Unrequited Love.

di Neverlethimgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 33: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'






Prologo.

 
Perché non lo ammetti che ti piaccio?” le chiese schietto il biondo tenendola saldamente ferma al muro dietro di lei
Perché mi fai schifo, Bieber!” rispose lei corrugando la fronte e le labbra in un’espressione di disgusto.
Lui rise malignamente di gusto senza distogliere le mani dalle spalle della ragazza.
Ti diverte il fatto che tu mi faccia schifo?” domandò lei beffarda.
No, Amy” rispose continuando a ridere “Mi diverte il fatto che solo una settimana fa non la pensavi affatto così e ora vieni a dirmi che ti faccio schifo.
Sei una merda” sbottò Amy tentando di sciogliere la presa, ma senza risultati.
Che fretta hai, piccola?
Smettila di chiamare così tutte le ragazze che incontri, se fossi femmina saresti una puttana di prima categoria!
Nello stesso istante in cui vide le mani di lei arrivare svelte al suo viso, Justin le afferrò prontamente i polsi portandoli all’altezza del capo.
Mi stai facendo male, stronzo!” sbottò lei quasi tentata di sputargli in faccia.
Se tu stessi ferma, non ti farei male” ripose lui di rimando, ma questa volta abbassando notevolmente il tono di voce.
Amy non cessava nemmeno per un istante di dimenarsi arrivando al punto di graffiarsi entrambi i polsi contro la ruvida parete sulla quale il biondo glieli teneva saldamente fermi.




Spazio Autrice:
Mi sta risultando più difficile riempire questo piccolo spazio piuttosto che scrivere il resto della storia.
Anyway, prima di postare il primo capitolo necessito dei pareri.
E no, non lo dico solo perché voglio delle recensioni, lo dico perché non ho la più pallida idea se la storia vi incuriosisce o meno.
Ora vi saluto, ho parlato anche troppo LOL
Alla prossima!

Giulia

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***



Capitolo 1.


Qualche settimana prima…
 
Amy, sbrigati o faremo tardi!” 
Brooke, la migliore amica di Amy, aveva impiegato un’intera settimana prima di convincerla a trascorrere quel sabato sera in uno dei night club più alla moda e allo stesso tempo caotici di Atlanta.
Amy era stata costretta a credere che l’unico motivo per cui avrebbe dovuto infilarsi in quel tipo di locale per oltre quatto ore, concerneva il fatto che Brooke fosse stata apertamente invitata da Ryan, secondo lei il suo futuro ragazzo, e che perciò non avrebbe assolutamente potuto rifiutare.
In realtà le intenzioni di Brooke erano ben diverse.
Il vero motivo non riguardava solamente Ryan, ma tentare di far emergere Amy dal guscio opprimente che la richiudeva in sé stessa.
A farle dare risposta positiva aveva contribuito il fatto che, quella stessa sera, avrebbe avuto l’occasione di vedere uno dei ragazzi più belli e contesi della scuola: Justin Drew Bieber.
Di lui sapeva ben poco se non che si trattava del migliore amico di Ryan e a giudicare dal viso angelico che aveva la fortuna di avere, non poteva che essere un ragazzo dolce: così pensava Amy.
Brooke, datti una calmata! Sono quasi pronta” sbottò Amy passandosi sopra la palpebra destra il secondo strato di ombretto argento.
La rossa raggiunse il bagno dove Amy stava ultimando il trucco e poggiò un braccio allo stipite della porta fissandola con sguardo fulmineo: “Ti ricordo che tra quindici minuti dobbiamo essere al locale e contando il fatto che la sorella di Grace sarà qui più o meno...” ma fu interrotta dal suono del campanello.
Adesso?” continuò Amy richiudendo l’ombretto e precipitandosi in camera per prendere la borsetta lasciata sul letto dell’amica.
Entrambe corsero verso la porta d’ingresso invadendo parte del corridoio e della sala con il rumore dei loro tacchi.
Le scarpe di Brooke erano notevolmente esagerate: un paio di decolté tacco dodici di vernice nera impreziosite da un piccolo fiocco sul retro; se essa non avesse prestato particolare attenzione, quei trampoli dal tacco appuntito avrebbero sicuramente perforato il pavimento in parquet.
Mentre invece quelle di Amy erano decisamente più semplici e comode rispetto a quanto stava indossando l’amica.
Una volta chiusa la porta alle loro spalle, una BMW grigio metallizzata le attendeva parcheggiata all’inizio del vialetto della villa di Brooke.
Grace, a che ora devo venire a riprendervi?” chiese distrattamente la ragazza alla guida.
Brooke, Amy e Grace si scambiarono una veloce occhiata per poi esclamare in coro: “Ti chiamiamo dopo noi.
Il locale distava cinque isolati dalla villetta della rossa e ora che avevano appena sorpassato il quinto incrocio, riuscivano ad intravedere la gente che affollava l’ingresso del night club.
Sei proprio sicura che sia una buona idea?” domandò a bassa voce Amy all’amica.
Amy, calmati! Andrà tutto bene, non succederà niente di male. E’ solo una serata tra amiche, vedila così.
E che mi dici di Ryan e Bieber?” s’intromise ora Grace.
Brooke lanciò un’occhiata fulminea alla bionda intimandole di restare in silenzio, ma ormai Amy aveva capito ed era comunque tardi per tirarsi indietro.
 
Le due ragazze l’afferrarono per le braccia trascinandola dentro il locale affollato, la musica troppo alta le rimbombava nelle orecchie, ma era comunque un bel posto all’apparenza ed iniziava a pensare che non sarebbe stato poi così male trascorrere una serata del genere.
 
Se Amy e Grace potevano sembrare due ragazze tranquille e coscienziose, non si poteva dire lo stesso di Brooke; usciva spesso il sabato sera intimando con altre amiche e amici serate del genere e quando il barista piazzò davanti a loro tre boccali colmi di alcool e altre varie sostanze colorate, non ne fu sorpresa affatto.
Devo berlo tutto?” chiese la castana tentando di sorreggere con entrambe le mani quella strana bevanda.
Come minimo. Hai una vaga idea di quanto costi un drink di quasi un litro come quello?
Amy e Grace si lanciarono un’occhiata posta tra l’interrogativo e il preoccupato, ma nulla impedì loro di assaggiarne il contenuto.
Però… Non è male” confessò Amy e la rossa le rivolse un sorriso compiaciuto.
Quello non è Ryan?” domandò Grace.
La rossa appoggiò velocemente il bicchiere sul bancone voltandosi poi a destra e a sinistra alla ricerca di quel ragazzo e quando lo vide, agitò freneticamente le mani richiamando sia la sua attenzione che quella di un altro ragazzo al suo fianco.
Amy non avrebbe potuto evitare di notarlo: capelli color biondo scuro ravvivati periodicamente dalla sua mano che li sfiorava, occhi color miele puntati su di lei e camminata alquanto sexy.
Qualsiasi ragazza venisse sfiorata al suo passaggio, rivolgeva a quel ragazzo un’accurata attenzione dei minimi particolari: la stessa cosa che stava facendo Amy adesso, la stessa cosa che lui notò e che non gli dispiaceva affatto.
Quando il biondo fu abbastanza vicino alle tre ragazze, la castana ebbe un sussulto che cercò di nascondere afferrando prontamente quel bicchiere mezzo pieno.
Ne bevve un sorso sotto lo sguardo attento di lui e quando ebbe terminato si avvicinò ancora di più passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Ciao, posso sapere il tuo nome?” le domandò lui facendo comparire un sorriso alquanto furbo e malizioso sul suo viso.
Amy, mi chiamo Amy.
Piacere Justin, Justin Bieber
So chi sei” rettificò lei sorridendogli.
Certo che lo sai, ma mi piace confermarlo.
Le risultava alquanto strano quel ragazzo, troppo sicuro di sé forse, troppo poco angelico per avere quel bel visino.
Mentre Brooke conversava animatamente con Ryan e Grace si stava scatenando al centro della pista da ballo, probabilmente già ubriaca dopo aver bevuto quell’enorme drink, Amy sorseggiava lentamente il suo con gli occhi di lui puntati su di lei. Solitamente odiava quando qualcuno la fissava, ma in quel momento no.
L’alcool stava già avendo effetto facendole sentire la testa più leggera di quanto in realtà non fosse e anche Justin non era poi così sobrio.
Quel drink era ormai finito, così Justin si apprestò a chiederle se ne desiderasse un altro. La ragazza annuì e poco dopo terminò di sorseggiare anche quello .
Era completamente ubriaca e questo fece divertire ancora di più Justin.
Vieni con me” le intimò lui afferrandole la mano.
Lei lo seguì senza opporre la minima resistenza.
Dove stiamo andando?” chiese lei cercando di sovrastare il rumore assordante della musica;
In un posto dove non abbiamo bisogno di urlare per parlare e dove possiamo stare un po’ da soli” le rispose sorridendo.
La castana interpretò quel sorriso come sincero, ma di vero, in quel sorriso, c’era ben poco.

Spazio Autrice:
Ed eccomi qua con il primo capitolo, dato che il prologo ha ricevuto ben 5 recensioni, ho deciso di continuare :)
Non voglio dire nulla su questo capitolo, essendo il primo, da dire c'è ben poco e io di fantasia non ne ho per commentare LOL.
Lascio a voi i commenti.
Alla prossima!
Giulia

PS: Sperando che arriviate a leggere fin qui, vi lascio il link di un video cover (o chiamatelo come volete) che io e quattro mie amiche abbiamo fatto sulle note della canzone 'Call Me Maybe': 
https://www.youtube.com/watch?v=EyUtsHZHAP4&feature=g-like&context=G26a8932ALT1yp1wAPAA

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***



Capitolo 2.

 
Non aveva paura, Amy non era affatto terrorizzata da lui; in quel momento le piaceva il fatto che lui la stesse portando via da tutto quel rumore, l’attirava il fatto che volesse restare da solo con lei. Le piaceva ed era evidente, ma si sentiva strana e quasi inappropriata a quella situazione.
 
Si trovavano ora in una stanza, una stanza strana: piccola e poco illuminata da una luce rossa soffusa.
La castana si ritrovò a tremare lievemente e non per il freddo, Justin lo notò e si avvicinò pericolosamente a lei.
 “Non mi dirai che hai paura” le sussurrò facendola indietreggiare e aderire perfettamente alla porta rossa chiusa dietro di lei.
La ragazza scosse la testa ripetutamente poi lanciò un’occhiata allo strano divanetto dietro di lui. Era forse troppo presto per pensare che l’effetto dell’alcool stava svanendo dal corpo di lei, ma iniziava a realizzare vagamente dove si trovasse e forse anche il perché.
 
Justin sorreggeva con una mano una bottiglia di birra che fino a pochi secondi prima era poggiata sopra un piccolo tavolino posto al centro di quella strana stanza.
Amy, forse troppo ingenua, fece scomparire dal suo volto quel piccolo sorriso che gli aveva rivolto poco prima, stava iniziando lentamente a realizzare il tutto e questo a Justin non piacque per niente, tanto che si affrettò a porle la bottiglia di birra quasi obbligandola a berne gran parte del contenuto.
Lei non si tirò indietro e con pochi sorsi ne ingerì più della metà.
Justin ridacchiò divertito nel vedere che quel poco d’alcool stava riacquistando il potere sulla sua preda.
Svelto, quasi avesse avuto paura di perdere altro tempo, portò la mano dietro la schiena della ragazza avvicinandola al suo petto.
Che vuoi fare?” gli sorrise maliziosamente lei; nemmeno sapeva perché avesse accettato di partecipare a quello strano gioco. Lui la zittì avvicinando le sue labbra invitanti a quelle di lei che lo accolsero ben volentieri.
 
Non aveva alcuna intenzione di respingerlo, lo voleva. In quel momento, lo voleva.
Stando ben attento a non far terminare quel bacio, a passo lento, ma deciso, la trascinò sul divanetto dietro di lui facendola sdraiare su di esso.
 
 
Grace! Accidenti, Grace! Dov’è Amy?” urlò Brooke alla bionda.
Non ne ho idea, l’ho vista passare prima con Bieber. Credo andassero da quella parte” rispose l’altra cessando per alcuni secondi di ballare ed indicandole la direzione.
 
Cazzo!” sbottò Ryan
Che significa?” domandò Brooke stupita
Dio, Brooke, ma non lo sai?
Cosa dovrei sapere?
Vedi quella porta rossa?
Brooke non era molto alta e la moltitudine di gente che affollava quell’ala del pub, le impedì di scorgere al meglio ciò che Ryan le stava mostrando. A fatica rispose: “Sì, e allora?
Senza risponderle, il ragazzo l’afferrò per un braccio trascinandosela dietro fino ad arrivare d’innanzi a quella porta.
 
Ryan appoggiò pesantemente la mano su quella maniglia unta, ma la porta non si apri.
Mi dispiace, occupato!” urlò qualcuno ridacchiando dall’interno della stanza.
Sono lì dentro” affermò Ryan dopo aver riconosciuto l’inconfondibile voce dell’amico.
Nonostante Brooke fosse abituata a quel genere di locali, non conosceva Justin, di lui non sapeva niente ed Amy lo conosceva ancora meno.
La rossa si portò entrambe la mani nei capelli tentando, invano, di scusarsi con sé stessa.
Per caso ha bevuto?” le domandò lui.
Scherzi, vero? Era ubriaca ancor prima di terminare il drink.
 
 
Amy, come quasi un’ora prima davanti a quel bancone, sentiva la sua testa leggera e libera da ogni pensiero.
Il suono della musica proveniente dalla sala principale del night club era notevolmente diminuito, forse per merito di quelle pareti un po’ troppo spesse, forse perché tutta la sua attenzione era incentrata su di lui sdraiato completamente sopra il suo esile corpo.
 
Se la sua cognizione del tempo non la ingannava, erano trascorsi appena venti minuti da quando lui la introdusse all’interno di quella stanza.
Per essere la prima volta, non sei stata male” le disse lui alzandosi e lasciandole modo di alzarsi a sua volta.
Amy si sentì ancora più confusa all’udire quelle parole, le girava la testa e a stento riuscì a reggersi in piedi.
Sentiva freddo, tremava per questo ora. Si guardò attorno e accanto a quello strano divanetto vide il suo vestito nero ed il suo paio di scarpe accatastati disordinatamente.
Senza esitare un secondo di più, afferrò i vestiti e li indossò. La stessa cosa fece lui.
Lasciò andare il peso del suo corpo nuovamente sul divanetto e soffermando lo sguardo su di lui che nel frattempo si stava riallacciando la camicia nera.
Amy fece per afferrare un’altra bottiglia di birra dal tavolino posto pochi metri più lontano da lei, quando Justin le bloccò il braccio e le disse: “Hai bevuto un po’ troppo, per oggi può bastare
Lo guardò stranita, ma lui non se ne curò ed iniziò a parlarle di tutt’altro.
 
 
Justin, apri questa cazzo di porta!” urlò Ryan picchiando violentemente i pugni su quella porta rossa.
Il biondo si alzò dal divanetto sotto lo sguardo sempre attento di Amy ed andò ad aprire.
Prima che Ryan potesse entrarvi, Brooke si precipitò dall’amica afferrandola per un braccio e trascinandola fuori da quella stanza dall’aria viziata.
Amy, stai bene?” le chiese la rossa, l’altra annuì debolmente portandosi una mano sulla fronte e appoggiandosi pesantemente al muro dietro di lei. “Forse ho bevuto un po’ troppo
Cosa ti ha fatto?” domandò nuovamente Brooke non curandosi di quanto le era appena stato detto
Chi?” rispose l’altra ridacchiando
Come chi? Bieber!” ribatté la rossa cercando pazientemente di comprendere lo stato preoccupante dell’amica
Abbiamo parlato” rispose Amy non sapendo di mentire.
 
Brooke lanciò un’occhiata a Ryan ed inseguito a Justin che si stava pian piano allontanando da loro diretto al centro della pista da ballo; afferrò poi Amy per un braccio diretta verso l’uscita di quel locale, ma la castana arrestò di colpo i passi.
Che ti prende? Dobbiamo andare
Ma non l’ho nemmeno salutato!” sbottò Amy,
Ti passerà la voglia di salutarlo, credimi” ribatté  la rossa riuscendo infine a trascinarla lontano da lì.



Spazio Autrice:
Prima di passare ai miei amorevoli ringraziamenti, credo di dover chiarire alcune cosette riguardo alla storia.
Immagino possa sembrare un po' incasinato questo capitolo, il tutto perché ho cercato di scriverlo secondo quanto prova Amy (Non essendo per niente sobria). Nel prossimo capitolo si capirà molto di più :)

Ma vediamo un po' cos'abbiamo qui: 7 recensioni al primo capitolo e 13 in totale. Siete meravigliose!
Per non parlare poi di chi ha inserito già questa storia tra le preferite/seguite.
Mi rendete davvero moooolto felice :3


PS: Pubblicità occulta LOL, questo è il link della parodia (se così la si può chiamare) di Call me Maybe che io e delle mie care amiche abbiamo fatto https://www.youtube.com/watch?v=EyUtsHZHAP4

Alla prossima :)

Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***



Capitolo 3.

 
Brooke, ma che le è successo?” domandò Grace poco prima di aprire la portiera della macchina che si era appena fermata accanto a loro. La rossa scosse la testa e poi aggiunse: “Ne parliamo domani.
Quasi dieci minuti più tardi Brooke ed Amy scesero da quella macchina salutando Grace e la sorella, dirigendosi poi cautamente a piedi scalzi fino alla stanza della rossa. “Hey, questa non è casa mia” esclamò la castana non curandosi di mantenere basso il tono di voce, “Zitta, o sveglierai i miei e non voglio assolutamente che ti vedano così” sussurrò l’altra chiudendosi la porta della stanza alle spalle.
 
L’effetto dell’alcool non era ancora svanito del tutto e Brooke stava ormai esaurendo gran parte della pazienza che fin’ora aveva sempre mantenuto.
 
La rossa si era accovacciata a terra con la schiena poggiata alla porta bianca e osservava dalle fessure delle dita che manteneva salde davanti ai suoi occhi marroni, i movimenti scialbi dell’amica; “Amy, sarà meglio che tu vada a dormire” la rimproverò esanime.
Che sciocca che sei, non posso andare a dormire: non è casa mia questa” sorrise l’altra.
Tu stasera dormi qui!” sbuffò scandendo precisamente quelle quattro parole.
Non ho avvertito i miei” rispose beffarda Amy.
Brooke sbatté ripetutamente il capo contro la porta maledicendosi di averla portata con sé in quel night club e soprattutto di averle fatto vivere l’esperienza più brutta della sua vita; ora Amy non se ne rendeva affatto conto, ma probabilmente non l’avrebbe presa bene una volta tornata in sé.
Li ho avvertiti io, stai tranquilla” la rassicurò la rossa infilandosi distrattamente il pigiama e coricandosi nel letto accanto al suo, precedentemente occupato dalla sorella che ormai non viveva più in quella casa.
Dopo molteplici tentativi, Amy si fece convincere e si infilò anch’essa sotto le coperte, chiudendo, finalmente, gli occhi.
 
La sera prima, la rossa, si era distrattamente scordata di chiudere le persiane della finestra, così, di buon’ora, il sole fece capolino inondando tutta la stanza con i suoi caldi raggi.

Amy sollevò piano il capo notando il viso dell’amica coperto ad alcune ciocche rosse, dormiva beatamente, o quasi, poco distante da dove si trovasse lei.
Un dolore alla testa l’assalì facendole riportare il capo sul morbido cuscino.
Non si ricordava assolutamente nulla della sera precedente, l’unico ricordo vivo che le rimaneva era l’entrata al locale e la vista di Justin, poi più nulla.
Brooke” la chiamò sussurrando la castana, ma l’altra continuava a dormire; la richiamò una seconda volta ma non ottenne comunque risposta.
Decise così di alzarsi malgrado l’opprimente mal di testa l’avrebbe costretta volentieri a letto; scosse lievemente la spalla dell’amica che quasi subito si svegliò: “Amy, va tutto bene?” biascicò Brooke.
La castana scosse la testa portandosi una mano alla fronte e sedendosi poi sul letto dell’amica.
Credo che tu debba sapere alcune cose. Non ti ricordi nulla di ieri sera, vero?
Amy scosse nuovamente il capo soffermando lo sguardo su quello ancora assonnato di Brooke che pian piano si sollevò mettendosi a sedere con le gambe incollate al petto.
Ti ricordi almeno di Justin e di quello che… Che è successo?
All’udire quelle parole la castana sgranò gli occhi e attese che la rossa le raccontò tutto.
 
Non fu facile per Brooke narrarle quanto successo la sera prima, lei non era stata presente dentro quella strana stanza, lei non sapeva realmente com’erano andate le cose, ma sapeva che Ryan non mentiva, ne era sicura e questo bastò per far realizzare all’amica quasi tutto.
 
I-io non ci credo” biascicò Amy portandosi entrambe le mani sul viso “Come ha potuto farlo?
E’ uno stronzo, Amy. E mi dispiace di averti costretto a venire con me ieri. Mi dispiace davvero tanto, i-io non pensavo andasse così
Non è stata colpa tua” sussurrò la castana.
 
Ma sei proprio sicura di non ricordare nulla? Niente di niente?” domandò nuovamente Brooke sperando di non essere l’unica, insieme a Ryan, a sapere che Justin aveva palesemente abusato di lei.
No, te lo ripeto: non mi ricordo niente. Ricordo di aver visto Justin, ricordo che si stava avvicinando a me. Ricordo anche di una birra…
Una birra? Ma se l’unica cosa che hai bevuto è stato quel drink che abbiamo ordinato insieme!
No, c’è stata anche una birra, me lo ricordo. Me l’ha data Justin” affermò sempre più convinta Amy
Che bastardo” esclamò l’altra distogliendo lo sguardo da quello dell’amica “Devi stare lontana da lui, okay?
Come se volessi ancora vederlo” sbuffò la castana.
Grazie a Dio non ti ho lasciato fare di testa tua” rispose di rimando la rossa, Amy la guardò stranita cercando una spiegazione.
Volevi tornare da lui! Se la sorella di Grace non fosse arrivata pochi minuti dopo averla chiamata, sarebbe stato decisamente più difficile per noi tenerti lontana da quel Bieber” spiegò tranquilla Brooke.
 
Amy era sconvolta, più cercava di non pensarci, più la figura di Justin si ripresentava davanti alla sua visuale, quasi come fosse stato realmente davanti a lei.
Aveva paura di lui, aveva paura del fatto che il giorno l’avrebbe rivisto a scuola e che molto probabilmente l’avrebbe notata.
 
La mattina seguente né lei né Brooke lo videro aggirarsi per i corridoi: “Alquanto strano” esclamò la rossa mantenendo attento lo sguardo avanti a sé. “Meglio così, Brooke. Forse non viene nemmeno.
Dubito. Dio, mi sento un’idiota
Lascia stare, non è colpa tua” concluse Amy tenendola sotto braccio e recandosi poi in classe.
 
Non l’avete visto?” domandò Grace sussurrando il più lievemente possibile mentre il professore di matematica tentava invano di spiegare la lezione alla classe.
La rossa scosse la testa e poi rispose: “Meglio così.
 
L’attenzione di Amy era rivolta tutt’altro che alla lezione, tentava invano di riportare la mente al sabato sera appena passato, ma nulla. L’unica scena che pensò di aver realmente vissuto fu la figura di Justin avvicinarsi a passi lenti ma decisi a lei con quella bottiglia di birra tra le mani. Ricordava di averla bevuta, ricordava di una piccola stanza e di un tavolino, ricordava anche che era presente tra quelle quattro mura un divanetto, ma proprio non riusciva a riconciliare alla mente la figura di lui e di lei mentre facevano sesso. Perché era questo ciò che le aveva raccontato Brooke: la sua prima volta in una discoteca. ‘Dio, che schifo’ si ripeteva tra sé e sé.
 
Grace, ma dove vai?” le urlò la rossa.
In giardino. Brooke, ma che ti prende?
Amy voltò lo sguardo verso Brooke, nemmeno lei avrebbe voluto schiodarsi da quella sedia, ma non erano abituate a trascorrere i soliti venti minuti di pausa chiusi in classe sebbene le assaliva la paura di rivederlo.
Qualche istante più tardi la rossa si decise a seguire le altre due fuori all’aria aperta.
Ryan, affiancato da Chaz, le aveva salutate con un debole cenno della mano, ma di Justin non c’era traccia.

Amy, che ora voltava le spalle ai due ragazzi mentre chiacchierava con Brooke e Grace, non aveva minimamente idea di quanto stesse accadendo dietro di sé.
Justin, con ancora lo zaino sulle spalle, aveva raggiunto i due amici tamponandoli entrambi con un lieve pugno sulla spalla.
 
Brooke lanciò un’occhiata ad Amy che non aveva potuto fare a meno di udire la sua voce, era inconfondibile: un timbro dolce e sicuro. L’esatto contrario di quello che era lui.
 
Oddio Amy, Justin sta venendo qui” le disse la bionda strabuzzando i grandi occhi verdi.
Oh no” sbuffò lei terrorizzata.
 
Amy, devo parlarti” le disse il biondo giungendo alle sue spalle, la castana si girò cercando di mantenere uno sguardo fermo.
Che cosa vuoi?” ribatté lei adottando un tono di voce scontroso, cosa che le riusciva davvero male. “Hey, vedi di moderare i toni: stasera darò una festa a casa mia e sarebbe meglio per te se tu venissi” le disse tutto d’un fiato immergendo completamente i suoi occhi color nocciola in quelli vividi di paura di lei.
Perché dovrei venire?” lo rimbeccò; “Ti aspetto alle sette” disse l’altro senza attenersi alla sua domanda e così com’era arrivato, tornò dai suoi amici.
 
 
Giurami che non ci andrai” la rimproverò Brooke seguita a ruota da Grace.
No, certo che non ci andrò” balbettò Amy, ma le stava mentendo: nutriva così tanto terrore nei confronti di quel ragazzo che l’idea di disobbedirgli non si era nemmeno presentata all’interno della sua testa.


Spazio Autrice: 
Io sono senza parole! 
11 recensioni? mai vista io una cosa del genere, ma vi ringrazio davvero tantissimo. Le vostre opinioni sono davvero importantissime per un'indecisa come me LOL
Tornando al capitolo, sono molto poco sicura di come sia uscito, ma spero che sia di vostro gradimento. Mi viene difficile scrivere questa storia, non so perché, ma lo faccio volentierissimo (Dopo tutti quei commenti che mi avete lasciato, non potrei non farlo). Ora resta da vedere cosa accadrà alla festa di Bieber, non dico altro.

Ora vi saluto, scappo.
Fatemi sapere che ne pensate :)

Alla prossima!

Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***



Capitolo 4.

 
Anche quella giornata di scuola terminò e con la stessa mole con la quale era giunta alle porte di quell’edificio, raggiunse la soglia di casa.
 
Era sola a casa quel pomeriggio, aveva rifiutato l’invito di Brooke e Grace di uscire come al solito.
Si domandava ripetutamente per quale assurda ragione avesse accettato di partecipare a quella festa e soprattutto perché Brooke non fosse stata invitata. A rigor di logica ci sarebbe stato anche Ryan e perché, allora, Brooke no?
 
Scosse la testa scacciando quegli strani pensieri dalla mente e ci riuscì.
Aveva posato accanto al letto lo zaino colmo di libri che aspettavano solo di essere aperti e sfogliati, ma non oggi; quel pomeriggio Amy non avrebbe perso tempo a concentrarsi sullo studio, aveva ben altro a cui pensare.
Aprì il grande armadio che ricopriva un terzo di quella stanza, forse un po’ troppo grande disponibile solo per lei, ma le piaceva.
Le piaceva disporre in modo ordinato ed organizzato tutti i suoi indumenti, scarpe e accessori compresi. Vantava di decine e decine di vestiti, da quelli ordinari per la scuola a quelli per le uscite serali, ammesso e non concesso che davvero le sarebbero serviti.
 
Aveva fatto passare almeno tre volte ogni singolo abito ed ognuno di essi era fin troppo scontato, fin troppo vistoso e lei non voleva dare nell’occhio, non un’altra volta.
 
Le capitò tra le mani un abito blu, perfettamente aderente al suo corpo, ma lo ripose nell’armadio nonostante credeva fosse perfetto.
Ne scelse un altro sempre blu, un colore che adorava, ma questo era totalmente diverso: solo il corpetto le aderiva stretto al petto fino alla vita, da quel punto in poi era morbido e semplice.
 
Amy, che stai facendo?” la voce della madre la fece sobbalzare ed il battito del suo cuore accelerò notevolmente. “Sto cercando un vestito” rispose poi mentre riponeva al suo posto l’appendi abiti sulla quale il vestito, che reggeva con l’altra mano, era stato accuratamente riposto in passato.
Dove hai intenzione di andare?” le chiese tranquillamente la madre, non era quel tipo di genitore apprensivo che temeva ogni singolo movimento esterno da parte della figlia.
Credeva fosse una ragazza con la testa sulle spalle, e in un certo senso lo era, perciò non si preoccupò minimamente di domandarle chi fosse Justin quando Amy le rispose che sarebbe andata ad una festa a casa sua. Probabilmente avrebbe cambiato atteggiamento se avesse saputo qualcosa riguardo al sabato precedente.
Non si sentiva in dovere di farlo, aveva commesso un errore, un errore di cui non ricordava assolutamente nulla, un errore che non avrebbe potuto rimediare.
 
Pochi istanti più tardi qualcuno suonò al campanello, la madre andò ad aprire e quando Amy udì un “Ciao Brooke! La trovi in camera sua” da parte sua, si affrettò a riporre all’interno dell’armadio il vestito.
Quando la rossa entrò nella camera di Amy, la trovò particolarmente nervosa e indaffarata a richiudere velocemente le ante del mobile.
Che stai facendo?” le chiese scrutandola con la massima attenzione, “N-niente, stavo solo sistemando alcune cose” rispose l’altra balbettando.
 
Quindi è per questo che oggi non hai intenzione di uscire con noi.” Amy annuì e poi le chiese: “Tu stasera esci con Ryan?
No, molto probabilmente domani. Perché questa domanda?
La castana scosse le spalle: se non altro non l’avrebbe incontrata alla festa. Non voleva dirle che l’avrebbe rivisto in una circostanza, forse simile, al sabato precedente.
Voleva incontrarlo solo per capire cosa voleva ancora da lei e, forse perché, quel ragazzo la incuriosiva e la terrorizzava allo stesso tempo.
 
Sei proprio sicura di non voler uscire?” le chiese un’ultima volta la rossa poco prima di uscire da quella stanza ed inseguito da quella casa.
Sicura” le sorrise “Ci vediamo domani a scuola.
 
Nuovamente sola.
Nuovamente libera di sbagliare, forse, un’altra volta.
 
Stranamente a quanto da lei pensato, il pomeriggio trascorse velocemente e quando decise di prepararsi erano quasi le sette.
S’infilò velocemente il vestito ed un paio di ballerine dello stesso colore; si recò poi in bagno disegnando un filo di matita nera sugli occhi e tamponando appena le labbra con un rossetto color rosa chiaro. Lasciò i capelli lisci e torno in camera sistemando i vestiti lasciati sul letto poco prima. Dopo essersi accertata che nella borsa vi erano cellulare e chiavi di casa, uscì salutando distrattamente la madre impegnata già a cucinare.
 
Circa quattro isolati più lontano dall’abitazione di Brooke, si trovava la casa di Justin: ricordava quella casa particolarmente bene.
Spesso, qualche mese prima, lo vedeva uscire di casa la mattina per recarsi a scuola e da allora le rimase impresso quel breve tratto di strada.
 
Bussò lievemente alla porta, quasi si fosse improvvisamente pentita di aver accettato quell’invito. Il viale era deserto e silenzioso, nonostante il cielo fosse ancora illuminato dalla luce solare, le sembrava tutto così tetro. Ma era solo un’impressione, pensò lei.
 
Qualche istante più tardi da quando lei distolse il pugno dal dorso di quella porta bianca, essa si aprì celando liberamente la figura di Justin.
Ti do un consiglio: la prossima volta suona.
Ciao anche a te” finse un sorriso lei e varcò la soglia lasciata libera dal biondo.
 
Prima di proferire nuovamente parola, Amy si guardò attorno scrutando ogni minimo particolare: non c’erano persone oltre a loro due e non c’era musica, cosa alquanto insolita data la circostanza di una festa.
Scusa, ma dove sono tutti gli altri?” domandò lei rompendo quell’imbarazzante silenzio.
Lui la fissò sollevando un sopracciglio e lanciandogli uno sguardo di sufficienza: “Quali altri?
M-mi hai detto che avresti dato una festa a casa tua. Questa è casa tua, ma non vedo nulla che possa far capire che si tratta di una festa.” A questa sua affermazione Justin rise di gusto, lasciando la ragazza più perplessa e confusa di quanto già non fosse.
 
Siediti” le ordinò il biondo dirigendosi verso i due divani bianchi disposti ad angolo al centro della sala: quando lui si fu seduto sul primo, lei prese posto sull’altro, stando ben attenta a restare il più possibile lontano da lui.
Che cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire qui?” domandò la ragazza rompendo il silenzio.
Perché hai paura di me?” le chiese di rimando il biondo sporgendosi in avanti e mantenendo lo sguardo fisso su di lei; Amy si ritrasse, quasi avesse voluto sprofondare all’interno di quel candido divano: “E me lo chiedi anche?” rispose infine acida.
Se te lo domando è perché forse non lo so” continuò lui mantenendo quel tono beffardo e sicuro di sé.
Dio mio: hai abusato di me mentre ero ubriaca! Io non ricordo assolutamente niente e…” ma fu interrotta dalla sonora risata in cui era sprofondato Justin.
Che cazzo ridi?” sbottò lei in preda al panico.
In tutta risposta lui si alzò da quel divano e si avvicinò pericolosamente a lei, lei che avrebbe fatto di tutto pur di scomparire dalla sua vista.
Evidentemente eri troppo ubriaca per renderti conto che nemmeno io ero tanto sobrio, Amy” sussurrò lui sibilandole quelle poche parole vicino all’orecchio.
Non dire stronzate! Tu eri sicuramente meno ubriaco di me
 
Probabilmente è vero, ma perché non lo hai impedito allora?
Amy rimase zitta, di quanto successo quella sera, lei non ricordava assolutamente nulla, men che meno il motivo per il quale non lo avesse respinto.
 
Te lo dico io perché” la fece sobbalzare lui rompendo quel fastidioso silenzio che li avvolgeva, “Perché sono stato troppo bravo” concluse lui compiaciuto.
 
Che- che cosa?” sbottò lei cercando di allontanarlo da sé, ma fu del tutto inutile.
Probabilmente non te lo ricordi, forse dovrei rinfrescarti la memoria” le sussurrò nuovamente bagnandosi il labbro inferiore con la lingua e avvicinando poi, sempre di più, il volto al collo di lei.
Amy sentiva il suo respiro regolare diventare sempre più affannoso, le sue labbra si erano posate sul suo collo lasciandole dei piccoli baci su gran parte della pelle scoperta. Il suo cuore batteva all’impazzata e non di certo per l’emozione: era terrorizzata e ciò le impediva ogni singolo movimento.
 
Qualche istante più tardi il rumore di una chiave inserita nella serratura di quella porta li fece sobbalzare; Justin si spostò sul bracciolo del divano fingendo l’espressione più naturalmente tranquilla che gli fu possibile, Amy, invece, fissava quella porta restando immobile.
Quando essa si aprì, lasciò spazio alla figura di una donna magra e non molto alta, i capelli lisci castani le ricadevano sulle spalle e con un grande sorriso dipinto in volto si avvicinò a loro.
Ciao mamma” disse lui volgendole un rapido sguardo, la donna poi si avvicinò ad Amy tenendole la mano e dicendole: “Ciao, io sono Pattie, la mamma di Justin
Velocemente Amy balzò in piedi e le tese la mano balbettando un “S-salve, i-io sono Amy” e cercando di sorridere.
Le sembrava così strano che quella potesse essere la madre di Justin, sembrava così solare e totalmente diversa da lui che invece le pareva il ragazzo più scontroso che avesse mai conosciuto.
La ragazza seguiva ogni movimento di quella donna, mentre invece Justin era rimasto seduto su quel bracciolo giocherellando con il cellulare.
Justin!” lo riprese lei “Quante volte devo dirti di non lasciare in giro le tue cose?” sbottò in seguito facendo cenno ad alcuni vestiti e dischi senza custodia ammassati dietro al divano, oggetti che Amy non aveva minimamente notato.
Scusa” sussurrò lui afferrandoli e dirigendosi poi lungo il corridoio situato accanto alla cucina.
 
Pochi minuti più tardi, ritornò da Amy e disse: “Tu”, lei si voltò verso di lui, “Vieni con me.” A passi lenti, ma decisi seguì il biondo lungo un corridoio poco illuminato fino ad arrivare in quella che era la sua camera.
Una volta entrati, lui chiuse la porta a chiave.



Spazio Autrice:
Bene, dopo una settimana sono riuscita ad aggiornare anche perché dopo le bellissime 7 recensioni che mi avete lasciato, non potevo tardare ancora tanto.
Che dire, spero che il capitolo non vi abbia annoiato troppo dato che è un po' lunghetto (Quasi 4 pagine di word LOL)
Spero di ricevere altrettante recensioni o forse magari di più (che ingorda che sono LOL)
Bon, vi saluto!

Alla prossima!

Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***



Capitolo 5.

 
Il biondo si sedette sulla sedia posta poco distante da una scrivania recante di tutto e di più: da un computer fisso, ad un televisore a led con accanto varie console e decine di dischi. Amy spostò lo sguardo alla sua destra soffermando la sua attenzione su alcune foto incorniciate al muro.
La prima che vide ritraeva due bambini, uno biondo e l’altra dai capelli color grano e così le venne spontaneo chiedergli: “Eri tu quello?”; Justin si voltò e rispose “No, è mio fratello
Che gli è successo?” domandò nuovamente Amy fissando più attentamente la foto.
Niente, non gli è successo niente” sbottò spazientito il biondo riportando la sua attenzione al computer ormai acceso davanti a sé.
E allora perché non lo vedo in giro per casa?” gli chiese sempre più curiosa.
Non vive qui, vive con mio padre
Oh capisco. Quello però eri tu, non è vero?” continuò dirigendosi con entusiasmo verso una foto un po’ più grande recante un bambino biondo dagli occhi color nocciola, con un sorriso meravigliosamente dolce.
” sbuffò sonoramente  “Hai intenzione di parlare ancora per molto?” le chiese fissandola con sguardo di sfida.
La ragazza scosse la testa ed appoggiò la schiena al muro dietro di sé.
 
Pochi istanti dopo, Justin si alzò dalla sedia dirigendosi verso Amy e posizionandosi poi, mantenendo sempre quello strano sguardo malizioso, davanti a lei. Incollò entrambe le mani al muro: se anche avesse voluto, non avrebbe potuto muoversi da lì ed era proprio ciò che lui voleva.
 
C-che vuoi fare?” balbettò impaurita la ragazza, “Ancora non l’hai capito?” le sussurrò lui trascinandola per entrambe le braccia verso di sé e facendo aderire i loro petti perfettamente.
Justin iniziò a baciarle il collo e lentamente fece scorrere la mano sulla schiena arrivando fino alla cerniera di quel vestito che lentamente abbassò finché non fu bloccato da lei.
Smettila, Justin” sbottò alzando notevolmente il tono di voce, “Vuoi stare zitta?” la rimproverò lui spingendola verso il letto e posizionandosi sopra di lei.
Lasciami!” sbottò nuovamente lei, ma lui non si mosse e continuò a tenerle bloccati i polsi mentre tentava in più modi di arrivare a posare le labbra sulle sue. Amy scuoteva ripetutamente la testa a destra ed a sinistra cercando di evitarlo e per diversi istanti ci riuscì fin quando lui non si decise ad abbassarle il vestito e lei si bloccò, di nuovo.
Le si proiettarono davanti agli occhi le immagini di quella sera, lo sguardo di lui era nitido più che mai ed in quel momento avrebbe giurato di risentire persino la musica di quel locale.
Le labbra di Justin si posarono finalmente sulle sue e quando Amy realizzò il tutto, ormai con entrambe le mani libere dalla presa di lui, gli tirò uno schiaffo in pieno volto facendolo indietreggiare.
 
Sei impazzita per caso?” sbraitò lui massaggiandosi la gota colpita e spostandosi da lei, “Non osare toccarmi un’altra volta, Bieber” ribatté lei riallacciandosi il vestito e dirigendosi verso la porta, ma lui la bloccò.
Fammi un favore” le disse guardandola dritta negli occhi e lei annuì, quasi impercettibilmente; “Quando uscirai da questa stanza fingi il sorriso più vero che riesci a fare.
Amy sbarrò gli occhi: “Perché scusa?
Tu fallo e basta e non avrai problemi.
Era parecchio confusa da quella sua strana richiesta, ma decise comunque di assecondarlo e dopo tutto, lui la terrorizzava ancora.
 
Varcò la soglia di quella stanza e quando passò davanti alla cucina, ebbe un sussulto nel vedere la figura di sua madre davanti a lei: “Vai già via?” le domandò dolcemente, Amy annuì: “S-sì, si è fatto tardi” balbettò poi abbozzando un sorriso, la salutò.
 
Ripercorse nuovamente quelle strade cercando di scacciare il pensiero del volto di Justin così prossimo al suo, le faceva paura quel ragazzo; nonostante fosse uno dei più belli che avesse mai visto, la terrorizzava e si domandava perennemente perché mai avesse accettato di andare da lui.
 
 
La mattina seguente, Amy si recò a scuola con il terrore che continuava ad assalirla mentre ripercorreva quelle vie poco affollate. Temeva di vederlo spuntare come mesi prima da quel vialetto, temeva di vederlo, ma non fu così.
 
 
Justin, sei in ritardo: devi andare a scuola” gli aveva detto sua madre irrompendo in camera sua, “Oggi non ci vado” le aveva risposto lui portando entrambe le braccia dietro la testa e rimanendo immobile in quel letto a fissare il soffitto.
Perché?
Non me la sento” si giustificò lui. Sua madre non ribatté ulteriormente e dopo aver annuito, lo lasciò nuovamente solo in quella stanza.
 
 
Brooke, hai visto Justin?” le domandò Amy, la rossa si limitò a scuotere la testa senza quasi averle prestato attenzione mentre distrattamente digitava lettere sul suo cellulare. Alla sua sinistra notò Chaz appoggiato al muro con lo sguardo perso nel vuoto; titubante, si avvicinò a lui e gli chiese: “Chaz, dov’è Justin?
Lui sorpreso nel vederla interagire con lui, ribatté: “Stewart, da quando hai deciso di rivolgermi la parola?” lei si limitò a sbuffare e ripeté nuovamente quella domanda.
Non lo so dove sia, comunque”; “Grazie lo stesso, chiederò a Ryan” fece per andarsene quando lui la trattenne per un braccio: “Non farlo
E perché mai?” domandò lei stupefatta, “Non posso dirtelo, ma non chiedergli di Justin
Chaz, dimmi il motivo” insistette Amy incrociando le braccia al petto. “Non posso” scosse la testa lui.
Se non vuoi dirmi il motivo, non vedo perché io non possa domandarglielo allora
Amy, non posso farlo” ripeté lui scandendo attentamente ogni parola.
Nonostante non avesse voluto abbandonare quella conversazione, fu costretta a farlo perché il suo cellulare iniziò a vibrare incessantemente celando la chiamata proveniente da un numero sconosciuto.
Pronto?” disse lei e dall’altra parte del telefono non poté che riconoscere la voce di Justin.
Chi ti ha dato il mio numero?” domandò nuovamente.
Non ha importanza” ribatté l’altro “Devi farmi un favore
Un altro? Non ci penso nemmeno” rispose acida allontanando il telefono dall’orecchio, “Scusa cos’hai detto?” ribatté lui con tono fermo.
La ragazza sbuffò sonoramente e poi aggiunse: “Che devo fare?
Ascoltami bene perché te lo dirò una volta soltanto: quando le lezioni saranno terminate, vai in segreteria, sulla tua destra troverai appese al muro varie chiavi. Prendi quella che porta la dicitura della professoressa Miller e vai poi in aula professori.
Che cosa? Tu sei pazzo!” sbottò Amy interrompendolo, “Stai zitta e fammi finire. Una volta che sarai dentro l’aula professori, in fondo a destra troverai l’armadietto della professoressa di biologia, prendi il mio ultimo compito in classe.
E che cosa dovrei farci?
Niente, prendilo e basta, al resto penso io” e detto ciò il biondo terminò la chiamata lasciando Amy con ancora il telefono incollato all’orecchio e lo sguardo perso nel vuoto.
Amy, chi era?” le si presentò davanti Grace, che fortunatamente non aveva ascoltato mezza parola di quella conversazione. “M-mia madre” mentì lei balbettando.
 
Qualche ora dopo…
 
L’orologio segnava quasi le quattro del pomeriggio quando le lezioni terminarono. Aspettò pazientemente che tutto il corpo studentesco uscì dall’edificio, professori compresi.
La scuola non era deserta, non ancora, ma Amy si azzardò comunque a girovagare di soppiatto per quei corridoi fino a raggiungere la segreteria, afferrò la chiave della professoressa Miller e si diresse lentamente, ma a passo deciso, verso l’aula professori, fortunatamente deserta.
 
Proprio nel punto esatto che le aveva descritto Justin, trovò l’armadietto ed una volta aperto cominciò a frugarci dentro.
Il suo compito era uno dei primi e fu facile perciò sottrarlo senza creare ulteriore scompiglio. Richiuse l’anta dell’armadietto e tornò in segreteria riponendo al suo posto la chiave sottratta poco prima.
 
Era ormai prossima a percorrere il corridoio che portava all’uscita di quell’edificio quando udì dei passi dietro di sé.



Spazio Autrice:
13 recensioni? Ma io vi amo, lo sapete questo? Beh, se non lo sapete ve lo dico ora: vi amo.
Avrei dovuto postare domenica, infatti sono un po' in ritardo, ma è colpa delle feste che mi tengono occupata a non far niente :3
Bon, detto questo vi saluto e aspetto i vostri commenti, sperando ce ne siano (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***



Solo un suggerimento: se vi va, ascoltate questa canzone mentre leggete (:


Capitolo 6.

 
Hey, tranquilla baby, sono io” udì alle sue spalle e, velocemente, Amy si voltò focalizzando a pieno la figura di Justin. “Bieber, vaffanculo. Mi hai fatto morire di paura” sbottò avanzando verso di lui e tendendo la mano che stringeva il compito appena sottratto.
Lui prontamente l’afferrò, piegandolo poi in due lo ripose in una delle tasche posteriori dei pantaloni, “Posso andare adesso?” domandò beffarda Amy appoggiandosi con una gamba piegata al muro dietro di lei.
Che fretta hai? Non c’è nessuno qui dentro” ridacchiò lui posizionandosi davanti a lei e mantenendo dipinto in volto uno strano sorriso, “Sbagli, la scuola non è deserta e se ci beccano, per di più con il compito di biologia, saranno guai” affermò lei incrociando le braccia al petto.
Ti preoccupi un po’ troppo” le sussurrò lui avvicinandosi pericolosamente al volto di lei; non aveva paura, non di lui almeno e non ora. Ciò che più la preoccupava era restare nel bel mezzo di quel corridoio e venire scoperta se per caso in quel momento fosse passato di lì qualcuno, ma non sarebbe stata l’unica a finire nei guai, c’era anche lui con lei.
 
I loro occhi s’incrociarono ed i loro respiri erano talmente vicini che si fusero in uno solo, il cuore di Amy batteva all’impazzata e quello di Justin non agì in modo tanto diverso.
Nessun rumore, se non quello dei loro respiri, giunse alle loro orecchie; Justin posò le labbra prima sulla guancia di lei ed in seguito sul suo collo.
Questa volta Amy non scostò il capo né mosse alcun muscolo, rimase immobile a fissare ogni lineamento di quel viso perfetto; Justin sorrise e si passò la lingua sul labbro superiore provocandole un brivido che le percosse tutta la schiena.
Dischiuse lievemente le labbra avvicinandole a quelle di lei esitando qualche secondo immergendo quei suoi occhi color nocciola in quelli marroni di lei, quasi come se le stesse chiedendo il permesso per appoggiarle definitivamente sulle sue.
A giudicare dallo sguardo quasi sorridente che gli rivolse, doveva aver acconsentito senza pensarci due volte: Justin poggiò definitivamente le labbra sulle sue e chiuse gli occhi, cosa che fece anche lei concentrandosi solo ed esclusivamente su quel bacio.
Quasi non riusciva a credere a ciò che stava facendo, in fondo, aveva paura di quel ragazzo, ma ai suoi occhi appariva talmente perfetto che rifiutare un bacio da lui sarebbe stato come per Eva rifiutare la mela dal giardino dell’Eden: impossibile.
 
Pochi istanti più tardi quel bacio terminò per volontà di Justin: “Non vorrei sbagliarmi, ma ho sentito dei passi. Ci conviene uscire da qui” le sussurrò afferrandola per mano e trascinandola verso l’uscita dell’edificio.
 
Quando entrambi furono al di fuori della scuola ed anche dal suo cortile, Justin sciolse la presa e poco prima di allontanarsi da lei, le disse: “Ah, comunque grazie per aver recuperato il mio compito. Ci si vede.
Si era allontanato lasciandola immobile davanti a quell’edificio a guardarlo andar via, non si era voltato, a parer suo non era rimasto scioccato da quel bacio, forse non gliene era minimamente importato.
 
Amy, perché stavi parlando con Bieber?” Brooke e Grace si presentarono davanti alla castana facendola sussultare “Brooke, Grace” si voltò prima verso la rossa e poi verso la bionda “N-noi stavamo… Niente. Niente d’importante.
Le due si scambiarono una veloce occhiata per poi afferrare entrambe le braccia di Amy e costringendola a seguirle verso casa di Brooke.
 
Una volta raggiunta la meta, tutte e tre si diressero velocemente nella stanza della rossa facendo sedere la castana su uno dei due letti mentre loro si limitarono a sostare in piedi davanti a lei con le braccia incrociate al petto.
Posso sapere cosa vi prende?” domandò incuriosita Amy, “Sai, non dovresti frequentarlo” rispose Brooke mentre la bionda alternava a posare lo sguardo prima su di una e poi sull’altra. “Brooke, io non lo sto frequentando. Stavamo solamente parlando
Non si direbbe” continuò Grace, “Tutto questo è assurdo!” sbottò sbuffando sonoramente la castana.
E’ chiaro che tu puoi fare quello che vuoi, ma dopo ciò che è successo in quel night club… fossi in te starei attenta” riprese Brooke con tono più pacato,
Già, il night club” sospirò Amy volgendo lo sguardo al suolo; “Come fai a prenderla così alla leggera? Quello stronzo ha abusato di te!
Brooke,ha ragione: è uno poco raccomandabile, Amy” disse infine Grace.
Senza ribattere, Amy si alzò velocemente da quel letto ed uscì da quella stanza lasciando le due amiche perplesse a scambiarsi sguardi interrogativi tra loro.
 
Imboccò il viale diretto verso casa sua, camminando a testa bassa concentrata ancora una volta su quanto sentito prima.
‘Ha abusato di te’forse avrebbe dovuto odiarlo per questo, evitarlo, questo era ciò che aveva deciso la mattina seguente all’accaduto.
 ‘E’ un tipo poco raccomandabile’lo era, lo era eccome.
Era troppo immersa in quei pensieri da non accorgersi di aver intralciato i passi di un’altra persona e di aver sbattuto contro di essa.
S-scusami, non ti avevo visto” biascicò lei e solo dopo aver alzato completamente il capo realizzò di essersi appena imbattuta nel ragazzo che nemmeno un’ora fa aveva baciato.
Cosa ci fai da queste parti?” le domandò lui, “Ero a casa di un’amica” rispose con un filo di voce.
La tipa di Ryan?” La tipa di Ryan? Se è questo ciò che era ora, allora sì. “” disse poco prima di allontanarsi da lui con il capo nuovamente abbassato, ma lui la trattenne per un polso e così fu costretta a voltarsi.
Che succede?” le chiese,
Non credo ti interessi
Hai ragione, non m’interessa” rispose lui scrollando le spalle e ripercorrendo il suo cammino.
Justin?” lo richiamò lei e lui si voltò con sguardo interrogativo, “Perché mi hai baciata prima?
Il biondo esitò qualche secondo e poi le chiese di rimando: “Perché non ti sei scansata come l’ultima volta?
Amy rimase in silenzio e Justin, non notando alcun riscontro da parte sua, si voltò deciso a riprendere definitivamente il suo cammino.
Aspetta” esclamò lei ad alta voce costringendolo a fermarsi; lui fece per ribattere quando volse uno sguardo oltre alla figura di lei e l’afferrò per il polso e dicendole: “Dobbiamo parlare, ma non qui.
Perché? Che succede?” chiese lei cercando di stargli dietro e di volgere uno sguardo alle sue spalle, ma senza avere una focalizzazione nitida di chi stesse guardando lui prima. Si ritrovò un’altra volta d’innanzi alla villetta di Justin dove senza perdere altro tempo la fece entrare chiudendosi la porta alle spalle.
 
Justin, chi c’era dietro di me?
Persone che non aveva voglia di vedere” sbuffò lui dirigendosi verso camera sua e lei di rimando lo seguì.
 
Di che cosa dovremmo parlare, allora?” domandò lei sedendosi sul suo letto ed osservando attentamente tutti i suoi movimenti,
Voglio che sia chiara una cosa: tra di noi…” ma lei lo interruppe: “Noi?
Tra me e te, se preferisci, non c’è niente” rispose nervoso lui senza guardarla negli occhi.
 
Rimase delusa da quell’affermazione, ma perché? Lui era lo stronzo che aveva abusato di lei, lui era il bastardo poco raccomandabile, perché mai le importava tanto se credeva che tra di loro non ci fosse niente?
Perché l’aveva baciata, allora? Perché l’aveva costretta ad andare da lui con la scusa di una festa? Perché?
Dimmi almeno perché mi hai baciata, prima non eri ubriaco o sbaglio?” ribatté balzando in piedi Amy; lui riportò nuovamente lo sguardo negli occhi di lei “Credo che sia meglio che tu ora vada
Non se prima non mi dici il perché” insistette lei.
Chi pensa ai fatti proprio campa cent’anni, vedi di seguire l’esempio e ora vattene” ribatté lui volgendo lo sguardo verso il corridoio.
Come vuoi” sbottò irata per poi varcare la soglia di quella stanza ed inseguito quella della porta d’ingresso.
 
Nessuno dei due si era reso conto che non erano soli in casa, proprio mentre discutevano, la madre di Justin aveva fatto il suo ingresso in casa ed era rimasta alquanto stupita vedendo la ragazza andarsene con tanta fretta.
 
Cazzo!” imprecò lui ad alta voce sbattendo violentemente la porta di camera sua ed appoggiando la schiena su di essa.
Justin, apri la porta!” gli urlò sua madre, “Cosa cazzo vuoi?” ribatté lui spalancando la porta e nel giro di pochi istanti la donna gli mollò prontamente uno schiaffo sulla gota destra.
Non permetterti di parlarmi ancora così” intonò la madre e lui in tutta risposta biascicò un “Scusa” a malapena percettibile.
Comunque la cena è pronta” aggiunse infine prima di tornare in cucina, “Non ho fame” rispose lui.
 
 
Amy era intenta a raggiungere casa sua quando si ritrovò davanti, forse un po’ troppo vicino, la figura di Chaz, “Oh, ciao Chaz. Scusa, ma non ti avevo visto
Non vedrai mai nessuno finché ti ostini a camminare a testa bassa” ridacchiò lui e pochi istanti dopo tornò serio “Prima ti ho vista con Justin
Che fosse stato quello il motivo per il quale lui aveva voluto allontanarsi da quel viale così velocemente? “D-davvero?
Sì, ero insieme a Ryan anche se lui credeva che non fossi tu
A proposito di Ryan, non devi dirmi nulla?” lo istigò lei riaprendo il discorso concluso quella mattinata a scuola, “Te l’ho già detto, Amy: non posso dirtelo.



Spazio Autrice:
No, non sono un piccolo miraggio. Perdonate l'assenza, avrei voluto postare ieri o lunedì, ma stavo male çç
Anyway, io vi ringrazio sempre immensamente per le belle e soprattutto numerose recensioni che mi lasciate. Spero che la storia vi stia incuriosendo almeno un po' (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***



Capitolo 7.

 
Sei parecchio strano, Somers” commentò Amy poco prima di allontanarsi di nuovo, ma Chaz la trattenne per un polso: “Posso darti un consiglio?
Se riguarda Bieber, tienitelo per…” ma fu interrotta da lui che le mise una mano davanti alla bocca facendola indietreggiare stupita, “Stai lontana da lui
Non ho nessuna intenzione di stargli vicino se è questo ciò che pensi” lo rimbeccò Amy incrociando le braccia al petto.
Amy, non sono stupido. So cos’è successo in quel night club e ti ho visto con lui prima.
Amy cominciava davvero a pensare che sia Chaz che le sue amiche non avessero nulla di più interessante a cui pensare se non al fatto che lei dovesse star lontana da Justin, non capiva davvero da dove venisse tutto questo interesse nei suoi confronti. E comunque, stando all’atteggiamento che quel ragazzo adottava quando era con lei, i motivi per stargli vicino erano diventati davvero pochi. Ma c’era una cosa che le premeva sapere più di tutte: Chaz l’aveva incuriosita e non poco riguardo a Ryan.
Puoi star tranquillo che, ammesso e non concesso che ci fosse stato mai qualcosa tra me ed il tuo amico, abbiamo chiuso” e detto ciò, con un cenno di mano lo salutò e riprese il cammino verso casa.
 
Quasi un’ora più tardi, Justin, stanco di rimanere chiuso in quella stanza, si diresse verso la cucina dove trovò la madre china su alcune carte che inondavano il tavolo dove solitamente mangiavano.
Rimase qualche istante appoggiato allo stipite della porta a fissarla, “Se hai fame, ti ho lasciato qualcosa nel frigorifero” disse lei dopo avergli dedicato una fugace occhiata. Lui si limitò a scuotere le spalle e si sedette accanto a lei cominciando a scrutare con lo sguardo quelle carte e a soffermare la sua attenzione sulle mani della madre: una impegnata a digitare tasti sulla calcolatrice e l’altra che impugnando una penna annotava cifre su un taccuino.
Che succede?” si azzardò a domandare il biondo, “Niente, va tutto bene
Mentiva. “D’accordo, te lo chiedo una seconda volta: che succede?” insistette lui cercando di incrociare lo sguardo di lei; Pattie alzò per qualche istante lo sguardo verso di lui e di nuovo lo riabbassò ripetendo con tono più marcato: “Niente, va tutto bene.
Non contento di quella falsa risposta, aprì l’anta del frigorifero e ne tirò fuori una lattina di coca cola accompagnata poi da un sacchetto di patatine e ritornò nuovamente in camera.
 
Si lasciò andare a peso morto sul letto, accese la televisione ed afferrò il cellulare poggiato sul comodino. Recava due nuovi messaggi.
Il primo non venne degnato di attenzione, il secondo, proveniente da Chaz, sì.
Hey amico, per poco Ryan non si credeva che c’eri tu al fianco di  Amy. Tranquillo, gli ho detto che si sbagliava.”
Quelle parole lo fecero ridacchiare silenziosamente e senza rispondere a quel messaggio, poggiò nuovamente il telefono sul comodino.
 
 
Il giorno seguente, il cielo che sovrastava la città di Atlanta era plumbeo e di lì a poco quell’enorme nube grigia avrebbe lasciato cadere al suolo goccioloni colmi d’acqua, segno che il brutto tempo non sarebbe cessato tanto presto.
 
L’atmosfera che regnava nell’aula in cui Amy, Grace e Brooke seguivano la lezione di storia, era strana.
La bionda e la rossa avevano ricevuto solamente un’occhiata ed un sorriso forzato proveniente dall’amica, non una parola e ciò che risultava più strano era il fatto che non si fosse seduta accanto a loro come solitamente faceva. Grace non dava molto peso a ciò, Brooke invece sapeva che la conversazione avuta il giorno prima in camera sua era stata la causa di quel momentaneo allontanamento da parte di Amy.
Io non la capisco, davvero” commentò sottovoce la rossa rivolgendosi a Grace, “Le piace, è normale che faccia così
Cosa?” sbottò Brooke attirando persino l’attenzione della professoressa che tentava di spiegare la solita lezione, “Io ne sono convinta, non se la sarebbe presa più di tanto se non le importasse di Bieber. Insomma, tu stessa hai detto che quella sera al night club voleva tornare da lui dopo che… che è successo quello” continuò la bionda.
Lo credi davvero?” domandò scettica l’altra, “Ne sono più che sicura. Scommetto che se riuscissimo a leggere gli ultimi messaggi che ha ricevuto, proverrebbero tutti da quel Justin
Mmm, no. Non credo abbia il suo numero
Ah no?
Grace, cosa sai tu che io ignoro?” Brooke assottigliò lo sguardo a due piccole fessure per poi strappare di mano la limetta per unghie che la bionda stava utilizzando per sistemarsi minuscole imperfezioni visibili solamente a lei. Grace sbuffò sonoramente per poi volgere tutta l’attenzione sull’amica: “Ieri l’ho vista parlare al telefono e quando le ho chiesto con chi stesse avendo quella strana conversazione, perché ti assicuro che sembrava strana, mi ha risposto che era sua madre. Io non credo che sua madre le incuta tanto terrore dal permetterle di parlare a scatti.
Hai ragione, lo credo anche io” concluse la rossa poco prima di posare lo sguardo su di Amy che freneticamente prendeva appunti sul suo quaderno.
 
E se provassimo a parlarle?” suggerì Grace quando la campanella segnò la fine di quelle due ore di storia, “D’accordo, comincia tu” ribatté la rossa. “Io? Sei tu quella che solitamente parla, non io
Potresti cominciare a farlo perché non credo che a me darà retta
Forse hai ragione tu: aspettiamo che le passi” disse Grace.
 
Amy si precipitò fuori dall’aula diretta in cortile, era sicura che quel piccolo spazio verde fosse stato tutto per lei dato che il maltempo stava avendo sempre più il sopravvento.
 
Si sedette a terra appoggiata ad un muro con qualche centimetro di tetto che la riparava dalla pioggia, aveva gli occhi gonfi ed un groppo in gola, segno che di lì a poco il cielo non sarebbe stato l’unico a bagnare l’asfalto.
 
Hey amico, cosa stai guardando?” chiese Chaz dando una leggera gomitata a Justin che, posto di fronte a lui, aveva lo sguardo perso davanti a sé, “Nulla” scosse la testa abbassando il capo. Subito dopo Chaz sporse il capo oltre il muro che li nascondeva dal resto del giardino e poi lo ritrasse immediatamente volgendo uno sguardo posto tra l’interrogativo e lo stupito all’amico, “Ancora lei?
Se credi che m’interessi una come lei, ti sbagli di grosso. Tutti vi sbagliate di grosso” e detto ciò si allontanò dall’amico camminando a passo veloce davanti ad Amy che ora aveva il volto affondato nelle sue stesse braccia.
 
Mentre ripercorreva il corridoio principale fu fermato da Brooke e Grace che si posizionarono davanti a lui con le braccia incrociate al petto. “Avete intenzione di spostarvi o devo camminarvi sopra?” sbottò Justin scostando lo sguardo prima sulla bionda e poi sulla rossa, “Abbassa la cresta, Bieber” disse Grace e nel frattempo Brooke lo afferrò per un polso costringendolo così a seguirle.
Hey, non credo che questo sia il posto adatto” ridacchiò il biondo, “Se c’è qualcosa qui che non è adatto, è il tuo cervello” ribatté Brooke alzando gli occhi verso l’alto.
Cioè mi state dicendo che non mi avete trascinato all’interno di questo ripostiglio per fare sesso?” sbottò nuovamente lui trattenendo a stento una risata, “Sei davvero convinto che tutte le ragazza di questa scuola vogliano fare sesso con te?” domandò scettica la bionda; “Oh no, tesoro. Non solo le ragazze di questa scuola.
Smettila di fare l’idiota, non ti ho trascinato qui dentro per sentire le tue cazzate. Voglio sapere cosa c’è tra te ed Amy” lo rimbeccò la rossa alzando lievemente il tono di voce.
D’accordo, ve lo dirò per una volta soltanto e che sia l’ultima perché ne ho piene le palle di questa storia: tra me e la vostra amica sfigata non c’è mai stato nulla e tutt’ora non c’è nulla” detto ciò le raggirò e si fiondò sbuffando sonoramente fuori da quel ripostiglio colmo di scope e secchielli vari.
 
Sai cosa penso?” domandò retorica Grace “Che non starebbero male insieme
Chi, Justin e Amy? Sei impazzita per caso?” la rimbeccò l’altra, “Oh andiamo, Brooke. Davvero non ci arrivi? Negano entrambi e poi sono strani tutti e due: si completerebbero
La rossa si lasciò andare in una breve risata: “Staremo a vedere.



Spazio Autrice:
Son sempre in ritardo, chiedo perdono. Ma sarò più celere negli aggiornamenti d'ora in poi, promesso :3
Anyway, voi siete stupende. Grazie mille per tutte le recensioni che sempre mi lasciate.
Più avanti chiarirò parecchi dubbi riguardo alla storia, ovviamente non vi lascerò senza sapere cosa succede tra Justin, Amy e Chaz e compagnia bella :3

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***



Capitolo 8.

 
L’intervallo non era ancora terminato e Chaz era ancora appoggiato al muro dove pochi minuti prima aveva avuto quella strana conversazione con Justin; sporse nuovamente il capo verso il resto del giardino e notò che Amy era ancora lì, seduta e con il volto affondato tra le sue braccia.
Al diavolo la pioggia” pensò, iniziò a camminare verso di lei e quando fu abbastanza vicino da sentire i suoi singhiozzi, s’inginocchiò per poi sedersi definitivamente accanto a lei.
Sfiorò accidentalmente il suo braccio e velocemente lei sollevò il capo.
Chaz? Che ci fai qui?” gli domandò asciugandosi velocemente con le dita le lacrime che le avevano inondato il viso, “Difficile non notare l’unica ragazza che piange sotto la pioggia.
Involontariamente Amy sorrise incrociando lo sguardo di Chaz: “E’ tutto okay comunque, grazie.
Lui ricambiò il sorriso e dopo essersi rialzato, le porse la mano aiutandola ad alzarsi.
 
Così come le lacrime di Amy avevano cessato di scendere, anche le nubi grigie che ricoprivano il cielo sopra le loro teste, si stavano decidendo a diradarsi definitivamente lasciando nuovamente spazio al sole.
Ti va se dopo scuola usciamo?” le chiese timidamente Chaz, “Io e te?” domandò stupita Amy.
Sì, ci sarebbero un paio di cose di cui dovrei parlarti. Facciamo appena dopo le lezioni?”; la ragazza annuì e poco prima di ripercorrere il corridoio principale, intravidero Justin dirigersi verso il cortile. Non degnò di uno sguardo nessuno dei due e solamente in quel momento Chaz si accorse che il giardino non era più deserto.
Amy si allontanò da Chaz lasciando così spazio a Ryan che a passo lento si posizionò poi di fronte all’amico. “Perché Justin sta andando da lui?” domandò Ryan volgendo lo sguardo verso il giardino, l’altro scosse le spalle sibilando un “Non lo so” a malapena percettibile.
 
Bieber, come mai da queste parti?” sogghignò un ragazzo moro appoggiato al muro in un angolo del cortile, sorreggeva una sigaretta tra l’indice e il medio e di tanto in tanto ne assaporava qualche tiro per poi darle una leggera scossa lasciando cadere la cenere in eccesso.
Justin si avvicinò a lui quasi intimorito, le mani in tasca e l’andatura piuttosto lenta, “Vediamo di arrivare subito al dunque, quanti te ne servono?” continuò il moro.
Duecento” biascicò Justin mantenendo lo sguardo basso.
La sera prima, una volta che Pattie aveva lasciato il tavolo da cucina ancora stracolmo di carte, Justin si era seduto a quella sedia e aveva cominciato a prendere in mano, uno per uno, quei fogli.
L’unica conclusione che lui ne trasse leggendo gli appunti segnati sul taccuino, era una: un piccolo, almeno secondo lui, problema di soldi.
Alcune spese arretrate e poche probabilità di arrivare a fine mese, una cosa che lui non poteva permettere che accadesse.
 
Non era la prima volta che si rivolgeva a Devon, il ragazzo appoggiato al muro, per cose di questo genere, ma quell’individuo incuteva soggezione persino a lui. Quasi tutta la scuola, eccetto chi ne viveva beatamente all’oscuro, erano a conoscenza del fatto che lui fosse un ragazzo benestante, ma con ben poche attitudini ad una vita normale. Giravano voci che vendesse droga o sostanze di quel genere o che, come sarebbe successo questa volta, facesse scommesse a puro scopo di farsi due risate.
D’accordo, ma come già saprai, io non do niente per niente” ribatté Devon; Justin sbuffò, quasi impercettibilmente: “Che devo fare?
Il moro ridacchiò: “Non so se hai notato la ragazza che fino a poco fa parlava con Somers
Sì e allora?” sospirò l’altro, “Questa sera tu dovrai fare in modo che venga a letto con te
Justin spalancò gli occhi, non era insolito che facesse richieste di quel tipo, ma con tutte le ragazze della scuola, doveva scegliere proprio Amy?
D’accordo, quando?
Che ne dici di stasera?” chiese di rimando Devon.
Constatando il fatto che Justin sapeva di avere casa libera fino alla mattina successiva, accettò.
Qualche clausola in particolare, o…
No, fai come ti pare. Credo tu sappia già come agire, no?” Il biondo annuì e dopo aver afferrato le banconote verdi che Devon gli porse, se ne andò.
 
Qualche ora più tardi, quando la campanella pose definitivamente fine alle lezioni, Amy, seguita da Chaz, si diresse verso un parco non troppo distante da scuola.
Alla prima panchina libera si sedettero e senza indugiare un solo istante di più, la ragazza si affrettò a chiedergli: “Di che cosa volevi parlarmi?
Accidenti come sei precipitosa
Amy ridacchiò: “Magari è la volta buona che mi sveli questo mistero di Ryan.
Ti interessa proprio, eh?
Mi hai infuso una certa curiosità quando me lo hai detto, devo ammetterlo
No, non è di questo che volevo parlarti.” La ragazza sbuffò e poi gli volse un sorriso come per incitarlo a continuare.
Sai, è da un po’ che ci stavo pensando e devo ammettere che non è nel mio genere parlare di queste cose” esitò qualche istante prima di aggiungere altro e poi disse: “Oh, insomma: mi piaci” sputò fuori tutto d’un fiato abbassando poi lo sguardo.
Amy ne rimase stupita, non si aspettava una cosa del genere da parte di Chaz, ma ne restò comunque felice. “Davvero?
” pronunciò flebilmente lui. Ci furono alcuni istanti di silenzio, solo fugaci scambi di sguardi e sorrisi quando, finalmente, lui si decise ad avvicinarsi notevolmente a lei.
Amy non si tirò indietro, annullò del tutto la distanza che separava i loro volti per poi permettere alle loro labbra di unirsi in un piccolo bacio.
 
Oh, bene!” esclamò una voce alle loro spalle, “Adesso ti metti a fare la troia anche con i miei amici?
Chaz rimase stupefatto da quella sua frase ed Amy impallidì solo a vedere la figura di Justin.
Scattò velocemente in piedi lanciandogli uno sguardo di fuoco: “Mi spiace per te, Bieber, ma non sei autorizzato a dare della troia a qualsiasi ragazza che ti rifiuta.
Quale ragazza a parte te?” sogghignò lui “E poi vedi di abbassare il tono di voce, da quando ti sei presa la liberta di ribattere con me?
Oh ma sentilo” volse un veloce sguardo a Chaz per poi aggiungere: “Se c’è qualcuno che deve abbassare qualcosa, quello sei tu. E no, non mi riferisco solo alla cresta, Bieber” sorrise beffardamente Amy.
Hey amico, ti spuntano dei verdoni dalla tasca” gli disse Chaz e senza degnarlo di uno sguardo, li spinse più a fondo all’interno della tasca posteriore dei pantaloni
 
Ti avverto Stewart, vedi di scherzare poco con me
Altrimenti cosa fai, mi sbatti sul tuo letto sperando che io caschi ai tuoi piedi? Lo hai già fatto e non ha funzionato, rassegnati: io con uno come te non ci andrò mai” e detto questo, si allontanò velocemente da entrambi.
Amy, aspetta!” le urlò Chaz, ma non ottenne alcuna risposta.
Justin si posizionò davanti all’amico con le braccia incrociate al petto e sbottò: “Cosa cazzo ti sei messo in mente di fare?
L’altro rimase quasi scioccato da quella sua strana reazione: “Sei stato tu a dire che lei non ti interessa, perché non posso provarci io?” ribatté poi.
Justin si limitò a fulminarlo con lo sguardo per poi allontanarsi da lui.
 
Chaz si affrettò a seguirlo e a raggiungere i suoi passi: “Si può sapere che ti prende?
 “Tu non devi toccarla” sibilò l’altro, “La stessa cosa vale per Ryan?” domandò nuovamente Chaz ed in tutta risposta ricevette una gomitata all’altezza dello stomaco.
Sei impazzito per caso?” urlò lui massaggiandosi la parte colpita“Prima dici che non ti interessa e poi t’incazzi se ci provo io. Sei strano, amico.
 
Tu non ti preoccupare di come sono fatto io. Stasera vedi di convincerla a venire a casa mia, ci sarà un po’ di gente
Dai una festa?” domandò l’altro, “Chiamiamola così” affermò Justin.
 
Senti, ma Ryan la può toccare, o no?” ironizzò nuovamente Chaz facendo innervosire il biondo;
 “Vedi di non dire stronzate e fai come ti ho detto. Ci vediamo questa sera” e detto ciò, Justin imboccò il vialetto che lo separava da casa lasciando l’amico perplesso a fissare il vuoto avanti a lui.




Spazio Autrice:
Come promesso, ho cercato di non farvi aspettare troppo e di chiarirvi un po' le idee (?)
Spero di esserci riuscita almeno un po' (:
Ringrazio sempre quelle persone stupende che recensiscono, il vostro parere è stra importante ^^
Aspetto un vostro parere (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***



Capitolo 9.

 
Rovistando tra la dispensa della sala e quella della cucina, Justin riuscì a riempire il tavolo della sala di bottiglie di alcolici. Era convinto che sarebbero bastati quelli a dare il via alla festa.
Una volta recuperate quante più bottiglie riuscì ed acceso lo stereo, si lasciò cadere a peso morto sul divano fissando perennemente il vuoto avanti a sé. L’unica cosa a cui riuscì a pensare fu Amy, lei e quello strano coraggio che aveva avuto qualche ora prima nel sputargli in faccia quelle parole. Non aveva la più pallida idea di come farla cadere ai suoi piedi, solo ora si stava rendendo conto che darle della troia aveva solo peggiorato la situazione. Ma non era il tipo di ragazzo che pronunciava frasi sdolcinate o faceva carinerie, tutt’altro.
Erano passati ormai tre anni da quando smise di comportarsi da bravo ragazzo, odiava ciò che era diventato dopo la sua prima storia d’amore, se così la si poteva chiamare.
 
Mancava quasi un’ora prima che la festa iniziasse, occupò la maggior parte di quel tempo davanti allo specchio di camera sua. Quando si trattava di scegliere i vestiti adatti, impiegava solitamente un’ora a provare pantaloni, magliette o camicie e scarpe. Se Ryan e Chaz lo avessero visto, probabilmente lo avrebbero paragonato ad una ragazza e non era ciò che lui poteva permettersi di sentirsi dire.
Optò per un paio di jeans bianchi, una camicia nera ed un paio di supra del medesimo colore. Sì passò ripetutamente una mano tra i capelli ravvivandoli lievemente.
Un leggero colpo al campanello lo fece sussultare, con passo deciso ed un sorriso malizioso stampato in volto, raggiunse la porta e diversamente da quanto si aspettava, vi trovò Devon.
Credevi fossi la tua amichetta, non è vero?” sghignazzò lui facendosi largo all’interno di quella villetta.
Qualche minuto più tardi, il campanello prese a suonare ripetutamente e quella sala che fino a poco prima ospitava solamente loro due, si riempì di gente, la maggior parte provenienti dalla scuola di Justin, alcuni, invece, amici stretti di Devon.
Hey Bieber, non credi che manchino i bicchieri?” riprese a parlare il moro ed il biondo eseguì l’ordine dirigendosi in cucina.
 
 
 “Ripetimi ancora perché siamo qui?” domandò sbuffando Amy una volta arrivati d’innanzi alla casa di Justin, “Oh dai, non dirmi che avresti preferito restare a casa a guardare noiose soap-opere” ribatté Chaz;
Devo davvero essere sincera? Preferirei riguardarmi l’intera serie di Beautiful piuttosto che trascorrere un’altra serata in compagnia del tuo amico dall’erezione facile” sbottò lei tutto d’un fiato.
Aspetta un momento” commentò Chaz “Hai già guardato tutta la serie di Beautiful?
Chaz!” lo riprese lei zittendolo, lui sbuffò e si affrettò a suonare al campanello.
 
Devon andò ad aprire provocando un’espressione stupita sul volto di entrambi; a passo lento si fecero largo all’interno dell’abitazione scrutando nel minimo dei dettagli la gente già presente.
Amy si fermò all’ingresso mentre Justin era occupato a disporre sul tavolo i bicchieri; quando la vide si avvicinò verso di lei e senza dire una parola iniziò a girarle intorno soffermando lo sguardo sulle sue gambe e sul fondoschiena coperto da un morbido vestito blu scuro.
Tornò davanti a lei guardandola dritta negli occhi, con un dito le accarezzò una guancia e subito lei si ritrasse. “Sai, non credevo venissi” le sussurrò ad un orecchio, Amy rimase ferma immobile rendendo lo sguardo più serio e freddo che poté. Non rispose, si allontanò semplicemente raggiungendo Chaz seduto su uno dei due divani bianchi.
 
Mentre diverse persone avevano incominciato a ballare a ritmo della musica proveniente dallo stereo occupando gran parte della sala, Justin, Chaz, Amy, Devon ed un amico di quest’ultimo  rimasero seduti su quei due divani spiaccicando di tanto in tanto qualche parola: tutti tranne Amy.
Il biondo lanciò una fugace occhiata all’amico indicando prima Amy e poi il tavolino posto avanti a loro recante decine di bottiglie di alcolici.
Chaz esitò qualche istante prima di afferrare una bottiglia di vodka e riempirne con il contenuto un paio di bicchieri, di cui uno fu prontamente afferrato da lei.
Justin si lasciò scappare un sorriso mentre osservava attentamente i movimenti di quella ragazza e con le orecchie ben tese cercava di carpire la conversazione che stavano avendo in quel momento Devon e l’amico, cose che però non gli interessavano affatto.
Il suo obiettivo, ora come ora, era fare in modo che Amy cadesse ai suoi piedi o, perlomeno, che acconsentisse alla sua proposta di concludere quella serata così come si era conclusa una settimana prima al night club.
 
Chaz, dov’è il bagno?” domandò Amy poggiando sul tavolo il quarto, o forse il sesto bicchiere ormai vuoto, lui lanciò un’occhiata a Justin il quale prontamente si alzò. “N-non lo so” mentì “Chiedi a Justin.
La ragazza sbuffò per poi dirigersi verso il biondo e ponendogli la medesima domanda, “Seguimi” le disse lui.
Percorsero il breve corridoio che li separava dal bagno e dalla camera di Justin e quando furono d’innanzi ad una porta bianca chiusa, lui fece un cenno con il capo invitandola ad entrare.
Non entri con me?” le domandò lei sostando momentaneamente sull’uscio di quella stanza, “Cosa? Non credo proprio, tesoro” ribatté lui e quando fu solo in quel corridoio, si lasciò scappare una lieve risata. Era evidente che ormai l’aveva in pugno e che sarebbe bastata meno di mezz’ora chiusi all’interno della sua camera per accogliere la strana richiesta di Devon.
Alcuni minuti più tardi, Amy fu nuovamente in compagnia di Justin il quale non attese oltre ed iniziò ad ammaliarla avvicinandosi pericolosamente al suo volto.
Perché ora non vieni con me, piccola?” le sussurrò e lei ebbe un sussulto seguito poi da un sorriso malizioso.
L’afferrò per una mano e la costrinse così a seguirla all’interno della sua stanza.
Lei chiuse a chiave la porta alle sue spalle facendo rimanere leggermente perplesso Justin, era davvero possibile che tutto ciò, di punto in bianco, fosse diventato così semplice?

Eppure c’era qualcosa che lo tratteneva dal spingerla sul suo letto e rifare quanto già fatto una settimana prima. No, non poteva essere il senso di colpa, erano anni che non ne avvertiva uno, perché mai iniziare a percepirlo proprio adesso?
Ma a prendere in mano le redini della situazione fu lei, con una mano posta sul collo di lui lo attirò a sé cominciando a baciarlo con foga per poi spingerlo sul letto dietro di lui e sdraiarsi completamente sopra di lui.
Che accidenti stai facendo?” le chiese lui cercando di spostarla da quella posizione, ma lei sembrò non ascoltarlo perché con due veloci movimenti si sollevò il vestito rimanendo così coperta solamente da un completo intimo nero.
Sbarrò gli occhi incredulo soffermando lo sguardo non solo sul seno di lei, ma su ogni movimento che stava compiendo.
Si affrettò a slacciare i jeans di lui abbassandoglieli fino all’altezza del ginocchio, “Amy, smettila” le urlò lui cercando di riportare i pantaloni al loro posto, senza risultato.
Amy si era seduta a cavallo di lui ed aveva cominciato a sbottonargli la camicia quando il lontano rumore della musica fu sovrastato dal bussare a quella porta serrata.
Hey Bieber, va tutto bene?” urlò Devon, Justin impallidì solo ad udire la sua voce e non rispose.
Il moro ripeté la domanda un’altra volta e Justin si ostinò a non rispondere mentre cercava invano di tenere il più lontano possibile le mani di Amy da lui e da qualsiasi altra parte del suo corpo.
 
Non contento, Devon recuperò la chiave di un’altra porta congruente con tutte le serrature di quella casa, eccetto per la porta d’ingresso, e cominciò lentamente a far in modo che la chiave della stanza di Justin cadesse a terra.
Dopo diversi tentativi ci riuscì, con abile velocità irruppe nella camera dove trovò il biondo sdraiato sul letto con gli occhi sbarrati che lo fissavano ed Amy che invece non si preoccupò affatto di lui e continuò a lasciare baci sul collo di Justin.
Oh, chiedo scusa” ridacchiò il moro lasciandoli nuovamente soli.
Con una spinta decisamente più violenta di poco prima, la spostò da lui riappropriandosi della libertà di rivestirsi.
Sai, credo che tu abbia qualche problema” gli disse lei incrociando le braccia al petto.
Io ho qualche problema? Sei tu quella sdraiata sul letto di camera mia senza vestiti!” sbottò Justin ultimando di allacciarsi la camicia nera.
Il suono del campanello lo riportò alla realtà: c’erano decine di persone dall’altra parte della casa, Devon li aveva appena visti quasi privi di indumenti e la porta non era chiusa a chiave.
Afferrò la chiave a terra e velocemente richiuse la porta.
Rivestiti” le ordinò lui, Amy scosse la testa: “No
Ti prendi anche la libertà di dire no, adesso?
Non sei mica mia madre” sbuffò lei distogliendo lo sguardo dal suo. Era più che evidente che l’effetto dell’alcol la trasformava in un’altra persona, solo qualche ora prima gli aveva detto che con uno come lui non avrebbe mai fatto nulla e ora sostava beata in intimo sul letto di camera sua.
 
Justin, apri questa cazzo di porta!” riconobbe quella voce ed ebbe un sussulto, ancora.



Spazio Autrice:
Eccomi qua :3
Vorrei tanto dirvi chi è che 'rompe le scatole' la seconda volta, ma così vi toglierei la curiosità LOL (non è Devon)
Detto ciò, non dico altro riguardo al capitolo, spero che la storia vi stia... come dire... incuriosendo :3
So che a molte sta sulle balle Amy e forse vi starà ancor più sulle scatole, ditemi voi LOL aspetto un vostro parere (:

Grazie mille per le undici recensioni allo scorso capitolo, siete meravigliose ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***



Capitolo 10.

 
Si armò di coraggio, spense la luce ed uscì da quella stanza lasciando Amy sola e per di più al buio.
Una volta chiusa la porta alle sue spalle, Justin venne spinto violentemente al muro da Ryan, lo stesso ragazzo che poco prima gli aveva ordinato di aprire la porta.
Dove cazzo è Amy? Che cosa le hai fatto?” sbottò nuovamente premendo i pugni sul petto del biondo.
Pochi secondi dopo, Chaz li raggiunse allontanando Ryan da Justin e costringendolo a lasciarli soli.
Chaz, cazzo! Perché lui è qui? gridò Justin verso l’amico, “N-non lo so” balbettò l’altro “Ma che avevi in mente di fare?
Niente” biascicò il biondo.
Niente? Se c’è di mezzo Devon, non puoi dirmi che non c’è niente” affermò Chaz tranquillo ed incrociando le braccia al petto.
Mi servivano soldi, okay?
Amico, perché non li hai chiesti a noi? Siamo tuoi amici
Sì, ho visto. Per poco Ryan non mi prendeva a pugni” bofonchiò Justin fingendo un sorriso beffardo.
Lo sai che…
Che cosa? Lui ha Brooke, che gli importa di Amy?
Nemmeno lui aveva ben capito perché continuasse a pensare ad Amy, sapeva per certo che aveva un debole per lei da tempo, ma credeva fosse svanito con l’arrivo della rossa.
A parte questo, sai che su di noi puoi contare. Avresti potuto chiederli a me, o a Ryan o a Christian…” ma Chaz non fece in tempo a concludere la frase che Justin l’afferrò per la gola mettendolo al muro: “Non nominare Christian, hai capito?
Lievemente Chaz annuì, per quanto gli fu permesso a causa della stretta di Justin almeno.
 
Justin lasciò la presa dirigendosi poi verso la sala, ormai se n’erano andati tutti, tutti tranne Chaz e Ryan.
C’era confusione, bottiglie vuote a terra e bicchieri sparsi quasi ovunque.
 
Che cosa le hai fatto?” domandò Ryan a Justin stringendo i denti, “Niente, non le ho fatto proprio niente. Vai a chiederglielo se non mi credi” replicò il biondo superandolo.
 
Ryan si diresse veloce verso Amy che ancora sostava nella camera di Justin, lui, invece, iniziò a sistemare cercando di reprimere al massimo la confusione che regnava sovrana dovunque. Chaz fece per aiutarlo, quando lui lo bloccò: “Vattene, Chaz.
Non ce la farai mai da solo” replicò l’altro, “Ti ho detto di andartene e portati anche il tuo amico.
Pochi istanti più tardi Ryan tornò da loro con lo sguardo abbassato e quando fece per varcare la soglia di quella casa, Justin lo richiamò “Ryan. che fine ha fatto Brooke?
Che vuoi dire?” ribatté l’altro, “Perché non ti preoccupi della tua ragazza invece di stare appresso alla mia?
La tua cosa?” sbottò senza capire Ryan e dopo aver ricevuto un’occhiata di ghiaccio dal biondo, si affrettò ad uscire.
 
Da quando è la tua ragazza?” domandò stupito Chaz, “Idiota, non capisci mai un cazzo tu” replicò il biondo a denti stretti continuando a rassettare.
 
Dì un po’ Chaz, lui non sa niente del bacio che vi siete dati tu ed Amy, vero?
l’altro scosse la testa, “Ah quello non glielo hai detto?” continuò Justin.
L’amico si affrettò a ribattere: “Ti posso assicurare che non sono stato io a dirgli della festa!
Ah no? E come l’ha scoperto allora? Ma soprattutto come faceva a sapere che Amy fosse qui? Le ha installato un navigatore satellitare su per il culo?!” replicò Justin alzando notevolmente il tono di voce.
Chaz rimase in silenzio, lo sguardo abbassato e l’attenzione rivolta al pavimento. Non era stato lui a spifferare a Ryan della festa, era rimasto sorpreso quanto Justin quando lui si presentò all’interno di casa sua.
Chaz!” la voce di Ryan interruppe i suoi pensieri e dopo aver accennato un saluto a Justin, se ne andò.
 
Trascorse quasi un’ora prima che quella casa riacquistasse un aspetto perlomeno decente; si era persino dimenticato di Amy, tanto che la sua assenza momentanea da quella camera servì solamente per ribadire il fatto che in quella casa lui fosse solo.
Si sdraiò sul letto, occupando a sento la metà di esso e quando la ragazza fu di ritorno dal bagno, esitò qualche istante prima di sdraiarsi accanto a lui.
 
L’effetto dell’alcol era svanito, così come gran parte del ricordo delle discussioni avute con Justin e di quanto successo quella sera.

Amy si sdraiò accanto a lui facendo attenzione a non sfiorarlo; non riusciva ad addormentarsi nonostante l’opprimente mal di testa le stesse impedendo di tenere aperti gli occhi, al contrario di Justin che invece era piombato  in un sonno profondo.
Trascorsero diverse ore e quando finalmente si addormentò, fu bruscamente svegliata dalla voce del biondo: “No, non andartene papà.”
Amy ebbe un sussulto e rivolse così l’attenzione a lui, dormiva. Dormiva e parlava.
Ritorna qui, Jazmyn non te ne andare” di nuovo; si stava domandando se fosse stata una buona idea svegliarlo oppure no.
No, non andartene!” disse, ma questa volta con un tono di voce notevolmente elevato;
Justin!” Amy lo scosse per una spalla riuscendo finalmente a svegliarlo.
Si alzò di botto respirando pesantemente, la fronte intrisa di sudore e lo sguardo fisso verso il vuoto finché non si accorse di non essere solo in quella stanza.
Che cazzo ci fai tu ancora qui?” sbottò lui squadrandola dall’alto verso il basso ripetutamente, Amy gli lanciò un’occhiata di sufficienza per poi aggiungere: “Se vuoi me ne vado, ma ti ricordo che sei stato tu a costringermi a venire nella tua stanza.
Il biondo esitò qualche istante prima di ribattere e fu in quel momento che gli tornò alla mente tutto, specialmente il fatto che era riuscito a far credere a Devon di aver vinto la scommessa.
Credevo fossi tornata a casa insieme a Ryan
No, lui si è limitato solo a chiedermi se stesse andando tutto bene” rispose tranquilla Amy e Justin si limitò a scuotere le spalle per poi tornare a sdraiarsi e a fissare il soffitto.
 
Rimasero in silenzio per diversi minuti: Justin si stava preoccupando solo del fatto che non riusciva a dormire, della presenza di Amy non se ne curava affatto, mentre invece a lei risuonavano nella mente le parole dette da lui prima.
A giudicare da ciò che dicevi, dovevi aver avuto un brutto incubo” esordì lei rivolgendo lo sguardo a Justin che ormai si era deciso a chiudere gli occhi.
Perché, che dicevo?” domandò curioso lui incrociando il suo sguardo, “Qualcosa su tuo padre e su una certa Jazmyn
Oh okay” borbottò lui sbuffando.
Cosa stavi sognando?
Che t’importa?” ribatté lui acido, “E poi che ne sai tu che era solamente un sogno?
Cosa intendi dire?” domandò nuovamente lei, “Senti Amy, non mi va di parlarne.
Oh andiamo, nessuno dei due riesce a prendere sonno oramai, tanto vale occupare il tempo a parlare
Chi ti dice che io abbia voglia di parlare proprio con te?” sbottò lui, sempre più acido; Amy si decise a rassegnarsi nonostante le interessasse davvero saperlo, ma lui opponeva resistenza e lei non voleva avere di certo un’altra discussione con quel ragazzo. Così si limitò a sdraiarsi accanto a lui sospirando ripetutamente e non curante del fatto che la distanza che li separava era minima.
Un altro sospiro e poi un altro ancora.
Hai intenzione di continuare ancora per molto?” sbottò il biondo quasi al limite dell’esasperazione, Amy non rispose scuotendo solamente le spalle.
D’accordo…” sbuffò vinto lui.
 
Sono passati quasi quattro anni da quando lui, mio padre, se n’è andato di casa. I miei litigavano spesso, in realtà, era da diverso tempo che li sentivo litigare” cominciò così a raccontarle la causa fondamentale dell’incubo avuto poco prima, Amy lo ascoltava senza proferire parola, l’attenzione era tutta rivolta verso di lui e ciò che la leggera luce della luna ne illuminava.
Quando mi sono accorto che qualcosa stava cambiando, ero piccolo, forse non avevo nemmeno compiuto undici anni quando una sera l’ho sentito gridare contro mia madre. Era arrabbiato, non ho mai saputo il motivo, ho avuto il coraggio di uscire dalla mia stanza solo dopo aver sentito la porta d’ingresso sbattere violentemente e qualche singhiozzo provenire dalla sala.
Così sono andato da lei e quando mi ha visto ha cercato di sorridere come se nulla fosse successo mentre con il dorso della mano si asciugava le lacrime che le avevano bagnato le guance. Più le chiedevo perché piangeva, più si ostinava a ripetermi che non c’era nulla di cui preoccuparsi e… Ed io ero finito col crederci. Che altro potevo fare? Avevo solamente undici anni.
Le scene di quella sera gli si proiettarono davanti agli occhi con una tale nitidezza che quasi si stupì di quanto ancora vivo quel ricordo fosse.
Qualche mese dopo, quando credevo che fosse tutto passato, li ho sentiti litigare ancora. Quella volta, però, oltre alle loro grida, si era aggiunto il rumore di diversi schiaffi, schiaffi che lui aveva dato a lei ed inseguito a me che mi ero intromesso in quella discussione. Da quella sera in poi, mio padre rincasava sempre meno spesso ed erano rare le volte in cui lo vedevo, soprattutto erano rari i casi in cui ci parlava. Così sono trascorsi altri tre anni e quando finalmente pensai che stesse per ritornare stabilmente, si presentò qui con un’altra donna ed insieme a lei c’era anche una bambina
Jazmyn?” domandò Amy interrompendolo, “Sì, lei. Ora che lui non vive più qui, va… va meglio” mentì lui con la voce che man mano gli si spezzava in gola.
E poi vado d’accordo c-con la mia sorellastra se così la posso chiamare e anche con il mio fratellastro. Non c’è più nulla che non va.
Mentì, di nuovo e se solo lei avesse potuto guardarlo negli occhi, avrebbe capito che di cose che andavano per il verso giusto ce n’erano davvero poche.
Si stupì di quanto appena sentito da Justin, non credeva, non avrebbe mai immaginato che ci fosse stato tutto ciò dietro al ragazzo tanto duro che fingeva di essere.
E che sia chiaro, Amy: quello che ti ho appena detto non deve uscire da qui e soprattutto non voglio la commiserazione di nessuno ne tanto meno parlarne. Perciò non chiedermi niente.
Debolmente lei annuì, ma ci fu un’altra domanda che la tormentava: “D’accordo, chiudiamo qui il discorso. C’è un’altra domanda che però vorrei farti
Sarebbe?
Perché mi hai respinto prima?



Spazio Autrice:
Look at me now (?) Non mi aspettavo di scrivere una cosa del genere su Justin, ma alla fine ho ceduto alla tentazione e l'ho postato (con un po' di ritardo) lo stesso.
Vero che me la lasciate una recensioncina? In fondo non vi costa nulla e a me fa tanto piacere leggerle, siete meravigliose voi :3
Grazie mille comunque per le recensioni che mi avete lasciato e per chi segue/preferisce/ricorda la mia storia (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***



Capitolo 11.

 
Justin sembrò pensarci su per poi nascondere il tutto con un sorriso falso e beffardo: “Io non lascio mai che siano le ragazze a prendere l’iniziativa
Ah quindi è stato solo per questo?” ribatté Amy, “Esatto e poi perché t’interessa tanto? Io nemmeno ti piaccio, non sono decisamente il tuo tipo
E lui che accidenti ne sa chi è o non è il mio tipo?’ pensò lei ancora confusa dal comportamento del biondo.
Che fosse un tipo strano, non aveva dubbi, aveva sbalzi d’umore un po’ troppo frequenti e capire cosa gli passasse per la testa, era un vero e proprio dilemma.
Ma non era questo ciò che impediva ad Amy di dirgli la verità, continuava a temere quel ragazzo, sebbene avesse scoperto una parte fondamentale del suo carattere, aveva paura.
Si addormentarono entrambi per poi svegliarsi quasi dieci ore dopo quando la madre di Justin fece il suo ingresso all’interno di quella casa.
Justin ebbe un sussulto quando sentì la porta d’ingresso sbattere, quel rumore l’aveva riportato indietro nel tempo ricordandogli la sera in cui suo padre se ne andò di casa.
Hey tu, svegliati” le disse scuotendola per una spalla; Amy mugugnò piccoli lamenti girandosi poi dall’altra parte ed affondando il viso nel cuscino.
Stewart, datti una  mossa!” sbottò lui scuotendola ancora.
Dio mio, hai la delicatezza di un elefante” si lamentò lei sbuffando sonoramente ed alzandosi lentamente da quel letto, “Vedi di non fare storie, io devo uscire
Amy alzò le mani in segno di arresa e poi borbottò un “Va bene” biascicato.
Dopo pochi minuti e dopo averlo salutato debolmente, uscì da quella casa e sulla strada che la separava da casa incontrò Chaz e Ryan seduti su una panchina.
Amy!” esclamò Chaz raggiante, “Oh ciao” rispose lei sorridendogli; Ryan aveva lo sguardo puntato su di lei e non proferì una sola parola, si limitò solamente a dare una lieve gomitata nel fianco dell’amico.
Hey, ma che è successo con Justin ieri sera?” le intimò Chaz, “Ieri sera?” chiese lei di rimando stupita.
E fu in quel momento che iniziava a ricordare qualcosa, ma lievemente, il ricordo di quanto successo la sera prima era sfocato, e poco attendibile se si pensa che era ubriaca.
Non è successo niente… Okay, quasi niente” si corresse poi gesticolando apertamente “In realtà sarebbe successo qualcosa, ma lui mi ha respinta quando mi sono avvicinata un po’ troppo a lui e, detto sinceramente, non ne capisco il motivo
Nel frattempo giunse alle sue spalle il biondo e dalla parte opposta era ormai troppo vicino quel ragazzo di nome Devon, quasi sconosciuto ad Amy.
Chaz che era già a conoscenza della faccenda, impallidì all’istante e l’espressione di Justin non fu tanto diversa dalla sua.
Allora è così che sono andate le cose, Bieber” pronunciò nervosamente il moro avvicinandosi al biondo mentre si schioccava le ossa delle dita.
 
Justin non proferì parola, si ritrovò dopo pochi istanti con la schiena incollata ad un grosso albero e Devon che lo sorreggeva a pochi centimetri da terra per il collo: “Ti avverto Bieber: questa è l’ultima volta che mi prendi per il culo
T-ti sbagli, Devon. Lei… Lei era ubriaca, non si ricorda niente” mentì balbettando Justin fingendo una risata e fu allora che il moro gli strinse ancora più forte il collo.
Non ti credo!” sbottò e gli sferrò un pugno sulla parte destra del viso “E vedi di ridarmi i duecento dollari: tu quella scommessa l’hai persa” sbottò irritato il moro;
I-io non li ho qui adesso”ed ecco che partì il secondo pugno, questa volta diretto nello stomaco.
Justin si piegò in due, un dolore lancinante alla parte colpita gli impedì di reggersi in piedi mentre Devon continuava a sferrare pugni sia sul suo viso che ancora una volta all’altezza della bocca dello stomaco e fu in quel momento che il biondo sentì l’aria mancargli completamente.
Il moro poi si allontanò lanciandogli un’ultima occhiata di disprezzo.
Amy e Chaz si avvicinarono velocemente al biondo che ora era steso al suolo ed a fatica si stava riprendendo.
Sputò sangue sul prato ed ansimando tentò di reggersi sulle braccia, si passò  il dorso della mano sopra la bocca ed anch’esso si sporcò di sangue, Amy si chinò raggiungendo così la sua altezza e gli posò una mano sulla spalla: “J-Justin, tutto bene?
Stai lontana da me!” sbottò violentemente allontanandosi il più possibile dal suo tocco e sputando altro sangue a terra, lei ne restò delusa ed immobile, tanto da limitarsi solo a guardarlo con gli occhi sgranati e non capiva.
Chaz l’afferrò per un braccio trascinandola verso di sé: “Amy, te lo dico per l’ultima volta: stagli lontana” le disse in tono quasi supplichevole.
Chaz, ti prego, dimmi che accidenti succede. Chi è quel tipo? Perché lo ha picchiato?” sbottò lei senza un minimo di esitazione tra una parola e l’altra; il ragazzo sospirò sonoramente ed alla fine cedette arrendendosi a raccontarle tutto.
Lui e Justin hanno fatto una scommessa
Una scommessa? Che tipo di scommessa?
Justin avrebbe dovuto fare sesso con te ieri sera, ma…
Amy lo interruppe: “Ma non l’ha fatto. Quindi quella festa è stata tutta una messa in scena per una cazzo di scommessa?” urlò lei attirando così anche l’attenzione di Ryan si diresse verso Justin;
Amy, ti giuro che io non ne sapevo niente” si giustificò lui.
 
 
Hai fallito questa volta, amico” disse Ryan a Justin, “Fatti i cazzi tuoi” replicò il biondo a denti stretti.
Io ti avevo avvertito, Justin. Dovevi stare alla larga da lei” le ripeté ancora una volta l’amico;
Ma cosa cazzo te ne frega? Tu hai la tua ragazza, preoccupati per lei e non di quello che faccio io!
Hai ragione: sono cazzi tuoi. Ma non venire a piangere da me se poi succede come con la sorella di Christian” concluse Ryan corrugando la fronte ed incrociando le braccia al petto.
Sei un fottuto bastardo!” urlò Justin sferrando un pugno violento sulla spalla di Ryan e da lì anche lui rispose ai pugni trasformando il tutto in una rissa.
Entrambi caddero a terra senza cessare un solo istante di scambiarsi pugni e calci violenti finché non arrivò Chaz a dividerli una volta per tutte.
Ryan, vaffanculo” sbottò il biondo poco prima di andarsene definitivamente.
 
Qualche ora dopo, Justin si diresse al piccolo cimitero della periferia di Atlanta, distava solamente pochi incroci dal suo quartiere e quando lo raggiunse, iniziò a camminare diretto verso l’unica ala di esso che ormai conosceva fin troppo bene.
Si sedette a gambe incrociate d’innanzi una lapide che recava la scritta in oro ‘Caitlin Beadles’, la sorella maggiore di Christian.
Sono stato un idiota, Caitlin” disse sperando inutilmente che lei potesse udirlo, “Se… se tu fossi ancora qui, non sarebbero successe tante di quelle cose ed io non sarei la testa di cazzo che sono adesso. Mi dispiace per quello che è successo, se potessi tornerei indietro e…” concluse ancora una volta a fatica prima che quella frase si spezzasse a causa di quel groppo che teneva in gola.
Una calda lacrima gli rigò una guancia, lui l’asciugò prontamente ed ecco che un’altra lieve goccia salata fuoriuscì da quegli occhi color nocciola.
 
Amy, portami quei fiori per favore” pronunciò una voce femminile alle sue spalle, lentamente si voltò e senza nemmeno avere il tempo di evitarlo, incrociò lo sguardo di Amy.
Si alzò velocemente correndo fuori da quel cimitero sotto lo sguardo stupito della ragazza.
 
Amy non esitò a seguirlo, si domandava che cosa potesse farci Justin in quel luogo sacro e soprattutto perché avesse un’aria così triste. Non si era soffermata a leggere il nome scritto sulla lapide che lui poco prima stava commemorando, lo seguì e basta.
Non si sentiva arrabbiata con lui, non era stato il fatto di venire a conoscenza di quella strana scommessa che l’aveva delusa, bensì lo strano comportamento che quel ragazzo aveva assunto con lei.
 
Era distante ormai pochi passi da lui, era convinta che il biondo si fosse accorto di non essere solo e così lei arrestò improvvisamente i passi.
Realizzò di essere prossima a compiere uno sbaglio e come le aveva consigliato Chaz, doveva stare lontana da lui ed era la stessa cosa che Justin voleva. Così cambiò strada entrando nel parco distante solo pochi metri da lei e si sedette sul prato in riva ad un piccolo laghetto.
Cominciò a lanciare violentemente alcune pietre nel bel mezzo di quell’immobile ammasso d’acqua e quando fece per scagliare l’ennesima pietra, qualcuno afferrò il suo braccio impedendoglielo.




Spazio Autrice:
Sono un po' in ritardo con gli aggiornamenti, lo so. E so anche che questo capitolo non è il massimo ed è pure corto rispetto agli altri, ma spero comunque che vi piaccia e nel prossimo, vi svelerò qualche mistero in più (sì ormai la mia storia è avvolta dal mistero peggio di Beautiful LOL).
Il prossimo vedrò di postarlo abbastanza in fretta.
E grazie mille per le 9 recensioni allo scorso capitolo, mi rendete immensamente felice *O*
Ho anche aggiunto il banner così avete un'idea di com'è Amy (:

Intanto vi lascio il link di una one shot che ho appena postato (forse prossima effe effe) che spero leggerete (:
 
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1071239&i=1


Se preferite, vi potrei avvisare anche su twitter quando aggiorno, lasciatemi i vostri nickname se volete (:
Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


 

Capitolo 12.

 
Justin? Che cosa ci fai tu qui?” sbottò Amy nel modo più acido in cui poté farlo, “Amy, io ti volevo chiedere scusa. Mi dispiace per come mi sono comportato e…
Per la scommessa?” lo interruppe lei alzandosi ed incrociando le braccia al petto. Lo fissava serio dritto negli occhi mentre lui cercava in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo, annuì debolmente. “Senti, io… Sono stato un idiota e non avrei dovuto farlo, ma…
Continua, ti ascolto” lo incitò lei mantenendosi rigida in quella posizione, rendendolo più nervoso di quanto in realtà già non fosse. Ma nulla, le parole gli si erano bloccate in gola di nuovo.
Se tenevi tanto a quella scommessa, perché non hai lasciato che accadesse quello per cui saresti stato pagato?” lo incalzò nuovamente Amy cercando di incrociare quegli occhi color nocciola che puntualmente lui teneva fissi verso il suolo, “Perché… perché tengo più a te” bisbigliò lui con un filo di voce. “Come? Non ho sentito.
Hai capito benissimo” replicò lui riportando lo sguardo fisso in quello di lei; Amy si avvicinò di qualche passo verso il biondo, la distanza che li separava era minima: “Sai Justin, hai ragione tu: sei un idiota” e detto ciò, gli mollò uno schiaffo in pieno viso per poi allontanarsi da lui.
 
Sarebbe stato inutile rimanere in riva a quel laghetto, credeva di aver fallito, come in tante altre cose. Si avviò verso casa e quando fu finalmente disteso sul letto, si accorse di non avere più il cellulare con sé. Scattò in piedi cercandolo dovunque, ma nulla.
Cazzo” imprecò ad alta voce dopo aver tirato un forte calcio verso il muro, “Justin che succede?” gli domandò sua madre, persona della quale aveva ignorato completamente la presenza in quel momento.
Non rispose, si lasciò cadere a peso morto su quel letto portandosi entrambe le mani sul viso; Pattie entrò velocemente in quella stanza e si sedette accanto a lui aspettando pazientemente una risposta, ma dato che non arrivò come sperava, continuò a parlare: “Ho visto alcune bottiglie di alcool fuori posto, che è successo qui? E poi ci sono anche dei soldi sul mio comodino
Mamma, io… Quei soldi dovresti ridarmeli” iniziò a dire lui incrociando lo sguardo di lei che si fece immediatamente più accigliato notando i lividi che recava in viso.
Ieri ho dato una specie di festa e… stavo per vincere una scommessa, ma”  si bloccava quasi ad ogni parola e la donna iniziava a preoccuparsi sempre di più soffermando lo sguardo ancora una volta sul livido ormai violaceo che aveva sotto lo zigomo destro. “Justin non ci sto capendo niente, per favore spiegami
Il biondo tirò un sospiro e poi cominciò a raccontarle per filo e per segno quanto successo la sera precedente: di Amy e della scommessa che aveva fatto con Devon per quei duecento dollari, del libero sfogo che quel ragazzo aveva dato ai suoi pugni diretti sul suo viso e anche della rissa tra lui e Ryan.
Justin ma perché l’hai fatto?” domandò ancora una volta sconcertata lei,
Ho letto alcune di quelle carte che qualche giorno fa erano sparpagliate sul tavolo e volevo dare una mano” si giustificò lui torturandosi nervosamente le mani.
Pattie passò una mano tra i suoi capelli e si avvicinò di poco a lui: “Tesoro, non è compito tuo recuperare dei soldi
E poi… Ho perso il mio cellulare” concluse il biondo allontanandosi definitivamente da lei, la donna sbuffò sonoramente e poi aggiunse: “Pazienza, vedremo di prenderne un altro non appena sarà possibile” e lasciò così la stanza.
 
Quasi mezz’ora più tardi, quando Justin era ancora sdraiato su quel letto, qualcuno bussò alla sua porta e vi entrò.
Hey, va tutto bene?
Il biondo si voltò di scatto e rispose, “Ciao Chaz, sì va tutto bene” mentì.
Ho trovato il tuo cellulare vicino all’albero dove quel tizio ti ha preso a pugni” e detto ciò glielo porse, “Grazie mille amico” gli sorrise Justin.
Noi dovremmo parlare” sbottò Chaz posizionandosi davanti a lui con le braccia incrociate al petto, “Spara, ti ascolto” rispose il biondo tranquillo.
Tu, io e Ryan dobbiamo parlare” puntualizzò lui, “Scordatelo” ribatté Justin abbozzando una finta risata “Io ho chiuso con lui.
Justin per favore, non fare l’idiota” sbuffò sonoramente Chaz, “Credo sia un po’ impossibile: io sono un idiota” ridacchiò l’altro facendolo innervosire un altro po’.
I-io davvero non capisco cosa cazzo vi sta succedendo. Siete migliori amici da una vita” sbuffò “E mandare tutto a puttane per una ragazza mi sembra un’idiozia.
Non dirle a me queste cose, dille a lui” puntualizzò il biondo alzandosi a sua volta, “Oh dimenticavo: se lo vedi, fammi il favore di consigliargli di non tirare più in mezzo Caitlin. E con questo ho finito
Chaz annuì debolmente, si sentiva completamente impotente di fronte a Justin, così come si sentiva una nullità in confronto a Ryan. Si sentiva costretto a fare da mediatore tra i due ed il compito non era dei più semplici contando il fatto che sia Justin che Ryan avevano un carattere fin troppo simile.
Poco prima che Chaz se ne andasse, fece irruzione in quella stanza Amy lasciando entrambi con un’espressione più che stupita in viso.
Vi lascio soli” disse Chaz poco prima di uscire definitivamente.
 
Che sei venuta a fare?” le domandò Justin fissandola intensamente negli occhi, “Non ce l’ho con te per quella scommessa” biascicò lei. “Prima mi sembrava di aver capito il contrario
Non avrei un motivo valido per portare rancore: quella scommessa è andata a farsi fottere e mi dispiace che Devon ti abbia picchiato per colpa mia. Se solo me lo avessi detto…
Se solo te lo avessi detto?” la interruppe il biondo “Credi davvero che sarebbe bastato dirtelo? Sei arrivata insieme a Chaz con un’espressione di disgusto dipinta in volto e tu ora sostieni che avrei dovuto dirtelo
Forse sarebbe andata diversamente” puntualizzò lei mentre lui tratteneva a stento una risata, “Sai cosa credo io?” lei scosse la testa “Tu non avresti accettato” concluse il biondo poco prima di buttarsi nuovamente sul letto.
Alcuni istanti più tardi, Pattie bussò alla porta di quella camera: “Justin, vado a portare dei fiori a Caitlin. Vuoi venire?
È proprio necessario?” sbottò lui nervoso, “Justin, lo facciamo quasi ogni settimana!” puntualizzò la donna stupita dal suo strano atteggiamento.
Ci sono già stato prima
Come preferisci, a dopo” e detto ciò uscì da quella stanza mentre Amy lo guardava insistentemente con aria interrogativa e gli chiese: “Chi è Caitlin? E cosa le è successo?
Hai il brutto vizio di fare un po’ troppe domande” la rimbeccò Justin scostando lo sguardo da lei al soffitto.
Non hai risposto alla mia domanda” insistette lei, “Forse perché non voglio darti una risposta?” commentò lui retorico ed Amy iniziò a sospirare proprio come aveva fatto la notte precedente.
 
Amy, non sto scherzando: smettila. È una cosa seria” disse Justin nervosamente, “Come preferisci, non dirmi niente allora” e detto ciò fece per varcare la soglia di quella stanza quando il biondo la fermò: “D’accordo, te lo dirò
Amy tornò a sedersi su quel  letto accanto a lui.
 
Caitlin era la mia ragazza e lo è stata fino a tre anni fa. Lei, suo fratello Christian, Ryan e Chaz mi avevano regalato una moto per il mio compleanno e quella sera decisi di usarla per la prima volta. Caitlin volle a tutti i costi salire su quella moto con me ed io non glielo impedii, così decidemmo di fare un breve giro tra le strade di Atlanta.
Sulla via del ritorno stavamo attraversando un incrocio e una macchina ci è venuta addosso facendoci sobbalzare quasi dieci metri più lontano da dove ci trovavamo noi. In realtà non mi ricordo bene com’è andata, dicono che sia stata quella macchina ad essere passata con il rosso e che avessimo avuto ragione noi, ma io non me lo ricordo.
 
Dicono che lei morì tre giorni dopo, ma io invece sono sicuro sia morta sul colpo perché quando riaprii gli occhi lei era distesa sull’asfalto accanto a me: ho provato a scuoterla, a chiamare il suo nome più volte, ma non ricevetti alcuna risposta e ormai ero sicuro non respirasse più.”
 
È morta il giorno del tuo compleanno?” domandò flebilmente lei e Justin annuì.
Diverse lacrime avevano iniziato a rigargli pesantemente il viso ed era la prima volta che si faceva vedere debole da qualcuno che non fosse sua madre, ma non se ne preoccupò. Anche Amy aveva gli occhi lucidi ed era tentata di avvicinarsi a lui, di abbracciarlo, ma non lo fece per paura che reagisse male, ormai credeva di conoscere bene il suo carattere.
Mi dispiace Justin, io non avrei dovuto insistere. Scusami
Lui scosse la testa, cercò di abbozzare un sorriso e le disse: “Non ti preoccupare.
Si avvicinò a lei allargando le braccia e lasciando che vi si rintanasse al loro interno; la strinse forte a sé e lei avvolse le braccia attorno alla sua vita  per poi appoggiare la testa al suo petto.
Il biondo ebbe un sussulto, “Che succede?” gli chiese lei, lui si ritrasse dandole le spalle e sollevandosi di poco la maglietta mostrandole così un taglio sulla zona lombare destra.
E quello come te lo sei fatto?” gli domandò nuovamente lei, “Cadendo dalla moto quella sera
Strano” commentò lei, “Che cosa è strano?” ribatté il biondo.
E’ strano perché dopo tre anni quella ferita dovrebbe essersi rimarginata, dovresti avere una cicatrice e non un taglio fresco come quello” aggiunse lei sempre più stupita di quanto appena visto.
Non si rimarginerà mai quella ferita” disse lui gettando una celere  occhiata al comodino: sopra di esso vi era una lametta il cui riflesso risultava opaco in alcuni punti e alle estremità vi erano alcune tracce di quello che apparentemente sembrava sangue.



Spazio Autrice:
ma quanto brava sono stata?! Ho aggiornato dopo neanche due giorni: Love me.
Okay no, sono io che amo voi per tutti le recensioni che mi lasciate: vi adoro, sappiatelo!
So che questo capitolo è un po' triste e forse anche la storia lo sta diventando e quindi vi prego di dirmelo se è troppo deprimente çç

PS: vi chiederei di passare a leggere la FF di una mia amica (: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1066014&i=1
Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***


 

Capitolo 13.

 
Justin, ma non devi farlo!” sbottò Amy, “Sì, invece. Ti ricordo che lei è morta a causa mia” ribatté tranquillo l’altro.
È stato un incidente!” si ostinò a ripetere lei, ma lui sembrava non darle ascolto affatto.
Dal momento in cui Caitlin morì, qualcosa era cambiato in Justin: chi lo conosceva bene come Ryan e Chaz, giurava di averlo visto cambiare radicalmente nel giro di pochi giorni ed ormai erano stati costretti ad accettare i suoi sbalzi d’umore fin troppo frequenti.
Quel taglio sulla schiena era l’unica cosa, a parte il ricordo, che gli rimaneva di quella ragazza ed ogni qualvolta che esso stava per rimarginarsi, vi passava sopra quella lametta impedendo così a quel segno di sparire definitivamente dal suo corpo, così come non sarebbe mai sparito quel senso di colpa.
Io credo che Caitlin non vorrebbe ciò” esordì Amy incrociando le braccia al petto e lanciandogli un’occhiata seria ed allo stesso tempo preoccupata.
Non costringermi a risponderti male, ti ho detto che quella ferita non si rimarginerà mai e poi che cosa ne sai tu di ciò che vorrebbe o non vorrebbe Caitlin?” le disse lui a denti stretti, evitando per lo più di guardarla negli occhi.
Non poteva negare che Amy aveva ragione, ma non avrebbe di certo smesso solo perché a chiederglielo era stata lei.
Ti dico che stai sbagliando
Io invece dico che dovresti imparare a farti i cazzi tuoi” sbottò Justin, questa volta alzando notevolmente il tono di voce; ma lei non si mosse, rimase immobile a fissare ripetutamente lui e la lametta che giaceva sul comodino.
 
Improvvisamente Amy allungò il braccio verso il comodino ed afferrò quella lametta, lui scattò in piedi afferrandole il polso e tentando di recuperarla: “Dammela” le ordinò, ma lei continuò a tenerla stretta tra le dita.
Con un braccio, Justin le cinse la vita mentre con l’altro tentava di afferrarle la mano tesa verso l’alto recante quella lametta, “No, ti farai solo del male: questa la tengo io” disse lei provando a liberarsi da quella presa.
Fu allora che lui riuscì ad afferrare quell’aggeggio e a sfilarlo dalla sua mano, provocandole così un taglio su di essa. Lasciò immediatamente la presa dalla sua vita, Amy si guardò la mano che lentamente iniziava a sporcarsi sempre più di sangue.
Corse fuori da quella stanza sbattendo violentemente la porta alle sue spalle e quando fu ormai prossima a varcare la soglia di ingresso, s’imbatté in Pattie scontrandosi lievemente con lei.
Amy, ma che è successo?” le chiese preoccupata la donna posando sul tavolo della cucina la borsa che teneva poggiata sulla spalla; solo dopo qualche istante notò le gocce di sangue che erano scivolate sul dorso della sua mano.
La ragazza scosse la testa ed alcune lacrime iniziarono a rigarle il viso, ma non per il dolore di quel taglio, decisamente non fu per quello.
Senza attendere una risposta, Pattie si diresse in camera di Justin sorprendendolo con in mano quella lametta. Sgranò gli occhi allibita mentre lui cercava di nasconderla, ma ormai era tardi, l’aveva vista e poco prima che potesse parlarle notò Amy appoggiata allo stipite della porta, poco visibile sebbene nascosta dalla figura della madre.
Lanciò la lametta contro il muro poco prima di urlare contro alla ragazza: “Vaffanculo Amy!” e cacciarle definitivamente fuori da quella stanza, chiudendo ermeticamente la porta a chiave.
Amy era rimasta pietrificata da quella sua reazione, Pattie la guardava comprensiva ma non poté che darle torto.
Amy, forse è meglio che tu ora vada” le intimò lei appoggiando una mano sulla sua spalla, “I-io non capisco” balbettò l’altra.
Lascia perdere” rispose ormai sconfitta la donna  e così Amy si affrettò ad uscire da quella casa.
 
Non fece che qualche passo per raggiungere il piccolo prato che distava pochi metri dalla casa di Justin, vi si sedette avvicinando le ginocchia al petto e lasciò che il suo sguardo si perdette nel vuoto finché qualcuno non si avvicinò  a lei.
Amy, che ci fai qui?” riconobbe quella voce, era Chaz e quando si voltò per incrociare il suo sguardo, aveva gli occhi già lucidi, “Che è successo?” le domandò nuovamente lui.
Lei abbassò il capo e non rispose, aprì lentamente la mano celando quel taglio sotto lo sguardo stupito di lui.
È stato Justin, vero?” 
Debolmente Amy annuì: “Io davvero non lo capisco. Perché fa così? Si comporta in questa maniera anche con voi?
Da quando è successo sì” biascicò l’altro deluso, “Dì un po’ Chaz, tu lo sai che si taglia, non è vero?” gli domandò lei volgendogli completamente la sua attenzione.
Sì, da parecchio
E non hai mai fatto niente per impedirglielo?” continuò lei sempre più scioccata da quella faccenda.
I-io?” balbettò indicandosi sorpreso; era stato Justin stesso a raccontarglielo tempo fa e lui ne era rimasto piuttosto scioccato.
Lui e Ryan erano stati i primi e forse anche gli unici a saperlo ed a supplicarlo di smettere, ma tutto ciò che entrambi ricevettero fu uno schiettissimo ‘fatevi i cazzi vostri’ come risposta.
 
 “Che diamine, Chaz! Sei uno dei suoi migliori amici, io gliene ho parlato ma non mi da retta” sbottò spazientita Amy alzandosi in piedi, “Non c’entra, Amy. Immagino tu abbia già capito com’è fatto Justin. Ti chiedo solamente una cosa” ribatté lui afferrandola per il polso e riportandola seduta al suolo. Si sedette nuovamente accanto a lui fissandolo dritto negli occhi ed aspettando il seguito di quella frase.
Tu.. tu ci tieni a lui?
Che vuoi dire Chaz, intendi come amico o…
Non fraintendermi, intendo in generale” gli pesava terribilmente sostenere quel discorso,“Non voglio sapere se ti piace oppure no, vorrei solo sapere se a lui ci tieni” ed in realtà avrebbe voluto davvero sapere se oltre ad una semplice amicizia Amy provava dell’altro, ma come poteva porle una domanda del genere proprio adesso, proprio nel momento che sembrava meno opportuno per parlarne? Eppure non era riuscito a togliersi dalla testa quel bacio, lui sperava in cuor suo che tra lei e Justin non nascesse niente ma chi poteva dirlo? Sapeva meglio di chiunque altro che il suo migliore amico non era affatto un libro aperto e domandargli qualcosa gli sarebbe costato nel migliore dei casi una brutta risposta.
Beh sì” rispose lei ovvia, “Ecco, anche se avete discusso prima, io credo dovresti stargli vicino comunque. So che lui tiene a te ed in questo momento credo che gli farebbe piacere averti al suo fianco
D-dici davvero?
Ne sono sicuro” disse lui abbozzando un sorriso appena percettibile. Pronunciare quelle parole non fu facile, soprattutto perché la stava incondizionatamente allontanando da lei per tornare da quello che era il suo rivale. Gli risultava difficile accettare che non avrebbe potuto averla per sé, soprattutto perché credeva sarebbe stato meglio, per entrambi.
Amy si sentì sollevata dopo aver udito le parole di Chaz, sebbene era convinta che quella fosse la giornata peggiore per tornare da Justin, fu proprio ciò che il suo cuore le consigliò di fare.
 
Restò a parlare con quel ragazzo per quasi tutto il pomeriggio, si stava rendendo sempre più conto che Chaz sarebbe diventato un ottimo amico, uno su cui contare e stava avendo la possibilità di scoprire parecchie cose su come fosse Justin qualche tempo prima.
Che strano, non l’avrei mai detto che uno come Justin potesse suonare o addirittura cantare” esclamò lei quasi divertita, “Ti posso assicurare che è così” ribatté lui sorridendole “È davvero bravo, o almeno lo era. Peccato che abbia deciso di smettere da quando… Da quando...
Da quando la vostra amica è morta?” lo precedette lei con un filo di voce.
Quel sorriso sul volto di Chaz si spense del tutto, restarono in silenzio per interi minuti camminando l’uno al fianco dell’altra percorrendo diversi isolati prima di notare che l’azzurro del cielo pomeridiano stava lentamente sfumando verso l’arancione del crepuscolo.
Le parole che le aveva detto, risuonavano nella testa di Amy come un disco mal funzionante che si ostinava a ripetere sempre le stesse cose; “Chaz, voglio andare da Justin” esordì lei arrestando improvvisamente i suoi passi, lui abbozzò un lieve sorriso e poi aggiunse: “D’accordo, ci vediamo domani a scuola” e dopo averlo salutato, s’incamminò a passo veloce verso casa di Justin.
 
Quando fu d’innanzi a quella villetta, aveva il fiato corto ma non volle aspettare un solo istante di più.
Bussò a quella porta bianca aspettando impazientemente che qualcuno le venisse ad aprire ed ecco che dopo alcuni istanti si trovò davanti la figura di Pattie: “Amy, che cosa ci fai qui?” le domandò incredula la donna.
Vorrei parlare con Justin” disse tutto d’un fiato; “Amy, io ti consiglio di tornare domani: è da quanto sei andata via tu che non esce dalla sua stanza.
Per favore” insistette supplichevole Amy; Pattie si arrese e la lasciò entrare, “Buona fortuna” le disse prima di lasciarla andare da lui.
La ragazza le sorrise e si affrettò a bussare alla porta della camera del biondo. Bussò una volta e non ottenne alcuna risposta, ci ritentò una seconda e la situazione non cambiò.
Diede una fugace occhiata dietro di sé ed incrociò lo sguardo di Pattie, “Sei sicura che sia ancora lì dentro?” domandò Amy, “Certo, ne sono più che sicura: non l’ho visto uscire” rispose l’altra scuotendo le spalle.
 
Senza dire ulteriore parola, Amy si affrettò ad uscire in giardino e a fare il giro della villa dirigendosi verso la finestra che dava sul balcone della stanza del biondo. Quando fu sicura di averla trovata, si arrampicò reggendosi alla ringhiera di esso ed a fatica riuscì a scavalcarlo.
Come immaginava, la finestra era ermeticamente serrata e fin troppo piccolo era lo spiraglio lasciato libero tra una tenda e l’altra. Ma quella minima visuale fu più che necessaria a farla rimanere di stucco. Ciò che vide la fece impallidire all’istante.



Spazio Autrice:
Mettiamo in chiaro una cosa: voi siete delle jgaklgjkal fighe, okay? Mi si sono illuminati gli occhi quando ho visto tutte quelle recensioni lasciate al capitolo precedente e mettendo in considerazione che oggi sono parecchio scazzata, mi avete resa felicisssssssima :3
So di aver interrotto il capitolo sul più bello (?) visto che il resto fa schifo (LOL) ma prometto di aggiornare presto, ho fatto passare più di una settimana per questo perché non sono riuscita a trovare tempo e voglia per completare quanto scritto una settimana prima.

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14.

 
Pattie!” urlò la ragazza correndo a perdifiato lungo il perimetro della casa ed irrompendo nuovamente dentro di essa.
Che succede?” le chiese allarmata la donna tentando invano di calmarla, “Prendi una chiave che possa aprire la porta della camera di Justin, veloce!” le ordinò di rimando la ragazza.
Pattie recuperò velocemente una chiave congruente a quella serratura, aprì velocemente la porta ed ebbe la stessa reazione che la ragazza aveva avuto poco prima: Justin era disteso sul suo letto, il braccio destro a penzoloni e scie di sangue che gli percorrevano il palmo della mano.
L’aveva fatto, di nuovo.
Pattie accorse velocemente d’innanzi al biondo tentando invano di risvegliarlo, Amy era ancora scossa per quanto visto prima e realizzare che quanto aveva davanti era la pura realtà, la fece sentire peggio.
Passami il telefono!” le ordinò Pattie e così Amy fece, restando immobile a fissare la donna che telefonava ai soccorsi.
 
Nel giro di mezz’ora Justin venne trasportato in ambulanza all’ospedale più vicino e nel frattempo in cui venne sottoposto ad alcune analisi, Pattie ed Amy aspettarono silenziosamente sedute in quello spoglio corridoio. “Probabilmente non l’avrei mai saputo se non fosse stato per te” le intimò la donna volgendole un lieve sorriso, “I-io… Mi dispiace Pattie, davvero: credo sia stata colpa mia.
Oh no, tesoro. Non è assolutamente colpa tua, perché lo pensi?
Credo che l’ultima cosa che volesse fu essere scoperto da te con quella lametta in  mano, per questo si è arrabbiato e si è fatto quel taglio sul braccio” rispose lei mugugnando con un filo di voce. Temeva una brutta reazione da parte di Justin, ultimamente non aveva ottenuto altro e le parole di Chaz confermavano ogni suo dubbio.
 
Lei è la madre di Justin?” domandò un infermiere a Pattie interrompendo così la conversazione tra le due, scattò velocemente in piedi annuendo ripetutamente ed aspettando qualche buona notizia. “Non si allarmi, non c’è nulla di grave: non ha perso molto sangue perciò sarà più che sufficiente tenerlo una notte qui
D’accordo, grazie mille” esclamò Pattie sorridendo, finalmente.
Anche Amy ne fu sollevata e non appena ricevettero l’opportunità di entrare nella stanza, vi fecero capolino precipitandosi attorno al suo letto.
Amy, scusami un attimo: avviso che per oggi non vado al lavoro” esordì la donna trafficando nervosamente alla ricerca del telefono nella sua borsa; “No!” la bloccò la ragazza, “Vai pure, resto io qui con lui
Ne sei sicura?” le domandò, “Non c’è problema, resto io finché non torni
Grazie mille, davvero. Chiamami non appena ci sono novità, questo è il mio numero” le sorrise porgendole un piccolo biglietto recante alcune cifre e detto ciò si precipitò fuori dalla stanza lasciando Amy e Justin completamente soli.
 
Era passata quasi un’ora da quando si trovava seduta su quella scomoda sedia accanto a lui, aveva gli occhi puntati su quel ragazzo e su quei suoi lineamenti apparentemente perfetti. Le sembrava un angelo mentre dormiva, era quasi tentata di passare una mano tra i suoi capelli o di accarezzargli il viso ma era fin troppo timida ed insicura per farlo.
Dopo alcuni interminabili minuti, il biondo iniziò a darle un segno: si stava risvegliando, lentamente riaprì gli occhi e ancor più lento fu nel realizzare che non si trovava in camera sua.
Aveva un tubo conficcato nel braccio destro ed una benda bianca sul polso di esso, passò la stessa mano all’altezza del taglio sulla schiena e notò che anche lì vi era stato appiccicato un grosso cerotto, probabilmente anch’esso bianco, la vista era ancora fin troppo offuscata per poter mettere a fuoco anche quel dettaglio.
Una volta riacquistata la sensibilità ai sensi si voltò verso Amy, uno sguardo di ghiaccio la colpì immobilizzandola ed impedendole di aprire bocca.
Che cazzo mi hanno fatto?” sbottò acido lui, “Ti hanno messo dei punti” biascicò lei alludendo alla ferita.
Sei… sei stata tu non è vero?” le ringhiò Justin, “C-cosa?” sbottò lei impallidendo all’istante.
Il biondo si lasciò scappare un ghigno e poi aggiunse: “Ricordi cosa ti ho detto prima?
Amy scosse impercettibilmente la testa e così lui continuò, “Ti avevo raccomandato di farti i cazzi tuoi
Preferivi forse che ti lasciavo morire dissanguato in camera tua?” sbottò acquistando un briciolo di coraggio lei, “No, preferivo che uscissi dalla mia vita, ma se ciò non è possibile, cercherò di uscire io dalla tua.
Forse non la odiava, ma avrebbe voluto. Forse quel che provava per lei in quel momento era solo disprezzo, abbastanza sentito.
Non avrebbe dovuto intromettersi, non avrebbe dovuto arrampicarsi sul quel balcone e smascherare la sua messa in scena, non avrebbe dovuto mettersi in mezzo: ma lo aveva fatto.
Tu sei completamente pazzo” disse lei scuotendo ripetutamente la testa, “Tu non puoi farti questo!
Ah no? E chi sei tu per decidere cosa posso o non posso fare? Mia madre? Lascia che te lo dica: nemmeno lei ha il controllo su quello che faccio quindi vedi di non mettermi i bastoni tra le ruote. È la mia vita, non la tua” sperò di concludere lui, ma evidentemente Amy si era alterata un po’ troppo per le sue parole. Il rossore sulle sue gote era tornato, segno che non sarebbe stata zitta ne tanto meno indifferente a quella situazione.
 
Lascia che te lo dica: sei un fottuto idiota, Justin! Pensavo di non dirtelo, pensavo che in realtà l’avresti capito: sei un mio amico, io ci tengo a te, ti voglio bene e non voglio vederti star male. Perché è così, tu stai male e non negarlo perché sei stato tu stesso a dirmelo e a raccontarmi gran parte delle cose che ti sono successe. Ammettilo a te stesso: hai bisogno di aiuto” sbottò tutto d’un fiato lei, parole che mai pensava sarebbe riuscita a pronunciare, soprattutto quel ‘ti voglio bene’ per niente forzato e così riduttivo.
 
Ora lascia che dica io qualcosa a te: non m’interessa, d’accordo? Io non ho bisogno di te. Tu non mi piaci, io non tengo a te ne tanto meno ti voglio bene, non m’importa di quanto hai appena detto. Mettiti in testa che tra me e te non nascerà mai niente, nemmeno quella cazzo di cosa che tu chiami amicizia. Non c’è e non ci sarà mai. E con questo ho finito, ora puoi andare
 
Amy non obbedì affatto a quell’ordine, restò immobile sorreggendo a fatica quello scambio di sguardi, “Sei sorda per caso? Ti ho detto di andartene” ringhiò nuovamente lui.
Senza ribattere, Amy uscì a passo deciso da quella stanza, prese il suo telefono e smanettò all’interno della rubrica cercando il numero di Chaz; quando lo trovò, lo chiamò  e gli raccontò quanto successo.
Nel giro di venti minuti Chaz si presentò all’ospedale, nel corridoio in cui sostava Amy all’instaputa di Justin.
Perché sei qui fuori?” le domandò Chaz avvicinandosi a lei, Amy abbassò lo sguardo e poi biascicò: “Perché lui non mi vuole, la tua teoria era sbagliata: non ha bisogno di me
Amy, l’avrà detto solo perché sta passando un brutto periodo. Non te la devi prendere, non lo pensa davvero” tentò di rassicurarla lui, ma lei sembrò non ascoltarlo affatto.
No, non è vero. Non gliene importa assolutamente nulla di me. Fattelo dire direttamente da lui se a me non credi” e detto ciò, si lasciò cadere pesantemente su una delle tante sedie inchiodate al muro.
Chaz sbuffò sonoramente e poi si decise ad entrare in quella stanza, a differenza di quanto gli aveva detto Amy, trovò l’amico decisamente felice di vederlo finché non gli porse qualche domanda riguardante la conversazione che aveva avuto prima con lei.
Sinceramente, non capisco perché ti comporti così con Amy. Che ti ha fatto?” gli chiese Chaz gesticolando apertamente, “Non mi va di vederla, tutto qui” rispose tranquillo il biondo.
Ma posso sapere il perché?” insistette nuovamente Chaz, “Credevo che tra voi due… Ci fosse qualcosa
Credevi male” sussurrò Justin abbassando lo sguardo, “È anche vero che però mi dispiace di averla trattata così
Dovresti parlarle, allora” gli consigliò Chaz quasi sollevato da quella sua reazione, “Se vuoi, le dico di entrare
È ancora qui?” domandò incredulo il biondo e l’amico annuì, “D’accordo, falla rientrare.



Spazio Autrice:
Sono da prendere a schiaffi çç, giuro avrei voluto aggiornare prima ma settimana scorsa non ero nemmeno a conoscenza di dove avessi la testa e non sono nemmeno tanto sicura di saperlo ora LOL.
Okay, la smetto di scrivere cavolate, sicuramente vedrò di aggiornare nel giro di due giorni anche perché sono rimasta stra contenta delle 15 recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, giuro non me lo sarei mai aspettata, perciò non potrei mai farvi aspettare ancora così tanto tempo.
Quindi vi chiedo scusa per avervi fatto attendere tanto, che poi in questo capitolo non succede quasi nulla se non la sclerata di quel pazzo psicopatico di Justin (?)
Okay, ora mi dileguo, spero comunque che vi sia piaciuto :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 16
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15.

 
Chaz uscì da quella stanza lasciando così ad Amy la possibilità di entrarci; in un primo momento avrebbe preferito non mettere piede all’interno di quelle quattro mura, la reazione di Justin l’aveva leggermente spaventata e l’ultima cosa che avrebbe voluto era un’altra discussione con lui.
Che cosa vuoi?” gli domandò acida incrociando le braccia al petto, lui le fece segno di avvicinarsi ed a passo lento lei lo fece.
Vorrei chiederti scusa per come ti ho trattato prima, mi dispiace” sibilò lui abbassando il capo, “Tu mi stai chiedendo scusa?” lo istigò Amy scandendo lentamente ogni parola e mantenendo lo sguardo fisso su di lui; Justin alzò lo sguardo  incrociando così gli occhi di lei ed annuendo lievemente: “L’ultima cosa che volevo era che mia madre scoprisse quel taglio, così come non volevo che me lo chiudessero per sempre. Non prendermi per pazzo, so di esserlo, ma non credo potresti capirne il motivo.
Amy lo ascoltava attentamente, non si era persa nemmeno una parola di quel discorso, faticava solo a comprenderne il senso; forse perché quella frase, di senso, ne era totalmente priva.
Probabilmente no, non lo capirei. Nessuno lo capirebbe finché ti ostini a respingere chiunque ti circonda con quell’odiosa arroganza che hai” sbottò lei alzando notevolmente il tono di voce; “Non lo faccio di proposito, Amy. Non vorrei che tu soffrissi a causa mia.
 
‘Farla soffrire, era l’ultima cosa che volevo. Sapevo di non meritare le sue attenzioni così come non meritavo di essere tanto importante per lei. Eppure lei lo era per me, ma non l’avrei mai ammesso. Allontanarla da me era stato difficile eppure ogni volta ci riuscivo bene.
Ero tentato di farla avvicinare a me, di annullare completamente la distanza che ci separava, ma sarei stato incoerente e lei non avrebbe capito. La volevo mia, senza dare la possibilità a qualcun altro di competere con me. Mia e basta.
Ma non accetterebbe, sapevo che se mai avessi avuto il coraggio di chiederle di diventare la mia ragazza, lei avrebbe risposto di no.
E poi c’era Ryan sempre in mezzo tra me e lei; cazzo, quanto lo odio. L’unico che sembrava capirmi era Chaz, l’unico che nonostante avesse avuto la possibilità di stare con lei, non mi aveva messo i bastoni tra le ruote e mi aveva lasciato campo libero. Ma temevo che anche lui potesse avere più successo di me, dopotutto io ero lo stronzo, non lui.’
 
Soffro se ti comporti così” ammise lei volgendo lo sguardo al suolo, “Mi dispiace, davvero. E comunque quanto ti ho detto prima non lo pensavo affatto
 
No? Se non lo pensavi perché lo hai detto? Mi è davvero difficile capirti, crederti. Stai sbagliando.
Sbagli a voler allontanare tutti da te, l’unico amico che ti è rimasto fedele è Chaz. Ma forse la colpa non è tutta tua ed io voglio insistere. So che prima o poi cederai e che la smetterai di racchiudere dentro te stesso quell’odio e quel dolore.’
 
Amy, vorrei chiederti una cosa” esordì lui dopo alcuni attimi di silenzio, Amy sbarrò gli occhi ed il suo cuore prese a battere più velocemente, ma tentò comunque di apparire calma e quasi disinteressata.
E ora cosa faccio? Glielo chiedo o no?’ si disse lui tra sé e sé.
Che… che cosa?” domandò lei incitandolo a parlare, “Ryan ci prova ancora con te?” chiese di rimandò lui assottigliando lo sguardo a due fessure.
Ryan? N-no, perché me lo chiedi?
E che mi dici di Chaz?” continuò lui incrociando a fatica le braccia al petto, quel tubo conficcato nel bel mezzo dell’articolazione di esso faceva male, ma evidentemente ciò che gli dava più fastidio era la consapevolezza di avere dei rivali.
Nemmeno, ma posso sapere perché ti interessa? Tu stesso hai detto che non io ti piaccio perciò non vedo quale possa essere il problema se Chaz ci provasse con me” lo istigò lei adottando uno sguardo più sicuro ed un tono decisamente più fermo.
Lascia che ti dica una cosa, Amy: sarò l’unico capace di farti cadere ai miei piedi. Non Chaz, non Ryan, ma io.” ribatté lui ghignando.
Lascia che dica io qualcosa a te: non farai cadere ai tuoi piedi proprio nessuno finché ti comporti così” e detto ciò, gli voltò le spalle ed uscì velocemente da quella stanza lasciandolo senza parole.
 
Cambierai idea” le urlò lui quando ormai era convinto che Amy non l’avesse sentito, ma si sbagliava: la ragazza arrestò i suoi passi nell’istante in cui quelle parole giunsero alle sue orecchie.
Ti avverto, Bieber: stai perdendo solo tempo se credi che un giorno io cadrò ai tuoi piedi” lo sfidò lei facendo nuovamente capolino tra quelle spoglie quattro mura, “Ci riuscirò, io ci riesco sempre.
Quel loro incontro aveva preso una piega decisamente sbagliata, Amy si sentiva costretta a ribattere a tono a quelle sue provocazioni, non avrebbe ceduto solo per il gusto di farlo contento.
Ci riesci sempre? Io sarei l’ennesima sfida per te?” ribatté sempre più nervosa la ragazza, “Se è così, sappi che non sarà facile vincerla” e detto ciò, così com’era entrata, uscì definitivamente ignorando persino la presenza di Chaz.


Spazio Autrice:
E come promesso, ho aggiornato in fretta. Ammetto che il capitolo non è dei migliori, ho cercato comunque di farvi capire come la pensano i due protagonisti con le parti scritte in corsivo e anche per farvi capire quanto psicopatico Justin può essere. Ero contraria inizialmente a scriverla così, ma poi mi sono ricreduta.
Anyway, voi siete sempre più meravigliose, mi avete lasciato tantissime recensioni anche questa volta. Grazie davvero :3

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 17
*** Capitolo 16. ***


Capitolo 16.

 
Amy, aspetta” la chiamò Chaz cercando di raggiungerla, ma lei non rispose continuò imperterrita il suo cammino verso l’uscita, “Amy, fermati! Cos’è successo?” insistette nuovamente lui afferrandole il polso che prontamente lei ritrasse sciogliendo la presa.
Lasciami!” sbottò lei senza degnarlo di uno sguardo e riprendendo a camminare a passo veloce, Chaz non si diede per vinto, l’affiancò nuovamente afferrandole ancora lo stesso polso, ma questa volta senza darle la possibilità di liberarsi.
Dimmi cosa cazzo è successo!” ringhiò lui posizionandosi davanti a lei tentando di incrociare il suo sguardo, Amy abbassò di colpo il capo e non ribatté.
Il ragazzo la scosse lievemente per il braccio, ma lei si ostinò a non rispondere finché lui le sollevò il capo ponendole due dita sotto al mento.
Sono solo l’ennesima sfida da vincere per lui” biascicò lei spostando lo sguardo altrove, Chaz la guardava stupito, senza capire e poi aggiunse: “Amy, te l’ho già detto prima: certe cose non le pensa davvero, non devi dargli peso.
No!” sbottò lei “L’ha detto chiaro e tondo: vuole farmi cadere ai suoi piedi, vuole provare a non so chi che ci riuscirà. Non gliene frega un cazzo di me, hai capito?” urlò ancora più forte, non curandosi del fatto che si trovasse ancora all’interno di quell’ospedale.
Gli occhi iniziarono a pizzicare terribilmente e nel giro di pochi secondi, si riempirono di lacrime, lacrime che fortunatamente riuscì ad impedire di scorrere libere sulle sue gote.
No, io non credo” biascicò deluso lui abbassando a sua volta il capo, “So perfettamente che vuole usarmi per dimenticare Caitlin, gli servo soltanto a questo. Ecco perché mi ha baciato, ecco perché quella notte in discoteca ha fatto sesso con me: tutto per tentare di dimenticare la sua ex ragazza, nient’altro
Evidentemente non è stato l’unico ad aver avuto la bella idea di baciare una persona per dimenticarne un’altra” detto ciò, il ragazzo le voltò le spalle e senza esitare un istante di più si allontanò da lei.
Amy non poteva negare che Chaz aveva pienamente ragione, anche se inconsapevolmente, lei aveva fatto la stessa cosa, con la differenza che quella che inizialmente provava per lui non era semplice amicizia.
Chaz, aspetta” disse lei, ma lui non la sentì, ne tanto meno si voltò.
 
Amy” la chiamò Justin che ora era appoggiato allo stipite della porta della sua stanza, la ragazza si voltò appena in modo da riuscire ad inquadrarlo con la coda dell’occhio; sospirò rumorosamente e poi sbottò: “Che altro vuoi?
Lui aveva sentito tutto, probabilmente, dato che Amy e Chaz non si erano preoccupati affatto di abbassare il tono di voce.
Tu devi stare lontano da Chaz, d’accordo?” le disse lui con una tale tranquillità da farla persino rabbrividire.
Si voltò di scatto incrociando a pieno i suoi occhi nocciola, “No Justin, non siamo affatto d’accordo. Tu non hai il diritto di comandarmi” ribatté lei incrociando le braccia al petto.
 
Justin avanzò verso di lei a passo deciso, lo sguardo puntato dritto negli occhi di lei non fece altro che impedirle ogni minimo movimento, tanto che, nonostante avesse preferito allontanarsi di lì all’istante, le sue gambe risultavano pesanti ed i piedi come incollati al pavimento.
Ma io non ti sto comandando, Amy” le sussurrò lui una volta che fu a pochi centimetri da lei, “Sarai tu a scegliere di stare con me. Se vorrai baciarmi non ti tirerai indietro, ma lo farai di tua spontanea volontà; così come accetterai di tua spontanea volontà di diventare la mia ragazza quando io te lo chiederò” sorrise beffardamente lui facendo scorrere un dito sulla sua guancia, lei non si ritrasse, si limitò a fissare ogni suo movimento mentre aspettava quasi impazientemente che le labbra del biondo si posassero sulle sue.
E così fu.
Justin si avvicinò lentamente annullando del tutto la distanza che li separava, circondò con entrambe le braccia la sua vita attirandola definitivamente a sé e lasciando che le loro labbra si unissero una volta per tutte.
 
Quel bacio durò poco apparentemente, per invece Amy sembrò durare un’eternità: durante quei pochi secondi in cui lui l’aveva tenuta stretta a sé, aveva dimenticato completamente il resto del mondo così come aveva dimenticato la discussione avuta con Chaz poco prima ed il motivo preponderante per stare lontana da Justin.
 
Non aveva aspettato altro e avrebbe negato al mondo di essere perdutamente innamorata di quel ragazzo, forse l’avrebbe negato persino a sé stessa.
 
Per quei brevi istanti che seguirono, entrambi si limitarono a fissarsi negli occhi, forse quasi imbarazzati per quanto successo; non una parola, non un ulteriore gesto.
Così com’era venuta, Amy ripercorse i suoi passi e si allontanò da lui e proprio quando Justin fu sicuro che non l’avrebbe visto, si posò una mano sul petto all’altezza del cuore e sorrise.
 
 
Il giorno seguente a scuola, Amy tentò in tutti i modi di evitare Grace e Brooke, impresa alquanto difficile dato che non appena varcò l’ingresso di quell’edificio, tutti gli occhi erano puntati su di lei ed il vociferare si fece più intenso.
Arrestò immediatamente i suoi passi finché  non venne afferrata per entrambe le braccia dalle sue amiche e trascinata pochi metri più lontana: “Innanzitutto, bentornata tra noi” esordì la rossa fingendo un sorriso, “Seconda cosa: che accidenti è successo con Bieber?” continuò lei posizionandosi a braccia conserte davanti ad Amy.
Non è successo niente” biascicò la castana abbassando lo sguardo, “Ti ricordo che Ryan è il mio ragazzo ed alcune cose le vengo a sapere anche io” ribatté Brooke seria; “Sì? Allora fatti raccontare tutto da lui, io non ho voglia di parlarne” e detto ciò le superò lasciandole attonite e dirigendosi verso il cortile dove trovò Chaz appoggiato al muro con lo sguardo fisso sul giardino avanti a sé.
Si avvicinò cauta a lui e lo affiancò appoggiandosi anch’essa al muro, “Hey” gli disse sorridendogli, lui spostò velocemente lo sguardo su di lei per poi volgerlo nuovamente altrove: “Ciao” rispose atono.
Chaz, mi dispiace per ieri” esordì lei dopo alcuni istanti di silenzio, “È solo che sono parecchio confusa in questo periodo.
Il ragazzo si sedette a terra e poco dopo lei fece lo stesso, “Confusa riguardo a cosa? Ormai lo hanno capito tutti che ti piace Justin, non vedo perché dovresti essere confusa” le disse lui, “Il punto è che non so se mi piace Justin.
 
Chaz non rispose, avrebbe voluto confessarle i sentimenti che provava per lei, ma non sapeva nemmeno lui quando e se ci sarebbe riuscito: “Se non altro tu non temeresti di essere presa a botte se lo ammettessi” abbozzò una risata lui.
Oh andiamo, Justin non ti picchierebbe mai
Ah no? Hai visto cos’ha fatto con Ryan?” le domandò retorico per poi iniziare a torturarsi nervosamente le mani, “Però non ti ha fatto niente quando ha visto che mi baciavi.
Tu non lo conosci, è imprevedibile” biascicò lui abbassando notevolmente il tono di voce,
Già, non lo conosco e quel poco che so di lui non mi convince per niente” disse lei alzando lo sguardo al cielo.
Aspetta a dirlo” le sorrise lui poggiandole una mano sulla spalla per poi allontanarsi e ritornando all’interno dell’edificio.


Spazio Autrice:
Premetto che speravo che questo capitolo uscisse meglio, ma ahimé è andata così e vedrò di migliorare nel prossimo.
Io vi ringrazio per le recensioni, siete meravigliose giuro!
Vedrò di aggiornare presto, ora mi dileguo perché devo uscire (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 18
*** Capitolo 17. ***



Capitolo 17.

 
 
Non rimase a lungo in quel cortile, si alzò pronta ad entrare in aula non appena la seconda campanella si decise a suonare.
Si recò al suo armadietto per recuperare sia l’orario delle lezioni che ancora non ricordava, sia il libro della lezione che si sarebbe tenuta di lì a poco.
Algebra, fantastico” esclamò ironica richiudendo dietro di sé lo sportello metallico mentre con l’altro braccio teneva stretto al petto il pesante volume. Non fece in tempo a compiere un solo passo che qualcosa, o meglio qualcuno, le impedì di proseguire il suo cammino. Sollevò lentamente il capo sino ad incontrare lo sguardo di chi aveva davanti.
Labbra perfette che curvate verso l’alto formavano uno strano sorriso, occhi color nocciola e capelli di un biondo scuro alzati in una cresta sicuramente improvvisata al momento con le dita.
Che cosa ci fai tu qui? Credevo fossi in ospedale” chiese scettica la ragazza fissandolo dritto negli occhi, “Sono uscito ieri sera” ribatté lui serio mentre poggiava entrambe le sui fianchi di lei.
Quel libro che Amy teneva stretto a sé, cadde a terra provocando un tonfo sordo che riecheggiò per pochi secondi lungo quel corridoio deserto; si lasciò trascinare verso di lui finché i loro petti non furono talmente vicini da impedire anche ad un foglio di carta di mettersi in mezzo tra loro.
 
I professori ti hanno già vista?” le sussurrò il biondo mentre con una mano le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lei scosse la testa confusa: “No, non credo. Perché?
Justin non rispose, si chinò a raccogliere il libro e glielo porse: “Questo non ti serve”, la ragazza continuava a guardarlo confusa e poi ripose il tomo all’interno dell’armadietto. Lui l’afferrò per il polso trascinandosela dietro, “Justin, aspetta: che intenzioni hai?
Lui arrestò di colpo i suoi passi e si voltò a guardarla negli occhi: “Ti fidi di me?” le chiese con sguardo sincero, Amy non rispose, si limitò ad abbassare il capo.
Lo immaginavo, ma non te ne pentirai. Te lo prometto” continuò lui sorridendole e proseguendo il suo cammino verso l’uscita di quel grande edificio.
Amy lo seguiva tenendo a stento il suo passo, non era convinta di quel che stava facendo, ma non oppose resistenza.
Fuori da scuola era parcheggiata una Range Rover nera, tirata a lucido in un modo quasi maniacale: non un graffio, non un alone causato da qualche eventuale goccia, nulla.
Il biondo lasciò libera la presa dal suo polso per precederla ed aprirle la portiera, lei rimase immobile ancora indecisa se ciò che stava facendo fosse giusto o meno.
 
È tua?” gli chiese indicando la grossa macchina, lui scosse la testa“È di mia madre. Dai sali!” la incitò lui senza far scomparire quel meraviglioso sorriso dal suo volto, lei riprese a camminare e timidamente salì sul quel veicolo.
Scusa la domanda, ma da quanto tempo guidi?” domandò lei mantenendo lo sguardo fisso sulle punte delle scarpe, “Non da molto, ma me la cavo. Andrò piano, non ti preoccupare” la rassicurò lui poggiando una mano sulla sua gamba.
Il biondo mise in moto quella macchina e per quasi tutta la durata del tragitto, nessuno dei due proferì parola: di tanto in tanto Justin spostava il suo sguardo su di lei che aveva volto la sua completa attenzione a guardar fuori dal finestrino.
Era felice di trovarsi lì con  lei, nonostante fosse consapevole che Amy ancora lo temeva.
 
Sebbene avesse voluto domandargli dove fossero diretti, non chiese nulla, ammirava con attenzione il paesaggio che velocemente sfrecciava alla sua destra: colline verdeggianti, strade per niente trafficate e piccole cittadine non del tutto popolate, facevano parte dello scenario che lentamente aveva sostituito la monotonia dei palazzi di città.
Non manca molto” esordì lui interrompendo quel quasi piacevole silenzio, dopo quell’affermazione, accese a basso volume la radio ed una canzone poco movimentata li accompagnò sino a destinazione.
 
Parcheggiò distrattamente la macchina nel bel mezzo di un piccolo prato situato di fronte ad una sottospecie di cottage a due piani, unica abitazione nel raggio di uno o due chilometri che Amy aveva avuto il piacere di incontrare. A suo seguito, anche lei scese dall’auto soffermandosi qualche istante a contemplare il paesaggio: quella dimora era attorniata da alcuni pini e pochi passi distanti da essa vi era un limpido laghetto.
Il biondo le passò accanto giocherellando con le chiavi dell’auto ed attirando così la sua attenzione, “La vedi quella?” le chiese indicando la villetta, la ragazza annuì e  lui continuò: “E’ di mio padre, mi da il permesso di venirci ogni tanto.
Detto ciò, con un cenno della mano,  la costrinse a seguirlo sul retro di quella villetta, dove il prato era decisamente più curato e le probabilità che qualcuno avesse potuto disturbarli erano ridotte.
Da quando erano arrivati, Amy non aveva praticamente proferito parola, tutto il coraggio che aveva trovato il giorno prima per inveirgli contro sugli sbagli che stava commettendo, era totalmente svanito come fumo al vento. Stava ancora studiando a pieno i movimenti e lo strano atteggiamento di quel ragazzo, quando lui si soffermò a guardarla ancora persa tra i suoi pensieri, tanto che a stento se ne accorse.
Lo so a cosa stai pensando, Amy” esclamò  lui con un filo di tristezza nel tono di voce, “Ma la ragione per cui ti ho portato qui è proprio per dimostrarti che non sono il ragazzo che hai visto quella sera in discoteca, conosciuto anche come quello che si taglia o che pensa solo al sesso. Io non sono così, ci tengo solo che tu lo sappia.
Aveva ascoltato attentamente quelle parole, scrutando all’interno di ognuna di esse una ragione in più per provare a guardarlo con occhi diversi, con gli stessi occhi con cui avrebbe preferito guardarlo sempre.
Compì pochi passi sino a raggiungerlo, entrambi si sdraiarono al suolo con lo sguardo fisso verso le nuvole, attimi di silenzio in cui lei ancora rifletteva su quanto aveva appena sentito, finché non si decise a porgli una domanda che si portava dentro ormai da tempo.
Justin, posso farti una domanda?
Certo, dimmi” ribatté lui tranquillo, “Puoi anche decidere di non rispondermi: com’era il tuo rapporto con Caitlin?
Quella domanda lo spiazzò leggermente, nessuno gli aveva mai chiesto qualcosa al riguardo, chiunque fosse al corrente di quella storia evitava l’argomento, ma lei no.
Prima che fosse la mia ragazza, era la mia migliore amica. Con lei parlavo di tutto, non c’era cosa che lei non sapesse di me: era la persona di cui mi fidavo maggiormente, l’unica che non mi aveva mai deluso. La conoscevo sin da quando eravamo bambini e gli unici a non essersi accorti che eravamo fatti l’uno per l’altra, eravamo noi.
Amy sorrise a quelle ultime parole, Justin aveva una tale luce negli occhi che lei stessa impiegò alcuni istanti prima di capire che quel luccichio era causato da alcune piccole lacrime che stavano bellamente affogando quelle due iridi color nocciola.
Poi ho avuto il coraggio di farmi avanti e così, da un giorno all’altro, è cominciata la nostra storia. Lei è stata la  mia prima ragazza ed è con lei che ho fatto l’amore la prima volta. È con lei che credevo che tutto sarebbe andato bene, ma evidentemente mi sbagliavo. C’è qualcos’altro che vorresti sapere?” le domandò il biondo terminando a stento quel discorso, Amy scosse la testa poi aggiunse: “No, non voglio costringerti a parlare di qualcosa che ti fa soffrire.
Non mi fa soffrire parlare di lei, mi fa star male l’idea che lei non ci sia più. Ricordarmi di lei è una delle cose che in realtà mi fa stare meglio, ero diverso quando c’era lei” biascicò lui tornando a fissare il laghetto avanti a sé;
Forse lo sei anche adesso” commentò la ragazza avvicinandosi di poco a lui.
 
Durante quelle poche ore che trascorsero insieme, realizzarono di avere molte più cose in comune di quanto pensassero, Justin sembrava davvero diverso rispetto a come si comportava a scuola e quando aveva intorno i suoi amici, sembrava quasi un’altra persona: era diverso e basta. Il timore che Amy nutriva nei suoi confronti sembrava essersi dissolto completamente, sentiva di stare bene accanto a lui, accanto al Justin che aveva avuto il piacere di scoprire.
Un’ultima domanda” esordì lei poco prima di seguirlo all’interno della casetta, “Perché non sei così anche a scuola?
Esitò qualche istante prima di rispondere, sembrò pensarci su quando la risposta, in realtà, la conosceva benissimo,
Così come?
Beh, così… Non stronzo, ecco” ridacchiò lei.
Non voglio passare per sfigato, non voglio che qualcuno al di fuori dei miei migliori amici, ed ora anche tu, conosca la mia storia. Non voglio sembrare debole agli occhi degli altri” sbottò lui con naturalezza, come se aprirsi con lei non fosse stato affatto uno sbaglio, eppure in principio lo aveva pensato.
Tu non sei un debole” replicò lei seguendolo sino al piccolo divanetto posto al centro di quella sala non troppo grande, “Non credi che gli altri potrebbero pensarlo se venissero a sapere che mi taglio?” ribatté lasciandosi cadere a peso morto sul divano.
Ecco, magari potresti cominciare con l’evitare di usare ancora quella lametta
Non divagare tirando in mezzo quel discorso, non posso prometterti niente
Amy sbuffò sonoramente, “Sai che cosa intendo dire e poi credo che se ti comportassi come stai facendo adesso con me, non ti troveresti poi tanto male
Preferiresti che fossi diverso?” le domandò lui alzandosi da quel divano e dirigendosi verso quella che apparentemente sembrava una camera da letto.
Non saprei, ancora fatico ad abituarmi al fatto che tu non mi stia mandando a fanculo per ogni cosa che dico” ironizzò lei seguendolo, una volta raggiunta quella stanza in cima alla scala a chiocciola, “Te l’ho già detto, sto provando a cambiare” replicò il biondo sdraiandosi su quel letto incrociando poi le braccia dietro al collo.
Direi che non sei tanto lontano dal raggiungimento del tuo obbiettivo” gli sorrise lei appoggiandosi allo stipite della porta, “Ci vorrà ancora del tempo, chissà” sorrisero entrambi.

La luce del sole stava man mano abbandonando l’azzurro cielo per dar la possibilità al crepuscolo di farsi avanti colorando le nuvole di un rosa tenue.
Non ti mangio se ti avvicini” disse lui picchiettando la mano sul letto incitandola a raggiungerlo e così lei fece.


Spazio Autrice:
Sì, lo so: faccio schifo. E se vi state chiedendo perché, vi do almeno un paio di motivi. 
1) Avrei dovuto aggiornare prima e non dopo quasi una settimana, ma mi ero bloccata LOL
2) Ho interrotto il capitolo a metà, chi vuole intendere intenda (Anche perché io non spoilerizzo (?) perciò se volete saperne il motivo, attendete il prossimo capitolo)
Posterò il seguito fra pochissimissimi giorni, giuro.
Anyway, voi siete meravigliose. Tutte voi, mi avete lasciato recensioni meravigliose che io solo a leggere mi sono sciolta come un ghiacciolino al sole. Grazie davvero *w*

PS: C'entra poco, ma io son morta guardando questa foto :') http://25.media.tumblr.com/tumblr_m5m0vwgevi1rvlgpdo1_1280.jpg


PS 2: Vi consiglierei di passarla a leggere, io la trovo davvero bella :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1092507&i=1


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 19
*** Capitolo 18. ***



Capitolo 18.

 
Amy si sdraiò accanto a lui appoggiando il capo al suo petto e lasciandosi avvolgere dalle sue braccia, regnò il silenzio per interi minuti finché lui non iniziò a parlare riempiendo quelle quattro mura con la sua voce: “Amy, c’è una cosa che vorrei sapere
Lei alzò di poco il capo sino a far intrecciare pienamente i loro sguardi, “Dimmi” sussurrò lei incitandolo a continuare; “Tu pensi davvero che io ti voglia solo usare per dimenticare Caitlin?
Impallidì all’udire di quella domanda, scostò lo sguardo da lui e ripensando ad un’eventuale possibilità che lui avesse ascoltato la conversazione avuta con Chaz in ospedale, cercò comunque, anche se inutilmente, di rispondere negativamente: “N-no” balbettò lei mantenendo lo sguardo abbassato, “Non sono scemo, vi ho sentito parlare e ho sentito perfettamente cos’hai detto a Chaz” disse calmo lui e lei non rispose.
Non importa comunque” continuò lui deviando il discorso, “Probabilmente le cose cambieranno tra di noi
Che vuoi dire?” domandò lei riportando lo sguardo sui suoi occhi; Justin si limitò a sorridere per poi prenderle il viso tra le mani ed appoggiando le sue labbra su quelle di lei.
Quelle labbra non si divisero subito, gli occhi di entrambi erano serrati, così come lo erano le loro labbra finché il biondo non prese l’iniziativa di intensificare quel bacio facendo incontrare le loro lingue.
Se si sentiva rigida e tremendamente in imbarazzo sin da quando aveva messo piede in quella villetta, ora stava iniziando a rilassarsi e ad apprezzare finalmente quanto aveva davanti.
Ora che le loro labbra si erano divise, Amy stava avendo la possibilità di imparare quasi a memoria i lineamenti di quel ragazzo, quasi incantata da quel viso e da quegli occhi che teneva insistentemente puntati su di lei.
Non aveva paura, non più, si sentiva quasi al sicuro tra le sue braccia ed anche ora che lui aveva iniziato lentamente a togliersi la camicia a quadri che sovrastava una t-shirt nera, non temeva più quel ragazzo dallo sguardo malizioso.
Entrambe le mani di Justin erano poggiate sui fianchi di Amy che ora era sdraiata quasi completamente sotto di lui, lentamente le alzò la maglietta ed il suo cuore prese a battere più velocemente. Era da tanto che non sentiva una sensazione così in compagnia di una ragazza che non fosse stata Caitlin, strano a dirsi, ancora più strano pensarlo, si sentiva bene con lei come se la conoscesse da sempre ed invece non era così.
Una volta che l’orlo di quella maglietta raggiunse l’altezza del suo collo, Amy sollevò le mani liberandosene del tutto e lui fece lo stesso con la sua maglietta.
I loro petti erano nuovamente vicinissimi e sebbene quella casa fosse fredda quasi come se fosse rimasta inabitata da tempo, il calore dell’uno sopprimeva quei piccoli brividi dell’altra e viceversa mentre le mani del biondo erano ancora appoggiate ai fianchi di lei.
 
Amy teneva le sue braccia intrecciate al collo di lui mentre si scambiavano piccoli baci e sorrisi, era talmente immersa in quel momento che non si rese nemmeno conto di aver già provveduto a slacciargli i pantaloni con un veloce gesto della mano.
La stessa cosa fece lui e lentamente glieli sfilò scostandosi lievemente dal suo corpo, si mise poi in ginocchio e si privò di quell’indumento rimanendo solamente in boxer.
Si sdraiò accanto a lei soffermandosi a guardarla da capo a piedi ed incuriosendo così la sua attenzione, “Che ti prende?” ridacchiò lei, “Sei bella” ribatté lui con un sorriso sghembo dipinto in volto.
Di rimando sorrise, si avvicinò di poco a lui e gli scompigliò i capelli dolcemente; con entrambe le braccia, Justin le circondò il bacino sino a farla sdraiare completamente sopra di lui e riprendendo a lasciarle piccoli baci sulle labbra.
Era da tanto tempo che non mi sentivo così bene con una ragazza” le sussurrò lui passandole un dito sopra il viso per poi contornarle il disegno delle labbra, “Lo dici solo per ottenere qualcosa o lo pensi davvero?” chiese di rimando lei mantenendo quel sorriso sincero dipinto in volto.
Sono serio, Amy” disse lui rabbuiandosi leggermente, ma continuando ad avere quello strano luccichio negli occhi, “Non voglio prenderti in giro e non voglio nemmeno obbligarti a fare qualcosa che non vuoi.
Stavo solo scherzando, Justin. Non sarei in questa posizione se non lo volessi” continuò lei per poi lasciargli un altro bacio sulle labbra, lo sentì sorridere per poi abbracciarla e tenerla stretta al suo petto.
Con un rapido gesto le slacciò il reggiseno e poi glielo tolse definitivamente mentre il cielo al di fuori di quelle quattro mura iniziava a colorarsi di un blu scuro lasciando molto più spazio all’immaginazione di quel momento.
 
I lineamenti di entrambi risultarono appena percettibili, così come lo erano i loro corpi ed i loro movimenti, l’unica certezza visibile erano le loro ombre e quella calda atmosfera che li avvolgeva; risultava difficile scambiarsi sguardi ora, Justin cercava disperatamente gli occhi di Amy così come lei cercava i suoi.
Passò una mano tra i suoi capelli, risultavano così morbidi e soffici al tocco che a stento riuscivano a solleticarle il palmo; lasciò poi scendere la mano sino all’incavo del collo, lo attirò a sé ed ancora una volta quelle labbra riuscirono a combaciare alla perfezione.
Le loro lingue iniziarono a giocare nuovamente tra di loro, Amy stringeva tra le dita i capelli di lui che invece le teneva fisse sui suoi fianchi.
 
Justin si decise a sfilarle l’ultimo indumento che la copriva e la stessa cosa poi fece lei sdraiandosi accanto a lui; una volta che entrambi furono liberi dagli ultimi indumenti che avevano indosso,  le posizioni si ribaltarono e fu Justin a condurre i giochi, o almeno era ciò che credeva di fare. A differenza dell’ultima volta in cui i loro corpi si erano uniti, aveva quasi paura di farle del male e fu per questo che rimase a fissare il vuoto per diversi secondi.
A riportare la sua attenzione su quanto stava per fare, fu il bacio che lei gli lasciò sul collo, con un dito disegnò cerchi immaginari sul suo petto per poi alzare entrambe le mani fino alle spalle ed attirarlo a sé. Lui portò entrambe le mani sul suo seno facendole poi scendere nuovamente all’altezza dei fianchi: un movimento lento, ma deciso, fu sufficiente a far unire quei corpi fondendoli in uno solo.
Amy non cessava un solo istante di avvicinare le labbra a quelle di Justin così come non si era tolta il vizio di torturargli i capelli scompigliandoglieli sempre di più: un gesto che non faceva altro che farlo impazzire notevolmente.
 
Quei movimenti, da lenti com’erano iniziati poco prima, si intensificarono proseguendo a pieno ritmo, quasi all’unisono i loro respiri erano diventati più affannosi e i loro ansimi avevano riempito la stanza finché prima lui, poi lei, esalarono l’ultimo gemito.
 
Lentamente Justin si staccò da lei lasciandole un lungo bacio sulle labbra, ma questa volta fu Amy a prendere l’iniziativa d’intensificarlo e non sciolse nemmeno l’abbraccio in cui si era accoccolata.
 
Nessuno dei due proferì parola, nessun suono, se non quello dei loro respiri, si era permesso di disturbarli. Forse il vento, forse lo scroscio delle foglie era stato l’unico suono che entrambi avevano percepito e che poi era servito solo da sottofondo prima di farli calare in un sonno l’uno abbracciato all’altra.


Spazio Autrice:
Come promesso, ho aggiornato abbastanza in fretta (?), avrei voluto farlo oggi ma faceva troppo caldo e non sono riuscita a scrivere (direi che come scusa è ottima.)
Parlando del capitolo, sinceramente me l'ero immaginato un po' diverso e ho cercato di tenerlo 'soft' dato che questa non è una FF a rating rosso (non ne sarei capace di farne una, lo ammetto LOL), ho cercato più che altro di farlo romantico (sì, come no LOL) e non so nemmeno se ci sono riuscita, ho voluto provare ecco :3
Anyway, io davvero non so che cosa dire, mi ritrovo in meno di due giorni 19 recensioni ad un capitolo e la cosa mi ha fatto restare così *w* (bella faccia eh) quindi io vi ringrazio davvero tanto, mi rendete estretamente felice, siete meravigliose, tutte voi. :')

PS: Prima di lasciarvi andare (ammesso e non concesso che siate arrivate a leggere fin qui), vi lascio i link di due fan fiction di una personcina molto carina (che ora sta urlando a squarcia gola nel guardare gli europei di calcio :3) che io trovo davvero belle. Questa è la prima e questa è la seconda :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 20
*** Capitolo 19. ***



Capitolo 19.

 
L’orologio segnava quasi le tre di notte, sia Amy che Justin erano totalmente immersi nel mondo dei sogni, l’uno ancora abbracciato all’altra.
La teneva stretta a sé con entrambe le braccia avvolte attorno a lei, regnava il silenzio più totale smorzato solamente dai loro lenti respiri finché, il cellulare del biondo appoggiato al comodino, iniziò a vibrare e lo schermo ad accendersi e spegnersi a veloce intermittenza.
Allungò il braccio verso di esso cercando di muoversi il più lentamente possibile, ma ciò non fu sufficiente, anche Amy si svegliò. “Che succede?” mugugnò lei con la voce ancora impastata dal sonno, “Nulla, torna a dormire” le disse dolcemente lui socchiudendo gli occhi a due piccole fessure causate dal fastidio di quello schermo luminoso.
Ma chi è che telefona a quest’ora?” continuò la ragazza non curandosi di quanto le era appena stato detto, “È Chaz” disse lui rispondendo alla chiamata.
Non fece in tempo a parlare, che fu subito interrotto dall’amico che sbottò quasi urlando: “Ma dove cazzo sei?
Ciao anche a te” ribatté ironico Justin, “Che succede?” continuò poi tornando serio.
Se sei con Amy non far capire che sono io
Troppo tardi, ma vuoi spiegarmi che succede?” insistette il biondo scostandosi del tutto dalla ragazza, sentì l’amico sospirare così si alzò definitivamente da quel letto dirigendosi in sala.
 
Siamo in ospedale, Ryan ha avuto un mezzo incidente.
Sebbene i rapporti con l’amico, negli ultimi tempi erano pessimi, Justin impallidì all’udire di quella notizia, “Che cosa significa che ha avuto un mezzo incidente?
Io, Grace e Brooke eravamo in macchina con lui, stavamo tornando a casa dopo essere passati da Christian. Stava andando tutto bene quando ha tamponato una macchina che aveva di colpo frenato poco prima di un incrocio. Il colpo non è stato forte, ma sai com’è Ryan, è uscito subito dall’auto ed ha cominciato ad imprecare pesantemente contro l’altro guidatore per aver frenato così di colpo quando il semaforo ancora era giallo. Lui è sceso e l’ha colpito  in viso
Justin tentava di immaginarsi la scena mentre l’amico spiegava dettagliatamente quanto successo, “E poi che è successo?” domandò lui incitandolo a continuare.
Hanno iniziato a prendersi a pugni e poi è scoppiata una rissa, Devon l’ha ridotto piuttosto male
Cosa? Devon?” lo interruppe il biondo alzando notevolmente il tono di voce, “Sì, hai capito bene. C’è andato giù pesante, ma ora Ryan sta bene”  continuò l’amico.
Dio, che coglione” fu tutto ciò che Justin riuscì a dire e Chaz non poté che dargli ragione, in parte.
 
Posso sapere dove sei?” gli chiese Chaz dopo alcuni istanti di silenzio, “Sono fuori città, nella casa al lago di mio padre. Ma se vuoi che vengo, parto adesso e vi raggiungo
No, non preoccuparti. Come ti ho detto non è grave, ci vediamo domani
D’accordo, a domani allora” ribatté Justin poco prima di chiudere la chiamata.
Aspetta” lo bloccò l’altro, “È… è successo qualcosa con Amy per caso?
Fidati amico, non vorresti saperlo.
 
Dall’altro capo del telefono, Chaz abbassò lo sguardo deluso da quell’affermazione e si limitò ad un veloce saluto prima di chiudere definitivamente quella chiamata.
Si stava pentendo amaramente di essere così debole e terribilmente incapace di prendere in mano la situazione come avrebbero fatto Justin o Ryan.
Nel frattempo, Amy lo raggiunse soffermandosi appena dietro il divano sulla quale era seduto Justin, avvolse le braccia attorno al suo collo ed appoggiò il mento alla sua spalla: “Che succede?” gli sussurrò poi. Il respiro di lei sul suo collo lo fece piacevolmente rabbrividire,chiuse gli occhi e si lasciò andare in un lungo sospiro prima di parlare e di raccontarle quanto successo all’amico.
Oh cielo e adesso come sta?” domandò preoccupata lei, “Chaz ha detto che non è grave” biascicò lui mantenendo lo sguardo rivolto al suolo, “Non voleva nemmeno che te lo dicessi
E perché no?” chiese lei rimando raggiungendolo sul sofà, “Gli da terribilmente fastidio il fatto che io sia qui solo con te.
Amy non ribatté, stette in silenzio sotto lo sguardo insistente di lui, “È proprio questo il motivo per cui ti chiedevo di stargli lontana
Ma…
Niente ma” la interruppe lui, “Dopo quello che abbiamo passato questa notte, considerati mia” le sorrise infine stampandogli un veloce bacio sulle labbra prima di ritornare in camera.
Lei non lo seguì, rimase seduta su quel divano con le ginocchia incollate al petto, non sapeva se essere felice o meno dopo aver udito quella sua affermazione. Justin le stava lasciando un segno non indifferente, ma rinunciare del tutto a Chaz non sarebbe stato facile.
Justin era stato più che chiaro, non avrebbe dovuto avvicinarsi a lui e sapeva che con ciò intendeva l’allontanamento letterale, non più una parola, non più un abbraccio, non più nulla.
 
 
Il giorno seguente, si svegliarono di buon’ora e nonostante fossero ancora assonnati per le poche ore di sonno, si misero immediatamente in viaggio diretti all’ospedale di Atlanta dove avrebbero trovato Ryan.
Erano ormai prossimi alla stanza dell’amico, quando Justin arrestò prontamente i suoi passi.
Che ti prende?” gli domandò Amy, “Nulla, vai avanti. Io ti raggiungo.
Christian, un ragazzo biondo poco più giovane di Justin che ora era seduto su una delle sedie presenti in quel lungo corridoio, fu la causa del suo improvviso arresto al centro di quel corridoio.
Sollevò il capo incrociando così gli occhi di Justin, era da parecchio tempo che non si vedevano ed ancora maggiore era il lasso di tempo trascorso dall’ultima volta in cui si erano parlati.
Quello scambio di sguardi era quasi snervante, tanto che Justin ancora non aveva trovato il coraggio di avanzare.
 “Ciao Christian” biascicò poi prendendo coraggio e subito dopo l’altro ribatté: “Ciao Justin, quasi non ti riconoscevo
È da parecchio che non ci vediamo, anche tu sei cambiato
Sono cambiate tante cose” sussurrò il più piccolo.
Justin sospirò sonoramente, non si aspettava di rivederlo, Chaz non glielo aveva anticipato eppure si trovava lì con loro ed era al corrente che la situazione non fosse delle migliori.
 
 “Chris, lo so che mi odi e non ti biasimo: mi odierei anche io” esordì il biondo dopo alcuni istanti di silenzio, “Io non ti odio, Justin” ribatté ovvio l’altro“Eri il mio migliore amico, come potrei odiarti? Sappiamo tutti che è stato un incidente, non ti odio per quel motivo
E allora per quale motivo?
Sei sparito dalla circolazione, era come se non esistessi più per te
Ho avuto paura” cercò di giustificarsi lui sebbene quella scusa fosse fin troppo banale, ma veritiera.
E di cosa?
Mi sentivo e tutt’ora mi sento terribilmente in colpa per quel che è successo. Non ti ho nemmeno più visto in giro
Christian tirò un profondo sospiro, rimarcare quell’accaduto era sempre una pugnalata al petto, non solo per lui, per chiunque conoscesse Caitlin. “Da quando è successo quel che sai, esco pochissimo. Vedo Chaz e Ryan solo raramente e l’atmosfera è un tantino cambiata, mia madre cerca di essere forte, ma tutt’ora la sento spesso piangere e non ti nascondo che io faccio lo stesso.
Justin si alzò di scatto da quella sedia posizionandosi di fronte all’amico, gli tese la mano che lui subito afferrò e lo strinse in un abbraccio.
Entrambi cercarono di nascondere a vicenda quegli occhi già arrossati, abbozzando un lieve sorriso, “Non dovresti chiuderti in casa, peggiori solamente le cose” gli consigliò Justin poggiando una mano sulla sua spalla, “La voglia di uscire non è molta
Ti tornerà, vedrai.
Probabilmente sì. Ho solo una domanda” disse Christian volgendo lo sguardo all’interno della stanza in cui si trovava il loro amico ed il resto della compagnia, “È la tua ragazza quella con cui sei arrivato?
Justin boccheggiò per un paio di secondi senza essere troppo di sicuro di quanto rappresentasse Amy per lui, “Non esattamente” si limitò a dire poi.
Io dico di sì” esclamò convinto l’altro, “Ti sbagli, la conosco da poco. Non so nemmeno io quel che c’è tra di noi.
Ne sei sicuro?” domando Christian incrociando le braccia al petto,
” mentì Justin sussurrando appena quella sillaba per poi mordersi il braccio e volgere anch’esso lo sguardo verso di lei.


Spazio Autrice:
Don't kill me, avrei dovuto aggiornare ieri sera ma avevo l'editor bloccato e perciò non ho potuto postare çç
Sta di fatto che voi siete una meraviglia unica, davvero, io apprezzo sempre  immensamente tanto tutte le recensioni che mi lasciate, grazie infinite :')
Detto ciò, spero che la storia non vi sia annoiando, non so quando terminerà, non appena avrò un'idea (anche vaga) ve lo dirò.

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 21
*** Capitolo 20. ***



Capitolo 20.

 
Sai Justin, devo ancora capire come funziona la tua mente contorta” gli intimò Chaz sorprendendolo alle spalle mentre, nel frattempo, Christian si era addentrato nella stanza di Ryan. “Che intendi dire?” sbottò il biondo voltandosi di scatto, “Ti ho sentito mentre parlavi con Christian” sospirò l’altro “E così non state insieme…
È un problema per te?” ribatté il biondo incrociando le braccia al petto e gettandosi a peso morto su una sedia alle sue spalle, “Non stiamo insieme, non ufficialmente almeno
Non credevo che Justin Bieber avesse bisogno di ufficializzare le cose” lo punzecchiò l’amico affiancandolo.
Dove vuoi arrivare, Chaz?
Voglio solamente sapere cosa è successo tra di voi, tutto qui
Justin si lasciò andare in una risata nervosa per poi rispondere: “Fidati di me, è meglio se ne resti all’oscuro. Non insistere e, soprattutto, stalle lontano.
Che cosa?!” sbottò l’altro irritato, “Hai capito benissimo: non voglio che ti avvicini a lei” concluse Justin distogliendo lo sguardo dagli occhi, ora spenti, di Chaz.
Quest’ultimo abbassò definitivamente il capo, non aveva intenzione di ribattere sebbene pensasse che fosse alquanto assurdo quanto l’amico gli aveva appena imposto di fare.
Nel frattempo, Christian richiamò a sé l’attenzione del biondo, “Ryan vorrebbe parlarti” disse infine e dopo aver salutato i presenti, si allontanò.
 
Una volta che quella stanza fu occupata solamente da Ryan, Justin vi entrò a passo lento soffermandosi a pochi passi da lui. “Ryan, lasciatelo dire: sei stato un coglione a metterti contro di lui” sbottò Justin assumendo un’aria di sufficienza, “Lo so, ma non mi è mai andato a genio quel tipo” rispose l’altro scuotendo appena le spalle, “e comunque non ti ho fatto entrare per sentire l’ennesima predica.
E allora per cosa?” domandò stupito Justin, “Non hai proprio intenzione di allontanarti da Amy, vero?
Non ti credevo così perspicace e comunque a te che importa? La tua rossa non ti molla un attimo, dovrebbe bastarti” ridacchiò il biondo gettando uno sguardo a Brooke che aveva da poco affiancato Amy. “Non è a me che interessa, adesso” replicò lui lanciandogli uno sguardo di ghiaccio, “Chaz si è messo da parte e si fa gli affari suoi, cosa che dovresti iniziare a fare anche tu” commentò Justin incrociando le braccia al petto. “Bieber, ascoltami attentamente: ti conosco fin troppo bene, tutti noi sappiamo che sei cambiato dopo la scomparsa di Caitlin. Fidarsi di te è come chiedere un miracolo a Dio: difficile e totalmente improbabile. Tu non meriti una come lei, fatti da parte” ringhiò serio Ryan.
L’unico motivo per cui non ti spacco la faccia, è perché sei in ospedale e c’è il rischio che il dolore duri fin troppo poco con tutti i sedativi che ti danno. Non farmi incazzare Butler, tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare.
 
 
 “Amy, immaginavo di trovarti qui” esordì la rossa sedendosi accanto all’amica, “Allora è ufficiale, state insieme?
Ehm… non lo so, più o meno” rispose Amy titubante; “Più o meno?” chiese stupita la rossa con sguardo accigliato
Diciamo di sì, contenta?” abbozzò un sorriso beffardo l’altra.
Se devo essere sincera, no. Sai come la penso su Bieber
Non lo conosci bene. Forse è normale che tu abbia ancora in testa questa convinzione del suo essere stronzo, ma non lo è.
Se ne sei convinta tu” terminò Brooke poco prima di allontanarsi definitivamente.
 
Una volta conclusa l’insolita conversazione con l’amica, Amy si avvicinò a Chaz: “Hey” gli disse sorridendo; “Ciao” rispose l’altro atono e senza entusiasmo.
Wow, che allegria” ironizzò la ragazza sedendosi accanto a lui, “Amy, sai che non potresti nemmeno parlarmi, vero?
Oh andiamo, non intendeva in modo letterale quando ha detto che devo starti lontana” ribatté abbozzando un sorriso.
Scherzi vero? Per quieto vivere ti converrebbe ascoltarlo
Ma io non voglio smettere di parlarti, sei un mio amico e vorrei che lui questo lo accettasse
Chaz scoppiò in una risatina tremendamente nervosa, nonostante gli facesse piacere che Amy la pensasse così, avrebbe dovuto rimanerle ostile: “Tu non lo conosci, Amy. Non metterti mai contro di lui
Non lo trovo giusto” insistette lei sbuffando, “Ce ne sono tante di cose ingiuste, ma per il momento è meglio se io e te non ci vediamo affatto.
Aveva pronunciato quelle parole a fatica, Amy poteva leggerglielo tranquillamente negli occhi che non provava altro che delusione.
 
Pochi istanti dopo, Justin uscì dalla stanza dell’amico con un’espressione scocciata dipinta in viso e lo sguardo terribilmente spento quando vide Amy e Chaz così vicini.
Amy, andiamo!” le ordinò il biondo lanciando un’occhiata fulminea al ragazzo che le stava accanto; senza esitare, Amy lo raggiunse e lui le disse: “Sbaglio, o ti avevo detto di stargli lontana?
Ma che ti prende? Stavamo soltanto parlando, è solo un amico
Non voglio che ti stia vicino, sono stato chiaro?” sbottò ad alta voce lui e questo Chaz lo udì, ma intromettersi in quel discorso sarebbe stato solo un punto a suo sfavore.
 
Senza proferire ulteriore parola, uscirono da quel grande edificio e salirono in macchina, Justin mise in moto l‘auto per poi partire a gran velocità facendo strisciare rumorosamente le gomme sull’asfalto.
Manteneva lo sguardo fisso sulla strada mentre Amy scrutava nei minimi dettagli il suo viso e l’espressione arrabbiata che lo sovrastava, con la coda dell’occhio lui la guardò e una volta raggiunta casa sua, le disse: “Se ti va puoi restare un po’ da me”, lei annuì abbozzando un sorriso ed entrambi entrarono all’interno della villetta.
 
Justin, va tutto bene?” domandò lei una volta chiusa dietro di sé la porta della camera, “È tanto difficile da capire che non voglio che lui si avvicini a te?” chiese di rimando il biondo sedendosi sul letto ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Forse un po’ eccessivo
Dovrai accettarlo se vuoi stare con me” rispose deciso Justin fissandola negli occhi, uno sguardo che quasi la terrorizzò.
Stava iniziando nuovamente a temerlo e tante erano le cose che avrebbe voluto dirgli, ma rimase in silenzio convincendosi inutilmente che il ragazzo che aveva scoperto solo un giorno prima fosse ancora nascosto all’interno di chi aveva davanti.
 
Che fine ha fatto la tua promessa di cambiare atteggiamento?” domandò lei sedendosi accanto a lui, “Non posso cambiare da un giorno all’altro
Questo no, ma potresti cominciare con l’evitare di rispondere male a chiunque tu abbia davanti. E poi ancora non ho capito perché tu abbia tanta paura che io stia vicino a Chaz
Paura? Io non ho paura!” sbottò lui alzando di colpo il tono di voce e scattando in piedi, “L’ultima cosa che sento è paura, nei confronti di Chaz poi… è lui che teme me, non il contrario
E allora perché ti comporti così?” chiese nuovamente lei alterandosi leggermente per la conversazione insensata che stava avendo luogo in quel momento, “Perché quando deciderò di ufficializzare le cose tra di noi, non voglio nessuno tra i piedi e questa cosa vale anche adesso
Amy lo guardò stupita, quasi delusa da quelle sue parole: aveva frainteso tutto credendo che ci fosse davvero qualcosa tra di loro.
Justin, notando la sua espressione delusa, si affrettò adire: “Non dirmi che pensavi davvero che io e te stessimo insieme
Evidentemente dopo quanto successo ieri, ho frainteso tutto quanto” ribatté lei abbassando il capo. Senza aspettare una risposta, si alzò di scatto da quel letto diretta verso l’uscita di quella stanza ed in seguito da quella casa.
Amy, aspetta” le disse lui afferrandola per un polso, “Non ho mai detto di non volerti come ragazza, solo… Solo non adesso, capisci?
Perché no?
Justin non rispose, gettò uno sguardo dietro di sé sino a far inquadrare anche ad Amy una cornice contenente una foto di una ragazza dagli occhi quasi blu ed i capelli di un castano chiaro liscissimi: Caitlin, per l’appunto.


Spazio Autrice:
Sono in ritardo, but don't hate me: I know you love, I know you care (?)
Ho riscritto il capitolo circa tre volte, ero un bel po' indecisa sul da farsi ed ero pure a corto d'ispirazione, con il caldo che ci assale, scrivere è difficile se non si ha l'aria condizionata a manetta çç
Ma è meglio che non mi dilungo troppo, le cose qui nella storia cambieranno, dal capitolo avrete sicuramente notato che Bieber, non che boss della SquartoGang (soprannominato così da una mia carissima amica), sta abbandonando i propositi di diventare un bravo ragazzo, ammesso e non concesso che lo sia mai stato.
Anyway, voi siete meravigliose, non avete idea di quanto mi abbia fatto piacere leggere le vostre recensioni, siete meravigliose

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 22
*** Capitolo 21. ***



Capitolo 21.

 
Justin, io capisco che lei per te sia ancora importante, ma devi andare avanti. Non puoi vivere nel passato, devi rifarti una vita e ne avevamo già parlato” gli disse Amy sedendosi sul letto e cercando disperatamente di incrociare i suoi occhi, Justin sospirò sonoramente e poi l’affiancò: “Immagino ti dia fastidio il fatto che te ne parli sempre
Sbagli, non mi da fastidio. Solo credo che tu debba mettere un po’ da parte il passato
Mi aiuterai a superarlo?” le chiese Justin incrociando a pieno lo sguardo di lei, Amy sorrise e poi rispose: “Sì, farò del mio meglio.
 
 
Nei giorni che seguirono, Justin parve essersi impegnato al massimo per tentare di cambiare atteggiamento ed in parte c’era riuscito, anche se ciò capitava quando attorno a lui c’era solo Amy. Nei due giorni successivi all’incidente, ne Chaz né Ryan si presentarono a scuola e di questo il biondo ne fu sollevato, quasi come se stesse evitando l’ennesimo ostacolo.
Quei rari momenti in cui Amy e Justin non erano insieme, lei provò ripetutamente a contattare Chaz, il quale, leggendo i diversi messaggi che gli erano stati invitati, fu costretto a non rispondere ed a cancellarli qual’ora Justin ne avesse scoperto l’esistenza.
Era diventata una situazione quasi impossibile da reggere, ma non avrebbe voluto buttare all’aria tutti quegli anni di amicizia con Justin; credeva che prima o poi quest’infatuazione verso Amy sarebbe passata, ma chissà quando.
 
Questa sera usciamo, ti vengo a prendere verso le nove. C’è una cosa di cui ti dovrei parlare” intimò Justin ad Amy poco prima di uscire da scuola, lei non ribatté, si limitò ad annuire abbozzando un lieve sorriso.
 Lo vide sparire tra la folla e si apprestò anch’essa a lasciare definitivamente l’edificio, Brooke e Grace le camminarono dietro, ma senza affiancarla. Si scambiarono occhiate perplesse ed evitarono di parlare sino a che Amy non poté totalmente considerarsi estranea alla loro conversazione.
Se può consolarti, io la penso esattamente come te, Brooke”  esclamò la bionda assumendo un’aria da chi la doveva saper lunga, “No, non mi consola affatto. Non sei tu quella che deve convincersi che Bieber sia un totale idiota, ma lei!” sbuffò esasperata la rossa accelerando notevolmente il passo. Grace la raggiunse in una piccola corsetta per poi aggiungere: “Stavo pensando ad una cosa” si affrettò a dirle, “Amy è tanto convinta che Bieber sia cambiato, che non sia più stronzo e che molto probabilmente le ha dato un pretesto per fidarsi di lui. Siccome né io né te crediamo a questo fatto, direi di appurare il tutto mettendo in atto un piano
Continua, mi sta interessando” ribatté l’altra incitando l’amica a continuare.
Non qui, troviamoci a casa mia questa sera
Brooke, che ancora non aveva rimosso dalla mente la scena di quella sera in discoteca, era propensa più che mai a scoprire di più riguardo al ragazzo che aveva fatto allontanare così all’improvviso Amy da loro.
D’accordo, spero ne valga la pena perché sarei costretta a rinunciare a prepararmi per il test di biologia” disse la rossa roteando gli occhi per poi lasciarsi andare in un breve sospiro, “Fidati di me, ci ho pensato a lungo e credo sia l’unico modo per scoprire se davvero è cambiato oppure se ciò servirà solo a confermare il fatto che sia uno tra i puttanieri più stronzi che abbia mai conosciuto
Perché, scusa, quanti ne hai conosciuti?” ammiccò Brooke incrociando le braccia al petto ed aspettando una risposta che non arrivò. “Lascia perdere, non voglio saperlo, davvero. Passo da te più tardi e prega il cielo che ne valga la pena. Non so più cosa inventarmi per levarglielo dalla testa
Fidati di me!” e detto ciò, le loro strade si separarono lasciando così il viale completamente deserto.
 
Solo qualche ora più tardi, il cielo cominciò a scurirsi lasciando così la possibilità ad alcune stelle di riempire la volta ormai blu. L’aria si era fatta leggermente più fresca e le foglie degli alberi si muovevano a ritmo con essa mentre Amy era da interi minuti impalata davanti al suo armadio. Questa volta aveva evitato di mettere a soqquadro la stanza per combinare l’abito perfetto; si era limitata ad ispezionarli uno per uno facendo passare i vari indumenti tra le dita e sbuffando ogni qualvolta che la maglietta o vestito che fosse, non risultava di suo gradimento.
Lanciò un’occhiata all’orologio, segnava le otto e cinquanta; un’altra manciata di secondi di quel tempo la occupò a sbuffare sonoramente e ad affrettare ogni suo movimento.
Dato che il tempo a suo disposizione stava ormai per scadere, optò per una gonna bianca decisamente corta ed un top blu con delle ballerine del medesimo colore.
Stupì persino se stessa quando nel giro di cinque minuti fu pronta, le mancava giusto il trucco da ultimare ed ecco che il suo cellulare prese a suonare allegramente.
Recava un messaggio proveniente da Justin il quale le annunciava di trovarsi già d’innanzi a casa sua; afferrò una piccola borsetta bianca, ci introdusse cellulare e portafogli e dopo aver salutato appena la madre occupata a parlare al telefono, si chiuse la porta alle spalle raggiungendo il biondo all’interno della stessa autovettura che li aveva accompagnati al lago.
 
Un silenzio quasi imbarazzante, regnò tra quelle pareti non appena terminarono di scambiarsi un semplice saluto. Justin mise in modo l’auto facendo rombare il motore e le gomme presero così a sfrecciare velocemente sull’asfalto; Amy, sempre meno conscia di dove si stessero dirigendo, rimase immobile e non proferì parola finché, una manciata di minuti più tardi, l’auto si fermò.
Perché mi hai portato qui?” domandò Amy gettando una fugace occhiata fuori dal finestrino: ciò che li circondava non era altro che il proseguimento della strada che solitamente percorrevano per recarsi a scuola, con la differenza che questa volta a fare da scenario c’era un parco. Il parco dove qualche giorno prima Justin le aveva prese sia da Devon che da Ryan, un posto alquanto insolito pensò Amy.
Se ti avessi portato a casa mia avresti sicuramente sospettato qualcosa di infondato”  si affrettò a ribattere lui mentre con un veloce gesto si slacciò la cintura. Aprì la portiera e fuoriuscì dal veicolo per poi recarsi dal lato in cui sedeva Amy permettendole così di uscire a sua volta. La prese per mano e quando furono di qualche passo lontano dal veicolo, premette un pulsante del telecomando dove attaccate vi erano le chiavi e questo emise un suono multiplo che riecheggiò per qualche secondo nel viale ormai prossimo a scurirsi del tutto.
 
Si sedettero su una panchina posta sotto ad un grosso albero e dopo diversi istanti di silenzio, il biondo si voltò verso di lei incrociando a pieno il suo sguardo: “Sai, in questi giorni ho pensato parecchio a quel che c’è tra di noi e sono arrivato alla conclusione che non mi basta più averti come amica. Non che io creda che tra di noi ci sia mai stata amicizia, in realtà non saprei nemmeno come chiamare ciò che pareva unirci.
Amy ascoltava attentamente ogni parola che usciva dalla sua bocca e desiderosa di sentirne il seguito, con lo sguardo lo incitò a continuare.
Perciò pensavo che io e te potremmo…
Continua, ti ascolto” lo incitò lei gesticolando nervosamente; “Sinceramente, non trovo nemmeno le parole per dirtelo” biascicò il biondo abbassando il capo e portandosi una mano dietro al collo.
Vediamo se riesco a dirlo io per te” si affrettò a ribattere Amy attirando a sé una gamba e lasciando l’altra a penzoloni, ma Justin la bloccò ponendo una mano davanti alla sua bocca: “Sono io che devo chiederlo a te e non il contrario” disse lui marcando nettamente il tono di voce.
La ragazza alzò entrambe le mani in segno di resa e lo lasciò parlare.
Voglio che tu sia la mia ragazza e quando dico mia intendo che non voglio che gente come Chaz o Ryan si avvicini a te. Lo ribadisco nel caso in cui non fosse pienamente chiaro
Amy impallidì all’istante, da un lato era felice che finalmente Justin si fosse fatto avanti, ma dall’altro lato ancora non accettava a pieno la sua decisione di far rimanere così lontani da lei Ryan e Chaz, soprattutto Chaz. Ingoiò rumorosamente quel groppo fastidioso che teneva in gola ed annuì a fatica, non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che il biondo si avvicinò a lei intrecciando le labbra con le sue. Un gesto che la fece rimanere spiazzata, stupita, ma non delusa.
Avvolse le braccia attorno al suo collo e la distanza tra i due si annullò del tutto.
Amy si sentiva così tremendamente impotente quando Justin si trovava davanti a lei, o meglio, avvinghiato a lei.
Le bastava guardarlo dritto negli occhi per dire addio a ciò che la circondava, non era una sensazione del tutto piacevole, ma non poteva farne a meno. Quegli occhi color nocciola erano capaci di ipnotizzarla e lui se ne stava decisamente approfittando.
 
Nel frattempo, Grace e Brooke stavano discutendo animatamente su una questione che non stava avendo né capo né coda.
Secondo me fallirebbe miseramente” continuava a ripetere la rossa mentre l’altra si apprestava a spiegarle per filo e per segno i dettagli della sua brillante idea.
Tu non capisci, Brooke. Se Justin si trovasse ancora una volta in quel locale, per di più ubriaco fradicio e con la possibilità di scegliere tra le ragazze più fighe della scuola, capiremmo se davvero è cambiato o se è rimasto il solito puttaniere di sempre” continuò convinta la bionda gesticolando apertamente e camminando avanti e indietro su quel tappeto bianco ormai malmesso.
Non credo ci metterebbe piede, non è così stupido come credi. Se poi siamo noi a chiederglielo, non accetterebbe mai. Sa perfettamente che al momento non corre buon sangue tra noi ed Amy. È inutile negarlo: il tuo piano fa schifo.
Grazie tante Brooke, così mi aiuti davvero” ribatté sarcastica Grace gettandosi a peso morto sul letto accanto all’amica che si limitò a sbuffare sonoramente.
D’accordo, proviamoci” aggiunse la rossa “Ma se non funziona non dire che non ti avevo avvisato
La bionda emise un gridolino soffocato e batté ripetutamente le mani sorridendo più a sé stessa che a Brooke: “Non fallirà, vedrai. Conosco i miei polli. Glielo chiederà Ryan
Buona fortuna, allora” ridacchiò la rossa scuotendo ripetutamente il capo “Staremo a vedere” commentò poi concludendo così la conversazione.



Spazio Autrice:
Non sono morta, eh. Ma c'è una ragione logica per cui non ho aggiornato prima LOL:
Okay, con questa storia del concerto di Bieber, sono totalmente uscita di testa e non ho avuto modo di concentrarmi a scrivere, infatti le mie FF son qui ad un punto morto çç
So che non è il massimo questo capitolo e che succede ben poco, ma perdonatemi. Mi rifarò con il prossimo e non vi farò aspettare tanto, ho già le idee chiare :)
Intanto vi ringrazio sempre per le recensioni, siete meravigliose ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 23
*** Capitolo 22. ***



Capitolo 22.

 
Justin rappresentava, effettivamente, una conquista per Amy: finché era il classico ragazzo ammirabile quasi solo da lontano, così come lo era stato per molto tempo in passato, nulla poteva risultare più semplice. Di lui non sapeva niente, né la sua storia, né ciò che aveva passato: le era noto solamente il nome e questo bastava. Credeva si trattasse di un’infatuazione passeggera, un interesse fondato solamente su quanto i suoi occhi vedevano e non su quanto lui celasse al suo interno.
In verità, Amy aveva imparato ben presto a conoscere ogni lato di quel ragazzo, persino il più negativo, il più spiacevole ed il più triste ed era finita con l’accettarli tutti. Persino quando bastava anche solo un suo sguardo a terrorizzarla, non riusciva a farne a meno, ma questo ancora non lo aveva capito. Non fino in fondo per lo meno.
 
Justin, invece, sapeva quali fossero i suoi sentimenti verso quella ragazza apparentemente timida, ma aveva paura.
Non l’avrebbe ammesso nemmeno a sé stesso che la sua paura più grande era proprio quella di vederla felice tra le braccia di un qualcuno che non fosse stato lui.
Adottare quell’atteggiamento da ragazzo strafottente, non era realmente ciò che contava di fare quand’era in sua presenza, ma era come se la sua personalità venisse duplicata all’istante. E lui di questo non se ne rendeva conto.
 
 
Il giorno seguente, la giornata cominciò in maniera del tutto tranquilla: non mancarono le corse dell’ultimo minuto per raggiungere le lezioni ed il chiacchiericcio aveva vivacemente riempito le pareti di quel noioso edificio, finché il suono della campanella pose fine anche a quello.
Le tre ore di lezione che si susseguirono, trascorsero velocemente alternando i momenti in cui il corridoio nuovamente si riempiva per poi svuotarsi poco dopo finché non la campanella non annunciò l’inizio della ricreazione. Il giardino si riempì in pochi minuti di studenti lasciando completamente deserte le aule, solamente Amy tardò ad uscirne.
 
Justin era appoggiato al muro che solitamente occupava affiancato dai suoi amici, con la differenza che in quel momento era solo e totalmente concentrato a giocherellare con il suo cellulare, finché qualcuno lo affiancò facendolo lievemente sussultare.
Voglio darti un’altra possibilità, Bieber” esclamò Devon affiancandolo, “C-cosa? Cosa intendi?” ribatté il biondo senza capire.
Un’altra scommessa, ci stai?
Scordatelo” rispose acido Justin scostando lo sguardo altrove “Non m’interessa.
Ne sei sicuro? Questa volta la posta è alta” continuò il moro tirando fuori dalla tasca destra diverse banconote colorate di un verde sbiadito; con la coda dell’occhio Justin le notò e sospirò rumorosamente: “Che devo fare?
Devon sorrise beffardamente e poi si avvicinò di poco al biondo: “La vedi quella ragazza laggiù? Quella con i capelli rossi.
B-brooke? Proprio lei?” balbettò Justin sgranando gli occhi, “Esattamente. Vai da lei e baciala” gli ordinò Devon mantenendo vivo quel ghigno sul viso.
Sei pazzo per caso? È la ragazza di Ryan!
Lo so e dovrai far in modo che lui ti veda.
Detto ciò, Justin ingoiò rumorosamente quel poco di saliva che aveva in bocca e si avviò a passo deciso verso la rossa; le uniche persone che l’affiancavano, erano un paio di ragazze di cui lui non sapeva nemmeno l’esistenza. Le ignorò totalmente, così come ignorò la possibilità che Ryan, al momento di spalle impegnato a parlare con Chaz, si potesse accorgere di quel che stava per fare. Si posizionò a pochi centimetri dalla ragazza, la quale lo guardò incredula, ed avvicinò con un movimento fugace le labbra a quelle di lei.
Fu un bacio veloce, le loro labbra si sfiorarono appena, il contatto fu minimo ma ciò bastò a far rimanere immobile e scioccata Brooke.
Sebbene Chaz non avesse avuto alcun pretesto per difendere l’amico, tentò di impedire a Ryan di voltarsi, ma fallì.
 
Justin si allontanò del tutto da Brooke dirigendosi all’interno dell’edificio, proprio poco prima di incrociare lo sguardo deluso di Amy. Non una parola, non uno scambio di sguardi che durò più di una manciata di secondi, nulla: lo sguardo di Justin restava perennemente incollato al suolo.
Ryan, che sfortunatamente aveva assistito alla scena, si fiondò di corsa dietro all’amico ignorando il tentativo di Chaz di bloccarlo; “Lasciami!” gli aveva detto poco prima di intraprendere la sua corsa e liberarsi del tutto dalla presa dell’altro.
 
Nel frattempo, Grace raggiunse a passo veloce Brooke, nettamente euforica per quanto stava per dirle. Non si era minimamente preoccupata dell’espressione che aveva assunto l’amica, tanto che si affrettò a parlare sperando di ricevere un assenso alla sua proposta.
Brooke!” richiamò la sua attenzione schioccandole due dita davanti agli occhi “Se mettessimo in atto il nostro piano per questo sabato, credo sarebbe perfetto. Ho sentito che ci sarà praticamente tutta la scuola e…
Ma la rossa la bloccò: “N-non credo sia necessario mettere in atto il tuo piano
Cosa? Hai bevuto per caso? Solo fino a cinque minuti fa eri d’accordo” continuò imperterrita la bionda sbuffando sonoramente, “Dio, Grace: Justin mi ha baciata e quel che è peggio è che Ryan lo ha visto!” sbottò tutto d’un fiato la rossa mentre a stento tratteneva le lacrime. Si voltò velocemente allontanandosi da lei e dirigendosi verso una meta ad entrambe sconosciuta. Grace era indecisa sul da farsi, gettò un’occhiata attorno a sé incrociando gran parte degli sguardi che aveva puntato addosso: evidentemente tutti avevano assistito alla scena tranne lei e ancora le pareva assurdo che fosse accaduto davvero.
 
Il biondo sapeva di essere seguito ed ogni dubbio fu completamente chiarito quando udì la porta d’ingresso che portava dal giardino al corridoio, sbattere rumorosamente e celando la figura di Ryan leggermente oscurata dal sole che illuminava quell’ala della scuola. Justin continuò a camminare come se niente fosse successo, ma fu costretto ad arrestare i suoi passi quando una mano di Ryan, poggiata troppo violentemente sulla spalla, lo fece voltare di scatto.
Non ebbe nemmeno il tempo di aprir bocca che l’amico lo colpì con un pugno sulla gota sinistra; Justin nascose a fatica un’espressione di dolore e volse completamente lo sguardo al suolo senza reagire.
Ryan lo colpì nuovamente, ma questa volta all’altezza della bocca dello stomaco, facendolo così piegare in due. Ed anche questa volta, Justin non rispose all’attacco.
L’altro si stupì di ciò, ma non perse tempo a pensarci o a domandarsi il motivo di quello strano atteggiamento: passò ancora una volta ai fatti sferrandogli un altro pugno, questa volta sulla gota destra colpendogli anche il naso da cui iniziò, subito poco dopo, a fuoriuscirne sangue.
 
In quel momento non esisteva punto del suo corpo che non gli dolesse, sopportava a stento quella sofferenza finché non si ritrovò con la schiena appoggiata ai freddi armadietti di metallo. Ryan lo guardava con disprezzo mentre ancora lo colpiva in viso e continuò imperterrito finché le gambe del biondo cedettero del tutto costringendolo ad accasciarsi al suolo.
Ma non fu quello il motivo per cui Ryan cessò di scagliare tutta la sua ira su di lui, Chaz era appena intervenuto a dividerli rischiando anch’esso di essere colpito in viso: “Ryan, adesso basta!” sbottò poi frenando l’ennesimo pugno dell’amico con il palmo della mano.
Non pensavo potessi arrivare a tanto, Justin. Sei un fottuto bastardo!” pronunciò Ryan a denti stretti“Quella è la mia ragazza e non la devi toccare!” e detto ciò si allontanò con i pugni ancora serrati.
 
Il biondo si lasciò andare in un sospiro che, più che di sollievo, parve una vera e propria liberazione da quella tortura. Chaz lo guardava in modo strano, indeciso se compatirlo o disprezzarlo anch’esso.
Era ormai prossimo a chiedergli spiegazioni, quand’ecco che Devon li raggiunse porgendo al biondo ancora seduto a terra, le stesse banconote che poco prima gli aveva mostrato.
Senza esitare un secondo di più, Justin le afferrò prontamente ed ecco che il moro scomparì così com’era apparso: senza dire una parola, solo uno strano ghigno dipinto in viso.
Dio, Justin… L’hai fatto ancora, ma perché?” sbottò Chaz mantenendo lo sguardo fisso su di lui, il biondo non rispose, respirava ancora a fatica e lentamente provò ad alzarsi.
Ignorò completamente la domanda dell’amico ed intraprese così il suo cammino verso l’uscita dell’edificio sperando di essersi liberato una volta per tutte, di chi gli stava attorno.
 
Chaz rimase immobile a fissare l’amico che si allontanava e che pian piano spariva alla sua vista; si lasciò andare in un lungo sospiro e proprio in quell’istante, Amy lo raggiunse passandogli accanto senza fermarsi.
Amy, aspetta” la bloccò Chaz afferrandola per un braccio, “Non voglio parlarne” ribatté lei atona mentre la campanella segnava l’inizio di una nuova lezione.


Spazio Autrice:
Sì, sono le due del mattino ed io ho terminato proprio adesso di scrivere il capitolo, mi si chiudono gli occhi e vorrei tanto dormire çç
Allora perché non postare il capitolo direttamente tra qualche ora? Non lo so, bella domanda, mi andava di postarlo e avevo voglia di scrivere. Ormai a quest'ora non connetto più e dubito che qualcuno sia ancora sveglio, ma lo posto ugualmente :3
Okay, credevo che il capitolo venisse meglio a dirla tutta, ma come ho già scritto prima, sono le due del mattino e non sono tanto fresca di mente ecco LOL
Speravo di descrivere un po' meglio la scena dello scazzottamento tra i due, ma nonostante l'abbia riscritta più volte, non avevo idee migliori D:
Io vi amo, sappiatelo. Sebbene questa non sia una tra le storie più popolari, più seguite, più amate di EFP, io sono felice. Felice perché mi lasciate sempre recensioni dolcissime ed io mi sciolgo e vi amo tanto ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 24
*** Capitolo 23. ***



Capitolo 23.

 
L’aveva guardata andar via, sparire lungo il corridoio ed infilarsi in un aula in cui lui, sfortunatamente, non avrebbe potuto metter piede. Si sentiva così tremendamente coinvolto in quella situazione, che a stento era riuscito a sopportare la vista dei suoi due migliori amici coinvolti in una sottospecie di rissa.
 
Una volta che il corridoio fu nuovamente deserto, si diresse all’interno dell’aula in cui avrebbe seguito la lezione di algebra; ma come già immaginava, non prestò la minima attenzione a quanto la professoressa stava spiegando. La sua mente era totalmente avvolta in pensieri tristi e per niente fugaci, immagini vive che roteavano all’interno della sua testa quasi come un dvd mal funzionante che tende a bloccarsi ad ogni fotogramma.
Scosse la testa come per scacciare quei pensieri, ma fu solo un tentativo andato a vuoto. Non ebbe modo di parlare con Amy durante quelle tre ore di permanenza a scuola, decise così di seguirla, ed in seguito sperando di spiegarle la situazione, una volta che le lezioni sarebbero terminate.
 
Erano passate ormai due ore da quando Justin era uscito da scuola, non era tornato a casa, era rimasto tutto quel tempo seduto su quella panchina del parco, la stessa che la sera prima aveva fatto da scenario alla sua presunta dichiarazione.
Un errore. Pensò lui portandosi entrambe le mani tra i capelli, avrebbe preferito ritirare quanto le aveva chiesto e continuare la sua vita in modo normale, continuando a rincorrersi a vicenda. Forse, sarebbe stato meglio così.
Si sentiva uno stupito per quanto aveva fatto e la cosa peggiore era che la sua convinzione sul fatto che lei non ne avrebbe mai capito il motivo, era al limite massimo.
Si alzò da quella panchina diretto verso una meta ancora da definire, il viso e lo stomaco gli dolevano terribilmente; non poteva negare che questa volta Ryan aveva superato se stesso e lui era rimasto a guardare mentre i suoi pugni lo colpivano a fondo. Non aveva avuto il coraggio di reagire e questo tutt’ora non sapeva come spiegarselo, non era assolutamente cosa da Justin Bieber incassare i colpi senza ribattere, eppure era successo.
Iniziò a camminare diretto verso l’abitazione di Amy, non sapeva se avrebbero chiarito oppure no,  ma il suo istinto gli suggeriva almeno di provarci.
 
Nel frattempo, le lezioni erano terminate ed Amy non aveva atteso un istante di più prima di recarsi fuori da scuola e dirigersi in tutta fretta verso casa. Il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, si sentiva vuota, delusa e decisamente triste.
Chaz le camminò dietro per diverso tempo finché, una volta giunti al vecchio ponte ferroviario che separava la sua casa dall’inizio del centro della città, si decise ad affiancarla.
Amy, c’è una cosa che devi sapere” si affrettò a dirle lui temendo che scappasse di nuovo, “Parla, ti ascolto. Non credo di aver molto altro da perdere ormai” ribatté lei incrociando le braccia al petto.
Lo ha fatto per una scommessa
Una scommessa dici? Quindi, ha baciato una delle mie migliori amiche, ammesso e non concesso che ancora io le possa definire tali, per una scommessa?
Lui annuì mantenendo lo sguardo fisso negli occhi di lei.
Amy si lasciò andare in una risata nervosa, per niente divertita, ma in quel momento preferì ridere piuttosto che permettere ad alcune lacrime di rigarle il volto.
Sai, ancora non capisco perché tu ti ostini a difenderlo, Chaz” riprese a parlare lei camminando avanti e indietro di fronte all’amico, “E’ uno dei miei migliori amici, come potrei permettere che venga messo in cattiva luce anche quando la colpa non è direttamente sua?
Perché ti tratta come una merda! Solo tu non te ne rendi conto?” sbottò esasperata la ragazza iniziando a gesticolare ancor più nervosamente “Tu sei sempre pronto a difenderlo, a comportarti da amico nonostante tutto e lui cosa fa? Il contrario di quel che fai tu per lui, senza contare che ha impedito sia a te che a me di parlare e questa è una cosa che non riesco ad accettare
Chaz ascoltava con attenzione tutto ciò che Amy gli stava dicendo, seguiva ogni suo movimento con lo sguardo e non appena notò che un paio di lacrime avevano iniziato a rigarle il viso, si avvicinò prontamente a lei abbracciandola. La strinse forte al suo petto mentre lei a fatica reprimeva i singhiozzi e lievemente ricambiava quell’abbraccio.
 
Sebbene il tempismo non fosse una delle caratteristiche che potevano rispecchiarsi in Justin, quella fu una tra le poche volte che ciò capitò. Da lontano notò immediatamente l’amico e man mano che la distanza tra lui e loro diminuiva, riuscì a scorgere i lineamenti di Amy forse leggermente nascosti dai capelli che le ricadevano sul viso.
Strinse forte i pugni lungo i fianchi e a grandi falcate li raggiunse afferrando poi per un braccio quello che era il suo amico.
Chaz impallidì all’istante lasciando del tutto la presa dalla ragazza che rimase ancor più spiazzata di lui.
J-Justin non è come pensi” si affrettò a dire lui mentre si passava ripetutamente una mano sul braccio destro, “Ah no? Vuoi forse spiegarmi come realmente è? Perché  io credo che tu ti sia dimenticato quello che ti ho detto qualche giorno fa” ringhiò il biondo avvicinandosi sempre più all’amico “Tu non la devi toccare!” continuò alzando di poco il tono di voce.
Amy si mise in mezzo, ponendo i palmi delle mani sui petti dei due ragazzi tentando così di separarli: “Adesso basta!” urlò poi continuando a restare in mezzo ai due.
Fatti da parte” le ordinò Justin, “No! La devi smettere con questo tuo atteggiamento! I-io non ti sopporto più, Justin. Credevo avessi deciso di cambiare una volta per tutte ed invece sono state solo parole buttate al vento. Non puoi impedirmi di parlare con Chaz se è questo ciò che voglio. Non puoi comandare la mia vita ne tanto meno permetterti di baciare davanti a tutti una mia amica!” sbottò lei con quanto più fiato aveva in corpo, riducendosi così a respirare in modo più affannoso.
Lui sembrò non darle retta e con un braccio la spostò definitivamente di lato, afferrò Chaz per il colletto della maglietta e lo spinse contro il muro del ponte tenendocelo ben saldo.
Stammi bene a sentire amico” pronunciò quell’ultima parola con un’espressione di disprezzo dipinta in volto, a denti stretti, tanto che fu appena percettibile da Amy situata solo pochi passi più lontano rispetto a loro, “Io non amo chi fa il doppiogioco con me, ne tanto meno chi come te non ascolta i miei ordini. Ti avverto, io e Ryan non siamo molto diversi e non ci metto molto a farti quello che lui ha fatto a me oggi. Stai attento e stalle lontano
 
Chaz lo guardava terrorizzato, ingoiando a fatica il groppo che gli sostava in gola a causa della forte stretta che Justin premeva sul suo collo. Dopo una manciata di secondi, il biondo lasciò la presa continuando a guardarlo con disprezzo, “Adesso vai” gli disse poi. Senza ribattere, l’amico si allontanò velocemente lanciando una veloce occhiata ad Amy che era rimasta scioccata dall’atteggiamento del biondo.
Fece per allontanarsi anch’essa, quando lui la bloccò sbottando: “Tu no, devo parlarti
Io non voglio parlare con te!” ribatté acida lei decisa ad andarsene, ma Justin l’afferrò per un polso costringendola così a seguirlo.
 
Iniziarono a camminare diretti verso il centro della città e senza proferire parola, Amy continuava ad opporre resistenza mentre Justin la trascinava dietro di sé a passo deciso.
Lasciami! Mi stai facendo male” borbottò lei tentando di sciogliere la presa dal suo polso, lui sembrò non ascoltarla, ma arrestò immediatamente i suoi passi quando davanti a sé vide sia la figura di Brooke che quella di Ryan.
Amy incrociò a pieno lo sguardo spento e triste dell’amica che a stento riuscì a trattenere Ryan dall’avvicinarsi all’amico e ripetere quanto aveva fatto poco prima a scuola,
Amy, non credevo che volessi ancora correre dietro a questo pronunciò lui lasciando trasparire un ghigno bastardo.
Fatti i cazzi tuoi, Ryan” ringhiò il biondo tenendo stretta la presa al polso della sua ragazza, non spese altro tempo a continuare quella conversazione e si allontanò a passo veloce.
 
Justin, fermati!” gli ordinò Amy piantando saldamente i piedi al suolo, “No!” ribatté deciso lui, “Devo parlarti, ma non qui in mezzo alla strada” e detto ciò continuò il suo cammino soffermandosi sotto le fronde di un grosso albero che segnava l’inizio dell’immenso parco.
Si sedette su di una panchina e lei lo affiancò mantenendo comunque le distanze, “So che non mi crederai” cominciò a parlare lui, “Ma l’ho fatto per una scommessa.
Sebbene Amy avesse già sentito la stessa versione dei fatti da parte di Chaz, continuava a non credergli, e ad accettarlo, “Assurdo” biascicò, “Un’altra scommessa? Perché mai dovrei crederti?” continuò imperterrita lei mantenendo incrociato lo sguardo sugli occhi di lui.
Justin si alzò di scatto da quella panchina e con un veloce movimento estrasse dalla tasca le banconote che gli aveva dato Devon, ancora tenute insieme da un elastico, e le sbatté violentemente accanto a lei. “Ci credi adesso?” sbottò lui furioso.
D’accordo, ti credo” si arrese lei, “Ma non sperare che io possa ingoiare un groppo del genere
Che significa?” domandò scettico lui sollevando un sopracciglio, com’era solito fare quando era tremendamente nervoso e, in questo caso, anche arrabbiato.
Amy si alzò da quella panchina posizionandosi davanti a lui e disse: “Significa che puoi tranquillamente continuare a fare le tue scommesse con il tuo amico, ma dimenticati di me
S-scusa, mi stai lasciando per caso?” balbettò lui indietreggiando di poco, “Già” rispose lei sforzando un sorriso “Continua la tua vita, ma non contare su di me.


Spazio Autrice:
Bene, ho aggiornato nel giro di tre giorni come speravo di fare anche se speravo di scriverlo un po' meglio ed un po' più lungo, ma poi veniva chilometrico per i miei standard LOL
Detto ciò, vi devo comunicare che non mancano molti capitoli alla fine della storia e mi piacerebbe molto sapere come pensate che si concluderà. (No, non sto cercando idee perché non ne ho, vorrei solo un vostro parere :3)

Ah, vi consiglierei di passare a leggere queste due fan fiction, io le trovo davvero bellissime :')

1) http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=916384&i=1

2) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1094570&i=1

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 25
*** Capitolo 24. ***



Capitolo 24.

 
Non sapevo cosa significasse soffrire per qualcuno prima che Caitlin se ne andasse e fino a qualche istante prima di sentire quelle parole, credevo che non sarei più stato male per una ragazza. Ma mi sbagliavo.
Mi fissava con quel suo sguardo arrabbiato e vuoto allo stesso tempo, non avevo avuto modo di ribattere e mi sentivo impotente persino davanti a lei.
 
Non vedendo alcun riscontro da parte di Justin, Amy si allontanò senza aggiungere altro. Lui la guardò andar via, se fosse stato possibile, c’era rimasto male il doppio: sapeva con certezza che ciò che aveva fatto era sbagliato e che difficilmente lei lo avrebbe capito, ma non si aspettava di certo di essere lasciato in tronco, così.
Si sedette nuovamente su quella panchina e prese a guardare il vuoto, nella sua testa correvano sempre gli stessi pensieri e ancora non aveva trovato il modo di scacciarli. Si sentiva anche tremendamente in colpa per come aveva trattato Chaz, ma quello passò in secondo piano quando a ripopolare la sua mente, tornò viva la figura di Amy sovrapposta a quella di Caitlin.
Loro erano totalmente diverse eppure c’era qualcosa che le accomunava, ma non spese altro tempo a pensarci perché qualcuno lo affiancò facendolo sussultare, ma senza dargli la possibilità di distogliere lo sguardo dal vuoto avanti a sé.
Andiamo, Bieber: non avrai intenzione di rimanere qui a deprimerti per quella ragazzina?
Justin voltò  lo sguardo verso il suo interlocutore per poi spostarlo subito dopo nuovamente avanti a sé: “Cosa ti fa pensare che io mi stia deprimendo?” aveva risposto a Devon che nel frattempo si era lasciato andare in una breve risata.
Credevo fossi una persona più seria, che non si soffermava su cazzate di questo tipo…” continuò il moro estraendo dalla tasca della felpa un pacchetto di sigarette, ne afferrò una e poi lo porse ancora aperto a Justin.
Con la coda dell’occhio fissò quelle poche sigarette che ancora sostavano in quel pacchetto e, esitando un paio di secondi, ne prese una per poi portarsela alla bocca ed accenderla.
Ne aspirò una prima boccata con calma, quasi come a voler calmare tutto il nervosismo che lo assaliva e poi sputò fuori quella nuvola di fumo assottigliando lo sguardo a due piccole fessure.
Nel frattempo Devon parlava e Justin sembrava quasi non ascoltarlo, tanto che concentrò tutta la sua attenzione su quella sigaretta.
Ti ha conciato per le feste il tuo amico Ryan, eh?” ironizzò il moro alludendo ai lividi che gli erano comparsi sul volto; il biondo si portò una mano sulla gota sinistra, quella che gli doleva maggiormente, ed appurò quanto detto da Devon. Più premeva le ditta sullo zigomo, più sentiva dolore ed ancora gli sembrava di sentire l’odore acre del sangue fuoriuscito dal naso e dal labbro.
Si passò la lingua su quest’ultimo e poi riprese ad aspirare altro di quel fumo che da sempre aveva odiato, ma che ora sentiva di amare più di ogni altra cosa.
Sei stato un bastardo” ribatté Justin a bassa voce ed in tutta risposta il moro ridacchiò: “Avresti potuto rifiutare
Tu sapevi che non l’avrei fatto” continuò il biondo abbassando lo sguardo al suolo mentre sentiva quello dell’altro puntato su di sé.
Ti lascio nella tua depressione, Bieber. Spero solo che non diventerai un inguaribile nostalgico con seri problemi legati al romanticismo, perché, davvero, saresti ridicolo” e detto ciò, Devon si allontanò da lui lasciando sul volto di Justin un’espressione di disprezzo mista a delusione. Non si aspettava di essere compreso da Devon, anzi, lo avrebbe quasi trovato insolito ed era proprio per questo che continuava a non sopportarlo.
‘Era utile solo per i soldi’questo pensava Justin, ma da quell’utilità ne era fuoriuscito un vero e proprio dilemma. Aveva rinunciato ad Amy per una manciata di banconote eppure non era riuscito a farne a meno.
Aspirò un’ultima volta ancora un po’ di quel fumo acre e poi distrusse la sigaretta sotto alla punta del piede poco prima di andarsene definitivamente da quel parco.
 
Proseguì a passo lento verso casa, stanco di come quella giornata avesse  preso una brutta piega, stanco di dover sopportare cose che gli erano solo di peso.
Non appena rincasò, si diresse in camera sua e chiuse alle sue spalle la porta, convinto di lasciare ogni cosa fuori da quelle quattro mura.
Era ormai prossimo a lasciarsi andare a peso morto sul letto, quando sua madre irruppe nella sua stanza con in mano una lettera e gli disse: “Justin, è arrivata questa busta dall’ospedale. È per te
Lui afferrò senza esitare e l’aprì lentamente, ne lesse il contenuto in una manciata di secondi e poi con un’espressione del tutto indifferente a ciò, le disse: “Domani devo tornare in ospedale per togliere i punti al taglio, niente di che
Ci andrai da solo?” domandò lei, “Non ho bisogno che qualcuno mi ci accompagni, mamma. Ho diciott’anni, posso farcela” rispose ironicamente scocciato il biondo voltandole le spalle;
Non alludevo a questo, pensavo ci saresti andato con Chaz o Ryan.
Chiuse gli occhi sospirando profondamente, pronto ad usare ancora quel tono scocciato e a far trasparire il fatto che i rapporti tra loro fossero sprofondati radicalmente nel giro di pochi giorni, ma si limitò a scuotere la testa e a dire: “No, ci vado da solo” e rimase solo, finalmente.
 
Per tutto l’arco della serata, restò con lo sguardo incollato al cellulare e brevi erano i periodi in cui si dedicò ad altro. Aspettava che Amy si facesse viva, nonostante tutto, non voleva farlo lui per primo e così aspettò. Aspettò impazientemente un messaggio che non arrivò.
Più fissava quel telefono, più si rendeva conto di quanto quella ragazza lo avesse in fondo cambiato; dapprima di conoscerla, non avrebbe mai assunto un atteggiamento nel genere, non ce n’era stato bisogno: nessuno era riuscito a lasciargli il segno in poco tempo come aveva fatto lei, forse nemmeno Caitlin era stata così veloce.
 
Il giorno dopo non si preoccupò di presentarsi a scuola, sebbene la visita fosse stata nel pomeriggio, recarsi in quello spoglio edificio era una delle ultime cose che avrebbe voluto fare.
Rischiare di avere la possibilità di incrociare lo sguardo di Ryan, Chaz, o peggio ancora, di Amy, lo rendeva terribilmente nervoso, tanto che aveva svuotato, nel giro di mezz’ora, un pacchetto di sigarette che sua madre teneva nascosto in un cassetto della cucina.
Justin non l’aveva mai vista fumare e prima di allora non gli era mai venuto in mente di cominciare a drogarsi di quello strano vizio, eppure in quel momento, sentiva che quella potesse essere l’unica cosa in grado di sviargli la mente da quei dannati pensieri.
 
Nascose per bene ogni traccia di quanto aveva fatto e pochi minuti più tardi si recò in ospedale, dove fortunatamente, non dovette aspettare al lungo prima di essere ricevuto.
La stanza in cui venne visitato, fu la stessa che l’aveva ospitato la volta precedente e ritornare tra quelle quattro mura lo fece leggermente trasalire.
Il dottore lo fece sdraiare sul lettino con la schiena rivolta verso l’alto e dopo avergli sollevato la maglietta, tolse con un movimento lento quel grosso cerotto bianco.
Farà male?” chiese il biondo voltando di poco il capo verso di lui, “Temo che non sia possibile toglierli ora” rispose il medico trafficando tra vari oggetti posti dietro di lui.
E perché no?
Vedi, il taglio è diventato più profondo. I punti hanno tirato i lembi di esso in maniera spropositata rispetto al normale, evidentemente hai eseguito movimenti un po’ troppo bruschi” spiegò il dottore mentre alcune infermiere facevano ingresso nella stanza.
Ed ecco che a Justin tornarono alla mente le immagini in cui Ryan lo prendeva a pugni e di come fosse stato costretto ad accasciarsi bruscamente al suolo. Una scarica di rabbia gli percorse tutta la schiena rendendolo più nervoso di quanto in realtà già non fosse.
Una manciata di secondi più tardi, i vari infermieri procedettero a levargli i punti ed ecco che Justin lanciò un urlo per niente contenuto; “Basta!” aggiunse poi con le lacrime agli occhi.
L’infermiera che era ormai prossima a ricucirgli il taglio del tutto, ma venne fermata immediatamente dal biondo che si era voltato una velocità incredibile: “Sei sorda per caso? Ho detto basta!” ribadì lui fulminandola con lo sguardo. Fu a quel punto che intervenne il dottore che lo aveva ricevuto poco prima: “Qual è il problema?
Il problema è che fa male, non voglio mi rimettiate di nuovo quei punti. Lasciatelo così” insistette lui mantenendo fisso lo sguardo negli occhi dell’uomo che aveva di fronte.
Ma…” provò a ribattere lui, ma Justin lo interruppe: “Niente obbiezioni, sono io che decido.
Il dottore non ebbe modo di ribattere, si limitò solamente a ricoprire quella ferita con un altro cerotto e lo lasciò andare.
 
Justin si allontanò da quella stanza e percorse il lungo corridoio che lo avrebbe finalmente condotto fuori da quel triste ospedale, ma poco prima di mettere piede fuori da esso, gli si presentò davanti la figura di Chaz.
Il biondo fece per evitarlo e proseguire il suo cammino quando l’amico lo afferrò per un braccio
Justin” lo richiamò lui ed il biondo si voltò incrociando appena il suo sguardo, “Tua madre mi ha detto che eri qui
Quando imparerà a farsi i cazzi suoi?!” ribatté l’altro più a sé stesso che all’amico.
 
Ci fu un momento in cui i due si limitarono a scambiarsi sguardi pieni di rancore e forse di scuse, poi Justin si decise finalmente a rompere quel silenzio dicendo: “Chaz, dobbiamo parlare”, lui annuì ed insieme si allontanarono da lì.


Spazio Autrice:
Ho deciso di aggiornare dopo appena due giorni perché una personcina tanto simpatica (la mia migliore amica LOL) mi ha stressato l'anima per una serata intera e minacciava di scrivermi in bacheca millemila messaggi, perciò ho optato per aggiornare subito LOL
Scherzo, non è solo per quello, avevo anche le idee per aggiornare perciò ho colto l'occasione al volo :3
Ci tenevo a dire che ho scritto questo capitolo (in particolare la prima parte e la descrizione di Justin) pensando ad una tenerissima amica che ho conosciuto su twitter che segue questa fan fiction e che mi ha dato alcune idee :3

Detto questo, io continuo ad amarvi e grazie infinite per lasciarmi sempre recensioni ed inserire la storia tra le preferite/seguite ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 26
*** Capitolo 25. ***




  Capitolo 25.

 
Io e Amy ci siamo lasciati” quelle furono le prime parole che uscirono dalla bocca di Justin, parole che fecero restare il suo amico attonito e sorpreso. “Mi… mi dispiace, Justin” ribatté con voce tremolante; il biondo scosse le spalle e poi si affrettò a dirgli: “Puoi provarci tu se vuoi.
Calò nuovamente il silenzio e Chaz sembrava non capire.
C-cosa intendi? Non capisco
Justin sbuffò sonoramente riportando lo sguardo su di lui: “Significa che devi andare da lei. Sei tu quello che vuole, non io.
Chaz non si aspettava quelle parole, si aspettava al limite che si scusasse, non che rinunciasse così schiettamente ad Amy. Non sapeva nemmeno se fosse serio oppure no, erano tante le cose che ancora non riusciva a capire di quel ragazzo, finché un’ultima frase non lo distolse completamente dai suoi pensieri.
Mi dispiace di averti trattato in quel modo, non lo meritavi. Vai da lei, sono sicuro che tu non la farai star male come ho fatto io. Prova a renderla felice” gli disse Justin abbozzando a stento un sorriso che subito dopo scomparì.
La loro conversazione terminò così, seguita da un veloce saluto con la mano e poi il biondo si allontanò definitivamente dall’amico che lo guardò andar via rimanendo forse più confuso di prima.
 
 
Nei giorni successivi, Justin tentò in diversi modi di evitare un contatto sia con Amy, che ancora sembrava non volerne sapere di lui, sia con Chaz che ripetutamente aveva tentato di avvicinarsi a lui. Inventava la scusa più banale per troncare sul nascere qualsiasi conversazione che di lì a poco si sarebbe intavolata; non era un atteggiamento facile da sostenere, ma momentaneamente non vedeva altra soluzione possibile.
 
Stava ripercorrendo il solito tragitto che da scuola l’avrebbe condotto a casa, quando il suo sguardo si posò su due persone sedute su una panchina pochi metri più lontano da lui, impegnate in un bacio seguito da scambi di sorrisi che lo fece schifare all’istante. Più si avvicinava più l’immagine di quelle due persone si faceva nitida ai suoi occhi. Si bloccò di colpo e rimase ad osservarle per interi secondi finché una leggera folata di vento lo riportò alla realtà. Scosse la testa e si allontanò da lì.
Vedere il suo migliore amico impegnato in un bacio quasi passionale con quella che era la sua ex ragazza, non poté che provocargli un incredibile fitta al centro del petto. Ormai non avrebbe potuto far altro che accettare la situazione, sarebbe stato inutile rimangiarsi quanto detto a Chaz, lei ormai non lo voleva più.
A confermare ogni suo dubbio era stato Ryan, sebbene i rapporti che correvano tra i due fossero burrascosi, non poté fare a meno di credere alle sue parole: “Mi dispiace, amico. Te la sei fatta scappare.
Justin non rispose, conosceva il motivo e gli mancava la voglia di iniziare una discussione con lui, perciò si limitò ad allontanarsi e a far sì che le sue parole corressero veloci nel vento, quasi come se lui non le avesse neppure udite.
 
Mi aiuterai a superarlo?” le aveva chiesto lui tempo prima, “Sì, farò del mio meglio” rispose lei.
A ricordare quelle parole e quelle scene che gli si riproducevano davanti agli occhi come fotogrammi di un film, Justin rise, rise nervosamente perché quella fu solo una conferma di quanto le parole andassero disperse come polvere al vento una volta uscite dalla bocca di una persona.
Si sentiva così tremendamente stupito ad aver creduto che una come lei avrebbe potuto fargli dimenticare Caitlin, così come si sentiva stupido ad averle promesso che non avrebbe più toccato quel taglio.
In men che non si dica, rimosse quelle false promesse dalla sua mente e cominciò a rovistare nel cassetto della scrivania alla ricerca di quella lametta. Quando finalmente la trovò, la passò sul taglio con velocità quasi fulminea, tanto che dovettero trascorrere alcuni secondi prima che riuscisse ad avvertire dolore. Il sangue cominciò a sgorgare lento da quella ferita e solo dopo aver sentito alcuni passi provenire dal soggiorno, ed in seguito dal corridoio che portava alla sua camera, vi pose sopra un grosso cerotto bianco ed abbassò la maglietta coprendolo del tutto.
 
Decise di non dire nulla a sua madre, sarebbe stato inutile farla preoccupare perché nemmeno lei avrebbe potuto fargli cambiare idea su quanto già deciso.
Si sdraiò sul letto, convinto di aver chiuso la porta a chiave ma sì sbagliava e dopo qualche minuto, la stessa Pattie fece il suo ingresso in camera sua.
Justin, c’è una visita per te
Non voglio vedere nessuno” biascicò lui mantenendo lo sguardo fisso sul muro accanto al letto, “Ma Justin…
Non fece in tempo a ribattere che qualcun altro s’intrufolò tra quelle quattro mura, Pattie uscì lasciandoli soli.
Ciao Justin” esclamò una voce femminile, una voce che lui conosceva fin troppo bene. Si girò di scatto, avvertendo una lieve fitta provenire da quel taglio e quando vide Amy davanti a sé, impallidì all’istante. “A-Amy, che cosa ci fai tu qui?” domandò con voce tremolante, “Voglio parlare con te” rispose schietta l’altra.
Il biondo inarcò un sopracciglio squadrandola da capo a piedi e poi, con tono fiero, ribatté: “Perché mai tu dovresti aver voglia di parlare con me? Se non sbaglio, ci eravamo già chiariti. Tu mi hai lasciato e fine della storia.
Nemmeno Justin, in realtà, credeva che la conversazione avuta con lei qualche giorno prima li avesse portati ad un effettivo chiarimento: voleva solo evitarla proprio com’era riuscito perfettamente a fare finora.
In realtà, avrei una domanda da farti” esordì lei dopo alcuni istanti di silenzio, lui non rispose e si limitò a lanciarle uno sguardo di assenso, “Perché mi hai mentito?” continuò lei incrociando le braccia al petto.
Il biondo continuava a guardarla con fare stupito ed un’espressione interrogativa si era appena dipinta sul suo volto, “Io non ti ho mentito” si affrettò a ribattere, “L’ho fatto davvero per una scommessa.
La ragazza scosse la testa e poi aggiunse: “Non mi riferivo a quello
E allora a cosa?
Perché non hai mantenuto la tua promessa?
Tu lo hai fatto?” chiese di rimando Justin mantenendo fisso lo sguardo su di lei, “Io… io lo avrei fatto, ma tu… Tu mi avevi promesso che saresti cambiato, Justin. E invece guardati, sei diventato più stronzo di prima. Che fine ha fatto il ragazzo con cui sono stata insieme al lago?
Dopo ciò, entrambi rimasero avvolti dal silenzio finché, stanca di non ricevere alcun riscontro, Amy riprese a parlare “Perché mi hai preso in giro?
Io non ti ho preso in giro, io provavo davvero tutto ciò che ti ho detto quella sera. In realtà continuo a provarlo anche adesso, ma ormai è tardi.” biascicò lui abbassando il capo.
Non è mai troppo tardi” disse lei mantenendo il tono di voce basso, appena percettibile, ma invece che infondergli coraggio ed incitandolo a riprovarci, Justin si convinse maggiormente a lasciar perdere tutto. Anche se lo avesse voluto, non sarebbe mai cambiato, ormai si era abituato a vivere così, con la consapevolezza che l’addio non voluto a Caitlin avrebbe posto fine ad un lato di lui che nessuno, se non lei, avrebbe mai conosciuto.
Io dico di sì e ora faresti meglio ad andare. Non vorrei che Chaz pensasse male” esclamò schietto lui, “Perché mai dovrebbe pensar male?” ribatté l’altra riportando lo sguardo su di lui.
A me non farebbe di certo piacere se venissi a sapere che la mia ragazza si trova nella stanza di un  mio amico, non ti pare?
Chaz non è il mio ragazzo!” sbottò Amy aggrottando leggermente la fronte, “Ah no?
No!
Ryan mi ha detto il contrario e poi vi ho visti, negare non ti servirà a nulla.
Amy fece per ribattere quando lui la zittì all’istante: “Faresti meglio a tornare da Chaz adesso
È stato lui a dirmi di venire” annunciò convinta.
Forse non hai capito: il mio era un modo gentile per dirti di andartene. Credevo fosse chiaro che non voglio continuare la discussione
Non cambierai mai
Chi ti ha detto che voglio cambiare?” la zittì lui assottigliando lo sguardo a due piccole fessure ed in tutto risposta Amy incrociò di nuovo le braccia al petto segno che non se ne sarebbe andata tanto presto.
Hai intenzione di restare lì impalata ancora per molto?” domandò lui con finta indifferenza, atteggiamento che la fece innervosire notevolmente, “Io non me ne vado!
Sei testarda, eh? Vorrà dire che dirò a Chaz di venirti a prendere
Fallo” lo sfidò lei ricambiando il suo sguardo colmo d’ira.
Senza pensarci due volte, Justin iniziò a cercare il suo cellulare tastando prima la tasca destra dei pantaloni e poi quella sinistra, “Dove cazzo ho mezzo il cellulare?” biascicò lievemente per poi riprendere a guardare da una parte all’altra del letto.
Si sporse di poco sino ad avere piena visuale sotto di sé e ancora nulla.
Idiota, è sul comodino” gli suggerì lei assistendo alla scena quasi divertita; lui le lanciò un’occhiata fulminea per poi sporgersi verso il piccolo mobiletto ed afferrando il telefono.
Non si era accorto però che la maglietta che indossava si era sollevata di poco, celando così agli occhi della ragazza il cerotto leggermente sporco di sangue.
Credevo che avessi smesso di tagliarti” continuò lei cambiando totalmente espressione, “Fatti gli affari tuoi!” sbottò di rimando lui abbassandosi di colpo la maglietta ed iniziando a cercare disperatamente il numero dell’amico dalla rubrica.
Nel giro di una manciata di secondi, Chaz rispose alla chiamata balbettando appena
Chaz, fammi il favore di venire a prendere la tua ragazza” disse schietto il biondo, “C-come?
Ho detto di venire a prendere la tua ragazza, muoviti!
S-sì, arrivo” biascicò l’altro, ma ormai Justin aveva chiuso la chiamata ed ora guardava con sguardo compiaciuto la ragazza che aveva davanti.
Alcuni minuti più tardi, Chaz suonò al campanello e Pattie andò ad aprire facendolo entrare.
Faresti meglio ad andargli incontro, non voglio assistere ad una vostra litigata
Cosa ti fa pensare che litigheremo?” sbottò l’altra sicura di sé e velocemente girò la chiave nella serratura.
Chaz provò ad abbassare la maniglia e ad entrare, ma nulla, si limitò bussare ripetutamente sul dorso di quella porta incitando la sua ragazza ad aprire.
Amy, apri la porta!” ripeté alzando sempre di più il tono di voce; “Hai sentito? Il tuo ragazzo ti chiama
Chaz non è il mio ragazzo!” sbottò convinta lei e nel frattempo Chaz cessò di chiamarla.
Forse non dovevi dirlo” le sussurrò Justin fingendo un’espressione preoccupata, in tutta risposta Amy aprì la porta trovandosi davanti una delle espressioni più deluse che avesse mai visto sul volto di una persona.
Ti sbagliavi, Justin” disse Chaz costringendo il biondo a posare lo sguardo su di sé “non è me che vuole” biascicò poco prima di girare su sé stesso ed andarsene.


Spazio Autrice:
Giuro che non mi ero proprio accorta che fosse passata quasi una settimana dal mio ultimo aggiornamento, chiedo perdono çç
Ho deciso di scriverlo un po' più lungo per non spezzare troppe scene, anche perché non manca molto alla fine (credo meno di cinque capitoli) e non voglio rendere la stoia troppo noiosa :3
Spero comunque vi piaccia e non perdo l'occasione per continuare a ringraziarvi per le recensioni che sempre mi lasciate :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 27
*** Capitolo 26. ***


 

Capitolo 26

 
Complimenti Amy, davvero” le intimò Justin avvicinandosi a lei una volta che udì la porta d’ingresso sbattere.
E’ inutile continuare a mentirgli. Non è lui che voglio e oramai lo sa” ribatté lei, sicura di sé e di ciò che aveva appena detto. Justin, dal canto suo, si sentiva terribilmente scettico a credere che quella ragazza avesse potuto cambiare idea su di lui.
Credevo che ormai avessi già preso una decisione
Ed io credevo che t’importasse ancora di noi” lo punzecchiò Amy calcando l’ultima parola ed incrociando le braccia al petto.
Noi? Non mi risulta che sia ancora vivo questo noi. Tu mi hai lasciato, perciò, ognuno per sé” disse tranquillo lui voltandole le spalle ed allontanandosi di poco da lei sperando che si decidesse ad andarsene, ma Amy bloccò i suoi passi afferrandolo per il polso e costringendolo così ad incrociare nuovamente il suo sguardo. “Justin, mi dispiace, ma credo di aver sbagliato e comunque non riuscirei a starti lontana nemmeno se lo volessi.
Il biondo si lasciò andare in una risata nervosa occupando quanto più tempo gli fu possibile per ribattere a quella sua affermazione, ma fu del tutto inutile.
Non avrebbe mai creduto che lei avesse potuto far ritorno da lui, soprattutto se il suo scopo era quello di porre una pietra sopra a quanto successo pochi giorni prima. Soprattutto se chi aveva sbagliato era lui, non lei.
Entrambi udirono una seconda volta la porta d’ingresso sbattere, segno che anche Pattie aveva lasciato l’abitazione e che erano completamente soli. Amy sorrise a quel pensiero e, con la mano che ancora stringeva il polso del biondo, si affrettò a posizionarsi davanti a lui cominciando a lanciargli occhiate maliziose e a passare ripetutamente il dito sul contorno delle sue labbra.
Dovresti andare, Amy. Adesso” le disse Justin restando completamente immobile davanti a lei.
Che fretta c’è?” chiese di rimando lei avvicinando notevolmente il bacino a quello di lui.
Intrecciò le braccia dietro al suo collo e vi affondò il viso iniziando a lasciare piccoli baci su di esso.
Sebbene Justin avesse inizialmente deciso di porre a fine a qualsiasi rapporto con lei, in quel momento, fu costretto a ricredersi e a sua volta avvolse le braccia attorno alla sua vita stringendola ancora di più a sé.
Non immaginavo sarebbe stato così semplice” gli sussurrò Amy ad un orecchio, consapevole di averlo ormai in pugno.
Perché ti comporti così?” osò domandare lui, pentendosi leggermente di averglielo chiesto.
Nel caso in cui non l’avessi capito, ti sto perdonando Justin
Io non ho chiesto il tuo perdono” ribatté divertito lui, poggiando la fronte su quella di lei.
I loro volti erano talmente vicini che i respiri di entrambi erano diventati aria vitale e nessuno dei due sembrò avere alcuna intenzione di abbandonare le braccia dell’altro.
Sai Justin, dovresti imparare a chiudere la bocca ogni tanto” continuò lei soffiandogli sul collo. Un brivido gli percorse tutta la schiena e si accorse di non avere più il controllo dei suoi muscoli quando lei fece velocemente combaciare le loro labbra.
Amy si allontanò subito dopo e Justin in tutta risposta si passò la lingua sul labbro inferiore, ormai prossimo a eliminare nuovamente del tutto la distanza che c’era tra loro.
Se chiudessi la bocca del tutto non potrei fare questo” le sussurrò ancora una volta ed immediatamente le loro labbra si unirono di nuovo, ma questa volta non si accontentarono di un bacio casto.
Quasi come a chiederle il permesso di entrare, Justin contornò con la lingua le labbra di lei che subito le socchiuse dando vita ad un bacio decisamente più passionale.
Amy iniziò a muovere lentamente i passi costringendo così Justin ad indietreggiare sino al letto situato dietro di lui. Con una leggera spinta lo fece sdraiare su di esso ed immediatamente lo raggiunse adagiandosi sul corpo di lui.
Quei baci dati con tanta foga non si interruppero nemmeno quando lui credette di aver udito un rumore provenire dal soggiorno, gli occhi di entrambi erano serrati e le mani di lui percorrevano quasi ogni centimetro del corpo della ragazza.
 
La porta della stanza del biondo era socchiusa e ciò bastò a permettere l’ingresso di un terzo individuo che, incurante della situazione che stava per affrontare, iniziò a parlare.
Justin, ho dimenticato di portarti il libro di…” ma s’interruppe all’istante quando alzò lo sguardo ed incrociò la figura dei due completamente avvinghiati l’uno all’altra.
Il biondo scostò immediatamente lo sguardo verso l’amico che ora li fissava esterrefatto e disse balbettando: “C-Chaz, non è come pensi. I-io, cioè noi
Non importa, non appena tornerai a scuola te lo darò” e detto ciò corse fuori dalla villetta lasciandoli nuovamente soli.
Justin, con un gesto veloce di mano, allontanò da sé la ragazza, ma questa oppose resistenza e si affrettò a dire: “Gli parlerò io.
Serve a poco parlarne adesso, ormai ci ha visti” ribatté con tono basso lui, fece per alzarsi da quel letto quando lei lo bloccò nuovamente.
Oramai se n’è andato e non credo tornerà
Quindi cosa vorresti fare? Lasciare che creda a cose sbagliate quando in realtà…
Quando in realtà cosa, Justin? Ascoltami bene, mi dispiace per Chaz, mi dispiace davvero, ma non ha senso che io continui a mentirgli se io per lui non provo altro che amicizia. Lo capisci questo?” spiegò lei mantenendo salda la sua mano sul petto di lui.
Oh certo, io questo lo capisco. Ciò che non capisco è come sei fatta tu  e che cosa vuoi
Io voglio te” e detto ciò Amy riprese a lasciargli piccoli baci nell’incavo del collo per poi concludere con l’appoggiare definitivamente le labbra su quelle di lui.
Justin non oppose resistenza, in fondo era ciò che voleva e prima o poi il suo amico Chaz lo avrebbe accettato, proprio come aveva dovuto accettare sin dall’inizio che Amy non sarebbe mai stata sua.
Aveva commesso un grosso errore a dargli la possibilità di provarci con lei, ma purtroppo per lui non era bastato ed iniziava a sentirsi tremendamente in colpa per questo.
Justin smettila di pensarci, gliene parlerò io. Stai tranquillo” gli aveva detto lei incrociando a pieno quegli occhi color nocciola, lui annuì lievemente, ancora ben poco convinto di come si sarebbero svolti i fatti.
Sospirò sonoramente dedicando tutta la sua attenzione al soffitto mentre Amy osservava curiosa i suoi movimenti, i suoi lineamenti ed ogni elemento che lo caratterizzava rendendolo unico ai suoi occhi.
Non mi hai ascoltato” esordì lei scostando ripetutamente lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi.
Cosa faresti al posto mio?” le domandò lui incrociando a pieno il suo sguardo, convinto che non gli avrebbe risposto come sperava.
I-io non lo so, ma ti dico consiglio cosa fare adesso: lasciati andare Justin
Lui sorrise e nel giro di pochi secondi ribaltò completamente le posizioni, quei capelli color del grano sfioravano leggermente la fronte di lei che, con un veloce movimento, annullò del tutto la distanza che li separava facendo nuovamente sue quelle labbra.
 
Il pomeriggio era quasi giunto al termine e la luce solare aveva lasciato spazio al buio del crepuscolo contornando le pareti di quella stanza di un arancione sin troppo tenue per essere definito tale.
Sebbene Justin fosse inizialmente restio all’idea di fare sua quella ragazza, prese l’iniziativa di dare il via ad un gioco di cui solo lui, ed inseguito lei, avrebbe conosciuto le regole.
Le sollevò delicatamente la maglietta, passando poi una mano lungo la schiena sino ad arrivare a slacciarle il reggiseno, il tutto con estrema facilità tanto che Amy a stento se ne accorse.
Una volta sfilato quell’inutile indumento, lo gettò al suolo insieme al capo intimo.
La strinse forte a sé dandole in seguito la possibilità di rimettersi a cavalcioni sopra di lui, compiaciuto di poter ammirare quanto aveva davanti: le curve dei fianchi appena accennate, il seno non troppo abbondante, ma perfetto per una come lei, i lineamenti del viso e quegli occhi capaci di stregarlo.
Si tolse frettolosamente la maglietta accasciandola accanto al letto, esattamente come fece poi per i jeans di entrambi.
Quei baci dati con foga erano tutto ciò che Justin aspettava ormai da tempo, non poteva negare di sentirsi perso senza di lei, come se gli mancasse una parte essenziale del suo corpo e tecnicamente era così.
La sentiva sua, sentiva che ormai era riuscito a rientrare nelle sue grazie senza paura di dover commettere nuovamente errori. Sentiva le dita di lei premere contro la pelle della sua schiena, quasi come se stessero bramando di ottenere definitivamente quel corpo.
I loro respiri affannosi facevano da eco all’atmosfera attorno a loro, quei respiri caldi che percepiti dai loro corpi contribuivano ad incrementare la voglia che avevano l’uno dell’altra.
Una volta liberi dagli ultimi pezzi di stoffa che erano serviti, sino a quel punto, a coprire i loro esili corpi, si unirono definitivamente sopprimendo quella fastidiosa nostalgia che li riportava, inconsapevolmente, alla loro prima volta.
Quei movimenti lenti e coordinati, che avevano dato il via a quel gioco proibito, divennero sempre più veloci obbligando persino i loro respiri a reggere quel ritmo vivace.
A stento riuscivano a trovare le forze per prolungare quei baci non più casti ed ogni qualvolta che Amy si allontanava leggermente da lui, Justin l’attirava nuovamente a sé bramando più che mai quelle labbra rosee.
Era diventata una questione di pura sopravvivenza finché, stanco di tutti quei movimenti azzardati, emise l’ultimo gemito di piacere.
Justin scostò accanto a sé lo sguardo, senza cessare di ansimare rumorosamente e lei sorrise. Sorrise mentre il suo sguardo cercava disperatamente di incontrare quegli occhi nocciola, mentre le sue labbra tentavano di intrecciare un altro bacio, mentre soffiando gli disse: “Sei comunque uno stronzo.
Lui rise riportando lo sguardo su di lei. “Se sono così stronzo perché hai deciso di tornare?” la istigò ammiccando.
Perché ho imparato ad accettarti per come sei, a cercar di reprimere tutti quei difetti che hai e soprattutto perché mi mancavi” gli confessò accoccolandosi al suo petto.
Ti mancavo?” chiese di rimandò il biondo, ancora incredulo su quanto aveva appena udito.
Lei annuì lievemente abbozzando un sorriso.
 
Justin non poteva negare di essere felice, stringerla a sé era una delle cose che più gli erano mancate, forse anche più del sesso stesso.
Giacevano sul letto di quella camera buia l’uno attaccato all’altra, quasi increduli di come il destino li avesse riportati a stare ancora insieme.
Una, tra le tante conversazioni senza senso che avevano da poco intavolato, venne bruscamente interrotta dal suono del cellulare del biondo che, non potendo ignorare la chiamata, si affrettò a rispondere.
Chaz, che succede?
Devo parlarti” rispose l’altro con tono serio.
Adesso?” chiese quasi irritato il biondo.
Sì adesso, sono davanti a casa tua” e detto ciò interruppe la telefonata lasciando Justin parecchio perplesso.


Spazio Autrice:
Non ho scusanti, avrei dovuto aggiornare prima e sinceramente mi è mancato tantissimo non scrivere, ma questo capitolo è stato un vero e proprio parto e poi con questo caldo mi passava la voglia di stare davanti al pc D:
Avrò iniziato e cancellato le prime righe almeno una decina di volte, ero stra indecisa su come farlo, ma alla fine (oggi LOL) ce l'ho fatta :3
Dunque, ammetto che non è uno dei capitoli migliori che voi abbiate letto, ma io personalmente ne sono soddisfatta (per una volta LOL)
Cambiando discorso, avete visto il video di As Long As You Love Me? Io sono ufficialmente morta guardandolo, è perfetto: la trama, lui, le scene, lui, la musica, lui. Okay, la smetto e mi dileguo. Perdonatemi l'attesa, ma non credo di riuscire ad aggiornare prima di una settimana, ma ce la metterò tutta. Parola di scout (?)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 28
*** Capitolo 27. ***


 

 

Capitolo 27

 
Nel giro di una manciata di secondi si rivestì, curioso, ma al tempo stesso perplesso su quanto avrebbe avuto da dirgli di così importante Chaz.
Non avrai mica intenzione di uscire adesso?!” sbottò Amy scettica.
Lui le lanciò una rapida occhiata, annuendo tranquillamente, quasi come se fosse stata la cosa più normale di sempre. “Non ci metterò molto” le disse rassicurandola ed uscì.
Esattamente come si aspettava, Chaz era voltato, lo sguardo fisso nel vuoto, situato al centro del vialetto di quella villa.
Volevi parlarmi?” domandò a bassa voce il biondo ed immediatamente Chaz si voltò, avvicinandosi di poco.
Sai, credo di aver sbagliato
Justin, senza capire, lo guardò con cipiglio e gli sorse spontanea la domanda: “Hai sbagliato a fare cosa?
A fidarmi di te. Sai, in un primo momento, ho creduto davvero che fossi sincero, ma le cose non sono andate come speravo” ribatté l’amico, mantenendo a fatica un tono pacato.
Continuo a non capire, Chaz. Di cosa stai parlando?
Chaz aveva una strana luce negli occhi, manteneva debita distanza dall’amico quasi come se volesse nascondergli dell’altro.
Sbaglio o sei stato tu a dirmi che Amy non voleva più saperne di te? A giudicare da ciò che ho visto qualche ora fa non si direbbe
È stata lei a venire da me! Io non credevo che avesse intenzione di…
Di darti un’altra possibilità?” lo interruppe Chaz, incrociando le braccia al petto.
Il biondo non ribatté, rimase immobile a fissare l’amico con aria attonita.
Annuì lievemente e l’altro aggiunse: “Lo immaginavo.
 
Mi dispiace, Chaz, io non lo potevo sapere” mormorò Justin abbassando il capo, ma il suono della sua voce non fu l’unico a rompere il silenzio.
Un fruscio di foglie, forse mosse dal vento, della siepe accanto a loro lo fece sussultare leggermente.
Le scuse servono a poco” rispose atono Chaz, lo sguardo enigmatico fisso su di lui gli incuteva una leggera pressione.
Oh andiamo, la stai rendendo più tragica di quanto in realtà non sia. Sei un mio amico e sai che non era mia intenzione illuderti.
Chaz, all’udire quelle parole, sorrise.
Un sorriso nervoso, enigmatico, sbagliato come quella conversazione, come la situazione in cui si trovavano, come lui in quel momento.
È qui che sbagli, Justin: noi non siamo amici” e al pronunciare quell’ultima parola Chaz fece una smorfia di disprezzo.
Pochi secondi più tardi quel rumore di foglie, che pareva essere causato solo dal vento, si accentuò svelando completamente la figura di Ryan.
Justin lanciò un’occhiata a Chaz, chiedendo spiegazioni, ma lui rimase quasi impassibile voltandogli le spalle ed allontanandosi da lui.
Chaz, aspetta!” urlò Justin avanzando verso di lui, ma Ryan si pose davanti a lui impedendogli di compiere un solo altro passo.
Non hai sentito quello che ha detto?” sbottò Ryan.
Fatti da parte, Butler, stanne fuori.
No, Justin, sei tu quello che deve starne fuori. Faresti bene ad andartene, la tua presenza non è più gradita qui” disse a denti stretti lui, afferrandolo per il polso e stringendolo saldamente.
Il biondo lo guardò di sottecchi, cercando di liberare, come meglio poté, il suo polso.
Mi stai cacciando dalla mia città, Ryan?” chiese Justin, ghignando.
Che acume, Bieber, ci sei arrivato.
Justin trattenne a stento una risata, ma di divertente non ci trovò nulla, in realtà.
Seguiva con lo sguardo Chaz, che lentamente si stava allontanando da loro, mentre lui riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Ryan con uno strattone deciso.
Compì appena pochi passi e Ryan lo bloccò di nuovo.
Lasciami, Ryan. Te lo ripeto: stanne fuori
Ti avevo già avvertito una volta riguardo ad Amy. Ti avevo detto di starle lontano e non l’hai fatto. Vattene, Justin. È meglio per tutti se te ne vai” ringhiò Ryan stringendo i pugni lungo i fianchi.
Per chi è meglio? Per te, forse? Perché così non ti metterò più i bastoni tra le ruote e sarai libero di comandare l’intera scuola?” lo sfidò il biondo, fulminandolo con lo sguardo.
Ryan avvampò all’istante e, senza neanche sprecare tempo a ribattere, lo colpì con un pugno in pieno viso.
Justin fu costretto a voltare di scatto il volto,mentre il suo naso iniziò a sanguinare visibilmente, ma questa volta non aveva alcuna intenzione di subire senza reagire.
Rispose a quel pugno, sferrandone uno a sua volta all’altezza della bocca dello stomaco dell’amico.
Ryan si piegò in due dal dolore e gli ci vollero alcuni secondi prima di poter incrociare di nuovo quei suoi occhi color nocciola, ora pieni di rabbia.
Quello scambio di pugni violenti durò ancora per interi secondi finché, entrambi ormai pieni di lividi, mollarono il colpo. Ryan continuava a fissare la figura del biondo con disprezzo ed in tutta risposta, quest’ultimo, sputò a terra, mancando di poco le scarpe dell’amico.
 
Justin si allontanò, raggiungendo Chaz che aveva assistito a tutta la scena appoggiato ad un palo della luce.
Bella vendetta, Chaz. Evidentemente non sono stato l’unico a sbagliare di potermi fidare” sbottò Justin, mantenendo vivo in viso un sorriso sghembo.
Non credevo che Ryan si mettesse in mezzo sino ad arrivare a tanto” biascicò l’altro volgendo lo sguardo al suolo.
Il biondo scoppiò a ridere e passò il dorso della mano sul labbro inferiore sanguinante.
Lo vedi questo?” disse mostrandogli la mano sporca di sangue “Non è la prima volta che mi prende a pugni e tu lo sai. Sei un bastardo, Chaz. Io non ti ho illuso di proposito, tu sì” e detto ciò gli voltò le spalle, allontanandosi da lui definitivamente.
 
Justin rientrò in casa, sbattendo violentemente dietro di sé la porta d’ingresso.
Ed Amy era lì, nel bel mezzo del soggiorno, il suo volto era illuminato appena dalla luce lunare che filtrava dalle finestre e lo fissava.
Cosa ti è successo?” gli domandò avvicinandosi lentamente.
Niente” mormorò lui, afferrando dal tavolo della cucina alcuni fazzoletti di carta ed imbevendoli d’acqua.
Vi ho sentito litigare, Justin.
Lui la ignorò, tamponandosi, sia il labbro che il naso, con il fazzoletto bagnato per poi gettarlo via.
Vestiti, Amy, ti riaccompagno a casa” le ordinò lui.
La ragazza lo guardò stupita, restando immobile sulla soglia della porta della cucina.
Lui si voltò incrociando a pieno il suo sguardo un po’ smarrito.
Non mi hai sentito?” le domandò retorico ed in tutta risposta lei corse verso la camera del biondo, riappropriandosi della propria maglietta ed infilandosela velocemente.
Senza proferire parola salirono nella macchina nera come la notte del biondo ed il silenzio durò per tutto il resto del tragitto finché, una volta giunti davanti a casa di Amy, lui le ordinò di scendere e la seguì a sua volta.
L’accompagnò sin davanti alla porta d’ingresso, aspettando che vi entrasse.
Non ci sto capendo più niente, Justin. Che cos’è successo con Chaz?
Non è solo Chaz il problema e ora vai, è tardi” ribadì lui, ma lei non obbedì e rimase immobile davanti a lui.
Scosse la testa e disse: “Resta con me, ti prego
Non posso” sussurrò lui allungando un passo verso di lei.
Amy avvolse le braccia attorno alla sua vita e lo strinse a sé. “Ti prego, Justin, resta” ripeté un’altra volta mentre i suoi occhi iniziavano a riempiersi d’acqua.
A quella richiesta lui non poté rifiutare ed annuì lievemente, biascicando un ‘sì’.
Però non posso lasciare la macchina lì, lui… lui potrebbe vederla
Lui chi?” domandò lei storcendo il naso in una smorfia.
Ryan.


Spazio Autrice:
Oh sì, sono pessima, lo so. Ho lasciato passare più di due settimane, un po' perché ero in vacanza, un po' perché mi era mancata l'ispirazione la voglia di continuare a scrivere il capitolo (già iniziato tre settimane fa LOL)
Okay, questi ritardi non si verificheranno più, promesso.
Grazie mille per le recensioni, siete sempre stupende,
vi amo ♥

Oh, dimenticavo: ho scritto questa One Shot e mi piacerebbe che la leggeste :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 29
*** Capitolo 28. ***


 

Capitolo 28.

 
Amy lo precedette, dirigendosi a passo deciso verso la sua stanza e lui la seguì mantenendo costantemente lo sguardo abbassato.
La stanza era illuminata soltanto da una piccola abat-jour posta sul comodino, nel resto della casa regnava il buio più totale. La ragazza si sedette sul letto e lui fece la stessa cosa, restando a fissare il vuoto davanti a sé mentre lei lo scrutava attentamente.
Non so cosa sia successo tra te, Ryan e Chaz, ma non mi sembri il tipo da restare intimidito da un litigio con i tuoi amici” disse lei, rompendo il fastidioso silenzio che li avvolgeva.
Justin sembrò pensarci su, aprì la bocca per ribattere e la richiuse subito dopo.
I-io non lo so” biascicò infine, “So solo che non rimarrò qui ancora a lungo, dovrò andarmene.
Devi andartene? Cosa significa che devi andartene? Dove poi?” sbottò lei, sbarrando gli occhi ed alzandosi di scatto in piedi.
Mi dispiace, Amy, ma è da qualche giorno che stiamo progettando di trasferirci e quello che è successo con Ryan e Chaz non ha fatto altro che darmi un motivo in più per dire addio a questo posto.
Amy rimase attonita, senza parole e con un gran desiderio di trovare qualcosa da dire all’istante, ma fu del tutto inutile, lui la precedette.
Non ho detto che starò via per sempre, è solo per un po’. Almeno finché le acque non si saranno calmate.
E dove andrai?” le domandò lei, indietreggiando di un paio di passi.
Molto probabilmente a New York. È meglio per tutti, fidati
Per tutti? E che cosa ne sarà di me, di te, di noi?
Justin si alzò e la raggiunse, posizionandosi di fronte a lei e le posò entrambe le mani sulle spalle.
Temo che non ci sarà più un noi, non so quando e se tornerò, ma è meglio per entrambi se prendiamo strade diverse” disse lui con tono di voce notevolmente basso.
Lei scosse la testa ripetutamente come a voler dimenticare quanto appena sentito e poi aggiunse: “Non puoi andartene
Devo” ribadì lui, abbassando il capo e poggiando la fronte contro quella di lei.
Ma è assurdo! Non puoi lasciare la tua città solo per un litigio” sbottò Amy.
Non è solo un litigio come dici tu
Ma mi mancherai e io non voglio che tu te ne vada, non adesso, non dopo che ho provato a conoscerti e ho capito che non sei lo stronzo che ho conosciuto quella sera in discoteca, io ti…
Il biondo la bloccò, stringendola forte a sé e lasciandole un bacio sui capelli. “Anche io, Amy, ti amo anche io.
Amy avvolse le braccia attorno alla sua vita e lo strinse a sé a sua volta, per poi lasciarlo andare subito dopo.
 
Io continuo a non capire” esclamò lei, passandosi entrambi i pollici sugli zigomi ormai umidi “Sembra quasi che tu abbia paura di quei due, quando invece non è così.
Sbagli a pensarla così, non mi conosci affatto se pensi che io non abbia paura
Ma non è possibile, Justin!” sbottò ad alta voce “Non sono gli altri che intimidiscono te, ma il contrario. Da quando ti fai sottomettere da uno come Chaz?
Non è Chaz il problema…” sospirò lui, scuotendo la testa.
È Ryan? Posso parlarci io, posso parlare con Brooke e provare a risolvere, a farlo ragionare, posso… 
Grazie, grazie davvero, ma non credo tu possa fare molto. Il problema non sei tu” biascicò Justin, accennando un sorriso.
Invece era proprio lei il problema. Prima che incontrasse Amy, Justin non aveva mai avuto questo tipo di problema con Ryan e Chaz e tutt’ora non era riuscito a capire come il suo amico potesse essere così morbosamente geloso del rapporto che Justin aveva con la sua ragazza.
Era troppo frustrante da poter sopportare, non ne aveva mai parlato con nessuno e, condividere quella sensazione di paura e fastidio solo con sé stesso, non lo aiutava per niente.
Provare non costa nulla, vedrai che…” iniziò a dire lei, ma lui la interruppe, sbottando irato: “Non voglio parlarne, non puoi farmi cambiare idea. Non toccare l’argomento almeno per i prossimi due giorni, poi potrai parlarne quanto ti pare
Amy piegò la testa di lato, per poi aggiungere: “Non capisco, che cosa intendi dire?
Semplice: tra due giorni parto” rispose lui con fastidiosa tranquillità.
La ragazza sbarrò gli occhi, di nuovo, spalancò la bocca ma da essa non ne uscì alcun suono.
Lui le gettò un’occhiata, restando impassibile, finché non notò che i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
Amy” la chiamò il biondo, avvicinando la mano alla sua guancia, ma lei si ritrasse immediatamente.
Se devi andartene vai, allora.
Il biondo si portò una mano dietro la nuca ed iniziò a fissarla con uno sguardo dispiaciuto e quasi intimorito, tanto che Amy dovette rimangiarsi quanto detto poco prima.
Incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente mentre lui non aveva ancora cessato di guardarla a quel modo.
Smettila di fare così” lo ammonì lei, cercando di restare seria.
Lo sai che mi dispiace
Se ti dispiace resta
Te l’ho già detto, Amy: non posso.
Lei sbuffò un’altra volta e poi si avvicinò a lui imitando la sua espressione da cucciolo intimidito.
E se mi portassi con te?” si azzardò a domandare.
Justin sbarrò gli occhi, portando entrambe le mani avanti a sé, quasi come se volesse respingere all’istante quella proposta.
Tu vorresti venire con me? Amy, è assurdo. La tua vita è qui, sbaglieresti se ti trasferissi con me e che cosa direbbe tua madre?
Amy scoppiò a ridere e rispose: “A mia madre importa poco di quello che faccio, per lei non sarebbe un problema
Il biondo scosse la testa, mantenendo comunque vivo il suo sorriso verso di lei: “Non ne vale la pena, Amy. Sono sicuro che, una volta che sarò partito, le cose con Chaz si sistemeranno e, chi lo sa, magari potreste riprendere quanto io ho interrotto.
Il suo tono divenne serio, così come il suo volto divenne cupo, pronunciando quelle ultime parole.
Chaz avrebbe preso il suo posto, era questo ciò che più temeva e non poteva far altro che iniziare ad accettarlo.
No, io non credo” ribadì lei.
Amy, non vorrei dirtelo, ma dimenticami.
D-dovrei dimenticarmi di te?” chiese Amy di rimando, stupita da quella sua strana richiesta.
Lui semplicemente annuì e, con un cenno della mano, lasciò la villa della ragazza.
 
Amy restò immobile al centro della sua stanza, guardandolo sparire nel buio del corridoio per poi sentire un tonfo sordo provenire dalla porta d’ingresso.
Il rombo del motore della sua autovettura la distrasse da quei suoi pensieri, si sedette alla scrivania, prese un foglio ed una penna e cominciò a scrivere.
Nel giro di pochi minuti quel foglio si riempì di decine di frasi, frasi che man mano diventavano sempre più numerose e, di tanto in tanto, non poté nemmeno evitare di bagnare quel pezzo di carta di lacrime.



Spazio Autrice:
Salve popolo di EFP (?)
Okay, in teoria, in questo spazio dovrei parlare del capitolo (ma va?), ma non penso lo farò. Voglio dire, vi sarete accorte che qui le cose sono un po' incasinate, del resto, quei due non sono mai stati poi tanto normali ^_^ e poi sono io che sono totalmente fuori di testa, perciò non badate alle mie baggianate.
Non sono soddisfatta del capitolo, ho pensato e ripensato diverse volte a come scriverlo, ma ogni volta non mi piaceva. Ecco spiegato il mio enorme ritardo.
Sarò più veloce nell'aggiornare, anche perché mancano due capitoli (epilogo compreso? non lo so) alla fine.
Ora vi saluto e se proprio non avete nient'altro di meglio da fare, qui c'è una mia one shot ^^
Grazie mille per chi mi ha recensito, vi adoro

PS: non sono sempre così acida, è solo un periodo :/

Alla prossima!
Much Love,
Giulia ♥ 
@Belieber4choice
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Capitolo 30
*** Capitolo 29. ***


 

Capitolo 29.

 
Amy ripiegò la lettera all’interno di una busta bianca e la richiuse accuratamente poi, sul dorso di essa, vi scrisse: ‘Per Justin.’
Ora le restava solamente da decidere come e quando fargliela avere.
Ignorò completamente, o almeno ci provò, quanto detto da lui poco prima ed uscì di casa.
Il buio pesto della notte la spaventava, soprattutto perché rari erano i lampioni che illuminavano il viale ormai deserto.
Compiva ogni passo con estrema velocità, voltando il capo ripetutamente a destra e a sinistra; ogni minimo rumore la terrorizzava, persino il fruscio di foglie proveniente dalle fronde degli alberi la faceva rabbrividire.
Sospirò sonoramente e ringrazio il cielo di aver raggiunto l’abitazione del biondo senza ulteriori complicazioni, almeno fino ad un istante prima raggiungere il giardino della villa.
L’auto di Justin, parcheggiata all’inizio del vialetto, aveva il motore acceso e, nel giro di pochi istanti, premette l’acceleratore scomparendo poi nel buio della notte.
Amy uscì allo scoperto da dietro la piccola siepe che la copriva interamente, restando a fissare delusa il vuoto avanti a sé.
Amy?
Una voce alle sue spalle la costrinse a voltarsi rapidamente.
Chaz?
Che accidenti ci fai tu qui?” si affrettò a chiederle lui.
Volevo parlare con Justin, ma se n’è andato” rispose lei abbassando il capo, lui la fissò con sguardo fermo per poi incrociare le braccia al petto. “Devi dimenticarlo, Amy e inoltre sono quasi le tre di notte, non dovresti essere qui.
Non iniziare anche tu con questa storia, soprattutto tu: è solo colpa tua e di Ryan se sta andando tutto a puttane” sbottò lei gesticolando animatamente.
Amy, ascoltami” la interruppe lui afferrandole entrambe le mani“mi dispiace per quello che è successo, ma ormai era inevitabile e la situazione era diventata davvero insostenibile. È meglio per tutti che sia andata così.
Ah sì? Dì un po’, Chaz, è stato Ryan a prepararti il discorso? Ti ha imposto di fare anche quello?” lui scosse la testa.
Credo che ormai tu sappia il motivo perché Justin e Ryan si odiano tanto
Credo mi sfugga” lo rimbeccò lei stizzita.
Dio mio, Amy, Ryan ti muore dietro, ancora non lo hai capito?
Amy rimase allibita all’udire quelle parole, credeva che ormai tutto ciò si fosse sfumato, che fosse acqua passata.
I-io davvero non capisco, lui ha Brooke, perché gli interesso così tanto io?
A lui non interessa Brooke, non gli è mai importato niente di lei.
Però non si è fatto problemi a prendere a botte Justin quando l’aveva baciata per una scommessa” e con quella frase spiazzò il ragazzo, impiegò diversi istanti prima di rispondere e, quando lo fece, mostrò parecchia insicurezza nella voce.
Oh andiamo, non poteva di certo restare impassibile e farsi soffiare la ragazza davanti a tutta la scuola…
Certo, sarebbe un dramma se passasse da sfigato, no?
Chaz sbuffò sonoramente e poi ribatté tutto d’un fiato: “Non si tratta solo di quello, ormai sai che non sopporta il fatto di vederti con Justin, soprattutto perché sa meglio di te che tipo di ragazzo è e di certo non è quello giusto.
Che cosa ne sa lui di com’è fatto Justin? Voi non avete fatto altro che descrivermelo come uno stronzo, ma la vuoi sapere una cosa? Non lo è! Ho imparato a conoscerlo e so che mi ama. Ho scoperto un lato di lui che credevo fosse sparito da tempo dopo la morte di Caitlin, è diverso adesso. Non è il puttaniere che pensano tutti.
Amy era davvero stanca di portare avanti quella conversazione, non aveva più le forze per sopportare tutto ciò: parlare costantemente di lui e del modo in cui tutto stesse per finire era come ricevere una pugnalata al centro del petto.
Hai per caso dimenticato cos’è successo quella sera in discoteca?
No, non l’ho dimenticato, ma erano circostanze diverse: io ero ubriaca, lui anche. Le cose sono cambiate, Chaz, soprattutto tra di voi. Ammettilo, avete fatto di tutto pur di metterlo in condizione di volersene andare: lui lascerà la città, lascerà me. Spero solo che, ora che la vostra vendetta è compiuta, mi lascerete in pace.
Senza volerlo lasciò trasparire un velo di tristezza nella sua voce.
Amy, mi dispiace, dico davvero, ma la colpa non è stata mia. Io volevo solo appoggiare Ryan e, dopo quello che è successo tra me e te, non ho più visto di buon occhio Justin. Cerca di capirmi, tu mi piaci ancora.
Dovrei cercare di capirti? Perché invece nessuno prova a capire me o lui? Ora, se vuoi scusarmi, vado a cercare Justin” e detto ciò, gli voltò le spalle.
Prima che potesse compiere un solo altro passo Chaz l’afferrò per il braccio: “Non puoi andare da sola, inoltre non sai nemmeno dov’è
Tu lo sai per caso?” lo sfidò la ragazza.
Ho una vaga idea, vieni con me, ti ci accompagno io.
Amy si sentì quasi costretta ad accettare e nel giro di pochi istanti si ritrovò nella stessa automobile con Chaz, sfrecciando per le vie di Atlanta tra le poche luci dei locali ancora accese.
Nessuno dei due proferì parola per tutto il tragitto, Amy manteneva fisso lo sguardo fuori dal finestrino, gettando di tanto in tanto qualche occhiata a Chaz, la cui attenzione era dedicata interamente sulla strada. Alcune delle frasi udite solo qualche minuto prima iniziarono ad affollarle fastidiosamente la mente, ma non riuscì a trovare alcun riscontro positivo in quella discussione.
La brusca frenata del veicolo la distolse immediatamente dai suoi pensieri, scuotendola leggermente in avanti.
Scusa” biascicò lui “sono ancora alle prime armi.
Senza ribattere, Amy scese dall’auto, dirigendosi verso l’entrata di un locale mai visitato prima. Aveva l’aria di essere un night club, molto simile a quello che erroneamente aveva frequentato tempo fa. Le luci soffuse dei lampioni attorno ad esso rendevano l’ambiente decisamente triste ed il suono della musica sparata ad alto volume nelle casse le fece immediatamente passare la voglia di entrare.
Sei davvero sicuro che si trovi qui?” si azzardò a chiedere lei, sperando con tutta sé stessa che l’altro rispondesse di no.
Quasi sicuramente, dai vieni” disse, tendendole poi una mano che non afferrò.
 
 
Justin si trovava seduto davanti al bancone di quel locale, le centinaia di persone che lo circondavano sembravano non esistere per lui che stava trangugiando l’ultimo sorso del secondo cocktail appena ordinato.
Dammene un altro” ordinò al barista, mentre con una mano estraeva il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans scuri.
Hey amico, io credo che dovresti andarci piano” commentò l’altro ed in tutta risposta Justin gli lanciò un’occhiata fulminea.
Io credo invece che dovresti pensare agli affari tuoi, finché pago ciò che ordino non è un problema tuo quanto bevo.
Il ragazzo dietro al bancone alzò le mani in segno di resa e si affrettò a riempire il terzo bicchiere.
Nel frattempo una ragazza dai lunghi capelli biondi affiancò Justin.
Posso sapere cosa ci fa uno come te appollaiato davanti al bancone di un night club?
Il biondo si voltò lentamente verso la sua interlocutrice, squadrandola con cipiglio, sicuro di averla già vista.
Ci conosciamo per caso?
Io credo di sì, sono Madison, frequentiamo lo stesso corso di algebra” si affrettò a rispondere lei, sfoggiando un sorriso abbagliante.
Non credo di averti mai vista a scuola” commentò lui appoggiando le labbra sul bordo del bicchiere appena servito.
Forse perché non è in questo modo” disse indicandosi “che mi presento a lezione
Beh, è un vero peccato” mormorò lui abbozzando un sorriso malizioso.
 
Nel mentre, Chaz ed Amy si ritrovarono nel bel mezzo di quel locale affollato, gettando occhiate a destra e a sinistra alla ricerca di Justin.
Eccolo là” esordì il ragazzo, cercando di sovrastare l’assordante rumore di quella monotona musica.
E quella chi diavolo è?” domandò riluttante Amy.
Chaz osservò attentamente la ragazza bionda che ora stava allegramente conversando con Justin.
Madison Lewis, frequenta il mio stesso corso di biologia
Non l’ho mai vista a scuola” ribatté ancor più stizzita l’altra.
Beh, nemmeno io vestita così” ironizzò lui, afferrando poi Amy per un braccio e trascinandosela dietro.
Aspetta, non sarà mica quella strana ragazza che viene a scuola conciata come Bob Marley?!
Esatto, proprio lei” le confermò lui.
 
 
Ti va di ballare?” domandò Madison a Justin, passando l’indice sul suo viso per poi farlo scendere sino al collo.
Il biondo ridacchiò e poi rispose: “D’accordo” ed insieme si avviarono nel centro della pista dove decine di coppie erano impegnate a baciarsi e a strusciarsi gli uni sui corpi dell’altro.
 
Che accidenti sta facendo?” sbottò Amy irata, osservando con riluttanza la bionda avvinghiata completamente a Justin. Chaz rimase attonito, indeciso se parlare o rimanere zitto.
Nel giro di pochi secondi Amy si allontanò da Chaz, diretta verso l’uscita di quel locale e lui, iniziando a seguirla, urlò ripetutamente il suo nome. “Amy! Amy, aspetta!
Justin, che fino a poco prima aveva lo sguardo completamente concentrato sulla bionda che aveva davanti, lo scostò riducendo gli occhi a due piccole fessure sino a scorgere completamente la figura dell’amico.
Scusami un attimo” disse a Madison che in tutta risposta lo guardò perplessa da quella sua improvvisa reazione.
Il biondo si precipitò fuori dal locale dove, a pochi metri da lui, vide Amy e Chaz.
 
Chaz, apri la macchina per favore” biascicò la ragazza, dopo aver inutilmente tentato di aprire la portiera della vettura.
Chaz.” La voce di Justin costrinse entrambi a voltarsi. “Che cosa ci fate voi due qui?
Chaz fece per rispondere, ma Justin lo precedette: “Avresti almeno potuto aspettare che me ne andassi prima di provarci con la mia ragazza, non ti pare?
Nessuno proferì parola finché, per l’ennesima volta, i due ragazzi ripresero a discutere animatamente.
Chaz tentava invano di deviare ogni accusa che Justin gli affibbiava e lui s’infuriava ancor di più. Erano quasi arrivati al punto da arrivare alle mani, ma l’allontanamento di Amy li fece fermare.
La ragazza prese a camminare a passo veloce lungo la via principale di quella città, senza una meta precisa, mentre alcune lacrime iniziavano già a rigarle le gote.
Justin abbassò di colpo il pugno ormai prossimo a sfiorare il volto dell’amico e si apprestò ad inseguirla.
Amy, fermati!” le ordinò il biondo afferrandola per il polso, ma lei lo ritirò immediatamente.
Lasciami” mormorò, per poi accovacciarsi sulle sue stesse ginocchia e lasciando le sue lacrime libere di inumidirle il viso.
Justin si avvicinò di un altro po’ a lei e le poggiò una mano sulla spalla. Amy sollevò di poco il capo e si voltò verso di lui, lo sguardo annebbiato dalle lacrime ed una tale confusione in testa.
Non sei nemmeno partito e già ci provi con un’altra?
Amy, non ci stavo provando” sospirò sonoramente lui, “ e poi te l’ho già detto: devi dimenticarmi ed io devo dimenticarmi di te. Non vorrei doverlo fare, credimi, ma ormai non ho più altra scelta, devo andarmene. Perché sei venuta fin qui con lui?
Volevo parlarti e Chaz si è offerto di accompagnarmi
È vero?” domandò il biondo rivolto all’amico e quest’ultimo annuì.
 “Vieni, ti accompagno a casa” le disse, tendendo la mano verso di lei e subito l’afferrò avvinghiandosi al suo braccio.
Grazie” biascicò infine a Chaz e, poco prima di allontanarsi definitivamente, Amy gli lanciò un’occhiata posta tra l’enigmatico ed il deluso.
 
Entrambi salirono sulla Range Rover di Justin, quest’ultimo mise in moto e, dopo aver lanciato una fugace occhiata alla ragazza, accelerò.
 “Justin, non voglio andare casa. Mia madre non c’è e non voglio stare da sola” mormorò Amy torturandosi le mani e mordendosi il labbro inferiore.
 “D’accordo, ti porto a casa mia” sospirò lui abbozzando un lieve sorriso.


Spazio Autrice:
Credetemi, non scherzo se dico che questo capitolo è stato un parto: ho impiegato più di tre giorni per scriverlo, perché se notate è più lungo del solito e lo sarebbe stato ancora di più, ma poi sarebbe venuto davvero chilometrico çç
Anyway, io vi ringrazio per le recensioni, davvero mi fanno immensamente piacere.
Spero che vi piaccia anche questo anche se ho dovuto spezzarlo a metà. Nel prossimo capitolo (non che ultimo o penultimo, è da vedere) vedremo cosa ci sarà scritto nella lettera e cosa succederà con gli scagnozzi di Bieber (?)
Visto che questa cosa è quasi giunta al termine, mi sono presa la briga di cominciarne un'altra, qui c'è il link se vi da di dare un'occhiata (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 31
*** Capitolo 30. ***



Capitolo 30.

 
Inconsciamente Justin sorrise, non si aspettava che quella sera si sarebbe conclusa così. Voleva dimenticare quella ragazza, solo qualche ora prima desiderava che la loro storia finisse. Era arrivato al punto di dover prendere una decisione, un bivio si era presentato sulla sua strada e ora lui avrebbe dovuto scegliere quale via intraprendere.
Non c’erano ragioni a sufficienza per impedirgli di partire, di questo ne era più che convinto, nemmeno la ragazza che ora era seduta accanto a lui con lo sguardo abbassato e mille e più pensieri che le affollavano la mente.
Amy si mise una mano in tasca e con le dita sfiorò la busta contenente la lettera, istintivamente si morse il labbro inferiore e con la coda dell’occhio lo guardò: completamente concentrato sulla strada e una voglia indescrivibile di convincerlo a restare.
Ci sarebbe riuscita?
 
Nel giro di pochi minuti raggiunsero la casa del biondo, avvolta dal buio più totale.
Amy lo seguì al suo interno, sempre più insicura ad ogni passo che compiva, finché lui non arrestò i suoi passi e si soffermò qualche istante a guardarla.
Puoi dormire nella camera di mia mamma, lei non torna questa notte” mormorò con un filo di voce.
Non posso dormire con te?” si azzardò a domandare lei, notevolmente stupita per quella sua affermazione.
Il biondo scosse lievemente la testa e disse: “è meglio di no.
La ragazza vide la sua figura sparire nell’oscurità di quel corridoio che conduceva alla sua stanza ed entrò così nella camera in cui avrebbe dovuto passare la notte.
Si sfilò la felpa e da essa ne fuoriuscì la busta, si chinò per afferrarla e nel frattempo udì lo scroscio di un getto d’acqua provenire dal bagno. Sporse il capo sul corridoio, illuminato solamente dall’abat-jour posta sul comodino della camera del biondo e fu proprio lì che immediatamente si diresse.
Come immaginava, trovò al centro della stanza una valigia aperta e piena zeppa di vestiti, gettò un’occhiata dietro di sé e si tranquillizzò nell’udire il getto d’acqua ancora costante.
Infilò, all’interno di una tasca di un paio di jeans, la sua busta e sistemò il tutto esattamente com’era prima, dopo di ché tornò in camera e si infilò sotto alle coperte.
Chiuse gli occhi ed affondò la faccia nel cuscino, si rigirò continuamente su sé stessa, ma immaginava già che non avrebbe preso sonno tanto presto.
 
Qualche minuto più tardi Justin uscì dal bagno e, con solo un asciugamano avvolto attorno alla vita, si diresse nella camera in cui dormiva Amy. Si soffermò qualche istante sulla soglia della porta e la osservò dormire, si avvicinò lentamente e le lasciò un dolce bagno sulla fronte, sussurrandole un “Buonanotte” e si allontanò.
la ragazza lo afferrò per un braccio, costringendolo così a voltarsi.
Credevo dormissi” mormorò lui, sedendosi sul letto accanto a lei ed accarezzandole dolcemente il viso.
Lei scosse la testa.
Non voglio che tu parta, Justin
Amy, ti prego
Resta qui con me, non dare peso a quello che dice Ryan. Prima o poi si arrenderà, Chaz non è contro di te, nonostante tutto” gli disse, stringendogli forte la mano.
Non sapeva più cosa dire per convincerlo a restare, stava diventando una lotta continua dover imparare ad accettare che lui se ne sarebbe dovuto andare.
Justin abbassò il capo, sospirando sonoramente e cercando di occupare quanto più tempo gli fu possibile per raccogliere i mille pensieri che gli affollavano la mente.
Non si tratta solamente di Ryan, a dir la verità era da tempo che volevo lasciare la città. È diventata fin troppo piena di ricordi e restare qui non farà altro che riportarmi alla mente Caitlin. Nonostante tutto, nonostante il tuo arrivo all’interno della mia vita, non l’ho ancora dimenticata, né vorrei farlo, ma restare qui rende tutto più difficile. Spero che prima o poi comprenderai la mia scelta, per ora è meglio che io prenda quel dannato aereo e che mi allontani da qui.
Amy lo ascoltò attentamente, scrutando al massimo ciò che il suo sguardo lasciava trapelare. Avrebbe dovuto accettarlo e tra i vari motivi riaffiorava sempre l’immagine di Caitlin. Non poteva biasimarlo, aveva sofferto parecchio a causa della sua scomparsa e restare in quella città, così intrisa di ricordi e con i mille e più problemi che si erano presentati ultimamente, non avrebbe migliorato le cose, sarebbe stato impossibile per lui continuare a vivere serenamente.
Dopo diversi istanti colmi di silenzio, Justin si decise a parlare di nuovo: “Verrai a salutarmi in aeroporto?
Sei sicuro di volerlo?” chiese di rimando lei, piegando da un lato il capo.
Lui annuì, sicuro della sua risposta e, dopo averle lasciato un casto bacio sulle labbra, la lasciò sola.
 

***

 
Quasi quarantotto ore più tardi Justin ed Amy erano l’uno davanti all’altra, nel bel mezzo dell’atrio dedicato alle partenze dell’aeroporto di Atlanta.
Il biondo non aveva distolto il suo sguardo da quello di Amy nemmeno per un istante, ma per lei,  affondare così profondamente gli occhi in quei due laghi color nocciola, stava risultando davvero difficile non lasciarsi scappare neanche una piccola lacrima.
Nell’esatto istante in cui lui la strinse forte al suo petto, alcune lacrime iniziarono a bagnare le gote della ragazza ed il pianto s’intensificò ad ogni parola che lui le sussurrava.
Dai piccola, non piangere” le aveva detto inutilmente lui, “Ci rivedremo presto, te lo prometto.
Amy non gli credeva.
Non credeva a quelle sue parole, sebbene le sembrarono sincere, non gli credette. Non immaginava quanto altro tempo sarebbe passato prima che i loro sguardi si potessero scontrare di nuovo, prima che i loro corpi potessero fondersi in un unico abbraccio, prima che potesse ancora sfiorare le sue labbra.
La ragazza annuì lievemente, ben poco convinta di ciò, ma sarebbe stata una battaglia persa in partenza dover discutere per questo.
Ormai Justin aveva preso la sua decisione, nessuno l’avrebbe più convinto a restare.
Ed ecco che dopo decine di minuti trascorsi a cercare di completarsi per un’ultima volta, lui, con un veloce cenno di mano, la salutò definitivamente dirigendosi verso suo gate, dove sarebbe presto salito su un aereo e chissà quando sarebbe tornato.
Amy lo guardò allontanarsi, gli occhi colmi di lacrime, così come lo erano le sue guance già arrossate. A distrarla dai suoi pensieri e dalla sua postura totalmente immobile fu Chaz, che sopraggiunse alle sue spalle, cingendole con un braccio il bacino.
Che cosa ci fai tu qui?” gli aveva domandato lei. Lui sorrise e con due dita le asciugò le lacrime.
Sapevo che Justin sarebbe partito oggi” rispose lui.
Evidentemente non eri al corrente dell’orario, ormai se n’è andato” biascicò lei con un filo di voce.
In realtà sapevo anche l’orario, ho aspettato che ti salutasse e poi ti ho raggiunto. Non volevo rovinare il vostro saluto né tantomeno permettere che tu restassi qui da sola a piangere una volta che lui se ne fosse andato.
Grazie” mormorò lei, abbassando il capo, e lasciando che lui l’abbracciasse.
Volse un’ultima volta lo sguardo alla pista di decollo e lasciò che l’ennesima lacrima le solcò il viso, con il dorso della mano l’asciugò e, in compagnia di Chaz, tornò a casa.



Spazio Autrice:
Mi rincresce davvero (?) dover cominciare questo piccolo spazio dicendo questo è l'ultimo capitolo. Tra domani e mercoledì posterò l'epilogo dove potrebbe,  oppure no, succedere qualcosa che stravolga la storia, non ve lo dirò mai LOOOOL
Anyway, i ringraziamenti generali è ben meglio che li faccia nell'epilogo, sperando che le mie care lettrici riaffiorino dal nulla e mi dicano che cosa ne hanno pensato di questa storiella.
Non perdo l'occasione per ringraziarvi tutte, una per una, per aver seguito questa storia. Ci vediamo, per l'ultima volta, nel prossimo capitolo epilogo.

PS: Se volete continuare a seguirmi, ho già iniziato una nuova fan fiction, sempre su Justin, e spero che vi piaccia anche quella (: la trovate qui.

Alla prossima!
Much Love,
Giulia ♥ 
@belieber4choice
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Capitolo 32
*** Capitolo 31. ***


Capitolo 31.
 

 
Erano trascorsi ormai diversi giorni da quando Justin era partito. Amy non si aspettava che lui si facesse vivo ed è così che effettivamente fu. Nessuno dei due tentò di cercare l’altro, nessuno dei due avrebbe ammesso, anche solo a sé stesso, che la presenza dell’altro era così fondamentale da non riuscire a dormire la notte.
Sarà la nuova città’ pensava lui.
Non ho nemmeno aperto il libro di biologia, fallirò il test. Ho troppa paura.’ credeva lei.
 
Chaz cercava di incontrare lo sguardo di Amy, di parlarle, di farle ammettere, anche se invano, che lui le mancava.
La vedeva uscire dalle aule dei suoi corsi ed attraversare il corridoio principale, senza mettere piede nel cortile della scuola. Nemmeno Brooke e Grace riuscirono ad avere un dialogo con lei.
Sembrava immersa in un mondo completamente suo, un mondo in cui nessuno era ancora riuscito ad entrare.
 
Justin, invece, aveva iniziato ad ambientarsi a quella sua nuova vita, a stento riusciva ad avere tempo da dedicare a sé stesso e, sebbene di tanto in tanto le riaffiorasse alla mente l’immagine di Amy, la scacciava immediatamente.
Quella sera, però, qualcosa lo fece riflettere.
Sia lui che Pattie avevano da poco terminato di arredare la nuova abitazione  e finalmente lui ebbe il tempo di disfare definitivamente la sua valigia.
Non era mai stato un tipo ordinato e, nel trasportare decine di paia di jeans e qualche maglietta, qualcosa cadde, toccando il pavimento e provocando un leggerissimo rumore.
Scostò lo sguardo da quell’interminabile pila di abiti ed inquadrò a pieno una busta  bianca, appoggiò sulla scrivania tutto ciò che reggeva in mano e si precipitò ad esplorarne il contenuto.
 
Ciao Justin,
sarai sicuramente lontano quando leggerai questa lettera, ma il mio intento era proprio questo.
Non mi è piaciuto per niente ciò che è successo negli ultimi giorni, non avrei mai voluto che tutto ciò prendesse questa brutta piega, ma di una cosa sono sorpresa: non mi aspettavo che tu potessi cambiare.
Mi sbagliavo, temevo tu fossi un caso irrimediabilmente perso, invece hai stravolto tutto.
Ti amo Justin.
Ti amo davvero e non credevo di riuscire a provare un sentimento tanto grande per qualcuno che, inizialmente, mi aveva tremendamente deluso e tu sai a cosa mi riferisco.
Non ho mai voluto prendere il posto di Caitlin e questo lo sai, ho sempre voluto che provassi a superarlo perché vederti soffrire mi fa sempre tremendamente male.
Non sarò mai alla sua altezza e questo lo capisco, non pretendo nemmeno che tu mi ami tanto quanto amavi lei, capisco anche questo.
Vorrei solo che tornassi.
Te lo sto scrivendo ora e probabilmente te lo direi ripetutamente anche se fossi davanti a te, proprio mentre leggi questa mia lettera.
Torna da me Justin, ti prego. Annulla questa maledetta distanza che ci separa perché, giuro, senza di te non ce la faccio.
Sappi che non ti scriverò alcun messaggio, né tanto meno ti telefonerò dicendoti che mi manchi. Non considerarmi una stronza, ma detesto le relazioni a distanza, detesto soffrire per un ragazzo e per te ho già sofferto tanto, forse troppo.
Se mai tornerai sai dove trovarmi.
 
Con amore,
Amy.”
 
Rilesse quelle righe una, due, o forse tre volte, ogni volta che faceva scorrere lo sguardo lungo quelle parole gli sembrava di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che tremendamente gli mancava.
 
 
 
Qualche giorno dopo, Chaz era riuscito a convincere Amy a farle infrangere la sua solita monotonia ed a trascorrere il pomeriggio insieme.
Sei sicura che vada tutto bene?” le domandò lui, camminandole affiancò. Lei alzò lo sguardo, incrociando quello di lui ed annuì semplicemente, sforzandosi anche di abbozzare un sorriso.
No, non è vero” ribadì lui, ma quella conversazione cessò nel momento in cui lui fece per aggiungere qualcosa.
L’attenzione di entrambi si rivolse improvvisamente sulla corsa affannosa di Brooke verso di loro ,con il volto completamente rigato di lacrime.
Amy strabuzzò gli occhi, confusa nel vederla in quello stato.
Cos’è successo?” domandò alla rossa che subito si gettò tra le braccia dell’amica, singhiozzando insistentemente.
L’amica non rispose subito, si staccò momentaneamente dalle braccia di Amy, che disperatamente cercava una risposta negli occhi dell’amica, cercando di reprimere con tutte le sue forze quei singhiozzi ed asciugandosi le lacrime.
Ryan…” biascicò ed Amy subito la interruppe.
Ryan cosa? Cos’ha fatto Ryan?” insistette nuovamente la castana, scuotendole le spalle.
Chaz diede una leggera gomitata ad Amy, costringendola a guardare davanti a sé.
Ryan era appoggiato a braccia conserte ad un albero e si godeva in silenzio la scena, con l’espressione più disinteressata che avrebbe mai potuto adottare.
Mi… mi ha lasciato” rispose la rossa.
Il motivo?” domandarono in coro Chaz ed Amy.
Tu, Amy. Sei tu il motivo.
Brooke riprese nuovamente a singhiozzare, combattuta tra l’idea di andarsene e restare, ma non poté fare a meno di appoggiarsi all’unica amica presente e piangere tra le sue braccia.
 
La castana lanciò un’occhiata colma d’odio al ragazzo che sostava a pochi metri da lei e lui in tutta risposta le sorrise maliziosamente. Lanciò un’ultima occhiata prima ad Amy, poi a Chaz e si allontanò, lasciando la ragazza totalmente infastidita da quel gesto.
 
Te lo avevo detto, Amy, lui vuole te. Non vedeva l’ora che Justin se ne andasse per poterci provare con te. Stai attenta” le sussurrò Chaz, poco prima di allontanarsi dalle due ragazze.
È un fottuto stronzo!” urlò Brooke.
Alla fine lo hai capito” l’ammonì l’altra.
La rossa alzò lo sguardo, incrociando così quello serio di Amy, e quasi provando a scusarsi anche se di colpe, nonostante tutto, non ne aveva.
Lascia stare, credo che ormai sia acqua passata. Dov’è Grace?
Brooke scosse le spalle e poi rispose: “Probabilmente sarà a casa, andiamo da lei?
Amy sembrò pensarci su. “Come ai vecchi tempi?
La rossa rise ed annuì energicamente, per poi prendere sotto braccio l’amica ed allontanandosi definitivamente da lì.
 
Quel pomeriggio in compagnia delle sue amiche le aveva fatto bene, ma il pensiero di Ryan l’aveva totalmente sbilanciata. Senza volerlo, nel giro di pochissimi istanti, le tornarono alla mente le immagini di Justin e di quante volte si era messo contro di Ryan.
Un paio di lacrime iniziarono a rigarle le gote e, ora che era chiusa tra le quattro mura di camera sua, nessuno l’avrebbe disturbata, nessuno l’avrebbe vista crollare, nessuno l’avrebbe costretta ad ammettere che le mancava terribilmente quel cattivo ragazzo dagli occhi color nocciola.


Spazio Autrice:
Indovinate un po'? Questo non è l'epilogo (no, davvero? '-'), ebbene sì, mi sono accorta di avere un altro paio di cose da raccontare prima di porre fine a questa fan fiction.
Non è finita qui, il prossimo sarà veramente l'epilogo, vi romperò ancora per poco ^^
Anyway, bello stronzo Ryan, vero? Si sapeva anche questo, ovviamente voi lo avevate immaginato, geniali donnole :3
E' anche vero che avrei dovuto postare ieri sera, ma un mio amico mi ha dato una notizia un po' scioccante e allora mi sono persa tra 'l'entusiasmo'  e la voglia di non fare niente :'D
Bene, vi saluto, entro sabato avrete il piccolo epilogo.
Necessito i vostri pareri perché li amo tanto ♥
PS: ringrazio sempre chi mi ha inserito tra preferiti/seguiti/ricordate, siete meravigliose e questa è tra le storie più popolari della sezione, potrei essere più felice?
Aspetto i vostri pareri e presto prestissimo arriverà l'epilogo.

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 33
*** Epilogo. ***



Epilogo.

 
Amy, svegliati! Un tuo amico è venuto a prenderti per andare a scuola!
La voce della madre fece svegliare di soprassalto la ragazza che, inconsciamente, si mise velocemente seduta sbottando: “Justin!
Amy, sono Chaz” biascicò l’amico, appoggiato allo stipite della porta della sua stanza a braccia conserte.
Oh cielo, perdonami Chaz, io credevo che… Nulla, stavo solo sognando” cercò di giustificarsi lei, cercando alla bene e meglio di sistemarsi i capelli scombinati. “Non immaginavo che passassi” aggiunse poi.
Ti ho lasciato un paio di messaggi sul cellulare ieri sera” spiegò il ragazzo, abbozzando un sorriso, e perdendosi completamente negli occhi di lei.
La ragazza lanciò una fugace occhiata al telefono posato sul comodino e si portò una mano alla fronte.
Oh, ieri sera mi sono addormentata prestissimo e perciò non ho calcolato il cellulare. Scusa, ancora” sorrise lei.
Lui scosse la testa ridendo. “Non ti preoccupare” le disse sedendosi sul letto accanto a lei, “Sei sicura che vada tutto bene.
Lei annuì timidamente e si passò una mano sotto agli zigomi ancora arrossati. “Non ti preoccupare, va tutto bene. Dammi solamente dieci minuti per prepararmi e poi possiamo andare” disse tutto d’un fiato afferrando un paio di jeans ed una maglietta dall’armadio, per poi precipitarsi in bagno, lasciando l’amico da solo in quella stanza.
 
Pochi minuti più tardi Amy si presentò raggiante nella sua stanza, afferrò la borsa contenente alcuni libri di scuola e, dopo aver preso sotto braccio Chaz, si diressero insieme a scuola.
Dì un po’, hai intenzione di restare chiusa in casa a studiare anche oggi?” le chiese lui.
Non lo so, ci penso” ridacchiò la ragazza.
Sono serio
D’accordo, possiamo uscire se vuoi.
Perfetto, se vuoi porta anche Brooke… A proposito come sta?
Amy scosse le spalle e poi rispose: “Né bene, né male, effettivamente non se lo aspettava. Credo che fosse l’unica a vivere all’oscuro di tutto. Si riprenderà, vedrai
Nel giro di pochi minuti raggiunsero l’entrata della scuola, già attorniata da decine e decine di studenti.
Allora ci vediamo fuori da scuola alle quattro, okay?” le domandò Chaz ed Amy annuì, dopo di che sparì all’interno della sua classe e lei fece lo stesso.
 
Bene, per oggi abbiamo finito, potete andare!” annunciò la professoressa di storia quasi dieci minuti prima che la lezione terminasse e tutti gli studenti si precipitarono fuori dalla classe.
Amy, passo un attimo in biblioteca e poi vi raggiungo” le disse la rossa.
D’accordo, vi aspetto fuori” ribatté lei e si diresse fuori dall’edificio, forse, ancora deserto.
 
Ciao Amy.
Una voce alle sue spalle la fece rabbrividire all’istante e lentamente si voltò verso il suo interlocutore.
Ryan? Che cosa vuoi?” sbottò acida.
Sei diventata scorbutica o sbaglio?
Sei diventato più stronzo o sbaglio?” lo rimbeccò lei incrociando le braccia al petto.
Ryan ridacchiò nervosamente, compiendo qualche passo verso di lei ed immediatamente Amy si scansò.
Cosa c’è? Hai paura di me?
No, mi fai solo schifo” ripose lei con un sorriso sghembo.
Potresti cambiare idea
Rinuncia, Ryan, non cambierò idea. Quello che hai fatto a Brooke mi ha dato non poco fastidio.
Lei non mi piaceva, è tanto difficile da capire? A me piaci tu e, dato che Bieber se n’è finalmente andato, potresti darmi una possibilità, non credi?
Amy indietreggiò indignata, ma lui la bloccò, posando una mano dietro al suo collo ed avvicinandola notevolmente a sé; le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e fece per avvicinare le labbra a quelle di lei, quando venne interrotto da una voce fin troppo conosciuta.
Non vedevi l’ora che partissi per avere campo libero con lei, vero Butler?
Entrambi si girarono verso il ragazzo che aveva appena parlato ed impallidirono all’istante.
Justin!” urlò Amy, ormai prossima a corrergli in contro, ma Ryan la trattenne per il polso.
Il biondo si avvicinò a loro, tirando a sé la ragazza che subito avvinghiò le braccia attorno alla sua vita.
Arrenditi Ryan, lei non vuole te” disse lui, ghignando divertito.
Che cazzo sei venuto a fare?” sbottò l’altro irato.
A riprendermi ciò che è mio” spiegò lui convinto e così Ryan, ormai sconfitto, fu costretto ad andarsene.
 
Justin, non credevo che tornassi” gli disse Amy, sorridendo apertamente, per poi stampargli un bacio sulle labbra.
Non sono tornato per restare” ribatté lui e di colpo lei si rabbuiò.
L’altra sera ho letto la tua lettera e, probabilmente, se non lo avessi fatto non penso sarei tornato. Avevo iniziato ad abituarmi all’idea di vivere lontano da te, ma ho dovuto ricredermi. Mi sei mancata, Amy
Speravo che ti facesse questo effetto” disse lei sorridendo, “Quindi mi porterai con te?
Lui annuì e poi aggiunse: “Ormai manca poco alle vacanze estive, potresti stare da me finché non tornerai a scuola.
Lei sembrò pensarci su, l’idea l’allettava, ma cosa sarebbe successo una volta che le vacanze estive sarebbero terminate?
E una volta finite le vacanze?
Non lo so” biascicò lui, “Non pensarci adesso, manca davvero troppo tempo per pensare al futuro.
Sì, hai ragione. Sono contenta che tu sia tornato
Se non lo avessi fatto probabilmente saresti finita con Ryan, l’idea non mi allettava a dir la verità.
Non mi sarei mai messa con Ryan! Mi credi davvero così stupida? Non cambio idea su di lui” rispose seria lei, facendo una smorfia disgustata.
Beh, con me lo hai fatto” le disse lui stringendola a sé.
Anche questo è vero, ma ho fatto bene, no?
Sta a te deciderlo
Lei annuì, lasciandogli un altro bacio sulle labbra, un bacio che lui intensificò e le loro lingue iniziarono a rincorrersi per interi secondi.
Ti amo, Justin
Ti amo anche io, Amy


Fine.



Da poco ho deciso di scrivere il seguito, qui trovate la seconda seria (:
 

Spazio autrice:
Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista LOL, questa storia è ufficialmente finita.
Ma prima di passare ai ringraziamenti, ci tenevo a dire che, inizialmente, la mia idea era di farla finire male, ma proprio male male. Sarebbe finita qualche capitolo fa e sicuramente qualcuno mi avrebbe pure odiato.
Mi sarebbe dispiaciuto farla finire male, ma nessuno ha detto che finita l'estate le cose andranno meglio uù
Ebbene sì, vi lascio con questo grosso punto di domanda anche a fine storia.
Passiamo ai ringraziamenti vari:
Ieri sera questa storia ha raggiunto i 100 preferiti e, credetemi, sono felicissima.
Ha oltre 350 recensioni, io una cosa del genere non l'avevo vista tra le mie storie (a parte Another Cinderella Story, ma quella ha quasi 40 capitoli).
Per non parlare delle visualizzazioni, il primo capitolo ne ha oltre 6000 *w*
Ci tenevo anche a ringraziare le ragazze di twitter che la seguivano e che su EFP non ci sono.

Bene, un grazie generale, vi voglio bene, sappiatelo ♥
Spero vi sia piaciuta la fine, in ogni caso, fatemi sapere che cosa ne pensate di questa storia e se vi aspettavate che finiva così. Aspetto le vostre recensioni :3

Alla prossima! (Nelle prossime FF)
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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