In the dark di theshinygirl (/viewuser.php?uid=179943)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Horrible end ***
Capitolo 2: *** Confrontations ***
Capitolo 3: *** Humiliation ***
Capitolo 4: *** Losing her pride ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Help me ***
Capitolo 7: *** A mistake ***
Capitolo 8: *** Be strong ***
Capitolo 9: *** Games ***
Capitolo 10: *** Alone ***
Capitolo 11: *** Predator and prey ***
Capitolo 12: *** Victory ***
Capitolo 13: *** Intentions ***
Capitolo 14: *** The decision ***
Capitolo 15: *** To belong ***
Capitolo 16: *** Discoveries ***
Capitolo 17: *** Fire ***
Capitolo 18: *** Surrender ***
Capitolo 19: *** Trust ***
Capitolo 20: *** Body and Soul ***
Capitolo 21: *** Nothing ***
Capitolo 1 *** Horrible end ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
N.d.a: Premetto che
fra tutti i capitoli tradotti fino ad
ora il primo è stato quello più complesso da
tradurre. Forse per il gioco dei
tempi verbali o per i lunghi monologhi.
Fatemi
sapere cosa ne pensate.
Momob.
IN THE DARK
Chapter one: Horrible End
La
guerra era finita e lei non riusciva a crederci.
Tutto quello per cui avevano lottato era stato distrutto.
Hermione
Granger giaceva sul terreno umido,troppo
ferita per muoversi, ma non abbastanza per morire. I suoi occhi erano
spalancati, ma non si muovevano. Sembrava che stesse osservando il
cielo come
se fosse la cosa più interessante al mondo. Era
completamente buio e non si
vedeva nessuna stella. Pochi minuti prima solo il lampo delle
maledizioni e la
luna argentea avevano illuminato il campo di battaglia. Si erano
sentite grida
e urla, ma ora c’era un silenzio quasi completo. Percepiva
conversazioni e
risate provenire da loro. Da coloro
che si supponeva dovessero morire nella Guerra.
E
sapeva che era terminata e che la sua vita sarebbe
finita presto. Era solo questione di tempo prima che la trovassero e si
sbarazzassero di lei.
Lo
avrebbe fatto da sola se avesse avuto la sua
bacchetta. Ma essa probabilmente giaceva da qualche parte, spezzata a
metà.
Fin
dal momento che un Mangiamorte le aveva preso la
bacchetta, sapeva che non avrebbe avuto nessuna possibilità
di vincere o
addirittura di sopravvivere alla battaglia. Ma ciò che
l’aveva scioccata di più
era stata la facilità con cui l’arma le era stata
tolta. Lui non aveva neanche
usato la magia. Mentre stava lanciando maledizioni, qualcuno era
sgattaiolato
dietro di lei e le aveva afferrato il braccio. Si era irrigidita in uno
stato
di shock e di paura incapace di far nulla quando il suo aggressore le
aveva
strappato la bacchetta di mano e l’aveva rotta a
metà di fronte a lei.
Invece
di scappare, rimase completamente immobile,
guardando l’uomo davanti a lei. Indossava una maschera,
così non
riuscì a riconoscerlo. Il suo orgoglio era
più forte della paura perciò aspettò
che l’uomo la uccidesse, fissandolo negli
occhi. Quando lui puntò la bacchetta contro di lei, chiuse
istintivamente gli
occhi e si irrigidì. Sentì un dolore bruciante
sulla pelle. Aprì gli occhi per
guardare il suo corpo e vide profondi graffi su tutte le braccia con il
sangue
che fuoriusciva lentamente. La sola vista la fece star male. Sentiva il
dolore
su tutto il corpo e immediatamente capì che non erano state
solo le braccia ad
essere state infettate dalla magia. Poi udì l’uomo
mormorare delle parole e la successiva
cosa che percepì fu l’oscurità. Una
fitta oscurità tutto attorno a lei. La
risata del Mangiamorte le inviò brividi giù per
il corpo, ma poi sentì i suoi
passi. Si accorse che si stava allontanando da lei e questo non aveva
senso.
Perché non l’aveva uccisa?
Disorientata,
fece un passo in avanti ed inciampò. Atterrò
su qualcosa di morbido,tiepido ed umido. Realizzò
che probabilmente era un cadavere e
strisciò via con un urlo.
Quello
era troppo per lei. Le lacrime che aveva
trattenuto per tutto il tempo,finalmente si rovesciarono sulle sue
guance.
Sbatté le palpebre un paio di volte, ma era inutile. Non
riusciva a vedere
nulla. Il panico la invase e tutto il suo corpo cominciò a
tremare per la
paura. Sentiva le persone urlare e lottare, le grida delle Senza
Perdono, ma
non riusciva vedere niente. Sapeva che erano le urla di chi veniva
torturato,
il rumore della morte che sarebbe ronzato nelle sue orecchie
finché non fosse
morta.
Non
osò muoversi e anche se avesse deciso di far
qualcosa, di cercare di alzarsi, le ferite sul suo corpo lo rendevano
impossibile. Così rimase dove era, con la piccola speranza
dentro di lei che
qualcuno la trovasse e ripristinasse la sua vista.
Passarono
dei momenti e nessuno venne da lei. I
rumori della battaglia stavano lentamente scomparendo e qualcosa di
illogico
dentro di Hermione le disse che il lato sbagliato stava vincendo.
Forzò se
stessa a rimanere sul terreno umido, trattenendo le lacrime quando una
consapevolezza la colpì. Era distesa su del sangue.
Il corpo su cui era caduta prima
era
umido di sangue. Il terreno su cui
si
trovava era umido di sangue. Il sangue di chi aveva combattuto per la
cosa
giusta. Brave persone.
Anche
se non riusciva a vedere nulla, i corpi
mutilati,bruciati e decapitati, i cadaveri di centinaia persone erano
davanti
ai suoi occhi. Poteva vederli chiaramente nella sua mente. I loro occhi senza vita la
fissavano,
deridendola, colpevolizzandola per non aver lottato, per essere rimasta
sul
terreno. Rimproverandola per non essere stata più
intelligente, per essere
stata così stupida da lasciare che un Mangiamorte le
prendesse la bacchetta.
Sentì
il sangue secco attaccarsi alla sua pelle,
colare dalle sue ferite, impregnandole i vestiti e i capelli,
sentì la terra
umida sotto alle sue dita tremanti.
Ben
presto ci fu un silenzio quasi completo.
Hermione
immaginava i corpi delle persone che respiravano,
ma a malapena, in attesa della morte che li avrebbe portati in un posto
migliore. Proprio come lei.
Le
lacrime si erano seccate sulle sue guance,
lacrime che aveva pianto per tutte le persone che aveva visto morire,
per paura
di ciò che le sarebbe accaduto. Si sentiva in colpa per
essere ancora viva, mentre
gli altri erano morti. Perché una parte di lei voleva ancora
vivere.
Ma
l’altra parte avrebbe dato il benvenuto alla
Morte se fosse venuta. Sarebbe stata finalmente in grado di riposare,
senza
paura, senza dolore e avrebbe visto i suoi amici di nuovo.
Ma
perché allora ci mettevano così tanto? Stavano
decidendo il modo più doloroso per uccidere i sopravvissuti?
Poi
sentì dei rumori di passi
e istantaneamente capì a chi
appartenessero. Forzando gli occhi verso la direzione da cui
provenivano, sperò
solo che lo facessero velocemente. Ma in qualche modo sapeva che non
l’avrebbero fatto. Erano di buon umore, festeggiavano la loro
vittoria e
probabilmente avrebbero voluto qualche premio, qualche divertimento.
Hermione
si diceva che probabilmente sembrava troppo
disgustosa con tutto quello sporco e quel sangue addosso e che non
avrebbero
perso tempo con lei.
E
poi la sua
voce fredda la trapassò come un coltello. “Miei
fedeli seguaci, il giorno che
tutti noi abbiamo atteso è finalmente arrivato, il giorno in
cui ci prenderemo
il posto in società che ci spetta, il giorno in cui abbiamo
distrutto tutti
coloro che ci ostacolavano. Il giorno in cui finalmente governeremo il
mondo
dei maghi e distruggeremo coloro che non sono degni di
viverci.”
La
voce era molto vicina a lei e immaginò che
probabilmente lui fosse in piedi a pochi metri.
Grida
di approvazione eruttarono dagli uomini
mascherati e fecero trattenere il respiro ad Hermione nella speranza
che non la
notassero.
“Come
il generoso maestro che io sono, vi
ricompenserò per la vostra lealtà, miei
amici.”
Hermione
trattenne il fiato finché non ne poté
più.
Sperava di soffocarsi, ma non era abbastanza coraggiosa. Voglio vivere,
ammise
finalmente a se stessa.
Non
era l’unica ad essere ancora viva. C’erano anche
altre persone. Sentiva la loro respirazione irregolare, i singhiozzi, i
lamenti
e si rese conto che erano gli stessi rumori che provenivano dalla sua
bocca.
Quella
voce disgustosa tagliò il silenzio di nuovo:
“Concederò ai miei più fedeli
seguaci che hanno perso la loro famiglia per la mia causa
l’onore di scegliere
i loro premi per primi. Siete liberi di fare con questa gentaglia
quello che
più preferite.”
Brividi
corsero lungo la schiena di Hermione quando capì
quello che stava accadendo. Non avevano intenzione di uccidere
i sopravvissuti, almeno non subito.
Oh
Dio, oh Dio, oh Dio….
Provò
a fingersi morta, ma i suoi occhi non
l’ascoltavano. Non importava quanto duramente ci provasse, la
paura non le
permetteva di chiuderli. E il suo corpo non smetteva di tremare
malgrado lei
gli stesse ordinando mentalmente di stare fermo.
Poi
sentì dei passi vicino a lei e una risata.
“No,
per favore, non io…” sentì una ragazza
gridare.
Avrebbe potuto dire che la giovane fosse stata tirata su da terra e che
si stesse
dibattendo, ma solo un momento dopo ci fu un piccolo
’pop’ ed Hermione realizzò
che si erano smaterializzati. Dove era stata portata?
Perché era stata presa?Era stata catturata per
essere una…una schiava?
Il panico
aumentò in lei e all’improvviso sentì
qualcosa. Non sapeva cosa fosse esattamente ne come lo sapesse, ma fu
certa che
qualcuno la stesse guardando. Cercò di restare calma e
trattenne il fiato, ma
fu inutile.
Solo un momento
dopo sentì qualcuno afferrarle il
braccio e tirarla su dalla terra intrisa di sangue.
Lottò
per fuggire, anche se sapeva
che non sarebbe potuta scappare da
nessuna parte. Non una parola uscì dalla sua bocca, il che
la sorprese. Aveva
sempre saputo cosa dire, ma in quel momento tutto quello che
poté fare fu
mordersi la lingua per trattenersi dal piangere e urlare.
“E’
questa la
ragazza che vuoi? Con tutti i Traditori del Sangue tu scegli una
Sanguesporco?
Come desideri, puoi fare di lei quello che preferisci. È una
tua proprietà da
ora in avanti. “ disse Voldemort all’uomo che
teneva Hermione, una punta di
disgusto nella voce.
Hermione si
irrigidì completamente per lo shock. Voleva
che la persona che la stava tenendo parlasse, così avrebbe
potuto riconoscere
chi era, ma lui rimase silenzioso.
“Prendila
e goditi il tuo premio.”
Quando quelle
parole uscirono dalla bocca di Voldemort,
Hermione lottò più duramente per sfuggire dalla
presa dello sconosciuto. Prima
che potesse trattenersi, abbassò la testa verso il braccio
di lui e lo morse
forte. Percepì il gusto del sangue in bocca mentre lo
sentì ringhiare per la
rabbia: “Tu sporca piccola…”
L’attimo
dopo venne duramente schiaffeggiata in pieno
viso causandole la perdita dell’equilibrio e cadendo. Era di
nuovo
inginocchiata sulla terra intrisa di sangue, ansimante. La voce di lui
era ancora
nella sua testa, sapeva di averla già sentita prima ma non
riusciva a ricordare
dove.
Rivoleva
indietro la sua vista, non era niente
senza di essa. Era completamente
inutile e alla mercé del Mangiamorte che l’aveva
scelta. Una piccola speranza
si formò dentro di lei, dicendole che forse lui avrebbe
rinunciato a lei e che
forse avrebbe deciso di prendere qualcun altro al suo posto. Qualcuno
che gli
avrebbe causato meno problemi. Ma la sua stupida speranza venne
distrutta in un
secondo. Chiuse gli occhi, pregando un ultima volta per la morte e poi
venne
tirata in piedi, la presa sul suo braccio più spietata e
ruvida rispetto a
prima.
La sensazione
di costrizione della materializzazione la
invase e non riuscì più a sentire i lamenti degli
altri sopravvissuti, ne le
urla dei Mangiamorte e il fruscio leggero del vento.
Percepì
un terreno solido sotto ai suoi piedi ed un
silenzio assoluto attorno a lei. In quel momento Hermione
capì che sarebbe
stato meglio morire.
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Capitolo 2 *** Confrontations ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
Ringrazio
chi leggerà questo capitolo e chi già mi segue.
Qualche frasetta è stata
parecchio contorta da tradurre ma, a fine revisione, sono stata
piuttosto
soddisfatta del risultato. Fatemi sapere che ne pensate. A sabato
prossimo, momob.
IN THE DARK
Chapter two: Confrontations
Nel momento
in cui si rese conto che non era più sul campo di battaglia,
Hermione spinse
via da se l’uomo ed arretrò di qualche passo prima
di cadere a terra. Le sue
dita toccarono un solido pavimento freddo il che le suggerì
di trovarsi in una
casa. Il fatto la preoccupava più di tutto.
Perché mai un Mangiamorte l’
avrebbe portata nella sua casa? Cosa stava pianificando di fare con lei?
“Alzati,
ragazza” ordinò lui con voce fredda.
Hermione
non voleva obbedirgli, ma non voleva
nemmeno rimanere sul pavimento di fronte a lui. Prese un respiro
profondo e si
rialzò senza inciampare in qualcosa. Non era ancora abituata
all’oscurità che
la circondava e stava avendo dei problemi a mantenersi in equilibrio.
“Brava
ragazza. Ora guardami.” Ordinò di nuovo ed
Hermione si
ritrovò a chiedersi dove
avesse già sentito quella voce. Le sembrava familiare, ma
non riusciva a
riconoscerla.
Sbatté
le palpebre un paio di volte, girando la
testa verso la direzione della voce.
Ci
fu un silenzio completo per qualche momento,
prima che lui sbottasse: “Che problema hai? Guardami.”
Hermione
sentì un assoluto terrore fluire nelle sue
vene e respirare divenne quasi impossibile. Strinse i denti per la
rabbia. Lei non poteva guardarlo,
non sapeva nemmeno
dove fosse.
“Sei
muta? Rispondimi o devo forse darti un assaggio
della Maledizione Cruciatus?”
Voleva
gridargli contro, dirgli che lo odiava, che
lui sarebbe dovuto morire insieme al resto dei Mangiamorte, che erano
tutti dei
mostri e che lei lo avrebbe ucciso se solo ne avesse avuto la
possibilità, ma le
parole sembravano essere incastrate nella sua bocca. Intuì
che lui stava
diventando impaziente, così si leccò le labbra
esitante e rispose. “I-io non
posso…”
“Tu
non puoi
cosa?” chiese, il divertimento nella sua voce fredda.
Hermione
capì che stava godendo della sua paura,
così decise di tenere la bocca chiusa e di non rispondere
più alle sue domande.
Si
abbracciò la vita ed abbassò la testa come se
stesse fissando il costoso pavimento di marmo. Poteva quasi vedere
piccole macchie
di sangue sulla superficie nera, il suo sangue, sangue che stava ancora
gocciolando dalle sue ferite. Sperò di morire dissanguata.
Poi
sentì una presa sul suo mento e la sua faccia
venne sollevata. Non provò nemmeno a dibattersi, sarebbe
stato inutile.
Lui stava
trattenendo il respiro, capì, perché le
era molto vicino. Quasi troppo
vicino.
I
suoi occhi le stavano osservando il viso e infine
rilasciarono il fiato che aveva trattenuto.
“Sei
cieca.” affermò con calma e le lasciò
il mento.
“Questo rende le cose più difficili per
te.”
Hermione
fece qualche passo indietro finché la sua
schiena colpì il muro.
“Chi
è stato? Chi mi ha privato del mio divertimento
e fatto di te una piccola ragazzina paurosa?” chiese ed lei
notò quanto setosa
fosse la sua voce ed il modo elegante in cui aveva parlato. I
Mangiamorte non
avrebbero dovuto parlare così. La loro voce sarebbe dovuta
essere ruvida e
ferruginosa.
Sussurrò:
“Non so chi fosse.”
“Peccato.”
Disse lui con finto rammarico. “Potrei
punirlo per essersi preso l’onore del divertimento.”
“Chi
sei?” chiese quando finalmente riuscì a trovare
il coraggio.
Lui
rimase silenzioso per un momento prima di
scoppiare in un’oscura, pericolosa, risata priva di
divertimento. “Credevo mi
avessi riconosciuto. Immagino di aver sopravvalutato la tua
intelligenza.”
Le
sue parole la colpirono come uno schiaffo in pieno
viso, ma tenne la bocca chiusa.
Poi
lo sentì avvicinarsi finché la sua mano non le
accarezzò la guancia. “Si potrebbe pensare che tu
abbia riconosciuto la mia
voce. Le persone dicono sia simile a quella di mio figlio e tu lo hai
conosciuto per sei anni.”
Tutta
l’aria fuoriuscì dai polmoni di Hermione alle
sue parole. Lucius Malfoy. Era lui
il
Mangiamorte che l’aveva presa. Un uomo crudele che odiava i
babbani, che
disprezzava qualunque cosa fosse differente, un uomo che detestava
Harry e i
suoi amici.
“Sei
spaventata, ragazza?” le chiese con calma, la
sua bocca a solo uno o due centimetri dal suo orecchio.
Hermione
voleva spingerlo via, era troppo vicino per
i suoi gusti, ma il suo intero corpo era paralizzato dalla paura e
dallo shock.
Tutto
quello che riuscì a fare fu scuotere la testa,
pur sapendo di non esser sembrata convincente.
“No? Bene,
immagino che dovrò fare qualcosa riguardo questo, non
è vero? Presto tu avrai
più paura di me che del diavolo.” La
minacciò ed Hermione capì che lui intendeva
esattamente quel che aveva detto. Era alla mercé di un uomo
spietato, era
perduta.
Prese
un respiro profondo prima di porre finalmente
la domanda che le premeva nella testa fin dal momento che lui
l’aveva scelta
come premio. “Cosa hai intenzione di fare con me?”
Rimase
sorpresa da come suonasse forte la sua voce,
anche si trattava solo di una facciata.
“Questo
sta a me saperlo, tu puoi solo immaginarlo. Tutto
quello che posso dirti e che sarebbe stato meglio se fossi
morta.” disse, privo
di emozioni.
Il
cuore di Hermione sembrava scoppiarle nella cassa
toracica a causa del panico che l’aveva invasa.
Riuscì a respirare di nuovo quando Lucius si
allontanò da lei.
“Sei
disgustosa. Per quanto mi dispiaccia, dovrò
curare le tue ferite, perché starai qui per un bel
po’ e non voglio che tu
sanguini sulle mie coperte costose.” Spiegò e la
prese per un braccio,
spingendola lontano dal muro. Mormorò un incantesimo e mosse
la bacchetta sul suo
corpo, chiudendo tutti i tagli e le ferite sulla pelle.
Ma
Hermione non sentiva nessun sollievo, le parole
che avevano lasciato la bocca di lui solo un secondo prima, erano
bloccate
nella sua mente.
‘Non
voglio che tu sanguini sulle mie coperte costose.’
Coperte? Come le
coperte di un letto?
Perché avrebbe
dovuto stare su un letto? A meno che lui non volesse… no, no, no….
Lucius
le prese le mani all’improvviso e le abbassò lungo
i fianchi. Hermione lottò con tutta la sua forza, ma la
presa sui suoi polsi
era serrata. “Smettila di lottare.”
Sibilò, ma lei non era più in grado di
ascoltare nulla. Era nel panico, tutto quello che voleva era
allontanarsi da
lui.
Aveva bisogno
che la lasciasse sola e per questo era
disposta a tutto.
“Ti
avevo avvertita.” Sibilò prima di schiaffeggiarle
la faccia. Hermione urlò per il dolore improvviso, ma non si
calmò. L’aveva resa
ancora più incontrollabile mentre urlava e scalciava nella
speranza di
colpirlo. Senza alcuna previsione la lasciò, ma la sua
risata fredda le suggerì
che non aveva vinto.
“Crucio!”
Le
gambe cedettero e cadde sul pavimento duro e
freddo. Era come se il suo intero corpo fosse in fiamme e lei non
conoscesse
altro che dolore e agonia. Sembrava come se una scossa di corrente
elettrica
scorresse dentro di lei. Il suo corpo tremò, cercando di
scappare dal dolore,
ma quello non si fermava.
E
quando pensò che non sarebbe più riuscita a
resistere, la maledizione venne sollevata da lei.
Hermione
era ancora sul pavimento, premendo la testa
contro la pietra fredda. Stava tremando, tutto quello era troppo da
sopportare.
Si rannicchiò a palla sperando di proteggere se stessa. Ma
non poteva
proteggersi. Non da lui.
“Perché
sono qui? Tu non vuoi uccidermi.” Constatò
con calma non appena riuscì a prendere fiato.
“Non
illuderti pensando di sapere cosa ho intenzione
di fare con te.” La sua voce era un po’ arrabbiata
ora. “Vero,
io non ti ucciderò. Ma
credimi, mi chiederai la morte.”
Le
sue parole erano così fredde e cattive, piene di
odio. Hermione non capiva come una persona potesse odiare qualcuno solo
per il suo
status di sangue. Che cosa gli aveva fatto per renderlo così
cattivo nei suoi
confronti?
“Tu
vigliacco spregevole.” Sussurrò per poi
comprendere il suo errore. Non aveva intenzione di dirlo,ma come sempre
la sua
lingua era più veloce della sua mente e lei sentì
le sue labbra muoversi,
mettendole silenziosamente le parole in bocca. Ma lui le aveva udite.
All’improvviso
l’afferrò per i capelli e la sollevò
da terra, facendola gridare. Fu gettata rudemente contro il muro.
Hermione
incrociò le braccia sul petto e cercò di smettere
di singhiozzare.
“Non
chiamarmi mai
più vigliacco o parlarmi senza il mio permesso o la tua vita
potrebbe finire molto
prima di quanto tu voglia.” La minacciò lui con un
tono di voce molto basso, ma
lei ne riconobbe il pericolo in essa.
“Tu
feccia.” La insultò. “Non mangerai
stasera. E ti
suggerisco di abituarti.”
Gli
occhi di Hermione continuarono a muoversi,
cercando il suo viso, ma tutto quello che vedeva era
l’oscurità.
Lucius
continuò: “Avevo intenzione di permetterti di
pulirti, ma i Sanguesporco come te non lo meritano.”
La
mano di lui scivolò sul suo braccio e Hermione
trattenne il fiato.
“Sono
stanco, così le tue lezioni dovranno aspettare
fino a domani. Dormirai sul pavimento stanotte,vicino al mio
letto.”
Hermione
si rilassò alle sue parole, contenta di
sapere che non avrebbe dovuto dividere il letto con lui. Probabilmente
era
troppo disgustato da lei da non voler avere niente a che fare con lei
in quel senso.
“Perché
mi stai facendo questo?” sussurrò piano.
“Non ti ho mai fatto nulla!”
La
sua voce divenne più forte mentre le emozioni
fluirono in lei.
“Ti
suggerisco di chiudere la tua sporca bocca se
sai cosa è meglio per te.” Lui si stava
trattenendo. Se Hermione avesse continuato
a chiedere, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che
esplodesse.
Sentì
il suo
respiro irregolare e in quel momento fu felice di essere
cieca e di non
poter vedere la rabbia sul suo viso. Ma ancora, non cedette.
Qual’era la cosa
peggiore che potesse farle? Ucciderla? L’avrebbe solo resa
felice.
“Pretendo
che tu mi dica che cosa ti ho fatto!
Perché hai scelto me?”
Forzò le sue
parole ad uscire.
All’improvviso
strinse la sua mano sul collo di lei,
stringendo le dita approssimativamente all’altezza del suo
punto pulsante.
Hermione
si irrigidì ed aspettò che lui continuasse,
ma si accorse di non riuscire a respirare. Aprì la bocca per
aspirare l’aria
nei suoi polmoni, ma era come se qualcuno avesse tolto tutta
l’aria della
stanza. Nel panico, premette le mani contro la gola, cercando
disperatamente di
respirare ma nemmeno un
accenno di
ossigeno entrò nel suo corpo.
Tossì
un paio di volte e solo quando fu certa che
sarebbe morta, la gola si aprì di nuovo e
l’aria riempì i suoi polmoni.
Annaspò, cercando di prende il più possibile
d’ossigeno nel suo corpo tremante.
“Hai
imparato il tuo posto?” Chiese tranquillamente
Lucius.
Hermione
annuì velocemente, non sentendosi
abbastanza forte da disubbidirli di nuovo.
“Bene.”
Con questo la prese per il braccio e la
trascinò dall’altra parte della stanza. Poi la
lasciò. “Qui è dove dormirai. Vicino
al mio letto. Farai meglio a non tentare di far nulla mentre io dormo.
Se mi
accadesse qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu cada nelle
braccia del
più crudele Mangiamorte. Sono stato chiaro?”
Hermione
annuì e lentamente scivolò sul pavimento.
“Sdraiati.
“ordinò lui impaziente.
Hermione
si morse la lingua e si distese sul
pavimento, rannicchiandosi a palla. Chiuse gli occhi, ma era ben
lontana
dall’addormentarsi. Lucius camminò lontano da lei
e iniziò a spogliarsi.
Hermione
si tese come percepì il movimento dei
vestiti, il fruscio del tessuto. Immediatamente capì che lui
si stesse svestendo
e cercò duramente di non pensarci. Alla fine non si ero
aspettato lo stesso da
lei. Per ora. Trattenne il respiro
quando lo sentì togliersi la cintura.
Qualche
istante dopo Lucius si mosse verso il letto
e percepì il fruscio delle coperte, poi silenzio completo.
Quando
fu sicura che non l’avrebbe più disturbata,
Hermione permise a se stessa di pensare a tutto quello che era
accaduto.
Lacrime silenziose scesero lungo le sue guance quando
realizzò che
probabilmente non sarebbe più stata in grado di vedere. Ma
forse questo era un
bene. In quel modo non avrebbe potuto vedere
il viso aristocratico di Lucius Malfoy. Perché
la stava tenendo nella
sua casa? Perché aveva scelto lei?
La
odiava davvero così tanto perché era una babbana?
O c’era una ragione nascosta
dietro il suo comportamento? L’avrebbe scoperto domani. Non
c’era modo di scappare,
era sua prigioniera ora. Completamente alla sua mercé.
|
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Capitolo 3 *** Humiliation ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
*ringing=
l’ho tradotto ‘pulsare’. In quanto il
verbo squillare o trillare non mi piaceva se collegato alle sensazioni
dolorose
e frastornanti di uno schiaffo. Se avete un sinonimo adeguato al
contesto
fatemelo sapere che lo modificherò subito. Grazie.
IN
THE DARK
Chapter three:
Humiliation
Anche se si era
ripromessa di
non addormentarsi, dopo qualche minuto Hermione cadde in un sonno senza
sogni.
Il suo corpo aveva un disperato bisogno di riposare. Distendersi sul
pavimento
freddo non era esattamente la scelta migliore, ma non c’erano
altre opzioni.
“Svegliati,
Sanguesporco.”
Hermione
sentiva la sua voce,
ma non riusciva a concentrarsi su di essa. Era come se provenisse da
molto
lontano, ma era sufficiente per farla ritornare alla realtà.
Poi ci fu uno
scricchiolio nella stanza. Aprì gli occhi di scatto,
aspettandosi il primo
raggio di sole a riscaldarle il viso, ma non successe nulla. Solo una
fredda oscurità. I
ricordi del giorno
precedente la travolsero, ma Hermione non ebbe tempo rifletterci che
sentì la
sua voce di nuovo.
“Sei
anche sorda? Ho detto di svegliarti
e questo
di solito prevede che tu ti alzi.” Disse lui sarcasticamente.
Hermione si
sollevò lentamente
e dovette mordersi l’interno della guancia per impedire che
l’urlo di dolore
uscisse dalle sue labbra. Le ferite sul suo corpo erano guarite, ma
facevano
ancora male.
Alla fine si
tirò in piedi e
si girò nella direzione da cui proveniva la voce di lui.
“Perché
sei stata una brava
ragazza e non hai tentato di far nulla mentre dormivo, ti
permetterò di pulirti.”
La informò Lucius ed Hermione non poté fare a
meno di sentirsi felice di
potersi finalmente sbarazzare di tutta la sporcizia e il sangue.
Puzzava come
la morte, i suoi capelli, la sua pelle, i suoi vestiti, tutto sembrava
puzzare
di morte.
Ma le sue
parole successive le
provocarono l’aumento della respirazione, il suo battito
cardiaco accelerò
pericolosamente. Batteva così velocemente che divenne quasi
doloroso.
“Vuoi
unirti a me per il
bagno?” strascicò lui freddamente.
Hermione scosse
la testa nel
panico. “No, io non….”
“No
cosa? Tu non vuoi
pulirti?” fece un sorrisetto. “
Sapevo che quelli come te erano pigri, ma non avevo idea che vi
piacesse
rimanere sporchi.”
Lei prese un
respiro profondo
e lentamente lasciò uscire le parole fuori dalla bocca.
“Posso lavarmi da sola.
Non sono una bambina né sono stupida. Non ho bisogno del tuo
aiuto.”
Tutto
d’un tratto sentì un
piccolo brivido di dolore attraversarla. Rimase a bocca aperta, ma esso
se ne
andò in un secondo.
“Non
ricordo di averti dato
il permesso di disobbedirmi o di parlarmi. Ora, farai come ti ho
detto?” disse
lui con rabbia ed Hermione sapeva che non aveva chance di convincerlo
altrimenti.
Così
incrociò in modo protettivo
le braccia di fronte al petto, scuotendo la testa.
“No.”
“Lo
immaginavo.” Con questo
le afferrò le braccia. Hermione cercò di lottare
ma lui era molto più forte e
la trascinò senza sforzo dentro il bagno. La spinse verso la
vasca, guardandola
in attesa. Hermione afferrò i bordi per sorreggersi, poi
girò il viso verso di
lui pur sapendo che non poteva vederlo.
Andrà
tutto bene. Solo respira. Si ripeteva
Hermione nella sua mente.
“Va
bene, mi pulirò da sola.”
Disse, cercando disperatamente di mantenere la sua voce ferma.
“Per favore-“
“Non
essere ridicola.” Scattò
lui come se sapesse quello che stava per chiedere. “Farai
come dico io. Non
voglio compromessi.”
Hermione
realizzò che non
c’era via d’uscita da questa situazione. Si
abbracciò in modo protettivo con le
braccia e chiuse gli occhi, sentendo il naso pruderle per le lacrime
mentre il
suo corpo si rannicchiava su se stesso per la paura.
“Di
cosa potresti aver paura,
Sanguesporco?” chiese infastidito. “Non ho
intenzione di toccarti se è questo quello
che stai pensando.”
Lei
sentì la rabbia crescerle
dentro. “Allora perché sei qui? Perché
insisti nell’aiutare a lavarmi?” Poi
aggiunse con disgusto: “E’ questo che ti diverte? Infastidire
diciassettenni? Sei disgustoso!”
Sapendo di aver
fatto un
errore fatale, arretrò di qualche passo, aspettandosi una
punizione in
qualsiasi momento. In pochi passi lui le venne vicino ed Hermione
sentì quasi
la rabbia irradiarsi dal suo corpo.
“Non
ti permettere,
disgustosa creatura!” Sibilò, prima di frustare la
sua mano sul viso di lei.
Uno schiaffo le bruciò la guancia ancora, e ancora, e
ancora. Hermione gridò e
cadde a terra, la testa che le
pulsava*.
Mai nella sua vita era stata schiaffeggiata così tante volte
di fila e non era
di certo una bella sensazione. Sentiva il suo respiro furioso e tutto
quello
che poteva sperare era che si calmasse presto.
Dopo pochi
istanti, lui prese
un respiro profondo e la sua voce fu di nuovo controllata.
“Tu non combatterai
contro di me, ridicola
ragazzina. Alzati.”
Hermione
obbedì e tirò su il
suo corpo tremante, trattenendo le lacrime mentre aspettava il suo
prossimo
ordine.
“Lascia
che metta in chiaro una cosa. Tu mi disgusti. Non permetterti mai
più di fare
l’errore di pensare che io sarei interessato al tuo corpo.
Sei inferiore a me.” La
sua voce era calma e
piena di disgusto. Lui era in piedi vicino ad Hermione e sentiva il suo
respiro
sul collo. Le mandò un brivido giù per il corpo,
ma non osò muoversi.
Poi si allontanò
da lei e puntò la bacchetta
verso la vasca incassata, e tutti i rubinetti collegati ad essa si
aprirono.
“Ora,
sei abbastanza stupida
da pensare di poter fare il bagno con i vestiti addosso?
Hermione chiuse
gli occhi e
prese un respiro profondo, realizzando cosa doveva fare.
Cercò di trarre
conforto da se stessa facendo finta che lui fosse troppo disgusto dal
guardarla.Convincendosi di essere da sola nel bagno. Ma la sua voce
tagliò i
pensieri di lei e mise fine alle sue fantasie.
“Sbrigati,
ho cose migliori
da fare che stare in piedi nel bagno tutto il giorno. O forse hai
bisogno del mio
aiuto?” Chiese, chiaramente divertito. Era ovvio che si
stesse divertendo e
tutto quello che Hermione voleva era che la Terra si aprisse e la
inghiottisse.
Le sue mani
viaggiarono
lentamente sui bottoni della sua camicia e dovette prendersi un momento
per
calmarsi. Le dita le stavano tremando così tanto che era
quasi impossibile slacciare
i bottoni. Quando ebbe finito, si fermò di nuovo.
C’era un silenzio completo, a
parte il suo respiro. Lucius non fece nessun suono ed Hermione non era
sicura
se lui fosse ancora nel bagno.
Poi lo
sentì colpire la
bacchetta sui rubinetti di nuovo, che si chiusero da soli. Quella era
solo la
prova che lui era ancora in piedi nel bagno. Hermione non
poté fare a meno di
chiedersi come lui la stesse guardando, come si stesse divertendo del
suo
disagio.
Lentamente, si
tolse la
camicia e la lasciò cadere sul pavimento. Quando le sue mani
afferrarono i
jeans, qualcuno bussò forte contro la porta. Hermione si
irrigidì e si avvolse
le braccia attorno al corpo. Non si era accorta che Lucius avesse
chiuso la
porta del bagno. Perché lo aveva fatto?
Lo
sentì aprirla e poi
chiedere, irritato: “Cosa c’è,
Pippy?”
“Pippy
è veramente dispiaciuta
per avervi disturbato, Padrone,
ma qualcuno è qui per vedervi.”
Hermione
capì immediatamente
che stava parlando
con l’ elfo
domestico. Si rilassò, sapendo che non era più da
sola con lui.
Lucius
sospirò per il
fastidio: “Va bene, vengo giù.”
Hermione
rilasciò il respiro
che stava trattenendo e il suo corpo si rilassò a quelle
parole. L’avrebbe
lasciata da sola ora, perché aveva un visitatore.
“Pippy,
puliscila. Non voglio
vedere la più piccola macchia di sangue o sporcizia sulla
sua pelle quando la
vedrò la prossima volta. Hai venti minuti.”
Spiegò minacciosamente all’elfo
domestico prima di girarsi di nuovo verso di lei. “Mi
occuperò dopo della tua
disubbidienza. Preparati, ragazza.”
Con quelle
parole se ne andò.
Hermione ascoltò il suono che i suoi stivali stavano facendo
e solo quando fu
sicura che non fosse nei paraggi, si rilassò e
lasciò che la calma la
invadesse.
“Miss,
dobbiamo sbrigarci.
Padrone ha detto che abbiamo venti minuti.”
Squittì Pippy ed Hermione notò della
paura nella voce della piccola creatura.
Hermione si
spogliò velocemente,
desiderando di finire il bagno prima che Lucius tornasse. Era quasi
inciampata
nel piccolo elfo domestico tanto era nel panico cercando di uscire dai
vestiti.
Poi si era lasciata scivolare con attenzione nella vasca, sentendo
l’acqua calda
sulla sua pelle.
Le bolle sulla
superficie
dell’acqua le fecero ricordare come era solita giocare con
esse quando era una
ragazzina ma sapeva che quelli erano solo ricordi, che quei momenti
felici
erano finiti.
L’elfo
domestico le porse una
spugna e lei si iniziò a strofinare la pelle cercando di
togliere tutto il
sangue e la sporcizia che la ricopriva. Si lavò velocemente
i capelli e strinse
i denti quando sentì i tagli che ancora ricoprivano il suo
corpo bruciare per
l’acqua calda.
“Pippy?”
chiamò Hermione.
“Si,
Miss?”
“Chi
è venuto a visitare Malfoy?”
chiese lentamente, sperando che l’elfo le rispondesse.
“Pippy
non deve dirlo. Il
Padrone ha ordinato a Pippy di non dire nulla alla ragazza.”
Hermione
girò la testa verso
dove pensava fosse in piedi l’elfo e chiese con calma.
“Quando te lo ha chiesto
questo?”
“Pippy
non deve dirlo. Pippy
non deve dire nulla alla ragazza.” Iniziò a
ripetere l’elfo ad alta voce.
“Va
bene, calmati!” Hermione
non voleva che Lucius sapesse che stava interrogando l’elfo
domestico su di
lui.
“Miss
non può sapere una
cosa.” L’elfo aggiunse.
Hermione
cercò un approccio
differente. “Bene, non voglio che tu mi dica niente riguardo
dove sono. Ma…
dove sono la moglie e il figlio di Malfoy?”
Sentì
Pippy sussultare alla
domanda. “Miss deve smettere di fare domande! Padrone
punirà Pippy se scoprisse..”
Hermione stava
iniziando a
perdere la pazienza. “Non lo scoprirà. Non glielo
dirò. Ma, per favore, dimmi, perchè
sono qui? Cosa sai?”
“Io
non so nulla!”
“Lo sai! Rispondimi!” Hermione
insisté.
Poi
sentì il piccolo elfo
lanciare un urlo di shock.
“Lasciaci,
Pippy.” Strascicò una
voce fredda ed Hermione la riconobbe immediatamente .
Com’era
possibile che fosse
tornato così in fretta? Hermione
s’infuriò con se stessa per aver perso tempo
facendo
domande all’elfo piuttosto che vestirsi. Ora era nella vasca
e sola con Lucius.
“Non
cessi mai di stupirmi.
Ora hai deciso di pretendere risposte dal mio elfo
domestico?” chiese lui, non
mostrando i suoi sentimenti.
Hermione rimase
silenziosa,
cercando di prepararsi per quello che di sicuro sarebbe accaduto.
Lo
sentì camminare fino alla
vasca da bagno e il suo corpo si irrigidì. Sperò
di essere coperta sotto la
schiuma, anche se sapeva che non si sarebbe potuta nascondere per
sempre da lui.
“Esci
fuori dalla vasca.”
Ordinò e la sua voce setosa attraversò Hermione
come un coltello.
“Per
favore-“ iniziò
tremante.
“No.”
La interruppe. “Ai
Sanguesporco non è permesso avere privacy o
dignità. Dovresti essermi grata per
averti permesso di lavare.”
Hermione
sentì la testa
girarle. Le venne in mente che avrebbe potuto affogarsi nella vasca, ma
abbandonò l’idea. Lui non glielo avrebbe permesso.
Non le avrebbe lasciato
prendere la via più facile. Così premette le
labbra insieme per fermare ogni
suono che provenisse dalla sua bocca e chiuse gli occhi trattenendo le
lacrime
di umiliazione. L’ultima cosa che voleva era piangere di
fronte a lui.
Si
alzò lentamente, coprendo
le sue parti più intime con le mani. In quel momento fu
grata di essere cieca.
Non era sicura di poter stare in piedi e fissarlo negli occhi. Lo
sguardo fiero
e aristocratico probabilmente si stava beffeggiando di lei in questo
momento.
Ma poteva
ancora sentire la
sua voce. La voce che l’avrebbe tormentata per il resto della
sua vita. Senza
avvertimento le afferrò il braccio e la obbligò a
uscire dalla vasca da bagno
fino al pavimento freddo. Hermione strillò al contatto, ma
lui la lasciò
velocemente. L’acqua stava gocciolando giù dal suo
corpo, creando una piccola
pozza attorno ai piedi.
Hermione
cercò di immaginare
un luogo felice nella sua mente. Stava rifiutando la crudele
realtà nella quale
era nuda di fronte a Lucius Malfoy. Il suo corpo non
l’ascoltava e le lacrime
minacciavano pericolosamente di rotolare sulle sue guance, ma le
rispedì indietro
con gli occhi ben chiusi. Poteva immaginare il sorriso affettato sulla
faccia
pallida di Lucius.
“Dovrei
punirti per aver
interrogato il mio elfo domestico.” Sussurrò lui
pericolosamente. “E’ non
dandoti dei vestiti la punizione più appropriata? Cosa ne
pensi?”
Hermione si
irrigidì, lo
shock riempì il suo corpo, poi lui ridacchio malignamente.
“Per quanto voglia
godermi il tuo disagio, non desidero sentirmi male ogni volta che ti
vedo.”
Altre lacrime
si formarono negli
occhi di Hermione alle sue parole crudeli. Non solo la stava umiliando,
ma
anche insultando e questo causò la crescita di odio dentro
di lei.
No, non gli
avrebbe dato la
soddisfazione di ferirla. Sarebbe rimasta intatta dalle sue parole e
dalle sue
azioni.
“Apri
gli occhi.” Chiese
improvvisamente ed Hermione decise di non lasciargli vedere quanto era
stata
colpita dalle sue parole, rivolte contro di lei.
Se avesse
aperto gli occhi,
lui avrebbe chiaramente visto quanto distrutta fosse. Così
si morse la lingua e
ignorò la sua richiesta.
“Apri
gli occhi.” Ripeté
pericolosamente. “Se sai cosa è meglio per te,
ragazza.”
Hermione
accettò quello che
doveva fare quando sentì l’avvertimento nella sua
voce. Preparò se stessa alla
sua risata,perché sapeva cosa sarebbe successo quando
avrebbe aperto gli occhi.
Stringendo i denti per
l’umiliazione, aprì gli occhi e
subito sentì calde lacrime scendere sulle guance.
Non fece
nessuna mossa per
scacciarle, non poteva, perché stava coprendo il suo corpo
con le mani. Le
lacrime cadevano dal mento sulla sua pelle, poi sul pavimento freddo
del bagno.
Hermione poteva quasi sentire il suono che facevano quando toccavano il
pavimento duro.
“Stai
piangendo, povera
piccola Sanguesporco.” Disse lui con falsa pietà,
poi la sua voce si indurì.
“Ti suggerisco di smettere di comportarti come una bambina.
Se questa
situazione, dove io non ti ho nemmeno toccata,
ti fa piangere non so cosa accadrà dopo. Ci saranno molte
altre lacrime, te lo
assicuro.”
Hermione
rabbrividì
involontariamente,mentre un tremito le attraversava il corpo. Subito
dopo si
accorse che era vestita. Lucius probabilmente aveva usato la sua
bacchetta per
vestirla e asciugarle i capelli. Le mani viaggiarono sul suo corpo e
realizzò
che stava indossando una camicia da notte a metà coscia con
spalline sottili e
scollo arrotondato. Indossava delle mutandine sotto di essa, per quello
fu
grata, ma a parte quello, nient’altro c’era sul suo
corpo e quello la fece
sentire a disagio.
“Vieni
nella stanza,
Sanguesporco. E’ tempo per le tue lezioni di
iniziare.” La informò con
freddezza e poi uscì dal bagno, lasciando Hermione da sola.
Sapeva che non
avrebbe
risolto nulla se gli avesse disubbidito e fosse rimasta nel bagno,
così decise
di seguirlo. Ma era più difficile di quanto avesse pensato.
Camminò lentamente,
facendo attenzione a non inciampare in nulla finché le sue
mani trovarono
finalmente la porta. Prendendo un respiro profondo, entrò
nella stanza,
terrificata da quello che Lucius aveva programmato per lei.
|
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Capitolo 4 *** Losing her pride ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
*There
is
no more pain: non c’è
più dolore. Ho modificato
il verbo in there was, perché non aveva
senso se letto in una frase dove
c’erano verbi in imperfetto o passato remote. Se avete delle
correzioni a
riguardo fatemelo sapere. Questo dettaglio mi ha lasciata perplessa e
riluttante ma alla fine ho convenuto cambiarlo leggermente.
Se notate qualcos altro di stonato, di nuovo, fatemelo sapere.
L’inglese lo
parlo molto bene ma purtroppo non perfettamente. ;)
Buona
Pasqua. Momob
IN THE DARK
Chapter four: Losing her pride
Hermione
si appoggiò alla
parete, respirando il più silenziosamente possibile e
aspettò. Non sapeva cosa
stava aspettando, ma sapeva che non poteva scappare qualsiasi cosa
Lucius
avesse programmato per lei. Se avesse avuto la vista, le cose sarebbero
state
molto più semplici. Non sarebbe stata così
indifesa e completamente alla sua
mercé. L’espressione sul viso di una persona
poteva dire molto riguardo i loro
pensieri ed emozioni. Avrebbe
potuto
leggere il suo viso, lo sguardo nei
suoi occhi e questo le avrebbe dato qualche potere. Ma non potendo
vederle, era
completamente all’oscuro e confusa dalle
sue azioni.
Tutto
quello che aveva era la
sua voce. Era stato facile riconoscere se era arrabbiato o calmo, ma
non era
esattamente utile.
Il
suo stomaco brontolò
dolorosamente. Non aveva avuto niente da mangiare o da bere fin da
quando la
Guerra era iniziata. Se avesse saputo che quella sarebbe stata la sua
ultima
cena, per così dire, forse l’avrebbe apprezzata di
più.
Come
odiava la sensazione di
ignoranza. Di non essere in grado di dire se lui la stesse guardando o
se fosse
ancora nella stessa stanza. Era stato molto bravo nello stare in piedi
completamente immobile e non fare nessun rumore. Non aveva sentito
nemmeno il
suo respiro. Quello
la metteva a disagio.
Il solo pensiero che lui la stesse guardando, osservandola come un
predatore
inviò brividi lungo il corpo di Hermione.
Dopo
qualche minuto di
silenzio, non riuscì più a sostenere la
pressione: “So che sei qui.” Dichiarò
con calma.
Ben
presto venne premiata con
la sua risposta: “Così non sei stupida quanto
sembri.”
Dal
suono della sua voce capì
che era in piedi dall’altra parte della stanza. Hermione
aprì la bocca per
rispondere all’insulto, ma la richiuse rapidamente,
rendendosi conto che probabilmente
non era una buona idea farlo
arrabbiare quando lei voleva risposte.
Lucius
lo notò: “Vedo che
stai lentamente imparando il tuo posto. Pensavo che
ci sarebbe voluto un po’ di più di un
solo
giorno.”
Sapendo
che non era saggio
lottare contro di lui, Hermione ignorò i suoi insulti e
chiese quello che
voleva sapere. “Perché sono qui? Avresti potuto
scegliere qualche altro
sopravvissuto per essere il tuo premio. C’erano molti
purosangue. Perché io?”
“Ho
le mie ragioni.”
Strascicò freddamente “Presto imparerai alcune di
esse.”
“É
perché sono una Nata-Babbana?”
chiese Hermione all’improvviso, la sua voce forte e
orgogliosa.
Lo
sentì fare un passo verso
di lei, poi fermarsi sui suoi passi. Rimase a bocca aperta quando
percepì
improvvisamente uno schiaffo pungente sul viso, anche se lui non
l’aveva
toccata. Deglutì forte, ma non mostrò dolore
quando alzò fieramente la testa nella
sua direzione.
“Ti
tratterrai dal farmi
domande. Parlerai solo quando richiesto. E’
chiaro?” chiese, l’avvertimento
nella sua voce.
Hermione
aveva voglia di
gridare. Se avesse potuto vederlo, gli sarebbe saltata addosso e gli
avrebbe mostrato
quanto sottomessa fosse. Si
era preso il
diritto di parlare lontano da lei. Chi credeva di essere?
Ma
decidendo di giocare al
suo gioco per vedere dove stesse andando con tutto questo, prese un
respiro
profondo e annuì.
“Ora.”
continuò Lucius.
“Vorrei spiegarti qualcosa. Tu non sei una Nata-Babbana. Sei
una Sanguesporco.”
“Non
sono una Sanguesporco.”
Ribattè Hermione prima che potesse fermarsi.
Di
nuovo sentì uno schiaffò
sul viso, ma questa volta se lo aspettava, così non fece
nessun rumore.
“Sembri
molto lenta nell’apprendere
che io non sono minimamente interessato nelle
tue opinioni.” La sua voce era sempre più
pericolosamente tranquilla.
Hermione
capì che stava
iniziando ad irritarlo. E questo in qualche modo la fece sentire bene
dentro.
Soddisfatta di se stessa.
“Non
sono una Sanguesporco.” Ripeté
di nuovo, sentendo improvvisamente il bisogno di farlo arrabbiare. Di
mostrargli che aveva il potere di infastidirlo, di risvegliare la
rabbia in
lui. Se non altro, poteva disubbidirgli e provargli che non era
spaventata.
Anche se sotto il suo aspetto forte, c’era una ragazza
spaventata, che avrebbe
fatto qualsiasi cosa pur di essere lasciata da sola.
Lo
sentì camminare verso di
lei e si irrigidì, aspettandosi che lui la colpisse di nuovo
come aveva fatto
prima quando gli aveva disubbidito. Ma lui si fermò davanti
a lei, sentiva il
calore provenire dal suo corpo e quello non le sembrò
giusto. Lui era malvagio,
era un Mangiamorte, un assassino. Sarebbe dovuto essere freddo
all’esterno come
lo era all’interno.
“Forse
ho sentito male.”
Disse dolcemente, anche se c’erano così tanto odio
e furia nascosti nel suo
tono. La stava prendendo in giro, giocando con lei come il gatto gioca
con le
sue prede. “Ripeti quello che hai appena detto.”
Hermione
prese un respiro
tremante e si lasciò sfuggire un sussurrò:
“Io non sono una Sanguesporco.”
Aspettò
la sua reazione e
all’inizio ci fu un completo silenzio. Hermione non osava
respirare, ma gridò
per la sorpresa quando sentì un dolore bruciante sul suo
polso. Era come se
qualcuno le stesse tagliando la pelle con un rasoio. Usò
l’altra mano per
toccarlo e trovò un taglio profondo all’interno
del suo polso sinistro. Non si
fermava, diventava sempre più profondo. In un primo momento
sembrava un
graffio, ma col passare dei momenti bruciò sempre di
più.
“Cosa…
Ow!” scappò ad
Hermione poi strinse i denti, non volendo mostrare
debolezza di fronte a lui.
“Fa
male, non è vero?” chiese
con calma, incurante del suo dolore.
Hermione
stava iniziando a
sentirsi male mentre la forza invisibile continuava a tagliarle la
pelle e sentiva
il sangue caldo fuoriuscire dal taglio. Le stava tagliando il suo polso
e non
si stava fermando. Lentamente poteva sentire le sue vene essere
tagliate e
premette la mano destra sopra, sperando di fermare
l’emorragia. Tiepido, caldo
sangue stava correndo fuori dai suoi polsi, sulla sua pelle e sulle
dita. Era
una sensazione disgustosa e dolorosa.
Le
aveva tagliato il polso.
Hermione
si morse il labbro, e
le vennero lacrime di dolore e orrore agli occhi prima che un
singhiozzo di
orrore le scappasse dalle labbra.
Le
gambe non la sorressero
più e cadde, sbattendo dolorosamente le ginocchia a terra.
Le lacrime si
fermarono nei suoi occhi quando iniziò a singhiozzare.
Cullò la mano ferita sul
suo petto, come se potesse proteggerla da lui.
“Per
favore, fermati! Perché
mi stai facendo questo?” Gridò Hermione, non
essendo in grado di sopportare il
dolore.
Poteva
sentire che era sopra
di lei. La sua voce era completamente disinteressata da quello che le
stava
facendo.
“Perché
sei una Sanguesporco.”
Rispose freddamente.
“Sono
un essere umano!”
“Una
Sanguesporco.” Ripeté
come se fosse un disco rotto. Lui la vedeva come niente di
più che feccia, un’immondizia.
Dolore
e tortura e agonia
dilaniarono Hermione, squarciandola a brandelli e ferendola, rendendo
persino
la respirazione dolorosa e difficile.
“Una
ragazza di diciassette
anni.” Sussurrò, sperando di fargli capire quanto
sbagliate fossero le sue
azioni.
Per
un momento pensò che non
le avrebbe risposto,ma alla fine parlò. E al suo tono la
paura si impennò
dentro di lei come un’ondata di nausea. La sua voce era
grondante di odio,
rabbia e… una traccia di dolore?
“Mio
figlio Draco aveva
diciassette anni.”
In
tutta la sua angoscia,
Hermione non aveva
notato all’inizio
quello che lui aveva detto. Tutta la sua mente era concentrata sul
sangue che
stava scorrendo fuori dal suo polso come un enorme, appiccicoso fiume e
il
dolore che esso le stava causando.
Poi
se ne rese conto.
Non
essendo sicura se avesse
sentito correttamente, chiese scetticamente: “E-Era?”
“Ammetti
cosa sei e io
guarirò quel polso.” disse Lucius, ignorando
completamente la sua domanda.
Hermione
insistette. Sentiva
che si stava avvicinando a qualcosa che lui non voleva lei sapesse.
“Hai
detto ‘era’?
Cos’è successo a Draco?” chiese
con una voce forte,
ma quasi spaventata
di sentire la risposta.
Quando
quelle parole
lasciarono la sua bocca, sentì qualcosa incidere
più profondamente nel taglio
sul polso. Attraverso la carne e le vene, quasi fino alle ossa.
Si
lasciò sfuggire un grido
di dolore: “Non.. Per favore!”
Implorare
non era mai stata
la cosa preferita di Hermione, ma al momento non le interessava. Tutto
quello
che poteva sentire era il dolore, il dolore straziante.
Non riusciva a pensare,
la sua mente
ruotava solo intorno al dolore.
“Sai
cosa devi fare per
fermare tutto il dolore.” Lui ora era calmo e rilassato senza
nessuna traccia
di preoccupazione nel suo tono. Sembrava come se fosse certo di avere
la
vittoria in pugno. Come se sapesse che stava per vincere in quella
discussione
e fosse solo una questione di tempo prima che Hermione facesse quello
che lui
le ordinava di fare.
“Rifiutarsi
di dire una
parola vale tutta questa agonia? Posso fermarla giusto ora. Ho il
potere di far
andare via tutto se fai quello che ti ho detto. Solo dimmi quello che
voglio
sapere.”
“No.”
Fu la sua sola
risposta, ma non sembrava convincente.
“Quindi
dovrei fare qualcosa
di un po’ più convincente.” Disse con
voce strascicata e in quel momento
Hermione sentì la familiare sensazione di bruciore sul polso
destro.
“No!
Fermati!” gridò
immediatamente, il panico che la invadeva. Non poteva sopportare lo
stesso
dolore sull’altro polso.
“Sai
cosa devi fare.”
Constatò lui con calma. “Fai una cosa intelligente
per una volta nella tua vita
patetica.”
Hermione
lasciò le lacrime di
umiliazione scorrere lungo le sue guance mentre accettava quello che
doveva
fare. Se avesse detto quella parola, tutto sarebbe andato bene.
Non
ci sarebbe più stato
dolore… non più dolore, non più
dolore... non più la sensazione disgustosa del
sangue che le scorreva sulla pelle.
“Una..
una Sanguesporco.”
Disse così silenziosamente che quasi non riuscì a
sentirsi.
“Temo
di non essere riuscito
a capire.” Disse lui crudelmente ed Hermione in qualche modo
sapeva che c’era
un sorriso diabolico sulle sue labbra. Poteva quasi vederlo davanti a
se.
“Sono
una Sanguesporco.”
Ripeté, più forte questa volta.
Nel
momento in cui disse quella
frase sentì il taglio sul suo polso guarire da solo e tutto
il dolore se ne andò
in un secondo. Rilasciando un sospiro, sentì di nuovo la
voce dura di Lucius.
“Oh,
cara.” Sospirò
pesantemente, esageratamente. “Vedo che tua mente
può essere infranta
facilmente. Cosa direbbero i tuoi amici se vedessero quanto velocemente
ti sei arresa?”
Hermione
rimase in silenzio,
non sapendo cosa dire. Si vergognava per quanto facilmente avesse
rinunciato.
La sua mente le stava urlando, dicendole che avrebbe dovuto essere
più
testarda, ma tutti cedevano sotto il dolore. Nessuno poteva restare
intatto.
“Ora
che siamo dello stesso
parere, riguardo ciò che sei..” iniziò
lui, ma la rabbia di Hermione la assalì quando
lo interruppe.
“Ti
dirò io cosa tu sei! Un
malvagio, patetico bastardo!”
gridò, e non appena lo disse,
sentì Lucius sibilare per la rabbia. Il secondo dopo, venne
sollevata da terra
e poi gettata indietro, sbattendo contro il muro dall’altra
parte della stanza.
Il dolore la colpì, frantumandole la schiena, e cadde sul
pavimento, ansimando
in agonia.
Rimase
sul pavimento, non
osando nemmeno alzare la terra. Ora lo aveva davvero fatto incazzare.
Riusciva
a dirlo dal modo in cui lui stava respirando. Chiudendo gli occhi,
aspettò per
un’altra punizione. Ma non successe nulla. Si aspettava del
dolore, provocato
sia dalla sua bacchetta sia dalle mani.
“Niente
cibo per te oggi. Di nuovo.”
La voce di Lucius
era ancora una volta
controllata. “A differenza di te
io
ho cose che devo fare oggi. Tornerò in serata e allora
potremo continuare con
le nostre sessioni.”
Lo
sentì camminare verso le
porte ed aprirle, poi lui parlò di nuovo: “Oh, e
Sanguesporco? Non sarò così
misericordioso con te di nuovo. Mai.”
Con
quelle parole uscì fuori
dalla stanza, chiudendo e bloccando le porte dietro di lui.
Hermione
si rannicchiò a
palla, tirando le ginocchia al petto, desiderando affondare in
un’oscurità
senza fine, dove non ci fosse più dolore.
Iniziò
a singhiozzare. Le
lacrime scorrevano sulle sue guance e sul naso bruciato. Pianse e
gridò, senza
nessuno ad
ascoltarla. Cosa aveva fatto
per meritare questo tipo di vita? Perché Lucius la odiava
così tanto? Il suo
stato di sangue non poteva essere l’unica cosa. Una persona
non può odiare
un’altra persona solo per il loro sangue, giusto?
In
qualche modo Hermione
sapeva che c’era molto più di quanto Lucius non
volesse farle sapere. E lei
stava lentamente scoprendo quali erano le ragioni per cui
l’aveva presa… Era
determinata a trovarle, era solo una questione di tempo. La cosa che
preoccupava Hermione era- è sarebbe riuscita a restare in
vita fino ad allora?
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Capitolo 5 *** Fear ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
In questo capitolo
ci sono state frequenti ripetizioni da parte dell’autrice e
frasi davvero
contorte. Per non cadere in errore ho dovuto smussare certe
discrepanze,
cercando però di rimanere il più fedele al testo.
Se avete consigli a riguardo
fatemelo sapere che valuterò l’eventuale
correzione. Ringrazio sempre chi mi
lascia un pensiero o un parere. Vi adoro!
Bacioni momob
IN THE DARK
Chapter five: Fear
Dov’
è lui?
Hermione
era ancora
rannicchiata a palla, distesa sul pavimento. Non aveva osato muoversi,
spaventata dal dolore che l’avrebbe colpita. La schiena la
stava uccidendo, era
sicura che aveva lividi dappertutto. Nella sua vita non era mai stata
prima
d’ora gettata contro un muro e in qualche modo sapeva che non
sarebbe stata
l’ultima volta. Il dolore lancinante era così
persistente che lei quasi pregò
per il torpore dell’incoscienza. Ma non poteva lasciarsi
svenire. Doveva
combattere, anche se non vedeva nemmeno la ragione per rimanere in vita.
Poi
sentì un piccolo ‘pop’ e
istantaneamente sollevò la testa.
“Cosa
sta facendo Miss sul
pavimento?”
Hermione
riconobbe la voce
dell’elfo domestico e immediatamente si rilassò,
grata che non fosse Lucius.
“Va
a chiederlo al tuo
Maestro. E’ lui il responsabile.” Rispose
amaramente e subito si pentì
per il suo comportamento freddo verso l’elfo.
La
piccola creatura rimase
silenziosa per qualche istante, poi Hermione ruppe il silenzio.
“Dov’ è lui?”
“Pippy
non deve dirlo.”
La voce della ragazza assunse una nota di fastidio. “Allora che
cosa puoi dirmi? Se hai intenzione
di
rimanere in piedi là, non saresti dovuta venire.”
“M-Miss,
non essere
arrabbiata con me. Padrone mi ha mandata per vedere cosa stavi
facendo.”
“Lui ti ha mandata qui? Questo significa
che è ancora in casa?”
Hermione concluse, il suo pensiero logico al lavoro.
L’elfo
iniziò a camminare
nervosamente su e giù per la stanza: “Miss non
dovrebbe saperlo!”
Hermione
pretese risposte: “Cosa
è successo a sua moglie e Draco?”
“Non
è compito di Pippy
dirlo, mi dispiace.” Disse l’elfo in tono di scuse.
Prima
che potesse
fare un’altra domanda, l’elfo scomparve,
lasciandola di nuovo da sola. Così
lui aveva mandato un elfo per vedere quello che stava facendo.
Quasi
desiderò che lui avesse fatto quel che doveva fare subito,
piuttosto che
lasciarla sola a chiederselo. Era come se fossero passare ore
interminabili da
quando lui se ne era andato. Avrebbero potuto essere stati solo cinque
minuti,
ma Hermione scoprì che il tempo passava lentamente mentre si
aspettava nella
paura.
Perché
non era tornato? Perché
aveva mandato l’elfo domestico a controllarla?
Sii
solo grata che lui
non è tornato. Si disse.
E’
solo che lei odiava sedere
la, immaginando. Aspettando. Un interminabile attesa. Era sicura che
lui lo
stesse facendo di proposito. Prolungare l’agonia
dandole tempo di pensare a ciò che
lui poteva o non poteva essere in procinto di farle.
Cosa
ha intenzione di farmi?
Rabbrividì
per la freddezza
della stanza. Beh, forse non era freddo. Ma lei aveva addosso solo una
camicia
da notte. Quella era la cosa che l’aveva confusa. Se lui era
disgustato dal suo
corpo, come aveva detto, non avrebbe voluto vedere il meno possibile
della sua
pelle? Perché le aveva dato solo una camicia da notte da
indossare? Forse era
tutto parte del suo piano per umiliarla e metterla a disagio. Se lo
era, stava
funzionando.
Hermione
cercò di muoversi il
meno possibile, non volendo causare al suo corpo altro dolore.
Ascoltò il
silenzio della stanza ed immaginò come sarebbe stata la sua
vita da lì in poi.
Schiaffi,
polsi tagliati,
venir gettata attraverso la stanza contro un muro… era
così che i suoi giorni
sarebbero stati? Hermione non voleva morire. Non importa quanto
duramente si
stesse convincendo che se fosse diventata troppo difficile da gestire,
l’avrebbe
fatta finita. Porre fine alla
sua vita,
o far finire quella di Lucius. Lei voleva vivere.
Da
quando lui l’aveva
lasciata sola nella stanza, stava dicendo a se stessa che non era
spaventata da
lui, o da quello che avrebbe potuto farle.
Che
bugia stupida.
Era
terrificata. Non aveva
mai avuto tanta paura in tutta la sua vita. Mai. Anche quando era sul
Campo di
Battaglia. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere in un sonno
senza sogni con la
speranza che si sarebbe svegliata ad Hogwarts e che tutto quello che
era
successo fosse solo un sogno.
*
La
prima cosa che venne in
mente ad Hermione quando si svegliò fu che si sentiva male.
Le veniva da
vomitare, ma come era possibile quando non aveva avuto niente da
mangiate per
due giorni?
Sapeva
che avrebbe dovuto
muoversi. Il suo intero corpo era dolorante per essere stato disteso
sul
pavimento duro per ore. La sua gola era completamente asciutta e le
fece male
quando inghiottì. Aveva davvero bisogno di un po’
d’acqua e cibo.
Una
piccola voce nella sua
testa le stava dicendo che lei era responsabile per il fatto che lui
non le
aveva dato cibo. Se gli avesse obbedito, le cose sarebbero state molto
più
semplici. Per la prima volta nella sua vita, Hermione
desiderò che il suo
cervello si azzittisse. Non voleva pensare agli innumerevoli modi in
cui lui
poteva torturarla. E la ragione per cui l’avrebbe torturata.
Poi
le porte si aprirono ed
Hermione sentì un suono di scarpe, riconoscendole
immediatamente.
E’
tornato.
“Vedo
che hai riposato tutto
il giorno.” Le disse Lucius, la sua voce molto bassa,
così bassa che il cuore
le salì in gola.
“Bene,
ora sei dove dovresti
essere: sul pavimento ai miei piedi.” Aggiunse ed Hermione si
fermò prima di
lanciargli un insulto. L’ultima cosa che aveva bisogno era di
essere gettata di
nuovo contro il muro.
“Alzati.”
Ordinò, impaziente.
“Ti metterai in piedi quando ti parlo. A meno che non dica il
contrario. Chiaro?”
Questa
volta Hermione non
poté trattenersi. “Allora dovresti provare e non
gettarmi attraverso la
stanza.”
Un
orribile silenzio cadde
sulla stanza. Hermione pensò che l’aveva fatto
arrabbiare di nuovo, ma poi sentì
la sua risata. Lui ridacchiò di lei, ma
c’era un tono malefico in essa. In realtà
mandò brividi lungo tutto il corpo di
Hermione.
“Ti
aspetti che io creda che sei
veramente ferita a causa di quella piccola punizione?”
chiese, la sua voce
piena di dubbio.
Hermione
non sapeva cosa
dire. Non poteva credere che fosse serio. Avrebbe voluto vedere come si
sarebbe
sentito lui dopo essere stato gettato attraverso la stanza e contro un
muro.
“Rispondimi,
sanguesporco.” Chiese.
“S-si”
riuscì a dire.
“Beh,
mi piacerebbe vederne le prove. Non ti aspetti
che io creda solo alle tue parole?”
Hermione
si irrigidì, chiedendosi se questo era solo il
suo gioco malato. Non sapendo cosa fare, rimase sul pavimento ed
aspettò per le
sue istruzioni.
Non
dovette aspettare a lungo che lo sentì camminare
verso di lei. Sapeva cosa stava per succedere e preparò se
stessa, ma quello
non le impedì di emettere un grido forte come lui la
afferrò rudemente per il
braccio e la tirò su.
“Oh,
per favore,
sanguesporco! Smettila di recitare, non ti farà
molto bene.” Le sbottò.
Fu
solo allora che Hermione notò quanto il suo intero
corpo le facesse male. Tutto quello che voleva era di distendersi e di
non
muoversi finché non fosse passato, ma quella non era
un’opzione. Lui non glielo
avrebbe permesso.
Lui
stava ancora stringendo il suo braccio ed Hermione
silenziosamente sperò che lui non la lasciasse,
perché non era sicura se le sue
gambe potessero sorreggerla.
“Visto,
sei in piedi. Non era così difficile, o lo
era?” chiese, senza emozioni.
Hermione
cercò di restare completamente
immobile, anche il più piccolo movimento le
causava alla schiena un’ enorme tortura.
“E
se faccio questo?” chiese come la tirò pochi passi
lontano da dove erano in piedi, lontano dal muro. Hermione
inciampò mentre
cercava di tenere il passo con lui. Poi si fermò ed Hermione
realizzò che
probabilmente erano in piedi al centro della camera da letto.
Come
lo odiava. Lui sapeva bene che era ferita eppure
l’aveva fatta camminare.
Ingoiò la sua
esclamazione di rabbia, ma lui riuscì a leggere la sua
espressione abbastanza
bene.
“Ah,
ti sconvolge, non è vero?” chiese con
divertimento.
Poi
le sue mani si spostarono lentamente dalle sue
braccia alla vita. La stava ancora tenendo, non lasciandola affondare
sul
pavimento.
Il
cuore di Hermione batteva freneticamente, quasi
scoppiando fuori dalla sua cassa toracica.
Un brivido le corse lungo la spina dorsale, il suo corpo
tremò sempre di
più mentre le mani di lui restavano ancora sulla sua vita.
Poteva sentire il
calore della sua pelle attraverso il sottile materiale della sua
camicia da
notte.
“Inutile,
impotente, con così tanta deliziosa paura
negli occhi. Dimmi- Cosa ti spaventa?” chiese
tranquillamente, notando quanto
tesa lei fosse.
“Cosa
stai facendo?” Hermione non sapeva cos’ altro
dire.
Lui
sorrise di quello e fece un passo indietro,
girandole attorno, dietro il corpo di lei. Hermione restò
immobile, tenendo la
testa dritta. I capelli sulla nuca pizzicavano.
“Quella
non era una risposta alla mia domanda, vero?”
Sentì
le sue
mani calde sulle spalle nude, il suo corpo premuto contro la schiena.
Il
respiro di Hermione si bloccò nella sua gola.
Cosa…
Cosa sta…?
Lucius
sollevò le spalline della camicia da notte dalle
spalle ed Hermione subito abbracciò se stessa con le mani
per fermare il
vestito dal cadere giù dal suo corpo. Sapeva che doveva
lottare, fare un passo in
avanti, lontano da lui o dirgli di smettere, ma rimase solo la
congelata, quasi
spaventata di respirare.
Poi
sentì le sue mani sulla schiena e sibilò per il
dolore del contatto.
“Non
stavi mentendo. Hai dei lividi.” Disse lui con
calma, perso nei suoi pensieri per un momento, prima che la sua voce
fredda
tornasse. “Ma meritavi quello che ti è successo.
Non tollero disobbedienza da
nessuno, soprattutto dai sanguesporco.”
Rimuovendo
le mani da lei, fece un passo indietro ed
Hermione sollevò immediatamente le spalline sulle spalle.
“Non
hai risposto alla mia domanda.” Le ricordò.
Hermione
aveva bisogno di qualche istante per calmarsi.
“Q-Quale
domanda?” chiese esitante mentre prendeva
qualche respiro profondo e cercava di fermare il tremito del suo corpo.
“Da
cosa sei spaventata?”
“Te.”
Rispose Hermione sinceramente, non sentendo più la
forza di resistergli. Era così stanca.
Lucius
era soddisfatto della sua risposta. Hermione
poteva dirlo dal tono della sua voce che lui le stava sorridendo:
“ Beh, ma
questo è certamente un miglioramento.”
Strascicò maliziosamente. “E’ veramente
piacevole non dover fare i conti con la tua necessità di
mostrare te stessa a
me.”
Hermione
si stava mordendo la lingua, l’irritazione che
lentamente cresceva in lei.
“Finalmente
ammetti di essere spaventata da me. Che non
mi ha preso troppo tempo da realizzare. Forse ti ho
sopravvalutata.”
“Chi
non sarebbe spaventato? Sono intrappolata qui,
alla tua mercé, non essendo in grado di vedere, di
difendermi. Non sapendo
perché sono qui o cosa stai pianificando di fare con
me.” Hermione non poteva
fermare le parole.
Si
fermò e quando Lucius non disse nulla, continuò:
“La
paura è una reazione normale. Non mi vergogno di essa. Non
c’è persona che non
si sentirebbe spaventata nel non sapere perché sono
torturati e cosa accadrà
loro.”
“Ti
darò un’altra ragione di temermi, ragazza. Vuoi
sapere perché sei qui, è corretto?” la
sua voce
era grondante di cattiveria.
Hermione
annuì, anche se ora non era sicura se lei
volesse davvero sentire la risposta.
“Sei
qui perché ti meriti di essere qui. Ti meriti
tutto quello che ti è successo e quello che ti
accadrà in futuro.” Le spiegò
freddamente ed Hermione poté effettivamente sentire
l’odio nella sua voce.
“Mi
dispiace solo che devo in qualche modo soddisfare
la mia rabbia con te. Volevo lui. Ma non è più
in vita, e così resti
tu.”
“Stai
parlando di Harry?” chiese Hermione, confusa.
Boccheggiò
per il dolore come Lucius improvvisamente la
schiaffeggiò in pieno viso. La sua testa venne girata con
forza e le lacrime si
erano già formate negli occhi di Hermione.
“Non
pronunciare mai
più il suo nome!” le sbottò contro.
Hermione
annuì velocemente, resistendo al bisogno di toccarsi
la guancia ardente ed aspettò che lui continuasse.
“Il
Signore Oscuro lo ha ucciso prima che potessi averlo.
E’ un peccato.” Lucius sputò
fuori le parole con disgusto.
Hermione
sentì il dolore mescolarsi
con il dispiacere nel suo petto alle parole di
lui. Sapeva che Harry non era sopravvissuto alla battaglia, ma non
conosceva i
dettagli. E lei non voleva
conoscere
i dettagli.
“Perché
volevi lui?”
chiese attentamente dopo pochi istanti.
“Pensavo
che una strega brillante come te potesse
averlo capito ora come ora.”
Hermione
rimase in silenzio, non sapendo cosa dire.
Aveva alcune teorie, ma non voleva rivelarle a lui.
La
voce di Lucius stava bruciando per la rabbia ancora
una volta: “Lui ha ucciso mio figlio di fronte a
me.”
Quella
frase provocò alla testa di Hermione delle
vertigini. Tutta l’aria venne spinta fuori dai suoi polmoni
come le parole vi
affondarono lentamente dentro.
“Draco
è morto?”
la sua voce stava tremando per l’orrore. Non gli aveva mai
augurato la morte ed
essa la shoccò. Lo aveva conosciuto fin da quando era
undicenne e non era
facile scoprire che tutti quelli che conoscevi erano morti.
Ma
quello che le provocò di innalzare dentro di se una
paura assoluta era il fatto che ora lei sapeva perché Lucius
l’aveva scelta.
Non era solo a causa del suo status di sangue. Era molto, molto più profondo.
“M-Ma
cosa ha a che fare quello con me?” chiese
silenziosamente.
La
sua voce era crudele e dura: “Non fare la finta
tonta con me. Tu sei colpevole come Potter. Tu eri sua amica,
supportandolo in
ogni sua decisione. E dal momento che lui non è qui per
pagare le sue azioni…
Beh, immagino dovrai farlo tu.”
Ci
fu un silenzio completo per qualche istante. Hermione
desiderò poter vedere, così avrebbe potuto
leggere le emozioni sul viso di
Lucius.
“Quanto
spaventata sei ora?” chiese, un chiaro
divertimento nel suo tono.
Hermione
sentì l’intero mondo crollare addosso a lei
come la realizzazione la colpì. Era nelle mani di un sadico,
un completo
sadico, che la incolpava per la morte del figlio. Non c’era
modo di uscire
dalla situazione in cui era.
“Non
affaticarti a rispondere, il tremito del tuo corpo
mi dice tutto, sanguesporco.” Disse ed Hermione poteva quasi
sentire il ghigno
nella sua voce.
Lui
continuò: “E’ ora di andare a dormire.
Domani sarà
una giornata difficile. Per te, in
ogni caso.”
“Perché?”
chiese Hermione con calma.
“Aspetto
un po’ di compagnia domani.” Spiegò.
“ Ho i
miei compagni Mangiamorte invitati per una cena. Ed indovina o per
meglio dire-
chi sarà
l’intrattenimento
principale.” L’eccitazione
era evidente
nel tuo tono.
“Cosa
mi farai?” chiese Hermione silenziosamente,
trattenendo le lacrime. Non sapeva esattamente cosa significasse essere
l’intrattenimento, ma
poteva immaginarlo.
Lui
buttò crudelmente: “Io non ti farò
nulla. Ma non
posso dire lo stesso dei miei amici. Alcuni di loro hanno un gusto
terribile in
fatto di scelte di divertimento. Non sofisticate come le mie.”
Lei
capì quello che le stava cercando di dire e si
sentì male.
“Ora,
andiamo a riposare, va bene?” con quello le
afferrò il braccio di nuovo e quasi la trascinò
verso il letto, gettandola sul
pavimento rudemente.
“Riposa.
Ne hai bisogno.” La sua voce era setosa e
gentile, ma Hermione sapeva che era tutta una finzione. Come poteva una
persona
così crudele e diabolica avere una così gentile e
morbida voce?
Lucius
non disse nulla come si spogliò ed Hermione
forzò se stessa a distendersi sul pavimento.
Il
suo corpo aveva bisogno di riposo. Inoltre, voleva
che Lucius si addormentasse. Quella era l’unica volta in cui
si sentiva al
sicuro, sapendo che non l’avrebbe ferita.
Quando
chiuse gli occhi, lo sentì di nuovo.
Questa
volta suonò omicida:”Non parlerai mai
più
riguardo mia moglie o mio figlio. Se nominerai mai i loro nomi di
nuovo, lo
giuro te la farò pagare, ti torturerò ancora e
ancora finché mi pregherai per
la morte. E’ chiaro?”
“Si.”
Rispose immediatamente.
Allora
lo sentì camminare verso il letto ed il
materasso sprofondò dietro di lei come lui si distese.
“Nox.”
Non
faceva nessuna differenza per Hermione, ma solo
quando lei capì che le luci erano spente, poté
rilassarsi. Calmando il respiro,
cercò di convincere se stessa che Lucius stava solo cercando
di spaventarla. Non
ci sarebbero stati Mangiamorte per cena. Lo aveva detto solo per
terrorizzarla,
stava solo scherzando con la sua mente. Lui era malato, contorto.
Avrebbe fatto
di tutto per un po’ di sadico divertimento a sue spese.
O
forse le stava dicendo la verità?
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Capitolo 6 *** Help me ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
Capitolo
molto
impegnativo da scrivere visto l’argomento piuttosto spinoso.
Spero di essere
stata coerente e precisa nella descrizione senza trascurare nulla.
Delle annotazioni
in merito a particolare o correzioni ci sono:
*Behave: e’
letteralmente è inteso come
‘comportarsi’, ma nel contesto della frase ho
preferito mettere un sinonimo meno comune ma molto più
pratico e godibile da
leggere.
*certe frasi da
metà capitolo in poi erano quasi impossibili da tradurre
fedelmente. Purtroppo
non riuscivo a trovarne un senso. Ho dovuto appunto modificare cercando
di
completare quei vuoti a modo mio.
Come sempre se avete qualche correzione o suggerimento sono a vostra
piena
dimostrazione. Ringrazio sempre chi si ferma a lasciarmi un commento o
un
parere inerente a possibili correzioni.
Vi adoro gente ;)
A
presto, Monica
IN
THE DARK
Chapter
six: Help me
Sta
mentendo. Deve esserlo. Sta solo giocando con la mia mente, cercando
di tenermi sotto il suo controllo; E’ solo un’altra
mossa nel suo gioco malato.
Quella
notte Hermione non
dormì bene. Migliaia di pensieri stavano viaggiando nella
sua mente impedendole
di addormentarsi. Ma Lucius non sembrava avere lo stesso problema. Il
suo
respiro calmo e costante le diceva che stava dormendo tranquillamente.
Si
chiese come potesse dormire con così tanta calma dopo tutto
quello che aveva
fatto nella sua vita? Dopo tutte quelle orribili cose, dopo tutte le
vite che
aveva preso solo due notti fa? Dopo tutto quello che aveva fatto a lei?
Concluse
che i Mangiamorte
davvero non avevano una coscienza. Anche lei
aveva avuto un orribile sensazione di colpa riguardo la Guerra e lei
aveva
combattuto per il lato giusto.
C’era
anche un’altra ragione
per cui era stata sveglia tutta la notte. Continuava a pensare al suo
futuro.
Ora che sapeva le vere motivazioni di Lucius nel catturarla, Hermione
era
ancora più terrorizzata di quando non aveva nessuna idea
riguardo il perché
l’avesse scelta come premio.
Non
importa quanto diabolico
e freddo Lucius fosse, Draco era la sua famiglia. Ora lui era morto ed
era completamente
comprensibile che Lucius volesse vendetta.
Il
suo desiderio era di sfogare la sua rabbia su qualcuno e lui aveva me.
Poi
qualcosa attraversò la
mente di Hermione. Immaginò Lucius addormentato nel suo
letto, completamente
ignaro di quello che accadeva gli accadeva attorno. Se gli avesse fatto
qualcosa, poi lei sarebbe stata…libera?
Velocemente
spinse via quel
pensiero. Era stato un pensiero stupido. Non sarebbe mai stata libera,
non nel
mondo dove i Mangiamorte governavano, dove Voldemort teneva tutto il
potere e
dove lei era cieca. Chi stava
prendendo in giro anche solo pensando che avesse una
possibilità di ferirlo? Se
avesse avuto la vista le cose sarebbero state differenti. La sua cecità
era qualcosa di costante nella
mente di Hermione. Era permanente?
Era
probabilmente magia oscura e lei non sapeva nulla a riguardo. Ma lui si. Se avesse voluto, Lucius avrebbe
potuto fare qualcosa a riguardo. Era un Mangiamorte, era stato
addestrato alla
magia oscura. Era sicura che lui conoscesse l’incantesimo che
era stato usato
su di lei, ma semplicemente non voleva aiutarla. Perché
dovrebbe? Se lui era
intelligente sapeva cosa sarebbe accaduto nel momento in cui Hermione
avrebbe riacquistato
la vista. Avrebbe avuto almeno una piccola possibilità di
difendersi da lui. Ma
cosa avrebbe ottenuto fuggendo da lui?
Hermione
rabbrividì come
ricordò le parole di Lucius riguardo cosa sarebbe accaduto
se avesse tentato di
scappare o di ferirlo in alcun modo.
‘Se
mi succede qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu finisca
nelle mani del più crudele Mangiamorte.’
Proprio
quando stava per
chiudere gli occhi e cercare di dormire un po’,
sentì il fruscio delle coperte
del letto. Trattenendo il respiro, sperò che si stesse solo
muovendo e non
svegliando.
Era
già ora? Devo riposare, non può già
svegliarsi!
Le
sue speranze vennero
distrutte come Lucius si alzò dal letto. Velocemente chiuse
gli occhi e fece
finta di dormire. Forse l’avrebbe lasciata da sola in quel
modo.
Il
suo cuore stava battendo
sempre più velocemente per ogni passo che lui faceva. Dal
suono poteva dire che
stava camminando verso di lei. E poi ci fu un silenzio completo.
Hermione
poteva sentire il
suo sguardo su di lei, sentiva una sensazione di bruciore e tutto
quello che
voleva era che lui si allontanasse per lasciarla sola.
“So
che sei sveglia, ragazza.
Anche un cieco lo vedrebbe.” Disse Lucius beffardamente.
Il
cuore di Hermione sembrò
fermarsi per un secondo ma si riprese presto. Lentamente
aprì gli occhi, anche
se non faceva nessuna differenza. Ma sapeva che le avrebbe chiesto di
aprirli e
non voleva dargli la soddisfazione di dirle cosa fare.
Iniziava
a sospettare che
stava sviluppando una sorta di sesto senso. Forse era tutto nella sua
mente,
lei poteva sentire quando lui la
stava guardando e ciò le inviò dei brividi giù
per il corpo.
“Oggi
è un giorno importante.
Non vogliamo mancarlo, vero? Ora alzati.” Ordinò
annoiato.
E
la sua voce. La sua voce sembrava
toglierle la capacità di respirare,
facendole venir voglia di nascondersi.
Hermione
cercò velocemente di
fare quello che le era stato chiesto, ma fu sorpresa dal forte dolore
alla schiena.
Era così intenso che dovette aggrapparsi a qualcosa per
sostenersi ed il letto
era la cosa più vicina.
“Togli
le tue mani dal mio
letto. Non desidero il tuo sporco sulle mie lenzuola. E’
già abbastanza che io
debba fare i conti con te nella mia camera da letto.”
“Non
ho chiesto di essere
qui.” Ribatté Hermione, ma si pentì
subito. Non voleva essere gettata contro un
muro così presto nel mattino.
Nemmeno
un secondo dopo sentì
uno schiaffo sul viso, anche se non l’aveva toccata. Lui
aveva usato la magia
per colpirla e quello significava che era solo irritato e non
effettivamente
arrabbiato con lei. L’aveva schiaffeggiata un paio di volte
negli ultimi due
giorni, ma solo per rabbia. Non si sarebbe sporcato toccandola. La
magia era
modo più semplice e pulito per torturare qualcuno. E se
Hermione doveva
scegliere, avrebbe preferito essere torturata con la magia. Era meno
personale.
La sensazione della sua pelle su di lei rendeva tutto molto
più difficile.
“Se
fossi in te, starei
attenta con le mie parole. Questo giorno sarà un test per
te. Se lo passerai,
allora sarai premiata con del cibo.” Spiegò Lucius
con calma, ma la sua voce
era grondante di autorità.
Senza
un'altra parola entrò
nel bagno. Hermione rimase congelata, non sapendo cosa fare. Non le
aveva dato
ordini su cosa dovrebbe fare. Quasi rise istericamente a quel pensiero.
E’ così
che sarebbe stata la sua vita d’ora in avanti? In attesa
degli ordini di
Lucius? Dandogli il potere di controllare la sua vita? E di quale test
stava
parlando?”
Dio,
voleva disobbedirgli,
farlo arrabbiare, ma era così stanca. Ed affamata.
Dopo
pochi minuti Lucius uscì
dal bagno ed Hermione sentì il rumore di fruscii provenire
da lui. Concluse che
probabilmente stava indossando i suoi vestiti e la fece sentire a
disagio.
Combattendo l’impulso, di allontanarsi da lui,
capì che si stava comportando
infantilmente. Non poteva vederlo,
perché avrebbe dovuto allontanarsi da lui?
Eppure,
l’ultima cosa che
voleva o di cui aveva bisogno era essere nella stanza con Lucius Malfoy
mentre
di stava mettendo i vestiti.
“Vado
giù per una deliziosa
colazione. Capisci perché non ti posso portare con
me.” Disse educatamente e
con quelle parole si avvicinò alle porte.
Lo
stomaco di Hermione
brontolò dolorosamente, ma non mostrò nulla sul
viso.
“Verrò
per te stasera. I miei
amici non vogliono perdere l’intrattenimento
principale.” La informò Lucius. “Hai
il permesso usare il bagno. Hai fino a sera per renderti
presentabile.”
Non
lasciò spazio a
discussioni. Era evidente che fosse abituato a persone che gli
obbedivano senza
una parola. Ma Hermione era abituata a parlare con la mente e dovette
letteralmente mordersi la lingua per trattenersi dal fare
un’osservazione.
Senza
darle una possibilità
di replicare, lui uscì dalla stanza, chiudendo e bloccando
le porte dietro di
lui. Hermione rimase la, incapace di respirare. La paura di quello che
le
avrebbe fatto la stava quasi soffocando.
Ha
intenzione di farmi del male, loro hanno intenzione di farmi del male
e non c’è nulla che io possa fare contro. No, non
gliela renderò facile. Se si
aspetta che mi lavi e che mi renda presentabile, avrà una
bella sorpresa quando
ritorna.
Il
tempo stava passando
incredibilmente lento. E’ strano come tutto sembri muoversi
lentamente quando
stai aspettando per qualcosa. E se sei senza un orologio e nel buio,
è molto più
difficile.
Il
fatto che fosse sola nella
stanza stava facendo impazzire Hermione. Non che volesse essere con
Lucius, ma
il silenzio orribile la stava rendendo più nervosa di quanto
non fosse. Alla
fine le aveva dato il permesso di usare il bagno. Dopo qualche minuto
per
cercare di raggiungerlo senza inciampare in qualcosa, Hermione fu
finalmente in
grado di bere dell’acqua. Almeno non sarebbe morta di
disidratazione. Dopo che
la sua sete venne curata,inciampò nella camera da letto e si
appoggiò contro il
muro. Stava cercando di distrarsi pensando agli incantesimi e pozioni.
In quel
modo aveva la sensazione di controllo e la fece sentire un
po’ meglio. Con
la mente tornò ai suoi ricordi ad
Hogwarts, dove la sua opinione contava. Dove nessuno le aveva ordinato
di
chiudere la bocca. Beh, nessuno tranne il Professor Piton.
Ma
quei ricordi non erano
durati a lungo. La sua ansia prese il sopravvento.
Hermione
stava avendo una
battaglia interiore. La sua mente sembrava stesse per esplodere. Troppi
pensieri, troppe emozioni.
Poi
lo sentì. Doveva essere
lui. Il suono secco dei suoi stivali sul suolo duro era
radicato
profondamente nella
sua mente. Velocemente si alzò dal pavimento prima che
entrasse nella stanza,
non volendogli dare la possibilità di ordinarle di farlo.
Indossando
una faccia forte,
aspettò. E non dovette attendere a lungo.
“Bene,
bene… La sera è
arrivata molto più in fretta di quanto mi aspettassi. Sei
eccitata,
Sanguesporco?” chiese, anticipazione nel suo tono.
“Eccitata
riguardo cosa?”
Chiese Hermione, sperando di uscire da questa situazione se si fosse
comportata
da ignorante.
Poteva
effettivamente sentirlo sorridere:
“Non fare l’errore
di pensare che tu sia più intelligente di me. Posso vedere
attraverso di te. Tu
sai sufficientemente bene cosa intendo.”
Hermione
rimase in silenzio,
mordendo l’interno della guancia nervosamente.
Lucius
continuò: “ Vedo che
non hai fatto nulla per renderti più
presentabile.” Poi aggiunse più piano.
“Come se ciò fosse possibile.”
Improvvisamente
diede un
colpetto con la sua bacchetta ed Hermione sentì la camicia
da notte sul suo
corpo cambiare in qualcosa. In un
abito di lana. Esso copriva la maggior parte del suo corpo e le era
grata di
quello, ma era stufa dei vestiti che lui
sceglieva per lei.
“Dove
sono i miei vestiti?
Perché non posso indossarli?”
Non
sapeva perché lo stavo
chiedendo. Quei vestiti che aveva indossato erano sporchi, coperti di
sporcizia
e sangue. E poi il vestiario era l’ultimo dei suoi problemi.
“Dovresti
sapere ormai che
quei indumenti babbani non sono i benvenuti qui.” Mostrò disgusto
nella voce. “Indosserai
qualcosa di più appropriato per te d’ora in
avanti. Vieni qui.”
"Perché?”
chiese, non
muovendosi dal posto in cui era.
“Perché
siamo attesi al piano
di sotto. L’hai già dimenticato? Non dirmi che la
tua memoria è corta come la
tua intelligenza.”
La
rabbia iniziò a crescere
in Hermione, ma era abbastanza saggia da non mostrarla. La paura era
più forte
ed era chiaramente scritta sulla sua faccia.
“No.
I-Io non vengo.” Disse velocemente.
“Si
lo farai. Non sprecare il
mio tempo. Vieni qui.” Ordinò Lucius di nuovo e
questa volta la sua voce era
più forte e dura.
“No!”
ribatté Hermione, il
panico che prevaleva su di lei.
"Non
ho tempo per questo!”
Sibilò Lucius con rabbia.
No,no,no,no.
Non può farmi andare. Non voglio andare…Non
voglio…
“Imperio!”
Hermione
rimase congelata.
Non poteva muoversi. I suoi pensieri erano ancora la nella sua mente.
Sapeva
esattamente cosa voleva fare, ma semplicemente non poteva nemmeno
muoversi. Cercò
di aprire la bocca per urlargli contro, ma non poteva nemmeno muovere
la
lingua.
“Ora
vieni qui.” Lo sentì
dire ed allora il suo corpo si mosse come lei obbedì,
facendosi strada verso la
sua voce.
Era
impossibile non farlo.
Il
corpo di Hermione non era
più suo. Un'altra persona l’aveva preso, lei era
solo bloccata al suo interno,
lottando disperatamente per un qualche tipo di controllo. Aveva sempre
pensato
che aveva una volontà forte, ma ora era stata messa sotto
esame. Un esame che
stava fallendo miseramente.
“Cammina
con me.”
E
lei obbedì di nuovo, non
preoccupandosi di dove la stesse
portando, non preoccupandosi di cosa sarebbe successo se
l’avrebbe seguito. La
sua mano era sul suo braccio, guidandola e a lei non importava affatto.
Camminarono
lentamente lungo
il corridoio, le querce creavano lunghe ombre lungo le pareti spoglie.
Hermione
seguì Lucius senza
domande, finché non si fermarono e lei vide una grande porta
spalancarsi. Poi fu
spinta dentro e improvvisamente tutto il calore filtrò
lontano da lei, la
realtà che ancora una volta la schiacciava. Poteva sentirli. Intorno a lei. Le loro risate,
le loro conversazioni.
Dal rumore che facevano dovevano esserci almeno quattro o cinque
uomini, concluse
Hermione.
Oh
Dio, Oh Dio…
Cercò
di restare tranquilla,
prendendo respiri profondi, ma si scoprì incapace di restare
calma.
“Eccola
qui, miei amici.
Proprio come avevo promesso.” Disse Lucius da dietro di lei.
“Spero
lei valga l’attesa,
Lucius. Abbiamo lavorato tutto il giorno” disse un uomo, la
sua voce era più
aspra di quella di Lucius.
“Infatti.”
Rispose lui.
Antonin?
Antonin Dolohov?
Ora
il panico puro minacciò
di invadere Hermione.
“E
ora è il momento del
piacere, vero?” disse un altro uomo. Non poté
riconoscere la voce, ma suonò più
vecchio. Molto più vecchio di Lucius e Dolohov.
“Per
favore, siate miei
ospiti. “disse Lucius nel suo tono più setoso, poi
si allontanò da Hermione.
Dove
è andato? Cosa vogliono da me?
“E’
la piccolo amica
sanguesporco di Potter.” Uno degli uomini la riconobbe.
"E
noi ci divertiremo di più
per questo…” mormorò tranquillamente
Dolohov.
“Tu…
tu stammi lontano.”
Ammonì Hermione, tendendo una mano, allontanandoli. Ma la
sua mano stava
tremando e probabilmente non sembrava molto convincente.
“O
cosa?”chiese Antonin,
sfidandola.
Hermione
aprì la bocca, poi
la chiuse di nuovo, realizzando che non aveva nulla con cui
minacciarli. Cosa poteva dire?
All’improvviso percepì la
mano di qualcuno sul viso, sfiorandola leggermente. Sentì lo
stomaco rivoltarsi
letteralmente. Fece un passo indietro, ma lui ridacchiò
lievemente, godendosi
il gioco. Arretrò, sperando di trovare il conforto di un
muro, ma urtò
qualcuno.
“Lucius,
perché sta
indossando quel vestito? Questa occasione merita qualcosa di
più… aperto,
non sei d’accordo?” Chiese
Dolohov ed i tremiti di Hermione peggiorarono.
“Se
non ti dispiace, penso
che lei stia mostrando più che abbastanza pelle per i miei
gusti.”
Quella
era la sua voce. Quella calma,
setosa voce.
Hermione poteva dire che proveniva dall’altra parte della
stanza. Ma perché?
Perché lui non stava partecipando? Forse lo divertiva
guardare.
“Vediamo
se indossa le
mutande?” disse l’uomo vecchio.
Hermione
sgranò gli occhi ed
il panico spazzò dentro di lei. Poteva sentire due uomini
chiudere le distanza
tra loro e lei e prima che avesse la possibilità di girarsi
e correre la
presero per le braccia. Lottò, grugnendo nel tentativo di
liberarsi da loro.
Non
c’erano lacrime sul suo
viso, era troppo shoccata per quello.
Dolohov
rise malignamente:
“E’ piuttosto forte per una ragazza!” poi
aggiunse. “Ma noi siamo più forti.”
Hermione
strinse i denti per
la rabbia, poi calciò quando più forte potesse,
entrando in contatto con
qualcosa del corpo di Dolohov, mandandolo sul pavimento.
Non
era sicura si cosa avesse
colpito, ma doveva fargli male, perché guaì per
il dolore lasciandola.
Fu
abbastanza di disturbo per
loro da liberarla e lei fece un passo per allontanarsi. Una mano si
serrò
intorno alla sua caviglia e cadde, il mento sbatté sul
pavimento duro, il
sapore del sangue amaro nella sua bocca come le stelle esplosero dietro
i suoi
occhi. Urlò in un debole tentativo di chiedere aiuto, ma si
rese conto che non
aveva nessuno a cui chiedere per aiuto.
Non smise di lottare e le risate degli uomini divennero
più forti che
mai.
Poteva
sentire il suo corpo
venir tirato sul pavimento di marmo, emettendo un grido forte come si
sentì
afferrata per le caviglie.
No,no,no…NO!
L’adrenalina
esplose nelle
vene di Hermione e non poté trattenersi dal calciare e
mordere qualsiasi cosa
fosse alla sua portata. Una forza aveva preso il sopravvento su di lei,
l’istinto primitivo di sopravvivenza.
Venne
girata rudemente ed allungandosi
graffiò un uomo che le stava tenendo premuto il viso, della
pelle rimase sotto
le sue unghie. Lui la schiaffeggiò, spaccandole
profondamente il labbro, applausi
riecheggiarono sulle pareti alte come lui le raccolse entrambi i polsi
in una
delle sua grandi mani.
Dove
è lui? E’ anche lui nella stanza?
Si chiese
Hermione, come sentì le sue ginocchia venir separate.
“Oh,
ho intenzione di godermi
questo.” Sentì un uomo sopra di lei dire.
Quando
sentì il suo respiro
caldo sul viso, Hermione raccolse tutto il suo coraggio e gli
sputò in faccia.
“Tu
piccola cagna!” ruggì
Dolohov, il suo tono pieno di rabbia.
“Su
su, Antonin, Non
prenderla personalmente.” Disse Lucius dall’altra
parte della stanza.
Hermione
poteva sentire gli
altri uomini ridere, ma l’uomo sopra di lei divenne ancora
più infuriato. Lottò
contro di lui disperatamente, cercando di calciare verso di lui, ognuno
di
loro, ma era inutile. L’avevano imprigionata completamente
contro il pavimento.
Così fece la sola cosa che poteva.
Urlò
a squarciagola:
“Bastardi! Voi maledetti bastardi!”
Rodolphus
stava tirando il
materiale del suo vestito, le dita scorrevano sulle pelle delle cosce
come esse
vennero esposte.
Smettila
smettila smettila! Per favore smettila!
Avrebbe
pregato se fosse
stata in grado di parlare. Il suo corpo era ormai scosso da violenti
singhiozzi.
“Vigliacco.” Sussurrò
solo e questa volta intendeva una sola
persona. Quella che si trovava dall’altra parte della stanza,
lontana da tutta
la violenza, la persona che aveva permesso che tutto questo accadesse. Lucius Malfoy. E lei sapeva che poteva
sentirla, in qualche modo lei lo sapeva.
“Fermi.”
Disse Lucius.
Quella
singola parola fermò
tutto quello che stava accadendo. Le loro mani sul suo corpo si erano
fermate e
c’era un silenzio completo, finché lei
riuscì a sentire di nuovo il suono dei
suoi stivali. Stava camminando verso di loro.
Perché?
Cosa farà? Vuole..Lui vuole… partecipare?
“Cosa
era quello, Sanguesporco?”
le chiese da sopra di lei.
Hermione
non cercò nemmeno di
trattenersi: “Vigliacco. Bastardo. Malvagio, malato, deviato
bastardo. Sei
patetico. Tutti voi.”
Stava
per essere violentata,
ferita nel modo più orribile, perché avrebbe
dovuto essere spaventata da lui?
Non c’era nulla di peggio che lui-loro
potessero farle.
“Ho
intenzione di ignorare i
tuoi insulti e dar la colpa di essi all’orribile situazione
in cui sei. Le
persone in pericolo tendono a dire cose che in realtà non
intendono.” Disse
Lucius tranquillamente, non mostrando emozioni. “Ti
darò una scelta.”
Quale
scelta?
“Posso
far finire tutto
questo. Devi solo chiederlo. O meglio dire- pregarmi e io
vedrò cosa posso fare
a riguardo.”
Hermione
scosse la testa. Sta giocando con la mia
mente! Sta solo
cercando di vedere quanto più egli possa umiliarmi e
distruggermi.
“Dipende
tutto da te,
Sanguesporco.” Disse lui, divertito.
“Zitto!
Smettila di parlare!”
Urlò con rabbia Hermione. Non riusciva più ad
ascoltarlo, stava solo
peggiorando le cose.
“Direi
che ha bisogno di
qualche lezione in più di rispetto, Lucius.” Disse
Dolohov. “Sembra che abbia
ancora un sacco da imparare. Come puoi permetterle di insultarti? Se
fosse per
me-“
“Zittisciti,
Antonin.” Rispose
Lucius freddamente, poi rivolse di nuovo le sue attenzioni verso
Hermione. “Ti
rendi conto che possiamo continuare così, ma non ti
consiglio di spingerci
verso quella strada. Non credo saresti in grado di reggerlo.
Perché insisti
sempre per renderti le cose più difficili?”
Silenzio.
“Bene,
Miss Granger? Ti ho dato una scelta.
Ora decidi.”
Hermione
non poteva credere a quello che stava accadendo. Perché
stava
facendo questo a lei? Stava cercando di farla impazzire completamente? Si sentiva come se stesse
in piedi su una
scogliera e lui la spingesse giù, ma ora le stava tendendo
la mano, offrendole
aiuto. Cosa c’è di
sbagliato in lui?
“Per favore.” Iniziò.
Doveva
provare, almeno. Non sarebbe stata in grado di convivere con se stessa,
sapendo
che non aveva fatto assolutamente tutto
per fermare quello che stava accadendo.
“Per
favore cosa?”chiese
Lucius, era chiaramente divertito da questo.
“Per
favore, fermali.” Le parole uscivano appena attraverso i
denti
stretti. “Aiutami… Non lasciare che mi facciano
del male.” La voce di Hermione
era così flebile e sommessa che poteva difficilmente
sentirsi.
Lucius
chiese innocentemente: “E perché dovrei farlo?
Convincimi.”
“Perché…
è sbagliato. E’ barbarico e inumano. E’ malato!” Provò
Hermione, non sapendo nemmeno cosa stava dicendo.
“Non
così convincente. Antonin, continua a fare quello che
stavi-”
rispose Lucius.
“Per favore! Non farlo! I-Io
non ho mai fatto… questo prima! Non posso.. Per favore,
Farò qualsiasi cosa. Puoi
farmi tutto, tutto ma questo…” Balbettò
Hermione, le lacrime scendevano lungo
le guance, quasi soffocandola. Gli
stava chiedendo aiuto e lui era il responsabile per tutto quello che le
stava accadendo.
Non aveva senso.
C’era
un silenzio completo, eccetto per i suoi singhiozzi.
“Penso
che sia abbastanza, signori.” disse Lucius freddamente.
“Oh,
ma abbiamo appena iniziato con-” iniziò Dolohov,
ma Lucius tagliò
corto.
La
sua voce era autoritaria: “No, Antonin. Mi hai sentito. Prova
a
mostrare della dignità se non è chiedere
troppo.”
Hermione
non poteva credere a quello che stava sentendo. Come
osa parlare di dignità? Dopo quello che
hanno quasi fatto.. ricorda loro di mostrare della dignità?
Ma
non poteva perdere il suo tempo pensando a riguardo. Si sentiva come
se qualcosa di pesante fosse stato sollevato dalle sue spalle e lei
potesse
respirare ancora. Stava tremando così forte che pensava
avrebbe potuto mordersi
la lingua accidentalmente.
Sentì
tutte le mani lasciare il suo corpo ed il peso dell’uomo che
la
stava tenendo giù, era stato tolto da lei.
“E’
stata una serata interessante.” Disse Lucius a loro
educatamente.
“Lo
è stata di sicuro.” Disse uno degli uomini.
Si
scambiarono qualche parola di cortesia, poi Hermione li
sentì camminare
fuori dalla stanza.
Era
sola con lui ancora una volta. Non lottando, strinse solo i denti per
il dolore quando venne sollevata dal pavimento. E senza un'altra parola
stavano
camminando di nuovo. Hermione si sentiva intontita. Non sapeva cosa
dire, come
sentire. E lui era troppo tranquillo.
Un
minuto dopo erano di nuovo nella camera da letto. Lucius
liberò il suo
braccio, e lei inciampò qualche passò lontano da
lui, abbracciandosi con le braccia.
“Penso
che un po’ di gratitudine sia appropriata.” Le
disse, sarcasmo
nella sua voce.
“C-Cosa?”
“Non
mi hai ancora ringraziato.”
La
rabbia stava di nuovo lentamente crescendo dentro di lei. Lucius
camminò lentamente verso di lei e si fermò
davanti al suo corpo tremante.
“Ti
ho salvata. Sapevo che i babbani erano ingrati e non meritavano nulla,
ma pretendo che tu mostri un po’ di rispetto verso di me,
Sanguesporco.” Sibilò
Lucius.
Hermione
spinse fuori la risposta dalle profondità della sua rabbia e
del
suo dolore: “Tu sei davvero malato.”
Lui
rise crudelmente: “Ma ti ho sotto il mio controllo. Sei alla
mia
mercé. Non puoi nemmeno immaginare quando divertente sia
stato vederti
spaventata, terrificata come una piccola
ragazzina…”
Lui
era inclinato verso di lei, Hermione poteva sentire la sua faccia
vicino alla sua. Prima che potesse realizzare cosa stava facendo,
sollevò la
mano e lo schiaffeggiò duramente sul viso. La stessa mano
coprì la propria
bocca per lo shock un secondo dopo.
Doveva
farlo smettere di parlare, non poteva più restare a
sentirlo. Ed avuto
successo. C’era un silenzio orribile. Hermione non riusciva a
sentirlo
respirare.
Oh
Dio, oh Dio, oh Dio cosa
ho fatto?
|
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Capitolo 7 *** A mistake ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter
seven: A
mistake
Solo
un momento dopo averlo schiaffeggiato, ci fu un silenzio di tomba
nella stanza. E quello rese Hermione ancora più
terrorizzata. Sapeva che aveva
fatto un enorme sbaglio colpendolo e ne era pentita, ma lo avrebbe
fatto di
nuovo. Se si fosse tenuta il sentimento imbottigliato dentro di lei,
sarebbe
sicuramente esplosa.
Non
poteva vedere la reazione di Lucius, non poteva nemmeno sentire il
suo respiro. Forse non stava respirando? Sapeva che era di fronte a
lei, perché
poteva ancora percepire qualcosa dal
suo corpo. Una specie di calore o energia, non ne era sicura.
All’improvviso
le diede un colpo di rovescio sul viso. Hermione quasi
perse l’equilibrio e cadde sul pavimento, ma in qualche modo
riuscì a stare sui
suoi piedi.
“Tu
spregevole creatura! Come hai osato alzare la tua mano contro di me?” le sibilò
Lucius, pura furia nella
sua voce.
Hermione
si rese conto che non l’aveva mai sentito parlare con tanta
rabbia e odio. Cercò di arretrare da lui, ma non
poté quando lui la
schiaffeggiò di nuovo sul viso solo che questa volta aveva
usato molta più
forza. Hermione poteva già sentire il livido iniziare a
formarsi.
In
quel momento avrebbe voluto che lui usasse la magia per punirla.
Avrebbe preferito essere torturata con Crucio o qualche altra
maledizione che
dover sopportare il suo tocco sulla pelle.
“Per
favore…” iniziò, ma non sapeva nemmeno
cosa dire. Cosa avrebbe
potuto dire per farlo fermare?
Allora
lui le afferrò il braccio e usò la mano destra
per schiaffeggiarla
di nuovo.
“Non
credo di averti chiesto di parlare.”
Il
dolore squarciò sul suo viso come la schiaffeggiò con forza, una volta, due
volte, ancora e
ancora. Le orecchie di Hermione suonarono e lei urlò per
ogni colpo. Ma non
avrebbe permesso a se stessa di piangere. No, non gli avrebbe dato
quella soddisfazione.
L’ultimo
schiaffo le fece cedere le gambe ed atterrò sul pavimento.
“Non
ti permetterai mai più di toccarmi.”
Continuò a gridarle Lucius e tutto quello che Hermione
poteva fare era di
restare in silenzio e sperare che si sarebbe calmato. Ma la fortuna non
era
dalla sua parte.
Lucius
la tirò in piedi e la gettò dall’altra
parte della stanza.
Hermione inciampò nell’oscurità e
gridò per il dolore come sentì la sua testa
colpire la parete dura. L’aveva gettata con così
tanta forza che quasi si ruppe
il cranio quando colpì il muro.
“Fermati.”
Riuscì a dire quando scivolò di nuovo sul
pavimento,
rannicchiandosi a palla quando lo sentì avvicinarsi.
Il
suo intero corpo la stava tradendo, tremando come mai prima
d’ora. E
faceva male. Tutto faceva male. Pochi giorni prima non avrebbe mai
immaginato
che quel tipo di dolore esistesse davvero, ma ora aveva una certa
familiarità
con esso. E tutto a causa di Lucius Malfoy.
‘Ed Harry,’ disse una piccola
voce dentro di lei. Subito Hermione provò vergogna al
pensiero. Come poteva
biasimare Harry per quello che le stava accadendo. Non era
l’unico da
biasimare.
‘Ma se non avesse ucciso Draco..’
‘No,
quello non importa!
Lucius avrebbe probabilmente trovato un’altra ragione per
torturarmi.’
“Forse
non hai imparato la tua lezione. Dovrei chiamare indietro i miei
amici e lasciarti da sola con loro? Mi sembrava che fosse in qualche
modo… insoddisfatti.”
Hermione
scosse velocemente la testa: “N-No…”
Tutta
l’aria venne spinta fuori da lei quando lui la prese a calci
brutalmente nelle costole. Hermione congelò nel panico come
sentì qualcosa
rompersi quando il suo stivale era entrato in contatto con il suo
corpo. Forse
se lo era solo immaginato. Mordendosi le labbra per fermarsi dal
gridare per il
dolore, sentì il gusto del sangue nella bocca. La sua intera
faccia le faceva
male e il labbro inferiore stava bruciando. Era ancora rotto da quando
uno
degli amici di Lucius l’aveva afferrata per la caviglia e
causato la sua caduta
sul pavimento, colpendo la faccia sul suolo duro.
“Pensi
di essere forte, Sanguesporco? Smettila di sprecare il tuo tempo
perché non credo che lo sei. Lo so che stai fingendo. Non
puoi nascondere nulla
a me. Pensi che non possa vedere la paura ed il dolore scritti su tutta
la tua
faccia? Disse Lucius con arroganza.
Hermione
poteva quasi vederlo alzare un sopracciglio mentre i suoi occhi
aristocratici scavavano un buco dentro di lei.
Cercò
di rotolare di lato, ma l’afferrò prima che
potesse muoversi,
accovacciandosi su di lei e puntando le mani sulle sue spalle, la sua
stretta
forte la spingeva sul freddo pavimento di pietra.
“Non
voglio che tu ti comporti in modo così irrispettoso mai
più,
Sanguesporco! E’ chiaro?” la sua voce era un
po’ più calma ora.
Hermione
si sentiva come se qualcosa la stesse soffocando, poteva
difficilmente respirare e in qualche modo le parole non riuscivano a
lasciare
la sua bocca.
Lucius
strinse la sua presa su di lei. “E’ chiaro?
Rispondimi,
immondizia!”
“S-Si.”
Disse Hermione, la sua voce poco più di un sussurro. Poi
capì
perché. Stava quasi soffocando per le lacrime. Ma si era
ripromessa che non
avrebbe pianto e quello la rese ancora più delusa da se
stessa.
Lentamente
il suo peso venne sollevato da lei e la sua presa scomparve
come la liberò.
“Ti
consiglio di evitare di provocare la mia rabbia.” Disse
freddamente,
ancora una volta controllando se stesso.
Hermione
poteva a malapena sentirlo. La sua testa le faceva male come
l’inferno, le sue orecchie stavano squillando ed ogni respiro
che prendeva le
causava un dolore inimmaginabile che la squarciava. Cercando di
trattenere le
lacrime e i gemiti di dolore, si concentrò sulla sua voce.
Sapeva
che lui era in piedi accanto a lei, guardandola da sopra. Doveva
essere soddisfatto. Alla fine l’aveva dove pensava dovesse
stare. Ai suoi
piedi, tremante per il dolore.
Hermione
abbracciò se stessa con le braccia e preparò il
suo corpo ad un
altro pugno o calcio. Ma non arrivò nulla e lentamente i
secondi passavano.
Poteva ancora sentirlo respirare. Migliaia di pensieri stavano
viaggiando nella
sua mente. Non poteva capire perché la stesse guardando,
perché non stava
dicendo nulla? Stava pensando ad altri modi per punirla?
Sperò di no, perché
non avrebbe potuto reggere molto ancora.
“Niente
cibo per te oggi. Ed io avevo sperato che tu mostrassi un po’
di
intelligenza ed il giusto atteggiamento. Sembra che i Sanguesporco
davvero
imparino difficilmente.”
Hermione
ascoltò silenziosamente, aggrappandosi alla sua voce. In
quel
momento non poteva importale meno del cibo. Una piccola parte di lei
voleva che
lui la lasciasse morire di fame. Forse quella sarebbe stata la sua via
di fuga.
“Ti
sarà permesso di mostrare la tua gratitudine più
tardi.” Le disse con
calma.
Hermione
non riuscì a trattenersi dal chiedere: “Quale gratitudine?”
“Mia
cara, hai davvero una memoria corta.” Disse con tono
strascicato,
chiaro divertimento nel tuo tono.
“Tu-Tu
pensi dovrei mostrare gratitudine verso di te per quello che
è
accaduto con i tuoi… con i Mangiamorte?”
“Non
dovrei? Ti ho salvato se non ti ricordi. Loro erano a soli pochi
istanti dal prendere quello che volevano e
non penso ti sarebbe piaciuto.”
Il
disgusto e la rabbia iniziarono a crescere dentro Hermione. Poteva
sentire il suo cuore battere più veloce e le parole le
volarono fuori dalla
bocca: “Tu malato bastardo! Non proverei mai gratitudine
verso di te! Come osi
anche solo suggerirlo?”
“Chiudi
la bocca…” L’avvertì lui, ma
Hermione lo interruppe.
La
rabbia salì dalla bocca dello stomaco, mandandole una
martellante
energia elettrica nelle vene.
“Sei
stato tu che mi hai messo
in quella situazione in primo luogo! Mi hai quasi fatta violentare e ti
aspetti
che ti ringrazi? E’ patetico, tu sei
patetico! Spero tu marcisca all’inferno!”
La
gola di Hermione stava bruciando dal gridare, ma quello non la
fermò.
Gli stava urlando attraverso i suoi singhiozzi, aveva bisogno che lui
sapesse
che lo odiava, che lo desiderava morto.
Non
riusciva a spiegare a se stessa perché le importasse, ma
aveva solo
bisogno che capisse che lei non avrebbe mai provato nulla per lui se
non un
puro odio.
“Ti
odio!”
Un
attimo dopo urlò per l’assoluto dolore come lui
sbatté il suo stivale
contro le sue costole ancora una volta, più forte della
prima volta. Hermione
non poteva respirare, ogni respiro si sentiva come se un coltello
l’attraversasse il petto. Ansimando, concesse a se stessa di
piangere, senza curarsi
di lui potesse vederla. Non era come se non l’avesse mai
vista prima. Negli
ultimi tre giorni l’aveva fatta piangere molte più
volte di quando avesse fatto
in tutta la sua vita.
Senza
un'altra parola, Lucius si allontanò da lei. Hermione poteva
sentire
i suoi passi. Erano più forti di quanto normalmente fossero.
Era come se fosse
ancora furioso e ci fosse ancora rabbia nel suo corpo. Ma
perché si era
allontanato? Perché non sfogare la sua rabbia su di lei?
Hermione
concluse che se fosse successo, molto probabilmente non sarebbe
sopravvissuta e lui aveva bisogno di lei viva. Era molto intelligente e
non
voleva ucciderla troppo presto. Sarebbe stato troppo facile.
Lucius
uscì a grandi passi dalla stanza, sbattendo la porta dietro
di lui
e bloccandola.
Hermione
era stata infine lasciata sola, ma quello non la fece sentire
meglio. Per qualche motivo sconosciuto voleva che lui restasse in modo
che
potessero finire la loro discussione così che lei potesse
dire la sua opinione
su di lui. Aveva bisogno di togliersi quel peso dal petto altrimenti
sarebbe
esplosa.
Mentre
giaceva sul pavimento, si ritrovò a pensare a quello che le
era
quasi successo non più di mezz’ora prima.
Quando
era arrivata a Malfoy Manor la prima volta era terrorizzata. Inorridita da ciò che le
sarebbe
accaduto e da quali torture malate Lucius avrebbe elaborato per lei.
Non era
stupida. Sapeva abbastanza bene per cosa i Mangiamorte erano famosi.
Ma
quando era stata costretta a fare un bagno, Lucius aveva messo in
chiaro che non l’avrebbe mai toccata in quel
modo. Ed in quel momento Hermione non era mai stata
più grata del suo stato
di sangue. Ma quello che era successo con gli amici di Lucius cambiava
tutto.
Si rese conto che non era al sicuro come pensava di essere e sicura
come poteva
essere in quelle date circostanze.
Se
Lucius era troppo disgustato da lei per provare qualcosa di simile, i
suoi
amici di certo non lo erano. E lui avrebbe permesso loro di fare quello
che
volevano con lei.
Il
panico tagliente la colpì quando realizzò quello
che era quasi
accaduto. Se fosse successo e se Lucius non li avesse
fermati… Hermione non
sapeva cosa avrebbe fatto. Quella era una di quelle cose da cui non si
sarebbe
mai ripresa. I
lividi potevano guarire,
gli insulti potevano essere ignorati, gli schiaffi facevano male, ma
solo per
un attimo. Ma se loro avessero finito quello che avevano cominciato,
sarebbe
stato molto più orribile di qualsiasi altra cosa aveva
dovuto sopportare.
L’avrebbe umiliata più di quanto potesse
sopportare, Hermione ne era sicura.
Ma
perché Lucius li aveva fermati? Era tutto un gioco per lui?
Un gioco
per vedere fin lei potesse sopportare prima di andare completamente
fuori di
testa o- o prima di vederlo…come il suo
proprietario?
Come
qualcuno che tiene la sua vita nelle sue mani e fa ciò che
vuole con
essa?
E
cosa che Hermione non si aspettava da lui era che pretendesse gratitudine. Che diavolo gli aveva dato
l’idea che lei dovesse essergli riconoscente per quello che
aveva fatto?
Tuttavia,
Hermione poteva mentire a lui,
poteva anche provare a convincere se
stessa, ma la verità era che si
sentiva… grata. Una piccola parte di lei,
quella illogica e stupida era grata che lui li avesse fermati. Quando
lo aveva
sentito ordinare agli altri Mangiamorte
di fermarsi, non aveva potuto fare a meno di vederlo come
il suo
protettore, anche colo per un momento.
Le
lacrime stavano impregnando le palpebre di Hermione mentre lo pensava.
Si ricordò di smettere di essere stupida, perché
lui non poteva rivendicare quel
titolo, non dopo tutto quello che le aveva fatto, non dopo che lui stesso l’aveva portata dai
suoi
amici e lasciato loro fare ciò che volevano con lei.
Tutto
era complicato ed Hermione non aveva il tempo o l’energia per
pensarci.
Il
cervello era l’unica parte di lei che non fosse ferita. Tutto
quello
che voleva erano i suoi amici ed i suoi genitori. Almeno sua madre e
suo padre
erano al sicuro nel mondo dei babbani. Per ora.
Hermione
si chiese cosa fosse successo a Ron, Ginny, Luna, persino
Lavanda. Sapeva che la possibilità che fossero sopravvissuti
era molto piccola,
ma esisteva. Quando era sul campo di battaglia, aveva sentire Voldemort
dire
che c’erano sopravvissuti. Poteva ancora sentire le suppliche
di qualche
ragazza che come lei era stata scelta come premio da un Mangiamorte e
portata
via con sé.
Il
suo ultimo desiderio prima che l’incoscienza la prendesse fu
di
riuscire a vedere almeno uno dei suoi amici. In quel modo non si
sarebbe
sentita così sola, sapendo che aveva ancora qualcuno in
questo mondo crudele
governato da Mangiamorte.
Lentamente
scivolò nell’incoscienza.
Hermione
non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando si era
addormentata. Tutto quello che sapeva era che era ancora a terra e
nella stessa
posizione in cui era prima. Ma il dolore crescente sul suo corpo ed i
lividi
già formati le dissero che erano passate almeno un paio
d’ore. Aveva ancora gli
occhi chiusi e la sorprese come tutto fosse tranquillo. Probabilmente
era notte
o mattina presto. Lentamente i suoi sensi si risvegliarono e la
sorprese che
non sentiva Lucius. Il suo respiro di solito era molto stabile quando
dormiva.
Era
sola nella stanza? Dove era lui?
Hermione
trattenne il respiro ed ascoltò ancora una volta, premendo
le
orecchie nel buio, cercando disperatamente di ignorare il brivido che
minacciava di attraversarla. Ascoltò per qualsiasi tipo di
movimento, segno che
lui fosse nella stanza.
Un
piccolo rumore da sopra di lei rispose alle sue domande. Non era sola.
Quando
si concentrò, poté sentire un respiro leggero
provenire da sopra
di lei.
Stava
in piedi accanto a lei?
Perché?
Hermione
tenne gli occhi chiusi, sperando che non si accorgesse che era
sveglia. In qualche modo ‘sveglia’ non era la
parola giusta per descrivere lo
stato in cui era. Non era completamente sveglia, si sentiva come se
stesse
fluttuando. Quel tipo di sensazione che Hermione aveva solo quando
stava
sognando, ma sapeva che non era un sogno. Cercando di mantenere il suo
respiro
morbido e costante, si irrigidì quando lo sentì
muoversi. E non si era
allontanato da lei Da tutto quello che poteva dire, Lucius si era
inginocchiato
accanto a lei.
Il
suo respiro era più vicino ora ed Hermione poteva sentirlo
chiaramente. Sentì il suo sguardo su di lei, bruciandola,
lasciando un marchio
e tutto quello che voleva era di essere lasciata sola.
Forse
stava pensando a quello che le avrebbe fatto una volta sveglia?
Alla ricerca di nuovi metodi di torture sadiche.
‘Almeno non mi sta toccando.’
Pensò Hermione e cercò di calmarsi.
Come
se lui la stesse prendendo in giro, nello stesso momento in cui lo
disse nella sua mente, sentì qualcosa sulla guancia. Il
tocco di qualcuno. Il suo tocco.
Era leggero e caldo, ma era
un tocco.
Lentamente
trascinò i suo dito lungo la gola. Hermione poteva sentire
il
suo cuore battere come un matto con il sangue che pompava sotto la
pelle e
sperò che Lucius non lo sentisse. Ma era in qualche modo
ignaro del fatto come
se si stesse concentrando molto su qualcosa o se fosse perso nei suoi
pensieri.
Se avesse potuto leggere la sua mente o almeno vedere il suo viso,
vedere
l’espressione sul suo volto mentre la toccava. Che cosa stava
cercando di
realizzare con quello?
Il
sentiero che il suo dito aveva lasciato sulla pelle di Hermione
sembrava bruciare. Era tutto nella sua mente, ma si stava a malapena
trattenendo dall’indietreggiare lontano da lui. Il suo tocco
era pura tortura e
le mandava brividi lungo la schiena. Era in stato delirante, ma era ben
consapevole del modo in cui il dito si muoveva. Non poteva essere solo
la sua
immaginazione. Il suo tocco era gentile
e morbido come se lui stesse
toccando
qualcun altro, non una sudicia Sanguesporco.
Ma al tempo stesso era trattenuto come se stesse ispezionando qualcosa.
Il
suo dito si fermò per un attimo sulla sua gola prima che lo
ritraesse
come se si fosse scottato.
Il
suo respiro ora era differente- troppo veloce, troppo pesante. Era
come se qualcuno l’avesse sconvolto, come se fosse
arrabbiato. Ma perché?
‘Io non gli ho fatto niente’
pensò Hermione.
Si
staccò da lei e si alzò. Si aspettava che lui la
colpisse di nuovo,
perché dal suono del suo respiro era molto arrabbiato. Ed
era completamente
calmo quando la stava solo osservando. La sua collera era apparsa solo
quando
l’aveva toccata, quello significava che era arrabbiato con
lei.
Ma
poi lui si allontanò ancora una volta, fuori dalla stanza.
Non l’aveva
colpita o detto qualcosa. E perché non era andato a letto?
Troppi
pensieri, troppe domande per Hermione in quel momento. Era mezza
addormentata e solo pochi istanti dopo si perse nel buio intorno a lei
ed il
sonno la sopraffece ancora una volta.
|
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Capitolo 8 *** Be strong ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
In
questo capitolo le ripetizioni di nomi sono state
a dir poco frustranti. Ho dovuto limare o ignorarne qualcuno
affinché il testo
non risultasse pesante da leggere. Specialmente nella seconda parte,
fitta di
dialoghi. Un capitolo intenso questo, che apre uno spiraglio agli
avvenimenti
futuri. Spero che lo apprezzerete J
Se avete consigli
o modifiche da propormi, sono sempre qui. A presto! momob
IN
THE DARK
Chapter eight: Be strong
“Svegliati.”
Hermione
gemette e cercò di ignorare la voce, dimenticando
completamente
dove si trovasse e cosa stesse accadendo.
“Non
te lo dirò ancora una volta, Sanguesporco.”
Sanguesporco.
Quella parola la riportò alla realtà e le
ricordò dove si trovava. I
suoi occhi si aprirono e subito cercò di tirarsi in
posizione seduta. Era
ancora disorientata e si dimenticò delle proprio ferite.
Quando si mosse, il
dolore la colse alla sprovvista, facendola trasalire. Avrebbe voluto
urlare, ma
il suo orgoglio era più forte.
Gli
avvenimenti del giorno precedente tornarono a lei come
ricordò di
essere stata schiaffeggiata, presa a calci e gettata contro il muro.
Lucius
semplicemente rise del suo disagio e ciò fece solo che
Hermione lo
odiasse con più intensità. Poteva dire che era
inginocchiato accanto a lei, ma
non era vicino come lo era quando stava toccando il suo viso. Una volta
che fu
in posizione seduta con le spalle al muro, ricordò quello
che era successo
durante la notte e si chiese se avrebbe dovuto dirgli che sapeva che
lui la
stava osservando. E toccando.
Quello
era il fatto che la preoccupava di più. Non riusciva a
capire cosa glielo aveva
fatto fare. Ma decise che in quel momento probabilmente non sarebbe
stata una
buona idea fargli sapere che era stata sveglia.
“Come
ti senti?” chiese Lucius con calma.
Hermione
non poté evitate lo sguardo scettico sul suo viso. Doveva
dirgli
la verità o una bugia? Era affamata, stava morendo di fame
ed una parte di lei
voleva solo obbedirgli. Tutto sarebbe stato molto più facile.
Si
leccò le labbra secche e rispose con attenzione:
“Come se qualcuno mi
avesse picchiato.”
“Bene.”
Rispose. “Quella era la mia intenzione.”
Hermione
dovette stringere i denti per evitare di rispondergli.
Lucius
rimase in silenzio per alcuni istanti come se stesse aspettando la
sua risposta, ma quando si rese conto che non avrebbe detto niente,
continuò:
“E’ una sorpresa vedere che sei in grado di
obbedienza. Non l’avrei pensato tre
giorni fa.”
La
stava prendendo in giro ed Hermione lo sapeva. Ci volle tutta la sua
forza mentale per non sputargli e fargli vedere quanto potesse essere
obbediente. Picchiata, affamata e ferita decise di agire in modo
logico. Era
affamata ed aveva bisogno di cibo. Come ottenere il cibo? Agendo
obbediente.
Almeno per qualche tempo.
“Ora
dammi la mano.” Ordinò Lucius.
“Perché?”
chiese sempre più sospettosa.
“Non
mi ripeterò. Dammi la mano.” Ordinò di
nuovo, la sua voce più forte
questa volta.
Hermione
si morse il labbro e dopo un attimo fece quello che le era stato
chiesto. Sentì qualcosa essere messo nel palmo della mano,
una bottiglia
piccola. Quando Lucius lasciò la mano, la tirò
subito indietro lontano da lui.
Lucius
chiese, divertito. “Beh? Non hai intenzione di chiedermi di
cosa
si tratta?”
“E’
una bottiglia. E suppongo sia una pozione.” Rispose,
chiedendosi che
cosa stesse progettando.
“Vero.
E’ una pozione di guarigione.” Affermò
con calma.
Quello
sorprese Hermione. L’aveva picchiata fino a farla quasi
svenire e
poi aveva deciso di darle una pozione di guarigione?
“Cosa
vuoi che faccia con essa?” nel momento in cui la domanda
lasciò la
sua bocca, si rese conto di quanto stupida suonasse. Cosa altro
facevano le
persone con le pozioni oltre che berle?
“Ho
alcuni ospiti in arrivo e hanno richiesto la tua presenza.”
Spiegò
Lucius senza alcun tipo di emozione.
La
paura iniziò a crescere dentro Hermione. Scosse la testa, in
preda al
panico, ricordando quello che era successo l’ultima volta che
aveva dovuto
intrattenere gli ospiti di Lucius. Era stato solo un giorno prima.
“No…
Non puoi farlo. Non ancora…” balbettò,
il panico che la rendeva
ancora più confusa.
“Posso
fare quello che voglio, Sanguesporco. Cerca di ricordarlo. E non
vedo il motivo per il tuo comportamento. Non vuoi incontrare i miei
ospiti?”
chiese, la sua voce grondante di sarcasmo.
Hermione
fece un respiro profondo e ricordò a se stessa di mantenere
la
calma: “No. Non voglio.”
“Mi
dispiace deluderti, ma i tuoi desideri sono irrilevanti qui.”
Disse
con voce strascicata. “Comunque, puoi tranquillizzarti.
Quando dico ospiti, non voglio dire
i miei amici di
ieri.”
Una
piccola parte di Hermione si rilassò, ma era ancora
preoccupata. Lei
non era altro che una Sanguesporco per lui. Perché avrebbe
voluto che
incontrasse i suoi ospiti?
“Al
momento non sei in condizione di camminare o fare qualsiasi altra
casa, quindi bevi la pozione.”
Lei
strinse la presa intorno alla bottiglia e sussurrò:
“Non lo voglio,
non voglio niente da te.”
Lui
rimase in sielnzio per un momento ed Hermione aspettò per la
sua
reazione. Quello che la sorprese fu che non aveva perso le staffe come
si
aspettava.
“Tu
la berrai.” Disse ancora
una volta con assoluta certezza e un avvertimento nella voce.
Hermione
capì che era meglio seguire i suoi ordini. Tutto il suo
corpo
era ferito e perché rifiutare la possibilità di
sentirsi meglio?
Senza
parole, bevve la pozione, e una specie di calore si diffuse in
tutto il suo corpo. Aveva diminuito il dolore, ma non lo aveva tolto.
Almeno si
sentiva un po’ meglio.
“Brava
ragazza” le disse con un sorrisetto.
Lui
continuò: “Arriveranno nel giro di
mezz’ora. Ho del lavoro da fare,
ma verrò in tempo per te. Ti consiglio di essere
intelligente, Sanguesporco.
Parla solo quando richiesto e trattieniti da fare commenti intelligenti…”
“La
posizione di supremazia intellettuale non è una cosa facile
con cui
competere per l’ego maschile, vero?” chiese
Hermione senza pensare a quali
conseguenze avrebbero potuto avere le sue parole. Solo dopo un secondo
si rese
conto che avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Aveva bevuto solo una
pozione
di guarigione. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un
altro pestaggio.
“Il
sarcasmo non ti si addice, Sanguesporco.” Disse Lucius a voce
bassa.
“Non
stavo facendo del sarcasmo.”
Hermione
voleva darsi uno schiaffo in quel momento. Quale era il suo
problema? Perché non poteva tenere la bocca chiusa?
Un
attimo dopo fece una smorfia come sentì quel familiare
schiaffo
pungente sul viso. Uno schiaffo magico. Hermione sapeva già
cosa significava.
Dopo tre giorni con Lucius Malfoy aveva imparato a distinguere uno
schiaffo
d’avvertimento da uno di rabbia.
“Credo
di non dover dire niente altro.” Le sibilò Lucius.
“Farai quello
che ci si aspetta da te. Ciò significa tenere la tua sporca
bocca chiusa quando
viene ordinato. E’ chiaro?”
Hermione
annuì con calma, ma dentro di lei ardeva la rabbia. Dopo
pochi
secondi lo sentì allontanarsi da lei mentre si alzava.
“Non
sembri star bene, Sanguesporco. Ferma il tuo comportamento irritante
e forse avrai qualcosa da mangiare oggi. Ma non illuderti
troppo.”
Poi
uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione
lasciò che la paura si mostrasse sul suo volto. Come odiava
essere ignorante. Come odiava essere alla mercé di Malfoy.
Ma ciò che detestava
di più era la sua debolezza. Solo una settimana fa era stata
certa che non
avrebbe mai implorato pietà, che non avrebbe mai pianto di
fronte ai
Mangiamorte. Si rese conto con vergogna di quello che era diventata,
quello che
aveva permesso a se stessa di fare. Due giorni prima si era chiamata
una Sanguesporco. Lui
l’aveva fatta chiamare
una Sanguesporco. Aveva potere su di lei e poteva farle qualsiasi cosa.
Lucius
Malfoy era più forte di Hermione. Con una bacchetta e senza.
Glielo aveva dimostrato un paio di volte. All’inizio stava
convincendo se stessa
che almeno la sua mente era più forte di quella di lui. Che
non poteva rompere
la sua volontà, ma ben presto le era stato dimostrato il
contrario. Hermione
era solo più delusa da se stessa. Tutto quello che aveva
pensato di se stessa
era stata una bugia.
Scuotendo
la testa, cercò di pensare ad altre cose. La preoccupazione
dilagò in lei quando le venne in mente ciò che
Lucius aveva detto. Aveva ospiti
in arrivo e quello non era una buona cosa anche se non erano gli stessi
Mangiamorte del giorno prima.
Iniziò
ad annaspare mentre la sua mente lavorava cercando di capire
perché Lucius voleva che incontrasse i suoi ospiti.
La
mancanza di ossigeno la stava facendo sentire stordita. Sarebbe presto
svenuta e con un po’ di fortuna non si sarebbe mai
più svegliata.
Ma
c’era ancora qualcosa dentro di lei. Qualcosa che non le
permise di
rinunciare a tutto, una piccola speranza che in qualche modo tutto si
sarebbe
risolto in. Era illogica, ma Hermione si aggrappò ad essa.
mentre
i minuti passavano, si rese conto che il suo cervello stava
lentamente diventando il suo nemico. C’erano costantemente
scenari orribili e
idee terrificanti nella sua mente per quanto riguardava quello che
sarebbe
accaduto.
Hermione
aveva la sensazione che sarebbe diventata completamente pazza se
avesse continuato a restare a terra e non fare nulla. Così
si costrinse a stare
in piedi. Lei ci volle più di quanto si aspettasse, ma
quando fu finalmente
sulle sue gambe, appoggiandosi al muro, si rese conto che la pozione
che Lucius
le aveva dato aveva veramente funzionato. Poteva ancora sentire il
dolore nelle
sue costole e sul suo viso, ma almeno poteva muoversi.
All’improvviso
le porte si aprirono ed Hermione riconobbe il rumore dei
stivali di Lucius.
La
sua voce melliflua riempì la stanza: “Bene, vedo
che hai finalmente
deciso di alzarti. Ora vieni qui. C’è qualcuno al
piano di sotto che vuole
vederti…”
“Chi?”
chiese, spaventata nel sapere la risposta.
“Ti
tratterrai dal chiedere la domanda, Sanguesporco. Terrai la bocca
chiusa ed obbedirai se sai ciò che è bene per
te.”
In
un primo momento Hermione avrebbe voluto gridargli, ma si
fermò in
tempo. Se voleva sopravvivere, doveva giocare secondo le sue regole.
Almeno per
qualche tempo.
Così
prese un respiro profondo e lentamente camminò verso la sua
voce.
Ogni giorno che passava aveva imparato ad accettare il
buio intorno a se ed era già in grado di
camminare senza il timore di inciampare in qualcosa o cadere.
Quando
le strinse il braccio, Hermione sapeva che non c’era scampo.
Avrebbe dovuto andare con lui ed affrontare quello che aveva progettato
per
lei.
Lui
la condusse fuori dalla stanza e giù per il lungo corridoio.
Poi ci
furono delle scale e quello rese tutto più difficile.
Hermione non riusciva a
ricordare di aver camminato per delle scale l’ultima volta
che l’aveva portata
fuori dalla stanza per incontrare i suoi compagni Mangiamorte. Ma era
sotto la
maledizione Imperius in quel momento. Era possibile che la sua mente
avesse
lasciato scivolare alcune cose.
Esitando,
Hermione scese con attenzione il primo gradino ed allora
sentì
la presa di Lucius sul suo braccio stringersi e si accorse che stava
camminando
lentamente come per darle tempo. Non voleva pensare ai motivi per cui
non la
tirava e basta giù per le scale ed era a malapena
concentrata su ogni passo.
Quando le scale furono finalmente finite il passo di Lucius
accelerò e questa
volta venne quasi trascinata dietro di lui.
Un
minuto dopo, si fermò improvvisamente ed Hermione lo
urtò. Lo sentì
lasciarsi sfuggire un sospiro infastidito, ma non disse nulla.
Aprì le porte e
poi entrarono. Il corpo di Hermione stava lentamente iniziando a
tremare dalla
paura. Non sapeva cosa aspettarsi e quando entrarono nella stanza,
trattenne il
respiro, aspettando di sentire qualsiasi tipo di rumore che le avrebbe
detto
quante persone c’erano nella stanza.
Ma
tutto taceva. Tutto quello che sentiva era il respiro di Lucius
accanto a lei.
Poi
il silenzio venne interrotto da un grido.
“Hermione!”
La
voce proveniva dall’altro lato della stanza e lei la
riconobbe
immediatamente.
“G-Ginny?”
chiese con calma, temendo di aver sentito male.
“Si,
Hermione, sono io.” Rispose Ginny.
Hermione
rimase congelata in stato di shock. Sentì Ginny fare un
passo in
avanti, ma venne fermata da qualcosa.
“Lasciami
andare!” sibilò la strega più giovane a
qualcuno cercando di
liberarsi e si chiese chi la stesse trattenendo.
“Calmati,
Ginevra. Non c’è bisogno di agire come un
animale.” Disse un
uomo con calma.
Hermione
aprì la bocca in completo stato di shock. Conosceva quella
voce,
avrebbe potuto riconoscerla in qualsiasi momento. ‘aveva
ascoltata per più di
sei anni.
Ginny
stava ancora lottando: “Lasciami andare, Piton!”
“P-Professore?”
Nel
momento in cui lasciò uscire quella parola,
desiderò darsi uno
schiaffo. Che cosa stava pensando, chiamando quel traditore
‘Professore’?
“Cinque
punti a Grifondore per affermare l’ovvio, signorina
Granger.”
Rispose Piton sarcastico.
Hermione
non sapeva cosa dire, la sua mente era completamente vuota e
quello non era mai successo.
“Che
cosa hai fatto alla ragazza, Lucius?” chiese Piton con un
pizzico di
shock nella voce controllata.
“Ho
tutto il diritto di fare con lei quello che mi pare.”
“Non
lo metto in dubbio. Posso ipotizzare che hai trovato la sua
incapacità di stare zitta estremamente irritante?”
Lucius
strascicò freddamente: “Vero. Ma non preoccuparti.
Pochi giorni
ancora e sarà disciplinata.”
“O
morta.” Aggiunse Piton senza alcun tipo di emozione.
Ad
Hermione veniva da vomitare. Come potevano parlare riguardo il
prendere la vita di un essere umano?
Lucius
fece un sorrisetto: “Che ne pensi, Severus? Dovremmo
concedere
qualche minuto di privacy?” Chiese, senza lasciare andare il
braccio di
Hermione.
Stava
toccando la sua pelle e non sembrava infastidirlo. Se non altro,
era come se lui non volesse lasciarla andare.
“Ho
promesso, non è vero?” rispose Piton.
Hermione
non aveva idea di cosa stessero parlando, tutto quello che
riusciva a pensare era che Ginny era ancora viva.
“Ma
sei sicuro che ci si può fidare?” chiese Lucius,
lo scetticismo
chiaro nel suo tono.
Piton
era fiducioso: “Fidati di me, amico mio. Ginevra sa cosa
è buono
per lei. Non causerà problemi.”
“Pippy!”
Lucius alzò la voce e il piccolo elfo fu accanto a loro in
un
secondo.
“Si,
M-Maestro?”
“Conduci
Ginevra e la Sanguesporco nello studio. Avete qualche
minuto.”
Poi si chinò su Hermione e le sussurrò in un
orecchio: “Non fare niente di
stupido.”
Lei
annuì, poi le lasciò il braccio e si
allontanò. Esistante fece un
passo avanti, poi sentì qualcuno abbracciarla forte.
Riconobbe il corpo piccolo
come quello dell’ amica e le rispose, avvolgendole le braccia
intorno.
Hermione
sentì un inutile flusso di lacrime sul viso, mentre
nascondeva
il viso sulla spalla di Ginny.
“Per
favore, risparmiateci la drammaturgia.” Sibilò
Lucius Irritato.
“Pippy, mostra loro la stanza.”
“Vieni,
Hermione.” Sussurrò Ginny e camminarono insieme,
seguendo l’elfo
domestico.
La
stanza non era lontana, era accanto alla stanza in cui si trovavano
Piton e Lucius.
Nel
momento in cui le porte si chiusero e l’elfo scomparve Ginny
abbracciò di nuovo Hermione e questa volta pianse pure lei.
Le
due amiche rimasero in quel modo per un lungo istante. Hermione stava
premendo Ginny contro se stessa, come se questo potesse rendere tutto
più
facile.
Era
l’unico ricordo della sua vita precedente ed era doloroso, ma
tutto
quello di cui aveva bisogno in quel momento era un amico.
“Oh,
Ginny” mormorò tra i singhiozzi disperati. Poteva
sentire il corpo
dell’altra scosso dai suoi stessi singhiozzi.
“Hermione,
dobbiamo parlare. Non so se ne avremo mai più la
possibilità.”
Sussurrò, ancora abbracciando la sua amica.
Hermione
fece un respiro profondo e lentamente si staccò da lei. In quel momento era contenta
di non poter
vedere nulla, perché non era sicura di riuscire a sopportare
lo sguardo negli
occhi della ragazza. Non sopportava di vederla spezzata come lo era lei.
“Mio
Dio, Hermione, c-cosa ti è successo? Cosa ti ha fatto quel
bastardo?”
Chiese tra i singhiozzi.
“Lui…
Non importa. Sto bene..” iniziò, ma Ginny la
interruppe.
“Bene? Sei coperta di lividi ed
il tuo viso… Cosa ti è successo?
Perché non riesci a vedere?”
Hermione
scosse la testa, cercando di sembrare forte: “I lividi
guariscono,
Ginny non è niente. E sono cieca fin da quel giorno al campo
di battaglia. Non
so chi sia stato.”
“Hai
avuto niente da mangiare da allora? Sembri più sottile di
quanto mi
ricordo di te ed era stata solo pochi giorni fa!”
Realizzò Ginny con orrore.
Hermione
riconobbe la paura e la disperazione nella sua voce. Non volendo
farla preoccupare ulteriormente, sorrise debolmente: “Sto
bene. Cosa ti è
successo Ginny? Stai bene?”
La
strega più giovane prese la mano di Hermione nella sua prima
che iniziasse:
“…Ero al campo di battaglia e sono stata colpita
da un incantesimo. Mi ha
atterrato. Questo è tutto quello che ricordo. Mi sono
svegliata in un letto e
Piton era li.”
Hermione
sgranò gli occhi per lo shock: “Che cosa vuoi dire
con quello
Ginny? Ti ha fatto qualcosa? Se lo ha fatto, lo
giuro…”
“No,
aspetta! Era nella stanza con me, non nel letto. Si stava prendendo
cura di me.” Ammise tranquillamente.
“Cosa?”
“Nemmeno
io lo capisco Hermione. Ha detto che ero il suo premio e che io
sono una sua proprietà, ma non mi ha fatto niente
ancora.”
Non
riuscì a trattenere lo scetticismo nella sua voce:
“Ginny, mi stai
dicendo la verità? Non c’è bisogno di
mentire per non preoccuparmi.”
“Non
sto mentendo. Non so cosa pensare. Non mi ha fatto niente. Neanche
dopo che lo.. beh… Io.”
“Dopo
aver fatto cosa, Ginny?”
“La
prima notte ero incontrollabile. Ero terrorizzata. E io-io
l’ho
pugnalato con un tagliacarte.” Spiegò con voce
più forte.
“Che
cosa ha fatto lui?” Hermione non riusciva a credere a quello
che
Ginny aveva appena fatto ed era sopravvissuta. Era sicura che se lei
avesse
pugnalato Lucius con qualcosa, sarebbe morta un minuto dopo.
L’aveva picchiata
quasi fino a farla svenire quando lo aveva solo schiaffeggiato.
Ginny
continuò: “Mi ha spinto via e mi ha trattenuto,
poi lasciata. Ma
quando è tornato, non ha fatto nulla.”
Hermione
era confusa dalle sue parole. Non sembrava logico perché
Piton
avesse agito in quel modo.
“Ginny,
non spingerlo. Ascoltami. Tu non sai di cosa sono capaci. I
Mangiamorte, voglio dire.”
Lei
rimase in silenzio per un momento, poi Hermione chiese: “Sai
niente
degli altri sopravvissuti? Hai sentito nulla?”
La
ragazza si getto tra le sue braccia, singhiozzando ancora.
“Hermione…
E’ terribile… Sono tutti morti.. Ron…
Harry… tutti morti…”
Una
parola accoltellò Hermione come un coltello:
“Ron?”
“Si…
Piton me lo ha detto.” Sussurrò Ginny con voce
tremante.
“Come?”
fu tutto quello che riuscì a dire.
“Lui…
quel bastardo lo ha uccido. Malfoy…”
“Draco?”
Ginny
scosse la testa: “Lucius…” si spense,
una nuova ondata di
singhiozzi che la scuoteva.
Hermione
era completamente congelata. Tutte le sue lacrime si erano
fermate e si rifugiò nell’oscurità.
“Ma…
questo non è possibile, Ginny. Me lo avrebbe
detto…”
“E’
vero. Piton non ha motivo di mentirmi. Ho dovuto giurare che non
avrei attaccato Malfoy prima di venire qui. Mi stavo a malpena
controllando, ma
sapevo che se avessi fatto qualcosa non mi avrebbe permesso di
vederti.”
“Lui…
Lui ha ucciso Ron? Ron è
morto?” sussurrò Hermione, la rabbia che cresceva
dentro di lei. “Pagherà per
questo, lo giuro.”
Lacrime
di rabbia le correvano lungo il viso.
Hermione
era sempre stata forte, aveva sempre cercato una via
d’uscita,
una soluzione. E adesso? Stava rannicchiata di fronte a
Malfoy”
“E
gli altri? La tua famiglia?” chiese.
“Non
lo so. C’è una possibilità che alcuni
di loro siano sopravvissuti,
ma non lo so… Piton non lo sa o non me lo vuole
dire.”
“Ginny,
come sei venuta qui? Perché ci hanno lasciate
sole?”
“Ho
chiesto a Piton se c’erano sopravvissuti e mi ha detto che sa
dove
sei. Quando mi ha informato che stava per visitare Malfoy ho insistito
si
andare con lui per vederti.”
Annuì
e sorrise di nuovo. Era un sorriso triste.
“Hermione…
cosa ti ha fatto?”
mormorò quasi impercettibilmente.
Hermione
era più vecchia di Ginny e sentì che un suo
dovere essere forte
per lei, quindi cercò di confortarla.
Indossò
una maschera forte e sorrise debolmente: “Vuole rompermi, ma
non
ci è riuscita. Non preoccuparti per me, Ginny.”
“Io
mi preoccupo. Tu non sai
come sembri. Anche Piton è rimasto shoccato quando ti ho
vista, l’ho notato.”
Hermione
cercò di cambiare discorso: “Ginny ci deve essere
qualche
sopravvissuto rimasto che non sia stato catturato. Prava a scoprirlo. E
scappa.
Sono sicura che ci sia ancora una resistenza da qualche parte in cui
potrai
entrare.”
“E
tu?” chiese.“Per favore non mollare,
Hermione.” La supplicò,
stringendole la mano.
“Non
mi arrendo, Ginny. Ma non ho alcuna possibilità di scappare
mentre
sono cieca. Tutto quello che posso fare è
aspettare.” Spiegò, sperando di
sembrare convincente.
“Io-“
iniziò Ginny, ma venne interrotta quando le porte si
aprirono.
Hermione
sapeva cosa significava.
“Il
vostro tempo è scaduto,” le informò
Lucius. “E io ho restituito il
favore, Severus. Signorina Weasley, spero che abbia fatto uso del tempo
che hai
avuto. Non vedrai la tua amica Sanguesporco molto presto.”
Hermione
la sentì irrigidirsi al suo fianco.
“Vieni
qui Ginevra. E’ ora di andare.” Ordinò
Piton bruscamente.
Ginny
diede ad Hermione un abbraccio e sussurrò: “Sii
forte.” Con quello
la lasciò e la sentì allontanarsi.
Percepì le lacrime agli occhi, come si rese
conto che questa era forse l’ultima volta in cui le avrebbe
parlato.
Solo
un secondo più tardi Hermione trasalì quando
sentì un rumore e poi
la voce arrabbiata di Lucius tagliare il silenzio: “Tu sporca
Traditrice del
tuo Sangue. Puoi ringraziare Merlino che non sei una mia
proprietà.”
Ci
fu un rumore di lotta ed Hermione si chiese cosa stesse succedendo.
“Calmati,
Ginevra!” ordinò Piton.
“Assassino!
Ti ammazzerei se potessi! Ma pagherai per tutto quello che
hai fatto!” Urlò Ginny.
Da
quello che poteva dire, Ginny stava cercando di attaccare Lucius e
Piton la stava trattenendo.
Lucius
ridacchiò malignamente: “Oh, ma penso di essere
stato punito
abbastanza. Che una sporca Traditrice del suo Sangue osi sputare
su di me è davvero una punizione abbastanza orribile. Spero
che non lascerai correre, Severus…”
Allora
Hermione capì tutto. Ginny probabilmente aveva sputato su di
lui.
Aveva un senso. La strega più giovane le aveva detto che
avrebbe dovuto agire
in modo obbediente così che le venisse permesso di farle
visita, ma ora che la
visita era finita… poteva fare quello che voleva.”
“Ti
posso assicurare, sarà punita per questo, Lucius.”
Disse Piton
freddamente, ancora tenendo una bellicosa Ginny tra le braccia.
“Rimuovila
dalla mia vista e goditi la sua punizione.” Ordinò
Lucius.
“Con
piacere.”
Hermione
poté sentire Ginny venire trascinata fuori dalla stanza e
poi fu
di nuovo lasciata sola con Lucius.
“Di
cosa avete parlato, Sanguesporco?” chiese, divertito.
Hermione
si stava mordendo la lingua, cercando di rimanere in silenzio.
Non voleva provocarlo, non era abbastanza forte.
“Il
gatto ti ha mangiato la lingua?” Lucius fece un sorrisetto,
poi si
avvicinò.
Smise
di respirare quando lo sentì davanti a lei.
“Vogliamo
tornare nella mia camera da letto?”
Ancora
non disse nulla. Ma quando lui le afferrò il braccio, non
riuscì a
fermarsi dal lottare contro la sua presa, sentendo la nausea al suo
tocco.
Aveva ucciso Ron con le sue mani. Le mani
che ora stavano toccando lei.
Senza
altre parole, la costrinse ad iniziare a camminare. Ad ogni passo
che prendeva, Hermione si sentiva sempre più male. Aveva
para che avrebbe
vomitato su Lucius. Anche se lo meritava, non sarebbe stata in grado di
sopportare la punizione che ne sarebbe seguita.
Una
volta entrati in camera, la lasciò.
“Cosa
c’è di sbagliato in te?”chiese irritato.
“Perché
non me lo hai detto?” sussurrò Hermione.
“Detto
cosa, Sanguesporco?”
Rimase
silenziosa, temendo che se avesse aperto la bocca sarebbero venute
fuori solo grida.
“La
mia pazienza non è illimitata, Sangueporco.
Perché non ti ho detto
cosa?” chiese
Hermione
deglutì a fatica e costrinse le lacrime a rimanere nei suoi
occhi mentre rispondeva: “Che lo hai ucciso.”
Lucius
sorrise ed Hermione poteva quasi vedere l’espressione fiera
sulla
sua faccia. “Dovrai essere un po’ più
specifica. Ho ucciso un sacco di persone.
Non ti aspetterai davvero che io ricordi ognuno di loro,
vero?”
Come
poteva essere così freddo? Così diabolico?
Non c’è proprio nessun sentimento dentro di lui?
“Ron.”
Si sforzò di dire.
“Oh, lui.” Disse, in tono
annoiato. “Non pensavo che fosse abbastanza importate da
essere menzionato.
Dopo tutto, era solo un patetico Traditore del suo Sangue.”
Quello
causò l’esplosione di rabbia dentro Hermione:
“Non chiamarlo
così!”
In
un attimo le fu accanto, il suo respiro caldo a solleticarle la
guancia.
“Uno
sfogo in più da te e ti punirò
severamente.” Sussurrò a bassa voce.
Hermione
sapeva che stava commettendo un errore, ma in quel momento non
le importava. Il suo cuore era più forte della sua mente.
E’ per questo che era
stata smistata a Grifondoro.
Prima
di aver realizzato quello che stava facendo, le parole volarono
fuori dalla sua bocca: “Perché lo hai ucciso?
Perché? Era anche lui responsabile
della morte di Draco??”
“Ti
avverto. Non pronunciare il nome di mio figlio.” Lucius
parlò in un
tono basso e pericoloso.
“Chi
altro è anche responsabile della morte di Draco? Ginny?
Luna? I
Weasley? Hagrid? Quella è tutta una bugia e tu lo sai! Se
c’è qualcuno da
biasimare, dovresti essere tu!”
“Chiudi
la bocca!” Gridò Lucius brutalmente, poi le diede
uno schiaffo in
pieno viso.
La
forza del colpo buttò Hermione a terra, ma non
riuscì a smettere di
urlargli contro: “Tu sei il motivo per cui è
diventato un Mangiamorte! Tu sei
l’unico colpevole per tutto questo! Lo sai, ma non sei
abbastanza uomo per
ammetterlo!”
Lucius
l’afferrò per i capelli, tirandola in piedi e
premendola con forza
contro il muro. Poi lui chiuse le distanze tra i loro corpi. Hermione
si
irrigidì e rimase senza fiato, cercando di ignorare che il
suo corpo era stato
premuto contro il suo e l’unica cosa che la proteggeva da lui
era una veste
sottile.
Le
tenne i polsi sopra la testa ed Hermione lottò nel tentativo
di
spingerlo via, ma era inutile.
“Quindi
tu pensi che non sono abbastanza uomo? Forse dovrei mostrare
quanto io sia uomo.” Mormorò con calma, qualcosa
di pericoloso nel suo tono.
Il
suo pollice scivolò lentamente sulla pelle morbida del polso
di
Hermione, pur mantenendo le braccia fissate sopra la testa. Quello
attirò la
sua sorpresa. Il suo tocco era gentile come lo era stato di notte,
quando le
aveva accarezzato il viso ed il collo, pensando che lei dormisse.
Ma
prima che Hermione potesse rispondere, diventò ruvido di
nuovo. Si
staccò dal muro e la buttò dall’altra
parte della stanza.
Inciampò
nelle tenebre e cadde su qualcosa, qualcosa di duro che l’
ammaccò e la maltrattò, e poi ci fu un forte e
sonoro schianto.
Era
sicura che fosse una toeletta. E lo specchio era rotto. Hermione
cadde con le ginocchia e le palme sui frammenti dello specchio rotto.
Urlò dal
dolore che stava scuotendo tutto il suo corpo.
“Che
cosa hai fatto? Che cosa hai
fatto tu spregevole Sanguesporco?” la voce di
Lucius era piena di rabbia,
panico e dolore?
Hermione
giaceva sul pavimento, sentendo come se tutto stesse girando
intorno a lei. Tutto il dolore scomparve e l’incoscienza la
prese.
“Quella era la toeletta di
Narcissa, tu sporcizia. Pagherai per questo, lo giuro.”
Il tono di Lucius
era pieno di odio e disgusto.
E
quello fu l’ultima cosa che Hermione sentì prima
che il buio avvolgesse la
sua mente.
|
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Capitolo 9 *** Games ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
Buona
lettura e fatemi sapere cosa ne pensate :)
Momob.
IN
THE DARK
Chapter
nine: Games
Il
sonno si allontanò da Hermione e per lunghi istanti
fluttuò tra il
mondo del sonno e quello della coscienza. Ma quando si rese contro che
non era
distesa sul pavimento freddo, aprì rapidamente gli occhi.
Oscurità.
Per
un attimo aveva dimenticato la sua incapacità di vedere. Poi
tutta la
sua attenzione venne rivolta alla morbidezza sotto di lei. Si rese
conto che
era distesa su un letto.
Che
cosa è successo? Dove
sono?
Cercò
di muoversi, ma si sentiva così stanca. Quello che
desiderava di
più era di tornare a dormire, ma sapeva che non era
un’opzione. Prima doveva
scoprire perché era sul letto e cosa era successo.
Quando
mosse la testa, sentì un leggero dolore sulle guance. Quello
le
causò il ritorno dei ricordi e ricordò ogni
schiaffo ed ogni pugno che aveva
ricevuto da Lucius il giorno precedente.
O
forse è ancora lo stesso
giorno?
Fece
un respiro profondo e si mosse per alzarsi, ma venne fermata da una
mano sulla spalla. Era stato completamente inaspettato e fece
sussultare
Hermione per lo shock. Era stata certa di essere sola nella stanza. Non
aveva
nemmeno bisogno di sentire la sua voce per sapere chi fosse. Riconobbe
la sua mano. La sua presa forte la
costrinse a
distendersi ed Hermione sapeva che era meglio non lottare.
“Resta
ferma” ordinò privo di emozioni.
La
sua voce le aumentò il battito del cuore. Era ridicolo che
tipo di
effetto solo la sua voce avesse.
Lasciò
la spalla di Hermione, ma la sua mano non se ne andò. Si
mosse
fino al collo e rimase lì, sfiorando lievemente la sua pelle.
“Dovresti
cercare di calmare il tuo cuore o salterà fuori dalla cassa
toracica. Non vogliamo questo, vero?” la sua voce vellutata
tagliò il silenzio.
Hermione
raggelò sotto il suo tocco. Quasi dimenticò di
respirare quando
sentì la sua pelle su di lei, la sua mano sul collo. Le mani
che avevano ucciso
persone innocenti, le mani che avevano ucciso Ron. Quasi lo spinse via
al
ricordo di ciò che Ginny aveva detto, ma si fermò
in tempo.
Quello
che la preoccupava di più era il modo in cui la stava
toccando.
Avrebbe preferito che lui la strangolasse piuttosto che le accarezzasse
la
pelle in quel modo.
“Mi
hai già causato abbastanza problemi.” Aggiunse
tranquillamente.
“Che
problema?” chiese, sperando che non si sarebbe arrabbiato con
lei a
causa di esso.
La
sua mano scomparve dal collo istantaneamente, permettendo ad Hermione
di respirare di nuovo.
“Sei
stata colpita con un frammento di specchio. Lo specchio che hai
rotto e per il quale pagherai, le
lo
assicuro.”
Hermione
non poteva credere alle sue parole. Era stato
lui che l’aveva buttata dall’altra
parte della stanza e se qualcuno era responsabile per lo specchio rotto
era
lui. Doveva avere davvero un problema con l’ammissione di
colpa.
“Accoltellata?” chiese
scetticamente, chiedendosi perché non sentiva alcun dolore.
“Il
tuo collo. Ho dovuto guarirlo.” La sua voce ebbe un tono di
arroganza. “Non posso lasciarti prendere la via
più facile, no? Morirai quando
lo dico io. Non prima, ne dopo.”
Hermione
rimase silenziosa a quello, rendendosi conto che aveva ragione.
Era completamente sotto il suo controllo. La sua vita era sua ora, non
importa
quanto lei cercasse di negarlo.
Poi
si ricordò che era su un letto, ma si fermò in
tempo prima di poter
chiedere la ragione. Si concentrò su un leggero avvallamento
nel materasso al suo
fianco intuendo che era seduto molto vicino al suo corpo.
“Ora
come il Padrone generoso che io sono, ti permetterò di
scegliere la
punizione per la tua disobbedienza.” Strascicò con
calma.
“Punizione
per cosa?”
Lucius
si lascò sfuggire una risatina, che le mandò
brividi lungo il
corpo. Non c’era niente di divertente o caldo nella sua
risata. Poteva quasi
percepire la freddezza e la cattiveria da essa.
“Ora
sto seriamente mettendo in discussione la tua memoria,
Sanguesporco.”
“Io
non…” Hermione si fermò per prendere un
respiro profondo, poi
continuò con voce più forte: “Non
capisco.”
“Non
posso dire che mi sorprenda. Ho sempre saputo che il tuo quoziente
di intelligenza non era al di sopra della temperatura
corporea.” La insultò. Ma
ciò che infastidiva di più
era il modo
in cui le stava parlando. La sua voce aveva una traccia di sarcasmo ed
era
ovvio che la stava prendendo in giro come se fosse interessato nel
vedere la
sua reazione alle sue osservazioni crudeli.
“Smettila.”
Disse con calma, stringendo insieme i denti.
“Perché
dovrei farlo? Forse ti è sfuggito, ma posso fare quello che
voglio. Soprattutto con i miei beni.”
“Io
non sono una tua proprietà.”
Ribatté Hermione con rabbia, facendo una mossa per alzarsi
dal letto.
Neanche
un secondo dopo venne fermata da una mano sulla spalla,
trattenendola verso il basso. Ma
questa
volta lottò, cercando di spingere via la mano. La sua lotta
disperata fece
sorridere Lucius: “Non smettere di divertirmi,
Sanguesporco.”
“Lasciami
andare!”
“Dov’è
che vuoi andare?” chiese, divertito.
“Ovunque
è meglio che qui con te!” abbaiò contro
di lui, non pensando
alle conseguenze.
“E’così?”
Senza
un avviso l’afferrò per un braccio e la
tirò fuori dal letto.
Hermione strillò e cercò di allontanarsi da lui,
ma poi la spinse rudemente sul
pavimento. Prima che avesse la possibilità di fuggire, lo
sentì salire su di
lei.
“Mai
e dico mai, gridarmi
contro di nuovo, capito?” ringhiò ferocemente,
afferrandole le mani e
bloccandole sopra la sua testa.
Hermione
sentì le lacrime salire agli occhi per essere stata umiliata
di
nuovo.
“Non
mi ripeterò, Sanguesporco.”
Strinse
le labbra ed annuì: “Ho capito.”
Forzò le parole attraverso i
denti.
“Bene,
ora che abbiamo trovato un intesa, “ fece una pausa per
sottolineare il suo punto. “Continuerò dove ho
smesso.”
Hermione
ascoltò e si chiese perché era ancora sopra di
lei. Solo il suo
tocco la faceva sentire male e voleva strisciare via da lui, bruciare
la pelle
nel punto in cui l’aveva toccata.
“Presumo
che tu sei abbastanza intelligente per capire che devi essere
punita per le tue azioni.” Disse Lucius afferrando i polsi
più strettamente.
Hermione
ignorò il suo impulso di sputargli, rendendosi conto che non
era
una cosa intelligente farlo arrabbiare mentre erano in quella
posizione. Rimase
silenziosa ed aspettò che lui continuasse.
“Rompere
lo specchio di mia moglie e quasi distruggere la sua toeletta
merita una giusta punizione. Ma come ho detto prima, ti darò
una scelta.”
“Q-quale
scelta?” chiese tremante, non sicura di voler sentire la
risposta.
“Hai
il permesso di scegliere tra due opzioni. Da chi preferisci essere
torturata? Dai miei amici Mangiamorte, che tu conosci molto bene
ora.” Poi si
chinò per sussurrarle all’orecchio. “O
da me?”
Il
mondo di Hermione stava ruotando intorno a lei. Poteva davvero sentire
il pavimento muoversi sotto il suo corpo tremante.
Sta
solo giocando un gioco di
mente con me. Non sceglierò…non lo
farò…
Scuotendo
la testa, lottò con tutte le sue forze, cercando di
spingerlo
via, ma lui la ignorò.
“Scegli,
Sanguesporco.” Ordinò Lucius freddamente.
“Non
lo farò.”
“Lo
farai.” Disse senza alcun dubbio. “Tu farai come
dico io.”
Hermione
fece l’unica cosa che poteva. Sorrise. Era un sorriso amaro e
sapeva che avrebbe pagato per esso, ma non le importava. Lui pensava di
averle
dato tutte le scelte. Che tutto quello che le era permesso scegliere
erano le
possibilità che lui
aveva scelto per
lei.
Se
scelgo i suoi amici,
Lucius avrebbe vinto. Se scelgo Lucius, ancora una volta avrebbe vinto.
Ma
se decidesse di non
scegliere, allora avrebbe perso. E quella piccola sensazione di potere
su di
lui, le provocò un comparsa di un piccolo sorriso sul suo
volto. Un sorriso di
vittoria.
“Potresti
illuminarmi su cosa trovi di così divertente?”
chiese lui,
divertito dalla sua reazione.
“Io
non sceglierò” ripeté Hermione,
più forte questa volta.
“Ti
rendi conto che non era un
opzione?”
“Non
mi interessa. Scelgo io quelle che sono le mie opzioni. Non tu, Lucius.” Disse il suo nome di
proposito,
sentendo che le avrebbe dato un po’ di controllo su di lui.
E
sembrò farlo arrabbiare, perché premette il suo
corpo sul suo più
forte, facendola sentire ancora più a disagio. Lui sapeva
che la sua vicinanza
era una tortura pura per lei e si godeva ogni secondo di essa.
“Mi
chiedo.” Disse con calma. “Come urleresti il mio
nome mentre vieni
presa da me?”
Quella
frase le spinse fuori tutta l’aria dai polmoni. Mai prima
d’ora
aveva mostrato l’interesse di prenderla, farle male in quel modo ed Hermione era contenta che
fosse almeno al sicuro da
quel tipo di tortura. Ora si rese conto che non avrebbe mai potuto
essere
completamente certa di nulla. La mente di Lucius era una cosa
complicata non
sapeva che pensieri malati si nascondessero la.
“Non
faresti…” iniziò, il panico che
l’avvolgeva.
La
interruppe: “Tu sei una Sanguesporco, nemmeno un essere
umano, un
semplice possedimento. Non hai alcun diritto e io ho tutto il diritto
di fare
con te quello che voglio.”
“Ma
tu hai detto.. La mia prima notte qui.. hai detto..”
balbettò non
sapendo cosa dirgli.
“Non
c’è bisogno di ricordarmi le mie parole.
E’ vero, ho detto che non
ti avrei mai toccata perché mi fai schifo. Ma vedendo come
sei disubbidiente,
potrei sacrificarmi per insegnarti una lezione.”
Spiegò, il suo tono limpido con
una traccia di eccitazione. “Ti insegnerò
sottomissione, anche se fosse
l’ultima cosa che faccio.”
Quando
lei non disse nulla, continuò: “Ora sceglierai?
Sto perdendo la
mia pazienza.”
Hermione
capì che era arrivato il momento in cui avrebbe dovuto
scegliere
tra ciò che era giusto e ciò che era facile.
Sarebbe stato più facile se lei
gli avesse semplicemente obbedito e scelto, ma ciò avrebbe
significato dargli
il potere di controllarla. Le
aveva già
preso tutto, non gli avrebbe dato l’ultima cosa che aveva
ancora.
Dopo
qualche istante, si limitò a scuotere la testa.
“Io non sceglierò.
Fa di me quello che vuoi.”
Lucius
non reagì nel modo in cui si era aspettata. Quando le parole
lasciarono la sua bocca si preparò per il suo schiaffo e la
sua rabbia. Ma non
accadde nulla. Rimase zitto e quel silenzio era ancora più
orribile per
lei. Non era un
uomo prevedibile e non
poteva nemmeno immaginare cosa stava accadendo nella sua testa
Quando
finalmente parlò, la sua voce era completamente calma e
controllata: “Tu sceglierai. Ma credo tu abbia bisogno di un
po’ più
persuasione.”
Hermione
si irrigidì, notando come fosse convitato della sua
vittoria. La
sua fiducia la fece quasi dubitare di se stessa. Se la sua voce era
così
sicura, poteva solo immaginare come dovesse sembrare il suo viso. Le stava probabilmente sorridendo,
un sorriso crudele scritto su quel volto arrogante da purosangue.
La
voce falsamente innocente di Lucius riempì la stanza:
“Come sarebbe
orribile se qualcun altro dovesse pagare per il tuo comportamento,
Sanguesporco. Non sei d’accordo?”
“Cosa
vuoi dire con questo?” chiese, percependo qualcuna nelle sue
parole.
“Come
ti sentiresti se i tuoi amici dovessero pagare per la tua
riluttanza nel fare ciò che ti viene detto?Hm?”
Non
mi sono rimasti degli
amici. Di che cosa sta parlando? Sta bluffando. E’ solo il
suo trucco, ma non
cadrò per questo.
Lucius
sospirò:“Severus sarebbe più che felice
di aiutarmi.”
In
un secondo Hermione capì quale era il suo piano e le fece
gelare il
sangue.
“Non
osare farle qualcosa!” gli
gridò, la paura che l’attanagliava.
Lucius
ridacchiò solamente: “Non ti preoccupare. La
ragazza Weasley non è
in mio possedimento. Non le farò nulla. Ma non posso dire lo
stesso per
Severus…”
In
quel momento tutto divenne chiaro ad Hermione. Chiuse gli occhi,
cercando di ricomporsi, cercando di impedire a se stessa di rompersi
completamente. Non aveva mai avuto la possibilità di vincere
in una discussione
contro di lui, era solo un’illusione. Alla fine sarebbe
sempre stato lui quello
a vincere.
Esitante
aprì gli occhi, sussurrando: “Va bene.”
Lucius
parlò con arroganza: “Brava ragazza. Ora
dimmi-cosa scegli?”
Hermione
sentì la fiducia nella sua voce. Si stava comportando come
se
sapesse esattamente cosa sarebbe successo. E dovette ammettere che
probabilmente era vero. Sapeva quale sarebbe stata la sua decisione.
Sapeva
cosa avrebbe scelto nel momento in cui glielo aveva chiesto.
Non
aveva nemmeno bisogno di tempo per pensarci. Essere torturata da un
gruppo di suoi amici o da lui stesso? Non c’era alcun dubbio
su ciò che avrebbe
scelto. Hermione non poteva nemmeno considerarla una scelta.
“Scelgo
te.” Sussurrò, sentendo a malapena le sue parole.
Ma
Lucius l’aveva sentita e in un movimento veloce si
inginocchiò tra le
sue gambe, allargandole,appoggiandosi a lei. Rimase a bocca aperta in
stato di
shock, tutto il peso della sua decisione alla fine la colpiva.
“Stai
attenta a ciò che desideri.” Mormorò
con calma. “È la tua risposta
definitiva?” la stava prendendo in giro, facendole dubitare
si se stessa,
giocando con lei.
“S-Si.”
“Sento
il bisogno di ricordarti la gravità della tua
decisione.”
Per
sottolineare la sua affermazione le premette leggermente una delle
sue ginocchia tra le gambe.
Hermione
voleva gridare per l’orrore puro che la riempì con
quell’azione,
ma solo un singhiozzo uscì dalle sue labbra.
“Non
si tornerà più indietro, Sanguesporco.”
In
quel momento stava combattendo contro le lacrime, ma riuscì
comunque a
ripetere: “Scelgo te.”
Per
un momento ci fu un silenzio assoluto nella stanza. Hermione attese
nella paura per le azioni successive di Lucius, ma non accadde nulla.
Lui era
completamente immobile e sapeva che la stava osservando, i suoi occhi
grigi la
stavano trapassando. Come voleva sapere le sue motivazioni, i suoi
pensieri.
E
la posizione in cui erano la faceva sentire sempre più a
disagio. Si
sentiva così esposta ed umiliata. Mai nella sua vita era
stata così vicina a
qualcuno. Era troppo vicino per i suoi gusti, invadendo il suo spazio
personale. Resistette all’impulso di spingerlo via, chiudere
le gambe, nascondersi
in un angolo e morire. Ma quella non era un’opzione.
Finalmente
lui parlò. La sua voce era bassa e minacciosa:
“Dovrei
prenderti proprio qui, sul pavimento, per mostrarti il tuo posto,
Sanguesporco.”
A
quel’affermazione Hermione sentì un malessere allo
stomaco. Se avesse
mangiato qualcosa negli ultimi giorni avrebbe senza alcun dubbio
vomitato.
Il
suo labbro inferiore cominciò a tremare dalla paura, ma non
disse
nulla. Avrebbe accettato la sua punizione. Era l’unico modo.
Lucius aveva messo
in chiaro che Ginny avrebbe pagato se non avesse fatto come aveva
detto. Forse
lo stava solo dicendo per farla spaventare? Anche se fosse stato il
caso, non
voleva correre rischi.
Poi
improvvisamente lui scoppiò a ridere facendola sussultare
per la
sorpresa. Ogni volta che rideva, non era un buon segno.
“Sei
quasi bella quando hai paura. Quasi.”
Disse crudelmente. “Peccato che trovo il tuo sangue sporco
disgustoso.”
Le
sue parole la confusero. Dove stava andando a parare con quello?
In
un istante il suo peso si sollevò. Hermione si strinse
subito con le
mani, una volta che erano libere. Le aveva tenuto i polsi
così forte, che senza
alcun dubbio dovevano essere lividi.
“Hai
pensato per un secondo che vorrei davvero toccare spazzatura come
te?” chiese divertito: “Hai ancora molto da
imparare su di me. E io ho imparato
qualcosa su di te oggi.”
Hermione
era sollevata dal fatto che tutte le sue precedenti parole erano
solo bugie, ma non per questo l’umiliazione andava via. Gli
aveva dato tutto,
la sua anima, la sua libertà, il suo diritto di scegliere e
lei gli aveva
appena offerto il suo corpo. E lui le rideva in faccia. Non pensava che
ci
fosse un modo per lui di umiliarla ulteriormente.
“Beh,
Sanguesporco? Non sei curiosa riguardo ciò che ho
imparato?”
Si
morse la lingua in tutta la sua rabbia inespressa e si
limitò a
scuotere la testa.
Con
falso disappunto nella voce continuò: “E mi era
stato detto che avevi
sete di conoscenza.” Sospirò, prima di parlare di
nuovo. “Ho imparato che non
sono stato abbastanza severo con te. Il fatto che preferisci essere
torturata
da me che dai miei amici, mette veramente alcune cose nella giusta
prospettiva.
Ho la sensazione che tu non abbia abbastanza
paura di me.”
Hermione
voleva chiudere gli occhi ed andare a dormire. Era stufa di
sentirlo parlare, stanca di tutti i suoi giochetti mentali.
“Che
cosa hai da dire in tua difesa, Sanguesporco?”
Non
sapeva perché, forse perché semplicemente non le
importava più,
ignorò la sua domanda.
“Non
sarò ignorato da te. Sei veramente ingenua, se pensi che sia
ancora
un’opzione, tu sciocca bambina.”
Sciocca
bambina? Così c’era qualche parte in lui che
ancora sapeva cosa
lei fosse. Una ragazza, una bambina
rispetto a lui. Ma perché non riusciva a realizzare la
disumanità delle sue
azioni? Perché era completamente ignaro di quanto sbagliato
fosse tutto quello
che le stava facendo?
Ci
doveva essere una piccola parte in lui che sapeva che lei non era
responsabile di quello che era successo a suo figlio.
Sentì
che la stava guardando dall’alto, ma si rifiutò di
rispondere alle
sue domande. Alla fine avrebbe sempre vinto, ammise a se stessa. Ma il
minimo
che poteva fare per sentire un qualche tipo di controllo, era
rifiutarsi di
fare come le aveva chiesto in un primo momento. Sapeva che alla fine
avrebbe
ceduto e gli avrebbe obbedito, ma c’era ancora una traccia di
orgoglio in lei,
che non le avrebbe permesso di prendere la via più facile.
L’unica cosa che
poteva fare era infastidirlo e fargli vedere che non era il suo
burattino- non ancora.
“Non
te lo chiederò due volte. La tua ultima
possibilità. Perché hai
scelto me?” chiese, il suo tono più scuro ora.
Hermione
sapeva di non doverlo spingere oltre. Era riuscita ad
infastidirlo e quello era abbastanza per lei, almeno per ora.
Esitante
si leccò le labbra secche, prima di rispondere: “Ho paura di te.”
“Più
dei miei colleghi?”
Colleghi?
Che parola interessante per i suoi partner del crimine.
“Io…”
non sapeva cosa dire. Era spaventata da loro e, forse anche
più di
Lucius, ma c’era ancora qualcosa dentro di lei che avrebbe
invece preferito
sceglierlo rispetto agli altri Mangiamorte. Forse era il fatto che lei
lo
conosceva ora. In qualche maniera sapeva quello che poteva aspettarsi
da lui.
Erano collegati in un modo. Aveva
visto un lato di lei che nessuno aveva mai visto prima. Le aveva fatto
fare
tutte le cose che
non avrebbe mai fatto
prima. L’aveva derubata di tutto e ciò la rendeva
in qualche modo dipendente da
lui. Tutta la sua vita dipendeva da lui.
Hermione
non credeva ai suoi pensieri. In cosa l’aveva trasformata
quell’uomo in appena un paio di giorni?
Quando
finalmente trovò le parole, la sua voce era appena un
sussurro: “Ho paura di te.
Ma loro mi
ferirebbero in un modo che tu non
faresti. Almeno hai detto che non avresti fatto…”
Il
silenzio di Lucius la sorprese , ma poi si fece beffe della sua
risposta:
“Sei proprio stupida. È tutto ciò per
cui sei preoccupata? Di essere usata per
il piacere di qualcuno? Hai davvero molto da imparare.”
Si
fermò per un attimo, poi continuò a bassa voce:
“ Ci sono cose ben
peggiori. Il dolore mentale è il più devastante.
Intendo mostrarti tutte quelle
cose.”
Quando
aprì la bocca per parlare, venne fermata dal basso sibilo di
Lucius. Sembrava come se fosse in qualche modo dolorante, ma lo stava
controllando bene.
“Sembra
che la nostra conversazione dovrà aspettare fino al mio
ritorno.”
La informò impassibile e senza una parola uscì
dalla stanza.
Hermione
si rannicchiò in una palla e lasciò uscire il
respiro che aveva
trattenuto. Non le aveva detto dove era diretto, ma non era stupida.
Aveva
riconosciuto i segni. Il suo Marchio nero era probabilmente in fiamme ,
il che
significava che
Voldemort lo stava chiamando.
Che
patetico. Agiva da duro con lei, ma nel momento in cui il Padrone lo
chiamava, correva da lui come un cucciolo.
Hermione
scosse la testa, rendendosi conto di quanto fosse sbagliata. Lui
era tutto fuorché un cucciolo. Ma la faceva sentire meglio
pensare a lui in
quel modo. Sapere che c’era qualcuno
sopra di lui, qualcuno che Lucius
temeva
quanto lei aveva paura di lui.
Rimase
sul pavimento ed ignorò le lamentele del suo stomaco come
lasciò
che i pensieri oscuri avvolgessero la sua mente.
Hermione
non si era addormentata dopo che lui se ne era andato. La sua
mente era costantemente al lavoro, pensando, ricordando. Almeno si era
calmata.
Quando stava parlando con Lucius, temeva potesse avere un esaurimento
nervoso.
Si sentiva così ogni volta che parlava con lui.
Ma
quando udì le porte spalancarsi, il suo battito cardiaco
accelerò di
nuovo. Poteva davvero sentire il
suo
cuore battere nella sua testa. Poteva solo immaginare quanto
terrorizzata
dovesse sembrargli.
Non
perse tempo con le chiacchiere. Si avvicinò a lei,
afferrandola per
un braccio e tirandola su da terra. Dal suo respiro, Hermione
intuì che era
sconvolto. Come voleva vedere il suo volto, i suoi occhi, per sapere
cosa stava
succedendo. Senza la vista si sentiva completamente persa, impotente.
Non
provò nemmeno a lottare contro di lui, ma il suo
atteggiamento la
stava spaventando. Sembrava nervoso, come se avesse fretta.
“Sto
partendo per qualche giorno.” la informò
professionalmente.
Hermione
non poté evitare che un debole sorriso apparisse sul suo
volto a
quella affermazione. Ciò significava che sarebbe stata sola
per qualche giorno,
senza di lui. Quello le apriva un sacco di nuove
possibilità…
“Non
illuderti troppo, Sanguesporco. Sei in torno se pensi
che io sia così stupido da lasciarti sola in
casa, senza la mia supervisione.”
Ancora
una volta tutte le sue speranze vennero distrutte. Ma poi la
preoccupazione si risvegliò in lei. Che cosa stava cercando
di dire? L’avrebbe
portata con se.
“Ho
organizzato tutto in modo che uno dei miei amici ti porterà
a casa
sua, sorvegliandoti fino al mio ritorno.”
No,no,no…
Questo non
può accadere. Ma forse…
“E
non credo che verrai mandata da Severus. Ha più che
abbastanza
problemi con quella ragazza Weasley.”
Ancora
una volta le sue speranze vennero distrutte in un istante.
“Dobbiamo
affrettarci. Antonin ci sta aspettando.”
Hermione
sgranò gli occhi in stato di shock, mentre cominciava a
farsi
prendere dal panico: “Dolohov? No, non lui. Posso restare
qui. Non farò nulla,
te lo prometto…”
La
presa di Lucius si serrò sul suo braccio ulteriormente:
“Chiudi la
bocca e smettila di sprecare il mio tempo. Ho già
deciso.”
C’era
qualcosa nel suo tono che mise in guardia Hermione dallo smettere
di litigare con lui. Non l’aveva mai sentito parlare in modo
così serio. E c’era
anche preoccupazione nella sua voce?
Non
poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse successo. Cosa aveva
scoperto durante la riunione dei Mangiamorte? Dove stava andando per
qualche
giorno?Perché? Ma sapeva
che le sue
domande non avrebbero mai avuto risposta, così rimase in
silenzio. Solo i
singhiozzi silenziosi le sfuggivano dalla bocca chiusa. Singhiozzi di
pura
paura.
Non
disse nulla, ma lo sentì esitare per un attimo, prima di
avvolgerle
un braccio intorno alla vita, tirandola verso di lui. Poteva dire dal
suo
linguaggio del corpo che lo disgustava. Prima che avesse la
possibilità di
lottare o di dire qualcosa, tutta l’aria venne spinta fuori
dai polmoni come la
sgradevole sensazione della Smaterializzazione la investì.
Un
attimo dopo si rese conto che era in piedi sul pavimento di nuovo, ma
sapeva che era in un posto diverso. Aveva un odore diverso ed era un
po’ più
freddo di quanto non fosse nella camera da letto di Lucius.
Hermione
si sentiva girare la testa e dovette prendere qualche respiro
profondo per calmarsi. Quando fu sicura che le gambe non
l’avrebbero tradita,
raccolse tutte le sue forze e lo spinse lontano da lei. Non
lottò contro di
lei, era contento di non doverla avere più così
vicino.
“Lucius,
non mi aspettavo di vederti così presto.” Disse
una voce.
Era
Dolohov, intuì lei. Poteva dire che era dall’altra
parte della
stanza, ma poi sentì i suoi stivali scattare sotto di lui
mentre si avvicinava
a loro.
Il
cuore di Hermione minacciava di esplodere, ma cercò di
mantenere il
suo viso calmo.
“Beh,
Antonin, sai che non mi piace tenere il Signore Oscuro in
attesa.” Rispose
educatamente Lucius. “Vuoi ancora sorvegliare il mio
premio?”
Antonin
rise: “Sarà mio piacere.”
L’ultima
parola mandò brividi giù per il corpo di Hermione
e le fece
venire la nausea. Improvvisamente sentì il bisogno di
aggrapparsi al braccio di
Lucius e pregarlo di portarla a casa. Casa? Era questo che ora chiamava
Malfoy
Manor?
Eppure,
avrebbe di gran lunga preferito stare con lui il resto della sua
vita che pochi giorni con Dolohov. Non riusciva a capire cosa le stava
accadendo. Era diventata completamente pazza?
Poi
sentì la mano di Lucius circondarle la vita in modo
possessivo: “Giù
le mani, Antonin. Non ci sarà nessun piacere.
Almeno non il piacere che hai in mente. Ti ricordi quello che ti ho
detto…?”
E
per la prima volta da quando era stata catturata, non
desiderò spingere
via Lucius. Con la mano intorno alla sua vita, si sentiva al sicuro.
Sicura
come poteva essere.
“Certo,
mi ricordo. Non prendere tutto così seriamente, mio amico.
Stavo
solo scherzando.” Rispose Antonin, ridendo.
Quando
la sua mano lasciò la sua vita, si sentì esposta
di nuovo. Senza
protezione, senza un protettore. Si schiaffeggiò mentalmente
al pensiero.
Ora
lo vedo come il mio
protettore? C’è qualcosa di seriamente sbagliato
in me.
L’aveva
già visto in quel ruolo prima d’ora. Quella notte
in cui i suoi
amici si stavano divertendo con lei, la sua mente era scivolata per un
attimo e
per un secondo l’aveva visto come il suo protettore. Sapeva
che era stupido, ma
la sua mente non poteva essere controllata.
“Voglio
trovarla viva quando ritorno, è chiaro, Antonin?”
chiese Lucius,
un avvertimento nella sua voce.
“Completamente.”
Rispose.
Hermione
non poteva credere a quello che stava accadendo. Aveva la
sensazione come se tutto fosse un sogno e lei si sarebbe svegliata da
esso. Non
riusciva a credere che era stata consegnata a Dolohov.
Un
attimo dopo sentì il suono della Smaterializzazione e
ciò le causò la completa
chiusura della gola. Sapeva che avrebbe dovuto urlare, piangere,
prendere a calci,
scappare ma rimase semplicemente lì, congelata. Non riusciva a vedere niente
e che senso aveva
fuggire? Si sarebbe solo fatta male.
Si
risvegliò dai suoi pensieri, quando sentì Dolohov
deriderla: “Sarai
viva, ma… non ha detto nulla riguardo lo stato in cui vuole
trovarti.”
Ed
Hermione capì che era la fine. Tutto quello che era successo
quando
era con Lucius era niente in confronto a quello che Dolohov le avrebbe
fatto.
La morte era un’opzione migliore. Ma lei non aveva il diritto
di scegliere le
proprie opzioni. Non aveva nulla.
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Capitolo 10 *** Alone ***
Questa
è
la traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel
profilo.
Question
answered*: la traduzione letterale sarebbe qualcosa come
‘domanda risposta’. Qualcosa
a cui si ha ottenuto una risposta. Stonando, ho preferito scriverla in
modo
diverso.
Into
its hold*: letteralmente sarebbe ‘nella sua stiva’.
So che ha senso in certo
modo ma nel contento della frase non centrava proprio nulla se tradotta
letteralmente. Non stiamo parlando di una nave ò.o Anche qui
ho interpretato le
parole.
Come
sempre se avete delle correzioni da propormi sono a vostra disposizione.
A
presto,
Monica
IN
THE DARK
Chapter
ten: Alone
Hermione
aveva perso la cognizione del tempo che aveva trascorso nella cella
dopo essere
stata trascinata giù nei sotterranei. Poteva
ancora sentire chiaramente la voce di Lucius e percepire il suo braccio
sulla
sua vita. Ma non era più con lei. Era sola.
Cercò
di ignorare la sensazione di
tradimento. Era ridicolo. Perché si sentiva tradita? Solo
una persona di cui ti
fidavi poteva
tradirti. E lei non si era
mai fidata di Lucius. Ma allora perché si sentiva
così ferita, così indifesa
senza di lui. Non era come se la
sua vita fosse stata perfetta quando era con lui. Era un sadico, un
assassino,
un Mangiamorte.
Hermione fece
un respiro profondo nel tentativo di calmarsi. Era inutile. Non importa
quanto
si sforzasse, non riusciva a fermare il brivido. Forse era a causa
della paura
e dell'anticipazione o forse a causa del freddo nella cella. Era molto
più freddo
che nella camera da letto di Lucius .
Dopo che se ne
era andato, Dolohov l’aveva trascinata dentro una cella,
senza dirle nulla.
Hermione non aveva lottato, era troppo sotto shock per tentare uno
scontro. Una
piccola parte di lei stava sperando che tutto fosse solo un altro test,
ma ad
ogni secondo che passava le divenne chiaro che era tutto vero. Lucius
l’aveva
davvero consegnata a Dolohov. Aveva detto che era solo per pochi
giorni, ma
poteva davvero credergli? Che cosa sarebbe successo se si fosse
stancato di lei
e avesse deciso di darla a qualcun altro?
Scuotendo la
testa, spinse rapidamente quel pensiero da parte. Era impossibile che
Lucius si
stancasse di lei. La odiava, la
detestava e la sua missione nella
vita
era quella di farla soffrire. L'aveva detto lui stesso.
Strofinando il suo stomaco,
cercò di alleviare il dolore e
il brontolio che proveniva da esso. La preoccupava come avrebbe
ottenuto
dell'acqua. A Malfoy Manor poteva bere dal bagno, ma non c'erano tubi
nella
cella in cui si trovava al momento.
Eppure,
Hermione sapeva che il cibo e l'acqua erano il suo ultimo problema.
Era ancora in
stato di shock e non era in grado di piangere. A parte la paura, non
sentiva
nessun’altra emozione.
Quando
sentì la
porta aprirsi, si tirò su in fretta. Era diventato un
riflesso ormai. Lucius
aveva sempre chiesto che fosse in piedi quando le parlava.
Utilizzando il
muro dietro di lei come un supporto, cercò di stabilizzare
il respiro mentre
aspettava che succedesse qualcosa.
“Mi
sembra che
tu abbia più lividi rispetto l'ultima volta che ti ho
visto,” La voce di
Dolohov tagliò il silenzio. “Non ho mai visto
Lucius come un tipo violento”.
Hermione
impedì
a stento ad una risata di fuggirle dalle labbra. Tutto quello che
Lucius le
aveva mai fatto era stato violento.
“É
sempre
sembrato essere al disopra di noi. Più sofisticato,
più civile rispetto al resto di noi. Non sei
d'accordo?” chiese Dolohov.
Hermione
si chiese se avesse dovuto dire qualcosa. Con Lucius sapeva quando era
opportuno rimanere in silenzio, ma non conosceva Dolohov. Si aspettava
che
rispondesse alle sue domande?
Infine,
decise di correre il rischio. Era ancora una Grifondoro dopo tutto.
Raccolse il
suo coraggio e rispose: “Non è nient'altro che un
diabolico Mangiamorte.”
Dolohov
scoppiò a ridere: “Mi piace la tua opinione. Era
ora che qualcuno notasse che
lui non è migliore rispetto al resto di noi.”
Era
gelosia quella che notò nella voce dell’uomo?
Hermione si chiese se forse
Lucius e Dolohov non fossero così buoni amici come aveva
pensato. C'era
rivalità tra di loro?
“Ho
sempre disprezzato il modo in cui si comportava.”
Ecco
la risposta alla sua *domanda. Ma sapere che i due erano in qualche modo nemici, piuttosto che gli
amici non la calmò.
Se non altro, le diede semplicemente una strana sensazione di
nervosismo.
Sentì Dolohov avvicinarsi
lentamente e cercò di
cambiare argomento.
“Dove
è andato Lucius? Cosa c'era di così
importante?” chiese con calma, non aspettandosi
veramente di sentire la risposta.
La
sorprese quando lo sentì parlare : “Problemi con
alcuni sopravvissuti. Hanno
formato una resistenza ed organizzato un attacco.”
spiegò, poi sogghignò.
“Idioti.”
La
notizia lasciò senza parole Hermione. Non sapeva come
avrebbe dovuto sentirsi a
riguardo. Speranza,
perché c'erano
ancora persone che combattevano contro Voldemort ed i Mangiamorte?
O tristezza, perché non
c'era alcuna possibilità che potessero
cambiare qualcosa con i loro attacchi? Specialmente adesso, quando
Lucius era
stato inviato per fermarli. Sapeva che i sopravvissuti non avevano
alcuna
possibilità di vincere o addirittura di sopravvivere. E la
scioccò con quanta
facilità aveva accettato la notizia. Eppure, come poteva
essere sicura che i
sopravvissuti avrebbero perso la lotta? Che cosa le era successo nei
giorni
scorsi per vedere Lucius indistruttibile? Pure lui era un essere umano.
Avrebbe
potuto essere facilmente ucciso con una maledizione. Non era
indistruttibile.
Ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto anche essere ucciso, la
paura aumentò
dentro di lei. La paura per lui.
Non
voleva che morisse,
perché ciò avrebbe significato
che sarebbe restata con Dolohov per il resto della sua vita.
All'improvviso
ricordò il suo primo giorno a Malfoy Manor quando
le aveva detto cosa sarebbe successo se
avesse cercato di fargli del male nel sonno.
'Se mi succede
qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu cada nelle braccia del
più
crudele Mangiamorte.'
Hermione quasi
soffocò per la paura mentre immagini della sua esistenza con
Dolohov le riempivano la mente.
“Il
gatto ti ha mangiato la lingua?” chiese l’uomo,
divertito.
Si
limitò a scuotere la testa, cercando di allontanare dalla
sua testa quelle
immagini orribili. Si odiava per non volere che Lucius morisse. Era
egoista e
spregevole, ma non poteva obbligare la sua mente a pensarla
diversamente.
“Sei
anche muta?”
Tenne la bocca
chiusa. Forse se lei lo ignorava,se ne sarebbe andato? Ma
quello era il suo desiderio. Lucius non aveva mai lasciata sola,
perché avrebbe
dovuto farlo Dolohov?
“Non
devi parlare.” disse con calma. “In
realtà, avrei preferito sentirti
urlare.”
Qualcosa
nella sua voce le inviò brividi giù per il corpo.
Non c’era odio o rabbia nella
suo tono, ma qualcos'altro. Ogni volta che Lucius parlava con lei,
Hermione
poteva sentire la rabbia e l'odio provenire da lui. Ma con Dolohov era
diverso.
Non aveva un reale motivo per odiarla, quindi l'unica ragione che aveva
per
torturarla era la noia e il piacere.
In un
attimo le era accanto, respirando sul suo viso. Hermione
cercò di allontanarsi,
ma lui le si premette contro, costringendola contro il muro.
“Lucius
mi
ha dato precise istruzioni su come occuparmi di te. Ma non credo si
dispiacerebbe se ci divertissimo un po’.”
Il suo
sangue gelò letteralmente a quella frase. Gli occhi le si
spalancarono per
l'orrore e subito cercò di scattare via, ma Dolohov le stava
già afferrando il
polso.
Una parte
della sua mente sapeva che non avrebbe dovuto combattere, non avrebbe
dovuto
lottare, ma i suoi istinti erano troppo grandi.
Si
dibatté, cercando di liberarsi. Dov'era Lucius?
Perché l’aveva lasciata? Questo
era sbagliato, tutto sbagliato. Lei era sbagliata.
“Se
vuoi
gridare-sentiti libera.” disse con voce strascicata.
L’afferrò
più saldamente attorno alla vita, premendole la schiena
contro di lui ed
Hermione quasi vomitò quando sentì la sua
disgustosa virilità indurirsi
rapidamente contro di lei.
Scalciò
con le gambe, contorcendosi tra le sue braccia, tutto pur di liberarsi.
Ma
stava rapidamente perdendo tutta la forza che le era rimasta.
Dolohov stava
ridacchiando: “Calmati, cucciolo. Non ho intenzione di farti
del male.” poi
aggiunse in un tono più scuro “Non mi è
permesso."
Hermione
non ebbe il tempo di pensare alla sua ultima frase. Era troppo
spaventata. Usò
l'ultimo brandello della sua forza per dare un ultimo calcio, senza
ottenere
nulla. Alla fine si afflosciò e Dolohov ridacchiò
follemente: “Hai già perso la
battaglia? Bene. Non avremo così
tanti
problemi allora, vero?”
Venne
voltata ed ora era di fronte al muro. La sua schiena era appoggiata sul
petto
di Dolohov ed erano così vicini, poteva sentire il suo cuore
battere.
Era
sbagliato non combattere e lasciargli fare quello che voleva, ma non ne
aveva la
forza.
Sentì
la
mano dell’uomo sul suo stomaco e tutto quello che voleva era
di farsi un bagno
caldo per togliersi di dosso il suo odore disgustoso e il suo tocco.
Proprio
quando pensava che le cose non avrebbe potuto andare peggio, la sua
mano
cominciò a muoversi verso l'alto. Hermione iniziò
a farsi prendere dal panico.
Iniziò
a lottare contro la sua presa, sentendosi nauseata con il suo
respiro sul collo nudo. In quel momento si rese conto che anche Lucius
sarebbe stato
preferibile, almeno non era ripugnante.
Quando la mano
raggiunse il suo seno, Hermione non poté fare a meno di
gridare. Sentiva tutto il sangue andarle dritto alla testa, facendola
arrossire.
“Se
solo Lucius potesse vederci ora. Che cosa avrebbe detto se mi avesse
visto toccare una sua proprietà?”
Le sue dita si
serrarono sul seno. Hermione si morse il labbro con forza e
dopo un secondo sentì il sapore del sangue in bocca.
“Posso
solo immaginare la sua faccia.” continuò Dolohov,
non rimuovendo la mano. “Mi chiedo
perché è così protettivo con
te.”
Hermione
non riusciva a credere alle sue parole. Non poteva essere
più in errore. Lucius
protettivo?
“Mi
ha
fatto capire che ti vuole tutta per sé. Forse sono debole,
ma non posso
resistere alle cose quando sono sotto il mio naso. Sotto la mia
cura.”
La sua
azione successiva fece gridare Hermione in stato di shock.
Sentì un leggero
dolore al collo e si rese conto che la stava mordendo. Mai nella sua
vita era
stata morsa. Lucius non l'avrebbe mai morsa. Avrebbe preferito morire
che
abbassarsi fino a toccare la sua pelle in quel modo. Non riusciva a
capire
perché metteva confronto le azioni dei due uomini. Non
voleva pensare a Luicus,
ma era sempre nella sua mente.
La bocca di
Dolohov si spostò al suo orecchio mentre sussurrava:
“Vedo che Lucius ti ha
resa obbediente. Forse anche troppo
bene.”
La sua
mano si mosse dal suo seno fino alla bocca, ma nel momento in cui le
dita
toccarono le sue labbra, Hermione non perse tempo pensando e lo morse
duramente,
facendolo sobbalzare e allontanare la sua mano da lei.
“Non
tollero la disobbedienza, Sanguepsorco, ma amo il suono di una donna
che urla.”
sibilò.
Improvvisamente la girò in modo
che fosse di fronte a lui.
“Mi
chiedo
che cosa ha fatto Lucius per renderti così
remissiva.” chiese Dolohov con
calma. “Ti ha già avuta?”
Hermione
forzò le parole tra i denti: “Fottiti.”
Non
ottenne la reazione che sperava. Voleva infastidirlo almeno, ma tutto
quello
che lui fece fu lasciarsi sfuggire una risatina.
“Hai
ancora il fuoco dentro di te. Mi piace.” disse, l'eccitazione
chiara nella sua
voce.
La cosa
seguente che capì erano le sue labbra serrate contro le
proprie. Hermione
rimase a bocca aperta per la sorpresa, ma prima che avesse la
possibilità di
morderlo di nuovo, lui le liberò la bocca e si mise a
ridere: “Lucius ti ha
fatto qualcosa di simile? Ti ha baciato?"
Hermione
sentì
la nausea invadere lentamente il suo corpo al gusto di Dolohov sulle
labbra. Combatté
l’impulso di vomitare, sapendo che probabilmente non era una
buona idea. Non
sapeva perché aveva deciso di rispondergli, ma la sua voce
era forte e
controllata: “No.
Lucius è più
sofisticato di quello.”
Una
piccola parte di lei lo credeva. Lucius non l'avrebbe mai toccata solo
per il
proprio piacere. Come avrebbe potuto quando lei lo disgustava? Era
sicura che
non l’avrebbe mai baciata ed era grata per questo.
La voce di
Dolohov era più fredda adesso. Tutta la giocosità
scomparve come parlò: “Forse ti
è sfuggito, ma io non sono Lucius. E lui non è
qui.”
“Ma
... a
lui-lui non piace quando gli altri mi toccano.” Hermione
sperò che le avrebbe
creduto.
“Come
ho
detto prima- lui non è qui.”
“Lo
scoprirà.”
Anche in
questo caso le mani di Dolohov rimasero sulla sua vita, muovendosi
lentamente
come se la stesse prendendo in giro: “Come potrebbe
scoprirlo?”
Il corpo
di Hermione si irrigidì, ma forzò la voce a
suonare minacciosa: “Se mi tocchi,
io ...” sputò le parole su di lui, ma poi si rese
conto che non sapeva cosa
dire. Con che cosa avrebbe potuto eventualmente minacciarlo per farlo
smettere?
Rimase in
silenzio e sentì formarsi le lacrime agli occhi per la sua
impotenza. Era la
prima volta da quando avevano perso la guerra che avesse seriamente
preso in
considerazione di uccidersi.
“Perché
così tranquilla?” chiese Dolohov con falso
disappunto. “Schiaffeggiami,
graffiami, urla, piangi, pregami di smettere; qualunque cosa. Basta che
tu mi
combatta. Mi piace quando combattono...”
Prima che le mani di Dolohov toccassero ancora una
volta il punto in cui
non voleva essere toccata, Hermione gli urlò contro:
“Lo dirò a Lucius!”
Con sua
sorpresa quello lo fece fermare immediatamente, le sue mani non si mossero dallo
stomaco. Questa volta
non aveva riso di lei. Il suo silenzio la sorprese, perché
non pensava che la
minaccia avrebbe alcun effetto serio.
Quando
finalmente parlò, non era quello che si aspettava di sentire. Era pienamente preparata
ad ascoltarlo dire
che a Lucius non avrebbe potuto importargliene di meno di quello che
era
successo o che gli aveva dato il permesso di fare di lei quello che
voleva.
Sentì
una
lieve paura nella voce dell’uomo quando sogghignò:
“Lucius non lo scoprirà mai.”
“Si
lo
farà.” ripeté Hermione.
“Glielo dirò e lui te la farà
pagare.”
Lei stessa
non credeva alle sue parole, ma sperava che sarebbe stata in grado di
convincerlo.
La
minaccia sembrò farlo arrabbiare, perché la
schiaffeggiò in faccia e la forza
del colpo la mandò a terra. Faceva male, ma non
così tanto come quando Lucius
la picchiava.
“Tu
non mi
minaccerai.” ringhiò, poi le diede un calcio allo
stomaco, rendendole quasi
impossibile respirare. Hermione rimase a bocca aperta, cercando di
inalare più
aria possibile, ma ogni volta che il suo petto si muoveva sentiva come
se dei
coltelli le stessero squarciando lo stomaco.
“Farò
di
te quello che mi pare. E 'meglio che te lo ricordi.”
La
successiva mezz'ora fu straziante. Quando le aveva strappato di dosso i
vestiti,
aveva cercato di lottare, tentando un attacco di pugni e calci. Ma
almeno la
sua minaccia sembrava aver funzionato, perché non
tentò qualcosa di più con
lei. In tutto il suo dolore e angoscia Hermione era riuscita ancora una
volta a
pensare con lucidità ed aveva concluso che probabilmente
l’aveva spogliata delle
sue vesti per umiliarla. Non era mai stata così umiliata
nella sua vita.
Nemmeno quando la madre l'aveva vista senza vestiti fin da quando era
piccola.
E nemmeno quando Lucius le aveva chiesto di spogliarsi così
avrebbe potuto
guardarla. L’aveva vista nuda, però. Quando era
stata costretta a farsi un
bagno aveva dovuto stare di fronte a lui, ma era durato solo per pochi
secondi.
Ma Dolohov
era più perverso. Hermione sapeva che stava fissando il suo
corpo, perché stava
facendo commenti ed era contenta di non potere vedere niente. La vista
di
Dolohov e l'espressione sul suo viso le avrebbe fatto senza alcun
dubbio venire
la nausea. Cercò di ignorare i suoi commenti su come era
timida mentre notava la
sua agitazione per il disagio e la vergogna. Perlomeno non gli era
permesso farle
qualcosa di più a meno che non volesse che la rabbia di
Lucius cadesse su di
lui. La faccenda non le era ancora chiara. A giudicare dal suo
comportamento, i
due uomini avevano avuto una conversazione su ciò che gli
era concesso di farle.
Era confusa dal perché avesse proibito a Dolohov di fare a
modo suo con lei. Quella
domanda era costantemente nella sua mente mentre lei riceveva schiaffi
e colpi.
Il dolore era incredibile. Il
pestaggio sembrò durare per ore, ma Hermione non
urlò mai. Aveva gridato silenziosamente,
ma mai oltre. Era stata umiliata più di quello che poteva
sopportare e non
voleva dargli la soddisfazione di sapere che l'aveva spezzata. Sentiva
i suoi
insulti, ma decise di ignorarli.
E quello
sembrò infastidirlo ancora di più
perché la tirò su dal pavimento solo per
buttarla dall’altra parte della cella. Hermione fece un passo
falso nel buio ed
inciampò in qualcosa, facendole colpire il pavimento di
nuovo. La sua testa
sbatté contro la pietra inviando ondate di dolore attraverso
il suo corpo.
E mentre
pensava che sarebbe svenuta, tutto rimase in silenzio. Il respiro
rapido di
Dolohov era tutto quello che poteva sentire. Le sembrava strano
perché non riusciva
sentire il proprio respiro, ma non aveva la forza di pensarci. I suoi
occhi
erano chiusi e perlomeno lui non aveva preteso che li tenesse aperti
per tutto
il tempo come aveva fatto Lucius. Quest’ultimo probabilmente
aveva goduto del
suo dolore, voleva vedere e sentire
la sofferenza attraverso i suoi occhi.
Ma a Dolohov non importava di quello. Tutto quello che voleva era di
sfogare la
sua rabbia su qualcuno. I suoi motivi per farle del male non erano
profondi quanto
quelli di Lucius . In un primo momento Hermione aveva pensato che lo
avrebbe
reso meno pericoloso dell’altro uomo, ma non poteva essere
più in errore.
Lucius era
intelligente. Sapeva quanto lontano poteva spingersi prima che lei
svenisse e
con lui almeno era certa di una cosa - non sarebbe mai arrivato a tali
estremi
come ucciderla e non l’avrebbe mai lasciata morire. Ma
Dolohov sembrava
completamente perso nella sua rabbia e avrebbe potuto ucciderla per
caso.
Infine il
silenzio venne infranto
dalla voce di
Dolohov: “Spero ti sia piaciuto il tuo primo giorno qui. Ora,
se vuoi scusarmi,
ho alcune cose che devo fare. Ma non ti preoccupare. Troverò
qualche nuovo
metodo per farti urlare domani. Ho la sensazione che non sarai
così testarda. “
Lo
sentì
uscire dalla cella e chiudersi la porta alle spalle. Non si era neppure
preoccupato di chiuderla a chiave. Forse era così stupido
che se l’era
dimenticato, o forse aveva capito che lei era incapace di muoversi,
figuriamoci
alzarsi e cercare di fuggire.
Il dolore,
l'odore, l’indolenzimento,
il buio, la sensazione rivoltante di essere alla mercé di qualcun altro, l'impotenza
... doveva essere
così che sembrava l’Inferno.
Perché
Hermione sapeva che non era
più in vita. Doveva essere morta. Doveva essere accaduto
mentre era nella
cella.
Dolohov venne
da lei in ogni sua
occasione, e raramente la lasciò sola. Non portò
né cibo, né acqua, solo se
stesso. Non le diede riposo, né guarigione; solo sofferenza,
su sofferenza,
dolore e ancora più dolore.
Il terzo giorno
Hermione aveva perso
la voglia di vivere, la voglia di combattere. Nel suo tempo libero si
chiedeva
dove fosse Lucius. Gli era successo qualcosa? Quello la preoccupava
più del
dovuto. Un sacco di cose erano cambiate. Lei non sognava più
di un mondo in cui
Voldemort sarebbe stato sconfitto, perché sapeva che non era
più un’opzione.
Doveva affrontare la realtà e imparare conviverci. Lucius
era l’unico nei suoi
sogni ora. Desiderava che venisse per lei, in suo soccorso, anche se
ciò
significava vivere con lui per il resto della sua vita. Ma ad ogni
giorno che
passava il suo desiderio per il suo ritorno di si indeboliva. Era
distrutta
ora, essere salvata non sarebbe stato comunque di aiuto. Non era solo
dolore
fisico, ma anche mentale.
Aveva imparato
che a Dolohov piaceva
parlare un sacco. Tra i pugni l'aveva insultata, insultato Lucius,
descrivendo
cosa le avrebbe fatto se lei non fosse sotto la sua protezione.
Quella era la parola che aveva usato.
Anche se era
completamente esausta e
sul punto di svenire Hermione si mise a ridere quando Dolohov le disse
quello. Protezione? Era sotto la protezione di Lucius?
In un primo
momento pensò di aver
sentito male. Come era possibile che fosse sotto la protezione di
qualcuno? Era
a terra, nuda, sanguinante, tremante, morente. E come poteva essere
sotto la
protezione di Lucius? Era stato lui
quello che l'aveva consegnata a Dolohov senza avere ripensamenti.
La sua risata
incitò Dolohov a
colpirla più forte, ma si era già abituata. Non
aveva neppure mai urlato. Non
importa quanto duramente cercasse di ottenere un qualche tipo di
reazione da
lei. Un pianto incontrollabile era tutto quello che avrebbe ottenuto. E
quello
era successo il secondo giorno, ma non era a causa del dolore che le
aveva
inflitto.
Era stato a
causa delle sue parole
che Hermione non era riuscita a trattenere le lacrime.
“Perché
non urli? Non proverai niente
con la tua testardaggine.” aggiunse subito dopo con chiaro
piacere nella sua
voce. “Lui ha urlato. Quel
ragazzo
Weasley.”
Hermione quasi
soffocò per le
lacrime mentre era stata costretta ad ascoltare Dolohov.
“Avresti
dovuto vedere quello che
Lucius gli ha fatto. E lui non stava cercando di fare il coraggioso
come stai
facendo tu. Ha
urlato. Le sue ossa
si stavano rompendo sotto la
maledizione di Lucius e la sua pelle stava bruciando.”
ridacchiò, prima di
continuare: “E urlava e piangeva. E 'stato davvero patetico
perfino da vedere.”
“Sta
zitto!” urlò, coprendosi le
orecchie nel tentativo di bloccare le parole dell’uomo.
Ma come se non
l’avesse sentita,
proseguì: “Ed il-Ragazzo- Che-
È-Sopravvisuto non era per niente meglio.
Bambino patetico. Ha pregato per la sua vita mentre il Signore Oscuro
lo
torturava.”
Hermione aveva
desiderato di poter
morire in quel momento. Avrebbe voluto semplicemente smettere di
respirare e
morire.
Il terzo giorno
era come un
cadavere. Quando Dolohov venne da lei, non aveva nemmeno battuto
ciglio. Era
intorpidita, ma ciò non gli impedì dal godere
della sua tortura. Questa volta
non usò le mani, la sua bacchetta fece tutta la tortura.
Hermione aveva
dimenticato quanto dolore una maledizione Cruciatus può
causare. Lui glielo
ricordò. Una volta aveva sentito dire che una persona
può perdere completamente
la ragione, se tenuta sotto la maledizione Cruciatus per più
di pochi minuti.
Sembrava che lo sapesse bene, perché le aveva sollevato la
maledizione quando aveva
cominciato ad avere allucinazioni.
Sentiva la sua
risata, anche
attraverso il suo pianto instancabile, e divenne radicata nella sua
mente. La
sua risata. Quella era l'unica cosa nella sua mente. Questo e Lucius.
Era
strano come continuasse a pensare a lui, chiedendosi dove fosse,
paragonandolo a
Dolohov ... desiderando che venisse per
lei.
Ad ogni giorno
che passava le visite
di Dolohov diventavano più brevi. Era probabilmente annoiato
dalle reazioni di
Hermione e dalle sue tecniche di tortura. L'aveva picchiata, insultata,
spogliata, torturata con la Cruciatus. Si stava lentamente annoiando.
Il quarto
giorno sapeva qualcosa era
cambiato. Nel momento in cui lo sentì camminare nella sua
cella, sapeva che era
venuto con in mente qualcosa di nuovo. L’aveva dedotto dalla
sua camminata sicura.
I suoi stivali scattavano sotto di lui e si accorse che stava
camminando
lentamente come se la
stesse guardando,
osservandola. Come un predatore osserva la preda.
Quando
finalmente parlò
semplicemente convinse Hermione che qualcosa era cambiato.
“So
che sarai d'accordo con me che
tutta questa tortura è diventata un po' noiosa. E mi
è venuto in mente qualcosa
di nuovo.”
Lei
sbatté a stento le palpebre alla
sua dichiarazione, non mostrando preoccupazione.
Ma poi lo
sentì strisciare su di lei
e la sua mente riconobbe il pericolo. Non lottò, era troppo
stanca per farlo.
“Penso
di aver trovato un modo per divertirci
senza che Lucius lo sappia.”
“Glielo
dirò,” ripeté Hermione priva
di emozioni. Si sentiva come un robot, ripetendo sempre la stessa cosa,
ottenendo sempre la stessa reazione da lui.
Ma questa volta
la minaccia non ebbe
l'effetto sperato. Dolohov non era sceso da lei come si era aspettata.
Le rise
in faccia ed il sangue di Hermione divenne freddo al gesto.
“Non
sarai in grado di dirglielo se
puoi ricordarlo, cucciolo.”
Poi lei
capì tutto. Ma prima che
avesse la possibilità di dire qualcosa, le serrò
la mano sulla bocca.
“Shh,
cucciolo. Sono io a parlare in
questo momento,” poi emise un sospiro soddisfatto:
“Se ti Oblivio, allora non
sarai in grado di dire nulla a Lucius dei nostri momenti
insieme.”
Hermione scosse
la testa ed infine si
tolse la mano dalla bocca.
“Hai
qualcosa da dire?” chiese,
interessato.
“L-Lui
lo saprà. Non
è stupido. Come pensi che non s-sarà in grado di
dirlo?”
balbettò Hermione,
non in grado di fermare
le parole dalla sua bocca.
“Anche
se lui notasse qualcosa,
quando te lo chiederebbe, non saresti in grado di dirgli nulla,
perché non te
lo ricorderesti.”Strascicò lentamente, con chiara
anticipazione nella voce.
Una paura
assoluta stava crescendo
all'interno di Hermione e ciò le rese impossibile parlare.
Anche se avesse
potuto, non c'era nulla che potesse dire. Quale minaccia avrebbe potuto
usare
contro di lui ora?
Rimase a bocca
aperta per la sorpresa
quando venne tirata su da terra e spinta contro il muro.
“Questa
è la mia posizione
preferita. Spero non ti dispiaccia.” sussurrò e
poi forzò la sua bocca sulla
sua. Hermione rimase sorpresa e non ebbe nemmeno il tempo di reagire.
Dopo un secondo
lui si tirò indietro
a guardarla: “Ti ricordi quando eravamo a Malfoy Manor e mi
hai sputato in
faccia? Beh, ho sognato di fare questo con te fin da allora.”
La sua forma
imponente sembrava
schiacciarla mentre la forzò contro la parete. Hermione
sentì come se tutto
stesse girando intorno a lei. Le sue gambe non riuscirono
più a sorreggerla.
Era esausta, affamata e disidratata. Il suo corpo non si sentiva
più come il
suo. L'incoscienza era solo una questione di tempo ed Hermione
l’avrebbe
accolta a braccia aperte.
Poi accadde
qualcosa che le fece
pensare di essere impazzita. Sentì la sua
voce. Poteva sentirla chiaramente. Era come se venisse da lontano, come
se
l’avesse solo sentita nella sua testa, immaginata.
"Antonin,per
favore spiegami cosa stai facendo."
Si chiese che
cosa
ci fosse di sbagliato in lei. Che cosa aveva fatto Lucius per renderla
così
dipendere da lui? Era completamente bizzarro che lei immaginasse la sua
voce
quando era in pericolo e quasi sull'orlo della morte.
La cosa
seguente
che seppe fu la terra fredda sotto di lei come Dolohov la
lasciò andare. Le sue
ginocchia colpirono dolorosamente il pavimento, ma non ebbe il tempo di
pensare
al motivo per cui l’aveva lasciata che chiuse gli occhi,
permettendo all'incoscienza
di portarla via con se.*
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Capitolo 11 *** Predator and prey ***
Questa
è
la traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel
profilo.
Come
sempre se avete delle correzioni da propormi sono a vostra disposizione.
A
presto,
Monica
IN
THE DARK
Chapter eleven:
Predator and Prey
“Che diavolo stai facendo, Antonin?”
“Maledizione,
Lucius, stavo solo
scherzando ...”
“Ricordo
piuttosto bene quello che
ti ho ordinato e sono abbastanza sicuro che i miei ordini non
includevano che tu
la toccassi. Sputi sulla mia generosità cercando di
danneggiare…la mia proprietà
.”
“Non
le è stato fatto alcun danno
reale! Niente che un paio di incantesimi non possano
risolvere-”
“Hai
deliberatamente ignorato i miei
ordini. Dovresti sapere che è meglio non sfidarmi,
Antonin.”
A malapena
cosciente, Hermione poté
giurare che il suo cuore si era fermato. Per un attimo, il mondo si
arrestò. Il
dolore aveva intorpidito il suo corpo pulsante, ignaro di qualsiasi
altra cosa.
L'unica parte del suo cervello che funzionava era quella in cui si
chiedeva, 'È
veramente lui? È davvero la sua voce?'
Ma era
impossibile. Era un sogno.
Forse era definitivamente impazzita. Dolohov l'aveva veramente spinta
oltre il
confine, perché era impossibile.
Trattenne il
respiro, cercando di
sentire di cosa stessero parlando. Riconobbe la voce del suo
carceriere. Era
impossibile non farlo, perché negli ultimi giorni la sua
voce era stata l'unica
cosa che le fosse permesso di ascoltare. Ma la seconda voce non era la
sua, era
troppo liscia, troppo nostalgica per lei. Familiare e rilassante,
eppure così
estranea. Ma era un'allucinazione, dopo tutto. Avrebbe potuto essere
chiunque.
Dolohov avrebbe potuto portare con sé alcuni suoi amici per
renderlo più
divertente.
Era sicura che
la sua mente le
stesse giocando un brutto scherzo e le stesse facendo pensare che lui era ritornato. Si sentiva come se
fosse nel mondo tra la coscienza e l’incoscienza. Era
così esausta che tutto
ciò che voleva era abbandonarsi
nell’oscurità, ma al tempo stesso voleva sapere
se in realtà era stata tutta la sua immaginazione.
"Mi sembra che
tu metta in
dubbio la mia autorità. Hai disobbedito ai miei ordini, cosa
che prendo come
un’offesa contro di me. E io non tollero un’offesa
contro la mia autorità".
Hermione si
concentrò sulle voci. La
prima era spaventata, in qualche modo debole, e l'altra era arrabbiata
e
sembrava avere una sorta di controllo sulla prima voce. Ben presto le
loro
parole divennero incomprensibili. Poteva ancora sentirli parlare, ma
non poteva
fare nulla al di fuori di questo.
Fu allora che
si rese conto che non
indossava nessuna vestito visto che Dolohov glieli aveva portati via il
primo
giorno. Cercò di muovere il suo corpo e di coprirsi con le
mani, ma le fece
sfuggire un lamento dalle labbra. Seguì un silenzio mortale
e per un attimo
Hermione pensò che tutto fosse stato un sogno e che era sola
nella cella, in
attesa del ritorno di Dolohov per farle del male ancora una volta.
Ma poi
sentì nuovamente una voce
arrabbiata: “Mi occuperò più tardi .
Non pensare che lascerò impunita la tua
disobbedienza.”
Il suo cuore
batté più forte quando percepì
qualcuno avvicinarsi a lei. Quando quel qualcuno si
inginocchiò accanto a lei,
la colpì. L'odore. Era il suo odore.
Non riusciva a descriverlo o a spiegarlo, ma era sicuramente il suo
odore.
“Sanguesporco?”
E quella voce. Ora che le era così
vicino, non c'era dubbio. Era stata
chiamata Sanguesporco un sacco di volte prima d’ora, ma il
modo in cui era
stato pronunciato poteva essere stato detto solo da una persona.
La sua gola non
stava emettendo
alcun suono decifrabile a parte gli ansiti e i vagiti,
perciò non riuscì a
parlare.
Fu allora che
fece l'unica cosa che
aveva sperato di non dovere mai e poi mai fare di fronte a chiunque,
soprattutto di fronte a lui. Si ruppe in dolorosi singhiozzi, tutto il
suo
corpo tremante per la loro irruenza.
Singhiozzò
dal dolore, dai ricordi
di ogni cosa orribile che le era successo fin da quando lui
se ne era andato e per l’assoluto sollievo che
l’aveva avvolta
nel sentire la sua voce di nuovo. Il suo senso di sollievo la
disgustava. Ma
non poteva negare che era grata per la protezione e della sua
dominazione sul
suo aggressore. La vergogna per quella gratitudine la inondò
e le fece solo
singhiozzare più forte. Come poteva essere riconoscente
all'uomo che era stato
il responsabile per la vittoria di Voldemort? Come poteva essergli
grata, dopo
tutto quello che le aveva fatto, ai
suoi amici, e per la loro causa?
Braccia forti
si agganciarono sotto
le sue ginocchia e si avvolsero attorno alla sua vita, il profumo del
firewhiskey e del timo invase i suoi sensi come lui la
sollevò con destrezza.
Hermione era pienamente consapevole del fatto che era nuda, ma non
riuscì ad
essere infastidita da quello. Tutto quello che le importava era che
stava per
essere portata via da Dolohov. L'ultima cosa che riuscì a
ricordare prima di
scivolare nel sonno fu la sensazione schiacciante della
Smaterializzazione.
Quando
finalmente si svegliò, la
prima cosa che realizzò fu che non era più in una
cella. Non riusciva a sentire
il terreno duro sotto il suo corpo il che le fece chiedersi dove fosse.
Era più
caldo rispetto la cella ed aveva un odore diverso.
Pulito. Quando mosse leggermente il braccio,
scoprì che era
coperta con un lenzuolo per il quale Hermione era grata,
perché non stava
indossando nulla. Le ci volle qualche istante per ricordare tutto
quello che
era successo e subito gli occhi si spalancarono. Era stato un riflesso,
anche
se non poteva vedere niente. Quando sentì la morbidezza
sotto di lei, si rese
conto che era su un letto.
Ma di chi era quel letto? Fece un respiro
tremante, afferrando il
lenzuolo e tenendolo stretto per sicurezza. Poi lo shock la
colpì quando si
rese conto che forse tutto quello sarebbe potuto essere un sogno. Forse
stava
lentamente perdendo la ragione e quello le aveva fatto immaginare il
ritorno di
Lucius e il salvataggio da Dolohov. Si sforzò di continuare
a respirare.
Quando
sentì il letto abbassarsi un
po’ serrò gli occhi, sperando solo che tutto
andasse via. Avrebbe voluto essere
nel suo letto, al sicuro nella sua casa o a Hogwarts.
"Sei ferita?"
Il sollievo
attraversò Hermione come
riconobbe la voce fredda di Lucius. Sentì il familiare
tremore del corpo, il
groppo in gola, il panico che sembrava soffocarla ogni volta che le era
vicino.
Le stava
chiedendo se stava male.
Era strano come fosse riuscito a fare quella domanda con una voce
talmente impassibile
e fredda. Se non gli importava, allora perché le stava
chiedendo se stava male?
"Lucius"
balbettò,
sentendo le lacrime iniziarsi a formare nei suoi occhi. Ma non era a
causa del
dolore o della tristezza o dell’umiliazione, ma per il
sollievo. Puro sollievo
nel sentire la sua voce.
Lucius
sospirò infastidito e lei
capì che probabilmente era perché lo aveva
chiamato col suo nome. Non gli piaceva
quando diceva il suo nome. Forse perché pensava che non era
degna di
pronunciarlo o perché rendeva tutto molto più
personale. Lui non l’aveva mai
chiamata Hermione o
Granger. Era sempre
‘ragazza’ o ‘Sanguesporco’.
“Rispondi
alla mia domanda.”chiese.
Se era ferita?
Che razza di domanda
era? Era cieco? Non riusciva a capire perché glielo stava
chiedendo. Non era in
grado di vedere se stessa, ma poteva immaginare che aspetto avesse.
Sporca,
coperta di lividi, debole.
“Cosa
ti ha fatto?” chiese, sempre più
impaziente.
Non voleva
farlo arrabbiare, ma non
capiva perché volesse sentirlo dire da lei. Inoltre, era
stato lui che l'aveva
consegnata a Dolohov senza preoccuparsi di cosa le sarebbe accaduto.
Perché insisteva
per sapere quello che le era successo? Forse voleva divertirsi
ascoltandola mentre
gli parlava di tutte le cose orribili che aveva dovuto sopportare.
“P-penso
che non siano affari tuoi.”
disse Hermione con calma.
“Si
da il caso, che tu mi
appartenga. La tua mente, la tua anima e il tuo corpo.” Disse
con fermezza
“Dunque sono affari miei.”
Avrebbe potuto
discutere con lui, ma
nel profondo sapeva che aveva ragione. Lei era sua. In un primo momento
solo il
suo corpo gli apparteneva e poteva farci quello che voleva, ma le cose
erano
cambiate da allora. Quando stava soffrendo sotto la Cruciatus o
ricevendo
schiaffi da Dolohov, aveva voluto Lucius. Non Harry o Ron o chiunque
altro.
Voleva che venisse a salvarla. La sua mente e la sua anima gli erano
appartenute fin da quando lo aveva pensato come il suo protettore.
Lui
inspirò, mai così calmo mentre
le ripeteva la domanda: “Che cosa ti ha fatto?”
chiese, la sua voce perfettamente immobile e controllata.
“Dimmelo o
sarò costretto a controllare di persona. Non lo vorresti,
credimi.”
Hermione non
capì cosa volesse dire
con quello, ma c'era una minaccia nella sua voce e decise di non farlo
arrabbiare: “Ha fatto quello che tu gli hai ordinato di
fare.” sussurrò,
sperando che la sua voce non si spezzasse.
Lucius
schernì la sua risposta: “E
come sapresti tu quello che gli
ordinato di fare?”
Fece un respiro
tremante quando
costrinse le parole ad uscire: “Mi ha schiaffeggiato, preso a
calci,
insultato-“
La sua mente
balenò al giorno in cui
Dolohov l’aveva appuntata contro il muro e guidato la mano su
tutto il suo
corpo, fermandosi sul seno. Ma Lucius non aveva bisogno di saperlo. Non
era
sicura se sarebbe stata in grado sopportare il sentimento di
umiliazione se
avesse dovuto parlargliene.
Strinse le
braccia intorno al suo petto in modo protettivo mentre spingeva via
quel
ricordo.
“È
tutto?”
chiese con calma, ma era in qualche modo teso come se si aspettasse di
sentire
anche qualcos'altro.
“S-si.”
mentì.
“Da
quel che ho visto quando sono
incappato in voi due, non mi è sembrato un
pestaggio.” Disse con voce
strascicata e c'era evidente disgusto nel suo tono.
Strinse le
labbra, non volendo
dirgli cosa Dolohov stava cercando di fare. E Lucius era un sacco di
cose, ma
non era stupido. Da quello che aveva visto, avrebbe potuto immaginarlo
da solo.
Perché lo stava chiedendo a lei?
“Non
ha fatto niente.” disse con
calma, poi aggiunse: “L’avrebbe fatto, se tu non
fossi...”
Non
finì la frase, ma sapeva che lui
aveva capito che cosa intendesse dire. Una lunga pausa seguì
ed Hermione poteva
sentire il proprio respiro.
Poi senza avvertimento qualcosa le
venne messo sul
grembo. Si spaventò un po’, ansiosa per la sua
vicinanza. Mosse le braccia da
sotto la coperta e le sue mani toccarono la cosa sul suo grembo. La
riconobbe
come un piatto.
“Cosa-”
“Ci
sono due panini. Un bicchiere
d'acqua è sul comodino.” disse freddamente.
“Mangia.”
Hermione
avrebbe voluto fare tante
domande. Voleva sapere dove era stato, cosa era accaduto con la
resistenza. Aveva
fatto il suo dovere? Qualcosa dentro le disse che tutti i sopravvissuti
erano
probabilmente morti, ma quello non la scioccò come avrebbe
dovuto. Era
consapevole del fatto che solo un giorno prima Lucius aveva
probabilmente
ucciso un sacco di gente, brave persone e ora le stava offrendo del
cibo. La
Grifondoro che era in lei la stava convincendo di gettargli contro il
piatto e
sputargli addosso, ma non fece nulla di queste cose. Invece prese il
panino dal
piatto e senza esitazione gli diede un bel morso.
Chiuse gli
occhi per godersi la
sensazione e il gusto. Era delizioso. Il primo cibo da giorni. Ma lei
riuscì a
goderselo appieno. Non con lui seduto così vicino ad
osservarla.
Odiava quando
lo faceva. Si sentiva
così vulnerabile, non essendo in grado di vederlo, di vedere
l'espressione sul
suo volto, mentre lui poteva vedere tutte le emozioni che le passavano
sul
viso. Non era brava a nascondere i suoi sentimenti.
Come
iniziò a mangiare il suo
secondo panino, Lucius finalmente si decise a parlare.
“Sapevo
che Antonin non avrebbe
esitato ad esercitare i suoi pregiudizi perversi su di te.”
disse, la sua voce
calma ma c'era una traccia di rabbia in essa.
Hermione
strinse i denti per
trattenersi dal gridare insulti contro di lui. Sapeva quello che le
sarebbe
successo con Dolohov ed ancora l’aveva consegnata a lui.
“Ma
non pensavo
che sarebbe stato abbastanza coraggioso e stupido da ignorare i miei
ordini.”
sembrava come se stesse parlando a se stesso.
Hermione ancora
non disse nulla. Quando ebbe finito di mangiare, si sentì un
po’ meglio e piena.
Poi qualcosa la colpì come la sua mente riascoltò
le sue parole. Antonin aveva
ignorato i suoi ordini? Ciò significava che gli aveva
ordinato di non toccarla.
Questo fatto la preoccupò più del dovuto.
“Perché
hai-” iniziò,
ma poi chiuse la bocca, realizzando che a Lucius probabilmente non
sarebbe
piaciuto se gli avesse fatto delle domande, in particolare circa le sue
intenzioni e i motivi per cui aveva agito come aveva fatto.
Ma lui
intuì cosa volesse chiedergli
e rispose impassibile: “Non mi piace quando le persone
toccano i miei beni
senza il mio permesso. Ed è questo quello che sei. Un
semplice possesso.”
Lo aveva detto
così tante volte
prima d’ora che non ebbe alcun effetto su Hermione.
Per un attimo
rimase silenzioso, ma
poi prese un respiro profondo prima di parlare di nuovo: “Mi
chiedo che cosa
c’è in te che lo ha fatto agire in modo
così irresponsabile.” chiese con calma,
ma Hermione notò una minaccia nelle sue parole.
La mano di
Lucius si mosse sulla sua
spalla, spingendola verso il basso fino a farla distendere sulla
schiena. Il
cuore le stava battendo più veloce nel non sapere quello che
lui stava
progettando di fare. Sapeva che avrebbe dovuto combattere, ma non
riusciva a
trovare la forza per farlo. Era ancora esausta ed ogni movimento le
faceva
male.
“Cosa
c'è di così speciale in te?”
mormorò.
Hermione non
sapeva cosa aspettarsi
da lui, ma almeno non era violento. Non pensava che sarebbe stata in
grado di
sopportare ulteriori violenze dopo tutto quello che era successo con
Dolohov.
Ascoltò
con attenzione il respiro di
Lucius. Sembrava calmo, composto, addirittura perso nei suoi pensieri.
Ma
questo non impedì alla pelle d'oca di coprire il suo corpo a
causa del timore
che le stava correndo nelle vene.
Appoggiò
la mano a coppa sulla sua
guancia ed Hermione si irrigidì in un primo momento, ma poi
sentì un effetto
calmante. Per un attimo pensò che fosse una sorta di
incantesimo ma presto si
rese conto che non era magia quella che aveva calmato la tempesta
dentro di
lei, ma la tenerezza di lui. Perché era dolce? Stava
giocando di nuovo con la
sua mente?
Prima ancora di
rendersene conto, le
lacrime stava scendendo lentamente sulle sue guance. Hermione chiuse
gli occhi,
cercando di calmare il suo respiro, ignorando le poche lacrime che
stavano
correndo giù per il viso, qualcuna fermandosi sulle labbra.
Improvvisamente sentì
la mano di Lucius allontanarsi di scatto da suo dal volto con un
sospiro
arrabbiato. Senza nemmeno pensarci, conosceva la ragione che era dietro
la sua
reazione. Una lacrima probabilmente era rotolata sulle sue dita e non
poteva
permettersi di essere sporcato dalle sue luride lacrime.
“Chiamami
cieco, ma non vedo niente
di speciale sul tuo viso.” disse sarcasticamente, poi
aggiunse con falsa
innocenza. “Che cosa avrebbe potuto vedere Antonin di
così intrigante in te? Forse
era il tuo corpo?”
Hermione si
irrigidì, afferrando il
lenzuolo sotto di lei per rassicurarsi.
Poi la coperta
che copriva il suo
corpo venne tirata giù lentamente, rivelando il suo petto
nudo. Immediatamente si
coprì con le braccia, ma in qualche modo sapeva che era
inutile. Se Lucius
avesse voluto qualcosa da lei, l’avrebbe ottenuta, non
importa quello che lei
faceva.
Lui
ridacchiò
freddamente prima di parlare: “Non credo tu possa impedirmi
di fare ciò che
voglio, ragazza.”
Hermione sapeva
che avrebbe dovuto gridare dalla paura che la riempiva alle sue parole
ma solo
un singhiozzo le sfuggì dalle labbra.
“Voglio
togliere le mani e non mi combatterai. E 'chiaro?” chiese.
Tutto quello
che Hermione poteva
fare era cenno del capo. La sua voce aveva un certo controllo su di
lei. E
decise che questa volta non lo avrebbe combattuto, come si rendeva
conto che
avrebbe reso tutto peggiore. Se non avesse lottato, se semplicemente
gli avesse
lasciato fare quello che voleva, forse non le avrebbe fatto troppo male.
Con questo
pensiero nella sua mente,
serrò gli occhi ed aspettò per le sue azioni
successive.
“Non
sono d’accordo, Sanguesporco.
Apri gli occhi.”
Hermione si
morse la lingua ed
obbedì. Odiava come era completamente sotto il suo
controllo, come gli obbediva
senza combattere. Non poteva nemmeno più riconoscere se
stessa.
Lui
sogghignò: “Voglio vedere i tuoi
occhi mentre lo faccio. Voglio vedere a cosa stai pensando.”
Era
così trasparente? Poteva vederle
ogni pensiero ed emozione negli occhi?
Lentamente le
afferrò i polsi e
mosse le braccia lontano dal suo petto, inchiodandole a lato del suo
corpo.
Hermione rabbrividì come realizzò che era
completamente nuda di fronte a lui.
Almeno solo la parte superiore del suo corpo lo era.
Non riusciva a
fermare l’ orribile
tremore e tutto quello che voleva era coprirsi, ma non si mosse.
Nemmeno quando
Lucius le liberò i polsi. Le sue braccia rimasero dove lui
le aveva messe.
Era la prima
volta che qualcosa di
simile accadeva. Lucius l’aveva già vista nuda
qualche volta, ma questa volta
era diverso, perché la stava guardando.
Non aveva cercato di negarlo, ammettendo perfino che voleva vedere il
suo
corpo.
All'improvviso
si rese conto di
quanto stupidamente si stesse comportando. Non aveva nemmeno tentato di
fermarlo. Quando l’aveva trasformata in una tale ragazza
indifesa?
Cercò
di muovere il braccio, ma fu
più veloce di lei come le afferrò il polso,
stringendolo saldamente.
“Non
penso proprio.” disse con
fermezza. “Stai ferma, mi hai capito?”
Ancora una
volta, Hermione annuì e
smise di lottare. E poi un silenzio orribile riempì la
stanza. Cercò di non
muovere il petto su e giù mentre respirava. Cercò
di pensare ad altre cose,
qualsiasi altra cosa che non fosse il
fatto che era esposta a Lucius. Ma era inutile, perché
poteva vederlo
chiaramente nella sua mente. Poteva immaginare il sorriso sul suo viso
mentre i
suoi occhi viaggiavano su e giù per il suo petto. Nessuno
l’aveva mai vista
così nuda prima d’ora, a parte Dolohov. Poteva
sentire il suo viso bruciare di
vergogna come lei arrossì. Almeno non la stava toccando.
Perché questo l’avrebbe
mandata oltre il confine. Lucius non era Dolohov. Per lui il suo
disagio era
più importante del suo piacere. Con Dolohov era
completamente diverso. Tutto
quello che gli interessava era il suo piacere, non prestando molta
attenzione
ai suoi sentimenti.
Dopo quelle che
sembrarono ore,
finalmente lo sentì allontanarsi da lei mentre si alzava dal
letto.
Lei stava
respirando a fatica e
tremante, ma non osò muoversi.
“Puoi
coprirti. Penso di aver visto
abbastanza di te per la mia intera esistenza.” disse
crudelmente.
Non perse tempo
come tirò rapidamente
il lenzuolo sul petto, sentendomi un po' più al sicuro con
quel materiale
sottile a proteggerla dagli occhi di Lucius.
“Non
riesco ancora a capire come
Antonin sia riuscito a vedere oltre il tuo sporco sangue solo per
mettere mano
sui tuoi patetici attributi femminili.” parlò con
fiducia e chiaro disgusto.
Le sue parole
colpirono Hermione
come uno schiaffo. Sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi influenzata
dalle sue
parole, ma non poteva fare a meno di sentirsi umiliata e ferita.
Non
riuscì a fermare le parole dalla
sua bocca: “Se ti disgusto, allora perché hai
speso qualche minuto a guardare i
miei patetici attributi femminili?” disse freddamente, le
lacrime aggrappate
alle sue palpebre.
In un attimo fu
di nuovo accanto a
lei, mettendo la mano alla sua gola. La strinse crudelmente, facendola
annaspare.
“Per
il tuo bene, ho intenzione di
far finta che non tu non lo abbia detto.” disse, la sua voce
calma ma con rabbia
contenuta. “Non credo che io abbia bisogno di ricordarti che
non ero io quello che ti ha
bloccato contro il
muro con la mano sul fianco e la lingua in bocca.”
Hermione
rabbrividì al ricordo, ma non disse nulla.
Lucius le
liberò
il collo e si allontanò. Lo sentì aprire la porta
e poi lui si fermò: “Ho del
lavoro da fare. Pulisciti mentre non ci sono. Puoi usare la vasca da
bagno.
Troverai la tua camicia da notte su una sedia accanto al
letto.”
Con quelle
parole uscì dalla stanza, lasciandola sola. Per alcuni
lunghi minuti dopo che
se ne era andato, fissò semplicemente l'oscurità
rivivendo gli eventi nella sua
mente.
Le sembrava
tutto surreale. Non
poteva accettare quanto era appena accaduto, perché era
troppo umiliante. Una
volta aveva letto che le persone tendono a sopprimere le cose orribili
che sono
successe a loro nelle profondità nel loro subconscio. In
quel momento desiderò
avere quella capacità. Una piccola voce nella sua testa le
stava dicendo che
tutto quello che era successo era colpa sua. Aveva desiderato che
Lucius
tornasse, per salvarla, per portarla via da Dolohov. E aveva ottenuto
quello
che voleva. Doveva ammettere che avrebbe preferito rivivere quello che
era
successo con Lucius mille volte che con Dolohov.
Come
ricordò le mani di Dolohov su
di lei, la sua bocca sulla sua, Lucius che osservava il suo corpo, si
sentì
improvvisamente sporca. Lentamente
si
alzò dal letto, tirando strettamente il lenzuolo e cercando
di muoversi il meno
possibile mentre si dirigeva verso il bagno, afferrando la camicia da
notte
dalla sedia nel processo. Aveva difficoltà a trovare la
strada, ma almeno non inciampò
in qualcosa o sbatté contro il muro.
Impiegò
pochi minuti per scoprire
come riempire la vasca da bagno e poi scivolò
nell’acqua calda, lasciando che la
sensazione di calma l’avvolgesse. Ma ricordava ancora quello
che era successo
l'ultima volta che aveva dovuto fare un bagno e perché ci
stava mettendo troppo,
Lucius era venuto a cercarla. L'ultima cosa che voleva era di ripetere
quell’errore.
Strofinò la pelle, nella speranza di sbarazzarsi di tutta la
sporcizia e il
sangue. Quando ebbe finalmente fatto, trascorse cinque minuti in cerca
di un
asciugamano. Si asciugò e poi afferrò la camicia
da notte che le aveva procurato.
Per fortuna aveva lasciato anche delle mutande, ma non c'era il
reggiseno.
Sapeva che era stupido indossare un reggiseno sotto una camicia da
notte, ma si
sentiva meglio, più sicura con qualcosa di più
sul suo corpo.
Quando fu
vestita, fece un passo per
uscire dal bagno, ma poi scivolò sul pavimento freddo. Il
suo corpo si
schiantò a terra con un rumore e gridò
quando la sua testa lo colpì. Il dolore venne sparato nel
suo corpo ed Hermione
temeva che si fosse rotta il cranio. Come la mano volò ad
esaminare il danno,
si calmò quando si rese conto che era solo un taglio
profondo. Ma ciò che la
fece star male era il sangue che sentì sotto le sue dita
mentre premette la
mano sulla fronte ferita.
Non perse
nemmeno tempo alzandosi,
strisciò solamente fuori dal bagno. Quando fu di nuovo nella
camera da letto,
si appoggiò al muro, abbracciandosi le gambe.
Chiuse gli
occhi e non si concesse
di pensare a nulla.
Non era sicura di quanto
tempo fosse passato
quando sentì la porta aprirsi. La sua testa si
alzò ed aspettò che Lucius
parlasse. Sapeva che era lui, chi altro poteva essere?
“Cosa
è successo alla tua fronte?”
chiese, mostrando curiosità nella sua voce.
“Sono
caduta.” fu la sua unica
risposta.
“Non
dirmi che non sai come
camminare, Sanguesporco.” sogghignò.
Hermione non si
sentiva abbastanza
forte per combattere con lui, così restò
silenziosa.
“Vieni
qui.” ordinò, un po'
infastidito.
Hermione si
alzò da terra e seguì la sua voce. Quando fu
finalmente in piedi davanti a lui,
lo sentì sospirare con fastidio: “Questa
è la prima e l'ultima volta che guarirò
le ferite che tu stessa ti causerai. Non perderò il mio
tempo con cose causate
dalla tua stessa stupidità.”
Non solo un
momento dopo sentì del calore sulla sua ferita, causata
dalla sua bacchetta. Il
taglio si chiuse da
solo prima di
scomparire completamente.
“Grazi-”
si fermò a metà frase,
chiudendo la bocca in stato di shock. Cosa c'era di sbagliato in lei?
Perché lo
stava ringraziando?
Attese nella
paura la risposta di
Lucius e si ritrasse quando lo sentì scoppiare in una risata
fredda: “Prego,
Sanguesporco.” disse, la sua voce grondante di sarcasmo.
“Non sapevo che
trattassi i tuoi nemici allo stesso modo dei tuoi amici.”
“Io
non-”
Lui la
interruppe: “Parlando di
amici, ho alcune notizie piuttosto tristi. Per te,
in ogni caso.”
“Di
che cosa stai parlando?” chiese,spaventata
dal sentire la risposta.
“So
che Dolohov probabilmente ti ha
detto dove sono andato e qual’era il mio dovere. Ho
ragione?”
Hermione
annuì, non sicura di cosa
lui volesse intendere con quello.
“La
resistenza è stata completamente
distrutta.” Disse Lucius con orgoglio: “Non uno dei
sopravvissuti è rimasto
vivo.”
Hermione non
rimase scioccata dalle
sue parole. Lo sapeva fin dal momento che era tornato. Ma
perché glielo stava
dicendo? Godeva nel vederla a pezzi e in lacrime senza alcuna speranza?
“Lo
so.” rispose, sperando che la
sua voce non si rompesse.
“Devo
dire che mi aspettavo un po’
più d’emozione da te. Forse semplicemente non ti
importa quello che è successo
a loro.”
“Mi-“
Ancora una
volta, Lucius non le
lasciò finire la frase: “C’erano pure
alcuni di quei Traditori di Sangue
Weasley.”
Quello le
causò un colpo di dolore e
sentì già la gola stringersi:
“C-Chi?”
“Non
ti aspetterai che conosca il
nome di ognuno di loro, vero? Ciò che conta è che
non stanno più camminando in
mezzo a noi, umiliando il nome di mago.”
sogghignò, la soddisfazione evidente
nel suo tono.
“Bastardo.”
sussurrò Hermione.
Rimase a bocca
aperta per la
sorpresa, quando le diede uno schiaffo in pieno viso. Era passato tanto
tempo
da quando l’aveva colpita, che aveva quasi dimenticato la
sensazione.
“Non
credere di poterla fare franca
con qualsiasi ulteriore mancanza di rispetto, Sanguesporco.”
la rabbia nelle
sue parole, ma poi continuò “Volevano farmela
pagare per l'uccisione di quel
ragazzo patetico.”
Ron.
Dolce ed innocente Ron.
“Avresti
dovuto vedere le loro facce
quando ho descritto quello che gli ho fatto e come ha implorato
pietà. Solo pochi
minuti dopo, pure loro stavano pregando.” Disse Lucius,
godendo delle grida
silenziose di Hermione.
“Smettila.”
sussurrò, anche se
sapeva che non avrebbe smesso.
“Amavi
quel ragazzo, non è vero?
Peccato che non potrà mai sconoscerti bene come ti conosco
io.”
“Tu
non mi conosci!” Hermione alzò
la voce come il dolore l’attanagliò.
“No?
Dimmi, ti ha mai visto piangere,
implorando pietà? Ti ha mai visto definire te stessa una
Sanguesporco? Ti ha
mai vista nuda come ho fatto io oggi?” Hermione poteva
immaginare il ghigno diabolico
sul suo volto alla sua ultima affermazione.
Non gli rispose, serrando le labbra.
Aveva ragione. Tutto quello che aveva
detto era la
verità. Avrebbe
voluto discutere con lui,
ma non
poteva. Ed era quello che rendeva
Lucius così pericoloso.
Era la
persona più manipolatrice
che avesse mai incontrato. Aveva la
capacità di rigirarti contro la verità
e in
questo modo non potevi
ribattere.
“Oddio, che ragazzo
patetico che era Weasley. Probabilmente
è
morto senza aver
mai fatto
più di tenere la mano ad
una ragazza. Che
vergogna.”
“Smettila
di
prenderlo in giro!
Non ne hai il diritto.” Gli
gridò quasi Hermione.
“Io faccio
quello che
voglio e tu farai
qualsiasi cosa io desideri.”
la sua voce
era un basso, pericoloso
ringhio pieno
di fiducia.
Hermione si sentiva male
al pensiero che Lucius la
conoscesse meglio dei suoi
amici. Aveva visto
il suo lato
peggiore, l’aveva vista
nei suoi momenti
più deboli e non
poteva nascondergli nulla.
Era
come un libro aperto per lui, completamente
esposta. Non poteva
fare nulla per difendersi da
lui, perché poteva
anticipare
ogni sua mossa successiva.
Era un
predatore e lei era
la sua preda.
|
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Capitolo 12 *** Victory ***
Questa
è
la traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel
profilo.
Questo capitolo
mi ha fatto davvero dare di matto.
Non sono del tutto soddisfatta in quanto io per prima ho notato che
certe frasi
sono troppo rigide. Ma di più non potevo fare, senza
stravolgere il senso della
frase perlomeno. I verbi pure mi hanno lasciato pensare. Essendo che il
verbo
‘past simple’ inglese comprende sia
l’imperfetto sia il passato remoto e il
passato prossimo mi capita spesso di non sapere come impostare le
frasi, avendo
dunque una larga scelta di possibilità verbali.
Però non so se per voi va bene.
Non sono mai stata una cima in grammatica, l’ho fatta alle
medie e lì l’ho
lasciata con estrema soddisfazione.
Ah,
come avete notato, ho tardato a postare. Il motivo è
semplice e voluto. Ho
deciso di darmi due settimane tra un capitolo e l’altro.
Inoltre ho iniziato a
revisionare i capitoli della storia. Se avete consigli su qualche
correzione
fatemi sapere. Ringrazio tutti per l’aiuto e il supporto
nella traduzione.
A
presto,
Monica
IN THE DARK
Chapter twelve: Victory
Dopo che Lucius
se ne era andato,
Hermione ebbe un sacco di tempo per pensare a tutto quello che era
successo. Ne
aveva bisogno. La sua mente era un disastro completo e doveva mettere
in ordine
i suoi pensieri. Si accorse che aveva perso il conto dei giorni
trascorsi da
quando avevano perso la guerra. Sembrava una vita fa, ma in
realtà erano
passate solo poche settimane. Forse due. O tre. Non aveva davvero
importanza. Quello
che le importava davvero era quanto fosse cambiata in quel lasso di
tempo. In
un primo momento non aveva mai obbedito agli ordini di Lucius senza
lottare. Aveva
dovuto torturarla per ottenere quello che voleva. Non era pentita di
quello,
perché ogni essere umano avrebbe ceduto sotto al dolore. Ma
si vergognava della
persona che era diventata. Che avrebbero detto i suoi amici se avessero
visto
quanto sottomessa fosse e
il potere che
Lucius aveva su di lei?
Una piccola
voce nella sua testa le
disse ‘Non avrebbero detto niente,
perché
sono morti. Freddi, morti ed immobili. I loro cadaveri, probabilmente
sono
ancora sul campo di battaglia ... '
Hermione si
sentì male al solo
pensiero. Ed ora che aveva del cibo nello stomaco le era possibile
vomitare.
Non volendo farlo, si costrinse a pensare ad altre cose.
Dolohov. Quella fu la
prima cosa che le
venne in mente. Si chiese quanti giorni avesse trascorso con lui.
Ricordava
chiaramente i primi due, ma dopo quelli era tutto annebbiato.
Percosse,
insulti, freddezza, pavimento duro, Lucius.
Quando avrebbe
dovuto pensare alla
sua famiglia, i suoi amici, le persone che amava, tutti i suoi pensieri
ruotavano
intorno a Lucius.
In tutta la sua
angoscia lo aveva
visto come il suo protettore, come un male in qualche modo minore. Ma
era
davvero meno pericoloso di Dolohov? Hermione non sapeva rispondere a
quella
domanda. Almeno non sarebbe mai morta con Lucius. Aveva le sue ragioni
per
tenerla in vita. Ma la vita che le stava offrendo era una scelta
migliore rispetto
alla morte?
Ancora una
volta, non aveva una
risposta.
Eppure, il suo
salvataggio le sembrava
un sogno. Era incredibile credere che un minuto prima
era contro il muro nelle grinfie di
Dolohov, e il minuto dopo era tra le braccia di Lucius. A quel tempo
non sapeva
cosa stesse succedendo e se era reale, ma ricordava chiaramente cosa
aveva
provato quando l’aveva stretta a se. Avrebbe dovuto
disgustarla, ma non era
così. In quel momento desiderava solo che lui la portasse
via e la salvasse.
Ma ora,
ripensandoci, si sentiva
colpevole e arrabbiata con se stessa per essersi permessa quel tipo di
emozioni
e pensieri.
Non
voleva che la toccasse, voleva che
quelle mani che avevano ucciso così tante persone a lei
care, le stessero il
più lontano possibile.
Ma
c'era
qualcosa che la preoccupava. Quando era tra le sue braccia, lui non
sembrava
disgustato. Era nuda, sporca e sanguinante, ma l’aveva
raccolta da terra con
così tanta gentilezza. Non sembrava infastidito dal fatto
che il suo sangue lo
stesse sporcando.
E quando
stava ... guardando il suo corpo.
Hermione si era sentita così piccola e senza speranza sotto
il suo sguardo, che
tutto quello che voleva in quel momento era di correre in un angolo e
nascondersi. Ma non le era stato permesso di farlo. E così
era rimasta immobile
ricordando a se stessa di respirare. Le era sembrato come se fosse
durata un
eternità, i suoi occhi che scavano in lei, bruciandola.
Perché l’aveva fatto?
Perché aveva voluto vedere i suoi patetici
attributi femminili? La stava almeno guardando? Forse lo
aveva
semplicemente detto, in modo da umiliarla. Ma cosa sarebbe successo se
l’avesse
veramente guardata? Quali emozioni erano passate nei suoi occhi?
Non era certa
se avesse voluto vederle. E se non fosse stata in grado di gestire
quello che
avrebbe visto sul suo volto, nella sua espressione? Ci sono alcune cose
che è
meglio non sapere.
La risata di
Dolohov. Stava ancora
ridendo di lei. Della sua vulnerabilità, della sua
inutilità, della sua
impotenza. Hermione poteva sentirlo, percepirlo,sentirne
l’odore. Poi ci fu il
buio e il dolore.
Hermione si
svegliò si scatto, urlando e stringendosi il viso. Non si
era nemmeno accorta
di essersi addormentata.
“Chiudi
la
bocca, Sanguesporco.”
Nel
momento in cui sentì le mani di qualcuno sulle spalle,
scuotendola rudemente,urlò
ancora di più: “Lasciami andare. No!”
Urlò,
cercando di piangere pur essendo incapace, così
scoppiò in un singhiozzo
pietoso, prima di rendersi conto che era calda, e su un letto morbido.
Non sembrava
la cella di Dolohov. In quel momento si ricordò tutto, ma
non capì perché fosse
su un letto e non sul pavimento. Si era addormentata per terra, ne era
certa.
“Non
mi
piace che il mio sonno venga interrotto dalle tue grida.” la
sua voce era dura
e fredda.
Hermione sapeva
che era arrabbiato e quella non era mai una bella cosa. E anche lui era nel letto, seduto vicino a
lei.
Che cosa
è successo? Che ora è?
Sapeva che
Lucius poteva probabilmente leggere tutte quelle domande nella sua
mente, ma
lei rimase in silenzio. Poi sgattaiolò via. Che vergogna.
Era il giocattolo di
un Mangiamorte. Nessuna dignità, nessuna speranza. Era
incapace di difendersi, dopotutto.
Prima che
potesse scappare, fuori dal letto, la fermò afferrandola per
un braccio.
"Dove
credi di andare?" chiese Lucius, pretendendo di sapere.
La sua
voce era leggermente roca il che le suggerì che lui stesse
dormendo e che
probabilmente lo avesse svegliato con le sue inutili grida. Ma come
riusciva
dormire in ogni caso? Non aveva incubi su tutto quello che era successo
e su
tutte quelle persone che aveva ucciso? Nessun essere umano normale
poteva
essere così privo di cuore.
“Ti
ho
fatto una domanda, Sanguesporco.”
“Io-“
iniziò
Hermione, non sapendo cosa dire.
“Hai
dimenticato come si parla, ragazza?” chiese Lucius, quasi
divertito dalla sua
improvvisa perdita di parole.
“D-devo
andare in bagno.”
Sperò
che
le lasciasse andare il braccio, ma non lo fece. La sua presa si
serrò
ulteriormente quando chiese: “Che cosa stavi sognando? Mi hai
già derubato del
mio sonno,pretendo di sapere il motivo per le tue urla
isteriche.” il suo tono
divenne più freddo, quando proseguì:
“Non hai mai urlato in quel modo per me.
Credo che dovrò fare di più, o no?”
Si
aspettava che gli rispondesse?
Hermione
serrò le labbra e lottò per allontanarsi da lui.
In risposta Lucius le afferrò il
braccio con più decisione, causandole di
sicuro delle contusioni.
Le
sogghignò:
“È possibile che in soli quattro giorni Antonin ti
abbia terrorizzata di più di
quanto sia riuscito io in quasi due settimane?”
Hermione
sapeva che era una domanda a trabocchetto. Che cosa poteva dire per
vincere in
quella conversazione? Così decise di ignorare la domanda e
chiese qualcosa che
la stava torturando fin da quando era stata riportata a Malfoy Manor.
“Sto
per
essere riportata là?” domandò, la paura
le fece tremare la voce.
Ci fu un
silenzio assoluto dopo la sua domanda. Hermione in qualche modo sapeva
che lo
aveva colto alla sprovvista, perché lui non disse niente. Ma
aveva bisogno di sentire la sua
risposta. Non
voleva vivere nella paura per il resto della sua vita, chiedendosi
quando
Voldemort avrebbe chiamato Lucius e quando sarebbe stata inviata da
Dolohov di
nuovo.
“Sto
per
ritornare ancora là?” ripeté con calma,
preparandosi alla sua risata o il suo
insulto.
“No.”
Quella fu
la sua unica risposta. Solo una parola, ma significò
così tanto per Hermione.
Poteva aver mentito, ma sapeva che non lo aveva fatto. Aveva parlato
con
decisione e c'era un’evidente possessività nella
voce. Il modo in cui lo aveva
detto le inviò immediatamente brividi giù per il
corpo.
“Ora
vai
in bagno e fai in fretta o dovrò venire a
prenderti.” le stava sorridendo di
nuovo, Hermione poteva vederlo nella sua mente.
Si alzò
rapidamente dal letto e si diresse
verso il bagno. Sapeva esattamente dove fossero le porte e per fortuna
non
inciampò su qualcosa. Non sapendo se Lucius lo avesse
permesso ed in realtà non
importandosene, si chiuse la porta alle spalle.
Dopo
aver usato la toilette, fece
una
scoperta orribile. C'era qualcosa di umido sulla sua camicia da notte
ed aveva
una strana sensazione laggiù.
Ma non poteva
esserne sicura, perché non ci vedeva. Da quando era stata
catturata, non una
volta aveva pensato a quel piccolo problema. Soprattutto
perché era certa che
non sarebbe sopravvissuta abbastanza
a
lungo da sperimentarlo. Ma era prigioniera da quasi tre settimane. Un
brivido orribile
le corse lungo la schiena mentre faceva i conti nella sua testa.
Oh, Dio.
Dopo
quella terribile realizzazione, Hermione
finì in fretta, lavandosi le mani tremanti,
sentendo le lacrime agli
occhi, sapendo che doveva cambiarsi i vestiti. Ma come farlo senza
parlarne con
Lucius? Non aveva altri indumenti. Lui stava controllando completamente
la sua
vita.
Sentì
la gola chiudersi, e le lacrime bruciarle negli occhi. Non poteva
immaginare un
posto più basso di quello in cui era in quel momento. Ma
quella era una buona
cosa in qualche modo. Quando tocchi il fondo, puoi solo salire. Se lo
stava ripetendo,
ma in realtà non ci credeva veramente.
“Mi
stavo chiedendo come mai ci stessi mettendo così tanto,
Sanguesporco.”
La
sua voce quasi le provocò un attacco di cuore. Non si era
nemmeno accorta che
le porte erano aperte e che lui era in piedi nel vano. Da quanto tempo
era lì?
“Cosa
vuoi?” chiese Hermione debolmente,
la
sua voce incrinata, le lacrime agli occhi. Sentiva le guance arrossarsi
per
l'imbarazzo. Si sentiva come se fosse nuda e lui la stesse fissando.
“Attenta
a quel che dici. Non tollererò quel tipo di comportamento da
te.” la avvertì.
“Ora rispondimi. Come mai ci stai mettendo così
tanto? C’è qualcosa che
non va?" chiese innocentemente.
Hermione
percepì qualcosa nella sua voce. Sembrava che se la stesse
prendendo in giro,
facendo finta di non sapere niente, giocando con lei. Spingendo quel
pensiero
da parte, prese un respiro profondo, preparandosi per quello che doveva
dire.
“Io,
ehm ...” mormorò, incapace di finire,sentendosi
estremamente imbarazzata.
Ci
fu un momento di silenzio.
“Sei
... nel tuo periodo.” finì lui per lei.
Hermione
sentì un calore orribile nella sua testa e sperò
di liberarsene. Era grata di
non aver dovuto dirglielo, ma quello che era strano era come lui lo
avesse
saputo. Non c'era alcuna possibilità che potesse
nascondergli qualcosa, nemmeno
una cosa così personale come il suo periodo, ma ancora non
capiva come facesse
a sapere. Sembrava essere sempre un passo avanti a lei.
“Come
fai ...” non terminò la
domanda.
“Le
lenzuola erano sporche.” disse con fermezza, non una traccia
di disagio nella
sua voce. Ma c'era, tuttavia, del disgusto nel suo tono. Non che la
sorprendesse. Lui aveva sempre pensato che il suo sangue fosse impuro,
sporco e
adesso lo aveva sulle sue lenzuola.
"Oh,"
disse debolmente.
Lui
prese un respiro profondo come se stesse pensando intensamente a
qualcosa. Era
ovvio che stesse prendendo in considerazione qualcosa, i suoi occhi
grigi la
stavano bruciando. Hermione si sentiva estremamente a disagio. Non
poteva
sapere cosa stava pensando, ma aveva la sensazione che non era
piacevole,
qualunque cosa fosse.
“Allora
è vero. Avresti dovuto avvertirmi perlomeno.”
parlò finalmente: “Speravo che avessi
qualche ferita sul tuo corpo. Ma è solo il tuo periodo del
mese. Ho ragione, Sangueporco?"
chiese, come se avesse il diritto di parlare con lei dei suoi affari
privati e
personali. Ma lui probabilmente pensava di si.
“Sì”
rispose Hermione, volendo morire.
“Ah,
sì, dimenticavo che le donne sanguinano.
Per essere in grado di avere il potere sulla nascita, sulla vita
...” ringhiò
leggermente, come se lo facesse arrabbiare.
Quello
era qualcosa di cui Hermione avrebbe preferito non discutere. Non aveva
mai
realmente parlato con nessuno del suo periodo. Era qualcosa di privato
per lei.
Non era qualcosa di cui gli altri avevano bisogno di sapere, in
particolare
Lucius Malfoy.
“Dimmi,
Mezzosangue ... Ti piace sapere che hai la possibilità di
partorire? Che è il
tuo sangue che permette di continuare la vita?” poi il suo
tono divenne più profondo.
“E 'un peccato, davvero. A spazzatura come te non dovrebbe
essere consentito di
riprodursi.”
“Sei
malato.” dichiarò Hermione con calma, il volto
mostrava disgusto mentre si sentiva
improvvisamente più potente di prima. Poteva immaginare
quante donne in
gravidanza avesse ucciso e di quanti bambini si fosse sbarazzato.
Proprio a
causa dei suoi pregiudizi.
"Mi
disgusta, sapendo che quelli meno meritevoli, coloro il cui sangue non
è puro,
condividono questa capacità.” poi aggiunse con un
sorriso diabolico. “Io non
sono malato, Signorina Granger. Mi sto solo prendendo
cura della purezza di
questo mondo. Qualche creatura semplicemente non merita di
vivere.”
Hermione
si morse il labbro inferiore per trattenersi dal gridargli contro. Non
era il
momento giusto per uno scontro. Ma un giorno quel giorno sarebbe
arrivato e
allora gli avrebbe buttato tutto in faccia. Solo non ora.
“Vuoi
dei figli?” domandò a un tratto, e c'era qualcosa
nel suo tono che
infastidì Hermione.
“Questi
non
sono affari tuoi.” Gli abbaiò contro.
Lui
annuì
lentamente. “Si, questo è vero. Non è
affar mio. Anzi, in realtà non importa se
volevi dei figli o no. Ciò che importa è che non
li avrai mai.” una traccia di
rabbia vibrò nella sua voce.
Hermione era
disturbata da quanto lui voleva sapere a riguardo. Era turbata da come
lui sembrava
un po' arrabbiato quando le aveva parlato di bambini, o citandoli in
quel
contesto.
Anche se si
sentiva disgusta e in imbarazzo, Hermione non riuscì a
fermare le parole: “Tu
sei completamente fuori di testa se pensi di avere il diritto di
decidere su
queste cose al posto mio. Davvero ti aspetti che risponda alla tua
domanda se
io voglia o non voglia avere dei figli?”
“L’hai
appena
fatto.” affermò con calma.
La rabbia
iniziò a crescere all'interno di Hermione quando si rese
conto che gli aveva
detto tutto con la sua sola reazione.
“Dovresti
imparare a controllare le tue emozioni, perché stai rendendo
tutto troppo facile per me. Leggo
ogni
pensiero sul tuo viso.”
Prima che
potesse trattenersi, Hermione forzò un sorriso maligno:
“Immagino tu sappia
tutto su come nascondere i tuoi sentimenti. È quello il
motivo per cui non
parli mai di Draco? O forse hai paura di perdere la tua maschera
d’impassibilità?”
Neanche un
secondo dopo venne colpita con un rovescio in pieno viso. La forza del
colpo la
costrinse a fare un passo indietro ed Hermione poté sentire
la rabbia dietro il
suo gesto. Si aspettava che lui la colpisse e la sua reazione le aveva
dato
ragione.
“Non
dimenticare il tuo posto, Sanguesporco. Non permetterti di pronunciare
il nome
di mio figlio.”
“Correggimi
se
sbaglio, ma ho avvertito un sacco di rabbia e dolore in quello
schiaffo. Non
sei così freddo e perfetto come pensi di essere.”
continuò Hermione come se
nulla fosse successo.
Sentiva il suo
respiro irregolare ed era consapevole del fatto che era solo una
questione di
tempo prima che lui
la colpisse di
nuovo. Stava camminando su un territorio pericoloso, ma in quel momento
a lei
non importava.
“Puoi
darmi un
calcio o uno schiaffo, ma sai che è vero.” disse
con sicurezza.
Prima che
avesse la possibilità di muoversi, si fermò di
fronte a lei e premette la bocca
contro il suo collo. Hermione raggelò quando si rese conto
che lui non
indossava la camicia e che era stata premuta contro il suo petto nudo.
Era
troppo vicina a lui per i suoi gusti, ma aspettò che lui
continuasse. Se si
fosse allontanata, gli avrebbe solo fatto vedere quanto era spaventata e non voleva quello.
Così rimase immobile e
quando lui parlò, sentì le labbra muoversi contro
la sua pelle ed il calore del
suo respiro contro la sua carne.
“Stai
facendo
un errore pensando di conoscermi. E farai meglio a smetterla con le tue
patetiche ipotesi, se ci tieni alla tua vita.”
Con quello
l’afferrò per un braccio e la trascinò
in camera da letto, lasciandola solo per
metterle una piccola bottiglia nel palmo della mano.
“Bevi.”
ordinò
con impazienza.
“Che
cos'è?” Chiese Hermione,
avvolgendo la mano intorno all’oggetto.
Lucius
sospirò prima di spiegare: “È
una pozione che fermerà il tuo ciclo perché non
desidero essere disturbato dai tuoi
piccoli problemi mai più.”
“Mai
più? N-non ho mai sentito
parlare di quel tipo di pozione prima d’ora.”
Hermione sapeva
che era
probabilmente qualcosa derivante dalla Magia Nera, perché in
tutti i suoi anni
a leggere libri di Incantesimi non si era mai imbattuta in una pozione
simile.
Lucius si
limitò a sorriderle:
“Certo che no. Ora bevila.”
“Come
funziona?”
“Ti
ho già spiegato. Fermerà il tuo
ciclo. La pozione deve essere presa una volta al mese e-”
Lo interruppe:
“Va bene.”
Senza
esitazione aprì la bottiglia e
bevve il liquido al suo interno. Non aveva un sapore così
pessimo come si aspettava.
Immediatamente sentì qualcosa cambiare nel suo corpo, ma non
era in grado di
descriverlo.
“Devo
dire che non me l'aspettavo
Sanguesporco. Hai bevuto la pozione senza lottare o discutere. Prego,
iluminami.” disse, divertito e un po' sorpreso.
“Perché
rendermi le cose più
difficili?” chiese Hermione innocentemente, sentendo una
sorta di potere su di
lui.
Aveva fatto
qualcosa che lui non si
aspettava facesse. Per la prima volta era lei quella ad essere un passo
avanti.
Lucius probabilmente si aspettava che gli lanciasse contro la pozione,
ma aveva
fatto esattamente la cosa opposta. Non gli aveva dato alcuna ragione
per farle
del male e non era riuscito a mostrare il proprio potere su di lei
costringendola a prendere la pozione, perché
l’aveva presa volentieri.
“Stai
imparando, ma non essere
troppo intelligente per il tuo stesso bene.”la
schernì e sussurrò un
incantesimo che le pulì la camicia da notte. Poi
pulì le lenzuola con un colpo
di bacchetta.
Hermione
arrossì, ma tenne la testa
alta e cercò di non mostrare quanto fosse imbarazzata.
“Mi
piacerebbe poter dormire
stanotte. Vieni qui. Dormirai sul letto.” ordinò,
ma Hermione non si mosse da
dove si trovava.
“Sul
letto? Ma-”
“Non
dirmi che sei ancora spaventata
delle mie intenzioni
verso di te? Ho messo in chiaro che preferirei ucciderti che toccarti
intimamente.”
“E
'una consolazione.” ribatté
Hermione, il sarcasmo grondante dalla sua voce.
“Sei
piuttosto disubbidiente stasera.
Per il tuo bene, non testate la mia pazienza. Adesso vieni
qui.” C’era un
avvertimento nella sua voce e sapeva che era pericoloso infastidirlo
ulteriormente.
Così
lentamente si diresse verso il
letto e si sdraiò sul materasso, nascondendosi sotto le
coperte. Cercò di
ignorare il fatto che Lucius Malfoy stava dormendo accanto a lei e che
non
stava indossando una camicia. Fissò pochi secondi nel buio
ed ascoltò il
respiro il suo respiro prima di chiudere gli occhi. Si sentiva esausta,
come se
l'incubo avesse impedito al suo corpo di rilassarsi. Hermione sapeva
che doveva
essere davvero soddisfacente per lui metterla così a
disagio. Probabilmente lo
faceva sentire potente. Ed anche quello che era successo con il suo
ciclo
mensile le dimostrava quanto lui avesse ragione quando le aveva detto
di
conoscerla più di chiunque altro. L'aveva vista al suo
peggio, l'aveva
costretta ad avere conversazioni personali con lui. Conversazioni che
avrebbe avuto
problemi a fare anche con sua madre.
Almeno non la
stava prendendo in
giro come si era aspettata. Lui aveva reagito abbastanza ...
educatamente all'intero
problema. Se ignorava la parte in cui l’aveva insultata
dicendole che a
spazzatura come lei non sarebbe dovuto essere permesso di riprodursi.
Sembrava
così serio mentre lo diceva. Non c'era dubbio lo intendesse
seriamente. Almeno
non sembrava essere infastidito come avrebbero fatto Ron e Harry. I
ragazzi
avevano la tendenza a coprirsi le orecchie e correre nella direzione
opposta
quando erano di fronte ai problemi di una ragazza. Ma Lucius era un
uomo adulto
e Hermione non poteva ignorare il fato. Era ancora una ragazza, non una
donna,
ma era stata gettata nel mondo degli adulti e doveva sopravvivere.
Non era sicura
di quando si fosse
addormentata, ma ben presto scivolò
nell’oscurità.
Quando si
svegliò la mattina dopo,
era sola nella stanza. Il lato del letto di Lucius
era vuoto e Hermione era grata per quello. Non
voleva svegliarsi accanto a lui, era già abbastanza grave il
fatto che si era
addormentata mentre gli era così vicina.
Dopo un'ora di
noia e dopo essere
quasi impazzita a causa delle migliaia di pensieri ed eventi che le
invadevano
la mente, Hermione si avvicinò alle porte.
Camminò vicino al muro fino a che
non sentì la maniglia della porta.
Non riusciva
nemmeno a spiegarsi del
perché sentiva il bisogno di controllare se le porte erano
chiuse a chiave.
Qualcosa dentro di lei la stava costringendo a farlo. Quando la sua
mano entrò
in contatto con la maniglia, aspettò per qualche istante e
ascoltò attentamente.
Quando non sentì nulla, girò la maniglia verso il
basso e non riuscì a crederci
quando le porte si aprirono.
Era un trucco?
Perché Lucius non
aveva bloccato le porte? Forse l’aveva dimenticato o forse
era solo un altro
gioco mentale per lei.
Senza realmente
pensarci, fece un
passo fuori dalla stanza. Sapeva che era nel corridoio e che le
possibilità di
fuga dal Manor erano quasi inesistenti. Ma forse poteva origliare e
sentire
qualcosa di utile senza essere scoperta.
Le sue
sopracciglia erano aggrottate
per la determinazione e la paura mentre camminava esitante. Ad ogni
passo che
faceva il panico che sentiva nel petto aumentava, ma non si
fermò. Improvvisamente
inciampò in una scala e fece un passo falso, cadendo.
Riuscì ad arrestare la
caduta con le mani, poi si sedette e lottò per calmarsi. La
paura scorreva
dentro di lei mentre prendeva un paio di respiri profondi per evitare
che il
cuore le saltasse fuori dal petto.
Dopo un attimo
si alzò in piedi e
tese le braccia davanti a lei, come uno zombie. Ma prima che avesse la
possibilità di muoversi, sentì qualcosa.
Riconoscendo il
rumore di porte che
si aprono e di passi, inciampò indietro, sperando di tornare
alla camera da
letto prima che qualcuno la notasse.
“Beh,
che cosa abbiamo qui?” chiese
qualcuno.
Hermione rimase
a bocca aperta per
la sorpresa e si voltò in direzione della voce. Sembrava
essere in piedi davanti
a lei.
“Lucius?
Penso che tu abbia perso qualcosa.”
disse di nuovo quella voce.
Hermione era
sicura di non averla
mai sentita prima, ma in qualche modo sapeva che era un Mangiamorte.
All'improvviso,
si accorse di una grande quantità di voci e respiri intorno
a lei. Tremò, prima
di inciampare all'indietro.
“Quante
persone
ci sono qui dentro?” chiese, sperando che la sua voce non
tremasse.
“Un
bel po'. Hai
appena interrotto il nostro incontro.”
Hermione si
allontanò dal rumore.
Sembrava come se stessero tutti venendo
fuori da una stanza. Troppe persone. C'erano troppe persone, era
soffocante.
Piagnucolò per la paura e cercò di trovare
qualcosa a cui aggrapparsi. Si
imbatté in una mano, e balzò indietro da dove si
trovava, schiantandosi contro
un corpo. La stavano circondando.
“Cosa
sta succedendo qui?”
Hermione
riconobbe subito quella
voce. Era Lucius e una parte di lei si calmò, sapendo che
ora era presente.
“Guarda
cosa ho trovato nel
corridoio, Lucius.” Disse un uomo.
Sentì
una persona camminare verso di
lei e poi afferrarle il braccio rudemente “Che ci fai qui,
Sanguesporco?”
“Io-”
non sapeva cosa dire.
“Non
mi sembra che tu ti prenda cura
delle tue cose.” Disse un uomo sconosciuto.
“Vi
assicuro che so come trattarla.”
ribatté Lucius con rabbia.
Hermione
lottò contro Lucius mentre
sentiva il dolore al braccio aumentare fino a diventare quasi
insopportabile:
“Lasciami!”
Alcuni uomini
scoppiarono a ridere,
poi uno disse: “Hai dimenticato di disciplinarla. Come puoi
permetterle di
parlarti in quel modo?”
“Mi
piace che le mie donne lottino.”
Lucius fece un sorrisetto. “Credetemi, è molto
più divertente di ogni altra che
abbia mai avuto prima d’ora. Forse ve la presterò-
un giorno.”
“Cruciati,
Lucius.” disse Hermione
con disgusto. Non aveva un potere completo su di lei e non sopportava
il modo
in cui lo faceva sembrare.
“Bene,
signori, credo che abbiamo
finito. Potete andare.” Disse educatamente Lucius:
“Questa Sanguesporco ha
ancora un paio di cose da imparare sul rispetto.”
Hermione li
sentì ridere mentre se ne stavano andando e solo un secondo
dopo Lucius la trascinò
nella camera da letto.
Si
irrigidì quando
lui chiuse di scatto le porte. Raramente l’aveva fatto, solo
quando era davvero
furioso.
La spinse con
forza sul pavimento, il forte impatto col terreno quasi le ruppe il
polso
destro. Piagnucolò per il dolore, le lacrime pungenti nei
suoi occhi. Poi si
rese conto che non aveva mai sentito il suo respiro in quel
modo. Sembrava che riuscisse a malapena a controllarsi, la
rabbia
assoluta che lo riempiva.
“Come
osi mettermi in imbarazzo
davanti ai miei colleghi?” chiese infine, ma Hermione
desiderò che fosse
rimasto in silenzio.
Sentiva
così tanta rabbia e una
furia terrificante nella sua voce. Cercò di strisciare via
da lui, sperando che
si calmasse.
“Non
andrai da nessuna parte,
ragazza.”
Le
afferrò il polso, inviandole
ondate di dolore in tutto il corpo. Urlò per il male, le
lacrime le scivolarono
fuori dagli occhi mentre la tirò in piedi.
“Pensi
che lascerò correre? Mi hai
fatto sembrare un’idiota di fronte agli altri!”
“Per
favore ...” Sussurrò Hermione,
il suo corpo tremante di paura. Non riusciva a ricordare l'ultima volta
che le aveva
urlato in quel modo.
“Perché
mi hai disobbedito lasciando
la camera da letto? Non ti avevo detto cosa sarebbe successo alla tua
amica se
avessi avuto l'imprudenza di disobbedirmi?” la sua voce era
liscia, più morbida
della seta, ma le sue parole erano come l'acido, la sua minaccia che
raggiungeva l’obiettivo.
“Lascia
stare Ginny!” urlò di
rimando.
Le
afferrò i polsi con forza, facendo
gridare Hermione dal dolore straziante. Pensava realmente che le
avrebbe rotto
i polsi se non li avesse lasciati andare presto.
“Farò
come mi pare. E tu imparerai a non
alzare mai, mai la voce con
me.”
Senza un
preavviso la schiaffeggiò
in faccia. Il colpo la fece volare a terra. Si tenne la guancia,
sentendo una
goccia di sangue scenderle dal naso e il gusto ferruginoso in bocca. Il
sapore
la stava facendo sentire male.
E dal suono del
suo respiro, lui era
ancora furioso. Hermione immaginò il suo volto pallido
ancora più cereo per la
rabbia ed i suoi occhi grigi completamente scuri, pieni di rabbia.
In quel momento
si rese conto di
quanto fosse seria la situazione. Gli altri Mangiamorte avevano visto
il modo
in cui aveva risposto a Lucius. Non avrebbero perso tempo a diffondere
la
notizia a tutti.
Hermione sapeva
che i Mangiamorte
erano come predatori. Odiavano i deboli e a una leggera traccia di
debolezza
balzavano di te e ti uccidevano.
E che cosa
pensavano di Lucius ora?
Probabilmente pensavano che era stato morbido con lei e quella non era
una
buona cosa nel mondo in cui vivevano.
Riusciva a
capire perché Lucius era così arrabbiato con lei,
ma non era ancora pronta ad
essere picchiata senza combattere.
Quando si
inginocchiò accanto a lei e la schiaffeggiò di
nuovo, qualcosa
scattò dentro Hermione e infranse la prima regola che le
aveva dato.
“Hai
fatto
questo di fronte a Draco?”
chiese
prima che potesse colpirla di nuovo.
“Chiudi la
bocca!” alzò
la voce.
Lei gli stava urlando
tra i singhiozzi:“No! Perché
dovrei? Ti vergogni
delle tue azioni? Dimmi! Cosa
penserebbe Draco se ti vedesse
adesso? Picchiare una ragazza della sua
età?” si fermò a
prendere un respiro.
“Sarebbe
così fiero di suo padre.”
Poi chiuse gli occhi e
si irrigidì, aspettando un altro schiaffo, ma non
accadde nulla. Quei pochi
momenti di silenzio
erano tortura
pura per
Hermione. Voleva vedere
il suo volto, per sapere cosa
stava succedendo nella sua
mente, ma
quelli erano solo
desideri.
Il suo corpo tremava in
attesa quando lui
improvvisamente
si alzò e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta dietro
e bloccandola.
Dal
modo in cui stava camminando, capì
che era ancora arrabbiato, ma almeno non aveva
sfogato la
sua rabbia su di lei.
Rimase ferma sul pavimento
per qualche minuto dopo che se ne era andato. Poi lo
realizzò. Aveva
vinto. La sua
prima vittoria. Per
la prima volta era stata
lei quella ad avere l'ultima
parola in una lotta.
In qualche modo le sue parole avevano
rotto la sua maschera
d’impassibilità
e anche senza essere in grado di vedere la sua faccia,
Hermione sapeva che era
stato influenzato in
qualche modo. Doveva
esserlo. Altrimenti
perché avrebbe lasciato la
stanza?
Ma
ciò che l’aveva sorpresa
di più era che non
si sentiva soddisfatta
come
pensava che sarebbe stata. Era contenta
di non essere
finita morta o
gravemente picchiata, ma
non era felice
di aver dovuto parlare di Draco.
Le
faceva male quando pensava
o
parlava di lui. Lui era una
parte della sua vita
precedente. Non riusciva a
spiegarsi perché si sentiva sbagliata
ad usare Draco
per arrivare a
Lucius.
Perché
non poteva essere cattiva e
contorta come Lucius Malfoy? Perché non poteva rinfacciargli
la morte di suo
figlio? Lui l’aveva fatto con Ron e Harry. Le aveva descritto
tutto su come erano
morti e non aveva mostrato alcuna pietà. Perché
lei non poteva essere così?
*
“Voglio
vedere di nuovo Hermione,
Piton.” Pretese Ginny Weasley.
Si
fermò in mezzo al salotto con le
mani sui fianchi, fissando il suo ex professore.
Piton scosse la
testa: “Non è possibile,
Ginevra.”
“Perché
no?” chiese, seccata.
“Dovresti
chiederlo a te stessa.
Oppure hai dimenticato il modo in cui ti sei comportata quando eravamo
a Malfoy
Manor?”
Ginny non
poté evitare il sorriso
sul viso: “Il bastardo se lo meritava. E lo farei di nuovo,
senza pensarci.”
“Sì,
mi rendo conto che non pensi mai.”
La insultò. “Gli hai sputato
addosso, il che mi fa dubitare che ti accetterà mai
più nella sua casa. Non c'è
niente che io possa fare.”
“Invitalo
qui! E digli di portare
Hermione con sè.” suggerì Ginny,
arrabbiata con la sua mancanza di interesse.
Non le aveva fatto del male durante il suo tempo come premio, ma non
aveva mai
mostrato interesse nell’aiutare gli altri sopravvissuti. Non
riusciva a capirlo
il che le dava fastidio. Non volendo perdere il suo tempo pensando a
quello,
concluse semplicemente che era un Mangiamorte, come il resto di loro.
Piton
roteò appena gli occhi: “Non
posso far fare a Lucius qualsiasi
cosa.”
Ginny
sentì la gola stringersi
quando ricordò che aspetto avesse
Hermione l’ultima volta che l’aveva
vista: “Hai visto che cosa le ha
fatto! Come fai ad essere così freddo a riguardo?”
“Anni
di pratica, signorina Weasley.
E poi, da quando è mio dovere
vegliare
sulla Granger?”
La rabbia
esplose dentro di Ginny
mentre afferrò la prima cosa che riuscisse a trovare e la
gettò contro Piton.
Lo
mancò, ma quello non lo rese meno
seccato: “Non
apprezzo che i miei libri
vengano gettati contro di me. Ti consiglio di calmarti.”
“Ho
sempre saputo che eri un
bastardo e non puoi ingannarmi. Non so che tipo di gioco stai giocando,
ma non
ho intenzione di cascarci.” ribatté Ginny,
l’odio nelle sue parole.
“Ho
sempre saputo che sono un
bastardo. Ma dovresti essere felice e grata di essere finita con me,
signorina
Weasley," parlò Piton a bassa voce, lo sguardo severo.
Lei
sollevò appena le sopracciglia:
“Oh, davvero? Non credo proprio.”
Una simile
arroganza non doveva
essere tollerata. Piton sentì la sua rabbia aumentare.
“Ti
ho mai colpita?” chiese,
guardandola dritta negli occhi.
Ginny rimase in
silenzio,
distogliendo lo sguardo.
“Ti
ho presa nel mio letto e
costretta a fare cose contro la tua volontà?" chiese Piton e
a quella
domanda Ginny sgranò gli occhi per il disgusto.
“Come
se potessi, Piton.” Ribatté.
Lui sorrise:
“Potrei. Non essere
così ingenua. Se davvero avessi voluto farti qualcosa, pensi
che saresti stata
in grado di fermarmi?”
Ginny strinse
appena i denti e si
abbracciò con le braccia, non rompendo il contatto visivo
con lui.
“Vuoi
sapere cosa sta accadendo agli
altri sopravvissuti? Per che cosa i miei compagni Mangiamorte sono
famosi?” poi
aggiunse con calma: “Credimi, la tua opinione cambierebbe e
saresti grata a
Merlino per il fatto che io ti
abbia
scelto come mio premio.”
Dopo di che,
Piton si voltò per
andarsene, ma la voce di Ginny lo fermò.
“Non
ci credo.” sussurrò “Dimmi
degli altri.”
Piton la
guardò intensamente e dopo
pochi istanti di silenzio parlò. Ma la sua voce era
completamente fredda e
impassibile: “I sopravvissuti sono tenuti in una cella. Ogni
Mangiamorte ha
quel tipo di cella nella propria casa.” quando
notò la domanda negli occhi di
Ginny, annuì: “Sì, ce l’ho
pure io. Non ci sono finestre. La puzza del sangue e
del rapporto sessuale resta finché la persona ... il detenuto muore. Nessuna
possibilità di fuga. Il più delle volte si
trova sottoterra.”
“Hai
detto .. rapporto sessuale?”
squittì Ginny, mostrando disgusto nella voce.
“Per
che cosa pensi che i sopravvissuti
siano utilizzati? Pulire la casa e cucinare la cena?” chiese lui con sarcasmo.
Ginny distolse
lo sguardo per la
vergogna e Piton sospirò prima di continuare: “Le
ragazze, a volte i ragazzi, talvolta
muoiono per la disidratazione, la fame, veleno, barbarie, o con le
proprie
mani. Vorresti qualche altro dettaglio o ti ho già
convinto?”
Ginny
sentì la nausea, ma non volle
mostrarsi debole di fronte a Piton.
Fece un respiro
tremante, mentre si
costrinse a chiedere: “Hermione ha dovuto sopportare tutto
quello?”
“Che
coraggio, signorina Weasley.” Piton
in realtà non voleva dirlo, ma rispose: “ Forse,
ma qualcosa mi ha sorpreso quando l'ho vista. Sarebbe dovuta essere
più
mansueta. Credimi, le ragazze che subiscono torture e stupri per pochi
giorni
sono più arrendevoli di quanto lo fosse la Granger. Alcune
addirittura
impazziscono.”
“Come
è possibile?” chiese Ginny,
avendo ancora problemi a credere che una persona potesse impazzire in
soli
pochi giorni o per la tortura.
La faccia di
Piton si indurì:
"Mi ricordo di una ragazzina Nata-Babbana di undici anni. Ha imparato
molto velocemente a non disobbedire. Dopo aver avuto una o due dosi
lunghi della
Cruciatus, smise di lottare. Fece esattamente come Antonin Dolohov le
disse, ma
morì, pochi giorni dopo. Molto probabilmente per la perdita
di sangue. Quella è
la cosa più lieve che un Mangiamorte possa fare. Un altro
esempio, molto peggiore,
era una ragazza di 17 anni. Anche lei una Nata-Babbana, ed era stata
molto
forte . Incredibilmente resistente. Si rifiutò di urlare
quando i Mangiamorte la
violentarono e torturarono. Così non interruppero la
torturata fino a quando finalmente
morì per la perdita di sangue e di disidratazione.
Un altro esempio ... "
“Tu
hai …” Ginny ebbe paura di finire la frase, ma
costrinse le parole ad uscire: “Tu
hai partecipato?”
Piton rimase in
silenzio per un
attimo con i suoi occhi scuri annoiati in quelli di lei.
“Sì.”disse
infine. La sua voce era
dura e le faceva venire la nausea il modo freddo e inalterato con cui
si
comportava.
“C'era
un'altra ragazza. Sedici anni
...” Ricominciò a parlare, ma Ginny
alzò la mano per fermarlo.
“Non
farlo. Per favore.”
Inciampò
su una sedia e si sedette,
temendo le sue gambe non la reggessero più.
“La
tua opinione è cambiata,
signorina Weasley?” chiese Piton senza alcun tipo di
emozione, ma quando Ginny
lo guardò vide i suoi occhi ammorbidirsi solo per un
momento, prima che si
indurissero di nuovo.
Lei non disse
nulla, ma il suo
silenzio era una risposta per lui. Prima che potesse girarsi e lasciare
la
stanza, Ginny chiese: “Cosa è successo alla moglie
di Malfoy?”
“Perché
vuoi saperlo?”
“Ha
ucciso la mia famiglia. Voglio
sapere cosa è successo alla sua.”
Piton
annuì: “É stata uccisa. Così
anche Draco.”
Ginny
sentì un po' di soddisfazione
a quelle parole. Forzò un sorriso, anche se non aveva
veramente voglia di
sorridere: “Bene. Chi li ha uccisi?”
“Draco
è stato ucciso dal tuo
prezioso Potter. E la vita di Narcissa è stata presa
dall’Oscuro Signore in
persona.”
Ginny
spalancò gli occhi in stato di
shock, ma prima che potesse fare una domanda, Piton si voltò
e fuggì via dalla
stanza, il suo mantello svolazzante dietro di lui.
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Capitolo 13 *** Intentions ***
Questa
è
la traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel
profilo.
”Shh,
kitten. Having to do this disgusts me more that
it will hurt you.”: ho avuto seri problemi a trarre una
giusta traduzione da
questa frase proprio perché non ne capivo il senso. Se ci
fosse stata una
virgola dopo ‘this’ sarebbe stata più
logica la traduzione, ma non volendo
sbagliare ne ho messa una approssimativa in attesa di
un’eventuale correzione
se necessaria da parte vostra.
Come
sempre io sono qui in attesa del vostro parere
Momob.
IN THE DARK
Chapter thirteen: Intentions
Se n'era andato
da troppo tempo.
Hermione stava perdendo la testa mentre aspettava, chiusa nella camera
da
letto. In un primo momento si era sentita fiera di se per aver vinto in
una
discussione, per aver trovato il suo punto debole e averlo usarlo
contro di
lui, ma ad ogni minuto che passava si sentiva sempre più
nervosa. C'era
qualcosa di sbagliato. Non sapeva l’ora, ma era sicura che se
ne fosse andato
già da un paio d'ore. Non l’aveva mai lasciata per
così tanto tempo da sola.
L'intuito di Hermione stava crescendo col passare di
ogni giorno. Era in grado di dire che era notte
o per lo meno sera anche senza essere in grado di vederci. Qualcosa
dentro di
lei le diceva che il giorno stava per finire e non riusciva a
spiegarselo.
Se solo il suo intuito potesse dirle dove
Lucius si trovasse
e cosa stesse facendo, cosa stesse succedendo nella sua testa. Forse
era nel
suo studio e stava progettando una punizione dolorosa da infliggerle.
Hermione
rabbrividì a quel pensiero e lo spinse via.
Perché si stava chiedendo dove
fosse in ogni caso? Avrebbe potuto essere morto da qualche parte e a
lei non ne
sarebbe importato. Stava cercando di convincersi di quello, ma non
funzionava.
Lei non lo voleva morto. Dopo tutto quello che le aveva fatto, voleva
vederlo
soffrire, ma non gli augurava la morte.
Si morse il
labbro per la frustrazione
nel non sapere nulla. Aveva bisogno
di sapere dove fosse e perché ci stesse mettendo
così tanto.
E come se lui
avesse sentito i suoi
pensieri, le porte si aprirono nemmeno un secondo dopo. Hermione si
tirò subito
in piedi e alzò la testa con orgoglio. Si aspettava che la
punisse, perché non
c'era modo che lasciasse passare la sua disubbidienza. Non le aveva mai
lasciato passare niente. Non era quel tipo d’uomo.
Le sue gambe
stavano cedendo mentre
l'incertezza di quello che le sarebbe successo diventava troppa da
sopportare.
Il suo respiro
era l'unico suono
nella stanza e proprio quando quel silenzio si era trasformato in una
tortura
insopportabile, lui parlò.
“Non
avresti dovuto menzionarlo.”
c'era qualcosa di quasi morbido nel suo tono, ma sparì prima
ancora che
Hermione avesse la possibilità di analizzarlo. “Te
lo avevo specificatamente
proibito e tu hai deliberatamente ignorato i miei ordini.” la
sua voce era
bassa e pericolosa.
Hermione
sentì qualcosa di estraneo
in essa. C'era qualcosa di sbagliato.
“Io-”
si fermò per trovare le
parole, ma poi con orgoglio alzò la testa: “Posso
dire quello che voglio. Non
sei il mio padrone.”
“Vedi
è lì che ti sbagli. Te l’ho
detto così tante volte prima d’ora, ma non sembra
aver avuto effetto.” disse
con voce strascicata: “Forse dovrei mostrartelo.”
“Che
cosa vuoi dire?” si ritrovò a
chiedere, con voce quasi isterica.
“Crucio!”
Dolore. Aveva
completamente
dimenticato quanto questa maledizione potesse far male. Le sue gambe
cedettero
e cadde sul pavimento duro. Le sue ossa, la sua pelle
erano in fiamme e l'elettricità stava scorrendo attraverso
il
suo corpo. Urlò per il dolore, sperando che le sue urla
avrebbero fatto
qualcosa, qualsiasi cosa. Il suo
corpo si stava accartocciando sul pavimento finché
all'improvviso la
maledizione venne sollevata. Ma questo non portò via il
dolore. Era ancora
presente, bruciandola dall'interno.
Hermione fece
un respiro tremante e trattenne
le lacrime. Era così stufa di piangere. Avrebbe voluto
essere più forte,
mentalmente più forte in modo da non ridursi a piangere ogni
volta che Lucius la
torturava. Si sentiva così delusa da se stessa e dalla sua
forza.
“Non
mi stanco mai di vederti sul
pavimento.” sogghignò e poi si avvicinò
tirandola in piedi.
Hermione
lottò disperatamente contro
la sua presa, senza curarsi che cosa le avrebbe fatto. Non le importava
di
niente in quel momento.
La spinse
indietro con violenza,
fino a che non colpì il muro. Il suo corpo era premuto
contro quello di lei, la
mano che reggeva entrambi i polsi sopra la testa. Hermione gemette per
il
dolore che le stava provocando al polso. Era ancora dolorante da quando
l’aveva
spinta a terra poche ore prima. Lo sentiva bruciare e
sospettò che fosse
slogato, se non rotto.
Ma questo non
la fermò quando si
divincolò e cercò di tirargli un calcio con la
gamba. Ma lui fu più veloce,
premendo la sua coscia contro le gambe di lei, rendendole impossibile
muoversi.
La sua risata
fredda riempì la
stanza: “Quando hai ancora intenzione di
continuare,Sanguesporco? Il male che
puoi farmi non è paragonabile a quello che io posso
farti.”
Per
sottolineare la sua
dichiarazione strinse la presa sul suo polso destro, come se sapesse
che le
avrebbe fatto ancor più male ed Hermione iniziò a
sentire la nausea a causa del
dolore intenso che la invase.
E in quel
momento si rese conto di qualcosa.
Con il suo corpo premuto contro il suo, sentì chiaramente
l'odore nauseante di
Firewhiskey su di lui. Ed era forte.
Aveva
sempre l’odore di Firewhiskey addosso, ma questa volta era
diverso.
Una paura
intensa iniziò a crescere dentro Hermione a quella scoperta
e smise di lottare,
attendendo immobile che lui si
allontanasse e la lasciasse come aveva sempre fatto quando aveva vinto.
“Ti
arrendi di
già, vero?”
Ma questa volta
lui non la lasciò andare ed Hermione sentì solo
che qualcosa non andava. Lucius
si stava comportando molto stranamente e quello la
terrorizzò.
“La
tua pelle.”
Sussurrò. “Mi ricorda qualcuno. Così
pallida e morbida.”
La mano libera
le scivolò sul
braccio ed Hermione trattenne il respiro, non osando muoversi.
La mano si
mosse lungo il suo corpo,
lentamente come un serpente, finché non si fermò
sulla coscia. In quel momento
non seppe cosa fare o dire. Era completamente senza parole.
“Ho
cercato di coprirla di lividi,
ma non ha aiutato.” mormorò a bassa voce, perso
nei suoi pensieri.
Lui poi
sollevò il materiale della
camicia da notte, finché non le accarezzò la
pelle morbida della coscia,
facendo tremare Hermione per l’orrore. Non l'aveva mai
toccata in quel modo
prima d’ora.
Che cosa stava
facendo?
“Lasciami
andare.” disse con
fermezza, sperando di sembrare forte. Ma sapeva che ogni sua emozione
era chiaramente
evidente sul suo viso. Non era
così brava nel nascondere i suoi sentimenti come lo era lui.
“No.”
fu la sua unica risposta.
“Perché
stai facendo questo?”
Lui strinse con
rabbia la presa sui
suoi polsi: “Perché te lo meriti.” poi
sussurrò: “E perché posso fare con te
quello che mi piace. Non hai idea di quanto sia forte la tentazione
nell’averti
nella mia stanza.”
"T-Tentazione?”
in un primo
momento non era sicura se aveva sentito bene. Lucius non era mai
sembrato essere
tentato da lei.
“Ho
perso la mia famiglia e ti piace
rinfacciarmelo ogni volta che puoi. Non ti sembra che io meriti un
risarcimento?” la sua voce era bassa e profonda con tanta
rabbia nascosta in
essa.
Hermione
sentì crescere
improvvisamente del coraggio in lei e forzò le parole ad
uscire: “Risarcimento
per cosa? Probabilmente non hai sentito niente quando sono morti. Non
sei
capace di provare sentimenti.”
Le diede un
forte manrovescio in
pieno viso, ed Hermione immaginò quanto pallido per la furia
fosse il suo
volto. La veemenza del colpo avrebbe potuto gettarla a terra, ma lui le
stava
ancora tenendo in mano il polso e non la lasciò muoversi.
“Ho
scoperto qualcosa di molto
interessante, Sanguesporco. Vuoi sapere cosa?" chiese, composto e un
po’
più calmo ora.
Hermione
sentì la guancia bruciare e
tenne la bocca chiusa, temendo che altrimenti non sarebbe stata in
grado di
controllarsi e sarebbe scoppiata a in lacrime.
Lucius
sogghignò: “Sembra che la tua
loquacità ti abbia abbandonato, ma risponderai alla mia
domande. É chiaro?”
Hermione
annuì e poi urlò per
l’intenso dolore quando lui strinse la presa sul suo polso
ferito.
“Mi
tratterai con rispetto e questo
significa parlare quando ti viene richiesto.”
ordinò freddamente, un tono
autoritario nelle sue parole.
“Sì,
ho capito!” rispose Hermione
rapidamente, non in grado di sopportare il dolore al polso.
Alla sua
risposta, allentò un po’ la
presa, rendendo il dolore sopportabile.
“Stai
imparando. Ora, dove ero? Oh,
giusto. Vuoi sapere cosa ho imparato su di te?”
L'unica cosa
che Hermione voleva in
quel momento era di prenderlo a calci e gridargli contro, ma
semplicemente non
aveva la forza per farlo. Era ancora dolorante dalla Maledizione
Cruciatus e
stava usando tutte le sue energie solo per restare in piedi.
“Sì,
voglio saperlo.”rispose
attraverso i denti, cercando di ignorare la sensazione della sua mano
sulla sua
coscia nuda. Hermione sentiva qualcosa nell'aria, una sorta di
tensione. Tensione sessuale. Si
stava comportando
quasi come Dolohov, ma c'era ancora qualcosa di molto diverso nelle sue
azioni.
Hermione realizzò con orrore che avrebbe preferito che
Lucius la torturasse e che
la prendesse se questo doveva
accadere. Tutto il suo pensiero logico l'aveva lasciata mentre non
riusciva a
spiegarsi perché lo vedeva come un male minore.
“Brava
ragazza” le fece le fusa in
un orecchio, prima di allontanarsi, rilasciandole i polsi rimuovendo la
mano
dalla sua coscia. “Sembra che i soliti metodi di tortura non
ti abbiano
convinto ad essere sottomessa. Sei andata deliberatamente contro i miei ordini,
parlando di cose che
sono assolutamente vietate per te,
e
penso che sia tempo per me di fare qualcosa a riguardo.”
Hermione
cercò di mantenere il suo
respiro costante, ma era difficile con tutta la paura che stava
provando. C'era
qualcosa nelle parole Lucius che la riempì
d’orrore. Stava progettando qualcosa
e non era una bella cosa.
“Non
volevo farlo, ma non mi hai
lasciato altra scelta, Sanguesporco.” disse con calma, la sua
voce piena di
rabbia e…fame?
Hermione
cercò di allontanarsi da
lui, ma prima che potesse fare un passo, l’
afferrò per la vita e la sollevò
tra le sue braccia.
Hermione spinse
contro il suo petto,
lottando con tutte le sue forze ma lui la ignorò.
Un grido le
sfuggì dalle labbra
mentre la buttava sul letto e le strisciava sopra.
“Forse
questo ti insegnerà una
lezione.” Ringhiò e solo un secondo dopo Hermione
sentì il suono inconfondibile
della sua camicia che veniva rimossa. La sua mano sinistra
entrò in contatto
con il petto nudo quando tentò di colpirlo, ma fu inutile.
Lui si limitò a
scoppiare in una risata fredda ai suoi patetici tentativi di spingerlo
via.
“Avevi
detto ...” disse Hermione tra
i singhiozzi. “Avevi detto che ti disgustavo!”
“È
vero.” Le abbaiò con disgusto:
“Ma farò questo sacrificio. Devi
essere punita.”
Quando lo
sentì cominciare a
slacciare la cintura, la gravità della situazione alla fine
la colpì e si
lasciò sfuggire un urlo. Sentiva che sarebbe esplosa per
tutta la rabbia, la paura,
il dolore e l’umiliazione.
La sua forma
imponente sembrò
schiacciarla quando si chinò su di lei e le
sussurrò: “Shh, gattina. Dover fare
questo disgusta me più di quanto faccia male a te.”
Prima che
Hermione avesse la
possibilità di dire qualcosa, lui premette le labbra contro
le sue. Fu così
inaspettato che Hermione chiuse gli occhi, cercando di ignorare tutto
quello
che stava succedendo. Il bacio era meno rude di quello di Dolohov, ma
ciò non
la fece sentire meglio. E perché la stava baciando? Sarebbe
dovuto essere
disgustato da lei, ma il suo corpo non mostrava resistenza mentre
lasciava
correre le mani su di lei. In quel momento Hermione si rese conto che
era sotto
l'influenza del Firewhiskey e che sarebbe stata in serio pericolo se
non avesse
fatto qualcosa.
Sentì
le mani di lui spingere le
spalline giù dalle sue spalle. Smise di baciarla, tirando
via completamente la
camicia da notte dal suo corpo, lasciandola nuda se non con le mutande.
Hermione
rabbrividì quando l'aria fredda colpì il suo
corpo esposto, ma non osò
muoversi. Forse, se lo ignorava, se ne sarebbe andato via?
Lui si
chinò di
nuovo ed Hermione cercò di muoversi, sentendosi estremamente
disgustata alla
sensazione dei suoi seni nudi contro il suo petto.
Perché
non era
disgustato?
“Tu
sei la
responsabile per questo.” mormorò con calma:
“Tu mi hai costretto a farlo.”
Hermione
spalancò gli occhi a quelle
parole e desiderò urlargli quanto si sbagliasse, quanto malato
fosse, ma solo un sussulto di sorpresa uscì dalla sua bocca
quando sentì la sua
mano sul seno. Le venne la nausea. Arrossì per
l’imbarazzo quando si rese conto
che questa era la prima volta che la toccava lì. L'aveva
già vista nuda, ma
aveva sempre dichiarato di essere disgustato dal suo corpo. Ed ora
eccolo lì,a
toccarla. Trattenne il respiro mentre la mano si chiudeva sul suo seno,
le dita
che sfioravano il capezzolo. Le inviò i brividi lungo il
corpo e il suo tremito
peggiorò solamente.
“Tu
mi odi.” sussurrò: “Ti disgusto!
Perché stai facendo questo?”
“Te
l’ho detto perché,Sanguesporco.
Devi essere punita.” Ripeté privo di emozioni.
Hermione
sentì qualcosa di duro
premere leggermente contro la sua coscia, aumentando immensamente la
sua paura.
“Se
solo sapessi quanto piacere mi
procura il vederti così umiliata.”
sibilò Lucius, stringendole con forza il
seno. “Così debole, così indifesa sotto
il mio tocco.”
La paura la
stava soffocando e si
morse la lingua con forza, sentendo il sangue in bocca.
Sperò che lo avrebbe
fermato dal baciarla. Se il suo corpo non gli faceva schifo come aveva
detto,
forse il suo sangue lo avrebbe fatto.
Chiuse gli
occhi di nuovo,
stringendo i denti e
convincendo se
stessa che doveva essere forte. Tutto ciò che Lucius le
aveva fatto l’aveva
resa ancora più forte e forse la stessa sarebbe accaduta
dopo questo evento.
‘Sarò
più forte. Sopravvivrò.’
Continuava a
ripeterlo nella sua
testa, ma non riusciva a crederci del tutto.
La sua mano
lasciò il seno e si mosse
sul suo stomaco e più in basso, le dita che scivolavano
leggermente sul
materiale delle sue mutandine.
In quel momento Hermione spalancò gli occhi e quasi
soffocò per le lacrime
quando vide qualcosa altro oltre al
buio che era abituata a vedere. La sua visione era offuscata e
l'immagine di
fronte a lei non era chiara, ma poteva
vedere la forma di un uomo chino su di lei e i suoi lunghi
capelli biondi cadergli
sulla faccia. Sbatté le palpebre un paio di volte e fu
difficile vedere
qualcosa di chiaro attraverso le lacrime. Chiuse gli occhi e quando li
riaprì
di nuovo, si trovò di fronte l'oscurità. Era
successo tutto in un attimo e non ebbe
il tempo di pensarci o di analizzarlo che sentì la sua mano
iniziare a
scivolarle sotto le mutandine.
“Fermati!”
urlò mentre la paura la investiva.
Si
irrigidì
sotto di lui mentre la sua mente lavorava veloce, cercando di trovare
qualcosa
che l’avrebbe farlo smettere quello che stava facendo. Le
venne l’idea
che avrebbe dovuto parlare ancora di
Draco, ma era molto pericoloso visto lo stato in cui lui era.
Così
si lasciò sfuggire la prima
cosa che le venne in mente: “Ti ricordo lei! È
così?”gli gridò, con voce
tremante.
Lui tolse
subito la mano come se si
fosse scottato e un secondo dopo l’avvolse
attorno al collo, quasi soffocandola.
“Di
che cosa stai parlando,
Sanguesporco?”
“Hai
detto t-ti ricordo qualcuno. È
tua-tua moglie?”
Hermione sapeva
che stava rischiando
la sua vita suggerendo una cosa simile, ma in quel momento avrebbe
detto
qualsiasi cosa pur di farlo smettere.
Il silenzio che
riempì la stanza dopo
le sue parole sembrò durare per sempre. Hermione si
aspettò che la
schiaffeggiasse o la uccidesse, ma non fece niente di tutto questo.
Quando
finalmente parlò, la sua voce
era bassa e piena di disgusto: “Tu sei completamente fuori di
testa, ragazza.”
Poi
sentì il suo peso venir sollevato
da lei mentre si alzava dal letto. Hermione non perse tempo, coprendosi
rapidamente con una coperta.
Tacque per
qualche istante e poi
sogghignò: “Pensi
di sapere tutto. Se
solo sapessi quanto stupida sei realmente.”
Le sue parole
la pugnalarono come un
coltello e sentì il forte bisogno di gridargli contro. Si
sentiva sempre così
quando qualcuno insultava la sua intelligenza.
“Dimmi-
come potrebbe una sporca Sanguesporco
come te ricordarmi .. mia moglie? Prego, illuminami.” chiese
freddamente.
“Hai
detto ... la mia pelle-”
Lui la
interruppe: “Ho detto che mi
ricordava qualcuno. Avrei potuto
dire
i corpi che ho ammassato sul
terreno di
Hogwarts ieri.”
Lei si
rannicchiò alle sue parole,
mostrando disgusto sul suo viso. Aveva quasi dimenticavo che tipo di
uomo fosse
realmente. Un Mangiamorte capace di indicibili orrori, torture e
uccisioni.
Era una buona
cosa che glielo avesse
ricordato, l’avrebbe odiato ancora più facilmente
e l'immagine di lui come il
suo protettore stava andando lentamente alla deriva.
“Forse
dovrei darti ad un altro
Mangiamorte per questa punizione e poi tornare a prenderti.”
la minacciò
malignamente. “Quindi non ipotizzerai che
mi ricordi di mia moglie. Antonin sarà
felice di rivederti.”
Hermione
rabbrividì a quel pensiero,
ma non disse nulla. Non voleva chiedere l'elemosina.
Quando lui fece
lentamente un passo
verso di lei, il panico inondò la sua mente e il suo corpo.
Non voleva essere
vicino a lui. Tutto quello che voleva era fare un bagno e lavare via il
suo
profumo da lei.
Raccogliendo il
suo coraggio, si
mise a sedere e strinse la coperta attorno al suo corpo.
“Stai
mentendo.” disse con calma, quando
improvvisamente realizzò qualcosa di orribile. Tutto si
connesse nella sua
mente. Le parole di Lucius, le sue azioni ... tutto ciò
improvvisamente ebbe
senso per lei. Ma pregò di sbagliarsi.
“Sto
mentendo su cosa, Sanguesporco?”
“Quando
hai detto che ti disgusto.
Era tutta una bugia.” la sua voce divenne più
forte. “Ti vergogni del fatto
che-che ...”
“Finisci
la frase.” chiese
pericolosamente.
Hermione fece
un respiro tremolante,
poi si costrinse a dire: “Che
tu mi vuoi.
E sapevi quanto fosse sbagliato, così hai cercato di
nasconderlo.”
“Tu
sporca...”
Lei lo
interruppe, improvvisamente
più sicura mentre parlava con voce forte:
“Perché altrimenti mi hai dato quella
camicia da notte? Se mi vedi come sporcizia, dovrei indossare una veste
sporca.
E quel giorno in cui hai tirato giù le mie spalline... Non
riuscivo a capire
perché mi stavi toccando in questo modo. “
C’era
rabbia nelle sue parole:
“Chiudi la bocca o-”
Hermione
continuò a parlare come se non
avesse sentito il suo avvertimento: “E quando volevi
assicurarti che facessi un
lavoro decente pulendomi ... Erano tutte le scuse! Stai nascondendo i
tuoi veri
pensieri dietro una maschera di odio e disgusto.”
“Hai
perso la testa, Sanguesporco.” Disse
lui in modo così convincente che per un attimo Hermione
pensò di aver sbagliato.
Ma anche se era completamente fuori pista, continuò a
parlare, perché almeno
non stava cercando di violentarla. Lo aveva fermato e non con la forza,
ma
usando il cervello. Lentamente stava imparando i punti deboli di Lucius
e come
usarli per il suo bene.
“Tu
mi vuoi.” Ripeté. “Ecco
perché
mi hai dato una pozione per fermare il mio ... ciclo. Stavi
pianificando questa notte. Tu volevi-
...” non poteva finire la frase, ma sapeva che aveva capito.
Lui la
schernì: “Sei troppo
innocente e ingenua per il tuo bene. Credimi, se davvero avessi
progettato
questa notte, il tuo piccolo problema non mi avrebbe fermato.”
Il disgusto
trapelò dalle sue
parole: “Sei malato.”
Lo aveva detto
così tante volte
prima d’ora che non ebbe lo stesso effetto su di lui. E lo
stesso accadde a
lei. L'aveva chiamata una Sanguesporco
così tante volte, che non se ne accorgeva più.
Era diventato quasi il suo
secondo nome. 'Hermione' le suonava strano ora, quasi come se non fosse
più il
suo nome.
“Allora
sei arrivata a concludere
che sono attratto da te? Che mi
ricordi di mia moglie?”
chiese con calma, ma allo stesso tempo era chiaro che la
stava prendendo in giro.
Quando quelle
parole lasciarono la
sua bocca, Hermione si accorse di quanto stupide suonassero, ma tutto
sembrava
credibile nella sua testa.
Lei
annuì, fingendo di credere totalmente
nella sua teoria: “Si.”
Emise un
sospiro esagerato: “Beh,
non resta altra scelta che provarti quanto tu ti stia
sbagliando.”
“Non
mi convincerai. Ti ho capito, Lucius.”
Hermione non poteva fare a meno
di sentirsi soddisfatta per il potere che aveva su di lui. Ancora non
erano
sullo stesso livello, ma almeno non si sentiva più
così impotente e inutile.
Senza alcun
avviso l’afferrò per un
braccio e la tirò su dal letto. Hermione strillò
in preda al panico, pensando
che forse aveva deciso di continuare con la sua 'punizione'.
Ma poi lui
diede un colpetto con la
sua bacchetta e lei fu di nuovo vestita in camicia da notte.
“Mi
divertirò nel convincerti quanto
tu sia in errore.” disse dolcemente e poi la
trascinò fuori dalla stanza.
Hermione non sapeva se avrebbe dovuto lottare o meno. Ma era sicura che
dovunque la stesse prendendo era meglio che essere nella sua camera da
letto
con lui. Così cercò di tenere il passo mentre
camminava lungo il corridoio.
Un momento dopo quasi si
ruppe la caviglia, perché
non l’aveva
messa in guardia sulle
scale. Ma
sapeva che
era al sicuro da
qualsiasi tipo
di pregiudizio finché
le teneva
il braccio. Avrebbe potuto
essere ferita solo lui decideva
così.
Dopo le scale ci
fu di nuovo un corridoio
lungo e quando finalmente si fermarono,
Hermione notò quanto fosse freddo.
Molto
più freddo di quanto non fosse nella camera da letto.
Le porte lentamente si
aprirono con un suono
orribile
degli ingranaggi e poi venne
spinta attraverso la porta.
Lucius la lasciò andare e a causa del
terreno era irregolare,
Hermione incpiampò
e le mani e le ginocchia sbatterono
contro la pietra dura
sotto di lei. Immediatamente capì
dove si trovasse. Una
cella.
“Perché
mi hai
portato qui?”chiese alzandosi in piedi.
“Te
l’ho spiegato.
Resterai qui fino a che non ti sarai sbarazzata di quella idea pazza
dalla
testa.” strascicò con voce annoiata, come se fosse
disinteressato.
“No...”
Hermione sentì il panico aumentare nel suo corpo mentre i
ricordi orribili
tornarono a lei. L'odore, il suono e la sensazione nella cella le
ricordavano
il tempo con Dolohov. Si sentiva come se fosse ancora una volta nella
sua
prigione, in attesa che lui tornasse, per ferirla di più.
“Non
mi hai già
fatto abbastanza?” chiese, con voce tremante.
“Ti
rimangi le
tue parole precedenti?”
“No.”
disse con
fermezza.
Lucius fece un
sorrisetto: “Beh,
evidentemente non ho fatto
abbastanza. Goditi il tuo tempo qui, Sanguesporco e
non aspettarti che io torni presto.”
Con questo si
voltò per andarsene,
ma le parole di Hermione lo fermarono: “Non puoi tenermi
rinchiusa qui per il
resto della mia vita.” sussurrò.
C’era
interesse nella sua voce: “E
dove vorresti andare? Nel caso te lo fossi dimenticata, abbiamo
vinto la Guerra.”
Lo
sentì fare un passo verso di lei
e percepì il calore del suo corpo. Le diede fastidio. Mostri
come lui avrebbero
dovuto essere freddi fuori come lo erano dentro. Mentre si trovava
così vicino
a lei, Hermione si irrigidì, ma non si mosse, non volendo
dargli il piacere di sapere
che era terrorizzata dalla sua presenza.
“Riesci
ad immaginarlo?” le chiese.
“Cosa pensi sarebbe successo se ti avessi ridato la tua
libertà? Che cosa
accadrebbe nel momento in cui saresti uscita da Malfoy Manor?”
“La
resistenza. Sicuramente ...”
fece una pausa, cercando di guadagnare compostezza.
“Sicuramente alcuni di loro
sono ancora ...”
“Vivi?”
finì per lei. “Per favore,
non ci credi realmente.”
La mano di lui
si mosse fino al suo
collo e le dita le sfiorarono leggermente la pelle mentre sussurrava:
“Li ho
uccisi uno per uno con queste mani.”
Immediatamente
Hermione si allontanò
da lui: “Non mi toccare.”
Si
appoggiò al muro ansimando, il
suo cuore minacciò di uscirle dalla gabbia toracica. Non
c'era nulla che
potesse dire per farla disgustare ancora di più da lui.
Dopo alcuni
istanti di silenzio, lui
finalmente parlò: “Basta dire le
parole.” disse, la sua voce non più forte di
un sussurro.
Ci fu una lunga
pausa, nient'altro
che il suono del suo respiro strozzato e il battito forte del cuore
nelle
orecchie di Hermione.
Lucius
sospirò infastidito quando
notò la determinazione sul suo viso.
”Non
capirò mai perché ti ostini nel
renderti le cose
più difficili. Tutti i
Sanguesporco sono così?" chiese, chiaramente irritato dal
suo
comportamento.
“Non
potrai mai capire.” rispose lei
senza fiato.
La sua voce
aggiunse un tono
aristocratico mentre parlava: “Certo che non
capirò mai. Il
mio sangue non sarà mai sporco come il
tuo.”
“Non
sto parlando del sangue!”
Sbottò Hermione. “Non potrai mai capire
perché rendo le cose più difficili per
me stessa.”
“Perché
non lo spieghi?”
Hermione rimase
sorpresa le sue
parole. Non era tipico di lui essere interessato a suoi pensieri o alle
sue
opinioni.
“Tradiresti i tuoi ideali e diresti
qualcosa che davvero
non pensi solo perché sarebbe più facile che
resistere in nome
di ciò che credi?" chiese, anche
se sapeva la risposta. Erano in qualche modo simili in
quell’aspetto. Avrebbero
entrambi preferito soffrire sotto tortura piuttosto che tradire la loro
Causa.
Ma Hermione era sicura che Lucius non avrebbe ceduto al dolore come
aveva fatto lei
tante volte.
E come se
avesse sentito i suoi
pensieri, Lucius rise freddamente: “Ma hai tradito i tuoi
ideali così tante volte
prima d’ora. Sento il
bisogno di ricordarti quanto debole sia la tua forza di
volontà.” si fermò per
un attimo. “O ti non ricordi come ti sei arresa e chiamata
Sanguesporco? O
come mi hai pregato di smettere o
come hai scelto me piuttosto che i miei
compagni Mangiamorte. Te lo ricordi? Tu
mi hai pregato di prenderti-”
“Non
c'è bisogno di ricordarmelo.”
disse a denti stretti, vergognandosi di tutti i suoi momenti di
debolezza.
“Allora
perché questo dovrebbe
essere diverso? Tutto quello che devi fare è chiedermi scusa
e rimangiarti
tutto quello che hai detto.” La fece sembrare come se fosse
la cosa più facile
al mondo, ma Hermione sapeva che era diverso.
“No.”
fu tutto ciò che disse.
Lucius
sospirò con falso disappunto:
“Peccato.”
Hermione lo
sentì camminare verso le
porte e la sua gola si chiuse per il panico all’idea di
essere lasciata sola nella
cella.
“I
tuoi patetici amici
probabilmente direbbero che ha perso la
voglia di vivere. “Strascicò freddamente dalla
porta: “Beh in realtà non
direbbero niente perché sono tutti morti.”
Con quelle
parole uscì dalla cella e
le porte dietro di lui si chiusero con un forte tonfo.
Quando fu
sicura del fatto che era
sola, si lasciò sfuggire un grido pieno di rabbia e dolore.
Aveva così tante mozioni
imbottigliate dentro di lei che sentiva sarebbe esplosa
se non avesse fatto niente. La
spaventò quanto volesse fare del male a qualcuno, o anche a se stessa, ma solo per alleviare in
qualche modo il dolore che stava provando. Le sue dita le strapparono i
capelli, ignorando il dolore fisico al polso perché il
tormento emotivo era
molto peggiore.
Quando si
calmò, prese un respiro profondo
e cercò di ingoiare il groppo in gola.
Poi si
ricordò qualcosa che le portò
di nuovo speranza. I suoi pensieri tornarono indietro all'aggressione
di Lucius su di lei
e a quello che era successo nel bel
mezzo. La sua vista era tornata. Era durata solo per un attimo ed era
stata
abbastanza incerta e confusa, ma era successo. E quella era una buona
cosa.
Hermione si era abituata all'oscurità, ma questo non
significa che lei non
volesse vederci di nuovo.
E dopo quello
che era successo con
Lucius nella sua camera da letto, si rese conto che aveva bisogno di
riavere
indietro la sua vista. I suoi sospetti erano veri? Lucius era veramente attratto da lei
e stava cercando di
nasconderlo torturandola ogni volta che poteva? Rabbrividì
al pensiero e lo
spinse via. La sua vita era già abbastanza difficile come lo
era adesso e non
aveva bisogno di altri problemi.
Come avrebbe
voluto poter fare un
bagno caldo, per lavare via il profumo di Lucius e il ricordo del suo
tocco sul
suo corpo. Poteva ancora sentirlo sul suo corpo, l’odore
di lui, sentire la sua pelle sulla sua.
Si rese conto che era stupido pensare che un bagno avrebbe risolto
qualcuno dei
suoi problemi. Ed era sicura che non sarebbe stata in grado di lavarsi
per un
lungo periodo. L'avrebbe tenuta in una cella fino a che non si fosse
rimangiata
le sue parole su sua moglie e le sue intenzioni. Hermione non voleva
essere di
nuovo debole di fronte a lui, ma sapeva che non avrebbe resistito a
lungo nella
cella.
E
lei non riusciva a decidere quale fosse la soluzione
migliore. Essere sola in una cella fredda senza cibo e bagno, o essere
in una
camera da letto calda con Lucius senza essere sicura delle sue vere
intenzioni?
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Capitolo 14 *** The decision ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter
fourteen:
The decision
Hermione
non si era
mai sentita così sola. Fin dalla fine della guerra, non
aveva mai provato tutta
quella solitudine. Era seduta sul pavimento freddo
con la schiena appoggiata contro il muro.
Era passato un sacco di tempo da quando era
stata portata in quella cella vuota. Non ne era certa, ma era
dell’idea che
fosse passato almeno un giorno. Un singolo giorno
in una cella era una pura tortura.
L'oscurità
era
opprimente. Ma non quella che vedeva. Era
l’oscurità che sentiva
dentro di lei.
Un
silenzio di
tomba tutt'intorno. Hermione aveva amato il silenzio, ma quei tempi
erano
finiti. In passato le piaceva leggere dei libri in silenzio,
lasciandosi
completamente assorbire da essi, ma le cose erano cambiate. Il silenzio
era
diventato qualcosa di terrificante. Aveva bisogno di un altro essere
umano, di qualcuno
con cui parlare. Sarebbe stata grata anche solo per un elfo domestico.
Con
niente da fare
e nessuno con cui parlare, tutto quello che poteva fare era pensare. E
quella
era la cosa più difficile da gestire. Ricordi di tempi
più felici la travolsero
mentre ricordava di quando
era ad
Hogwarts con Ron e Harry e gli altri. Erano così felici
allora, senza
preoccupazioni e o paure. A quel tempo il pensiero di perdere
la Guerra non li aveva mai sfiorati. Che ingenui erano
stati.
Il
dolore al polso
era nulla in confronto al dolore che provava nel petto. Era
così profondo e
bruciante, si sentiva scavare un buco dentro. Non poteva fare a meno di
pensare
a tutte le cose che avrebbero potuto fare diversamente per vincere. Ma
che non
avevano fatto. E lei era stata catturata, scelta come premio.
Era
tra le braccia
di un Mangiamorte. Se qualcuno le avesse detto un mese prima che
avrebbe
vissuto con Lucius Malfoy senza cercare di fuggire, avrebbe mandato
quella
persona da Madam Chips.
Ma
come poteva
scappare? E dove? Lucius le aveva detto che la
resistenza era stata
completamente distrutta, ma c’erano sicuramente altri
sopravvissuti. Non
potevano essere tutti morti, giusto?
Se
erano davvero
tutti morti, allora ad Hermione rimaneva una sola scelta. Trascorrere
il resto
della propria vita con Lucius Malfoy. Beh, almeno fino a che non si
fosse stancato
di lei. L'idea del suicidio le aveva attraversato la mente un paio di
volte nei
giorni precedenti, ma non l’aveva considerata seriamente.
Voleva ancora vivere,
non avrebbe rinunciato a tutto. E ne aveva paura. Paura della morte.
Non era
ancora pronta per quello. Forse in futuro lo sarebbe stata. Forse
Lucius l’avrebbe
spinta oltre il confine e avrebbe visto la morte come l’unica
soluzione.
Ancora
una volta si
perse completamente in pensieri macabri, immaginando la sua vita
futura. Un
eternità in un tale luogo. Quello che stava subendo in quel
momento era solo
l'inizio. L'inizio di un ergastolo. L'inizio di una condanna a vita.
Tutto
quello che le
sarebbe stato permesso di ascoltare era la fredda voce di Lucius.
Giorno dopo giorno,
settimana dopo settimana, anno dopo anno.
Ostinarsi
era da
escludere immediatamente. Aveva molto da perdere, ma nulla da
guadagnare comportandosi
così, tranne forse la furia di Lucius. Per quanto volesse
infastidirlo, non aveva
mai voluto spingersi troppo lontano. Non voleva finire ammazzata.
La
sua morte non avrebbe
significato niente per lui, così aveva seri dubbi che un
comportamento anomalo
l’avrebbe portata da qualche parte.
'Se
riavessi la mia vista..'
pensò speranzosa,
ricordando il momento in cui finalmente il buio davanti agli occhi era
scomparso, anche se solo per pochi secondi. Quella era una cosa che le
aveva
dato nuova speranza. Era certa che la sua vista sarebbe tornata, ma la
domanda
era quando?
In
ogni caso in
quel momento era in qualche modo felice di non poter vedere la cella in
cui si
trovava. Non riusciva a immaginare gli orrori che avevano visto queste
mura. Le
terribili storie dei precedenti occupanti. La sua mente era piena di
immagini
di sangue secco sulle pareti.
Improvvisamente
la
porta si aprì con un cigolio. Hermione non si
irrigidì nemmeno al suono, perché
sapeva chi era e il motivo della sua visita. Non si disturbò
nemmeno ad alzarsi
dal pavimento.
“Alzati,
Sanguesporco.” ordinò freddamente lui.
Hermione
non si
mosse, ma le sue labbra in silenzio formato una parola:
“Hermione.”
“Cosa
hai detto?”
“Ho
detto Hermione. Mio nome
è Hermione.”
ripeté con voce più forte. Il
suo nome le suonava strano. Non l’aveva usato per un bel
po’ e nessuno l'aveva
chiamata usandolo. “E' troppo difficile per te da
ricordare?”
“Non
fare la furba
con me, ragazza.” sibilò Lucius. “Ti
chiamerò per quello che sei,
non per chi potresti essere stata
una volta, tanto tempo fa.”
“Sono
ancora
Hermione” riconobbe il dubbio nella propria voce.
“Alzati
quando ti
sto parlando.”
Hermione
si lasciò
sfuggire un esagerato sospiro di fastidio, ma si tirò in
piedi: “Soddisfatto
ora?”
“È
un inizio.”
Strascicò dolcemente.
Hermione
lo sentì
fare qualche passo verso di lei, ma si fermò prima di
arrivarle troppo vicino.
“Come
è stata la
tua notte?” chiese come se fosse realmente interessato.
Hermione
sorrise
forzatamente: “Mai dormito meglio.”
Se
sperava di infastidirlo,
ma rimase molto
delusa quando le
sorrise: “Suppongo significhi che vuoi dormire qui d'ora in
poi?”
Hermione
non voleva
dormire in cella per il resto della sua vita, ma non voleva nemmeno
implorare
Lucius per riportarla indietro. Le era rimasto ancora un
po’d'orgoglio.
“Io-”
cominciò, ma
non poté finire la frase.
“Se
solo sapessi quanto
sei prevedibile.” sospirò con soddisfazione.
“Sei come un libro aperto per me.”
Si
astenne dal fare
un commento intelligente e poi lo sentì camminare verso di
lei. In un secondo le
fu vicino, ma non fece alcun tentativo di allontanarsi.
Lei,
però, si
irrigidì quando sentì la sua mano sollevarle il
mento con decisione, in modo da
poterla guardare negli occhi.
Ciò
che la sorprese
era che lui stava indossando dei guanti. Che cosa stava cercando di
dirle con
questo? Dopo la scorsa notte, Hermione dubitava che fosse davvero
così
disgustato dal toccarla come aveva sempre sostenuto di essere. Non
sembrava
aver provato repulsione quando aveva fatto scorrere le proprie mani su
tutto il
suo corpo.
“I
tuoi occhi
sembrano così persi.” disse con calma.
“È incredibile come tu sia in grado di
mostrare tutti i tuoi sentimenti in un solo sguardo, anche se
è uno sguardo
vuoto.”
La
lasciò e solo
quando non la stava più toccando lo sentì
respirare.
“Quello
che è
successo ieri sera-” iniziò e la testa di Hermione
scattò verso l’alto, in
attesa che continuasse.
“-Non
potrà mai più
accadere.” finì con freddezza.
Quella
frase la
calmò un po’, ma non spezzò tutte le
sue paure. Non sapeva più cosa pensare di
Lucius. Era la persona più complicata avesse avuto la
possibilità di conoscere.
“Mai?”
chiese, il
labbro inferiore tremante per l’anticipazione.
“Quello
che è
successo ieri doveva essere una punizione, ma l’hai presa nel
modo sbagliato e
non potresti essere più in errore, Sanguesporco.”
la sua voce assunse un tono
arrabbiato.
“Se
non avessi...
L’avresti davvero fatto?"
chiese a
bassa voce Hermione, anche se sapeva la risposta nel profondo.
“Si.”
“Ma
... ho appena
diciassette anni.” non riuscì a nascondere il
disgusto nella voce.
“Questo
non
importa, Sanguesporco. Ho avuto ragazze più giovani di te.
Sono un-”
“Mangiamorte.”
finì per lui, la sua mente
piena di immagini di tutte quelle ragazze giovani e forse anche ragazzi
che erano
stati torturati dai Mangiamorte.
“Stavo
per dire un uomo, ma hai ragione.
Io sono un Mangiamorte.”
“Un
uomo? Un uomo non si impone sui dei
meri
bambini-”
Lui
la interruppe:
“Tu non sei una bambina.” la sua voce era fredda e
dura. “È tempo per te di crescere
e cominciare ad agire come un adulta.”
“È
questo quello
che ti stavi dicendo la scorsa notte per non sentire alcun senso di
colpa riguardo
quello che stavi per fare?” ribatté
Hermione.
“Non
parlerai mai
più della notte scorsa. Mai.
Hai sbagliato
e questo è tutto quello che devi sapere. È
chiaro?” le chiese Lucius.
La
testa di
Hermione era piena di pensieri e teorie, ma tutto quello che
riuscì a fare fu
un piccolo cenno del capo.
“Non
sei così
ansiosa come lo eri prima vedo. Dov'è finito il coraggio
Grifondoro?” la derise
Lucius.
Hermione
rimase in
silenzio. Era stanca, infreddolita,affamata, assetata e aveva davvero bisogno di usare il bagno. Non
volendo spendere un giorno in più in quella cella sporca,
decise che la cosa
più intelligente che potesse fare era quella di tenere per
se le proprie
osservazioni.
Quando
aveva detto
che Lucius era attratto da lei, non l’aveva pensato
seriamente. L'unica cosa
che aveva in mente era il come uscire da quella situazione orribile.
Voleva indurlo
a pensare che lei credesse completamente nelle sue teorie, ma la
verità era ben
lontana.
Non
aveva idea di
cosa stava succedendo nella sua testa e se davvero la stava
confrontando con
sua moglie.
Dopo
un momento
Lucius parlò di nuovo: “Così ti rimangi
le parole di ieri?”
Hermione
strinse i
denti. Ancora una volta avrebbe dovuto dimenticare le sue convinzioni.
Improvvisamente Ron e Harry apparvero nella sua mente. Avrebbero voluto
che
vivesse, giusto? Avrebbero voluto che facesse qualunque cosa in suo
potere pur
di rimanere in vita.
Infine,
lei annuì:
“Sì, mi rimangio le mie parole.”
Poteva
percepire la
soddisfazione nella voce di Lucius: “Temo che non sia
sufficiente, Sanguesporco.
Prova ad essere più convincente.”
“Cosa vuoi da me?”
alzò un po’ la voce.
Si
stava già
umiliando, ma non era abbastanza per lui.
“Voglio
che ripeti
quello che hai detto ieri e poi che lo neghi.” Le
sibilò.
Hermione
ingoiò l’orgoglio
e forzò le parole: “Ho detto che ti ricordo tua
moglie e non è vero. Ho
sbagliato.”
Dopo
che quella
frase lasciò la bocca, si rese conto che non era
così difficile come si era
aspettata.
“Continua.”
Ordinò Lucius.
Hermione
apparve
confusa: “L’ho negato. Che altro vuoi che
faccia?”
“Non
hai negato
tutto. Sto aspettando.”
Hermione
ripensò ai
ricordi della notte precedente e poi capì.
Fece
un respiro
profondo, prima di parlare di nuovamente: “Ho detto che sei
attratto da me e
che ti vergogni di questo. Il che non è vero. M-me lo
rimangio.”
Poteva
immaginare
come il sorriso sul viso di Lucius dovesse assomigliare in quel momento.
“Brava
ragazza.”
con quelle parole si girò e cominciò a camminare
lontano da lei.
Hermione
fece un
passo in avanti: “Aspetta! Hai intenzione di lasciarmi
qui?”
“Mi
piacerebbe,
Sanguesporco, ma ho promesso di tirarti fuori di qui se ti fossi
rimangiata le
tue parole. E io sono un uomo di parola.”
Hermione
avrebbe voluto
ridere alle sue parole.
“Seguimi.”
disse
Lucius, poi le porte si aprirono.
In
un primo momento
non capì cosa volesse da lei, ma poi si rese conto che era
tutto un test.
Voleva vedere se era in grado di seguirlo.
Sentì
Lucius uscire
dalla cella e prese un respiro profondo, sentendo un'ondata di fiducia
inondarla. Poteva farcela. Gli avrebbe dimostrato che non era impotente
e
incapace come probabilmente pensava che fosse.
Distese
le braccia
di fronte a se, come uno zombie e lentamente fece alcuni passi in
avanti,
camminando fuori dalla cella.
E
adesso?
Non
sapeva a dove
girare e dove andare.
“Più
veloce,
Sanguesporco.”
Alzò
la testa in
direzione della voce di Lucius ed indossò una maschera forte
mentre muoveva
qualche passo verso di lui. Era difficile camminare senza essere in
grado di
vedere ciò che era di fronte a te. Si sentiva stupida mentre
camminava, ed era
sempre più nervosa, perché sapeva che lui la
stava osservando. Sperava in un
suo errore, in modo da poterla deridere. Era decisa a non permettere
che ciò
accadesse.
Ma
non appena quel
pensiero si formò nella sua mente, inciampò in
qualcosa e cadde in avanti. Atterrò
a quattro zampe e gridò per il dolore che
l’attraversò quando il suo polso
ferito colpì il terreno.
“Mi
scuso, ho
dimenticato di avvertirti delle scale.”la voce di Lucius era
vellutata e
sembrava come se si stesse divertendo.
Hermione
si morse
forte la lingua per impedirsi di gridare. Non voleva che sapesse che
aveva un
polso slogato, perché avrebbe solamente reso il tutto
più divertente ai suoi
occhi. Non c'era modo che lui glielo guarisse, anche se era il
responsabile.
Alla
fine si tirò
in piedi, alzando la testa con orgoglio.
“Bastardo.”
mormorò
sottovoce, non abbastanza forte da farsi sentire.
Fece
una pausa per
quella che sembrò un'eternità, in attesa che il
dolore al polso passasse, ma
stranamente Lucius non disse una parola per affrettarla.
Quando
il dolore si
calmò un po', fece un passo in avanti e lo sentì
sospirare.
Quello
le disse
dove si trovava e camminò lentamente verso di lui.
“Scale.”disse,
con
evidente sarcasmo nella voce.
Questa
volta
Hermione era pronta ed avanzò lentamente, un passo alla
volta.
Dopo
pochi istanti,
le scale erano dietro di lei e seppe che si trovava in un lungo
corridoio.
Lucius
era accanto
a lei, ma non la toccò: “Ora, sei in grado di
trovare la strada per la mia
camera da letto o hai bisogno del mio aiuto?”
Hermione
fece un
respiro profondo e riportò a galla i ricordi di tutte le
volte che era stata
portata fuori dalla camera da letto.
La
sua stanza, le scale, il corridoio ...
Disegnò
una mappa
nella sua mente, poi con sicurezza, ma lentamente camminò
lungo il corridoio,
le mani distese di fronte a lei.
Sentiva
Lucius seguirla silenziosamente, ma non lasciò
che questo la infastidisse.
Dopo pochi
passi, si fermò di colpo e si voltò verso
sinistra. Usò le mani per tastare il muro e si rese conto
che stava toccando una
porta. Afferrando la maniglia della porta, sorrise con orgoglio:
“Questa.”
Lucius si
diresse verso di lei e
sogghignò: “Sei sicura? Potrebbe essere una
qualsiasi altra stanza.”
Non ebbe
nemmeno bisogno di pensare la sua risposta:
“Sono sicura.”
Seguì
un momento di silenzio.
“Congratulazioni,
Sanguesporco. Hai ragione.”
Hermione
non poté trattenere il sorriso che apparve sul suo volto.
Lucius aveva perso.
Si aspettava che fosse inutile, che fosse completamente persa, ma gli
aveva
dimostrato che non era un’incapace solo perché non
poteva vederci.
Lui
aprì la porta e la spinse dentro. Hermione si
abbracciò con le braccia, sentendosi
di nuovo a disagio stando nella sua camera da letto. La sua mente era
piena di
ricordi dell'ultima volta che era stata lì, ma li respinse.
“Fatti
un bagno. Troverai una nuova camicia da notte e della biancheria in
bagno.” La
informò prima di lasciare la stanza.
Hermione si fermò per qualche minuto e solo quando fu sicura
che ne fosse
realmente andato, si diresse verso il bagno. Dopo quello che era
successo la
scorsa notte, si sentiva così sporca. Poteva ancora sentire
le mani di Lucius
su di lei e la sua bocca sulla sua. Era come se l'avesse sporcata in
qualche
modo toccandola. Rabbrividì a quel ricordo, ma allo stesso
tempo ricordò a se
stessa che ciò che era accaduto non era stata colpa sua. Era
stato Lucius e la
sua mente malata, quindi non avrebbe dovuto sentirsi in colpa o sporca.
Era lui
quello che era contaminato e sporco. Non lei.
***
Il
bagno era finito davvero velocemente. L'ultima cosa che voleva era
Lucius
tornasse e la trovasse nella vasca da bagno. Era successo una volta e
imparato
da quella esperienza.
Sentendosi
un po’ più pulita, tornò in camera e si
appoggiò al muro. Non sapeva cosa fare
o dove mettersi. Stringendo il polso slogato al petto, si permise di
pensare
alle sue opzioni.
Le
era permesso di sedere sul letto? Le era permesso di addormentarsi
sopra? O
avrebbe dovuto sedersi per terra e aspettarlo?
I
suoi pensieri furono interrotti quando le porte si aprirono lentamente
e
qualcuno entrò.
“Lieto
di vedere che hai già fatto.” disse Lucius
freddamente, ma Hermione notò che
qualcosa non andava.
Sentiva
che era infastidito e nervoso per qualcosa.
Prima
che avesse possibilità di chiederlo, si avvicinò
a lei.
“Che
ha il polso?” chiese, sospettoso.
“Niente.”
rispose Hermione e cercò di nascondere la mano dietro la
schiena, ma lui fu più
veloce, afferrandole il polso e costringendola a piagnucolare per il
dolore.
“Non
mentirmi.”disse lentamente, il suo tono pericolosamente basso.
“Non
.. Non è niente.” sputò attraverso i
denti, sperando che la lasciasse da sola.
“Niente?”
chiese sottovoce. “Allora non ti dispiace se faccio
questo.”
La
sua presa sul polso si rafforzò e pesanti lacrime sgorgarono
dagli occhi di
Hermione . Grugnì per il dolore, mordendosi le labbra nel
tentativo di rimanere
in silenzio. Fece del suo meglio per non strattonare via il braccio,
perché
sapeva che le avrebbe causato solo più dolore. Usando
l'altra mano, si asciugò
in fretta le lacrime prima che Lucius potesse vederle e provocarla
ulteriormente.
“Te
lo chiederò un’altra volta. Che cosa ha il polso?” chiese
lui.
Hermione
non sapeva perché insisteva per sapere.
“È ferito... slogato,
credo.” rispose, sperando
che la lasciasse andare.
“Quando
è successo?”
“Ieri,
quando mi hai spinto sul pavimento.”
Lui
fece un respiro profondo attraverso il suo naso, senza lasciare la
presa su di
lei.
“Perché
non me l'hai detto?”
Hermione
scosse la testa: “Non l'ho fatto. Perché avrei
dovuto?”
C’era
rabbia nella sua voce: “Perché non ti è
permesso avere segreti con me.”
Hermione
aprì la bocca per dire qualcosa, poi improvvisamente
sentì una strana
sensazione al suo polso. Era una sensazione calda e poi più
nulla. Nessun
dolore. Lucius mollò la presa e lei mosse il polso con
cautela. Non sentiva
alcun dolore.
“L'hai
guarito.”
“Hai
davvero il talento nell’affermare l'ovvio.” Disse
lui con sarcasmo.
“Ma-perché?”
“Non
vorrei che la gente pensasse che non mi prendo cura delle mie
cose.”
Hermione
stava per ribattere che non era una sua proprietà, quando si
rese conto di
qualcosa.
“Quali
persone? Chi mi vedrebbe, se sto chiusa in questa stanza?”
chiese, i suoi occhi
si serrarono per il sospetto.
“Me
ne vado per qualche giorno.”
Il
cuore di Hermione cominciò a battere più veloce
quando le sue parole si fecero strada nella sua mente.
“C-Cosa?”
fu tutto ciò che riuscì a dire.
"Sono
... richiesto da qualche parte. Me ne andrò
per un giorno, forse due.”
Dolohov.
Questa fu la prima cosa che le venne in mente.
Sentì
un nodo alla gola e il panico la stava quasi
soffocando.
“No...”
“No
cosa, Sanguesporco?” chiese Lucius con interesse.
Hermione
sussurrò, come se stesse parlando a se stessa:
“Non puoi andartene ...”
Lui
si avvicinò fino a quando non le fu accanto, la sua voce
morbida e setosa:
“Cosa hai detto?”
“Non
puoi lasciar..mi.”
La
stanza si riempì di silenzio orribile. Hermione avrebbe
potuto prendersi a
schiaffi in quel momento. Cosa stava pensando dicendogli quello?
Si
irrigidì quando sentì la sua risata fredda e
priva di emozioni.
“Davvero
mi sorprendi, Sanguesporco. Onestamente, non me lo aspettavo da
te.”la derise.
“Non dirmi che ti sei affezionata a me?”
Questa
volta Hermione avrebbe potuto ridere, ma la situazione in cui si
trovava, non
era per niente divertente.
Quando
finalmente riuscì a formulare una frase, le uscì
come un sussurro: “Io voglio
che tu muoia.”
Non
suonò così convincente come lo era stato nella
sua testa, ma aveva bisogno di
lui sapesse come si sentiva nei suoi riguardi.
Lucius
non sembrò essere influenzato dalle sue parole:
“Comprensibile. Ma questo non
cambia il fatto che non vuoi che ti lasci.”
“Per
favore.” iniziò, sperando di risvegliare in lui un
po' di umanità. “Ti prego,
non portarmi da Dolohov.”
Lui
sospirò e rimase in silenzio come se stesse pensando a
qualcosa. Hermione
sarebbe stata disposta ad inginocchiarsi, avrebbe fatto quasi
qualsiasi cosa per evitare di tornare da Dolohov.
“Lo
avevi detto.”insistette, con la voce tremante per il panico.
“Avevi promesso
che non ci sarei tornata di nuovo.”
“Non
c'è bisogno di ricordarmi
le mie promesse, ragazza. La mia memoria
non è pessima
come la tua.”
Le sibilò contro, leggermente
infastidito.
Hermione
non sapeva che altro dire per
fargli cambiare idea.
“Non
stai per tornare da
Antonin, quindi calmati.” Disse Lucius alla fine.
Questa
frase
aprì nuovamente i suoi
polmoni, ma non fece andare
via la
paura.
“Allora
dove mi stai portando?”
chiese, spaventata dal sentire la
risposta.
“Da
un altro
Mangiamorte.” La
informò, completamente privo
di emozioni.
Che
cosa si aspettava?
La
sua
voce tremò appena:
“Chi?”
Lucius
sbuffò: “Dovresti essere contenta. Ho deciso che Severus
sarebbe
stato la scelta migliore
per
questo.”
Hermione
sgranò gli occhi
e la speranza si
formò dentro di
lei.
Ginny.
Per
lo meno
non sarebbe
stata sola e Piton
non era così vile, almeno
da quello che aveva detto Ginny.
Ma era un Mangiamorte. Nessuna
differenza da Lucius
o Dolohov.
“Se
quel bastardo mi tocca, lo
ammazzo.” mormorò minacciosamente.
Quello
provocò la derisione di Lucius: “Non
credo che sarà necessario.”poi la sua voce
assunse una traccia di
disgusto: “Non
credo che Severus
si abbasserebbe a sufficienza per toccarti.
È troppo sofisticato per questo.”
“A
differenza di te?”
Quella
domanda lo fece arrabbiare e la schiaffeggiò
sulla faccia. La testa di Hermione si girò per la forza del
colpo, ma non era
così doloroso come lo era stato in passato. L'aveva colpita
più forte prima.
Era una sensazione strana, perché non riusciva a sentire la
sua pelle, ma il
materiale grezzo dei guanti.
“Questo
era solo un avvertimento, Sanguesporco. Non
parlare mai più della scorsa notte.”
ringhiò, poi le afferrò il braccio.
Senza
una parola, si smaterializzarono.
***
Hermione si sentiva come se stesse
per vomitare. Non
l’aveva nemmeno messa in guardia e non era preparata alla
sgradevole sensazione
della Smaterializzazione. Era ancora più difficile,
perché non riusciva a
vedere niente e aveva problemi a mantenere l'equilibrio.
Per fortuna, Lucius non le mollò il braccio.
“Ah, Lucius, sei qui.” disse qualcuno.
Riconobbe
subito la voce.
Piton. Rilasciò il sospiro che aveva trattenuto nel non
sapere se Lucius avesse
mentito riguardo a Piton.
Non
l’aveva fatto. L’aveva
realmente portata dal suo ex professore. Hermione aveva paura di lui,
ma non tanto
quanto ne aveva di Dolohov. Non le era mai sembrata una persona
violenta. Ma
forse era stata tutta una recita.
“Severus,
amico mio. Spero
che non sia troppo di disturbo.”
“Finché
tiene la bocca
chiusa, non sarò disturbato dalla sua presenza.”
I due uomini
stavano avendo
una conversazione come se lei non ci fosse e questo la
infastidì.
Sentiva il
forte bisogno di
ricordar loro che non era un oggetto, ma un essere umano capace di
sentire e
parlare.
Lucius strinse
la presa sul
suo braccio: “Sarai educata, Sanguesporco? Non voglio che tu
mi metta in
imbarazzo davanti ai miei amici.” Ordinò.
“Nessuna osservazione intelligente o
alcuna mancanza di rispetto. Capito?”
Lei
annuì: “Sì.”
“Bene.”
con questo Lucius
le liberò il braccio.
Piton
parlò pigramente: “Ti
andrebbe di unirti a me per un bicchiere di Firewhiskey?”
“Purtroppo,
ho del lavoro
da fare. Il Signore Oscuro si aspetta che il lavoro sia fatto entro
domani.”
Il
Signore Oscuro.
Hermione
sbuffò per il
disgusto, purtroppo non facendo attenzione a non far rumore.
“C'è qualcosa che vorresti condividere con noi,
signorina Granger?” chiese
Piton, quasi divertito.
Rapidamente, lei scosse la testa e rimase in silenzio. Era in una
stanza con
due Mangiamorte e non era una cosa intelligente farli arrabbiare.
“Bene,
meglio che vada.
Prenditi cura di lei, Severus.” disse Lucius, poi si
chinò su Hermione: “Non
provare a fare qualcosa stupido o ne pagherai il prezzo.
Tornerò per te,
Sanguesporco.”
Quelle parole
non la
spaventarono come avrebbero dovuto. Al contrario, si sentì
in qualche modo al sicuro, sapendo
che sarebbe tornato
per lei. E quel fatto la spaventò più di quanto
le sue parole avrebbero mai
potuto.
Nemmeno un
secondo più
tardi, sentì il suono della Smaterializzazione e seppe che
se ne era andato.
Una sensazione
di
familiarità calò su di lei. Si era sentita in
quel modo quando l’aveva lasciata
con Dolohov. Da sola. Senza protezione. Era bizzarro come si sentisse
vulnerabile senza di lui quando era proprio lui quello a farle
più male. Ma in
una logica malata e contorta, aveva senso.
Lucius aveva il
diritto di
farle del male e non permettere a nessuno di mettere le mani addosso.
Nel mondo
in cui viveva, era sufficiente per Hermione. Sarebbe stata
un’ingenua nel sperare
in qualcosa di più.
“Hai
bisogno di un invito
speciale, ragazza? Vieni.” Disse con voce strascicata Piton
dall'altra parte
della stanza.
Hermione si
leccò le labbra
nervosamente: “Non so dove ...”
L'ultima cosa
che voleva
era di chiedere aiuto ad un Mangiamorte, ma non era mai stata nella casa di Piton. Come si
aspettava che conoscesse la
strada?
Lui
espirò profondamente in
segno di fastidio, poi si avvicinò a lei e le
afferrò delicatamente il braccio.
Era strano
essere toccata
così gentilmente dopo tutti quei giorni con Lucius. E
perché Piton si stava
comportando in quel modo?
La condusse
fuori dalla
stanza e poi lungo un corridoio.
“Non
sei coperta di lividi
come l'ultima volta che ti ho vista.” Disse privo di emozioni
dopo qualche
istanti di silenzio.
Hermione non
sapeva cosa
dire, così si limitò a stringere i denti. Non
voleva parlare con lui.
Quel
traditore.
Infine
raggiunsero la
stanza. Lui aprì le porte e vi entrarono, poi Hermione
sentì le braccia di
qualcuno intorno a lei.
“Hermione!”
Ginny le saltò
quasi addosso, abbracciandola.
Dopo lo shock
iniziale, ricambiò
il gesto, abbracciando l’amica.
Questa volta non ci furono lacrime, solo la felicità
nell’essere di nuovo
insieme.
“Vi
lascio ora, ma ricorda
la nostra conversazione, Ginevra. Non cercare di fare nulla.”
L’avvertì Piton,
poi lasciò la stanza, chiudendo e bloccando la porta dietro
di lui.
Ginny si
allontanò e
condusse Hermione verso un letto.
Una volta che
furono sedute
entrambe, parlò: “Non posso credere che tu sia
davvero qui. Pensavo non ti
avrei più rivista.”
“È
stata una sorpresa anche
per me. Lucius doveva andare da qualche parte e non mi è
permesso restare da
sola nel Manor.”
C’era
confusione nella voce
di Ginny: “Hai detto Lucius.
Lo
chiami col suo nome? Da quando?”
Hermione
tirò via le
mani da Ginny
mentre si mordeva
nervosamente il labbro inferiore. In quel momento si sentiva come una
traditrice.
Non voleva che Ginny sapesse quanto debole fosse e con quanta
facilità avesse
accettato Lucius.
Ma
più di tutto,non voleva
che Ginny scoprisse quanto attaccata a lui era diventata. Con quello
aveva
tradito tutti ed era abbastanza orribile di per se da disgustarla. Non
sarebbe
stata in grado di sopportare il disgusto e la delusione anche da Ginny
“M-mi
dispiace. Volevo dire
Malfoy.” si corresse subito, sperando che l’altra
non si insospettisse.
Per fortuna,
lei lasciò
cadere la cosa.
“Hermione,
come stai? Che
cosa ti ha fatto? Sei ancora troppo magra!”
“Sto
bene. E non è così
terribile come lo era all'inizio. Sto… imparando.”
disse, forzando un sorriso
debole. “E tu? Come ti sta trattando Piton?”
“Lo
stesso. Non parla molto
con me e io sono contenta per questo. E 'solo ..” Ginny si
interruppe,
perdendosi nei suoi pensieri.
“Solo
che cosa, Ginny? Cosa
c’è?” Chiese Hermione, afferrando di
nuovo la mano di Ginny.
“È
difficile quando
dobbiamo recitare di fronte agli altri. Proprio ieri ci sono stati
alcuni
Mangiamorte qui a cena.”
“Ancora
non capisco.”
Hermione non era mai stata tenuta a recitare di fronte agli altri
Mangiamorte.
Ginny fece un
respiro
profondo: “Beh, non capivo nemmeno io, ma poi Piton mi ha
spiegato. Si suppone
che noi stiamo... insieme.” Pronunciò a fatica
l’ultima parola. “Intimamente.”
Hermione
fece una smorfia a quelle parole, mostrando il proprio disgusto:
“Vuoi dire che
... si
suppone
di tu sia una schiava per-per i ... suoi bisogni?”
“Non
esattamente. Per
quello ci sono i Sangueposco. Ecco
cosa ha detto Piton. Anche se ho combattuto dalla parte opposta e sono
stata
catturata ora, sono ancora una Purosangue il che mi dà un
privilegio.”
Hermione
annuì: “Capisco.
Vai avanti.”
“Beh,
se Piton decide di-di
... beh, sposarmi, gli è permesso.”
Spiegò Ginny, ovviamente disgustata.
“Cosa?” Hermione non poteva
credere alle sue parole.
“Sì.
Sarei costretta a
sposare Piton se lo decidesse. È un ordine di Voldemort. Sta
cercando di
riempire il mondo con Purosangue. Tu sei al sicuro da questo. A causa
del tuo
stato di sangue, non ti è permesso sposare Malfoy, anche se
lui lo volesse.”
Hermione
scoppiò quasi a
ridere alle sue parole. Il solo pensiero che Luicus volesse sposarla
era
ridicolo. Non voleva nemmeno toccarla per non parlare di qualcosa di
più. Così
era al sicuro dal matrimonio, perlomeno. Ma che dire delle altre cose?
“E
lui vuole sposarti?”
Chiese Hermione, sforzandosi di parlare.
Sembrava del
tutto irreale
avere una conversazione del genere. Ginny aveva appena sedici anni,
quale
malato pervertito avrebbe voluto costringerla in un matrimonio?
“Ha
detto che posso dormire
senza paura. Lui non vuole sposarsi.” rispose Ginny
tranquillamente.
Hermione
rilasciò un
sospiro: “Grazie a Merlino.”
“Ma
dobbiamo ancora recitare in pubblico. Non mi è permesso
sussultare ad ogni suo
tocco. Ha detto che la gente pensa che abbia toccato ben più
del mio braccio.”
disse con calma Ginny e Hermione ebbe la sensazione la strega
più giovane
stesse arrossendo.
Era
comprensibile. Parlare di queste cose era sempre stato una fonte di
disagio,
specialmente per una sedicenne. Anche se lei era più grande,
non era diversa.
“Hermione.”
Iniziò Ginny sottovoce, quasi sussurrando: “Non
dire a nessuno quello che sto
per dirti.”
Hermione
annuì, la preoccupazione che cresceva dentro di lei.. Ginny
sembrava seria.
“Ho
deciso di accettare il consiglio che mi hai dato l'ultima volta che ci
siamo
viste. Hai detto che non dovevo perdere la speranza. Che avrei dovuto
tentare
di fuggire e l’ho fatto, ma Piton me l’ha impedito.
Non posso nemmeno a uscire
da questa stanza senza che lui lo sappia.”
Smise
di parlare e Hermione sentì
le sue mani
tremare nelle sue.
“Voglio
vendetta.” disse infine, dopo un momento di silenzio.
“Ogni volta che chiudo
gli occhi, vedo la mia famiglia e ... Ron. Lo ha ucciso. Malfoy lo ha
ucciso.”
Hermione
sentì dolore al petto quando menzionò Ron. Ogni
volta che pensava di lui, si
sentiva come se non potesse respirare.
Ginny
continuò: “Ron è morto e Malfoy
è in giro come se niente fosse. Non posso
permetterglielo. Non dopo tutto quello che ha fatto.”
“Cosa
vuoi dire?” chiese attentamente.
“Ho
preso un coltello dalla cucina.”
Era stata
una frase breve, ma mandò brividi lungo il corpo di
Hermione. Ginny non poteva
star pensando a... No, era impossibile.
"So
che l’avresti fatto tu stessa se solo non fossi cieca,
Hermione.” disse Ginny,
stringendole la mano.
Si
morse la lingua, non sapendo cosa dire. Non voleva deludere Ginny, ma
non aveva
mai realmente pensato di uccidere Lucius. Spesso si era scoperta nel
sperare
che non morisse, perché la sua morte avrebbe significato la
fine per lei.
Sarebbe stata consegnata ad un altro Mangiamorte e non riusciva a
sopportarlo.
Ginny
continuò, l'anticipazione nella sua voce: “Non sa
cosa lo aspetta quando verrà
a riprenderti.”
“Ginny,
non sai cosa stai dicendo-”
“Certo
che lo so. Non sono mai stata così sicura di niente nella
vita mia.” Disse,
determinata.
“Io-”
Hermione non poteva credere a quello che stava accadendo. Il solo
pensiero di
Lucius morente era ... doloroso. Che cosa era diventata? Avrebbe
compianto la
sua morte? Perché?
Perché
sarebbe allora sola e indifesa in un mondo pieno di predatori, o era
qualcosa
di più? Qualcosa che non capiva e di cui non aveva il tempo
di pensarci.
“Hermione,
posso contare su di te? So che vuoi fargliela pagare per tutto
ciò che ha
fatto.”e poi fece la domanda che più temeva:
“Vuoi aiutarmi?”
Un
lungo momento di silenzio seguì. Poi, senza dire una parola,
Hermione allontanò
lentamente le mani da Ginny.
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Capitolo 15 *** To belong ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter
fifteen: To
belong
Hermione
non aveva
bisogno della vista per sapere che Ginny era confusa. Quando aveva
allontanato
le proprie mani dalle sue, aveva sentito il corpo della strega
più giovane
irrigidirsi.
“Mi
aiuterai,
vero?” chiese di nuovo, questa volta sospettosa.
“Non
sai quello che
stai dicendo, Ginny.”
“Lo so. Malfoy merita di essere
punito.”
Hermione
parlò a
bassa voce, sentendo la gola chiudersi: “Non stai pensando
con lucidità.”
“Perché
continui a
dirlo?” chiese
Ginny, cominciando ad
arrabbiarsi. “C'è qualcosa che dovrei
sapere?”
Hermione
fece un
respiro profondo: “Credo solo che non sia una buona idea.
Pensaci, Ginny. Che
cosa succederebbe se riuscissi a ferire Luc-Malfoy..?”
“Non
mi importa di
quello! Non mi interessa se mi uccidono, non ho nulla per cui vivere in
ogni
caso.” Confessò
Ginny, la sua voce ora
isterica.
Hermione
non sapeva
cosa dire. La vergogna la invase quando si rese conto che lei era
completamente
diversa da Ginny. Dopo tutto quello che era successo voleva ancora
vivere.
Questo la rendeva più forte di Ginny, perché il
suo spirito non era
completamente distrutto? O la rendeva più debole,
perché aveva paura della
morte?
Hermione
non aveva
la risposta a questa domanda, ma sapeva che non c'era alcun dubbio sul
fatto che
fosse una traditrice.
“Ginny.”
iniziò con
calma. “Non puoi parlare in quel modo. Cosa avrebbe pensato
la tua famiglia se
ti avessero sentito? Pensi che ti vorrebbero morta?”
“La
maggior parte
di loro sono morti. Grazie a Malfoy e alla sua gentilezza.”
Sibilò, poi
aggiunse: “E poi, forse Piton mi proteggerebbe.”
Hermione
strinse gli
occhi per la sorpresa: “Cosa vuoi dire? Perché lo
farebbe?”
“Io..
Io non lo so.
Ho solo questa strana sensazione intorno a lui. Non mi vuole
morta.”
Sospirando,
annuì:
“Questo potrebbe essere vero. E il tuo stato di sangue
potrebbe salvarti dalla
morte, ma per quanto riguarda ...” si sforzò di
parlare. “Me?”
“Non
credo che ti
mancherà così tanto Malfoy, Hermione.”
Rispose sarcastica.
“Tu
sai cosa voglio
dire.” La sua voce divenne più forte.
“Anche se non lo vuoi sentire, io sono in
vita solo grazie a lui.”
“Hermione,
sai che
non è vero. Te lo ha fatto credere solo
perché-”
La
interruppe: “È
vero sarei morta molto tempo fa se Malfoy non mi avesse
scelto.”
“Non
ci credo.”
Sembrava
come se si
stesse rifiutando di vedere l'orribile verità e tutto quello
che le stava accadendo
intorno. Hermione poteva essere cieca, ma sapeva esattamente cosa stava
succedendo fuori mentre Ginny cercava di coprirsi gli occhi. Almeno non
era una
codarda in quest’aspetto.
“Abbiamo
perso la guerra, Ginny. I
Mangiamorte
governare il mondo.” Hermione parlò con un tono
deicso. “Distruggono, uccidono,
torturano e ...” si fermò prima di andare oltre.
Era ancora una bambina e non
aveva bisogno di conoscere tutte quelle cose orribili che stavano
accadendo nel
mondo.
“La
gente sta
morendo. Semplice.” disse Hermione con calma.
“Credi
che non lo
sappia?”
Dal
suono della
voce, stava trattenendo a malapena le lacrime ed Hermione si
sentì in colpa per
averla fatta sentire in quel modo.
“Mi
dispiace, Ginny.
Non intendevo dire questo.” sorrise debolmente.
“Ti
prego, dimmi
che mi aiuterai” insistette la strega più giovane.
“Farò qualsiasi cosa.
Chiederò a Piton di prenderti come suo premio dopo la morte
di Malfoy. Non
sarai in pericolo.”
Hermione
avrebbe
voluto sorridere dell’innocenza di Ginny. La strega dai
capelli rossi non aveva
idea di cosa le sarebbe accaduto se
fosse successo qualcosa a Lucius. Dolohov, per esempio. Sarebbe stato
più che
felice di fargliela pagare per tutto quello che gli aveva fatto e
finire ciò
che aveva iniziato. Nessuno l'avrebbe salvata da quello. Non se
c’era Lucius a proteggerla.
“Per favore, Hermione. Devi aiutarmi. Non
lasciarmi sola.” supplicò e quest’ultima
seppe che non aveva altra scelta se
non accontentarla.
Per
amor di Ginny avrebbe
promesso di aiutarla, anche se questa fosse l'ultima cosa che avrebbe
fatto.
“Puoi
contare su di
me.” disse attraverso i denti, non credendo a quello che
stava dicendo.
“Sapevo
che non mi
avresti lasciato!” Ginny la ringraziò con un
abbraccio e per la prima volta
Hermione non sentì la voglia di ricambiare. Eppure, strinse
le braccia attorno
alla piccola strega e si sforzò di sorridere.
“Ho
già un piano su
come-” iniziò a spiegare, ma Hermione la
fermò con uno falso sbadiglio.
“Ginny,
sono davvero
stanca. Possiamo parlare più tardi o domani? Per
favore?”
Non
era veramente
stanca e l’aveva usato come scusa per proteggersi da Ginny e
dai suoi piani.
Era curiosa di sapere cosa
le fosse
successo da quando si erano viste l'ultima volta e se aveva sentito
parlare di
altri sopravvissuti, ma ora era incapace di chiederglielo. Tutto quello
di cui la
ragazza voleva parlare era come infilare un coltello dentro Malfoy e
solo il
pensiero la faceva star male.
Ginny
era pronta a
diventare un’assassina, ma Hermione non lo era. E non le
importava se questo la
rendeva debole. Aveva visto e vissuto così tante cose
orribili nella sua vita
che si sentiva sporca, contaminata. L'ultima cosa che voleva era di
sporcarsi
le mani con il sangue di qualcuno. Voleva rimanere pulita almeno in
quello.
Ginny
fece un
respiro profondo: “Ho capito che sei stanca.
Posso immaginare che vivere con Malfoy non sia
esattamente…” non finì la
frase: “Puoi restare qui. Dormi, ti sveglierò
quando Piton viene a prenderti.”
“Verrà
a
prendermi?” Chiese confusa, ma poi capì.
“Non ci è permesso di stare insieme
nella stessa stanza per troppo tempo.”
Un
paio di minuti
più tardi Hermione giaceva nel letto, abbracciando
strettamente la coperta
attorno a sé. Chiuse gli occhi e cercò di non
pensare a Ginny e al suo piano.
Il loro piano, si corresse.
Qualunque
cosa avesse in mente di fare, era una parte di esso ora.
Senza
nemmeno
rendersene conto, i suoi pensieri
volarono fino a Lucius. Non poteva fare a meno di
chiedersi dove fosse e
cosa stesse facendo. Stava di nuovo uccidendo persone?
Rabbrividì
al
pensiero di lui che torturava una persona in quel momento, senza
rimpianti o
sensi di colpa. Era davvero completamente privo di emozioni?
Questo
non era
vero, ricordò a se stessa. Un sacco di volte aveva mostrato
la rabbia nei suoi
confronti e quella era un'emozione, giusto? Forse c’erano
altri tipi di
emozioni nascoste dentro di lui. Era possibile che un simile mostro
freddo
potesse essere veramente in lutto per suo figlio? Perché
altrimenti vorrebbe
vendicare la sua morte?
Ma
ciò che la
infastidiva di più era il motivo per cui
non voleva Lucius morto. Non era solo per la paura di
essere sola e
senza la sua protezione. Hermione dovette confessare che si trattava di
qualcosa di più profondo. Aveva ragione Lucius quando aveva
detto che si era
affezionata a lui? Era possibile che stesse iniziando a sviluppare un
certo
tipo di sentimenti per lui?
Hermione
chiuse gli
occhi con forza a questo pensiero. No, non era possibile. L'unica cosa
che
sentiva per lui era l'odio.
Il
suo pretendere
di dormire si trasformò presto in qualcos’altro e
quando tutti i pensieri la
lasciarono, scivolò in un sonno senza sogni. Dormire era
qualcosa che aveva
sempre dato per scontato, ma nel periodo passato con Lucius aveva
imparato ad
apprezzarlo maggiormente. Si sarebbe potuto pensare che avesse gli
incubi sulla
guerra a causa di tutte le cose orribili che aveva visto, ma per
fortuna il suo
sonno non fu disturbato. L'unico incubo che Hermione ricordò
di aver fatto fu
quello riguardante Dolohov, ma almeno non durò a lungo.
"Hermione?"
la chiamò una voce morbida
Fece
una smorfia
mentre si svegliava, sentendosi disorientata. Le ci volle qualche
istante per
ricordare dove fosse e cosa fosse successo.
“Ginny
...”
mormorò, sbadigliando. “Che c'è? Piton
è venuto per me?”
“No,
non ancora.
Abbiamo ancora qualche minuto. Ho solo pensato che fossi
affamata.”
Cibo.
Era divertente
come una persona potesse dimenticarsi del cibo quando altre cose
importanti
stavano accadendo. Non riusciva a ricordare quando era stata l'ultima
volta che
aveva mangiato, ma sembrava che il suo corpo si fosse già
abituato a non
ottenere del cibo con regolarità.
“Cosa
vuoi? Una
minestra e-” iniziò Ginny.
Hermione
la
interruppe, scuotendo la testa: “Un panino andrebbe
bene.”
“Un
panino?”chiese incerta la
strega più
giovane. “È questo che Malfoy ti dava da
mangiare?”
“Questa
è l'unica
cosa che posso mangiare .. da sola.” Spiegò con
calma.
C'erano
alcune cose che aveva imparato ad affrontare senza la vista. Ci
impiegava più del normale, ma aveva già imparato
a fare un bagno. E camminare
non era così difficile come lo era stato all'inizio. Era
solo questione di
pratica. Ma a causa della sua disobbedienza la maggior parte dei giorni
non le
era stato permesso di mangiare, il che spiegavano il fatto che non
sapeva come mangiare. Forse lo
avrebbe fatto
correttamente se avesse provato, ma l'ultima cosa che voleva era
sembrare
impotente di fronte a Ginny. Così aveva deciso di mangiare
il cibo che era in
grado di ingerire da sola.
“Oh,
mi dispiace.
Non stavo pensando. Ma forse potrei aiutarti a-”
“No.”
rispose, un po’
più duramente di quanto avesse intenzione. “Non ho
bisogno di aiuto per mangiare.”
Ginny
annuì con
comprensione, senza aggiungere altro. Hermione si irrigidì
quando sentì un
piccolo 'pop'.
“Va
tutto bene. Era
solo l'elfo domestico. È andato a prenderci del
cibo.”
I
minuti successivi
passarono in silenzio. Hermione non sapeva di cosa parlare e sembrava
che Ginny
lo avesse notato, perché tenne anche lei le distanze.
Quando
l’elfo tornò
con il cibo, cominciarono a mangiare ed Hermione si ritrovò
a desiderare che
Piton arrivare presto a prenderla. L'atmosfera nella stanza non era
piacevole.
Cercò
di non
pensare ai piani di Ginny, ma non riusciva ad allontanare il pensiero.
Cercò di
distrarsi con il cibo, ma non l’aiutò
granché.
Dopo
aver finito di
mangiare, Ginny ruppe il silenzio.
“Hermione,
che
succede?” chiese, sospirando.
Che
cosa poteva
dirle? Raccontarle la verità non era un'opzione. Non avrebbe
capito perché non
voleva Lucius morto. Nemmeno lei riusciva a capirlo
Ginny
non si lasciò
ingannare così facilmente. Solo dal suono della sua voce
poteva dire che
qualcosa non andava.
“Hermione…”
Iniziò
con cautela. “Cosa provi nei suoi confronti?”
Le
si bloccò il
respiro in gola mentre pensava alla risposta.
Dopo
un lungo
momento di imbarazzante silenzio, si costrinse a dire:
“Ginny, non è quello che
pensi. Non sto cercando di salvargli la vita. Sto cercando di salvare
te.”
Sembrò
cascarci perché
la sua voce si addolcì: “Ho già deciso,
Hermione.” disse lentamente. “Domani
quando ritorna a prenderti, avrà più di quello
che si aspetta.”
“Ginny
...”
“Un
coltello
infilato nella pancia.”
Un’orribile
immagine si formò dentro la mente di Hermione e
sentì la gola chiudersi al
pensiero di un Lucius ferito. Il suo sangue
puro, il sangue di cui era così orgoglioso, scorrere lento
sulla sua pelle
pallida, coprirgli il petto, lo stomaco ...
Ginny
sarebbe stata
davvero in grado di farlo? Era
davvero
pronta a diventare un assassina?
“Come
pensi di
farlo?” Hermione sputò la domanda fra i denti
“Dubito che sarai in grado di
avvicinarti a lui così facilmente.”
“Lo
so. Ed è per
questo che ho bisogno di te.”
Hermione
sgranò gli
occhi per l'orrore, ma cercò di nasconderlo.
“Cosa
vuoi che
faccia?" chiese, non sicura di voler sentire la risposta.
“Distrailo.
Dirgli
qualcosa. Due secondi sono tutto quello di cui ho bisogno.”
spiegò Ginny, priva
di emozioni. “Sarai in grado di distrarlo?”
Le
sembrava che
Ginny non sapesse ancora in cosa stava andando a cacciarsi. L'odio
aveva
completamente preso il sopravvento su di lei ed era evidente che non
pensava
con lucidità.
“Io-”
iniziò, ma venne
interrotta dal bussare della porta. Ginny si lasciò sfuggire
un sospiro
frustrato, ma non disse nulla.
Neanche
un secondo
dopo, le porte si aprirono e sentì la voce di Piton.
“È
ora.” Disse
semplicemente.
Hermione
era felice
che fosse arrivato a prenderla e in qualche modo a salvarla da Ginny.
Si alzò
rapidamente e si voltò verso la voce dell’uomo.
“Vieni,
signorina
Granger.” Le prese il braccio per guidarla.
“Buona
notte. Ci
vediamo domani, Hermione.”
Si
limitò ad
annuire e forzò un sorriso, poi si lasciò
condurre fuori dalla stanza. Si
chiese dove l’avrebbe portata Piton. Forse in una prigione?
Non era come
Dolohov, ma pensava ancora che fosse una Sanguesporco. E i Sanguesporco
non
meritavano una camera pulita.
Ma
con sua grande
sorpresa, la condusse in una stanza calda, a pochi passi da quella di
Ginny.
Una
volta dentro,
le liberò il braccio e disse: “Dormirai qui.
C'è un bagno sulla tua
destra.”spiegò, poi fece un sorrisetto:
“Ti consiglio di non perdere tempo alla
ricerca di un'arma o qualcosa di simile, perché non lo
troverai.”
“Non
esserne così
sicuro.” ribatté, facendo scendere un silenzio
pesante nella stanza.
“Non
sono abituato ad
essere disobbedito.” Disse lui alla fine, molto lentamente.
“E
io non sono
abituata ad obbedire agli ordini degli altri.”
replicò ferocemente, anche se le
tremavano le labbra.
“Pensavo
che Lucius
si fosse già occupato del tuo atteggiamento.”
rispose Piton, divertito.
Hermione
decise di
ignorare la sua affermazione mentre chiedeva:
“Verrà a prendermi domani?”
Piton
fece un
respiro profondo, come se stesse pensando a qualcosa, poi rispose:
“Non ne sono
sicuro.”
Hermione
insistette:
“Ma tu sai qualcosa. Dove
è dovuto
andare?”
“Perché
così
impaziente, signorina Granger?” Piton non riuscì a
nascondere il sorriso nella
voce.
“H-ho
bisogno di
sapere. Tornerà?”
Hermione
sperò di
non comportarsi in modo troppo sospetto. L'ultima cosa di cui aveva
bisogno era
di dare a Piton un motivo per sospettare che qualcosa stesse per
accadere. Non
avrebbe voluto farlo a Ginny.
“Certo
che penso
che stia per tornare.” Rispose Piton dopo un momento.
“Dubito che abbia finito
con te.”
Un
pensiero
attraversò la mente di Hermione. Forse avrebbe potuto dire a
Piton quello che
Ginny stava progettando? L’avrebbe fermata ed allora non
sarebbe successo nulla
a Lucius.
Hermione
si sentì
disgustata di se stessa a quel pensiero. Quando aveva iniziato a
proteggerlo?
Cosa c'era di sbagliato in lei?
Infine,
decise di
rimanere in silenzio. Non essendo in grado di pensare di tradire Ginny
e
metterla nei guai, tenne la bocca chiusa.
“Riposati.”
Disse
Piton prima di lasciare la stanza e bloccarla.
Anche
se si era
comportata in modo ribelle di fronte a lui, Hermione decise di
ascoltare il
consiglio di Piton e si riposò. Ma non riusciva a liberarsi
degli orribili
pensieri dalla sua testa e il risultato di fu che continuò a
girarsi e muoversi
nel letto, non essendo in grado di addormentarsi. Non c'era nulla che
potesse
fare per ammazzare il tempo, tranne che pensare.
Quando
la mattina finalmente
arrivò, era un completo disastro
nervoso. Si aspettava che Ginny saltasse fuori da oltre le porte per
continuare
a spiegarle il suo piano, ma lei non venne. Hermione concluse che
probabilmente
non le era permesso di lasciare la stanza o accettare visite. Poteva
immagine
quanto Ginny fosse
arrabbiata per
questo. La strega più giovane probabilmente voleva parlare
di nuovo con lei del
loro piano.
Hermione
consumò da
sola la colazione nella propria stanza, pensando a come avrebbe potuto
essere
il suo ultimo pasto. Con quel pensiero in testa, iniziò da
apprezzare di più i
due panini.
Prima
ancora che
avesse finito di mangiare, le porte si aprirono. Immediatamente il
panino venne
abbandonato sul piatto mentre aspettava che la persona parlasse.
“Complimenti,
signorina Granger. Il tuo desiderio si è
avverato.” disse Piton con voce
strascicata.
“Quale
desiderio?”
“Lucius
è tornato.
Sta aspettando nello studio.”
Hermione
non
riuscì a
nascondere l'orrore sul viso a
quell’informazione. Cercò subito di nasconderlo,
ma non sfuggì all'attenzione
di Piton.
“Perché
quella
faccia, signorina Granger? Si potrebbe pensare che tu non sia contenta
della
notizia.”
Hermione
poteva
sentire il suo cuore batterle in testa. Era così forte che
la sorprese che
Piton non riuscisse a sentirlo. Non si aspettava che Lucius tornasse
dopo un
solo giorno. Pensava di avere qualche giorno in più per
pensare a cosa fare con
Ginny e i suoi piani.
“Hai
un aspetto
migliore con la bocca chiusa, Granger.” disse Piton, irritato.
Senza
una parola la
prese per il braccio e la guidò fuori dalla stanza. Una
volta che furono nel
corridoio, Hermione chiese esitante: “Professor Piton, posso
farti una
domanda?”
Lui
sogghignò:
“Questa è già una domanda.”
“Dov'è
Ginny?”
“Non
credo ti
riguardi.”
Hermione
lasciò
uscire il sospiro che aveva trattenuto in attesa della sua risposta.
Ginny
probabilmente era ancora nella sua stanza, chiusa a chiave e
impossibilitata ad
uscire. Tutto si sarebbe risolto. Se era rimasta nella sua stanza, non
sarebbe
stata in grado di ferire Lucius.
Quando
entrarono in
quello che Hermione presunse fosse lo studio di Piton, trattenne il
respiro e
attese per qualsiasi segno a prova che Lucius fosse nella stanza. Quei
pochi
momenti di silenzio furono una pura tortura.
“Spero
di non
esserti mancato troppo, Sanguesporco.” La voce di Lucius
tagliò il silenzio.
Venne
inondata dal
sollievo al suono della sua voce, ma non ebbe il tempo di rispondere
che venne
interrotta da qualcuno.
“Hermione,
sei
qui!” esclamò Ginny, entrando nello studio.
“Ginevra,
non
ricordo di averti dato il permesso di venire qui.” Le
sibilò Piton, liberando
il braccio di Hermione.
“Pensi
davvero che
avrei lasciato andare Hermione senza prima salutarla?”
“Hai
oltrepassato
il limite questa volta-”iniziò Piton, ma Lucius lo
interruppe.
“Calmati,
Severus.
Non vedo un problema se la giovane signorina Weasley vuol dire addio
alla Sanguesporco.”
poi sorrise. “Dopo tutto, è probabilmente l'ultima
volta che si vedranno.”
Piton
si lasciò
sfuggire un sospiro seccato: “Va bene, ma non pensare che la
tua disobbedienza
sarà tollerata per sempre.”
Un
attimo dopo
Hermione si ritrovò tra le braccia di Ginny. La strega
più giovane l’abbracciò
con tutte le sue forze, ma non disse niente. Hermione si aspettava che
le
sussurrasse qualcosa, ma non una parola lasciò la bocca di
Ginny. Questo le
fece chiedersi se magari avesse
abbandonato
l'idea di pugnalare Lucius. Pregò di avere ragione. Ma poi
sentì qualcosa di
duro all’altezza della schiena nel punto in cui si trovava la
mano di Ginny.
Immediatamente capì cosa fosse. Un coltello. Ginny
probabilmente l’aveva abbracciata
in modo da farle sapere che lo aveva nella manica e che era
intenzionata a
portar avanti il suo piano.
“Com’è
toccante.” Disse sarcasticamente Lucius. “Adesso
vieni qui,
Sanguesporco. Dovremmo andare.”
“Non
dimenticare le mie parole, Hermione.” disse Ginny mentre la
lasciava
andare.
Hermione
sentì tutto girarle intorno mentre si avvicinava lentamente
in
direzione di Lucius. Si prese del tempo, contando i passi nella sua
testa.
1,
2, 3, 4, 5.
Smise
di contare
quando le sue mani toccarono Lucius. La tensione si sentiva nella
stanza, o
forse se lo era solo immaginato. Sapeva che Ginny stava aspettando che
parlasse, che dicesse qualcosa e
distraesse Lucius.
Ma
nessuna parola
lasciò la sua bocca. Era come se qualcuno avesse messo un
incantesimo Silencio su di lei. Il
suo cuore
batteva così forte che pensò le sarebbe scoppiato
nel petto. Il
terrore assoluto le inondò le vene
e respirare divenne un compito quasi impossibile.
“Hermione.”
La
chiamò, mostrando impazienza nella voce.
In
quel momento
sentì lo sguardo di Ginny bruciarla e prese una decisione.
Lentamente
si voltò
verso Lucius, chiedendo con esitazione: “Dov’eri?
Voldemort ti ha di nuovo
inviato in una delle tue missioni?
Intuì
che Lucius le
avesse rivolto tutta la sua attenzione mentre parlava: “Non
sono affari tuoi
dove-”
Hermione
sentiva
che le stava parlando, ma le sue parole non avevano senso per lei.
Tutto quello
su cui riusciva a concentrarsi era l’ascoltare di ogni tipo
di suono che
provenisse dall'altra estremità della stanza. Mentre Lucius
parlava, non
successe niente. Una piccola speranza si formò all'interno
Hermione che forse,
solo forse Ginny avesse cambiato idea all'ultimo momento.
E
poi li sentì.
I
passi. Il suono
inconfondibile di qualcuno che correva verso di lei e Lucius.
Prima
che potesse
trattenersi, Hermione afferrò gli braccio e le parole
volarono fuori dalla sua
bocca: “Lucius!”
Dopo
quello tutto
successe in un secondo. Venne spinta a terra e si sentì il
suono di una lotta.
Poi altri passi arrabbiati. Piton.
Il
corpo di Hermione
venne scosso dall’adrenalina come
rimase
sul pavimento, cercando di capire quello che stava accadendo attraverso
l'udito.
“Lasciami
andare,
Malfoy! Togli quelle tue disgustose mani da me!”
urlò Ginny con rabbia,
lottando per liberarsi.
Quando
la risata
fredda di Lucius riempì la stanza, Hermione capì
che non era ferito. La inorridì
il fatto che si sentisse in qualche modo sollevata per questo.
“Credevi
davvero di
avere una possibilità contro di me, sciocca
ragazzina?” La
derise Lucius. “Anche se fossi riuscita ad
accoltellarmi, quale danno reale mi avrebbe fatto quel piccolo
coltellino?”
“Lascia
che te lo
mostri!” ribattè Ginny.
Piton
sibilò
furioso: “Ginevra, basta!”
Hermione
capì dal
rumore che proveniva da loro che Ginny era stata tirata via da Malfoy.
“Vai
in camera tua,
Ginevra. Mi occuperò di te più tardi.”
La voce di Piton conteneva un tono
omicida. Era veramente arrabbiato questa volta. Anche se Ginny aveva
detto che non
le aveva mai fatto del male, Hermione non avrebbe voluto essere al suo
posto in
quel momento.
“Questo
non è
abbastanza,Severus.” ringhiò
Lucius.
“Questa è la seconda volta che la tua piccola
schiava mi manca di rispetto. Penso
di meritare delle scuse perlomeno.”
Hermione
sapeva che
non c'era modo che Ginny si scusasse con lui. Mentre era seduta sul
pavimento,
inosservata, si rese conto che era solo una questione di tempo prima
che Lucius
rivolgesse tutta la sua attenzione verso di lei e quello la
terrorizzò.
“Sei
fuori di
testa! Non mi scuserò mai con te!” Urlò
Ginny, trattenendo le lacrime di
disperazione.
“Le
permetterai di
cavarsela con questo, Severus? Puniscila per le sue azioni.”
Insistette Lucius,
poi aggiunse: “Ci sono dei pettegolezzi su di te. Alcuni
dicono che sei
diventato morbido.”
Hermione
saltò per
lo shock quando sentì il suono inconfondibile di uno
schiaffo. Un forte schiaffo.
Poi
Ginny scoppiò
in lacrime e ciò le spezzò il cuore. Sapeva che
la strega più giovane non
piangeva per il dolore che le aveva provocato lo schiaffo, ma a causa
della
rabbia e dell’umiliazione.
“Questo
ti ha
convinto, Lucius?” Chiese Piton senza alcun tipo di emozione.
“O forse dovrei
farlo di nuovo?”
Lucius
sorrise:
“Per quel che mi riguarda-”
“Per
favore,
fermati! Non farle del male! Non sapeva cosa stava facendo!”
urlò Hermione, con
voce tremante.
“Tu
dovresti tenere
la bocca chiusa, Sanguesporco.” Le sibilò Lucius
“Avrai il tuo turno al più
presto.”
La
sua voce gelida
le fece aumentare la respirazione, il battito cardiaco
accelerò
insopportabilmente. Cercò di riprendere il controllo su di
se ma la paura stava
scorrendo nelle sue vene e il terrore che sembrava riempire il suo
sangue era
più forte.
“Lasciala
stare, Lucius. Non è colpa sua.” Disse Piton con
calma.
“Non
sapevo che avessi improvvisamente un debole per le
Sanguesporco.”
“Che
tu lo voglia ammettere o meno, la Sanguesporco
ti ha appena salvato.”
Lucius
non disse nulla ed Hermione moriva dalla voglia di vedere la sua
faccia in quel momento. Voleva disperatamente sapere cosa stava
pensando.
Ma
i singhiozzi silenziosi di Ginny interruppero i suoi pensieri e il
senso
di colpa prevalse.
“Ginny?
Mi disp-”
“Se
stai per scusarti, ti uccido, Hermione.”sputò tra
i denti la strega più
giovane.
C'era così tanta rabbia e odio nella sua voce, che le
inviò brividi lungo il
corpo.
“Non volevo che questo accadesse, Ginny.” disse in
tono di scusa mentre si
alzava dal pavimento.
“Non parlarmi nemmeno! Traditrice!”
“Mi
dispiace...”
“Come
ha fatto a
trascinarti dalla sua parte? É così bravo a
letto?” disse con disgusto.
Hermione
arrossì a
quella domanda e la rabbia iniziò a crescere dentro di lei:
“Non sai di cosa
stai parlando.”
“Smettila
di dirlo!
Solo perché sono più giovane non vuol dire che
non sappia come funzionano le
cose in questo mondo!”
Lucius
rise con
freddezza: “Sei davvero divertente, Miss Weasley.”
“Ginny,
non è
quello che pensi! Non avrei mai-” insistette, alzando la voce.
“Ho
capito ora cosa
sei, Hermione. Una puttana. Lo chiami Lucius,
gli salvi la vita. Che cosa sei diventata? Non me lo sarei mai
aspettato da
te.”
Piton
intervenne,
parlando con una voce autorevole: “Ginevra, basta con le
sciocchezze. Lucius,
credo sia meglio se te ne vai ora.”
“Ma
stava iniziando
a diventare interessante, Severus.”
“Ginny
...”
Hermione non sapeva più cosa dire.
“Vattene!
Non
voglio più vederti!”
A
quelle parole, le
lacrime scesero lungo le guance di Hermione. Mai prima d'ora si era
sentita
così da sola. Nemmeno nella notte in cui avevano perso la
guerra e lei giaceva
a terra intrisa di sangue. Aveva ancora amici e persone che l'amavano.
Tutto
era diverso ora. Era sola. Scegliere Lucius a Ginny era il suo ultimo
tradimento.
Non
volendo più
difendersi dalle accuse di Ginny, rimase in silenzio.
Non
si irrigidì
nemmeno quando Malfoy l’afferrò per un braccio,
una sensazione sconosciuta aveva
preso il sopravvento su di lei. Un sentimento di totale disperazione.
In quel
momento desiderò davvero di morire.
“Vattene!
Va via!”
Urlò Ginny, tremando per la rabbia.
Mentre
la
sensazione della Smaterilizzazione la travolgeva, poteva ancora sentire
la voce
di Ginny e le sue parole nella testa.
Si
sentiva
completamente intontita, non accorgendosi di nulla di quello che le
stava
accadendo intorno. Quando rinvenne, era già nella camera da
letto di Lucius e
lui le aveva liberato il braccio.
Attese
che lui
parlasse, la punisse, facesse qualcosa.
Quello che odiava era il fatto che lui si stesse imitando a fissarla,
osservandola senza dir niente.
“Che
gioco stai
giocando, Sanguesporco?” chiese infine e c'era
dell’evidente sospetto nella
voce.
“Non
capisco.” rispose,
asciugandosi le lacrime.
“Il
primo giorno o
due hai lottato. Non sopportavi il mio tocco. Ti ritraevi e strisciavi
via.”
Disse con voce strascicato osservandola mentre parlava. Hermione poteva
sentire
il suo sguardo su di lei e desiderò potersi nascondere.
Lui
fece scorrere
la mano incredibilmente calda sul suo braccio, le dita scivolavano
sulla sua
pelle, guardandola con aria divertita, quando lei rabbrividì.
Hermione
non capiva
perché stesse tremando sotto il suo tocco, tutto quello che
sapeva era che non
riusciva a impedirlo.
“Che
cosa è
cambiato? Perché non indietreggi più?”
chiese, perso nei suoi pensieri.
In
quel momento si
accorse di una cosa. Lucius stava giocando con lei come il gatto
giocava con la
sua preda. Invece di concedere una morte rapida, godevano della tua
paura e solo
alla fine, ti squarciavano a brandelli.
“Quando
hai smesso
di lottare hai pregato. Ti ricordi? Ogni nostra lotta si è
conclusa con il tuo
implorarmi di smettere.”
Hermione
strinse i
denti al ricordo di quei momenti. Era umiliante pensarci.
Perché lo stava
dicendo?
“
I tuoi tentativi
fisici di fermarmi erano patetici, ed essendo una ragazza intelligente,
hai
finalmente capito che non potevi combattermi fisicamente. Quindi hai implorato.” Disse dolcemente,
avvicinandosi a lei.
“Cosa
vuoi dire con
questo?” pretese di sapere Hermione.
Lui
continuò a
parlare, ignorando completamente la sua domanda: “Subito dopo
le implorazioni, ti
sei arresa. Non hai più combattuto contro di me ed i miei
ordini.”
Ci
fu una lunga
pausa, piena di tensione.
“Perché
mi hai
avvertito, Sangueporco? Avresti potuto lasciare che la ragazza Weasley
cercasse
di colpirmi. Perché no?” chiese con calma, quasi
facendo le fusa nel suo
orecchio.
“Non
lo so.” fu la
sua unica risposta.
“Lo sai.” insistette
“Sei solo troppo
imbarazzata per ammetterlo.”
“No.”
“No?”
chiese
beffardamente. “È incredibile quello che un
completo isolamento può fare ad una
persona. Tu sei l'esempio perfetto di come vivere per un lungo periodo
di tempo
a contatto con un solo essere umano possa legarti a quella persona. Tu
e io.”
“Ti
sbagli.” disse
Hermione, ma suonò poco convincente. Dentro di lei sapeva
che stava lentamente
perdendo la sua anima in favore di lui. Era tutto quello che aveva ora,
e si
stava lentamente dando a lui senza neanche accorgersene.
“Eri
già mia nel
momento in cui ti ho vista sul campo di battaglia, ma quello non era
come se ti
possedessi veramente. Avrei potuto
avere il tuo corpo, ma non era sufficiente. Volevo che appartenessi veramente a me. Con la mente e
l’anima, Hermione.”
L'uso
del suo nome la
confuse per un attimo, ma si ricompose mentre parlava con sicurezza:
“Mai. Tu
non mi avrai mai e io non apparterrò mai a te.”
“Lo
sei già e non
c'è niente che tu possa fare per cambiarlo.” la
sua voce era bassa, un ruggito
pericoloso. “Sai di cosa sto parlando. La sensazione che io
sia tutto ciò che
ti è rimasto ora. Non sarai mai in grado di sfuggire a
quella sensazione. E non
sarai mai in grado di fuggire da me. Mai.”
Hermione
voleva
opporsi, gridargli contro che si sbagliava, ma le parole non uscirono.
Lui aveva
detto tutto. Tutto quello che lei avrebbe detto, sarebbe stata una
bugia.
“E quello che ti spaventa di più è che
non sei spaventata da questo. Tu vuoi
appartenermi, Sanguesporco.”
Hermione scacciò indietro le lacrime che minacciavano di
rotolare giù per le
guance. Sembrava come se Lucius conoscesse tutti i suoi pensieri e la
terrorizzò quanto bene la conoscesse. Ma ciò che
le mandò letteralmente i brividi
giù il corpo era il fatto che lui avesse in qualche modo
ragione. La solitudine
era la cosa più orribile del mondo. E lei non voleva stare
da sola. Era già
abbastanza brutto che si fosse persa nel buio. Nel profondo voleva
appartenere
a lui.
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Capitolo 16 *** Discoveries ***
Questa
è la
traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter sixteen: Discoveries
C'erano
state solo poche cose nel corso della vita di Severus che gli avevano
fatto
veramente perdere le staffe. E guardare la giovane ragazza gridargli
contro e
insultarlo stava lentamente iniziando a farlo incazzare.
“Ti
odio! E odio lei!” Urlò Ginny
tra le
lacrime.
“Calmati
e ascoltami.” Ordinò Piton con calma, anche se
stava bruciando dentro. La
ragazza l’aveva messo in pericolo con il suo comportamento
sconsiderato. In
quel momento si rese conto che avrebbe dovuto disciplinarla e porre
fine ai
suoi tentativi di fuga e di vendetta.
“Non
mi dici cosa fare, Piton. Tu ...” Poi gli lanciò
uno sguardo pieno di odio. “Mi
hai colpita.”
Avrebbe
potuto giurare di aver visto gli occhi di Piton ammorbidirsi solo per
un istante,
prima che la sua espressione tornasse di nuovo fredda.
“Non mi hai lasciato altra scelta, Ginevra.”
Ginny gli si avvicinò, il suo corpo tremante di pura rabbia.
Quando si fermò
davanti a lui, lo guardò dritto negli occhi in segno di
sfida.
“Colpiscimi
di nuovo.” Chiese, guadagnandosi uno sguardo divertito da
Piton.
“Non giocare con me.”
L’avvertì.
Nel momento in cui le parole gli uscirono dalla bocca, la mano di Ginny
si
abbatté sul suo viso. Lo schiaffeggiò con forza,
ma lui non batté ciglio. Il che
la rese ancora più furiosa e non riuscì a
trattenersi dal colpirlo di nuovo. E
ancora. E ancora. Le faceva male la mano, ma lui non mostrò
alcun tipo di
dolore.
Ginny
strinse i pugni per la rabbia e rimase completamente immobile,
lanciandogli uno
sguardo omicida.
Lui parlò dopo qualche secondo: “Hai
finito?”
Tutte le sue emozioni presero il sopravvento quando si
lanciò su di lui,
cercando disperatamente di colpirlo con i suoi pugni piccoli, cercando
di sbarazzarsi
di tutta la rabbia e il dolore che stava provando.
“Ne
ho abbastanza!” Ringhiò Piton con rabbia e le
afferrò i polsi nel tentativo di
calmarla.
“Lasciami andare!” Gli urlò Ginny,
allontanandosi da lui. L'ultima cosa che
voleva era stargli vicino e la disgustava che la toccasse.
“Lasciami andare!”
La
liberò di colpo dalla sua presa, guardandola interrogativo.
Lei si strofinò i
polsi doloranti, facendo un passo indietro da lui. I suoi occhi scuri
sfiorato
la sua pelle, vedendo le sue impronte digitali sui polsi illividiti. I
suoi occhi
si posarono li per un po’ mentre
si
perse nei propri pensieri. Non si era accorto di averla stretta
così rudemente,
probabilmente sottovalutando la propria forza.
“Non
mi toccare di nuovo, Piton.” Disse Ginny con voce minacciosa,
pur sapendo di non
avere nulla con cui minacciarlo.
Piton
fece un respiro profondo, poi alzò il piccolo coltello che
teneva nella mano.
“Voglio che tu mi dica dove e come l’hai preso." La
sua voce era
controllata mentre parlava, ma c'era un avvertimento in essa.
“Non
ha importanza.” Gli sibilò contro.
Piton la studiò per un lungo momento, prima di sospirare e
annuire. “Hai
ragione. Non ha importanza, perché da ora in poi ti
terrò d’occhio per tutto il
tempo. Non ti sarà più permesso di camminare da
sola per la casa.”
“Non
puoi fermarmi."
“Imparerai che posso.” Disse Piton con un ghigno,
poi continuò in tono severo.
“Il tuo comportamento ci ha fatto quasi mettere in guai
seri.”
“Noi? Mi hai colpito!” Di nuovo Ginny esplose per
la rabbia.
“Dovresti essere grata che sia l'unica cosa che ho
fatto.”
Quella
frase fece allontanare Ginny di un passo da lui, lo sguardo nei suoi
occhi a
terrorizzarla. Non erano mai stato così scuri come lo erano
in quel momento.
“Hai idea di quello che avresti potuto causare con il tuo
piccolo spettacolo?”
Chiese Piton, completamente serio.
“Porta qui Malfoy e ti farò vedere quello che
posso fare.” Ribatté
Ginny.
“Non
tollererò il tuo atteggiamento da ora in poi. Sono stato
paziente con te, ma
hai superato il limite.”
“Malfoy merita di morire! E lo ucciderò alla
prossima occasione.” Insistette
Ginny, con evidente rabbia nella voce.
“Purtroppo
per te, non avrai un'altra possibilità. E temo che questa
sia l’ultima volta in
cui vedrai la tua amica Granger.”
“Non
è mia amica! È una traditrice. Proprio come
te!”
Ginny non riuscì più a controllarsi. Tutta la sua
rabbia e il dolore
minacciavano di esploderle dentro. Insulti uscirono dalla sua bocca,
non
preoccupandosi di ciò che le sarebbe successo.
Piton alzò gli occhi: “Granger ha agito in modo
intelligente. A differenza
tua.”
“La
odio.” Fu l'unica cosa che riuscì a dire Ginny.
Piton la guardò
profondamente negli
occhi, mettendola a disagio. Ginny aveva l’impressione che
potesse leggere
tutti i suoi pensieri quando la guardava in quel modo.
“Non la odi. Sei ferita, ti senti tradita. Ma non la
odi.”
Lei
scoppiò in una risata forzata: “Tu non hai idea di
come mi sento. Ha distrutto
la mia unica possibilità di vendetta.”
Piton alzò un sopracciglio: “E sai
perché l’ha fatto? Hai mai pensato ai motivi
che l’hanno spinta ad agire in quel modo?”
Quello confuse Ginny per un secondo, ma subito lo spinse via:
“Che importa-”
Lui
la interruppe: “Sei troppo presa dal tuo odio per distinguere
tra giusto e
sbagliato.”
“Ho tutto il diritto di odiarla. Di odiare tutti
voi.”
Piton annuì, poi chiese: “Che cosa ne sai del
mondo esterno?”
Ginny
strinse gli occhi per la confusione e aprì la bocca per dire
qualcosa, ma poi
la richiuse di nuovo, rendendosi conto che non sapeva cosa dire.
Piton continuò in tono freddo: “ I Mangiamorte
governano il mondo magico e
c’è il caos per le strade. Omicidio e
violenza sono legali ora.”
“Lo so quello-”
“I
Sanguesporco vengono cacciati come animali e torturati per divertimento
o
uccisi. Vuoi che te lo descriva?" Parlò come se non fosse
interessato da
quello che stava dicendo.
Ginny si irrigidì, orribili immagini si fecero strada nella
sua mente: “Perché
mi stai dicendo questo?”
“Perché voglio che tu sappia in che tipo di mondo
viviamo oggi. Cosa pensi
sarebbe successo alla
Granger nel
momento in cui Lucius fosse fuori dal quadro?”
Per
un attimo Ginny non seppe cosa dire. Si rese conto che non ci aveva mai
pensato
prima. Tutto quello che era riuscita a pensare era la vendetta.
“Lei ... Lei avrebbe potuto unirsi alla resistenza
o-”
Venne interrotta dalla risata fredda di Piton: “Resistenza?
Non c’è alcuna resistenza.”
"Sì, c’è! Me l’ha detto
Hermione.” Insistette Ginny.
“Potrebbe
essere esistita un tempo, ma sicuramente non ora. Lucius e gli altri si
sono
occupati di questo.” La informò, osservandola
mentre i suoi occhi si
spalancarono per l'orrore e la disperazione.
“Mi stai mentendo.” Sussurrò, la
disperazione che prendeva totalmente il
controllo. Fu allora che si rese conto che non c'era scampo per lei.
Nessun
lieto fine. Tutte le sue speranze erano distrutte.
“Perché
dovrei mentire?” Chiese lui, lo sguardo annoiato fisso in
quello di lei.
Ginny lo guardò, non sapendo cosa ribattere ma lui non le
diede molto tempo che
continuò.
“Granger sarebbe stata data ad un altro Mangiamorte, che
l’avrebbe trattarla
peggio di Lucius. Sarebbe diventata un guscio vuoto nel giro di pochi
giorni.”
“Io-” Iniziò, ma poi si fermò.
Ginny
rimase in silenzio, sentendo i sensi di colpa travolgerla. Si rese
conto che
era stata egoista, non pensando a cosa sarebbe accaduto alla sua amica.
Ma la
rabbia era ancora dentro di lei e non aveva
intenzione di andarsene presto.
“Non riesco a capire perché gli abbia salvato la
vita.” Confessò Ginny a bassa
voce. “Capisco che aveva paura per la propria vita, ma
...”
“Cosa c'è?” Chiese Piton con sospetto.
Ginny
non riusciva a capire perché stava parlando con Piton di
questo, ma aveva
bisogno di dirlo ad alta voce.
“Qualcosa sta accadendo tra loro due.” Quando le
parole lasciarono la sua
bocca, Ginny capì quanto scandalose suonassero, ma
continuò: “Si è affezionata
a lui.”
“Da che cosa lo deduci?”
“Lo
so e basta.” Disse con fermezza. “E se ho ragione e
lei sta cominciando a
sentire qualcosa di diverso dall’odio verso di lui, non
potrò mai perdonarla.”
“Ti rendi conto che stai dicendo sciocchezze?”
Disse Piton con voce
strascicata, guardando Ginny come se avesse completamente perso la
testa. “Ti
posso assicurare che Lucius non si
abbasserebbe abbastanza a coinvolgere se stesso con una
Sanguesporco.”
Quando
Ginny non disse niente, Piton passò davanti lei diretto alla
porta: “Vieni. Ti
accompagno alla tua camera.”
Ginny non ha aveva più forza per lottare. L'intera giornata
era stata
stressante e tutto quello che voleva era riposare e con un
po’ di fortuna
addormentarsi e dimenticare tutti gli eventi orribili che erano
accaduti.
*****
Si
sbagliava. Doveva sbagliarsi. Hermione non poteva accettare che Lucius
avesse
ragione. Era assurdo. Non c'era possibilità che lei volesse
appartenergli. Lei
non apparteneva a nessuno.
Ma mentre sedeva da sola sul pavimento, con la schiena appoggiata al
muro, non
poteva ignorare quella vocina nella sua testa.
Tu vuoi
appartenere a lui. Perché
continui a mentire a te stessa?
Da quando Lucius l'aveva lasciata sola nella stanza, aveva continuato a
lottare
con quella vocina.
Le
parole dell’uomo erano state nella sua mente per tutto il
tempo. Non poteva
negare che si era legata a lui, ma quello era normale. Lui era tutto
quello che
aveva ora. La sua vita dipendeva da lui ed era perfettamente
comprensibile che
i sentimenti nei suoi confronti fossero cambiati.
Quasi
rise a quella parola. Sentimenti.
Sarebbe morta di vergogna se Ron e Harry l’avessero sentita.
Era già abbastanza
brutto che Ginny lo sapesse. Forse era un bene che la odiasse,
perché non
avrebbe avuto mai più il coraggio di guardarla negli occhi.
Spingendo quei pensieri orribili fuori dalla testa, si costrinse a
chiudere gli
occhi. Dopo tutto quello che era successo, aveva bisogno di dormire un
po’,
così decise di utilizzare il tempo che aveva fino al ritorno
di Lucius.
Dopo
pochi minuti cominciò a scivolare
nell’incoscienza, il suo corpo era leggero e
completamente senza peso, ogni preoccupazione scomparsa dalla sua mente
mentre
la calma si faceva strada nei suoi pensieri.
“Povera piccola Sanguesporco, è stato troppo
faticoso per te oggi?”
I
suoi occhi si spalancarono a quella voce. Essa tagliò il
silenzio completo come
un coltello. Hermione sbatté le palpebre un paio di volte,
sentendosi
completamente disorientata e confusa. Si era addormentata? Quando era
ritornato
Lucius? Quanto tempo era passato da quando aveva chiuso gli occhi?
“Che ... che ore sono?” Chiese con calma, tirandosi
lentamente su dal
pavimento.
“Questo non ti riguarda.”
Hermione
sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di liberarsi
della strana sensazione
di bruciore nei suoi occhi. Non era dolorosa, solo fastidiosa. Concluse
che era
probabilmente una conseguenza dell’essersi svegliata e alzata
all’improvviso.
“Perché non puoi nemmeno dirmi una cosa semplice
come che ore sono?” Chiese mentre
si stropicciava gli occhi con le mani.
Il
ghigno di Lucius era evidente nella sua voce:
“Perché ti
preferisco ignorante e impotente.”
Hermione non disse nulla a quelle parole mentre continuava a sbattere
le
palpebre e stropicciarsi gli occhi nel tentativo di fermare la
sensazione di
disagio.
Il che non sfuggì all'attenzione di Lucius.
“Che ti succede?” Chiese, leggermente sospettoso.
“Niente.” Rispose e aprì gli occhi.
Fu
sorpresa quando non si trovò ad affrontare il buio, ma la
luce. Era una pura
luce bianca ed Hermione sbatté le palpebre un paio di volte,
cercando di vedere
se se ne andava via.
Ma non funzionò. Doveva sembrare scioccata,
perché Lucius le afferrò le braccia
e la tirò più vicino a lui, guardandola negli
occhi e cercando di capire cosa le
stesse succedendo.
“Non
mentirmi, Sanguesporco.” Minacciò con un tono di
voce basso.
In quel momento la luce davanti agli occhi di Hermione
iniziò a svanire, ma non
venne sostituita dal buio come si aspettava. L'immagine davanti a lei
non era
chiara, ma Hermione poté vedere chiaramente un volto e dei
lunghi capelli
biondi. Si dimenticò quasi di respirare e non
cercò nemmeno di nascondere lo
shock sul suo viso. Per la prima volta nella sua vita non stava usando
la
testa, tutto quello che le importava era che riusciva di nuovo a vedere
qualcosa di diverso dal buio. Il suo cuore cominciò a
battere in maniera
incontrollata. Senza pensarci i suoi occhi si incatenarono con quelli
di
Lucius. Per la prima volta da quando l’aveva catturata, lo
guardò negli occhi e
rimase quasi ipnotizzata dalla loro profondità. Il legame
durò solo per un
secondo prima che l'immagine iniziasse a svanire di nuovo nel buio.
“No...”
Sussurrò Hermione, sentendo la
disperazione crescere dentro di lei mentre l'oscurità
avvinceva ancora una
volta la sua vista. Sbatté le palpebre, cercando di spingere
via il buio, ma
non funzionò. Un attimo dopo non era più in grado
di vedere nulla. Fu una
delusione, ma non ebbe il tempo di pensarci o analizzarlo che la presa
di
Lucius sulle sue braccia si serrò in modo quasi doloroso.
“Che
cosa era quello, Sanguesporco? Dimmelo o ti tirerò fuori la
verità.” Ringhiò, la
rabbia a inondarlo.
Per
la prima volta da quando era stata catturata, era un passo avanti a
lui. Era
sempre lui quello che sapeva tutto di lei, anche le cose personali che
nessuno
tranne Hermione avrebbe dovuto sapere. Ed era finalmente arrivato il
momento in
cui sapeva qualcosa che lui ignorava. E non era disposta a perdere quel
vantaggio.
La
sua mente iniziò a lavorare velocemente mentre cercava di
pensare ad una
risposta adeguata.
“È
solo ... mi è girata la testa per un momento.” Si
sforzò di dire, sperando di
sembrare convincente.
“Non mi piace essere ingannato. Credevo lo sapessi ormai.” Lui
parlò con calma, ma ancora non
lasciò la presa su di lei.
“Non sto mentendo. Mi sono alzata dal pavimento troppo in
fretta e tutto ha
cominciato a girarmi intorno.”
“Come
è possibile quando non puoi vedere niente?”
Replicò ed Hermione notò del
sospetto nella sua voce.
“Sembrava
che tutto mi stesse girando
attorno.” Si corresse, poi socchiuse gli occhi: “Di
che cosa hai paura?”
Lucius
rimase in silenzio per un momento ed Hermione poté
effettivamente sentire i
suoi occhi ardere nei suoi, cercando di trovare la vita in essi.
“Per un momento è sembrato ....” Si
fermò come se fosse perso nei propri
pensieri.
Hermione decise di correre il rischio: “Hai paura che io
possa riavere indietro
la vista?”
Dopo
un lungo momento di silenzio, Lucius la lasciò andare e fece
un passo indietro
prima di parlare con tono di scherno: “Non ho paura di nulla,
ragazza. E non
pensare che riavere la vista potrebbe aiutarti.
Saresti ancora
in mio possesso e
senza alcuna possibilità di fuga
Si
rese conto che la cosa più intelligente che poteva fare era
tenere la bocca
chiusa e lasciare cadere la cosa.
“Questa
sera sarà qualcosa di speciale, Sanguesporco.”
Lucius cambiò argomento ed
Hermione rilasciò il fiato che aveva trattenuto.
“Di che cosa stai parlando?”
“Un festeggiamento. Abbiamo finalmente eliminato la
resistenza che ci stava
causando tanti problemi.” Annunciò Lucius con
orgoglio.
Non
si ritrasse nemmeno a quell’informazione. Aveva perso la
speranza di essere
salvata dalla resistenza molto tempo fa.
“Ecco perché te ne sei andato.” Disse
con calma.
“Sì. Non devi più preoccuparti,
Sanguesporco. D'ora in poi non ti lascerò più
da sola.” Le disse con fermezza, aspettando la sua reazione.
Hermione
si morse il labbro, non sapendo cosa dire o provare a
quell’affermazione.
“Pensavo
che avresti mostrato più felicità
sentendolo.” Strascicò Lucius con finta
tristezza.
“Perché dovrei essere felice? Pensi che mi piaccia
passare il tempo con te?”
“Bé, qualcuno potrebbe pensare che tu preferisca
la mia compagnia a quella di
Dolohov o qualche altro Mangiamorte.” Disse con freddezza.
Hermione
si tese all’accenno di Dolohov. Quei pochi giorni con lui
erano stati i
peggiori in tutta la sua vita. Poteva ancora chiaramente ricordare ogni
parola
disgustosa che le
aveva detto, ogni
schiaffo e pugno. Ma più di tutto, ricordava la solitudine.
Mentre giaceva su
quel pavimento freddo, viva per miracolo, si era sentita completamente
sola e
abbandonata. Con Lucius non si sentiva così. La ragione
dietro tutto questo era
ancora sconosciuta a lei.
Hermione
si rifiutò di rispondergli, rendendosi conto che gli piaceva
ricordarle di
Dolohov e del suo tempo trascorso lì. Non era stupido e
sapeva bene che sarebbe
preferito di gran lunga stare con lui per il resto della sua vita che
un
singolo giorno con Dolohov. E quello gli dava ulteriore potere su di
lei,
perché lo aveva scelto volontariamente rispetto a qualcun
altro.
“Non
sei molto loquace oggi.” Notò Lucius “Mi
chiedo perché.”
“Non sopporti quando ti
parlo, non ti
piace quando sto in silenzio. Che cosa vuoi da me?” Hermione
alzò la voce.
Ma il tono di lui rimase perfettamente controllato: “Per ora
voglio che ti fai
un bagno.”
“Perché?”
“Severus si è sempre
lamentato di quanto avida tu
fossi di conoscenza, ma non ho mai capito quanto fastidioso dovesse
essere.” La
insultò.
“Non farò il bagno se non mi dici il
motivo.” Incrociò le braccia sul petto,
pretendendo una risposta.
Lucius si lasciò sfuggire una breve risata di scherno:
“I Babbani hanno bisogno
di un motivo per pulirsi? Cielo, cielo non sarò mai in grado
di capire il
vostro genere.”
“Non intendevo-”
La
interruppe: “E io sento il bisogno di ricordarti che non sei
nella posizioni di
darmi ordini.” Si fermò per un attimo.
“Posso costringerti a fare un bagno, ma
renderebbe le cose molto più semplici per entrambi se e lo
facessi senza
lamentarsi.”
Hermione credette ad ogni parola che aveva detto e decise di non
spingerlo
oltre. Strinse i denti e annuì, sentendo la rabbia salire
lentamente dentro di
lei.
“Brava ragazza.” Sorrise. “Vai in bagno.
Ti ho preparato dei vestiti nuovi. Se
non sei fuori in cinque minuti, vengo a prenderti.”
Hermione
si morse la lingua per fermare una risposta tagliente e lentamente si
avviò
verso il bagno, facendo attenzione a non andare addosso ad un muro o
inciampare
in qualcosa.
Volendo
po' di privacy, chiuse la porta e poi aspettò per vedere se
Lucius avrebbe
avuto da ridire a riguardo. Per fortuna, non disse nulla. Non volendo
perdere
tempo, riempì la vasca con acqua, poi si spogliò
in fretta e si tuffò dentro. Quando
era bambina, aveva l'abitudine di fare lunghi bagni caldi e si
divertiva a
lavarsi i capelli. Quello era l’unico momento in cui poteva
sopportarli. Quando
erano bagnati potevano essere
facilmente
domani, ma quando
li asciugava,
sembravano avere una propria volontà.
Sentiva
i minuti passare nella testa mentre usciva dalla vasca e si
asciugò prima di
mettere i vestiti nuovi. Biancheria intima e qualcosa che sembrava un
mantello.
Era lungo oltre le cosce, quasi fino alle ginocchia.
Dopo qualche minuto aveva finito. Quando tornò nella camera
da letto, venne
accolta da un silenzio completo, ma sapeva che Lucius era nella stanza.
Era
illogico e non poteva essere spiegato, ma sentiva
che non era sola. I suoi altri sensi si erano rafforzati quando aveva
dovuto imparare a
vivere senza la vista.
Senza
parole, le si avvicinò e le asciugò i capelli con
la bacchetta.
“Li preferisco bagnati.” Mormorò
con
calma, assicurandosi però di essere sentito.
“E adesso?” Chiese, ignorando il suo insulto.
“Adesso andiamo al piano di sotto.”
“Perché?”
Fece
un respiro profondo: “Come ho detto prima, questa sera
festeggeremo la nostra
vittoria.”
“Sulla resistenza?”
“Che ragazza intelligente.” La derise.
“La festa si terrà a casa mia.”
Hermione
sapeva che avrebbe dovuto essere spaventata, ma in qualche modo non lo
era. Era
consapevole del fatto che avrebbe dovuto partecipare
ad una festa con dei Mangiamorte, ma non aveva
paura. Sapeva che Lucius l’avrebbe protetta dagli altri.
Poteva contare su di
lui almeno in questo aspetto. La sua natura possessiva e dominante l’avrebbe tenuta
al sicuro da altri suoi
colleghi.
“Non ti avrei portata con me, ma tutti gli altri hanno deciso
di vantarsi dei
loro premi e non posso essere visto senza il mio. Non sei
d'accordo?”
Una
piccola speranza formò dentro di lei all’idea che
forse ci sarebbe
stato qualche suo amico. Forse
Luna o Ginny. Ginny. Le si
serrò la
gola mentre ricordava che
la loro
amicizia era ormai finita. Anche se la ragazza fosse stata alla festa,
non
c'era modo che volesse parlarle.
“Andiamo?” Chiese Lucius, quindi senza aspettare la
sua risposta, le prese il
braccio e la guidò fuori dalla stanza.
Dopo le scale,
Hermione perse il senso
dell’orientamento e si trovò incapace di dire dove
stessero andando. Mai prima
d'ora l'aveva portata nella sala in cui la stava conducendo in quel
momento.
Presto le sentì. Il rumore,
il suono
delle conversazioni, delle risate.
Quando entrarono nella stanza, si irrigidì, ma si disse che
nulla di male
sarebbe accaduto. Non era l'unico premio nella stanza e non era niente
di
speciale, quindi non c'era alcun motivo per cui la potessero notare.
Nel
momento in cui sentì la mano di Lucius sparire dal suo
braccio, si sentì completamente
sola. Il rumore era troppo forte e non riusciva a concentrarmi su
niente.
Voleva disperatamente raggiungere Lucius, ma aveva ancora il suo
orgoglio.
“Lucius, finalmente l'hai portata!” Disse un uomo
con voce rauca e si avvicinò
a loro: “La ricordo chiaramente da quella sera di qualche
settimana fa.”
Hermione
tornò indietro con la mente alla notte in cui
l’aveva portata nel suo studio e aveva
lasciato che i suoi amici si divertissero con lei. La vergogna la
travolse mentre
ricordava quanto si fosse umiliata nell’implorare
l’aiuto di Lucius. Ora ripensandoci,
non poteva fare a meno di chiedersi se l’avrebbe davvero
fatto? Aveva davvero
intenzione di lasciare che i suoi
amici le facessero tutte quelle cose disgustose e limitarsi a guardare
o era
tutta una parte di uno dei suoi giochi mentali?
“Mi dispiace deluderti, ma non voglio condividerla con
nessuno. Quindi dovrai
limitarti a soddisfare te stesso con la sola vista.” Disse Lucius educatamente,
ma con tono fermo.
Hermione
si rilassò un po’ a quelle parole. Si rese conto
che non sarebbe stata in
vero pericolo fino
a quando l’avesse
avuto accanto a se.
“Capisco completamente, Lucius. Posso immaginare
perché tu la voglia tutta per
te.” Rispose l’altro: “Vieni con me.
Vorrei farti conoscere il mio premio. Un purosangue.”
Non
era sfuggita all'attenzione di Hermione il modo in cui aveva detto
l'ultima
parola. Era ovviamente inteso ad insultarla, ma tutto quello che fece
fu
infastidirla. Era ben consapevole del fatto che non era una purosangue
e quello
non le aveva mai dato fastidio. Era stato difficile vivere in un mondo
in cui
lo status del sangue significava così tanto, ma gli insulti
e le prese in giro
l’avevano solo resa più forte.
“Certamente.” Disse Lucius, poi si
avvicinò a Hermione. “Cerca di stare lontana
dai guai.”
In
un
primo momento non capì cosa volesse dire con quello, ma poi
lo sentì
allontanarsi e ciò la sconvolse completamente. In quel
momento si sentì come se
il muro attorno a se che la teneva al sicuro fosse crollato. Cercando
di
calmarsi, fece un paio di respiri profondi e si concentrò su
tutto ciò che la
circondava. Tutto quello che poteva dire ascoltando era che la stanza
fosse
piuttosto grande e che c’erano un sacco di persone. Stavano
parlando, ridendo, festeggiando. La
faceva arrabbiare
sapere che stavano festeggiando la morte dei suoi amici, di brave
persone.
Fece
un passo avanti, ma urtò qualcuno. Arretrò
immediatamente e si scontrò con
un'altra persona. Improvvisamente
si
sentì claustrofobica. C'erano troppe persone intorno a lei e
tutto era troppo
rumoroso, rendendole impossibile
formare
un pensiero coerente.
Rimase completamente immobile per qualche istante, poi decise di
cercare un
muro. In questo modo si sarebbe sentita un po’ più
al sicuro e si sarebbe
trovata in una posizione molto migliore rispetto al centro della stanza.
Mentre
si faceva strada tra la folla, cercò di ignorare il fatto
che stava toccando
dei Mangiamorte. Camminò più in fretta che poteva
con le braccia tese davanti a
sé, nella speranza di trovare il conforto di un muro. Venne
quasi spinta a
terra quando qualcuno si scontrò rudemente contro di lei,
facendole perdere
l'equilibrio. Dopo alcuni incidenti le sue mani toccarono finalmente il
muro e
si lasciò sfuggire un sospiro esausto.
La sorprese che nessuno fosse sembrato interessato a lei, che nessuno
l’avesse
disturbata o anche solo detto qualcosa mentre si faceva strada tra la
folla.
Perché avrebbero dovuto? Sicuramente c’erano delle ragazze Purosangue tenute
come premi molto
più carine di lei.
Le
passò per la mente che avrebbe potuto trovarsi di
nuovo di fronte a Dolohov e non era sicura di poter più
restare in piedi
sentendo la sua voce.
“Che
io sia dannato!” Disse qualcuno alle sue spalle.
Hermione lo sentì, ma non ci prestò attenzione,
convinta che non fosse diretto
a lei. Poi la mano di qualcuno l’afferrò per un
braccio e fece voltare, facendola
irrigidire per la paura.
“Mi
ricordo di te.” Le disse l'uomo con voce roca.
Hermione percepì il suo
profumo e le venne quasi la
nausea. Aveva un odore disgustoso, come se non avesse fatto il bagno
per un
mese.
“Lasciami
andare.” Disse con calma, cercando di nascondere
il panico nella sua voce.
“Come mai sei ancora
viva, ragazza?” Le chiese, stringendo
la presa sul suo braccio.
Era
ovvio che l'aveva già vista, ma non ricordava di aver mai
sentito la sua voce.
Forse era ubriaco e l’aveva confusa con qualcun altro. Con
quel pensiero in testa,
lottò ancora di più, cercando di allontanarsi da
lui.
“Non ti conosco.
Lasciami!”
Lui si lasciò sfuggire
una breve risata: “Sei davvero
resistente, ragazzina. Non avrei mai pensato che saresti rimasta in
vita così a
lungo.”
Lucius. Dov’era?
Con il panico a travolgerla,
non fu in grado di
prestare attenzione alle parole dell’uomo di fronte a se,
tutto quello che
stava cercando di fare era sentire la voce di Lucius, sperando che
fosse
vicino.
“Ero convinto che saresti
morta in quel campo. Come hai
fatto a sopravvivere senza essere in grado di vedere
qualcosa?” Chiese l'uomo
con interesse, ancora non lasciandole andare il braccio.
Quando
le parole lasciarono la sua bocca, Hermione congelò
completamente e
sentì qualcosa attraversarla.
Poi lui rise di nuovo. Era una risata
disgustosa e in quell’istante
un ricordo lontano la travolse.
Era
sul Campo di
Battaglia, con la bacchetta in mano, lanciando maledizioni. La vista di
fronte
a lei era terrificante. Era notte, ma vedeva tutto chiaramente a causa
delle
maledizioni che volano intorno. Mai prima di allora si era sentita
così
impotente e terribile mentre guardava brave persone intorno a lei
essere colpite
dalle maledizioni. Molti di loro cadevano a terra immediatamente, gli
altri continuavano
a lottare finché la vita non li lasciava. Si
ritrovò completamente disgustata e
scioccata quando si rese conto che i Mangiamorte non usavano l'Anatema
che Uccide.
Probabilmente pensavano che la morte per quella maledizione fosse
troppo dolce
e volevano torturare i loro avversari e guardare mentre il sangue
sgorgava dai
corpi.
In
tutto quel caos
Hermione non ce la fece più e si fermò solo per
un attimo per prendere fiato.
Ma quel momento fu tutto ciò che era necessario per qualcuno
ad arrivarle di
soppiatto alle spalle e strapparle la bacchetta di mano. Era stato del
tutto
inaspettato e lo shock le rese impossibile correre o cercare di
riprendere la bacchetta.
Rimase ferma, guardando in
profondità gli occhi del Mangiamorte. Era sicura che sarebbe
morta e che non ci
fosse via di scampo per lei. Non volendo agire come un codarda negli
ultimi istanti
della sua vita, alzò la testa con orgoglio e
inviò all'uomo di fronte a se uno
sguardo freddo, sperando di aver nascosto la paura che provava.
Senza
una
parola, le puntò contro la bacchetta
e
d’istinto chiuse gli occhi, tremando ed aspettando che la
morte la prendesse. Lui
mormorò un incantesimo sconosciuto ed Hermione si
preparò per il dolore. Quando
nulla di doloroso la colpì, i suoi occhi si spalancarono e
si trovò di fronte a
qualcosa che non avrebbe mai previsto. Una completa
oscurità. Il Mangiamorte
scoppiò a ridere prima di allontanarsi.
La risata dell’uomo di fronte era
totalmente la stessa. Il suo respiro divenne di nuovo irregolare quando
quella
realizzazione la colpì. L'uomo che la stava tenendo era lo
stesso Mangiamorte
che le aveva tolto la vista e reso la sua vita un inferno. La sua vita
sarebbe
stata diversa se avesse potuto vedere. Non avrebbe dovuto dipendere da
Lucius
così tanto. Se non ci fosse stato il buio davanti ai suoi
occhi, non avrebbe
passato un minuto in più a Manor Malfoy. Avrebbe pianificato
la sua fuga, ma
senza la vista era stata costretta a sopportare migliaia di umiliazioni
da
parte di Lucius fino a quando questi non si era stancato di lei.
Tutti
rabbia
esplose dentro di lei, mentre
ringhiava all'uomo
davanti a se: “Toglimi di dosso le tue
luride
mani!”
“Non hai detto per favore.” La prese in giro senza
lasciarla.
L'odore di alcol colpì
Hermione e si sentì ancora più disgustata. Senza
pensare, cercò
di dargli un
calcio e lo colpì alla
gamba, costringendolo a
lasciarla andare ed emettere un
sibilo di
dolore.
“Davvero
non
avresti dovuto farlo.”
La minacciò e
poi sussurrò qualcosa.
Suonò come un
incantesimo, ma l'aveva
detto
a voce troppo bassa, rendendo Hermione
incapace di dire
che tipo di incantesimo
fosse. Ma
quando non sentì
alcun dolore, capì che non era una
magia, ma forse un insulto
diretto
a lei.
“Presto verrai chiedendo
di me.”
Sussurrò, avvicinandosi.
Prima che potesse trattenersi, Hermione
gli sputò sul
viso, lasciando uscire
tutta la
rabbia che stava provando.
Neanche
un
attimo dopo venne
schiaffeggiata con forza in
faccia. La forza del colpo
la fece sbattere contro la parete. Si lasciò sfuggire un urlo agghiacciante,
ma nessuno riuscì a sentirla, perché il rumore era troppo forte. E anche se
l’avessero sentita, perché
qualcuno
vorrebbe aiutarla?
“Lucius
...” Sussurrò debolmente,
sperando che in qualche modo la sentisse.
"Lucius? È
lui quello che ti ha
preso?” Chiese
l'uomo sorpreso e un
po’ disgustato.
“Perché dovrebbe scegliere
una lurida
Sanguesporco piuttosto che qualche bella
Purosangue.”
La
staccò
rudemente dal muro
prima di
parlare: “Ora
cosa devo fare
per insegnarti che non
è educato
sputare
su quelli che sono superiori a
te? Forse una Maledizione
Cruciatus?”
“Lucius!”
Urlò questa volta Hermione,
sentendo il panico crescere
in lei.
Si rese conto che non era al sicuro
come credeva di essere.
“Phillix,
che cosa sta succedendo qui?” Sentirono nemmeno
due
secondi dopo.
L'uomo la
rilasciò immediatamente quando
Lucius si avvicinò, pretendendo
di sapere cosa fosse
successo.
Hermione sentì un
debole sorriso sul suo
volto e
quando l’uomo
tornò al suo fianco, così fece
la sensazione di
sicurezza.
“Stavo
semplicemente avendo una conversazione con questa adorabile
Sanguesporco. Non è
vero?” Rispose Phillix, mantenendo la sua voce calma e
composta.
Lucius non si lasciò ingannare così facilmente:
“E perché stava urlando il mio
nome?”
Non si era resa conto di avere urlato a gran voce. Phillix rimase in
silenzio alla
domanda ed anche
lei non seppe cosa
dire. Lucius non era un suo amico, non era interessato a tenerla al
sicuro perché
non voleva che si facesse del male. Lui la proteggeva solo
perché era
possessivo. Lei era un suo possesso e solo lui aveva il diritto di
farle del
male. Quindi perché avrebbe dovuto dirgli che aveva appena
ricevuto uno
schiaffo? E l'ultima cosa che voleva era fargli sapere che lo vedeva
come il
suo protettore ora.
“Cosa
è successo, Sanguesporco?” Lucius rivolse la sua
attenzione verso di lei: “Che
cosa ha fatto?”
Si
morse il labbro inferiore per la frustrazione, sentendo i suoi occhi
sul suo
viso.
“Dimmelo.”Chiese con calma.
“Niente.” Si costrinse a dire, ma non
suonò convincente.
“Vedi, Lucius, niente-” Iniziò Phillix,
ma venne interrotto da quest’ultimo.
“Non
credo di averti fatto una domanda”
La
sua voce era fredda e aveva un tono arrabbiato in essa.
Si rifiutò ancora di dirgli quello che era successo e poi
sentì la sua mano afferrarle
il mento e alzare la testa nella sua direzione.
Dopo un lungo momento di silenzio, tolse la mano ed Hermione
rilasciò il fiato
che aveva trattenuto.
“Perché ha una guancia
rossa?” Chiese, più arrabbiato
questa volta. “E spero che tu abbia una valida
spiegazione.”
“Mi ha insultato, Lucius. Sicuramente non ti aspetterai che
io lasci
semplicemente correre la faccenda.” Disse
Phillix nervosamente.
“Non sono interessato a quello che lei
ha fatto.” Gli sibilò Lucius: “Sono
interessato al motivo per cui hai
alzato la mano sul mio premio.
Nella mia
casa.”
“Stai
dicendo che avrei dovuto ignorare la sua
mancanza di rispetto?”
“Solo io ho il permesso di
toccarla.
Credevo fosse chiaro a tutti.” Ringhiò.
Hermione si rese conto che non l’aveva mai sentito parlare a
uno dei suoi
compagni Mangiamorte con una tale rabbia. Perché era
arrabbiato?
"Pippy!" Gridò Lucius e subito l'elfo domestico apparve.
“Portala
nella camera da letto.” Ordinò e prima ancora che
Hermione capisse cosa stava
succedendo, la piccola creatura la toccò e un attimo dopo
non erano più in
quella stanza.
“Sei nella camera da letto, signorina. Ora Pippy deve
andare.” Disse l'Elfo
prima di lasciarla di nuovo sola.
Si appoggiò al muro e si concesse di pensare a tutto quello
che era successo.
Aveva
finalmente incontrato la persona che le aveva tolto la vista. La rabbia
iniziò
a crescere dentro di lei al solo pensiero di lui e della sua risata
disgustosa.
Meritava molto di più di quello che gli aveva fatto. Avrebbe
dovuto soffrire
come aveva sofferto lei. E ancora non sarebbe stato sufficiente.
Col passare dei minuti,sentì lentamente alzarsi la
temperatura corporea, ma non
ci prestò attenzione. Pensieri più importanti
erano nella sua mente.
Anche
se avrebbe dovuto esserci abituata ormai, sussultò quando
udì le porte aprirsi.
Era arrabbiato.
Quella fu la prima cosa che capì quando sentì il
suo respiro. Tenne la bocca
chiusa, in attesa che parlasse. Lui rimase in silenzio per qualche
lungo
istante e un'atmosfera tesa cadde sulla stanza.
“Che
problema hai?” Chiese finalmente:
“Perché devi sempre causare problemi?”
Ovviamente avrebbe finito per incolpare lei di tutto. Cos'altro si
sarebbe
aspettata da lui?
“Io
non-”
“È
così difficile per te tenere la bocca chiusa?
Perché ti ostini a complicare
tutto?” Chiese con rabbia, avvicinandosi.
La
sua
vicinanza non era qualcosa di cui
Hermione avesse bisogno in quel momento. Si
sentì ancora
più calda
e le sembrò come se
tutta l'aria uscisse dalla stanza.
Ma Lucius
stava respirando senza problemi,
quindi qualcosa doveva essere
sbagliato
in lei.
“È
stato lui quello che ha iniziato
tutto.” Disse con calma, cercando
di ignorare il sudore che
si stava formando sulla sua fronte.
“Che
cosa ti ha
detto? Come
ti
sei guadagnata quello
schiaffo?”
Indagò Lucius,
un po’ più
calmo.
“Non
l’ho guadagnato!”
“Non osare alzare la voce ancora una volta.” L’avvertì
freddamente.
“Vuoi
davvero sapere perché
l'ho colpito? Perché ho sputato
su
di lui?”
“Se
non lo volessi sapere,
non te lo starei per l’appunto
chiedendo, no?”
Hermione annuì, poi disse:
“È stato ...
È stato lui a
lanciarmi la maledizione
sul ...
sul Campo
di Battaglia.” Aveva difficoltà
a parlare e formare
frasi nella
sua mente.
Lucius rimase
in silenzio e lei
continuò: “Non riesco a vedere nulla a causa di
... di lui.”
“Beh,
non
è così interessante?”
Disse Lucius
più a se stesso che a lei.
All'improvviso sentì la testa girarle
e dovette appoggiarsi al muro dietro di lei per
sostenersi. Aveva
problemi a respirare e il suo corpo
era come
se avesse la febbre.
“Caldo.” Sussurrò,
asciugandosi il sudore dal viso.
“Che
cos’hai?” Chiese Lucius,
allarmato.
“Non
lo so. Io-”
Iniziò, poi chiuse
la bocca, sentendo che la
forza stava lentamente lasciando
il suo corpo. Perché
si sentiva
così male tutto ad un tratto?
“Cosa mi sta succedendo?” Si lasciò sfuggire a bassa voce e annaspò freneticamente in
cerca di aria.
“Sanguesporco?”
Hermione sapeva che Lucius
era in piedi davanti
a lei, ma in quel momento
la sua
voce sembrava come
se venisse
da lontano.
L'ultima cosa che sentì prima di cadere nell’incoscienza furono un paio di forti braccia intorno
alla sua vita.
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Capitolo 17 *** Fire ***
Questa
è la
traduzione della storia “In the dark” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter seventeen: Fire
Nel
momento in cui svenne, desiderò essere morta.
Così tanto dolore. Molto
peggio della Cruciatus. Non che si ricordasse quanto
dolore potesse causare una Maledizione Cruciatus, ma in qualche modo
sapeva che
non poteva essere più doloroso. Era come se tutto il suo
corpo fosse in fiamme,
ma la morte non arrivasse mai. E sembrava peggiorare col passare dei
secondi.
Era impossibile pensare con chiarezza mentre stava bruciando. Hermione
non riuscì
a evitare che le urla le sfuggissero dalla gola e non le
importò nemmeno di chi
avrebbe potuto sentirla. Era oltre la preoccupazione.
“Sanguesporco?”
Sentì la voce di lui e
si concentrò su di essa. Era
l’unica cosa che potesse trattenere in quel momento. Anche se
era la voce del
suo nemico.
Per
favore, aiutami.
Fermalo.
Le parole erano chiare nella sua
mente, ma quando cercò di
parlare, fu impossibile.
“Che cosa
senti?” Chiese, arrabbiato e sconvolto.
“Rispondimi.”
La sua
voce era tutto quello che aveva a parte il dolore e voleva che non
smettesse
mai di parlare. Voleva che la insultasse, che le urlasse contro, che le
dicesse
qualsiasi cosa, fintanto che stesse
parlando.
“Parlami!”
Ordinò con rabbia.
Hermione sentì le sue
mani sulle spalle, scuoterla con
forza. Avrebbe voluto rispondergli, ma non ci riuscì. E non
voleva che
rimuovesse le mani. La faceva sentire al sicuro e in qualche modo
confortata
dal contatto di un altro essere umano. Anche se era Lucius Malfoy.
“Smettila
di urlare!”
Quello la sorprese. Non si era
accorta del fatto che stesse
urlando ad alta voce. Pensava che fosse tutto nella sua testa. Ma se
riusciva
ad urlare, significava che avrebbe anche potuto parlare, giusto?
“Che cosa
senti?” Chiese di nuovo Lucius, impaziente: “Se
non me lo dici, non sarò in grado di aiutarti,
Sanguesporco.”
Aiutare lei?
Voleva aiutarla? Una piccola speranza si formò dentro
Hermione mentre
raccoglieva tutte le sue forze e cercava di formare una parola.
Ma era
come se il fuoco all'interno del suo corpo diventasse ancora
più doloroso ogni
volta che tentava di dire qualcosa. Improvvisamente panico
l’assalì. Forse non
c'era salvezza per lei. Non era in grado di dire una parola e questo
faceva sì
che Lucius non potesse sapere cosa c'era di sbagliato in lei. Non
sarebbe in
grado di aiutarla e far cessare il dolore.
“Se stai fingendo, ti
giuro che desidererai non essere mai
nata…” La minacciò.
Hermione
sentì le sue mani sul suo viso, schiaffeggiarla, non
duramente, ma solo per
ottenere un qualche tipo di reazione da parte sua. Poi lui si
fermò, ma le sue
mani non si mossero. Rimasero sul viso per un lungo momento, toccandole
solamente la pelle.
“Stai
bruciando.” Si rese conto con stupore e tolse le
mani.
Hermione non riuscì a
descrivere il sollievo che provò alle
sue parole. Sapeva cosa c'era di sbagliato in lei, il che significava
che
avrebbe trovato un modo per aiutarla. Purtroppo, il sollievo
durò qualche
istante, prima che il dolore straziante l’avvolgesse di nuovo.
Perché
sta succedendo a me? Chi mi
ha fatto questo?
Quelle domande rimasero nella sua
mente mentre delle urla
brevi le sfuggirono dalla bocca. Prima che realizzasse quello che stava
accadendo, si sentì sollevare dalle braccia di qualcuno.
Stava venendo trasportata, ma dove?
“Tieniti.”
disse Lucius, “Tieniti a me.”
L'ultima
frase era stata detta a bassa voce, ma Hermione la sentì.
Che cosa voleva
intendeva dire? Aveva intenzione di aiutarla?
Caldo.
Caldo. Caldo.
Caldo.
Hermione non aveva mai pensato che
fosse possibile
bruciare tra le
fiamme, ma non morire
mai. Non si era mai imbattuta in un simile incantesimo. Probabilmente
Magia
Oscura.
Poi la
realizzazione la colpì. Un incantesimo. Qualcuno l'aveva
maledetta. Ma quando e
perché? Neanche un attimo dopo, si ricordò di
lui. Lo stesso Mangiamorte che le
aveva tolto la vista. Ricordava chiaramente che aveva borbottato
qualcosa, ma non
vi aveva prestato attenzione.
Poi improvvisamente i suoi pensieri
furono interrotti da
un’ orribile sensazione di freddezza.
Si rese conto che stava venendo immersa nell’acqua fredda.
Non una sensazione
piacevole. Il fuoco nel suo corpo non reagì bene con
l’acqua gelata e iniziò a
tremare in modo incontrollabile. Le tolse un po’ di dolore,
ma non tutto. Dentro
stava ancora andando a fuoco, ma l'acqua fredda almeno raffreddava la
pelle.
I suoi
denti iniziarono a battere quando un tremito avvinse il suo corpo, ma
poi sentì
Lucius muoversi dietro di lei e tirarle la schiena contro di se. Quando
si
appoggiò al suo petto, non le importava che fosse Lucius
Malfoy colui che la
stava tenendo. Tutto ciò che importava era che la faceva
sentire meglio ed era
grata per questo.
Poteva immaginare la posizione in
cui erano e la sorprese
che Lucius si permettesse di toccarla in quel modo. Era ancora vestito,
ma
mentre diventava sempre più consapevole di ciò
che la circonda, si rese conto
che non indossava la camicia e che lei era appoggiata contro il suo
petto nudo.
Solo
morbidi gemiti lasciarono la sua bocca mentre il respiro rallentava e
si rilassava
contro il corpo dietro di lei. Una piccola voce nella sua testa le
stava
sussurrando avrebbe dovuto vergognarsi. Si stava appoggiato a un
Mangiamorte,
Lucius Malfoy. Il suo corpo avrebbe dovuto essere disgustato dal suo
tocco, ma
invece era completamente rilassato.
Le sue mani bagnate le toccarono le
guance e la fronte nel
tentativo di raffreddarla. Hermione si appoggiò al suo tocco
freddo, anche se
la mente le stava
dicendo che era
disgustoso. Gli stava permettendo di toccarla con le stesse mani con
cui aveva
ucciso Ron e tanti altri.
E la
sorprese quanto dolce il suo tocco potesse essere.
L’accarezzò quasi con le
stesse mani che l’avevano ferita così tante volte
in passato.
“Luc-”
sussurrò. “Lucius.”
Lo sentì irrigidirsi
alla menzione del suo nome e le sue
mani scomparvero immediatamente dal viso.
“Come ti
senti?” Chiese, parlando nel suo orecchio.
“F-fredda.”
“E prima?”
Si
rilassò, nel tentativo di alleviare un po’ la
tensione dal corpo. L'acqua
fredda cullava i suoi muscoli doloranti mentre prendeva finalmente un
respiro
calmante e appoggiava la testa all'indietro. Lucius si
irrigidì ancora di più a
questo ed Hermione sapeva che non avrebbero dovuto essere
così vicini, ma non
le importava. Tutto quello che le importava era che il fuoco stava
lentamente
lasciando il suo corpo portando via con se il dolore.
Lucius
ripeté la domanda: “Che cosa sentivi
prima?”
“Fuoco.”
Fece una smorfia al ricordo del dolore bruciante nel suo corpo.
“Chi ti ha fatto
questo?” Chiese Lucius.
Era strano sentire la sua voce da
dietro di lei e il suo
corpo premuto contro il suo. Per un attimo pensò di aver
sentito il suo battito
cardiaco, ma rapidamente spinse via quel pensiero.
Probabilmente era molto difficile
per lui esserle così
vicino, toccarla in quel modo, ma se non la stesse tenendo vicino a se,
probabilmente sarebbe scivolata verso il basso e annegata.
“Chi
è
stato?” Chiese di nuovo Lucius, questa volta con maggior
rabbia.
“Lui ... quello della
festa.” Disse, non in grado di
ricordare il nome del Mangiamorte.
“Philix? Quello con cui
hai avuto quell’incidente? È stato
lui a farlo?”
Hermione riuscì a
annuire con la testa, lasciando che la
calma avvolgesse il suo corpo. Ma il momento dopo venne sollevata e
tirata
fuori dall'acqua.
"No.
.." Lottò debolmente, ma Lucius la ignorò mentre
asciugava entrambi e poi
la portò in camera da letto. Nel momento in cui fu di nuovo
sul letto, sentì
aumentare di nuovo la temperatura e il suo cuore quasi le
saltò fuori dal petto
il puro panico. Non poteva affrontare di nuovo quel dolore.
“Andrò
a cercarlo. Avrà un sacco di spiegazioni da dare.”
Disse Lucius a se stesso e
prima che potesse allontanarsi da lei, Hermione lo afferrò
per un braccio.
“Per
favore, non lasciarmi qui! Sta..sta tornando! Il fuoco...”
Balbettò mentre
il fuoco cominciava a bruciare dentro
di lei ancora una volta.
“Devo andare,
Sanguesporco.” Disse con fermezza, senza
mostrare alcuna emozione.
La sorprese che non si allontanasse
da lei o che non
spingesse lontano la sua mano.
“Mettimi di nuovo in
acqua ... qualsiasi cosa .. per
favore! Non ce la faccio!” Il panico era evidente nella sua
voce mentre la sua
temperatura saliva con ogni secondo che passava.
“Non
posso stare con te e non posso lasciarti sola là,
perché sei troppo debole
anche solo per reggerti sopra l’acqua.”
Spiegò e fece un tentativo di
allontanarsi.
Hermione gli afferrò il
braccio con maggior forza, ma non
disse nulla mentre le lacrime scorrevano sulle guance.
Lucius sospirò
disperatamente: “Che cosa vuoi che faccia?”
“Io-”
Cominciò, ma non finì la frase. Si morse la
lingua
per impedirsi di urlare dal dolore a causa del fuoco che era tornato.
Sembrava
ancora più doloroso di prima.
“Scoprirò
quale maledizione ha usato su di te.” Disse Lucius con
fermezza, poi si
allontanò e si liberò dalla stretta di Hermione.
La mano cadde inerme accanto
al suo corpo. Lo sentì camminare per la stanza, verso le
porte e la gola si
serrò per la paura.
“N-non voglio morire
...” Sussurrò piano, combattendo le
lacrime.
Lui si fermò per un
attimo prima di parlare con voce
sicura: “Non ti preoccupare. Morirai quando lo decido io. Ne
prima, ne dopo.”
Con
quelle parole uscì, lasciandola sola nella stanza silenziosa.
Un silenzio che durò
solo pochi minuti, fino a quando
Hermione non riuscì più a trattenere le urla di
dolore. Non provò nemmeno a
controllarsi, perché sapeva che nessuno l’avrebbe
sentita.
*****
Non
era sicura di quando il fuoco scomparve e i coltelli lo sostituirono. O
forse
era ancora il fuoco e stava solo iniziando a perdere la ragione. Era
come se delle
lame la stessero squarciando dall'interno e lei trovasse impossibile
non
muoversi. Si rigirò sul letto, ma non aiutò.
Passerà.
Passerà. Passerà.
Cercò
di pensare ad altre cose, ma il dolore era sempre presente nella sua
mente. Era
impossibile ignorarlo. Chi ha detto che è possibile
controllare il dolore con
la propria mente o stava mentendo o era sotto l’effetto del
whiskey
incendiario.
Hermione si era sempre considerata
forte, ma con tutto
quello che aveva passato la faceva veramente mettere in dubbio se
stessa e le
sue capacità.
Forse sarebbe meglio morire. A che
servirebbe vivere
ancora? Perché stava ancora cercando di vivere? Ron e Harry
avrebbero scelto la
vita o la morte se ne avessero avuto la possibilità?
Dio, le
mancavano così
tanto. Con tutto quello che le stava accadendo era facile non pensare i
suoi
due migliori amici. Ma quando era sola, l'immagine di Ron e Harry si
faceva
sempre strada nella sua mente. Ricordava chiaramente la loro risata, il
loro
sorriso, ma .. per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare la loro
voce.
Com’era? La terrorizzava che non riuscisse a ricordare il
tono delle loro voci.
Forse perché tutto quello che le era permesso di ascoltare
era Lucius e la sua
voce era l'unica nella sua mente in quel momento.
Hogwarts.
Avrebbe dato
qualsiasi cosa
per tornare indietro nel tempo. Per essere ancora Hermione Granger, la
strega
più brillante della sua età. Non voleva essere
una schiava, un premio, una
Sanguesporco.
Avrebbe anche voluto vedere di nuovo Draco. Avrebbe fatto qualsiasi
cosa per
sentirlo lanciare insulti infantili nei suoi confronti. Le mancava
persino
Draco Malfoy.
Ma ... se a lei gli mancava allora come doveva
sentirsi Lucius? Era suo padre. Hermione non aveva mai pensato a lui in
quel
modo. Era sempre stato solo un assassino, un sadico e un Mangiamorte ai
suoi
occhi. Era possibile che avesse un altro lato? Un lato gentile? Come
era con il
figlio? Era crudele e freddo anche verso di lui? Draco aveva sempre
parlato di
suo padre con ammirazione negli occhi. Ci doveva essere stato affetto
tra di
loro. Anche se Lucius era un Mangiamorte, era ancora un essere umano,
non
importa quanto duramente cercasse di nasconderlo. La perdita di suo
figlio
l’aveva probabilmente ferito. Sarebbe stato davvero un mostro
se non avesse
sentito niente perdendolo.
I suoi pensieri
vennero
interrotti quando qualcuno entrò nella stanza.
Hermione si morse con forza la lingua di rimanere in silenzio ed
impedire al le
grida di uscire.
“Brava ragazza, sei ancora viva.”
Era Lucius. Il suo
cuore batté forte
quando lo sentì avvicinarsi a lei.
“Bevi questa pozione.”
Cercando disperatamente di calmarsi e di fermare il tremore del suo
corpo,
fallì miseramente.
Sospirando per
il fastidio,
Lucius si sedette accanto a lei e la tirò in posizione
seduta. Avvolse un
braccio intorno alla sua vita e le afferrò le mani, mentre
le portava la
pozione alla bocca con l'altra mano.
“Bevi.” Ordinò e Hermione fece come le
era stato detto. Non aveva nessun
sapore, ma in quel momento avrebbe bevuto qualsiasi cosa
purché le togliesse il
dolore.
“Allora?” Chiese dopo un po’.
“Come ti senti?”
Hermione fece
un respiro
profondo mentre sentiva il fuoco svanire lentamente. Venne adagiata sul
letto e
una strana sensazione di calma l’avvolse.
“Grazie.” Disse prima di riuscire a fermarsi.
“Non mi ringraziare.” Le sibilò.
“Non l'ho fatto per te.”
Le sue parole l’attraversarono come un coltello, ma non disse
nulla. Non sapeva
nemmeno perché lo aveva ringraziato. Che cosa stava
pensando? Lui non si
prenderebbe mai cura di lei.
“Riposa.”
Le disse
freddamente, poi si alzò dal letto e uscì dalla
stanza, chiudendo la porta
dietro di se.
Hermione emise un respiro e si rilassò mentre sentiva
tornarle le forze.
Cercò di addormentarsi, ma qualcosa era costantemente nella
sua mente.
Come aveva fatto Lucius ad ottenere la pozione? Come aveva fatto a
scoprire quale
maledizione le era stata lanciata contro? Era andato da Philix e
preteso una
spiegazione? Perché? Aveva detto che non l’aveva
fatto per lei. Ma qual’era il
motivo del suo comportamento, allora? Quando erano stati insieme nella
vasca,
avrebbe potuto giurare di aver sentito un lampo di preoccupazione nella
sua
voce. E il modo in cui l’aveva tenuta contro il suo petto era
quasi .. gentile. Ma
perché si stava comportando
in quel modo?
E
lei non era una stupida. Non l’avrebbe più
ingannata
con le sue scuse sull’essere ‘un suo
possesso’. Si stava comportando in modo sospetto
ed Hermione voleva sapere il motivo.
La
pozione probabilmente aveva anche un effetto soporifero,
perché sentì le
palpebre pesanti e sbadigliò, chiudendo gli occhi. Si
sarebbe solo riposata, si
disse. Ma dopo qualche istante si era già addormentata.
******
Voci.
Urla. Grida.
Hermione spalancò gli occhi mentre si svegliava dal sonno
profondo. Per un
attimo pensò di averlo solo sognato, ma presto le divenne
chiaro che qualcuno
stava veramente discutendo. Sbatté le palpebre un paio di
volte e si concentrò
sulle voci.
Voci maschili. Erano arrabbiate. Due uomini stavano discutendo.
Entrambe le
voci le erano familiari, ma non riusciva a dar loro un nome.
Aveva bisogno
di
avvicinarsi, per sentire di cosa stessero discutendo. Lentamente si
alzò dal
letto, notando che il dolore e il fuoco erano completamente spariti.
Attraversò la stanza e si fermò quando raggiunse
le porte. Sentiva le parole
più chiaramente, ma non era ancora abbastanza. La sua mano
afferrò la maniglia
e tirò. Con sua sorpresa la porta si aprì senza
alcuna resistenza. Dopo tutto
quello che era successo in passato, Hermione era sicura che Lucius
avrebbe
chiuso a chiave la porta ogni volta. Evidentemente si sbagliava.
Ma proprio
mentre stava per
aprire la porta, si ricordò di quello che era successo
l'ultima volta che aveva
lasciato la stanza senza il suo permesso. Aveva causato un sacco di
problemi ed
era stata in seguito punita. Non voleva che succedesse di nuovo.
Ma voleva sapere cosa stava succedendo. Le passò per la
mente che forse Piton
avesse ragione quando la chiamava insopportabile so-tutto-io. Era davvero curiosa e voleva
sapere tutto.
Aprì appena la porta e si rese conto che le voci provenivano
dal piano terra. E
se Lucius era al piano di sotto, non sarebbe in grado di sorprenderla
fuori
dalla stanza.
Con quel pensiero nella mente, prese un respiro incoraggiante e
uscì dalla
stanza. Aveva fatto solo tre passi fuori dalla porta, quando si
fermò ad
ascoltare. Sentiva chiaramente le voci.
“... andato dal Signore Oscuro a causa di questo? Sei davvero
un idiota,
Philix.”
Hermione riconobbe la voce come quella di Lucius. Stava litigando con
Philix?
Perché?
“Faresti meglio a stare attento, Lucius.Ci sono molti
sospetti su di te.” Disse
minaccioso Philix.
Lucius non
mostrò alcuna
preoccupazione: “Non mi importa quello che i tuoi tirapiedi hanno detto su di me. Ho la
fiducia del Signore Oscuro e questo
è più che sufficiente per me.”
“Non ne sarei così sicuro se fossi in
te.”
“Fortunatamente, non sei me, non è vero,
Philix?”
“Scoprirò che cosa stai facendo con quella
Sanguesporco e quando lo farò, andrò
direttamente dal Signore Oscuro.”
Lucius disse beffardo: “Come vuoi.”
"Puoi
atteggiarti ad
intoccabile quanto tu voglia, ma le tue azioni parlano da
sole.” Mormorò Philix
pericolosamente. “Mi chiedo ancora perché hai
deciso di uccidere Antonin. Qual
è stata la vera ragione dietro tutto questo
perché non mi bevo l’intera storia riguardo
il fatto che non fosse dedito alla nostra causa.”
Hermione si coprì la bocca per soffocare un sussulto di
shock. Dolohov era
morto? Lucius lo aveva ucciso?
Sapeva che non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione, ma era
incapace
di muoversi dal punto in cui si trovava.
Il tono della
voce di
Lucius si adombrò: “Chi sei per pretendere delle
spiegazioni da me? Devo
ricordarti che occupo una posizione più alta rispetto a te e
che sono uno dei
più fedeli seguaci del Signore Oscuro? Dovresti sapere che
è meglio non opporsi
a me.”
“Certo.” Disse con calma Philix,
“Sappiamo tutti cosa succede a coloro che ti
si oppongono.”
Lucius rimase in silenzio a quelle parole, ma Hermione poteva
immaginare lo
sguardo omicida nei suoi occhi.
“Hai qualcosa con quella Sanguesporco e io
scoprirò cosa. Perché altrimenti ti
introdurresti in casa mia pretendendo di sapere cosa le ho
fatto.”
“Lei
è mia, Philix. Questo
è tutto ciò che c'è da
sapere.” Sibilò Lucius.
“Mi chiedo perché hai insistito
affinché ti dessi la pozione per fermare la
maledizione, quando ti ho detto che la maledizione sarebbe scomparsa da
sola
nel giro di pochi giorni.” Disse: “Non potevi
sopportare di guardarla soffrire,
vero, Lucius?”
Hermione sentì le lacrime pungere gli occhi mentre restava
completamente
immobile. Era in stato di shock e si rifiutava di credere a tutto
quello che
aveva sentito.
“Lascia la mia casa ora o ti farò pentire del
momento stesso in cui hai deciso
di venire qui.” Disse Malfoy, talmente piano che lo
sentì a malapena.
Hermione non
aveva bisogno
di sentire altro. Aveva sentito a sufficienza per una vita intera.
Silenziosamente tornò indietro verso la camera da letto e
chiuse la porta
dietro di se.
Tutto cominciò a girarle intorno e si appoggiò
contro un muro per sostenersi.
In quell’istante capì tutto. Aveva sbagliato
quando lo aveva accusato di essere
attratto da lei. Non poteva essere più in errore,
perché non era attratto da
lei. Era qualcosa di molto più profondo. Non era amore,
perché le creature come
lui non erano in grado di amare. Ma era qualcosa.
Era affetto. Lui sentiva qualcosa
per
lei. La voleva.
Mai prima d’ora era stata così spaventata. Proprio
quando pensava finalmente di
conoscerlo, si era resa conto che non sapeva nulla di lui. Tutte le sue
teorie erano
state distrutte in un attimo.
Non la odiava.
Non la
disprezza. Lui ... lui la voleva
per
sé. Ma perché?
Philix l’aveva accusato di aver ucciso Dolohov per lei. Non
lo aveva detto
direttamente, ma Hermione l’aveva intuito dalle sue parole e
dalla sua voce.
Lucius aveva ucciso Dolohov a causa sua. Per
lei. Ma perché? Perché Dolohov gli si era opposto
e aveva toccato un suo
possesso? Se quello era il motivo, Lucius non glielo aveva nascosto.
Non
avrebbe avuto alcun motivo di nasconderlo da lei. Conoscendolo, avrebbe
detto
si sarebbe anche vantato di quello e del potere che aveva. Avrebbe
descritto il
modo in cui lo aveva ucciso e che aveva goduto di ogni istante.
Ma non aveva
fatto nessuna
di queste cose. Non aveva mai detto una parola con lei che come se ...
come se
provasse vergogna. Come se fosse un segreto.
Oh dio.
Non poteva credere a quello che stava accadendo. Da quando era stata
catturata
aveva avuto paura della rabbia di Lucius e del suo odio verso di lei.
Ma non la odiava. O forse si? Forse lui la odiava, ma la voleva ancora.
La testa di Hermione era piena di domande senza risposta e sembrava che
stesse
per esplodere.
Era sicura solo
di una
cosa. Non avrebbe più potuto vivere chiedendosi il
perché delle sue motivazioni.
Avrebbe scoperto cosa stava progettando con lei o sarebbe morta nel
tentativo.
Per fortuna, non dovette aspettare a lungo. Il suo sesto senso le disse
che era
sera o forse anche notte e quello significava che lui sarebbe presto
venuto per
andare a dormire.
Nemmeno dieci minuti dopo, lui entrò in camera da letto.
Prendendo un profondo
respiro, lei aspettò finché non parlò.
“Vedo che ti senti meglio.” Le disse, poi si
fermò per un attimo. “Cosa
c’è?”
Hermione poteva immaginare che espressione avesse sul suo viso in quel
momento,
ma non riuscì a cambiarla.
“Perché
mi hai aiutato?” Chiese
con calma.
“Pensavo che l’avresti capito da sola,
Sanguesporco.” Disse strascicando le
parole. “Io-”
“Non farlo.”
Hermione lo interruppe.
Questo attirò l'attenzione di Lucius mentre si avvicinava a
lei: “Non fare che
cosa?”
“Non mentirmi. Dimmi la verità per una
volta.”
“Molto
interessante.” Lucius scoppiò in una risata
fredda. “Bene, perché pensi che ti
abbia aiutato? Per favore, illuminami.”
“Perché non
puoi dirmelo?” Chiese Hermione, tenendo la sua
voce bassa e calma.
“Mi piacerebbe sentire le
tue idee prima. È divertente,
per favore, condividi le tue teorie con me.” Disse Lucius
divertito.
Annuì, poi disse:
“Perché ti preoccupi per me.”
La sua
risata priva di emozioni riempì la stanza ed Hermione si
irrigidì mentre aspettava
che parlasse.
“Pensavo
che avessimo già chiarito questo argomento, Sanguesporco.
Non potrei mai essere
attratto da una Sporc-”
“Non sto parlando di
attrazione.” gli disse.
“Allora di che cosa stai
parlando?”
Il suo silenzio fu una risposta per
lui.
“Non
puoi suggerire quello.” Il
tono di
Lucius era più serio questa volta.
“Cosa pensi che stia
suggerendo, Lucius?”
“Non giocare con me,
ragazza.” L’avvertì.
Hermione annuì:
“Bene. Smettiamo di giocare.”
“Cosa è
successo mentre eri da sola?” Ponderò Lucius.
Lei
decise di chiederglielo direttamente: “Perché hai
ucciso Dolohov?”
Il suo silenzio era una completa
tortura. Se solo avesse
potuto vedere la sua faccia in quel momento. Non avrebbe avuto bisogno
di
parole, i suoi occhi le avrebbero detto tutto.
“Perché non mi
hai detto che lo hai ucciso? Perché?” Chiese
più forte.
“Chi te l'ha
detto?” Era completamente serio, ma Hermione
non aveva paura.
“Non cambiare discorso e
rispondimi. Perché l'hai ucciso?”
“Non
è
affar tuo. Dimmi, come hai fatto a saper-”
“Ho origliato la tua
conversazione di pochi minuti fa.”
Rispose. “Sono rimasta completamente senza parole.”
Dal suo respiro capì che
era sconvolto. Ma non si fermò ed
pretese che delle risposte.
“Hai ucciso Dolohov per
me. Mi hai dato la pozione per la
maledizione, quando sapevi che sarebbe scomparsa da sola in pochi
giorni.
Perché l'hai fatto, Lucius? Perché?!”
“Non
osare alzare la voce! E quello che faccio o non faccio non è
affar tuo. Tu sei
solo una schiava qui. Non devo dirti nulla per quanto riguarda il mio
comportamento.” Sibilò Lucius con rabbia,
controllando a malapena la sua
rabbia.
“Non ce n'è
bisogno. So già perché non lasci che gli altri
mi tocchino o perché ti comportavi in modo strano.”
“Ah, davvero? Pensi di
sapere tutto?”
“So che ti importa di me.
Tu mi vuoi. Forse è una
sorta di affetto-”
“Affetto?
Per te? Preferirei morire piuttosto che provare qualcosa per del
sudiciume come
te!” La rabbia esplose nella sua voce.
“Dimmi la
verità per una volta!”
“Vuoi la
verità?”
“Sì!”
L’afferrò per
un braccio e la tirò con se. Non le disse
nulla mentre la trascinava fuori dalla stanza e giù per le
scale. Hermione
lottò e urlò, ma non servì a nulla.
“Dove
mi stai portando? Fermati!”
“Ti mostrerò
semplicemente quanto mi importi di
te.” La derise Lucius mentre continuava a trascinarla
lungo il corridoio. L’isteria di Hermione raggiunse il suo
picco, ma non poté
fare nulla.
Improvvisamente sentì il
forte rumore delle enormi porte
che si spalancavano. Venne trascinata oltre, quindi spinta rudemente a
terra. Si
preparò all’impatto col pavimento duro, ma si
scontrò con l’erba morbida.
In un
primo momento non riusciva a crederci, ma quando toccò il
suolo sotto di se,
riconobbe la sensazione dell’erba e di sporcizia. Era fuori
da Malfoy Manor. Sentiva
i suoi capelli smossi dal vento e si rese conto che questa era la prima
volta
che si trovava all’aria aperta dalla Battaglia Finale.
“Che
significa?” Chiese Hermione dopo qualche istante, alzandosi
da terra.
“Ti mostrerò
solo quanto ci tengo a te. Ci tengo a te
tanto da consentirti di lasciare la mia casa.”
Parlò con calma, ma c'era qualcosa
nella sua voce.
Hermione sentiva che non era calmo
come voleva dimostrare.
“Lasciare?”
Chiese con incredulità.
“Sì. Sei
libera. Vai. Corri.”
“Che cosa stai
tramando?”
“Niente. Ti sto dando
indietro la tua libertà.” Disse con
tono innocente.
“Ma-”
Lucius la interruppe:
“Certo, che maleducato! Dovrei
riportarti dove ti ho trovato!”
Si
mosse verso di lei e la strinse contro di se.
“No!”
Urlò Hermione e lo spinse via.
“Che succede? Non vuoi
andare al Campo di Battaglia? Forse
dovrei Materializzarsi a Diagon Alley?”
Hermione scosse la testa:
“No!”
“Tu mi hai costretto a
farlo, Sanguesporco. Hai insistito
dicendo che provo sentimenti per te e io sento il bisogno di mostrarti
come ti
sbagli. Non c'è altro modo.” Disse in modo
mellifluo e fece un passo verso di
lei. Quando le sue mani la toccarono di nuovo, lei fece un passo
indietro.
“Non
farlo.”
“Mi sorprendi. Non avrei
mai pensato che volessi stare con
me.” Ridacchiò freddamente, senza dubbio godendo
del potere su di lei.
“Come puoi aspettarti che
va-vada fuori? Ci sono
Mangiamorte ovunque.” Il suo labbro inferiore tremava.
“Sai cosa mi succederebbe.”
“Lo so.” Disse
con calma. “Ma è tutta colpa tua. Ora,
dammi la mano in modo che possa Materializzarci-”
“Per favore.”
“Chiedo scusa?”
“Per favore.” Ripeté
più forte questa
volta, l’umiliazione che la faceva arrossire.
"Cosa vuoi adesso, Sanguesporco?
Hai sprecato già
abbastanza tempo.” Strascicò Lucius con voce
annoiata.
“Lo sai che non posso
andare fuori.”
“Puoi.
Sai solo
che non è una buona idea, considerando tutto ciò
che accadendo al di fuori.” Poi
prese un respiro profondo. “Che cosa vuoi che io
faccia?”
“Lasciami stare
qui.”
Hermione
non riusciva a credere alle sue parole. Chi avrebbe mai pensato che
sarebbe
finita per pregarlo di lasciarla stare con lui? Come cambiano le cose.
“Perché dovrei
farlo, Mezzosangue?”
“Perché
....” Non finì la frase, non sapendo cosa dire.
Che cosa poteva offrirgli per fargli cambiare idea?
“Il
tuo stare qui è stato solo una fonte che problemi. E io non
sopporto i
problemi.”
“Per favore.”
Iniziò di nuovo. “Farò ...
Io-”
“Sì?”
la prese in giro lui.
“Che cosa vuoi da me?
Farò di tutto.” Sussurrò, sentendo
le lacrime agli occhi. Si odiava in quel momento. Odiava lui per averla
costretta a quello.
“Be', hai alcuni
attributi che troverei… piacevoli.”
Disse con voce setosa,
inviando brividi lungo il corpo di Hermione.
“Che cosa vuoi
dire?” Chiese e si abbracciò con le
braccia.
Fece un passo verso di lei e si
chinò: “Sei grande
abbastanza per sapere cosa voglio dire.”
Non
voleva dire quello,vero? Non poteva
essere ... aveva detto che non mi avrebbe mai toccarla in quel modo.
“Ma tu hai
detto.” Iniziò Hermione, con voce tremante.
“Hai detto che non ti saresti mai abbassato a sufficienza per
avere qualcosa
con me in quel modo. Che non dovevo aver paura, perché non
avresti mai forzato
te stesso-”
“Questo è
vero. Ho detto che non ero come i miei colleghi
e che non ti avrei mai violentato.”
Hermione fece una smorfia a quella
parola, ma non disse
nulla. Era incredibile come riuscisse a parlare di quelle cose
disgustose con
una voce morbida e setosa. Rendeva la cosa ancora più
intimidatoria.
Lui
continuò: “E ho sempre mantenuto la mia parola.
Non ti sto costringendo a
qualcosa. È una tua scelta se restare o andare
via.”
La gola di Hermione
iniziò a chiudersi, ma
riuscì a chiedere: “Restare e ..
dividere il
tuo letto?”
“Non sarà il
letto per tutto il tempo, Sanguesporco.” La
derise. “Tendo a sperimentare. A volte sarà sul
pavimento o contro il muro.”
“Fermati!”
Deglutì a fatica, poi prese un respiro
tremante. “Non posso ... non posso sopportarlo.”
“Deciditi,
Sanguesporco.”
“Io-”
“Ti avviso-Se mi scegli,
dovrai mostrare il tuo
apprezzamento stasera.”
La testa di Hermione sentiva le
vertigini e sembrava che
tutto girasse intorno a lei. Era troppo, ma non aveva il tempo di
pensare.
Doveva decidere.
Decidere tra la morte o
l’essere la schiava dei bisogni di
Lucius?
Non
voleva morire. Aveva il terrore della morte, ma non poteva fare quello con Lucius Malfoy. Non sapeva
come e forse era peggio
dell’essere morti.
Ma se non fosse morta? E se qualche
altro Mangiamorte l’avesse
presa una volta rimasta sola a Diagon Alley?
Doveva confessare che Lucius era
l'opzione migliore. E
forse non sarebbe stato troppo brutale.
“Be’? Non ho
tutto il giorno. È già piuttosto tardi.”
“Vorrei
rimanere qui.” Disse alla fine, sperando che Ron e Harry non
la stessero
osservando da qualche parte e non la odiassero.
“Ti rendi conto che
quello che significa, Sanguesporco?” Chiese,
serio.
“Lo so.”
Dopo un attimo di silenzio, lui
annuì: “Bene. Spero tu
capisca questa era la tua prima e ultima possibilità di
andartene da qui. Non
l’avrai mai più.”
Hermione non disse nulla, era
troppo occupata a lottare
contro le lacrime.
“Ora,
credo che abbiamo delle cose da fare questa sera.”Disse quasi
seducente e le
prese la mano.
Hermione lo seguì in
silenzio mentre la riportava in casa.
In qualche modo le sembrò come se stesse lasciando tutta la
sua innocenza e la
sua infanzia in quel giardino.
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Capitolo 18 *** Surrender ***
Questa
è la traduzione della storia
“In the dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter eighteen: Surrender
“Andiamo,
'Mione! Puoi finirlo
un'altra volta.” Insistette Ron, cercando di convincere
Hermione ad andare a
cena con lui e Harry.
“Non posso. Non ho molto tempo.” Rispose lei, senza
alzare lo sguardo dai
libri.
La sala comune
era vuota, tutti se
ne erano andato a cena e Ron era ansioso di andarci.
“Ma
il saggio è per la prossima
settimana!” Si intromise Harry, cercando di aiutarlo.
“Be', a differenza di alcuni, mi piace che tutto sia
organizzato.” Rispose lei
con calma.
Ron annuì: “Sono d'accordo.” Poi
aggiunse:
“Ma puoi essere organizzata dopo la cena.
'Mione, sto morendo di fame!”
Harry alzò gli occhi a questa affermazione e
mormorò: “Niente di nuovo in
questo.”
“Quando
avete intenzione voi due di
lavorare sui vostri saggi?”
Harry e Ron si scambiarono occhiate nervose, poi si guardarono intorno
come se
avessero paura di essere sgridati. Hermione alzò le
sopracciglia nella loro
direzione, in attesa di una risposta.
Ron fu il primo a parlare: “Beh, abbiamo intenzione di
iniziare dom-”
“Iniziare?”
Chiese, sconvolta a
causa della mancanza di responsabilità dei ragazzi.
“Vuoi dire che non l’avete
ancora iniziato?”
“‘Mione, per favore, non farti venire un
colpo!” Disse Harry con voce
drammatica.
“Voi due siete incredibili.” Si limitò a
commentare, poi abbassò lo sguardo sul
libro.
“Hermione, andiamo. Hai tutto il tempo per finirlo. Andiamo a
cena. Sto
seriamente morendo di fame.” Provò Ron per
l'ultima volta.
Non
poté evitare che le si formasse
un sorriso sul viso, ma non cambiò idea: “Voi due
andate a cena.”
“Ma che cosa dici di te?” Chiese Ron, scuotendo la
testa. “Come puoi saltare la
cena? Non hai fame?”
La sua voce divenne più decisa, mentre parlava:
“Ronald, ho detto di no. Voi
due andate senza di me. Sto benissimo. Andate. Mangiate.”
Harry si
lasciò sfuggire un sospiro,
tuttavia si voltò per andarsene. Ron lo seguì, ma
poi si fermò e si voltò verso
di lei: “Ti porteremo un po' di cibo.”
Gli occhi di Hermione lasciarono i libri e inviarono ad entrambi dei
sorrisi
amichevoli prima di annuire: “Bene grazie.”
Ron spinse Harry e disse con orgoglio: “Vedi, te
l’avevo detto che aveva fame!”
“Ronald!”
Prima
che
lasciassero la stanza, sentì Harry sussurrare:
“Merlino, dovrebbe ottenere dei
punti extra per saltare il pasto.”
Scosse la testa e sorrise prima di guardare di nuovo verso i suoi
libri. Non
riusciva ad essere infastidita, perché sapeva che sarebbe
dovuta essere grata
per degli amici come Ron e Harry e lo era davvero. Se solo avesse
saputo dove
sarebbe stata solo pochi mesi dopo, sarebbe andata a cena. Se avesse
saputo
dove Ron e Harry sarebbero stati pochi mesi dopo, sarebbe andata a cena
con
loro. Ma non lo sapeva. Nessuno lo sapeva
“Avevo
l'impressione che almeno in teoria
sapessi quello che si doveva fare.” La voce di Lucius la
riportò alla realtà.
“Lo so.” Rispose, arrossendo.
“Allora sai che è impossibile per noi far
qualsiasi cosa mentre tu stai in
piedi dall'altra parte della stanza.”
Fu
allora che Hermione si rese conto che era in piedi vicino a un muro,
lontano da
Lucius. Era rimasta completamente confusa e disorientata fin da quando
l’aveva
riportata in casa. Sembrava che la sua capacità di pensare
con chiarezza fosse
restata in quel giardino, quando aveva fatto il patto con il diavolo.
“Vieni qui, Sanguesporco.”
E lei ubbidì, sapendo che non aveva altra scelta. Le
passò per la mente che
forse stava solo giocando con lei quando l’aveva minacciata
di liberarla e di lasciarla
sola a Diagon Alley. Ma se avesse detto sul serio? Non poteva
rischiare. La sua
vita era in gioco e non era stata una decisione facile. Ma Hermione
aveva
scelto la vita. Almeno questo era quello che sembrava.
Mentre
camminava lentamente verso la sua voce, il cuore le batteva
all’impazzata,
minacciando di scoppiarle fuori dalla gabbia toracica. Era
così nervosa e non
aveva idea di cosa ci si aspettava da lei. Come
poteva sapere? Non era come se avesse alcuna esperienza in
quell’ambito. E anche se avesse avuto esperienza, Hermione
era sicura che
sarebbe stata ancora del tutto inesperta e innocente rispetto a Lucius.
Che
cosa si aspettava da lei?
Si fermò di fronte a lui e si accorse che era seduto sul
bordo del letto. Una
piccola voce nella sua testa stava cercando di convincerla che quello
era un
buon segno. Probabilmente voleva farlo nel letto. Era sempre meglio che
contro
una parete o sul pavimento. Almeno per la prima volta. Ma poi
verrà la seconda
volta e la terza e .... E se è brutale a letto? Violento?
Si
fermò prima che i suoi pensieri andassero completamente
fuori controllo. Aveva
l'abitudine di pensare troppo alle cose, ma non le sarebbe stato
d’aiuto un
esaurimento nervoso.
“Ho bisogno di farti una domanda.” La sua voce
tagliò il silenzio. “Mi stavi
dicendo la verità quando hai detto che non era successo
niente con Antonin
mentre eri con lui?”
Hermione rabbrividì al ricordo. Perché glielo
stava chiedendo? Gli aveva già
detto che non era successo niente. E poi, non aveva bisogno di
ricordare il tempo
che aveva trascorso con Dolohov.
“Te
l’ho già detto.” Ribatté,
più duramente di quanto volesse.
“Sei
sicura?”
“Sì.
.. Sei arrivato in tempo.” Disse con calma, ricordando nella
sua mente tutto
quello che era successo durante il suo soggiorno con Dolohov. Per un
momento le
sembrò come se potesse sentire ancora il suo respiro
disgustoso.
Lucius rimase in silenzio per qualche secondo come se fosse perso nei
suoi
pensieri, ma poi parlò: “Spogliati.”
Ordinò freddamente e senza alcun tipo di
emozione.
Hermione
deglutì a fatica, ma non si mosse immediatamente. Il suo
corpo non l'ascoltava.
Era come se si stesse ribellando contro di lei e non volesse muoversi.
“Sanguesporco, ora non è il momento per la
disobbedienza.” Disse con voce
strascicata: “Dopo tutto, questa è stata una tua
idea.”
Non
gli disse nulla mentre le sue mani toglievano il vestito che indossava.
Lui
aveva in qualche modo ragione. Le era stata data una scelta e aveva
preso una
decisione. Ora doveva convivere con le conseguenze.
Era
meglio farlo in fretta piuttosto che tergiversare per guadagnare tempo.
Sarebbe
stato solo più scomodo per lei. Si stava ripetendo che
l’aveva già vista nuda
prima e che non sarebbe stato nulla di nuovo per lui.
Ma
questo non impedì alle sue mani di tremare, quando
sollevò la veste sopra la
testa e la lasciò cadere sul pavimento accanto alle sue
gambe.
Nessun
rumore proveniva da Lucius e Hermione
sentiva già le lacrime agli occhi. Ma non
l’avrebbe dato a vedere. Le lacrime
erano inutili e solo una perdita di tempo. Così strinse i
denti e si coprì
rapidamente con le mani, non in grado di fermarsi. Era il momento
più umiliante
di tutta la sua vita, ma in qualche modo sapeva che non era neanche
lontanamente finito. Ci sarebbero stati molti altri momenti ancora
più
umilianti per lei in quella notte.
“Brava
ragazza.” Disse Lucius come se stesse parlando con un cane.
Hermione fece quasi un passo indietro quando lo sentì
alzarsi, ma si costrinse
a star ferma.
“Ma
lo spogliarsi di solito vuole che si tolgano tutti
i vestiti.”
Hermione rimase sorpresa alle sue parole. Che cosa stava facendo?
Perché la
stava torturando in quel modo? Doveva solo prenderla e da farla finita.
Questo
era ciò che voleva, ma i suoi desideri non erano importanti
per lui.
“Perché?”
Chiese confusa, ancora non toccandolo.
Lucius sorrise: “Lo sai che è necessario essere
senza abiti per essere in grado
di-”
“Non intendevo quello.” Lo interruppe.
“Voglio dire ... Io…”
“Sì?” Disse con voce strascicata.
Hermione fece un respiro tremante, non sapendo cosa dirgli.
Dopo
un lungo momento di silenzio, si lasciò sfuggire:
“Prendimi e basta.”
“Ho paura di non aver capito.”Disse Lucius con tono
innocente.
“Colpiscimi. Strappami i vestiti. Gettami sul letto. Spingimi
contro un muro.”
Lo stava implorando con un filo di voce. “Prendimi e farla
finita.”
“No.”
Quella
parola era stata pronunciata con così tanta sicurezza che
Hermione sapeva che
non aveva alcuna possibilità di convincerlo diversamente.
“Perché no?” Mormorò.
“Non credo che sarebbe così difficile per
te.”
“Questo è vero. Ho esperienza con queste
cose.” Disse realisticamente, inviandole
i brividi lungo il corpo.
Stava cercando di spaventarla ancora di più? Stava per darsi
a lui e l'ultima
cosa di cui aveva bisogno di sentire era come lui avesse esperienza con
la
brutalità a letto.
“Ma
questa volta è diverso.” Continuò.
“Farai tutto quello che dico. In questo modo
non sarà necessario usare la violenza.”
Non l’aveva fatta sentire meglio, sapendo che avrebbe usato
la violenza solo se
necessario. Sapeva che non sarebbe stato gentile. Era ridicolo pensar
anche
solo pensarci.
“Spogliati, Sanguesporco.”
“Va bene.” Disse con calma.
“Farò come dici tu.”
“So
che lo farai.” Rispose con sicurezza.
“Ma ho una richiesta.” Aggiunse.
Quello attirò la sua attenzione mentre chiedeva con aria
divertita: “Una
richiesta?”
Lei annuì: “Sì.” Poi si
fermò. “Puoi...possiamo…fare
quello... al buio?”
Ridacchiò con freddezza del suo disagio:
“È divertente vederti lottare con
parole. Non è da te. Avrei
un bel paio
di espressioni per ciò che stiamo per fare. Se ti
piace-”
“No”
Lo interruppe lei. “Non voglio sentirlo.”
“Sei sicura. Per quanto sia divertente vederti senza parole,
penso che sarebbe
interessante per te imparare alcune frasi nuove.”
“Non è necessario.” Quindi chiese,
nervosa. “Allora, possiamo?”
“Possiamo cosa? Fare che cosa
al
buio?” La derise.
Hermione
era un disastro e non aveva bisogno anche delle
sue prese in giro. Se avesse continuato in quel modo sarebbe solo una
questione
di tempo prima di scoppiare in un pianto isterico.
“Per favore.” Disse, sperando che mostrasse un po'
di pietà.
“Tu
sei già al buio, allora perché ... Oh, certo. Sei
timida.” Le
sorrise.
Hermione si strinse ancora più forte e sperò solo
di morire in quel momento.
“Per favore.” Ripeté, odiandosi per
sembrare così debole, ma non era sicura se
sarebbe che stata in grado di fare qualsiasi cosa sapendo che poteva
vederla,
il suo corpo, il suo volto, ogni suo movimento.
Lui rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì: “ Bene. Suppongo
che non ci sia niente di
sbagliato con l'essere al buio. Aggiunge del
mistero, non ti pare?”
Hermione
rilasciò il respiro, sperando che sarebbe stato
più facile se sapeva che non
era in grado di vederla completamente.
“Nox” Disse lui e un attimo dopo Hermione si
rilassò un po'. Sapeva che poteva
ancora vederla, ma almeno non così chiaramente come prima.
“Ora, dove eravamo rimasti? Ah, sì.
Spogliati.” Ordinò, questa volta sembrava
irritato.
Hermione
prese un respiro incoraggiante e rapidamente ti tolse le mutande, poi
aspettò
per le sue istruzioni. Poteva solo pregare che la camera fosse
abbastanza buia.
“Ora spogliami.”
Era stato completamente inaspettato. Non voleva toccarlo. Ma cosa si
aspettava?
Hermione si morse il labbro inferiore e cercò di allontanare
le mani dal suo
corpo e toccare quello di lui. Solo il pensiero di sfiorare la sua
pelle nuda
la faceva sentire nauseata. E perché lo voleva in ogni caso?
Aveva sempre
sostenuto di essere disgustato da lei, perché voleva che lo
toccasse?
Così
tanti
pensieri erano nella sua testa, ma ora non era il momento di analizzare
tutto.
Ora era il momento di rilassarsi e di provare a farcela.
Le sue mani trovarono il suo corpo e si rese conto che indossava una
camicia.
Si era aspettata che avesse indosso delle
vesti, ma era normale che non indossasse abiti pesanti in
casa propria.
Cercò di slacciare i bottoni senza realmente toccarlo, ma
era difficile. E il
tremito delle sue mani non lo rendeva affatto più facile.
Stranamente, Lucius
non disse nulla.
Dopo un minuto o due fu finalmente in grado di slacciare tutti i
bottoni e la
camicia venne tolta. Hermione sentì che cadeva sul
pavimento. Rapidamente tolse
le mani dal suo corpo, non volendo toccarlo più del
necessario.
Ma
poi ricordò a se stessa che non era ancora finito.
Mordendosi il labbro
inferiore, titubante raggiunse per i pantaloni. L’
umiliazione la stava facendo
arrossire e il sangue le pulsava nelle orecchie.
Non riusciva a vedere dove fosse la sua cintura e non voleva toccarlo
in luoghi
inappropriati, così mise
le mani sul suo
petto spostandole verso il basso fino a raggiungere la cintura. Forse
era tutta
la sua immaginazione, ma lo aveva sentito irrigidirsi quando le sue
mani
avevano toccato il suo petto nudo. Era caldo e morbido ma muscoloso.
Non se ne
era mai accorta prima d'ora. Non volendo pensare oltre al suo corpo,
spinse
quel pensiero via mentre lottava con la cintura.
Ancora non riusciva a credere a quello che stava facendo. Quando
finalmente
slacciò la cintura, si fermò, incapace di
continuare.
“Posso
fare il resto da solo altrimenti staremo qui tutta la notte.”
Le sibilò Lucius
e Hermione si rilassò un po’ mentre faceva
un passo indietro.
Sentì il rumore del fruscio dei vestiti, poi il silenzio.
Solo un attimo dopo
la schiena venne tirata contro il suo petto nudo e le
circondò la vita sottile
con le braccia. Hermione si irrigidì alla vicinanza
improvvisa. Il suo corpo
era caldo e duro. Le passò per la mente che si sentiva come
se si stesse
appoggiato ad un muro. Lui indossava ancora le mutande, poté
dire.
Prima che avesse la possibilità di dire qualcosa, lo
sentì calare le labbra sul
suo collo.
“Mia.”
Sussurrò in un orecchio.
L’aveva detto con una tale possessività che
terrorizzò Hermione, ma non ebbe il
coraggio di dire nulla.
“Mia da prendere.” Aggiunse. “Mia da
distruggere.”
Si muoveva molto lentamente, accarezzandole le braccia con la punta
delle dita.
Il respiro di lei era rapido e instabile, rivelando la sua paura, ma
resistette.
Non aveva altra scelta.
“Hai paura?” Le mormorò.
Sapeva
che era inutile mentirgli. Non aveva bisogno di fare come voleva; non
aveva
nemmeno bisogno di fingersi coraggiosa, perché Lucius aveva
capito
perfettamente la situazione. Poteva sentire il suo tremore e quella era
la
prova di quello che lei stava provando.
Le sue mani lentamente e quasi pigramente salirono. Fece scorrere le
dita sopra
il suo stomaco e Hermione trattenne il respiro, irrigidendosi
completamente
mentre finalmente le appoggiava le mani sui seni, che
cominciò a massaggiare in
un primo momento con leggerezza, ma poi sempre più forte
fino a che lo stava
pregando silenziosamente di fermarsi.
In
quel momento Hermione chiuse gli occhi, cercando di ignorare quello che
stava
accadendo. Ma era impossibile quando si era quasi dimenticata di
respirare alla
sensazione del suo tocco.
Non toccarmi. Allontana le mani. Per
favore.
Improvvisamente un ricordo la travolse. Quando Lucius l’aveva
insultata,
dicendo che non riusciva a capire cosa Dolohov avesse visto in lei che
rappresentava patetica scusa per gli attributi femminili.
L’aveva fatta sentire
così disgustosa e brutta con quella frase. Ma ora mentre che
le sue mani si
muovevano su e giù per il suo seno, non si stava lamentando
ne la stava
insultando.
Hermione
era completamente rigida, aspettando solo che lui terminasse e la
facesse
finita. Forse non avrebbero avuto bisogno del letto. Visto il modo in
cui
stavano andando le cose, sembrava che stesse pensando di prenderla al
centro
della stanza.
Pensieri orribili entrarono nella sua testa, ma poi venne spinta e
gettata
senza tanti complimenti sul letto.
Questo è tutto.
Fu
su
di lei solo un secondo più tardi, il suo peso a spingerla
sul materasso. Anche
se si era promessa che non avrebbe pianto, era impossibile trattenere
le
lacrime. La realtà di quello che stava accadendo alla fine
la colpì
Le mani dell’uomo si stavano muovendo sul suo corpo, portando
via quel poco di privacy
che le rimaneva. Improvvisamente i suoi amici apparvero nei suoi
pensieri. Era
disgustosa e avevano tutto il diritto di odiarla. Cosa avrebbe detto
Ginny se avesse
saputo quello che aveva permesso accadere?
Ron ... Ron dolce e innocente ... Era stato ucciso con le stesse mani
che ora stavano
sfregando e accarezzando le sue cosce. Lucius fece scorrere le dita sul
suo ventre,
non lasciando nulla di intatto.
“No.”
Protestò debolmente quando si rese conto di quanto fosse
sbagliato, ma lui la
ignorò mentre la costringeva ad allargare le gambe con il
ginocchio.
“Tu sei mia, Sanguesporco.” Le sibilò,
appuntandole i polsi sopra la testa con
la mano sinistra nel tentativo di fermare le sue proteste.
“Sei stata mia fin
da quel giorno al Campo di Battaglia. Posso fare quello che voglio con
te. E
non c'è niente che tu possa fare per fermarmi. “
Sentiva il suo temperamento cambiare da calmo ad
affamato mentre guardava il suo corpo dimenarsi.
“Lo
sai che appartieni a me.” Disse con freddezza e fiducia.
“Ti ho salvato così
tante volte. Ti ho protetto dai miei amici quella sera, ti ho salvato
da
Dolohov, Philix ... Al diavolo, ho anche ucciso per te.”
Sussurrò l'ultima
frase.
Il labbro inferiore di Hermione tremava mentre lo ascoltava. Aveva
ragione.
Anche se non era ancora chiaro il motivo per cui aveva ucciso Dolohov,
decise
che non era il momento giusto per chiederlo.
“Credo di avere tutto il diritto di prendere ciò
che è mio e quello che ho
protetto dagli altri.” Fece scorrere un dito lungo il suo
viso.
“Non
devi farlo.” Riuscì a dire, ancora trattenendo i
singhiozzi dentro di se.
“È vero. Ma lo farò.”
Strinse la presa sui suoi polsi mentre la rabbia lo assaliva:
“Pensi che Potter
dovesse uccidere mio
figlio?”
Hermione
rimase in silenzio alle sue parole e il terrore la travolse. Parlare di
Draco
sembrava sempre tirare fuori il peggio da lui. Lei sicuramente non
aveva
bisogno di un Lucius furioso in quel momento.
“Lo ha ucciso senza pensarci due volte! Draco non
l’aveva nemmeno visto
arrivare.” Continuò, rabbia e amarezza nella sua
voce.
Senza aggiungere altro, forzò le gambe ad aprirsi ancora di
più mentre si
metteva tra le sue cosce. Hermione non si era mai sentita
più vulnerabile come
in quel momento.
Girò
la testa di lato, una lacrima scivolò giù per la
guancia e sui suo capelli.
“Per favore ...”
“Per favore?”
Chiese freddamente:
“Pensi che avrò pietà di te?
Perché dovrei?”
“Io...Sono solo-”
“Che
cosa? Un bambina? Una ragazzina?" Sputò con veleno.
“Anche Draco era
giovane e ora è morto. A causa tua e dei tuoi patetici
amici.”
Hermione si morse l'interno della guancia e rimase in silenzio,
sperando che la
sua rabbia passasse.
“Bene, signorina Granger.” Parlò con
eleganza. “Benvenuta nell’età
adulta.”
Con
quelle parole si spinse dentro di lei con una tale forza che
sentì di venir
lacerata a metà. Un urlo terribile le sfuggì
dalla bocca e si dimenò contro di
lui nel tentativo di allontanarlo e liberarsi del dolore terribile che
le stava
infliggendo.
Lo sentì sibilare in puro piacere, mentre lei gridava di
dolore. Non aveva
senso. Come poteva un tale atto portare tanto piacere a qualcuno e allo
tempo
stesso tanto dolore all’altro?
“Fa tanto male, piccolina?” Canticchiò
beffardamente Lucius dopo pochi istanti.
Stava
tremando dal dolore e non era in grado di dire nulla. Presto
percepì il sapore
del sangue in bocca per l’essersi morsa la lingua con troppa
forza. Lasciandole
i polsi, Lucius si sostenne sopra di lei sulle proprie braccia.
“Questo fa male?” Chiese mentre usciva da lei per
poi spingersi di nuovo dentro,
facendola gridare ulteriormente per il dolore.
“Per favore, non ... non ti muovere.”
Pregò mentre stringeva le cosce intorno a
lui, cercando di tenerlo fermo. Faceva molto più male quando
si muoveva.
Portò
le mani sulle sue spalle e le dita ben presto sentirono delle cicatrici
sulla
sua pelle. Non ebbe il tempo di pensare dove e come le avesse avute che
lui si
mosse di nuovo, ignorando le sue suppliche.
“Tu.Sei.Mia.” Scandì ogni parola con una
spinta dei fianchi.
Gli
affondò le unghie nelle spalle, ma in tutto il suo piacere
non sembrò
importargliene o
nemmeno notarlo.
Improvvisamente venne spostata.
Senza
rompere il loro legame, Lucius si tirò a sedere con Hermione
su di se. Il
cambiamento di posizione la confuse, ma tutto quello su cui riusciva a
concentrarsi era il dolore.
Una volta aveva letto che il dolore passava dopo qualche istante, ma
nel suo
caso non sembrava così.
Non sapendo dove mettere le mani, le avvolse intorno al collo di lui e
aspettò che
si muovesse di nuovo.
“Non
c'è bisogno di piangere, cara ragazza.” Le disse,
probabilmente sentendo le
lacrime sulla sua pelle. “Dovevi perdere prima o
poi.”
Ma non dovevi essere tu. Non doveva
andare così.
“Ora muoviti, Sanguesporco.” Ordinò,
mettendole le mani sui fianchi.
“C-cosa?” Chiese, prendendo un respiro tremante.
“Muoviti. Su e giù.”
Dopo
averlo sentito, il suo pianto si intensificò.
Perché la stava umiliando? Non
era sufficiente quello che le aveva già fatto?
“Perché?” Chiese tra i singhiozzi,
ignorando la sensazione di lui dentro di se.
Il dolore non era
così intenso quando
non si muoveva, ma sapeva che non avevano nemmeno
lontanamente finito.
“Perché ogni volta che ripenserai a questa notte,
ti ricorderai che sei stata
tu a muoverti su e giù su di me.”
Spiegò Lucius, un po' a corto di fiato.
Sembrava come se si stesse controllando.
Esitò,
non sapendo come fare quello che le stava chiedendo.
“Fallo, Sanguesporco. Posso ancora riportarti a Diagon
Alley.” Minacciò, poi
aggiunse: “Anche se, potresti non essere più
così interessante per alcuni
Mangiamorte senza la tua virtù.”
Hermione non aveva bisogno di ascoltare le sue parole. Non aveva
bisogno di
sentire di nuovo le sue minacce, perché sapeva quello che
doveva fare. Sarebbe
stato inutile fermarsi ora. Tutto era già andato perso e
l'unica opzione era
quella di farla finita.
Così
prese
un respiro profondo e si sollevò, ansimando alla sensazione
di ritrazione. Le mani
di Lucius sui suoi fianchi la spingevano a continuare e prese un
respiro
profondo mentre si abbassava nuovamente. Le sfuggì un
sussulto e istintivamente
appoggiò la testa contro la sua
spalla, attendendo qualche istante che il dolore passasse.
La sorprese che non le dicesse nulla per metterle fretta mentre
rimanevano
immobili.
Quando si sentì pronta, ripeté il movimento. Non
sfuggì alla sua attenzione
come Lucius sibilasse per il piacere ad ogni suo movimento e come le
sue mani
possessive, ma in qualche modo gentili si spostassero sui suoi fianchi,
accarezzandole la pelle, guidando e controllando i suoi movimenti.
“Brava.”
Gemette per la beatitudine. “Stai imparando.”
Le sue parole la stavano ferendo
più che il dolore fisico
e le lacrime scivolarono giù per le guance, ma quello non
sembrò importargli.
Era impossibile che non lo notasse, ma aveva semplicemente scelto di
non
prestarci attenzione.
Ben presto si stavano muovendo
insieme, Lucius prendendo sempre
più il controllo fino a quando non la capovolse di nuovo,
spingendola sul letto
e strisciandole sopra.
Hermione
sapeva in qualche modo la sua parte era stata fatta. L’aveva
umiliata,
facendola sentire come una puttana e una traditrice e ora era il suo
turno di
godere del suo corpo completamente.
Dopo un po’
sentì che il dolore diminuiva di una certa
misura. Non ci furono baci, solo mani e il movimento dei suoi fianchi.
Il suo
tocco era prepotente, ma anche dolce talvolta. Ci fu un momento in cui
la sua
mano le sfiorò il seno e quel tocco la fece sentire bene.
L’assalì la vergogna
a quel pensiero.
Non
si mosse affatto mentre lo lasciava fare quello che
voleva con lei. Sentiva il ritmo diventare sempre più veloce
ad ogni spinta. Il
respiro gli usciva in brevi rantoli ora e Hermione voltò la
testa di lato. La
sua mente era vuota, senza alcun pensiero logico. Si ritrovò
a ponderare quanto
fosse morbido il materasso sotto di se e come probabilmente avrebbe
avuto dei lividi
sulle cosce il giorno dopo.
Ma poi si rese conto di una cosa che la terrorizzò. Lui
sosteneva il suo peso
sui gomiti, in modo da non schiacciarla, ma la sensazione di lui su di
lei, il
suo peso premuto sul suo corpo la faceva sentire ... confortata
e sicura in
qualche modo.
Si stava mordendo il labbro inferiore per distrarsi quando Lucius
grugnì
pesantemente sopra di lei. Chiudendo gli occhi, si arrese a lui
completamente
mentre i loro corpi erano avvinghiati nell’atto
più primordiale.
***
Hermione gli
voltò le spalle e si
tirò la coperta sopra il corpo, nascondendosi da lui. Lo
sentiva ancora
ansimare in silenzio accanto a lei. I loro corpi non si stavano
più toccando ed
era grata per questo. Era stata toccata più che a
sufficienza da lui. Almeno si
era allontanato immediatamente da lei quando aveva...finito.
Aveva smesso di piangere ad un
certo punto, non era sicura
di quando esattamente, ma ora mentre la vergogna l’assediava,
i singhiozzi
minacciarono di tornare.
Se solo potesse fare un bagno e
pulirsi. E che dire di
lui? Non sentiva la necessità di lavare via ogni prova di
quello che era
successo?
Fece un respiro
profondo, sopprimendo
altri singhiozzi. Non voleva che sentisse quanto era riuscito a farla a
pezzi.
Quando lo sentì espirare profondamente, si avvolse
strettamente la coperta
attorno al suo corpo, nascondendo il viso nel cuscino morbido. Non
voleva
pensare a quello che era appena accaduto tra loro due, voleva solo
dimenticarlo
come se non fosse mai accaduto.
E adesso?
Come sarebbe stato il loro rapporto
d'ora in poi? L?avrebbe
trattata ancora come sporcizia, una patetica Sanguesporco?
Probabilmente si. Aggiungerebbe
solo puttana alla sua lista.
Si
sentì male al pensiero di farlo
ancora con Lucius. Era sicura che
non sarebbe stata in grado di sopportarlo.
“Lumus.”
Mormorò lui e Hermione premette la testa nel
cuscino, cercando di nascondersi.
“Quando ti ho visto per
la prima volta, non ho mai pensato
che saresti stata così facile da controllare.”
Disse alla fine, tagliando il silenzio.
Hermione si irrigidì al
suono della sua voce e aspettò che
continuasse.
“Eri
solo una bambina allora, ma avevi
così tanta determinazione e l'orgoglio nei tuoi
occhi.” Poi
si chinò verso di lei, afferrandole il
mento e facendola voltare verso di lui.
“Non più. Ora
il sguardo è privo d’espressione.”
La lasciò dopo pochi
istanti, emettendo un sospiro
infastidito.
“Smettila con questo tuo
pianto patetico.” Le sibilò. “Dovresti
essere grata che sia io, Sanguesporco.”
Hermione ancora
non disse nulla.
Doveva ammettere che era contenta che la sua prima volta era accaduta
con
Lucius e con un motivo e non in una qualche sporca prigione con Dolohov
o sul
campo di battaglia con un gruppo di Mangiamorte. Ma questo non la
faceva
sentire meglio. Ed era una scusa povera per quello che aveva fatto.
C’erano
state persone coraggiose che sono morte durante la guerra, che avevano
dato la
vita per la loro causa e che cosa stava facendo lei? Andava a letto con
il
nemico, perché aveva paura della morte.
Era patetica.
“Sei
muta, adesso?” Lucius si stava
arrabbiando, ma non le importò.
Non aveva
voglia di parlargli. Non
riusciva a concentrarsi sulle parole, perché la sua mente
era piena di tutto
quello che era successo tra loro due.
Almeno non era così
brutto come pensava che sarebbe stato.
Aveva paura che Lucius fosse un uomo violento o brutale a letto, ma si
sbagliava. Non era stato gentile o premuroso, ma non si era mai
aspettata che
lo fosse.
Dio, si sentiva sporca. E sapeva
che non era solo nella
sua mente, perché poteva sentire qualcosa di secco sulle
cosce.
“Posso
andare in bagno?” Chiese
improvvisamente, la sua voce più debole di quanto si
aspettasse.
“Che sorpresa. Sai
parlare.” Rispose con sarcasmo, poi aggiunse:
“Accomodati.”
Non perdendo tempo, si avvolse
rapidamente una coperta
attorno al corpo e si alzò dal letto.
“Bé
Mezzosangue, non siamo un po’ troppo modesti dopo
tutto quello che ho visto pochi minuti fa?" Fece una smorfia.
Hermione lo
ignorò mentre camminava
lentamente verso il bagno. Fece una smorfia di dolore quando mosse il
primo
passo, ma poi indossò una maschera forte e nascose le prove
del disagio che
provava, anche se ogni movimento le bruciava.
Quando finalmente entrò
nella stanza da bagno, chiuse la
porta dietro di se e rilasciò il respiro che stava
trattenendo.
Mentre la vasca
si stava lentamente
riempiendo d'acqua, Hermione si sentì improvvisamente male.
Davvero male. Per
fortuna raggiunge il gabinetto prima di svuotare lo stomaco. Non aveva
senso
come fosse in grado di vomitare, visto che il suo ultimo pasto risaliva
a due
giorni prima. Quando ebbe fatto, si sentì ancora
più debole di prima. Tutto
quello che voleva era dormire e dimenticare tutto. Ma prima aveva
bisogno di sentirsi
di nuovo un essere umano. Così si costrinse ad alzarsi e
scivolare nella vasca,
stringendo i denti mentre l'acqua calda le ustionava la sua pelle.
L'acqua era
troppo calda, ma non le importava. Questo era l'unico modo in cui
sarebbe stata
in grado di sentirsi di nuovo pulita.
Dopo aver
sfregato la pelle per
qualche minuto, cercando di liberarsi
di
tutti i ricordi
di Lucius,
aveva finito.
Quando si
asciugò con un panno, si
rese conto che non aveva
portato i vestiti
con se. Ma era
il cuore della notte
comunque.
Aveva bisogno di dormire. La
ricerca di vestiti
avrebbe
aspettato fino al mattino.
Quando uscì
dal bagno, sperò
che Lucius si
fosse già addormentato. Doveva
essere esausto dopo
tutto quello che ... dopo tutto
quello che avevano ...
fatto. Ancora
non riusciva a dire la parola. O anche pensarla.
“Come
mai ci hai messo così tanto
tempo, Sanguesporco?”
Ovviamente non dormiva. Perché?
La stava aspettando?
Timidamente strinse la
coperta attorno al suo
corpo e poi esitante fece
un
passo verso il letto.
Dove
si aspettava di dormire da
ora in poi? Per
terra? O sul letto?
“Vieni.”
Le disse e Hermione obbedì.
Si
avvicinò rapidamente al letto e saltò sotto le coperte. La stava
guardando, se lo
sentiva. A disagio
con la sua
vicinanza, si mosse il più lontano possibile da lui.
Quello fece
sorridere Lucius che come se
le avesse letto i pensieri
disse: “Le
attività di stasera
mi hanno lasciato abbastanza esausto.
Puoi dormire senza
paura. Non sarai disturbata.”
Si rilassò un po' nel sentire quelle parole, ma
non l’aiutò
a sentirsi più
a suo agio con lui
così vicino.
“Nox.”
Hermione
si nascose maggiormente sotto le lenzuola e poi
lo sentì voltarsi, allontanandosi da lei. Ne era grata, ma
sapeva che non l'aveva
fatto per lei. Probabilmente gli piaceva avere il proprio spazio.
Chiuse gli occhi e ascoltò ogni rumore prodotto
dall’uomo accanto a se. Il suo
respiro era calmo e non si muoveva. Quando fu finalmente sicura che non
le avrebbe
dato fastidio, chiuse gli occhi. Si era aspettata che i ricordi
orribili le
riempissero la mente, ma non accadde nulla, probabilmente
perché era troppo
stanca per quello. Dopo qualche istante il sonno la vinse.
***
Quando
Hermione si svegliò la mattina dopo, la prima che
notò fu che non era sola.
Poteva sentire la presenza di qualcuno nella stanza. Ma era sola nel
letto.
Mentre si tirava a sedere, ascoltò con attenzione alla
ricerca di un qualsiasi
tipo di suono.
Qualcuno stava respirando.
“So che sei qui.” Disse, sperando di aver ragione
altrimenti si sarebbe sentita
davvero stupida, parlando con se stessa.
“Impressionante.”
Disse Lucius con voce strascicata dall'altra parte della stanza.
“Sembra che
gli altri sensi stiano migliorando.”
“Si dice sentire.”
Rispose prima di
riuscire a fermarsi.
Lucius era divertito dalla sua risposta: "Beh, non posso dire che sono
contento che tu mi risponda, ma è meglio della Sanguesporco
muta della notte
scorsa.”
Hermione rabbrividì al suo riferimento della notte
precedente.
Non parlarne.
Per favore, non
parlarne.
“Sono rimasto molto soddisfatto dalla tua
disponibilità a partecipare.” Spiegò,
un’evidente ghigno diabolico nella sua voce.
Hermione avrebbe voluto che smettesse di parlare. Non poteva lasciarla
in pace
per un solo giorno? Si sentiva come se fosse per terra e lui la stesse
prendendo a calci , godendo nel vederla a pezzi.
“Non posso fare a meno di chiedermi che cosa ha causato
questo cambiamento.
Perché sei improvvisamente così
sottomessa?” Poi finse delusione. “Che cosa
direbbero
i tuoi amici?”
“Mi
hai costretta.” Sussurrò.
“Che cosa hai detto, Sanguesporco?”
Hermione fece un respiro profondo, poi ripeté con voce
forte: “Mi hai
costretta.”
In un attimo fu accanto a lei, afferrandole il mento e girandole la
testa nella
sua direzione.
“Non
mentire.” Sputò. “Non ti
costretta in nessun modo.”
“Questo ti fa sentire
meglio?” Gli chiese.
Lucius le lasciò il
mento con un sibilo: “Ti ho dato una
scelta e tu hai scelto.”
“Mi è stata
data una scelta tra la morte e il venire a
letto con te.” Disse con voce più forte.
“Faccio fatica a chiamarla una scelta.”
“Questo
fa sentire te meglio?”
Chiese improvvisamente
Lucius.
“Cosa?”
Parlò a voce bassa e con
tono sicuro: “Come fai a sapere
che saresti morta se avessi lasciato la mia casa?”
“I Mangiamorte-”
“È vero,
abbiamo vinto la guerra, ma questo non significa
che non ci siano altre persone che camminano per Diagon Alley. Non sono
tutti
Mangiamorte. Forse qualcuno ti avrebbe aiutato.”
Si morse la
lingua mentre ci
pensava. Forse era la verità. Forse sarebbe sopravvissuta.
Ma era troppo
codarda per rischiare. Era stato più semplice rimanere al
sicuro a Malfoy
Manor.
“Qual è la
vera ragione per cui hai deciso di stare qui?”
Chiese con calma.
La confusione apparve sul volto di
Hermione mentre
scuoteva la testa: “Non so di cosa stai parlando.”
“È
così?”
Non
sfuggì alla sua attenzione che
la sua voce era cambiata leggermente. Ora era quasi seducente.
“Sono rimasta qui
perché altrimenti sarei morta.” Rispose.
Improvvisamente sentì la
sua mano spostarsi dal braccio
verso la spalla, ravvivandole indietro i capelli. Il suo corpo si
irrigidì e si
ritrasse da lui.
“Per tutto questo tempo
mi hai accusato di star provando
sentimenti verso di te, ma ...” Si fermò per un
attimo. “Ti è mai venuto in
mente che forse tu sei quella che si è legata a me?”
Hermione
aprì la bocca per lo shock,
ma non riuscì a dire nulla per qualche istante.
“Ti lascio
pensarci.” Mormorò e poi se ne andò.
“Ti
sbagli.”Ribatté, ma non sembrò
convincente.
Lucius ignorò la sua
risposta: “C'è cibo sul comodino.
Mangia. E aspettati presto una visita. Qualcuno vorrebbe
vederti.”
“Chi?”
Chiese subito, mostrando curiosità.
“Lo vedrai, ma non
illuderti troppo. Lui non è tuo amico.”
Spiegò Lucius privo di emozioni.
Fece per alzarsi dal letto, quando
sentì la sua voce: “Sei
stata abbastanza decente la scorsa notte. Ma la pratica rende
perfetti.”
Con queste parole uscì
dalla stanza, lasciandola sola e disgustata.
Sapeva
esattamente cosa intendesse
dire. L’avrebbe presa ancora una volta. Un singhiozzo le
sfuggì al solo pensiero,
ma sapeva che era lei la colpevole di tutto questo. Aveva scelto di
stare con
lui e giocare i suoi giochi. Non aveva il diritto di lamentarsi ora.
Mentre
cercava la vestaglia e le mutande, faceva una smorfia di dolore ad ogni
movimento. Non si aspettava che fosse in grado di sopportare quel
dolore anche
stasera? Era impossibile. Riusciva a malapena a camminare,
figuriamoci....
Spinse da parte quel pensiero e si
vestì. Avrebbe pensato al
problema quando sarebbe arrivato il momento.
Dopo
aver mangiato il panino e la mela che le aveva lasciato decise di
riposarsi di
nuovo. Non che
avesse qualche altra cosa
da fare. E quella era la cosa più difficile. Era stata
lasciata da sola nella
camera con altro da fare che pensare. Pensare al passato, al presente e
al
futuro.
Per sentire il dolore ogni volta che pensava al passato, per sentire la
paura e
la vergogna quando pensava del presente e l'incertezza quando pensava a
quello
che l’attendeva nel futuro.
Anche se era stanca, Hermione non riusciva a prendere sonno. Si era
appena
addormentata, ma quando delle voci dei passi disturbarono il silenzio,
saltò
giù dal letto, in attesa che le porte si aprissero.
Quando
finalmente arrivarono, riconobbe una delle voci come quella di Lucius.
“... come il Signore Oscuro ha detto.” Poi rivolse
la sua attenzione verso di
lei. “Ah, vedo che ansiosa di aspettarci.”
“Buongiorno, Signorina Granger.”
Piton! Cosa ci fa Piton qui?
Lo
shock apparve sul suo volto di e nella sua voce: “Professore?
L-lei voleva
vedermi?”
“Sì, ho delle faccende da discutere con
te.” Rispose freddamente.
“Lascerò voi due da soli ora.” Disse
Lucius e poi si avvicinò ad Hermione e si
chinò a sussurrare in un orecchio: “Fallo sentire
il benvenuto.”
Lottò per stare ferma, non volendo mostrare debolezza di
fronte a Piton.
“Ci
vorranno solo pochi minuti, Lucius.” Disse l’uomo
con tono pratico.
“Va bene. Ti aspetterò al piano di sotto. Abbiamo
ancora alcune cose da sistemare.”
Con queste parole Lucius se ne andò, chiudendo le porte
dietro di se.
Improvvisamente qualcosa accadde ad Hermione. Era sola in camera da
letto con
Piton. Un Mangiamorte. Lentamente la paura iniziò a crescere
dentro di lei
mentre si chiedeva il motivo
dietro la sua visita.
Piton
si schiarì la gola, poi chiese: “Come stai,
Signorina Granger?”
“Io... Bene.” Rispose automaticamente, poi scosse
la testa in confusione: “Che
cosa ... Perché è qui?”
“Sei ancora un’insofferente-so-tutto-io.”
La derise.
“Sarà felice di sapere che sono cambiata un bel
po’ in questi ultimi tempi,
Professore.”
“Questi tempi?” Chiese
sorpreso: “Ne parli come se
fossero passati degli anni da quando eri a Hogwarts.”
“Per me è così. Non sono più
quell’Hermione Granger.” Sussurrò a se
stessa, ma
Piton la sentì.
“Ti assicuro, Signorina Granger, che a me sembri la
stessa.” Rispose lui.
I ricordi di Lucius ansimante sopra di lei, le sue mani ovunque sul suo
corpo
improvvisamente invasero la sua testa.
“Se
sapesse…”
Si interruppe, poi si ricordò con chi stava parlando. Era un
traditore. Era la
ragione per cui avevano perso la guerra. Li aveva traditi tutti quanti
e
avrebbe dovuto odiarlo per questo. Ma lui sembrava esattamente come
quando era
a scuola e quello la confuse.
“Perché è qui?” Chiese di
nuovo dopo qualche istante. “É... c'è
qualcosa che
non va con Ginny?”
“Ginevra sta bene, ma sono qui a causa sua.”
“Che cosa vuol dire?”
Sospirò
prima di continuare: “Mi ha chiesto di venire da
te.”
“E lei...” Hermione non riusciva a credere alle sue
parole. “Lei è venuto qui
solo perché glielo ha chiesto?”
“Non sai quanto persistente possa essere.”
Spiegò con tono irritato. “E poi,
volevo vederti.”
“Non capisco.” Si strinse con le mani.
“Ginny mi odia e così anche lei.”
“Ginevra
non ti odia. Nemmeno io. Vero, era furiosa per quello che hai fatto, ma
quando
si è calmata, si è resa conto di quanto immatura
si stesse comportando.”
Una scintilla di speranza si formò dentro Hermione e un
debole sorriso si
diffuse sulle labbra: “Davvero? Non ce l'ha con me?”
“È preoccupata per te e si sente in colpa per il
modo in cui ha agito.” Spiegò
Piton. “E a causa della piccola sceneggiata che ha fatto con
Lucius, non le è
più consentito venir qui. Questo è il motivo per
cui sono dovuto venire.”
Hermione
si sentiva come se qualcosa di pesante le fosse stato sollevato dalle
spalle
nel sentirlo. Ginny non la odiava come aveva pensato. In quel momento
avrebbe
potuto piangere dalla felicità e dal sollievo.
Le dica... le dica che sto bene.” Mentì, sperando
che Piton che ne andasse
subito dopo.
“É vero, Signorina Granger?” Chiese
sospettoso.
Hermione
sbatté le palpebre un paio di volte e si leccò
le labbra nervosamente: “Naturalmente. Sto bene.”
Piton rimase in silenzio per qualche istante prima di avvicinarsi,
fermandosi di
fronte a lei.
Si irrigidì, sentendosi a essendo vicina al suo ex
Professore mentre indossava
solo un vestito corto.
Piton
parlò lentamente: “Signorina Granger,
dirò a Ginevra che stai bene, se vuoi che
lo faccia, ma non mentirmi. E non insultare la mia intelligenza
pensando di
potermi ingannare.”
Il suo tono era un po’ più morbido e si rese conto
che non l’aveva mai sentito
parlare così.
“Non so di cosa stia parlando.” Si
lasciò sfuggire, ma nemmeno lei ci credeva.
“Essere
un Maestro delle Pozioni richiede la capacità di notare i
dettagli.” Spiegò,
poi parlò con calma, “Posso vedere i lividi sulle
cosce, Signorina Granger.”
Hermione si sentì arrossire, ma non l’avrebbe
sopportato se Piton avesse
scoperto quello che le era successo la notte scorsa.
“Vivere con un Mangiamorte provoca questo ad una
persona.” Disse nervosamente.
“Avevo questi lividi anche l'ultima volta che mi ha
visto.”
“So
bene che cosa causa i lividi sulle tue cosce.” Disse
determinato e poi
continuò: “Ho notato che sussulti quando cammini e
il modo in cui tu e Lucius
vi comportate l’uno con all'altro.”
L'ha capito.
Hermione sapeva che non aveva alcuna possibilità di
convincerlo diversamente.
Che cosa poteva dire? E poi, non era mai stata brava a mentire.
Lacrime di umiliazione si formarono nei suoi occhi: “La
prego, non lo dica a
Ginny.”
Piton
emise un sospiro: “Hai la mia parola.” Poi fece una
pausa: “Ma come si è
arrivati a
questo? Conosco
Lucius da più di vent'anni. Non si sarebbe mai abbassato
abbastanza per toccare
una ... Sanguesporco di sua volontà.”
“Credo che non lo conosca abbastanza bene,
Professore.” Disse con tristezza.
“So che è affar mio, ma qualcosa deve essere
successo per farlo agire in quel
modo. L'hai provocato?”
La
rabbia iniziò a crescere dentro di Hermione: “E
che importa? Anche se l'avessi
fatto, non aveva alcun diritto di ... I-io non so nemmeno
perché sto parlando
con lei di questo.”
“Mi scuso. Andrò via ora.” La
informò, poi prese un respiro profondo:
“Signorina Granger, nonostante le credenze popolari, mi
importa dei bambini a
cui ho insegnato.”
“Certo che sì.” Gli abbaiò
contro. “Si preoccupa così tanto di noi che ci ha
tradito tutti quanti.”
Quello
sembrò colpire un nervo scoperto visto che lui
abbassò il suo tono di voce:
“Non parlare di cose che non sai.”
“Se ne vada, Professore. Dica a Ginny
che sto bene e che non si deve preoccupare per
me.” Si sforzò di dire,
poi fece un passo indietro.
“I Grifondoro sono noti per il loro coraggio, ma non lasciare
che il coraggio
ti costi la vita.” Le consigliò, poi
uscì dalla stanza.
Hermione
chiuse gli occhi mentre cercava di calmarsi. Se Piton avesse saputo che non era più
una Grifondoro... Che cosa
avrebbe detto se avesse scoperto quello che era successo la notte
scorsa?
Sarebbe rimasto scioccato sapendo che lei
aveva chiesto a Lucius di prenderla che lo aveva pregato per farla
diventare la
sua puttana. Tutto perché aveva avuto paura di lasciarlo.
Paura di rimanere da
sola, senza più la sua protezione.
In quel momento sentì chiaramente le parole di Lucius nella
sua mente.
“Ti
è mai venuto in mente che forse sei tu
quella che si è legata a me?”
Aveva
ragione? Lei non aveva mai negato la sensazione di sicurezza che
provava con
lui, ma è possibile che fosse cresciuto qualcosa di
più? Era l'unica persona
con cui aveva avuto
alcun contatto in
quasi un mese. Possibile che tutte le volte che lo aveva accusato di
provare
qualcosa per lei, stava solo cercando di nascondere i propri sentimenti?
|
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Capitolo 19 *** Trust ***
Questa
è la traduzione della storia
“In the dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter nineteen: Trust
Hermione
non era più la
ragazza di una volta. Si riconosceva a malapena. Tutto quello che aveva
fatto,
tutto ciò che era stata si era ridotto a quello che era. Si
vergognava di
questo. Non voleva che le persone venissero a sapere che tipo di
ragazza era
ora.
Ecco
perché il fatto che
Piton sapesse quello che era successo tra lei e Lucius la faceva
sentire
profondamente imbarazzata e disgustata da se stessa.
Piton
sapeva.
Tutto quello che avrebbe
voluto fare nel momento in cui il suo ex Professore
le aveva detto che sapeva esattamente quello
che era successo tra lei e Lucius, era di strisciare dentro una fossa e
non
uscirne mai più. Non era previsto che lo scoprisse. Non era
previsto che
qualcuno scoprisse quello che era successo la scorsa notte. Era il suo
sporco
segreto. Ma come si aspettava di poter
nascondere una cosa simile ad un uomo comelui?
Specialmente quando era
successo solo poche ore fa.
Ma
perche lei si vergognava? Non
è come se avesse
avuto altra scelta. Scegliere la morte non era un’opzione per
lei. Quando ci
pensò, realizzò che di fatto non aveva avuto
altra scelta. Lucius solo glielo
aveva fatto credere, in modo da poterle dare la colpa per tutto. Aveva
scelto
di stare con lui, così non aveva alcun diritto di accusarlo
di averla forzata
in qualcosa. Era il maestro della manipolazione
ed Hermione non poteva competere con lui. Non era
manipolativa come lo
era lui, ma non era nemmeno stupida.
E
aveva una forte volontà tanto che le persone avevano sempre
avuto delle
difficoltà nel convincerla di qualcosa di cui non era
d’accordo.
Lui
l’aveva costretta. Il
fatto era chiaro ad Hermione. Non era brava
nei giochi mentali quanto Lucius, ma non era nemmeno così
manipolabile e
controllabile. L’aveva forzata togliendole tutte le altre
opzioni.
E
nel mezzo di…quello,
aveva detto di ‘no’ e aveva
cercato di fermarlo, ma lui non l’aveva ascoltata. Non aveva
mai avuto
intenzione di fermarsi o di darle la possibilità di
scegliere. Aveva fatto con
lei quello che aveva voluto. Hermione in qualche modo sapeva che anche
se
avesse cambiato idea e avesse deciso di allontanarlo, non sarebbe
cambiato
niente.
Ma
allora perché lei si
vergognava? Perché era arrossita
per l’imbarazzo di fronte a Piton? Perché non
voleva che nessuno sapesse di quello
che era successo? Perché si sentiva sporca?
Lui era l’unico che dovrebbe essere imbarazzato
e disgustato da se
stesso. Era un uomo adulto e si era
imposto su una ragazza giovane. Una ragazza
dell’età di suo figlio.
Tutto era complicato e più Hermione ci
pensava, più si sentiva disgustata da se stessa. Non sapendo
cosa fare, decise
di fare un altro bagno. Anche se l’aveva fatto solo poche ore
prima, ancora non
si sentiva completamente pulita. Le sembrava come se l’odore
di Lucius fosse
ancora sulla sua pelle.
Con
quasi due mesi di
cecità, non era più difficile farsi strada verso
il bagno. Conosceva alla
perfezione la camera da letto ora e sapeva esattamente dove si
trovavano le
cose così non ci sarebbe più inciampata.
Dopo
pochi minuti si stava
già rilassando nell’acqua calda, ma oscuri
pensieri erano nella sua mente
malgrado cercasse disperatamente di ignorarli.
Ma
non importava quanto
duramente volesse tenere alla larga quei pensieri, la sensazione della
pelle di
Lucius sulla sua, il suo respiro sul collo, la sua voce fredda che le
bisbigliava nell’orecchio si faceva ancora strada nella sua
mente e capì che
quei ricordi non avrebbero mai smesso di perseguitarla. Avrebbe
ricordato ogni
singolo giorno fino alla fine della sua vita.
Ma…poteva
in qualche modo
farli smettere di ripetersi dentro la sua testa? C’era un
modo affinché tutti i
ricordi sparissero e smettessero di perseguitarla?
Improvvisamente
ricordò
qualcosa dal passato. Nei suoi primi giorni con Lucius Malfoy il
suicidio era
costantemente nella sua mente. Ogni volta che la colpiva o che la
umiliava o che
giaceva distrutta a terra, si chiedeva come sarebbe stato farla finita
a tutto.
Togliersi la sua vita con le proprie mani e salvarsida lui. Ma la paura
l’aveva
sempre fermata. La paura di cosa sarebbe accaduto dopo la morte. E la
morte in
sé non era un pensiero piacevole. Avrebbe sofferto. Era
impossibile morire
senza aspettarsi il dolore.
Ma
Lucius le aveva già
inferto una buona dose di dolore e cos’era la morte comparata
alla vita con
lui? Era il male stesso e dopo la notte passata con lui, dubitava che
la morte
potesse essere peggiore di quello che le era accaduto.
Con
quei pensieri nella
mente, prese un respiro profondo e lentamente scivolò
giù finché la sua testa
non fu sotto acqua. Il panico stava crescendo dentro di lei quando
realizzò
quello che stava facendo, ma resistette. Tutto sembrava così
pacifico sotto
acqua, nessun rumore, niente voci. L’unica come che poteva
sentire era il
battito del proprio cuore. Non poteva fare a meno di chiedersi se era
così che
sarebbe stata la morte. Quieta e pacifica.
Ma
dopo qualche istante,
sentì i suoi polmoni bruciare per la necessità di
ossigeno. Era doloroso stare
sotto acqua, ma rimase dove era. Non riusciva a spiegarsi
perché non si muoveva
quando era chiaro che il suo corpo fosse disperato d’aria. La
sua curiosità era
più forte di qualsiasi altra cosa. Si chiedeva se
quell’orribile sensazione
causata dal suo essere senza aria sarebbe passata se avesse resistito e
avesse
tenuto la testa sotto acqua.
Il
suo intero corpo si
irrigidì mentre lottava contro il riflesso di annaspare per
l’aria.
Solo
un altro istante…un altro istante…
All’improvviso
qualcuno
l’afferrò e la tirò fuori
dall’acqua. Hermione non l’aveva visto arrivare e
lo
shock le fere ingoiare un po’ d’acqua prima che un
braccio forte la sollevasse
le trascinasse fuori dalla vasca.
“Che
diavolo stai
facendo?”Chiese una voce
arrabbiata e la riconobbe come quella di Lucius.
Tossì
un
paio di volte, sentendosi instabile e debole. Lucius la stava scuotendo
rudemente e pretendendo una risposta.
“Non
te lo
chiederò di nuovo, Sanguesporco!”
Hermione
sapeva che lui era davvero furioso perché non riusciva a
ricordare l’ultima
volta che le aveva gridato in quel modo. Quando si calmò un
po’ e realizzò
quello che stava succedendo, lottò per liberarsi dalla sua
presa.
“Lasciami!”
L’attimo
dopo venne spinta sul pavimento freddo e poi un asciugamano le venne
gettato
addosso.
“Copriti”
Disse lui a bassa voce.
Non
sprecò
un minuto e se lo avvolse attorno al corpo, le sue guance arrossate per
l’imbarazzo.
Una
volta
che l’asciugamano fu avvolto sul suo corpo, Lucius le
afferrò un braccio e la
trascinò nella camera da letto. Non lottò
perché si sentiva ancora disorientata
dall’esser rimasta senza aria.
Senza
parole la spinse sul letto e lei poté realmente sentire la
rabbia irradiarsi da
lui. Si raddrizzò in posizione seduta e aspettò
in silenzio, non sapendo cosa
aspettarsi.
Lo
sentì
esalare un respiro profondo e poi parlare con tono calmo:
“Non farai mai più
una cosa simile. Sono stato chiaro?”
Hermione
si rifiutò di rispondere. C’era ancora un briciolo
di Grifondoro in lei.
“Forse
ti
è sfuggito all’attenzione ma io
sono
l’unico a cui è consentito decidere quando e come
la tua vita andrà a finire.”
Costatò Lucius freddamente.
La
realizzazione apparve sul suo viso. “Non stavo cercando di
uccidermi.”
“Non
mentirmi.”
“Non
sto
mentendo!” Alzò la voce. “Volevo
solo…Io solo..” Non finì la frase.
“Volevi
che cosa,Sanguesporco?”
“Non
lo
so.” La sua voce era a malapena un bisbiglio.
“Non
tollererò un simile comportamento.”
Ordinò Lucius, poi continuò. “Se provi
ancora a fare qualcosa del genere, non ti sarà permesso mai
più fare un bagno
da sola.”
Hermione
strinse l’asciugamano attorno al corpo quando
parlò. “Le mie intenzioni non erano
quelle di affogarmi. Volevo solo vedere come fosse.”
“Come
ci
si sente senza aria per qualche minuto?” Chiese Lucius, poi
aggiunse: “Se eri
così ansiosa di saperlo, tutto quello che dovevi fare era
chiedere,
Sangueporco. Sono sicuro che potrei usare qualche nuovo incantesimo di
tortura
su di te.”
La
rabbia
iniziò a crescere dentro Hermione e si alzò dal
letto, non volendo ascoltarlo
ulteriormente.
“Siediti.
La conversazione non è ancora finita.”
Ordinò Lucius.
“No,
ma il
mio livello di attenzione lo è.”
Ribatté, senza nemmeno pensarci.
Venne
ricompensata con uno schiaffo in pieno viso. Era stato inaspettato e
Hermione
si lasciò sfuggire un gemito mentre la testa veniva voltata
dalla forza del
colpo. Realizzò che questa era la prima volta che la
schiaffeggiava da lungo
tempo. Non l’aveva colpita da un po’, ma lui ancora
ricordava come colpire per
farle bruciare la pelle.
“Stai
diventando sempre più disubbidiente,
Sanguesporco.”
Le ringhiò. “Non
vorrei essere obbligato a farti ancora del male.”
Hermione
si
stava massaggiando la guancia dove l’aveva colpita. Non aveva
senso per lei
come potesse sempre
avere successo
nell’umiliarla. La parte logica del suo cervello le stava
dicendo che avrebbe
dovuto essere abituata ai suoi insulti e ai suoi schiaffi, ma non lo
era. Ogni
suo schiaffo sembrava il primo. Le
faceva sempre venire le lacrime agli occhi e la faceva sentire come
spazzatura.
Lentamente
lasciò cadere la mano e trattenne i singhiozzi
così da poter parlare. “Non vuoi
farmi del male? Questo è ridicolo.”
“Mi
sorprende che tu non abbia ancora notato che ti ho solo punita quando
te lo
meritavi.” Disse con calma e fiducia.
Hermione
sentì
le guance bruciare per la rabbia. “Quando
me lo merito? Cosa ho fatto per meritare di essere catturata
e trattata
come un animale?”
“Non
mi
piace ripetermi. Sai già perché sei
qui.”
“Certo!
Perché mi incolpi per tutto quello che è successo
a te e alla tua famiglia!” Stava
gridando a quel punto, ma non le importava.
“Tu-”
Hermione
alzò una mano di fronte a se: “E non azzardarti a
colpirmi di nuovo! Non ne hai
il diritto.” Sputò le parole velenosamente.
All’inizio
il silenzio riempì la stanza, poi Lucius si
lasciò scappare una fredda risata
ed essa la fece sentire a disagio perché non si era
aspettata quel tipo di
reazione.
“Ora
sto
veramente dubitando della tua sanità mentale,
Sangueporco.” Replicò. “Io ti
posseggo. Ti posseggo fin dal primo giorno.”
“Tutto
è
diverso ora.” Disse lei a bassa voce.
C’era
curiosità nella voce di Lucius mentre chiedeva.
“Cosa te lo fa pensare?”
Dopo
che
due persone condividevano quello che loro avevano condiviso la scorsa
notte, la
loro relazione non era più la stessa. Anche se quel pensiero
la disgustava,
doveva ammettere che aveva condiviso qualcosa con Lucius. Qualcosa che
non
avrebbe condiviso con nessun’altro. Era stato importante per
lei, ma poteva
immaginare che non fosse stato niente di particolare per lui.
Probabilmente
aveva molte altre donne nella sua vita, ma non era così per
lei.
Prese
un
respiro profondo. “Quello che è successo la notte
scorsa cambia le cose.”
Lucius
rimase silenzioso per qualche istante, poi si avvicinò a lei
e ci fu un tono di
scherno nella sua voce
quando le parlò.
“Oh non dirmi che stai iniziando a provare qualcosa per
me?”
Il
battito
cardiaco le accelerò, ma rimase in silenzio.
“Non
posso
dirti di biasimarti.” Le ammiccò.
“Sapevo che tu, una giovane ragazza senza
alcuna esperienza romantica e senza alcun contatto con altre persone
saresti
diventata attaccata al primo uomo che ti avesse toccato intimamente. Ti
disgusta che sia io, Sanguesporco?”
Hermione
ignorò la sua domanda e obbligò la sua mente a
pensare ad una risposta. Non
ebbe bisogno di molto tempo, perché una frase le si
formò immediatamente nella
testa.
“Che
dire
di te?” Chiese innocentemente. “Un uomo di mezza
età senza famiglia o interesse
amoroso che usa una ragazza giovane per i suoi bisogni malati
perché non può
spostare altrove i suoi divertimenti?”
Sapeva
che
lui probabilmente stava bruciando dentro di se per la rabbia, ma se
l’avesse
colpita o punita in qualche altra maniera le avrebbe solo provato che
aveva
ragione. E Lucius Malfoy non avrebbe mai permesso che accadesse.
“Le
tue
teorie mi divertono sempre.” Strascicò con calma.
“Sfortunatamente non sono mai
corrette.” Aggiunse con finto rammarico.
“Dì
quello
che ti pare, ma non puoi negare che quello che è successo la
scorsa note ha
cambiato tutto.”
Lucius
sbuffò alle sue parole. “Sei davvero ingenua.
Spero solo che non inizierai a
comportanti come una mia amante.” Poi aggiunse.
“Ora, ho del lavoro oggi il che
significa che non tornerò fino a sera.”
Hermione
si irrigidì a quell’ultima parola. Alla sera
seguiva la notte. Ed era terrorizzata dalla notte, perché
sapeva quello che
avrebbe dovuto fare.
Era
impossibile non notare la paura nel suo viso, perché non era
mai stata brava a
nascondere le emozioni, ma Lucius non le disse nulla. Lasciò
la stanza senza
aggiungere altro e lei lottò contro il bisogno di corrergli
dietro e implorarlo
di lasciarla sola quella notte. Ma non importa quanto orribile si
sentisse al
suo interno, non si sarebbe umiliata ulteriormente così non
si mosse
dall’angolo in cui si trovava.
Quando
la
porta si chiuse, si permise di rilasciare un respiro tremante.
‘Andrà
bene’ continuava a ripetersi. La prima notte era stata la
più difficile e ne
era sopravvissuta. La seconda notte con Lucius sarebbe stata
più facile. Ma se non lo
sarà?
La
prima
volta non si era aspettato molto da lei. Era stato crudele, ma sapeva
che lei
non aveva esperienza. Tutto quello che si aspettava facesse era quello
di
lasciarlo fare e di cedere alla sua volontà, ma cosa avrebbe
dovuto fare ora
se le aspettasse di
partecipare di più?
Un
ricordo
le mandò i brividi lungo la spina dorsale. Riusciva a
sentire chiaramente la
voce di Lucius nella sua mente.
“Io
tendo
a sperimentare. Qualche volta sarà sul pavimento o contro il
muro-”
Si
sedette
sul letto e lasciò che il disgusto scivolasse su di lei. Poi
aspettò. Non c’era
altro che potesse fare. Il tempo era diventato il suo peggior nemico.
ooo
Tutto
era buio. Ma quello non era niente di nuovo per Hermione. Ci aveva
fatto
l’abitudine ormai. Però, poteva sentire che
qualcosa non era giusto.
“Mi disgusti.”
Una
voce gelida tagliò il silenzio. Una voce familiare. La
riconobbe
immediatamente, ma era impossibile. Non poteva essere
lui.
All’improvviso
l’oscurità venne spazzata via ed Hermione
poté chiaramente vedere una stanza
bianca. La luce era troppo accecante, facendole sbattere le palpebre un
paio di
volte. Dopo qualche lungo istante i suoi occhi si abituarono alla luce
e quasi
ebbe un attacco di cure quando vide il suo amico.
“Come
hai potuto farlo?” Sputò velenosamente Harry,
guardandola profondamente negli
occhi. “Andare a letto col nemico.”
Hermione
stava scuotendo la testa, cercando di difendersi dalle sue accuse, ma
nulla le
uscì dalle labbra. Non riusciva a parlare.
“Noi
siamo tutti morti.”
Quella
voce la fece girare e si imbatté in Ron. Un Ron gravemente
ferito. C’erano
ferite sul suo corpo e il sangue stava lentamente colando da lui.
“Oh
Dio.” Cercò di toccarlo, ma lui le urlò
contro.
“Va
all’inferno!”
“Non
è così difficile.” Disse Harry da
dietro di lei. Era così strano poter sentire
la sua voce, la voce di Harry. Ma
allo stesso tempo aveva qualcosa di diabolico in essa. Sapeva che non
stava
parlando con i suoi amici. Loro non sarebbero stati crudeli con lei,
vero?
“Beh,
Sanguesporco, ho sempre saputo che avresti spalancato le gambe per
chiunque.
Ma.. mio padre? Vergognati.”
Hermione
raggelò a quelle parole. Sapeva a chi appartenessero. Il
ragazzo che l’aveva
odiata e insultata ad ogni opportunità che avesse avuto. La
ragione per cui la
sua vita era un incubo vivente. Draco Malfoy. Rimase completamente
immobile,
non volendo guardarlo. Non poteva sopportare anche le sue accuse.
“Ora
di certo non è il caso di essere timida.” La
derise Ron. “Noi tutti sappiamo
che tipo di ragazza sei.”
“Dormire
con mio padre?” La voce di Draco la tagliò come un
coltello. “Questo ti rende
la mia matrigna, no?”
“I-io
non aveva altra scelta…” Sussurrò,
tremando per la colpa.
“Tutti
noi l’abbiamo avuta, ‘Mione.” Rispose
Ron. “Tu hai avuto una
scelta. E hai scelto lui.”
“Meriti
una punizione.” Disse Harry con un sorriso diabolico.
Draco
parlò con lo stesso tono freddo del padre. “Una
punizione, Sanguesporco.”
Si
sentiva come se tutto stesse girando attorno a lei. Era troppo. Non
riusciva
sopportarlo. Aveva bisogno di scappare da tutti loro. Ora.
Hermione
si svegliò con un grido, ma si calmò
immediatamente quando realizzò che era
stato solo un sogno. Prese un paio di respiri profondi, poi si
irrigidì quando
sentì una voce fredda accanto a se.
“Credo
di averti viziata un po’.” Le disse Lucius con la
sua voce setosa.
Si
asciugò il sudore dalla sua fronte e cercò di
spingere via i sogni.
“Tutto
quello che fai è dormire.” Aggiunse
l’uomo. “Potrei darti qualche libro da
leggere-Oh, l’ho dimenticato.”
La
sua voce era grondante di sarcasmo e Hermione digrignò i
denti per la rabbia e
la tristezza. Era solita passare tutti il suo tempo dietro i libri,
imparando
cose nuove ed assorbendo conoscenza, ma quello era il passato.
Lucius
sospirò: “Qualcuno di noi
ha
lavorato. E oggi è stato un giorno sorprendentemente
difficile.” Poi fece
scivolare la mano lungo il suo braccio. “Non mi
dispiacerebbe.. uno svago.”
Hermione
scivolò via dal suo tocco e si alzò dal letto.
Mentre lo faceva, si accorse che
era ancora avvolta nell’asciugamano. Sentendo rabbia verso se
stessa e la sua
stupidità, si allontanò dal letto e da lui. Non
poteva sopportare quello di nuovo.
Almeno non stanotte.
“A
che gioco stai giocando, Sanguesporco?” Chiese Lucius con
interesse, poi
sospirò. “Non sono dell’umore di
inseguirti, così vorresti gentilmente tornare
nel letto?”
Hermione
non sapeva cosa fare o dire. L’ultima cosa che voleva era
implorare, ma il
farlo non era peggiore dell’essere fra le sue braccia di
nuovo.
“No.”
Riuscì dire alla fine. Suonò più
debole di quel che intendesse, ma almeno aveva
detto qualcosa.
L’attimo
successivo Lucius era in piedi di fronte a lei ed Hermione
sussultò nel sentirlo
così vicino a se.
“Risposta
sbagliata, Sangueporco.”
Si
obbligò a restar calma, perché sapeva che era
impossibile ottenere nulla mentre
stava tremando per la rabbia.
“Non
posso farlo stanotte.” Confessò a bassa voce,
sperando che capisse e la lasciasse
da sola.
Lui
prese un respiro profondo come se stesse pensando intensamente a
qualcosa.
“E
qual è la ragione?” chiese finalmente.
Confusione
apparve sul volto della ragazza. “La ragione?”
“Non
ti aspetterai che esaudisca i tuoi desideri senza una sensata
ragione?”
Le
guance le divennero rosse per l’imbarazzo. Cosa poteva
dirgli? Che era
terrorizzata a causa del dolore? Perché era a ancora
dolorante dalla scorsa
notte? Non se ne sarebbe curato. Se gli avesse detto le sue paure,
probabilmente l’avrebbe derisa, soddisfatto di quanto avesse
avuto successo nel
farle del male.
“Non
puoi aspettare un…un giorno?”
Si
irrigidì quando sentì la sua mano spazzolarle via
dal viso i capelli. Non era
tipico di lui fare una cosa simile. Non aveva mai mostrato tenerezza
nei suoi
riguardi e perché iniziare ora? Hermione poteva sentire
l’ansia crescere dentro
di lei. E quello che era la cosa peggiore che poteva sperimentare. Non
era il
dolore a farle più male, ma l’ansia. Il tempo
quando aspettava che le facesse
qualcosa e tutto quello che poteva fare era indovinare quale sarebbe
stata la
sua prossima mossa.
Si
morse il labbro, poi aggiunse esitante. “Non farmi del
male.”
“Non
ti ho mai ferita.” Constatò lui innocentemente,
poi aggiunse. “A meno che
ovviamente tu non mi avessi dato ragione di farlo con…
comportamenti
inappropriati e insolenti.”
“Questo
non è vero.” Ribatté lei, la sua faccia
improvvisamente severa.
“Davvero?”
Chiese con interesse.
Annuendo,
Hermione riportò a galla i ricordi della note precedente.
“Non avevi ragione di
fare quello a me. La scorsa
notte.”
Lucius
fece un passo indietro con un sospiro annoiato. “Ancora
insisti che ti ho
forzato? Ti ho dato l’opportunità di andartene.
Hai scelto. Ora devi
affrontarne le conseguenze.”
“Hai
ragione. Avrei potuto lasciare il Manor e venir uccisa. Grazie tante
per avermi
dato una scelta.” La sua voce era grondante di sarcasmo.
“Non
usare quel tono con me, ragazza.”
L’avvertì Lucius.
“Mi
hai costretta a stare qui e lo accetto.” Continuò
lei. “Ma non puoi aspettarti
che mi comporti come la scorsa notte non fosse significata nulla. Lo
è stato.
Almeno per me.”
Il
ghigno era evidente nella sua voce quando parlò.
“Posso immaginare che la notte
scorsa sia stata molto emozionante per te. Ma ti aspettavi di mantenere
la tua
virtù per il resto della tua vita?”
Hermione
arrossì ulteriormente, sentendolo parlare di quello.
“Non
è quello che-” Iniziò, ma venne
interrotta da lui.
“Molti
sarebbero d’accordo che ti ho fatto un favore, ragazza. La
verginità è un peso
da cui io ti ho felicemente liberato.”
“Non
ha nulla a che fare con-”
“Dovresti
essere grata.” Poi il suo tono divenne più grave.
“Ho visto puttane che non
sono sopravvissute al loro incontro con Dolohov o altri
Mangiamorte.”
Rimase
silenziosa alle sue parole, mentre immagini orribili volteggiavano
nella sua
mente. Il solo pensiero di quanto differente sarebbe stato tutto se
qualcun
altro l’avesse presa come premio le mandò i
brividi per il corpo.
“Sono
un uomo. Non coccolo le vergini ma nemmeno brutalizzo il corpo delle
donne.” Si
fermò per un attimo. “Dovresti mostrare
più gratitudine.”
Poi
ci fu il silenzio. Hermione capì che non era mai stato
così sincero con lei
come in quel momento. Le stava dicendo la verità e per la
prima volta accettò
quello che aveva detto. Sapeva
che
Lucius Malfoy non era un mostro. C’erano stati momenti che lo
aveva odiato,
disprezzato, ma sapeva che c’era sempre una ragione dietro
tutto quello che le
stava facendo. Non stava cercando di farle del male per divertimento.
Quella
era la maggior differenza tra lui e il resto dei Mangiamorte.
“Sono
grata che sia stato tu.” Sussurrò più a
se stessa che a lui.
Quella
constatazione portò il silenzio nella stanza. Poteva sentire
i suoi occhi bruciarla
e immediatamente rimpianse le parole.
Lui
rimase in silenzio per molto tempo. Nessun suono venne da lui. Nemmeno
il
rumore del suo respiro. Hermione non sapeva che pensare. In quel
momento
avrebbe dato tutto per essere in grado di vedere il suo viso. Era
sorpreso,
scioccato, soddisfatto?
Quando
finalmente parlò, era arrabbiato. “Dovrei forse
crederti?”
Quella
domanda la confuse. Non si aspettava che non le credesse.
Perché avrebbe dovuto
mentire riguardo una cosa simile?
“Pensavo
che fosse chiaro che non mi piace quando le persone mi
mentono.” Disse
freddamente.
“Non
sto mentendo!” Alzò la voce.
“Chiudi
la bocca!” Ordinò. “E dimentica
qualsiasi cosa tu stia cercando di ottenere con
questa tua subdola obbedienza. Non verrò ingannato da una
ragazzina.”
Hermione
non poteva credere a quello che stava succedendo. Per la prima volta
aveva
accettato che lui avesse ragione e glielo aveva perfino confessato e
lui non le
credeva. Se non al altro, lo aveva solo fatto arrabbiare con lei.
Perche?
Aveva
paura di avvicinarsi a lei? Sapeva che era più semplice
restare nei loro ruoli
di ‘vittima’ e ‘torturatore’,
ma molto tempo era passato da quando erano solo
quello. Le cose erano cambiate ed Hermione aveva confessato che Lucius
significava per lei molto più di un uomo che
l’aveva rapita. Si era attaccata a
lui, passava la maggior parte del tempo pensando a lui e alle ragioni
per cui era
così. Qualche volta le sembrava come se stesse giustificando
tutto quello che
lui aveva fatto. Era sbagliato, ma trovava impossibile fermarsi. Che
cosa le
aveva fatto?
Era
impazzita? Si era sentita grata verso di lui quando l’aveva
salvata da Dolohov
anche se era stato lui stesso a portarla da quell’uomo.
Niente aveva più senso
per lei.
“Perché
non credi a niente di quel che dico?” Chiese, determinata a
trovare la ragione
dietro la sua rabbia.
“Dammi un motivo
di crederti.” La sua voce era
un basso, pericoloso ruggito. “Ho reso la tua vita un inferno
vivente. Combatto
per l’Oscurità. Ho ucciso quel patetico
Weasley.”
Un
brivido freddo le scese lungo il corpo all’accenno di Ron.
Sapeva che era morto
per mano di Lucius, ma era più semplice non pensarci e
spingerlo nella parte
posteriore della sua mente. Il dolore nel suo cuore era quasi
insopportabile
ogni volta che pensava a lui.
“Perciò
perdonami se penso che ogni parola che esca dalla tua bocca sia una
bugia.”
Disse l’uomo. “Nessuna persona sarebbe sincera a
qualcuno che ha causato loro
così tanto dolore.”
Quello
parole accoltellarono Hermione sul petto come un coltello. Lei era un
persona
terribile, tradendo il suo amato e i suoi principi. Perfino Malfoy, un
crudele
Mangiamorte, lo sapeva. La morte era una pena troppo indulgente per
lei.
Meritava di essere punita. Meritava tutto quello che le era successo
mentre
viveva con Lucius. Avrebbe sofferto e sarebbe stata ferita. Una
punizione. Come
Harry e Ron le avevano detto nei suoi sogni.
“Va
bene.” Disse all’improvviso, persa nei suoi
pensieri. “Prendimi.”
“Perché
questo improvviso cambio di idee?” Chiese lui con interesse.
“Hai
intenzione di farlo o no?” Ribatté lei.
“Sei improvvisamente meno uomo?”
Ancora,lui
non si mosse e la osservò con sospetto. Hermione decise di
dire qualcosa di
proibito per lei. Qualcosa che lo aveva sempre colpito.
“Vedo
che Draco ha preso da te. Siete entrambi dei codardi.”
Nello
stesso istante in cui le sue parole lasciarono la sua bocca,
sentì qualcosa
provenire da Lucius. Un cambio di attitudine. Era impossibile non
sentire la
sua furia nell’aria.
La
spinse contro il muro e le afferrò la gola, sussurrando sul
suo viso. “Hai
superato il confine questa volta, Sanguesporco.” Il suo tono
era omicida.
Hermione
poteva sentire il suo corpo tremare per la rabbia, ma non fece nessun
tentativo
per calmarlo. Aveva bisogno di essere punita. Solo quello avrebbe in
qualche
modo tolto la colpa e il disgusto che sentiva. Senza un avvertimento le
strappò
via l’asciugamano. Lei tremò mentre
l’aria fredda le accarezzava il corpo, ma
non tentò di coprirsi.
“Volevo
aspettare un po’ prima di prenderti contro il
muro.” Sogghignò Lucius. “Ma non
mi dispiace farlo stanotte.”
Hermione
lo sentì armeggiare con la sua cintura e chiuse gli occhi,
aspettando che la
punizione iniziasse.
Me
lo merito.
Le
lacrime minacciarono di scendere ancora, ma sapeva che meritava il
dolore,
meritava di sperimentare la sofferenza. Proprio come tutte le persone
morte
nella Guerra.
“Me
lo merito.” Mormorò a bassa voce, mordendosi il
labbro. “Fallo. Per favore…”
Improvvisamente
Lucius raggelò ed Hermione aprì gli occhi per la
sorpresa. La stanza era piena
di tensione e silenzio.
Mentre
apriva la bocca per parlare, lo sentì allontanarsi da lei.
Si fermò prima di
cercare di afferrarlo e riportarlo da lei. La confusione era scritta
sul suo
viso mentre lo sentiva camminare via, poi tornare verso di lei.
“Ti
stai prendendo in giro pensando di avere del potere su di me,
Sanguesporco.”
Parlò con calma, poi le gettò contro qualcosa,
facendola sobbalzare.
Hermione
afferrò a stento la stoffa che riconobbe come
l’indumento che aveva indossato.
“Vestiti
ed entra nel letto.”
Lei
non si mosse per diversi secondi, cercando di spingere indietro le
lacrime di umiliazione.
Non poteva credere a quello che era appena successo. Aveva gettato via
tutti i
suoi ideali e il suo orgoglio offrendosi a lui e lui l’aveva
respinta. Per la
prima volta aveva bisogno che lui le facesse del male e lui si
rifiutava.
“N-non
hai intenzione di-” Iniziò, ma non finì
la frase.
“No.”
Fu la sua unica risposta.
Hermione
sentì le sue guance arrossire per la rabbia e
indossò rapidamente l’indumento,
riguadagnando un po’ di dignità. Ma nulla poteva
cancellare l’umiliazione che
le aveva fatto.
“Perché?”
Chiese con voce inquisitoria, sentendo una rabbia pura crescere dentro
di lei.
Lucius
si lasciò sfuggire un sospiro annoiato.
“Perché lo volevi. Per qualche ragione
avevi bisogno che ti facessi del male e io semplicemente ho scelto di
non darti
seguito.”
“Ti
odio.” Sputò, il suo labbro inferiore tremante.
“Bene.”
Dai
suoni che stava facendo, capì che si stava spogliando e
preparando per la
notte. Dopo quando istante, Hermione si avvicinò al letto,
insicura su cosa si
aspettava facesse. In quel momento voleva restare da sola. Aveva
bisogno di
rintanarsi in un angolo e piangere fino a che non si sentisse un
po’ meglio.
“Hai
bisogno di un invito speciale?” La derise dal letto.
Hermione
scosse la testa e velocemente scivolò sotto le coperte,
chiedendosi come
potesse permetterle di dormire nel suo stesso letto.
“Nox.”
Ancora
ricordava quando l’aveva obbligata a passare la notte sul
pavimento freddo come
un cane. Una viscida Sanguesporco che non meritava un letto soffice o
nemmeno
una coperta. Ma il comportamento di Lucius era cambiato nei suoi
confronti e
lei non riusciva a venirne a capo. Stava permettendo a una lurida
Sanguesporco
di dormire nel suo letto.
Hermione
trascorse qualche minuto ascoltando il suo respiro regolare e poi si
concesse
di addormentarsi, sperando di non venir disturbata dalle immagini di
Harry e
Ron.
ooo
Il
materasso sotto di lei si stava muovendo. I suoi occhi si spalancarono mentre
sentiva Lucius
muoversi.
“Dannazione.”
Sibilò lui e poi si alzò dal letto.
Hermione
si chiedeva se avrebbe dovuto fargli sapere che era sveglia. Le era
permesso
chiedergli cosa stava accadendo?
Lucius
si vestì velocemente come se fosse di fretta e lei
realizzò che stava andando
da qualche parte. Incapace di restare sdraiata ulteriormente, si mise a
sedere.
“Dove
stai andando?” Chiese con voce roca. Aveva problemi a tenere
gli occhi aperti,
sentendosi incredibilmente sonnolenta. Aveva l’impressione
che fosse notte
inoltrata e quello la preoccupò ancora di più.
Dove aveva intenzione di andare
nel pieno della notte?
Lui
non le rispose subito, probabilmente colto di sorpresa dal fatto che
fosse
sveglia.
“Sono
stato chiamato.” Le disse alla fine con tono spiccio.
Hermione capì che era
irritato, ma questa volta non era a causa sua. Le chiamate in piena
notte da
parte del suo Maestro non erano la sua cosa preferita.
“Voldemort.”
Sussurrò Hermione, stringendosi contro il corpo le lenzuola.
Quel nome le mandò
i brividi lungo la schiena, ma aveva ancora il coraggio di dirlo ad
alta voce.
Nessuno glielo avrebbe portato via.
Per
sua sorpresa Lucius lasciò correre la cosa mentre camminava
su e giù per la
stanza.
“Tornerò
presto.” La informò privo di emozioni, poi
aggiunse a bassa voce. “Torna a
dormire.”
Con
questo uscì dalla stanza, lasciandosi dietro un Hermione
veramente nervosa. Non
riusciva a spiegarsi il perché s sentisse a disagio riguardo
al suo andare da
Voldemort. E se succedesse qualcosa? Perché altro avrebbe
dovuto chiamarlo nel
bel mezzo della notte?
Cercò
di tornare a dormire, convincendosi che nulla di brutto sarebbe
accaduto, ma la
sua mente non l’ascoltava. Continuò a rigirarsi
nel letto, chiedendosi quanto
tempo fosse passato da quando lui se ne era andato.
Tornerà
presto. Deve essere così.
ooo
Non
era tornato. Era passato un giorno intero ed Hermione era ancora sola
nella
stanza. I nervi non l’avrebbero lasciata dormire ne tanto
meno rimanere seduta.
Stava percorrendo la stanza su e giù, chiedendosi
perché ci stesse impiegando
così tanto tempo. Voldemort l’aveva mandato in
un’altra delle sue missioni? Ma
Lucius le avrebbe detto qualcosa. Non se ne sarebbe andato senza una
parola.
All’improvviso
si accorse di quanto sciocca fosse. Perché avrebbe dovuto
informarla di
qualcosa riguardante a lui? Non era sua moglie e non aveva doveri nei
suoi
confronti. Era solo il suo premio.
Ma
ancora non poteva fare a meno di chiedersi che stesse succedendo.
Dopo
un altro paio di
ore i nervi la stavano
uccidendo. Doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Così
camminò verso la porta e
cercò di aprirla. La disperazione apparve sul suo viso
quando si accorse che
era bloccata.
Non
potendo fare altro, si sedette sul letto ed aspettò.
Dopo
un altro paio di
ore, stava gridando.
“Pippy!Pippy!”
Stava chiamando l’elfo domestico, ma non ebbe effetto.
Probabilmente non poteva
sentirla o la stava ignorando su ordine di Lucius.
Verso
sera stava riposando, cercando di addormentarsi e di smettere di
pensare a
tutte le cose orribili che sarebbero potute accadere a Lucius e alle
cose orribili
che l’avrebbero aspettata senza lui a proteggerla.
Ma
proprio quando stava pensando di perdersi nei sogni, sentì
una voce maschile.
Subito saltò giù dal letto, aspettando di vedere
se Lucius era tornato.
Sobbalzò quando la porta si aprì come se qualcuno
l’avesse calciata.
“Cosa
può fare Pippy per il Padrone?” Fece
l’elfo domestico con voce un po’ isterica.
“Sparisci
dalla mia vista, tu incompetente creatura!”
Ringhiò Lucius tra i denti, poi
cadde sul letto, rilasciando un sibilo di dolore.
Era
ferito. Gli fu al suo fianco in un secondo, il suo cuore che batteva
velocemente.
“C-che
è successo?” Chiese con paura nella voce. Odiava
il fatto di non poter vedere
niente, di non poter fare niente.
“Niente
che ti riguardi, Sanguesporco.” Rispose Lucius, cercando di
sembrare forte. Non
le sfuggì all’attenzione che stava trattenendo il
fiato come se stesse cercando
di nascondere il dolore.
“Che
cosa-” ritentò e poi la sua mano gli
toccò il petto. Era umido e sembrava come
se le sue vesti fosse lacere. Sangue.
Hermione
sapeva che significasse avere del sangue sulle mani. Le immagini della
Battaglia Finale le apparvero davanti agli occhi mentre le veniva la
nausea,
ricordando come avesse strisciato solo per trovare dei cadaveri intorno
a lei.
Velocemente
tolse la mano tremante da Lucius come se si fosse bruciata.
“Il
Padrone è ferito! Il Padrone non è mai stato
così ferito!” L’elfo stava andando
nel panico.
“Cosa
stai facendo ancora qui? Ti ho detto di andare a prendere
Severus!” Gli urlò
contro Lucius, poi sibilò come se il gesto gli avesse
causato ulteriore dolore.
L’elfo
si voltò e corse fuori dalla stanza.
Non
poteva credere a quello che stava accadendo. Non aveva mai pensato che
qualcosa
del genere potesse accadere.
Non si
supponeva che lui venisse ferito. Non poteva venir ferito. Lui
era…Lucius Malfoy.
“Cos’è
successo? Perché sei..” non riuscì a
finire la frase.
“Non
ti riguarda.” Le ringhiò contro.
“Limitati a starmi lontana e non pensare
nemmeno di scappare.”
Il
pensiero che avrebbe potuto scappare non le era nemmeno passato per la
testa.
Probabilmente non ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino alla
porta principale. All’improvviso
l’Elfo era tornato, in qualche modo più nervoso di
prima.
“Padrone! Io ho
provato a fare quello che mi
hai ordinato, ma-ma…”
“Ma
cosa, Pippy?”
“Un
uomo… Pippy ha visto un uomo nella casa. L’uomo
sta salendo le scale!”
Hermione
non riusciva a capire cosa stesse accadendo, tutto quello che sapeva
era che
stava andando male. Molto male.
“Chi
c’è nella casa?” Chiese
all’Elfo, ma non ottenne risposta.
“Rispondi,
Pippy!” Ordinò Lucius.
L’orrore
la riempì quando notò il panico nella voce
dell’uomo.
“Pippy
l’ha visto qualche volta. Era alla festa. È alto
con capelli neri e una
bacchetta con una testa di drago.”
Hermione
stava tremando per la paura assoluta. Lucius era ferito e
c’era un Mangiamorte
nella casa. Concluse che probabilmente non era una visita amichevole.
“Philix”
Mormorò lui sottovoce.
Oh dio. Gli occhi di
lei si spalancarono,
il terrore che l’invase. Poteva a malapena respirare a causa
della paura.
“Porta
qui Severus! Vai!”
Ordinò Lucius poi
cercò di alzarsi. Ottenne solo di cadere indietro nel letto
con sibilo di
dolore.
“Cosa
stai facendo?” Chiese cercando di tenerlo fermo.
“Toglimi
le mani di dosso. Devo alzarmi.”
“Puoi
a malapena muoverti!” La sua voce era isterica ora. Nella sua
mente vedeva
Philix risalire le scale e camminare verso la camera da letto, la sua
bacchetta
nella mano.
Lucius
prese un respiro profondo. “Philix sta venendo qui pensando
che sarà in grado
di uccidermi. Non idea di quanto in errore sia.”
“Ma-”
“Non
ho intenzione di rendergliela più semplice restando straiato
sul letto.” Sputò
con veleno.
“Il
Professor Piton-”
“Non
ce la farà ad arrivare in tempo.” Le
urlò contro, spingendola via
e cercando di alzarsi.
“Non
sei nelle condizioni di combattere!” Insistette Hermione.
“Non posso nemmeno
vederti e lo so!”
“Cosa
vuoi che faccia, tu insulsa ragazza?” Sibilò
Lucius furiosamente. “Devo
proteggerci.”
Raggelò
a quella parola. Noi. Lui era
preoccupato anche per lei. Voleva proteggere entrambi.
Perché? La sua vita era
in pericolo e avrebbe dovuto pensare a come salvarsi. Ma lui aveva
detto ‘noi’.
All’improvviso
qualcosa accadde ad Hermione. Era
un
idea folle, ma era tutto quello che avevano al momento.
“Dammi
la tua bacchetta.” Gli disse.
Lucius
la derise: “Sono ferito, non stupido.”
“É
l’unico modo! Non puoi combattere!”
“E
tu puoi? Nel caso te lo sia dimenticato-sei cieca,
Sanguesporco.”
“Posso
farcela.” Disse, non mostrando alcuna insicurezza nella voce.
Non
le disse nulla e lei continuò. “Non voglio morire
più di quanto lo voglia tu.
Fidati di me!”
“Mai.”
Hermione
digrignò i denti per la frustrazione. “Posso
salvarci o almeno darci del tempo
fino a che non arriva il Professor Piton.”
“Perché
lo stai facendo?” Chiese con sospetto.
“I-io
non voglio morire.”
“Ti
rendi conto che distraendo Philix salveresti anche me?”
Il labbro inferiore di lei
tremò e rimase in
silenzio.
“Dopo
tutto quello che ti ho fatto?”
Un
attimo dopo lei ripeté con voce più forte.
“Non voglio morire.”
Sobbalzò
quando Lucius le afferrò la mano rudemente. “Sei
fuori di testa.” Le sussurrò.
Devastazione
apparve sul viso di Hermione quando realizzò che stavano
probabilmente per
morire. Le lacrime minacciarono di cadere, ma poi qualcosa le venne
messo nel
palmo della mano. Sorpresa, avvolse le dita intorno a quella che
riconobbe
essere una bacchetta. Non le disse altro mentre le lasciava il polso.
Lei annuì
e si alzò in piedi, afferrando
strettamente l’arma. Le sembrava strano avere
una bacchetta di nuovo fra
le sue mani. Ed era una sensazione completamente diversa rispetto a
quando
stringeva la sua. Quella di Lucius era più spessa, liscia e
poteva quasi percepire il potere in
essa. Così tante
persone erano state uccise da questa bacchetta. Ron.
Spinse
via quel pensiero e camminò verso la porta. Sperava solo di
poter distrarre
Philix fino all’arrivo di Piton.
Mentre
apriva la porta, un pensiero le attraverso la mente. Stava rischiando
la sua
vita per salvare Lucius. Stava proteggendo entrambi. Aveva paura di
perderlo e
di essere lasciata sola nel mondo. Era patetico. Lei era patetica. Ma
in quel
momento non le poteva importare di meno.
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Capitolo 20 *** Body and Soul ***
Questa
è la traduzione della storia
“In the dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter twenty: Body and Soul
Il
giorno prima…
Lucius
percorreva con passo elegante un stretto corridoio che si apriva su una
camera
di pietra. Si era più volte chiesto cosa avesse potuto
spingere il Maestro a
chiamarlo nel cuore della notte. Era possibile che ci fosse ancora una
Resistenza a crear loro problemi.
Fece
una smorfia di disgusto al solo pensiero. Quei disgustosi Sanguesporco erano come i
vermi. Non
importava quanto cercasse di spazzarli via dal suo mondo, sembravano
tornare
sempre. Ma era una sfida e lui piacevano le sfide.
Quando
entrò nella stanza, notò Voldemort seduto su una
piattaforma, elevato rispetto
ai suoi seguaci. C’erano almeno venti persone nella stanza,
quasi tutti
Mangiamorte che riconobbe. Scrutò rapidamente
l’ambiente e notò che non c’erano
prigionieri, nessun Sanguesporco o Traditore di Sangue da torturare.
Pur non
essendo dell’umore di sentire le grida agghiaccianti, il
fatto che
presenziavano solo Voldemort ed i Mangiamorte lo allertò.
Doveva essere
accaduto qualcosa, costringendo così il Signore Oscuro a
richiamare tutti loro.
Be, quasi tutti. Non riusciva a
vedere Severus da nessuna parte.
“Lucius.”
Sibilò Voldemort. “Ti stavo aspettando.
Vieni.”
Obbedendo al suo ordine, si fece
rapidamente strada
verso la piattaforma, lanciando un’occhiata gelida in
direzione di Philix mentre
lo superava. Erano ancora ai ferri corti. Philix non aveva accettato
che ci
fossero differenze tra i Mangiamorte. Non tutti erano allo stesso
livello. C’erano
alcuni che avevano lavorato per il Maestro
per un considerevole lasso di tempo e si erano guadagnati il suo
rispetto così
come i privilegi che ne conseguivano. Severus Piton e Lucius Malfoy
erano
alcuni di questi. E c’erano altri che avevano adottato il
titolo di
‘Mangiamorte’ solo per godere di maggior status,
per partecipare alle torture e
per avere donne che soddisfino i loro bisogni.
“Perdonami,
mio signore. Non era mia intenzione farti aspettare.” Disse Lucius e si
inchinò di fronte al suo
Maestro.
“Ho
sentito una cosa interessante, Lucius.” Disse Voldemort
lentamente. “Sembra che
Antonin sia morto.”
Rimase
calmo, mantenendo una facciata impassibile. “Si, mio
signore.” Annuì.
“Alzati.”
Ordinò Voldemort e Lucius si alzò, il volto
impassibile.
“C’è
qualcosa che vorresti confessare?” Chiese con attenzione il
Signore Oscuro.
Sapeva
che si sarebbe arrivati a quel punto. Aveva ucciso Dolohov e non era
andato ad
informare Voldemort dell’accaduto. Il
suo Maestro probabilmente era irritato e insultato per il fatto che
qualcosa di
così importante fosse successa senza che se ne fosse
accorto. Dolohov era
inutile come Mangiamorte, sempre in cerca di divertimento e ignorando
le cose
serie che si supponeva dovesse fare. Lucius sapeva che Voldemort non
avrebbe
sentito la sua mancanza, ma questo non lo rendeva felice dei fatti.
“Si,
mio signore.” Disse con calma. “C’era una
disputa tra Antonin e me.”
“Riguardo
cosa?”
Considerò
la sua risposta per un istante, decidendo subito dopo che era meglio
dire la
verità.
“Riguardo
il mio premio.”
Il
silenzio venne interrotto quando gli altri Mangiamorte iniziarono a
bisbigliare
tra di loro e Lucius sentì la tensione crescere nella stanza.
“Silenzio!”
Voldemort alzò la voce e tutti smisero di parlare, guardando
verso il loro
Maestro.
“Il
tuo premio?” Continuò, poi fece uno smorfia come
se stesse cercando di ricordare
qualcosa. “Per favore, ricordami- che cosa ti ho
dato?”
“La
Mezzosangue, mio signore. L’ amica di Potter.”
Un
sorriso malato attraversò il viso di Voldemort:
“Ora ricordo. Avresti potuto
scegliere una Purosangue, perfino una Traditrice del Sangue. Avresti
potuto
crearti una nuova famiglia dopo quella…tragica
perdita.”
Le
labbra di Lucius si assottigliarono in una linea dritta e stretta al
cenno
della sua famiglia, ma quello fu
l’unico
segno ch avesse provato qualcosa.
“Ma
tu hai scelto una Sangueporco.” Continuò
Voldemort. “Una disgustosa ragazza a
cui non è permesso di darti una famiglia. Una ragazza che
puoi usare solo per
soddisfare i tuoi bisogni più primordiali.”
Un
pensiero attraversò la mente di Lucius. Si chiese cosa
avrebbe detto il suo
Maestro se avesse saputo che lui e la Sanguesporco erano diventati
intimi la
notte scorsa per la prima volta? Avrebbe perso la sua reputazione e il
suo
status se tutti avessero scoperto che non l’aveva toccata per
mesi?
“Sono
un uomo con dei bisogni, mio signore.”
“Questo
lo capisco, Lucius. Ma quello che mi preoccupa è il fatto
che tu abbia posto
fine alla vita di un collega a causa di una Sanguesporco.”
Poi chiese, alzando
un sopracciglio. “Tu hai
ucciso
Antonin, vero?”
Lucius
annuì e guardò negli occhi del suo Maestro. Non
mostrò ne rimorso ne debolezza.
Si eresse nella propria decisione, perché se c’era
qualcosa che Voldemort
odiava più di tutto era la codardia. Specialmente se veniva
da uno dei suoi
seguaci.
“L’ho
fatto, mio signore. Antonin è morto per mano mia.”
Voldemort
non rispose ma gli diede invece un sguardo di disapprovazione.
La
sala era così silenziosa che si sarebbe potuto sentire una
goccia cadere.
Dopo
qualche lungo istante, Voldemort parlò: “Niente
dovrebbe essere più importante
dei tuoi compagni Mangiamorte, Lucius. Siete fratelli.”
Lucius
quasi sbuffò a quelle parole, ma decise che non sarebbe
stato saggio far
arrabbiare ulteriormente il suo Maetsro.
“Non
devi permettere che niente, nessuno
si intrometta fra di voi, miei fedeli seguaci. Specialmente non una
disgustosa
Sanguesporco.” Sputò con
disgusto.
“Mio
signore, mi hai dato il permesso di disporre di quelli che considero
inutili.”
Disse con voce strascicata.
“Così
consideravi Antonin inutile?”
“Si,
mio signore.”
Voldemort
arricciò le labbra in un sorriso diabolico.
“Interessante.”
Lucius
non disse nulla e abbassò gli occhi sul pavimento,
aspettando la sua punizione.
A
quel punto Voldemort lo fissò sorpreso. “Non hai
intenzione di scusarti? Non
sei dispiaciuto per quello che hai fatto?”
Prese
un respiro profondo prima di rispondere. “Vorrei poter dire
di essere
dispiaciuto. Ma la verità è che non provo alcun
rimpianto.”
Di
nuovo i Mangiamorte iniziarono a bisbigliare, questa volta
più forte. Voldemort
annuì e qualcosa brillò nei suoi occhi.
“Ammiro
il tuo coraggio, Lucius. Sei un vero Mangiamorte.” Gli disse
con freddezza. “Ma
capirai che non posso ignorare così facilmente la morte di
uno dei miei
seguaci.”
Lucius
si irrigidì, ma annuì in comprensione, stringendo
già il suo bastone, pronto ad
estrarre la bacchetta in qualunque momento.
“Lestrange,
Greyback, Mulciber.” Chiamò con calma Voldemort.
“Avvicinatevi.”
Questi
uscirono dalla folla e si inginocchiarono di fronte a lui.
“Combatterete
contro Lucius. Iniziate.” Ordinò con sorriso
malevole.
Non
sprecò un istante quando alzandosi rapidamente estrasse la
bacchetta e la puntò
su di loro, scagliando il primo incantesimo.
ooo
Che
diavolo sto facendo?
Era quella la
domanda che invadeva la mente di
Hermione mentre usciva dalla camera da letto, stringendo convulsamente
la
bacchetta nella mano tremante. Era come se la sua sicurezza fosse
scomparsa
nell’istante in cui aveva varcato la soglia della stanza.
Non riusciva a
liberarsi dello shock provato quando
Lucius le aveva dato la sua bacchetta. Mai nella sua vita aveva
immaginato che
colui che l’aveva ferita le avrebbe dato spontaneamente la
sua bacchetta. Lucius
Malfoy le aveva dato la sua bacchetta. Cercò di
spingere via i pensieri e
le emozioni che ne seguirono. Sorpresa, shock e
qualcos’altro. C’era un
sentimento strano. In qualche modo Hermione aveva sentito una
connessione tra
di loro. Era come se avessero formato una sorta di legame.
La sua mente si
svuotò immediatamente quando sentì dei
rumori. Passi. Qualcuno stava camminando verso di lei. Sentiva i
stivali
schioccare e produrre un suono che non poteva essere ignorato.
L’uomo non stava
nemmeno cercando di
nascondere la sua
presenza nella casa. Nascose la bacchetta dietro la schiena, aspettando
di
vedere cosa sarebbe successo.
“Bene,
cosa abbiamo qui?” Una voce roca provenne da
lontano.
Hermione si
irrigidì, ma rimase immobile. Non
poteva lanciare alcun incantesimo se non sapeva esattamente dove lui si
trovava.
Sperava solo che Philix non decidesse di attaccarla. Con un
po’ di fortuna non
avrebbe visto in lei una minaccia e non si sarebbe disturbato ad
ucciderla. Sapeva
che il suo obiettivo principale era Lucius.
“Dolcezza,
puoi dirmi dov’è Lucius?” Chiese
avvicinandosi a lei. “Ha lasciato l’incontro
seriamente ferito e vorrei vedere
come se la cava.”
Lui era
completamente calmo e controllato. Qualcun
altro avrebbe potuto pensare che stesse dicendo la verità,
ma non lei.
“Non
è qui.” Mentì. “Non
è tornato.”
“Davvero?”
Chiese Philix con interesse.
Annuì,
mantenendo un espressione calma, malgrado i
nervi la stessero uccidendo. Era così vicina alla morte che
poteva sfiorarla.
Non era ancora in grado di capire dove era. La sua sola
possibilità di sopravvivenza
era di convincere in qualche modo Philix ad andarsene.
“Allora
da dove viene il sangue sulle tue mani?”
Chiese lui improvvisamente, cogliendola di sorpresa.
Spalancò
gli occhi per lo shock. Si era
completamente dimenticata del fatto che aveva toccato Lucius. Stava
pensando a
cosa avrebbe potuto dire, quando la interruppe.
“Non
so perché sto perdendo il mio tempo con te,
quando potrei trovare Lucius da solo.” Sibilò
Philix e si fece strada verso di
lei.
Quando lo
sentì avvicinarsi, prese posizione. In un
secondo puntò la bacchetta nella direzione di Philix.
“Stupeficium!”
Strillò.
“Protego!”
Hermione
raggelò a quelle parole. Si era aspettata
di aver successo al primo incantesimo. Ovviamente non era stata
sufficientemente veloce. O non si era mai battuta prima contro un
Mangiamorte
tanto esperto.
“Expelliarmus!”
Gridò e venne invasa dalla speranza
quando sentì la bacchetta di Philix colpire il muro.
Aprì
la bocca per lanciare un altro incantesimo, ma
all’improvviso la bacchetta le volò via dalla
mano. Il tutto la colse
completamente di sorpresa, perché era già
convinta di aver vinto lo scontro.
Realizzò
con orrore che non era più in possesso
dell’unica cosa che avrebbe potuto salvarla. Salvare entrambi.
Ci fu un
silenzio tombale finché Philix non scoppiò
a ridere.
“Pensavi
davvero di avere una possibilità contro un
mago esperto?” Chiese, avvicinandosi finché
poté sentire il suo respiro contro
il viso.
“Sono
in grado di ucciderti ancora prima che tu possa
pronunciare la prima lettera di un incantesimo.” Disse con un
ghigno, poi
aggiunse. “È detta wandless magic*.”
Non era
mai stata così spaventata nella sua vita. Tutto era perduto.
Lei era
perduta. Nessuno sarebbe stato in grado di proteggerla d’ora
in poi. Lui
non sarebbe stato in grado di proteggerla questa volta.
Le si
serrò la gola e le divenne quasi impossibile respirare.
“Presumo
che la camera da letto di Lucius sia dietro di te.”
Continuò Philix. “Mi chiedo
come tu abbia fatto a mettere le mani sulla bacchetta di Lucius.
È la
sua,vero?”
Hermione
non disse nulla mentre tremava nel terrore assoluto,aspettando che
accadesse un
miracolo. Ma i miracoli non esistevano. L’aveva imparato
molto tempo fa.
“Non
posso aspettare di dire al mio signore come ho scoperto una
Sanguesporco con in
mano la bacchetta di Lucius.. Il mio Maestro non sarà felice
del fatto che lui
stia rischiando tutto per un’immondizia come te.”
Sputò l’ultima parola con
disgusto. “Il tuo genere è usato per il piacere e
nient’altro. Lucius ha
attraversato il confine.” Spiegò con voce crudele.
“Non
sai
di cosa stai parlando.” Sussurrò Hermione, ma la
sua determinazione era chiara
mentre parlava.
Philix
decise di ignorare il suo commento. “Resta qui mentre faccio
visita al mio caro
amico Lucius. Non muoverti dall’angolo se sai cosa
è buono per te.”
“Perche?Uccidimi
e basta.” Sputò fra i denti.
“No.
Potresti mostrarti utile per me in futuro. Io, si da il caso, non ho
Sanguesporco a casa. Ma sembra che la cosa possa cambiare.”
“Preferirei
morire piuttosto che andare da qualsiasi parte insieme a te.”
Ribatté Hermione,
i denti digrignati per la rabbia e la paura.
“Perché?”
Chiese lui innocentemente. “Perchè non sono Lucius?”
Quando lei non
disse nulla, Philix continuo: “Devo
ringraziarti. Suppongo che Lucius sia nella sua camera da letto, ferito
e senza
una bacchetta. Mi hai reso le cose più semplici.”
Con quelle
parole si diresse verso dove si trovava
la sua bacchetta e la raccolse.
Hermione
realizzò con un senso di colpa che aveva
ragione. Se solo non fosse stata così stupida, pensando che
avrebbe potuto
sconfiggere un Mangiamorte. Se solo non gli avesse portato via la
bacchetta.
Sarebbe stato in grado di combattere contro Philix, pur essendo ferito.
Poi Philix
cercò di superla, ma si posizionò
rapidamente di fronte a lui e la porta, non lasciandolo passare.
“Spostati.”
Ordinò freddamente.
“No.”
Senza un
avvertimento venne afferrata rudemente e
spinta sul pavimento. Prima che Philix avesse
l’opportunità di entrare nella
stanza, si alzò e gli saltò addosso. Lui si
lasciò sfuggire un ringhio feroce
mentre cercava di togliersela di dosso. Hermione non sapeva nemmeno
cosa stesse
cercando di fare o perché lo stesse facendo. Sapeva che era
impossibile per lei
batterlo in uno scontro fisico, ma non poteva semplicemente star
lì e guardarlo
uccidere Lucius. Cosa le sarebbe successo dopo la sua morte?
Nel mezzo dello
scontro colpì con la schiena il
muro, gridando, ma ancora non mollando la presa sull’uomo. Lo
stava graffiando
e mordendo, ma questo non sembrava aiutarla. Alla fine Philix
riuscì ad
afferrarle una mano e a strattonarla via da lui. Poi successe qualcosa
di
inaspettato. La spinse lontano da lui, ma lei inciampò. Dove
era supposto
esserci qualcosa da calpestare, c’era il nulla. La caviglia
si contorse in un
strano modo e cadde. Malamente. Ma non riuscì a fermarsi.
Continuava a girare e
a rotolare su se stessa, il freddo pavimento che colpiva ogni parte del
suo
corpo. Capì immediatamente cosa stesse succedendo. Stava cadendo
giù per le scale. Gridò e cercò
di proteggere la testa con le mani, ma era tutto inutile. Tutto stava
girando
intorno a lei fino a che non precipitò sul pavimento con un
sonoro tonfo.
Il
dolore.
Quella fu la
prima cosa che notò. Solo ieri aveva
implorato Lucius di farle del male, di darle il dolore, ma ora tutto
quello che
voleva era che se ne andasse.
Era distesa
sulla schiena con un braccio
stranamente piegato dietro la sua schiena, senza nemmeno cercare di
muoversi.
“Quello
ti terrà calma.” Sentì dire Philix
dalla
cima delle scale. La sua voce sembrava così lontana.
“Avada
Kedavra!”
Hermione
sussultò quando sentì quella maledizione.
Non era stata la voce di Philix. Chiuse gli occhi mentre
l’inconfondibile suono
di un corpo che cade al suolo rompeva il silenzio.
“Granger!”
La chiamò qualcuno mentre correva verso
di lei.
Era Piton. Il
puro sollievo la invase. Erano salvi.
Tutto era a posto.
Piton si
inginocchiò accanto al suo corpo immobile
e le toccò gentilmente la faccia, cercando di ottenere
qualche risposta.
“Dove
sei ferita?”
Hermione
aprì gli occhi e rimase sorpresa alla
vista di fronte a lei. Riusciva a vedere un’uomo in abiti
neri e con capelli
neri chinato su di lei. Chiuse velocemente gli occhi, pensando che la
mente le
stesse giocando qualche brutto scherzo.
“Apri
gli occhi, signorina Granger.” Ordinò Piton
nel tono che di solito usava con i suoi studenti.
Hermione
obbedì e di nuovo fronteggiò l’immagine
di
Piton. Non era chiara, ma era pur sempre qualcosa.
Sapeva che non
era saggio sperarci. La vista le era
già tornata per qualche attimo in passato, ma non era mai
durata. Così chiuse
gli occhi di nuovo, non volendo rimanere ferita di nuovo da false
speranze.
“Dove
sei ferita?” Chiese Piton, irritato dal suo
silenzio.
“Non
sono ferita.” Alitò e cercò di mettersi
a
sedere. Quando si mosse, gridò all’improvviso per
l’immenso dolore alla
schiena. Piton la obbligò distendersi nuovamente.
“Ti
lieviterò nella tua stanza. Non muoverti.” Le
disse.
Hermione
obbedì perché non aveva altra scelta. Un
istante dopo si sentì venir sollevata dal pavimento. Era una
sensazione
piacevole, così si rilassò. Poi
all’improvviso di irrigidì mentre ricordava gli
eventi precedenti.
“Philix!
Lui-” Iniziò.
“É
morto.” Quelle furono le uniche parole di Piton.
Non
era sicura di quale incantesimo del sonno avesse usato su di lei,
perché
all’improvviso si sentì estremamente sonnolenta e
stanca.
“Lucius…”
Riuscì a dire prima che si perdesse in un sonno privo di
sogni.
ooo
Hermione
si svegliò, sentendosi dolorante. Perfino il comodo
materasso sotto di lei le
faceva male. Le palpebre erano troppo pesanti da sollevare. Ricomponiti, si disse.
Poi obbligò i suoi occhi ad aprirsi
lentamente, cercando di abituarli alla luce che pervadeva la stanza.
Luce?
Venne
attanagliata dalla sorpresa quando l’immagine di fronte a lei
divenne chiara.
Riusciva a vedere tutto. Non era un immagine sfocata, ma totalmente
limpida.
La
stanza era enorme, almeno tre volte più grande rispetto la
sua alla Tana e il
pavimento era fatto di legno scuro. C’era un enorme e
all’apparenza morbido,
tappeto color beige davanti al letto. Le pareti erano di un verde scuro
che avrebbe
dato un aspetto spettrale alla stanza, se non fosse per le due finestre
accanto
al letto che lasciavano entrare molta luce. Di fronte al letto
c’erano due
porte. Una probabilmente dava al corridoio l’altra al bagno.
Si guardò attorno,
lanciando una breve occhiata al grande divano dall’altra
parte della stanza,
ancora scioccata dal fatto di essere in grado di vedere.
Prendendo
un respiro profondo, sbatté le palpebre un paio di volte.
Poi chiuse gli occhi
e aspettò. Era sicura che la vista se ne sarebbe andata dopo
pochi istanti. Era
già successo prima.
Ma
quando riaprì gli occhi riuscì ancora a vedere
tutto. Il suo cuore stava
battendo troppo veloce, ma non cercò nemmeno di calmarsi.
Tutto quello che
importava era il
fatto di riuscir a
vedere di nuovo.
Cercò
di alzarsi dal letto, ma nel momento in cui il suo piede
toccò il pavimento,
gridò per il dolore.
Il
che riportò a galla gli eventi precedenti.
All’improvviso ricordò tutto.
Philix, le scale, Piton.
La
sua caduta dalle scale le aveva probabilmente causato una ferita alla
caviglia.
Cercò di muoverla un po’ e arrivò alla
conclusione che era solo slogata, non
rotta.
Lucius! Lui era-
No,
non voleva nemmeno pensarci. Non poteva esserlo.
Di
nuovo cercò di alzarsi dal letto, questa volta spostando
tutto il peso sulla
gamba destra. In qualche modo riuscì ad arrivare fino alla
finestra. Sussultò
quando vide il paesaggio. Era bellissimo. C’era un giardino
gigantesco, con
alberi ovunque guardasse. Quello era tutto quello che riusciva a vedere
dalla
finestra. Probabilmente era al terzo o al secondo piano della casa.
Per
un lungo momento Hermione rimase lì, godendosi la vista. Era
una giornata
soleggiata e luminosa. Poteva quasi far finta che tutto fosse normale e
che lei
si trovasse ancora ad Hogwarts. In qualche modo la riempiva di
speranza, anche
se si trovava in una situazione disperata.
Non
si era aspettata quel tipo di tempo. Visto che il Bene aveva perso la
Guerra e che le
brave persone erano
morte o trattate come schiavi, avrebbe dovuto essere piovigginoso e
scuro.
Fosco e privo di speranza. Era come se il tempo si stesse prendendo
gioco di
lei.
Quando
alla fine si allontanò dalla finestra, si guardò
intorno, notando una toeletta
con un grande specchio.
In
un primo istante non fu sicura di volersi guardare, ma raccolse il
coraggio e
si diresse lentamente verso il tavolino.
Oh Dio.
Riusciva
a malapena a riconoscere la persona di fronte a lei. Non era lei. Non poteva esserlo. I suoi capelli erano
più lunghi e non vaporosi come prima. Erano più
ondulati, forse perché non
aveva potuto pettinarli per molto tempo. La sua faccia era troppo
pallida e
c’era un taglio sul labbro. Non riusciva a ricordare quando
se l’era fatto. Ma
ciò che la terrificava di più erano i suoi occhi.
Erano così stremati, privi di
vitalità.
Lasciò
cadere lentamente lo sguardo sul suo corpo, notando che era
più magra. Non
troppo, ma era evidente che aveva perso molto peso. La camicia da notte
che
indossava era bianca e le arrivava appena sopra alle ginocchia.
Si
guardò le mani e fece una smorfia quando vide del sangue
secco. Era stato quando
aveva toccato Lucius. Aveva su di sé il suo sangue. Proprio
come quello di lei
era su di lui. Notò dei lividi violacei attorno ai polsi.
Non riusciva a
ricordare quando se li era procurati. Lucius l’aveva ferita
così tante volte,
che era difficile dire esattamente quando e come si era procurata un
specifico
livido.
Poi
venne la parte più difficile. Con paura e disgusto sul viso
si guardo le cosce.
Piton aveva ragione quando le aveva detto di vedere dei lividi sulle
gambe.
Alzò la camicia da notte, rivelando altri lividi. Ora che
stava fissando la
prova di quello che era successo tra lei e Lucius, era come se tutto
fosse
ancora più reale. La colpì che fosse davvero
successo.
Con
disgusto tirò giù la stoffa e distolse lo
sguardo. Si fece lentamente strada verso
il bagno e si lavò le mani, pulendosi dal sangue di Lucius.
Il suo sangue puro.
Non sembrava diverso dal suo. Quando ritornò nella stanza,
la porta di aprì e
sussultò, non essendoselo aspettato. In un secondo decise
come agire e arrivò
alla conclusione che era meglio se avesse detto a nessuno che era in
grado di
vedere.
Lo
avrebbe tenuto per sé per un po’.
Era
il Professor Piton quello che era entrato. Hermione quasi
guardò nella sua
direzione, ma si fermò in tempo. Puntò lo sguardo
verso un angolo della parte e
sperò di sembrare piuttosto convincente.
“Perché
sei in piedi, Granger?” Chiese Piton prima di raggiungere il
letto e lasciare
un piatto con panini e un bicchier di latte sul comodino.
Hermione
si permise di guardarlo quando le diede le spalle. Era ancora lo stesso
che
ricordava. Esattamente lo stesso. Quando si voltò verso di
lei, velocemente
spostò lo sguardo.
Ignorando
la domanda, chiese con esitazione.
“Cos’è successo?” Poi
aggiunse: “Quanto
tempo ho dormito?
Dov’è…Dov’è
Lucius?”
Con
l’angolo dell’occhio vide Piton mentre incrociava
le braccia sopra al petto
prima di parlare.
“Non
hai dormito. Eri incosciente.” Spiegò freddamente.
“Per
quanto?”
“Un
giorno. Eri rimasta ferita dopo la caduta dalle scale, ma sono riuscito
a
guarire la maggior parte delle ferrite. Il resto richiederà
tempo.”
Quello
la sorprese. Perché Piton l’aveva curata? Ora era
ancora più confusa riguardo
lui. Ma non aveva il tempo di pensarci. C’erano cose
più importanti.
“La
mia caviglia?” Mormorò.
“Impiegherà
qualche giorno a guarire completamente.”
Annuì
e poi il silenzio riempì la stanza. Era imbarazzante ed
Hermione si chiese se
avrebbe dovuto chiedere di nuovo di Lucius o se sarebbe sembrato troppo
strano.
E doveva ammettere che aveva paura di sentire la risposta. Ma prese un
respiro
profondo e obbligò le parole ad uscire.
“Come
sta Lucius?”
Piton
rimase in silenzio per un momento prima di parlare. “Qualcuno
che non conoscesse
la storia di voi due penserebbe che ti importa davvero di
Lucius.”
Hermione
si irrigidì. “Non mi importa. Ma la mia vita
dipende da lui.”
“Comprensibile.”
Disse con voce strascicata Piton, poi annuì.
“Lucius sta guarendo. Starà bene.”
Rilasciò
il respiro che stava trattenendo ed venne invasa dal sollievo. Quasi
sorrise.
Quasi.
E
quello la fece arrabbiare ancora di più con se stessa. Cosa
diavolo le stava
succedendo? Ancora ricordava i giorni quando odiava Lucius, quando lo
voleva
morto così che potesse essere libera, ma tutto era cambiato.
Le era diversa.
“Vorrei
farti una domanda.” La voce di Piton la distrasse dai suoi
pensieri.
Di
nuovo Hermione quasi lo guardò. Era un riflesso naturale
quello di guardare la
persona che ti parlava.
“Come
in nome di Merlino pensavi di essere in grado di sconfiggere
Philix?” Chiese
Piton con interesse e una lieve traccia di sarcasmo.
La
domanda la colse di sorpresa e in un primo momento non seppe cosa
rispondere.
Nemmeno lei sapeva cosa le era passato in mente.
“I-io
ho semplicemente pensato-”
“Così,
hai avuto un pensiero?” La interruppe. “Deve essere
stata una giornata davvero
lunga e monotona.”
Hermione
si morse il labbro al suo insulto, sentendo
le guance bruciare per la rabbia. Avrebbe dovuto essere
abituata ai suoi
rimproveri crudeli e sarcastici, ma lui sembrava sempre prenderla sul
vivo.
“Ho
pensato che sarei stata in grado di tenerlo impegnato fino a
che… fino a che
lei non fosse arrivato.” Spiegò e poi disse con
determinazione. “E penso
proprio di esserci riuscita. Se non fosse stato per me,Lucius sarebbe
morto a
quest’ora.”
“Forse.”
Ammise Piton. “Forse no.”
“Sembra
che Lucius non abbia volute rischiare, perché mi ha dato la
sua bacchetta.”
Piton
annuì, poi cambiò argomento.
“C’è del cibo sul comodino.
Mangia.” Si avviò
verso la porta, poi si fermò. “Ti consiglio di non
girare troppo per la stanza.
Riposa.”
Prima
che potesse andarsene, Hermione lo fermò con una domanda:
“Come sta Ginny?”
Il
professore di pozioni sospirò profondamente prima di
rispondere. “La signorina
Weasley sta..bene, date le circostanze.”
“Che
cosa intende?” Chiese sospettosa.
“Non
scenderà mai a patti con quello che è
successo.”
Hermione
capì quello che stava cercando di dire. Ginny era una
combattente. Era sempre
stata una ribelle ed era comprensibile che non avrebbe mai ceduto non
importa
cosa accadesse.
Piton
continuò: “Alcune persone semplicemente non
riescono ad accettare quello che è
successo. I più forti sono quelli che sopravvivono a questo
mondo. Quelli che
possono adattarsi. I soli che
riescono a durare, signorina Granger.”
Hermione
serrò gli occhi alle sue parole. Era un complimento quello
nascosto nelle sue
parole? Si stava
riferendo a lei? Aveva
vissuto con Lucius per quasi due mesi ed era ancora viva. Forse non era
debole
come pensava. Forse
era forte, più forte di
quanto lei stessa credesse.
Piton
aprì la porta, ma prima di andare le disse
un’ultima cosa. E quel qualcosa le
mandò i brividi lungo il corpo.
“Granger.
Non mentire a Lucius. Mai.” L’avvisò.
“Se c’è qualcosa che odia è
quando le
persone pensano di potergli nascondere qualcosa. Segui il mio
consiglio.”
Con
quelle parole uscì dalla camera. Hermione rimase immobile,
confusa dalla sua
insinuazione. Lui stava- lui stava cercando di avvertirla di qualcosa?
Sapeva
che le era tornata la vista? No, era impossibile. E a parte questo
perché non
le aveva detto che sapeva?
Si
calmò, sicura che non sapesse nulla. La mente le aveva solo
tirato qualche
scherzo, facendole pensare che Piton sapesse quello che lei stava
facendo.
ooo
Un
giorno era passato ed Hermione si era già abituata a poter
vedere di nuovo.
Studiò la stanza, memorizzando ogni particolare. Amava
guardare fuori dalla
finestra, osservare la natura. La rattristava non poter sentire la
brezza
leggera sul viso, sui capelli. Le finestre era sicuramente incantate
per
restare chiuse. Il primo giorno aveva speso mezz’ora cercando
di aprirle, ma
era stato inutile. Il fatto la irritava. Perché non riusciva
ad aprirle? Non è
che volesse scappare.
Il
secondo giorno era passato anch’esso senza che nessuno
l’avesse disturbata.
Piton non era più tornato a farle visita. Ogni mattina
trovava del cibo nella
stanza. Probabilmente lo portava Piton o dall’elfo domestico
quando lei dormiva.
Aveva
anche provato ad aprire la porta, ma era stata bloccata.
Aveva
molto tempo per pensare. Ora che riusciva di nuovo a vedere le cose
sarebbero
state differenti. Non sarebbe più stata completamente
dipendente da Lucius o da
altre persone. Non si sentiva più inutile.
Ma
odiava guardarsi. I lividi le ricordavano solo quello che era successo
ed
Hermione non voleva ricordare. La
sua
caviglia stava guarendo, ma lentamente. Sentiva ancora dolore quando
cercava di
camminare normalmente.
Ad
ogni giorno che passava sapeva di essere sempre più vicina a
divederlo. E ne
aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce, di avere
un
contatto con un essere umano. Era stata sola troppo tempo.
Ma
era ancora spaventata all’idea di rivederlo. E questa volta
l’avrebbe davvero
visto. In quei mesi tutto quello che aveva avuto di lui era la sua
voce. La sua
voce fredda e il suo tocco caldo. Ma ora sarebbe stata in grado di
guardarlo negli
occhi. Di scorgere quello che stava pensando, di vedere la sua
espressione.
Dopo tutto quello che le aveva fatto, sarebbe finalmente stata in grado
di
guardarlo negli occhi.
In
qualche modo ne era spaventata. Non sapeva cosa aspettarsi. Per certi
versi sarebbe
stato molto più semplice se fosse ancora persa
nell’oscurità.
ooo
Infine
lui arrivò.
Hermione
stava lentamente sprofondando nella depressione, non avendo alcun
contatto con
un essere umano.
Dopo
qualche giorno che era stata lasciata sola nella stanza, una notte
sentì la
porta aprirsi. Rimase immobile nel letto con gli occhi chiusi, ma sapeva che era lui. Lo sentiva.
Quando
lui chiuse la porta, si irrigidì, realizzando che
l’attimo era arrivato. Il
momento del confronto era finalmente giunto.
“Lumus.”
Pronunciò lui a bassa voce l’incantesimo.
Dopo
di che lo sentì avvicinarsi al letto lentamente. Ma ancora
non azzardò alcun
movimento. Sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi?
No no
no…
“Sanguesporco?”
Chiese nel suo solito tono. Privo di emozioni e freddo.
È la
sua voce. Dio, è la sua voce.
Non
sembrava fosse stato ferito. Era tornato di nuovo se stesso.
Hermione
tremava per l’anticipazione. Dopo qualche istante si
tirò su a sedere e aprì
gli occhi.
Puntò
lo sguardo fisso su qualcosa in lontananza. Non era ancora pronta a
guardarlo.
Però,
riuscì a vederlo accanto al letto. Era vestito di nero come
se stesse andando
da qualche parte. Visto che era piena notte, era più
probabile che fosse appena
tornato. I suoi lunghi capelli biondi erano legati in una coda di
cavallo,
facendo si che i suoi occhi glaciali scintillassero ancora di
più. La stava
osservando e dovette sforzarsi di non incontrare i suoi occhi.
Lucius
non disse nulla mentre faceva scivolare le coperte lungo il suo corpo
ed
Hermione si irrigidì, non sapendo cosa aspettarsi.
Si
sedette sul letto accanto a lei e poi la toccò.
Sussultò, ansiosa per la
vicinanza. La mano di lui si fece strada con indolenza lungo la sua
gamba, fino
alla caviglia. Fino alla sua caviglia
infortunata.
Non era in grado di dire se avesse potuto essere più nervosa
di quanto lo fosse
già in quell’attimo. La sua mano calda le
sfiorò la caviglia.
“Lucius…”
Sussurrò, i nervi che la uccidevano. Sapeva che era in grado
di causarle del
dolore se avesse voluto. Ma al contrario tolse la mano e lei
spostò rapidamente
la gamba allontanandola da lui.
“Severus
mi ha detto tutto.” Disse lui dopo qualche attimo con tono
calmo e controllato.
“Philix
non è più una minaccia per me.”
Continuò.
Hermione
non sapeva perché glielo stava spiegando. Aveva dei problemi
a respirare con
lui così vicino. Era in grado di vederlo, ma non di guardarlo.
“Philix
era uno di quelli ad aver fatto notare che ero troppo clemente con
te.”
Mormorò. “Una vergogna per un
Mangiamorte.”
“Perché
me lo stai dicendo?” Chiese sentendo chiudersi la gola per la
paura.
Aveva
il sentore che potesse vederle attraverso. Almeno la luce nella stanza
era
debole.
E
quando lui parlò di nuovo la sua voce era dura come una
roccia. “Dovevo
ricordare a me stesso che sei un premio per il mio duro lavoro e non
darò a
nessuno l’opportunità di trarne
vantaggio.”
Si
chinò sul suo viso ed Hermione lo vide fissarla negli occhi.
Stava tremando,
nella speranza che non scoprisse l’inganno.
Era
vicino, troppo vicino a lei. Prima che avesse l’occasione di
reagire, le
premette le labbra su quelle di lei. Raggelò totalmente,
scioccata da ciò che
stava accadendo. Non l’aveva mai baciata prima. Solo quella
volta da ubriaco,
ma in quel momento non percepiva l’odore del Firewhiskey su
di lui.
Non
riusciva a decifrare il sentimento, la sensazione che quel bacio le
provocava.
La faceva sentire calda, amata, protetta. Era sciocco pensare che
Lucius
l’amasse. Ma dopo tutti quei giorni senza alcun contatto con
lui o con qualche
altra persona, si sentiva sola. Aveva disperatamente bisogno di
qualcuno che la
facesse sentire meglio. Che le facesse dimenticare quello che stava
accadendo.
Anche solo per un breve istante.
Hermione
chiuse gli occhi e mosse le labbra contro le sue. Percepì la
sua sorpresa, ma
poi lui la nascose in fretta.
Negli
ultimi giorni non aveva provato altro che confusione e paura. La paura
di
quello che era successo a Lucius, di cosa sarebbe successo a lei se
lui…
Con
esitazione gli circondò il collo con le braccia, cercando
disperatamente di sentire qualcosa.
Forse avrebbe potuto
dimenticare che era
Lucius Malfoy colui
che stava baciando.
Forse avrebbe potuto pretendere che fosse qualcun altro.
Dopo
un momento Lucius interruppe il bacio. Gli occhi di Hermione erano
ancora
chiusi mentre tremava. Non sapeva perché si era fermato.
Forse era solo curioso
o sorpreso perché non lo stava respingendo.
All’improvviso
le circondò la vita con le braccia e la baciò
nuovamente. Più forte questa
volta, più esigente. Hermione non era in grado di reggere il
confronto con lui
e i suoi baci esperti, ma non cercò nemmeno di spingerlo via.
Senza
rompere il bacio lui fece scivolare lentamente le mani sulle spalle,
spingendo
verso il basso la cambia da notte, fino a che la parte superiore corpo
di lei
non fu completamente esposta al suo sguardo. Sapeva che riusciva a
vederla,
perché la stanza non era completamente buia, ma non le
importava. Aveva solo
bisogno di lui. Era tutto quello
che
le importava.
Poi
Lucius si tolse i propri vestiti, finché non
sentì il suo petto nudo contro il
proprio. Non poté fare a meno di arrossire, ma non disse
nulla per fermarlo. E
anche se lo avesse fatto, lui non si sarebbe fermato.
Lucius Malfoy.
Si
irrigidì quando si ricordò chi era
l’uomo che la sovrastava, chi la stava
toccando in modo tanto intimo. Con gli occhi ben chiusi era facile
fingere, ma
non poteva sfuggire alla realtà.
Cercò
di ignorare i suoi seni premuti contro il suo petto e che la sua mano
si stava
muovendo lungo il suo corpo. Si fermò sul suo fianco, troppo
vicino al luogo in
cui non era sicura di volere che lui toccasse.
Ancora
ricordava l’ultima volta. Ricordava il dolore, le sue carezze
ruvide e il suo
tocco.
“Aspetta-”
Interruppe il bacio e spostò la testa di lato.
“Shh,Sanguesporco.”
Sussurrò. “Lascia fare a me.”
E
così fece. Si arrese a lui nuovamente. Presto Lucius rimosse
l’ultimo capo di
abbigliamento e le aprì le gambe. Le si fermò il
respiro, le pulsazioni
accelerarono cosa che lui non mancò di notare. Fece
scivolare lentamente il
pollice lungo la guancia come se la stesse accarezzando, ma subito dopo
premette con forza le labbra su quelle di lei.
Le
sue mani erano ovunque, esplorando
ogni parte di lei. Non lasciò niente di intoccato: Non
riusciva a capire perché
volesse toccarla proprio là,
ma
quando lo fece le mandò ondate di piacere in tutto il corpo.
Era un piacere
sofferto. Amalgamato con il dolore e la vergogna. Era incredibile come
potesse
farla gemere per un piacere che non aveva mai provato prima
d’ora solo con le sue
mani.
E
poi fu dentro di lei. Le fece male, ma non tanto come la prima volta.
Lucius zittì
il suo grido con un bacio ed Hermione cercò di concentrarsi
su quello piuttosto
della sensazione di lui dentro lei. Dopo un po’ lui
iniziò a muoverli in un
lento ma costante ritmo. Sentiva delle cicatrici sulla sua schiena e
sapeva che
ne avrebbe trovate altre sul suo petto.
Tenne
gli occhi chiusi e si arrese a quell’emozione. Era una fuga
da tutto. Poteva
non pensare a niente se non a lui in quell’istante. Il peso
del suo corpo sul
suo, le sue labbra esigenti sulle sue, le sensazioni che le provocava
l’essere
dentro di lei.
Aveva
bisogno di tutto questo. Aveva bisogno di sentire qualcosa. Per la
seconda
volta si arrese a lui completamente. Corpo e anima.
ooo
Hermione
si alzò la mattina seguente sentendosi come se qualcuno
l’avesse picchiata. I
suoi muscoli erano doloranti e si scoprì chiedersi se
sarebbe stato così ogni
volta. Avrebbe dovuto sentirsi così stanca e acciaccata?
Non
riusciva a credere a quello che era successo. Non riusciva a credere
che gli
aveva permesso di farle questo di nuovo. Ma più di tutto,
non riusciva a
credere che lei aveva voluto che
accadesse. Quello che era successo tra lei e Lucius non era un atto
d’amore.
Non era una stupida. Lucius era un uomo con dei bisogni.
E
anche lei aveva avuto bisogno di qualcosa da lui. Era impossibile
descriverlo
con la logica. E quella era la cosa che irritava di più
Hermione. Era abituata
ad analizzare tutto e spiegarlo con la razionalità. Ma
quello che loro avevano
fatto… non avevano bisogno di parole. Erano stati guidati
dai loro bisogni, ma ognuno con
differenti
ragioni.
Ma
forse… forse avevano formato un legame la scorsa notte.
Hermione sperava che
Lucius in qualche modo potesse vedere in lei qualcosa di più
di una Sanguesporco,
la sua possessività come se lei per lui…
“Ci
ho pensato tutta la notte.” Disse una voce fredda
dall’altra parte della
stanza.
Hermione
spalancò gli occhi. Era convinta che se ne fosse andato e
che fosse rimasta da
sola. Non si voltò nella sua direzione perché non
era sicura di poter tenere
lontano lo sguardo dal suo. Specialmente dopo quello che avevano fatto.
Non
sarebbe stata in grado di resistere nel guardarlo negli occhi.
“Continui
a pensare di potermi ingannare; mi dispiace deluderti, ma non sono uno
sciocco.
Non mi farò prendere in giro da un’insulsa
studentessa.” Sputò velenosamente.
Sentì
il gelo nella sua voce. Era tornato il vecchio sé. Non
c’erano legami tra di
loro. Quanto stupida era stata pensando che qualcosa fosse cambiato? Non poteva essere
più distaccato di quanto non
lo fosse in quel momento. Ma cosa aveva provocato quel cambiamento? La
scorsa
notte l’aveva tenuta vicina e se, era stato più
gentile della prima volta.
Perché si stava comportando in quel modo? Era stato tutto un
gioco?Uno scherzo?
“Guardami
quando ti parlo,” Ordinò lui.
Hermione
si voltò nella sua direzione, stringendo il lenzuolo al
corpo. Vide che si era
già vestito, nessuna traccia di debolezza in lui. Indossava
perfino i guanti.
Continuò
a fissare niente nello specifico, sperando solo che la lasciasse da
sola. Aveva
bisogno di raccogliere i cocci infranti della sua dignità.
“Te
lo chiederò una sola volta, Sanguesporco. Solo
una.” L’avvertì.
Hermione
notò che c’era una sfumatura di rabbia nella sua
voce. Le sue parole seguenti
si schiantarono con forza su di lei.
“Da
quanto tempo sei in grado di vedere?”
|
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Capitolo 21 *** Nothing ***
Questa
è la traduzione della storia “In the
dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter twenty-one: Nothing
Ovvio
che lo sapeva. Lui
sapeva sempre tutto. Come aveva anche solo potuto pensare di essere in
grado di
nascondergli qualcosa?
“Da
quanto tempo sei in
grado di vedere?”
La
seconda volta che Lucius
formulò la domanda, la testa di Hermione scattò
nella sua direzione e ne
incontrò lo sguardo. Per la prima volta fin da quando era
stata catturata poteva
guardarlo negli occhi. Quei suoi occhi glaciali che erano talmente
freddi da
poterlo quasi sentire. E questo era tutto
ciò che riusciva a
scorgere nel suo sguardo. Il gelo.
Nient’altro. Nessuna emozione. Il nulla. Nemmeno dopo quello
che era successo
tra di loro la notte precedente. Sapeva che non c’erano scuse
per quello che aveva
fatto, ma non si sarebbe sentita così usata e disgustosa se
le avesse mostrato
qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma lui continuava a comportarsi come se nulla
fosse accaduto.
E questo la feriva più di tutto.
Lucius
era in piedi accanto
alla toeletta, le braccia incrociate sul petto. Indossava gli stessi
abiti
della sera precedente, ma i suoi capelli non erano più
legati in una coda di
cavallo. Lei li aveva-? Non riusciva a ricordare se era stata lei a
scioglierli
mentre loro…
“Vieni
qui, così posso
vederti meglio.” Disse lui con scherno.
Hermione
distolse lo sguardo
e fissò il letto.
“Non
sono vestita.” Borbottò
a bassa voce, sentendosi stupida a preoccuparsi per una simile
faccenda.
C’erano cose ben peggiori di cui preoccuparsi.
“Come
se non avessi già visto
tutto.” Le disse irritato. “Vieni qui,
Sanguesporco.”
Si
avvolse il lenzuolo
attorno al corpo e lentamente si alzò dal letto. Lucius
roteò gli occhi al
gesto, ma non disse nulla.
Sobbalzò
quando posò i piedi
sul pavimento e zoppicò fino a raggiungerlo. Lui
lasciò cadere lo sguardo fino
alla sua caviglia infortunata, poi lo distolse, senza dire una parola.
Hermione
si avvicinò con
lentezza e nervosamente alzò lo sguardo al suo viso. Era
molto più alto di lei e
la sola idea di doverlo affrontare la terrorizzava.
Il viso era pallido e gli occhi grigi erano
fissi nei suoi, facendola sentire estremamente a disagio.
Lui
era così…forte. Non
c’era nulla di debole in lui, la sua intera apparenza
suggeriva superiorità.
Si
supponeva che questo
dovesse essere il suo momento. Si
supponeva che lei dovesse dimostrare di non essere più
dipendente da lui, che
non avrebbe più potuto controllare ogni momento della sua
vita. Ma mentre se ne
stava lì, guardandolo, si sentiva così piccola e
debole. Non parlava, ma era inconcepibile
come la stesse facendo sentire con il suo solo sguardo.
“Da
quanto?” Chiese, ancora
guardandola negli occhi.
Hermione
stava avendo dei
problemi a mantenere il contatto visivo.
Si sentiva come se lui potesse leggerle la mente,
l’anima. Così distolse
lo sguardo, non essendo in grado di reggere ulteriormente la pressione
del suo.
Non doveva essere così. Lucius era l’unico che
avrebbe dovuto vergognarsi.
Avrebbe dovuto essere lui quello ad avere delle difficoltà
nel guardarla negli
occhi con tutto quello che le aveva fatto. Non il contrario.
“Fin
da quel giorno.”
Rispose, capendo che non aveva senso mentire. “Fin da quando
Philix è venuto
qui.”
Lucius
annuì. “E credevi di
potermelo nascondere? Perché?”
“Io…io
non lo so.” Stava
fissando i suoi vestiti, evitando lo sguardo.
“Lo
sai. Dimmelo.” La sua
voce era così esigente, che Hermione sapeva di non aver
altra scelta che dire
la verità.
Ma
il problema era che non
sapeva cosa dire. Nemmeno a lei era chiaro perché avesse
cercato di
nasconderglielo.
“Non
stavo cercando di
scappare se è quello che stai pensando.” Gli
spiegò, stringendo il lenzuolo
attorno al corpo.
In
qualche modo non temeva una
punizione. Stare di fronte a lui non era la sensazione più
confortevole
possibile, ma non riusciva nemmeno ad avere paura. Concluse che
probabilmente
stava perdendo la ragione. Ogni persona sana di mente avrebbe dovuto
tremare
nel terrore assoluto.
“Non
pretendere di conoscere
i miei pensieri.” Le ringhiò contro. “Ma
se non stavi pianificando di scappare,
allora perché me lo hai tenuto nascosto?”
“Io-“
Iniziò con tono deciso,
mentre racimolava il coraggio per guardarlo di nuovo dritto negli
occhi. “Non
pensavo che fossero affari tuoi.”
Lui
incurvò le labbra in un
ghigno, scegliendo di ignorare le sue parole. “La maledizione
che Philix ti ha
lanciato è chiamata Angustus Caecus.
Magia Oscura.”
Era
confusa. Ricordava il
suo primo giorno a Malfoy Manor. Lucius le aveva detto che non
conosceva la
maledizione che l’aveva colpita o chi l’avesse
attaccata. Ricordava ancora le
sue parole crudeli.
“Chi
è stato? Chi mi ha tolto il divertimento e fatto di te una
ragazzina paurosa?”
“Ma
avevi detto di non
sapere.” Si lasciò scappare, sorpresa.
“Tu- hai mentito?”
“E
ne sei sorpresa?” Alzò un
sopracciglio, come se la stesse sfidando. Aveva ragione.
Perché avrebbe dovuto
sentirsi tradita o scioccata? Lui era malvagio. Che altro poteva
aspettarsi?
“Perché
mi hai mentito a
riguardo?”
Che
ragione aveva di mentire?
Poteva semplicemente dirle che non gliene importava perché
la preferiva inutile
e indifesa. Ma…Lucius non l’avrebbe mai ammesso
perché questo avrebbe
dimostrato quanto patetico fosse.
“Avevo
le mie ragioni.”
Disse freddamente, poi continuò.
“L’incantesimo è limitato. É
possibile
cancellarne l’effetto, ma solo se a farlo è la
persona che lo ha lanciato.”
Hermione
non aveva mai
sentito parlare di quell’incantesimo. Lo ascoltò,
ma era troppo sorpresa dal
fatto che glielo stesse dicendo. Perché glielo stava
spiegando? Gli era sempre
piaciuto tenerla all’oscuro.
“L’incantesimo
può anche
essere invertito con la morte della persona che lo ha
formulato.” Le disse e in
quel momento capì tutto.
Lui
sapeva che sarebbe stata
in grado di vedere se Philix fosse morto. Sapeva che non era cieca fin
da
quando Piton gli aveva detto cosa era successo. Piton! Anche lui lo
sapeva.
All’improvviso capì il suo avvertimento di non
mentire a Lucius. Lui stava
cercando di… cosa? Di proteggerla?
E
perché Lucius aveva retto
il gioco? Perché le aveva lasciato credere di poterlo
imbrogliare? Perché era
venuto da lei quella notte? Perché aveva voluto…
Di
colpo si sentì
imbarazzata e stupida. Fin da quando le era tornata la vista, aveva
creduto di
essere quella col controllo. Ma la verità non poteva essere
più diversa. Lui aveva
il controllo. L’aveva sempre
avuto.
“E
perché stavi fingendo?”
Chiese Hermione, mantenendo un’espressione decisa, anche se
sentiva le guance
arrossire.
“Volevo
vedere fino a quanto
ti saresti spinta. Ti ho dato l’opportunità di
dirmi la verità, ma non lo hai
fatto.”
“Stavo
solo-”
“Hai
avuto l’intera notte
per dirmi la verità, Sanguesporco.” Disse con voce
strascicata ed Hermione
arrossì ancora di più all’accenno della
notte precedente.
Dopo
un istante prese un
respiro profondo e si preparò a fare la domanda.
“E perché… perchè mi hai
baciata? Stanotte quando sei venuto da me? Anche quello faceva parte
del tuo
piano o è semplicemente successo?”
Si
sforzò di guardarlo negli
occhi, pur sentendo le guance bruciare per l’imbarazzo.
Lui
ghignò: “Dovevo
semplicemente alleviare qualche tensione che sentivo.”
Hermione
si sentì come se
qualcuno l’avesse pugnalata con un coltello. In quel momento
si sentiva come
una prostituta. Non riceveva soldi da lui, ma le permetteva di stare in
casa
sua come se questo lo autorizzasse a farle quelle cose. Era furiosa e
delusa
con se stessa per avergli permesso di umiliarla ancora e ancora.
“N-non
ci credo.” Disse a
bassa voce, mordendosi il labbro inferiore.
Lucius
scoppiò a ridere, poi
la guardò come se fosse la cosa più patetica al
mondo. “Per favore,
Sanguesporco. Non illuderti. Sto semplicemente soddisfando i miei
bisogni con
te. É a questo che servono le Sanguesporco.” Dopo
un istante aggiunse. “Questo
è ciò che ti meriti.” C’era
qualcosa di oscuro nella sua voce e le fece correre
dei brividi lungo il corpo.
Sospettava
che stesse
ricordando di nuovo suo figlio. Non era una bella idea farlo arrabbiare
quando stava
così, ma in quel momento non le importava.
“Ma
perché venire da me?”
Chiese, il petto ansante per il dolore. “Avresti potuto
andare da altre donne.
Molto più esperte e belle di me.”
“Stai
suggerendo che frequento
delle puttane?” Chiese con interesse.
Hermione
annuì e parlò con
rabbia nella voce. “Sì. Che cosa te lo impedisce?
Sono sicura che saprebbero
soddisfarti meglio di me.”
“Non
credi davvero che
andrei da delle sporche puttane quando ho una piccola pura-”
Si
fermò a metà frase,
realizzando ciò che aveva detto. La bocca di Hermione si
spalancò scioccata dalle
sue parole.
“Pura, Lucius?”
La
maschera sul suo volto
cadde per meno di un istante, qualcosa balenò nei suoi
occhi. Era svanito con
la stessa velocità con cui era apparso. Ma Hermione
l’aveva notato. Non
importava quanto duro e privo di emozione fosse il suo viso ora, aveva
visto quello
sguardo nei suoi occhi. Sapeva che la parola gli era sfuggita per
sbaglio,
perché non voleva che lei la sentisse. Perché?
Perché lo intendeva. Lo credeva
davvero. Dietro tutto il suo odio e il disgusto per lei lui pensava
davvero che
fosse pura.
Se
fosse stata ancora cieca
avrebbe potuto convincerla che non era serio. Avrebbe potuto sviare il
tutto in
qualche modo, perché non sarebbe stata in grado di vederlo.
Lo sguardo nei suoi occhi era la
prova di
cui aveva bisogno.
Lucius
si irrigidì, ma mantenne
il tono di voce calmo, nascondendo le proprie emozioni e pensieri.
“Sono
l’unico uomo che hai avuto. Almeno in quel senso sei
più pulita delle puttane
da strada.”
Stava
cercando di insultarla
di nuovo, di allontanare la sua attenzione da quello che aveva detto.
Ma Hermione
non ci sarebbe cascata.
“Non
hai detto più pulita.
Hai detto pura.” Disse con tono di sfida. “Non hai
mai usato quella parola
associata a me. Mi hai sempre descritta come sporca, disgustosa,
impura.
Sempre.”
Lo
guardò dritto negli occhi,
aspettando la sua reazione. Pur essendo arduo mantenere il contatto
visivo,
aveva paura di distogliere lo sguardo. Non voleva perdersi niente dei
suoi
occhi, delle sue espressioni.
“Stai
distorcendo le mie
parole, usandole contro di me.” Le disse con voce calma.
Pur
sembrando Lucius quello
ad avere il controllo della situazione, Hermione sentiva come se stesse
avendo
la meglio su di lui. Era calmo e schivo con un sorriso affettato sul
viso
mentre lei era furiosa, confusa e ferita. Ma era lei quella ad avere il
controllo. Lucius non aveva ponderato con cura le sue parole e proprio una di queste
l’aveva tradito. Pura.
“Allora
non pensi che sia
pura?” Chiese Hermione, sollevando un sopracciglio.
La
sua voce era più dura
ora: “Ovviamente no.”
Era
come se fosse arrabbiato
perché ne doveva parlare e difendersi.
Lei
annuì: “Per te non sono
altro che una sporca, brutta Sanguesporco. Spazzatura.”
Gli
angoli della bocca di
Lucius si arricciarono in un ghigno. “Non avrei saputo dirlo
meglio.”
Hermione
si perse per un
momento su quella bocca. Non riusciva a credere di averlo davvero
baciato, le
sue labbra. Le stesse che ora la stavano umiliando. Mai nella sua vita
aveva
avuto una persona così vicina a lei quanto lo era Lucius. Se
l’avesse forzata
sarebbe stato tutto più semplice. Ma non lo aveva fatto. Non
poteva mentire a
se stessa. Non questa volta. Forse la prima volta che
l’aveva… toccata
non era stata consensuale. Se
non fisicamente, l’aveva forzata mentalmente. Non
c’era alcun dubbio su questo.
Ma non era così questa volta.
La
guardò con espressione
omicida prima di schernirla: “Patetica, impura. Semplicemente
una creatura che
non merita niente.” Aggiunse con soddisfazione.
Hermione
si chiese se lui
provasse felicità solo quando la insultava. Lanciarle
insulti lo faceva sentire
meglio, superiore?
Lentamente
alzò la testa per
guardarlo. Il suo viso era completamente calmo e inespressivo mentre
gli
chiese: “Io potrò essere sporca ed indegna, ma sei
tu quello che mi trascina ogni
volta nel tuo letto. Questo cosa fa ti te,
Lucius?”
Non
lo aveva visto arrivare.
Non l’aveva nemmeno visto muovere la mano. Tutto quello che
registrò fu il
dolore sulla guancia e un momento dopo era sul pavimento. Era successo
così in
fretta che non aveva nemmeno avuto il tempo di gridare per
l’improvviso
schiaffo.
Era
una sensazione diversa,
perché lui indossava i guanti, ma faceva male comunque.
La
guancia destra dava
l’impressione di star davvero bruciando, ma si
fermò prima che potesse
toccarla. Non avrebbe mostrato alcuna debolezza di fronte a lui. Non
questa
volta. Così prese solo un profondo respiro e lo
guardò.
Lucius
era in piedi
completamente immobile, il suo viso duro. Non sembrava che
l’avesse appena
schiaffeggiata. L’unico segno evidente della sua rabbia era
il respiro pesante,
ma quello era tutto. Non si era nemmeno disturbato ad abbassare la
testa per
poterla guardare, limitandosi ad osservarla dall’alto in
basso con gli occhi
incollati su di lei.
“Alzati.”
Le disse dopo
qualche attimo di silenzio.
“No.”
Ribatté Hermione.
Lucius
le lanciò uno sguardo
che forse l’avrebbe spaventata nei primi giorni con lui, ma
che ora non funzionava
più. Lo conosceva meglio.
“Puoi
star lì e ripeterlo
tutta la giornata se vuoi. Non ho intenzione di alzarmi dal
pavimento.” Gli
disse con tono fermo, sfidandolo.
All’improvviso
Lucius
sorrise. Non era un sorrisetto o un ghigno, ma era ben lontano
dall’essere
innocente. Era come
se stesse cercando
di mostrarle che non aveva alcun potere sul suo stato d’animo
o le sue
emozioni. E poi si inginocchiò accanto a lei, con quel
terrificante sorriso sul
viso. Ancora, i suoi occhi erano completamente gelidi e il suo falso
sorriso
non li raggiungeva. Non poté evitare di ritrarsi,
allontanandosi da lui.
“Sono
un Mangiamorte.” Disse
con voce strascicata. “Ho ucciso molte persone, torturate
ancora di più.”
Ne
stava parlando come se
fosse la cosa più normale al mondo.. Hermione si sentiva
disgustata dal fatto
di aver toccato quel…quel mostro
di
fronte a lei di propria spontanea volontà.
Lucius
continuò: “Tu sai
come sono e quello che ho fatto, ma non mi è sembrato che ti
disturbasse la
scorsa notte.”
Hermione
strinse i denti fra
loro, ma non disse nulla. Cosa poteva dire per discolparsi?
“Ti
sei concessa a me pur
sapendo che avevo ucciso il ragazzo Weasley.”
Sussultò
all’accenno di Ron.
Tutto ciò che voleva in quel momento era colpire Lucius,
gettargli addosso
qualcosa, fare qualcosa, qualsiasi cosa
pur di farlo smettere di parlare.
“Correggimi
se sbaglio ma
c’erano delle voci riguardo voi due. Non eri forse legata
sentimentalmente a
lui?” Chiese, alzando un sopracciglio e ghignando.
Qualcosa
stava bruciando
negli occhi di Hermione e nemmeno un attimo dopo sentì
qualcosa di umido
correre lungo le sue guance.
“Per
favore dì qualcosa,
Miss Granger. Questa conversazione è un po’ a
senso unico.” La sua voce vellutata
tagliò l’orribile silenzio che era sceso nella
stanza. “C’era qualcosa tra te e
il Traditore di Sangue?”
“Non
è affar tuo.” Sputò fra
i denti, non disturbandosi ad asciugare le lacrime. Era troppo
impegnata nella
sua battaglia di sguardi con Lucius.
“Probabilmente
si sta
rivoltando nella tomba, sapendo che ho avuto il primo
assaggio.” Poi socchiuse
gli occhi. “Bhè, si starebbe rivoltando nella
tomba, se ne avesse una.”
Con
un ghigno diabolico si
alzò, soddisfatto di aver trionfato su di lei. Ma Hermione
non aveva ancora
finito. Non avrebbe detto nulla se non si fosse limitato a insultare lei. Ma questa volta era Ron. Non poteva
lasciar perdere. Quello sarebbe stato il peggiore dei tradimenti.
“Suppongo
che anche Draco si
rivolterebbe nella tomba se solo sapesse che razza di bastardo
è suo padre.”
Aveva
oltrepassato il limite.
L’ultima
cosa che Hermione
ricordò prima di scivolare
nell’oscurità fu la furia, una furia animale che
aveva attraversato il viso di Lucius. Non ebbe nemmeno il tempo di
spaventarsi
che sentì la parola.
“Crucio!”
Poi
nulla. Oscurità.
ooo
“Tempi
duri al Ministero, ho sentito.” Disse
Lucius, guardando Arthur Weasley. “Tutte quelle
incursioni… Spero vi stiano
pagando per le ore straordinarie.”
La sua voce era
così fredda ed altera. Anche molti
anni prima quando Hermione era solo una ragazzina, lui era
già malvagio,
crudele e manipolativo.
Lucius
allungò la mano nel calderone di Ginny ed
estrasse una vecchia, copia usurata di Guida alla Trasfigurazione per
Principianti.
“Ovviamente
no.” Fece un sorrisetto affettato.
La sua voce era
così morbida e setosa che risultava
difficile credere alle odiose parole che stava dicendo.
Dopo un istante
di silenzio continuò: “Cielo, che
senso può avere essere la disgrazia del nome di mago se non
ti pagano nemmeno
bene?”
Hermione
ricordava che le ribollì il sangue nelle
vene a quella domanda. Sapeva che non tutte le persone erano buone, ma
non
aveva mai davvero incontrato qualcuno che fosse così
apertamente cattivo. Era
così innocente e ingenua a quel tempo. I suoi occhi
viaggiarono a lungo su Lucius
Malfoy, osservandolo. C’era qualcosa in lui. Anche se non le
aveva detto nulla,
dovette combattere la sensazione di nascondersi prima che i suoi occhi
calassero
su di lei.
Poi lo vide
voltare il suo sguardo aristocratico
sui suoi genitori e il cuore le iniziò a battere senza
freno. Non voleva che i
suoi genitori gli stessero vicino.
Poi successe.
Il suo sguardo si inchiodò al suo per
un secondo. E fu il secondo più lungo della sua vita. Non ci
furono parole, ma
lui fu in grado di mostrarle col solo sguardo ciò che
pensava di lei. I suoi
occhi grigi le stavano sussurrando che non era nulla di più
che lo sporco sulle
sue scarpe.
Non
distogliere lo sguardo. Non distogliere lo sguardo.
Si
dimenticò di respirare mentre i loro sguardi
erano connessi.
Hermione
Granger, non osare distogliere lo sguardo.
Fortunatamente,
mantenne un’espressione forte e
ribelle fino al momento in cui lui la liberò dalla sua presa
invisibile.
Interessato alzò un sopracciglio e poi le voltò
le spalle.
Forse la loro
battaglia di volontà era già iniziata
quella volta di molti anni prima in quel negozio, non quando
l’aveva catturata.
ooo
Hermione
spalancò gli occhi, ma dovette sbattere le
palpebre un paio di volte per schiarirsi la vista. Sentendosi confusa,
si
guardò intorno e notò che era da sola nella
stanza. La prima domanda che le si
formò in mente fu: ‘Dov’è
lui?’
Era distesa sul
letto, ma non riusciva a ricordare
come o quando ci era salita. Lui l’aveva-? Ma
perché avrebbe dovuto? L’ultima
cosa che ricordava era il dolore. Perché avrebbe dovuto
torturarla fino
all’incoscienza e poi adagiarla sul letto? Avrebbe potuto
tranquillamente
lasciarla sul pavimento.
Senza pensarci
si alzò con cautela dal letto,
sobbalzando quando il dolore bruciante dei muscoli la colpì.
L’effetto secondario
della Maledizione Cruciatus.
Notò
la tonaca che era stata lasciata per lei sul
letto. Una brutta, tonaca grigia. Cos’era successo alla
camicia da notte? Lucius
era così incostante che Hermione iniziava a chiedersi se lo
stesse facendo
apposta. Era l’obbiettivo della sua vita quello di farle
perdere la testa con
delle teorie riguardo il suo comportamento?
Allora
perché le era stato permesso di indossare quella
bella camicia da notte bianca? Non si era mai chiesta a chi fosse
appartenuta.
Era stata di sua moglie? No, quello era un pensiero sciocco. Non le
avrebbe mai
dato qualcosa appartenuto a sua moglie. Un pensiero trascinò
l’altro e presto
iniziò a pensare a Narcissa Malfoy. Cosa le era successo?
Sapeva che la moglie
di Lucius era morta, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedere
cosa le era
successo. Senza alcun dubbio l’avrebbe uccisa se avesse anche
solo pronunciato
il suo nome.
Con quei
pensieri nella testa, indossò la tunica
che le era stata lasciata. Subito le ricordò i vecchi tempi.
Quando le era
concesso scegliere di vestire qualsiasi cosa volesse. Jeans. Le
mancavano i
jeans e i vestiti Babbani. Le mancava poter indossare un reggiseno.
Lucius
ovviamente aveva pensato che non ne avesse bisogno e lei non sarebbe di
certo
andata a chiederne uno. Non era in vacanza al Manor. Lei era
un…cosa? Un premio,
una schiava? Probabilmente entrambi. Si accorse con sorpresa che
continuava a
dimenticarsene.
Non sapendo
davvero perché si avvicinò alla
toeletta e rimase ferma, osservandosi allo specchio. Fortunatamente, la
tortura
inferta dalla Cruciatus non le aveva lasciato segni evidenti.
“Gli
specchi non possono parlare, e per tua fortuna
nemmeno ridere.”
Hermione
sussultò per lo shock nel sentire la sua
voce. Non lo aveva visto aprire la porta. Si assicurò di
prestare maggior
attenzione a tutto ciò che la circondava.
Si
voltò velocemente, affrontandolo. La sorprese
che lui fosse vestito come se stesse andando da qualche parte. Nella
mano
stringeva il suo bastone con la testa di serpente.
“Cosa-?”
Iniziò, ancora confusa. “Cosa è
successo?”
“Molte
cose.” La informò Lucius.
“Sfortunatamente
hai dormito per la maggior parte di esse.”
“Cosa
mi hai fatto?” La sua voce era più dura come
se pretendesse una risposta.
“Ho
scoperto che sei capace di sopportare sei dosi
della Maledizione Cruciatus.” Le spiegò.
“ Piuttosto impressionante per una
ragazza giovane come te.”
Le aveva appena
fatto un complimento?
“Cruciatus?”
Chiese Hermione e scoprì che non si
era sbagliata. Era stata davvero torturata con una Maledizione Senza
Perdono.
Chiaramente non era Senza Perdono per i Mangiamorte o per lui. Il suo
intero
corpo era un dolore continuo. Poi ricordò tutto. La
conversazione che aveva
portato allo scontro e poi…il dolore e
l’oscurità.
Era possibile
che la sua mente avesse in qualche
modo represso i ricordi della tortura? Ricordava solamente il dolore e
nient’altro.
Forse era vicina all’impazzire e Lucius si era fermato giusto
in tempo. In ogni
caso, era grata che non se lo ricordasse.
Lo
guardò, aspettandosi di trovare un’espressione
arrabbiata, ma era di nuovo calmo. Ricordava cosa aveva detto di Draco.
Poteva
ancora vedere nella sua mente il viso di lui
accendersi di pura furia. Ma ora era di nuovo
completamente calmo e
controllato.
“Ho
qualche brutta notizia, Sanguesporco.” Le
disse.
Hermione si
irrigidì immediatamente, non sapendo
cosa aspettarsi. Forse
stava di nuovo
partendo per qualche giorno? Forse l’avrebbe lasciata ancora
in compagnia della
sua amica perché non si fidava di lasciarla da sola in casa?
“Il
Signore Oscuro desidera vederci.”
Brividi corsero
lungo il corpo di Hermione a quelle
parole. Non faceva sul serio, vero?
“Noi?”
Ripeté lei, sperando di aver sentito male.
“Sì,
noi.” Disse irritato.
No. No. No.
No.
Iniziò
ad andare nel panico e il suo corpo cominciò
a tremare per la paura. Non voleva vedere Voldemort. Avrebbe di gran
lunga preferito
essere lasciata da sola insieme a qualche altro Mangiamorte.
“I-io
non posso venire.” Cercò di schiarirsi la
voce, ma il panico era evidente.
“Certo
che puoi.” Le disse Lucius. “Ti aiuterò
in
questo.”
Con quello si
fece strada verso di lei e le afferrò il
braccio rudemente. Hermione
cercò di liberarsi e urlò perché tutto
le faceva male, ma quello non impedì a
Lucius di mantenere salda la presa su di lei.
“Perché
vuole incontrare noi? Me?”
Chiese, scuotendo la testa. “Deve essere un errore.
Perché
vorrebbe vedere me? A parte questo-”
“Non
è uno sbaglio.” Le disse con fermezza, il suo viso improvvisamente
serio.
“Ma…ma
cosa vuole da me?”
“Io-”
Iniziò Lucius, poi lasciò cadere la frase.
Hermione lo
stava guardando, aspettandosi risposte,
che non poteva darle. Subito intuì una cosa terribile.
“Non
sai cosa vuole.” Mormorò Hermione, i suoi
occhi spalancati per lo shock.
“Ho
intenzione di portarti da lui.” Le disse
solamente.
“No!”
Gridò, ma Lucius l’afferrò per le
spalle e la
obbligò a guardarlo.
“Ascoltami!”
Alzò la voce e immediatamente Hermione
smise di contorcersi.
Dopo un secondo
lui continuò. “Ho dei… problemi col
mio Maestro a causa tua.”
Hermione non
capiva di cosa stesse parlando. Come
poteva essere nei guai a causa sua? Non aveva fatto nulla per metterlo
in
pericolo.
“Ho
ucciso Antonin a causa tua e ora anche Philix è
morto.” Sibilò. Il suo tono era basso, quasi
sussurrato come se temesse che
qualcuno potesse sentirlo. “Tu capisci perché
tutto questo può sembrare un po’
sospetto.”
“Ma
Philix voleva ucciderti. Era venuto qui senza
preavviso-” Iniziò, ma lui la interruppe.
“So
come difendermi da quelle accuse.”
La sua voce divenne più dura. “Ma la morte di
Antonin
è quella per cui avrò più problemi nel
giustificarmi.”
Non sapeva
cosa dire. Erano entrambi nei guai per colpa di quel fatto e quello era
il
motivo per cui si sentiva in dovere di dire qualcosa, suggerire
qualcosa che li
avrebbe salvati entrambi.
“Perché
l’hai ucciso?” Chiese a bassa voce dopo
qualche istante.
Lucius
trattenne il respiro e rilasciò la presa
dalle sue spalle, facendo un passo indietro. Hermione si avvolse con le
braccia
e attese. Aveva ignorato questo argomento fin da quando aveva sentito
della
morte di Antonin, ma ora voleva una risposta.
“Sai
perché.” Le disse con fermezza. “Te
l’ho già
detto.”
Non le era
sfuggito all’attenzione che stava
evitando di guardarla negli occhi. Non era mai successo prima
d’ora. Lucius non
aveva mai evitato qualcosa.
Prese un
respiro profondo mentre ricordava. “Hai
detto di averlo ucciso perché nessuno tocca i tuoi averi
senza il tuo
permesso.”
Lui rimase in
silenzio, i suoi occhi completamente
inespressivi. Come ci riusciva? Era davvero privo di emozioni o era
solo bravo
a nasconderle?
“Ma
ora hai detto che avrai dei problemi a spiegare
la sua morte. Non è un motivo sufficiente? Toccare i tuoi
averi?” Chiese,
cercando di ignorare il fatto che stava parlando di se stessa come di
una sua
proprietà.
“Sta
diventando sospetto, Sanguesporco.” Le disse
infine, incontrando i suoi occhi.
Lo
guardò in confusione, cercando di capire cosa
volesse dirle.
“Cosa?
Cos’è che non mi stai dicendo?”
Alzò la
voce, ignorando le conseguenze o la sua reazione.
Era stufa dei
suoi giochetti. Aveva bisogno di
risposte, aveva bisogno di sapere cosa stava accadendo. Non poteva
tenerla
all’oscuro per sempre.
Lucius si
avvicinò a lei, uno sguardo intenso negli
occhi. “Ho ucciso troppe persone per te. Ti ho salvata troppe
volte.”
Hermione
ammorbidì lo sguardo alle sue parole.
Aveva ragione. Era stata salvata da lui molte volte. L’ironia
era che non
avrebbe dovuto essere salvata se non fosse stato per lui. Era stato lui
a
metterla nelle situazioni in cui aveva richiesto un salvataggio.
L’aveva portata
da Dolohov, l’aveva lasciata da sola con i suoi amici,
l’aveva abbandonata alla
festa con Philix.
“Che
cosa hai in mente, se mi concedi
l’esagerazione?” Le chiese sarcasticamente quando
non disse nulla per dei lunghi
istanti.
“Ma
non sei riuscito a salvarmi da te stesso.”
Sussurrò lei.
Poi
guardò in basso verso il suo corpo. “Dai
un’occhiata al tuo magnifico lavoro. I lividi, i
tagli… Tutta opera tua.”
In un istante
il tono placido di Lucius sparì
sostituito da uno gelido. “Così pensi che ti abbia
ferito nel modo peggiore?
Spero solo che il Signore Oscuro condivida la tua opinione.”
Non ebbe il
tempo di reagire che lui l’afferrò per
le spalle di nuovo. “Fa’ attenzione a quello che
dirai davanti al Maestro. Le
nostre vite potrebbero dipendere da questo.”
Con quello la
spinse contro il suo petto e si
Smaterializzarono.
ooo
Il freddo.
Quella fu la prima cosa di cui si
accorse Hermione una volta essersi Smaterializzati. Aprì gli
occhi e lottò
contro il senso di stordimento mentre si allontanava da Lucius. Non
voleva
stargli così vicino. Non dopo aver saputo di essere davvero
di nessuna importanza
per lui. La scorsa notte non era significata nulla. Non aveva nemmeno
provato
compassione per lei. Non si era sentito nemmeno un minimo dispiaciuto
per tutto
quello che le aveva fatto passare.
Lucius
l’afferrò per un braccio e la guidò
lungo
uno stretto e buio corridoio. Non lottò, perché
sapeva che era inutile. Stava
per incontrare Voldemort e non c’era nulla che potesse fare
per impedirlo.
Procedevano lentamente, perché la caviglia non era ancora
guarita del tutto.
Scoppiò quasi a ridere per l’amarezza. Si era
fatta male per salvarlo, per
salvare entrambi e lui nemmeno se ne rendeva conto. Avrebbe potuto
guarirla, ma
per qualche ragione non l’aveva fatto.
La sorprese che
lui fosse sufficientemente accorto
da non spingerla. Hermione tremò quando sentì
delle voci provenire dalla stanza
verso cui si stavano dirigendo. Delle persone stavano parlando.
Probabilmente Mangiamorte.
Percepì
la presa di Lucius sul suo braccio e
stranamente si sentì rincuorata. Provava la sensazione di
essere protetta pur
non avendone ragione. Non gliene sarebbe potuto importare di meno di
lei e
anche se lo avesse fatto, stavano camminando verso una stanza piena di
Mangiamorte e Voldemort stesso. Cosa mai poteva fare per proteggerla o
evitarle
qualcosa?
Presto il
corridoio si aprì in una camera di
pietra. Per un istante Hermione si fermò, ma Lucius la
spinse avanti. Il
silenzio cadde sulla stanza quando entrarono. Aveva
l’impressione che stessero
tutti aspettando il loro arrivo. Come se fosse l’evento
principale della
serata.
Ignorò
la persona seduta sulla piattaforma, più in
alto rispetto agli altri. La sola vista di Voldemort sarebbe stato fin
troppo
da sopportare. Aveva bisogno di qualche minuto per prepararsi.
Invece
guardò i Mangiamorte intorno a loro. Non
poté evitare lo sguardo d’odio che
lanciò ad ognuno di loro.
Purosangue.
Pensare di essere migliori di altri solo per il loro sangue.
Quasi si
fermò quando vide Severus Piton in piedi
affianco a dei Mangiamorte. Stavano parlando a bassa voce, ma i loro
occhi
erano su di lei.
La sconvolse
quasi, vedere il suo ex Professore lì.
Ovviamente sapeva che era uno di loro, ma era ancora strano vederlo
davvero
circondato da dei Mangiamorte, comportarsi come se fossero amici.
Faceva
sembrare tutto più reale.
Si impose
un’espressione forte ed alzò la testa con
orgoglio, cercando di camminare normalmente. L’ultima cosa
che voleva era
mostrare debolezza di fronte a loro.
Quando meno se
lo aspettava, Lucius la spinse in
avanti e inciampò cadendo sul pavimento freddo. Fu sul punto
di lanciargli
un’occhiata furiosa, ma poi i suoi occhi caddero sulla cosa di fronte a lei.
Voldemort.
Lui era
comodamente seduto su uno scranno, un
sorriso crudele sul volto disgustoso. Era veramente orrido. La sua
pelle era
così pallida che poteva intravedere le vene al di sotto. Ma
ciò che la
scioccava di più erano i suoi occhi. I suoi occhi morti.
Anche se sorrideva, i
suoi occhi non mostravano altro che morte.
Tentò
di alzarsi dal pavimento, ma la voce di
Lucius la bloccò: “Stai giù.”
Obbedì,
pur non sapendo realmente perché.
Poi lui la
superò e si inginocchiò di fronte al suo
Maestro.
“Mio
Signore, la Sanguesporco è qui, come tu hai
richiesto.” Disse con calma.
Hermione quasi
roteò gli occhi al gesto. Com’era
patetico. Si stava inchinando di fronte a lui. Non aveva mai immaginato
che arrivasse
il giorno in cui avrebbe visto Lucius Malfoy inchinarsi di fronte a
qualcuno. Aveva
venduto la propria anima, l’orgoglio e la dignità.
Lei non l’avrebbe mai fatto.
Almeno in quell’aspetto era migliore e più forte
di lui.
Poi una piccola
voce nella sua mente le ricordò la
notte precedente e come si era arresa ad un Mangiamorte. Al proprio
libero
arbitrio. Forse non era migliore di Lucius.
“Alzati,
Lucius.” Disse Voldemort.
Hermione
notò con sorpresa come la sua voce non le
incutesse paura come aveva pensato. Non era disumana.
Era…normale.
Lucius
obbedì agli ordini del suo Maestro e si
alzò. Il cuore stava battendo senza freni nel suo petto e
poteva sentire le
mani tremare.
“Miss Granger,
ho ragione?” Chiese Voldemort con voce setosa.
Si
dimenticò di respirare mentre tutta l’attenzione
ricadeva su di lei. Tutti la stavano fissando, perfino Lucius.
Osò guardare
nella sua direzione e vide uno sguardo severo, privo di emozioni. Come
desiderava poter essere un po’ come lui. Come desiderava che
nulla potesse
toccarla, che nulla potesse spaventarla o metterla a disagio.
“S-sì.”
Si sforzò di dire con esitazione.
Non era sicura
di cosa dovesse fare. Le era
permesso rispondergli? Le era concesso guardarlo?
Con quel
pensiero nella mente, prese un respiro
profondo e si obbligò ad alzare lo sguardo. Lui stava ancora
sorridendo e le fece
percorrere dei brividi lungo il corpo. Era un sorriso diabolico.
“Ho
sentito molto parlare di te e finalmente riesco
a incontrarti personalmente.” Il sorriso crebbe maggiormente
e lei non era
sicura di come reagire al gesto.
Quando non
disse nulla, Voldemort continuò. “Spero che
Lucius non sia stato troppo rude con te. Come ci si sente ad essere
sua…ospite?”
Ospite?
Hermione cercò di nascondere la rabbia che
cresceva dentro di lei.
“Io-”
Iniziò, poi sbottò. “Guardami e avrai
tu
stesso la risposta.”
Nulla
cambiò sul suo viso mentre diceva. “Beh,
alzati così possiamo tutti dare
un’occhiata.”
Si chiese se
era serio. Non sapendo cosa fare
guardò Lucius e lui le fece un cenno. Era appena
percettibile, ma lo notò.
Senza aggiungere altro si alzò, mettendo tutto il peso sulla
caviglia sana.
“Devo
dire che non sei esattamente in buone
condizioni, ma ho visto Lucius fare molto peggio di
così.” Commentò pratico
Voldemort.
Lei non disse
nulla. Sentiva gli sguardi degli
altri Mangiamorte su di se e non era certo una sensazione piacevole.
“Miss
Granger, vorrei che mi descrivessi cosa è
successo la notte in cui il mio seguace è morto.”
“Philix?”
Chiese, confusa.
“Esattamente.”
Il panico
crebbe in lei lentamente quando realizzò
che Lucius non le aveva detto cosa dire. Non poteva semplicemente
dirgli che le
aveva dato la sua bacchetta. Quello avrebbe ucciso entrambi. Beh, lui
sarebbe
stato ucciso e lei sarebbe stata consegnata ad un altro Mangiamorte.
Cosa poteva
fare? Mentire era fuori discussione.
Voldemort avrebbe scoperto la verità. Piton probabilmente
gli aveva riferito
già tutto. Perché allora glielo stava chiedendo?
Lentamente
iniziò a parlare: “Malfoy tornò ferito
quella notte.”
Disse Malfoy
invece che Lucius, sapendo che sarebbe
sembrato strano agli altri se lo avesse chiamato col suo nome di
battesimo.
Avrebbe reso tutto più personale.
“Va’
avanti.” Disse Voldemort, ascoltando con
interesse.
“Poi
venimmo informati che c’era un uomo nella casa
e Malfoy mi disse che probabilmente era Philix.”
Spiegò, pensando a cosa dire
nella prossima parte.
“Sapevamo
che il suo obiettivo era uccidere Malfoy
e prendere il suo posto.” Si fermò dopo quella
frase.
Voldemort si
chinò in avanti e ascoltò con
attenzione. Hermione gettò uno sguardo in direzione di
Lucius e lo colse nel
fissarla. Ma questa volta c’era qualcosa sul suo viso.
Qualcosa di nuovo. Non
l’aveva mai visto prima. Era panico? O paura?
Prima che lui
potesse confonderla ulteriormente,
distolse lo sguardo e prese un profondo respiro prima di continuare a
parlare.
“Malofy
era ferito gravemente e sapevo cosa mi
sarebbe successo se…se lui fosse morto.”
“Saresti
stata affidata ad un altro dei miei fedeli
seguaci.” Dichiarò Voldemort.
“E
non lo volevo. Così p-presi la sua bacchetta
e…”
mentì, sperando di star scavando una fosse per se stessa.
Non osò guardare
verso Lucius, temendo quello che avrebbe trovato nei suoi occhi.
“Hai preso la
sua bacchetta?” Chiese lui con sorpresa e gli altri
Mangiamorte iniziarono a
bisbigliare.
“L-lui
era quasi incosciente.” Disse velocemente.
“E gliela tolsi di mano.”
Voldemort
lasciò passare le sue ultime parole e poi
alzò un sopracciglio con interesse.
“Perché desideri restare con Lucius?”
Sapeva che non
avrebbe dovuto permettergli di
pensare che ci fosse qualcosa tra lei e Lucius. Quello avrebbe
comportato la
fine per entrambi.
“N-non
voglio stare con lui. Voglio essere libera,
ma questo non è possibile.” Spiegò,
sperando di sembrare convincente. Dallo
sguardo sul viso di Voldemort non lo era stata del tutto.
“Ma
ancora non capisco perché stai scegliendo
Lucius al posto di qualcun altro? Lucius è forse…
compassionevole con te?”
Chiese con attenzione, pur avendo sputato
con disgusto le ultime parole.
La
pietà non era chiaramente una delle doti a lui
preferite.
Guardò
in basso e mormorò. “No, lui è tutto
fuorché
compassionevole.”
“È
davvero così? Dimmi.” Volle sapere.
“Cosa ti ha
fatto?”
Non era
stupida. Stava lentamente capendo quello
che Voldemort stava cercando di ottenere. Le stava chiedendo del
comportamento
di Lucius nei suoi confronti. Quello significava che stava sospettando
qualcosa.
Avrebbe dovuto
dirgli tutto. Ogni singola cosa
orribile che le era successa, che le aveva fatto.
Fece un respiro
profondo per prepararsi a tutti gli
orribili ricordi. Quando parlò la sua voce era priva di ogni
emozione: “Mi ha
picchiata, lasciata senza cibo per giorni, rinchiusa nelle segrete
senza alcun
contatto, mi ha lasciato con i suoi amici per divertimento.”
Allora
guardò negli occhi di Lucius. Aveva bisogno
che lui sentisse quello che doveva dire. Voleva che lui sapesse che era
seria.
“E mi ha forzato a…”
Non
riuscì a finire la frase, ma tutti loro avevano
capito di cosa stesse parlando.
Il viso di
Lucius si indurì, ma non distolse lo
sguardo. Alla fine fu Hermione a cedere, non in grado di sopportare
oltre i
suoi occhi intensi.
“Ti
ha fatto tutte quelle cose orribili e tu ancora
desideri stare con lui?” Disse Voldemort con finta tristezza.
“Sì.
Con lui almeno so cosa aspettarmi.”
Non poteva
credere di star avendo una conversazione
con Voldemort. Se Harry lo avesse saputo… Non
finì il pensiero.
“Astuta.”
Commentò lui, poi puntò lo sguardo su
Lucius.
Il suo finto
tono cortese scomparve e parlò con
freddezza. “Lucius?”
“Si,
Mio Signore?”
“Dimmi
cos’è successo con Antonin.”
Hermione
spalancò gli occhi e guardò Lucius. Stava
finalmente per sentire cosa era davvero successo.
“Mio
Signore, portai la Sanguesporco da lui per
pochi giorni. Mi avevi affidato l’incarico di prendermi cura
di alcuni problemi
con i sopravvissuti.” Iniziò lui con calma.
Voldemort
annuì: “Ricordo.”
“Diedi
ad Antonin strette direttive su come gli era
consentito trattare la ragazza. Mi aspettavo che lui seguisse i miei
ordini.”
“Avrebbe
dovuto.” Concordò ed Hermione si sentì
un
po’ meglio, sapendo che non era ancora arrabbiato. La
speranza crebbe dentro di
lei facendole credere che forse avevano ancora una
possibilità di restare vivi
e…insieme.
“Quando
tornai per la Sanguesporco mi infuriai
vedendo che Antonin non aveva eseguito i miei ordini.” Disse
con una leggera
rabbia nella voce. “Si stava divertendo con la Sanguesporco,
completamente
ignorando quello che gli avevo ordinato di fare.”
Dopo qualche
momento continuò. “Lei rischiò di
morire quella notte, non essendole stata data né acqua
né cibo per dei giorni.
Aveva dei lividi su tutto il corpo. Non ho piacere nel soddisfare i
miei
bisogni con uno scheletro mezzo morto.”
Voldemort
annuì di nuovo. “Comprendo la tua rabbia.
Ma non posso ignorare il fatto che tu abbia ucciso un mio seguace per
una Sangueporco.”
Le si
serrò la gola per la paura. Un brivido le
corse lungo la schiena e si abbracciò, cercando di
consolarsi, pur sapendo che
non c’era alcuna consolazione rimasta in quel mondo.
Tutto quello
che voleva era andare a casa.
Casa? Il
Manor era casa sua ora?
“Fraintendi,
Mio Signore.” Disse con voce
strascicata Lucius. “Non ho ucciso Antonin a causa della
ragazza.”
Quello
catturò la sua attenzione. Era ovvio che
l’aveva ucciso per lei. Lui stesso glielo aveva detto.
Nessuno toccava i suoi
averi senza il suo permesso.
“Io e
Antonin non andavamo d’accordo da molto
tempo.” Spiegò, non mostrando paura o incertezza
nella voce. “Aveva messo in
dubbio la mia autorità e toccato una mia
proprietà. Lo considero come un’offesa
diretta e un attacco nei miei confronti. Non tollero quel tipo di
comportamento, Mio Signore.”
Hermione doveva
confessare che era convincente. La
sua voce era così forte e il modo in cui lo affrontava
dimostrava che non aveva
paura. O forse era semplicemente un bravo attore.
Voldemort
rimase in silenzio per molto tempo. Non
era certa di quanti minuti fossero passati quando parlò di
nuovo.
“Lucius,
capisco e rispetto te e le ragioni che ti
hanno spinto a fare ciò che hai fatto.”
Quasi sorrise
per il sollievo che la riempì nel
sentire quelle parole.
“Ma.” Poi
si fermò e di nuovo la speranza scomparve tanto velocemente
quanto si era
formata. “Non posso ignorare il fatto che la Sangueporco sta
complicando le
cose più di quanto dovrebbe.”
Hermione non
riusciva a respirare. Qualcosa di
terribile stava per accadere… Poteva sentirlo.
“Ho
deciso che la miglior cosa è quella di uccidere
la ragazza e prevenire eventuali problemi futuri di cui sarebbe la
causa.”
Disse freddamente, guardando Lucius.
Gli altri
Mangiamorte iniziarono a sussurrare e
parlare a bassa voce.
All’improvviso
Hermione si sentì fredda. Molto
fredda. E terrorizzata. Non
riusciva a formulare un pensiero coerente. Tutto quello su cui era
capace di
concentrarsi erano quelle ultime parole e la sua voce fredda.
Non aveva mai
immaginato che sarebbe morta in quel
modo. Non era previsto che fosse Voldemort colui che
l’avrebbe uccisa. Non ne
aveva il diritto. Non era niente per lei.
Era sempre
stato lui. Lucius. Era lui quello ad
avere il diritto di porre fine alla sua vita. Era questo che aveva
continuato a
dirle fin da quando l’aveva catturata. Si accorse con orrore
che gli aveva
creduto.
Oh Dio.
La
colpì il fatto che stava per morire. Stranamente
non riusciva a piangere. C’era semplicemente il nulla.
Nessuna tristezza. Solo
shock. Puro shock.
“La
Sanguesporco morirà questa notte, a meno che
ovviamente, tu non sia d’accordo, Lucius.” Chiese
Voldemort, alzando un
sopracciglio e sfidandolo a dire qualcosa. “Hai qualcosa da
ridire forse?”
Gli occhi di
Hermione incontrarono quelli di
Lucius. Aveva bisogno che la salvasse di nuovo. Lo implorò
con lo sguardo. Oh
Dio, non era pronta. Non era ancora pronta a morire.
Panico.
C’era
il panico nei suoi occhi.
O forse se lo
stava solo immaginando. Forse aveva
solo bisogno di credere che lei significava qualcosa per lui. Che la
sua morte
lo avrebbe colpito almeno un po’. Aveva vissuto con lei per
mesi, la conosceva
meglio di chiunque altro, tanto da averle portato via tutto. Doveva
provare
qualcosa, giusto?
E poi lui ruppe
la connessione e guardò di nuovo il
suo Maestro.
Hermione si
sentì come se qualcuno le avesse
strappato il cuore dal petto mentre ascoltava la sua voce priva di
emozioni.
“No,
Mio Signore, non ho nulla da dire.”
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