Take me Away

di meiousetsuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Documento senza titolo

TAKE ME AWAY

Capitolo 1)

"Stupida! Questo non avresti mai dovuto dirlo!"
No, non era così che funzionava. Haruka si irrigidì e chiuse gli occhi aspettando il colpo, mentre Michiru sollevava la mano destra, non di tanto, non sarebbe stata troppo pesante.
"Ritieniti schiaffeggiata". Quando guardò nuovamente, l'altra aveva abbassato il braccio e col suo passo veloce e leggero la stava già sorpassando; rimase sconcertata per un tempo indefinibile. Era abituata a incassare; minacce, grida e tanto meno un gesto aggressivo la spaventavano, anzi ne rideva, era troppo forte per simili piccolezze, ma lo sdegno, quello non poteva sopportarlo.
Michiru era talmente disgustata dal suo atteggiamento da non sporcarsi le mani con lei; avrebbe giurato fino a pochi istanti prima che liberarsene fosse ciò che cercava di ottenere, però... era diventata matta? Avrebbe voluto quello schiaffo, sì, perchè in qualche modo sarebbe stato un contatto e d'improvviso capì che non poteva più farne a meno, che ogni atomo del suo cervello e del suo corpo chiamava disperatamente la vicinanza della sua preziosa amica. Quando si era ridotta in quello stato, quando aveva cominciato a stare tanto male? Ah, già, quel pomeriggio di primavera.

(INIZIO FLASHBACK)

Rientrata nel suo grande appartamento era andata subito a fare una bella doccia corroborante, visto che per evitare ulteriori seccature aveva rinunciato a rinfrescarsi nello spogliatoio della scuola ed era dovuta tornare fino a casa tutta sudata e sporca, cosa che le dava non poco fastidio. Ma se fosse rimasta, forse quella ragazza si sarebbe fatta avanti di nuovo e lei si sarebbe vista costretta a risponderle in modo davvero sgradevole. Farle un ritratto! Che idea balorda, non era proprio tipo da sedersi a posare immobile, oppure sperava di dipingerla mentre correva?
Scoppiò in una risata amara; era precisamente una fissazione, eppure con la sua canottiera e i suoi vecchi pantaloncini preferiti, non le pareva di essere così attraente, invece a quanto pareva, gli altri giudicavano in modo diverso. E poi, in quella ragazza c'era qualcosa che non la convinceva a pieno; non che emanasse delle sensazioni sgradevoli, anzi a dire la verità il suo aspetto delicato e gentile risultava di un certo fascino agli occhi di Haruka, ma era bastato un secondo per accorgersi con sgomento della inquietante somiglianza con la creatura eterea che aleggiava sempre più spesso nei suoi sogni.
Ma lei aveva lo svantaggio di essere vera; una minaccia alla tranquillità riconquistata a caro prezzo facendo ricorso a tutte le sue forze e ora non aveva la benchè minima intenzione di rischiare.
Angelo o demonio l'avrebbe tenuta fuori dalla sua vita e se proprio voleva continuare a intromettersi non le restava altro mezzo che presentarsi nei suoi incubi, un'alternativa poco entusiasmante. D'altronde non era un suo problema.

Anche Michiru rientrò nel suo appartamento solitario e chiusa la porta alle sue spalle, si lasciò prendere da un moto di sconforto, scivolando sul pavimento e poggiando la testa sulle ginocchia. Quella cosa le stava decisamente costando troppo. Era vero, c'era una parte piacevole in tutto ciò, avere ottenuto di lasciare casa sua per frequentare la migliore scuola media del Giappone, che comprendeva un'ottima accademia musicale, cosa che non esisteva a Kyoto; inoltre questo passo era indispensabile per portarsi nell'area di maggior concentrazione dell'energia, il cui fulcro era il sospetto Istituto Mughen, e poter conoscere la sua partner.
All'inizio aveva accettato la situazione con lo spirito di adattamento che la contraddistingueva, aveva sempre saputo di avere un destino speciale, questa consapevolezza non le era mai venuta meno. Fin da bambina rivelò un intuito eccezionale che spaventò i suoi genitori, gli insegnanti e più tardi anche i suoi amici, che scambiavano la sua abilità nel predire gli avvenimenti con la capacità di portare sfortuna e cominciarono a evitarla, finchè un giorno il banco vicino al suo restò vuoto; ma lei si turbò solo un poco, capiva e in fondo li disprezzava per la loro codardia.

A casa la trattavano come una regina, specialmente la nonna, che stravedeva per lei tra lo stuolo dei nipoti, rendendola tranquilla, amata e anche un pò superba della sua bravura nello studio, del suo spiccato talento in tutte le arti e soprattutto esaltando la sua convinzione di essere nata per uno scopo particolare che le persone comuni non potevano comprendere.
"Nonna, come vorrei che fossi qui ad aiutarmi... cosa devo fare?"
Michiru sospirò, pervasa dai ricordi della sua infanzia...
"Michiru-chan, hai già finito di fare il compito di calligrafia?"
"Sì mamma e poi non devo esercitarmi molto, la maestra dice sempre che ho una mano da artista!"
"Non dovresti vantarti tanto, bambina mia, ti attirerà l'antipatia delle persone. Ora fai compagnia alla nonna?"
"Certo".
Corse tra i corridoi e le scale della bellissima villa dei Kaiou, un edificio antico costruito per L'Imperatore Meiji* e subito venduto al suo bisnonno, in seguito costantemente restaurato dai proprietari, conservando quella purezza di linee che gli conferivano un'aria di sacralità. Raggiunse l'ala ovest della costruzione e bussò educatamente alla porta.

"Sei tu, piccola mia? Entra".
"Sono io nonnina, come stai oggi?"
Michiru si avvicinò dandole un bacio su una guancia.
"Molto meglio, grazie,
- mentiva, tutte e due ne erano consapevoli, ma coltivavano in fondo al cuore la speranza di riuscire a ingannare l'altra - ed ora, che gioco vuoi fare? - sorrise - sempre le stesso?"
"Sì, ti prego!"
"Va bene. Allora vai a prendere la scatoletta rossa nel mio scrittoio"
. Michiru era già di ritorno col cofanetto di legno di rosa adornato di pietre semipreziose. Poi dispose la tovaglietta di seta sul tavolino basso e si sedette sul pavimento, eseguendo tutta questa preparazione con gesti pieni di grazia. La nonna si inginocchiò a sua volta su di un cuscino bene imbottito ed estrasse dal contenitore il vecchio mazzo di carte.
"Quale sarà l'avvenire della mia bambina?
- lo sguardo dell'anziana signora era dolce, ma rivelava una certa apprensione - alza il mazzo, Michiru".
Si era resa conto alla nascita della bimba che sarebbe stata la sua erede; i primi capelli di un colore cangiante lasciarono presto il posto a chiome del colore dell'acqua del tutto uguali alle sue e con raccapriccio di sua figlia, che apparteneva alla generazione in cui le caratteristiche restavano addormentate, per i primi tre giorni di vita, un simbolo azzurro, quasi trasparente, fu visibile sulla sua fronte, scomparendo spontaneamente per il sollievo di tutti.

 * Dopo un anno dalla sua investitura, l'Imperatore Meiji spostò la capitale da Kyoto ad Edo (l'attuale Tokyo)

Eccoci, amiche mie, all'inizio della seconda storia della trilogia "New Wave Heroines", (titolo del tango delle original soundtreck)... questa volta partiremo dal punto di vista di Michiru, che conosciamo di meno, per addentrarci subito nel "Tutto quello che vorreste sapere sulla 106 ma non avete mai osato chiedere". Grazie di aver letto fin qui, vi mando un mare di baci, Setsuna
Come per la storia precedente, come segnalato all'Amministrazione, vorrei specificare che ho dato il permesso di pubblicare questo racconto anche su un altro sito, quindi potreste averla già letta, sempre a mio nome, naturalmente!

ex Capitolo 2)

"Questa bambina ha il segno del mare!"
"Mamma cosa dici, era solo una piccola vena, o un livido, vedi, è andato via del tutto!"
"Jibo-san,* non dovreste dire queste cose, mia figlia è perfettamente normale". Nessuno fece mai commenti quando, appena fu in grado di esprimersi, predisse con un minimo scarto d'errore un maremoto che tolse la vita a molti abitanti di un villaggio ed un terribile tifone che passò molto vicino a Kyoto.

Michiru si risollevò e aperto il guardaroba indugiò a lungo nella scelta dell'abito da indossare per la cena; doveva incontrarsi con il suo manager che insisteva perchè accettasse un ingaggio per una serata di beneficenza, che si sarebbe tenuta su di uno yacht ormeggiato nella baia di Tokyo. Il tema la interessava molto, si trattava di raccogliere fondi per restaurare un teatro andato semidistrutto in un incendio due anni prima, però... gli artisti infelici non danno il massimo e lei lo era. Infelice.
Perchè essere l'olocausto prescelto per la salvezza del mondo non era certamente ciò che intendeva con "destino speciale", malgrado quella ne fosse indubbiamente la più grande espressione. Era scivolata piano piano dalla sua vita fatta di divertimenti, di persone selezionate dalla sua famiglia, ad una realtà dura ed ostile e nonostante il suo carattere fosse rimasto sostanzialmente invariato, il peso che sentiva sulle spalle si stava facendo eccessivo ed urgeva di dividerlo con qualcuno.
Sapeva che sarebbe stato difficile convincere un'altra persona a fidarsi di lei e farsi carico della missione e soprattutto avrebbe preferito un uomo, era certa che il suo fascino si sarebbe trasformato in un efficace mezzo di persuasione. Ma come convincere quella ragazza tanto scontrosa? Eppure tutti hanno un punto debole e se l'istinto non la ingannava, aveva percepito il suo. Si immerse nel bagno di schiuma profumata al gelsomino e la piacevolissima sensazione di trovarsi avvolta dall'acqua, suscitò in lei un nuovo flusso di ricordi.

"Ho alzato, nonna. Scommettiamo che anche stavolta sono le stesse cinque?"
"Lo credo anch'io. Vediamo; la Torre... il Mondo, la Morte, L'Angelo..."
"L'ultima è la carta dell'Amore".
"Sì, è così.** Sono molto felice di sapere che ci sarà una presenza tanto positiva nella tua vita e tu la meriti. Ora vogliamo offrire il thè alle bambole?"

Michiru si abbandonò voluttuosamente nella vasca, cercando di ricacciare i pensieri in qualche angolino buio; era necessario recuperare la calma, per placare il suo manager una volta che gli avesse detto che non intendeva partecipare a quel concerto. Aveva troppi impegni di ogni genere, compreso l'esame di iscrizione al liceo e per fortuna Tenou Haruka era stata idirizzata lì dal suo Istituto delle medie, altrimenti avrebbe anche rischiato di perdere gli anni di scuola! Forza, adesso non era il momento per rifletterci e optato per un abito blu che le dava un aspetto più adulto si recò all'appuntamento.
"Kaiou-san, la prego! Senza di lei la serata sarà un vero fallimento!"
"Sono molto spiacente Tanaka-san, ma ho degli obblighi precedenti che non posso davvero disdire; ma per la prossima settimana sarò presente all'Auditorium di Sapporo, può confermarlo".
"Kaiou-san, cosa posso fare per convincerla? - l'omino si girò con aria trafelata - Cameriere! Il bicchiere della signorina è vuoto! Mi scusi, forse avrei dovuto scegliere un locale migliore... verranno solo per vedere lei, gli altri non contano, quando è sul palcoscenico restano tutti incantati, è come se suonasse una melodia magica".

Il seme di un'idea folle cominciò a germogliare nella mente di Michiru. "Restano tutti incantati".
Ne era certa adesso, Tenou Haruka si era molto infastidita quando aveva tentato di approcciarla in quel modo banale, anche se aveva detto la verità sostenendo che si trattava di un soggetto interessante, però l'aveva fissata con certi occhi.... magari il fatto che fosse donna non avrebbe cambiato il suo piano originario. "D'accordo, Tanaka-san, vedo che non posso lasciarla in difficoltà - il suo interlocutore si precipitò a baciarle la mano - ma mi servirebbe un piccolo favore; un intero tavolo prenotato a nome mio ed i biglietti consegnati domani mattina".
"Grazie, la ringrazio dal profondo del cuore! Stia certa, sarà fatto".

Haruka si muoveva meccanicamente in cucina, trovando il bollitore per il caffè attraverso un velo di stanchezza che le appannava la vista; sempre lo stesso incubo e poi, adesso che si era fissata su Kaiou Michiru nessuno le avrebbe tolto dalla mente che lei e l'apparizione che le faceva visita praticamente tutte le notti fossero la stessa persona.
Accese la televisione sul notiziario delle nove, benedicendo il fatto che di sabato mattina non ci fosse scuola in quel periodo dell'anno; neanche la sua tazza di caffè amaro riusciva a risvegliarla completamente, come se durante la notte perdesse energie, invece di riacquistarle. Si passò automaticamente le dita tra i corti capelli, dandosi una specie di pettinata.
"Uff... oggi potrei andare un pò al circuito, sono fuori allenamento - il suono del citofono la distrasse dal suo rimuginare - sono Tenou... devo firmare per la posta celere? Salga lei, per favore, ultimo piano".
Il tempo di infilare la vestaglia e il solerte postino era dietro la porta.
"... e grazie. Che diavolo sarà? Cosa?" Nella busta intestata a nome di una nota fondazione, c'erano quattro biglietti del tipo usato per le manifestazioni teatrali, ma lei non si ricordava di avere prenotato uno spettacolo e poi c'era anche un messaggio.
"Tenou Haruka-san, capisco di disturbarti con questo invito dell'ultimo momento, ma sarei onorata della tua presenza; inoltre devo discutere con te di questioni personali ed urgenti. per favore, non mancare. Kaiou Michiru"
.

Haruka leggeva e rileggeva la breve missiva, cercando un significato tra le righe.
"Michiru, hai un bel coraggio. Sapevo che nascondevi qualcosa, altro che ritratto! D'altra parte, cosa ho da rimetterci? - la parte riflessiva della sua natura tornò a prendere il controllo - Un momento, sento che me ne pentirò, ma..."
Era spietatamente sincera con se stessa, però ammettere che ricordare quel volto, i capelli e soprattutto quella voce le faceva perdere la testa, le provocava dolore; non l'aveva cercata una situazione del genere, era successo casualmente, comunque pensarla la scuoteva, mentre avrebbe voluto più di ogni cosa che quella parte di sé cadesse in un letargo eterno, al riparo dalle tempeste. Invece il cuore le batteva un pò più forte, mentre pregustava la serata.
"Sei troppo bella Michiru - sorrise - se fossi più furba ti starei lontana e basta, ma solo per oggi, credo di poter fare un'eccezione, diciamo un piccolo regalo a me stessa".

* Jibo-san: signora madre, modo per chiamare affettuosamente la suocera
**Carte: questa sequenza di tarocchi si può interpretare così: la rovina totale incombe sul mondo, ma dallo stesso avvenimento funesto nascerà una forza rigeneratrice. La carta erroneamente chiamata "dell'Amore", è quella degli Amanti.(E perchè? perchè sono malvagia, e se la Takeuchi confonde il mito di Plutone e quello di Saturno, ho deciso che la nonna dovesse sbagliarsi usando un mezzo di divinazione occidentale!*corre a nascondersi*)

Mie piccole ma grandissime Franky, Skullrose, Julia98, FragileGuerriera, YasV, Amaerize, che sarei senza di voi?grazie di lasciare la vostra firma!
Grazie infinite anche a Anto62, Shadow-84, Lelou-Tenou(una novità!) per sostenermi!
E naturalmente alle circa 100 lettrici silenziose! stra-baci, a Sabato!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Documento senza titolo ex Capitolo 3)

Haruka era sempre più perplessa, mentre col mento appoggiato ad una mano, assisteva alla toccante esibizione della sua nuova amica; era a conoscenza della sua crescente fama ma non si aspettava che fosse così pienamente meritata. Le note del violino si inseguivano rapidissime, in un saliscendi di emozioni, passando da toni dolcissimi ad altri acuti, facendole accapponare la pelle.
Inoltre vederla così, vestita di bianco, le trasmetteva l'impressione che fosse talmente fragile, come... ma che le prendeva? Fu un attimo, approfittando dell'intervallo tra un brano e l'altro, mentre tutti i presenti applaudivano entusiasti, si alzò e si diresse spedita verso la scala che conduceva al ponte principale, certa di non essere notata.
Era stata una grave debolezza accettare quell'invito, ma l'importante era tirarsene fuori in tempo; passando davanti ad uno specchio, si osservò con aria divertita.
"Guardati Haruka, ti sei agghindata a festa, volevi forse fare colpo? Sono proprio stupida e.... questo? - si fermò sul pianerottolo della scalinata mentre un senso di freddo la costrinse a restare bloccata in quella posizione - è la fine del Mondo".

Non aveva dubbi, quello scenario apocalittico, il cielo dominato dalle tenebre, distruzione e rovina, erano gli elementi del sogno che la perseguitava. Spaventoso. Era come se avessero fotografato il suo inconscio, ma chi poteva conoscere i segreti della mente degli altri?
"É perchè anche io ho lo stesso incubo". Seduta su di un gradino, Michiru la attendeva, in apparenza calma e sorridente, ma con un gran tumulto che la agitava dentro; le sue supposizioni dovevano rivelarsi esatte, era fermamente convinta che solo prendendola con le buone l'avrebbe convinta a seguirla, in pratica, senza tanti giri di parole, attrarla, o meglio, farla innamorare; tentare di forzare la sua volontà, invece, sarebbe equivalso a lanciarsi a tutta forza contro una parete di roccia, ne era certa.
Era un'interessante sfida con se stessa, fino a quel momento non le era mai capitato di essere rifiutata e anche se adesso si trattava di una ragazza, avvertiva in lei quel tanto di maschile che le lasciava una piccola speranza di buon esito; e per la verità non era nemmeno un'idea troppo spiacevole.
"Cosa ne puoi sapere tu dei miei incubi! Piuttosto non credevo che una persona sensibile come te alimentasse in segreto certe fantasie".
Certo che poteva essere antipatica, però Michiru era un'attrice consumata e riuscì a reprimere un gesto di stizza.

"Non sono invenzioni e tu lo sai quanto me - si sistemò i capelli con fare civettuolo - il mondo è in pericolo, ma noi abbiamo la possibilità di fermare tutto questo, hai le mie stesse visioni, infatti sei stata prescelta".
"Stai vaneggiando! - Haruka si volse dalla sua parte lanciandole un'occhiata dura - Io non so nulla di queste sciocchezze e se ci fosse qualcosa di vero non mi interesserebbe, non ho voglia di giocare agli eroi!"
La sua interlocutrice non riuscì ad evitare che la rabbia trasparisse sul suo volto.
"Non fare finta di niente! Ho cercato per tanto tempo la persona predestinata, non puoi ignorare che la Terra avrà vita breve, se non compiremo la nostra missione!"
"Senti, cercherò di essere più chiara". Haruka era incollerita, ma conservò il suo autocontrollo; che delusione scoprire che quella ragazza la cercava per un motivo tanto lontano da ciò che invece aveva mosso lei, era a dir poco una fanatica, anche se credeva di riuscire a scoprire tra le sue parole una trama intessuta abilmente sia con menzogne che con la verità; ma non era prudente ascoltare a lungo il canto delle sirene. "Lasciami fuori da questa situazione, se ciò che dici è reale hai tutta la mia ammirazione, ma io ho la mia vita da vivere, quindi rinuncia".
"E credi che a me faccia piacere? Io vorrei solo suonare il violino, è la mia unica aspirazione, ma non posso tirarmi indietro e neanche tu, sei una terribile egoista!"
Accidenti! Michiru avrebbe voluto mordersi la lingua.

Dopo aver architettato la serata in tutti i particolari, compreso far appendere il suo quadro in bella vista nell'unica uscita della sala, si era lasciata prendere dai nervi, mandando all'aria la sua brava recitina da saggia ed affascinante consigliera; adesso non le restava che prendersela con se stessa, l'aveva fatta letteralmente scappare. Decise subito che correrle dietro non servirebbe, con poche frasi era riuscita a peggiorare discretamente le cose; era la prima volta che la sua tattica non dava buoni frutti, eppure era stata amichevole, gentile e naturalmente aveva speso varie ore a prepararsi per l'occasione.
Quando l'aveva salutata con un gesto della mano, di spalle, evitando di commentare la sua ultima uscita, aveva taciuto a sua volta, ma per dispetto; non digeriva il disinteresse delle persone che valevano e Tenou era speciale, malgrado tentasse di alienare quell'idea dalla sua mente, in un certo senso le piaceva davvero, ecco, la stimava per non aver abboccato all'amo con la prima esca, l'impressione era che il filo da torcere sarebbe stato parecchio. Volse lo sguardo al famoso quadro, che il giorno seguente avrebbe ritrovato la sua collocazione alla mostra d'Arte contemporanea. E dire che la pittura le piaceva poco da bambina, preferiva la musica e la danza, però quel giorno...

"Voglio entrare mamma perchè mi hai chiusa fuori, fammi salutare la nonna! Apri!"
Michiru piangeva disperata pestando i piedi e battendo sulla porta con le manine, ma nessuno le rispondeva, finchè dopo mezz'ora di quel trambusto sua madre uscì dalla camera con le occhiaie segnate sul viso stanco messo in evidenza dal vestito nero.
"Ti sembra questo il comportamento da tenere durante la veglia della nonna? Dovresti dimostrare delle maniere migliori!
- due occhioni supplicanti si piantarono su di lei - Cerca di capire... ora la stanno vestendo, non è il caso che tu la veda. Ascoltami - si chinò mettendole le mani sulle spalle - io cerco solo di risparmiarti un dispiacere, è meglio che tu te la ricordi com'era, negli ultimi tempi, lo sai, aveva una brutta malattia".
"Quale?"
La donna osservò sua figlia riacquistare la calma all'improvviso, e giudicò che fosse abbastanza grande per sapere.
"Un tumore al midollo osseo... sai di cosa parlo? - un cenno della testa le rispose di sì - Era cominciato dalle gambe, e tentando di fermarlo con dei trapianti l'hanno operata varie volte, quando ti dicevamo che andava qualche settimana alle terme... aspetta che l'abbiano preparata, intesi?"

Altrochè, non c'era davvero pericolo che osasse entrare in quella stanza; non riusciva a pensare ad altro che ad una serie di spaventose ferite, testimoni di atroci sofferenze e nella sua mente si formò la convinzione che le avrebbe viste attraverso qualsiasi vestito, lenzuolo o coperchio, sarebbero trasparite fino ad imprimersi per sempre nelle sue retine. Appena riacquistato un minimo di reattività, corse di sotto, si chiuse a chiave e nascose la testa sotto il cuscino; no, non era giusto, la sua nonna era bellissima... poi le venne l'ispirazione.

Bimbe!!! eccoci al vostro spazio personale!
Un milione di grazie delle vostre incoraggiantissime recensioni, Amaerize,YasV, Fragile guerriera, Jukia98, Skullrose, Fulmineo (new entry!)
E del vostro imperdibile supporto, Franky, Anto62,Shadow_84, Lelou_Tenou, Algida, Sabrycrazy...e le 97 lettrici (anche lettori?) silenziose, restate ancora su questi schermi! Setsuna =^.^=

 ex Capitolo 4)

Michiru tornò in fretta sul piccolo palcoscenico per il secondo tempo del concerto, scacciando, per quanto possibile quei penosi ricordi; era una seria professionista e inoltre ci teneva all'ammirazione del pubblico, a vedersi riflessa in tanti occhi puntati su di lei. Quando finalmente l'autista le aprì lo sportello e potè rientrare a casa, il suo morale era un pochino risalito perchè senza perdere tempo, durante il tragitto in macchina, aveva già ideato un nuovo piano; l'esperienza insegna e ora almeno sapeva cosa evitare, farla sentire in obbligo, esercitare una forma di ricatto morale otteneva l'effetto contrario, la cosa migliore restava commuoverla, o risvegliare in lei il desiderio di aiutarla spontaneamente. Doveva riuscirci.
"Uhmm... maledizione, chi può essere il deficente che chiama a quest'ora? - una mano uscì dal mucchio delle coperte e impadronitasi del ricevitore lo portò di sotto - Sono Haruka... chi? Kaiou Michiru? Ce l'hai un motivo valido per telefonarmi il mattino presto? Ah, è quasi mezzogiorno... ehm, scusami, ieri sono rincasata tardi. Comunque cosa volevi?"
Era una bugia spudorata ma non poteva dirle: "Sai, stanotte non ho chiuso occhio pensando a te, mi sono girata e rigirata nel letto e alla fine sono uscita a correre in macchina, dovevo sfogarmi in qualche modo", anche se la tentazione era forte; lei ce la metteva tutta per tenersi fuori dai disastri di natura sentimentale, ma questa ragazza le si era appiccicata addosso con una tenacia inusuale.

Nell'ultimo anno delle medie ne aveva dovute tenere a bada non poche di ragazzine da quando si era ripresentata a scuola con l'uniforme maschile, i capelli tagliati ed un atteggiamento duro, le cadevano ai piedi con una frequenza imbarazzante, solo che stavolta era diverso; non era certo innamorata, ma l'ipotesi di una avventura la solleticava stranamente.
"Mi dispiace per ieri sera, sono stata impulsiva, ma è che quando ti ho vista la prima volta mi è sembrato di conoscerti già e ho avuto la sensazione che potessi comprendermi, sei talmente simile ad una persona che compare nel mio sogno, ti sarò parsa molto sciocca".
"Ma no, credimi, è il mio carattere, non volevo offenderti andandomene via, è questa storia della visione... a essere onesta hai indovinato, io ne ho una molto somigliante - dall'altro capo dell'apparecchio Michiru sorrise maliziosamente, la tattica stava dando risultati immediati, eccola che confessava - e discuterne mi innervosisce un po', tra l'altro non capisco il motivo, non credo che sia importante, ma cos'hai detto prima? Quella volta che ci siamo incontrate è stato per pochi secondi".
"Oh no, io ti ho osservata a lungo, Haruka... mi permetti di chiamarti così?"
"Fai pure, Michiru-san". Una risatina soffocata raggiunse l'orecchio di Haruka.
"Come sei formale, se non lo faccio io, neanche tu devi usare l'onorifico, ti pare?"
"D'accordo. Posso fare qualcosa per te, Michiru?"
"Sarei così felice se mi dedicassi qualche ora del tuo tempo! Mi è parso che la pittura ti piaccia e per quindici giorni ci saranno delle mie opere esposte nella Galleria d'Arte Contemporanea, un tuo parere mi interesserebbe moltissimo".

"Se ci tieni, proverò a passare prima del termine; ma tu non hai risposto alla mia domanda". Un lungo sospiro e alcuni secondi di silenzio, precedettero le parole. "É molto che ti osservo, sia nelle gare di atletica, che durante le corse di automobilismo, da quando ho visto una tua fotografia sul giornale, saresti prefetta da ritrarre e quindi ho cercato un modo di incontrarti, finché Elza-san mi ha detto di essere euforica perchè si preparava a vincere la più promettente giovane atleta del Giappone, affermandosi definitivamente; invece è successo un imprevisto, quello che ho visto correre era il vento, la povera Elza era senza speranza".
"Be-bene, ci vediamo presto".
"Allora a presto, Haruka".
Pronunciò il suo nome scandendo ogni sillaba lentamente e in ogni vuoto si annidava una promessa; poi riagganciò la cornetta.
"Sei intelligente, ma anche tanto ingenua; non vorrei ingannarti, ma è necessario che cominci a fidarti di me, ne va della salvezza dell'intero pianeta".
E per premiarsi della sua bravura, baciò la sua immagine riflessa nello specchio.

L'oggetto di un freddo blu metallico falciò l'aria, per finire nella mano destra del ragazzo del parcheggio.
"Non si preoccupi, signore, gliela sistemo io l'auto davanti al cancello, al suo ritorno la troverà in perfette condizioni!"
Haruka ormai aveva perso ogni gusto in questo tipo d'atteggiamento, ma all'inizio si divertiva molto a studiare le reazioni delle persone di fronte al denaro, si poteva assistere a scene davvero pietose.
Come questo poteggiatore che l'aveva fatta passare avanti, portando la sua macchina in prima fila, tra il malcontento degli altri, ma se i soldi le evitavano delle noie li usava e basta. Prese un ampio respiro; tre giorni era durata la sua resistenza, giorni passati interamente in compagnia del suo meccanico di fiducia, a fare interminabili giri di prova per una competizione minore che non la appassionava affatto e anche se in qualche momento si divertiva, giungendo anche ad essere allegra, quando la sera doveva rientrare a casa, si sentiva di colpo terribilmente sola, non aveva punta voglia di mangiare.
Però la stanchezza fisica l'aiutava a dormire, finché, stufa di dare battaglia a se stessa, alzò bandiera bianca e decise di recarsi a questa famosa mostra, cioè ad incontrare Michiru, ammesso di essere fortunata, non poteva certo accamparsi due settimane nel salone, di solito l'artista è presente solo all'inaugurazione; pazienza, bisognava tentare la sorte.

Forse non era necessario: ma Haruka non poteva indovinare che dal primo pomeriggio dell'evento Michiru era stata lì ad attenderla come un ragno che osserva dal centro della sua tela una farfalla variopinta, come se per combinazione si fossero trovate nell'unico giorno da lei prescelto per firmare autografi ai suoi ammiratori; era circondata da mercanti d'arte e tutti le chiedevano di acquistare quella particolare opera, ma non era in vendita anzi si era rifiutata ostinatamente di esporla malgrado le preghiere degli organizzatori, finché qualcosa le aveva fatto cambiare idea.

Angolo lettrici: Carissime YasV, Julia98, Fragileguerriera, Skullrose, trovare le vostre dolci recensioni è stato fondamentale!
E sempre mille ringraziamenti anche ad Amaerize, Algida, anto62, Lelou_Tenou,Redribbon (nuova!=^.^=), Sabrycrazy, Shadow_84, spero di avervi ancora... grazie alle 76 lettrici silenziose...spero che sabato ci siano superstiti!

Baci dalla vostra Setsuna!

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Documento senza titolo ex Capitolo 5)

Impossibile! La tensione le giocava brutti scherzi, oppure stava assistendo ad uno strano fenomeno di sdoppiamento... no, era semplicemente Michiru con un suo autoritratto alle spalle e una ressa di fan che l'accerchiava; si avvicinò a passi misurati e man mano che procedeva si accorgeva di alcune trascurabili differenze che aumentavano in proporzione alla diminuzione della distanza.
Lo yukata * era certamente lo stesso e si intonava magnificamente con l'azzurro degli occhi, la sua semplicità non nascondeva che si trattava di un oggetto antico e pregiato e il raro colore dei capelli che riluceva ugualmente sulla tela come sulle spalle della pittrice traevano in inganno, però i tratti del volto, seppur somiglianti, erano più tondeggianti, le labbra piene... non poteva essere lei, comunque vestita così le appariva particolarmente seducente e femminile. Haruka la abbracciò con lo sguardo e come se si fosse sentita toccare davvero, l'altra avvertì all'istante la sua presenza facendosi largo con un leggero movimento della mano, abbandonando la piccola folla alle sue spalle senza degnarla di una frase di scuse, fermandosi a pochi centimetri da lei; nel salutarla si inchinò lievemente facendo sì che il suo profumo la avvolgesse.

"Sono contenta che tu sia qui".
"Grazie. Avevo molti impegni, ma eccomi qua. - che frase insulsa, non poteva riuscire a raccontarle meglio, le bugie? - Vedo che indossi l'abito del personaggio del ritratto... è una tua parente?" Michiru assunse un'espressione mesta, abbassando lo sguardo; detestava rivangare la sua storia personale ma era l'unica chiave di accesso che pareva funzionare.
"Io... era mia nonna e questo è il primo vero dipinto che ho realizzato, l'ho cominciato il giorno della sua morte; avevo undici anni e non riuscivo ad accettare l'accaduto, speciè perchè... - fece una pausa volontariamente lunga - non ero al corrente del suo male fino all'ultimo; una mattina sono stata svegliata dalla cameriera, che mi pregò di vestirmi e presentarmi al piano di sopra, capii subito di che si trattava, il mio intuito fallisce raramente - continuava a parlarle tenendo gli occhi bassi, principalmente perchè realmente addolorata, ma in parte per la paura di lasciar trapelare l'ansia di salire nella stima della ragazza che aveva di fronte - è stato un grande shock, era la persona alla quale volevo più bene nella mia famiglia. Mi sono sentita persa, abbandonata senza un motivo, volevo fare in modo che restasse sempre con me".
A questo punto, la reazione più naturale sarebbe qualche parola gentile, di simpatia, ma dall'altra parte mutismo assoluto; un vero cuore di pietra.
"Così per tre giorni non sono uscita dalla mia camera; ho dormito a malapena qualche ora, ma sono riuscita a terminare il dipinto... l'ho raffigurata quando aveva all'incirca i miei anni ricordando le vecchie foto col suo abito preferito, che portava per le occasioni speciali... ha una vicenda, sai, se vorrai un giorno te la racconterò. Comunque non ce l'ho fatta ad assistere ai funerali, però ho voluto che nel tempio fosse esposto il mio lavoro vicino alla bara e quando mia madre è tornata a casa, invece di essere dispiaciuta è corsa a dirmi che un amico di vecchia data, un gallerista, era rimasto colpito dal mio talento, che mi avrebbe iscritta ai suoi corsi; ero talmente delusa..."

Non ne poteva più di quello stillicidio, doveva controllare se la stava deridendo o semplicemente ignorando e alzò su di lei uno sguardo interrogativo, ma un attimo dopo la sua espressione era profondamente mutata.
Nel più perfetto dei silenzi, Haruka stava piangendo. Era una sola lacrima che scendeva sul suo viso, del quale non aveva notato la bellezza, ma molte altre erano arginate tra le palpebre grazie ad uno sforzo di volontà, facendo brillare i suoi occhi verdi di mille riflessi e le labbra strette per non lasciar sfuggire nessun suono, ma si vedeva chiaramente che inghiottiva a fatica. Mai, di tutte le cose poco corrette che aveva fatto in vita sua, Michiru si era vergognata come allora; avrebbe salutato con gioia l'arrivo di un terremoto proprio sotto i suoi piedi per non sostenere quelle pupille sgranate su di lei.
Malgrado la giovanissima età era palese che fosse reduce da un qualche tipo di esperienza sconvolgente e che riparata dietro una maschera di cinismo si celasse un'anima sanguinante; ormai ci mancava tanto così, un'altra rivelazione patetica la porterebbe ad un livello di commozione sufficiente a strapparle almeno una dichiarazione di solidarietà, un'offerta di sostegno morale da utilizzare al momento buono. Ma il suo cervello ed il suo istinto non si accordarono abbastanza prontamente.

"Ehm, Haruka sei molto comprensiva, io non intendevo autocommiserarmi, è solo che con te mi confido volentieri ma non preoccuparti, ormai sono passati cinque anni, l'ho superato, ho avuto un semplice attacco di nostalgia".
Sorrise affettuosamente. Diamine, tanto lavoro buttato via! Continuando di questo passo, sarebbe rimasta sempre al punto di partenza.
"Michiru - la voce di Haruka era un pò traballante - se ti fa piacere io continuerei volentieri ad ascoltare il tuo racconto, ma non posso monopolizzarti interamente, verresti più tardi a bere qualcosa?"
"Certamente! Chiudiamo alle dieci!"
"Sarò puntuale". Senza aggiungere verbo, tornò sui propri passi, raggiungendo una delle fontanelle ornamentali situate nel giardino dell'edificio e presa l'acqua a due mani se la tirò più volte sul viso cancellando le tracce dell'accaduto e tornando in sè grazie all'impatto degli spruzzi gelati che la costrinsero ad uscire dal torpore nel quale era caduta; era fuori dubbio che intorno alla rinomata artista non gravitasse solo della comune leggiadria, era qualcosa di più affine all'aura di un essere sovrannaturale; appena levato lo sguardo su di lei, udito la sua voce, era rimasta talmente ammaliata, fino a trovarsi intenerita come una stupida per dei fatti che non la riguardavano lontanamente; sì, comprendeva cosa significasse perdere una persona cara, ma tra le loro vite non c'era comunque paragone,e allora?
"Oh Michiru, quello che mi ha fatto male in realtà era veder soffrire te... e questo non può accadere, l'ultima cosa che mi serve è farmi carico dei fardelli altrui, è già talmente difficile restare a galla e ricostruire la mia esistenza su basi solide, ho sbagliato a spiccare questo salto senza rete, ma rimedierò".

 *lo yukata è un leggero kimono estivo informale, in genere di cotone. Lo saprete, ma nel dubbio... questo di Michiru, lo immagino giallo chiaro, con decori azzurro cielo.

Ma che angolo e angolo! Spazio Visitatrici!
Grazie infinite delle stupende recensioni, Amaerize, Annasport2012,YasV, Fragileguerriera,Julia98, Skullrose!! =^.^=
E sempre, grazie a Fulmineo, Franky, Anto62, Shadow_84, Lelou_Tenou, Sabrycrazy, Algida,Celesten (nuova!) Pazzaxamore(nuova2!)Redribbon(nuova3!) più le stabili 97 lettrici silenziose... mi stupite con effetti speciali, proprio lo stesso numero! * si ritira su Plutone per deliberare*

 ex Capitolo 6)

La sottile lancetta d'oro dei minuti si portò con un impercettibile scatto sul numero quindici. Michiru era un fascio di nervi, inoltre la seta leggera non la proteggeva a sufficienza dal vento pungente che si stava alzando; era sbalordita, avrebbe giurato di averla irretita ed era stata così sciocca da restare lì ad aspettarla con indosso quel fazzoletto di stoffa, sentiva che stava prendendo un raffreddore e doveva incolpare se stessa per averle volutamente costruito un ponte d'oro per la fuga; se mai si fosse ripresentata una seconda occasione, non sarebbe ricaduta nello stesso errore.
Comunque quella serata era persa, e purtroppo anche tutti i suoi accompagnatori che aveva rifiutato.
"Dovevo accettare un passaggio, dove lo trovo un taxi adesso?"
"A che ti servirebbe? Sono qui io, o preferisci annullare il nostro appuntamento per un breve ritardo? Me la sono presa comoda, ero certa che mi avresti fatto attendere un'eternità, invece non ti sei neanche cambiata".

'Calma Michiru se reagisci non farai che avverare la sua aspettativa che tu sia una persona incostante, devi metterla a suo agio'. Facile a dirsi, ma in meno di tre ore l'umore della giovane pilota era cambiato radicalmente, era fin troppo evidente che cercava una lite, o di farsi cacciare. Ma non c'era tanto da lamentarsi, figuriamoci se non fosse tornata affatto! Invece non riusciva a snobbarla, anche se per rivolgerle espressioni pungenti aveva preferito venire a prenderla; forse la faccenda volgeva meglio di quanto sperasse.
"Qualche minuto di ritardo può capitare, non preoccuparti, però vorrei entrare subito in macchina, sto sentendo freddo, ti dispiace aprirmi lo lo sportello?"
"Accomodati". Haruka si sentiva giocata, era convinta di aver compreso il carattere emotivo dell'altra e di riuscire col minimo impegno a farsi mandare al diavolo, invece si trovava come tra le sabbie mobili; ogni movimento articolato per riguadagnare la sponda non faceva che peggiorare la situazione. E la fine era una ed inevitabile, essere sommersi e soffocare lentamente senza la benchè minima possibilità di salvezza.

'Non te lo lascerò fare'.
"C'è un locale che preferisci?"
"Qui vicino c'è un night molto alla moda, ci vengo spesso, se non ti imbarazza presentarti con me abbigliata così, altrimenti potremmo cercare un posticino intimo".
Un altro punto a suo favore; qualsiasi delle due risposte la lasciava vincitrice: bene, un duello è piacevole se l'avversario è all'altezza.
"Mi dispiace, sono stata scortese, in realtà il tuo kimono ti sta benissimo; scelgo il posto qui accanto, non mi va di guidare oggi".
Michiru rise coprendosi la bocca con le dita.
"La celebre corridrice è stanca stasera! In ogni caso è una splendida auto, è una Ferrari, vero? Non ne ho mai vista una di questo colore"*
"Hai indovinato. tengo a questo oggetto più di ogni altra cosa".
"Capisco... eccoci arrivate".

Uff... ancora pochi autografi e le sarebbero venuti i crampi alla mano! Haruka non aveva tenuto conto della popolarità propria e della sua accompagnatrice e dopo un breve lasso di tempo in cui decine di occhi le sbirciavano recandole un enorme fastidio, la meno timida delle sue ammiratrici si era avvicinata e con degli inchini esagerati le aveva chiesto una firma; dopo di che, trovando la strada spianata, una fiumana innarestabile di gente le aveva accerchiate facendo i complimenti a tutte e due, con suo vivo imbarazzo, soprattutto per il loro 'fidanzamento'.
Doveva ammettere che l'immagine riflessa nei vari specchi appesi alle pareti era suggestiva; una alta e sportiva, malgrado lo spezzato grigio fosse di una sobria eleganza, l'altra una bambola di porcellana, insomma una coppietta da romanzo rosa. Specie se lei fosse stata un uomo.

"Oh, Tenou-san, vorrei anch'io un autografo - era l'ultima rimasta, una tipica bellezza orientale - ma non ho un foglio... come potrei fare?"
"Non è affatto un problema".
E preso con delicatezza il polso della ragazza, disegnò morbidamente i kanji del suo cognome e nome sull'interno del braccio.
"Io... non lo laverò via, aspetterò che venga assorbito dalla mia pelle. Grazie".
Mise la stilografica a posto nel taschino, poi si rivolse nuovamente avanti con indifferenza; Michiru appariva contrariata, anzi 'gelosa' si sarebbe detta la definizione più calzante, ma illudersi era un lusso che non rientrava nella sua politica sentimentale.
"Un giorno lo farai anche a me - l'altra rimase a bocca aperta - magari su un programma delle corse, forse tra qualche anno varrà una fortuna!"
"Sarà un piacere ma dovrai venire a ritirarlo al circuito; entro una decina di giorni ci sarà una gara dimostrativa per l'inaugurazione di una nuova pista, se sei libera ti invierò il biglietto così saremo pari - accetta, accetta, non lasciare che rovini tutto, portami via dalla mia solitudine - non mi piace essere in debito".
"Non mi devi nulla. Ma sarei felice di fare il tifo per te... noi ora siamo amiche, vero?"

"Direi di sì, non invito il primo che passa a intromettersi negli affari miei. Cioè, volevo dire..."
"Ho capito non temere, anzi all'inizio devo esserti apparsa proprio detestabile e impicciona, ho preteso di spiegarti cosa fare del tuo futuro; ero piuttosto impressionata da quei sogni e credevo fermamente che tu ne facessi parte, probabilmente era una delle mie solite premonizioni, magari un cataclisma ed essendo concentrata su di te ho sovrapposto le idee... o magari era una scappatoia per attirare la tua attenzione - se gli Dei esistevano era il momento di provarlo, era essenziale che le credesse - spero di non averti seccata troppo".
La povera Haruka era presa da un intreccio che non sapeva sciogliere; era sempre sicura che l'altra la imbrogliasse, non le pareva tanto volubile da dimenticare così rapidamente la possibilità di una tragedia di quelle dimensioni, tanto più che ormai i sospetti sull'interpretazione della visione coincidevano in parte con i suoi, ma le era riconoscente di voler archiviare quell'argomento.
"Non posso negare di averti giudicata poco a posto, dicevi certe stranezze... potremmo ricominciare dal principio, eliminando l'argomento, che ne dici?"

"Come preferisci purchè il divieto non comprenda le arti figurative in generale, non arrabbiarti ma non ho rinunciato a realizzare un tuo disegno, però dovrai chiedermelo; scommetto che lo farai ed io ti giuro che non rifiuterò, in qualsiasi circostanza. É un patto accettabile?"
Una mano si stese a stringere la sua.
"Affare fatto. Non demordi mai, eh?"
"Effettivamente... la tenacia è una dote ereditaria".


*Naturalmente, si tratta di un bel Blu Hyperion
Attenzione a quello che Michiru dice ad Haruka in questo capitolo, sarà fondamentale!

Carissime Julia98, Skullrose, Amaerize, Fragileguerriera, YasV, un fantastiliardo di grazie per le vostre recensioni!
E grazie sempre a Fulmineo, Annasport2012,Anto62, Shadow_84, Lelou_Tenou,Sabrycrazy, Algida, celesten, Pazzaxamore,Redribbbon per il vostro supporto!
Ed infine... ho protestato perchè eravate sempre 97... e siete 85! Non parlo più, giuro! *spera che Urano/le dia una mano*

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Documento senza titolo ex Capitolo 7)

"A proposito, mi spetta la narrazione della leggenda dello yukata".
"Hai ragione; dunque, devi sapere che è considerato un cimelio dalle donne della mia famiglia, perchè il giorno in cui lo mettono per la prima volta trovano l'anima gemella; tutto è iniziato quando il mio trisavolo, che era governatore di una provincia nei tempi in cui c'era il rischio di una guerra civile, fu svegliato all'alba da un suo sottoposto, perchè malgrado la sorveglianza, una persona era arrivata sul tratto di spiaggia sotto il palazzo dove viveva, ma nessuno aveva osato arrestarla. Lui si stupì molto e scese a controllare; c'era una fanciulla che non sembrava neanche di questa terra, che cantava sulla riva del mare; non gli servì chiedere chi fosse e da dove giungesse, la portò con sè e da quel momento non si separarono mai. Non è romantico?"
"Estremamente. E ha funzionato con tutte, fino a tua madre?"
Michiru si rabbuiò. "Sì, ma lei la considera una futile superstizione e non ne ha fatto buon uso... forse te ne parlerò, ma un'altra volta".
"Non importa; mi incuriosisce di più sapere a chi hai spezzato il cuore quando è stato il tuo turno!"
"É difficile a dirsi, oggi ho incontrato troppe persone. Nessuna di loro mi è parsa innamorata di me, magari il sortilegio era predisposto per finire ad una certa scadenza e io non ho fatto in tempo, sarebbe comico, non ti pare?"
E terminato il suo Martini finse di non badare al fatto che il suo interrogativo fosse rimasto senza risposta.

Mezzanotte era trascorsa da un bel pezzo quando Haruka posteggiò la Ferrari blu nel garage e preso l'ascensore interno salì all'attico, concludendo finalmente una delle giornate più tribolate della sua esistenza, durante la quale era passata a turno da uno stato di esaltazione ad un altro di depressione e rifiuto e poi daccapo, fino al colpo di grazia di quella sfacciata provocazione che Michiru le aveva indirizzato un attimo prima di ricordarle che era prudente rientrare a dormire un numero sufficiente di ore, visto che l'indomani c'era l'esame di ammissione al Mugen, una prova pesante e impegnativa; giunte a casa sua le aveva rivolto gli auguri ed era scesa rapidamente, senza darle modo di replicare.
Dormire abbastanza! Una bella battuta, prendere sonno le sembrava la più improbabile delle opzioni; la paura di stare costruendo un castello in aria e di dover assistere al suo crollo la dilaniava; la posta in gioco valeva un tale azzardo, rischiare di annullare un anno di duro lavoro su se stessa? Una figura sfuocata si formò per un istante nella sua mente, ma venne scalzata da un assillo più urgente.

Con un gesto concitato si slacciò il nodo della cravatta e il primo bottone della camicia, respirando più liberamente, dopo di che si appoggiò contro la grande finestra della sua stanza, con la fronte sul vetro, sperando di calmarsi ma un calore inestinguibile la struggeva e ci sarebbe stato solo un modo per placarlo, ma non era alla sua portata.
"Michiru tu mi farai impazzire, forse è quello che vuoi... che darei perchè fossi qui adesso, se mi tenessi abbracciata e mi accarezzassi i capelli, scivolerei in un limbo senza incubi e non ti chiederei nient'altro, solo di riposarti accanto a me - si staccò dalla vetrata sospirando, sostenendosi alla parete con le spalle; poi fece scorrere la mano destra sul viso e sul collo... - che sto facendo?"
Senza pensarci due volte corse nella cabina della doccia e completamente vestita, annegò tutte le sue smanie sotto un getto d'acqua ghiacciata.
"Tutti coloro che hanno superato sia la prova scritta che quella orale con almeno ottanta centesimi passino all'aula D; siamo spiacenti per gli altri che hanno speso il loro tempo; siamo certi che i vostri voti vi consentiranno comunque di accedere ad un ottimo Istituto".
Michiru non si era scomodata a farsi largo nella calca intorno al tabellone, era certa della propria preparazione e con aria di sufficienza si recò direttamente nella classe indicata dalla rappresentante della commissione.

"Che presuntuosa quella ragazza, non controlla nemmeno se c'è il suo nome, guarda che arie si dà!"
"Chi se ne importa, hai visto che sorriso?"
"Io ho guardato le gambe".
"Sei il solito materiale! Va bene, vuol dire che se saremo in classe con lei ci siederemo uno a destra ed uno a sinistra senza litigare, ok?"
"Ci sto!" I due ragazzi si scambiarono scherzosamente uno spintone, mentre la loro amica li osservava seccata. Come già alle medie l'ingresso della violinista in una nuova scuola veniva apprezzato enormemente dai gruppi maschili, molto meno dalle studentesse; soddisfatta del fermento suscitato e di aver palesato la sua autostima, entrò trionfalmente a scegliere il posto.
"Etcì!"
"Oh! Haruka! Quando sei arrivata?"
"Da mezz'ora, finita l'interrogazione ho chiesto dove si sarebbe tenuto il test, visto che sono un pò raffreddata non volevo restare in corridoio; e gli altri? Non saremo passate solo noi?"
"Siamo una quarantina, ma io non mi sono soffermata a... - Michiru raggiunse il suo banco e le rivolse un piccolo inchino - so riconoscere quando vengo sconfitta! Entrambe eravamo sicure dei risultati, ma ho fatto mostra di me mentre tu sei stata semplicemente superiore - si sporse in avanti - ti invidio per il tuo carattere, io sono così frivola".

"Ma essere sinceri è la migliore delle qualità; e non è certo l'unica che hai".
Beh, ecco che con la prima frase del tutto spontanea che le rivolgeva otteneva molto più che da tutte le manovre precedenti.
Ora aveva rispetto di lei, un rispetto immeritato che le lasciava in bocca un cattivo sapore; riuscì ad arrestare i rimorsi della coscienza tornando a concentarsi sull'obiettivo finale, riuscire a ricomporre la squadra delle Outer Senshi, costringere il nemico ad uscire allo scoperto e intanto pregare che il Silenzio non annientasse la terra prima che fossero in grado di difenderla; le sarebbe piaciuto essere altruista nei confronti di Haruka, ma troppi avrebbero scontato quella concessione, quidi era necessario metterla davanti al fatto compiuto, sicuramente il suo senso di responsabilità le impedirebbe di rifiutare.
In quanto alle loro relazioni personali, non c'era da sperare che sopravvivessero, anzi, il risentimento non si sarebbe ripercosso sul loro affiatamento come gruppo di combattenti?

Ancora una volta il responso fu a favore dell'altra; sentiva scorrere una specie di complicità, ma d'improvviso sobbalzò, attraversata da una scarica d'adrenalina e contraendo i lineamenti in una smorfia, rivolse tutta la sua attenzione ad un ragazzo dall'aspetto riservato che si apprestava a raggiungerle.
"Molto piacere di conoscervi, mi chiamo Funanori * Toshiro, siamo nello stesso anno; sono contento di essere stato sorteggiato insieme a voi, tutti a scuola vi hanno riconosciuto".
Haruka tentava di decifrare l'inconsueta reazione di Michiru che impallidiva in modo allarmante, e non riuscendo ad interpretarla decise di sistemare la questione per lei.
"Funanori-kun, anche noi siamo liete di conoscerti, ma ci devi scusare, discutevamo di faccende intime..."
"Scusi lei, Tenou-san, non mi ero reso conto, è naturale... a presto".
Raccolta la sua cartella Toshiro si allontanò alla svelta.
"Sembra che tu abbia visto uno spettro! Sai che entrando qui stamattina mi ero suggestionata anch'io? Mi pareva di percepire una sorta di negatività, come se dovessi fare un brutto incontro... sarà qualche mummia di professore?"

 * Funanori, si traduce "sailor"

Ringraziamenti assoluti! Carissime Amaerize, Julia98, Skullrose, YasV, un miliardo di grazie per le vostre indispensabili recensioni!
E grazie infinite sempre anche a Fragile guerriera, Annasport2012, Fulmineo, Franky, Anto62,Shadow_84, Lelou_tenou, Sabrycrazy, Algida, Celesten, Pazzaxamore, Redribbon e le 84 lettrici che ancora resistono: spero che arriviate alla fine!

ex Capitolo 8)

"Non fai ridere".
"Umf... lo so, ma ti sei rilassata; che ti è preso?"
"Nulla, mi gira un pò la testa. Hai notato come si era imbarazzato? Dalla tua frase ha dedotto che stiamo insieme, questo sì che è divertente!"
"Non scherzare col fuoco, Michiru".
"Non lo farò - ambedue avevano un tono serio - andiamo a prendere un po' d'aria fresca per favore".
Mentre giravano nel parco che circondava l'edificio non smetteva un secondo di riflettere; senza alcun dubbio quel ragazzo era posseduto da un daimon, ancora poco sviluppato, in embrione, ma abbastanza forte da essere percepibile, ma la novità più sorprendente era che Haruka si fosse accorta di qualcosa senza aver ricevuto i suoi poteri, che dovevano essere immensi; lei non era affatto consapevole, camminava tenendo le mani dietro la testa, calciando via qualche sassetto che le capitava a tiro; poi il grande orologio situato in cima al palazzo suonò le undici.

"Sta per cominciare il test! Dammi la tua borsa, prendo posto anche per te!"
Michiru non potè evitare di sorridere guardando l'agile figura superare tutti gli altri ritardatari che si affannavano verso l'ingresso, fendendo l'aria in modo talmente violento da imprimervi la sua forma, o così le sembrava...
"Ecco la sua uniforme e benvenuto nell'Istituto Mugen".
Haruka prese la busta contenente la sua nuova giacca, i pantaloni, la cravatta regolamentare; era bastato non dire niente di specifico e l'addetta le aveva consegnato la divisa maschile senza battere ciglio; all'inizio il nome l'aveva disorientata, ma dopo un rapido esame al 'bel giovane' dai capelli chiari, la sua incertezza si era dissipata.
"A volte non so se offendermi o restare soddisfatta quando mi scambiano per un uomo con tanta faciloneria! Mi aspettavo che qui anche le guardarobiere le scegliessero particolarmente intelligenti, il test non era privo di difficoltà".

"Sì, ma sei stata la quarta della graduatoria generale - Michiru passeggiava sul prato alla sua sinistra, dissimulando abilmente la tensione; quella mattina le aveva telefonato per andare a controllare insieme i quadri e a ritirare le uniformi, visto che le vacanze erano iniziate e al loro termine avrebbero cominciato il liceo; ma si trattava di una scusa, in realtà voleva disperatamente incontrare qualcuno - guarda chi c'è! Funanori-kun, siamo qui!"
Il ragazzo si girò e corse verso di loro.
"Ti piace quel tipo scialbo?"
"Che dici, mi pare una persona cortese, potremmo chiacchierarci ogni tanto. Buongiorno".
"Buongiorno a voi. Ho visto i risultati e..."
"Tenou-san! - tre graziose studentesse si erano avvicinate, e due di loro si nascondevano dietro la più alta - tra poco saremo a scuola insieme e..."
"Dai, diglielo!"
"Possiamo portarti il pranzo qualche volta?"
"Uhmm... cucini bene?"
"Oh sì! Non mancherò!" Haruka si stava pavoneggiando quando un oggetto dal peso quasi innavvertibile si posò sul suo capo, un altro sulla sua manica, poi per terra; era cominciata la fioritura dei ciliegi.

Mise immediatamente le mani in tasca; non sopportava di sentire i petali caderle addosso e decise di trascorrere la prima parte di quelle settimane di tregua primaverile chiusa in camera, finchè il vento non si fosse alzato per spazzare via quella fiumana rosa. Gli altri cinque stavano scambiandosi dei convenevoli, lo capiva dalla mimica, perchè non sentiva alcun rumore, era in una specie di trance che la isolava come sotto una campana di vetro: se da una parte questa era un'efficace protezione, dall'altra costituiva un limite insormontabile se avesse voluto chiedere aiuto.
Ma lei non aveva bisogno di nessuno. D'improvviso sentì di essere tornata coi piedi per terra; in fondo che rappresentavano quelle persone per lei? Erano solo estranei, compresa Michiru, che le aveva fatto dimenticare per un pò il passato, come un effimero arcobaleno che incornicia fugacemente il cielo tra un temporale e l'altro; il suo splendore sparisce al minimo accenno di pioggia.
"Io vado via".
"Cosa? Stai bene, vuoi che ti accompagni a casa?"
"No preferisco andare sola, devo presentarmi allo sponsor, l'avevo scordato. Ti chiamerò presto".

Senza aggiungere altro si buttò su di una spalla la busta, sparendo in pochi istanti dalla loro vista.
"Haruka... hai cambiato umore quando i petali sono scesi accanto a te eppure sono uno spettacolo delizioso... c'è qualcosa che mi sfugge; proprio adesso che credevo di fare passi da gigante".
Le ragazze la salutarono e anche Toshiro stava per seguirle.
"Aspetta, per piacere. Sai, non farci caso, è sempre nervosa prima delle prove, è normale! Verresti con me a vedere la corsa? Se ti interessa mi faccio lasciare un biglietto in più".
"Sarebbe fantastico! Lei è molto generosa, Kaiou-san".
" Figurati".
Michiru sentì che il leggero timore stava crescendo a dismisura, mentre copiava sulla sua agenda l'indirizzo del compagno, appuntato su un bigliettino.
'Non sono come credi, ti sto solo usando; se i miei calcoli sono esatti tra pochi giorni il daimon sarà completo e si manifesterà in tutta la sua ferocia e facendolo succedere al posto ed al momento giusto... ma sono davvero io, questa che sta giocando con la vita degli altri? Potrei cercare di liberarlo subito, invece ne ho fatto la mia pedina segreta, da sfoderare nella scena ad effetto; e se lo sacrificassi invano, se Haruka non mi cercasse più? O peggio, se il mostro rivelasse una forza eccezionale, se la metamorfosi di Urano non riuscisse? Io farei il possibile per aiutarla, ma ognuna di queste creature ha delle caratteristiche particolari, non posso prevedere di distruggerla al primo colpo, invece se unissimo i nostri attacchi la vittoria sarebbe assicurata. Ma soprattutto non ho sceltaì.

Quei lugubri pensieri non abbandonarono la mente di Michiru neanche il giorno successivo, mentre si rimirava nel suo nuovo abito da sera verde e nell'elaborata acconciatura, com'era prevedibile Haruka si era volatilizzata e tentando di scacciare la preoccupazione, si era data allo shopping, restando conquistata da quel vestito dal colore così familiare eppure indefinibile.
Dopo aver tentennato varie volte si era convinta che un po' di distrazione le avrebbe giovato e si era risolta ad accettare le pressanti insistenze di Shingo, che la subissava di telefonate, fasci di rose e telegrammi da un paio di mesi, con punte vertiginose in occasione dei suoi spettacoli; in condizioni normali non avrebbe lontanamente preso in considerazione l'ipotesi di uscire col suo ex, però doveva ingannare l'attesa e dopo tutto lui era il tipo spiritoso e mondano che sa tenere su di giri una ragazza, il perfetto animatore da festa: brillante, esibizionista, vuoto.

Per questo l'aveva lasciato senza reazioni evidenti e lui si era sentito autorizzato a continuare il suo corteggiamento; aveva altre amichette in ballo, ma indubbiamente la sua ex-fidanzata le batteva tutte, gli sarebbe piaciuto suscitare di nuovo l'invidia dei presenti arrivando con lei ad un party o entrando nel camerino con su scritto 'ingresso vietato'.
"Salve, Michiru-chan, finalmente ti rivedo! Sei sempre fantastica, è proprio la mia serata fortunata. Salta su!"
Lei si mise seduta, ma non stava comoda e si accorse che lo schienale era troppo abbassato.
"Sei il solito Shingo, se l'ultima volta che hai usato la macchina hai reclinato il...."
"Alt! Non credevo che te la prendessi, è stata una dimenticanza ma potremmo approfittarne..."
"Se non mi sbaglio abbiamo una prenotazione al ristorante".

"Sei cambiata, forse è colpa di quel bellimbusto che frequenti adesso - lei non replicò - mi sono informato, esci con un famoso pilota, Tenou, quello che ha vinto il campionato juniores l'anno scorso, non avrai sperato di tenerlo nascosto, vi si nota insieme".
"Sono cose che non ti riguardano e... che fai?"
Shingo le passò il braccio intorno alla vita, accostandosi al suo viso.
"Non mi dai neanche un bacetto? Non lo racconterò a nessuno, parola d'onore, non mandare tutto a monte!"
Michiru fece mente locale, in fondo non era un'idea malvagia però lui era così scontato; la cenetta al lume di candela e poi parcheggiare in una strada buia, una totale mancanza di stile.
"Ci ho ripensato. Domattina alle otto ho l'aereo per Sapporo, non vorrei avere le occhiaie e l'aria sciupata a teatro, sai che curo molto l'estetica nelle mie performance".
"Stai scherzando, vero?"

"No. Magari avremo altre occasioni. Buonanotte".
Sottraendosi alla sua stretta scivolò fuori della vettura e riguadagnò l'ingresso di casa, una volta adagiatasi nella poltrona di velluto accese la televisione, versandosi da bere, sfilando una alla volta le scarpe coi tacchi alti, tirando su le gambe in una posizione raccolta; aveva appena selezionato un canale quando il telefono della sala squillò proprio sul tavolino accanto a lei.
"Pronto? Shingo, dimmi pure".
"Sono ancora fermo qui sotto, non posso credere che ti comporti in modo così infantile!"
"Questo è un rimprovero che dovresti rivolgere a te stesso, io sono ragionevole, quel tipo di rapporto è morto tra noi, ma vuoi provare a mantenermi nella lista. Ora, col tuo permesso vado a riposare".

"Michiru se riattacchi chiamerò tutta la notte".
"Smettila, lo sai che non posso staccare l'apparecchio, il mio agente potrebbe cercarmi. Addio".
Uff, che noia, ora il film era cominciato e non aveva letto il titolo. Oh no, ancora quel suono!
"Pronto? Ascolta, mi pare il caso di finirla stai solo evidenziando il tuo peggio".
"Fammi salire da te e spiegamelo, ok? Non fare la preziosa, dai!"
"Shingo ti ripeto che stai buttando via il tuo tempo, fai uno sforzo per arrivare a comprederlo, mi serve la linea libera".
Questa volta mise giù con uno scatto, ma dopo due minuti il trillo tornò a farsi udire.
"Basta, ti ho detto che non devi telefonarmi mai più!"
"Uhm... veramente non me lo ricordavo, ma mi rendo conto che sarai molto offesa".
"Ha-Haruka, sei tu? Sei davvero tu?"
"Chi credevi che fossi! Posso dedurre che gli improperi non erano per me?"

"Certo, stavo litigando con un seccatore e non mi aspettavo mai..."
"Mi sei mancata, Michiru. Ieri non volevo piantarti in asso, ma era sorto un inconveniente e se fossi rimasta non avrei avuto modo di superarlo, capisci? Sei sempre lì?"
"Sì... è che sto cercando di non piangere".
"Sapevo che a volte faccio un brutto effetto, ma addirittura questo! Speravi che fossi quel seccatore?"

Mie care, piccole e soprattutto buone lettrici! Dopo un attimino di crisi siete tornate... sospiro di sollievo! =^.^=
Per prima cosa: vi prego, non datemi di OOC! Per essere chiara, Michiru, nella macchina con Shingo, si baciava soltanto! Non vorrei all'opposto sembrare bacchettona, eh, però non sarebbe stato da lei, quindi, non uccidetemi, vi prego!!!

Ed ora, vorrei ringraziare per le generose recensioni
Julia98,
di cui consiglio la lettura di Vita scolastica;
Fragile Guerriera, Com'è la vita senza te
Yas V, Metamorfosi di un ombra (I° classificata x "Nightmares Become real")
Pazzaxamore, Love Trap
Miss_Writer, Regina di Cuori
Amaerize, Ritrovarsi soli
skullrose, Le sconcezze del sabato sera portano a questo

E grazie anche a Annasport2012, Algida( Mission and love), Anto62, Celesten (The promise), Lelou_Tenou, Redribbon, Sabrycrazy, Shadow_84, (L'ultima notte) e la nuova arrivata Kaze-Haru (appropriata!)

e le 100 lettrici silenziose... che bel numeroooo!!! tondo-tondo!!! Vi mando baci!

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Documento senza titolo ex Capitolo 9)

"No! É bello risentirti, ho avuto una giornata angosciante, tu mi conforti e mi sto lasciando andare, ecco".
"Non c'è problema - ah, Michiru, se immaginassi la mia di giornata - comunque volevo dirti che ho preso l'invito per te, è per martedì, invece domani c'è la prova, sei libera?"
"Purtroppo no, sarò a Sapporo e tornerò domenica; ma per martedì puoi contare sulla tua tifosa più motiva! Piuttosto non avresti un biglietto in più per Funanori? Me l'ha chiesto tanto insistentemente".
"Figurati lo rimedierò subito. Partecipi ad un concerto suppongo".
"Sì, era programmato da Febbraio... Haruka la conversazione è un pò disturbata, c'è un ronzio".
"É il rumore del frigo, sto telefonando dalla cucina".
"Hai scordato il frigorifero aperto?"

"Sono seduta per terra e sto scegliendo qualcosa da bere, vediamo, direi il latte".
"Dalla bottiglia, naturalmente".
"Già, non sono molto formale, ma in pubblico sto più attenta, quando brinderemo alla mia vittoria userò il bicchiere".
"Umf... hai sempre voglia di scherzare e se non vincessi?"
"Impossibile. Deluderei la mia tifosa numero uno, giusto?"
"Sbagliato. Sarò comunque fiera di te, non vedo l'ora".
"Grazie di quello che fai per me, sono poche le persone che sopportano il mio modo di essere, non ho capacità diplomatiche e a volte esagero... ora però vai a preparare la valigia, d'accordo?"
"Bene. Allora a martedì".
"A presto, Michiru".

Il tiepido sole di Aprile si introdusse tra le tende male accostate, giungendo con alcuni raggi dispettosi sul cuscino, ma la sua manovra fu inutile, perchè nessuna testa biondo scuro vi riposava sopra.
Haruka era in piedi dall'alba e mangiucchiava controvoglia dei biscotti mentre faceva il punto della situazione; era vergognoso tapparsi dentro ad attendere finché non fosse terminato il periodo della fioritura, la vita non aspettava e tutti gli attimi persi non tornerebbero mai più, doveva decidersi a tirare una linea divisoria tra i ricordi e il presente, non per dimenticare, ma per avanzare libera da catene.
Cosa le aveva portato di buono stare lì a rimuginare, trafitta dalle spine di una passione soffocata che la torturava lentamente? Tanto valeva buttarsi e giocare il tutto per tutto, si sentiva pronta a fronteggiare gli impedimenti e poi non crdeva di incontrarne tantissimi. Lei al telefono era stata affettuosa, non le aveva rinfacciato il suo deprecabile atteggiamento, forse senza la zavorra delle sue fobie sarebbe stato semplice fin dall'inizio, ma non importava. Era solo il domani a contare; e tirati via i pannelli delle tende, spalancò le finestre una ad una, respirando l'aria profumata.

Il corpo titanico dell'aereoplano risultava perfettamente visibile tra le ombre della sera grazie alla sua tinta bianca che lo rendeva, se possibile, ancora più imponente; Haruka stava attendendo impazientemente il suo arrivo e finalmente la sagoma si fece sempre più vicina, fino ad atterrare sulla pista illuminata. Pochi minuti dopo lo steward agganciò la scaletta al portello, permettendo ai passeggeri di scendere; non fu difficile individuarla, graziosa come al solito, anche se appariva piuttosto stanca, ma visto l'impegno sostenuto il giorno prima la cosa era logica.
Michiru avanzava distrattamente verso l'uscita col suo beauty-case in mano, quando andò letteralmente a sbattere contro una persona molto alta.
"Mi scusi... Haruka!"
"Bentornata. Questi sono per te".
"Oh! Meravigliosi! Ma che fiori sono?"
"Fiordalisi; volevo comprarti le solite rose rosse ma ho pensato che ne avessi ricevuti già vari mazzi... magari anche dal tipo che ti chiamava l'altro giorno; beh, non sono fatti miei, il motivo per cui li ho scelti è che l'azzurro scuro è il mio colore preferito".

"Allora mi piacciono di più; e per inciso, le rose di Shingo le ho rimandate al mittente".
"Era il tuo ragazzo?"
"Sì - la guardò con un'espressione calda - tanto tempo fa".
"Bene. Ti posso accompagnare da qualche parte?"
"Si sta bene all'aperto, ti va di passeggiare nei giardini? Però non posso fare tardi, non ho dormito venerdì notte".
"Ai suoi ordini, mia signora! Ora andiamo a ritirare il tuo bagaglio".
Malgrado la temperatura mite, l'orario aveva scoraggiato i frequentatori del parco che si erano ritirati man mano, visto che l'indomani li aspettava la giornata lavorativa più pesante e solamente qualche coppietta si attardava sulle panchine, mangiando dolci, scherzando e scambiandosi ogni tanto un bacio. Haruka non poteva fare a mano di notare che loro due si integravano perfettamente nell'ambiente, anzi facevano più bella figura di quei goffi innamoratini.

Stettero in silenzio per un po' e questo le sembrò strano da parte della sua amica.
"Michiru, devi essere esausta, vuoi sederti? - l'altra le rispose affermativamente - possibile che suonare ti affatichi tanto, dovresti essere abituata".
"Non si tratta di quello; è che ho fatto un incontro spiacevole".
Haruka sentì un tuffo al cuore; certamente un altro rivale, sarebbe meglio ridimensionare le sue certezze, o forse illusioni.
"Puoi giudicare le mie pretese eccessive... ma se ci tieni un po' a me, vorrei sapere chi è questa persona".
"Non l'ho raccontato mai a nessuno - Michiru era combattutissima, intuiva che questo sarebbe stato il colpo decisivo a suo favore e non era più tanto sicura di voler adoperare questi mezzi, ma in fondo si trattava, questa volta, di dire tutta la verità, pura e semplice - però tu fai eccezione. Ti ricordi del famoso gallerista che aveva una scuola di pittura? Bene, la frequentavo tutti i lunedì e i giovedì, per due ore, poi mi venivano a riprendere... mi è difficile".
Haruka non aveva più colore sul viso.
"Ti ha molestata?"

"No. Un pomeriggio ho terminato prima e l'ho cercato per mostrargli il lavoro e andare via in tempo per raggiungere degli amici al cinema; ero di fretta e sono entrata nell'ufficio senza annunciarmi... stava con mia madre. Erano avvinghiati e non si sono accorti di me per un buon minuto, poi lui si è voltato e mi ha urlato addosso perchè non avrei dovuto essere lì, ma in aula; sono fuggita più veloce che potevo, però lei mi ha raggiunto nell'atrio e mi ha bloccata... mi terresti la mano? - Haruka poggiò delicatamente le dita sulle sue, non ce la faceva a stringerle perchè non si sarebbe più controllata, invece non era il momento per gli slanci - Mi ha raccontato ogni cosa; mio padre è molto più anziano di mamma, così, anche avendo capito tutto, tra i due mali l'ha voluta accanto a sè in famiglia e non ha indagato sui suoi diversivi; ha cercato di convincermi che credeva davvero nel mio talento, non era solo una copertura, comunque ho cambiato maestro. Ma non è questo il punto. Io ho taciuto, continuando la mia vita, pur tagliando ogni rapporto affettivo con lei, ho finto che non fosse accaduto niente, perchè il ricordo non mi ossessionasse. E ieri c'era lui, in prima fila, che applaudiva e ha osato avvicinarmi e domandarmi se mi interessava far parte della sua Accademia, per insegnare ai più piccoli; puoi immaginare come gli ho risposto, ma il fatto che me l'abbia chiesto, vuol dire che gli paio il genere... Haruka mi puoi capire?"

Non c'era nessuno seduto nelle loro vicinanze, era assolutamente impossibile che le loro voci potessero giungere anche alla meno lontana delle coppie, ma Haruka si coprì lo stesso la bocca con la mano mentre raccontava all'orecchio di Michiru tutta la sua storia.
La sala più esclusiva del Coffee Shop situato sulla cima della Torre di Tokyo era mediamente affollata, essendo lunedì la giornata meno redditizia e questo permetteva alle ragazze sedute al tavolo migliore di conversare in una relativa intimità. Michiru girava e rigirava tra le mani la sua tazza di tè rosso, riflettendosi nel liquido trasparente e quello che vedeva non le piaceva affatto; sparite la sua istintiva naturalezza e la disposizione a prestarsi in aiuto, le leggerezza e la capacità di manipolare gli altri erano affiorate in superficie, peggiorate dall'abilità tutta nuova di truffare persino se stessa.

Infatti non avrebbe saputo indicare dove la recita aveva fine e la realtà iniziava; la sua trappola si stava richiudendo su di lei, ferendola prima con i rimorsi e in seguito... non voleva pensarci, adesso; ma perderla per sempre era un'idea intollerabile, possible che si stesse innamorando di una donna? Quello che sapeva era che un essere umano come lei non si incontrava due volte, la scorza rude rivestiva un diamante; lucente, prezioso, cristallino e capace di tagliare qualsiasi cosa; e questo lo avrebbe sperimentato presto.
"Sei molto triste, Michiru".
"Non importa. Domani a quest'ora sarà tutto compiuto".
"Lo so. Il destino non può cambiare".
"Tu... non puoi fare qualcosa?"
"Sono desolata, ma sulla terra non ho ancora ricevuto pieni poteri, inoltre è stato meglio che mi scordasse".
"Comprendo".
"Io non penso che sia tutto perduto, potresti ancora appianare le cose".
"Vuoi consolarmi?"
"Sarebbe il modo più stupido. A presto".
"A presto, Setsuna".

Michiru restò sola ad ammirare il tramonto che allungava le sue dita purpuree tra i palazzi della città. Perchè non l'aveva ascoltata dall'inizio? Se non si fosse mostrata così irremovibile, ora non si navigherebbe in un mare di guai. Per lei era stato indolore, quasi piacevole; durante il primo dei sogni si era alzata dal letto e camminando ancora addormentata fino al centro della stanza aveva raggiunto e impugnato un piccolo scettro con un segno a lei noto; la sua personalità ricettiva lasciò campo libero al cambiamento e una forza meravigliosa la pervase, facendola risvegliare già trasformata e pienamente conscia.
Poche mattine dopo si accorse di non procedere in direzione della scuola, ma di recarsi ad una specie di appuntamento, dove indovinò senza difficoltà chi l'aveva chiamata; dopo una breve e concisa spiegazione si allontanò decisa ad intraprendere quella strada irta di ostacoli. Oggi, finalmente poteva dare un nome a tutto ciò; per quello che la riguardava, si chiamava maledizione.

Il rombo dei motori e l'odore del carburante bruciato rendevano la pista un luogo non esattamente gradevole, ma Haruka si trovava benissimo in quello che era il suo mondo, tra i colleghi ansiosi di disputarsi il primo posto, i meccanici che si affaccendavano a fare l'ultimo controllo, quei rumori e quel caos, si sentiva libera; inoltre qualsiasi posto le sarebbe parso paradisiaco, perchè aveva fermamente deciso che alla fine della competizione avrebbe rivelato il suo amore a Michiru; quindi, animata da ottimi propositi e piuttosto in ritardo come al solito, si precipitò nel suo box, accidenti, era sempre l'ultima a portare fuori la macchina!
"Tenou-san". Un flebile lamento giunse da un angolo della costruzione.
"Toshiro-kun! Che ti succedere? Resta li, chiamo un medico!"
"Sto malissimo, aiutami, io..."
Se glielo avessero raccontato, non lo avrebbe creduto. Il busto del malcapitato ragazzo sembrò squarciarsi ed un'orrenda creatura dalla forma indefinibile si generò in pochi istanti dalle sue viscere; era disgustosa, repellente, ma nè l'alone di odio allo stadio primitivo nè la terrificante fila di zanne acuminate fecero perdere ad Haruka il controllo delle sue azioni. Il mostro scattò come una furia verso di lei, ma non la trovò impreparata e venne fermato da un potente colpo portato con una spranga di ferro; rabbiosamente si dispose al secondo attacco ma una scintilla, simile all'eplosione di una stella in miniatura si frappose tra loro; sospeso a mezz'aria uno scettro si materializzò dal nulla, bloccando per un istante la reazione dell'essere.

 Mie care! *Gollum è impegnato a pescare*

Grazie delle vostre imperdibili recensioni, Skullrose, (la prima!) Amaerize, (2 cap.come volevi!) Fragile guerriera (perdono! non 3 come volevi, ma mi sembra meglio andare a conclusione...)
YasV, spero di ritrovarti presto! Grazie sempre a Julia98 (prima lettrice in assoluto!) Fulmineo, Franky, Annasport2012, Shadow_84 (dolce!)
grazie Anto62, Lelou_Tenou, Sabrycrazy, Algida, Celesten, Redribbon, Kaze Haru!
a martedì per il finale....bacissimi da oggi alla prossima! =^.^=

ex Capitolo 10)

Lei invece era ipnotizzata da quella cosa che la attraeva come se fosse una parte strappata via dal suo stesso corpo tanto tempo prima e recuperarla divenne la necessità più impellente. Stava per farlo, quando...
"Fermati! - appoggiata all'entrata del box, con indosso la vecchia uniforme scolastica, c'era Michiru - se la toccherai anche una sola volta, sarai segnata, non potrai tornare indietro!"
Persa la concentrazione, l'oggetto cadde al suolo.
"Neptune Planet Power, Make Up!"
Un prodigio inverosimile accadde sotto i suoi occhi; una corrente avvolse la sua amica e turbinandole intorno alterò il suo aspetto, rivestendola di una specie di divisa, corredata da un diadema, aumentando considerevolmente la sua energia, si avvertiva con facilità; era sempre lei, ma ora vibrava ad un'ottava superiore. Il mostro percepì questa diversità e cambiò obiettivo, però la violenza bruta gli impedì di centrare il bersaglio e si catapultò praticamente da solo sotto un pesantissimo mobile di metallo, restandone schiacciato.

Haruka era fuori di sè.
"Cosa vuol dire tutto questo? Michiru, chi sei veramente, e lo sai cosa hai fatto? Quello era...
"Non potè terminare la frase; proprio dietro le sue spalle, il daimon, niente affatto morto, si erse in tutta la sua spaventosa altezza, spalancando le fauci; gli occhi di Haruka si dilatarono per il terrore e non c'era modo di difendersi, era finita. I denti incisero profondamente la carne, riducendo l'abito a brandelli, lasciando solchi sanguinanti sulla schiena e il braccio sinistro; ma non i suoi. Michiru si era lanciata su di lei offrendosi come scudo ed urlando per il dolore; ma resistette e pronunciando una strana evocazione, pose fine all'esistenza del nemico.
Haruka si accostò a lei, e inginocchiandosi le sorresse la testa; non poteva fare altro che ascoltare, anche senza dettagli aveva afferrato il senso generale degli avvenimenti e la delusione le impediva di mostrare la dovuta sollecitudine alla ragazza malconcia.
"Haruka - il viso della guerriera cominciò a inondarsi di lacrime - perdonami, perdonami se puoi, ho rischiato la tua vita e quella di Toshiro, avevo deciso di costringerti ad accettare la missione per il bene dell'umanità, ma poi ho immaginato come sarei stata se ti fosse accaduto qualcosa di grave... ti amo così tanto - l'altra restò impassibile - tanto da buttare all'aria il mio compito, ora so cosa conta di più, non devi condurre questa esistenza, è molto dura, davvero".
Sospirò.

"Quando la sera del concerto mi hai allontanata, ho cominciato a mentirti, cioè, ad alterare la realtà come mi conveniva di più per farti attaccare a me, ho tentato di sedurti, ma ad un certo punto lo facevo troppo spontaneamente e ho capito... questa è stata una mia trovata, avevo captato il demone dentro Toshiro e stamattina gli ho suggerito di passare a salutarti prima dell'inizio e così... non c'è bisogno che ti spieghi. Potremmo ricominciare da capo?"
Haruka aggrottò le sopracciglia infuriata; cosa fare, rovesciarle addosso parole acri, ringraziarla per averla salvata, umiliarla, giustificarla per l'importanza del fine? In seguito. Ora non ce la faceva; si voltò e vide lo scettro.
"Ti prego, rispondimi".
La giovane pilota la depositò piano sul pavimento e senza esitare lo raccolse.
"É tardi".

L'ambulanza sfrecciò via, portando Funanori al pronto soccorso, mentre Michiru, tornata allo stato normale aveva insistito per farsi solo medicare e fasciare, però il dottore aveva imposto ad Haruka di riaccompagnarla subito in macchina; guidò da vera pirata della strada, tra inchiodate, proteste ed il suono di clacson di tutti gli altri automobilisti.
"Siamo arrivate, nel caso non riconoscessi casa tua".
"Non scendo finchè non mi dici che ho un'altra possibilità".
"Vuoi mettermi alla prova? Sei ferita, ma non tanto da non buttarti fuori".
"Come puoi parlarmi così? Ho dovuto, ma quello che provavo per te è cresciuto di giorno in giorno ed è reale".
Haruka non ne poteva più.
"Ascolta idiota! Perchè non sei stata sincera e basta? Come pretendevi che accettassi la situazione in una sola sera, potevi parlarmene con calma per un po' di tempo, pensi che non capisca? Lo farò. Contenta? Per il resto puoi scordartelo! Sei stata ipocrita fino in fondo, non ti sei chiesta se ciò che facevi era lecito o meno, che si ricava da una persona sleale? Lasciami sola".

Michiru scese, distrutta, ma aveva perso molto sangue e fu chiaro che non avrebbe raggiunto il portone. Reggendosi al finestrino aperto, tentò di discutere un'ultima volta.
"Non può finire così! Haruka non andartene, per favore io... - lei scese a sua volta mettendosi esttamente di fronte - sali con me, proviamo a ragionare, ci sarà qualcosa che può farti cambiare idea".
"Salire? Non controlli l'agenda prima, magari a quest'ora c'è già qualcuno!"
Michiru fu sovrastata dalla rabbia e la reazione automatica fu di alzare dal fianco il braccio destro.

 Fine Flashback

Tutti questi ricordi le attraversarono il cervello come un lampo, rapidissimi ma precisi e limpidi; e le lasciarono un gran vuoto dentro.
"Che ho combinato, ormai l'ho persa... no, noi siamo nate per stare insieme, lo sento devo solo vincere il mio dannatissimo orgoglio e ci riuscirò; non è lui che può scaldarmi il cuore".
Michiru era piombata sul divano, a pezzi nel fisico e nel morale, senza muoversi mentre cercava di smettere di singhiozzare, quando il telefono suonò improvvisamente; era lei di sicuro, non avrebbe risposto, perchè ascoltare ancora i suoi insulti? Ma quel trillo ritmico la snervava e per farlo cessare alzò la cornetta.
"Pronto!?"

"Non volevo, sai che non penso quello che ho detto prima, cercavo di mandarti via e ci sono riuscita... non ho fatto una cosa più sbagliata in tutta la mia vita, sei tu quella che deve perdonarmi adesso".
"Sei stata crudele".
"Guarda le cose dal mio punto di vista, come avresti reagito scoprendo la verità? Io i tuoi errori li ho dimenticati, non puoi fare lo stesso?"
"Non saprei. Tanto per cominciare, invece che telefonare potevi disturbarti a tornare qui, non ti pare il caso di uscire immediatamente?"
"Questo è impossibile"
"Ah!"
"Perchè sto chiamando da dietro la porta".
Forse la debolezza le giocava un brutto scherzo, aveva capito male e guardò dallo spioncino; * Haruka era lì, appoggiata allo stipite, col cellulare in mano.
"Sei molto sicura di te stessa, eh?"
"Ti prego aprimi".
"Temo che la risposta sia no, spiacente".
"Ma tu devi. Perchè l'hai giurato".

"Cosa?"
"Voglio il mio ritratto, adesso; o la tua parola non vale niente?"
Dopo un minuto la porta fu spalancata; Michiru aveva sistemato una tela sul cavalletto, nel mezzo del salotto e stava svitando i tubetti dei colori; le fece cenno di chiudere e di restare ferma in un punto.
"Io mantengo sempre le mie promesse e sarà un magnifico quadro, ma è l'ultima cosa che avrai da me; decidi in fretta, vuoi un primo piano, o una figura intera?"
"Intera".
"Molto bene".
"Un nudo". Davanti alla sua amata, rimasta totalmente paralizzata, Haruka, con mani tremanti, iniziò a spogliarsi, deponendo con cura ogni capo di vestiario in ordine, su una sedia; rimasta solo con gli ultimi indumenti esitò un poco e non riuscì ad arrestare le brucianti lacrime di paura che cadevano giù una dopo l'altra, ma non poteva più fermarsi e sfilati anche quelli li lasciò cadere sul mucchio, restando priva di difese, offrendosi completamente vulnerabile alle decisioni dell'altra.

"Mi- Michiru... questa sono io, senza i miei fans, il mio personaggio, la Ferrari, i miei travestimenti, forse quello che resta non è gran cosa, ma ti appartiene anima e corpo. Pensi che potresti accontentarti?"
La pittrice aveva trattenuto il respiro e la osservava come da una distanza incolmabile; poi buttò a terra i pennelli, i colori, l'acqua, e avvicinatasi ad Haruka, senza osare toccarla, si sollevò sulle punte dei piedi e le diede un bacio appassionato. Un attimo dopo era circondata dalle sue braccia, cha la stringevano teneramente, facendo attenzione a non premere sulle parti ancora doloranti, ma reggendola abbastanza forte da non farla più scappare via.

"Amore mio, quanto ho desiderato questo momento, quante notti insonni ho passato sperando in un miracolo e adesso è vero, non riesco a crederci".
"Haruka, non posso vederti piangere, va tutto bene, calmati... e baciami ancora".
Michiru era incollata a lei, come se la sua sopravvivenza dipendesse da quello, finchè non si trovò sdraiata sul fianco sinistro e udì quella voce profonda rivolgerle un appello.
"Io... non so cosa devo fare".
Sorrise.
"Neanche io, ma non credo che sarà un problema".

Più tardi, Haruka guardava colma di felicità la sua ragazza crogiolarsi nel sonno sotto le delicate carezze che le faceva sui capelli come un gattino addormentato. Era bellissima e solamente sua; non si aspettava mai di provare qualcosa di così sconvolgente, come le sensazioni che restavano tanto vive in lei da impedirle di riposare.
"Michiru, nessuna potrà mai prendere il tuo posto, io ti amerò con tutte le mie forze, ma tu cerca di essere paziente se qualche volta sarò brusca, è il mio brutto carattere e non cambierà in un giorno; ma so già che farai di me una persona migliore... chissà se puoi sentirmi - dal mondo dei sogni, le labbra si mossero a pronunciare un sì - ti voglio, Michiru".
E con dolcezza infinita, cominciò a svegliare la sua innamorata.

Il cielo stava assumendo un colore che dal rosa sfumava al violetto, mentre le due compagne gli sfrecciavano incontro.
"Noi saremo per sempre insieme".
"Sì. Per sempre".

Il destino, ora, era meraviglioso.

 OWARI

* ricordo sempre che mi sono attenuta all'ambientazione della terza serie, tra il 1992 ed 1993, credo che i cellulari fossero ancora rari...

Mie buonissime amichette di fandom... cosa dirvi, oltre quello che sapete già?
Siete state pazienti, presenti e sempre incoraggianti nei vostri giudizi... vi ho un pò "seminate" per strada, ma voi "veterane" mi avete dato tanta soddisfazione e felicità!

Ringrazio ancora una volta skullrose, Fragileguerriera, Amaerize, Julia98, YasV, Annasport2012, Miss Writer, pazzaxamore,Fulmineo, Franky per tutte le loro bellissime recensioni... a volte erano più divertenti del capitolo! =^.^=
E Algida,Anto62, celesten, KazeHaru, Lelou_Tenou, Pvssll2010, Redribbon, Sabrycrazy, Shadow_84...

* Si fa prestare la Love Me Chain da Minako, ed invia fasci di cuoricini a tutte*

Dopo una settimana (visto il week-end lungo di festa) in cui vi sembrerà di esservi finalmente liberate di me... Hua!hua!hua! Tornerò con l'ultimo racconto della trilogia, ma non strappatevi i vostri (sicuramente bellissimi e Sailor-osissimi ) capelli, questa è molto più corta!
Vi abbraccio, Setsuna

 

 

 

 

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