Easy as ABC

di La_Ari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Absurdities ***
Capitolo 2: *** Basketball ***
Capitolo 3: *** Changes ***
Capitolo 4: *** Dresses ***
Capitolo 5: *** Espionage ***
Capitolo 6: *** Fox ***
Capitolo 7: *** Games ***
Capitolo 8: *** Heaven ***
Capitolo 9: *** Idea ***
Capitolo 10: *** Jedi ***
Capitolo 11: *** Killer ***
Capitolo 12: *** Laugh ***
Capitolo 13: *** Moles ***
Capitolo 14: *** Night ***



Capitolo 1
*** Absurdities ***


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Capitolo 2
*** Basketball ***


Basketball



Santana sedeva sulle gradinate, persa a rimirarsi le unghie annoiata. Accanto a lei sedeva Puck, il quale sbuffava impaziente, iniziando ad innervosirsi seriamente. Mike continuava a palleggiare in campo in attesa, guardando sconsolato Tina annoiata, aspettare seduta sugli spalti poco lontano dagli altri. Tutti era in attesa di Brittany, la quale era in ritardo di almeno 10 minuti. Nulla rispetto al solito, pensò Santana. A volte ci metteva anche un'ora prima di ricordarsi un appuntamento ed uscire di casa. E poi finalmente si fece vedere.


Indossava larghi pantaloni da basket blu, che le arrivavano sotto al ginocchio, una canottiera di una qualche squadra sconosciuta, di un giallo acceso; enormi scarpe ai piedi e i capelli raccolti in una stretta coda di cavallo: un perfetto abbigliamento sportivo.


“Finalmente! Credevo avessi abbandonato la gara!” esultò Mike alzando le braccia al cielo.

“Oh, perdonami, la mia fatina segretaria si è presa un giorno di ferie oggi!” alzò le spalle l'altra dirigendosi verso Santana.

“Beh, vieni in campo!” la invitò facendole un cenno con la mano.

“Un attimo...” prese tempo, mentre la mora, scuotendo il capo, si calò per allacciarle le scarpe.

“Ciao anche a te!” sbottò scontrosa.

“Oh, ciao San, grazie!” cinguettò calandosi a baciarle la guancia.


Scappò poi in campo, saltando la staccionata di metallo che lo divideva con gli spalti. La ragazza si voltò e vide Tina: sventolò la manina con un sorriso per salutarla. Dopodiché si girò verso Mike, puntandogli uno sguardo di sfida. Ed era quella che stava per prendere il via.


Infatti quel mattino non avevano fatto altro che parlare di basket, in ogni momento. Anche a mensa, si erano persino costruiti un mini campo con cui spiegare e mimare le varie tattiche e azioni. Santana si annoiava a morte ad ascoltarli, Tina ancora di più. Ad un certo punto, stremate, si scambiarono uno sguardo pieno di reciproca comprensione.

“Visto che non fate che parlare di partite ed esaltare le vostre capacità atletiche, perché non vi sfidate e non ci date un taglio?” sbottò infine la latina.

I due si guardarono illuminandosi, stringendosi la mano a mo' di giuramento e dandosi poi appuntamento per il dopo lezioni.


Ed eccoli su quel campo, pronti a darsi battaglia. Puck diede il via lanciando la palla in aria e l'elevazione maggiore di Mike gli permise di prendere la palla. Giocavano su metà campo e nel giro di una decina di minuti il ragazzo era in vantaggio di cinque punti. Brittany si fermò sudata, col fiatone a riposare con le mani sulle proprie ginocchia. Lo guardò con particolare rabbia, decisa a non demordere.


La partita si scaldò e la foga agonistica invase entrambi i partecipanti, che ben presto si ritrovarono a scambiarsi spinte e manate gratuite, prontamente fischiate dall'arbitro Puckerman. Santana iniziava ad agitarsi, sentendo montarle una rabbia assassina ogni qualvolta il corpo di Mike attorniava minaccioso quello di Brittany ed ancora di più quando v'erano scontri non delicati fra loro.


L'asiatico ad un certo punto diede una spallata a Brittany involata a canestro, la quale cadde di botto a terra. Prima ancora che Puck avesse il riflesso per chiamare il fallo, Santana scattò in piedi, lanciandosi verso il campo urlando.

“E' fallo, e pure grave! Mandalo fuori!” gridò cercando di scavalcare la barriera, ma l'agitazione la metteva in difficoltà nell'operazione.

Tina le si gettò alle spalle, per fermarla.

“Lasciami che lo uccido!” cercò di divincolarsi.


Mike intanto aveva teso la mano a Brittany per farla rialzare, scusandosi. Guardava nel frattempo la mora agitarsi e minacciarlo di morte.

“Mi sa che si conclude qui la partita!” proclamò Puck alzando le mani.

“Se non voglio morire mi sa che devo pure muovermi a scappare... e non farmi più vedere!” deglutì preoccupato l'altro.

“Tranquillo, le passa! Ci penso io!” alzò le spalle Brittany sorridendo. “Però voglio la rivincita!” pretese dandogli una pacca sul petto, prima di scappare via.

“Tanto perderai ancora!” rise Mike.

Intanto Puck gli aveva rubato la palla, invitandolo a giocare con lui.


La bionda raggiunse l'altra che, vedendo il termine della partita, si era tranquillizzata appena: almeno non serviva più l'intervento di Tina per fermarla.

“Ti ha fatto male?” domandò Santana sporgendosi oltre l'ostacolo davanti a lei.

“No, tranquilla, tutto apposto! Però ho perso...” si lamentò mettendo il broncio Brittany.

Salutò poi Tina, ringraziandola sottovoce per aver fermato Santana e scusandosi, dopodiché seguì l'ispanica all'auto.


“La prossima volta lo straccio.” proclamò la bionda appena si sedette in macchina.

“Non ci sarà una prossima volta!” ringhiò l'altra mettendo in moto.

“Ma...” cercò di protestare.

“No! Non m'importa, non capiterà più! Non so nemmeno perché vi ho proposto di farlo!”

“Ma San, non mi sono fatta nulla!” piagnucolò implorante l'altra.

“Se stasera ti trovo un livido addosso, giuro che ti punisco! E poi uccido quel coso.” la minacciò senza staccare lo sguardo dalla strada.

“Quindi mi stai invitando da te stasera?” le domandò l'altra con semplicità.


Santana sbarrò gli occhi di colpo, rendendosi conto di averlo dato per scontato.

“E se controlli i lividi, vuol dire che...” disse Brittany prima di gorgogliare una risatina maliziosa.

A quel punto la mora diventò rossa, sentendosi presa in contropiede da quel insolito ragionamento.

“Io non ho detto nulla!” brontolò facendo una smorfia infastidita.

“Oh, ma non mi dà fastidio...” le sussurrò l'altra all'orecchio, sporgendosi verso di lei.

“Brit!” urlò isterica. “Sto guidando e sei terribilmente sudata!”

L'altra riprese posto sul proprio sedile, guardando altrove e storcendo il viso in un sorrisetto divertito.

“Solitamente quando sono sudata e sto su di te, non ti lamenti...” commentò come stesse parlando fra sé e sé, gettando una veloce occhiata alla mora.


Quest'ultima per poco non finì fuori strada. Fortunatamente erano praticamente arrivate. Si prese il tempo di parcheggiare prima di rispondere.

“Mi vuoi fare morire con questi commentini mentre guido? Dimmelo!” sbottò.

L'altra sorrise, baciandole velocemente una guancia.

“Su, andiamo! Credo di avere un livido qui sul fianco...” disse vagamente, prima di aprire la portiera e scendere giù ridendo.

“Vorrà dire che dovrai avere una punizione!” scosse il capo sconsolata Santana, scendendo con calma per raggiungerla.




Angolo dell'Autrice


Ta- daaaan! Ce la fa!

Sì, ho finito il capitolo, sì, l'ho scritto, sì, ho trovato la lettera e sì, so qualche parola in inglese! u.u

A parte gli scherzi, la parola originariamente doveva essere un'altra, ma ho tralasciato l'idea e codesto pomeriggio mi è nata questa cosa! (che poi per metà ci stavo già pensato!)

Spero vi piaccia! <3 A me non convince ancora.......

Ora devo pensare alla Faberry. Io non ne ho mai scritte. Non le so scrivere. Ansia. Sacchetto per respirare... uff uff uff... ok, sono calma, ce la posso fare!

Ok, vi lascio, vado a farmi curare, lo giuro!

Grazie a tutti e in particolare alla mia capretta preferita! <3 Ti amo!!

Un bacio,

Miss Ari Shum- Morris

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Capitolo 3
*** Changes ***


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Capitolo 4
*** Dresses ***


Dresses


“Secondo me dovresti farti consigliare gli abiti da qualcuno!” disse Kurt sedendosi affianco di Rachel e guardandone schifato il maglioncino.

“Vesto tanto male?” si lamentò lei, gettandogli un'occhiata corrucciata.

“Sì!” trillò lui.

“E sentiamo, chi potrebbe consigliarmi sull'abbigliamento?” domandò scontrosa.

“Beh, io, ovviamente... Oppure...” si fermò, illuminandosi vedendo chi stesse entrando nella sala prove del Glee. “Lei.”


Quinn avanzava distratta, con un'adorabile gonna color crema e una maglia dello stesso colore, accompagnata da un cardigan bianco; a completare l'abbigliamento, un cerchietto largo e bianco. Si sedette poco più in là, sbuffando.

“Simpatico!” disse Rachel dopo aver osservato tutta quella involontaria passerella.

“Non sto scherzando! Insomma, guardala! Ha un aspetto così adorabile col suo abbigliamento da brava ragazza cristiana acqua e sapone!”

“Ehi, io sembro una brava ragazza ebrea, se è per questo!” rispose indignata.

“Al massimo sembri una ragazza ebrea vagamente porca con quelle gonnelline così corte!” commentò lui alzando un sopracciglio.


Lei sbuffò rassegnata, puntando il gomito sul ginocchio e abbandonando la testa sul pugno. Guardava Quinn: era davvero bella, anche se era convinta non centrasse molto l'abito, bensì madre natura.




“Ciao Quinn!” Rachel le si avvicinò all'armadietto, con un sorriso sproporzionato.

“Ciao Principessa degli Gnomi.” rispose altezzosa l'altra, degnandola solo di uno sguardo prima di riprendere a frugare tra i libri.

La mora sbuffò spazientita e maledicendosi per aver pensato che l'impresa proposta da Kurt sarebbe stata semplice.

“Volevo chiederti una cosa...” iniziò guardandosi in giro in imbarazzo.

“No, non canterò con te.” fu concisa richiudendo l'anta.

“No, a dire la verità non si tratta di cantare. Kurt ha criticato il mio modo di vestire...”

“Ha ragione!” la interruppe un momento. “Sembri una ragazza ebrea vagamente porca così!”

Quinn gettò velocemente un'occhiata al corpo piccolo e compatto dell'altra. Rachel sbuffò ancora, infastidita.

“Comunque mi ha consigliato di chiederti aiuto per migliorarlo.” terminò fingendo di non averla ascoltato.


La bionda gorgogliò una risatina beffarda.

“Non crederai che io accetti!” le disse scuotendo la testa.

“Beh, non ci sarebbe nulla di male! Magari potrebbe essere un modo per conoscerci meglio!” protestò seguendola, mentre ripartiva lungo il corridoio.

“E ciò ti sembra nulla di male?” storse il viso in una smorfia.

“Ti prego, Quinn, solo qualche consiglio sugli abiti! Ti prego, giuro che per il resto me ne resterò in silenzio il più possibile!”

La ragazza si fermò, sospirando con gli occhi al cielo. Non capiva perché proprio a lei stesse capitando, non capiva cosa volesse da lei, ma o accettava e la teneva buona, o se la sarebbe persino sognata, tanto sapeva essere insistente. Oddio, l'aveva anche già sognata di recente, ma... Ok, quella era un'altra storia.


“Va bene Rachel, passerò da te questo pomeriggio, vedrò che schifezze tieni nell'armadio e mi divertirò a tormentarti un po'!” sorrise maligna prima d'infilarsi nell'aula.

“Grazie, lo prenderò come un entusiastico sì!” le urlò dietro Rachel mettendo il muso, ma appena si voltò comparve un piccolo sorriso trionfante, sentendosi felice per certi versi di quel appuntamento.




Al suono del campanello, Rachel si fiondò alla porta, aprendola. Quinn aspettava, con le braccia incrociate al petto e quell'adorabile muso da presuntuosa.

“Ciao!” trillò la mora.

“Cia...” biascicò l'altra entrando a passo pesante.

La padrona di casa l'accompagnò al piano superiore, nella propria camera. L'altra rimase sgomenta dall'assurda quantità di rosa e oro che brillavano in quella stanza, poi si ricordò di chi era e tornò più tranquilla. Almeno cercò, visto che le pareva di starsene seduta sul letto di una killer psicopatica, la quale stava spalancando le porte del proprio armadio, dal quale usciva per lo più una quantità di colori sgargianti da dare il voltastomaco.


“Questo non è male, vero?” domandò Rachel voltandosi e sventolando un vestitino color verde acido con disegni rosa.

“Io direi che chi l'ha creato è da internare. Come te che l'hai comprato!” disse rabbrividendo Quinn.

Si alzò e andò verso gli abiti, augurandosi di trovare qualcosa di decente.

“Questo non è proprio malaccio...” commentò sovrappensiero, portando un abitino color albicocca davanti al corpo di Rachel ed immaginandocela dentro.

Scosse il capo, ritrovandosela mentalmente per un attimo mezza nuda davanti agli occhi, quindi con malagrazia spinse il vestito tra le braccia dell'altra, invitandola a metterselo.


Rachel senza problemi si tolse la maglia di dosso e calò la cerniera della gonna, lasciandola cadere a terra. Lo fece così in fretta che quando Quinn si girò, non se n'era ancora accorta. La trovò così in intimo, mentre si abbassava appena per far passare le gambe nell'apertura dell'abito. Per poco non le cadde la mascella: lei sperava, pudica com'era, che si sarebbe cambiata al bagno, non di certo davanti a lei! Da quando avevano tanta confidenza?


“Quinn, mi daresti una mano a chiudere la cerniera?” le domandò, scuotendola dai propri pensieri.

Si era infilata le spalline e goffamente ora cercava di arrivare alla cerniera sulla schiena, non riuscendoci.

“Certo...” si avvicinò la bionda con un sorriso ancora sconvolto.

Tirò su lentamente la zip, respirando con calma, cercando di respirare tutto il profumo che le riusciva, quel profumo dolce al miele. Chiuse per un attimo gli occhi, inspirando forte e arrivando al termine della chiusura lampo. Rachel sentiva uno strano imbarazzo in quel momento, si sentì avvampare, fremendo appena a sentire quel minimo contatto con l'altra.


Si staccò riprendendosi, cosa che fece riacquistare la realtà anche a Quinn.

“A-Allora com'è?” chiese ancora confusa la mora, mostrandole il vestito.

“B-Buono...” rispose l'altra, sfuggendo con gli occhi e sentendo leggermente le guance calde arrossarsi.

“Anche se, anche quest'altro non è male...” continuò, meravigliandosi della scusa che stava adottando per vedere ancora una volta quella ragazza spogliata.

Le allungò un abito blu notte, con carini bottoncini tondi e un ricamo interessante. Rachel lo afferrò e pian piano riuscì senza alcun aiuto a calare la zip, facendo cadere a terra l'abito. Sentì gli occhi di Quinn indugiare su di lei, bruciare interessati. La cosa la imbarazzò, ma stranamente non la infastidì, anzi. Non capiva cosa stesse capitando, come non lo capiva la stessa osservatrice, che mai si era sentita rapita a quel modo da un corpo femminile.


Rachel scivolò dentro quell'abito, coprendosi in fretta. Sistemò dal verso giusto il bustino, facendo passare le braccia per le corte maniche. Fece per allacciare i due o tre bottoni che aveva sulla schiena, ma Quinn la precedette, posando una mano su una delle sue.

“Aspetta, ti do una mano...” le disse facendosi molto, troppo vicina col corpo.

La bionda allacciò il primo bottoncino, dopodiché si fermò. Passò le dita sulla pelle nuda, mordendosi un labbro.

“Cos-Cosa stai facendo?” chiese Rachel, senza fiato, chiudendo gli occhi.

Ma non ebbe risposta. Quinn si calò a baciarle il collo, risalendolo fino all'orecchio. Si stava liberando in quel modo una carica elettrica che sentivano da un bel po' vibrare tra loro.


La mora sospirò, lasciandosi andare tra quelle braccia, le quali mani le stringevano i fianchi. Quinn le morse la pelle sotto all'orecchio, con un grugnito.

“Vuoi un consiglio Rachel?” sussurrò.

L'altra annuì soltanto, totalmente rapita.

“Non c'è vestito che serva a renderti più bella, vai benissimo anche senza...” e ridacchiò, liberandola subito da quello che indossava.



Angolo dell'Autrice


Sì, ho scritto una Faberry, sì, ho aggiornato in fretta, sì mi piace abbastanza!

Quindi urlate al miracolo!

Spero piaccia pure a voi, intanto inizio a pensare alla F, cosa per nulla facile...

Un bacione, ci si becca presto! :)

Ari


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Capitolo 5
*** Espionage ***


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Capitolo 6
*** Fox ***


Fox




Quella era una settimana strana. C'erano tanti segnali che parlavano a Brittany, tante piccole cose che le fecero venire in mente di fare una sorpresa a Santana. Probabilmente erano le fatine a parlarle e a suggerirglielo.




Quel lunedì aveva comprato un nuovo libro da colorare. Posandolo sulla scrivania della mora e iniziando a canticchiare, lo incominciò. Il primo disegno rappresentava una volpe che saltava per raggiungere un grappolo d'uva.


Il martedì aveva trovato un vecchio libro sugli animali in casa. Entusiasta lo aveva aperto e iniziato a sfogliare, trovandoci immediatamente le pagine dedicate alle volpi.


Mercoledì invece Santana stava pulendo la camera e si era messa a spostare un sacco di cose dagli scaffali. Mentre ne lanciava alcune sopra al letto, la prese in pieno viso con un peluche di volpe.


Per quanto riguarda giovedì, abbracciata alla latina sul suo divano, si appisolò su di essa. Quando riaprì gli occhi l'altra stava guardando un documentario sulle volpi.


Ma fu venerdì a farle capire che tutti quelli erano proprio dei segnali. Santana se ne venne fuori con un: “mi piacciono le volpi, sono così carine e morbide” che non poté che far illuminare Brittany.


Sì, erano sicuramente le fatine a parlarle, non c'erano dubbi.




Il sabato quindi aveva invitato la ragazza a casa propria, preparando con attenzione la cosa. Santana entrò in casa, meravigliandosi di trovare la porta aperta e che la padrona di casa non fosse corsa a salutarla.

“Brit...” chiamò guardandosi in giro.

La bionda comparve, scendendo veloce le scale e gettandosi tra le sue braccia.

“Sei pazza a lasciare la casa aperta? E se non ci fossi io in questo momento? E se fosse stato...” ma l'altra non voleva ascoltarla e si era lanciata a baciarla.

“Oh, che m'importa...” mormorò continuando poi a baciarla con trasporto.


Santana sorrise sulla sua bocca, divertendosi e compiacendosi della cosa. Fece scivolare giù una mano, sfiorandole il sedere e rimanendo sorpresa. Cosa diavolo era quella cosa pelosa che stava toccando?? Si staccò quindi da quelle labbra e guardò dietro la schiena della ragazza. Vi trovò una coda di volpe che usciva dai suoi pantaloni.

“Che roba è?” domandò afferrandola.

“Lo vedrai!” ridacchiò l'altra alzando le spalle e avviandosi verso le scale.

L'ispanica, dopo un momento di perplessità, la seguì in fretta di sopra, molto curiosa. Quella ragazza sapeva come sorprenderla sempre.


Entrarono in camera e Brittany l'afferrò per un braccio, spingendola a sedersi sul letto. Si piazzò davanti a lei, con un sorriso esagerato. Santana fremette, sentendo che la cosa si sarebbe fatta sicuramente interessante e, soprattutto, piccante. A farglielo capire: le mani della bionda che slacciavano i propri jeans.


Quando li abbassò, vennero esibiti un paio di cortissimi ed attillatissimi pantaloncini, simili più a delle culotte, di un colore rosso cupo. La mora si ritrovò a deglutire rumorosamente e ad augurarsi che sotto a quelli non vi fosse nulla. Dopo un sospiro Brittany fece volare via anche la propria maglia, rimanendo con una giacchetta dello stesso colore del pezzo sottostante. Era molto stretta e valorizzava perfettamente il suo seno e ne scopriva poi, per somma gioia dell'altra, appena i bassi addominali. Santana dopo questa mossa, si ritrovò infatti completamente senza saliva.


“Aspetta manca una cosa...” sorrise la bionda, ma non ricevette risposta.

La ragazza infatti la fissava confusa e intenta in ben altri pensieri. La guardava a bocca aperta, incapace di staccare gli occhi dal suo corpo. Capì però in fretta a cosa servisse quella coda che le penzolava davanti al suo sedere. Infatti Brittany recuperò un cerchietto sormontato da delle orecchie da volpe e lo indossò.


Tornò in fretta dall'altra, sistemandosi in piedi tra le sue gambe.

“Beh, che dici?” domandò.

Santana scosse il capo senza trovare le parole. E cercò anche un paio di volte di dire qualcosa, ma proprio non le riusciva.

“Mi hai detto che ti piacciono le volpi...” disse con fare vago, spingendo un ginocchio sul letto.

“Oh, sì, direi che sono sicuramente i miei animali preferiti...” sussurrò fiondandosi a baciarle la pancia scoperta.


Brittany ridacchiò e le accarezzò la testa. Fece improvvisamente un passo indietro, sorridendo e lasciando l'altra protesa in avanti, a bocca dischiusa e soprattutto dannatamente dispiaciuta. La guardò infatti corrucciando le sopracciglia in cerca di risposte.

“Sai, ho sentito che le volpi vengono cacciate... Povere...” disse quella in piedi con un fare malizioso misto ad una certa innocenza.


Santana comprese il gioco e sciolse il viso in un sorriso pronto all'azione.

“Già... Povere... Ma certe volpi stanno proprio bene una volta catturate e spogliate...” e si alzò in piedi, facendo i primi passi verso l'altra che continuava lentamente ad indietreggiare. Un secondo dopo la bionda scattò via di corsa fuori dalla porta, prontamente seguita dall'altra.


La caccia durò per un po', con catture e fughe a più riprese. Ma alla fine la volpe, stesa a forza sul tappeto del salotto, si arrese senza troppe lamentele, lasciando che la sua cacciatrice si avventasse su di lei.




Angolo dell'Autrice


Non so da dove esca. Non so cos'è. Ma pubblico comunque, anche perché l'idea mi girava nella testa da giorni e mi sembra di non conoscere parole in inglese con la F! u.u


Mah, attendo offese nel caso! XD

Un bacione, a risentirci con la H!! (oh, cavolo, è vero, devo pensare alla H adesso...)


Ari

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Capitolo 7
*** Games ***


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Capitolo 8
*** Heaven ***


Heaven





“Io scommetto quello che vuoi che ha le mutande bianche.” disse annoiato Puck vedendo entrare Rachel nella sala prove.

“Io dico... rosse!” scommise Santana dopo averci pensato un attimo.

“No, ma dico, siete scemi?” domandò girandosi sconvolta Quinn dopo averli sentiti.

“Ehi, lo facciamo sempre!” rispose il ragazzo tranquillo. “Anche su di te!”

E con una risata batté cinque all'amica al suo fianco.


“Siete due maiali!” commentò schifata ed indignata.

“Su! E' un gioco! Puoi partecipare anche tu!” sorrise maliziosa Santana.

“Perché dovrei partecipare??” strillò isterica la bionda.

“Oh, è divertente!” alzò le spalle.


Dopo qualche secondo di silenzio, in cui Puck si contorceva sulla sedia cercando di raggiungere il pavimento e guardare il colore di quelle mutande, Quinn si calmò.

“Nere.” disse.

Santana la guardò entusiasta di sentirla prendere parte del gioco. Lui invece scosse il capo.

“Fabray, si vede che non te ne intendi!” ridacchiò. “La Berry non è tipo da intimo nero!”

“E chi lo sarebbe?” domandò guardandolo storto.

“Santana... Forse anche tu!” alzò le spalle indifferente.


“Insomma, smettetela con questi discorsi che delle mie mutande non importa a nessuno! Di quelle di Quinn magari...” ci pensò su. “...ma non ora!” aggiunse vedendo l'occhiata torva dell'altra.

“Allora, cosa scommettiamo?” chiese Puck.

“Un caffè?” propose Quinn.

Gli altri due scoppiarono a ridere.

“Scusa, hai visto con chi hai a che fare? Il pericolo non è il solo nostro mestiere, c'è di mezzo anche il sesso!” disse orgogliosa la latina.


“Io ho un'idea!” squillò su di giri lui.

Le due ragazze lo guardarono e lui attese di avere la piena attenzione su di sé.

“Sette minuti in paradiso.” disse con un sorrisone.

“Mi piace...” incrociò le braccia al petto la latina.

“Chi perde se li fa con la Berry.” spiegò vedendo la faccia confusa di Quinn.

“Non mi piace.” disse secca quest'ultima.


“Oh, poco importa, hai scommesso!” si lamentò la mora.

“Ma non ho intenzione nel caso di baciarmi con lei!” storse il naso.

“Ora bisogna constatare il colore delle mutandine, però...” bofonchiò il ragazzo non calcolandola.

“Brit!” trillò furba Santana.

La bionda si voltò dall'ascoltare il discorso di Tina e la guardò.


“Piccola missione per te!” alzò un sopracciglio. “Dobbiamo vedere le mutandine della Berry!” le disse.

“Per me sono bianche.” rispose.

“Bene, ne teniamo conto. Ora vai ed agisci come solo tu sai fare!” le ordinò con un cenno del capo.

Lei annuì e si alzò immediatamente dalla sedia. Quinn affondò il viso tra le mani, maledicendosi per aver partecipato a quel gioco. Doveva immaginarselo che sarebbe andata a finire così.


Intanto Brittany era alle spalle di Rachel, la quale attendeva l'arrivo di mr. Schue chiacchierando in piedi con Finn. La ballerina diede un veloce sguardo al gruppo che attendeva in trepidante attesa (esclusa Quinn che pregava incapace di guardare), poi veloce alzò l'orlo della gonna, sbirciò e scappò via di corsa.


Rachel la fulminò con lo sguardo, per nulla felice di quel gesto, mentre l'altra riprendeva posto sulla sua sedia, rispondendo con un grosso sorriso innocente. Si sporse poi verso Santana e le bisbigliò il risultato all'orecchio.

“Bene.” affermò questa ad alta voce, posando una mano sulla spalla di Quinn. “Bianche e rosse, qualcuno dovrà pagare.”






“Io non voglio.” protestò Quinn, lievemente agitata.

“Taci una buona volta!” la sgridò Santana dandole una spinta.

“Eccola!” ridacchiò sfregandosi le mani Puck.

La mora allora spinse dentro lo sgabuzzino la bionda, la quale sbuffò corrucciata.


Intanto Noah andò incontro a Rachel e se la portò via sottobraccio.

“Ehi, Rach!” fece amichevole.

Lei era terrorizzata vedendo Santana e Brittany aspettarli con un sorriso esageratamente gentili nei suoi confronti.

“Cosa avete in mente? Se avete strane cose per la testa, io vi ricordo che è successo una volta, ma non si ripeterà più!”

“Tranquilla...” sorrise lui, facendo aprire la porta alla latina e spingendoci dentro la ragazza.

“Cosa diav...” iniziò a sbraitare una volta dentro, bloccandosi però immediatamente notando la presenza di Quinn.


“Sette minuti in paradiso! E io voglio sentirvi baciare, non conterò i sette minuti finché non sento le vostre bocche far un rumore credibile! Ed ho anche la spia, non potete barare!” urlò da fuori Puck.

“E' un po' buio, ma le vedo!” affermò Brittany, la quale spiava dal buco della serratura.

“E datevi una mossa!” incitò Santana.


Rassegnata Quinn diede un'ultima occhiata al cielo e si gettò contro Rachel per baciarla. Nonostante il gioco non prevedesse l'obbligo di utilizzare un certo impegno, lei iniziò a mettercelo lo stesso. La mora ebbe alcuni momenti di frastornamento, ma poi si riprese, partecipando d'istinto al bacio.


“Le sento...” mormorò Puck appoggiato alla porta.

“Sì, si stanno baciando!” annunciò Brittany.

“Fai cambio di guardia?” le chiese Santana, ricevendo una leggera spinta per essere allontanata.


Intanto il bacio si scaldava sempre di più. Quinn aveva preso il volto dell'altra e senza fiato continuava a spingere la lingua con insistenza nella sua bocca. Rachel l'abbracciò, avvicinandone il corpo al proprio. Iniziavano a perdere il controllo. La bionda la spinse contro gli scaffali, facendola sbattere, ma ciò non le fermò.


“Ho sentito sbattere... cos'era?” chiese Puck ancora incollato all'uscio.

“Uh-ho!” ridacchiò Brittany.

“Cambio, cambio, cambio!” insisteva Santana.


Quinn si calò sul collo di Rachel, baciandoglielo, mentre le accarezzava la coscia che le si era stretta attorno al sedere. Le morse un labbro e lo tirò delicatamente, facendola gemere. Ma l'altra era decisa a non lasciarla vincere e le leccò per sfida le labbra, per poi scendere lungo il mento e concentrarsi con lievi morsi sulla sua gola.


“Sento gemiti.” alzò un sopracciglio Puck.

“Oh, Dio Santissimo!” proclamò Brittany a bocca spalancata.

“E scansatiiii!” piagnucolava Santana strattonandola.


Intanto Quinn, ormai sentendosi completamente fuori di sé, ma non facendo nulla per tornare nei propri binari, si abbassò a sollevare la maglia di Rachel e baciarle la pancia. Questa si aggrappò ai ripiani e spinse il proprio corpo contro le sue labbra. Intanto la bionda faceva risalire le mani lungo le sue gambe.


“Oh, oh, oh... Per tutte le fatine!” si agitò Brittany.

Santana riuscì a coglierla in quel momento di sconvolgimento, facendola cadere a terra e prendendone il posto.

“Oh, Madre de Dios!” riuscì solamente a dire.

“Ehi! Ora voglio vedere anch'io!” cercò di calciarla via dalla serratura Puck.


Quinn arrivò alle cosce con le dita. Alzò lo sguardo verso Rachel, mentre le sollevava leggermente il gonnellino. Una veloce occhiata e si bloccò. Strinse la mascella e corse verso la porta. La spalancò guardando i tre, ancora appostati indiscretamente a spiare. Intanto alle sue spalle Rachel si riprendeva da quel distacco, lievemente dispiaciuta.


“Siete dei grandissimi figli di...”

“Perché vi siete fermate!” la fermò disperandosi l'ispanica.

“Già! Ora toccava a me vedere!” scosse il capo incredulo il ragazzo.

“Non me ne frega! Siete dei maledetti lo stesso! Quelle mutandine erano nere!” urlò indignata a squarciagola.





Angolo dell'Autrice


E' stato un parto lungo e doloroso, lo devo ammettere. Ho inizialmente trovato tutti i termini sconci con l'H del vocabolario inglese, poi ho iniziato a scrivere e questa è stata la mia terza parola, fate voi! -.-”


Ma devo dire, non mi dispiace, alla mia compare è piaciuta parecchio, quindi spero la cosa si estenda anche a tutti voi! u.u


Mi scuso ancora per il ritardo! Vado a pensare subito alla J per farmi perdonare, promesso!! <3


Un bacione e grazie!! :)


Ari

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Capitolo 9
*** Idea ***


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Capitolo 10
*** Jedi ***


Jedi






C'erano cose di Brittany che innervosivano Santana. Una di queste erano i pomeriggi che passava con i ragazzi. E non perché aveva paura di un tradimento, no, sapeva che le era fedele. Il problema derivava dalle ripercussioni che il tempo assieme a loro aveva su di lei.


Quel lunedì mattina era proprio una di quelle volte che si malediceva per averle concesso di fare ciò che voleva nel fine settimana. Li vide entrare e desiderò per un attimo di chiudersi violentemente l'anta dell'armadietto sulla testa. Brittany, Mike e Sam avanzavano per il corridoio, indossando un completo assurdamente strano.


Pantaloni morbidi e stretti alla caviglia, una casacca della stessa stoffa e a completare degli stivali in pelle e una cintura sopra alla maglia. Santana riconosceva perfettamente il costume e a peggiorare le cose erano tutti gli altri studenti che ridendo li salutavano. E loro si inorgoglivano ancora di più, continuando a camminare a petto gonfio.


“Ciao Santana!” salutarono raggiungendola.

“Cosa diavolo state facendo?” li guardò con un sopracciglio alto.

“San, ti presento i miei colleghi Mike- Gon Jinn e Obi- Sam Kenobi. Siamo apprendisti jedi e cercheremo di portare la pace sulla galassia McKinley.” affermò seria Brittany.


La mora prese un grande respiro e li guardò cercando di trattenere le offese che normalmente avrebbe loro scagliato.

“Giovane Skywalker, io e Kenobi andiamo a lezione, ci rivediamo più tardi!” la salutò Mike, andandosene seguito dal biondo.

“No, ok, anche il codino no!” sbottò Santana vedendolo sulla nuca di entrambi i ragazzi.

“Santana, sono d'obbligo per noi apprendisti!” disse quasi irritata la bionda.


L'altra si voltò, afferrando i propri libri, andandosene a passo deciso. Doveva trovare una soluzione, non poteva permettere che quei due cretini le rovinassero la sua Brit con tutte quelle storie stupide.






Era il terzo pomeriggio che passava a vedere Brittany esercitarsi con la sua spada laser giocattolo al centro della stanza. Non ne poteva più. I due ragazzi sicuramente al pomeriggio non stressavano le proprie fidanzate con tutte quelle storie, si limitavano a far i buffoni a scuola e non capivano come l'ingenuità di Brittany le facesse prendere tutto sul serio! Sbuffò annoiata mentre la bionda s'inchinava convinta davanti a Lord Tubbington, chiamandolo maestro Yoda.


Si allungò sulla sedia stanca, continuando ad arrovellarsi il cervello, in cerca di un modo per farle smettere quella storia. Vide ancora la ragazza saltare dal letto al pavimento e da questo cercare di balzare sicura su una sedia senza riuscirci, schiantandosi a terra. Accorse per soccorrerla e tirarla di nuovo in piedi.


“Grazie principessa Santana!” disse riconoscente Brittany ripulendosi.

Riprese i suoi esercizi improbabili con la spada, borbottando per quando se la sarebbe vista con Dart Finn. Ma le parole che accesero la lampadina nella mente di Santana furono esattamente quelle. Un sorriso si dipinse sul suo volto.






Il giorno seguente la latina aveva preparato tutto. Brittany era entrata in casa sua, salendo le scale fino a giungere in camera.

“Principessa Santana, principessa Santana!” si mise a chiamare a gran voce estraendo la sua spada laser.

“Dimmi, giovane Skywalker.” la ragazza comparve sulla porta.


La mascella di Brittany rischiò seriamente di staccarsi e rotolare a terra, mentre la saliva le si estingueva di botto. Santana indossava l'abito della principessa Leila schiava di Jabba. Il costume dorato, con quel drappo violetto a scendere sulle gambe, i capelli raccolti a treccia. La bionda non capì più nulla.


“Princ- principessa Santana...” balbettò incantata.

“Giovane Skywalker... Ho una proposta da farti...” disse sensuale avvicinandosi a lei.

Brittany annuì debolmente, cercando di esibire più sicurezza, ma riuscendo solo a mantenere un'espressione da ebete.

“Se smetti l'addestramento jedi, se tralasci l'avventura McKinley... Io..” e passò lenta un dito sul suo petto, con fare vago.


“Ma principessa, la galassia ha bisogno dell'aiuto dei jedi!” protestò la bionda non smettendo però di fissarla ammaliata.

“D'accordo! Torno da Jabba!” alzò le mani con un sorriso Santana, avviandosi verso la porta.

“No, ok ok!” piagnucolò Brittany fermandola. “La smetto, la smetto!”


Soddisfatta la latina tornò da lei, decisa a far sparire quel vestito da jedi. In tutti i sensi.






L'indomani Santana si sedette nell'aula del Glee, seguita da Brittany tornata ai suoi soliti abiti. Entrarono anche Sam e Mike, ancora addobbati da jedi. Sospettose, immediatamente sia Tina che Quinn si sporsero verso la latina.

“Come hai fatto?” dissero all'unisono nel suo orecchio.

“Oh, c'è un modo!” sorrise facendo brillare gli occhi. “Ma non so se funzionerà con loro...”

Si fermò un attimo a pensarci.
“Al diavolo, funzionerà di sicuro!” rise voltandosi ad esporre la tattica.





Angolo dell'Autrice


Rieccomi! Questa shot l'ho pensata da un sacco ma per concluderla c'è voluto un po'! Mi scuso! :)


Tutto ciò è colpa della maratona di Star Wars fatta tipo due settimane fa. Mi ha causato problemi seri.


Spero vi diverta e non sbavate a pensare Naya vestita da Leila! :) (per chi non lo sapesse, il costume è questo http://www.movielicious.it/wordpress/wp-content/uploads/2009/10/leia.jpg)


Un bacio e grazie di leggere! <3


Ari

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Capitolo 11
*** Killer ***


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Capitolo 12
*** Laugh ***


Laugh





Avere talento in una cittadina di Lima non era facile. Rachel Berry lo sapeva bene, e per questo prestava molta attenzione attorno a sé quando camminava per i corridoi del McKinley. La scuola era piena di gente ignorante ed irrispettosa, persone che si divertivano a tormentare chi ritenevano diversi da quella che loro definivano “perfezione”, provando un particolare godimento a farlo con i componenti del Glee Club.


Rachel girò l'angolo del corridoio e si ritrovò investita da una granita. Rabbrividì a sentire il ghiaccio viola scenderle lungo il corpo, fino a dentro le mutande. Sapeva che erano stati i giocatori di football a compiere l'attacco e li sentì sghignazzare complimentandosi a vicenda. Se solo fosse stata più alta e forte avrebbe fatto passare loro la voglia di scherzare...


Poi sentì una risata al suo fianco, una risata che riconosceva perfettamente. Era bassa, maligna e pungente, fastidiosa tanto da far storcere la bocca per la rabbia. Si liberò gli occhi con le dita, così da poter controllare. Non sbagliava: Quinn Fabray le era passata affianco, guardandola in quel modo superiore e supponente. Rachel odiava quella risata con tutto il cuore.






“Dateci un taglio!” ordinò divertita Quinn.

Ma Brittany e Mike continuavano a fare le loro espressioni sceme, tirandole su il morale. Da almeno dieci minuti buoni non smettevano di fare così, sapendo che era un ottimo rimedio per le strane paturnie che affliggevano l'amica.

“Ragazzi, penso partorirò qui se non la smettete!” si tenne la pancia la bionda, asciugandosi con l'altra mano le lacrime.

“Oh, no, per favore Quinnie...” disse allarmata l'altra bionda.


Quinn scoppiò nuovamente a ridere, ancora più rumorosamente. Scuoteva il capo per l'adorabile ingenuità di Brittany. Rachel alle loro spalle seguiva perfettamente la scena. Corrugò le sopracciglia pensierosa: quella risata risuonava prepotente e colorata nella sala. Sapeva quindi essere anche divertente, a volte...






Rachel sbuffò. Odiava l'idea che Quinn fosse riuscita a riprendersi Finn. Vederli amoreggiare teneramente nella sala prove del Glee peggiorava maggiormente la situazione. Li trovava così melensi e odiosi a volte! Chissà se anche lei al suo tempo risultava tanto fastidiosa con lui...


Vide poi Finn abbracciare la bionda, passandogli una mano sulla schiena. La ragazza disse qualcosa, facendogli fare una smorfia delle sue. Quinn si mise a ridere teneramente, passando la mano sul suo viso. Rachel roteò gli occhi altrove, stringendo forte la mascella. Vederli in quello stato da diabete le faceva rivoltare lo stomaco e montare addosso una forte rabbia. Quella risata la irritava a morte.






Rachel era riuscita a far mollare Finn e Quinn, un'altra volta. Non lo lasciava più di tanto a vedere, ma la cosa la rendeva a suo modo alquanto orgogliosa. Gongolava felice già da qualche giorno, vedendo le occhiate piene di ira che la bionda riservava loro quando li vedeva tenersi mano nella mano per i corridoi. Tutto il fuoco che bruciava in quegli occhi verdi la facevano divertire, sul serio. D'altronde era un'ottima rivincita quella che si stava prendendo, no?


Ma Quinn questa volta ce l'aveva in particolar modo con Finn, piuttosto che con lei, cosa nuova ed inspiegabile. Nella choir room la vide avvicinarsi al ragazzo, con la migliore espressione combattiva. Terminata la veloce discussione, che lasciò lui con la bocca spalancata in quella sua vaga espressione che non rappresentava la parola “intelligenza”, lei inclinò la testa e fece una leggera risatina, prima di andarsene. Rachel trovava quella risata talvolta inquietante, davvero.






Quinn e Santana parlavano in un angolo della sala, tra di loro. La latina incrociò le sopracciglia e si sentì punta nel vivo quando capì che l'amica aveva compreso il suo segreto che la legava intimamente a Brittany. La bionda, da parte sua, ridacchiava divertita ed intenerita da quella reazione. Le diede allora una carezza, dicendole che non doveva avere paura, rilassandola e facendola sorridere con lei.


L'abbracciò ghignando ancora per qualche aspro commento della mora. Rachel osservò la scena dall'altra parte della sala, non riuscendo minimamente ad immaginare le corrette parole per riempire quel muto e lontano discorso. Ma quello che più le sembrava strano, era che quella risata le piaceva da morire quando era così gentile e cordiale...






“Rachel...” chiamò Quinn avvicinandosi a lei, con i libri stretti al petto.

Lei si voltò, guardandola stupita: non era cosa poi così frequente che le rivolgesse la parola e che soprattutto la chiamasse per nome.

“Sì, Quinn?” cercò di sorridere nella maniera più sincera possibile.

“Avevo una domanda per te...” iniziò guardandola in modo serio.


Rachel annuì in attesa proseguisse, con un po' di terrore, colpa di quegli occhi sempre leggermente freddi ed inquisitori.

“Mi chiedevo perché continui a fissarmi, sempre.” alzò un sopracciglio.

“Io... io...” iniziò a boccheggiare la ragazza, presa alla sprovvista.

Quinn attese, sbattendo con calma le ciglia e storcendo la bocca un po' agitata.


“Ecco io...” continuava a temporeggiare non sapendo davvero cosa rispondere l'altra.

Sul serio la fissava così tanto? Non si era mai resa conto di posare così spesso gli occhi su di lei, ma a pensarci bene... La bionda intanto, iniziando a spazientirsi nell'attesa, si guardò in giro, e non visualizzando nessuno di pericoloso in vista, afferrò la più bassa per un polso.


La trascinò letteralmente per il corridoio, infilandosi con lei in una stanzina momentaneamente vuota. Rachel perplessa restò in silenzio, finché non varcarono la soglia, attimo in cui cercò di dire qualcosa. L'indice di Quinn prontamente le tappò le labbra, fermando il fiume in piena che solitamente sarebbe sgorgato da quella bocca.

“Ascoltami bene.” iniziò quindi guardandola direttamente negli occhi.


La mora sentì un incendio esploderle sulle guance a quello sguardo così profondo. E questo aumentò d'intensità quando fece un passo avanti, facendolesi più vicina.

“Voglio solamente sapere perché mi fissi così tanto...” le sussurrò all'orecchio. “Perché qualche idea io ce l'avrei...”

Rachel deglutì, sentendo un groppo allo stomaco, un nodo gigantesco e pesante.


“C-che idea?” balbettò sentendone il fiato sull'orecchio.

Le labbra di Quinn s'incresparono in un lieve sorrisetto. L'altra inclinò appena la testa, così da vederlo. Ecco un altro aggettivo da aggiungere alla lista di quel sorriso: dannatamente sensuale. E ci vollero solo alcuni secondi perché quel sorriso le rubasse un bacio delicato.

“Questa idea...” rispose ancora così vicina da farle sentire il calore del suo respiro tra le labbra.


Rachel aprì e chiuse la bocca ancora un paio di volte, davvero basita. Ma sentendo quel nuovo gusto chiaramente sulle sue papille gustative, mentre passava la lingua sulle labbra appena sfiorate, si meravigliò a ritrovarsi a gradirlo.

“Ho azzeccato?” domandò ridacchiando come al solito Quinn.

La testa della mora annuì automaticamente, prima di portarsi leggermente in avanti e baciarla di sua spontanea volontà.


Rachel capì che quel sorriso non era poi tanto male sotto sotto...




Angolo dell'Autrice


Sì, lo so, sono imperdonabile, sì lo so vi ho fatto attendere tanto per una schifezza del genere... Cercherò di farmi perdonare con la prossima, lo giuro! <3

E poi vedrete, presto arriverà la M di Miky: sapete bene che lei è una garanzia! u.u

Quindi, ci si sente spero presto, grazie di seguire! Bacio,

Ari



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Capitolo 13
*** Moles ***


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Capitolo 14
*** Night ***


Night







La notte era sempre stato un momento magico per Santana. Se non aveva troppo sonno, adorava sfruttare quel silenzio che regnava pesante in tutta la casa. Prendeva il proprio pc, oppure della semplice carta ed una penna, e le piaceva stendere i propri pensieri, di tanto in tanto qualche piccola fiaba da poi leggere ad alta voce a Brittany.

Anche Brittany trovava la notte la parte più magica della giornata. Lo sapeva d'altronde che succedevano tutte quelle cose speciali: i folletti uscivano finalmente a ballare felici al chiarore della luna, gli gnomi da qualche parte nascevano sotto qualche piccolo fungo. Era tutto scritto nelle fiabe di Santana.

Ma entrambe preferivano quando quella magia era condivisa.

C'erano infatti le notti d'inverno, quelle in cui stavano insieme riparate sotto le coperte, strette in un abbraccio che univa i loro calori. Il naso freddo di Brittany finiva sempre col seppellirsi nell'incavo del collo di Santana, che lanciava un gridolino contrariato. Quest'ultima partiva veloce con la controffensiva, in un attacco di solletico che faceva menare calcioni alla bionda, l'addome di entrambe contratto dalle risa, finché non crollavano totalmente esauste.

E poi c'era Brittany che voleva assolutamente stare alzata a guardare tutto il film che davano in televisione, ma Santana s'opponeva dicendole che l'indomani c'era la scuola e lei non si sarebbe svegliata andando a dormire così tardi. Finiva sempre con la bionda che non riusciva a resistere oltre ad un certo orario e scivolava quindi da sola nel sonno. Santana la guardava intenerita e si metteva a giocare con i suoi capelli, trattenendosi dal rubare un bacio a quel broncio addormentato, per non svegliarla. S'incantava così per molto, e il finale del film non lo vedeva mai nemmeno lei, occupata in quell'adorazione: le ore di sonno che ricavava erano sempre così poche...

C'erano le notti di primavera, in cui Brittany stava distesa sulla propria pancia, la testa girata ad osservare il cielo attraverso la finestra aperta. Santana si calva divertita e le chiedeva in quel silenzio cosa ci fosse a non farla dormire. Lei le rispondeva, con quell'aria innocente e naturale che possedeva, che la luce della luna assomigliava tanto al suo sorriso, che le stelle parevano tanto i suoi occhi e per questo non smetteva di fissarle. Un leggero rossore velava le guance scure dell'altra. La bionda sorrideva, cosciente d'averla fatta imbarazzare per l'ennesima volta, così si sollevava per baciarla e scioglierle quell'esplosione improvvisa di sentimenti.

E poi c'erano le vacanze primaverili, le lunghe discussioni su qualsiasi ricordo, argomento, sogno o stupidaggine che venissero loro in mente, stese una vicino all'altra per ore, tanto il giorno seguente potevano dormire, non c'era scuola. Ogni volta così e, o la signora Pierce, o la signora Lopez, le ritrovavano al mattino con ancora le mani intrecciate, i corpi legati in un abbraccio sempre diverso e scomposto ma sempre estremamente pieno di amore.

C'erano le notti d'estate, con Santana piazzata davanti al ventilatore, irritata per il caldo e perché la famiglia Pierce non aveva un condizionatore; con Brittany che continuava a tirarsi schiaffi e a grattarsi, arrabbiata col padre che non aveva ancora riparato la zanzariera. Il gelato che avevano portato di sopra era sciolto nelle coppette e mangiarlo non era molto ristoratore, ma la tentazione di intingere il dito per cercare di macchiare l'altra ed innescare così una lotta tra loro, era incontrollabile.

E poi c'era la mora che sbuffava a sentire il corpo caldo ed appiccicaticcio della ragazza addosso a sé sulla schiena, così prendeva a lamentarsi, cercando di allontanarla e finendo invece con l'accaldarsi ancora di più nella fatica appena compiuta. E la ballerina che dimostrava tutta la sua resistenza, non demordendo mai dal farsi cacciare, sentendo a sua volta un caldo insopportabile, ma non rinunciando a far andare su tutte le furie il suo amore. Poi saltava su di colpo e gridava, come fosse stato un urlo di battaglia, di aver bisogno di una doccia. Scendeva allora dal letto con un balzo e si caricava su una spalla Santana, fra le risate che svegliavano tutti in casa,. Mentre ancora cercava di divincolarsi, se la portava di peso in bagno con sé.

C'erano le notti d'autunno, in cui Santana indossava gli occhiali, si metteva vicino alla lampada e cercava di leggere un po'. Poi Brittany si stancava di tutto quel silenzio e le si faceva un po' più vicina, dopodiché iniziava a lamentarsi ad alta voce del ritorno a scuola, raccontava di qualche episodio dei cartoni animati visti nel pomeriggio. La latina sorrideva, capendo, e chiudeva il libro, lo posava con gli occhiali sul comodino. Ascoltava allora interessata tutte le parole dell'altra, perdendosi di tanto in tanto nel suono di quella voce che amava perdutamente, prendendo a carezzarle nel contempo i capelli, finché la ragazza finiva col farfugliare qualcosa di confuso e infine piombava nel sonno profondo.

E poi c'era Lord Tubbington che saltava a tradimento sul letto, Santana che cercava di spingerlo giù in tutte le maniere e Brittany che salvava giusto in tempo la coperta dalle unghie del gattone, che lottava per non cadere. Uno schiaffetto a Santana, che nei suoi modi per liberarsi di lui non era stata per nulla delicata, e una coccola all'animale che guardava con muso soddisfatto la nemica e faceva le fusa alla padrona. Tutto ciò comportava una nuova conseguente marea di proteste da parte della mora, che sosteneva di sentirsi messa da parte, non contenta finché le labbra non le venivano tappate da quelle di Brittany, che le dicevano che doveva smetterla, perché era ovvio che amasse più lei che Lord T.

C'erano infine le notti senza tempo, quelle in cui il loro amore si manifestava come un uragano, con quella potenza impetuosa che contraddistingue l'autenticità di un sentimento vero. I loro corpi si univano, i loro respiri si affannavano e i loro gemiti coperti dai baci o lasciati a riempire la stanza. Erano i loro battiti a dare il ritmo, i sorrisi ad addolcire quello che poteva essere solo un bisogno più superficiale. In realtà quelle erano le notti in cui il loro bisogno più viscerale di avere l'altra sempre con sé, prendeva la forma più concreta che mai.

Erano mille notti e ancora mille ad unirle, senza che si separassero mai, parevano sempre nuove e diverse quelle notti, senza che si stancassero mai l'una dell'altra.

C'è poi una notte, in cui è Santana a rendersi conto di quante esse siano state. Fa scivolare una mano sul pancione di Brittany stesa davanti a lei.

“Ti amo, Britt...” le bacia teneramente una spalla.

“Lo so zuccona, me lo dici tutte le sere!” sorride posando una mano sulla sua e chiudendo gli occhi.

Il piccolo dentro di lei è protetto da entrambe le mamme: come può non rilassarsi in quel letto, in quel momento?

“Buonanotte paperotta...” le bacia il naso, sistemandosi per dormire.

“Buonanotte amore...” intreccia le loro gambe, un'altra vola, felice come sempre.







Angolo dell'Autrice



Rieccomi, dopo mesi. Lo so, è tutta colpa mia, ho lavorato ad altro tralasciando la raccolta con il mio amorino... Che brutta persona che sono. u.u

Spero vi piaccia, io la trovo ancora un po' banalotta, anche se la collega ha gradito!

Bacioni e alla P, sempre che la O arrivi prima o poi! XD

Ari

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