this is my happy ending.

di arenille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter tree. ***



Capitolo 1
*** chapter one. ***



Alison.

L'aria estiva mi accarezzava la pelle, il leggero venticello che c'era in terrazza mi scostava i capelli dal viso. Le luci dei grattacieli davanti a me erano ancora tutte accese, i clacson dei taxi in strada continuavano a suonare e i newyorkesi continuavano la loro vita di sempre. Tutto normale, insomma.
Ma non per me.
Mi voltai verso l'alta bionda alla mia destra, appoggiata con i gomiti alla ringhiera della terrazza fissava le stelle ed il celo sopra di noi. Aveva gli occhi lucidi e si stava torturando mani ed unghie. Non sapevo che fare, non sapevo come farla stare meglio.

«Claire, perché non parli?»


La mia voce mi pareva insicura come non la sentivo da tempo.
«Mi mancherai, Ali» disse infine.
Mi rivolse uno sguardo pieno di lacrime e uno dei suoi splendidi sorrisi, mi strinse in un abbraccio di quelli che solo la tua migliore amica riesce a darti e mi scoccò un bacio sulla guancia. Guardò lo schermo del suo Blackberry bianco, segnava le 02:37.

«Forse è meglio che vada» disse, alzandosi «Fagli vedere Ali, la stronza sta tornando»

La mattina seguente.

Mentre facevo il biglietto, il nervosismo mi stava distruggendo lo stomaco. Cercai di calmarmi facendo qualche respiro profondo, ma credo di aver solamente spaventato la donna del ticket point. Mi sedetti su una scomoda sediolina di squallida plastica rossa aspettando che chiamassero il numero del mio aereo.
Non ce la facevo più, così comprai un pacchetto di salatini e lo divorai in un attimo.

Non va bene così, Alison pensai il cibo non ti aiuta.
Se fossi stata a casa mi sarei indotta il vomito per mandare via quei salatini, ma non potevo farlo in aereoporto. Così, non toccai neanche una briciola di qualsiasi alimento commestibile per il resto della giornata. 


«Desidera qualcosa, signorina?»
I miei pensieri furono offuscati dalla voce squillante di una rossa hostess. Aveva il carrello fermo davanti al mio posto, io feci no con la testa senza considerare tutta la fame che avevo. Il mio stomaco si era svuotato, ma era chiuso almeno in parte per colpa del nervosismo.
Cercai di dormire un pochino, ma non ci riuscii. 
Tornare a casa non era mai stato nei miei programmi da quando mi ero stabilita a New York. E adesso, dovevo farlo.
I ricordi cominciarono a riaffiorare scuri nella mia testa, facendomi sentire ancora peggio di quanto già non stessi. Quello che Claire (e nessun altro, almeno a NY) non sapeva, era che la mia vita non era sempre stata una passeggiata.
A Londra, il primo anno di liceo, ero derisa e umiliata perché ero la classica adolescente sovrappeso e insicura che con i vestiti che indossa sembra senza forma. Ingenua, derisa, brutta. Ma soprattutto, innamorata. O almeno, così credevo. Di chi? Del mio incubo peggiore, della persona che più di tutti gli altri mi prendeva in giro, di quello che era sempre pronto a fare battute sul mio peso e sul mio corpo: Harry Edward Styles.
Ovviamente, lui né ricambiava né mi considerava. Avrei potuto ignorarlo come faceva lui con me, penserete, ma mia madre e sua madre sono sempre state grandi amiche e ci costringevano a passare tutti i pomeriggi insieme. Lui, io e i suoi amici. E i nostri genitori erano all'oscuro di tutto il male che mi facevano.
Così, nell'estate del primo liceo, "approfittando" del divorzio dei miei, ero andata a vivere a New York con mio padre. Ed ero cambiata.
Avevo buttato nel cesso amore e altre minchiate del genere, avevo perso tantissimo peso, avevo tinto i miei capelli da marrone cacca ad un sexy biondo rame e tolto gli occhiali con l'operazione laser. Mi sentivo bella. E avevo fatto un sacco di amicizie, avevo conosciuto Claire. Mi sentivo amata. Ma nella mia vita non è mai esistito un lieto fine. Stavo ritornando a Londra, una volta per sempre.


«Oh, santo Padre!» urlò mia madre, saltandomi praticamente addosso e ignorando le valigie.
«Ehi, mamma» riuscii a dire, cercando di non farmi strozzare.
«Sei molto più stupenda che nelle foto che mi ha mandato papà, mamma mia!»
Sorrisi.


I taxi di Londra sono penosi. Insomma, sono tristi. Neri? Non ho voglia di salire su un'auto delle pompe funebri ogni volta che devo andare da qualche parte pensai, mentre mia madre chiacchierava allegramente con il tassista. Una frenata brusca mi fece saltare dal mio posto, facendomi quasi andare a sbattere contro il sedile anteriore. La casa davanti a cui c'eravamo fermati non era casa mia. 
«Mamma, che succede?» domandai, sfilandomi le cuffiette bianche dell'iPod dalle orecchie.
«Oh, tesoro. Tuo padre ha fatto un pasticcio con le date di ritorno, pensavo tornassi domani.. a casa nostra stanno ri-dipingendo il soggiorno ed è tutto inagibile, sarà pronta solo domani temo. Perciò Monique si è offerta di farci stare solo per questa notte a casa sua. Che gentile, vero?» cinguettò allegra.
Monique? Monique Styles? Nah, nah, no. pensai, ma mia madre mi stava già spingendo sul portico. Suonò due volte il campanello, sorridendomi in continuazione. Io avevo la bocca ancora aperta ad o per la sorpresa. 
«Stai bene, pasticcina?» domandò mamma, allegra.
No, sto bene un cazzo avrei voluto urlarle, ma il rumore della maniglia ci distrasse.
La porta si apre, mi ci vuole un secondo.
Sto affogando in un mare verde come un prato in primavera, ancora.


Aieah.
Okay, questa storia è nata dopo una notte passata a guardare la prima stagione di Pretty Little Liars.
Spero vi piaccia un briciolo(?) uu
Se vi è piaciuta, lasciate una recensione anche piccola piccola c:
Schiao.
arenille.

 

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***



Alison.
Harry non fa in tempo a dire neanche una parola, che Monique corre fuori e mi stringe in un abbraccio forse troppo stretto. La vedo sorridere contenta, è sempre stata una donna così... perfetta. E mi voleva bene. Mi squadra da capo a piedi.
«Alison, piccola. Sei davvero cambiata» dice, invitandomi ad entrare in casa.
Alzo le spalle e sorrido, stringendo il braccio intorno alla borsa. La parola cambiata stava quasi per farmi piangere, ma quasi. La regola numero uno della nuova Ali è mai piangere in pubblico. La casa ha ancora il profumo dolce di ciliege di una volta e non è stata modificata per niente. Il padre di Harry sta aiutando mia madre a portare le valigie in casa, chiacchierano tranquilli.
Mi sento i suoi occhi addosso, ma non oso girarmi. Continuo a sorridere come se niente fosse, mentre Monique mi racconta delle storie di quando era ragazza e faccio finta di ascoltare ciò che dice.  Ho fame e mi gira la testa, non sono riuscita a dormire in aereoporto e sono davvero stanca.

«Harry» cinguetta Monique «Porta Alison in camera, avanti»
Harry annuisce in fretta e prende l'ultimo borsone rimasto nell'ingresso prima di incominciare a salire le scale.
«Allora buonanotte, Monique» dico, dandole un bacio su una guancia.
Lei ricambia con un sorriso.
Seguo il riccio davanti a me e salgo le scale, fino ad arrivare nella stanza infondo al corridoio. Piazza il borsone Louis Vuitton a terra e mi fissa, ha uno sguardo strano. Ricambio lo sguardo con un'espressione seccata.

«Mi fai entrare o dormo qua per terra?» chiedo, infastidita.
Non devo permettergli di rompere il mio muro.

«Cosa cazzo ti è successo?» domanda, rimanendo fermo sulla porta.
«Dio, sono stanca. Fammi entrare e non rompere i coglioni.» ecco qua, addio finezza.
«Sei proprio cambiata, allora» dice.
Si decide ad aprire la porta, trascino il borsone sul letto preparato per me. Harry si avvicina e mi prende per i fianchi, facendomi voltare verso di lui. Trattengo il respiro, non devo farmi impressionare dai suoi occhi.

«Sei proprio sexy, sai?» dice.
Lo allontano, disgustata. Harry Styles, puttaniere di prim'ordine, eccolo qua.

«Sentimi bene: stai alla larga da me. Adesso sono stanca, non dormo da più di  dieci ore» dico, prendendo il beauty-case e chiudendomi a chiave in bagno. Faccio un respiro profondo, mi lavo i denti e mi sciacquo il viso, lego i capelli in una coda improvvisata e infilo degli shorts e un felpone grigio.
Mi guardo allo specchio e per un attimo mi sembra di vedere la vecchia me derisa e umiliata.
Scuoto la testa.
Non devo lasciare che Harry rompa il muro che mi sono costruita.


Aieah.
Eccomi qua, paraparapapapaaa(?)
Questo capitolo mi è uscito un pochino una schifezza ed è corto, ma okaaay c':
Recensite, miei piccoli procioni uu
arenille.

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Capitolo 3
*** Chapter tree. ***


Alison.
«Sì, ciao Lou»
Sento una voce lontana per il sonno, non realizzo subito di chi si tratta e che io sto dormendo. Stavo, dormendo. Poi ricordo dove sono, apro gli occhi e me li stropiccio. Sono arrotolata completamente nelle coperte, ho una gamba scoperta e la coda quasi completamente sfatta. Mi metto a sedere e noto che Harry ha appena chiuso il telefono davanti a me in pigiama, mi sento la bocca impastata. Prendo il telefono in mano e cerco di vedere meglio cosa c'è scritto sul piccolo schermo, segna le otto e un quarto. Il riccio torna a letto e si mette a russare rumorosamente, probabilmente non ha notato che mi sono svegliata. Sbadiglio, infilo le pantofole a forma di coniglietto e mi gratto la testa. Scendo le scale e sento un delizioso profumino provenire dalla cucina, entro e vedo mia madre, Monique e Daniel seduti attorno al tavolo che mangiano e chiacchierano. 

«Buongiorno» dico, salutando con un gesto della mano.
«Alison, ciao. Prendi» mi saluta Monique, mettendomi davanti un'intera padella.
Indietreggio.
«No, grazie. Non mangio mai la mattina» tento di sorridere, ma Monique mi guarda stranita «Vado a lavarmi, ehm.. ciao» farfuglio, uscendo dalla stanza. 
Non bado a ciò che mi dice mia madre e scappo di sopra respirando affannosamente.
Niente cibo, niente cibo, niente cibo. 
Mi chiudo in bagno e mi butto sotto la doccia, mi asciugo, mi infilo l'intimo e un paio di shorts di jeans. Esco dalla doccia, cercando una maglia nella valigia che ho lasciato in bagno la sera prima. Sobbalzo vedendo che Harry è entrato e che si è chiuso la porta alle spalle con un sorriso malizioso. Mi rendo conto che sono in reggiseno e pantaloncini, così emetto un gridolino cercando di coprirmi.

«Che minchia ti passa per la testa?» urlo.
«Ti faccio compagnia. Non posso?» dice.
«Esci subito» dico, indietreggiando.
Sembra un maniaco.
«Dai, fatti guardare per bene»
Lo fulmino con lo sguardo.
«Vattene via, Harold. Non sono una tua barbie» dico, spingendolo fuori.
«Penso che lo diventerai presto» ridacchia, uscendo.
Chiudo la porta a chiave, questa volta, mi metto un felpone grigio con la faccia di Bender di Futurama stampata sopra.
Perché ci si mette anche lui? Già non resisto con i suoi occhi per più di dieci minuti.
Scivolo con la schiena lungo la porta, faccio un lungo respiro e mi fisso le unghie laccate di nero.
Non vedo l'ora che cominci la scuola. Già.
Ma non la mia vecchia scuola, dove Harry, i suoi amici e le cheerleader ochette potrebbero perseguitarmi tutti i giorni.
No. 
Mia madre ha acconsentito ad iscrivermi in un collegio splendido.
Tante possibilità, corsi extrascolastici.
E soprattutto, non avrò Harry fra i piedi.

Aieah.
HOLAAAAAA, BELLEZZEEE uu
Basta, sono strafatta c':
non pensateci, sclero èwé
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
MA Sì CHE VI E' PIACIUTO, EH? *minaccia con un coltello mooolto affilato(?)*
Basta, scherzo uu *fischietta*
Comunque, se vi è piaciuto una recensione mi farebbe tanto piacere çwç
altrimenti vi taglio le gole, okay? okay.
no, non è okay c:
vi voglio tanto bene, pace e amore.
arenille.


 

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