tempia con la mano destra, poi aprì gli occhi, guardando in alto.
-Ti ho portato dell’acqua.. Come va?
Chiese Sasuke, porgendo la bottiglia mezza piena a Naruto che la prese, bevendo.
-Bene.
Sussurrò, guardando la bottiglia tra le mani, tenendo lo sguardo basso.
Sentì Sasuke accucciarsi davanti a lui, e i suoi occhi su di lui.
Sbuffando infastidito, lo guardò di sbieco, con un adorabile broncio, e incrociò le braccia al petto.
-Ok… Lo ammetto… Sono stanco! Non riesco a tenere il passo con voi, contento?!
Sbottò, infuriato, alzandosi di scatto.
Ma perché doveva essere così…
Una mano gli bloccò il polso, e lui si fermò voltandosi.
-Ero preoccupato, non per altro.
Naruto sbuffò, distogliendo lo sguardo, e si avvicinò di un passo a Sasuke che allentò la presa.
-Lo so.. Ma è.. Stressante sentirsi un peso.
Borbottò, socchiudendo le palpebre come se fosse stanco.
Intravide l’ombra del moro coprirlo e il suo calore sempre più vicino.
-Non sei un peso. Se sei stanco, me lo devi dire che ci fermiamo. Non devi sforzarti.
Rispose Sasuke, apprensivo, regalandogli un mite sorriso.
Con dolcezza gli accarezzo appena la guancia con le dita, e poi sorpasso Naruto.
-Tra poco partiamo.
Disse per poi scomparire verso gli altri.
Naruto guardò verso il cielo, e sorrise, pensando alla strana dolcezza che rappresentava Sasuke.
Il moro era semplicemente… strano!
E Naruto sorrise ancora a questo, avviandosi verso i compagni di team.

Il viaggio verso Kitsu fu tranquillo, forse troppo, ma i ninja della foglia non se ne preoccuparono per un primo momento.
-Quanto manca?
Domandò Suigetsu, cambiando posizione dei pezzi della spada sull’altra spalla.
-… Sono sfinito, ci fermiamo?
Continuò, lamentandosi, guardando Sasuke che sbuffò indispettito, senza batter ciglio, voltandosi velocemente verso Naruto, il quale scosse il capo, rassicurandolo con un sorriso.
-Abbiamo già fatto una pausa. Se procediamo con il tuo passo, arriveremo con un giorno di ritardo.
Sbottò Karin, infastidita, guardandolo.
Suigetsu digrignò i denti, pronto a ribattere, prima che uno sguardo nero non gli smorzò le parole in gola.
-Finitela voi due. Ci fermeremo due ore prima del tramonto.
-Ma Sasuke kun.. Se ci fermiamo, arriveremo mezza giornata in ritardo.
Sasuke si voltò verso Karin, guardandola con un sopracciglio alzato.
-Non penso che arrivare prima al villaggio, stanchi, sia una buona idea.
Precisò, voltandosi in avanti, aumentando di poco il passo.
Karin si morse una guancia, spostando velocemente lo sguardo verso il basso, mentre saltava agilmente da un tronco all’altro.

***

Kotetsu guardava con occhi larghi e umidi gli uomini davanti a se.
Tutto era confuso, lui si sentiva confuso.
Dopo che lo avevano colpito, si era svegliato legato alla sedia, in una stanza buia.
Cercò di strattonarsi, e ringhiò da sotto la stoffa che gli copriva la bocca.
Poi li sentì, dei passi pesanti.
Respirò a fondo e chiuse gli occhi, fingendosi ancora addormentato, mentre sentiva la porta aprirsi.
-Tra quanto arriveranno?! Ne ho abbastanza di aspettare in questo villaggio di merda.
Sbottò un ninja del suono, sfilandosi la maschera in stoffa dal viso.
Il ragazzo, il capo, sbuffò indispettito, guardando di sbieco l’uomo che indietreggiò.
-Quando arriveranno, noi saremo pronti a riceverli.
Ghignò, voltando il capo, fissando il ragazzo legato.
Con passo lento si avvicinò a lui, e caricò un calcio, smuovendo la sedia del ragazzo.
-Svegliai moccioso, so che sei sveglio.
Sibilò, e il ragazzo tremò, alzando lentamente il capo.
-Buongiorno principino..
Lo derise il ragazzo, sporgendosi verso di lui, con un ghigno poco affidabile.
Il ragazzo mugugnò, strattonando con forza le corde strette e il ninja del suono rise divertito.
-Che ne facciamo di lui, Kira.
Domandò il ninja dietro di lui, appoggiandosi con le spalle al muro.
Kira ghignò, e nelle iridi chiare s’intravide un luccichio di pazzia.
-Ho un bel progetto in serbo per lui.
Kotetsu lo guardò male, cercando di nascondere la paura che lo stava sovrastando.
Poi la porta si aprì di botto, e la luce del giorno ferì gli occhi di Kotetsu che li strizzò, gemendo.
-Capo.. Abbiamo delle informazioni da..
-Dammi.
Disse Kira, drizzandosi e voltandosi verso di lui, porgendo il braccio in avanti.
Il ninja del suono annuì, e dopo un inchino sparì, chiudendo la porta dietro di se, portando il buio nella stanza umida, che puzzava di muffa.
Kira lesse il messaggio scritto su un foglio ingiallito, attentamente, e una risata si fece largo per la gola, uscendo dalle labbra.
-Bene..
Accartocciando il foglio nella mano, si voltò verso il suo braccio destro.
-Dividi gli uomini in tre squadre. Tu e Tara verrete con me.
L’uomo annuì, inchinandosi e uscì, mentre ira si voltava verso Kotetsu.
-Ora veniamo a noi, moccioso.

***

Entrando per i cancelli di Kitsu, Naruto si portò una mano davanti alla bocca, cercando mandare giù il senso di vomito che lo aveva accolto dopo aver percepito un odore troppo forte, troppo strano.
Ne sentiva perfino il sapore acido in gola, sulle papille gustative e cercò di ingoiare la bile in bocca.
-Ma qui non c’è anima viva!
Disse Sakura, guardando le strade deserte e le case abbandonate.
Kitsu era una bella cittadina, quando era animata dalle persone.
Dopo l’entrata, partivano già le file di case fatte di legno e paglia, arricchite con fiori e campi di ortaggi.
Ma tutto quello prima che fosse attaccato.
Ora c’era solo desolazione: le case erano buie, deserte; i fiori erano appassiti e il raccolto era marcito sotto il sole caldo.
I ninja della foglia avanzarono per la via principale, guardandosi intorno; tutti i sensi all’erta.
-Se ci dividiamo avremo più possibilità di trovare qualcuno.
Propose Karin, aggiustandosi gli occhiali, guardando Sasuke per una risposta positiva.
-Non penso sia una buona idea.. Non sappiamo se i ninja do Oto siano ancori nei paraggi.
Rispose Sakura, avanzando verso il moro che guardava, con lo sharingan, intorno a se.
-Ma così ci metteremo fino a sera per trovare gli abitanti. Forse si saranno nascosti nelle caverne qui intorno.
Calcò la rossa, fulminando Sakura.
Sasuke soppesò la proposta delle ragazze e si fermò, pensando attentamente che cosa fare.
Sbirciò Naruto, intento a guardarsi in giro, e pensò soprattutto a come non cacciarlo nei guai. A come non cacciarli nei guai.
-Jugo.
Chiamò il moro, e il ragazzone smise di accarezzare un uccellino e lo guardò.
-.. Fatti dire dagli animali le esatte indicazioni delle caverne più vicine.
Il rosso annuì, allontanandosi appena, richiamando a se gli animali.
-Suigetsu e kar..
-Io andrò con Naruto kun.. È meglio equilibrare le squadre.
Disse Karin, avvicinandosi al biondo, afferrandolo per un braccio e iniziando a inoltrarsi per il bosco.
-Karin aspetta..
Urlò Sakura, mentre Naruto si voltava appena, guardando Sasuke che cercò di raggiungerli.
-Forse ha ragione quattrocchi.. Io e Sakura perlustreremo i confini del villaggio, e le altre uscite. Abbiamo gli auricolari per comunicare..
Disse Suigetsu, appoggiandosi la spada sulla spalla, avviandosi.
Sakura sbuffò e guardò preoccupata il tic nervoso di Sasuke.
-Bhe.. Ci sentiamo per auricolare.
Confermò la rosa, rincorrendo Suigetsu.
Sasuke rimase fermo al centro della strada, con Sai che lo fissava con quel sorriso che gli dava sui nervi.
Perché aveva la netta sensazione che nessuno avesse aspettato che parlasse?!
Ringhiando, fece segno a Sai di seguirlo.


-La smetti di tirarmi.. So camminare.
Sbottò Naruto, cercando di strattonarsi dalla presa della ragazza davanti a se.
Avevano camminato così tanto che si erano lasciati alle spalle il villaggio ed erano entrati nel bosco che lo circondava.
Karin lasciò Naruto, fermandosi al centro del bosco.
-Ma non dovevamo aspettare qualche ordine da Sasuke?
Domandò il biondo, guardando il bosco intorno a loro.
Gli alberi si stagliavano verso il cielo, altissimi e rigogliosi. Naruto ne seguì la scia, alzando il capo e guardando verso l’alto. Il cielo s’intravedeva appena, coperto dal fogliame che s’intrecciava sopra alle loro teste.
Poi scattò in posizione di difesa, quando sentì un rumore, e si avvicinò a Karin.
-Sentito?
Domandò e la ragazza annuì, appiccicandosi schiena contro schiena a quella di Naruto.
-Sono sei. Ma non so se sono ninja o meno!
Disse la ragazza, impugnando un kunai.
Naruto sfoderò la katana, i sensi all’erta a ogni movimento.


-Ci sono in tutto, tre caverne nelle vicinanze del villaggio. Una si trova a nord dall’entrata del villaggio.. L’altra a 40 metri di distanza, in direzione del tramonto e l’ultima si trova dietro alle Cascate Meraviglia.
-Dirigiti verso le cascate..
Sasuke staccò l’auricolare, mentre voltava in un vicolo, con Sai dietro.
Si portò di nuovo la mano verso il capo, allungando l’indice verso l’auricolare nero, spingendo il secondo bottone.
-Qui Sakura..
-Jugo ha trovato una caverna verso l’entrata del villaggio, verso nord.
-Ok.. Procediamo.
Sakura staccò e Sasuke provò a chiamare Naruto mentre voltava l’ennesimo angolo, ma si fermò, allargando gli occhi stupefatti e inorriditi.
Sai fece cadere il rotolo che aveva tra le mani, guardando disgustato la scena davanti agli occhi.
Gi avevano imposto di non provare alcun sentimento, in ogni situazione ma quello… Quello era orribile anche per un perfido assassino.


Naruto scattò verso la ragazza, bloccando con la spada un kunai arrivato oltre le coltri di boscaglia intorno a loro.
-Chiama Sasuke..
Urlò Naruto, formando tre copie di se e la ragazza annuì sbrigativa, cercando di mettersi in contatto col moro con l’apparecchio fisso all’orecchio destro.
-Non mi risponde.
La voce di Karin era disperata, e incerta si teneva tra le mani il kunai di ferro.
Naruto si morse un labbro, forte, mentre le copie balzavano oltre i cespugli, combattendo con dei ninja.
Non poteva commettere l’errore di intrattenersi con un corpo a corpo.
Sarebbe stato troppo rischioso per il bambino.
-Ok..
Sussurrò, e si schiacciò di più alle spalle di Karin, guardandola oltre la spalla per pochi secondi.
-Al mio tre comincia a correre..
La ragazza annuì, sistemandosi gli occhiali, e all’improvviso il campo fu invaso da un fumo grigio e fitto.
-Ora..
Urlò il biondo, balzando con Karin sul ramo di un albero, correndo verso il villaggio.
Era da vigliacchi scappare. Ma non sapeva con chi aveva a che fare, e non poteva correre il rischio di venir ferito.


Sasuke imprecò, ancora, mentre cercava di mettersi in contatto con Naruto.
-Diamine..
Ringhiò, fissando l’orrore davanti a lui, per poi concentrarsi ancora sull’apparecchio che fischiava sulla stazione di Naruto e Karin.
-Dobbiamo chiamare anche gli altri.
Sussurrò Sai, incapace di distogliere lo sguardo dagli innumerevoli corpi davanti a lui, senza vita, raccattati in una piramide al centro della piazza del villaggio.
In quell’ammasso di carne e morte c’erano bambino, uomini e donne. Tutti massacrati senza ripensamenti.
L’odore del sangue secco gli impregnava le narici.
-Sasuke.. Siamo stati attaccati da un gruppo di ninj… Suigetsu dietro di te..
La voce di Sakura, urlata direttamente all’orecchio, lo fece quasi sobbalzare.
Cliccò il pulsante nero, voltandosi di spalle a quello spettacolo nauseante.
Anche se era la voce di Sakura, Sasuke pensava solo alla sua famiglia.
Non voleva arrivare in ritardo anche quella volta. Non voleva rivedere gli occhi vitrei di qualcuno che lo fissavano, e l’assassino che si faceva strada tra le ombra.
Non quella volta.
Non con Naruto e suo figlio.
-Sakura.. Quanti sono, c’e la fate?
Sentì un colpo di armi e poi un sospiro pesante.
-Io e Suigetsu c’è la caviamo..
-Ok! Saremo da voi tra pochi minuti.. Devo prima trovare Naruto.
Sasuke sentì la ragazza squittire sorpresa, poi un tonfo e un urlo di vittoria da parte di Suigetsu.
-Perché? È successo qualcosa?
Sasuke respirò profondamente, cerando di non pensare a un Naruto ferito.
-Non mi risponde.. Vi raggiungeremo il più presto possibile.. Vi mando Jugo.
-Ok..
Poi la ragazza staccò e Sai si avvicinò al moro.
-Cosa diremo al villaggio..??
Sasuke guardò il cumolo di morti e digrignò i denti.
-Ci penseremo poi. Troviamo Naruto e Karin.
Sai annuì, balzando dietro al moro.


-Sasuke, sono Jugo.. Sono stato attaccato da dei ninja del suono.
Jugo fissava i corpi privi di coscienza dei ninja davanti a lui: una mano ad accarezzare l’uccello sulla sua spalla, e l’altra attaccata all’auricolare.
-Era una trappola.. In qualche modo mi aspettavano.
-Vai verso Suigetsu..
Jugo annuì, disattivando l’audio e fece per ritornare indietro, quando sentì un mugugno e si voltò verso il bosco.
Da dietro a un cespuglio, ne uscì un ragazzo stordito, non ninja, e cascò al suolo.
Un sopravvissuto.

***********

P.s: Ho postato una nuova storia. La ItaNaru che avevo accennato. ;)
Un bacio.

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Capitolo 19
*** Quando ti manca il respiro... ***



Ciaooo... Ragaaa.. mi è arrivata la macchina nuova di zecca.. è bellissima *ç* E' tutta bianca, con le rifiniture in nero e gli interni. la tappezzeria lìho comprata nera, con le zampette da gatto rosa pelose.. (Nero con le zampette azzurre non c'era, oppure prendevo quella. Uffi!).. e poi nel copri testa del sedile del guidatore ho fatto ricamare Kitsune in rosa, così come ho fatto fare, dal mio padrigno, una scritta in lettere di ferro da attaccare fuori. E' una favola. Poi non poteva mancare il cuscino con la faccia di Joker de "il cavaliere oscuro".  Sono strafelice!!!
Tornando seri.. che è una parole.. Vi lascio alla lettura del capitolo.

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***

Naruto, uscendo dal fumo grigio creato dalle copie e dalle carte bombe, si guardò intorno, mentre correva verso il villaggio.
Karin era scomparsa.
Col cuore a mille, l’adrenalina alle stelle, si fermò sul ramo di un albero, appoggiandosi con la schiena al tronco maestro, e guardò dietro di lui.
Nessuno lo seguiva, e questo gli sembrò sospetto, poi aguzzò la vista cercando una testa rossa fuoco in quelle chiazze verdi e marrone, senza successo.
Sibilando una bestemmia, cercò di mettersi in contatto con Sasuke.
-Ahh.. Perché diamine non risponde.
Strillò, incanalando chakra nei piedi e balzando verso l’entrata del villaggio.
Balzando, mentre l’aria fresca gli sferzava il viso, poggiò una mano al ventre, sentendo all’improvviso un nervosismo sotto la pelle.
-.. Mh??
Allargò gli occhi, il fiato gli si accorciò nei polmoni, mentre sentiva la strana e quanto conosciuta sensazione di oppressione.
Il bosco intorno a lui cominciò a ruotare impazzito; gli alberi che prendevano forme allungate e il cielo che si uscirò all’improvviso.
Alle orecchie sentiva un rumore fastidioso, e all’improvviso si sentì atterrare.
Un genjutsu…
Poi urlò.
E la vista si macchiò di nero.

Jugo si ritrovò nel campo di combattimento dove Sakura e Suigetsu erano stati attaccati.
Arrivato, con sulle spalle il ragazzo trovato, si avvicinò ai due ninja, mentre questi legavano i ninja traditori tramortiti.
-Sakura-San.
Chiamò Jugo, avanzando nell’erba.
La ragazza si voltò, sgranando poco gli occhi verde smeraldo e corse verso Jugo, intento ad appoggiare al suolo il ragazzo sopravvissuto.
-Chi è?! È del villaggio?.
-Si.. L’ho trovato vicino alla cascata.
Sakura guardò Jugo, concentrandosi poi sul ragazzo svenuto.
-Forse allora gli abitanti sono davvero dalle parti delle grotte.. Quando si sveglierà chiederemo dove sono.
Il ragazzo annuì, spostando lo sguardo su Suigetsu, che ridendo, prendeva in giro ai pochi ninja del suono coscienti.

-Sasuke kun..
Sasuke si voltò verso la voce di Karin, con un peso allo stomaco che si alleggeriva all’improvviso.
Karin si avvicinò come un fulmine, i capelli rossi al vento, e la faccia con un espressione stanca.
-Dov’è Naruto?
La voce di Sasuke era uscita roca, allarmata al nome del compagno.
Quando non aveva visto la zazzera bionda accanto alla ragazza, una strana spiacevole sensazione era partita dallo stomaco, facendogli rizzare i peli sulle braccia, e battere forte il cuore.
Karin si voltò dietro di lei, sorpresa.
-Era dietro di me.. Ci avevano attaccati e..
-Cosa?
Sasuke avanzò verso la ragazza; la calma che sempre lo aveva caratterizzato spazzata via con una semplice frase.
Erano stati attaccati. Naruto era stato attaccato.
Sai lo fermò con una mano sulla spalla, che Sasuke con uno strattone tolse.
-Non lo so.. Mi aveva detto di correre dopo un suo segno, e così ho fatto. Pensavo fosse dietro di me.
-Diamine Karin.. Non hai sentito che nessuno ti seguiva!
Quasi urlò, girandosi per spiccare un salto nel bosco.
Prima che lo facesse, sentì l’auricolare vibrare leggermente.
-Sasuke!! Ci serve del supporto…
Sasuke si fermò, cliccando il bottone, mentre Karin e Sai lo guardavano preoccupati.
-Che succede?
-Jugo a portato un ragazzo del villaggio che sembrava moribondo, ma poi.. Non so cosa sia succe… zzz..
-Sakura..
Chiamò Sasuke.
Dall’auricolare si sentiva solo la voce ovattata della ragazza che lo chiamava, e un fastidioso rumore di sottofondo.
Preso da una rabbia ceca, si staccò l’auricolare dall’orecchio con irruenza forza e lo lanciò contro un muro.
-Sasuke ma co..
Karin si zitti allo sguardo di fuoco di Sasuke.
Aveva sempre avuto il terrore del Eien no mangeskyo Sharingan di Sasuke, e quando il moro lo mostrava quando non combatteva, era sempre un brutto presagio.
Non avrebbe mai pensato che il legame di Sasuke e Naruto fosse così… indissolubile.
-Andate nel punto B, Suigetsu e Sakura hanno bisogno di aiuto..
-E tu?
Chiese Karin, tremando appena al fissare quelle iridi rosso sangue stellate.
-Vado a cercare Naruto..
Sibilò, voltandosi.
Karin spalancò gli occhi, correndo verso Sasuke afferrandolo per un braccio.
-Starà bene, forse ci sta raggiungendo.. Non..
-Lasciami Karin.
Il tono di Sasuke accaparrò la pelle perfino a Sai, che in disparte, fissava il corpo tremante di rabbia del moro.
La ragazza si fermò, lasciando la presa sulla maglia di Sasuke e fece un passo indietro.
-Ma..
-Esegui gli ordini.
Sibilò balzando, sparendo nella boscaglia fitta.


Non doveva accadere nulla a Naruto.
Al suo bambino.
Non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbe raso al suolo Konoha. Gli avrebbe attribuito tutta la colpa.
Sasuke digrignò i denti, lasciando un solco su ogni ramo in cui saltava, per quanta forza iniettava nei piedi.
Si sentiva tanto il suo avo.
La distanza che lo separava da Naruto.
La distanza che separava Madara da Susugi.
L’aria gli mancò, e cercò di calmarsi, per pensare a mente lucida.
-Sasuke?!
Ringhiò, fermandosi e atterrando al suolo agilmente. Prese la ricetrasmittente di emergenza dalla sacca dei kunai, che aveva attaccato nella coscia.
-Mh!?
-Naruto è in pericolo. Il ragazzo che ha trovato Jugo ci ha confessato che ci stavano aspettando e volevano la Volpe. Lo hai trovato??
Allargò gli occhi, schiudendo le labbra, catturando più aria possibile.

-Katon: Gokakyu no jutsu.
Dopo i sigilli, Naruto posizionò la mano davanti alle labbra mentre un calore incendiario gli saliva per la gola, uscendo.
La palla che si formò davanti a lui era enorme, e si alzò al cielo, riscaldando e incendiando tutto intorno a se.
Ridacchiando, Kira si ritirò, mentre affascinato guardava un suo sottoposto bruciare vivo davanti a lui.
-Però!.. Anche meglio di un Uchiha.
Disse, mentre Naruto lo guardava con il fiatone.
Era sfinito e si stava sforzando troppo.
Aveva dovuto bloccare, in parte, il chakra di Kyuubi, poiché era troppo caldo per il feto. Tsunade lo aveva avvisato, e lo aveva aiutato, e anche Kurama si era calmato, bloccandosi in una parte remota del suo inconscio.
-Chi sei?
Urlò il biondo, ritirandosi in posizione di difesa, estraniando le urla dell’uomo che bruciava.
Kira balzò giù dal ramo, lanciando un kunai verso l’uomo, trapassandogli il cranio con un colpo secco, e le urla cessarono.
Naruto guardò scioccato la scena.
-Perché l’hai fatto. Era un tuo compagno.
Urlò sconvolto.
Kira ghignò fissando il corpo inerme.
-Un inetto. Era cos’era!
-Tu sei pazzo?
Urlò sconcertato Naruto, sfoderando la katana, stringendosela tra le dita.
-Può essere.

Sasuke fissò l’enorme palla di fuoco nascere ed estinguersi.
-L’ho trovato.
Disse e balzò verso il fumo nero, sperando di arrivare in tempo.
Doveva arrivare in tempo.
Dio! Erano caduti in una stupida trappola.
Eppure, aveva una brutta sensazione. Un pensiero fisso che non si dissipava, ma che diventava sempre di più veritiero.
-Ahhhhhhhhhhh.
Quando sentì quell’urlo di dolore, aumentò il passo, bestemmiando.
Il cipiglio in volto si intensificò, e strinse i pugni così forte, che sentì il dolore pungente partire dai palmi.

***

Quando sentì l’impatto al suolo, boccheggiò, afferrandosi il grembo, come per proteggerlo.
Cercò di alzarsi ma un fischiettio acuto, lo riportò al suolo e urlando, si strinse le orecchie. Quel suono era troppo forte, ed era come se in testa avesse mille aghi che spingevano per uscire.
La vista si macchiò di nero per un secondo, e poi di un bianco puro e forte, e tremò quando il suono cessò.
Davanti a lui si focalizzò Kira, con uno sguardo maligno e divertito.
-Tu saresti la volpe.. Non sei poi tanto forte come mi avevano detto.
Lo prese in giro il ragazzo, avanzando verso Naruto, fermandosi davanti a lui.
Naruto alzò lo sguardo lucido, cercando di guardarlo più truce possibile.
-Non ho niente contro di te, ma qualcuno vuole che ti faccia questo.
Poi sentì un fuoco incredibile partire dalla spalla, dove il ragazzo aveva appoggiato la sua mano e urlò con tutto il fiato che aveva in gola, piegandosi in avanti, sulle ginocchia e le braccia.
Sentiva ovattate le risate, ma percepiva quel fuoco che gli stava bruciando le vene.
Si portò una mano al ventre, cercando di concentrare più chakra possibile in quel punto, creando una barriera azzurrina e poi crollò senza forse al suolo, mentre il calore iniziava a spegnersi.
Sasuke…

-Naruto? Mi senti?
Le palpebre tremarono, e aprì gli occhi, incontrandone un paio di color nero.
-..Suke?
Sussurrò.
Il moro annuì, alzandoselo in braccio, stringendolo forte.
Naruto appoggiò il capo sul petto ampio, guardando la mascella contratta del moro, che fissava davanti a loro. Strinse le mani alla tuta grigia del moro.
-I ragazzi ci aspettano al campo. Come ti senti?
Sasuke abbassò lo sguardo nero sul viso di Naruto.
-Bene.. E kira?
Domandò.
-Il Kyuubi a preso il controllo dopo che sei svenuto, e lo ha ucciso.
Naruto spalancò gli occhi, spaventato e Sasuke si fermò, fissandolo dall‘alto mentre la mano ambrata correva al ventre.
-Il bambino sta bene. La tua barriera l’ha protetto dal chakra del demone. Ma penso che Kyuubi non abbia esagerato con il tuo corpo.
Sembrò calmarsi Naruto, socchiudendo gli occhi stancamente.
-Scusami.
Sussurrò, dispiaciuto.
Il moro lo fissò, fermandosi su una collina, poco prima del campo, e lo depositò su una roccia, facendosi guardare in volto.
-Quello che deve scusarsi sono io. Non sono riuscito a proteggerti come dovevo fare, e per la mia stupidità, potevi perdere il bambino.
Il biondo sgranò gli occhi, guardando scioccato Sasuke che si stava scusando per qualcosa.
Neanche quando era stato catturato e portato a Konoha, si era scusato con il villaggio per il tradimento, e ora invece, si stava scusando verso di lui.
Si alzò, anche se le gambe tremarono sotto il suo peso, e guardò fisso il moro.
-Perché ti stai scusando. Mi hai protetto, ma purtroppo era una trappola, e non potevi farci niente. Alla fine sei arrivato e va tutto bene, è questo l’importante.
Sasuke aprì le labbra per parlare, ma Naruto lo fermò sul nascere.
-Va tutto bene, io sto bene e anche lui.
Prese una mano di Sasuke, e la poggiò sul ventre gonfio, guardando il moro negli occhi.
-Ok?
Sasuke sospirando, annuì, avvicinandosi a Naruto, facendo vagare la mano sotto la tenuta ninja, e assaporò la pelle calda del biondo.
La mano aderì perfettamente alla curva accentuata della pancia, come ad accarezzare il suo bambino.
Naruto guardò Sasuke, perdendosi in quello sguardo magnetico, reso ancora più magico dalle sfumature rossastre dell’astro morente.
Si morse il labbro, abbassando appena lo sguardo, per poi alzarlo.
Sasuke ci lesse tanta decisione in quegli occhi e si sorprese per un attimo.
Notò come le guance di Naruto iniziarono a imporporarsi lentamente.
-Suke?
-Mhh..!?
-.. Io.. Io non te l’ho mai detto. Tu invece lo ripeti sempre.. Bhè.. Quello che sto cercando di dirti.. È che.. Umh..
Perché era così difficile dire quelle semplici parole.
Amava Sasuke, e voleva dirglielo, anche se era palese.
Ma era così complicato e imbarazzante.
Si vergognava da morire e ora, non capiva come Sasuke glielo dicesse spesso, senza arrossire.
Lui era sempre così sicuro su tutto.
Il moro lo guardò, inarcando un sopracciglio, sorridendo di sbieco. L’aria intorno a loro che si alleggeriva sempre di più, lasciandosi alle spalle l’incidente di prima.
-Parla chiaro, dobe! Non capisco il dobismo.
Le guance di Naruto s’infiammarono per la rabbia e l’imbarazzo.
Indietreggiò un poco, puntellandosi sul terreno verde, con sfumature arancioni, e strinse i pugni di lato.
Le sopracciglia si strizzarono, così come le palpebre, e aprì le labbra.
-Volevo semplicemente dirti, teme, che t.. ti.. Amo.. Ecco l’ho detto. Ti amo, bastardo che non sei altro.
Quasi urlò Naruto, tentennando sul primo ti amo, non volendo aprire gli occhi per guardare Sasuke.
Le palpebre chiare si aprirono piano, sempre di più, sorprese dalla buffa confessione di Naruto, e un sorriso tenero gli nacque sulle labbra; dirigendosi verso il biondo, lo abbracciò, mentre il sole scompariva dietro all’orizzonte.
-Usuratonkachi, era tanto difficile da dire!
Sussurrò, stringendo il biondo che si appese a lui, mettendo un piccolo broncio che rimase nascosto.
Dietro di loro il sole scomparve dietro alla pianura, e le nuvole presero un tenue color violaceo, mentre le loro labbra si univano in un bacio.
Le braccia di Sasuke richiamarono a se il corpo caldo di Naruto, afferrandolo per la vita, mentre le braccia di Naruto si perdevano dietro di lui, sul collo, afferrando i capelli mori di Sasuke, stringendolo sempre più vicino.

***

Karin si avvicinò al focolare, acceso per l’accampamento, sedendosi accanto a Naruto, che distrattamente guardava il fuoco ardere, e i rami bruciare.
Guardò il biondo, osservando come le fiamme tremolanti, gli illuminavano il viso, perso nei suoi pensieri.
Interiormente sorrise, voltando il viso e chiuse gli occhi, concentrandosi.
Applicò un sigillo, sussurrando la formula, sillabandola con le labbra, sorridendo quando sentì un mugugno da parte del biondo.
-Urghh..
Naruto spalancò gli occhi, afferrando la stoffa del giubbotto bianco, in prossimità del bambino, mentre sentiva distrattamente il calore sopportabile alla spalla.
Era come se qualcosa gli si fosse stato piantato nello stomaco.
Boccheggiò, stringendo le palpebre.
-Tutto bene, Naruto kun?
La voce di Karin gli arrivò confusa, e la guardò. Gli occhi appannati, che distorcevano la sagoma della ragazza, che lo guardava con un’espressione divertita.
-Si.. Sto bene.
Sbiascicò, alzandosi.
Le gambe tremarono, e si fermò, riprendendo a camminare verso la tenda che condivideva con Sai e Sasuke.
Si sentiva strano, in gola sembrava che avesse un tappo, e la pancia gli doleva nella parte alta sinistra. La afferrò con la mano, stringendola, mentre scostava il telo, abbassandosi per entrare nella tenda bianca.
Sai stava disegnando, come al solito, seduto sul suo futon. In mano il pennello si muoveva sapientemente sul rotolo bianco, disegnando linee nere, che prendevano forma in un’opera d’arte.
Respirò, cercando di cacciare giù il senso di vomito che aveva, e si tolse il giubbotto grigio, dando le spalle al moro pittore.
Tolto, chiuse gli occhi per il sollievo di non sentirsi oppresso dalla stoffa pesante del capo, e, sopra alla maglia nera a maniche lunghe, indossò una felpa larga, per oscurare il leggero rigonfiamento.
-Sono stanco.
Piagnucolò, sdraiandosi sul futon, con la schiena, guardando Sai che sorrise appena.
Appoggiò la mano sul ventre, prendendolo ad accarezzarlo distrattamente.
-Cosa disegni?
Domandò.
Sai fece l’ultima linea con il pennello, per poi mostrare l’opera a un Naruto stupito e affascinato.
-E’ il paesaggio che abbiamo visto a Kura. Il bosco di Kitsu.
-Sai, è bellissimo.
Gli occhi di Naruto brillavano di sincerità, e Sai credette veramente di arrossire per l’imbarazzo.
-Grazie..
Poi Naruto aguzzò la vista, sedendosi di scatto, indicando il dipinto.
-.. Ma.. Quelli.. Quelli siamo.. Io.. E..
Sai guardava Naruto, per poi annuire con ovvietà.
-Siete tu e Sasuke kun.. Spero che non ti dispiaccia se vi ho immortalato, ma l’atmosfera mi è stata d’ispirazione.
Naruto non parlava, fissava sconvolto il disegno, dove, avvolti dal tramonto caldo, di Kura, c’erano loro due, abbracciati, illuminati dalla luce del sole morente.
Sai stappò il foglio, porgendolo a Naruto.
-Tieni, se ti fa piacere, è tuo..
Naruto spalancò gli occhi, per poi mostrare un sorriso dolce a Sai.
-Grazie..
Rispose, prendendo il foglio tra le mani, guardandolo.
-Sono felice per te.
Disse poi l’artista, e Naruto lo guardò confuso per un momento.
-Eh?
-Tu e Sasuke.. Avete rafforzato il vostro legame.
Il biondo sorrise, annuendo.
-Già..
Rispose, e in quella singola parola, Sai percepì tutta la felicità e la radiosità di Naruto.

Spalancò gli occhi, mentre un’ondata di dolore nasceva dal fianco, spargendosi come fuoco in tutto il grembo.
Gemette, stringendo le palpebre, e balzando seduto; la mano che afferrava la carne cocente, stringendola per alleviare il dolore.
Il respiro si fece ben presto pesante, e si ritrovò ad annaspare, come se stesso affogando. L’aria sembrava sempre poca per i suoi polmoni.
Una luce fioca, quella della lampada a olio, si accese, e subito fu circondato dai due mori.
-Naruto kun..
Sai pareva frastornato dal sonno e dall’ansia, così come Sasuke, che subito si era irrigidito, guardando cosa stringesse la mano.
Allungò la sua, appoggiandola sul dorso della mano piccola si Naruto, guardandolo con crescente paura.
-Stai bene?
Naruto singhiozzò, scuotendo la chioma bionda, mentre si piegava in avanti per il crescente dolore.
Sai scattò in piedi, uscendo dalla tenda, incamminandosi in quella delle ragazze.
-Vado a chiamare Sakura chan..
Sasuke non ebbe modo di dire o fare niente, che Naruto si divincolò dalla sua presa, piegandosi dall’altro lato, rigurgitando del sangue.
Balzò in piedi, afferrando Naruto, e lo portò di peso fuori, all’aria aperta.
Il biondo si divincola nelle sue braccia, come se cocesse.
Poi tossicchiò ancora, e la maglia di Sasuke si macchiò di rosso.
-Naruto.. Mi senti?
Domandò, appoggiando il biondo sul prato, facendogli prendere aria.
Alzò il capo, guardandosi intorno.
Dove diavolo era finto Sai. Sakura era solo dall’altra parte di quegli alberi.
-.. Dio che dolore.. È insopportabile.
Gemette Naruto, stringendosi sempre più forte lo stomaco.
Si sentiva sempre più bruciare, ogni qual volta che Sasuke si avvicinava di più, gli sembrava che il fuoco aumentasse, corrodendolo lentamente.
Era straziante. Non sentiva tutti quel dolore neanche quando il chakra bollente del demone gli corrodeva la pelle alla quarta coda.
Quello era peggiore.
Era come essere immersi in un acido, sempre più a lungo.
Sasuke sentì finalmente dei passi, e alzò il viso, guardando Sakura, Sai e Karin correre verso di lui.
Sicuramente sarebbero arrivati anche gli altri due.
Sakura corse accanto a Naruto, inginocchiandosi e urlando preoccupata.
-Che diamine è successo.. E tutto questo sangue?
Domandò incredula, guardando l’alone rosso sulla maglia di Naruto e degli schizzi su quella di Sasuke.
-.. Fatti da parte.
Disse, risoluta, inginocchiandosi accanto al biondo, che si dimenò, allontanandosi.
-S..sto.. Sto bene.
Ansimò.
Sasuke sapeva perché Naruto stava facendo così. Se Sakura avesse passato le mani sul ventre di Naruto, tutti avrebbero saputo del bambino.
Lo ferì, sapere che Naruto non era ancora pronto, ma durò un millesimo di secondo, sapendo che il biondo stava facendo sacrifici per lui.
Lo aiutò ad alzarsi, non ascoltando le prediche di Sasuke, e lo alzò in braccio, fissando i compagni con sguardo penetrante.
-Vado avanti io.
-Ma Sasuke kun.. Lascia fare a me.
Sasuke assottigliò gli occhi, voltandosi, e scomparendo con un salto.
I ragazzi rimasero fermi, ammutoliti, guardando il punto dove prima c’erano i due.
Sakura era immobile.
Gli occhi gli bruciavano e una voglia matta di distruggere e urlare la invase.
L’avevano lasciata indietro, come sempre.

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Capitolo 20
*** Tu che mi hai, stretto la mano.. ***


E' corto.. ma per la gioia di chi ama questa storia, ho disegnato la copertina della fic...
http://i49.tinypic.com/23l1ssp.jpg
Ditemi cosa ne pensate ; )  
un bacio e grazie a chi legge e recensisce.

***

Naruto urlava in agonia, tra le braccia di Sasuke che, disperato, non sapeva cosa fare.
Tsunade camminava svelta, per i corridoi dell’ospedale, diretta nella sala nursery che aveva preparato per il biondo.
Entrando, Sasuke non si concentrò sui macchinari, ma posò il ragazzo sulla branda, mentre la donna trafficava con qualcosa.
Tsunade gli tastò il ventre, e Naruto s’inarcò col viso all’indietro.
Non capiva cosa potesse avere Naruto. Che cosa potesse averlo colpito.
-Il bambino?
Domandò Sasuke, guardando la donna che scosse il capo.
-Adesso gli farò un’ecografia.. Non capisco.
-Ha detto che si sente bruciare..
Sussurrò il moro, afferrando la mano di Naruto, stringendola a se, mentre il ragazzo ansimava per i forti dolori.
Tsunade scoprì la pancia di Naruto, afferrando un tubetto bianco, spremendolo sulla pelle tirata del biondo, spargendolo disordinatamente con la sonda.
Guardò il monitor, attenta a ogni particolare, e quando si concentrò sulla parte sinistra, in alto, Sasuke la vide sbiancare, e imprecare.
-Tsuna..
-La placenta si sta staccando..
Sasuke s’irrigidì.
-Quindi?
-Se dovesse staccarsi del tutto, il bambino morirebbe dentro Naruto, senza che noi possiamo fare niente per salvarlo.
La voce della donna era agitata, quasi disperata.
Sasuke invece guardava con occhi sgranati e viso pallido, lo schermo bianco e nero.
Naruto alzò il viso contratto di dolore, fermando lo sguardo acquoso sul monitor.
-Non può.. Essere!
Sussurrò, il labbro inferiore che iniziò a tremare leggermente, preso tra di denti.
Tsunade spense la macchina, alzandosi e recandosi verso un mobile bianco, alla destra dell’entrata, iniziando a scavarci dentro.
-.. Mi dispiace..
Singhiozzò Naruto, sentendosi colpevole.
Era colpa sua se il suo bambino stava morendo. Non era neanche bravo a tenere in vita una creatura come il figlio. La consapevolezza che la colpa di quel problema fosse sua, si sparse in tutto il suo corpo, facendolo tremare da singhiozzi muti.
Era un idiota. Un idiota che non sapeva prendersi cura neanche del suo bambino.
Rivide in sequenza tutti gli sforzi che aveva fatto in quei giorni, e si maledì mentalmente per non aver fatto più attenzione.
Sasuke guardò quelle iridi celesti, la colpa che le avvolgeva, e si sentì mancare.
Alzò un braccio, accarezzando la guancia del ragazzo, attirandoselo al petto: le braccia circondarono quella fragile creatura, accarezzandogli le spalle tremanti.
Naruto si appese a Sasuke, come se fosse la sua ancora di salvezza, artigliando la tuta ninja grigia, tra le dita.
Il viso affondò nel petto ampio del moro, e cercò di respirare correttamente, mentre il dolore al ventre lo attanagliava sempre di più.
Era così insopportabile.
Non sarebbero mai stati tranquilli. Non sarebbero mai stati felici.
Era un sentimento che non potevano possedere, che non avrebbero mai posseduto.
Tsunade corse verso il ragazzo biondo, fermandosi dall’altro lato del letto, e gli fece un’ignizione, prendendogli il braccio tra le mani.
Naruto gemette, mordendo la stoffa della maglia di Sasuke, stringendo le palpebre.
-.. Ti ho iniettato della morfina per il dolore, per ora non posso fare altro.
Spiegò la donna, mentre Naruto si sentiva sempre più intontito e il dolore al ventre, scemava al nulla.
Sasuke lo appoggiò al letto, scostandogli la frangia, depositando un bacio sulla fronte del ragazzo, mentre gli occhi di quest’ultimo si facevano pesanti.
-Dormi..
Naruto gli afferrò un braccio, cercando di stringerlo con le mani tremanti.
-N..non andare..
Sussurrò, pronto a crollare nel sonno.
Sasuke scosse il capo, accarezzandogli la guancia e sedendosi su una sedia, mentre Tsunade prelevava del sangue da Naruto per le analisi.

***

Tsunade aveva guardato per ore i vetrini, dove la goccia del sangue di Naruto ne macchiava la superficie, non trovandogli niente di sbagliato.
Le percentuali dei globuli rossi e bianchi erano ottimali, così come il ferro e le vitamine. Ma ancora non capiva il perché la placenta si era abbassata, ormai al limite.
Poi intravide qualcosa, di piccolo, e aumentò la risonanza della lente.
Sembrava un piccolo serpente, trasparente che si mischiava perfettamente al plasma.
Quella cosa strisciava, e cambiava l’RH di Naruto, nato positivo, in negativo, creando un’incompatibilità con sangue del feto.
Allargò gli occhi, quando la lampadina si accese nella sua testa.
L’organismo di Naruto, adesso, stava producendo gli anticorpi per quel sangue dal PH diverso.
Ma perché stava succedendo?

***

Entrando nella camera, trovò Naruto addormentato e Sasuke in piedi, davanti alla finestra.
Il moro si voltò verso di lei, guardandola.
Tsunade guardò le occhiate marcate, e il viso solcato dalla stanchezza e dalla preoccupazione.
-Ho scoperto cosa gli sta succedendo.
Disse, avanzando e chiudendo la porta dietro di se.
-Ma non so perché?
-Puoi fare qualcosa?
Domandò Sasuke, cercando di nascondere l’ansia.
Tsunade annuì.
-Rallenterà solo la cosa.. Ci darà del tempo.
Non poté altro che annuire, cercando di non urlare. Di non distruggere qualcosa.
Voltò il capo verso Naruto, che riposava sul letto, sotto l’effetto della morfina.
Tsunade si avvicinò al biondo, allungando le mani, e Sasuke osservò come il chakra verde della donna avvolse il corpo di Naruto.
-Ho scoperto, dalle analisi del sangue, che è un virus. Sta cambiando l’RH di Naruto.
Sasuke la guardò, e per la prima volta non capì quello che Tsunade gli stava dicendo.
-Quindi.
Domandò, brusco.
Tsunade lo guardò male, ma lasciò andare, sapendo che non era il caso di provocare Sasuke.
-Il sangue di Naruto è RH positivo, così come il tuo, e all’inizio non ci sono stati problemi con la compatibilità del feto, perché il sangue era dello stesso valore.
Tsunade guardò Sasuke, ritraendo le mani.
-Ma ora, questo virus, sta cambiando l’RH di Naruto in negativo, facendo si che l’organismo crei degli anticorpi per eliminare il sangue sconosciuto. Da qui si arriva al rigetto che sta subendo Naruto.
Ok! Aveva capito.
-Come ha fatto a imbeccare nel virus.?
-Questo non lo so, considerando che è la prima volta che vedo una cosa del genere. E sinceramente Sasuke, io l’ho chiamato virus, ma neanche esisterebbe.
Confidò la donna.
Le emozioni che sentì Sasuke furono indescrivibili.
Si sentì sprofondare; perso in quella stanza che sembrava ruotare su se stessa.
Cercò più aria possibile, afferrando disperatamente il collo con una mano, come a scacciar via un qualcosa che lo stava soffocando.
Si stava perdendo in lui, e non riusciva a calmarsi in nessun modo. Si sentiva così impotente in quel momento. Il suo bambino sarebbe… m.. morto se non..
Sentì delle mani afferrarlo per le spalle, stringersi intorno alla pelle, e una voce di donna chiamarlo preoccupato.
-Respira.. Su Sasuke.. Respira e inspira.
Il moro guardò, con occhi vuoti la donna davanti a lui, aprendo le labbra, regolando il respiro.
Sentiva le gambe molli, leggere e Tsunade lo accompagnò al suolo, facendogli poggiare la schiena al muro sotto la finestra.
-Come ti senti?
Chiese poi, e Sasuke annuì, chiudendo le palpebre, allontanando di poco la donna per aria fresca.
Tsunade si alzò, apprensiva fece un leggero pat pat sulla spalla di Sasuke, allontanandosi appena.
-Ora va a riposare a casa.. Mi occupo io di Naruto!
Di mal in cuore il moro annuì stancamente, perché in fondo sapeva che non poteva fare altro se crollava anche lui.
Si alzò lentamente, tenendosi al muro e poi, dato un ultimo sguardo a Naruto, uscì dalla camera d’ospedale, diretto a casa.
Sapeva che non avrebbe dormito, ma sentiva il bisogno di farsi una doccia, e staccarsi pochi secondi da tutto quello.
Non avrebbe retto a lungo, lo sapeva.
Ti prego.. fa che non accada.

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Capitolo 21
*** Sognare poi, negli occhi suoi... ***



Tsunade, lavato e vestito Naruto con panni puliti, scoprì il ventre del ragazzo, attaccandogli delle ventose rosse e blu sulla pelle.
Accese il macchinario e vide, su di esso, i battiti frenetici del piccolo.
Quel bip costante, pieno di speranze, le rasserenò il cuore, e dopo aver sistemato le ultime cose, accarezzato il viso del ragazzo e il suo ventre leggermente gonfio, tirò le tende bianche, coprendo il letto dove giaceva
Naruto, e uscì dalla stanza.

***

-Sei in ansia per Naruto kun?
Sakura guardò Jugo che, fissando in avanti, correva al suo fianco.
Si morse una guancia, voltandosi verso il bosco del Fuoco davanti a lei.
Era preoccupata, arrabbiata e abbattuta. Sasuke non si era fidato di lei, se non gli aveva dato la possibilità di controllare Naruto. E questo, la faceva stare male.
-Sasuke è fatto così. Non abbatterti, in un modo contorto tiene molto a te e a Naruto-kun.
-Lo so.
Sussurrò la ragazza, alle parole confortanti di Jugo.
-E’ che..
Continuò, fermandosi, abbassando la voce.
-Sakura-San..
Chiamò il ragazzo, voltandosi verso di lei, incatenandola con i suoi occhi profondi, da leggerti l’anima.
Sakura si sentì spoglia per quei pochi secondi.
-Sasuke è tornato al villaggio per te e Naruto. Perciò non pensare a cose che ti fanno stare male. Naruto si è sentito mancare, e Sasuke ci tiene ed era spaventato, per questo è corso, sicuramente da Tsunade-Dono.
La ragazza spalancò gli occhi e poi tirò le labbra in un sorriso.
-Grazie Jugo.
Lo aveva ringraziato, perché ora si sentiva più sollevata.
Il ragazzo sorrise, e con gli altri continuarono il viaggio verso Konoha.

***
L’acqua che gli imperlava il corpo non riusciva a rilassarlo. Il corpo era lì, ma la mente era ancora a quella camera d’ospedale, dove giacevano le persone che amava.
Deglutì, e quasi gli fece male farlo, mentre appoggiava la fronte alla superficie liscia del muro.
Respirò a fondo, nello stesso momento in cui portò la mano destra accanto al viso e la chiuse in un pugno.
Come diamine era potuto accadere.
In mente rivide tutte le immagini, in sequenza, della missione, cercando anche il più piccolo segno.
Dove esserci qualcosa che gli era sfuggito - sicuramente era così - qualcuno che li aveva tra…
Spalancò gli occhi e il fiato gli si fermò in gola, nel momento in cui i battiti cardiaci aumentavano la loro velocità, rombando nella cassa toracica.
No! No!
Non poteva essere vero.

-..arriveremo con un giorno di ritardo.

Non poteva averlo fatto.

-.. dobbiamo equilibrare le squadre..
-.. Non andare. Ci starà raggiungendo.

Quel viso disperato, intimorito e terrorizzato che cercava di trattenerlo, di fargli perdere tempo.

-Ho freddo. Andrò a far compagnia a Naruto kun.

Quel sorriso sghembo, nato da un piano perfetto e concluso.
Aveva visto quelle iridi rosse brillare di una gioia che in quel momento non aveva compreso, quando si erano fissate sulla figura illuminata dal fuoco di Naruto.
I tasselli, confusi, ritornarono al proprio posto, mentre Sasuke tirava un pugno, che si infranse sulle mattonelle blu.

***

-Come stai Naruto?
Chiese Tsunade, sorridendo tenera.
Naruto la guardò, con sguardo allucinato e perso.
-Mi sento strano.
Sbiascicò.
Tsunade ridacchiò annuendo.
-E’ l’effetto dei sedativi.
Naruto annuì, mugugnando e sospirando.
Distolse lo sguardo da quello nocciola, puntandolo fuori alla finestra, senza realmente osservare qualcosa. Era più che altro, sentire l’aria fresca della giornata.
-Kyuubi mi ha spiegato cosa mi sta succedendo.
-Ah!
Sorpresa, la donna lo guardò.
-Ha detto che c’è un… modo.
Iniziò stanco, socchiudendo le palpebre e deglutendo rumorosamente.
Prima di continuare fece un’espressione disgustata dal sapore che sentiva sulle papille gustative.
-.. Distruggerà i miei globuli bianchi, prima che questi raggiungano il feto.
Tsunade si voltò sconvolta, stringendo il bicchiere d’acqua che stava porgendo al ragazzo.
-Ma rimarrai senza protezione.
Tsunade si perse in quell’azzurro accesso, pieno di determinazione e amore.
-Se lo salverà, allora correrò il rischio.
Sussurrò, mettendosi seduto faticosamente e sospirando stanco.
La donna gli porse la bevanda che caccio giù in piccoli sorsi. La gola, stranamente, gli doleva, così come tutto il corpo era rallentato e indolenzito dai farmaci.
-.. Se rimarrai senza difese immunitarie potresti ammalarti. Visto che il tuo organismo non si è mai imbattuto in un virus, gli anticorpi non sono stati creati, perciò potresti morire tu e il bambino per una semplice influenza.
Spiegò, apprensiva, sedendosi sul bordo del letto.
Naruto guardò in basso, mordendosi un labbro, e strinse le coperte sotto le dita.
-E’ l’unico modo. Rinchiudimi in qualche stanza… non so… Cos’ altro fare…
Ammise distrutto. Stare lì, e non fare niente per il suo bambino, lo stava facendo impazzire.
Sentì un piccolo peso sulla spalla, e alzò lo sguardo, incontrando gli occhi nocciola della donna e il suo sorriso materno.
-Guarda..
Sussurrò, indicando con il capo l’elettrocardiogramma attaccato al suo ventre.
Naruto fissò lo schermo, dove il bip frenetico e il movimento delle onde lo calmarono e lo sorpresero.
-E‘.. è..
-Esatto. È il battito del tuo bambino. Come vedi è regolare. La terapia che ho messo appunto sta funzionando. Sta rallentando il virus.
Ma Naruto non stava ascoltando le parole della donna. Nella sua mente c’erano solo quelle onde che si alzavano e abbassavano e il battito costante e veloce del suo bambino.
Gli occhi si inumidirono appena e un senso di leggerezza lo colse.
Poteva sentirlo.
Poteva sentire quella dolce e, al quanto strana melodia.
Il cuore del suo bambino batteva per vivere.
Lo aveva sempre fatto.
-.. Sto cercando in vecchi libri medici e negli archivi qualche cosa. Per ora possiamo stare tranquilli… Naruto?
Tsunade spalancò gli occhi, e le labbra si schiusero sorprese.
Le spalle di Naruto tremavano appena, mentre gli occhi erano larghi e timide lacrime gli rigavano il volto, infrangendosi sul pugno del ragazzo, stretto alla stoffa della maglietta.
-.. Ehi!
Chiamò con voce dolce, accarezzando il capo del biondo che ostinato fissava lo schermo.
-Batte.. Il suo cuore.. Batte.
Balbettò, con lo sguardo grande e acquoso.
La donna non poté che sorridere, annuendo.
-Già.. Tra qualche settimana potrai anche sentirlo muovere.
-Davvero?
Domandò Naruto, voltandosi di scatto verso la donna.
-Si..
Il biondo cercò di trattenere quel sorriso di gioia che gli stava spuntando sulle labbra, e si voltò ancora verso lo schermo.
Tutto quello era tanto sconosciuto, quanto meraviglioso.

***

Karin era inspiegabilmente nervosa. Sakura poteva vedere la riluttanza di girare per il villaggio e il mordersi costantemente il labbro inferiore.
Sapeva che, in parte, era ancora difficile per loro girare per le strade di Konoha, avendo il timore che qualche abitante gli rinfacciasse il loro brutto passato.
Sapeva anche che la voglia di radere al suolo il villaggio, da parte di Sasuke, era sempre lì, e mai se ne sarebbe andata.
Erano passati anni ormai dalla guerra, eppure Sasuke non dimenticava.

-.. è ritornato per voi.
-.. Ci tiene tanto a te e a Naruto kun.

Il primo sguardo che Sasuke aveva mandato, una volta entrato nel palazzo dell’Hokage per esser giudicato, era stato indirizzato a loro.
Sakura non era riuscito a leggerlo quella volta, ma ora…
Sasuke quella volta gli aveva chiesto scusa.
-Si può sapere che cavolo hai?!
Sbottò Suigetsu, fissando Karin che sobbalzò appena.
-Fatti gli affari tuoi, pozzanghera a due gambe.
Rispose acida, avanzando indispettita davanti a tutti, cercando di allontanarsi.
Sakura sbuffò, scuotendo il capo, mentre Jugo accennava un sorriso.
-E’ sempre così?!
-Già.
In sottofondo si sentivano solo le urla e gli insulti di quei due.

***

Sasuke bussò alla porta dell’Hokage, respirando a fondo prima di entrare.
Quando sentì la voce della donna, spinse verso il basso la maniglia, avanzando nella stanza.
-Uchiha.
Salutò la donna, sorpresa di quella visita.
Sasuke la guardò, fermandosi al centro di quella stanza calda e disordinata.
-Quando arriveranno gli altri?
Domandò apatico.
Tsunade aggrottò le sopracciglia bionde, curiosa di sapere l’interesse di Sasuke.
-Perché vorresti saperlo?
Digrignando i denti, Sasuke strinse i pugni.
-Non penso sia irrilevante.. Allora?
La donna assottigliò lo sguardo, alzandosi dalla poltrona.
Tutto il nervosismo di Sasuke la fece stare in guardia.
-Tra poche ore.
Rispose, guardando indagatrice il moro.
Sasuke non si mosse, ma le dita si strinsero spasmodicamente verso il palmo.
-Naruto?
Domandò, imponendosi la calma che lo caratterizzava.
-Sta bene.. La cura sta rallentando il processo ma non lo sta fermando. Per ora sono stabili tutti e due.
Il moro annuì, voltandosi per andarsene.
-Uchiha..
Lo chiamò la donna e Sasuke si fermò dal spingere la porta dell’ufficio.
Non ebbe la voglia di voltarsi verso l’Hokage, e questa parlò.
-Perché mi hai chiesto quando sarebbero rientrati?
Solo allora il moro si voltò appena, guardando Tsunade da sopra alla spalla, e poi uscì senza una risposta.
Ma Tsunade in testa aveva solo una frase.
Quello sguardo preannuncia guai.


***

Bhe! che dire. Non è tanto lungo e giuro che nel prossimo si saprà cosa avrà fatto Karin a Naruto, e la, finalemnte, reazione di Sasuke.
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e mi scuso, come sempre, di non aver risposto a tutte/i. Mi dispiace veramente tanto ma ho un problema a casa con i miei e ho giusto il tempo di leggerle. Ma vi dico che mi fa piacere leggere quello che scrivete e non saprei proprio come ringraziarvi.
-Forse aggiornando anche le altre fic.. *sibila acido, qualcuno alle spalle dell'autrice*
-Ahh.., lo so, lo so.. arriverò anche a quelle.. prometto.. *fa gli occhi da cucciolo*
-Tzk.. arriverà prima la fine del mondo.
-.. sihg.. non è vero.. sfniff..

mi sono dimenticata, per chi non era riuscito a vedere la copertina ecco un'altro link.
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=103078109830258&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater

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Capitolo 22
*** Il suo cuore batte per voi... ***


Sono qui!! Festeggiamo...  a dir la vaerità, ero così depressa, stressata, arrabbiata e stanca, che questo capitolo non mi veniva proprio. lo svrivevo, e poi lo cancellavo, e sono andata avanti così fino a sabato. Poi, l'illuminazione. Quando stato per postare, Domenica, su Facebook mi imbatto, non so come, in un virus e il computer non mi connetteva più. Per farlo sparire, o dovevo pagare Security Sheld (che tu sia maledetto), o formattare il pc (mi stavo cacciando a piangere.) Alla fine, girando intorno al virus, sono riuscita a cacellarlo e a eliminarlo per sempre. Ho buttato tante di quelle agliazze contro i creatori di quello stupidissimo antivirus, che mi sorprendo che non abbia funzionato.. pff.. ma guarda te!!
Comunque, mi scuso per il ritardo, come sempre, ma sto facendo tutto il possibile per aggoirnare il più velocemente possibile. Grazie a tutte le lettirici della storia - perchè penso che di maschi non ce ne siano - e ci vediamo al prossimo. Bacio!
Per chi segue The crow. Ho aggiunto tre tavole.

***

Sasuke respirò a fondo, imponendosi calma e poi decise finalmente di entrare nella camera ospedaliera.
La stanza era calda, e la finestra faceva entrare una leggera brezza primaverile, accompagnata dai raggi cocenti dell’astro.
Avanzò e si chiuse la porta alle spalle, mentre lo sguardo saettò fino al letto, dove, appisolato, giaceva Naruto.
Si perse qualche minuto a contemplare il viso sereno del giovane: le palpebre scure abbassate, a coprire le iridi azzurrine del ragazzo; i capelli che, come raggi del sole di quel giorno, incorniciavano il viso placido del giovane.
Con passi felpati, leggeri come l’aria, si avvicinò al ragazzo, attento, mentre accarezzava la guancia di non svegliarlo.
Le iridi nere saettarono verso il basso e le labbra s’inarcarono in un serafico sorriso quando intravide la mano del giovane, stretta come a far scudo, al ventre coperto di Naruto.
Poi un bip di sottofondo, gli fece alzare lo sguardo.
Occhi pece seguirono le linee chiare sullo schermo dell’elettrocardiogramma come incantate. Alle orecchie gli arrivò una strana e alquanto gradevole sinfonia di battiti cardiaci, che freneticamente battevano.
Pensò di aver trattenuto il respiro, quando si accorse da dove provenissero quei battiti convulsi.
Regolari.
Costanti.
Il cuore del suo bambino batteva per lui.
Era così tutto surreale.
Alcune volte pensava che tutto quello fosse ancora un sogno, un’illusione creata dalla sua mente per sconfiggere la solitudine. Aveva paura - e ancora adesso ci pensava - di svegliarsi da solo nel covo dell’Akatsuki, con la puzza di umido costantemente sotto il naso, e il freddo pungente delle pareti della grotta, sulla pelle.
Si passò una mano tra i capelli neri, scostandoli dal viso cupo e stringendoseli appena nel palmo.
Doloroso fu deglutire, perché ancora in tutta quella calma, c’era sempre un fattore imprevedibile che si metteva tra lui e la felicità che tanto agognava. Quella felicità che, dopo la sconfitta del fratello e di Madara, aveva cercato disperatamente.
L’aveva trovata in un paio di occhi azzurri ma…
Un mugugno lo riportò alla realtà e serio, guardò il cipiglio di dolore nel volto di Naruto e la presa sul ventre aumentare.
Allungò una mano verso il braccio di Naruto, quando quest’ultimo con un piccolo lamento si svegliò, aprendo lentamente le palpebre.
Appannate, le iridi di Naruto si posarono sulla sua figura e Sasuke piegò il capo, aspettando qualche reazione dal giovane.
-… suke?!
Sbiascicò il biondo, sbadigliando e mettendosi a sedere sul letto.
Si stropicciò le mani sul viso, e si gratto il capo all’ennesimo sbadiglio.
-Che ci fai qui?
Domandò poi Naruto, fissando il moro accanto a lui.
Le spalle di Sasuke si mossero appena, mentre lo sguardo nero vagava su Naruto che sbuffò divertito.
-Sto bene!
Annunciò, quasi scocciato ma con un piccolo sorriso sulle labbra.
-Mi ci vuole ben altro per mettermi K.O., teme!
Asserì, puntando gli occhi azzurri sullo schermo accanto.
Era più forte di lui. Ogni volta fissava le linee che salivano e scendevano, ritmicamente, e si rilassava quando ascoltava quel rumore ovattato di macchina.
-Umhh…
Rispose Sasuke, fissando il viso sereno di Naruto, concentrato a guardare il tracciato ECG.
-Tsunade ha detto che tra un po’ lo sentirò muovere.
Sussurrò Naruto.
Sasuke era il padre, e a Naruto non dispiaceva più rendere partecipe il moro di ogni piccolo cambiamento del loro bambino. Anche la cosa più stupida, come sentire il primo calcetto - Naruto ne era sicuro - avrebbe reso stranamente felice e spensierato Sasuke.
Bramava ardentemente scorgere ancora il viso rilassato di Sasuke. I tratti che prendevano quella nota dolce della pace interiore.
-Ti verranno le rughe prima, se non rilassi un po’ i muscoli facciali.
Ridacchiò Naruto, fissando divertito il cipiglio d’indignazione che si andava formando sul volto del maggiore.
-Tsk. Parla per te, che con quella faccia da ebete non arriverai tanto lontano di me.
Naruto corrucciò le sopracciglia mentre tirava fuori la lingua e incrociava le braccia al petto.
-Temehhh…
Naruto annaspò, deglutendo e stringendo le palpebre, mentre si portava le gambe al petto e si stringeva la pancia, piegandosi in avanti.
Sasuke sgranò appena gli occhi, preoccupandosi immediatamente e alzò di scatto la testa quando sentì i battiti di entrambi i pazienti accelerare all’improvviso.
-Chiam.. Chiama Tsunade!
Disse in modo affannoso Naruto, stringendosi di più nel suo abbraccio, poggiando la fronte alle ginocchia.
Sasuke annuì, come in trans e, fissando per un’ultima volta Naruto, uscì di corsa dalla stanza, verso il palazzo centrale.
Non dovevo lasciarlo solo.

***

-… Tsunade Sama, deve firmare questi documenti per il consiglio.
L’ANBU, dritto e composto davanti alla cattedra della Gondaime, allungò alla donna un blocchetto di fogli che Tsunade prese con un sonoro sbuffo.
Odiava il lavoro d’ufficio, lei era una donna d’azione per la miseria!
Stizzita, appoggiò i documenti davanti a lei, e fece un gesto all’anbu per poterlo liberare.
Dopo uno sbuffo di fumo, quasi non sobbalzò allo sbattere della porta.
Alzando lo sguardo adirata, incontrò un altro paio d’iridi scure che la fissavano preoccupate.
Anche se voleva nasconderlo, Tsunade sentiva perfettamente il rumore dei respiri pesanti di Sasuke, la cassa toracica che si alzava ritmicamente e velocemente; le gote del ragazzo erano rosse per lo sforzo di arrivare il quanto prima da lei.
-Uchiha, ma che modi!!
Lo ammonì.
Sasuke prese fiato, calmando il battito del cuore.
-Naruto sta male.
Quella sarebbe sempre stata l’unica giustificazione possibile della sua attenzione su Sasuke.
Si alzò di scatto dalla poltrona, facendola sbattere contro la vetrata e sorpasso di gran fretta la scrivania.
-Cos’ha?
Domandò, precedendo il moro con passo veloce.
Sasuke si apprestò a seguirla per i corridoi e la affiancò.
-Ero andato a trovarlo e all’improvviso si è sentito male.
Replicò impassibile, ma dentro si sentiva male.
Nella fronte di Tsunade, nella zona T, si formò una ruga d’espressione.
Fissò Sasuke, poi di nuovo davanti a se.
Allora è vero.
La ruga sulla fronte, dove giaceva il sigillo della rigenerazione, s’intensificò.

***

Quando Tsunade con Sasuke, entrò nella stanza di Naruto, ammutolirono.
Il letto bianco di Naruto era vuoto, coperto di sangue in alcune parti e sfatto, mentre le ventose attaccate al macchinario erano state strappate e pendevano dal bordo di ferro del letto.
La prima che si riprese fu la donna, voltandosi di scatto verso i singhiozzi che sentiva e spalancò gli occhi inorridita.
Naruto era accucciato all’angolo della stanza, con lo yukata ospedaliero coperto di sangue.
Sasuke credette di crollare.
Sapeva che non doveva lasciarlo solo.
-Naruto..
Urlò la donna avvicinandosi di corsa, inginocchiandosi davanti al ragazzo.
Naruto alzò il viso lentamente; una smorfia di dolore e angoscia che gli attanagliava anche il cuore.
Il viso era pallido, gli occhi erano vuoti e lucidi e le labbra erano rosso sangue.
-Non lo sento… Il battito… Non… Non…
Un singhiozzo più forte degli altri gli fermò le parole in gola, mentre le labbra si aprivano in un urlo muto.
Quel dolore se lo meritava appieno, tutta quell’angoscia lo stava schiacciando
Il suo bambino non dava segni di vita.
Era morto.
E lui… Lui non aveva potuto fare niente; non era riuscito a fare niente e ora si meritava solo la morte.
Aveva ucciso il suo bambino.
Tsunade sgranò gli occhi e poi si voltò di scatto verso Sasuke che si appoggiava malamente al muro, con gli occhi larghi e vuoti.
Le parole di Naruto ruotavano violentemente nella sua mentre, provocandogli un dolore atroce al cuore che prese a battere più velocemente.
Aprì le labbra in cerca di aria fresca, mentre con una mano tremante si stringeva la maglietta all’altezza del cuore.
Non poteva essere vero.
Non poteva essere successo.
Avevano combattuto così tanto, avevano superato i mille ostacoli che gli si erano parati davanti e ora… ora era tutto finito.
Semplicemente il loro bambino non c’era più.
Naruto urlò di dolore; un urlo che accaparrò la pelle di Tsunade e fece svegliare Sasuke dalla sua trans.
Il biondo si afferrò disperato il ventre, stringendo le palpebre mentre le lacrime iniziarono a rigargli le guance magre.
-Naruto?… Calmati… Cazzo!
Urlò la donna, stringendo tra le braccia Naruto, abbracciandoselo al petto, mentre disperata faceva vagare la mano circondata di chakra sul grembo del ragazzo.
Sasuke cercò di avanzare in avanti, ma le gambe non riuscivano a reggere il suo peso.
Deglutendo, fece una smorfia schifata sentendo il sapore acido della bile che aveva ferma in gola.
Avrebbe sacrificato la sua vita, per salvare quella del figlio, ma ormai…
-Esci da qui… Non puoi stare troppo vicino a Naruto.
Strillò ferma la donna, guardandolo intensamente con i suoi occhi nocciola lucidi per un pianto trattenuto.
Sasuke si morse l’interno della guancia e la carne tenera e umida si spezzò sotto i suoi denti.
Fermò la sua avanzata e con un tremendo mal di stomaco uscì dalla stanza, crollando subito dopo all’esterno, contro il muro bianco.
Disperato si prese la testa tra le mani, stringendo con tutta la sua forza i capelli neri tra le dita e urlò il suo dolore. La sua impotenza.
Non gli interessava se qualcuno lo avrebbe guardato storto o spaventato.
Lui stava morendo, loro stavano morendo, e, nell’anticamera del cervello, pensò solo a una frase.
È colpa mia.
-Uchiha San… Si… Si sente bene?
Tentò una donna infermiera, tenendosi a debita distanza, guardando con occhi larghi il moro.
Quell’urlo l’aveva smossa dentro. Era riuscita a percepire tutta quell’angoscia e quel dolore che stava provando il moro in quel momento.
Sasuke s’irrigidì, alzandosi di scatto e la ragazza fece un passo indietro, intimorita e terrorizzata dallo sguardo rosso del ragazzo.
A grandi falcate, seguì la schiena ampia del ragazzo tra la folla che si spostava per farlo passare.

***
Tsunade appoggiò il corpo senza coscienza di Naruto, sul letto, scoprendogli il ventre e si fermò con le mani su quel punto, chiudendo gli occhi per la massima concentrazione.
Sapeva che poteva fare qualcosa, e l’avrebbe fatto.
Non poteva far morire quel bambino.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Se moriva lui, Naruto sarebbe morto lentament e dolorosamente, e questo non poteva permetterlo.

Tum.

Tum tum.

Allargando gli occhi, fissò la pelle cocente sotto le sue dita.

***
Karin s’irrigidì nei corridoi dell’ospedale, fissando davanti a lei con gli occhi larghi e terrorizzati.
Jugo, al suo fianco, la guardò con un sopracciglio alzato.
Erano andati all’ospedale, perché Karin si era ferita nella missione, mentre Sakura e Suigetsu erano andati al palazzo dell’Hokage per scrivere il rapporto.
-Karin… che succede?
Domandò il ragazzo, appoggiando una mano sulla spalla della rossa, la quale sobbalzò e poi si voltò di scatto, pronta a una fuga.
Quando si voltò, pensò di svenire alla vista di iridi rabbiose color sangue che la fissavano dall’alto.
-S… Sasuke!
Sillabò, sentendo il corpo tremare dalla paura.
Sasuke era dritto davanti a lei: i pugni stretti ai fianchi, gli occhi ridotti a due fessure e le labbra serrate in una morsa.
La ragazza deglutì e fece un passo indietro.

***

-Karin si comportava in modo strano, vero?
Affermò Sai, seguendo i due ragazzi nella strada principale di Konoha.
Sakura annuì pensierosa, fissando il suolo e corrucciando le labbra.
-Già. Sembrava spaventata da qualcosa.
Suigetsu succhiò con forza l’acqua dalla lattina in cartone, e osservò per pochi secondi il cielo e poi Sai.
-Naaa.. È sempre così quando non c’è Sasuke-kun con lei.
Scimmiottò il ragazzo, ridacchiando e facendo brillare i denti affilati.
Sakura lo fissò sconcertata e con un tirato sorriso sulle labbra.
-Non si è ancora arresa?
L’espressione di Suigetsu fu la risposta che cercava.
La ragazza scosse il capo divertita e anche dispiaciuta e poi fissò il cielo.
-Chissà Naruto come sta.
Sussurrò lei.
-Starà bene. Naruto kun ha sempre avuto la pellaccia dura.
Disse non curante lo spadaccino, e Sai annuì dietro di lui.
Sakura li guardò e poi sorrise annuendo.
-Già.

***

Karin urlò, mentre Sasuke cercava di liberarsi dalla presa ferrea di Jugo, dietro di lui.
-Che cazzo gli hai fatto!
Sbraitò con lo sharingan che ruotava furente.
-Mi dispiace… Io…
Singhiozzò la ragazza, arretrando contro il muro della camera dell’ospedale.
-Sasuke calmati…
Il moro ringhiò, divincolandosi dalla presa del ragazzo e si buttò sulla rossa.
Voleva ucciderla, voleva che provasse po’ di quel dolore che attraversava il suo corpo.
Lui si sentiva morire ogni secondo che passava, con il ritmo sempre più debole del cuore di Naruto e di suo figlio.
Jugo dovette chiamare il potere del sigillo di Orochimaru, cercando di tenere la mente concentrata solo sul suo obiettivo.
Fermare Sasuke.
Lo afferrò per le spalle e con forza lo lanciò dall’atra parte della stanza, facendo scontrare il suo corpo con il muro che si sgretolò lentamente.
Il moro ringhiò, stringendo gli occhi e i pugni per il dolore sordo alla schiena e alla testa.
Respirando affondo, Jugo cercò la pace dentro di se, immaginandosi il viso dolce della signora Akiko. Il dolce profumo della pelle, e le mani gentili che gli accarezzavano il viso, con quegli occhi caldi color ambra.
-Sta morendo… Per colpa tua lui..
Sibilò Sasuke, restando seduto al suolo, fissandola con odio e rabbia.
Karin deglutì, accasciandosi al suolo e pianse per la disperazione e la paura.
-Ti prego Sasuke… Perdonami… Non lo sapevo… Io…
Le parole si spezzarono dai continui singhiozzi che non riusciva a trattenere.
Non voleva che succedesse questo. Non voleva la morte di nessuno.
Voleva solo un po’ di felicità anche lei. Si sentiva così sola.
-Cosa hai fatto Karin.
Chiese con tono calmo e amabile Jugo, mentre lentamente le macchie nere scomparivano dalla sua pelle.
Karin si strinse in un abbraccio, appoggiando la fronte al pavimento freddo.
-Era una tecnica di Orochimaru… La usava per far star tranquilli i prigionieri delle prigioni. Per non farli azzuffare contro di loro. Era una semplice tecnica e non… doveva portare a questo. Avrebbe dovuto semplicemente far provare a Naruto un senso di fastidio quando si avvicinava a… te.
Alzò il suo viso contratto dall’angoscia e dal dispiacere, sussurrando l’ultima parola.
-Ti giuro che non volevo fargli del male.. Non mi sarei mai immaginata che aspettasse un bambino.. Scusa.. Scu..
La gola gli bruciò e cercò di ingoiare il nodo che gli faceva mancare il respiro.
-Volevo solo farvi allontanare un po’… volevo che mi guardassi… Non… Non volevo rimanere da sola..
Sasuke la guardò, mordendosi la guancia e si alzò dal pavimento, lentamente, incamminandosi vicino alla ragazza tremante.
Guardò Jugo con lo sharingan che scompariva, rivelando occhi neri opachi; il ragazzo si fece da parte, guardando da spettatore la scena.
-Karin… Puoi fare qualcosa.
Sussurrò.
Dire quelle parole, mentre dentro alla testa balenavano una marea di tecniche per ucciderla lentamente, era stato uno sforzo. Il tono di voce tratteneva la rabbia e il disprezzo che stava provando per quella ragazza.
Da una parte la capiva, ma in quel momento non gli importavano assolutamente le sue giustificazioni inutili.
La rossa alzò il viso di scatto, fissando con i suoi occhi gonfi e rossi quelli di Sasuke e annuì lentamente.
Sasuke sospirò di sollievo, e annuì, voltandosi e incamminandosi verso l’uscita.
Deglutendo e tremante, la condusse verso la stanza di Naruto.
-Sarà invasivo lo scioglimento?
Domandò con voce atona, fissando il corridoio davanti a lui.
Karin si asciugò le lacrime con la manica della giacca e scosse il capo velocemente, rimettendosi gli occhiali al loro posto.
Sasuke si voltò verso di lei e la guardò sbiecamente per poi tornate a fissare davanti a ui.
Jugo li seguiva da dietro, silenzioso come un’ombra.

Sasuke fissava, inceneriva, la porta bianca. Oltre, Naruto e suo figlio stavano combattendo per la vita.
Karin era entrata quasi mezz’ora fa, e lui aveva preso a respirare più pesantemente, ogni minuto che passava.
Sentiva il suo corpo tremare, e le pareti della cassa toracica vibrare sotto il ritmo frenetico del suo cuore.
Il dolore all’addome non lo aveva lasciato per un secondo nella più completa consapevolezza che se non sarebbero sopravvissuti, sarebbe crollato.
Trattenne il respiro, quando sentì il rumore della porta aprirsi e lo sbuffo di Tsunade uscente.
Le gambe si mossero da sole verso la donna che lo guardò e annuì con il capo, facendo poi un gesto con la mano verso la camera.
Karin uscì a testa bassa, le spalle che tremavano appena e si fermò accanto alla donna. Alzò il viso lentamente, stringendosi nelle spalle e cercò il viso di Sasuke che la fissava impassibile.
Ma Karin sapeva, percependo la freddezza del chakra di Sasuke, che se non fosse stato per l’eccellente autocontrollo del moro, adesso sarebbe morta.
-Mi dis..
-Taci.
Ringhiò, scostando lo sguardo come disgustato ed entrò nella camera da letto.
Karin tremò, spalancando gli occhi e ritornò a guardare verso il basso.
Tsunade sospirò, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza e la fissò, mentre si dirigeva con lei verso il corridoio. Jugo affiancò le ragazze.
-Karin, il tuo comportamento è stato disdicevole per una kunoichi della foglia.
Sospirò ancora, affranta.
-La punizione, sarebbe il ritiro del titolo ninja e la prigione…
Karin boccheggiò e strinse le palpebre.
-… ma ti farò passare un mese di punizione, facendo lavoro di ufficio, confidando nel tuo silenzio.
Lo sguardo di Tsunade valeva più di mille parole e Karin annuì con vigore, asciugandosi le lacrime.
-Grazie.
Sbiascicò con voce roca.
Tsunade respirò aria dal naso, passandosi la lingua sulle labbra e annuì.

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Capitolo 23
*** Buio. ***


Di nuovo in carreggiata... Non mi dilungo perchè devo andare a lavoro. Ringrazio, come sempre chi segue la storia, un bacio. Buona lettura.

***


Naruto dormì per due giorni interi e Sasuke lo seguì sempre, seduto sul davanzale della finestra di quella camera ospedaliera.
Tsunade gli aveva assicurato che entrambi i pazienti si stavano riprendendo, e stavano rispondendo bene al trattamento.

Konoha era sempre viva. E questo, a Sasuke non andava. Loro potevano vivere felici e lui doveva tenersi stretto con le unghie la sua felicità.
Le risate dei bambini sotto la fine pioggia lo fecero incupire ancora di più.
Avrebbe mai sentito la risata di suo figlio?! Avrebbe mai assaporato la gioia di essere padre?!? Di amare quella piccola e fragile creatura.
Sasuke sospirò, un’ennesima volta, fissando il cielo plumbeo.

-Aniki?!
La voce del piccolo Sasuke riecheggiò nel corridoio della villa Uchiha, mentre i passi veloci rimbombavano sul tatami di legno, e la madre, Mikoto, ridacchiava e scuoteva il capo, chiudendosi alle spalle la porta d’entrata.
Una testa mora sbucò dalla stanza da letto, e il viso del dodicenne Itachi si fece largo nell’oscurità del corridoio.
-Sasuke?! Ti sei fatto male?
Chiese il maggiore, uscendo dalla stanza, andando incontro al fratellino che con un sorriso spensierato, si tuffò nelle braccia di Itachi.
La piccola testa mora si mosse velocemente.
-No, no… Però… Sai…
Itachi ridacchiò sommessamente, portando quel turbine del suo fratellino nella stanza da letto e lo fece sedere sul letto.
-Che c’è allora?
Gli occhietti vispi di Sasuke s’intristirono per un momento.
-Oggi, in accademia, ho visto un bambino che piangeva. Sembrava così triste.
Biascicò, fissando i piedi che dondolavano sul bordo del letto.
Itachi corrucciò le sopracciglia sedendosi accanto al bambino.
-Perché?
Sasuke lo guardò, scrollandosi con le spalle.
-Non lo so. Non gliel’ho chiesto. Però sono rimasto con lui finché Ooka-San non mi è venuta a prendere. Dopo mi ha sorriso… perché era felice, se prima piangeva?
Domandò.
Si era solo seduto accanto al bambino piangente, e questo lo aveva fissato un po’ spaventato e un po’ sorpreso con i suoi bellissimi occhi azzurri.
Itachi piegò il capo di lato, accarezzando la testa di Sasuke che ridacchiò, chiudendo gli occhi.
-Forse perché la felicità è andata da lui.
Rispose.
Il bambino corruccio le sopracciglia, fissando Itachi con un’espressione sconcertata.
-Che… La felicità?
Itachi annuì alzandosi.
Sasuke spalancò gli occhi, balzando già dal letto.
-Aniki.. Aniki… anch’io voglio che la felicità venga da me… la invitiamo per il mio compleanno??
Domandò Sasuke, appendendosi alla tuta del maggiore che si voltò con aria divertita, alzandoselo in braccio.
-Ma la felicità arriva solo quando si è pronti a proteggerla.. Tu sei pronto per farlo, Otouto?

… sei pronto per farlo…?
Sasuke chiuse gli occhi, immaginandosi il sorriso fraterno di Itachi e deglutì.
Gli angoli delle labbra tremarono appena.
Abbassò il capo, fissandosi i palmi delle mani e poi fissò la figura dormiente di Naruto, osservandogli a lungo il ventre e poi il viso.
È così dura proteggerla… tu ci saresti riuscito.
Un altro sospiro si fece largo tra le labbra del moro, che ritornò a fissare il cielo, appoggiando la testa contro il bordo della finestra.
Le iridi nere, si persero nel cielo di Konoha, così come i pensieri si persero nel passato.

***

-Tsunade Sama… cos’ha?
Chiese Shizune alla donna che, leggendo il rapporto del team Taka e Sette, sospirava in continuazione.
-Un intero villaggio massacrato. La crudeltà umana è davvero senza limiti.
Rispose la donna, depositando il foglio sulla scrivania, appoggiandosi di peso contro lo schienale della poltrona.
La ragazza abbassò appena lo sguardo, triste e strinse l’animale tra le sue braccia ancora di più.
-Non ci sono sopravvissuti?
Domandò con voce bassa.
Tsunade scosse il capo, alzandosi e girò intorno alla poltrona, appoggiando la mano sulla vetrata dell’ufficio, e guardò Konoha sotto di lei, mentre delle piccole gocce di pioggia si abbattevano sul villaggio.
-Non lo so. Ho mandato una squadra ANBU per sotterrare i corpi, e cercare qualche sopravvissuto.
La castana annuì, pensosa.
-Ma quel ragazzo che aveva trovato Jugo?!
Tsunade strinse la mano in un pugno.
-Quelli del suono gli anni iniettato nel sistema circolatorio il virus del sigillo di Orochimaru. Ma al secondo stadio, secondo Jugo, il virus ha corroso gli organi interni e il ragazzo è morto. Stava già morendo dolorosamente… quei bastardi.
Ringhiò la donna, stringendo le palpebre e digrignando i denti.
La castana si avvicinò di un passo.
-E’ quello che hanno fatto a Naruto kun?!
Tsunade la fissò per un tempo che sembrò eterno e poi guardò fuori dove la pioggia cominciava a scendere fitta.
-Umhh.
Rispose solo. Gli occhi nocciola che si fermarono verso i volti degli Hokage.

***

Sakura e Sai si ripararono dentro il chiosco, mentre la pioggia si abbatteva furiosa sulla strada di Konoha.
Alle narici dei ragazzi gli arrivò il profumo del cibo e si guardarono negli occhi.
-Ti offro del ramen, se ti va!
Propose il moro con un serafico sorriso e Sakura annuì, sorridendo di rimando.
Insieme si accomodarono a un tavolo, dentro il locale, e il caldo della cucina rilassò loro le membra infreddolite dall’acqua.
Sakura sospirò di piacere e si strizzò i capelli, ravvivandoseli un po’ con le mani.
-Che stanchezza… arrivo a casa e mi faccio una bella doccia calda.
Sussurrò e Sai sorrise ancora.
-Dopo questa pioggia, è quello che ci vuole.
Concordò il moro.
-’Sera ragazzi.. Cosa vi porto?
Sakura guardò il signor Teuchi e sorrise, ricambiando il saluto.
-Faccia lei... Ho talmente tanta fame che mi andrebbe anche la ciotola di ramen che solitamente mangia Naruto.
Rispose Sakura, sospirando.
Teuchi, al nome del suo cliente preferito si accigliò non poco.
-Sta bene il ragazzo? È da un po’ di tempo che non lo vedo qui… non gli piace più il mio ramen?
Si preoccupò, fissando la ragazza che ridacchiò, muovendo la mano in aria.
-Naaa... Non si preoccupi. Naruto amerà sempre il suo ramen, che quando diventerà Hokage ha minacciato di aggiungere una festività per il piatto... Perciò non si preoccupi.
Teuchi sembrò calmarsi e sorrise scuotendo il capo.
-Vi porto a entrambi la ciotola extra…
Sorrise il vecchio, facendo l’occhiolino e scomparendo in cucina.
Sakura ridacchiò, scuotendo il capo e si appoggiò con le braccia sul bancone chiaro.
-Alla fine Tsunade non ci ha detto che cos’ha Naruto. E ci ha proibito di andarlo a trovare… alcune volte non la capisco.
Brontolò la ragazza, fissando accigliata davanti a se.
Sai si passò una mano dietro alla nuca, scrocchiando il collo e poi si rilassò.
-Secondo Jugo, il capo dei ninja del suono ha provato ad applicargli il sigillo del cielo.
Sakura si voltò di scatto verso il moro.
-E Jugo come fa a saperlo?
Il moro socchiuse le palpebre, scuotendo il capo.
-Forse ha aiutato Tsunade-Dono con il sigillo…
Le labbra di Sakura si storsero appena nello stesso momento in cui appoggiò il capo alla mano, col braccio posto verticalmente al bancone.
-Mhh... Forse hai ragione. Però non mi capacito del fatto che non possiamo andarlo a trovarlo, e che abbia chiesto a Karin di aiutarla.
Borbottò, offesa.
Era sempre stata lei la preferita della donna. Quella dalle grandi abilità nel controllo del chakra.
-Non sarai gelosa, Sakura-San.
Il cipiglio della ragazza s’intensificò, mentre un’espressione indignata si faceva largo sul suo viso.
-Gelosa?! Io… pff... Figurati.
Rispose stizzita.
Sai sorrise, fissandola con le palpebre socchiuse.
-Secondo un rotolo che ho avuto piacere di leggere, questi sono sintomi del sentimento chiamato gelosia…
-Sai?
Il moro la guardò curiosa.
-Si, Sakura-San.
Il sorriso che increspò le labbra della rosa, non era un bel segno.
-Smettila, se non vuoi che ti dia un pugno sul tuo bel faccino, e che al posto del ramen, ti faccia ingurgitare i tuoi stupidissimi rotoli.
Sai annuì, e il sorriso tremò appena sotto quella velata minaccia di morte.
Naruto aveva proprio ragione che non bisognava far arrabbiare Sakura. Era peggio di un demonio.
Deglutì rumorosamente e si voltò in avanti, intravedendo Ayame con la ciotola fumante.
Sarebbe stato il suo ultimo pasto?
Si domandò stupidamente sempre con il sorriso a ornargli il volto.

***

Mugugnando di disapprovazione, Naruto si ridestò dal mondo dei sogni, fissando stralunato il soffitto dell’ospedale.
Ansimò, stanco, e si portò lentamente una mano allo stomaco, sentendo quel gonfiore abituale.
Le iridi chiare si spostarono verso la pancia, fissandola cupamente e la mano  si strinse in un pugno sulla stoffa bianca del lenzuolo.
Tra morfina e dormiveglia, era riuscito a capire che il battito del bambino si era stabilizzato lentamente, fino a migliorare.
Eppure, non era felice.
Non riusciva a essere felice.
La sensazione che aveva provato quando quella linea era diventata piatta, lo investì ancora più forte di prima e gli mancò il fiato.
Aveva avuto paura, si era terrorizzato e poi, era impazzito per il dolore della perdita.
Era stato peggiore di quello che aveva provato, quando era venuto a mancare Jiraija. Era stato molto peggio.
Si era sentito vuoto, svuotato sia nel cuore sia nel ventre.
Sentendo un fruscio di stoffa si voltò verso la finestra della camera e fissò sorpreso il viso di Sasuke, mentre quest'ultimo si faceva largo nella stanza, fino a fermarsi al suo fianco.
Naruto spostò lo sguardo da quello del moro, corrucciando le sopracciglia bionde.
-Che vuoi?
Sussurrò, acidamente, fissando storto il maggiore.
Non si spiegava perché era così arrabbiato con Sasuke, ma quando vedeva il suo volto, una rabbia incontrollata si faceva largo nelle sue viscere.
Era come se tutto quello che fosse successo, era colpa sua.
Era di Sasuke.
Se si fosse fermato quella sera. Se non lo avesse convinto a tenere il bambino,ora…
Deglutì e socchiuse le palpebre.
Il moro alzò un sopracciglio, sorpreso.
-Come ti senti?
Domandò, allungando una mano verso il viso del biondo, ma tempestivamente, prima che le dita di Sasuke sfiorarono la sua guancia, Naruto schiaffeggiò via la mano, cercando, con fatica, di alzarsi in una posizione seduta.
Sasuke sembrò ferito dal gesto e ritirò il braccio, facendolo scivolare lungo il fianco.
Naruto deglutì facendo una faccia schifata, e, mettendosi seduto con la schiena contro la testiera di legno del letto, strinse le coperte bianche sotto i suoi pugni.
Il silenzio che li avvolse, fu più pesante di molti altri. Naruto teneva costantemente il viso basso, lo sguardo puntato sul bianco delle coperte, seguendo le increspature della stoffa chiara.
Non riusciva a guardare le iridi di Sasuke, che, imperterrite lo fissavano dall’alto.
Sasuke sospirò, portandosi una mano sul viso e si massaggiò le palpebre doloranti per la mancanza di sonno.
Con passi leggeri uscì dalla camera, mentre allo stomaco sentiva un fastidioso bruciore, che non lo abbandonò fino al palazzo dell’Hokage.
Entrando nella stanza, scorse Tsunade intenta a sonnecchiare tranquilla sulla scrivania scura e, stizzito, sbuffò, avanzando e chiamando la donna.
-… mh.. Si… non stavo dormendo.
Sbiascicò con gli occhi ancora chiusi.
Strofinandoseli con le mani, sbadigliò, per poi fissare stanca la figura austera di Sasuke davanti a lei.
-Si è svegliato.
Disse solo, e sparì in una nuvola di fumo diretto all’ospedale.
La donna spalancò gli occhi, sbattendo le ciglia più volte e poi balzò in piedi quando assimilò appieno le parole di Sasuke e, di corsa, si diresse da Naruto.

Sasuke entrò nella camera del biondo con sguardo basso e lo alzò lentamente verso Naruto.
I loro sguardi s’incontrarono per pochi, interminabili secondi, e poi Naruto spezzò il contatto visivo, ritornando a fissare il tracciato dell’elettrocardiogramma.
Uno sbuffo stanco si fece largo tra le labbra del moro, che ritornò accanto alla finestra, appoggiandosi con la schiena al davanzale.
Si portò le braccia al petto, incrociandole mentre voltava il capo verso l’esterno, fissando il cielo.
Perché…?!

Tsunade capì subito che qualcosa non andava, nello stesso momento che mise piede nella camera di Naruto.
L’aria che albergava intorno ai giovani era tesa e pesante, piene di domande nascoste.
Naruto la fissò con gli occhi azzurri, persi in pensieri difficili, e le labbra ferme in una linea piatta.
-Come ti senti?
Domandò la donna, leggendo la cartella clinica e studiando poi i nuovi risultati sulla macchina.
-Bene.
Raschiò Naruto.
Tsunade alzò lo sguardo verso di lui, assottigliando gli occhi in cerca di qualche risposta più convincente e poi mugugnò.
-Umhh… tra pochi giorni potrai andartene a casa. Ma bada…
Disse la donna, assicurandosi l’attenzione del biondo.
-Di non fare sforzi. Ti ho già messo in malattia e fino alla fine della gravidanza non andrai più in missione…
La donna alzò un braccio, facendo tacere le prediche di Naruto.
-Abbiamo già rischiato un aborto.
Disse ferma, mentre Sasuke la fissava cupamente.
Naruto sbuffò stizzito, fulminandola con lo sguardo.
-Devo rimanere a casa, a poltrire. È questo che mi stai dicendo?
Disse rabbioso Naruto.
-Esatto.
La mascella di Naruto si serrò, e lo sguardo si macchio di rosso per pochi secondi.
Inconcepibile. Lui, il ninja più forte del villaggio, a casa per una stupida gravidanza.
Un suono contrariato uscì dalle labbra rosse così come uno sbuffo infastidito.
Tsunade sbuffò, posando la cartella, e cambiando la flebo.
-Riposati… domani faremo un prelievo del sangue per vedere se il virus è scomparso definitivamente.
Disse la donna, appendendo la sacca di sangue all’appendino di ferro.
Naruto storse le labbra, sentendo un fastidioso prurito dove l’ago della flebo scompariva sotto la sua pelle e annuì alla donna.
-Bene… ti faccio portare qualcosa da mangiare.
Tsunade accarezzò il capo di Naruto, tirandogli appena in dietro la frangia dorata e, dopo uno sguardo a Sasuke, dietro di lei, uscì dalla stanza.
Sasuke la seguì in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle, appoggiandosi sopra.
-Allora?
Chiese la donna in tono serio.
Sasuke sbuffò, muovendo le spalle, come a togliersi un fastidioso peso.
-Non lo so!
Rispose affranto.
-Non preoccuparti, deve essere stato lo shock di qualche giorno fa. Si stanno riprendendo bene nel corpo, ma ti devi assicurare che si riprenda anche psicologicamente.
Lo sguardo della donna divenne persistente e profondo e Sasuke annuì, fissandola con decisione.
-Bene. Portagli qualcosa da mangiare. Carne rossa.
Il moro annuì, fissando le spalle della donna e poi si diresse verso l’uscita dell’ospedale.
Sotto l’acquazzone, Sasuke pensò a lungo.
Ripensò a quei mesi.
Agli alti e bassi e alle difficoltà che avevano superato a fatica, ma con successo.
Stanco, si domandò se sarebbe sopravvissuto anche a questo.
Alcune volte pensava di non farcela più, di abbandonare tutto, e allo stesso tempo si malediva per la sua debolezza e stupidità.
Era suo figlio.
Era Naruto.
Con che coraggio li avrebbe di nuovo traditi, lasciati indietro.
Per gli anni che susseguirono la guerra, rinchiuso a forza nelle segrete del paese del fulmine e poi dentro la sua villa, si era dato dello stolto, per tutto il male che aveva fatto provare alle uniche persone che lo avevano accettato come Sasuke e non come Uchiha.
La fredda pioggia gli bagnò il viso, tracciando quelle lacrime di oppressione che, per tutta una vita si era tenuto dentro.
Digrignò i denti e strinse i pugni.
… sei pronto a proteggerla, Otouto?
Alzò lo sguardo al cielo nero.
Sono pronto.

Fradicio, entrò nell’ospedale e poi nella camera di Naruto con una busta di cibo preso dal ristorante dei genitori di Choji.
Un brivido lo colse, mentre chiudeva la porta e, non facendosi caso, si voltò verso Naruto che lo guardava con gli occhi larghi di sorpresa.
-Sei fradicio.
Sussurrò sconvolto il biondo.
Sasuke si accigliò e lo fisso sbiecamente, mentre allungava la busta verso il comodino.
-Non me ne ero accorto.
Rispose atono, spostandosi con la mano la frangia che gli ricadeva davanti al viso.
E quel gesto fece provare a Naruto una strana sensazione.
Le sue palpebre si aprirono ancora di più, guardando - ammirando - come le gocce di pioggia illuminavano il volto serio del moro. Di come rendevano quella pelle chiara come diamante.
Deglutì, scuotendo il capo e, nervosamente, si grattò la guancia sfregiata.
Che diamine gli prendeva?
Sasuke notò distrattamente le guance di Naruto colorarsi appena, dopo che il più piccolo lo aveva fissato entrando, e corruccio le sopracciglia nere, aprendo un contenitore con la carne.

2 giorni dopo.

-Il sangue è pulito, Naruto.
Tsunade fissava la cartella clinica e poi il biondo seduto sul bordo del letto, intento a cambiarsi d’abito.
La testa di Naruto sbucò dal collo della maglietta nera, e annuì pensoso, sistemandosi l’indumento addosso.
-Posso mandarti a casa, ma per qualsiasi cosa, giramenti, mal di testa o altro, vieni subito da me, ok?
Il biondo annuì ancora, afferrando la felpa larga.
-Ho capito, non ripeterlo un’altra volta.
Sbottò infastidito.
Tsunade, stizzita, strinse la cartella troppo forte, lasciandoci i solchi delle dita.
-Hmmm… Uchiha ti aspetta di sotto.
Borbottò, uscendo dalla camera rabbiosa.
Naruto aprì la bocca per dire qualcosa, ma corrucciando le sopracciglia, la richiuse, e piegò il capo di lato sbuffando infastidito.
Dopo il piccolo scambio di parole con il moro, avvenuto giorni fa, non avevano più parlato.
Sasuke se ne restava semplicemente seduto sul cornicione della finestra, guardandolo o fissando il cielo, e lui, semplicemente aveva passato quei giorni sbuffando e dormendo.
Sospirò, affranto e dispiaciuto, e uscì dalla stanza, dirigendosi verso le scale dell’ospedale.
Giunto di sotto, trovò semplice individuare Sasuke, sia perché non era invisibile, sia per gli urli eccitati delle infermiere o delle kunoichi di passaggio.
Geloso, e si sorprese di esserlo, si diresse da solo verso l’uscita, fissando accigliato Sasuke che, guardandolo lo raggiunse, affiancandolo.
Silenziosi oltrepassarono la via dell’ospedale, entrando in quella principale, dove la gente li guardavano.
Naruto si sentì oppresso, scoperto e intimorito.
Non si sentiva così, da quando era solo un bambino, e girare per il villaggio lo infastidiva e spaventava.
Respirò a fondo, chiudendo appena gli occhi.
Non lo sanno… non lo sanno, ancora.
Un calore, piacevole e confortevole gli sfiorò il dorso della mano e poi la spalla e sorpreso mandò una veloce occhiata al suo fianco, incontrando solo la figura di Sasuke che, con mento alto, fissava in avanti, fregandosene di quegli sguardi d’odio, che, dopo distanza di anni, la gente gli mandava ancora.
Interiormente sorrise per la premura del maggiore e, sentendosi grato, cercò di ringraziarlo.
-Ehi… Naruto, Uchiha..
Entrambi i ragazzi si voltarono verso quella voce squillante e fastidiosa, incontrando la figura di Kiba e Akamaru.
-Ciao… Kiba.
Salutò Naruto, sorpreso e anche spaventato quando Akamaru prese a odorarlo.
Sasuke s’infastidì, schioccando un’occhiata al castano.
-Kiba… richiama Akamaru.
Lo pregò Naruto, indietreggiando sempre di più a quel naso curioso.
Il castano lo fissò e poi annuì richiamando l’animale che non lo ascoltò, preferendo annusare il corpo del giovane.
-Akamaru…
Chiamò ancora il padrone, afferrando il cane per il guinzaglio e tirandolo indietro.
Il cane oppose  resistenza.
-Non si comporta mai così, che strano… deve trovare curioso il tuo odore.
Borbottò Kiba, guardando dispiaciuto Naruto e grattandosi il capo.
Il biondo spalancò gli occhi, afferrando le braccia, da dietro, di Sasuke e mettendoselo davanti, usandolo come scudo.
-Richiamalo… mi da fastidio.
Lagnò Naruto, affacciandosi dietro alle spalle grandi del moro che, infastidito, guardò il cane con lo sharingan.
Akamaru mugolò, abbassando la coda e si nascose dietro a Kiba.
Sospirando, Naruto uscì dal suo nascondiglio, fissando Kiba.
-Allora… perché ci hai chiamato.
Domandò.
Il castano ridacchiò, massaggiandosi il capo.
-Tra due settimane do una festa al ristorante di Choji e vi volevo invitare. Ci terrei molto perché è importante per Hinata-chan.
Borbottò imbarazzato alla fine.
Sasuke alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e si voltò verso Naruto.
Per lui non faceva né caldo ne freddo andarci, gli era del tutto indifferente, ma avrebbe seguito come un’ombra Naruto e ogni sua decisione.
Le iridi chiare erano in dubbio, e il moro se ne accorse. Un velo di paura attraverso gli occhi azzurri e poi il biondo di prese a torturare un labbro con i denti.
-Per favore… pensa a come ci starà male Hinata se non vieni.
Naruto lo fissò e poi aprì le labbra. Le richiuse e le aprì ancora.
-… ok! Ci saremo.
Rispose abbattuto.
Kiba sorrise raggiante, dando una pacca forte sulla spalla di Naruto che, sorpreso, sospirò di dolore.
Sasuke ringhiò.
-Bene… allora ci vediamo tra due settimane. Ciao.
Urlò, avviandosi e salutando i giovani che lo guardarono correre via per la strada.
Naruto si massaggiò la spalla, girandosi e proseguendo verso casa.
Voleva rinchiudersi in posto sicuro, dove poteva essere se stesso tranquillamente e riposarsi. Si sentiva già stanco.
Sbuffò e aumentò il passo, seguito come sempre da Sasuke.

Scaraventò la borsa per terra, seguita poi dai vestiti e dalla sedia presente nella camera.
Aveva una voglia matta di urlare, di distruggere qualcosa.
Gemette, stringendosi i capelli biondi tra le mani e si lasciò cadere sul pavimento della camera, al centro, afferrandosi le gambe e portandosele al petto.
Era stanco di tutto, di tutti.
Un singhiozzo gli squarciò il petto, seguito poi da un altro, finché non divenne un pianto trattenuto e doloroso.
Naruto era stanco.
Non si mosse quando sentì dei passi leggeri, ma si morse un labbro per celare i singhiozzi e si strinse ancora nel suo abbraccio.
Sentì il rumore dei vestiti, di un piccolo botto e poi due braccia gli avvolsero il corpo, attirandolo indietro e, disperato, Naruto si appese alla maglia di Sasuke, nascondendo il capo nel petto del maggiore.
Non lasciarmi solo. Ho paura del buio.

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Capitolo 24
*** Sarò la tua colonna. ***



Sasuke Uchiha si svegliò di colpo.
Aveva il batticuore. Tutto attorno era buio. L’unico barlume che penetrava da sotto la porta era quello delle lampade in corridoio.
Aveva rifatto il sogno, ogni volta era lo stesso.
Il ragazzo scivolò via dalle coperte e rabbrividì, quando i piedi nudi sfiorarono il pavimento freddo di legno.
Sospirando stanco si fece passare una mano tra i capelli, grattandosi la nuca e fissò il vuoto davanti a se con un cipiglio sul volto.
Dopo tutti quegli anni, ancora riviveva la tragica fine del clan, sempre le stesse mosse, sempre le stesse situazioni e sempre le stesse pesanti parole che lo avevano portato avanti in quel mondo.
Lasciò cadere la mano dal capo, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e nascose il viso nelle mani.
Perché non riusciva ancora a dimenticare.
Perché era tanto difficile.
Un fruscio di coperte gli fece alzare il viso, e si voltò.
-… Suke, non riesci a dormire?
Domandò Naruto, guardandolo con occhi velati dalla stanchezza e il viso assonnato.
Il biondo si appoggiò sui gomiti, a pancia sotto e lasciò cadere i capelli biondi dietro di lui, sciolti.
Sasuke scosse il capo, appoggiando una mano sul materasso, allungandosi verso il viso del biondo che lo fissò perplesso e poi sorpreso, quando le labbra combaciarono con le sue.
-Avevo solo sete. Vuoi qualcosa?
Sussurrò nell’oscurità della camera, mentendo.
Perché far preoccupare Naruto se quel peso era solo suo?
Naruto sbatté le sopracciglia e annuì.
-Acqua, anch’io.
Biascicò, lasciandosi cadere a peso morto sul materasso.
Il moro si alzò, annuendo e si diresse in cucina.
Lentamente si fece largo per la villa, arrivando in cucina e bevve, preparando un bicchiere per Naruto.
Non poteva dimenticare e non lo avrebbe mai fatto.
Per quanto dolorosi fossero i suoi ricordi, i suoi sogni, avrebbe dovuto solo conviverci e, lentamente, superarli.
Pensando a ciò, porse il bicchiere a Naruto, e non fu più convinto delle sue parole, più di allora.
Il suo futuro era davanti ai suoi occhi, e non lo avrebbe rovinato con il passato.
Avrebbe vissuto nel presente, ricordando il passato, ma sperando in un futuro sereno con la persona che amava e con suo figlio.
Solo quello importava. Quello e nient’altro.
Abbracciò Naruto, addormentandosi, non avendo paura di incontrare le facce pallide dei suoi genitori e i loro occhi vuoti. La luna rossa come il sangue versato in quella notte e il viso di Itachi.

***

Naruto guardò la tavolata dei suoi amici con sguardo perso, le immagini che si mischiavano in un unico tornado di colori, così come i rumori iniziarono ad arrivargli confusi.
Ormai era al quinto mese di gravidanza, e se non fosse stato per Sasuke, seduto costantemente accanto a lui, era sicuro che non avrebbe mai varcato la soglia di casa.
Il moro era riuscito a creare una tecnica illusoria, dove lui sembrava sempre lo stesso. Non aveva la pancia gonfia e visibile, così come le guance piene e costantemente arrossate.
Kiba si alzò, felice, mentre Hinata arrossiva, seduta accanto al suo fianco, alzando il bicchiere in aria, guardando tutti i suoi amici.
-… Ragazzi, innanzitutto vi ringrazio di esseri venuti a questa cena…
Iniziò,con  il sorriso sul volto che si allargava sempre di più.
-… Io e Hinata avremmo un annuncio da fare.
Le ragazze guardarono la mora, sorprese e curiose, mentre lei abbassava il capo, al massimo dell’imbarazzo.
-Aspettiamo un bambino!
Disse, brindando e gli altri rimasero con la bocca aperta, fermi e sorpresi.
Ed ecco che Naruto si sentì strano.
Per qualche ragione, sovrappose la sua immagine a quella di una Hinata imbarazzata, mentre le sue amiche la abbracciavano contente e strillavano felici.
Si sentì estraneo per la prima volta, da tutta quella felicità, e si alzò in piedi, cercando di non attirare l’attenzione su di se, e si diresse all’aperto, in cerca di aria fresca.
Sasuke, prima lo seguì con lo sguardo, e poi si alzò, seguendolo, così come Sakura che li aveva notati per caso, e curiosa li aveva guardati, per poi alzarsi anche lei, preoccupata per Naruto.

Quando Sasuke uscì dal ristorante, l’aria fresca della sera gli fece venir i brividi sulla pelle mentre si guardò in giro, cercando Naruto, trovandolo poco lontano, attento a osservare il cielo stellato sopra alle loro teste.
Si avvicinò lentamente, conscio del fatto che Naruto lo avesse percepito.
-Non sarà così… Sarà molto peggio.
Il moro si fermò a pochi passi da lui, mentre un venticello li perdeva tra di loro.
-Ci sarò io con te.
Naruto lo guardò, e Sasuke ci lesse tanta di quell’insicurezza, da non crederci quasi subito.
Naruto era sempre deciso, sicuro di se, ma ora. Sasuke percepiva, anche da quella distanza, la tensione del biondo.
-Come potranno accettarlo… Non…
-Ssstt…
Disse Sasuke, avvicinandosi e stringendoselo tra le braccia.
Era tutto così naturale per lui, che aveva smesso di chiedersi come riuscisse a essere così apprensivo e delicato, quando era sempre stato un assassino.
Naruto s’irrigidì, ma poi cercò di calmarsi in quelle braccia forti e calde e si rilassò.
-Accetteranno il bambino, Naruto. Sono sempre tuoi amici.
Cercò di convincerlo il moro, accarezzandogli la testa bionda che affondava nella sua spalla.
-Quale bambino?
I ragazzi si voltarono sorpresi verso Sakura, che li guardava, e Naruto si staccò dall’abbraccio di Sasuke, pregando che Sakura non pensasse male.
-Sakura chan… Cosa…?
Gli occhi verdi di lei lo guardavano, per poi fissarsi su Sasuke.
Il moro pensò attentamente a ogni possibilità, per quello che stava per dire. Studiò ogni possibile risposta da parte di Sakura, pronto a intervenire per farla tacere.
-Naruto aspetta mio figlio.
Naruto si voltò di scatto verso Sasuke, guardandolo tradito, mentre il moro fissava serio Sakura.
La ragazza avrebbe riso, tanto anche, ma Sasuke era serio, perché non avrebbe mai scherzato con nessuno.
Cercò di parlare, ma dalle sue labbra ne uscì un suono gracchiato.
Respirò a fondo, fissando le iridi nere, e per una volta, riuscì a leggerle.
Ha bisogno di te, perché io non posso fare più niente.
E il gesto che ne seguì, gli fu dettato dal più profondo del suo cuore.
Perché alla fine amava quei due, e sapeva che mai l’avrebbero lasciata indietro senza una ragione valida.
Lo abbracciò, di slancio, e Naruto si pietrificò sul posto.
Staccandosi, Sakura ridacchiò nervosa.
-Congratulazioni… Penso.
Storse il naso, la ragazza, con un grazioso sorriso in volto.
Naruto la guardò sorpreso.
-Non sei… Disgustata?
Domandò, e Sakura corrucciò le sopracciglia rosa, guardando Sasuke e poi Naruto.
-Perché dovrei esserlo… Al massimo arrabbiata perché non me lo hai detto. Pensavo che fossimo migliori amici…
Lo ammonì la rosa, incrociandosi le mani al petto e iniziando a battere il piede per terra.
Naruto la guardò dispiaciuto.
-Pensavo che poi, non mi avresti più voluto parlare… Insomma… A te piace ancora Sasuke ed io…
-Ahh… Lascia stare. Non voglio le tue scuse.
Disse Sakura, quasi indifferente, per poi sorridere serena.
-E’ vero che aspetti un bimbo?
Naruto arrossì, mentre annuiva.
-Fantastico… E com’è successo. Kyuubi?
Il biondo scosse il capo furiosamente, mentre Sasuke sbuffava.
-Prenderemo questo discorso più avanti, ci staranno dando per dispersi.
Disse quieto e infastidito.
Sakura sbuffò, avvicinandosi accanto a Naruto.
-A quanto sei?
-Penso alla ventiduesima settimana.
Sakura parve sorpresa, per poi allungare un occhio verso il basso.
-Che fortuna sfacciata. Sai quante donne vorrebbero essere come te alla ventiduesima settimana?!
Naruto ridacchiò, in imbarazzo.
-Sasuke ha progettato una specie d’illusione. Cela il gonfiore.
Spiegò, gesticolando e Sasuke sbuffò ancora, scostando la tenda per entrare nel ristorante.
Gli altri guardarono verso la loro direzione e Kiba lì indicò a tutti e tre.
-Ma dove eravate andati. Siete scomparsi tutti e tre mentre stavamo brindando.
Borbottò offeso con gli occhi lucidi e le gote arrossate.
Naruto ridacchiò, così come Sakura, mentre Sasuke scoccava un’occhiata infastidita al castano.
-Scusaci Kiba. Avevo bisogno di una boccata d’aria.
Si giustificò Naruto, sorridendo sereno. E Sasuke non poté essere più orgoglioso che quel sorriso naturale ornò il volto di Naruto.
Kiba lo guardò con un leggero broncio, annuendo e sbuffando.
-Umhh…
Borbottò Kiba, brillo, mentre Hinata lo richiamava accanto a lui.
Kiba si scostò, e superò la tavolata avvicinandosi ai tre ragazzi che lo guardarono attenti.
-Su via… voi non avete nulla da dire?! Ne, Sakura chan? Tu e Sasuke vi siete messi finalmente insieme?
Domandò Kiba ridendo, facendo ridacchiare anche gli altri.
Sasuke ringhiò quasi, facendo un passo avanti verso Naruto, e Sakura diventò rossa d’imbarazzo e di rabbia.
-Kiba sei ubriaco… dai vieni qua e finiamo di mangiare che poi andiamo a casa.
Disse Hinata, raggiungendolo e appendendosi al braccio di suo marito.
Kiba brontolò qualcosa, seguendo la ragazza al tavolo e si sedette, mentre,sospirando tranquilli, si accomodarono anche Sakura e Naruto, seguiti poco dopo da Sasuke.
Kiba fissò il moro e ridacchiò.
-Non è che sei gay, Sasuke? Ormai hai ventitré anni e non ti abbiamo ancora visto con nessuno…
I ragazzi al tavolo risero, ma poi si zittirono fissando il volto serio dell’Uchiha.
-Kiba kun… Ma sono cose da dire!
Strillò Ino, offesa.
-Sasuke kun deve ancora trovare la persona giusta…
Aggiunse, con fare ovvio, bevendo un bicchiere d’acqua.
Naruto abbassò il capo, un po’ imbarazzato e un po’ triste.
Lui, non avrebbe mai potuto abbracciare o baciare Sasuke davanti agli altro. La loro relazione sarebbe sempre stata nascosta. Celata nelle tenebre. Com’era sempre stato.
L’oscurità lo avrebbe sempre avvolto…
-Ho già trovato quella persona, Yanamaka.
Il timbro vocale di Sasuke era serio e basso, quasi scocciato dal fatto che dovesse parlare con gente ignorante e ipocrita.
I ragazzi e le ragazze fissarono, zittendosi, sbalorditi Sasuke.
-Cosa?
Domandò Ino con occhi larghi.
Shkamaru sbuffò, squadrando Sasuke e Naruto.
-Avete sempre tenuto sotto il naso, la risposta.
Borbottò, massaggiandosi il capo stancamente.
Era stato così ovvio per lui e si stupiva che per gli altri non lo fosse stato.
-Sakura lo sa…
Continuò e la rosa lo fissò con occhi sbarrati.
Sasuke sbuffò, alzandosi dal tavolo quando il chiacchiericcio dei compagni divenne fastidioso e con lui, alzò anche Naruto da un braccio.
Il biondo lo guardò, pregandolo che non dicesse niente.
Non si sentiva ancora pronto, e in realtà, non lo sarebbe mai stato. Ma non voleva che lo sapessero in quel modo.
Non ora, non adesso.
-Io e Naruto siamo compagni…
-… di team… E allora.
Biascicò Kiba, interrompendo il moro che assottigliò lo sguardo, fissandolo sbiecamente.
Gli altri, stavano già iniziando a capire.
-… Kiba… non in quel senso.
Disse tranquillo Shino, versandosi un altro bicchiere di sakè.
Kiba sembrò stralunato, e guardando il suo compagno con un’espressione da ebete, si grattò il capo.
Shino sbuffò.
-Come lo siete tu e Hinata.
Sussurrò.
Kiba sbarrò gli occhi, fissando Naruto scioccato.
-Che… no, dai amico. È uno scherzo vero! È ripugnante se no!
Strillò, fissando il biondo posto davanti a lui, dall’altra parte del tavolo.
Naruto gemette dolorante, afferrandosi il fianco destro con la mano sinistra abbassando il capo.
Non ora. Non adesso.
-Kiba.
Strillò Hinata, zittendolo con un tono di voce da rimprovero.
Sasuke lo fulminò con lo sharingan e Kiba si zittì, mettendosi una mano davanti alla bocca.
Ino fece cadere il bicchiere di mano, fissando la coppia con la bocca aperta, così come gli altri.
-No… Kami Sama. Non posso crederci!
Balbettò la bionda, alzandosi di scatto, facendo rotolare la sedia lontano.
-Come… come può essere! È uno scherzo, vero?
Domandò, sbalordita, fissando con i suoi occhi azzurri la coppia.
Sakura si alzò, quando Naruto sobbalzò appena dopo il botto sordo della sedia, e si pose davanti al compagno, come a proteggerlo.
Aveva una strana sensazione che lentamente divenne realtà.
-Ino, ma che diamine dici, si può sapere?
Strillò la ragazza dai capelli rosa.
Ino la guardò sbalordita e un po’ tradita.
-Tu lo sapevi?
Sakura annuì, stringendo le palpebre e fissò i ragazzi davanti a lei con rimprovero.
Ino sbatté le mani sul tavolo, rovesciando un bicchiere di sakè.
-Come puoi essere così tranquilla. Dicevi di amare Sasuke e invece… Kami, è disgustoso il solo pensiero. Ci sarà un motivo perché esistano l’uomo e la donna.
I ragazzi guardando sbalorditi la bionda che sembrava incazzata per qualcosa. Perché alla fine, lei credeva ancora in quella cotta da bambina.
Sakura strabuzzò gli occhi, fissando sconcertata il viso di Ino e poi si voltò a guardare gli altri.
Hinata fissava preoccupata Naruto, così come Sai e Shikamaru. Shino e Jugo semplicemente erano indifferenti a ciò, ma la ragazza lesse della rabbia e sconcerto nei loro occhi, fissando Ino.
Suigetsu dormiva in fondo al tavolo, brillo.
Il resto, avevano tutti il viso basso, come a dar ragione Ino.
Sasuke tremò per la rabbia, e cercò di avanzare, lasciando il braccio di Naruto, ma una mano di quest’ultimo gli afferrò l’avambraccio, stringendolo disperatamente e il moro lo fissò, mordendosi un labbro.
Il viso di Naruto era pallido e nascosto dalla frangia bionda e, Sasuke ci avrebbe scommesso, gli occhi erano lucidi e arrossati.
Afferrò la mano ambrata, stringendola con la sua, combaciando i palmi e intrecciando le dita, e uscì dal ristorante con passo veloce, scostando malamente la tenda del ristorante, trascinando dietro di lui Naruto.
Sakura si voltò di scatto verso i ragazzi, seguendo le schiene scomparire e strinse i pugni, furiosa e si voltò verso quelli che considerava amici.
-Vi dovreste vergognare. Siete solo un branco d’ipocriti.
Sputò velenosa, girando sui tacchi.
-… Ah…
Disse, fermandosi e voltandosi appena.
-Giusto per farvelo sapere. Naruto aspetta l’erede di Sasuke.
 Detto questo, si voltò, dirigendosi verso l’uscita, stizzita, col mormorio della sala dietro di lei.

Sasuke si fermò poco dopo, girandosi verso Naruto e scostandogli la frangia da davanti al viso.
-Non è andata così male.
Sussurrò, sforzando un sorriso che a Sasuke gli si strinse lo stomaco.
Un sorriso così amaro non lo aveva mai visto sul viso sempre spensierato di Naruto.
Ma Sasuke sapeva leggere benissimo gli occhi di Naruto che, tacitamente gli chiedevano aiuto.
Maledisse i compagni di Naruto e si avvicinò al biondo, facendo calare la mano che aveva lasciato sul capo verso la guancia del ragazzo, alzandogliela lentamente.
Naruto socchiuse le palpebre quando sentì la fronte fredda del moro combaciare con la sua.
-Ti starò accanto.
Sussurrò il moro, socchiudendo le palpebre, mentre una singola lacrima si fece largo tra le ciglia dorate, percorrendo la pelle di Naruto e perdendosi in mezzo ai loro corpi.

-Come sta?
Domandò Sakura, sedendosi davanti a Sasuke, in quel tavolo dove, goffamente, qualche mese fa, aveva chiesto a Sasuke di prenderla in sposa.
Lo sguardo del moro si posò sulla porta del salotto, diretta verso le stanze da letto e sospirò.
-Dorme.
Rispose, osservando la ragazza davanti a lui che sbuffò sollevata, stringendosi la maglia all’altezza del cuore.
-Non avrei mai pensato che fossero così…
-Grazie.
E Sakura spalancò gli occhi, fissando sconcertata e sorpresa Sasuke, che la squadrava tranquillo.
Sentì le guance in fiamme e abbassò lo sguardo, come faceva da bambina e iniziò a balbettare imbarazzata.
-Di nulla… c’è… poi non so perché mi ringrazi. Ho fatto solo il mio dovere di migliore amica.
Borbottò, torturandosi la maglia rosa.
Sasuke socchiuse gli occhi, quasi sereno.
-Mhh… è quello che gli serve.
Sussurrò, alzandosi, sparendo in cucina con le tazze del the vuoto.

***

Sasuke sbuffò, bussando ancora alla porta della camera di Naruto.
-Vattene via!
Urlò Naruto da dentro.
Era da giorni che andava avanti questa storia e Sasuke era sempre più nervoso.
Digrignò i denti, stringendo la mano appoggiata alla superficie della porta in un pugno.
-Apri!
Ringhiò con voce bassa.
Sentì dei passi leggeri dall’altra parte e poi uno sbuffò.
-No. Lasciami dormire.
Borbottò Naruto.
Sasuke chiuse gli occhi, respirando a fondo e poi si voltò, scendendo con passi pesanti le scale.
Era colpa loro e avrebbero pagato.
Stupido, stupido, stupido.
Non poteva rinchiudersi in camera per sempre. Faticava a farlo mangiare, anche se, verso sera, quando Naruto pensava che Sasuke dormisse, sgattaiolava fuori dalla camera a mangiare qualcosa, e puntualmente il moro cercava di fargli trovare, nel frigo, qualcosa di pronto.
Pronto per uscire da casa si bloccò nel corridoio al sentire dei leggeri colpetti alla porta d’ingresso e curioso andò ad aprire, fissando sorpreso la persona davanti a se.
La piccola Hinata lo fissava con occhi appena lucidi e le guance rosse, resistendo a stento di abbassare il capo per la vergogna.
Sasuke alzò un sopracciglio.
-C-ciao Uchiha kun… c- c’è Naruto-kun?
Borbottò, inchinandosi leggermente, come l’avevano sempre educata.
Sasuke strinse appena troppo forte lo stipite della porta d’ingresso con le dita.
-Dorm…
-Hinata-chan, cosa ci fai qui?
Sia la ragazza che Sasuke si affacciarono dentro casa, fissando la figura di Naruto al centro delle scale, appoggiato con un braccio al bordo.
La ragazza sorrise timidamente, deglutendo.
-Ero venuta a vedere come stavi.
Sussurrò.
-Oh…
Naruto allargò gli occhi e poi guardò Sasuke dopo due lunghi giorni di chiusura forzata in camera sua.
-Visto che stai bene, è meglio che v…
-Rimani. Ti va di prendere un the?
Chiese Naruto, scendendo l’ultima rampa.
A Sasuke gli s’infiammarono gli occhi a quell’invito.
-Non vorrei disturbare.
Cercò di dire Hinata, sentendo il rigidimento dei muscoli del moro.
Naruto scosse il capo, affiancando Sasuke.
-No. Figurati.
Sorrise cordiale, ma Sasuke vide quelle iridi tempestose tristi e perse.
Deglutendo strinse gli occhi, facendosi da parte e uscì da casa.
-Torno stasera.
Disse atono, incamminandosi per il vialetto della villa.
Naruto sospirò, distogliendo lo sguardo da quelle spalle che si allontanavano mentre Hinata abbassava il capo dispiaciuta.

-E’ bello… qui!
Naruto annuì, tirando le labbra in un sorriso.
-Sì. Si sta in pace.
Gli occhi di Hinata ammirarono, sbalorditi, il giardino di villa Uchiha.
Tracciato il confine con lo steccato di legno, il giardino era verde e rigoglioso, dove, in un angolo c’era un piccolo orticello di pomodori e, accanto alla grande quercia che ombrava il piccolo lago artificiale, c’era un cespuglio di rose rosse e bianche selvatiche che emanavano un dolce e rilassante profumo.
Il lago, attraversato da un piccolo ponticello di legno, era circondato da della terra fine chiara, dove, su di essa, erano state poste delle pietre da fiume piatte, creando una piccola strada grigia.
Naruto socchiuse gli occhi, lasciando che il vento s’insinuasse tra i capelli e tra i vestiti, rinfrescandolo.
Seduti sulla rampa di scale che dava al giardino, i due giovani stettero in silenzio per un tempo indefinito, rilassandosi.
Naruto aprì gli occhi, fissando il cielo terso.
-E’ vero che aspetti un bimbo?
Domandò curioso.
Hinata arrossi, perché per lei era davvero inevitabile.
-Sì. È così strano.
Ammise.
Naruto ridacchiò, annuendo perché in fondo, sapeva esattamente cosa provasse Hinata in quel momento.
Ci era passato, e ci stava passando.
Poi Hinata si voltò verso di lui, fissandolo come mai prima di allora, aprendo le labbra, parlando.
-Mi dispiace di come si sia comportato Kiba e gli altri. Non voleva offenderti, è che era… sorpreso.
Naruto si strinse nelle spalle.
-Non importa, davvero.
Sussurrò, guardando i rami della quercia muoversi con il vento in una dolce danza.
Hinata scosse il capo, attirando la sua attenzione.
-Importa, invece. Sai…
La ragazza fissò il cielo, stendendo le gambe davanti a lei, appoggiandosi sulle braccia.
-… in questi anni non ho fatto altro che osservarti. Prima m’incuriosivi molto. Eri così diverso da tutte le persone che mi giravano intorno nella mia infanzia. Così espansivo eppure così triste.
Naruto la guardò e Hinata sorrise, perdendosi in ricordi passati.
-Poi, col passare degli anni, quando siamo stati in accademia insieme, ho iniziato a provare qualcosa. Balbettavo e arrossivo ogni volta che guardavo i tuoi occhi, ogni volta che ti avvicinavi, svenivo per l’emozione.
Ridacchiò al solo pensiero, scuotendo la testa, e Naruto s’incantò per pochi secondi a fissare i capelli neri e lunghi, ondeggiare dietro alla sua schiena.
-Anche se ero timida, mi ero imposta il compito di far sparire dai tuoi occhi quella traccia di solitudine che per tutta la vita ti sei portato indietro, inutilmente. Perché per quanto mi sforzassi, non riuscivo a capirti.
Sospirò, affranta e dispiaciuta.
-Poi è comparso Sasuke nella tua vita.
Naruto trattenne il fiato al nome del moro, abbassando lo sguardo e Hinata si voltò verso di lui, sorridendogli materna.
-E’ stato l’unico che è riuscito a schiarire i tuoi occhi. Anche se ti ha fatto soffrire, quando ha abbandonato il villaggio, i tuoi occhi brillavano sempre; più di quando ancora non lo conoscevi bene.
Vi eravate compresi, capiti e vi siete aiutati reciprocamente, anche se non ve ne siete mai accorti.
Naruto alzò lo sguardo, fissando con occhi larghi le iridi chiare della ragazza.
-Quindi, non farti demoralizzare per quello che pensano gli altri. Sii egoista per una volta e vivi la tua felicità. Hai fatto tanto per noi, e ti meriti più di qualunque altro di stare accanto a Sasuke.
La gola di Naruto si secco tanto da fargli male.
Essere egoista.
Era quello che gli aveva detto Tsunade, alla fatidica decisione se tenere il bambino oppure no.

-Se hai deciso questo…
Disse, avviandosi verso l’uscita, ma prima si fermò, voltando il capo, con la mano appoggiata allo stipite della porta.
Guardò il fragile corpo di Naruto, scosso da lievi sussulti, e dei piccoli singhiozzi mal trattenuti.
-Per una volta, essere egoisti, non guasta!
E detto questo uscì dalla casa.

-Lascia perdere gli altri, Naruto-kun.
Terminò, allungando una mano verso la guancia di Naruto, accarezzandola delicatamente.
-Vivi, perché la vita è una sola. Non sprecarla. E’ questo che lessi una volta, in un libro, ed è sempre stata la mia filosofia di vita. Adesso, desidero che la renda tua.
Il sorriso di Hinata era così dolce, che Naruto pensò di scoppiare a piangere in un momento o l’altro. Ma si trattenne, annuendo col nodo alla gola.
-Grazie, Hinata-chan.
-Figurati.
Ridacchiò la ragazza, ritirando la mano, arrossendo un poco e abbassando lo sguardo.
-Ti prego di non prendertela con Sakura, dopo questa domanda.
Borbottò, distogliendo lo sguardo e Naruto corrucciò le sopracciglia.
-Perché dovrei arrabbiarmi con Sakura-chan?
Domandò perplesso.
-Bhe! L’altra sera, presa dalla rabbia, immagino, ci ha detto che… insomma… aspettiunbambino!
Disse le ultime parole velocemente, mentre le guance si accendevano abbassando lo sguardo e il viso.
Naruto sussultò, incredulo e il fiato gli mancò in gola a quelle parole.

Sasuke afferrò la maniglia della porta di casa e la spinse verso il basso.
Sospirò, e si concentrò sull’interno della casa, cercando di percepire se Hinata era ancora lì.
Aveva fatto bene ad andarsene, lasciando Naruto respirare.
Stranamente era riuscito a capire che Hinata avrebbe aiutato il biondo, ma questo, in un modo o nell’altro, gli dava fastidio.
Voleva essere lui la persona che lo avrebbe sostenuto, e invece non faceva altro che far soffrire il ragazzo.
Posò la busta della spesa sul tavolo e poi si fermò, sentendo la risata spensierata di Naruto, nel giardino della villa.
Si voltò, verso la finestra, guardando i due giovani che sorridevano, fissando il cielo.
Piegò il capo di lato, nello stesso momento in cui gli angoli delle labbra s’incurvarono verso l’alto in un serafico sorriso, alla vista del volto rilassato di Naruto.

-… come vorresti che nascesse?
Chiese la ragazza e Naruto la fissò, per poi concentrare il suo sguardo sul ventre gonfio, coperto dalla tuta larga.
Sorrise, appoggiando una mano sulla pancia.
-Non ci ho mai pensato, sinceramente. Però non mi importa tanto il sesso.
Poi il biondo si voltò verso di lei, con espressione curiosa.
-Tu, invece?
Hinata sorrise, imitando il biondo e toccandosi la pancia.
-Io vorrei che fosse una bella femminuccia. Ma so che Kiba vorrebbe un maschio da poter portare in giro e allenarlo.
Naruto ridacchiò, annuendo.
-Penso anch’io che Sasuke preferirebbe un maschio. Te lo immagini alla mercé di una ragazza?!
Disse Naruto, immaginandosi Sasuke con in braccio la loro bambina, e un’espressione di puro terrore in volto.
Rise, e alla sua risata si unì anche la dolce ragazza.
-Il grande Sasuke Uchiha spaventato da una neonata.
Borbottò divertito Naruto, asciugandosi la lacrima all’angolo dell’occhio sinistro.
-Umh.
Mormorò cupo il moro dietro di loro, facendolo sobbalzare e voltare di scatto.
Il moro fissava Naruto serio, ma con gli occhi che brillavano di felicità, appoggiato alla portafinestra con una spalla e le braccia incrociate al petto.
Il biondo smise di ridere, sbiancando e guardò Sasuke con occhi larghi.
Hinata arrossì, imbarazzata e si alzò goffamente, tenendo il capo basso.
-Vai di già?
Disse Naruto dispiaciuto.
La ragazza annuì.
-Devo preparare la cena. Mi ha fatto piacere parlare con te, Naruto kun.
Borbottò, fissando il ragazzo che le sorrise.
-Quando vuoi venire, la porta è aperta.
Le assicurò, alzandosi.
Fece per accompagnarla, ma la ragazza negò col capo.
-Non preoccuparti, conosco la strada. Allora, a presto Naruto-kun… Uchiha-kun.
Salutò e sparì.
Dopo che sentirono i passi di Hinata e la porta chiusa, i due ragazzi si guardarono negli occhi.
-Paura di una neonata, umh?
Naruto ridacchiò isterico, sedendosi di nuovo.

Non sapevano com’erano finiti abbracciati in giardino, ma entrambi si rilassarono guardando il tramonto che scendeva su Konoha, avvolti una piccola coperta.
Sasuke aveva appoggiato la schiena al muro esterno, sopra alla veranda e accoglieva il corpo di Naruto tra le sue gambe divaricate e piegate.
Il biondo aveva appoggiato la testa sulla spalla di Sasuke, e si era addormentato con il viso verso quello di Sasuke, nascosto nel collo del più grande e, ogni volta che Naruto respirava, dei brividi si facevano largo sulla pelle di Sasuke a sentire il fiato caldo sull’epidermide.
Il moro chiuse gli occhi, stringendo la presa sul pancione di Naruto e fece sprofondare il viso nei capelli di Naruto, baciandogli il capo.
Si rilassò in quell’abbraccio che sapeva di loro, ma con un ringhio alzò il viso di scatto, fissando Tsunade nel giardino di casa loro.
-Uchiha.
Disse la donna, con sguardo cupo puntato nelle sue iridi scure.
La prese su Naruto aumentò ancora di più.
La donna fece un passo avanti, fissando per pochi secondi la figura di Naruto e poi ritornò a fissare il ragazzo.
-Abbiamo un problema.
Il fiato di Sasuke si spezzò.
-… il consiglio sa del bambino e hanno indetto un’incontro per domani.
S’irrigidì a quelle parole, fissando sconcertato la donna.
-Come…
Sussurrò, non riuscendo ad andare oltre.
Tsunade spostò lo sguardo al suolo, stringendo i pugni.
-Non lo so. Ero venuta a dirlo a Naruto, ma forse è meglio lasciarlo dormire.
Biascicò tristemente e arrabbiata, sentendosi imponente davanti a quel vecchio consiglio.
-Non so cosa decideranno…
Parlò ancora, alzando lo sguardo deciso sui ragazzi.
-Ma qualsiasi decisione prenderanno… starò dalla tua parte, se servirà a proteggerli.

Si appoggiò con la schiena nuda contro il muro della doccia prendendosi la testa tra le mani, mentre l’acqua gli picchiettava le spalle e il capo, appiattendo i capelli neri sul viso.
Respirò a fondo, stringendo i capelli bagnati nelle dita e digrignò i denti rabbioso, lasciandosi cadere al suolo.
Ogni volta, ogni santissima volta che era tanto così dall’afferrare la pace, questa gli veniva strappata via con forza, lasciandolo con l’amaro in bocca.
Adesso come avrebbe potuto dire a Naruto del consiglio, come avrebbe avuto il coraggio di guardare ancora quelle iridi chiare spegnersi per il terrore e il dolore. Per la tristezza e la solitudine.
Un lamento gli uscì dalle labbra, nello stesso momento in cui si portò le gambe al petto, appoggiando la fronte alle ginocchia, tremando leggermente per il freddo e per i singhiozzi muti che gli provocavano un doloroso peso alla gola.
Non lo sopporto. È insopportabile tutto questo dolore.


************+

Ho mal di testa.
Sob... con sto terremoto non riesco a dormire in santa pace. Mio padre, per ogni piccola vibrazione (mi sa che si sveglia con le puzzette che fa, e trema il letto), si mette ad urlare e mi scaglia giù dal letto mezza intontita. Uffiiiii... Oggi mi sono anche addormentata a lavoro, che figura! -.-
Ah, bando alle ciance. Chi di vuoi vuole prendermi a pugni?! lo so! lo so! mi state odiando in questo momento, e non posso che darvi ragione. Mi odio anch'io. Plic.
Però, per farmi perdonare, ho fatto un'altro bel disegnino ^_______^


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Capitolo 25
*** Mhhh... -.- ***


Che imbarazzo. Non ho messo il link alla fine, ma sarò baka! *abbassa la testa sconfitta*
Eheheh..- scusate. Infatti quando leggevo. "Anch'io voglio vedere il disegno", "Il link del disegno..." ecc. Io ho fatto, eh?? Poi sono andata a vedere e... Diamine, non c'è il disegno. Poverette, scusate ancora. Il mio cricetino deve essere andato in vacanza sulle spiagge di Suna. (Beato lui.)
Comunque... Visto che il prossimo capitolo lo posto tra... Non so quando, Vi lascio il link in questo, anzi due. Mi devo far perdonare ^___^


http://www.facebook.com/photo.php?fbid=120363084768427&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater

In quella su, avevo cercato di disegnare Hinata, poi ho lasciato stare! Non avevo voglia. Ammetto che Naruto non mi è venuto un gran ché, ma non so proprio dove cambiarlo. La terrazza, è quella che mi sono immaginata per villa Uchiha.


http://www.facebook.com/photo.php?fbid=120365758101493&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater

In questa, i due si fanno un piccola bagnetto. Prendetevi fazzoletti per il naso... plic.


http://www.facebook.com/photo.php?fbid=111122112359191&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=111122149025854&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=111122195692516&set=a.103075999830469.4574.100003842073017&type=3&theater

Le ultime, per chi segue The crow, sto scrivendo il capitolo e lo posto massimo dimani pomeriggio o sera, oggi devo andare a lavorare come cameriera. (due lavori mi distruggono, sob)
Si parte dalla prima, arrivando all'ultima. Praticamente è la sequenza della fine.

Vi lascio, e scusate ancora... ^_^ ma ormai ci avete fatto l'abitudine, no?!
Un bacio e grazie.

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Capitolo 26
*** Ti posso sentire, e so di amarti. ***




-Domani il consiglio si riunisce. Sanno del bambino.
Atono, freddo come mai non era stato, fissava Naruto davanti a lui, mentre quelle parole gli vorticavano in testa, facendogli male.
Gli occhi azzurri si spalancarono, mentre le mani andarono verso il ventre in segno di protezione e il corpo del ragazzo indietreggiava.
Sasuke saltò in avanti, preoccupata, afferrando Naruto prima che cadesse al suolo, accompagnandolo, mentre il biondo si appendeva alla maglietta, nascondendo il capo tra la spalla del più grande, scoppiando in un pianto disperato di urla e singhiozzi dolorosi sia per lui, che per Sasuke, che impassibile lo stringeva a se, facendosi carico del suo dolore, sopportandolo con lui.
La testa mora si appoggiò a Naruto, nascondendo il viso nel suo collo, e rimasero così, finché il biondo non crollò stanco tra le sue braccia.

***
Da quanto tempo fissava l’entrata della villa, senza fare un passo? Nel suo campo visivo c’era l’immagine sbiadita di Sasuke, ma Naruto osservava spaventato l’esterno di quella casa. Quello scudo che lo aveva protetto per tutti quei giorni.
Il braccio di Sasuke si allungò verso di lui, mentre la mano si apriva e le iridi nere lo osservavano tranquille.
A lungo, fissò il palmo chiaro, poi l’esterno e gli occhi rassicuranti di Sasuke.
Si morse il labbro, e poi, contro ogni aspettativa del moro - era sicuro che avrebbe dovuto prenderlo a forza tra le braccia - allungò il suo braccio, afferrando la mano di Sasuke e stringerla forte.

Poi un passo.

Dopo un altro.

E l’esterno di quella casa gli apparì ancora più spaventoso.
Ma c’era Sasuke. C’era sempre stato, fino ad ora.
-Prendiamo le vie secondarie?
Domandò titubando, fissando davanti a se.
Il moro strinse la presa su quella mano leggermente più piccola della sua, liscia come quella di una ragazza per via del Kyuubi che gli curava le ferite, e annuì lentamente, incamminandosi per le strade meno conosciute del villaggio.
Sasuke prese tutte le strade che conosceva, quelle che lui, da piccolo, percorreva da solo per non farsi vedere dagli abitanti.
Naruto gli camminava a fianco, e mai una volta aveva abbandonato la sua mano, cercando di portarlo sempre più avanti, verso l’ufficio di Tsunade.
Arrivati, davanti alla porta blu, ad accoglierli c’erano quattro anbu e la donna da i seni prosperi che si incamminò verso i ragazzi, stringendo a se Naruto.
-Andrà tutto bene! Ti fidi di me.
Sussurrò all’orecchio del ragazzo che annuì, guardandola con il viso stravolto.
Le occhiaie non avevano abbandonato quel giovane viso e Tsunade socchiuse gli occhi, accarezzandogli i capelli in modo materno e scortati dagli anbu, entrarono nella stanza.
Il borbottio di sottofondo si fermò, quando gli anziani fissarono la coppia.
-Tsunade-Sama. Pensavamo di esser stati chiari. Solo Naruto Uzuma…
-Sasuke Uchiha è il compagno di Naruto, perciò non vedo dove sia il problema della sua presenza.
Rispose a tono la donna, fissando con sfida l’anziano che aveva osato parlare.
L’uomo si ritrasse sulla sedia, fissando adirato e scocciato la donna e poi alzò un braccio, muovendo in aria la mano.
-Potete andare…
Disse riferito ai ninja.
-Chiudete i portoni.
Quando le porte si chiusero, Naruto si sentì in trappola.

***

-Ieri dove sei stata?
Chiese Kiba, sbucando dalla porta della sala, guardando la figura seduta di Hinata.
La ragazza si voltò verso di lui, sorridendo gentile.
-Sono andata da Naruto kun.
Rispose semplicemente.
Kiba spalancò gli occhi, abbassando il capo vergognosamente.
-Come… sta?
Pigolò dispiaciuto e preoccupato, avanzando verso la moglie.
Hinata lo fissava con i suoi strabilianti occhi chiari e sorridendo, appoggiò la mano sul ventre.
-Bene. Anche se era abbattuto per come siete venuto a saperlo.
Rispose.
Kiba gli sedette accanto.
-Sono stato uno stronzo. In questi anni non ha fatto altro che aiutare il prossimo, e ora che aveva bisogno di un amico… Argghh… non posso credere di avergli detto quelle parole orribili.
Sbottò, afferrando i capelli corti con le mani, mentre Akamaru abbaiò.
Hinata sorrise tranquilla, accompagnando il capo di Kiba sul suo ventre, prendendo ad accarezzargli i capelli.
-Tranquillo… andrà tutto bene.
Sussurrò dolce.

***

Naruto afferrò la mano di Sasuke, in cerca di sostegno, mentre guardava verso il basso, con le parole degli anziani che ci vorticavano in testa, ferendolo come mille kunai avvelenati.
-Non sappiamo come nascerà… Dobbiamo eliminarlo!
Tuonò un vecchio, alzandosi, fissando la coppia di ragazzi, dritti dietro a Tsunade.
La donna quasi ringhiò, e avanzò minacciosa.
-Non avete il diritto di stroncare una vita che non è ancora nata..
Tuonò, fulminando tutti gli anziani davanti a lei.
-Cara principessa… Noi dobbiamo proteggere il villaggio, e non mi sembra una buona idea che il figlio del Kyuubi passeggi per le vie di Konoha indisturbato. Potrebbe nuocere a qualcuno.
Cercò di convincere un’anziana, vestita con un lungo kimono colorato.
-Non è il figlio di Kyuubi.. Naruto e il Kyuubi sono sue cose distinte.
Urlò, indicando Naruto che si strinse nelle spalle, stritolando la mano intorno a quella pallida dell’amante.
-E’ un comunissimo bambino, non sarà diverso dagli altri.
-Ne sei certa, lady Tsunade. Scommetteresti su questo bambino?
Domandò un altro, con la voce bassa e possente.
Tsunade rimase un attimo in silenzio e annuì, gli occhi nocciola che si tinsero di determinazione.
-Scommetterei su questo bambino, e su Naruto.
Gli anziani si zittirono per un momento, per poi guardare Suzo, il nuovo capo degli anziani, il quale si alzò, fissando i ragazzi e incatenando Tsunade con le sue iridi grigie.
-Non posso rischiare di far vivere questa creatura.
Naruto si perse in se, le gambe che diventarono molli e cadde in ginocchio, con lo sguardo perso sul pavimento.
Sasuke si sentì solo tirare verso il basso, e un leggero tonfo e si voltò terrorizzato verso la figura tremante di Naruto.
Tsunade e il ragazzo si accucciarono a fianco di Naruto.
-Naruto.. Mi senti?
Domandò Tsunade, scuotendolo per le spalle.
Quando vide quegli occhi azzurri, spenti e persi, le si strinse il cuore.
Sasuke scattò in piedi, puntando lo sharingan sui consiglieri che si ritirarono sulle sedie, impauriti e intimoriti per tale potere.
-Già una volta, questo consiglio mi ha portato via la mia famiglia, e giuro, sul mio nome, che non accadrà una seconda volta.
La voce era fredda, bassa, ma risuonava in quell’aula come se fosse amplificata da mille, e altre voci.
-.. Sarei pronto a tradire di nuovo il villaggio, e questa volta non mi fermerò dall’uccidervi tutti in atroci torture.. Uno a uno.
Sibilò, guardando uno per volta gli anziani, che tremarono quando dietro al ragazzo, iniziò a formarsi un’aura viola.
Tsunade guardava sconvolta Sasuke, mentre Naruto era stretto, inerme, tra le sue braccia.
Lo sguardo vuoto, il fiato accelerato e le braccia senza forza, dritte ai fianchi.
-Uchiha.. Quello che successe anni orsono, è stata una macchia su Konoha..
-Non volete che la gente sappia la verità.. Giusto?
Sasuke avrebbe dato tutto, pur di far vivere suo figlio. Anche quello di rammentare il passato, portando a galla la vera verità.
-.. Non volete che diventi come Madara, perché ne sarei capace. Io posso controllare il Kyuubi e aizzarlo contro questo villaggio, privo di ogni interesse per me.
Gli anziani tremarono, e la paura si diffuse dentro di loro come un virus. Sasuke li guardava minaccioso, con il mento alto e lo sguardo pieno di sfida.
Suzu si accigliò, fissando il moro con rabbia, cercando di coprire e nascondere la paura che stava provando.
-Ho saputo cosa fece Konoha ai tempi del Primo..
Gli anziani si guardano negli occhi sconcertati, drizzandosi sulle sedie.
-.. Allo stesso Madara Uchiha.
-Di cosa stai parlando, giovane Uchiha.
Chiese la donna, l’unica, fissando il ragazzo.
-Anche lui, come me, cercò di creare una famiglia con un membro degli Uzumaki, e quando la gravidanza era quasi al termine, il Primo incaricò a una squadra della polizia segreta, di uccidere il feto e il giovane. Madara cercò vendetta, e dovreste sapere cosa successe dopo…
Rispose il moro, rammentando ai più anziani quel fatidico giorno.
Si sentirono dei sussurri, e Sasuke si perse un attimo per vedere Naruto, ancora stretto dalla presa di Tsunade. Naruto aveva gli occhi chiusi e respirava pesantemente.
-E’ crollato per la stanchezza.
Gli sillabò la donna, guardando l’Uchiha con gratitudine. Il moro annuì, voltandosi verso gli anziani e poi vide Suzu guardarlo.
-Siamo giunti a una conclusione, giovane Uchiha. Per il tuo silenzio, noi vi permettiamo di tenere il bambino…
Sasuke non sospirò di sollievo, perché aveva già intuito il “ma”, in quella voce pesante, che rimbombava in quelle quattro mura.
-.. Ma se sarà un pericolo per il villaggio, non ci fermeremo dall’eliminarlo.
Sasuke annuì, anche se aveva una voglia matta di uccidere quell’uomo.
Se il suo bambino, o Naruto fossero stati in pericolo, lui li avrebbe protetti. Non sarebbe stato a guardare la morte che piombava su di loro.
Anche a costo di prendersi Naruto, adesso, e scappare da quel villaggio.
-Bene.. Il consiglio vorrà essere partecipe di ogni sviluppo, e non esserne all’oscuro.
Finì Suzu, guardando con ammonizione l’Hokage che annuì, mentre Sasuke stringeva tra le braccia il corpo inerme di Naruto, accostandolo vicino a se.
S’incamminò verso l’uscita, la testa di Naruto appoggiata sopra alla sua spalla e il fiato caldo del compagno, che gli accarezzava il collo.
Guardò Naruto, e quando uscì dalla stanza, si prese il tempo di depositare un bacio sulla fronte fredda del giovane.

***

Dal giorno del consiglio, era passato un altro mese.
Qualche amico, in quelle settimane, si era scusato con Naruto, facendosi perdonare, forse anche sotto le minacce di Sakura e dei suoi pugni.
Il moro avrebbe fatto di tutto, pur di non far ricadere Naruto in quella piccola depressione dopo la loro rivelazione. Quello che si era portato dietro Naruto, da quell’episodio, era la fobia di uscire di casa in quelle condizioni, e Sasuke lo capiva, cercando di fargli più compagnia che poteva. A Naruto bastava anche solo che il moro stesse in silenzio, in casa, non per forza accanto a lui, che si sentisse bene. Ogni tanto qualcuno gli faceva visita, soprattutto Hinata, che ormai era al quarto mese, e chiacchierava con Naruto, riguarda alla gravidanza.
Il moro sospirò impercettibilmente, annusando l’odore dolce dell’amato, mentre la luce lieve della televisione e della luce solare, li illuminava.
Sasuke abbracciava, da dietro, Naruto che stava tranquillo tra le sue braccia, mentre guardava il televisore del salotto.
Erano seduti sul divano, e Sasuke aveva appoggiato la schiena al sofà, mentre Naruto era steso sul suo petto, tra le sue gambe divaricate.
Guardò come la mano di Naruto si mosse verso il ventre, fermandosi li e prendendo a muoversi in lievi carezze, accanto alle sue.
Ultimamente sentiva uno strano sfarfallio nella pancia, che gli solleticavano le pareti interne. Era strano spiegarlo, ma aveva cercato di farlo a Tsunade e la donna semplicemente aveva sorriso, appoggiando una mano sul ventre gonfio.
-Si sta muovendo.
Aveva detto, e ogni volta che Naruto sentiva qualcosa del genere, la sua mano cadeva sul gonfiore, cercando di captare ogni piccolo movimento.
-Sai..
Disse Naruto, fissando lo schermo colorato.
-.. Stavo pensando..
-Tu che pensi?
Lo sfotté Sasuke, quasi serio, nascondendo il divertimento.
Naruto alzò lo sguardo, fissandolo di sbieco, reclinando il capo verso di lui.
-Teme.. Smettila di prendermi sempre in giro.
E la linguaccia fu inevitabile.
Sasuke ridacchiò, sommessamente, appoggiando il mento sul capo di Naruto.
-Su dimmi.
Sentì un piccolo sbuffo dal basso e poi Naruto parlare.
-Il nome per il bambino. Non lo abbiamo ancora deciso.
Sasuke fece una strana smorfia di disappunto.
-Hai ragione.
-Chi è il dobe, adesso, tra noi due?!.
Ridacchiò Naruto, appoggiando la sua mano calda su quella di Sasuke, sempre ferma sulla pancia gonfia.
-Io volevo dargli un nome fico, ero indeciso tra Minato o Itachi se fosse stato maschio..
-Itachi?
Sasuke voltò Naruto verso di lui, sorpreso.
-Non ti piace? So che tuo fratello è importante per te.
Sussurrò Naruto, un po’ imbarazzato, dirigendo lo sguardo sullo schermo.
-Mi sembrava giusto onorarlo in qualche modo e visto che non diventerò Hokage, questo mi sembrava il modo giusto.
Si sentì in colpa il moro, per aver distrutto il sogno di Naruto.
Perché se lui era ritornato al villaggio, senza pena di morte, era merito dell’eroe di Konoha. Ma Naruto aveva pagato il prezzo più grosso.
Un Hokage non poteva avere come migliore amico un traditore. E visto come stavano procedendo adesso le cose, non lo sarebbe mai diventato.
Naruto sembrò intercettare i pensieri di Sasuke e si voltò a guardarlo.
-Teme..
Sussurrò, per poi voltarsi.
-Invece se fosse stata una bambina, Kushina o Mikoto, sempre se sei d’accordo. Il nome di tua madre mi piace veramente tanto.
Naruto cercava di deviare i pensieri del moro e ci riuscì.
-Dovresti scegliere tu.. Mi hai donato la possibilità che portasse il mio cognome.
Sussurrò Sasuke, rimettendosi comodo, appoggiando il capo su quello di Naruto.
Naruto si imbronciò.
Se aveva chiesto un piccolo aiuto, era perché quei nomi gli piacevano tanto, ma non sapeva quali scegliere.
Poi sgranò gli occhi, e un sorriso vittorioso gli si dipinse in volto.
-E se li unissimo?
Squittì, voltandosi di scatto nell’abbraccio di Sasuke, guardandolo.
Il moro alzò un sopracciglio, arretrando con il capo.
-Unirli?
-I nomi.. Tipo non so. Per Itachi e Minato, potrebbe essere.. Mhhh.. Vediamo..
Naruto si prese il mento tra la mano, e chiuse un occhio, cercando di pensare.
-.. Itachinato?
Si domandò Naruto, e Sasuke fece una smorfia di disappunto.
-Dio no..
Gemette il moro, e Naruto lo guardò confuso e un po’ scocciato.
-Allora inizia a pensare anche tu..
Quanto amava quel broncio, si ritrovò a pensare Sasuke, mentre osservava le labbra di Naruto arricciarsi.
Si misero a pensare, allungo, varie possibilità.
-Mintachi?
Domandò Sasuke e Naruto lo guardò, sussurrando il nome del figlio più volte, per vedere se funzionava.
-Mintachi Uchiha.. Non suona male.
Sasuke tirò le labbra in un sorriso, mentre Naruto ridacchiava, sussurrando quel nome.
-E per la bambina? Mikushina?
Sasuke gli baciò il capo.
-Mi piace dobe!
-Perché mi devi prendere sempre in giro?
Domandò stizzito Naruto, guardandolo male.
-Vuoi che ti chiami tesoro?
Naruto sbarrò gli occhi, come inorridito, e scosse il capo furiosamente.
-Ti prego no! Sarebbe come sentire un leone, miagolare.
Sasuke lo guardò sconcertato, terrorizzato che anche l’ultimo neurone del biondo si fosse fuso, nella fase “pensare al nome del bambino”
-Non ho capito niente, dobe, ma va bene così.
Concluse Sasuke, baciandogli le labbra per tacere, in anticipo, qualche risposta da parte di Naruto.
Poi entrambi spalancarono gli occhi fissandosi e Naruto boccheggiò poco dopo, guardando il ventre.
-Mhh…
Strinse gli occhi, accarezzandosi la pancia e deglutì a vuoto.
-Lo hai sentito?
Sussurrò sconvolto e spaventato.
Sasuke si sistemò meglio nel divano, piegandosi leggermente in avanti, appoggiando la sua mano su quella di Naruto.
-Si è mosso…
Continuò il biondo, con gli occhi liquidi.
Erano stati tre calcetti, dritti e forti, diretti contro la sua pelle.
Era stata una sensazione piacevole, quanto strana. Incredulo, rimase a fissarsi il ventre.
Sasuke si spinse ancora in avanti, affondando il viso nel collo del ragazzo davanti a lui, tirandoselo indietro, e gli baciò la pelle esposta, sorridendo all’oscuro di Naruto.
Lui vive in te.

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Capitolo 27
*** Aspettando te... ***



Era entrato nella 32esima settimana, ma a Naruto sembravano passati anni dall’inizio di quella strana gravidanza. La pancia ormai era un’enorme cocomero che vinceva a stento la forza di gravità; la sua autonomia in piedi o camminando non superavano i 30 secondi.
La fine della gravidanza era sempre più vicina, e Naruto era agitato.
Le analisi all’ospedale non si riducevano. Il rush finale prevedeva ancora un elettrocardiogramma, tamponi vari, prelievi dell’ultimo minuto, visite anestesiologiche e gli immancabili monitoraggi che, un mese prima della data presunta del parto, andavano affrontati almeno una volta a settimana e che, nel suo caso particolare, sarebbero servite a capire se il fisico avrebbe retto fino all’11 Aprile.
Aprile.
Ancora un mese.
Gli occhi azzurri si puntarono sull’enorme gonfiore, fissandolo attentamente e il bimbo si mosse, e Naruto boccheggiò.
Sedendosi sul letto, dove prima disperato aveva cercato invano di alzarsi, appoggiò una mano dove la pancia cambiava forma, mentre il feto continuava a girarsi, facendogli provare una strana sensazione di pienezza e rigetto.
Si sentiva sempre la testa girare e il fiato accelerare per quei piccoli movimenti.
Deglutì, non riuscendo a fermare il sorriso che gli increspò le labbra, stringendo sotto la sua mano, la stoffa del lenzuolo.
-Fai il bravo…
Sussurrò e come se l’ospite, il secondo, lo avesse capito si fermò, cullato dalla voce del genitore.
Naruto ridacchiò, stendendosi con fatica di nuovo sul letto, abbracciando il ventre e chiudendo gli occhi stanco.

Sasuke scocciato, andò alla porta.
Stava perdendo le staffe.
Ultimamente la sua casa, che sempre aveva spaventato gli altri, ora sembrava un punto di raccolta e di casino.
Grugnendo, quando il bussare diventò più frenetico, aprì di scatto al porta, cercando di fissare trucemente qualsiasi persona che vi ci celasse dietro.
Ma tutto quello che ottenne fu uno spostamento d’aria e dei passi pesanti e veloci diretti verso le camera e un urlo che lo fece sobbalzare e rizzargli i peli sulle braccia.
-Narutoooooooo…
Il biondo sobbalzò, sedendosi sul materasso, fissando spaventato la porta di camera sua.
Che diamine…
-Naruto… Oh, Kami Sama, Naruto mi hanno detto che… Ooohh… Eh?
Iruka si bloccò in mezzo alla camera, guardando con occhi spalancati Naruto.
Ma in realtà, l’unica cosa che c’era nel suo campo visivo era l’enorme, tonda, gonfia, pancia di Naruto.
La bocca si aprì, e un suono strano ne fluì, nello stesso momento che Sasuke raggiunse l’intruso.
In realtà, Sasuke non si ricordò molto come si ritrovò con la schiena al muro, e la guancia che pulsava dolorante come la mascella, e il viso contratto di rabbia di Iruka vicinissimo a lui.
-Tu… Cosa hai fatto…A… Innocente, dolce…
Non riusciva neanche a parlare per quanta rabbia stava provando in quel momento.
Il suo fratellino, perché considerava Naruto tale, era stato toccato da quelle luridi mani da Uchiha.
Sasuke lo guardò con gli occhi leggermente aperti, stupito di quanta forza avesse quell’uomo quando riguardava Naruto.
Il biondo si alzò di scatto, forse troppo veloce che sentì il pavimento venir meno e si accasciò sulle ginocchia con un tonfo che risvegliò i due.
Sasuke fu il primo ad avvicinarsi e gli cinse le spalle, indifferente dallo sguardo di Iruka sulla sua figura.
-Stai bene? Devo chiamare Tsunade?
Disse, leggermente in panico il moro, fissando il viso ansimante di Naruto.
-No… Sto… Bene. Mi sono mosso troppo in fretta e mi è venuto un capogiro, ma sto bene.
Cercò di tranquillizzarlo il biondo, regalando a Sasuke un dolce sorriso, mentre guidava la mano del moro verso il ventre gonfio, al calcetto o pugno del neonato.
Iruka guardava quella scena come un estraneo.
Negli occhi di Sasuke, leggeva quello sguardo che la madre gli regalava sempre quando era piccolo.
Quello sguardo che, anche prima di morire per la salvezza del villaggio, non aveva abbandonato gli occhi scuri.
La mano, la quale aveva scontrato il viso di Sasuke, formicolava per il pugno e la rabbia che aveva provato in quel momento stava, lentamente, abbandonando il suo corpo, quando gli occhi azzurri di Naruto si posarono su di lui.
Volevano solo comprensione, quelle iridi chiare e Iruka non poté non chiudere gli occhi, sorridendo mesto e avvicinandosi.

-Se osa farti soffrire ancora, giuro che questa volta lo colpisco meglio.
Borbottò il maggiore, seduto sul bordo del letto, mentre Naruto ridacchiava, appoggiato alla testiera in legno.
-Prima di te, mi sa che c’è Sakura chan.
Sorrise sereno il biondo, accarezzandosi, come faceva da tutti quei mesi, il ventre. Ogni volta il suo battito accelerava sempre di più, sentendo il chakra del bambino.
Quel chakra che all’iniziò sarebbe assomigliato al suo e a quello di Sasuke, e poi si sarebbe distinto.
Iruka fissò Naruto e poi il ventre con amore.
-E’ così grande. Ormai sei alla fine.
Constatò.
Naruto annuì vigorosamente.
-Tsuande ha detto per gli inizi di Aprile. Mi sembra passata un’eternità.
L’uomo ridacchiò.
-Immagino.
Sasuke, con un sorriso sereno, ascoltava la conversazione appoggiato al muro esterno della camera, fissando il soffitto e con le braccia incrociate al petto.
Sei fiero, adesso, aniki?!

***
-…O Kami. Iruka… Iruka ha colpito Sasuke kun con un pugno?!
La voce di Sakura era alta, e il viso era contratto in una smorfia divertita, mentre la ragazza cercava di non ridere sguaiatamente.
Sasuke Uchiha… colpito.
-… Pff…
Fu più forte di lei e Naruto alzò gli occhi al cielo, divertito, quando la ragazza scoppiò a ridere rumorosamente, afferrandosi la pancia con le mani.
-Non posso crederci…
Borbottava tra le risate, e Naruto scosse il capo sbuffando.
-Anch’io ci sono rimasto.
Disse, spalancando appena gli occhi.
-Poi dovevi vedere la faccia di Sasuke… Aveva messo su un broncio disarmarmante, quando Iruka sbraitava cose senza senso sull’essere innocente, bambino ecc.
Finì, guardando Sakura che aveva smesso di ridere, per poi cominciare insieme.
Le loro risate erano così forti che Sasuke sbuffò, massaggiandosi la guancia dolente, mentre camminava con un’espressione cupa per la casa.
-Molto divertente…
Bofonchiò, aprendo la bocca e roteando la mascella.
Prenderlo in giro, per un pugno.
-Molto maturi.
Aggiunse, quando le risate divennero più continue, spezzate con il suo nome.

La ragazza ansimò, mentre la sua risata diventata un sorriso enorme e poi si alzò, spazzolandosi la gonna e guardò Naruto che la fissava curioso.
-Devo andare. Ho una commissione da fare e sono già in ritardo.
Naruto si aggiustò seduto sul letto, cercando di alzarsi.
-Ti accompagno, aspetta…
Disse.
La ragazza appoggiò una mano sulla spalla del biondo, trattenendolo a letto e fissò in modo dolce Naruto.
-Non preoccuparti. Conosco la strada. Non sforzarti inutilmente.
Gli sorrise Sakura con dolcezza avvicinando il suo viso a quello di Naruto. Il biondo non comprese subito ciò che stava accadendo, ma a un tratto si ritrovò le labbra della ragazza premute contro le sue. Fu un bacio veloce e schioccante che lo lasciò senza parole.
-Ma cosa?…
Balbettò mentre arrossiva come un peperone.
-Tranquillo, non l’ho fatto perché mi piaci in quel senso. È per dimostrare amicizia.
-Bè, c’è contatto e contatto.
Mormorò il ragazzo, indietreggiando appena e stringendosi nelle spalle, mentre, rosso in viso, abbassava lo sguardo.
Sakura rise forte e si alzò, voltandosi per uscire dalla camera, ma quando fu davanti alla porta si fermò, guardando di sbieco il ragazzo.
-Ti voglio bene, baka.
Naruto la guardò, e sorrise.
Solo lei poteva chiamarlo in quel modo senza farlo innervosire.

Sakura entrò nel locale fresco, socchiudendo gli occhi quando la sinfonia di note dei fiori gli invase le narici e la inebriò per un momento.
Lo sguardo verde ammirava e si aggirava per tutte quelle teste colorate e profumate, in cerca di qualcosa e quando individuò il suo obbiettivo sorrise, andandogli incontro.
-Ciao Ino.
Disse calma, fissando la ragazza che sobbalzò appena, voltandosi di scatto e fissarla.
La bionda spostò lo sguardo, ritornando alla composizione di fiori che stava curando con cura e la sua lingua scocco contro il palato.
-Ciao… Sakura. Cosa ti porta qui?
Domandò atona, riponendo un rametto levigato, chiaro, al centro del vaso piatto.
Sakura, cercando di non far caso alla voce scocciata dell’amica, si avvicinò, affiancandola, guardando come le mani di Ino si muovevano delicate ed esperte tra i fiori e foglie.
-Ho pensato di fare un salto. Non ci vediamo dalla festa di Kiba…
Disse non curante, afferrando un gambo di un crisantemo.
Ino si irrigidì, e le dita temporeggiarono sulle foglie di frassino.
-Umhh…
Mormorò infine, tagliando l’eccesso.
Sakura sospirò, appoggiando il fiore e fissò la ragazza.
-Perché hai ferito in quel modo Naruto? So che non ci sei mai andata d’accordo all’inizio, ma pensavo che dopo avessi messo da parte i pregiudizi della gen…
Ino sbatté, contro il tavolo da lavoro, le forbici e guardò furente Sakura.
-E’ per questo che sei venuta qui? Per Naruto?
Sakura respirò a fondo, annuendo decisa.
-Ti sei comportata male.
Le riferì, fissandola negli occhi azzurri.
-Ormai pensavo che fossi cresciuta e maturata, ma dal comportamento che ho visto qualche mese fa, non è così.
Ino strinse i pugni, distogliendo lo sguardo.
Sakura si avvicinò all’amica, appoggiandole una mano sulla spalla.
-Perché hai reagito così?
Domandò.
Ino si morse un labbro, sospirando.
-Non lo so…
Mormorò, chiudendo gli occhi.
-Mi ha dato fastidio.
Sakura la fissò sconcertata.
-Io sono l’unica, ancora a non avere un ragazzo. Hinata si è sposata, e aspetta un bambino. Ten Ten e Neji convivono e persino Choji ha una compagna.
Borbottò, voltandosi di spalle, facendo cadere la mani di Sakura.
-… E ora. Naruto sta con Sasuke.
Una risata amara si fece largo nel negozio.
-E Naruto aspetta un bambino.
-Ino…
Chiamò la ragazza.
-Per caso… Tu… Ti sei comportata così, non per Sasuke.
Cominciava a capire.
Ino si irrigidì, per poi sospirare pesantemente e si voltò verso l’amica.
-Mi piaceva Naruto. Ho cominciato a provare qualcosa per lui, durante la guerra…
Ammise, imbarazzata.
Sakura spalancò gli occhi.
-Pensavo di competere con te. Era più semplice. Tu, cioè… Guardati.
-Ehi.
Disse offesa Sakura, indietreggiando di un passo.
-Che vorresti dire?
Sbraitò.
Ino alzò un sopracciglio biondo, sospirando.
-Potevamo competere, perché eravamo allo stesso livello… Più o meno.
Sussurrò alla fine, per poi spostare lo sguardo sui fiori appoggiati al tavolo.
-Ma Sasuke… Cavolo. Non l’avevo neanche considerato a priori. È su un altro livello.
Sbuffò, stanca.
-Sinceramente, poi, non pensavo che Naruto fosse gay.
Disse, storcendo il muso all’ultima parola.
Sakura prese un grosso respiro, grattandosi il capo.
-Ti stai sbagliando…
Chiarì e gli occhi di Ino furono sulla sua figura.
-… Non penso che Naruto o Sasuke, siano gay.
Ino strabuzzò gli occhi.
-Ma tu sai, almeno, chi sono i gay? No perché, se no, la tua ignoranza è disarmante.
Sakura gli scoccò uno sguardo di fuoco e ringhiò.
-So cosa sono i gay. Ti stavo semplicemente dicendo che per me, Naruto e Sasuke non sono propriamente gay, visto che non sono mai usciti con latri ragazzi.
La ragazza respirò, prendendo fiato e si appoggiò al bancone.
-Semplicemente, quei due sono attratti l’uno dall’altro. Se Naruto fosse stato una ragazza, sarebbe stato la stessa cosa, e viceversa. Si amano, perché sono loro.
Disse infine.
Ino, anche se il ragionamento era un po’ contorto, annuì per dar segno all’amica di aver capito, e sbuffò.
-Già.
Rispose.
-Andrai a scusarti?
Ino si morse un labbro, grattandosi nervosamente il braccio destro con la mano sinistra.
-Lo farò, ma non adesso…

***

36esima settimana.

Naruto era steso sul letto, l’enorme pancione che svettava da sotto le coperte, e Sasuke non poté esserne più felice.
Si avvicinò lentamente all’amante addormentato, sedendosi sul letto, accarezzando la guancia di Naruto, sfiorando il collo e lo sterno scoperto dallo yukata, scendendo sempre più giù e fermando la mano sul ventre.
Mancava così poco, e Sasuke avrebbe assaporato la felicità di essere padre. Di accogliere tra le braccia quella creatura fragile e minuta.
Il bambino si mosse inaspettatamente, e la pancia di Naruto cambiò forma, diventando più ovale, mentre il biondo si lamentava infastidito nel sonno, con un tenero broncio, spostando il capo dall’altra parte.
Qualcosa premette sul suo palmo, e con lentezza appoggiò il capo sul gonfiore, trattenendo il fiato, sentendo il ritmo veloce del suo bambino.
Era una melodia che gli sciolse il cuore, rasserenandolo.
Era così meraviglioso tutto quello.
Sentire quel battito veloce, frenetico di una nuova vita. Una vita che aveva contribuito a creare, dopo tutte quelle che aveva tolto in vita sua…
Un calore si espanse tra i suoi capelli, mentre dita leggere ne accarezzavano la morbidezza.
-Suke..?
Sussurrò stanco Naruto, guardando il capo del moro sul suo ventre. Era solito farlo spesso, Sasuke. Naruto aveva capito che il batter del cuore di loro figlio gli piaceva e lo calmava come una dolce carezza.
-Ti ho svegliato.
Il fiato caldo di Sasuke, percepibile anche sotto gli strati dello yukata e del lenzuolo, lo fecero tremare.
Scosse il capo, poi realizzò che Sasuke non poteva vederlo, considerando che era ancora voltato, e appoggiato sopra di lui.
-Non ti preoccupare.
Rispose, con voce impastata.
Facendo forza sulle braccia, lentamente si alzò a sedere, sentendo quella strana sensazione di gonfiore avvolgerlo.
Sasuke si alzò, voltò il busto verso Naruto che guardava il ventre con un cipiglio, mentre lo abbracciava.
-Cosa c’è?
-Mi sento sempre appesantito... È strano.
Rispose, incerto se i termini che aveva espresso potevano giustificare quelle strane sensazioni.
-E’ normale... Ormai sei alla fine.
Naruto annuì, guardando, con i suoi formidabili occhi azzurri, Sasuke.
-Tsunade ha detto la prossima settimana.
Qualcosa si accese nelle iridi nere di Sasuke, facendo provare a Naruto mille brividi sulla pelle.
-Hai bisogno di qualcosa?
-Mi aiuti ad alzarmi. Non c’è la faccio.
Sussurrò, imbarazzato Naruto, mentre Sasuke sorrideva nell‘oscurità della stanza, scoprendolo dalla coperta.
Lo aiutò ad alzarsi, e lo accompagnò anche al bagno, chiudendolo dentro, aspettandolo fuori.
Naruto uscì dal bagno ondeggiando, i passi che coprivano il doppio, rispetto a prima.
Sasuke gli fu accanto subito, pronto se Naruto inciampasse nei proprio piedi.
Era già successo, non perché Naruto fosse stupido, semplicemente perché la pancia era davvero grande, e ogni tanto le gambe magre di Naruto cedevano a quel peso.
Sentì come un braccio di Naruto si attaccasse al suo, mentre scendevano le scale della villa, diretti verso la cucina.
-Cosa vuoi da mangiare?
Naruto lo guardò, e fece spallucce.
-Mi è indifferente... Tanto se ti dicessi che voglio il ramen, mi risponderesti di no.
Snocciolò e Sasuke lo guardò con un piccolo ghigno.

***

-Stasera devo partire per una missione, mi occuperà solo una giornata.
Sasuke sorseggiò la bevanda, mentre Naruto depositava le bacchette sul tavolo e guardava Sasuke corrucciato.
Non rispose nulla, semplicemente perché non sapeva cosa dire.
Perché prima di essere uomini, erano ninja. Ninja pronti a morire per la patria.
Naruto si allarmò per un attimo, mentre immagini di Sasuke ferito gli tormentarono in testa…
-Ritornerò il prima possibile, perciò smettila di pensare a cose stupide, dobe.
Disse Sasuke alzandosi, prendendo la sua ciotola e allungandosi verso quella di Naruto.
-Vuoi altro riso?
-Non stavo pensando a cose stupide… Teme! Comunque no! Sono apposto.
Sasuke si drizzò, guardando Naruto serio.
-Hai mangiato solo il riso, sicuro?
-Se mi sforzo, rimetto. Perciò sono sicuro.
Ribatté a tono il biondo, facendo perno sulle braccia, alzandosi.
-Vado sul divano.
Sussurrò, bevendo e dirigendosi con passi incerti sul divano.
Era gonfio fino al collo, e già bevendo quel bicchiere d’acqua, aveva fatto uno sforzo sovraumano.
Trattenne il fiato, mentre, appoggiandosi con le braccia sul divano, si sedette.
Gemette di piacere, quando appoggiò, sempre con fatica, i piedi sul materasso morbido, e si rilassò le gambe.
Tsunade glielo aveva detto; lo aveva avvisato che le gambe gli avrebbero fatto sempre più male, così come i piedi, ma non pensava così tanto.

Quando Sasuke finì di pulì la cucina, si avvicinò a Naruto, sedendosi nella parte libera del divano, prendendo tra le mani i piedi di Naruto, iniziando un piccolo massaggio, e il biondo lo ringraziò con un sorriso, socchiudendo le palpebre rilassato, appoggiando la testa al bracciolo, guardando Sasuke concentrato su di lui.
-Le caviglie si sono gonfiate.
-… E mi fanno male, come tutto il resto. Non avrei mai pensato che le donne sopportassero tutto questo. Adesso capisco Kurenai sensei.
Sospirò il biondo.
Sasuke si lasciò scappare una piccola risata, controllata, mentre saliva dalla pianta del piede, alla caviglia, fino ad intrufolare le mani sotto la stoffa della tuta, e massaggiare i polpacci dolenti.
Naruto sembrava essere nel paradiso, e sotto quei massaggi si addormentò sereno, sprofondando il un sonno leggero.

***

Sasuke s’inginocchiò, le mani ancorate ai fianchi di Naruto e avvicinò il viso verso la pancia tonda e gonfia del ragazzo.
Guardò verso l’alto, dove le iridi azzurre lo guardavano sconcertate e curiose.
-Sarò di ritorno il prima possibile.
Sussurrò e Naruto annuì, accarezzando la guancia di Sasuke, fredda e liscia.
Il moro sorrise, scoprendo lentamente il grembo di Naruto, alzando la maglia, e appoggiò le labbra sulla pelle tirata, schioccando un bacio alla pelle calda.
Diede una leggera carezza al ventre e lasciò la mano a coppa lì, mentre il bambino si girava, tirando un leggero calcio al suo palmo.
-… Umh.
Un mugugno uscì dalle labbra di Naruto, mentre Sasuke si alzava, coprendo il grembo.
Con una mano avvicinò il viso del biondo al suo, facendo perdere le dita dietro al collo e attirandoselo a se, baciandolo con trasporto per poi staccarsi, quasi senza fiato, e donando un ultimo bacio sulla fronte ambrata, mentre Naruto chiudeva le palpebre, rosso in viso.
-… Ti aspetterò.
Sussurrò Naruto, e Sasuke annuì, prendendo lo zaino per la missione, appoggiandolo sulla spalla, e uscendo di casa.
Naruto rimase per qualche secondo in più in piedi nel corridoio, per poi sbuffare e incamminarsi, con gambe incerte, in salotto.
Si stese, a fatica, sul divano, prendendo la coperta, e avvolgersi dentro, mentre accendeva la tv davanti a lui.
Ultimamente si sentiva strano, quasi pieno, e non riusciva a spiegarsi il motivo. Aveva il bisogno di espellere qualcosa, e i dolori addominali si erano fatti più frequenti, così come le fitte al ventre.
Non aveva detto niente a Sasuke, per via della missione. Non voleva che la sua mente non fosse concentrata.
Stancamente appoggiò la testa sul bracciolo del divano e fissò, senza vederlo, lo schermo luminoso del televisore.


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Ciaoooo... come prima cosa, ringrazio a chi a recensito e come sempre mi scuso a chi non ho risposto. Mi dispiace.
Vi anticipo che il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Ma nelle note ci sarà una piccola sorpresa. ^_______^
Tornando al capitolo... com'è?? Ok, la parte di Iruka è... dlirante. Povero sasuke che si becca un pugno all'improvviso e anche le risate di Sakura e Naruto... La mia piccola vendetta.
Ritornando seri... che parola... mi serve ancora un aiuto. T^T
Forse dovrei davvero costruire a tutte quelle che mi aiutano a cercare una storia, una statua in centro.
E' una sasunaru... che novita!?... quello che mi ricordo è che Naruto, in questa storia si veste in modo orrendo, apparendo brutto a tutti, e Tsunade, penso sia lei, lo metterà in una casa con i quattro più fighi della scuola. Ovvero Sasuke, Gaara, con cui andrà particolarmente daccordo per i film Horror, Neji e se non mi sbaglio Sai, il quale poverino, avrà il terrore di naruto.
Alla fine tutti scoprono che Naruto è un gran bel *çç* ad un locale dove Sasuke viene rapito da Deidara e Sasori e legato su una sedia, in mezzo al palco, e per salvarlo, Naruto si vestirà al meglio, all'oscuro degli altri e qui, Sasuke si innamorerà di lui.
Va bè... alla fine convivono, poi c'è di mezzo anche una festa in maschera a scuola e poi si scopre che Naruto è diventato "brutto", perchè il suo ex, Suigetsu, lo aveva violentato dopo aver ucciso il padre, e da la colpa a Naruto per i suoi occhi azzurri.
Sui esce di prigione e vorrà riprendersi Naruto e si finirà con una guerra tra bande. Non mi ricordo se finisce che naruto viene ferito e Sui scappa...
Mi aiutate, verooooo.... ho provato a cercarla, ma non sono riuscita a trovarla. Sono un disastro come cercatore, me ne rendo conto.
Grazie in anticipo.

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Capitolo 28
*** Peso 3300 grammi e sono lungo 50 cm ***


Me ne vado al mare, e visto che non so se sopravvivio ai raggi cocenti del sole, mi sono detta, almeno prima di morire potrò posto l'ultimo capitolo.
Un bacione e buona lettura.

***


Fuori pioveva e i tuoni si abbattevano su Konoha con violenza.
 La casa di Sasuke era rimasta al buio dopo che uno dei tuoni, aveva colpito il palo della corrente elettrica che si trovava all‘esterno, calando le tenebre sulla villa e sull’interno quartiere.
Naruto si appoggiò al divano cercando di alzarsi ma inutilmente, la mano stretta disperatamente al grembo gonfio e le palpebre strette per il dolore crescente.
Annaspò in cerca di aria, gli occhi pronti a un pianto disperato, sentendo dei dolori insopportabili che lo colpivano frequentemente ogni dieci minuti.
Gattonò verso la porta della sala, facendo cadere il vaso posto sul tavolino basso e si accasciò al suolo, urlando.
-… Ahhhhhhhh... Cazzo... Mmmhhh...
Il respirò si spezzò nei polmoni, diventando pesante e irregolare mentre le dita si chiudevano spasmodicamente intorno al palmo.
Naruto strizzò gli occhi, cercando di sedersi mentre le gambe tremavano per la fatica e il dolore.
Appoggiandosi sui gomiti e puntellandosi sui piedi, Naruto inarcò la schiena all’indietro e spalancò la bocca e gli occhi, per poi strizzarli e mordendosi un labbro.
Se solo lui fosse stato quì…
Sasuke era stato mandato in missione da Tsunade e sarebbe tornato solo il giorno dopo e con tutto quel dolore non riusciva a pensare coerentemente.
Una nuova contrazione, più forte dell’altro lo fece accasciare con la schiena sul pavimento di legno.
Le lacrime iniziarono a uscire senza il suo controllo, e con mani tremanti cercò di formare un sigillo con le dita.
Si sentì un puff, e una sua copia apparì accanto a lui.
-V... vai a chiamare tsunad... Arghhh... Tsunade e portala quiii… Mhhh…
La copia annuì e scomparve oltre la porta.
Strinse le labbra, soffocando un urlo mentre aspettava l’arrivo della donna che apparì davanti a lui mezz’ora dopo.
-… Naruto…
Urlò, spaventata, guardando il viso pallido e sudato di Naruto steso al suolo.
Il biondo la guardò disperatamente, cercando di allungare una mano verso di lei.
-Che cos.. Mhnn .. Cazzo sta succedendo?!
Strillò Naruto, le lacrime che gli rigavano le guance.
Dentro di lui, qualcosa spingeva per uscire.
-Naruto?
Chiese la donna, poi sgranò gli occhi e sul suo viso spuntò il panico.
Mezzo secondo dopo, Naruto urlò.
Non fu soltanto un urlo, ma un grido di agonia da gelare il sangue. L’orribile suono terminò con un gorgoglio e gli si rivoltarono gli occhi. Il suo corpo si contrasse, inarcato fra le braccia di Tsunade; poi Naruto vomitò una fontana di sangue.
Il corpo di Naruto, grondante di sangue, cominciò a contrarsi e sussultare fra le braccia della donna come se stesse subendo un elettroshock. Il suo volto era livido e inanimato. Si muoveva perché qualcosa al centro del suo corpo si dimenava in modo sfrenato.
Lacerandolo. Spezzandolo. Torturandolo.
Tsunade fece vagare la mano circondata dal chakra, sopra al grembo del ragazzo e spalancò gli occhi.
-La placenta deve essersi staccata!
Disse Tsunade, alzandosi.
A un certo punto, in tutto quello, Naruto si rianimò. Rispose alle sue parole con un grido da dilaniare i timpani
Placenta staccata. Naruto sapeva cosa significava. Il suo bambino stava morendo dentro di lui.
-Fallo uscire!
-Non ho con me il mater…
-Non respira! Fallo uscire SUBITO!
Si videro negli occhi chiari le macchie rosse dei capillari esplosi per l’urlo.
-Naruto la morfina…
Voleva aspettare e anestetizzarlo mentre suo figlio stava morendo?!
-No adesso...
Disse Naruto con un rantolo, incapace di finire.
Tsunade si guardò intorno, e corse verso la cucina impugnando un kunai affilato e lo disinfettò sulla fiamma. La mano tremava a ogni urlo di Naruto.
Correndo, gli s’inginocchiò a fianco, appoggiando la testa di Naruto su un cuscino del divano.
La decisione fu abbastanza veloce, che Naruto non capì cosa stesse succedendo.
La lama affondò nella carne, lacerandolo e la luce della stanza si macchiò di nero mentre da una sorgente fredda un altro dolore infieriva con una gelida pugnalata nella pancia.
Sangue scuro zampillò dal taglio imperfetto, e Tsunade affondò ancora nella carne macchiata. Sempre più in profondità finché non arrivò alla sacca che ruppe facendo fluire un’ondata d’acqua e la donna non perse tempo a cacciare l’arma sul pavimento macchiato e inserire le mani nella ferita, afferrando la testa del bambino e tirandolo fuori.
Naruto era debole; i polmoni gli facevano male e gli mancava l’ossigeno.
Il dolore scomparve di nuovo mentre un pianto disperato, seguito da un tuono che illuminò appena la stanza, fece capolinea nella sua mente.
La donna avvolse il neonato piangente nella coperta, dove prima Naruto si crogiolava e rivolse lo sguardo verso il ragazzo, trovandolo svenuto.
Imprecando, appoggiò delicatamente il fagotto sul divano e dopo cercò in tutti i modi di tamponare la ferita che perdeva sangue con la sua maglietta.
Facendo un sigillo, richiamò una copia impartendogli ordini precisi.
Ogni minuto perso era un minuto in meno a Naruto.

Il pianto del neonato era disperato, ma Tsunade cercava di animare con tutte le sue forze, il gracile corpo di Naruto.
Quasi non respirava, e le pulsazioni erano sempre più deboli.
-… Dai Naruto… Non osare andartene. Non voglio un Uchiha con sete di vendetta in giro per il villaggio.
Disse, le lacrime che scendevano dagli occhi nocciola e le mani coperte di chakra e sangue, fino al gomito, che, disperate cercavano di richiudere la ferita.
Naruto era sempre più bianco, e freddo. Il sangue che era uscito era stato il doppio che aveva previsto.
Con forza strinse il labbro inferiore tra i denti, la ferita che piano piano si rimarginava con l’aiuto del Kyuubi, che disperato anche lui, combatteva per far riprendere coscienza al suo vessillo.

***

Sasuke fissò, senza vederlo realmente, il fuoco, dove le fiamme colorate salivano verso l’alto, dividendosi il scintille e perdendosi nel cielo nero.
La missione era stata portata a termine con successo, e ora si erano accampati per l’ultima volta dentro a una grotta, aspettando che la pioggia finisse di scendere.
Alzò lo sguardo quando sentì dei passi rimbombare, incontrando la figura di Jugo che gli si sedette a fianco.
-Come sta Naruto-kun?
Domandò fissando il moro.
Il moro cercò di rispondere che andava tutto bene, ma da quando era partito, una strana sensazione gli stringeva lo stomaco ogni volta che pensava a Naruto.
Al suo viso quando lo aveva lasciato in casa.
Si era accorto che ultimamente il biondo soffriva per i dolori addominali e delle fitte alla pancia. Avrebbe voluto parlarne con Tsunade, se non fosse che Naruto lo rassicurava che andava bene, e che era il bambino che si muoveva.
Forse era vero, ma non riusciva a stare tranquillo.
Seguendo un legnetto bruciarsi, sospirò, portandosi le mani sotto il mento, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Bene.
Rispose, rauco.
Jugo fissò il fuoco, annuendo e aggiunse un altro bastone.
-Arriveremo a Konoha tra poche ore. La pioggia ci ha rallentato. Non preoccuparti.
Disse il ragazzo e Sasuke gli rivolse una veloce occhiata.
-Umhh..

***

Quando Sasuke, ritornato dalla sua missione, rientrò in casa, una strana sensazione gli mosse lo stomaco.
La sala aveva uno strano odore. Quello che a lui sembrava sangue. Poi, la casa era silenziosa, troppo silenziosa.
Incurante dell’ordine sbatté lo zaino all’entrata, i sandali e corse verso le scale.
Quando salì, nella porta della sua camera, sentiva un rumore di sfregamento. Legno su legno. Era un rumore leggero ma per i suoi sensi da ninja fin troppo udibili.
Aprì la porta con innaturale calma  e guardò dentro. Gli occhi che piano piano si abituarono al leggero buio della camera, reso dalle finestre e le tende chiuse.
Davanti al letto suo, c’era Tsunade di spalle, seduta su una sedia che si cullava leggermente e steso sul letto, invece c’era Naruto, inerme, debole e bianco.
Sapeva che era pallido anche al buio, le leggere pulsazioni del compagno che sembravano campane assordanti per lui, gli rizzarono i peli sulle braccia. Avanzò con le gambe che tremavano mentre la gola iniziava a bruciare.
La donna si voltò appena, gli occhi leggermente spalancati e lo guardò.
-Sasuke.. Quando sei arrivato?
Sasuke. Niente Uchiha. Solo il suo nome e l’esitazione nella voce.
Il viso di Tsunade era sinonimo di stanchezza: le occhiaie scure erano visibili, così come gli occhi rossi.
-Co… Cosa...
Disse, le parole che gli morirono in gola avanzando e notando che la pancia di Naruto… Non c’era. Non era gonfia come il giorno prima. Non emanava chakra come il giorno prima.
Poi la puzza di sangue del salotto gli invase la mente, le narici e sbiancò.
Il terrore che s’impossessava di lui lentamente alle immagini raccapriccianti che gli si presentavano davanti.
La donna si alzò, voltandosi e Sasuke vide il fagotto di coperte tra le braccia della donna.
-Ha partorito stanotte... Il bambino sta bene.
Iniziò Tsunade, incamminandosi verso un Sasuke con gli occhi sbarrati e immobile.
A quanto pare anche i grandi Uchiha si sconvolgevano.
Porse in avanti il fagotto, e le braccia di Sasuke si mossero da sole.
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
La donna lo scortò fuori dalla camera, chiudendo la porta alle spalle e lo guardò.
Sasuke fissava verso il basso. Il viso del bambino appena visibile dalla coperta blu.
I capelli radi erano chiari, quasi bianchi. Una sola, singola zona era scura. Ciuffetti corvini erano sparati verso l’alto, dietro all’orecchio destro.
Il viso del bambino era leggermente paffuto, la pelle di un rosa delicato e le guance erano rosse accese.
Le labbra erano rosse, sottili; il naso era simile a quello piccolo e delicato di Naruto mentre la forma degli occhi, chiusi, contornati da folte ciglia bionde, erano quelli di Sasuke.
Poi sentì la donna sospirare pesantemente e alzò di scatto la testa, guardandola in cerca di spiegazioni.
-… Non ero preparata alla nascita, e Naruto ha perso troppo sangue.
La donna spostò gli occhi nocciola al muro, guardandolo come se fosse più importante del ragazzo davanti a se che bisognava di risposte.
-... Naruto…  Sta bene, vero?
La voce gli tremava mentre diceva quelle parole. Perché Tsunade non lo guardava negli occhi.?!
-… Non so se riuscirà a superare la notte. Se ce la farà, il pericolo che il suo cuore si fermi scenderanno drasticamente... Ma non posso affermarti niente. Ho fatto tutto quello  che potevo...
Poi la donna alzò il viso, gli occhi lucidi che incontrarono quelli persi di Sasuke.
-Mi dispiace.
Quelle parole gli vorticavano in testa come una tormenta, lasciandolo senza parole o pensieri.
-… Tsunade… Prendi...
Sussurrò, allungando il bambino che Tsunade prese in tempo, prima che Sasuke si lasciasse scivolare verso il basso, la schiena appoggiata al muro e le mani a coprirgli gli occhi, mentre le gambe si portavano al petto.
La donna strinse il bambino e scese in cucina, lasciando Sasuke nel suo dolore, rispettandolo per la prima volta.
Quando entrò in salotto, strinse le labbra, facendo cadere la testa sul fagotto, nascondendo le lacrime amare che scendevano senza il suo permesso.
Non era buona a fare niente. Ogni persona a lei cara moriva. Prima Dan, poi Jiraija e adesso avrebbe perso anche Naruto.
Per la prima volta si trovò a pregare che Kyuubi non lo lasciasse morire.

Occhi neri seguirono la figura svenuta sul letto.
Il viso era rilassato, gli zigomi più pronunciati e le labbra chiare erano dischiuse.
Si sedette sulla sedia occupata prima da Tsunade, accarezzando con delicatezza, con la paura di ferire ancora di più quella creatura fragile, la guancia sfregiata di Naruto.
Afferrò con forza il labbro inferiore, torturandoselo a sangue tra di denti, mentre in testa si malediceva per non essere arrivato prima. Per aver perso tempo inutile al ritorno. Malediceva tutto. Il tempo orrendo. I suoi compagni lenti. Il suo corpo.
-.. Non pensare di lasciarmi solo, dobe…
Cominciò Sasuke, spostando la mano dal viso del biondo alla sua mano. I denti aumentarono la stretta quando ne sentì la freddezza di quella pelle che era sempre stata calda.
-Ti sei fatto il culo in tutti questi anni per portarmi indietro e ora pensi di andartene… Uhm?! Ti devi assumerti le tue responsabilità per avermi fatto innamorare di te.
Non aveva mai parlato così tanto in vita sua, e quante parole ancora aveva dentro di lui, che spingevano per uscire.
Appoggiò la testa sulle mani che si congiungevano, troppo stanco, e guardò assente il viso di Naruto.
-Come potrò crescere nostro figlio senza di te... Io non ne sono capace. Ti prego Naruto... Non… Non lasciarmi.
Sussurrò, la voce che tremava per lacrime che non riusciva più a piangere.

Tsunade stette tutta la notte accanto a Naruto, e ogni qual volta che il cuore di quest’ultimo perdeva anche solo un battito lei agiva prontamente.
Sasuke non era stato capace di fare molto, se non prendersi cura del bambino in modo goffo.
La prima poppata gli era stata data quando si era svegliato. Aveva mandato una copia al negozio di alimentare e aveva comprato del latte in polvere.
Quando gli occhi del neonato si erano aperti, il groppo in gola si era intensificato. Erano di un formidabile colore azzurro, leggermente più chiaro delle iridi di Naruto ed erano screziati in alcuni tratti da un forte color nero, come i suoi occhi.
Erano qualcosa di spettacolare e si era sentito tremendamente felice quando si erano posati su di lui e il bambino aveva allungato le mani, avendolo riconosciuto.
Salì le scale per andare in camera di Naruto, accertandosi che stesse bene. Si fidava di Tsunade, era un ninja medico formidabile, ma voleva accertarsi che Naruto non se ne sarebbe andato. Che non sarebbe morto.
Aprendo la porta, il bambino in braccio a lui iniziò a muoversi frenetico.
Tsunade stava facendo passare una pezza d’acqua sul corpo di Naruto, rinfrescandolo e Sasuke si avvicinò ancora fermandosi accanto al compagno ancora dormiente.
Il sole stava sorgendo lento da dietro alla montagna degli Hokage, iniziando a illuminare il villaggio sottostante di un tenue color arancione e la stanza da letto si colorò di un tenue arancio.
All’improvviso il bambino cominciò a piangere, strillando e la donna e il ragazzo sobbalzarono.
-Che gli prende?
Chiese Sasuke cercando di cullare il neonato.
Tsunade lasciò la spugna nella bacinella e fece il giro del letto, prendendo in braccio il bambino, visitandolo.
-... Non lo so.
Era sconcertante come quel piccolo bambino emanasse delle urla così alte.
Naruto mugugnò e i due si voltarono osservando il cipiglio del ragazzo biondo che stringeva le palpebre mordendosi un labbro.
Il bambino strillò ancora, sbracciandosi, per quanto poteva verso il biondo.
Sasuke lo fissò per poi spostare gli occhi brace verso Naruto, e li riportò a suo figlio.
Lo sfilò tra la presa della donna e, titubante, con mani tremanti, lo appoggiò sul petto di Naruto che si alzava lento e regolare.
Il pianto cessò lentamente mentre il neonato si addormentava grazie al ritmo lento e calmo del cuore di Naruto. Quel battito che per nove mesi lo aveva accompagnato.
Tsunade guardò la scena commossa quando a quel quadretto si aggiunse Sasuke che si sedette accarezzando i capelli dei due dormienti.
Silenziosa uscì dalla stanza, chiudendo la porta e con un sorriso si diresse verso la cucina per preparare una colazione per loro due. Sasuke era così stanco che sarebbe crollato tra poco. Doveva ancora riposare dopo la missione che gli aveva assegnato e non dormiva da ben ventotto ore.
E, infatti, quando rientrò in camera con un vassoio pieno di cibo, trovò Sasuke dormire sulla sedia con la testa appoggiata sulla spalla di Naruto e le braccia verso le persone da lui amate.
Il bambino, ancora senza nome era sdraiato a pancia sotto sul petto di Naruto che lo cullava dolcemente e un braccio del biondo lo avvolgeva come un appiglio.
Le mani dei due ragazzi s’incontravano sopra alla piccola schiena del figlio.
Un tenue raggio di sole che illuminava il tutto gli donava un’ aura magica.
Tsunade li guardò a lungo, stupefatta dalla perfezione della scena e, se avesse posseduto una macchina fotografica, avrebbe immortalato quel momento unico.
Le labbra si tirarono in un luminoso sorriso e stiracchiandosi, visitando per l’ultima volta Naruto e il bambino, scomparve con un puff diretta nel suo ufficio.


Ogni aborto è:
1 cuore che non potrà mai amarti.
1 bocca che non potrà mai sorriderti.
2 occhi che non vedrai specchiarsi nei tuoi.
2 mani che non saranno mai in grado di donarti una carezza.
2 gambe che non correranno mai.

Owari.


La fine! Non posso ancora crederci che l’ho finita. Che ho terminato la mia prima long.. Ohh.. Che meraviglia, sono orgogliosa di me stessa per aver finito qualcosa. Eh eh eh ..
Spero che vi sia piaciuto il finale strappalacrime e infinitamente dolce. Forse troppo, ma mi è uscito così, e non riuscirei a cambiare niente di tutto ciò.
Mi piace!!
Ringrazio tutti quelli che, con costanza, mi hanno seguito fino adesso, arrivando finalmente, alla tanta, agognata fine.
Un lieto fine devo dire.
Vi mando a tutti un bacio grandissimo e ancora un grazie stratosferico.



Piccola anticipazione del secondo capitolo di Lui vive in te, di cui non so ancora il titolo. Sono persa in questo.
È una specie di trailer, scritto. Sono spezzettoni che ci saranno nel racconto, ameno credo. Il secondo è in fase *pensare e poi agire* e visto che di mezzo ci sono le vacanze (Yuppiii… tutti al mere sotto l‘ombra), penso che inizierò a postarlo verso ottobre.
Iniziamo.

*sigla*

Parapppa… para… pararapapp… cof… coff… *moscerino in gola*

(lasciamo perdere -.- Che è meglio!) (Ti denuncio per plagio N.D. Quattrocchi)(O.o e tu da dove sei sbucato?!)(Non importa… adesso paghi, così potrò comprare tanti fiori a Puffetta *ç*)(=.=’ emhh… C‘è Birbaaaa…) (-O0O-)


Quali sacrifici sei disposto a fare per amore?

Era tutto così strano e nuovo per Naruto.
Accarezzare quella pelle morbida, liscia e rosa. Afferrare quei piedini così minuscoli, come le mani che si stringevano intorno al suo dito.
Naruto non riusciva a spiegare con le parole quello che provava, ogni volta che prendeva tra le braccia il frutto del suo amore: suo figlio.
Mintachi era minuscolo tra le sue braccia da ninja, ed era così indifeso che alcune volte si sorprendeva.
Certe volte ripensava ai primi mesi, quando ancora odiava e amava la presenza conosciuta di quel chakra.
Quando dopo il parto, era entrato in una depressione nera, credendo che se avrebbe preso il bambino tra le braccia, lo avrebbe ucciso.

***

-E tu chi saresti?
Domandò Naruto, fissando truce la ragazza che, come una piovra, era attaccata al braccio di suo marito.
La ragazza alzò un sopracciglio nero, scuotendo la chioma scura e le sue labbra carnose si stirarono in un ghigno, mentre la presa al braccio di un Sasuke rabbioso aumentava.
-Tu, chi saresti…
Quegli occhi chiari erano derisori, ma nascondevano la felicità di vedere, dopo tanti anni, Naruto.

Imbattersi in una persona che sembra conoscerti da sempre e non cerca altro che il tuo affetto…

***

-Perché…
Sussurrò Sasuke, con lo sguardo vuoto e il corpo privo di forze, mentre osservava il corpo senza vita di Naruto, steso in una pozza di sangue, in mezzo a loro.
Il ragazzo, dall’altra parte del campo ghignò, arretrando e scomparendo in una lenta fiamma blu e rossa.
-E’ stata colpa tua… Otoo-San.
Sibilò, sparendo.
Sasuke si sentì morire.

Cercare di cambiare il passato…

***

-Mia… madre.
La ragazza dai capelli scuri storse le labbra a quella parola, fissando Naruto con occhi tristi, che, davanti a lei, la ascoltava, attento.
La ragazza si impresse ogni particolare di quel viso che aveva amato nella sua infanzia e continuò.
-E’ stata uccisa da mio fratello, quando avevo 10 anni. In quegli anni mio padre mi ha cresciuto, non facendomi pesare la cosa.
La ragazza abbssò lo sguardo, mordendosi un labbro.
-... Non sono mai riuscita a preonarlo, ma non è stata colpa sua...
Terminò mormorando, deglutendo per mandare giù il nodo in gola e la mano si strinse intorno ad un ciondolo, nascosto sotto la maglia scura.
Naruto spalancò gli occhi, incredulo.

… per migliorare il futuro.

***

-Tu… tu sei mia…?!
La ragazza annuì, tirando le labbra in un sorriso, mentre si stringeva il fianco lacerato.
Naruto si sentì morire e gli occhi si inumidirono sempre di più, mentre la ragazza si spegneva tra le sue braccia.

C’è la faresti a sopportare tutto questo, solo per aver accanto la tua famiglia, unita?!
Lei lo vuole, e troverà il modo per ottenerlo.



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Capitolo 29
*** Bacio. ***


Ringraziamenti.

Non piangete ragazze e so che vorrete uccidermi per avervi illuso con questo capitolo.
Ammettetelo, avevate pensato che fosse un extra… Kukukuku…
Ma tornando seri (Che parolona) ringrazio tutte le fan di questa storia per avermi sostenuto, perché senza di voi, non so se sarei andata lontano.
Questa storia è mia, quanto vostra!
Mi avete aiutato con critiche costruttive, consigli e complimenti e non saprò mai come ricambiare la vostra gentilezza.
-Forse postando il secondo capitolo?!
-Ma sbuchi sempre quando non devi… evapora Miky-ingrato-di-un-ragazzo.


Ringrazio a chi ha recensito - sperando di avervi messo tutte- , e mando un bacio a tutte voi.

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