Un granello di sabbia

di _Luna_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benjamin Roolfe ***
Capitolo 2: *** Umorismo ***
Capitolo 3: *** Inquilini ***
Capitolo 4: *** Il misterioso caso di Lord Talbot ***



Capitolo 1
*** Benjamin Roolfe ***


Una nebbia leggera e sottile invase le strade a ovest di Londra, tutto si fece improvvisamente più scruto e l’aria si raggelò.
I cani smisero di abbaiare, nervosi, e si andarono a rintanare in casa dei padroni, mentre le poche persone infreddolite che camminavano per le strade, aumentarono il passo, intirizziti e nervosi. Avevano voglia di tornare a casa il più velocemente possibile, avvertendo qualcosa di strano. Apparentemente sembrava una solita nottata londinese, ma le ombre che attraversavano la città si erano fatte più cupe e inquietanti, rendendo l’atmosfera serale maggiormente buia e tenebrosa. Negli angoli delle strade, solo gli assassini e i contrabbandieri più subdoli si attardavano ancora per proseguire i loro loschi affari, sfruttando quell’agitazione e quell’ansia momentanea.
Un uomo infagottato nel cappotto consumato, camminava rasente al muro, con il cappello calato sulla fronte, guardandosi attorno con circospezione. Era alla ricerca di qualche pollo da spennare, ma non riusciva a trovare nessuno. Si morse le labbra consumate dal freddo e strinse le mani nelle tasche. Doveva assolutamente racimolare un po’ di soldi entro due giorni, altrimenti sarebbero stati guai grossi. Il suo creditore, Christopher Gadan, era un uomo spietato e non avrebbe accettato niente, se non la somma per intero.
Ben Roolfe aveva la sicurezza che avrebbe mandato uno dei suoi cecchini per ucciderlo, se non avesse restituito tutte le sterline. Si fece ancora più agitato: sentiva già la pallottola nella schiena, rabbrividì. Giravano voci terribili sullo strozzino e tentò di non pensarci. Ma più tentava, più i racconti di torture e di omicidi per dissanguamento gli venivano in mente. Non voleva fare una fine del genere e sapeva di non doversi fidare di Gadan, ma era l’unico che poteva fornirgli tanto denaro in poco tempo. L’alcool e le scommesse aspettavano e lui non poteva e non voleva farle aspettare. Inizialmente, i suoi amici volevano dissuaderlo, ma lui non aveva voluto sentire ragioni: sarebbe riuscito a ridargli i soldi senza problemi. Il suo piano, però, era miseramente fallito. Aveva anche provato a lavorare qualche giorno, ma la smania di rubare non l’aveva abbandonato. Appena il padrone della bottega aveva scoperto l’ammanco nella cassa, l’aveva licenziato. Se solo avesse avuto ancora il suo collega, avrebbero potuto mettere a segno un buon colpo in qualche appartamento fornito. Jeremy però aveva deciso di abbandonare quella vita giusto qualche giorno prima. A nulla erano valse le offese e gli insulti di Ben. Avevano litigato a lungo, fin quando Jeremy non se ne era andato sbattendo la porta, lasciando lì il bottino del loro ultimo colpo.
Era consapevole di aver sbagliato: i soldi erano serviti per il gioco e per bere. Inoltre, aveva speso una somma considerevole per regalare un misero anello a Katy, che si era rivelato anche abbastanza brutto e vecchio. La ragazza, che lavorava in un bordello dove aveva conosciuto Ben, l’aveva buttato davanti ai suoi occhi e l’aveva cacciato senza accoglierlo nelle sue grazie, quella sera. Per quanto fosse scorbutica ed egocentrica, provava qualcosa per lei che andava oltre la sua comprensione e oltre l’amore fisico. Non gli importava del lavoro che lei faceva, dopotutto lui era un ladro, quindi non c’era nulla di sbagliato nella loro relazione.
Quando svoltò l’angolo, però, si ritrovò in una strada vuota, tranne che per una persona. Sorrise malignamente, scorgendo qualcosa di brillante che era stretto nelle mani dell’uomo. Che colpo di fortuna. Era chiaro come la luce del sole che stava per derubare un altro ladro: era vestito di scuro, camminava velocemente, quasi correndo, non sapeva dove nascondere la collana, così la metteva prima nella tasca dei pantaloni, poi nell’altra, era inquieto e ansioso, si stava guardando attorno. La collana, in lontananza, sembrava fatta di diamanti e, con il gruzzoletto che aveva già in tasca, avrebbe certamente saldato il suo debito, anzi, gli sarebbe rimasto qualcosa. Con tranquillità, si avvicinò alla presa, estraendo la pistola con cui girava la notte. Un altro passo e avrebbe preso la collana, non era nemmeno costretto ad ucciderlo. Avrebbe potuto comprare un anello degno di quel nome a Katy e forse anche una collana, o, perché no, magari avrebbe potuto prendere un cavallo migliore. La sua preda, purtroppo, doveva assolutamente rinunciare alla collana. Dopotutto, non era neppure sua, non avrebbe sofferto per un possibile legame affettivo. Prese la mira, pregustando il tocco delle mani di Katy.
Bastò un secondo: con uno scatto fulmineo, il possessore della collana si girò e immobilizzò Roolfe, schiacciandolo contro il muro e facendogli cadere lontano la pistola. Aveva una voce strana, come contraffatta « Volevi derubarmi, vero? » il viso non si vedeva, perché aveva una sciarpa scura, alzata fino alla bocca, e la pelle sporca di fuliggine e cenere. Il malcapitato, stretto tra le braccia e il muro gelido, non si diede per vinto, così tentò di far cadere l’altro con uno strattone e iniziò una lotta furiosa. Roolfe puntò al collo dell’avversario, ma egli  fu più veloce: estrasse una pistola e gliela puntò contro, senza sparare « Non ti è andata bene, prova la prossima volta » 
Di rimando, l’altro ringhiò come un cane e sputò per terra « Ti sbagli » con un calcio, fece volare via la pistola dalla sua mano e il combattimento ricominciò, più frenetico di prima.
Arrivati ad una posizione di stallo, studiando le probabili mosse dell’altro, l’estraneo mormorò piano « Ora basta » prese un piccolo pugnale dallo stivale destro. Mentre combattevano, lo ferì sotto le scapole, penetrando a fondo nel corpo. Roolfe cadde a terra, ansimante. Il respiro lo stava pian piano abbandonando, il sangue scendeva copiosamente a terra, macchiando i vestiti. L’ultima cosa che vide, prima di morire nella pozza di sangue, fu un volto femminile, inarcato in un sorriso crudele.



N.d.A. *siguardaattornospaesata* ehm, si, salve! Lo so, ho già varie fanfiction in corso, tra cui una proprio su Sherlock Holmes e Watson, ma oggi, durante un'ora di supplenza mi è venuta l'ispirazione ed ecco cosa è uscito :D Adoro troppo Irene e mi spiace che il film l'abbia completamente abbandonata. Volevo sapere qualcosa di più sul suo passato, così il mio cervellino si è messo in moto u.u Fatemi sapere cosa ne pensate! Al prossimo capitolo ;)
_Luna_

 

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Capitolo 2
*** Umorismo ***


Sherlock si accese la pipa, aspirando il tabacco con compiacimento. Ripeté il gesto per un paio di volte, poi si degnò di parlare, infastidendo ancora di più l’ispettore « Bhè, pare che qui sia tutto inutile, non è vero, Lestrade? »
Egli alzò gli occhi al cielo: da qualche tempo i suoi superiori vedevano di buon occhio la collaborazione di quell’eccentrico detective che si accontentava di risolvere i casi più spinosi. L’avevano conosciuto durante un indagine vicino a Baker Street e da allora l’avevano sempre ritrovato davanti al cadavere, alcune volte anche prima del loro arrivo. Era un giovane vispo che provocava spesso i poliziotti e dimostrava uno spiccato senso dell’umorismo. Aveva gli occhietti arguti e attenti ad ogni dettaglio, i capelli di un nero intenso come il carbone e un sorriso furbo sulle labbra che si dipingeva sul volto pallido e magro ogni qual volta riusciva a trovare il colpevole. Fin da subito, aveva iniziato a trattare con molta confidenza tutti i poliziotti, specialmente Lestrade. Il povero ispettore doveva subire troppe volte per la sua sopportazione e per la sua pressione « Non capisco cosa voglia dire, mister Holmes… » lo guardò mestamente e notò il suo abbigliamento trasandato: indossava un gilet logoro, una giacca schiarita e pantaloni lunghi, forse troppo. I capelli erano ribelli e spettinati, solo alcuni stavano dietro le orecchie, tutti gli altri scendevano disordinatamente verso il collo. Poteva avere trenta o trentacinque anni al massimo, anche se, secondo Lestrade, il suo sarcasmo dimostrava un lungo e maturo allenamento.
« Non lo metto in dubbio, Lestrade, non lo metto in dubbio » inarcò le labbra in un sorriso beffardo e si allontanò dagli altri poliziotti, doveva riflettere da solo.
Il cadavere di un uomo sconosciuto era stato trovato in una strada ad ovest da una signora di mezza età che abitava lì vicino. Non era stato trovato nessun documento nelle sue tasche, anzi, a di la verità, non era stato trovato proprio nulla, né soldi, né orologi né chiavi. I vestiti erano strappati, chiaro segno di lotta ma anche i dilettanti di Scotland Yard erano stati in grado di capirlo. Eppure, sapeva che qualcosa gli sfuggiva, stranamente. Ripensò all’espressione straziata e sorpresa dell’uomo e si grattò la testa, come se tentasse di trattenere le idee. Dall’analisi, si supponeva che fosse anche un uomo povero, o almeno che non navigasse dell’oro, grazie ai vestiti di scarsa qualità. Ritrornò a grandi passi verso l’angolo e disse « Voglio parlare con la signora che l’ha trovato » 
Lestrade fece un cenno ad un poliziotto alto e baffuto « Porta il signor Holmes da miss Hopkins » quello abbassò la testa e guidò il detective per i vicoli, svoltando due volte a sinistra. Arrivarono in una via squallida e sudicia, illuminata dalla pallida luce del sole, dove una donna sui cinquant’anni stava parlando con un altro collega di Lestrade. Appena vide i due arrivare, balbettò « Questo è tutto! Non c’entro niente con questa storia, non voglio avere rogne » strinse convulsamente il grembiule grigiastro che indossava e stava quasi per rientrare in casa quando Holmes la fermò per un braccio, mentre i poliziotti si allontanavano, sapendo che Holmes voleva agire da solo.
« Voglio solo sapere quello che è successo, nulla di più » incrociò le braccia, lievemente irritato « Non mi sembra che richieda troppo sforzo, non credete? »
La signora, in risposta, si liberò dalla presa di Holmes e replicò, acidamente « E va bene, signor ispettore, va bene. Io stavo là, stavo andando a lavorare e ho visto quel uomo a terra, buttato così. Non l’ho toccato e sono andata subito a chiamare la polizia »
« Non l’ha toccato, eh? » ripeté Holmes con sarcasmo.
La signora Hopkins replicò, Non mi credete, ispettore? »
« Certo… e mi scusi per i miei metodi… faccia una cosa, vada alla taverna “Delle tre fiere” e si faccia una pinta, dica che la manda l’ispettore, la metta sul mio conto… è quella in Parkinton Street »
« Si, la conosco » A Mildred Hopkins si illuminarono gli occhi e si avviò subito verso la locanda. Holmes aveva capito che la cara signora aveva mancato di dirgli qualcosa e si rivolse subito al poliziotto più vicino « E’ tutto, grazie » egli, timoroso, raggiunse gli altri colleghi sulla scena del delitto. Il detective ammiccò e arricciò le labbra, infilò il cappello e se ne andò, fischiettando per la strada acciottolata. Aveva una mezza idea sul da farsi, ma nulla di sicuro.

N.d.A. Questa volta vediamo Sherlock Holmes alle prime armi, su questo caso apparentemente semplice! Come conoscerà la bella Irene? E Watson? Spero vogliate scoprirlo presto. Intanto, buona Pasqua :D
Lasciatemi una piccola recensione :3
Luna

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Capitolo 3
*** Inquilini ***


Sherlock Holmes aprì la porta del suo studio e constatò piacevolmente che la padrona di casa aveva accuratamente evitato di mettere a posto la sua stanza. Aveva iniziato le pulizie della casa qualche giorno prima, per renderla più accogliente in attesa dell’arrivo del nuovo inquilino. L’ultimo era scappato due giorni dopo il suo stanziamento, quando aveva sentito dei colpi inquietanti dalla camera del detective. Quello ancora prima, invece, era fuggito lasciando tutte le sue cose, poiché aveva avuto una spiacevole visione di Sherlock Holmes con troppa droga in circolo nel sangue. Sembrava che l’investigatore provasse un piacere perverso nel farli scappare urlando, specialmente di notte. Una volta, un malinconico proprietario di un’erboristeria era corso via con il pigiama addosso, senza nemmeno infilarsi le scarpe.
Proprio mentre ricordava allegramente i vari tentativi vincenti per rimanere l’unico nel suo confortevole appartamento di Backer Street, entrò la padrona di casa, la signora Hudson. Era una donna nata vecchia, che non aveva mai conosciuto i piaceri frivoli della giovinezza. I capelli biondo cenere erano sempre spettinati e assomiglianti più a paglia che a capelli. Gli occhietti acquosi esaminarono lentamente la stanza, poi le braccia gracili ma ben curate e coperte posarono un vassoio di thè su un tavolo ingombro di carte e scartoffie « Mister Holmes, faccia la persona umana almeno questa volta, la prego »
« Come sempre, signora Hudson » si accese la pipa e iniziò ad emettere boccate di fumo « Chi è il nuovo inquilino, questa volta? »
« Un medico tornato da poco dalla guerra, ha bisogno di tranquillità » lo squadrò con aria severa. Economicamente, stava abbastanza bene, ma tentava di arrotondare con un secondo inquilino. Inoltre, non si sentiva poi molto sicura da sola con quel pazzo a casa.
Fece una risata sommessa e sospirò, falsamente amareggiato « Sarebbe dovuto andare in una casa di risposo, sarebbe stato certamente meglio »
La padrona non raccolse la provocazione ma uscì impettita dallo studio, lasciando Holmes ai suoi pensieri. Ripensò alla scena del delitto e fece lavorare tutti e cinque i sensi.
Aveva riconosciuto tre odori differenti, uno di sangue represso, ovvio, vicino ad un cadavere, poi un profumo di una marca scadente, probabilmente appartenente ad una prostituta e infine un lievissimo profumo di gran lunga migliore, di una marca non inglese. Aveva quella fragranza tipica di un delicato fiore che cresceva sulle scogliere francesi, il mughetto, per essere esatti. Dovevano essere poche le persone che utilizzavano quel profumo.
Decise di partire da quella misera traccia, da qualche parte sarebbe arrivato. Quando però varcò la porta del suo studio, vide dalle scale una figura snella e asciutta, che indossava un ridicolo cappello e un cappotto pesante. Tipico: un medico.
« Spero non le dispiaccia, ma non ho alcuna intenzione di farmi visitare » tentò di aprire la porta per cacciarlo ma lui non si mosse « Se la signora Hudson ha detto che stavo male, quella povera vecchietta si sbaglia, sà, ogni tanto, beve un po’ di thè di troppo »
Gli occhi chiari del dottore si posarono sul volto trasandato ma abbastanza giovane del detective « Ma, veramente, sono qui per prendere la stanza, sono arrivato in anticipo, ma speravo di poter…»
Holmes assunse la faccia più sorpresa possibile « Stanza? Vuol dire quella gattabuia? Ah, nemmeno il mio cane ci voleva più dormire lì dentro »  portò il braccio sopra le spalle del dottore « mi creda, farà meglio ad andarsene il più presto possibile, le conviene trovarsi un appartamento centrale, qualcosa di più comodo e molto più spazioso. Ormai lì ci teniamo un po’ di formaggio stagionato e ci sta pure stretto! »
Lo guardò sconcertato « Davvero? »
« Ma certo che no » la voce della signora Hudson si fece spazio tra le lamentele di Holmes, ma fu tutto inutile. Il caro dottor John H. Watson fece il suo ingresso in quella che sembrava una buona camera che si affacciava sul minuscolo cortile interno, tranquilla e lontana dal traffico cittadino « Mi spiace per Holmes » disse la padrona, sottovoce « E’ un gran simpaticone, mi creda, bisogna solo… prenderla per il verso giusto… »
Holmes guardava crucciato la scena: la signora Hudson aiutava il dottore a sistemarsi, aprendogli le valige e sistemandogli nei cassetti la sua roba, tra cui un gilet estremamente interessante, portandolo in quella stanza che sarebbe stato il suo nuovo studio, offrendogli il thè. Si accese la pipa e aspirava e espirava a ritmi regolari. Senza neppure avvertire i due, il detective uscì di casa. Gli mancava solamente un dottorino inesperto e impiccione per guastargli la mattina. 


N.d.A. Scusate immensamente per l'attesa! Ho avuto parecchio da fare e parecchie fanfiction da recensire. Ho voluto inserire questo capitolo di presentazione per Watson, ma nel prossimo si parlerà sul serio di lui, per poi tornare al caso vero e proprio. Volevo giusto inserire tutti i personaggi e lui non poteva mancare :D Ovviamente, però, i protagonisti sono Irene e Sherlock :3
A presto!
Luna

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Capitolo 4
*** Il misterioso caso di Lord Talbot ***


 
Più nervoso che mai, Holmes richiuse la porta dietro di sé e iniziò a fumare la pipa davanti agli scalini di casa sua. La sua calma appena trovata, però, venne turbata da un individuo grassoccio che si faceva largo tra le persone che passavano proprio per parlare con lui. Appena lo raggiunse, il detective parlò per primo, togliendo la pipa dalla bocca « Spero non sia nulla di grave a Lord Talbot »
Il signore estrasse un fazzoletto di seta e si asciugò la fronte sudata, picchiettando la testa con la mano « Mi spiace disturbarLa, ma il mio Lord ha bisogno di lei immediatamente, è un caso della massima urgenza »
« Ha nuovamente perso una considerevole somma in quel bordello »
Scosse la testa « No, riguarda la sua signora » Holmes identificò subito la moglie di Lord Talbot e si decise finalmente a seguire il maggiordomo fino alla carrozza mandata dal nobile « Arriveremo in una ventina di minuti, la prego di non fumare, Lord Talbot tiene molto a questa carrozza » La tenuta del Lord si trovava fuori dalla città di Londra ma Sherlock Holmes fu condotto in un appartamento in una zona prestigiosa dove potevano alloggiare solamente i più ricchi e benestanti. Immediatamente, un maggiordomo prese il soprabito di Holmes e lo portò dinanzi ad una porta che si spalancò. Dentro, oltre ad un altro maggiordomo, vi era un uomo tarchiato sulla quarantina. Indossava un gilet marrone chiaro che nascondeva leggermente la pancia, una giacca scura e finemente lavorata e un capello nero che stonava completamente sui suoi capelli biondi. Controllava attentamente un orologio da taschino e lo ripose non appena vide Holmes che entrava nella stanza. Era una camera da letto rimessa a posto ma si avvertiva una presenza femminile che non era affatto sua moglie.
« Se ne è andata da molto la sua amica? » domandò senza farsi alcuno scrupolo. Assaporò appieno quell’odore e gli sembrò familiare. C’era assolutamente qualcosa di familiare, aveva già sentito quel profumo, ne era certo.
Il Lord sussultò e lo pregò in un sussurro « Mi dica che è solo grazie alle sue doti che lo sa » Era evidente che tremava al solo pensiero che sua moglie potesse scoprire la sua amante.
« Ovviamente » ammiccò Holmes con un sorriso « Cosa le hanno rubato? »
Ancora una volta, Lord Talbot arricciò le labbra, nervosamente « Come ha fatto a… »
« Oh, la prego. Ora, ha finito con inutili domande sul mio genio smisurato o vuole aspettare che sua moglie torni dalle solite compere a sue spese per il pranzo? »
« Una collana di diamanti, molto pregiata… non so se sia stata lei o no »
Holmes scrollò le spalle, riaccendendo la pipa « Ne dubito. Una natura femminile tanto poco intelligente da divenire l’amante di un lord nonostante l’esistenza della moglie non è capace di mettere a segno un furto senza lasciare nemmeno una traccia » constatò con rabbia, lisciando un centrino sul tavolo « James! » Il maggiordomo e il Lord che erano li si guardarono e quando si accorse che stavano tacendo, il detective aggiunse « Tutti i maggiordomi si chiamano James »
Leggermente alterato, il maggiordomo si fece avanti « Non mi chiamo James, signore » fece un altro passo verso il detective e il Lord « Mi chiamo William »
« Oh, bhè, tutti i maggiordomi si dovrebbero chiamare James… James! Mi dica, era carina? »
Il maggiordomo guardò il padrone, allibito « La ragazza? »
« Bene, James. Lord Talbot, ci rivedremo tra un paio di giorni, con la sua collana, la potrà regalare a sua moglie per il suo compleanno, come aveva deciso » senza farsi troppi problemi, uscì dalla tenuta e si fece riaccompagnare a Baker Street. Era chiaro come il sole che non era potuta essere stata l’amante del lord a rubargli la collana. Indubbiamente, era stato un ladro abbastanza esperto e ciò escludeva i camerieri anche se forse James non gliela raccontava giusta sulla bellezza della ragazza. Eppure, c’era qualcosa che gli sfuggiva, ma cosa?


N.d.A. Eccomi! Non sono morta, o almeno non ancora! Dunque, ecco un nuovo capitolo... l'incontro tra Irene e Sherlock si avvicina! Intanto, lasciatemi una recensione, la leggerò appena torno perchè parto per una decina di giorni :3 A presto!
Luna

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