Insieme - Making Of

di CABARETdelDIAVOLO
(/viewuser.php?uid=115700)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***
Capitolo 3: *** Part Three ***
Capitolo 4: *** Part Four ***
Capitolo 5: *** Part Five ***
Capitolo 6: *** Part Six ***
Capitolo 7: *** Part Seven ***
Capitolo 8: *** Part Eight ***
Capitolo 9: *** Part Nine ***
Capitolo 10: *** Part Ten ***
Capitolo 11: *** Intro of ***



Capitolo 1
*** Part One ***


QUESTO è IL SEGUITO DELLA NOSTRA FANFICTION HIDDLESWORTH "INSIEME".
PER POTER CAPIRE QUESTA DOVETE LEGGERE TALE FANFIC. GRAZIE!
Cabaret del Diavolo


...Making of...

Che viviamo a fare, se non per renderci la vita meno complicata a vicenda?

"Dai! Butta giù!"

La voce di Robert invase la sala mentre uno sconcertato Chris Hemsworth guardava il suo oramai terzo drink con aria preoccupata.

"Non credo che..."

"Avanti! Che male ti può fare!"

L'australiano alzò le spalle rassegnato e traccannò il suo bicchiere quasi d'un fiato, sotto gli occhi sorpresi del collega.

"Ah!"

Con un tonfo, sbattè il bicchiere vuoto sul bancone sgranando e strizzando gli occhi più volte.

"Bravo biondone!"

Affermò Downey dandogli una pacca sulla spalla e sorridendo allegramente.

"Ho bisogno di sedermi..."

Rispose l'australiano rimanendo a fissare il fondo del drink.

"Sei già seduto Chris..."

Disse Robert senza smettere di ridere e afferrando il suo cocktail. Il biondo si guardò il corpo quasi stranito, accorgendosi di essere quasi accasciato su di un alto sgabello accanto al bancone.

"Più in basso..."

Concluse sentendosi girare la testa come se avesse preso un pungo fortissimo. Pian piano si alzò e si allontanò dal bar dirigendosi verso un altro luogo della sala. Lontano dall'alcool. Lontano da Robert, che nel frattempo si era distratto guardando la figura di un uomo, di un suo amico, che si arrampicava arrivando sopra un tavolo.

"When the moon hits your eyes like a big pizza pie, That's Amoreee!"

"That's Amoreee!"

Robert Downey Jr. rispose al coro di Chris Evans dal fondo della sala attirando su di se gli sguardi di tutti i suoi colleghi.

"Bè?...è per metà Italiano!"

Una sonora risata si espanse davanti al bancone su cui molti dei presenti erano seduti. Jeremy Renner si voltò con uno scatto verso Downey jr. puntandogli un dito contro il volto.

"Tu...hai degli occhi bellissimi..."

Robert piegò la bocca in un sorriso divertito e indicò con la mano una donna seduta dietro al suo interlocutore.

"Ah..."

Jeremy si voltò sullo sgabello dirigendo il suo dito verso la bionda alle sue spalle. Aprì la bocca ma si bloccò tornando a girarsi verso l'amico.

"Anche tu hai degli occhi bellissimi però...dopo."

I due uomini si fecero un ammiccante occhiolino e si scambiarono un ilare sorriso tornando ai rispettivi discorsi. La voce di Chris continuava a risuonare per tutto il salone mentre molti chiacchieravano e bevevano in allegria. Robert continuava ad ascoltare il collega cantare a squarciagola come un ossesso pensando, con visibile divertimento, a come gli avrebbe raccontato, la mattina dopo, il perchè di quello strano mal di gola. Dopo quanche secondo, la sua attenzione fu attirata dalla figura alta e slanciata di Tom Hiddleston, che passandogli davanti a pochi metri, si era diretto verso un tavolino al centro della sala su cui stava, semisvenuto, mani sulla faccia, un apparentemente stravolto Chris Hemsworth. Non riuscì a sentire ciò che si stavano dicendo a causa della distanza e dell'eccessivo frastuono ma, passato qualche istante, vide l'inglese aiutare il biondo ad alzarsi e dirigersi con lui verso l'uscita posteriore, sorreggendolo per un braccio.

"Ehi..."

Con un colpetto del gomito, Downey Jr. attirò l'attenzione di Jeremy che prontamente si voltò curioso.

"Che c'è?"

Rob indicò con un cenno del capo i due uomini, che oramai erano arrivati davanti alla porta sul retro e con un piccolo sogghigno si rivolse all'amico.

"L'ho fatto bere un po' troppo, eh?"

Renner rimase con lo sguardo inchiodato sull'uscita posteriore fino a quando i due non sparirono dietro la porta che subito si richiuse. Sembrava preoccupato, quasi allarmato.

"Tranquillo Jer! Una doccia e gli passa tutto!"

Affermò Downey allegramente tentando di rincuorare l'amico che, immediatamente, scosse la testa e sfoderando un bel sorriso cambiò argomento.

"Allora? Come lo tiriamo giù il ragazzone dal tavolo?"

Robert fece un sospirone pieno e goduto e la sua bocca si allargò in un'ampia risata.

"Finalmente qualcuno me lo ha chiesto..."

I due uomini si misero a parlottare fra loro scambiandosi idee e piani d'azione, per trovare un modo di sbattere Chris Evans giù dal tavolo e farlo smettere di cantare. Passarono un paio di minuti nei quali anche Mark Ruffulo si alzò dal tavolo e si diresse verso il bancone del bar iniziando a confabulare con i suoi colleghi molto animatamente. Downey stava ridendo, reggendo fra le dita il suo cocktail, quando vide una mano sventolare in lontananza. Tom era affacciato sulla sala agitando il braccio per farsi notare da qualcuno. Subito Robert si lanciò verso l'uscita camminando a passo svelto.

"Permesso, permesso, permesso, permesso..."

Renner e Ruffalo lo seguirono con lo sguardo mentre si precipitava alla porta e dopo un attimo, ancora un po' stupiti, ripresero a chiaccherare.

"Non credo nemmeno si sia ancora reso conto che sta cantando usando una birra..."

"Già...ho i miei dubbi..."

I due uomini si voltarono lentamente spostando lo sguardo in fondo alla sala dove Evans cantava e cantava e cantava gridando dentro il collo di una bottiglia. Jeremy scoppio a ridere riportando l'attenzione su Mark che lo seguì a ruota buttando la testa all'indietro.

"CHRIIIIS!"

La voce di Robert squillò per tutto il salone riuscendo, non si sa in che modo, a bloccare persino la performance canora di Chris.

"SCENDI DA QUEL TAVOLO CHE APRIAMO LE SCOMMESSE!"

Ci fu un istantaneo silenzio che per qualche secondo bloccò tutti i presenti poi, con uno smagliante sorriso, Evans si rivolse a tutti i presenti.

"Grazie per l'attenzione e buona serata a tutti!"

Con un balzo saltò giù dal tavolino, mentre tutti gli invitati ripresero a conversare come se nulla fosse accaduto, e corse verso i suoi colleghi che, nel frattempo, si erano radunati nuovamente intorno al bancone del bar.

"Allora..."

Esordì Robert.

"Le regole sono semplici. Si va al rialzo ad ogni puntata."

Renner ascoltava più attento che mai, annuendo ad ogni affermazione mentre Evans, apparentemente ancora annebbiato dall'alcol che gli girava in corpo, si limitava a stare immobile ad occhi sbarrati ad osservare Downey.

"...chi va più vicino a ciò che realmente accadrà... vince tutto."

Un lieve sorrisino si impadronì delle labbra di Rob mentre con lo sguardo passava in rassegna i suoi 3 amici.

"Un momento..."

Mark alzò la voce all'improvviso sollevando il palmo praticamente a cinque centimetri dalla faccia di Downey.

"E come verifichiamo cosa "accadrà"?"

Rob immediatamente tirò le labbra in un sorriso goduto e indicò con la mano a cucchiaio l'uomo in piedi al suo fianco.

Jeremy Renner.

"La sua camera è sopra quella di Chris."

A quella risposta, Ruffalo si portò le dita sul mento, strofinandolo leggermente. Fu allora che Chris Evans iniziò a zompettare sul posto portando un braccio verso l'alto come uno scolaro che deve chiedere qualcosa alla sua maestra. Tutti lo guardarono abbastanza sconcertati fino a quando Robert si decise a intervenire.

"Si...Chris...?"

"Cos'è che deve accadere?"

L'uomo parlò allegramente senza smettere di saltellare, stampandosi un sorriso giocondo sulla faccia.

"..."

Ognuno di loro voleva farlo ma fu solo Mark a mettere in pratica ciò che tutti stavano pensando. Sollevò una mano e con energia diede uno schiaffo dietro al collo di Evans facendogli cedere la testa in avanti.

"Qui...lo chiamano coppino!"


E si parte con il dietro le quinte!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Part Two ***


...Making of...

Amico non è chi ti indica la strada da prendere, ma chi ti prende per mano e ti accompagna su quella strada.

"Ragazzi...sto per vomitare..."

A quelle parole di Chris, Renner e Ruffalo si allontanarono di un passo da lui mentre Downey lo spinse per le spalle fino alla portiera anteriore del taxi appena arrivato.

"Allora vai davanti! Così, visto che sei metà italiano, parli anche con l'autista!"

Evans non aveva abbastanza lucidià per replicare in un qualsiasi modo e si lasciò condurre fin dentro la macchina, lasciandosi cadere pesantemente a fianco del taxista. Subito dopo, tutti gli altri si precipitarono sui sedili posteriori accomodandosi come meglio potevano e mettendosi a farfugliare e ridere animatamente mentre davanti Chris dava le indicazioni all'autista. La macchina partì qualche istante dopo, immettendosi nel traffico, mentre Evans abbassava il finestrino e si accasciava addosso alla portiera con la faccia a portata d'aria.

Dopo circa mezz'ora tutti sembravano essersi appisolati nel taxi quando, improvvisamente, Mark sollevò la testa di scatto e dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre e lanciato una strana occhiata a Renner e Downey, praticamente addormentati e abbracciati, guardò accigliato l'orologio che portava al polso.

"Ma...non dovremmo essere già arrivati?"

Chiese alzando la voce e facendo riprendere vita a tutti i suoi colleghi che subito gettarono un'occhiata fuori dal finestrino. In quel preciso momento, la macchina accostò e si fermò al bordo della strada. I passeggeri posteriori scesero immediatamente pagando il tassista e spostandosi subito sul marciapiede, davanti all'ingresso dell'albergo. Tranne Jeremy, che andò diretto verso la portiera anteriore dell'auto dove Chris era rimasto, immobile e mezzo svenuto con la testa fuori dal finestrino. Renner sorrise sadicamente e, chinandosi leggermente verso il collega, gli infilò un dito nell'orecchio. Il biondo scrollò la testa di scatto, grugnendo come un animale infastidito e si trascinò pian piano fuori dalla macchina sorretto da Jerry. L'autista sfrecciò via quasi immediatamente sparendo in pochi istanti dalla loro vista e lasciandoli completamente soli davanti al loro hotel.

O forse no.

Robert e Mark si guardarono intorno, spaesati, mentre i loro due amici gli arrivavano accanto. Istantaneamente, girandosi dalla parte opposta, Ruffalo si bloccò, bocca semiaperta e sguardo perso.

"Ma... mi pare non fos..."

Downey non riuscì a finire la frase sentendosi tirare violentemente una manica della giacca. Si voltò, subito seguito da Renner, ed entrambi si pietrificarono. Di fronte ai loro occhi, uno splendido, imponente Colosseo riempiva la piazza con le sue magnifiche luci gialle.

"È...è magnifico..."

Jeremy era visibilmente sconvolto ed un ampio, inquietante sorriso gli si era dipinto sul volto.

"...però...o l'hanno spostato nelle ultime tre ore... oppure eh...eheh..."

Una risata isterica gli uscì dalla bocca facendo quasi spaventare i suoi amici.

"...eheh...oppure...eh...Evans..."

Con uno scatto si girò alla sua destra ma non vi trovò nessuno.

"...Evans?"

Un suono orrendo, simile a un groviglio di versi tutt'altro che umani si sollevò a diversi metri di distanza da loro, facendoli voltare all'istante. Chris era accasciato, ginocchia a terra, con le braccia avvolte intorno ad un bidone della pattumiera in cui aveva infilato la testa. Se non fosse stato per i rantoli che provenivano dalla sua gola, si sarebbe potuto pensarlo vicino a morte certa. I tre uomini si scambiarono uno sguardo preoccupato e subito di incamminarono verso il collega. Renner e Ruffalo gli arrivarono accanto e molto delicatamente tentarono di sollevarlo, senza riuscirci. Robert, invece, si diresse dritto verso i portici oltre i suoi colleghi sparendo dentro all'unico bar che sembrava essere ancora aperto. Ricomparve dopo qualche minuto mentre Jerry e Mark ancora tentavano di sostenere Evans e si avvicinò a loro tenendo in mano un sacchettino di carta.

"Da quel poco che ho capito dal barista, i taxi a quest'ora non passano più...e nemmeno i pullman o i treni."

Disse passandosi la mano libera sulla fronte.

"Ci resta cosa? La metro?"

Rispose subito Ruffalo indicando le scale che scendevano proprio alle loro spalle.

"Ok, ci sto. Ma Evans lo porti tu Rob."

Concluse Jeremy voltandosi e lanciandosi di corsa giù per i gradini tutto esaltato. Ruffalo esibì un cortese sorriso e si precipitò subito dietro al collega entrando nella metropolitana. Downey fece un rumoroso sospiro guardado Chris, leggermente tornato in sè, tentare di alzarsi dal primo scalino reggendosi al palo della luce.

"Tieni..."

Disse poggiandogli una mano sulla spalla e togliendo dal sacchettino bianco che aveva in braccio una brioches di considerevoli dimensioni.

"...questa aiuta."

Concluse guardando il collega negli occhi con un divertito sorriso sul volto. Evans, alla vista del dolce, si illuminò rivolgendo uno sguardo incredibilmente tenero al collega e riuscendo finalmente a mettersi completamente in piedi.

"L'hai presa per me?"

Chiese con la voce simile a quella di un bimbo che guarda un enorme pacco regalo.

"Si piccolino! Adesso andiamo su, su!"

Rispose Robert imitando il tono di una mamma frettolosa e, ficcando la brioches in bocca al suo collega, lo afferrò per un polso e tenendolo accanto a sè per non farlo cadere, lo accompagnò di corsa giù per le scale.

"Grazie Rob."

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Part Three ***


...Making of...

Non sono ubriaco! Ho solo il 5% di sangue nel mio alcool!

"Pi-piramide...Ga..Ga...rba...Garbatella... Bas...Basi...Oh, al diavolo!"

La voce di Mark si alzò di colpo mentre l'uomo tornava a votarsi verso l'interno della metropolitana che oramai viaggiava da circa 10 minuti. Downey e Renner erano in piedi attaccati ad una sbarra di ferro immobili, che si fissavano negli occhi, impassibili. Ruffalo sospirò rumorosamente scuotendo la testa a destra e sinistra, rassegnato. Se li conosceva bene, stavano giocando a chi rideva per primo. D'un tratto, Jeremy incrociò gli occhi guardandosi la punta del naso e subito Robert scoppiò a ridere rumorosamente puntando un dito contro il collega che si lasciò finalmente andare mostrando un ampio sorriso.

"Non vale! Sei un bastardo!"

Renner tirò fuori la lingua, esultando come un musicista rock e alzando una mano, si scambiò un cinque con Evans che subito rivolse a Rob un sorrisino dispiaciuto e tenero ricevendo in cambio una simpatica occhiataccia. All'improvviso, un tonfo attirò l'attenzione di Chris che di colpo si voltò in direzione del rumore. A pochi passi da lui, vide a terra una borsetta di pelle marrone ai piedi di una signora, piuttosto anziana,minuta ed elegante seduta su un seggiolino della metro. Subito, il ragazzo si diresse verso la pochette e la raccolse porgendola, con un sorriso, alla vecchietta.

"Ecco..."

La signora afferrò la borsa e si illuminò, rivolgendo all'attore un espressione gentile e dolce.

"Grazie!"

Evans le fece un lieve cenno con la testa per poi sedersi sul sedile accanto a lei, con le mani appoggite sulle gambe. Chiunque li avesse guardati dall'esterno non avrebbe potuto fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso, vedendo una donnina così mingherlina dai capelli bianchi, seduta accanto ad un omone tanto prestante, grosso il doppio di lei, che però sembrava guardare intorno a se con quegli occhioni azzurri, come un gosso cagnolino spaesato.

"Che bravo ragazzo. Gentile e bello!"

La voce della signora squillò facendo voltare gli altri tre attori. Nessuno di loro sapeva parlare l'italiano. Solo Chris se la cavava con qualche parola ma in quel momento, nemmeno lui pareva aver capito tutto ciò che la vecchina aveva detto. Si limitò a regalarle un tenero sguardo e a sorriderle dolcemente, un pò imbarazzato mentre i suoi colleghi presero a sghignazzare sottovoce alla vista di quell'insolito abbinamento tra Capitan America e quella che aveva tutta l'aria di assomigliare a nonna Papera. D'un tratto, l'attenzione di Mark fu attratta dall'interno della stazione che comparve dai vetri della metro.

"Laurentina."

La voce del microfono gracchiò il nome della fermata e solo allora, Evans si rivolse alla signora al suo fianco e tentò di parlarle nell'italiano più corretto che conosceva.

"Sc-scusi, dove andiamo per Piazza Barberini?"

La vecchietta si alzò esortando l'uomo a fare lo stesso.

"Oh, tesoro..."

Si afferrò al robusto braccio di Chirs che, subito seguito dai suoi amici, accompagnò la donna a scendere dalla metro.

"Piazza Barberini è dalla parte opposta!"

I quattro si bloccarono istantaneamente sicuri di aver capito bene questa volta. Erano finiti dalla parte opposta rispetto al loro albergo. Jeremy si portò una mano sulla faccia appoggiando la fronte alla spalla di Ruffalo.

"Gesù..."

Per un attimo, il silenzio calò fra gli attori e la vecchietta che ancora camminava reggendosi al braccio di Evans.

"Coraggio! Mia figlia lavora nel catering, ha la macchina-furgone, vi porta lei al vostro albergo!"

A quelle parole pronunciate in un contorto miscuglio inglese e italiano, tutti un pò sorpresi, parvero accendersi di una luce di speranza ritrovata e scambiandosi uno sguardo ancora sbigottiti seguirono velocemente la signora fino all'uscita della metropolitana.

"Maria!"

Urlò la donna, riconoscendo in lontananza la sua parente poggiata alla fiancata del furgoncino che però non udì la voce della madre.

"MARIA!"

Gridò più forte Robert imitando il forte accento romano della vecchietta. La giovane questa volta riuscì sentire e partì di corsa verso di loro salutando con un cenno della mano.

"Maria! Dobbiamo accomagnare gli attori a casa!"

Concluse la vecchietta lasciando stupiti i quattro che si guardarono sbalorditi. Li aveva riconosciuti. Ecco il motivo di tanta tranquillità nell'offrire loro un passaggio. La ragazza si avvicinava a passo svelto ma appena il suo sguardo si posò sugli uomini che accompagnano sua madre, il suo ritmo calò drasticamente e i suoi occhi si spalancarono, increduli. Rallentò fino a fermarsi a pochi passi da quelli che riconobbe essere Jeremy Renner, Mark Ruffalo, Robert Downey Jr. e Chris Evans, che stava sorreggendo sottobraccio a sua anziana mamma. Tutti le le sorridevano, lievemente a disagio, e con un espressione incredibilmente gentile sul volto.

"Maremma...maiala..."

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Part Four ***


...Making of...

Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere anche se avesse tutti gli altri beni.

"Voglio un bagno, voglio un letto, voglio morire..."

Evans fu l'ultimo ad entrare nella camera di Jeremy chiudendo la porta dietro di sè e lamentandosi disperatamente dei postumi della sua inimitabile sbronza. Appena mise piede nella stanza si accorse con sorpresa che i suoi compari erano tutti fuori sul balcone, affacciati alla veranda, e decise di raggiungerli immediatamente, incuriosito. Tentando di concentrarsi per evitare di cadere, si diresse velocemente verso la portafinestra. Portafinestra che, se solo fosse stato meno sbronzo, si sarebbe accorto essere chiusa.
Il colpo fu diretto, frontale, drammaticamente divertente.
Peccato nessuno l'avesse visto.
Renner, Downey e Ruffalo si voltarono di scatto, con gli occhi sbarrati e si precipitarono alla porta, spalancandola. Chris era seduto a terra che rantolava, una mano premuta sul volto.

"Cucciolo lui..." Esordì subito Robert, mentre si chinava, poggiando una mano sul suo bicipite, con uno sguardo dolce in viso che subito lo rassicurò. "Tutto bene?"

Evans tirò su col naso un paio di volte strizzando gli occhi e annuì con la testa.

"Bene... perchè se li hai fatti scappare..." L'uomo continuava a sorridere ma la presa sul braccio del collega aumentava leggermente, "...ti faccio male io."

Il volto di Downey assunse un tono tranquillo, quasi inquietante, tanto da far rabbrividire Chris che subito si rialzò in piedi deglutendo rumorosamente.

"Cazzo!" Mark, tornato sulla veranda, imprecò in un sussurro riportando l'attenzione all'esterno della camera. "Sono rientrati. Se ne sta andando."

Subito Jeremy si precipitò fuori sporgendosi dal parapetto e sul suo viso si dipinsero diverse espressioni riconducibili solo ed esclusivamente ad una serie di parolacce. In pochi istanti tutti e quattro gli uomini si trovarono appoggiati al balcone, fermi, in ascolto, in totale e assoluto silenzio aspettando e pregando di non udire il suono che tanto temevano.
Ma purtroppo accadde.
Dal piano inferiore, si sentì lo scatto di apertura, e poco dopo di chiusura, della porta della camera.
I quattro attori rimasero per un attimo bloccati fino a quando Jeremy non trasse un profondo e scoraggiato respiro lasciandosi cadere il mentro contro il petto.

"Fine dei giochi..." Esclamò dispiaciuto Downey, sospirando e voltandosi verso la portafinestra prima di dare una pacca sulle spalle di Mark e Evans facendogli cenno di rientrare. L'unico a rimanere fuori per qualche secondo in più fu proprio Renner che, sbuffando, fece schioccare la lingua e lasciò scivolare le braccia via dalla muretto per rientrare. All'improvviso, gli parve di sentire un brusco colpo provenire dal piano di sotto che lo fece quasi sobbalzare. All'iniziò pensò che qualcosa di molto pesante fosse caduto a terra ma poi, sorridendo poco prima di tornare nella stanza, si ritrovò a pensare quasi divertito che sembrava proprio il suono di un pugno sferrato con molta violenza contro un muro, come si fa da ragazzi quando si è folli e innamorati.
Non avrebbe mai saputo che ci aveva azzeccato in pieno.


Capitolo corto, lo sappiamo...per questo aggiorneremo presto! Appena ci saranno le recensioni di coloro che seguono questa storia metteremo il prossimo capitolo! Almeno non dovrete aspettare a lungo!
Un abbraccio!
Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Part Five ***


...Making of...

Dai piccoli gesti si capisce tutto, bisogna solo saper osservare.

"AH!" Erano seduti in camera da oramai circa 10 minuti quando un improvviso e inaspettato urlo ovattato li fece sussultare, portando il silenzio e lo sgomento nella stanza per qualche secondo. I quattro uomini si guardarono perplessi, aggrottando le sopracciglia.

"Questa era la voce Tom..." Affermò infine Mark quasi preoccupato, sollevando la schiena dalla sedia.

"No..." Rispose Jeremy molto lentamente, scuotendo la testa un paio di volte, "...non può essere, Tom ha la camera qui accanto e l'urlo veniva dal piano di so..." Si fermò all'istante sgranando gli occhi mentre la sua bocca si apriva quasi come se la mandibola gli si fosse improvvisamente sganciata dal viso. Bastò un rapido scambio di sguardi fra lui e Robert e, in meno di un secondo, tutti scattarono e si lanciarono di nuovo fuori dalla finestra, come le migliori spie della CIA, orecchie tese ad ascoltare ogni minimo rumore che provenisse dal piano sottostante. Ma bastò qualche secondo di silenzio per far accendere in tutti un interesse morboso.

"Evans, vai a sentire da giù." Le parole di Downey furono chiare, precise, come quelle di un comandante al suo equipaggio, mentre si voltava a guardare il collega poggiandogli una mano sulla spalla, tanto che Chris rimase spiazzato e non riuscì nemmeno a replicare. Si limitò ad annuire anch'egli molto incuriosito da quella situazione e subito corse fuori dalla camera precipitandosi verso le scale.

Scese rapidamente tenendo fisso lo sguardo su quelli che gli sembravano infiniti scalini, per evitare di cadere dato il suo stato di sobrietà precario. Arrivò davanti alla porta e rallentò il passo, evitando di fare rumori violenti, per non essere sentito. Si chinò leggermente in avanti arrivando con l'orecchio a qualche centimetro dal legno scuro e lucido; fece un lento respiro e rimase in ascolto.

Niente.

Nessun suono.

La stanza all'interno sembrava completamente priva di vita. Si avvicinò molto lentamente facendo piccoli passettini e abbassando sempre di più la schiena, fermandosi con la faccia vicinissima alla porta.

Silenzio.

Pian piano si avvicinò ancora...

Totale silenzio.

...e ancora...

Niente di niente.

Forse avevano sentito male e la v-

"EVANS!"

Il colpo fu terribile.

Violento.

Rumoroso.

Doloroso.

Chris emise dei rantoli animaleschi di sofferenza portandosi le mani alla fronte e si voltò tornando in posizione eretta ad occhi chiusi. Samuel L. Jackson era fermo davanti a lui, braccia incrociate e sguardo ancora attento nonostante l'ora tarda. Si stava sforzando di rimanere serio ma la sua bocca inevitabilmente si storceva in dei sorrisi trattenuti, per via della scena a cui aveva appena assistito. "Cosa diavolo ci fai davanti alla mia camera?" Chiese non riuscendo più a trattenersi dal ridere nel vedere il collega traballare sui suoi stessi piedi.
Evans a quelle parole si bloccò riaprendo gli occhi, tenendosi sempre una mano sulla faccia.

Ora era tutto chiaro.

Gli scalini infiniti e anche il totale e assoluto silenzio.

"Merda" Esclamò il biondo quasi senza nessuna espressività vocale, "Ho sbagliato piano" concluse con lo stesso tono, voltandosi con uno scatto e tornando, un po' barcollante, sulla rampa di scale lasciando il suo collega stupito, attonito e dubbioso.

In poco tempo tornò al piano della stanza di Renner e senza accennare a rallenzare si precipitò nella camera trovando i suoi colleghi frementi ad aspettarlo, seduti sulle sedie e i divanetti. Nel vedere l'amico ammaccato sulla fronte da un grosso segno rosso, tutti si fecero stupiti in volto, ma non ebbero il tempo di dire nulla poichè l'uomo non si fermò nemmeno a guardarli.

"Basta, per stasera ne ho abbastanza." Borbottò con la voce che sembrava quella di un bambino triste. Si precipitò diretto verso il letto e vi si lanciò sopra avvolgendosi nel copriletto. "E vai di qui e vai di là ed è colpa tua e ti faccio male... gnegnegnegne...andate a quel paese!" Concluse alzando leggermente il tono e maneggiando le lenzuola come una donna molto irritata.

Tutti rimasero immobili per qualche istante, fissando l'ammasso di coperte, senza essere in grado di dire una parola. Poi si guardarono fra loro e un po' divertiti, tranquillamente ripresero a conversare. L'unico ad alzarsi fu Robert che pian piano si diresse verso il minibar che stava in un angolo della stanza. Si abbassò aprendolo, buttò un'occhiata all'interno e poco dopo ne estrasse un sacchettino bianco rimettendosi in piedi e richiudendo lo sportellino con un calcetto. Andò verso il letto, vi si scaraventò sopra e, facendo appositamente più movimenti di quanti gliene servissero, si appoggiò con la schiena al muro e stese le gambe proprio accanto al suo collega arrotolato nel copriletto.

"Ehi..." Disse con tono molto flebile, colpendo con un leggero pugno il sacchettino che reggeva con l'altra mano.

"Mmm..." Il verso che uscì da sotto le lenzuola pareva il ringhio di un cagnolino arrabbiato che fece venire a Robert da ridere.

"Ragazzone..." Ritentò Downey ancora più delicato chinando il volto verso le coperte. L'avevano proprio bistrattato quella sera facendogli fare di tutto e dandogli la colpa per qualsiasi stupidata. Non era una rabbia seria, Robert lo sapeva, ma gli dispiaceva vedere quel ragazzo sempre così divertente ridotto in quello stato.

Pian piano, il viso di Chris spuntò dalle lenzuola ma solo fino appena sotto la punta del naso, quanto bastava per mostrare i suoi occhi blu.

"Che vuoi?" Chiese il biondo quasi seccato, puntando quegli occhioni chiari e luminosi in quelli profondi e caldi del collega. Rob non parlò, si limitò ad appoggiare pian piano sulla fronte di Evans il sacchetto di ghiaccio istantaneo, rivolgendogli un sorriso simpatico e dolce, "Non bisogna mai andare a letto arrabbiati. Almeno, io la penso così in famiglia..."

Il giovane rimase sorpreso, senza avere la minima idea di cosa dire o fare e dopo qualche secondo, uscì completamente con il volto dalle lenzuola sentendosi come un bimbo terribilmente in imbarazzo.

"Va meglio?" Chiese gentilmente Downey sollevando leggermente le sopracciglia. Allora, Chris all'improvviso sembrò tornare sobrio per un unico istante e, annuendo con la testa, rivolse al collega che tanto teneramente gli stava ancora sorridendo, uno sguardo serio, riconoscente, di profonda ammirazione.

"Grazie..."

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Part Six ***


...Making of...

L'amicizia è una sorta di alchimia che nasce senza un perché e dura tutta una vita.

"Quindi..le scommesse sono ancora valide?" La voce di Mark ruppe il silenzio che si era creato da qualche minuto, mentre i quattro attori si posizionavano dove e come meglio potevano per rilassarsi.

Evans e Robert erano beatamente sdraiati nel letto matrimoniale e Downey, da qualche istante, aveva iniziato a fare i grattini sulla testa dell'amico steso al suo fianco a pancia in giù, che ogni tanto emetteva dei mugugni di approvazione.

"Certo!" Rispose Jeremy lasciandosi cadere sulla poltrona accanto al comodino vicino alla portafinesta, "Abbiamo stabilito che Tom è ancora di sotto, o no?" Concluse mentre un sorrisino beffardo gli si disegnava sulle labbra.

"Come volete..." Disse infine Ruffalo accomodandosi lungo disteso sul divanetto rosso, poggiato contro al muro, sul fondo della camera, "Tanto Tom va giù per primo." Affermò prima di portarsi le braccia dietro la testa e trovando la posizione più comoda per dormire.

"Non ne sarei tanto sicuro..." Rispose subito Robert finedo di fare un profondo sbadiglio, "Tom regge meglio di quanto immagini e Chris ha bevuto molto più di lui..." Concluse stiracchiandosi rumorosamente e sistemandosi meglio nel letto.

"Sono ubriachi, soli e si conoscono da anni..." Jeremy parlò a bassa voce poggiandosi il cuscino della poltrona dietro la testa.

Improvvisamente Mark iniziò a ridacchiare sottovoce attirando l'attenzione di tutti. Anche di Evans, che per un attimo sollevò il volto di scatto, mentre Robert continuava distrattamente a massaggiargli la testa.

"Ahahah...magari si mettono a ballare...ahahah!"

A quell'affermazione senza senso, tutti iniziarono ridere a bassa voce contagiati da Ruffalo.

"Ahahah magari...magari impazziscono, si credono davvero Thor e Loki e si picchiano! Ahahahah!" Robert rispose senza riuscire a trattenersi e le loro risate crebbero sempre di più fino a diventare un soffuso coro di voci.

"Ahahaha o magari finiscono insieme!Ahahah!" L'affermazione di Jeremy fece esplodere il delirio.

Tutti scoppiarono in una fragorosa ma contenuta risata che invase tutta la stanza.

"Ahahahahahahahah! Già! Sarebbe uno scoop troppo divertente per tutte le loro fan!"

"Si! Si! Gli danno anche un nome! Combinano i cognomi!"

Ma quella risata...

"Ahahahahahahah!Wo!Tipo...Downner!"

"O Downallo!"

...lentamente...

"Ahahahahahah!Oddio piantatela di usare il mio cognome!Fa Schifo Dowallo! "

"Non mi viene in mente come si chiama il loro!"

"Ahahahahah...Nemmeno a me!"

...come un canto che giunge alla fine...

"Ahahhahaha! Non starebbero male insieme quei due, no?"

"Altrochè!Sarebbero davvero una bella coppia!"

...pian piano...

"Ahahahahah..."

...si spense...

"Ahahahah..."

...e un silenzio innaturale calò nella camera per diversi secondi spezzato solo da qualche ultimo spasmo di risa...mentre quel pensiero stranamente folle ma spaventosamente verosimile si faceva strada nelle loro menti.

"ah..."

"..."

"..."

"..."

"..."

"Io punto 20 dollari."

"Facciamo 30." Robert e Jeremy si scambiarono un'immediata occhiata più che eloquente mentre Mark, rimasto per un attimo basito dalle loro affermazioni li guardava stupito.

"No, dai ragazzi...non scherziamo! Siamo adulti!" Affermò ancora sconvolto senza sapere bene come togliersi da quella situazione.

"Mark...se hai paura di perdere...ti puoi sempre ritirare." Disse Downey rivolgendo all'amico un ghigno derisorio.

Istantaneamente, Ruffalo puntò gli occhi sul collega, fulminandolo. Diede un paio di colpi con la mano sul cuscino mentre si voltava dandogli le spalle, "Ci sto. 50 dollari." Concluse buttando poi la testa sul cuscino e girandosi completamente verso il muro.

Robert rimase a guardarlo divertito per qualche istante poi, quando si accorse che anche Evans era oramai caduto nel mondo dei sogni, lentamente si sporse dal letto fino ad arrivare a poche spanne dal viso di Renner.

"Jere...?" Sussurò facendo subito voltare il collega.

"Si?" Rispose prontamente l'uomo.

"Dici che è barare se ho fatto volontariamente ubriacare Hemsworth alla festa?" Affermò Downey mentre il sorriso sul suo volto si allargava senza ritegno.

"No..." Sentenziò subito Jeremy con decisione distogliendo lo sguardo dal viso del collega con aria indifferente lasciando Robert un pò stupito.

"...ma il vino che stavano bevendo in terrazzo gliel'ho fatto portare in camera io ieri pomeriggio." Disse quasi sussurrando mentre lentamente riportava gli occhi a incontrare di nuovo quelli dell'amico.

"Questo, amico mio... è barare..." Concluse mentre un'espressione quasi diabolica si impadroniva del suo viso

"Oh, ma..." Robert sembrava estasiato, felice come un bambino a Natale.

I due uomini si scambiarono uno sguardo d'intesa mentre un ampio sorriso si disegnava sui loro volti.

"...io ti adoro."

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Part Seven ***


...Making of...

Chi non ride mai, non è una persona seria.

Il silenzio regnava nella camera, dove oramai i quattro attori dormivano beatamente da diverso tempo. Il delicato russare di Mark sembrava una cantilena che avvolgeva tutta la stanza in un flebile ronzio mentre i pesanti respiri di Jeremy e Robert tenevano un ritmo soffuso e lento.

D'un tratto, un suono diverso, ovattato, delicato, che sembrava provenire dal piano inferiore, invase per pochi secondi la camera superando tutti gli altri rumori.

Il suono di una dolce risata.

Improvvisamente, Evans mugugnò alzando di scatto il busto fino a portarsi seduto. Aveva lo sguardo concentrato, puntato su un luogo imprecisato della stanza.

Sembrava quasi spiritato.

"Il nome della coppia..."

Sussurò inarcando subito dopo le sopracciglia e sgranando ancora di più gli occhi.

"...è Hiddlesworth!"

Concluse teatralmente sollevando il mento con un impercettibile scatto, subito prima di ributtarsi sotto le coperte con la stessa velocità con cui si era alzato.


Per godersi appieno questo brevissimo capitolo è necessario avere in mente la scena del film "Le Follie dell'imperatore" dove Kronk fa la stessa cosa ;)
PS. Come avrete notato stiamo uppando i capitoli non'appena vediamo le recensioni delle nostre più accanite lettrici ;) Grazie per i vostri commenti, siete fantastiche!
Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Part Eight ***


...Making of...

Il mio bene per te è grande quanto l'elastico delle mie mutande!

"...Evans..." Robert mugugnò il nome del collega tenendo ancora gli occhi chiusi per via della luce violenta che gli colpiva il viso entrando dalla finestra. Il mal di testa era feroce tanto quanto il fastidio procurato dal sole. Nessuna risposta arrivò dalle sue spalle, solo il ritmico susseguirsi dei respiri del ragazzo che ancora dormiva beatamente.

"Evans." Downey alzò leggermente il volume della chiamata cominciando ad irritarsi per l'imbarazzante situazione.

"Mmmm...?" Finalmente, dall'uomo accanto a lui arrivò un segno di vita e Rob, schiarendosi la voce, potè sistemare le cose.

"Perchè la tua mano è sul mio culo?"

Chris, stordito e frastornato rimase per un attimo immobile, poi, pian piano, aprì completamente gli occhi e si accorse di essere praticamente attaccato con il petto alla schiena del collega con una mano energicamente aggrappata al suo sedere.

"Oh...Ah!AH! Perchè il tuo culo è sotto la mia mano?"

Mollò immediatamente la presa allontanandosi di scatto e voltandosi dall'altra parte, tirando il lenzuolo sopra la testa. Tutto tornò ad acquietarsi per diversi minuti fino a quando, di nuovo, Robert non sentì qualcosa di insolito e un flebile ruggito gli uscì dalla bocca.

"Evans! Smettila di toccarmi il culo!" Disse quasi gridando portandosi una mano sulla fronte per tentare di pararsi dai violenti raggi che filtravano dai vetri.

"Non sono io!" Rispose quasi immediatamente il giovane ancora rintronato, difendendosi da quell'accusa ingiusta.

A quelle parole, Downey spalancò gli occhi ritrovandosi subito a fissare la poltrona rossa davanti a se.

Vuota.

"JEREMY!" Urlò l'uomo sentendo delle dita stringersi con più forza sul suo sedere.

"...mmm...tel'avevo detto che con te ci vedavamo dopo..." Una voce, bassa e sensuale, proveniente da sotto e lenzuola, quasi ai piedi del letto fece sobbalzare sia Robert che Evans.

"PIANTALA!" Downey si staccò di scatto da quella presa, purtroppo, non accorgendosi di quanto poco spazio fosse rimasto fra il suo corpo e la fine del letto. Il tonfo fu tanto forte da svegliare tutto il piano, e anche il piano inferiore, dell'albergo. Evans si sollevò a sedere guardando verso il punto in cui il suo amico era rotolato per terra mentre Renner si trascinò fino al bordo del materasso sporgendosi verso il pavimento.

"Te ne vai così? Lasciandomi sola e insoddisfatta? Ah,tutti uguali voi maschi!" Disse imitando alla perfezione la voce di una donna più che isterica mentre un sorriso divertito gli increspava le labbra. L'unica risposta che ottene fu la mano di Robert che si sollevò da terra con alzato solamente il dito medio.

"Avete finito di fare tutto questo casino!" Improvvisamente, Ruffalo comparve sulla soglia del bagno grattandosi la testa piena di capelli completamente arruffati.

"Buongiorno anche a te Mark!" Disse Jeremy allegro e pimpante scendendo con un balzo dal letto e precipitandosi in bagno.

Tutti lo guardarono stupefatti.

Aveva bevuto tanto quanto loro, se non di più, eppure sembrava riposato e fresco come una rosa. Mark si sentiva un po' rintronato ma piano piano il suo organismo sembrava riassestarsi, Evans alzandosi dal letto e dandosi il cambio al bagno con Renner ebbe l'impressione di essere un ammasso di rottami sbattuto senza pietà sotto uno sfasciacarrozze e Robert, d'un tratto, si sentì il più vecchio della camera. Era il più vecchio della camera.

"Che. Mal. Di. Tutto." Affermò mentre pian piano si alzava dal pavimento e dopo aver risposto anch'egli al richiamo della natura si sistemava accanto ai suoi colleghi al centro della stanza.

"Andiamo a fare colazione?" Chiese Chris gentilmente mentre si infilava per ultimo le scarpe.

"Si, ci sto. Andiamo a svegliare gli dei..." Rispose subito Downey incamminandosi a passo svelto verso l'uscita della camera, subito seguito dai colleghi. Jeremy uscì per ultimo, chiuse la porta e raggiunse i suoi compari già posizionati davanti alla camera accanto alla sua.

Robert bussò delicatamente un paio di volte.

"Tom?"

Nessuna risposta arrivò dall'interno.

"Vieni giù a mangiare?" Ritentò Rob avvicinando l'orecchio all'ingresso.

Nessun cambiamento.

Silenzio totale.

"...Tom?"

Renner sollevò un sopracciglio, dubbioso, voltandosi verso i suoi colleghi e scuotendo leggermente la testa. Poi, improvvisamente, il suo sguardo si incrociò con quello di Downey e un lampo balenò contemporaneamente nelle loro menti.

La scommessa.


Scusate se non siamo riuscite ad uppare prima ma abbiamo avuto qualche problema con il sito. Come al solito speriamo vi sia piaciuto il capitolo!
Baci

Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Part Nine ***


...Making of.

Uno dei benefici dell'amicizia è di sapere a chi confidare un segreto.

La scommessa.

Senza nemmeno rivolgersi a Evans o Mark, Renner e Downey si lanciarono per il corridoio e si precipitarono giù per le scale, esaltati come due ragazzini, per poi fermarsi di colpo davanti alla camera che stavano cercando. Immediatamente, Robert si inginocchiò guardando attenamente la serratura per capire in che modo potesse entrare senza necessariamente sfondare la porta.

"Allora..." Sussurrò passandosi una mano sul mento. "Non so se con le nostre chiavi magnetiche possiamo tentare di aprirla ma possiamo provarci, per cui adesso uno alla volta ci fac-"

D'un tratto l'ingresso si spalancò davanti ai suoi occhi e l'uomo alzò la testa verso la maniglia, trovandovi poggiata sopra la mano di Jeremy, il quale lo guardava dall'alto con un'espressione sconcertata sul volto.

"Chris si dimentica sempre di chiudere la porta..." Affermò a bassa voce fissando il collega ancora seduto a terra.

"..tirati su...Arsenio Lupin..." Concluse in tono divertito, entrando piano piano nella camera.

Chris e Ruffalo gentilmente aiutarono Rob a rialzarsi e tutti insieme, dietro a Renner, si infiltrarono quatti quatti nella stanza. Voltarono l'angolo e si ritrovarono di fronte al letto, completamente disfatto, su cui si aggrovigliavano bianche lenzuola di cotone. Tutti si bloccarono e trattennero il respiro nel vedere qualcosa muoversi sotto quelle leggere coperte. Una gamba sbucò dal copriletto mentre un braccio si sollevava per qualche secondo per poi tornare ad accasciarsi sul materasso e una testa, coperta da una massa di capelli biondi tutti spettinati, si accoccolava nuovamente fra i cuscini.

Una sola testa.

In quell'istante, Robert e Jeremy contemporanemente imprecarono. Mentalmente, ma imprecarono. Un sorrisetto allegro increspò le labbra di Evans mentre un'espressione sadica e goduta si impossessò del volto di Mark che schioccò le labbra e delicatamente alzò una mano a palmo aperto, pronta a ricevere il denaro, posizionandola accanto al viso di Renner. L'uomo imprecò di nuovo, questa volta a bassa voce, scuotendo la testa e afferrando il portafogli dalla tasca. Ne estrasse 50 dollari e li sollevò verso la mano del collega, poggiandoglieli sul palmo e guardandolo con sguardo truce, ma non fece in tempo ad allontanare le dita, che un'altra mano, quella di Downey, si piazzò sopra la sua con uno scatto. Tutti lo guardarono perplessi ma subito si accorsero che i suoi occhi erano puntati verso un altro punto della camera, un punto più lontano, oltre il letto. Lentamente si voltarono e ciò che trovarono davanti ai loro occhi gli fece perdere istantaneamente la capacità di parlare. Un uomo, un amico, come non lo avevano mai visto. Aveva addosso un paio di pantaloni scuri, evidentemente suoi data la misura, ancora sbottonati, una camicia chiara completamente slacciata, evidentemente NON sua date le dimensioni, capelli neri tutti arruffati, evidentemente spettinati da qualcun'altro, e sguardo attonito sul viso liscio e pallido, fermo in piedi con uno spazzolino fra le dita.

Tom Hiddleston.

O meglio, Tom Hiddleston dopo una nottata che loro quattro avevano scherzosamente ipotizzato potesse avvenire. Una nottata che, evidentemente, pareva essere realmente accaduta. Con una lentezza comica, Jeremy riprese delicatamente i soldi dalla mano di Mark e se li rimise nel portafogli mentre un sorriso beato gli si dipingeva sul volto. Evans aveva la bocca praticamente spalancata e le braccia gli penzolavano lungo i fianchi come ad un pupazzo di stoffa. Ruffalo aveva ancora gli occhi sbarrati e la mano gli era rimasta bloccata a mezz'aria. L'unico a non aver avuto nessuna apparente reazione era Robert. Era rimasto tutto il tempo a guardare Tom negli occhi, accorgendosi della preoccupazione che si stava impossessando del suo viso. Capì subito che ciò che era successo in quella stanza non era una sciocchezza su cui si poteva sorvolare facilmente. Era una di quelle cose che ti stravolgono la vita, che ti costringono ad affrontare sentimenti tanto forti da spezzarti il cuore. Si erano introdotti nel segreto più intimo e profondo di due cari amici. Un segreto che avrebbe potuto sgretolare le loro vite. E Tom lo sapeva, e ne rimase impaurito fino a quando non vide comparire, sul volto di Downey, un sorriso affettuoso e comprensivo che in un attimo si espanse, disegnandosi sulle labbra di tutti i suoi colleghi, anche dei più sconvolti.
Amici.
Fu l'unica parola che Tom riuscì a pensare prima che un mugugno simile ad un ruggito, proveniente dalle lenzuola, lo facesse voltare verso il letto. Pian piano da sotto le coperte, comparvero gli occhi azzurri e assonnati di Chris che subito incontrarono quelli del moro.

"C'è la colazione?" Sussurrò delicatamente il biondo guardando l'inglese ancora con infinita dolcezza, senza accorgersi degli intrusi arrivati nella sua camera. A quelle parole, Robert guardò i suoi colleghi ricevendo subito segni di totale intesa.

"Si..."

Disse a voce alta facendo istantaneamente voltare l'australiano.

"Adesso facciamo un panino!"

Concluse ridendo verso Chris che pareva molto allarmato. E faceva bene, perchè in una frazione di secondo, si ritrovò addosso tutti e quattro i suoi amici, uno sopra l'altro sul letto sotto gli occhi di un incredulo Tom.

Robert si mise steso di traverso sul suo petto.

"Ahia!Ahia! Leva quel gomito! Rob, quella è la mia costola, leva il gomito!"

Ruffalo praticamente seduto sulla sua vita.

"No, no, no, no! Lì no Mark! No! NO!"

Evans sdraiato sui suoi piedi.

"Chris ti prego no! Il solletico no!"

E Renner attaccato alle sue cosce.

"Oh! Ma qui c'è qualcuno che è ancora come mamma l'ha fatto!"

"Non ti azzardare Jerry! Lascia lì quel lenzuolo! Non toccare! Tom, AIUTO!"

Il moro, che fino a quel momento era rimasto a guardare l'accaduto, incapace di trattenersi dal ridere, lentamente si andò a sedere sul letto proprio accanto a Chris, senza smettere di sorridergli. Dopo un solo istante, un rumore orribile, uno schricchiolio sofferente uscì dal letto e ogni traccia di risata scomparve istantaneamente dalla stanza.

"Nessuno...muova...un...muscolo." Robert parlò sottovoce quasi avesse paura che anche solo un suono troppo forte potesse scatenare il dramma.

Nessuno fiatò, tutti ubbidirono trattenendo il respiro.

Tranne Evans...

"E...EEE..."

...che proprio non potè resistere...

"EEEETTTTCIÙÙÙÙÙÙ!"

Il suo risuonò per qualche secondo nella camera lasciando dietro di se un silenzio spaventoso.

Miracolosamente non successe nulla...

"Evans...dovevi proprio fa-"

"SBAAAAAM!"

...almeno non immediatamente...

Le gambe di legno cedettero e la parte anteriore del letto si sfondò irrimediabilmente andando a schiantarsi al suolo con un tonfo impressionante. Tutti si sbilanciarono in avanti per qualche istante, il tempo di realizzare ciò che era successo, poi si pietrificarono immobili ad occhi sbarrati mentre il rimbombo dello schianto si disperdeva nell'aria. Solo dopo diversi secondi tutti, tranne il povero Chris, fecero un profondo inspiro e Robert schioccò la lingua sul palato prima che un coro infuriato si levasse nella stanza.

"EEEEEEVAAAAAAANS!"

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Part Ten ***


...Making of.

E' facile togliersi i vestiti e fare sesso. Le persone lo fanno continuamente. Ma aprire la tua anima a qualcuno, lasciarlo entrare nel tuo spirito, pensieri, paure, futuro, speranze, sogni... quello è essere nudi.

Erano trascorsi diversi minuti da quando il letto aveva ceduto lasciando tutti i presenti attoniti, ma oramai l'accaduto sembrava essere stato dimenticato perchè quando Samuel L. Jackson entrò nella camera, stavano ridendo beatamente ancora stravaccati tra le lenzuola.
"Ma cosa diavolo..." Esclamò l'uomo esterrefatto vedendo sei uomini adulti stesi su di un unico letto, sfatto e completamente distrutto, in quella che sembrava la stanza di un gruppo di studenti in una gita al college. Alle sue spalle, Clark Gregg aveva iniziato a ridere da quando avevano messo piede oltre la soglia e adesso si stava coprendo la faccia con una mano tentando di calmarsi, con poco successo.

"Sam! Clark! Saltate su! Tanto oramai è sfondato!" Le urla allegre di Jeremy arrivano fino alla porta dove una donna delle pulizie stava passando proprio in quel momento. La signora, basita, si affacciò nella stanza rimanendo per un attimo senza parole. "A disgraziati..."
Tutti i presenti si zittirono all'istante. Non avevano capito cosa la cameriera aveva detto ma il tono era stato più che eloquente. "Chi ha fatto tutto sto disastro?"

Ancora nessuno capì una parola ma la vaga assonanza con la loro lingua dell'ultima parola pronunciata aveva lasciato intendere l'intero significato della domanda. Subito, tutte le dita dei presenti si puntarono verso Chris Evans che, trovandosi spiazzato, si limitò a fare un sorrisino imbarazzato prima di essere violentemente trascinato fuori dalla camera per un braccio dalla donna, che continuò a sgridarlo fin sulle scale, fuori nel corridoio. Robert, Chris e Jeremy ripresero a sghignazzare sottovoce mentre Mark e Tom si scambiarono un divertito sguardo.

"Coraggio ragazzi..." Esordì Jackson incamminandosi verso l'uscita seguito da Clark e subito dopo da tutti gli altri che, uno alla volta, si alzarono dal letto salutando Chris e Tom con un gentile e amichevole cenno del capo. "...l'aereo parte fra un'ora e non vorrei che veniate sgridati dalle vostre mogli e fidanzate!" Concluse Sam uscendo e richiudendo la porta.

Istantaneamente, i due si ritrovarono di nuovo soli, seduti sul letto, nel silenzio.
La vita continua...
"A proposito..." Disse il moro infilandosi una mano in tasca ed estraendone un piccolo anello.
...anche se a volte...
"Credo sia tuo. Era rimasto di la, nella doccia..." Concluse quasi imbarazzato porgendo il gioiello all'australiano che, sorpreso, lo afferrò e se lo infilò subito all'anulare.
...vorremmo poterla fermare.
"Grazie! Mi ammazza se perdo la fede!" I gesti e le parole gli uscirono come un riflesso incondizionato, ma subito il biondo si accorse che quello che aveva appena fatto e detto li aveva inesorabilmente riportati alla realtà. Lavoro, famiglie, mogli, fidanzate. Li aveva trascinati di nuovo in quelle che erano le loro vite fuori da quella stanza, ancora piena di immagini e ricordi di una notte che sarebbe rimasta indelebile nella loro mente. Rimasero in silenzio per diverso tempo senza mai avere il coraggio o la forza di guardarsi negli occhi. Solo dopo alcuni istanti Tom si accorse di essere rimasto a fissare la fede, incastrata sul dito di Chris, e subito con uno scatto della testa, spostò lo sguardo verso la porta.
Avvertì qualcosa, come una morsa, avvolgerlo al petto rendendogli molto faticoso riuscire a respirare normalmente. Gli sembrò di perdere il terreno sotto i piedi, di sprofondare, di cadere senza poter fare nulla per fermarsi.

"Finiremo per fare tardi." Disse all'improvviso alzandosi dal letto e camminando a passo svelto verso la porta, rifiutandosi in ogni modo di voltarsi indietro.
Sentì il profondo desiderio di volersi nascondere.
Nascondersi dal mondo, dalla gente, da Chris...
Nascondersi da se stesso.

"Ci vediamo nella hall?" La voce dell'australiano lo fece arrestare di colpo. Con uno sforzo immenso, il moro si girò ritrovandosi subito a guardare quegli occhi azzurri che poche ore prima l'avevano tanto fatto sentire allo stesso tempo protetto e vulnerabile e che in quel momento lo facevano solo sentire terribilmente male.
Sorrise, provando dentro di sè un dolore indescrivibile.

Lo guardò ed ebbe la forza di non abbassare gli occhi.
"Si, certo!"
Lo guardò ed ebbe la forza di non smettere di sorridere.

Si voltò di nuovo uscendo dalla camera e dirigendosi velocemente verso le scale, verso la sua stanza. Proprio in quel momento, davanti a lui, uno sgabuzzino si aprì e un paio di cameriere uscirono riversandosi all'esterno. L'inglese si sentì improvvisamente a disagio con quelle persone che gli passavano accanto e chiedendo di passare si scusò quando inavvertitamente prese dentro negli gli angoli dei loro carrelli delle pulizie rischiando di cadere. Finalmente arrivò alla sua camera, aprì nervosamente l'uscio quasi con agitazione ed entrò richiudendoselo alle spalle.
Come se avesse trattenuto ogni cosa fino a quel momento, appena la serratura scattò, l'uomo si abbandonò ad una serie di profondi, rapiri e angoscianti respiri, poggiandosi contro la porta con un tonfo sordo. Scivolò con la schiena contro il legno fino ad arrivare a sedersi a terra mentre sentiva gli occhi bruciare e dentro al petto un battito frenetico. Si lasciò cadere il volto fra le mani, sentendolo caldo e quasi tremante. Aveva la gola chiusa e il respiro sempre più singhiozzante, ma nonostante questo, non una sola lacrima sembrava voler rigare le sue guance.
Era spaventato.
Aveva una paura tremenda del sentimento che si era accorto di provare.
E soffriva, soffriva da morire al pensiero che quella sera, arrivati in aeroporto, avrebbe dovuto sorridere guardando tornare a casa da sua moglie, l'uomo che era la perfetta metà del suo cuore.

MAKING OF - THE END

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Intro of ***


Sempre liberi di separarsi senza separarsi mai.

"Chris! Chris! Da questa parte! Chris!" Le voci dei fotografi strepitavano da ogni parte all'uscita della sala mentre i giornalisi finivano di intervistare gli attori presenti alla prima. Chris Hemsworth era appena uscito dal cinema accanto a sua moglie, con cui, oramai a detta di tutti i giornali, stava affrontando una crisi che li vedeva uscire insieme solo per eventi come quello.
Era vero.
Era tutto vero.
Ma la loro era stata una scelta voluta da entrambi e per questo, nessuno, per ora, ne era rimasto sconvolto o dispiaciuto.
Loro erano stati gli ultimi ad andarsene dalla sala e oramai quasi tutti i colleghi si stavano dirigendo alle auto per essere riaccompagnati in albergo.
L'australiano si guardò intorno cercando con lo sguardo il suo amico, e star della serata, Jeremy Renner, mentre sua moglie si spostava verso il loro diversi minuti riuscì a vederlo mentre si incamminava verso la sua macchina ringraziando i fan; fece per chiamarlo ma la voce gli si bloccò in gola non appeva lo vide accostarsi ad un altro uomo.
Un uomo che non si aspettava in nessuno modo di trovare lì, quella sera.


Eccovi l'intro del sequel di "Insieme". Volete sapere come si evolverà la storia tra Tom e Chris? "Senza te" è online. Cercatelo nella nostra pagina!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=932817