Remember Me

di Klaineinlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo. ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9°Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12° capitolo ***
Capitolo 13: *** 13° Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14° Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15° Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16° Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17°Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


Era un semplice sabato notte quando Kurt e Blaine uscirono dallo Scandals e si infilarono nell’auto accendendo subito l’aria calda.
“Ammettilo: questo locale comincia a piacerti” disse Blaine accendendo il motore e guardando nello specchietto retrovisore. Non aveva bevuto nemmeno un goccio d’alcool  durante tutta la serata.
“Lo ammetto. E’ un bel locale. Fino a che non incontriamo Sebastian ma ora sinceramente non è un mio problema” Kurt si allungò per baciare la guancia di Blaine che sorrise.
“Scommetto che lo hai rivalutato dalle regionali eh?”
“Blaine non dimentico quello che ti ha fatto. Su accendiamo la radio”
Kurt inserì un Cd nello stereo facendo partire la musica a volume basso solo per sottofondo ai loro mormorii che di tanto in tanto si scambiavano lungo il tragitto per arrivare a casa.
“Mia madre ti ha preparato di nuovo il letto nella camera degli ospiti” fece Blaine guardando dritto verso la strada, Kurt sorrise.
“Letto che praticamente sfiorerò alle sei del mattino dopo che sarò sgattaiolato via da camera tua”
Entrambi scoppiarono a ridere; era un piano che ormai avevano attuato da un bel po’, dal momento in cui Burt aveva dato il permesso a suo figlio di dormire il sabato sera a casa di Blaine per fare in modo che anche a notte tarda erano insieme e nessuno avrebbe dovuto guidare da solo.
“Hai portato il pigiama?”
“Blaine ti interessa davvero se ho portato il pigiama?” domandò curioso Kurt
“Certo! Voglio assicurarmi che riesca a togliertelo per bene”
“Ma smettila!” Kurt diede un leggero schiaffo sulla spalla del suo ragazzo.
“Dammi un bacio” fece Blaine voltandosi mentre era fermo al semaforo rosso. Kurt si girò verso di lui e gli diede un forte bacio che durò più del dovuto.
“Blaine è verde e dietro c’è un tizio che bussa!” disse ridendo Kurt  mettendosi a sedere di nuovo in modo ordinato; Blaine accelerò e  poi accadde tutto in un istante.
Nessuno dei due si rese conto di come quel grosso SUV si scontrò con loro infrangendo le regole stradali, facendo così rotolare completamente l’auto di Blaine che si ribaltò sotto sopra.
I vetri erano distrutti e i due ragazzi erano ancora nei loro posti, schiacciati dalle lamiere e intrappolati dalle cinture di sicurezza.
Nessuno dei due sentì l’ambulanza correre nel loro soccorso, il carro attrezzi per tirarli fuori o le urla delle persone che parlavano sovrastandosi tra di loro. Non sentirono nemmeno la sirena della polizia o i loro corpi che venivano tirati fuori dal rimanente di quel veicolo. Kurt e Blaine non sentirono assolutamente nulla.
 
Erano passati due giorni e 16 ore dall’incidente. Ore infernali per i familiari dei due ragazzi.
Burt, Carole e Finn erano seduti nella saletta d’attesa. Finn aveva trascinato i suoi genitori costringendoli a prendere come minimo un caffè, visto che non si erano schiodati dal letto dove dormiva Kurt. Erano preoccupati, nonostante il dottore gli avesse spiegato che dopo averlo svegliato dal coma farmacologico ci sarebbe voluta qualche ora bella piena prima che Kurt si risvegliasse del tutto.
“Lo dimetteranno presto?” Chiese Finn passando un bicchiere, con della sottospecie di caffè, a Burt; infondo non ci si poteva fidare delle macchinette dell’ospedale. Burt scrollò le spalle e si grattò la testa spostando il suo cappellino per poi fare un sorso di quel liquido scuro.
“Dipenderà tutto dal suo risveglio. Per fortuna ha subìto un lieve trauma cranico che potrebbe portargli qualche capogiro, inoltre non deve nemmeno operarsi al braccio perché è solo fratturato.” Rispose incolore Burt alla domanda del figliastro. Finn annuì dondolandosi su se stesso: era visibilmente agitato.
“Credo che chiamerò Rachel, continua a tartassarmi di telefonate. Inoltre tutto il glee club è in ansia”
Quando Finn si scostò, Carole si avvicinò al marito stringendogli un braccio e poggiando la testa sulla spalla “E’ un ragazzo forte” mormorò Carole “si riprenderà presto”
Burt annuì lasciandosi coinvolgere da quelle parole piene di speranza di sua moglie, ma per lui era ancora difficile dimenticare il momento della telefonata.
 
Erano circa le quattro di notte quando il telefono suonò a casa Hummel-Hudson. Burt sbraitò nel sonno alzandosi mentre Carole, anche lei svegliata dal rumore dell’apparecchiò, si infilò una vestaglia e seguì il marito.
Burt scese le scale a piedi nudi velocemente immaginando chi potesse essere a quell’ora della notte. Di certo non era Finn: poteva sentire il suo russare anche se la porta della sua camera fosse stata  blindata; e nemmeno Kurt visto che sarebbe rimasto a dormire da Blaine come d’accordo con i suoi genitori. Alzò la cornetta pronunciando un infastidito “Pronto?” e si era preparato anche una piccola ramanzina da fare: ma le parole gli morirono in gola quando una donna parlò dall’altro lato del telefono.
“Chiamo dall’ospedale Memorial Health System, parlo con il padre di Kurt Hummel?”
A Burt ci volle qualche minuto buono per comprendere le parole della donna ma poi soffiò a stento un  “si, sono io”
“Senta suo figlio ha appena avuto un incidente tra la Central Ave e Wayne St. le assicuro che le condizioni di suo figlio non sono gravi ma è comunque ferito.”
Burt si portò una mano al cuore stringendo forte il petto e cercando di respirare faticosamente, così Carole prese il telefono dalle mani del marito e parlò.
La donna ripeté le stesse cose che aveva detto a Burt.
“Cosa è successo esattamente?”
“Un SUV ha investito la loro auto. Vostro figlio adesso verrà sottoposto ad alcuni accertamenti ed è probabile che venga messo in coma farmacologico, ma se potesse raggiungerci al più presto, sarebbe l’ideale”
Carole stava quasi per staccare quando si ricordò di Blaine “mi scusi, l’altro ragazzo che era con lui?”
“Mi dispiace; se non siete suoi familiari non possiamo darvi informazioni. Comunque anche i suoi genitori sono stati avvertiti.”
Carole salutò distrattamente la donna e riattaccò il telefono; intanto Burt si era ripreso e si era già infilato gli abiti per correre all’ospedale, Carole fece lo stesso e lasciò un biglietto a Finn sul tavolo della cucina.
 
Quando arrivarono all’ospedale la reception lì spedì al secondo piano e finalmente incontrarono il medico.
“Sono il dottor Patrick e mi sto prendendo cura dei due ragazzi che mi sono stati portati circa un’ora fa. Voi siete gli Hummel giusto?”
“Hummel-Hudson, si! Dottore perché mio figlio è in coma farmacologico?”
“Signor Hummel suo figlio è uscito vivo per miracolo dalle lamiere di quella vettura. Ed è un miracolo che ha subito un trauma cranico lieve”
Il medico cominciò a spiegare il perché Kurt fosse stato messo in coma e delle conseguenze del trauma subito.
“Al suo risveglio potrebbe subire un ronzio all’udito, cambiamenti di umore, visione doppia e qualche confusione mentale ma escludo tranquillamente problemi alla memoria o di concentrazione. Ha reagito positivamente ad ogni analisi che gli abbiamo sottoposto. Ha un braccio fratturato e un leggerò taglio al sopracciglio destro e lieve ferite superficiali. Niente che un bel po’ di riposo possa curare. Ora scusatemi ma ho bisogno di andare dai genitori dell’altro ragazzo”
Entrambi i genitori tirarono un sospiro di sollievo e l’unica cosa che potevano fare e aspettare impazientemente che Kurt si svegliasse.
“Dove sono i genitori di Blaine?” chiese Carole improvvisamente.
“Io non li ho visti, ma il dottore ha fatto intendere che erano qui. Vorrei sapere come sta”
Carole annuì e poi si accasciò sulla sedia attendendo insieme a suo marito quell’attesa snervante.
 
“Burt, mamma! Il dottore vi cerca” la voce di Finn fece distogliere i pensieri di Burt che subito si alzò e raggiunse la camera dove riposava Kurt. Il dottor Patrick era lì ad attenderli.
“Vostro figlio si è appena svegliato, sta bene, non riesce a parlare molto quindi non sforzatelo e per favore non fatevi vedere troppo preoccupati o potrebbe andare nel panico.”
Tutti annuirono e poi il medico aprì la porta e fece entrare la famiglia. Burt si avvicinò a Kurt e gli strinse la mano e in quel momento Kurt si voltò verso di lui smorzando un sorriso ma poi notò che la guancia gli faceva tremendamente male.
Fece per parlare ma appena aprì la bocca non uscì nessun suono quindi il suo sguardo si spostò sulla bottiglia d’acqua e Carole subito intuì.
Con la manopola sotto al letto, Finn alzò lo schienale vedendo sul volto di Kurt formarsi una smorfia mentre Carole lo aiutava a bere.
“Sono orribile è vero?” disse con non poca difficoltà Kurt e tutti non poterono fare a meno di ridere sollevati.
“Si lo sei!” scherzò Finn che si era posizionato dietro Burt.
“Figliolo ci siamo preoccupati molto per te, ma adesso è tutto apposto non hai nulla di grave e in poche settimane sarai come nuovo”
“Scommetto che Rachel si divertirà parecchio a cantare gli assoli in assenza mia e…dov’è Blaine?”
Burt alzò lo sguardo verso Carole. Avevano parlato il giorno prima con i genitori di Blaine e avevano pensato ogni verso per dirlo a Kurt ma nessuno sembrava quello giusto.
Kurt osservò lo scambio d’occhiate dei suoi genitori. “Papà…” tossì “ti ho chiesto di Blaine” disse con tono più irritato il ragazzo.
“ Sta bene, sta riposando” rispose brevemente Burt cercando subito di trovare un nuovo argomento.
“Oh beh sarà meglio che venga a trovarmi subito o può dimenticarsi i massaggi alla schiena” fece Kurt cercando di sistemarsi sul letto gemendo.
Ci fu un altro scambio di sguardi poi Carole aiutò Kurt a bere ancora un po’.
“Ricordi cosa è successo?” chiese dolcemente la donna scostando i capelli dalla fronte.
“E’ stato tutto così veloce” mugugnò Kurt. “Eravamo in auto e c’era il semaforo verde, Blaine ha accelerato e poi….tutto è diventato buio.”  Burt vide suo figlio sbadigliare.
“Hai di nuovo sonno?” domandò dubbioso: insomma Kurt aveva dormito veramente tanto.
Kurt annuì e Carole gli sistemò le lenzuola “Burt il medico ha detto che è normale la sonnolenza, sta tranquillo” lo rassicurò la moglie.
“Se Blaine viene a trovarmi, svegliatemi per favore” disse Kurt lasciandosi andare di nuovo in un sonno profondo non rendendosi conto di quanto la situazione fosse grave.
Burt e Carole uscirono fuori e chiusero la porta alle loro spalle.
“Come glielo diciamo? E’ evidente che non ha capito nulla, gli hai detto che Blaine sta bene” Carole accusò Burt con tono non troppo duro.
“Aspettiamo ancora un po’, cerchiamo di distrarlo e poi si vedrà. Non voglio fargli venire nessun attacco di panico”
Beh questo era vero; perché non potevano dire semplicemente a Kurt che Blaine dopo l’incidente non si era ancora svegliato 

Note: Allora da dove iniziamo?
Alla domanda: sei di nuovo qui? Io vi rispondo: si, questo sito per me è una droga piacevole!
Questa è una storia che con tutta probabilità non è molto originale. Qui su EFP non ne ho mai letto quindi non so se ci sono ma sono certa che qualche storia in inglese ci sia. Insomma hanno scritto di Kurt e Blaine versione cagnolini quindi non ho dubbi che ci sia (io personalmente non ne ho lette quindi non mi sono ispirata a niente in particolare) fatto sta però che questa è la mia versione e spero possa piacervi. Ci sarà Angst ma anche tanto amore e forza.
I personaggi li ho segnati come “OOC” ma spero di mantenerli più simili al telefilm.
Ah diciamo che nella storia i ragazzi hanno vinto le regionali ma non c’è la situazione di Karofsky, l’incidente di Quinn e il matrimonio Finchel.
Aspetto e spero qualche vostra recensione.
Qui la mia pagina per gli aggiornamenti: http://www.facebook.com/pages/Klaineinlove-EFP-fanfiction/243771392359609 

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


In poche ore a Kurt salì la febbre. Il dottore assicurò subito i familiari dicendo che comunque era del tutto normale e che era costantemente sotto controllo dei vari medici. Nell’arco di tempo che Kurt dormì, Burt tornò a casa per sistemare alcune questioni di lavoro e affidare l’officina ad uno dei suoi assistenti, Carole invece rimase all’ospedale mentre Finn era andato a prendere Rachel.
Erano circa le 15.00 quando Carole uscì in corridoio per raggiungere la macchinetta e lì incontrò la madre di Blaine.
“Melanie…”
La donna si voltò sentendosi chiamare e debolmente sorrise “Oh Carole. Posso offrirti un caffè?” Melanie passò il bicchiere a Carole mentre infilava l’altra mano in tasca per prendere un’altra moneta. Entrambe si sedettero sulle sedie osservando i loro caffè.
“Ci sono novità?” infine domandò Carole osservando la donna accanto a se che in risposta scosse il capo in segno di negazione.
“Tutto tace, non possono capire quando si sveglierà…può succedere oggi, domani, tra un mese o….” Melanie deglutì cercando inutilmente di trattenere le lacrime. “Oggi ho chiamato suo fratello Cooper, prenderà al più presto un volo per raggiungerci. Era sconvolto. Vorrei solo che questo fosse un incubo.”
Carole annuì e le accarezzò dolcemente la spalla. Non poteva dirgli andrà tutto bene avrebbe solo illuso quella donna disperata; suo figlio era in coma e i medici non sapevano che dirgli a riguardo, dovevano solo attendere.
“Kurt come sta? Non sono venuta a vederlo perché temo che mi faccia domanda su Blaine”
“Sta bene, anche se adesso ha qualche linea di febbre e contusioni per il corpo. Ci ha chiesto di Blaine, abbiamo sviato il discorso sperando di distrarlo un po’. Abbiamo paura di una sua reazione.”
Mentre le due donne continuarono a chiacchierare Finn fece infilare in camera di Kurt tutti i ragazzi del glee club.
“Ragazzi mi raccomando fate silenzio e ricordatevi che…”
“Finn che sta succedendo?” domandò Kurt aprendo gli occhi e ritrovandosi circondato da tutti i ragazzi del glee.
“Vi prego, andate via sono uno straccio” Lentamente Kurt provò, con una sola mano, a coprirsi il volto ma Mercedes fece prima di lui e lo fermò.
“Tranquillo Kurt sei bellissimo lo stesso. Come ti senti?”
“Come se un SUV mi avesse schiacciato” scherzò Kurt “Non avete lezione?”
“Amico, sono le 15.00 passate” fece Puck  “Ti hanno portato il pranzo: sono lasagne,assaggiale, io ho rubato due confezioni ad una vecchietta addormentata”
Kurt sorrise debolmente poi fece segno a Mercedes di passargli il cellulare. Con una sola mano cominciò a comporre un numero.
“Chi chiami?” domandò Tina seduta a bordo del letto.
“Voglio vedere Blaine. Papà ha detto che sta bene ma vorrei vederlo io stesso. Maledizione il telefono è staccato”  Kurt lasciò cadere il cellulare irritato. “Dove sta?”
In quel momento tutti in camera si ammutolirono. Blaine era in terapia intensiva, Finn aveva spiegato a tutti i loro amici la situazione, ma nessuno si era preparato una risposta ad un eventuale domanda di Kurt.
“Ti va se guardiamo un po’ di Tv” fece Rachel cercando di arrancare velocemente il telecomando. Puck e Mike abbassarono lo sguardo e Tina cercò di trattenere le lacrime. Solo in quel momento Kurt cominciò a capire.
“Ragazzi…cosa è successo durante il nostro incidente? E’ stato grave?” domandò il ragazzo già con un groppo alla gola.
I ragazzi vennero distratti quando in camera entrarono il dottore seguito da due infermieri e da Carole.
“C’è una festa e non mi avete invitato?” scherzò il medico vedendo tutti quei ragazzi in camera; poi osservò l’ammalato.
“Kurt va tutto bene?” il dottore provò a sfiorargli la testa ma il ragazzo si scostò.
“Voglio vedere Blaine, sta bene giusto? Allora perché non è qui? Io sono il suo ragazzo!”
In quel momento Tina non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò con un forte singhiozzo mentre Mike le accarezzava la schiena.
Kurt deglutì “Carole…” la chiamò con voce tremante, senza aggiungere altro anche perché la sua nuova madre solo nel sentire il modo disperato con cui era stata chiamata, aveva intuito tutto.
La donna si avvicinò lentamente a Kurt e gli prese la mano stringendola.
“Figliolo il SUV quando vi ha travolto ha provocato parecchi danni. E’ un miracolo che tu ne sia uscito quasi del tutto illeso. L’auto di Blaine è completamente distrutta e…”
“Carole è…”
“No! Non è morto!” si affrettò a dire la donna sentendosi la sua mano stritolare da quella di Kurt.
“E’ in coma ma i dottori non sanno quando potrà svegliarsi”
In quel momento Kurt chiuse gli occhi per analizzare bene le informazioni ricevute. Era stato un brutto colpo ricevere una notizia del genere. Lui stava aspettando Blaine, il suo Blaine che era in coma e nessuno gli aveva detto nulla.”
“Voglio vederlo. Devo vederlo!”
“No Kurt, dal letto non puoi alzarti e Blaine è in terapia intensiva quindi è inutile”
Kurt non aveva notato che le lacrime erano scese lungo il suo volto che faceva ancora male mentre strizzava gli occhi. “Vi prego” si rivolse verso il medico che scosse la testa
“Ragazzo, ascolta tua madre. Non puoi vederlo sarebbe solo peggio per te, ma stiamo facendo il meglio per lui”
“No..no, no vi prego io devo..” Kurt si tirò l’ago conficcato nella sua pelle mentre il suono infernale che contava l’aumento dei battiti cardiaci di Kurt aumentava sempre di più. Carole provò a fermarlo ma lui voleva correre, anche se non sapeva dove, anche se sentiva le ossa spezzarsi dentro ma doveva trovare Blaine fargli sentire la sua presenza.
Gli infermieri si guardarono e con un accenno di consenso del medico bloccarono Kurt, che si dimenava sotto la loro presa, per sedarlo. Kurt tremava e urlava combattendo contro il suo stesso dolore che il suo corpo gracile non riusciva a reggere.
La testa gli faceva male, così come anche le braccia e le gambe molleggianti, ma lui doveva correre da Blaine, non era giusto. Non era possibile che il suo ragazzo fosse in coma, in coma e dio solo sa quando si sarebbe potuto risvegliare.
“Kurt per favore calmati”
“Lasciatemi, vi prego” Kurt ci provò, ci provò con tutte le sue scarse forze ma alla fine fu costretto ad arrendersi.  In pochi minuti il suo corpo si rilassò sotto le dita dei medici che lo avevano sedato. Lo fecero distendere e lo coprirono di nuovo asciugandogli la fronte sudata.
I ragazzi rimasero tutti immobili e Finn decise di portarli tutti fuori.
“Povero Kurt” disse infine Quinn sedendosi su una sedia lungo i corridoi.
“Dove si trova Blaine?” chiese Puck al suo amico. Finn fece mente locale: ricordava di aver visto la madre di Blaine uscire da una camera proprio nel corridoio accanto.
“Seguitemi”
I ragazzi si mossero tutti insieme per poi fermarsi davanti ad una grande finestra con una tendina socchiusa. Dall’altro lato c’erano macchinari che si muovevano e Blaine ricoperto di fili e fasciature disteso sul letto.
“Oh mio Dio” soffiò Santana.
Puckerman schiacciò il volto contro la finestra per osservare meglio: Blaine aveva il volto ricoperto di lividi e fasciature che ricoprivano l’intero corpo.
“Sta messo male” sentenziò il ragazzo con la cresta prima di staccarsi dal vetro.
“Salve a voi”
Tutti i ragazzi si voltarono quando sentirono quella voce, dietro le loro spalle.
“Che ci fai tu qui!”  lo imputò Rachel indicandolo.
“Sono venuto a trovare Blaine ovviamente.” Fece Sebastian con tonno seccato. “Kurt dov’è? Magari faccio visita anche a lui”
“Sono sicura che sei l’ultima persona che Kurt vorrebbe vedere. Inoltre è stato sedato, ha appena scoperto del coma di Blaine”
Per un attimo tutti riuscirono a leggere negli occhi di Sebastian la preoccupazione e l’ansia.
“Allora tornerò” disse prima di fare un cenno con la testa e scendere le scale verso l’uscita dell’ospedale.
 
Quando si fece sera, Kurt tornò a svegliarsi trovandosi Finn seduto a giocare con il suo Iphone.
“Hey sei sveglio!” esclamò il ragazzone vedendo il fratello muoversi nel letto. Si alzò e lo aiutò a bere facendogli rinfrescare la gola.
“Mamma e Burt stanno parlando con i medici e la tua temperatura è scesa” Finn provò a risollevarlo il morale ma Kurt non lo stava nemmeno osservando.
“Finn…voglio vedere Blaine” il tono di Kurt era ancora disperato.
“Kurt, Blaine è proprio nel corridoio accanto. Non puoi vederlo. Mamma ha detto che appena verrà spostato in camera sarà lei stessa a portati da lui”
Kurt fece il broncio voltando la testa dall’altro lato. Poi si illuminò “Mi andresti a prendere delle patatine. Magari anche una coca-cola, ho fame e queste lasagne ormai sono secche.”
Finn si alzò allegro, felice di poter aiutare in qualche modo suo fratello. “Torno subito”
“Fai con comodo”
Appena Finn chiuse la porta, Kurt si levò da dosso le coperta facendo una smorfia notando l’orribile camice che indossava. Aveva di nuovo l’ago infilato nel braccio con il medicinale che lentamente scendeva nelle sue vene. Spense il monitor che controllava i battiti del suo cuore e lentamente e soprattutto dolorante si avviò verso la porta. L’aprì e si guardò intorno trovando il corridoio libero e si affrettò a girarlo; sbagliò due volte poi lesse il cartello che indicava la terapia intensiva e finalmente trovò la porta. Guardò attraverso il vetro, rimase ad osservare immobile. Quando vide Blaine in quelle condizioni le sue gambe vacillarono e non riuscì a trattenersi. Cadde a terra cercando di mantenersi inutilmente al muro. Per quel poco che era riuscito a vedere, Kurt aveva notato il tubo infilato nella trachea che aiutava Blaine a respirare, il volto quasi irriconoscibile e soprattutto lui così immobile come se fosse morto.
  Con le lacrime che scorrevano e la mano sulla bocca per trattenere i singhiozzi, Kurt non notò che un infermiere stava cercando di rimetterlo in piedi. Un istante dopo apparvero i suoi genitori e Finn che aveva capito troppo tardi che mangiare era solo una scusa.
“Kurt ti avevamo detto di non alzarti” Burt e l’infermiere lo trascinarono fino a risistemarlo nel letto. Pian piano le lacrime diventarono silenziose e Kurt sembrava essersi spento.
Carole si affrettò a chiamare il medico che provò a conversare con il ragazzo ma fu completamente inutile.
“Lasciatelo riposare, è sottoshock. Si riprenderà quando saprà che domani pomeriggio potremmo anche dimetterlo”
Burt chiese spiegazioni al medico e Carole sistemò Kurt nel letto che si fece adagiare immobile mentre osservava il vuoto.
Davanti a se, c’era solo l’immagine di Blaine chiuso in quella camera e chissà per quale motivo si sentiva in colpa.
“Gli ho chiesto io di andare al locale. Volevo fargli vedere che mi piaceva” disse improvvisamente con voce incolore e senza lacrime: tutti si voltarono a guardarlo.
Burt si avvicinò a lui “Non è stata colpa tua Kurt. Doveva succedere,sicuramente in un modo o nell’altro sarebbe successo”
“No. Non sarebbe successo se fossimo rimasti a guardare quegli stupidi Talent Show che a lui piacciono tanto”
Burt sospirò “Kurt tu-”
“Lasciatemi solo. Sono stanco e voglio dormire”
Tutti uscirono dalla stanza chiudendo la porta e lasciando solo Kurt che sprofondò nel cuscino guardando il soffitto.
No, Blaine non poteva lasciarlo. Si amavano e si erano ripromessi di rimanere sempre, sempre
insieme nonostante le difficoltà e Blaine lo amava quindi non l’avrebbe abbandonato così presto. Era sempre stata una sua promessa.

 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


Il giorno seguente a Kurt gli venne data la notizia del suo rilascio dall’ospedale. Il ragazzo aveva cercato di lamentarsi inventando scuse su scuse per poter rimanere in quel luogo: in realtà sia la famiglia che i medici sapevano che erano bugie per poter restare accanto a Blaine. Infine Carole lo convinse dicendogli che mettendosi di nuovo in forze sarebbe potuto stare accanto al suo ragazzo senza problemi.
Appena rientrarono a casa, Kurt si infilò nella doccia facendo attenzione al braccio fasciato e rifiutando l’aiuto di Burt e Finn, nonostante faceva ancora male; inoltre sapeva gli sarebbe rimasta una piccola cicatrice sul sopracciglio destro, in più il volto e qualche altra parte del corpo, erano ancora coperti da lividi molto evidenti. Finalmente riuscì a togliersi quella puzza d’ospedale da sotto al naso anche se non vedeva l’ora di ritornarci solo per andare dal suo ragazzo.
Andò a dormire rifiutando la cena e restando tutto tempo chiuso in camera. Il sonno faceva fatica ad arrivare e tutto quello a cui pensava Kurt era al momento prima dell’incidente. Il modo in cui erano rilassati, innamorati come sempre e Blaine che lo guardava con quegli occhi adorabili.
Aveva tremendamente bisogno di vedere gli occhi di Blaine; erano tutto per lui.
Si rigirò nel letto più volte e si addormentò solo alle cinque del mattino ma fu un sonno leggero, infatti poté sentire i rumori dei familiari che si preparavano per uscire: Burt e Carole si erano messi d’accordo per tornare ad orari decenti e fare in modo che Kurt non restasse solo; tutta via a causa dei troppi impegni e convinti che il ragazzo stesse riposando, uscirono tutti.
Kurt si alzò e uscì in salotto trovando la casa vuota. Si infilò in cucina e provò a prepararsi del succo d’arancia che però si rovesciò sul pavimento perché un solo braccio debole non aveva retto il peso della bottiglia.
Kurt imprecò sottovoce provando a pulire il pasticcio combinato ma vide che stava semplicemente peggiorando le cose: si sentiva così stupido.
Notò che c’era un biglietto attaccato al frigo, da parte di Carole, che gli diceva che sarebbe tornata entro una ventina di minuti.
Kurt fissò l’orologio: erano usciti da circa cinque minuti, forse poteva farcela.
Corse in camera e si fiondò nell’armadio pescando i primi pantaloni che gli vennero sotto mano mentre per la maglia scelse una di quelle belle larghe per far passare il suo braccio fasciato. Vestirsi fu un’impresa difficile soprattutto infilarsi i pantaloni stretti che lui adorava comprare; si maledisse per l’ennesima volta.
Con affanno per la fatica appena compiuta, Kurt prese le chiavi dell’auto ma scosse la testa quando capì che non poteva guidare e che infondo infilarsi nell’auto gli faceva un po’ paura. Uscì di casa velocemente e cominciò a camminare a piedi verso la fermata del bus; aveva l’ansia che tra un vicolo e l’altro Carole fosse apparsa per riportarlo a casa. Camminava a passo felpato come un ladro dopo un furto e ringraziò quei pantaloni che aveva maledetto qualche momento prima, perché all’interno ci trovò qualche spicciolo per acquistare un biglietto.
Aspettare l’autobus era snervante ma quando finalmente arrivò, tirò un sospiro di sollievo.
Il suo cellulare non aveva ancora suonato quindi stava a significare che la matrigna non era ancora tornata.
Arrivò sotto all’ospedale con estrema facilità, anche il poliziotto di guardia lo fece passare, probabilmente aveva visto le sue condizioni e credeva che fosse lì per un controllo.
Prese l’ascensore che lo condusse al secondo piano e lesse di nuovo il cartello della “terapia intensiva” arrivò proprio nel momento in cui la madre di Blaine si stava chiudendo la porta alle spalle.
“Kurt che ci fai qui!” chiese quasi sconvolta la donna
“Signora Anderson, avevo bisogno di vederlo”
La donna fece un leggero sorriso poi si avvicinò e lo abbracciò.
Kurt con la famiglia di Blaine non aveva mai avuto un rapporto intimo. Spesso i genitori lo salutavano dalla soglia, gli facevano qualche domanda sulla scuola o la famiglia e poi lo lasciavano andare in camera di Blaine, tutto qui.
Non avevano quel rapporto che poteva definirsi d’amicizia come Blaine lo aveva con la sua di famiglia.
Blaine in casa Hummel-Hudson era considerato il terzo figlio e Sam il quarto visto che stava vivendo da loro. Quando Blaine arrivava a casa di Kurt non c’era un minuto che qualcuno lo lasciasse libero: Burt voleva discutere di partite con lui, Finn voleva trascinarlo per qualche maratona di film o videogame e Carole adorava quando lui si offriva di aiutare lei e Kurt a preparare la cena. Blaine è uno di noi. Così lo aveva definito Burt. Insomma era più di un anno che ormai erano fidanzati. Un anno.
Quindi Kurt fu stupito dell’abbraccio della donna. Era probabile che si sentiva debole e senza speranza per il figlio in coma quindi ricambiò l’abbraccio.
Poco dopo i medici diedero a Kurt il permesso di stare dieci minuti con il suo ragazzo. Entrò nella stanza dove si poteva sentire solo il bip del monitor e il respiro di Blaine attraverso il tubicino che aveva in bocca.
Gli occhi di Kurt erano lucidi mentre fissava il volto del suo ragazzo quasi irriconoscibile: i suoi occhi erano entrambi gonfi e aveva un taglio lungo tutto il volto; il labbro era gonfio e aveva addirittura una fascia che gli copriva un orecchio. Deglutì prima di prendere una mano di Blaine,anch’egli piena di tagli.
“Blaine mi senti?” provò a chiamarlo: ricordava ancora quando suo padre era in coma e si era risvegliato non appena lui aveva cominciato a piangere.
“Hey Blaine andiamo non essere stupido svegliati. Abbiamo le Nazionali te lo ricordi? Non possiamo permettere che canti tutto Rachel!” si morse un labbro trattenendo i singhiozzi: sapeva che di solito le persone in coma possono sentirti e lui voleva che Blaine capisse che stava bene. Era certo che il suo ragazzo odiava vederlo piangere.
“Blaine devi svegliarti, non ti annoi a stare sempre in questo posto? Ci sei stato per la granita di Sebastian ed ora sei tornato. Blaine ti amo, ti prego non farmi preoccupare.”
Fuori la camera la madre di Blaine stava osservando la scena quando notò che il cellulare di Kurt, rimasto fuori dalla stanza, era sulla borsa che vibrava in continuazione. Lesse il nome e rispose al posto suo, convinta che il ragazzo non se la fosse presa.
 
Kurt venne chiamato dopo circa quindici minuti dai medici e pregò fino all’ultimo di restare qualche altro minuto ma i medici non glielo concessero. Uscì fuori e crollò di nuovo a terra come il giorno precedente. Richard il padre di Blaine lo aiutò a rialzarsi e a sedersi su una sedia, poco dopo Melanie gli portò da bere.
“Ti senti meglio?” domandò con tono amorevole come quando ogni volta chiedeva a Blaine se avesse mangiato o finito i compiti o semplicemente chiedeva il bacio della buonanotte.
Kurt annuì “I medici non hanno detto nulla sulle probabilità di un suo risveglio?”
“Non si sa ancora nulla, ma ci sono buone possibilità che esca dalla terapia intensiva tra oggi e domani ma non ci hanno detto nulla sul coma” gli rispose il padre di Blaine.
“Tuo padre ha detto di ritornare a casa” fece Melanie passando il cellulare a Kurt “scusami se ho risposto ma ho letto il nome di Burt e immagino che lui non sa che sei scappato, giusto?” chiese con un sorrisetto.
“Quando viene messo in camera, potrei fare un permesso per venire a trovarlo quando voglio?” domandò speranzoso Kurt. Entrambi i genitori di Blaine si guardarono e poi sorrisero “certamente, se Blaine può sentirci immagino che ti voglia vicino a lui. Vi amate così tanto”
E ancora una volta Kurt rimase senza parole. In quel momento si sentiva così accolto tra i genitori di Blaine e sperava che questo sentimento d’amore nei suo confronti avrebbe potuto durare anche dopo il risveglio di Blaine. Perché Blaine si sarebbe risvegliato ne era certo.
“Allora io vado” Kurt guardò un’ultima volta la stanza di Blaine e poi sparì.
 
Quando tornò a casa dovette subirsi l’ira di suo padre.
“Kurt tu non stai ancora bene ma sei impazzito? Come ti viene di andartene in giro quando non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando sei uscito dall’ospedale! Lo so sei preoccupato per Blaine e hai ragione ma non devi dimenticarti che sei in convalescenza Kurt”
Il ragazzo sul divano roteò gli occhi mettendo il broncio.
“Hai finito?” disse notando che il padre se ne stava in silenzio “Se hai finito vado in camera mia”
“Non atteggiarti in questo modo Kurt, così non aiuti nessuno” entrambi si guardarono negli occhi.
“Il pranzo è pronto”disse Carole avviandosi in salotto sperando di poter mettere fine a quella discussione
“Non ho fame, sono stanco”
“Non hai mangiato nemmeno ieri Kurt, infilati qualcosa in bocca” lo incitò il padre. In tutta risposta Kurt si diresse in camera sua e chiuse la porta. Burt si lasciò scivolare sulla sedia.
“Perché si comporta così?”
“Burt tesoro devi comprendere che è ancora in una fase di shock e che ha un fidanzato che non sa quando si risveglierà. Dopo vado a parlargli io” Burt sbruffò ma Carole gli diede un leggero schiaffo sulla guancia obbligandogli a sorridere.
 
Kurt rimase tutto il pomeriggio in camera, si permise solo di uscire quando sentì un baccano provenire dal salotto. Entrò nella stanza trovando Finn e Sam discutere di un videogame.
“Hey Kurt, siediti qui con noi” lo invitò Sam facendogli spazio sul divano. Kurt seguì il suo consiglio.
“Hai saputo niente di Blaine?”
“Nulla di nuovo è stabile ma in coma.”
“Ma lo hai visto?” domandò Finn e Kurt annuì.
“Kurt, sono certo che si riprenderà ma devi essere il primo a crederci. Su facciamo qualcosa che ti piace fare. Possiamo discutere delle tue riviste”
Finn guardò torvo Sam: lui di quelle riviste non ci capiva assolutamente nulla e non era d’aiuto.
“Oppure possiamo vedere i capi che ti stai inventando, ti ho visto la volta scorsa con la macchina da cucire e ti farò pure da modello!”
Kurt fece un debole sorriso “Grazie Sam, ma stai tranquillo. Credo che me ne tornerò in camera”
 
Più tardi Carole fece visita a Kurt, lo trovò disteso sul letto ancora vestito che guardava il soffitto.
“Hai preso le medicine?” domandò sedendosi accanto a lui e poggiando un piatto che conteneva la cena riscaldata, sul comodino.
“Carole vorrei restare solo” fece Kurt senza guardare la sua matrigna.
“Kurt capisco che sei ancora shoccato per quello che è successo, però quello che mi fa più paura e il fatto che ti stai tenendo tutto dentro. Non essere ostinato con la tua famiglia, vogliamo solo aiutarti”
“Ma papà non vuole farmi vedere Blaine!”
“Non è vero.” lo rimproverò con dolcezza la donna “vuole solo che anche tu ti rimetta in sesto, credimi è preoccupato per Blaine come tutti noi. Ma tu non hai detto niente su di lui, ti sei limitato a piangere e non fa bene tenersi tutto dentro.”
Kurt si morse il labbro, gli occhi erano già arrossati “cosa vuoi che ti dica Carole? Vuoi sentirti dire che ho paura che non possa risvegliarsi mai più? Beh è quello che penso. Oggi l’ho visto era irriconoscibile e non è giusto che a lui è capitato tutto questo mentre io ho una semplice fascia al braccio” rispose irritato Kurt poggiando la schiena sul muro dietro al suo letto.
“Sfogati Kurt” Carole sapeva che ci stava riuscendo, Kurt stava per tirare tutto fuori.
“Sono terrorizzato” crollò infine Kurt scoppiando in lacrime “E se non dovesse risvegliarsi più? Se dovesse…” Kurt aveva giurato a se stesso di non mai nominare quel pensiero che gli balenava nella mente “…non posso perderlo Carole, lui è tutto. Lui mi ha salvato e io lo rivoglio subito!”Carole strinse forte il figlio tra le braccia anche lei ora stava piangendo perché lei adorava Blaine e sapeva quanto insieme a lui Kurt era felice.
“Prima avevo il terrore che Sebastian lo portasse via ma in questo caso di certo lo avrei preferito, avrei rinunciato a lui pur di non vederlo adesso in quel letto con quei tubi infilzati ovunque” continuò Kurt tenendo stretta la madre.
“Non smettere mai di sperare Kurt.”
Rimasero ancora un po’ in silenzio poi Carole sentì il respiro del ragazzo farsi più debole; il sonno stava prendendo la meglio su di lui.
“Tesoro cambiati e mangia qualcosa così poi potrai dormire.”
Kurt annuì e Carole dopo avergli dato una carezza e un sorriso, lasciò la stanza. In pochi minuti Kurt si infilò il pigiama e prese il piatto con la cena ma gettò tutto nel cesto accanto al tavolo con lo specchio. Si distese sul letto addormentandosi di nuovo con le immagini del loro incidente, o di quelle che lui ne ricordava e fu travolto dagli incubi e sapeva che questo era solo l’inizio.



**

Per gli spoiler seguitemi in pagina. Le cose cominceranno a cambiare dal capitolo 5

 

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo. ***


Erano passati circa quattordici giorni dall’incidente; Blaine era uscito dalla terapia intensiva e Kurt era ritornato a scuola. Aveva tolto la fascia al braccio e i lividi sul volto erano ormai scomparsi, grazie ad una buona cura e ottime creme. Fatto sta che Kurt non era più lo stesso: aveva perso peso e anche volendo non riusciva a concentrarsi sulle lezioni. Nella sua testa vagava una sola domanda che lo perseguiva dal giorno alla notte: e se Blaine non si dovesse risvegliare?
I professori sorvolarono le prime volte che lui si era trovato impreparato all’interrogazioni e quando Emma aveva cercato di aiutarlo lui le aveva risposto che non c’è n’era bisogno. Ed era vero: solo il risveglio di Blaine avrebbe cambiato le cose.
Ogni volta che si dirigeva all’ospedale, il suo umore cambiava un po’. Cercava di essere più allegro e di farsi sentire da Blaine. Si sedeva sulla sedia accanto al suo letto e cominciava a leggere le riviste ad alta voce o gli raccontava la sua giornata. I medici dicevano che parlare all’ammalato poteva solo fare bene ma la famiglia era preoccupata per Kurt che sembrava impazzire ogni giorno di più.
“Blaine sono arrivato!” fece entrando nella stanza d’ospedale chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò alla finestra e aprì le tendine per fare entrare ancora un po’ del sole pomeridiano e poi si sedette accanto a lui. Controllò scorresse adeguatamente attraverso il tubicino collegato al braccio e anche se il monitor funzionasse bene. In poco tempo aveva fatto di tutto per capire come operassero quelle cose anche se ovviamente non c’era motivo di preoccuparsene.
“Blaine oggi dovrei studiare. Mio padre mi ha minacciato pensa un po’. Quindi ho portato i compiti qui e credimi vorrei tanto che tu ti svegliassi perché queste forme geometriche le conosci più di me, il che è tutto da dire visto che sei un junior.”
Kurt sospirò e guardò il suo ragazzo dormire nel letto, gli prese la mano fredda, immobile. Continuava a fissare il suo volto sperando di vedere un battito di ciglia che non arrivò. Così si alzò e lasciò cadere i libri sulla sedia per poi distendersi sul letto accanto a Blaine appoggiando la mano sul petto che respirava lentamente. Gli diede un leggero bacio sulla tempia prima di tornare a stringergli una mano.
“Mi manchi Blaine. Ti prego torna da me” poi stringendosi più possibilmente a lui, si addormentò.
 
Kurt si risvegliò poco dopo quando sentii delle voci provenire proprio fuori dalla stanza.
“Te l’ho detto che non potevo venire prima. Secondo te mi stavo divertendo in Inghilterra sapendo che mio fratello era in quelle condizioni?”
Kurt si stropicciò gli occhi mentre sistemava le coperte sul corpo di Blaine. Si avviò fuori e trovò i genitori di Blaine parlare con un ragazzo alto, dai capelli lisci chiari e due enormi occhi celesti. Tutti si voltarono quando sentirono la porta aprirsi e Kurt lo riconobbe subito: Cooper Anderson.
Blaine glielo aveva mostrato in foto e aveva raccontato qualche aneddoto con il fratello maggiore come protagonista.
“Kurt lui è Cooper il fratello di Blaine” fece Melanie mentre suo figlio stringeva la mano al ragazzo di suo fratello.
“Quindi tu sei Kurt!” disse Cooper sorridendo “mi dispiace averti conosciuto in questo momento così brutto”
Kurt semplicemente annuì “vado a riprendere le mie cose, immagino che Cooper voglia restare un po’ con Blaine”
“Kurt possiamo chiederti una cosa?” lo chiamò la madre di Blaine facendolo voltare
“Visto che questa notte resterà Coop in ospedale, io e Richard ci chiedevamo se ti andava di venire a cena a casa nostra. Niente di particolare tranquillo. Vogliamo solo parlare”
Kurt fu sorpreso e confuso dalla richiesta ma gli occhi della donna erano così speranzosi che non riuscì a rifiutare.
“Okay va bene per le otto?”
“Va benissimo”
Kurt uscì dall’ospedale sistemandosi il cappotto quando si sentì chiamare. Si voltò verso quella voce.
“Sebastian che ci fai qui?”
Sebastian era poggiato contro il muro esterno dell’edificio come un militare in missione in incognito. Indossava la solita divisa, solo che era mal conciata su di lui: la cravatta slacciata, i capelli spettinati e l’aria di chi non dorme da molte ore.
“Come stai?”
Ancora una volta Kurt si dovette stupire di nuovo. Sebastian  che voleva sapere di lui? Questa era bella.
“Immagino che tu ci sia rimasto un po’ male quando hai saputo che sono uscito vivo da quelle lamiere”
“Oh Hummel non fare il solito stronzo. Voglio sapere anche come sta Blaine. I genitori non mi permettono di fargli visita”
“Oh mi chiedo chissà come mai” fece ironicamente Kurt. Era ovvio che la famiglia Anderson non voleva vedere il ragazzo che stava per togliere la vista al proprio figlio.
“Una volta mi sono intrufolato ma i tuoi amici mi hanno beccato, poi sono tornato ma il padre non ha voluto che mi avvicinassi. Insomma ho aspettato te”
Kurt fece un sospiro stanco; non aveva voglia di litigare con lui.
“Come vuoi che stia. E’ in coma da due settimane e i medici non hanno idea di quando possa svegliarsi.” Kurt deglutì cercando di non piangere, non davanti a Sebastian almeno.
“Immagino sia stato orribile” fece serio l’altro.
“Immagini bene. Ora scusami devo andare” Kurt si voltò per andarsene ma la voce di Sebastian lo bloccò di nuovo
“Canta. Canta a lui Kurt. Magari con la tua voce si risveglia”
In effetti Kurt non aveva mai pensato di cantare per Blaine. Cantargli il suo amore. Non si voltò per guardare Sebastian, e non lo ringraziò. Semplicemente continuò per la sua strada.
 
Alle otto di sera era fuori casa Anderson. Era tutto così strano, cenare con la famiglia del suo ragazzo mentre lui non era presente. Melanie lo fece accomodare.
“scusami non ho cucinato niente di speciale ma siamo tornati tardi dall’ospedale. Il medico vuole provare una nuova cura. L’ennesima cura” disse con tono d’amarezza servendo il piatto a Kurt.
“Non si preoccupi davvero, più che altro sarei curioso di sapere di questo vostro invito.”
Questa volta fu il padre di Blaine a parlare “Ci siamo resi conto che di te e Blaine non sappiamo molto. Inizialmente non accettavamo la cosa, poi ci siamo semplicemente abituati ma non ci siamo mai interessati veramente a voi e beh praticamente tu sei tutto per Blaine”
“Praticamente vi state già arrendendo ad un suo non risveglio?” chiese Kurt cercando di non sembrare troppo spaventato. Melanie gli poggiò una mano sulla sua.
“Kurt hai ragione. Avremmo dovuto occuparci di queste cose quando Blaine stava bene”
“Blaine starà bene!” rispose subito Kurt. Lui ne era certo.
“E quello che speriamo Kurt. Credimi mi sento male che sto cercando di conoscere mio figlio solo ora che lo vedo in queste condizioni ma tu sei la nostra possibilità di migliorare con lui come genitori.”
Kurt sapeva che tutti nella vita avevano bisogno di avere una seconda possibilità ed ora, era arrivato il momento che anche i genitori di Blaine l’avessero.
Per tutta la serata passò a raccontare i momenti più divertenti suoi e di Blaine. Gli raccontò addirittura di Sebastian e elogiava la voce del loro figlio come se fosse il suono più dolce che avesse mai ascoltato. I genitori di Blaine pendevano dalle sue labbra. Per tutta la serata cercarono di non interrompere Kurt rivivendo l’ultimo anno d’adolescenza del loro figlio attraverso gli occhi emozionati e innamorati del suo ragazzo.
Kurt evitò di raccontare la prima volta in cui fecero l’amore anche perché non avrebbe saputo trovare un significato,un aggettivo, un buon modo per definirlo.
Perché non era stato come quello dei film dove tutto sembrava semplice e facile da vivere. Loro due avevano il cuore che accelerava sempre di più, furono impacciati e ad un certo punto scoppiarono a ridere ma per loro fu più che perfetto. Kurt non poteva raccontare quel momento non solo perché non sapeva come descriverlo ma anche perché era un momento loro.
 
Più tardi Richard riaccompagnò Kurt a casa, sapeva che il ragazzo aveva paura di guidare. Quando parcheggiò, Kurt salutò con la buonanotte e rientrò in casa. Suo padre gli chiese della serata e Kurt raccontò senza andare troppo oltre. Era stanco aveva bisogno di dormire. Dopo un lungo bagno, provò a curarsi della sua pelle con le sue creme ma si arrese all’istante semplicemente perché non aveva forza: ogni gesto, ogni cenno, ogni buona intenzione gli sembravano tutti inutili.
 
Il giorno seguente durante la lezione di Spagnolo si addormentò sul banco. Il professor Martinez lo provò a chiamare un paio di volte ma Kurt sembrava essersi calato in un sonno profondo. La testa poggiata sul quaderno, la bocca semiaperta e la penna ancora tra le dita.
L’unica soluzione del professore fu quella di chiamare Schuester che seguito da Emma raggiunsero l’aula di Spagnolo ormai vuota e con solo un Kurt ancora dormiente.
“E’ continuamente distratto non sono il solo che lo dice nell’aula professori. Capisco la situazione ma è il suo ultimo anno di liceo” disse David che guardava gli altri due adulti accanto a lui. Emma si accovacciò accanto a Kurt accarezzandogli i capelli per poi cercarlo di svegliarlo dolcemente.
Quando il ragazzo si svegliò, arrossì dalla vergogna.
“Mi dispiace io non volevo. Sul serio mi scusi professore e che…che-”
“Kurt va tutto bene” lo tranquillizzò Emma. “Vieni, andiamo nel mio ufficio”
Emma lo trascinò in ufficio offrendogli dell’acqua.
“Ti va di parlare con me Kurt?” domandò in modo cortese.
“No. Sono stanco. Io-io so che questo è il suo lavoro e vuole che io mi sfoghi così da mostrarmi uno stupido volantino ma io sono stanco, stanco di parlare. Rivoglio solo Blaine.”
Inevitabilmente le lacrime tornarono a riaffiorare sul suo volto. “Posso-posso tornare a casa?Può farmi un permesso?”
“Kurt così non puoi continuare. Si nota che hai perso peso come quando Karofsky ti faceva del male lo scorso anno. Hai subito tante cose e forse questa è la peggiore ma voglio farti capire che chiuderti in te stesso, rifiutare il cibo, e non avere più interesse non ti aiuterà. Devi fare in modo che gli altri ti aiutino che ti stiano vicino, non rifiutare anche chi ti vuole bene”
Kurt sospirò: la testa gli girava e aveva ancora sonno e l’unica cosa che voleva era un permesso per uscire da scuola e andare all’ospedale. Decise di non rispondere alla Pillsbury sperando che quest’ultima lo lasciasse andare. E così fu.
 
Un’ora dopo Kurt arrivò in ospedale, quando entrò vide il fratello di Blaine seduto sulla sedia con il cellulare tra le mani.
“Ciao Kurt, come mai sei arrivato così presto?”
Kurt fece un sorriso “Sono uscito prima da scuola”
Poi cominciò con la sua routine: riaprì le tendine, sistemò il cuscino dietro la testa di Blaine, rivide il medicinale scorrere tra le vene e buttò i fiori vecchi per sistemare un piccolo mazzetto comprato a qualche isolato prima dell’ospedale.
Cooper guardò Kurt muoversi facendo tutte quelle faccende in modo piuttosto sorpreso. Si alzò e cedette la sedia a Kurt, sapeva che probabilmente il ragazzo voleva stare qualche momento da solo con Blaine.
“Io vado fuori a telefonare” finse Cooper alzando la mano per far notare il cellulare. Kurt semplicemente annuì. Quando la porta si chiuse il ragazzo prese la mano di Blaine tra le sue e la baciò.
“Blaine mi senti? Non immaginerai mai cosa mi è successo ieri: ho cenato a casa tua, con i tuoi genitori. Ci crederai mai? E’ stato incredibile. Ho parlato di noi e loro erano così rapiti. Hanno riso anche quando gli ho raccontato una delle nostre figuracce a Lima Bean. Sai credo che quando ti sveglierai troverai la situazione piuttosto cambiata. Sono sicuro che avremo tante cene in famiglia. Ci pensi?Gli Hummel e gli Anderson tutti uniti per un’unica grande cena; magari chiamiamo anche LeRoy e Hiram Berry. I tuoi genitori hanno capito quanto noi due ci amiamo Blaine e dobbiamo farglielo vedere. Quindi tu devi svegliarti tesoro, fallo per me ti prego”
Il pollice di Kurt continuava a sfiorare la mano di Blaine “Inoltre ho incontrato Sebastian. Non arrabbiarti. Anche lui è preoccupato per te.”
Kurt quasi immaginava le risposte di Blaine nella sua mente. Stava impazzendo?Non sapeva dirlo.
“Hey che dici se facciamo venire tutti gli Warblers e le Nuove direzioni qui in ospedale? Sono sicuro che faremo un gran putiferio e tu sarai costretto a svegliarti per rimproverarci.”
Kurt rimase a fissare il volto di Blaine, sperò di trovare un movimento, un cenno dagli occhi, un tremolio della mano ma non arrivò nulla. Poi decise di cantare. Iniziò sottovoce a canticchiare una canzone che Blaine conosceva molto bene. La canticchiò con di nuovo le lacrime agli occhi fino a sussurrargli nell’orecchio le ultime parole della canzone “you’re perfect to me”


**

Dal 5 capitolo:
Kurt si voltò non appena sentì il picchiettare della porta, segno che Cooper lo stava invitando ad uscire. 

“Ora vado Blaine, ti amo” 
Riprese il suo foglio e se ne uscì non notando che la mano di Blaine si era mossa appena un pò

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


Mi raccomando: leggete le note finali!
 
Ogni volta che il dottor Patrick chiamava i genitori di Blaine, questi ultimi andavano in panico. Tutti gli avevano detto che dovevano prepararsi al peggio perché quando il coma supera la prima settimana e non c’è nessun cenno da parte dell’ammalato, le cose possono iniziare a portare delle complicazioni.
“Vostro figlio ha avuto un leggero aumento della pressione intracranica dovuta a delle infezioni a causa della febbre elevata. Stiamo cercando di non provocare infezioni alla vescica o che addirittura possa arrivare ad avere una polmonite. In tal caso le cose peggiorerebbero di gran lunga. Inoltre stiamo pensando di riportare il ragazzo in terapia intensiva perché vogliamo evitare che rischi altre infezioni del genere. Quindi le visite dovranno diminuire e non si potrà entrare nella stanza senza un camice sterilizzato: insomma, ritorniamo alla prassi precedente.”
Tutto quello che poterono fare i genitori di Blaine era acconsentire ad ogni esposizione del medico.
“Dici che dovremmo trasferirlo da qualche altra parte? Sono pronto a volare ovunque e portarlo dai migliori specialisti Melanie” fece Richard visibilmente nervoso dopo la notizia del figlio aggravato.
“Papà questo qui è uno dei migliori ospedali” gli fece notare Cooper con ovvietà.
“Dite che dobbiamo avvisare Kurt? Immaginate la delusione quando saprà che non può vedere Blaine per più di dieci minuti e nemmeno più tutti i giorni” fece Melanie prendendo il cellulare tra le mani: erano le dieci del mattino ed era certa che Kurt fosse a scuola.
“Melanie io non lo so. Non ci sto capendo più nulla, mi sembra di impazzire tra le mura di quest’edificio.” Sbottò frustrato il marito.
“Io devo andare a casa.  Voglio cambiarmi,mettermi qualcosa di più comodo e poi torno di nuovo qui” Cooper si avviò verso l’uscita mentre i genitori si preparavano per una nuova battaglia.
 
Kurt era in classe durante la lezione di Francese: era incredibile, quella lingua per lui era sempre stata semplice da apprendere ed ora non riusciva nemmeno a coniugare il verbo più sempliciotto. Quando il professore notò il suo scarso interesse per la lezione, lo richiamò. Kurt chiese scusa e provo seriamente a seguire la lezione ma di nuovo stava per riaddormentarsi sul banco.
Ogni notte per lui diventava sempre più difficile addormentarsi. Continuava a fare incubi di Blaine che lo lasciava solo in un corridoio buio o sognava la sera del loro incidente e riusciva a sentire il suono stridente dei pneumatici sulla strada. Nel sogno riusciva a sentire il vetro farsi in tanti piccoli pezzetti e le lamiere schiacciare i loro corpi. E così Kurt si risvegliava sudato, con il fiato corto e le lacrime agli occhi e alle tre di notte, ora solita del suo risveglio, decideva semplicemente di stare a fissare il soffitto fino a che la sveglia non avesse suonato e il non sole fosse sorto nel cielo. Le occhiaie e la scarsa concentrazione erano una prova vivente di solo una minima parte del dolore che vagava dentro di lui.
“Hummel verresti a risolvere l’esercizio?” chiese il professore cercando di attirare l’attenzione del suo studente.
“Io, non sono preparato mi dispiace” disse con un tono nemmeno non troppo dispiaciuto, sinceramente il francese era l’ultimo dei suo problemi.
“Hummel andiamo, è un esercizio che abbiamo spiegato ieri”
“Sono impreparato” fece Kurt con tono decisamente più duro come se volesse sfidare il professore.
“Hummel vieni alla lavagna e mostr-”
“Non so fare questo dannato esercizio lo capisce?” urlò Kurt finalmente alzando il volto per incontrare quello stupito del professore “Non ho seguito la lezione di oggi nemmeno quella di ieri e quella dei giorni passati.” Continuò aumentando il tono della voce.  “Non seguirò nemmeno quelle dei giorni a venire”
“così rischierai la bocciatura lo sai?”
“Beh allora mi bocci pure!” esclamò esasperato. In fondo ci sperava in una bocciatura. In questo modo avrebbe avuto un’ottima scusa per restare a Lima e stare accanto a Blaine.
“Hummel ci vediamo dal preside” il professore si alzò e aprì la porta, fece segno a Kurt di uscire fuori.
Il ragazzo prese le sue cose, e uscì tranquillamente sotto i mormorii preoccupati dei suoi compagni di classe.
Per fortuna il preside Figgins non fu severo con lui. Lo aveva richiamato solo in presenza del professore di Francese e non appena quest’ultimo era tornato alle lezioni, il preside rassicurò Kurt dicendogli che magari era meglio restare a casa per qualche giorno in più.
Dopo la scuola Kurt si avviò all’ospedale e trovò la stanza di Blaine vuota. Andò nel panico. Girò per i corridoi e per le salette d’attesa fino a quando non vide il fratello di Blaine uscire dalla sala intensiva
“Cosa è successo?” chiese con il volto più pallido del normale e le mani sudate e tremanti.
“Hanno deciso di metterlo di nuovo in terapia intensiva. Le sue condizioni sono leggermente peggiorate”
Kurt scosse la testa “in che senso peggiorate?”
“Ha avuto qualche infezione e vogliono evitarne altre. Durante il coma anche una semplice febbre può peggiorare le cose”
“Posso vederlo?”
Cooper si guardò intorno, sapeva che il fratello non doveva riceve troppe visite ma non poteva negarla al suo ragazzo.
“Ti do cinque minuti, non puoi restare di più, fai presto” Cooper si sfilò il camice verde e glielo fece indossare a Kurt che lasciò tutti i suoi accessori sulla sedia prendendo dalla borsa un foglietto.
Entrò nella stanza chiudendosi fermamente la porta alle spalle; si avvicinò a Blaine dormiente e aprì il foglietto.
“Blaine ho fatto una lista: sono delle promesse. Promesse che manterrò non appena ti sveglierai. Okay te le leggo eh…fa molta attenzione:
- prometto che la domenica mattina ti lascerò dormire fino alle 12.00. so quanto per te il sonno sia importante ma adesso stai dormendo troppo Blaine e beh, farò l’eccezione della domenica.
- non criticherò più i tuoi papillon. Beh questa è una cosa che abbiamo in comune però i tuoi papillon rispetto ai miei sono terribili. Okay scusa ho detto che non avrei criticato.”
Kurt rise da solo perchè nelle sue orecchie riusciva a sentire il suono divertito della risata di Blaine.
- farò in modo di non pasticciarti i capelli dopo che li hai riempiti di gel
- non mi arrabbierò ogni volta che vorrai andare a mangiare in uno di quei orrendi  fastfood. Guarda Blaine che sto rischiando grosso.
-ti lascerò prendermi in giro ogni volta che sbaglio una cosa e non ho il coraggio di ammetterla. Si Blaine potrai anche fare la tua stupida voce da bambino mentre ti burli di me.
-Prometto di non staccarti il telefono in faccia quando litighiamo
-Prometto che ti farò rubare il cibo dal mio piatto.
-Prometto anche di non guardarti più con quell’aria da “ma cosa c’è di sbagliato in te?”
-ma la cosa più importante e che prometto di amarti ogni giorno, ogni singolo momento della mia vita perché tu Blaine sei speciale, sei colui che mi ha illuminato i giorni più tristi e mi ha insegnato cos’è l’amore.”
Kurt sospirò tirando su con il naso.
-l’ultima promessa e che un giorno andremo a vivere insieme. Sul serio. Poi quando finalmente avremo un appartamento tutto nostro, comprerò un anello e verrò da te e ti farò la proposta. Perché Blaine io voglio vivere insieme a te, voglio svegliarmi ogni giorno insieme a te. Non solo nei Weekend. Voglio il bacio del buongiorno e fare colazione insieme, voglio poterti urlare quando consumi tutta l’acqua calda della doccia e allora tu mi proporrai di farla insieme così da guadagnaci in ogni modo. Voglio ritornare a casa, nella nostra casa, e vederti sorridere sul divano e ordinare cinese, mangiare davanti ad un bel film e farci le coccole per tutta la notte.
So che tutto questo ci vorrà del tempo ma io voglio aspettare Blaine, perché se tu vorrai io farò in modo che tutto questo accada perché ti amo e mi manchi.”
Kurt si voltò non appena sentì il picchiettare della porta, segno che Cooper lo stava invitando ad uscire.
“Ora vado Blaine, ti amo”
Riprese il suo foglio e se ne uscì non notando che la mano di Blaine si era mossa appena un po’.
 
Era notte fonda quando Blaine spontaneamente aprì gli occhi. Erano confusi incapaci di vedere realmente cosa ci fosse intorno a lui. L’infermiera che stava somministrando il medicinale notò il leggero movimento della mano destra, il suo sguardo si spostò sul volto dove notò gli occhi di Blaine aprirsi e chiudersi lentamente. In pochi minuti la donna chiamò il medico di turno che si affrettò a controllare il suo paziente.
“Blaine puoi sentirmi?” fece il medico sperando che il paziente si voltasse dal suo lato. Ma Blaine non lo fece, continuava ad aprire e chiudere gli occhi come se volesse capire cosa stava succedendo intorno a se.
Il dottore cominciò a scrivere sulla cartella medica che il paziente era già nella fase3 del risveglio dal coma ovvero “reattività muta”. Il dottore lasciò che Blaine si guardasse intorno per fare in modo che il suo cervello si azionasse fino a comprendere cosa i suoi occhi stessero osservando. Quando provò a richiamarlo, Blaine chiuse gli occhi per addormentarsi di nuovo.
 
La famiglia Anderson venne avvertita immediatamente dello sviluppo del loro figlio.
“Vi possiamo dire che è ufficialmente uscito dal coma ma è ancora in uno stato vegetativo persistente. Il che consiste che apre e chiude gli occhi ma c’è assenza delle funzioni corticali. Non sottovalutate questo fattore che è raro nei pazienti in coma. Aspettiamo un suo prossimo risveglio per decretare meglio la situazione”
E i genitori aspettarono dal momento in cui furono avvertiti fino alle dieci del mattino quando Blaine tornò ad aprire gli occhi.
“Mi senti?” fece il medico e in quel momento la testa di Blaine si spostò verso la voce. Gli occhi assottigliati scrutarono per lungo tempo quel viso sconosciuto per poi osservare di nuovo la stanza intorno a se.
“D-dove sono” balbettò con uno sguardo pieno di terrore.
“Sei in ospedale. Ricordi cosa è successo?” il dottore parlava piano cercando di scandire bene le parole.
“No” soffiò Blaine.
“Ricordi come ti chiami?”
“Blaine, Blaine Anderson”
Il medico si voltò verso l’infermiera “Vai ad avvertire la famiglia”
 
Nonostante il preside gli avesse consigliato di restare a casa, Kurt decise di andare lo stesso a scuola. Prese del caffè al Lima Bean senza però fermarsi ai tavoli. Quella era una cosa che faceva con Blaine. Poi nel pomeriggio si unì al Glee Club. Assistette ai litigi di Santana e Finn e di Rachel che si intrometteva cercando di difendere il suo ragazzo. Si sorprese da solo quando notò che stava ridendo di fronte a quella scenetta che succedeva un giorno si e l’altro pure. Ogni volta lui e Blaine scommettevano su chi avrebbe attaccato per primo e su quale punto del corpo di Finn, Santana avrebbe offeso o con quanti acuti Rachel l’avrebbe risposta. Solo dopo l’ennesimo urlo Kurt riuscì a sentire la vibrazione del suo cellulare. Vide il nome di suo padre e non si preoccupò di rispondere durante la lezione, anche perché Mrs. Shue stava cercando di tenere ferma l’ispanica che si stava scagliando come una belva.
“Papà tutto bene?” disse tappandosi un orecchio cercando di evitare il frastuono.
“Si, tutto bene. Volevo dirti che Blaine si è risvegliato”
Inconsapevolmente Kurt scattò in piedi dal suo posto facendo rovesciare la sedia dove era accomodato. Nell’aula calò il silenzio.
“S-svegliato? Quando?”
“Poco fa, lo hanno riportato nella sua vecchia camera ma Kurt, c’è una cosa che devi sapere….”
Kurt però non riusciva a sentire cosa dicesse il padre perché Blaine era sveglio e lui doveva assolutamente correre in ospedale. Involontariamente staccò la chiamata e prese la sua borsa gettandogli il cellulare dentro. Piangeva ma questa volta di felicità.
“Che succede?” domandò Finn.
“Blaine è sveglio. Si è risvegliato”  tutta la stanza del coro esordì in urla di gioia mentre Kurt si avviava verso la porta.
“Kurt dove stai andando?” domandò il professore. Kurt si stupì un po’
“Corro a prendere il bus per andare da Blaine” rispose con ovvietà.
“Kurt non azzardarti nemmeno” disse serio il professore, poi sorrise “ti ci accompagno io”
 
La strada verso l’ospedale fu snervante, Kurt non riusciva a stare fermo e non riusciva a sentire la vibrazione del cellulare nella borsa. Quando arrivarono il professor Shue rimase a cercare parcheggio mentre Kurt salì subito le scale avviandosi dritto nella camera di Blaine. Bussò giusto un attimo e poi entrò sorpreso che il ragazzo fosse solo in camera.
Nel momento in cui Kurt chiuse la porta il suo mondo si illuminò: Blaine aveva gli occhi aperti e lo stava fissando. Anche con i lividi sul volto, l’occhio gonfio e l’aria stanca, Blaine era bellissimo.
Con le lacrime agli occhi Kurt si avvicinò, osservando gli occhi, gli occhi aperti di Blaine. Finalmente tornava a guardare quei colori caldi che gli illuminavano le giornate.
Si avvicinò e si sedette accanto a Blaine prendendogli la mano sinistra. Blaine socchiuse gli occhi e aggrottò faticosamente le sopracciglia, incapace di comprendere, poi sussurrò un “ciao”
Kurt fece un sorriso enorme mentre le lacrime scorrevano sul viso
“Ciao. Come ti senti?” domandò quasi con un sussurro.
“Io sto bene” Blaine fece una pausa come se volesse procurarsi l’ossigeno per tornare a parlare
“Ma tu chi sei?”
 
** 
Note: La ragazza che sta scrivendo la storia scappa a gambe levate perché ha terminato in modo orrendo il capitolo!
No okay scherzi a parte(che tanto qui chi sta scherzando?) ci sono un paio di cose che dobbiamo spiegare quindi seguitemi.
Prima di tutto il coma di Blaine: ho letto un bel po’ di siti per argomentarmi bene sulla cosa, quindi tutte queste infezioni e problemi sono piuttosto veritiere in casi di coma rari come quelli di Blaine.
Il coma si fa grave quando si supera la prima settimana e Blaine era più di due settimane che dormiva. Diciamo che non si può chiamare nemmeno “risveglio” perché in realtà con il coma non è che la persona dorme, ma ora non credo questo interessi. Però nel coma ci sono più fasi quindi non e che ti svegli e sei in grado di capire già tutto, anzi all’inizio hai difficoltà a vedere e riconoscere gli oggetti intorno a te, inoltre il cosiddetto “risveglio” avviene un po’ per volta.
Quindi dopo tutto questo sparlare,spero ma lo spero tanto, di aver descritto bene- si chiamiamolo risveglio- di Blaine. Vi prego,vi prego,vi prego fatemelo sapere perché ho fatto una faticaccia per non fare figuracce XD
Ora: il titolo della storia “Remember Me” come molti di voi avevano già intuito era riferito a Blaine che non ricorda più nulla e quindi non ricorda nemmeno di Kurt, MA “Remember me” non significa solo questo, lo capirete seguendo la storia.
Oddio che faticata ora sono in ansia per i vostri pareri. A martedì con l’aggiornamento.  

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Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


Aggiorno oggi perchè domani non ho tempo. Ci vediamo alla fine!



“Io sto bene…ma tu chi sei?”
 
Kurt non riusciva a credere ancora alle parole che aveva appena sentito. “Io-io non capisco” fece osservando il suo ragazzo con uno sguardo impaurito e confuso.
Blaine invece se ne stava lì immobile cercando di capire chi fosse questo ragazzo che gli era piombato in camera e gli aveva preso la mano. Mano che purtroppo lui non riusciva a muovere.
La porta della camera di Blaine si aprì e Cooper e sua madre entrarono insieme al medico. Gli occhi di Blaine si illuminarono.
“Coop!” provò a sorridere ma non ci riuscì.
“Hey Campione!” Cooper si avvicinò a Blaine e gli scompigliò i capelli. Melanie invece fece segno a Kurt di seguirla. Il ragazzo in silenzio si alzò e si spostarono dall’altro lato della stanza insieme al medico che fu il primo a parlare.
“Kurt ascolta, con l’incidente e il coma durato più di due settimane, Blaine ha perso la sua memoria.  Abbiamo provato a fargli domande ma il suo primo ricordo e che suo fratello è partito”
“Questo è successo più di dieci anni fa” si intromise Melanie con voce tremante “E’ andato a vivere con suo zio per frequentare l’università fuori dall’Ohio. In pratica Blaine ricorda il momento in cui Cooper stava facendo i bagagli e per questo che adesso ogni volta che lo vede i suoi occhi si illuminano. Crede che Cooper non è mai partito, che semplicemente ha cambiato idea.”
Kurt stava ascoltando assorto da quei discorsi.
“Ora però Kurt la cosa importante e che tutti voi familiari restate accanto a lui. Oggi faremo un’altra risonanza ma le precedenti risultano comunque positive, questo vuol dire che Blaine potrebbe riacquistare la sua memoria. Ora ricorda solo quei momenti e quindi ragiona in un modo un po’ confuso, ma è possibile che nelle prossime ore o giorni le cose potrebbero cambiare. Inoltre potrebbe non ricordare le persone. Anche se riesce a ricordare l’evento ma non i volti di chi era con lui. Quindi vogliamo che voi lo aiutante a piccoli passi senza però dargli fretta.” Il medico sistemò la sua cartellina. “Fate attenzione perché potrebbe ancora subire attacchi di isteria e addirittura convulsioni”
Il dottore notò come il volto di Kurt sembrava affranto e già abbattuto; forse dirgli tutto così d’impatto non era stata una grande idea. Lo sguardo di Kurt si spostò verso Blaine che stava stringendo la mano di suo fratello mentre Cooper gli stava raccontando qualcosa.
“Avrà bisogno di te per ricordare” fece Melanie
“Nell’ultimo anno sei stato tu a stargli vicino e avete condiviso di tutto. Abbiamo bisogno di te Kurt, vogliamo che lui ricordi.”
“Signora Anderson non abbia dubbi” riuscì a dire Kurt anche se in quel momento era confuso. Sapere che Blaine non ricordasse nulla di loro di lui,. era terribile, ma era vivo e questo contava più di tutto.
Il dottore uscì lasciando da sola la famiglia e Kurt tornò accanto al letto di Blaine fissandolo ma senza sapere bene come cominciare a parlargli. Ora per Blaine, Kurt era un semplice sconosciuto.
“Tesoro vuoi bere?” Melanie si spostò verso il comodino e prese dell’acqua che fece bere a suo figlio con una cannuccia. Blaine non prestava minimamente attenzione a Kurt, l’unica cosa che pensava e che il suo fratellone non era più partito.
“Lo sapevo che non saresti partito, non  puoi stare lontano da me” disse Blaine riuscendo finalmente a sorridere mentre stringeva la mano di Cooper.
“Blaine ascolta tu lo sai perché sei in queste condizioni?” fece il fratello. Il ragazzo scosse la testa confuso per poi voltarsi verso Kurt. Lo guardò intensamente e Kurt nella sua mente continuava ad urlare: dì il mio nome ti prego. Dì il mio nome!
Ma Blaine invece semplicemente si voltò dall’altro lato non riuscendo a capire la presenza del ragazzo.
“Blaine il medico lo ha detto anche prima. Hai avuto un incidente e hai perso la memoria. Ricordi che il medico te ne ha parlato?”
Blaine aspettò qualche istante prima di annuire
“Papà è ancora arrabbiato perché ho bucato il pallone?” Domandò il ragazzo non dando realmente importanza al fatto che lui avesse perso la memoria.
Cooper si scambiò uno sguardo preoccupato con la madre.
“No, Blaine. Papà è stato qui tutto il tempo ora sta parlando con un altro dottore. Blaine il pallone lo hai bucato quasi dieci anni fa.”gli spiegò tranquillamente il fratello. Blaine era di nuovo confuso.
“Ti ricordi di lui?” fece Cooper indicando Kurt che sussultò un pochino.
Blaine annuì “E’ venuto prima accanto a me e mi sono presentato. Sono stato educato giusto?” rispose tranquillamente il fratello più piccolo. Sua madre si avvicinò ripetendogli di nuovo la storia dell’incidente.
Rispiegarono tutto senza andare troppo nei dettagli, almeno non per il momento e quando il padre arrivò nella stanza spiegò le cose che il medico aveva detto a lui.
“Ha problemi a comprendere e captare quello che gli viene detto. Ma il medico dice che nelle prossime ore le cose potrebbero migliorare; come il coma, è solo questione di tempo.”
Blaine ascoltò attentamente suo padre mentre però con lo sguardo continuava a scrutare Kurt rimasto fermo all’angolo del muro.
“Kurt vuoi parlare un po’ solo con lui?” gli propose Melanie. Nonostante l’incertezza Kurt annuì
“Tesoro noi stiamo qui fuori, Kurt deve dirti alcune cose okay?” la mamma si avvicinò a Blaine e lo accarezzò i capelli. Cooper si alzò ma Blaine debolmente gli prese il polso.
“Non andrai via vero?”
 “No, non andrò da nessuna parte.”
Cooper diede una pacca sulla spalla a Kurt e quando la porta si chiuse il ragazzo si sentì tutta la responsabilità sulle sue spalle. Non era sicuro di farcela.
“Blaine ascolta” cominciò Kurt cercando di non piangere. Si sedette al posto di Cooper. “Io e te ci conosciamo da più di un anno e tu ora non ricordi niente perché beh hai perso la memoria. Ma stai tranquillo che noi siamo qui per aiutarti”
“Hai un livido sulla fronte” gli fece notare Blaine che non era stato attento alle parole di Kurt. Quest’ultimo sorrise. “Blaine nell’incidente che hai fatto, c’ero anche io. Ci siamo conosciuti un anno fa, tu andavi ad una scuola privata e…”
“Andavo? Non vado più a scuola?”
“No Blaine sei al terzo anno, ma vai ad una scuola pubblica”
Blaine scosse la testa, proprio non riusciva a comprendere.
“Blaine, io e te siamo fidanzati” Kurt allungò una mano e strinse quella di Blaine che era sempre immobile ma almeno un po’ più calda. Riuscì a vedere lo sguardo di sorpresa, confusione e cos’altro…paura? Negli occhi del suo ragazzo.
“No!” urlò tirando il braccio verso di se. Kurt indietreggiò. “Non è vero!”
“B-Blaine ma…”
“Il mio papà mi ha sempre detto che non dovevo tenere per mano i ragazzi”
A quel punto Kurt capì che Blaine era preoccupato. Probabilmente da piccolo, quando i genitori non avevano ancora accettato l’omosessualità del figlio, gli avevano spiegato delle regole precise.
“Blaine non devi aver paura, le cose sono cambiate, e tuo padre è felice che tu stai insieme a me” gli disse in modo amorevole Kurt. Ma Blaine girò il volto dall’altro lato.
“Rivoglio mia madre. Per favore esci fuori” disse prima di scoppiare a piangere e Kurt non poté far a meno di acconsentire a quello che gli aveva detto.
 
Per due giorni consecutivi, Kurt si recò all’ospedale ma ogni volta che voleva far visita a Blaine, quest’ultimo si rifiutava di vederlo. Solo dopo due giorni Kurt ricevette una chiamata da Melanie.
“Vuole vederti” era tutto quello che Kurt era riuscito a comprendere dalla telefonata. Era a casa quel pomeriggio e Finn si era proposto di accompagnarlo in auto. Si sistemò con i suoi migliori vestiti per essere presentabile anche se il suo volto tradiva la stanchezza e la paura che stava vivendo in quei giorni.
Arrivarono alla stanza di Blaine e istintivamente Kurt si aggrappò al braccio di Finn per cercare un appoggio, forse per non cadere o forse semplicemente per essere confortato.
“Andrà bene amico, tranquillo” Finn gli diede una pacca sulla spalla e Kurt entrò.
La stanza era illuminata e non c’era la solita puzza d’ospedale, anzi c’era un odore di muschio bianco che aleggiava per l’aria: l’odore preferito di Blaine.
La famiglia era tutta lì intorno al loro figlio che stava sorridendo. Quanto gli era mancato quel sorriso.
“Oh Kurt eccoti!” quando Richard fece notare la presenza del ragazzo, Blaine si irrigidì all’istante spegnendo il suo sorriso.
“B-buonasera” Kurt si avvicinò ai piedi del letto e fece notare a Blaine che aveva portato dei fiori freschi.
“Questi sono per te” gli disse un po’ intimidito.
“G-grazie” Blaine si guardò intorno arrossendo e la mamma capì cosa voleva “Cerchi un vaso giusto? L’ho lasciato nel bagno quando ho buttato quelli appassiti” Melanie si alzò e si avviò nel bagno privato della camera che avevano ottenuto per Blaine.
“Su Kurt siediti!” lo invitò Cooper osservandolo con quei suoi grandi occhi celesti. “Sono certo che tu e Blaine questa volta parlerete con un po’ di chiarezza, giusto Blaine?”
Il tono in cui lo richiamò Cooper fece intuire che probabilmente il fratello maggiore aveva fatto un bel discorsetto. Blaine si ritrovò ad arrossire ancora di più mentre si guardava le mani attorcigliate tra di loro.
“Noi andiamo a prendere un caffè” comunicò Richard invitando discretamente tutta la famiglia ad uscire fuori e lasciare soli i due ragazzi. Appena la porta si chiuse, Blaine parlò
“Mi dispiace tanto per come mi sono comportato l’altro giorno. Sono stato maleducato”
Kurt sorrise allungando una mano per avvolgere quella di Blaine ma poi ci ripensò.
“Ti hanno detto di noi? La tua famiglia intendo.”
Blaine annuì “Ma non mi hanno detto tutto. Il dottore dice che ho perso la memoria dopo un incidente d’auto e come mi hai detto tu, mia madre mi ha ripetuto che eravamo insieme.”
“Ti va se ti racconto della nostra storia?” Blaine smorzò un sorriso ma accettò.
Kurt cominciò a raccontare del loro primo incontro di quanto lui lo avesse aiutato durante i periodi in cui Karofsky lo tormentava e di come Blaine era sempre pronto ad aiutarlo.
Blaine ascoltava con attenzione facendo ogni tanto qualche domanda a cui Kurt era felice di rispondere.
“…ed ora siamo qui. Siamo ufficialmente fidanzati da un anno e beh nonostante qualche difficoltà ci siamo sempre amati”
“Sembra una fiaba” sospirò infine Blaine poggiando la testa sul cuscino, meravigliato da quel racconto.
“Beh un po’ lo è. Di certo non mancano le manguste, cioè voglio dire i personaggi malvagi e inoltre  ti ho sempre considerato il mio principe”
Blaine sorrise debolmente fissando Kurt “I tuoi occhi hanno un bel colore”
“Grazie” Kurt sorrise e in quel momento tutto quello che voleva fare era baciare quelle labbra ancora gonfie di Blaine.
“Tu per caso guardavi la Tv con me?” chiese intimidito Blaine.
“Perché?”
“Beh perché se ti va, possiamo guardarla un po’ insieme ora. Insomma sei il mio ragazzo giusto?”
Kurt scoppiò a ridere era una risata di sfogo che in realtà lo portò quasi a piangere: Blaine era vivo e sorrideva e i suoi occhi erano meravigliosi. Era vero, non si ricordava di lui, ma Kurt avrebbe fatto di tutto per riportargli alla mente tutti i loro ricordi belli e brutti.
“Sarei felicissimo di guardare la Tv con te”
Kurt si sistemò con la sedia e prese il telecomando, aiutò Blaine a sistemarsi con il cuscino e poi accese su uno dei programmi che di solito Blaine guardava.
“Ti va questo? Lo guardavi sempre”
Blaine fece una smorfia “Non c’è qualche….cartone animato?”
Kurt tra i canali cercò uno di quelli che mandavano cartoni animati tutto il giorno. Sorrise ogni volta che Blaine scattava a ridere di fronte a scene che non facevano per niente ridere, ma Blaine sembrava così sereno che anche uno stupido gatto che si beccava una torta in faccia era la cosa più divertente del mondo. Mentre Blaine continuava a fissare la Tv Kurt lentamente allungò la mano fino a stringere la sua.
Il ragazzo sorpreso abbassò lo sguardo e per un attimo Kurt temette che lo avrebbe ricacciato come era successo in precedenza ma Blaine non fece nulla di tutto questo, semplicemente ricambiò la stretta.

**
Note: capitolo più tranquillo no? Spero vi sia piaciuto. Come sempre un vostro parere mi fa un piacere immenso.
Momento pubblicità: qualcuno ha per caso letto quella mia storia demenziale di On the Road? (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=921462&i=1 )
Beh praticamente ho scritto un piccolo sequel che si intitola "Perchè non invitiamo Kurt a cena?" Forse non c'è bisogno di leggere On the road anche se ci sono piccoli riferimenti ad essa. Intanto eccola qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1000402&i=1  se vi va, passate a dargli un'occhiata che le risate sono assicurate.
Al prossimo aggiornamento.

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Capitolo 7
*** 7° Capitolo ***


Il giorno seguente Kurt riuscì a seguire decentemente una lezione, anche se la voglia di gettare tutto in aria e correre da Blaine era troppa.
Durante l’ora al  Glee Club raccontò agli amici di Blaine spiegando attentamente della perdita di memoria.
Nel pomeriggio tornò a casa, raccattò un po’ di cose e le infilò nella sua borsa prima di farsi accompagnare in ospedale.
Blaine stava dormendo perché durante la notte la temperatura gli era salita di parecchio, così Kurt si sedette accanto a lui e aspettò il suo risveglio.
Cooper rimase in camera con lui tutto il tempo mentre i genitori erano tornati a casa per questioni di lavoro e per preparare una camera adatta di ogni confort per quando Blaine sarebbe stato dimesso dall’ospedale.
“Nonno te l’ho già spiegato, abbiamo bisogno di tutti i familiari. Richiama mamma, fai come vuoi, ma appena puoi precipitati qui!”  Cooper staccò la chiamata e poi sbruffò
“Problemi?” Kurt non voleva essere invasivo ma beh infondo erano una famiglia giusto?Lui faceva parte di loro.
Cooper roteò gli occhi proprio come faceva Blaine “Nostro nonno non prende le cose troppo seriamente. Stiamo chiamando tutti i familiari. Vogliamo che Blaine li veda tutti per ricordarsi di loro.” 
Kurt annuì comprendendo perfettamente la situazione. “Tuo nonno sa che Blaine è gay?”
“Non lo so. Sono stato lontano troppo tempo dalla mia famiglia che non mi sono mai informato di questa cosa. Forse perché per me non è mai stato un problema. I miei genitori hanno fatto un po’ di casino ma poi gli è passata. Quando Blaine mi confessò di essere gay sinceramente mi preoccupai soltanto se durante un rapporto usasse il preservativo o meno”
Di colpo il volto di Kurt si fece di diverse tonalità di rosso e abbassò il capo cercando di distogliere lo sguardo dal volto di Cooper che invece aveva visto il cambiare tonalità di volto del ragazzo; sogghignò portandosi una mano alla bocca.
Per fortuna Blaine cominciò a lamentarsi nel sonno e poi lentamente aprì gli occhi. Sorrise timidamente quando incontrò lo sguardo di Kurt che gli aveva già stretto la mano.
“Tutto bene Blaine? Hai mal di testa,sete, dolori?” gli domandò subito Kurt preoccupato
“Calma piccola infermiera!” fece Cooper avvicinandosi a loro e passando una mano tra i capelli di suo fratello, poi gli prese dell’acqua e lo aiutò a bere.
“Sei qui Kurt” fece Blaine voltandosi di nuovo verso il ragazzo.
“Certo che son qui Blaine!” fece con entusiasmo e ovvietà Kurt.
“Oh guarda che tuo fratello qui ha fatto la notte insieme a te!” fece in modo scherzoso Cooper facendogli notare la scarsa attenzione verso di lui. Tutti e tre infine scoppiarono a ridere.
“Kurt ho fatto una cosa”  Blaine lentamente si spostò dal cuscino sotto gli occhi curiosi degli altri due ragazzi, tirò un foglio ripiegato e lo passò a Kurt. Sopra c’era disegnato un cuore con dentro un ti voglio bene ed era colorato con mille fantasie.
“E’ bellissimo” fece Kurt sul punto di piangere
“Ho solo pensato che se noi siamo fidanzati da un anno vuol dire che ci vogliamo bene giusto?
Mamma mi ha aiutato con la frase da scrivere” Fece Blaine con tono di soddisfazione
“Ecco perché mi hai chiesto di trovarti dei colori ieri sera. Mi sono dovuto intrufolare nelle camere d’ospedale dove giocano i bambini” fece con finto tono seccato suo fratello maggiore.
Blaine sorrise poi guardò Kurt “Non riesco a muovere molto la mano sinistra quindi è stato un casino disegnarlo”
“Non preoccuparti Blaine è assolutamente perfetto e noi si, ci vogliamo davvero molto bene”
Blaine sorrise e poi richiuse di nuovo gli occhi mentre sul volto si formava una strana smorfia.
“Qualcosa non va?” chiese Cooper
“Mi fa male la testa” Kurt sentì la stretta di Blaine intorno alla sua mano farsi sempre più forte.
Cooper chiamò i medici mentre Kurt cercava di far rilassare Blaine che stava cominciando ad urlare per il dolore forte. Gli infermieri dopo avergli somministrato del medicinale lo portarono a fare dei controlli.
Rimase circa un’ora con i medici, tempo in cui anche i genitori li avevano raggiunti. Quando Blaine fu portato in camera era piuttosto abbattuto. Kurt gli mise in Tv qualche cartone animato sperando che lo distraessero ma Blaine era pensieroso di solo dio sa che cosa, e tutti erano piuttosto preoccupati.
Improvvisamente la porta della stanza si aprì e ci fu un grido all’unisono “SORPRESA!”
Tutti i ragazzi del Glee Club armati di regali, fiori,peluche e palloncini si fiondarono nella camera di Blaine che sembrava impaurito e Kurt preoccupato.
“R-ragazzi cosa state facendo?” balbettò Kurt stringendo la mano di Blaine facendogli sentire la sua presenza. Blaine ricambiò la stretta.
“Blaine ha bisogno di vedere facce familiari quindi eccoci qua: Blaine noi siamo la tua seconda famiglia, non letteralmente.” Rachel si fece avanti sedendosi ai piedi del letto.
Il moro cominciò ad osservare tutti i ragazzi uno per uno cercando di riconoscere i loro volti.
“Ricordi qualcuno?” gli sussurrò la madre che era seduta dall’altro lato del letto. Blaine continuò ad osservarli e poi scosse la testa “nessuno”
Ci fu un po’ di delusione nel gruppo ma soprattutto tanta tristezza.
“Bene non lasciamoci abbattere: Io sono Rachel Berry ci siamo conosciuti quando andavi ancora alla Dalton e una sera beh….abbiamo bevuto un pochino e ci siamo baciati”
“Che cosa?” urlarono Cooper e la madre contemporaneamente.
“Blaine non toccare mai più un goccio d’alcohol” lo rimproverò la madre
“Aspetta. Una cosa più importante: hai baciato una ragazza?” Aggiunse Cooper.
“I-io…” Blaine si sentiva ancora più confuso così Kurt decise di intervenire. “Ragazzi per il momento limitatevi a dire i vostri nomi poi con il tempo racconteremo tutto a Blaine”
Tutto il Glee Club si mise intorno al letto e cominciarono a chiacchierare con Blaine che per quanto cercasse di applicarsi nelle discussioni non riusciva a fare nessun collegamento.
L’orario di visita finì troppo presto per i gusti dei ragazzi che salutarono l’amico animatamente promettendogli di tornare a trovarlo. Kurt che aveva il permesso dell’ospedale, rimase ancora con lui.
“Tutto bene?” gli domandò notando il silenzio di Blaine.
“Sto cercando di fare chiarezza nella mia mente. E’ tutto così confuso.”
Kurt gli strinse la mano “ricorderai tutto Blaine. Ne sono certo”
Il ragazzo sorrise dolcemente “grazie Kurt, sei…sei fantastico. Vorrei sapere cosa ho fatto per meritarti”
Anche Kurt gli sorrise “Hai fatto più di quanto immagini, te l’ho raccontato, vedrai con tutte le storie che ti dirò sarai costretto a ricordare”
Blaine annuì convinto poggiando la testa sul cuscino.
“Sei stanco?”
“hmm?”
Kurt notò che il suo ragazzo aveva già gli occhi chiusi, così gli sussurrò un saluto che Blaine non riuscì a sentire poi Kurt salutò il resto della famiglia e se ne andò.
 
Il giorno seguente Kurt aveva preso una decisione importante. Saltò le prove del Glee Club è invece di andare in ospedale da Blaine, si fece accompagnare da Sam fino a Westerville. Sam tra i ragazzi del Glee era l’unico a ricordare la strada di quell’accademia visto che una volta ci aveva consegnato delle pizze.
Quando Kurt entrò nell’accademia Dalton, alcuni ragazzi lo riconobbero e con un cenno lo salutarono e dopo aver chiesto alcune informazioni, Kurt entrò nella saletta dove gli studenti si riunivano per studiare. Non ci mise molto a trovare Sebastian.
“Dobbiamo parlare” gli disse serio sedendosi di fronte a lui accavallando elegantemente le gambe. Alla sua vista, Sebastian gli fece uno strano sorrisetto e fece cadere la penna sul tavolo intrecciando le dita e sistemandosi comodamente sulla sedia.
“Ti ascolto”
“Blaine si è risvegliato!” disse deciso Kurt. Improvvisamente l’umore di Sebastian cambiò e si spostò più vicino a Kurt.
“Come sta?” gli chiese con evidente preoccupazione.
“Ha dimenticato tutto. Ha perso la memoria. Ha dimenticato gli ultimi dieci anni che ha vissuto” Kurt fece una pausa per cercare di non esplodere in un pianto. Sebastian notò la freddezza di Kurt e l’intento di non scoppiare, così gli passò un fazzoletto.
“Non fare l’amico con me” fece Kurt rifiutandolo.
“Non voglio esserti amico ma credo che ci sia una ragione perché tu sei venuto qui da me.” Sebastian ritirò il suo fazzoletto e incrociò le braccia.
“Voglio che tu venga con me. All’ospedale. Blaine ha bisogno di rivedere tutte le persone che sono entrate in contatto con lui nella sua vita e per quanto odi ricordargli quello che gli hai fatto, ha bisogno di sapere.”
Sebastian rimase pensieroso per qualche attimo poi annuì.
“Bene. Ascoltami bene perché non te lo ripeterò due volte Sebastian: racconta a Blaine le cose come stanno, niente inganno,niente prese in giro, non passare per il ragazzo buono. Deve sapere la verità okay?”
Il Warbler annoiato roteò gli occhi “Okay farò tutto quello che vuoi” sbruffò alzandosi dalla sedia.
 
Arrivarono all’ospedale in orario per permettere a Sebastian di far visita a Blaine. Quando la madre lo vide, Sebastian notò che non gli disse nulla: probabilmente Kurt le aveva informato del suo arrivo. Il ragazzo entrò seguito da Sebastian e videro Blaine ridere nel letto con accanto Cooper e il loro padre mentre guardavano la televisione.
Quando Blaine notò entrare il suo ragazzo, si illuminò “Kurt,Kurt vieni questo programma è favoloso!” Kurt buttò l’occhio sulla Tv notando che era uno dei programmi che di solito a Blaine piaceva guardare il sabato sera.
Sebastian si fece avanti fregandosene degli sguardi assassini di Cooper e il padre di Blaine.
“Ciao Blaine”
Blaine lo osservò attentamente ma poi il suo sguardo si spostò su Kurt cercando un aiuto.
“Blaine lui è Sebastian ed è un ragazzo della Dalton, la scuola che tu prima frequentavi” Blaine si rilassò un pochino, Kurt gli aveva già raccontato della sua vecchia scuola.
“Kurt vi diamo dieci minuti. Dopo il medico deve visitare Blaine” disse Richard prima di alzarsi insieme a suo figlio maggiore e chiudere la porta. Sebastian si sistemò su una sedia mentre Kurt rimase in piedi
“Blaine ascolta, Sebastian deve raccontarti alcune cose,magari anche con il suo aiuto, riuscirai a ricordare”
Blaine notò lo sguardo nervoso del suo ragazzo “C’è qualcosa che non va?” domandò spostando lo sguardo tra i due ragazzi.
Kurt scosse la testa “solo….ascolta”
Sebastian cominciò a raccontare, parlò di come si erano conosciuti, del primo caffè, delle loro chiacchierate a telefono. Kurt non conosceva tutte quelle loro chiacchiere che si scambiavano e voleva solo che Sebastian smettesse di parlare perché era geloso e voleva semplicmente staccargli la testa dal collo. Ma rimase in silenzio, senza fiatare ascoltando attentamente ogni parola.
Quando Sebastian raccontò a Blaine dello Slushie, il ragazzo cominciò a fare tante domande andando quasi nel panico ma Kurt subito lo rassicurò prendendogli la mano e mostrando un sorriso di sicurezza: sapeva di dover essere forte per entrambi.
“Quindi ora siamo…amici?” chiese Blaine dopo che Sebastian finì di raccontare la sua storia.
“Spero di poter tornare ad essere tuo amico Blaine” gli disse Sebastian, poi osservò Kurt “e anche di Kurt”
Il nominato distolse lo sguardo infastidito. I ragazzi dovettero interrompere i loro discorsi perché il medico arrivò per prelevare Blaine e fare controlli. Quando Kurt chiese se dovesse aspettare il ritorno del suo ragazzo, i medici gli dissero che era inutile perché probabilmente sarebbe tornato addormentato.
Kurt e Sebastian uscirono dalla sala e si avviarono verso l’uscita.
“Ti va un caffè?” chiese il Warbler
“Smettila con questo finto buonismo Sebastian!”
Sebastian incrociò le braccia al petto “Ecco come stanno le cose checca: ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Ho parlato a Blaine dei miei sbagli e non ho tralasciato nulla. Ho visto la tua faccia quando gli raccontavo delle nostre telefonate, non mi sono inventato niente! Ora che me lo hai permesso, credimi non mi allontanerò da Blaine facilmente. Non proverò ad infilarmi nelle sue mutande ma voglio stargli vicino. E se lo vuoi sapere, ne approfitterò anche della sua debolezza per farmi perdonare ed essere suo amico!”
Anche Kurt incrociò le braccia al petto “Comportati bene.” gli disse prima di sparire.


Note: In realtà non ho molto da dire su questo capitolo, sappiate solo che questa non è l'ultima volta che incontreremo Sebastian anche se non ha nulla di subdolo in mente.
Spendo un secondino per ringraziare voi persone meravigliose che avete inserito la storia tra le seguire/preferite/ricordate e sopratutto a chi mi lascia un suo pensiero!

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Capitolo 8
*** 8° Capitolo ***


Il giorno seguente Kurt arrivò in ospedale insieme ai suoi genitori, Carole portò a Blaine dei biscotti che lui tanto adorava e ci fu un piccolo sviluppo quando la donna gli disse “Li ho fatti proprio come piacciono a te, con un pizzico di-”
“Cannella in più.” Continuò tranquillamente Blaine facendo rimanere tutti di sasso.
“Ricordi quando li preparavamo Blaine?” domandò dolcemente Carole. Il ragazzo rimase a pensare qualche istante “ricordo una volta che preparavo questi biscotti e qualcuno mangiava l’impasto ed io lo rimproveravo”
Tutti gli sguardi si spostarono su Finn, perché beh, lui era l’unico ad essere rimproverato da tutti durante la preparazione dei biscotti.
“E non ricordi i volti Blaine?”
Il ragazzo scosse la testa. La madre di Blaine per poco non iniziò a piangere per quel piccolo ricordo che il figlio aveva avuto.
“Credo che sia l’ora di informare il medico” disse suo padre.
Quando tutti uscirono, Kurt subito si sedette accanto a Blaine “Che hai?”  gli domandò notando lo sguardo triste del suo ragazzo.
“Ho paura che non ricorderò mai nulla di te. Insomma io credo che tu sei una persona fantastica e beh io voglio amarti come ti ho amato prima dell’incidente ma non so mai come muovermi,cosa fare. Quando mi tieni per mano mi sento subito meglio e il mio cuore comincia a battere sempre più forte e tutto quello che vorrei fare e-”
“baciarmi” disse Kurt con un soffio. Blaine deglutì imbarazzato.
“Lo penso anche io continuamente” confessò Kurt.
Non ci furono bisogno di altre parole o di cenni d’assenso, lentamente Kurt si sporse vicino a Blaine e lo baciò. Non fu un bacio di passione o di disperazione, fu un semplice sfiorarsi di labbra che durò più del necessario.
“Ti amo Blaine” gli disse Kurt poggiando la fronte contro quella del moro accarezzandogli la nuca
“Ti amo anche io” e Blaine dentro cuor suo sapeva di amarlo realmente. Non ricordava nulla di loro ma era sicuro che una persona come Kurt si poteva solo amare.
Per Kurt fu bello sentirsi finalmente ricambiare quelle parole, gli dava sicuramente una forza in più per combattere.
“Puoi…puoi darmene un altro?” chiese timidamente Blaine e Kurt in risposta scoppiò a ridere prima di riempirgli il volto di baci.
Restarono tutto il pomeriggio a condividere il letto d’ospedale di Blaine, parlarono e guardarono la tv e insieme ascoltarono le canzoni da un mp3 che Kurt gli aveva preparato contente brani che avevano cantato insieme, gli assoli di Blaine e canzoni con cui si erano esibiti alle gare canore. Kurt restò durante l’ora di fisioterapia di Blaine per fare in modo che la sua mano tornasse di nuovo a muoversi normalmente e rimase finché Burt non gli avvertì che Finn stava andando a prenderlo.
“Vorrei che restassi tutta la notte qui” gli disse Blaine mentre osservava Kurt mettersi la giacca.
“Domani dopo scuola correrò da te e quando uscirai di qui andremo a Lima Bean dove passiamo la metà delle nostre giornate” entrambi risero spensierati, poi Kurt tornò serio senza abbandonare il sorriso dal volto “guarirai Blaine. Tornerai a ricordare tutto” poi lo baciò sulle labbra e lo salutò.
 
Di sera Blaine era sempre annoiato. Stare senza Kurt era strano e nonostante i genitori cercassero di distrarlo lui non aveva voglia di far nulla. Dopo aver guardato dal computer l’ennesimo album di foto si accasciò con la testa sul cuscino fissando il vuoto.
Se prima la sua testa era come un tabù adesso aveva così tante informazioni da incamerare nella sua mente che si era trovato più confuso di prima.
“Blaine su sistemati così ti preparo da  mangiare. E’ ancora bollente.” Melanie aprì la borsa per prendere la cena preparata a casa, non voleva che Blaine mangiasse il cibo dell’ospedale.
“Non ho fame” le rispose il figlio senza nemmeno guardarla
“Non fare il bambino” lo burlò la madre sistemandogli il vassoio e un fazzoletto sulle gambe.
“Mamma voglio andare a casa. Ho bisogno di alzarmi e uscire da questo letto. Ho bisogno di un bagno caldo e di avere tutte le mie cose perché ho bisogno di ricordare”
Blaine si morse il labbro tremante e la madre lo strinse in un abbraccio “Hai ragione Blaine ma noi vogliamo che tu stia bene, non vogliamo rischiare nulla, capisci vero? Ti prometto che domani mattina parlerò con il medico, magari ti permetterà di uscire un po’. Su una sedia a rotelle forse. In più dirò a Cooper di farti questa barba così sarai perfetto per Kurt, ti va?”
Blaine annuì odorando il piatto caldo che la madre gli aveva messo sotto al naso. Alzò il braccio per prendere il cucchiaio quando notò che l’ago della flebo stava uscendo dal braccio. Fece per muoversi e finì per rovesciarsi la cena calda addosso.
“Maledizione!” urlò frustrato facendo voltare la madre e anche la porta si aprì con Cooper e il loro padre che entrarono preoccupati dopo aver sentito le urla. Probabilmente erano fuori la porta a chiacchierare.
“Cosa è successo?” domandò il padre mentre la moglie era già alle prese per togliere il lenzuolo bagnato di Blaine mentre Cooper controllava  se si fosse scottato.
“Chiamo l’infermiera” continuò l’uomo visto che non ottenne risposte ma capì da solo la situazione. Intanto Blaine se ne stava lì in silenzio incavolato perché era così idiota da non riuscire a far la cosa più semplice ed era arrabbiato perché non voleva che tutti si preoccupassero per lui in quel modo, quasi a trattarlo come un bambino.
Richard tornò con un paio di infermieri che portarono una barella e ci spostarono sopra Blaine che non era ancora in grado di camminare, poi arrivò un’altra infermiera che cambiò le lenzuola del letto. Infine Blaine venne risistemato sotto le coperte e si rifiutò di mangiare e quando disse che non riusciva a dormire a causa di un forte mal di testa, l’infermiera pensò di dargli un medicinale diverso da quello che il medico gli dava in quei casi….
 
Sabato pomeriggio Kurt uscì insieme a Rachel alla ricerca di un regalino per Blaine.
“Un papillon è quello che ci vuole Kurt!” gli propose l’amica mentre fissavano le vetrine.
“Rachel ha una collezione infinita di papillon, vorrei prendergli qualche altra cosa”
I due ragazzi continuarono a girare i vari negozi finché Kurt decise di non comprargli tutto quello che a Blaine piaceva di dolciumi.
“Ama le caramelle e il cioccolato. Gli prenderò tutto quello che gli ha fatto sempre gola”
Rachel aiutò l’amico a riempire dei sacchetti con caramelle gommose, cioccolatini al latte e altre cose che Blaine adorava poi si salutarono dividendo le loro strade.
Quando Kurt arrivò all’ospedale fu sorpreso di trovare tutta la famiglia fuori la stanza.
“Come mai siete qui?” chiese stranito da quelle facce tristi.
“Oh Kurt…” Melanie si voltò per guardare il ragazzo. “Non credo che Blaine voglia vederti. Non vuole vedere nessuno.”
“C-cosa è successo?” chiese confuso Kurt.
“Ieri sera c’è stato un piccolo incidente con la cena e dopo a causa di forti mal di testa, un’infermiera gli ha somministrato un medicinale ma gli ha provocato diversi sintomi”
Kurt dovette sedersi per ascoltare tutto quello che Melanie stava dicendo
“Quali sintomi?”
“Kurt io…”
“La prego”
La donna sospirò “ha avuto difficoltà a respirare. Il medico ha spiegato che è stato a causa del restringimento delle vie aeree. Inoltre le mani, gli occhi e il volto si sono gonfiati e ha vomitato per tutta la notte”
Gli occhi di Kurt si sgranarono lentamente.
“Io denuncio quest’ospedale!” urlò Richard.
“Richard smettila è da questa notte che vai avanti con questa storia!” lo richiamò la moglie. Cooper invece rimase in silenzio seduto con le braccia incrociate e il capo chinato. Ma Kurt non si chiese a cosa stesse pensando.
“Fatemi entrare, non mi importa se mi risponderà male”
“Non è il caso Kurt” gli ripeté la madre di Blaine.
“Lascialo entrare, è l’unico a cui Blaine ascolta” si intromise Cooper senza alzare la testa. Melanie con ancora qualche dubbio annuì e lasciò che Kurt entrasse nella stanza.
Il ragazzo trovò Blaine che fissava il vuoto: gli occhi arrossati, i capelli scompigliati, ancora la barba sul volto e il viso tremendamente pallido.
“Blaine tesoro sono tornato” gli disse Kurt avvicinandosi e prendendogli la mano di nuovo fredda.
“Ti ho portato qualche regalino. Ci sono tutti i tipi caramelle gommose che piacciono a te e a casa ho trovato l’annuario della Dalton dove ci siamo anche noi. Potrebbe esserti util-”
“Vai via” lo interruppe con tono fermo Blaine senza guardarlo.
“Blaine, amore non fare così, sai che io voglio solo aiutarti.”
“Nessuno può aiutarmi, sono un’idiota e non ricordo nulla, non tornerò mai più normale”
Kurt provò a smorzare una risata “Non essere sciocco Blaine, hai già ricordato dei biscotti di Carole, tutto sta nel tornare a casa e rivedere le tue cose e i vecchi luoghi”
In tutta risposta Blaine si voltò dando le spalle a Kurt e mettendosi in posizione fetale, poi cominciò a singhiozzare.
“B-Blaine…” Kurt era senza parole. Non lo aveva mai sentito piangere in quel modo
 Sapeva che il suo ragazzo era come lui, si commuovevano per cose semplici ma Blaine si era sempre dimostrato quello più forte, quello che lo stringeva durante i film horror e non ammetteva che sotto sotto anche lui aveva paura ma voleva apparire forte per Kurt.
Blaine era quello tra i due che, di fronte ad un problema, non sbraitava andando nel panico ma restava calmo fino a rinchiudersi in palestra per fare a pugni con il sacco da boxe. Ora per Kurt vederlo e sentirlo piangere così forte era un brutto colpo al cuore.
“Vai via” gli ripeté tra le lacrime Blaine ma Kurt invece salì sul letto e lo abbracciò stretto. Sentii i muscoli di Blaine prima irrigidirsi per poi rilassarsi sotto il suo tocco.
“non vado da nessuna parte Blaine. Ti ho promesso che ti avrei aiutato e ti amo Blaine quindi per quanto potrai urlami contro io non andrò da nessuna parte”
Rimasero fermi per un po’: Blaine rannicchiato su se stesso e Kurt che lo abbracciava facendo combaciare il petto contro la sua schiena e lasciando umidi baci dietro al collo, provando a trattenere le lacrime.
Blaine  poco dopo si voltò verso di lui e lasciò che Kurt gli asciugasse le lacrime. Si guardarono dritto negli occhi sfiorando appena i loro nasi.
“Ti amo tanto Kurt”
“Se mi ami tanto allora me lo regali un sorriso?” gli chiese Kurt pizzicando con le sue dita le labbra di Blaine. Quest’ultimo provò a sorridere e strinse Kurt debolmente. L’altro sentì lo sforzo di Blaine così si avvicinò di più a lui.
“E se mi prendessi un cane?” propose improvvisamente Blaine.
“Un cane? Sei serio Blaine?”
Entrambi scoppiarono a ridere.
“Ricordo che prendevo sempre i cani randagi e li portavo a casa ma come al solito mamma mi accompagnava ad un canile per consegnarli. Abbiamo una casa grande ed un giardino, mi chiedo perché non possa avere un cane”
Kurt ascoltò la storia di Blaine attentamente. Il ragazzo raccontò particolari che probabilmente se non avesse avuto l’incidente, non avrebbe ricordato. Raccontava la storia come se gli fosse successa solamente il giorno precedente e Kurt era così felice di potersi immergere in quella parte di vita del suo ragazzo a cui non aveva partecipato ma al tempo stesso desiderava che Blaine ricordasse di loro, perché i loro ricordi non potevano essere dimenticati in questo modo.
“Sono stanco Kurt” gli disse Blaine coccolandosi di più tra le braccia del suo ragazzo.
“Allora dormi. Resterò finché non ti addormenterai okay?” gli sussurrò Kurt e Blaine annuì mentre pian piano si lasciava trascinare dal sonno.
“Kurt?” Blaine lo chiamò ormai già mezzo addormentato.
“Dimmi”  Kurt lo strinse di più lasciandogli un bacio tra i capelli per fargli sentire che era ancora vicino a lui.
“Nascondi le caramelle o Cooper le mangerà tutte”
“Sono felice che la tua voglia di dolciumi non è scomparsa” disse soddisfatto Kurt.
“Cantami qualcosa” sussurrò il suo ragazzo.
Blaine si sistemò si avvicinò ancora di più e Kurt gli avvolse le braccia intorno alle spalle cominciando a cantare Defying Gravity sperando che Blaine sognasse qualcosa di più bello della realtà che stava vivendo.
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**
Note: vorrei precisare che Kurt non è arrivato al Fa Naturale di “Perché non invitiamo Kurt a cena?” in questo capitolo (chi ha letto la mia OS mi capisce benissimo)
In questo capitolo un po’ di angst e tanto love, è questa che si basa la storia no?
Nel prossimo capitolo Blaine riuscirà a prendere un po’ d’aria fresca fuori dall’ospedale e Kurt avrà un momento adorabile con suo padre.

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Capitolo 9
*** 9°Capitolo ***


“Buongiorno Blaine, come andiamo?”
Ogni mattina il dottor Patrick entrava con quel suo finto buon umore seguito da due infermieri pronti per sostituire la flebo e per fare la solita visita di routine.
“Oggi facciamo un altro piccolo prelievo di sangue, vogliamo controllare di nuovo le tue analisi a causa dell’attacco che hai avuto l’altro giorno e se le risposte saranno buone, allora potremmo anche dimetterti da questo postaccio e finalmente potrai tornare a casa. Ovviamente dovrai continuare ad assumere dei medicinali e la tua famiglia cercherà di riportare indietro tutti i tuoi ricordi.”
Blaine roteò gli occhi infastidito dal sorriso del dottore. Cosa c’era da sorridere? Non era lui quello che aveva dimenticato gli ultimi dieci anni della sua vita, dieci anni per la miseria!
In tutta risposta Blaine girò la faccia dall’altro lato per dare le spalle al medico.
“Blaine” iniziò il dottore con calma “mi capisci se ti dico che chiudendoti in te stesso vai incontro ad un crollo nervoso e per te sarà difficile tornare alla normalità?”
“Ho avuto un incidente. Ho perso la memoria e nessuno mi sa dire se mai la riacquisterò. Non ricordo i miei amici e non ricordo niente del mio ragazzo, mi dice cosa devo trovarci di positivo in tutto questo?”
“Che sei vivo” rispose Kurt alle spalle del medico. Blaine fu sorpreso di vederlo: era domenica mattina e il sole splendeva nel cielo, perché diamine Kurt doveva passare la giornata in ospedale con lui? Quanto desiderava ricordare solo un po’ del loro amore, ma allo stesso tempo si stava innamorando di nuovo di lui. Ogni volta che lo vedeva entrare le sue mani cominciavano a sudare e il cuore perdeva qualche battito e aveva scoperto che baciarlo era la cosa più fantastica del mondo. Infondo innamorarsi di nuovo di Kurt non era poi così male se gli dava tutte queste emozioni.
“Bene, il tuo fidanzato mi ha rovinato la sorpresa Blaine. Volevo proporti di fare una passeggiata all’esterno nei giardini dell’ospedale ma vedo che Kurt ti fa un effetto migliore” scherzò il medico mentre un infermiere entrò con una sedia a rotelle.
Blaine sgranò gli occhi “Cavolo così sembrerò Artie Abrams”
Il dottore non fece caso a cosa Blaine avesse detto, ma Kurt si.
“Come scusa?”
Blaine si voltò verso il suo ragazzo osservandolo confuso “Scusami, é solo un ricordo legato alla sedia a rotelle credo”
“Blaine, Artie è nostro amico ed è sulla sedia a rotelle. E’ uno delle  Nuove Direzioni Blaine, ti sei ricordato di lui!” esclamò con entusiasmo Kurt.
“Interessante. Hai visto Blaine?” lo incoraggiò con entusiasmo il medico. Blaine si ritrovò a sorridere e soprattutto fu sollevato quando vide l’ago venire sfilato dalle sue vene.
“Kurt lo aiuti tu?” domandò il medico.  Kurt annuì facendo spazio agli infermieri che uscirono dalla stanza.
“Quando è pronto per spostarsi sulla sedia a rotelle però chiamateci!”
I ragazzi rimasero soli e Blaine cominciò a frugare in una borsa.
“Cosa cerchi?” domandò curioso Kurt avvicinandosi a lui non riuscendo a togliersi quel sorriso dal volto. Era troppo felice che Blaine si fosse ricordato di un altro particolare.
“Cooper doveva farmi la barba ma è al telefono da ore ormai”
“Posso aiutarti io”
Blaine annuì cacciando fuori il rasoio elettrico e Kurt si sistemò sul letto prendendo le altre cose dalla borsa. “Allora, hai ricordato dei dolci di Carole e di Artie, non ricordi nulla di me? Eppure sto tutto il giorno con te” fece Kurt, con tono armonioso e, soprattutto, pieno di speranza.
Blaine abbassò il volto. visibilmente dispiaciuto.
“Non  importa, c’è tempo” fece Kurt cercando di mostrare un sorriso perfetto nonostante si sentisse morire dentro.
Dopo aver rasato Blaine per bene, Kurt gli passò un paio di pantaloni e lì vide Blaine arrossire.
“Che c’è?” domandò curioso.
“P-potresti girarti?”
“Dici sul serio Blaine?” sbottò Kurt
“I-io…scusa mi vergogno”
“Blaine ti ho visto nudo chissà quante volte” continuò infastidito Kurt.
“Nel senso che?” Blaine cominciò ad arrossire ancora di più. Oh giusto, Kurt non gli aveva parlato della loro prima volta o di tutte le altre volte. Sapeva che era un argomento piuttosto delicato e non sapeva mai come iniziare.
“Facciamo che semplicemente mi giro okay?” Kurt sorrise e si voltò arrossendo anche lui. Sentì Blaine stranamente faticare per come si infilava i pantaloni, poi quando il suo ragazzo lo richiamò Kurt lo trovò già pronto. Blaine gli permise di aiutarlo per cambiarsi la maglia.
“Scusami per prima” ripeté poco dopo che Kurt gli infilò una t-shirt bianca.
“Non dirlo nemmeno. Anzi, scusami tu. Abbiamo sempre condiviso nulla senza imbarazzo ed ora mi fa un po’ strano ma stai tranquillo. Allora, andiamo?”
“Devi chiamare il medico” fece Blaine mordendosi il labbro cercando di non sembrare nervoso.
“Beh ma la sedia a rotelle e proprio qui, sono due passi”
Blaine scosse la testa senza parlare, così Kurt lasciò perdere e chiamò gli infermieri che aiutarono Blaine a sedersi sotto gli occhi straniti e preoccupati di Kurt.
 
Finalmente arrivarono nel giardino dell’ospedale e Kurt vide Blaine ispirare quell’aria fresca con un sorriso di leggerezza sulle labbra. Lo portò in giro per i piccoli sentieri dove Blaine incontrò alcuni pazienti dell’ospedale che aveva conosciuto.
“Allora come ti senti?” domandò Kurt sedendosi su una panchina.
“Mi sento molto meglio. Resterei fuori tutto il giorno e adesso ho voglia di un…mi piace il gelato?”
Kurt ghignò “Certo Blaine, vai matto per ogni cosa contenga mille calorie ma il medico ti tiene sotto controllo quindi più di qualche caramella che ti ho portato non puoi mangiare”
“Siano benedette le tue caramelle”
 
I due ragazzi cominciarono a scherzare tra di loro, Kurt rubò dall’ospedale una sedia a rotelle e insieme a Blaine cominciarono a gareggiare a scontrarsi tra di loro e a ridere fino ad aver mal di pancia, i capelli sudati e le guancie arrossate. Quando ritornarono in camera Blaine chiese a Kurt di chiamare di nuovo gli infermieri.
“Blaine mi spieghi che bisogno c’è? Il letto è ad un centimetro di distanza, ti fanno male le gambe?”
Blaine scosse la testa “é che…”
“Su forza se ti fanno male ti puoi appoggiare a me”
“Non è questo il punto Kurt” fece amareggiato Blaine
“Allora perché non me lo dici così facciamo finita?”
Blaine sospirò “Non posso camminare” confessò con un sussurro.
“C-come?” domandò incredulo Kurt “perché non me lo hai detto?”
“Non volevo farti preoccupare. Ma è questione di allenamento, la mattina sto facendo fisioterapia in una stanza dell’ospedale. Scusami”
Kurt si inginocchiò dinanzi a Blaine accarezzandogli il volto “smettila di chiedere scusa. Solo…non tenermi nascosto più nulla, okay? Voglio poterti aiutare in ogni modo. Sono forte Blaine e lo sei anche tu. Ci siamo capiti?” disse continuando ad accarezzare il viso del suo ragazzo. Istintivamente Blaine gli prese la mano e gliela baciò “Grazie”
Kurt sorrise e poi si allontanò per chiamare gli infermieri che sistemarono Blaine nel letto e Kurt si sedette accanto a lui sistemandosi con dei quaderni alla mano per ripetere qualche esercizio di scuola.
Quando bussarono alla porta entrambi i ragazzi fecero scattare le loro teste.
Cooper entrò osservandoli
“Blaine c’è una visita. Un amico di Kurt” fece Cooper con tono piuttosto calmo. Dietro Cooper spuntò David Karofsky con un sorriso pieno di nervosismo e imbarazzo.
“D-Dave…” Kurt era sorpreso, come aveva fatto a sapere che Blaine stesse in ospedale?
I due non si erano sentiti dal giorno di San Valentino. Avevano concluso la loro chiacchierata in modo piuttosto strano: David aveva detto che avrebbe voluto fare coming-out e aveva esternato i suoi sentimenti per Kurt, ma quest’ultimo gli aveva chiaramente specificato che lo aveva perdonato ma che non avrebbero potuto essere nulla se non semplici amici.
Dopo quell’affermazione, Dave era scappato via arrabbiato e i due non si erano più sentiti.
Cooper riuscì a sentire la tensione che si era creata nella stanza.
“Kurt sono proprio qui fuori” gli disse al ragazzo di suo fratello come se gli stesse dando un avvertimento, un segno che gli diceva che in qualsiasi momento l’avrebbe potuto chiamare.
Cooper chiuse la porta e David lentamente si avvicinò ai due ragazzi.
“Vi starete chiedendo come ho saputo di voi. Sono rimasto in contatto con una persona del McKinley che di solito mi racconta dei pettegolezzi della scuola e mi ha detto di quest’incidente.
Avrei voluto venire prima ma…”
In realtà Dave non gli aveva detto che era lui di solito a chiedere direttamente a Santana di Kurt e l’ispanica non appena aveva saputo dell’incidente aveva avvertito l’amico. Ma David aveva troppa paura di presentarsi da loro, dopo la chiacchierata di San Valentino.
“David prendi una sedia e accomodati” gli disse Kurt sorridente.
Blaine invece rimase immobile osservando gli sguardi che i due ragazzi si erano scambiati.
“Lui è quel David?” domandò Blaine. E con quel David,  intendeva colui che aveva sempre ferito Kurt. Quest’ultimo strinse la mano al suo ragazzo.
“Le cose sono cambiate” gli rassicurò e sentì stringere la mano di Blaine sempre più forte.
“Allora è vero che non ricorda niente?” Domandò David sperando di far calare tutta quella tensione.
“Purtroppo è vero, ma siamo entrambi qua ed è questo quello che conta”
Kurt sorrise cercando di tranquillizzare Blaine da quel nervosismo che teneva in corpo. Aveva la schiena ben rigida e lo sguardo fisso su David e la mascella serrata.
Istintivamente Kurt si alzò dalla sedia e si sedette accanto a Blaine sul suo letto accarezzandogli la schiena. Non avrebbe voluto fare questi gesti di fronte a Dave, di certo non dopo quella dichiarazione avvenuta al Bel Grissino, ma Kurt doveva fare in modo che Blaine si tranquillizzasse e per fortuna fu così: i muscoli di Blaine si rilassarono sotto le carezze lente di Kurt e tirò un sospirò prima di parlare a Dave.
“Grazie per essere venuto. Mi dispiace non che mi ricordi  di te, ti conosco solo attraverso i ricordi di Kurt”
“Sono felice che tu stia bene Blaine, che voi stiate bene. Davvero!” rispose Dave rilassandosi a sua volta.
 
Kurt tornò a casa circa alle otto di sera. La sua famiglia lo stava aspettando a tavola per cenare. Si sedette con uno sguardo stanco ma con un lieve sorriso sul volto. Raccontò della sua giornata con Blaine e di come il ragazzo si fosse ricordato di Artie. Tutti rimasero felici di quella bella notizia e la cena fu più serena delle altre volte.
Dopo mangiato Kurt si offrì per aiutare Carole per lavare i piatti, ma la donna glielo impedì anzi gli consigliò di farsi un bel bagno e poi di filare a letto.
Kurt entrò nella sua stanza per prendere un pigiama e la biancheria pulita. Si distese qualche minuto sul letto aspettando che Finn finisse in bagno ma si addormentò. Si risvegliò poco prima della mezzanotte e si accorse di avere ancora i vestiti addosso. Così prese i suoi abiti e si infilò in bagno. Aprì la doccia con il gettò caldo e si rilassò sotto quel tocco d’acqua. Era tutto così tremendamente difficile. Sapeva che Blaine prima o poi avrebbe ricordato ma era così geloso che si ricordava della cannella o di Artie mentre di tutto quello che loro due avevano condiviso  nell’ultimo anno, niente. Stava impazzendo.
Uscì dalla doccia e si rivestì, si passò l’asciugamano tra i capelli con poca voglia di asciugarli e tornò in camera sua. Notò che la casa era silenziosa, probabilmente erano andati già tutti a dormire. Stava quasi per rimettersi a letto quando notò i suoi quaderni sulla scrivania e si ricordò che il giorno successivo avrebbe dovuto fare il compito d’Inglese. Così mollemente, Kurt si sedette sulla sedia e aprì i quaderni sfogliandoli con svogliatezza e cominciò a leggere dal libro argomenti che a quell’ora non avevano molto senso per lui.
Passò un bel po’ di tempo perché quando Kurt buttò l’occhio sull’orologio, le lancette segnavano le tre passate. Chiuse tutti i suoi libri e si infilò nel letto ma sapeva perfettamente che il sonno non l’avrebbe raggiunto perché ormai andava avanti così: Kurt aveva paura di addormentarsi a notte fonda. Quando di solito gli capitavano incubi o aveva avuto discussioni con suo padre a Kurt bastava chiamare Blaine e sentire la sua voce. Il suo ragazzo lo avrebbe consolato e gli avrebbe detto quanto fosse adorabile.
Kurt sbruffò e si alzò di nuovo dal letto. Scese le scale e si diresse in cucina, prese un bicchiere e si versò del latte e poi, con una piccola coperta, si sedette sul divano pronto a passare un’altra notte sveglio.
Poco dopo sentì dei passi, Burt entrò scalzo nel salotto di casa sotto un’occhiataccia del figlio.
“E tu che ci fai qui?” domandò al figlio.
“Potrei farti la stessa domanda”
“Avevo sete” si giustificò il padre negando il suo piccolo spuntino notturno. Burt prese da bere e si sedette sul divano accanto al figlio.
“Cosa c’è che non va?”
“Non riesco a dormire” fece Kurt guardando la sua tazza vuota.
“Incubi?” chiese il padre e lui semplicemente annuì.
“Ma non solo. Sono sempre in pensiero per Blaine e non riesco più a concentrarmi su altro, credo sia anche questo che mi porti poca sonnolenza.”
“Kurt, tu e Blaine siete due ragazzi fortunati. Non tutti sarebbero sopravvissuti in quell’incidente.  Di certo le condizioni di Blaine non sono le migliori ma ti basta pensare che entrambi siete vivi e che siete ancora uniti. Lui non ricorda nulla di voi ma ti vuole bene e te lo sta dimostrando dandoti tutta la fiducia necessaria.”
Burt sentì suo figlio tirare su con il naso.
“Su vieni qui” Burt tirò la coperta di  suo figlio e lo fece appoggiare con la testa sul suo petto avvolgendolo dalle spalle. Asciugò le lacrime del figlio e sistemò la coperta su entrambi.
“Prova a dormire qui. Ci sono io e non farai incubi. Sono tuo padre giusto? Io queste cose le so” scherzò Burt dandogli un pizzicotto sulla guancia facendolo sorridere.
“Grazie papà” Kurt si sistemò meglio accanto a suo padre non preoccupandosi si sembrare ancora un bambino. Riuscì a sentire la sicurezza e il conforto che da tempo gli mancava e finalmente riuscì ad addormentarsi.
 
Alle sei del mattino quando Carole si alzò vide i due uomini nel salotto.
“Burt!” lo chiamò sottovoce e suo marito alzò la testa sorridendo. “ Shh ha dormito tutta la notte. Ha pianto un paio di volte ma gli ho fatto sentire la mia presenza” disse con un tono soddisfatto
Carole notò come Kurt tenesse il collo della t-shirt di Burt stretta in un pugno. La donna sorrise prima di avvicinarsi a suo marito.
“Sei rimasto tutta la notte sveglio?”
“Dovevo controllare che stesse bene”
 Entrambi si misero a fissare Kurt che adesso aveva un viso molto più rilassato.


**
Note: Come vedete non mi sono fatta mancare nessuno, ed ecco che anche David ha fatto la sua entrata(non credo riapparirà)
Ho adorato scrivere la parte di Kurt con suo padre. Ho voluto dimostrare che nonostante Kurt è un ragazzo forte è sopratutto un adolescente che ha subito un trauma(sia l'incidente che la perdita di memoria di Blaine) e che quindi ha anche lui i suoi momenti di debolezza.
Un grazie a tutti quelli che seguono la storia e sopratutto un grazie alla mia nuova Beta!
Nel prossimo capitolo, tornerà Sebastian e qualcuno andrà a far visita all'officina di Burt!

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Capitolo 10
*** 10° Capitolo ***


Burt si recò all’officina piuttosto presto. Non aveva dormito ma non si sentiva stanco: aveva passato la notte a rassicurare suo figlio nelle sue forti braccia proprio come quando era piccolo e faceva i suoi primi incubi dopo la morte della madre.
Aprì il negozio e cominciò a sistemare alcuni attrezzi che erano rimasti in giro. Poco dopo venne raggiunto dai suoi assistenti e tutti insieme animatamente cominciarono a lavorare.
“Su ragazzi a lavoro, io preparo un po’ di caffè” Burt si stava avvicinando alla sua macchinetta quando si sentì chiamare.
“Mi scusi?”
Quando si voltò vide un uomo sulla trentina con i capelli castani corti e vestito in modo elegante.
“Posso aiutarla?”
“Ho portato qui il mio SUV, ho avuto un piccolo incidente e ha qualche ammaccatura”
Burt si pulì le mani e seguì l’uomo fino a quando non si ritrovò un SUV con delle ammaccature nella parte d’avanti.
“Diamine! Cosa gli è successo?” disse Burt osservando i danni.
“Ehm…sono andato a sbattere….contro ad un albero, si. Era notte fonda e ho avuto un piccolo colpo di sonno.”
Improvvisamente nella testa di Burt piccoli pezzi di puzzle cominciarono ad unirsi.
“E… quando avrebbe avuto quest’incidente?” fece con nonchalance.
“Circa un mese fa” confessò tranquillamente l’uomo “Sono gravi i danni?”
Burt batté le mani pulendole sulla sua divisa. “Niente affatto. Ma dovrà lasciarla qui qualche giorno e...manca uno specchietto” fece notare Burt.
“Oh…eh si, beh l’avrò perso nello scontro. Voglio dire, nell’impatto con l’albero. Allora tornerò tra qualche giorno”
“Mi dia il numero di cellulare la ricontatteremo noi” fece Burt cercando di mantenere un tono calmo e tentare di non azzannarlo al collo.
Alla fine si salutarono e l’uomo uscì dall’officina mentre Burt corse al telefono per chiamare la polizia.
 
Kurt non si rese conto che aveva quel compito d’inglese davanti a sé da quarantacinque minuti e, passati altri cinque, avrebbe dovuto consegnare il foglio. Nonostante le poche ore di sonno tranquille, Kurt non era riuscito a concentrarsi nemmeno sulle domande “vero o falso”
Quando la campanella suonò e tutti riconsegnarono i compiti l’insegnante notò il suo consegnato in bianco.
“Hummel, questo che vuol dire?”
“m-mi dispiace molto ma io…”
“Hummel a fine lezione vieni qui. Fai due ore di punizione. Ti serviranno per ripetere le lezioni sotto i miei occhi. Prendilo come un aiuto per il tuo diploma.”
Kurt quasi sbiancò.
“Professoressa con tutto il rispetto io dopo le lezioni ho davvero, davvero un impegno importante la prego mi lasci andare.”
Nonostante le suppliche la donna non si lasciò incantare “Hummel a fine lezione vieni qui e se decidi di non venire, beh per me sei bocciato”
Kurt uscì distrutto dall’aula incontrandosi con Rachel.
“Cos’è questa faccia?” Gli chiese la sua migliore amica.
“Oggi non sono certo di poter vedere Blaine. Tutto fa schifo! La prof mi ha messo in punizione, Blaine riesce a ricordare ma di me non sa nulla. Che rabbia”
Rachel lo accolse in un caloroso abbraccio “Ricorderà Kurt, dagli tempo. Se proprio non puoi andare io e gli altri ragazzi del glee gli andremo a far visita così non si sentirà solo”
Kurt sorrise beato a quell’idea “Mi sembra grandioso.”
 
Quando le lezioni finirono Kurt si recò dall’insegnante che lo guardò sorpresa convinta di non vederselo arrivare.
Il ragazzo si sedette svogliatamente senza distogliere lo sguardo da quello della professoressa come se volesse sfidarla. Alla fine però aprì un libro e finse di leggere. Due ore, avrebbe potuto farcela.
Quando la prima ora passò, Kurt fece un tentativo di liberarsi da quella punizione.
“Professoressa, non è che potrei andare adesso? Gli argomenti che mi ha assegnato li conosco bene”
“Ho detto due ore, Hummel”
Kurt sbruffò “Mi ascolti: odio passare per una vittima ma se questo è l’unico tentativo allora lo farò”
La professoressa alzò lo sguardo per ascoltarlo.
“Devo andare in ospedale perché il mio ragazzo che da poco è uscito dal coma non ricorda assolutamente nulla, non può camminare e ha bisogno di me. Quindi le chiedo soltanto di farmi uscire adesso in modo che io possa raggiungerlo.”
L’insegnante sospirò togliendosi gli occhiali e incrociando le mani sotto al mento.
“Conosco già la situazione Hummel. Non c’è bisogno che me lo dici.”
“Ma all-”
“E’ l’ultimo anno. Hai fatto richiesta alla Nyada e se io ti sto intrattenendo qui non è per puro divertimento o per tenerti lontano dal tuo amico”
“ragazzo!” la corresse immediatamente Kurt ma lei rispose con una smorfia e poi tornò sul suo libro.
“Uscirai al suono della campanella, niente più discussioni.”
 
La campanella suonò e Kurt in pochi minuti si volatilizzò. Aspettò il bus che arrivò in ritardo e con fiato corto riuscì ad entrare in ospedale.
Mentre si avvicinava alla porta di Blaine riuscì a sentire la sua risata. Era strano perché Blaine stava ridendo veramente tanto. Così curioso e con un sorriso sulle labbra Kurt aprì la porta per ritrovarsi Blaine seduto sul letto a giocare a qualche gioco di società con Sebastian.
Vide i due ragazzi ridere allegramente e non riuscì a trattenere uno sbruffo di nervosismo.
“E’ venuto qui circa un’ora fa”  Fece Cooper che era seduto vicino alla porta con un giornale tra le mani. “Sono venuti anche tutti gli altri ragazzi della Dalton, sono andati via cinque minuti fa. Invece lui è rimasto e si è messo a giocare al Monopoli con Blaine. Sto cercando di distrarmi per non spaccargli la faccia”
“Mi dispiace per il ritardo” rispose Kurt non distogliendo lo sguardo dal suo ragazzo e l’amico.
“Non preoccuparti. Ora vai da lui, mi ha chiesto più volte di te. Si sta comportando come un bambino”
Kurt non riuscì a comprendere “C-cosa?”
“Il dottore ha detto che è come se il suo cervello stesse cercando di mettere tutti i pezzi al suo posto. Stamattina si è svegliato dicendo di voler andare sulle altalene.”
Kurt sembrava sconvolto “Quindi ha avuto un cambio di personalità?”
“Non proprio” rispose tranquillo Cooper “Il medico dice che a momenti potrebbe tornare a ragionare come prima. Vogliono fargli un’altra risonanza.”
Kurt sospirò e decise di avvicinarsi al suo ragazzo che non aveva ancora notato la sua presenza.
“Oh Kurt sei arrivato!” esclamò Blaine pieno di felicità. Kurt si sedette sul letto accanto a lui dal momento che la sedia era occupata da Sebastian. Diede un bacio tra i capelli a Blaine e cominciò ad accarezzargli la schiena sotto lo sguardo curioso del Warbler.
“Che stai facendo?”
“Io e Sebastian stiamo giocando al Monopoli ma lui mi fa vincere!” si lamentò il moro.
“Non è assolutamente vero. Io gioco con tutta onestà, credimi Blaine ci tengo a vincere”
Kurt fece una risata per dire: da che pulpito.
“Vuoi giocare anche tu?” fece Blaine rimettendo a posto tutte le pedine.
“No Blaine, vorrei che andassimo in bagno e magari ci laviamo un po’ che dici? I tuoi ricci hanno bisogno di una lavata. Fece Kurt in modo dolce accarezzandogli il volto.
“Io voglio giocare!”
“Lascialo giocare Kurt” si intromise Sebastian.
“Tu non rispondere e fatti gli affari tuoi”
In risposta Sebastian sbruffò facendo roteare gli occhi.
Intanto Cooper si alzò e fece segno a Kurt che sarebbe uscito fuori per fare qualche telefonata. Kurt pensava che tutte quelle chiamate erano legate al suo lavoro dal momento che era in Ohio e non in Inghilterra.
“Ma Blaine non hai mangiato la frutta che ti ha portato l’ospedale?” domandò Kurt vedendo sul tavolino accanto ai fiori il contenitore con il misto di frutta tutto intatto.
“Non mi piace la frutta” si lamentò Blaine.
“Si che ti piace Blaine” lo rimproverò Kurt. Quest’ultimo si alzò e portò la frutta vicino a Blaine poggiandola sul vassoio che Sebastian aveva liberato. Kurt gli sistemò le posate e il fazzoletto per poi tornare a sedersi accanto a lui.
“Su mangia”
“Non mi piace”
“Blaine, ascolta Kurt e mangia la frutta” fece Sebastian scambiandosi un’occhiata con Kurt.
“Ma non mi piace! Perché devo mangiarla?”
“Allora ti aiuto a mangiarla io” si propose l’usignolo sistemandosi meglio sulla sedia.
“No ci penso io” ribatté Kurt prendendo già le posate di plastica.
“Uffa voi due sembrate sposati ed io vostro figlio.”
I due ragazzi si guardarono inorriditi con gli occhi spalancati prima di parlare a raffica con parole confuse.
“Meglio se ti aiuta Ku-Kurt”
“S-si faccio i-io sono il suo ragazzo ovvio!”
 
Dopo il momento di imbarazzo riuscirono a far mangiare Blaine che si lamentò di volerne ancora e mentre Kurt lo consolava dalle lacrime da bambino, Sebastian mise a soqquadro l’ospedale prima di poter trovare della frutta fresca.
“L’ho rubata a quelli del terzo piano. Ho dovuto corteggiarmi l’infermiera ma è stato semplice” fece  Sebastian con un sorriso pieno di soddisfazione.
Alla fine Blaine mangiò tutto e poi i due ragazzi lo portarono in bagno per fargli lavare i capelli e,  stremato,  alla fine Blaine si addormentò.
“Suo fratello mi ha detto che ragionava normalmente” fece Sebastian per rompere il silenzio che c’era nella stanza.
“Ha perso la memoria Sebastian. Non è una sciocchezza. Cooper mi ha detto che è un problema del cervello; spero solo che torni a ragionare come prima quando si risveglierà” disse Kurt accarezzando distrattamente i capelli del suo ragazzo.
Sebastian si alzò e si sistemò il blazer sgualcito.
“Non ti facevo così forte Kurt. I miei complimenti” il ragazzo sorrise e poi se ne uscì.
 
I genitori di Blaine arrivarono in ospedale e ascoltarono attentamente le indicazioni del medico che gli comunicò che il figlio era in grado di poter uscire.
Avrebbe potuto fare fisioterapia nel pomeriggio a casa o in ospedale anche se i medici che si occupavano di lui, davano buone speranze che il ragazzo sarebbe riuscito a camminare da solo molto presto. Tutto quello che bisognava fare era stargli accanto e aiutarlo a ricordare.
“Abbiamo risistemato la vecchia camera di Cooper che verrà usata da Blaine in modo che non debba salire le scale” spiegò la madre a Kurt seduto ancora vicino a Blaine dormiente, stringendogli la mano. “Cooper occuperà la sua camera e Kurt, tu hai sempre la camera degli ospiti a tua disposizione per ogni volta che vorrai venire. Più starai con noi e più ci aiuterai”
“Sarà un piacere signora Anderson”
Tutti nella camera erano emozionati e con un segno di positività nei loro cuori, ora più rilassati.
Quando Kurt tornò a casa raccontò tutto alla sua famiglia. Carole squittì di gioia mentre Burt non sembrava troppo preso dal discorso.
“C’è qualcosa che non va pa’?” domandò Kurt scuotendo suo padre.
“C’è una cosa che devo dirti Kurt. Questa mattina un ragazzo mi ha portato il suo SUV da riparare. Credo che sia quello che si è scontrato con voi.”
Kurt in quell’istante sbiancò.
“Ho chiamato alla polizia e ho detto che al ragazzo manca uno dei due specchietti. Sono andati a ricontrollare la zona. Se lo trovano e il numero seriale che c’è all’interno dello specchietto coincide con il SUV che ho in officina: è fatta Kurt. Lo abbiamo preso”
In quel momento però Kurt non si sentiva sollevato o felice: l’uomo che aveva quasi ucciso lui e il uso ragazzo era passato nell’officina di suo padre e Kurt avrebbe solo voluto incontrarlo per spaccargli la faccia. Quell’uomo era causa dei suoi incubi notturni e  delle condizioni di Blaine.
“Sarà venuto da me convinto che trovando un meccanico lontano da quel posto,nessuno ci avrebbe fatto caso. Balbettava e non si ritrovava con le parole. Dobbiamo solo attendere.”
Kurt annuì concordando con suo padre.
“Dovremmo dirlo ai genitori di Blaine”
 
 
**
Note: Non ero convinta di riuscire ad aggiornare, visto che praticamente sono con un piede fuori casa che devo uscire.
Ammetto che mi piace vedere Sebastian e Kurt “complici”
Un grazie speciale alla mia beta!
Momento pubblicità:
Ricordate il famoso sclero di “On The Road” che ho scritto? Ricordate anche il continuo “perché non invitiamo Kurt a cena?”
Beh ora c’è ancora un seguito (ma non c’è bisogno che abbiate letto le altre due) sappiate solo che è una storia molto sclerotica.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1016673&i=1 
 
Ah Happy Glee Day a tutti ^^ 

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Capitolo 11
*** 11° Capitolo ***


La mattina seguente il dottore comunicò alla famiglia Anderson che con una piccola firma avrebbero potuto finalmente portare Blaine a casa.
Il ragazzo sarebbe dovuto tornare in ospedale la settimana successiva per togliere dei punti che aveva ad un’anca e quelli sulla gamba destra.
Cooper aiutò suo fratello a vestirsi, il quale era stranamente nervoso di tornare a casa. Nonostante non volesse restare più in ospedale, sapeva che quello era l’unico luogo in cui, se avesse avuto qualche dolore, lo avrebbero aiutato all’istante.
Il momento più difficile fu quello in cui dovettero portare Blaine in auto: non voleva assolutamente saperne di infilarsi dentro e nemmeno nell’ambulanza. Cominciò ad urlare come un forsennato, scagliando pugni contro suo fratello che cercava di prenderlo in braccio. Così alla fine i medici dovettero sedarlo in modo da trascinarlo in macchina non appena si fosse addormentato.
 
Quando Blaine si svegliò era perché suo padre gli stava dando degli scossoni per farlo riprendere. Era troppo abbattuto per lamentarsi così si lasciò trascinare nell’appartamento.
Appena varcò la soglia l’odore familiare della sua casa lo colpì in pieno viso facendogli sgranare gli occhi. Si liberò dalle braccia di suo padre e mantenendosi sul bordo dei mobili cominciò a guardarsi nei paraggi.
I genitori lo fissarono ansiosi mentre il figlio toccava gli oggetti che si trovava intorno osservandoli accuratamente come se li stesse esaminando.
Quando Blaine aveva otto anni loro vivevano in un’altra casa, si erano trasferiti in una più grande perché suo padre aveva avuto un aumento al lavoro così con una nuova casa Blaine avrebbe avuto una cameretta tutta sua senza  doverla dividere con Cooper quando sarebbe tornato a fare visita. Cosa che però non accadde mai.
“Figliolo ricordi qualcosa?” domandò la madre ancora sulla soglia della porta. Blaine annuì indirizzandosi verso le scale. A quel punto suo padre intervenne di nuovo aiutandolo a salire e, da solo, Blaine aprì la porta di camera sua, perché ricordava dove si trovava.
Osservò la stanza con molta attenzione notando il suo letto, il suo computer, la libreria con un’estrema quantità di libri e anche tutte le macchine fotografiche che a lui piaceva collezionare.
Notò anche la serie di premi che padroneggiavano sul mobile accanto alla porta e si immobilizzò quando vide la foto di Kurt sul suo comodino. La prese tra le mani e sorrise. Non sapeva perché Kurt fosse vestito in smoking stile 007 in quella foto. Non sapeva nemmeno perché fosse stata scattata , ma lui lo trovava adorabile.
“Ricordi?” domandò il padre e per la seconda volta Blaine annuì.
“Ricordo gli oggetti ma non ricordo come e perché sono qui. Mi piace collezionare macchine fotografiche?” domandò afferrandone una.
“Si. Ed è un bene. Tutte le foto che hai nei cassetti potranno aiutarti” fece il padre prendendo l’oggetto dalle  mani di suo figlio e mettendola a posto.
“Che ne dici se andiamo giù così ti sistemi nell’altra camera al piano di sotto?”
Blaine annuì “Va bene, ma voglio restare nel salotto, ho riposato abbastanza”
Ritornarono al piano di sotto e Blaine si accomodò sul divano.
“Vogliamo chiamare Kurt?” chiese cercando un telefono intorno a lui.
“Tesoro Kurt è a scuola. Appena finirà le lezioni, verrà da te. Sapeva che saresti uscito.”
Blaine mise il broncio. “E adesso che faccio?”
“Puoi guardare un po’ di Tv oppure…che ne dici se ti prendo la chitarra? Sapevi suonarla benissimo.”
“Ma ora non so più  farlo” disse tristemente Blaine.
“Non puoi mai saperlo. La mano è tornata a muoversi come prima e secondo me ne sei assolutamente in grado.”
Blaine rispose con una scrollata di spalle e la madre si affrettò a portargli la chitarra per poi infilarsi in cucina e preparare un pranzo decente per tutta la famiglia. In pochi minuti sentì una musica piuttosto conosciuta suonare nell’aria: ogni volta che Blaine era felice intonava con la sua chitarra una musica inventata da lui stesso che la madre aveva imparato a conoscere.
La prima volta che Blaine l’aveva suonata era quando si era trasferito alla Dalton. Aveva trovato la pace ed era felice con i suoi nuovi amici. Invece cominciò a suonarla ogni giorno quando fu Kurt a trasferirsi alla Dalton.
Quando il pranzo fu pronto la madre lo sistemò sul vassoio nel salotto e Blaine rimase a mangiare osservando la Tv. Poco dopo Cooper si sedette accanto a lui e cambiò canale televisivo.
“Stavo guardando io!” si lamentò suo fratello cercando di riprendersi inutilmente il telecomando.
“Andiamo voglio sentire un po’ di sport.”
Blaine lo lasciò fare sistemando il vassoio sul piccolo tavolo accanto al divano.
“Cooper, tornerai a casa tua una volta che sarò guarito? Insomma sei venuto solo per questo, non per restare”
Cooper abbassò il volume della televisione prima di concentrarsi sul fratello. “Ho un’altra vita Blaine ma ti prometto che-”
“Non farmi promesse inutili.” Sbottò Blaine “Le hai fatte già tempo fa.”
“Vedo che cominci a ricordare. Blaine resterò ancora un po’ okay? Non preoccuparti. Devo prendermi cura di te ora che mamma e papà dovranno tornare a lavoro regolarmente. Il tuo soggiorno in ospedale è stata dura per tutti”
“Mi sento in colpa” fece Blaine abbassando lo sguardo.
“Non devi”
“Invece si, per colpa mia tutti si devono smuovere ed io” sospirò “ho paura di rimanere così….rotto”
Cooper intenerito dalle parole di suo fratello lo strinse in un abbraccio. “Ma ci siamo noi a riparti, giusto?” scherzò arruffandogli i capelli. “Poi c’è Kurt. Ma io mi chiedo come ti sopporta quel ragazzo? E’ un angelo.”
Blaine sorrise stringendosi di più a suo fratello “Lo è. E’ molto buono ed è bello. Credo di non aver mai visto un ragazzo così bello.”
“Ecco nonostante non ricordi niente di lui ne sei innamorato lo stesso. Direi che è una bella cosa.”
I due restarono ancora un po’ stretti in quell’abbraccio fin quando Coop non notò che il fratello si stava addormentando su di lui. Il medico aveva avvisato che i medicinali avrebbero causato sonnolenza. Così lo fece distendere e prese una coperta, spense la Tv e le luci chiudendosi la porta alle spalle.
 
Kurt era in casa continuando a camminare avanti e indietro con il cellulare alla mano mentre provava a chiamare ininterrottamente Finn. Quando finalmente il fratellastro rispose, Kurt gli urlò letteralmente contro.
“Dove sei? Devo andare da Blaine e tu devi accompagnarmi.”
“Amico, non posso stiamo facendo gli allenamenti e la Coach Beiste mi guarda già con aria strana”
“Ed io come faccio?”
Chiedi a mamma o prendi il bus. Scusami devo staccare”
Kurt lanciò il cellulare tra i cuscini del divano prima di sedersi cercando di ragionare.
Prendere il bus era fuori questione, ci avrebbe messo troppo tempo per arrivare a casa di Blaine. Chiamare suo padre era impossibile visto che era sommerso di lavoro e Carole aveva anche lei i sui turni
Guardò le chiavi della sua auto  nel piattino sul mobiletto all’entrata. Non sapeva se ci sarebbe riuscito ma almeno doveva provarci.
Quando si infilò in auto le sue mani avevano già cominciato a sudare; sistemò gli specchietti, la cintura di sicurezza e i capelli poi accese il motore. Il rombare dell’auto lo fece sussultare, così provò a fare qualche respiro profondo, poi fece marcia indietro e con molta calma e un leggero sorriso di soddisfazione sulle labbra, riuscì a guidare verso casa Anderson.
 
Quando Blaine si svegliò si trovò Kurt che dormiva sulla sedia con la testa poggiata su una mano.
“K-Kurt?” lo chiamò stropicciandosi gli occhi e sedendosi di nuovo sul divano. Kurt subito aprì gli occhi e si avvicinò a Blaine.
“Come stai? Sei felice di essere tornato a casa?”
Blaine annuì prima di dare un veloce bacio sulle labbra di Kurt non potendo fare a meno di arrossire ancora. “Mi sei mancato”
“Anche tu. Ora sei a casa, le cose cambieranno e io nel weekend posso restare a dormire qui con te”
Il sorriso di Blaine si allargò ancora di più e Kurt lo strinse un po’ a se.
“Cosa ti va di fare?”
“Voglio farti sentire una cosa” fece Blaine allungando la mano sulla chitarra “Guarda come sono bravo” cominciò a suonare quella melodia che aveva suonato tutto il giorno e Kurt fu tremendamente felice che se la ricordasse. Non era la prima volta che Blaine gliela faceva ascoltare quindi Kurt la conosceva benissimo. Quando Blaine smise di suonare Kurt avvicinò le labbra alle sue baciandolo in modo più profondo. Blaine preso in contropiede si sentì in panico fin quando non sentì le mani di Kurt che dolcemente gli accarezzavano il viso mentre le loro bocche continuavano a muoversi.
Si staccarono quando sentirono la porta aprirsi mentre la madre di Blaine entrava per comunicare a Blaine che gli aveva preparato la vasca da bagno.
Cooper aiutò il fratello a lavarsi e Kurt lo aiutò a rivestirsi sorpreso che fosse stato proprio Blaine a chiederglielo.
Finalmente con un bagno caldo e capelli puliti, Blaine si sentiva molto meglio.
Lui e Kurt si erano seduti sul divano osservando alcune foto.
“Ricordi qualcosa di lui?” Kurt gli indicò un biondino su una foto.
“Jeff dici? E’ venuto in ospedale con gli altri Warblers. Hanno cominciato a cantare, sono favolosi!”
Kurt girò la pagina dell’album. “Okay questa foto è stata scattata il giorno che io lasciai la Dalton. Siamo in un posto speciale”
“A me sembra una semplice saletta”
Kurt sospirò. No, che non era una semplice saletta!
“Qui ci siamo dati il nostro primo bacio” mormorò dispiaciuto e senza volerlo un po’ offeso.
La bocca di Blaine si spalancò “Kurt, oddio m-mi dispiace sul serio” Blaine si voltò per guardarlo con occhi spalancati e dispiaciuti per aver deluso ancora una volta il suo ragazzo.
“Va tutto bene” Kurt lo aveva ripetuto così tante volte che quando pronunciava quella frase sembrava essere così vera. Ma non per Blaine.
“No che non va bene, sono così idiota!” Blaine chiuse di colpo l’album lanciandolo ai piedi del letto, poi fece per alzarsi.
“Blaine non alzarti, non sei ancora compl-”
“Si che riesco a camminare, ora ti faccio vedere”
Kurt sbruffò “Non ti impuntate su queste cose. Hai tenuto le gambe a riposo e quindi ora ti peseranno ancora di più”
Blaine non gli diede ascolto alzandosi per poi aggrapparsi con una mano alla testiera del letto. Fece un sospiro e accennò qualche passo. Kurt automaticamente si alzò dall’altro lato del letto mentre osservava attentamente il suo ragazzo.
Quest’ultimo lasciò la presa e camminò da solo per due passi, ma poi come previsto da Kurt, non riuscì a reggere il suo peso che scivolò d’un colpo a terra.
“Te l’avevo detto!” gli urlò Kurt accovacciandosi su di lui per prenderlo ma Blaine si scansò rifiutando l’aiuto.
“Ho bisogno di stare da solo” disse senza guardare Kurt negli occhi.
“Ma fatti almeno aiutare”
“Posso farlo da solo, per favore, ti prego, lasciami solo”
A quel punto, un po’ innervosito Kurt aprì la porta e uscì lasciandola aperta, andando ad avvertire i genitori di Blaine. Poi però dovette fermarsi per rispondere al telefono.
Burt lo aveva chiamato sperando di poter parlare con Richard e quando il ragazzo gli passò il telefono, poté vedere la rabbia del signor Anderson formarsi sul volto ascoltando le parole di Burt.
Parlarono per un po’ e poi staccarono, alla fine Kurt domandò cosa volesse suo padre.
“La polizia ha ricontattato tuo padre. Hanno trovato lo specchietto e combacia con il SUV che sta riparando in garage. Domani pomeriggio la polizia si presenterà sul posto di lavoro di tuo padre visto che lui ha chiamato il ragazzo con la scusa di dover ritirare l’auto riparata.”
Kurt annuì e poi avvertì a Melanie che Blaine aveva bisogno d’aiuto.
 
Dopo i saluti Kurt stava ritornando a casa ma decise di prendere un caffè da portar via al Lima Bean.
 Fece il suo ordine e pagò. Quando si voltò per poco non finì addosso a Sebastian.
“Scusa mi sono dimenticato che tu ora vivi qui” fece ironico Kurt osservando il Warbler mentre si sistemava il blazer. Sebastian fece segno a Kurt di sedersi e quest’ultimo stranamente acconsentì.
Si sedettero uno di fronte all’altro sorseggiando i loro caffè restando in silenzio fino a che Sebastian non parlò.
“ Come sta?”
“E’ tornato a casa. Deve fare ancora un po’ di fisioterapia. E’ arrabbiato, ho paura che possa essere colpito da un crollo nervoso. Oggi abbiamo anche un po’ discusso, niente di grave non cantare vittoria. Domani probabilmente incontreremo l’uomo che ci ha investito.”
“Come?” domandò Sebastian realmente interessato.
“E’ venuto a riparare l’auto nell’officina di mio padre. Spero solo che la polizia ci renda giustizia per quello che è stato fatto a Blaine” rispose con un moto di rabbia Kurt stringendo più forte il suo bicchiere.
“Mio padre potrebbe aiutarvi in qualche modo”
“C’è la caveremo”
Sebastian scoppiò a ridere.
“Che hai?” domandò stizzito Kurt.
“Ma perché non lasci che qualcuno ti aiuti Kurt? Stai sempre sulla difensiva.” Disse Sebastian continuando a ridere
“Con te mi sembra ovvio” rispose immediatamente l’altro.
“Io parlo in generale. Non ti fidi di nessuno.”
“Sebastian per come ho passato i miei anni nella scuola di Lima, credimi ‘fidarsi’ è una parola che ho cancellato dal mio dizionario. Fatta eccezione per Blaine naturalmente ma tu che vivevi in Francia ed ora sei in una delle scuole più importanti di Westerville, una delle zone più ricche di Lima, non puoi capirmi. Sei il classico figlio di papà”
Il Warbler rise nervosamente “A volte l’apparenza inganna Kurt” fece serio Sebastian prima di alzarsi dalla sedia.
“ Ricorda: qualsiasi cosa, qualsiasi, tu puoi chiamarmi. Anche di notte, praticamente non dormo mai. Salutami Blaine.”
Kurt non riuscì a comprendere esattamente le parole di Sebastian ma decise di non dar loro troppo peso, ora aveva questioni più importanti da affrontare.
Doveva prepararsi per guardare in faccia l’uomo che aveva provato a rovinargli la vita, e chissà, forse, ci stava riuscendo.
 
 
 
Note: Nel prossimo capitolo Blaine avrà un ricordo legato a Kurt

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Capitolo 12
*** 12° capitolo ***


Il giorno seguente la famiglia Anderson si preparò per andare nell’officina di Burt.

Nonostante avessero cercato di impedirglielo, Blaine volle seguirli. Così con l’ansia che gli cresceva addosso si mise in macchina e chiuse gli occhi. Non voleva vedere il tragitto, non voleva vedere nulla che si muovesse intorno a sé; la paura di stare in auto era troppa.

Arrivarono nel garage dove trovarono già due agenti della polizia a chiacchierare seduti al tavolo insieme a Burt e suo figlio aspettando l’arrivo dell’uomo che aveva confermato che nella mattinata sarebbe passato a ritirare l’auto.

Gli Anderson si presentarono agli agenti e Blaine venne fatto sedere su una sedia perché le gambe non reggevano il suo peso. Kurt lo affiancò di corsa e gli prese le mani mentre Blaine gli poggiava la testa sulla spalla.

“Mi dispiace tanto per ieri, scusami” mormorò Blaine sfiorando il collo di Kurt con il naso. Quest’ultimo gli lasciò un bacio tra i capelli.

“Non preoccuparti, va tutto bene”

Sia a Burt che a Richard non sfuggì lo sguardo di uno dei poliziotti puntato su quei gesto dei due ragazzi. Burt non gli diede molto peso, ma Richard non era ancora abituato a vedere suo figlio giudicato dagli altri.

“Qualche problema agente?” domandò alla fine con la mascella serrata dalla rabbia cercando di non arrabbiarsi. Voleva proteggere Blaine da quello sguardo accusatorio.

“Assolutamente no” rispose con tranquillità il poliziotto distogliendo lo sguardo dai due ragazzi.

“Però vorremmo fare qualche domanda mentre aspettiamo che arrivi il ragazzo per ritirare il SUV”

Blaine alzò la testa guardando confuso la situazione.

“Ma io non posso rispondere a nulla!” esclamò con tono innocente.

Kurt gli accarezzò la schiena dandogli conforto “Rispondo io tranquillo”

I poliziotti avevano saputo le condizioni di Blaine quindi non fecero discussioni e cominciarono a chiacchierare direttamente con Kurt chiedendogli di quella sera.

“Siete passati con il verde?” domandò con una punta di rimprovero l’agente che li aveva fissati tutto il tempo.

“Assolutamente si, anzi dietro di noi un uomo ha suonato il clacson per farci partire e così Blaine ha accelerato, purtroppo dopo lo scontro non ricordo più nulla.”

L’altro agente scrisse alcune cose sul suo taccuino. Poi vennero distratti quando l’uomo, che Burt aveva detto di chiamarsi Evan, entrò nell’officina.

Tutti poterono notare il momento in cui il volto del ragazzo sbiancò completamente alla vista dei poliziotti.

“Evan Wood? Dovremmo farle qualche domanda” disse uno degli agenti.

“Di cosa mi state accusando?” fece l’uomo in un evidente stato di panico.

“Non abbiamo parlato di accuse signor Wood ma se lei volesse seguirci in caserma per alcune domande…”

“Io non ho fatto nulla!” urlò Evan ad un agente.

“Hai distrutto la vita di mio figlio!” urlò improvvisamente Richard. In quel momento Burt scattò in piedi per bloccarlo impedendogli di fare qualche mossa azzardata.

“I nostri ragazzi hanno rischiato la vita a causa tua. Mio figlio ha perso la memoria a causa tua. Non hai avuto neanche le palle di fermarti e aiutarli!”

Richard provò ad avvicinarsi ad un Evan preoccupato e senza parole ma anche sua moglie intervenne bloccandolo per un braccio.

“Signor Anderson le chiediamo di calmarsi o sarà costretto a seguirci anche lei in caserma”

Burt tirò l’uomo e lo fece sedere ma non staccò mai lo sguardo dal ragazzo che lo continuava a fissare.

“Mi dispiace, sei venuto all’officina sbagliata. Hai fatto male a mio figlio non la passerai liscia”

 

Il tutto si concluse in pochi minuti e senza troppi casini. Evan Wood seguì la polizia che avvisò ad entrambe famiglia un loro prossimo incontro per un futuro processo. Nel momento in cui la polizia sparì calò il silenzio nell’officina. Si poteva sentire solo il frastuono degli assistenti di Burt che, dopo aver assistito alla scena, erano tornati a lavoro.

Kurt e Blaine erano rimasti tutto il tempo in silenzio assistendo anche loro alla scena. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire qualcosa e inoltre le loro mani si erano strette così forte tra loro da farsi male a vicenda.

“Andiamo a casa Blaine!” Fece il padre avvicinandosi a lui.

“P-posso rimanere un po’ con Kurt?” domandò speranzoso il ragazzo. I suoi genitori si guardarono e poi annuirono.

“Se per Burt non è un problema…”

“Assolutamente no” rispose Burt osservando i due ragazzi che sorridevano tenendosi per mano.

 

Kurt aiutò Blaine ad entrare in camera sua nonostante il moro si fosse lamentato più volte di poter riuscire a camminare da solo. Allora Kurt lo aveva lasciato fare, dopo il piccolo incidente della sera precedente non voleva essere d’intralcio alle condizioni di Blaine. Quest’ultimo lentamente se l’era cavata anche se poi, quando si distese sul letto del suo ragazzo, aveva il fiatone.

Intanto Kurt sistemò una ciotola con degli stuzzichini in mezzo a loro e mise uno dei dvd che spesso guardava con Blaine.

“Quindi è questo che facciamo? Guardiamo film e mangiamo patatine?” domandò Blaine a Kurt che si era sistemato accanto a lui.

“Dopo aver studiato ci mettiamo sempre qui oppure andiamo a Lima Bean”

Blaine annuì iniziando a fissare la televisione e sgranocchiando il contenuto della ciotola.

Il film era iniziato da circa quindici minuti e Kurt non aveva fatto altro che continuare a fissare Blaine che masticava, Blaine che si leccava le labbra salate e Blaine che rideva dopo aver ascoltato una battuta.

Quando quest’ultimo notò che Kurt non era concentrato non fece in tempo a domandare cosa avesse di strano che il suo ragazzo si fiondò sulle labbra dandogli uno di quei baci poco casti. Blaine preso alla sprovvista spalancò gli occhi ma lentamente anche lui cominciò a lasciarsi andare.

Kurt spostò la piccola ciotola che li divideva facendo cadere i salatini sul letto e si aggrappò alle spalle di Blaine mettendosi sopra di lui e continuando a baciarlo senza staccare le labbra dalle sue.

Blaine cominciò a fare un po’ di pressione sulle spalle di Kurt cercando dolcemente di allontanarlo ma l’altro era troppo preso, non se ne rese conto, e cominciò a baciare il mento di Blaine per poi far scorrere le sue labbra lungo il collo. Ispirò l’odore che la pelle del suo ragazzo emanava: gli mancava.

Nonostante Blaine avesse accettato l’avere una relazione con lui, Kurt lo sentiva troppo lontano. Voleva riportare i ricordi di Blaine in vita e doveva darsi una mossa.

“K-Kurt, p-perché non c-ci fermiamo?”

Solo dopo aver sentito la voce tremante di Blaine, Kurt riuscì a fermarsi. Si spostò da lui e si mise le mani sul volto

“Oddio scusami Blaine. Che vergogna. Scusami”

“Va-va tutto bene” provò a consolarlo Blaine avvicinandosi di nuovo a lui per abbracciarlo.

“Sono uno stupido! Per te e tutto nuovo ed io” sospirò sorridendo debolmente.

“Mi piaceva. Sul serio. Ma, io credo di aver bisogno ancora un po’ di tempo.” Disse Blaine alzandogli il mento per guardare bene Kurt negli occhi.

Quest’ultimo decise di lasciar perdere il discorso sorridendogli.

“Che ne dici se andassimo a Lima Bean? Magari puoi ricordarti qualcosa”

Blaine semplicemente annuì e Kurt lo aiutò a scendere dal letto.

Si risistemarono e si infilarono le scarpe, Blaine da solo riuscì a scendere le scale e si avviò in macchina tenendo la testa rivolta verso il finestrino e gli occhi chiusi: non voleva far vedere a Kurt che era un vigliacco che aveva paura di stare in auto. Kurt lo raggiunse senza dire nulla: riusciva a sentire l’imbarazzo che entrambi provavano per quello che era successo poco prima in camera.

“Anche io avevo paura” disse poco dopo Kurt rompendo il silenzio.

“Come l’hai superata?” domandò Blaine senza voltarsi o aprire gli occhi.

“Mi sono dato forza da solo. Puoi farlo anche tu”

Blaine non rispose, scosse solo violentemente la testa. Kurt avrebbe voluto sostenerlo anche solo prendendogli la mano, ma voleva tenere gli occhi fissi sulla strada.

Quando arrivarono al Lima Bean, Blaine parve tranquillizzarsi. Entrarono e si misero in fila per raggiungere la cassa. Quando arrivò il loro turno Kurt dovette rispondere al telefono e la commessa domandò a Blaine.

“Cosa prendi?”

Senza pensarci troppo Blaine le rispose: “Un cappuccino medio e un latte macchiato scremato”

La ragazza sorrise “Sempre il solito”

E poi Blaine collegò il tutto: aveva ordinato i caffè che lui e Kurt sceglievano sempre.

“Scusami era Mercedes, hai già ordinato?”

Blaine sorrise soddisfatto quando la commessa gli presentò davanti i caffè.

“Non ci credo! Sono loro Blaine?” domandò con entusiasmo Kurt e in risposta Blaine passò il suo ordine a Kurt.

“Non so come me ne sono ricordato, so soltanto che sono i nostri caffè, giusto?”

Kurt squittì di felicità di fronte ad alcuni presenti che non potevano capire la gioia immensa che quel ragazzo stava provando.

 

Tornarono dagli Anderson e Kurt si offrì di accompagnare Blaine fino in casa, ma il ragazzo era sempre più sicuro di sé, la terapia stava funzionando e le gambe non facevano poi così male o almeno così voleva dare a vedere.

Si scambiarono un bacio veloce e Blaine tornò in casa. Quando rinchiuse la porta alle sue spalle vide i genitori seduti a tavola con carte, penne e calcolatrici alla mano.

“Sono tornato”

Melanie spostò lo sguardo verso il figlio e fece per alzarsi e aiutare il ragazzo ma Blaine gli fece segno che non ne aveva bisogno.

“Oggi mi sono ricordato dei caffè che ordinavamo sempre io e Kurt” disse ai genitori con tono soddisfatto.

“E’ grandioso figliolo. Nel salotto ti ho preparato la cena, io e papà stiamo facendo dei conti”

Stranito da tutta quella distrazione, Blaine si avviò nel salotto e cenò da solo, andò a farsi un bagno, prese le pillole e si chiuse in camera. In tutto quel tempo i genitori non si erano assicurati se avesse avuto bisogno d’aiuto.

Curioso Blaine aprì la porta di camera sua per ascoltare di cosa stessero parlando, tanto da essere così presi.

“Ci sono i conti dell’ospedale, le cure che ha avuto, la fisioterapia e le pillole che deve assumere ogni giorno. Per non contare la piccola operazione avuta il primo giorno all’anca. Abbiamo un cumulo di spese Melanie”

Blaine vide sua madre infilarsi gli occhiali e fare dei conti sulla calcolatrice “In più abbiamo ancora il mutuo e per non parlare della psicologa che il medico ci ha consigliato per Blaine: Richard si prende una cifra enorme ad ogni visita di quaranta minuti.”

“Quella donna è pazza!”

“Ma abbiamo bisogno di lei! Non puoi chiedere un prestito o un anticipo a lavoro?”

“Potrei farlo, insomma non ho mai chiesto nulla perché non ne abbiamo mai avuto bisogno, ma queste spese per Blaine ci stanno mettendo alle strette”

Il ragazzo chiuse la porta di camera con le lacrime agli occhi. Si sentiva in colpa. Lui aveva avuto un incidente ed ora i suoi genitori ne stavano pagando le conseguenze.

Si infilò sotto le coperte coprendosi anche la testa con un cuscino, piangendo a singhiozzi sperando che i suoi, troppo impegnati con i conti, non lo sentissero.

Quando squillò il suo cellulare, Blaine cacciò solo una mano fuori da quella piccola fortezza che si era creato.

“Pronto?”

“Tesoro sono Kurt, sei già a letto? Io sto tornando a casa, Mercedes mi aveva invitato a cena.”

“O-okay”

“Blaine che succede? Stai bene?” domandò Kurt con voce preoccupata.

E ancora una volta Blaine dovette mostrarsi debole e scoppiò di nuovo a piangere.

“Mi dispiace aver creato tutti questi problemi Kurt. Scusami tanto”

“Blaine ma cosa stai dicendo? Passo da casa tua!”

Kurt non aspettò una risposta; terminò la chiamata per poi infilarsi in auto e guidare fino a casa Anderson.

 

Quando Kurt entrò in camera di Blaine, vide solo un ammasso di coperte con il suo ragazzo che ci si era nascosto sotto. Così si tolse le scarpe e camminò a gattoni sul letto tastando di qua e di là cercando un punto dove tirare le coperte.

Trovò un piccolo spiraglio che serviva probabilmente a Blaine per respirare così tirò la coperta e si infilò tra le lenzuola fino a scorgere due occhioni color miele che lacrimavano.

Kurt fece poggiare la fronte con la sua e i loro nasi si sfiorarono.

“Cosa è successo?” chiese dolcemente Kurt accarezzandogli gli occhi per eliminare le lacrime.

Blaine cominciò a spiegare cosa aveva sentito dire ai genitori e Kurt si intenerì al punto che dovette trattenere le lacrime lui stesso.

“Smettila di pensare che è colpa tua Blaine, sono i tuoi genitori e sono preoccupati. Ci sono periodi che vanno un po’ così ma dopo ci si rialza sempre. Conosco la tua famiglia e non si arrendono facilmente, quindi adesso smettila di sentirti in colpa, fammi un bel sorriso e usciamo da queste coperte che mi sento di soffocare.”

Blaine si lasciò andare in una risata prima di togliere da dosso le lenzuola. Kurt gli asciugò il viso arrossato e gli diede un bacio sulle labbra umide.

“Vuoi che resti con te finché non ti addormenti?” domandò Kurt sistemandosi sul letto. Blaine si avvicinò a lui poggiando la testa sul suo petto e incrociando le gambe con le sue.

“Si, grazie”

 

Quando Kurt tornò a casa era distrutto. Aveva capito che ormai Blaine aveva una sorta di depressione post-incidente, non c’era bisogno di un medico per dichiararlo e Kurt sapeva benissimo che da solo non poteva farcela, non perché fosse debole, ma perché non è una cosa che capita tutti i giorni.

A causa di Blaine aveva trascurato la scuola, i suoi amici e soprattutto la preparazione per l’audizione alla Nyada.

A Blaine non aveva mai parlato del fatto che con molte probabilità a settembre sarebbe partito, ma ora Kurt non era così sicuro di voler andare via e lasciarlo solo.

 

 

 

 

 

Note: Ho avuto enorme difficoltà a pubblicare perchè sono due giorni che non dormo a casa mia e ho problemi sia con questo pc che con EFP

Il ricordo di Kurt e Blaine è il caffè del Lima Bean. Insomma Kurt fu sorpreso la prima volta quando Blaine conosceva i suoi gusti

Mi scuso per le poche parole ma sono un po' di fretta, vi darò qualche spoiler sulla mia pagina di facebook Un grazie speciale a tutti voi e alla mia Beta

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Capitolo 13
*** 13° Capitolo ***


Ascoltate questa canzone al momento opportuno: http://www.youtube.com/watch?v=cFklbJVF1Qk&list=FLjq73z-D5SadLy2m29bXMTg&index=2&feature=plpp_video




Blaine era ormai tornato a casa da più di una settimana. Finalmente riusciva a camminare regolarmente e i suoi genitori avevano assunto una psicologa, consigliata dal medico che aveva curato il ragazzo in ospedale.

Alyssa Meyer era una donna sulla quarantina, che prendeva il suo lavoro molto seriamente. Inizialmente fu difficile per Blaine affidarsi a lei, ma poi dopo quattro chiacchiere con Kurt, Cooper e i genitori, Blaine si lasciò andare completamente.

Cominciò a raccontare alla donna i suoi ricordi, quelli da bambino, quelli più limpidi.

Raccontò delle discussioni dei suoi genitori, di quando non gli permettevano di andare a dormire a casa del suo amico Phil perché “sei un ometto” gli dicevano.

Blaine raccontò di quando ospitò il suo amico Derek a casa, avevano solo sette anni e lui lo prese per mano invitandolo a sedersi accanto a lui e la sera suo padre lo aveva sgridato, gli aveva detto che non si prendevano i maschietti per mano, che era una cosa cattiva e non doveva più ripetersi.

Più raccontava, più Blaine cominciava a ricordare e quei ricordi erano così tristi che lo portavano a piangere e piangere.

Davanti ai suoi occhi poté vedere perfettamente il momento in cui suo padre lo metteva in punizione perché continuava a dire di voler trovare un principe come Ariel.

Sei in punizione. Non osare uscire da questa camera. Comprendi i tuoi sbagli.”

 

E poi lentamente i ricordi cominciarono ad affiorare sempre di più.

Blaine si ritrovò a parlare dei suoi giorni alle scuole medie, di quando venne per la prima volta chiamato finocchio perché si era iscritto al corso di danza della scuola, corso che lasciò due settimane dopo perché lui non voleva apparire per “quello strano”.

Blaine ricordò gli spintoni, gli insulti e le prese in giro. Le chiacchiere nei corridoi.

Dicono che sia malato” mormorava qualcuno.

Ecco perché si veste in quel modo”

 

Blaine ricordò perfettamente quando in terza media venne stranamente invitato ad un party a casa di un ragazzo, che a lui segretamente piaceva. Non lo aveva rivelato a nessuno, ma forse i suoi occhi indugiavano troppo durante le ore di lezione e qualcuno sicuramente l’aveva notato.

Arrivato lì tutti sembravano accoglierlo benevolmente e fu tutto strano per Blaine, era confuso ed eccitato allo stesso tempo, forse volevano accettarlo?

Lui non aveva mai capito perché i ragazzi lo odiassero così tanto. Insomma non andava in giro urlando “sono gay”, semplicemente se gli veniva chiesto se avesse una fidanzata lui rispondeva “non mi piacciono le ragazze” ma per quanto semplici e apparentemente normali fossero quelle parole, ai ragazzi della sua scuola non andavano bene.

Blaine era ad un party e gli avevano offerto dell’alcol rubato, perché alle scuole medie vuoi sembrare più grande, devi mostrare le palle e Blaine finse di bere, finse di adorare quella birra che a quel tempo la trovava solo di un sapore disgustoso. Ma adesso sembrava che tutti volessero essergli amici.

Louis, il ragazzo della festa, gli cinse le spalle. Lo chiamava amico, lo invitava a sedersi accanto a lui e Blaine era buono, ingenuo e credeva troppo nella bontà delle persone.

Fin troppo.

Poi iniziarono i giochi: si pagava un pegno se tu ti rifiutavi la sfida che ti veniva imposta.

Il classico gioco della bottiglia. Al suo turno, Louis gli chiese di baciare Maggie la ragazza più carina della scuola. E Blaine pensava realmente che fosse carina, ma niente di più. Considerava carina anche la sua cameretta.

Andiamo Anderson, dimostra a questi ragazzi che sei un uomo!”

Io sono un uomo!” urlò Blaine in preda al panico. Si alzò dal pavimento con l’intendo di chiamare i suoi genitori per farsi portare a casa.

Non puoi Blaine. O baci Maggie o paghi la penitenza”

Questo gioco non mi piace più”

Smettila. Siamo tuoi amici” continuava ad insistere Louis e, in quel momento, Blaine non lo trovava più così tanto adorabile come aveva sempre pensato.

Se non la vuoi baciare, allora devi pagare.”

Venne chiuso in uno stanzino, venne quasi trascinato, e ce lo chiusero dentro. Era buio, l’aria non passava, se non da una piccola fessura sopra la porta.

Blaine continuava ad agitarsi, urlava e urlava, pregava che qualcuno lo tirasse fuori. Non gli erano mai piaciuti quei posti così stretti.

E poi sentì che l’aria cominciava a mancargli e fuori sentiva le risate dei ragazzi. Continuavano a prenderlo in giro e si divertivano.

Il finocchio credeva che gli fossimo amici.”

Lasciamolo tutta la notte.”

Vediamo se così cambia idea.”

Ti stai divertendo checca?”

Scusaci se ti abbiamo chiuso dentro, ma sai non vogliamo che ci infetti.”

Blaine urlò fino a quando non ebbe più fiato, fino a che le corde vocali non gli bruciarono forti nel profondo della gola. Fino a quando i genitori di Louis non aprirono la porta e lo trovarono accovacciato in quell’angolo troppo stretto con il viso arrossato dalle lacrime e una mano insanguinata a causa dei forti pugni che aveva dato alla porta per farsi liberare. La maglia era strappata perché aveva provato a toglierla sentendosi soffocare, e gli occhi ormai vuoti. Erano aperti, ma guardavano il nulla.

Blaine rimase terrorizzato. Per due giorni perse l'uso della parola e cominciò ad avere paura del buio e di restare solo. Ma non lo disse a nessuno, era già troppo strano per i gusti degli altri, figuriamoci se avessero saputo che a tredici anni aveva ancora, di nuovo, paura del buio.

I genitori gli promisero che alle superiori tutto sarebbe cambiato, lì ci sarebbero stati ragazzi più maturi.

E intanto sua madre e suo padre continuavano a litigare, litigare e litigare. E lui provava a chiamare Cooper, ma suo fratello era troppo impegnato con l’università, il futuro lavoro, troppo impegnato a pensare a se stesso.

Le superiori furono migliori solo in parte, ma solo perché Blaine si era ripromesso di non fare amicizia con nessuno.

Ma poi arrivò Carl e lui era simpatico, carino ed era gay, quindi potevano confidarsi e diventare amici e andare al ballo insieme ma poi….

“Non voglio più parlare” quasi urlò Blaine tra le lacrime.

Alyssa Meyer finì di scrivere sul taccuino. “Va bene così Blaine. Dai ricordi del tuo passato sei arrivato fino a qui. E’ stato un grande passo. Sei stato bravissimo davvero.

Sai cosa penso che ti aiuterà a ricordare? Tornare a scuola, stare con il tuo ragazzo e con i tuoi veri amici, così sarai in grado di ricordare ancora di più”

“Non sono certo di voler ricordare altro” borbottò asciugandosi gli occhi.

Alyssa si alzò prendendo la sua borsa “Non puoi nasconderti Blaine. Ci sono sicuramente ricordi che ami ma che sono ancora nascosti nella tua mente. Ti aiuterò a portarli fuori”

 

La sera stessa, Blaine comunicò alla famiglia di voler tornare a scuola il giorno seguente e Cooper si offrì di accompagnarlo, sapeva che presto sarebbe dovuto tornare alla sua vita e voleva passare gli ultimi momenti con il fratello.

Blaine non avvisò Kurt del suo ritorno, perché intenzionato a fargli una sorpresa.

Così la mattina seguente sistemò le sue cose e si infilò in auto con Cooper.

“Andiamo, tieni ancora gli occhi chiusi? Su Blaine aprili e smettila di aver paura.”

Blaine scosse la testa non voleva guardare e non l’avrebbe fatto. Doveva andare per gradi come gli aveva detto la sua psicologa.

“Andiamo, parlo con il preside e poi ti lascio andare in classe”

I due ragazzi uscirono dall’auto e entrarono nell’istituto. Blaine si guardò intorno osservando i volti dei ragazzi che lo fissavano.

Tutti nella scuola ormai lo conoscevano, tutti sapevano che era l’altro gay, il ragazzo di Kurt Hummel, ma lo conoscevano anche perché faceva parte del glee club, ballava continuamente nei corridoi e nei giardini della scuola.

Tutti ricordavano la dedica che lui aveva fatto a cuore aperto a Kurt quando, dalla Dalton, era tornato al McKinley. Tutti ricordavano, tranne lui.

“Vuoi andare dai tuoi amici del glee club Anderson? Ti faccio accompagnare dalla Pillsbury.”

Blaine annuì, salutò suo fratello e si lasciò accompagnare dalla professoressa in classe.

“Sono felice che tu stia bene Blaine”

“Lo sono anche io” rispose il ragazzo educatamente. Non ricordava nemmeno il volto di quella donna.

Emma bussò alla porta interrompendo la lezione di Will. I due si sorrisero guardandosi in faccia e poi la donna si rivolse alla classe.

“Ragazzi è tornato un vostro caro amico” senza perdere tempo, Emma prese un braccio di Blaine e delicatamente lo tirò nella sala canto dove i ragazzi scoppiarono in un urlo di gioia.

La prima ad arrivare fu Rachel che lo abbracciò stretto, seguita da Tina in lacrime.

Uno ad uno abbracciarono Blaine, solo Kurt rimase indietro aspettando che i ragazzi finissero con la loro festa per poi avvicinarsi al suo ragazzo e abbracciarlo stretto.

“Perché non mi hai chiamato? Sarei venuto a-”

“Volevo farti una sorpresa. Spero di esserci riuscito.” Fece Blaine sorridendo.

“Assolutamente”

Il professore interruppe la festa e invitò ai ragazzi di tornare nelle proprie aule.

Tutti uscirono ma Kurt tirò Blaine a se chiudendosi nella sala del coro.

“Cosa c’è?” domandò il moro guardandosi intorno.

“Io…io volevo farti ascoltare una canzone. La stavo preparando per te e il tuo ritorno ma mi hai anticipato”

Blaine si guardò intorno e fissò una sedia indicandola, segno che voleva sedersi lì. Kurt annuì e si mise al centro sala, proprio davanti al pianoforte. Fece un segno ai ragazzi della band, ricordandogli la musica che avevano provato.

 

When I see your smile

(Quando vedo il tuo sorriso) 

 Tears run down my face 
(
Le lacrime vanno giù per il mio viso)

I can't replace 
(
E non posso rimetterle a posto)

And now that I'm strong 
(
E adesso che sono forte ho capito)

I have figured out 

(Ho capito)
 

How this world turns cold 
(
Come questo mondo diventa freddo)

and it breaks through my soul 
(
Irrompe attraverso la mia anima

And I know I'll find 
(
E so che scoprirò)

deep inside me 
(
nel profondo di me stesso)

I can be the one 

(Che posso essere l'unico)
 

Kurt si avvicinò a Blaine e quest’ultimo si affrettò ad eliminare la piccola lacrima che scendeva dagli occhi.

 

I will never let you fall

(Non ti farò mai cadere)
I'll stand up with you forever 

(Mi alzerò con te per sempre)
I'll be there for you through it all

(Sarò lì per te qualsiasi cosa accada)
Even if saving you sends me to heaven 

(Anche se salvarti mi manderà in cielo )

 

Seasons are changing 

(Le stagioni stanno cambiando)
And waves are crashing 

(E le onde si stanno infrangendo )
And stars are falling all for us 

(E le stelle stanno cadendo solo per noi)
Days grow longer and nights grow shorter 

(I giorni diventano più lunghi e le notti più corte)
I can show you I'll be the one

(Posso dimostrati che sarò l'unico)

Kurt sorrise allungando una mano verso Blaine guardandolo dritto negli occhi. Era così: Kurt voleva dimostrare di essere l’unico adatto a Blaine. L’unico che l’avrebbe sorretto nel bene e nel male.

Non gli importava di soffrire perché, fin quando Blaine fosse stato al suo fianco, Kurt avrebbe trovato un motivo per sorridere.

“Ti Amo” simulò con la bocca Blaine, ancora seduto, tenendo stretta la mano che Kurt gli aveva offerto.

 

Cuz you're my, you're my, my, my true love, my whole heart 

(Perché tu sei il mio vero amore, il mio cuore intero)
Please don't throw that away

(Per favore non gettarlo via )
Cuz I'm here for you 

(Perché sono qui per te )
Please don't walk away and 

(Per favore non andare via e )
Please tell me you'll stay, stay

(Per favore dimmi che resterai )

 

Quando la canzone finì, Blaine si gettò al collo di Kurt. Ma questa volta non stava piangendo, era sereno e il suo sorriso fece illuminare ancora una volta il volto di Kurt.

“Farò di tutto per ricordami di noi. E’ una promessa”
**
Note:
Nel prossimo capitolo, Kurt farà una sorpresa speciale a Blaine. Posso solo dire che è una cosa successa nel telefilm, solo che i ruoli si invertiranno XD
Grazie a tutti e sopratutto alla mia beta <3








 

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Capitolo 14
*** 14° Capitolo ***


Il giorno seguente, quando Blaine arrivò a scuola, trovò piuttosto strano il fatto che Kurt non fosse lì ad aspettarlo. Eppure gli aveva mandato un messaggio dicendogli che si sarebbero visti.

Camminò tra i corridoi che velocemente aveva imparato a memorizzare nella giornata precedente e li trovò tremendamente vuoti. Poi si diresse verso la sua aula dove trovò Tina che gli aveva tenuto un posto accanto a lei.

“Hai visto Kurt?”

La ragazza fece segno di no con la testa, poi sorrise divertita. Blaine non riuscì a comprendere.

Stare ad ascoltare la lezione non fu difficile per Blaine, sembrava ricordare gli argomenti che stavano leggendo sul libro ed era anche riuscito a rispondere bene ad alcune domande che la professoressa aveva rivolto alla classe.

Quando la campanella suonò, Tina sparì e Blaine cercò l’aula del glee club ma vi ci trovò solamente Will.

“Mi scusi professore, dove sono tutti?”

L’uomo si girò sorridendo al ragazzo. “Ti stavo aspettando. Seguimi”

Se inizialmente Blaine era un po’ confuso, adesso lo era ancora di più. Strinse la borsa che gli pendeva dalla spalla e seguì Will per i corridoi della scuola fino ad arrivare vicino alle porte chiuse della palestra.

“Questa dalla a me, entra pure” disse il professore sfilandogli la borsa dalle mani. Blaine boccheggiò per qualche istante sentendosi spaesato.

“Su, vai!” lo incitò il professore e Blaine aprì le porte.

Entrò nella palestra che risultò essere buia e apparentemente vuota. Camminò lentamente fino ad arrivare nel centro sentendo dei mormorii intorno a lui. Poi tutto accadde in un istante.

Le luci si accesero illuminando un palco con sopra Mercedes e Santana che sfoggiavano dei lunghi vestiti da sera. Blaine si guardò intorno notando numerose persone, anch’esse vestite in quel modo, le quali lo guardavano sorridendo. Alzò gli occhi al cielo notando i festoni e i palloncini attaccati ai muri e un cartellone con su scritto “Prom Queen & Prom King 2011”

Blaine batté le palpebre confuso. Una musica partì e le voci delle due ragazze sul palco cominciarono ad intonare “Dancing Queen”

“Scusi?”

In quel momento Blaine si voltò trovandosi Kurt con un abito elegante e una corona in testa.

“Mi concedi questo ballo?” fece Kurt sorridendo e allungandogli una mano. Blaine si trovò a sorridere non riuscendo a capire completamente la situazione ma afferrò la mano di Kurt ed insieme cominciarono a ballare al centro della sala, sotto gli occhi dei ragazzi.

“C-cosa sta succedendo?” domandò Blaine avvicinando le labbra all’orecchio di Kurt.

“Ho riprodotto il ballo scolastico dell’anno scorso. Sono stato incoronato reginetta e tu mi hai chiesto di ballare, qui, davanti a tutti”

“Io ho fatto questo?” domandò sorpreso Blaine non smettendo di ballare.

“Già. Convincere tutti questi ragazzi a venire è stata una faticata. Ma, per fortuna, le minacce di Puckerman e le insinuazioni di Santana hanno riportato i loro frutti.”

Blaine sorrise poggiando la testa sulla spalla di Kurt stringendolo a sé.

“Sei bellissimo vestito così”

“Oh, grandioso. La prima volta non la pensavi esattamente in questo modo”

Entrambi risero stringendosi ancora di più.

“Ho pensato che, se non riuscirai a ricordate questi momenti, voglio almeno farteli rivivere.

Ogni singolo momento insieme a te per me è stato importante. Voglio che sia così anche per te”

Blaine si staccò da Kurt fissandolo negli occhi.

“Ci siamo baciati di fronte a tutte queste persone?” domandò voltandosi e notando che molti di loro si erano uniti ai balli.

“No”

“Possiamo cambiare allora qualcosa del nostro passato?” domandò sorridendo e Kurt annuì poggiando le labbra su quelle di Blaine per un bacio lieve.

 

 

“Cos'è questa storia!” urlò improvvisamente Rachel sedendosi accanto a Kurt nella biblioteca della scuola.

“Come scusa?” domandò il ragazzo alzando un sopracciglio e osservandola.

“La Nyada Kurt. Il provino è tra un po' e Finn mi ha detto certe cose”

A quel punto Kurt fu costretto a chiudere il libro per dedicarsi all'amica.

“Che tipo di cose?” chiese Kurt già immaginando la confusione mentale che aveva fatto il suo fratellastro.

“Che non vuoi più fare il provino per la Nyada”

“Ecco lo sapevo!” esclamò Kurt, conoscendo bene suo fratello.

“Rachel io non ho detto di non voler più fare il provino, ma solo di rimandarlo di un anno. E' un opzione che sto prendendo in considerazione. Insomma, l'anno prossimo Blaine prenderà il diploma e potremmo partire insieme per New York” disse Kurt fiducioso, cercando di convincere più se stesso che la sua migliore amica.

“E cosa pensi di fare per un anno intero? Aiutare tuo padre in officina? Kurt non puoi! Hai già superato la prima fase, siamo ad un passo dal realizzare i nostri sogni. Il nostro futuro”

“Blaine fa parte del mio futuro Rachel. Manca poco ed io non so davvero cosa fare”

Kurt sospirò accasciandosi sulla sedia lanciando la matita sul tavolo. La copia di Barbra Streidand aveva ragione: aveva superato il primo ostacolo per la Nyada e a pochi giorni sarebbe arrivata l'insegnante per valutarli e lui non si era preoccupato di preparare niente.

“Promettimi che ci penserai, Kurt. Non fare questa scelta azzardata”

“Così come tu hai scelto di sposare Finn dopo le Nazionali?”

Kurt vide Rachel fare il broncio. “Ma Finn verrà con me, ed io non sto rinunciando a niente. Hai lottato così tanto per andare via da questo posto e proprio ora che ci stai riuscendo, vuoi rimanerci un altro anno?”

“Non va mai tutto come prevediamo Rachel” fece Kurt in modo brusco.

“Lo so che ami Blaine e ti capisco, ma lui ora sta bene, ci sono i suoi genitori con lui e sono certa che vorrà seguirti il prossimo anno. Ma tu, Kurt, devi entrare in quella scuola. E' una tua rivincita personale”

 

 

Blaine guardò per l'ennesima volta l'orologio. Erano ormai passate le 14.00 e Cooper non si era ancora fatto vivo. Quando prese il cellulare per provare a chiamarlo si ricordò che la batteria era scarica già dalla seconda ora. Così rimase immobile ancora per un po' aspettando suo fratello, il quale non arrivò.

Blaine cominciò a camminare per strade che nemmeno riconosceva. Inoltre, in auto aveva tenuto tutto il tempo gli occhi chiusi, quindi non poteva ricordarsi di nessun negozio o via che gli avrebbero indicato la strada di casa.

Continuò a camminare a lungo fino a quando i suoi piedi non furono esausti. Non sapeva che ore fossero, ma di certo era tardi perché il cielo si era oscurato e una leggera pioggerellina aveva cominciato a cadere. Blaine aveva provato anche a cercare un taxi, ma sembrava che a Lima nemmeno esistessero.

 

 

“Ha iniziato a piovere molto forte” fece Melanie osservando la finestra. “se Blaine è ancora con Kurt allora sarà meglio che non escano fin quando non spiove. Anzi forse è meglio chiamarli. Abbiamo il numero degli Hummel?” Melanie si spostò per entrare nel salotto e cercare nell'agenda, accanto al telefono, il numero di casa Hummel.

Dopo aver premuto i tasti e aspettato due squilli, fu proprio Kurt a rispondere al telefono.

“Ciao Kurt, sono Melanie. Volevo solo dirvi di non uscire con questo tempaccio e che, se dovesse continuare a piovere così forte, manderò mio marito a prendere Blaine.”

“M-ma Blaine non è con me, signora Anderson”

Ci fu un momento di silenzio su entrambe le linee telefoniche.

“Cosa vuoi dire? Non è tornato a casa con te?”

“Io avevo lezioni di pianoforte, ma credo che Blaine non lo sappia, e lui mi aveva accennato che Cooper...”

In quel momento Kurt aveva già preso il cellulare cercando tra le ultime chiamate il numero del ragazzo.

“Ha il cellulare spento”

 

Blaine aveva cercato di ripararsi in qualche negozio, ma probabilmente si era fatto veramente tardi dal momento che stavano tutti chiudendo. La pioggia continuava a scendere ininterrottamente e il ragazzo dovette sistemarsi su di una panca ad aspettare un autobus, sperando di ricevere qualche informazione.

Cercò di ripararsi il più possibile dalla pioggia ma era ormai zuppo, quindi ogni tentativo era invano.

“Smemorato! E tu che ci fai qui?”

Quella voce lo fece scattare dal suo posto. Si voltò per poi trovarsi Noah Puckerman con un ombrello in una mano e una busta con del latte dall'altra.

“M-mi sono perso” rispose Blaine battendo non poco i denti.

“Su vieni con me” Noah gli offrì riparo sotto al suo ombrello e lo invitò a casa sua che si trovava proprio in quella via.

“Mamma, ho portato il latte” urlò togliendosi la giacca e aspettando che anche Blaine facesse lo stesso. Puck le gettò entrambe sul divano, non curandosi del fatto che fossero bagnate.

“Noah, sei tornato!” urlò la sorellina abbracciando il fratello per poi fermarsi ad osservare Blaine.

“Sorellina lasciami fare un paio di telefonate. Hobbit tu accomodati pure sul divano. Mamma? Ma dov'è finita....Mamma ci serve un asciugamano!”

Puck alzò il telefono e compose un numero.

“Hey amico, si sono io. No, ascoltami c'è qui Blaine Anderson, dice che si è perso. Ma non ha una balia?”

Blaine intanto tremava seduto sul divano di casa Puckerman guardandosi distrattamente intorno.

“Stanno arrivando. Ma cosa hai combinato? Finn dice che ti stanno cercando ovunque e che il tuo ragazzo sta avendo una crisi isterica. Non voglio immaginare nemmeno i pianti che si farà appena ti vedrà”

In quel momento la madre di Noah fece il suo ingresso nel salotto.

“Cosa è successo?” domandò vedendo Blaine completamente bagnato.

“Mamma lui è il ragazzo che non ha perso la memoria. Ricordi? Te ne ho parlato” fece Puck avvicinandosi a Blaine per dargli una pacca sulla spalla, cercando di farlo riprendere dal momento che non aveva ancora detto una parola.

“Oh povero figliolo, vieni con me” la donna trascinò Blaine con sé per fargli indossare dei vestiti troppo larghi, ma sicuramente più caldi dei suoi.

“Tieni, bevi un po', fa attenzione che scotta” fece la donna passandogli una tazza di thé.

“Grazie”

“Ti senti meglio?”

“Molto. E' stata davvero gentile.” Blaine bevve tutto il thé ringraziando ancora una volta la madre di Noah. Quest'ultimo lo chiamò e lo invitò ad entrare in camera sua.

Appena Blaine sorpassò la soglia notò un sacco per la boxe. Sbatté le palpebre un paio di volte prima che un ricordo confuso vagasse nella sua mente.

“Anche io pratico la boxe!” esclamò sfiorando con i polpastrelli il sacco.

“Lo so. Quando sei incavolato ti vediamo sempre. Di solito io e Finn non interveniamo, sopratutto se sono questioni con Kurt” fece Puck sedendosi sul letto. Prese il telecomando e azionò la sua PlayStation 3.

“Grazie ancora per avermi aiutato Noah” fece Blaine sedendosi accanto a lui osservando la televisione.

“Sei così strano. Ammetto che ogni tanto abbiamo avuto qualche intoppo io e te, ma credimi: ho pregato spesso per te e Kurt dal giorno dell'incidente. Io sono un tipo religioso”

Blaine annuì distrattamente, troppo impegnato ad osservare quel videogame dove Noah faceva correre la sua auto per strada schiantandosi contro le altre.

“Hai sentito?” fece Puck alzandosi e mettendo in pausa il gioco.

“Cosa?” domandò Blaine, alzandosi anche lui automaticamente.

“Credo sia arrivato Kurt, sento delle urla”

Entrambi uscirono e trovarono Finn e Kurt sulla soglia di casa insieme alla signora Puckerman.

“Oddio, Blaine!” Kurt scansò suo fratello prima di buttarsi tra le braccia del suo ragazzo.

“Perchè non hai detto nulla?” domandò ancora scosso Kurt.

“Avevo il cellulare scarico e aspettavo Cooper” fece Blaine accarezzando il suo ragazzo per rassicurarlo.

“Cooper ha detto di averti mandato un messaggio avvisandoti di tornare a casa con me perché lui aveva da fare. Sono stato così in ansia. Ho già avvertito i tuoi, stanno tornando a casa, ti aspettano li”

Blaine annuì stringendosi ancora un po' a Kurt “Scusami se vi ho fatti preoccupare”

 

Quando tornò a casa, Blaine dovette calmare sua madre in ogni modo dal momento che era scoppiata in un pianto che non sembrava avere fine.

Poco dopo riuscì a farsi un bagno caldo e chiese alla madre di lavare i vestiti di Noah così da restituirglieli il giorno seguente.

Nonostante quello che era successo, Blaine si sentì soddisfatto del fatto di essersi ricordato della boxe; mentre l'immagine del video games di Puck non gli si levava dalla mente.

 

 

Melanie era andata a dormire già da un po': aveva messo i panni in lavatrice e si era assicurata che Blaine stesse bene. Purtroppo la donna non ebbe pace a lungo, dal momento che venne svegliata da un singhiozzo brusco. Melanie aprì gli occhi trovandosi suo figlio in piedi, che si torturava l'angolo della giacca del suo pigiama e si mordeva un labbro cercando di trattenere dal pianto.

A Melanie ricordò tanto il suo piccolo Blaine: quel bambino dove il cui unico problema era la pipì a letto o quale cartone animato vedere prima di addormentarsi.

Ora invece aveva davanti a sé un figlio con una vita che si stava sgretolando sotto i suoi piedi.

“Cosa succede Blaine?” domandò accendendo il lumino sul suo comodino.

“I-Io mi ricordo dell'incidente”
**
Note:Prima di tutto scusatemi per il ridardo, seconda cosa: ecco il nuovo capitolo.
Kurt ricostruisce il ballo per Blaine per fare in modo che lui riviva di nuovo quei momenti.
Io ho sempre pensato che nella coppia Kurt è sempre il più forte tra i due (e credo che la 3x17-che mi fa piangere ancora- lo abbia mostrato abbastanza)
Nel prossimo capitolo Blaine racconterà i suoi ricordi dell'incidente e verrà a fargli visita un suo parente.



 

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Capitolo 15
*** 15° Capitolo ***


“Richard, svegliati, alzati. Forza!”

“C-Che succede?” l'uomo si stropicciò un occhio accendendo l’abat-jour per fare luce.

“Si tratta di Blaine. Dice di essersi ricordato dell'incidente” fece Melanie finendosi di legare distrattamente la vestaglia

“dov'è ora?” domandò il marito alzandosi anche lui dal letto frettolosamente.

“È di là. Gli ho detto di farsi una doccia; era in un bagno di sudore e tremava, Cooper sta controllando che non svenga all'improvviso.”

Richard notò la moglie tremare e così si avvicinò a lei stringendola. “Andrà tutto bene, stai tranquilla”

“Non dirmi di stare tranquilla quando abbiamo nostro figlio ormai in depressione. Cure, medicine, dottori. Tutto questo può indurre al suicidio.”

L'uomo fece un verso di rabbia “Non pensare nemmeno una cosa del genere. Blaine è forte”

“Era forte Richard. Ora non lo è più...”

 

“Blaine hai finito?” Cooper domandò per l'ennesima volta al fratello sperando che uscisse da dietro la tendina della doccia.

“Giuro che ti tiro fuori con le mie mani” guardò l'orologio notando che erano le 3.20 del mattino. Provò a sdrammatizzare la situazione, ma sapeva perfettamente in che condizioni si trovasse Blaine. Sentì l'acqua chiudersi e vide una mano spuntare fuori dalla tendina, così Cooper gli passò un asciugamano e vide finalmente uscire suo fratello.

“Ti senti meglio? Hai vomitato anche l'anima poco fa” fece Cooper accarezzandogli una spalla. Blaine annuì per poi afferrare il pigiama pulito che la madre gli aveva preparato.

“Ti aspetto qui fuori” fece Cooper prima di lasciarlo solo.

Blaine si sfilò l'asciugamano e cominciò a vestirsi evitando di guardarsi allo specchio.

La testa gli faceva male, molto male. In realtà aveva quei dolori da poco dopo essere uscito dall'ospedale ma non ne aveva fatto parola con nessuno per non dare ancora maggior peso alla situazione. Dovette sedersi sulla tavoletta del water per riprendersi da quel dolore, mentre nella sua mente vagavano i suoi familiari dei freni della sua auto che sfregavano sull'asfalto e il ribaltamento dell'autovettura.

Uscì dal bagno e tornò in camera sua trovando1 tutta la famiglia radunata là, per lui. Suo padre lo fece accomodare sul letto per poi sederglisi accanto stringendogli un ginocchio per dargli conforto.

Richard non si era mai dimostrato molto affettuoso nei confronti del figlio, soprattutto dopo aver scoperto che Blaine era gay ma adesso le cose erano completamente cambiate.

“Vuoi raccontarci qualcosa?”

Blaine annuì “Non ricordo molto. Voglio dire, ricordo dell'incidente, ma non ricordo il luogo o Kurt che era accanto a me. Ricordo solamente dell'auto, che rotolava con me dentro e dopo essere svenuto ho riaperto gli occhi e ho visto il sangue colare e...e..”

“Respira tranquillo. Rilassati e cerca di dormire, domani puoi restare a casa se vuoi, farò venire Alyssa il prima possibile”

“E' stato terribile” fece Blaine con un sospiro.

“Lo sappiamo tesoro. Se vuoi rimango io con te, ci stai?”

Blaine annuì alla proposta della madre, ma anche Richard rimase con lui aspettando che si addormentasse.

Quando tutti tornarono nei loro letti, Melanie si alzò per controllarlo di nuovo e trovò suo figlio sveglio, proprio come aveva immaginato.

“Sapevo di trovarti sveglio. Fingevi di dormire anche da bambino e poi ti beccavo giocare con i tuoi piccoli robot” fece sedendosi ai piedi del letto. Blaine fece un sorriso triste.

“Sono negato a mentire. Scusa, è che non ci riesco, se chiudo gli occhi rivedo quelle immagini”

Melanie strinse la mano di suo figlio.

“Posso immaginare il tuo dolore. Stai passando un momento veramente terribile e io e tuo padre vogliamo solo-”

“Voi due stavate divorziando, vero?” domandò Blaine interrompendola. “E' una cosa che ho ricordato ma non ho voluto dirlo ad Alyssa. Era troppo privata”

Melanie sospirò guardandosi le mani. “Volevamo. E' vero. Ma con il tuo incidente le cose sono cambiate, io e tuo padre ci stiamo riavvicinando e abbiamo voluto regalarci un'altra possibilità”

“Wow, almeno è servito a qualcosa questo incidente.” fece Blaine ironicamente e sua madre gli diede un buffetto sulla mano.

“Sono passate le quattro Blaine, che ne dici di fare come facevi da bambino?”

“No mamma ti prego qualsiasi cosa ma niente di infantile”

“Hey non è infantile addormentarsi tra le braccia della propria madre”

Entrambi risero allentando la piccola tensione che si era accumulata.

“Su, fammi spazio giovanotto”

Blaine si spostò facendo sistemare la madre accanto a lui per poi coprirla con le coperte e farsi avvolgere dalle sue braccia sicure.

 

 

A differenza di come gli aveva proposto la madre, Blaine decise di andare a scuola per fare le prove insieme al Glee Club. Mancava poco alle Nazionali e tutti continuavano a mormorare che c'era bisogno anche di lui.

Kurt, un giorno, aveva anche dato contro a Rachel che continuava a scegliere canzoni adatte a Blaine, fregandosene del fatto che probabilmente il ragazzo non se la sentiva di cantare.

Blaine rassicurò Kurt, dicendogli che sicuramente avrebbe trovato un modo.

 

“ALLORA SIGNORINE, SBRIGHIAMOCI” Sue urlò per l'ennesima volta al Glee club mentre li allenava per le Nazionali.

“Muovete queste chiappette mosce che vi trovate. Porcellana stai fermo con quelle mani e tu figlia dei due gay smettila di chiacchierare con il tuo omone tutta ciccia. Mi date il voltastomaco!”

I ragazzi tornarono ad allenarsi sotto lo sguardo minaccioso della Coach fino a quando Sue non si fermò di fronte a Blaine.

“Papillon sgargiante stai andando fuori tempo!”

“M-Mi dispiace”

“Riprova!” fece la donna incrociando le braccia al petto. Blaine riprovò i passi sbagliandoli di nuovo.

“Non ci siamo! Non ci siamo per niente. Riprova questi maledetti passi testa gellata o sarò costretta a sbatterti dietro a tutti i ragazzi”

“Coach” provò a chiamarla Kurt, quasi in un sussurro, ma lei parve non dargli peso, troppo concentrata a fissare i piedi di Blaine.

“Riprova”

“COACH SUE!”

a quel punto la donna si voltò con uno sguardo accigliato verso Kurt. “Porcellana, vedo che il fatto che ti stavo spontaneamente evitando non ti ha aiutato a tenere quelle labbra sporgenti chiuse, eh?”

“La smetta di urlare contro Blaine” fece Kurt abbassando lo sguardo per non incrociare quello dell'insegnante.

“Kurt, va tutto bene” gli disse Blaine, facendogli un segno per farlo calmare.

“No, non va bene! E' tornato da poco a camminare Coach, il professor Shuester sa quanto è bravo!”

“Beh, ma il professore non è qui, porcellana. Probabilmente starà profanando qualche bagno con pel di carota ed io sto eseguendo il mio lavoro, quindi lasciamelo fare o puoi accomodarti fuori”

“Coach Sylvester con tutto il rispetto ma io..”

“Io cosa porcellana? Vuoi che il tuo amichetto non si stanchi le gambine così potete fare stupidi giochetti erotici nella camera da letto?”

Dietro si sentirono mormorii e risate da parte dei ragazzi.

“Adesso smettetela è torniamo a lavoro!”

 

 

Blaine era stremato. Dopo che i ragazzi ebbero finito l'allenamento lui era rimasto a provare ancora.

Kurt era rimasto con lui, continuando a ripetergli inutilmente di fermarsi. Così, stremato dalle sue stesse parole, si era seduto sul pavimento di legno aspettando che Blaine crollasse.

Vennero interrotti dall'arrivo di Cooper.

“Che diamine stai facendo?” domandò a suo fratello trovandolo con il fiatone.

“Sto cercando di fermarlo, ma è inutile” fece Kurt con aria annoiata.

“Andiamo che c'è qualcuno che ci aspetta a casa” Fece Coop facendo fermare Blaine.

“Ti serve un passaggio Kurt?”

“No grazie, ho l'auto. Ti chiamo stasera Blaine” Kurt si avvicinò e rubò un veloce bacio al suo ragazzo, poi si volatilizzò.

“Chi c'è a casa, Alyssa?” domandò Blaine.

“No, ora vedrai”

 

Appena i due fratelli varcarono casa, Blaine si ritrovò davanti un uomo sulla settantina o anche più. Un cappello, un paio di baffi e un bastone tra le mani: era suo nonno. Anche se era più vecchio di come lo ricordasse, era di certo suo nonno. Appena i loro occhi si incontrarono, vari ricordi vagarono nella sua mente.

Un Natale in una casa non sua, un regalo inaspettato ed un nonno affettuoso che faceva sedere il suo nipotino preferito sulle sue gambe, raccontandogli storie che Blaine non era ancora in grado di comprendere, ma che adorava ascoltare.

Ricordò l'odore dei biscotti che sua nonna preparava ogni volta che Blaine andava a fargli visita e ricordò quando, insieme a quell'anziana a cui voleva tanto bene, aprivano gli scatoloni del passato rivivendo momenti di gioventù della donna.

“Nonno!” Esclamò Blaine avvicinandosi per abbracciarlo.

“Che vi avevo detto io? Era ovvio che si ricordasse di me” fece l'uomo stringendo suo nipote tra le braccia deboli.

“Cosa ci fai qui? La nonna è con te?”

Calò il silenzio nel salotto di casa Anderson e Blaine si ritrovò a fissarli tutti, poi capì da solo.

“E' morta, vero?”

“Cinque anni fa” fece suo nonno. “Su niente angoscia, voglio stare un po' con il mio nipotino. Ti sei fatto veramente grande lo sai? E vedo che indossi un bel fiocchetto al collo. Anch'io all'epoca ne indossavo parecchi e ammetto che conquistavo parecchie donzelle”

Blaine rise un po' imbarazzato “Sono felice che tu sia qui. Devo farti conoscere assolutamente Kurt. E' la persona più fantastica che esista”

“Ehm...Blaine ne parlerete più tardi, adesso perchè non ti prepari? Alyssa sarà qui tra poco” fece la madre provando a cambiare discorso.

“Ok, mando un sms a Kurt e mi preparo”

Blaine si allontanò e suo nonno si girò verso sua figlia “Chi è Kurt?”

Melanie balbettò qualche parola sconnessa, poi disse “E' un amico di Blaine”

“E cos'ha di così importante?”

“Papà, senti, è meglio che ne parliamo do-”

“Melanie diglielo, è inutile nasconderlo, Blaine non vede l'ora di farglielo conoscere, così lo confonderemo ancora di più” fece suo marito avendo compreso ormai che nascondere la storia che suo figlio fosse gay era inutile e insensata.

Melanie sospirò “Kurt è il fidanzato di Blaine”

“Fidanzata vorrai dire” fece suo padre.

“No papà, Blaine è gay.”

E per la seconda volta calò il silenzio. Melanie vide sul volto di suo padre una smorfia poco piacevole.

“Ma papà dovresti conoscere Kurt, è un ragazzo magnifico e lui am-”

“Vado nella stanza degli ospiti.” la interruppe il padre bruscamente “dopo che la psicologa se ne sarà andata via, voglio parlare con mio nipote”

 

 

Alyssa arrivò nel pomeriggio e passò più di un'ora ad ascoltare Blaine, il quale cercava di riportare a galla altri ricordi legati all'incidente. Purtroppo, non vi furono molti sviluppi su quel piano, così, cominciò a parlare di suo nonno e degli altri familiari. Raccontò di tutto quello che si era ricordato non appena lo aveva visto e poi spiegò della morte di sua nonna.

Ci furono ricordi vari, ma niente di più.

Poco dopo Blaine, volle interrompere la seduta. Il mal di testa era diventato troppo forte, anche se non volle ammetterlo. In realtà, non aveva avuto il coraggio di dire nemmeno a Kurt che quei mal di testa erano la cosa più brutta che gli fosse capitata; molto più di stare in un letto, immobile.

La sua testa cominciava a pulsare violentemente, tanto che gli veniva da vomitare. Ma Blaine era convinto che la causa fossero le troppe pillole che prendeva, o lo stress legato ai ricordi, alle lezioni e il Glee Club.

Quando sua madre lo avvertì che il nonno voleva parlargli, Blaine si affrettò a raggiungere la stanza degli ospiti.

Trovò l'uomo seduto sul letto a leggere un libro.

“Nonno, volevi parlarmi?” fece Blaine, chiudendosi la porta alle sue spalle. L'anziano batté una mano sul letto per incoraggiare suo nipote a sedersi.

“Com'è andata la visita?”

“Bene. Credo. Ho fatto dei miglioramenti in questo periodo con lei”

Suo nonno annuì distrattamente “Devo scusarmi con te Blaine. Sono anni che non vi faccio visita e tanto meno mi sono preoccupato che stessi bene. Ma con la morte di Mollie mi sono chiuso in me stesso”

Blaine annuì non sapendo esattamente cosa dire.

“Tua madre mi ha detto che sei fidanzato” fece una pausa. “Con un ragazzo!”

Blaine trasalì dal modo in cui lo disse. “Si” mormorò appena.

“Sai quando ero giovane come te, avevo più muscoli sicuramente, comunque andai a fare il servizio militare. Ai miei tempi era d'obbligo”

Blaine roteò gli occhi senza farsi notare: ascoltare le storie di guerra e del passato lo annoiavano parecchio, ma educatamente restò ad ascoltare.

“Durante il mio servizio, dividevo la camera con un altro ragazzo ed ogni sera continuava a scrivere, scrivere e scrivere tantissime lettere. Ero convinto che avesse una bella pollastrella tra le mani.”

“Nonno è orribile quel termine” fece Blaine, con una smorfia interrompendolo.

“Zitto e fammi parlare.” scherzò l'uomo “Comunque, una volta mi chiese un consiglio e mi passò una lettera: dichiarava il suo amore ad un ragazzo. Appena capì che il mio amico era un omosessuale, mi feci cambiare camera. Non volevo stare assolutamente con un uomo del genere. Lo disprezzavo, lo odiavo.”

Blaine deglutì e involontariamente cominciò a tremare. La testa cominciò a girare di nuovo e aveva voglia di correre in bagno e vomitare.

“Quando il nostro servizio militare finì, arrivammo nella nostra patria, scendemmo dal nostro bus ed io andai ad abbracciare tua nonna. Mi voltai vedendo il mio ex compagno di stanza: c'era il suo fidanzato ad aspettarlo, era più piccolo si vedeva. Probabilmente non aveva ancora l'età per far parte del servizio militare. Notai il modo in cui si guardarono, come si abbracciarono e mi parve la cosa più normale in assoluto.”

Il nonno fece un sorriso triste “Anni dopo mi invitò al suo matrimonio, ma non ci andai. Mi sentivo un vigliacco, un debole. Avevo guardato quel ragazzo con tanto disprezzo che mi vergognavo a presentarmi da lui. Poi, un bel giorno, gli telefonai. Non riuscivo a tenermi quel peso sullo stomaco. Siamo diventati grandi amici da allora. L'anno in cui Mollie è morta, lui e suo marito mi vennero a prendere di peso e mi portarono a casa loro.”

Blaine non si rese conto che stava sorridendo, allo stesso tempo stava immaginando un futuro con Kurt, gli anelli al dito, una casa tutta loro.

“Quindi, non ti da fastidio?” domandò con ancora un po' di paura.

“Voglio conoscere questo Kurt. E voglio solo il tuo bene, Blaine. E spero che nessuno ti guardi nel modo in cui guardavo io quel ragazzo. Nessuno!”

A quel punto il ragazzo non potè far a meno che abbracciare suo nonno.

“Grazie nonno. Il tuo parere è importante per me”

 

Quando Blaine uscì richiudendo la porta, la sua testa cominciò a girare fortemente. Si aggrappò al muro per sostenersi e fece fatica a respirare.

“Blaine è tutto okay?”

Il ragazzo trasalì alla vista di Cooper. Si ricompose e sorrise.

“Sto bene”

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Capitolo 16
*** 16° Capitolo ***


Blaine cominciò a distrarsi durante le lezioni e anche durante le prove del Glee Club.

Kurt notò questa stranezza, ma non disse nulla; si limitava a prendere la mano del suo ragazzo e a stringerla sorridendogli serenamente, aspettando che Blaine si voltasse e gli dicesse

Ho questo problema. Aiutami!”

Ma Blaine restava tranquillo e ricambiava il sorriso.

Durante l'ora di ginnastica, addirittura Finn notò che il suo amico non aveva nemmeno la forza di prendere a pugni la sacca da boxe ma, a differenza del fratellastro, lui non era così discreto.

“Stai bene amico? Mi sembri fiacco oggi”

Blaine si voltò verso Finn che lo fissava preoccupato.

“Va tutto bene, sono solo stanco” deglutì prima di mostrare un altro sorriso. Poi decise di allontanarsi, togliersi i guantoni e buttarsi sotto la doccia.

L'acqua che gli scorreva sul corpo sembrava che lo stesse bruciando, inoltre, le gambe non riuscivano a tenere il suo corpo. Si aggrappò al muretto e si lavò velocemente.

“Blaine, quanti chili hai perso?” Domandò Sam mentre si preparava anche lui per lavarsi.

Blaine guardò il suo fisico mentre si arrotolava un asciugamano intorno alla vita.

“Beh, con il coma e la permanenza in ospedale, direi parecchi” rispose dando poi una pacca sulla spalla dell'amico allontanandosi.

Ovviamente, si era ricordato di omettere che, ad ogni giornata trascorsa col mal di testa, corrispondeva una nottata passata in bagno a vomitare.

Blaine si vestì distrattamente con ancora la pelle bagnata quando sussultò alla vista di Kurt.

“A che cosa stai pensando?” gli domandò il ragazzo sedendosi accanto a lui e prendendo un asciugamano per poi strofinargli i capelli. Fu felice che la palestra fosse semi-deserta per permettersi di fare un gesto affettuoso.

“Niente. Andiamo a prenderci un caffè?”

 

 

 

Blaine ascoltò per lungo tempo il monologo di Kurt che, per quanto la sua amica Rachel lo avesse frequentato, con l'abbigliamento, purtroppo, non era migliorata

“E' un dramma!” concluse il ragazzo scuotendo la testa e sorseggiando il suo caffè.

Blaine annuì distrattamente.

“Blaine, ma cosa ti succede? Non credere che non abbia notato il tuo silenzio”

Il ragazzo non rispose, si limitò ad alzare la testa indicando qualcuno dietro le spalle di Kurt che li stava raggiungendo.

“Ragazzi! Come state?” domandò Sebastian rimanendo in piedi vicino al tavolo dei due.

“Bene, grazie” borbottò Blaine.

Kurt gli aveva spiegato tutte le vicende passate con il Warbler e adesso non sapeva esattamente come comportarsi, ma rimase sorpreso quando sentì le parole di Kurt.

“Ti siedi a bere con noi?”

Anche Sebastian fu stupito da quelle parole, ma sorrise a Kurt e si sedette con loro.

Il Warbler lanciò un'occhiata a Kurt e quest’ultimo capì che lo stava ringraziando.

 

 

 

 

Kurt decise di passare un week-end a casa Anderson. Aveva trovato di nuovo Blaine di cattivo umore e voleva cercare di consolarlo.

Restarono tutto il giorno in casa, ma non si annoiarono: insieme cucinarono la cena anche per i genitori di Blaine, poi Kurt volle dare un tocco personale alla camera del suo ragazzo e, tra vecchi libri di magia e macchine fotografiche da mettere in mostra, si scambiavano i migliori baci che due fidanzati potessero darsi. Kurt guardava Blaine immerso nel lavoro che gli aveva assegnato e sembrava piuttosto sereno. Sospirò lieto sperando di poter continuare ad aiutarlo.

 

 

Dopo cena si chiusero in camera di Blaine stendendosi sul letto tenendo le loro gambe incrociate tentando inutilmente di prestare attenzione al film che avevano messo nel lettore Dvd.

“Direi che sono piuttosto soddisfatto della nostra sessione di baci di questa giornata.” Fece Kurt pizzicando un fianco di Blaine facendolo sghignazzare. Il moro poi si sistemò meglio sullo stomaco di Kurt e cominciò a sfiorargli i capelli non staccando lo sguardo da quei due enormi occhi celesti.

“Cosa c’è Blaine?” domandò Kurt notando il ragazzo pensieroso, ma Blaine non rispose, si limitò a picchiettare le dita sul petto di Kurt su e giù per poi avvicinarsi e baciargli le labbra, il mento, il collo….

Istintivamente Kurt affondò la testa sul cuscino continuando ad accarezzare la schiena di Blaine. Sentì l’altro sospirare nell’incavo del suo collo, come se stesse cercando di fare di più ma senza riuscirci. A quel punto Kurt si alzò poggiandosi sui gomiti facendo così spostare Blaine che si alzò con il busto e si mise a gambe incrociate sul letto.

“S-scusa è che io”

“Blaine, tranquillo. Mi chiedevo quanto fossi pronto per qualche passo-”

“Sono pronto” si affrettò a dire Blaine “cioè voglio dire, noi l’abbiamo fatto altre volte, giusto? Solo che io ecco…” Blaine si grattò la fronte con fare impacciato per poi voltarsi e dare le spalle a Kurt.

Quest’ultimo camminò a gattoni sul letto avvicinandosi a lui avvolgendolo in un abbraccio.

“Posso pensarci io” gli sussurrò ad un orecchio prima di lasciargli un bacio.

Blaine voltò la testa per guardarlo “sarà come farlo per la prima volta di nuovo” sussurrò sentendosi già il corpo tremante e in fiamme.

“Lo sarà per entrambi” disse Kurt facendolo voltare e portandolo al centro del letto.

Ed era vero, era una nuova esperienza per entrambi, perché Blaine non ricordava nulla dei suoi rapporti intimi con Kurt e quest’ultimo, invece, ogni volta che facevano l’amore, aveva sempre voluto che fosse Blaine a guidarlo, per sentirlo sempre dentro di lui.

Ora erano di nuovo punto e accapo.

Kurt fece mettere Blaine in ginocchio sul letto e si accertò di controllare che la porta fosse chiusa e poi alzò il volume della tv. Blaine lo osservò e quando capì il perché di quei gesti si ritrovò ad arrossire.

Kurt tornò sul letto mettendosi anche lui in ginocchio e prendendo le mani di Blaine. Ne baciò una.

“Hai paura?”

“Un po’”

“Anche io”

Entrambi sospirarono unendo le loro labbra in un semplice bacio.

“Ok” fece Kurt cercando di trovare un po’ di forza. Non voleva sentirsi così sbadato, ma aveva paura, era una nuova esperienza e non aveva nessuna intenzione di deludere Blaine. Anzi, voleva che con questa nuova prima volta, Blaine tornasse a ricordare.

Deglutì prima di avvicinare le mani al colletto della camicia di Blaine per cominciare a far scivolare dall’asola il primo bottone.

Istintivamente Blaine chiuse gli occhi sospirando pesantemente e a quel punto Kurt gli baciò una guancia cercando di rassicurarlo.

Quando la camicia fu completamente aperta, Kurt allungò le mani per togliersi la sua maglia, ma Blaine lo bloccò.

“P-Posso farlo io”

Kurt annuì sorridendo, cercando di trasmettergli una sicurezza che in realtà non aveva. Allungò le mani verso l’alto e Blaine gli fece scivolare via la maglia. Kurt fece lo stesso con la camicia dell’altro ed entrambi si ritrovarono a petto nudo,a fissarsi come forse non l’avevano mai fatto prima.

Non erano sguardi lussuriosi, ma certamente ricchi di passione e amore.

“Sei bellissimo” soffiò Blaine non riuscendo a distogliere lo sguardo dal petto chiaro del suo ragazzo.

Kurt in risposta si avvicinò di nuovo a lui mordendogli il labbro inferiore e infilando le mani tra i capelli scuri di Blaine attirandolo a sé il più possibile. A quel punto entrambi caddero sul letto.

Blaine si sistemò di schiena mentre Kurt si poggiò leggermente su di lui tornando ad intrecciare le loro gambe, mentre le loro labbra erano catturate da un bacio decisamente poco casto.

Blaine, lentamente cominciò a spingere il suo bacino contro quello di Kurt, bisognoso di un contatto che non comprendesse solo le labbra. Entrambi mugugnarono uno nella bocca dell’altro sentendo le loro eccitazioni sfiorarsi.

“A-aspetta” Kurt si staccò leggermente da lui per poi allontanarsi. Blaine lo vide frugare nel suo armadio.

“Cosa stai facendo?” domandò alzando il collo sperando di poter vedere al di là del corpo di Kurt.

Quest’ultimo poi si girò tenendo tra le mani una scatola e una bottiglietta. A Blaine non serviva la memoria per capire a cosa servissero.

Kurt li sistemò sul comodino e gattonò di nuovo accanto a Blaine riprendendo da dove avevano si erano interrotti, mentre con una mano lentamente cominciò ad accarezzare i pettorali di Blaine per poi scendere sempre più giù fino ad arrivare all’asola dei pantaloni. Quando Blaine sentì i pantaloni improvvisamente meno stretti addosso, capì che Kurt stava cercando di toglierli.

A quel punto alzò il bacino permettendo a Kurt di sfilarli completamente. Quest’ultimo sentì il respiro del suo ragazzo accelerare sempre di più.

“Va tutto bene Blaine. Tutto bene” poi si sistemò sopra di lui continuando a baciarlo.

“Ti prego Blaine….ricordati di me. Io ho bisogno che tu ti ricordi di me, di noi” Gli disse baciandolo con più foga.

“Ricordati…ti prego…t-ti prego, ricordati di me” continuava a ripetere mentre la sua voce veniva interrotta dai gemiti di entrambi.

“Ricordati di me”

 

Fare l’amore risultò meno impacciato di quanto avessero immaginato. Entrambi si sussurrarono ti amo tra un bacio e un gemito e poi ti voglio, sei tutto per me e mi togli il respiro. Sei l'amore della mia vita e tu mi emozioni Blaine, sei tutto quello che stavo cercando.

Kurt ripeté frasi che avevano fatto breccia nel suo cuore e che erano impossibili da dimenticare, le ripeté nella speranza che Blaine riuscisse davvero a ricordare.

 

Entrambi erano distesi con le lenzuola che coprivano metà del loro corpi, ancora nudi e sudati. Blaine era rannicchiato su se stesso, con le braccia di Kurt che gli cingevano la vita, e la schiena che combaciava con il petto del suo ragazzo.

“Tutto bene?” mormorò Kurt lasciando un bacio dietro il collo umido di Blaine. Sentì il corpo del moro sospirare sotto le sue braccia.

“Blaine, va tutto bene?” gli accarezzò lentamente i fianchi facendo scendere la mano anche lungo la gamba. “Ti ho fatto male? Puoi dirlo Blaine, davvero noi p-possiamo provvedere”

“Va tutto bene” lo rassicurò l'altro.

“Ti fa male?” domandò Kurt continuando ad accarezzarlo.

“Un po’” ammise Blaine ma poi si voltò mostrando uno dei suoi migliori sorrisi. “Ti amo. Sono stato benissimo. Davvero” poi si voltò sistemandosi a pancia in giù e Kurt ne approfitto per posizionarsi di nuovo sopra di lui cominciandogli a baciare la schiena.

Blaine si rilassò e si lasciò andare in qualche risatina ogni volta che ad un bacio Kurt lo solleticava con la lingua. Cercò di evitare quel mal di testa che, di nuovo, era tornato a infastidirlo.

“Allora” iniziò Kurt sistemandosi di nuovo accanto a lui “niente su di me? Noi?”

Il sorriso di Blaine si spense a quella piccola speranza di Kurt ma quest’ultimo non se ne accorse.

“Hai visto Noah fare incidenti con il video games e hai ricordato il nostro, lo stesso con il Lima Bean e il sacco da boxe. Ora abbiamo fatto l’amore. Siamo stati a contatto, nel modo più…” Kurt non continuò la frase notando una lacrima sul volto di Blaine.

“Hey, amore tranquillo. Va tutto bene, sul serio! Non importa” Kurt abbozzò un sorriso alzandosi dal letto.

“Tieni, infilali” gli passò un paio di boxer e un pantalone.

“Io vado un momento in bagno a sistemarmi” lo rassicurò baciandogli velocemente la guancia per poi infilarsi in bagno.

Non appena chiuse la porta alle sue spalle dovette sopprimere con la mano un singhiozzo che stava uscendo dalla sua bocca.

Le lacrime cominciarono a scorrere velocemente dai suoi occhi e Kurt si lasciò cadere a terra chiudendosi in se stesso.

Non era più sicuro di nulla. Non era vero che non gli importava e che andava bene. Non andava bene per niente. Per niente.

Si infilò velocemente i boxer, un pantalone e una t-shirt bianca prima di prendere un asciugamano e portarlo al volto per non far sentire i singhiozzi che stava emanando.

“Kurt?” si sentì chiamare da Blaine e poi sentì uno strano rumore.

“Blaine scusami” fece cercando di apparire normale con il tono di voce “Ho i-i miei rituali con la crema e…ci metterò un istante, va bene?”

Kurt non sentì la risposta di Blaine ma non se ne preoccupò troppo anzi, si affrettò a lavarsi il volto guardandosi nello specchio sperando che le macchie rosse scomparissero dal suo viso.

Sospirò stringendo le dita al bordo del lavandino, ripetendo a se stesso di mantenere la calma e che le cose sarebbero cambiate.

Ma ancora una volta stava mentendo a se stesso.

Si sedette sulla tavoletta del water cercando di respirare piano e di far calmare il tremore alle mani e alla gamba.

Si rialzò e si diede un’ultima occhiata allo specchio, avrebbe spiegato che il rossore della pelle era dovuto allo strofinare i dischetti di ovatta sul volto per distendere bene la crema.

Con l’ennesimo sospiro aprì la porta del bagno della camera di Blaine e si guardò intorno: il suo ragazzo non era in camera e le lenzuola erano state tirate tutte sul pavimento come se qualcuno l’avesse trascinate con sé.

Kurt non ci mise molto a capire cosa fosse successo, dal momento che fece il giro del letto e si ritrovò Blaine disteso a terra. Immobile.

“Blaine!”

Kurt si gettò su di lui prendendolo per la testa e fissandolo in volto.

Gli occhi di Blaine erano chiusi e il suo corpo era immobile mentre la mano era ancora stretta attorno alla coperta a cui aveva cercato di aggrapparsi.

Kurt continuò a scuoterlo urlando: “Blaine! Rispondimi! Blaine!”
**






Note: *scansa i colpi di pistola e i forconi volanti*  Lo so che adesso siete preoccupati solo per il finale di questo capitolo, ma spero che abbiate apprezzato quello che è successo prima che Blaine perdesse conoscenza.
Nel prossimo capitolo: la corsa in ospedale, la presenza di Sebastian e i timori di Kurt.







 

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Capitolo 17
*** 17°Capitolo ***


La corsa in ospedale avvenne in un lampo. Quando Kurt si rese conto che Blaine non rispondeva ai suoi richiami non ci aveva pensato due volte ed era corso a chiamare i genitori.

Arrivarono in ospedale tutti in uno stato di shock, sopratutto Kurt, il quale tremava mentre continuando a ripetere sottovoce il nome di Blaine.

Aveva bisogno di chiamare qualcuno: suo padre era fuori questione. A quell'ora di notte sicuramente gli avrebbe fatto prendere un colpo. I ragazzi del Glee club avrebbero impiegato troppo tempo da Lima per arrivare in ospedale. Mandò un messaggio digitando velocemente senza neanche accertarsi che quello che avesse scritto fosse corretto.

Venne poi fatto sedere su una barella del pronto soccorso per controllare se fosse sotto shock, ma Kurt si ritrovò a sbraitare mandando tutti a quel paese.

Intanto, i genitori di Blaine si erano appostati fuori dalla stanza dove era stato rinchiuso il figlio, aspettando l'arrivo di un medico per avere qualche notizia.

 

 

Era passata circa mezz'ora e gli Anderson non erano riusciti a fermare nessuno dei medici che entravano ed uscivano dalla sala. Così continuarono ad interrogare Kurt su cosa fosse successo. Il ragazzo continuava a dire che uscendo dal bagno l'aveva trovato a terra, con gli occhi chiusi che poi si erano riaperti e fissavano il vuoto e che non rispondeva, e tanto meno si muoveva.

Kurt però aveva omesso che poco prima avevano avuto un rapporto, ma non credeva che fosse realmente importante. In tal caso ne avrebbe parlato in privato con il medico.

Rimasero ancora per un po' immobili fin quando il fratello di Blaine non ruppe il silenzio.

“Quello che ci fa qui?”

Tutti si voltarono nella direzione dove lo sguardo di Cooper era puntato. Sebastian era lì, in piedi, con il fiato corto che guardava con occhi spalancati Kurt e la famiglia di Blaine.

“Ci penso io” mormorò Kurt alzandosi e avviandosi nella saletta d'attesa seguito da Sebastian.

“Cosa è successo?” domandò il Warbler non appena furono fuori dallo sguardo curioso dei familiari di Blaine.

Kurt si accasciò su una sedia mentre Sebastian lo guardava impazientemente.

“Vuoi parlare?!”

“Non so nemmeno dirti cosa è successo. L'ho trovato disteso a terra, immobile.”

Sebastian deglutì “vuoi dire...”

“No! Respirava.” rispose subito Kurt e sentì Sebastian tirare un sospiro di sollievo mentre si sedeva accanto a lui.

“Perchè mi hai chiamato?” fece Sebastian appoggiando i gomiti sulle ginocchia e voltandosi verso Kurt.

“Hai detto che avrei potuto chiamarti in qualsiasi momento”

“Si, ma dico...perchè proprio me?!”

Kurt si sistemò sulla sedia strofinandosi le braccia rabbrividendo appena; era uscito di casa con solo addosso una T-shirt bianca.

“Hai sempre detto di essere innamorato di lui, giusto? Allora sei l'unico che in questa situazione non potrebbe mai mentirmi. Tutti gli altri mi direbbero ‘andrà tutto bene’, non comprendendo il mio dolore. Tu invece....”

Sebastian annuì, ma non disse nulla. Si alzò e si tolse la giacca della Dalton che stava indossando.

“Indossala, che così vestito sei orribile.” gliela gettò sulle gambe con poca delicatezza. Kurt l'afferrò infilandosela per poi tornare dai genitori di Blaine per controllare la situazione, ma tornò nella sala d'attesa senza informazioni.

 

 

Kurt venne svegliato da un colpo alla spalla. Non si era reso conto di essersi addormentato.

“Che succede?” domandò a Sebastian seduto accanto a lui.

“Niente. Ma tu stavi piangendo”

Ed era vero. Sfiorandosi il volto Kurt lo trovò inumidito dalle lacrime. Ma non poteva farci nulla: vedere Blaine in quelle condizioni gli aveva fatto crollare ogni piccola sicurezza che aveva acquistato.

Guardò l'orologio rendendosi conto che erano le otto del mattino. Possibile che i medici non avessero detto nulla?

Si alzò per andare di nuovo dalla famiglia di Blaine ma non trovò nessuno nel corridoio.

“Sono andati in una camera privata a parlare. Sono chiusi da un po'. Non mi hanno accennato nulla su di lui” fece Sebastian sorseggiando un caffè amaro.

“Io sto impazzendo!” sbottò Kurt, passandosi furiosamente le mani tra i capelli.

“Ho controllato nella saletta, ma non si vede niente” fece Sebastian dando un'occhiata fuori.

Kurt si avvicinò a lui e in quel momento vide uscire i genitori di Blaine. Nessuno stava piangendo ma non avevano nemmeno dei visi sollevati.

“Melanie?” Kurt la chiamò con un groppo alla gola sperando di avere finalmente una risposta.

“Kurt, stiamo andando da lui, è sveglio. Dopo ti facciamo entrare, abbiamo bisogno di un momento di privacy.” la donna accarezzò il volto del ragazzo e poi si allontanò.

 

Kurt un'altra mezz'ora ad aspettare, tra crisi isteriche e lotte contro la macchinetta del caffè.

In tutto quel tempo Sebastian non gli aveva detto di stare calmo, di fermarsi e aspettare. Niente. Ed era giusto così, perché doveva sfogarsi, ma sapere che c'era qualcuno che capiva il suo dolore, almeno in parte, era apparentemente incoraggiante. Anche se Kurt sapeva di certo che il suo amore nei confronti di Blaine, non poteva essere paragonato a quello apparente di Sebastian.

“Kurt?”

Il ragazzo si voltò trovandosi Richard Anderson in piedi accanto a lui. “Puoi andare adesso, se vuoi”

Kurt annuì asciugandosi il volto per poi seguire il padre del suo ragazzo.

Blaine era stato trasportato in un'altra camera, simile a quella in cui si trovava dopo l'incidente: una stanza privata e con tutti i comfort necessari.

Kurt lo trovò disteso sul letto con la flebo e due tubicini infilati nel naso. Sembrava solo stanco e apparentemente stava bene.

“Blaine?” lo chiamò con voce mozzata avvicinandosi a lui e prendendogli una mano. Solo dopo qualche istante il suo ragazzo si voltò verso di lui; era così perso in chissà quali pensieri da non rendersi conto che Kurt si era seduto sul letto proprio accanto a lui.

“Ciao” fece Blaine sorridendo serenamente.

“Ciao” Kurt ricambiò il sorriso ma sapeva che di lì a poco sarebbe scoppiato. “Mi hai spaventato parecchio, lo sai?”

Blaine rise di nuovo “Sto bene. E' stata colpa mia. Ma è tutto okay. Tu stai bene?”

“si, sto b-bene” mentì Kurt.

“Sii sincero” lo incoraggiò Blaine.

A quel punto Kurt non riuscì più a trattenersi. Per un momento aveva visto la sua vita crollare in quella piccola stanza.

Nelle ore passate aveva già visto un mondo senza Blaine, un mondo sofferente dove non c'era via d'uscita.

Il labbro inferiore cominciò a tremare nonostante Kurt lo tenesse stretto tra i suoi denti. Blaine gli fece segno di abbracciarlo e Kurt si gettò su di lui lasciando che le lacrime scorressero veloci sulla sua pelle.

“Ti prego Blaine, non lasciarmi. Sei la cosa più bella che mi sia mai successa e tu non puoi farmi questo. Non farmi spaventare mai più!”

Blaine si sistemò meglio sul cuscino provando ad asciugare le lacrime del suo ragazzo, trattenendo le sue “Smettila di piangere okay? Va tutto bene, io sto bene, adesso calmati”

Blaine continuò a consolare Kurt tutto il tempo mentre da fuori Sebastian li osservava con un sorrisetto sul volto e gli occhi lucidi.

“Non vado da nessuna parte. Sono qui Kurt, con te. Per sempre” E Blaine disse quelle parole con tanta convinzione da crederci anche lui.

 

I medici non avevano saputo spiegare il perchè Blaine fosse svenuto. L’unica cosa che sapevano era che non fosse legata alla perdita di memoria, ma sicuramente aveva a che fare con qualcosa nel cranio.

Blaine confessò i continui mal di testa che aveva tenuto nascosto tutto il tempo. In una giornata i medici lo sottoposero a più di una Tac dando risposte imprecise ai familiari del ragazzo, dicendogli che non volevano dare loro informazioni sbagliate.

Quando Burt fu avvertito dai genitori di Blaine, lasciò l’officina e corse in ospedale per vedere come stesse il ragazzo. Dopo aver parlato per un po' con Richard entrò in camera sperando di poter portare via Kurt.

Trovò suo figlio raggomitolato su se stesso dormiente mentre Blaine lo fissava accarezzandogli i capelli.

“Hey ragazzo, la smetti di farci spaventare?” scherzò Burt sedendosi su una sedia accanto al letto. Blaine sorrise sereno, fin troppo sereno.

“Non so quante lacrime gli ho fatto versare” fece Blaine non distogliendo lo sguardo dal suo ragazzo. “mi chiedo ancora perché sia innamorato di me.” fece per spostarlo ma Kurt si aggrappò di nuovo a lui.

“Kurt, svegliati tuo padre è qui” lo chiamò Blaine smuovendolo appena. Kurt aprì gli occhi stropicciandone uno, per poi fissare prima il suo ragazzo e poi suo padre.

“No, non vado via di qui” disse con voce roca mantenendosi a Blaine per paura di essere trascinato via da un momento all'altro.

“Torniamo più tardi, Kurt. I medici hanno detto che se arrivano in tempo le risposte della Tac, Blaine potrebbe già uscire.”

“Su Kurt vai” lo incoraggiò Blaine facendogli l'occhiolino.

Alla fine Kurt si arrese e salutò velocemente il suo ragazzo. Appena la porta si chiuse, il sorriso che Blaine aveva mantenuto tutto il tempo si spense. Sapeva che c'era qualcosa che non quadrava nella sua testa, perché i medici continuavano a dire cose come ‘È un caso raro’, ‘Chiamiamo l'ospedale di Washington, anche loro hanno avuto un caso simile’, ‘Io ho sentito di due casi del genere anche in Europa. In Italia’ e ‘Rifacciamogli una Tac’.

Poi l'avevano fatto alzare e, di punto in bianco, era svenuto di nuovo come era successo nella sua camera. Riusciva a sentire le voci delle persone che gli parlavano intorno, ma lui restava immobile. Non riusciva a muovere un singolo muscolo.

Blaine guardò fuori la finestra, il sole stava già tramontando. Una giornata era finita in un lampo e lui si era ritrovato di nuovo in ospedale, senza aver riacquistato tutta la memoria e con un nuovo problema.

 

 

“No Rachel, deve rimanere una notte sotto osservazione. No non credo che Kurt abbia voglia di parlarti. Lo sai come si irrita quando è arrabbiato e sente la tua voce. No Rachel hai una voce magnifica. Non prendertela con me! Ti amo tesoro a dopo” Finn ripose il telefono prima di sedersi accanto a Kurt. Quest'ultimo aveva preso una coperta e si era sistemato sul divano fissando la televisione, senza realmente guardarla.

“Rachel mi ha detto di dirti che la settimana prossima arriva la tizia della Nyada per il vostro esame”

Kurt si voltò verso suo fratello “tizia, Finn?” chiese con acidità.

“Si lei. Sai, Rachel era curiosa di sapere se avevi ancora intenzione di fare l'esame”

Kurt sbruffò levandosi la coperta di dosso. Stava per urlare contro Finn per dirgli di andare via, lui e la sua petulante fidanzata, ma sapeva che prendersela con loro non era la soluzione.

“Che dovrei fare?” si ritrovò a domandare. Vide Finn andare leggermente nel panico.

“I-Io non saprei. Insomma, credo che dovresti fare l'esame. Blaine si riprenderà e....Kurt perché piangi?”

Kurt si asciugò subito le lacrime “Scusami sono solo stressato. Io voglio fare l'esame, Finn. Ci tengo veramente tanto. Sto combattendo da anni ormai contro questo paesino e sono ad un passo dall'abbandonarlo. Ma qui c'è Blaine, e le sue condizioni io-”

Finn gli poggiò una mano sul ginocchio “Ascoltami Kurt, io sono l'unico che potrebbe darti uno dei consigli più sbagliati in assoluto ma sono convinto che tu debba fare questo esame. Fallo come una rivincita, che se anche non vorrai andarci sai comunque che sei capace di entrare l'anno prossimo. Porta la tua miglior canzone e cantala alla tiz-all'insegnante. Fatti valere” Finn diede un ultimo colpetto sul ginocchio e si allontanò, lasciando Kurt nei suoi pensieri.

 

 

 

“Ne sei sicuro?”

“Sono più che sicuro, Kurt. Aiutami ad alzarmi”

Kurt si avvicinò al letto di Blaine. Il suo ragazzo si era già vestito e infilato le scarpe, aspettando solo di mettere una firma per andare via dall'ospedale. I dottori avevano consigliato più di una volta di rimanere almeno un altro giorno, per stare sotto controllo, ma il ragazzo non ne voleva sapere. Voleva tornare a casa.

Blaine si alzò e sentì la testa girare, ma per fortuna non svenne. I medici avevano provato a somministrargli dei medicinali per tutta la notte e, da quando si era alzato, non era ancora svenuto.

“Ecco, ci siamo!” fece, aggrappandosi leggermente a Kurt. “I miei dove sono?”

“In fondo al corridoio, volevano riportarti a casa ma tuo nonno ha l'aereo tra un'ora, quindi mi sono offerto io di accompagnarti”

“Perfetto” fece Blaine sorridendo “Perchè ho intenzione di fare un bagno e passare del tempo solo con te”

Kurt semplicemente sorrise afferrando tutte le cose di Blaine per poi portarlo via dall'ospedale.

 

 

Circa quaranta minuti dopo, Kurt e Blaine erano immersi nella vasca da bagno di casa Anderson.

Kurt stava massaggiando le spalle del suo ragazzo mentre quest'ultimo si rilassava sotto i suoi tocchi.

“C'è una cosa che dovrei dirti” fece Kurt, allungando una mano per afferrare lo shampoo.

“Dimmi”

“Tempo fa ho fatto domanda per una scuola, la Nyada. Tu non te lo ricordi, ma si trova a New York ed ho superato il primo esame”

“Ma è fantastico Kurt! Sono fiero di te” fece Blaine, voltandosi per dargli un veloce bacio sulle labbra bagnate.

“Non è tutto.” fece serio Kurt “È che la prossima settimana verrà un'insegnante per il secondo esame e, se lo supererò, dovrò partire per New York”

Blaine si voltò di nuovo verso di lui. “E' una cosa meravigliosa. Posso assistere all'esame?”

Kurt rimase sorpreso “Non ti turba il fatto che ci allontaneremo?”

“Ovviamente! Ma Kurt, è il tuo futuro e voglio che tu abbia il meglio. Non pensare a me, troveremo una soluzione”

Kurt annuì, non troppo convinto della spiegazione di Blaine. Quest'ultimo tornò a distendersi nell'acqua mentre il ragazzo gli massaggiava i capelli.

“Stasera usciamo? Non voglio restare a casa”

“Blaine sei appena uscito dall'ospedale. Devi riposare”

“Allora andiamo a letto. Ora. Voglio passare tutta la notte con te” Blaine si voltò per baciarlo con foga ma Kurt lo bloccò.

“Blaine calmati. Ma che ti succede?”

Blaine sospirò “Sto passando la mia vita tra scuola, casa e ospedale. Voglio fare qualcosa di diverso, qualcosa di folle. Se mi tagliassi i capelli? Con i capelli rasati starei meglio?” domandò eccitato.

“Credo che i tuoi capelli cominceranno a cadere presto con tutto il gel che metti”

Blaine si alzò dalla vasca barcollando appena, si infilò l'accappatoio e aiutò Kurt ad alzarsi per poi avvolgerlo nel suo accappatoio facendolo ridere.

“Profumi di buono” fece odorando il collo di Kurt prima di lasciarci un bacio.

“Abbiamo usato lo stesso bagnoschiuma” gli fece notare Kurt “Ora rivestiamoci che se i tuoi arrivano e ci vedono non gli offriremo un bello spettacolo”.

 

Poco dopo Blaine crollò dal sonno nel suo letto. Aveva cercato in tutti i modi di restare sveglio con Kurt. Quest'ultimo invece era preoccupato. Era convinto che Blaine nascondesse qualcosa. Qualcosa riguardo alla sua notte passata in ospedale. Qualcosa che gli era successa a causa dell'incidente.







**
Note: Vi ricordo che il prossimo capitolo è l'ultimo! Poi da parte ci sarà un piccolo spin-off (una OS) vi spiegherò meglio con la prossima pubblicazione.

Dal capitolo 18: “Tu ricordi, vero?” domandò Kurt abbracciandolo forte e Blaine deglutì cercando di trattenersi. Quei ricordi erano così belli che si stava maledicendo per non averli ricordati prima.






 

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Capitolo 18
*** 18° Capitolo ***


Lunedì mattina Kurt era piuttosto agitato. Nel pomeriggio l'insegnante della Nyada sarebbe arrivata per esaminare lui e Rachel e Kurt sapeva di essere impreparato.

Prima dell'incidente, aveva pensato di portare “Il fantasma dell'Opera” che preparava ormai da più di tre mesi, ma negli ultimi tempi non aveva avuto la forza di riprovare.

Stava studiando nervosamente, dal momento che Blaine non si era nemmeno presentato a scuola.

Vederlo sulle scalinate mentre assisteva al suo esame sarebbe stato molto di conforto. Alzò la testa quando vide passare due figure dall'aria familiare per i corridoi della scuola.

“Signor Shuester, ho bisogno di uscire” si alzò senza dare troppa attenzione alla risposta del professore e si precipitò in corridoio.

“Signori Anderson?” li chiamò facendoli voltare entrambi. “Cosa ci fate qui? Blaine sta bene?”

Melanie si avvicinò al ragazzo “Va tutto bene Kurt, respira. Abbiamo bisogno di parlare con il preside.”

Kurt non voleva essere invadente ma sapeva che Blaine gli stava nascondendo qualcosa.

“Perché?” si affrettò a dire, ma poi cercò di essere più garbato “Se posso saperlo.”

Melanie balbettò qualcosa così ci pensò Richard a rispondere “ Vogliamo solo assicurarci che Blaine non rischi la bocciatura con tutti i giorni d'assenza che ha fatto. Torna a lezione ragazzo”

Kurt annuì, salutò i due e tornò in classe.

“Tutto bene Kurt?” domandò Will fissandolo pensieroso.

“Credo.”

 

 

Kurt stava per sostenere il suo esame, le gambe non riuscivano a reggerlo dall'ansia.

Chiuse gli occhi e cominciò a cantare, svuotò la mente e iniziò a ballare. Quando i suoi occhi si spalancarono, in alto trovò Blaine e Cooper che si stavano sedendo in quell'istante per assistere alla sua esibizione.

Kurt scambiò uno sguardo con Blaine e cominciò ad avere più sicurezza nei suoi passi e nella sua voce.

A fine esibizione, Kurt tornò dietro le quinte e venne raggiunto da Blaine.

“Sei stato favoloso!”

Kurt era emozionato e non riusciva a stare immobile “Non ho sbagliato, vero? Dio ero così in ansia, e tu sei venuto, sei venuto Blaine, grazie!”

“Non potevo mancare!”

Entrambi si abbracciarono sorridendo.

“Andiamo a festeggiare?” domandò Kurt con entusiasmo.

“Ovviamente, c'è solo una cosa: stamattina i Warblers mi hanno telefonato dicendomi che hanno organizzato una serata nella scuola e volevo sapere se ti andava di venire con me”

“Certamente! Sarò felicissimo di rivederli”

 

 

“Perchè non ne parliamo Blaine?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo sbruffando prima di aprire la credenza e prendere una boccetta con delle pillole per poi infilarsene una in bocca accompagnandola con dell'acqua.

“Vuoi provare? Allora, giriamo il mondo e andiamo da tutti i medici che vuoi. Io non mi opero mamma, non voglio rischiare una cosa così grande!”

Melanie picchiettò nervosamente il piede a terra mordendosi un'unghia, Blaine si voltò a guardarla.

“Non essere preoccupata, magari queste pillole funzioneranno non credi? Farò ogni cosa che mi dicono i dottori e non nasconderò più nessun malore ma ti prego non prendiamola in modo così grave”

“E' grave Blaine!” sbottò la madre tremando “Renditi conto Blaine che se queste pillole non...non fanno effetto tu-lascia perdere”

Melanie si sentì male perché, invece di dare conforto a suo figlio, si stava demoralizzando, mentre il suo ragazzo si stava dimostrando sempre più forte.

“Hai parlato con Kurt?”

“Assolutamente no. Non dovrà sapere nulla, niente di niente mamma. Non azzardarti a dirgli qualcosa.”

La donna annuì accasciandosi su una sedia. Blaine la fissò ma non disse nulla e decise di chiudersi in camera.

 

Kurt non doveva sapere, era una promessa che aveva fatto a se stesso e stava combattendo in ogni modo per provare a tenere la bocca chiusa e sorridere, sorridere ad ogni modo, in ogni situazione.

Ma i pensieri di Blaine spesso si concentravano su quella discussione con i medici avuta in ospedale:

 

Signori Anderson volevamo parlavi in privato ma vostro figlio ci ha pregato di parlare anche in sua presenza, vedete” l'uomo sistemò la tac di fronte agli occhi dei presenti “guardate attentamente il cranio di vostro figlio. Qui, al di sopra del cervello e al di sopra del cranio, c'è una macchia che si sta allargando lentamente. Inizialmente avevamo pensato ad un tumore, ecco perché continuavamo a fare delle Tac, ma non è così.

Abbiamo fatto numerose telefonate e questa tac combacia con alcuni casi capitati in varie parti dell'Europa e un solo caso nel nostro paese. Dopo l'incidente, c'è stata una frattura minuscola che non avevamo notato. In realtà era impossibile notare. Questa macchia che vedete è sangue, sangue uscito da una vena spezzata che lentamente fuoriesce. Ecco spiegati i mal di testa del ragazzo. Il sangue che esce dal cranio sopprime il cervello e questo gli portava vomito e giramenti di testa.

Abbiamo pensato ad un’operazione, ma sinceramente parlando, siamo convinti al 90% che potrebbe non andare a buon fine. Abbiamo chiesto ad altri specialisti e anche loro la sconsigliano. Tuttavia, una sola operazione è stata fatta in Germania ed è andata a buon fine.”

Blaine sbottò una risata “Una su mille in pratica”

Il dottore lo guardò serio “Questi casi sono rari. Non è una malattia. Possiamo cominciare a somministrargli delle pillole, ma se deciderà di non operarsi allora non sappiamo fin quando il cervello sarà capace di rimanere attivo. Sopprimendosi il cervello avrà mancanza di ossigeno. Voglio che riflettiate attentamente su questa situazione e, se avete intenzione di chiamare altri ospedali, noi saremo disposti ad aiutarvi.”

 

Blaine affondò la testa nel cuscino scacciando ancora una volta quei pensieri, quelle frasi che lo stavano facendo impazzire ogni minuto di più. Prese il cellulare e mandò un messaggio a Jeff sentendosi un po' in imbarazzo non avendo più tutta quella sintonia che gli avevano raccontato di avere.

Confermò l'appuntamento e poi prese il suo computer. Aprì la cartella 'video' e selezionò un file che Kurt gli aveva mandato il giorno precedente, dicendo di averlo trovato nel cellulare di Rachel.

Nel video erano presenti Kurt e Blaine con dei palloncini in mano, seduti sul pavimento della palestra dopo il Prom.

“Ho il miglior cavaliere della storia” urlava Kurt aggrappandosi a Blaine che stava indossando la coroncina del suo fidanzato. Tutti intorno a loro ridevano e loro due si abbracciavano teneramente e, guardando quel video, si chiedeva dove fossero finiti quei ricordi nella sua mente.

C'erano così tanti bei momenti che sicuramente non erano stati ripresi e lui voleva ricordarli, sopratutto ora che non sapeva che fine avrebbe fatto.

Con una lacrima che scendeva dagli occhi, Blaine chiuse il suo portatile e decise di andarsi a preparare per la serata.

 

 

 

Blaine e Kurt arrivarono alla Dalton con qualche minuto d'anticipo. Blaine era un po' in ansia e camminava velocemente. In realtà era eccitato di stare con quei ragazzi. Durante la convalescenza si erano visti anche su skype e gli intonavano simpatiche canzoni di pronta guarigione. In poco tempo, Blaine si era di nuovo affezionato a loro nonostante non ricordasse nulla.

“Le scale Blaine, scendi la scale”

Blaine cambiò direzione e cominciò a scendere velocemente poi sentì la voce di Kurt chiamarlo

“Aspettami” disse tra le risate e voltandosi verso di lui Blaine si bloccò, lì in mezzo a quelle scale. Poi un semplice ricordo:

 

Era mattina e lui si era svegliato tardi, la Dalton non accettava i ritardatari ma lui doveva subirsi i lamenti dei suoi amici che lo avrebbero rimproverato ancora una volta.

Blaine si vestì velocemente maledicendo la serata precedente passata a cantare nella stanza di Wes e David. Si infilò una scarpa in mezzo al corridoio e poi scese velocemente le scale della sua scuola, per sicurezza controllò ancora una volta l'orologio che suo nonno gli aveva regalato da ragazzino e si dovette bloccare quando sentì una voce:

Ehm scusami. Ciao posso farti una domanda, sono nuovo di qui”

Blaine inquadrò attentamente il ragazzo, aveva degli abiti adorabili ma non era la loro divisa quindi di certo non era nuovo come aveva detto, gli sembrò simpatico anche se impacciato.

Piacere, Blaine” gli disse educatamente allungando la mano. I Warblers l'avrebbero ammazzato per essersi fermato a parlare invece di andare a provare con loro. Ma Blaine osservò il viso di quel ragazzo, ed era così bello che quegli occhi celesti lo ipnotizzarono.

Eh, Kurt. Cos'è tutta questa confusione?” domandò Kurt. Kurt. Kurt! Che nome meraviglioso.

I warblers. Ogni tanto improvvisano un'esibizione in aula magna. La scuola va in tilt per ascoltarli.”

Ok, ok, Blaine lo sapeva che si stava vantando, ma quel ragazzo sembrava così preso.

Vuoi dire che il Glee Club è popolare qui?” domandò Kurt sconcertato e Blaine ne approfittò di nuovo.

I Warblers sono come Rock Star. Seguimi. Conosco una scorciatoia” e Blaine non ci aveva pensato due volte, e sicuramente sarebbe passato per maleducato, ma prese la mano calda di Kurt e la strinse nelle sua fino a portarlo in sala.

 

“Blaine mi senti? Stai bene?”

Kurt continuava a scuoterlo fin quando Blaine non si riprese.

“Ti ho preso per mano e ti ho portato in sala” disse improvvisamente facendo spaventare Kurt.

“Ho cominciato a cantare e tu mi fissavi ed io volevo sembrare carino ai tuoi occhi”

E fu in quel momento che anche Kurt capì che Blaine aveva ricordato il loro primo incontro.

Entrambi, ancora su quelle scale cominciarono a piangere di felicità e Blaine sembrava così esaltato perchè tutto nella sua mente era più chiaro. Riusciva a vedere perfettamente il volto di Kurt quando gli parlò di Karofsky o quando lo invitò al ballo di fine anno. Ricordò il duetto cantato insieme per Santana e i fiori che gli aveva regalato per aver ricevuto il ruolo di Tony. E poi la litigata a causa di Sebastian e la loro riappacificazione nel teatro della scuola.

Ricordò ogni scambio d'occhiata che si lanciavano quando nel glee club cantavano qualche canzone d'amore o quelle rare volte che ne approfittavano per camminare mano nella mano nei corridoio. E in ogni ricordo appariva il volto di Kurt.

“Tu ricordi, vero?” domandò Kurt abbracciandolo forte e Blaine deglutì cercando di trattenersi. Quei ricordi erano così belli che si stava maledicendo per non averli ricordati prima.

“Kurt devi-devi farmi una promessa.”

Blaine prese il viso di Kurt tra le sue mani facendo combaciare le loro labbra in un bacio. Un bacio forte, disperato, bisognoso. Blaine lo baciava come se non ne avesse mai abbastanza.

“Kurt ti prego, qualsiasi, qualsiasi cosa succederà ricordati di me. Ti prego Kurt promettimi che ti ricorderai sempre di me.”

“Blaine è assurdo quello che mi stai dicendo, perch-”

“Promettimelo!” Urlò Blaine guardandolo dritto negli occhi e nel silenzio. Con un solo sguardo, Kurt capì. Comprese le parole di Blaine, i suoi segreti e le visite mediche. Non sapeva che problema avesse, ma in quello sguardo disperato Kurt capì che forse non c'erano possibilità.

Un singhiozzo uscì dalle sue labbra e Kurt abbassò lo sguardo perché non voleva guardare in quegli occhi che gli promettevano una cosa così importante. La promessa era facile da mantenere ma promettere significava accettare che quel problema esisteva.

“Non posso”

“Kurt guardami negli occhi e promettimelo, per favore” lo pregò Blaine con la voce disperata.

Forzò un po' le sue mani sul volto di Kurt per fare in modo che si guardassero negli occhi e quando finalmente questo accadde, Kurt vide Blaine sorridere.

Sembrava così tranquillo, sereno. Tra le lacrime anche Kurt sorrise.

“Mi ricorderò sempre di te, Blaine. Te lo prometto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Remember Me: Ricordati di me. Entrambi hanno chiesto disperatamente di ricordarsi l'uno dell'altro.

In questa storia avevo promesso forza e amore tra Kurt e Blaine e credo che ci siano stati entrambi.

So che probabilmente anzi no sicuramente molti saranno delusi su Blaine e il suo problema (Non è niente di inventato ve lo assicuro) ma la storia per me doveva finire così. Credetemi non è stato facile scriverlo e accetto le vostre maledizioni ma nella mia testa la storia funzionava in questo modo anzi avevo addirittura pensato di scrivere il funerale ma poi io stessa non c'è l'ho fatta.

Scrivere questa fanfiction però è stata una sfida. Ho sempre dato i lieto fine alle storie e volevo affrontare qualcosa di diverso. (spero che qualcuno mi comprenda tra un insulto e l'altro)

 

Parlando dello Spin-off: è una OS di un solo capitolo, parlerà di Kurt e di una lettera di Blaine. Il titolo è Kiss the rain e credo che la pubblicherò a fine settimana.

GRAZIE in particolare alla mia beta (sei una santa, davvero) e grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito la storia. Un grazie anche a quelle pagine facebook che mi hanno pubblicizzato di loro spontanea volontà.

 

Ritornerò sicuramente con una nuova storia(già in cantiere) e tranquilli niente angst. PPS: Ecco lo spin-off: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1071806&i=1

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