L'ultimo Bacio

di EaterOfCarrots
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***



Capitolo 1
*** -Prologo ***


 
Passeggiavo per le vie di Birmingham e probabilmente stavo passando il momento più triste della mia vita.
Quella città ormai la conoscevo come le mie tasche, dopotutto c’ero nata e ci abitavo da 18 anni.
L’avevo sempre amata, ma in quel momento la odiavo con tutto il cuore.
Piangevo da più di un’ora, come potevo dirgli che lo avrei abbandonato? 
Ed io come avrei fatto senza di lui? Lui che negli ultimi due anni aveva riempito la mia vita, facendomi sentire finalmente bene. 
Mi sedetti su una panchina a lato del parco, cercai di tenere il più possibile la testa bassa e di smettere di piangere, non volevo farmi vedere così.
Forse passarono dieci minuti, forse quindici.
Rimasi sempre lì, con lo sguardo immobile sui piccoli sassolini marroni che erano sparsi sulla strada, le lacrime che scendevano senza riuscire a fermarsi e le mani incollate una all’altra. 
Ad un certo punto un braccio passò oltre la mia schiena appoggiandosi al mio fianco. 
“Ehi Lucy” mi disse lui con il suo solito tono dolce. 
Riuscii a balbettare un semplice ehi. 
“Che succede?” Affondò il viso tra i miei folti capelli biondi.
Non riuscivo a parlare, stavo affogando nelle mie lacrime. Cercai di soffocare il mio malessere tra le sue braccia calde, le sue braccia rassicuranti. 
“Me…me.. ne devo andare…da qui” dissi fermandomi ad ogni singola parola. 
Rimase in silenzio, sentivo la sua testa oscillare a destra e sinistra.
“No…no… non… te ne puoi…andare” disse lui balbettando. 
“I miei… vogliono…andare…in Italia…”. 
“Lucy, ti prometto che ci ritroveremo..” mi disse lui accarezzandomi la testa. 
Feci un semplice cenno con la testa. 
Rimanemmo per un po’ lì, sempre abbracciati, ora stavamo piangendo tutti e due. 
Mi accarezzò il viso cercando di asciugare quell’ultima lacrima che stava scendendo dai miei occhi estremamente neri. 
“Lucy, ti amo” mi sussurrò, quasi come un soffio di vento, nell’orecchio.
“Payne, non sai quanto ti amo io…” dissi fissando i suoi occhi profondi. 
Fece strofinare il suo naso sul mio, poi lentamente cercò le mie labbra.
Le fece combaciare, le fece dischiudere dolcemente, piano, piano. Era un bacio salato, sarebbe stato l’ultimo bacio.  
  

 
Buonaseraaa :3 
Questa è la mia seconda FF sui One Direction, anche se la prima non è ancora finita. 
Ma mi è venuta un'idea per una nuova e non potevo tenerla tra me. 
Spero vi piaccia , voooglio tante recensioni eh ♥ 
Se mi fate tante tante recensioni vi regalo uno dei one direction in miniatura ♥
Grazie (di già)
xx @EaterOFCarrots ♥  

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Capitolo 2
*** 2 ***


20 anni dopo…
 
Ero seduta a cavalcioni sul davanzale di camera mia, la testa era appoggiata al muro che ormai era sbiadito, in mano avevo la mia solita sigaretta, quello era il posto dove di solito andavo a fumare.
Guardai la mia stanza, che fino a ieri era piena zeppa di poster, libri e altre cose messe alla rinfusa, ora era vuota, mi rigirai verso la strada dove abitavo.
Era un paesino tranquillo, una via fin troppo pacifica, un quartiere ordinato, perfetto e simmetrico e io odiavo la perfezione!
Sentii un tonfo, la porta della camera rimbalzò contro la parete.
Un ragazzino pieno di brufoli, capelli castani, molto alto che indossava sempre felpe molto grandi per il suo corpo esile sbucò dalla porta “Nic, la mamma ha detto di venir giù” mi disse.
Quello era mio fratello Tommaso, anzi Tom, perché bisognava obbligatoriamente chiamarlo così.
Sbuffai, feci uscire l’ultimo fil di fumo fuori dalla mia bocca e lasciai il resto della sigaretta a deteriorarsi sul davanzale di marmo bianco.
I pochi movimenti che feci, li feci molto lentamente; chiusi la finestra e rimasi qualche secondo a fissare il vento che cullava le verdissime chiome degli alberi, poi presi le due valigie.
Si, stavo partendo.
“Nicole, muovi quel culo”. La donna che stava urlando invece era la finezza in persona, mia madre.
Scattai verso la porta, andai in corridoio e mi misi sul primo gradino delle scale.
“Mamma non mi mettere fretta, io non ci voglio andare in quella cazzo di città, ok?” la finezza l’avevo presa da lei e su questo non c’erano dubbi.
“Nicole…” mi guardò in cagnesco, aveva la mano attaccata al pomello della porta e sotto braccio uno scatolone che rischiava di esplodere, da in cima spuntava fuori una cornice marrone, in un bordo si intravedeva un cielo azzurro e poco più sotto una ragazza sorridente dai lunghissimi capelli biondi che saltava la corda.
Davanti a me avevo la stessa ragazza, decisamente più invecchiata e quel sorriso adolescenziale era sparito.
“…Nicole… ne abbiamo già parlato…” mi disse fermamente, sparendo poi fuori dalla porta.
Rimasi ferma li, prima o poi sarebbe rientrata.
Rientrò. “E io sono sempre della solita idea…” le urlai.
“Allora vai a cercare quello stronzo di tuo padre e vai da lui…” mi rispose senza guardarmi.
Mio padre, era la mia vita, era sempre stato la mia vita fin da piccola, era quel tipo di padre che trattava le figlie come principesse, poi un anno fa scomparve nel nulla, mi feci spiegare tutto da mia madre, ma ogni volta che iniziava a parlarne iniziava a piangere.
Dopo un anno capii solo che era scappato all’estero con una ragazza decisamente più giovane.
Ci aveva lasciato nella merda, mia madre da sempre casalinga si era disperata a cercare uno straccio di lavoro, con risultati scarsi, mi impegnai anche io, dopo scuola andavo a lavorare in un bar, ma con il carattere che mi ritrovavo, non durai tanto.
Visto che ormai mia madre non ce la faceva più decise, un mese fa, di andare nella sua terra natale, l’Inghilterra.
Sbuffai e iniziai a scendere lentamente le scale.
Uscii in cortile, la macchina di mamma era messa di traverso sul viottolo ordinato della nostra villetta, due portiere erano aperte, Tom era in macchina, dal cappuccio verde della sua felpa sbucavano i fili delle cuffiette.
Misi le valigie dietro, mi sedetti sui morbidi sedili blu e chiusi la portiera, facendo un casino pazzesco.
Mamma sbucò dalla porta di corsa, mise le ultime cose nel portabagagli e si sedette davanti al volante.
Con la coda degli occhi vidi che mi guardava.
“Che vuoi?” le dissi.
“Mi chiedo perché non abbia potuto avere come figlia una di quelle ragazze che appena le nomini Londra iniziano ad urlare e far festa!”
Come era simpatica mia madre. “E’ un peccato vero? Barattami con qualcun altra allora…” dissi mantenendo sempre le braccia incrociate al petto.
“Nic, vedrai che ti adatterai facilmente…”
Non le risposi, adattamento, parenti, nuovi amici, bla bla bla erano discorsi che non faceva altro che ripetermi e che io mi ero stancata di sentire.
Cazzo, andavo ad abitare a Londra, ma io preferivo rimanere nel mio piccolo e fottutissimo paesino.
“Nicole sai di fumo..” mi urlò contro.
Sbuffai e mi girai verso il finestrino. Il paesaggio scorreva velocemente sotto i miei occhi e una scia verdastra correva freneticamente.
“Quante volte ti ho detto che non devi fumare?”. La sua non era una voce normale, assomigliava di più ad uno stridio acuto che mi irritava.
“…La prossima volta che sento odore di fumo nei paraggi, ti giuro che prenderò provvedimenti… provvedimenti pesanti!”
Dovrei stare a sentire una che probabilmente da ragazza ha fatto più casini di me, ah no, non l’avrei ascoltata, anche perché non lo facevo mai.
In quel momento avrei tanto voluto far fermare la macchina a mia madre, scendere e correre verso qualche posto, isolato e lontano da tutti.
“Ah Nic, mi sono dimenticata di dirti… che vicino alla nostra casa, ci abita mia cugina…” mi disse con il tono pacato che aveva di solito.
“..non mi interessa di tua cugina…” dissi scontrosamente.
“..fammi finire, piccola vipera…”. Ma quanto era carina. “… stavo dicendo, che mia cugina ha un figlio che ha quanto te…si chiama…” Schioccò le dita, di solito lo faceva quando non si ricordava le cose. “…non mi ricordo, ricordo solo che ha 17 anni…”
Oh bene, sarà stato come la gran parte dei diciassettenni, un povero sfigato!

 


Eeee rieccomi qui... 
Intanto buon 2012, che sia un anno felice e pieno di one direction ♥ 
poooi vi volevo ringraziare per le 8 recensioni, cavolini non avevo mai avuto così tante recensioni,
graaazi grazie e ancora grazie ♥
Spero che recensiate così tanto anche questo capitolo e il prossimo,
e spero vi piaccia :3 
PS: quel Payne del prologo vi ha portato completamente fuori strada... poi capirete con i prossimi :D 
xx @EaterOfCarrots ♥

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Capitolo 3
*** 3 ***


“Mamma esco” urlai, mentre scendevo giù per le scale. Presi la mia borsa a tracolla e mi diressi in cucina per prendere uno di quei muffin al cioccolato che mamma aveva appena sfornato.
Ne addentai uno e andai di corsa verso la porta ma mia madre spuntò dalla porta della sala.
“Dove credi di andare?”
“Esco…” dissi alzando le spalle.
“Si ho capito che esci, ma con chi? E dove vai?” mi disse avvicinandosi a me e sistemandomi i capelli da un lato.
Mi sistemai prontamente i capelli esattamente come erano prima. “Esco con me stessa, una mappa e un muffin… va bene?”
Sbuffò e si allontanò. “Fai come vuoi… ma non ti perdere e non arrivare tardi…”
Mi richiusi la porta di casa alle spalle. La nuova casa di Londra assomigliava molto alla casa che avevamo prima, solo che quella nuova sapeva molto più di vecchio.
L’unica cosa positiva era che a me era rimasta la stanza in mansarda, era piuttosto carina, tutta rivestita di legno scuro e dall’enorme finestrone che era a lato, riuscivo a vedere un bel pezzo di quartiere.
 
Tutto ciò che era nuovo, doveva essere esplorato.
Scrissi questa frase, naturalmente inventata da me, su un foglio e lo misi sul comodino, vicino alla lampada, cercai una mappa di Londra e segnai sul mio vecchio calendario il 23 giugno come giorno dedito all’esplorazione.
Non avevo la minima idea di come arrivare al centro e ne di come ritornare a casa, ma in qualche modo avrei fatto.
Presi qualche strada laterale, pedinai qualche vecchietta inglese e mi fermai a saltare la corda con delle bambine in cambio di indicazioni. 
Non so come feci, ma dopo due ore di cammino riuscii ad arrivare più o meno al centro di Londra. C’era caldo, c’era caos e c’era veramente caldo. La gente che camminava freneticamente per i marciapiedi e i gruppi di giapponesi che si fermavano ogni secondo a fotografare mi impedivano di camminare decentemente, l’unico modo era fare lo slalom tra la gente. Riuscii a distaccarmi dalla folla ed iniziai ad infilarmi nelle piccole vie che trovavo per evitare il casino.
Mi fermai al primo bar che trovai, un po’ per rilassare le orecchie e un po’ per rimanere un bel po’ sotto l’aria condizionata. Per ora Londra non è che mi entusiasmava così tanto.
Presi un frullato. Non l’avevo mai assaggiato, ma la cosa che mi veniva meglio nella vita era quello di sperimentare.
Ad una ragazza normale della mia età non sarebbe mai venuto in mentre di prendere una mappa e girovagare per una città sconosciuta non sapendo dove andare e non sapendo soprattutto come ritornare a casa. E anche questa cosa l’avevo ereditata da mia madre. Io e lei non andavamo molto d’accordo, eravamo sempre sul piede di guerra probabilmente perché eravamo estremamente simili.
 
Mia madre una notte, 18 anni prima, scappò di casa, odiava la sua piccola casa di campagna, odiava i suoi genitori; andò in un locale, quel locale che frequentava sempre con le sue amiche, ma quella volta ci stava andando da sola.
Era un locale piccolo ma ogni sera ci suonava una band, a lei piacevano, forse fin troppo, suonavano i pezzi rock che in quel periodo andavano tanto e lei si era innamorata del chitarrista.
Il chitarrista si chiamava Marco ed era innamorato pazzamente di quella ragazza bionda che sorrideva sempre, quella ragazza inglese che non sapeva spiaccicare una parola in italiano.
Scapparono insieme, andarono lontani dalle rispettive famiglie, lontani dalla loro vera vita, cambiarono il loro modo di vivere. Dopo un anno nacqui io. La principessa di papà.
Papà mi insegnò a suonare la chitarra, mi diceva che la musica in qualche modo aiutava sempre, mentre mia madre mi insegnò l’inglese.
Ma ora sono qui a 17 anni in un bar da sola, in una città nuova, con una madre sempre incazzata, un padre che sarà a divertirsi con la sua nuova amichetta per gli hotel di lusso in giro per il mondo, non avendo mai conosciuto i miei nonni e senza un briciolo d’affetto.
 
Il ciondolo della porta suonò e mi riportò nella vita reale. Mi ero stancata di pensare a mio padre anche perché non serviva niente pensarci, non sarebbe ritornato.
Stavo seduta su una di quelle sedie che girano che circondavano il bancone, io ero esattamente davanti al barista. Il ragazzo che aveva appena fatto oscillare i ciondoli in cima alla porta si avvicinò al bancone e ordinò due frullati.
Con la coda dell’occhio vidi che si girò dalla mia parte ma poi ritornò a guardare il barista.
Io mi alzai, non avevo più voglia di stare lì anche se non avevo ancora finito il frullato.
I ciondoli della porta risuonarono, scesi i due gradini che mi avrebbero riportato nella stradina di prima. Non appena svoltai per cercare qualche indicazione una biondina mi scontrò facendomi rovesciare il frullato sulla maglia.
“…ehi… guarda dove vai!” urlai.
La bionda spalancò gli occhi e la bocca non dicendo niente. Di primo impatto pensai che fosse stata una ragazza giovane, invece aveva delle piccole rughe che le solcavano il viso, portava dei tacchi vertiginosi e nonostante tutto era ancora più bassa dei miei 165 centimetri che a me non piacevano per niente, va be’ qualcuno era messo peggio di me.
Oltretutto mi pareva una che se la tirava, almeno si poteva scusare. Mi accertai che nel bicchiere ci fosse rimasto ancora del frullato e glielo tirai in faccia.
Lei spalancò ancora di più la bocca e fece un urletto stridulo.
Il ragazzo che era nel bar si avvicinò a lei. Ecco di chi era il secondo frullato.
“Caroline…cosa è successo?” Il ragazzo mi stava simpatico, mentre le parlava cercava di trattenere le risate.
Lei non disse niente, cercava solo di togliersi il frullato da dosso.
“La tua amichetta mi ha scontrato e io le ho risposto…” alzai le spalle. “…è stato un piacere conoscervi…” mi allontanai e lanciai il bicchiere bianco e rosso nel cestino.
Il ragazzo seguì con lo sguardo i miei passi.
“Harry… fai qualcosa…” urlò la bionda.
Harry fece solo una cosa, si mise a ridere, mandando su tutte le furie la biondina.
Allora esisteva qualcuno di simpatico in quel posto.  
 

Seeeera ragassuole ♥ 
Come state? 
Sono stra contenta delle 14 recensioni, sono stra feliceeeeee :D 
Spero che continuerete e leggere e a recensire... poi io alla fine vi regalo quello che volete LOL
Ho da dire anche un'altra cosa... so che
ora è un po' un casino la storia ma con i prossimi capitoli capirete un po' di più :D
Grazie davvero a tutti ♥
Un bacione @EatereOfCarrots ♥ 

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Capitolo 4
*** 4 ***


“Nic…sveglia…” qualcuno, probabilmente mia madre, mi stava scrollando.
“Nic…dai svegliati” continuò con i suoi ripetuti scrolli e incitamenti, ma io richiusi gli occhi e mi girai dall’altra parte.
Sentii i passi di mia madre allontanarsi e le tende della finestra spalancarsi. Il sole accecante di quella mattina di pieno agosto illuminò la mia camera estremamente disordinata.
“…guarda qui che casino…” disse lei, cercando di rimediare un minimo.
“pa..pamma… sonno…” cercai di bofonchiare qualcosa di sensato ma non ci riuscii, avevo la guancia spiaccicata sul morbido cuscino bianco.
“Alzati…dobbiamo andare da Anne…”. Mi tolse le coperte da dosso.
Mi alzai, mi stiracchiai e mi ributtai giù. “Chi..è Anne?”
“Nicole, è più di un mese che te la nomino…” mi disse lei uscendo da camera mia con in braccio nonsochecosa.
“…tua cugina?” dissi sbadigliando per l’ennesima volta.
“Già… sbrigati, mi ha detto che oggi c’è anche suo figlio…” mi urlò dal bagno.
“.. e io mi dovrei sbrigare perché c’è quello sfigato?”
“Nicole..dai magari non è uno sfigato…” mi disse uscendo definitivamente da camera mia.
Oh cavolo, ora mi toccava far finta di voler avere una relazione amorevole con la cugina e suo figlio, non vedevo l’ora!
Andai in bagno, avrei voluto starci un paio d’ore, giusto il tempo che mia madre si scordasse di me e se ne andasse da sua cugina, ma alle fine optai per starci quella mezz’ora buona, giusto per darmi una sistemata e per non sembrare una stracciona.
Poi scelsi una maglietta nera con delle varie scritte sopra e dei jeans corti, mi piaceva vestirmi bene ma in quella occasione non sarei dovuta andare a fare una sfilata.
“Pronta…” scesi le scale di corsa, mia madre mia aspettava già con le braccia incrociate davanti alla porta.
“Alla buon’ ora..”. Uscì di casa proprio nel momento io cui io la mandai a quel paese.
Io la seguii, Tom era già in macchina con il suo Ipod, con cui, secondo me, ormai aveva una storia d’amore.
“Ma non avevi detto che abitava vicino?” dissi a mia madre, mentre girava in una strada che non avevo mai visto.
Lei mi fece un ghigno. “In realtà abita a più di un’ora da qui…” disse trattenendo le risate.
Sbuffai ma lei proseguì il suo discorso. “…e solo che se ti avessi detto che abitava lontano tu non saresti venuta…vero?”
Be’, su questo non c’erano dubbi, mia madre mi conosceva fin troppo bene.
Rise nuovamente e scrollò la testa, poi attaccò la radio.
 
La musica, faceva parte della nostra vita, non c’era giornata in cui noi, insieme non l’ascoltassimo. Fino a qualche anno prima, ogni domenica, noi quattro, ci riunivamo davanti al caminetto, tutti seduti sul morbido tappeto del salotto, mio padre suonava la sua chitarra elettrica, era di un rosso fiammante e in un lato erano disegnate delle saette brillanti, io suonavo la mia chitarra classica e cantavo, mia madre cantava con me e il piccolo Tom si divertiva.
“…vaffanculo…” mia madre frenò di colpo, io alzai la testa di botto e mi accorsi che c’era una vecchietta che stava attraversando.
“..sei sempre la solita…” le dissi ammonendola.
“.. non è colpa mia se si è buttata in mezzo alla strada…” mi disse cercando di giustificarsi.
“..avrà novant’anni suonati quella e ha anche la forza di buttarsi in mezzo alla strada?” le dissi ridendo.
Rise anche lei, era da tanto tempo che non la vedevo così di buon umore, alla fine Londra era stata la scelta giusta.
“…siamo quasi arrivati…penso…” disse mentre scrutava la mappa che aveva sulle ginocchia.
Cazzo, eravamo nel 2011 e mai madre si riduceva a viaggiare ancora con le mappe.
“quel penso mi spaventa…” dissi.
Si mise a ridere poi mi indicò una villetta poco più in là. “Ecco, è quella…”
Davanti a casa c’erano due macchine, un giardino verdissimo, qualche alberello qua e la e fiori di diversi colori sbucavano dalle aiuole.
Mia madre parcheggiò lì davanti poi si diresse sicura e sorridente verso la porta di legno scuro.
Suonò. Pochissimo dopo una donna molto bella, non tanto alta e con un caschetto nero aprì la porta.
“Luuuucy…” urlò quella che presumevo fosse Anne. Ah già, Lucy era mia madre.
Mia madre e Anne si abbracciarono e rimasero li per qualche minuto.
Poi sciolsero l’abbraccio e Anne si voltò verso di me.
“Oh…tu dovresti essere Nicole…giusto?”
“Si, piacere…” le porsi la mano ma lei la sfiorò appena e mi abbracciò.
Salutò anche Tom e fece tutto con estrema grazia e gentilezza. Lei mi piaceva come parente, mi pareva molto giovanile e non rompicoglioni come mia madre.
Mi prese la borsa e la appoggiò in sala, quando ritornò di là sussurrò qualcosa all’orecchio di mia madre e risero insieme. Chissà quante ne avevano fatte da ragazze.
Mia madre guardò prima me e poi mio fratello e poi fece un cenno alla cugina.
“Nic…io e Anne andiamo a fare un giro…” mi disse sorridendo.
“..fate come se foste a casa vostra…” intervenne Anne “ah…di sopra c’è anche mio figlio…prima porta a sinistra… era molto felice di conoscervi…”
Guardai lo scorcio di scale che si vedeva dal corridoio, oh cavolo, mi toccava conoscere il cugino sfigato.
Sentii un flebile ciao e poi uno sbattersi di una porta, se ne erano già andate.
Salii con calma le scale e presi alla lettere quello che disse Anne…fai come se fossi a casa tua.
Mi tolsi le scarpe e le lasciai su di un gradino e iniziai a girovagare scalza per la casa.
Mi avvicinai alla prima porta a sinistra, era socchiusa, sentivo un ragazzo fischiettare allegramente.
Aprii leggermente di più la porta, finche non vidi il ragazzo che era li dentro. Aveva un asciugamano azzurro intorno alla vita, si stava tamponando i ricci neri che gli ricadevano sul viso e vidi qualche gocciolina ricadergli sui suoi pettorali appena accennati.
Si girò di scatto e fece cadere l’asciugamano per terra, rimase nudo.
Si accorse di me, probabilmente avevo una faccia da maniaca pervertita. Richiusi la porta di scatto, mi appoggiai ad essa, ripassai a mente tutti i particolari di quel ragazzo e mi soffermai su quel sorriso da figo che mi aveva appena fatto.
Ne ero certa, quel ragazzo l’avevo già visto. 




Buon pomeriggio carissime ♥ 
Come state? 
Primissima cosa: volevo ringraziarvi per le 22 recensioni ♥ 
Che ne dite di recensire tanto tanto anche questo? 
Spero che con questo capitolo riusciate a capire un pochino meglio
chi sia la protagonista del primo capitolo :D
Grazie davvero a tutte, io vi amo, sappiatelo ♥
-Eli o @EaterOfCarrots 

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Capitolo 5
*** 5 ***


 
“Ehi entra..” mi disse il ragazzo mentre io ero ancora appoggiata alla superficie liscissima della porta. Forse quella era una delle poche volte in cui ero imbarazzata.
Aprii lentamente la porta, prima di entrare nella stanza, mi assicurai che non ci fosse qualcosa di troppo al vento.
No, era vestito, stava solo mettendo l’asciugamano bagnato che aveva poggiato sul letto vicino alla finestra. 
“Scusami…” dissi facendo calare evidentemente il tono della mia voce man mano.
“Non ti preoccupare…” mi disse facendomi quel sorriso da figo che aveva appena fatto qualche minuto prima.
Si avvicinò e alzò il braccio, io gli strinsi la mano. “Piacere…” Si fermò di colpo, il suo sorriso da ebete scomparve e face qualche passo indietro.
“Un attimo… io ti conosco!” disse mentre scrollava quella testa piena di riccioli neri che si ritrovava. Io cercai di sorridergli e il suo sorriso ricomparve così come se ne era andato. 
“Ma tu sei quella del frullato!” disse spalancando la bocca.
“Eh…gi…”
Harry continuò a parlare ignorando notevolmente il fatto che avessi iniziato a parlare.
“..i miei amici ti devono conoscere per forza..ti amano!”.
“Cos…” Mi interruppe e questa volta fece due passi decisi verso di me e riprese la mia mano nella sua. “Va be’ ti conosceranno..comunque piacere Harry, Harry Styles”
Per prima cosa se quel ragazzo mi interrompeva un’altra volta gli avrei procurato un biglietto per il nuovo film “Morte lenta e dolorosa” diretto e prodotto da me e seconda cosa, sapevo che mia madre non era tanto normale, ma non ricordarsi un nome semplice come Harry era da idioti.
“Piacere mio, Bond, James Bond” dissi togliendo la mano dalla sua.
“Cavolo non avrei mai detto che lì sotto si fosse nascosto un James” disse facendomi un sorriso sghembo.
Scossi la testa. “Mi dispiace per quella…chi era? Tua nonna?” Dissi ricambiando il sorriso che mi aveva fatto prima.
Si fece una risata ma poi ritornò serio e continuò a guardarmi. “Oh tanto se ne andata..”
“Ti amava alla follia allora” dissi voltandomi verso l’altro lato della sua camera.
Rimase in silenzio per un po’, io ne approfittai per analizzare la sua camera che senza dubbio era ancora più disordinata della mia.
“Migliaia di mie fan avrebbero voluto essere nei tuoi panni per quei cinque secondi di prima, lo sai?” disse continuando a ridere. Ma quel ragazzo non si stancava di rimanere con quel sorriso da ebete tutto il giorno?
“Per fan intendi le oche del quartiere?” dissi avvicinandomi alla finestra di camera sua che dava sul giardino.
“No, intendo fan..”.  
Corrugai la fronte, di sicuro era un montato!
“Vieni qui…” mi fece cenno di sedermi accanto a lui sul letto.
Mi avvicinai, mi sedetti e cercai di appoggiarmi al muro intanto lui prese il suo portatile e iniziò a digitare qualcosa.
“..guarda…” mi fece avvicinare al piccolo schermo.
“Harry Styles..” scandì le parole in contemporanea alle sue dita che digitavano il nome nella barra google.
Mi mostrò tutte le foto. “Dai Styles, ammettilo, tu e i tuoi amici vi siete fatti le foto, le avete modificate con Photoshop e le avete messe su google” dissi guardando ancora le infinite pagine di foto che mi aspettavano. 
Si mise a ridere per l’ennesima volta. “Oh no, siamo famosi” questa volta cambiò, mi fece l’occhiolino.
Sentii un motore di una macchina spegnersi proprio lì sotto. Era possibile che mamma e Anne fossero già di ritorno?
“..5…4…” Harry accompagnò la sua specie di countdown con le dita.
“…3…” sentii delle portiere chiudersi con forza.
“…2…1” il campanello suonò.
Lo guardai semi chiudendo gli occhi. “I miei amici…” disse alzando le spalle “..aspetta qui!”
Rimasi seduta sul suo lettone, era possibile che avessi un cugino famoso? Naaaa, era semplicemente impossibile.
Sentii delle urla avvicinarsi, perfetto, ero finita in una gabbia di matti. La porta si spalancò, per primo entrò un ragazzo, piuttosto alto, capelli castani, occhi azzurri che si avvicinò di fretta a me. “Tu sei la cugina di Harry vero?” mi disse prendendomi la mano.
Lo guardai preoccupata, onestamente mi sembrava un po’ pazzo e schizzato, poi distolsi lo sguardo da lui, guardai verso la porta, entrò Harry facendo ondeggiare la sua chioma, subito dopo entro un biondino tutto sorridente, poi entrò l’opposto, un ragazzo con la pelle ambrata, capelli estremamente neri e un muso lungo e per ultimo entrò… entrò lui, onestamente non sapevo come descriverlo, sembrava un ragazzo piuttosto normale.
“Oh si, piacere sono Nicole” gli sorrisi.
“Louis…”
Louis fu spinto dal ragazzo che era entrato per ultimo e anche lui mi strinse la mano. “Ciao Nicole, io sono Liam…”
Io mi limitavo a sorridere, stavano facendo tutto da soli, non mi davano nemmeno il tempo di rispondere in modo decente. Mi alzai, mi si avvicinò il ragazzo dai capelli neri, mi fece un sorriso bellissimo e mi strinse la mano. “Piacere mio, Zayn”
E ora dovevo conoscere il biondo, quello che non faceva altro che ridere da quando aveva varcato la soglia della porta della camera, anche lui poi mi strinse la mano e si presentò, mi disse il suo nome ‘Niall’ con un sorriso talmente bello e una voce così dolce che rimasi impalata davanti a lui per qualche secondo.    
Naturalmente qualche decimo di secondo dopo i loro nomi si erano cancellati magicamente dalla mia testa ma era una cosa normale per me.
Vidi Harry che si stava sedendo a cavalcioni sulla sedia che era buttata a lato della stanza poi cercò di catturare l’attenzione degli altri quattro ragazzi.
“Ragazzi… vi farà piacere sapere che oggi ci ha onorato della sua presenza….” Harry mi guardò poi imitò con le mani il rullo di tamburi. “..la ragazza del frullato!”
Uno dei quattro si mise a ridere, gli altri lo guardavano accigliati. “Hazza cosa stai dicendo?” disse il primo che ragazzo che si era presentato.
“Quella ragazza era lei…” mi indicò e poi mi fece un sorriso.
Tutti si voltarono verso di me poi sentii un urlo. Louis, si, probabilmente si chiamava così, mi venne incontro e mi buttò sul letto.
“Ehi bello togliti…” urlai cercando di riemergere da sotto il suo peso.
“Ti posso fare una statua?” mi disse rimanendo incollato a me.
“Fai quello che vuoi, ma togliti..” gli risposi mentre con tutta la mia forza provavo a spingerlo via. “Louis togliti va’… è pur sempre mia cugina” esclamò Harry.
Mi sistemai poi mi alzai e senza dire niente me ne andai di sotto a prendere la borsa. Ritornai di corsa di sopra, se ne stavano tutti e cinque spaparanzati sul letto a coccolarsi.
Cavolo, sembrava strano dirlo, ma mi parevano gay. “Ragaazzi, qualche giorno vi invito a fare shopping con me eh? Così mi date consigli di stile!” dissi cambiando il tono di voce. 
“Ammettilo che vorresti unirti a noi!” Harry parlò emergendo tra quel groviglio che si era formato.  Scossi la testa e andai ad aprire la finestra.
“Vi do noia se fumo?”. Lo dissi solo per cortesia anche se mi avessero risposto di si avrei fumato lo stesso. “Forse a Zayn..” mi rispose il riccio che non era Harry.
Si misero a ridere, avevano un così basso grado di ironia che non riuscivo a capirli.
Sfilai una sigaretta dal pacchetto e la accesi rimanendo leggermente seduta sul davanzale della finestra. Non mi accorsi ma dopo qualche secondo mi si avvicinò quello che probabilmente era Zayn. “Ti do noia?”
“Oh no..ti volevo chiedere se me ne davi una..le mie le ho finite…” mi disse facendomi un accenno di sorriso. Gli porsi il pacchetto e si piazzò esattamente davanti a me.
Bussarono alla porta, questo era sicuramente Tom.
Entrò, il ragazzo allampanato che era sempre stato, quella volta lo si notò ancora di più perché si trovava nella stanza con più alta concentrazione di fighi nel raggio di parecchi chilometri, a parer mio.
“Nic, ha detto mamma che arriveranno tardi” mi disse senza mai staccare gli occhi dal suo nintendo DS.
“Cazzo, Tom hai 15 anni e sei ancora attaccato a quella roba.. cos’è poke…”. In quella casa nessuno voleva farmi finire un cazzo di discorso.  Il ragazzo riccio si avvicinò a Tom e tirò fuori il suo nintendo chiedendogli se voleva fare una gara.
Probabilmente, ma speravo di sbagliarmi, Harry lì in mezzo era quello più maturo.
 
 

* * *

 
Le croste della mia pizza erano ancora sparse sul cartone che era buttato lì sul divano.
Zayn, il muso lungo, aveva la testa appoggiata sulla spalla di Liam e sonnecchiava beatamente nonostante il casino che stavamo facendo.  
 “Harry ma non pensavi che tua cugina fosse una sfigata?” intervenne Louis dopo un lungo discorso su amori e cose varie.
“Loooouis” sibilò Harry palesemente imbarazzato.
“Oh Styles, tranquillo, lo pensavo anche io di te” dissi con nonchalance.
“Grazie… ma io non lo penso più” mugugnò il ragazzo.
“Ma nemmeno io…”. Gli sorrisi.
Zayn sbadigliò e fece distogliere tutti dal discorso non ancora concluso del tutto.
“Sarà meglio andare, altrimenti se Zayn si riaddormenta non riusciamo più ad andare a casa!” disse Niall alzandosi e andando a prendere la giacca.
 

* * *

 
Sbadigliai. Erano le 11.30 passate, avevo passato una giornata notevolmente diversa dalle mie solite monotonie quotidiane, ed ero distrutta.
Tenevo la testa sul morbido lettone di Styles. Lui si accorse del mio sbadiglio silenzioso e mi fece cenno di sdraiarmi accanto a lui. Si fece da parte e si attaccò al muro, lasciandomi un sacco di spazio verso l’altro lato. Mi sdraiai vicino a lui. Quel giorno avrei potuto battere il record di momenti imbarazzanti, si, onestamente, mi imbarazzava stare nel solito letto con mio cugino.
Chiudevo e aprivo gli occhi più o meno dieci volte al secondo, giusto per non rischiare di addormentarmi lì.
“Ehi Cole..” sussurrò appoggiando una mano su un fianco. Se fosse stato un altro momento avrei tolto quella mano da lì, ma ero troppo stanca per farlo e per poi discuterne con lui.
“Non mi chiamare Cole” biascicai.
“Perché?”
“Lascia stare” quella volta chiusi gli occhi definitivamente, non ce la facevo più.
“Cole…” continuò ignorando il mio suggerimento “Sai cosa ho notato?”
“No”
“Che abbiamo i soliti occhi”
Be’ in effetti l’avevo notato anche io, avevamo lo stesso color verde, e non a caso, ero rimasta incantata a guardare i suoi occhi evidentemente identici ai miei.      
“Be’ buonanotte Cole…” sentii il suo viso avvinarsi al mio che era leggermente coperto dai capelli, appoggiò delicatamente le labbra sulla mia guancia e mi schioccò un bacio, poi sentii delle soffici e fresche coperte calarsi sulle mie gambe e il suo braccio avvinghiarsi a me.
“Notte Styles”  
 

     

 Ccciao mie dolci, bellissime carote ♥ 
Questo capitolo mi è venuto un po' lungo, spero che vi piaccia però :3 

MOMENTI RINGRAZIAMENTI DEL 5° CAPITOLO: 
33 recensioni in 4 capitoli? Ma siete estremamente FANTASTICHEGRAZIE
Voi continuate ad essere così ESTREMAMENTE FANTASTICHE però :3 
Ah poi GRAZIE alle 10 persone che seguono, le 2 che ricordano e le 3 che preferiscono (?) ♥
Davvero io sono stra felice :3 Grazieeee ♥ 

ps: io ho un'altra FF http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=849681&i=1 
e volete sapere una cosa? Non se la caga nessuno ç_ç
  
Un bacio enorme -Eli ♥ 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Il telefono che era appoggiato sul comodino vibrò violentemente.
Qualcuno nell’universo sapeva della mia esistenza!
Abbassai lo stereo che in quel momento faceva uscire dalle casse la voce di Lady Gaga, facendola sentire anche fino giù in giardino.
Presi il telefono che vibrava ancora. Numero sconosciuto. Maledetta me quando avevo dato il mio numero a Harry!
“Harry..” risposi scocciata.
“Ehilà cugina, come facevi a sapere che ero io?” mi disse lui invece con un tono decisamente allegro.
“Intuito femminile, Styles”
“Certo, certo!” Rise. Di sottofondo sentii l’inconfondibile urlo di battaglia di Louis, poi delle voci confuse, incitamenti verso qualcuno, altre urla. La terza guerra mondiale era appena scoppiata in quella casa.
“Styles che succede?” urlai cercando di sovrastare le urla dall’altra parte del telefono.
Poi un botto e altre risate. Altri due secondi e avrei buttato giù, si perché quella chiamata mi stava annoiando, ricevevo chiamate così da parte di Harry quasi tutti i giorni ed erano tutte estremamente simili e ormai mi ero stancata.
Harry chiamava, mi chiedeva come stavo, le urla di sottofondo erano una consuetudine, poi ad un certo punto mi passava Louis e cominciava a fare i suoi monologhi, alla fine si congratulava con me dicendomi che ero stata la prima ragazza che era riuscita a dormire con Harry senza aver avuto un rapporto sessuale con lui.
Ero degna di un premio allora!   
“Ehi Nic, come va?” Non riuscivo ancora a distinguere le loro voci e tanto meno i loro nomi ma quella voce mi sembrava di Liam.
“Tutto bene grazie tu?”
 “Oh anche io, senti ti volevo chiedere se stasera vieni al mio compleanno!?” Sentivo poco, quei perfetti coglioni facevano un casino pazzesco, se i loro amici erano come loro cosa mi sarei dovuta aspettare a quella benedetta festa?
“Oh sisi certo! E solo che non so come arrivare da voi!” dissi mentre mi mangiucchiavo le unghie.    
“Tranquilla, Harry si è autonominato come tuo autista personale!”
Sbuffai. Avrei fatto un manifesto “Vendesi ruolo di cugina di Harry Styles” poi lo avrei appiccicato per tutta Londra pur di togliermelo dalle palle, sicuramente qualche loro fan avrebbe accettato volentieri lo scambio.
“Scusa Nic, ti devo…lasciare! Tra un po’ arriva Harry ok?” Bip. Bip. Bip.    
Aveva attaccato la chiamata.
Mi buttai sul letto, scaraventando il cellulare verso la testata di legno e iniziai a prepararmi psicologicamente a quella serata.
Mi addormentai come niente e non ero nemmeno stanca eppure crollai sul letto.
 
“Nicooole” Sentii i miei capelli sfiorarmi il viso. Mi girai verso l’entità fastidiosa. Avrei potuto benissimo accettare che a darmi fastidio potesse essere una specie di adone, come quelli che si vedono sui cartelloni delle pubblicità di mutande strettissime ma quello che avevo di fianco non era affatto la reincarnazione di un’ ipotetica creatura perfetta.
“Che ci fai qui?” mugugnai.
“Ehm ricordi…compleanno…Liam…” disse mentre si sdraiava accanto a me “So che ti droghi, ma non pensavo fino a questi punti..” La sua risata fragorosa si spanse per tutta la stanza.
“Ora guardo che hai nell’armadio…ti vesto io per stasera!”
“Nooo Harry ti prego, no!”
Ma si, facciamoci vestire da Styles, così la serata poteva andare letteralmente a puttane.  
“Zitta..” mi fece cenno con la mano e poi scomparve tra le ante dell’armadio.  
Mi alzai, in qualche modo dovevo rimediare; onestamente non riponevo tanta fiducia in lui!    
 
 
“Tutta colpa dei tuoi vestiti…” Sbuffò mentre fermava la macchina davanti al viottolo di casa sua. “…siamo arrivati anche in ritardo!” Mi misi a ridere; la colpa era dei miei vestiti, certo!
Lui aveva optato per….una vestito verde acqua mini e dei tacchi vertiginosi. Era una scelta ovvia alla Harry Styles.    
Dalla villetta si sentiva della musica, delle ombre passavano in continuo davanti alle luci delle finestre e si potevano sentire persino delle risate in lontananza.
Ero abituata ad andare alle feste, ma qualsiasi festa a cui andavo finivo con l’ubriacarmi e per fare dei danni. Speravo che quella festa fosse diversa dalle altre.
 
 
Avere contegno non era il mio forte e questo lo sapevo bene, appena vedevo cose alcoliche si poteva perfettamente dire addio a Nicole.
Eravamo in una delle tante salette di quella casa decisamente troppo grande per cinque adolescenti, quella però era più piccole delle altre, le pareti erano bianchissime e in alto a destra c’era un televisore sintonizzato su di uno dei tanti canali inglesi dedicato alla musica.
Al centro della “pista” si poteva benissimo notare alcuni rappresentanti del genere maschile umano intenti a fare strane mosse a ritmo di musica o durante uno dei tanti goffi approcci al genere femminile notevolmente superiore.
Io me ne stavo tranquilla da un lato della stanza con il settimo o forse ottavo drink in mano, i piedi già mi facevano male da un po’, li sentivo tutti appallottolati, prima o poi mi si sarebbero accorciati di qualche centimetro.
Alla testa che girava ormai non facevo più caso e cercavo di stare lontana dalla gente per evitare eclatanti figure di merda.    
“Ehi Cole..”. Harry sbucò da dietro di me, anche lui era ubriaco, avevamo gli stessi occhi verdi arrossati allo stesso modo.
Non volevo che mi si chiamasse Cole, era un soprannome che odiavo, ma ad Harry lo facevo fare, non mi dava fastidio detto da lui.
Appoggiò il braccio sulle mie spalle e iniziò a dondolare a tempo di musica, quella canzone era più lenta delle altre. Era un caso che Harry fosse arrivato proprio in quell’istante?
“Vieni a ballare?” mi porse la mano; guardai prima la sua mano che si avvicinava sempre di più alla mia e poi il suo sorriso ammaliante.
Accettai l’invito, mi portò al centro della stanza, facendomi fare una piroetta iniziale, mi sembrava tanto quella parte di film in cui i protagonisti si fanno largo al centro della pista e iniziano a volteggiare per tutta la sala mentre tutti gli altri guardano esterrefatti.
Harry iniziò a ballare intorno a me, facendo gesti strani e ammiccando.
Senza alcun dubbio quel ragazzo aveva fascino.
Ad un certo punto incollò le mani sui miei fianchi e attaccò il corpo al mio, senza mai smettere di mostrare il suo solito sorriso.
La testa stranamente cominciò a girare di più, forse non era dovuto tutto all’alcool.
 
Chi disprezza compra.
In quel momento mi venne in mente quella frase, era una frase abituale di mia madre e lei aveva ragione, disprezzavo qualsiasi cosa di nuovo ma alla fine mi piaceva ma non volevo ammetterlo. Era una parte del mio complicato carattere.
Mi staccai di botto da Harry e lo lasciai impalato sotto le luci psichedeliche, corsi verso una stanza più tranquilla, anche se mi sembrava un’impresa molto ardua trovarne una.
Andai fuori in giardino, sicuramente lì non c’era nessuno. Si, infatti era vuoto e buio.
Sfilai dal pacchetto appena cominciato una sigaretta e la accesi. Dovevo fare spazio nella mia mente contorta.
“Ehi Nic…qualcosa che non va?” Avevo un microchip attaccato al vestito per caso?
“No niente tranquillo!” Accennai un sorriso al indiscusso migliore amico di Harry.
“Ho visto Harry prima e...” disse non appena si avvicinò di più a me.
Mi misi a ridere, lui mi guardò torvo.
“Okei, si lo ammetto, Harry mi attrae sessualmente” mi rimisi a ridere, se Louis avesse riproposto la nostra conversazione a qualcuno avrei semplicemente detto che era colpa dell’alcool…forse!    
 





Buon pppomeriggio carote :3 
Come state? 
Scusate per il ritardo immane, ma avevo un bel po' da fare (:

Comunque 40 recensioni in 5 capitoli?? Voi siete FANTASTICHE ♥
Spero che questo capitolo vi piaccia e spero che lo recensiate come gli altri ♥ 
Un bacione -Eli (: 



 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Avevo la testa appoggiata al finestrino freddo, le cuffiette del Ipod infilate nelle orecchie che pompavano musica a tutto volume, la luce del bus illuminavano solo una parte del mio profilo assonnato e nonostante fosse iniziato da poco settembre il sole stava appena sorgendo e illuminava gradualmente i tetti delle case londinesi.
7.50 Misembrava il minimo arrivare il primo giorno di scuola in ritardo. Tutta quello stato di mia insofferenza si stava placando e quasi dissolvendo, avevo scoperto Harry e i suoi amici che alla fine non erano male, ma ricominciare la scuola era uno stress.
Anche il traffico ci metteva del suo per farmi inquietare; era insistente, si sentivano clacson assordanti a destra e a manca, le colonne infinite di macchine formavano un fitta griglia e gli automobilisti nervosi insultavano la prima persona che sgarrava in quel ciclo perennemente instabile.
In quel casino di oggetti scintillanti rividi quel ballo, il ballo con mio cugino, quella strana sensazione che mi era nata in fondo, nel mio corpo, non appena lui aveva fatto strofinare il petto contro il mio, quando la sua mano forte sfiorò e strinse la mia, quando per poco i nostri occhi stranamente uguali si incrociarono, lasciando in entrambi una strana sensazione. Harry.
Ormai Harry per me era uguale al casino.
“Ehi questa è la tua scuola” l’autista mi indicò un edificio giallognolo che sbucava da dietro un pesante cancello di ferro. Altro che scuola, un incubo.
Ringraziai l’autista e percorsi quei 100 metri che dividevano la fermata dell’autobus all’entrata della scuola. Naturalmente davanti non c’era nessuna forma di vita e questo mi scoraggiava ancor di più.
Sfiorai le barre di metallo del cancello, erano arrugginite, chissà quante generazioni di studenti avevano sfiorato come me quelle barre imponenti. Salii le scale lentamente, i lacci del mio zaino rosso che avevo in mano strusciavano sulle scale appositamente pulite e lucidate per il primo giorno di scuola.
Entrai. I larghi corridoi riflettevano la luce del sole che stava iniziando a filtrare dalle finestre, dal fondo si sentivano delle voci confuse e sovrapposte, mi guardai in giro in cerca della segreteria; naturalmente in tutte le scuole, la segreteria è la stanza più lontana dall’entrata.
Dopo qualche minuto la trovai, era in un corridoio parallelo a quelle delle classi, davanti alla porta c’erano due enormi finestre che davano sul cortile della scuola, ai lati, invece, due piante talmente verdi che sembrava che ogni singola foglia fosse stata lavata accuratamente e poco più in là un grosso orologio che scandiva il tempo che li dentro sembrava interminabile.
La porta era socchiusa, si sentiva una voce femminile canticchiare e poi dei cassetti chiudersi a tempo con la musica, mi dispiaceva quasi interrompere il mini spettacolo della donna ma decisi di entrare.
“Salve” dissi facendo un largo sorriso alla segretaria che era dietro ad un enorme scrivania.
“Ciao, ti serve aiuto?”
Anche lei sfoggiò un sorriso che le fece illuminare il bellissimo viso che aveva, era una ragazza giovane, il vestitino con motivi floreali le stringeva la vita e poi svolazzava libero intorno alle sue gambe sottili, il leggero trucco le facevano risaltare gli occhi azzurri e il caschetto ramato le incorniciava il volto.
“Sono nuova e…”
“Tranquilla, penso a tutto io…” Si girò verso tutti gli scaffali impolverati che aveva dietro e prese alcuni fogli.
Mi porse un primo foglio. “Tieni, basta che li compili e li fai firmare dai tuoi e sei apposto” Annui e sorrisi, poi mi porse un altro foglio. “Questo invece è la mappa della scuola, ti sarà utile…questo invece è la classe in cui devi andare…”
“Oh grazie mille..” Raccattai tutti i fogli e li misi nello zaino poi feci per uscire ma la segretaria mi bloccò. “Aspetta, devi firmare un documento prima!”
Ritornai indietro di qualche passo e andai a firmare l’ennesimo foglio che mi porse. “Arrivederci” Feci un cenno e mi congedai.
“Nicole dammi del tu” Altro sorriso, quella ragazza mi stava simpatica.
Percorsi nuovamente il corridoio, analizzai ogni minimo dettaglio di quella scuola e scorsi velocemente ogni numero attaccato vicino alle porte delle aule. 4D. Ecco la mia classe.
Bussai, forse troppo piano perché non ci fu risposta, entrai lo stesso, la professoressa era seduta a gambe divaricate dietro la scrivania, stava puntando la sua penna sottile verso di me e mi guardava come se avesse appena visto una merda sotto la sua scarpa elegante.
“Lei è..?” chiese muovendo appena le labbra.
“Nicole Giorgi” dissi imbarazzata, tutta la classe era girata verso di me e guardava la scena divertendosi.
“E’ in ritardo Giorgi, continui così che io e lei andremo d’amore e d’accordo…” sibilò.
“…siediti vicino a Smith…” mi indicò la ragazza seduta al primo banco, all’inizio non l’avevo nemmeno notata, probabilmente perché era sovrastata dai libri.
La ragazza portava un paio di occhiali neri in bilico sul naso, i capelli neri e morbidi li aveva poggiati da un lato ed era vestita normale rispetto alle altre ragazze di quella classe.
 
Poche ore dopo scoprii che in quella scuola ci dovevo pure mangiare e conoscevo bene la degradazione delle mense scolastiche, ti rifilavano pasti a basso prezzo ma mettevano dentro qualsiasi cosa, e per qualsiasi cosa intendo davvero qualsiasi cosa.
Dopo aver mangiato pizza avariata e uno yogurt con fermenti lattici morti da sola in un angolino della stanza andai in giro per i corridoi, mancavano ancora 15 minuti di svago.
L’unica cosa di interessante che trovai fu una coppietta “ben nascosta” che pomiciava alla grande e la professoressa Umbridge, soprannominata da me così, perché le assomigliava, che faceva l’oca giuliva con quello che presumevo fosse il professore di educazione fisica.
Mi diressi verso il bagno, sapevo che era lì da quelle parti. Non appena entrai vidi due ragazze alte quante un armadio accucciate verso un bagno mentre schernivano qualcuno.
Ridevano sguaiatamente, mentre l’altra ragazza quasi stesa sul pavimento mugugnava e le implorava di smettere.
“Ehi piantatela…” Intervenni, odiavo le persone che si sentivano superiori prendendo in giro gli altri, erano persone spregevoli e l’unica cosa che dovevano fare era mettersi davanti ad uno specchio e guardarsi, nemmeno loro erano perfette.
Una delle due ragazze si girò, poi diede una spallata all’altra ragazza. “Ehi Mel, guarda, c’è quella nuova” Mi fecero un ghigno. “Ehi bella che vuoi?” La ragazza che rispondeva al nome di Mel si avvicinò repentinamente a me.
“Ho detto di lasciarla stare” dissi con un tono di sfida.
“Oh Pat ma hai sentito…?” Rise nuovamente. “Che paura che ci fai…guarda come tremo”
La campanella suonò, finalmente me ne potevo andare da quella situazione scomoda.
“Salvata dalla campanella..” Il suo viso si avvicinò al mio e cominciò a ridermi in faccia, poi se ne andarono tutte e due. “…non è finita qui!” aggiunsero.
Non appena si chiusero la porta alle spalle, andai dalla ragazza raggomitolata in fondo al bagno.
“Ehi tutto apposto?” Era la mia vicina di banco.
Fece un cenno con la testa e non disse niente.
“Vieni…” le porsi la mano, lei la guardò con occhi tremolanti e poi la strinse.
“Grazie…” disse tirando su con il naso. “…non l’aveva mia fatto nessuno”
“Niente figurati… comunque piacere Nicole” le dissi sorridendole.
“Kathleen” ricambiò il sorriso.
Ero mano nella mano in un corridoio vuoto con una ragazza che avevo appena conosciuto, quei primi mesi a Londra erano stati pieni di prime volte e non sarebbero state le ultime.  





Puongiorno pelle pambine (?) 
waaaaaa 50 recensioni? Siete pazze? 
Io VI AMO ♥ 
Continuate così che alla fine vi faccio un regalo,
chiedetemi quello che volete :) 

Comunque, eccovi il capitolo, 
ho introdotto la figura di Kate (non so scriverlo intero scusate) 
ma non so ancora che farle fare ahahah,
ora Vanessa mi uccide,
aiutami tu VANESSA,
trovati lo scopo nella mia FF ♥ 


Comunque non so se lo sapete, 
ma la Umbridge è la professoressa stronza
di Harry Potter nel quinto libro. 
E qui esce la fan sfegatata di Harry POtter che c'è in me u.u


Spero vi piaccia questo capitolo, 
aspetto le vostre stramitiche recensioni ♥ 
Un bacio Eli ♥ 


 

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Capitolo 8
*** 8 ***


Pomeriggio come tutti gli altri, stravaccata sul divano con una ciotola di arachidi in una mano e un bicchiere di succo di frutta nell’altra.
L’anima perennemente in pena di mio fratello ora vagava lontana da casa e mia madre era a divertirsi chissà dove, l’unica cosa che mi faceva compagnia era la TV.
Era sintonizzata su un canale dove stavano dando un telefilm americano, parlava di due coppie di amici appena sposati che avevano fatto naufragio in un isola deserta, e tra l’altro uno lo avevano appena trovato sbranato da qualche animale feroce della foresta. Le cose macabre mi avevano sempre affascinato.
Era a tutto volume, la pioggia forte che ticchettava sui vetri delle finestre e sul tetto facevano un chiasso tremendo, ma ogni tanto mi fermavo, abbassavo le voci strazianti dei protagonisti del telefilm e iniziavo a fissare lo scrosciare dell’acqua sulle finestre.
La pioggia e i temporali mi incantavano,  potevo stare fissa delle ore alla finestra a guardare un lampo accecante che squarciava il cielo plumbeo.
Il campanello di casa suonò e di sottofondo si sentì un tuono.
Andai alla porta trascinando i piedi, proprio come se fossero incollati al parquet. Aprii.
“Harry?!” dissi spalancando gli occhi.
Non si faceva sentire da una settimana e poi non sapevo nemmeno che sapesse dove abitassi.
“Ehi Cole, come stai?”. Si pulì velocemente le scarpe bagnate sullo zerbino, si tamponò le goccioline in equilibrio sui suoi riccioli neri e poi entrò schioccandomi un bacio sulla guancia.
“Tutto bene tu?” sussurrai chiudendomi la porta alla spalle.
Harry sfoggiava una giacca grigia con sotto una leggera camicia bianca, troppo elegante per andare semplicemente a salutare una cugina. “Anche io tutto bene” mi rispose adottando il suo solito sorriso da don Giovanni.
Si guardò un po’ in giro, alzò lo sguardo verso le scale, poi si girò verso la televisione che ‘parlava’ da sola e infine si voltò verso di me.
“Sai…” iniziò a girarmi intorno sorridendo come un deficiente “… anche io sono sessualmente attratto da te…” disse senza mai fermarsi “…anche vestita così… in tuta!”
“Ero ubriaca quando l’ho detto Harry..” dissi ridendo imbarazzata.
“Quando si è ubriachi si dice sempre la verità Cole…” Si fermò e si avvicinò a me, io indietreggiai.
“Harry cosa vuoi fare?” Indietreggiai ancora finché Harry non mi intrappolò contro il muro.
“Tua mamma è dalla mia e tuo fratello è abbastanza grande da poter capire e poi stare zitto no?” disse sfoggiando ora un sorriso malizioso mentre sfiorava il profilo della mia pancia, rimanendo lontano qualche centimetro da me.
“Harry che stai dicendo?!” dissi scostando le sue mani dal mio corpo e scivolando poco più in la; andai in sala e cercai di stare il più possibile lontana dalla sua morsa.
Lui mi riagguantò subito, stringendomi i fianchi e poi facendomi di nuovo aderire contro il muro. “Harry lasciami…” brontolai mentre le sue braccia si stringevano sempre di più al mio corpo.
Ora potevo sentire distintamente il suo dolce profumo spruzzato delicatamente intorno al suo collo e lo shampoo che profumava i suoi riccioli perfetti. Mi tranquillizzai, rimasi con le punte dei piedi puntate a terra, le braccia che premevano sui suoi fianchi, gli occhi vuoti  e freddi che cercavano una via d’uscita ed il suo buonissimo profumo che mi inebriava.
Lui si attaccò ancora di più, le sue labbra morbide stavano intaccando il mio collo liscio e bianco, lasciandoci stampati dei segni di morsi o semplicemente piccoli e brevi baci, andava sempre più su, ora era arrivato al mento, alzò leggermente il viso finché non fece incontrare per un breve momento i nostri occhi verdi. Poi arrivò all’angolo delle mie labbra sottili e iniziò a baciarle frequentemente.
Io abbassai le punte dei piedi per un attimo, ora i miei occhi fissavano con bramosità le sue labbra carnose, lui capì che era riuscito nel suo intento: farmi cedere.
Proseguì con i suoi baci, ma questa volta erano più lenti e più lunghi, si fermò un attimo, io iniziai a guardare con un po’ di preoccupazione misto ad un po’ di piacere le sue labbra che si staccavano lentamente dalle mie, i suoi occhi che si muovevano freneticamente in cerca di ogni mio singolo dettaglio e le fossette che aveva quando sorrideva.
Poi lui fece nuovamente combaciare la sua bocca sulla mia, cercò la mia lingua e cominciarono ad intraprendere una specie di danza, mi scostai di colpo, facendolo rimanere per qualche secondo con le mani sul muro e con la testa bassa.
“Harry siamo cugini… non possiamo…sarebbe squallido!” dissi mentre raccoglievo i miei capelli in una coda, sperando che capisse.
Rimase in silenzio per uno po’ sempre rimanendo con la testa bassa, poi la alzò velocemente, si avvicinò a me e prese la mia mano nella sua.    
“Siamo cugini alla lontana!” Mi sorrise, non avevo mai visto un sorriso più bello del suo.
Mi prese il viso tra le mani e mi ribaciò poi passò una mano sotto alla mia felpa, lisciando con accuratezza la mia pelle in preda a brividi convulsi.
“Cole lasciati andare” mi sussurrò in un orecchio.
Lo presi alla lettera, cosa sarebbe mai successo!?
Passai le braccia intorno alla sua vita e iniziai a giocare con la sua cintura, gli morsi il mento, lui sorrise, era riuscito finalmente a completare il suo ‘piano’.
Mi portò su, eravamo sempre attaccati uno all’altro, le nostre lingue appiccicate si muovevano ancora e la sua giacca era già buttata in fondo alle scale, mi buttò sul letto e lui si stese su di me, sfilandomi con calma la felpa.
Iniziò a sfiorare il mio seno ancora per poco nascosto, io gli sfilai la camicia e i pantaloni.
“Cole…” sussurrò mentre faceva scivolare le mie mutandine giù dal letto “…tuo fratello?” mi fece una smorfia.
Mi misi a ridere. “Non avevi detto che non era un problema?!” mentre parlavo iniziai a contornare i suoi pettorali accennati e lui mi baciò leggermente.
“Be’ lo dicevo così per dire!” si mise a ridere nervosamente.
“Se ti tranquillizza Tom non c’è!”
Scosse la testa, poi spense la abatjour che illuminava ancora i nostri corpi nudi allineati sulle coperte.
 Mi baciò l’ultima volta prima di sprofondare nel più completo piacere.  

    


Buonaaasera ragazze bellissime ♥ 
Allora come avete appena letto, be' è successo quello che è successo, insomma! 
E' successo quello che Sabrina non voleva che succedesse 
e quello che Vanessa non vedeva l'ora di leggere :D 

Sappiate che mi ci è voluto un bel po' di contegno per scriverlo, 
soprattutto perché sto leggendo un libro piuttosto sconcio
(preciso che me l'hanno regalato).
Va be' spero vi piaccia :3

PS: grazie a tutte e voi che recensite e leggete ♥

PSS: lasciatemi qualche recensione eh ♥
un bacione Eli ♥ 

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Capitolo 9
*** 9 ***


“Niiic” sentii una vocina lontana chiamarmi.
I miei occhi erano ancora chiusi e non accennavano di volersi dischiudere. “Harry..” biascicai.
Nessuna sua risposta. Avevo ancora le coperte attorcigliate alle gambe e mi impedivano di fare movimenti fluidi e regolari e sentivo la gamba fredda di Harry sotto la mia che non dava segno di volersi muovere.
“Harry…” mi girai verso di lui. Dormiva beatamente, aveva la bocca leggermente aperta, i riccioli scomposti si erano disposti sul cuscino e le sue guancie erano appena arrossate.
Quindi non era lui che mi chiamava.
“Nic” questa volta sentii più nitidamente la voce e dei passi veloci sulle scale che portavano in camera mia. Mi alzai di scatto guardando con alto livello di preoccupazione la porta di legno che tra poco si sarebbe aperta.
Riguardai Harry, spuntava un pezzo di braccio nudo da sotto le coperte che si immergeva sotto la voluminosità delle coperte per poi andarsi ad adagiare sulla mia schiena nuda e i suoi pettorali erano ancora in bella vista. Lo scrollai sperando che avesse un sonno leggero.
Poco dopo si svegliò, si stropicciò gli occhi e iniziò a guardarmi sorridendo.
“Nicole” mia madre urlò.
Lo sguardo di Harry mutò di colpo, lo coprii con il lenzuolo e protessi le parti del mio corpo che erano ancora nude.
La porta si spalancò, la faccia infuriata di mia madre sbucò dal buio del corridoio, ma non fu l’unica presenza umana che si affacciò. Anne.
“Nicole…questa volta l’hai combinata grossa!” sibilò mentre il suo sguardo si diramava in ogni punto della stanza.
“Mamma…ma…” farfugliai imbarazzata.
“Niente ma.. Nicole.. ora alzati, sennò vengo io lì…”. Si ci mancava anche questo!
“Non posso alzarmi..” dissi socchiudendo gli occhi sperando che fosse tutto un incubo.
“Non mi interessa chi c’è la sotto, alzati immediatamente Nicole Giorgi!” urlò inviperita.
Rimasi in silenzio, guardai prima la faccia furibonda di mia madre e poi la faccia tranquilla di Anne, solo se avesse saputo chi c’era sotto le coperte non sarebbe stata così tranquilla.
“…io porto Anne a far vedere la casa e guarda che figura di merda mi fai fare…”. Si avvicinò al letto. Stavo per controbattere quando Harry mi diede un pizzicotto alla gamba.
Lui emerse da sotto le coperte sorridendo. “Ta dan”
Scossi la testa e abbandonai la testa sulle mie ginocchia. “Coglione” gli sussurrai.
Anne aveva mutato espressione e mia madre rimase bloccata ai piedi del letto a bocca spalancata.
Dopo qualche interminabile secondo di silenzio mia madre decise di intervenire. “Nicole non farti vedere qui per un po’ ” scosse la testa e se ne andò, invece Anne rimase all’ombra del corridoio, guardava ancora suo figlio seminudo.
“Mamma..” sussurrò Harry con un tono dispiaciuto.
“La prossima volta fatevi più furbi, se proprio volete fare queste cose!” Anche lei scomparse al piano di sotto.
Fissai la porta per un po’, ma sentivo lo sguardo pesante di Harry su di me.
“Harry io l’avevo detto che non dovevamo fare niente!”
“Hai sentito mia madre?” disse lui avvicinandosi a me e appoggiando la testa sulla mia spalla.
“Si, dice sul serio?” mi voltai verso di lui e i nostri occhi si incrociarono per l’ennesima volta.
Si mise a ridere. “Vedrai che farà cambiare idea anche alla tua!”
“Styles…” Mi alzai con le coperte ancora avvolte al corpo e lo lasciai sdraiato sul mio letto completamente nudo “…sia chiaro, questa è la prima e ultima volta!” dissi prima di scomparire dietro la porta del bagno.
 
 
“Harry sei ancora qui?” urlai dal bagno sentendo che qualcuno stava cercando di mettere a soqquadro camera mia.
“Si” disse semplicemente.
“Che stai facendo?” Uscii dal bagno, ero pronta per andarmene qualche giorno di casa, giusto il tempo di far assorbire tutte le “nozioni” di quella mattinata a mia madre.
Anche lui era vestito ma spuntavano solo due gambe coperte da jeans scuri da sotto il letto.
Andai dalla parte opposta di dove era lui e mi avvicinai alla fessura sotto il letto per vedere cosa stesse facendo. Aveva in mano la mia chitarra.
“Lasciala lì Styles”  dissi mente iniziai a raccattare la mia roba e sbatterla infondo allo zaino.
“Sai suonare la chitarra?”. Riemerse da sotto il letto con la custodia nera e impolverata in mano. “Si, ma lasciala lì” ripetei nuovamente.
“Non me l’hai mai detto…perché non la porti oggi?” mi disse avvicinandosi a me.
“No e poi che ci dovrei fare?” Sentii la sua mano appoggiarsi al mio fianco ma feci finta di nulla e continuai a mettere il necessario dentro la borsa.
“Suoni con Niall e ci fai sentire come sai suonare!” Mi bloccò le mani, fece in modo che la mia testa si alzasse e che i miei occhi incontrassero il suo sguardo. “..allora la porti?”
Se avevo nascosto la chitarra sotto al letto c’era un motivo, mi ero promessa di non toccarla e non muoverla mai più da la sotto, era incatenata a troppi ricordi, ma lo sguardo nitido, dolce e convincente di Harry mi faceva pensare di rispolverarla e cominciare nuovamente a passare ore interminabili con la mia chitarra.
“La porterò…” sbuffai.
La sua mano si strinse forte alla mia pelle, i suoi occhi si socchiusero e le labbra si inclinarono fino a farle combaciare alle mie semiaperte. Gli diedi un pugno sulla spalla e lo feci indietreggiare di qualche passo, mi sorrise, io anche se non volevo farlo, feci un timido sorriso.
 
 
“Ciao Nic..” Liam si avvicinò con calma a me, mi strinse in un abbraccio stritola-ossa e mi lasciò un leggero bacio sulla guancia. “Calma Liam…” dissi ridendo.
“Scusa, era da un po’ che non ci si vedeva e mi sei mancata..” mi sorrise e arrossì notevolmente.
Non appena poggiai la roba sul mobile dell’atrio della casa dei ragazzi arrivò Louis e con aria maliziosa e soddisfatta si avvicinò a me e a Harry.
“Hazza…Nic.. buongiorno” si mise davanti a noi e cominciò a fissarci, sapevo benissimo dove voleva andare a parare, io mi girai verso Harry sperando che se la sbrigasse lui, ma aveva la testa bassa e si fissava i piedi.
“Louis…” gli feci un cenno. “Passata una bella serata?” aggiunse sempre ridendo.
“Si grazie Louis, ieri ho sperimentato l’ebbrezza del bungee jumping”
Vidi con la coda dell’occhio Harry alzare la testa, guardarsi in giro e poi mettersi a ridere, passai vicino ad un Louis con le lacrime agli occhi e andai dritto da Liam che era impassibile, anzi mi guardava dispiaciuto.
“Niiiic…” il biondo del gruppo mi stava chiamando, si avvicinò e mi abbracciò. “…perché ridete tutti?” disse guardandosi in giro.
“Niente Niall, meglio che non te lo diciamo…” intervenne Louis.
“Nic hai una chitarra in mano?” la prese e aprii la custodia. “Sai suonarla?”
“Si…ma…”
“Figo, andiamo a suonare…”
Mi prese per mano e mi portò in sala.
Rimanemmo tutto il giorno sul divano a suonare e i ragazzi a cantare.
Ma tutta quella musica non riuscì a farmi togliere dalla mente Harry, non ero innamorata di lui, almeno lo speravo, ma con lui mi sentivo bene e mi faceva sentire qualcosa di nuovo e di pesante in fondo al cuore.
Vedevo ogni tanto Harry sorridermi e darmi delle occhiate fugaci e Liam guardarlo e rimanere silenzioso. Quel ragazzo non ero ancora riuscita a capirlo, era silenzioso con me, era dolce nonostante le poche volte in cui ci incontrammo ma secondo me aveva qualcosa da nascondere.  

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Ccciao belle ragazze :3 
So' che questo capitolo non è un granché ma spero che gradiate lo stesso :)
Per il prossimo non so quanto dovrete aspettare, ho un bel po' le idee confuse,
e devo trovare un'idea per i prossimi çç 
Idee venite a me (?) 
Se avete qualche consiglio, fatemi sapere :D 
Comunque vi volevo ringraziare per le 64 recensioni ♥ 
Recensite anche questo se vi va :) 
Un bacio, Eli ♥ 
Seguitemi su twitter se volete, sono @EaterOfCarrots 

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Capitolo 10
*** 10 ***


“Nicole vai ad aprire!” Il campanello aveva già fatto qualche trillo ma nessuno era ancora andato ad aprire la porta.
 
You could be my it girl
Baby you’re the shhh girl
Lovin’ you could be a crime
Crazy how we fit girl 
This it girl”

 
“Nicole vieni giù!”

“Give me 25 to life
I just wanna rock all night long
And put you in the middle of my spotlight
You could be my it girl
You’re my biggest hit girl”

 
Nella mia testa suonava indistintamente la voce di Jason Derulo, ero sdraiata sulle soffici coperte appena comprate da mia mamma, stavo a pancia in giù con le cuffiette nelle orecchie, in quel momento nemmeno una bomba atomica mi avrebbe buttato giù dal letto.
Dopo qualche secondo sprofondai ancora di più nel materasso, qualcuno si era seduto vicino alle mie gambe, mi girai di colpo pronta ad inveire contro mio fratello ma mi ritrovai davanti un ragazzo troppo figo per essere Tom, troppo ricciolo in confronto ai peli spelacchiati che aveva in testa lui e troppo sorridente.
“Ehi..” sussurrai.
“Ciao Nic, come stai?” disse Liam mostrandomi un largo sorriso.  
“Tutto bene, ma tu che ci fai qui?” Mi alzai dal letto e mi sedetti a cavalcioni sulla sedia della scrivania.
“Mi ha mandato Harry!” disse abbassando lo sguardo.
“Harry?”
“Già, da quando sei ritornata a casa, ha paura di varcare la soglia di casa tue e incrociare tua madre!” Alzò le spalle e abbozzò un sorriso.
Sorrisi anche io, ormai era successo settimane fa ma mia madre era talmente incazzata con me che non mi parlava ancora e Harry faceva benissimo a stare alla larga da casa mia, avrebbe sicuramente evitato sguardi fulminanti e non solo quello.
“Ti va di venire con noi in giro?” Aggiunse Liam dopo qualche secondo di silenzio.
Feci un ghigno. “Sono in punizione”
Mi sorrise nuovamente. “Tranquilla, ho già sistemato tutto con tua mamma mentre tu non volevi venire giù!”
“Wooo Liam Payne ha fatto centro!” gli sorrisi e mi ci buttai tra le braccia, tanto che lo feci cadere all’indietro sul letto.
“Okei, vado a prepararmi…poi mi devi spiegare come hai fatto a convincerla!” aggiunsi staccandomi subito da lui.
Si mise a ridere per l’ennesima volta. “Ho detto che ero un tuo compagno di scuola e che non avevo la minima idea di chi fosse Harry Styles!”
 
 
“Ciao Styles” dissi scompigliandogli i capelli non appena fui salita sulla nuova macchina fiammante di Harry.
“Cole” mi fece un cenno e non aggiunse altro, Niall invece mi salutò con un caldo abbraccio.
“Louis e Zayn dove sono?”
“Loro ci aspettano già lì” disse Niall sorridendomi. 
“Ma dove andiamo?” Guardai Niall, era l’unico che mi cagava in quella macchina.
“Boh non so…” sussurrò appena cercando di trattenere le risate “…ha deciso tutto Louis”
“Biondo, dimmi la verità!” mi avvicinai a lui puntandogli il dito contro.
“NON LO SO!” anche lui si avvicinò e sputacchiò le parole di fronte ai miei occhi.
“Stronzi!” mi lasciai andare sul sedile della macchina a braccia incrociate.
“Andiamo a prendere Kate?” urlai al conducente.
Harry mi guardò dallo specchietto socchiudendo gli occhi. “Chi è questa Kate?”
“Una mia amica e…”
“Bene..bene” Harry mi aveva interrotto per dire una stronzata.
“Abita qui da queste parti comunque e sappi Styles che non è come tutte quelle che ti sei fatto…da una botta e via..insomma” dissi dopo qualche cupo secondo di silenzio.
Harry si mise a ridere, si accucciò quasi sul volante ma poi ritornò subito su.
“Ti sei compresa tra quelle?” mi disse sogghignando.
“Ma per volontà mia questa volta, è diverso!”
Niall si mise a ridere, sussurrò qualcosa all’orecchio di Harry, lui fece un ghigno e poi ritornò serio, vidi i suoi occhi verdi in cerca dei miei attraverso lo specchietto, gli sorrisi, sarebbe rimasto solamente il mio cugino “plus”.
 
 
“Nic, questi sono i ONE DIRECTION?!” Kate, che si era aggiunta al gruppo, ora mi stava strillando in un orecchio. Poco più avanti c’erano i cinque ragazzi allineati perfettamente e disposti secondo la tipica “posizione” da boy band da poster.
“TU NON MI HAI DETTO CHE QUEGLI “AMICI” ERANO LORO!” urlò tenendo sott’occhio ogni singolo movimento dei ragazzi.
“Non pensavo che li conoscessi… non pensavo nemmeno che fossero così famosi!” alzai le spalle e la guardai alzando un sopracciglio.
Lei mi guardava a bocca aperta ed ogni tanto deglutiva. “Nic dove cazzo vivi?” mi prese per un braccio e mi obbligò a guardarla. “No davvero spiegamelo… no aspetta…aspetta…tu ti sei fatta Styles?”
Da quando Kathleen Smith era in mia compagnia stava diventato tutt’altra persona.
“Kate possiamo cambiare discorso?” dissi con un tono supplichevole.
“No, ora mi spieghi”
“Che cosa devi spiegare Nic?” arrivò Zayn appoggiando il braccio sulla mia spalla.
“…Zayn lei è Kate…”. A contatto con la mano di Zayn Kate arrossì e cercò di coprire il viso girandosi dall’altra parte.
“Ragazze dobbiamo entrare, seguitemi”
Entrammo in un grosso edificio fatto interamente di vetrate, troppa gente ci stava entrando dentro per i miei gusti, ma seguii i passi di Zayn fino all’entrata.
Dentro, stranamente, c’era freddo, un po’ di persone stavano chinati vicino ad una balaustra di acciaio ma la maggior parte volteggiava al centro della grande sala. Una pista di pattinaggio.
La mia rovina.
Mi fermai, Zayn ancora con il braccio attaccato alle mie spalle, fece qualche passo in avanti ma dovette fermarsi. “Che c’è?”
“Ciao, io ritorno a casa!” dissi girandomi e avviandomi verso l’uscita.
Qualcuno afferrò la mia mano. “Dove credi di andare?” mi girai, c’era Liam che mi tirava a sé.
“Scordatelo io non vengo!” cercai di liberarmi dalla sua stretta.
Vidi in lontananza Kate vicino a Zayn, stavano ridendo, ero contenta di vederla sorridere qualche volta.
“Dai Nic, ti aiuto io” si avvicinò ancora di più e mi prese anche l’altra mano.
Liam. Non so perché ma quando i suoi occhi incrociarono i miei, iniziai a sentire un formicolio alle guancie e pian piano farsi sempre più rosse, abbassai lo sguardo e seguii i suoi passi vicino a me.
Mi porse un paio di pattini, onestamente non sapevo nemmeno come metterli e oltretutto quella lama mi spaventava.
“Cazzo, io non sono buona!” mugugnai sottovoce.
Liam si girò verso di me e mi sorrise. “Ti insegno io”
Lui si alzò subito dopo, andò verso il cancelletto verso l’entrata e poi si buttò in mezzo alla folla sulla lastra di ghiaccio.
Si appoggiò alle barre di acciaio e mi fece cenno di raggiungerlo, io mi guardai in giro, Harry, Louis e Niall stavano già facendo le loro “gare di velocità” e sfrecciavano a destra e a sinistra talmente velocemente che i miei occhi facevano fatica a stragli dietro, poi intravidi anche Kate e Zayn, sempre insieme che passeggiavano vicino alla balaustra.
Mi alzai, sentii i piedi cedere sotto la lama sottile, persi l’equilibrio e caddi sulla morbida moquette verde.
Non provai nemmeno a mettermi in piedi, sapevo che non mi sarei più alzata da li, poi vidi dei pattini vicino alle mie mani, alzai lo sguardo.
“Liam non ci vengo!” scandii bene le parole.
“Dammi la mano!” mi sventolò la mano sotto gli occhi.
“No non vengo, non sono buona, farei una figura di merda!” strillai cercando in tutti i modi di farglielo capire.
“Non fare storie, dammi la mano!” ripeté lui.
Scossi la testa. Lui invece si mise a ridere.
“Fidati di me… signorina vuole darmi la mano?”



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 Cccciao bellezze :3 
Spero che dopo la cagata dell'altra volta, questo capitolo sia un po' più carino :D
Insomma qui Nicole dopo aver fatto fiki fiki (?) con Harry ha capito che lui è suo cugino u.u 
E lo lascerà perdere forevva (?) 
*E' colpa del freddo, normalmente non sono così* 
PS: voi fantastiche ragazze avete fatto 8 recensioni a quello schifo?? IO VI AMO

MOMENTO RINGRAZIAMENTI 10° CAPITOLO U.U 

Grazie per tutte le tantissime visualizzazioni ♥ 
Thanks per le 73 recensioni ♥ 
Gracias alle 22 persone che seguono
Merci per le 10 persone che preferiscono
ευχαριστίες per le 5 persone che preferiscono ♥ 

Pss: ma in irlandese grazie si dice GO RAIBH MAITH AGAT? O.o 

Un bacio, Eli ♥ 
Psss: RECENSITE ♥ 







 

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Capitolo 11
*** 11 ***


“Fidati di me… signorina vuole darmi la mano?”   
Mi porse la mano, lo stavo guardando negli occhi, stranamente. I miei occhi si erano focalizzati in quella piccola parte davanti a me, occhi scuri, riccioli castani messi perfettamente da una parte della fronte, le labbra carnose che si stavano increspando in un sorriso…una mano non sua.
“Dai Cole sbrigati…” Harry mi prese per un braccio e mi alzò di peso, mi voltai indietro per vedere Liam, i suoi occhi si erano spenti, la sua bocca socchiusa, era ancora chinato verso la moquette verde ma davanti ai suoi occhi non c’era più nessuno e la mano si era rintanata tremolante nella tasca.
“Harry lasciami…” Lui invece ignaro di quello che aveva appena fatto mi stava trasportando sulla lastra di ghiaccio sbattendosene di me, dei suoi amici e di chi gli stava intorno.
“Nicole fifona” urlò facendosi poi una risata.
Gli diedi una pugno sulla spalla e ritrasse la mano serrata intorno al mio braccio, cercai di rimanere in equilibrio allargando le gambe ma scivolai non appena qualche secondo dopo.
“Ma che ti prende?” spalancò gli occhi facendo risaltare quel verde smeraldo che faceva impazzire tutte.
“Cazzo lasciami stare!” abbassai lo sguardo e fissai il riflesso deforme del mio viso sul bianco del ghiaccio, era arrossato, triste e con un espressione cupa.
Aggiunse “Dio se sei strana!” e filò via, sperai che se ne fosse andato il più lontano possibile.
Cercai di rimettermi in piedi, ma la gente che mi girava intorno e lo scazzamento non mi aiutava per niente.
Per l’ennesima volta quel giorno una mano si intrecciò nella mia e mi aiutò a rimettermi in piedi. Liam. Gli sorrisi non appena il suo sguardo si alzò leggermente fino a posarsi sul mio viso per qualche decimo di secondo.
“Ma sei freddissima” Lui non sorrideva più, aveva uno sguardo vacuo e fissava un punto qualsiasi dietro le mie spalle.
“Si ma sta venendo un po’ freddo!” dissi chiudendo le spalle e abbassando lo sguardo.
“Ti porto fuori dalla pista allora” Fece passare un braccio sul mio fianco, si guardò intorno e poi appoggiò leggermente la mano sul mio maglioncino nero, io mi lasciai andare tra le sue braccia quasi con la testa appoggiata alla sua camicia a quadri, la mia mano fece uno scatto verso la sua, la cercai verso il basso, vicino alla tasca dei suoi jeans, la trovai e la strinsi.
Sussultò, si mosse appena più lentamente ma poi proseguì la sua corsa verso l’uscita della pista.
Si sedette accanto a me sulla moquette, io intanto mi sfilai velocemente i pattini dai piedi, non ne volevo più sapere del pattinaggio e di tutto ciò che gli era attinente.
“Liam che fai?” mi girai verso di lui e vidi che anche lui si stava togliendo i pattini.
“Ti faccio compagnia!”
“No, non voglio rovinarti la giornata!” gli misi una mano sulla spalla, cercai il suo sguardo ma rimase basso, fisso sulle mani che toglievano i pattini.
“Tranquilla, ci ha già pensato qualcun altro a rovinarmela” disse quasi arrabbiato.
Non appena si infilò le scarpe, lo presi sottobraccio. Non so che mi stava prendendo, non ero una persona romantica, non ero una che si scioglieva per una banale stretta di mano, insomma ero una tipo Harry. Mai innamorata di qualcuno, mai alla ricerca del vero amore.
Invece ero lì, a centinai di chilometri da casa, sempre stesso aspetto esteriore ma un cuore leggermente più caldo.
Mi stavo facendo guidare da Liam ora, non sapevo nemmeno dove stessimo per andare, vedevo tutto intorno a me sfocato, sorridevo tra me e me, intravedevo solo i muscoli coperti dalla sua camicia sotto il mio braccio e i nostri piedi che si muovevano in sincrono.
“Liam aspetta, ho bisogno di prendere una boccata d’aria!”
Mi fece un cenno e uscimmo fuori, io sfilai meccanicamente dalla borsa accendino e sigarette, me ne misi una in bilico tra le labbra mentre la accendevo e porsi il pacchetto con tre sigarette rimaste dentro a Liam. “Vuoi?”
“No grazie!”
Le rinfilai in borsa e andai a sedermi a gambe accavallate su di un muretto, lui mi seguì e si sedette accanto a me. Non parlava, sempre sguardo basso verso il pavimento scuro, sentivo a malapena il suo respiro.
“Harry è un coglione, dovresti saperlo no?” dissi voltandomi verso di lui dopo aver lanciato sull’asfalto il resto della sigaretta quasi finita.
Alzò la testa e mi sorrise. “Si lo so e solo….” Si interruppe.
“Solo?”
Scosse la testa per l’ennesima volta. “Andiamo a bere qualcosa?”  
“Devi finire il discorso prima!” dissi ridendo.
Con un balzo scese dal muretto poi mi prese la mano e mi fece scendere. “Andiamo al caldo!”
 
 
“Liam devi finirmi il discorso di prima” dissi mentre facevo girare continuamente la cannuccia rosa dentro il bicchiere.
Ora eravamo in un locale al piano di sopra, un locale buio ma illuminato solamente da un paio di lampade che riflettevano della luce arancione su ogni tavolino.
“Niente”
“Ma piantala, ora parli!”. Iniziai a sorseggiare il drink, non smisi un attimo di fissarlo, ogni singolo suo particolare stava per essere immagazzinato in qualche cassettino del mio cervello, lo avrei voluto rinchiudere lì dentro e non aprilo mai più, c’era qualcosa di forte che non riuscivo ancora a capire e che in qualche modo mi legava a quel ragazzo così tenebroso con me e sconosciuto fino a qualche settimana fa.
“Che idea ti sei fatta di me?”
Poggia il bicchiere sulla superficie bianca del tavolino, non sapevo che dirgli, non potevo mostrargli che dopotutto Nicole Giorgi aveva un cuore.
“Okei tranquilla, lascia stare!” abbassò lo sguardo nuovamente.
“No aspetta! E che è così poco che ci conosciamo che non saprei. Mi sembri un ragazzo simpatico…” dissi cercando di rimediare al danno che avevo fatto.
“Ti ho tenuto il muso tutto il giorno!”
“Ripeto Harry è un coglione” dissi alzando le spalle e leggermente il bicchiere.
“Anche io lo sono…” si mise una mano in fronte, i suoi occhi ora tremolavano, incrociarono i miei per pochissimo, sapevo che si stavano soffermando su tutte le sfumature di verde dei miei occhi, sapevo anche che gli avrebbero ricordato troppo Harry e il suo carattere e sapevo purtroppo che nella sua mente balenavano le immagini di Harry insieme ad una ragazza diversa ogni sera. Ero troppo simile ad lui.
“Scusami” Lasciò sul tavolo una banconota e se ne andò, lasciandomi lì seduta in quello squallido bar da sola.  

         



Puonaaaasera pelle pampine pelle ♥
Grazie per le 9 recensioni dello scroso capitolo...
per un totale di 83 recensioni yeeeeee a 100 recensioni faccio una festa, vi faccio un regalo,
vi voto il profilo su twitter, vi faccio uno shoutout, indovino di colore avete gli occhi e associo una canzone
del mio ipod (che non ho) a voi, se avete qualcosa da suggerirmi fare pure (?)
Allora come avete visto oggi sono particolarmente schizzata, lo si vede pure dal capitolo in cui non
si capisce un emerito pene! u.u
E si vede anche dal fatto che ho voglia di scrivere enormi cagate rosa u.u  
Poi Cole ha un sentimento vagante non identificato (U.F.O) per Liam,
va be' nel prossimo capitolo succederà qualcosa, che ancora non so, ma so che forse vi piacerà! Forse!
Di nuovo grazie a tutte voi meraviglie meravigliose ♥
Recensite bellezze eh che io amo le vostre recensioni ♥
Un bacio, Eli ♥ 

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Capitolo 12
*** 12 ***


LIAM
 
15.35 Ero lì da appena mezz’ora ma il tempo sembrava non passare mai. Probabilmente perché il mio pensiero fisso era lei. Ragazza strana, diversa dalle solite con cui ero uscito, capelli ramati fino alle spalle, morbidi e pieni di boccoli; continuavo a immaginarmi i suoi occhi verdi ma era difficile riprodurli mentalmente tanto erano perfetti.
“Ehi Liam..” Jane passò un mano sulle mie spalle e si sedette a carponi di fianco a me cominciando a fissarmi.
Non le risposi, si sdraiò vicino a me poi si accoccolò al mio corpo, cominciò ad accarezzarmi la pancia, io per non farle sospettare nulla le passai un braccio dietro la testa.
Non avevo ancora deciso se dirglielo. No, non l’amavo più, in qualche modo glielo dovevo dire.
Mi alzò la maglia di scatto e cercò di catturare il mio interesse con il suo sguardo magnetico e malizioso. Quella volta non avrebbe funzionato, non volevo fare altri errori e quello non sarebbe stato l’ennesimo posto diverso in cui fare l’amore. 
“Liam che ti succede?”  Le presi la mano e la feci aderire al suo corpo, lontano da me.
“Jane, senti cerco di essere breve…”
Questa volta mi prese la mano e la strinse nella sua. “Qualcosa che non va?” sfoggiò il suo sorriso abituale, solo in quel momento mi accorsi che era un sorriso sciocco e finto.
“Non ti amo…” alzai le spalle “…e penso nemmeno tu!”
Mi alzai lentamente e presi la giacca che era piegata sulla sedia.
“Liam! Torna qui, non puoi lasciarmi!” sibilò.
“Ciao Jane!” Più che un ciao era un addio. Non mi voltai, non volevo nemmeno sapere che faccia avesse, aprii la porta e uscii da quello schifo di Motel.
 
 
NICOLE  
Uscii dal bagno, la campanella era già suonata, ma ormai era una mia consuetudine arrivare in ritardo alle lezioni e vedere la professoressa “Umbridge” andare su tutte le furie, mi divertiva.
Feci passare velocemente le mani sotto il getto di acqua fredda che usciva dai vecchi lavandini della scuola e mi venne l’improvvisa voglia di starmene lì.
“Oh Mel guarda chi c’è!” Delle risate si sparsero per tutto il bagno. Mi girai verso la voce, Melanie Hunt vicino alla sua inseparabile amica Patricia Chapman erano dietro di me a braccia conserte.
“Ciao ragazze!” Scrollai le mani in aria per farle asciugare e cercai di scavalcare quelle ragazze per uscire dal bagno.
“Dove credi di andare?” disse Patricia  “…avevamo detto che l’avresti pagata, ricordi?” intervenne Melanie.
“Ragazze fatemi passare!” cercai di trovare un varco tra i loro corpi ma una delle due mi prese per un braccio e mi spinse contro la finestra in fondo alla stanza.
Melanie rideva, la sua risata echeggiava, la mia testa stava per scoppiare, Patricia era davanti a me, aveva un sorriso beffardo stampato in viso, si attorcigliava una ciocca di capelli intorno alle dita e aspettava un mio movimento.
Il suo sorrisino e la risata fragorosa della sua amica mi davano sui nervi, mi guardavano tutte e due e iniziarono a fare commenti poco carini su di me, ridevano sempre.
Strinsi il pungo, quello era il momento di cambiare le cose anche se una come me avrebbe avuto poche chance contro quelle montagne umane.
Presi forza, ero abituata a far quel tipo di cose, caricai il braccio destro e mirai al suo naso.
Chiusi gli occhi.
Non appena li riaprii c’era Patricia con il naso sanguinante a terra, le mani colanti di sangue fresco e la maglietta beige sporca, Melanie, invece, mi guardava a bocca spalancata.  
 
 
“Mamma posso…” cercai di ribattere ma lei non me ne dava possibilità.
ZITTA NICOLE” urlò furiosamente, abbassò leggermente il finestrino facendo scendere la cenere della sigaretta che si stava staccando.
“Ma…”
QUALE CONCETTO DELLO STARE ZITTA NON TI E’ CHIARO?” fissava la strada con occhi socchiusi.
“Cazzo mamma fammi parlare…tu non sai come sono andate le cose!” diedi un pugno sul cruscotto che mi fece dolorare ancora di più la mano con cui avevo spaccato il naso a Patricia.
“Nicole, sono stanca di te e di tutti i tuoi casini… espulsa dalla scuola...beccata a far sesso con tuo cugino…hai picchiato una ragazza…fumi di nascosto…” sbuffò “…ne hai combinate altre per caso? Ti droghi anche?”
“Senti Lucy, la vita è mia, faccio quello che cazzo mi pare, tu non ti intromettere ok? Ora fammi scendere!” Aprii la portiera di scatto mentre l’auto era ancora in corsa.
Mia madre frenò di colpo. “Sei una cogliona Nicole, davvero!” strillò.
Scesi dalla macchina, chiusi la portiera e lei ripartì a tutta velocità, finalmente era lontana; mi misi lo zaino in spalla, le spillette e i ciondoli che erano attaccati si scontrarono, sbuffai anche io poi mi guardai in giro cercando di capire dove fossi, forse la casa dei ragazzi era lì vicino. 
 
“Cazzo…cazzo…cazzo” sussurrai mentre attaccai la testa al ruvido legno della porta di casa ‘One Direction’.
Rimasi qualche secondo lì poi risuonai il campanello per l’ennesima volta. Niente, assolutamente niente. Chiusi gli occhi e mi sforzai di non far scendere lacrime.
“Nic che ci fai qui?” Niall sbucò dalla porta avvolto da un accappatoio blu.
“Niall finalmente..” sussurrai, scivolai in casa velocemente e feci cadere lo zaino per terra, in quel momento avrei tanto voluto un abbraccio, mi avvicinai a lui e lo abbracciai.
Quei ragazzi mi stavano facendo cambiare carattere.
“Nic che succede?” mi strinse, sentii la porta chiudersi alle mie spalle e poi il suo mento affondare tra i miei capelli.
“Niall la mia vita è una casino” dissi singhiozzando.
“Calmati su” mi accarezzò i capelli, mi fece cenno di sedermi in cucina e poi propose di parlarne davanti ad una cioccolata calda.
 
Gli parlai di tutto, dal principio.
Vennero fuori i molteplici lati negativi della mia vita. Diciassette anni incasinati.
“…e poi Liam…” sbottai dopo qualche minuto di silenzio.
“Liam?” Niall si mosse appena, eravamo sdraiati sul suo letto, uno affianco all’altro, io con le braccia intorno alla sua pancia e lui con il braccio dietro la mia testa.
“Si lui!”
Si mise a ridere. “Ora ho capito che vuoi dire…”
“Mi ha lasciato da sola in un bar… mi odia…”
Si mise a ridere nuovamente. “No non ti odia…” mi sussurrò appoggiando la testa sulla mia fronte. Io alzai la testa e lo guardai negli occhi, in quei suoi occhi limpidi.
“…tu lo odi?” aggiunse.
 “mmm no…” balbettai.
“Nemmeno lui… anzi…” si interruppe, lasciando quella frase in sospeso.   


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Buon pomeriggio belle ragazze :3 
Premessa: in fondo allo scorso capitolo avevo scritto che in questo ci sarebbe stato qualcosa di bello,
ma ho cambiato idea e ci sarà nel prossimo, forse u.u 
Comunque grazie, grazie per le 10 recensioni dsfhdjhfkd 
Con questo ci si arriva a 100 recensioni? Siiiii vero?! ♥ 
Sususu voglio tante belle recensioni, perché io amo le vostre recensioni :3 
Anche perchè poi vi devo fare tutti quei bei regalini che avevo promesso, io mantengo le promesse u.u 


Volevo dire anche una cosa a shelovesmalik o @carothazzas u.u 
Allora tu volevi Zayn come regalo?
Mi dispiace lui non è disponibile ma se proprio vuoi e riesci ad accontentarti ci sono disponibili loro: qui ---> (non so se si vede, ma non riesco a mettere la foto per intero) https://twitter.com/#!/EaterOfCarrots/media/slideshow?url=http%3A%2F%2Ftwitter.com%2F%23!%2FEaterOfCarrots%2Fstatus%2F128183046917726208%2Fphoto%2F1

Okei la pianto qui, 
Un bacione, Eli ♥




 
 

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Capitolo 13
*** 13 ***


NICOLE
 
Destro. Sinistro. Nuovamente il destro per due volte di fila. Ancora il sinistro.
Il sacco da boxe rosso ondeggiava a tempo con i miei pugni.
Scaricavo tutto il nervosismo di quelle ultime settimane lì e concentravo tutta la mia forza in quel tratto di stoffa. Era per quello che sapevo assestare un colpo così forte da poter spaccare un naso, passavo metà delle mie giornate a picchiare un sacco.
“Ehi vacci piano…” un signore si avvicinò, mi sorrise e mi tenne il sacco fermo. Capelli brizzolati e ricci, carnagione piuttosto scura e muscoli ben scolpiti.
Mi fermai un secondo, fissai l’uomo che si era appena avvicinato, avevo gli occhi socchiusi, ero arrabbiata con il mondo, dovevo sfogarmi. Ripresi fiato e ricominciai a sferrare pugni.
“E’ difficile trovare una donna qui dentro!” mi disse l’uomo.
“Ora capisco perché tutti mi guardano…”. Tirai un pugno al sacco e l’uomo indietreggiò di qualche passo.
“Ed è anche difficile trovarne una che tiri pugni così forti!” si mise a ridere e poi si andò a sedere sulla panca vicino a me.
Mi fermai nuovamente e mi girai verso il signore. “Vuole starmi a guardare ancora un po’?” strillai.
“Calma ragazza! Che carattere!” sbuffò e poi continuò a guardarmi. “Mi stavo chiedendo se avevi voglia di picchiare qualcuno di reale!”
“Non si immagina nemmeno quante persone avrei voglia di picchiare!” sussurrai abbassando la testa.
“Oh bene, c’è un ragazzo di la..” mi indicò una stanza dall’altra parte della palestra “…che… insomma ci sa fare con i pugni…è da tanto che viene qui…ti andrebbe…” spezzettò la frase in vari punti, mi disse tutto in modo scherzoso e sarcastico, non avevo paura di battermi con un uomo. “Certo!” dissi saltellando sul posto.
“Ohhh bene, seguimi…” si alzò e si diresse verso un ring improvvisato in un angolo della palestra “…comunque io sono John” mi porse la mano, io feci solo un semplice cenno con la testa, con dei guantoni mi sembrava un po’ complicato stringergli la mano. “Nicole” aggiunsi.
 
 
LIAM
 
Mi sedetti un attimo sulla panca di legno chiaro, presi la mia bottiglietta d’acqua e ne bevvi un lungo sorso. Era da tanto che non andavo lì, ma era sempre stata la mia unica fonte di sfogo e in quel periodo ne avevo davvero bisogno.
Era da più di un ora che davo continuamente pugni al sacco, ora mi meritavo una lunga pausa. Mi guardai in giro, era sempre la solita stanza, grigia, soffitti alti, pieni di uomini in cerca di una muscolatura perfetta, mai traccia di un corpo femminile tranne in quel momento.
Mi girai di scatto, quella risata l’avevo già sentita. Una ragazza, piuttosto bassa rispetto l’imponente altezza di John, si stava avvicinando, la sua coda alta e rossa ondeggiava per ogni passo che faceva e strusciava sulle sue spalle, occhi grandi e verdi, degli short facevano risaltare le sue curve, la maglietta bianca le faceva intravedere il pizzo azzurro del reggiseno, un particolare in più da aggiungere, un piccolo tatuaggio nerissimo sul collo. 
“Nicole” mi alzai in piedi e gli andai incontro, sapevo che avrebbe fatto l’indifferente, probabilmente mi odiava anche. Lei mi guardò stupita e addirittura accennò un sorriso. “Liam che ci fai qui?” disse mantenendo le distanze da me.
“Oh vedo che vi conoscete!” John si mise a ridere, si allontanò di poco e poi mi lanciò i guantoni. “Cosa?” il mio sguardo si posava alternativamente da Nicole a John.
Lei rideva, ad un certo punto scrollò la testa e si diresse verso le corde del ring, salì e si appoggiò al bordo aspettandomi.
John si avvicinò nuovamente e mi sussurrò di fare nera Nicole. No, non potevo farlo.
Salii dubitante, lei mi sorrideva e teneva la posizione di guardia, guantoni alti che le proteggevano il viso e gambe larghe. Si avvicinò non appena salì, mi sferrò un pugno ma riuscii a schivarlo. Senza dubbio ragazza strana, sapeva picchiare più forte di un ragazzo.
“Vai Liaaam” urlò John.
Un altro pugno, cercai di coprimi la faccia alla bel e meglio ma continuava a colpirmi,  prima o poi si sarebbe stancata e io avrei “attaccato”.
Si fermò un attimo, aveva il fiatone, delle goccioline cominciavano a cadergli dalla fronte, ora toccava a me. Cominciai ad andarle incontro senza fare nulla, potevo vedere una N elegantissima stampata sul suo collo, fissai i suoi occhi estremamente di un verde brillante, come facevano ad essere così belli un paio di occhi?
Mi soffermai sulle sue braccia appena curvate contro le corde, le sue gambe sotto le mie, i suoi occhi che si muovevano freneticamente in cerca di una via d’uscita. L’unica cosa che non dovevo fare in quel momento era farla scappare. “Scusa” sussurrai. Ci stavamo guardando per la prima volta veramente negli occhi.
Rimase in silenzio, socchiuse leggermente le labbra ma non disse niente.
Mi avvicinai ancora di più a quel viso così perfetto, lei fissava le mie labbra troppo vicine alle sue, poi alzò lo sguardo fino a farlo combaciare nuovamente con il mio, mordicchiai il suo labbro superiore e lei non si mosse, anzi sorrise, si avvicinò anche lei fino a fare unire le nostre lingue.     


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Buonassssera bellissime ragazze. 
Vi devo dire una cosa, sono strafelice per le 107 recensioni ♥
VI AMO ♥ 
Quindi, visto che mantengo le promesse, e vi avevo assicurato tutte quelle cose, se le volete davvero (?) ditemelo :D

Allooora passiamo al capitolo, non pensavo che venisse così corto, ma va be' è pieno di contenuti (?)
Spero vi piaccia e che voi lo commentiate con le vostre splendie recensioni ♥ sdskhdgfd
Prossimo obbiettivo: 200 RECENSIONI
Okei non ce la farò mai LOL
Va be' che io vi amo l'ho già detto, non so più che dire.
Recensite e io vi amerò ancora di più (?)
Un bacione enorme, Eli ♥  
#tantoamore

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


“Niall dammi…” spintonai il biondo facendolo scivolare giù dallo sgabello.
 Mi misi a ridere per l’ennesima volta in quel giorno, avevo riso talmente tanto con Niall che ora avevo delle piccole fitte alla pancia.
“Dai Niall non essere ingordo, dai qualcosa anche a me..” gli presi il sacchetto di patatine dalle mani e lo custodii tra le braccia.
“Nic piantala, ho bisogno di cibo” urlò lui riprendendosi il suo pacchetto.
Gli diedi un pugno sulla spalla, forse troppo forte visto che sputò tutte le briciole di patatine che aveva in bocca.
Lasciò il pacchetto sul marmo dell’isola, si massaggiò con calma il braccio poi si girò verso di me. Si alzò, visto che eravamo seduti vicini, allungò le braccia fino a farsi spazio sulla mia pancia. “No biondo, niente solletico!” gli schiaffeggiai le mani che si stavano avvicinando ma lui non le ritrasse anzi iniziò a stuzzicarmi.
“Niall ti prego smettila” ero in precario equilibrio sullo sgabello, le mani di Niall si muovevano freneticamente su tutto il mio corpo e io non riuscivo a smettere di ridere.
“Come siete scemi…” Kate, che era seduti davanti a noi, scrollò la testa e si ributtò con la guancia attaccata alla superficie fredda della cucina.
Niall si staccò da me e si risedette. “Non è finita qui!” mi puntò il dito contro e poi si mise a ridere.
“Su Kate un po’ di brio” dissi scompigliandole i capelli.
“Stavo pensando” disse lei rimettendosi su.
“A cosa?” intervenne Niall.
Prima sbuffò poi mi guardò di sfuggita; sapevo a cosa stava pensando!
“Dai Kate… non rompere!” strillai, me lo aveva fatto fin troppe volte quel discorso in una settimana, non volevo ripensarci.
“Potete spiegarlo anche a me?” Niall con il suo sacchetto delle patatine, si aggiunse a quella specie di conversazione.
“La tua amica Nicole ha la consuetudine di scappare dopo un bacio romantico!” sibilò Kate.
“Smith sempre la solita storia, hai rotto!”
“Senti, tu lo sai come la penso, no? Secondo me Liam è innamorato di te e tu lo sei di lui, e non capisco…” Kate allargò le braccia e si alzò in piedi iniziando a fare il suo monologo, ma fu interrotta dall’irlandese che ignorava completamente tutta la storia.   
“Un momento…cosa c’entra Liam?” il suo sguardo andava da me a Kate in un intervallo di qualche decimo di secondo.
“L’ha baciata…” mi indicò e automaticamente lo sguardo di Niall si posò su di me.
Sbuffai e mi girai verso la finestra.
“Liam… ti ha baciata? Non ne sapevo niente…di solito Liam mi dice tutto..ma…” balbettò Niall.
“…probabilmente non vi ha detto niente perché c’è rimasto male, visto che la signorina è scappata…” intervenne Kate sottolineando le ultime parole.
Louis interruppe definitivamente la conversazione precipitando in cucina.
“Ehi bei ragazzi, cosa sono quelle facce?” 
Si mise dietro di me e mi cinse i fianchi, quel ragazzo aveva preso fin troppa confidenza per i miei gusti.
Nessuno rispose, io rimasi a testa bassa tra le braccia di Louis, Niall iniziò ad accartocciare il sacchetto di plastica che aveva in mano e vidi Kate aprire un paio di volte la bocca ma poi rimanere in silenzio.
“Va be’ non rispondetemi…comunque io ed Harry avevamo ideato un gioco…”
“Lou cos’è quel sorrisino malizioso?” disse Niall.
“Venite di là, dai..” Louis iniziò a muoversi e mi trascinò in salotto dove c’erano Liam e Zayn che mettevano a posto tutti i video giochi e la console invece Harry era già per terra con una bottiglia di plastica in mano.
“Ragazzi voi avete sempre idee che non mi piacciono!” dissi guardando preoccupata un Harry fin troppo sorridente.
“Daii Cole… è per passare il tempo!” sogghignò il riccio.
“Ma è un gioco stupido, che si faceva a 10 anni” 
“Ma noi lo modifichiamo…”. Louis mi fece sedere vicino a Harry e poi lui si sedette di fianco a me, pian piano il cerchio si chiuse.
“Bene, le regole le sapete… chi gira per primo?” Questa volta fu Louis a parlare.
“Okei, giro io..” proclamò il riccio. “…poi dobbiamo decidere cosa far fare alla persona che esce fuori!”
Girò la bottiglia in senso orario, vorticò velocemente poi frenò fino a che non si fermò definitivamente su di Louis.
“Bene che facciamo fare a Lou?” Harry si strofinò le mani e si mise a ridere.
“Io lo farei baciare con Harry” annunciai la mia proposta alzando le spalle.
Louis sorrise e si buttò su Harry facendolo sdraiare sul pavimento. “Vieni Hazza…” Louis si allungava verso di lui ma Harry cercava di scansarlo. “Bella idea Cole…” urlò il riccio da sotto il corpo di Louis. Mi girai verso gli altri, tutti ridevano a crepapelle, compreso Liam che fino a quel momento era serio e imbronciato. Poi sentii uno schiocco e Harry che riemergeva con un espressione disgustata. “Ti amo Harry” sussurrò Louis.
“E voi non ridete…” Harry ci squadrò “…vedrete quando tocca voi…soprattutto tu NICOLE!” mi diede uno spintone e poi ritornò al suo posto.
“Vediamo a chi tocca ora!” Louis girò nuovamente, fece gli stessi identici movimenti di prima e si fermò su Liam.
Lui si guardò in giro, scorse gli occhi di tutti i partecipanti come se volesse implorarli di fargli fare qualcosa di semplice.
“Ho un idea per Liam” Niall si alzò di scatto e si avvicinò all’orecchio di Kate, gli sussurrò qualcosa, lei sorrise e annuì, poi proseguì il giro, gli altri invece fecero un accenno di sorriso ma poi seguirono i passi di Niall con un aria dubbiosa, saltò Liam e continuò a parlare sottovoce, poi arrivò da me.
“Allora, sono tutti d’accordo per farlo uscire nudo per il quartiere…quindi non puoi controbattere!”
Si allontanò e mi sorride, ma rimase in piedi. “Pronti?” alzò le braccia “Via al piano!” Sentii della mani stringersi ai miei fianchi, vidi con la coda dell’occhio Zayn e Louis invece prendere per le braccia Liam.
Ecco il piano diabolico di Niall.    
“Harry lasciami…” cercai di staccare la mani di mio cugino da intorno al mio corpo, ma Niall mi agguantò e mi fece stare ferma. Kate invece stava ferma e rideva come una disperata.
Mi portarono al piano di sopra, si bloccarono davanti ad un porta, la aprirono e mi ci buttarono dentro, Harry mi seguii bloccandomi dentro. 
Lì dentro era tutto buio e stretto, probabilmente era un ripostiglio.
“Non ti muovere Cole…” Harry mi spinse verso il fondo della stanza ma poi si tolse di colpo facendomi piombare addosso Liam.
L’unica luce che proveniva dal corridoio si spense, era completamente buio poi sentii la chiave girare nella toppa. Ero fregata, lì dentro non potevo davvero scappare.
Sentii i passi di Liam allontanarsi da me poi lo sentii sbuffare.
Forse avrei dovuto chiedergli scusa, forse avrei dovuto dirgli cosa pensavo di lui veramente e che cosa provavo, qualcosa provavo, ma era difficile da ammettere per una come me.
Mi feci avanti, mi appoggiai alle pareti ruvide per non cadere, lo scontrai, lui non si mosse anzi mi disse sottovoce scusa.
Sospirai e cercai di farmi coraggio. “Scusa per l’altra volta… io non volevo trattarti così!”
I miei occhi iniziarono ad abituarsi al buio, iniziavo a vedere i contorni della sua figura e lo vidi alzare la testa.
“Ammetto che ero imbarazzata…e la prima cose che mi è venuta in mente in quel momento è stata quella di scappare!”
Momento di pausa, sapevo che lui non avrebbe parlato.
“…mi dispiace… non sono abituata a tutte queste cose romantiche…mi ci devo abituare..”  
Vidi le sue labbra incresparsi in un sorriso e le braccia conserte al petto sciogliersi e cadere sui fianchi ma non dava ancora accenno di volermi parlare.
“Scusami…” dissi con un tono supplichevole.
Lui rimase ancora in silenzio, aspettai per qualche minuto una sua risposta, ma non ebbi alcun risultato e alla fine mi appoggiai ad una parete.
Ma poco dopo lui si staccò dal muro e si avvicinò a me, mi accarezzò una guancia e avvicinò il viso al mio, le nostre labbra si stavano attaccando, quella volta però i brividi iniziarono a salire su per la schiena, le farfalle a svolazzare libere nello stomaco, i suoi occhi fissi nei miei, le sue labbra unirsi alle mie, le nostre lingue insieme.
Ritornò la luce. “Oh vi ho interrotto?” Louis sbucò dalla porta, stava sorridendo.
Liam sbuffò e io mi misi a ridere.
“Mi dispiace avervi disturbato ma ora tocca a Zayn e Kate venir qui dentro…” scivolò fuori ma ritornò subito dentro. “Vi possiamo definire una nuova coppia?”
Ci voltammo tutti e due insieme, lui sorrideva, io ricambiavo. Non sapevo ancora se eravamo una vera e propria coppia ma era un inizio.  

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Buonasera belle ragazze :3
Aaaallora questo capitolo è venuto una cacca, insomma non mi soddisfa.
Mi scuso per aver utilizzato un gioco idiota come il gioco della bottiglia, ma sono veramente a corto di idee!
Comunque sono felicissima per le 116 recensioni yuyuyuyu 
Giuro che in questo periodo le cose che mi rendono felici e mi fanno sorridere siete voi e @xMalikHamburger ♥ 
Quindi vi devo ringraziare veramente tanto :3 
Se vi va recensite anche questo, potrei definitivamente sprizzare dalla felicità
(mezza felicità iniziale grazie ad un quadrato con un CD dentro intitolato UP ALL NIGHT, che finalmente è tra le mie mani)
e buttarmi da un ponte con il Bungee Jumping.
Comunque so che il cap. 13 era cortissimo infatti ho deciso di fare questo un po' più lungo, leggermente!
Spero vi piaccia e recensiate.
Un bacio, Eli ♥
PS: vi voglio bene ♥ 
 



  

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Capitolo 15
*** 15 ***


Un mese dopo…
 
“E io dovrei stare quattro giorni senza di te?” sussurrai.
Liam si sdraiò sul mio letto, cercando di eliminare quel piccolo spazio che divideva i nostri corpi.
“Dai sono solo quattro giorni!” mi disse sfiorandomi appena le labbra con le sue.
“Ma dove devi andare?”. Appoggiai la testa sul suo petto e iniziai a captare i battiti del suo cuore che pian piano si facevano irregolari.
“A Birmingham… ci abitano i miei”
Mi alzai di scatto dal letto. “Davvero?” dissi sorpresa.
“Si, ci sono anche  nato lì, perché?”
“Anche mia mamma è di lì…!” mi ributtai sul letto e tornai a farmi coccolare da quello che ormai era il mio fidanzato da un mese a quella parte.
Rimanemmo in silenzio per un po’, il suo braccio rimase sempre attorcigliato alla mia pancia e il mio invece dietro alla sua testa intento a definire tutti i suoi riccioli con il dito.
“Perché non vieni con me?” mi disse lui.
“Liam stai scherzando vero?”
“Dai..dopotutto io tua mamma la conosco e sa che stiamo insieme…”
Già mia mamma lo sapeva e a dirla tutta diceva anche che gli piaceva come ragazzo.
Un punto per Liam.  
“Ma i tuoi non lo sanno di noi due… e poi stiamo insieme da appena un mese..non mi sembra il caso…” balbettai.
Si mise a ridere. “Quando sei imbarazzata e cerchi di arrampicarti sugli specchi mi piaci anche di più”
Gli diedi uno schiaffo leggero sulla testa ma lui non smise di ridere e mi strinse a se ancora di più. Le sue braccia calde il quel freddo e piovoso pomeriggio rappresentavano il mio rifugio. Il suo mento si stava appoggiando sulla mia testa e ondeggiava a tempo con la musica poi sentii appena il suo corpo muoversi. “E’ tardissimo, devo andare..” si alzò accertandosi prima di farmi poggiare delicatamente sul letto. Mi alzai anche io e lo seguii sino alla porta d’ingresso.
“Ci vediamo tra 4 giorni!” mi disse dall’altra parte della porta, poi mi sorrise e fece passare un braccio dietro la mia schiena, facendomi inarcare leggermente verso di lui.
“Tieni d’occhio i ragazzi e Kate” mi fece l’occhiolino e poi avvicinò il viso al mio, fino a far combaciare le nostre labbra per l’ultimo bacio di quella settimana.
“Cosa vuoi che combinino in quattro giorni?”
Alzò gli occhi al cielo e non disse nulla. Sapevamo bene tutti e due che potevano fare di tutto.
“Mi mancherai” dissi mentre il mio naso sfiorava ancora il suo.
“Anche tu…salutami Lucy…” mi sorrise, mi prese il viso tra le mani, i suoi occhi marroni fissarono dritti i miei verdi, si avvicinò velocemente e mi scoccò un altro bacio.
Mi scompigliò i capelli come cenno di saluto e se ne andò. Rimasi qualche secondo sull’uscio prima di chiudere, guardai la sua camminata, i suoi ricci scompigliati dal vento, sorrisi, probabilmente era il primo ragazzo di cui ero veramente innamorata.  
 
 
 
Un rumore forte continuo suonò sfocato nella mia testa. Un trillo. Un suono familiare. Aprii gli occhi, ma ci misi un po’ per abituarmi al buio soffocante della mia stanza.
Ancora lo stesso rumore. Continuo e stressante. Mi girai verso il telefono, lo presi e guardai l’ora. 2.45
Solito rumore di prima. Avevo capito che era il campanello. Ma non riuscivo a capire chi potesse essere a quell’ora. Mia madre quella sera non era ritornata e ormai aveva preso l’abitudine di farlo ma nessuno sapeva dove scompariva tutte quelle notti.
Il campanello smise di suonare, ma sentivo delle voci dal piano di sotto, solo una voce riuscivo a distinguere, solo la voce roca di mio fratello.
Tolsi le coperte velocemente, rabbrividì a contatto con l’aria fredda di quella notte, cercai le pantofole a lato del letto e lentamente, molto lentamente, ancora rincoglionita dall’essere stata svegliata così bruscamente, scesi le scale.
“Tom che succede?” sentivo ancora gli occhi pesanti e il sonno impossessarsi di me, ma scesi fino all’atrio spinta dall’ascolto di una voce rotta dal pianto.
“Nic è un tuo amico!” biascicò.
Scesi gli ultimi gradini, una folata di vento mi colpì le caviglie, vidi uno scorcio di porta aperta, poco più sotto un ragazzo dai capelli neri, dalla pelle olivastra, aveva gli occhi arrossati ma estremamente neri, una faccia triste, cupa, arrabbiata, sconvolta.
“Zayn…” mi precipitai da lui, mi fermai a qualche centimetro dalla porta.
“Nicole…ti prego…” scosse la testa e chiuse gli occhi, si stava sforzando di non piangere.
“Zayn calmati…spiegami cos’è successo…” presi le sue mani nelle mie, tremava, io le strinsi forte.  
Lui si voltò e mi fece intravedere dei fari di una macchina che fendevano il buio della strada in cui abitavo. “Kate… ti prego aiutami…devo portarla in ospedale”  
Kate. Ospedale.
“Co…cosa è successo?” dissi tremante.
Lui scosse nuovamente la testa. “Ti spiego in macchina..”
“Vado a vestirmi e torno giù…”
Salii a due a due le scale, presi un paio di jeans ed un maglione, un paio di scarpe e in due minuti ero già giù. Presi per mano Zayn, che si stava ancora tormentando le mani e andai verso la macchina parcheggiata lì davanti.
Salimmo velocemente, vidi un paio di gambe sui sedili posteriori e mi girai.
Kate era sdraiata dietro, sembrava che dormisse, ma aveva un aspetto che consigliava tutt’altro, gli occhi semiaperti, grondanti di lacrime, il suoi occhi vividi erano spenti, la labbra secche e serrate, le mani abbandonate sui fianchi, le sue palpebre che si chiudevano e aprivano.  
“Zayn….che le è successo?” sentivo le lacrime farsi spazio sulle mie guancie.
“Eravamo in discoteca… io lo persa d’occhio un attimo… e…e..lo ritrovata così!” la macchina sbandò e occupò mezza corsia opposta.
“Sei ubriaco?!” strillai.
“Siamo quasi arrivati…” tirò su con il naso e si girò verso di me pieno di lacrime. Si sentiva in colpa, non potevo aggravare la sua situazione instabile con gli insulti che in quel momento pensavo di schiaffargli.
Le poche luci dell’ospedale ci fecero largo tra il buio circostante, Zayn parcheggiò davanti all’entrata, prese in braccio Kate che ormai era priva di sensi e la consegnò nelle mani dei dottori.
Ci fecero aspettare in una saletta, era calda, linda, le poltroncine bianche erano tutte vuote, l’orologio scandiva i secondi facendo risuonare il ticchettio in tutta la sala vuota.
Di fianco a me Zayn teneva la testa bassa, si reggeva la testa con le braccia e nascondeva il viso tra di esse. Gli appoggiai una mano sulla spalla e lui girò la testa verso di me.
“Anche lei era ubriaca?” misi il braccio intorno alle sue spalle e abbassai la testa in modo tale che lo potessi guardare negli occhi.
Lui annuì con la testa e si mordicchiò il labbro. “Quindi cosa le è successo?”
Sospirò e cercò un po’ di calma. “…l’ho vista entrare…. in un bagno con un ragazzo…. ma non ho fatto in tempo a fermarla… poi l’ho ritrovata così…… è colpa mia Nic…” scosse la testa e vidi un paio di lacrime solcargli le guancie.
Gli asciugai una lacrima che stava per cadere e cercai di fargli un sorriso convincente. “Su non è colpa tua…”
Si asciugò le lacrime rimaste e ritornò a fissare il pavimento venato dell’ospedale.
“Voi siete gli amici della ragazza?” un uomo con un camice bianco e molto alto si avvicinò, io mi alzai e mi fermai davanti agli occhi del dottore.
“Si, cosa ha?”
“Per ora non lo sappiamo, stiamo facendo tutti gli esami possibili, ma sembra che per ora non si stia riprendendo. Intanto voi andate a casa, domani sapremo con certezza cosa ha!”
Mi fece un sorriso stanco. “Grazie, arrivederci” Mi accorsi che la mia voce stava tremando, avvertii un forte bruciore agli occhi ma mi promisi di non farmi vedere piangere da Zayn. Lui mi diceva sempre che ero una persona forte! Non potevo farmi vedere così.
Lo presi sotto braccio e arrivammo nuovamente alla macchina in assoluto silenzio.
 
 
“Notte Nic” sussurrò.
“No tu dormi a casa mia…non ti posso lasciare andare in queste condizioni…” dissi, notando che le mia voce sembrava quasi un urlo in confronto al suo sussurro.
“Ma….”
“No…ma…niente. Ora scendi e vieni in casa” lo presi per un braccio e lo spinsi fuori dalla macchina.
Aprii senza fare rumore, salimmo lentamente le scale e non appena vidi il mio letto nelle condizioni disastrate di prima mi ci buttai.
Lui si sedette di fianco a me, pian piano però si sdraiò. Spensi la luce e mi infilai sotto le coperte facendo un po’ si spazio a Zayn.
Poco dopo lo sentii piangere, mi girai dalla sua parte, i suoi occhi stavano brillando anche con la poca luce che c’era, lo abbracciai, lui mise un braccio intorno alla mia schiena e lasciò andare la testa sulla mia.
“Notte Zayn…vedrai che andrà tutto bene” gli schioccai un bacio sulla guancia, chiusi gli occhi e il sonno si fece avanti.   
 

   

Spazio autore :3
Buon pomeriggio belle ragazze ♥ 
Allora mi fiondo a parlare di questo capitolo. 
Ho aggiunto questo pezzo altrimenti tra un paio di capitoli la FF finiva u.u 
Mi dispiace per Kate, ma non so ancora che fine farle fare.
VANESSA ♥ non ti arrabbiare eh, io ti amo, lo sai?!
Comunque spero che vi piaccia e che lo recensiate, come fate sempre, anzi questa volta, con questo capitolo estremamente drammatico,
voglio tantissimimissime recensioni LOL
Comunque grazie grazie grazie per le 124 recensioni ♥
IO VI AMO. SIETE FANTASTICHE ♥
Va be' vi lascio fare la recensione (?) ;)
Un bacione Eli ♥  


 

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Capitolo 16
*** 16 ***


Dreams are the mirror of fears
 
Ero sdraiata sul letto, era un letto diverso, il piumone celeste spiccava sul colore opaco e vecchio del resto della stanza. Non sapevo dov’ero. L’abatjour poggiata sul comodino emanava una luce calda che mi aiutava a rendere i profili degli oggetti poco più chiari.
Finalmente ti sei svegliata!” sussultai quando quella voce fredda e meccanica scandì quelle parole, poi mi girai lentamente verso la mia destra.
Sentivo che le gambe tremavano, avevo paura che mi sarebbe successo qualcosa di male non appena mi fossi girata.
Liam era sdraiato accanto a me, era lui il possessore di quella voce da automa, quella voce inaspettata che mi rimbombava nella testa. I suoi occhi erano grigi, spenti, oscurati da una patina leggera, aveva un sorriso automatico, accuratamente messo lì.
Liam, dove siamo?” sottovoce, con una voce che faceva intuire il mio spavento sussurrai quelle parole, lui mi sorrise poi volse lo sguardo verso la finestra.
Un piccolo balconcino nero, oscurato dalla notte più buia che avessi mai visto, stava in basso, i contorni dei tetti spiccavano nel cielo blu metallico, un miagolio acuto spazzò via la tranquillità di quella notte, facendomi rabbrividire nuovamente.
Dove siamo?” ripetei, mi alzai e andai verso la porta finestre, cercai qualche dettaglio che mi riportasse alla vita reale, ma non c’era nemmeno un piccolo oggetto o scorcio insignificante che mi facesse capire dove eravamo.
Poi un cigolio, una porta spalancata all’improvviso mi riportò a guardare quello che era spuntato dietro a Liam, una creatura automatizzata. Una donna, alta, bionda, dagli occhi blu cobalto, completamente nuda, dalla pelle così lucida che anche la poca luce la colpiva e la faceva brillare uscì da una’altra stanza.  Un sentimento strano, la rabbia, la tristezza, la voglia di spaccare qualcosa mi assalì.
La donna si avvicinò a Liam, gli accarezzò i ricci, poi fece unire le labbra, un bacio pieno di passione, che faceva intuire tutto il disprezzo che avevano per chi in quel momento guardava quella scena. Io.
Gli occhi iniziarono a bruciare, le lacrime scendere, il respiro farsi più debole. I due che continuavano a muoversi sinuosamente, insieme sul letto, il respiro in sincro, le labbra opposte, i corpi uniti.
La rabbia nuovamente.
Corsi verso di loro, spinsi la donna giù dal letto e mi sedetti davanti all’uomo che amavo. Si lo amavo.
Liam perché mi stai facendo questo?” urlai avvicinando il viso al suo.
Mi sorrise, quel sorriso beffardo non faceva parte del suo carattere, non faceva parte di Liam.
Tu sei come Harry, non ti importa di me, tu non mi ami!” sibilò, scandì le parole che colpirono direttamente al cuore.  Scossi la testa, una pioggia di lacrime si fecero largo sul mio viso, una fitta al cuore invece si amplificò fino ad arrivare in ogni parte del mio corpo.
Abbassai lo sguardo, fissai le sue mani unite sulla sua pancia, guardai i capelli biondi della donna fluttuare nella stanza, il suo braccio avvicinarsi, la sua mano scivolare pesantemente sul mio viso, facendo rimanere sia un dolore fisico che emotivo in me.   
 


Aprii gradualmente gli occhi, la luce era accecante, una sagoma scura si stagliava di fronte a me, immobile e con le braccia conserte. 
Misi a fuoco e lentamente capii che quella era mia madre. Sentii ancora il forte dolore alla guancia, il rossore che si spargeva anche al resto del viso. Gli occhi cupi e arrabbiate di mia madre mi fissavano senza pietà.
“Chi è quello?” puntò il dito verso Zayn che era ancora accovacciato vicino a me, come se stesse cercando una protezione che in quel momento non gli poteva dare nessuno, nemmeno io.
“E’ un mio amico... ma serviva darmi uno schiaffo?” sussurrai.
“Si Nicole dicono tutti così” sbuffò, si girò un attimo dall’altra parte ma poi fece uno scatto, mi prese per un braccio e mi tirò fuori dal letto.
“Mamma tu stanotte non c’eri, non sai che è successo, tu non sai mai come stanno le cose, tu non ci sei mai, sai solo insultarmi!” strillai ad un millimetro dalla sua faccia, urlai tutto ciò che avrei dovuto dirle in quegli ultimi mesi.
Fissai la sua espressione, fissava il vuoto, ma i suoi occhi iniziarono a tremolare non appena vide le mie lacrime scendere. Se ne andò sbattendo la porta della camera. Rimasi in silenzio seduta sul bordo del letto, a piangere, l’unico modo per sfogare la mia rabbia, la mia paura, l’unico modo per sentirmi poco più leggera.
Mi sdraiai vicino a Zayn e iniziai a fissare le travi di legno del soffitto. Avevo bisogno di non pensare.
 
“Ehi ragazzi” una voce, un accento particolare, una testa bionda si avvicinò al mio viso, degli occhi blu si incatenarono con i miei non appena li aprii.
“Niall…” mi tirai su e lo abbracciai automaticamente. Affondai nel suo abbraccio, richiusi gli occhi e mi appoggiai alla sua spalla.
“Perché nessuno risponde oggi?” la voce di Harry interruppe quel momento “Abbiamo provato a chiamare Zayn ma non risponde, guarda lì come dorme… abbiamo provato con te, Cole, pure tu che te la spassi con Zayn, e nemmeno Kate risponde…ragazzi ci avete fatto preoccupare!” sbuffò il riccio.    
Chiusi gli occhi e strinsi Niall. Lui mugugnò qualcosa sottovoce ma poi strinse ancora di più l’abbraccio non appena sentì le mie lacrime che stavano bagnando la sua spalla.
“Ehi Cole che succede?”  mi sussurrò.
“Svegliate Zayn, dobbiamo andare all’ospedale!”
Mi staccai da Niall e corsi in bagno, gli avrei spiegato tutto più tardi, ora non avevo voglia di parlare e di pensare.
 
Ripercorsi lo stesso corridoio della sera prima. Era lo stesso ma era diverso.
Pieno di gente, pieno di vita, pieno di luce e di calore.
Sempre la solita stanza bianca, pulita che sapeva ancora di disinfettante, ma quella mattina c’eravamo tutti, tranne Liam.
L’infermiera ci aveva detto di aspettare in quella saletta, il dottore sarebbe arrivato da un momento all’altro e ci avrebbe spiegato come stava Kate. Pregavo, un po’ tutti pregavamo, che non avesse nulla di grave, che si sarebbe rimessa presto, che potessi uscire da lì e vivere tranquillamente la sua vita.
Lo speravo. La maggior parte della colpa di quella situazione era la mia, dopo avermi conosciuta era diventata un’altra persona. Mi scroccava le sigarette, beveva qualcosa ogni sabato sera, era una ragazza diversa, l’opposto di come l’avevo conosciuta.
Un piccolo ticchettio si diffuse nella stanza, alzammo tutti contemporaneamente la testa e guardammo i passi lenti e stanchi del dottore che si stava avvicinando.
“Siete gli amici della signorina Smith?” sfoggiò un sorriso mentre guardava vari fogli che aveva in mano. Io mi alzai per prima, gli altri rimasero seduti, Zayn addirittura non alzò nemmeno la testa.
“Si, ci può dire come sta?” sussurrai con un fil di voce.
“Abbiamo fatto tutte le analisi…questa volta è andata bene alla vostra amica…è stato il connubio che ha fatto tra alcool e droghe che l’ha fatta stare così male, se non avesse rimesso stanotte, le sarebbe andata male…” sentii il sangue gelare nelle vene. Kate non poteva arrivare a tanto.
“E possiamo vederla ora?” la mia voce tremava, Harry se ne accorse, si avvicinò cingendomi i fianchi.
“Ora dorme, appena si sveglia potete andare, mi raccomando tenetela d’occhio” mi sorrise, girò i tacchi e sparì in fondo al corridoio.
Mi girai verso gli altri. Sorridevano. Tutti.
Potevamo ritornare ad essere quel gruppo spensierato e felice che eravamo sempre.   




Spazio Autore: 
Ccciao belle ragazze ♥ 
Come state? 
Avete visto i 1D a Sanremo? ♥
Cazzoculo erano nella mia regione fdjhfgjhdgfjhd 
*si lo so, è successo 4 giorni fa*
Comunque scusate per l'immenso ritardo, non avevo idee per continuare u.u
Il prossimo, ve lo dico già, dovrete aspettare ancora di più D:
Anyway vi volevo ringraziare tanto tanto per le 133 recensioni ♥ 
Grazie davvero :)
Spero che vi piaccia questo capitolo e che mi facciate belle recensioni :D
Un bacio, Eli ♥ 
 

 

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Capitolo 17
*** 17 ***


“Nicole… piantala!” Era l’ennesima volta che me lo sentivo dire in quella settimana.
Ora era stata detta in modo diverso rispetto alle altre volte, una voce arrabbiata, cupa, bassa si stava infiltrando pian piano nella mia testa, mi ripeteva la stessa frase ma non potevo o non volevo capirlo.
“Nicole sto parlando con te!”
Liam si mise esattamente davanti a me. Il suo viso si stava corrugando, mi stava facendo una smorfia strana, guardava i miei occhi verdi luccicare. Mi raggomitolai ancora di più, presi un lembo di lenzuolo e lo strinsi tra le mani. Iniziai a fissare il vuoto, non volevo nemmeno incrociare i suoi occhi. Di solito i suoi occhi mi facevano un effetto strano.
Sbuffò, poi socchiuse gli occhi e appoggiò la testa vicino alla mia, sul bordo del letto.
“Perché non vuoi capire!?” disse scrollando la testa.
Rimasi in silenzio. Scorsi velocemente ogni particolare di quella stanza, era qualche giorno che passavo le giornate lì dentro, in silenzio, con lo sguardo vacuo, con molteplici sentimenti che ribollivano insieme, mi procuravano dolore, rabbia. Mi sentivo in colpa.
Scese una lacrima e corse veloce sulla guancia. Quella piccola goccia salata era rimasta troppo tempo intrappolata. La asciugai subito forse per non farla vedere a Liam, ma lui se ne accorse.
Questa volta mi fece un sorriso debole, un sorriso paterno, socchiuse le labbra e mi lasciò un bacio sull’alone della lacrima che mi aveva rigato il viso.
“Ci andiamo insieme?” Si sdraiò accanto a me, mi avvolse con le braccia e fece unire i nostri corpi. Io scossi la testa.  
“Ma devi andarla a trovare prima o poi!” sospirò, probabilmente non capiva il perché io non volessi andare a trovare Kate.
Avevo paura che non appena mi avesse vista, mi avrebbe rinfacciato tutto. Era colpa mia, se non mi avesse mai conosciuto, questo non sarebbe mai successo.
“Già sta male per i fatti suoi e poi tu, con questo comportamento stupido, la fai stare peggio!”
Tirai su con il naso, le parole di Liam mi facevano pesare ancora di più le cose.
Rimase in silenzio per qualche minuto, sperava in qualche mia parola, sperava che dicessi ‘Ora vado’. Ma non dissi niente.
Liam si alzò di scatto dal letto, si diresse verso la porta e appoggiò la mano sul pomello della porta.
“Nicole, fai come vuoi. Non ti stai nemmeno accorgendo che la tua migliore amica ha bisogno di te. Bella persona che sei”. Chiuse la porta, lo sentii scendere le scale e andare via da casa mia.
 
 
 
Viale alberato.
Cielo cupo e minaccioso.
Gli alberi si piegavano al passaggio del vento.
C’era una ragazza in quel viale, aveva la testa bassa, guardava l’asfalto correre sotto i suoi piedi, pensava alle parole crude che le aveva appena detto la persona che amava, pensava che avesse ragione.
Forse era per quello che tutti pian piano si allontanavano da lei. Ragazza dal carattere difficile. Un po’ tutti la denominavano così. Non a caso nessuno aveva mai sentito la mancanza di quella ragazza nonostante si fosse allontanata dalla sua terra natale e si fosse trasferita a Londra. Londra. Città dove aveva conosciuto le persone più belle che avesse mai conosciuto. Quelle stesse persone che ora stava facendo andar via da lei. In qualche modo doveva dimostrare che lei non era quel tipo di persona. Era una ragazza forte, doveva affrontare il dolore, doveva affrontare quei occhi neri carichi di lacrime che l’avrebbero fatta stare male.    
Nicole Giorgi. La ragazza con il carattere difficile. Diciassette anni vissuti al massimo. Odiata dalla propria madre, disprezzata da un po’ tutti, amata o forse no da quel ragazzo speciale, ora voleva fare l’amica.
 
 
Schiacciai il campanello di casa Smith. Sentivo il cuore battere, rimbombare nel petto. Sentivo gli occhi pizzicare, farsi rossi. Ma già piangere sulla soglia di casa non era il caso.
Mi venne ad aprire suo padre. Un uomo alto, dalla pelle ambrata, completamente diverso dalla figlia.
Mi fece entrare, rimase in silenzio e mi fece cenno di andare al piano superiore. Bussai alla porta e una vocina mi rispose dall’altra parte.
Mi catapultai nella stanza, Kate sorrideva ma scendeva dai suoi occhi qualche lacrima.
Iniziai a fissarla, stava bene, si era rimessa completamente, le mie paure erano del tutto infondate. La fissai così attentamente che non mi accorsi che stavo piangendo. Lei si coprì la bocca e spalancò la bocca in un sorriso. Io ricambiai.
“Mi sei mancata Nic…” sussurrò.
Corso verso il suo letto, la abbracciai, lasciai che tutte le lacrime che avevo trattenuto in quei giorni si fondessero con le sue, lasciai che i suoi capelli si appiccicassero al mio viso bagnato, lasciai che quell’abbraccio non potesse avere fine.
 
 
Cercai le chiavi di casa nelle borsa. Avevo un sorriso stampato in faccia, niente e nessuno mi avrebbe fatto abbandonare quello stato d’animo.
Frugai nella borsa, scontrai del metallo freddo e una scarpina attaccato affianco, le feci emergere dalla borsa.
Cercai di trovare la serratura. Nessuno si decideva ad aggiustare il lampione sotto casa.
Aprii la porta. La luce in cucina era accesa. Sentivo qualcuno singhiozzare. Il mio sorriso svanì e si tramutò in un espressione tremolante ed indefinita.
“Cole”  
Un uomo alto, bello, dai capelli castani, occhi marroni, abbronzato uscì dalla cucina, si avvicinò a me sorridendo, quel sorriso bello, che lasciava intravedere i suoi denti bianchi, le sue labbra screpolate che si increspavano in un sorriso si pararono davanti ai miei occhi.
Si accucciò e mi abbracciò. “Papà…” dissi con voce tremolante.
Lui mi strinse, da sopra la sua spalla riuscii a vedere mia madre seduta su una sedia in un angolo della cucina, aveva un fazzoletto in mano e ogni tanto si tamponava gli occhi. Aveva i capelli arruffati, un aria distrutta, dei lividi sul viso e sulle braccia.
Iniziai a piangere nuovamente, mi dileguai dall’abbraccio e corsi di sopra.
Lui, la persona che prima amavo, non poteva aver fatto una cosa del genere. 



Spazio tutto tutto tutto mio :3

Ciao belle ragazze :)
Scusate per l'attesa *l'attesa di nonsochi* 
Comunque ecco un capitoletto, non è tanto lungo, ma introduce un po' quello che ci sarà nei prossimi capitoli...
ehm...ehm pochissimi capitoli u.u *penso*
Spero vi piaccia, non so che cazzo ho scritto, perché ho un mal di testa allucinante u.u 

Anyway oggi c'è il MOMENTO RINGRAZIAMENTI, ogni tanto lo devo fare :) 

GRAZIE per le 142 RECENSIONI ♥ 
GRAZIE a voi che recensite sempre ♥
GRAZIE a chi legge in incongnito *fatevi vive, siete bene accette* ♥
GRAZIE alle 16 persone che PREFERISCONO ♥
GRAZIE alle 9 persone che RICORDANO ♥
GRAZIE alle 40 persone che SEGUONO ♥ 
VI AMO TANTO ♥ 

ps: ci si arriva a 150 recensioni con questo?
Recensite :3
Un bacio, Eli ♥  

 

 

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Capitolo 18
*** 18 ***


Salii di corsa le scale. I gradini sfrecciavano velocemente sotto le mie converse nere.
Mai un momento di tranquillità. Mai un momento felice. Nella mia vita doveva succedere sempre qualcosa di straordinario, qualcosa che andava fuori dal coro, qualcosa che man mano che andava avanti faceva sempre più male.
Dovevo sempre attaccarmi a quella poca serenità personale che ormai si stava sgretolando da sola.
Ormai le lacrime stavano sgorgando, rigavano il mio viso, colpito da troppe lacrime in quei giorni, sentivo gli occhi arrossarsi sempre di più, bruciare ardentemente, ma non era l’unica cosa che ribolliva dentro di me.
La rabbia.
Quella che era parte integrante della mia vita, purtroppo. Ero arrabbiata con me stessa, principalmente, non ero riuscita, in diciassette anni, ad essere ciò che desideravo; con mia madre, sempre pronta ad accusarmi, ma non si rendeva conto che mi stava gradualmente creando un peso sempre più pesante; mio padre, la persona che amavo più al mondo, mi aveva deluso, era scappato da me ed ora era ritornato, spuntato così dal nulla, senza un motivo, come se non fosse successo niente.
Rallentai non appena imboccai il corridoio, le tavole di legno del parquet scricchiolavano al mio passaggio, ma non era l’unico rumore che si sentiva distintamente.
La porta della camera di Tom era socchiusa, dalla piccola apertura sbucava la luce fioca e arancione dell’abaujour. Dei singhiozzi rompevano quell’instabile silenzio che si era appena creato.
Aprii lentamente la porta fino a che non riuscii a vedere interamente Tom.
Era seduto sul letto, con la schiena appoggiata sul muro bluastro, aveva le mani sul viso, voleva coprire tutte quelle lacrime che non aveva mai avuto il coraggio di far scendere, le gambe una incrociata all’altra tremolavano insieme.
“Tom…” dissi con un tono fraterno.
Tolse la mani dal viso ma mantenne il viso basso, tirò su con il naso e cercò di calmarsi.
Io decisi di chiudere la porta e di andare vicino a lui, mi sedetti sul suo letto morbido e lo abbracciai.
“Nic…” poggiò la testa sulla mia spalle e affogò tra i miei capelli rossicci.
Era inevitabile che le lacrime non scendessero in quel momento, un momento così tra noi non c’era mai stato, il rapporto che c’era tra noi era piuttosto gelido.
“Che è successo?” la mia voce tremava senza controllo.
Lui strinse l’abbraccio ancora più forte.
“Papà è arrivato….” Si bloccò, lo sentii chiudere gli occhi e sforzarsi di parlare, di dirmi quelle cose orrende che erano successe. “…urlavano…poi ha iniziato a….a…picchiarla..” strinse ancora più forte e fece scorrere dai suoi occhi un’altra bella dose di lacrime.
“Ma cosa ci fa qui? E perché poi…”
Fui interrotta. Mio padre con impeto spalancò la porta e si piazzò davanti a noi. Lo sapevo. Avrebbe iniziato uno di quei suoi soliti monologhi.
“Lo sapevo…” iniziò a ridere sguaiatamente ma poi i suoi occhi piccoli e scuri si riconcentrarono su di noi.
“…lo sapevo.. che tu non sei la persona forte che pensavo che fossi… sei strana come tua madre, siete tutte e due delle psicopatiche. Siete scappate e cosa credevate di fare da sole qui?...Eh Cole, dimmelo! Ti è cambiata la vita qui? Vai a fare solo la troia in giro…tua madre mi ha raccontato tutto. Ti piace fare la troia? Eh Cole? Proprio come tua madre. Che famiglia di merda!”
Reagire. Reagire. Quella parola mi balenava nella testa. Dopo quelle parole. Parole crude, senza pietà, di una persona che non capisce minimamente cosa voglia dire famiglia dovevo fare qualcosa.Si dovevo reagire. Dovevo fare quello che mia madre non aveva fatto.
“Senti io non so cosa tu ci faccia qui, non so nemmeno perché abbia ridotto mamma così, ma so che tu non devi stare qui, non puoi stare qui, hai rovinato la nostra famiglia, hai fatto tutto da solo, ora non puoi spuntare dal nulla e renderla ancora peggio. Stavamo bene quando non c’eri sai? Sei una testa di cazzo e me ne sono accorta solo ora…” Scossi la testa, forse avevo un po’ esagerato. Ma se ne doveva andare.
“Cosa hai detto, scusa?” sputacchio quelle parole con disprezzo solo a qualche centimetro dalla mia faccia.
“Che sei una testa… di cazzo! Non puoi mettere le mani addosso ad una donna, ridurla così, farla soffrire così tanto. Quella donna che hai appena picchiato…TI HA AMATO!”
Stavo piangendo. Tom invece guardava la scena impaurito. Mio padre se la rideva beatamente, poi si riconcentrò nuovamente su di me. Un espressione furiosa di stese sul suo volto. Era un’espressione che non avevo mai visto, che pensavo non facesse nemmeno parte di quell’uomo buono che pensavo che fosse.
Le sue vene sulle tempie iniziarono a pulsare e farsi gonfie, le mani sempre più rosse e vicine al mio viso. Uno schiaffo potente, pesare prepotentemente sulla mia guancia.
Mi chinai per il dolore, mi misi una mano sulla guancia probabilmente solo per vedere se ero tutta intera, ero troppo arrabbiata anche per sentire dolore.
“Tutta colpa di quel Payne…” grugnì disprezzante l’uomo di fronte a me.
Mi alzai di scatto solo quando sentii quel nome, lo guardai carica di rabbia ma con le lacrime agli occhi. “Cosa centra Liam ora?” urlai più forte che potevo.
“Chi è questo Liam?” chiese con una calma preoccupante.
“Liam Payne…” scandii.
“Quell’altro stronzo non si chiama così…” scosse la testa e uscì dalla stanza. Io lo inseguì giù per le scale.
“Chi era? Payne chi?” strillai. Volevo sapere tutta la verità.
“Fattelo raccontare da tua madre!” Fissò la porta per qualche istante, poi si decise di prendere il soprabito e uscire di casa sbattendo la porta.
Il mio desiderio era quello di non vederlo mai più spuntare da quella porta.
Scesi di corsa, andai dritta in cucina, mia madre era ancora appollaiata e piangente sullo sgabello. Mi guardò con occhi pieni di lacrime, pieni di infelicità, una tristezza maturata con gli anni ma che nessuno aveva mai notato. Mi fece cenno di sedersi accanto a lei. Io mi avvicinai il più possibile. La abbracciai. Avevo bisogno di un suo abbraccio e ne aveva bisogno anche lei. Uno di quelli che è più utile di mille parole. Lei contraccambiò la stretta.
“Ora…ti spiego…dal principio…” sussurrò. 

________________________________________________________________________________________________



Happy shalalala,
It's so nice to be happy shalalalala,
Everybody should be happy shalalalala,
It's so nice to be happy shalalala ♥

Bbbuonasera bellezze :3 
Come state? 
Io sono stra stra felice.
E sapete perché?
Perché mi avete fatto arrivare a 157 recensioni ♥ #tantoamore
Allora ho fatto una specie di calcolo mentale veloce e probabilmente mancano 2/3 capitoli alla fine
ta ta ta dan u.u
Okei, comuneque vi voglio ringraziare e dirvi che mi piacerebbe tanto tanto arrivare a 200 recensioni
Ce la si può fare? lol confido in voi ♥
Spero vi piaccia ;)
Un bacio, Eli ♥  

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Capitolo 19
*** 19 ***


Sciolsi l’abbraccio lentamente e andai a prendere lo sgabello intorno all’isola della cucina.
Mi sedetti davanti a lei.
Piangeva ancora. Probabilmente ora non per la violenza che aveva subito ma per il dolore che provava nel raccontare la sua storia.
Presi la sua mano tremante e la strinsi nella mia.
“Mamma calmati…”
Scosse la testa e si tamponò nuovamente gli occhi con il fazzoletto, poi sospirò e cominciò a parlare.

Tutto ebbe inizio in una giornata piuttosto e stranamente soleggiata del 1989 … in quel periodo avevo trovato un piccolo lavoro come cameriera in uno dei tanti bar di Birmingham, era un bar carino, frequentato sempre da un sacco di gente, mi piaceva tanto quel posto. Poi un giorno, anzi la seconda mattinata in cui lavoravo lì, mi misero a fare i caffè, io non avevo la minima idee di come si usassero quegli aggeggi ma accettai la sfida. In sintesi quella giornata fu un disastro, non riuscii a fare nemmeno un caffè che fosse bevibile. L’unica cosa positiva fu che conobbi un ragazzo. Alto, capelli ricci, occhi scuri, bello, veramente bello. Figurati ricordo ancora benissimo la sua faccia schifata dopo aver bevuto un sorso del mio caffè.” Sorrise lievemente e alzò le spalle.
Ricordo ancora anche i suoi occhi marroni così espressivi, che mi guardavano al di là del bancone, parevano sorridermi. Io invece ero veramente imbarazzata, mi pesava aver fatto uno schifo di caffè ad un ragazzo così bello. Poi lui, dopo avermi guardato abbastanza, decise di parlare. Mi invitò a prendere un caffè il giorno dopo.
Era stato così carino, molto simpatico, sempre con la battuta pronta e io man mano che uscivo con lui me ne innamoravo sempre di più.
Poi subentrarono i tuoi nonni. Mi portarono via da lì, mi portarono via da lui. Non sai quanto ho sofferto per quella dannata distanza, tu non i immagini nemmeno. Eravamo stati insieme per due anni e allontanarmi da lui così era stato un dolore immenso. Lui mi aveva promesso di venire in Italia. Ma quel 25 Settembre 1992 fu l’ultima volta in cui lo vidi. Fu l’ultimo bacio che ci scambiammo.
Poi conobbi tuo padre in quel locale. Dopo un anno scappammo di casa e ci sposammo, poi nacqui tu. Ti chiederai perché non sono più ritornata dal ragazzo inglese ma in realtà non lo so nemmeno io. So solo che mi ritrovai quasi tutte le sere a piangere per quel ragazzo. Lo amavo davvero, era stato il mio primo amore, la mia prima volta, il mio primo tutto”

Alzò pian piano la testa, fino a fare incrociare i suoi occhi verdi grondanti di lacrime con i miei identici ai suoi. Mi sorrise. Io non sapevo che espressione adottare in quel momento e quale adattare a quella situazione. Non riuscivo a capirla. Non riuscivo a capire cosa centrasse Liam con mia madre. E perché mio padre aveva reagito così al suo nome.
“Mamma non riesco ancora a capire!” scossi la testa e sentii i miei occhi bruciare lentamente.

Nicole tu ti sei innamorata delle stesse cose che vedevo io in quel ragazzo. Tu ti sei innamorata dei ricci di Liam, dei suoi occhi così espressivi, della sua dolcezza e della sua simpatia. Le stesse cose che aveva quel ragazzo di 20 anni fa.
Sai quando ho visto per la prima volta Liam, l’ho capito subito. E’ uguale a suo padre…”

“Quindi…Liam…è il figlio di quel ragazzo di Birmingham?”
Annuì e mi sorrise nuovamente. Ma io non sorrisi, anzi sentii delle lacrime improvvise cercare di venir fuori.
“Tu eri innamorata del padre di Liam?!” sussurrai, abbassando lo sguardo.
Esattamente…”
Rimasi in silenzio. Non ci potevo credere. Senza che noi lo sapessimo, eravamo già predestinati ad incontrarci, forse anche ad innamorarci.

Liam prima ha telefonato a casa, a risposto tuo padre e appena ha sentito… Payne… è andato su tutte le furie…”
La sua voce calò notevolmente di tono, si fece quasi un sussurro e cercò di mascherare il tremolio della sua voce.
“Ma perché è qui? Perché ce l’ha tanto con il padre di Liam? Perché…” urlai cercando di cacciare le lacrime di nuovo dentro.
“Calmati Cole…. Tuo padre tre mesi fa è venuto a cercarci, qui. E’ arrivato una mattina in cui sia tu che Tom eravate a scuola. Abbiamo parlato, abbiamo discusso. L’ho perdonato. Ho sbagliato a comportarmi così Cole. Dovevo dirvelo. Forse tu mi avresti dato una mano a capire, sono sicura che tu abbia una mentalità da adulta. Mi dispiace averti trattato così in questi mesi”

Tirò su con il naso. La abbracciai nuovamente. Già, forse avrebbe fatto meglio a dirmi qualcosa. Dopotutto riguarda l’uomo che mi ha messa al mondo.
Tuo padre pensa che l’abbia tradito e sia ritornata dal padre di Liam…” tirò su con il naso e nascose il viso tra le mani.
“Ma come gli è venuta in mente una cosa del genere?” scossi la testa, il perché di quell’atto non riuscivo ancora a capirlo. Anzi, non l’avrei mai capito, era una cosa inammissibile.
Non lo so Cole. Ma promettimi che se dovesse ritornare tu gli starai alla larga. Hai visto cos’è capace di fare? Potrebbe fare la stessa cosa a te…”
“Ma mamma…”
“Niente ma, stagli alla larga, ora andiamo a dormire…”
Si alzò di scatto dalla sedia, ci mise qualche secondo per riuscire a stare in piedi e contrastare il forte tremolio alle gambe. La aiutai a salire le scale e la accompagnai fino a camera sua. Forse per la prima volta mi diede un bacio sulla guancia e mi diede la buonanotte. La prima volta.
Percorsi il corridoio fino ad arrivare nella camera di Tom.
Era sdraiato sul letto, aveva uno sguardo vuoto, pieno di lacrimucce cariche che tentavano di scivolare sulle sue guancie, ma non ci riuscivano.
Appena mi vide si drizzò su e si asciugò le lacrime. “Come sta mamma? E tu?”
“Stiamo bene…” mi sedetti sul bordo del letto, lo feci sdraiare e io mi ci accostai subito dopo.
Tolsi il telefono dalla tasca dei Jeans. 5 messaggi non letti. 10 telefonate perse.
Non li guardai, misi il telefono sul comodino e appoggiai la testa sulla spalla di Tom.
“Buonanotte Tom, cerca di fare dei bei sogni…”
Buio. In quel momento il buio rappresentava la nostra “salvezza”.   



Spazio di una mangiatrice di carote u.u

Ciao belle ragazze :) 
Come state? 
Io super bene. 
Oggi poi c'è una giornata bellissima, si va tutti al mare yeee 
Anyway grazie per le 11 recensioni dello scorso capitolo,
mi volete far piangere, vero? :'3
Mi recensite tano tanto anche questo, vero? :'D
 
Due capitoli ed è tutto finito çç
Ah, un'altra cosa. Sto scrivendo un'altra FF, quindi se siete interessate, prossimamente comparirà nel mio profilo :D
Grazie mille a tutti ♥
Un bacio, Eli ♥
 

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Capitolo 20
*** 20 ***


La stanza di Tom era ancora completamente buia, avevo perso la cognizione del tempo, avevo fatto praticamente una notte in bianco. Il respiro caldo di mio fratello si spezzava sul mio collo, lui almeno aveva dormito.
Scostai leggermente le lenzuola e mi sporsi dal letto per prendere il telefono. La sera prima avevo lasciato in sospeso quelle innumerevoli chiamate.
9 telefonate perse da Liam. 1 telefonata persa da Harry. 
Aprii i messaggi. Sempre tutti da Liam.
Nic scusa per prima, mi dispiace. Zayn mi ha detto che sei andata a trovare Kate…”
Chiusi il messaggio prima di finire di leggere e scorsi velocemente gli altri. Anche gli altri dicevano più o meno le stesse cose. Mi chiedeva scusa. Mi chiedeva se fossi arrabbiata o perché non rispondessi alle sue telefonate.
Solo l’ultimo era diverso.
Aveva telefonato a casa. Pensava che mi fosse successo qualcosa. Ma non aveva trovato, dall’altra parte della cornetta, la solita voce calda e familiare di mia madre, ma quella graffiante di un uomo. Un uomo dalla voce profonda e roca, una voce mai sentita prima.
Si era presentato. Liam Payne.
Non pensava che solo pronunciando il suo nome avrebbe potuto sollevare un polverone.
Un boato, un urlo. Poi il telefono che comunicava che la chiamata era appena stata conclusa.
Lui si sentiva in colpa per quello che potesse essere successo.
Sospirai e cercai di ricacciare dentro le lacrime. Chissà perché volevano scendere a tutti i costi, volevano rigare per forza le mie guance ancora scosse da quello schiaffo, volevano incidere un’altra giornata.
Nonostante tutto gli occhi bruciavano ed erano sempre più pesanti.
Mi raggomitolai vicino a Tom, chiusi gli occhi, li strizzai cercando di abbandonare tutti quei pensieri e fare almeno qualche ora di sonno. 
 
Sentii la porta di casa sbattere. Mi svegliai di soprassalto, anche Tom vicino a me si era svegliato.
Mi guardava spaventato e probabilmente la mia faccia non lo rassicurava per niente.
“Che è successo?” mi domandò con un filo di voce.
Scossi la testa e poggiai la testa sulle ginocchia.
“Venite tutti giù!” una voce tuonante che corrispondeva a quella di mio padre squillò attraverso le scale finché non raggiunse le nostre orecchie che avrebbero preferito non sentire.
“Andiamo giù, prima che si incazzi…” sussurrai mente toglievo le coperte che si erano aggrovigliate alle gambe.
Scendemmo velocemente, mia madre era già giù con le braccia conserte e il viso attaccato al petto.
“Venite in sala…” senza nemmeno degnarci di uno sguardo, voltò verso la sala e si sedette sul nostro divano.
“Ritorniamo a casa…in Italia…” sorrise. Mostrò quel fottuto sorriso davanti alle nostre facce sconvolte ed impaurite.
Sentii i brividi invadere il mio corpo. Un tipo strano di brividi quella volta. Ma nessuno mi aveva fatto vivere quella strana e bella emozione che è capace di farti rabbrividire. Liam ne era capace. Ma l’uomo che avevo davanti non era Liam, purtroppo.
Nella mia testa in quei pochi secondi scorsero parecchie immagini.
Le immagini di quei dieci mesi a Londra. I dieci mesi più belli della mia vita.
I fotogrammi della chioma di Kate che avevo incontrato casualmente in un bagno, quella ragazza che veniva definita una sfigata era diventata la mia migliore amica.
Le immagini dei ragazzi. Un amicizia sostituibile con poche.
I ricci di Harry sparsi nel mio letto, quella strana notte passata insieme.
Liam. Il primo ragazzo che avessi mai amato.
Non potevo buttare tutto all’aria. Non potevo arrivare in Italia e buttare lacrime rimpoverandomi di non aver fatto niente per fermare quel mostro.
Mio padre voleva privarmi di tutto quello che mi faceva bene. Mi voleva privare dell’amore che nessuno mi aveva mai dato.
“Andate a preparare le valigie. Domani abbiamo l’aereo…” buttò al vento quelle parole dette con disprezzo. Mia madre, in un angolo della stanza, piangeva. Io ero come pietrificata, fissavo le fronde degli alberi verdissimi ondeggiare e quel cielo grigiastro che mi aveva fatto compagnia per quei mesi.
“Veloci….” Urlò, facendomi rabbrividire nuovamente.
Tom lo prese alla lettera, corse fuori dalla stanza e sparì nel buio della scale.
Io decisi di affrontarlo.    
Iniziai a ridere. Risata nervosa, probabilmente. Subito dopo mia madre scoppiò in un pianto rumoroso, seguito da singhiozzi, lei mia aveva fatto promettere di stargli alla larga, lei ci sperava ma sapeva che non l’avrei mai fatto.
“Io non mi muovo da qui…” urlai.
“Nicole non mi fare incazzare, vai a fare le valige…” con una calma imprevedibile, scandì le parole e poi si accese una sigaretta.
Una nuvoletta di fumo denso uscì dalla sua bocca, si librò per qualche decimo di secondo nel vuoto e poi si dissolse.
“Sei ancora qui?” la sua calma precaria stesa sul viso scomparve come la nuvoletta di fumo, si alzò e si avvicinò repentinamente a me. Immobile al centro della sala.
“Io non mi muovo di qui…” presi fiato, in quel momento sentivo il fiato corto, il cuore che martellava pesantemente nella cassa toracica e la paura avvolgermi.
“…io in Italia non ci vengo”
Si avvicinò, forse troppo, sentivo l’odore di fumo penetrarmi nel naso.
“Nicole tu mi devi ubbidire, vai di sopra…” urlò minaccioso.
Rimasi immobile, guardai mia madre nascosta nell’angolo che scuoteva la testa, poi abbassai lo sguardo.
Sentii un improvviso dolore sulla guancia, la stessa che aveva colpito la sera prima, lo stesso dolore acuto e pungente. Mi ritrovai stesa sul freddo pavimento che rappresentava una sorta di sollievo a quel dolore.
Sentii mio padre mugugnare qualcosa e poi le molle del divano piegarsi al suo peso.
Mi alzai quasi subito.
“Io amo stare qui, mi sento amata qui… ho degli amici, ho un fidanzato… non voglio allontanarmi da lui… e non voglio ritornare a casa e vivere con un… coglione come te…”
Balbettai alla fine, sapevo che facendo così scatenavo tutta la sua ira. Ma non mi importava.
Mi importava solo di stare con le persone che amavo.
Scattò in piedi, il suo viso si fece improvvisamente porpora, buttò la sigaretta sul pavimento, senza curarsi di guardare dove potesse cadere, gli importava solo della sua preda. Io.
Corse verso di me. Io indietreggiai. Mi prese per la spalle e mi buttò con violenza contro il muro. Mi accasciai a terra per il dolore improvviso alla testa.   
Mi riprese per la maglia e mi alzò, il suo grugno si avvicinava sempre di più, le mani grosse e rosse tiravano ancora e tenevano ben salda la stretta sulla maglietta.
Mi diede un pugno in faccia; il sangue caldo iniziò a colare sulle labbra e sul collo, ma lui non se ne curò, andò avanti.
Sentii tante fitte in vari punti. Colpiva senza pietà il mio viso. Voleva sfigurarlo. Voleva renderlo irriconoscibile.
Vidi mia madre piangere, poi correre verso il mostro che mi teneva tra le sue grinfie e pregarlo di smettere. Io non centravo niente.
Mi buttò a terra e spinse verso il muro lei.
Poi un rumore di una porta aprirsi di scatto. Con violenza. Qualcuno che urlava. Delle sirene
La mia vista si stava annebbiando. Vedevo qualsiasi cosa offuscata, annerita.
Un ombra mi passò davanti. Dei riccioli castani. Un viso familiare, ma non riuscivo a distinguerlo. Vidi delle piccole lacrime cadergli dagli occhi. Mi abbracciò, mi strinse a se. Poi mi disse che mi amava e che sarebbe andato tutto bene.
Poi completamente tutto nero.  




Hello my beautiful girls ♥ 
Come state? 
Io benissimo :3
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Mi fate tante tante recensioni vero?
Dai suuu,  così arrivo a 200 recensioni (?) lalalala
Io le amo le vostre recensioni, lo sapete?
va be' non vi stresso più u.u
Ah, quasi dimenticavo, forse ho una bella notizia per voi,
avevo programmato solo 2 capitoli alla fine, ma ce ne sarà un'altro :)

Vi lascio recensire, ora (?)
Un bacio, vi voglio tanto tanto bene Eli ♥ Ps: ho appena postato una nuova storia nella sezione DRAMMATICO. Se vi va di leggerla è questa: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=976199&i=1 Lo so che non centra niente con 1D ma ci sarà un personaggio che assomiglia parecchio ad uno di loro LOL  

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Capitolo 21
*** 21 ***


Sentii improvvisamente qualcosa muoversi vicino al mio braccio. Sussultai, quasi facendo svegliare il ragazzo addormentato sul lettino.
Si mosse ma non si svegliò. Dalle tapparelle della stanza filtrava qualche raggio di sole. Londra con il sole. Strano connubio.
Cercai di far abituare i miei occhi verdi al quel sole.
Quando mi abituai notai che in quella stanza non c’eravamo solo io e il ragazzo. Vicino a me c’erano altri due lettini, uno su cui sporgeva una montagna di lenzuola che parevano respirare insieme alla ragazza nascosta sotto e l’altro su cui sbucavano degli occhietti vispi e neri che mi fissavano.
“Finalmente ti sei svegliata…” sussurrò la ragazza attraverso le lenzuola bianchissime.
Non mi ricordavo assolutamente cosa fosse successo, non ricordavo nemmeno se conoscevo la ragazza che mi stava parlando e non ricordavo neanche chi fosse il ragazzo raggomitolato intorno al mio braccio.
“Ci conosciamo?” dissi con un filo di voce.
Lei scosse la testa e si sistemò la frangetta castana perfettamente sulla fronte.
“Mi chiamo Julie…” mi sorrise. Il primo sorriso della mattinata.
“Nicole” le risposi.
“Si lo so… come ti senti?” disse la ragazza mantenendo il suo sorriso allegro.
“Mi sento un po’ la faccia gonfia e un po’ a pezzi… da quant’è che sono qui?” mugugnai sentendo una nuova fitta alla testa.
“Due giorni… ieri ti sei svegliata, hai detto qualcosa ma poi hai cominciato a dormire nuovamente…erano tutti così preoccupati per te…”
“Tu come mai sei qui?” le chiesi cercando di non essere impertinente.
“Un incidente..” alzò le spalle “..ma niente di grave”
“Menomale, ma la tua famiglia non è qui con te?” le domandai.
I suoi occhi si rabbuiarono e iniziarono a fissare il pavimento beige.
“..il tuo ragazzo mi ha detto di svegliarlo appena ti fossi svegliata…” mi fece un mezzo sorrisetto “..scusa ma ora vorrei un po’ riposarmi, è stato un piacere fare una chiacchierata con te!” Si girò dall’altra parte e scomparve sotto le lenzuola.
Fissai i capelli liscissimi e castani del ragazzo affianco a me. Era per quello che non l’avevo riconosciuto messo in quella posizione. I suoi bellissimi ricci erano scomparsi.
Lo scrollai appena, delicatamente.
Pian piano i ricordi riaffioravano prepotentemente. Avrei tanto voluto non ricordare più niente di quella giornata.
“Liam…” sussurrai avvicinandomi al suo orecchio.
Il ragazzo si scrollò, si alzò e si stropicciò gli occhi gonfi. Aveva pianto quella notte, lo si vedeva.
Appena vide la mia probabile figura spettrale, spalancò gli occhi e mi sorrise; mi abbracciò e mi stampò un bacio sull’angolo destro della bocca.
Iniziai a sorridere sotto quella stretta, mi era mancato terribilmente.
“Nic mi sei mancata” mi strinse ancora più forte e appoggiò la testa sulla mia spalla.
Cercai di godermi il più possibile quell’abbraccio, avrei voluto rimanere delle ore abbracciato a lui, dopo tutto era stato lui a chiamare la polizia.
“Ma come hai fatto a sapere… cosa stava..facendo..” deglutii ad ogni parola. I ricordi facevano più male di qualsiasi cosa.
Sciolse l’abbraccio e si sedette sul bordo del letto, non rinunciando a stringermi la mano.
“E’ stato Tom a chiamarmi e dirmi tutto, tutto merito suo!” sorrise, anche i suoi occhi ora lo stavano facendo. In quel momento avevo voglia di baciarlo ma mi limitai a fissare la sua bocca incresparsi in quei molteplici e bellissimi sorrisi e guardare i suoi occhi illuminarsi e immergersi nei miei.
“Aspetta vado a chiamare tua mamma e i ragazzi…” si allontanò da me e uscì dalla porta di quella stanza. Sulla porta risaltava un ‘15’ in ottone. Quel quindici. Il mio giorno di nascita.
 
 
Mia mamma corse nella mia stanza. Aveva il fiatone e gli occhi evidentemente lucidi.   “Mamma sto bene…” dissi precedendo la sua domanda e le sue future moine.
“Oddio Nic…” mi abbracciò spingendo Liam giù dal letto. “..sicura di star bene?”
Annui facendo un cenno con la testa e cercai di svincolarmi dalla sua stretta.
“Mamma così mi fai male”
“Oh scusa…” si asciugò una lacrima che stava cadendo e si sedette in fondo al letto, vicino ai miei piedi.
“Eravamo tutti preoccupati” abbassò lo sguardo e cominciò a piangere. Anche a lei i ricordi facevano male. Ma le faceva più male ricordare che una figlia era stata appena picchiata da suo marito che ricordare le mani pesanti di quell’uomo sul suo corpo.
“Tu come stai?” dissi avvicinandomi a lei e mettendole una mano sulla spalla.
“Meglio… devo ringraziare Liam. Ci è stato molto vicino in questi giorni” si voltò verso Liam e gli sorrise.
“Non è orario di visite, mi dispiace ragazzi ma..” un’infermiera stava urlando da in fondo al corridoio, ripeteva la solita frase da qualche minuto. Ma non riuscivo a captare tutte le parole complete, erano troppo lontane.
“Senta, io devo vedere la mia migliore amica… subito” Un ragazzo dal forte accento irlandese fece prevalere la sua voce su quelle delle altre.
“… ed è anche mia cugina…”
Sentii un forte sospiro dell’infermiera che infine cedette e li fece entrare nella stanza numero 15.
Uno sciame di ragazzi stra fighi entrarono, portando una ventata di bisognosa allegria.
“Glieli do io…” Niall spinse Harry contro il muro e gli strappò di mano un meraviglioso mazzo di fiori.
Si avvicinò a me e si catapultò sul letto per abbracciarmi. “Come stai?” sussurrò poi porgendomi i fiori.
“Bene, grazie” gli sorrisi. Ero la sua migliore amica. E io avevo avuto l’estrema fortuna di conoscere un ragazzo dolce e carino come Niall. Il mio migliore amico.
“Ah, ha detto Zayn che stanno arrivando..” la voce di Harry interruppe quello scambio di abbracci, poi si avvicinò a me e mi abbracciò, come fece poi anche Louis.
Qualche rapida battuta da parte loro e poi fu il momento dell’arrivo di Zayn accompagnato da quella che ormai era la sua ragazza, Kate.
Corse verso di me e mi strinse. Stava piangendo. Ora stavo guardando la scena all’incontrario di come l’avevo già vista. Ora all’ospedale c’ero io.
Capii solo in quel momento la mia grandissima stupidità. Lei, quando aveva bisogno di me io non c’ero.
Un telefono squillò, spezzando quella quiete momentanea.
“Liam il telefono…” mia madre lo ammonì, lui si scusò ed uscì.
“Ehi Cole…” Kate pronunciò il mio nome come tantissima dolcezza e mostrò poi un sorriso bellissimo. “…Zayn… mi porta in America”
Le sorrisi e la abbracciai. Era il suo sogno fin da piccola.
Liam irruppe nuovamente nella stanza e questa volta non si fermò vicino ai ragazzi ma si avvicinò a me. mi sussurrò qualcosa all’orecchio e si sedette vicino a me sempre sorridendo. Ricambiai il sorriso.
Un uomo alto, dai capelli brizzolati si preannunciò bussando alla porta, vicino a lui una donna molto graziosa, dai capelli biondi lo teneva per mano.
“Mamma guarda chi c’è” lei si voltò di scatto. Non mostrò nessuna emozione per qualche secondo. Finché non si ricordò tutti i particolari di quell’uomo.
Si portò una mano alla bocca e poi gli sorrise.
L’uomo di quell’ultimo bacio era ritornato.
  



Ciao belle ragazze :3 
Inanzitutto volevo ringraziarvi per le 12 recensioni + 3 commenti brevi dello scorso capitolo ♥ 
Grazie davvero tante :')
Ppppoi so che questo capitolo non è un granchè, anzi all'inizio non era nemmeno in programma, 
ma mi sembrava carino che Mamma di Cole e Papà di Liam dopo 20 anni si incontrassero, no? 
Si lo so, lo penso solo io u.u
Mi recensite tanto tanto tanto anche questo? Così arrivo a 200 recensioni yeeeee
Ah un'altra cosa, questo è il penultimo capitolo lalala
Ah nono c'è un'altra cosa, sto postando una storia su sezione drammatico, ma stanotte mi è venuta un idea
su una FF sui One Direction, quindi penso di postare quella e cancellare quella che sto postando.
Voi passate in quella che posterò vero? çç
Ho finito con il bal bla
Recensite ;) mi fa tanto tanto piacere ♥
Un bacio, Eli ♥ 

PS: passate da questa FF, è la prima che scrive, su passate, è un obbligo ♥ http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=953434&i=1 


 

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Capitolo 22
*** 22 ***


Niente più Londra. Niente più il rumore di quella città caotica.
Niente più cieli grigi e bui.
Niente più quell’accento inglese che riempivano le mie giornate.
Niente più amici o parenti che ti giravano intorno.
 

Ora tanto sole.
Un cielo limpido senza nemmeno una traccia di nuvola.
Una lingua diversa, difficilmente traducibile.
Tutto con l’uomo che amavo.

 
Come ogni mattina, da una settimana, non era più la sveglia a interrompere il mio bel sonno.
Il caldo sole tropicale riusciva facilmente a filtrare attraverso i fori della nostra capanna di legno e posarsi con calma sulle nostre pelli.
Mi stropicciai gli occhi e cercai di abituarmi a quella luce.
Liam Payne. Appena diciannovenne, era la persona che amavo di più al mondo.
Era semplicemente sdraiato accanto a me, i suoi pettorali scolpiti venivano addolciti dalla calda luce del sole che lo rendevano ancora più bello del solito.
I suoi riccioli erano parzialmente ricresciuti e ora uno di quelli si poggiava con estrema cura sulla sua fronte.
Teneva stretta la mia mano nella sua, forse la sera prima ci eravamo addormentati così, uno stretto all’altro.
Scesi da quel letto estremamente disordinato e cercai tra la montagna di vestiti sparsi lì qualcosa da indossare. La maglietta bianca di Liam era perfetta.
Scesi il primo scalino. Molto instabile ma lì anche uno scalino poteva sembrare affascinante.
Mi sedetti su di esso e fissai l’orizzonte.
Una palma verdissima frastagliava quel pezzo di cielo azzurro che potevo vedere, di fronte a me il più bel mare che avessi mai visto.
Cristallino. Pieno di vita. Brillante.
Rimanevo seduta su quello scalino ogni mattina, guardavo ogni dettaglio di quell’isola e ogni volta scoprivo qualcosa di nuovo.
Sentii la capanna scricchiolare poi i passi di Liam avvicinarsi. Mi avvolse in uno di quei suoi abbracci. La mia pelle bollente e ambrata aderì a quella appena sveglia e tiepida di Liam. Anche le nostre labbra combaciarono per qualche istante poi anche lui si fermò e iniziò a godersi quel sole mattutino.
Ma lo fece solo per poco.
Prese la mia mano e mi fece alzare. I nostri piedi si muovevano sulla sabbia finissima e rovente della spiaggia. Come ogni mattina.
Ogni volta ci fermavamo al quel grosso scoglio bianco sdraiato sulla sabbia dorata, poi ritornavamo indietro, facevamo il bagno in una caletta e rimavamo per il resto della giornata sdraiati sulla sabbia.
Ma quella mattina Liam decise di proseguire, salimmo su quella grossa pietra, dietro ce ne erano altre, formavano una specie di percorso che portava verso una collinetta che sporgeva sul mare.
Mi tenne per mano tutto il tempo, ogni tanto si fermava, mi prendeva tra le braccia, fissava il mio viso e poi mi baciava.
 
“Come mai oggi hai deciso di proseguire?” chiesi, cercando disperatamente la fine di quel percorso.
“Non ci siamo mai stati di qua…” rispose lui alzando impercettibilmente le spalle rosse.
“Sai mi ha chiamato Kate..” dissi quasi senza fiato.
“Che dice?”
“Si è innamorata di New York… Zayn è stato molto dolce” dissi ridendo.
“A te piace qui?” chiese lui accantonando il discorso Kate-Zayn.
“E’ bellissimo…” Scorsi la cima di quella collinetta. Subito dietro il mare si stagliava sotto.
Lo sentii sorridere. Io mi avvicinai a lui, gli presi il viso tra le mani e lo baciai.
Un bacio lento e lungo sotto il sole cocente. Amavo sentire le sue labbra a contatto con le mie. Probabilmente amavo tutto di lui.
“Andiamo più avanti..” si scostò da me, riprese la mia mano e proseguì solo di qualche passo, giusto per arrivare sull’orlo.
“Woow, che vista, abbiamo fatto bene a continuare” disse fissando costantemente il mare il lontananza sfumarsi sempre di più.
“Liam restiamo qui per sempre?” dissi sperando che la sua risposta fosse un si.
“Lo sai che tra una settimana abbiamo l’aereo per Londra..” rispose lui sorridendomi.
“Ma io voglio rimanere qui”
Liam si sporse ancora di più verso il mare e guardò in basso.  
“Pensavo fosse più alto..” esclamò dopo aver guardando ripetutamente in basso e poi me.
“So che stai pensando a qualcosa che a me non piacerà, lo so” mi girai per scendere dal pendio ma Liam mi agguantò impedendomi di ritornare ad una quota più bassa.
“Ti fidi di me?” mi disse guardandomi fisso negli occhi.
“Se dico di no, poi te le prendi ma se dico di si poi mi obbligherai a fare qualcosa che non mi piace..” sbuffai.
“Non è tanto alto..” ripeté lui.
“Scordatelo.. lo sai che odio l’altezza e l’acqua profonda… lì sotto ci potrebbero essere dei mostri pronti a divorarci in un solo boccone”
Si mise a ridere ma non diede retta a ciò che avevo appena detto. “Fidati di me, questo è l’ultimo passo per fidarti completamente di me”
Stratagemmi alla Liam Payne. La maggior parte delle volte funzionavano.
Scossi la testa. Buttarmi da una decina di metri. Liam era pazzo, non poteva chiedermi una cosa del genere.
“Tu mi ami?” chiese facendo aderire ancora di più le mani sulle mie braccia.
“Certo ma…”
“Ecco allora la mio tre ci buttiamo..”
Prese la mia mano di scatto. Non contò. Non disse nemmeno via. Almeno mi preparavo psicologicamente a quel salto. Strinse solo la mia mano e mi obbligò a buttarmi. Mi schiantai contro l’acqua tiepida. E sotto non c’era nessuna specie di mostro.
Ero viva. Lo amavo e mi fidavo di lui.
 
Liam Payne. Era riuscito a cambiare quella persona che non accennava minimamente a voler cambiare.
Ora si fidava delle persone. Ora Amava.
 

Fine♥

 
 SPAZIO AUTORE :3 
Ciao belle ragazze.
Scusate per l’enorme ritardo, ma dovevo studiare per l’esame di inglese, in cui probabilmente mi bocceranno. Molto bene.
Allora probabilmente come avete notato, è tutto finito.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero tanto che la storia vi abbia coinvolto almeno un po’.
Viiisto che è l’ultimo capitolo recensite tantatantotanto anche questo, vero? ♥
Datemi tutto il vostro affetto LOL
AH sto scrivendo una nuova FF sui 1D, se volete è questa http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=985888&i=1
PS: non se la sta filando nessuno çç
 
MOMENTO SUPER RINGRAZIAMENTI.
 
Primo. Un amorevole grazie alle 50 persone che hanno seguito questa storia. ♥
Secondo. Grazie alle 10 persone che hanno ricordato questa storia. ♥
Terzo. Un infinito grazie alle 30 persone che l’hanno preferita. ♥
Quarto. Grazie alle persone che hanno letto ma mai recensito. (recensite almeno l’ultimo vero?♥)
E ultimo ma non meno importante.
GRAZIE A:
 

  1. xniallsmuffin_
  2.  phoenix26
  3.  MrNiam
  4.  LadyRilletta  
  5.  shesfenii
  6.  iBelieveinHoran
  7. stylesblonde
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  18.  shelovesmalik
  19. iPandaHat
  20. __breatheagain
  21.  xItsPamela
  22.  xstolemyheartx
  23.  _MynameisG
  24.  bethfuckoff
  25.  bountyH
  26.  NiallsUnicorn
  27.  Like a Rainbow
  28.  intersect
  29.  SunShine070
  30. hersweetsmile_
  31.  xKidrauhlGirl_
  32. paynesmile
  33.  GiulyDirectioner
  34. fedde
  35.  VasHappeninBoyz_
  36.  doyouringo
  37.  Isaa__
  38.  illy96
  39.  sheisclaudia
  40.  Dreamer821__
  41. xLouisSocks
  42.  _Destiny1
 

Che hanno contribuito alle 200 recensioni di questa FF ♥
Grazie veramente a tutti ♥ I love you ♥ 

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