I thought I'd seen the light.

di La Chiave di Do
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I thought I'd seen the light. ***
Capitolo 2: *** His red right hand. ***
Capitolo 3: *** Respiro. ***
Capitolo 4: *** I'm so sick. ***
Capitolo 5: *** You are the ruler of this realm of flesh. ***
Capitolo 6: *** Cun sa luna e cun su sole. ***



Capitolo 1
*** I thought I'd seen the light. ***


It's like you're trying to get to heaven in a hurry,
[...]
it might not hurt now but it's going to hurt soon.




*


“Sarebbe il metodo piu’ rapido per arrivarci, hai ragione.”

La ragazza si volto’ improvvisamente per capire chi avesse parlato.

Era convinta di essere sola, sul tetto di quel mondo che avrebbe voluto vedere capitolare da un momento all’altro, padrona della propria vita fragile: sarebbe caduta lei, e tutto quello schifo l’avrebbe seguita nel buio.

Si aspettava alle sue spalle un vecchio moralista, pronto a porgerle una mano per salvarla, ma non lo trovo’.

Al suo posto c’era un ragazzo.

Sulla ventina, non alto, non bello, troppo magro, i boccoli scuri gli ricadevano sulle spalle e sulla fronte coprendogli gli occhi.

Aveva un sorriso indecifrabile, come la gioconda, ma innegabilmente piu’ affascinante.

“Chi sei?” gli chiese con un tono piu’ disperato che intimidatorio.

Il ragazzo non rispose, le si avvicino’ con le mani in tasca.

“Non ti avvicinare!” gli intimo’.

Ma quello non si fermo’.

Sali’ sul parapetto accanto a lei stringendosi nel maglione troppo largo, lasciando che il vento gli portasse via i capelli dalla fronte, scoprendogli due grandi occhi neri, tondi, le ciglia cosi’ folte e scure da farli sembrare femminili.

“E’ bellissimo” disse con quella voce calda e un po’ roca “ci credo che vuoi andarci”.

Sorrideva, il piccolo stronzo, contro vento.

“Cos’è bellissimo?” ribattè lei asciugandosi le lacrime “Se sono qui è proprio perché non vedo proprio niente di bello in tutto questo!” gridava, ma non se ne rendeva conto.

Lui apri’ gli occhi e tiro’ fuori una mano di tasca; punto’ l’indice contro il cielo in fiamme.

“Guarda!” le ordino’.

Guardarono, insieme.

Il cielo era un’esplosione boreale. Grigiazzurro come acquamarina di notte, ma ferito da larghi solchi brillanti, di un rosa intenso, quasi fluorescente, fiammate; e i due colori si fondevano talvolta in un amplesso violetto.

Il ragazzo abbasso’ il braccio e si sedette sul muricciolo, dondolando le gambe nel vuoto.

Lei senza un motivo preciso si sedette al suo fianco e insieme guardarono in basso: la città sembrava il mondo intero e come il mondo non brillava di luce propria, ma rifletteva l’arancio delle nuvole agonizzanti.

“Trenta metri non bastano per morire” le disse.

“Ne bastano meno” ribatté lei memore di lunghe ricerche al riguardo.

Il ragazzo ride, e aveva una risata dolce e stupida.

“Non per morire abbastanza”.

Lei non capi’.

“O sei morto o non lo sei, che significa non abbastanza?”

Per la prima volta quegli occhi enormi incrociarono i suoi, brillando di viola nel riflesso del tramonto.

“Puo’ non fare male, sul momento” sussurro’ piu’ con gli occhi che con le parole “ma farà male presto.”

Di nuovo il ragazzo si alzo’ in piedi e getto’ indietro la testa in un lungo sospiro; le porse una mano per farla rialzare al suo fianco.

La strinse, come se capisse di cosa avesse realmente bisogno.

“C’è un modo piu’ facile” le disse con un piede già nel vuoto.

“Quale?”

Le labbra del ragazzo s’infransero sulle sue senza dolcezza, senza sensualità; era delicato, era violento, come uno schianto.

Solo allora la ragazza mori’, senza paura.

*
 

          La Chiave di Do.

Non so, di preciso, che cosa sia. E' uscita da sola mentra guardavo il tramonto.
Ho avuto paura fin dal primo momento,  scrivendola,  perchè sapevo di stare parlando di me stessa, e di un Alex
che inrealtà altri non è che la persona che Alex sta a rappresentare per me. Una persona che mi ha salvato la vita,
realmente. E che poi ha iniziato ad uccidermi,  nel piu' dolce del modi.  O meglio, questa è l'unica spiegazione che
ho trovato a tutto cio'.  E vi prego, ascoltate questa,   leggendo o rileggendo,  è cosi' dolce e triste da mitigare un po'
di tutto questo strazio: http://www.youtube.com/watch?v=tWQfYSrehc4

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Capitolo 2
*** His red right hand. ***


You'll see him in your nightmares,
you'll see him in your dreams
[...]
He's a ghost, he's a god,
he's a man, he's a guru.



*


Improvvisamente apri' gli occhi.

“Perchè?” gli occhi le si colmarono di lacrime “Perchè siamo ancora qui?”

Il ragazzo abbasso lo sguardo, in un sorriso vuoto, che non sembrava rivolto a niente.

Io non posso farci niente” rispose lui.

Quei suoi immensi occhi neri caddero nei suoi, annullandola completamente.

La strada sotto di loro non mandava piu' alcun suono, e neppure le macchine, le nuvole avevano cessato di tingersi, il sole di calare, la notte attendeva in silenzio dall'altro lato del cielo.

La ragazza si rese conto di avere le mani posate sulle sue spalle, accarezzate da boccoli scuri, e si chiese come ci fossero finite: sembravano accennare un abbraccio già dimenticato.

Le poso' una mano al centro del petto: era gelida al punto da toglierle il fiato.

“Guardami” ordino', e la sua voce non era una voce di ragazzo, ma quella di un fiume secco, di una montagna franata, di un fuoco spento, di un tornado infranto.

Il suo sguardo la divoro' di nuovo come una voragine, spingendo una lacrima fuori dal suo.

La sua mano di ghiaccio affondo' in una leggera pressione oltre la carne, oltre le ossa, accarezzandola dove nessuno era riuscito ad arrivare.

Afferro' il suo cuore, fermamente, e solo allora scopri' di essere ancora viva, perchè quel pulsare si fece frenetico, in quella morsa.

Non avrebbe potuto guardare, perchè quegli occhi la ipnotizzavano in una domanda:

“Che cosa vuoi?”

“Fa male” rispose in tono naturale, come se non ci credesse neppure lei.

“Che cosa vuoi?” ripetè il ragazzo senza mutare intonazione.

“Che smetta”.

Lui chiuse gli occhi, privandola di quell'unica consolazione.

“E allora muori” disse “ancora”.

La sua mano scivolo' tranquilla fuori dal suo corpo, il suo sguardo si abbasso' e torno' enigmaticamente a sorridere.

La mano. La sua mano destra era candida, come prima, come se non l'avesse mai toccata.

Lo vide allontanarsi di qualche passo, appoggiandosi coi fianchi al parapetto, guardando la notte che aveva ripreso il suo cammino sopra di loro.

Solo allora la ragazza si porto' incredula la destra al petto, muto, vuoto, vedendo la propria mano sporca di sangue.
 

*



                  La Chiave di Do.
                  L'ha rifatto. E non ho altro da dire. O forse l'ho rifatto io.

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Capitolo 3
*** Respiro. ***


Non c'è piu' l'aria che mi stanca;
oggi respiro?


 

*



Per la prima volta fu lei ad avvicinarglisi: era come se li', immobile come una statua, bianchissimo, appoggiato al parapetto, non potesse piu' fargli paura. Non lo vide muoversi neppure quando fu a pochi passi da lui, neanche per guardarla.

Solo quando lei ricadde sulle ginocchia sciolse il nodo delle sue braccia e abbasso' gli occhi neri e impassibili su di lei.

E' vuoto” gli disse battendosi una mano sul petto, incapace di piangere ancora.

L'hai chiesto tu” rispose dolcemente il ragazzo.

Allungo' un passo, poi un altro, e si inginocchio' a sua volta, di fronte a lei, catturando completamente la sua attenzione ormai incapace di sentimento. Allungo' l'indice e il medio a sfiorarle il profilo del naso e delle labbra, concentrato.

Perchè continuiamo a tornare?” gli chiese la ragazza con aria esausta, abbandonando il collo alla sua mano fredda.

Perchè non riesci a morire” spiego' semplicemente “Ma il motivo profondo lo puoi sapere solo tu”.

Lei sospiro' a testa china.

Sento come se...” provo' a spiegarsi “come se non smetterà finchè avro' fiato”.

Lui annui' nel suo sorriso strano e oscuro, sfiorandole una mano che lei le porse spontaneamente. Gliela strinse, poi si sposto' alle sue spalle, allungando l'altro braccio oltre la spalla per stringerla a sè all'altezza del petto, costringendosela fra le braccia e impedendole di divincolarsi, se avesse voluto farlo.

Con estrema delicatezza allungo' la mano che stringeva quella di lei a risalirle il collo, e gliela poso' sulle labbra e sul viso fino a impedirle il respiro: non era la mano di lui a tapparle il naso e la bocca, ma la sua stessa, costretta sotto quella del giovane.

Mi hai chiesto di togliertelo?” sussurro' lui, con la voce della tempesta.

La risposta fu l'abbandonarsi molle di lei fra le sue braccia, succube della disperata fame d'aria, di una morte dal fiato corto.

Senti' l'ossigeno consumarsi in fretta, gli scarti dei suoi polmoni, tanto disperati da repirare il vuoto, intossicarla, il petto agitarsi convulso, la mente annebbiarsi.

Stretta fra il corpo e il braccio di lui, la cui mano immobile e dura le imponeva il digiuno dall'aria, non fu in grado neppure di tremare.

L'ombra era avanzata sulla città: gli occhi di entrambi erano fissi sull'ultimo raggio di sole sopravvissuto all'orizzonte.

Ma lei non fu in grado di vedere la notte avvolgere la città, perchè la tenebra calo' prima sui suoi occhi.
 

*



                    La Chiave di Do
          Perchè continui a tornare?

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Capitolo 4
*** I'm so sick. ***


I will break into your thoughts
with what's written on my heart.


 

*



Rinvenne che era buio, ma sapeva di non essere sola.

Scopri' quasi subito di essere ancora vuota, di non aver bisogno di respirare, di non essere piu' in grado di piangere.

Era stanca di quella notte.

Era stanca di quel posto, il tetto di una città senza nome sul quale era salita.

Ma soprattutto, era stanca di lui, di quel suo sorriso vuoto, di quelle sue mani gelide, di quel suo viso pallido e quel suoi occhi immensi e neri come due voragini, di quei suoi boccoli scuri e morbidi sulle spalle magre, del suo corpo scheletrico ed elegante.

Era stanca della sua bellezza inarrivabile, della sua sadica incapacità di mettere fine a quel suo dolore inadeguato.

Era arrivata ad odiarlo, e lui, nel suo sorriso crudele, lo aveva capito.

Si guardo' intorno, angosciata, cercandolo, disperandosi nella ricerca del fuoco giusto per trovarlo nella cecità della notte: era al solito posto, seduto all'orlo del parapetto, silenzioso.

“Basta!” grido', ma dalla sua bocca usci' un sussurro strozzato, come se l'aria non fosse sufficiente a farle vibrare le corde vocali.

Lui si volto' comunque, alzando le gambe sul muretto, e la guardo'.

I suoi occhi nerissimi brillavano come se racchiudessero le stelle che non c'erano in cielo.

“Te lo ripeto, se vuoi” disse lui con gentilezza “Non posso scegliere per te, io eseguo soltanto cio' che mi chiedi di fare per te...”

La ragazza abbasso' la testa, mentre lui saltava giu' dal bordo del parapetto e le si avvicinava a lunghe e lente falcate; la colse il desiderio di alzarsi.

“Come fai a spezzarmi cosi'?” chiese in un filo di voce quando furono faccia a faccia.

Lui non rispose, le tese le braccia e lei si lascio' stringere contro il suo petto profumato, abbandonandovisi.

Sentiva di non odiarlo piu' mentre la sua stretta si faceva una morsa, e il suo respiro le sfiorava i capelli; le sue braccia, forti nonostante la sua magrezza, si fecero piu' dure e l'energia dell'abbraccio penoso.

Le costole si piegarono dolorosamente, arrivando a toccare i suoi punti vitali, ma le mani del ragazzo non smettevano di aumentare la stretta.

Un rumore secco di spezzarsi d'ossa le trapasso' le orecchie, poi smise di sentir rispondere le braccia, e le clavicole s'infransero contro quelle di lui.

Lo sterno fu l'ultimo a sbriciolarsi sotto il peso della spina dorsale, crollata in lei.

Si senti' cosi' molle che basto' una carezza a spezzarle il collo.

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Capitolo 5
*** You are the ruler of this realm of flesh. ***


You are my flesh's ruler whom I treason,
housing death in your kingdom,
paying heed to the thirsty voice.
Condemn me to an everlasting facing
of the dead eyes of children
and their rivers of blood turner to ice.


 

*



Distrutta e ancora fra le sue braccia senti' improvvisamente freddo.

Le era impossibile muoversi, ma ebbe un tremito, forte.

A fatica schiuse le labbra e provo' ad articolare un suono, muto.

L'orecchio del ragazzo si avvicino' alla sua bocca, per ascoltarne il sussurro quasi impercettibile, l'espressione vuota ma viva d'interesse.

“Vorrei toccarti” la senti' dire.

Gliel'avrebbe concesso, ma le sue ossa spezzate le avrebbero impedito qualsiasi movimento e fu costretto a farle un cenno negativo col capo.

“Ti prego...”

La stese sul cemento freddo e si sdraio' al suo fianco, sostenendola fra le braccia, concedendole, se avesse potuto, di toccarlo.

Ma gli arti, le braccia e le dita non rispondevano, distrutte sotto il peso del loro abbraccio disperato, nè riusciva ad allungare un poco il collo per sentire il suo profumo.

La ragazza si abbandono' gelida e muta.

“Non puoi” si senti' dire da quella voce che da consolazione si era fatta tortura.

“Aiutami...”

“Non posso” aggiunse lui senza trasporto.

“E cosa puoi fare?”

Dal basso lo vide alzare la testa verso il cielo nero, forse alla ricerca di una risposta o forse solo per posticiparne una troppo dura.

Poi allungo' le mani e le slaccio' il bottone dei jeans.

La senti' sussurrare un no supplichevole mente insinuava due dita oltre l'orlo della biancheria, ma non si fermo' perchè soltanto lui sapeva cosa veramente volesse.

Si chino' sul suo orecchio, senza parlare, mentre le affondava in lei.

Inaspettatamente lei non fece un fiato, nè senti' dolore, nè piacere alcuno.

Qualcosa di umido e caldo le si diffuse prima fra le gambe, poi sotto il suo corpo, in una larga pozza sotto il suo corpo, inzuppandole i vestiti e macchiando i pantaloni e le maniche del maglione di lui.

Il ragazzo continuava a muoversi in lei senza lasciare trasparire una sola espressione sul viso candido, senza creare alcun contatto al di fuori di quello.

Quando il lago raggiunse l'altezza delle sue spalle potè scoprirne il colore vermiglio, ma non gli disse piu' di fermarsi, perchè il suo sangue era l'unica cosa che l'aiutasse a combattere il freddo.

 

*



                    La Chiave di Do
          Mi sono intimamente convinta che non sarei riuscita a scrivere altro fino a che non avessi parlato dei miei due ultimi sogni.
          Spero che ora che ho scritto almeno il primo l'ispirazione per la long torni almeno in parte, perchè va bene tutto, ma impedirmi
          di scrivere qualcosa che non parli direttamente di lui potrebbe risultarmi davvero odioso.
          La citazione, ci tengo a dirlo, è dalla poesia di Dylan Thomas che titola il capitolo, poeta preferito di Alex e negli ultimi tempi
          anche mio, superando il buon vecchio Charles e anche i lirici greci; è capitata aprendo a caso Collected Poetries e calzava a pennello.
          A presto, spero.

 

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Capitolo 6
*** Cun sa luna e cun su sole. ***


Custodi meu,
custa notti illuminami
guarda e difende a mie
ca deo incumando a tie.

 

A Smikrà         

Sempri ti sigu, e no conosciu s’ arti          
Mancu de lompi a ti stringi sa manu         

 

*

Ecco che fra le sue braccia ancora insanguinate venne la morte.

Non sarebbe stata in grado di descriverla, ma era piu' calda di lui, piu' morbida, piu' accogliente e materna.

Chiuse gli occhi perdendosi nell'abisso nero dei suoi per un'ultima volta, come un saluto e si preparo' a svanire ma si senti' scuotere, forte.

“Non osare” senti' sibilare.

La ragazza strinse gli occhi, ostinata, ma si senti' quei suoi denti dritti lacerarle il collo, nel tentativo di tenerla con sè.

Si soffoco' l'urlo fra le labbra, come per rendere il dolore meno reale.

Era come se volesse tenerla sveglia e vigile, ma le prime luci dell'alba, dietro la cortina delle palpebre, si facevano sempre piu'intense.

Provo' a dimenarsi, ma ad ogni movimento la sottile linea di luce all'orizzonte sembrava affievolirsi.

Gli permise di tenerla ferma per i polsi, immobilizzandola col suo peso sul bacino, a gambe aperte, vedendo la luce farsi piu' intensa del silenzio e nell'obbedienza.

Tutto di lui era nero, gli occhi, i boccoli morbidi, la morte pero' era candida e luminosa come la sua pelle.

Voci, voci che somigliavano piu' a quelle della vita che a quelle della morte le penetrarono le orecchie, e sensazioni umane la pelle.

Improvvisamente si sveglio'; le voci articolarono parole e frasi, una radio suonava e qualcosa nella sua mano vibrava un messaggio.

Eppure non era ancora li'.

La sua mente percepiva il mondo dei vivi, ma da qualche parte, nel sogno, lui la teneva ancora imprigionata, immobile sotto di sè.

Era sveglia, cosciente, lontana da lui nello spazio, ma lui era ancora li' a immobilizzarla, impedendole di alzare la testa reclinata sulla spalla prima di addormentarsi.

Avrebbe voluto alzare una mano per sollevarsi il collo, impedito nel movimento, ma anch'essa era come paralizzata nella morsa di quella di lui.

La sua mente non poteva piu' vederlo o sentire le sue parole, ma il suo tacito lascito era una frase:

“Non ho ancora finito con te”.

Dopo pcohi minuti che erano sembrati eterni lui lascio' la presa; finalmente si sveglio' anche il suo corpo e si potè muovere.
 

*



La Chiave di Do
In primis vorrei parlare della citazione che apre quest'ultimo capitolo, il sesto: si tratta di una preghiera sarda usata per scacciare
il demone del sonno S'Ammutadori che secondo la credenza popolare, molto simile a quella che circonda l'Incubo della mitologia
romana, turbava il sonno con mostruose apparizioni, strangolamenti notturni o impedendo allo svegliato di muoversi.
Perchè? Perchè questo capitolo non tratta di una mia visione onirica, ma di una mia reale esperienza, meglio classificabile come
una semplice paralisi ipnagogica... ma perchè non unire le cose e non coglierlo come una sorta di presagio, di messaggio del
mio dolce assassino? Nelle mie recenti esperienze col coro, che ci ha visti portatori di un brano di Micheal Jackson al festival di
primavera
di Montecatini Terme, ho trovato calzante la definizione di Smooth Criminal: I'm I okay? Sinceramente non lo so.

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