L'Asilo delle Colonie

di Bazylyk19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bianca & Bernie nell'Asilo delle Colonie! ***
Capitolo 2: *** Benvenuto, chibi Giappone! (ma anche no...) ***
Capitolo 3: *** Viva la piscina! ***
Capitolo 4: *** Giochi pericolosi... ***
Capitolo 5: *** I preparativi per il Natale iniziano a settembre ***
Capitolo 6: *** Lezioni interessanti, bambini, cicogne... e non solo! ***
Capitolo 7: *** Feste e biscotti ***
Capitolo 8: *** Nobili valori e facili fraintendimenti ***
Capitolo 9: *** San Valentino ***
Capitolo 10: *** Fiabe, borse e leoni ***



Capitolo 1
*** Bianca & Bernie nell'Asilo delle Colonie! ***


 

Ciao!

"L'Asilo delle Colonie" è una raccolta di storie ambientate nell'asilo di Ucraina e Bielorussia (ma facciamo pure solo di Ucraina!) che vede come protagoniste alcune nazioni da piccole (per lo più colonie, ma non necessariamente) e talvolta i loro tutori!

 

Come molti di voi avranno l'occasione di notare, le età delle nazioni non seguono propriamente l'anime (ad esempio nell'asilo ci sono Lituania e Polonia, mentre Ungheria e Prussia sono già grandi)... diciamo che si è trattato di una scelta narrativa (che tradotto significa: volevo assolutamente inserire quelle nazioni da piccole!!!) quindi penso che la definizione di AU per queste storie sia più che appropriata...

 

Un'ultima cosa... probabilmente, se venisse un ispettore, l'asilo di Ucraina verrebbe chiuso immediatamente! Però Ucraina ha come fratelli Russia e Bielorussia che, volendo, sanno essere molto convincenti!

Quindi l'asilo resterà aperto, non c'è speranza! XD

 

Detto questo, diamo inizio alla prima storia!

 

Buon divertimento!

 

 

 

 

 

 

Anche quel giorno nell'asilo di Ucraina e Bielorussia il caos regnava sovrano.

 

Il piccolo America faceva vivere mirabolanti avventure da supereroi ai poveri animali di pezza su cui riusciva a mettere le mani in mancanza di quelli veri, Polonia, sostenendo che la maglietta del povero Lituania necessitasse del suo tocco artistico, aveva preso a decorare l'indumento (e non necessariamente solo quello) con la tempera rosa, Romano si lamentava per cercare di avere prima la merenda, Korea tentava di scalare la libreria, solo per il gusto di vedere dove riusciva a d arrivare e Taiwan litigava con Hong Kong tanto per fare una cosa nuova.

 

Ucraina sospirò sconfortata per poi afferrare il piccolo Korea e rimetterlo a terra prima che si facesse troppo male.

 

Per fortuna, comunque, l'ottimismo non le mancava e ritrovò il sorriso nel vedere gli altri bambini giocare tranquillamente nella parte opposta della sala, coprendo una risatina nel vedere Sacro Romano Impero osservare fisso Italia disegnare dei teneri micini con Grecia (stavonta sul foglio e non, per esempio, su Lituania come avrebbe suggerito Polonia) fingendo di essere immerso nella contemplazione di un libro illustrato, tenuto, in tutto questo, palesemente al contrario.

 

Solo Canada non riusciva a scorgere... in realtà dubitava perfino che fosse arrivato, ma non che quella fosse una novità... nonostante Canada fosse un bambino adorabile e traquillissimo, aveva la strana abitudine di sparirle da sotto gli occhi in continuazione, facendola sprofondare nel panico ogni qual volta Francia veniva a reclamarlo alla fine della giornata e lei non riusciva a vederlo da nessuna parte.

 

In effetti, quella sarebbe stata una normalissima giornata all'asilo, stressante come tutte le altre, se solo Ucraina (e chi altri? Se era per Bielorussia l'asilo non si sarebbe neanche mai aperto...) non avesse avuto la brillante idea di portare una fantastica sorpresa ai bambini che, ne era certa, avrebbero sicuramente apprezzato, specialmente America!

 

-Fate un attimo di silenzio, per favore!- Annunciò con la sua voce più materna, -ho una bella sorpresa per voi!-

-È dolce o salata?- Si informò Romano improvvisamente interessato.

-Ehm... nessuna delle due...-

-Allora non m'importa... quando mi dai la merenda?!-

-Tra poco... allora, stavo dicendo...-

-È tipo rosa?- Chiese Polonia.

-No, non direi... è...-

-Una maglietta nuova?- Domandò speranzoso Lituania che non aveva alcuna intenzione di mettere piede fuori dall'asilo conciato in quel modo.

-Nemmeno, è...-

-Pasta?-

-Stupido fratellino, l'avevo già chiesto io!-

-Ma io pensavo che...-

 

Per evitare che la situazione degenerasse, Ucraina si affrettò a spiegare ai bambini in cosa consistesse la sua sorpresa e, con un gran sorriso, tirò fuori una piccola gabbietta colorata con dentro un paio di piccoli, teneri criceti.

 

-Vi presento Bianca e Bernie, bambini, sono i nuovi animaletti della nostra classe!-

-Wow, che belli! Posso giocarci?!-

-Ehm... meglio di no...- Rabbrividì Ucraina ricordandosi di come il piccolo America interagisse con animali di taglia ben diversa.

-Ma cosa sono...?- Chiese perplessa Taiwan.

-Sono gattini!- Esclamò Grecia tutto contento.

-No, Grecia-chan, non sono gattini...- provò a spiegare la maestra, - vedi? Sono troppo minuscoli e hanno la coda e le orecchie troppo piccole...-

-Ma no, è che crescono dopo...-

-Stupido non vedi che ha ragione la maestra?!- Intervenne Romano, -Sono ratti!-

-No, non sono ratti!- Si affrettò a chiarire Ucraina, tremando al pensiero di quel che avrebbero potuto dire le nazioni, in particolare Austria, se i loro pargoli avessero detto loro che dividevano l'asilo con degli animali simili, -Sono dei criceti!-

-Tipo dei topolini? Come quelli di Cenerentola, tipo?- Si informò Polonia.

-Più o meno...-

-Ma non era meglio se portavi dei pony, tipo?-

-Ci penserò la prossima volta... ora vado a prepararvi la merenda, mentre la maestra Bielorussia gioca con voi...- commentò Ucraina un po' risentita. Aveva risparmiato per due settimane sulla margarina per comprare quei due animaletti e quello era il ringraziamento?!

 

Per fortuna, comunque, alcuni bambini sembravano aver gradito... Taiwan, Italia, Grecia, Lituania, Polonia, Sacro Romano Impero e forse Canada avevano formato un folto gruppetto attorno alla gabbietta.

 

In breve Ucraina rientrò (visto che della sorella non si fidava troppo, Bielorussia, infatti, aveva passato tutto il tempo a limarsi le unghie e a pensare a come conquistare "il suo adorato nii-san") e la merenda fu servita.

Questo calmò molte anime e i bambini si sedettero tranquillamente attorno ai tavolini per gustare le ciambelle e il succo di frutta portati da Ucraina che, finalmente, potè riposarsi anche lei, senza comunque cessare di tenere d'occhio i ragazzini nel caso ci fasse stata qualche emergenza che, come al solito, non tardò a verificarsi.

 

-Che è successo Grecia-chan?- Chiese preoccupato Lituania vedendo il viso del bambino corrucciarsi.

 

Grecia non rispose, ma dopo un attimo sputò qualcosa in una manina, per poi scoppiare a piangere dopo aver appurato cosa fosse.

 

-Che hai?- Chiese terrorizzata Ucraina pensando alla minacciosa figura di Turchia.

 

Il bimbo aprì piano la mano e, senza smettere di piangere, le mostrò un dentino.

Ucraina fece un sorriso di sollievo e accarezzò affettuosamente la testa del bambino.

 

-Oh, Grecia-chan, non è successo nulla!- Lo rincuorò per farlo calmare ed evitare che il pianto contagiasse per solidarietà anche gli altri bambini, -Quando si diventa grandi i dentini cadono perchè devono spuntarne di nuovi... è una bella cosa! E poi, se stanotte metti il tuo vecchio dentino sul comodino, allora verrà il topolino dei denti!-

 

-Un altro, tipo?- Sussurrò Polonia a Lituania che alzò le spalle, -Ma è tipo fissata coi topolini? Come Cenerentola?-

-Il mio fratellone, invece è fissato con gli unicorni e i folletti,- si intromise America, -li vede dappertutto!-

 

Ucraina li guardò sconvolta.

Possibile che le Nazioni non avessero parlato loro del topolino dei denti?!

 

-Vedete, bambini, il topolino dei denti arriva di notte...-

-Come Babbo Natale?- Chiese Taiwan.

-Sì... come dicevo, viene di notte, prende il vostro dentino e, in cambio, vi lascia qualche soldino!- Terminò di spiegare, pensando che anche a lei avrebbe fatto comodo cambiare qualche dente, anzi, facciamo pure tutta la dentatura.

 

Comunque, se non altro, a quel discorso Grecia smise di piangere per assumere un'aria interessata.

 

-A me Babbo Natale non ha portato nulla...- ammise il piccolo causando forte sgomento e indignazione in tutti i presenti (compresa Ucraina che si appuntò mentalmente di dover parlare seriamente con Turchia uno di quei giorni), - però sono sicuo che il topolino dei denti mi porterà qualcosa!- Dichiarò tutto contento mentre gli altri annuivano con vigore.

 

Solo Ucraina, dopo quelle inaspettate rivelazioni, sembrava un po' meno convinta, tuttavia decise di non pensarci per il momento e, non appena i bambini ebbero finito, iniziò a sparecchiare la tavola, lasciando i pargoli alle ehm... "amorevoli" cure di sua sorella (che come al solito si limitò a ignorarli).

 

Mentre era via, Italia si sentì assalito (o assalitA come credevano quasi tutti in quella sala, specie Sacro Romano Impero) da un dubbio e si sentì in dovere di parlarne con i suoi amichetti, specie con il piccolo Grecia.

 

-E se fossero Bianca e Bernie i topolini dei denti?-

 

Quella improvvisa ipotesi lasciò stupefatti i presenti.

 

-Italia-chan ha tipo ragione!- Ammise Polonia, -Noi stiamo tenendo prigionieri i topolini dei denti!-

 

Esclamò mentre gli asiatici annuivano vigorosamente.

 

-Dobbiamo liberarli!- Dichiarò Sacro Romano Impero, più per fare bella figura con Italia che per altro.

 

Tutti i bambini, compreso Grecia, annuirono.

 

-Tu, Polonia-chan, apri la porta che dà sul giardino!- Iniziò a dirigere le operazioni Sacro Romano Impero.

 

-Vieni, Lituania-chan, andiamo!- Obbedì il polacco, facendo mettere Lituania a carponi per poi salirgli sopra e aprire così la porta più comodamente.

 

-Bravi!- Si complimentò da perfetto capitano Sacro Romano Impero, orgoglioso di come Italia lo stesse fissando con aria ammirata, -ora tocca a te, Grecia-chan, apri la gabbia di Bianca e Bernie!-

 

Il greco obbedì e, anche se l'operazione rischiese qualche minuto, i due criceti furono presto liberi di scappar via, salutati da un coro unanime di dolcissimi bambini, di cui qualcuno commosso (Taiwan e Italia avevano i lucciconi agli occhi) per la partenza di quelli che già avevano imparato a considerare come i loro amici.

 

Quando Ucraina giunse in aula, allarmata da tutti quei saluti non ci fu nulla da fare.

 

Colpevole di aver imprigionato i topolini dei denti, non le restò che fissare impotente la gabbia ormai vuota.

 

 

 

Alla fine anche quella giornata d'asilo giunse a termine e la povera Ucraina, sconsolata, si dimenticò perfino di avvisare Turchia di quanto era successo in mattinata, poichè troppo impegnata a cercare di scovare Canada.

 

Il greco, da parte sua, si limitò a fissare il turco con un aria non propriamente amichevole segno che quei due mai e poi mai sarebbero andati d'accordo.

 

 

 

Quella sera Turchia stava tranquillamente leggendo il giornale sprofondato nella sua poltrona preferita. Tutt'a un tratto la quiete della casa fu disturbata da un tonfo proveniente dalla cucina.

Stizzito, scagliò il giornale a terra.

 

-Che hai combinato, marmocchio?!-

 

-Nulla che ti riguardi!- Disse sotto voce Grecia sforzandosi di non piangere.

 

Turchia entrò in cuncina e lo trovò a terra, davanti al frigorifero aperto e con una sedia vicino.

 

-Sei caduto? Si può sapere che volevi fare?!- Lo sgridò pensando a qualche attacco furtivo al frigorifero (non era la prima volta che Grecia rubava del latte o, peggio, della carne per quei suoi fastidiosissimi gatti).

 

-Non è per me!-

 

-Infatti è per quie gattacci!-

 

-Non è per loro... a loro ho già portato qualcosa prima...- ammise guadagnandosi un'occhiataccia da parte del turco, -volevo del formaggio per il topolino!-

 

-E da quando allevi anche topi, oltre che gatti?!-

 

-Ma no, è un topolino speciale! È quello dei denti!-

 

-Un... topo dei denti?!-

 

-Si vede che non sai niente...- sbuffò il piccolo guadagnandosi una seconda occhiataccia decisamente peggiore della prima, -oggi a scuola ho perso un dentino e la maestra ha detto che se lo metto sul comodino, viene il topolino dei denti, se lo prende e mi lascia dei soldini! Immagino che se gli lascio del formaggio con cui fare merenda sarà più generoso...-

 

-Spero che tu sappia che è una grandissima idiozia. Il topolino dei denti non esiste, così come non esistono Babbo Natale, gli unicorni e, i folletti e tutti le creature a loro affini.-

 

-Non è vero!- Urlò Grecia, -Babbo Natale esiste e li porta i giocattoli agli altri bambini! A me non li ha portati perchè non ha capito che ora vivo con te! E comunque, anche il topolino dei denti esiste! Domani te lo dimostrerò!-

 

-Sì, sì dimostramelo. Anzi, prenditi pure il formaggio, domani vedremo chi avrà ragione,- concesse il turco con espressione sarcastica.

 

-Se ti svegli prima e mi rubi i soldi non vale!- Dichiarò Grecia sospettoso.

 

-Ma chi ti ha mai rubato niente?!-

 

-E la mia nazione, allora?-

 

Turchia si passò una mano sulla fronte, stanco già all'idea di cominciare quel discorso.

 

-Tu sei una mia colonia, punto. E ora prendi il formaggio e va' a dormire,- esclamò cacciandolo fuori dalla cucina e mandandolo in camera da letto, per poi tornare alla sua precedente occupazione.

 

Maledetto moccioso!

 

Quanto tempo gli doveva far sprecare?!

 

Cerco di calmarsi riprendendo la lettura dell'articolo di prima.

 

Dopo un quarto d'ora, tuttavia, gli fu palesemente chiaro che su quel giornale non sarebbe più riuscito a concentrarsi e che, alla fine, neanche gli interessava quello che c'era scritto lì sopra.

 

Si alzò con crescente nervosismo e decise che, per pura curiosità, non per altro, avrebbe controllato che cosa stava facendo Grecia.

 

Solo per curiosità.

 

Aprì piano la porta della sua camera lasciando che poca luce rompesse l'oscurità totale in cui era stata immersa la stanza fino a un attimo prima.

Si avvicinò al lettino del greco e notò che, effettivamente, aveva posizionato sul comodino il dentino e del formaggio.

 

Una smorfia gli incurvò le labbra.

 

Come si poteva credere a una cosa così idiota?! Si chiese fissando il bambino dormire placidamente.

 

Un attimo dopo però, sospirò sconsolato.

 

Aveva capito che stava per fare lui stesso una cosa cento volte più idiota.

 

 

 

-Turchia, Turchia!-

 

Il turco aprì gli occhi, imprecando ad alta voce.

 

-Che diamine vuoi alle sei e mezza del mattino, dannata peste?!- Sibilò fissando prima la sveglia e poi il bambino.

 

-Guarda!- Disse tutto contento il bambino, ignorandolo e salendo sul letto, per poi aprire una manina e mostrargli qualche moneta, -stanotte è venuto il topolino dei denti! È venuto davvero, hai perso la scommessa!-

 

Il turco, per un attimo, fu tentato di urlargli che sapeva benissimo che il topo era venuto, ma che di certo, non aveva la forma di un ratto bensì di un affascinante e imbattibile conquistatore, tuttavia per la sua sanità mentale, preferì lasciar cadere la questione.

 

-Sei contento adesso?- Si limitò a chiedere.

 

Grecia annuì sorridendo.

 

-Certo, anche se questo topolino dei denti è proprio...-

-Proprio...?-

-Beh, poteva lasciarmi qualche cosa in più, è proprio tirato! Con questo non mi compro nemmeno un dente nuovo...-

 

Turchia incassò il colpo senza fiatare.

 

-Il dente ti ricrescerà da solo,- commentò sbrigativo, -e visto che siamo svegli entrambi, andiamoci a preparare, così vedo se riesco a lasciarti all'asilo un poco prima...-

 

Grecia annuì e balzò giù dal letto intascando le monetine.

 

Un'altra giornata d'asilo poteva finalmente cominciare!

 

 

 

 

 

 

Fine!

Siete davvero arrivati fino a qui?! *_*

 

Un grazie di cuore a chi ha letto e a chi commenterà!

 

Non mi resta che darvi appuntamento alla prossima fantastica, emozionante, esaltante (ma dove...) giornata all'Asilo delle Colonie!!!

Ciao! ^_^


 

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Capitolo 2
*** Benvenuto, chibi Giappone! (ma anche no...) ***


 

Quel giorno nell'asilo di Ucraina regnava la quiete.

 

La povera ( in tutti i sensi) ragazza stentava a crederci!

 

Nessuno urlava, nessuno piangeva, nessuno si era fatto male... gli asiatici sedevano tranquilli al loro tavolino, accanto a loro Grecia e Italia disegnavano micini come al solito, Sacro Romano Impero giocava insieme ad America con il biliardino in una posizione da cui poteva ben vedere cosa stesse facendo la sua amata (cosa che gli stava causando una sonora batosta da parte dell'americano che infilava in porta un pallone dietro l'altro), Romano dormiva, Canada non fiatava (nè si vedeva e quindi era tutto normale), Polonia non tentava di dipingere il lituano, anzi, giocava tranquillamente con lui.

 

-Pronto? Pronto? Ci sei, tipo, pronto?- Chiese stizzito Polonia a un Lituania decisamente annoiato.

-Non mi va di giocare con il telefono... volevo disegnare i gattini con Grecia-chan e Italia-chan...- provò a obiettare il povero Lituania, ma lo sguardo dell'amico lo fece desistere dal proseguire il discorso e lo indusse ad accettare la cornetta giocattolo che l'altro gli porgeva.

 

-Pronto?- Chiese

 

-Ciao, Lituania-chan! Sono tipo Polonia-chan!-

 

-Ciao, Polonia-chan!- Rispose Lituania con un po' più di entusiasmo... in fondo gicare con Polonia era divertente e poi era il suo migliore amico... -Che stai facendo?-

 

-Niente di speciale, sto al telefono con te, tipo...-

 

-Ah, sì?- Mormorò il lituano nuovamente apatico, ritirando tutto quello a cui aveva pensato prima.

 

-Esattamente, tipo... hai sentito la novità?-

 

-Quale?-

 

-Oggi arriverà tipo un nuovo compagno!- Rispose tutto contento Polonia.

 

-Davvero?- Chiese interessato Lituania.

 

-Tipo sì... anche se un po' mi dispiace...-

 

-Perchè?-

 

-Perchè se è un maschietto avrà tipo il grembiulino azzurro... il grembiulino rosa delle bambine è tipo più bello... sembra tipo la coda del mio pony!- Dichiarò serio, per poi continuare a fare conversazione come se niente fosse.
 

Già, un nuovo alunno!

Era a questo che Ucraina doveva la quiete di quella giornata, anche se, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, sapeva che non sarebbe durata a lungo.

 

A indirizzarla verso una visione così poco ottimistica era l'umore del piccolo Korea che, quel giorno, poteva far tranquillamente concorrenza a quello di Romano nelle sue giornate nere, cosa che accadeva puntualmente quando Spagna dimenticava di fare incetta di pasta e pomodori al supermarket...

Fu così che la maestra modello si avvicinò al ragazzino con l'intento di tirarlo un po' su di morale.

 

-Korea-chan! Come va?- Chiese decidendo di prendere l'argomento alla lontana.

 

-Malissimo.-

 

-Perchè? Non ti piace il tuo nuovo fratellino?-

 

-No, è bruttissimo. Appena lo vedo mi viene il mal di pancia e non ho nemmeno mangiato nulla che ha cucinato il fratellone di America-chan!- Si lamentò il piccolo.

 

-A me invece piace Giappone-chan!- Trillò Taiwan tutta contenta mentre Hong Kong esprimeva eloquentemente la sua opinione con un'alzata di spalle.

 

-Davvero, Taiwan-chan?- Chiese sorridendo la maestra.

 

-Sì! Mi piace tantissimissimo! Gli voglio tanto, tanto bene, gli faccio le coccole, lo imbocco, lo vesto, lo pettino, gli metto lo smalto...-

 

-Come gli metti lo smalto?!- Chiese perplessa la Ucraina, preoccupata dalle ultime affermazioni della bambina.

 

-Sì, con il pennarello verde!- Dichiarò orgogliosa, mentre la ragazza annuiva preoccupata, certa che Cina avrebbe avuto parecchio da fare con un fratellino in più e con i precedenti al seguito.

 

Mentre era immersa in quei pensieri, Bielorussia, con un cenno del capo, le indicò che il cinese era arrivato. Cercò di alzarsi con la massima discrezione possibile e sgusciò rapidamente fuori dall'aula, lasciando sua sorella a sorvegliare amorevolmente i bambini.

 

Quando vide il nuovo arrivato infagottato in un grembiulino più grosso di lui e sprofondato nelle maniche della casacca rossa che indossava Cina non potè fare altro che sorridere.

 

Il piccolo alzò la testa dal petto del più grande e, preoccupato dai rumori e dalle voci che sentiva giungere dalla stanza affianco, si strinse maggiormente a lui.

 

-Salve, Cina-san!- Lo salutò allegramente Ucraina prima di rivolgersi al piccolo, -Tu devi essere Giappone-chan, vero?-

 

Il bimbo annuì con espressione apatica.

 

Era stata Ucraina a consigliare a Cina di portare il suo nuovo fratellino all'asilo con un paio d'ore di ritardo, così da non fargli subire fin da subito tutta la confusione di cui i suoi amati pargoli davano sfoggio al momento di cominciare una nuova giornata di scuola.

 

-Taiwan sembra entusiasta del nuovo fratellino... Korea un po' meno...-

 

Cina annuì stancamente.

 

-Non puoi neanche immaginare cosa mi hanno fatto passare ieri, aru...-

 

In realtà Ucraina avrebbe potuto benissimo farsene un'idea, visto che conosceva perfettamente l'indole degli asiatici, tuttavia si limitò a sorridere e a invitare il più grande a entrare in aula.

E fu così che, mentre Giappone si apprestava a conoscere i suoi nuovi compagni, Cina lasciò vagare la sua mente ai momenti del giorno precedente, l'unico forse, in tutta la sua vita, in cui avrebbe desiderato essere figlio unico.

 

 

 

-Avanti, mangia, è buonissimo!- Dichiarò Taiwan con la sua voce più allegra tentando di imboccare un disperato Giappone che, contrariamente alle sue abitudini, scuoteva vigorosamente la testa.

 

-Su, non fare i capricci, se no stasera non guardi la televisione perchè sei in punizione... e poi è buono, buonissimo! Mangia ti dico!-

 

Evidentemente quella frase fu pronunciata a voce abbastanza elevata perchè Cina potesse sentirla dalla cucina dove si stava dedicando ai preparativi per la cena.

 

-Taiwan-chan, che succede, aru?- Le urlò Cina per farsi sentire.

 

-Niente, sto dando da mangiare a Giappone-chan!- Disse la bambina con fare innocente.

 

Quelle parole insospettirono Cina che si diresse nella stanza dei bambini.

 

-E che gli stai dando, aru?- Chiese preoccupato mentre era ancora in corridoio.

 

-Delle polpettine... le ho fatte in giardino con la sabbia e con il fango!-

 

Inutile dire che Cina percorse gli ultimi metri correndo, entrando appena in tempo per salvare Giappone da un mal di pancia sicuro.

 

-Taiwan-chan! Giappone non può mangiare quelle...-

 

Le parole gli morirono in gola quando vide com'era combinato il suo fratellino. T

aiwan aveva tirato fuori tutti i possibili ornamenti per capelli che lui le aveva regalato usandoli per decorare la capigliatura e i vestiti del fratello, mentre aveva usato i pennarelli come trucco e a mo' di smalto per le unghie.

 

Dentro di sè, Cina ammirò come il suo nuovo fratellino riuscisse a mantenere la calma anche in una situazione così esasperante, tuttavia non c'era tempo da perdere e, afferrato il piccolo, lo condusse dritto verso il lavandino dove lo liberò da nastrini e fermagli e gli lavò il visino e le manine, ringraziando il giorno in cui aveva scelto per Taiwan dei pennarelli il cui tratto veniva facilmente via solo con acqua.

 

-Taiwan-chan, Giappone non è una delle tua bambole, è più piccolo di te e devi evitare che si metta nei guai, invece che provocarglieli, aru...- la rimproverò Cina dirigendosi a operazione terminata verso la cucina, con il piccolo in braccio e la bambina al seguito.

 

-Ma era così carino con tutti i miei nastrini... posso fargli almeno le treccine?- Chiese speranzosa Taiwan.

 

-No, ma se invece vuoi cucinare, puoi aiutarmi a preparare la cena, aru...- propose conciliante il ragazzo cercando di impiegare la voglia di fare della ragazzina in qualcosa di meno distruttivo.

 

Taiwan annuì e le cose sembrarono andare per il verso giusto... certo, Cina non riuscì a impedirle di decorare gli involtini primavera con delle spillette colorate, ma comunque, pensò, bastava avvertire Hong Kong e Korea che non erano commestibili e poi, dovette ammettere, ci stavano davvero bene...

 

Tuttavia i problemi non vengono mai da soli e, a cena, non tardò a manifestarsene un altro: se Hong Kong aveva accettato senza troppi problemi il nuovo fratellino, Korea non sembrava disposto a fare altrettanto e, arrabbiatissimo, sembrava stesse pensando a come rendere indimenticabile la serata al suo fratellone e al piccolo ospite...

 

-Perchè quello lì mangia un cibo diverso dal nostro?- Chiese nervosamente a Cina che aveva preparato per Giappone un cibo più adatto alla sua età.

 

-Perchè Giappone-chan è ancora piccolo, aru... e poi gli involtini primavera non ti sono sempre piaciuti, aru?-

 

-Devi mangiarli, li ho fatti io!- Lo rimbeccò Taiwan che in realtà, a parte la decorazione, non aveva curato molto altro.

 

-No! Voglio la pappa che sta mangiando lui! Voglio quella, voglio quella!- Urlò alzandosi in piedi.

 

Inizialmente Cina provò a farlo ragionare, ma alla fine si arrese e lo accontentò, tra una Taiwan offesissima e un Hong Kong che, zitto zitto, approfittando della confusione generale, dopo aver scartato le spillette, aveva mangiato la sua porzione e quella del fratello, onorando così la decoratrice che gliene fu riconoscente.

 

-Ecco, tieni, aru.. ora hai anche tu la pappa di Giappone-chan...- disse Cina stancamente porgendo a Korea un nuovo piatto.

 

Il bambino sorrise e lo fissò.

 

Cina ricambiò lo sguardo senza capire, riprendendo a imboccare Giappone.

 

Korea lo guardò più intensamente, come a volergli suggerire una cosa talmente ovvia da non essere nemmeno degna di essere detta.

 

Quando Cina capì a cosa si stesse riferendo, non gli restò altro da fare che armarsi di grande pazienza e, mentre con la mano destra aiutava Giappone a finire il suo riso, con l'altra imboccava un Korea in piena crisi regressiva.

 

 

 

-Un'attimo di attenzione, bambini!- Iniziò Ucraina, -Come vi avevo spiegato, a partire da oggi, Giappone-chan diventerà uno dei vostri compagni! Fate i bravi e diventate subito amici!-

 

In un attimo una piccola folla di bambini (dieci o forse undici, si ritrovò a pensare Ucraina visto che lei aveva avuto undici alunni fino a quel momento, anche se per ora ne vedeva solo dieci) accerchiò Cina che si inginiocchiò lasciando libero Giappone di unirsi a loro... non che Giappone ne fosse entusiasta, soprattutto quando vide Taiwan armata di pennarello e Korea lanciargli occhiatacce terribili, tuttavia, con la sua solita calma, riuscì a mascherare qualsiasi apprensione.

 

-Ti piace la pasta?- Chiese subito Italia a un Giappone che annuì più per educazione che per convinzione, visto che di pasta non ne aveva mai assaggiata.

 

-E ti piace il rosa, tipo? E i pony?- Si informò Polonia, ricevendo anche in questo caso un vago cenno di assenso, -Pronto, Lituania-chan? Hai visto che gli piacciono?-

 

-Sì, sono accanto a te, l'ho visto...- Continuò ad assecondarlo Lituania stringendo forte il telefono giocattolo.

 

I bambini continuarono a tempestare il povero Giappone di domande, finchè, non appena la loro curiosità si fu esaurita, decisero di tornare alle loro attività lasciando il piccolo chiaramente disorientato a fissare il vuoto.

 

-Fanno tanto rumore, eh? A volte non riesco neanche a dormire se ci sono loro...- disse una vocina alle sue spalle.

 

Giappone annuì, stavolta con convinzione.

 

-Però sono bravi bambini... io mi chiamo Grecia-chan...- lo informò sorridendo il bambino potendosi davanti a lui.

 

-Io sono Giappone-chan...- rispose Giappone ricambiando il sorriso.

 

-Ti va di disegnare? Ho una cosa interessante da pitturare... è molto meglio dei fogli di carta...- propose Grecia cacciando fuori una grande maschera bianca dal suo zainetto.

 

-Sì, grazie...- disse sincero sotto lo sguardo amorevole di Cina e Ucraina (lo sguardo di quest' ultima, comunque, mutò decisamente poco dopo, non appena si rese conto di cosa i due bambini stessero pitturando, ma allora era già troppo tardi... e i pennarelli di Grecia non erano facili da far venire via, purtroppo!)

 

-Lo affido a te...- Le ricordò dopo poco il cinese facendo per andare via dopo aver fatto una carezza a Korea che, ancora arrabbiato per l'arrivo di quello che aveva riconosciuto come intruso, non l'aveva degnato di uno sguardo.

 

-Non preoccuparti, starà benissimo!- Lo rassicurò la ragazza accompagnandolo alla porta.

 

Quando Cina uscì, le voci dei bambini giungevano ancora alle sue orecchie, ma, fra tutte, solo la vocina allegra di Taiwan catturò la sua attenzione con un innocentissimo "Adesso ti faccio i codini, Giappone-chan!"

Lì per lì fu tentato di rientrare per indurre alla ragione la sua sorellina, tuttavia desistette: ora era certo che Giappone non si sarebbe mai più rivolto a lui come "Cina del sole che tramonta " e, messe le mani in tasca, proseguì per la sua strada godendosi la sua piccola ma meritata vendetta.

 

 

 

 

 

Fine!

Finalmente Giappone è entrato a far parte dell'asilo... ma non sarà il solo!

Per decisione del direttore Russia, presto anche il piccolo Islanda potrà avere questo privilegio!

Il direttore Russia ha infatti dichiarato che, visto che un giorno saranno tutti una sola cosa con Russia, non era giusto che non ci fosse neanche un nordico a far parte dell'asilo! Quindi, per par condicio, anche loro dovevano avere un loro rappresentante in questa struttura altamente qualificata!

 

In conclusione, per gli amanti del personaggio, Islanda sarà presto all'asilo (per la gioia della maestra Ucraina)!

 

Detto questo, grazie mille a chi ha recensito e commentato! *_*

 

Alla prossima (con un alunno in più forse già dal prossimo capitolo, ma non ve lo garantisco, così mantengo la suspense)!
 

PS: per chi fosse interessato, mentre scrivevo il capitolo è uscito fuori anche un disegnino con Cina e chibi Giappone! XD

Eccolo qui!


 

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Capitolo 3
*** Viva la piscina! ***


 

-Polonia-chan! Ti sei mangiato tutti i miei zagareliai*!- Obiettò quasi con un singhiozzo Lituania quando vide che, quello che doveva essere il suo migliore amico, gli aveva appena soffiato la merenda, -ma a me non ci hai pensato?!-

 

-Sì che ti ho pensato, tipo... per questo li ho mangiati velocemente... e ora mi fa male la pancia, è colpa tua, tipo!- Ribattè un po' pallido il polacco.

 

Lituania fu fortemente tentato a lasciarlo lì, ma alla fine non ne ebbe il coraggio.

 

-Lo dico alla maestra?-

 

-Cosa?- Chiese quello preoccupato.

 

-Che non ti senti bene...- lo rassicurò pazientemente il bambino.

 

Polonia annuì.

 

-Okay, diglielo, ma fai presto, tipo!-

 

Quando Ucraina venne a conoscenza della faccenda non tardò molto a capire cosa fosse successo.

 

-E come ci sono finiti in mano tua quei dolcetti, Polonia-chan?- Chiese sospettosa al diretto interessato visto che Lituania aveva aveva glissato alla grande sul quell'argomento.

 

-Sono stati i pony che me li hanno fatti trovare nello zainetto... non sono stato io a prenderli in prestito da Liet-chan...-

 

-E questi pony sono senza dubbio amici degli scoiattoli che fanno visita a Romano, vero?-

 

-Guarda che gli scoiattoli arrivano davvero!- Ribattè inviperito il diretto interessato che stava ascoltando la conversazione, -Anche quello stupido di Spagna l'ha capito, alla fine!-

 

Ucraina annuì sconfortata, immaginando per quanto tempo l'italiano avesse torchiato Spagna su quell'argomento fino a estorcergli per sfinimento un falsissimo "sì, Romano, sono stati davvero quei cattivissimi scoiattoli..."

Così decise semplicemente che quello su pony e scoiattoli traditori era un discorso perso in partenza e si ritirò diplomaticamente in cucina a preparare una camomilla.

 

-Ma ti fa tanto male?- Chiese preoccupato Lituania.

 

-Sì, tipo così...- disse pizzicandogli forte un braccio, cosa che fece sussultare il lituano, sia per la sorpresa che per il dolore.

 

In realtà, e questo Ucraina lo capiva bene, il mal di pancia non era stato causato da quello che Polonia aveva mangiato, ma era sia dovuto a una sorta di rimorso del piccolo per essersi indebitamente appropriato della merenda del suo amichetto, sia al fatto che quella era una giornata così calda ed afosa che i bambini non potevano non risentirne. Quella mattina sembravano tutti nervosi e con i nervi a fior di pelle...

 

Korea, in preda a nuovi attacchi di gelosia verso il nuovo fratellino, si ostinava a lasciare senza tappo tutti i pennarelli di un Giappone più apatico e silenzioso del solito; Grecia, stranamente impossibilitato a dormire, non appena se ne accorgeva, borbottava qualcosa contro il koreano, e poi iniziava a richiudere meticolosamente tutti i pennarelli che sarebbero serviti a disegnare nuove generazioni di gattini.

Taiwan, arrabbiatissima, insieme a un Hong Kong decisamente annoiato, stava cercando invano da quella mattina gli elastici colorati per provare nuove pettinature ai suoi compagni di classe, in particolare a Giappone, visto che contro di lei neanche Grecia poteva osare molto dato che, a detta sua, "i maschietti non possono picchiare le femminucce". Ovviamente la piccola non sapeva che era stata la maestra Ucraina a farli sparire visto che il gioco era diventato parecchio pericoloso da quando la bambina aveva scoperto che, anche se si infilavano un po' a fatica, gli elastici potevano essere dei girocolli davvero trendy...

Anche fra Italia e Sacro Romano impero le cose non andavano per il meglio... la piccola (o almeno così ritenuta dal più dei presenti), vista l'arsura opprimente, aveva rifiutato gentilemente l'invito del compagno a giocare con le freccette, la cosa, tuttavia, era stata interpretata come un "non voglio giocare con te" dall'amichetto che, sconsolato si era ritirato in un angolino per riflettere sulla sua sfortuna in amore, probabilmente vicino a un Canada più invisibile del solito.

 

Alla vista di quel mortorio, Ucraina non si dette per vinta, anzi! Ebbe un'idea favolosa che decise di mettere subito in pratica... la piscina!

Fu così che, procurati dei simpatici costumini con sopra il logo della scuola, (una strana scritta in cirillico che poteva significare una sola cosa: "Diventerai una sola cosa con Russia"), forniti, guarda caso, da quello che doveva essere il preside dell'istituto, la maestra modello riuscì in poco meno di mezz'ora ad avere, davanti alla piccola piscina azzurra che occupava la metà posteriore del giardino, la sua solita classe, allegra e spensierata.

 

L'idea, infatti, era stata accolta con gioia da tutti i bambini!

 

Sacro Romano Impero, più confortato, ammirava la sua amata sguazzare in acqua con l'ausilio di un salvagente a forma di paperella, e, anche se sembrava impegnato a giocare con una grande palla colorata insieme ad America, Hong Kong, Taiwan, Korea, teneva sotto controllo costantemente la sua amichetta per intervenire in caso di bisogno, improvvisandosi bagnino.

Anche Grecia alternava lo sguardo tra Giappone e Korea per un motivo simile... guarda caso, quando la palla finiva tra le mai del koreano, era poi sempre lanciata in direzione del nuovo fratellino con il chiaro intento di schizzarlo il più possibile, cosa che, in effetti, gli sarebbe riuscita se la palle non avesse incontrato il più delle volte il greco sulla sua traiettoria... per fortuna, o almeno fu quello che pensò Ucraina, la palla era di quelle gonfiabili, quindi male non ne faceva...

 

In tutto quel trambusto, l'unico che non si divertiva affatto era Polonia: non solo si era dovuto sorbire una bevanda insipida e non propriamente adatta alla stagione, ma la maestra Ucraina, seppur a malincuore, non aveva avuto il coraggio di concedergli di fare il bagnetto con gli altri compagni per paura che questo peggiorasse il suo malessere… per questo motivo, il polacco, era seduto solo e annoiato sui gradini che portavano dall’aula al giardino e guardava con una punta di invidia gli altri che giocavano allegramente in acqua.

 

-Polonia-chan…-

 

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri, non propriamente rosa.

 

-Liet-chan…-

 

-Ti ho portato i tuoi pony…- disse sorridendo il lituano poggiando i pupazzi davanti a lui, -se vuoi ci giochiamo…-

 

-Ma tu non eri tipo in piscina?-

 

-Mi annoiavo,- mentì quello.

 

Il polacco sorrise rassicurato.

 

-Allora giochiamo alla principessa dei pony!- Disse tutto contento.

 

Certo, non si poteva dire che il lituano fosse molto contento… “la principessa dei pony” era il gioco preferito di Polonia ed era stato inventato proprio da lui… in pratica consisteva nell’esistenza di una fantomatica principessa (chissà chi interpretava questo ruolo...) e del suo fedele servitore che doveva accontentarla in tutto e per tutto, tuttavia, per tirare su di morale il suo amico, acconsentì a quel gioco.

 

-Benissimo, allora…-

 

-Posso giocare con voi?- Chiese una vocina alle loro spalle.

 

-Islanda-chan…- lo riconobbe Lituania, -certo che puoi giocare… vero, Polonia-chan?-

 

-Va bene,- disse quello poco convinto, vedendo sfumare la possibilità di avere Lituania tutto per sé, -vuol dire che la principessa dei pony avrà tipo due servitori…-

 

-Grazie… il servitore può essere un folletto?- Si informò il bambino.

 

-Beh, immagino tipo di sì…- rispose il polacco, -ma perché, non ti piacciono tipo i pony?-

 

-Beh, abbastanza… però mi piacciono anche le pulcinelle di mare e i folletti,- spiegò, -i folletti piacciono anche a mio fratello…-

 

-Ah, allora va bene, tipo…- acconsentì Polonia iniziando a giocare.

 

 

 

Islanda era un bambino tranquillo.

Era arrivato nell’asilo da poco tempo, qualche giorno dopo l’arrivo di Giappone, ma sembrava essersi ambientato abbastanza bene… a scuola lo portava un ragazzo biondo con uno strano fermaglio nei capelli: era un tipo strano e silenzioso che, a detta di Islanda, vedeva creature strane come i folletti… quando America l’aveva saputo, aveva detto che assomigliava a Inghilterra.

Norvegia, così si chiamava suo fratello, non era l’unico ad accompagnarlo a scuola, comunque… una volta, mentre Polonia e Lituania tornavano a casa, avevano visto un altro ragazzo alto e grosso accanto a Norvegia e Islanda. Era un tipo abbastanza allegro e rumoroso e, almeno a detta di Polonia, non doveva essere troppo simpatico a Norvegia, viste le occhiatacce che a tratti gli lanciava… e quel ragazzo non era il solo! Con loro c’erano anche un ragazzo biondo e bassino che, ne erano sicuri, aveva qualcosa a che fare col Natale, e uno strano personaggio alto e sempre corrucciato che parlava sì e no a monosillabi e solo per ribadire che il ragazzo bassino era sua moglie.

 

-Ma non ci vede neanche con gli occhiali, tipo?- Aveva commentato Polonia,

 

-Quello non può essere una moglie, è tipo maschio…-

 

E già il fatto che lo dicesse Polonia era emblematico…

 

-Secondo me lo fa perché quello è amico di Babbo Natale…-

 

-Ma tipo sì! Così Babbo Natale gli porterà tipo un sacco di pony!- Trillò tutto contento Polonia mentre Lituania si chiedeva per quale ragione a Svezia avrebbe dovuto far piacere quel genere di regalo.

 

 

 

In ogni caso, il gioco della principessa dei pony fu accantonato con grande dispiacere di Polonia dall’arrivo della maestra Ucraina.

 

-Ah, Islanda-chan, sei qui! Non vieni in piscina?-

 

Il piccolo scosse la testa con veemenza.

 

-E perché no?-

 

-Non mi piace la piscina… anzi, non mi piace proprio l’acqua…-

 

-È un peccato, Islanda-chan… ma perché non proviamo insieme?- Propose conciliante la maestra ignorando il fatto che, se fosse entrata lei il livello dell’acqua della piscina si sarebbe alzato sensibilmente.

 

-No, non voglio…- piagnucolò quello, -non ci voglio entrare… voglio giocare alla principessa dei folletti…-

 

-Ma no, tipo! È dei pony! La principessa dei pony!- Esclamò piccato Polonia.

 

La maestra Ucraina bloccò Polonia prima che la situazione degenerasse. In effetti, se Islanda non voleva entrare in acqua lei non aveva alcun diritto di obbligarlo, tuttavia, pensò, era suo dovere informare Norvegia o chi per lui dell’esistenza di quel problema.

 

Per sua fortuna, quel giorno, Danimarca arrivò abbastanza in ritardo, tanto che la sua ricerca affannosa di Canada era terminata e il piccolo era già da un pezzo con Francia... in quel modo avrebbe potuto dedicarsi completamente a lui!

 

-Ohi, Islanda! Sono qui!- Lo salutò allegramente il ragazzo, -Norvegia ha avuto un contrattempo e sono venuto a prenderti io!-

 

Islanda, a quella notizia, non poté dirsi molto contento… certo, Danimarca gli era simpatico, ma preferiva il suo fratellone, anche se non l’avrebbe mai definito tale in sua presenza.

 

-Che dici, ce ne andiamo?-

 

-Okay…- disse il piccolo prendendo la mano che l’altro gli porgeva.

 

-Danimarca-san, posso parlarti un momento? Tu puoi andare a giocare con l'altalena, Islanda-chan…-

 

Il piccolo Islanda comprese che da quelle premesse la conversazione fra Danimarca e la maestra non avrebbe portato a nulla di buono, tuttavia, da bravo bambino, obbedì. Di certo non avrebbe mai immaginato, nemmeno nelle sue previsioni più nere, la piega che avrebbe preso la faccenda da quel momento: solo quando da lontano vide Danimarca fare diverse telefonate con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia, capì che per lui quella non sarebbe stata una bella giornata.

 

 

 

-Su, vieni qui e non fare il fifone!- Lo chiamò per l'ennesima volta Danimarca.

 

Il bimbo, per tutta risposta, scosse la testa con vigore, rifugiandosi dietro un Finlandia che lo fissava comprensivo (Svezia un po' meno, offeso da quel monopolio che il bambino stava esercitando su quello che aveva ormai eletto al ruolo di moglie ideale...)

 

-Dai, Danimarca, lascialo stare... vedrai che prima o poi imparerà nuotare! Forse è ancora troppo piccolo...- provò a farlo ragionare il finlandese che, seduto con Svezia su una sdraio vicino a una piscinetta gonfiabile, sfoggiava assime a lui e a Islanda un bermuda sui cui lati troneggiava la bandiera danese (era una simpatica trovata di Danimarca, ovviamente!).

 

-Assolutamente no,- esclamò deciso quello, -deve imparare. E deve farlo ora.-

 

-Non ci voglio entrare lì dentro!!- Urlò il bambino da dietro la schiena di Finlandia.

 

-È solo una piscina per bambini! Non c'è motivo di avere paura! Ci sono io con te e poi ci sono pure quei due, anche se ti consiglierei di fare più affidamento su di me...- commentò serio il danese, -senza contare che a momenti arriverà anche Nor! Ho preparato un costumino anche per lui, non vedo l'ora che...-

 

-Io quella roba non la metto,- disse una voce gelida alle sue spalle, -non sperarci nemmeno.-

 

-Tsk, antipatico...-

 

-Posso sapere perchè mi avete chiamato?- Chiese Norvegia mentre il piccolo Islanda corse a nascondersi dietro di lui, certo che avesse una maggiore influenza su Danimarca di quanta ne potesse avere il finlandese.

 

-È molto semplice... il tuo fratellino non sa nuotare, anzi non vuole nemmeno mettere piede in acqua!- Spiegò esaltato il ragazzo, -Non si può andare avanti così! Noi non possiamo non saper nuotare! Il mare e l'oceano fanno parte della nostra vita, e anche della tua, Islanda, esattamente quanto ne fanno parte i geyser e Mr. Puffin!-

 

-Anche i geyser li guardo da lontano!-

 

-Ci credo, vuoi metterli a confronto con una piscina gonfiabile?!-

 

-Smettila di discutere con lui, non so chi è più bambino,- commentò freddo il norvegese prendendo ad arrotolarsi i pantaloni.

 

-Ehi, Nor, ma che fai? C'è il costume che...-

 

-Non la metto quella roba,- ripetè annoiato il ragazzo entrando in piscina, -e poi non c'è neanche più di mezzo metro d'acqua qui dentro. Su, Islanda, vieni dentro anche tu.-

 

-No, non voglio!-

 

-Sì che vuoi. Fallo per me e per quei due che hanno accettato di indossare quei ridicoli costumi pur di vederti entrare in acqua...-

 

Islanda lo guardò poco convinto, anche se iniziava a sentirsi leggermente in colpa.

 

-Io, una volta, sono caduto in mare mentre inseguivo Mr. Puffin... - ammise timoroso, -lo sai che fa male se ti entra l'acqua nel naso e negli occhi? Brucia moltissimo!-

 

-Lo credo bene, ma quest'acqua non è salata, non preoccuparti.-

 

-È come quella che si beve?-

 

-Immagino di sì... tu, però non devi berla, ovviamente. Ora vieni, non puoi annegare in così poca acqua... e poi ci sono io con te.-

 

Islanda annuì timoroso e lasciò, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, che Norvegia lo aiutasse a entrare in piscina.

 

-Ora ascoltami bene. Non voglio certo che tu impari a nuotare in una piscina alta cinquanta centimetri, ma mi piacerebbe che tu mettessi la testa sott'acqua,- spiegò calmo il norvegese, mentre il suo fratellino assumeva un'aria del tutto terrorizzata, -se ci riesci non avrai più motivo di temere nulla.-

 

-Devo... proprio...?- Chiese tremante Islanda.

 

-Se vuoi, ma mi piacerebbe che tu lo facessi.-

 

Il piccolo islandese annuì tremando. Certo, l'acqua gli faceva paura, ma non voleva neanche che suo fratello fosse scontento di lui! Così, con una lentezza quasi esasperante, si chiuse il nasino con una mano e con l'altra afferrò la mano di Norvegia. Per un attimo lo guardò, quasi come se si aspettasse di essere graziato in extremis, poi, visto che il norvegese si limitava a ricambiare il suo sguardo senza accennare a nulla di simile, si rassegnò e, preso un respiro profondo, si immerse completamente in acqua senza lasciare la mano del suo fratellone.

 

Quando riemerse, trovò Danimarca e Finlandia (Svezia un po' meno) impegnati in un applauso orgoglioso.

Imbarazzato, abbassò per un attimo lo sguardo, in attesa del commento della persona a cui teneva di più.

 

-Sei stato bravo,- disse semplicemente Norvegia mentre un sorriso gli incurvava le labbra.

 

-Grazie...- mormorò il piccolo arrossendo e ricambiando il sorriso un attimo prima che il ragazzo lo prendesse in braccio e lo conducesse fuori dall'acqua.

 

-Perchè non andiamo a comprare della liquirizia**?- Propose il norvegese.

 

-Certo! Sono contento di essere andato sott'acqua!- Ammise subito Islanda, correndo a prepararsi... sicuro che ne era contento! Tuttavia, si ripromise, la prossima volta doveva ricordarsi di non dire nulla di compromettente alla maestra Ucraina che, come tutte le donne, a quanto pare, faticava a tenere la bocca chiusa...

 

 

 

 

 

 

* Sono dei dolcetti

** A Islanda piace la liquirizia

 

 

 

Fine!

 

Finalmente anche Islanda è entrato a far parte dell'asilo per la delizia di tutte le sue fan! XD

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... e spero anche di essere riuscita a rendere decentemente il carattere dei nordici che, come ho avuto modo di dire, non conosco molto bene... per Islanda vale un discordo a parte: ho letto e visto che è un personaggio all'apparenza calmo e pacato che, tuttavia, all'occorrenza, sotto sotto, può "infiammarsi"... ma questo vale per l'Islanda adulto... da queste premesse ho immaginato che da piccolo potesse avere un carattere tranquillo e che solo in situazioni problematiche si lasciasse andare a comportamenti più infantili... ma queste sono solo delle mie supposizioni! XD

 

In ogni caso, grazie mille a chi ha recensito e commentato! *_*

Alla prossima! ^__________^

 

 

PS: Anche stavolta, mentre scrivevo, è uscito fuori un disegnino... il piccolo Islanda in acqua, con un'espressione a metà fra l'impaurita e la disgustata... XD

 

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Capitolo 4
*** Giochi pericolosi... ***


-Mio servitore, la principessa dei pony ti ordina di preparare la macchina perchè deve tipo andare a una festa molto fashion...-

 

-Va bene, mia principessa...- sospirò Lituania, -quale macchina preparo?-

 

-Tipo, ovviamente, quella rosa con le stelline...-

 

-Va bene...-

 

-Sbrigati, tipo! Se no la principessa arriverà tipo in ritardo...-

 

-Sì, sì... ecco, è pronta... ora io devo diventare l'autista?-

 

-Tipo, chiaro...-

 

-Okay... allora mi metto al volante e...-

 

-Ma perchè tipo lo chiamate tutti volante?! Serve a guidare, non a volare, quindi è un guidante...-

 

-Ma io pensavo che...-

 

-Ti dico che quel coso tondo è tipo un guidante...-

 

-Se lo dici tu...- mormorò il bambino... sapeva benissimo che era inutile discutere con Polonia, quindi lasciò perdere e si mise al "guidante" della macchina giocattolo...

 

-Principessa dei pony!- Lo chiamò Taiwan, -Posso avere un passaggio per andare alla festa?!-

 

-Finalmente ti sei comprata tipo un pony? Così giochi anche tu...-

 

-Il pony non c'era, ma il fratellone mi ha comprato questo bellissimo cagnolino... possono essere amici lo stesso?-

 

-Tipo sì...- disse Polonia fissando il candido barboncino giocattolo, -ma tipo non è un cane, è una pecora...-

 

-No... il fratellone ha detto che è un cane...-

 

-Ti dico che è tipo una pecorella...-

 

-Vogliamo andare?- Propose Lituania prima che la situazione degenerasse, -La festa della principessa dei pony sta per cominciare...-

 

-Va tipo bene...- confermò il polacco mentre si avviavano tutti e tre all'altro capo della stanza, -piuttosto, Taiwan-chan, è tipo bella la tua nuova fascia per capelli...-

 

-Davvero? Grazie! Me l'ha comprata per la festa della principessa dei pony il fratellone...-

 

-Tuo fratello ti compra tipo un sacco di cose...-

 

-Le compra anche a Korea-chan quando promettiamo di lasciare stare Giappone-chan... con questa fascia non sembro la maestra Ucraina?-

 

Polonia e Lituania si guardarono perplessi.

 

-Ehm... abbastanza...- mormorò il lituano.

 

-Ma tipo no invece... se però ti metti queste, allora sei identica... ecco così! Vedi? Sei tipo perfettamente uguale alla maestra Ucraina!-

 

-Davvero? Allora vado a farglielo vedere, così sarà contenta!- Trillò la bambina.

 

Di sicuro la maestra Ucraina restò sorpresa quando la piccola si presentò davanti a lei con il pallone da calcio e il pallone da basket sotto il grembiulino rosa urlando "Sono proprio come te, maestra!"... ma d'altronde non c'era da stupirsi più di tanto, visto che quando la disegnavano, i bambini non tralasciavano mai di farle due invidiabili protuberanze all'altezza del petto.

Anche se sapeva bene che non c'era alcuna malizia in quello che facevano ma solo una particolare attenzione ai dettagli più rilevanti, la cosa non le faceva tanto piacere...

 

Per fortuna, qualcos'altro attirò l'attenzione sua e della bambina.

 

-Korea-chan... smetti di dipingere Giappone-chan, non è un disegno...-

 

A quella vista, Taiwan lasciò cadere i palloni e corse verso Giappone, allontanando l'altro fratello e cercando di togliergli le macchie di acquerello dalla faccia aiutata da Grecia, sporcandosi entrambi le mani.

 

-Che pasticcio... Grecia-chan, Giappone-chan, Korea-chan... venite con me in bagno a lavarvi, così non combinate casini... tu, Taiwan-chan, vai da brava in quello delle femminucce, okay?-

 

-Okay...- risposero in coro i bambini alzandosi.

 

Fu così che, mentre la piccola Taiwan si stava lavando le mani, entrò in bagno anche Italia.

 

-Ciao, Italia-chan! Ti sei sporcata anche tu con gli acquerelli?-

 

-No, devo solo andare in bagno... stamattina ho fatto le formine con la pasta di sale e ho giocato con gli orsacchiotti insieme ad America-chan e a Sacro Romano Impero-chan... gli abbiamo fatto mangiare il miele e la pasta, li abbiamo fatti lavare, li abbiamo fatti giocare e poi sono andati in leopardo perchè era inverno...-

 

-Che bello! Io invece con Polonia-chan e Lituania-chan...- Taiwan non riuscì a completare la frase.

 

Non ci poteva credere!

No, non poteva essere vero...

 

-Te lo racconto un'altra volta...- mormorò uscendo di corsa dal bagno e avvicinandosi ai fratelli.

 

-Hong Kong-chan, lo sapevi che Giappone ha gli occhi a mandorla e le sopracciglia a pistacchio?-

 

-Ssst! Non dirlo davanti a Taiwan, se no lei poi fa la spia col fratellone...-

 

-No!- Urlò la bambina quasi in lacrime, -Io con quello lì non ci parlo mai più! Mi ha detto una bugia, non gli voglio più bene!-

 

I tre bambini la fissarono preoccupati.

 

-Perchè piangi, Taiwan-chan?- Le chiese Hong Kong premuroso.

 

-Ma non hai sentito? Ha detto che il fratellone le ha detto una bugia...-

 

-Ma è una bugia molto grave?-

 

La bambina annuì piangendo.

 

-Io pensavo di... di essere... normale... e invece... sono strana...-

 

-Beh, un po' strana lo sei sempre stata... ma non tanto...- provò a consolarla Korea, anche se non ottenne che far aumentare i suoi singhiozzi.

 

La bambina reclinò la testa sul banco e non ci fu modo di scuoterla: restò semplicemente così, depressa, per tutta la mattinata.

 

La giornata continuò però a scorrere tranquilla per la maggior parte dei piccoli ospiti dell'asilo.

Siccome era bel tempo, la maestra Ucraina aveva concesso loro di uscire fuori nel cortiletto della scuola per giocare e questo fu molto gradito.

 

Sicuramente fra i più entusiasti per quell'inaspettata concessione c'erano America, Sacro Romano Impero, Grecia e Islanda.

Tutt'a un tratto, però, mentre giocavano a palla prigioniera, uno strano pacchetto buttato via da qualche incivile, attirò la loro attenzione tanto da indurli ad interrompere il gioco e a recuperare l'oggetto non ben identificato che si rivelò essere una scatoletta di fiammiferi mezza vuota.

 

-Cosa sono?- Chiese America.

 

-Fiammiferi, credo...- mormorò Islanda, -però mio fratello dice che non li devo toccare perchè bruciano...-

 

-No, non bruciano,- lo corresse l'americano passandogliene uno, -sono solo pezzetti di legno...-

 

-Però se li passi su quella striscia rossa sì perchè esce il fuoco...- ribattè il piccolo islandese.

 

-Davvero? Allora perchè non facciamo il fuoco? Così facciamo asciugare presto le formine che abbiamo fatto stamattina con la pasta di sale!-

 

-E se ci facciamo male?- provò a ribattere l'altro...

 

-Ma no... noi facciamo un fuoco piccolo...-

 

-Però non dobbiamo farci vedere dalla maestra Ucraina...- spiegò Sacro Romano Impero, impaziente di portare alla sua bella delle sculture perfettamente asciugate, -se no, ce l'impedirebbe di certo. E poi dobbiamo sbrigarci, perchè fra poco ci vengono a prendere...-

 

A quel punto si lasciarono tutti convincere a tentare in fretta l'impresa.

Fu così che si recarono nella zona notte dell'asilo (che era situata in una camera a parte) insieme alle formine di pasta di sale, pronti a mettere in atto il loro piano.

 

-Hai detto che devo sfregare qui, vero Islanda?-

 

-Sì... o almeno così mi sembra che facesse il fratellone...-

 

America provò e il fiammifero, dopo aver brillato per un attimo, si spense nella delusione generale...

 

-Riprova... forse era difettoso...- commentò Grecia.

 

-Va bene...- mormorò l'americano buttando il fiammifero dietro di sè, -ora ritento... prepara le formine, Sacro Romano Impero-chan!-

 

Inutile dire che anche il secondo fiammifero non durò che un attimo e fu gettato via senza troppi complimenti, mentre i bambini, sempre più frustrati, provarono con il terzo.

Il gruppetto però, non si accorse che il fiammifero ancora fumante era finito sopra la coperta di pile di uno dei lettini che, lentamente, iniziò a prendere fuoco.

 

Quando i piccoli se ne accorserò, scoppiò il panico: oramai la coperta stava già andando a fuoco da un pezzo e le fiamme si erano propagate anche alla tenda che era accanto al lettino.

 

Terrorizati, i cinque bambini corsero subito ad avvertire la maestra Ucraina che si precipitò immediatamente sul posto anche lei portando con sè un estintore che non riuscì a far funzionare in nessun modo.

 

-Forza, bambini, dobbiamo lasciare la scuola!- Urlò a quel punto spaventatissima, pentendosi del momento in cui aveva deciso di risparmiare sui materiali con cui arredare l'asilo.

 

Le nazioni che stavano arrivando a prendere i loro pargoli si trovarono davanti a una scena apocalittica.: la maestra stava cercando di condurre fuori tutti i bambini e dalla porta principale dell'asilo usciva un denso fumo nero.

 

-Che è successo?!- Chiese Inghilterra dopo essersi assicurato che America fosse al sicuro nel cortile, venendo raggiunto all'istante da Francia, Prussia, Ungheria, Cina, Norvegia, Spagna e Turchia.

 

-Un incendio...- spiegò rapida la ragazza, -ma non so come...-

 

-Sono tutti in salvo?- Chiese Norvegia dopo aver lanciato un occhiata al suo fratellino che gli era corso incontro abbracciandogli le gambe.

 

-Ma tipo no!- Urlò una vocina in lacrime, -Manca tipo Lituan...-

 

In quella il lituano uscì dall'asilo, tenendo stretta qualcosa fra le braccia.

 

-Lituania-chan!- Lo chiamò Polonia correndogli incontro, -Ma quella è tipo...-

 

-Ho portato in salvo la principessa dei pony...- mormorò il bambino col fiatone, -ti saresti dispiaciuto se fosse finita bruciata... e così...-

 

-Stupido!- Urlò il polacco gettandogli le braccia al collo, -Mi sarei tipo dispiaciuto molto di più se fossi finito tu bruciato...-

 

-Polonia-chan...-

 

-Mi sembra che i bambini ci siano tutti...- mormorò confortata la maestra, -ASPETTATE... OH, NO! DOV'È CANADA?!-

 

Quelle parole ghiacciarono il sangue nelle vene del francese...

 

-Canada non... non è qui?! E se fosse ancora dentro?!-

 

Francia si precipitò all'interno dell'asilo, chiamando a gran voce il suo protetto.

La scuola era piena di fumo nonostante l'incendio fosse limitato solo a una parte della zona notte... con lui giunsero anche Prussia e Cina che cercavano di far funzionare l'estintore difettoso.

 

Fu allora che Francia vide Canada rannicchiato in un angolo della stanza e, con lui, lo videro anche gli altri.

 

Il francese fece per buttarsi fra le fiamme, ma Inghilterra, che era appena sopraggiunto, lo fermò.

 

-Vuoi morire al posto suo?! Di qui è evidente che non si può passare, le fiamme sono troppo alte!-

 

-E DOVREI LASCIARLO LÌ, SECONDO TE?!-

 

-Certo che no! Ci sono due finestre in quella stanza, di cui una sembra che non sia stata ancora toccata dalle fiamme! Passeremo da lì!-

 

Fu così che entrambi uscirono e si precipitarono sul retro della scuola.

 

La finestra sembrava effettivamente un'ottima postazione da cui entrare, tuttavia nessuno dei due aveva messo in conto che poteva essere chiusa come in effetti si rivelò.

 

-Non si apre!- Urlò il francese mentre tentavano di forzarla insieme a Inghilterra...

 

-Fatevi indietro!- Intimò loro Prussia.

 

I due obbedirono e il prussiano scagliò con forza contro la finestra una delle sedioline che aveva trovato nell'area ricreativa, rompendola in mille pezzi.

Francia potè così entrare agilmente nella stanza in fiamme e raggiunse subito il piccolo Canada traendolo finalmente in salvo.

 

Quando arrivarono i vigili del fuoco, l'incendio era stato già in buona parte domato da Cina che si era dato da fare non appena l'estintore aveva finalmente deciso di collaborare...

 

-Sono mortificata...- ammise Ucraina, quando la situazione fu sotto controllo, -non mi sono accorta di quello che stava succedendo e così...-

 

-No, maestra, scusaci, è stata colpa nostra...- mormorò America mentre Islanda, Sacro Romano Impero e Grecia si avvicinarono per dargli man forte, -avevamo trovato una scatola di fiammiferi in giardino e volevamo usarli...-

 

-Spero che adesso abbiate imparato la lezione...- commentò Norvegia, -non ti avevo già detto di non giocare con i fiammiferi e con i geyser?-

 

-Lo so, però pensavamo di fare solo un fuoco piccolo piccolo...- provò a difendersi Islanda.

 

-Non so proprio cosa ti sia passato per la testa...- fu la reazione di Turchia, -hai mandato in fiamme un asilo, contento?-

 

-No... non sono contento... potevo bruciare uno dei miei gatti... invece, la tua maschera nuova che era nel mio zainetto... quella sì che è finita bruciata...- dichiarò Grecia che aveva imparato a rispondere a tono ai commenti acidi di Turchia.

 

-E tu che hai da dire, America-chan? Immagino che avrai avuto degli ottimi motivi per volere accendere il fuoco, ma non è comunque una cosa da fare. Cerca di ricordarlo per il futuro...-

 

-Non userò mai più i fiammiferi da solo... così non andranno a fuoco nè l'asilo nè la cucina...-

 

-Perchè, America ti ha bruciato anche la cucina, aru?-

 

-Beh... non è che sia stato proprio America...- iniziò imbarazzato Inghilterra...

 

-L'hai mandata tu a fuoco cucinando? Da non credere...- Ridacchiò il francese tendendo in braccio un Canada miracolosamente salvo e felicissimo per essere stato vistouna volta tanto... e da tante persone tutte insieme, poi!

 

A quel punto toccò a Sacro Romano Impero ricevere la ramanzina di turno. Ungheria stava per dirgli qualcosa, ma Prussia l'anticipò.

 

-Non pensarci , fratellino, sono cose che succedono! Non all'awesome me, ma comunque succedono... vedi Inghilterra...-

 

-Complimenti, questa sì che è pedagogia allo stato puro...- commentò acida Ungheria.

 

-Mi spiace, ma non sono pedante come te e il pianista fallito... penso che la lezione gli sia bastata, non c'è bisogno di rincarare la dose.-

 

A quelle parole furono tutti d'accordo. Inghilterra si offrì di ospitare a casa sua l'asilo finchè non fossero finite le riparazioni (avevano deciso di fare una colletta per rimettere la scuola in piedi... questa volta a norma, però...) e finalmente si decisero tutti a tornare a casa, felici che quella giornata fosse finalmente giunta a termine.

 

Sulla via del ritorno, le nazioni e le loro colonie ebbero quel giorno parecchie cose da dirsi, dopo quell'avventura... tuttavia prenderemo in considerazione solo tre delle conversazioni che ebbero luogo quel pomeriggio...

 

 

 

Ritorno a casa 1 - Cina, Hong Kong, Korea, Giappone & Taiwan...

 

 

-Avete visto come sono stato bravo a domare le fiamme, aru?-

 

-Sì!- Trillò Korea abbracciandolo, -Sei stato bravissimo!-

 

-E tu, Giappone, che ne...-

 

Fu in quel momento che il fratellone modello si accorse che la sua sorellina non gli aveva neanche rivolto la parola da quando era arrivato.

 

-Taiwan-chan... c'è qualcosa che non va, aru ? Ti sei spaven...-

 

-Non mi toccare! Ti odio, sì, ti odio!-

 

-Ma perchè, aru?! Che ho fatto?!-

 

-Mi hai mentito...- dichiarò solennemente la bambina.

 

-E quando l'avrei fatto, aru?!-

 

La bambina gli fece cenno di chinarsi per parlargli all'orecchio.

 

-Tu avevi detto che le femminucce non ce l'avevano quello... dicevi che ce l'avevano solo i maschietti... per questo non posso fare il bagnetto con Korea-chan, Giappone-chan e Hong Kong-chan...-

 

-Ma... infatti è così, aru...- mormorò imbarazzato Cina, sperando di non dover essere costretto ad affrontare con la sorella quel famoso discorsetto...

 

-Tu menti! Italia-chan è una bambina... e ce l'ha! L'ho visto oggi, in bagno!-

 

-Ma non è possibile, aru! Ti dico che è così, ci deve essere un errore... le donne non ce l'hanno, aru! Chiedilo a chi vuoi... alla maestra Ucraina, a Ungheria, a...-

 

Cina si bloccò, incredulo di quanto aveva appena detto.

 

Ungheria.

 

Non gli ci volle molto per caapire quello che era successo a quello che doveva essere il povero Italia... quasi quasi gli veniva da ridere.

 

Ora doveva solamente trovare il modo di spiegare alla sua offesissima sorellina perchè Italia aveva vestiti da donna e dirle che, possibilmente, doveva cercare di andare in bagno quando non c'era lui...

 

Ah... e già che c'era, doveva ricordarsi di spiegare a tutti e quattro che, finchè restavano a casa di Inghilterra, non avrebbero dovuto mangiare nulla, anche se in fondo era convinto che lo sapessero già.

 

 

 

Ritorno a casa 2 – Turchia & Grecia

 

-Turchia...-

 

-Che vuoi, piromane?-

 

-Ma se fossi rimasto io dentro l'incendio al posto di Canada... tu saresti venuto a salvarmi?-

 

-Certo che no.-

 

A quelle parole, il piccolo greco ci restò decisamente male.

 

-Allora se mi odi così tanto, torno a casa da solo!- Dichiarò sedendosi a terra.

 

-Ti conviene non farmi perdere tempo, moccioso... già sono molto contento della colletta che dovremo fare per rimetere a posto l'asilo che tu e i tuoi amichetti avete bruciato, quindi non farmi perdere la pazienza e muoviti. Ah, e ricordati che per la colletta risparmieremo sulla moussaka e sul cibo dei tuoi gatti.-

 

-Non puoi farlo! Ai miei gattini non piacciono le scatolette del discount!-

 

-Non me ne importa assolutamente nulla dei gusti dei tuoi animali, la prossima volta pensaci bene prima di fare certi giochi...-

 

-Sei cattivo!-

 

-Deformazione professionale, va bene? E ora muoviti.-

 

-No, sono stanco... vattene a casa da solo...-

 

A quelle parole, Turchia sospirò e si chinò per prenderlo in braccio.

 

-Ma che fai?!-

 

-Ti porto a casa.-

 

-Ma se volevi lasciarmi a morire nell'incendio...-

 

-Sai che non lo farei.-

 

Grecia sorrise soddisfatto per quell'inaspettata confessione e si accoccolò contro di lui.

Certo che lo sapeva. Come sapeva benissimo che non avrebbe mai risparmiato nè sul cibo dei suoi gatti nè sulla sua adorata moussaka, ovviamente...

 

-Ah, piromane...-

 

-Dimmi...-

 

-Quando sarai a casa di Inghilterra non mangiare nulla, va bene?-

 

-Non preoccuparti, non lo farò... non farò più cose pericolose, te lo prometto!-

 

 

 

Ritorno a casa 3 – Norvegia & Islanda

 

-Toglimi una curiosità... chi ce li ha ora quei fiammiferi?-

 

-Ce li ho io...- mormorò il bambino porgendoglieli, -scusami...-

 

-Non devi mica scusarti... anzi... ho un'idea...- disse il norvegese sovrappensiero, -perchè non facciamo uno scherzo a Danimarca? Andiamo e li lasciamo nella scatola dove conserva quei ridicoli costumi da bagno.-

 

-E dov'è lo scherzo?-

 

-Nel fatto che li metteremo accesi, ovviamente.-

 

-Non puoi! Hai detto che non si possono usare per giochi pericolosi!- Commentò scandalizzato Islanda.

 

-Guarda che scherzavo...-

 

Ma neanche tanto a dire il vero...

 

-Comunque sia... non c'è bisogno che ti raccomandi di non mangiare nulla quando sarai a casa di Inghilterra, vero?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente il quarto capitolo!

Scusate il mostruoso ritardo dell'aggiornamento ma vi prometto che i prossimi saranno molto più regolari!

 

Grazie mille a chi leggerà e a chi recensirà nonostante tutto questo ritardo!

Un bacio e alla prossima! ^_^

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** I preparativi per il Natale iniziano a settembre ***


Ciao a tutti!

Stavolta l'asilo delle colonie ci delizierà con...

Le letterine (no, non le letterine a cui sta pensando Francia...) a Babbo Natale!

Stupite?

Non temete, so bene che siamo a settembre!

Ma in effetti è proprio ora che abbiamo ricominciato chi la scuola chi i corsi all'università che abbiamo maggiormente bisogno di pensare alle prossime vacanze...

E poi... parecchi bambini (fra cui mi ci inserisco! XD ) iniziano a scrivere le letterine non appena iniziano a vedere pubblicità con toni vagamente natalizi... quindi già a fine agosto! XD

 

PS: Non aspettatevi che i vostri bambini/fratellini/sorelline scrivano bene come le chibi nazioni... ma d'altronde questi sono bambini speciali... e se il piccolo America gioca in quel modo con gli animali (pensate all'episodio in cui Inghilterra riesce ad averlo come colonia) è possibile anche che scrivano senza errori! XD

A parte questo, io e la maestra Ucraina, prima di postare il capitolo, abbiamo parafrasato le letterine, eliminando neologismi ed ermetismi...

 

Detto questo, buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

-Maestra...- esordì di prima mattina il piccolo America dopo essersi fatto carico del desiderio degli altri bambini, -noi abbiamo deciso una cosa per oggi...-

 

La maestra lo guardò perplessa.

 

-Dimmi pure.-

 

-Noi vogliamo scrivere la letterina a Babbo Natale!-

 

-Ma... non è neanche ottobre...- provò a obiettare la ragazza.

 

-Dobbiamo farlo! Se no poi magari ci dimentichiamo e non facciamo in tempo... ti prego!-

 

Ucraina sospirò... sapeva benissimo che era nell'indole dei bambini inziare a scrivere la letterina di Natale così presto... tanto, alla fine, l'avrebbero rivista più e più volte per poi imbucarla il ventitrè dicembre costringendo i loro fratelloni a una pazza corsa per negozi di giocattoli e simili...

In effetti, tanto valeva portarsi avanti, no?

 

-Quindi volete scrivere la letterina a Babbo Natale?-

 

-Sììì!- Gridarono i bambini in coro.

 

-Va bene... sedetevi ai vostri tavolini e iniziate a pensare a quello che volete scrivere...-

 

-Maestra!- La chiamò Taiwan, -Ma Giappone-chan non sa scrivere!-

 

-Io lo dicevo che era difettoso...- commentò Korea con mal celata soddisfazione.

 

-Beh, è perchè è ancora piccolo... però può fare dei disegni, no?- Propose conciliante la maestra Ucraina mentre prendeva fogli e matite per tutti... se non altro, quelle piccole pesti sarebbero state tranquille per un po'...

 

Non appena i bambini ebbero ricevuto il materiale necessario, si misero immediatamente a lavorare in silenzio... la cosa sorprese positivamente Ucraina che pensò che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto far scrivere loro a giorni alterni lettere per Babbo Natale, per la Befana e per il Coniglietto Pasquale...

 

-Dopo fatemi vedere cosa avete scritto, okay?-

 

-Sì, maestra!-

 

Non passò neanche un quarto d'ora che Romano le porse la sua letterina.

 

Letterina carina, davvero! Ve ne riporteremo il testo in maniera integrale:

 

 

VOGLIO:

- SOLDI

- INDIPENDENZA

- BELLE RAGAZZE

- POMODORI

 

NON VOGLIO:

- SPAGNA

 

 

La maestra fissò perplessa la letterina...

 

-Ehm... Romano-chan... apprezzo molto la tua capacità di sintesi, ma non credi che dovresti essere più gentile con Babbo Natale?-

 

Il piccolo italiano, con un espressione corrucciata, riprese la lettera.

 

-Vedrò che posso fare...- bofonchiò.

 

-Maestra! Vuoi leggere la mia letterina?- Trillò Taiwan.

 

-Ma certo, cara... fammi vedere!-

 

 

CARO BABBO NATALE,

QUEST'ANNO SONO STATA DAVVERO BUONISSIMA!

MI SONO PRESA TANTA CURA DI GIAPPONE-CHAN

E HO PICCHIATO KOREA-CHAN QUANDO HA DETTO

CHE LO VOLEVA TAGLIARE COL TAGLIAERBA...

(MA L'HO PICCHIATO SENZA FARGLI MALE, EH?)

PER QUESTO NATALE, VORREI:

- UN VESTITINO ROSA NUOVO

- UN PUPAZZO A FORMA DI PONY

- LO SMALTO ROSA (QUELLO VERO!) PER LE UNGHIE

PER ME E GIAPPONE-CHAN

- LA CASETTA PER LE BAMBOLE

- IL DOLCEFORNO DI BARBIE CON CUI SI POSSONO

CUCINARE DELLE TORTE BUONISSIME...

LO DICONO IN TELEVISIONE...

SE VIENI, TI FACCIO ASSAGGIARE ANCHE I BISCOTTI

CHE HO PREPARATO CON LA CUCINA CHE MI HAI PORTATO

L'ANNO SCORSO! LI HO FATTI A FERRAGOSTO!

TI VOGLIO BENE,

TAIWAN

 

 

-Che dici, maestra, va bene?- Chiese la bimba con un sorriso.

 

-Ehm... certo...-

 

Se non altro la sua lettera era più tradizionale di quella di Romano...

 

-Maestra... puoi leggere la mia letterina... per favore?-

 

Ucraina si guardò intorno... era sicura che qualcuno avesse parlato, ma non riusciva a vedere chi fosse stato. In ogni caso, c'era una letterina sulle sue ginocchia e così la prese e la lesse.

 

 

CARO BABBO NATALE...

COME STAI?

ALMENO TU SAI CHI SONO IO?

VOLEVO CHIEDERTI SE COME REGALO DI NATALE PUOI

FARE IN MODO CHE ALMENO QUALCUNO RISCA A VEDERMI...

GRAZIE MILLE,

CANADA

 

 

 

-Canada-chan, la tua lettera è molto carina! Ma... ma dove sei?!-

 

Il povero Canada, che era esattamente davanti a lei, riprese la letterina e tornò al suo posto, sperando vivamente che Babbo Natale esaurisse il suo desiderio.

 

-Maestra...-

 

-Ah, Romano-chan! Hai corretto la tua letterina?-

 

Per tutta risposta, il bambino gli passò il foglio di carta stropicciato.

 

 

CARO BABBO NATALE,

VOGLIO:

- SOLDI

- INDIPENDENZA

- BELLE RAGAZZE

- POMODORI

 

NON VOGLIO:

- SPAGNA

 

 

Se non altro, aveva incominciato la lettera in maniera decente...

 

-Romano-chan, non portesti essere un ancora po' più gentile? In fondo Babbo Natale ti porterà dei regali, no?-

 

Il bambino, ancora più nervoso di prima, tornò a sedersi al suo banchetto, mordicchiando insistentemente la matita che aveva in mano.

 

-Maestra! Ora tocca tipo a me!-

 

Ucraina annuì e iniziò a leggere la lettere di Polonia.

 

 

CARO TIPO BABBO NATALE,

COME STAI TIPO?

IO STO TIPO BENE, ANCHE SE POTREI STARE TIPO

MEGLIO CON I TUOI REGALI!

QUINDI POTRESTI TIPO PORTARMI:

- DEI PONY ROSA

- LA CARROZZA ROSA PER I PONY ROSA

- I CARTONI ANIMATI DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- LA CORONA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- LO SCETTRO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- LA SCIARPA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL DIARIO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- L'ANELLO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

(QUELLO CHE SI ILLUMINA AL BUIO)

- LA REGGIA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL GAZEBO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- LA TAZZA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL CD CON LA SIGLA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL GIOCO PER LA WII DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL COSPLAY DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

SPERO CHE MI ACCONTNTERAI, PERCHE' SE NO, NON SARO'

TIPO CONTENTO.

A PRESTO, TIPO!

POLONIA

 

 

-Ehm... Polonia-chan... a Babbo Natale servirà una slitta in più solo per accontentarti... e dovrà anche farsi un mutuo...-

 

-Beh, ma questi sono tipo problemi suoi...- spiegò il polacco gardandola perplesso per poi prendere la sua letterina e tornare a sedersi vicino a Lituania.

 

-Maestra, anche Hong Kong-chan ha finito!- La chiamò Taiwan, portandole la letterina per conto del bambino.

 

 

CARO BABBO NATALE,

FAI UN PO' TU.

HONG KONG

 

 

La povera (in tutti i sensi) Ucraina sospirò. Possibile che i suoi alunni non riuscissero a scrivere una letterina come si deve?

Non aveva fatto ancora in tempo a riprendersi dalla lettera del piccolo asiatico che subito Korea le porse la propria.

 

 

CARO BABBO NATALE,

INNANZITUTTO VOLEVO LAMENTARMI.

IO NON TE L'HO CHIESTO UN FRATELLINO, QUINDI

VIENI SUBITO A RIPRENDERTI GIAPPONE-CHAN E

SOSTITUISCILO CON UN CANE, COSI' E' MEGLIO.

NON SA FARE NIENTE, NON SA GIOCARE A CALCIO,

DISEGNA MALISSIMO... INSOMMA, MI HAI FATTO

PROPRIO UN BRUTTO REGALO. QUINDI, VIENITELO

A RIPRENDERE E PORTAMI ANCHE MOLTI GIOCHI

NUOVI PERCHE' GIAPPONE ME LI HA ROTTI.

(IL FRATELLONE DICE CHE NON L'HA FATTO APPOSTA,

MA IO NON CI CREDO.)

AH, PORTAMI ANCHE DEGLI INSETTI FINTI, COSI' LI METTO

SOTTO IL LETTO DI TAIWAN, COSÌ QUANDO LI VEDE STRILLA

PERCHE' E', COME TUTTE LE FEMMINE, PAUROSA E ISTERICA.

KOREA

 

 

-Korea-chan, Babbo Natale non può portarsi via Giappone-chan...-

 

-Sì, invece! Lo può fare! Deve farlo!-

 

La maestra annuì mestamente... d'altronde mancavano più di tre mesi a Natale, quindi era inutile affannarsi tanto... e poi qualcosa le diceva che Korea non avrebbe accettato così facilmente la cosa...

Inoltre, la piccola Italia la stava fisando, ansiosa di farle leggere la sua letterina.

 

 

CARO BABBO NATALE,

COME STAI?

VISTO CHE SONO STATA BRAVISSIMA E HO FATTO SEMPRE

LE PULIZIE A CASA DI AUSTRIA INSIEME ALLA SORELLINA

UNGHERIA, VOLEVO CHIEDERTI:

- PASTA

- PIZZA

- POMODORI

- DEI COLORI NUOVI PER SACRO ROMANO IMPERO-CHAN, PERCHE'

I SUOI STANNO FINENDO.

TI VOGLIO TANTO BENE,

ITALIA

 

 

La maestra Ucraina stavolta sorrise.

Tralasciando che doveva assolutamente fare ad Austria un bel discorsetto circa il lavoro minorile, la lettera che aveva scritto la bambina era deliziosa e mostrava la sensibilità e l'altruismo della piccola. Quindi gliela restituì complimentandosi a gran voce con lei.

 

-Anche Sacro Romano Impero-chan ha finito la sua letterina, credo...- disse la bambina (???) tutta contenta.

 

-Davvero? Fammi vedere, caro...-

 

In realtà l'imbarazzatissimo Sacro Romano Impero tentò in tutti i modi di nascondere la lettera, tuttavia, quando capì che non poteva fare altrimenti, consegnò la letterina alla maestra, facendole segno di leggerla in silenzio.

 

 

20/09, ASILO DELLE COLONIE

GENTILE BABBO NATALE,

SONO SACRO ROMANO IMPERO... QUEST'ANNO

CREDO DI ESSERE STATO ABBASTANZA BUONO

E DI AVER FATTO SEMPRE IL MIO DOVERE

PROTEGGENDO ITALIA-CHAN... COSÌ VOLEVO

CHIEDERTI SE POTEVI PORTARMI TANTA PLASTILINA,

COSÌ POTRÒ REGALARLA A ITALIA-CHAN... A LEI

PIACE MOLTISSIMO FARE QUESTO GIOCO...

GRAZIE MILLE E DISTINTI SALUTI,

SACRO ROMANO IMPERO

 

 

-Si vede che sei molto amico di Italia-chan, eh? Le vuoi molto bene...-

 

-Ehm... no! Non è vero! Dicevo così per dire!-

 

-Certo, certo! Comunque bravissimo, la tua letterina mi è piaciuta tanto,- si congratulò la maestra mentre il piccolo, ricevuta la lettera, la andava a nascondere nel suo zainetto, -anche se era un tantino formale...-

 

Fu così che arrivò il turno del piccolo Lituania, uno dei bambini su cui la maestra riponeva le maggiori speranze.

 

 

CARO BABBO NATALE,

COME STAI?

SE HAI TEMPO, VORREI CHIEDERTI DI...

PORTAMI TIPO:

- IL MONOPATTINO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL BAGNOSCHIUMA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL BALSAMO DELLA PRICIPESSA DEI PONY,

- IL COSTUME DA BAGNO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- I PATTINI DELLA PRICIPESSA DEI PONY

- LE MERENDINE CON LA SORPRESA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- IL FLAUTO MAGICO DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- LA SPAZZOLA FATATA DELLA PRINCIPESSA DEI PONY

- TANTI PALUSZKI

MI RACOMANDO, SII TIPO PRECISO.

POL.. LITUANIA

 

 

La maestra guardò con aria comprensiva il bambino che era arrossito vistosamente.

Era infatti palese che, tralasciando le prime righe, il resto della lettera non era certo stato concepito da lui... a confermarlo ulteriormente contribuiva il mutamento della grafia (che assomigliava paurosamente a quella di Polonia).

Senza infierire ulteriormente, gli restituì nuovamente la letterina, consigliandogli di riscriverla non appena fosse stato a casa, possibilmente senza Polonia.

 

-Maestra... puoi rileggere questa stupidissima lettera per la terza volta?-

 

-Ah... ma certo, Romano-chan... fa' vedere!-

 

 

CARO BABBO NATALE,

VOGLIO I POMODORI.

ROMANO

 

 

-Vedi che quando vuoi ci riesci?- Commentò la maestra Ucraina.

In fondo il bambino aveva tolto gli elementi più inquietanti e poi, se gli avesse chiesto nuovamente di rifarla, con ogni probabilità gliel'avrebbe tirata dietro.

 

-Questo sarà un pessimo Natale...- bofonchiò il bambino per tutta risposta tornandosi a sedere, -ma non potevo scriverla direttamente al bastardo, la lettera?!-

 

-Romano, non si usano queste parole! E cosa c'entra Spagna, poi?-

 

-Ma perchè, tu credi ancora alla storiella di Babbo Natale? Se Babbo Natale fosse esisitito davvero, tu gli avresti chiesto dei soldi e ora non saresti povera.-

 

Ucraina si sentì umiliata nel profondo da quella logica schiacciante e riuscì solo a rispondere un "Hai ragione, Romano-chan, non dirlo agli altri però, eh?"

Non appena Romano ebbe acconsentito, la maestra si diresse sconsolata verso il piccolo Giappone che stava disegnando la sua letterina.

 

-Cos'è, Giappone-chan?- Chiese sorridendo.

 

-È un micetto, maestra!- Rispose al suo posto Grecia che stava scrivendo la letterina vicino a lui, -Così giochiamo insieme io e Giappone-chan con i nostri micetti!-

 

La ragazza sorrise.

 

-E tu hai scritto la tua letterina, Grecia-chan?-

 

-Sì! Vuoi leggerla?-

 

-Certo,- confermò curiosa l'insegnante.

 

 

CARO BABBO NATALE,

SONO GRECIA E QUEST'ANNO SONO STATO VERAMENTE BRAVISSIMO ANCHE SE TURCHIA DICE IL CONTRARIO, MA LUI È DI PARTE, QUINDI NON ASCOLTARLO, VA BENE?

VOLEVO DIRTI CHE ORA STO A CASA DI TURCHIA E QUINDI MI DEVI PORTARE I REGALI LÌ ... NON TI DIMENTICARE COME L'ANNO SCORSO, EH?

COMUNQUE, SE CE LI HAI, VORREI TANTI NUOVI GATTI, COSÌ POSSO GIOCARE CON GIAPPONE-CHAN... PERÒ , SE TE N'È RIMASTO SOLO UNO, PREFERISCO CHE LO PORTI A LUI...

GRAZIE E A PRESTO!

GRECIA

 

PS: PORTA ANCHE UNA MASCHERA NUOVA A QUELL'ANTIPATICO DI TURCHIA PERCHÈ GLIELE HO ROTTE QUASI TUTTE... VEDRAI CHE, SE CONTINUO COSÌ, PER NATALE NON NE AVRÀ PIÙ NEMMENO UNA!

 

 

-Ehm... ma che pensiero carino, Grecia-chan...- mormorò la maestra apprezzando comunque il pensiero che il bambino aveva avuto verso il piccolo Giappone.

 

-Vero, eh? Per Natale gliele distruggo tutte quelle sue maschere bruttissime... io e Giappone-chan gliele stiamo colorando tutte... così sono almeno un po' più belle...-

 

-Ma se vuoi farle tipo più belle, devi tipo usare la colla coi brillantini rosa... se vuoi te la presto io tipo...- si sentì in dovere di intervenire Polonia.

 

-Okay! Allora domani ne porto una nuova, così ci mettiamo i brillantini!- Dichiarò il piccolo greco.

 

-La colla con i brillantini rosa...- lo corresse il polacco, sempre preciso quando si affrontavano simili argomenti.

 

A quel solo pensiero, Ucraina tremò e si ripropose di perquisire la cartella di Grecia al momento dell'arrivo all'asilo onde evitare che Turchia venisse a prensersela con lei per la decimazione delle sue maschere...

 

-Maestra, maestra! Adesso tocca a me!-

 

-Ma certo, America-chan... fammi vedere cos'hai scritto di bello!-

 

 

DEAR SANTA,

I'M THE HERO!

COME PUOI IMMAGINARE, ANCHE QUEST'ANNO

SONO STATO DAVVERO EROICO... PENSA CHE HO

ADDIRITTURA SALVATO TUTTA LA MIA CLASSE E

LA MIA MAESTRA DA UN INCENDIO CHE QUALCUNO

AVEVA CAUSATO...

QUEST'ANNO VORREI TUTTI I FUMETTI E I P

ERSONAGGI DEI CARTONI CHE MI PIACCIONO:

SPIDER-MAN, BATMAN, SUPER-MAN...

SPERO CHE MI ACCONTENTERAI,

SE NO LO DICO A INGHILTERRA...

AH, A PROPOSITO, POTRESTI PORTARGLI

UN LIBRO DI CUCINA NUOVO?

CREDO CHE QUELLO CHE USA SIA DIFETTOSO...

SEE YOU SOON!

AMERICA (I'M THE HERO!)

 

 

Ucraina fissò perplessa la lettera... probabilmente il piccolo doveva aver sentito da Francia o chi per lui che Inghilterra, prima di diventare il gentiluomo che lui conosceva, era stato un terribile pirata... comunque non era certo bello ricorrere a simili trucchetti per aggiudicarsi i regali!

 

-America-chan, non è giusto minacciare Babbo Natale...- provò a spiegargli.

 

-Ma la mia non è una minaccia...-

 

-A me veramente pare proprio di sì...-

 

-Non è una minaccia, ti dico... è una promessa!- Dichiarò il bambino sfoderando un sorriso enorme (e in un certo senso anche inquietante).

 

Ucraina avrebbe voluto aggiungere ancora qualcosa, tuttavia fu distratta da qualcuno che le tirava il grembiule. Voltatasi, vide che era Islanda-chan. Per fortuna, la sua letterina era l'ultima... con quei bambini, anche scrivere la lettera a Babbo Natale diventava un dramma senza fine!

 

-Vuoi leggerla?-

 

-Ma certo, Islanda-chan... fammi vedere...-

 

 

CARO BABBO NATALE,

LA MIA LETTERA TE LA PORTERA' FINLANDIA

PERCHÈ HA DETTO CHE TI CONOSCE MOLTO BENE... INNANZITUTTO, VOLEVO DIRTI CHE NON TUTTI

I REGALI CHE TI SCRIVERÒ SONO PER ME...

QUALCUNO È ANCHE PER I FRATELLONI,

PERCHÈ LORO SI IMBARAZZANO TANTO A SCRIVERE

LA LETTERA (TRANNE DANIMARCA, MA LUI NON

SI IMBARAZZA DI NIENTE...)

DETTO QUESTO, VORREI:

- UNA PULCINELLA DI MARE FEMMINA (NON MASCHIO)

CHE COSÌ GIOCA CON MR. PUFFIN QUANDO SONO

ALL'ASILO E POI SI SPOSANO

- UN PELUCHE A FORMA DI CONIGLIETTO PERCHÈ

PIACCIONO AL FRATELLONE NORVEGIA

(LUI ME LI COMPRA SEMPRE, MA IN REALTÀ PIACCIONO

A LUI, MICA A ME...)

- DEGLI OCCHIALI NUOVI PER SVEZIA

(PERCHÈ POLONIA-CHAN DICE CHE NON CI VEDE BENE,

VISTO CHE DICE CHE FINLANDIA È SUA MOGLIE)

- TANTA LIQUIRIZIA (PER ME)

- CARAMELLE (PER ME)

- DEI GEYSER CHE NON BRUCIANO, COSÌ IL FRATELLONE

NORVEGIA SMETTE DI PREOCCUPARSI...

SÌ LO SO, SEMBRA UN PO' ISTERICO (O ALMENO COSÌ DICE

DANIMARCA... MA MI HA DETTO DI NON DIRGLIELO...)

IO PERÒ GLI VOGLIO BENE COMUNQUE...

GRAZIE MILLE,

ISLANDA

 

 

 

 

Quando arrivò l'ora di tornare a casa, il caso volle che Norvegia fosse occupato e il piccolo Islanda fu prelevato da Finlandia (Svezia lo aspettava diligentemente fuori la scuola).

Non appena lo videro, i bambini, informati da Polonia della sua amicizia con Babbo Natale, gli corsero incontro, consegnandogli per davvero le letterine che avevano scritto e che Finlandia, sotto lo sguardo terrorizzato e impotente di Ucraina, accettò con un sorriso.

 

-Senti un po', tipo,- bisbigliò Polonia al momento di consegnargli la sua letterina, -quel tizio che è tipo con te... gli interessi solo perchè sei amico di Babbo Natale tipo... però tu dici a Babbo Natale che non deve fare preferenze... e che mi deve tipo portare i pony...-

 

-Va bene, lo farò,- rispose il finlandese senza perdere il suo buon umore.

 

 

 

Casa di Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlanda e Islanda – ore 23:00

 

 

 

-Ehi, Danimarca... che coraggio definire "isterico" Norvegia... con Islanda, poi...- Esordì tutt'a un tratto Finlandia che stava leggendo tutte le letterine.

 

Un pugno ben assestato raggiunse lo stomaco del danese... d'altronde, il norvegese era l'esempio vivente del pricipio "Prima mi vendico, poi, semmai, mi informo..."

 

-Che? Ma che ho fatto, Nor?!- Si lamentò il ragazzo.

 

-Come hai osato dire a Islanda che sono isterico?!-

 

-Ma non gliel'ho mica detto...- mentì, -se l'è inventato Finlandia!-

 

-Non mi sono inventato proprio nulla... e comunque, Nor-kun, dovresti essere meno ansioso... trasmetti le tue paure a Islanda e questo non va bene... smettila di rompergli le scatole con questa storia dei geyser, mica è così stupido da avvicinarsi...-

 

-Ma tu... queste cose come le sai?- Chiese Norvegia fra il sospettoso e l'incredulo.

 

-Sto leggendo la letterina di Islanda a Babbo Natale...- spiegò il finlandese.

 

-Voglio leggerla,- esordì deciso Norvegia.

 

-Sì, anch'io! Che bello, la letterina di Islanda-chan!- Si aggiunse il danese.

 

-Mi spiace, ragazzi, ma non posso...- sogghignò il finlandese, -sapete com'è, no? Segreto professionale!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine quinto capitolo!

Grazie a chi ha letto e a chi commenterà!

Alla prossima! ^_^

 

 

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Capitolo 6
*** Lezioni interessanti, bambini, cicogne... e non solo! ***


Ucraina sospirò, squadrando mestamente i bambini seduti a terra davanti a lei che la fissavano curiosi e, una volta tanto, in silenzio.

Era ancora in tempo...

Forse sì... poteva ancora tirarsi indietro e improvvisare così su due piedi una lezione sull'autunno o raccontare una favoletta.

Tossicchiò nervosamente,cercando di darsi coraggio.

Non poteva fare così, non poteva riununciare.

E poi non c'era nulla di male, giusto?

 

 

Quel pensiero le dette coraggio e potè così dare inizio, e non senza reticenza, alla lezione di quel giorno...

 

-Cari bambini... oggi affronteremo un argomento molto... ehm... importante...- esordì con una voce più stridula che mai.

 

-La pasta?- Chiese Italia.

 

-Ehm... di più...-

 

-Cosa c'è di più importante della pasta?- Si chiese inorridita la bambina (???).

 

-I pomodori, no?- Disse Romano con sicurezza.

 

-No... l'argomento di oggi non è la pasta... e nemmeno i pomodori...- specificò titubante la povera (in tutti i sensi) maestra, -si tratta di...-

 

-La principessa dei pony, tipo?-

 

-La liquirizia?-

 

-Batman?-

 

-I gattini?-

 

-Se mi fate parlare, forse ci arriviamo... oggi parleremo delle... ehm... differenze che ci sono fra i maschietti e le femminucce...-

 

-Ah... era tipo meglio la principessa dei pony... quando fai la lezione su di lei, tipo?-

 

-Un altro giorno, Polonia-chan... e smettila di star seduto addosso a Lituania-chan, non è mica una poltrona...-

 

-Ma è tipo ugualmente comodo...-

 

-E tu ti devi ugualmente togliere... lo stai schiacciando, poverino.-

 

-No, no... è tipo tutto intero... per adesso...- confermò Polonia guardando l'amico che stava assumendo un'espressione sempre più inquieta e sofferente.

 

-Mettiamola così, se non ti togli, non comprerò più i biscotti della principessa dei pony...-

 

A quella minaccia, con uno sbuffo, Polonia tornò a sedersi sul pavimento, limitandosi ad appoggiare la testa sulla spalla dell'amichetto che emise un sospiro di sollievo.

 

Risolta quella questione, Ucraina, ignorando la domanda che si stava diffondendo fra gli altri bambini "Ma perchè, li compra lei? E con quali soldi?", preferì tornare alla lezione, con il brutto presentimento che non sarebbe stato per nulla un compito facile.

 

-Allora... stavamo dicendo... chi mi sa dire qualche differenza che c'è fra i maschietti e le femminucce?- Iniziò la maestra, decisa a tastare il terreno prima di proseguire.

 

I bambini si guardarono perplessi fra loro.

 

Fu Grecia il primo ad alzare la mano.

 

-Le femminucce hanno i capelli lunghi, i maschi corti...- disse pensando a se stesso e a Turchia.

 

-Non è vero!!- Strillò Korea, -Il fratellone Cina ha i capelli lunghi, ma non è mica una donna!!! O almeno credo...-

 

Ecco... cominciavano bene...

 

Alle proteste del piccolo Korea si aggiunsero anche quelle degli altri asiatici, di Sacro Romano Impero (il bambino si era infatti ricordato che Italia non aveva certo i capelli lunghi) e di Canada (ma di quest'ultimo, nessuno se ne accorse...)

 

-Su, bambini, non litigate... è vero, le femminucce hanno spesso i capelli lunghi... anche se qualche volta ce li hanno anche i maschi...- provò a calmarli la maestra.

 

-E allora perchè tu hai i capelli corti?- Si informò curioso Korea.

 

-Tsk... ce li ha perchè è povera...- gli rispose Romano, -così risparmia sullo shampoo...-

 

-Grazie, Romano-chan... vedi, Korea-chan, la maestra porta i capelli corti perchè li trova molto comodi...-

 

-E perchè vuoi risparmiare sullo shampoo...- Aggiunse il piccolo italiano, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della povera Ucraina.

 

-Aspettate! Ho capito!- Trillò a quel punto Taiwan, -Non è importante la lunghezza dei capelli...-

 

-E allora cosa?- Chiese Korea.

 

-Solo le femminucce si fanno i capelli più belli con i nastrini, i codini, le treccine, le forcine, i fermagli...-

 

-Non è vero!- Ribattè a quel punto Islanda, -Il fratellone Norvegia porta un fermaglio a forma di croce...-

 

Taiwan lo guardò perplessa.

 

-Ma sei sicuro che sia tuo fratello e non tua sorella? Se porta il fermaglio...-

 

-Certo che ne sono sicuro... cioè... credo di sì...- Farfugliò imbrazzato il piccolo nordico facendosi rosso come un peperone... non voleva neanche pensare di essersi sbagliato per tutto quel tempo!

 

-Ehm... vi viene qualche altra idea, bambini?- Intervenne la maestra Ucraina cercando di sviare il discorso su qualcosa di più innocuo.

 

-Lo so io!- Gridò all'improvviso America, -Le femminucce hanno la gonna!-

 

A quell'affermazione si dichiararono tutti d'accordo... almeno finchè Korea non notò un piccolo particolare.

 

-Maestra... ma perchè tu porti il pantalone e non la gonna?-

 

-Perchè sono comodi... e comunque ho anch'io delle gonne...-

 

-Non darle retta,- sbottò Romano, -si mette i pantaloni perchè è povera e non può comprarsi le gonne...-

 

-Romano-chan! Vogliamo finirla con questa storia?!- Sbottò la maestra che cominciava a non sopportare più quelle battutine...

 

-No.-

 

-Bene, grazie per la collaborazione, Romano-chan... qualcuno ha altre idee?-

 

Il piccolo Lituania alzò timidamente la mano.

 

-Dimmi pure, Lituania-chan...-

 

-Le femminucce si truccano e si mettono lo smalto...- esordì il bambino fissando con aria sognante la sua adorata maestra Bielorussia che, incurante della lezione, si era appartata su una poltrona a sistemarsi sulle unghie un nuovo smalto, la prossima arma per conquistare il suo "fratellone".

 

Quell'improvvisa rivelazione fu accolta positivamente da tutta la classe.

 

-Maestra Ucraina... me lo metti tipo anche a me, lo smalto?- Chiese Polonia decisamente interessato.

 

La povera ragazza tossicchiò imbarazzata, constatando che il piccolo polacco non aveva seguito con particolare attenzione l'ultima parte di quell'avvincentissima lezione.

 

-Non posso, Polonia-chan... lo smalto lo mettono solo le donne...-

 

-Allora mettimelo quando tipo divento una donna, va tipo bene?-

 

-Benissimo...- Mormorò la maestra ignorando volutamente la frase e sperando che anche il polacco la dimenticasse al più presto, -qualche altra idea?-

 

A quel punto toccò ancora a Taiwan...

 

-Maestra!!! Io ti posso dire una cosa che non ha nessun uomo e che hanno alcune donne!-

 

-Sarebbe?-

 

Per tutta risposta, la bambina si procurò un pallone da calcio e uno da basket e li pose sotto il proprio grembiulino all'altezza del petto.

 

-Vedi, maestra?- Disse a mo' di spiegazione la bambina.

 

-Ehm... giusto, Taiwan-chan...- commentò la ragazza carpendo un riferimento neanche tanto velato al suo notevole davanzale.

 

-Ma quelle le hanno solo le donne?- si informò scettico Korea.

 

-Ma certo,- rispose la maestra imbarazzata.

 

-Ma crescono da sole tipo come i capelli e si attaccano tipo con lo scotch?- Chiese Polonia.

 

-No... non si attaccano... il seno cresce quando le bambine diventano ragazze...-

 

-Quindi crescerà anche a me?- Si interessò Taiwan tutta contenta.

 

-Certo... quando diventerai grande...-

 

-Evviva!-

 

-Non è vero... non sempre crescono...- sbottò Romano, -pensa alla sorella di Svizzera...-

 

A quelle parole Ucraina trasalì e tremò al solo pensiero di quello che avrebbe potuto fare Svizzera nel caso in cui avesse scoperto che nell'asilo il seno di sua sorella, la quale notoriamente non aveva nulla da mettere dentro un reggiseno, era stato elevato ad argomento di discussione.

Meglio andare avanti, decisamente...

 

-Maestra...- Disse pacatamente Sacro Romano Impero, -le donne possono avere i bambini nella pancia...-

 

-E gli uomini, tipo?-

 

-No... o almeno non credo...-

 

-Dici bene, caro... le donne possono diventare mamme quando nella loro pancia cresce un bambino o una bambina... -

 

-Ma quindi sono tipo prima mogli, poi cresce il bambino e diventano tipo mamme?-

 

-No... non può essere...- provò a obiettare il povero Islanda. Svezia diceva che Finlandia era sua moglie... ma Finlandia era maschio, no? E quindi, se quello che aveva detto Sacro Romano Impero era vero... sospirò, rendendosi conto di avere una terribile confusione in testa.

 

-Ma tipo come ci entra lì dentro il bambino?- Continuò a insistere Polonia.

 

Quella domanda, ovviamente, destò l'attenzione di tutti i presenti e un forte desiderio di sparire da parte della povera Ucraina... non avrebbe certo voluto arrivare a quel punto! La ragazza cercò di pensare rapidamente a qualcosa da dire, ma, per sua fortuna, fu la piccola (???) Italia a intervenire.

 

-Io so che i bambini li porta la cicogna!- Trillò con convinzione la finta bambina.

 

-E cosa sarebbe tipo?-

 

-Un uccellino con il becco e le ali che vola...- spiegò agitando le braccia come se fossero due ali (cosa che intenerì Sacro Romano Impero oltre ogni dire!)

 

-Wow, tipo...-

 

-Ma deve essere un uccello molto grande...- osservò il piccolo America con una punta di scetticismo.

 

-Magari lo fanno tutti gli uccellini...- provò a ipotizzare Sacro Romano Impero dopo essersi ripreso.

 

-Anche tipo le galline, le anatre e stelle marine tipo?-

 

-Le stelle marine non sono uccelli...- azzardò Lituania.

 

-Non è vero... se sono tipo stelle stanno in cielo e in cielo ci sono tipo solo gli uccelli e le nuvole...-

 

-Ah...- ribattè poco convinto il piccolo lituano.

 

-Ma allora anche Mr. Puffin porta i bambini?- Chiese Islanda che nel frattempo stava cercando di riprendersi da tutti i traumi che aveva subito in neanche mezz'ora di conversazione.

 

-Cos'è tipo Mr. Puffin?-

 

-Beh... è una pulcinella di mare...- disse con orgoglio il bambino.

 

-Ma allora, se sta a mare, è tipo un pesce, non un uccello...-

 

-Ma no, ti dico che è un uccello... ne sono sicuro, ha le ali...-

 

-Fossi in te non ne sarei tipo così sicuro...- Ribattè il polacco che non amava essere contraddetto (come ben sapeva Lituania)...

 

-Maestra! È vero che Mr. Puffin è un uccellino?!- Singhiozzò quasi il povero Islanda più determinato che mai a non farsi distruggere almeno quella certezza.

 

-Ma certo, Islanda-chan, certo...- Gli rispose sconsolata la ragazza che desiderava ardentemente una pala per sotterrarsi.

 

Ma d'altronde, chi la costringeva a continuare quella discussione?

 

-Bambini, perchè non andiamo a fare merenda?-

 

Un moto di protesta, guidato da Polonia, si sollevò immediatamente.

 

-Ma come? Tipo proprio ora che la cosa stava diventando interessante?!-

 

Ucraina sospirò mestamente, decisa a giocare la sua ultima carta.

 

-Mentre fate merenda vi posso raccontare una fiaba... una con la principessa dei pony...-

 

-Davvero tipo?! Allora facciamo tipo anche due merende!-

 

-Ma mettici anche i gattini, eh?- Si raccomandò Grecia.

 

-E i supereroi!- Urlò America.

 

-E anche la pasta!-

 

Per la povera maestra non si prospettava certo una trama facile da inventare... ma di sicuro sarebbe stata una cosa meno dannosa, sia per lei, che per i bambini, dell'argomento su cui avevano discusso fino a quel momento e che, ne era certa, non avrebbe riproposto mai più.

 

 

 

 

Quando quel giorno Norvegia si recò a prendere il suo fratellino all'asilo, capì subito dalla faccia a dir poco sconvolta del piccolo che non doveva aver avuto una mattinata facile. Fu così che si limitò a porgere la mano al bambino e ad aspettare in silenzio che si decidesse a parlare, cosa che accadde solo quando furono in prossimità di casa.

 

-Perchè metti sempre quel fermaglio?- Chiese Islanda con fare titubante.

 

Norvegia lo guardò senza capire, certo che la domanda non avesse nulla a che fare con lo smarrimento del bambino.

 

-Perchè mi piace,- tagliò corto, sperando di portare il discorso su argomenti ben più importanti.

 

-Qualche volta non metterlo, okay?- Propose il piccolo.

 

-Da quando ti preoccupi di cosa indosso?-

 

-No, è che...-

 

Il bambino non potè completare la frase poichè Svezia, che aveva aperto loro la porta, li interruppe.

 

-Mia moglie ha fatto i biscotti...- iniziò, -venite a...-

 

-Questo è troppo!!!- Sbottò Islanda, -Non mi fate capire niente, voi!!!-

 

Con un gesto secco lasciò la mano di Norvegia e si diresse in camera sua sotto lo sguardo attonito dei due ragazzi.

 

-Posso capire che mia moglie non è un genio ai fornelli, ma questa reazione mi sembra eccessiva...- commentò seccato lo svedese.

 

-Non credo sia quello il problema...- disse più a se stesso che ad altri Norvegia, incredulo del comportamento del suo fratellino.

 

 

 

Inutile dire che non ci fu verso di far abbandonare al piccolo Islanda la cameretta in cui si era barricato. A Norvegia, Svezia e Finlandia non restò altro che fissare la porta con uno sguardo chi irritato, chi indifferente, chi preoccupato.

 

-Ehi! Che state facendo?- Chiese Danimarca con fare allegro sopraggiungendo all'improvviso.

 

-Islanda si comporta in modo strano...- sibilò Norvegia riservandogli uno sguardo omicida.

 

-Io non so niente, eh? Non c'entro nulla!- Si affrettò a mettere in chiaro il danese, intuendo che facilmente il norvegese avrebbe dato a lui la colpa delle stranezze del fratello.

 

-Lo spero proprio... Islanda, smettila di fare i capricci e fammi entrare.-

 

-Davvero. Islanda-chan, facci entrare...- lo esortò il danese.

 

-Tu puoi entrare...- si udì la vocina del bambino al di là della massiccia porta di legno.

 

-Cosa?- Chiese stupefatto il norvegese, -E perchè Danimarca potrebbe entrare?!-

 

Il danese scosse preventivamente e violentemente la testa come a dire che non ne aveva idea (e quindi nemmeno colpa).

 

-Perchè lui non dice e nemmeno fa cosa strane...- fu la risposta che, inutile dirlo, contribuì a preoccupare oltre ogni dire Norvegia.

 

-Allora io entro, eh?- Disse Danimarca chiudendo la porta dietro di sè mentre gli altri tre ragazzi si fiondarono su di essa per tentare di origliare la conversazione che ne sarebbe seguita.

 

-Ehi, Ice! Come stai?- Chiese con un sorriso il ragazzo notando che il bambino stava fissando intensamente Mr.Puffin come se si aspettasse di vederlo cambiare colore da un momento all'altro..

 

-Come dopo aver mangiato i biscotti di Finlandia...-

 

-Uh... e che ti è successo di così brutto?-

 

Islanda, per tutta risposta, gli fece cenno di avvicinarsi per potergli parlare all'orecchio, in modo che fosse solo lui a sentirlo e non eventuali curiosi fuori la porta.

 

-Oggi all'asilo abbiamo parlato di un argomento... e cioè delle cose che sono diverse nei maschi e nelle femmine... - iniziò solennemente il piccolo, -non riesco proprio a capire... Taiwan-chan ha detto che solo le femmine si mettono i fermagli e quindi forse il fratellone Norvegia è in realtà mia sorella... tu lo sai?-

 

Il danese, a quelle parole, dovette trattenersi per non scoppiare a ridere.

 

-Pensi anche tu che sia uno spreco, vero? Però anche se tuo fratello si sarebbe difeso bene come ragazza, ti posso assicurare che Norvegia è un maschietto come te e come me...-

 

-Ma allora perchè mette i fermagli da femmina?- Chiese il piccolo con aria scettica.

 

-Me lo chiedò anch'io, - mentì il ragazzo, -forse non lo sa che è una cosa da femmina. Ma tu sii gentile e non dirglielo, sai com'è permaloso!-

 

-Dici?-

 

-Ne sono sicuro.-

 

-Allora va bene... magari però un giorno di questo glielo nascondo quel fermaglio, come fa Grecia-chan con le maschere di Turchia...-

 

-E se poi lo scopre?-

 

-Gli dico che sei stato tu.-

 

-Molto gentile da parte tua...- commentò sarcastico il ragazzo, -e c'è dell'altro?-

 

-Sì... perchè Svezia dice che Finlandia è sua moglie se Finlandia è maschio?-

 

Ecco, quella domanda era parecchio più spinosa...

 

-Perchè, dici, eh? Ecco... ehm... ma è ovvio! Non ascoltarlo, Svezia dice tutte cose stupide, lo sai, no? Purtroppo dobbiamo sopportare anche lui...-

 

-Polonia-chan dice che lo fa per farsi portare prima i regali da Babbo Natale...-

 

-Ha ragione! Non può essere che così...-

 

A quelle parole, il bambino sorrise.

Finalmente i suoi assillanti e terribili dubbi erano stati risolti!

 

-Ora possiamo uscire?- Chiese Danimarca.

 

-Veramente avrei un'altra domanda... dove li tiene i bambini, Mr. Puffin?- Domandò ingenuamente il piccolo.

 

-Cosa fa Mr. Puffin?!-

 

-I bambini! Italia-chan ha detto che gli uccelli come le galline e le cicogne portano i bambini... li porta anche Mr. Puffin?- Riformulò la domanda Islanda guadagnandosi uno sguardo terribile da parte della pulcinella di mare.

 

-Ma certo che no, è un uccello pigro... e poi quello è un incarico di fiducia... lo possono fare solo le cicogne!- Spiegò imbarazzato il danese con l'aria di chi stava tentando disperatamente di arrampicarsi sugli specchi, per poi guadagnarsi una beccata ben assestata da parte del pennuto chiamato in causa.

 

-Ho capito...- mormorò Islanda, -grazie fratellone, mi sei stato davvero di grande aiuto! Quando nasconderò quel fermaglio, se Norvegia lo scopre, gli dico che è stato Svezia!-

 

-Bravissimo! Così si fa!- Si complimentò un Danimarca terribilmente ansioso di cambiare discorso, -Come premio, ti darò subito una stecca di liquirizia!-

 

-Evviva!- Trillò il bambino afferrandogli una mano, -Andiamo a prenderla anche con il fratellone Norvegia?-

 

-Ma certo...- rispose conciliante il ragazzo con aria vagamente preoccupata... se il problema di Islanda era stato risolto, almeno per il momento, lui ne aveva appena guadagnato uno: cosa diamine si sarebbe inventato con Norvegia?!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine sesto capitolo!

 

Grazie a chi ha letto e a chi recensirà! ^_^

Alla prossima!

 

 

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Capitolo 7
*** Feste e biscotti ***


Quel giorno, nell'asilo di Ucraina e Bielorussia (ma facciamo pure solo di Ucraina), si prospettava una giornata interessante e densa di aspettative!

In vista dell'imminente Halloween, la ragazza aveva infatti promesso alla sua allegra scolaresca di preparare assieme dei biscottini da poter mangiare insieme visto che, nei giorni seguenti, l'asilo sarebbe rimasto chiuso.

 

La povera (in tutti i sensi) insegnante cercò di farsi coraggio.

In fondo era come modellare la plastilina... non doveva essere poi così difficile cucinare con tredici bambini attorno!

Ovviamente sapeva benissimo che non era affatto vero, tuttavia, decise, un pizzico di ottimismo non avrebbe guastato.

 

E fu così che, una volta fatti indossare ai suoi teneri tredici alunni altrettanti piccoli grembiulini da cucina, su cui troneggiava l'inquietante scritta "Giochiamo insieme! Diventa anche tu una sola cosa con Russia!", la maestra modello iniziò a disporre sul tavolo i vari ingredienti.

 

-Ora, cari bambini, mi aiuterete a preparare l'impasto... poi ve ne distribuirò un po' e potrete fare voi stessi i biscotti della forma che preferite... vi ho anche portato delle formine...-

 

-Non sono tue, vero? Tu sei così povera che non puoi permettertele...- commentò Romano inducendo la maestra a lanciargli la prima occhiataccia della giornata.

 

-Che ne dici di smetterla, Romano-chan?-

 

-E tu dimmi di chi sono...-

 

La povera donna sospirò.

 

-Sono della maestra Bielorussia...-

 

-E io cos'avevo detto?- Commentò il bambino con aria trionfante.

 

-Romano-chan, non dovresti...-

 

-Maestra! Non trovo tipo la formina a forma di principessa dei pony!-

 

-Maestra Ucraina! Non abbiamo le formine a forma di pulcinella di mare e di troll?-

 

-Temo di no, Islanda-chan...-

 

-E di geyser?-

 

-Ehm... no...-

 

-E di sirenetta?-

 

-No...-

 

-E allora che faccio?- Chiese sconsolato il piccolo nordico.

 

-Beh... pensiamoci...-

 

-Maestra! Hai le formine dei micetti?-

 

-Ehm...-

 

-Lo vedi? Sei povera! Non riesci manco a procurarti le formine!-

 

-Ci sono un sacco di formine, Romano-chan... e no, quella a forma di pomodoro non c'è...-

 

-Ti pareva...-

 

-E non c'è nemmeno quella a forma di pasta, nè a forma di spada...- bofonchiò la maestra guardando Italia e Sacro Romano Impero alzare la mano.

 

-Veramente la volevo a forma di giavellotto...- azzardò il bambino con aria compita.

 

-Le ho finite quelle a forma di giavellotto...- sospirò la maestra con aria sconsolata.

 

-E di baionetta?-

 

-Pure...-

 

-Peccato.-

 

-Maestra, non li ascoltare... questa è perfetta per quello che voglio fare...- attirò la sua attenzione Korea scegliendo una formina tonda piuttosto grande. In realtà la cosa lasciò perplessa la ragazza che non credeva di poter avere tanta fortuna, tuttavia provò a credere che il bambino fosse effettivamente animato da buone intenzioni.

 

-Su, maestra facciamo i biscotti...- la richiamò ancora il piccolo koreano, -ti reggo il matterello!-

 

-Ehm... grazie, Korea-chan... ora prendo la farina...- disse sospettosa la ragazza iniziando ad amalgamare gli ingredienti.

 

-Ehi...-

 

Il piccolo Korea si girò trovandosi faccia a faccia con Grecia.

 

-Posa quel coso... io lo so che ci vuoi fare!- Commentò il piccolo ellenico che già vedeva il metterello abbattersi "per sbaglio" sulla testa del suo ignaro amichetto Giappone.

 

-No... non lo sai... io però so che hai rubato un'altra maschera a Tuchia, e quindi stai zitto, se no lo dico alla maestra...-

 

-Io non gliele rubo mica!!! Le prendo in prestito per colorarle! E comunque, diglielo pure, ma non fare male a Giappone-chan!-

 

-Mica gli voglio fare male...- disse il koreano incrociando le dita e guadagnandosi un'occhiataccia scettica dal greco.

 

-Non ci credo...- Mormorò semplicemente.

 

Poi, preso per mano Giappone, lo condusse in prossimità della piccola Taiwan, certo che il koreano non si sarebbe avvicinato alla bambina che, se avesse visto Giappone in pericolo, lo avrebbe sicuramente spiattellato al fratellone Cina ingigantendo oltre ogni dire la cosa.

 

-Su, bambini... ecco gli ingredienti! Zucchero, farina, uova...-

 

-Scommetto che li hai presi al discount!- Sbottò Romano.

 

-E invece ti sbagli, Romano-chan...-

 

-Fammi vedere lo scontrino...-

 

-L'ho buttato.-

 

-Non si dicono le bugie.-

 

-Io non dico bugie... e tu? E il tuo scoiattolo?- Insinuò la maestra Ucraina.

 

-Cosa c'entrano gli scoiattoli, ora?! Stai zitta e pensa a cucinare!- Disse avvampando il piccolo italiano.

 

-Come vuoi, Romano-chan...- ridacchiò la maestra godendosi la sua piccola rivincita, -Ecco! Ho finito di impastare! Ora darò un po' di impasto a ciascuno di voi, così potrete farci quello che volete...-

 

-Se avessi le formine sarebbe più facile...- mormorò Islanda che stava riflettendo su se fosse più semplice modellare un troll o una sirenetta.

 

-Su, su.. ecco a voi, prendetene solo un pezzetto ciascuno, mi raccomando!-

 

Non appena ogni bambino ebbe ricevuto la sua parte di impasto, iniziarono subito a dare sfoggio della loro fantasia modellando dei biscotti dalle forme alquanto particolari...

 

Forme carine davvero!

 

-Che stai facendo, America-chan?-

 

-Non vedi? È la "S" di Superman!- Spiegò il bambino mostrandole una formina della medesima forma.

 

-Che bello, bravo!- Si complimentò la maestra, -E tu, Taiwan-chan?-

 

-Sono dei fiorellini! Poi li metto con la colla sulle forcine per capelli e faccio dei gioielli che si mangiano per metterli in testa a Giappone-chan!-

 

-Ah... che originale...- mormorò la maestra inziando a far sparire colla e forcine dalla classe, -e tu, Hong Kong?-

 

-Ho dato l'impasto a Taiwan-chan, non mi andava di farlo.-

 

-Come vuoi... e tu che stai facendo, Giappone-chan?-

 

-Giappone-chan fa i gattini!- Rispose Grecia al suo posto.

 

-E anche tu fai i gattini con lui?-

 

-Io no... ma non ti posso dire che sto facendo...-

 

-Ah... come vuoi... e voi due? Che fate di bello?-

 

-Io e Sacro Romano Impero-chan facciamo le formine con gli animaletti!- Spiegò la piccola Italia mentre Sacro Romano Impero annuiva visto che, non avendo trovato nessuna formina che potesse ricordare un'arma, aveva fatto di necessità virtù e aveva deciso di aiutare la sua amata.

 

Ottenuta anche quell'informazione, la maestra passò oltre e, dopo aver ignorato sia Islanda, che stava faticosamente lottando per dare al biscotto la complessa forma di una pulcinella di mare, sia Canada, che stava facendo dei bellissimi biscotti a forma di orsetto anche se non se ne accorgeva nessuno, si fermò preoccupata davanti all'unico, maxi biscotto di Korea.

 

Il dolcino aveva una forma vagamente tondeggiante e su di esso troneggiava la scritta "GIAPPONE-CHAN È BRUTTISSIMO."

 

Ucraina sospirò, decidendo di ignorarlo. Sperava solo che durante la cottura il biscotto si gonfiasse abbastanza da far scomparire quella scritta assurda.

 

-E tu, Romano-chan? Hai già finito?-

 

-Ovvio.-

 

-Wow, hai fatto dei cuoricini! Che belli! E per chi sono? Per Spagna?-

 

-Certo che no, scema! Sono per Belgio!- Esclamò risentito il bambino.

 

-Ah, capisco...-

 

-Spero per te che davvero tu non abbia acquistato gli ingredienti al discount, perchè se i biscotti non saranno buoni e farò una pessima figura con Belgio, sarà colpa tua!-

 

-Non preoccuparti, Romano-chan... vedrai che Belgio sarà contentissima di riceverli...- Mormorò Ucraina ignorando accuse, parolacce e minacce varie.

 

-Ora passami la forchettina, tipo!-

 

-Va bene...- mormorò Lituania passandogli una piccola forchetta gialla.

 

-No, non tipo questa! Deve essere tipo rosa!-

 

-Ma... che differenza c'è?-

 

-Ma... è tipo fondamentale per fare la principessa dei pony!-

 

-Come vuoi... ecco la forchettina rosa...-

 

-Bene! La prossima volta, però, pensaci tipo da solo... non posso sempre dirti tipo tutto... e ora passami tipo il coltellino!-

 

-Polonia-chan, che stai facendo?-

 

-Tipo i biscotti della principessa dei pony... e tipo non disturbarmi, sono impegnatissimo.-

 

-Mi spiace. Potresti però spiegarmi perchè hai così tanto impasto?-

 

-Perchè tipo mi ha dato il suo Lituania-chan.-

 

-Capisco, te l'ha dato Lituania-chan. Ma Lituania-chan era d'accordo?-

 

-Lui è tipo sempre d'accordo con quello che faccio io. Vero?-

 

-Io veram...-

 

-Vedi? È tipo d'accordo! E ora lasciaci tipo lavorare!-

 

-Va bene...- sussurrò la maestra Ucraina.

Ma come faceva Lituania a sopportarlo?!

Si ripromise che avrebbe vegliato maggiormente su quei due, in futuro... altrimenti, il povero piccolo Lituania ci avrebbe fatto l'abitudine a essere sempre il tuttofare di qualcun'altro!

 

 

 

 

 

 

Quando fu il momento dell'uscita da scuola, fra i bambini, c'era un grande fermento...

 

-Ehi, Romano! Avete fatto i biscottini, ho saputo! Posso assaggiarne uno?- Chiese Spagna tutto contento.

 

-Scordatelo, bastardo! Sono per Belgio!- Rispose Romano con la solita grazia.

 

Tuttavia, Spagna non era certo l'unico che si era interessato ai biscotti... e certamente non era l'unico ad avere problemi, anche se di altro genere!

 

-Allora? Cosa ti sembra, fratellone?- Chiese Islanda a Norvegia che osservava il biscotto datogli dal bambino come se fosse un quadro di arte moderna.

 

-Da che parte si guarda?- Chiese senza fretta il norvegese.

 

-Devi girarlo... ecco... allora? Cos'è?-

 

-Ehm... lo so, ma non mi viene il nome...-

 

-Non è vero!- Sbottò il bambino riprendendosi il biscotto, -Ora lo faccio vedere al fratellone Danimarca! Vedrai che lui lo capirà!-

 

-Se credi che serva...- sbuffò il norvegese.

 

Quando il biscotto fu presentato al danese, questi rimase inizialmente perplesso come il norvegese, tuttavia ,ben presto, un particolare gli saltò all'occhio, aiutandolo nella difficile intrepretazione.

 

-Allora?- Chiese Islanda nervosamente e carico di aspettative.

 

Danimarca gli rivolse un gran sorriso.

 

-Ma è ovvio! È Mr Puffin!-

 

A quelle parole, Islanda esultò.

 

-Hai visto, fratellone?! Lui l'ha capito!!! L'ha capito! E tu no!!!-

 

Norvegia fissò entrambi con uno sguardo piatto, certo che Danimarca non l'avrebbe passata liscia...

Tuttavia, prima di pestarlo, aveva una cosa da chiedergli.

 

-Come hai fatto a capirlo?- Domandò non appena Islanda ebbe lasciato la stanza.

 

-Vuoi saperlo?-

 

-Se no non te lo chiedevo.-

 

-Ha messo delle codette di zucchero rosse all'altezza del collo del... ehm... biscotto... dovevano rappresentare per forza il papillon di Mr. Puffin,- spiegò il danese.

 

-Oh, capisco. D'altronde è normale che tu l'abbia capito, visto che l'età mentale è la stessa,- commentò Norvegia.

 

Ora che l'aveva saputo, poteva passare tranquillamente alla parte più violenta del suo piano!

 

 

 

 

 

 

 

-Casa di Turchia-

 

 

Il giorno seguente, Turchia fu svegliato da qualcosa che si muoveva con circospezione sul suo letto.

 

-Che vuoi, moccioso? Oggi è sabato, non c'è asilo. Torna a dormire.-

 

-Ehi, Turchia...-

 

-Mh?-

 

-Tieni.-

 

Controvoglia, il turco aprì gli occhi e si ritrovò davanti l'immagine del piccolo Grecia che gli poneva un vassoio pieno di strani oggetti dalla forma non ben definita.

 

-Cos'é? Colazione a letto?-

 

-No, è un regalo. Buon compleanno.-

 

Turchia lo guardò perplesso.

 

-Io manco me ne ricordavo più...-

 

-Ma che dici? Il compleanno è una data importantissima e va festeggiata! Anche se il festeggiato sei tu...-

 

-Quindi questo sarebbe il tuo regalo?-

 

-Esatto.-

 

-E che sono?-

 

-Biscotti... a forma di maschera,- precisò.

 

-Se volevi farne uno per ogni maschera che mi hai distrutto, dovrai fare almeno un'altra dozzina di infornate, sai?-

 

Grecia sorrise.

 

-Lo so.-

 

-Ehi, moccioso...-

 

-Che c'è?-

 

-Grazie.-

 

-Ah... di nulla...- mormorò imbarazzato il piccolo greco, -e tu lo sai quand'è il mio compleanno, vero?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine settimo capitolo (scritto, come si è capito, per il compleanno di Turchia)!

 

Grazie a chi ha letto, a chi ha recensito e a chi recensirà!

 

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Nobili valori e facili fraintendimenti ***


Dieci minuti.

 

Era arrivata con appena dieci minuti di ritardo.

 

Tutta colpa del suo gallo che non aveva cantato, dannazione…

 

Certo, sapeva di non avere scusanti, tuttavia non appena Ucraina entrò nel suo asilo dove già presenziavano tutte le piccole pesti più un impegnatissima Bielorussia (impegnata a limarsi le unghie, s’intende), non potè trattenere un minaccioso ringhio.

 

L’asilo era nel caos più totale: Polonia giocava alla principessa cavallerizza cavalcando il povero Lituania, Romano e la sorellina (???) stavano attentando alle provviste assieme a un infuocato Sacro Romano Impero che non poteva tollerare che la sua fidanzatina corresse il rischio di un calo di zuccheri perché quel giorno la maestra Ucraina (e quindi la merenda) aveva intenzione di arrivare in ritardo, America si arrampicava sugli scaffali in una perfetta imitazione di Spiderman, Taiwan aveva ridotto il povero Giappone a un ammasso di nastrini e forcine, supportata da un Korea alquanto collaborativo…

 

-Taiwan-chan, lascia che vesta anch’io Giappone-chan… ho giusto qui una bella cravatta da annodargli al collo!- Spiegò scansando un Hong Kong dormiente e mostrandole la corda per saltare e che aveva intenzione di allacciare ben stretta…

 

Islanda e Grecia, dal canto loro, litigavano rumorosamente: giusto un attimo prima, infatti, l’islandese era inciampato sul compagno interrompendo uno dei suoi soliti sogni a base di moussaka e gatti e facendo sorgere in lui tremendi propositi vendicativi…

 

-Stai attento, prima o poi uno dei miei gattini mangerà quel pollo che sta a casa tua!-

 

-I tuoi gatti non possono mangiare il fratellone Danimarca,- aveva ribattuto il piccolo islandese prima di capire che la poco velata minaccia era riferita al suo adorato Mr. Puffin e non al danese.

 

Inutile dire che ne era nata una tremenda lite…

 

L’unico davvero tranquillo era il povero Canada, ma di questo non se ne accorse nessuno.

 

-Basta!!!- Urlò la maestra Ucraina sbattendo più volte la mano sulla porta.

 

I bambini si bloccarono all’istante, la maestra Bielorussia continuò a limarsi le unghie.

 

-Dove pensate di essere?! Allo zoo?!?!-

 

-Ma no, maestra, in classe!- Rispose la piccola Italia alzando la mano mentre Romano, con voce udibilissima, le sussurrava “Ma si è rincoglionita? Non sa più nemmeno dove siamo?!”

 

La maestra modello trattenne a stento un fortissimo intento omicida e preferì impegnare le sue energie nel togliere dalle pericolosissime mani di Korea la fantomatica “cravatta” prima che finisse davvero attorno al collo del giapponese, limitandosi solo a rimproverare l'italiano per la parolaccia detta, cosa che Romano ignorò del tutto, preferendo pensare ad altro…

 

-Perché sei arrivata tardi?- Esordì con fare inquisitorio, -Oggi sembri più povera del solito…-

 

Ucraina, con uno sforzo immane, ignorò l’ultima parte della frase e preferì dedicarsi alla prima…

 

-Sono arrivata tardi perché il g… la sveglia non ha suonato.-

 

-Non dire bugie, tu sei povera, non puoi avere una sveglia. Forse il tuo gallo non ha cantato,- rincarò la dose il piccolo italiano.

 

-Ti assicuro che era proprio la sveglia…- singhiozzò la povera (in tutti i sensi) maestra, ora impegnata a dividere i due litiganti, -adesso che vi siete calmati, mentre vi preparo una bella merenda, voi farete un giochino divertente tutti insieme, d'accordo?-

 

-Che gioco?- S’informò Italia tutta contenta.

 

-Uno di voi dice una parola e chi gli sta seduto vicino dice la prima parola che gli è venuta in mente…-

 

I bambini la osservarono perplessi e Ucraina comprese di doversi spiegare meglio.

 

-Vi faccio un esempio… allora… se io dico… “maestra”... voi a cosa pensate subito?-

 

-“Povera!”- Urlò Romano.

 

-Perfetto, Romano-chan, vedo che hai capito benissimo…- sibilò l’insegnante guardandolo molto, ma molto di traverso, -e voi altri avete capito?-

 

-Sì!!!- Urlarono in coro i bambini.

 

-E allora giocate… sorella, li guardi tu?-

 

Bielorussia non rispose nemmeno.

 

-Chi comincia?- Domandò Italia.

 

-Tu,- propose cavallerescamente Sacro Romano Impero, lanciando occhiate tremende ai presenti per scoraggiare qualsiasi tentativo di contraddirlo.

 

-“Pasta”!- Esclamò allora la piccola.

 

-“Rosa”!- Urlò allora Polonia ricevendo occhiate confuse da tutti i suoi compagni.

 

-Perché “rosa”?- Domandò Italia.

 

-Perché tipo sì, perché è tipo favoloso!- Spiegò esaustivamente il polacco, -Tocca a te, Liet-chan! Devi dire tipo “Polonia-chan”.-

 

Il lituano squadrò perplesso l’amico ma, come al solito, preferì non contraddirlo.

 

-“Polonia-chan”...- disse mestamente.

 

-E tipo mettici un po’ più di entusiasmo, tipo!- Lo riprese Polonia.

 

-“Polonia-chan”!!!- Ripetè il lituano con più enfasi.

 

A quel punto sarebbe toccato a Canada dire la sua, tuttavia non potè farlo perché Korea, non vedendolo, prese la parola al suo posto.

 

-“Svitato”!- Gridò il piccolo koreano guardando il polacco con una certa soddisfazione e ricevendo un'occhiataccia di sufficienza e la condanna “tanto tu non sarai mai tipo totalmente fashion quanto lo sono tipo io che sono tipo totalmente favoloso!”.

 

-“Giappone-chan!”- Continuò il gioco la piccola Taiwan che probabilmente non aveva seguito molto le ultime fasi della partita, causando nuove ondate di perplessità nei presenti,

 

-Perché “Giappone-chan”?- Domandò nuovamente Italia.

 

Taiwan stava per rispondere che tutto le faceva pensare al suo adorato “Giappone-chan”, tuttavia Korea fu più veloce di lei…

 

-Perché anche Giappone-chan è uno svitato... ed è pure bruttissimo!- Dichiarò convinto scatenando nuovamente le ire del piccolo greco che aggiunse alla sua lista nera, oltre al nome di Mr. Puffin, anche quello del koreano.

 

Per fortuna il gioco terminò in quel momento perché la maestra Ucraina fece il suo ingresso accompagnata da un grande carrello su cui troneggiava la loro merenda. A quella vista i bambini (Italia più di tutti) abbanonarono ogni discussione e corsero a sedersi.

 

Non appena ebbero finito di mangiare, la ragazza decise che era arrivato il momento di passare ad attività più importanti e impegnative: ora i suoi alunni, finalmente calmi e a stomaco pieno, avrebbero potuto dedicarsi a un po' di sana conversazione collettiva su qualche argomento di interesse comune... inutile dire che fu una pessima idea!

 

-Allora, cari bambini, di cosa vogliamo parlare oggi?- Domandò sorridendo la maestra sperando che qualcuno tirasse fuori qualche tema come l'ecologia o la pace nel mondo.

 

-Della pasta!- Propose una voce ben conosciuta.

 

-Ehm... Italia-chan, io pensavo a qualcosa di più... importante...-

 

-La pasta è importante!- Osservò corrucciata la finta bambina.

 

-D'accordo, ne parleremo domani. Qualcuno ha un'altra idea?-

 

-Io tipo!- Iniziò Polonia, -Parliamo dell'uguaglianza, tipo!-

 

-Che bel pensiero, Polonia-chan!- Si complimentò Ucraina.

 

-Lo so, tipo... per me l'uguaglianza è essere tutti uguali e avere tutti tipo e totalmente gli stessi diritti... tu non lo pensi, tipo?-

 

-Certo che lo penso.-

 

-E allora perchè tipo non ci compri anche a noi maschi tutti grembiulini tipo rosa, che sono totalmente fashion, anziché questi cosi azzurri che sono totalmente orribili?! Non è giusto che tipo le bambine debbano totalmente averli tutti per loro!- L'accusò il polacco mostrando una personalissima interpretazione di quel tema così delicato.

 

-Ecco, Polonia-chan... magari di questo ne parliamo un'altra volta...- provò a dissuaderlo la ragazza, intenzionata più che mai a far cadere l'argomento, -ancora qualche idea?-

 

-Cos'è il sesso?- Domandò candidamente il piccolo greco provocando un istantaneo e lunghissimo attacco di tosse nell'insegnante.

 

-Ehm, Grecia-chan, anche di questo ne parleremo...-

 

-Domani? Un'altra volta?- Chiese speranzoso.

 

-No, fra qualche anno... decennio... secolo.- Concluse la maestra dopo essersi ripresa.

 

-Uffa, lo dice sempre anche quell'antipatico di Turchia... che c'è di male nel saperlo?!- Domandò mentre anche gli altri compagni annuivano interessatissimi.

 

-Ma proprio nulla... è una cosa... noiosissima...-

 

-Sarà,- mormorò il greco, -allora possiamo filosofeggiare un po' sulla moussaka e sulle grandi opere scritte da Omero?-

 

-Chi?!- Replicarono gli altri bambini mentre Canada, per una volta si sentiva meno solo.

 

-Omero!!!- Ribattè piccato il greco, stupito da tanta ignoranza, -Quello che ha scritto l'Iliade e l'Odissea! C'erano dei guerrieri coraggiosi che, ovviamente, erano greci e che volevano ammazzare tutti i troiani e allora...-

 

-Grecia-chan, ma cosa ti fa leggere Turchia?!- Domandò scandalizzata la maestra interrompendolo.

 

-Veramente lui non vuole, quell'antipatico dice che sono opere bruttissime...- spiegò Grecia.

 

In effetti, pensò la maestra, era ovvio che non fosse stato il turco a proporgli quelle letture: la città di Troia era in Turchia e sicuramente quelle due opere non dovevano piacergli molto.

 

-Piuttosto, Grecia-chan, sapevi che in realtà non si sa se Omero sia veramente esistito e se le abbia davvero scritte lui quelle opere?-

 

A quelle parole, il povero greco sbiancò.

 

-Non è possibile...- mormorò mentre la maestra diveniva drammaticamente cosciente del terribile trauma che gli aveva involontariamente causato. Fu così che prima che la situazione degenerasse e che il bambino scoppiasse platealmente in lacrime, la donna si affrettò a negare tutto e a cambiare sapientemente argomento, stavolta scegliendo lei di cosa discutere. Ciò comunque non bastò a risollevare l'umore di Grecia che si accucciò in un angolino perso in tristi pensieri, incurante di quello che succedeva attorno a lui.

 

-Allora, bambini...- esordì la maestra, -parliamo un po' della pace nel mondo, va bene?-

 

 

 

 

 

 

 

Quando fu il momento di uscire da scuola, Turchia rimase sorpreso nel vedere Grecia avvicinarglisi mestamente e con l'aria di chi, se non aveva appena finito di piangere, avrebbe iniziato a momenti.

 

-Se è per impietosirmi per l'ennesima maschera di cui ti sei indebitamente appropriato, puoi anche risparmiarti la sceneggiata, tanto...-

 

A quelle parole, il piccolo greco gli restituì la maschera, stranamente immacolata.

 

-Oggi non l'ho colorata...- ammise con aria afflitta, prima di scoppiare finalmente in lacrime.

 

Il turco lo fissò perplesso.

 

-Beh, ti rifarai domani... tanto vedo che non passa giorno che non mi rubi qualcosa... cos'è successo, non trovavi i colori?-

 

A quelle parole il piccolo pianse più forte.

 

-Non... non è per la maschera...- singhiozzò, -è per Omero... lo... lo... sapevi che... che... forse non... non... esiste?-

 

-E allora?- Domandò annoiato l'altro, prima di guardare con preoccupazione il bambino asciugarsi le lacrime sulla sua manica.

 

-E allora è gravissimo!!!- Urlò, -Ora la mia vita non sarà più come prima, non ha più senso...-

 

Il turco lo fissò quasi comprensivo.

 

-Senti, moccioso... ormai su quel tizio hanno detto di tutto e di più. Per me rimane un idiota che ha creato una storia terribilmente inverosimile in cui vincono i greci, tuttavia, se ti fa piacere pensare che sia davvero esistito, nessuno potrà dimostrarti che hai torto. Quindi, pensala un po' come vuoi e smettila con questa storia.-

 

A quelle parole, lentamente Grecia smise di piangere.

 

-Davvero?-

 

-Davvero.-

 

-E allora sai che ti dico?- Domandò il piccolo greco ritornando di buon umore.

 

-Non posso saperlo se non me lo dici.-

 

-Quando andrò il Paradiso, incontrerò Omero e glielo chiederò di persona se ha scritto davvero lui l'Iliade e l'Odissea!-

 

Il turco lo guardò sarcastico prendendolo in braccio per averlo alla stessa altezza.

 

-Ma tu non credevi che dopo la morte gli uomini finissero nell'Ade o qualcosa di simile?- Domandò.

 

-È vero, ma non mi piaceva tanto l'Ade... lì ci finiscono sia i buoni sia i cattivi, così sarei dovuto restare con te per sempre e non volevo,- ammise candidamente guadagnandosi una terribile occhiataccia.

 

-E sentiamo,- replicò caustico il turco, -cosa farai quando andrai in Paradiso se scopri che Omero è finito all'inferno? Come farai a chiederglielo?-

 

-Beh,- rispose, -se sarà all'inferno allora glielo chiederai tu... poi fammi sapere, eh?-

 

 

 

 

Turchia, comunque, non fu l'unico a essere inglobato in profonde discussioni sulla via del ritorno: altre nazioni, infatti, furono coinvolte loro malgrado nelle vicende dell'asilo...

 

-Hai capito, Inghilterra?- Esclamò il piccolo America dopo avergli fatto un rapido ed esaltato riassunto di quella vivace giornata scolastica, -La maestra ha detto che dobbiamo essere tutti, tutti uguali!-

 

-Ah...- commentò perplesso il tutore modello, incerto su se e come rispondergli.

 

-Sai che vuol dire? Che dobbiamo avere tutti le stesse cose!-

 

-Ma...-

 

-Te l'assicuro, è proprio così! Quindi, come vuoi fare? O mi dai il tuo stesso numero di colonie, oppure rinunci a tutte quelle che hai,- concluse il piccolo americano come se si trattasse della cosa più naturale del mondo.

 

-Non è così semplice come sembra...- provò a ribattere, -E comunque non è possibile...-

 

-Ti dico di sì... e poi, cosa più importante, dovrei avere da mangiare le stesse cose che mio fratello mangia con il fratellone Francia...- continuò America, -cioè, non che non mangi bene quando cucini tu... è... è giusto per essere tutti uguali, eh? Non per altro...-

 

A quelle parole, il povero Inghilterra non seppe se tirare un sospiro di sollievo o piuttosto offendersi per la neanche tanto velata critica alla sua cucina. Comunque, tralasciando quel piccolo dettaglio, ora poteva stare tranquillo: per un attimo aveva temuto che nella mente della sua piccola colonia stesse prendendo forma, anziché il desiderio di un pasto decente, un inauspicabile desiderio di indipendenza, ma evidentemente si era sbagliato.

Rise di se stesso solo per aver pensato a un ipotesi così improbabile...

 

Inghilterra, in ogni caso, non fu il solo a essere coinvolto in simili fraintendimenti...

 

-Oggi Grecia-chan mi ha fatto davvero arrabbiare,- esordì Islanda non appena vide il fratello nella speranza di ricevere almeno una stecca di liquirizia come consolazione, -l'ho svegliato per sbaglio e mi ha detto una cosa bruttissima!-

 

-Cosa?- Domandò Norvegia aprendo un pacchetto di liquirizie e porgendolo al bambino nel più che mai riuscito tentativo di rasserenarlo.

 

-Ha detto “Prima o poi uno dei miei gattini mangerà quel pollo che sta a casa tua!” È stato cattivissimo, vero, fratellone?- Domandò serio.

 

-E tu gli hai detto che Danimarca è incredibilmente indigesto anche per i gatti?- Domandò il norvegese.

 

Il bambino lo guardò perplesso.

 

-Lo sai che avevo pensato la stessa cosa? Però Grecia-chan non parlava del fratellone Danimarca, ma di Mr. Puffin.-

 

-Ah...- mormorò sorpreso il norvegese, -in effetti era piuttosto ambigua come frase. Non preoccuparti per Mr. Puffin, sono sicuro che saprà cavarsela e comunque, già che ci sei, smettila di chiamare “fratellone” anche Dan, sono io tuo fratello, mica lui.-

 

Il bambino lo guardò contrariato.

 

-Il fratellone Danimarca è contento quando lo chiamo così e soprattutto mi dà la liquirizia se lo faccio. E poi magari è anche lui mio fratello... o forse sei proprio tu che non lo sei... quando sarò grande, farò il test del DNA e allora vedremo!-

 

-Come vuoi,- rispose semplicemente Norvegia, appuntandosi mentalmente di tenere il fratello il più lontano possibile dal danese anche se, chissà perchè, si sentiva particolarmente ottimista sul risultato di quel test...

 

 

 

Nel frattempo, la piccola Italia e Sacro Romano Impero stavano tornando a casa assieme a Prussia e Ungheria...

 

-Cos'avete fatto oggi all'asilo, Ita-chan?- Domandò Ungheria tenendo per mano la piccola.

 

-Oggi abbiamo parlato... ah, di cos'è il sesso!-

 

-Veramente non ne abbiamo parlato...- la corresse Sacro Romano Impero, -la maestra ha detto che ne parleremo fra qualche secolo...-

 

-Già... e non ha parlato nemmeno della pasta...- ammise afflitta la bambina mentre Prussia si esaltava parlando con il suo amichetto di qualcosa del tipo: “Ti spiegherò tutto io, il magnifico è un grande esperto!”, scatenando le ire di Ungheria che tuttavia ancora non ricorreva alla sua fida padella per non traumatizzare i due bambini.

 

-Ah, e poi alla fine abbiamo parlato della pace nel mondo! La maestra Ucraina ha detto che dobbiamo tutti impegnarci per questa causa a cominciare dalle piccole cose!- Continuò Italia mentre Prussia continuava il suo monologo: “Dico davvero! D'altronde io sono l'awesome, non potrebbe essere diversamente! Cinque metri, cinque metri! Ma se non ti fidi, chiedi a Ungheria, non potrà non ammettere che fra me e il damerino c'è una differenza enor...”

 

Inutile dire che, a quelle parole, Ungheria abbandonò ogni ritegno e, padella alla mano, insegnò al prussiano con una dolorossima e indimenticabile lezione che non era proprio quello il modo più adatto di proporre il delicato argomento a dei bambini innocenti...

 

-Ma... che fai?- Chiese perplessa Italia vedendo interrompere il suo nobile discorso sulla pace nel mondo dal rumore delle padellate.

 

-Non vedi, Ita-chan?- Le rispose Ungheria sorridendo, -Contribuisco anch'io alla pace nel mondo... in fondo bisogna partire dalle piccole cose, no?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine del capitolo!

Mi sono accorta che è da un secolo che non aggiorno questa fanfiction...

 

Norvegia: E nessuno ne sentiva l'esigenza...

 

Antipatico... mi dispiace soprattutto per NoireNeige e Vermouth che ringrazio tantissimo, perchè avevo promesso loro che avrei aggiornato presto per pubblicare, assieme alla fanfiction, questo adorabile disegno sulla Principessa dei Pony, realizzato da Vermouth e commissionato da NoireNeige durante le prolifiche ore di filosofia! XD

Farà di certo la felicità del nostro polacco preferito!

 

http://i40.tinypic.com/2d94v0g.jpg

 

Beh, meglio tardi che mai, no?

 

Detto questo, ringrazio chi ha letto e chi recensirà! *_*

 

Alla prossima (sperando che non passino secoli)! ^_^

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** San Valentino ***


Quel giorno si prospettava essere davvero speciale per i piccoli alunni dell'asilo di Ucraina!

Certo, San Valentino non era una festività attesa come il Natale o il compleanno, tuttavia, sui suoi giovanissimi allievi, quella festa già esercitava un'attrattiva non indifferente, sia per i cioccolatini e biscottini vari che i più fortunati avevano la fortuna di assaggiare, sia per le implicazioni sentimentali che essa comportava...

 

Forse era proprio per quel motivo che nell'asilo si era diffusa una dolce fragranza di biscotti. Sebbene Ucraina nei giorni precedenti aveva cercato di inculcare nelle testoline dei suoi alunni più scoraggiati il fatto che non era necessario avere una fidanzatina o un fidanzatino per essere felici a San Valentino, ma che quest'ultima poteva essere considerata per estensione semplicemente la festa di chi si vuole bene e quindi essere festeggiata da tutti, aveva ritenuto opportuno cucinare lei stessa dei dolcetti per tutti i bambini in modo tale che nessuno tornasse a casa a bocca asciutta.

 

-Oggi la vostra maestra vi ha portato degli ottimi biscottini per merenda! E no, Romano-chan, non li ho presi al discount...- prevenne, -li ho fatti io con...-

 

-Con gli ingredienti del discount?- Domandò l'italiano.

 

-No, con le mie mani, intendevo. Li ho appena sfornati.-

 

-Perchè, hai anche un forno, povera come sei?-

 

-Ho usato il forno dell'asilo... e comunque ne ho anche uno a casa, cosa credi?-

 

-Certo, certo...-

 

-Grazie per la fiducia, Romano-chan...- borbottò la maestra ignorandone il tono ironico, -aspettiamo un attimo che si raffreddino e poi potrete mangiarli, bambini! Ma nel frattempo raccontatemi, come pensate di trascorrere San Valentino?-

 

Canada alzò la mano, impaziente di raccontare l'eccellente colazione che il fratellone Francia gli aveva preparato per l'occasione, tuttavia America non lo vide e prese la parola.

 

-Stamattina Inghilterra voleva preparare degli scones di San Valentino... e li ha preparati... poi però sono diventati scuri e non li abbiamo mangiati,- spiegò mentre la maestra Ucraina lo ammirò per aver sostituito il “si sono carbonizzati” con un più diplomatico “sono diventati scuri”, -e così oggi mi ha promesso di portarmi al Mc Donald! Non vedo l'ora!-

 

-Islanda-chan invece ha ricevuto tanti regali per San Valentino...- commentò la piccola Taiwan osservando lo zainetto e le tasche del piccolo ricolmi di liquirizia e di cioccolata alla liquirizia.

 

-Islanda-chan, è stato tuo fratello a regalarti tutta quella roba?- Domandò la maestra preoccupata per la probabile indigestione.

 

-Solo in parte... alcuni me li ha dati il fratellone Danimarca... altri Fin... e anche Svì... e poi ho anche i cioccolatini che ha regalato il fratellone Danimarca al fratellone Nore, perchè dice che non vuole nessun ragalo da lui,- spiegò imbarazzato il bambino ricordandosi di tutte le lamentele del danese che si era dovuto sorbire a colazione giusto perchè Norvegia, sostenuto da Finlandia, non accettava, anzi, sabotava i suoi sforzi per festeggiare un San Valentino degno di questo nome.

 

-Capisco, ma cerca di non mangiarli tutti insieme, okay?- Suggerì la maestra modello.

 

-Lo so... e poi non li mangerò tutti comunque, ho paura di mangiare i cioccolatini alla liquirizia che ha fatto Fin... magari non li ha comprati, li ha fatti proprio lui...- commentò inquieto mentre tutti, America in particolare visto che la cucina di Finlandia era paragonabile a quella di Arthur, annuivano vistosamente.

 

-Perchè non diventi mia moglie, Islanda-chan?- Domandò sottovoce l'americano al bambino pochi secondi dopo.

 

-E perchè?- Chiese di rimando il diretto interessato con aria scettica.

 

-Così ci scambiamo i regali al prossimo San Valentino... e poi abbiamo tante cose in comune!- Dichiarò convinto America certo che, se avesse dovuto basarsi solo sugli scones bruciacchiati del suo tutore e sui biscottini preparati con gli ingredienti del discount della sua maestra, i suoi San Valentino sarebbero stati ben magri... rischio che invece Islanda non sembrava affatto correre.

 

-Non saprei... ci penso e te lo faccio sapere domani...- mormorò l'islandese a disagio mentre la discussione continuava.

 

-E tu Korea-chan? Cosa farai?- S'informò la maestra.

 

-Farò un bel regalo al fratellone Cina! Anche se non so ancora cosa... di sicuro non ne farò a Taiwan-chan o a Giappone-chan...-

 

-Io, invece, farò un regalo a Giappone-chan!- Trillò Taiwan, meditando vendetta, mentre Grecia si aggregava fra uno sbadiglio e l'altro, -E scommetto che anche il fratellone Cina farà un regalo a me, a Hong Kong-chan e a Giappone-chan, mentre a Korea-chan niente...-

 

-Non è vero!!!- Gridò furente il bambino.

 

-Calmi, calmi!- Intervenne la maestra, -sono sicura che Cina farà un regalo a tutti voi!-

 

-Certo che lo farà!- Commentò convinto Korea, -E se dovesse farne uno anche a Giappone-chan lo distruggerò!-

 

-Chi, il fratellone Cina?- S'informò Taiwan.

 

-Ma no, il regalo di Giappone-chan! E anche il tuo!-

 

-E allora anch'io distruggerò il tuo!- Strillò inviperita la bambina.

 

-Basta, Korea-chan!- Sbuffò la maestra, -Non dovresti dire queste cose alla tua sorellina e al tuo fratellino più piccolo!-

 

-Ma sono loro che si stanno coagulando contro di me!- Piagnucolò il bambino.

 

-Forse intendi “coalizzando”?- Propose Hong Kong che aveva seguito tutta la conversazione senza batter ciglio.

 

-Sì, sì, quello! E poi perchè non sgridi anche Taiwan-chan?! Ha detto la stessa cosa che ho detto io, è un'ingiustizia! Non la rimproveri solo perchè lei è femmina!-

 

-No, no è per questo, è perchè io devo difendere da te Giappone-chan! Cattivo!- Dichiarò orgogliosa la bambina.

 

-E io allora ti do uno schiaffo che ti appiccico sul muro e poi...-

 

-E con che cosa, tipo? Con lo scotch, tipo?- Domandò Polonia interessato, -Ma ti avverto che se tipo tu non ce l'avessi e intendessi usare il mio scotch rosa, che è totalmente favoloso, io sarei totalmente contrario, perchè lo scotch rosa della principessa dei pony va usato solo per cose totalmente artistiche, tipo...-

 

Davanti alla domanda del polacco, i due litiganti rimasero un pochino perplessi, per fortuna abbastanza da permettere alla maestra di riprendere in mano la situazione e porre fine a quell'ennesima, disastrosa discussione.

 

-Credo che i biscotti si siano raffreddati abbastanza, potete mangiarli... buon San Valentino a tutti...- singhiozzò Ucraina, sentendosi un'insegnante fallita.

 

 

 

 

 

-Sei stato proprio bravo a farli smettere di litigare, Polonia-chan,- ammise Lituania prendendo un biscottino per sé e uno per l'amichetto.

 

-Veramente non volevo tipo farli smettere... è solo che volevo salvaguardare il mio scotch rosa, tipo... quello sì che è totalmente favoloso! E sai cos'altro è favoloso?-

 

-No...- ammise Toris.

 

-Ora ti faccio tipo vedere... guarda tipo qui! Non è tipo totalmente fantastico?!-

 

Lituania guardò perplesso l'amichetto tirare fuori dallo zaino un pacchetto color rosa confetto.

 

-Bello...- mormorò incerto fissando la carta dalla fantasia rosa usato per impacchettarlo e il fiocco dello stesso colore.

 

-Lo so, tipo! È totalmente favoloso, tipo! Non credevo di riuscire a trovare un rosa tipo così rosa come quello del nastro, ma tipo ci sono riuscito! Non è tipo grandioso?-

 

-Sì...-

 

-Cioè, chi tipo avesse l'onore di ricevere un regalo tipo questo dovrebbe essere tipo la persona più totalmente felice del mondo!- Esclamò elettrizzato il polacco.

 

Il lituano annuì poco convinto, chiedendosi chi avesse colpito tanto il polacco da meritare non solo la sua attenzione, ma anche un suo regalo dal fiocco “totalmente rosa”.

 

-E... per chi sarebbe?- Domandò con una punta d'invidia pensando che lui di regali dal polacco non ne aveva mai avuti.

 

Polonia lo fissò perplesso.

 

-Tipo non lo immagini?-

 

-No...-

 

-Strano, tipo, eppure lo conosci totalmente!- Sorrise divertito il polacco.

 

-Ah... è una persona simpatica?-

 

-Il più delle volte si preoccupa davvero tipo troppo per delle cose totalmente inutili, ma è divertente. Sì, è una persona tipo simpatica. A me piace molto. Piace tipo anche a te, immagino.-

 

Il lituano trattenne a stento una smorfia, senza che l'indizio del bambino lo aiutasse a venire a capo di quel grattacapo. E poi di una cosa era certo, quest'essere misterioso, ammesso che prima gli fosse andato a genio, da quel giorno sarebbe stato escluso del tutto dalle sue simpatie.

 

-È in questa stanza?- Domandò.

 

-Certo. È tipo seduto accanto a me,- spiegò Polonia sorridendogli mentre l'altro sgranava gli occhi.

 

Possibile che...?

 

-Sono... io?- Domandò in un sussurro.

 

-Ma tipo certo che no...- smentì il polacco che trovava tutto quello molto divertente, prima di allungargli il pacchetto, -ma certo che sei tu, tipo!-

 

Lituania guardò incredulo prima il pacchetto, poi l'amico

 

-Davvero... è per me?-

 

-Ma certo che sì, tipo! Cioè, tipo, non sei totalmente contento?- Chiese corrucciato prima che il lituano si affrettasse ad annuire.

 

-Grazie!-

 

-Ma tipo prego.-

 

Il pacchetto conteneva dei paluszki.

Davanti a quella scoperta, Lituania non potè fare altro che sorridere, contento del fatto che il polacco avesse saputo rinunciare al suo spuntino preferito per darlo a lui.

 

-Anch'io ho una cosa per te, Polonia-chan...- mormorò il lituano iniziando a frugare nel suo zainetto da cui dopo poco tirò fuori un pacchetto meno pomposo ma dello stesso colore di quello dell'amico e che fu subito scartato con curiosità da Feliks...

 

-Mi chiedevo quando me l'avresti dato, tipo...- commentò con evidente soddisfazione, -ma... sono tipo dei paluszki anche questi? Beh, non sei stato tipo molto originale, ma mi piacciono tipo molto! Grazie totalmente! Hai scelto anche tu un fiocco decisamente rosa... bello, tipo!-

 

Sacro Romano Impero fissò i suoi due amichetti, mentre una strana sensazione si andava impossessando di lui. Frustrazione? Ansia?

Non avrebbe saputo definirla, tuttavia non era davvero nulla di piacevole.

A volte pensava che gli sarebbe piaciuto essere come Polonia: se non altro, ora avrebbe saputo come fare per consegnare il regalo alla sua fidanzatina...

 

Eppure ci aveva provato e riprovato mille volte nel corso di quella mattinata, ma nessun tentativo aveva avuto successo. Quando arrivava il momento adatto e Italia era finalmente sola, la situazione era sempre la stessa: non aveva coraggio e non riusciva a consegnarle il pacchetto che da quando aveva messo piede all'asilo non aveva cessato di torturare con le sue manine nervose.

 

Eppure lui, di norma, non aveva paura di niente e non sapeva spiegarsi perchè il solo vedere quella bambina provocasse in lui un effetto così devastante. Avrebbe trascorso tutto il giorno in quello stato penoso? No, non voleva, assolutamente, non avrebbe mai resistito!

 

-S... senti... i... i...- balbettò avvicinandosi alla bambina che si voltò a guardarlo piegando la testa e fissandolo con aria interrogativa, -io... io...-

 

-Ti senti male? Sembri un fantasma...- Commentò la piccola sinceramente preoccupata mentre vedeva il suo amichetto impallidire sempre più.

 

-N... no... io... io...-

 

-Hai fame?-

 

-N... no... è che...-

 

-Vuoi della pasta?-

 

-N... no! Io...-

 

-Italia-chan!- Esclamò Taiwan alle sue spalle, -Vieni a vedere com'è carino Giappone-chan! Gli ho fatto i baffi da gattino con il pennarello nero!-

 

-Vengo subito!- Esclamò la piccola lasciando solo il povero Sacro Romano Impero che singhiozzò quasi, disperato come uno sposo abbandonato all'altare. Era evidente che la sua impresa sarebbe stata più complessa del previsto...

 

-Possibile che sono così imbranato?- Sussurrò sconsolato.

 

-Anche di più, bastardo,- commentò Romano che vedeva decisamente di cattivo occhio l'amicizia fra il suo fratellino e quel bambino che proprio non riusciva a sopportare, mentre il diretto interessato sospirava mestamente, certo che se anche i parenti della sposa erano contro di lui, mai e poi mai sarebbe riuscito a sposare la sua amata Italia-chan...

 

Che San Valentino sfortunato!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Aggiornami!- Dichiarò Prussia all'uscita dall'asilo con voce incredibilmente alta fissando il desolatissimo Sacro Romano Impero, -Hai consegnato il tuo regalo a Italia-chan?-

 

-M... ma certo...- mentì demoralizzato pur di risparmiarsi i commeni non desiderati del prussiano. Tuttavia, purtroppo o per fortuna, il pacchetto sporgeva dal suo zainetto e Gilbert non tardò ad accorgersene.

 

-E così gliel'avresti consegnato, eh?- Commentò mentre Gilbird svolazzava nervosamente accanto a lui, -Su, vieni.-

 

-Dove?!- Esclamò il bambino allarmato.

 

-Dovresti saperlo meglio di chiunque altro... ehi, domestica del pianista fallito!- Urlò prima di scansare una padella lanciata proprio nella sua direzione, -Aspetta!-

 

-Spero che tu abbia un buon motivo per farmi fermare...- commentò acida Ungheria, -io e Ita-chan stavamo andando a casa...-

 

-Il damerino può aspettare e no, non voglio sapere cosa non ti ha regalato per San Valentino. In compenso posso dirti cosa ti avrei regalato io e sappi che è un pacchetto di cinque metri arrotondati per difetto,- spiegò mentre la ragazza si affrettava a recuperare la padella e a usarla nel giusto modo.

 

-Comunque il magnifico me non è qui per questo,- continuò Prussia massaggiandosi la testa, -Italia-chan, qui c'è qualcuno che deve consegnarti qualcosa... ora non hai più scuse, caccia fuori quel regalo! Davvero non posso credere che con un tipo awesome come me ci sia un imbranato come te...-

 

A quelle parole Sacro Romano impero arrossì ancora di più se possibile, tuttavia sentiva gli occhi della finta bambina puntati su di lui e, ne era perfettamente consapevole, non poteva tirarsi indietro.

 

Con un gesto fulmineo, cacciò fuori dal suo zainetto la scatola di cioccolatini e, a testa bassa la pose all'amichetta.

 

-È per me?- Domandò sorpresa.

 

-C... certo!-

 

Il volto della bambina si illuminò.

 

-Grazie mille!- Cinquettò afferrando e scartando il pacchetto che si rivelò essere pieno di cioccolatini a forma di animaletti, sotto lo sguardo divertito di Prussia e Ungheria, -Domani ti regalerò della pasta!-

 

Sacro Romano Impero, ancora incredulo per essere riuscito a consegnarle il regalo, si riprese per un attimo e la osservò perplesso, chiedendosi in che termini avrebbe dotuto considerare quel genere di pensiero, tuttavia sapeva che per la sua amichetta la pasta era davvero importante ed era dmolto contento del fatto che volesse dividerla con lui...

 

Sorrise. All'inizio della giornata non l'avrebbe mai sperato, tuttavia poteva affermare con sicurezza che quello era stato il San Valentino migliore di tutta la sua vita!

 

 

 

 

Di opinione leggermente differente era un altro piccolo allievo dell'asilo che si stava ancora confrontando con un dilemma di difficile soluzione.

Stanco di quella situazione, dalla quale evidentemente non riusciva a uscire, Islanda lanciò un'occhiata curiosa al ragazzo che lo teneva per mano e lo stava riaccompagando a casa.

Certo, era dispiaciuto del fatto che suo fratello non avesse avuto la possibilità di venirlo a prendere quel giorno, tuttavia non poteva dire che Finlandia gli dispiacesse, tutt'altro... gli aveva anche portato un sacchetto di liquirizie per far sì che l'assenza di Norvegia non gli pesasse e questo aveva contribuito a migliorare decisamente il suo umore e a renderlo insolitamente propenso al dialogo. In fondo, riflettè, poteva addirittura considerare una fortuna, almeno in quel momento, passare un po' di tempo da solo con il finnico, giusto per sottoporgli l'interrogativo, il dubbio che lo assillava...

 

-Posso farti una domanda?- Chiese tutto d'un fiato.

 

-Certo!- Gli rispose allegramente il finnico.

 

-Prometti che non dici niente al fratellone Nore e al fratellone Dan?- S'informò con aria incredibilemente seria

 

-Lo prometto. Però... capisco Nor-kun, ma perchè non vuoi che lo sappia anche Danimarca-san?-

 

-Perchè parla troppo... e comunque il fratellone Nore sa come farlo parlare...- commentò con l'aria di chi la sa lunga.

 

-Mi sembra giusto...- ammise divertito Finlandia, -allora, cosa volevi chiedermi?-

 

Il bambino sembrò soppesare ancora per un secondo l'idea di confidarsi con il ragazzo, poi la curiosità ebbe la meglio.

 

-Perchè Sverige dice che sei sua moglie?- Domandò schietto causando un improvviso attacco di tosse nell'interessato.

 

-Beh... è che... ha gli occhiali, non ci vede bene...- azzardò il finnico dopo essersi ripreso, incerto sulle modalità con cui affrontare quel tema così spinoso, -e poi il fatto che lo creda lui non basta a fare di me sua moglie!-

 

-Quindi non è vero che sei sua moglie?- Chiese conferma.

 

-Esattamente.-

 

-Allora non puoi aiutarmi...- mormorò afflitto il bambino ingoiando l'ennesima rondella di liquirizia.

 

-Perchè?- S'informò sorpreso Finlandia.

 

-Io volevo sapere... se essere una moglie è una bella o una brutta cosa e se...-

 

-È una cosa tremenda!- Gridò all'improvviso il finnico, interrompendolo, -Dico davvero, è una cosa orribile, non l'augurerei a nessuno!-

 

-Perchè?- Domandò il bimbo sgranando gli occhi.

 

-È un lavoro estenuante e non è pagato, tanto per cominciare! Innanzitutto arriva il futuro marito che approfittando di una tua debolezza e di certi dominatori rompiscatole e col cervello pieno di birra danese, ti fa “Scappiamo insieme”... tu speri di stare meglio e lo segui ingenuamente... e così, se ti va bene, ti ritrovi la notte a dormire all'addiaccio accanto al tuo compagno di fuga che sembra essere una figura minacciosa, incapace di comunicare se non per grugniti e gesti... dico sembra perchè in realtà sa comunicare se vuole, e lo fa precisamente davanti ai tuoi amici, giusto per rimediarti una bella figura di niente!!! E proprio davanti a loro, a un certo punto, si fa uscire “Questa è mia moglie”, senza nemmeno chiederti cosa ne pensi!-

 

-Davvero?!- Esclamò incredulo.

 

-Certo! E poi, quando finalmente riesci a ottenere una casa... toh! C'è bisogno di arredarla! E allora inizi ad andare ogni giorno da Ikea alla ricerca del mobile perfetto... ma questo è il minimo! Dopo poco tempo, il fantomatico maritino inizia con le pretese! “Fa' i piatti!”, “Cucina!”, “Stirami le camicie!”... alla fine sei costretto a spaccarti la schiena per un'intera giornata, a farti venire mal di testa perchè nei momenti di svago devi continuare le spese folli da Ikea e, proprio per concludere in bellezza, devi pure fingere qualche malanno più serio perchè il “maritino”, dopo la cena, pretende pure il suo “dopocena”, quel pervertito!-

 

Il bambino lo fissò senza capire, ma ormai Finlandia non poteva più fermarsi e continuava imperterrito con il suo terrificante monologo.

Islanda era a dir poco sconvolto, tuttavia, se non altro, quella faccenda aveva avuto un risvolto utile: domani ad America avrebbe sicuramente detto di no, il ruolo della moglie era troppo pericoloso anche per uno come lui!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine capitolo nove!

Spero che vi sia piaciuto! ^_^

 

Come al solito, grazie a chi ha letto, a chi ha recensito e soprattutto a chi recensirà! *_*

 

Voglio ricordarvi che lo stipendio della maestra Ucraina è calcolato in base al numero delle vostre recensioni, quindi se morirà di fame (o se continuerà a frequentare discount), sappiate che questo graverà sulla vostra coscienza!

 

Questo capitolo in realtà non era previsto, tuttavia volevo scrivere qualcosa per San Valentino e così eccolo qua! Mi sono accorta che stavolta Polonia e Lituania hanno avuto un ruolo davvero predominante rispetto agli scorsi capitoli, tuttavia, visto che sono due personaggi che adoro, va bene così... magari sarà per l'influenza di tutte le fantastiche PoLiet che ha scritto Cosmopolita in questi giorni e che mi hanno fatto riscoprire l'amore che provo per questo pairing, quindi è a lei che dedico questo capito, assieme a tutte le brave ragazze che mi sopportano qui su EFP e a tutti coloro che sanno festeggiare il 14 febbraio senza eleggerlo automaticamente a “festa del consumismo”, ma che sanno fare felice il prossimo anche con una banalissima confezione di paluszki...

 

Dopo questo pensiero filosofico, non mi resta che augurare buon San Valentino a tutte voi! ^_____^

 

Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 10
*** Fiabe, borse e leoni ***


Dalla sua esperienza come insegnante, Ucraina poteva dire di aver appreso una grande verità: in mano a delle piccole pesti come le sue, anche le cose più innocue potevano diventare estremamente pericolose...

 

Quella mattina ebbe l'ennesima conferma di tale teoria.

 

-Cioè, tipo... ho imparato a fare un gioco davvero divertente in cui sono totalmente eccezionale!- Si vantò il piccolo Polonia di fronte a uno scettico Lituania, alla piccola Italia e a Taiwan che per un attimo distolse la sua attenzione da Giappone, smettendo di fargli la manicure, consentendo così all'insegnante di prelevare il piccolo asiatico per cercare di togliergli il pennarello rosa (il colore era stato scelto da Polonia, ovviamente) dalle unghie.

 

-Qual è questo gioco Polonia-chan?-

 

-Ma le parole incrociate, tipo!- Esclamò lui, ignorando del tutto il lituano che cercava di spiegargli che le parole erano “crociate”, non “incrociate”, -Ho scoperto questo gioco tipo sull'ultimo numero della mia rivista preferita!-

 

Infatti il polacco aveva in mano proprio l'ultimo numero de “La Principessa dei Pony Magazine”.

 

-Volete tipo giocare? Benissimo, tipo!- Dichiarò il bambino senza che nessuno avesse ancora dato il proprio consenso, -Ecco, Liet-chan, tu scrivi le parole...-

 

Al lituano, non proprio felice del suo nuovo ruolo da scrivano, furono passate la rivista e una matita.

 

-Okay... devo leggere una definizione a caso?- Domandò.

 

-Ma certo, tipo!-

 

-Vediamo... dieci verticale: lo è l'acqua del mare...-

 

-Bagnata, tipo!- Esultò il polacco, contento di aver indovinato l'ennesima risposta.

 

-Ma... nei sei sicuro? Qui non c'entra...- obiettò l'amico

 

-E tu vai tipo a capo,- gli disse il polacco, stanco di dovergli sempre spiegare tutto.

 

Lituania obbedì senza fiatare, poi passò a una nuova definizione.

 

-Sette orizzontale: un nobile animale...-

 

-Il pony, tipo!-

 

In realtà la soluzione non doveva essere proprio quella perchè avanzava qualche spazio vuoto, tuttavia Lituania aveva capito perfettamente che contraddire il suo amico non era solo impossibile, era semplicemente inutile, quindi lasciò correre.

 

-Venti orizzontale: una delle meraviglie del mondo...-

 

-Pasta~!!!- Esclamò allora la piccola Italia.

 

-Veramente sono i paluszki...- la riprese il polacco.

 

-Ma no! È la pasta!- Esclamò scandalizzata la bambina che, dopo quelle parole, fu automaticamente esclusa dal gioco.

 

-Cioè, tipo... chi non sa giocare non dovrebbe tipo farlo,- borbottò Polonia mentre la piccola Italia andava a farsi consolare da uno sbigottito e arrabbiatissimo Sacro Romano Impero che minacciava di spezzare tutti i paluszki che si fossero trovati sulla sua strada e di tagliare la coda al peluche della Principessa dei Pony, -puoi tipo continuare, Liet-chan.-

 

-Va bene... tre verticale... lo è una donna per il proprio fratello...-

 

-Estetista!- Gridò allora la piccola Taiwan certa di conoscere quella risposta, abbandonando per un attimo la sua nuova attività: visto che aveva perso il suo precedente cliente, aveva optato per dare un po' di colore al grembiule di Hong Kong che la fissava annoiato.

 

-Ma no!- Dichiarò Korea sopraggiungendo in quel momento, -la risposta è “rompiscatole”!-

 

Le sue parole furono prese davvero male dalla bambina: fra i due nacque un acceso litigio che ben presto coinvolse anche Polonia, al quale fu chiesto di pronunciarsi sulla spinosa questione, e, ovviamente, Sacro Romano Impero che, più deciso che mai a passare dalle parole ai fatti, si armò di un paio di forbici dalla punta arrotondata (ma pur sempre forbici) per sfoltire la coda della povera Principessa.

 

Di fronte a quel disastroso spettacolo, Ucraina intervenne prontamente, prima togliendo dalle mani del fidanzato modello la pericolosa arma, poi liberando i capelli della piccola Taiwan dalla presa del koreano.

 

Polonia, dal canto suo, intimò a Lituania di difendere l'acconciatura della Principessa dei Pony a costo della vita.

 

Quando finalmente la situazione fu tornata alla normalità, la donna, per dimenticare quel brutto episodio, propose ai bambini ancora di cattivo umore e ovviamente anche agli altri, di leggere assieme una bella favola e li invitò tutti a sedersi con lei sul tappeto.

 

-Cioè, tipo, Liet-chan, che stai mangiando?- Domandò Polonia accomodandosi accanto all'amico con la Principessa dei Pony stretta fra le braccia.

 

-Paluszki...- Mormorò il lituano, maledicendosi per aver deciso di dedicarsi a uno spuntino extra con il polacco nei paraggi... maledetta golosità...

 

-Wow, tipo! E non hai tipo pensato a offirmene un po'?- Domandò Polonia a metà fra l'eccitato e il contrariato, come se dividere la merenda fosse un preciso dovere del suo amico, -Pazienza, tipo, ti perdono. E ora che aspetti a farmeli assaggiare, tipo?-

 

-Basta che non te li finisci tutti...- commentò non propriamente entusiasta Lituania.

 

-Ma, tipo, ci mancherebbe.-

 

-No, mi mancherebbero...- borbottò sottovoce l'altro: quella non era proprio la sua giornata, pensò osservando la maestra Ucraina scegliere un libro dallo scaffale e sedersi accanto a loro.

 

La donna, una volta attenuta l'attenzione di tutti, stava per iniziare a leggere, quando la porta si aprì.

 

-Non trovi che il mio naso sia troppo a punta, sorella?- Domandò Bielorussia facendo il suo ingresso glaciale nell'asilo.

 

-Non direi proprio, è perfetto...- commentò Ucraina per essere gentile, vagamente turbata dalla sua presenza nell'asilo, -ma perchè dici così?-

 

-Forse è colpa di questo naso a punta se il mio adorato fratello non vuole sposarmi,- spiegò incurante del desiderio dei bambini di ascoltare la fiaba prescelta, per poi appoggiare la propria borsa in un angolo e accomodarsi sulla solita poltrona, -sto pensando seriamente di fare una rinoplastica.-

 

-E tipo a che ti serve diventare un rinoceronte?- Borbottò Polonia, anche lui davvero contrariato dal ritardo della storia.

 

La maestra Ucraina lanciò uno sguardo terrorizzato alla sorella per scrutarne la reazione, ma per fortuna, o meglio, per miracolo, quest'ultima ignorò del tutto il bambino e iniziò a dedicarsi alla propria manicure, consentendole di tirare un sospiro di sollievo.

 

-Però, tipo, ci assomiglia un po' a un rinoceronte, tipo... soprattutto quando si arrabbia...- aggiunse però il polacco un istante dopo, causando una nuova ondata di terrore nella povera insegnante.

 

A venire in suo soccorso per distogliere l'attenzione da quel tema così spinoso, fu una persona insospettabile... non che l'avesse fatto di proposito, intendiamoci, ma la ragazza gliene fu ugualmente grata.

 

-Anche se la maestra Bielorussia si fa la rinoplastica, scommetto che tu non puoi permetterti neanche una formicaplastica, maestra,- le ricordò affettuosamente il piccolo Romano.

 

-Hai proprio ragione, Romano-chan...- borbottò lei indecisa se essergli riconoscente o prendersela come le altre volte.

 

-Non è vero, Romano-chan!- Sbottò Taiwan, -La maestra Ucraina assomiglia tantissimo a un altro grazioso animaletto, non alla formica!-

 

-E a quale grazioso animaletto assomiglio, Taiwan-chan?- Le chiese intenerita la maestra.

 

-A un cammello!- Sentenziò gioiosamente la piccola nell'assenso generale, mentre la donna, sconfortata, preferì non approfondire le ragioni che avevano portato la bimba a quell'associazione mentale e decise di iniziare a raccontare la fiaba.

 

-Tanto, tanto tempo fa, viveva nel bosco una famiglia di tre orsi: papà orso, mamma orsa e un piccolo orsetto...-

 

-Se erano gatti era meglio...- sbuffò il piccolo Grecia, ignorando (ma del resto lo ignoravano tutti) che il piccolo Canada fosse in totale disaccordo con lui, visto che l'idea di una fiaba con degli orsetti lo attirava molto.

 

-Un mattino mamma orsa preparò il latte per la colazione, ma questo diventò troppo caldo e così decisero di fare una passeggiata mentre aspettavano che si raffreddasse...-

 

-Gli orsi... riscaldano il latte?- Domandò scettico Sacro Romano Impero che voleva stupire la sua innamorata con la sua logica schiacciante, -E poi non potevano aspettare due minuti in casa? Se escono il latte si raffredderà...-

 

-Lì vicino viveva una bambina dispettosa, chiamata Riccioli d'oro...-

 

-Viveva vicino agli orsi?! E poi non esiste un nome così...- osservò nuovamente il bambino.

 

-Era un soprannome. Dicevo... questa bambina decise di entrare nella casa dei tre orsi e notò subito la tavola imbandita per la colazione...-

 

-”Tavola imbandita per la colazione”?! Con solo il latte?!- Indagò Romano, -Semmai può esserlo per te che sei povera...-

 

-Non è quello il punto...- lo riprese Sacro Romano Impero guadagnandosi un'occhiataccia, -il vero problema è violazione di domicilio...-

 

-Appena vide il latte volle assaggiarlo, tuttavia il latte della tazza di papà orso era ancora troppo caldo e quello nella tazza della mamma era troppo freddo. Allora Riccioli d'Oro assaggiò il latte dell'orsetto. Andava proprio bene, così lo bevve.-

 

-Ma non è possibile... il latte dell'orsetto doveva essere il più freddo, mica quello della mamma!-

 

-Sacro Romano Impero, per favore...- sbottò la maestra a quell'ennesima critica, mentre il bambino abbassava la testa vergognoso, anche perchè la sua amata non sembrava particolarmente interessata alle sue argute obiezioni, -è solo una fiaba. Comunque... dopo aver bevuto il latte, Riccioli d'Oro ebbe sonno e decise di dormire. Provò il letto di papà orso, ma era troppo duro. Provò il letto di mamma orsa, ma era troppo molle per lei...-

 

-Certo che doveva essere proprio una rompicog... una rompiscatole questa tizia,- si corresse Romano, dopo essere stato fulminato da uno sguardo della maestra, -e poi non poteva andare a dormire a casa sua?!-

 

-Quando provò a stendersi sul lettino dell'orsetto, invece, lo trovò proprio comodo e si addormentò. Poco dopo i tre orsi tornarono dalla passeggiata, ma trovarono una brutta sorpresa... qualcuno aveva assaggiato il latte di papà orso e di mamma orsa e aveva bevuto tutto quello del piccolo orsetto che scoppiò in lacrime.-

 

-Esagerato.-

 

-E se ti rubassero la pasta e i pomodori, Romano-chan? Non faresti anche tu così?-

 

-No, lo picchierei.-

 

-Non hai una soluzione un po' più pacifica?- Lo riprese l'insegnante.

 

-Uhm...- dichiarò il piccolo italiano dopo averci riflettuto per un po', -forse chiamerei il bastardo e gli farei recuperare tutto, così almeno si rende utile.-

 

 

-Ah...- commentò l'insegnante poco convinta, prima di accantonare quello scomodo argomento e di riprendere a raccontare, -i tre orsi decisero di cercare il colpevole e poco dopo trovarono Riccioli d'Oro addormentata nel lettino dell'orsetto. Al sentire le voci degli orsi, Riccioli d'oro si svegliò e vide il grande e imponente papà orso che la guardava con aria truce...-

 

-Chissà chi mi ricorda...- mormorò il piccolo Islanda.

 

-La bambina, spaventatissima, scappò via e non diede mai più fastidio ai tre orsi!-

 

-Sarà andata a dar fastidio a qualcun'altro...- Commentò Romano.

 

-Spero non ai miei gattini... potrebbe essere un parente di Turchia?- S'informò il piccolo Grecia.

 

-Non credo...- borbottò distratta Ucraina riponendo il libro delle favole su uno scaffale, -e ora che ne dite di fare merenda?-

 

-Sììì!!!- Urlarono in coro i bambini, fra cui anche il povero Lituania che come previsto non aveva più riavuto indietro i suoi paluszki.

 

-Benissimo... sorella, stai attenta tu ai bambini?-

 

Bielorussia non rispose neanche.

Anzi, cinque minuti dopo adocchiò casualmente il suo adorato fratellone per strada da una delle finestre dell'asilo e subito corse fuori dalla classe gettando via la limetta per le unghie.

 

-Ma tipo non si fa...- sbottò Polonia mentre Lituania raccoglieva la limetta della sua adorata maestra e la riponeva accuratamente sul tavolino dov'era anche la sua borsa, -ma tipo, però... cosa mai ci terrà in una borsa così grande, tipo?-

 

-Non lo so...- mormorò Lituania, -una volta ho sentito che diceva alla maestra Ucraina che c'erano delle cose per giocare con il direttore Russia... mi fa paura quello...-

 

-Ma che c'è tipo da aver paura? Ti proteggo io, tipo! Però voglio tipo vedere questi giocattoli!- Detto fatto, la borsa fu posata sul pavimento e aperta.

 

Quell'insolita operazione aveva attirato l'attenzione anche di altri bambini: Islanda e America (c'era anche Canada, ma nessuno se ne accorse) si avvicinarono ai due, incuriositi.

 

-Cosa cercate?- Domandò America, incerto se proteggere eroicamente la borsa della maestra Bielorussia oppure unirsi a quella che sembrava un'attività divertente in attesa del pasto migliore della sua giornata.

 

-I giocattoli della maestra Bielorussia, tipo...- esclamò Polonia frugando nella borsa, -Ah, ecco... ma cos'è tipo?-

 

-Una frusta per domare i leoni!- Esclamò sconvolto America.

 

-E cosa se ne fa tipo?- Domandò il polacco continuando a frugare nella borsa, -E guardate questo, tipo!-

 

I quattro (cinque, in realtà) ragazzini fissarono sbigottiti le manette di peluche rosso fuoco.

 

-Ma cioè, tipo... rosa sarebbero state molto più fashion!- Obiettò Polonia stupito da tanto cattivo gusto.

 

-Ma secondo voi che se ne fa?- Domandò Islanda.

 

-Ho capito!- Annunciò America subito dopo, esultando, -In realtà la maestra Bielorussia è come i supereroi! È grandioso!-

 

-Tipo non ti seguo...- mormorò Polonia.

 

-Intendevo... è una supereroina e ha una doppia vita! Di giorno è una maestra, ma di notte si trasforma e va a caccia di cattivissimi criminali che arresta con le sue manette!-

 

-E la frusta, tipo? Ma certo, tipo, ci sono! Sta dando la caccia a un leone, tipo!-

 

-Già, lo stavo per dire!- Spiegò America.

 

-Ma l'ho detto tipo io...- replicò Polonia che non voleva che qualcuno si appropriasse della sua geniale intuizione.

 

Per fortuna, prima che la situazione degnerasse, Islanda prese la parola.

 

-Ma cos'è un leone?-

 

-Tsk, è tipo ovvio che tu non lo conosca... è tipo un animale molto forte e pericoloso, con artigli lunghissimi che vuole tipo uccidere le persone per mangiarle... come il lupo di Cappuccetto Rosso, tipo... però è più furbo, anche se non quanto i miei bellissimi pony rosa, tipo!-

 

A quelle parole il piccolo nordico tremò (stessa reazione ebbe Canada, ma nessuno se ne accorse).

 

Polonia avrebbe voluto continuare a stupirlo con i suoi agghiaccianti racconti, tuttavia i bambini sentirono i passi della maestra Ucraina che portava il carrello della merenda e, per non essere sgridati, rimisero faticosamente la borsa al suo posto per poi tornare dagli altri, meditando sulla portata delle grandiose scoperte che avevano appena fatto, chi entusiasta, chi decisamente sconvolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 22:30, casa di Inghilterra

 

Davvero Arthur non aveva saputo spiegarsi per quale motivo la piccola colonia che giaceva addormentato accanto a lui era entrata all'improvviso nella sua stanza e, dopo essersi infilata sotto le sue coperte, gli aveva promesso che l'avrebbe difeso da un non meglio identificato leone.

 

-Voglio trovarlo e salvare eroicamente tante persone,- gli aveva confidato prima di scivolare nel sonno, -quindi domani andrò a cercarlo. Tu verrai con me, vero?-

 

-Va bene...- aveva risposto incerto l'inglese, -e da dove vuoi cominciare le ricerche?-

 

-Dal McDonald...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23: 00, casa dei Nordici

 

Davvero Norvegia non aveva idea di cos' avesse il suo adorato fratellino.

Già il modo in cui gli era corso incontro all'uscita da scuola, pregandolo di portarlo subito a casa, gli era parso sospetto, a questo si era poi aggiunto il giro di perlustrazione che il bambino aveva meticolosamente effettuato assieme a un disponibilissimo Finlandia per controllare che tutte le porte e le finestre della casa fossero ben chiuse e i capricci infiniti contro cui stava lottando da quasi un'ora per farlo andare a dormire.

 

-Mi racconti una favola?- Gli domandò il piccolo con voce implorante dopo che, con molti sforzi, fu riuscito a metterlo a letto.

 

-Te ne ho già raccontate sei, stasera. Ora devi dormire.-

 

-Mi vanno bene tutte, anche quelle brutte con i troll come protagonisti.-

 

A quelle parole, Norvegia s'indignò silenziosamente: come poteva suo fratello trovare brutte le storie con i troll?!

 

-Ora si dorme,- replicò piatto rimboccandogli le coperte per poi baciargli la fronte, -buona notte.-

 

Detto questo, il norvegese lasciò la stanza dopo aver spento la luce, facendo piombare il buio nella cameretta.

 

Islanda tremò, stringendosi maggiormente sotto le coperte. Ragionando a mente lucida sapeva che non c’era nulla di cui avere paura, tuttavia era evidente che la sua mente di diventare lucida, proprio non voleva saperne e trasformava senza sosta i normali rumori di una casa abitata da cinque persone in suoni tetri e spaventosi. In quelle condizioni potè resistere ancora un paio di minuti, poi, messosi a sedere di scatto a un sibilo un po' più forte degli altri, scese rapidamente dal letto e corse a testa bassa verso la camera del fratello.

 

-Insomma, non ti avevo detto di dormire?- Commentò atono il norvegese quando se lo vide comparire davanti.

 

Per tutta risposta, Islanda chiuse a chiave la porta della stanza del fratello e si accostò al letto dove quest'ultimo era intento a leggere.

 

-Ice, mi vuoi dire che sta succedendo?-

 

-Posso dormire qui?- Domandò con tono lacrimoso.

 

-Ormai sei grande, non dovresti più avere paura di dormire da solo...- sbuffò prima di sollevare le coperte per consentirgli di accomodarsi accanto a lui.

 

Islanda, felice per quel tacito invito, salì sul letto e scavalcò il fratello, in modo da trovarsi fra quest'ultimo e la parete.

 

Norvegia lo guardò perplesso, senza essere capace di spiegarsi il perchè di quel gesto.

 

-Io non ho paura...- mentì il bambino, -voglio solo dormire con te... e poi anche tu quando eri piccolo facevi così.-

 

-Ti sbagli, non avevo paura di nulla da piccolo. I fratelli maggiori non hanno mai paura.-

 

-Il fratellone Dan mi ha detto il contrario... mi ha raccontato che andavi sempre a dormire da lui quando l'hafgufa* ti faceva paura... e lui ti faceva restare senza fare storie...- concluse con una neanche tanto velata critica al suo atteggiamento riluttante.

 

-Non ascoltarlo, lo sai che Danimarca dice solo stupidaggini, - mentì il norvegese arrossendo vagamente, appuntandosi mentalmente di riaffrontare quel discorso in privato col danese e persuaderlo a tenere la bocca chiusa con metodi non propriamente pacifici.

 

-Se lo dici tu...- mormorò scettico Islanda.

 

-Vuoi dirmi cosa ti preoccupa?- Domandò allora Norvegia, con tono gentile e più determinato che mai a chiarire quella faccenda.

 

L'islandese si concesse qualche attimo per riflettere sulla richiesta del fratello. Doveva davvero dirglielo?

 

-Tu lo sapevi che c'è un leone in giro?- Domandò.

 

-No. E ti assicuro che in giro non c'è nulla di simile.-

 

-Beh, Polonia-chan dice che c'è. Ne abb... ne ha le prove...- si corresse. In fondo non doveva raccontargli proprio tutto tutto.

 

-Ascolta, non c'è nessun leone e poi, anche se ci fosse, questa casa è sicura, non riuscirebbe mai a entrare.-

 

-Polonia-chan dice che sono animali furbissimi, anche se non quanto i pony rosa... e se riuscisse a trovare un modo per entrare e ci sbranasse tutti?- Domandò preoccupato.

 

-Ti dico che non può succedere. Le finestre e la porta erano tutte chiuse, no? Come potrebbe entrare? Non sono animali così furbi.-

 

-E se il leone si travestisse da fratellone Dan come il lupo di Cappuccetto Rosso si travestì da nonna? Così noi gli apriremmo e lui ci mangerebbe tutti!- Singhiozzò quasi, realmente allarmato da quella possibilità.

 

-E allora noi facciamo così,- gli propose Norvegia stringendolo a sé per calmarlo, -quando Danimarca busserà alla porta, per sapere se è davvero lui, gli faremo una domanda. Se risponderà in maniera intelligente non gli apriremo perchè sarà sicuramente il leone, va bene?-

 

A quelle parole Islanda annuì convinto, entusiasta da quella soluzione fenomenale.

 

-E allora buon notte,- replicò Norvegia mentre il bambino si accoccolava contro di lui e scivolava finalmente in un sonno profondo, contento che quella situazione assurda fosse finalmente stata risolta, consentendo a entrambi di dormire sonni tranquilli.

 

O almeno sperava che fosse così...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 01:30, casa di Francia

 

Anche il piccolo Canada era stato davvero sconvolto dalla rivelazione dell'esistenza di quel pericolosissimo leone che girovagava nei pressi dell'asilo e quella notte, ne era convinto, i suoi sogni non sarebbero stati popolati da sciroppo d'acero e orsetti come al solito.

Per prevenire qualsiasi terribile incubo notturno, alla fine prese una decisione e, stringendo Kumajiro, si diresse a tastoni verso la camera di Francia.

 

-Posso dormire con te?- Chiese con un filo di voce, per poi ripetere la stessa frase un po' più forte per farsi sentire.

 

-Chi sei?- Domandò Francia, ancora addormentato.

 

-Sono Canada...- mormorò sconsolato il bambino, -posso dormire con te?-

 

-Mh...- rispose Francia dal modo dei sogni.

 

Canada interpretò quel verso come un assenso e si coricò accanto a lui, ora più tranquillo perchè certo che, se anche il leone fosse passato da quelle parti, di sicuro nemmeno lui si sarebbe mai accorto della sua presenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 02:30, casa di Turchia

 

-Che cosa pensi di fare, moccioso?- Sbottò Turchia, irritatissimo di essere stato svegliato nel cuore della notte, sentendo il proprio materasso inclinarsi leggermente sotto il peso del piccolo Grecia.

 

-Dormo qui...- lo informò il greco con voce lamentosa.

 

-Mi sa che hai saltato un passaggio: quand'è che io ti avrei accordato il mio permesso a questa buffonata?! Fila a letto, subito.-

 

-Ma io ho fatto un brutto sogno...- provò a dirgli il bambino, come se quello potesse spiegare tutto, per poi infilarsi sotto le coperte, senza curarsi troppo delle parole dell'altro.

 

-Non ci provare! Ti ho detto di...-

 

-Non vuoi neanche sapere che sogno ho fatto?-

 

-Non me ne frega niente.-

 

-Antipatico... e io te lo dico lo stesso... ero con i miei gattini fra le rovine di mia madre, quando all'improvviso sono arrivate delle persone brutte, cattive cattive, che hanno iniziato a inseguirmi...- mormorò affranto poggiando la fronte contro la spalla del turco.

 

-Ma davvero? Che moccioso che sei... e che cos'erano? Zombie, streghe, mostri? Tu lavori troppo di fantasia...-

 

-Non erano loro che mi inseguivano...-

 

-E allora chi era che ti inseguiva? Ade, Caronte e tutte e tre le Moire?-

 

-No... dicevano di chiamarsi “creditori”...- mormorò il piccolo stringendosi maggiormente a lui.

 

-Ah...- fu il solo commento del turco.

 

-Posso restare?- Tornò a chiedere.

 

-Va bene, ma i tuoi gattacci restano fuori!-

 

-Fidati...- commentò il greco.

 

Inutile dire che cinque minuti dopo anche i gatti poterono addormentarsi accanto al loro amato padroncino, mentre Turchia, impotente di fronte a quella situazione, veniva confinato in un angolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 7:30, casa dei Nordici

 

Quando quella mattina il campanello suonò, Islanda, ancora scalzo, riuscì a scappar via da Norvegia che tentava di terminare di vestirlo e, superando Finlandia che si stava recando ad aprire, raggiunse la porta e si acquattò contro di essa.

 

-Chi è?- Domandò in un sussurro.

 

-Ohi, Ice! Sono il fratellone Danimarca!- Si sentì rispondere con voce incredibilmente alta dalla parte opposta.

 

Islanda sembrò rifletterci un attimo: in effetti sembrava proprio il danese, tuttavia non poteva esserne sicuro... urgeva una prova, subito!

 

-Due più due?- Chiese tutto d'un fiato, sotto lo sguardo perplesso di Finlandia e quello irritato di Norvegia che, con i calzini stretti in una mano, stava venendo verso di lui.

 

-Eh? Ah... quattro?- Rispose Danimarca chiedendosi a che gioco stesse giocando il bambino.

 

A quelle parole, il piccolo Islanda lanciò uno sguardo allarmato al fratello che, senza dire nulla, lo prese in braccio per evitare che prendesse freddo e aprì la porta.

 

-Ma... fratellone! Ha risposto bene!-

 

-Non preoccuparti, questa se l'era preparata...- sbottò il norvegese togliendo di mano al danese la busta con le aringhe marinate per la colazione che pochi minuti prima gli aveva gentilmente intimato di andare a comprare.

 

-Ice... che succede? Come mai ti va di fare matematica di prima mattina?- Domandò Danimarca con un sorriso che gli prendeva mezza faccia.

 

-E a te che succede che sei in vena di risposte intelligenti a quest'ora? Non vedi che così lo spaventi?- Rispose al suo posto Norvegia dirigendosi verso la cucina mentre Islanda nascondeva una risatina divertita contro la sua spalla.

 

-Non ho capito...- mormorò perplesso il danese.

 

-Ecco che ricomincia con le domande stupide, visto, Ice? Non devi preoccuparti, davvero...- replicò il norvegese, prima di fermarsi di botto, come se si fosse improvvisamente ricordato di una cosa importante.

 

Per un attimo gli dispiacque di avere entrambe le mani impegnate.

 

-Ancora una cosa anko... guai a te se racconti ancora idiozie a Islanda, intesi?!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine!

So che dovrei aggiornare la nuova fiaba sui Nordici, tuttavia non potevo trascurare troppo a lungo le nostre care chibi!Colonie... XD

Come molte di voi sicuramente avranno notato, la fiaba che racconta Ucraina ai sui allievi, “Riccioli d'oro e i tre orsi”, è un po' più lunga in realtà, tuttavia, la maestra ha preferito ridurla all'essenziale a causa della costruttive critiche fornite da Sacro Romano Impero e Romano! XD

 

Domandina: secondo voi chi sono i tutori di Polonia e Lituania?

Ditemi la vostra opinione e i personaggi più votati saranno scelti come tutori di queste adorabili chibi!Nazioni! XD

 

Un grazie di cuore a chi ha letto, a chi ha recensito e a chi recensirà! *_____*

 

 

Alla prossima, un bacione! ^_^

 

 

* Hafgufa: mostro marino talmente grande da poter essere scambiato per un'isola quando si trova in superficie. Compare nella Saga di Örvar-Odds e nel Konungs skuggsjá (1250), due opere della cultura norrena.

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