I CAN'T

di anonimaG
(/viewuser.php?uid=150941)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** avviso ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


 
      I CAN'T
 
 
 
   -Occhi belli! Ciao!-. Melissa entrò in casa, avevo ancora sonno.
-Ci siamo diplomate e tu stai ancora qua a poltrire? Alzati, partiamo!
Ero ancora scossa dalla notizia.
Partiamo?
Cioè: nessuno ti verrebbe a suonare davanti a casa e ti direbbe così all’improvviso “partiamo”.
Una persona deve avere i suoi tempi, deve capire ciò che sta succedendo, deve prendere bene la notizia e, quando è pronta, può sentirsi dire “partiamo!”.
-C-cosa? Dove?-. Chiesi esterrefatta e con poca voce.
-Andiamo in Corea!
-E io che cosa ci vado a fare in Corea?-. Domandai ancora più dubbiosa di prima, la mia amica era impazzita, c’eravamo diplomate ma questo era esagerato.
-Ci andiamo per 2 mesi, contenta?
-Ma se non capisco un cavolo di quella lingua! E poi non mi hai risposto!
-Andiamo là per un po’, ci divertiamo e poi chissà… Magari andiamo anche ad un concerto dei 2pm.
-I 2 che? Cosa sono? È un animale? Respira almeno?-. Stavo entrando nel panico.
-E’ una boy band.
-Oh grazie dell’informazione…
L’avevo sentita parlare qualche volta di questa boy band ma non mi ero mai interessata di tutto ciò.
Forse era il caso di iniziare ad interessarsi.
-Devi venire! Io mi diverto solo con te! Daiiii!!-. Insistette ancora ed io, stanca della sua voce, accettai.
-Quando partiamo?
-Oggi!
-Cosa? No! No! Io non vengo!
-Uffa che sei noiosa, ho avvertito i tuoi genitori, consideralo come il mio regalo anche per i tuo compleanno, non ci vuole molto anche a quello…
-Ok vengo ma non mi riempire la testa di 2pm o ti ammazzo sull’aereo!
-Ok, sarò muta come un pesce… Oddio ma ci pensi?! 2 mesi in Corea!
“voglio morire” pensai.
-Ma che bello!-. Risposi aprendo un sorriso falso.
 
 
 
    Quattro ore dopo ero all’aeroporto con Melissa.
Eravamo sedute ad aspettare, già avevamo fatto il check in e stavamo aspettando sedute davanti al gate 15.
Meli stava leggendo un giornale con le cuffie nelle orecchie e non mi sentiva mentre io parlavo a vuoto con lei sperando che si levasse le cuffie. Lo so era molto strano comportarsi in quel modo ma di solito io ero una persona molto insicura e su ogni cosa che stavo per fare mi lamentavo ed avevo i miei minuti di dubbi e incertezze.
Melissa non aveva mai sopportato quei momenti, diventavo quasi isterica, così aveva deciso per la prima volta di ignorarmi.
-E se facciamo una cazzata? E se ti fai mettere incinta da un coreano? E se poi il bambino nasce con gli occhi a mandorla? Non potrai nasconderlo ai tuoi genitori! E se poi succede a me? E se ci ammazzano? Possono anche violentarci lo sai?
Un signore si girò guardandomi in modo strano, forse avevo esagerato un poco.
-Oddio mi sento male!
Melissa si levò le cuffie e mi guardo con il suo sguardo rassicurante.
-Non è niente, solo un piccolo viaggetto, vedrai che ti piacerà Giorgia.
Piccolo viaggetto? Ma aveva in mente di quanto ci voleva dall’Italia alla Corea? No, non ne aveva idea.
   Dopo circa un’ora eravamo partite ed io ero sull’aereo a pensare alla brutta fine che avremmo potuto fare e ai tanti casi che si verificavano nel mondo di donne assassinate durante un viaggio.
-Con tutte le persone che muoiono di povertà nel mondo tu decidi di sprecare tutti i tuoi soldi per andare in Corea?
-Ma vuoi rilassarti ogni tanto? Fatti una bella dormita va bene?
-Ma io non so parlare la loro lingua.
-Sai almeno un po’ l’inglese no?
-Si ma poco, sono negata in inglese e poi… So solo l’italiano!
-Rilassati, ho cercato su internet qualche vocabolo, parola ecc… Non dovremo avere problemi.
Decisi di rilassarmi e chiusi gli occhi cercando di dormire.
Il mio viaggio, vacanza o semplicemente tortura stava per iniziare…
 
 

Anonima G: Ciaoooo ragazzi ^^ Ecco la mia prima FF su i 2pm, spero vi piaccia questo primo capitolo :D Consideratela come una specie di introduzione perché il bello inizia dopo… Recensite per dirmi che ne pensate ;)
Baciiii :*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


 
 
 
 
 
 
    Arrivammo il giorno dopo, ero già riposata ma mi volevo rinfrescare e prendere un po’ d’aria.
Nella stanza d’hotel mi stavo truccando di nuovo e sistemando i capelli con la piastra, cambiando ecc… Sta sera Melissa voleva che uscissimo.
    Dopo qualche ora eravamo tutte e due fuori.
Io ero completamente spaesata e continuavo a guardare le persone passare, era come il quartiere di casa mia dove c’erano i negozi giapponesi e cinesi solo che qua gli intrusi eravamo noi.
-E beh… Dove dobbiamo andare?
-Dovrebbe esserci un locale qua in giro…
-Dovrebbe o c’è?
-No beh… C’è ma il punto è… Dov’è?
-Tu non ti eri studiata tutta la Corea del sud e sapevi tutto a memoria? Non mi avevi detto di stare tranquilla?-. Le chiesi alzando la voce.
Non mi rispose e continuammo a camminare per un po’ guardandoci in giro.
 
 
PoV Junsu
 
-Ragazzi! Adesso che abbiamo finito la nostra giornata dobbiamo festeggiare!
Woo, Khun e Taec si tirarono indietro con la scusa di essere stanchi e io li lasciai andare portandomi dietro Junho e Chan.
Camminammo fino al locale più vicino e là entrammo per prendere una birra.
Iniziammo a parlare di una fan di Chan che ieri si era infilata nel suo camerino per un autografo e scoppiammo a ridere ripensandoci, alla fine aveva ottenuto quello che voleva.
Era stressante però certe volte perché tutte le ragazze carine che si trovavano erano sempre tue fan e non facevano altro che chiederti autografi o qualcosa di personale, ti veneravano a prescindere da ciò che facevi.
Guardammo l’orario, era tardi e domani ci saremmo dovuti svegliare presto, era meglio se andavamo a casa.
-Ultimo giro?-. Chiese Chan.
-Ultimo giro!-. Accollai.
Molto impacciato mi alzai per portare le birre al bancone e chiederne altre.
Tornai al tavolo con le tre birre.
Notai entrare due ragazze con tratti somatici diversi dai nostri, erano sicuramente straniere.
La prima sembrava arrabbiata e spaesata mentre l’altra continuava a guardare una cartina.
Di sera con una cartina? Ah ah ah…
Quella arrabbiata era molto carina, occhi castani, capelli castano scuro, ricci e bassa perché portava anche dei tacchi.
L’altra non era da meno, occhi verdi, capelli castani lisci e di altezza media.
Junho guardò la seconda divertito.
-Si nota che sono straniere eh?
-A-ah-. Rispose Chan anche da parte mia.
-Va beh ragazzi torniamo a casa-. Dissi io alzandomi dalla sedia.
Tutti e tre iniziammo a camminare verso la porta d’uscita.
M’imbattei contro la riccia.
-Scusa-. Non capii ciò che aveva detto, la guardai stordito, ma che lingua era?
 
 
PoV Giorgia

Un ragazzo moro venne a sbattere contro di me.
-Idong!-. Disse, non era sgarbato o forse si ma il fatto era che non capii niente.
-Scusa…-. Mi fermai a pensare, no decisamente non capiva l’italiano:- I’m sorry!-. Sicuramente l’aveva capito.
Mi liberai di lui che continuò a camminare sicuro di sé con i suoi amici dietro.
-Meli sai che aveva detto prima?
Melissa non mi rispondeva.
-Meli?-. La richiamai per poi girarmi verso di lei.
Era in iperventilazione, non respirava più a momenti.
-Tu sai chi… Chi sono quelli?
-Ehm… No chi sono?-. Domandai confusa.
-I… I 2pm! Dammi una penna!
-Cosa dovresti farci con una…
-Dammi una penna!
-Ok, ok.
Frugai nella borsa e le diedi la penna.
In un batter d’occhio la vidi piombare da quei tre con un foglio in mano e la penna nell’altra.
Perfetto! Il primo giorno era stato un vero disastro con tanto di figuraccia come contorno!
Camminai fino ad arrivare da lei, mettere i tacchi non era stata una buona idea.
Di nuovo mi scusai con quello di prima e quelli dietro.
-I’m sorry, i’m sorry!-. Il moro rise, era troppo carino e dolce quando rideva.
Forse aveva capito che eravamo straniere.
-Don’t worry…
La portai via lasciando la penna al ragazzo.
-Ma che cazzo combini?
-Sono i 2pm!
-Va bene però non credi di essere esagerata?
-No! Guardali non sono carini?
Mi girai a guardarli e risi, ancora quello mi stava fissando.
-Si, sono carini! Ah ah ah!-. E poi sussurrai:- Che figure di…
Continuammo a camminare per un bel pezzo per poi tornare all’albergo.
Non facevo altro che pensare alla figuraccia che avevo fatto.
-Ma erano veramente i 2pm?
-Si, non erano tutti, solo la metà…
-E li hai riconosciuti?
-Si, Junsu, Junho e Chan.
-A me sembrano tutti uguali...-. Commentai per poi ripensare alla faccia del primo.
-Sembrano-. Sorrise e poi entrò nella sua stanza.
 
PoV Junsu
 
Era stato proprio divertente, quella ragazza  si era fiondata su di noi e l’altra la portava via… Solo a pensarci mi veniva da ridere.
Avevo ancora la penna tra le mani.
-Hai intenzione di tenerla per tanto?-. Ironizzò Junho.
-Si ehm no… Non lo so, è stato divertente dai! Quella che s’era buttata addosso a noi…
-Si, ma la seconda non sembrava molto preoccuparsi di noi-. Continuò.
-Si vede che non sarà una nostra fan-. Ipotizzò Chan.
-Forse no…-. Pensai sorridendo, l’idea non era male…
Presi l’i-phone e mi connessi con il Wi-fi, cercando la parola Scusa.
-Sono italiane.
-Delle italiane in Corea?
-Secondo te è facile imparare l’italiano?-. Svelai il mio dubbio.
-Non lo so.
Guardai un’altra volta la penna e la infilai in tasca come se fosse un oggetto prezioso da conservare.
-Scusa


Anonima G: So che ho postato subito ma non vedevo l’ora di mettere sto capitolo ^^ Spero vi piaccia… Per chi lo legge xD
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***



 


 

 

 

 

   Era la sera del concerto.

Melissa mi aveva trasportato qui per questo ed adesso eravamo al concerto.

Per cinque sere mi aveva sempre trascinato in quel bar nella speranza di ricontrarli ma senza successo.

Per cinque sere mi aveva fatto sedere al tavolo del bar come una stupida ad aspettare.

Eravamo al concerto, che era iniziato da un pezzo.

-Dobbiamo andare avanti! Voglio arrivare fin in prima fila!

-Meli non mi va, vai tu io ti aspetto qua.

-Non se ne parla proprio, tu vieni con me!-. Mi prese per la mano e, costretta, camminai fino alla prima fila.

Erano davvero bravi a cantare ed anche a ballare.

Uno cantando abbassò lo sguardo verso di me.

-Oddio, Junsu! Ci sta guardando!-. Urlò Melissa in preda all’agitazione.

-Dai Meli, finiscila.

-No, non ci penso proprio.

    Alla fine del concerto lei mi costrinse un’altra volta a tornare da quei ‘tipi’.

-Non vuoi la tua penna?

-No.

-Dai che la rivuoi.

-Ti ho detto di no!

-JUNSU!-. Gridò lei entrano nel ‘dietro le quinte’ del palco, se così lo vogliamo chiamare.

Junsu sorrise e poi sporse la testa verso di me.

Sembrava volersi assicurare che io ci fossi.

Con la mano ci fece segno di andare con lui.

-Iliwa-. Disse con parole dolci.

1- che cazzo significava ‘Iliwa’?

2- E se ci parlava cosa dovevamo rispondere?

3- Dove stavamo andando?

Lo seguimmo, ci porto nel suo camerino.

Frugò tra un borsone e prese la mia penna porgendomela.

-No grazie non ne ho bisogno-. Risposi come se potesse capirmi.

Si fermò un attimo a pensare su ciò che avevo detto, era difficile comunicare con uno straniero.

Un altro ragazzo aprì la porta dello stanzino e rimase sorpreso al vederci.

Melissa non aveva più parole, sicuramente sarebbe svenuta là da un momento all’altro.

-Ulido galkka?

-Jamkkan man-yo!-. Quasi urlò Junsu.

Non avevo capito un’acca ma di sicuro c’entrava qualcosa col fatto che il concerto era finito.

Il ragazzo chiuse la porta.

Controllai Melissa, si era certo: di lì a poco sarebbe svenuta.

-What’s your name?-. Mi chiese.

Si stava adattando anche lui al fatto che fossi straniera.

-Giorgia.

Iniziò a ridere.

-Non ci trovo nulla di divertente nel mio nome, pensa al tuo piuttosto!-. Sbottai.

Si fermò di nuovo a pensare a ciò che avevo detto.

-Giorga.

-No, no, Giorgia! Prova a dire Giorgia cacchio! Non è complicato!-. Stavo pretendendo che un coreano potesse pronunciare un nome italiano.

-G-Giorgia…

-Si, bravo!-. Sorrisi come se stessi parlando con un bambino di cinque anni alle prese con la sua prima parola.

Sorrise pure lui.

Melissa invece prendeva delle cose dalla stanza di Junsu come sciarpe, autografi, profumi e li infilava nella borsa.

“Hai un’amica stupida, non puoi farci niente ma cerca di mantenere la calma” Cercai di placarmi.

Guardai l’orario.

-Scusa è tardi, Ehm… Come posso dirtelo… I go to sleep!-. Gli feci il segno di dormire e di andarmene prendendo Melissa per mano.

Gli feci segno che la mia amica era una pazza e lui rise.

Wow, ma i coreani ridevano sempre così? Quando rideva era veramente bello.

-Perché ce ne siamo andati?-. Si arrabbiò lei.

-Perché si, a parte che tu con i tuoi “vocaboli” mi hai aiutato molto eh!

-Ho detto alcuni e non tutti.

-Si ma mi hai lasciato in difficoltà!

-Lo sai che gli ho fregato una sciarpa stupenda?-. Cambiò discorso.

-Vediamo!-. Le ordinai impaziente.

La tirò fuori, era molto graziosa e profumava, profumava di… Junsu?

La presi io.

-Dammi, è mia.

-Ma non mi avevi detto che i 2pm non ti piacevano?

-Io non l’ho mai detto, ho solo detto che non so chi siano ma adesso... Adesso lo so e la sciarpa e mia!

Melissa me la lasciò.

-Gli ho fregato anche un profumo.

-Bene, buon per te.

-Non vuoi proprio negoziare con quella sciarpa?

-No!

-Uffa! Cattiva-. Scherzò:-Però ammetti che ti piace Junsu.

-Certo che mi piace, ma l’hai visto che carino?

-Si…-. Sospirò e continuò a camminare.

 

PoV Junsu

 

Si chiamava Giorgia, che nome buffo.

Non avevo capito niente di quello che mi diceva però mi ero divertito a parlare con lei.

E in più non era una mia fan.

Preparai il borsone e mi infilai il giubbotto.

Avevo ancora la sua penna.

Con la mano destra girai a vuoto.

“E la sciarpa?” Cercai ancora un po’.

“Fa niente, piccoli dettagli…”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


 
 
 
 
 
   PoV Junsu
 
Avevo voglia di rivedere quella ragazza ma le uniche informazioni che avevo erano il suo nome e la sua nazionalità.
Non so bene il perché di questa mia voglia.
Pensai intensamente a come fare.
Questa sera non avevo impegni e così uscii ripensando alla prima volta che l’avevo incontrata.
Magari era in quel bar a divertirsi con la sua amica.
La sua amica… E si lei era una bella palla al piede.
“Taec mi deve un favore” Ricordai.
Suonai sotto casa sua.
Aprì la porta ed io lo tirai per la maglietta facendolo uscire.
Taec prese il giubbotto alla svelta e chiuse la porta dietro di sé.
-E questi secondo te sono i modi di fare?
-Mi devi fare un favore.
-Dimmi tutto-. Sospirò estraendo dalla tasca il suo cellulare.
-Hai presente la ragazza dell’altra volta?
-Quella nel tuo camerino?
-Si lei, ecco la voglio trovare.
-Non dirmi che ti sei innamorato di una tua fan? Queste cose succedono solo nei film amico.
-Ma lei non è una mia fan e poi ancora non sono innamorato.
-Ok facciamo finta che tu abbia ragione, qual è il favore?
-Nel caso la trovassimo… Tu devi tenere occupata la sua amica.
Taec si voltò dall’altra parte e iniziò a camminare verso casa ma io lo presi per il colletto del giubbotto facendolo tornare da me.
-Mi devi un favore.
-E va bene-. Si arrese.
Sorrisi in risposta e continuammo a camminare fino a quel bar.
 
 
PoV Giorgia
 
   Un’altra serata NOIOSA in questo noiosissimo bar.
Melissa mi ci aveva trascinato ogni sera, la cosa stava iniziando a scocciarmi.
Ero seduta al bar con una birra in mano.
Non so come cavolo aveva fatto ad ordinare due birre, a quanto pare i suoi vocaboli non erano serviti a niente ma era riuscita lo stesso a comunicare.
La porta del bar si aprì.
Melissa mi diede una gomitata e io alzai lo sguardo verso i due ragazzi.
-Sono loro-. Annunciò eccitata.
-E adesso cosa vuoi fare?
-Stare qui ad osservarli.
-Ma tu stai scherzando?!?!-. Gridai.
Mi alzai dalla sedia pronta ad andarmene.
Tutti si erano accorti di me.
“Adesso faccio figuracce anche in Asia, le figuracce mi perseguitano”
Camminai fino all’uscita dove c’erano Junsu e un altro che stavano entrando.
I miei tacchi mi tradirono un’altra volta.
Junsu mi afferrò per il braccio in modo da non farmi cadere.
Sorrise, mi stavo sciogliendo.
Sembrava un principe azzurro.
“Ehi non c’è una regola che dice che il tuo principe azzurro non possa essere asiatico”.
Mi fissò a lungo.         
Aveva puntato il suo sguardo sulla mia/sua sciarpa.
Che imbarazzo, gli avevo fregato la sciarpa e lui… L’aveva scoperto.
-Ehm… Ehm…
Rise e mi lasciò il braccio.
Feci per ridargliela ma mi bloccò le mani.
Melissa era in preda all’agitazione e seduta nel tavolino.
Mi ricordai della parola che aveva detto lui l’altra volta.
-Iliwa-. Gli dissi portandoli nel nostro tavolino.
Risero, avevo sicuramente pronunciato male la parola.
Ci sedemmo al tavolino.
-Maegju!-.Ordinò l’altro a cui Melissa aveva dato il nome di Taec.
-Che cosa significa?-. Chiesi a Melissa come se potesse rispondere.
Dopo di ché al nostro tavolo arrivò della birra.
-Ah birra!-. Esclamai.
-Birrà?-. Chiese Junsu seduto vicino a me.
-No, birra.
-Bira.
-Birra!
-Birra!-. Ripeté lui per poi guardare Taec.
Anche Taec ripeté quella parola, io e Melissa ci guardammo ridendo.
Non sapevamo che fare, Meli era sul punto di non respirare più ed io mi sentivo a disagio perché non sapevo che dire.
-Forse è meglio se andiamo-. Proposi io.
-Non se ne parla proprio.
-Tu fai quello che vuoi!-. Mi alzai dal tavolo.
Junsu si alzò con me.
-Naega jibkkaji delyeoda julge.
-Eh?-. Domandai io molto confusa sulle sue parole.
Dopo un po’ di gesti capii che voleva accompagnarmi a casa e annuii senza dire niente.
Per la strada del ritorno Junsu era impegnato a guardare la strada.
Dovevamo pur dirci qualcosa, non potevamo stare zitti, era troppo imbarazzante.
-How old are you?-. Dissi.
-I’m 24.
“Wow” pensai stupita, era più grande di me ma non sembrava.
-And you?
-I’m 18.
-Wow-. Rispose.
Ero arrivata.
-Hotel?
Annuii e lo salutai.
Mi prese la mano qualche secondo e quando la lasciò vidi che mi aveva dato altri due biglietti per un concerto, quello dei 2pm.
Lo ringraziai.
-Good night!-. Mi diede la buona notte.
 
 

Anonima G: Ok questo capitolo, come tutta la storia, la dedico ai 2pm ma specialmente a Junsu, che è all’ospedale… Spero solo che guarisca presto perché ho una voglia matta di andarlo a trovare solo per vedere come sta ç_ç

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


 

 

 
 
 
 
   La sera nella mia stanza d’hotel avevo deciso di saperne di più su i 2pm, soprattutto su Junsu.
Accesi il mio computer e iniziai a navigare nel web ascoltando tra una canzone e l’altra, erano bravissimi ma questo lo avevo già sentito qualche sera prima al concerto.
Cercai la traduzione di qualche canzone.
Quella che mi attirava di più era “i can’t”.
Dopo vari tentativi avevo trovato la traduzione.
Erano dolci e profondi.
Per tutta la notte cercai canzoni su di loro.
E scoprii anche che Junsu ne aveva fatte alcune da solo.
Mi stavo prendendo una cotta per lui come quelle adolescenti che ascoltano cantanti e li trovano carini.
Solo che al contrario di loro Junsu non era Justin Bieber, per fortuna…
   Il giorno dopo mi svegliai ancora assonnata, con le borse sotto gli occhi, ero stata troppo tempo al computer ad ascoltare le loro canzoni.
Io e Melissa eravamo di sotto a fare colazione.
-Come va?-. Mi chiese.
-Bene… Credo…
-Non hai una bella cera.
-Già lo so… Te come va?
-Insomma, ieri non ho capito niente di quello che dicevano così ho rinunciato al mio sogno di provarci con uno dei 2pm, mi limiterò ad ascoltarli e ad impazzire per loro.
-Bene perché ho altri 2 biglietti per il concerto di stasera.
Sgranò gli occhi.
-Dove sarà?
-Nella capitale, Seoul.
-Bello, dobbiamo andarci lo sai?
-Si lo so, lo so-. Dissi mettendo un filo di falsa indifferenza nella mia voce.
-Ma chi te li ha dati?
Arrossii leggermente.
-Junsu…-. Non disse niente perché la bloccai con un’occhiataccia ma dal suo sorriso si vedeva che aveva voglia di gridare e fare i salti di gioia e commentare qualcosa sul fatto che LUI avesse dato dei biglietti proprio a ME.
    La sera ero sul taxi e mi stavo sistemando la matita sfumata negli occhi.
Arrivammo ed io scesi con Melissa dall’auto.
Un signore guardò i nostri biglietti e poi al posto di condurci dentro ci condusse nei camerini dei 2pm.
Ma che biglietti mi aveva dato?
Li osservai meglio.
Le scritte erano tutte in coreano quindi non capivo niente.
Un ragazzo sui trent’anni mi venne davanti.
-Salve.
-P-parli in italiano?
-Si, Junsu mi ha preso come interlocutore.
-Capito… Adesso dov’è?
-E’ andato a cantare, voi potrete seguire il concerto da qua.
Ci indicò un posto.
Non era niente male, vedevo tutto da dietro le quinte, vidi anche loro che parlavano.
-Tu puoi tradurmi quello che dicono?-. Domandai.
-Certo signorina, Junsu mi ha chiesto di fare tutto quello che desidera lei.
-U-uh-. Commentò Melissa.
-E’ una specie di maggiordomo?
-No solo un interlocutore.
-Oh… Ok-. Ascoltai tutta la traduzione del signore che mi rivelò chiamarsi Kim.
A fine concerto mi alzai per andarmene quando mi sentii chiamare per nome.
Mi girai e Junsu era davanti a me tutto sudato e con un asciugamano in mano.
Risi, era buffo e carino.
Disse qualcosa.
-Ti ha chiesto com’è stato il concerto.
-Oh bellissimo, sei stato davvero bravo-. Risposi a Junsu.
-Gamsa.
-Ti ha ringraziato.
-Si ok, ora dovrei andare-. Mi voltai dall’altra parte.
-Jamkkan man-yo!
-Aspetta!
Mi girai verso di lui.
-Ti ha chiesto se vuoi fare un accordo con lui.
-Che accordo?
Junsu e Kim si scambiarono delle parole.
-Per quanto stai qua?
-2 mesi.
-Lui ti propone di tenermi con te per tutti e 2 mesi in modo da comunicare con la gente, paga lui naturalmente.
-Naturalmente…-. Ripetei.
-E lui cosa vuole in cambio?-. Chiesi ripensando alla parola “proposta”.
-Che dopodomani sera tu esca con lui.
-Veramente io non…
-Lei ACCETTA!-. Rispose Melissa da parte mia.
-Ehi ma io…
-Tu ci andrai punto e basta.
-E tu?
-E io niente! Vacci! Lei ci va!-. Ripeté.
-Si però ad una condizione.
Kim si rimise a bisbigliare con Junsu.
-Mwo?
-Quale?
-Che non venga l’interlocutore.
Kim riferì.
-Han-. Annuì e capii senza bisogno dell’interlocutore.     
Salutai Junsu e mi feci dare il numero da Kim per maggiori informazioni.
All’uscita Melissa gridò dalla gioia.
-Te ne rendi conto? Esci con Junsu! Che bello!
-Si ma non urlare tanto.
-Ma non sei felice?
-Un sacco-. Rivelai facendo scappare una risata un po’ nervosa.
 
 
PoV Junsu
 
Avevo ottenuto una serata con Giorgia.
Ero contentissimo.
Adesso tutto sarebbe dovuto andare per il meglio.
Pensai solo che senza un interlocutore sarebbe stato tutto più difficile.
Forse era il caso di rimediare, chissà se in 2 mesi si poteva imparare l’italiano.
Composi il numero di Kim alle sei di mattina.
Non avevo dormito per tutta la notte.
-Ehi! Ciao amico!
-Ciao Jun…
-Ti devo chiedere un favore!
-Dimmi!
-Conosci qualcuno che come te abbia studiato italiano e che possa… Insegnarmelo?
 
 

Anonima G: Annyeonghaseyo! Vi piace il capitolo?
Ho scritto qua per fare gli auguroni a Junsu che domani fa il compleanno!! ^^ Oh C***o festeggerà all’ospedale ç_ç Oh NO!!! Voglio andare in COREA!!!!! Adesso >.<
I can't forget your love
Eonjekkajirado gidarilkke
Cuz I can't
I can't forget your love...
:) :) :)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


 


 
 
 
 
   Era la serata dell’uscita con Junsu.
Ero nervosa, non mi era mai capitato.
Forse ero nervosa perché era famoso? Perché era carino? Perché mi piacevano le sue canzoni? Perché stavo diventando una sua fan? Non ne avevo la minima idea ma sapevo solo di essere super nervosa.
Scesi dalla stanza d’hotel e già ritrovai Junsu in piedi ad aspettarmi con una giacca, una maglietta e dei jeans.
Era molto semplice ma elegante.
Aveva un suo fascino.
Io invece avevo deciso per la prima volta di non mettere i tacchi ed avevo degli stivali bassi.
Una maglia lunga, le collant, la sciarpa di Junsu e una cintura messa per bellezza, i miei capelli erano il frutto di un intenso lavoro con la piastra e il trucco il frutto di un pasticcio dopo l’altro.
Avevo passato circa mezz’ora a provare svariati trucchi ma alla fine mi ero arresa con un po’ di matita.
Mentre lui era là, perfetto e con indosso solo una giacca che dava eleganza al tutto.
-Ciao!-. Salutò con voce buffa.
Era naturale che si fosse informato almeno sul saluto.
-Ciao-. Risposi.
Con un gesto mi disse di andare fuori.
Mi ritrovai una limousine nera davanti.
Rimasi a bocca aperta, me ne accorsi perché lui con la mano me la chiuse e poi rise divertito.
-Dove andiamo?
Si voltò per capire cosa avessi detto.
-Aah-. Disse per poi cercare di farmi capire:-Sushi.
Non avevo mai mangiato sushi.
-Sushi-. Ripetei e lui aprì un grandissimo sorriso per poi continuare a fissarmi.
Forse avevo fatto una cavolata a dire di non volere l’interlocutore.
Ma cazzo! Io odiavo gli interlocutori.
Arrivammo al ristorante.
Mi fece scendere dalla macchina.
Era così carino che gli sarei saltata addosso.
All’inizio non la pensavo così ma ora ne ero più che sicura.
Non sembrava nemmeno un ventiquattrenne ma un ragazzo della mia età, anche se poi non c’era neanche tanta differenza.
Ci sedemmo ad un tavolo e quando venne la ragazza per le ordinazioni le riferì tutto lui.
Dopo di ché tornò a puntarmi gli occhi addosso.
-Aspetta!
Frugai nella borsa e presi un blocchetto di fogli.
Avremmo potuto continuare a comunicare così.
Junsu capì.
Mi mancava solo una penna.
Junsu rise e tirò fuori dal taschino interno della giacca la penna.
Quella che era la mia penna.
Se l’era portata dietro.
Lo guardai sorpresa e lui abbassò lo sguardo.
Per un po’ iniziammo a ridere senza motivo, ogni volta che i nostri occhi si incontravano.
Credo che quelli del ristorante ci avessero presi per pazzi.
Quando ci fu finalmente silenzio io iniziai a cercare di comunicare.
-Your song!
-My song?-. Chiese lui con quel sorriso che non se ne andava se per non più di mezzo minuto.
-Yes, your song, 2pm!
-What?
-Ah ah ah!-. Sbottai, non riuscivo a fargli capire, non ero neanche tanto brava in inglese.
-Ehm… My favourite…
-Ah!-. Aveva capito per fortuna.
Presi la penna e scrissi “I can’t” nel foglietto poi lo portai vicino alla mia faccia e iniziai a cantare.
-I can’t forget your love…-. Mi bloccai, non sapevo come continuare. Era coreano.
-…Eonjekkajirado gidarilkke…-. Continuò.
-…Cuz i can’t, i can’t forget your love!-. Intonammo insieme.
Ricominciammo per la centesima volta a ridere per poi fermarci.
Eravamo uno di fronte all’altro.
-I like you…-. Affermò tornando serio.
Mi aveva letteralmente paralizzata.
-Sushi!-. Interruppe la cameriera.
-Oh si-. Ricordai.
Ehm… Ero nel panico.
Con Melissa avrei potuto mangiare con le bacchette perché non le sapevo usare e anche lei non le sapeva usare quindi la cosa era reciproca ma… Con Junsu mi vergognavo totalmente a non saper usare le bacchette.
Fissai il piatto e poi le bacchette i miei occhi si spostavano dai due oggetti troppo in fretta per cercare di trovare un’idea, una soluzione.
Junsu mi prese la mano e mi fece stringere le bacchette così per poi insegnarmi.
-Oh… Ehm… Semplice… Credo…-. Provai a prendere il primo pezzo ma appena stava per arrivare alla bocca cadde.
Dopo qualche tentativo Junsu scoppiò un’altra volta a ridere.
All’ultimo ci riuscii.
-Buono!-. Esclamai anche se non avevo tanta fame.
-Buono-. Ripeté.
Sembrava esaminasse parola per parola, non aveva detto quasi niente per tutta la serata.
Verso le undici mi riporto all’hotel.
-Allora…-. Cercai di fare un saluto decente.
-Buon giorno haji?
-Ah ah… No buona notte-. Corressi.
-Buon notte?
-Si, ci sei quasi.
Gli diedi un bacino sulla guancia per salutarlo.
-Buon notte Giorgia!
Ormai mi ero arresa.
-Buon notte Junsu!-. Alzai la mano in aria e poi entrai in hotel.
Salii nella stanza.
Melissa era là che mi aspettava.
Ero stanca anche se erano le undici e qualcosa.
-Com’è andata?-. Chiese lei impaziente.
Aprii un sorriso e non gli risposi.
-Allora? Sarebbe un “bene”?
-Melissa ho sonno, domani ti racconto! Buon notte!-. Dissi sbattendola fuori dalla porta.
 
 
PoV Junsu
 
   Tornato a casa mi terrorizzai all’idea di non vederla più.
Cercai tra le mie cose per vedere se c’era qualcosa che mi dava informazioni su di lei, come il numero di cellulare.
Subito dopo chiamai Kim.
-Ciao!
-No Kim mi serve un altro favore.
-Dimmi pure!
-Grazie per l’insegnante d’italiano, ti sono riconoscente.
-Ma di che! Non ci sono problemi-. Mi rassicurò.
-Più tardi, domani o… O quando puoi invieresti un messaggio a Giorgia, hai il suo numero vero?
-Si che ce l’ho, te lo posso anche dare.
-Grazie ma il messaggio sarebbe meglio se glielo mandassi tu, io le saprei scrivere solo ciao, birra, buono, scusa e buon notte.
-Buona notte vorrai dire?
-Si quello, comunque nel messaggio scrivile che mercoledì la vorrei rivedere e se è possibile-. Presi l’agenda… Cavolo ero pieno d’impegni:-Mercoledì pomeriggio a casa mia, dopo le quattro, alle tre viene l’insegnante.
-Ma tu quando ti riposi?-. Domandò ironico Kim.
-La notte!

 
    Anonima G: Yeeeh *-* Mi piace sto capitolo!!!! Che dedico ad Aiko che fa il compleanno :3 Sono tentata di scriverle la canzoncina xD!!! Non mi prendete per pazza D:
Sheng Ri Kuai Le or Saang yaht faai lokik AIKO!!!^^

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** avviso ***


Ragazzi scusate se non aggiornerò per un po’…
Mi stanno succedendo un po’ di cose in questo periodo e purtroppo questo mi sta bloccando, non perché io non abbia ispirazioni o cose del genere.
È solamente che da 4 giorni mi è successo qualcosa e questo qualcosa mi ha bloccato (ripeto D:), non penso più molto alle mie FF ma penso solo a questo qualcosa.
Quando tutto sarà risolto ricomincerò, ve lo giuro, vi chiedo solamente di non dimenticare la storia
Baci

Anonima G

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 7 ***




 
 
 
 
   Qualche giorno fa mi era arrivato il messaggio da parte di Kim che sarei dovuta andare da Junsu, non avevo idea di come andarci e per questo Kim aveva deciso di accompagnarmici.
Melissa aveva rinunciato a venire con me perché aveva detto che voleva girare un po’ la città.
Mi dispiaceva però, si sentiva anche messa da parte lei.
Kim mi aspettava in macchina e io salii sorridendogli per saluto.
-Coma va?-. Domandai per iniziare una conversazione.
-Alla grande, tu?
-Bene… Ma Junsu è così interessato a me?-. Mi buttai su questa domanda di getto.
-Io credo che te lo debba dire lui.
-Perfetto un'altra giornata tra block notes e penne…-. Sospirai ironizzando.
-Ah ah ah, io credo che un giorno di questi ti sorprenderà.
-E perché?-. Chiesi incuriosita dalla sua affermazione.
Perché avrebbe dovuto sorprendermi? Che cosa aveva in mente?
-Perché vuoi che io faccia il guasta feste?
Risi:- Già scusami, ma è la curiosità sai…
Non continuammo a parlare perché io ero impegnata ad osservare le case che si vedevano dal finestrino.
Mi arrivò un messaggio.
“Allora? Sei arrivata?”
“Ancora no, porta pazienza Meli :)”
“Ma quanto cazzo è lontana casa sua?”
“Non lo so però sono partita solo qualche minuto fa” Scrissi a fatica a causa di quel maledetto T9 che mi impediva di fare messaggi normali, preferivo di gran lunga i cellulari con la tastiera che i touch screen o cose simili.
-Siamo arrivati-. Annunciò Kim.
Alzai lo sguardo e mi persi nella vista di quella maestosa e gigantesca villa con piscina, giardino grandissimo e fiori dappertutto.
Kim rise di gusto vedendomi estasiata.
Il ragazzo suonò e il cancello si aprì per farci entrare seguendo una stradina di breccia che dava sul retro della villa.
Quando Kim parcheggiò io scesi e chiudendo la portiera mi incamminai verso la porta.
Aprendo la porta andai a sbattere contro una ragazza.
“E adesso questa chi è?” Pensai mandandogli subito un’occhiataccia.
Eppure non era niente male, asiatica, di media statura, capelli neri, occhi a mandorla, castani beh… Se Junsu preferiva le asiatiche alle italiane non si poteva biasimare, in fondo io non c’entravo niente con la Corea.
La ragazza mi salutò.
-Ciao-. Sorrise e poi uscì dalla porta mentre io continuavo a seguirla con gli occhi.
“Parla italiano?” Mi chiesi stupita.
Junsu apparve davanti e mi salutò con la mano e un sorriso.
Mi fece entrare in casa e là mi bloccai veramente.
Era una casa fantastica! L’unica parola per descriverla era quella.
Con la mano mi fece cenno di sedermi nel divano e così feci.
Era incredibilmente bello, anzi fantastico.
“Il principe azzurro non è gay, è asiatico” mi veniva in mente ogni volta che lo osservavo.
Kim serviva davvero come interlocutore.
-Come va?-. Mi chiese di nuovo l’interlocutore che, naturalmente, stava traducendo le parole di Junsu.
-Bene, tu?
-Bene.
-Già, con quella là come puoi non stare…
-What?-. Chiese sta volta Junsu senza chiedere a Kim di tradurre.
-Niente, era solo un affermazione perché… Io non sono gelosa… Ehi! Ehi! Kim non devi tradurre tutto per forza, soprattutto la parte della gelosia…-. Fermai l’altro che a momenti si metteva a piangere dalle risate.
-Ah ah ah, jiltu!
Sicuramente non capivo il coreano ma ero sicurissima che mi stesse dando della gelosa.
-No! No! Hai capito male! Io no Jltu!
-Jiltu!-. Mi corresse.
-Si quella cosa là! Io NO JILTU!-. Ripetei.
Kim ormai era morto dalle risate, Junsu aveva un sorriso malizioso stampato in faccia ed io ero rossa per la vergogna.
-Han…-. Ribadì lui.
-Si-. Fece la traduzione Kim.
-Kim, come si dice no in coreano?
-Ani.
-Ok, ascolta Junsu.
-Han?
-Ani Jiltu io!
-Han!
-Ani!
-Han!
-Ani!
-Han!
-Ani!
-Han!
-Ani! Di che stavamo parlando?-. Ripresi.
Scoppiammo a ridere tutti e tre.
-Ora, solo per sapere… Ma… Chi era quella?-. Domandai impertinente.
Junsu si avvicinò a me dicendo qualcosa che non capii.
-Vuoi davvero saperlo?
-Han!-. Ormai sapevo come rispondere.
-Non te lo dice.
-E perché?
-Perché è una sorpresa!
-Ok…-. Mi arresi.
-Ulineun mueos-eul haeyahabnikka?
-Che cosa facciamo?
Mi brontolò la pancia.
-Mm… Io ho fame!-. Affermai.
Kim e Junsu si guardarono con un grosso punto interrogativo in faccia.
-Non sai cucinare?-. Chiesi.
-Han… Ehm… Ani…-. Rise un po’ nervoso.
-Ho voglia di crepes, cuciniamo dai!-. Lo presi per mano e lo portai nella sua cucina gigante.
Frugai per la sua cucina.
Presi tutto l’occorrente: farina, uova, zucchero, sale, latte, burro e una crema al cioccolato che non era nutella ma che là aveva un nome strano.
-Al lavoro!-. Presi una scodella e aprii le uova, Kim ci guardava seduto nello sgabello.
-Allora, io giro gli ingredienti e tu infili ok?
-Han.
-Allora adesso metti farina.
Junsu prese impacciato la busta di farina e ne mise un cucchiaio buttandomene un po’ sulla maglietta.
-Mi hai sporcato! Fai più attenzione!
Kim tradusse:- Ah si? Adesso mi dai ordini?
Mi buttò la farina addosso.
Risi e tra le risate ripetevo “Ani!” e gli buttai anche io un po’ di farina addosso.
-Sei divertente ma ora basta, ti ripeto che ho fame!
Alla fine riuscimmo a fare le crepes ed arrivammo all’ora di spalmare la crema al cioccolato.
Mentre Junsu spalmava su una crepes gli misi un po’ di cioccolato sul naso.
All’inizio chiuse gli occhi come se gli stessi buttando qualcosa ma poi rise e me ne mise un po’ anche a me sul naso.
-Tu proprio non puoi fare a meno di vendicarti?-. Domandai ironica.
Mi leccò la parte dove c’era il cioccolato.
Poteva sembrare una cosa schifosa ma era dolce da parte sua.
Quando mi resi conto di ciò che aveva fatto e di Kim che ci guardava diventai rossa.
Presi un fazzolettino e gli pulii la punta del naso sorridendogli dolcemente.
Verso le sei del pomeriggio tornai a casa.
Era stato bellissimo stare con lui.
Mi suonò il cellulare poco dopo, era da parte di Kim.
“Guarda nella tua borsa, è per domani” frugai in mezzo alle robacce che avevo e trovai un biglietto per il suo concerto, il concerto dei 2pm.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 8 ***


 

 
 
 
 
 
    Arrivai al concerto con il fiatone.
Melissa mi aveva abbandonato dicendo di essere stanca.
-Ciao!-. Salutò Kim vedendomi arrivare.
-Cia…o-. Risposi prendendo respiro a più non posso.
Junsu uscì dal camerino con un sorriso di sollievo stampato in faccia.
Era felice di vedermi.
-Ciao!-. Salutò baciandomi una guancia.
Non credevo che si fosse interessato così tanto a me da cercare le mie usanze.
Anche io gli baciai la guancia.
-Ije gaya haeyo-. Disse per poi andare.
-Ha detto “ora vado”-. Tradusse Kim.
-Ook…-. Commentai per poi entrare un attimo nel camerino di Junsu a posare la borsa.
Mi avevano detto di posare le mie cose là.
-Jamkkan man-yo!-. Gridò una ragazza con un blocchetto di fogli e una penna in mano.
Scambiò qualche parola con Kim che poi mi disse mettendo una mano sulla bocca:
-Ehm… Questa ragazza vorrebbe intervistarti?
-Intervistarmi?
-Si perché ha visto il rapporto che hai con Junsu e…
-Quindi è una specie di paparazzo?
-Si.
-Secondo te a Junsu va bene?-. Domandai non sapendo che rispondere.
-Io non so niente di queste cose, ma lei ha detto che ti vuole fare solo qualche domanda…
-Accetto?-. Domandai di nuovo dubbiosa.
-Boh…
-Accetto.
Mi sedetti in una sedia di fianco a lei con Kim davanti pronto a tradurre.
-Come ti chiami?
-Giorgia.
Kim rise alla reazione della ragazza e poi mi spiegò:-Vuole lo spelling, glielo do io…
Quando finì continuammo.
-Da quanto conosci Junsu?
-Oh beh… Da 3 settimane più o meno.
-E’ simpatico? Ha un buon carattere?
-Oh… Si-. Constatai per poi indicarlo mentre stava bisbigliando una cosa all’orecchio a Juhno e rideva.
-Cosa c’è tra di voi?
-No questa è privacy.
-Quindi c’è qualcosa tra di voi?
-Io non lo so…
-In che senso? Ti piace? State insieme?
-Basta chiudiamo l’intervista!-. Conclusi alzandomi.
Sicuramente a Junsu non avrebbe fatto piacere un pettegolezzo su me e lui dove magari avrebbero iniziato anche a mentire ed inventare balle.
Beh non sapevo com’era la Corea su queste cose ma sicuramente non avrei continuato l’intervista.
Mentre la ragazza veniva buttata fuori dal “dietro le quinte” bruscamente Junsu rientrò per cambiarsi con un asciugamano sulle spalle.
-Geuneum nugu yeossjyo?
-Chi era?
-Nessuno, solo una… Ragazza…
-Sicuro?-. Mi chiese prendendomi il mento con le dita e preoccupandosi per mia faccia quasi sconvolta.
“OHMMADONNACCHEBBELLO!” Pensai mentre il cuore mi stava esplodendo.
-S-si… Vai a cambiarti caspita!
Junsu sorrise e corse subito a cambiarsi.
-Dì la verità, a me puoi dirlo, cosa credi che ci sia tra voi?-. Chiese Kim.
Questo me lo domandavo anche io.
Cosa c’era tra di noi?
-N-non lo so nemmeno io…
-Ma ti piace?
-Si, naturalmente, come piace a tutte le coreane.
-Non dico solo di bellezza.
-Si mi piace; è simpatico, dolce, gentile, carino, mi piace, cosa vuoi che ti dica?-. Sbottai alzando un po’ la voce.
Kim rise, non guardava me ma guardava dietro di me.
Oh porca miseria….
-Mwo?
Alzai un sopracciglio voltandomi verso di lui e poi verso Kim.
-Tu… Stai... Zitto…-. Ordinai all’interlocutore.
In quel momento il mio sguardo era assassino.
Ero pronta a sbranare Kim nel momento avesse tradotto tutto.
-Amugeosdo-. Rispose Kim.
Junsu corse subito sul palco chiamato dagli altri.
-Che gli hai detto?
-Gli ho detto solo “niente”.
-Lui che aveva chiesto?
-“Cosa”.
-“Cosa” cosa?-. Kim mi guardò di traverso.
Si che era un traduttore umano ma era pur sempre coreano e non aveva capito il senso della mia frase così si fermò a pensare.
-Amugeosdo-. Dissi anche io per farlo rilassare un attimo e per poi sedermi nella sedia.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 9 ***


 

 
 
 
 
PoV Junsu
 
   Giorgia mi piaceva sempre di più. Mi faceva impazzire letteralmente; il suo essere franca, il suo modo di prendersela, di essere dolce, quando arrossiva era davvero carina e poi.. La dovevo rivedere assolutamente!
Era per questo che avevo deciso di invitarla ad un servizio fotografico dei 2pm e poi, quando avevo finito, portarla a fare un giro per i dintorni.
Magari l’avrei portata ad Inch’ on che si trova vicino a Seoul.
Era mattina e mentre tutti facevano colazione nello studio io mi ero limitato ad una tazza di caffè, non vedevo l’ora che arrivasse.
Nessuno mi aveva mai fatto questo effetto.
Le nostre canzoni dicevano molto ma in realtà sentivo che questa volta poteva essere tutto diverso.
Lei mi piaceva sul serio.
-Panda che fai?-. Mi chiese Khun.
-Niente, sto pensando…
-A me sembri di più un depresso che guarda una tazza di caffè…
Fece per guardare dentro.
-Eppure non c’è niente!-. Disse in fine.
Iniziammo a ridere tutti e due.
-No davvero, non ho niente-. Diedi una pacca a Khun.
-Oh bene… Allora il caffè lo prendo io!-. Concluse levandomi la tazza dalla mano e scappando verso Chan.
In quel momento Giorgia entrò nello studio.
-Ciao!-. Salutai abbracciandola.
-C-Ciao!-. Salutò mentre litigava con gli auricolari che voleva assolutamente levare.
Come se ci fosse un segreto.
Chissà cosa ascoltava.
Finalmente riuscì a levare l’MP3 e lo ripose nella borsa.
Le feci segno di accomodarsi in una sedia e andai a cambiarmi.
Tornai con un vestito simile a quello dei miei “compagni” tranne per qualche eccezione, eravamo vestiti tutti eleganti.
Giorgia rimase a bocca aperta.
 
PoV Giorgia
 
   Era già bello di suo, immaginiamoci con quel pantalone, la maglia e la giacca eleganti.
Era fantastico.
Lo vidi scherzare con uno del gruppo.
Non ricordo il nome, forse era Taec…
Non capivo niente di quello che dicevano ma erano buffi e simpatici.
In tutto questo mi divertivo.
Mi guardai nuovamente attorno.
C’era qualcosa che mancava… O forse qualcuno… Kim dov’era? Non lo vedevo da qualche giorno.
Subito dopo mi arrivò un messaggio.
“Sto male, ho la febbre, mi dispiace tanto. Puoi fare vedere il messaggio a Junsu? Per questo l’ho scritto in coreano anche sotto”.
Che sfortuna, senza di lui sarebbe stato difficile comunicare.
Chiamai Junsu e gli feci leggere ciò che c’era scritto nel cellulare.
La sua reazione non era delle migliori.
Mano tra i capelli, un “ooh” che significava “e adesso che faccio?” e un tentativo di dire qualcosa.
-N-Noi…-. Disse.
Aveva detto noi? Da quando sapeva i pronomi? Mi stupì solamente quella parola.
-Noi…-. Ripeté difficilmente.
Non trovava le parole.
Era così dolce anche se era riuscito a formulare solo un “noi”.
Sorrisi come un’ebete e continuai ad ascoltarlo.
-Go-. Oddio stava immischiando anche l’inglese.
-Go?
-Inch’ on.
Riesaminai le parole: “Noi=Noi Go=Andare Inch’ on=Città? Forse si”.
-Noi andiamo a Inch’ on?
Ci pensò su qualche minuto come se riuscisse a capire ciò che dicevo.
-Si!-. Mi stupì anche quel suo “si” in italiano.
-Dopo il servizio fotografico?
-What?-. Chiese entrando nel pallone.
Presi il suo I-phone e mi collegai su internet per il traduttore.
-Sajin chwal-yeong hu?-. Chiesi con molta difficoltà.
Rise e facendo un “no” ironico con la testa rispose si.
Tornò a fare le foto lasciandomi il cellulare in mano.
Non capivo il motivo di quel no ironico così copiai e incollai la frase per tradurla dal coreano all’italiano, mi accorsi di avergli chiesto “dopo aver scattato una foto?” al posto di “Dopo il servizio fotografico?”.
Scoppiai a ridere tra me e me e poi aspettai che lui finisse.
   Mezz’ora dopo eravamo pronti per uscire.
Mi fece salire su una macchina.
Per tutto il viaggio guardavo nervosa qualsiasi punto della macchina pur che non fosse il suo sguardo.
Mi metteva in agitazione anche solo il suo sorriso, non sapevo quello che pensava, mi diceva o cose simili anche se ogni volta di mandava in paradiso.
Arrivammo ed io scesi.
Eravamo su una spiaggia? Una spiaggia vuota?
A parte qualche ombrellone non c’era niente.
A me piaceva comunque.
-Alora?-. Chiese.
-Allora-. Corressi spingendolo con leggerezza:-Bello…
Mi guardò dubbioso.
-Ehm… Beautiful?-. Non sapevo neanche se in inglese si potesse dire per una spiaggia quell’aggettivo ma credevo lui avesse capito comunque.
Mi levai le scarpe prendendole in mano e camminai con i piedi nudi sulla spiaggia.
Junsu fece la stessa cosa.
Infilai un piede in acqua e rabbrividii dal freddo.
Neanche il tempo di girarmi verso Junsu e uno schizzo d’acqua mi bagnò la faccia.
Lo schizzai anche io e lui rabbrividì come me.
-Fredda eh?-. Domandai urlando ancora dall’acqua gelida che mi aveva bagnato anche un po’ i vestiti.
Scherzando si avvicinò a me e mi abbracciò mentre tutti e due ridevamo come pazzi.
Caddi all’indietro e finii sulla sabbia asciutta.
Si spostò da davanti a me e singhiozzando dalle risate che stavano per terminare ci sedemmo a gambe incrociate uno di fronte all’altro.
Ed era quello il momento più duro per me.
Dover affrontare un momento di silenzio che sta volta non sapevo riempire.
Presi una conchiglia che avevo trovato nella sabbia e la fissai come se fosse qualcosa di interessante.
In quel momento qualcosa si posò sulla mia fronte.
La fronte di Junsu.
Adesso non potevo più evitare i suoi occhi.
Era là, davanti a me, non rideva, non SORrideva e non cercava di parlare in italiano.
-I like you-. Ripeté come quella volta al ristorante.
Sorrisi arrossendo violentemente.
-Me too…-. Risposi io.
Mi stava per baciare.
Lo sentivo.
Era vicino.
Che avreste fatto in questo momento? Le sareste saltate addosso? Ovvio che si.
Ma invece mi ero alzata e mi ero scrollata la sabbia di dosso.
Junsu si alzò con me.
Il cellulare mi squillò, era arrivato un messaggio.
Non feci in tempo a guardarlo che lui me lo prese dalle mani ed iniziò a correre.
-Ehi dammelo! Il cellulare! Su, non fare scherzi!
Lo rincorsi per un po’ ed appena si bloccò mi ripresi il cellulare per poi venire rincorsa da lui.
 
Era stata una giornata bellissima.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 10 ***


 

 
 
 
 
 
   Era mattina ed ero scesa con Melissa nella hall a fare colazione.
Presi un giornale come se lo potessi leggere, un thé e un cornetto.
Mi sedetti in una poltrona di fianco alla mia amica.
-Allora ieri come è andata?-. Mi domandò molto interessata ed eccitata per la mia uscita.
-Oh beh… Molto bene, ci siamo divertiti e…-. Mi bloccai pensando a quella frase “i like you” che mi faceva venire i brividi solo a ripensarci.
-E?-. Disse lei impaziente e molto incuriosita.
-Niente… Di ché…-. Non era vero, sapevo benissimo che quello non era un niente di ché ma non dovevo scaldarmi tanto.
Non ero una ragazzina di 14 anni ma una diciottenne a tutti gli effetti, ero matura e non dovevo elettrizzarmi per un semplice “i like you”.
Allora perché ero tanto elettrizzata?
Oh al diavolo la mia età!
Una star del sud di Corea mi dice “i like you” e io non dovrei elettrizzarmi? Certo se mi piaceva non era per quello, tutto sommato era simpatico, dolce e ti faceva ridere anche nei momenti più imbarazzanti.
-Che significa quel niente di ché? Hai le guancie rosse!
-Io? No che dici… Davvero?-. Mi toccai la faccia, me la sentivo andare a fuoco.
-Si, sembri un pomodoro…-. Rise e poi prese il minispecchio che portava ovunque.
Mi guardai.
Eh si ero molto rossa.
Poi guardai anche dietro lo specchio.
Una macchina nera si era fermata, sembrava la limousine con la quale Junsu e io eravamo usciti ieri.
Che fosse lui? Forse mi sbagliavo, le limousine infondo sono tutte uguali.
Invece no, quello che scese era Junsu.
Occhiali da sole, jeans, maglietta nera.
Sguardo che non tralasciava niente di tranquillizzante.
Serio.
Molto serio.
Tutto ciò mi preoccupava, ma che gli era preso?
Kim era dietro di lui e camminava veloce col suo passo.
Sembrava una specie di schiavo.
Sicuramente doveva dirmi qualcosa, se no non si sarebbe portato Kim.
Arrivato a me, che già ero alzata alla sua vista, salutai Kim.
-Ehi sei guarito?
-Si diciamo…
-Sono contenta e mi dispiace che…
-Nae mal jom deul-eo!-. Urlò Junso sbattendo le mani sopra il tavolino e schioccando le dita nervosamente.
Mi spaventai così mi zittii.
-Ha appena detto: Ascoltami.
Lo guardai, non lo avevo mai visto arrabbiato.
-Che cosa succede?
Kim era pronto con la traduzione.
-Questo cosa ti sembra?
Junsu prese la rivista che aveva in mano aprendo in una pagina.
C’era una foto di noi due nella spiaggia che ci rincorrevamo.
-Oh… Io… Ehi aspetta: Non li ho chiamati io i paparazzi!-. Mi difesi.
-Si ma qua c’è scritto che tu hai lasciato un intervista!-. Tradusse Kim facendosi sempre più piccolo.
-Oh…-. Mi fermai a pensare… Cosa avevo detto che non andava?
Junsu iniziò a sbuffare, mi dava su i nervi, tanto valeva che se ne stava a casa e non mi chiedeva d’uscire.
Kim mi spiegò che c’era scritto che c’era qualcosa tra di noi.
Mi stancai e gli puntai il dito contro.
-Mi spieghi che c’è che non va? Per caso non è vero? Sai che io non ho risposto a quasi nessuna di quelle domande? Mi hanno chiesto se c’era qualcosa tra di noi e io gli ho detto di no, mi hanno chiesto se mi piacevi e io non gli ho risposto ma in realtà gli volevo dire di si, perché tu mi piaci sai? Anche ora che sei arrabbiato e mi fai venire voglia di picchiarti, anche ora che mi sembri un’arrogante mi piaci! Mi piaci! Ma non capisco perché te la prendi… Ah già, forse perché c’è scritto che c’è qualcosa tra di noi? Beh allora non ti preoccupare perché io con te ho chiuso capito? Chiusoooooooo! Chiuso! Chiuso! Chiuso! Chiuso!-. Urlai in fine “chiuso” qualche tremila volte per sfogarmi.
Ero rossa dalla rabbia.
Lui non poteva venire con quell’aria da superiore e farmi una ramanzina ed essere pure seccato, mi dava fastidio.
Quando Kim finì di tradurre a lui e io continuavo a guardarlo con il mio sguardo assassino decisi di salire in stanza e di lasciarlo perdere.
Cazzo che rabbia!
Tornai un’ultima volta indietro.
-Ah e sono stanca di questi interlocutori merda!-. Annunciai come ciliegina sulla torta tornando, sta volta sul sero, in stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 11 ***


 

 

 
 
 
   Era da cinque giorni che non sentivo Junsu.
Speravo davvero non si facesse più vedere e la rabbia mi era ancora rimasta.
Melissa mi aveva detto che magari c’era stato un malinteso che non dovevo prendermela così e che magari avremmo potuto chiarire.
Ma io ero più testarda e preferivo di no.
E se poi dovevo pensare di dover parlare con lui attraverso interlocutore la cosa mi faceva sempre più arrabbiare.
Infondo doveva andare così? Ero solo in vacanza.
Kim non si era fatto nemmeno sentire.
Proprio mentre stavo pensando a lui mi suonò il cellulare.
Aprii la chiamata ma non dissi niente per sentire chi parlava.
-Ehi sono Kim...
-Lo so che sei tu…
-Ti volevo chiedere se ehm… Lo sai che mi sta tenendo chiuso in casa con lui e sta annullando tutti gli incontri, i 2pm sono infuriati con lui ma non l’hanno smosso…
-Beh a me non importa niente di quello che fa lui.
-Lo sta facendo per te-. Disse con un filo di speranza nella voce.
-Ma che ci fa con te a casa sua?
-E’ da cinque notti che non dormiamo.
-Non dormite?-. M’incuriosii.
-No perché lui deve per forza…
-nuguwa hamkke dangsin-eun hal jul anayo ?-. Sentii subito la voce di Junsu e mi venne voglia di chiudergli il telefono in faccia.
-Scusa ora non posso parlare…-. Si fermò un attimo:-Adesso che capisce…-. Mormorò infastidito.
-Capisce cosa?-. Non mi rispose e chiuse.
-Capisce cosa?-. Ripetei tra me e me.
Melissa si fermò davanti a me.
Eravamo uscite per prendere un po’ d’aria.
-Che dici?-. Mi chiese.
-Io? Niente… E’ solo che… Lascia stare…-. Chiusi il discorso iniziando a camminare.
 
 
   Erano passati altri 2 giorni e io continuavo a pensare a ciò che mi aveva detto Kim.
Proprio non capivo.
Sentii bussare alla mia porta.
Sicuramente era la persona di servizio o Melissa.
Convinta di ciò mi alzai dal letto con l’MP3, le cuffie incorporate ed andai ad aprire.
La mia espressione si tramutò di colpo.
Era là.
Sorrideva.
Che nervoso, lui sorrideva!
Richiusi la porta ma lui infilò il piede in mezzo così che la porta si riaprì.
Lo spinsi indietro e poi mi accorsi di essermi chiusa fuori.
Iniziai a frugare tra le tasche dei pantaloni e l’MP3 mi cadde a terra con tutte le cuffie.
Junsu era là con gli occhiali da sole.
Aspetta, che ci faceva di sera Junsu con gli occhiali da sole?
Mentre io ero indaffarata a pensare tutto ciò lui si mise una cuffia nell’orecchio.
-No non…!-. Cercai di interromperlo dalla vergogna.
Si era vero, stavo ascoltando una canzone dei 2pm.
Sorrise.
-Mia canzone…
-Si certo, lo so che è tua, cioè veramente non l’hai fatta solo tu… Ci sono anche gli altri… ora che ci penso quel Juhno è proprio carin…-. Mi fermai a pensare:-Mi hai appena detto qualcosa in italiano!-. Urlai stupefatta.
Sorrise di nuovo.
-Si… Mio italiano no essere perfetto ma… Una settimana!-. Si era vero anche quello, anche se non aveva fatto una frase normale trovavo tutto ciò carino.
Cercai di sorridere ma non ce la feci.
-Scusa…-. Mi chiese per poi grattarsi la testa imbarazzato.
-I-io accetto le scuse…
Puntai i suoi occhiali, ancora non capivo cosa se ne facesse.
Mi avvicinai a lui e glieli levai.
Aveva delle occhiaie enormi.
-Tu sei pazzo-. Affermai continuando a guardargli gli occhi.
-Una settimana, Kim aver…
-Non importa, potevi dormire un po’!
-Per quello esserci il caffè!
-E forse ne hai preso anche troppo per stare sveglio così tanto.
-Io fatto per te-. Ripeté imbarazzato.
Continuai a toccargli le guancie.
Sembrava uno zombie vivente.
Uno zombie carino…
Non ebbi il tempo di accorgermene che le nostre labbra erano attaccate in un vero bacio.
Subito dopo lo abbracciai.
-Fatto per te.
La sua testa si era appoggiata alle mie spalle.
-Dovresti fare qualcosa per quelle occhiaie comunque…
Silenzio, non diceva niente.
-Junsu?
Lo alzai quasi a fatica e mi accorsi che si era addormentato.
Pure quando dorme è carino…

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 12 ***


 

 
 
 
 
 
    Avevo fatto entrare Junsu da me per dormire.
Facevo molta fatica a riporlo nel letto ma alla fine ci riuscii.
In tutto questo lui dormiva e neanche una bomba atomica l’avrebbe svegliato.
Mi sdraiai vicino a lui e gli spostai un po’ la frangetta per osservarlo meglio.
Pian piano alla vista di quelle bellissime guancie, occhi e bocca mi addormentai.
Era mattina, mi svegliai e notai che lui ancora dormiva.
Certo non aveva chiuso occhio per una settimana.
E l’aveva fatto per me! Mi si scioglieva il cuore al solo pensiero.
Mi alzai lasciandolo ancora a dormire e scendendo a fare colazione con Melissa.
-Senti un po’ ieri sera io non ti ho visto, ti ho cercato, ho pure bussato nella tua stanza ma non hai risposto, si può sapere quando ca…
-Zitta che ti devo dire un cosa!-. L’avvertii eccitata all’idea.
Lei si zittì aspettando che io parlassi.
Presi un cornetto, mi sedetti e lei fece la stessa cosa.
-Junsu è nella mia stanza.
Sospirò stupefatta.
-Ma che… Che cosa… Che avete fatto sta notte?-. Chiese per poi scoppiare in una risata.
-N-niente! Lui si era addormentato dopo avermi baciata, lo sai che ha imparato l’italiano?
-Ha imparato l’italiano?
-Si per quello che avevo detto l’altra volta, o almeno credo…
Melissa era stupita di ciò che avevo detto e non riusciva a completare le parole così aspettai qualche istante.
-Io sono un mito!-. Affermò urlando.
-Tu?
-Se non ti avessi fatto venire qua…. Tu non lo avresti incontrato!
Mi resi conto che aveva ragione.
-Già, è vero ahahah!
Dopo aver fatto una chiacchierata con Melissa decisi di salire.
Ma prima avrei portato qualcosa a Junsu per il suo risveglio.
Salii con un vassoio in stanza e lo posai sopra il comodino.
Guardai l’orologio, erano le undici.
Visto che Junsu dormiva ancora andai a farmi una doccia.
Quando finii avvolsi un asciugamano intorno al corpo e mi asciugai i capelli.
Uscii dalla stanza e lo trovai sveglio mentre ancora si avvolgeva nelle coperte.
Non sapevo che dire, iniziai a boccheggiare a vuoto senza emettere parola.
Che vergogna ero in asciugamano!
-Buon giorno-. Mi salutò sorridendo.
Anche quel sorriso mi fece andare in confusione.
-Oh beh… Buon giorno, nel-nel comodino c’è la colazione, fa-fai pure.
Presi i miei vestiti e mi chiusi in bagno.
Quando tornai vestita lo ritrovai pronto per uscire.
-Co-come g-già t-tu… Te ne vai?-. Chiesi ritrovandolo con gli occhiali da sole e con il cellulare in mano.
-Io… Chan chiamato arrabbiato, io dovere andare ma… Ma possiamo vederci sta sera, bene?-. Anche se non aveva coniugato bene 2 verbi su 3 annuii con un po’ di tristezza.
C’ero rimasta male anche se doveva farlo per lavoro ed aveva completa ragione.
Mi salutò e richiuse la porta.
Mi avvicinai ad essa appoggiando leggermente la testa.
Sicuramente non avrei pianto per questo
La porta si riaprì un’ultima volta.
-Io dimenticare!-. Esclamò.
Dimenticare? Mi guardai intorno per vedere ciò che aveva dimenticato.
No, non aveva dimenticato proprio niente.
Mi voltai di nuovo verso di lui per dirgli di essersi sbagliato ma le sue labbra mi aspettarono.
Mi abbracciò e mi accarezzò una guancia.
Mentre mi abbracciava io avvolsi le mie al suo collo.
Finimmo di baciarci.
-Ehm… Dovevi andare no?
-Oh… Si-. Si diede una botta leggera in testa e poi mi salutò per la centesima volta e sta volta andandosene veramente.
Si, sicuramente io non ero più triste.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 13 ***


 
 
 
 
 
   Junsu mi aveva invitato a casa sua per fare una cena.
Solo il pensiero mi metteva i brividi.
Ehm… Brividi di felicità possono esistere?
Kim era passato a prendermi.
Più che interlocutore mi sembrava un autista, uno schiavo o una cosa del genere.
-Ciao Kim!
-Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie-. Mi abbracciò e mi fece salire in macchina.
-Ma che ti prende?
-L’hai perdonato! Tu non puoi capire ciò che ho passato in questa settimana, è una testa dura e per capire una cosa ci sta…
-Mi dispiace…-. Mi scusai sentendomi in colpa.
-Ma dai non fa niente, tanto già aveva deciso da tempo di imparare l’italiano.
“Che carino!” Pensai tra me e me ma non risposi.
Arrivammo e Kim mi salutò per andarsene lasciandomi sola davanti alla porta della villa di Junsu.
Suonai, attesi qualche secondo e poi lui venne ad aprirmi.
Mio dio che bello, stavo per svenire.
Aveva una maglietta aderente e dei jeans.
Entrai in casa vergognandomi dei miei pensieri non casti che mi venivano in mente.
Camminando mi sentii fermare per la mano, era Junsu che mi scoccò un bacio sulla bocca.
Ok i miei pensieri non casti stavano per salire di livello.
Ci sedemmo attorno al tavolo della sua cucina.
Junsu si bloccò un attimo a guardarmi.
Anche io ero vestita LEGGERMENTE provocante.
Vestito corto che arrivava a malapena sotto il sedere, calze a rete, La parte sopra era un po’ scollata ma l’avevo coperta con uno scalda cuore.
Ok, mi stava guardando troppo.
-Che cosa hai cucinato oggi?-. Domandai per smuovere un po’ l’atmosfera.
-Cucina coreana, non sono massimo in cucinare ma avere messo me stesso.
-Oh beh, adesso vediamo-. Ironizzai sedendomi al tavolo.
Passammo circa un ora a scherzare e mangiare il suo cibo.
Non cucinava niente male!
Quando finimmo presi un bicchiere di vino.
-Brindiamo?
-A cosa?-. Mi chiese.
-Non lo so-. Risi.
-Allora brindiamo a… Noi 2!
-Ahah lo sai che non si brinda con il vino?
-Si-. Rispose lui alzando lo stesso il bicchiere.
Brindammo.
Guardai l’orario.
-Forse è meglio che… Me ne vada ora-. Dissi incamminandomi verso la porta.
-No, resta qua, con me-. Mi fermò stringendomi a sé.
Era riuscito a farmi arrossire cavolo!
-D-D-Dici sul serio?-. Abbassai la testa ma lui me la rialzo con due dita per poi posare le sue labbra sulle mie.
-Han…
-Va bene! Mi serve un pigiama, un letto, una coperta perché sento freddo e poi…
-O-ok-. Disse lui pensando a ciò che avevo elencato.
Mi condusse fino alla sua camera.
Non l’avevo mai vista ed era gigantesca.
Aveva un letto enorme e poi aveva una porta che portava fino ad un bagno.
Iniziò a guardare tra i suoi vestiti e tirò fuori una maglia lunga e larga.
Entrai nel bagno per indossarla.
Mi vergognavo ad uscire adesso, avevo le gambe scoperte, anche se non del tutto.
-Junsu… Avresti dei pantaloni?-. Chiesi uscendo timidamente.
-Ehm… S-si… Vedo…-. Rispose lui arrossendo ed abbassando lo sguardo nel cassetto dei vestiti.
Intanto che aspettavo mi distesi nel letto.
-I pantaloni!-. Non feci in tempo che i pantaloni mi arrivarono in testa e tutti e due scoppiammo a ridere.
Junsu si sedette nel letto di fianco a me.
-Vado a dormire in un’altra stanza se dare fastidio.
-No, non ti preoccupare-. Lo tirai per la mano.
I pantaloni che avevo in mano caddero sulle ginocchia e Junsu finì sopra di me.
Gli spostai un po’ la frangetta e lui sorrise.
L’ho già detto che era fantastico quando sorrideva?
Ci baciammo per la terza volta e i pensieri casti andarono a puttane del tutto…

 
Anonima G: Ciao, spero questo capitolo vi sia piaciuto xD Io e Yui sappiamo che è arrivato il momento del:
Unus? Ucha duri… (o come lo pronuncio io) Beh non sono brava molto brava a spiegare cosa è successo dopo ma immagino voi lo sappiate xD Al prossimo capitolo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 14 ***


 

 
 
 
 
 
   Mi risvegliai accanto a Junsu che ancora dormiva, era un angioletto.
Mi squillò il cellulare, un messaggio.
Silenziosamente cercai di non muovermi tanto per non svegliarlo e presi pian piano il cellulare.
“Vieni, dobbiamo parlare, più che per me è importante per te” era di Melissa.
-Bongiorno!
-Buongiorno-. Corressi e lui mi tiro per una mano facendomi cadere sopra di lui.
Il cellulare rimase acceso sul letto e mi dimenticai completamente del messaggio.
Posammo tutte due la schiena nella spalliera e portammo le ginocchia al petto seduti uno di fianco all’altro.
-Che si fa oggi?-. Mi chiese lui.
-Tu non devi andare a lavorare?
-Non ne ho voglia, adesso ci sei tu.
-Si ma non voglio che tu trascuri il tuo lavoro, i ragazzi saranno arrabbiati.
-E’ solo per un giorno, rilassati-. Mi baciò la fronte.
Mi ero praticamente sciolta.
Annuii senza dire niente come una perfetta idiota.
-C’è un bel sole, bagno in piscina?-. Propose.
Dimenticavo che aveva una piscina.
-Mi piacerebbe ma… Non ho costumi qua-. Ammisi imbarazzata.
-Oh  si, ieri quando dovevi venire ci avevo pensato… Ne ho comprato uno ma non so se è della tua taglia, io adesso vedere-. Si alzò.
Era in mutande.
Ancora più imbarazzante.
Iniziò a frugare tra i cassetti e l’armadio.
Mi chiedevo cosa ci facesse con tutti quei vestiti.
Finalmente tirò fuori un costume a due pezzi nero.
-Si credo sia la mia taglia.
Entrai in bagno a provarlo.
Che vergogna, non volevo uscire, mi stava alla perfezione ma a farmi vedere quasi nuda da lui…
“Ricorda cosa hai fatto sta notte”
-Aaah!-. Mi prese un colpo solo a ricordare e caddi all’indietro dentro la vasca del suo bagno.
-Andare tutto bene?-. Si preoccupò.
-Si…Ehm… Andare tutto bene…-. Urlai :-Credo…-. Dissi a bassa voce accarezzandomi la testa dolorante.
“Io uscire…” Pensai non riuscendo a coniugare i verbi, Junsu mi stava infettando il suo difetto.
-Uscire? Sicuro andare tutto bene?
-Si, Junsu… No, anzi non voglio uscire-. Confessai.
-Perché?-. Domandò lui dall’altra parte della porta.
-Perché io non volere farmi vedere con il costume-. Cercai di fargli capire.
-Tu sei bella, uscire dai!
-Non mi va di fare il bagno in piscina-. Controbattei.
-Si, a te andare!-. Aprì la porta e rimase paralizzato.
-Ecco lo sapevo, non mi dovevi vedere-. Piagnucolai e borbottai.
-Wow, tu bella.
-Ok adesso vado a cambiarmi.
Anche lui era in costume.
-No-. Mi prese a mo’ di sacco e mi trasportò fino di sotto.
Iniziai a prenderlo a pugni ed a strillare di lasciarmi ma lui non faceva nulla di tutto ciò.
-Tu-Me-Lasciare-Andare-. Specificai.
-Ok-. Mi lasciò cadere in piscina.
Salii di colpo:-Nonononono non lasciarmi-. Mi aggrappai alla sua gamba.
L’acqua era gelida e lui si buttò per poi risalire di fianco a me.
Rabbrividii dall’acqua fredda.
-Anche tu bello bagnato-. Dissi ridendo con lui.
Andai sott’acqua e nuotai per un po’ risalendo dall’altra parte della piscina.
Lui venne da me prendendomi in braccio in acqua.
Pian piano ci avvicinammo sempre di più e ci baciammo.
Quel bacio magnifico fu interrotto dal… Dal suo cellulare!
-Scusa, devo rispondere-. Uscì dall’acqua e prese subito il telefono iniziando a parlare in coreano.
In quell’istante mi balenò in testa l’idea che Melissa mi doveva parlare.
Uscii anche io e senza asciugarmi salii nella sua stanza, infilai la sua maglietta che mi stava a vestito, le scarpe, presi la borsa lasciando là i miei vestiti e scesi di sotto con Junsu che cercava di fermarmi.
-Che succedere?
-Niente, Junsu, devo fare una cosa importante, poi ci sentiamo ok? O ti chiamo io o lo fai tu, vediamo.
Gli diedi un bacio a stampo velocemente e poi… E poi niente, non avevo la macchina.
Che imbarazzo! Ero così convinta di potermene andare che avevo dimenticato i particolari.
-Ti accompagno io.
-Grazie-. Sorrisi.
 
Mezz’ora dopo arrivai all’hotel e salutai per la millesima volta Junsu.
Salii le scale in fretta e aprii la porta della sua stanza.
-Oh sei venuta finalmente!
-Si eccomi qua.
-Ma come sei conciata?-. Rise.
-Beh sai è successo che…-. Iniziai a spiegarle tutto ciò che era accaduto mentre lei… Lei stava…:-Perché stai preparando le valigie?
-Sono passati 2 mesi, domani dobbiamo partire ricordi?

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 15 ***


 

 
 
 
 
   Entrai nel panico, non ci potevo credere, erano già passati due mesi, che cosa dovevo fare? Non ne avevo la minima idea, se solo ne avessi parlato prima a Junsu avremmo potuto pensarci su, avremmo avuto più tempo.
Invece no, dovevo prendere una scelta e alla svelta.
-Sc-scusa Melissa, posso parlare con Junsu?
Lei mi guardò con comprensione ed annuì.
Subito uscii dall’hotel e tirai fuori il mio cellulare per chiamarlo.
Merda non rispondeva!
Presa dal panico chiamai Kim.
-Buongiorno, come posso aiutarti?
-Sai qualcosa di Junsu? Ho provato a contattarlo ma non risponde, non so che fare, è urgente.
-Signorina ha spento il cellulare, mi ha chiamato poco fa e mi ha detto che visto che tu non c’eri andava a lavorare anche se inizialmente ci aveva rinunciato, spegne sempre il cellulare al lavoro.
-Merda-. Mugolai sul punto di piangere.
Dall’altra parte del telefono sentii sospirare.
-Se vuoi ti accompagno io da lui.
-Grazie Kim sei un tesoro!-. Dissi chiudendo il cellulare.
Dovevo pensare e pensare ad una soluzione.
Cosa potevo fare? Dovevo restare in Corea con Junsu? A me non era mai piaciuto farmi mantenere dagli altri, non capivo un tubo di quella lingua e sicuramente qua mi sarei sentita fuori posto.
Dopo mezz’ora a pensare seduta sul bordo del marciapiede arrivò Kim in macchina.
-Scusa se ti ho fatto aspettare il fatto è che…
-Non importa andiamo-. Dissi frettolosa.
In macchina Kim cercava di capire.
-Cosa non va?
-Oh sai lui è bellissimo, gentilissimo, si preoccupa per me, è un amore però… Vedi… C’è un piccolo problema… Anzi grande…
-Proprio non me ne vuoi parlare?
-P-preferirei parlarne con lui prima…
-Come vuoi.
Arrivammo ed io scesi correndo verso la porta dove c’erano due buttafuori.
Iniziarono a dirmi qualcosa che secondo me non aveva senso, era coreano, sicuramente non ci capivo un tubo.
-Ragazzi, ragazzi calma! Voglio solo entrare, devo parlare con Junsu!-. Dissi come se fosse normale parlare in italiano.
Cercai di entrare ma mi buttarono fuori.
-Per la miseria sono entrata altre volte qua!-. Insistetti.
Continuavano a spingermi fuori.
Kim arrivò subito dopo.
-Tutto apposto Giorgia, ho qui con me il pass…-. Iniziò a cercare nella giacca:-Oh cazzo il pass!-. Urlò Kim.
-Sono destinata alla sfiga-. Sbuffai.
Kim ad un certo punto si mise ad urlare in coreano indicando di fuori.
-Dowajuseyo! Dowajuseyo!
I due si accorsero davanti a lui e lui continuando a parlare li portò di fuori girandosi un attimo da me e facendomi l’occhiolino.
Entrai di nascosto per la porta.
Una confusione assordante c’era là dentro.
Lui stava litigando con tutti i ragazzi.
Non capivo niente, ancora non mi aveva notata.
Kim arrivò poco dopo di fianco a me.
-Gli ho rifilato una scusa per fare in modo che noi…-. Si bloccò a sentire ciò che dicevano:-Oh qua le cose si mettono male-. Commentò.
-Che cosa hanno detto?-. Domandai.
-Niente stai tranquilla.
-Kim, che cosa hanno detto!?!
-Non credo che a Junsu farebbe piacere che tu sapess..
-Kim che cosa hanno detto?!
-Ma…
-Senti un po’, non sai quanto mi sono disperata per arrivare fino a qua, che confusione ho in testa, adesso tu NON puoi lasciarmi sulle spine! Io voglio sapere, è qualcosa di grave?
-Ok… Stanno litigando perché Junsu in questi giorni non si presenta al lavoro e salta gli impegni…
-P-per me?-. I miei occhi si ridussero a fessure.
-Ecco non diciamo che è proprio per te ma…
-E’ per me.
-Ehm… Si…
Taec era talmente arrabbiato che Juhno e Woo lo tenevano e Junsu continuava a gridare qualcosa che non capivo.
Poi iniziai a notare che ogni tanto si sentiva il mio nome.
Non poteva fare così, Junsu non poteva trascurare il suo lavoro per me.
Trattenni le lacrime ed uscii dalla porta, non mi aveva notato, meglio per me, sarebbe stato tutto più semplice.
-Aspetta! Dove vai?
-Torno in Italia, dì a Junsu che i miei 2 mesi di vacanza sono finiti e che non voglio più che lui abbia problemi, digli che lo lascio e che è meglio se non prova a chiamarmi ed a inviarmi messaggi, basta… non voglio più essere causa di altri problemi, i 2pm devono stare uniti e questo è davvero importante per il suo futuro e per quello di tutti i membri, se non mi sbaglio già avevano perso il leader no?
-Si ma…
-Digli di non cercarmi, ah e se ti chiede oggi di me digli che sono già partita, voglio che lui si dimentichi di me.
Kim non sapeva che dire, era rimasto allibito dalle mie parole.
-T-ti accompagno all’hotel?
-No, ci posso andare da sola a piedi, un po’ di aria fresca mi farà bene.
-Ma è molta strada.
-Fa niente-. Sorrisi amaramente e poi voltai l’angolo.
Quando fui sicura che Kim non mi avrebbe più chiesto niente e non mi avrebbe più seguito iniziai a piangere.
Un mare di lacrime invadevano la mia faccia.
La mia era stata una scelta giusta, Junsu non doveva più pensare a me.
 

Anonima G: Ok, ammetto che mi sono affezionata ai personaggi e che non voglio tutto questo finisca ma… Mi dispiace, il prossimo sarà l’ultimo capitolo ç_ç Vi ringrazio in anticipo per avermi seguita :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 16 ***


 

 
 
 
 
 
   Era passata una settimana da quando me n’ero andata.
Se avevo sofferto? Certamente, mi sentivo morire ogni santissima volta in cui ci pensavo.
Ma non volevo che il suo ricordo se ne andasse.
Lo amavo ancora ed anche se soffrivo continuavo a sentire le sue canzoni all’MP3 e continuavo a vedere le foto che le sue fan condividevano su Facebook.
Di certo non sarei stata come quelle ragazze che quando si lasciano eliminano tutte le prove dell’esistenza del suo ex.
Anche se questo mi faceva soffrire io non avevo intenzione di levarmelo dalla testa.
Decisi di fare una cosa che non facevo da tempo, andare a correre.
Mi serviva molto a liberarmi ed a farmi riflettere su molte cose.
Così decisa e sicura di me indossai una tuta e presi il lettore MP3.
Infilai le cuffie nelle orecchie, misi “i can’t” e iniziai a scendere le scale.
 I can't forget your love
Eonjekkajirado, nan geudae olttaekkaji gidarilkke
Iniziai a cantare anche io alle prime parole del ritornello fin quando non sentii la sua voce.
-I can't forget your love
Eonjekkajirado gidaril…kke-. Di nuovo le lacrime mi scesero lungo le guancie ripensando al momento in cui eravamo in quel ristorante a mangiare sushi e c’eravamo messi a cantare.
Mi aveva detto per la prima volta “i like you” non sapevamo ancora comunicare.
Mi dava tristezza, aveva imparato pure l’italiano per me.
-Cuz I can't
I can't forget your love…-. Avevo sentito bene quella voce, non era solo dell’MP3.
Mi voltai.
Era là, davanti a me.
Ero sorpresa, mi stava venendo un infarto.
La mia prima reazione fu quella di saltargli addosso.
Lasciai cadere l’MP3 a terra e mi aggrappai a lui posandogli le braccia al collo.
Dio se ero stata male.
Mi faceva stare male tutto senza di lui.
Mi baciò in bocca.
Rimasi posata alle sue labbra più del dovuto.
-Perché non avere risposto alle mie chiamate?-. Domandò subito dopo con le braccia strette alla ma vita.
In quel momento mi ritornò tutto in mente, no non potevo stare con lui.
Posai la mia fronte nel suo petto per non guardarlo negli occhi.
-Kim ti ha detto che ti ho lasciato…
Mi alzò il mento, voleva che lo fissavo dritto negli occhi.
-I-io non capire… Sono disposto a lasciare i 2pm per te… I-io ti amo… Non mi piaci. Ti amo. Capire? Io dico serio.
Sorrisi amaramente per i suoi errori anche se li evitavo.
-Si anche io ti amo. Pure se ti ho lasciato. L’ho fatto per te. Tu devi stare con i 2pm…
-Ho solo bisogno di te… Solo questo…-. Mi soffiò nell’orecchio.
-No-. Cercai di liberarmi dalle sue braccia:-Non va bene così.
Riuscii a liberarmi e feci per salire le scale.
Mi bloccò per la mano.
-No, aspetta… No-non può finire così…-. Aveva gli occhi lucidi.
Anche io avevo gli occhi lucidi come lui.
-Lo so che è dura. Ti amo. Ti amerò sempre. Ma così non va… Io e te siamo due mondi opposti, mi dispiace di averti fatto venire qua. Non volevo che succedesse tutto questo. Torna in Corea, tutti i tuoi colleghi e amici ti aspettano. Magari chissà…-. Sorrisi per sdrammatizzare anche se era chiaro che il mio sorriso era più che nervoso:-…Potresti incontrare qualche bella ragazza, ho notato che ci sono molte ragazzine carine ricche e facenti parte delle band femminili K-pop…
-Non voglio perderti così-. Mi strinse di nuovo a lui.
Scoppiai di nuovo a piangere.
Mi rendeva tutto così difficile, come potevo spiegarmi meglio di così? Era difficile resistere ma lo dovevo fare.
-Sto soffrendo anche io per questo ma… Meglio lasciare stare.
-Ti amo-. Mi strinse ancora di più a se.
-Anche io. Tanto. Non puoi immaginare quanto-. Lo strinsi anche io.
Posai le mie labbra sopra le sue un’ultima volta.
Questo doveva essere l’ultimo bacio.
Sicuramente me lo sarei ricordata per sempre.
-Sono stata bene con te in questi due mesi… Addio…

 
Anonima G: Ecco, ho finito ç_ç Sono triste… Ma pur essendo triste devo fare i ringraziamenti… Beh che dire, qua devo ringraziare solo 2 persone: Le YuiandAi! Grazie davvero…

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=920453