The last song. di youmoveme (/viewuser.php?uid=174207)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Please, forgive me. ***
Capitolo 2: *** Viva la vida. ***
Capitolo 3: *** Glad you came. ***
Capitolo 4: *** So what? ***
Capitolo 5: *** Pretending. ***
Capitolo 6: *** Bad day. ***
Capitolo 7: *** Your call. ***
Capitolo 8: *** Uptown boy. ***
Capitolo 9: *** Bad romance. ***
Capitolo 10: *** Turning tables. ***
Capitolo 11: *** Part of me. ***
Capitolo 12: *** Dirty little secret. ***
Capitolo 13: *** Firework. ***
Capitolo 14: *** Make it shine. ***
Capitolo 15: *** Get it right. ***
Capitolo 1 *** Please, forgive me. ***
The
last song.
Please,
forgive me.
"Non
ti sei più fatto sentire" Questa frase colpì Dave
in pieno
volto, mille volte peggio di qualsiasi schiaffo.
Sebastian,
il SUO Seb, stava attaccato ad una matricola come una piovra che
tenta di soffocare un granchio.
Il
caffè corretto con courvoiser, il preferito di Seb, cadde
dalle mani
di Dave formando un piccolo laghetto scuro ai suoi piedi e
sporcandogli la T-shirt che aveva comprato apposta per l'occasione.
Dave aveva gli occhi sbarrati; non ci credeva quasi.
Incuranti
della sua entrata in scena, i due continuarono a pomiciare come degli
assatanati.
Dave
si schiarì la voce, deglutendo a vuoto, per richiamare la
loro
attenzione. La matricola si stacco e fuggì precipitosamente
dalla
stanza; non aveva proprio voglia di sentire il discorso che ci
sarebbe stato fra poco.
Sebastian
si alzò dal divano mentre si risistemava l'uniforme
spiegazzata che
addosso a lui stava particolarmente bene, come tutto peraltro.
Dave
era rimasto accanto alla porta, impietrito, mentre la pozza
scura si
allargava di più avvicinandosi pericolosamente al tappeto.
Sebastian
lo squadrò da capo a piedi con uno sguardo strafottente.
"Non
ti sei più fatto sentire"
"Beh,
sai com'è. Stavo tentando di ristabilirmi dal
suicidio” disse con
una piega amara sulle labbra. Sebastian
iniziò ad avvicinarglisi con arroganza, cercando la sua
bocca,
mentre Dave si allontanava sempre di più, nonostante il suo
copro
gli urlasse con tutte le sue forze di arrendersi a quelle labbra
morbide e spaventosamente invitanti.
"Non
ti avvicinare. Mi fai schifo. Mentre stavo male e avevo bisogno di
qualcuno accanto tu ti divertivi qui con quell'insulsa matricola. E
io che pensavo fosse tutto reale."
E la
mente di Dave corse di nuovo a quel pomeriggio in cui Seb lo era
venuto a visitare in ospedale. Sembrava tutto perfetto, troppo
perfetto perché durasse.
Kurt
era appena andato via, lasciandogli il cuore in mille
frantumi. E poi era arrivata l'infermiera che gli aveva annunciato
una visita inaspettata. All'inizio non lo voleva vedere.
Insomma,
gli aveva detto che era in sovrappeso di 50 kili, ma non era nella
condizione di rifiutare nessuna compagnia.
Sebastian
si era avvicinato al suo letto, preso una sedia e seduto. Tutto
questo senza dire nulla.
Da
dentro alla tasca prende l'inseparabile i-Phone, ci smanetta un
pochino e, all'improvviso era partita una base lenta e melodiosa.
Aveva
cercato di fargli cenno di smettere, debolmente, con una mano mentre
mormorava un fievole: ”Shh, non possiamo; l'infermiera ti
manderà
via”. Seb liquidò la possibilità con un
gesto noncurante, mentre
intonava le prime note. Aveva uno sguardo assorto e stranamente
angelico, era così vero e sincero.
Dave
sentiva il cuore fondersi e spostarglisi dalla cassa toracica alla
gola. Lacrime gli affioravano dagli occhi e rigavano le sue guance.
Sebastian
aveva fatto tutto quello per lui? All'improvviso si sentiva
così
unico e speciale; erano bastate solo poche parole e il suo cuore
aveva ricominciato a battere di nuovo.
Poi,
lentamente, Seb si era seduto sul bordo del letto e gli aveva preso
con delicatezza le mani, come se un gesto brusco potesse spaventarlo.
I loro sguardi si erano fusi assieme e con un'esitazione piena di
promesse le loro labbra si erano toccate per un singolo, intensissimo
secondo.
Dave
non era mai stato baciato in questo modo, tutti gli altri baci che
aveva ricevuto non potevano essere paragonati ad un tale piacere.
Nella sua mente li divideva in due categorie: baci dategli da donne,
scialbi e insipidi, e baci dati da Kurt, in realtà era uno
solo, ma
ne valeva più di mille.
Ogni
sera ripensava a quel momento, quel momento in cui aveva capito per
la prima volta la sua vera natura. Non aveva nessun rimpianto, tranne
quello di averlo dato il suo primo vero bacio
per ripicca e con rabbia.
Non
c'era paragone con questo, però. Quel minimo sfioramento di
labbra
con Seb lo aveva sconvolto più di quanto potesse immaginare;
il suo
cuore era in tumulto, il sangue pulsava nelle vene, nelle orecchie
sentiva un rumore sordo e continuo, come un martellamento.
Per
la prima volta dopo molto tempo si sentiva vivo.
Sebastian
gli passò la mano fra i capelli con maliziosa dolcezza e
scomparve
in quel labirinto di camici e volti sconosciuti.
Dave
rimase intontito per qualche secondo. Le labbra di Smythe erano
peggio di qualsiasi droga.
Era
stato tutto troppo bello per essere vero. Troppo effimero, troppo
perfetto per poter durare.
Dave
sbatté la porta con forza e afferrò la ringhiera
delle scale pieno
di frustrazione e rabbia, mentre Sebastian si avvicinava alla pozza
scura. Si inginocchiò davanti e, dopo averne osservato
colore e
aroma, disse: ”Caffè corretto con courvoiser, il
mio preferito.
Dave ti ho in pugno (?)”
Prima
log-fic. Ditemi se vale la pena di continuare.
Sono
una Klainer e Thaddastian convinta, ma purtroppo dovrò
macellarle un
po' per movimentare la storia. Scuse in anticipo. :)
E'
moolto possibile che i personaggi siano OOC in qualche capitolo; non
reggo l'angst, infatti dopo questi primi capitoli sarà
prevalentemente fluffosa.
Mi
hanno detto che la frase sul suicidio di Dave non è molto
delicata,
ma secondo me Dave è così risentito del
comportamento di Sebastian
che gli vuole sbattere in faccia la verità senza filtri
né censure.
Ogni
capitolo si baserà su una canzone e quella di oggi
é
:http://www.youtube.com/watch?v=9EHAo6rEuas.
E' quella che canta Sebastian a Dave, per intenderci.
Leggete
e recensite, se volete qualche anticipazione-spoiler potete chiedere,
ma non so nemmeno io dove andremo a finire, quindi ;)
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Capitolo 2 *** Viva la vida. ***
Viva la
vida.
Dalla
maligna e perversa mente di Sebastian Smythe.
Neanche
5 minuti fa sono stato svegliato dalla sveglia del mio compagno di
stanza, quella piattola di Thad. Mi sono nascosto la testa sotto il
cuscino per non sentirlo gracidare sotto la doccia quella maledetta
canzone.
Scommetto
che tra cinque secondi inizieranno a scorrere le cascate dal Niagara
e lui comincerà a gridare come una gallina che sta per
essere
spennata.
Peccato di non avere scommesso con nessuno. Avrei vinto.
Ho
di fronte una scelta ardua: Thad e la sua doccia, o Wes e il suo
martelletto? Dalla padella alla brace, ma almeno eviterò di
spaccare
la faccia al mio compagno di stanza, devo pur sempre avere qualcuno a
cui addossare la colpa per i guai che combino.
Scendo
con molta lentezza le scale, accarezzando in maniera piuttosto
provocante il corrimano. Non ho affatto voglia di provare, provare,
provare e ancora provare. Insomma, io sono perfetto, mi chiamo
Sebastian Smythe, dopotutto.
Sento
già la voce sclerotica di Wes che intima a Jeff e Nick di
smettere
di pomiciare e iniziare a scaldare le voci. Madonna, qualcuno qui ha
proprio bisogno di una bella scopata.
Spalanco
la porta. Ora si stanno guardando negli occhi con il sorriso
più
ebete che io abbia mai visto; mi sembra di affondare in delle sabbie
mobili di melassa.
Già
sono sempre attaccata, ora canteranno anche un duetto alle regionali,
rubandomi la luce del palcoscenico* che mi spetta di diritto. Per
fortuna non è nemmeno una stupida canzone d'amore,
sennò sarebbe
stato infinitamente peggio.
Anche
se non penso possa esistere cosa peggiore del duetto penso di Blaine
e la sua checca Hummel. Quello è il fondo del barattolo di
melassa,
si può solo risalire.
Per
non parlare della coreografia. Sto sempre nelle ultime file; il
pubblico non potrà vedere né il mio radioso
volto, né la mia
prestante figura.
Mi
aspettano altre tre, no, quattro, no, cinque ore di prove continue ed
estenuanti. Dovrò sorbirmi quei due piccioni in calore, quel
pazzo
sclerotico di Wes e quella palla di lardo di Trent. Potrei non
sopravvivere.
“I
used to rule the world...” Chi avrò la meglio? I
conati o il mio
stomaco di ferro?
Da
una settimana ormai Dave non accedeva più ai social network
né
accendeva il cellulare, ma un giorno, andando a ritirare della posta,
trovò una lettera indirizzata a lui.
Mandava
un lieve sentore di rose, un odore che non era invadente, ma che si
diffondeva nell'aria permeando tutto dolcemente. Sentiva una strana
sensazione di euforia prima ancora di aprirla.
Si
sistemò sul letto, cercava la posizione più
comoda per leggerla ,
ma non trovava pace.
Si
accoccolò accanto alla finestra per ricevere gli ultimi
raggi di
sole.
“
Caro
Dave,
Spero che tutto stia andando bene e che tu ti sia rimesso. Non
è
mai stata mia intenzione ferirti. Non mi hai mai riposto agi
messaggi né alle telefonate, ma vorrei invitarti alle
regionali. Mi farebbe davvero piacere che tu venissi, ma se non ti
senti
pronto, ti capisco benissimo. Non ti fare problemi a
chiamarmi; ci sarò sempre per qualsiasi cosa Kurt ”
Appena
finì di leggere le mani iniziarono a tremare; come potevano
chiedergli una cosa simile dopo tutto quello che aveva passato non
solo nelle ultime settimane, e, addirittura nelle ultime ore.
Pensava
che tutto andasse meglio dopo la visita di Seb in ospedale, ma dopo
le ultime scoperte non era più così sicuro.
Non
si sentiva pronto ad uscire di casa e, men che meno ad incontrare
quello stronzo di Sebastian. Kurt avrebbe capito. Era davvero troppo
per lui in così poco tempo.
Ficcò
la testa sotto la coperta, volendo solo scomparire dalla faccia della
terra.
Note
dall'autrice
Lo
so, scritto a tempo di record, spero vi piaccia, posso solo dire
questo :)
Leggete
e recensite perché non potete immaginare quanto significhino
per me
tutti i vostri pareri :3
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Capitolo 3 *** Glad you came. ***
Glad
you came.
Kurt
era davvero preoccupato: Dave lo ignorava totalmente, non usciva di
casa, rifiutava ogni contatto. Sapeva cosa significasse sentirsi soli
e non voleva che provasse la stessa terribile esperienza.
Affascinando
la segretaria del McKinley con la promessa di un rinnovo di look, si
fece dare il suo indirizzo di casa. Ci voleva una terapia d'urto.
Era
un sabato come un altro per Dave, finché non aveva suonato
il
citofono. “Chi potrebbe mai essere a quest'ora?” si
chiese, ma
non ebbe il tempo di rifletterci su; i trilli diventavano insistenti
e fastidiosi.
A
grandi passi si diresse verso la porta e per poco non gli venne un
attacco di panico quando vide due occhi cerulei attraverso lo
spioncino. Le gambe cedettero, con la schiena contro la porta
cominciò a respirare affannosamente. Perché Kurt
era lì? Cosa
voleva da lui?
Passò
ogni secondo di quel minuto in preda ad una crisi di pani, con
annesse palpitazioni e lacrime. Poi prese coraggio e aprì la
porta.
Kurt
rimase interdetto, con il pugno a mezz'aria per bussare.
Faccia
a faccia, Dave e Kurt, due volti diversi e opposti della stessa
medaglia a confronto. Debolezza e forza sono relative, l'apparenza
inganna. Il più forte piange la notte abbracciato al cuscino
perché
non si sente a suo agio, il più debole sorride sempre,
cammina per
le strade dando la mano al suo ragazzo. Le battute acide degli altri
non lo sfiorano nemmeno, ci sono solo loro, tutto il resto è
dilatato e non conta.
Si
sedettero nel giardino, tra l'erba alta. Il silenzio era sceso come
una cappa pesante su di loro. Kurt esordì: ”E' da
un po' che non
ti sei fatto vivo.”
Dave,
senza quasi rendersene conto esplose. “Non è
possibile. Qui tutti
contano su di me per tutto. Ho già abbastanza problemi per
conto
mio. Non ce la faccio più, tutta questa pressione su di me
mi fa
venir voglia di urlare a squarciagola.”
Kurt
guardava sconcertato Dave mentre girava per il giardino come una
furia spiaccicando tutti i fiori e l'erba alta. Cercò di
bloccare il
suo sfogo senza riuscirci.
“Prima
Seb, poi tu. Io solo... non ce la faccio. Non posso gestire tutto
questo”.
A
Kurt non era sfuggito il primo nome; “Cosa hai a che fare tu
con
Sebastian, che poi chiami addirittura Seb?” Dave lo
fissò con aria
triste e gli raccontò tutto.
Ora
si sentiva libero da un grande peso, mentre invece Kurt aveva capito
il vero problema, la stronzaggine di Sebastian, ma non ci poteva fare
nulla tranne forse... ma non poteva... ma se era a fin di bene,
forse...
“Ti
capisco, ma hai bisogno di svagarti e ti assicuro che Sebastian non
ci sarà alle regionali” disse Kurt, sentendosi tremendamente
in
colpa, ma non poteva permettere che un tale bastardo ostacolasse la
sua guarigione.
“Sicuro?”
chiese Dave con voce titubante.
“Al
100%” ribadì Kurt con un sorriso a 32 denti,
sentendosi morire
dentro.
“Allora
cercherò di passare”, Kurt lo abbracciò
tenendolo stretto, poi
iniziò ad allontanarsi; si era fatto tardi.
“Kurt...”
lo bloccò Dave, posandogli una mano sulla spalla.
“Sì...
?” disse Kurt votandosi lentamente
“Sono
contento che tu sia venuto” e sul suo volto apparve un
sorriso, uno
vero, non come quelli che aveva finto negli ultimi giorni per
rassicurare tutti gli altri.
“Kurt
ci conta, non posso deluderlo”. Erano questi i pensieri di
Dave
mentre comprava dei fiori, rose bianche, le sue preferite, per
l'amico. Dopo cinque minuti di infiniti ripensa,enti e inversioni a U
arrivò al teatro e si sedette.
Gli
sembrava che tutti lo sapessero, come se fosse scritto a chiare
lettere sulla sua fronte oltre che sull'armadietto a scuola: FAG
“Ecco
che la musica inizia, però, caspita se sono bravi,
soprattutto quei
due nani da giardino, Rachel e Blaine, forse dipenderà
dall'altezza?”
Le
New Directions salutano
il pubblico e il
presentatore annuncia i Warbler
dalla Dalton. Per poco
a Dave non viene
un infarto, mentre nel frattempo dietro alle quinte stanno accadento
dei drammi...
Dalla
maligna e perversa mente di Sebastian Smyhte
Wes
mi sta gridando contro come una cornacchia morente, dopotutto ho solo
dato fuoco a tutti gli spartiti esistenti di Viva la Vida e sabotato
le ultime 10 prove con vari espedienti, molto creativi, a dire la
verità, e ho proposto di cambiare performance appena cinque
minuti
prima dell'esibizione, ma pare più che sufficiente come
preavviso.
Le
quinte si aprono e mi sento invincibile, onnipotente. Quei poveri
illusi crederanno di cantare Viva la Vida, ma non sanno che ho
corrotto il fonico per mettere la base di Glad You Came. Avranno una
bella sorpresa e io avrò la luce del palcoscenico* che mi
spetta di
diritto.
Da
quando ho scoperto che sarebbe venuto ho escogitato questo
stratagemma . Sinceramente non so perché l'ho fatto. Mi
sento in
colpa, chi io? Non so, ma dovevo.
Spero
non si accorga che sia solo
per
lui. Io sono Sebastian Smythe, mica una qualunque checca che dedica
canzoni e dice cose sdolcinate.
Cazzo
se era bravo Seb. Dopotutto non era questione di altezza.
Ora
si trovava con un mazzo di fiori e due bravissimi cantanti. A chi lo
doveva dare?
Kurt
che era sempre lì per lui, lo sosteneva in qualsiasi cosa,
lo
consolava, lo teneva su di morale, lo capiva, sapeva cosa aveva
passato, lo aveva rifiutato.
Seb
che era così perfetto, così bastardo,
così stronzo, così
glaciale.
Prese
le rose in mano e si diresse verso i camerini, bussò e una
voce gli
disse: ”Sono contento che tu sia venuto.”
Note
dell'autrice
- * intendevo
di nuovo spotlight D:
- La canzone di questa volta
è Glad You
came, ovviamente Glee version http://www.youtube.com/watch?v=0yKd8F2BBQQ
e
Seb
a 'drink it if you can' è la cosa più sexy che io
abbia mai visto
*Q*
- E' leggermente cliffhanger,
lo so, ma sono cattiva *w*
- Kurt
mente per una buona ragione, non linciatelo. E comunque io lo vedo
benissimo in
questa veste protettiva-paterna
- Vi piacciono le letterine
colorate? Ora ne sono ossessionata
Se
recensite, mi fate sempre un piacere immenso :)
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Capitolo 4 *** So what? ***
So
what?
Dalla
mente maligna e perversa di Sebastian Smythe.
Mi
sono appena rinchiuso nel camerino dopo la bella sorpresina che ho
fatto ai miei compagni e ho la vaga impressione che non abbiano
gradito affatto. Tanto peggio per loro.
Sento
bussare alla porta. Sicuro saranno Nick e Jeff incazzati a morte
perché ho “rubato” il loro unico duetto
bla, bla, bla, bla...
Insomma, che rottura.
Sto
comodo sulla poltrona, chi me lo fa fare. Non ne vale la pena. Li
ignoro per un altro po' e poi smetteranno. A quanto pare no. La
stanno facendo lunga, troppo. E se non fossero loro?
“Ecco
arrivo, mi sto alzando” con due passi raggiungo la porta,
l'apro e
mi trovo davanti Trent.
“Che
cazzo ci fai tu qui?” gli urlo in faccia. Lui mormora qualche
parola tra cui riconosco solo Wes, sbagliato e camerino, e si eclissa
nel corridoio. Sulla moquette c'è un petalo bianco.
Cosa
combinano Wes e Trent in quei camerini? Non credo di volerlo sapere.
Fino
all'ultimo speravo fosse lui.
~
Pochi
momenti prima
Dave
stava davanti al camerino di Sebastian, impacciato da un enorme mazzo
di rose bianche. Non si sentiva affatto a suo agio. Era attanagliato
da una sorta di ansia e non aveva idea di cosa fare.
L'attesa
era lacerante, ma non riusciva ad allungare la mano su quella porta.
C'era come un campo di forza. Lo spazio si era dilatato. Dieci
centimetri erano ormai anni-luce.
Mentre
stava lì, in piedi, sentì un rumore, riecheggiare
di passi nei
corridoi. Dopo un'ultima disperata occhiata al camerino di Seb, prese
il volo dalla parte opposta mentre un unico singolo candido petalo si
adagiava sul pavimento con un tonfo impercettibile.
Ritornando
alla mente maligna e perversa di Sebastian Smyhthe.
Wes
mi ha convocato ufficialmente al Lime Beans. Non ci vedo nulla di
buono.
E'
tardi, dopotutto non posso mica arrivare in orario.
C'è
Checca-Hummel con Blaine. Un momento? Cosa cazzo ha in mano?
Un
mazzo di fiori. Rose bianche. Bianche come il petalo davanti al suo
camerino.
Dannazione.
Karosfky ha dato i fiori a Kurt.
Dovrei
essere contento, non ha scoperto la mia copertura.
E
invece sentiva solo un grande vuoto nel cuore.
A
pochi tavoli di distanza stava Dave. Si stava dando del cretino da
solo, mentre beveva del caffè così amaro da
sembrare corrosivo. Ma
di corrosivo nel cuore di Dave c'era solo il rimpianto di non aver
fatto la cosa giusta, forse...
Era
così assorto nei suoi pensieri che non aveva notato un'ombra
dietro
di lui. Seb stava davanti a lui, alla distanza di un soffio, o di un
bacio.
“E
così hai dato i miei fiori a quella checca di
Hummel”
“Innanzitutto
i fiori non sono tuoi, secondo, se Kurt è una checca, allora
lo sei
anche tu”
Sebastian
rimase spiazzato. In effetti non ci aveva mai pensato. Merda, quel
ragazzo gli faceva vedere tutto da un punto di vista diverso.
“Beh,
e in ogni caso non ne ho bisogno.”
Note
dall'autrice
- La
canzone di questo capitolo è
http://www.youtube.com/watch?v=FJfFZqTlWrQ
“ I'm
still a rockstar, I got my rock moves and I dont' need you”
-
Lily, lì da a Kurt, ma non sa se è giusto.
-
Sofia, un po' di fluff Trent/Wes anche per te :3
Ringrazio
di cuore tutti quelli che hanno messo tra i preferiti/seguiti/da
ricordare questa long-fic, e ancora di più quelli che
recensiscono.
Purtroppo
per tutta questa settimana starò fuori e quindi non posso
aggiornare, ma vedrò di buttare giù qualche idea
comunque :)
Un
saluto speciale a Carlotta e a Bebbo che mi seguono anche se non sono
gleek ♥
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Capitolo 5 *** Pretending. ***
Pretending.
Ogni
giorno Dave si sentiva sempre peggio.
Alzarsi
la mattina era faticoso, lavarsi inutile, aprire le tende e vedere il
sole deprimente, preparare la colazione stancante, parcheggiare
l'auto stressante, studiare noioso, ma la cosa più
frustrante era
ricevere le continue occhiatine degli altri.
Da
quando era tornato a scuola ogni giorno era sempre peggio, ora poteva
davvero capire cosa aveva passato Kurt e non lo avrebbe augurato
nemmeno al suo peggiore nemico.
Parcheggiata
l'auto nel cortile, si calava il cappuccio della felpa fin sopra gli
occhi e affrontava quella giungla di facce ostili e ignoranti.
Da
quando il fatto era ormai diventato di pubblico dominio, aveva perso
il suo posto nella squadra di football e si era dovuto levare la
maglia nello spogliatoio davanti a tutti per poi consegnarla al
capitano fra le risatine.
In
quel momento avrebbe preferito di gran lunga non essere mai nato,
essere seppellito sei metri sotto terra, essere inghiottito dal
freddo mare del Nord oppure venire arso da un fiume di lava
incandescente. Tutto sarebbe stato più sopportabile di quel
bruciante senso di vergogna e umiliazione che lo faceva arrossire
fino alla punta delle orecchie.
A
pranzo mangiava nel bagno delle ragazze perché aveva notato
che gli
altri lo isolavano come se fosse affetto da qualche malattia
contagiosa.
Come
gli mancava quando faceva il bello e il cattivo tempo al McKinley.
Non
si era mai sentito così solo ed escluso e non era affatto
una bella
sensazione.
Aspettava
con ansia la campanella per poter ritornare nella sua auto, alzare i
finestrini oscurati e dare sfogo a tutta la sua frustrazione.
Tornava
a casa e correva in giardino, si buttava tra l'erba alta tappandosi
le orecchie con le mani per non sentire i suoi genitori litigare.
Ma
un giorno qualcosa andò diversamente dal solito.
“Dave,
va' a comprare il latte”, anche se lui aveva piuttosto chiaro
che
lo volessero solo allontanare. A malincuore si alzò dal suo
rifugio
sicuro per entrare in quel mondo che non lo accettava.
Mentre
passava davanti ad una casa di riposo per vecchietti snob,
sentì una
musica provenire dall'interno. Era proprio Stand by me. E lui aveva
un debole per quella canzone.
Quasi
senza accorgersene iniziò a seguire le note, addentrandosi
sempre di
più nella strutture.
Sala
dopo sala la musica cresceva finché, dopo aver chiesto
informazioni
ad una vecchietto arzillo che, invece, aveva cominciato a parlare
della sua vita, arrivò ad una grande atrio.
Fece
capolino con la testa e vide i Warbler
che
stavano lì su un palco con le uniformi perfette e voci
totalmente
coordinate.
Seb
era nel bel mezzo di un acuto quando, inaspettatamente, gli si
bloccò
la voce in gola e nella sala scese il silenzio.
Dalla
mente non più così maligna e perversa di
Sebastian Smyhte.
Un'altra
stupida esibizione per quei vecchietti rincitrulliti.
Io
non capisco, devono anche usare il cornetto acustico, non riusciranno
mai a sentire la bellezza della musica.
Poi
queste canzoni d'epoca, polverose come le ragnatele sui miei
adorabili vestiti firmati che le assurde regole di questa scuola non
mi permettono di indossare.
Che
emozione esibirsi davanti ad un pubblico di mummie nei loro
maglioncini infeltriti che nemmeno ci sente. Ma, dopotutto, io sono
Sebastian Smythe e do sempre il mio meglio.
Poi
“darling, darling, stand
by me”
è perfetto per la mia voce splendida, modestamente.
Qui
è una marmellata di maroni. *
Dalla
porta spunta una testa. Cazzo, è Dave.
Rimango
muto, la voce mi muore in gola, spalanco gli occhi, mi manca l'aria,
sono in fibrillazione, mi sudano le mani, il mio encefalogramma
è
piatto, ho la tachicardia.
Il
silenzio scende pesante sopra di noi.
Le
occhiate assassine di Wes mi sfiorano, volando oltre le mia spalle,
invece di pugnalarle.
Merda,
stava facendo un acuto e poi?
Oh,
sì è arrivato Dave ed ora si sente ogni respiro.
MMMMH,
forse dovrei cantare, ecco il perché del silenzio assoluto.
Come
se niente fosse riprendo da dove mi ero interrotto mentre vedo con la
coda dell'occhio Dave andarsene.
Ti
prego, non andartene. Ho bisogno di te.
Vorrei
gridarglielo dietro, ma mi nascondo dietro al mio sorriso falso e
imperturbabile.
Dal
diario di David Karosfky.
Oggi
ho visto Seb alla casa di riposo. Si stavano esibendo in
“Stand by
me” quando lui ha smesso di cantare per un secondo, poi ha
ricominciato.
Dopo
aver scritto poche righe Dave chiuse di scatto il quaderno,
lanciandolo con forza contro il muro.
In
fondo al cuore sperava fosse a causa sua, ma, dopotutto, Seb era solo
uno stronzo come tanti altri.
Note
dall'autrice.
- Le
cazoni di questo capitolo sono due: http://www.youtube.com/watch?v=Vbg7YoXiKn0 Stand by me di Ben
E. King e Pretending del Glee cast
http://www.youtube.com/watch?v=kD9Ug1OOArw&feature=fvst
- Sì,
la vita di Dave è la depressione in questo momento.
- Seb
non è uno stronzo, solo sembra :3
- La
frase "Qui
è una marmellata di maroni" è una
citazione di Carlotta e pertanto a lei va il copyright.
-
Adoro il film "Stand by me" oltre che la canzone,
perchè mi ricorda delle persone molto importanti per me-
Termino
qui e spero vi piaccia perchè ho accannato le mie frasi di
greco per copiarla su Office :3
Un'altra
cosa: chi sarebbe disposto a leggere una one-shot molto angstosa sulla
Quick che ho in mente di scrivere?
Fatemi sapere e,
ovviamente, sono sempre stra-felicissima quandio recensite :)
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Capitolo 6 *** Bad day. ***
Capitolo
dedicato a Viola, la mia nuova beta [β]
Bad
day.
Era
un giorno come un altro per Dave finché non
arrivò a scuola.
Sulla
facciata principale c'era un cartellone.
A
DAVID KAROSKY PIACE PRENDERLO
NEL CULO.
E
una sua foto con disegni osceni
Spalancò
gli occhi irrigidendosi e gettando a terra tutti i libri. Corse nella
sua auto, sbattendo così forte la portiera da rischiare di
staccarla.
Non
ci credeva. Non poteva essere successo a lui. Queste erano le cose
che succedevano nei film, non nella vita reale.
Era
nella totale balia delle sue emozioni; aveva perso totalmente il
controllo,. Non si riconosceva più. Quella persona che
piangeva in
una macchina, quella persona la cui vita era appena andata in
frantumi, quella persona che aveva pensato di aver toccato il fondo
giorni prima,. Lui non era quelle persone, lui era Dave Karofsky, il
bulletto della scuola.
Fra
le lacrime di vergogna e umiliazione guidò fino al Lima Bean.
Gli
altri automobilisti vedevano un pirata della strada che andava a due
all'ora nella corsia di sorpasso, che non guardava i semafori, che
non sapeva guidare, ma dentro quell'auto c'era solo un ragazzo triste
e disperato che non sapeva cosa fare.
Dopo
aver evitato, indenne, almeno dieci incidenti, giunse finalmente alla
“meta”.
Si
sedette nell'angolo più scuro, nel tavolo più
lontano, nel posto
più isolato del bar, desiderando solo affogare nella proprie
lacrime
di dolore.
Il
the molto zuccherato che aveva ordinato era ormai diventato un mare
salato di tristezza.
Dalla
mente non più così maligna e perversa di
Sebastian Smythe.
Sto
andando a zonzo per Lima.
Oggi
Wes non potrà farmi incazzare con le sue continue e
eccessive
richieste; mi sono preso un giorno di vacanza, se così
vogliamo
dire.
Mi
pare di scorgere una sagoma familiare al Lima Bean, forse l'unico bar
di questa minuscola e inutile cittadina: è Dave e ha gli
occhi gonfi
ed arrossati.
Si
vede che ha pianto, e molto, ma, nonostante tutto, è
bellissimo
comunque.
E'
così distrutto che quando gli poso la mano su una spalla,
trasalisce. Mi guarda con occhi stanche e voce fievole mi dice:
“Sebastian, per favore, vattene. Oggi non sono proprio
dell'umore
giusto per i tuoi giochetti.”
Non
ce la faccio a vederlo in questo stato, e senza lasciargli la mano mi
accomodo davanti a lui.
“Cosa
è successo, Dave?”
“Nulla
che tu possa risolvere o peggiorare.”
“Dimmelo,
davvero. Io ci tengo a te.”
“Non
credo proprio. Non mi avresti mai fatto una cosa del genere,
altrimenti.”
“E
sentiamo, allora. Cosa avrei fatto?”
“Hai
slinguazzato una matricola, porca puttana. E' possibile che non te ne
ricordi nemmeno?”
Sebastian
era rimasto muto, senza parole. Era d'accordo con ogni singola parola
pronunciata da Dave; non sapeva come replicare, e così disse
semplicemente: “Mi dispiace, Dave.”
Dave,
che si aspettava una lunga filippica piena di improbabili scuse che
dette da lui sarebbero sembrate la cosa più ovvia della
terra,
ammutolì a sua volta.
“Non
so cosa mi è preso, scusami. Se potessi tornare indietro non
farei
più gli stessi errori. Mi dispiace, Dave, mi dispiace
davvero.”
Dave
non credeva ai suoi occhi: Sebastian Smythe aveva subito un lavaggio,
o addirittura un trapianto, cosa auspicabile, del cervello, a quanto
pare.
Non
sapeva se dare ascolto al cervello che pensava fosse una pessima
idea
o al cuore che vedeva la sincerità nei suoi occhi.
Sebastian
lo prese per mano, guidandolo attraverso il locale, fino al giardino
esterno. Fuori era una bellissima giornata: il sole era insolitamente
caldo, i pettirossi cantavano e il cielo era limpido e sereno come
non lo era da giorni.
Sebastian
stese un telo sul prato, sotto l'ombra di un albero e fece a Dave
cenno di avvicinarsi. Con estrema delicatezza lo fece sdraiare, come
si fa con un bambino piccolo che non vuole andare a dormire, e si
accoccolò accanto a cui, raggomitolandosi su un fianco come
un
gatto.
Con
gli occhi persi in quell'azzurro infinito Dave, senza quasi
accorgersene, raccontò tutto.
Si
sarebbe praticamente scordato della presenza di Seb se non fosse
stato per le sue delicatissime e continue carezze.
“Dave,
le cose brutte accadono. Dobbiamo solo imparare a farne
tesoro.”
“A
te sembra tutto facile.”
“Non
ho detto questo. E' difficile. Ne sono consapevole. Ma può
migliorare.” e, tiratosi su, si avvicinò a Dave;
le ginocchia si
sfioravano. “Vieni alla Dalton.”
“Ma...
io... non so...” replicò l'altro poco convinto. Da
quando Kurt si
era trasferito alla Dalton aveva sempre accarezzato quell'idea come
un sogno (molto desiderato e tuttavia) proibito.
“Parlane
con i tuoi genitori, poi chiamami.” e fece per andarsene, ma
Dave
lo bloccò, dicendo: ”E con quale numero di
telefono? Non me lo
vuoi dare?”
Sebastian
lo guardò in modo malizioso “Sono felice che tu me
lo abbia
chiesto. E' sempre un piacere ricever queste domande da un bel
ragazzo.”
Dave
rimase fermo, interdetto.
“E
comunque è **********. Aspetto una tua chiamata.”
e, depostogli un
bacio leggero sulla fronte, scomparve tra i rampicanti.
Dave,
ormai solo, si ritrovò a sorridere come un ebete e a
canticchiare
fra sé e sé stupide canzoni d'amore. Dopotutto
non era una
giornata così brutta.
Note
dell'autrice
-
La
canzone di questo capitolo è Bad Day di Daniel Powter http://www.youtube.com/watch?v=gH476CxJxfg&ob=av2n
- C'è del fluff,
yaaay, dopo un po' d'angst ci voleva.
- E' pesante il cartellone. Io
non mi capacito di come possano esistere delle persone tanto ignoranti
- Ovviamente io conosco il
numero di Seb, ma non lo posso scrivere perché lui
è soooolo mmmio *Voce da Gollum del Signore degli Anelli*
- Sebastian potrebbe risultare
abbastanza OOC, ma nella mia mentre bacata lui è fluffoso,
solo che hai dei problemi che lo bloccano, ma li vedremo poi :)
*si sente scontata e banale* ovviamente se
recensite mi fate sempre grande piacere
|
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Capitolo 7 *** Your call. ***
Your
call.
“Drin,
drin, driin”. Il fastidioso suono metallico della sveglia
riportò
indietro al mondo reale un Dave addormentato. Si concesse qualche
minuti di rilassamento sotto quel rifugio caldo e sicuro, indugiando
su dei sogni particolarmente piacevoli i cui protagonisti erano lui e
Seb.
Appena
realizzò cosa dovesse fare quella mattina, tutte quelle
vaghe e
deliziose sensazioni sparirono, lasciando il posto ad un'angoscia
assoluta.
Doveva
parlare con i suoi genitori del trasferimento alla Dalton.
Impiegò
circa mezz'ora a scegliere quale maglietta indossare, lui che a
malapena ci metteva 30 secondi. Poi con molta calma scese i pochi
gradini che lo separavano dalla cucina.
Aprì
gli occhi, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro.
L'atmosfera
era gelida: il padre leggeva “Sports
Illustrated”,
la madre lavava i piatti e davanti al suo posto abituale c'era
qualche fetta di bacon freddo e una tazza di caffè con una
patina
semi-solida sopra.
Dopo
aver dato uno sguardo triste alla gustosa colazione che lo aspettava,
si sedette sulla sedia che scricchiolò leggermente.
Cinque
minuti più tardi nulla era cambiato e l'unico rumore era
l'acqua
scrosciante del lavandino, Dave iniziò a parlare.
“Mamma,
papà... Vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a
cuore.”
Nessuna reazione; come se fosse stata solo una folata di vento contro
le grandi e luminose finestre della casa.
Prima
di avere qualsiasi ripensamento, disse tutto: “Voglio
trasferirmi
alla Dalton.”
Il
padre sbatté con forza il giornale sul tavolo con mani
tremanti, la
madre fece cadere a terra un piatto che si ruppe in mille frammenti
candidi, mentre l'acqua continuava a gorgogliare nel lavandino,
insinuandosi nelle fessure fra le stoviglie.
“Tu
non andrai in quella scuola di froci.”
“Papà...
” replicò Dave con esitazione.
“E'
fuori discussione, David” e a quel punto Dave esplose.
“Non
è possibile! Cosa c'è che non va con me? Me ne
sono andato dal
McKinley,ora appena mi trovo bene arriva qualcosa e sconvolge tutto.
Perché non posso camminare mano nella mano nei corridoi con
chi mi
piace senza essere giudicato e insultato per questo? Perché
devo
nascondermi dalle occhiate di disgusto degli altri? Perché
ogni
volta che cammino dietro di me c'è l'eco delle battute
sporche degli
altri?” e fece una pausa per prendere fiato.
“Dave,
senti...” lo bloccò la madre.
“Non,
non interrompermi, mamma, non ho intenzione di smettere. Torno a casa
dopo ore dei vergogna ed è una situazione insostenibile. Tu
e papà
non vi parlate oppure vi tirate i piatti addosso. Cerco di ignorarvi,
ma non ci riesco. Io vado, non importa cosa diciate. Questa
è la mia
vita; non mi lascerò mettere i piedi in testa da
nessuno.”
“David,
io ti proibisco di muovere un altro passo.”
“A
cosa mi potresti fare, papà? La mia vita sta andando a
rotoli. Ormai
ho deciso.”
“Dave,
ti ordino di rimanere dove sei.”
Con
uno sguardo di sfida, Dave mosse una gamba, poi un'altra
finché non
giunse alla porta dell'appartamento.
“Dave,
è l'ultimo avvertimento. Per favore, ascoltami.”
“Io
non lo merito!” Dave sbatté il portone dietro a
sé , facendo
tintinnare le campanelle a vento attaccate.
Stava
in piedi: dietro a sé la sua vecchia vita, fatta di dolore e
umiliazione, davanti la Daltone e Seb. Frugando nelle tasche
trovò
un quarto di dollaro e un foglietto spiegazzato con un numero di
cellulare. Una volta trovata la cabina telefonica più
vicina, inserì
tremando le monete e digitò le cifre con il cuore in gola.
Ogni
squillo a vuoto era come una pugnalata al cuore e, quando stava per
perdere ogni speranza, una voce nota rispose: “Qui Sebastian
Smythe, chi parla?”
Poi
ci accasciò a terra tenendo fra le mani la cornetta del
telefono
come la cosa più preziosa del mondo.
Dalla
mente non più così maligna e perversa di
Sebastian Smythe.
Dave
mi dovrebbe chiamare da un momento all'altro, e io sono in ansia, e
molto. Non so, con lui è tutto diverso, tutto cambia.
Mai
avrei pensato che io, Sebastian Smythe, possa stare così per
una
singola, inutile, minima telefonata.
Sembro
un tarantolato, non riesco a stare fermo per più di dieci
secondi.
Quando
è suonata la sveglia di Thad, che per fortuna non
è più Viva la
Vida, altrimenti ora non si troverebbe qui, la piattola mi ha trovato
già vestito di tutto punto, seduto sul mio letto con gli
occhi
sbarrati.
Penso
gli sia venuto un infarto, dato che di solito sto stravaccato mezzo
nudo finché non mi trascina giù per terra. E'
costretto a spostare
le tendere, alzare le serrande, cantare a squarciagola e levarmi di
dosso la coperta per farmi smuovere.
Fingendo
di non essere stupido si va a lavare, lasciando la porta del bagno
aperta.
E'
un demente, è ufficiale. Io cerco di essere una persona
seria con
Dave e quel deficiente si fa la doccia davanti ai miei occhi. Devo
dolo ignorarlo, poi si rivestirà, spero.
Mi
devo girare.
Sebastian, girati, ora! Mi devo tenere impegnato.
Dopo
aver :
-
dato da mangiare a Callas, la nostra nuova mascotte
-
innaffiato le piantine di quella palla di lardo di
Trent
-
piegato e rimirato tutti miei vestiti firmati
-
infilato del dentifricio nelle scarpe di Wes
-
flirtato con la professoressa di Storia Americana
-
ideato una nuova coreografia
Non
ho più molto da fare, dopotutto la Dalton sa essere
piuttosto
noiosa.
Scendo
e salgo le scale come un forsennato, canto una ventina di volte
“Please, forgive me”, ma Dave mi torna sempre in
mente.
Apro
una porta e vedo Jeff e Nick che pomiciano come assatanati. Non mi
sentono e rimango a fissarli con aria felicemente ebete.
Dopo
un po' si accorgono della mia presenza e Jeff mi guarda malissimo:
“Smythe, che cazzo di fai tu qui? Si suppone debba essere una
cosa
privata, quindi perché non te ne vai?”, ma Nick lo
interrompe:
“Ehi, un momento, ma tu stai sorridendo?!”
Ommerda,
sto davvero sorridendo. Ma se è una scena così
adorabile *w*.
Comunque
ho una certa reputazione da difendere, quindi devo trovare una scusa,
e in fretta.
“Ma
cosa diamine vaneggi, Duval? Forse gli ormoni ti hanno dato alla
testa?”
“No,
Sebastian. Ti ho visto, e stavi sorridendo. E' quasi
inquietante.”
Posso
solo ignorarli e fare un'uscita di scena dignitosa, quantomeno.
La
portasi chiuse con fragore, mentre Jeff e Nick tornavano alla loro
piacevole occupazione finché Nick non si
allontanò leggermente
dalle labbra del bipondo.
“Sebastian
stava sorridendo. Ne sono certo.”
“Lo
so, l'ho visto anche io, ma non sono così stronzo da
sputtanarlo in
pubblico come te.”
“Io
non sono stronzo” esclamò Nick risentito.
“Oh
sì che lo sei. Sei un adorabile, dolcissimo stronzo. E sei tutto
mio”
“Comunque
stava sorridendo davvero. Tutto grazie a quel Dave, quello che hanno
nominato Kurt e Blaine al Lima Bean”
“Sì,
sta portando alla luce il suo lato umano” liquidò
la questione
Jeff, scocciato di sentir sentir parlare Nick di qualsiasi ragazzo
che non fosse lui.
“Non
essere impaziente, Jeff. Abbiamo tutto il tempo del mondo” lo
zittì
Nick, posando il dito indice sulle morbide labbra del biondo.
“MMMH,
sei convincente, Nick.... ” rispose Jeff, abbandonandosi alle
premure dell'altro.
Ritornando
alla mente non più così maligna e perversa di
Sebastian Smythe.
Come
sono carini *w* :3
Ma
gli altri non possono scoprire questa mia caduta di stile, o
verrò
preso per il culo a vita.
Non
so più cosa fare; darei di tutto per sentire di nuovo la sua
voce,
ma non diciamolo in giro. Per ingannare questi secondi infiniti sto
facendo tutto il possibile, davvero, ma i pensieri più dolci
sono
sempre quelli relativi a ieri: il sole, il cielo, il prato, noi due.
Basta,
ora sembro una checca sdolcinata come Hummel e questo non potrei
sopportarlo. C'è un limite a tutto.
No,
cattivo Seb, checca non si dice. Perché, porca puttana,
tutto mi
riporta al pensiero di Dave?
Le
mie orecchie super-sensibili hanno appena captato un suono di
telefono.
Mi
precipito nulla camera condivisa con Thad e lo trovo incollato al suo
cellulare. Merda, penso di aver l'espressione più sconsolata
sulla
faccia della terra, ma non ho intenzione di nasconderla.
La
piattola mima con le labbra: “Nervosetto? Telefonata
importante?”
E
io, in tutta risposta, gli alzo il dito medio. Entro cinque minuti
tutta la Dalton ne sarà a conoscenza. Sono peggio di Gossip
Girl in
certi casi.
Mi
sdraio sul letto. Un altro trillo. Me lo sento, è lui!
Come
non detto, non credo sia lui; proviene da una cabina telefonica.
Che
fare? Rifiutare e perdere l'occasione di parlare con un maniaco
pedofilo psicopatico? Per nulla al mondo!
Cazzo,
è Dave. E' molto da stalker riconoscere le persone dai loro
respiri, ma non posso farci niente.
“Qui
Sebastian Smythe, chi parla?”
“Pronto,
ciao Seb. Sono Dave”
“Ciao.
Non mi aspettavo così presto una tua chiamata.”
“I
miei genitori si sono lasciati convincere facilmente.”
“Mi
fa piacere. Allora quando ti trasferisci?” Dave mi mi
risponde.
“Quanto
costa la retta della Dalton?”
“Tanto,
perché?”
“Seb,
potrei avere un problema.”
Note
dell'autrice.
- Non so se lo sfogo di Dave
sia opportuno, troppo delicato o troppo
forte. Davvero non ne ho idea. E' stato difficilissimo da scrivere,
comunque.
- La canzone di questo
capitolo, che adoro, del resto,
è Your call dei Secondhand Serenade *w*
http://www.youtube.com/watch?v=vHyCQn1VrLE&ob=av2n
- Per Giulia ci sono Niff e Thad :)
-
La vita della Dalton è esaltante, anche se non ho ben capito
cerché
Seb odia Wes, ma mi è uscito così, quindi pace :)
- E C'è Seb
fluffoso che cerca di non guardare Thad che si sta allegramente
lavando con la porta aperta.
|
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Capitolo 8 *** Uptown boy. ***
Capitolo dedicato a Viola, la mia beta che è tornata ora
dalle vacanze :3
Ringrazio sempre
tutti: chi legge e recensice (Baby, you're my only love), chi legge
silenziosamente e chi non mi si fila di striscio.
Detto questo Peace, Love and Davestian a tutti *w*
Uptown
boy.
“Che
tipo di problema, Dave?”
“Di
soldi.”
“Ah.”
qualche secondo di silenzio “Potrebbe non essere un
problema.”
“Beh,
io penso di sì, invece.”
“Fra
10 minuti in W. Eureka Street.”
“Ma
cosa … ?!” ma prima di avere qualsiasi altra
informazione all'altro capo avevano già riagganciato.
Maledetto Smythe. Chissà
dove l'avrebbe portato. Fa nulla, tra dieci minuti lo avrebbe
scoperto.
Doveva
arrivare all'altro capo della città, non aveva un dollaro in
tasca e
in dieci minuti era aspettato in un posto sconosciuto. Che pensieri
rassicuranti. Ma non sarebbe mai
mancato a quell'appuntamento con Sebastian.
Stava
davanti ad una grande villa; il prato perfettamente all'inglese, le
siepi rifinite al millimetro, le ringhiere dipinte di bianco, la
lussuosa auto nera parcheggiata davanti, le finestre tanto splendenti
che quasi accecavano gli occhi...
Si
sentiva fuori luogo. Era accaldato e aveva il fiatone. Lì
era tutto
così pulito, e lui si sentiva sporco. Perché mai
Seb gli aveva dato
quell'indirizzo? Era sicuramente sbagliato.
La
mezza idea che aveva di defilarsi andò subito a farsi
fottere quando
intravide la familiare sagoma di Seb sbucare da una stradina
secondaria.
“Sei
in anticipo.”
“No,
sei tu che sei in ritardo.”
“No,
senti. Ora sono esattamente le 11.00.”
“Ma
cosa dici, sono le 11.02”
“No.
E poi Sebastian Smythe non è mai né in anticipo
né in ritardo,
arriva precisamente quando intende farlo.” *
“Questo
l'ho già sentito. Comunque cosa ci facciamo qui?”
“Non
ti preoccupare. Ora lo scoprirai.”
"Mi
sto preoccupando.”
Sebastian
gli rivolse un sorriso breve, corto, essenziale, che Dave non avrebbe
più dimenticato, poi suonò un campanello.
“Che
cazzo fai, Sebastian? Se ci beccano questi dei quartieri alti sono
capaci di denunciarci”, ma venne interrotto dal rumore di una
porta
che si apre.
“Bastiano,
ci sei finalmente venuto a trovare!” e due vecchietti si
precipitarono giù dalle scale per abbracciare Seb, o dovrei
dire
Bastiano?
La
donna aveva candidi capelli bianchi, occhi azzurri e indossava un
maglione rosa con dei gattini all'uncinetto. Dava un senso di
protezione assoluto.
L'uomo
aveva una tuta da lavoro di acrilico blu e due occhi blu di un colore
indefinibile incorniciati da un paio di occhiali di osso.
Entrambi
quasi rotolarono giù dai pochi gradini, e rinchiusero Seb in
un
abbraccio stritolante.
E
lui ricambiò con affetto.
Solo
dopo si accorsero di Dave che stava in piedi appoggiato sul muro
coperto da rampicanti. “Benvenuto anche a te, amico di
Bastiano”
“Piacere,
signori Smythe, io sono David Karosfky.”
“Suvvia,
Dave, chiamaci solo Aaron e Tea.”
“Vogliamo
entrare per prendere una tazza di the?” e con un'energia
sorprendente li spinse su per le scale fino dentro alla casa.
Dentro
era differente. Appena Dave varcò quella porta gli
sembrò di essere
entrato in un universo parallelo: c'erano peli di gatto ovunque e i
loro padroni stavano comodamente acciambellati ovunque.
In
ogni angolo c'era almeno una fotografia di Sebastian assieme ai
nonni. Alcune erano scattate al mare, altre in montagna, altre ancora
nel deserto. Era evidente che da piccolo aveva viaggiato molto. Solo
in una foto non erano presenti Aaron e Tea, ma altri due,
più
giovani, presumibilmente i genitori di Sebastian, e lui era
imbronciato, ma in una maniera adorabile.
Gomitoli
di lana, libri aperti con all'interno fiori come segnalibri,
cioccolatini in ciotole di ceramica e biscotti mezzi mangiucchiati si
univano a formare una baraonda, armoniosa però. Nulla era
fuori
posto, nonostante all'apparenza il disordine regnasse sovrano.
L'esterno
della casa non gli rendeva giustizia.
Li
guidò attraverso molte stanze, ma quella che
colpì più Dave fu una
grande camera pulita alla perfezione. Le pareti erano interamente
rivestite da cassetti, su ognuno c'era un'etichetta: freni,
radiatore, frizione, mentre al centro della stanza, fra intrichi di
fili e cavi elettrici, c'era un ammasso nero non bene identificato.
Dave rimase fermo davanti alla porta, affascinato dalla maestosa
bellezza di quella macchina.
“Bella,
vero?” lo scosse Aaron “la mia vecchia Bessie,
l'auto con cui ho
accompagnato Tea al ballo studentesco. E' da mesi che la costruisco,
una sorpresa per l'anniversario.” aggiunse a bassa voce
facendogli
l'occhiolino mentre la donna gli passava accanto.
“Farò
finta di non aver sentito nulla, caro. Come se fosse mai possibile
ignorarla!” replicò lei con un sorriso.
Mai
aveva visto due persone così diverse andare talmente
d'accordo. Era
un miracolo? Quale magia accadeva ogni giorno in quella casa? Che
trucco usavano? La risposta, non ancora ben chiara a Dave, era
semplice: l'amore.
Arrivati
nel portico Tea si sedette sulla sedia a dondolo, Aaron si
appoggiò
alla ringhiera verniciata di fresco, mentre a lui e a Seb non rimase
altro che accomodarsi sul piccolo divano con la stoffa a righe rosse
e bianche. Pochi secondi dopo Dave vide un'enorme palla di pelo
bianco passargli davanti e acciambellarsi sulle sue gambe.
“Allora,
Bastiano, a che dobbiamo l'onore?” chiese Aaron.
“Dave
è un mio caro amico e non si trova bene nella sua scuola.
Gli ho
proposto di trasferirsi alla Dalton e lui ha accettato, ma il costo
della retta è eccessivo per le sue finanze, quindi mi
chiedevo
se...”, Dave lo interruppe prima che potesse terminare la
frase.
“Ovviamente
se non volete capisco benissimo. E' molto, ne sono consapevole,
quindi non c'è assolutamente problema se...”
“Per
favore, Dave, non fasciarti la testa prima di essertela
rotta” lo
zittì Seb, continuano imperterrito il discorso ”se
potete pagarla
voi”
Ecco,
era fatta. Tutti i nervi di Dave erano tesi al massimo. Ora rimaneva
solo da aspettare il NO secco e brusco che sarebbe arrivato a breve.
Nel frattempo Seb aveva una faccia rilassata, si stava arruffianando
i nonni con uno sguardo così dolce e cuccioloso che a Dave
venne
voglia di sommergerlo di carezze e abbracci.
“Beh,
si può fare. Dovremmo chiedere a Mia e Alex, dato che sono
loro a
pagare, ma non credo che faranno particolari problemi.”
“Chi
sono Mia e Alex?” chiese Dave.
“I
miei genitori” biascicò Sebastian con voce cupa.
“Su,
Bastiano, non fare quella vociaccia!” lo
rimproverò Tea.
“Ti
hanno lasciato delle cose su, quando sono passati a Natale”
aggiunse Aaron.
“Sono
venuti a Lima a natale?” chiese Sebastian con faccia
sconvolta.
“Sì,
per pochi minuti. Ti accompagno”, si alzarono e
attraversarono la
tenda fatta di perline colorate e sparirono dalla loro vista.
Dave
era solo con Tea.
“Vado
a prendere dei biscotti”
Ora
Dave era completamente solo.
Si
guardò intorno, abbandonandosi sullo schienale del divano e
allungando le gambe.
Il
cielo era limpido e sereno, la brezza fresca e frizzante e l'erba
tanto verde da riflettere la luce solare. Un calabrone gli
passò
accanto con un ronzio e per qualche secondo per Dave ci fu il panico
puro. Aveva la fobia degli insetti.
Accarezzò
la palla di pelo sulle sue ginocchia che iniziò a fare delle
leggere
fusa; il campanello sul suo collarino, che lo identificava come
“Bradshaw”, tintinnava.
Tea
rientrò pochi momenti dopo con una teglia piena di biscotti
al
cioccolato. Dave ne afferrò uno al volo – la sua
colazione non era
stata delle migliori – . già si pregustava la
consistenza
croccante, ma soffice. Con foga ne staccò il primo morso, ma
ebbe un
sorpresa.
Erano
di roccia, le gocce di cioccolato sembravano piccoli diamanti neri
incastonati sopra.
Cercando
di ignorare quegli strani rumori che provenivano della sua bocca,
disse: “Sono davvero deliziosi, signora Smythe.”
“Cosa
ti avevo detto, Dave? Non chiamarmi così. Mi fai sentire
vecchia e
polverosa come mia suocera!” lo bloccò tea con un
sorriso,
allungando di nuovo la teglia verso di lui. “Un
altro?”
“No,
no, grazie.” tentò invano di schermirsi Dave.
“Insisto”
e ne prese uno, cercando di non scheggiarsi i denti. A Carl non
sarebbe piaciuto.
Mentre
sgranocchiava quel sassolino, notò che Tea aveva uno sguardo
curioso, un po' troppo. Non era un buon segno.
“Che
mi dici di te e Bastiano?”
“Abbiamo
degli amici in comune e in quest'ultimo periodo ci siamo avvicinati
molto.” rispose Dave, cercando di eludere altre domande sulla
loro
flirtationship **
“E'
sempre così riservato! E ce l'ha la ragazza?”
Dave
rimase a bocca aperta; loro non sapevano.
Tea
si accorse del silenzio dell'ospite che tentava invano di ricomporsi.
“Scusa,
sono stata indiscreta. Solo che lui non ne parla mai e noi vogliamo
unicamente che lui sia felice... ” si scusò lei.
Fortunatamente
dei rumori provenienti dal piano di sopra posero fine a quella
conversazione surreale anche piuttosto imbarazzante. Aaron e Seb
riapparvero e si sedettero di nuovo ai loro posti.
“Mi
dispiace , Dave, ma i miei genitori non sono d'accordo,
quindi...”
Quel
minuscolo barlume di speranza nato nel suo cuore era appena stato
spazzato via da litri e litri di cruda realtà.
“quindi
hanno detto di sì!” terminò la frase
Seb.
“Davvero?
Non ci credo! Ma tu prima hai detto che...”
cominciò a delirare
Dave.
“Ti
stavo prendendo in giro. Vedere la tua faccia sconsolata non ha
prezzo.” gli disse ridendo con occhi splendenti.
Che
pazzo Sebastian. Era un matto, un ninfomane, uno stronzo, un
ruffiano, un paraculo, ma non si poteva fare a meno di amarlo, una
volta scalfita la sua scorza dura.
“Grazie
di tutto, davvero. Non avete idea di cosa significhi per me”
ringraziò Dave con le lacrime agli occhi, alzandosi per
abbracciarli. Circondò Aaron e Tea con le braccia, mentre
Sebastian
aspettava impaziente accanto alla tenda di perline, tamburellando con
il piede a terra.
“Prima
si parte,prima si arriva” disse con sorriso luminoso Sebastian
“Arrivederci
ragazzi. E tornate a trovarci presto” li salutò
Tea.
“Il
prima possibile” promise Dave con la mano sul cuore.
“Buona
fortuna con la Dalton” Gli augurò Aaron.
Sebastian
prese Dave per mano e corsero attraverso il giardino curatissimo fino
al cancello. Un ultimo saluto con la mano ed erano fuori dalla
staccionata bianca.
Note
dell'autrice:
- * Riferimento
al Signore degli anelli. Quanto lo amo
♥
- **
Flirtationship:
more than a Friendship, less than a Relationship
-
La
canzone di questo capitolo è Uptown Girl, ovviamente Glee
version.
http://www.youtube.com/watch?v=lSDqzbN2-zo:
Adoro il video, Nick, Jeff, Sebastian... Troppa figaggine per un solo
video *Q* E Niff is on,
bitches.
- I nonnini di Seb sono
adorabili. I'm living an appreciation life for
Tea and Aaron.
Aaron è mio nonno, solo con un nome diverso,
mentre Tea è frutto della mia immaginazione.
Poi lo chiamano
Bastiano e lui non si ribella nemmeno!
- Carl è l'ex di Emma,
il dentista figo
- Ho chiamato la madre Mia (come la fidanzata
di Darren) perché è cordialmente odiosa
- Il gatto che si
chiama Bradshaw è un piccolo omaggio a Little Numbers :3
|
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Capitolo 9 *** Bad romance. ***
Bad
romance.
Dalla
mente perversa e malvagia di Sebastian Smythe.
Missione
compiuta: Dave verrà alla Dalton, così
potrò lavorarmelo per bene.
Certo,
forse non è stato molto prudente fargli conoscere i nonni,
ma era
l'unico modo per avere i soldi. Non vorrei che si facesse strane idee
su noi due.
Certo,
è bello, nulla rispetto a me, ovviamente, ma non
c'è male. E sembra
una brava persona, tolto tutto quello spintonare la gente addosso
agli armadietti, ma devo dire che non è molto il mio tipo.
Poi
io sono Sebastian Smythe e nessuno mi può mettere il
guinzaglio. Non
sono stato programmato per una relazione stabile. Non che io non ci
abbia provato, ma ongi volta è successo, o ho fatto
succedere,
qualcosa che ha rovinato tutto.
Ho
tirato a Blaine una granita con sale grosso in piena faccia, ho
mollato François senza preavviso per venirmi a seppellire in
questa
cittadina inutile negli Stati Qualcosa, mi sono fatto beccare da
Jacques mentre lo tradivo con Diane, durante i miei numerosi periodi
di confusione.
Non
credo faccia per me. Già a malapena riesco a gestirmi da
solo.
Comunque
alla fine è andato tutto bene e lui non sembra troppo
scioccato né
da loro né da me. Forse non mi farà domande
inopportuna, ma ha un
faccia troppo felice e ciò non va affatto bene.
“Quindi,
Bastiano, sei etero. E come va con le ragazze?” mi chiede.
“Era
troppo presto per cantare vittoria” penso, mentre lui ride
sotto i
baffi, che non ha, tra parentesi.
“Mi
pare un po' troppo strafottente per essere uno che ha appena ricevuto
un grosso favore senza dare nulla in cambio”. Devo ammettere
che
non mi è riuscita molto bene. Anche per i miei alti standard
di
stronzaggine è abbastanza pesante.
Si
rabbuia, da tanto luminoso che era; infila le mani nelle tasche con
forza e si tira su il cappuccio della felpa, iniziando a
mangiucchiare i laccetti che ne fuoriuscivano.
“Si
chiama favore per un motivo, poi farei qualsiasi cosa per ripagarvi.
Una volta che mi sarò sistemato alla Dalton
cercherò un lavoro, o
magari anche due, e ...” mugugna lui.
“Sì,
sì, sì. Ho capito. Che ne dici di
andare?”
“Come?”
mi guarda perplesso
“In
che senso come?”
“Con...
quale... mezzo...? E' un po' lontano da qui a piedi.”
Perché
diamine sta balbettando?
“Con
la mia auto, che domande?” Perché la sta facendo
così lunga?
“Ma
sei... giovane. Hai la patente?”
“Ovviamente.
Non tutti siamo degli armadi come te, per fortuna, oppure saremmo
già
precipitati in delle crepe del terreno.” Ma come si permette?
Bah,
almeno io non sembro un ciclope.
“Da
questa parte” e mi dirigo verso una stradina secondaria, di
quelle
scialbe e perfettamente pulite che si trovano solo in queste misere
cittadine di provincia.
“Prima
le signore” lo sbeffeggio, tenendogli aperta la portiera.
“Cazzo
se è alta” Certo, furbone, è una jeep.
“La
devo anche aiutare a salire?”
Mi
guarda ridendo “No, prode cavaliere. Mi farò
aiutare da
un'ancella, lei, piuttosto, non dovrebbe pulire le stalle?”
Touché.
Meglio smettere questa messa in scena pseudo-medievale.
Alza
un piede per salire sul gradino intermedio e mi trovo davanti una
visione piacevole, diciamo. Nulla di paragonabile al mio o a quello
di Blaine. Cazzo, sì, quello era il culo perfetto. Mi
domando ancora
come ho fatto a lasciarmelo scappare. E' davvero uno spreco per
Hummel! *
Ma
nei tempi di magra non c'è molto da fare: bisogna
accontentarsi. Poi
non è che ci sia 'sta grande abbondanza di ragazzi gay. Di
fidanzati
ce ne sarebbero pure, ma ho la vaga impressione che, se ci provassi
di nuovo con Blaine, Hummel-fatina mi spedirebbe all'ospedale. Invece
se ci provassi con Nick non voglio neanche pensare a cosa mi potrebbe
fare Jeff, sa essere molto vendicativo quando vuole.
“Sai
cosa si dice degli uomini che hanno una grande auto?”
“No,
dimmi” Io stavo in Francia, dove tutti erano vagamente
civilizzati.
“Che
sia per compensare qualcos'altro” e fece un sorriso allusivo,
anche
se un po' imbarazzato.
“Credimi,
non corro questo rischio.”
Qualche
secondo di silenzio da parte sua. Credo anche si senta piuttosto a
disagio, ma non capisco perché. O forse sì, ma
che me ne frega, in
fondo (?)
Accendo
la radio, in sottofondo c'è Bad Romance di Lady GaGa.
“Allora,
dov'é?”
“Pensavo
lo sapessi, ci abiti.”
“Non
abito a casa tua, Dave.”
“Ah,
quindi non andiamo alla Dalton?”
“Non
avrai mica intenzione di vestirti per mesi con questa roba?!”
e
indico con disgusto quei vestiti stropicciati che ha indosso.
“Cosa
hanno che non va?”
“Semplice:
tutto”
“Non
possiamo andare ora, comunque.”
“Perché?”
“Perché...
non c'è nessuno e non ho le chiavi” Pensi che io
non me ne sia
accorto? Bello, capisco quando uno mente, soprattutto se mente a me.
“Possiamo
sempre scassinare la serratura!”
“Non
penso proprio”
“Io
invece penso di sì”
“Per
favore, Seb...” Mi sta chiamando Seb? Siamo già
arrivati al quel
punto in cui mi chiama con i soprannomi? Forse stiamo correndo
troppo, ma non mi dispiace affatto.
“Cerca
sotto il sedile, dovresti trovare una forcina”
”Perché?
Le usi quando di notte diventi il tuo alter-ego donna?”
“No,
qualcuna potrebbe averla persa”, accosto
la macchina vicino
ad una casa, “E' qui, vero?”
“Coma
cazzo lo sai? Sei per caso un pedinatore?”
“Ho
le mie fonti segrete.”
“Ovvero?”
mi scruta curioso.
“Se
te lo dicessi non sarebbero più segrete. Su,
scendi.”
“Per
quale motivo?”
“Ora
vedrai...” e lo spingo giù dal sedile con il
gomito. Con poche
falcate raggiungo la porta principale, prendo in mano quella
diavoleria per capelli e armeggio un po'
Su
bella, ce la puoi fare. Non vorrai farmi fare una figura di merda con
Dave, vero? Dopo qualche giro a vuoto la porta si pare come per
magia. Alla fine non è neanche troppo difficile, basta
guardare
qualsiasi film poliziesco per capire io meccanismo. E' stato facile,
ma probabilmente ho avuto una botta di culo.
“Sono
lieto di scoprire che le mie abilità non si sono
affievolite, anzi”
un po' di sano bleff non guasta mai.
“Quindi
oltre che uno stalker sei anche uno scassinatore?”
“Questa
è una storia che non penso avrai mai il piacere di
sentire.”
“Ah”
e sembra davvero deluso.
“Ti
aspetto in auto fra cinque minuti, il tempo di prendere solo
l'essenziale.”
“Perfetto,
sei sicuro di non voler entrare”
“Ne
faccio volentieri a meno, tesoro.” Spero non fraintenda quel
'tesoro'
Torno
alla macchina. Sicuramente quei cinque minuti diventeranno sei, poi
dieci, poi un quarto d'ora. Voglio proprio vedere quanto ci
metterà,
aziono il cronometro del cellulare.
Infilo
le mai nelle tasche, le mie dita sfiorano qualcosa di morbido e un
bordo spigoloso.
Tiro
fuori tutto: una cravatta e un misero cartoncino di auguri. Tutto
quello che ho ricevuto in un anno dai miei adorati genitori.
Ti
auguriamo ogni bene per il tuo percorso scolastico alla Dalton.
Mia
e Alex
Si
sono firmati con il nome di battesimo, nessun confortante 'mamma e
papà' per me.
Se
vogliono sembrare distanti non ci sono riusciti, più di
così è
impossibile. Li vedo una volta l'anno; nessuna telefonata, nessuna
e-mail, nessun sms, solo regali costosi per tentare invano di colmare
il vuoto della loro assenza.
Non
ho mai avuto una vita normale né dei genitori ordinari. Sono
stato
costretto a girare per il mondo, ogni anno un'ambasciata diversa,
nessuna amico. Non sono cresciuto bene, non ho avuto nessun punto di
riferimento, ma forse me lo merito. Non ho fatto quasi nulla per
avvicinarli dopo i primi tentativi andati a vuoto.
“Toc,
toc, toc” e mi trovo il volto di Dave e pochi centimetri dal
mio.
“Entra
pure”, dico, aspettando che iò cuore torni a
battermi ad un ritmo
regolare.
4:59.
Cazzo, non è possibile, non ci credo.
Dave
si siede accanto a me, posandosi una sacca da football mezza vuota
sulle gambe. Ad una mia occhiata perplessa replica
“L'essenziale è
invisibile agli occhi”
“Se
hai intenzione di smettere di fare lo pseudo-filosofo, io vorrei
giungere alla Dalton per pranzo. Pronto al viaggio più
emozionante
della tua vita?”
Lui
tace, ma vedo i suoi occhi brillare.
Dopo
10 minuti di silenzio arrivarono alla Dalton. L'accademia si ergeva
con tutta la sua maestosa imponenza in mezzo ad un grande parco, in
netto contrasto con il verde così scuro da sembrare quasi
nero della
macchia d'alberi alle sue spalle.
Parcheggiata
l'enorme jeep davanti all'edificio, varcarono il grande portone e si
ritrovarono in un atrio arioso. I raggi del sole filtravano dalle
grandi finestre , creando giochi di luce fra gli specchi e i
cristalli dei lampadari, come in una reggia seicentesca.
Sebastian
Smythe si sentiva a suo agio.
“Nulla
di meglio che tornare a casa” pensò mentre
camminava con fare
baldanzoso per i corridoi. Come un re che passa in rassegna il suo
esercito, osservava ogni quadro, ogni scanalatura del legno, ogni
variazione del marmo del pavimento di marmo lucente.
“Per
di qua, Dave” disse affrettando l'andatura per salire una
rampa di
scale. Si fermò sul pianerottolo e si appoggiò
alla balaustra di
ferro.
“Beh,
allora cosa c'è, Smythe?” Dave si era raggelato
appena entrati
nell'accademia.
Sebastian
rimase silenzioso, scrutando con estrema attenzione Dave. Il suo
corpo in tensione, la mano che stritolava senza controllo il cordone
della sacca, il respiro irregolare di certo non dovuto a quei pochi
gradini.
Neppure
un rumore proveniva dalle decine di studenti che abitavano in quella
struttura che pareva disabitata.
“Dove
hai intenzione di stare?”
“In
una camera, suppongo.”
“Con
chi?”
“Non
voglio complicare le cose. Troverò qualcuno di
sicuro.”
“Potresti
stare con me. Thad è fastidioso” e etero, o almeno
fingeva di
esserlo. Che maldicenze gratuite nei confronti di quel santo che lo
sopportava da tanto tempo.
Un'uniforme
blu scura con i risvolti rossi in movimento gli bloccò la
visuale
interrompendo quella connessione fra i loro sguardi.
“Che
cazzo ti corri giù dalle scale, Montgomery?”
proruppe in coloriti
insulti Sebastian.
“Attento,
potresti cadere” aggiunse Dave con tono di voce del tutto
diverso.
“Non
ti permettere di parlarmi in quel modo, perché se continui
così ti
butto fuori dai Warblers a calci nel culo”, poi
cambiò espressione
e tese la mano verso lo sconosciuto “Ciao, sono Wes
Montgomery. Non
ti ho mai visto qui alla Dalton. Sei per caso Dave Karofsky?”
“Come
mai tutti mi conoscono?”
“Sebastian
ci ha parlato molto di te” replicò con un sorriso,
continuando
imperterrito a chiacchierare, apparentemente incurante delle occhiata
assassine che gli lanciava l'altro Warbler.
“Davvero?”
chiese Dave curioso, ma qualcuno lo interruppe, qualcuno che non
gradiva affatto che piega aveva preso la conversazione “Dove
cazzo
stavi correndo, piccolo psicopatico?”
“Nick
e Jeff non si trovano da nessuna parte e dobbiamo iniziare le prove
ORA”
e vedendo la espressione maliziosa dell'altro prevenne le sue
immancabili battutine “E per favore, Sebastian, non
infierire. Da
quando Blaine si è trasferito al McKinley non ci sono
più regole.
Quei due non si presentano mai, tu saboti le prove, David arriva
sempre in ritardo così dobbiamo passare il resto del tempo a
spiegargli cosa abbiamo fatto prima. Alla fine rimango solo a provare
con Trent”
“Forse
intendevi dire: rimango solo a provarci
con Trent?”
“Ti
sto ignorando solo per il bene di Thad. Non vorrei che debba aiutarti
a camminare per il prossimo decennio” e accompagnò
il tutto con un
sorriso a 32 denti.
Dave
osservava quella schermaglia allarmato; Sebastian sembrava un'altra
persona dopo la fine del colloquio con Aaron e Tea, e Wes era
visibilmente sul punto di un esaurimento nervoso. La Dalton non era
affatto
una scuola normale, la cosa a cui più si avvicinava era un
ospedale
psichiatrico.
“Hai
già deciso dove stabilirti, Dave?”
“No”
rispose Dave.
“Sì”
rispose Sebastian.
Wes
li osservava perplesso “Allora?”
“No”
ripeté con più forza Dave, mentre un'espressione
di vaga
sufficienza appariva sul volto di Seb.
“Ti
va di stare in camera con me, allora? Prima stavo con Blaine, ma ora
se ne è andato che solo da solo. Non so cucinare e sono
disordinatissimo. Leggo fino a tarda notte e spesso mi sveglio ad ore
improponibili, ma alla fine sono una brava persona” poi,
vedendo
che l'altro non era convinto,“Non so sempre così
esagitato, è la
sua presenza che mi disturba” aggiunse, indicando Sebastian
che
borbottava sottovoce “Sembra il mercato della
carne”.
“Ti
capisco” rispose l'altro dandogli una pacca sulle spalle
“Quindi
cosa hai deciso?”
“Come
potrei rifiutare una tale offerta? Accetto, ovviamente”
Mentre
loro si allontanavano parlottando come vecchi amici, si poteva
sentire in sottofondo un rumore: era il fegato di Sebastian che si
stava logorando.
Dalla
mente maligna e perversa di Sebastian Smythe.
Mmmh,
forse ho corso un po' troppo.
Note
dell'autrice:
*
Il culo di Darren, l'ottava meraviglia :3 Ci stava tutta la lauda
*Q*
http://26.media.tumblr.com/tumblr_lw4asj47tV1qj302ao1_500.jpg
http://30.media.tumblr.com/tumblr_m2ew5lwRFE1r3e7bbo6_r2_250.gif
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=332328643486523&set=a.332260270160027.83150.227772980608757&type=3&theater
- La canzone di questo capitolo è Bad Romance di Lady Gaga
http://www.youtube.com/watch?v=qrO4YZeyl0I&ob=av3n
“I want your love, I don't wanna be friends”
- Sebastian
*le bleff-trollface* OTP
- Io amo Wes, è la mia personificazione
in un maschio pseudo-gay/falso etero che sa cantare divinamente e che
dà di matto senza un valido motivo. Vorrei però
vedere voi al suo
posto a dirigere i Warblers
- Povero Seb, i genitori non se lo
cagano di striscio, non ha amici, un'infanzia triste. Mia diventa
sempre più cattiva. D:
|
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Capitolo 10 *** Turning tables. ***
Turning
tables.
Dal
diario di David Karofsky.
Sto
alla Dalton solo da qualche giorno e già ho bisogno di
psicofarmaci.
Sembra che qui tutti soffrano di qualche malattia mentale. Ecco un
breve schema:
- Nick: disturbo ossessivo compulsivo e mania
dell'ordine
- Jeff: Sindrome di Asperger o qualcosa del genere
(insulta immotivatamente qualsiasi persona passi accanto a lui, o,
soprattutto, a Nick)
- Wes: schizofrenia condita con un pizzico di
borderline
- Trent: mutismo quasi totale causato da insicurezza
cronica
- David (l'altro): sembra normale, stranamente
- Thad:
sospette tendenze al masochismo (non capisco come faccia a stare in
stanza con Seb)
- Sebastian: che dire? Tutte le precedenti e
qualcos'altro che non riesco ancora a decifrare.
Tralasciando
questi trascurabilissimi dettagli, qui sto davvero bene. Non avrei
mai pensato di essere così a mio agio in un posto del
genere,
soprattutto considerando a mia (falsa) reputazione di atleta
decelebrato.
Non
saprei bene come spiegarlo, ma qui c'è l'atmosfera giusta;
non so se
siano le persone o la struttura, ma qui anche l'aria sembra
più
pura.
Le
lezioni sono interessantissime, in particolar modo il corso di
letteratura europea tenuto dal professore Spencer Reid *. Chi avrebbe
mai immaginato che Shakespeare potesse essere talmente attuale?
Il
pomeriggio vado a vedere le prove dei Warblers, assistendo in diretta
agli scleri di Wes. E ha ragione: bastano solo la presenza di Seb ,
le sue occhiatine malevole e i suoi commenti sarcastici a farlo
innervosire. Quanto lo capisco.
Non
ci parliamo più dalla “proposta
indecente” e devo ammettere che
(quasi) mi manca la sua ingombrante, psicologicamente parlando,
presenza. Io non gli ho mai rivolto la parola, ma gli costava troppo
prendere l'iniziativa? Forse sì, dopotutto. Con lui non so
mai cosa
pensare.
Tralasciano
il discorso “Sebastian non mi si caga di striscio e ci sto
una
merda” Wes è un angelo. Siamo diventati molto
amici e in questi
pochi giorni ho già scoperto un sacco di cose su di lui. Ad
esempio
ha la discutibile capacità di fare la pasta scotta e cruda
allo
stesso tempo , oppure ha una canzone di Selena Gomez (“Who
Says”,
per la precisione) nell'mp3. Ma non è questa la cosa
inquietante, è
che mi sopporta senza dare cenni di cedimento. Non mi ha sbroccato,
nonostante ogni 5 minuti insulti pesantemente Seb o intimi alla Niff
di smettere di pomiciare. Sono come una versione più
psicopatica di
Kurt e Blaine; trasudano adorabilità (?) da tutti i pori.
Tornando
al Wes-discorso è tipo super-impegnato: prove dei Warblers,
rappresentante di classe, ottimi voti in tutte le materia, mio
compagno di stanza e tutor di Trent (il muto che, per intenderci, con
lui non lo è affatto).
Comunque
tutta questa situazione con Seb mi sembra un fottuto déjà
vu, ma non riesco a ricordare...
“Cosa
canticchi, Dave?” gli sussurrò Wes nell'orecchio,
scuotendolo dal
suo torpore.
“In
realtà non lo so, ma ne se sono ossessionato”
“Te
lo dico io: Turning
Tables
di Adele. Pezzo magnifico, secondo il mio modesto parere”
“Tu,
modesto? Ma fammi il piacere!”
“Cercavo
solo di esserti d'aiuto, anche se... Ho in mente un'idea molto
migliore”
Si
buttò fuori dalla porta della stanza mezzo svestito per
bussare a
quella vicina. “Trent, Treent, Treeeeent! Alzati subito.
Dobbiamo
fare una cosa”
“Cosa?”
rispose una voce che ben poco aveva di sveglio
“Sorpresa,
veloce” Wes spalancò la porta, dopo averle dato
una poderosa
spallata, e si trovò davanti al buoi.
“Trent,
David, ci siete?”
“vaffanculo,
Wes, è sabato e sono le cinque di mattina”
“Chiudi
quella fogna, David. Tu sei inutile. Treent?”
“Ora
arrivo”
Che
strano, pensò Dave. Nessun insulto, nessun “sono
le cinque di
mattina, cazzo” da parte di Trent. Quei due avevano un legame
davvero particolare.
Circa
30 secondi più tardi davanti a lui c'erano Trent, vestito di
tutto
punto, con tanto di cravatta annodata alla perfezione, e Wes, alo
stesso stato di prima, ovvero maglietta della squadra di boxe della
Dalton (avevano una squadra di boxe?) e pantaloncini da corsa slavati
che ormai da molto tempo avevano perso il loro colore originario.
“Per
darle il benvenuto alla Dalton, signor David”
“Dave”
“Karosfky,
l'elitè dei Warblers, ovvero me e Trent, si
esibirà in una
performance live di Turning
Tables
di Adele. Si raccomanda di spegnere i cellulare in sala per non
disturbare gli artisti. Al termine dell'esibizione gli artisti si
apriranno in un confronto con il pubblico. Non si possono né
scattare fotografie né fare filmati. E' assolutamente
proibito fare
chiasso o schiamazzi, anche se potrei capirlo, data la mia
straordinaria bravura...”
“Che
artisti pretenziosi”
“Il
potere del talento, caro. Un po' di silenzio in sala”
replicò
Wes, notando che il suo folto pubblico li osservava mostrando
insofferenza. Nel frattempo Trent si guardava spaurito attorno.
I
can’t keep up with your turning tables
Under your thumb, I can’t
breathe
Poi
si guardarono. Durò un secondo, forse meno, ma Dave lo
avrebbe
ricordato per sempre. Era uno sguardo d'amore puro, incondizionato,
di dedizione assoluta. Era uno di quegli sguardi che, se li ricevi,
ti senti completo. Hai trovato il tuo posto nel mondo, fra le sue
braccia. E Dave si sentiva geloso, fottutamente geloso della loro
amicizia, del loro amore, del loro rapporto, qualunque cosa fosse.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi in quel modo: amato,
protetto, al sicuro da tutto lo schifo che c'era nel mondo. Ma ormai
aveva perso ogni speranza che una persona del genere esistesse anche
per lui, non tutti potevano avere un lieto fine, e lui non rientrava
fra i candidati. Sarebbe solo stato una seconda scelta.
“Va
tutto bene, Dave?”
“Sì,
perché?” no, affatto, era tutto sbagliato in lui.
“Stai
piangendo.”
“No,
ah... era solo che... ehm”
“Non
ti preoccupare, va tutto bene”e Wes lo abbracciò.
Nonostante Wes
fosse alto circa la metà di lui e in quanto a senso di
protezione
lasciasse un po' a desiderare, Dave riuscì a per un attimo
ad
intravedere quella sensazione. Era da tanto tempo che nessuno lo
abbracciava.
“Grazie
mille, T. ci vediamo dopo” e Trent disparve dalla loro vista,
chiudendo dolcemente la porta dietro di sé.
So
I won’t let you close enough to hurt me, no
I won’t ask you,
you to just desert me
“Perché
lo tieni a distanza?”
“Non capisco di cosa tu stia
parlando.”
”Io sì, non sono stupido. E ho anche sentito di
cosa stavate parlando prima che vi interrompessi.”
“Non voglio
parlarne.“
“Va bene, non intendevo darti fastidio.”
“E'
solo che lui, non so come dire, è la persona più
incostante che io
conosca; prima è adorabile, un momento dopo è
l'essere più stronzo
della terra. Poi che lo dico a fare a te, altre che doppia
personalità, tu ne hai dieci, minimo”
“Potrei ritenermi
offeso. Comunque non so, non parla mai con nessuno, escluso Thad. Poi
ci sono quei momenti in cui sta in disparte, da solo, guardando il
vuoto. Si estranea totalmente dalla realtà, continuando a
tormentarsi le maniche della divisa. Lì sì che
è inquietante.”
“Ma
perché? Cos'è che lo angoscia?”
“Non lo so, non ne parla con
nessuno. Appena qualcuno gli si avvicina oppure cerca di farlo
tornare al presente, ritorna il solito spaccone di sempre.”
“Davvero
non capisco perché non ne parla con Thad o con i suoi
genitori?”
“Ha
dei genitori?”
“Certo, perché me lo chiedi?”
“Perché
non ne ha mai,
e dico mai,
parlato in tanti mesi che sta qui.”
“Curioso. Pensavi fosse
nato per generazione spontanea?”
“In realtà immaginavo che lo
avesse creato un team di scienziati per dominare il mondo con una
stirpe di automi.”
“Sì, certo. Basta maratone di Star
Wars per
questa settimana. Piuttosto che mi dici di te e Trent?”
“Cosa?!”
“Non
sono stupido neanche io; gli occhi mi funzionano. Allora cosa
c'è
fra voi?”
“No, ehm... nulla. Siamo solo amici.”
“Amici
che non protestano quando gli altri li svegliano ad un'ora
improponibile di un giorno di vacanza per cantare una canzone a chi
nemmeno sopportano.”
“Lui ti sopporta! Ti trova molto
simpatico!
“Come fa? Mi ha solo detto il suo nome e ,mi ha
ignorato per tutto il resto del tempo. Vabbè che qui siete
tutti
degli snob altezzosi, ma almeno Jeff si è gentilmente
accorto di me
perché avevo accidentalmente
urtato Nick mentre camminava per i corridoi.”
“E' solo timido!
Non è mica una colpa!”
“Lo difendi sempre, vedi. Io so che
sotto c'è qualcosa.”
“Beh, ehm... si è fatto tardi. Devo
andare.” e, detto ciò, sbattendo la porta,
scomparve in quel
labirinto di sale e corridoi che era la Dalton.
Dave non scoprì
mai dove diamine fosse dovuto andare Wes alle 5.30 di un sabato
mattina.
Note
dell'autrice:
-
La canzone di questo capitolo è Turning Tables di Adele
http://www.youtube.com/watch?v=bsFCO8-oCEQ
. Fa venire i brividi e la pelle d'oca.
- * Spencer Reid *tanto
amore per quest'uomo :3* è un il mio personaggio preferito
di
Criminal Minds e un gran figo #sonocieca
- Amo Wes, e amo Trent e
amo la Went (non si vede, eh). Sono davvero incapace a cucinare la
pasta e ho una canzone di Selena Gomez nel'mp3. No, odio Star
Wars,
ma ne avevo bisogno per la storia :3
- La parte con le malattie
mentali dei Warblers è stata uno spasso da scrivere.
Sì, penso
davvero di avere una doppia, minimo, personalità.
- Sofia, se non
riuscita ad arrivare fin qui, ti ho voluto davvero bene ♥
Ringrazio tutti voi, miei cari lettori, perché mi date
la forza di andare avanti
#feelslikemanzoni
Ma
in particolare violanassi,
sei una beta adorabile, tesoro :3 e adoro come scrivi.
|
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Capitolo 11 *** Part of me. ***
Part
of me.
Dave
osservava con disapprovazione che la sua scorta di biancheria pulita
scemava a vista d'occhio, ormai era arrivato il tanto temuto momento
di tornare a casa e incontrare i suoi amati genitori. Ogni passo che
faceva verso quella casa, una volta unico rifugio, ora tempio del
terrore, il cuore sprofondava sempre più nel petto,
facendogli
mancare il respiro e tremare le ginocchia.
Bussò
sola una volta alla porta che si spalancò subito dopo. Una
bambina
di circa sei anni gli corse incontro e lui la fece volare tra le sue
braccia.
“Vid, sono contenta che tu sei tornato.”
“Mi
sei mancata tantissimo, Han.”
“Non voglio più stare qui.
Mamma e papà si ignorano. Era meglio quando
litigavano.”
“Tesoro
mio, va tutto bene. Ora ci sono io qui.”
Dove
sei stato? Non importa. Portami via.”
“Hannah, non puoi
venire. E' una scuola maschile.”
“Mi travesto da te, mi metto
le tue magliette.”
“Non ti preoccupare. Troverò qualcosa
anche per te.” Meglio non fare promesse che non sarebbe
riuscito a
mantenere.
L'atmosfera era innaturalmente calma; Hannah prese
per la mano il fratello e lo portò nella sua camera.
Tiò fuori da
sotto il letto una valigia e l'aprì.
“Vedi, ho già fatto la
valigia. Andiamo via ora, ti prego.”
Era colma di tutti i
loro ricordi: la prima gara di ginnastica artistica che era andato a
vedere e la medaglia di partecipazione per cui aveva tanto sofferto,
le loro foto a New York con le strambe corone simili a quella della
Statua della Libertà, le conchiglie che avevano raccolto a
Miami
durante la vacanza, la sua prima maglietta della squadra di football
che le aveva regalato a natale, dopo anni che lo supplicava, il
peluches che le aveva vinto al tiro a segno in quel luna park...
Una
singola lacrima rotolò giù dalla guancia di Dave,
cadendo a terra
con un rumore impercettibile per gli altri, ma assordante per loro
due.
“Principessa, tu rimani qui. Io scendo a parlare a mamma e
papà.”
Scese
quei gradini con la consapevolezza che l'epica battaglia fra
l'esercito di Sauron e gli Uomini Liberi sarebbe stata solo una
scaramuccia in confronto a quella che avrebbe dovuto combattere a
breve. Suo padre era seduto sulla sua poltrona preferita, con
l'immancabile copia di “Sports
Illustrated”
e non lo degnò di uno sguardo.
“Papà?”
“Chi
sei?”
“Sono Dave, tuo figlio”
“Io non ho figli maschi,
solo una femmina di sei anni”
“Ti puoi anche degnare di
guardarmi, mentre mi parli”, e l'altro continuò
imperterrito ad
ignorarlo.
“Non sparirò se non mi guardi.” chili di
frustrazione si aggiunsero alle tonnellate di rabbia che albergavano
nel suo petto, pesanti come macigni.
“Porca puttana, guardami!
Io esisto!” gli urlò contro, strappandogli di mano
il giornale che
volò sul bicchiere pieno di liquido ambrato. Mille frammenti
di
vetro schizzarono in tutte le direzioni e stille d'oro si dispersero
nell'aria.
“Cosa pensi che io debba fare? La mia vita va a
rotoli, sono stato appena licenziato, tua madre mi ha lasciato
e...”
ribatté lui con tutto il fiato che aveva in corpo.
“E, fammi
indovinare, tuo figlio gay è un disonore per tutta la
famiglia...
aspetta, cosa hai detto? Mamma ti ha lasciato?”
“Sì, stiamo
divorziando.”
Il
mondo investì Dave con la sua ordinaria e catastrofica
realtà.
I
suoi genitori stavano divorziando ed era solo colpa sua, il figlio
che li aveva delusi, che aveva sconvolto i loro piani di diventare
vecchi con accanto dei nipotini. Non avrebbero mai visto il figlio
andare al ballo scolastico con la cheerleader più popolare
della
scuola, esultare alle partite di football, indicandolo e urlando
“Guardate, questo è mio figlio”,
assistere al suo matrimonio e
andare a scegliere l'abito con sua moglie.
Li aveva delusi
infinitamente e ora loro stavano divorziando.
Loro volevano solo
una vita normale, uguale a quella di milioni di provinciali; non
chiedevano sull'altro. Cosa c'era di sbagliato in lui?
Se anche un
giorno lo avessero mai accettato, nulla sarebbe mai ritornato come
prima. Nessun barbecue con i vicini, i Wayne, le salsicce
abbrustolite con la salsa sopra erano solo un vago, confortante
ricordo della sua infanzia.
“Dove
sei stato tutto questo tempo?”
“Alla Dalton.”
“E come
fai con la retta?”
“Amici.”
“Amici speciali?”
“Amici
e basta. E la mamma?”
“Va via per lunghi periodi, poi torna
facendo finta di nulla e io...”
“Tu ti butti nell'alcol. Non
puoi affrontare così i problemi.”
“Come ti permetti?” urlò
lui.
“Hai il dovere di proteggere i tuoi
figli. Con me
non ci sei riuscito, ma forse Hannah sei ancora in tempo. Soffre,
molto. Ha già preparato la valigia per andarsene. Non voglio
che
vada a stare da mamma, ma non può restare con te in queste
condizioni.”
“Ritorna a casa. Ho bisogno di te.”
“Troppo
tardi. Tornerei pure per Hannah, ma ora alla Dalton mi trovo
bene.”
“Insieme a tutti quei froci, suppongo.”
“Sì,
problemi?”
“Possiamo curarti: psicoterapia, farmaci, qualunque
cosa”
”Grazie mille dell'offerta, ma sono a mio agio con me
stesso. Ho imparato ad accettarmi e a capire che non sono
solo.”
“Per
favore. Potresti tornare a scuola, ora non se ne parla quasi
più...”
“Di cosa? Del fatto che mi hanno scritto
sull'armadietto FAG
con la vernice rosa, oppure del fatto che
hanno
attaccato un cartellone con scritto 'A
David Karofsky piace prenderlo nel culo'
davanti,
sulla facciata principale? Del fatto che non sai nulla di tutte
queste cose perché non te ne frega assolutamente nulla di
me? La mia
vita ti scivola addosso come se niente fosse” e corse via
dalla
stanza, sbattendo forte la porta. Uscì nel corridoio e si
trovò
davanti Hannah.
“Dove
vai, Dave?”
“tesoro, purtroppo devo andare via, ma torno
presto. Promesso”
“Giurin giuretta?”
“certo. Ora devo
scappare” e con finta e cocente calma arrivò alla
porta di vetro
che dava sul giardino, ma qualcosa lo trattenne.
“Dave,
ti voglio bene. Tieni questo, me lo ridai quando ritorni” e
gli
diede una piccola pietra azzurra, translucida e ricce di riflessi
verdi all'interno.
“Ma, Han. Questa è il tuo portafortuna. Come
farai senza?”
“Serve più a te” disse e lo
abbracciò
stretto stretto.
“Grazie tesoro. Non so come farei senza di
te.”
Un rumore molto simile ad uno starnuto soffocato proveniva
da un angolo.
“Ciao papà. Salutami la mamma.”
“Ciao
Dave” ripose l'altro con freddezza glaciale.
Cuore spezzato,
omofobia, tentato suicidio, trasferimento, divorzio.
Cos'altro lo
aspettava?
Note
dell'autrice:
-
La canzone di questo capitolo è
Part Of Me di
Katy Perry http://www.youtube.com/watch?v=uuwfgXD8qV8
Devo dire che mi piace un sacco il messaggio che lancia :3
- I
vicini si chiamano Wayne perché stavo ascoltando gli
“About Wayne”
mentre scrivevo u.u
- Sì, strumentalizzo i bambini per avere più
visualizzazioni #risatamalavagia poi non potete dirmi che Hannah non
è pucciosa :3
- Devo ammettere che questo capitolo non mi fa
impazzire, anche mi fa abbastanza cagare, ma BTW lo avevo
già
scritto e mi pesava buttarlo via D:
- La mia beta sta latitando in
questo periodo, quindi sono abbastanza “ALL BY
MYSELF” #Sunshine
Passiamo ai ringraziamenti:
Per prima cosa ringrazio Sofia
(Trent)
boh, perché esiste :3 #fluffrandomWent
Poi Essemcgregor
perché,
tesoro, sei meravigliosa e adoro tutto
quello che scrivi.
Quindi obbligo
tutti
voi a dare un'occhiata al suo capolavoro:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1022627&i=1
Davestian!Smythofsky
is always on and is end game.
Sì,
mi piace il fluff insensato e dico molte volte abbastanza e tipo.
|
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Capitolo 12 *** Dirty little secret. ***
Dirty
little secret.
“Wes
capisco che tu sei già così figo di tuo e non ne
hai bisogno, ma
c'è una palestra o qualcosa del genere in questa
scuola?” la testa
del compagno spuntò dal bagno condiviso; aveva un bocca uno
spazzolino e in mano un tubetto di dentifricio.
“grhfhhthhrg,
dehfehfjreferk.... hplkilikplhky”
“Ehm, sì... capisco il tuo
punto di vista.” si sentì il rumore di uno sputo,
poi quello
dell'acqua corrente e la testa riapparve nuovamente.
“Mmmhh,
certo. Vai a destra, poi sinistra, scendi dalle scale, prendi
l'ascensore, vai dritto per un po', poi giri di nuovo e sei
arrivato”
“Informazioni coincise e chiare, grazie mille Wes.
La troverò da solo.”
“Sì, e fra 10 anni spunterai da questa
porta con barba e capelli incolti, implorando per cibo e
acqua.”
“Wes, dovresti cambiare spacciatore.”
“Che
dici?! Sono stupefacente di mio.”
“E' la battuta più
squallida che io abbia mai sentito.”
“Lo so.”
”beh,
allora io vado.”
“Che la forza sia con te, Obi Wan
Kenobi.”
“Cos'avevo detto riguardo le maratone di
StarWars?”
“Ma io...”
“Niente ma, lo faccio per il tuo
bene.”
“Padrone cattivo. Smeagol odia padrone”
“Devo
requisire anche il Signore degli Anelli?”
“NO! Stitch no
cattivo, Stitch coccoloso.”
“Per favore, basta. Vado a
riposarmi le orecchie nella palestra fantasma.”
Dopo una
mezz'ora infinita di svolte e vari passaggi segreti, finalmente Dave
trovò quello sche stava cercando. Socchiuse la porta
lentamente e
vide che c'era già qualcuno ad allenarsi. E quando
capì chi era
quel qualcuno, la sua voglia di entrare era pari a zero.
Sebastian
Smythe si stava allenando nella palestra della Dalton.
Era steso
sulla panca per i pesi a torso nudo, mentre tentava di sollevare 40
kg. Aveva il viso contratto dallo sforzo e miriadi di goccioline di
sudore gli imperlavano la pelle mandando strani bagliori a causa
dell'illuminazione. Attorno ai polsi c'erano delle bende bianche da
cui si ramificavano, come in un albero, delle vene in rilievo.
Dave
era letteralmente incantato da quella visione. Si sentiva quasi
colpevole a condividere, con inviato, un momento tanto intimo.
Sebastian non si accorse dell'altro finché lui non gli si
avvicinò,
sedendosi sull'altra panca.
“Scommettiamo
che riesco a sollevare più di te?”
“Non è colpa mia se sei
il doppio di me in tutte le dimensioni. Sfida accettata.”
“Iniziamo
da 50 kg?”
“Come desidera, mademoiselle”.
Presero
entrambi il bilanciere fra le mani e iniziarono a portarlo su e
giù
con un certo ritmo. Ogni tanto Sebastian lanciava occhiate furtive a
Dave per distrarlo, secondo lui, e fargli perdere la concentrazione.
L'altro, notando i strani movimenti del compagno, faceva del suo
meglio per ignorarlo, nonostante i suoi occhi fossero
irrimediabilmente calamitati verso gli addominali sotto sforzo di Seb
che mi muovevano ritmicamente.
“A quanto stai?” disse Dave fra
i denti.
“20, tu?” Sebastian sperava ferocemente che fosse
suo
il punteggio più alto.
“22. Ben fatto, Furia. Anche senza
riscaldamento” e si accasciò sulla panca,
dolorante e
affaticata.
“Ecco, siamo pari” riprese l'altro pochi secondi
dopo, quando finì l'esercizio.
“Vado a cambiarmi in bagno”
“Io
cerco di riacquistare un battito quantomeno regolare.”
rispose
l'altro, abbandonandosi completamente sul sedile e lasciando che le
braccia e le game ancora in tensione si rilassassero.
Dave
aveva bisogno di calma, aria e acqua fredda, anzi gelata.
Quell'incontro inaspettato lo aveva sconvolto.
Aprì il rubinetto
dell'acqua, lasciandola scorrere per renderla più fredda, e
si
guardò allo specchio. Era di un simpatico color ciliegia, le
mani
gli tremavano senza che lui potesse farci nulla, le labbra gli si
schiudevano in un sorriso ebete involontariamente e sembrava che nei
suoi occhi splendenti fosse appena esplosa una supernova.
Erano
forse questi gli effetti della droga?
Tuffò
il viso sotto quella cascata ghiacciata, cercando invano sollievo,
non era perché aveva fatto allenamento, veniva da dentro.
Dave prese
una solida decisione: Sebastian non avrebbe mai visto cosa gli aveva
provocato, e lui sarebbe rimasto chiuso in quel bagno tutto il tempo
necessario. Circa dieci minuti dopo Dave non si sentiva ancora
pronto, ma aveva deciso che sarebbe strano passare tanto tempo in
quel bagno, e insinuazioni erano l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Sebastian
era esausto. Aveva già fatto mezz'ora di spinning, un'ora di
tapis
roulant e qualche minuto di attrezzi, senza parlare poi
dell'abbondante ora e mezza di pugilistica. Aveva colpito e ricolpito
quel sacco inerte finché anche il dolore fortissimo alle
nocche
aveva lasciato il posto ad un torpore anestetizzato. Le facce dei
suoi genitori gli si presentavano davanti agli occhi mentre
strattonava in modo brutale quel sacco, unica via di uscita per la
sua rabbia.
Ogni
pugno che dava era una piccola ricompensa per tutti quegli anni in
cui era rimasto solo. Quanto li amava, quegli stronzi.
Non avevano
neanche ascoltato quello che gli aveva detto. Avevano risposto di
sì,
senza capire. Per quanto ne sapevano avrebbe anche potuto dire
“Devo
assoldare un sicario per assolvere dei debiti di gioco”,
invece di
“Dave è un mio amico e vorrebbe trasferirsi alla
Dalton, ma il
costo delle retta è troppo elevato.”
Alla fine dei conti era
solo colpa loro: da quei due esempi di menefreghismo era nato un
esemplare perfetto, pura malvagità. Tutta loro era la colpa,
lui non
aveva fatto nulla di male. Se loro non lo avessero cresciuto
così,
forse non si sarebbe ridotto in quello stato.
Le
braccia e le gambe iniziarono a tendere verso il pavimento, come
attratte da una foza inspiegabile; davanti agli
occhi, protetti dalla confortante penombra delle palpebre, danzavano
immagini sempre più confuse: il volto di Mia, il rolex di
Ales, una
carta di credito nuova di zecca che passava al bancomat, i biscotti
rocciosi di nonna, l'auto in costruzione di nonno, il tutto sempre
più intervallato dal viso soddisfatto di Dave quanto aveva
sentito
il suo punteggio. Sebastian chiuse gli occhi, desiderando poterlo
fare per sempre.
Dave
aprì lentamente la porta del bagno e gli venne un infarto.
Il suo
momento di training autogeno "Sebastian Smythe non mi attizza"
era stato totalmente inutile. La sua presenza bastava ad intossicare
la stanza; era come nuotare in una nube di testosterone. Quando si
accorse che non si muoveva più subentrò anche il
colpo apoplettico.
Corse
verso la panca, avvicinando il viso a quello di Sebastian. Erano
ormai a pochi centimetri, quando Dave notò quel lieve
movimento
d'aria che fuoriusciva dalle labbra dell'altro. Tutto apposto, stava
solo dormendo. Certo che era stato proprio uno stronzo a farlo
preoccupare in quel modo.
Si sedette a terra, incrociando le gambe
e posando la schiena addosso alla panca vicina. Cercava di non
pensarci più di tanto, ma i suoi occhi accarezzavano avidi
quella
meraviglia senza posa, beandosi di quel contatto inesistente.
Ma
qualcosa catturò la sua attenzione: le bende attorno ai
polsi
avevano perso aderenza e sotto si intravedevano lembi di pelli. Sulla
pelle pallida spiccavano numerose linee rosee frastagliate,
intervallate ogni tanto da qualche cicatrice più recente. Le
mani di
Dave iniziarono a muoversi in maniera inconsulta; tremando,
tentò
di staccare ulteriormente le bende per valutare meglio la situazione.
Ma
tirò troppo forte.
Sebastian
socchiuse gli occhi e rivolse uno sguardo assonnato a Dave (era
possibile essere così belli alle persone normale dopo aver
fatto ore
di palestra e poi dormito?), ma quando si accorse cosa aveva causato
quegli occhi stralunati, scattò subito in piedi, indossando
una
giacca abbandonata accanto alla panca da chissà chi,
coprendosi le
braccia.
“Cosa
hai visto?”
“Seb, hai bisogno di aiuto.”
“Dimmi. Cosa.
Cazzo. Hai. Visto. Dave.”
“Non puoi rimanere in questo
stato”
“Qualcosa ti fa credere di essere migliore di
me?”
“Assolutamente no. Please, forgive me ti
ricorda
qualcosa?”
“Già” rispose l'altro, smettendo per un
attimo
il suo atteggiamento, ma riprendendolo subito dopo con una postura
rigida. “Comunque non volevo suicidarmi”
“Non c'è bisogno
che tu menta con me. Ti capisco.”
“No, io non sono debole
come te.” Il cuore di Dave si
fermò per un istante e
sprofondò nel petto. Sapeva di non dover dare ascolto a
quelle
parole e che non avevano alcun significato perché Sebastian
era
fuori di sé. Ma facevano male comunque. Più di
qualsiasi infortunio
sul campo.
“Sebastian, tu puoi parlare di tutto con
me.”
“L'ultima persona che me lo ha detto ha avuto un
esaurimento nervoso e ha cambiato scuola appena due giorni
dopo.”
“Penso che correrò questo rischio. Ne vale la
pena.”
rispose Dave con un sorriso.
Nessuno
gli aveva mai detto una cosa simile, Dave era davvero una persona
speciale
“Che
vuoi che ti dica? Mi sento in colpa per aver mollato
François,
tradito Jacques e graffiato la cornea a Blaine. Le persone
più
vicine a me hanno 70 anni e non sanno neanche che sono gay, i miei
genitori mi odiano, non ci vediamo da due anni e vorrebbero che non
fossi mai nato, ho solo rovinato la loro carriera diplomatica. Pensi
di poter fare di meglio?”
“Posso tentare.” replicò Dave con
un sorriso sghembo “Buttavo addosso agli armadietti la
persona che
amavo, non riuscivo ad accettarmi, me ne sono andato di casa,
lasciando mia sorella da sola, miei genitori stanno divorziando e mio
padre disoccupuato sta per diventare un alcolizzato. Credi possa
bastare?”
“Mi dispiace, non lo sapevo.”
“Non hai nulla
di cui scusarti. Ognuno ha cose che tiene solo per sé, senza
dirle
al resto del mondo.”
“Possiamo fare anche che ciò che è
successo oggi sia una di quelle cose?”
“Certo, non è un
problema.”
“Allora a fra poco.”
“?!”
“Classe di
letteratura europea.”
“Ma oggi non è sabato?”
“Sì. I
corsi avanzati sono il sabato.”
“E da quando faccio i corsi
avanzati?”
“Da quando andrò a segnarti all'ufficio del
preside, falsificando la lista.”
“Buono a sapersi.”
“Quindi
io vado. E stai pur certo che un giorno ti
batterò” rise Sebastian
mentre indietreggiava verso la porta senza interrompere il contatto
visivo.
“Hey,
la giacca!” lo bloccò Dave.
“Sì, ho una giacca,
quindi?”
“Quindi è mia e mi serve. Cioè, non mi
dispiacerebbe lasciartela, dato che in realtà l'hai pagata
tu, ma
non vorrei che Wes immaginasse qualcosa, ed è già
abbastanza
sospettoso di suo.”
“Allora, prego.” disse Seb, tendendogli
a giacca.
“E tu esci così?”
“No” (gelosone) “ho una
maglietta, ovviamente. Au revoir, Flaubert.” e lo
molltò lì, in
piedi nella palestra con una giacca stropicciata in mano. Senza quasi
accorgersene la indossò. Era ancora calda e quel tepore lo
abbracciava e confortava.
Dunque
anche una persona come Sebastian aveva segreti inconfessabili. Ora il
problema sarebbe stato solo tenere la bocca chiusa e non farsi
sfuggire nulla elle domande pressanti di Wes. E non sarebbe stato
affatto facile.
Note
dell'autrice:
-
Immagino che mi vogliate scuoiare viva, #i'mstillstanding
- La
canzone di questo capitolo assassino è Dirty Little Secret,
una
delle mie canzoni preferite in assoluto, di The All-American Rejects
http://www.youtube.com/watch?v=gPDcwjJ8pLg&ob=av3n
Non potete dirmi che Tyson (il cantante) non è un gran figo
*Q*
-
Lo sclero filmoso di Wes, sì, lo amo.
- C'è anche un bel po' di
#pornseb
- Chiedo scusa se è stata una descrizione indelicata o
irrispettosa, ma non essendomi mia trovata in questa particolare
situazione, non sapevo proprio come fare
- I pesi li ho messi alla
cazzo. Seriamente, non ho idea di quanto possano sollevare
Capitolo lungo, spero abbiate apprezzato :3
Davvero,
siete meravigliosi tutti, dal primo all'ultimo. E mi date la forza di
andare avanti.
Un ringraziamento speciale a Carlotta, Sofia e
Siry/Esse (?)
|
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Capitolo 13 *** Firework. ***
Firework.
“Quando
parliamo di letterature europea, chi è il primo autore che
ci viene
in mente?” introdusse la lezione il professor Reid.
“Stephenie
Meyer” alzò la mano Sebastian.
“Io non
considero Twilight un romanzo, signor Smythe, e sono anche piuttosto
sicuro che lei sia americana”
“Ma la conosce e sa cosa ha
scritto” gli diede manforte Jeff.
“Signori Sterling e Smythe,
vi prego di smettere o dovrò prendere provvedimenti
disciplinari”
“Che mi dice della Rowling?” chiese Wes.
“Mi
meraviglio di lei, signor Montgomery. Un autore non si giudica da
quante copie ha venduto, oppure da quanto le ragazzine prepuberi
amino il film tratto dal romanzo, ma dalla sua arte. Ovviamente mi
stavo riferendo a Shakespeare.” Un sospiro scoraggiato si
diffuse
nell'aula.
“Ragazzi, per favore, un po' di silenzio. Vorrei
introdurvi alle opere del Nostro attraverso la loro espressione
più
completa: il teatro.” Dave iniziò a sentire una
strana
eccitazione.
“Quindi, invece dell'esame finale, metteremo in
scena Romeo e Giulietta alla maniera dei greci.”
“Ovvero?”
chiese Nick incuriosito.
“Anche i ruoli femminili verranno
ricoperti da uomini.”
Dalla classe di levò un boato. “Ma, no,
io non farò Giulietta” urlò Wes.
“Non vedo cosa ci sia di
scandaloso” replicò il professor Reid.
“E' assolutamente
escluso che io interpreti quella troia di Giulietta”
urlò anche
Jeff, alzandosi dalla sedia con un movimento brusco:
“Le
consiglierei caldamente di moderare le sue parole mordaci. Ma, dato
il vostro entusiasmo, vedrò di convocare una ragazza per
interpretare Giulietta.” sospirò il professore.
“Una guest
star?” fece un urletto eccitato l'altro David.
“Quasi. Lo
scoprirete solo dopo le audizioni.”
“Ci sono anche le
audizioni?” chiese Trent scoraggiato.
“Ovviamente: sabato
prossimo nell'auditorium alle 11.00” alzò la voce
il professor
Reid mentre la campanella decretava la fine dell'ora e i suoi ragazzi
si allontanavano a gruppetti dai banchi per evadere dall'aula.
“Signor Montgomery? Si avvicini un attimo alla
cattedra.”
“Aspettami fuori dalla porta” mormorò
Wes a Dave
e, dopo aver visto il lieve cenno d'assenso dell'altro, si diresse
dal professore.
“Lei è esonerato dalla
rappresentazione.”
“Cosa?!”
“Ha, come dire, la tendenza
a intromettersi nelle faccende altrui.”
“Professore, non
capisco cosa c'entri con Romeo e Giulietta” ripeteva Wes come
intontito.
“Monopolizzerebbe il ruolo di Romeo, a meno che non
volesse farli entrambi”
“La prego, mi dia un'altra
occasione”
“Questa è la mia decisione definitiva”
rispose
l'altro, osservando con attenzione la reazione dell'alunno.
“E'
esentato dal presentarsi alle audizioni sabato.”
“Va bene”
sospirò Wes “nient'altro?”
“Sì, prepari un saggi sulle
diverse rappresentazioni di questa tragedia, insistendo sulle sue
considerazioni personali”
“Arrivederci” mormorò
l'altro.
“Per domani” chiuse il discorso con una frecciatina
malefica.
Wes fece un passo dietro l'altro, allineando
perfettamente i piedi, chiuse dietro di sé la porta senza
lasciarla
sbattere. Insomma, la dignità prima di tutto.
“Quel
figlio di puttana” riusciva solo a ripetere.
“shhh, zitto,.
Sei impazzito? Ti sente!” tentava di calmarlo Dave con
risultati
inesistenti; gli posò allora un dito sulle labbra e quello
gli diede
un morso. “Ti ha dato di volta il cervello? Non sono mica
commestibile.”
“Dissento, eri gustoso.” un sorriso incerto
apparve sul suo volto, illuminandolo per un breve istante.
“Parleremo
dopo del mio sapore, piuttosto cosa ti ha detto Reid?”
“Non
posso partecipare allo spettacolo.”
“Non è possibile? E
perché mai?”
“Monopolizzo l'attenzione e sono un
menefreghista.”
“Sono piuttosto sicuro che non abbia detto
così!”
“Invece era proprio questo il sunto. Poi io non
monopolizzo l'attenzione!” stava urlando nel mezzo del
corridoio e
tutti lo fissavano. Dave avrebbe avuto qualcosa da ridire, ma non era
il momento adatto. “E devo anche fare un saggio per
domani!”
“Su
cosa?”
“Il titolo era più o meno questo:
ti-sto-punendo-senza-un-motivo-e-questo-saggio-ti-farà-solo-sprecare-un-pomeriggio-della-tua-vita-tanto-non-lo-leggerò-mai”
disse scoraggiato.
“Ma la smetti di prendermi per il culo?”
“No,
è così divertente. E non posso venire alle
audizioni sabato.”
“Fa
nulla. Sarebbero state una noia in ogni caso”
”Hai intenzione
di partecipare?”
“A che pro? Tanto la parte di Romeo la
prenderà Sebastian, ovviamente. Non hai notato il ghigno
malefico
che aveva prima?”
“Perché deprimerti senza motivo? Anche la
parte di Paride non è male. E comunque no, dato che non lo
fisso
ogni istante come qualcuno di mia conoscenza.”
“Quale persona
dotata di un minimo di vista mi preferirebbe a Seb? Su, siamo
realisti!”
“La vuoi smettere di buttarti giù? Se non trovi lo
spirito giusto sarà anche difficile che tu faccia solo la
comparsa!”
“E cosa mi cambierebbe dire
URRA, URRA! durante
il ballo?”
“Boh,
non so” replicò Wes a disagio “ma almeno
tu puoi
recitare.”
“Già” mormorò Dave, ancora
più imbarazzato
dell'amico.
“Ti aiuterò, per quanto possa valere, a preparare
il provino. Non potrei sopportare fisicamente che Sebastian ottenga
il ruolo di Romeo.”
“Non è tanto male, alla fine.”
cercò
di difenderlo Dave.
“Cosa è cambiato da stamattina? Mah... lui
monopolizza l'attenzione, altroché, quel
Sebastian!” ripeté Wes,
quasi sputando quel nome.
Per fortuna l'amico era così distratto
da quella faccenda che non aveva notato più di tanto la
frase
dell'altro né il suo repentino cambio di colorito in verde.
Dalla
mente maligna e perversa di Sebastian Smythe.
E'
mio. Quel ruolo di Romeo deve essere assolutamente mio. Non
c'è
storia. Qui nessuno è abbastanza talentuoso, o bello, o
adorabile
come me.
Figuriamoci; quella palla di lardo di Trent cadrebbe giù
dal balcone di Giulietta, Jeff la insulterebbe, Nick le metterebbe a
posto la stanza. Solo Wes potrebbe essere un avversario
potenzialmente pericoloso, ma non devo preoccuparmi più di
tanto.
Escogiterò qualcosa anche per lui.
Arrivo in camera e mi butto
sul letto. Thad protesterà, ma 'sti cazzi. La giacca della
mia
uniforme mi sembra stretta, mi fa caldo e me ne libero, tirandola sul
pavimento senza tanti complimenti.
Orbene,
Dave sa il mio segreto. E cosa dovrei fare? Posso solo aspettare e
sperare che non lo dica ad anima viva. Beh, in effetti non ce lo vedo
molto a riesumare un cadavere per dirgli ciò che sa. Dovrei
smettere
di farmi questi filmini mentali, mi fanno solo sentire più
matto di
quanto io sia realmente.
C'è sempre chi sta peggio di te,
suppongo. Ciò non vuol dire che andò a fare
volontariato, a curare
i cani randagi o a fare compagnia alle vecchiette viziate, sole e
piene di soldi o qualunque altra cazzata del genere, assolutamente.
Potrei semplicemente stargli vicino e fargli sentire la mia presenza.
Devo dire che non è affatto una cattiva idea, anzi; forse
condividiamo più cose di quanto pensassi. Lo scopriremo solo
vivendo, canticchio.
Abbandoniamo
dunque ogni indugio perché dovrei studiare un minimo la
parte. Ma
che lo faccio a fare? Sono già perfetto di mio.
“Non
lo sei, Sebastian. Anche se ci sei abbastanza vicino.”
Merda,
stavo ragionando ad alta voce. Spero che non stia ascoltando
dall'inizio, o sarebbe una catastrofe di proporzioni
cosmiche.
“Grazie, Thadduccio. Che complimento detto da
te.”
“Cosa stai insinuando?”
“Assolutamente nulla,
tesoro.” dico e rivolgo il mio sorriso più falso,
di quelli che ti
viene voglia di schiaffeggiare prepotentemente che te lo fa. Porca
miseria, quel ragazzo non può essere etero, o almeno non
più di me.
“Per che parte ti presenti?”
“Boh, non ne ho idea..
Mercuzio, forse, o Paride, che ne so io? Tu?”
“Me lo chiedi
pure? Romeo, che domande!”
“Sei una primadonna, Seb. Hai
bisogno del palcoscenico.”
“Non ho intenzione di negarlo. Che
ci vuoi fare? Sono nato talentuoso e bellissimo.”
“Non sei
reale.”
“In che senso? Sì, sono bello come il sole e ho
una
voce angelica, ma a parte questo?”
“Sembra sempre che tu
reciti. Indossi sempre una maschera.”
Ma cosa sta vaneggiando
quella piattola? Quella Jenny gli ha fuso l'unico neurone rimasto in
quella pignatta? Però forse una punta di vero
c'è... **
“Che
problemi hai, Thad?”
“Sto impazzando, lascia perdere.”
“TU
non stai bene.”
“E' colpa tua. Mi fai andare in preda a crolli
psicotici.”
“Per favore, basta.” liquido la conversazione
con un cenno della mano, nascondo la testa sotto il cuscino mentre
Thad continua a blaterare cose insensate che non ho intenzione di
provare ad ascoltare. “Thadduccio, tesoro, non me ne frega
assolutamente nulla di tutte le cazzate che stai dicendo, ti
è
chiaro? Quindi mettiti un tappo in bocca o trova qualcosa di meglio
da fare con quelle labbra.” ***
Il mondo si oscura e quella
dolce sensazione di dormiveglia mi prende.
~
Qualche stanza più lontano, il piano sottostante
Jeff
e Nick stavano guardando “Romeo
+ Juliet”,
tanto per entrare nell'atmosfera dello spettacolo. Erano stesi sul
divano, Jeff nella parte interna e Nick davanti. Stavano stretti, e
molto. Metà corpo di Nick sporgeva del tutto dal divano,
mentre a
Jeff non passava più il sangue in entrambe le gambe. Erano
avvinghiati strettamente e riposavano nel calore del loro abbraccio,
scomodi abbastanza per potersi sentire davvero.* erano stretti, ma
non importava; tutto quello di cui avevano bisogno era stare insieme
“Certo
che è proprio bello Di Caprio” scappò
detto a Nick.
Jeff stava
iniziando ad alterarsi, l'altro lo aveva percepito il momentaneo
irrigidimento del compagno, ma fra loro funzionava così: si
divertiva a spingerlo oltre i suoi limiti.
“Vorrei proprio
essere Giulietta” continuò a punzecchiarlo.
”Chissà come
sarebbe baciarlo...” si interruppe prima di terminare la
frase:
Jeff si stava muovendo. Dopo qualche secondo si ritrovarono faccia a
faccia, a pochi centimetri di distanza, mentre il Warbler biondo si
puntellava sulle braccia tese per non perder l'equilibrio e cadere
rovinosamente addosso al compagno. Poi annullò l'aria fra
loro,
poggiando con decisione le labbra sue quelle del compagno. Il
contatto si fece sempre più intenso e braccia di Jeff
cedettero; si
ritrovarono uno sopra l'altro, ma ogni cosa era al posto giusto. Non
stavano più scomodi, ormai.
Avrebbero continuato all'infinito, ma
dopo una manciata di secondi il biondo si staccò dall'altro
e lo
guardò in attesa. “Allora?”
“Allora cosa?”
“Non è
meglio baciare me che Leonardo Di Caprio? Sono anche in esclusiva
solo per te; una Giulietta qualsiasi non mi può
baciare.”
“Riflettendoci, sei decisamente meglio tu. Nessun
dubbio” mormorò Nick, soggiogato dalla dolcezza
delle carezze del
biondo.
“A meno che io non interpreti Romeo” aggiunse Jeff
con
il tono di chi prende per la prima volta in considerazione un'idea,
ma poi si accorge che è irrealizzabile “Ma no, lo
farà Wes,
sicuramente. Vedi una qualsiasi attività scolastica, dopo
cinque
petosecondi la trovi lì, peggio di una mosca sul
miele” replicò
con risentimento.
“Ma no, amore, non ti buttare giù ancora
prima di aver provato! Tu vali quanto, e più, di
Wes” tentava di
consolarlo Nick, senza risultati apprezzabili. Ma lui aveva un'arma
segreta.
Cause
baby you’re a firework
Come
on show ‘em what your worth
Baby
you’re a firework
Come
on let your colors burst
Jeff
aveva le lacrime agli occhi alla fine dell'esibizione.
“Quando fai
così, tesoro, mi ricordo perché ti amo
così tanto.”
“Quando
mi dici queste cose mi ricordo perché ti amo più
di quanto tu ami
me.”
E ripresero lì da dove si erano fermati, mentre sullo
schermo passavano le immagini della scena nella piscina ignorate da
entrambi, non sottofondo solo dei respiri sommessi.
Note
dell'autrice:
*
è una traduzione molto oscena di una strofa di Bubbly,
canzone
spettacolare di Colbie Caillat “unconfortable enough to feel
your
warm” #badtry
** riferimento a “Dall'agghiacciante
e maligna agenda di Sebastian Smythe”
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1092282&i=1)
che obbligo tutti voi a leggere
- La canzone di questo
capitolo è Firework
Link per l'originale di Katy Perry:
http://www.youtube.com/watch?v=QGJuMBdaqIw
Link per la cover di Lea *Q*:
http://www.youtube.com/watch?v=QIu7kNaaqp4
- Allora, ci tengo a dire che non è diventato Wes il
protagonista, ma anche nel prossimo capitolo sarà molto
presente,
poi capirete perché :)
- E' ritornata la mente maligna e perversa
di Sebastian fra noi #doppioyay
è sempre fantastico scrivere dal
suo punto di vista
- Ora inserirò una foto insensata,
#sietestatiavvertiti
https://twitter.com/fireklaine_/status/212269871210303489/photo/1/large purtroppo non mi inseriva la
foto, così, mi ho dirottato sul mio twitter
(#feelslikeahacker) se seguite, sarete ricambiati (?)
WE
KNOW, WE KNOW, WE KNOW #finemomentodisclero
- Sono apparsi quasi
tutti i Warblers in questo capitolo, tranne il povero Trent,
costantemente sbeffeggiato da Seb
- Non odiate troppo Reid, avrà
la sua occasione di riscatto :)
- Scena Niff, parliamone, l'avevo
immaginata molto più dolcissima (?), ma a quanto pare sono
incapace
di scrivere quello che voglio D:
- sì, mi sono autocitata ben due
volte in questo capitolo D: #foreveralone
*** se volete saperne di
più :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1090426&i=1
#ammettodiesseretristissima
Momento dei ringraziamenti
speciali che faccio ogni volta, e quindi ormai non sono più
tanto
speciali, ma le persone sono sempre le stesse
- Sofia:
you're the Trent to my Wes, baby
-
Esse
o Siry:
per il supporto e le magnifiche recensioni e, soprattutto, per il
fatto che mi sopporta :3
-
Carlotta:
I'll miss you this summer, baby
E,
RICORDATE TUTTI VOI:
TRUE
IS ALWAYS ON, JUST LIKE DAVESTIAN
(P,
do you know what I mean)
Poi,
boh, se volete recensire, ormai sapete che fangirlizzo pesantemente
:3
|
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Capitolo 14 *** Make it shine. ***
Make
it shine.
'Quindi
sono dell'opinione che, pur lasciando intatti i dialoghi per
mantenere integro il pensiero del poeta
drammaturgo, l'opera vada contestualizzata nella realtà
attuale in
modo da arrivare meglio allo spettatore moderno.'
Wes
Montgomery pose quel punto con infinito sollievo: aveva passato, o, a
suo dire, sprecato un intero pomeriggio della sua vita per scrivere
un saggio talmente noioso che, con ogni probabilità, il
professor
Reid non avrebbe neanche aperto. Maledetto senso di colpa che lo
assaliva ogni volta che c'era qualcosa di non fatto; perché
non
poteva semplicemente fregarsene come tutti gli altri? Forse
perché
era una brava persona.
Ora
mancava solo la parte peggiore: consegnare il saggio e deprimersi per
tutto il resto dell'anno. “Tanto cinque minuti non
cambieranno la
situazione” e bussò alla porta.
“Sì,
chi è?” rispose una voce attenuata dalle spesse
porte in mogano.
“Professor
Reid, sono Wes Montgomery. Devo consegnarle il tema.”
“Entra
pure.”
Il
Warbler aprì con cautela la porta, prima uno spiraglio quasi
inesistente, quasi spaventato da quello che poteva ritrovarsi
davanti. La visione era stranamente normale: il professor Reid stava
seduto alla sua scrivania scura, in linea con l'arredamento sobrio
della stanza e con la giornata temporalesca, sul banco di lavoro
c'era una tazza di caffè espresso, una di tè, un
flacone di
Aspirine e un libro.
Il
professore gli fece cenno di tacere, mentre il ragazzo si avvicinava
alla scrivania e sbirciava di cosa trattasse il libro. Precisamente
era a pagina 54 e esponeva in maniera orribilmente dettagliata tutte
le torture che Jack lo Squartatore infliggeva alle sue vittime;
accanto, sui margini, c'erano scritti a matita molti appunti, le
parole a malapena distinguibili fra loro tanto era minuta la
grafia.
“Sì, certo. A domani. Ti amo anche io,
Morgan.” e si
infilò il cellulare in tasca, borbottando fra i denti
qualcosa che
assomigliava molto a “Prima o poi si farà
ammazzare.”
“Morgan,
il mio compagno, agente dell'FBI, Unità Analisi
Comportamentale”
si sentì quasi in dovere di spiegare, “ma, si
sieda pure” disse
indicando la sedia di fronte a lui. Wes si sedette e gli tese il
saggio, cauto come se stesse cercando di arruffianarsi uno squalo con
un pesce morto. Il professor Reid prese il foglio fra le mani e si
sistemò più comodamente sulla sedia, mentre lo
studente osservava
le sue reazioni chiedendosi se non fosse stato meglio perderci
più
tempo e fare qualcosa di decente.
Spencer
Reid notò per prima cosa la grafia: elegante, minuta,
leggermente
tendente verso sinistra, ma molto calcata, così tanto che
toccando
il retro della pagina si potevano sentire le lettere in
sovrappressione. Anni e anni di studi, nonché la convivenza
con
Morgan, avevano sviluppato ulteriormente la sua capacità
innata
dell'osservare le piccole cose, traendone informazioni importanti. E
la grafia di Wes Montgomery denunciava esattamente questo: una
personalità forte, combattiva e sicura di sé, e
incazzata, e
neanche poco.
Era
tutto quello che aveva visto, e tutto quello di cui aveva bisogno;
del contenuto, fondamentalmente, non gliene fregava nulla. Avrebbe
anche potuto scrivere la lista della spesa. Quando trovò una
cancellatura inarcò un sopracciglio che poi si
spianò di nuovo,
facendo posto ad un sorriso: la parola era cancellata in maniera tale
da rendere visibile quella sottostante “poeta
drammaturgo”. Chiarezza di pensiero e trasparenza; ecco
qualcuno
che non aveva paura di accettare i suoi errori, una volta corretti.
Wes
a cui era venuto un breve ictus vedendo l'espressione stranita del
professore, si rilassò un poco, dopotutto magari quel saggio
non
faceva così schifo. Per ingannare il tempo iniziò
a giocherellare
nervosamente con la penna che aveva in mano, facendo apparire
sparire* la punta con un ticchettio pressante, finché
l'altro gli
rivolse un'occhiata di disapprovazione da sopra al foglio. Wes smise
immediatamente e ritornò a fissare il libro, iniziando ad
avvertire
ansia. Insomma, era con un uomo dagli strani interessi in una stanza
nell'ala degli insegnanti che aveva la densità di
popolazione più
bassa del deserto di Atacama.
“Lavoro ammirabile, signor
Mongomery. Mi congratulo con lei.”
“Grazie mille” rispose
con il tono più neutro che possedeva.
“L'ho convocata qui
perché ho bisogno che lei faccia qualcosa per me”
esordì il
professor Reid, mentre Wes continuava a recitare nel ruolo del
'ragazzo annoiato che sa di essere trattato ingiustamente, un po' sul
modello di Rachel' “ho bisogno che lei diriga lo
spettacolo.”
“Cosa?! Che sta dicendo?”
“E' l'unico in
grado di fare una cosa del genere.”
“Ma.. lei mi ha esonerato
dalla rappresentazione e, in più, vietato espressamente di
partecipare alle audizioni.”
“Questo solo perché sarai tu a
dirigerle” replicò con un sorriso.
“Ma io monopolizzo
l'attenzione...”
“Ecco perché ho bisogno del tuo entusiasmo,
ma non voglio che gli altri ne siano oscurati. Abbiamo così
tanti
talenti, sarebbe un peccato non lasciarli brillare. I Warblers
indossano un'uniforme proprio per ricordarci che siamo
uguali.”
“Warbler anche lei?” chiese sorpreso Wes.
“Molto
tempo fa...” disse con un sospiro, guardando di sfuggita una
foto
su uno scaffale della libreria scura. C'erano due ragazzi, uno, con
ogni probabilità il professore, l'altro di colore, che
stavano mano
nella mano, tenendo in quella libera il diploma; in testa avevano un
tocco blu notte con la nappina rossa.
“Spetterà a te scegliere
l'assegnazione delle parti, ovviamente.”
Wes indossò uno
sguardo combattivo “Sebastian non avrà mai il
ruolo di Romeo,
fosse anche l'ultima cosa che faccio.”
“Il ragazzo che ha
citato la Meyer? Potrei essere d'accordo con te, ma meglio lasciare
tempo al tempo. Chissà che non faccia lui l'audizione
migliore”
“Farò del mio meglio per essere
imparziale” disse
Wes alzandosi.
“Confido nelle sue capacità di
giudizio”,
bloccò il ragazzo “a proposito, penso sia meglio
che rimanga fra
noi questa conversazione. Ci vediamo sabato alle audizioni, allora.
Si ricordi di arrivare mezz'ora prima”.
Wes si precipitò fuori
dalla porta; aveva una missione: preparare Dave.
Era
arrivato il tanto temuto giorno delle audizioni e David Karofsky si
sentiva morire. Anche se Wes lo aveva 'allenato duramente' e lo aveva
rassicurato circa un migliaio di volte che tutto sarebbe andato nella
maniera migliore, non c'era verso che gli elicotteri che gli volavano
nello stomaco atterrassero. Qualcosa delle dimensioni di un sasso gli
pulsava nella gola ed era sul punto di vomitare i tre biscotti
integrali che Wes gli aveva prudentemente concesso di mangiare a
colazione. Cercava di fingere di star bene. Dopotutto era questo il
senso della recitazione: fare finta di essere qualcosa che non si
è.
Cerò di concentrarsi sui consigli confortanti dell'amico e
sul tono tranquillo con cui li aveva pronunciati, ma un ticchettio
nervoso di un tacco lo tormentava. Si rassegnò e
aprì gli occhi.
Era
seduto in uno dei camerini dietro l'auditorium assieme agli altri
Warblers. Ognuno gestiva l'ansia a suo modo: Nick e Jeff parlavano
fitto fra loro mentre si stringevano le mani, Thad ripeteva
mentalmente le battute mimando con le labbra le parole, Trent teneva
il tempo di chissà quale canzone con il piede, David
(l'altro) si
mangiava le unghie osservando di tanto in tanto il risultato e
Sebastian si guardava intorno annoiato.
Il primo a fare il
provino fu Trent, seguito a ruota da Jeff, David, Thad e Nick. Alla
fine erano rimasti solo lui e Sebastian che ora lo stava
fissando.
“Nervoso?” gli chiese con un sorriso.
“Potrei
mettermi a vomitare sangue” rispose Dave tetro.
“Su, andrà
benissimo. Durerà cinque minuti. Che sono cinque minuti
rispetto ad
una vita intera? Poi chi ti vedrà? Solo quello schizzato di
Reid”
“Ti pare facile? Tu ti esibisci da sempre. Per me
è la
prima volta!”
“Potrei fraintenderti” ghignò Sebastian,
poi
riprese il controllo della conversazione “Una volta che
l'avrai
provato non potrai più farne a meno. E' più
intossicante di una
droga.”
“Mi stai mettendo paura, Seb.”
“Chissà...
magari era proprio questo il mio intento”
“Beh, se era questo
ci sei riuscito benissimo. Oddio, cosa mi è venuto in mente
quando
ho deciso di fare questa cosa folle?” mormorò
passandosi le mani
fra i capelli e seppellendo il volto nei polsi.
Sebastian si alzò
dalla sua sedia e si sedette su quella accanto a Dave. Gli prese le
mani, intrecciandole con le sue, mentre l'altro lo guardava sorpreso,
in realtà praticamente scioccato.
“Passerà anche questa, vedrai.
Può essere peggio del coming-out forzato?”
“No.” sospirò
altro mentre accarezzava con i polpastrelli le infinite linee che ci
rendono unici.
“Ecco, infatti. La cosa peggiore che potrebbe
capitarti è vomitare davanti a Reid, inciampare nel tuo
vomito,
cadere giù dal palco e morire per trauma
celebrale.”
“Non mi
stai aiutando” mugugnò Dave.
“Ma non succederà.” Diede
un'occhiata al polso, tirando leggermente su il polsino della
camicia. Le ferite si stavano rimarginando, notò l'altro.
“Merda,
ti devo lasciare solo con la tua depressione: è finito il
tempo di
David.”
“Ti prego, non lasciarmi qui.” lo trattenne
Dave.
“Spiacente, il dovere chiama. Call of Duty. Ok, no, scusa.
Era pessima. May
the odds be ever in your favor.
Meglio?” disse
liberandosi dalla stretta
dell'altro
“Non sto andando a morire in un'arena”
protestò
Dave.
“Da come la fai tragica sembra di sì” e
si alzò. Diede
un ultimo sguardo al viso angosciato del compagno e si
abbassò
finché le sue labbra non gli sfiorarono l'orecchio. Con le
dite
scostò i capelli e disse “Mut”, poi si
allontanò e chiuse la
porta dietro di sé.
L'iperventilazione
di Dave era peggiorata sensibilmente, il cuore gli era schizzato in
gola, non riusciva a parlare e la sua lingua pareva foderata di carta
vetrata. Poi che gli significava mut? Era forse muto? Beh, comunque
la sensazione delle labbra di Sebastian che gli solleticavano
l'orecchio ce l'aveva ben chiara. Ma era meglio non pensarci. Non
voleva mandare a farsi fottere gli ultimi brandelli di
sanità
mentale che li rimanevano.
Passò il resto dei quattro minuti e 45
secondi a contare le pecore, 283, per la precisione, poi
inspirò
profondamente e aprì la porta dell'auditorium.
Fece
qualche passo alla cieca, brancolando senza meta, accecato dalla
potenza delle luci. Appena ebbe riacquistato la vista, si rivolse
verso lo scranno fra le file del pubblico. Ovviamente c'erano il
professor Reid, Wes e il preside Lewis. Ehi, un momento... cosa
diamine ci faceva Wes lì? Dave fece un'occhiata perplessa e
proprio
Wes iniziò a parlare con voce professionale:
“Allora, per che
parte ti presenti?” mentre gli faceva cenno di parlare da
sotto il
banco.
“Sono David Karosfky e mi presento per la parte di
Romeo”
disse con il suo tono più deciso. Si sentiva un emerito
demente, le
ginocchia tremolavano come la gelatina durante un terremoto.
“Può
iniziare” annunciò il Warbler, mentre da sotto
spuntava un pollice
alzato.
“Potrei avere un partner per la scena?”. Davanti a
lui
Wes faceva di tutto per farsi notare, ma il preside Lewis lo
ignorava. Liquidò la faccenda con un cenno “Andate
a prendere il
ragazzo di prima.”
Oh oh. Ops. Si stava mettendo nella merda da
solo. La scena del balcone con Seb. No, questo non ci voleva proprio.
Sperava solo che fosse ben chiaro al destinatario e non alla giuria
che era solo una recita e lui non intendeva davvero quello che stava
dicendo.
Sebastian
entrò nell'auditorium con passo baldanzoso, come se passasse
la vita
ad interpretare Giulietta senza preavviso. Rifiutò il
copione
offerto dal professore, affermando di sapere il testo a memoria.
Salì
le scalette e si affacciò al balcone, posando il mento sugli
avambracci con aria languida.
*aziona
la canzone del momento: Just
A Dream*
http://www.youtube.com/watch?v=a2RA0vsZXf8
“O
Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega il tuo nome,
rinnega tuo
padre e rifiuta il tuo nome. O, se non vuoi, legati in giuramento
solo all'amor mio, ed io non sarò più una
Capuleti.”
Dave, che
era rimasto un po' in disparte, si avvicinò per sentire
meglio.
“Starò ancora ad ascoltare o rispondo a questo che
ha detto? Io ti
piglio in parola: chiamami soltanto amore ed io sarò
ribattezzato.”
Si alzò sulle punte dei piedi cercando di incrociare lo
sguardo di
Sebastian che però si sottraeva al contatto.
Se
quel cretino avesse sabotato la sua audizione, non avrebbe mai potuto
perdonarlo.
“Chi sei tu che, così protetto dal manto della
notte, inciampi nei miei più segreti pensieri?”
“Il mio nome
mi è odioso, perché è odioso a
te.” Dave salì su un sgabello,
arrivando solo a sfiorare le punte delle dita del ragazzo. Sebastian
si sporse verso di lui, lasciandosi prendere per mano, Dave
salì un
altro gradino per ritrovarsi al livello delle sue spalle.
“Come
sei potuto venire qui? I muri del giardino sono alti e difficili da
scalare, e questo è per te un luogo di morte.”
Mentre Sebastian
pronunciava la battuta continuavano a fissarsi.
Dave scavalcò
con attenzione la ringhiera del balconcino e si avvicinò
ancora di
più a Sebastian, mantenendo il contatto visivo.
“Con leggere ali
d'amore ho superati questi muri perché non ci sono limiti di
pietra
al nostro amore. Ciò che amore può fare, amore
tenta. I tuoi
parenti non sono un ostacolo.”
“Va via. Se ti vedono, ti
uccideranno” disse, avvicinandosi ancora di più a
Dave.
Erano
vicinissimi; i loro nasi si sfioravano quasi, i corpi stretti uno
contro l'altro, lo sguardo di Dave perso in quell'oceano verde
davanti a lui in cui poteva navigare e vedersi riflesso.
“C'è
più pericolo negli occhi tuoi che in venti delle loro lance.
Basta
che tu mi guardi e farò tutto quello che vuoi.”
Beh, in realtà la
battuta non era esattamente così, ma, si sa,
l'improvvisazione.
Ancora qualche millimetro... Riusciva a sentire i loro respiri,
coordinati alla perfezione, e quelle labbra si facevano vicine, e
vicine, e sempre più vicine...
“Perfetto, benissimo,
davvero grandioso. Basta così” li interruppe il
preside Lewis.
Quella
voce estranea li risucchiò fuori dalla Verona medioevale e
li
riportò all'America nel ventunesimo secolo, strappandoli dal
loro
sogno ad occhi aperti.
Wes
li fissava con l'aria di chi ha appena visto un fantasma, invece Reid
era entusiasta, si capiva da come non riuscisse a smettere di
applaudire. Sebastian si staccò velocemente da Dave, quasi
di fretta
e uscì dall'auditorium con passi controllati. Dave rimase
per
qualche secondo fermo. Era tutto così reale, poi vide la
sagoma di
Seb che andava via e scese anche lui dal balcone. Si
riappropriò dal
palco e ringraziò.
Appena
in platea si ritrovò soffocato dall'abbraccio stritolante di
Wes.
“Sei
stato fantastico! Davvero non ho parole!! Stavo per mettermi a
fangirlizzare davanti a quei due.”
“Ma Reid non è stato così
discreto. Non riesco ancora a crederci.” sussurrò
Dave con un
sorriso.
“Passiamo alle cose serie. Non è che mi devi dire
qualcosa su te e Sebastian?”
“Non è che tu mi devi spiegare
perché stavi in quella giuria?”
“Prima tu, sono un
gentiluomo” e si allontanarono parlottando fra loro,
accompagnati
in sottofondo da versetti inconsulti di Wes e dai sospiri di Dave.
Wes
richiamò all'ordine i Warblers con il suo inseparabile
martelletto.
“E' venuto il tempo di annunciare i ruoli dello
spettacolo”
“Mercuzio
è Thad.” applausi
“Il principe di Mantova è David.”
applausi
“Benvolio è Trent.” applausi
“Il padre di
Giulietta è Nick.” applausi
“Il frate di cui non ricordo il
nome è Jeff” applausi
“Romeo è... rullo di tamburi, prego...
Dave!”
Dave si alzò accompagnato da un boato assordante: tutti
i Warblers erano in piedi. C'era chi lo abbracciava, chi gli dava
pacche sulle spalle, chi applaudiva, chi saliva sule sedie (Blaine
docet), chi gli urlava le sue congratulazioni. Solo una persona era
rimasta ferma, congelata con uno sguardo glaciale sul volto, quella
di cui desiderava di più l'approvazione e l'incoraggiamento:
Sebastian.
Nel
frastuono generale nessuno tranne loro due sentì l'ultimo
annuncio
di Wes: “Paride è Sebastian.”
Note
dell'autrice:
- Ovviamente
l'analisi grafologica è fatta molto alla cazzo, mica sono
una
grafologa, io :3
- Mi dicono che non shippo Morgan!Reid. Ma come
potrei fare altrimenti? Sono la cosa più
afjhdhfgshkjfsfkjasfadsfsh
di questo mondo *cuore*
*
dotta citazione di qualcuno (Pascoli, forse?)
- Il deserto di
Atacama sta in Cile ed è il luogo in cui piove meno nel
mondo, oltre
che quello in cui si registrano le temperature più alte e le
escursioni termiche maggiori*fine momento professoressa* per altre
informazioni → http://it.wikipedia.org/wiki/Deserto_di_Atacama
- #lol altri elicotteri. Contenta, Carlotta?
-
#battutetristiistheway
- Sto poco in fissa con Hunger Games, non
si nota, vero?
- Mut
significa Coraggio in tedesco. E' la mia personale versione di
Côuragè
-
Le canzoni di questo capitolo sono due, una per il senso generale,
un'altra per un momento preciso.
Senso
generale: Make it shine di Victoria Justice (aka la canzone
più bm
di questo mondo, ma tralasciamo questi particolari...)
http://www.youtube.com/watch?v=nFg0pz6eK34
Momento preciso: Just a Dream, cover di Sam Tsui e Christina
Grimmie (suggerita da quella santa di Siry)
http://www.youtube.com/watch?v=a2RA0vsZXf8
E'
tipo la canzone più belafkdfbkaskj che esista, quindi
sentitela
-
Wes che fangirlizza. Non potevo non mettercelo #lol.
Il
capitolo è dedicato ad Isabella, anche detta la donna
inutile che
shippa Seblaine D:
Neevvero, buuuuuuuurla, ti volio tanto bene :3
E TANTI AUGURI *tira coriandoli in giro per la casa* BUON COMPLEANNO
Ansiosa
di sapere il parere sul regalo (ognuno fa quello che può)
Una
new entry fra i ringraziamenti *w* Milvia!! #yayancheperte
Sei
dolce :3
Eccomi
ai miei soliti, ma non meno importanti ringraziamenti speciali :3
A
Sofia,
perché, baby, sei il Trent to my Wes, il Kurt to my Blaine,
e il mio
tutto, bà.
Ricordati
sempre che sei importantissima per me, e nulla potrà mai
cambiare
questo.
“Nothing's gonna change, listen me” recentemente ho
scoperto che dice “Nothing's gonna change destiny”,
ma la mia
versione continua a piacermi di più. #lol
“With you by my side,
I'll fight and defend.” e il tutto si riduce ad una cosa
#amoreperteeEragon Mi devi ancora ridare Eldest, BTW. Basta, sto
divagando.
A
Siry,
davvero, i tuoi tweet mi risollevano la giornata. Non hai neanche
idea di quanto sorrido quando li vedo. Sei troppo dolce, e scrivi in
una maniera a dir poco
ajfshfhsfskfhasfhrsgfrwjfhhasfosehfywrgferugeru *cuore*
Ti
sottovaluti, e non va bene, perché sei una persona
fantastica.
*non
sa fino a che punto di sdolcinatezza si può spingere prima
di
oltrepassare il limite della decenza* *oltrepassa il limite*
A
Carlotta,
che mi trova canzoni super truzzose da mettere ai capitolo. No, burla
:3
#proudofyou Basta che ora mi porti Darren o Grant da LA *Q*
pago bene, io.
No, solo che sei tanto dolciosa e mi ascolti quando
faccio telefonate nel bel mezzo delle crisi di panico :3 ed era
davvero una cosa inquietante, devi ammetterlo.
Poi le 10
meravigliose persone che hanno messo questa misera ff fra le
preferite.
Io davvero non trovo davvero parole per ringraziarvi.
Magari sembra una cosa stupida, o prima di senso, ma mi dà
la forza
di andare avanti.
Anche alle 22 seguite e le 4 da ricordare.
Un
rigraziamento djsajhfkdahfjahfja per le sette anime
pie che mi
hanno messo come autore preferito. Stavo per piangere, davvero. So di
non essere all'altezza di molte altre fanwriter qui su EFP, e
significa davvero moltissimo per me. Farò del mio meglio per
non
deludervi.
Ultimo
ringraziamento, lo giuro, anche perché durano più
i ringraziamenti
del capitolo, fra poco, a William
Shakespeare
(che so che leggerà e recensirà). Senza di lui
non avrei combinato
questo schifesssa :3 spero non ti sia offeso se ho ritagliato di qua,
modificato di qua, ma era troppo lungo il dialogo D:
Sono
malvagia e perversa (come la mente di Seb #lol) e non li ho ancora
fatti baciare.
Sì, 14 capitolo, e ancora niente bacio serio (non
conto quello dell'ospedale). #cosahonellamiamentebacata ma, non vi
preoccupate... prima o poi...
Firma
anche tu la petizione per far licenziare il preside Lewis.
*slogan
inventato sul momento*
PERCHE'
LA DALTON
HA
BISOGNO
DI
TE.
|
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Capitolo 15 *** Get it right. ***
Get
it right.
Tutti
i Warblers si erano radunati nell'auditorium per la prima prova e,
soprattutto, per capire chi sarebbe stata Giulietta. Né Reid
né Wes avevano voluto anticipare nulla, insensibili uno alle
interrogazioni
perfette, l'altro alle occhiate supplicanti dei compagni e, anche, di
Trent. Dopo aver provato tutto quello che era in loro potere e,
vedendo che anche il loro asso nella manica aveva fallito, si erano
rassegnati e avevano tenuto il broncio ad entrambi, in tacito
accordo.
“Spero
solo che non sia la Berry” sussurrò Nick.
“Il palco è troppo
piccolo per sopportare l'ego smisurato di lei e Seb”
borbottò Jeff
posando la testa sulla spalla del moro mentre rifletteva che al mondo
non esistesse un cuscino più comodo.
“Secondo me è la ragazza
afroamericana” replicò David.
“E' l'asiatica, statemi a
sentire” alzò la voce Thad per farsi sentire.
“Ma non capite:
è Faccia-da-Checca” si intromise Sebastian
guadagnandosi
un'occhiata di disapprovazione da parte di Dave, ma se ne
fregò.
“E'
la biondina incinta, datemi retta” disse di nuovo Jeff.
“Non è
più incinta. Da due anni, ormai”
sussurrò Nick.
“Va beh, fa
niente.”
L'unico che non si azzardava a fare pronostici era
proprio Dave. Quanto più uno sperava che qualcosa non
accadesse,
tante più probabilità c'erano che succedesse
proprio quello.
Da
una parte dell'auditorium sbucarono il professor Reid e Wes che
coprivano interamente la figura dietro a loro. Arrivarono di fronte
ai ragazzi e Reid annunciò: “Signori veronesi,
ecco a voi
Giulietta!”, si aprirono a ventaglio, mostrando dietro di
loro
Santana Lopez; Dave si lasciò sfuggire un lamento.
“Qualche
problema, Karofsky?” disse lei.
“Nessuno, Santana” replicò.
Si sentiva di nuovo al McKinley, con una ragazza di copertura e
l'omosessualità da nascondere. Con la coda dell'occhio vide
lo
sguardo soddisfatto di Seb e il suo sfregamento di mani. Non
gliel'avrebbe data vinta.
“Sicuro? Potrei chiamare la squadra
Anti-Bulli”
Dave si sciolse in un mezzo sorriso; forse non
sarebbe stata così tragica.
“Chi è il responsabile delle
coreografie?” la latina iniziava ad inquietarsi, ma Wes
cercò di
stroncare la questione sul nascere, “Non lo
abbiamo.”
“E
perché?”
“Beh, perché non ci servono”
ribatté lui di
rimando.
“E io dovrei cantare ferma in mezzo al palco?
Scordatevelo! Quella è roba da ebrei petulanti come la
Berry!”
“Non
devi cantare, solo recitare!”
“Cosa?! Mi stai prendendo in
giro? Sulla lettera c'era scritto chiaramente che era un
musical!”.
Wes e Reid si guardarono perplessi e, nel frattempo, Sebastian
sghignazzava.
“Noi non abbiamo mandato nessuna lettera!”
“E
questa cos'è?” urlò lei sventolando in
aria un foglio, “boh,
non voglio saperlo! Non posso più partecipare!”
“Cosa stai
dicendo?”
“Non mi darebbe i crediti di cui ho bisogno! Ed è
escluso che io lavori gratis per voi! O fate un musical o me ne
vado!” In quanto ad atteggiamento da diva rivaleggiava
degnamente
con Rachel e Mercedes, o Sebastian.
“Potrei parlare io con Will”
mormorò Reid, mentre Wes tentava invano di arginare la
violenza
delle latina e e sue cosas malas. Non era consigliabile, si sarebbe
arrabbiata ancora di più, pensò Dave. E successe
esattamente così;
sarebbe stato esilarante per Dave vedere Santana e Wes che venivano
alle mani, se in gioco non ci fosse stato il suo futuro. Si
obbligò
a sembrare preoccupato, dando ogni tanto un'occhiata a Sebastian e
maledicendo la scintilla malefica che gli illuminava il volto e lo
rendeva ancora più desiderabile del solito.
Dall'audizione
non si parlavano più, o meglio, da quando lui aveva ottenuto
la
parte principale, ma non riusciva a dimenticare quella deliziosa
sensazione di vicinanza, le parole bisbigliate fra i capelli e quegli
occhi tanto belli da star male. Per quanto ci provasse, non ci
riusciva; diventava solo più sfumato e indistinto, come in
un sogno.
Più ci pensava, meno sembrava reale.
Serrò
le palpebre, si piantò le unghie nel palmo, ma quando
riaprì gli
occhi era tutto esattamente come prima: Wes e Santana litigavano, il
professore provava, senza alcun risultato, a dividerli. Stressato
sentenziò: “Va bene, si farà un
musical, quindi sabato prossimo
nuove audizioni. Dovrete cantare, ovviamente.”
Aveva catturato
l'attenzione di tutti: Wes lo fissava, Santana e Sebastian
sorridevano soddisfatti con le braccia incrociate, Jeff e Nick si
davano il cinque e Dave, del canto suo, aveva seriamente ripreso in
considerazione l'idea di suicidio.
“No, non ancora, no, non
ancora.” era tutto quello che riusciva a concepire.
“Wes,
non capisci? E' una catastrofe!”
“E perché? Hai avuto la
parte una volta, succederà di nuovo.”
“Non so cantare! Ogni
volta che apro la bocca sembra che un gatto stia agonizzando! Non
vale neanche la pena di presentarsi ai provini.”
“Cosa? Così
la daranno a Sebastian! Era il suo piano fino dall'inizio!”
urlava
Wes ancora più agitato di lui.
“E' escluso che io mi renda
ridicolo cantando!”
“E perché? Se non provi non avrai neanche
una minima possibilità.”
“Vedrei la sua faccia tutto il
tempo! E' più forte di me, non ci riesco, davvero. Ti
ringrazio
della comprensione, Wes, ma non c'è più nulla che
tu possa
fare.”
“Posso darti lezioni di canto!”
“Hai già
abbastanza cose a cui pensare: le canzoni, la messa in scena, le
coreografie e le due dive capricciose”
“NO, ti segnerò a
quell'audizione, punto. Mi rifiuto di mollare
così.”
“Porca
miseria? Potrò decidere io? La vuoi smettere di
controllarmi?” gli
urlò Dave, si girò di scatto e se ne
andò, abbandonando Wes in
mezzo al corridoio. Vagò senza meta fino al giardino dove
l'impulso
lo obbligò a comporre un numero. Aspettò con
l'orecchio incollato
al cellulare finché una voce famigliare gli rispose:
“Pronto?”
“Pronto, ciao Kurt?”
“Ciao Dave, mi fa
piacere sentirti.”
“Come va a New York?”
“Tutto bene.
Cioè, non mi hanno preso alla NYADA, ma va tutto bene.
Senti, non
vorrei essere scortese, ma mi hai chiamato per un motivo? Sai, le
chiamate interstatali...”
“Sì, forse non è il momento
migliore, per il fatto della NYADA e tutto il resto ma ho davvero
bisogno di un consiglio.”
“Dimmi pure” poteva quasi sentire
il sorriso di Kurt dall'altra parte.
“Quest'anno abbiamo deciso
di fare uno spettacolo sul tema di Romeo e Giulietta”
“Ma è
fantastico!”
“Comunque avevo ottenuto la parte di Romeo dopo
una settimana di stressantissimi allenamenti con Wes,
ma...”
“Congratulazioni! Sono fiero di te. Ma cos'è
questo
ma?”
“Sebastian ha rovinato tutto.”
singhiozzò
“praticamente Giulietta è interpretata da Santana
e lei ha deciso
che non parteciperà a meno che non si faccia un
musical”
“E
dov'è il problema?”
“Non so cantare!”
“Effettivamente
è abbastanza problematico, capisco, ma cosa c'entra
Sebastian?”
“E'
una storia lunga... prima del provino era tutto 'andrà
benissimo' di
qua e di là, poi sono entrato e ho chiesto un partner, per
la scena
del balcone, sai, e credevo che mi appioppassero Wes, così
ero tutto
tranquillo perché le prove le ho fatte con lui,
capito?”
“Uhm.”
Dave
riprese a parlare a raffica “poi il preside ha detto che lo
avrebbe
fatto Seb. E quindi, non lo so, non sembrava recitasse, praticamente
ci stavamo per baciare sul palco, poi ci hanno fermati e basta. Hanno
annunciato il ruoli: io Romeo e lui Paride. Ora non mi parla neanche,
mi pare di essere invisibile. Probabilmente mi sono immaginato
tutto”
concluse con un sospiro.
“Ok, wow. Quindi tu pensi che abbia
fatto tutto questo per ripicca? Non è un po' esagerato? Va
bene che
stiamo parlando di Sebastian, ma è una cosa davvero folle!
Per
quanto riguarda le seconda questione non so che dirti; quel ragazzo
è
più instabile di una donna con il ciclo. Ma dovresti
parlargli, dato
che la cosa ti sta mandando fuori di testa”
“Pensa che cinque
minuti fa ho urlato addosso a Wes senza un motivo”
“La cosa
migliore che puoi fare è scusarti”
“Hai ragione, grazie
mille, Kurt. Mi ha fatto davvero piacere parlare con te”
“Anche
a me, Dave. Per te ci sono sempre.”
“Beh, allora, alla
prossima. Ciao”
“Ciao Dave” e premettero insieme il pulsante
rosso, Dave seduto sotto un albero nel giardino della Dalton, Kurt
fermo all'angolo della strada, aspettando il verde per attraversare.
Anche
quella volta Wes doveva presiedere alle audizioni; avrebbe preferito
di molto cavarsi gli occhi con le sue stesse mani, ma da grandi
poteri derivando grandi responsabilità, come diceva il nonno
di
Spiderman. Si presentarono Jeff, Nick, Thad, David e gli altri. Il
termine per presentarsi era le 11.00 ed erano ancora le 10.57.
Dave
gli aveva chiaramente detto che non aveva intenzione di partecipare,
ma questo non gli impediva di sperare ancora. Dopotutto era la
persone più puntuale di questo mondo.
Ogni
secondo che passava quel briciolo minuscolo di speranza rimpiccioliva
sempre di più; gli toccava sprecare quei preziosi tre minuti
di vita
accanto a Santana che mandava messaggi bollenti a Brittany, senza
neanche tentare di darsi un contegno. Con Trent sarebbe stato
più
discreto. Ma cosa andava a pensare? Un rumore di passi affrettati e
fiatone interruppe i suoi ragionamenti contorti. Che fosse Dave?
Una
voce fin troppo familiare iniziò a parlare, dopo essersi
ripresa
dalla corsa “Sono ancora in tempo per l'audizione?”
“Ovviamente
Sebastian” rispose Wes con il suo tono più falso
“comincia
pure”
Sebastian si impossessò del palco e fece un cenno al suo
schiavetto del giorno, la fortunata matricola che aveva il privilegio
di fare i lavori sporchi per lui, che da dietro azionò
diligente lo
stereo.
Con un altro sorriso glaciale il Warbler asiatico spinse
il pulsante della telecamera e si accese una lucina rossa
intermittente.
I
just want you close
Where
you can stay forever
You
can be sure
That
it will only get better
You
and me together
Through
the days and nights
I
don't worry 'cause
Everything's
gonna to be alright
People
keep talking they can say what they like
But
all i know is everything's gonna to be alright
Sebastian
era sicuro di sé, decisamente troppo sicuro di
sé, ma, e questo
doveva ammetterlo anche Wes, era maledettamente bravo. C'era qualcosa
che non quadrava nell'intera faccenda, ma che quel dannato gigante
francese avesse talento era innegabile, purtroppo.
I
know some people search the world
To
find something like what we have
I
know people will try try to divide something so real
So
till the end of time I'm telling you there ain't no one.
Sebastian
terminò la sua esibizione con un sorrisetto compiaciuto, Wes
lo
ricambiò con uno compiacente e Santana se ne
fregò di quella
schermaglia, continuando la sua manicure.
“Appena in tempo”
sibilò con ferocia mentre la campanella suonava le 11.
“Spero
ti sia piaciuta la mia esibizione” chiese Sebastian
osservando un
punto vago dell'auditorium alle spalle dell'asiatico.
“Non
sapevo fossi anche strabico” commentò l'altro con
una lieve
esitazione “era … accettabile”, e,
ancora piccato dal forfait
di Dave, se ne andò via.
“Testa di cazzo con manie di
protagonismo” borbottò “non trovi,
Dave?”
Ma nessuno
rispose, solo una figura in ombra si allontanò chiudendo
dietro di
sé la porta; Sebastian rimase sul palco ancora per qualche
secondo,
finché le luci si spensero tutte, una ad una e l'auditorium
piombò
nell'oscurità.
Dalla
mente perversa e malvagia di Sebastian Smythe.
“Ed
ecco la lista aggiornata dei ruoli, con l'aiuto di Santana”
mentre
il matto parla, quell'arpia gli lancia una delle nostre solite
occhiate da stronzi, quasi per incoraggiarlo ad andare avanti
“i
ruoli secondari sono rimasti invariati, invece Sebastian diventa
Romeo e subentra Jeff nella parte di Paride, mentre il frate di cui
non ricordo ancora il nome sarà David e il principe di
Mantova viene
eliminato, tanto era comunque abbastanza inutile”
Delizio i miei
adorati compagni con un inchino ma loro, da persone sportive che
sono, non sanno distinguere le simpatie personali da cosa è
meglio
per lo spettacolo, non si degnano neanche di applaudire. Persone
mature, mi dicono.
“Io
e il professor Reid ci occuperemo delle canzoni che canterete e
cercheremo di trovarne che valorizzino le vostre abilità,
sulla base
delle audizioni che ho registrato”, è esilarante
come nessuno se
lo caghi mai di striscio, già si stanno defilando tutti.
“Potremmo
tenerli sotto le tue tette, Santana”
“Ti piacerebbe,
mangusta.”
“No, scommetto che ci stanno dei serpenti, non
vorrei essere punto”
E anche quella, non saprei come offenderla
sinceramente, sembra tutto troppo dolce, se ne va e mi lascia solo.
Era ora.
Il
divano sembra così comodo, diamogli una chance.
All
I want is you, you're ma cherié.
Accidenti,
non so per quale cazzo di motivo sto canticchiando questa canzone
oscena. Sicuro l'ho sentita oggi alla radio, mettono in onda solo
schifo.
C'è
un rumore di passi, si ferma davanti alla porta. Meglio smettere di
cantare, non potrei sopportare di essere sentito mentre canto questo
scempio musicale.
Non si sente più nulla, ma bene.
Oh,
we are gonna dance into the sea.
Qualcuno,
il disturbatore anonimo, bussa alla porta. Con un gentilissimo
“deciditi, cazzo” mi alzo dal divano che, fra
parentesi, era
davvero comodo, per aprire a questo cretino che sicuramente mi ha
sentito cantare.
I'm screwed, oh well.
No, niente citazioni di Katy Perry, quelle le lascio al mio amico
meno fortunato che dovrebbe andare in riabilitazione per abuso di
gel.
Appena poso la mano sulla maniglia, quello dall'altra parte
tenta di aprirlo, tempismo perfetto. Dopo una breve battaglia, vinco
io e apro la porta, come se ci fosse anche qualche dubbio. Qui ci
vuole un ghigno soddisfatto da copione ma, oh cazzo, è Dave.
Scommetto
che almeno un piccolissimo tremito c'è stato nel mio sorriso
falso,
anche se spero che non se ne sia accorto. Non crollerò,
stanne
certo.
Senza neanche una parola si siede sul divano anche lui, sul
mio posto.
“Allora,
Dave, a cosa devo questa visita?” devo pure rompere il
silenzio in
qualche modo.
“Volevo farti le mie congratulazioni per la parte”
risponde lui. Che intenzioni nobili, forse potrei iniziare a sentirmi
vagamente in colpa, ma in via del tutto ipotetica. E comunque
meritavo quella parte. Se non ci fossi stato io la sua audizione
sarebbe stata catastrofica. Per il recitare, il ragazzo sa il fatto
suo, ma non riesco ancora a credere che mi abbia infinocchiato
così:
mi sembrava davvero di essere nella Verona medievale, mi sentivo
Giulietta, sì, io Sebastian Smythe, e quei discorsi smielati
scritti
da un inglese buono solo a tosare le pecore fra una tirata di oppio e
l'altra non mi parevano neanche tanto male. Che poi rileggerli a
mente lucida stamattina mi ha costretto a farmi fare un'iniezione di
insulina dall'infermiera della scuola.
Probabilmente mi aveva
drogato, sì, non c'è altra soluzione; qualche
pasticca nel caffè,
o potrebbe addirittura aver corrotto Thad. Non mi sentivo in
me.
Sussurrare cose sdolcinate (che spero non abbia saputo
tradurre) nelle orecchie delle persone non è una delle cose
che
faccio di solito. Poi quando intrecciavamo le mani ed eravamo stretti
in quella miseria di balconcino( che chiederò a Wes di
rifare,
peraltro; è assurdo che debba recitare in condizioni del
genere) ero
totalmente fuori dal mondo, in un'altra dimensione. Non capivo quello
che stava succedendo, volevo solo rimanere così per sempre.
Ed
ero … , sì, l'unica parola che mi viene in mente
per descriverlo è
talmente idiota che non vorrei neanche ammetterlo. Ero felice,
sì,
stupido, ma felice. Ecco, mi sto prendendo mentalmente a schiaffi da
solo. “Beh, grazie mille. Piaciuta l'audizione?”
“Era...
accettabile, tanto per citare Wes” risponde con un sorriso.
Merda,
perché continua a sorridere? Gli ho fottuto la parte e,
immagino,
reso la vita un desolante inferno di lezioni. Sembrava davvero
entusiasta della possibilità di partecipare allo spettacolo,
e per
qualche motivo del cazzo, ho rovinato tutto. Di nuovo. Devo
arrendermi; continuo a fare casini. Qualsiasi cosa io faccia non fa
altro che peggiorare la situazione di merda in cui mi trovo. Ma forse
se smettesse di sorridere...
“Ok, senti, non hai idea di quanto
sia difficile per me dirlo, ma comunque ” cristo santo,
è troppo,
non ce la faccio. Non è facile come nei film (o nelle
fan-fiction)
“Dimmi pure, sai che puoi dirmi tutto” basta,
smetti di sorridere, ti prego.
Un
piccolo respiro per riflettere. Inspira, espira. Sembra un corso di
pre-parto, cazzo. “Mi dispiace di averti biscottato la parte,
di
inviato la lettera a Santana, per averti trattato un po' freddamente
nell'ultimo periodo. Beh in realtà, per tutto...”
qualcuno di
famoso ha detto che la verità di rende libero, ma mi fa solo
sentire
un completo coglione.
“Per prima cosa, ormai ho capito: non
riesci a non essere il protagonista, è più forte
di te. E il mondo
non gira attorno a te, ma saresti disposto ad abolire la teoria
eliocentrica a favore di una sebastiocentrica. Seconda cosa:
biscottato come parola mi piace, è gustosa (?)”
“Allora non
sei il solito atleta decelebrato dei film americani”
“Riservo
molte sorprese” sorride, di nuovo?!, e sospira
“Quello che in
realtà voglio dire è che accetto le tue manie di
protagonismo, di
cui comunque faresti meglio a parlare con qualcuno, finché
non
invadono lo spazio degli altri, cosa che è successa questa
volta. E
questo è per la serie: psicologia spicciola da Yahoo
Answers”
“Mi
dispiace, ma le tue battute penose per alleviare la tensione sono
penose, appunto”
ecco il silenzio imbarazzante,
immancabile.
“Beh” dice e dà un'occhiata nervosa
all'orologio
“penso che sia meglio andare” e fa per alzarsi.
“Allora,
tiferai per me?”
“Cosa?”
“Allo spettacolo,
intendo”
“Certo, Santastian a vita” mormora lui e se ne va
dalla porta incriminata “comunque dovevi lasciare che io
aprissi la
porta”
E' ufficiale, non mi sento vagamente in colpa.
Non
mi sento in colpa.
Mi
sento fottutamente in colpa.
Un
caffè, non drogato magari, è proprio quello che
ci vuole.
“Caffé?”
Note
dell'autrice:
Scusatemi,
il capitolo è assurdamente lungo D:, ma credetemi, non
volevo
annoiarvi.
Stringerò molto con le mie di solito lunghissime note
per farmi perdonare c:
- La canzone Get it right, originale
del Glee Cast: http://www.youtube.com/watch?v=EUPIdb7ZMn0
LA canzone che canta Seb all'audizione è No one di Alicia
Keys,
vi obbligo a sentirla (nevvero, LOL) perché è una
delle più belle
che io conosca e secondo me si adatta davvero bene alla storia di
Romeo e Giulietta: http://www.youtube.com/watch?v=rywUS-ohqeE
Quella che canticchia prima che arrivi Dave è Ma Cherie di
DJ
Antoine o qualcosa del genere, e mi ci sono fissata, ma è
oscena D:
: http://www.youtube.com/watch?v=CKhu7pDjarY
- come vi pare la scelta di Santana per Giulietta? Sono
curiosissima di sapere chi pensavate che fosse c:
- sia chiaro, io
shippo Kurtosky solo
ed esclusivamente come amicizia.
-
il discorso di Dave al telefono è volutamente insensato e
senza né
capo né cosa. Avete presente come parlate al telefono? (o
almeno io
parlo così LOL)
- non ho resistito a impersonarmi nella mente
malvagia e perversa di Seb, mi diverto troppo :D
Mi dispiace
dirvelo (a voi probabilmente no, ma non voglio pensarci
ç____ç)
questo con ogni probabilità è l'ultimo
aggiornamento prima di
settembre, perché vado in Irlanda per un mese e non credo
che avrò
tempo di scrivere alcunché.
E non farò neanche le mie
solite dediche strappacuore, quindi vi lascio qui ♥
Manca
solo una questione? Era un appuntamento che proponeva Seb? E cosa
pensa Dave? Maa tutto questo lo saprete a settembre, purtroppo
ç.ç
#loveya
per tutto il supporto
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