Dieci volte tanto

di neme_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Grace Kelly [ ~ perché non ti piaccio? ] ***
Capitolo 2: *** 02. Minuetto [ ~ lo voglio non lo voglio ] ***
Capitolo 3: *** 03. Oggi sono io [ ~ non voglio più nascondermi ] ***
Capitolo 4: *** 04. Knocking on the mind [ ~ allora, ho indovinato? ] ***
Capitolo 5: *** 05. S.E.X. [ ~ dovunque tu sia stata, mia metà ] ***
Capitolo 6: *** 06. Shy [ ~ come la definiresti? ] ***
Capitolo 7: *** 07. Dear God [ ~ ho bisogno di avere fede in te ] ***
Capitolo 8: *** 08. Uso [ ~ perché la nostra promessa non diventi una bugia ] ***
Capitolo 9: *** 09. Cirano [ ~ per sempre tuo, per sempre Lavi ] ***
Capitolo 10: *** 10. To the end [ ~ perché io a parte l'amore non posso offrirti altro ] ***



Capitolo 1
*** 01. Grace Kelly [ ~ perché non ti piaccio? ] ***


Angolino: salve a tutti, sono Neme. Finalmente trovo il coraggio e il pretesto di postare la mia prima fan fiction crossover su EFP! L'idea mi ronzava già da un po', perché mi sono affezionata moltissimo al pairing crossover che è il LaviRuki e uno dei miei tanti sogni era di scriverci qualcosa a riguardo. A dire il vero starei lavorando anche a una long AU, ma il crossover è un genere difficile, voglio andarci cauta. Così ho approfittato di un giochetto che ho scovato da Tallu_chan e, sopo aver ottenuto il permesso di poterci giocare anch'io, ho provato a lavorarci.
No. 1: scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
No. 2: apri la tua cartella di musica, seleziona la modalità casuale e fai partire.
No. 3: scrivi una drabble/flashfic che sia collegata alla canzone, hai tempo fino al termine della canzone.
No. 4: scrivine dieci e pubblicale.

C'è da dire che purtroppo non sono portata per le drabble. Sono troppo breve e non riesco a orientarmi. Così mi sono presa la libertà di adattare la terza regola a una semplice one shot. Per fortuna poi sono anche brevine rispetto al solito.
E quindi eccoci qui alla partenza. Che mi è capitata una canzone... Dio santo, Mika, come si fa a restare seri ascoltando te? È stata una delle cose più divertenti che abbia mai fatto, Mika ti trascina bene in certe atmosfere e ne esci addirittura illuminata. Sono anche riuscita ad adattarla bene al contesto, di un Lavi che sotto certi aspetti è molto sprovveduto e di una Rukia che... bè, è Rukia, riservata, tosta e determinata. Ma io amo questi due insieme. Peccato che appartengano a due manga diversi.

Ne ho scritto un'altra che però non si adattava molto a una one shot di “benvenuto”, quindi la posterò più avanti. Ultimamente i miei tempi di aggiornamento non sono frequentissimi, ma cercherò di fare del mio meglio e spero che interessi, nonostante il genere sia poco quotato.

Ringrazio di cuore Angy_Valentine e M e g a m i, compagne inseparabili di taaanti deliri, e che mi hanno convinta, con la loro lettura in anteprima, a postarla. E grazie a tutti quelli che leggeranno e troveranno il tempo di recensire, spero di leggere presto i vostri pareri! E ringrazio Tallu_chan per avermi dato l'idea!
P.s.: il titolo della raccolta è implicito. Raccoglierà dieci one shot, ma fosse per me ne scriverei dieci volte tanto, tanto amo questi due!


[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Het][POV Lavi][Introspettivo][song fic][raccolta]





Dieci volte tanto





Grace Kelly





« I could be brown, I could be blue,
I could be violet sky,
I could be hurtful, I could be purple,
I could be anything you like,
gotta be green, gotta be mean,
gotta be everything more,
why don't you like me,
why don't you like me,
why don't you walk out the door? »

[ Grace Kelly – Mika ]





Ho assunto quarantanove identità diverse in diciannove anni di vita. Quarantanove. Nel caso non fosse chiaro, ho interpretato quarantanove personalità in diciannove anni. Straordinario, no? Il carattere di base è tutto sommato semplice: l'amicone sorridente con tutti. Non importa se sei bianco, nero, alto, basso, grasso, anoressico, scemo, genio, razzista, sfigato, uomo, donna, omosessuale o etero, io ti spalancherò sempre le braccia e, gridando il tuo nome, reclamerò affetto. Poi, a seconda del luogo in cui mi trovo e della cultura con cui entro in contatto, ricamo su questi caratteri con qualche particolare, tanto per non rendere i log sempre tutti uguali. Così la gente incontra quarantanove persone con la stessa faccia, ma diverse tra loro, a uno piacciono i cani, l'altro ne è allergico, uno ama il bacon, l'altro lo disgusta, uno si imbuca sulle navi senza biglietto e l'altro soffre il mal di mare. È forse la parte più divertente dell'essere Bookman. Per infiltrarti tra perfetti sconosciuti senza destare sospetti devi avere una certa vocazione per la recitazione e, se posso permettermi, io ce l'ho. Certo, non ho un vero pubblico, nessuno mi paga e non mi esibisco in grandi teatri, ma tutti mi apprezzano comunque. Il vero attore assimila tutti i tratti comportamentali della gente e li adatta a seconda delle circostanze, così non capita mai di incontrare qualcuno che non ti sopporti -a parte Yu, ma lui è un caso a parte- perché tu esibisci il carattere perfetto che più s'intona a quella persona. E così è più facile raccogliere confidenze e registrare.

Piaccio a tutti, sono la persona più simpatica del mondo. O almeno così credevo fino a ieri. Di colpo la mia autostima ha subito seri danni, porca miseria, non mi sono mai, mai ridotto così per una donna. E dire che io le donne le faccio ridere a crepapelle -poi per qualche strano motivo mi lasciano sempre in bianco, ma son dettagli- e invece. La mia reputazione di bravo Bookman sta rischiando di farsi friggere per una donna.

Komui ci aveva avvertito che era gente particolare. Vengono da un mondo che si chiama Soul Society -ho chiesto com'è e pare che sia un po' come Edo- e fanno un mestiere particolare, gli shinigami. Praticamente se ne vanno in giro con un kimono tutto nero, ci sono anche quelli che portano un soprabito bianco ma quella è gente che conta e non si scomoda per sciocchezze, e si occupano di far trapassare le anime serenamente, oppure danno la caccia a spiriti maligni che loro chiamano hollow e li purificano oppure, se sono cattivissimi, li uccidono. È un lavoro simile a quello degli esorcisti, solo che noi distruggiamo akuma, che sono macchine da guerra particolari che assumono sembianze umane e hanno un processo di evoluzione diverso. Ma la sostanza è quella, combattiamo per un qualcosa di superiore, loro per l'equilibrio del mondo e noi per evitare una nuova apocalisse “nel nome del Signore” (amen). Pare che il Conte del Millennio mini l'equilibrio che questi personaggi tengono a preservare, così si sono uniti a noi in questa guerra. Il mio istinto da Bookman però sente che ci sia qualcos'altro sotto -eh, sì, un bravo Bookman dev'essere un po' attore e un po' investigatore- ma non conta più di tanto, io devo registrare e basta -un bravo Bookman è un po' attore, un po' investigatore e un po' tanto menefreghista-

Questi shinigami sembrano proprio esseri umani normali, sono divisi in tredici squadre guidate da un capitano e dal proprio luogotenente. Per farli ambientare per il momento li mettono in coppia con uno di noi e li mandano in missione come normali esorcisti. A me è capitata una che sembra una bambina, che colpo al cuore sapere che ha vissuto almeno dieci volte più di me -però non mi dispiacciono affatto le donne più grandi, hanno quella maturità che ti attira come una calamita- cioè, è pazzesco, è così piccola che dimostra sì e no quattordici anni, ed è carina, un sacco carina, niente a che vedere con quella sbarba di Eliade, neanche con Chomesuke, bè, lei era carina ma era un akuma e poi è morta troppo presto perché potessi instaurare chissà quale rapporto. A mio parere nessuno supera la bellezza di Anita, ma questa qui non è male, per niente, come portamento un po' me la ricorda.

A dire il vero dalla Soul Society sono venute un sacco di ragazze che superano la bellezza canonica di qualsiasi cultura conosciuta. Questa che è capitata a me si chiama Rukia e occupa un posto di rilievo dalle sue parti. Oltre ad essere luogotenente della tredicesima compagnia fa parte di una famiglia che è il top del top, per fare un paragone veloce, così a colpo d'occhio, sembrano i De' Medici, tutti li conoscono, ma come, non conosci i Kuchiki, che mondo alla deriva, ma vergognati, porta rispetto perché questi sono un modello per tutti. Komui mi aveva avvertito anche di questo particolare. Questa Rukia va trattata con i guanti. Okay, mi sono detto, sarò l'essere più accomodante che si sia mai incontrato, tanto che ci vuole, è pur sempre una donna, un complimento qua e là, una battuta, le dai una mano nei combattimenti ed è subito amica tua.

E qui cascò l'asino.

Rukia è davvero molto carina. Sembra una bambola di porcellana, per tante ragioni. È piccola di statura, è composta, ma soprattutto ha degli occhi che persino io, Bookman Junior, che il linguaggio degli sguardi dovrei conoscerlo meglio di chiunque altro, non riesco a definire. Hanno una strana tonalità di blu, sono grandi, profondi, senza un'espressione definita. Proprio come una bambola di porcellana, stanno lì a fissarti e ti mettono una soggezione assurda senza fare assolutamente niente. Non ho mai visto occhi del genere, credo che nessuno li abbia mai visti -tanto per intendere, guardano strano persino me che ho l'occhio di un verde chiaro, che è una cosa che non si vede spesso, soprattutto in Oriente- e poi quel colore le dona molto. Oltretutto, quando sono in missione con lei non ho il vecchio panda intorno, si può dire che sia stato fortunato oltre ogni aspettativa. Allora mi sono detto, devi conoscerla, devi registrare, è pure di bella presenza, se non ti butti adesso sei proprio un idiota.

Ho dato fondo a tutte le mie quarantanove personalità, ho sfoderato ogni sorta di battuta, ho tentato di allacciare ogni tipo di discorso. Ma Rukia, ecco, a malapena mi considera.

Intendiamoci, in battaglia facciamo furore. Lei sa come muoversi, ha una certa esperienza e io riesco a capire a grandi linee le sue strategie e ad assecondarla. Nei combattimenti riusciamo ad intenderci quasi alla perfezione. E allora perché durante il resto della giornata non mi chiede come sto, se ho dormito bene, di raccontarle qualcosa? Anzi, le nostre conversazioni si impostano perlopiù su domande che io le faccio e sulle risposte che ricevo. Per dirla tutta, sembra proprio non tollerare la mia presenza, forse pensa che sia una sciagura l'avermi come partner in missione. Eh, ti è andata male, cara la mia shinigami, ma visto che ci sei, tenta almeno un po' di stringere amicizia. E invece no. Per un Bookman non c'è niente di più frustrante, se questa non si confida io le registrazioni le vedo col binocolo.

Io però non sono il tipo che si arrende al primo no, sia mai. Ho solo sbagliato approccio, che vuoi che sia, ho quarantanove personalità a mia disposizione, e ormai è una questione di principio, perché lei mi incuriosisce davvero, ci voglio parlare, voglio sapere cosa le piace fare, ma voglio saperlo davvero, e voglio vederla sorridere per merito mio, anche solo per una volta, così il mio orgoglio maschile non si sotterrerà per la vergogna.

Insomma, Rukia, perché non ti piaccio? Ho usato quarantanove personalità diverse, posso essere di tutto. Vuoi il classico fascino del bastardo? Ce l'ho. Vuoi il romanticone che ti fa le serenate sotto il balcone? Ho anche quello. Vuoi l'intellettuale riservato? Lo faccio subito, quando vuoi. Ci sarà qualcosa che ti piacerà, qualcosa che io possa fare, mi hanno addestrato a fare di tutto, dammi un'occasione, dannazione. Forse non lo capisci perché sei una donna, ma per un uomo questa cosa è umiliante, mi strazia, mi fa sentire uno schifo, non si tratta solo di lavoro di Bookman, ma di me, che ci campo coi sorrisi delle donne. Dove sbaglio, perché non ti piaccio?

La rivelazione mi arriva come, se non peggio, di un pugno in pieno stomaco. Sono seduto vicino a Rukia, mentre aspettiamo un treno per tornare all'Ordine Oscuro dopo la missione. Siamo un po' stanchi, però provo, come al solito, ad allacciare un rapporto con lei. Sbuffa di fronte ai miei sforzi, è peggio di uno schiaffo. Poi mi guarda, con quegli occhi blu che ricordano una bambola di porcellana -è carina, davvero carina- solo che stavolta è un po' severa -ma è carina, davvero carina- e parla, inizia a parlare lei, di sua spontanea volontà, le labbra si muovono appena e dal tono che ha sembra rimproverarmi -ma è carina, davvero carina-

« È inutile che ci provi. » per un attimo non afferro davvero. Poi metto subito le mani avanti, cioè, aspetta, che hai capito?

« No, no, guarda che non sono un maniaco! »

« Non fare il finto tonto, hai capito benissimo. »

« Ti giuro, non capisco davvero. »

« Non voglio che ti sforzi di compiacermi. Questi atteggiamenti non fanno altro che farmi sentire una sciocca. Parlerò con te quando ti sarai deciso a mostrare te stesso. »

Allarme rosso, allarme rosso! Questa qui sta mandando a monte la mia reputazione di Bookman! Al di là del fatto che mi danno fastidio le sue considerazioni poiché indicano un totale menefreghismo di fronte ai miei sforzi, ma cos'è questa storia che dovrei essere me stesso? Ma con chi crede di parlare?

« Me stesso? »

« Esatto. Io non sono una stupida. Mi accorgo benissimo quando una persona finge di essere qualcun altro. Quanto tempo è che facciamo missioni insieme, due, tre settimane? »

« Ventisei giorni. » forse la mia memoria di Bookman è un tantino fuori luogo in un momento simile.

« Ecco, sono già passati ventisei giorni e io non ho ancora idea di chi tu sia. »

Questa ragazza mi dà continuamente schiaffi morali. La cosa che mi fa rabbia, più di tutte, anche più delle sue considerazioni ciniche, è il mio non riuscire a rispondere, capire che ha centrato il punto, addirittura arrivare a chiedermi chi sono. Sono stato Deak, sono stato un sacco di uomini, ora sono Lavi, ma dopo Lavi cosa c'è? No, aspetta, la domanda dovrebbe essere un'altra. Io so benissimo cosa c'è oltre Lavi, io lo so chi sono, non mi dimentico, so di esistere, ho anche io le mie passioni, mi piace un sacco indossare le sciarpe, ma è sempre stato così, non è perché lo volesse Lavi o Deak o chicchessia, e il wasabi, mai sopportato e non mi è mai saltato in mente di interpretare qualcuno che lo adorasse. Io ci sono, lo so che ci sono, cerco di fare il mio lavoro, cerco di essere adatto, anche a te, Rukia, che almeno ti sei accorta che sotto questo Lavi c'è qualcos'altro, ma avresti potuto anche dirmelo prima invece di farmi fare figuracce su figuracce ignorandomi candidamente.

Tant'è. Per un bel po' di tempo me ne sto zitto, stupito, guardo fisso per terra e lei guarda me, lo so come mi sta guardando e mi vergogno di alzare la testa davanti a lei, che ha davvero quella maturità che mi attira come una calamita -è carina, davvero carina- ma qualcosa la devo pur dire, non voglio perdere, e non sono le quarantanove persone che ho interpretato, sono io che non voglio perdere. Ma che devo fare? Essere sincero? Dio santo, come si fa, da che parte comincio?

Facciamo a piccoli passi. Punto primo: respiro profondo, però non troppo perché se lei se ne accorge capisce che mi ha innervosito e significherebbe vittoria per lei, okay, fatto.

Punto secondo: guardarla dritto negli occhi, ma deciso, coi miei occhi -ops, occhio- e non con quelli di Jack, Lucas, Brandon o chiunque altro sia stato, bene, fatto anche questo.

Punto terzo: dire qualunque cosa passi per la tua testa -in questo momento sto pensando a un mucchio di cose insensate ma tanto vale provare- e stupirla, una volta per tutte.

« Forse per voi shinigami è diverso, ma noi esseri umani, a volte, ci mettiamo una vita a capire chi siamo. »

Non so come mi sia venuta, ma mi sento Dio. Vorrei una folla intorno a me che mi acclami per questa uscita a dir poco filosofica-geniale. Ci sei rimasta di sasso, vero, Rukia? Sarai anche carina e tutto quello che vuoi, ma prima che tu conosca il vero Lavi ce ne vuole. Non è per sfiducia, credimi, ma... sì, okay, un po' di sfiducia c'è. Che ne so che prima o poi voi shinigami non tradite l'Ordine e tanti saluti? Quindi capisci che devo muovermi cautamente.

Il silenzio che si crea mi dà una soddisfazione grandissima. Lei non cambia espressione più di tanto, ma una risposta così non se l'aspettava proprio. Ah, se mi vedesse il vecchio panda.

Poi ecco che si riprende e ritrova le parole. « Dunque tu non sai come sei? »

« Diciamo che descrivermi è difficile. »

« Guarda che anche per noi è così. Siamo stati umani e le vecchie abitudini non si dimenticano. Io penso di essere un certo tipo di persona, ma poi conosco gente che mi ritiene tutt'altro tipo. »

« Esatto. »

« Però tu non mostri mai te stesso, la gente non ti può giudicare. »

« Forse non mi piace essere giudicato. » comincia a innervosirmi, devo ammetterlo -ma è carina, davvero carina- « E poi, parli come se avessi capito chi sono veramente. »

Si gira dall'altra parte un po' snervata. Ti ha detto male, cara la mia shinigami. D'accordo essere gentile e accomodante, ma fesso no. Ne va della mia professione e del mio orgoglio.

« Io voglio potermi fidare del mio partner. » mi dice semplicemente. E stavolta sono io a rimanere di stucco.

Merda, non mi era mai capitato di sentirmi così. Sono confuso, incredulo, non so bene come prenderla. Che vuol dire? Vuoi scoprirmi, Rukia, vuoi vedere se il vero io ti piace? Anch'io voglio che ti fidi di me, ma è una situazione difficile, e anch'io voglio fidarmi di te, ma arrivare a pretese del genere... insomma, mettiti nei miei panni.

In parte però sono anche lusingato. Perché tu, Rukia, ti sei accorta subito che sotto questo Lavi c'è altro e il fatto che tu voglia scoprirlo mi fa sentire un privilegiato. Tu, nobile, scostante, un po' cinica, schietta, accidenti, ma quando te ne sei accorta? Dov'era la falla nelle mie personalità?

Cavolo, che frase ambigua che mi ha detto. Vuole potersi fidare. Di me. Dovrei esserne felice, ma mi mette in seria difficoltà. Come faccio? Non sono preparato a una cosa del genere, dannazione, sto facendo la figura dello scemo colossale, e lei continua a guardarmi -è carina, davvero carina- e io sto ancora zitto, rendendomi conto di aver perso, su tutta la linea. Non mi resta molto da fare.

« Converrai con me col fatto che ci vuole tempo per queste cose, Rukia. »

« Me ne rendo conto. »

« Potresti pentirtene. »

« Preferisco parlare con te piuttosto che con dieci, cento, mille persone diverse. »

« Volevo solo essere gentile con te. Non darti fastidio. È la mia missione non dar fastidio agli altri, non è un'esagerazione. »

« Ora non mi stai dando fastidio. »

« … con chi stai parlando, ora? »

« Con Lavi. Cioè. Con un Lavi che non si sforza di essere un altro. È pur sempre un inizio. »

Mi sorride. Mi sorride davvero. È carina, davvero carina. Dio, se lo è. E anch'io sorrido, mi sento come se mi avessero tolto un peso enorme. Il vecchio non lo saprà mai, non lo deve sapere se no sono fritto. Ma a una così carina come faccio a negarle qualcosa che rientra nei suoi diritti? È uno shinigami, niente di più diverso da me, eppure mi ha capito subito, e nonostante tutto una possibilità me l'ha data. Sì, ci posso provare, voglio farle vedere una cinquantesima personalità che non ho mai svelato a nessuno perché è troppo, troppo preziosa. Ma sicuramente lei i segreti li sa mantenere. Sì, me la sento. Voglio provarci.

Questa ragazza mi farà impazzire.

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Capitolo 2
*** 02. Minuetto [ ~ lo voglio non lo voglio ] ***


Angolino; vi sono mancata? -no- Bè, eccoci qua, già pronti. Mentre finisco la stesura del nuovo capitolo di Bad rabbit posto questa cosuccia nuova. In realtà inizialmente ero partita con Knocking on the mind, ma che vogliamo farci, io e l'angst diventiamo sempre più una cosa sola, quindi sotto con Minuetto. Canzone non facile, ma ce l'ho messa tutta. A dire il vero non ero nemmeno sicura di postarlo, Rukia per me è un personaggio assai difficile e dar voce ai suoi pensieri mi ha fatta dannare un po', specie illustrare Lavi coi suoi occhi. Ma Angy_Valentine ha detto che va bene, dunque mi fido, eh!
La raccolta si ispira alle canzoni che mi porta la modalità casuale, quindi non segue necessariamente una linea temporale, a parte la prima one shot che doveva fare da apripista. Questa tratta dei giorni che i due cominciano a trascorrere insieme in questa ipotetica alleanza Soul Society-Ordine Oscuro, e di quanto sia dura per una come Rukia fidarsi, specie di uno come Lavi che fa della menzogna il proprio mestiere. Il volume sedici di D.Gray-man mi è stato di grande aiuto per quella frase che ormai mi ronza attorno, detta da Lvellie. “
Voi Bookman siete iene che invadono i campi da guerra”, e infatti qui il povero Lavi si sentirà spesso chiamare con quest'appellativo, a dispetto del suo atteggiamento socievole. Spero di aver fatto un buon lavoro comunque. Mi capitano certe canzoni...
Inoltre qui il narratore sembra perlopiù un alter ego di Rukia, nella speranza di rendere meglio il conflitto che vive quest'ultima. Le vostre recensioni mi hanno resa un sacco felice e spero di leggerne altre per questa nuova one shot! *-*
Ringrazio immensamente, ma proprio tanto,
GLOGLOSSY, Ookami san, Kuchiki chan, Ucha, Haily e Angy_Valentine per le recensioni! Grazie di cuore!
Ringrazio inoltre
Haily e Angy per aver inserito la raccolta tra le preferite, Kuchiki chan per averla messa nelle ricordate e JennyMatt, RedCherryFresh e Shaila Light per averla messa tra le seguite!
Buona lettura, spero davvero che vi piaccia!


[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][het][angst][UST][introspettivo][POV Rukia]





Dieci volte tanto





Minuetto





« Rinnegare una passione no, ma non posso dirti sempre sì,
e sentirmi piccola così tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te,
troppo cara la felicità per la mia ingenuità,
continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore.
Sono sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi,
tanto sai che quassù male che ti vada avrai tutta me,
se ti andrà, per una notte sono tua,
la notte a casa mia, sono tua, sono mille volte tua. »


« E la vita sta passando su noi, di orizzonti non ne vedo mai,
ne approfitta il tempo e ruba, come hai fatto tu,
il resto di una gioventù che ormai non ho più,
e continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia. »


« Ora ammetto che la colpa forse è solo mia,
avrei dovuto perderti,
e invece ti ho cercato. »

[ Minuetto – Mia Martini ]





Ma chi te l'ha fatto fare, Rukia? Con tutte le cose a cui devi pensare, dovevi andare a impelagarti in una cosa del genere? Sei uno shinigami, d'accordo, ma lo sai, sai meglio di chiunque altro che è una cosa troppo grande, anche per te.

Ti avevano parlato di lui, ti avevano avvertita. La tua mente si era già messa sull'attenti. Ma allora cos'è successo? Ti sei rammollita? I doveri di luogotenente ti hanno dato alla testa e non ragioni più come una volta?

« Bookman è colui che si infiltra nella storia per registrarne il lato oscuro. Il loro compito è trascrivere ogni evento, si infiltrano in ogni guerra per descriverne con imparzialità gli avvenimenti e decidere quali informazioni possano essere alla portata della collettività. Il loro lavoro è di grande importanza anche per gli shinigami, saranno ottimi mediatori su cosa deve essere saputo riguardo questa guerra e voi. Siate accondiscendenti con loro, ma non fidatevi, non sono alleati, non sono amici, sono solo spettatori e voi non siete che attori dello spettacolo che hanno deciso di registrare. »

Che gli stessi membri dell'Ordine Oscuro, organizzazione con la quale si erano alleati per questa grande guerra, li considerassero così dovevano farti capire che erano pericolosi. Tu lo sai, Rukia, sai quanto marciume ci sia nelle alleanze, sai bene che gli essere umani sanno essere freddi, calcolatori, preoccupati solo dei propri interessi.

« Se ci sono informazioni che non volete vengano a galla, non fate loro nessun tipo di confidenza. Non esitano ad aggregarsi con chicchessia per le loro registrazioni. Vi trattano da amici solo perché per il momento fa comodo. Si insinuano con grande maestria tra le persone per scrutarle e catalogarle nella storia, le prendono in giro finché non lo ritengono sufficiente. Considerateli come iene, fate il loro gioco ma non dimenticate mai che non sono compagni. »

« Ricevuto. »

« Soprattutto il vecchio. » il signore che stava mettendo in chiaro la situazione -Rukia non ricordava il suo nome ma sapeva che all'interno dell'Ordine occupava la posizione di sovrintendente – non si era certo fatto scrupoli riguardo la posizione dei Bookman. Aveva lasciato intendere che lo trovava un lavoro alquanto discutibile e con quel lungo sermone cercava di inculcare la stessa idea agli shinigami. Rukia, avresti dovuto dargli retta, avrai anche esperienza, sarai libera di scegliere i criteri che più preferisci per analizzare le persone, ma non sai mai cosa ti aspetta la vita. Avresti dovuto dargli retta.

« E quel fanciullo dai capelli rossi che è sempre accanto a lui? » Byakuya, tuo fratello, lui sì che è attento, non si lascia sfuggire nulla. Perché non hai seguito il suo esempio?

« Bookman Jr. non ha la sua esperienza, è più facile che lui faccia mosse false. È innocuo, in confronto al vecchio. »

Si sono sbagliati tutti, anche il sovrintendente. Anche lui si era sbagliato enormemente sul conto di quel ragazzo. Dì, Rukia, è stata una sciagura averlo come compagno di missione, non è vero? Ti hanno mandata dritta dritta nelle fauci della iena, ma tu ti sentivi pronta, hai pensato di potertela cavare. Non sarebbero bastati quei sorrisi smaglianti e accomodanti, nemmeno quei piccoli complimenti che si concedeva, quale onta, un comune ragazzino umano che ti rivolgeva la parola con quella confidenza, dicendoti senza mezzi termini che sei forte, che l'uniforme da esorcista ti dona molto, stai molto meglio così invece di portare quell'anonimo kimono nero, ti esalta, perché non ti accorgi delle qualità che hai? Tu non hai tempo per te stessa, Rukia, gli esseri umani, l'equilibrio, la tua famiglia è molto più importante, costui vuole solo beffarsi della tua posizione. Però quei commenti, tutto sommato, ti fanno piacere. Riaccendono la tua femminilità, vero? Più passano i giorni e più ti dice che sei carina, il caschetto ti incornicia bene il viso. Ma a lui della tua vita cosa gliene importa? Non c'entra nulla con la guerra, si sta impicciando spudoratamente dei fatti tuoi e il suo atteggiamento amichevole è solo una facciata, quello è una iena.

Rukia, tu lo sapevi, ti avevano avvertita. Non dovevi e nemmeno volevi fidarti di lui. Eppure non hai mai distolto l'attenzione dai suoi discorsi. È così giovane e ha una cultura così vasta, sa un sacco di cose ed è felicissimo di spiegarti tutto, a lui piace parlare. Avete viaggiato spesso insieme, in un sacco di posti che tu non hai mai visto e non si è fatto sfuggire come eri interessata a ciò che ti circondava e ti ha spiegato ogni cosa, con quel modo di parlare sciolto, sembra così serio, così preciso, ha carisma quando si tratta del proprio lavoro e tu stai lì ad ascoltarlo, non importa cosa dica, lo ascolti, perché sarà anche una iena ma ha un modo di parlare che ti attira. Rukia, no, non avresti dovuto dargli corda, non così tanta, guarda come sei ridotta. Ti rendi conto anche tu di essere stata stupida, vero? Quand'è che hai cominciato a porgli domande di tua iniziativa, andando sempre più sul personale e ricevendo risposte sempre più evasive?

Sono passati tanti giorni, forse troppi per una come te che ha vissuto così tanti anni. Perché in tutto questo tempo non ti sei accorta di ciò che stava nascendo? Hai così tante cose a cui pensare, ci mancava solo quel ragazzo dai capelli rossi che non si sa né da dove venga né quale sia il suo vero nome. Te l'aveva detto lui, ricordi?

« Lavi è un nome molto particolare. Vieni forse da qualche isola del... Paciu... »

« Pacifico? » ha ridacchiato, ricordi? Non è per tenerezza, è da pura presa in giro. Dovevi considerarlo così.

« Sì. »

« No, la sua origine risale alle civiltà del Medio Oriente. L'ho trovato bello e facile da ricordare, così “l'ho preso in prestito”. Finché non diventerò il nuovo Bookman, mi farò chiamare così. C'è anche chi mi chiama Junior, ma Lavi è più comodo, non trovi? Ah, poi c'è Yu che mi chiama “coniglio”. È simpatico, a modo suo. »

« Ma anche una volta diventato Bookman non userai il tuo vero nome, giusto? »

« Già. È la regola. »

« E il tuo vero nome qual è? »

Ti ha sorriso, ancora una volta. Ti ha accarezzato la guancia, sperando di ottenere una tua reazione incontrollata. È sfrontato, è un maleducato di prima categoria, come si permette di toccarti in quel modo e di parlarti con quel tono confidenziale? E anche tu, Rukia, come ti salta in mente di porgli certe domande? Ti avevano detto di non dargli confidenza, è una iena che campa coi corpi straziati dalla guerra. Doveva bastarti questo per prendere le distanze.

« Temo di non potertelo dire, Ruki. »

Ha anche il coraggio di storpiare il tuo nome. Dopo neanche due giorni passati in giro per il mondo assieme, per distruggere akuma o combattere gli hollow, si è permesso, senza preavvisarti di nulla, di darti un nomignolo. Ormai è passato troppo tempo e questa abitudine non se la toglierà mai. Complimenti, Rukia, perché glielo hai permesso?

E dire che ci stavi riuscendo bene. Per un po' eri riuscita a mantenere le distanze, tu sei Rukia Kuchiki, nessuno ha il diritto di insinuarsi nel tuo cuore e scrutarci dentro. La storia non doveva permettersi di sfiorarti. Ci stavi riuscendo, Rukia, poi cos'è cambiato? Davvero è bastata la sua parlantina sciolta per farti cedere? Sei una debole, Rukia, i Kuchiki non cedono mai di fronte a cose del genere.

Eppure. Hai voluto spingerti un po' troppo oltre, affidandoti troppo alla tua sicurezza che evidentemente non è stata sufficiente. Sei combattuta adesso, vero? Ti hanno detto centinaia di volte che è un falso, ma ai tuoi occhi sembra l'esatto contrario.

Hai cominciato a desiderare di capire fino a che punto il suo lavoro avesse la priorità e hai sbagliato. Aggrappandoti alla sciocca speranza che potesse essere davvero un compagno. Che enorme sbaglio, che umiliazione per te.

Lui sorride, ti parla, ti concede un sacco di attenzioni. Non manca mai di darti il buongiorno, ti invita a fare passeggiate, anche se viene sempre rifiutato ti chiede di allenarsi con te. Ti chiede sempre se ti manchi mai casa tua, la Soul Society, chiede sempre com'è fatta. Si avvicina a te, anche troppo. E tu lo lasci fare?

« Ruki, stasera ci sarà una fiera in un paese poco distante dalla sede dell'Ordine. Che ne dici? »

« “Che ne dici” di cosa? »

« Di andarci, che domande. Così ci svaghiamo un po'. Alla Soul Society le fate le fiere? »

« No. Non diamo importanza a queste cose. »

« Ma che tristezza. Non festeggiate nemmeno i compleanni? »

« Quello sì, ma non facciamo feste in grande stile. Siamo troppo occupati e... »

« Che razza di stacanovisti! Siete peggio del vecchio! Allora la tua presenza alla fiera è d'obbligo. »

« È così che tu inviti la gente? »

« Mettiti un bel vestito e fatti trovare pronta dopo cena, eh. »

È sfacciato oltre ogni limite, è una iena. Perché hai ceduto al suo invito? Lo sapevi che se gli avessi dato una mano si sarebbe preso tutto il braccio. E infatti ti ha invitata ancora e ancora, ti ha fatto vedere un sacco di cose, e ti ha spiegato tutto, sempre accanto a te, con quei sorrisi, quelle attenzioni, sono false, Rukia, non cascarci.

Eri così splendida una volta, e ora guardati. A far comunella con lui. A farti toccare. A mandarti nel pallone perché lo vuoi e non lo vuoi.

« Lavi, tu sai davvero tante cose. »

« Eh eh, grazie! Anche se, credimi, non è poi così tanto. Ogni giorno c'è qualcosa di nuovo da imparare. »

« Cosa ti spinge a fare tutto questo? A rinunciare al tuo nome, andare sempre in guerra. Potresti essere una persona normale. »

Ti ha sorriso, come ha sempre fatto. Ti ha accarezzato ancora una volta la guancia. Ma è passato troppo tempo da quando vi siete conosciuti, in giro per il mondo a combattere insieme, e tu ormai lo lasci fare, ti sei abituata a quel modo di fare sfacciato ma premuroso, tu lo vuoi e non lo vuoi, nell'incertezza lo lasci fare.

« Io non sono normale. »

« Che cosa intendi dire? »

« Temo di non potertelo dire, Ruki. »

« Parli molto, ma alla fine non mi dici niente. »

« Mi dispiace. »

« Davvero? »

Ti importa veramente saperlo? Sì, purtroppo sì. È che la sua parlantina sciolta non ti basta mai e si lascia sfuggire le cose che davvero vuoi sapere. Lo fa apposta, sicuramente, è una trappola, non cedere, non cedere, non cedere. Te lo dici, ma poi? Lo lasci fare, nell'incertezza e nella vana speranza di cogliere qualcosa in più. È sfacciato ma gentile nei tuoi confronti, il suo toccarti la guancia quando vuole eludere una domanda troppo intima per i suoi gusti tutto sommato compensa la risposta non data.

Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

Non sai da che parte pendere. Non sai se lui ti vuole in quel senso o solo per una ridicola registrazione. Le sue risposte evasive non bastano, non sono una certezza. Eppure tu ti accontenti comunque, purché parli, parli ancora e ti tocchi la guancia come sa fare lui, sa dove toccarti, lo nascondi ma lui sa che quel tocco qualche brivido te lo da, anche se non vuoi.

« Davvero, Ruki. »

« Mh. »

« Ehi, che cos'hai? Mi sembri assente. »

« Niente. Stavo solo pensando. »

« Ah, e a cosa? »

Non gli rispondere. Lui ci campa con quelle informazioni di poco conto che gli dai. Vedilo da un'altra ottica, pensa che lui ti sta solo usando, tutte quelle cortesie sono solo una facciata. È accomodante, ti porta in giro, ti riaccompagna nella camera dell'Ordine che ti hanno momentaneamente riservato, poi chissà cosa fa e con chi spettegola di ciò che gli racconti. Lui si fa sempre e solo i fatti suoi, dovresti farlo anche tu. Ma tu non vuoi.

Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

« Ho sentito molto parlare di te. »

« Immagino cosa ti abbiano detto. Sono una iena che invade i campi di guerra, non è così? »

« Non ti dà fastidio che ti considerino in questo modo? »

« Anche tu mi consideri una iena? »

Digli di sì, che è proprio quello che pensi. Altro che coniglio, è una iena. Digli che ti sei accorta che ti sta solo usando per le registrazioni e già che ci sei digli che se le può scordare, perché tu non sei inchiostro su carta. L'inchiostro su carta non si può accarezzare come fa lui con te.

« Ripensando ai giorni che abbiamo trascorso insieme, in missione, direi di no. »

« Va bene così allora. »

« Eh? »

« Ah, non ci pensare. È tardi, meglio se riposi. Ti accompagno in camera. »

Più passano i giorni e più tu sei nei guai, Rukia. Tu te n'eri accorta benissimo. Il carattere che mostra con te non è suo ma gli fa comodo che tu la pensi così. Non ti accarezza per sincero affetto, lo fa perlopiù per addomesticarti, come un cagnolino obbediente, poi ti lascia nella cuccia e si fa i fatti suoi, sapendo che tu lo aspetterai comunque.

« Grazie. » gli dici ogni notte quando siete davanti alla porta della tua camera. Lui sorride, è sempre lo stesso copione. Aspetta fino all'ultimo prima di andarsene, si assicura che tu entri e poi se ne va, sempre per fatti suoi. Dopotutto le gentilezze si ricompensano e lui con te è fin troppo gentile. « Allora a domani. »

« Mh-mh. » non ti dice quasi mai “buonanotte”. Pensa che sorridere sia sufficiente. Lo vedi che è una iena? Però a te non interessa, non più, vero, Rukia? Non importa se ti chiama Ruki, non importa quanti giorni ancora dovranno passare, scanditi dalle carezze che ti dà sulla guancia, ormai hai imparato a conviverci con tutti i pro e i contro. E tu non sai ancora dire se ti piace davvero questa situazione o no. Non devi considerarlo un compagno. Così sarebbe tutto più facile.

« Lavi. »

« Che c'è? »

« Io non so ancora se tu sei un coniglio o una iena. »

« Di che parli? »

« Devo riuscire a considerarti in un solo modo per continuare a viaggiare con te. »

Ti guarda, non avvicina nessuna mano alla tua guancia, ti fissa e basta, sempre sorridente. Sorrisi che un po' ti danno fastidio perché non c'è niente da ridere, però ormai ti ci sei abituata, è passato tanto, troppo tempo.

Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

Cosa ti cambia sapere se è un coniglio o una iena? Sai già qual è la risposta, Rukia.

L'uomo che hai davanti agli occhi tu ormai lo consideri un compagno. Una iena, ma sempre un compagno. Che non ti sbrana e non ti getta tra le fauci del nemico, ma ti accompagna in camera e ti dedica innumerevoli attenzioni. Senza farti capire cosa prova realmente. Fai come lui, non far capire cosa ti passi per la testa.

Non avresti dovuto dirgli quelle cose. Gli hai dato modo di pensare che tu tenga a lui quando non è vero. Non è vero. Non è vero?

Non è un tuo compagno. Non è un tuo compagno. Non è un tuo compagno?

Lo voglio, non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

Ma cosa voglio io da uno come lui?

Che stupida.

È stata tutta colpa mia.

Già.

Mi avevano avvisata.

Proprio così.

E adesso?

Peggio per te.

Avrei dovuto continuare a mantenere le distanze.

Ci sei arrivata, alla fine.

Sono una sciocca. Lui non mi considererà mai una compagna.

Probabile.

Probabile?

Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

Lo voglio?

Lo vuoi?

Non lo so più.

Eccolo che ridacchia di nuovo. È irritante, è sfacciato, è maleducato. E tu che lo lasci fare. Sia maledetto il giorno in cui hai deciso di volere di più e quando ti sei accorta di non volerlo era ormai troppo tardi. Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio. Stai pur lì ad affogare nel tuo angolo di incertezza, Rukia, te la sei voluta.

« Non ci pensare, mettiti a dormire. » ti accarezza di nuovo la guancia. Proprio adesso che non vorresti una carezza di quella iena. Non la vorresti?

« Buonanotte, Ruki. »

Lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio, lo voglio non lo voglio.

Non lo sai ancora, Rukia, che cosa vuoi esattamente.
A te basta che ti accarezzi la guancia e ti sorrida e ti parli con quella voce sciolta. Comunque vadano le cose.

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Capitolo 3
*** 03. Oggi sono io [ ~ non voglio più nascondermi ] ***


Angolino; è la prima volta che aggiorno così tardi. Solitamente aspetto il giorno dopo se finisco così tardi di scrivere, ma stavolta non so, muoio dalla voglia di aggiornare. Forse perché questa raccolta mi sta prendendo più del dovuto. E va bè. La canzone che è capitata questa volta è Oggi sono io di Alex Britti -c'è anche una versione di Mina- che per Bookman è azzecatissima, sia fatta santa la modalità casuale. È come se questa canzone mi avesse permesso di svelare ogni piccola insicurezza che ha un ipotetico Bookman innamorato, con tutti i suoi conflitti e desideri alle prese con una Rukia che, fortunatamente, non ha bisogno di molte parole. Fortunatamente è abbastanza perspicace, la Kuchiki.

Ribadisco che questa raccolta si affida alle canzoni e non segue pertanto una precisa linea temporale, dunque qui non è segnato da quanto i due si conoscano. E non c'è molto da dire questa volta. Se non che ringrazio infinitamente M e g a m i, Ookami san e Sakuragi145 per aver inserito la raccolta tra le preferite, e KayeJ, Shaila Light e RedCherryFresh per averla inserita tra le seguite! Ringrazio ovviamente quelli che hanno lasciato un segno del proprio passaggio, mi fa sempre un enorme piacere sapete cosa ne pensate, soprattutto su un genere non molto quotato! Grazie infinitamente e buona lettura!





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][angst][introspettivo][POV Lavi]





Dieci volte tanto





Oggi sono io





« Se le parole fossero una musica potrei suonare ore ed ore,
ancora ore e dirti tutto di me, ma quando poi ti vedo
c'è qualcosa che mi blocca e non riesco a dire neanche “come stai?”,

come stai bene con quei pantaloni neri, come stai bene oggi”,
come non vorrei cadere in quei discorsi già sentiti mille volte
e rovinare tutto. »


« Come vorrei poter parlare senza preoccuparmi,
senza quella sensazione che non mi fa dire
che mi piaci per davvero, anche se non te l'ho detto,
perché è squallido provarci solo per portarti a letto,
e non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora
per parlarti finalmente, dirti solo una parola,
dolce più che posso, come il mare, come il sesso,
finalmente mi presento. »


« Dolce più che posso, come il mare, come il sesso,
questa volta lo pretendo, perché oggi sono io.
Oggi sono io. »

[ Oggi sono io – Alex Britti ]





Io la chiamo Ruki. Mi viene spontaneo chiamarla così, però in realtà il suo nome ha una vocale in più, si chiama Rukia. In qualunque modo la chiami è sempre lei, la donna con cui mi hanno messo in squadra, la mia partner. Ci siamo conosciuti in una circostanza non proprio lieta, anzi, è il frutto di un'ennesima guerra. Ma questa guerra mi sta regalando delle esperienze che non avrei mai immaginato. Tutte le guerre sono uguali, sono orribili, eppure mi è capitata Rukia. Lei è così bella e soprattutto così sincera. Non mi ha mai nascosto i suoi pensieri, i suoi ideali e i suoi dubbi. È molto riservata ma ormai ci conosciamo da un bel po' e si è creato un rapporto strano, è qualcosa di più dell'amicizia ma non è nemmeno amore. Voglio dire, penso che lei la veda così. Io non so più come vederla.

I giorni passano, tra una missione e l'altra, e Rukia, Ruki, passa molto tempo con me. Mi porta il caffè quando sono al lavoro -non quello di esorcista ma di Bookman che mi porta a stare ore ed ore sui libri senza neanche dormire e rischio di svenire per la fame e la stanchezza e per la mole di informazioni che raccolgo ogni giorno e ogni notte- nonostante le riserve degli inizi adesso si mostra anche più socievole con me, più aperta, è sempre bella, splendida, sorride e mi parla in tutta sincerità. L'ammiro molto. Lei ha qualcosa che io non ho mai avuto il privilegio di avere.

Rukia, Ruki, lei non è un'amica o una semplice partner. Credo di essermi messo in un gran casino. Come Bookman non dovrei sentirmi così attratto da lei, ma la cosa che più inquieta è che non è solo attrazione fisica. Non è solo tirare a indovinare il colore delle mutandine, immagino invece quale immenso piacere proverei ad abbracciarla, baciarla, sentire il suo corpo minuto addosso a me e dirle ogni giorno che è splendida così com'è. È qualcosa che va al di là della semplice attrazione fisica, non è sesso, è voler stare con lei indipendentemente da quale sia il momento, consolarla nei momenti tristi e condividere quelli felici, bere caffè insieme, averla sulle mie ginocchia e leggere con lei qualcosa in biblioteca. Non è sesso. Credo che Rukia, Ruki, mi piaccia davvero. È tremendo, non solo per la mia posizione di Bookman. Perché lei ha qualcosa che io non potrò mai avere.

Mi conosce come Lavi, ma non è il mio vero nome. Le parlo spesso dei posti che ho visitato nel corso delle mie registrazioni ma non le dico mai cosa ho fatto nel dettaglio durante queste ultime. Ho fatto cose orribili e non voglio che le venga a sapere, a prescindere, non perché ciò compromette la mia reputazione professionale. Mi conosce come Lavi ma non sa che è solo un nome, non mi identifica, non è mio. Lei invece ce l'ha, un qualcosa di suo, soltanto suo, che nessuno le può portare via. Questa è la prima grande differenza che c'è tra noi e che mi spinge a non dirle nulla, ad essere il solito Lavi di sempre che l'abbraccia, sì, ma non fa intendere mai certi intenti.

La vita di Rukia, Ruki, è stata costellata da infelicità ed ingiustizie. Me le ha confidate tutte lei. È cresciuta nella miseria, nella fame, nel terrore di vedersi uccisa da un momento all'altro per un pezzo di pane o dell'acqua, anche sporca. Anche da lei ci sono le stesse guerre che scoppiano qui, anche lei è stata vittima. Quando me lo ha raccontato mi sono sentito uno schifo. Mi sono rivisto in giro, col vecchio panda, a registrare, e siccome Bookman è un semplice spettatore non può interferire molto nel corso degli eventi. Ho perso il conto di quante persone ho lasciato morire per registrare, tutto quel sangue perso che poteva essere fermato, tutti quei lividi che si è beccato un bambino che potevano essere evitati. Mi vergogno sempre così tanto quando me lo racconta ma non glielo dico mai, perché uno che non ha nome non ha il diritto di vergognarsi. Lei ce l'ha un nome, ha qualcosa che io non potrò più avere.

Rukia, Ruki, è sincera. Si mostra per così com'è. Io invece... una volta non mi sarebbe importato. Adesso però per me conta, conta troppo perché si tratta di lei. Vorrei svelarle ogni cosa, dove sono nato, la mia infanzia, dirle senza preoccupazioni il mio vero nome e, perché no, togliermi la benda davanti a lei, svelarmi senza pensare a niente perché lei non mi rifiuterà, perché dovrebbe, sono stato sincero. Sarebbe molto più sensato se mi respingesse adesso. Lei neanche immagina quante cose le nascondo e questa situazione comincia a starmi stretta.

« Non farti prendere dalla guerra, stupido! Ai fini della cronaca, siamo diventati loro alleati solo per caso. Non ti ho insegnato ad essere imparziale in qualsiasi situazione? »

Sì, lo hai fatto, vecchio. Ma non è giusto.

« A Bookman un cuore non serve. »

Lo so. Ma non è giusto. Tutti ce l'hanno, perché noi non possiamo? Possiamo registrare comunque anche con un cuore, proviamoci, non ci costa niente. La storia avrebbe un aspetto così diverso se noi ci mettessimo il cuore. Ho accettato questo lavoro, mi piace tantissimo, io voglio diventare Bookman, amo il mondo, voglio scoprirlo, sapere tutto. Ma è importante anche Rukia, Ruki, adesso.

Voglio essere onesto con lei. Non nasconderle niente. Dirle che questa situazione mi fa paura perché lei mi piace, mi piace da morire, è così bella, così sincera, così Rukia. Perché lei ha un nome con cui si può identificare, nessuno le potrà portare via la propria identità o il proprio cuore, nessuno sarà mai come lei prendendo il suo nome. Al contrario, io non sono nessuno. Non è giusto, non è giusto per lei. E non è giusto nemmeno per me.

« Perché il quarantanovesimo io deve soffrire così? Non vuoi più diventare Bookman, “Lavi”? »

Voglio anche Rukia, Ruki. Perché non posso confidarle nulla? Non mi respingerebbe. Forse mi abbraccerebbe, magari lo facesse, così per me sarebbe più facile dirle quanto mi piace, non è amicizia, non è solo sesso, è qualcosa di più dolce, di più vero, ma io non posso darglielo perché sono l'esatto opposto della verità.

Però lei mi conosce come Lavi. Quando mi chiama, questo nome sembra diverso. Lavi, Lavi, Lavi. Sembra appartenermi. Forse è questo sentimento che come Bookman non dovrei provare che me lo fa percepire così, ma dopotutto che male c'è a pensarlo? Chiamami, Rukia, Ruki, chiamami ancora, dimmelo tu chi sono io, rendilo mio questo nome, rendimi speciale, rendimi vero, così che io possa dirti tutto quello che penso di te.

« Sai, Ruki, io in realtà mi chiamo... »

Voglio dirglielo, voglio dirglielo.

« E sono nato a... »

E ti ci porterò un giorno, tornerò a casa con te, con te avrà tutt'altri colori e sapori.

« E i miei genitori erano... »

Chissà se sono vivi, chissà se mi riconoscerebbero, chissà, scopriamolo insieme, Ruki, vieni con me.

« Ti ho detto queste cose perché... »

Voglio essere onesto con te. Sincero. Ma non potrò mai esserlo. Perché, perché? Non è giusto.

Vorrei chiederti di aiutarmi, Ruki, ma con che faccia te lo dico? Io non ho il diritto di fare niente, io che non ho un nome e uso un'identità fittizia, è uno schifo nei tuoi confronti. Se davvero un rapporto si basa sulla fiducia reciproca, allora ho perso in partenza, ma non è giusto. Rukia, Ruki, dimmelo tu, cosa dovrei fare?

Purtroppo nemmeno tu me lo puoi dire, non hai la risposta a tutto. E nemmeno sai, nemmeno immagini quanto mi senta in difficoltà e non posso dirtelo. Ci ho provato, credimi. Ho provato mille volte a farmi avanti. Però all'improvviso, proprio quando mi sono deciso, faccio un passo indietro e faccio una battuta delle mie, tornando al circolo vizioso che è il nostro rapporto, qualcosa di più dell'amicizia ma nemmeno amore. Tu cosa senti, Ruki? Dammi un indizio, così per me è più facile.

È una situazione che comincia a starmi troppo stretta. Ti vedo ogni giorno ed ogni giorno è sempre più dura. Perché sei così bella e sincera che è venuta voglia anche a me di esserlo, vedere se mi accetti per quello che sono. Poterti dire finalmente tutto quello che penso senza vergognarmi di nulla.

Facciamo un ultimo tentativo, Ruki? Se non funziona, getto la spugna. Se ti guardo negli occhi forse riesco a trovare la forza, se ti prendo le mani magari trovo le parole. Che buffo; io, Bookman, che non trovo le parole.

Voglio essere onesto. Sincero. Perché non è amicizia e non è solo desiderio sessuale quello che provo per te. La voglia che ho di averti fa solo da contorno e centuplica la voglia irrefrenabile che ho di confessarmi. Fosse facile. Ma ci devo provare, anche se sono indegno, io che non ho un nome, sono convinto che tu mi accetteresti. E se non lo facessi, incasserei con la coscienza pulita, almeno ci ho provato e sono stato io.

« Ruki. »

« Sì, Lavi? »

« Stai molto bene oggi. »

« Grazie. »

No, non così! Pessimo inizio! Devo andare dritto al punto e subito, un bel respiro, ce la devo fare, altrimenti sarà sempre più difficile.

« Senti, Ruki... ti va di chiacchierare un po? »

« Non ti seguo. Che è successo? »

« Ascoltami bene. »

« Non ti ho mai visto così serio, mi preoccupi. »

« Invece dovresti essere felice, perché oggi sono io che ti parlo. »

Si zittisce di colpo. L'ho spaventata. Forse ho sbagliato tutto, in realtà lei non vuole conoscermi. Sa della mia posizione da Bookman, per questo per un po' ha diffidato di me, ma pensavo fosse passato. E invece. Chi vuoi che si fidi di uno che non ha nome? Ho perso in partenza, stroncato sul nascere. Per evitare mille figuracce, ne ho fatta una colossale.

« Lavi. » mi chiama con un nome che non mi appartiene. Eppure quando lo dice sembra così vero, sembra mio. Mi prende le mani, le mie mani, come sei calda, Ruki, che tocco gentile. Toccami e chiamami ancora. Rendimi tu Lavi.

« Va bene così. »

« Ma non ho neanche iniziato. »

« Invece hai fatto anche troppo. Va bene così. Non ti sforzare, non ce n'è bisogno. »

« Adesso sono io che non ti seguo. »

« Lavi. So che metto in difficoltà la tua posizione di Bookman. »

« Ma no. Semmai, sono io che... »

« Tu non devi sentirti obbligato a fare nulla. Per me va bene anche così. »

« Ma... »

« Lavi. Va bene così. Tu vai bene così. Perciò, non dire niente. »

Lei aveva già capito. Perché è sincera e ha reso mio un nome che non mi appartiene. Oh, come l'ho sottovalutata. Pensavo che fosse così necessario svelarmi quando lei aveva già capito. E io, ancora più idiota, non mi ero reso conto di averglielo già detto.

Oggi sono io, Ruki, e anche domani, dopodomani, quando vorrai. Basta che tu mi chiami, e io accorrerò. Basta che tu mi prenda le mani e mi tranquillizzi come oggi, che io sarò il Lavi di sempre, il Lavi che tu hai accettato e che ti va bene anche così.

Rukia, Ruki, non so come ringraziarti. Tu che sei così bella e sincera, mi hai aiutato a svelarmi, a essere onesto.

« Non hai nient'altro da dire? »

« No, non oggi. Va bene così, Lavi. »

« Posso abbracciarti? »

« Non me l'hai mai chiesto. »

« Ruki. »

« D'accordo. D'accordo, Lavi. Se tu vuoi... »

Sì, lo voglio io. E grazie a te, Rukia, Ruki, posso farlo senza problemi. Mi vergogno ancora così tanto, ma tu intanto mi hai accettato, e non sai quanto ne sia felice. Io che non ho un nome posso toccare qualcuno che ce l'ha, abbracciarlo e respirare quel profumo bellissimo che solo una bella e sincera come te ha.

Oggi sono io, ma anche domani, dopodomani, quando vorrai, Ruki. Tornerò ad essere quel Lavi che tu chiami, che fa battute, ti abbraccia, ti fa sorridere e aspetta con ansia il tuo caffè. E tornerò a casa con te, un giorno, ti bacerò, ti terrò tutta per me, ti permetterò di custodire quel Lavi che sono io oggi. Ti dirò dove sono nato, chi erano i miei genitori, cosa provo davvero, cosa ti farei, cosa penso sempre di te. Ti dirò il mio vero nome.

Anche se a me va bene anche Lavi, ormai. Perché oggi sono io.

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Capitolo 4
*** 04. Knocking on the mind [ ~ allora, ho indovinato? ] ***


Angolino; salve a tutti. Eccoci dunque all'aggiornamento della raccolta LaviRuki, con nientemeno che Knocking on the mind. La canzone viene dall'anime Uta no prince-sama, per il personaggio di Masato Hijirakawa doppiato da Suzumura che casualmente doppia anche Lavi. Queste coincidenze sono fantastiche. E poi qui c'è il tanto agognato bacio -almeno da parte mia- che emozione!
Mentre sono tutto sommato soddisfatta del POV di Lavi, Rukia mi lascia un po' perplessa. È difficile inserirla nelle storie d'amore col caratterino che ha. Se sono andata un po' OOC chiedo umilmente scusa.
Dato il titolo della canzone, il gioco che verrà illustrato qui mi è venuto del tutto spontaneo e mi ha divertita un sacco. Spero che vi piaccia!
Torno a fare i ringraziamenti a tutti quanti. In primis per voi che riuscite a trovare il tempo di recensire:
M e g a m i, Athanate, Ucha, Angy_Valentine, Haily, Ookami san, GLOGLOSSY, Kuchiki Chan.
Un grazie infinite a Angy_Valentine, Giuu, M e g a m i, Ookami san, Sarugaki145, Haily per aver inserito la storia tra le preferite.
Un grazie infinite a Kuchiki Chan per aver inserito la storia tra le ricordate.
E un grazie infinite a Ichi25, KayeJ, JennyMatt, M e g a m i, RedCherryFresh, Shaila Light, Tiamath per aver inserito la storia tra le seguite. Grazie di cuore a tutti e buona lettura! Aspetto con ansia le recensioni di tutti!




[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Song fic][Fluff][POV Lavi e Rukia]





Dieci volte tanto





Knocking on the mind





« Kagiri aru kotoba ja tarinai nara
hito wa fure you to suru no ka?
Kokoro no damu kara afureru you ni
tsuyoku shimetsukeru
tashikamete kono kodou

tokun, tokun” ah, utau. »
( È perché le sole parole non bastano
che le persone cercano di toccarsi?
Come questa inondazione dagli argini del mio cuore
straripa dal mio petto,

tum tum” ah, musica. )
[ Knocking on the mind – Kenichi Suzumura ]
[
Doppiatore di Lavi ]





« Toc toc. »

La mattina comincia sempre così tra me e Ruki. È un gioco nato per caso, per noi equivale al buongiorno. Ormai ci viene del tutto naturale. È divertente passare del tempo con lei. Ruki è una ragazza straordinaria, parlare con lei è piacevole. A dire il vero, di lei mi piace ogni cosa. Agli occhi degli altri sicuramente sembro il solito scemo che quando incrocia lo sguardo di una ragazza carina grida “strike!” e non capisce più niente, ma non è così. È una cosa totalmente diversa. Altro che “strike!”, per intenderci. I giorni passano, la guerra va avanti, e tra noi si è creato un bel rapporto, un qualcosa di inarrivabile per un Bookman come me.

Da un po' di tempo penso di volerla baciare. Non posso dirlo a nessuno, tanto meno al vecchio. Non è un segreto di Bookman, ma è un qualcosa di mio. Che posso condividere al massimo solo con lei, ma sai che imbarazzo dirglielo così, su due piedi. “Ehi, Ruki, ho una voglia matta di baciarti, lo facciamo?”, no, dai, non si fa, specie a una come lei che è riservata e un tantino timida. Chissà come sono state le sue storie precedenti, sempre se ne ha avuta qualcuna. Se io fossi il suo primo uomo sarebbe un onore. Non so quando è cominciato esattamente, dev'essere stata una di quelle cose che nascono poco a poco e te ne accorgi solo quando straripa, e tu sei totalmente impreparato a una cosa del genere. Lei mi piace davvero. Se la baciassi, sarebbe il piacere più bello mai provato in vita mia. Ha delle labbra così invitanti, Ruki, specialmente quando sorride. Ogni volta che la vedo, la mattina, mi sale la voglia di rubarle quel sorriso con un bacio, bello lungo, fino a rischiare di soffocarla. Quante volte avrei voluto dirglielo, “voglio baciarti, Ruki”, ma non si fa, dai.

Però Ruki è perspicace, capisce tutto al volo. Non è facile fidarsi di uno come me, indipendentemente dalla mia professione, me ne rendo conto. Dev'essere difficile affidarsi totalmente a me, so benissimo di essere un po'... come dire... evasivo. Perché a queste cose non ci ho mai badato tanto, solo alla superficie. Non sembro affidabile. Però Ruki non mi scansa, non più. Sembra che le piaccia stare con me. Forse mi sto illudendo che lei provi le stesse cose che provo io, forse per lei sono solo un partner, nemmeno un amico, e la buona educazione vuole che tutti vengano trattati con gentilezza. Ma questo gioco che è nato tra noi, ecco, mi dà quella sensazione soffocante che per lei io conti molto di più. Vuoi baciarmi anche tu, vero, Ruki? Però devi essere sicura al cento per cento, per questo mi stai mettendo alla prova così, eh? Non ti deluderò, vedrai. Quelle labbra, il tuo cuore, tutto di te sarà mio, e viceversa.

« Toc toc. »

Ruki si volta verso di me e mi rivolge un sorriso ironico. È una parte di lei che non mostra a tutti, con me le viene più naturale e questo mi onora. « Chi è? »

« Lavi. »

« Parola d'ordine? »

E qui viene la parte difficile del gioco. Le ho dette praticamente tutte ma la risposta che ricevo è sempre “errato, ritenti la prossima volta”. Se dico la parola esatta allora avrò il via libera, no? Ma questa parola qual è?

Ho tentato con le cose più ovvie all'inizio. Coniglio, shinigami, Kuchiki, fino alle cose più strampalate, roba del tipo “i disegni di Rukia sono magnifici”, “quattordici gennaio”. Riassumendo, l'elenco delle parole d'ordine sbagliate sono: coniglio, shinigami, Kuchiki, Chappy, i disegni di Rukia sono magnifici, stolto, quattordici gennaio, ciao, cade la neve sull'Ordine Oscuro, Soul Society, buongiorno, buonanotte, non so quale sia, non esiste una parola d'ordine, stella, arcobaleno, Lavi è un deficiente -quest'ultima me l'ha fatta dire apposta, ne sono convinto-

Ma nessuna di queste lo è. E più sbaglio, più diventa frustrante e pungente la voglia che ho di guardarla negli occhi e baciarla. Se mai dovessi riuscirci, altro che soffocarla a suon di baci. Mi vendico con gli interessi.

Ma Ruki continua a piacermi un sacco. Anche in questa veste un po' maligna, perché è una cosa che mostra solo a me e mi fa sentire onorato.


« Toc toc. »

Anche oggi Lavi gioca con me. Non ricordo quando sia nato, né come abbia potuto permettere di continuare. Io che mi lascio andare a cose così infantili, non si è mai visto, eppure. Sarà perché Lavi è così spensierato certe volte da sembrare proprio un bambino con cui giocare e divertirsi. Sì, devo dire che stare con lui mi mette il buonumore. Era da tanto che non mi sentivo così, ad essere del tutto onesti, non mi sono mai sentita così. Impaziente che arrivi la mattina e vedere lui corre verso di me a bussare alla mia mente per trovare la parola d'ordine adatta.

Lavi con me si comporta in maniera leggermente diversa dagli altri. All'inizio pensavo fosse solo per ingraziarmi, per ottenere confidenze da registrare. Pensavo che chiudendomi a riccio sarei riuscita a mantenere un rapporto da semplici partner, cortesia sì, ma non farti strane idee. Quand'è che ho cominciato a trovarlo un ragazzo così piacevole?

Forse quando ha cominciato ad abbracciarmi, tenendomi sempre più stretta. Oppure quando, prima di una missione, mi guarda e mi sorride, come se volesse dirmi “sta' tranquilla, ci sono io”. O ancora, quando ha cominciato a farmi intendere che io per lui non sono una semplice partner e che non gli importa nulla se lui è il futuro Bookman e io uno shinigami, con quei piccoli atteggiamenti a volte fuori luogo, mi imbarazzano moltissimo, ma allo stesso tempo mi fanno piacere perché nessuno mi aveva mai desiderata così tanto. Nessuno si è reso così disposto a mettersi in gioco per me, anche per un piccolo bacio.

Ma cos'ho io più delle altre donne? Perché si è fissato così tanto con me? Matsumoto, ad esempio, lei è davvero una bella donna, ha tutto, ha le forme, ha il carattere, sa divertirsi. Mentre io sono l'esatto opposto. Allora, Lavi, perché io?

Lo so che io per te conto tanto. L'ho sentito, letteralmente. Non era mia intenzione origliare, è capitato.

Ti ho notato, notti fa, parlare con un tuo compagno. Parlavate di me. Dicevi che ero bellissima, e sorridevi entusiasta. Dicevi che ero fantastica, gentile, che non mi avresti mai lasciata morire per scrivere il mio nome su un libro di storia. Che sapevi di rischiare grosso, ma eri pronto a rischiare. Per me. Io mi merito tanto, Lavi? Non capisco ancora perché. A volte mi guardo allo specchio e cerco di vedere quello che vedi tu, ma forse lo vedi soltanto tu.

A volte, quando mi abbracci, anche solo per gioco, le nostre labbra si avvicinano pericolosamente. Tu resti a guardarmi, con quel sorriso che mi hai rivolto sin dal primo giorno, un sorriso gentile ma pieno di significati nascosti. Tu lasci intendere fin troppo bene quello che vuoi da me. Hai avuto mille occasioni per farlo, ma non l'hai mai fatto. Hai sempre rispettato il mio bisogno di capire e hai portato pazienza. Lavi, io non sono preparata a una cosa del genere. Devo essere sicura della tua sincerità che hai deciso di riservare solo a me. Perché sei il futuro Bookman che ha deciso di amare. Lavi, questa cosa ti fa onore. Questo coraggio io te lo invidio tanto. Io ho tante cose a cui pensare, il lavoro, il prestigio della famiglia, tutte cose che mi bloccano. Se fossi un normale shinigami, se fossi una persona qualunque, forse avrei ceduto sin dal primo momento in cui le nostre labbra si sono sfiorate. Sembrano così morbide le tue labbra, Lavi. Ultimamente mi chiedo come sarebbe un bacio dato da te, e non ti nascondo che vorrei provare. Con te, che sei l'unico che ha deciso di mettersi totalmente in gioco per me, ed è disposto ad aspettare e cercare quella parola d'ordine che non riesci a indovinare. Eppure è facile, Lavi. Quando riuscirai a dirla, allora, allora forse troverò la spinta per mettermi in gioco anch'io e dirti “se per te vado bene io d'accordo, Lavi”. Ma figurati se posso dirtelo così. Non si fa.

Così è nato questo gioco. Per darci un reciproco permesso, per metterci alla prova, per vedere se possiamo portare avanti un sentimento del genere insieme. Perché tu non sei un semplice partner, né Bookman. Tu sei Lavi. L'uomo che mi rende felice da un po' di tempo a questa parte.

« Toc toc. »

« Chi è? »

Mi sorride pieno di speranza. Non si stanca mai di provare. Lo ammiro, lo ammiro davvero molto. « Lavi. »

So che non è il tuo vero nome ma, che tu ci creda o no, non m'importa, non più. Dopotutto Lavi ti sta così bene. « Parola d'ordine? »

Ci pensa su, si sta spremendo le meningi. Oh, Lavi, non è difficile. Basta poco per entrare nella mia mente.

« Non me la ricordo? »

Negli ultimi giorni se le sta inventando tutte. È divertente stare con lui, mi fa ridere, come non succedeva da tanto. A prima vista sembra così sempliciotto, stupido, eppure quel positivismo che ha, che è suo e non di Bookman, in qualche modo mi fa stare bene. Perché so che lui mi vuole, anche se non sono perfetta. Ho qualcosa che le altre non hanno e lui lo vuole. Mi fa sentire una privilegiata, mi fa sentire nobile davvero. Lavi, mi farai sentire così tutti i giorni?

« Errato, ritenti un'altra volta. »

« Dannazione! Ormai le ho esaurite tutte. »

Camminiamo lungo i corridoi di casa sua, l'Ordine Oscuro. Questa alleanza dura da un bel po', ormai. Ho perso il conto di quante volte sono passata davanti alla sua porta, o di quante volte ci sediamo vicini a colazione, delle missioni passate insieme, di tutti i pericoli da cui l'ho aiutato a uscire fuori e di tutte le ferite che si è procurato per proteggere questo mio corpo piccolo. I giorni passano e lui mi fa sorridere sempre di più, nonostante l'orrore della guerra. Lavi, forse io provo per te qualcosa di pericoloso e non riesco a fermare questo sentimento. Non riesco nemmeno a ricordare quando ho cominciato a considerarti importante. È straripato dal mio petto all'improvviso e non ho niente con cui contrastarlo. Solo questa parola d'ordine che tu non riesci a trovare, ma è facile, ce l'hai già tra le mani.


« Dammi almeno un indizio! »

Ruki, davvero, sto per gettare la spugna. Questa parola d'ordine non la troverò mai e io mi dovrò arrendere all'evidenza che non potrò mai baciarti e che tu nemmeno lo vuoi, mi stai solo facendo dannare. Aiutami. Fammi capire che anche tu vuoi le mie labbra. Bacio bene, sai? Almeno credo, ma comunque. Dammi un indizio. Non riesco a concepire che questo rapporto che c'è tra di noi sia solo frutto di un gioco. Io non riesco a fermare questo fiume in piena nel mio petto, sto per straripare. Non ce la faccio più, vienimi incontro.

« Ma è molto più facile di quanto credi, Lavi. Se proprio vuoi un aiuto, sappi che è composta da quattro lettere. »

Ah. Meglio di niente. Quattro lettere. Nana -oddio, non mi pare il caso, se glielo dico il bacio me lo posso scordare- odio -scartiamo anche questa- vita, sole, mano, dita. Volendo posso anche lavorarci di fantasia, amor, cuor, però in effetti non hanno quattro lettere ma cinque, come Rukia. Rukia?

Eureka!

« Toc toc. »

« Chi è? »

« Lavi. »

« Parola d'ordine? »

« Ruki. »

Però non può essere. Sarebbe troppo facile. Sarebbe impossibile. Ruki che sceglie il nomignolo che le ho dato io come parola d'ordine? Sarebbe la cosa più bella di tutte, ma figurati se fosse davvero così.

« Esatto. »

Esatto. Esatto!


Visto che ce l'hai fatta, Lavi? Pensavo che uno come te avrebbe capito subito che avrei usato quella parola. O forse hai pensato anche tu che una come me è troppo seria per badare a queste cose? Ma Ruki, Ruki, questo diminutivo me l'hai dato tu. Tu che adesso per me conti qualcosa.

Il tuo sorriso, che bello, Lavi. Sembri così felice per essere riuscito a entrare nella mia mente. Per una volta ti ho reso contento io. Mi sento bene. Un po' mi imbarazza, ma rendere felice qualcuno è davvero una sensazione meravigliosa.

Ti avvicini a me. È arrivato il momento, eh? Praticamente ti ho dato il permesso. Dammi solo un minuto per riprendere fiato.

Invece no, non mi baci. Mi sorridi. « Ora però tocca a te. »

Mi sembra giusto. Dopotutto non è giusto che fatichi solo tu. Però con te è estremamente difficile. Ce la farò?

« Toc toc. »

« Chi è? »

« Rukia. »

« Rukia chi? »

« Rukia Kuchiki. »

« Uhm, mi spiace, non conosco nessuno con quel nome. »

« Ruki. »

« Oh, ma certo, Ruki. Parola d'ordine? »

« Uhm... »

« Indizio numero uno. È una parola composta da sette lettere. »

Nell'intanto mi abbracci, ti chini su di me, cominci a sfiorarmi con quelle labbra gentili, sorridenti, calde, morbide. Sei sleale, Lavi, io non ti tentavo così. Stai cercando di farmi capire tutta la tua frustrazione ad aspettare tutto questo tempo?

« Indizio numero due. È un imperativo. »

È ancora troppo vago, Lavi. Lo sapevo che con te sarebbe stato mille volte più difficile.

« Indizio numero tre. È una cosa che vogliamo tutti e due. »

Forse ho capito. Se sbaglio, che figura. Però voglio provarci. So quanto mi hai aspettata, Lavi. Se vuoi punirmi così, sarebbe più che giusto. Posso fare qualche sacrificio anch'io, per te che hai deciso di amarmi nonostante tutto.

Lo vogliamo tutti e due, eh? Tu vuoi questo bacio, non è così? E devo ammettere che lo voglio anch'io. Dopo tutto questo tempo, voglio amare qualcuno. Con tutti i rischi che ne conseguono.

« Imperativo? Allora... » allora ci provo. « Baciami. »

Sorridi. Con quel sorriso che nasconde tante altre cose. Ma soprattutto, esprime tutta la voglia che hai di me. Tutto l'amore che sei pronto a darmi. « Esatto. »


Ruki, non è un sogno, vero? Riesco a sentire il tuo sapore, le tue labbra attaccate alle mie, la tua lingua che si muove appena, piena d'imbarazzo. Piano piano, piano piano, e andiamo avanti, Dio, finalmente. Come pensavo, baciarti e fantastico. È bellissimo, e la tua lingua, che lentamente si fa sempre più accondiscendente, più morbida, come se non avessi mai baciato nessuno e io fossi il primo e ti vergogni da morire. Io sono il primo? Che lo sia o no, l'effetto non cambia. Va oltre le mie aspettative. Queste cose non le trovi mica sui libri di storia. Li trovi solo da Ruki.


Non posso credere di averlo fatto davvero. Lavi, ti ho dato il permesso, e lo stiamo facendo. Non riesco a crederci, ti sto baciando. Accarezzo la tua lingua con la mia, le tue labbra sono davvero morbide come pensavo, e calde, sembrano infuocate, oh, quanto tempo hai aspettato? Non immaginavo che fosse così bello. E il come mi abbracci nel mentre, come rendi il tutto più irreale e sublime mordicchiando il labbro inferiore di tanto in tanto, i sorrisi che mi concedi, la gratitudine che gronda dal tuo cuore per ciò che ti sto concedendo. Ma Lavi, io non ho fatto niente, non è niente di speciale. È anche, soprattutto grazie a te se questo bacio quasi interminabile si sta rivelando la cosa più bella che mi sia capitata da quando è cominciata questa alleanza.


Ti guardo, Ruki, dopo questo bacio, le labbra un po' arrossate -non volevo mordicchiarle però è stato più forte di me, ecco- e sei bellissima, sei un incanto. Entrare nella tua mente è qualcosa di meraviglioso. Busserei ancora cento volte, tanto ormai la parola d'ordine la conosco.

« Ruki. »

« Mh. »

« Valeva la pena aspettare così tanto. »

« Già. »

« Posso sperare in altre occasioni? »

Per un po' mi guardi. Sembri confusa. Forse tu non vuoi cominciare un rapporto del genere con uno come me, mi rendo conto di non sembrare affidabile. Ma dopo tutto questo, dopo questo bacio, come posso rinunciare?

« Toc toc. »

« Chi è? »

« Ruki. »

Non ci leveremo mai questo gioco dalla testa, vero, Ruki?

« Parola d'ordine? »

« Baciami. »

« Esatto. »

E io non la cambierò mai, questa parola d'ordine.

Purtroppo per te, Ruki, dovrai ordinarmelo ogni volta.


Lavi, io sono davvero così volubile? Io, Rukia Kuchiki? Che chiede un altro bacio da te? Se mi vedessero gli altri, non mi riconoscerebbero. Eppure mi sento comunque io. È perché tu provi per me certe cose che mi sento così strana?

Purtroppo per te, Lavi, dovrai accettare questa confusione che ho in testa. Approfondire un rapporto così umano tra noi, ben lontani dalla normalità, mi spiazza completamente. Ma se tu entrerai nella mia mente, tu, l'unico che può entrarci, allora va bene. Se ti vado bene io, allora sono pronta a sentirmi più umana anche se non dovrei.

Quindi, se possibile, non uscire dalla mia mente. Continua a bussare.

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Capitolo 5
*** 05. S.E.X. [ ~ dovunque tu sia stata, mia metà ] ***


Angolino; buongionooo! Eccoci qua. Devo ammettere che anche se non vedevo l'ora di scrivere questa one shot, sono stata messa non poco in difficoltà. Insomma, con un titolo simile, mica potevo scrivere di loro che si guardano in faccia tutto il tempo, però non mi andava molto di cambiare rating all'improvviso. E il problema con l'arancione è che non sei mai sicura di quando superi il limite e scatta il rosso, perché a seconda delle persone il punto di vista cambia. Bè, ho cercato di illustrare questa cosa senza scendere troppo nel dettaglio, penso e spero che per un rating arancione possa andare, ma se la gran parte di voi trova che sia più adatto a un rating rosso me lo dica così cambio le impostazioni.
Passiamo alla one shot. Che emozioneee! I POV per questa raccolta si stanno rivelando una carta vincente, e sia fatto santo il LaviRuki e siano fatti santi i Nickelback con certe canzoni. Certo che immaginarsi Rukia in certe cose è stranissimo, eh. È che in Bleach si combatte e basta, poverina, manco il tempo per uscire con qualcuno ha. E Lavi, ancor più poverino, che sono venti volumi di D.Gray-man che sbava su donne di continuo e nessuno lo fila. Ma non temete, coniglietti, ci siamo noi fangirl che al vostro bene ci pensiamo e, da bravi coniglietti quali siete, è giusto che vi amiate fino in fondo. La natura dei conigli mi ha un tantino influenzata, eh. Spero che vi piaccia. Oh, che emozione!

Voglio ringraziare KayeJ, Ookami san, Ucha, M e g a m i, Angy_Valentine, Haily, Eyes green -hai cambiato nick? O:- Athanate e Kuchiki chan per le meravigliose recensioni che mi lasciano!
Ringrazio di cuore
Angy_Valentine, Giuu, M e g a m i, matechan, Ookami san, Sarugaki145 e Haily per aver inserito la raccolta tra le preferite!
Ringrazio
Kuchiki chan per averla inserita tra le ricordate, e Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, Shaila Light, Tiamath e Ucha per averla inserita tra le seguite! Grazie a chi legge e apprezza, con tutto il cuore, attendo con ansia i vostri pareri.
Buona lettura!





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][POV Lavi e Rukia][Erotico][Introspezione]





Dieci volte tanto





S.E.X.





« I'd love to try to set you free,
all of you all over me. »
( Adorerei cercare di liberarti,
tutto di te sopra di me. )

[ S.E.X. - Nickelback ]





Provocante.

È la parola che mi passa per la testa ogni volta che vedo Lavi. In origine era solo un partner, un semplice alleato. Entrambi però ci siamo resi conto di essere importanti, uno indispensabile per l'altro. Non ci siamo potuti tirare indietro di fronte alla realtà dei fatti. Lui, Lavi, sta diventando ogni giorno più prezioso per me. L'ansia di vederlo ferito o addirittura ucciso da un nemico cresce di giorno in giorno, la voglia che ho di proteggerlo e tenerlo accanto a me ormai non riesco più a controllarla. Anche lui la pensa così e me lo dimostra ogni volta, dal semplice “buongiorno” ai baci che mi dà di nascosto. Siamo costretti ad amarci segretamente, perché lui è Bookman, non si può affezionare a nessuno, e io sono uno shinigami, nonché una nobile, ho degli obblighi e non dovrei perdere tempo con l'amore, specie per un umano. Amore, già. È questo quello che provo, a distanza di così tanti giorni. L'emozione che mi assale quando, prima di partire per una missione, lui mi prende per mano, mi trascina dietro una colonna e mi bacia, quasi per ricordarmi che io gli appartengo, ha su di me un effetto che non riesco a descrivere, ma è bello, mi piace, perché riesco a sentire tutto l'amore che prova per me, amore vero, non una facciata come dovrebbe essere Bookman. Lui mi ama e con me è provocante.

Non lo fa di proposito. Lui ha un fascino che traspare in ogni minima cosa che fa. Forse lui non si rende conto di come il suo corpo sia provocante, con quei capelli che sembrano di fuoco, gli ricadono su quello sguardo cascante, ecco, quello sguardo mi fa intendere un sacco di cose, sembra mangiarmi con l'occhio. È incredibile, costui ha un solo occhio, così chiaro, così nitido, così bello, ed è sufficiente per farmi sentire così strana, quasi impaziente. Ci ho messo un po' a capire di cosa, perché solo lo sguardo non è sufficiente e allora scendo più giù, sul collo che lascia sempre scoperto. Solo in missione lo copre con una lunghissima sciarpa e fa benissimo secondo me, perché ha un collo ancora più provocante. Ma non è colpa sua, no, non è colpa sua se ultimamente mi sono chiesta come sarebbe poggiarci sopra le labbra.

Provocante.

Anche nelle braccia, che sono più muscolose di quanto non sembrino. L'ho avvertito distintamente nei suoi abbracci, usa la massima cura per non schiacciarmi o soffocarmi ma sono così calde, come le sue mani, dalle dita lunghe e affusolate, si vede che le usa spesso e quando sfiorano la pelle del mio viso mi accorgo che sono un po' ruvide e questo contrasta con la mia pelle un po' più liscia, facendomi rabbrividire. Ha le unghie curate, le dita robuste perché le allena costantemente, quando usa il martello o quando impugna una penna per scrivere. Quelle dita sono provocanti anche quando legge, quando si inumidisce l'indice con la lingua e volta pagina. Negli ultimi tempi ho espresso il desiderio di essere quella lingua che assaggia quel dito ruvido e robusto che però ti tocca con gentilezza, senza farti troppo male, risultando ancora più provocante, ma non è colpa sua, gli viene del tutto naturale.

Provocante.

Nei discorsi che fa. Non si vergogna di niente, nemmeno con me ormai si fa scrupoli. Mi chiede spesso se anch'io ho “certi desideri”. Inizialmente facevo la finta tonta, “ma che dici?”, gli rispondevo. Ma io e lui passiamo parecchi giorni ad abbracciarci e baciarci, tutto quell'incrociarsi di lingue e di braccia non dovrebbe più farmi vergognare di niente. In teoria dovrebbe essere così, ma proprio perché si tratta di lui, della persona che... sì, che amo, mi risulta più difficile. Sono un disastro per queste cose, poi non gli piacerò più. Io non sono provocante come lui, non mi riesce così naturale.

« Ruki, che c'è? »

« La mano... »

« Ti ho soltanto sfiorato la maglietta. Cos'è, ti vergogni? »

« Non c'è niente da toccare qui. »

Gliel'ho detto parecchie volte. Perché è così. Io non ho un corpo provocante. Il mio seno è praticamente inesistente, non sono alta, non riesco ad ispirare nessun desiderio nemmeno con lo sguardo, io non ci riesco come fa lui con così tanta naturalezza e lo vorrei tanto. Sì, anche io ho certo desideri e Lavi non fa che accentuarmeli. Le sue mani, il suo occhio, le sue braccia, il suo collo, tutto, tutto quanto. Sì, sì che ci penso, sì che lo vorrei. Non è per semplice soddisfazione sessuale. È quando il sesso trova una vera soddisfazione solo se accompagnato dall'amore, ed è quello che provo per lui.

Fare l'amore con lui. Il solo pensarci mi fa rendere conto che io però non sono sufficiente per soddisfarlo e non voglio che mi rifiuti. Questa paura non riesce ad essere superata dalla voglia che ho di sentirmi amata così tanto, desiderata come nessun'altra al mondo. Ma lo vorrei tanto.

Così per un po' di tempo è andata avanti così. Lui non mi costringe, non appena si sente bloccato dalla mia mano, quando la sua arriva all'altezza del seno, si ferma, mi sorride, mi bacia. Aspetta, che uomo meraviglioso. Lo so che lui ha gli stessi desideri, gli uomini lo avvertono anche in maniera più forte e presto forse non riuscirà più a resistere e non potrà più aspettarmi. Ma io per lui non sono abbastanza, per lui così provocante, ci vuole ben altro. Che soddisfazione può trarre lui toccando un seno inesistente come il mio, guardando uno sguardo che non comunica appieno quel semplice bisogno che ho di sentirlo su di me?

Per l'ennesima volta lo fermo. È un giorno come un altro, siamo insieme da tanto tempo ormai. Una coppia come la nostra si sarebbe concessa da un bel pezzo. Lui mi sorride, come sempre, sempre provocante, ma non è colpa sua, non lo fa apposta.

« Ruki, tu non ti piaci? »

« Come? »

« Dici sempre che non c'è niente da toccare da te. »

« È così, infatti. Non voglio una misura esagerata, ma... Linalee, ad esempio. Lei è perfetta. »

Sbuffa divertito. « Non pensavo che anche tu ti facessi certi confronti. Linalee è sicuramente carina, ma tu... Ruki, credimi. Tu mi ecciti come poche. »


È così. Eccitante.

È questo che penso quando vedo Rukia, la mia Ruki. Non è una maggiorata, è piccolina, ed è vero, non ha una terza misura come Linalee ma, diamine, è eccitante. Oggi ha messo un vestito che manda il mio testosterone in visibilio. È uno di quei vestiti che mette di solito, col caldo che fa ha le spalle scoperte ed è un vestito tutto nero, che la esalta benissimo, esalta quel seno piccolo che da un po' cerco di toccare senza successo. Ruki non si rende conto delle qualità che ha, ma è eccitante come poche. Sin dall'inizio, sin dalla prima volta che l'ho incrociata, l'ho trovata incredibilmente bella. Ruki riesce ad esaltare ogni pregio con quelle piccole accortezze che solo una donna matura e posata come lei ha. Quando si sistema i capelli, ad esempio, Dio mio, com'è eccitante. Si mette davanti allo specchio, si guarda per un attimo e tocca i capelli a malapena, all'apparenza alla rinfusa ma in lei è tutto curato nel minimo dettaglio, anche quel ciuffo corvino che le ricade sul viso. Indossa vestiti graziosi, spesso le gonne arrivano fino alle ginocchia ma a volte si concede lunghezze da metà coscia, come oggi, con quel nero che celano e non celano quelle gambe lisce e delicate che ha e non riescono a farmi smettere di pensare a cosa ci sia sotto, mi tentano in una maniera incredibile, sembrano dirmi “dai, toccami, non aspetto altro”. Anche per me è lo stesso. I suoi baci sono già qualcosa di superbo, figuriamoci unirmi a lei in quel modo passionale, primordiale, completamente nudi e senza vergogna, ad assaggiarci dappertutto. Ultimamente ci penso spesso, la mattina capita che mi sveglio già eccitato solo perché ho pensato a quanto la amo la sera precedente. Perché tutto questo desiderio è accentuato da questo sentimento per me pericoloso ma troppo bello perché possa accantonarlo. Io amo Ruki, la voglio tutta per me e voglio fare l'amore con lei, tutta la notte, senza nessun vestito addosso, e dirglielo mentre lo facciamo. “Ruki, ti amo, ti amo, ti amo”, finché non resisto più. Perciò, Ruki, lascia che ti ami in questo modo primordiale. Anche tu lo vuoi, lo so, lo sento. Ti lasci toccare ovunque, ti lasci baciare senza problemi, ma quando sfioro quel tuo seno piccolo ma così eccitante mi fermi.

Sì, sei eccitante, ma non lo fai apposta. È la tua natura, ed è l'amore che provo per te ad enfatizzare tutto.

« Voglio dimostrarti una cosa. Ma per farlo devo toccarti, capisci? »

« Ma io... »

Arrossisce, e anche in un frangente simile è eccitante. Dio, non resisto più. La voglio, disperatamente. Quanti giorni sono passati, quanto tempo ho aspettato? Ruki, ti voglio, proprio qui, su questo pavimento di questa sala deserta dell'Ordine Oscuro, metto tutti i vestiti sotto di te così non sentì freddo per il contatto col pavimento e lo faccio, dicendoti nel mentre quanto ti amo. Chissà quale livello raggiunge il tuo essere eccitante durante quei momenti.

« Fidati di me. » è una frase ambigua per un Bookman, ma con lei non mi vergogno minimamente di dirlo. Lei sa benissimo che di me si può fidare, ha capito quanto la amo. Per lei ho accettato questo sentimento che non dovrei avere -”a Bookman un cuore non serve”- e voglio manifestarlo in tutte le sue forme. Nel sesso il cuore non è necessario, di rapporti così se ne possono avere tutti i giorni, ma con Ruki ne ho bisogno e questo cuore sta per esplodere trascinandosi via il testosterone che ha raggiunto i massimi livelli, stando così attaccato a lei e baciandola in continuazione.

Le allontano le mani dal seno ancora coperto dalla stoffa nera del vestito e mi avvicino, lentamente, senza traumatizzarla. Comincio a sfiorarlo, faccio aderire la mano alla sua superficie e lo accarezzo, lentamente. Il rossore sul suo viso si è acceso all'improvviso e io mi sento un Dio. Adesso sono io che la sto rendendo eccitante come non mai. È una visione incantevole.

« Guarda, Ruki. Ti sto toccando. Io lo sento, è morbido, riesco a toccarlo. Non sarà una sesta, ma riesco a sentirlo. Quindi non dire che “non c'è niente”. Io lo sto toccando e questa cosa mi eccita. »

Fa un sonoro sospiro che per me equivale al più gradito dei complimenti. Un sospiro così eccitante. Non resisto più, non ce la faccio più, mi spoglio e me la trascino sopra.

« Lavi. »

« Mh. »

« Davvero ti piace? »

« A te no? » dimmi di sì, ti prego, e chiedimi di farti mia, fatti spogliare, fatti toccare, fatti amare. Ti amo così tanto, Ruki, questo bisogno che ho di esprimerlo in ogni sua forma è incontrollabile.

« Sì... sì, mi piace. Ma tu... »

« Vuoi sentire cosa provo io? » più che una domanda, col tono di voce che ho sembra una richiesta di soccorso immediato. Le prendo la mano e l'avvicino a me, verso il basso, verso la cintura che sento stretta da un pezzo. È tutto così eccitante. Facciamolo, Ruki, facciamolo qui, su questo pavimento di questa sala deserta dell'Ordine Oscuro. È la nostra occasione, amiamoci il più possibile.


Provocante. In quel suo modo di prendermi la mano e avvicinarsela in un punto così intimo. Mi guarda con un'aria così innocente, un po' arrossata, eppure io non l'ho ancora toccato, è il pensiero che lo stia per fare che lo fa arrossire. Io sto per toccarlo e sto dunque per provocarlo nella sua parte più intima. È la mia occasione di dimostrargli quanto anch'io voglia unirmi a lui, anche arrivando a farlo su questo pavimento di questa sala deserta dell'Ordine Oscuro, perché non resisto più, lo amo e il bisogno sta superando il limite consentito. Non è una cosa che si sente facilmente con il semplice rapporto sessuale. È Lavi, lui, così provocante che mi fa sbandare in questo modo, lui e l'amore che provo nei suoi confronti, quell'amore che mi spinge a osare e provare a renderlo felice.

Ha guidato la mia mano fin lì, su quel punto così sensibile per un uomo, ancora coperto dai pantaloni ma gonfio, si vede benissimo e io lo sto sfiorando. Lui mi incita ad andare più a fondo. È così provocante.

È come se la mia mano fosse ingovernabile, ma la cosa di cui non riesco a capacitarmi è proprio il suo corpo e i suoi sospiri rumorosi. Lavi, ma io ti eccito davvero così tanto? Basta toccarti così per farti capitolare? Dimmi di sì, dimmi che è così, in modo che io possa stare più tranquilla e cederti finalmente tutto di me, amarti come non ho amato nessuno. Ho bisogno di sentirti parte di me, di dirti “ti amo, Lavi, ti amo” mentre siamo uniti. Lavi, tu sei l'unico che ha provocato in me questi desideri quasi immorali. Ma cosa c'è di immorale nel desiderare così tanto una persona, nel sentirsi parte di qualcuno?

« Lavi... davvero ti faccio sentire così? »

« Sì... »

« Hai le guance così calde, sembrano infuocate. »

« Ho immaginato spesso un momento simile, le tue mani che mi toccano, ma come volevasi dimostrare, l'immaginazione non rende pienamente quanto sto provando adesso. Ruki... non ti fermare. La tua mano è così... »

Non riesce a finire la frase. Mi bacia senza preavviso, con una foga che non so da dove abbia tirato fuori. Anzi, a dire il vero lo so.

Oh, che imbarazzo. Non avrei mai immaginato che io, Rukia Kuchiki, mi sarei ritrovata a desiderare così tanto una persona. Il suo “Ruki”, in questo momento, trabocca di un qualcosa di così appagante che mi spiazza.

Non ho mai avuto degli istinti simili prima, ma Lavi è così provocante, in maniera totalmente inconsapevole, che ha acceso in me quel semplice bisogno che mi manda in estasi e mi fa venire voglia di amarlo in ogni sfumatura, di concedermi, di far toccare questo seno piccolo, lui lo tocca e continua, continua, facendomi sentire felice perché lo fa senza prendermi in giro.

Con l'altra mano si libera della cintura, in un momento i pantaloni scendono. Lui non si vergogna minimamente, che invidia mi fa. In un attimo è addosso a me, mi abbraccia, mi bacia ancora. Si toglie velocemente la maglietta e la stende sotto di me, ripiegandola alla rinfusa per farne un cuscino. È così pieno di attenzioni anche quando si vede che la voglia di unirsi a me lo mette in stato quasi confusionale.

« Ruki, vuoi fare l'amore con me? » me lo sussurra con un tono esasperante. Quanto tempo hai aspettato, Lavi? Non posso credere che tu mi voglia così tanto, e cerchi con tutte le forze di non lasciarti andare troppo. Me lo chiedi, ma è una domanda oserei dire superflua la tua. Certo che lo voglio, Lavi. Perché ti amo e voglio amarti in ogni piccola sfumatura, anche nella maniera più primordiale. Fare l'amore. Ha un suono così dolce questa frase. E detto da te, sembra essere l'unica cosa di cui abbia bisogno. Ho bisogno del tuo calore, dei tuoi baci infuocati, di quel tuo essere provocante inconsapevole.

« Sì. »


È stata una sola parola, una sillaba, pronunciata da quella voce così eccitante. Ruki, grazie, grazie, grazie e ancora grazie. Trovarti è stato il dono più bello che potesse capitarmi, amarti è il più grande privilegio di cui possa onorarmi. Sono emozionato, sono eccitato oltre ogni limite, mi sento un totale inetto, ma il tuo sorriso mi fa dimenticare momentaneamente ogni preoccupazione. Tu riponi la massima fiducia in me, non so come ringraziarti.

Non hai la minima idea di quanto sia bello per me vederti sdraiata, rossa in viso e con quel vestito tutto nero che aspetta solo di essere tolto. Le tue mani poggiate per terra, appena sopra la testa, i capelli che ricadono alla rinfusa e sfiorano questo pavimento di questa sala deserta dell'Ordine Oscuro, cavolo, sei eccitante come poche.

Finalmente ho l'onore di vedere cosa nascondi sotto la gonna. Cerco di nascondere il sorriso quando intravedo la tua biancheria, è semplice, modesta, ma ciò che cela, ciò che sto per toccare, oh, lo sto già toccando, com'è eccitante. Tu sei eccitante, Ruki. Che bella la tua voce che mi martella il cervello così dolcemente. Le tue mani si muovono da sole, mi artigliano la schiena e mi trascinano verso di te, ti sono appiccicato ed è bellissimo, sfiorami ancora.

Sta per scoppiare il mio cuore. La spina dorsale è un brivido continuo. Ti bacio il collo sperando di distrarmi, ma come faccio, come faccio anche solo a pensare che io possa distrarmi da qualcosa di così bello?

È centomila volte meglio di quanto si racconta, perché non è solo sesso, no, no, è sesso il cui ingrediente principale è la voglia di amarti senza nessuna esitazione, con tutto me stesso, e dirti con la voce soffocata dagli affanni “ti amo, ti amo, ti amo”. Ti giuro che se ho abbastanza fiato te lo dico.

« Ngh! »

« Ti faccio male? »

« Sì. »

« Aspetta, aspetta, faccio più piano. »


Quanti riguardi per questo corpo così piccolo, Lavi. Quanto amore manifesti da ogni singola parte del corpo. Ti sento, Lavi, ti sento benissimo, ti stai unendo a me. Non riesco a nascondere quella parte di dolore che mi fa, ma non è colpa tua, semmai è colpa di questo mio corpo troppo piccolo per te. Ma il bisogno che ho di sentirti parte di me ormai è irrefrenabile e posso sopportare. Voglio amarti, anche così, fino in fondo.

« Oh, Ruki. Ma come ho fatto a resistere a una cosa del genere per tutto questo tempo? »

« È... è così strano, Lavi. Sei... sei parte di me. Ti sento, ti sento. »

« È meraviglioso. »

« Sì... »

« Posso muovermi? »


Mi sorridi e ti limiti a farmi un cenno del capo, su e giù. Oh, meraviglioso è riduttivo. Finalmente, Ruki, finalmente ti sto amando nella maniera più primordiale, nel modo più autentico. E tu che mi segui, mi stringi la schiena, ansimi, che bella che sei. Abbiamo appena cominciato e sono già senza fiato ma non riesco a fermarmi, non voglio fermarmi, perché fermare questo amore così vero è un insulto. In poco tempo ci togliamo tutti i vestiti di dosso, siamo nudi, siamo noi, uniti, speciali, completi. Dove ti eri nascosta, mia metà?

« Ruki. » che voce debole che ho, ma tu mi senti comunque. Sono parte di te, ti ho ritrovata, mia metà, e mi sono riunito a te, come fai a non sentirmi?

« Sì... »

« Io ti amo. »

Che bel sorriso che hai, Ruki. Sembri stupita, ma di cosa ti sorprendi? Non ti sto dicendo niente di nuovo. Ah, già, non te l'avevo mai detto prima d'ora. Avrei dovuto farlo più spesso, scusami. È che volevo renderlo speciale, come questa riunione paradisiaca, è la ciliegina sulla torta per completare questo rapporto così vero e autentico, per niente impuro. Non c'è niente di più dolce. Fare l'amore, fare sesso, che importanza hanno queste parole? Quello che stiamo facendo non c'entra niente. Che bello, che bello, ritrovarti mi rende così felice, mia metà. Non stacchiamoci più. Resta con me, torna ad appartenermi.

« Ah, Lavi... »

« Mh... »

« Ti amo, Lavi, ti amo, ti amo. »


Che bello dirtelo. Tutto ciò è fantastico, Lavi. Mia metà, perché non ti ho cercata prima? Quanto tempo passato senza di te. Ora buttiamoci tutto alle spalle, riuniamoci, restiamo così e non separiamoci più. Oh, Lavi, mia metà, che occhio stupendo che hai. Che bel sorriso, eccitato, felice, provocante come sempre. Sembra che tu non riesca a credere a quel che ti ho appena detto. È perché non te lo dico mai, che sciocca, avrei dovuto farlo prima, vero?

Che bello essere di nuovo con te, mia metà, e dirtelo, darti il bentornato, con queste parole che rendono il tutto più estasiante. Mia metà, non far finire tutto questo.


« Ah! »
Ecco, ecco il mio corpo che non ce la fa più. È stato travolto in pieno da questa riunione tanto a lungo desiderata e si sfoga su di te, dentro di te, è qualcosa di indescrivibile. È il culmine dell'
eccitazione che mi dai, con quelle mani che mi artigliano la schiena. Non me ne ero mai reso conto, ma questi brividi continui lungo la spina dorsale mi vengono all'improvviso, come mi sfiori. Insieme a questa unione che ci ha coinvolti totalmente, non mi ha fatto capire più niente.

Orgasmo, è così che lo chiamano. Ma che dire dopo questo? Sono pochi interminabili secondi di un piacere estremo enfatizzato dalle tue gambe che si incrociano sulla mia schiena e mi stringono, il tuo corpo che si contrae, sento anche dei graffi sulla schiena ma non mi fanno male, continuano ad eccitarmi. Ma sento anche un vago senso di stanchezza che mi spinge ad accasciarmi su di te, ancora unito, non separiamoci, mia metà, non ancora.

Sento le tue labbra che si appoggiano alla mia tempia umidiccia di sudore. Quanto tempo abbiamo passato così, uniti? Mi rendo conto di sudare dappertutto, mi sento la schiena tutta bagnata o forse sono le tue mani ad essere sudate, Ruki. Ti sento ansimare, il tuo petto è un continuo su e giù carico di soddisfazione. Anch'io mi sento così, Ruki. Mi sento completo, libero, perché ho la consapevolezza di riunirmi alla mia metà quando voglio d'ora in poi. E questa certezza non è di per sé già abbastanza eccitante? Come te, Ruki.

« Grazie. »

« Di cosa, Lavi? »

« Grazie. »

« Hai la faccia stravolta. »

« Sto bene. Sto benissimo. Devo solo riprendere fiato, dammi cinque secondi e mi alzo. »

« No, va bene così. Resta con me. »


Non ancora, Lavi. Non separarti da me, mia metà. Abbiamo atteso tanto questo momento, non separiamoci subito. Mi sento stanca, ma appagata, felice come non mai, unica. Mi sento completamente tua, che sensazione meravigliosa.

E tu, nella tua stanchezza, nei tuoi respiri che poco a poco si fanno più regolari, col tuo corpo sudaticcio, riesci ancora ad essere provocante. Provocante quel sorriso soddisfatto che hai, provocanti i tuoi capelli che sembrano di fuoco, un fuoco bagnato dalla cascata meravigliosa in cui ci siamo riuniti, provocante tutto il tuo corpo, il tuo odore, il sapore sempre più buono di ogni tuo bacio. Ma tu non lo fai apposta, tu sei così, non ne sei cosciente e tanto meglio, perché è un onore per me sapere di essere l'unica a notarlo. Ti amo, Lavi. E amarti in questo modo è stato bellissimo. Riuniamoci presto, resta con me, non allontanarti, mia metà.


Ruki, io posso davvero amare qualcuno? Posso concedermi il lusso di stare con la mia metà? Ti guardo e penso di essere stato davvero fortunato. Mi sento un Dio e tu sei un miracolo. Ti bacio, in continuazione, mi separo da te, ma non troppo perché voglio abbracciarti e guardarti ancora un po', nella tua nudità, come sei bella, come sei eccitante, anche ora che sei tutta sudata e hai i capelli in uno stato di totale disordine. Ti amo, Ruki. E non desideravo altro che amarti in questo modo così autentico e senza costrizioni, solo tu e io, pronti a riunirci, mia metà, e a riunirci ancora e ancora.

Dovunque tu sia stata, mia metà.
Grazie.

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Capitolo 6
*** 06. Shy [ ~ come la definiresti? ] ***


Angolino; buongiorno. Che dire di questa one shot? Che è stata una cosa meravigliosa, oh, sì. Che questa canzone è di una semplicità e bellezza incantevole e che è stata una sfida bellissima scriverci qualcosa. Sì, una sfida. Perché Lavi timido sembra inguardabile, vero? Ma fortuna che il LaviRuki permette anche questo, anche se “timidezza” non è il termine propriamente esatto per esprimere ciò che sente Lavi qui. Ma è il termine che lui userà per cercare di avvicinarsi a tutto ciò che un amore porta, felicità, ma anche insicurezze e loro, Lavi e Ruki, ne hanno tante, specie perché hanno così tanti ostacoli e differenze che sono addirittura costretti ad amarsi nel segreto.
In questa one shot in teoria Lavi e Rukia non avevano ancora raggiunto un tale livello di coinvolgimento emotivo, ma alla fine ho deciso così, visto che una one shot sulla loro “prima volta” ormai l'ho scritto. La modalità casuale, che ci vogliamo fare... per cui ho provato a lavorare su questo fattore “timidezza” -molto tra virgolette- quando i due hanno già raggiunto una forte intimità -visto che vogliamo complicarci la vita-. È stato divertente farci un POV di Lavi, lui che sembra tutto fuorché timido e insicuro. Ma hanno tanti di quei problemi, loro due...
Qui viene accennato Doug. È un personaggio che potete trovare nel secondo romanzo di D.Gray-man,
The name of 49th, in cui i protagonisti sono Lavi, tale Doug e una bambina, ambientato a poco prima che Lavi e Allen si incontrassero. Personalmente non l'ho letto -non riesco a trovarlo, sob- ma mi sono fatta spoiler praticamente di tutto e ho fatto qualche ricerca su Doug. Però tranquilli, non ho fatto spoiler di pezzi salienti del romanzo. -o meglio, qualcosa l'ho lasciata intendere ma per capire la sua sotira dovete necessariamente leggere il romanzo o leggervi gli spoiler come ho fatto io- però tranquilli, ai fini della trama di D.Gray-man e specie per questa raccolta crossover, non rappresenta un enorme spoiler.
Mi sono impegnata al massimo per questa one shot divisa in due parti. Nella prima Lavi parla dei suoi compagni in generale e nella seconda l'attenzione si sposta finalmente su Rukia. Spero che vi piaccia!

Ringrazio infinitamente chi riesce a lasciarmi una recensione. Significa molto per me! Quindi grazie a Nexys, Sidan, Ookami san, Cassandra_Wolf, Giuu, M e g a m i, Haily, Angy_Valentine, KayeJ, Ucha, Eyes green, Athanate e Kuchiki Chan.
Ringrazio infinitamente
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, M e g a m i, matechan, Ookami san, Sarugaki15 e Haily per aver inserito la raccolta tra le preferite!
Ringrazio
Kuchiki Chan per averla inserita nelle ricordate e Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, Shaila Light, Tiamath e Ucha per averla inserita tra le seguite! -rinnovo sempre i ringraziamenti così non mi scordo nessuno!-
Scusatemi per la lunghissima nota e buona lettura, spero che vi piaccia!




[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Het][POV Lavi][Introspettivo]




Dieci volte tanto





Shy





« Obsessed by you, your looks, well, anyway,
I would any day die for you”, I write on paper erased away,
still I sit in diner Citylight, drinking coffe or reading lies,
turn my head and I can see you, could that really be you.
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye,
you can't be acting like my Dana, I see your beautiful smile
and I would like to run away from reflections of me in your eyes.
Oh, please, talk to me, show some pity, you touch me in many,
many ways but I'm shy, can't you see. »
(Ossessionato da te, dai tuoi sguardi, bè, comunque,

morirei ogni giorno per te”, scrivo su un foglio strappato,
siedo ancora alla tavola calda Citylight, bevendo caffè e leggendo bugie,
volto la testa e vedo te, potresti essere davvero tu.
A volte mi chiedo perché mi guardi e sbatti l'occhio,
non puoi recitare come la mia Dana, vedo il tuo bellissimo sorriso
e vorrei scappare dal mio riflesso nei tuoi occhi.
Oh, ti prego, parla con me, mostrami un po' di pietà,
tu mi tocchi in molti, molti modi, ma sono timido, non puoi vederlo.)

[ Shy – Sonata Arctica ]





« La causa scatenante della guerra civile americana, che la storia registrerà come “Guerra di Secessione”, fu il dibattito sullo schiavis »

Non va.

« Il 12 aprile 1861 scoppiò ufficialmente la “Guerra di Secessione Americana” che vedeva agli opposti gli Stati Uniti d'America, a nord, e gli Stati Confederati d'America che occupavano il sud, sino al Texas. La guerra fu combattuta principalmente per la questione dell'abolizione dello schiavismo, pratica diffusa negli stati della Confederazione. Il motivo principale, tuttavia, era quello di preservare l'Unione portata avanti dagli Stati Uniti, a cui solo in seguito si unì l'obiettivo di abolizione. »

Non va, accidenti. Non va proprio.

Sono in mensa già da due ore per finire questa maledetta registrazione che mi sta portando via preziose ore di sonno. In teoria questo lavoro lo farei in biblioteca, ma piuttosto che fare cento viaggi per avere del caffè caldo, mi sono trasferito qui. Anche se è tardi, alcuni dei miei compagni stanno tranquillamente seduti, a chiacchierare davanti a un bicchiere di vino rosso. Io mi sono dovuto isolare, ho bisogno di concentrazione per riordinare gli eventi nella mia mente e scrivere questa maledetta registrazione come Cristo comanda.

Ma, forse per la fame, forse per la stanchezza, forse per quel fastidioso desiderio di mollare tutto e unirmi agli altri coi loro brindisi, mi ritrovo a stracciare l'ennesimo foglio. Il vecchio dice che è normale durante i primi tempi di registrazione perché noi, che abbiamo una memoria fotografica, ci mettiamo sempre un po' a scegliere le informazioni e trascriverle nel modo giusto. Poi, una volta presa la mano, è una passeggiata.

Finora il vecchio mi ha sempre fatto registrare a occhio, dovunque andassi non avevo bisogno di carta e penna, mi sarebbe bastato tenere le informazioni nella mia testa. Oppure registrare dati da altri libri e trascriverli al momento opportuno, cioè adesso, perché un “genio” di cui non voglio sapere il nome per non avere morti sulla coscienza ha perso/distrutto i libri che riguardavano la Guerra di Secessione.

Ogni tanto sposto lo sguardo sugli altri. Hanno l'aria di divertirsi un mondo. Yu si è ritirato presto, come al solito, per cui non c'è, poi non gli piacciono le festicciole come queste. Allen ha deciso di fare uno strappo alla regola e si è concesso qualche goccio di vino, peccato che non lo regga minimamente e adesso rischia di sbattere la testa contro il tavolo perché vuole dormire, oppure di vomitare addosso a qualcuno. Allen è ubriaco e io me lo sto perdendo.

In momenti come questi un po' mi pento di essere Bookman. È un lavoro a tempo pieno che spesso non mi fa dormire la notte. Ha indubbiamente il suo fascino, ricordo che quando ero piccolo, quando avevo sei anni e avevo appena incontrato il vecchio, mi disse “Bookman ti porta a sapere cose che nessun altro sa” ed ero contentissimo. Mi faceva sentire il migliore. “Io so tutto e tu no, pappappero”. In realtà, ci sono dei motivi ben più grandi che mi hanno portato su questa strada. Quindi, in un certo senso, se ho accettato questo lavoro è stato anche un po' per rassegnazione. Per essere Bookman ti devi rassegnare e abbandonare tutto, il tuo nome, la tua famiglia, i tuoi amici.

Non ho mai avuto nessun amico. Tutti i rapporti che ho intrattenuto finora sono stati solo una facciata. Ricordo che durante il mio quarantottesimo log, al tempo in cui ero conosciuto come Deak, incontravo persone che mi salutavano con un abbraccio, mi chiedevano come stavo e mi invitavano a giocare a carte, pensavo a loro e mi dicevo “che branco di stupidi. Come fanno a dare confidenza così da subito?”.

Non ho mai pianto per la morte di qualcuno. Ogni volta che mi sono intrufolato in una guerra e ho visto quei corpi privi di vita, insanguinati, traforati dalle pallottole o dilaniati dai coltelli, gente che moriva in nome di una nazione, di una bandiera, di un ideale, gente che non aveva lavoro e nella guerra ha visto una possibilità, io li guardavo e mi dicevo “che branco di stupidi. Come possono pensare che uccidendo altra gente le cose miglioreranno?”.

Poi sono arrivato all'Ordine Oscuro, ai miei sedici anni. Deak cessò di esistere e prese vita Lavi. Ricordo benissimo che quando io e il vecchio siamo arrivati e ci siamo presentati a Komui stavano celebrando un funerale, le bare erano almeno un centinaio e tutti i sopravvissuti erano feriti, chi in modo lieve e chi sulle stampelle. C'era una ragazza. Era andata a piangere sulle tombe dei compagni con la flebo attaccata. Le dissero “non ti fa bene stare qui”.

Quella ragazza si chiamava Linalee e piangeva sulle tombe dei compagni.

Ricordo benissimo di averla guardata con sgomento. Era una bellissima ragazza di quattordici anni. In quella circostanza la sua bellezza non era ben valorizzata, aveva la testa coronata da un fascio di bende, cerotti, una flebo, le gambe completamente fasciate e gli occhi gonfi di lacrime. Ricordo di aver pensato “perché piangi? La guerra è così, si combatte e si muore, dovresti saperlo”. Lavi e Deak sono sempre stati un po' simili. Socievoli all'apparenza, versatili ma con un disprezzo di fondo per la razza umana, il che li portava a disprezzare anche se stessi perché erano umani. Umani come quelli che andavano a combattere per motivi che neanche conoscevano.

Tu, stai andando al fronte? E a fare che cosa? Per cosa combatti, per chi morirai? Ne sei felice? E tu, a chi stai sparando? Lo sai che quell'uomo ha una moglie in dolce attesa? Non lo sapevi, ti hanno detto che è un “nemico della nazione” e tanto basta, vero? E tu, che adesso scrivi a qualcuno una lettera che non arriverà mai, lasci su carta parole smielate copiate da una raccolta di poesie da quattro soldi, proprio tu, cosa ti costa mollare tutto e raggiungere quella persona? Non lo fai? Muori come eroe? E chi è il cattivo? Ah, ma tu queste cose non le puoi sapere, avete le vostre ragioni e ci credete, per questo combattete. Ci sono cose però che so io, soltanto io, Bookman, ragioni e torti, pretesti e segreti, so esattamente perché questa guerra è scoppiata ma non posso dirtelo, amore, è segreto professionale, quindi mi spiace, dovrai morire senza sapere per cosa. Già che ci sei, scrivi al destinatario della tua lettera che sei morto per una cosa che non è stata detta per il bene della storia.

Lavi, Deak, tutti gli altri quarantasette “me”, erano tipi del genere. Solo Lavi ha cominciato a differenziarsi dagli altri, o meglio, Deak che diventava Lavi. Quando entrai all'Ordine Oscuro, pronto per una nuova guerra, incontrai Doug. Era un ragazzo più basso di me e non perdevo occasione di prenderlo in giro. Era un tipo strano ma per me aveva il massimo rispetto. Lavorava come finder all'interno dell'Ordine. Passammo molti momenti insieme. Ci siamo divertiti, aiutati, confidati.

Doug è stato il mio primo amico. Che ora non può sorseggiare vino con gli altri.

Ma questo non ha a che fare col motivo per cui non riesco a guardare più di tanto i miei compagni. Serve solo a ricordarmi che le amicizie per Bookman non esistono e, nel caso se le crei, sono destinate a morire.

Poi, ai miei diciotto anni, passati ancora nell'Ordine Oscuro, sono arrivati gli shinigami. Loro non sono di questo mondo, anche se le loro fattezze sono umane. Sono tanti e molto diversi tra loro. Alcuni stanno bevendo vino coi miei compagni, da buoni amici. Sono legati da quell'astratta voglia di continuare a vivere che li porta a coprirsi le spalle. Se Deak fosse seduto al mio posto li deriderebbe. Ma ormai Deak e Lavi sono due persone diverse, proprio per “colpa” degli shinigami. Pazienza. Rimettiamoci al lavoro.

« Importante durante la Guerra di Secessione fu la scelta strategica degli Stati Uniti e della Confederazione. Dal punto di vista bellico i sudisti erano senza dubbio in vantaggio in quanto disponevano di armi all'avanguardia grazie anche all'Inghilterra che, seppur antischiavista, parteggiava per loro. »

Niente. Non va. Non mi convince. Non riuscirò a scrivere un fico secco e il vecchio mi sgriderà per minimo tre giorni. Ho bisogno di caffè.

Mi alzo e, senza fiatare, mi dirigo dietro il bancone dove di solito sta Jerry, ma lui non c'è e il caffè me lo devo fare da solo. Passo accanto ai miei compagni che, insieme agli shinigami, ormai anche loro compagni, ridono, scherzano e si ubriacano di un liquido rosso un po' più scuro del sangue. Mi guardano, mi sorridono e io ricambio. Ma non mi chiedono di unirmi a loro. Lo fanno per essere educati, lo sanno che sto lavorando e sanno che io rifiuterei dicendo “vi raggiungo appena ho finito” ma figurarsi, ho stracciato cinquanta inizi di registrazione, non li raggiungerò mai.

Poi guardo lei per un attimo. Da quando è seduta là ha bevuto poco o niente, solo poche gocce, letteralmente, non si è versata più niente. Non vuole esagerare, conosce i propri limiti ed è abbastanza saggia da non volerli superare.

Poi lei rivolge lo sguardo verso di me, ma non lo incrocia. Non la saluto e torno alla mia postazione bevendo caffè. Tuttavia, quando riprendo la penna in mano, non riesco a scrivere nulla sulla guerra civile americana. Guardo di nuovo verso quel tavolo, con cautela, per assicurarmi che lei non mi veda. Ripenso a loro, agli shinigami, i miei nuovi compagni. Forse dei nuovi amici, come Doug. Come Allen, lui che ha rischiato di bruciare vivo per me, come Yu, che ha combattuto spalla a spalla con me laddove non c'era salvezza, come Linalee, che mi sorride ogni giorno ringraziando Dio di essere ancora vivi, insieme. Come Crowlino, che ha bevuto il mio sangue per salvarmi, come Miranda, che ha pianto per me, per il terrore di non vedermi tornare a casa vivo. È stata dura per Deak che diventava Lavi ammettere che costoro erano amici. Ma ormai Deak e Lavi sono due persone diverse, e Lavi riesce ad accettare gli amici. Quando sarà ufficialmente Bookman, chissà, ma ora si gode il combattere per la lealtà nei confronti degli amici, per il loro bene. Come uno stupido che Deak avrebbe deriso.

Lavi è così diverso da Deak che si è anche innamorato. Di lei, di uno shinigami. Quella ragazza che tocca a malapena il bicchiere e mi guarda sapendo che non incrocerà mai il mio sguardo, non in questo momento, sa che in quest'occasione è impossibile che le rivolga attenzione e rispetta questa mia... come potrei definirla?

Ricordo benissimo quando l'ho incontrata per la prima volta. Così seria, posata, spada alla mano. È arrivata coi suoi compagni perché hanno deciso di allearsi con noi. Il loro compito è di far trapassare serenamente le anime in pace e uccidono quelli che noi definiamo spiriti maligni. Il Conte del Millennio, il nemico dell'Ordine, di Dio, di noi esorcisti, ruba le anime dall'aldilà per farne delle macchine sterminatrici. Ruba quelle anime che spetterebbero al mondo degli shinigami e ormai rappresenta una minaccia. Per questo sono qui.

Sono tutti molto diversi tra loro. C'è Renji, ha i capelli rossi come me e dalla fronte alla schiena è ricoperto di tatuaggi. È impulsivo, uno che non usa giri di parole ma gentile e ci si scherza volentieri con lui. C'è Soi Fon, io la chiamo Shao perché il suo vero nome è Shaolin, ma per me è solo Shao, una donna minuta, un capitano, una persona in vista, dallo sguardo glaciale e dal carattere freddo, non tollera scherzi, non accetta compromessi, non conosce vie di mezzo ma, paradossalmente, con lei ci vado d'accordo. Ci alleniamo spesso insieme, io e Shao, da soli, perché ha notato in me uno stile che non è da principianti. Ha occhio, Shao, mi trova promettente anche se ficcanaso, col lavoro che faccio. Ma come ho già detto, Shao è Shao, non conosce mezze misure.

Poi c'è Kenpachi con la piccola Yachiru. Oh, quant'è carina quella bambina. Io e lei chiamiamo questo shinigami alto due metri, un vero colosso, Kennino. Lui fa paura. Ha una forza mostruosa, è violento, per lui la guerra è solo un passatempo, un divertimento, una volta per poco non mi tagliava la testa per sbaglio. Kennino è il classico tipo che vive e lascia vivere e se non ti lascia vivere vuol dire semplicemente che sei stato sfortunato. Con lui e Yachiru, una bambina che mi fa sempre scherzi ma mi diverto tantissimo con lei, ci sono Ikkaku e Yumichika, lo seguono dappertutto. Quando li guardo penso inevitabilmente a una famiglia che non combatte per divertimento come dice Kennino, ma per proteggere quel piccolo angolo di felicità che si sono creati stando insieme.

C'è Byakuya. Ho l'impressione che lui mi sopporti poco. Mi trova insolente, privo di qualsivoglia educazione perché gli do del tu, oltraggioso perché metto le mani su sua sorella, Rukia. Lei. La donna, la shinigami di cui sono innamorato e non mi permette di lavorare con serenità. Byakuya sa perfettamente cosa provo per lei, sa che le parlo senza alcun titolo onorifico, che la sfioro con semplicità. A me non interessa se Rukia è una nobile. Per me è solo Ruki.

Ruki che sa cosa provo e ricambia. Ruki che sa che sul lavoro non posso distrarmi e si limita a guardarmi senza pretendere di incrociare il mio sguardo. Ruki che combatte, che non si tira indietro, lei che non piange facilmente davanti a tutti ma sa che, nel caso volesse farlo, io sarei sempre pronto ad accoglierla tra le mia braccia. Ruki che ha reso questo Lavi così diverso da Deak e lo porta a scrivere sui fogli tutto tranne che la guerra civile americana, bevendo del caffè ormai freddo.

Ho bisogno di un'altra tazza. La prendo e faccio per alzarmi, ma ecco, ecco che mi guarda e io inavvertitamente ho incrociato il suo sguardo. Mi ha sorriso, solo per un attimo. Ruki, perché l'hai fatto? Io non ti posso ricambiare, non ora, non davanti a tutti. Lo sai che ci troviamo in posizioni rischiose, che dobbiamo amarci nel segreto. È un segreto che mi piace perché basta custodirlo nella mia testa, non c'è registrazione di Bookman che tenga. Faccio l'amore con te, ormai il tuo corpo nudo non ha più segreti per me ma non me ne sono mai fatto un vanto con nessuno. Tuo fratello forse immagina ma non ha prove di questo amore così vero che tu mi hai regalato. Il mio vecchio forse sa ma non ci ha mai visti coi suoi occhi per cui non può proibirmi niente.

Ruki, quel tuo sguardo mi spinge a voltare nuovamente la testa. Non riesco a reggerlo, non adesso. Perché mi hai sorriso, perché i tuoi occhi per un attimo hanno brillato? Perché hai accettato il rischio di far conoscere i nostri reciproci sentimenti a tutti? Quella è una cosa che solitamente faccio io, a colazione, ad esempio, quando sei seduta affianco a me e io ti sfioro le gambe, senza farmi vedere, e tu per un attimo, un attimo soltanto, arrossisci e mi guardi e io sorrido soddisfatto di queste reazioni che hai. Non puoi provocare come me, non quando sto lavorando, perché così mi sale una voglia matta di mollare tutto e bere come se non ci fosse un domani accanto a te.

« La guerra più terribile è quella con gli sguardi di Ruki. Ha degli occhi così grandi e così belli che il mio solo occhio sinistro non è sufficiente. Dio, solo Dio sa quanto la amo e quanto sono disposto a fare di tutto per lei. È per lei che combatto ogni giorno, per la sua felicità, il desiderio che ho di averla con me e farci l'amore supera il semplice istinto di sopravvivenza e mi permette di essere vivo. »

Un momento, ma che ho scritto? Non stavo scrivendo nel dettaglio la Guerra di Secessione?

Straccio il foglio e lo getto via. Sono stanco. È meglio che vada a dormire, o meglio, finisco il lavoro in camera e rinuncio a un'altra tazza di caffè caldo, pur sapendo che l'astinenza da caffeina non permetterà alla mia testa di raggiungere le sei del mattino come si deve. Ma che posso fare? Non ci riesco, stare qui mi sta mandando il cervello in frantumi, tutto per colpa di uno sguardo di troppo. Ruki, non ti odio, ti amo, con tutto me stesso, ma siano maledetti i tuoi occhi, troppo belli e troppo profondi perché io possa affrontarli.

Sospiro e avvicino il viso alla tazza di caffè ormai vuota, inspirando il suo odore, sperando di coprire quello del vino rosso. Sono stanco. Non voglio più scrivere, voglio dormire. Tanto non sono riuscito a scrivere niente fino ad ora.

Sento qualcosa colpire il mio tavolo. È un “tak” secco e nitido. C'è una nuova tazza di caffè accanto a me, fumante, calda, pronta per essere bevuta, oh, caffeina, sembra che non ci vediamo da una vita, vieni qui che la mia lingua ha bisogno di te -ha bisogno della bocca di Rukia ma no, ecco, se continuo così non lavoro più- vieni qua che ti bevo d'un fiato.

Alzo la testa e mi accorgo di non essere solo. Dopotutto il caffè non compare magicamente davanti agli occhi. C'è lei, Ruki, che mi guarda e mi sorride. Oh, perché lo fai? Non dovevamo amarci segretamente? Non stavi bevendo allegramente con gli altri? È inutile che mi guardi così, non posso unirmi ai vostri festeggiamenti, lo vorrei tanto ma non posso, rimandiamo.

Ti guardo anch'io. In un attimo tolgo gli occhi di dosso da te, senza motivo. Come la definiresti questa sensazione? Timidezza? Ma come, riesco a fare l'amore con te e mi innervosisco per una cosa del genere? Ti bacio, ti accarezzo. So cosa comunicano i tuoi occhi, riesco a leggerlo, senza timore. Perché all'improvviso è tutto così difficile?

Torno a guardarti. Ancora mi sorridi. No, Ruki, non puoi fare così. Sono io che di solito ti metto in imbarazzo. Non puoi fare come me. Sai che adesso sono in difficoltà per questo maledetto lavoro e ho la mente piena zeppa di caffeina e di te ormai e tu ne approfitti.

Fai per voltarti. Volevi solo portarmi il caffè. Non smetto di guardarti. Mi dai le spalle e per me ora è più facile guardarti in tutto il tuo splendore. Più ti guardo, più mi chiedo come sia possibile che esistano donne come te, Ruki. Così forte, così determinata, così profonda nel tuo sguardo, giusta, leale, tu, soltanto tu. Nella mia vita mi sono infatuato di così tante donne, ma tu, nel tuo corpo piccolo e semplice, sei riuscita a rendere Lavi così distante da Deak. Mi hai reso uno stupido che combatte e va al fronte pronto a morire, non importa se domani esalerò l'ultimo respiro, lo farò sorridendo perché sarà per te, per te che mi guardi, mi sorridi, giochi a parlarmi con lo sguardo sapendo che non posso ricambiare e mi porti il caffè. Come lo definiresti questo sentimento?

Timidezza? Amore talmente grande da non riuscire a essere controllato?

« Grazie. » mi dai ancora le spalle, Ruki. Non appena dico quest'unica parola, ti fermi. Ti giri lentamente verso di me. Per la prima volta in tutta la serata i nostri sguardi si incrociano senza vergogna. Chi se ne frega degli altri. Che ci becchino pure a guardarci come due innamorati, non possono impedirmi di bearmi della visione della donna che amo e che in ogni momento, anche in questo momento, pensa a me.

« Di niente. Buon lavoro. » ti giri un'altra volta e torni sulla tua strada. Ciao, Ruki. Grazie, grazie per il caffè, e per quello sguardo pieno d'amore che mi hai concesso. Aspettami, Ruki, appena finisco la registrazione vengo da te e mi faccio perdonare tutta questa serata passata ad evitarci apposta perché abbiamo troppa paura di farci vedere innamorati. Siamo timidi noi, eh.

Riprendo a scrivere la registrazione. Come va, va, la scrivo e fine. Tanto non sarà certo peggiore di certi libri di storia che ho letto. Ho parecchia caffeina nel sangue, riesco a reggere per qualche altra oretta. Spero che voi non finiate subito coi vostri brindisi, così potrò unirmi a voi. E a te, Ruki, che mi ami e mi aspetti, mi aspetti e mi guardi, lo so che mi stai guardando, ora che ti sto dando le spalle. Mi volterei volentieri per guardarti ancora, ma non lo faccio, ho paura di incrociare nuovamente il tuo sguardo. L'ho potuto sostenere davanti a tutti per qualche secondo, non riesco a farlo per due volte a così poca distanza di tempo.

È perché sono timido. Ti sembrerà incredibile, Ruki, ma lo sono, perché questo sentimento chiamato amore è difficile da gestire. Tutti mi vedono come uno spensierato, un tipo che dice le cose come stanno senza vergogna. Non hanno idea di quanta malcelata timidezza ci sia dentro di me. E ce l'aveva anche Deak. E tutti gli altri quarantasette “me”.

Chissà quante volte ti sei girata, Ruki, nella speranza di incrociare nuovamente il mio sguardo, dirci di nuovo con gli occhi che ci amiamo, con quel contatto paradisiaco che sentiamo solo noi.

Ma sono timido, almeno in questo momento.

Però non ti preoccupare. Ci sarà presto una nuova occasione per cui questa timidezza non avrà motivo di sussistere. Perché ti amo.

E a volte il solo sguardo non basta per dirlo.

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Capitolo 7
*** 07. Dear God [ ~ ho bisogno di avere fede in te ] ***


Angolino; buongiorno a tutti. Come ve la passate? Eccoci alla settima one shot della raccolta. Stavolta è capitata Dear God degli Avenged sevenfold. Ho subito pensato “ma dai, che bello, gli Avenged sevenfold!”, e visto che non vogliamo renderci la vita troppo facile ho subito deciso di accantonare un esclusivo POV di Lavi che parla del suo Dio della morte. Al contrario, inizialmente doveva essere un eslusivo POV di Rukia, e poi sono diventati congiunti. È stato divertente illustrare le concezioni di fede di ognuno, specie quella di Rukia. Ho riscritto questa storia tre volte ma ce l'ho messa tutta e spero che vi piaccia, davvero. Attendo con ansia i vostri pareri!
Qui viene illustrato uno dei poteri di Lavi. Il timbro di legno è una sua caratteristica speciale perché non è d'attacco. Grazie a questo potere, ad esempio, allontana le nuvole nel volume otto di D.Gray-man, oppure nel volume undici attira a sé il vento per raccogliere delle chiavi. Anche se Lavi è “famoso” per il sigillo di fuoco... ora che ci penso, i timbri di acqua e terra non li ha mai usati. Vorrei tanto vederli!
E poi Rukia con la sua Sode no Shirayuki, che invece controlla il ghiaccio. Eh, gli opposti affascinanti di 'sti due... e la one shot è... fluff. Sì, fluff. È sempre molto strano per me scrivere una fluff perché sono un angster incallita, e la fatica nella stesura aumenta perché le fluff mi riescono più difficili. Ma ce l'ho messa tutta!
Spero davvero, davvero tanto che vi piaccia. Sono più ansiosa del solito nel postare oggi, non so bene perché, forse è la canzone che di per sé mi emoziona e allora... bè, niente. Spero che apprezzerete. -risata-

Ho notato che sono aumentate le persone che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti e vorrei ringraziali, uno ad uno. Se vi avessi davanti vi abbraccerei e vi bacerei. Quindi a Akisan, Akkichan, asia94, Athanate, bebouska, Blastvampire, Cirucci, dragon ball z, Edhelwen, Eyes green, FediHime, Giuu, Hime89, Himepm, I r i s, JennyMatt, Jolien, Kia chan 93, Kuchiki Chan, Kumiko_Walker, Kuroichan, LadyCharlotte, M e g a m i, matechan, NicknameNonNoioso -stima per il tuo nick, davvero!- RikaScorpion, Rose1487, Secret story, Seminy_53, Shaila Light, shooting s t a r, Sky_Writer, Ucha, Valentyn, Haily, hicchan e Miyuki987, grazie, grazie di cuore!
Rinnovo i miei ringraziamenti a
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, M e g a m i, matechan, Ookami san, Sarugaki145 e Haily per aver inserito la raccolta tra le preferite!
Ringrazio tantissimo
Kuchiki Chan per averla messa nelle ricordate e Black_Sheep, Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, Shaila Light, Tiamath e Ucha per averla messa nelle ricordate.
Un ringraziamento speciale specialissimo per le recensioni meravigliose di
Ookami san, Haily, Athanate, Kuchiki Chan, M e g a m i, Giuu, Nexys, Sidan, Cassandra_Wolf, Angy_Valentine, KayeJ, Ucha, Eyes green. Grazie, grazie infinite davvero, leggere i vostri pareri mi rende un sacco felice.
E dopo questa tediosa nota, vi lascio alla lettura. Spero che vi piaccia e di poter leggere presto i pareri di chiunque vorrà dedicare parte del suo tempo a recensire!




[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Het][Introspettivo][Fluff][POV Lavi e Rukia][Song fic]





Dieci volte tanto





Dear God





« Dear God, the only thing I ask of you
is to hold her when I'm not around,
when I'm much too far away.
We all need the person who can be true to you,
but I left her when I found her and now I wish I'd stayed,
'cause I'm lonely and I'm tired, I'm missing you again, oh, no, once again. »
(Caro Dio, l'unica cosa che ti chiedo
è di sostenerla quando non ci sono,
quando sono troppo lontano.
Abbiamo tutti bisogno della persona che sia sincera con te,
ma l'ho lasciata quando l'ho trovata e adesso vorrei essere rimasto,
perché sono solo e sono stanco, mi mancherai ancora, oh, no, ancora una volta.)

[ Dear God – Avenged Sevenfold ]






Piove a dirotto qui a Londra. Il cielo non è mai stato così grigio, impetuoso, la pioggia è più simile ad un fischio insistente. C'è un freddo pungente, i signori della sezione scientifica non fanno che bere caffè sia per riprendersi dall'ennesima nottata in bianco, sia per riscaldarsi, anche con giacche pesanti. Linalee, che di solito indossa gonne molto corte, ha deciso di proteggere le gambe con dei pantaloni. Il supervisore Komui si sta concedendo una pausa, sul divano, si è addormentato subito e gli hanno poggiato sopra una coperta. Fa freddo, piove a dirotto, il fischio della pioggia è forte e c'è poca gente disposta a gironzolare per i corridoio dell'Ordine Oscuro. Io sono una delle poche.

Ho camminato a lungo per arrivare in una sala grande quanto l'ufficio del supervisore, abbastanza da contenere una quarantina di persone. Di solito ha dei colori vivaci e splendenti grazie alla vetrata colorata, molto bella da guardare, raffigura una donna vestita di bianco che tiene in braccio un bambino. Di solito quella vetrata splende di luce propria, di mille colori, ma oggi piove a dirotto e non si riesce a rendere lo splendore. Quella donna sembra triste. Io mi sento malinconica. Ultimamente vengo spesso qui, mi siedo in prima fila, proprio davanti ad una croce molto grande, decorata finemente. C'è un uomo appeso a quella croce con dei chiodi ai polsi e ai piedi, con una corona di spine, un viso sofferente, ma è strano perché sembra soffrire non soltanto per la tortura che sta subendo ma anche per un qualcosa di più profondo. Sopra la sua testa coronata dalle spine c'è una scritta: INRE. Lavi mi ha spiegato che significa “Gesù il Nazareno, Re dei Giudei”. È esistito veramente ma circa le sue gesta le documentazioni storiche sono alquanto confuse. Lavi però è Bookman, è colui che registra maniacalmente ogni evento e sa un sacco di cose, soprattutto quelle che riguardano l'Ordine Oscuro, l'esercito del Vaticano, portavoce del cristianesimo, quindi queste cose le deve per forza sapere. Per noi shinigami, invece, la fede è un qualcosa di relativo. Crediamo che le cose siano governate da una forza misteriosa ma non la identifichiamo con Dio, né con tale Gesù. Da queste parti invece lo tengono in grande considerazione, me l'ha spiegato Lavi. È stato il fondatore del cristianesimo, il Messia, cioè un uomo inviato da Dio che arriva in un momento decisivo della storia per rendere il mondo migliore. Per alcuni fu invece un semplice predicatore, un profeta, un esorcista.

« Come te? »

« No, no. Le documentazioni storiche che ci sono state tramandate raccontano che lui ha compiuto dei veri e propri miracoli. Ha guarito persone cieche e sorde, malate, paralizzate, ma il suo ruolo di esorcista è stato quello più classico, ossia scacciare i demoni che si impossessavano di essere umani. Il nostro lavoro è diverso, ma la gente continua a vederci come monaci che scacciano i figli di Satana »

« E un uomo così gentile e misericordioso... è stato condannato a morte? »

« Molti lo ritenevano solo un ciarlatano, o addirittura un demonio. All'epoca era facile finire sulla croce per niente. Ma la sua morte ha avuto un fortissimo impatto sulla storia. Non c'è cultura che non conosca la sua storia e il cristianesimo continua ad avere un enorme importanza a livello culturale. »

« Ma è davvero possibile che un uomo abbia dei poteri simili? »

« Secondo la credenza cristiana ed ebraica, sì. Il Messia è colui che si fa carico dei poteri divini, “Dio fatto uomo”. Possiamo dire che sia simile all'Innocence per noi esorcisti, no? Possiamo raccoglierne i frammenti, ma solo uno di loro ci sceglie e noi ne diventiamo i compatibili. Anche se la nostra forza non può certo competere con quella di Dio. Gesù era anche in grado di trasformare l'acqua in vino e placava le tempeste. »

Lavi sa un sacco di cose. Mi piace ascoltarlo. Grazie a lui ho potuto imparare molto sugli esseri umani. Abbiamo fattezze simili ma siamo molto diversi, con usi e costumi differenti e quando è cominciata questa alleanza tra Soul Society e Ordine Oscuro si sono notate subito. Grazie a Lavi, però, sono riuscita ad ambientarmi.

Ultimamente vengo spesso qui, in questa piccola chiesa. Guardo la statua di quell'uomo, Gesù, con fare malinconico. Per noi shinigami la fede in Dio è un qualcosa di relativo eppure, a volte, mi ritrovo a parlare con una statua che non può rispondermi. Forse perché un po' mi sento sola. Lavi non è con me da una settimana. Lo hanno mandato in missione da solo, chissà dove. Hanno detto che io, la sua partner, non ero necessaria. Mi ha fatto un po' male sentirlo dire. Shinigami ed esorcisti sono stati divisi in squadre composte da due persone per poterci conoscere e verificare la forza in battaglia, per ambientarci. Io sono stata messa in coppia con lui, e alla fine ci siamo accorti di provare qualcosa di più della semplice simpatia tra “compagni di lavoro”. Piano piano, piano piano, ci siamo scoperti innamorati, proprio così. È stato difficile per tutti e due ammetterlo e confessarlo, manifestarlo anche con una semplice carezza. Ma siamo partner, passiamo molto tempo assieme e ormai per noi è naturale stare costantemente vicini. Per me è la routine, una bellissima, stupenda routine sentire i suoi abbracci, assaggiare i suoi baci, ammirare il suo corpo nudo, la sua pelle, tutto di lui. Ci amiamo, io e Lavi, e stare insieme è diventata un'abitudine -anche se cerchiamo di non farlo capire agli altri. Se mio fratello lo sapesse di certo sorgerebbero molti problemi, e per Lavi sarebbe la fine perché il suo lavoro di Bookman non gli permette di avere nemmeno un amico vero, figuriamoci di innamorarsi- e siamo felici, nel nostro piccolo mondo, dove le guerre, la sofferenza, tutto questo non arriva. Ma oggi Lavi non c'è, lo hanno separato da me e io mi sento malinconica.

« Non capisco. Perché da solo? »

« Si tratta di una missione semplicissima, hanno detto che posso cavarmela benissimo da solo. Un piccolo villaggio a nord-est della Francia è infestato da akuma di livello uno e due perché pare ci sia dell'Innocence, per cui devo andare a controllare. Anche se non ci fosse traccia di Innocence, devo comunque occuparmi degli akuma. »

« E se ci fossero anche degli hollow? Voglio dire, è per questo che hanno messo shinigami ed esorcisti nella stessa squadra, no? Se ci fossero degli hollow, tu da solo come... »

« Perché sei così preoccupata, Ruki? Ormai so come cavarmela anche con gli hollow. Se mi stanno mandando da solo, comunque, vuol dire che in quel villaggio non ce ne sono. Andrà tutto bene, tornerò tra una settimana, dieci giorni al massimo. »

« Sì, ma... »

« Vieni qui. » i baci, i suoi baci, quei baci che mi dà per tranquillizzarmi e per dirmi “arrivederci, amore”. Le sue braccia che mi stringono, il sorrisetto che precede ogni bacio, la sua lingua, il suo sapore, il suo profumo, tutto di lui mi tranquillizza. Ma quando poi mi rendo conto che lui effettivamente non c'è, la preoccupazione mi assale di nuovo. Perché per noi è diventata un'abitudine stare sempre assieme e vedermi separata così, perché “non ero necessaria”, mi fa male. Così vengo qui, guardo la statua di Gesù, o la vetrata che raffigura quella donna -Lavi mi ha detto che si chiama Maria ed è la madre di Gesù- e mi viene quasi spontaneo parlare con loro. Pregare perché lui torni vivo. Il che è ironico, visto che io, in quanto shinigami, ho una concezione diversa di fede.

« Ha detto che la missione non è pericolosa. Dovrebbe tornare domani. Chissà se anche lì sta piovendo a dirotto. » sì, sto parlando ad un crocifisso che non può rispondermi. Però mi viene naturale, e sorrido. « Ah, ma anche se ci fosse una tempesta, per lui non sarebbe un problema. Perché tu gli hai donato i tuoi poteri, non è così? »

Mi viene naturale pensare anche questo. Lavi ha un potere in grado di controllare qualsiasi cosa sul creato tramite l'utilizzo di un martello, anch'esso soggetto a cambiamenti di misura e peso secondo i suoi desideri. Può governare il fuoco, l'acqua, l'aria, la terra. Anche lui può placare tempeste, come faceva Gesù. L'ho visto coi miei occhi, quasi non ci credevo.

Anche quel giorno pioveva. Ci eravamo riparati sotto la tettoia del cortile e guardavamo ogni singola goccia battere sul terreno, come volessero imporre la propria presenza. Lui mi abbracciava, si raccomandava che non mi bagnassi per non buscarmi un raffreddore o l'influenza. La cosa era nata per scherzo, una battuta di poco conto che avevo fatto.

« Sarebbe bello se potessi far cessare questa pioggia subito, con uno schiocco di dita. »

Lui mi aveva sorriso. « Vuoi che smetta? »

« Era una così bella giornata. »

« Dillo di nuovo. Vedrai che accadrà, come una magia. »

« Ma dai! »

« Tu provaci. Vedrai come smette subito. » i miei sguardi dubbiosi non servirono a convincerlo a desistere. Insisteva, voleva che provassi, come un bambino che voleva a tutti i costi giocare a fare il mago. Lo accontentai, in fondo che male c'era. Dissi nuovamente che volevo che la pioggia cessasse subito.

E lui si è allontanato da me, seppur non smettendo di guardarmi, e in poco tempo si era bagnato tutto, sotto la pioggia, ma la cosa non lo infastidiva. Trafficò con il borsellino attaccato alla coscia destra dei pantaloni per prendere il martello. In un certo senso, vedere Lavi usarlo è come vedere un prestigiatore. È divertente.

« Martellone, martellino, cresci, cresci, cresci. » e quando il martello raggiunse le dimensioni del padrone, accadde una cosa che non mi stancherò mai di vedere. Il vento che si alza, lui circondato da quegli antichi simboli della natura, lui che fa girare il martello con maestria e poi ne sceglie uno. Scelse il simbolo del legno.

« Timbro di legno. Disco rotante della natura. » puntò l'indice al cielo grigio, rivolse lo sguardo alla pioggia incessante, gli sorrise e gli rivolse parole gentili, come si farebbe con un bambino che sta piangendo. « Per favore, fermati, pioggia. »

E gli aveva obbedito. Nel giro di pochissimi minuti era tornato a splendere il sole. Le gocce di pioggia che ricadevano sul suo viso, sui vestiti fradici, sul suo sorriso compiaciuto, si facevano distinguere bene alla luce del sole. Non pioveva più. A Lavi basto chiederlo perché si fermasse.

Ricordo benissimo che, quando lo vidi, di colpo pensai che quello fosse un potere divino. Solo Dio ha un potere decisionale del genere sul creato. L'Innocence, un frammento di Dio, gli ha affidato un potere simile. Allora, anche in maniera un po' infantile, ho pensato che Lavi fosse a suo modo un Dio. In fondo, lui comanda ogni cosa della natura. Placa le tempeste come faceva Gesù, allontana le nuvole, attira il vento, governa il fuoco, l'acqua, la terra. E mi protegge. Mi ama, prega per la mia felicità e mi tranquillizza. Pensa sempre a me, non mi fa mancare nulla, nessun bacio, nessun abbraccio, attenzioni a cui sono abituata ma che mi rendono sempre, sempre felice. Lavi è diventato, poco a poco, il mio tutto, il mio piccolo Dio.

« Io ho una concezione diversa di fede. » mi rivolgo ancora a quel crocifisso e a quella donna che abbraccia il suo bambino nella sua veste bianca, pura. « Ma ultimamente sento la necessità di parlarti e di essere ascoltata. Lui è un esorcista, un apostolo di Dio. Combatte ogni giorno per te. Quindi tu lo proteggerai, vero? Sempre e comunque. Lo farai tornare da me, non mi separerai da lui. So che non dovrei farlo, che va contro le mie credenze, la mia cultura. Ma ti prego, Dio. Ti prego, fa che stia bene. Fa che torni da me sano e salvo. Perché lui è il mio piccolo Dio e ho bisogno di avere fede in lui. Perciò, ti prego, proteggilo. »


Qui in Francia c'è il sole, nessuna nuvola all'orizzonte, gli abitanti del villaggio hanno organizzato un enorme pranzo con tanta, troppa roba da mangiare, tutta per me. Mi sono liberato di tutti gli akuma e ho pure raccolto l'Innocence, missione compiuta nel migliore dei modi. Anche se ho qualche cerotto sulle mani, ma sono dettagli, capita. Gli abitanti del villaggio mi sono enormemente grati, dicono “Dio ci ha salvati!” ed eccomi qui, con un sacco di roba buona da mangiare e del buon vino. Eppure non sono completamente felice. Non vorrei essere qui, vorrei tornare subito all'Ordine Oscuro, tornare da Ruki, stringerla a me e dirle col sorriso “sono tornato, amore, grazie per aver pregato per me”. Perché io lo so che lei prega ogni giorno per me, anche quando siamo vicini, anche quando facciamo l'amore, anche quando mi accarezza i capelli durante il mio stato di dormiveglia. Ruki è semplicemente meravigliosa e il solo fatto che ricambi i miei sentimenti mi rende la persona più felice del mondo.

Prima di incontrarla pensavo di condurre una vita normale, fatta di alti e bassi come tutti, in un mondo crudele, duro, pieno zeppo di guerre che io devo registrare, dove tutti sono amici fasulli. Fidarmi del prossimo per me è sempre stato difficile, sorridere è facile, ma aprirsi con qualcuno, confessarsi, lasciargli il proprio cuore, questo è dannatamente difficile. Grazie a Ruki però ce l'ho fatta, mi sento più leggero perché condivido ogni cosa con lei, anche ogni minima preoccupazione, ce ne facciamo carico un poco per volta e andiamo avanti, insieme.

L'hanno messa in squadra con me per permettere agli shinigami di ambientarsi con gli esorcisti in occasione di questa alleanza particolare. Sono sempre stato incuriosito da lei, insomma, non capita tutti i giorni di incontrare uno shinigami. Eppure sono così... così umani. Sono degli Dei, no? Eppure sono umani. Non so se mi spiego.

Ridono come noi, vedono quel che vediamo noi, piangono, soffrono, gioiscono come noi. Come me, che ho sempre cercato di estraniarmi dal mondo deturpato dalle guerre. Io ero, sono diverso. Gli umani sono solo degli stupidi, non fanno altro che bombardarsi a vicenda. Il mio mondo è diverso, io non sono come loro, ho imparato la lezione a furia di vedere continuamente guerre da diciannove anni. Poi è arrivata Ruki. È entrata nel mio mondo e l'ha reso ancora migliore. Poco a poco la semplice curiosità che avevo si è trasformata in... in amore, sì. È stata dura ammetterlo, ma alla fine non ho più resistito. Al diavolo il lavoro di Bookman, al diavolo tutto. La volevo, disperatamente. Volevo che il mio mondo si discostasse ancora di più dai conflitti che ho sempre visto. Con Ruki al mio fianco adesso anche questa guerra contro il Conte del Millennio riesco ad affrontarla con un'ottica diversa.

Lei è uno shinigami. Ha fattezze umane ma è dotata di capacità straordinarie. Ricordo benissimo come ha curato in poco tempo una mia ferita, grazie ad un'arte magica particolare che usano gli shinigami. Vera e propria magia. E poi la sua spada, la sua arma, quella non fa testo.

Si chiama Sode no Shirayuki. È una spada tutta bianca, come ornamento ha un lungo nastro, anch'esso bianco. È bellissima, è incantevole, non ha per niente l'aspetto brutale delle spade comuni, non sembra un oggetto fatto per uccidere, sporcarlo di sangue è quasi un insulto. Eppure con quella ci combatte. Mi hanno detto che la spada di Ruki è considerata “la più bella di tutta la Soul Society” e non è difficile capire perché. Mi hanno anche detto che le spade degli shinigami nascono dalla loro stessa anima, sono una parte, un frammento di loro e quindi non sono che un riflesso di loro stessi. Dunque non mi sorprende che Ruki possegga la spada “più bella di tutte”, così bianca, così pura, che contrasta perfettamente coi suoi capelli neri ma in egual modo comunicano ciò che la rende meravigliosa. Bellissima nel suo essere determinata, nel suo senso del dovere, nel suo senso di protezione. Bellissima nei suoi sorrisi, nei suoi baci, nel suo corpo minuto che mi fa impazzire perché toccarla è qualcosa che va oltre il semplice piacere.

La sua spada permette di governare il ghiaccio e la neve. Può anche fare un caldo infernale che lei congela qualunque cosa. Vederla all'opera con quella spada è come godersi un bellissimo spettacolo. Sembra danzare e io vorrei accompagnarla. Bianca, pura, con quel senso di protezione che non tutti hanno. Ricorda un po' Maria, anche lei era bianca, pura, una donna semplice ma bellissima che voleva proteggere. In fondo Ruki è una Dea, niente di cui stupirsi se la sua essenza divina incanta in questo modo.

Stavolta mi hanno mandato in missione da solo. Nonostante qui siano tutti felici, nonostante la festa, mi sento malinconico. Vorrei tornare all'Ordine Oscuro, ma i signori del villaggio insistono perché resti ancora un po' e non me la sento di dire di no. Hanno confuso la mia malinconia, la mia mancanza di Ruki con la stanchezza e mi hanno offerto ospitalità. Sono molto gentili., fanno tenerezza.

Ma io non voglio riposare. Dico loro che faccio una passeggiata, per vedere il posto. In realtà vado dritto dritto nella loro chiesa, un po' piccola, semplice, dall'aria molto vecchia, ha anche qualche crepa. Come entro c'è una pungente aria fredda, gli affreschi si distinguono appena, tanto sono vecchi e rovinati. Ci sono però delle statue, molto belle. Vedo la statua di Maria, col suo classico abito lungo, il suo solito sguardo gentile e armonioso. Vedo la statua di Gesù, non è rappresentato come al solito sulla croce e al posto della corona di spine ha un'aureola. Ha le braccia rivolte al cielo e anche il suo sguardo sembra gentile. Mi viene da sorridere, non so perché. E dire che non sono così fedele.

C'è un'altra statua che non raffigura né Maria né suo figlio. A giudicare dallo stato di conservazione, è la più vecchia. È un uomo con uno sguardo di difficile interpretazione, a tratti severo, a tratti gentile. Non ha l'aureola, sembra un uomo molto semplice, ma quella solennità così strana che emana mi fa capire che rappresenta Dio, proprio lui, l'Onnipotente.

Mi siedo davanti a lui, lo guardo per un po', in silenzio. È strano. Io non ho così tanta fede. Combatto per il Vaticano ma mi è difficile dire con fermezza “sì, ci credo”, perché è una cosa molto astratta e le documentazioni storiche non mi bastano ad avere certezze assolute. Ultimamente però mi capita di sedermi davanti ad un qualcosa che lo raffigura e gli rivolgo addirittura qualche parola.

« Salve. » comincio sempre così, con un tono un po' scherzoso, come se stessi parlando con un amico che non può rispondermi. « Io e te non ci conosciamo, cioè, forse tu mi conosci perché tu sai tutto di tutti. Mi chiamo Lavi, sono un esorcista. Un tuo apostolo. Dimmi, ho lavorato bene oggi? » ridacchio. Mi sento un cretino. Ma non posso farne a meno. « E Ruki come sta? »

Non può rispondermi, è una statua. Ma ciò che rappresenta mi spinge a chiederlo. Tu sei il Signore Onnipotente, devi saperlo. Devo sapere se Ruki sta bene, se mi aspetta col sorriso. Se sta pregando per me, come io prego per lei, anche se non ho così tanta fede. Devo sapere se tu, Dio, la proteggi mentre non ci sono. Forse lei non ha bisogno di protezione, è una Dea. Ma te lo chiedo comunque.

Dio, mio caro Dio, proteggila, dalle un bacio da parte mia e dille di stare tranquilla che torno presto. E anche se non tornassi, anche se un giorno dovessi morire sul campo di battaglia -cioè, spero che non succeda, voglio dire, non puoi essere così cattivo, no?- di continuare a vivere, con il sorriso possibilmente, che la vita può essere sì ingiusta ma di non dimenticare mai quanto ci siamo amati, quanto siamo stati sinceri tra noi, ed essere fiera di se stessa per lo sforzo sovrumano che ha fatto nell'affidarsi a uno come me.

Caro Dio, ti prego, dille tutto questo da parte mia. Dille che la amo, la amo tanto, che mi manca da morire e un po' maledico questa missione a cui mi hanno mandato da solo. Era facile, d'accordo, ma un po' di compagnia non guasta mai, no? Ruki non mi guasta mai. La vorrei sempre accanto, la vorrei proteggere. Ma visto che ora non sono accanto a lei, ti prego, Dio, tu che forse esisti e forse no, forse mi ascolti e forse no, proteggila mentre non ci sono. Che io torno presto.


« Rukia? Oh, allora eri qui. »

Non sono più sola all'interno di questa piccola chiesa dell'Ordine Oscuro. C'è Linalee, un'esorcista, un'amica di Lavi. Con me è sempre stata gentile e non ho mai avuto problemi con lei. Ha tra le mani una tazza e me la porge con il sorriso. « Ho pensato che in una giornata come questa volessi qualcosa di caldo. »

« Ti ringrazio. »

« Non pensavo di trovarti qui. »

« A volte sento il bisogno di stare un po' per conto mio. Questo posto è così tranquillo. »

Si siede accanto a me. Mi stringe lievemente la mano e mi sorride. « Sta' tranquilla, tornerà presto. »

Io e Lavi abbiamo sempre cercato di non far conoscere agli altri il nostro rapporto. Eppure Linalee mi parla come se avesse capito la mia preoccupazione e sta cercando di aiutarmi. È molto gentile con me. Non so se abbia capito cosa c'è tra me e Lavi o se l'abbia confusa con semplice amicizia, ma capisce che in questo momento sono un po' malinconica perché sono sola.

Lui tornerà, ma quando? E se non tornasse più? Dio, caro Dio, io che ho una concezione molto diversa di fede, ti prego, fallo tornare da me. Digli che lo aspetto e che mi manca perché sono abituata ad averlo vicino. Digli di stare attento e proteggilo come farei io, ma adesso non sono accanto a lui perciò, ti prego, fai le mie veci.

Le mie preghiere e la compagnia di Linalee vengono disturbate dalla trasmittente golem che l'accompagna sempre, con qualche brusio. « Linalee Lee, recarsi nell'ufficio del supervisore. »

« Che succede? »

« Lavi dell'unità Cross è appena rientrato dalla missione. Recarsi nell'ufficio del supervisore per il rapporto sull'Innocence raccolta. »

Mi sono alzata di scatto. Un comportamento fuori luogo per una come me, ma non posso farne a meno, sono felice. Lui è vivo, è tornato da me. Linalee mi sorride e dice di precedermi verso l'ufficio. Anch'io in un attimo sono fuori dalla chiesa dell'Ordine Oscuro ma non mi dirigo in ufficio. Corro verso le scale, scendo di fretta, rischio di inciampare, ma eccolo lì. Ha dei cerotti sulle mani ma è vivo, sale svogliatamente le scale. Alza lo sguardo e incrocia il mio e mi sorride, con delle gocce di pioggia che gli ricadono dai capelli rossi raccolti alla rinfusa dalla bandana che indossa di solito.

« Bentornato. » non oso fare un altro passo. Vorrei abbracciarlo, baciarlo, ma mi trattengo perché qualcuno potrebbe vederci e non possiamo permettercelo, non ancora.

« Grazie. » mi sfiora la mano mentre si guarda attorno. Quando si rende conto che non c'è nessuno nelle vicinanze, la stretta si fa più salda, poi diventa un abbraccio, il sorriso si allarga di più, l'occhio verde che ho imparato ad amare mi sorride a sua volta. Poi mi bacia. Siamo stati separati per pochi giorni eppure quelle labbra mi sono mancate. Lo ricambio, con un po' di vergogna perché ho paura che qualcuno ci possa vedere, ma lui nei suoi abbracci, nelle sue carezze, mi tranquillizza. Il mio piccolo Dio è tornato per proteggermi e stare con me e non posso essere più felice di così, anche se non riesco a manifestarlo pienamente.

E mentre continuo a baciarlo, mentre gli do il bentornato, ringrazio Dio, anche se per me la fede è un qualcosa di relativo. Grazie, caro Dio, grazie per averlo protetto e per averlo fatto tornare da me.

Caro Dio, ti prego, se possibile, di continuare a proteggerlo e di non portargli via quel potere divino che gli hai regalato. Perché solo lui è in grado di placare le tempeste e ho bisogno della sua magia che fa tornare sempre il sole, in ogni caso, puntando semplicemente il dito al cielo. Continua a piovere a dirotto ma non sono più così malinconica, perché Lavi è di nuovo al mio fianco e lui potrebbe farla cessare subito. Perché è il mio piccolo Dio.


Quanto mi sei mancata, Ruki. Dovrei andare subito da Komui ma tu, tu sei più importante, tu che mi sei venuta incontro di corsa. Eccomi a casa, eccomi accanto a te, posso tornare a proteggerti come si deve. Dev'essere stata dura, vero? Anche se siamo stati separati per poco tempo, ma il fatto è che siamo così abituati a stare vicini che ormai una separazione forzata come questa ci sembra una violazione nel nostro intimo. Oh, Ruki, la tua mano comincia a stringermi con forza. Ti sei sentita sola, so che non lo ammetterai ma è così, vero? Anche per me è lo stesso. Era una bella giornata di sole, c'era una festa, eppure mi sentivo comunque malinconico. Quella frase “Rukia Kuchiki non è necessaria, la missione è semplice, parti da solo” non mi è piaciuta neanche un po'. Tu non sei un oggetto utile o meno per delle missioni. Tu sei Ruki, la mia Ruki, la mia Dea, che prega per me e mi ama e mi protegge.

Dio, caro Dio, grazie per esserti preso cura di lei mentre non c'ero.

Caro Dio, l'unica cosa che ti chiedo, e che continuo a chiederti, è di non separarla da me, dal mio mondo che con lei ha nuovi colori. Anche sotto la pioggia incessante che adesso sta sottomettendo Londra, ti prego, fa' che resti con me. Dammi la forza per proteggerla e prendi il mio posto quando sono troppo lontano, così che possa essere sempre felice come merita una piccola Dea bianca, pura, immacolata e meravigliosa come lei.

Anche se non ho così tanta fede, ti prego.

Almeno questa mia preghiera esaudiscila.

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Capitolo 8
*** 08. Uso [ ~ perché la nostra promessa non diventi una bugia ] ***


Angolino; questa one shot è lunga, piena di avvenimenti, un po' tanto incasinata e angst. Lo dico e lo ribadisco, Dio benedica l'angst. Tant'è che l'ho scritta subito e non posso aspettare di aggiornarla. La troverete molto strana, senza dubbio, anche sconclusionata, ma comunque. Per questa one shot ci ho davvero messo l'anima. Mi sono impegnata anche per le altre, indubbio, ma questa ha un posto d'onore per quanto riguarda la fatica. Perché è un angst piena di avvenimenti e rendere i personaggi senza scadere esageratamente nell'OOC è stata una prova durissima che spero di aver superato. In questa one shot, accompagnata da quella che era una sigla di chiusura di Fullmetal Alchemist in cui promesse e bugie e protezione fanno da padrone, succede davvero di tutto e Lavi e Rukia ne passano di tutti i colori. C'è pure Tyki, uno dei cattivi di D.Gray-man. È indubbiamente affascinante, persino quando è così cattivo con Lavi. Questa one shot lascia molti punti in sospeso, ovviamente leggendo vi chiederete “ma perché questo, ma perché quello?”, ma chiedo venia, è una one shot e ho preferito dare priorità all'angst LaviRuki. Ce l'ho messa davvero, davvero tutta e spero che apprezzerete. All'angst ci tengo tantissimo, Dio benedica l'angst e il LaviRuki in questo genere non fa testo. Li adoro. Ehm, che stavo dicendo? Perché le note d'autore diventano sempre così melense e lunghe?

Bè, spero che apprezzerete. Aspetto con ansia i vostri commenti e nel frattempo ringrazio tutti quelli che leggono e apprezzano e chi trova il tempo e la voglia di recensire. Grazie di cuore!
Rinnovo come sempre i ringraziamenti a
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, Kuchiki Chan, M e g a m i, matechan, Ookami san, Sarugaki145 e Haily per aver inserito la raccolta tra le preferite, Black_Sheep, Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, Shaila Light, Sidan, Tiamath e Ucha per averla inserita tra le seguite. E un grazie speciale a Sidan, KayeJ, M e g a m i, Giuu, Angy_Valentine, Haily, Kuchiki Chan, Ookami san, Athanate, Nexys, Cassandra_Wolf e Ucha per le recensioni che mi lasciano e mi emozionano tanto!
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura che sfuggono sempre al mio occhio già miope e buona lettura!





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][het][angst][introspettivo][POV Lavi e Rukia]





Dieci volte tanto





Uso





« Ano hi mita sora akane iro no sora wo nee ituska omidasu deshou,
hatase nakatta yakusoku wo idaite futari arukidasu. »
Il cielo che abbiamo visto quel giorno, il cielo scarlatto, te lo ricorderai un giorno?
Abbracciando una promessa che non poteva essere mantenuta, verso cui ci incamminiamo.

[ Uso – SID ]





« Non dovrai più preoccuparti di nulla. Perché io ti proteggerò, qualsiasi cosa accada. Lo so che per te è difficile, trattandosi di me, ma... credi in me, Ruki. Non ti lascerò mai morire, non ti farò correre nessun pericolo, nemmeno sotto tortura. È una promessa. »

Io non dico le bugie, non più, non a te.


Perché è dovuto accadere tutto questo?

Con Lavi mi sento al sicuro, mi copre sempre le spalle. Combattiamo insieme, insieme affrontiamo ogni tipo di pericolo. Ce la metto sempre tutta per proteggerlo, nonostante il mio corpo sia tanto più piccolo rispetto al suo. Mi ero ripromessa di diventare più forte, per lui, che ha deciso di mettersi contro le regole di Bookman per amare me, confessarsi. Mi ha affidato il suo cuore e io devo proteggerlo.

Ma allora perché sono io quella stesa a terra, stringendo i denti per il dolore che sento dappertutto? Le gambe mi sembrano trafitte da mille lame. La mia vista è offuscata, Lavi non fa che urlare il mio nome, tenendomi stretta tra le sue braccia. Oh, è vero, ora ricordo. Siamo in missione ma le informazioni riportate non erano del tutto esatte. È stata la prima volta che ci siamo scontrati sia con gli akuma che con gli hollow. Mai era capitato di incontrarli insieme. E io... non ricordo bene come sono finita stesa qui, con le gambe che sembrano trafitte da mille lame. Non posso permettermi di morire. Ho una promessa da mantenere a me stessa.

Lavi ha gridato ad Allen, un suo compagno, di correre a cercare aiuto, perché nemmeno lui, con le sue conoscenze nel campo della medicina, può fare molto. Mi sento stanca. Vorrei dormire ma Lavi non me lo permette, mi dà degli schiaffi. Ma sono davvero, davvero stanca. Scusami, ma voglio dormire.

« Ruki! Ruki, guardami! Parlami, parlami, sono qui! Non dormire, non chiudere gli occhi! Ho bloccato l'emorragia, andrà tutto bene, ti salverai, ma non devi assolutamente dormire! Parlami, parla di quello che vuoi! »

« La... vi... »

« Sì, parla, continua a parlare! Ecco, stringimi la mano e non mollare la presa, capito? Andrà tutto bene, vedrai! »


E invece no, non va bene niente. Io dovevo proteggerla. Lo avevo promesso davanti a quel cielo scarlatto e ai suoi occhi blu. Non dovrebbe esserci lei stesa a terra in un lago di sangue. Non posso muoverla perché ha delle schegge conficcate nelle gambe, anche il minimo movimento può essere fatale. È stata tutta colpa mia, sono ancora troppo debole e non riesco nemmeno ad affrontare un paio di akuma con degli hollow. Chi se ne frega se quegli akuma erano di livello tre, chi se ne frega se gli hollow erano così forti. Io devo proteggerla a costo della vita. Gliel'ho promesso.

Le dico che andrà tutto bene ma in realtà non va bene niente. Potrebbe morire tra le mie braccia in questo preciso istante ed io riesco a malapena a trattenere le lacrime. Ruki, ti prego, ti prego, cerca di resistere. Farò di tutto per salvarti. Te l'ho promesso e io non dico le bugie, non più, non a te.

« Allen! Allen, dove sei?! Sbrigati! » ma Allen non risponde, è lontano, è andato a cercare aiuto. Ruki rischia, rischia grosso, oddio, no, la sua stretta comincia ad allentarsi. No, ti prego, no!

« Ruki, stringi la mia mano, continua a parlarmi! Non dormire! Capito? Non dormire! »

Ma forse non mi sta più ascoltando. Ha già chiuso gli occhi, il battito è impercettibile, non ho i mezzi per soccorrerla, non so che fine abbia fatto Allen e io sono solo, impotente. Eppure gliel'ho promesso, ho promesso che l'avrei protetta a qualsiasi costo, che sarei diventato più forte per questo. Non posso deluderla così, non posso proprio permettermi di lasciare che mi scivoli via dalle dita così. Ma sono solo e non so che fare. Ho fallito. Non sono forte abbastanza e quella promessa fatta davanti a un cielo scarlatto, di fronte a un tramonto, guardandola dritta negli occhi, è diventata una bugia. Ma io non voglio. Non voglio.

Improvvisamente sento dei passi. Oh, Allen, sei tornato, grazie al cielo. Mi volto e grido di affrettarsi che per Ruki ormai è solo questione di tempo. Ma non sto parlando con Allen.

Perché doveva succedere tutto questo?

« Oh, povero guercino. »

Perché lui? È venuto per darci il colpo di grazia? Come se potessi lasciarlo fare. Cosa ti ridi, signor neo? Ti piace così tanto veder soffrire la gente, eh. Già, tu sei un Noah. Figurarsi se non godi di fronte alla sofferenza di un esorcista. Bookman, ma pur sempre esorcista.

« Non avvicinarti! » stringo Ruki a me. Non deve nemmeno azzardarsi a sfiorarla. La proteggerò, costi quel che costi. Gliel'ho promesso e io le promesse le mantengo, ora sì, a lei sì.

Nonostante indossi il cappello a cilindro riesco a distinguere bene il suo sguardo. È un po' assottigliato e accompagnato da un sorriso infame, divertito. Maledetto, cos'hai da ridere? « Ahi ahi ahi, la signorina non durerà a lungo. »

E la cosa ti diverte, eh. Maledetto, maledetto. « Da quanto sei qui? »

Non mi risponde, si limita a osservarmi con quel sorriso che mi manda in bestia. Senza preoccuparsi del fatto che la donna che amo sta per morire tra le mie braccia. Vattene, non ti azzardare ad avvicinarti. Vuoi uccidermi? Provaci pure, ma non toccare Ruki. Nemmeno con il pensiero.

Anzi, no, aspetta. Io non sono uno stupido, non mi lascio confondere. Un Noah che compare in questo preciso istante non può non farmi venire certi pensieri. Maledetto. « Non sarà che è stata tutta opera vostra? »

« Di che parli, guercino? »

« Siamo arrivati qui sapendo di incontrare un akuma di livello tre. Ma le informazioni erano errate. Di akuma di livello tre ce n'erano due, accompagnati da degli hollow. Non era mai accaduto prima, non può trattarsi di una coincidenza. Cosa avete fatto, voi Noah? Avete attirato anche gli hollow a voi? »

« Anche in un momento simile pensi al lavoro, eh, Junior. Ma fossi in te adesso mi preoccuperei della signorina. Ti sei sforzato tanto per salvarla, sarebbe imperdonabile se morisse adesso, no? »

Maledetto, maledetto. Per quanto tempo sei rimasto a guardare questo orrore? Ora mi sorridi e mi fai la predica su come devo comportarmi, che tu sia dannato. Cosa ne puoi sapere tu di quello che sto provando? Ruki respira ancora, ma è questione di tempo ormai. Mi sta lasciando e io non posso farci nulla. La mia promessa si sgretola, diventa una bugia e io sono impotente, sono un mostro, uno schifo. Ma lui non può capire, no, non può immaginare il mio cuore che si sta straziando di dolore. È orribile, non voglio sentirmi così. Non voglio perderla. Voglio continuare a proteggerla.

« Vuoi che ti aiuti? »

Che cosa?

Cerco di nascondere Ruki tra le mie braccia. No, non esiste. Non esiste che la affidi a te, tu la ucciderai, è solo un pretesto. Mi credi stupido, Tyki Mikk?

« Sono il Noah del piacere, dovresti essere a conoscenza del mio potere. Posso attraversare la materia. Quindi, posso facilmente frugare nel corpo di quella signorina e toglierle quelle schegge che le fanno tanto male. »

Mi sfotte, osa sfottermi. Oltre al danno, la beffa. Ti odio, ti odio, ti odio dal più profondo delle mie viscere. Non puoi permetterti di parlarmi così, né di parlare di Ruki con quel tono divertito.

Anche se, purtroppo, lui può effettivamente salvarla. Ma a che pro? Sono convinto che questa imboscata combinata tra akuma e hollow sia stata architettata dal Conte, dev'essere per forza così. Non esiste che io la lasci nelle mani di un Noah. Sono io che proteggo Ruki, sono io che l'ho promesso. Io la amo e mi sono preso delle responsabilità, ma tu non puoi capirlo, Tyki Mikk. Allen, cazzo, dove sei? Perché non torni?!

« Guercino, ammettilo. Se non le togli quelle schegge dal corpo non riuscirai a salvarla. Lascia fare a me. »

« E ti aspetti che mi fidi di te? »

« Potrai sempre attaccarmi nel caso ti accorgessi che sto cercando di ucciderla. »

« Certo. Vuoi umiliarmi, non è così? Ci avete ficcato voi in questo casino. »

« Non l'ho mai detto. »

« Non prendermi per il culo. »

« Dunque, la lasci morire? Poverina, che pena. E dire che si è sforzata tanto. »

« Allen è andato a cercare aiuto, tra poco tornerà e... »

« E lei sarà morta. Ammettilo, guercino. Se non ti sbrighi, la signorina ci lascia la pelle. Io posso toglierle quelle schegge in due secondi e tu in questo modo riusciresti a medicarla. »

« Io sono un esorcista! Come puoi aspettarti che io mi faccia aiutare da un Noah?! »

« Ci siamo solo io, te e la signorina che in questo momento non è nemmeno cosciente. »

Perché lo fai? Godi nel mettermi in difficoltà, maledetto. Non ci credo che tu voglia aiutarla davvero, c'è di mezzo qualche macchinazione del Conte. Forse per voi è importante che Ruki sia viva e non capisco perché, ma affidarla a te...

Affidarla a te è l'unica soluzione possibile.

È vero, sono le schegge il problema. Non riesco a rimuoverle senza farle ulteriormente male. Se non fosse per quelle, riuscirei a medicarla sommariamente e portarla all'Ordine per le cure necessarie. Lui può farlo in fretta senza il minimo sforzo. Ma io non...

È l'unico modo che ho per mantenere la promessa.

Che tu sia dannato, Tyki Mikk. Mi stai umiliando e tu ci godi. Ora non sono altro che una bambola nelle mani del Conte. Ma non voglio che Ruki muoia, no, è l'ultima cosa che desidero. Voglio continuare a proteggerla, gliel'ho promesso e io le promesse le mantengo. Basta, basta bugie, basta rapporti basati sulla falsità, non con Ruki. Se così la posso salvare, allora mi farò carico di questa umiliazione. Lo faccio per te, Ruki, amore mio, perché sei diventata così importante per me che posso anche farmi deridere in questo modo. Purché tu resti al mio fianco. Amore mio, perdonami, lo so che mi sgrideresti. Ma devo mantenere la mia promessa fatta davanti a quel bellissimo cielo rosso, rosso quasi come il sangue che ti deturpa il viso. Oh, com'è facile per il rosso diventare così brutto. A te dona di più il blu, il blu dei tuoi occhi. Perciò devo farlo. Perdonami, Ruki, amore mio.

« Fa' in fretta. »

È stata l'umiliazione più grande che abbia mai subito.

Avevo promesso, giurato a me stesso che l'avrei protetta a costo della vita. Farmi aiutare da un Noah è qualcosa che mi strazia l'anima. Dio, è disgustoso vederlo trafficare con le mani di Ruki con quel sorriso divertito quando non c'è proprio niente da ridere. Non gliene importa nulla se io la amo, se soffro nel vederla in questo stato. Vuole solo godere della mia frustrazione perché sa che per me non c'è niente di peggio dell'affidarmi ad un nemico per salvare la persona che amo. Non ci dormirò la notte, non me ne libererò mai. Ma l'ho fatto per salvare Ruki.

Dopo averti “amorevolmente soccorso” se n'è andato, con un semplice “ciao, guercino”. E io l'ho lasciato andare. Era questo che voleva. Che io mi sentissi in debito con lui e non lo attaccassi alle spalle. Non faccio certe bastardate io, specie con chi mi ha aiutato a salvarti. Anche se si tratta di un Noah. Oh, Ruki, sto impazzendo. Tu sei viva e questo mi rende felice ma, d'altra parte, sono angosciato perché sono in debito con un Noah. Mi ha umiliato ma in ogni caso ti ha salvata e io non posso, non riesco ad attaccarlo, non ora. Anche se si trattasse di un complotto del Conte, ti ha comunque salvato. Faccio davvero schifo. Se fossi stato più forte, tutto questo non sarebbe accaduto. Mi dispiace, Ruki. Mi dispiace davvero, credimi. Ho dato la priorità a quella promessa che ti ho fatto davanti a quel cielo scarlatto, ma in realtà, ecco, forse l'ho fatto per il mio ego. Ti ho promesso che ti avrei protetta e il mio ego non poteva accettare di perdere il proprio orgoglio. Dio, Ruki. Come hai fatto a innamorarti di una persona mediocre come me? Perché è dovuto accadere tutto questo?

Ti riporto all'Ordine, a metà strada incontro Allen, è venuto con Miranda. Ma tanto ormai il peggio è già passato. Ti riporto all'Ordine piangendo in silenzio. È stata l'umiliazione più grande che abbia mai subito. Ma l'ho fatto per te, amore mio, e ne porterò il peso in silenzio. Per te, Ruki, amore mio, perché ti proteggerò a costo della mia stessa vita da qualunque cosa. Sono stanco di dire bugie, di dare false speranze, non potrei, non a te. Non più ormai.

Sarà l'ennesimo segreto di Bookman. Agli altri posso fingere che non lo abbia mai incontrato. Ce la posso fare. Agli altri posso mentire. Per te, Ruki, posso farlo.

O almeno così credevo.


Perché è dovuto accadere tutto questo?

Mi sono salvata grazie a te, Lavi, a te che non fai altro che dimostrarmi in ogni singolo momento quanto mi ami e quanto sei disposto a buttare all'aria tutto per me. Hai accettato l'aiuto del nemico, una cosa che non avresti mai fatto. È stata colpa mia, che sono troppo debole. Io vorrei proteggerti e invece sono solo una portatrice di sofferenze per te. Oh, Lavi, non posso nemmeno immaginare quanto sia stata dura. Sono una sciagura per te e per colpa della mia debolezza che non mi permette di dimostrarti quanto anche io ti ami allo stesso modo, sei in pericolo. Mi sento l'anima straziata. È tutta colpa mia, solo colpa mia. Perdonami, Lavi, amore mio.

Trattengo le lacrime perché non voglio dare motivo al sovrintendente Lvellie di deridere della mia sofferenza. Me ne sto seduta sul divanetto, davanti alla scrivania del supervisore Komui. Nessuno riesce a esprimere qualche parola di conforto per me perché è accaduto tutto all'improvviso. Ti hanno separato da me poco dopo essere tornati all'Ordine e quando ho ripreso conoscenza, dopo le cure, mi hanno detto “Lavi è stato arrestato”. Perché mi hai salvata, Lavi. È stata tutta colpa mia.

Linalee è distrutta e spaventata quanto me, ma cerca di imporsi. « Fratello, cos'è questa storia che Lavi è stato arrestato?! »

Il supervisore non parla. È addolorato quanto tutti noi. Anche Kanda, lui che non mostra interesse per nessuno, è irritato per questa faccenda. Ed è tutta colpa mia. Renji mi guarda mortificato, vorrebbe dire qualcosa ma non ce la fa, lui che mi ha fatto compagnia in tante sventure stavolta non riesce ad essermi d'aiuto. Ma va bene così. È stata tutta colpa mia, non merito nessuna parola di conforto.

È Lvellie a parlare. A lui la cosa sembra non toccarlo, anzi. Sembra aver colto un'occasione d'oro. Maledetto. « Bookman Junior è accusato di alto tradimento nei confronti di Dio. Ha lasciato scappare volontariamente un Noah. »

Io queste cose sono venuta a saperle solo dopo. Ero priva di conoscenza quando il Noah è arrivato. Lavi non poteva sapere che alcuni membri dei Corvi stavano controllando la situazione da lontano. O forse lo sapeva ma per me, per salvare me, ha accettato tutto questo. Se solo fossi stata più forte tutto questo non sarebbe accaduto. Lavi, ti prego, perdonami. È stata tutta colpa mia e so che le semplici scuse non bastano, ma ti prego, ti scongiuro di perdonarmi.

Linalee cerca di far cessare una simile follia perché di follia si tratta. Non conta che tu abbia cercato di salvarmi, ti tacciano come traditore. Che ignominia. Non si rendono conto del gesto meraviglioso che hai fatto.

« Qualsiasi siano le motivazioni, lasciare in vita un Noah è inammissibile. »

« Ma la situazione era... »

« Bookman Junior è comunque un apostolo di Dio, deve essere pronto a sacrificarsi per l'Ordine. Oltretutto, ha ammesso di averlo lasciato andare spontaneamente, prova inconfutabile di tradimento. Verrà sottoposto a Inquisizione. »

È una parola nuova per me, ma il suono è orribile. Le facce sconcertate di tutti, Linalee per prima, persino Kanda mostra sgomento, mi convincono del fatto che sia qualcosa di terribile. Il supervisore si alza di scatto dalla sedia e chiede un regolare processo. Non capisco, non è così che dovrebbe andare. Lavi non ha fatto nulla di male, mi ha salvata in ogni modo possibile. Perché viene trattato così? A nessuno interessa quanto amore ha dimostrato per me?

Lvellie se ne va senza degnarmi di uno sguardo. A lui non importa di cosa accadrà. Più ci penso, più mi convinco che sia solo un pretesto, perché nessuno si fida di Bookman e non vogliono avere niente a che fare con lui. Non capiscono che anche lui è in grado di amare. Io lo so, lo so bene. So bene quanto può essere meraviglioso. Ma nessuno mi ha chiesto un parere, per cui non conta.

Kanda si siede accanto a me, visibilmente contrariato. Io gli chiedo spiegazioni. Voglio sapere, voglio sapere cosa accadrà a Lavi. Voglio soffrire con lui perché non sono stata in grado di proteggerlo da tutto questo ed è giusto così.

Kanda sospira, mi guarda per un attimo. Come se fosse difficile per lui spiegarlo. « Non è altro che una farsa. Lavi verrà sottoposto ad un processo fasullo perché la sua sentenza è già stata decisa. Verrà torturato perché confessi ogni sorta di crimine di cui verrà accusato e poi sarà condannato a morte. All'Ordine non importa un accidente se l'ha fatto per salvare te, e c'è da aggiungere che la sua posizione era già compromessa a causa del suo ruolo di Bookman. Sfrutteranno questa cosa per accusarlo di ogni sorta di doppio gioco. Nemmeno Komui può farci qualcosa. »

La mia mente si è fermata a “condannato a morte”. Perché mi ha salvata in tutti i modi possibili. È stata tutta colpa mia. Lavi, ti prego, perdonami. Se solo fossi stata più forte...

Ma non posso permettere che accada. No, non lascerò che ti portino via da me per un'ingiustizia simile. Ti capisco, Lavi. Anch'io ho passato una sofferenza simile, la solitudine di quando sei rinchiuso e aspetti con l'angoscia nel cuore il giorno in cui finirai sul patibolo. Non permetterò che accada, non a te che mi hai concesso il tuo amore rischiando tutto. Ti prometto, ti giuro che ti salverò da questa ingiustizia. Hai lasciato scappare il nemico, ma cos'altro potevi fare? È stata colpa mia se ti sei trovato in questa situazione, sono stata d'impiccio. Ma non succederà una seconda volta. Non voglio perderti, non te, che mi ami così tanto. Tu, l'unico che ha deciso di amarmi così tanto. Non posso proprio permettere a chicchessia di strapparti da me. Chiamalo egoismo, ma non lo permetterò, costi quel che costi.

Perciò Lavi, amore mio, aspettami. Tocca a me salvarti stavolta. A qualsiasi costo.


« Confessa, Bookman Junior. »

Perché è dovuto accadere tutto questo? Cosa ho fatto di male? Voi non avreste fatto la stessa cosa, non avreste cercato in tutti i modi possibili di salvare la persona che amate? No, a voi non importa se mi sto straziando l'anima già di mio per questa umiliazione che ho subito, trovate che sia giusto infliggermene un'altra. Ma io non ho fatto niente di male. L'ho fatto per amore di Ruki. Voi non avreste fatto lo stesso?

« Allora, Bookman Junior? »

Cosa vuoi che ti dica, Lvellie? Che faccio combutta coi Noah? Ma tu che ne puoi sapere, che te ne stai sempre nel tuo ufficio a muoverci come pedine? Ruki non è una pedina ma tu non lo puoi sapere e nemmeno ti importa saperlo. Ti sei accontentato di ciò che ti hanno riferito i Corvi. Tu mi detesti, lo so bene. Ecco perché fai tutto questo, ma io non ho niente da dirti. La promessa che ho fatto davanti a quel cielo scarlatto è troppo personale e non te la dirò mai.

« Non rispondi? »

Ho ancora la forza per guardarlo negli occhi. Sorrido. Le manette che mi stringono i polsi non mi fanno male, no. Non mi fanno male. Non quanto il mio orgoglio straziato per quanto sta accadendo. L'ho fatto per Ruki, solo per lei, la persona che ha cambiato il mio mondo e a cui ho giurato di diventare più forte per proteggerla. Ma a voi non importa. In guerra a nessuno importa di questo sentimento. Che buffo, non sarebbe importato nemmeno a me, ma ora è diverso. E voi non potete capirlo.

« Non ho niente da dire. »

Questo processo è solo una farsa. Lo so che mi manderanno sul patibolo lo stesso. Vogliono solo umiliarmi per bene, davanti a tutti, davanti ad Allen che si sente in colpa perché ha tardato coi soccorsi. Davanti a Komui che abbraccia una Linalee disperata e non ha il potere per salvarmi. Davanti al vecchio, che mi guarda e tace. Sono stato una delusione, vecchio? Non hai detto nulla durante il processo. Mi dispiace, dovrai cercarti un nuovo successore.

Yu, non guardarmi così. So già cosa vorresti dirmi. “Cretino di un coniglio, che hai combinato?”. Ma non lo fai, capisci che non è il momento adatto e stai vicino a Ruki, oh, grazie, grazie, amico mio. Stalle vicino perché possa affrontare questo momento e possa capire che non la odio, come potrei? Non è stata colpa sua. Ho promesso che l'avrei protetta e l'ho fatto in ogni modo possibile, perché sono stanco delle falsità. Non dico più bugie, non a lei. Perché la amo. E per amarla vale la pena sopportare tutto questo.

« Ti ostini a coprire un Noah, vedo. »

« Ho dato la priorità alla vita mia compagna. Entrambi eravamo feriti, non ero in grado di sostenere uno scontro con un Noah. Siamo stati colti alla sprovvista perché le informazioni che ci hanno riportato erano errate. Non eravamo preparati ad uno scontro in cui akuma e hollow univano le proprie forze. »

« A chi stai cercando di scaricare la colpa? »

Guardo per un momento Ruki che tenta disperatamente di trattenere le lacrime. Amore mio, ti prego, non essere triste. Non sentirti in colpa. Non posso odiarti, mi sento umiliato ma la cosa più importante è che ti ho salvata. La mia promessa non è diventata una bugia. So di chi è la colpa e non è tua. « Do la colpa alla mia debolezza. »


Lavi, no, non sorridermi in quel modo. Non quando sei ammanettato, impossibilitato a muoverti e a difenderti. Lavi, io ti capisco, so bene cosa si prova ad essere condannati, ci sono passata anch'io e non posso sopportare di vederti in questo stato per un gesto misericordioso che ti sei concesso. Tu, Bookman, colui che non si lega a nessuno e vive solo per la storia, sei arrivato ad amare. Dovrebbero lodarti, e invece ti accusano di tradimento e tu dai alla colpa ad una debolezza che non hai. È stata colpa mia, sono io la debole. Dovresti odiarmi per quanto stai passando e invece nel tuo occhio riesco a percepire quell'amore che mi hai donato. Tutto questo è ingiusto, è pura follia.

Perché nessuno si chiede come mai hollow e akuma erano assieme e non ci tengono informati? Assurdo pensare che sia un semplice errore, c'è qualcosa sotto, basterebbe cercare. Me l'hai detto tu, Lavi, anche l'Ordine è marcio. Nessuno cerca a fondo la verità e sacrificano persone meravigliose come te senza chiedersi perché. Nessuno che cerchi di immedesimarsi in te e nella situazione disperata che stavamo affrontando. Nessuno che noti quante stranezze ci siano. L'importante è avere qualcuno a cui dare la colpa. Che ignominia. Ma farò di tutto, ti giuro, di tutto per salvarti. Questo processo è solo una farsa e io lo fermerò, costi quel che costi. Perché ti amo e per te voglio essere forte e ricambiare tutto ciò che hai fatto per me.


« Bookman Junior ammette i propri peccati senza mostrare pentimento. Si decide pertanto la condanna a morte per folgorazione. »

Me l'aspettavo. Non importa, non sono triste. Purché Ruki resti in vita. Ho mantenuto la mia promessa e mi va bene così, anche se sono umiliato. Ruki compensa questo sentimento che mi lacera. Va bene così. Resto impassibile di fronte a Lvellie, a tutti quanti, mi guardano angosciati e sorpresi. Devo inquietare parecchio in questo momento. Mi sento umiliato ma non voglio darlo a vedere, non davanti a Ruki che rappresenta il mio splendido orgoglio.

Proprio quell'orgoglio ora si intromette, urla a gran voce di essere ascoltata. No, Ruki, perché? Sono io che devo proteggerti, non fare così, altrimenti verrai condannata anche tu e tutti i miei tentativi di salvarti saranno stati vani. Tu devi vivere, devi stare bene, perciò fermati. Non difendermi, non farti del male, ti prego.

« Esigo di essere ascoltata! Perché nessuno si è degnato di chiedere un'opinione a me? Io ero presente, a nessuno importa? »

« Taci. » vorrei spaccare la faccia a Lvellie che si permette di parlare così alla mia Ruki. Ma sono ammanettato e non posso muovermi. Non posso nemmeno fermare Ruki che si è scatenata, è una furia. Noto però che nessuno la ferma, nemmeno Yu. Cavolo, fai qualcosa, guarda che così verrà condannata anche lei. « Bookman Junior ha confessato. »

« Con quale coraggio parlate così? Quest'uomo mi ha salvato la vita rischiando la sua e a nessuno sembra importare! Il nemico è scappato ma nessuno di noi è morto, siamo salvi grazie a lui. Come potete ignorare una cosa simile? »

Oh, Ruki, che donna meravigliosa sei. È inevitabile innamorarsi di una come te. Ma smettila, ti prego. Che dicano quel che vogliono, non potranno mai comprendere fino in fondo cosa ci lega, non capiranno mai l'importanza di quella promessa che ti ho fatto, una promessa vera, non l'ennesima bugia. Sono stanco di dire bugie, di dire tutto, in realtà. Mi accontento di guardare te, così nobile, oh, sei bellissima, e salva, questo è l'importante. Anche adesso sto cercando di salvarti perché ho una promessa da mantenere, fino in fondo.

« Le motivazioni sono futili. Non possiamo tollerare che un esorcista lasci in vita un Noah. »

« Esigo di essere ascoltata! Lo pretendo in qualità di luogotenente della tredicesima compagnia e questa faccenda rientra pertanto anche nella giurisdizione degli shinigami. Le nostre leggi non prevedono la condanna a morte qualora non ci siano prove. Io ero presente e posso affermare con assoluta certezza che Lavi non ha nessun tipo di accordo con il nemico, dando semplicemente la priorità alle cure di una compagna. È forse un gesto da condannare questo? »

« Testimoni? Tu che eri priva di conoscenza? »

« Presentatemi delle prove concrete sul tradimento di cui è accusato quest'uomo, allora. »

Ruki, che stai facendo? Questo atteggiamento mi lusinga e mi fa capire quanto splendida puoi essere, ma non deve andare così. Sono io che devo proteggerti, io devo essere forte. È egoista, lo so, ma ne va anche del mio orgoglio. Ruki, non farlo, smettila, ti prego. Lascia che sia io a proteggerti fino alla fine, come ti ho promesso. Io le mantengo le promesse, ora sì, a te sì.

« Ti consiglio di non peggiorare la tua situazione, o verrai condannata anche tu. » Lvellie, come osi parlarle così? Che diritto hai di intrometterti nel nostro rapporto così, ignorando quanto ci amiamo? Maledetto, maledetto, non osare.

Ma l'importante è che riesca a proteggerla fino alla fine. Come ho promesso davanti a quel cielo rosso. Ti ricordi, Ruki? Mi è venuto spontaneo farti quel giuramento, mentre il sole tramontava. Dicevi che il tramonto faceva risaltare bene il colore dei miei capelli. Raramente concedi complimenti ed io ne ero così felice che mi sono lasciato andare e te l'ho giurato, davanti a quel cielo che ti piaceva tanto. Sai, questo ti sembrerà infantile, ma dopo avermi detto quelle cose ho cominciato ad apprezzare davvero i miei capelli. Rosso come il tramonto che piace a te, Ruki, amore mio, che hai accettato questo mio sentimento e adesso ti arrischi così tanto. Che fortuna averti incontrata. Sono felice, Ruki, felice di averti fatto quella promessa, felice di essermi innamorato di te, tu che hai cambiato il mio mondo. Abbiamo superato tanti ostacoli, tanti pericoli, io e te da soli, diventando forti insieme, per proteggere quel piccolo angolo di felicità che ci eravamo costruiti a fatica. Da soli, io e te. Che splendido percorso.

Adesso però c'è qualcosa di diverso. Non sei sola. Tutto questo è inspiegabile. Io sono Bookman, sono una iena che invade i campi da guerra e considera le persone delle semplici macchie d'inchiostro su dei fogli. A nessuno importa di una persona del genere, tanto meglio che muoia uno che usa la gente così. Eppure, non sei sola, non più.

« Osereste, sovrintendente? »

È Byakkun -pardon, Byakuya- tuo fratello che parla. Anche lui si è intromesso ma non capisco perché. Nessuno sa del nostro amore, ci vedono tutti come amici. Anzi, se sapesse del nostro rapporto lui certamente avrebbe da ridire. Eppure si è messo in mezzo, per aiutarti, vedendo come ti sei infervorata per soccorrermi. È una persona gentile, tuo fratello, anche se mette un sacco soggezione.

« Prego? »

« Osereste mettere sul patibolo un membro della mia famiglia, sovrintendente Lvellie? Forse in questo momento avete la mente offuscata, ma vi ricordo che io sono il capofamiglia del casato Kuchiki, uno dei più importanti della Soul Society. Se condannerete a morte un mio familiare senza prove concrete, dovrò considerarlo un atto di tradimento nei nostri confronti e sciogliere l'alleanza. »

Che parlantina. Nemmeno tu ci credi, eh, Ruki? Lo capisco dalla tua faccia. Eh, lui lo fa per salvare il nome della famiglia, c'era da aspettarselo. Anche se non avrei mai immaginato che lo avrebbe fatto. È una persona gentile, tuo fratello.

« Noto inoltre con tristezza che non vi premurate di ascoltare quanto ha da dire una vostra alleata. Quale maleducazione. »

« Questo non... »

« Uno shinigami era presente, pertanto quanto accaduto rientra anche nella nostra giurisdizione. Chiedo di fare una riunione e decretare una condanna solo dopo aver esaminato le prove, supponendo che ne abbiate. Lo chiedo in qualità di capitano della sesta compagnia. Immagino che il supervisore Komui non abbia nulla da obiettare. »

Komui? Figuriamoci, Byakkun. E infatti annuisce subito. E continui a parlare, dici che anche i comandanti supremi non avranno nulla da ridire. Tua sorella ti guarda sbalordita e poco a poco sorride. È tutto così improvviso e sono disorientato. Sono felice, ma anche un po' umiliato perché io dovevo proteggere Ruki e invece mi sto facendo salvare.

Ma tu guardi me, con il sorriso di chi ha ritrovato la speranza. E di colpo il resto svanisce, Byakuya continua a parlare, anzi, si è creato un gran vociare, ma adesso esisti solo tu, Ruki. Forse sono stato presuntuoso a pensare di farcela da solo. Ho accettato l'aiuto di un Noah e mi vergogno così tanto di averlo fatto, ma l'ho fatto per te, per salvarti, amore mio, e per te posso accettare anche quest'altro aiuto, ben più gradito. Perché ho ritrovato la speranza di restare in vita, accanto a te e continuare a proteggerti. La promessa che ti ho fatto la voglio mantenere e posso farlo solo restando in vita. E poi se morissi non potrei più baciarti, sorriderti, dirti ogni giorno che sei magnifica. Perché mi stavo rassegnando così facilmente alla morte? Rinunciare a te così, è pura follia. Chiamalo egoismo, ma ti amo e non voglio rinunciare a te, non ancora. Continuiamo ad andare avanti, insieme, Ruki.


È stata un'attesa lunga e snervante. Non ho potuto vederti né toccarti durante tutta la riunione. Si sono riuniti tutti i capitani del Gotei 13 e anche i luogotenenti, insieme ai direttori di ogni sede dell'Ordine Oscuro con i comandanti supremi. Abbiamo parlato a lungo, ma alla fine, Lavi, sono riuscita a salvarti. Mi sono fatta forza per te e ho accettato il rischio di finire sul patibolo ancora una volta, intromettendomi durante il processo. L'ho fatto per te, perché ti amo e ti voglio accanto e, chiamalo egoismo, ma non potevo sopportare il tuo sorriso rassegnato. Non devi fare tutto questo per me, Lavi. Anch'io voglio proteggerti, non fare tutto da solo, non sei solo. Andiamo avanti, insieme.

Quando esco dalla sala riunioni ti vedo, amore mio, mentre ti tolgono le manette. È emerso che non sussistevano prove per condannarti e che la fuga del Noah era inevitabile, un Noah che non ho visto ma sento di odiarlo perché ti ha messo in una situazione del genere. Dev'essere stata dura, ma eccoti, salvo, perché sono diventata un po' più forte per te. Tu mi guardi e non ti importa di niente e di nessuno, corri ad abbracciarmi, non ti importa se ci stanno guardando tutti. Questa tua spontaneità mi imbarazza, ma sei vivo, ti ho salvato, io ti ho salvato ed è la cosa più importante.

« Ti rendi conto che hai rischiato la condanna a morte? » me lo dici a bassa voce, soffocando il viso sulla mia testa, le tue braccia mi stringono ma non mi fanno male. Sento il tuo calore, che sensazione meravigliosa.

« Sì. » ti dico semplicemente. L'ho fatto per te e non me ne pento.

« Non dirmelo con tanta tranquillità! Se ci penso, io... » le tue dita, intrecciate tra i miei capelli, mi accarezzano con dolcezza. È un rischio che ho corso volentieri. Per sentire di nuovo queste splendide mani su di me. « Ti prego, perdonami. Ho giurato che ti avrei protetta da qualsiasi cosa, eppure... »

« Sono io che devo scusarmi. Per colpa della mia debolezza ti ho messo in una situazione così difficile. Non potevo permetterti di morire per una mia colpa. »

« Ma che stai dicendo? Tu non hai nessuna colpa, eravamo in una situazione disperata. »

« E il Conte, gli hollow, tutti quanti ne hanno approfittato. Hanno approfittato del fatto che fossi debole, ma non succederà più. Te lo prometto, Lavi, ti giuro che diventerò più forte. Anche tu devi essere protetto, non è giusto che ti faccia carico di pesi simili da solo. Il mio corpo è molto piccolo, ma può reggere. Diventerò più forte e non ti farò più correre pericoli simili. »

Mi guardi, sorpreso. Di che ti stupisci, Lavi? Mi sembra naturale volerti proteggere così tanto. È un po' egoista, ma mi viene spontaneo. Perché ti amo.

Accarezzi ancora un po' i miei capelli. Mi sorridi. « Per me la promessa vale ancora. Non permetterò che ti accada nulla. Ti proteggerò, diventerò più forte anch'io, per poter andare avanti, insieme. »

Ha delle mani così calde, delle dita affusolate e un po' ruvide che compensano il rischio di morire. Come potevo lasciarti morire, Lavi? Come potevo rinunciare a queste mani e al tuo sorriso e al tuo cuore che hai aperto solo a me?

« È una promessa, eh. »

Il tuo viso si avvicina al mio e ciò mi imbarazza. D'accordo, mio fratello se n'è andato ma qualcuno potrebbe vederci e non possiamo permettere che riveli qualcosa. Siamo costretti ad amarci nel segreto ma dopotutto non mi dispiace. Questo amore è così importante, custodiamolo gelosamente.

Ma a te sembra non importare. Scuoti la testa e le tue mani mi bloccano. « Ti prego, non fermarmi. Se penso che potevo non rivederti più non posso farne a meno. Fatti baciare qui, adesso, per suggellare questa promessa. »


Mi guardi con il viso rosso d'imbarazzo. Ecco, quello è un rosso che ti dona, non quello del sangue. Promettiamocelo, ancora e ancora, che diventeremo forti e andremo avanti, insieme, qualunque pericolo ci si parerà di fronte.

Annuisci, piena di imbarazzo, mentre io ti bacio subito, senza pensarci due volte. Dio, non posso pensare a ciò che stavo per perdere. Questa bocca, questa lingua, questo rossore imbarazzato che ti dona un sacco, che ricorda un po' quel cielo rosso davanti cui ti ho fatto quella prima promessa. Ma rinnovarla non fa mai male, ribadire che non sarà una bugia, che la ricorderò sempre e che farò di tutto per mantenerla non fa mai male.

Ho subito un umiliazione dopo l'altra, una peggiore dell'altra, ho sofferto, ho rischiato di non rivederti più. Ma non importa, non più. Non importa se il Conte ti ha messo in pericolo apposta per farti salvare da un Noah, nemmeno che l'Ordine abbia colto un pretesto per togliermi dai piedi perché sono Bookman e Bookman è scomodo, anche se c'è un'alleanza. Che importanza ha tutto questo? Chi se ne frega dei ragionamenti complicati.

Niente sarà più importante di questa promessa che ci siamo fatti. Nessuna bugia, non più, non a te.

Non dovrei provare queste cose. Non dovrei innamorarmi. Il vecchio forse mi dirà che sono sentimenti inutili, che devo stare sopra le parti. Ma chi se ne importa.

Amarti e proteggerti è così bello, Ruki, che vale la pena affrontare tutto questo.

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Capitolo 9
*** 09. Cirano [ ~ per sempre tuo, per sempre Lavi ] ***


Angolino: ed eccoci qui con la penultima -Dio, la penultima!- one shot della raccolta LaviRuki. È stato difficile per lo più per la canzone, non riuscivo ad “adattarla”. Però è una canzone magnifica, senza dubbio. Tant'è che me la tatuerò pure, ma questa è un'altra storia. In questa one shot predonima il “senso di appartenenza a qualcuno” ed è un esclusivo POV di Lavi. Lo trovavo più adatto a lui e al contrasto con la sua condizione di Bookman. È un po' brevina rispetto alle altre e forse potevo farci qualcosa di più... ma dopo tanti strafalcioni, è uscito questo. Spero che vi piaccia!
Oh, e qui si cita Kaien-bono, ops, -dono! Ci manchi tanto, Kaien, meno male che Rukia porta avanti le tue lezioni di vita! E niente, vi lascio alla lettura. Spero che vi piaccia e spero di leggere presto i vostri commenti!
Ringrazio infinitamente
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, Kuchiki Chan, M e g a m i, matechan, Ookami san e Haily per aver inserito la raccolta tra le storie preferite! Ringrazio di cuore Black_Sheep, Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, Sarugaki145, Shaila Light, Sidan, Tiamath e Ucha per averla inserita tra le seguite! E ringrazio di cuore Angy_Valentine, M e g a m i, Ucha, Haily, Giuu, Cassandra_Wolf, Sidan, KayeJ, Athanate, Nexys, Ookami san, Kuchiki Chan, Eyes Green per le splendide recensioni che mi hanno lasciato!
E naturalmente ringrazio tutti coloro che leggono e apprezzano!
Per restare in tema; per sempre vostra, Neme.





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][het][POV Lavi][introspettivo][UST][fluff]





Dieci volte tanto





Cirano





« Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo,
per sempre tuo, per sempre tuo. »

[ Cirano – Francesco Guccini ]





È interessante, nonché ironico, notare quanto l'essere umano sia mutabile. Basta un nonnulla per cambiare completamente il suo punto di vista, le sue abitudini, le sue convinzioni. C'è chi è predisposto ad adattarsi a diverse circostanze e chi invece si sente spaesato di fronte ai cambiamenti ma, in ogni caso, l'essere umano resta la cosa più mutabile di tutte. Io credevo di essere immune ad una cosa del genere, perché sono Bookman e sono dunque qualcosa di relativo, ho le fattezze di una persona ma non sono altro che un contenitore di conoscenza. Respiro inchiostro e vivo di storia.

Essere Bookman non è affatto cosa semplice, tant'è che c'è un solo individuo al mondo a presentarsi con questo nome e sceglie un solo allievo per tutta la vita, perché ci vogliono anni per prepararsi a questa nuova relativa esistenza.

Bisogna innanzitutto rinunciare a tutto. Tanto un contenitore di conoscenza cosa se ne fa dei beni materiali, dei sentimenti, di un nome che lo distingue dagli altri? I nomi, quelle parole che una persona si porta dietro per tutta la vita, sono spaventosi. Innanzitutto, non te lo scegli da solo, te lo dà qualcun altro per te, i tuoi genitori che hanno grandi aspettative e magari scelgono qualcosa che ti possa aiutare nel corso della vita. Ogni nome ha un significato diverso e, credetemi, influenzano eccome. Prendiamo Yu, ad esempio. Significa “piacevole” ma anche “distante” e Yu è il classico tipo che prende le distanze da tutti. Per lui è “piacevole essere distante”, ecco. Non è una battuta. Visto che il potere dei nomi è spaventoso?

Per un Bookman è pericoloso. Non c'è niente di peggio che farsi influenzare da questa parola altisonante, quindi bisogna liberarsene quanto prima, abbandonare la propria identità che è solo un peso per la conoscenza.

Per questo l'apprendista sceglie nomi che non influenzino il suo lavoro. Un nome come Deak. Significa “individuo”, “colui che è alla ricerca”. Non è altro che la descrizione della mia professione. Ecco cosa fa Bookman. Si estranea dal mondo e rinuncia al diritto di qualunque cosa. Come il possedere qualcosa. Si fa carico di testimonianze, ricordi, conoscenze che però non sono sue e lui non se ne appropria, se ne fa solo custode e aspetta qualcuno altrettanto bravo a cui poterle affidare. Di fatto non possiede nulla di suo, nemmeno un cuore per provare sentimenti propri, autentici.

Da questo punto di vista come Bookman sono un fallimento. Perché ho trovato qualcuno che mi ha reso una persona che porta il nome di Lavi e per quel qualcuno sarò sempre Lavi.

Il concetto di proprietà privata per Bookman non esiste. Quello spetta alle persone e Bookman non è una persona, è un involucro di conoscenza. Io invece qualcosa di mio ce l'ho. L'amore per Rukia.

Sono io che amo Ruki. La sento mia e io mi sento suo, suo soltanto. Il cuore che non dovrei avere trabocca di questo senso di possessione dettato dall'amore che provo per lei. Visto com'è mutabile l'essere umano? La mia vita è stata completamente stravolta con l'arrivo di Ruki, ma non riesco a serbarle rancore. La amo, invece. E sono felice di essere suo.

Perché in fondo a che serve sapere tutte queste cose, imparare a memoria libri su libri, date, luoghi, avvenimenti, se poi non si conoscono cose basilari come l'amore, la lealtà, l'affetto, anche la rabbia, il timore, la paura? Grazie a Ruki mi sento finalmente completo, sia come Bookman che come Lavi.

È stata lei a insegnarmi queste cose fondamentali, non i libri. Lei capisce tutto al volo e riesce ad affrontare le cose con la dovuta calma senza rinunciare al cuore, al suo nome che porta con sé da un'intera esistenza. Le sono enormemente grato, ne sono innamorato. Sono suo. E lei è mia.

« Dev'essere dura, Lavi, essere Bookman. »

« Ti assicuro di no. Prima mi ero, come dire, rassegnato all'idea. Ora che ti ho accanto, però, sento di poter affrontare ogni cosa diecimila volte meglio. Purché tu stia con me, Ruki, mi basta solo questo per essere felice. Voglio offrirti tutto ciò che meriti. »

« E tu? Non desideri niente? »

« Renderti felice. »

Sospira e accenna un sorriso. Ha tanta pazienza con me. È così splendida con me. « Gli esseri umani di solito dicono cose come “non lasciarmi mai, resta sempre con me”, no? Tu invece mi dici “voglio renderti felice”. Come se non volessi essere amato allo stesso modo. »

« Ma no! È proprio perché voglio essere amato da te che voglio fare quanto è in mio potere per renderti felice. »

« Anche morire in guerra, da solo, lontano da tutti? »

« Se dovesse rendersi necessario, sì. » ormai non ho più paura dei sentimenti. Sono forte, per lei lo sono diventato. Io amo. Io, Lavi.

Ma Ruki sospira ancora. Mi fa cenno di sedermi accanto a lei, con calma. Più che la mia ragazza sembra una maestra che sta per iniziare una lezione e invece che gridare per richiamare l'attenzione dell'alunno pestifero gli parla con dolcezza.

« Non devi dire mai più una cosa del genere, Lavi. Tanto per cominciare, se morissi sul campo di battaglia non mi renderesti per niente felice. Ma in particolare, non devi assolutamente morire da solo. »

« Come? »

« Ti faccio una domanda. Dov'è il cuore? »

Istintivamente mi tocco il petto. Sì, lo sento. È piuttosto forte. « Qui. »

Ma Ruki scuote la testa e mi mostra il pugno. « Una persona che stimavo profondamente mi disse che il cuore è qui. Non è dentro al corpo, è qualcosa che si crea grazie all'affetto che si prova per qualcuno. Se al mondo ci fosse una sola persona, il cuore non esisterebbe. In altre parole qui, Lavi, c'è il cuore che abbiamo creato noi, con i nostri sentimenti, e che ci permette di restare uniti. Così, se uno di noi due dovesse cadere in battaglia, affiderebbe il cuore al compagno perché continui a crescere. Per questo non devi mai dire che sei disposto a morire da solo per una persona, perché altrimenti il cuore si distruggerebbe. »

Per un po' non riesco a proferire parola. Cosa credevo di sapere io, prima di incontrare Rukia? A che serve vantarmi delle conoscenze di cui mi faccio custode quando non capisco nemmeno delle cose così elementari? Tra i due, è Ruki la più intelligente. È lei che ha stravolto il mio mondo e mi ha fatto capire che, per quanto sia Bookman, resto sempre un essere umano, che sono mutabile e che quindi non posso essere del tutto indifferente ai sentimenti, a questo cuore che ho costruito con lei. Sembra così piccolo, nella sua mano stretta a pugno. Ma deve crescere, crescere ancora, come un bambino. E può crescere solo se restiamo insieme.

« E questo cuore che abbiamo costruito ti rende felice, Ruki? »

Mi guarda con aria interrogativa mentre io le prendo quella mano e la porto sulle mie labbra. Faccio intrecciare le dita con le mie e comincio a baciarle, ah, che delizia per la mia bocca.

« Intendo dire... tu mi ami? »

Arrossisce, anche perché i baci stanno diventando sempre più lenti, più audaci, anche la lingua ha cominciato ad assaggiare quelle dita piccole e all'apparenza così fragili.

« Sì. »

« Quindi sei felice di stare con me. »

« Sì. »

Porto le sue mani sulle mie spalle, dietro la nuca, faccio sdraiare il suo corpo, sfioro le sue labbra con le mie. Quei “sì” imbarazzati mi rendono così felice, non immagini quanto, Ruki.

« Anche se sono Bookman? »

« Bookman o no, tu resti Lavi. »

« Ma non è il mio vero nome, questo lo sai bene, non è vero? »

« Sì, lo so. Però... »

« Però è pur sempre il tuo Lavi, giusto? »

« Sì. »

Il concetto di proprietà privata per Bookman non dovrebbe esistere. Eppure io appartengo a Ruki e ne sono felice. E in questo bacio che non sono riuscito a controllare, in quelle gambe che , di fronte alle mie carezze, decidono di assecondarmi e si avvinghiano a me, sento che lei è tutta mia. Quale piacere più bello di questo, quale felicità migliore di questa? Mi sento alla grande, mi sento a casa, mi sento io, non più un semplice contenitore di conoscenza ma un essere umano con un nome che mi distingue, mi descrive, soggetto ai sentimenti che tu mi hai regalato e hai reso miei, Ruki. Sono io che ti amo. Io soltanto. E chi se ne frega di tutto, dei doveri, delle nostre professioni, delle guerre. Niente di tutto questo potrà cancellare dalla faccia della terra il nostro cuore che abbiamo costruito con tanta fatica, con tanto amore, con tanto coraggio -e di coraggio ne abbiamo avuto tanto, eh- dove finalmente possiamo amarci senza preoccuparci di niente. Nostro. Tutto nostro.

« Ruki. Diventa solo mia. »

« Mh? »

« Di nessun altro, solo mia. Lascia che sia solo io ad amarti così, perché solo io posso farti sentire così speciale. Quando morirai, fa' che ci sia solo io al tuo fianco e affida il cuore a me. Lo porterò avanti e ti renderò orgogliosa di me. Ma tutto questo sarà possibile solo se tu resterai solo mia. Perché ti amo così tanto, Ruki, che non riesco a sopportare l'idea di cederti a chicchessia. »

« Vuoi che sia per sempre? Sei sicuro? »

« Sì. Perché essere amato da te supera tutte le bellezze di questo mondo. Ti sto facendo quelle classiche richieste da essere umano, Ruki. “Resta solo con me, non lasciarmi mai”. Perché tu sei mia soltanto. Il mondo là fuori non ti amerà mai come ti amo io. Così come nessuno sarà in grado di amare come te. Tu sola puoi provare per me una cosa del genere, per me che sono un'ombra nascosta tra altre mille e conduce un'esistenza quasi astratta. »

« Eppure il mondo è così grande, Lavi, e uno come te ha così tante possibilità. »

« Il tipo di amore che voglio io è ben più grande del mondo e non mi capiterà più. Perciò resta con me, diventa solo mia. »

Sento il cuore, quello nel petto, battere all'impazzata, perché questo concetto di proprietà privata per me è del tutto nuovo e forse sto facendo una serie di figuracce colossali ma non posso fare a meno di esprimere questa voglia di essere amato. Io voglio renderti felice, Ruki, ti offrirò tutto ciò che ho. Ma voglio anche che tu non smetta di amarmi, tu che mi hai insegnato tanto e non mi hai reso vuoto come la gente che c'è là fuori e mi ha ricordato che un posto per me, dove non c'è guerra, non ci sono morti, non c'è sangue, esiste. Ed è in questo cuore che abbiamo costruito insieme. Nostro soltanto.

« Non preoccuparti, Lavi. Non ho intenzione di abbandonarti. Sentirmi tua, mi... mi rende felice. Anch'io voglio renderti felice. Voglio amarti. »

« Accettando tutto di questo pazzo, schizzato contenitore di conoscenza? »

« Ma resti pur sempre tu, Lavi. »

« Il tuo Lavi? »

« Sì. »

« E lo sarò sempre. »

Finché resteremo in vita, finché le nostre mani si stringeranno a vicenda, finché non ci stuferemo di fare l'amore -e da parte mia ti posso assicurare che non mi stuferò mai di fare l'amore con te- sarà sempre così. Al diavolo il mondo, che continui a girare con le sue volubili convinzioni, con la sua gente vuota, materialista, imbellettata, sgangherata. Finché tu sarai con me, finché tu sarai mia, tutto questo non avrà importanza e io riuscirò a portare avanti questi sentimenti nel cuore, ovunque, in qualunque circostanza. Più forte che mai.

Sarò sempre tuo,
per sempre tuo,
per sempre Lavi.

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Capitolo 10
*** 10. To the end [ ~ perché io a parte l'amore non posso offrirti altro ] ***


Angolino: (è lunga e noiosa, se volete saltatela e leggetela alla fine. A proposito, ho cambiato il font, che ve ne pare? Più bello, vero? -discorso che non c'entra niente-) salve a tutti, qui è Neme. Con l'ultima one shot per la raccolta “Dieci volte tanto”. Proprio così, l'ultima. Oh, non piangete, miei cari! -supponendo che qualcuno lo stia facendo oppure anche no- è l'ultima, sì, ma solo della raccolta! Ci saranno altre occasioni, è del mio amato LaviRuki che si parla, ho scoperto che oltre a disegnarli è un piacere pure scrivere su di loro, e... ehm, basta rompere. Passiamo a questa benedetta one shot. Pepperepèèè, parliamo di ma-tri-mo-nio! Andiamo con ordine. In principio furono i My Chemical Romance e la canzone “To the end” che parla proprio di matrimonio, seppure alla maniera degli MCR. Perciò adattarlo è stato un po' difficile, anzi, a parte la frase citata mi sa che col resto della canzone non c'entra molto, ma tant'è, è venuto fuori questo. Ma-tri-mo-nio! Il matrimonio LaviRuki non è roba da niente. Anzi, in teoria non si potrebbero proprio sposare, e questo sarà motivo di non pochi assilli per Lavi. Avrei voluto fare un POV doppio ma non veniva bene, per cui ho adottato un POV di Lavi che mi esce più “naturale”. Spero che Rukia risalti bene anche se vista attraverso gli occhi di Lavi -anzi, sicché Lavi ne è innamorato dovrebbe risaltare ancora di più, no? Ah ah- e pure lei, quanti assilli. Rileggendo il volume 11 di Bleach ho notato quanto si faccia cogliere dai sensi di colpa -su, Rukia, pensa invece che Bleach è nato perché hai stravolto la vita a Ichigo facendolo quasi ammazzare al primo capitolo e tutto ti sembrerà migliore!- ehm, e quindi niente, spero che piaccia e di non aver stravolto troppo le cose. Anche perché non penso abbiano il matrimonio come priorità, ma già che c'ero... ho voluto approfittarne un po', scusate...
Padre Federico è un aitante prete -un bel figliolo, se permettete, coff coff- che compare nel numero 17 di D.Gray-man, compare poco, sì, ma ispira tanta simpatia e l'ho trovato adatto per l'occasione. Sono sicura che piacerà un sacco anche a voi!
Bè... eccoci alla fine. Bando alle ciance e ciancio alle bande, cosa dire dopo questo breve percorso? Mi sembra ieri da che è cominciata questa raccolta ed eccoci alla decima. Voglio ringraziare dal più profondo del cuore tutti coloro che hanno letto, magari apprezzato, trovato il tempo di recensire, di aggiungere la raccolta ai preferiti o seguite, di scherzare, delirare con me, grazie davvero. Leggere i vostri commenti ha reso la stesura di questa storia ancora più piacevole e stimolante. Quindi voglio rinnovare i ringraziamenti, uno ad uno, fosse per me vi abbraccerei e riempirei di baci, ah ah!
Quindi a Cassandra_Wolf, KayeJ, Haily, zombiecch -ti ho mai detto che ho una vera e propria fobia per gli zombie? Ma tu sei l'eccezione, sappilo!- Ookami san, M e g a m i, Athanate, Sidan, Kuchiki Chan, Giuu, Angy_Valentine, Nexys, Ucha, Eyes green un grazie enorme per le splendide recensioni che mi hanno lasciato, mi avete commossa, divertita, fatto pensare, insomma, vi ringrazio infinitamente!
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, Kuchiki Chan, M e g a m i, matechan, Ookami san, Haily, grazie di cuore per aver inserito la raccolta tra le preferite!
Black_Sheep, Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, S h a i l a, Sarugaki145, Sidan, Tiamath, Ucha, zombiecch, grazie infinitamente per aver inserito la raccolta tra le seguite! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e apprezzato, davvero! E si aggiungono anche persone che mi aggiungono -che odiosa ripetizione!- agli autori preferiti, quindi rinnovo anche i ringraziamenti per loro così non scordo nessuno: AgekessIce, Akisan, Athanate, bebouska, Blastvampire, dragon ball z, Dragon Girl13, Edhelwen, Eyes green, FediHime, Giuu, Hime89, Himepm, I r i s, JennyMatt, Jolien, Kia chan 93, Kuchiki Chan, Kumiko_Walker, Koroichan, LadyCharlotte, ladyshonen, LadyWolf_, M e g a m i, matechan, Mela94, NicknameNonNoioso, RikaScorpion, Rose1487, S h a i l a, Secret story, Seminy_53, shooting s t a r, Sky_Writer, Ucha, Valentyn, zombiecch, Haily, _hicchan, Miyuki987. Grazie di cuore davvero!
E dopo questa lunghissima nota, vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia e di leggere presto i commenti di tutti voi! Tranquilli, che ci rivediamo presto con qualche nuovo lavoro! -magari LaviRuki... :le lanciano pomodori in faccia:- (si sbraccia a furia di salutare)





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Het][Fluff][POV Lavi][Introspettivo]





Dieci volte tanto





To the end





« If you marry me, would you bury me?
Would you carry me to the end? »
( Se tu mi sposassi, mi seppelliresti?
Mi terresti accanto fino alla fine? )

[ To the end – My Chemical Romance ]





È raro che all'Ordine Oscuro ci siano giorni lieti. Ad essere sinceri, quando succede ci sentiamo addirittura stravolti, specie in un'occasione importante come questa: un finder dell'Ordine si sposa.

In realtà avrebbe voluto aspettare un po' ma, dato che le missioni stanno diventando sempre più pericolose anche per un finder, ha deciso di velocizzare i tempi e dare alla sua amata il proprio cognome, “non si sa mai”. È una coppia molto giovane, volenterosa, simpatica, sono contento per loro. E poi da noi eventi come questi capitano così raramente che equivale a una festa nazionale.

Anche Ruki sembra emozionata, più che altro è curiosa di vedere come si sposano gli esseri umani. Anche da loro il matrimonio è sacro ma, come volevasi dimostrare, abbiamo culture diverse e di conseguenza modi diversi di celebrarlo. Mi racconta che per esempio loro non sempre si scambiano le fedi, che spesso si scambiano una semplice promessa. È interessante però vedere come anche loro ci tengano, e poi Ruki sembra addirittura una bambina, in quel vestitino blu che ha deciso di indossare per questo matrimonio, tutta scalpitante che mi chiede come funziona.

« Prima di iniziare il prete dice sempre “se qualcuno si oppone a questo matrimonio parli ora o taccia per sempre”. »

« E chi si dovrebbe opporre? »

« Bè, può capitare. Poi si scambiano le fedi, le promesse... è tradizione che, dopo la celebrazione, si lanci il riso agli sposi per augurare loro ricchezza e felicità. »

« Lanciate il riso? Ma questo è uno spreco di cibo! »

« Non dipende da me, Ruki... oh, e poi c'è il lancio del bouquet. »

« Bu cosa? »

Sembra proprio una bambina, del mio mondo sa poco e niente ed è un sacco curiosa, contrasta molto con il viso serio e posato che ha. Ma dopotutto ha anche lei i suoi sogni, le sue passioni, i suoi dubbi. Sono contento, felicissimo che abbia deciso di condividerle con me. Non starò a dire quanti mesi, giorni, minuti o secondi esatti stiamo insieme, ma cominciano a diventare davvero tanti e il mio sentimento per lei non si affievolisce un solo istante, anzi. La amo sempre di più. La sposerei. Ah ah, ma che scemo. Non potrei mai.

« Il bouquet, il mazzo di fiori della sposa. Una volta uscita dalla chiesa, la sposa si volta e lancia indietro il mazzo. La ragazza che lo prenderà sarà destinata a sposarsi di lì a poco. »

« E funziona? »

« Ma dai, ti pare? È solo una storiella che è entrata a far parte della nostra cultura, poi è divertente. Vedessi quante ragazze si buttano su quei fiori, sembra un incontro improvvisato di lotta. »

È stata davvero una bella giornata, come non ne passavamo da molto tempo all'Ordine Oscuro. Eravamo tutti invitati, anche gli shinigami che hanno partecipato volentieri. Siamo sempre in guerra, ovvio che viviamo feste come queste con un... ottimismo rinnovato. Non conosco così bene questo finder che si sposa, se non di vista con qualche “ciao” di circostanza, ma sono davvero contento per lui. Per uno come me, che è sempre cresciuto nella guerra e ha visto molte famiglie distrutte, è bello vedere che c'è qualcuno che ancora ci crede.

Ho perso il conto di quante donne ho incontrato che sono rimaste sole a causa della guerra. Alcune non erano nemmeno sposate e dicevano “ne parlavamo, se solo l'avessimo fatto prima”, altre avevano appena dato alla luce dei bambini e si straziavano nel pensare che sarebbero cresciuti senza un padre. È come se attraverso quelle confidenze io viva le loro vite e di conseguenza soffra per la loro situazione. Perché io non ho affetti, non dovrei averne. Non ho più un padre, né una madre eppure, che strano, solo quando parlo con questa gente mi rendo conto di quel che mi manca. Forse anche i miei genitori avevano creduto così ciecamente nel matrimonio, anche mia madre avrà lanciato il bouquet tutta contenta. Chissà com'erano felici quando si sono scambiati le fedi, o quando sono nato io. Chissà quanto mi volevano bene.

Ma sono affetti a cui ho rinunciato presto e ho dovuto imparare a farmene una ragione. Sì, le persone che si vedevano la propria famiglia distrutta mi facevano una gran pena, ma non dovevano riguardarmi più di tanto. Credevo di essere sulla buona strada, dopotutto se non si prova niente si sta meglio, nessuno ti ferisce e nessuno può spezzare una cosa che non hai neanche provato a creare.

Poi nella mia vita è piombata Rukia.

Così diversa da me, eppure così necessaria. Mi abbandonerei a ricordi nostalgici di come l'ho conosciuta e di come me ne sono innamorato, ma annoierei e basta. Con Rukia ho imparato a tener conto di più del presente, il che è ironico visto che io, in quanto Bookman, dovrei tenere più conto del passato, della storia. Ma quest'ultima è fatta anche di presente, che dovrà essere ricordato, e io sono giunto ad un punto decisivo della mia vita, non solo quella di Bookman, ma di Lavi: continuare a stare con lei, qualunque cosa accada, amarla, onorarla, rispettarla nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia finché morte non ci separi. E bla bla bla, lo sposo può baciare la sposa, alleluia e figli maschi.

Sarebbe bello se fosse così semplice. Certo, la amo, la rispetto, la onoro in qualunque circostanza. Ma più di questo non posso offrirle. Sì, ho solo diciannove anni ma secondo la legge alla mia età lo potrei fare. Potrei... sposarla. Ma non posso.

Innanzitutto io non ho un nome. Non posso presentarmi all'altare con un nome falso, pertanto non posso farla diventare, che ne so, “signora”. Signora di cosa? Poi ho percorso un'intera esistenza senza coltivare amicizie, senza parenti, non avrei nessuno a cui chiedere di farmi da testimone -chissà se Allen lo farebbe. Per Yu nemmeno mi azzardo a chiederglielo- per non parlare del vecchio, mica posso presentarmi da lui e dire “oh, sai che ho deciso di sposare Rukia?”, quello non sa nemmeno che la amo, che provo sentimenti umani. Non sono sbagliati, ma fuorvianti per persone come noi. Sono un fastidio, ecco perché conduciamo un'esistenza solitaria.

Però Ruki, lei, senza nessun preavviso, è diventata parte di me. Io la amo e lei ricambia ed entrambi, stravolti da questi sentimenti così umani, ci sentiamo come persi. Non sapremmo affrontare la cosa se non fossimo uniti. Per questo ogni tanto, anche se ho solo diciannove anni, anche se sono Bookman, sono arrivato a dirmi “eppure mi piacerebbe vederla con l'abito bianco”. Ma non posso, perché a parte l'amore non posso offrirle altro. Oltretutto sono pure squattrinato e lei è una nobile, sai che bello farla scendere dalle stelle alle stalle.

Eppure l'idea non mi pare malvagia. Questo sentimento che nutro per lei cresce ogni giorno di più. Viviamo una vita fatta di battaglie, sangue, vittorie e sconfitte, appesi ad un filo con la morte alle spalle pronta a spingerci. So bene che non sarebbero discorsi da fare ma, se dovessi morire, vorrei lasciarla sapendola come... bè... mia moglie.

Mi sono immaginato, certe volte, vestito in maniera sorprendentemente elegante che tutto emozionato metto la fede al suo dito e lei, bellissima, tutta bianca, sorridente, che ricambia e mi promette di stare sempre con me, di amarmi, onorarmi e rispettarmi nella buona e nella cattiva sorte eccetera eccetera. Anche il solo immaginare un vestito da sposa per lei mi rende nervoso, mi fa arrossire, mi fa venire voglia di inginocchiarmi a lei e dirle “sposami!”. Ma non posso. Perché a parte l'amore che ironicamente è il requisito fondamentale per un matrimonio, non ho altro da offrirle. Ad essere sincero in teoria non potrei garantirle nemmeno di stare con lei “finché morte non ci separi”, data la mia posizione. Io non starò all'Ordine per sempre, e lei prima o poi tornerà alla Soul Society. Non sembra un gran problema, abbiamo raggiunto un compromesso su questo punto. Se lei dovesse tornare là, potrebbe sempre venire a trovarmi di tanto in tanto, potrebbe sempre vedermi e raggiungermi. Anche se non dovrebbe, ma per me sarebbe disposta a farlo. Pur di stare con me. Sapere che tiene a me così tanto mi fa sentire strano, eccitato, frenetico. Mi rende ancora più follemente innamorato.

Eppure io voglio stare sempre al suo fianco. Svegliarmi la mattina accanto a lei, abbracciarla mentre prepara la colazione, baciarla e dirle che è ancora più splendida del giorno precedente, riempirla di complimenti scontati, farle dei regali anche quando non è il suo compleanno o l'anniversario, prepararle il bagno quando è stanca. Sarebbe una vita così normale, lontana dalle guerre. Così perfetta.

Ma non posso. Perché io non ho un nome, una casa sicura, uno stile di vita sicuro, a parte l'amore non posso offrirle altro.

E allora, tanto vale viverla così, giorno per giorno. Non siamo sposati, ma chi se ne importa, no? Tanto posso baciarla comunque, siamo felici lo stesso insieme. Ci amiamo.

A volte me lo dice, quando facciamo l'amore. Dio, è bellissimo sentirselo dire quando la persona che ami è un tutt'uno con te. In quel momento non puoi assolutamente mentire, devi essere un mostro per riuscire a dire un “ti amo” falso con il fiatone, con quelle spinte che non ti danno tregua, con quelle mani che ti tirano dolcemente i capelli, con quegli occhi, Dio, quegli occhi che ti guardano, come fai a dire un “ti amo” falso in una situazione del genere? Forse una volta ci sarei riuscito. Forse. Ma Ruki conta troppo per me.

Fare l'amore con lei in qualche modo compensa quelle cose che non posso darle: il nome, il futuro sicuro, la casa solida. Non abbiamo mai parlato esplicitamente di questo, nemmeno durante il matrimonio di questo finder, oh, lo invidio da matti, a lui è bastato uno schiocco di dita per rendere la sua amata la propria moglie. Ma forse Ruki nemmeno ci pensa a sposarsi. O forse sì, chissà. Ho quasi paura a chiederglielo. Se mi dicesse di punto in bianco “ma che ti salta in mente?!”, sai che vergogna. Non è nemmeno il tipo da fare minacce come “se davvero mi ami allora mi sposi, se no ciao”, per carità, non lo farebbe mai. È già tanto se persone come noi sono arrivate ad accettare questi sentimenti così umani, non sbagliati ma fastidiosi. Dicono che fare l'amore prima del matrimonio sia peccato. Io e Rukia lo facciamo spesso, peccare in quel senso, intendo. Ma perché non abbiamo altra scelta. Non abbiamo il diritto di sposarci, non qui, e mi sa nemmeno alla Soul Society. Ma non possono arrivare a chiedermi di astenermi dal toccarla e amarla in ogni forma. Non ho un nome, ma ho dei sentimenti, e li riservo a lei. Non è sufficiente?

Tant'è. Ce la viviamo così, ce ne facciamo una ragione. Siamo felici comunque, ci amiamo e sì, pecchiamo quando ci va, anche oggi, Dio, è bellissimo, Ruki, muoviti così, non trattenerti, non facciamo niente di male. Certo, è un po' diverso dal solito. Ci tocchiamo continuamente le mani, ce le baciamo a vicenda, ce le guardiamo, ce le stringiamo. Di solito non ci perdiamo così tanto tempo, di solito le mie mani vanno dappertutto senza meta, visto che Ruki è tutta da toccare, dalla testa ai piedi, anche se è minuta, piccolina, ma è così morbida, come faccio a soffermarmi su un solo particolare? Eppure adesso le nostre mani sono strette a vicenda, sono salde, calde, forti, potrebbe essere una cosa molto eccitante perché ti dà un senso di possessione incredibile ma no, per noi è diverso, lo percepiamo. Forse siamo solo più innamorati.

E in effetti ho notato che le nostre mani si incrociano spesso anche in missione, nei momenti più impensabili, quando un pericolo incombe e allora ci diamo forza così, “ti proteggo io”. Non siamo sposati, non ne abbiamo il diritto, ma è un po' come se lo fossimo. Siamo felici insieme, ci amiamo, ci onoriamo e ci rispettiamo, anche senza fede al dito. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi. Fino alla fine.

Io non la lascio, non potrei mai. Specie in missione, specie quando si ferisce. Ha perso conoscenza durante lo scontro, non è grave ma devo farla riposare da qualche parte. Mi guardo attorno cercando qualcuno, ma forse la gente ha paura che facendo entrare un esorcista in casa si veda invadere dagli akuma, per cui non gira molta gente. Poi vedo la chiesa ed è una manna dal cielo, almeno lì mi aiuteranno. Dopotutto chiedo solo un letto su cui far stendere e riposare la mia non proprio moglie ma una specie. Cioè. Lo vorrei, non mi dispiacerebbe. Ma non posso.

« C'è qualcuno? » bussò con fare insistente. Sta anche cominciando a piovere. Meraviglioso. « Per favore, aprite! Sono un esorcista, ho bisogno d'aiuto, per favore! »

Chi mi apre è un prete dall'aria molto giovane, con dei lunghi capelli biondi e una pettinatura addirittura particolare per uno nella sua posizione. Stringe tra le mani un rosario, la presa aumenta quando mi vede, mi sa che tra pioggia e Ruki sulle spalle gli ho messo addosso molta paura.

« Santo cielo... entrate, entrate! »

Entro di corsa, scuoto la testa per levarmi di dosso alcune gocce di pioggia, mi guardo attorno e paradossalmente mi sento al sicuro. La chiesa è vuota, ma dato che è notte fonda non mi sorprende. Meno male che c'era ancora qualche anima pia che ti aiuta. Oh, ave, statua di Maria. Meno male che tu stai sempre qua al riparo, non hai idea del temporale che sta scoppiando fuori.

« Grazie infinite, padre. » meglio parlare a lui che ad una statua. « Mi scusi ancora per il disturbo, ma posso chiederle ospitalità finché non smette di piovere? O finché la mia compagna non si risveglia? »

« Ma certo! Casa mia fa parte di questa chiesa, basta attraversare questo corridoio. Falla stendere e riposati anche tu, hai un'aria così affaticata, figliolo. »

È molto gentile e premuroso anche. Offre acqua, pane e frutta, fa stendere Ruki sul suo letto e accende il fuoco. Finalmente possiamo riposarci, Ruki non ha ferite gravi, ma per colpa di una mia distrazione ha preso una bella botta in testa e ha perso i sensi durante lo scontro. Non è grave, mi dico, ma non riesco a non essere preoccupato. La guardo, spero che si risvegli presto. Sembra che stia facendo un lungo sogno, sembra tranquilla. Com'è bella, anche in un momento simile.

« Non mangi altro? » mi chiede il prete, appena rientrato con un altro cestino di frutta.

« La ringrazio, ma sono a posto. Il restò lo mangerà lei, quando si riprenderà. A proposito, lei è...? »

« Sono padre Federico. » mi fa un sorriso e io ricambio.

« Non so ancora come ringraziarla, se non ci fosse stato lei chissà come starei messo. A dire il vero, non speravo nemmeno di trovare qualcuno in chiesa, a quest'ora. »

« Io vivo qui, proprio accanto alla chiesa. E poi ho già aiutato l'Ordine Oscuro in passato, sarete sempre i benvenuti qui. »

Si siede accanto a me ed entrambi vegliamo su Rukia. A differenza di molti altri “colleghi”, padre Federico vive in una casetta semplice, di poche stanze, senza sfarzo. C'è solo un crocifisso appeso al muro, e una cassetta sul camino su cui c'è scritto “offerte”, ma si vede che non la usa per se stesso. Anche se gli anelli che indossa potrebbero far pensare il contrario, ma ad un'occhiata attenta forse scoprirei che non sono preziosi. È giovane, forse sulla trentina. Non smette per un solo attimo di stringere il rosario tra le mani, dev'essere molto devoto. Una bravissima persona, insomma.

« Se vuoi fare una telefonata... » esordisce dopo alcuni attimi.

« Oh, non si disturbi. Avvertirò dopo con il mio golem. Ora vorrei... aspettare che si riprenda. »

« Certo, come desideri. Dopotutto, immagino che la prima cosa che vorrà vedere questa ragazza al risveglio sia tu. »

« Bè, di certo si spaventerebbe, se si ritrovasse da sola in un posto che non conosce. » le accarezzo i capelli, nel frattempo. Per fortuna non ha perso calore e il respiro è regolare. Si sta, come dire, concedendo del meritato riposo. Sta bene, per fortuna.

« E gli altri nobili esorcisti stanno tutti bene? »

« Mh? Oh, sì. Ce la caviamo. Sa, pochi giorni fa uno di noi si è sposato. »

« Davvero? Felicitazioni, allora. »

« Adesso sono in luna di miele. Anche se siamo un po' a corto di personale, però il matrimonio è importante, no? Due persone che si amano hanno il diritto di vivere la loro vita senza preoccupazioni, immagino. »

« Di certo Dio veglierà su di loro. »

Annuisco, senza dir niente. Devo ammettere che quando dicono cose così non so mai che rispondere. Dio... ma esisterà davvero? Certo, è assurdo che io pensi questo visto che lavoro come esorcista. Ma se Dio esistesse davvero, perché permette all'uomo di far scoppiare tutte queste guerre? Libero arbitrio, certo. Eppure, quando l'uomo tentò di mangiare il frutto della conoscenza lo cacciò via senza pensarci due volte. Quando Lucifero tentò di spodestarlo lo scaraventò negli Inferi. Non capisco, ci sono un sacco di contraddizioni. Lascia che gli uomini si facciano la guerra ma, quando cercano di essere come lui, magari giusti, in grado di distinguere il bene dal male e smettere di combattere così, li punisce, perché? Permette che una cosa così orribile distrugga intere famiglie. Ma davvero veglierà su quella coppia appena sposata? Davvero ci osserva, davvero protegge sia me che Ruki? E perché se è tanto buono e misericordioso non permette che la sposi? È vero, sono giovane, ho solo diciannove anni, sono Bookman, ma amo così tanto Rukia, stiamo insieme da così tanto, che sono arrivato a pensare che non mi dispiacerebbe vederla in abito bianco e amarla e onorarla fino alla fine. Lo so che non è così necessario per noi, ma non mi dispiacerebbe considerarla mia moglie. E io suo marito. Ah, ma questo poi farebbe di me il cognato di Byakkun? Ah ah, che ridere.

Io... penso che non sarebbe male formare una famiglia. Una cosa normalissima, fare una vita quasi banale. Sembra un copione. Io mi inginocchio, le offro un anello comprato con sudatissimi risparmi, le chiedo “Rukia Kuchiki, vuoi sposarmi?”, lei commossa mi dice di sì, organizziamo tutto, compriamo i vestiti, per la luna di miele facciamo il giro del mondo, poi andiamo a casa, nella nostra casa, che è tappezzata di nostre fotografie, di nostri ricordi, e dormiamo nello stesso letto, facciamo l'amore lì, dove ci capita, mi sveglio accanto a lei sorridendo, aspetto con ansia quel profumino delizioso della colazione semplice, l'abbraccio, la riempio di complimenti scontati, le faccio regali anche se non è il suo compleanno o il nostro anniversario, così, perché mi va, la porto a cena fuori, a ballare, oppure cucino io per lei quando è troppo stanca, o le preparo un bagno caldo e le lavo la schiena, e poi magari la guardo negli occhi e le dico “sai, potremmo avere degli splendidi bambini” e allora proviamo ad averli, ogni giorno, senza stancarci perché ci proviamo con amore. Una vita banale, senza guerre, così perfetta. Ma non posso.

« Padre... secondo lei perché Dio permette così tante cose brutte nel nostro mondo? »

« Mh? »

« Ho visto tante donne rimaste sole a causa della guerra. Donne che magari si erano sposate da poco o avevano appena avuto dei bambini. Io penso che non dovrebbero esistere cose simili al mondo. Una famiglia sembra la cosa più naturale del mondo, la più insulsa, eppure è importante. Allora perché Dio permette che venga distrutta? »

Padre Federico mi guarda per qualche istante, per un po' si rabbuia, ha capito come mi sento. Un po' disgustato dalla natura umana. Che sciocchi, gli esseri umani. Non fanno altro che guerre e distruggono delle cose tanto semplici quanto splendide come le famiglie. Due persone che si amano e si giurano amore eterno sull'altare.

Poi mi sorride, rivolgendo per un attimo lo sguardo a Rukia. « È nei momenti peggiori che le persone nobili d'animo si fanno avanti. Dio osserva sempre il nostro operato e valuta da sé le persone che, per i propri cari, riescono a sacrificarsi e donare tutto l'amore di cui dispongono. La casa del Signore è fondata sul rispetto e sulla bontà d'animo, proprio quello che tu hai dimostrato salvando questa ragazza. Dio non abbandona persone così ammirevoli. »

Sorrido, un po' imbarazzato. Ammirevole? Io? Non mi sembra di fare niente di speciale. Anche Ruki lo fa, per me. Dopotutto ci amiamo.

« Posso intuire che questa ragazza sia per te qualcosa di più di una semplice compagna, dico bene? »

Oh, cavolo. Forse mi sono sbilanciato troppo. Non mi sembra il tipo che lo racconta in giro, ma ha un che di imbarazzante comunque per me che sono Bookman.

« Ehm, io... come dire... »

« Siete innamorati? »

La disinvoltura con cui me lo chiede mi spiazza completamente. Non mi sono mai sentito così in imbarazzo in vita mia, ma di fronte alla realtà dei fatti, non mi resta che rispondere sinceramente, per quanto questo vada contro i miei principi. « Sì. »

« Allora forse un giorno vi sposerete anche voi. »

« Oh, questo è impossibile. »

« Come mai? »

« Tanto per cominciare lei è un'aristocratica, io al confronto sono uno squattrinato. Ci sono alcune persone che si opporrebbero al nostro rapporto. E poi io non posso offrirle niente. Non ho una casa sicura, non posso garantirle nessuna sicurezza, non potrebbe prendere il mio cognome, perché non ce l'ho. Posso darle solo l'amore che provo per lei, ma questo per la legge non è sufficiente. »

Padre Federico continua a sorridermi. « Ma per Dio sì. »

Già, a lui basta poco. Magari fosse così facile.

Ruki riacquista conoscenza dopo circa un'ora da che siamo arrivati in chiesa. Com'era prevedibile, si sente disorientata, non riconosce il posto, si mette sulla difensiva ma poi mi vede, tira un sospiro di sollievo nel vedermi vivo e si scusa per essere “crollata come una pera cotta”. Ma non importa, sta bene, è questo ciò che conta. Ora non ci resta che avvertire l'Ordine, fare rapporto e poi tornare, anche col temporale.

Ruki ringrazia di cuore padre Federico per essersi preso cura di noi, mangia ciò che le è stato offerto, sta bene e io mi sento davvero, finalmente tranquillo. Non era niente di grave, ma ecco, non posso fare a meno di preoccuparmi per lei, ormai. Perché siamo tipo un tutt'uno e quindi percepiamo quasi le stesse cose.

Padre Federico però, che è giovane e in vena di chiacchierare anche a notte fonda, insiste perché restiamo, almeno finché non smette di piovere. È una bravissima persona. Solo un po' chiacchierona. Forse lo fa apposta.

« Il suo compagno mi stava giusto dicendo che siete innamorati. »

Lei si volta subito verso di me con uno sguardo fulminante. Oh, glielo leggo chiaramente negli occhi. “Perché glielo hai detto?”. Eh, Ruki, sai com'è, una chiacchiera tira l'altra e... e vabbè, scusa, non pensavo di far niente di male.

« Oh, non imbarazzatevi così, non c'è niente di male. Vi auguro ogni felicità. »

« Grazie... » è imbarazzata e si vede, ma per fortuna padre Federico è una brava persona e grazie a questo riesce a stare tranquilla. Dopotutto l'ha ospitata, mi ha aiutato a prendermi cura di lei.

« Oh, ma certo. Devo pur ringraziarvi in qualche modo. » detto questo si allontana da noi e va dietro la scrivania, a trafficare nei cassetti.

« Ma che dice, padre? È stato lei ad aiutarci. »

« Però voi eravate giunti qui per allontanare gli akuma, non è così? Avete dunque salvato questa città e la mia chiesa, e le vite di moltissime persone. Non posso non esservene grati. Perciò... ecco. »

Ci porge un foglio che odora ancora di carta appena stampata, ben curato. Lo prendo tra le mani, Ruki si avvicina a me per leggere ed entrambi rimaniamo a bocca aperta.

« Un certificato di matrimonio?! »

« Ma padre, le ho detto che io non... »

La faccia di Ruki è paonazza, mi guarda ed esige spiegazioni. Cioè, non ha tutti i torti, ma che ne potevo sapere io che avrebbe fatto una proposta simile? Ti giuro che non ho detto niente di compromettente, davvero! Ho solo esternato ciò che provo per te, non è sbagliato, no...?

« Come ho già detto prima che la ragazza si svegliasse, è giusto che delle persone pure come voi siano felici. E Dio accoglie chiunque nella sua chiesa, non importa da dove venga. Sarà ben felice di unire due persone che si aiutano e si amano in questo modo come voi. »

Davvero era così facile? Bastava presentarsi da un prete qualunque e dire che amo Ruki? Ah, forse sto sognando. E poi non abbiamo i vestiti, nessun invitato, non abbiamo organizzato niente e non abbiamo nemmeno le fedi. Cioè, no, non si può, semplicemente. Anche se non mi dispiacerebbe più di tanto. Poterla sposare. Magari.

« Padre, apprezzo quello che vuole fare, ma... capisce anche lei che per noi non è possibile. La situazione di Rukia è... particolare ed io... non ho un nome, non ho una famiglia. Non ho nessuna garanzia. »

« Ma vi amate. Non è una garanzia sufficiente? »

Guardo lei, Ruki, che è rimasta in silenzio ed è giusto sapere cosa ne pensa lei. Forse ho sbagliato tutto, lei in realtà al matrimonio non ci pensa nemmeno, non ne vuole sapere di abiti bianchi e scambi di fedi, anche se sembrava così elettrizzata di fronte ad un matrimonio stile “mondo terreno”. Quando quella coppia si è sposata, al lancio del bouquet, ora che ci penso è stata lei a prenderlo al volo. E dire che non ci avevo dato peso.

Però l'ho praticamente messa di fronte al fatto compiuto, tutto perché ho parlato troppo, tutto perché volevo la certezza che Dio, qualcuno, in qualche modo vegliasse sulla nostra felicità, fino alla fine.

Coprirmi con il foglio non servirà ad evitare l'imbarazzo. Bè, sono un uomo. Devo prendermi le mie responsabilità. Una volta sarei scappato a gambe levate. Forse. Ma Ruki, lei mi ha, come dire... stravolto. Migliorato? Perché no?

« Ti... ti piacerebbe, Ruki? » le chiedo, cercando di farmi forza. È rossa anche lei, siamo tutti e due così imbarazzati, lei addirittura non riesce a dire niente, confusa, disorientata. Mi schiarisco la voce e parlo chiaro.

« Mi vuoi sposare? »

Una cosa simile l'avevo solo immaginata, pure in maniera diversa, un po' più romantica. Pensavo che, se glielo avessi chiesto, sarebbe stato in ginocchio con un bell'anello e magari un mazzo di fiori, mica con un certificato di matrimonio stretto tra le mie mani tremolanti, con l'uniforme da esorcista, appena terminata una missione. Sono un inguaribile romantico che fa disastri, vero?

Vedo Ruki che si porta una mano al cuore. No, non svenire di nuovo! Guarda che non c'è fretta, a me va bene anche aspettare vent'anni, non è un problema! In effetti io sono ancora giovane e poi ci sono un sacco di problemi, va bene anche così, tanto ci amiamo comunque, ci proteggiamo a vicenda, cresciamo insieme, siamo felici, ecco, non importa, cioè, sarebbe bello ma... ma dì qualcosa, Ruki. Ti prego.

« Ma tu... non potresti, no? »

« Io... bè, in effetti non potrei. Più che altro, se ti sposassi, non varrebbe da nessuna parte. Di tanto in tanto pensavo che... mi sarebbe piaciuto vederti con un bel vestito da sposa e presentarti a tutti come mia moglie e cercare di offrirti quella vita piena di sicurezze che meriterebbe qualunque moglie. Ma se a te la cosa non interessa, dillo pure, senza complimenti. Mi rendo conto che non sia una cosa leggera. »

« Allora tu vorresti sposarmi? Mi sposeresti qui, adesso? »

Mi faccio forza. Posso farlo, per lei sì. Dopotutto, l'ho pensato davvero e ho deciso di non vergognarmi più di fronte a lei. « Sì. Ti sposerei subito. »

Di colpo il suo viso viene solcato dalle lacrime. Si trattiene, le asciuga subito, si copre il volto. È imbarazzata e si vede ma non capisco se sia felice o no. Oddio, che ho combinato? Cavolo, perché per gli altri sposarsi è così facile?

« Non importa se non vale... » comincia a dirmi. Mi stringe la mano, quella mano che ha stretto anche durante la missione, mentre facevamo l'amore, oh, me lo ricordo bene, in quell'istante me la stringeva tanto da farmi male, la baciava, l'ammirava e io ricambiavo, il perché forse lo stiamo capendo ora. Forse entrambi immaginavamo delle fedi intorno a quelle dita. Oh, ma forse solo io lo sto pensando.

« Non importa se agli occhi degli altri non cambierà niente. Nessuno... nessuno è mai arrivato a tanto per me. Spesso io mi sono sentita così in colpa per te, Lavi, che ho stravolto tutta la tua vita. Se non ci fossi stata io, tu adesso saresti il Bookman perfetto, non correresti pericoli inutili per proteggere me. Per colpa mia provi sentimenti che non dovresti avere e questo mi faceva sentire un po' in colpa. A volte ci pensavo, sai? Al matrimonio, intendo. Quando ho visto quella coppia sposarsi, era così felice, e lei così bella. In quel momento pensai che sarebbe stato bello se anche noi avessimo potuto farlo, ma sapevo che questo ti avrebbe causato guai, perciò... ah, scusa. Sto dicendo un mucchio di sciocchezze. »

« No, non sono sciocchezze. Mi rendi felice, invece! Insomma, stavamo pensando alla stessa cosa e non lo sapevamo, cos'è, siamo diventati telepatici? »

« Dai, smettila di scherzare... » accenna un sorriso. Dio, è incantevole.

« Allora, Rukia Kuchiki? Mi vuoi sposare? »

Sorride ancora. Non piange. È felice e basta. « Sì. »

Padre Federico sorride a sua volta, riprende il certificato e lo appoggia sul tavolo, mentre a me dà una penna e indica un punto bianco del foglio. Gli ho dato un'occhiata veloce ma grazie alla mia memoria ricordo con precisione ogni cosa scritta lì sopra. In pratica, i coniugi si impegnano a mantenere la promessa di amarsi fino alla fine, e io posso farlo. Questo requisito fondamentale ce l'ho, e anche Ruki, per fortuna.

« Non resta che mettere una firma qui. » ci dice padre Federico.

« Ma io... le ho già detto che io non ho un cognome. »

« Lo so, ma non ti preoccupare, solo il nome sarà sufficiente. Probabilmente in altri posti non avrà alcuna validità come dite voi, ma in questa città, nella mia chiesa, sarete marito e moglie a tutti gli effetti. »

Però io il mio cognome vorrei darglielo. Se solo ne avessi uno. Pensare a lei come alla signora... signora... uhm. Signora? Cavolo. Non posso nemmeno inventarmelo così di sana pianta. Bè, pazienza. Invece della “signorina”, sarà la “signora” Kuchiki. E io il signor Lavi qualcosa.

Allora scrivo. Lavi. Semplicemente, l'uomo che ama Rukia Kuchiki e che se la sposa.

Le passo la penna, ci guardiamo, lei mi sorride. Non tentenna come me, sa bene cosa scrivere e la sua mano è veloce, decisa. Rukia Kuchiki.

Alla fine l'ho fatto davvero. L'ho “sposata”, anche se in una maniera non proprio romantica, anche se ho solo diciannove anni e sono Bookman. Pensavo che sarebbe stato impossibile, che lei non avrebbe voluto, non così, almeno. Forse un giorno lo faremo in grande stile, magari lo chiederemo di nuovo a padre Federico, chissà. Comunque, l'ho sposata o quasi, alla fine. E ne sono felice, in questo momento delle eventuali complicazioni non mi frega niente.

« Allora, come si dice in questi casi... io vi dichiaro marito e moglie. »

Davvero? Siamo sposati veramente? Rukia è mia...?

Ci guardiamo, ancora una volta, e capiamo. Sì, è mia moglie. La cosa strana è che firmare quel foglio ha fatto sì che me ne rendessi conto, come se mi avesse fatto svegliare. Perché in fondo la nostra era già una vita tipo matrimoniale, anche senza fedi, senza bei vestiti e senza testimoni. Ci amiamo, ci onoriamo, ci rispettiamo, e così sarà nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non ci separi. Di questo ne eravamo consapevoli sin da prima. Non avevamo così bisogno di farlo, ma l'abbiamo fatto. Forse per esserne consapevoli e avere la prova, un qualche segno del nostro passaggio. Dio, guardaci, siamo due ragazzi che si amano, ci hai notati? Quindi vedi di augurarci ogni felicità, fino alla fine.

La stretta alla mano si fa più forte, lì dove dovrebbe esserci una fede. Ma non importa, è già tanto anche così. È comunque mia... mia moglie. E io suo marito. E cognato di Byakkun, ma lui non lo saprà mai -forse-, ah ah. Mi sa che gli verrebbe un colpo, poverino.

Non varrà da nessuna parte, ma non importa. Per noi conta tantissimo. Padre Federico sarà l'unico a custodire la prova che Bookman si è innamorato e si è pure sposato con una shinigami. È stato il matrimonio più semplice, breve e assurdo della storia, roba da registrare. E invece no. Sarà solo per me e per Ruki. Perché questa è la mia storia, non quella del mondo, che d'ora in poi percorrerò con mia moglie -più o meno- e anche se non avremo una casa modesta, anche se non potrò portarla a cena fuori o a ballare non importa, la proteggerò comunque, combatterò assieme a lei, le starò accanto finché non avrà esalato l'ultimo respiro e la seppellirò, in un posto che andrò a trovare tutti i giorni e quando morirò anch'io mi farò seppellire accanto a lei, uniti anche dopo la morte -oh, già, per gli shinigami la morte è un discorso un po' diverso, comunque si è capito che intendo, no?-

Ho sposato Rukia -più o meno- per cui mi impegnerò a fondo ad onorarla. La terrò accanto a me.

Fino alla fine.




P.s.: mia moglie non ha comunque digerito il fatto che abbia spiattellato i fatti nostri a sconosciuti mentre era addormentata. Le ho detto mille volte che padre Federico l'ha capito da solo e ha colto alla sprovvista anche me. Ha detto che per punizione forse mi lascia in bianco alla prima notte di nozze, ahia.


P.p.s: fortuna che era un “forse”!


E per ultimo, ma non meno importante: amo follemente mia moglie.

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