Svolte

di System
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Provocazioni ***
Capitolo 2: *** 02 - Chiarimenti ***
Capitolo 3: *** 03 - Macchinazioni ***
Capitolo 4: *** 04 - La Stanza ***
Capitolo 5: *** 05 - Discorsi ***



Capitolo 1
*** 01 - Provocazioni ***


Svolte


01 - Provocazioni


Hermione si rigirò più volte sul divanetto della sala comune nel tentativo di addormentarsi, ma senza successo. Gli occhi le si erano gonfiati di lacrime. Aveva combattuto a lungo contro il desiderio di piangere… Non voleva che la scoprissero, non voleva che la vedessero in quello stato, non voleva che sapessero… Dal dormitorio dei ragazzi proveniva il cigolio di un letto, che attraversava la torre vuota e le trapanava le orecchie, evocando immagini orribili. Orribili per lei. Sentì dei passi scendere le scale del dormitorio delle ragazze e subito cercò di ricomporsi. Si sporse oltre il bracciolo del divanetto e vide Ginny che si dirigeva verso di lei.
-Hermione!- sussurrò lei in tono materno e compassionevole.
Hermione la guardò dal basso verso l’alto e un nuovo fiotto di lacrime le invase il volto mentre le faceva posto sul divanetto. Ginny non disse niente, non sapeva che dire, avrebbe voluto poterla consolare in qualche modo, ma come? Non vedeva cosa avrebbe potuto fare o dire, suo fratello era un insensibile, un deficiente, non c’era altro da aggiungere.
-Senti io…- cominciò, ma Hermione scosse leggermente la testa, come a significare che non c’era niente da dire. Ci fu un cigolio particolarmente forte, seguito da un gemito soffocato. Hermione scoppiò definitivamente in lacrime e si accasciò tra le braccia di Ginny, che le accarezzò dolcemente i capelli. Altri passi scesero dal dormitorio delle ragazze, passi più pesanti. Era Harry. Su richiesta di Ron era andato a dormire in uno dei dormitori delle ragazze che era rimasto vuoto durante le vacanze. Ginny non avrebbe avuto problemi a farlo dormire nella stessa stanza con lei e l’amica, ma gli aveva chiesto di andare da un’altra parte perché aveva pensato che non fosse il caso che Hermione lo vedesse lì, la sua presenza le avrebbe costantemente ricordato quello che stava facendo Ron. A questo però ci avevano pensato i cigolii, che nel loro dormitorio si sentivano in modo particolarmente distinto, e sperando che nella sala comune si sentissero di meno Hermione si era spostata giù…
Comunque non era andata come sperava, e ora si ritrovava lì a piangere fra le braccia di Ginny con Harry in piedi accanto a loro.
-N-non riuscivo a dormire su- Hermione cercò di inventare una scusa –f-aceva t-troppo freddo- singhiozzò. Harry gettò un’occhiata bieca al camino spento e si sedette su una poltrona. Ginny gli aveva detto tutto, non poteva credere che Ron fosse stato così menefreghista e irrispettoso, che cretino!
A Harry venne un’idea.
-Hermione, ti va di fare un giro per il castello, con il mantello dell’invisibilità?-
Hermione lo fissò stupita e Ginny lo guardò con un misto d’incredulità e irritazione, come a dire che non era il caso.
-Con tutta la sorveglianza che c’è nei corridoi in questo periodo?- chiese Hermione.
-Dai abbiamo il mantello, dobbiamo solo stare attenti a non fare troppo rumore!- spiegò Harry.
Dal piano di sopra si udì un rumore come di qualcosa che cade a terra con un tonfo ovattato. Hermione pensò che sarebbe stata d’aiuto una distrazione. Anche Ginny si convinse, e non oppose resistenza quando i due sgusciarono fuori dal buco del ritratto sotto il mantello dell’invisibilità lasciandola sola nella sala comune.
La Signora Grassa grufolò debolmente quando il ritratto si chiuse, ma non si svegliò. Uno spiffero d’aria fredda sferzò loro la faccia quando passarono accanto alla prima finestra del corridoio semicoperta dalla neve. I due amici si strinsero nei loro pigiami sotto il mantello. A quell’ora della notte il castello si rivestiva di un’atmosfera surreale, più magica di quanto non fosse già, tutto pareva sospeso e in qualche modo dilatato, amplificato.
-Grazie- sussurrò Hermione a Harry.
Harry le sorrise e avrebbe voluto mormorarle qualcosa in risposta, ma appena voltato l’angolo videro Gazza che camminava verso l’estremità opposta del corridoio, dando loro la schiena, sorreggendo una lanterna che gettava sui muri tremuli bagliori aranciati.
Si acquattarono contro una parete, accertandosi che il mantello coprisse loro anche i piedi e aspettarono che Gazza se ne andasse. Quando girò l’angolo, i due ripresero a camminare cercando di non fare rumore e imboccarono un corridoio che li avrebbe portati il più lontano possibile da Gazza. Scesero una rampa di scale, poi un’altra, e stavano per imboccare un corridoio, quando videro Pix che vi fluttuava a mezz’aria a testa in giù, quindi cambiarono strada.
A Hermione venne un’idea. Strattonò leggermente la manica del pigiama di Harry per attirare la sua attenzione e sussurrò: -Passiamo un attimo per la biblioteca, per favore-.
“In biblioteca?!” Harry pensò che non fosse esattamente il momento adatto, ma decise di accontentarla. Fece un cenno con la testa e ritornarono sui loro passi.
Arrivati in biblioteca Hermione si diresse decisa verso la Sezione Proibita. Harry si stupì e la seguì in silenzio. Hermione sgusciò fuori dal mantello e sparì dietro uno scaffale per poi tornare quasi subito con un grosso libro ammuffito seminascosto sotto il pigiama. Harry non riuscì a leggerne il titolo, ma non fece domande. Lei lo guardò come a dire che potevano anche tornare indietro. Quando furono nei pressi della sala d’ingresso Hermione ebbe un attimo di esitazione, come se volesse andare da qualche altra parte. Tastò con una mano il libro che aveva nascosto sotto il pigiama, probabilmente chiedendosi cosa sarebbe stato più conveniente fare. Optò per tornare alla torre, erano già stati molto fortunati a passare inosservati fino a quel momento, non valeva la pena rischiare ulteriormente.
Attraversato il buco del ritratto, si tolsero il mantello e si accasciarono su due poltrone. I cigolii e i rumori provenienti dal piano superiore erano cessati e Ginny si era addormentata sul divanetto. Sentendoli entrare si svegliò e si mise a sedere stropicciandosi gli occhi.
-Dove siete stati?- chiese.
-Hermione ha voluto fare un salto in biblioteca- rispose Harry facendo un cenno con la testa verso di lei.
Ginny la guardò sorpresa e vide che teneva in grembo un grosso volume dalla pesante copertina in pelle. Le bastò un’occhiata per capire che veniva dalla Sezione Proibita.
-Che cos’è?- chiese, incuriosita.
Hermione esitò, ma poi prese il libro e lo posò sul tavolino fra il camino e il divano. Si sollevò una piccola nuvoletta di polvere che odorava di stantio. Harry riconobbe quasi immediatamente il volume, anche se erano passati più di quattro anni da quando l’aveva visto l’ultima volta; era il “De Potentissimis Potionibus”.


Nota dell'Autore:
Salve a tutti, sono nuovo del fandom, e questa è anche la mia prima Fanfiction pubblicata (anche se non la prima scritta e dimenticata nei meandri del pc, sigh)! Sono ben accette critiche costruttivi e suggerimenti! Alla prossima, System.

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Capitolo 2
*** 02 - Chiarimenti ***




02 - Chiarimenti 


Harry la fissò stupito.
-Perché l’hai preso?- chiese.
Ginny prese il volume fra le mani per osservarlo meglio.
Hermione non sapeva se dire la verità o meno…
-Mah, per approfondire la materia, sapete, in vista dei M.A.G.O. Non è mai troppo presto per cominciare, no?-.
Nessuno dei due ci credette.
-E allora perché, visto che è per scopo scolastico, hai voluto prenderlo nel cuore della notte, quando ti sarebbe bastato chiedere al professor Lumacorno un permesso che sai benissimo ti avrebbe firmato senza problemi?- chiese Harry scettico.
Hermione arrossì leggermente e si guardò in giro.
-Non sai mentire!- disse Ginny dolcemente –dai, perché l’hai preso?-.
-Oh, va bene!- acconsentì Hermione –lo so, vi sembrerà una cosa stupida… m-ma non pensate male…-
-Vai- la incitarono.
-V… Voglio preparare del Veritaserum- disse lei tutto d’un fiato.
-La stupidità di una cosa dipende dal motivo per cui la si fa, non dalla cosa in sé- disse Ginny tranquilla.
Hermione si guardò i piedi. Si vergognava.
-Voglio usarlo su Ron- mormorò.
-Su Ron?!- chiesero stupiti Harry e Ginny quasi all’unisono.
-Sì…- spiegò lei, continuando a fissarsi i piedi –l’idea mi è venuta ripensando alla prima lezione di pozioni di quest’anno, quando il professor Lumacorno ci aveva fatto vedere il Veritaserum… È un po’ che ci penso…-.
-Maperché?!- insistette Harry.
Hermione singhiozzò.
-Non vedi come sono ridotta? Mi hai vista prima? Io non ce la faccio a continuare così, non ci riesco!-.
-Ma…-
-Un attimo prima mi dice che sono speciale, che per lui ci sono solo io… e un attimo dopo eccolo lassù con… con quella là!!-
-Cosa?!- Harry strabuzzò gli occhi.
Ginny era rimasta senza parole.
Hermione cominciò a spiegare, fra i singhiozzi: -È successo circa un mese fa… Una sera quando voi due eravate ad un allenamento di Quiddich. Eravamo andati in biblioteca per finire il tema di Difesa contro le Arti Oscure… Non c’era nessuno tranne Madama Prince che rimetteva a posto dei libri 4 o 5 scaffali più avanti… Stavamo scrivendo, e quando dopo un po’ ho alzato gli occhi ho visto che mi stava fissando. Aveva un’espressione dolcissima, un sorriso appena accennato…- nel raccontarlo si perse in quell’immagine e abbozzò un amaro sorriso –mi ha detto che ero bellissima… che era un po’ che mi guardava con occhi diversi… che ero speciale… oh… che stronzo!-.
-Ma poi tu cos’hai fatto?- Ginny era stupita e ansiosa.
-Me ne sono andata- disse lei –sapete bene cosa provo per lui, è stato uno sforzo immane per me fare l’indifferente… Ma stava dicendo la verità o voleva solo prendersi gioco di me? Non volevo cedere e mostrarmi debole… E ho fatto bene perché non passano neanche due settimane che… oh… che lo vedo… con quella - non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime.
-Oh… mi dispiace- Harry non sapeva cosa dire per consolarla –ma perché vuoi dare del Veritaserum a Ron?-
-Ma non capisci?- sbottò lei asciugandosi gli occhi con il dorso di una mano -voglio sapere la verità! Perché mi ha detto quelle cose in biblioteca?! Perché ora fa così?! So che probabilmente farà male ma devo sapere la verità, e questo è l’unico modo per avere delle certezze che siano tali… Ne ho bisogno!-.
Ginny le cinse le spalle con un braccio, lei nascose il volto nel suo pigiama e singhiozzò più forte.
Harry era perplesso.
-Penso che andrò a letto- disse infine Hermione stropicciandosi gli occhi. Si alzò, prese in mano il libro e si avviò verso il dormitorio.
Fra Harry e Ginny calò un silenzio imbarazzante, che lei interruppe qualche istante dopo dicendo che avrebbe seguito Hermione. Harry rimase seduto qualche minuto a fissare il camino spento, non sapendo che idea farsi della cosa, e quando decise di andare a dormire pensò che sarebbe potuto tornare nel suo letto senza problemi, data l’ora.
Nel dormitorio c’era un caldo opprimente e le tende dei baldacchini erano tutte tirate. Dean, Seamus e Neville erano tornati a casa per Natale, mentre, come tutti gli anni, lui era rimasto lì, così come avevano fatto Ron, Hermione, Ginny e pochi altri studenti del Grifondoro. Guardò con un misto di disgusto e irritazione le tende di pesante velluto rosso del baldacchino di Ron, da cui proveniva un debole rantolio. Ma si poteva essere più cretini?! Si stese a letto e poco dopo si addormentò.
Nella stanza accanto, invece, Hermione era certa che avrebbe passato la notte sveglia. Stava di nuovo piangendo. Cercava di soffocare i singhiozzi nel cuscino, il libro stretto al petto come se fosse l’ultimo appiglio a cui attaccarsi per evitare di cadere…

 

Nota dell'Autore:
Salve a tutti! Eccomi qua =) spero che questo capitolo vi sia piaciuto! ^^ Se siete arrivati fin qua, posso chiedervi per favore di lasciare una recensione? =P Davvero, ho
bisogno di sapere cosa ne pensate xD (so che può suonare come una frase fatta strafatta e ultrafatta, ma vi assicuro che è vvvero!!! xD) Grazie mille in anticipo a tutti!! Alla prossima, System

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Capitolo 3
*** 03 - Macchinazioni ***




03 - Macchinazioni

 
Quando la mattina dopo Harry scese nella sala comune trovò Hermione, ancora in pigiama, seduta davanti al fuoco. Era sconvolta. Gli occhi rossi e gonfi indicavano chiaramente che aveva pianto da poco e due occhiaie scure le solcavano il viso.
Si sedette accanto a lei.
-Come stai?- chiese, premuroso.
-Bene- sospirò lei, più per convincere sé stessa.
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma si fermò nel vedere Ron scendere le scale del dormitorio ed entrare nella sala comune. Cercò di rimanere indifferente mentre lo guardava gettarsi su una poltrona e lasciarsi sfuggire un “Aah!” liberatorio, al che Hermione puntò lo sguardo per terra e cominciò a studiare la fantasia del tappeto.
-‘Giorno!- disse Ron allegramente, alzando gli occhi.
Quando vide Hermione un’espressione indecifrabile gli si dipinse in volto.
Harry non sapeva come Ron avesse interpretato lo stato in cui si trovava l’amica, né tantomeno cosa avesse pensato vedendola così.
Hermione si morse il labbro.
-Vado in biblioteca- disse a denti stretti, quindi si alzò e salì nel dormitorio, probabilmente per andarsi a vestire, pensò Harry. Ron sospirò rassegnato e si fissò le ginocchia.
Nel momento in cui Hermione scomparve su per la scala a chiocciola che portava ai dormitori delle ragazze, scendendo da quella dei ragazzi comparve Lavanda Brown. Non appena vide Ron, squittì e andò a sedersi sulle sue gambe.
Indossava uno dei classici maglioni alla Weasley di Ron, color melanzana, che le calzava molto largo. Harry ebbe la sensazione che oltre alle mutandine rosa che si riuscivano a scorgere attraverso le maglie larghe dell’orlo del pull-over non indossasse niente.
Ron sorrise e si sedette in modo più composto per farla stare più comoda. Lavanda accavallò le gambe oltre il bracciolo della poltrona e cominciò a passare una mano fra i capelli di Ron, che le mise una mano sul sedere e la baciò.
Harry si accorse che senza volerlo il volto gli si era contratto in una leggera smorfia di disgusto, quindi provvide subito a spostare lo sguardo altrove.
Hermione fece capolino dall’imboccatura delle scale e attraversò di corsa la sala comune, andando decisa verso il buco del ritratto; gettò un’occhiata a Ron e Lavanda, entrambi troppo occupati per accorgersi di lei.
Pareva che nascondesse qualcosa sotto la maglia, forse il “De Potentissimis Potionibus”…
Lo scatto del buco del ritratto che si richiudeva dietro le spalle di Hermione attirò l’attenzione di Ron, che si staccò da Lavanda e si guardò in giro.
-Oh, ciao Harry!- esclamò Lavanda notando la sua presenza, o quantomeno degnandolo solo in quel momento della sua attenzione. Harry sorrise debolmente.
-‘Giorno- borbottò –vado a…- cominciò a dire, ma poi vide che avevano ripreso a pomiciare, quindi si alzò, uscì dal buco del ritratto e si diresse verso la Sala Grande per fare colazione.
Come ogni anno nel periodo natalizio la Sala Grande era addobbata con i consueti dodici mastodontici abeti rossi e decine di ghirlande di agrifoglio pendevano dal soffitto, che quella mattina era di un brillante color perla.
La sala era quasi vuota, vi erano solamente qualche studente e due insegnanti che facevano colazione al tavolo delle autorità.
Harry si sedette al tavolo dei Grifondoro, pressoché deserto, e si servì di una porzione di pudding. Fuori stava cominciando a nevicare. Leggeri fiocchi bianchi danzavano e vorticavano qua e là prima di posarsi sulla soffice e intatta coltre di neve formatasi durante la notte.
Harry aveva già quasi finito il suo pudding quando vide entrare nella sala Hermione, che dopo averlo localizzato si diresse verso di lui con passi decisi. Aveva con sé una borsa nera piuttosto grande e dal rumore che fece quando venne posata sulla panca di legno si poteva ipotizzare che fosse piena di barattoli di vetro.
-Ti spiego dopo- disse Hermione indicando la borsa, dal momento che Harry la stava fissando con aria interrogativa.
In quel momento arrivò anche Ginny. Sembrava irritata. Si lasciò cadere pesantemente vicino a Hermione e prese una porzione di porridge.
-Ciao- la salutarono.
Harry le prese la mano e le sorrise dolcemente, stavano insieme già da quasi un mese ormai.
-Ciao ragazzi- disse lei bevendo un sorso d’acqua –che è quella borsa?- chiese poi.
Hermione si guardò intorno per accertarsi che nessuno fosse abbastanza vicino da poterli sentire.
-Sono andata a prendere gli ingredienti per preparare il Veritaserum- sussurrò –non è per niente facile da preparare, ma ce la posso fare, ho dovuto rubare alcuni ingredienti dalla scorta personale di Lumacorno, altri li avevo già, devo solo trovare un posto dove poterla preparare in pace…-.
-Il bagno di Mirtilla Malcontenta?- propose Ginny.
-Ormai è inaccessibile, in più da quando è stato scoperto che è l’entrata della Camera dei Segreti è stato circondato da degli incantesimi di avvertimento, per cui se qualcuno prova ad entrarci il preside viene subito avvertito- spiegò Hermione.
-Nel dormitorio ci siete solo voi due al momento…- azzardò Harry.
-Sì ma la preparazione richiede un tempo piuttosto lungo, son sarà pronta prima della fine delle vacanze!-.
-La stanza delle necessità?- tentò Ginny.
-Ci avevo pensato anch’io, però sai… non mi fido tanto… non mi piace l’idea di preparare una pozione in una stanza che sparisce, voglio dire… e se per uno sbaglio viene persa?-.
Nessuno dei due volle contestare. Harry si voltò e vide Ron che avanzava verso di loro.
-Vado in biblioteca!- disse subito Hermione, seccata. Si alzò di scatto, afferrò la sua borsa e uscì dalla sala spiccando una leggera corsetta.
Ron la guardò uscire, stranito, poi si sedette di fianco a Harry.
-Ma che ha? Perché fa così?- chiese.
Harry, non sapendo cosa dire, alzò le spalle e Ginny si morse il labbro, probabilmente per evitare di dire qualche improperio.
-Devo andare a finire un tema per Piton- disse poi alzandosi e andandosene senza aggiungere altro.
-Sarà meglio che vada a preparare quel compito di Erbologia- disse Harry, non avendo voglia di rimanete solo con Ron al momento.
-Anche tu?! Ma che avete tutti sta mattina?- chiese stupito.
Harry finse ancora di non saper nulla.
-È tanto strano volersi portare un po’ avanti con i compiti?! Siamo pieni fino al collo!-.
Ron annuì, spaesato.
-Ci vediamo dopo…- disse addentando una fetta di pane che aveva appena imburrato e spalmato con della marmellata di arance.
Nella sala d’ingresso Harry incrociò Lavanda che gli correva incontro.
-Ron sta facendo colazione?- chiese con una vocetta acuta e infantile.
-No- mentì Harry, senza sapere bene perché –l’ho visto andare verso la guferia- disse poi.
-Ah- si sorprese lei -credevo…  beh… grazie!- si voltò e si diresse verso la guferia.
 
Poco dopo, Harry era seduto su una delle poltrone di fronte al camino della sala comune, aveva preso un rotolo di pergamena e ora cercava di finire il tema di Erbologia che la Professoressa Sprite voleva consegnassero la prima lezione dopo le vacanze. Aveva pensato che sarebbe stato meglio se avesse finito il compito, in caso Ron fosse tornato nella sala comune. Fissò la pergamena senza sapere come continuare. “Usi dei Tentacoli Velenosi e antidoti al loro veleno”. Sfogliò la sua copia di Mille erbe e funghi magici nella speranza di trovare qualcosa di utile.
Improvvisamente un ticchettio alla finestra attirò la sua attenzione, e voltandosi vide Edvige che picchiettava col becco contro il vetro. Si alzò, aprì la finestra e la fece entrare. Aveva un piccolo biglietto legato alla zampa. Harry lo prese e subito la candida civetta andò ad appollaiarsi davanti al fuoco per scaldarsi un po’.
Aprì il biglietto e riconobbe immediatamente l’armoniosa calligrafia di Hermione.
 
“Ho trovato il posto ideale, vieni nella sala d’ingresso fra dieci minuti. Accertati che Ron non ti veda”.


Nota dell'autore:
Salve a tutti! Ok, sì, lo so, è tantissimo che non pubblico nulla, ma ho avuto un sacco di cose da fare ultimamente!! Però sono ancora qua, eheh. Ok, basta. Questo è il terzo capitolo di questa ff, spero vi piaccia!! Per favore, fatemelo sapere in una recensione dai =D Non costa nulla! Come sempre sono ben accette anche critiche e suggerimenti! =P Alla prossima, System.


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Capitolo 4
*** 04 - La Stanza ***



04 - La Stanza


-Ma dove vai?!-
Harry, uscendo di fretta dal buco del ritratto, aveva cozzato contro Ron.
-Devo andare in biblioteca a prendere un libro per il tema di Erbologia- disse prontamente Harry, accennando con la testa all’interno della sala comune, dove su una delle poltrone giaceva il suo tema incompleto.
Ron bofonchiò qualcosa ed attraversò il buco del ritratto. Dopo essersi accertato che fosse davvero entrato e che non gli stesse più prestando attenzione, Harry si voltò e si diresse con una camminata piuttosto veloce verso la Sala d’Ingresso. Saltò gli ultimi tre scalini dell’ultima rampa con un balzo, e quando alzò la testa sulla sala lo colpì il fatto che Hermione non fosse sola.
Una ragazza dai lunghi capelli biondo sporco, con degli eccentrici orecchini a forma di ravanello era con lei e si guardava intorno con aria sognante.
-Ciao Luna- la salutò Harry.
-Oh ciao Harry!- sospirò lei, riportata alla realtà.
Harry lanciò a Hermione un’occhiata perplessa, come per chiedere una spiegazione. Evidentemente lei la colse.
-Luna mi ha detto di aver per caso sentito che stavamo cercando un posto in cui poter preparare in pace una pozione- spiegò subito.
Luna annuì, prendendo a giocherellare con la sua collana di tappi di burrobirra.
-E mi ha detto- continuò Hermione –di conoscerne uno che potrebbe fare al caso nostro-.
-È la stanza di Priscilla Corvonero- intervenne Luna –solo pochissimi corvonero ne sono a conoscenza, e comunque non ci va mai nessuno-.
Hermione sfoggiò un sorriso soddisfatto.
-E dove si trova?- chiese Harry, anche se già poteva intuire la risposta.
-Sotto la sala comune di Corvonero- rispose Luna, sempre con lo stesso tono perso e sognante.
A Harry l’idea di nascondersi nella torre di Corvonero non sembrava meno rischiosa e azzardata di utilizzare la Stanza delle Necessità, anzi, a parer suo, era molto più improbabile, tuttavia non disse nulla.
-Possiamo andare?- chiese Hermione, scuotendo leggermente la grossa borsa nera che aveva ancora con sé.
-Certamente!- esclamò Luna –seguitemi-.
Risalirono per la scalinata da cui poco prima Harry era sceso, poi ne imboccarono una sulla destra, poi un’altra, e un’altra ancora. Percorsero un corridoio, svoltarono a destra, e poi ancora scale. Harry non era sicuro che sarebbe riuscito a tornarci da solo.
-Eccoci qua- disse Luna dopo un po’, indicando un grande portone di legno scuro in cima a un’ultima rampa di scale.
Al centro del portone, completamente decorato con sottili incisioni e intarsi dorati, vi era un battente con la forma di un corvo ad ali spiegate. Luna bussò al portone. Il corvo spalancò il becco e una voce dolce e melodiosa disse “Come si può viaggiare senza spostarsi?”
-Beh… per esempio leggendo. La lettura permette di esplorare luoghi e vivere avventure straordinarie!- rispose subito Luna. Il corvo annuì energicamente e la porta si spalancò.
Harry e Hermione osservarono in silenzio… curioso sistema!
Entrarono.
La sala comune di Corvonero era una grande stanza rotonda e tutto sommato accogliente, nonostante un freddo colore blu facesse capolino quasi da ogni angolo. Il camino, in cui ardeva un allegro fuoco scoppiettante, era circondato da un elegante divanetto semicircolare foderato di un soffice velluto color zaffiro. Le pareti di pietra grigia si vedevano appena fra un arazzo e l’altro e il pavimento era quasi interamente ricoperto da un grande tappeto blu marino. Alla loro sinistra, in una nicchia scavata nella parete, si ergeva in tutta la sua maestosità una magnifica statua a grandezza naturale di Priscilla Corvonero, scolpita in un marmo candido come quelle nuvole di panna montata che attraversano il cielo azzurro in primavera, eterea, di rara bellezza, allo stesso tempo dolce e severa.
Luna sospirò e sorrise.
-L’entrata della stanza- disse –è… qui-.
Si diresse verso la statua di Priscilla Corvonero, vi si fermò davanti e fece un leggero inchino molto aggraziato.
-Buongiorno signorina Corvonero, vorremmo, se possibile, accedere alla vostra stanza-.
Harry e Hermione la fissavano in silenzio. Improvvisamente la statua si animò e fece una riverenza appena accennata a Luna, poi con movimenti molto delicati, quasi come se stesse fluttuando nell’aria, si fece da parte rivelando uno stretto passaggio sul suo basamento. Luna ringraziò gentilmente e la statua fece un cenno con la testa, sorridendo.
-Venite pure- disse Luna, rivolta a Harry e Hermione, per poi infilarsi nel piccolo pertugio e scomparire dalla loro vista.
Harry la seguì, e così fece Hermione, anche se con un po’ più di fatica dato il volume della borsa che portava.
Passando davanti alla statua Hermione non poté fare a meno di chinare leggermente la testa in segno di rispetto; anche se dolce e amichevole, quella figura era talmente austera che le era venuto spontaneo.
Il passaggio si richiuse alle sue spalle e piombarono nella semioscurità. Dopo aver sceso qualche scalino di una stretta scala a chiocciola si trovarono davanti a quello che supposero essere un portone. Appena Luna l’ebbe sfiorato, quello si spalancò e si trovarono sulla soglia di una grande stanza rotonda.
Harry pensò al fatto che non l’aveva mai vista sulla Mappa, ma non se ne stupì. Sicuramente Hogwarts nascondeva decine di luoghi che anche ai Malandrini erano rimasti segreti.
Sul lato sinistro si trovava un grosso letto a baldacchino incorniciato da leggere tende color fiordaliso, in tinta con le lenzuola di seta e le federe dei morbidi cuscini. Appoggiato al muro, dalla parte opposta al letto, vi era un piccolo scrittoio d’ebano, molto raffinato, su cui era posato un calamaio colmo d’inchiostro blu e una piuma di pavone. Un’ampia finestra si apriva sul muro di fronte al portone e fuori si poteva vedere il cielo bianco di nubi di quella mattina. Hermione posò la borsa sul soffice tappeto blu e sospirò.
-Basta questo per entrare?- chiese Harry, non convinto.
-Starai pensando che probabilmente è facile che qualcuno ci possa finire per caso- disse Luna.
Harry rimase in silenzio.
-Vedi- spiegò lei –bisogna solo tener conto di pochi piccoli accorgimenti, come l’inchino, per esempio: non a tutti viene da inchinarsi davanti a una statua! Poi rivolgersi alla statua dicendo “signorina Priscilla Corvonero”, così si è sicuri di non essere fraintesi. E poi a chi verrebbe mai in mente di poter accedere a una stanza di cui neanche sospetta l’esistenza?!-.
Hermione pensò che non si poteva far altro che darle ragione. Sì… quello era proprio il posto adatto! -Ma come facciamo una volta finite le vacanze?- chiese quindi Harry, ancora un po’ scettico.
-Non è un problema- questa volta a rispondere fu Hermione –il grosso della preparazione è all’inizio… quando ricominceranno le lezioni ci sarà solo bisogno di lasciare la pozione in ebollizione e non serve che qualcuno venga spesso qui-.
Harry ammise che effettivamente si poteva fare.
-Bene…- sospirò Hermione –direi che si può cominciare!-.
-Adesso?!- Harry non se l’aspettava.
-Beh che senso ha aspettare?- intervenne Luna, che nel frattempo si era seduta sul letto e stava osservando i disegni che delle piccole crepe avevano creato sul soffitto.
Hermione  si chinò e cominciò a svuotare la borsa, posandone il contenuto sul pavimento.


Nota dell'autore:
Salve a tutti! Ri eccomi con un nuovo capitolo... Spero vi piaccia, anche se è un po' strano, sì, lo so, una stanza così inventata dal nulla di sana pianta... Fatemi sapere con una recensione che ne pensate di questa trovata geniale!! xD Peer favore dai!! =D Ok, basta, alla prossima, System.

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Capitolo 5
*** 05 - Discorsi ***



 

05 - Discorsi

 

I giorni passavano. Ogni tanto Ginny sorprendeva ancora Hermione piangere nel sonno, ma sembrava che preparare la pozione le desse sicurezza e la facesse stare un po’ meglio. L’atteggiamento di Ron non era molto cambiato col passare del tempo, raramente si allontanava da Lavanda per andare a stare con i suoi amici, ma quando lo faceva automaticamente Hermione cercava sempre un pretesto per andarsene. Il ragazzo comunque non sembrava farsi troppi problemi e non dava segno di volerne sapere di più. Questo suo comportamento, oltre che far star male Hermione, non faceva atro che accrescere lo sdegno di Harry e di Ginny, che non riuscivano a spiegarsi come nell’ultimo periodo Ron fosse potuto diventare improvvisamente tanto insensibile e menefreghista. Tutto procedeva secondo i piani…

 

Giunse la mattina di Natale.

Quando Harry si svegliò trovò ai piedi del letto la consueta pila di regali e non poté fare a meno di sorridere. Gettò lo sguardo sul letto di Ron. Lui non c’era.

 Sospirò… Si vestì e scese nella sala comune, e trovandola vuota decise di andare nella Sala Grande a fare colazione. Stava attraversando la sala d’ingresso a capo chino, quando si sentì chiamare.

-Harry!-

Sollevando la testa vide Luna che stava venendo verso di lui. Aveva in mano una busta.

-Buon Natale- disse lei.

-Buon Natale, Luna- rispose, un po’ spaesato, ancora immerso nei suoi pensieri.

-Stavo andando alla guferia a spedire questa, ti va di venire con me?- chiese lei indicando la busta che teneva in mano.

-Oh… si, certo!- acconsentì Harry.

Lei gli restituì un sorriso.

Fianco a fianco, varcarono la soglia del castello e respirarono l’aria fredda di quella limpida mattina d’inverno.

Luna sospirò, chiudendo gli occhi, quasi inebriata dalla freschezza e dalla purezza di quell’aria.

-È bellissimo, non è vero?- disse poi.

Harry rimaneva sempre spiazzato dalla semplicità di quella ragazza. Con certe sue domande, certe sue affermazioni, che a primo impatto potevano sembrare banali, superflue, riusciva a far notare e a far apprezzare quelle piccole cose che spesso vengono trascurate o date per scontate, appunto proprio come la bellezza di quel paesaggio, che tutti i giorni potevano vedere affacciandosi alle finestre del castello.

Tutto ciò che li circondava si crogiolava sotto una soffice coltre bianca. La foresta dormiva, silenziosa e calma; il Platano Picchiatore, spoglio, era percorso da brividi di freddo, e ad ogni suo movimento un po’ di neve cadeva dai suoi rami e andava a posarsi leggera sul terreno sottostante emettendo un dolce e flebile suono ovattato. Un grosso e regale gufo grigio volava maestoso sul parco, sbattendo lentamente le grandi ali, disegnando larghi cerchi concentrici. La superficie del lago nero era completamente piatta, senza la minima increspatura; una pellicola ghiacciata tanto sottile quanto fragile segnava il pelo dell’acqua e faceva sì che il confine delle rive si fondesse con le sponde erbose perdendo la sua nitidezza, nascosto dal bianco.

Aleggiava nell’aria un senso di pace, di assopimento, di quiete assoluta. Il silenzio era pressoché totale, screziato solamente dagli allegri latrati di Thor che saltellava spensierato giocando in mezzo alla neve attorno alla capanna di Hagrid, al limitare della foresta.

-Sì, è bellissimo- assentì Harry. Non sapeva dire se per merito dell’aria fresca, del silenzio, di Luna o di qualcos’altro, ma si sentiva leggero, come se fosse stato liberato da un peso che in tutti quei giorni gli aveva gravato sulle spalle.

Discesero gli scalini dell’entrata principale del castello e si diressero sereni verso la guferia, ascoltando lo scricchiolio della neve che si schiacciava sotto i loro passi. Il loro fiato si condensava in bianche nuvolette di vapore.

-È Hermione quella?- chiese ad un certo punto Luna, che alzando lo sguardo aveva visto arrancare nella neve una figura vestita di nero che risaliva il parco dirigendosi verso di loro. Nonostante fosse ancora lontana, Harry la riconobbe.

-Sì, è lei- confermò. Perché era lì? Che cosa stava facendo?

I due si fermarono ad aspettarla. Hermione li raggiunse con il fiato corto. Aveva le guance e la punta del naso arrossate per il freddo, i capelli leggermente bagnati e teneva seminascosta sotto il mantello la sua borsa nera.

-Buon Natale- sorrise Luna.

Hermione deglutì.

-Buon Natale anche a te- sembrava di buonumore.

Quando Harry le fece notare che aveva una guancia sporca di terra, lei rispose sfregandosela con una manica del maglione.

-Oh, sì- spiegò, con il parlare rotto dal fiatone –sono andata giù alla serra a raccogliere delle radici di mandragola, sono cresciute quanto basta… Scusate, ma devo andare ad aggiungerle alla pozione ora che le ho appena tagliate… Ci vediamo dopo nella Sala Grande- quindi passò loro oltre e si diresse verso il castello.

Harry e Luna la fissarono per un po’, prima di riprendere a camminare.

-Tu cosa ne pensi di tutta questa storia, di Ron e del resto?- chiese quindi Harry.

-Non credo di essere la persona più adatta a cui chiedere un parere a riguardo- rispose Luna –insomma, non conosco Ronald quanto lo conoscete voi, tuttavia mi è sembrato di notare qualcosa di diverso in lui ultimamente… Il suo sguardo, per esempio, sembra più… più assente… Suppongo sia l’amore-

-Eh?-

-Penso che sia Lavanda, no? Voglio dire, ciò che lui prova per lei… È l’amore, una forza che va al di là di ogni magia, Silente lo dice sempre. È una forza misteriosa, potentissima. La gente ritiene che faccia cambiare le persone, che le renda migliori. Io non ne sono poi così sicura…-

-Perché?-

-Beh, ne abbiamo la prova davanti agli occhi. Può essere considerata buona una persona che ne fa soffrire tanto un’altra come Ron sta facendo con Hermione? No, secondo me no…-

-Però non credo che lo faccia apposta-

-Oh, non sto dicendo questo, non lo sto accusando. Lui può anche farlo inconsciamente, ma di fatto Hermione ci sta male, molto… Quando c’è di mezzo l’amore c’è sempre chi ne trae giovamento e chi ne soffre-

Harry si chiese se non stesse parlando per esperienza.

-E pensi sia giusto ciò che sta facendo Hermione?- chiese.

-Sta solo cercando di sapere la verità, qualunque essa sia. In questi casi il dubbio è una condizione tremenda… Ormai è arrivata ad un punto in cui è disposta ad affrontare qualsiasi tipo di realtà. A volte è meglio cadere nel baratro piuttosto che starne pericolosamente sul ciglio, non trovi?-

-Ma stando sul ciglio si ha la speranza di potersi ancora salvare, no?-

-Però se si cade si ha la possibilità di ricominciare da capo la salita, e spesso ricominciare da capo aiuta a far chiarezza, a ripercorrere la strada a mente lucida e con una migliore disposizione d’animo-

Harry era perplesso.

-Ma dopotutto è molto relativo- sospirò infine Luna sorridendogli dolcemente –questo è solo ciò che penso io. Ognuno vede la cosa in modo diverso, e di conseguenza agisce diversamente di fronte alla stessa situazione, come è anche giusto che sia-.

Camminarono in silenzio lungo l’ultimo breve tratto che ancora li separava dalla guferia. Luna scelse un grande gufo marrone per recapitare la sua lettera. Gliela legò quindi alla zampa e l’animale spiccò subito il volo, tuffandosi in quella fredda mattina e dirigendosi verso sud. Lo guardarono volare via attraverso la finestra senza vetri da cui era appena partito. Quando fu ormai soltanto un lontano puntino scuro in quel pallido cielo invernale, ridiscesero la scalinata della guferia e ritornarono silenziosi al castello.


Nota dell'autore:
Salve a tutti!! Ok, ok, lo so, discorsi un po' strani, vabbè... Luna la pensa così xD Dunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prego, già che siete arrivati fino a qui, non costa nulla lasciare un recensioncina piccina piccina... Ma guardatemi, non vi faccio pena?? xD No dai, a parte gli scherzi, fatemi sapere che ne pensate pleease! xD Ok, me ne vado... Alla prossima, System.

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