In the dark

di theshinygirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Horrible end ***
Capitolo 2: *** Confrontations ***
Capitolo 3: *** Humiliation ***
Capitolo 4: *** Losing her pride ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Help me ***
Capitolo 7: *** A mistake ***
Capitolo 8: *** Be strong ***
Capitolo 9: *** Games ***
Capitolo 10: *** Alone ***
Capitolo 11: *** Predator and prey ***
Capitolo 12: *** Victory ***
Capitolo 13: *** Intentions ***
Capitolo 14: *** The decision ***
Capitolo 15: *** To belong ***
Capitolo 16: *** Discoveries ***
Capitolo 17: *** Fire ***
Capitolo 18: *** Surrender ***
Capitolo 19: *** Trust ***
Capitolo 20: *** Body and Soul ***
Capitolo 21: *** Nothing ***



Capitolo 1
*** Horrible end ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

N.d.a: Premetto che fra tutti i capitoli tradotti fino ad ora il primo è stato quello più complesso da tradurre. Forse per il gioco dei tempi verbali o per i lunghi monologhi.

Fatemi sapere cosa ne pensate.
Momob.

 

IN THE DARK
Chapter one: Horrible End

La guerra era finita e lei non riusciva a crederci. Tutto quello per cui avevano lottato era stato distrutto.

Hermione Granger giaceva sul terreno umido,troppo ferita per muoversi, ma non abbastanza per morire. I suoi occhi erano spalancati, ma non si muovevano. Sembrava che stesse osservando il cielo come se fosse la cosa più interessante al mondo. Era completamente buio e non si vedeva nessuna stella. Pochi minuti prima solo il lampo delle maledizioni e la luna argentea avevano illuminato il campo di battaglia. Si erano sentite grida e urla, ma ora c’era un silenzio quasi completo. Percepiva conversazioni e risate provenire da loro. Da coloro che si supponeva dovessero morire nella Guerra.

E sapeva che era terminata e che la sua vita sarebbe finita presto. Era solo questione di tempo prima che la trovassero e si sbarazzassero di lei.

Lo avrebbe fatto da sola se avesse avuto la sua bacchetta. Ma essa probabilmente giaceva da qualche parte, spezzata a metà.

Fin dal momento che un Mangiamorte le aveva preso la bacchetta, sapeva che non avrebbe avuto nessuna possibilità di vincere o addirittura di sopravvivere alla battaglia. Ma ciò che l’aveva scioccata di più era stata la facilità con cui l’arma le era stata tolta. Lui non aveva neanche usato la magia. Mentre stava lanciando maledizioni, qualcuno era sgattaiolato dietro di lei e le aveva afferrato il braccio. Si era irrigidita in uno stato di shock e di paura incapace di far nulla quando il suo aggressore le aveva strappato la bacchetta di mano e l’aveva rotta a metà di fronte a lei.

Invece di scappare, rimase completamente immobile, guardando l’uomo davanti a lei. Indossava una maschera, così  non riuscì a riconoscerlo. Il suo orgoglio era più forte della paura perciò aspettò che l’uomo la uccidesse, fissandolo negli occhi. Quando lui puntò la bacchetta contro di lei, chiuse istintivamente gli occhi e si irrigidì. Sentì un dolore bruciante sulla pelle. Aprì gli occhi per guardare il suo corpo e vide profondi graffi su tutte le braccia con il sangue che fuoriusciva lentamente. La sola vista la fece star male. Sentiva il dolore su tutto il corpo e immediatamente capì che non erano state solo le braccia ad essere state infettate dalla magia. Poi udì l’uomo mormorare delle parole e la successiva cosa che percepì fu l’oscurità. Una fitta oscurità tutto attorno a lei. La risata del Mangiamorte le inviò brividi giù per il corpo, ma poi sentì i suoi passi. Si accorse che si stava allontanando da lei e questo non aveva senso. Perché non l’aveva uccisa?

Disorientata, fece un passo in avanti ed inciampò. Atterrò su qualcosa di morbido,tiepido ed umido.  Realizzò che probabilmente era un cadavere e strisciò via con un urlo.

Quello era troppo per lei. Le lacrime che aveva trattenuto per tutto il tempo,finalmente si rovesciarono sulle sue guance. Sbatté le palpebre un paio di volte, ma era inutile. Non riusciva a vedere nulla. Il panico la invase e tutto il suo corpo cominciò a tremare per la paura. Sentiva le persone urlare e lottare, le grida delle Senza Perdono, ma non riusciva vedere niente. Sapeva che erano le urla di chi veniva torturato, il rumore della morte che sarebbe ronzato nelle sue orecchie finché non fosse morta.

Non osò muoversi e anche se avesse deciso di far qualcosa, di cercare di alzarsi, le ferite sul suo corpo lo rendevano impossibile. Così rimase dove era, con la piccola speranza dentro di lei che qualcuno la trovasse e ripristinasse la sua vista.

Passarono dei momenti e nessuno venne da lei. I rumori della battaglia stavano lentamente scomparendo e qualcosa di illogico dentro di Hermione le disse che il lato sbagliato stava vincendo. Forzò se stessa a rimanere sul terreno umido, trattenendo le lacrime quando una consapevolezza la colpì. Era distesa su del sangue. Il corpo su cui era caduta prima era umido di sangue. Il terreno su cui si trovava era umido di sangue. Il sangue di chi aveva combattuto per la cosa giusta. Brave persone.

Anche se non riusciva a vedere nulla, i corpi mutilati,bruciati e decapitati, i cadaveri di centinaia persone erano davanti ai suoi occhi. Poteva vederli chiaramente nella sua mente.  I loro occhi senza vita la fissavano, deridendola, colpevolizzandola per non aver lottato, per essere rimasta sul terreno. Rimproverandola per non essere stata più intelligente, per essere stata così stupida da lasciare che un Mangiamorte le prendesse la bacchetta.

Sentì il sangue secco attaccarsi alla sua pelle, colare dalle sue ferite, impregnandole i vestiti e i capelli, sentì la terra umida sotto alle sue dita tremanti.

Ben presto ci fu un silenzio quasi completo.

Hermione immaginava i corpi delle persone che respiravano, ma a malapena, in attesa della morte che li avrebbe portati in un posto migliore. Proprio come lei.

Le lacrime si erano seccate sulle sue guance, lacrime che aveva pianto per tutte le persone che aveva visto morire, per paura di ciò che le sarebbe accaduto. Si sentiva in colpa per essere ancora viva, mentre gli altri erano morti. Perché una parte di lei voleva ancora vivere.

Ma l’altra parte avrebbe dato il benvenuto alla Morte se fosse venuta. Sarebbe stata finalmente in grado di riposare, senza paura, senza dolore e avrebbe visto i suoi amici di nuovo.

Ma perché allora ci mettevano così tanto? Stavano decidendo il modo più doloroso per uccidere i sopravvissuti?

Poi sentì dei rumori di  passi e istantaneamente capì a chi appartenessero. Forzando gli occhi verso la direzione da cui provenivano, sperò solo che lo facessero velocemente. Ma in qualche modo sapeva che non l’avrebbero fatto. Erano di buon umore, festeggiavano la loro vittoria e probabilmente avrebbero voluto qualche premio, qualche divertimento.

Hermione si diceva che probabilmente sembrava troppo disgustosa con tutto quello sporco e quel sangue addosso e che non avrebbero perso tempo con lei.

E poi la sua voce fredda la trapassò come un coltello. “Miei fedeli seguaci, il giorno che tutti noi abbiamo atteso è finalmente arrivato, il giorno in cui ci prenderemo il posto in società che ci spetta, il giorno in cui abbiamo distrutto tutti coloro che ci ostacolavano. Il giorno in cui finalmente governeremo il mondo dei maghi e distruggeremo coloro che non sono degni di viverci.”

La voce era molto vicina a lei e immaginò che probabilmente lui fosse in piedi a pochi metri.

Grida di approvazione eruttarono dagli uomini mascherati e fecero trattenere il respiro ad Hermione nella speranza che non la notassero.

“Come il generoso maestro che io sono, vi ricompenserò per la vostra lealtà, miei amici.”

Hermione trattenne il fiato finché non ne poté più. Sperava di soffocarsi, ma non era abbastanza coraggiosa. Voglio vivere, ammise finalmente a se stessa.

Non era l’unica ad essere ancora viva. C’erano anche altre persone. Sentiva la loro respirazione irregolare, i singhiozzi, i lamenti e si rese conto che erano gli stessi rumori che provenivano dalla sua bocca.

Quella voce disgustosa tagliò il silenzio di nuovo: “Concederò ai miei più fedeli seguaci che hanno perso la loro famiglia per la mia causa l’onore di scegliere i loro premi per primi. Siete liberi di fare con questa gentaglia quello che più preferite.”

Brividi corsero lungo la schiena di Hermione quando capì quello che stava accadendo. Non avevano intenzione di uccidere i sopravvissuti, almeno non subito.

Oh Dio, oh Dio, oh Dio….

Provò a fingersi morta, ma i suoi occhi non l’ascoltavano. Non importava quanto duramente ci provasse, la paura non le permetteva di chiuderli. E il suo corpo non smetteva di tremare malgrado lei gli stesse ordinando mentalmente di stare fermo.

Poi sentì dei passi vicino a lei e una risata.

“No, per favore, non io…” sentì una ragazza gridare. Avrebbe potuto dire che la giovane fosse stata tirata su da terra e che si stesse dibattendo, ma solo un momento dopo ci fu un piccolo ’pop’ ed Hermione realizzò che si erano smaterializzati. Dove era stata portata? Perché era stata presa?Era stata catturata per essere una…una schiava?

Il panico aumentò in lei e all’improvviso sentì qualcosa. Non sapeva cosa fosse esattamente ne come lo sapesse, ma fu certa che qualcuno la stesse guardando. Cercò di restare calma e trattenne il fiato, ma fu inutile.

Solo un momento dopo sentì qualcuno afferrarle il braccio e tirarla su dalla terra intrisa di sangue.

Lottò per fuggire, anche se  sapeva che non sarebbe potuta scappare da nessuna parte. Non una parola uscì dalla sua bocca, il che la sorprese. Aveva sempre saputo cosa dire, ma in quel momento tutto quello che poté fare fu mordersi la lingua per trattenersi dal piangere e urlare.

“E’ questa la ragazza che vuoi? Con tutti i Traditori del Sangue tu scegli una Sanguesporco? Come desideri, puoi fare di lei quello che preferisci. È una tua proprietà da ora in avanti. “ disse Voldemort all’uomo che teneva Hermione, una punta di disgusto nella voce.

Hermione si irrigidì completamente per lo shock. Voleva che la persona che la stava tenendo parlasse, così avrebbe potuto riconoscere chi era, ma lui rimase silenzioso.

“Prendila e goditi il tuo premio.”

Quando quelle parole uscirono dalla bocca di Voldemort, Hermione lottò più duramente per sfuggire dalla presa dello sconosciuto. Prima che potesse trattenersi, abbassò la testa verso il braccio di lui e lo morse forte. Percepì il gusto del sangue in bocca mentre lo sentì ringhiare per la rabbia: “Tu sporca piccola…”

L’attimo dopo venne duramente schiaffeggiata in pieno viso causandole la perdita dell’equilibrio e cadendo. Era di nuovo inginocchiata sulla terra intrisa di sangue, ansimante. La voce di lui era ancora nella sua testa, sapeva di averla già sentita prima ma non riusciva a ricordare dove.

Rivoleva indietro la sua vista, non era niente senza di essa. Era completamente inutile e alla mercé del Mangiamorte che l’aveva scelta. Una piccola speranza si formò dentro di lei, dicendole che forse lui avrebbe rinunciato a lei e che forse avrebbe deciso di prendere qualcun altro al suo posto. Qualcuno che gli avrebbe causato meno problemi. Ma la sua stupida speranza venne distrutta in un secondo. Chiuse gli occhi, pregando un ultima volta per la morte e poi venne tirata in piedi, la presa sul suo braccio più spietata e ruvida rispetto a prima.

La sensazione di costrizione della materializzazione la invase e non riuscì più a sentire i lamenti degli altri sopravvissuti, ne le urla dei Mangiamorte e il fruscio leggero del vento.

Percepì un terreno solido sotto ai suoi piedi ed un silenzio assoluto attorno a lei. In quel momento Hermione capì che sarebbe stato meglio morire.

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Capitolo 2
*** Confrontations ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Ringrazio chi leggerà questo capitolo e chi già mi segue. Qualche frasetta è stata parecchio contorta da tradurre ma, a fine revisione, sono stata piuttosto soddisfatta del risultato. Fatemi sapere che ne pensate. A sabato prossimo, momob.

 

IN THE DARK
Chapter two: Confrontations

Nel  momento in cui si rese conto che non era più sul campo di battaglia, Hermione spinse via da se l’uomo ed arretrò di qualche passo prima di cadere a terra. Le sue dita toccarono un solido pavimento freddo il che le suggerì di trovarsi in una casa. Il fatto la preoccupava più di tutto. Perché mai un Mangiamorte l’ avrebbe portata nella sua casa? Cosa stava pianificando di fare con lei?

“Alzati, ragazza” ordinò lui con voce fredda.

Hermione non voleva obbedirgli, ma non voleva nemmeno rimanere sul pavimento di fronte a lui. Prese un respiro profondo e si rialzò senza inciampare in qualcosa. Non era ancora abituata all’oscurità che la circondava e stava avendo dei problemi a mantenersi in equilibrio.

“Brava ragazza. Ora guardami.” Ordinò di nuovo ed Hermione  si ritrovò a chiedersi dove avesse già sentito quella voce. Le sembrava familiare, ma non riusciva a riconoscerla.

Sbatté le palpebre un paio di volte, girando la testa verso la direzione della voce.

Ci fu un silenzio completo per qualche momento, prima che lui sbottasse: “Che problema hai? Guardami.”

Hermione sentì un assoluto terrore fluire nelle sue vene e respirare divenne quasi impossibile. Strinse i denti per la rabbia. Lei non poteva guardarlo, non sapeva nemmeno dove fosse.

“Sei muta? Rispondimi o devo forse darti un assaggio della Maledizione Cruciatus?”

Voleva gridargli contro, dirgli che lo odiava, che lui sarebbe dovuto morire insieme al resto dei Mangiamorte, che erano tutti dei mostri e che lei lo avrebbe ucciso se solo ne avesse avuto la possibilità, ma le parole sembravano essere incastrate nella sua bocca. Intuì che lui stava diventando impaziente, così si leccò le labbra esitante e rispose. “I-io non posso…”

“Tu non puoi cosa?” chiese, il divertimento nella sua voce fredda.

Hermione capì che stava godendo della sua paura, così decise di tenere la bocca chiusa e di non rispondere più alle sue domande.

Si abbracciò la vita ed abbassò la testa come se stesse fissando il costoso pavimento di marmo. Poteva quasi vedere piccole macchie di sangue sulla superficie nera, il suo sangue, sangue che stava ancora gocciolando dalle sue ferite. Sperò di morire dissanguata.

Poi sentì una presa sul suo mento e la sua faccia venne sollevata. Non provò nemmeno a dibattersi, sarebbe stato inutile.

Lui stava trattenendo il respiro, capì, perché le era molto vicino. Quasi troppo vicino.

I suoi occhi le stavano osservando il viso e infine rilasciarono il fiato che aveva trattenuto.

“Sei cieca.” affermò con calma e le lasciò il mento. “Questo rende le cose più difficili per te.”

Hermione fece qualche passo indietro finché la sua schiena colpì il muro.

“Chi è stato? Chi mi ha privato del mio divertimento e fatto di te una piccola ragazzina paurosa?” chiese ed lei notò quanto setosa fosse la sua voce ed il modo elegante in cui aveva parlato. I Mangiamorte non avrebbero dovuto parlare così. La loro voce sarebbe dovuta essere ruvida e ferruginosa.

Sussurrò: “Non so chi fosse.”

“Peccato.” Disse lui con finto rammarico. “Potrei punirlo per essersi preso l’onore del divertimento.”

“Chi sei?” chiese quando finalmente riuscì a trovare il coraggio.

Lui rimase silenzioso per un momento prima di scoppiare in un’oscura, pericolosa, risata priva di divertimento. “Credevo mi avessi riconosciuto. Immagino di aver sopravvalutato la tua intelligenza.”

Le sue parole la colpirono come uno schiaffo in pieno viso, ma tenne la bocca chiusa.

Poi lo sentì avvicinarsi finché la sua mano non le accarezzò la guancia. “Si potrebbe pensare che tu abbia riconosciuto la mia voce. Le persone dicono sia simile a quella di mio figlio e tu lo hai conosciuto per sei anni.”

Tutta l’aria fuoriuscì dai polmoni di Hermione alle sue parole. Lucius Malfoy. Era lui il Mangiamorte che l’aveva presa. Un uomo crudele che odiava i babbani, che disprezzava qualunque cosa fosse differente, un uomo che detestava Harry e i suoi amici.

“Sei spaventata, ragazza?” le chiese con calma, la sua bocca a solo uno o due centimetri dal suo orecchio.

Hermione voleva spingerlo via, era troppo vicino per i suoi gusti, ma il suo intero corpo era paralizzato dalla paura e dallo shock.

Tutto quello che riuscì a fare fu scuotere la testa, pur sapendo di non esser sembrata convincente.

No? Bene, immagino che dovrò fare qualcosa riguardo questo, non è vero? Presto tu avrai più paura di me che del diavolo.” La minacciò ed Hermione capì che lui intendeva esattamente quel che aveva detto. Era alla mercé di un uomo spietato, era perduta.

Prese un respiro profondo prima di porre finalmente la domanda che le premeva nella testa fin dal momento che lui l’aveva scelta come premio. “Cosa hai intenzione di fare con me?”

Rimase sorpresa da come suonasse forte la sua voce, anche si trattava solo di una facciata.

Questo sta a me saperlo, tu puoi solo immaginarlo. Tutto quello che posso dirti e che sarebbe stato meglio se fossi morta.” disse, privo di emozioni.

Il cuore di Hermione sembrava scoppiarle nella cassa toracica a causa del panico che l’aveva invasa.  Riuscì a respirare di nuovo quando Lucius si allontanò da lei.

“Sei disgustosa. Per quanto mi dispiaccia, dovrò curare le tue ferite, perché starai qui per un bel po’ e non voglio che tu sanguini sulle mie coperte costose.” Spiegò e la prese per un braccio, spingendola lontano dal muro. Mormorò un incantesimo e mosse la bacchetta sul suo corpo, chiudendo tutti i tagli e le ferite sulla pelle.

Ma Hermione non sentiva nessun sollievo, le parole che avevano lasciato la bocca di lui solo un secondo prima, erano bloccate nella sua mente.

‘Non voglio che tu sanguini sulle mie coperte costose.’

Coperte? Come le coperte di un letto? Perché avrebbe dovuto stare su un letto? A meno che lui non volesse… no, no, no….

Lucius le prese le mani all’improvviso e le abbassò lungo i fianchi. Hermione lottò con tutta la sua forza, ma la presa sui suoi polsi era serrata. “Smettila di lottare.” Sibilò, ma lei non era più in grado di ascoltare nulla. Era nel panico, tutto quello che voleva era allontanarsi da lui.

Aveva bisogno che la lasciasse sola e per questo era disposta a tutto.

“Ti avevo avvertita.” Sibilò prima di schiaffeggiarle la faccia. Hermione urlò per il dolore improvviso, ma non si calmò. L’aveva resa ancora più incontrollabile mentre urlava e scalciava nella speranza di colpirlo. Senza alcuna previsione la lasciò, ma la sua risata fredda le suggerì che non aveva vinto.

Crucio!”

Le gambe cedettero e cadde sul pavimento duro e freddo. Era come se il suo intero corpo fosse in fiamme e lei non conoscesse altro che dolore e agonia. Sembrava come se una scossa di corrente elettrica scorresse dentro di lei. Il suo corpo tremò, cercando di scappare dal dolore, ma quello non si fermava.

E quando pensò che non sarebbe più riuscita a resistere, la maledizione venne sollevata da lei.

Hermione era ancora sul pavimento, premendo la testa contro la pietra fredda. Stava tremando, tutto quello era troppo da sopportare. Si rannicchiò a palla sperando di proteggere se stessa. Ma non poteva proteggersi. Non da lui.

“Perché sono qui? Tu non vuoi uccidermi.” Constatò con calma non appena riuscì a prendere fiato.

“Non illuderti pensando di sapere cosa ho intenzione di fare con te.” La sua voce era un po’ arrabbiata ora.  “Vero, io non ti ucciderò. Ma credimi, mi chiederai la morte.”

Le sue parole erano così fredde e cattive, piene di odio. Hermione non capiva come una persona potesse odiare qualcuno solo per il suo status di sangue. Che cosa gli aveva fatto per renderlo così cattivo nei suoi confronti?

“Tu vigliacco spregevole.” Sussurrò per poi comprendere il suo errore. Non aveva intenzione di dirlo,ma come sempre la sua lingua era più veloce della sua mente e lei sentì le sue labbra muoversi, mettendole silenziosamente le parole in bocca. Ma lui le aveva udite.

All’improvviso l’afferrò per i capelli e la sollevò da terra, facendola gridare. Fu gettata rudemente contro il muro. Hermione incrociò le braccia sul petto e cercò di smettere di singhiozzare.

“Non chiamarmi mai più vigliacco o parlarmi senza il mio permesso o la tua vita potrebbe finire molto prima di quanto tu voglia.” La minacciò lui con un tono di voce molto basso, ma lei ne riconobbe il pericolo in essa.

“Tu feccia.” La insultò. “Non mangerai stasera. E ti suggerisco di abituarti.”

Gli occhi di Hermione continuarono a muoversi, cercando il suo viso, ma tutto quello che vedeva era l’oscurità.

Lucius continuò: “Avevo intenzione di permetterti di pulirti, ma i Sanguesporco come te non lo meritano.”

La mano di lui scivolò sul suo braccio e Hermione trattenne il fiato.

“Sono stanco, così le tue lezioni dovranno aspettare fino a domani. Dormirai sul pavimento stanotte,vicino al mio letto.”

Hermione si rilassò alle sue parole, contenta di sapere che non avrebbe dovuto dividere il letto con lui. Probabilmente era troppo disgustato da lei da non voler avere niente a che fare con lei in quel senso.

“Perché mi stai facendo questo?” sussurrò piano. “Non ti ho mai fatto nulla!”

La sua voce divenne più forte mentre le emozioni fluirono in lei.

“Ti suggerisco di chiudere la tua sporca bocca se sai cosa è meglio per te.” Lui si stava trattenendo. Se Hermione avesse continuato a chiedere, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che esplodesse.

Sentì il suo  respiro irregolare e in quel momento fu felice di essere cieca e di non poter vedere la rabbia sul suo viso. Ma ancora, non cedette. Qual’era la cosa peggiore che potesse farle? Ucciderla? L’avrebbe solo resa felice.

“Pretendo che tu mi dica che cosa ti ho fatto! Perché hai scelto me?” Forzò le sue parole ad uscire.

All’improvviso strinse la sua mano sul collo di lei, stringendo le dita approssimativamente all’altezza del suo punto pulsante.

Hermione si irrigidì ed aspettò che lui continuasse, ma si accorse di non riuscire a respirare. Aprì la bocca per aspirare l’aria nei suoi polmoni, ma era come se qualcuno avesse tolto tutta l’aria della stanza. Nel panico, premette le mani contro la gola, cercando disperatamente di respirare ma nemmeno  un accenno di ossigeno entrò nel suo corpo.

Tossì un paio di volte e solo quando fu certa che sarebbe morta, la gola si aprì di nuovo e  l’aria riempì i suoi polmoni. Annaspò, cercando di prende il più possibile d’ossigeno nel suo corpo tremante.

“Hai imparato il tuo posto?” Chiese tranquillamente Lucius.

Hermione annuì velocemente, non sentendosi abbastanza forte da disubbidirli di nuovo.

“Bene.” Con questo la prese per il braccio e la trascinò dall’altra parte della stanza. Poi la lasciò. “Qui è dove dormirai. Vicino al mio letto. Farai meglio a non tentare di far nulla mentre io dormo. Se mi accadesse qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu cada nelle braccia del più crudele Mangiamorte. Sono stato chiaro?”

Hermione annuì e lentamente scivolò sul pavimento.

“Sdraiati. “ordinò lui impaziente.

Hermione si morse la lingua e si distese sul pavimento, rannicchiandosi a palla. Chiuse gli occhi, ma era ben lontana dall’addormentarsi. Lucius camminò lontano da lei e iniziò a spogliarsi.

Hermione si tese come percepì il movimento dei vestiti, il fruscio del tessuto. Immediatamente capì che lui si stesse svestendo e cercò duramente di non pensarci. Alla fine non si ero aspettato lo stesso da lei. Per ora. Trattenne il respiro quando lo sentì togliersi la cintura.

Qualche istante dopo Lucius si mosse verso il letto e percepì il fruscio delle coperte, poi silenzio completo.

Quando fu sicura che non l’avrebbe più disturbata, Hermione permise a se stessa di pensare a tutto quello che era accaduto. Lacrime silenziose scesero lungo le sue guance quando realizzò che probabilmente non sarebbe più stata in grado di vedere. Ma forse questo era un bene. In quel modo non avrebbe potuto vedere  il viso aristocratico di Lucius Malfoy. Perché la stava tenendo nella sua casa? Perché aveva scelto lei? La odiava davvero così tanto perché era una babbana? O c’era una ragione nascosta dietro il suo comportamento? L’avrebbe scoperto domani. Non c’era modo di scappare, era sua prigioniera ora. Completamente alla sua mercé.

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Capitolo 3
*** Humiliation ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

*ringing= l’ho tradotto ‘pulsare’. In quanto il verbo squillare o trillare non mi piaceva se collegato alle sensazioni dolorose e frastornanti di uno schiaffo. Se avete un sinonimo adeguato al contesto fatemelo sapere che lo modificherò subito. Grazie.

 

IN THE DARK

Chapter three: Humiliation

Anche se si era ripromessa di non addormentarsi, dopo qualche minuto Hermione cadde in un sonno senza sogni. Il suo corpo aveva un disperato bisogno di riposare. Distendersi sul pavimento freddo non era esattamente la scelta migliore, ma non c’erano altre opzioni.

“Svegliati, Sanguesporco.”

Hermione sentiva la sua voce, ma non riusciva a concentrarsi su di essa. Era come se provenisse da molto lontano, ma era sufficiente per farla ritornare alla realtà. Poi ci fu uno scricchiolio nella stanza. Aprì gli occhi di scatto, aspettandosi il primo raggio di sole a riscaldarle il viso, ma non successe nulla. Solo una fredda oscurità. I ricordi del giorno precedente la travolsero, ma Hermione non ebbe tempo rifletterci che sentì la sua voce di nuovo.

“Sei anche sorda? Ho detto di svegliarti e questo di solito prevede che tu ti alzi.” Disse lui sarcasticamente.

Hermione si sollevò lentamente e dovette mordersi l’interno della guancia per impedire che l’urlo di dolore uscisse dalle sue labbra. Le ferite sul suo corpo erano guarite, ma facevano ancora male.

Alla fine si tirò in piedi e si girò nella direzione da cui proveniva la voce di lui.

“Perché sei stata una brava ragazza e non hai tentato di far nulla mentre dormivo, ti permetterò di pulirti.” La informò Lucius ed Hermione non poté fare a meno di sentirsi felice di potersi finalmente sbarazzare di tutta la sporcizia e il sangue. Puzzava come la morte, i suoi capelli, la sua pelle, i suoi vestiti, tutto sembrava puzzare di morte.

Ma le sue parole successive le provocarono l’aumento della respirazione, il suo battito cardiaco accelerò pericolosamente. Batteva così velocemente che divenne quasi doloroso.

“Vuoi unirti a me per il bagno?” strascicò lui freddamente.

Hermione scosse la testa nel panico. “No, io non….”

“No cosa? Tu non vuoi pulirti?” fece un sorrisetto. “ Sapevo che quelli come te erano pigri, ma non avevo idea che vi piacesse rimanere sporchi.”

Lei prese un respiro profondo e lentamente lasciò uscire le parole fuori dalla bocca. “Posso lavarmi da sola. Non sono una bambina né sono stupida. Non ho bisogno del tuo aiuto.”

Tutto d’un tratto sentì un piccolo brivido di dolore attraversarla. Rimase a bocca aperta, ma esso se ne andò in un secondo.

“Non ricordo di averti dato il permesso di disobbedirmi o di parlarmi. Ora, farai come ti ho detto?” disse lui con rabbia ed Hermione sapeva che non aveva chance di convincerlo altrimenti.

Così incrociò in modo protettivo le braccia di fronte al petto, scuotendo la testa. “No.”

“Lo immaginavo.” Con questo le afferrò le braccia. Hermione cercò di lottare ma lui era molto più forte e la trascinò senza sforzo dentro il bagno. La spinse verso la vasca, guardandola in attesa. Hermione afferrò i bordi per sorreggersi, poi girò il viso verso di lui pur sapendo che non poteva vederlo.

Andrà tutto bene. Solo respira. Si ripeteva Hermione nella sua mente.

“Va bene, mi pulirò da sola.” Disse, cercando disperatamente di mantenere la sua voce ferma. “Per favore-“

“Non essere ridicola.” Scattò lui come se sapesse quello che stava per chiedere. “Farai come dico io. Non voglio compromessi.”

Hermione realizzò che non c’era via d’uscita da questa situazione. Si abbracciò in modo protettivo con le braccia e chiuse gli occhi, sentendo il naso pruderle per le lacrime mentre il suo corpo si rannicchiava su se stesso per la paura.

“Di cosa potresti aver paura, Sanguesporco?” chiese infastidito. “Non ho intenzione di toccarti se è questo quello che stai pensando.”

Lei sentì la rabbia crescerle dentro. “Allora perché sei qui? Perché insisti nell’aiutare a lavarmi?” Poi aggiunse con disgusto: “E’ questo che ti diverte?  Infastidire diciassettenni? Sei disgustoso!”

Sapendo di aver fatto un errore fatale, arretrò di qualche passo, aspettandosi una punizione in qualsiasi momento. In pochi passi lui le venne vicino ed Hermione sentì quasi la rabbia irradiarsi dal suo corpo.

“Non ti permettere, disgustosa creatura!” Sibilò, prima di frustare la sua mano sul viso di lei. Uno schiaffo le bruciò la guancia ancora, e ancora, e ancora. Hermione gridò e cadde a terra, la testa che  le pulsava*. Mai nella sua vita era stata schiaffeggiata così tante volte di fila e non era di certo una bella sensazione. Sentiva il suo respiro furioso e tutto quello che poteva sperare era che si calmasse presto.

Dopo pochi istanti, lui prese un respiro profondo e la sua voce fu di nuovo controllata. “Tu non combatterai contro di me, ridicola ragazzina. Alzati.”

Hermione obbedì e tirò su il suo corpo tremante, trattenendo le lacrime mentre aspettava il suo prossimo ordine.

“Lascia che metta in chiaro una cosa. Tu mi disgusti. Non permetterti mai più di fare l’errore di pensare che io sarei interessato al tuo corpo. Sei inferiore a me.” La sua voce era calma e piena di disgusto. Lui era in piedi vicino ad Hermione e sentiva il suo respiro sul collo. Le mandò un brivido giù per il corpo, ma non osò muoversi.

 Poi si allontanò da lei e puntò la bacchetta verso la vasca incassata, e tutti i rubinetti collegati ad essa si aprirono.

“Ora, sei abbastanza stupida da pensare di poter fare il bagno con i vestiti addosso?

Hermione chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, realizzando cosa doveva fare. Cercò di trarre conforto da se stessa facendo finta che lui fosse troppo disgusto dal guardarla.Convincendosi di essere da sola nel bagno. Ma la sua voce tagliò i pensieri di lei e mise fine alle sue fantasie.

“Sbrigati, ho cose migliori da fare che stare in piedi nel bagno tutto il giorno. O forse hai bisogno del mio aiuto?” Chiese, chiaramente divertito. Era ovvio che si stesse divertendo e tutto quello che Hermione voleva era che la Terra si aprisse e la inghiottisse.

Le sue mani viaggiarono lentamente sui bottoni della sua camicia e dovette prendersi un momento per calmarsi. Le dita le stavano tremando così tanto che era quasi impossibile slacciare i bottoni. Quando ebbe finito, si fermò di nuovo. C’era un silenzio completo, a parte il suo respiro. Lucius non fece nessun suono ed Hermione non era sicura se lui fosse ancora nel bagno.

Poi lo sentì colpire la bacchetta sui rubinetti di nuovo, che si chiusero da soli. Quella era solo la prova che lui era ancora in piedi nel bagno. Hermione non poté fare a meno di chiedersi come lui la stesse guardando, come si stesse divertendo del suo disagio.

Lentamente, si tolse la camicia e la lasciò cadere sul pavimento. Quando le sue mani afferrarono i jeans, qualcuno bussò forte contro la porta. Hermione si irrigidì e si avvolse le braccia attorno al corpo. Non si era accorta che Lucius avesse chiuso la porta del bagno. Perché lo aveva fatto?

Lo sentì aprirla e poi chiedere, irritato: “Cosa c’è, Pippy?”

“Pippy è veramente  dispiaciuta per avervi disturbato, Padrone, ma qualcuno è qui per vedervi.”

Hermione capì immediatamente che  stava parlando con l’ elfo domestico. Si rilassò, sapendo che non era più da sola con lui.

Lucius sospirò per il fastidio: “Va bene, vengo giù.”

Hermione rilasciò il respiro che stava trattenendo e il suo corpo si rilassò a quelle parole. L’avrebbe lasciata da sola ora, perché aveva un visitatore.

“Pippy, puliscila. Non voglio vedere la più piccola macchia di sangue o sporcizia sulla sua pelle quando la vedrò la prossima volta. Hai venti minuti.” Spiegò minacciosamente all’elfo domestico prima di girarsi di nuovo verso di lei. “Mi occuperò dopo della tua disubbidienza. Preparati, ragazza.”

Con quelle parole se ne andò. Hermione ascoltò il suono che i suoi stivali stavano facendo e solo quando fu sicura che non fosse nei paraggi, si rilassò e lasciò che la calma la invadesse.

“Miss, dobbiamo sbrigarci. Padrone ha detto che abbiamo venti minuti.” Squittì Pippy ed Hermione notò della paura nella voce della piccola creatura.

Hermione si spogliò velocemente, desiderando di finire il bagno prima che Lucius tornasse. Era quasi inciampata nel piccolo elfo domestico tanto era nel panico cercando di uscire dai vestiti. Poi si era lasciata scivolare con attenzione nella vasca, sentendo l’acqua calda sulla sua pelle.

Le bolle sulla superficie dell’acqua le fecero ricordare come era solita giocare con esse quando era una ragazzina ma sapeva che quelli erano solo ricordi, che quei momenti felici erano finiti.

L’elfo domestico le porse una spugna e lei si iniziò a strofinare la pelle cercando di togliere tutto il sangue e la sporcizia che la ricopriva. Si lavò velocemente i capelli e strinse i denti quando sentì i tagli che ancora ricoprivano il suo corpo bruciare per l’acqua calda.

“Pippy?” chiamò Hermione.

“Si, Miss?”

“Chi è venuto a visitare Malfoy?” chiese lentamente, sperando che l’elfo le rispondesse.

“Pippy non deve dirlo. Il Padrone ha ordinato a Pippy di non dire nulla alla ragazza.”

Hermione girò la testa verso dove pensava fosse in piedi l’elfo e chiese con calma. “Quando te lo ha chiesto questo?”

“Pippy non deve dirlo. Pippy non deve dire nulla alla ragazza.” Iniziò a ripetere l’elfo ad alta voce.

“Va bene, calmati!” Hermione non voleva che Lucius sapesse che stava interrogando l’elfo domestico su di lui.

“Miss non può sapere una cosa.” L’elfo aggiunse.

Hermione cercò un approccio differente. “Bene, non voglio che tu mi dica niente riguardo dove sono. Ma… dove sono la moglie e il figlio di Malfoy?”

Sentì Pippy sussultare alla domanda. “Miss deve smettere di fare domande! Padrone punirà Pippy se scoprisse..”

Hermione stava iniziando a perdere la pazienza. “Non lo scoprirà. Non glielo dirò. Ma, per favore, dimmi, perchè sono qui? Cosa sai?”

“Io non so nulla!”

Lo sai! Rispondimi!” Hermione insisté.

Poi sentì il piccolo elfo lanciare un urlo di shock.

“Lasciaci, Pippy.” Strascicò una voce fredda ed Hermione la riconobbe immediatamente .

Com’era possibile che fosse tornato così in fretta? Hermione s’infuriò con se stessa per aver perso tempo facendo domande all’elfo piuttosto che vestirsi. Ora era nella vasca e sola con Lucius.

“Non cessi mai di stupirmi. Ora hai deciso di pretendere risposte dal mio elfo domestico?” chiese lui, non mostrando i suoi sentimenti.

Hermione rimase silenziosa, cercando di prepararsi per quello che di sicuro sarebbe accaduto.

Lo sentì camminare fino alla vasca da bagno e il suo corpo si irrigidì. Sperò di essere coperta sotto la schiuma, anche se sapeva che non si sarebbe potuta nascondere per sempre da lui.

“Esci fuori dalla vasca.” Ordinò e la sua voce setosa attraversò Hermione come un coltello.

“Per favore-“ iniziò tremante.

“No.” La interruppe. “Ai Sanguesporco non è permesso avere privacy o dignità. Dovresti essermi grata per averti permesso di lavare.”

Hermione sentì la testa girarle. Le venne in mente che avrebbe potuto affogarsi nella vasca, ma abbandonò l’idea. Lui non glielo avrebbe permesso. Non le avrebbe lasciato prendere la via più facile. Così premette le labbra insieme per fermare ogni suono che provenisse dalla sua bocca e chiuse gli occhi trattenendo le lacrime di umiliazione. L’ultima cosa che voleva era piangere di fronte a lui.

Si alzò lentamente, coprendo le sue parti più intime con le mani. In quel momento fu grata di essere cieca. Non era sicura di poter stare in piedi e fissarlo negli occhi. Lo sguardo fiero e aristocratico probabilmente si stava beffeggiando di lei in questo momento.

Ma poteva ancora sentire la sua voce. La voce che l’avrebbe tormentata per il resto della sua vita. Senza avvertimento le afferrò il braccio e la obbligò a uscire dalla vasca da bagno fino al pavimento freddo. Hermione strillò al contatto, ma lui la lasciò velocemente. L’acqua stava gocciolando giù dal suo corpo, creando una piccola pozza attorno ai piedi.

Hermione cercò di immaginare un luogo felice nella sua mente. Stava rifiutando la crudele realtà nella quale era nuda di fronte a Lucius Malfoy. Il suo corpo non l’ascoltava e le lacrime minacciavano pericolosamente di rotolare sulle sue guance, ma le rispedì indietro con gli occhi ben chiusi. Poteva immaginare il sorriso affettato sulla faccia pallida di Lucius.

“Dovrei punirti per aver interrogato il mio elfo domestico.” Sussurrò lui pericolosamente. “E’ non dandoti dei vestiti la punizione più appropriata? Cosa ne pensi?”

Hermione si irrigidì, lo shock riempì il suo corpo, poi lui ridacchio malignamente. “Per quanto voglia godermi il tuo disagio, non desidero sentirmi male ogni volta che ti vedo.”

Altre lacrime si formarono negli occhi di Hermione alle sue parole crudeli. Non solo la stava umiliando, ma anche insultando e questo causò la crescita di odio dentro di lei.

No, non gli avrebbe dato la soddisfazione di ferirla. Sarebbe rimasta intatta dalle sue parole e dalle sue azioni.

“Apri gli occhi.” Chiese improvvisamente ed Hermione decise di non lasciargli vedere quanto era stata colpita dalle sue parole, rivolte contro di lei.

Se avesse aperto gli occhi, lui avrebbe chiaramente visto quanto distrutta fosse. Così si morse la lingua e ignorò la sua richiesta.

“Apri gli occhi.” Ripeté pericolosamente. “Se sai cosa è meglio per te, ragazza.”

Hermione accettò quello che doveva fare quando sentì l’avvertimento nella sua voce. Preparò se stessa alla sua risata,perché sapeva cosa sarebbe successo quando avrebbe aperto gli occhi.

Stringendo  i denti per l’umiliazione, aprì gli occhi e subito sentì calde lacrime scendere sulle guance.

Non fece nessuna mossa per scacciarle, non poteva, perché stava coprendo il suo corpo con le mani. Le lacrime cadevano dal mento sulla sua pelle, poi sul pavimento freddo del bagno. Hermione poteva quasi sentire il suono che facevano quando toccavano il pavimento duro.

“Stai piangendo, povera piccola Sanguesporco.” Disse lui con falsa pietà, poi la sua voce si indurì. “Ti suggerisco di smettere di comportarti come una bambina. Se questa situazione, dove io non ti ho nemmeno toccata, ti fa piangere non so cosa accadrà dopo. Ci saranno molte altre lacrime, te lo assicuro.”

Hermione rabbrividì involontariamente,mentre un tremito le attraversava il corpo. Subito dopo si accorse che era vestita. Lucius probabilmente aveva usato la sua bacchetta per vestirla e asciugarle i capelli. Le mani viaggiarono sul suo corpo e realizzò che stava indossando una camicia da notte a metà coscia con spalline sottili e scollo arrotondato. Indossava delle mutandine sotto di essa, per quello fu grata, ma a parte quello, nient’altro c’era sul suo corpo e quello la fece sentire a disagio.

“Vieni nella stanza, Sanguesporco. E’ tempo per le tue lezioni di iniziare.” La informò con freddezza e poi uscì dal bagno, lasciando Hermione da sola.

Sapeva che non avrebbe risolto nulla se gli avesse disubbidito e fosse rimasta nel bagno, così decise di seguirlo. Ma era più difficile di quanto avesse pensato. Camminò lentamente, facendo attenzione a non inciampare in nulla finché le sue mani trovarono finalmente la porta. Prendendo un respiro profondo, entrò nella stanza, terrificata da quello che Lucius aveva programmato per lei.

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Capitolo 4
*** Losing her pride ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

*There is no more pain: non c’è più dolore. Ho modificato il verbo in there was, perché non aveva senso se letto in una frase dove c’erano verbi in imperfetto o passato remote. Se avete delle correzioni a riguardo fatemelo sapere. Questo dettaglio mi ha lasciata perplessa e riluttante ma alla fine ho convenuto cambiarlo leggermente.
Se notate qualcos altro di stonato, di nuovo, fatemelo sapere. L’inglese lo parlo molto bene ma purtroppo non perfettamente. ;)

Buona Pasqua. Momob


 

IN THE DARK
Chapter four: Losing her pride

Hermione si appoggiò alla parete, respirando il più silenziosamente possibile e aspettò. Non sapeva cosa stava aspettando, ma sapeva che non poteva scappare qualsiasi cosa Lucius avesse programmato per lei. Se avesse avuto la vista, le cose sarebbero state molto più semplici. Non sarebbe stata così indifesa e completamente alla sua mercé. L’espressione sul viso di una persona poteva dire molto riguardo i loro pensieri ed emozioni.  Avrebbe potuto leggere il suo viso, lo sguardo nei suoi occhi e questo le avrebbe dato qualche potere. Ma non potendo vederle,  era completamente all’oscuro e confusa dalle sue azioni.

Tutto quello che aveva era la sua voce. Era stato facile riconoscere se era arrabbiato o calmo, ma non era esattamente utile.

Il suo stomaco brontolò dolorosamente. Non aveva avuto niente da mangiare o da bere fin da quando la Guerra era iniziata. Se avesse saputo che quella sarebbe stata la sua ultima cena, per così dire, forse l’avrebbe apprezzata di più.

Come odiava la sensazione di ignoranza. Di non essere in grado di dire se lui la stesse guardando o se fosse ancora nella stessa stanza. Era stato molto bravo nello stare in piedi completamente immobile e non fare nessun rumore. Non aveva sentito nemmeno il suo respiro.  Quello la metteva a disagio. Il solo pensiero che lui la stesse guardando, osservandola come un predatore inviò brividi lungo il corpo di Hermione.

Dopo qualche minuto di silenzio, non riuscì più a sostenere la pressione: “So che sei qui.” Dichiarò con calma.

Ben presto venne premiata con la sua risposta: “Così non sei stupida quanto sembri.”

Dal suono della sua voce capì che era in piedi dall’altra parte della stanza. Hermione aprì la bocca per rispondere all’insulto, ma la richiuse rapidamente, rendendosi conto che  probabilmente non era una buona idea farlo arrabbiare quando lei voleva risposte.

Lucius lo notò: “Vedo che stai lentamente imparando il tuo posto. Pensavo che  ci sarebbe voluto un po’ di più di un solo giorno.”

Sapendo che non era saggio lottare contro di lui, Hermione ignorò i suoi insulti e chiese quello che voleva sapere. “Perché sono qui? Avresti potuto scegliere qualche altro sopravvissuto per essere il tuo premio. C’erano molti purosangue. Perché io?”

“Ho le mie ragioni.” Strascicò freddamente “Presto imparerai alcune di esse.”

“É perché sono una Nata-Babbana?” chiese Hermione all’improvviso, la sua voce forte e orgogliosa.

Lo sentì fare un passo verso di lei, poi fermarsi sui suoi passi. Rimase a bocca aperta quando percepì improvvisamente uno schiaffo pungente sul viso, anche se lui non l’aveva toccata. Deglutì forte, ma non mostrò dolore quando alzò fieramente la testa nella sua direzione.

“Ti tratterrai dal farmi domande. Parlerai solo quando richiesto. E’ chiaro?” chiese, l’avvertimento nella sua voce.

Hermione aveva voglia di gridare. Se avesse potuto vederlo, gli sarebbe saltata addosso e gli avrebbe mostrato quanto sottomessa fosse.  Si era preso il diritto di parlare lontano da lei. Chi credeva di essere?

Ma decidendo di giocare al suo gioco per vedere dove stesse andando con tutto questo, prese un respiro profondo e annuì.

“Ora.” continuò Lucius. “Vorrei spiegarti qualcosa. Tu non sei una Nata-Babbana. Sei una Sanguesporco.”

“Non sono una Sanguesporco.” Ribattè Hermione prima che potesse fermarsi.

Di nuovo sentì uno schiaffò sul viso, ma questa volta se lo aspettava, così non fece nessun rumore.

“Sembri molto lenta nell’apprendere  che io non sono minimamente interessato nelle tue opinioni.” La sua voce era sempre più pericolosamente tranquilla.

Hermione capì che stava iniziando ad irritarlo. E questo in qualche modo la fece sentire bene dentro. Soddisfatta di se stessa.

“Non sono una Sanguesporco.” Ripeté di nuovo, sentendo improvvisamente il bisogno di farlo arrabbiare. Di mostrargli che aveva il potere di infastidirlo, di risvegliare la rabbia in lui. Se non altro, poteva disubbidirgli e provargli che non era spaventata. Anche se sotto il suo aspetto forte, c’era una ragazza spaventata, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di essere lasciata da sola.

Lo sentì camminare verso di lei e si irrigidì, aspettandosi che lui la colpisse di nuovo come aveva fatto prima quando gli aveva disubbidito. Ma lui si fermò davanti a lei, sentiva il calore provenire dal suo corpo e quello non le sembrò giusto. Lui era malvagio, era un Mangiamorte, un assassino. Sarebbe dovuto essere freddo all’esterno come lo era all’interno.

“Forse ho sentito male.” Disse dolcemente, anche se c’erano così tanto odio e furia nascosti nel suo tono. La stava prendendo in giro, giocando con lei come il gatto gioca con le sue prede. “Ripeti quello che hai appena detto.”

Hermione prese un respiro tremante e si lasciò sfuggire un sussurrò: “Io non sono una Sanguesporco.”

Aspettò la sua reazione e all’inizio ci fu un completo silenzio. Hermione non osava respirare, ma gridò per la sorpresa quando sentì un dolore bruciante sul suo polso. Era come se qualcuno le stesse tagliando la pelle con un rasoio. Usò l’altra mano per toccarlo e trovò un taglio profondo all’interno del suo polso sinistro. Non si fermava, diventava sempre più profondo. In un primo momento sembrava un graffio, ma col passare dei momenti bruciò sempre di più.

“Cosa… Ow!” scappò ad Hermione poi strinse i denti, non volendo mostrare debolezza di fronte a lui.

“Fa male, non è vero?” chiese con calma, incurante del suo dolore.

Hermione stava iniziando a sentirsi male mentre la forza invisibile continuava a tagliarle la pelle e sentiva il sangue caldo fuoriuscire dal taglio. Le stava tagliando il suo polso e non si stava fermando. Lentamente poteva sentire le sue vene essere tagliate e premette la mano destra sopra, sperando di fermare l’emorragia. Tiepido, caldo sangue stava correndo fuori dai suoi polsi, sulla sua pelle e sulle dita. Era una sensazione disgustosa e dolorosa.

Le aveva tagliato il polso.

Hermione si morse il labbro, e le vennero lacrime di dolore e orrore agli occhi prima che un singhiozzo di orrore le scappasse dalle labbra.

Le gambe non la sorressero più e cadde, sbattendo dolorosamente le ginocchia a terra. Le lacrime si fermarono nei suoi occhi quando iniziò a singhiozzare. Cullò la mano ferita sul suo petto, come se potesse proteggerla da lui.

“Per favore, fermati! Perché mi stai facendo questo?” Gridò Hermione, non essendo in grado di sopportare il dolore.

Poteva sentire che era sopra di lei. La sua voce era completamente disinteressata da quello che le stava facendo.

“Perché sei una Sanguesporco.” Rispose freddamente.

“Sono un essere umano!”

“Una Sanguesporco.” Ripeté come se fosse un disco rotto. Lui la vedeva come niente di più che feccia, un’immondizia.

Dolore e tortura e agonia dilaniarono Hermione, squarciandola a brandelli e ferendola, rendendo persino la respirazione dolorosa e difficile.

“Una ragazza di diciassette anni.” Sussurrò, sperando di fargli capire quanto sbagliate fossero le sue azioni.

Per un momento pensò che non le avrebbe risposto,ma alla fine parlò. E al suo tono la paura si impennò dentro di lei come un’ondata di nausea. La sua voce era grondante di odio, rabbia e… una traccia di dolore?

“Mio figlio Draco aveva diciassette anni.”

In tutta la sua angoscia, Hermione  non aveva notato all’inizio quello che lui aveva detto. Tutta la sua mente era concentrata sul sangue che stava scorrendo fuori dal suo polso come un enorme, appiccicoso fiume e il dolore che esso le stava causando.

Poi se ne rese conto.

Non essendo sicura se avesse sentito correttamente, chiese scetticamente: “E-Era?”

“Ammetti cosa sei e io guarirò quel polso.” disse Lucius, ignorando completamente la sua domanda.

Hermione insistette. Sentiva che si stava avvicinando a qualcosa che lui non voleva lei sapesse.

“Hai detto ‘era’? Cos’è successo a Draco?” chiese con  una voce forte, ma quasi spaventata di sentire la risposta.

Quando quelle parole lasciarono la sua bocca, sentì qualcosa incidere più profondamente nel taglio sul polso. Attraverso la carne e le vene, quasi fino alle ossa.

Si lasciò sfuggire un grido di dolore: “Non.. Per favore!”

Implorare non era mai stata la cosa preferita di Hermione, ma al momento non le interessava. Tutto quello che poteva sentire era il dolore, il dolore straziante. Non riusciva a  pensare, la sua mente ruotava solo intorno al dolore.

“Sai cosa devi fare per fermare tutto il dolore.” Lui ora era calmo e rilassato senza nessuna traccia di preoccupazione nel suo tono. Sembrava come se fosse certo di avere la vittoria in pugno. Come se sapesse che stava per vincere in quella discussione e fosse solo una questione di tempo prima che Hermione facesse quello che lui le ordinava di fare.

“Rifiutarsi di dire una parola vale tutta questa agonia? Posso fermarla giusto ora. Ho il potere di far andare via tutto se fai quello che ti ho detto. Solo dimmi quello che voglio sapere.”

“No.” Fu la sua sola risposta, ma non sembrava convincente.

“Quindi dovrei fare qualcosa di un po’ più convincente.” Disse con voce strascicata e in quel momento Hermione sentì la familiare sensazione di bruciore sul polso destro.

“No! Fermati!” gridò immediatamente, il panico che la invadeva. Non poteva sopportare lo stesso dolore sull’altro polso.

“Sai cosa devi fare.” Constatò lui con calma. “Fai una cosa intelligente per una volta nella tua vita patetica.”

Hermione lasciò le lacrime di umiliazione scorrere lungo le sue guance mentre accettava quello che doveva fare. Se avesse detto quella parola, tutto sarebbe andato bene.

Non ci sarebbe più stato dolore… non più dolore, non più dolore... non più la sensazione disgustosa del sangue che le scorreva sulla pelle.

“Una.. una Sanguesporco.” Disse così silenziosamente che quasi non riuscì a sentirsi.

“Temo di non essere riuscito a capire.” Disse lui crudelmente ed Hermione in qualche modo sapeva che c’era un sorriso diabolico sulle sue labbra. Poteva quasi vederlo davanti a se.

“Sono una Sanguesporco.” Ripeté, più forte questa volta.

Nel momento in cui disse quella frase sentì il taglio sul suo polso guarire da solo e tutto il dolore se ne andò in un secondo. Rilasciando un sospiro, sentì di nuovo la voce dura di Lucius.

“Oh, cara.” Sospirò pesantemente, esageratamente. “Vedo che tua mente può essere infranta facilmente. Cosa direbbero i tuoi amici se vedessero quanto velocemente ti sei arresa?”

Hermione rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Si vergognava per quanto facilmente avesse rinunciato. La sua mente le stava urlando, dicendole che avrebbe dovuto essere più testarda, ma tutti cedevano sotto il dolore. Nessuno poteva restare intatto.

“Ora che siamo dello stesso parere, riguardo ciò che sei..” iniziò lui, ma la rabbia di Hermione la assalì quando lo interruppe.

“Ti dirò io cosa tu sei! Un malvagio, patetico bastardo!” gridò, e non appena lo disse, sentì Lucius sibilare per la rabbia. Il secondo dopo, venne sollevata da terra e poi gettata indietro, sbattendo contro il muro dall’altra parte della stanza. Il dolore la colpì, frantumandole la schiena, e cadde sul pavimento, ansimando in agonia.

Rimase sul pavimento, non osando nemmeno alzare la terra. Ora lo aveva davvero fatto incazzare. Riusciva a dirlo dal modo in cui lui stava respirando. Chiudendo gli occhi, aspettò per un’altra punizione. Ma non successe nulla. Si aspettava del dolore, provocato sia dalla sua bacchetta sia dalle mani.

“Niente cibo per te oggi. Di nuovo.”  La voce di Lucius era ancora una volta controllata. “A differenza di te io ho cose che devo fare oggi. Tornerò in serata e allora potremo continuare con le nostre sessioni.”

Lo sentì camminare verso le porte ed aprirle, poi lui parlò di nuovo: “Oh, e Sanguesporco? Non sarò così misericordioso con te di nuovo. Mai.”

Con quelle parole uscì fuori dalla stanza, chiudendo e bloccando le porte dietro di lui.

 Hermione si rannicchiò a palla, tirando le ginocchia al petto, desiderando affondare in un’oscurità senza fine, dove non ci fosse più dolore.

 Iniziò a singhiozzare. Le lacrime scorrevano sulle sue guance e sul naso bruciato. Pianse e gridò, senza nessuno  ad ascoltarla. Cosa aveva fatto per meritare questo tipo di vita? Perché Lucius la odiava così tanto? Il suo stato di sangue non poteva essere l’unica cosa. Una persona non può odiare un’altra persona solo per il loro sangue, giusto?

In qualche modo Hermione sapeva che c’era molto più di quanto Lucius non volesse farle sapere. E lei stava lentamente scoprendo quali erano le ragioni per cui l’aveva presa… Era determinata a trovarle, era solo una questione di tempo. La cosa che preoccupava Hermione era- è sarebbe riuscita a restare in vita fino ad allora?

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Capitolo 5
*** Fear ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

In questo capitolo ci sono state frequenti ripetizioni da parte dell’autrice e frasi davvero contorte. Per non cadere in errore ho dovuto smussare certe discrepanze, cercando però di rimanere il più fedele al testo. Se avete consigli a riguardo fatemelo sapere che valuterò l’eventuale correzione. Ringrazio sempre chi mi lascia un pensiero o un parere. Vi adoro!
Bacioni momob

 

 

IN THE DARK
Chapter five: Fear

Dov’ è lui?

Hermione era ancora rannicchiata a palla, distesa sul pavimento. Non aveva osato muoversi, spaventata dal dolore che l’avrebbe colpita. La schiena la stava uccidendo, era sicura che aveva lividi dappertutto. Nella sua vita non era mai stata prima d’ora gettata contro un muro e in qualche modo sapeva che non sarebbe stata l’ultima volta. Il dolore lancinante era così persistente che lei quasi pregò per il torpore dell’incoscienza. Ma non poteva lasciarsi svenire. Doveva combattere, anche se non vedeva nemmeno la ragione per rimanere in vita.

Poi sentì un piccolo ‘pop’ e istantaneamente sollevò la testa.

“Cosa sta facendo Miss sul pavimento?”

Hermione riconobbe la voce dell’elfo domestico e immediatamente si rilassò, grata che non fosse Lucius.

“Va a chiederlo al tuo Maestro. E’ lui il responsabile.” Rispose amaramente e subito si pentì per il suo comportamento freddo verso l’elfo.

La piccola creatura rimase silenziosa per qualche istante, poi Hermione ruppe il silenzio. “Dov’ è lui?”

“Pippy non deve dirlo.”

La voce della ragazza assunse una nota di fastidio. “Allora  che cosa puoi dirmi? Se hai intenzione di rimanere in piedi là, non saresti dovuta venire.”

“M-Miss, non essere arrabbiata con me. Padrone mi ha mandata per vedere cosa stavi facendo.”

Lui ti ha mandata qui? Questo significa che è ancora in casa?” Hermione concluse, il suo pensiero logico al lavoro.

L’elfo iniziò a camminare nervosamente su e giù per la stanza: “Miss non dovrebbe saperlo!”

Hermione pretese risposte: “Cosa è successo a sua moglie e Draco?”

“Non è compito di Pippy dirlo, mi dispiace.” Disse l’elfo in tono di scuse.

Prima che potesse fare un’altra domanda, l’elfo scomparve, lasciandola di nuovo da sola. Così lui aveva mandato un elfo per vedere quello che stava facendo. Quasi desiderò che lui avesse fatto quel che doveva fare subito, piuttosto che lasciarla sola a chiederselo. Era come se fossero passare ore interminabili da quando lui se ne era andato. Avrebbero potuto essere stati solo cinque minuti, ma Hermione scoprì che il tempo passava lentamente mentre si aspettava nella paura.

Perché non era tornato? Perché aveva mandato l’elfo domestico a controllarla?

Sii solo grata che lui non è tornato. Si disse.

E’ solo che lei odiava sedere la, immaginando. Aspettando. Un interminabile attesa. Era sicura che lui lo stesse facendo di proposito. Prolungare  l’agonia dandole tempo di pensare a ciò che lui poteva o non poteva essere in procinto di farle.

Cosa ha intenzione di farmi?

Rabbrividì per la freddezza della stanza. Beh, forse non era freddo. Ma lei aveva addosso solo una camicia da notte. Quella era la cosa che l’aveva confusa. Se lui era disgustato dal suo corpo, come aveva detto, non avrebbe voluto vedere il meno possibile della sua pelle? Perché le aveva dato solo una camicia da notte da indossare? Forse era tutto parte del suo piano per umiliarla e metterla a disagio. Se lo era, stava funzionando.

Hermione cercò di muoversi il meno possibile, non volendo causare al suo corpo altro dolore. Ascoltò il silenzio della stanza ed immaginò come sarebbe stata la sua vita da lì in poi.

Schiaffi, polsi tagliati, venir gettata attraverso la stanza contro un muro… era così che i suoi giorni sarebbero stati? Hermione non voleva morire. Non importa quanto duramente si stesse convincendo che se fosse diventata troppo difficile da gestire, l’avrebbe fatta finita. Porre fine  alla sua vita, o far finire quella di Lucius. Lei voleva vivere.

Da quando lui l’aveva lasciata sola nella stanza, stava dicendo a se stessa che non era spaventata da lui, o da quello che avrebbe potuto farle.

Che bugia stupida.

Era terrificata. Non aveva mai avuto tanta paura in tutta la sua vita. Mai. Anche quando era sul Campo di Battaglia. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere in un sonno senza sogni con la speranza che si sarebbe svegliata ad Hogwarts e che tutto quello che era successo fosse solo un sogno.

 

*

 

La prima cosa che venne in mente ad Hermione quando si svegliò fu che si sentiva male. Le veniva da vomitare, ma come era possibile quando non aveva avuto niente da mangiate per due giorni?

Sapeva che avrebbe dovuto muoversi. Il suo intero corpo era dolorante per essere stato disteso sul pavimento duro per ore. La sua gola era completamente asciutta e le fece male quando inghiottì. Aveva davvero bisogno di un po’ d’acqua e cibo.

Una piccola voce nella sua testa le stava dicendo che lei era responsabile per il fatto che lui non le aveva dato cibo. Se gli avesse obbedito, le cose sarebbero state molto più semplici. Per la prima volta nella sua vita, Hermione desiderò che il suo cervello si azzittisse. Non voleva pensare agli innumerevoli modi in cui lui poteva torturarla. E la ragione per cui l’avrebbe torturata.

Poi le porte si aprirono ed Hermione sentì un suono di scarpe, riconoscendole immediatamente.

E’ tornato.

“Vedo che hai riposato tutto il giorno.” Le disse Lucius, la sua voce molto bassa, così bassa che il cuore le salì in gola.

“Bene, ora sei dove dovresti essere: sul pavimento ai miei piedi.” Aggiunse ed Hermione si fermò prima di lanciargli un insulto. L’ultima cosa che aveva bisogno era di essere gettata di nuovo contro il muro.

“Alzati.” Ordinò, impaziente. “Ti metterai in piedi quando ti parlo. A meno che non dica il contrario. Chiaro?”

Questa volta Hermione non poté trattenersi. “Allora dovresti provare e non gettarmi attraverso la stanza.”

Un orribile silenzio cadde sulla stanza. Hermione pensò che l’aveva fatto arrabbiare di nuovo, ma poi  sentì la sua risata. Lui ridacchiò di lei, ma c’era un tono malefico in essa. In realtà mandò brividi lungo tutto il corpo di Hermione.

“Ti aspetti che io creda che sei veramente ferita a causa di quella piccola punizione?” chiese, la sua voce piena di dubbio.

Hermione non sapeva cosa dire. Non poteva credere che fosse serio. Avrebbe voluto vedere come si sarebbe sentito lui dopo essere stato gettato attraverso la stanza e contro un muro.

“Rispondimi, sanguesporco.” Chiese.

“S-si” riuscì a dire.

“Beh, mi piacerebbe vederne le prove. Non ti aspetti che io creda solo alle tue parole?”

Hermione si irrigidì, chiedendosi se questo era solo il suo gioco malato. Non sapendo cosa fare, rimase sul pavimento ed aspettò per le sue istruzioni.

Non dovette aspettare a lungo che lo sentì camminare verso di lei. Sapeva cosa stava per succedere e preparò se stessa, ma quello non le impedì di emettere un grido forte come lui la afferrò rudemente per il braccio e la tirò su. 

“Oh, per favore,  sanguesporco! Smettila di recitare, non ti farà molto bene.” Le sbottò.

Fu solo allora che Hermione notò quanto il suo intero corpo le facesse male. Tutto quello che voleva era di distendersi e di non muoversi finché non fosse passato, ma quella non era un’opzione. Lui non glielo avrebbe permesso. 

Lui stava ancora stringendo il suo braccio ed Hermione silenziosamente sperò che lui non la lasciasse, perché non era sicura se le sue gambe potessero sorreggerla.

“Visto, sei in piedi. Non era così difficile, o lo era?” chiese, senza emozioni. 

Hermione cercò di restare completamente  immobile, anche il più piccolo movimento le causava alla schiena un’ enorme tortura. 

“E se faccio questo?” chiese come la tirò pochi passi lontano da dove erano in piedi, lontano dal muro. Hermione inciampò mentre cercava di tenere il passo con lui. Poi si fermò ed Hermione realizzò che probabilmente erano in piedi al centro della camera da letto.

Come lo odiava. Lui sapeva bene che era ferita eppure l’aveva fatta camminare.  Ingoiò la sua esclamazione di rabbia, ma lui riuscì a leggere la sua espressione abbastanza bene.

“Ah, ti sconvolge, non è vero?” chiese con divertimento.

Poi le sue mani si spostarono lentamente dalle sue braccia alla vita. La stava ancora tenendo, non lasciandola affondare sul pavimento.

Il cuore di Hermione batteva freneticamente, quasi scoppiando fuori dalla sua cassa toracica.  Un brivido le corse lungo la spina dorsale, il suo corpo tremò sempre di più mentre le mani di lui restavano ancora sulla sua vita. Poteva sentire il calore della sua pelle attraverso il sottile materiale della sua camicia da notte. 

“Inutile, impotente, con così tanta deliziosa paura negli occhi. Dimmi- Cosa ti spaventa?” chiese tranquillamente, notando quanto tesa lei fosse.

“Cosa stai facendo?” Hermione non sapeva cos’ altro dire.

Lui sorrise di quello e fece un passo indietro, girandole attorno, dietro il corpo di lei. Hermione restò immobile, tenendo la testa dritta. I capelli sulla nuca pizzicavano.

“Quella non era una risposta alla mia domanda, vero?”

Sentì  le sue mani calde sulle spalle nude, il suo corpo premuto contro la schiena. Il respiro di Hermione si bloccò nella sua gola.

Cosa… Cosa sta…?

Lucius sollevò le spalline della camicia da notte dalle spalle ed Hermione subito abbracciò se stessa con le mani per fermare il vestito dal cadere giù dal suo corpo. Sapeva che doveva lottare, fare un passo in avanti, lontano da lui o dirgli di smettere, ma rimase solo la congelata, quasi spaventata di respirare.

Poi sentì le sue mani sulla schiena e sibilò per il dolore del contatto.

“Non stavi mentendo. Hai dei lividi.” Disse lui con calma, perso nei suoi pensieri per un momento, prima che la sua voce fredda tornasse. “Ma meritavi quello che ti è successo. Non tollero disobbedienza da nessuno, soprattutto dai sanguesporco.”

Rimuovendo le mani da lei, fece un passo indietro ed Hermione sollevò immediatamente le spalline sulle spalle.

“Non hai risposto alla mia domanda.” Le ricordò.

Hermione aveva bisogno di qualche istante per calmarsi.

“Q-Quale domanda?” chiese esitante mentre prendeva qualche respiro profondo e cercava di fermare il tremito del suo corpo.

“Da cosa sei spaventata?”

“Te.” Rispose Hermione sinceramente, non sentendo più la forza di resistergli. Era così stanca.

Lucius era soddisfatto della sua risposta. Hermione poteva dirlo dal tono della sua voce che lui le stava sorridendo: “ Beh, ma questo è certamente un miglioramento.” Strascicò maliziosamente. “E’ veramente piacevole non dover fare i conti con la tua necessità di mostrare te stessa a me.”

Hermione si stava mordendo la lingua, l’irritazione che lentamente cresceva in lei. 

“Finalmente ammetti di essere spaventata da me. Che non mi ha preso troppo tempo da realizzare. Forse ti ho sopravvalutata.”

“Chi non sarebbe spaventato? Sono intrappolata qui, alla tua mercé, non essendo in grado di vedere, di difendermi. Non sapendo perché sono qui o cosa stai pianificando di fare con me.” Hermione non poteva fermare le parole.

Si fermò e quando Lucius non disse nulla, continuò: “La paura è una reazione normale. Non mi vergogno di essa. Non c’è persona che non si sentirebbe spaventata nel non sapere perché sono torturati e cosa accadrà loro.”

“Ti darò un’altra ragione di temermi, ragazza. Vuoi sapere perché sei qui, è corretto?” la sua voce  era grondante di cattiveria.

Hermione annuì, anche se ora non era sicura se lei volesse davvero sentire la risposta.

“Sei qui perché ti meriti di essere qui. Ti meriti tutto quello che ti è successo e quello che ti accadrà in futuro.” Le spiegò freddamente ed Hermione poté effettivamente sentire l’odio nella sua voce.

“Mi dispiace solo che devo in qualche modo soddisfare la mia rabbia con te. Volevo lui. Ma non è più in vita, e così resti tu.”

“Stai parlando di Harry?” chiese Hermione, confusa.

Boccheggiò per il dolore come Lucius improvvisamente la schiaffeggiò in pieno viso. La sua testa venne girata con forza e le lacrime si erano già formate negli occhi di Hermione.

“Non pronunciare mai più il suo nome!” le sbottò contro.

Hermione annuì velocemente, resistendo al bisogno di toccarsi la guancia ardente ed aspettò che lui continuasse.

“Il Signore Oscuro lo ha ucciso prima che potessi averlo. E’ un peccato.” Lucius sputò fuori le parole con disgusto.

Hermione sentì il dolore mescolarsi  con il dispiacere nel suo petto alle parole di lui. Sapeva che Harry non era sopravvissuto alla battaglia, ma non conosceva i dettagli. E lei non voleva conoscere i dettagli.

“Perché volevi lui?” chiese attentamente dopo pochi istanti.

“Pensavo che una strega brillante come te potesse averlo capito ora come ora.”

Hermione rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Aveva alcune teorie, ma non voleva rivelarle a lui.

La voce di Lucius stava bruciando per la rabbia ancora una volta: “Lui ha ucciso mio figlio di fronte a me.”

Quella frase provocò alla testa di Hermione delle vertigini. Tutta l’aria venne spinta fuori dai suoi polmoni come le parole vi affondarono lentamente dentro.

“Draco è morto?” la sua voce stava tremando per l’orrore. Non gli aveva mai augurato la morte ed essa la shoccò. Lo aveva conosciuto fin da quando era undicenne e non era facile scoprire che tutti quelli che conoscevi erano morti.

Ma quello che le provocò di innalzare dentro di se una paura assoluta era il fatto che ora lei sapeva perché Lucius l’aveva scelta. Non era solo a causa del suo status di sangue. Era molto, molto più profondo.

“M-Ma cosa ha a che fare quello con me?” chiese silenziosamente.

La sua voce era crudele e dura: “Non fare la finta tonta con me. Tu sei colpevole come Potter. Tu eri sua amica, supportandolo in ogni sua decisione. E dal momento che lui non è qui per pagare le sue azioni… Beh, immagino dovrai farlo tu.”

Ci fu un silenzio completo per qualche istante. Hermione desiderò poter vedere, così avrebbe potuto leggere le emozioni sul viso di Lucius.

“Quanto spaventata sei ora?” chiese, un chiaro divertimento nel suo tono.

Hermione sentì l’intero mondo crollare addosso a lei come la realizzazione la colpì. Era nelle mani di un sadico, un completo sadico, che la incolpava per la morte del figlio. Non c’era modo di uscire dalla situazione in cui era.

“Non affaticarti a rispondere, il tremito del tuo corpo mi dice tutto, sanguesporco.” Disse ed Hermione poteva quasi sentire il ghigno nella sua voce.

Lui continuò: “E’ ora di andare a dormire. Domani sarà una giornata difficile. Per te, in ogni caso.”

“Perché?” chiese Hermione con calma.

“Aspetto un po’ di compagnia domani.” Spiegò. “ Ho i miei compagni Mangiamorte invitati per una cena. Ed indovina o per meglio dire- chi sarà l’intrattenimento principale.”  L’eccitazione era evidente nel tuo tono.

“Cosa mi farai?” chiese Hermione silenziosamente, trattenendo le lacrime. Non sapeva esattamente cosa significasse essere l’intrattenimento, ma poteva immaginarlo.

Lui buttò crudelmente: “Io non ti farò nulla. Ma non posso dire lo stesso dei miei amici. Alcuni di loro hanno un gusto terribile in fatto di scelte di divertimento. Non sofisticate come le mie.”

Lei capì quello che le stava cercando di dire e si sentì male.

“Ora, andiamo a riposare, va bene?” con quello le afferrò il braccio di nuovo e quasi la trascinò verso il letto, gettandola sul pavimento rudemente.

“Riposa. Ne hai bisogno.” La sua voce era setosa e gentile, ma Hermione sapeva che era tutta una finzione. Come poteva una persona così crudele e diabolica avere una così gentile e morbida voce?

Lucius non disse nulla come si spogliò ed Hermione forzò se stessa a distendersi sul pavimento.

Il suo corpo aveva bisogno di riposo. Inoltre, voleva che Lucius si addormentasse. Quella era l’unica volta in cui si sentiva al sicuro, sapendo che non l’avrebbe ferita.

Quando chiuse gli occhi, lo sentì di nuovo.

Questa volta suonò omicida:”Non parlerai mai più riguardo mia moglie o mio figlio. Se nominerai mai i loro nomi di nuovo, lo giuro te la farò pagare, ti torturerò ancora e ancora finché mi pregherai per la morte. E’ chiaro?”

“Si.” Rispose immediatamente.

Allora lo sentì camminare verso il letto ed il materasso sprofondò dietro di lei come lui si distese. “Nox.”

Non faceva nessuna differenza per Hermione, ma solo quando lei capì che le luci erano spente, poté rilassarsi. Calmando il respiro, cercò di convincere se stessa che Lucius stava solo cercando di spaventarla. Non ci sarebbero stati Mangiamorte per cena. Lo aveva detto solo per terrorizzarla, stava solo scherzando con la sua mente. Lui era malato, contorto. Avrebbe fatto di tutto per un po’ di sadico divertimento a sue spese. 

O forse le stava dicendo la verità?

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Capitolo 6
*** Help me ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Capitolo molto impegnativo da scrivere visto l’argomento piuttosto spinoso. Spero di essere stata coerente e precisa nella descrizione senza trascurare nulla.
Delle annotazioni in merito a particolare o correzioni ci sono:
*Behave: e’ letteralmente è inteso come ‘comportarsi’, ma nel contesto della frase ho preferito mettere un sinonimo meno comune ma molto più pratico e godibile da leggere.
*certe frasi da metà capitolo in poi erano quasi impossibili da tradurre fedelmente. Purtroppo non riuscivo a trovarne un senso. Ho dovuto appunto modificare cercando di completare quei vuoti a modo mio.
Come sempre se avete qualche correzione o suggerimento sono a vostra piena dimostrazione. Ringrazio sempre chi si ferma a lasciarmi un commento o un parere inerente a possibili correzioni.
Vi adoro gente ;)

A presto, Monica

 

IN THE DARK

Chapter six: Help me


Sta mentendo. Deve esserlo. Sta solo giocando con la mia mente, cercando di tenermi sotto il suo controllo; E’ solo un’altra mossa nel suo gioco malato.

Quella notte Hermione non dormì bene. Migliaia di pensieri stavano viaggiando nella sua mente impedendole di addormentarsi. Ma Lucius non sembrava avere lo stesso problema. Il suo respiro calmo e costante le diceva che stava dormendo tranquillamente. Si chiese come potesse dormire con così tanta calma dopo tutto quello che aveva fatto nella sua vita? Dopo tutte quelle orribili cose, dopo tutte le vite che aveva preso solo due notti fa? Dopo tutto quello che aveva fatto a lei?

Concluse che i Mangiamorte davvero non avevano una coscienza. Anche lei aveva avuto un orribile sensazione di colpa riguardo la Guerra e lei aveva combattuto per il lato giusto.

C’era anche un’altra ragione per cui era stata sveglia tutta la notte. Continuava a pensare al suo futuro. Ora che sapeva le vere motivazioni di Lucius nel catturarla, Hermione era ancora più terrorizzata di quando non aveva nessuna idea riguardo il perché l’avesse scelta come premio.

Non importa quanto diabolico e freddo Lucius fosse, Draco era la sua famiglia. Ora lui era morto ed era completamente comprensibile che Lucius volesse vendetta.

Il suo desiderio era di sfogare la sua rabbia su qualcuno e lui aveva me.

Poi qualcosa attraversò la mente di Hermione. Immaginò Lucius addormentato nel suo letto, completamente ignaro di quello che accadeva gli accadeva attorno. Se gli avesse fatto qualcosa, poi lei sarebbe stata…libera?

Velocemente spinse via quel pensiero. Era stato un pensiero stupido. Non sarebbe mai stata libera, non nel mondo dove i Mangiamorte governavano, dove Voldemort teneva tutto il potere e dove lei era cieca. Chi stava prendendo in giro anche solo pensando che avesse una possibilità di ferirlo? Se avesse avuto la vista le cose sarebbero state differenti.  La sua cecità era qualcosa di costante nella mente di Hermione. Era permanente?  Era probabilmente magia oscura e lei non sapeva nulla a riguardo. Ma lui si. Se avesse voluto, Lucius avrebbe potuto fare qualcosa a riguardo. Era un Mangiamorte, era stato addestrato alla magia oscura. Era sicura che lui conoscesse l’incantesimo che era stato usato su di lei, ma semplicemente non voleva aiutarla. Perché dovrebbe? Se lui era intelligente sapeva cosa sarebbe accaduto nel momento in cui Hermione avrebbe riacquistato la vista. Avrebbe avuto almeno una piccola possibilità di difendersi da lui. Ma cosa avrebbe ottenuto fuggendo da lui?

Hermione rabbrividì come ricordò le parole di Lucius riguardo cosa sarebbe accaduto se avesse tentato di scappare o di ferirlo in alcun modo.

‘Se mi succede qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu finisca nelle mani del più crudele Mangiamorte.’

Proprio quando stava per chiudere gli occhi e cercare di dormire un po’, sentì il fruscio delle coperte del letto. Trattenendo il respiro, sperò che si stesse solo muovendo e non svegliando.

Era già ora? Devo riposare, non può già svegliarsi!

Le sue speranze vennero distrutte come Lucius si alzò dal letto. Velocemente chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Forse l’avrebbe lasciata da sola in quel modo.

Il suo cuore stava battendo sempre più velocemente per ogni passo che lui faceva. Dal suono poteva dire che stava camminando verso di lei. E poi ci fu un silenzio completo.

Hermione poteva sentire il suo sguardo su di lei, sentiva una sensazione di bruciore e tutto quello che voleva era che lui si allontanasse per lasciarla sola.

“So che sei sveglia, ragazza. Anche un cieco lo vedrebbe.” Disse Lucius beffardamente.

Il cuore di Hermione sembrò fermarsi per un secondo ma si riprese presto. Lentamente aprì gli occhi, anche se non faceva nessuna differenza. Ma sapeva che le avrebbe chiesto di aprirli e non voleva dargli la soddisfazione di dirle cosa fare.

Iniziava a sospettare che stava sviluppando una sorta di sesto senso. Forse era tutto nella sua mente, lei poteva sentire quando lui la stava guardando e ciò le inviò dei brividi giù per il corpo.

“Oggi è un giorno importante. Non vogliamo mancarlo, vero? Ora alzati.” Ordinò annoiato.

E la sua voce. La sua voce sembrava toglierle la capacità di respirare, facendole venir voglia di nascondersi.

Hermione cercò velocemente di fare quello che le era stato chiesto, ma fu sorpresa dal forte dolore alla schiena. Era così intenso che dovette aggrapparsi a qualcosa per sostenersi ed il letto era la cosa più vicina.

“Togli le tue mani dal mio letto. Non desidero il tuo sporco sulle mie lenzuola. E’ già abbastanza che io debba fare i conti con te nella mia camera da letto.”

“Non ho chiesto di essere qui.” Ribatté Hermione, ma si pentì subito. Non voleva essere gettata contro un muro così presto nel mattino.

Nemmeno un secondo dopo sentì uno schiaffo sul viso, anche se non l’aveva toccata. Lui aveva usato la magia per colpirla e quello significava che era solo irritato e non effettivamente arrabbiato con lei. L’aveva schiaffeggiata un paio di volte negli ultimi due giorni, ma solo per rabbia. Non si sarebbe sporcato toccandola. La magia era modo più semplice e pulito per torturare qualcuno. E se Hermione doveva scegliere, avrebbe preferito essere torturata con la magia. Era meno personale. La sensazione della sua pelle su di lei rendeva tutto molto più difficile.

“Se fossi in te, starei attenta con le mie parole. Questo giorno sarà un test per te. Se lo passerai, allora sarai premiata con del cibo.” Spiegò Lucius con calma, ma la sua voce era grondante di autorità.

Senza un'altra parola entrò nel bagno. Hermione rimase congelata, non sapendo cosa fare. Non le aveva dato ordini su cosa dovrebbe fare. Quasi rise istericamente a quel pensiero. E’ così che sarebbe stata la sua vita d’ora in avanti? In attesa degli ordini di Lucius? Dandogli il potere di controllare la sua vita? E di quale test stava parlando?”

Dio, voleva disobbedirgli, farlo arrabbiare, ma era così stanca. Ed affamata.

Dopo pochi minuti Lucius uscì dal bagno ed Hermione sentì il rumore di fruscii provenire da lui. Concluse che probabilmente stava indossando i suoi vestiti e la fece sentire a disagio. Combattendo l’impulso, di allontanarsi da lui, capì che si stava comportando infantilmente. Non poteva vederlo, perché avrebbe dovuto allontanarsi da lui?

Eppure, l’ultima cosa che voleva o di cui aveva bisogno era essere nella stanza con Lucius Malfoy mentre di stava mettendo i vestiti.

“Vado giù per una deliziosa colazione. Capisci perché non ti posso portare con me.” Disse educatamente e con quelle parole si avvicinò alle porte.

Lo stomaco di Hermione brontolò dolorosamente, ma non mostrò nulla sul viso.

“Verrò per te stasera. I miei amici non vogliono perdere l’intrattenimento principale.” La informò Lucius. “Hai il permesso usare il bagno. Hai fino a sera per renderti presentabile.”

Non lasciò spazio a discussioni. Era evidente che fosse abituato a persone che gli obbedivano senza una parola. Ma Hermione era abituata a parlare con la mente e dovette letteralmente mordersi la lingua per trattenersi dal fare un’osservazione.

Senza darle una possibilità di replicare, lui uscì dalla stanza, chiudendo e bloccando le porte dietro di lui. Hermione rimase la, incapace di respirare. La paura di quello che le avrebbe fatto la stava quasi soffocando.

Ha intenzione di farmi del male, loro hanno intenzione di farmi del male e non c’è nulla che io possa fare contro. No, non gliela renderò facile. Se si aspetta che mi lavi e che mi renda presentabile, avrà una bella sorpresa quando ritorna.

Il tempo stava passando incredibilmente lento. E’ strano come tutto sembri muoversi lentamente quando stai aspettando per qualcosa. E se sei senza un orologio e nel buio, è molto più difficile.

Il fatto che fosse sola nella stanza stava facendo impazzire Hermione. Non che volesse essere con Lucius, ma il silenzio orribile la stava rendendo più nervosa di quanto non fosse. Alla fine le aveva dato il permesso di usare il bagno. Dopo qualche minuto per cercare di raggiungerlo senza inciampare in qualcosa, Hermione fu finalmente in grado di bere dell’acqua. Almeno non sarebbe morta di disidratazione. Dopo che la sua sete venne curata,inciampò nella camera da letto e si appoggiò contro il muro. Stava cercando di distrarsi pensando agli incantesimi e pozioni. In quel modo aveva la sensazione di controllo e la fece sentire un po’ meglio.  Con la mente tornò ai suoi ricordi ad Hogwarts, dove la sua opinione contava. Dove nessuno le aveva ordinato di chiudere la bocca. Beh, nessuno tranne il Professor Piton.

Ma quei ricordi non erano durati a lungo. La sua ansia prese il sopravvento.

Hermione stava avendo una battaglia interiore. La sua mente sembrava stesse per esplodere. Troppi pensieri, troppe emozioni.

Poi lo sentì. Doveva essere lui. Il suono secco dei suoi stivali sul suolo duro era

radicato profondamente nella sua mente. Velocemente si alzò dal pavimento prima che entrasse nella stanza, non volendogli dare la possibilità di ordinarle di farlo.

Indossando una faccia forte, aspettò. E non dovette attendere a lungo.

“Bene, bene… La sera è arrivata molto più in fretta di quanto mi aspettassi. Sei eccitata, Sanguesporco?” chiese, anticipazione nel suo tono.

“Eccitata riguardo cosa?” Chiese Hermione, sperando di uscire da questa situazione se si fosse comportata da ignorante.

Poteva effettivamente sentirlo sorridere: “Non fare l’errore di pensare che tu sia più intelligente di me. Posso vedere attraverso di te. Tu sai sufficientemente bene cosa intendo.”

Hermione rimase in silenzio, mordendo l’interno della guancia nervosamente.

Lucius continuò: “ Vedo che non hai fatto nulla per renderti più presentabile.” Poi aggiunse più piano. “Come se ciò fosse possibile.”

Improvvisamente diede un colpetto con la sua bacchetta ed Hermione sentì la camicia da notte sul suo corpo cambiare in qualcosa. In un abito di lana. Esso copriva la maggior parte del suo corpo e le era grata di quello, ma era stufa dei vestiti che lui sceglieva per lei.

“Dove sono i miei vestiti? Perché non posso indossarli?”

Non sapeva perché lo stavo chiedendo. Quei vestiti che aveva indossato erano sporchi, coperti di sporcizia e sangue. E poi il vestiario era l’ultimo dei suoi problemi.

“Dovresti sapere ormai che quei indumenti babbani non sono i benvenuti qui.”  Mostrò disgusto nella voce. “Indosserai qualcosa di più appropriato per te d’ora in avanti. Vieni qui.”

"Perché?” chiese, non muovendosi dal posto in cui era.

“Perché siamo attesi al piano di sotto. L’hai già dimenticato? Non dirmi che la tua memoria è corta come la tua intelligenza.”

La rabbia iniziò a crescere in Hermione, ma era abbastanza saggia da non mostrarla. La paura era più forte ed era chiaramente scritta sulla sua faccia.

“No. I-Io non vengo.” Disse velocemente.

“Si lo farai. Non sprecare il mio tempo. Vieni qui.” Ordinò Lucius di nuovo e questa volta la sua voce era più forte e dura.

“No!” ribatté Hermione, il panico che prevaleva su di lei.

"Non ho tempo per questo!” Sibilò Lucius con rabbia.

No,no,no,no. Non può farmi andare. Non voglio andare…Non voglio…

“Imperio!”

Hermione rimase congelata. Non poteva muoversi. I suoi pensieri erano ancora la nella sua mente. Sapeva esattamente cosa voleva fare, ma semplicemente non poteva nemmeno muoversi. Cercò di aprire la bocca per urlargli contro, ma non poteva nemmeno muovere la lingua.

“Ora vieni qui.” Lo sentì dire ed allora il suo corpo si mosse come lei obbedì, facendosi strada verso la sua voce.

Era impossibile non farlo.

Il corpo di Hermione non era più suo. Un'altra persona l’aveva preso, lei era solo bloccata al suo interno, lottando disperatamente per un qualche tipo di controllo. Aveva sempre pensato che aveva una volontà forte, ma ora era stata messa sotto esame. Un esame che stava fallendo miseramente.

“Cammina con me.”

E lei obbedì di nuovo,  non preoccupandosi di dove la stesse portando, non preoccupandosi di cosa sarebbe successo se l’avrebbe seguito. La sua mano era sul suo braccio, guidandola e a lei non importava affatto.

Camminarono lentamente lungo il corridoio, le querce creavano lunghe ombre lungo le pareti spoglie.

Hermione seguì Lucius senza domande, finché non si fermarono e lei vide una grande porta spalancarsi. Poi fu spinta dentro e improvvisamente tutto il calore filtrò lontano da lei, la realtà che ancora una volta la schiacciava. Poteva sentirli. Intorno a lei. Le loro risate, le loro conversazioni. Dal rumore che facevano dovevano esserci almeno quattro o cinque uomini, concluse Hermione.

Oh Dio, Oh Dio

Cercò di restare tranquilla, prendendo respiri profondi, ma si scoprì incapace di restare calma.

“Eccola qui, miei amici. Proprio come avevo promesso.” Disse Lucius da dietro di lei.

“Spero lei valga l’attesa, Lucius. Abbiamo lavorato tutto il giorno” disse un uomo, la sua voce era più aspra di quella di Lucius.

“Infatti.” Rispose lui.

Antonin? Antonin Dolohov?

Ora il panico puro minacciò di invadere Hermione.

“E ora è il momento del piacere, vero?” disse un altro uomo. Non poté riconoscere la voce, ma suonò più vecchio. Molto più vecchio di Lucius e Dolohov. 

“Per favore, siate miei ospiti. “disse Lucius nel suo tono più setoso, poi si allontanò da Hermione.

Dove è andato? Cosa vogliono da me? 

“E’ la piccolo amica sanguesporco di Potter.” Uno degli uomini la riconobbe.

"E noi ci divertiremo di più per questo…” mormorò tranquillamente Dolohov.

“Tu… tu stammi lontano.” Ammonì Hermione, tendendo una mano, allontanandoli. Ma la sua mano stava tremando e probabilmente non sembrava molto convincente.

“O cosa?”chiese Antonin, sfidandola.

Hermione aprì la bocca, poi la chiuse di nuovo, realizzando che non aveva nulla con cui minacciarli. Cosa poteva dire? All’improvviso percepì la mano di qualcuno sul viso, sfiorandola leggermente. Sentì lo stomaco rivoltarsi letteralmente. Fece un passo indietro, ma lui ridacchiò lievemente, godendosi il gioco. Arretrò, sperando di trovare il conforto di un muro, ma urtò qualcuno.

“Lucius, perché sta indossando quel vestito? Questa occasione merita qualcosa di più… aperto, non sei d’accordo?” Chiese Dolohov ed i tremiti di Hermione peggiorarono.

“Se non ti dispiace, penso che lei stia mostrando più che abbastanza pelle per i miei gusti.”

Quella era la sua voce. Quella calma, setosa voce. Hermione poteva dire che proveniva dall’altra parte della stanza. Ma perché? Perché lui non stava partecipando? Forse lo divertiva guardare.

“Vediamo se indossa le mutande?” disse l’uomo vecchio.

Hermione sgranò gli occhi ed il panico spazzò dentro di lei. Poteva sentire due uomini chiudere le distanza tra loro e lei e prima che avesse la possibilità di girarsi e correre la presero per le braccia. Lottò, grugnendo nel tentativo di liberarsi da loro.

Non c’erano lacrime sul suo viso, era troppo shoccata per quello.

Dolohov rise malignamente: “E’ piuttosto forte per una ragazza!” poi aggiunse. “Ma noi siamo più forti.”

Hermione strinse i denti per la rabbia, poi calciò quando più forte potesse, entrando in contatto con qualcosa del corpo di Dolohov, mandandolo sul pavimento.

Non era sicura si cosa avesse colpito, ma doveva fargli male, perché guaì per il dolore lasciandola.

Fu abbastanza di disturbo per loro da liberarla e lei fece un passo per allontanarsi. Una mano si serrò intorno alla sua caviglia e cadde, il mento sbatté sul pavimento duro, il sapore del sangue amaro nella sua bocca come le stelle esplosero dietro i suoi occhi. Urlò in un debole tentativo di chiedere aiuto, ma si rese conto che non aveva nessuno a cui chiedere per aiuto.  Non smise di lottare e le risate degli uomini divennero più forti che mai.

Poteva sentire il suo corpo venir tirato sul pavimento di marmo, emettendo un grido forte come si sentì afferrata per le caviglie.

No,no,no…NO!

L’adrenalina esplose nelle vene di Hermione e non poté trattenersi dal calciare e mordere qualsiasi cosa fosse alla sua portata. Una forza aveva preso il sopravvento su di lei, l’istinto primitivo di sopravvivenza.

Venne girata rudemente ed allungandosi graffiò un uomo che le stava tenendo premuto il viso, della pelle rimase sotto le sue unghie. Lui la schiaffeggiò, spaccandole profondamente il labbro, applausi riecheggiarono sulle pareti alte come lui le raccolse entrambi i polsi in una delle sua grandi mani.

Dove è lui? E’ anche lui nella stanza? Si chiese Hermione, come sentì le sue ginocchia venir separate.

“Oh, ho intenzione di godermi questo.” Sentì un uomo sopra di lei dire.

Quando sentì il suo respiro caldo sul viso, Hermione raccolse tutto il suo coraggio e gli sputò in faccia.

“Tu piccola cagna!” ruggì Dolohov, il suo tono pieno di rabbia.

“Su su, Antonin, Non prenderla personalmente.” Disse Lucius dall’altra parte della stanza.

Hermione poteva sentire gli altri uomini ridere, ma l’uomo sopra di lei divenne ancora più infuriato. Lottò contro di lui disperatamente, cercando di calciare verso di lui, ognuno di loro, ma era inutile. L’avevano imprigionata completamente contro il pavimento. Così fece la sola cosa che poteva.

Urlò a squarciagola: “Bastardi! Voi maledetti bastardi!”

Rodolphus stava tirando il materiale del suo vestito, le dita scorrevano sulle pelle delle cosce come esse vennero esposte.

Smettila smettila smettila! Per favore smettila!

Avrebbe pregato se fosse stata in grado di parlare. Il suo corpo era ormai scosso da violenti singhiozzi.

Vigliacco.” Sussurrò solo e questa volta intendeva una sola persona. Quella che si trovava dall’altra parte della stanza, lontana da tutta la violenza, la persona che aveva permesso che tutto questo accadesse. Lucius Malfoy. E lei sapeva che poteva sentirla, in qualche modo lei lo sapeva.

“Fermi.” Disse Lucius.

Quella singola parola fermò tutto quello che stava accadendo. Le loro mani sul suo corpo si erano fermate e c’era un silenzio completo, finché lei riuscì a sentire di nuovo il suono dei suoi stivali. Stava camminando verso di loro.

Perché? Cosa farà? Vuole..Lui vuole… partecipare?

“Cosa era quello, Sanguesporco?” le chiese da sopra di lei.

Hermione non cercò nemmeno di trattenersi: “Vigliacco. Bastardo. Malvagio, malato, deviato bastardo. Sei patetico. Tutti voi.”

Stava per essere violentata, ferita nel modo più orribile, perché avrebbe dovuto essere spaventata da lui? Non c’era nulla di peggio che lui-loro potessero farle.

“Ho intenzione di ignorare i tuoi insulti e dar la colpa di essi all’orribile situazione in cui sei. Le persone in pericolo tendono a dire cose che in realtà non intendono.” Disse Lucius tranquillamente, non mostrando emozioni. “Ti darò una scelta.”

Quale scelta?

“Posso far finire tutto questo. Devi solo chiederlo. O meglio dire- pregarmi e io vedrò cosa posso fare a riguardo.”

Hermione scosse la testa. Sta giocando con la mia mente! Sta solo cercando di vedere quanto più egli possa umiliarmi e distruggermi.

“Dipende tutto da te, Sanguesporco.” Disse lui, divertito.

“Zitto! Smettila di parlare!” Urlò con rabbia Hermione. Non riusciva più ad ascoltarlo, stava solo peggiorando le cose.

“Direi che ha bisogno di qualche lezione in più di rispetto, Lucius.” Disse Dolohov. “Sembra che abbia ancora un sacco da imparare. Come puoi permetterle di insultarti? Se fosse per me-“

“Zittisciti, Antonin.” Rispose Lucius freddamente, poi rivolse di nuovo le sue attenzioni verso Hermione. “Ti rendi conto che possiamo continuare così, ma non ti consiglio di spingerci verso quella strada. Non credo saresti in grado di reggerlo. Perché insisti sempre per renderti le cose più difficili?”

Silenzio.

“Bene, Miss Granger? Ti ho dato una scelta. Ora decidi.”

Hermione non poteva credere a quello che stava accadendo. Perché stava facendo questo a lei? Stava cercando di farla impazzire completamente?  Si sentiva come se stesse in piedi su una scogliera e lui la spingesse giù, ma ora le stava tendendo la mano, offrendole aiuto. Cosa c’è di sbagliato in lui?

Per favore.” Iniziò. Doveva provare, almeno. Non sarebbe stata in grado di convivere con se stessa, sapendo che non aveva fatto assolutamente tutto per fermare quello che stava accadendo.

“Per favore cosa?”chiese Lucius, era chiaramente divertito da questo.

“Per favore, fermali.” Le parole uscivano appena attraverso i denti stretti. “Aiutami… Non lasciare che mi facciano del male.” La voce di Hermione era così flebile e sommessa che poteva difficilmente sentirsi.

Lucius chiese innocentemente: “E perché dovrei farlo? Convincimi.”

“Perché… è sbagliato. E’ barbarico e inumano. E’ malato!” Provò Hermione, non sapendo nemmeno cosa stava dicendo.

“Non così convincente. Antonin, continua a fare quello che stavi-” rispose Lucius.

Per favore! Non farlo! I-Io non ho mai fatto… questo prima! Non posso.. Per favore, Farò qualsiasi cosa. Puoi farmi tutto, tutto ma questo…” Balbettò Hermione, le lacrime scendevano lungo le guance, quasi soffocandola. Gli stava chiedendo aiuto e lui era il responsabile per tutto quello che le stava accadendo. Non aveva senso.

C’era un silenzio completo, eccetto per i suoi singhiozzi.

“Penso che sia abbastanza, signori.” disse Lucius freddamente.

“Oh, ma abbiamo appena iniziato con-” iniziò Dolohov, ma Lucius tagliò corto.

La sua voce era autoritaria: “No, Antonin. Mi hai sentito. Prova a mostrare della dignità se non è chiedere troppo.”

Hermione non poteva credere a quello che stava sentendo. Come osa parlare di dignità? Dopo quello che hanno quasi fatto.. ricorda loro di mostrare della dignità?

Ma non poteva perdere il suo tempo pensando a riguardo. Si sentiva come se qualcosa di pesante fosse stato sollevato dalle sue spalle e lei potesse respirare ancora. Stava tremando così forte che pensava avrebbe potuto mordersi la lingua accidentalmente.

Sentì tutte le mani lasciare il suo corpo ed il peso dell’uomo che la stava tenendo giù, era stato tolto da lei.

“E’ stata una serata interessante.” Disse Lucius a loro educatamente.

“Lo è stata di sicuro.” Disse uno degli uomini.

Si scambiarono qualche parola di cortesia, poi Hermione li sentì camminare fuori dalla stanza.

Era sola con lui ancora una volta. Non lottando, strinse solo i denti per il dolore quando venne sollevata dal pavimento. E senza un'altra parola stavano camminando di nuovo. Hermione si sentiva intontita. Non sapeva cosa dire, come sentire. E lui era troppo tranquillo.

Un minuto dopo erano di nuovo nella camera da letto. Lucius liberò il suo braccio, e lei inciampò qualche passò lontano da lui, abbracciandosi con le braccia.

“Penso che un po’ di gratitudine sia appropriata.” Le disse, sarcasmo nella sua voce.

“C-Cosa?”

“Non mi hai ancora ringraziato.”

La rabbia stava di nuovo lentamente crescendo dentro di lei. Lucius camminò lentamente verso di lei e si fermò davanti al suo corpo tremante.

“Ti ho salvata. Sapevo che i babbani erano ingrati e non meritavano nulla, ma pretendo che tu mostri un po’ di rispetto verso di me, Sanguesporco.” Sibilò Lucius.

Hermione spinse fuori la risposta dalle profondità della sua rabbia e del suo dolore: “Tu sei davvero malato.”

Lui rise crudelmente: “Ma ti ho sotto il mio controllo. Sei alla mia mercé. Non puoi nemmeno immaginare quando divertente sia stato vederti spaventata, terrificata come una piccola ragazzina…”

Lui era inclinato verso di lei, Hermione poteva sentire la sua faccia vicino alla sua. Prima che potesse realizzare cosa stava facendo, sollevò la mano e lo schiaffeggiò duramente sul viso. La stessa mano coprì la propria bocca per lo shock un secondo dopo.

Doveva farlo smettere di parlare, non poteva più restare a sentirlo. Ed avuto successo. C’era un silenzio orribile. Hermione non riusciva a sentirlo respirare.

Oh Dio, oh Dio, oh Dio cosa ho fatto?

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Capitolo 7
*** A mistake ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

IN THE DARK

Chapter seven: A mistake

Solo un momento dopo averlo schiaffeggiato, ci fu un silenzio di tomba nella stanza. E quello rese Hermione ancora più terrorizzata. Sapeva che aveva fatto un enorme sbaglio colpendolo e ne era pentita, ma lo avrebbe fatto di nuovo. Se si fosse tenuta il sentimento imbottigliato dentro di lei, sarebbe sicuramente esplosa.

Non poteva vedere la reazione di Lucius, non poteva nemmeno sentire il suo respiro. Forse non stava respirando? Sapeva che era di fronte a lei, perché poteva ancora percepire qualcosa dal suo corpo. Una specie di calore o energia, non ne era sicura.

All’improvviso le diede un colpo di rovescio sul viso. Hermione quasi perse l’equilibrio e cadde sul pavimento, ma in qualche modo riuscì a stare sui suoi piedi.

“Tu spregevole creatura! Come hai osato alzare la tua mano contro di me?” le sibilò Lucius, pura furia nella sua voce.

Hermione si rese conto che non l’aveva mai sentito parlare con tanta rabbia e odio. Cercò di arretrare da lui, ma non poté quando lui la schiaffeggiò di nuovo sul viso solo che questa volta aveva usato molta più forza. Hermione poteva già sentire il livido iniziare a formarsi.

In quel momento avrebbe voluto che lui usasse la magia per punirla. Avrebbe preferito essere torturata con Crucio o qualche altra maledizione che dover sopportare il suo tocco sulla pelle.

“Per favore…” iniziò, ma non sapeva nemmeno cosa dire. Cosa avrebbe potuto dire per farlo fermare?

Allora lui le afferrò il braccio e usò la mano destra per schiaffeggiarla di nuovo.

“Non credo di averti chiesto di parlare.”

Il dolore squarciò sul suo viso come la schiaffeggiò  con forza, una volta, due volte, ancora e ancora. Le orecchie di Hermione suonarono e lei urlò per ogni colpo. Ma non avrebbe permesso a se stessa di piangere. No, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

L’ultimo schiaffo le fece cedere le gambe ed atterrò sul pavimento.

“Non ti permetterai mai più di toccarmi.” Continuò a gridarle Lucius e tutto quello che Hermione poteva fare era di restare in silenzio e sperare che si sarebbe calmato. Ma la fortuna non era dalla sua parte.

Lucius la tirò in piedi e la gettò dall’altra parte della stanza. Hermione inciampò nell’oscurità e gridò per il dolore come sentì la sua testa colpire la parete dura. L’aveva gettata con così tanta forza che quasi si ruppe il cranio quando colpì il muro.

“Fermati.” Riuscì a dire quando scivolò di nuovo sul pavimento, rannicchiandosi a palla quando lo sentì avvicinarsi.

Il suo intero corpo la stava tradendo, tremando come mai prima d’ora. E faceva male. Tutto faceva male. Pochi giorni prima non avrebbe mai immaginato che quel tipo di dolore esistesse davvero, ma ora aveva una certa familiarità con esso. E tutto a causa di Lucius Malfoy.

Ed Harry,’ disse una piccola voce dentro di lei. Subito Hermione provò vergogna al pensiero. Come poteva biasimare Harry per quello che le stava accadendo. Non era l’unico da biasimare.

Ma se non avesse ucciso Draco..’

‘No, quello non importa! Lucius avrebbe probabilmente trovato un’altra ragione per torturarmi.’

“Forse non hai imparato la tua lezione. Dovrei chiamare indietro i miei amici e lasciarti da sola con loro? Mi sembrava che fosse in qualche modo… insoddisfatti.”

Hermione scosse velocemente la testa: “N-No…”

Tutta l’aria venne spinta fuori da lei quando lui la prese a calci brutalmente nelle costole. Hermione congelò nel panico come sentì qualcosa rompersi quando il suo stivale era entrato in contatto con il suo corpo. Forse se lo era solo immaginato. Mordendosi le labbra per fermarsi dal gridare per il dolore, sentì il gusto del sangue nella bocca. La sua intera faccia le faceva male e il labbro inferiore stava bruciando. Era ancora rotto da quando uno degli amici di Lucius l’aveva afferrata per la caviglia e causato la sua caduta sul pavimento, colpendo la faccia sul suolo duro.

“Pensi di essere forte, Sanguesporco? Smettila di sprecare il tuo tempo perché non credo che lo sei. Lo so che stai fingendo. Non puoi nascondere nulla a me. Pensi che non possa vedere la paura ed il dolore scritti su tutta la tua faccia? Disse Lucius con arroganza.

Hermione poteva quasi vederlo alzare un sopracciglio mentre i suoi occhi aristocratici scavavano un buco dentro di lei.

Cercò di rotolare di lato, ma l’afferrò prima che potesse muoversi, accovacciandosi su di lei e puntando le mani sulle sue spalle, la sua stretta forte la spingeva sul freddo pavimento di pietra.

“Non voglio che tu ti comporti in modo così irrispettoso mai più, Sanguesporco! E’ chiaro?” la sua voce era un po’ più calma ora.

Hermione si sentiva come se qualcosa la stesse soffocando, poteva difficilmente respirare e in qualche modo le parole non riuscivano a lasciare la sua bocca.

Lucius strinse la sua presa su di lei. “E’ chiaro? Rispondimi, immondizia!”

“S-Si.” Disse Hermione, la sua voce poco più di un sussurro. Poi capì perché. Stava quasi soffocando per le lacrime. Ma si era ripromessa che non avrebbe pianto e quello la rese ancora più delusa da se stessa.

Lentamente il suo peso venne sollevato da lei e la sua presa scomparve come la liberò.

“Ti consiglio di evitare di provocare la mia rabbia.” Disse freddamente, ancora una volta controllando se stesso.

Hermione poteva a malapena sentirlo. La sua testa le faceva male come l’inferno, le sue orecchie stavano squillando ed ogni respiro che prendeva le causava un dolore inimmaginabile che la squarciava. Cercando di trattenere le lacrime e i gemiti di dolore, si concentrò sulla sua voce.

Sapeva che lui era in piedi accanto a lei, guardandola da sopra. Doveva essere soddisfatto. Alla fine l’aveva dove pensava dovesse stare. Ai suoi piedi, tremante per il dolore.

Hermione abbracciò se stessa con le braccia e preparò il suo corpo ad un altro pugno o calcio. Ma non arrivò nulla e lentamente i secondi passavano. Poteva ancora sentirlo respirare. Migliaia di pensieri stavano viaggiando nella sua mente. Non poteva capire perché la stesse guardando, perché non stava dicendo nulla? Stava pensando ad altri modi per punirla? Sperò di no, perché non avrebbe potuto reggere molto ancora.

“Niente cibo per te oggi. Ed io avevo sperato che tu mostrassi un po’ di intelligenza ed il giusto atteggiamento. Sembra che i Sanguesporco davvero imparino difficilmente.”

Hermione ascoltò silenziosamente, aggrappandosi alla sua voce. In quel momento non poteva importale meno del cibo. Una piccola parte di lei voleva che lui la lasciasse morire di fame. Forse quella sarebbe stata la sua via di fuga.

“Ti sarà permesso di mostrare la tua gratitudine più tardi.” Le disse con calma.

Hermione non riuscì a trattenersi dal chiedere: “Quale gratitudine?”

“Mia cara, hai davvero una memoria corta.” Disse con tono strascicato, chiaro divertimento nel tuo tono.

“Tu-Tu pensi dovrei mostrare gratitudine verso di te per quello che è accaduto con i tuoi… con i Mangiamorte?”

“Non dovrei? Ti ho salvato se non ti ricordi. Loro erano a soli pochi istanti dal prendere quello che volevano e  non penso ti sarebbe piaciuto.”

Il disgusto e la rabbia iniziarono a crescere dentro Hermione. Poteva sentire il suo cuore battere più veloce e le parole le volarono fuori dalla bocca: “Tu malato bastardo! Non proverei mai gratitudine verso di te! Come osi anche solo suggerirlo?”

“Chiudi la bocca…” L’avvertì lui, ma Hermione lo interruppe.

La rabbia salì dalla bocca dello stomaco, mandandole una martellante energia elettrica nelle vene.

“Sei stato tu che mi hai messo in quella situazione in primo luogo! Mi hai quasi fatta violentare e ti aspetti che ti ringrazi? E’ patetico, tu sei patetico! Spero tu marcisca all’inferno!”

La gola di Hermione stava bruciando dal gridare, ma quello non la fermò. Gli stava urlando attraverso i suoi singhiozzi, aveva bisogno che lui sapesse che lo odiava, che lo desiderava morto.

Non riusciva a spiegare a se stessa perché le importasse, ma aveva solo bisogno che capisse che lei non avrebbe mai provato nulla per lui se non un puro odio.

“Ti odio!”

Un attimo dopo urlò per l’assoluto dolore come lui sbatté il suo stivale contro le sue costole ancora una volta, più forte della prima volta. Hermione non poteva respirare, ogni respiro si sentiva come se un coltello l’attraversasse il petto. Ansimando, concesse a se stessa di piangere, senza curarsi di lui potesse vederla. Non era come se non l’avesse mai vista prima. Negli ultimi tre giorni l’aveva fatta piangere molte più volte di quando avesse fatto in tutta la sua vita.

Senza un'altra parola, Lucius si allontanò da lei. Hermione poteva sentire i suoi passi. Erano più forti di quanto normalmente fossero. Era come se fosse ancora furioso e ci fosse ancora rabbia nel suo corpo. Ma perché si era allontanato? Perché non sfogare la sua rabbia su di lei?

Hermione concluse che se fosse successo, molto probabilmente non sarebbe sopravvissuta e lui aveva bisogno di lei viva. Era molto intelligente e non voleva ucciderla troppo presto. Sarebbe stato troppo facile.

Lucius uscì a grandi passi dalla stanza, sbattendo la porta dietro di lui e bloccandola.

Hermione era stata infine lasciata sola, ma quello non la fece sentire meglio. Per qualche motivo sconosciuto voleva che lui restasse in modo che potessero finire la loro discussione così che lei potesse dire la sua opinione su di lui. Aveva bisogno di togliersi quel peso dal petto altrimenti sarebbe esplosa.

Mentre giaceva sul pavimento, si ritrovò a pensare a quello che le era quasi successo non più di mezz’ora prima.

Quando era arrivata a Malfoy Manor la prima volta era terrorizzata. Inorridita da ciò che le sarebbe accaduto e da quali torture malate Lucius avrebbe elaborato per lei. Non era stupida. Sapeva abbastanza bene per cosa i Mangiamorte erano famosi.

Ma quando era stata costretta a fare un bagno, Lucius aveva messo in chiaro che non l’avrebbe mai toccata in quel modo. Ed in quel momento Hermione non era mai stata più grata del suo stato di sangue. Ma quello che era successo con gli amici di Lucius cambiava tutto. Si rese conto che non era al sicuro come pensava di essere e sicura come poteva essere in quelle date circostanze.  Se Lucius era troppo disgustato da lei per provare qualcosa di simile, i suoi amici di certo non lo erano. E lui avrebbe permesso loro di fare quello che volevano con lei.

Il panico tagliente la colpì quando realizzò quello che era quasi accaduto. Se fosse successo e se Lucius non li avesse fermati… Hermione non sapeva cosa avrebbe fatto. Quella era una di quelle cose da cui non si sarebbe mai ripresa.  I lividi potevano guarire, gli insulti potevano essere ignorati, gli schiaffi facevano male, ma solo per un attimo. Ma se loro avessero finito quello che avevano cominciato, sarebbe stato molto più orribile di qualsiasi altra cosa aveva dovuto sopportare. L’avrebbe umiliata più di quanto potesse sopportare, Hermione ne era sicura.

Ma perché Lucius li aveva fermati? Era tutto un gioco per lui? Un gioco per vedere fin lei potesse sopportare prima di andare completamente fuori di testa o- o prima di vederlo…come il suo proprietario?

Come qualcuno che tiene la sua vita nelle sue mani e fa ciò che vuole con essa?

E cosa che Hermione non si aspettava da lui era che pretendesse gratitudine. Che diavolo gli aveva dato l’idea che lei dovesse essergli riconoscente per quello che aveva fatto?

Tuttavia, Hermione poteva mentire a lui, poteva anche provare a convincere se stessa, ma la verità era che si sentiva… grata. Una piccola parte di lei, quella illogica e stupida era grata che lui li avesse fermati. Quando lo aveva sentito ordinare agli altri Mangiamorte  di fermarsi, non aveva potuto fare a meno di vederlo come il suo protettore, anche colo per un momento.

Le lacrime stavano impregnando le palpebre di Hermione mentre lo pensava. Si ricordò di smettere di essere stupida, perché lui non poteva rivendicare quel titolo, non dopo tutto quello che le aveva fatto, non dopo che lui stesso l’aveva portata dai suoi amici e lasciato loro fare ciò che volevano con lei.

Tutto era complicato ed Hermione non aveva il tempo o l’energia per pensarci.

Il cervello era l’unica parte di lei che non fosse ferita. Tutto quello che voleva erano i suoi amici ed i suoi genitori. Almeno sua madre e suo padre erano al sicuro nel mondo dei babbani. Per ora.

Hermione si chiese cosa fosse successo a Ron, Ginny, Luna, persino Lavanda. Sapeva che la possibilità che fossero sopravvissuti era molto piccola, ma esisteva. Quando era sul campo di battaglia, aveva sentire Voldemort dire che c’erano sopravvissuti. Poteva ancora sentire le suppliche di qualche ragazza che come lei era stata scelta come premio da un Mangiamorte e portata via con sé.

Il suo ultimo desiderio prima che l’incoscienza la prendesse fu di riuscire a vedere almeno uno dei suoi amici. In quel modo non si sarebbe sentita così sola, sapendo che aveva ancora qualcuno in questo mondo crudele governato da Mangiamorte.

Lentamente scivolò nell’incoscienza.

Hermione non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando si era addormentata. Tutto quello che sapeva era che era ancora a terra e nella stessa posizione in cui era prima. Ma il dolore crescente sul suo corpo ed i lividi già formati le dissero che erano passate almeno un paio d’ore. Aveva ancora gli occhi chiusi e la sorprese come tutto fosse tranquillo. Probabilmente era notte o mattina presto. Lentamente i suoi sensi si risvegliarono e la sorprese che non sentiva Lucius. Il suo respiro di solito era molto stabile quando dormiva.

Era sola nella stanza? Dove era lui?

Hermione trattenne il respiro ed ascoltò ancora una volta, premendo le orecchie nel buio, cercando disperatamente di ignorare il brivido che minacciava di attraversarla. Ascoltò per qualsiasi tipo di movimento, segno che lui fosse nella stanza.

Un piccolo rumore da sopra di lei rispose alle sue domande. Non era sola.

Quando si concentrò, poté sentire un respiro leggero provenire da sopra di lei.

Stava in piedi accanto a lei? Perché?

Hermione tenne gli occhi chiusi, sperando che non si accorgesse che era sveglia. In qualche modo ‘sveglia’ non era la parola giusta per descrivere lo stato in cui era. Non era completamente sveglia, si sentiva come se stesse fluttuando. Quel tipo di sensazione che Hermione aveva solo quando stava sognando, ma sapeva che non era un sogno. Cercando di mantenere il suo respiro morbido e costante, si irrigidì quando lo sentì muoversi. E non si era allontanato da lei Da tutto quello che poteva dire, Lucius si era inginocchiato accanto a lei.

Il suo respiro era più vicino ora ed Hermione poteva sentirlo chiaramente. Sentì il suo sguardo su di lei, bruciandola, lasciando un marchio e tutto quello che voleva era di essere lasciata sola.

Forse stava pensando a quello che le avrebbe fatto una volta sveglia? Alla ricerca di nuovi metodi di torture sadiche.

Almeno non mi sta toccando.’ Pensò Hermione e cercò di calmarsi.

Come se lui la stesse prendendo in giro, nello stesso momento in cui lo disse nella sua mente, sentì qualcosa sulla guancia. Il tocco di qualcuno. Il suo tocco. Era leggero e caldo, ma era un tocco.

Lentamente trascinò i suo dito lungo la gola. Hermione poteva sentire il suo cuore battere come un matto con il sangue che pompava sotto la pelle e sperò che Lucius non lo sentisse. Ma era in qualche modo ignaro del fatto come se si stesse concentrando molto su qualcosa o se fosse perso nei suoi pensieri. Se avesse potuto leggere la sua mente o almeno vedere il suo viso, vedere l’espressione sul suo volto mentre la toccava. Che cosa stava cercando di realizzare con quello?

Il sentiero che il suo dito aveva lasciato sulla pelle di Hermione sembrava bruciare. Era tutto nella sua mente, ma si stava a malapena trattenendo dall’indietreggiare lontano da lui. Il suo tocco era pura tortura e le mandava brividi lungo la schiena. Era in stato delirante, ma era ben consapevole del modo in cui il dito si muoveva. Non poteva essere solo la sua immaginazione. Il suo tocco era gentile e morbido come se lui stesse toccando qualcun altro, non una sudicia Sanguesporco. Ma al tempo stesso era trattenuto come se stesse ispezionando qualcosa.

Il suo dito si fermò per un attimo sulla sua gola prima che lo ritraesse come se si fosse scottato.

Il suo respiro ora era differente- troppo veloce, troppo pesante. Era come se qualcuno l’avesse sconvolto, come se fosse arrabbiato. Ma perché?

Io non gli ho fatto niente’ pensò Hermione.

Si staccò da lei e si alzò. Si aspettava che lui la colpisse di nuovo, perché dal suono del suo respiro era molto arrabbiato. Ed era completamente calmo quando la stava solo osservando. La sua collera era apparsa solo quando l’aveva toccata, quello significava che era arrabbiato con lei.

Ma poi lui si allontanò ancora una volta, fuori dalla stanza. Non l’aveva colpita o detto qualcosa. E perché non era andato a letto?

Troppi pensieri, troppe domande per Hermione in quel momento. Era mezza addormentata e solo pochi istanti dopo si perse nel buio intorno a lei ed il sonno la sopraffece ancora una volta.

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Capitolo 8
*** Be strong ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

In questo capitolo le ripetizioni di nomi sono state a dir poco frustranti. Ho dovuto limare o ignorarne qualcuno affinché il testo non risultasse pesante da leggere. Specialmente nella seconda parte, fitta di dialoghi. Un capitolo intenso questo, che apre uno spiraglio agli avvenimenti futuri. Spero che lo apprezzerete J Se avete consigli o modifiche da propormi, sono sempre qui. A presto! momob

IN THE DARK

Chapter eight: Be strong

 

 

“Svegliati.”

Hermione gemette e cercò di ignorare la voce, dimenticando completamente dove si trovasse e cosa stesse accadendo.

“Non te lo dirò ancora una volta, Sanguesporco.”

Sanguesporco. Quella parola la riportò alla realtà e le ricordò dove si trovava. I suoi occhi si aprirono e subito cercò di tirarsi in posizione seduta. Era ancora disorientata e si dimenticò delle proprio ferite. Quando si mosse, il dolore la colse alla sprovvista, facendola trasalire. Avrebbe voluto urlare, ma il suo orgoglio era più forte.

Gli avvenimenti del giorno precedente tornarono a lei come ricordò di essere stata schiaffeggiata, presa a calci e gettata contro il muro.

Lucius semplicemente rise del suo disagio e ciò fece solo che Hermione lo odiasse con più intensità. Poteva dire che era inginocchiato accanto a lei, ma non era vicino come lo era quando stava toccando il suo viso. Una volta che fu in posizione seduta con le spalle al muro, ricordò quello che era successo durante la notte e si chiese se avrebbe dovuto dirgli che sapeva che lui la stava osservando. E toccando. Quello era il fatto che la preoccupava di più. Non riusciva a capire cosa glielo aveva fatto fare. Ma decise che in quel momento probabilmente non sarebbe stata una buona idea fargli sapere che era stata sveglia.

“Come ti senti?” chiese Lucius con calma.

Hermione non poté evitate lo sguardo scettico sul suo viso. Doveva dirgli la verità o una bugia? Era affamata, stava morendo di fame ed una parte di lei voleva solo obbedirgli. Tutto sarebbe stato molto più facile.

Si leccò le labbra secche e rispose con attenzione: “Come se qualcuno mi avesse picchiato.”

“Bene.” Rispose. “Quella era la mia intenzione.”

Hermione dovette stringere i denti per evitare di rispondergli.

Lucius rimase in silenzio per alcuni istanti come se stesse aspettando la sua risposta, ma quando si rese conto che non avrebbe detto niente, continuò: “E’ una sorpresa vedere che sei in grado di obbedienza. Non l’avrei pensato tre giorni fa.”

La stava prendendo in giro ed Hermione lo sapeva. Ci volle tutta la sua forza mentale per non sputargli e fargli vedere quanto potesse essere obbediente. Picchiata, affamata e ferita decise di agire in modo logico. Era affamata ed aveva bisogno di cibo. Come ottenere il cibo? Agendo obbediente. Almeno per qualche tempo.

“Ora dammi la mano.” Ordinò Lucius.

“Perché?” chiese sempre più sospettosa.

“Non mi ripeterò. Dammi la mano.” Ordinò di nuovo, la sua voce più forte questa volta.

Hermione si morse il labbro e dopo un attimo fece quello che le era stato chiesto. Sentì qualcosa essere messo nel palmo della mano, una bottiglia piccola. Quando Lucius lasciò la mano, la tirò subito indietro lontano da lui.

Lucius chiese, divertito. “Beh? Non hai intenzione di chiedermi di cosa si tratta?”

“E’ una bottiglia. E suppongo sia una pozione.” Rispose, chiedendosi che cosa stesse progettando.

“Vero. E’ una pozione di guarigione.” Affermò con calma.

Quello sorprese Hermione. L’aveva picchiata fino a farla quasi svenire e poi aveva deciso di darle una pozione di guarigione?

“Cosa vuoi che faccia con essa?” nel momento in cui la domanda lasciò la sua bocca, si rese conto di quanto stupida suonasse. Cosa altro facevano le persone con le pozioni oltre che berle?

“Ho alcuni ospiti in arrivo e hanno richiesto la tua presenza.” Spiegò Lucius senza alcun tipo di emozione.

La paura iniziò a crescere dentro Hermione. Scosse la testa, in preda al panico, ricordando quello che era successo l’ultima volta che aveva dovuto intrattenere gli ospiti di Lucius. Era stato solo un giorno prima.

“No… Non puoi farlo. Non ancora…” balbettò, il panico che la rendeva ancora più confusa.

“Posso fare quello che voglio, Sanguesporco. Cerca di ricordarlo. E non vedo il motivo per il tuo comportamento. Non vuoi incontrare i miei ospiti?” chiese, la sua voce grondante di sarcasmo.

Hermione fece un respiro profondo e ricordò a se stessa di mantenere la calma: “No. Non voglio.”

“Mi dispiace deluderti, ma i tuoi desideri sono irrilevanti qui.” Disse con voce strascicata. “Comunque, puoi tranquillizzarti. Quando dico ospiti, non voglio dire i miei amici di ieri.”

Una piccola parte di Hermione si rilassò, ma era ancora preoccupata. Lei non era altro che una Sanguesporco per lui. Perché avrebbe voluto che incontrasse i suoi ospiti?

“Al momento non sei in condizione di camminare o fare qualsiasi altra casa, quindi bevi la pozione.”

Lei strinse la presa intorno alla bottiglia e sussurrò: “Non lo voglio, non voglio niente da te.”

Lui rimase in sielnzio per un momento ed Hermione aspettò per la sua reazione. Quello che la sorprese fu che non aveva perso le staffe come si aspettava.

“Tu la berrai.” Disse ancora una volta con assoluta certezza e un avvertimento nella voce.

Hermione capì che era meglio seguire i suoi ordini. Tutto il suo corpo era ferito e perché rifiutare la possibilità di sentirsi meglio?

Senza parole, bevve la pozione, e una specie di calore si diffuse in tutto il suo corpo. Aveva diminuito il dolore, ma non lo aveva tolto. Almeno si sentiva un po’ meglio.

“Brava ragazza” le disse con un sorrisetto.

Lui continuò: “Arriveranno nel giro di mezz’ora. Ho del lavoro da fare, ma verrò in tempo per te. Ti consiglio di essere intelligente, Sanguesporco. Parla solo quando richiesto e trattieniti da fare commenti intelligenti…”

“La posizione di supremazia intellettuale non è una cosa facile con cui competere per l’ego maschile, vero?” chiese Hermione senza pensare a quali conseguenze avrebbero potuto avere le sue parole. Solo dopo un secondo si rese conto che avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Aveva bevuto solo una pozione di guarigione. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un altro pestaggio.

“Il sarcasmo non ti si addice, Sanguesporco.” Disse Lucius a voce bassa.

“Non stavo facendo del sarcasmo.”

Hermione voleva darsi uno schiaffo in quel momento. Quale era il suo problema? Perché non poteva tenere la bocca chiusa?

Un attimo dopo fece una smorfia come sentì quel familiare schiaffo pungente sul viso. Uno schiaffo magico. Hermione sapeva già cosa significava. Dopo tre giorni con Lucius Malfoy aveva imparato a distinguere uno schiaffo d’avvertimento da uno di rabbia.

“Credo di non dover dire niente altro.” Le sibilò Lucius. “Farai quello che ci si aspetta da te. Ciò significa tenere la tua sporca bocca chiusa quando viene ordinato. E’ chiaro?”

Hermione annuì con calma, ma dentro di lei ardeva la rabbia. Dopo pochi secondi lo sentì allontanarsi da lei mentre si alzava.

“Non sembri star bene, Sanguesporco. Ferma il tuo comportamento irritante e forse avrai qualcosa da mangiare oggi. Ma non illuderti troppo.”

Poi uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Hermione lasciò che la paura si mostrasse sul suo volto. Come odiava essere ignorante. Come odiava essere alla mercé di Malfoy. Ma ciò che detestava di più era la sua debolezza. Solo una settimana fa era stata certa che non avrebbe mai implorato pietà, che non avrebbe mai pianto di fronte ai Mangiamorte. Si rese conto con vergogna di quello che era diventata, quello che aveva permesso a se stessa di fare. Due giorni prima si era chiamata una Sanguesporco. Lui l’aveva fatta chiamare una Sanguesporco. Aveva potere su di lei e poteva farle qualsiasi cosa.

Lucius Malfoy era più forte di Hermione. Con una bacchetta e senza. Glielo aveva dimostrato un paio di volte. All’inizio stava convincendo se stessa che almeno la sua mente era più forte di quella di lui. Che non poteva rompere la sua volontà, ma ben presto le era stato dimostrato il contrario. Hermione era solo più delusa da se stessa. Tutto quello che aveva pensato di se stessa era stata una bugia.

Scuotendo la testa, cercò di pensare ad altre cose. La preoccupazione dilagò in lei quando le venne in mente ciò che Lucius aveva detto. Aveva ospiti in arrivo e quello non era una buona cosa anche se non erano gli stessi Mangiamorte del giorno prima.

Iniziò ad annaspare mentre la sua mente lavorava cercando di capire perché Lucius voleva che incontrasse i suoi ospiti.

La mancanza di ossigeno la stava facendo sentire stordita. Sarebbe presto svenuta e con un po’ di fortuna non si sarebbe mai più svegliata.

Ma c’era ancora qualcosa dentro di lei. Qualcosa che non le permise di rinunciare a tutto, una piccola speranza che in qualche modo tutto si sarebbe risolto in. Era illogica, ma Hermione si aggrappò ad essa.

mentre i minuti passavano, si rese conto che il suo cervello stava lentamente diventando il suo nemico. C’erano costantemente scenari orribili e idee terrificanti nella sua mente per quanto riguardava quello che sarebbe accaduto.

Hermione aveva la sensazione che sarebbe diventata completamente pazza se avesse continuato a restare a terra e non fare nulla. Così si costrinse a stare in piedi. Lei ci volle più di quanto si aspettasse, ma quando fu finalmente sulle sue gambe, appoggiandosi al muro, si rese conto che la pozione che Lucius le aveva dato aveva veramente funzionato. Poteva ancora sentire il dolore nelle sue costole e sul suo viso, ma almeno poteva muoversi.

All’improvviso le porte si aprirono ed Hermione riconobbe il rumore dei stivali di Lucius.

La sua voce melliflua riempì la stanza: “Bene, vedo che hai finalmente deciso di alzarti. Ora vieni qui. C’è qualcuno al piano di sotto che vuole vederti…”

“Chi?” chiese, spaventata nel sapere la risposta.

“Ti tratterrai dal chiedere la domanda, Sanguesporco. Terrai la bocca chiusa ed obbedirai se sai ciò che è bene per te.”

In un primo momento Hermione avrebbe voluto gridargli, ma si fermò in tempo. Se voleva sopravvivere, doveva giocare secondo le sue regole. Almeno per qualche tempo.

Così prese un respiro profondo e lentamente camminò verso la sua voce. Ogni giorno che passava aveva imparato ad accettare il  buio intorno a se ed era già in grado di camminare senza il timore di inciampare in qualcosa o cadere.

Quando le strinse il braccio, Hermione sapeva che non c’era scampo. Avrebbe dovuto andare con lui ed affrontare quello che aveva progettato per lei.

Lui la condusse fuori dalla stanza e giù per il lungo corridoio. Poi ci furono delle scale e quello rese tutto più difficile. Hermione non riusciva a ricordare di aver camminato per delle scale l’ultima volta che l’aveva portata fuori dalla stanza per incontrare i suoi compagni Mangiamorte. Ma era sotto la maledizione Imperius in quel momento. Era possibile che la sua mente avesse lasciato scivolare alcune cose.

Esitando, Hermione scese con attenzione il primo gradino ed allora sentì la presa di Lucius sul suo braccio stringersi e si accorse che stava camminando lentamente come per darle tempo. Non voleva pensare ai motivi per cui non la tirava e basta giù per le scale ed era a malapena concentrata su ogni passo. Quando le scale furono finalmente finite il passo di Lucius accelerò e questa volta venne quasi trascinata dietro di lui.

Un minuto dopo, si fermò improvvisamente ed Hermione lo urtò. Lo sentì lasciarsi sfuggire un sospiro infastidito, ma non disse nulla. Aprì le porte e poi entrarono. Il corpo di Hermione stava lentamente iniziando a tremare dalla paura. Non sapeva cosa aspettarsi e quando entrarono nella stanza, trattenne il respiro, aspettando di sentire qualsiasi tipo di rumore che le avrebbe detto quante persone c’erano nella stanza.

Ma tutto taceva. Tutto quello che sentiva era il respiro di Lucius accanto a lei.

Poi il silenzio venne interrotto da un grido.

“Hermione!”

La voce proveniva dall’altro lato della stanza e lei la riconobbe immediatamente.

“G-Ginny?” chiese con calma, temendo di aver sentito male.

“Si, Hermione, sono io.” Rispose Ginny.

Hermione rimase congelata in stato di shock. Sentì Ginny fare un passo in avanti, ma venne fermata da qualcosa.

“Lasciami andare!” sibilò la strega più giovane a qualcuno cercando di liberarsi e si chiese chi la stesse trattenendo.

“Calmati, Ginevra. Non c’è bisogno di agire come un animale.” Disse un uomo con calma.

Hermione aprì la bocca in completo stato di shock. Conosceva quella voce, avrebbe potuto riconoscerla in qualsiasi momento. ‘aveva ascoltata per più di sei anni.

Ginny stava ancora lottando: “Lasciami andare, Piton!”

“P-Professore?”

Nel momento in cui lasciò uscire quella parola, desiderò darsi uno schiaffo. Che cosa stava pensando, chiamando quel traditore ‘Professore’?

“Cinque punti a Grifondore per affermare l’ovvio, signorina Granger.” Rispose Piton sarcastico.

Hermione non sapeva cosa dire, la sua mente era completamente vuota e quello non era mai successo.

“Che cosa hai fatto alla ragazza, Lucius?” chiese Piton con un pizzico di shock nella voce controllata.

“Ho tutto il diritto di fare con lei quello che mi pare.”

“Non lo metto in dubbio. Posso ipotizzare che hai trovato la sua incapacità di stare zitta estremamente irritante?”

Lucius strascicò freddamente: “Vero. Ma non preoccuparti. Pochi giorni ancora e sarà disciplinata.”

“O morta.” Aggiunse Piton senza alcun tipo di emozione.

Ad Hermione veniva da vomitare. Come potevano parlare riguardo il prendere la vita di un essere umano?

Lucius fece un sorrisetto: “Che ne pensi, Severus? Dovremmo concedere qualche minuto di privacy?” Chiese, senza lasciare andare il braccio di Hermione.

Stava toccando la sua pelle e non sembrava infastidirlo. Se non altro, era come se lui non volesse lasciarla andare.

“Ho promesso, non è vero?” rispose Piton.

Hermione non aveva idea di cosa stessero parlando, tutto quello che riusciva a pensare era che Ginny era ancora viva.

“Ma sei sicuro che ci si può fidare?” chiese Lucius, lo scetticismo chiaro nel suo tono.

Piton era fiducioso: “Fidati di me, amico mio. Ginevra sa cosa è buono per lei. Non causerà problemi.”

“Pippy!” Lucius alzò la voce e il piccolo elfo fu accanto a loro in un secondo.

“Si, M-Maestro?”

“Conduci Ginevra e la Sanguesporco nello studio. Avete qualche minuto.” Poi si chinò su Hermione e le sussurrò in un orecchio: “Non fare niente di stupido.”

Lei annuì, poi le lasciò il braccio e si allontanò. Esistante fece un passo avanti, poi sentì qualcuno abbracciarla forte. Riconobbe il corpo piccolo come quello dell’ amica e le rispose, avvolgendole le braccia intorno.

Hermione sentì un inutile flusso di lacrime sul viso, mentre nascondeva il viso sulla spalla di Ginny.

“Per favore, risparmiateci la drammaturgia.” Sibilò Lucius Irritato. “Pippy, mostra loro la stanza.”

“Vieni, Hermione.” Sussurrò Ginny e camminarono insieme, seguendo l’elfo domestico.

La stanza non era lontana, era accanto alla stanza in cui si trovavano Piton e Lucius.

Nel momento in cui le porte si chiusero e l’elfo scomparve Ginny abbracciò di nuovo Hermione e questa volta pianse pure lei.

Le due amiche rimasero in quel modo per un lungo istante. Hermione stava premendo Ginny contro se stessa, come se questo potesse rendere tutto più facile.

Era l’unico ricordo della sua vita precedente ed era doloroso, ma tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento era un amico.

“Oh, Ginny” mormorò tra i singhiozzi disperati. Poteva sentire il corpo dell’altra scosso dai suoi stessi singhiozzi.

“Hermione, dobbiamo parlare. Non so se ne avremo mai più la possibilità.” Sussurrò, ancora abbracciando la sua amica.

Hermione fece un respiro profondo e lentamente si staccò da lei.  In quel momento era contenta di non poter vedere nulla, perché non era sicura di riuscire a sopportare lo sguardo negli occhi della ragazza. Non sopportava di vederla spezzata come lo era lei.

“Mio Dio, Hermione, c-cosa ti è successo? Cosa ti ha fatto quel bastardo?” Chiese tra i singhiozzi.

“Lui… Non importa. Sto bene..” iniziò, ma Ginny la interruppe.

Bene? Sei coperta di lividi ed il tuo viso… Cosa ti è successo? Perché non riesci a vedere?”

Hermione scosse la testa, cercando di sembrare forte: “I lividi guariscono, Ginny non è niente. E sono cieca fin da quel giorno al campo di battaglia. Non so chi sia stato.”

“Hai avuto niente da mangiare da allora? Sembri più sottile di quanto mi ricordo di te ed era stata solo pochi giorni fa!” Realizzò Ginny con orrore.

Hermione riconobbe la paura e la disperazione nella sua voce. Non volendo farla preoccupare ulteriormente, sorrise debolmente: “Sto bene. Cosa ti è successo Ginny? Stai bene?”

La strega più giovane prese la mano di Hermione nella sua prima che iniziasse: “…Ero al campo di battaglia e sono stata colpita da un incantesimo. Mi ha atterrato. Questo è tutto quello che ricordo. Mi sono svegliata in un letto e Piton era li.”

Hermione sgranò gli occhi per lo shock: “Che cosa vuoi dire con quello Ginny? Ti ha fatto qualcosa? Se lo ha fatto, lo giuro…”

“No, aspetta! Era nella stanza con me, non nel letto. Si stava prendendo cura di me.” Ammise tranquillamente.

“Cosa?”

“Nemmeno io lo capisco Hermione. Ha detto che ero il suo premio e che io sono una sua proprietà, ma non mi ha fatto niente ancora.”

Non riuscì a trattenere lo scetticismo nella sua voce: “Ginny, mi stai dicendo la verità? Non c’è bisogno di mentire per non preoccuparmi.”

“Non sto mentendo. Non so cosa pensare. Non mi ha fatto niente. Neanche dopo che lo.. beh… Io.”

“Dopo aver fatto cosa, Ginny?”

“La prima notte ero incontrollabile. Ero terrorizzata. E io-io l’ho pugnalato con un tagliacarte.” Spiegò con voce più forte.

“Che cosa ha fatto lui?” Hermione non riusciva a credere a quello che Ginny aveva appena fatto ed era sopravvissuta. Era sicura che se lei avesse pugnalato Lucius con qualcosa, sarebbe morta un minuto dopo. L’aveva picchiata quasi fino a farla svenire quando lo aveva solo schiaffeggiato.

Ginny continuò: “Mi ha spinto via e mi ha trattenuto, poi lasciata. Ma quando è tornato, non ha fatto nulla.”

Hermione era confusa dalle sue parole. Non sembrava logico perché Piton avesse agito in quel modo.

“Ginny, non spingerlo. Ascoltami. Tu non sai di cosa sono capaci. I Mangiamorte, voglio dire.”

Lei rimase in silenzio per un momento, poi Hermione chiese: “Sai niente degli altri sopravvissuti? Hai sentito nulla?”

La ragazza si getto tra le sue braccia, singhiozzando ancora. “Hermione… E’ terribile… Sono tutti morti.. Ron… Harry… tutti morti…”

Una parola accoltellò Hermione come un coltello: “Ron?”

“Si… Piton me lo ha detto.” Sussurrò Ginny con voce tremante.

“Come?” fu tutto quello che riuscì a dire.

“Lui… quel bastardo lo ha uccido. Malfoy…”

Draco?”

Ginny scosse la testa: “Lucius…” si spense, una nuova ondata di singhiozzi che la scuoteva.

Hermione era completamente congelata. Tutte le sue lacrime si erano fermate e si rifugiò nell’oscurità.

“Ma… questo non è possibile, Ginny. Me lo avrebbe detto…”

“E’ vero. Piton non ha motivo di mentirmi. Ho dovuto giurare che non avrei attaccato Malfoy prima di venire qui. Mi stavo a malpena controllando, ma sapevo che se avessi fatto qualcosa non mi avrebbe permesso di vederti.”

“Lui… Lui ha ucciso Ron? Ron è morto?” sussurrò Hermione, la rabbia che cresceva dentro di lei. “Pagherà per questo, lo giuro.”

Lacrime di rabbia le correvano lungo il viso.

Hermione era sempre stata forte, aveva sempre cercato una via d’uscita, una soluzione. E adesso? Stava rannicchiata di fronte a Malfoy”

“E gli altri? La tua famiglia?” chiese.

“Non lo so. C’è una possibilità che alcuni di loro siano sopravvissuti, ma non lo so… Piton non lo sa o non me lo vuole dire.”

“Ginny, come sei venuta qui? Perché ci hanno lasciate sole?”

“Ho chiesto a Piton se c’erano sopravvissuti e mi ha detto che sa dove sei. Quando mi ha informato che stava per visitare Malfoy ho insistito si andare con lui per vederti.”

Annuì e sorrise di nuovo. Era un sorriso triste.

“Hermione… cosa ti ha fatto?” mormorò quasi impercettibilmente.

Hermione era più vecchia di Ginny e sentì che un suo dovere essere forte per lei, quindi cercò di confortarla.

Indossò una maschera forte e sorrise debolmente: “Vuole rompermi, ma non ci è riuscita. Non preoccuparti per me, Ginny.”

“Io mi preoccupo. Tu non sai come sembri. Anche Piton è rimasto shoccato quando ti ho vista, l’ho notato.”

Hermione cercò di cambiare discorso: “Ginny ci deve essere qualche sopravvissuto rimasto che non sia stato catturato. Prava a scoprirlo. E scappa. Sono sicura che ci sia ancora una resistenza da qualche parte in cui potrai entrare.”

“E tu?” chiese.“Per favore non mollare, Hermione.” La supplicò, stringendole la mano.

“Non mi arrendo, Ginny. Ma non ho alcuna possibilità di scappare mentre sono cieca. Tutto quello che posso fare è aspettare.” Spiegò, sperando di sembrare convincente.

“Io-“ iniziò Ginny, ma venne interrotta quando le porte si aprirono.

Hermione sapeva cosa significava.

“Il vostro tempo è scaduto,” le informò Lucius. “E io ho restituito il favore, Severus. Signorina Weasley, spero che abbia fatto uso del tempo che hai avuto. Non vedrai la tua amica Sanguesporco molto presto.”

Hermione la sentì irrigidirsi al suo fianco.

“Vieni qui Ginevra. E’ ora di andare.” Ordinò Piton bruscamente.

Ginny diede ad Hermione un abbraccio e sussurrò: “Sii forte.” Con quello la lasciò e la sentì allontanarsi. Percepì le lacrime agli occhi, come si rese conto che questa era forse l’ultima volta in cui le avrebbe parlato.

Solo un secondo più tardi Hermione trasalì quando sentì un rumore e poi la voce arrabbiata di Lucius tagliare il silenzio: “Tu sporca Traditrice del tuo Sangue. Puoi ringraziare Merlino che non sei una mia proprietà.”

Ci fu un rumore di lotta ed Hermione si chiese cosa stesse succedendo.

“Calmati, Ginevra!” ordinò Piton.

“Assassino! Ti ammazzerei se potessi! Ma pagherai per tutto quello che hai fatto!” Urlò Ginny.

Da quello che poteva dire, Ginny stava cercando di attaccare Lucius e Piton la stava trattenendo.

Lucius ridacchiò malignamente: “Oh, ma penso di essere stato punito abbastanza. Che una sporca Traditrice del suo Sangue osi sputare su di me è davvero una punizione abbastanza orribile. Spero che non lascerai correre, Severus…”

Allora Hermione capì tutto. Ginny probabilmente aveva sputato su di lui. Aveva un senso. La strega più giovane le aveva detto che avrebbe dovuto agire in modo obbediente così che le venisse permesso di farle visita, ma ora che la visita era finita… poteva fare quello che voleva.”

“Ti posso assicurare, sarà punita per questo, Lucius.” Disse Piton freddamente, ancora tenendo una bellicosa Ginny tra le braccia.

“Rimuovila dalla mia vista e goditi la sua punizione.” Ordinò Lucius.

“Con piacere.”

Hermione poté sentire Ginny venire trascinata fuori dalla stanza e poi fu di nuovo lasciata sola con Lucius.

“Di cosa avete parlato, Sanguesporco?” chiese, divertito.

Hermione si stava mordendo la lingua, cercando di rimanere in silenzio. Non voleva provocarlo, non era abbastanza forte.

“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” Lucius fece un sorrisetto, poi si avvicinò.

Smise di respirare quando lo sentì davanti a lei.

“Vogliamo tornare nella mia camera da letto?”

Ancora non disse nulla. Ma quando lui le afferrò il braccio, non riuscì a fermarsi dal lottare contro la sua presa, sentendo la nausea al suo tocco. Aveva ucciso Ron con le sue mani. Le mani che ora stavano toccando lei.

Senza altre parole, la costrinse ad iniziare a camminare. Ad ogni passo che prendeva, Hermione si sentiva sempre più male. Aveva para che avrebbe vomitato su Lucius. Anche se lo meritava, non sarebbe stata in grado di sopportare la punizione che ne sarebbe seguita.

Una volta entrati in camera, la lasciò.

“Cosa c’è di sbagliato in te?”chiese irritato.

“Perché non me lo hai detto?” sussurrò Hermione.

“Detto cosa, Sanguesporco?”

Rimase silenziosa, temendo che se avesse aperto la bocca sarebbero venute fuori solo grida.

“La mia pazienza non è illimitata, Sangueporco. Perché non ti ho detto cosa?” chiese

Hermione deglutì a fatica e costrinse le lacrime a rimanere nei suoi occhi mentre rispondeva: “Che lo hai ucciso.”

Lucius sorrise ed Hermione poteva quasi vedere l’espressione fiera sulla sua faccia. “Dovrai essere un po’ più specifica. Ho ucciso un sacco di persone. Non ti aspetterai davvero che io ricordi ognuno di loro, vero?”

Come poteva essere così freddo? Così diabolico? Non c’è proprio nessun sentimento dentro di lui?

“Ron.” Si sforzò di dire.

“Oh, lui.” Disse, in tono annoiato. “Non pensavo che fosse abbastanza importate da essere menzionato. Dopo tutto, era solo un patetico Traditore del suo Sangue.”

Quello causò l’esplosione di rabbia dentro Hermione: “Non chiamarlo così!”

In un attimo le fu accanto, il suo respiro caldo a solleticarle la guancia.

“Uno sfogo in più da te e ti punirò severamente.” Sussurrò a bassa voce.

Hermione sapeva che stava commettendo un errore, ma in quel momento non le importava. Il suo cuore era più forte della sua mente. E’ per questo che era stata smistata a Grifondoro.

Prima di aver realizzato quello che stava facendo, le parole volarono fuori dalla sua bocca: “Perché lo hai ucciso? Perché? Era anche lui responsabile della morte di Draco??”

“Ti avverto. Non pronunciare il nome di mio figlio.” Lucius parlò in un tono basso e pericoloso.

“Chi altro è anche responsabile della morte di Draco? Ginny? Luna? I Weasley? Hagrid? Quella è tutta una bugia e tu lo sai! Se c’è qualcuno da biasimare, dovresti essere tu!”

“Chiudi la bocca!” Gridò Lucius brutalmente, poi le diede uno schiaffo in pieno viso.

La forza del colpo buttò Hermione a terra, ma non riuscì a smettere di urlargli contro: “Tu sei il motivo per cui è diventato un Mangiamorte! Tu sei l’unico colpevole per tutto questo! Lo sai, ma non sei abbastanza uomo per ammetterlo!”

Lucius l’afferrò per i capelli, tirandola in piedi e premendola con forza contro il muro. Poi lui chiuse le distanze tra i loro corpi. Hermione si irrigidì e rimase senza fiato, cercando di ignorare che il suo corpo era stato premuto contro il suo e l’unica cosa che la proteggeva da lui era una veste sottile.

Le tenne i polsi sopra la testa ed Hermione lottò nel tentativo di spingerlo via, ma era inutile.

“Quindi tu pensi che non sono abbastanza uomo? Forse dovrei mostrare quanto io sia uomo.” Mormorò con calma, qualcosa di pericoloso nel suo tono.

Il suo pollice scivolò lentamente sulla pelle morbida del polso di Hermione, pur mantenendo le braccia fissate sopra la testa. Quello attirò la sua sorpresa. Il suo tocco era gentile come lo era stato di notte, quando le aveva accarezzato il viso ed il collo, pensando che lei dormisse.

Ma prima che Hermione potesse rispondere, diventò ruvido di nuovo. Si staccò dal muro e la buttò dall’altra parte della stanza.

Inciampò nelle tenebre e cadde su qualcosa, qualcosa di duro che l’ ammaccò e la maltrattò, e poi ci fu un forte e sonoro schianto.

Era sicura che fosse una toeletta. E lo specchio era rotto. Hermione cadde con le ginocchia e le palme sui frammenti dello specchio rotto. Urlò dal dolore che stava scuotendo tutto il suo corpo.

“Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto tu spregevole Sanguesporco?” la voce di Lucius era piena di rabbia, panico e dolore?

Hermione giaceva sul pavimento, sentendo come se tutto stesse girando intorno a lei. Tutto il dolore scomparve e l’incoscienza la prese.

Quella era la toeletta di Narcissa, tu sporcizia. Pagherai per questo, lo giuro.” Il tono di Lucius era pieno di odio e disgusto.

E quello fu l’ultima cosa che Hermione sentì prima che il buio avvolgesse la sua mente.

 

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Capitolo 9
*** Games ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate :)

Momob. 

IN THE DARK

Chapter nine: Games

Il sonno si allontanò da Hermione e per lunghi istanti fluttuò tra il mondo del sonno e quello della coscienza. Ma quando si rese contro che non era distesa sul pavimento freddo, aprì rapidamente gli occhi.

Oscurità.

Per un attimo aveva dimenticato la sua incapacità di vedere. Poi tutta la sua attenzione venne rivolta alla morbidezza sotto di lei. Si rese conto che era distesa su un letto.

Che cosa è successo? Dove sono?

Cercò di muoversi, ma si sentiva così stanca. Quello che desiderava di più era di tornare a dormire, ma sapeva che non era un’opzione. Prima doveva scoprire perché era sul letto e cosa era successo.

Quando mosse la testa, sentì un leggero dolore sulle guance. Quello le causò il ritorno dei ricordi e ricordò ogni schiaffo ed ogni pugno che aveva ricevuto da Lucius il giorno precedente.

O forse è ancora lo stesso giorno?

Fece un respiro profondo e si mosse per alzarsi, ma venne fermata da una mano sulla spalla. Era stato completamente inaspettato e fece sussultare Hermione per lo shock. Era stata certa di essere sola nella stanza. Non aveva nemmeno bisogno di sentire la sua voce per sapere chi fosse. Riconobbe la sua mano. La sua presa forte la costrinse a distendersi ed Hermione sapeva che era meglio non lottare.

“Resta ferma” ordinò privo di emozioni.

La sua voce le aumentò il battito del cuore. Era ridicolo che tipo di effetto solo la sua voce avesse.

Lasciò la spalla di Hermione, ma la sua mano non se ne andò. Si mosse fino al collo e rimase lì, sfiorando lievemente la sua pelle.

“Dovresti cercare di calmare il tuo cuore o salterà fuori dalla cassa toracica. Non vogliamo questo, vero?” la sua voce vellutata tagliò il silenzio.

Hermione raggelò sotto il suo tocco. Quasi dimenticò di respirare quando sentì la sua pelle su di lei, la sua mano sul collo. Le mani che avevano ucciso persone innocenti, le mani che avevano ucciso Ron. Quasi lo spinse via al ricordo di ciò che Ginny aveva detto, ma si fermò in tempo.

Quello che la preoccupava di più era il modo in cui la stava toccando. Avrebbe preferito che lui la strangolasse piuttosto che le accarezzasse la pelle in quel modo.

“Mi hai già causato abbastanza problemi.” Aggiunse tranquillamente.

“Che problema?” chiese, sperando che non si sarebbe arrabbiato con lei a causa di esso.

La sua mano scomparve dal collo istantaneamente, permettendo ad Hermione di respirare di nuovo.

“Sei stata colpita con un frammento di specchio. Lo specchio che hai rotto e per il quale pagherai, le lo assicuro.”

Hermione non poteva credere alle sue parole. Era stato lui che l’aveva buttata dall’altra parte della stanza e se qualcuno era responsabile per lo specchio rotto era lui. Doveva avere davvero un problema con l’ammissione di colpa.

Accoltellata?” chiese scetticamente, chiedendosi perché non sentiva alcun dolore.

“Il tuo collo. Ho dovuto guarirlo.” La sua voce ebbe un tono di arroganza. “Non posso lasciarti prendere la via più facile, no? Morirai quando lo dico io. Non prima, ne dopo.”

Hermione rimase silenziosa a quello, rendendosi conto che aveva ragione. Era completamente sotto il suo controllo. La sua vita era sua ora, non importa quanto lei cercasse di negarlo.

Poi si ricordò che era su un letto, ma si fermò in tempo prima di poter chiedere la ragione. Si concentrò su un leggero avvallamento nel materasso al suo fianco intuendo che era seduto molto vicino al suo corpo.

“Ora come il Padrone generoso che io sono, ti permetterò di scegliere la punizione per la tua disobbedienza.” Strascicò con calma.

“Punizione per cosa?”

Lucius si lascò sfuggire una risatina, che le mandò brividi lungo il corpo. Non c’era niente di divertente o caldo nella sua risata. Poteva quasi percepire la freddezza e la cattiveria da essa.

“Ora sto seriamente mettendo in discussione la tua memoria, Sanguesporco.”

“Io non…” Hermione si fermò per prendere un respiro profondo, poi continuò con voce più forte: “Non capisco.”

“Non posso dire che mi sorprenda. Ho sempre saputo che il tuo quoziente di intelligenza non era al di sopra della temperatura corporea.” La insultò. Ma ciò che infastidiva di più  era il modo in cui le stava parlando. La sua voce aveva una traccia di sarcasmo ed era ovvio che la stava prendendo in giro come se fosse interessato nel vedere la sua reazione alle sue osservazioni crudeli.

“Smettila.” Disse con calma, stringendo insieme i denti.

“Perché dovrei farlo? Forse ti è sfuggito, ma posso fare quello che voglio. Soprattutto con i miei beni.”

“Io non sono una tua proprietà.” Ribatté Hermione con rabbia, facendo una mossa per alzarsi dal letto.

Neanche un secondo dopo venne fermata da una mano sulla spalla, trattenendola verso il basso.  Ma questa volta lottò, cercando di spingere via la mano. La sua lotta disperata fece sorridere Lucius: “Non smettere di divertirmi, Sanguesporco.”

“Lasciami andare!”

“Dov’è che vuoi andare?” chiese, divertito.

“Ovunque è meglio che qui con te!” abbaiò contro di lui, non pensando alle conseguenze.

“E’così?”

Senza un avviso l’afferrò per un braccio e la tirò fuori dal letto. Hermione strillò e cercò di allontanarsi da lui, ma poi la spinse rudemente sul pavimento. Prima che avesse la possibilità di fuggire, lo sentì salire su di lei.

“Mai e dico mai, gridarmi contro di nuovo, capito?” ringhiò ferocemente, afferrandole le mani e bloccandole sopra la sua testa.

Hermione sentì le lacrime salire agli occhi per essere stata umiliata di nuovo.

“Non mi ripeterò, Sanguesporco.”

Strinse le labbra ed annuì: “Ho capito.” Forzò le parole attraverso i denti.

“Bene, ora che abbiamo trovato un intesa, “ fece una pausa per sottolineare il suo punto. “Continuerò dove ho smesso.”

Hermione ascoltò e si chiese perché era ancora sopra di lei. Solo il suo tocco la faceva sentire male e voleva strisciare via da lui, bruciare la pelle nel punto in cui l’aveva toccata.

“Presumo che tu sei abbastanza intelligente per capire che devi essere punita per le tue azioni.” Disse Lucius afferrando i polsi più strettamente.

Hermione ignorò il suo impulso di sputargli, rendendosi conto che non era una cosa intelligente farlo arrabbiare mentre erano in quella posizione. Rimase silenziosa ed aspettò che lui continuasse.

“Rompere lo specchio di mia moglie e quasi distruggere la sua toeletta merita una giusta punizione. Ma come ho detto prima, ti darò una scelta.”

“Q-quale scelta?” chiese tremante, non sicura di voler sentire la risposta.

“Hai il permesso di scegliere tra due opzioni. Da chi preferisci essere torturata? Dai miei amici Mangiamorte, che tu conosci molto bene ora.” Poi si chinò per sussurrarle all’orecchio. “O da me?”

Il mondo di Hermione stava ruotando intorno a lei. Poteva davvero sentire il pavimento muoversi sotto il suo corpo tremante.

Sta solo giocando un gioco di mente con me. Non sceglierò…non lo farò…

Scuotendo la testa, lottò con tutte le sue forze, cercando di spingerlo via, ma lui la ignorò.

“Scegli, Sanguesporco.” Ordinò Lucius freddamente.

“Non lo farò.”

“Lo farai.” Disse senza alcun dubbio. “Tu farai come dico io.”

Hermione fece l’unica cosa che poteva. Sorrise. Era un sorriso amaro e sapeva che avrebbe pagato per esso, ma non le importava. Lui pensava di averle dato tutte le scelte. Che tutto quello che le era permesso scegliere erano le possibilità che lui aveva scelto per lei.

Se scelgo i suoi amici, Lucius avrebbe vinto. Se scelgo Lucius, ancora una volta avrebbe vinto.

Ma se decidesse di non scegliere, allora avrebbe perso. E quella piccola sensazione di potere su di lui, le provocò un comparsa di un piccolo sorriso sul suo volto. Un sorriso di vittoria.

“Potresti illuminarmi su cosa trovi di così divertente?” chiese lui, divertito dalla sua reazione.

“Io non sceglierò” ripeté Hermione, più forte questa volta.

“Ti rendi conto che non era un opzione?”

“Non mi interessa. Scelgo io quelle che sono le mie opzioni. Non tu, Lucius.” Disse il suo nome di proposito, sentendo che le avrebbe dato un po’ di controllo su di lui.

E sembrò farlo arrabbiare, perché premette il suo corpo sul suo più forte, facendola sentire ancora più a disagio. Lui sapeva che la sua vicinanza era una tortura pura per lei e si godeva ogni secondo di essa.

“Mi chiedo.” Disse con calma. “Come urleresti il mio nome mentre vieni presa da me?”

Quella frase le spinse fuori tutta l’aria dai polmoni. Mai prima d’ora aveva mostrato l’interesse di prenderla, farle male in quel modo ed Hermione era contenta che fosse almeno al sicuro da quel tipo di tortura. Ora si rese conto che non avrebbe mai potuto essere completamente certa di nulla. La mente di Lucius era una cosa complicata non sapeva che pensieri malati si nascondessero la.

“Non faresti…” iniziò, il panico che l’avvolgeva.

La interruppe: “Tu sei una Sanguesporco, nemmeno un essere umano, un semplice possedimento. Non hai alcun diritto e io ho tutto il diritto di fare con te quello che voglio.”

“Ma tu hai detto.. La mia prima notte qui.. hai detto..” balbettò non sapendo cosa dirgli.

“Non c’è bisogno di ricordarmi le mie parole. E’ vero, ho detto che non ti avrei mai toccata perché mi fai schifo. Ma vedendo come sei disubbidiente, potrei sacrificarmi per insegnarti una lezione.” Spiegò, il suo tono limpido con una traccia di eccitazione. “Ti insegnerò sottomissione, anche se fosse l’ultima cosa che faccio.”

Quando lei non disse nulla, continuò: “Ora sceglierai? Sto perdendo la mia pazienza.”

Hermione capì che era arrivato il momento in cui avrebbe dovuto scegliere tra ciò che era giusto e ciò che era facile. Sarebbe stato più facile se lei gli avesse semplicemente obbedito e scelto, ma ciò avrebbe significato dargli il potere di controllarla.  Le aveva già preso tutto, non gli avrebbe dato l’ultima cosa che aveva ancora.

Dopo qualche istante, si limitò a scuotere la testa. “Io non sceglierò. Fa di me quello che vuoi.”

Lucius non reagì nel modo in cui si era aspettata. Quando le parole lasciarono la sua bocca si preparò per il suo schiaffo e la sua rabbia. Ma non accadde nulla. Rimase zitto e quel silenzio era ancora più orribile per lei.  Non era un uomo prevedibile e non poteva nemmeno immaginare cosa stava accadendo nella sua testa

Quando finalmente parlò, la sua voce era completamente calma e controllata: “Tu sceglierai. Ma credo tu abbia bisogno di un po’ più persuasione.”

Hermione si irrigidì, notando come fosse convitato della sua vittoria. La sua fiducia la fece quasi dubitare di se stessa. Se la sua voce era così sicura, poteva solo immaginare come dovesse sembrare il suo viso. Le stava probabilmente sorridendo, un sorriso crudele scritto su quel volto arrogante da purosangue.

La voce falsamente innocente di Lucius riempì la stanza: “Come sarebbe orribile se qualcun altro dovesse pagare per il tuo comportamento, Sanguesporco. Non sei d’accordo?”

“Cosa vuoi dire con questo?” chiese, percependo qualcuna nelle sue parole.

“Come ti sentiresti se i tuoi amici dovessero pagare per la tua riluttanza nel fare ciò che ti viene detto?Hm?”

Non mi sono rimasti degli amici. Di che cosa sta parlando? Sta bluffando. E’ solo il suo trucco, ma non cadrò per questo.

Lucius sospirò:“Severus sarebbe più che felice di aiutarmi.”

In un secondo Hermione capì quale era il suo piano e le fece gelare il sangue.

“Non osare farle qualcosa!” gli gridò, la paura che l’attanagliava.

Lucius ridacchiò solamente: “Non ti preoccupare. La ragazza Weasley non è in mio possedimento. Non le farò nulla. Ma non posso dire lo stesso per Severus…”

In quel momento tutto divenne chiaro ad Hermione. Chiuse gli occhi, cercando di ricomporsi, cercando di impedire a se stessa di rompersi completamente. Non aveva mai avuto la possibilità di vincere in una discussione contro di lui, era solo un’illusione. Alla fine sarebbe sempre stato lui quello a vincere.

Esitante aprì gli occhi, sussurrando: “Va bene.”

Lucius parlò con arroganza: “Brava ragazza. Ora dimmi-cosa scegli?”

Hermione sentì la fiducia nella sua voce. Si stava comportando come se sapesse esattamente cosa sarebbe successo. E dovette ammettere che probabilmente era vero. Sapeva quale sarebbe stata la sua decisione. Sapeva cosa avrebbe scelto nel momento in cui glielo aveva chiesto.

Non aveva nemmeno bisogno di tempo per pensarci. Essere torturata da un gruppo di suoi amici o da lui stesso? Non c’era alcun dubbio su ciò che avrebbe scelto. Hermione non poteva nemmeno considerarla una scelta.

“Scelgo te.” Sussurrò, sentendo a malapena le sue parole.

Ma Lucius l’aveva sentita e in un movimento veloce si inginocchiò tra le sue gambe, allargandole,appoggiandosi a lei. Rimase a bocca aperta in stato di shock, tutto il peso della sua decisione alla fine la colpiva.

“Stai attenta a ciò che desideri.” Mormorò con calma. “È la tua risposta definitiva?” la stava prendendo in giro, facendole dubitare si se stessa, giocando con lei.

“S-Si.”

“Sento il bisogno di ricordarti la gravità della tua decisione.”

Per sottolineare la sua affermazione le premette leggermente una delle sue ginocchia tra le gambe.

Hermione voleva gridare per l’orrore puro che la riempì con quell’azione, ma solo un singhiozzo uscì dalle sue labbra.

“Non si tornerà più indietro, Sanguesporco.”

In quel momento stava combattendo contro le lacrime, ma riuscì comunque a ripetere: “Scelgo te.”

Per un momento ci fu un silenzio assoluto nella stanza. Hermione attese nella paura per le azioni successive di Lucius, ma non accadde nulla. Lui era completamente immobile e sapeva che la stava osservando, i suoi occhi grigi la stavano trapassando. Come voleva sapere le sue motivazioni, i suoi pensieri.

E la posizione in cui erano la faceva sentire sempre più a disagio. Si sentiva così esposta ed umiliata. Mai nella sua vita era stata così vicina a qualcuno. Era troppo vicino per i suoi gusti, invadendo il suo spazio personale. Resistette all’impulso di spingerlo via, chiudere le gambe, nascondersi in un angolo e morire. Ma quella non era un’opzione.

Finalmente lui parlò. La sua voce era bassa e minacciosa: “Dovrei prenderti proprio qui, sul pavimento, per mostrarti il tuo posto, Sanguesporco.”

A quel’affermazione Hermione sentì un malessere allo stomaco. Se avesse mangiato qualcosa negli ultimi giorni avrebbe senza alcun dubbio vomitato.

Il suo labbro inferiore cominciò a tremare dalla paura, ma non disse nulla. Avrebbe accettato la sua punizione. Era l’unico modo. Lucius aveva messo in chiaro che Ginny avrebbe pagato se non avesse fatto come aveva detto. Forse lo stava solo dicendo per farla spaventare? Anche se fosse stato il caso, non voleva correre rischi.

Poi improvvisamente lui scoppiò a ridere facendola sussultare per la sorpresa. Ogni volta che rideva, non era un buon segno.

“Sei quasi bella quando hai paura. Quasi.” Disse crudelmente. “Peccato che trovo il tuo sangue sporco disgustoso.”

Le sue parole la confusero. Dove stava andando a parare con quello?

In un istante il suo peso si sollevò. Hermione si strinse subito con le mani, una volta che erano libere. Le aveva tenuto i polsi così forte, che senza alcun dubbio dovevano essere lividi.

“Hai pensato per un secondo che vorrei davvero toccare spazzatura come te?” chiese divertito: “Hai ancora molto da imparare su di me. E io ho imparato qualcosa su di te oggi.”

Hermione era sollevata dal fatto che tutte le sue precedenti parole erano solo bugie, ma non per questo l’umiliazione andava via. Gli aveva dato tutto, la sua anima, la sua libertà, il suo diritto di scegliere e lei gli aveva appena offerto il suo corpo. E lui le rideva in faccia. Non pensava che ci fosse un modo per lui di umiliarla ulteriormente.

“Beh, Sanguesporco? Non sei curiosa riguardo ciò che ho imparato?”

Si morse la lingua in tutta la sua rabbia inespressa e si limitò a scuotere la testa.

Con falso disappunto nella voce continuò: “E mi era stato detto che avevi sete di conoscenza.” Sospirò, prima di parlare di nuovo. “Ho imparato che non sono stato abbastanza severo con te. Il fatto che preferisci essere torturata da me che dai miei amici, mette veramente alcune cose nella giusta prospettiva. Ho la sensazione che tu non abbia abbastanza paura di me.”

Hermione voleva chiudere gli occhi ed andare a dormire. Era stufa di sentirlo parlare, stanca di tutti i suoi giochetti mentali.

“Che cosa hai da dire in tua difesa, Sanguesporco?”

Non sapeva perché, forse perché semplicemente non le importava più, ignorò la sua domanda.

“Non sarò ignorato da te. Sei veramente ingenua, se pensi che sia ancora un’opzione, tu sciocca bambina.”

Sciocca bambina? Così c’era qualche parte in lui che ancora sapeva cosa lei fosse. Una ragazza, una bambina rispetto a lui. Ma perché non riusciva a realizzare la disumanità delle sue azioni? Perché era completamente ignaro di quanto sbagliato fosse tutto quello che le stava facendo?

Ci doveva essere una piccola parte in lui che sapeva che lei non era responsabile di quello che era successo a suo figlio.

Sentì che la stava guardando dall’alto, ma si rifiutò di rispondere alle sue domande. Alla fine avrebbe sempre vinto, ammise a se stessa. Ma il minimo che poteva fare per sentire un qualche tipo di controllo, era rifiutarsi di fare come le aveva chiesto in un primo momento. Sapeva che alla fine avrebbe ceduto e gli avrebbe obbedito, ma c’era ancora una traccia di orgoglio in lei, che non le avrebbe permesso di prendere la via più facile. L’unica cosa che poteva fare era infastidirlo e fargli vedere che non era il suo burattino- non ancora.

“Non te lo chiederò due volte. La tua ultima possibilità. Perché hai scelto me?” chiese, il suo tono più scuro ora.

Hermione sapeva di non doverlo spingere oltre. Era riuscita ad infastidirlo e quello era abbastanza per lei, almeno per ora.

Esitante si leccò le labbra secche, prima di rispondere: “Ho paura di te.”

“Più dei miei colleghi?”

Colleghi? Che parola interessante per i suoi partner del crimine.

“Io…” non sapeva cosa dire. Era spaventata da loro e, forse anche più di Lucius, ma c’era ancora qualcosa dentro di lei che avrebbe invece preferito sceglierlo rispetto agli altri Mangiamorte. Forse era il fatto che lei lo conosceva ora. In qualche maniera sapeva quello che poteva aspettarsi da lui. Erano collegati in un modo. Aveva visto un lato di lei che nessuno aveva mai visto prima. Le aveva fatto fare tutte le cose  che non avrebbe mai fatto prima. L’aveva derubata di tutto e ciò la rendeva in qualche modo dipendente da lui. Tutta la sua vita dipendeva da lui.

Hermione non credeva ai suoi pensieri. In cosa l’aveva trasformata quell’uomo in appena un paio di giorni?

Quando finalmente trovò le parole, la sua voce era appena un sussurro: “Ho paura di te.  Ma loro mi ferirebbero in un modo che tu non faresti. Almeno hai detto che non avresti fatto…”

Il silenzio di Lucius la sorprese , ma poi si fece beffe della sua risposta: “Sei proprio stupida. È tutto ciò per cui sei preoccupata? Di essere usata per il piacere di qualcuno? Hai davvero molto da imparare.”

Si fermò per un attimo, poi continuò a bassa voce: “ Ci sono cose ben peggiori. Il dolore mentale è il più devastante. Intendo mostrarti tutte quelle cose.”

Quando aprì la bocca per parlare, venne fermata dal basso sibilo di Lucius. Sembrava come se fosse in qualche modo dolorante, ma lo stava controllando bene.

“Sembra che la nostra conversazione dovrà aspettare fino al mio ritorno.” La informò impassibile e senza una parola uscì dalla stanza.

Hermione si rannicchiò in una palla e lasciò uscire il respiro che aveva trattenuto. Non le aveva detto dove era diretto, ma non era stupida. Aveva riconosciuto i segni. Il suo Marchio nero era probabilmente in fiamme , il che significava  che Voldemort lo stava chiamando.

Che patetico. Agiva da duro con lei, ma nel momento in cui il Padrone lo chiamava, correva da lui come un cucciolo.

Hermione scosse la testa, rendendosi conto di quanto fosse sbagliata. Lui era tutto fuorché un cucciolo. Ma la faceva sentire meglio pensare a lui in quel modo. Sapere che c’era  qualcuno sopra di lui, qualcuno che Lucius temeva quanto lei aveva paura di lui.

Rimase sul pavimento ed ignorò le lamentele del suo stomaco come lasciò che i pensieri oscuri avvolgessero la sua mente.

Hermione non si era addormentata dopo che lui se ne era andato. La sua mente era costantemente al lavoro, pensando, ricordando. Almeno si era calmata. Quando stava parlando con Lucius, temeva potesse avere un esaurimento nervoso. Si sentiva così ogni volta che parlava con lui.

Ma quando udì le porte spalancarsi, il suo battito cardiaco accelerò di nuovo. Poteva davvero sentire il suo cuore battere nella sua testa. Poteva solo immaginare quanto terrorizzata dovesse sembrargli.

Non perse tempo con le chiacchiere. Si avvicinò a lei, afferrandola per un braccio e tirandola su da terra. Dal suo respiro, Hermione intuì che era sconvolto. Come voleva vedere il suo volto, i suoi occhi, per sapere cosa stava succedendo. Senza la vista si sentiva completamente persa, impotente.

Non provò nemmeno a lottare contro di lui, ma il suo atteggiamento la stava spaventando. Sembrava nervoso, come se avesse fretta.

“Sto partendo per qualche giorno.” la informò professionalmente.

Hermione non poté evitare che un debole sorriso apparisse sul suo volto a quella affermazione. Ciò significava che sarebbe stata sola per qualche giorno, senza di lui. Quello le apriva un sacco di nuove possibilità…

“Non illuderti troppo, Sanguesporco. Sei in torno se pensi  che io sia così stupido da lasciarti sola in casa, senza la mia supervisione.”

Ancora una volta tutte le sue speranze vennero distrutte. Ma poi la preoccupazione si risvegliò in lei. Che cosa stava cercando di dire? L’avrebbe portata con se.

“Ho organizzato tutto in modo che uno dei miei amici ti porterà a casa sua, sorvegliandoti fino al mio ritorno.”

No,no,no… Questo  non può accadere. Ma forse

“E non credo che verrai mandata da Severus. Ha più che abbastanza problemi con quella ragazza Weasley.”

Ancora una volta le sue speranze vennero distrutte in un istante.

“Dobbiamo affrettarci. Antonin ci sta aspettando.”

Hermione sgranò gli occhi in stato di shock, mentre cominciava a farsi prendere dal panico: “Dolohov? No, non lui. Posso restare qui. Non farò nulla, te lo prometto…”

La presa di Lucius si serrò sul suo braccio ulteriormente: “Chiudi la bocca e smettila di sprecare il mio tempo. Ho già deciso.”

C’era qualcosa nel suo tono che mise in guardia Hermione dallo smettere di litigare con lui. Non l’aveva mai sentito parlare in modo così serio. E c’era anche preoccupazione nella sua voce?

Non poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse successo. Cosa aveva scoperto durante la riunione dei Mangiamorte? Dove stava andando per qualche giorno?Perché? Ma sapeva che le sue domande non avrebbero mai avuto risposta, così rimase in silenzio. Solo i singhiozzi silenziosi le sfuggivano dalla bocca chiusa. Singhiozzi di pura paura.

Non disse nulla, ma lo sentì esitare per un attimo, prima di avvolgerle un braccio intorno alla vita, tirandola verso di lui. Poteva dire dal suo linguaggio del corpo che lo disgustava. Prima che avesse la possibilità di lottare o di dire qualcosa, tutta l’aria venne spinta fuori dai polmoni come la sgradevole sensazione della Smaterializzazione la investì.

Un attimo dopo si rese conto che era in piedi sul pavimento di nuovo, ma sapeva che era in un posto diverso. Aveva un odore diverso ed era un po’ più freddo di quanto non fosse nella camera da letto di Lucius.

Hermione si sentiva girare la testa e dovette prendere qualche respiro profondo per calmarsi. Quando fu sicura che le gambe non l’avrebbero tradita, raccolse tutte le sue forze e lo spinse lontano da lei. Non lottò contro di lei, era contento di non doverla avere più così vicino.

“Lucius, non mi aspettavo di vederti così presto.” Disse una voce.

Era Dolohov, intuì lei. Poteva dire che era dall’altra parte della stanza, ma poi sentì i suoi stivali scattare sotto di lui mentre si avvicinava a loro.

Il cuore di Hermione minacciava di esplodere, ma cercò di mantenere il suo viso calmo.

“Beh, Antonin, sai che non mi piace tenere il Signore Oscuro in attesa.” Rispose educatamente Lucius. “Vuoi ancora sorvegliare il mio premio?”

Antonin rise: “Sarà mio piacere.”

L’ultima parola mandò brividi giù per il corpo di Hermione e le fece venire la nausea. Improvvisamente sentì il bisogno di aggrapparsi al braccio di Lucius e pregarlo di portarla a casa. Casa? Era questo che ora chiamava Malfoy Manor?

Eppure, avrebbe di gran lunga preferito stare con lui il resto della sua vita che pochi giorni con Dolohov. Non riusciva a capire cosa le stava accadendo. Era diventata completamente pazza?

Poi sentì la mano di Lucius circondarle la vita in modo possessivo: “Giù le mani, Antonin. Non ci sarà nessun piacere. Almeno non il piacere che hai in mente. Ti ricordi quello che ti ho detto…?”

E per la prima volta da quando era stata catturata, non desiderò spingere via Lucius. Con la mano intorno alla sua vita, si sentiva al sicuro. Sicura come poteva essere.

“Certo, mi ricordo. Non prendere tutto così seriamente, mio amico. Stavo solo scherzando.” Rispose Antonin, ridendo.

Quando la sua mano lasciò la sua vita, si sentì esposta di nuovo. Senza protezione, senza un protettore. Si schiaffeggiò mentalmente al pensiero.

Ora lo vedo come il mio protettore? C’è qualcosa di seriamente sbagliato in me.

L’aveva già visto in quel ruolo prima d’ora. Quella notte in cui i suoi amici si stavano divertendo con lei, la sua mente era scivolata per un attimo e per un secondo l’aveva visto come il suo protettore. Sapeva che era stupido, ma la sua mente non poteva essere controllata.

“Voglio trovarla viva quando ritorno, è chiaro, Antonin?” chiese Lucius, un avvertimento nella sua voce.

“Completamente.” Rispose.

Hermione non poteva credere a quello che stava accadendo. Aveva la sensazione come se tutto fosse un sogno e lei si sarebbe svegliata da esso. Non riusciva a credere che era stata consegnata a Dolohov.

Un attimo dopo sentì il suono della Smaterializzazione e ciò le causò la completa chiusura della gola. Sapeva che avrebbe dovuto urlare, piangere, prendere a calci, scappare ma rimase semplicemente lì, congelata.  Non riusciva a vedere niente e che senso aveva fuggire? Si sarebbe solo fatta male.

Si risvegliò dai suoi pensieri, quando sentì Dolohov deriderla: “Sarai viva, ma… non ha detto nulla riguardo lo stato in cui vuole trovarti.”

Ed Hermione capì che era la fine. Tutto quello che era successo quando era con Lucius era niente in confronto a quello che Dolohov le avrebbe fatto. La morte era un’opzione migliore. Ma lei non aveva il diritto di scegliere le proprie opzioni. Non aveva nulla.

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Capitolo 10
*** Alone ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Question answered*: la traduzione letterale sarebbe qualcosa come ‘domanda risposta’. Qualcosa a cui si ha ottenuto una risposta. Stonando, ho preferito scriverla in modo diverso.
Into its hold*: letteralmente sarebbe ‘nella sua stiva’. So che ha senso in certo modo ma nel contento della frase non centrava proprio nulla se tradotta letteralmente. Non stiamo parlando di una nave ò.o Anche qui ho interpretato le parole.
Come sempre se avete delle correzioni da propormi sono a vostra disposizione.
A presto,
Monica

 

IN THE DARK
Chapter ten: Alone

 

Hermione aveva perso la cognizione del tempo che aveva trascorso nella cella dopo essere stata trascinata giù nei sotterranei. Poteva ancora sentire chiaramente la voce di Lucius e percepire il suo braccio sulla sua vita. Ma non era più con lei. Era sola.

Cercò di ignorare la sensazione di tradimento. Era ridicolo. Perché si sentiva tradita? Solo una persona di cui ti fidavi  poteva tradirti. E lei non si era mai fidata di Lucius. Ma allora perché si sentiva così ferita, così indifesa senza di lui. Non era come se la sua vita fosse stata perfetta quando era con lui. Era un sadico, un assassino, un Mangiamorte.

Hermione fece un respiro profondo nel tentativo di calmarsi. Era inutile. Non importa quanto si sforzasse, non riusciva a fermare il brivido. Forse era a causa della paura e dell'anticipazione o forse a causa del freddo nella cella. Era molto più freddo che nella camera da letto di Lucius .

Dopo che se ne era andato, Dolohov l’aveva trascinata dentro una cella, senza dirle nulla. Hermione non aveva lottato, era troppo sotto shock per tentare uno scontro. Una piccola parte di lei stava sperando che tutto fosse solo un altro test, ma ad ogni secondo che passava le divenne chiaro che era tutto vero. Lucius l’aveva davvero consegnata a Dolohov. Aveva detto che era solo per pochi giorni, ma poteva davvero credergli? Che cosa sarebbe successo se si fosse stancato di lei e avesse deciso di darla a qualcun altro?

Scuotendo la testa, spinse rapidamente quel pensiero da parte. Era impossibile che Lucius si stancasse di lei. La odiava,  la detestava e la sua missione nella vita era quella di farla soffrire. L'aveva detto lui stesso.
Strofinando il suo stomaco, cercò di alleviare il dolore e il brontolio che proveniva da esso. La preoccupava come avrebbe ottenuto dell'acqua. A Malfoy Manor poteva bere dal bagno, ma non c'erano tubi nella cella in cui si trovava al momento.

Eppure, Hermione sapeva che il cibo e l'acqua erano il suo ultimo problema.

Era ancora in stato di shock e non era in grado di piangere. A parte la paura, non sentiva nessun’altra emozione.

Quando sentì la porta aprirsi, si tirò su in fretta. Era diventato un riflesso ormai. Lucius aveva sempre chiesto che fosse in piedi quando le parlava.

Utilizzando il muro dietro di lei come un supporto, cercò di stabilizzare il respiro mentre aspettava che succedesse qualcosa.

“Mi sembra che tu abbia più lividi rispetto l'ultima volta che ti ho visto,” La voce di Dolohov tagliò il silenzio. “Non ho mai visto Lucius come un tipo violento”.

Hermione impedì a stento ad una risata di fuggirle dalle labbra. Tutto quello che Lucius le aveva mai fatto era stato violento.

“É sempre sembrato essere al disopra di noi. Più sofisticato, più civile rispetto al resto di noi. Non sei d'accordo?” chiese Dolohov.

Hermione si chiese se avesse dovuto dire qualcosa. Con Lucius sapeva quando era opportuno rimanere in silenzio, ma non conosceva Dolohov. Si aspettava che rispondesse alle sue domande?

Infine, decise di correre il rischio. Era ancora una Grifondoro dopo tutto. Raccolse il suo coraggio e rispose: “Non è nient'altro che un diabolico Mangiamorte.”

Dolohov scoppiò a ridere: “Mi piace la tua opinione. Era ora che qualcuno notasse che lui non è migliore rispetto al resto di noi.”

Era gelosia quella che notò nella voce dell’uomo? Hermione si chiese se forse Lucius e Dolohov non fossero così buoni amici come aveva pensato. C'era rivalità tra di loro?

“Ho sempre disprezzato il modo in cui si comportava.”

Ecco la risposta alla sua *domanda. Ma sapere che i due erano in qualche modo  nemici, piuttosto che gli amici non la calmò. Se non altro, le diede semplicemente una strana sensazione di nervosismo.

Sentì  Dolohov avvicinarsi lentamente e cercò di cambiare argomento.

“Dove è andato Lucius? Cosa c'era di così importante?” chiese con calma, non aspettandosi veramente di sentire la risposta.

La sorprese quando lo sentì parlare : “Problemi con alcuni sopravvissuti. Hanno formato una resistenza ed organizzato un attacco.” spiegò, poi sogghignò. “Idioti.”

La notizia lasciò senza parole Hermione. Non sapeva come avrebbe dovuto sentirsi a riguardo. Speranza, perché c'erano ancora persone che combattevano contro Voldemort ed i  Mangiamorte? O tristezza, perché non c'era alcuna possibilità che potessero cambiare qualcosa con i loro attacchi? Specialmente adesso, quando Lucius era stato inviato per fermarli. Sapeva che i sopravvissuti non avevano alcuna possibilità di vincere o addirittura di sopravvivere. E la scioccò con quanta facilità aveva accettato la notizia. Eppure, come poteva essere sicura che i sopravvissuti avrebbero perso la lotta? Che cosa le era successo nei giorni scorsi per vedere Lucius indistruttibile? Pure lui era un essere umano. Avrebbe potuto essere facilmente ucciso con una maledizione. Non era indistruttibile. Ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto anche essere ucciso, la paura aumentò dentro di lei. La paura per lui. Non voleva  che morisse, perché ciò avrebbe significato che sarebbe restata con Dolohov per il resto della sua vita. All'improvviso ricordò il suo primo giorno a Malfoy Manor  quando le aveva detto cosa sarebbe successo se avesse cercato di fargli del male nel sonno.

'Se mi succede qualcosa, ho organizzato tutto in modo che tu cada nelle braccia del più crudele Mangiamorte.'

Hermione quasi soffocò per la paura mentre immagini della sua esistenza con Dolohov le riempivano la mente.

“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” chiese l’uomo, divertito.

Si limitò a scuotere la testa, cercando di allontanare dalla sua testa quelle immagini orribili. Si odiava per non volere che Lucius morisse. Era egoista e spregevole, ma non poteva obbligare la sua mente a pensarla diversamente.

“Sei anche muta?”

Tenne la bocca chiusa. Forse se lei lo ignorava,se ne sarebbe andato? Ma quello era il suo desiderio. Lucius non aveva mai lasciata sola, perché avrebbe dovuto farlo Dolohov?

“Non devi parlare.” disse con calma. “In realtà, avrei preferito sentirti urlare.”

Qualcosa nella sua voce le inviò brividi giù per il corpo. Non c’era odio o rabbia nella suo tono, ma qualcos'altro. Ogni volta che Lucius parlava con lei, Hermione poteva sentire la rabbia e l'odio provenire da lui. Ma con Dolohov era diverso. Non aveva un reale motivo per odiarla, quindi l'unica ragione che aveva per torturarla era la noia e il piacere.

In un attimo le era accanto, respirando sul suo viso. Hermione cercò di allontanarsi, ma lui le si premette contro, costringendola contro il muro.

“Lucius mi ha dato precise istruzioni su come occuparmi di te. Ma non credo si dispiacerebbe se ci divertissimo un po’.”

Il suo sangue gelò letteralmente a quella frase. Gli occhi le si spalancarono per l'orrore e subito cercò di scattare via, ma Dolohov le stava già afferrando il polso.

Una parte della sua mente sapeva che non avrebbe dovuto combattere, non avrebbe dovuto lottare, ma i suoi istinti erano troppo grandi.

Si dibatté, cercando di liberarsi. Dov'era Lucius? Perché l’aveva lasciata? Questo era sbagliato, tutto sbagliato. Lei era sbagliata.

“Se vuoi gridare-sentiti libera.” disse con voce strascicata.

L’afferrò più saldamente attorno alla vita, premendole la schiena contro di lui ed Hermione quasi vomitò quando sentì la sua disgustosa virilità indurirsi rapidamente contro di lei.

Scalciò con le gambe, contorcendosi tra le sue braccia, tutto pur di liberarsi. Ma stava rapidamente perdendo tutta la forza che le era rimasta.

Dolohov stava ridacchiando: “Calmati, cucciolo. Non ho intenzione di farti del male.” poi aggiunse in un tono più scuro “Non mi è permesso."

Hermione non ebbe il tempo di pensare alla sua ultima frase. Era troppo spaventata. Usò l'ultimo brandello della sua forza per dare un ultimo calcio, senza ottenere nulla. Alla fine si afflosciò e Dolohov ridacchiò follemente: “Hai già perso la battaglia? Bene. Non avremo  così tanti problemi allora, vero?”

Venne voltata ed ora era di fronte al muro. La sua schiena era appoggiata sul petto di Dolohov ed erano così vicini, poteva sentire il suo cuore battere.

Era sbagliato non combattere e lasciargli fare quello che voleva, ma non ne aveva la forza.

Sentì la mano dell’uomo sul suo stomaco e tutto quello che voleva era di farsi un bagno caldo per togliersi di dosso il suo odore disgustoso e il suo tocco. Proprio quando pensava che le cose non avrebbe potuto andare peggio, la sua mano cominciò a muoversi verso l'alto. Hermione iniziò a farsi prendere dal panico.

Iniziò a lottare contro la sua presa, sentendosi nauseata con il suo respiro sul collo nudo. In quel momento si rese conto che anche Lucius sarebbe stato preferibile, almeno non era ripugnante.

Quando la mano raggiunse il suo seno, Hermione non poté fare a meno di gridare. Sentiva tutto il sangue andarle dritto alla testa, facendola arrossire.

“Se solo Lucius potesse vederci ora. Che cosa avrebbe detto se mi avesse visto toccare una sua proprietà?”

Le sue dita si serrarono sul seno. Hermione si morse il labbro con forza e dopo un secondo sentì il sapore del sangue in bocca.

“Posso solo immaginare la sua faccia.” continuò Dolohov, non rimuovendo la mano. “Mi chiedo perché è così protettivo con te.”

Hermione non riusciva a credere alle sue parole. Non poteva essere più in errore. Lucius protettivo?

“Mi ha fatto capire che ti vuole tutta per sé. Forse sono debole, ma non posso resistere alle cose quando sono sotto il mio naso. Sotto la mia cura.”

La sua azione successiva fece gridare Hermione in stato di shock. Sentì un leggero dolore al collo e si rese conto che la stava mordendo. Mai nella sua vita era stata morsa. Lucius non l'avrebbe mai morsa. Avrebbe preferito morire che abbassarsi fino a toccare la sua pelle in quel modo. Non riusciva a capire perché metteva confronto le azioni dei due uomini. Non voleva pensare a Luicus, ma era sempre nella sua mente.

La bocca di Dolohov si spostò al suo orecchio mentre sussurrava: “Vedo che Lucius ti ha resa obbediente. Forse anche troppo bene.”

La sua mano si mosse dal suo seno fino alla bocca, ma nel momento in cui le dita toccarono le sue labbra, Hermione non perse tempo pensando e lo morse duramente, facendolo sobbalzare e allontanare la sua mano da lei.

“Non tollero la disobbedienza, Sanguepsorco, ma amo il suono di una donna che urla.” sibilò.

Improvvisamente  la girò in modo che fosse di fronte a lui.

“Mi chiedo che cosa ha fatto Lucius per renderti così remissiva.” chiese Dolohov con calma. “Ti ha già avuta?”

Hermione forzò le parole tra i denti: “Fottiti.”

Non ottenne la reazione che sperava. Voleva infastidirlo almeno, ma tutto quello che lui fece fu lasciarsi sfuggire una risatina.

“Hai ancora il fuoco dentro di te. Mi piace.” disse, l'eccitazione chiara nella sua voce.

La cosa seguente che capì erano le sue labbra serrate contro le proprie. Hermione rimase a bocca aperta per la sorpresa, ma prima che avesse la possibilità di morderlo di nuovo, lui le liberò la bocca e si mise a ridere: “Lucius ti ha fatto qualcosa di simile? Ti ha baciato?"

Hermione sentì la nausea invadere lentamente il suo corpo al gusto di Dolohov sulle labbra. Combatté l’impulso di vomitare, sapendo che probabilmente non era una buona idea. Non sapeva perché aveva deciso di rispondergli, ma la sua voce era forte e controllata:  “No. Lucius è più sofisticato di quello.”

Una piccola parte di lei lo credeva. Lucius non l'avrebbe mai toccata solo per il proprio piacere. Come avrebbe potuto quando lei lo disgustava? Era sicura che non l’avrebbe mai baciata ed era grata per questo.

La voce di Dolohov era più fredda adesso. Tutta la giocosità scomparve come parlò: “Forse ti è sfuggito, ma io non sono Lucius. E lui non è qui.”

“Ma ... a lui-lui non piace quando gli altri mi toccano.” Hermione sperò che le avrebbe creduto.

“Come ho detto prima- lui non è qui.”

“Lo scoprirà.”

Anche in questo caso le mani di Dolohov rimasero sulla sua vita, muovendosi lentamente come se la stesse prendendo in giro: “Come potrebbe scoprirlo?”

Il corpo di Hermione si irrigidì, ma forzò la voce a suonare minacciosa: “Se mi tocchi, io ...” sputò le parole su di lui, ma poi si rese conto che non sapeva cosa dire. Con che cosa avrebbe potuto eventualmente minacciarlo per farlo smettere?

Rimase in silenzio e sentì formarsi le lacrime agli occhi per la sua impotenza. Era la prima volta da quando avevano perso la guerra che avesse seriamente preso in considerazione di uccidersi.

“Perché così tranquilla?” chiese Dolohov con falso disappunto. “Schiaffeggiami, graffiami, urla, piangi, pregami di smettere; qualunque cosa. Basta che tu mi combatta. Mi piace quando combattono...”

Prima  che le mani di Dolohov  toccassero ancora una volta il punto in cui non voleva essere toccata, Hermione gli urlò contro: “Lo dirò a Lucius!”

Con sua sorpresa quello lo fece fermare immediatamente, le sue mani  non si mossero dallo stomaco. Questa volta non aveva riso di lei. Il suo silenzio la sorprese, perché non pensava che la minaccia avrebbe alcun effetto serio.

Quando finalmente parlò, non era quello che si aspettava di sentire.  Era pienamente preparata ad ascoltarlo dire che a Lucius non avrebbe potuto importargliene di meno di quello che era successo o che gli aveva dato il permesso di fare di lei quello che voleva.

Sentì una lieve paura nella voce dell’uomo quando sogghignò: “Lucius non lo scoprirà mai.”

“Si lo farà.” ripeté Hermione. “Glielo dirò e lui te la farà pagare.”

Lei stessa non credeva alle sue parole, ma sperava che sarebbe stata in grado di convincerlo.

La minaccia sembrò farlo arrabbiare, perché la schiaffeggiò in faccia e la forza del colpo la mandò a terra. Faceva male, ma non così tanto come quando Lucius la picchiava.

“Tu non mi minaccerai.” ringhiò, poi le diede un calcio allo stomaco, rendendole quasi impossibile respirare. Hermione rimase a bocca aperta, cercando di inalare più aria possibile, ma ogni volta che il suo petto si muoveva sentiva come se dei coltelli le stessero squarciando lo stomaco.

“Farò di te quello che mi pare. E 'meglio che te lo ricordi.”

La successiva mezz'ora fu straziante. Quando le aveva strappato di dosso i vestiti, aveva cercato di lottare, tentando un attacco di pugni e calci. Ma almeno la sua minaccia sembrava aver funzionato, perché non tentò qualcosa di più con lei. In tutto il suo dolore e angoscia Hermione era riuscita ancora una volta a pensare con lucidità ed aveva concluso che probabilmente l’aveva spogliata delle sue vesti per umiliarla. Non era mai stata così umiliata nella sua vita. Nemmeno quando la madre l'aveva vista senza vestiti fin da quando era piccola. E nemmeno quando Lucius le aveva chiesto di spogliarsi così avrebbe potuto guardarla. L’aveva vista nuda, però. Quando era stata costretta a farsi un bagno aveva dovuto stare di fronte a lui, ma era durato solo per pochi secondi.

Ma Dolohov era più perverso. Hermione sapeva che stava fissando il suo corpo, perché stava facendo commenti ed era contenta di non potere vedere niente. La vista di Dolohov e l'espressione sul suo viso le avrebbe fatto senza alcun dubbio venire la nausea. Cercò di ignorare i suoi commenti su come era timida mentre notava la sua agitazione per il disagio e la vergogna. Perlomeno non gli era permesso farle qualcosa di più a meno che non volesse che la rabbia di Lucius cadesse su di lui. La faccenda non le era ancora chiara. A giudicare dal suo comportamento, i due uomini avevano avuto una conversazione su ciò che gli era concesso di farle. Era confusa dal perché avesse proibito a Dolohov di fare a modo suo con lei. Quella domanda era costantemente nella sua mente mentre lei riceveva schiaffi e colpi. Il dolore era incredibile. Il pestaggio sembrò durare per ore, ma Hermione non urlò mai. Aveva gridato silenziosamente, ma mai oltre. Era stata umiliata più di quello che poteva sopportare e non voleva dargli la soddisfazione di sapere che l'aveva spezzata. Sentiva i suoi insulti, ma decise di ignorarli.

E quello sembrò infastidirlo ancora di più perché la tirò su dal pavimento solo per buttarla dall’altra parte della cella. Hermione fece un passo falso nel buio ed inciampò in qualcosa, facendole colpire il pavimento di nuovo. La sua testa sbatté contro la pietra inviando ondate di dolore attraverso il suo corpo.

E mentre pensava che sarebbe svenuta, tutto rimase in silenzio. Il respiro rapido di Dolohov era tutto quello che poteva sentire. Le sembrava strano perché non riusciva sentire il proprio respiro, ma non aveva la forza di pensarci. I suoi occhi erano chiusi e perlomeno lui non aveva preteso che li tenesse aperti per tutto il tempo come aveva fatto Lucius. Quest’ultimo probabilmente aveva goduto  del suo dolore, voleva vedere e sentire la sofferenza attraverso i suoi occhi. Ma a Dolohov non importava di quello. Tutto quello che voleva era di sfogare la sua rabbia su qualcuno. I suoi motivi per farle del male non erano profondi quanto quelli di Lucius . In un primo momento Hermione aveva pensato che lo avrebbe reso meno pericoloso dell’altro uomo, ma non poteva essere più in errore.

Lucius era intelligente. Sapeva quanto lontano poteva spingersi prima che lei svenisse e con lui almeno era certa di una cosa - non sarebbe mai arrivato a tali estremi come ucciderla e non l’avrebbe mai lasciata morire. Ma Dolohov sembrava completamente perso nella sua rabbia e avrebbe potuto ucciderla per caso.

Infine il silenzio venne  infranto dalla voce di Dolohov: “Spero ti sia piaciuto il tuo primo giorno qui. Ora, se vuoi scusarmi, ho alcune cose che devo fare. Ma non ti preoccupare. Troverò qualche nuovo metodo per farti urlare domani. Ho la sensazione che non sarai così testarda. “

Lo sentì uscire dalla cella e chiudersi la porta alle spalle. Non si era neppure preoccupato di chiuderla a chiave. Forse era così stupido che se l’era dimenticato, o forse aveva capito che lei era incapace di muoversi, figuriamoci alzarsi e cercare di fuggire.

Il dolore, l'odore, l’indolenzimento, il buio, la sensazione rivoltante di essere alla mercé di  qualcun altro, l'impotenza ... doveva essere così che sembrava l’Inferno.

Perché Hermione sapeva che non era più in vita. Doveva essere morta. Doveva essere accaduto mentre era nella cella.

Dolohov venne da lei in ogni sua occasione, e raramente la lasciò sola. Non portò né cibo, né acqua, solo se stesso. Non le diede riposo, né guarigione; solo sofferenza, su sofferenza, dolore e ancora più dolore.

Il terzo giorno Hermione aveva perso la voglia di vivere, la voglia di combattere. Nel suo tempo libero si chiedeva dove fosse Lucius. Gli era successo qualcosa? Quello la preoccupava più del dovuto. Un sacco di cose erano cambiate. Lei non sognava più di un mondo in cui Voldemort sarebbe stato sconfitto, perché sapeva che non era più un’opzione. Doveva affrontare la realtà e imparare conviverci. Lucius era l’unico nei suoi sogni ora. Desiderava che venisse per lei, in suo soccorso, anche se ciò significava vivere con lui per il resto della sua vita. Ma ad ogni giorno che passava il suo desiderio per il suo ritorno di si indeboliva. Era distrutta ora, essere salvata non sarebbe stato comunque di aiuto. Non era solo dolore fisico, ma anche mentale.

Aveva imparato che a Dolohov piaceva parlare un sacco. Tra i pugni l'aveva insultata, insultato Lucius, descrivendo cosa le avrebbe fatto se lei non fosse sotto la sua protezione. Quella era la parola che aveva usato.

Anche se era completamente esausta e sul punto di svenire Hermione si mise a ridere quando Dolohov le disse quello. Protezione? Era sotto la protezione di Lucius?

In un primo momento pensò di aver sentito male. Come era possibile che fosse sotto la protezione di qualcuno? Era a terra, nuda, sanguinante, tremante, morente. E come poteva essere sotto la protezione di Lucius? Era stato lui quello che l'aveva consegnata a Dolohov senza avere ripensamenti.

La sua risata incitò Dolohov a colpirla più forte, ma si era già abituata. Non aveva neppure mai urlato. Non importa quanto duramente cercasse di ottenere un qualche tipo di reazione da lei. Un pianto incontrollabile era tutto quello che avrebbe ottenuto. E quello era successo il secondo giorno, ma non era a causa del dolore che le aveva inflitto.

Era stato a causa delle sue parole che Hermione non era riuscita a trattenere le lacrime.

“Perché non urli? Non proverai niente con la tua testardaggine.” aggiunse subito dopo con chiaro piacere nella sua voce. “Lui ha urlato. Quel ragazzo Weasley.”

Hermione quasi soffocò per le lacrime mentre era stata costretta ad ascoltare Dolohov.

“Avresti dovuto vedere quello che Lucius gli ha fatto. E lui non stava cercando di fare il coraggioso come stai facendo tu.  Ha urlato.  Le sue ossa si stavano rompendo sotto la maledizione di Lucius e la sua pelle stava bruciando.” ridacchiò, prima di continuare: “E urlava e piangeva. E 'stato davvero patetico perfino da vedere.”

“Sta zitto!” urlò, coprendosi le orecchie nel tentativo di bloccare le parole dell’uomo.

Ma come se non l’avesse sentita, proseguì: “Ed il-Ragazzo- Che- È-Sopravvisuto non era per niente meglio. Bambino patetico. Ha pregato per la sua vita mentre il Signore Oscuro lo torturava.”

Hermione aveva desiderato di poter morire in quel momento. Avrebbe voluto semplicemente smettere di respirare e morire.

Il terzo giorno era come un cadavere. Quando Dolohov venne da lei, non aveva nemmeno battuto ciglio. Era intorpidita, ma ciò non gli impedì dal godere della sua tortura. Questa volta non usò le mani, la sua bacchetta fece tutta la tortura. Hermione aveva dimenticato quanto dolore una maledizione Cruciatus può causare. Lui glielo ricordò. Una volta aveva sentito dire che una persona può perdere completamente la ragione, se tenuta sotto la maledizione Cruciatus per più di pochi minuti. Sembrava che lo sapesse bene, perché le aveva sollevato la maledizione quando aveva cominciato ad avere allucinazioni.

Sentiva la sua risata, anche attraverso il suo pianto instancabile, e divenne radicata nella sua mente. La sua risata. Quella era l'unica cosa nella sua mente. Questo e Lucius. Era strano come continuasse a pensare a lui, chiedendosi dove fosse, paragonandolo a Dolohov ... desiderando che venisse per lei.

Ad ogni giorno che passava le visite di Dolohov diventavano più brevi. Era probabilmente annoiato dalle reazioni di Hermione e dalle sue tecniche di tortura. L'aveva picchiata, insultata, spogliata, torturata con la Cruciatus. Si stava lentamente annoiando.

Il quarto giorno sapeva qualcosa era cambiato. Nel momento in cui lo sentì camminare nella sua cella, sapeva che era venuto con in mente qualcosa di nuovo. L’aveva dedotto dalla sua camminata sicura. I suoi stivali scattavano sotto di lui e si accorse che stava camminando lentamente come se  la stesse guardando, osservandola. Come un predatore osserva la preda.

Quando finalmente parlò semplicemente convinse Hermione che qualcosa era cambiato.

“So che sarai d'accordo con me che tutta questa tortura è diventata un po' noiosa. E mi è venuto in mente qualcosa di nuovo.”

Lei sbatté a stento le palpebre alla sua dichiarazione, non mostrando preoccupazione.

Ma poi lo sentì strisciare su di lei e la sua mente riconobbe il pericolo. Non lottò, era troppo stanca per farlo.

“Penso di aver trovato un modo per divertirci senza che Lucius lo sappia.”

“Glielo dirò,” ripeté Hermione priva di emozioni. Si sentiva come un robot, ripetendo sempre la stessa cosa, ottenendo sempre la stessa reazione da lui.

Ma questa volta la minaccia non ebbe l'effetto sperato. Dolohov non era sceso da lei come si era aspettata. Le rise in faccia ed il sangue di Hermione divenne freddo al gesto.

“Non sarai in grado di dirglielo se puoi ricordarlo, cucciolo.”

Poi lei capì tutto. Ma prima che avesse la possibilità di dire qualcosa, le serrò la mano sulla bocca.

“Shh, cucciolo. Sono io a parlare in questo momento,” poi emise un sospiro soddisfatto: “Se ti Oblivio, allora non sarai in grado di dire nulla a Lucius dei nostri momenti insieme.”

Hermione scosse la testa ed infine si tolse la mano dalla bocca.

“Hai qualcosa da dire?” chiese, interessato.

“L-Lui lo saprà. Non è stupido. Come pensi che non s-sarà in grado di dirlo?” balbettò  Hermione, non in grado di fermare le parole dalla sua bocca.

“Anche se lui notasse qualcosa, quando te lo chiederebbe, non saresti in grado di dirgli nulla, perché non te lo ricorderesti.”Strascicò lentamente, con chiara anticipazione nella voce.

Una paura assoluta stava crescendo all'interno di Hermione e ciò le rese impossibile parlare. Anche se avesse potuto, non c'era nulla che potesse dire. Quale minaccia avrebbe potuto usare contro di lui ora?

Rimase a bocca aperta per la sorpresa quando venne tirata su da terra e spinta contro il muro.

“Questa è la mia posizione preferita. Spero non ti dispiaccia.” sussurrò e poi forzò la sua bocca sulla sua. Hermione rimase sorpresa e non ebbe nemmeno il tempo di reagire.

Dopo un secondo lui si tirò indietro a guardarla: “Ti ricordi quando eravamo a Malfoy Manor e mi hai sputato in faccia? Beh, ho sognato di fare questo con te fin da allora.”

La sua forma imponente sembrava schiacciarla mentre la forzò contro la parete. Hermione sentì come se tutto stesse girando intorno a lei. Le sue gambe non riuscirono più a sorreggerla. Era esausta, affamata e disidratata. Il suo corpo non si sentiva più come il suo. L'incoscienza era solo una questione di tempo ed Hermione l’avrebbe accolta a braccia aperte.

Poi accadde qualcosa che le fece pensare di essere impazzita. Sentì la sua voce. Poteva sentirla chiaramente. Era come se venisse da lontano, come se l’avesse solo sentita nella sua testa, immaginata.

"Antonin,per favore spiegami cosa stai facendo."

Si chiese che cosa ci fosse di sbagliato in lei. Che cosa aveva fatto Lucius per renderla così dipendere da lui? Era completamente bizzarro che lei immaginasse la sua voce quando era in pericolo e quasi sull'orlo della morte.

La cosa seguente che seppe fu la terra fredda sotto di lei come Dolohov la lasciò andare. Le sue ginocchia colpirono dolorosamente il pavimento, ma non ebbe il tempo di pensare al motivo per cui l’aveva lasciata che chiuse gli occhi, permettendo all'incoscienza di portarla via con se.*

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Capitolo 11
*** Predator and prey ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Come sempre se avete delle correzioni da propormi sono a vostra disposizione.
A presto,
Monica

 

IN THE DARK

Chapter eleven: Predator and Prey

 

“Che diavolo stai facendo, Antonin?”

“Maledizione, Lucius, stavo solo scherzando ...”

“Ricordo piuttosto bene quello che ti ho ordinato e sono abbastanza sicuro che i miei ordini non includevano che tu la toccassi. Sputi sulla mia generosità cercando di danneggiare…la mia proprietà .”

“Non le è stato fatto alcun danno reale! Niente che un paio di incantesimi non possano risolvere-”

“Hai deliberatamente ignorato i miei ordini. Dovresti sapere che è meglio non sfidarmi, Antonin.”

A malapena cosciente, Hermione poté giurare che il suo cuore si era fermato. Per un attimo, il mondo si arrestò. Il dolore aveva intorpidito il suo corpo pulsante, ignaro di qualsiasi altra cosa. L'unica parte del suo cervello che funzionava era quella in cui si chiedeva, 'È veramente lui? È davvero la sua voce?'

Ma era impossibile. Era un sogno. Forse era definitivamente impazzita. Dolohov l'aveva veramente spinta oltre il confine, perché era impossibile.

Trattenne il respiro, cercando di sentire di cosa stessero parlando. Riconobbe la voce del suo carceriere. Era impossibile non farlo, perché negli ultimi giorni la sua voce era stata l'unica cosa che le fosse permesso di ascoltare. Ma la seconda voce non era la sua, era troppo liscia, troppo nostalgica per lei. Familiare e rilassante, eppure così estranea. Ma era un'allucinazione, dopo tutto. Avrebbe potuto essere chiunque. Dolohov avrebbe potuto portare con sé alcuni suoi amici per renderlo più divertente.

Era sicura che la sua mente le stesse giocando un brutto scherzo e le stesse facendo pensare che lui era ritornato. Si sentiva come se fosse nel mondo tra la coscienza e l’incoscienza. Era così esausta che tutto ciò che voleva era abbandonarsi nell’oscurità, ma al tempo stesso voleva sapere se in realtà era stata tutta la sua immaginazione.

"Mi sembra che tu metta in dubbio la mia autorità. Hai disobbedito ai miei ordini, cosa che prendo come un’offesa contro di me. E io non tollero un’offesa contro la mia autorità".

Hermione si concentrò sulle voci. La prima era spaventata, in qualche modo debole, e l'altra era arrabbiata e sembrava avere una sorta di controllo sulla prima voce. Ben presto le loro parole divennero incomprensibili. Poteva ancora sentirli parlare, ma non poteva fare nulla al di fuori di questo.

Fu allora che si rese conto che non indossava nessuna vestito visto che Dolohov glieli aveva portati via il primo giorno. Cercò di muovere il suo corpo e di coprirsi con le mani, ma le fece sfuggire un lamento dalle labbra. Seguì un silenzio mortale e per un attimo Hermione pensò che tutto fosse stato un sogno e che era sola nella cella, in attesa del ritorno di Dolohov per farle del male ancora una volta.

Ma poi sentì nuovamente una voce arrabbiata: “Mi occuperò più tardi . Non pensare che lascerò impunita la tua disobbedienza.”

Il suo cuore batté più forte quando percepì qualcuno avvicinarsi a lei. Quando quel qualcuno si inginocchiò accanto a lei, la colpì. L'odore. Era il suo odore. Non riusciva a descriverlo o a spiegarlo, ma era sicuramente il suo odore.

Sanguesporco?”

E quella voce. Ora che le era così vicino, non c'era dubbio. Era stata chiamata Sanguesporco un sacco di volte prima d’ora, ma il modo in cui era stato pronunciato poteva essere stato detto solo da una persona.

La sua gola non stava emettendo alcun suono decifrabile a parte gli ansiti e i vagiti, perciò non riuscì a parlare.

Fu allora che fece l'unica cosa che aveva sperato di non dovere mai e poi mai fare di fronte a chiunque, soprattutto di fronte a lui. Si ruppe in dolorosi singhiozzi, tutto il suo corpo tremante per la loro irruenza.

Singhiozzò dal dolore, dai ricordi di ogni cosa orribile che le era successo fin da quando lui se ne era andato e per l’assoluto sollievo che l’aveva avvolta nel sentire la sua voce di nuovo. Il suo senso di sollievo la disgustava. Ma non poteva negare che era grata per la protezione e della sua dominazione sul suo aggressore. La vergogna per quella gratitudine la inondò e le fece solo singhiozzare più forte. Come poteva essere riconoscente all'uomo che era stato il responsabile per la vittoria di Voldemort? Come poteva essergli grata, dopo tutto quello che le aveva fatto, ai suoi amici, e per la loro causa?

Braccia forti si agganciarono sotto le sue ginocchia e si avvolsero attorno alla sua vita, il profumo del firewhiskey e del timo invase i suoi sensi come lui la sollevò con destrezza. Hermione era pienamente consapevole del fatto che era nuda, ma non riuscì ad essere infastidita da quello. Tutto quello che le importava era che stava per essere portata via da Dolohov. L'ultima cosa che riuscì a ricordare prima di scivolare nel sonno fu la sensazione schiacciante della Smaterializzazione.

Quando finalmente si svegliò, la prima cosa che realizzò fu che non era più in una cella. Non riusciva a sentire il terreno duro sotto il suo corpo il che le fece chiedersi dove fosse. Era più caldo rispetto la cella ed aveva un odore diverso. Pulito. Quando mosse leggermente il braccio, scoprì che era coperta con un lenzuolo per il quale Hermione era grata, perché non stava indossando nulla. Le ci volle qualche istante per ricordare tutto quello che era successo e subito gli occhi si spalancarono. Era stato un riflesso, anche se non poteva vedere niente. Quando sentì la morbidezza sotto di lei, si rese conto che era su un letto.

Ma di chi era quel letto? Fece un respiro tremante, afferrando il lenzuolo e tenendolo stretto per sicurezza. Poi lo shock la colpì quando si rese conto che forse tutto quello sarebbe potuto essere un sogno. Forse stava lentamente perdendo la ragione e quello le aveva fatto immaginare il ritorno di Lucius e il salvataggio da Dolohov. Si sforzò di continuare a respirare.

Quando sentì il letto abbassarsi un po’ serrò gli occhi, sperando solo che tutto andasse via. Avrebbe voluto essere nel suo letto, al sicuro nella sua casa o a Hogwarts.

"Sei ferita?"

Il sollievo attraversò Hermione come riconobbe la voce fredda di Lucius. Sentì il familiare tremore del corpo, il groppo in gola, il panico che sembrava soffocarla ogni volta che le era vicino.

Le stava chiedendo se stava male. Era strano come fosse riuscito a fare quella domanda con una voce talmente impassibile e fredda. Se non gli importava, allora perché le stava chiedendo se stava male?

"Lucius" balbettò, sentendo le lacrime iniziarsi a formare nei suoi occhi. Ma non era a causa del dolore o della tristezza o dell’umiliazione, ma per il sollievo. Puro sollievo nel sentire la sua voce.

Lucius sospirò infastidito e lei capì che probabilmente era perché lo aveva chiamato col suo nome. Non gli piaceva quando diceva il suo nome. Forse perché pensava che non era degna di pronunciarlo o perché rendeva tutto molto più personale. Lui non l’aveva mai chiamata Hermione  o Granger. Era sempre ‘ragazza’ o ‘Sanguesporco’.

“Rispondi alla mia domanda.”chiese.

Se era ferita? Che razza di domanda era? Era cieco? Non riusciva a capire perché glielo stava chiedendo. Non era in grado di vedere se stessa, ma poteva immaginare che aspetto avesse. Sporca, coperta di lividi, debole.

“Cosa ti ha fatto?” chiese, sempre più impaziente.

Non voleva farlo arrabbiare, ma non capiva perché volesse sentirlo dire da lei. Inoltre, era stato lui che l'aveva consegnata a Dolohov senza preoccuparsi di cosa le sarebbe accaduto. Perché insisteva per sapere quello che le era successo? Forse voleva divertirsi ascoltandola mentre gli parlava di tutte le cose orribili che aveva dovuto sopportare.

“P-penso che non siano affari tuoi.” disse Hermione con calma.

“Si da il caso, che tu mi appartenga. La tua mente, la tua anima e il tuo corpo.” Disse con fermezza “Dunque sono affari miei.”

Avrebbe potuto discutere con lui, ma nel profondo sapeva che aveva ragione. Lei era sua. In un primo momento solo il suo corpo gli apparteneva e poteva farci quello che voleva, ma le cose erano cambiate da allora. Quando stava soffrendo sotto la Cruciatus o ricevendo schiaffi da Dolohov, aveva voluto Lucius. Non Harry o Ron o chiunque altro. Voleva che venisse a salvarla. La sua mente e la sua anima gli erano appartenute fin da quando lo aveva pensato come il suo protettore.

Lui inspirò, mai così calmo mentre le ripeteva la domanda: “Che cosa ti ha fatto?”  chiese, la sua voce perfettamente immobile e controllata. “Dimmelo o sarò costretto a controllare di persona. Non lo vorresti, credimi.”

Hermione non capì cosa volesse dire con quello, ma c'era una minaccia nella sua voce e decise di non farlo arrabbiare: “Ha fatto quello che tu gli hai ordinato di fare.” sussurrò, sperando che la sua voce non si spezzasse.

Lucius schernì la sua risposta: “E come sapresti tu quello che gli ordinato di fare?”

Fece un respiro tremante quando costrinse le parole ad uscire: “Mi ha schiaffeggiato, preso a calci, insultato-“

La sua mente balenò al giorno in cui Dolohov l’aveva appuntata contro il muro e guidato la mano su tutto il suo corpo, fermandosi sul seno. Ma Lucius non aveva bisogno di saperlo. Non era sicura se sarebbe stata in grado sopportare il sentimento di umiliazione se avesse dovuto parlargliene.

Strinse le braccia intorno al suo petto in modo protettivo mentre spingeva via quel ricordo.

“È tutto?” chiese con calma, ma era in qualche modo teso come se si aspettasse di sentire anche qualcos'altro.

“S-si.” mentì.

“Da quel che ho visto quando sono incappato in voi due, non mi è sembrato un pestaggio.” Disse con voce strascicata e c'era evidente disgusto nel suo tono.

Strinse le labbra, non volendo dirgli cosa Dolohov stava cercando di fare. E Lucius era un sacco di cose, ma non era stupido. Da quello che aveva visto, avrebbe potuto immaginarlo da solo. Perché lo stava chiedendo a lei?

“Non ha fatto niente.” disse con calma, poi aggiunse: “L’avrebbe fatto, se tu non fossi...”

Non finì la frase, ma sapeva che lui aveva capito che cosa intendesse dire. Una lunga pausa seguì ed Hermione poteva sentire il proprio respiro.

Poi senza  avvertimento qualcosa le venne messo sul grembo. Si spaventò un po’, ansiosa per la sua vicinanza. Mosse le braccia da sotto la coperta e le sue mani toccarono la cosa sul suo grembo. La riconobbe come un piatto.

“Cosa-”

“Ci sono due panini. Un bicchiere d'acqua è sul comodino.” disse freddamente. “Mangia.”

Hermione avrebbe voluto fare tante domande. Voleva sapere dove era stato, cosa era accaduto con la resistenza. Aveva fatto il suo dovere? Qualcosa dentro le disse che tutti i sopravvissuti erano probabilmente morti, ma quello non la scioccò come avrebbe dovuto. Era consapevole del fatto che solo un giorno prima Lucius aveva probabilmente ucciso un sacco di gente, brave persone e ora le stava offrendo del cibo. La Grifondoro che era in lei la stava convincendo di gettargli contro il piatto e sputargli addosso, ma non fece nulla di queste cose. Invece prese il panino dal piatto e senza esitazione gli diede un bel morso.

Chiuse gli occhi per godersi la sensazione e il gusto. Era delizioso. Il primo cibo da giorni. Ma lei riuscì a goderselo appieno. Non con lui seduto così vicino ad osservarla.

Odiava quando lo faceva. Si sentiva così vulnerabile, non essendo in grado di vederlo, di vedere l'espressione sul suo volto, mentre lui poteva vedere tutte le emozioni che le passavano sul viso. Non era brava a nascondere i suoi sentimenti.

Come iniziò a mangiare il suo secondo panino, Lucius finalmente si decise a parlare.

“Sapevo che Antonin non avrebbe esitato ad esercitare i suoi pregiudizi perversi su di te.” disse, la sua voce calma ma c'era una traccia di rabbia in essa.

Hermione strinse i denti per trattenersi dal gridare insulti contro di lui. Sapeva quello che le sarebbe successo con Dolohov ed ancora l’aveva consegnata a lui.

“Ma non pensavo che sarebbe stato abbastanza coraggioso e stupido da ignorare i miei ordini.” sembrava come se stesse parlando a se stesso.

Hermione ancora non disse nulla. Quando ebbe finito di mangiare, si sentì un po’ meglio e piena. Poi qualcosa la colpì come la sua mente riascoltò le sue parole. Antonin aveva ignorato i suoi ordini? Ciò significava che gli aveva ordinato di non toccarla. Questo fatto la preoccupò più del dovuto.

“Perché hai-” iniziò, ma poi chiuse la bocca, realizzando che a Lucius probabilmente non sarebbe piaciuto se gli avesse fatto delle domande, in particolare circa le sue intenzioni e i motivi per cui aveva agito come aveva fatto.

Ma lui intuì cosa volesse chiedergli e rispose impassibile: “Non mi piace quando le persone toccano i miei beni senza il mio permesso. Ed è questo quello che sei. Un semplice possesso.”

Lo aveva detto così tante volte prima d’ora che non ebbe alcun effetto su Hermione.

Per un attimo rimase silenzioso, ma poi prese un respiro profondo prima di parlare di nuovo: “Mi chiedo che cosa c’è in te che lo ha fatto agire in modo così irresponsabile.” chiese con calma, ma Hermione notò una minaccia nelle sue parole.

La mano di Lucius si mosse sulla sua spalla, spingendola verso il basso fino a farla distendere sulla schiena. Il cuore le stava battendo più veloce nel non sapere quello che lui stava progettando di fare. Sapeva che avrebbe dovuto combattere, ma non riusciva a trovare la forza per farlo. Era ancora esausta ed ogni movimento le faceva male.

“Cosa c'è di così speciale in te?” mormorò.

Hermione non sapeva cosa aspettarsi da lui, ma almeno non era violento. Non pensava che sarebbe stata in grado di sopportare ulteriori violenze dopo tutto quello che era successo con Dolohov.

Ascoltò con attenzione il respiro di Lucius. Sembrava calmo, composto, addirittura perso nei suoi pensieri. Ma questo non impedì alla pelle d'oca di coprire il suo corpo a causa del timore che le stava correndo nelle vene.

Appoggiò la mano a coppa sulla sua guancia ed Hermione si irrigidì in un primo momento, ma poi sentì un effetto calmante. Per un attimo pensò che fosse una sorta di incantesimo ma presto si rese conto che non era magia quella che aveva calmato la tempesta dentro di lei, ma la tenerezza di lui. Perché era dolce? Stava giocando di nuovo con la sua mente?

Prima ancora di rendersene conto, le lacrime stava scendendo lentamente sulle sue guance. Hermione chiuse gli occhi, cercando di calmare il suo respiro, ignorando le poche lacrime che stavano correndo giù per il viso, qualcuna fermandosi sulle labbra. Improvvisamente sentì la mano di Lucius allontanarsi di scatto da suo dal volto con un sospiro arrabbiato. Senza nemmeno pensarci, conosceva la ragione che era dietro la sua reazione. Una lacrima probabilmente era rotolata sulle sue dita e non poteva permettersi di essere sporcato dalle sue luride lacrime.

“Chiamami cieco, ma non vedo niente di speciale sul tuo viso.” disse sarcasticamente, poi aggiunse con falsa innocenza. “Che cosa avrebbe potuto vedere Antonin di così intrigante in te? Forse era il tuo corpo?”

Hermione si irrigidì, afferrando il lenzuolo sotto di lei per rassicurarsi.

Poi la coperta che copriva il suo corpo venne tirata giù lentamente, rivelando il suo petto nudo. Immediatamente si coprì con le braccia, ma in qualche modo sapeva che era inutile. Se Lucius avesse voluto qualcosa da lei, l’avrebbe ottenuta, non importa quello che lei faceva.

Lui ridacchiò freddamente prima di parlare: “Non credo tu possa impedirmi di fare ciò che voglio, ragazza.”

Hermione sapeva che avrebbe dovuto gridare dalla paura che la riempiva alle sue parole ma solo un singhiozzo le sfuggì dalle labbra.

“Voglio togliere le mani e non mi combatterai. E 'chiaro?” chiese.

Tutto quello che Hermione poteva fare era cenno del capo. La sua voce aveva un certo controllo su di lei. E decise che questa volta non lo avrebbe combattuto, come si rendeva conto che avrebbe reso tutto peggiore. Se non avesse lottato, se semplicemente gli avesse lasciato fare quello che voleva, forse non le avrebbe fatto troppo male.

Con questo pensiero nella sua mente, serrò gli occhi ed aspettò per le sue azioni successive.

“Non sono d’accordo, Sanguesporco. Apri gli occhi.”

Hermione si morse la lingua ed obbedì. Odiava come era completamente sotto il suo controllo, come gli obbediva senza combattere. Non poteva nemmeno più riconoscere se stessa.

Lui sogghignò: “Voglio vedere i tuoi occhi mentre lo faccio. Voglio vedere a cosa stai pensando.”

Era così trasparente? Poteva vederle ogni pensiero ed emozione negli occhi?

Lentamente le afferrò i polsi e mosse le braccia lontano dal suo petto, inchiodandole a lato del suo corpo. Hermione rabbrividì come realizzò che era completamente nuda di fronte a lui. Almeno solo la parte superiore del suo corpo lo era.

Non riusciva a fermare l’ orribile tremore e tutto quello che voleva era coprirsi, ma non si mosse. Nemmeno quando Lucius le liberò i polsi. Le sue braccia rimasero dove lui le aveva messe.

Era la prima volta che qualcosa di simile accadeva. Lucius l’aveva già vista nuda qualche volta, ma questa volta era diverso, perché la stava guardando. Non aveva cercato di negarlo, ammettendo perfino che voleva vedere il suo corpo.

All'improvviso si rese conto di quanto stupidamente si stesse comportando. Non aveva nemmeno tentato di fermarlo. Quando l’aveva trasformata in una tale ragazza indifesa?

Cercò di muovere il braccio, ma fu più veloce di lei come le afferrò il polso, stringendolo saldamente.

“Non penso proprio.” disse con fermezza. “Stai ferma, mi hai capito?”

Ancora una volta, Hermione annuì e smise di lottare. E poi un silenzio orribile riempì la stanza. Cercò di non muovere il petto su e giù mentre respirava. Cercò di pensare ad altre cose, qualsiasi altra cosa che non fosse  il fatto che era esposta a Lucius. Ma era inutile, perché poteva vederlo chiaramente nella sua mente. Poteva immaginare il sorriso sul suo viso mentre i suoi occhi viaggiavano su e giù per il suo petto. Nessuno l’aveva mai vista così nuda prima d’ora, a parte Dolohov. Poteva sentire il suo viso bruciare di vergogna come lei arrossì. Almeno non la stava toccando. Perché questo l’avrebbe mandata oltre il confine. Lucius non era Dolohov. Per lui il suo disagio era più importante del suo piacere. Con Dolohov era completamente diverso. Tutto quello che gli interessava era il suo piacere, non prestando molta attenzione ai suoi sentimenti.

Dopo quelle che sembrarono ore, finalmente lo sentì allontanarsi da lei mentre si alzava dal letto.

Lei stava respirando a fatica e tremante, ma non osò muoversi.

“Puoi coprirti. Penso di aver visto abbastanza di te per la mia intera esistenza.” disse crudelmente.

Non perse tempo come tirò rapidamente il lenzuolo sul petto, sentendomi un po' più al sicuro con quel materiale sottile a proteggerla dagli occhi di Lucius.

“Non riesco ancora a capire come Antonin sia riuscito a vedere oltre il tuo sporco sangue solo per mettere mano sui tuoi patetici attributi femminili.” parlò con fiducia e chiaro disgusto.

Le sue parole colpirono Hermione come uno schiaffo. Sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi influenzata dalle sue parole, ma non poteva fare a meno di sentirsi umiliata e ferita.

Non riuscì a fermare le parole dalla sua bocca: “Se ti disgusto, allora perché hai speso qualche minuto a guardare i miei patetici attributi femminili?” disse freddamente, le lacrime aggrappate alle sue palpebre.

In un attimo fu di nuovo accanto a lei, mettendo la mano alla sua gola. La strinse crudelmente, facendola annaspare.

“Per il tuo bene, ho intenzione di far finta che non tu non lo abbia detto.” disse, la sua voce calma ma con rabbia contenuta. “Non credo che io abbia bisogno di ricordarti che non ero io quello che ti ha bloccato contro il muro con la mano sul fianco e la lingua in bocca.”

Hermione rabbrividì al ricordo, ma non disse nulla.

Lucius le liberò il collo e si allontanò. Lo sentì aprire la porta e poi lui si fermò: “Ho del lavoro da fare. Pulisciti mentre non ci sono. Puoi usare la vasca da bagno. Troverai la tua camicia da notte su una sedia accanto al letto.”

Con quelle parole uscì dalla stanza, lasciandola sola. Per alcuni lunghi minuti dopo che se ne era andato, fissò semplicemente l'oscurità rivivendo gli eventi nella sua mente.

Le sembrava tutto surreale. Non poteva accettare quanto era appena accaduto, perché era troppo umiliante. Una volta aveva letto che le persone tendono a sopprimere le cose orribili che sono successe a loro nelle profondità nel loro subconscio. In quel momento desiderò avere quella capacità. Una piccola voce nella sua testa le stava dicendo che tutto quello che era successo era colpa sua. Aveva desiderato che Lucius tornasse, per salvarla, per portarla via da Dolohov. E aveva ottenuto quello che voleva. Doveva ammettere che avrebbe preferito rivivere quello che era successo con Lucius mille volte che con Dolohov.

Come ricordò le mani di Dolohov su di lei, la sua bocca sulla sua, Lucius che osservava il suo corpo, si sentì improvvisamente sporca. Lentamente si alzò dal letto, tirando strettamente il lenzuolo e cercando di muoversi il meno possibile mentre si dirigeva verso il bagno, afferrando la camicia da notte dalla sedia nel processo. Aveva difficoltà a trovare la strada, ma almeno non inciampò in qualcosa o sbatté contro il muro.

Impiegò pochi minuti per scoprire come riempire la vasca da bagno e poi scivolò nell’acqua calda, lasciando che la sensazione di calma l’avvolgesse. Ma ricordava ancora quello che era successo l'ultima volta che aveva dovuto fare un bagno e perché ci stava mettendo troppo, Lucius era venuto a cercarla. L'ultima cosa che voleva era di ripetere quell’errore. Strofinò la pelle, nella speranza di sbarazzarsi di tutta la sporcizia e il sangue. Quando ebbe finalmente fatto, trascorse cinque minuti in cerca di un asciugamano. Si asciugò e poi afferrò la camicia da notte che le aveva procurato. Per fortuna aveva lasciato anche delle mutande, ma non c'era il reggiseno. Sapeva che era stupido indossare un reggiseno sotto una camicia da notte, ma si sentiva meglio, più sicura con qualcosa di più sul suo corpo.

Quando fu vestita, fece un passo per uscire dal bagno, ma poi scivolò sul pavimento freddo. Il suo corpo  si schiantò a terra con un rumore e gridò quando la sua testa lo colpì. Il dolore venne sparato nel suo corpo ed Hermione temeva che si fosse rotta il cranio. Come la mano volò ad esaminare il danno, si calmò quando si rese conto che era solo un taglio profondo. Ma ciò che la fece star male era il sangue che sentì sotto le sue dita mentre premette la mano sulla fronte ferita.

Non perse nemmeno tempo alzandosi, strisciò solamente fuori dal bagno. Quando fu di nuovo nella camera da letto, si appoggiò al muro, abbracciandosi le gambe.

Chiuse gli occhi e non si concesse di pensare a nulla.

 Non era sicura di quanto tempo fosse passato quando sentì la porta aprirsi. La sua testa si alzò ed aspettò che Lucius parlasse. Sapeva che era lui, chi altro poteva essere?

“Cosa è successo alla tua fronte?” chiese, mostrando curiosità nella sua voce.

“Sono caduta.” fu la sua unica risposta.

“Non dirmi che non sai come camminare, Sanguesporco.” sogghignò.

Hermione non si sentiva abbastanza forte per combattere con lui, così restò silenziosa.

“Vieni qui.” ordinò, un po' infastidito.

Hermione si alzò da terra e seguì la sua voce. Quando fu finalmente in piedi davanti a lui, lo sentì sospirare con fastidio: “Questa è la prima e l'ultima volta che guarirò le ferite che tu stessa ti causerai. Non perderò il mio tempo con cose causate dalla tua stessa stupidità.”

Non solo un momento dopo sentì del calore sulla sua ferita, causata dalla sua bacchetta. Il taglio si  chiuse da solo prima di scomparire completamente.

“Grazi-” si fermò a metà frase, chiudendo la bocca in stato di shock. Cosa c'era di sbagliato in lei? Perché lo stava ringraziando?

Attese nella paura la risposta di Lucius e si ritrasse quando lo sentì scoppiare in una risata fredda: “Prego, Sanguesporco.” disse, la sua voce grondante di sarcasmo. “Non sapevo che trattassi i tuoi nemici allo stesso modo dei tuoi amici.”

“Io non-”

Lui la interruppe: “Parlando di amici, ho alcune notizie piuttosto tristi. Per te, in ogni caso.”

“Di che cosa stai parlando?” chiese,spaventata dal sentire la risposta.

“So che Dolohov probabilmente ti ha detto dove sono andato e qual’era il mio dovere. Ho ragione?”

Hermione annuì, non sicura di cosa lui volesse intendere con quello.

“La resistenza è stata completamente distrutta.” Disse Lucius con orgoglio: “Non uno dei sopravvissuti è rimasto vivo.”

Hermione non rimase scioccata dalle sue parole. Lo sapeva fin dal momento che era tornato. Ma perché glielo stava dicendo? Godeva nel vederla a pezzi e in lacrime senza alcuna speranza?

“Lo so.” rispose, sperando che la sua voce non si rompesse.

“Devo dire che mi aspettavo un po’ più d’emozione da te. Forse semplicemente non ti importa quello che è successo a loro.”

“Mi-“

Ancora una volta, Lucius non le lasciò finire la frase: “C’erano pure alcuni di quei Traditori di Sangue Weasley.”

Quello le causò un colpo di dolore e sentì già la gola stringersi: “C-Chi?”

“Non ti aspetterai che conosca il nome di ognuno di loro, vero? Ciò che conta è che non stanno più camminando in mezzo a noi, umiliando il nome di mago.” sogghignò, la soddisfazione evidente nel suo tono.

“Bastardo.” sussurrò Hermione.

Rimase a bocca aperta per la sorpresa, quando le diede uno schiaffo in pieno viso. Era passato tanto tempo da quando l’aveva colpita, che aveva quasi dimenticato la sensazione.

“Non credere di poterla fare franca con qualsiasi ulteriore mancanza di rispetto, Sanguesporco.” la rabbia nelle sue parole, ma poi continuò “Volevano farmela pagare per l'uccisione di quel ragazzo patetico.”

Ron. Dolce ed innocente Ron.

“Avresti dovuto vedere le loro facce quando ho descritto quello che gli ho fatto e come ha implorato pietà. Solo pochi minuti dopo, pure loro stavano pregando.” Disse Lucius, godendo delle grida silenziose di Hermione.

“Smettila.” sussurrò, anche se sapeva che non avrebbe smesso.

“Amavi quel ragazzo, non è vero? Peccato che non potrà mai sconoscerti bene come ti conosco io.”

“Tu non mi conosci!” Hermione alzò la voce come il dolore l’attanagliò.

“No? Dimmi, ti ha mai visto piangere, implorando pietà? Ti ha mai visto definire te stessa una Sanguesporco? Ti ha mai vista nuda come ho fatto io oggi?” Hermione poteva immaginare il ghigno diabolico sul suo volto alla sua ultima affermazione.

Non gli rispose, serrando le labbra. Aveva ragione. Tutto quello che aveva detto era la verità. Avrebbe voluto discutere con lui, ma non poteva. Ed era quello che rendeva Lucius così pericoloso. Era la persona più manipolatrice che avesse mai incontrato. Aveva la capacità di rigirarti contro la verità e in questo modo non potevi ribattere.

Oddio, che ragazzo patetico che era Weasley. Probabilmente è morto senza aver mai fatto più di tenere la mano ad una ragazza. Che vergogna.”

“Smettila di prenderlo in giro! Non ne hai il diritto.” Gli gridò quasi Hermione.

Io faccio quello che voglio e tu farai qualsiasi cosa io desideri.” la sua voce era un basso, pericoloso ringhio pieno di fiducia.

Hermione si sentiva male al pensiero che Lucius la conoscesse meglio dei suoi amici. Aveva visto il suo lato peggiore, l’aveva vista nei suoi momenti più deboli e non poteva nascondergli nulla. Era come un libro aperto per lui, completamente esposta. Non poteva fare nulla per difendersi da lui, perché poteva anticipare ogni sua mossa successiva. Era un predatore e lei era la sua preda.

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Capitolo 12
*** Victory ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Questo capitolo mi ha fatto davvero dare di matto. Non sono del tutto soddisfatta in quanto io per prima ho notato che certe frasi sono troppo rigide. Ma di più non potevo fare, senza stravolgere il senso della frase perlomeno. I verbi pure mi hanno lasciato pensare. Essendo che il verbo ‘past simple’ inglese comprende sia l’imperfetto sia il passato remoto e il passato prossimo mi capita spesso di non sapere come impostare le frasi, avendo dunque una larga scelta di possibilità verbali. Però non so se per voi va bene. Non sono mai stata una cima in grammatica, l’ho fatta alle medie e lì l’ho lasciata con estrema soddisfazione.

 Ah, come avete notato, ho tardato a postare. Il motivo è semplice e voluto. Ho deciso di darmi due settimane tra un capitolo e l’altro. Inoltre ho iniziato a revisionare i capitoli della storia. Se avete consigli su qualche correzione fatemi sapere. Ringrazio tutti per l’aiuto e il supporto nella traduzione.
A presto,
 
Monica

 

 

IN THE DARK
Chapter twelve: Victory

Dopo che Lucius se ne era andato, Hermione ebbe un sacco di tempo per pensare a tutto quello che era successo. Ne aveva bisogno. La sua mente era un disastro completo e doveva mettere in ordine i suoi pensieri. Si accorse che aveva perso il conto dei giorni trascorsi da quando avevano perso la guerra. Sembrava una vita fa, ma in realtà erano passate solo poche settimane. Forse due. O tre. Non aveva davvero importanza. Quello che le importava davvero era quanto fosse cambiata in quel lasso di tempo. In un primo momento non aveva mai obbedito agli ordini di Lucius senza lottare. Aveva dovuto torturarla per ottenere quello che voleva. Non era pentita di quello, perché ogni essere umano avrebbe ceduto sotto al dolore. Ma si vergognava della persona che era diventata. Che avrebbero detto i suoi amici se avessero visto quanto sottomessa fosse  e il potere che Lucius aveva su di lei?

Una piccola voce nella sua testa le disse ‘Non avrebbero detto niente, perché sono morti. Freddi, morti ed immobili. I loro cadaveri, probabilmente sono ancora sul campo di battaglia ... '

Hermione si sentì male al solo pensiero. Ed ora che aveva del cibo nello stomaco le era possibile vomitare. Non volendo farlo, si costrinse a pensare ad altre cose.

Dolohov. Quella fu la prima cosa che le venne in mente. Si chiese quanti giorni avesse trascorso con lui. Ricordava chiaramente i primi due, ma dopo quelli era tutto annebbiato.

Percosse, insulti, freddezza, pavimento duro, Lucius.

Quando avrebbe dovuto pensare alla sua famiglia, i suoi amici, le persone che amava, tutti i suoi pensieri ruotavano intorno a Lucius.

In tutta la sua angoscia lo aveva visto come il suo protettore, come un male in qualche modo minore. Ma era davvero meno pericoloso di Dolohov? Hermione non sapeva rispondere a quella domanda. Almeno non sarebbe mai morta con Lucius. Aveva le sue ragioni per tenerla in vita. Ma la vita che le stava offrendo era una scelta migliore rispetto alla morte?

Ancora una volta, non aveva una risposta.

Eppure, il suo salvataggio le sembrava un sogno. Era incredibile credere che un minuto  prima era contro il muro nelle grinfie di Dolohov, e il minuto dopo era tra le braccia di Lucius. A quel tempo non sapeva cosa stesse succedendo e se era reale, ma ricordava chiaramente cosa aveva provato quando l’aveva stretta a se. Avrebbe dovuto disgustarla, ma non era così. In quel momento desiderava solo che lui la portasse via e la salvasse.

Ma ora, ripensandoci, si sentiva colpevole e arrabbiata con se stessa per essersi permessa quel tipo di emozioni e pensieri.

Non voleva che la toccasse, voleva che quelle mani che avevano ucciso così tante persone a lei care, le stessero il più lontano possibile.

Ma c'era qualcosa che la preoccupava. Quando era tra le sue braccia, lui non sembrava disgustato. Era nuda, sporca e sanguinante, ma l’aveva raccolta da terra con così tanta gentilezza. Non sembrava infastidito dal fatto che il suo sangue lo stesse sporcando.

E quando stava ... guardando il suo corpo. Hermione si era sentita così piccola e senza speranza sotto il suo sguardo, che tutto quello che voleva in quel momento era di correre in un angolo e nascondersi. Ma non le era stato permesso di farlo. E così era rimasta immobile ricordando a se stessa di respirare. Le era sembrato come se fosse durata un eternità, i suoi occhi che scavano in lei, bruciandola. Perché l’aveva fatto? Perché aveva voluto vedere i suoi patetici attributi femminili? La stava almeno guardando? Forse lo aveva semplicemente detto, in modo da umiliarla. Ma cosa sarebbe successo se l’avesse veramente guardata? Quali emozioni erano passate nei suoi occhi?

Non era certa se avesse voluto vederle. E se non fosse stata in grado di gestire quello che avrebbe visto sul suo volto, nella sua espressione? Ci sono alcune cose che è meglio non sapere.

La risata di Dolohov. Stava ancora ridendo di lei. Della sua vulnerabilità, della sua inutilità, della sua impotenza. Hermione poteva sentirlo, percepirlo,sentirne l’odore. Poi ci fu il buio e il dolore.

Hermione si svegliò si scatto, urlando e stringendosi il viso. Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata.

“Chiudi la bocca, Sanguesporco.”

Nel momento in cui sentì le mani di qualcuno sulle spalle, scuotendola rudemente,urlò ancora di più: “Lasciami andare. No!”

Urlò, cercando di piangere pur essendo incapace, così scoppiò in un singhiozzo pietoso, prima di rendersi conto che era calda, e su un letto morbido. Non sembrava la cella di Dolohov. In quel momento si ricordò tutto, ma non capì perché fosse su un letto e non sul pavimento. Si era addormentata per terra, ne era certa.

“Non mi piace che il mio sonno venga interrotto dalle tue grida.” la sua voce era dura e fredda.

Hermione sapeva che era arrabbiato e quella non era mai una bella cosa. E anche lui era nel letto, seduto vicino a lei.

Che cosa è successo? Che ora è?

Sapeva che Lucius poteva probabilmente leggere tutte quelle domande nella sua mente, ma lei rimase in silenzio. Poi sgattaiolò via. Che vergogna. Era il giocattolo di un Mangiamorte. Nessuna dignità, nessuna speranza. Era incapace di difendersi, dopotutto.

Prima che potesse scappare, fuori dal letto, la fermò afferrandola per un braccio.

"Dove credi di andare?" chiese Lucius, pretendendo di sapere.

La sua voce era leggermente roca il che le suggerì che lui stesse dormendo e che probabilmente lo avesse svegliato con le sue inutili grida. Ma come riusciva dormire in ogni caso? Non aveva incubi su tutto quello che era successo e su tutte quelle persone che aveva ucciso? Nessun essere umano normale poteva essere così privo di cuore.

“Ti ho fatto una domanda, Sanguesporco.”

“Io-“ iniziò Hermione, non sapendo cosa dire.

“Hai dimenticato come si parla, ragazza?” chiese Lucius, quasi divertito dalla sua improvvisa perdita di parole.

“D-devo andare in bagno.”

Sperò che le lasciasse andare il braccio, ma non lo fece. La sua presa si serrò ulteriormente quando chiese: “Che cosa stavi sognando? Mi hai già derubato del mio sonno,pretendo di sapere il motivo per le tue urla isteriche.” il suo tono divenne più freddo, quando proseguì: “Non hai mai urlato in quel modo per me. Credo che dovrò fare di più, o no?”

Si aspettava che gli rispondesse?

Hermione serrò le labbra e lottò per allontanarsi da lui. In risposta Lucius le afferrò  il braccio con più decisione, causandole di sicuro delle contusioni.

Le sogghignò: “È possibile che in soli quattro giorni Antonin ti abbia terrorizzata di più di quanto sia riuscito io in quasi due settimane?”

Hermione sapeva che era una domanda a trabocchetto. Che cosa poteva dire per vincere in quella conversazione? Così decise di ignorare la domanda e chiese qualcosa che la stava torturando fin da quando era stata riportata a Malfoy Manor.

“Sto per essere riportata là?” domandò, la paura le fece tremare la voce.

Ci fu un silenzio assoluto dopo la sua domanda. Hermione in qualche modo sapeva che lo aveva colto alla sprovvista, perché lui non disse niente. Ma aveva bisogno di sentire la sua risposta. Non voleva vivere nella paura per il resto della sua vita, chiedendosi quando Voldemort avrebbe chiamato Lucius e quando sarebbe stata inviata da Dolohov di nuovo.

“Sto per ritornare ancora là?” ripeté con calma, preparandosi alla sua risata o il suo insulto.

“No.”

Quella fu la sua unica risposta. Solo una parola, ma significò così tanto per Hermione. Poteva aver mentito, ma sapeva che non lo aveva fatto. Aveva parlato con decisione e c'era un’evidente possessività nella voce. Il modo in cui lo aveva detto le inviò immediatamente brividi giù per il corpo.

“Ora vai in bagno e fai in fretta o dovrò venire a prenderti.” le stava sorridendo di nuovo, Hermione poteva vederlo nella sua mente.

 Si alzò rapidamente dal letto e si diresse verso il bagno. Sapeva esattamente dove fossero le porte e per fortuna non inciampò su qualcosa. Non sapendo se Lucius lo avesse permesso ed in realtà non importandosene, si chiuse la porta alle spalle.

Dopo aver usato la toilette,  fece una scoperta orribile. C'era qualcosa di umido sulla sua camicia da notte ed aveva una strana sensazione laggiù. Ma non poteva esserne sicura, perché non ci vedeva. Da quando era stata catturata, non una volta aveva pensato a quel piccolo problema. Soprattutto perché era certa che non sarebbe sopravvissuta  abbastanza a lungo da sperimentarlo. Ma era prigioniera da quasi tre settimane. Un brivido orribile le corse lungo la schiena mentre faceva i conti nella sua testa.

Oh, Dio.

Dopo quella terribile realizzazione, Hermione  finì in fretta, lavandosi le mani tremanti, sentendo le lacrime agli occhi, sapendo che doveva cambiarsi i vestiti. Ma come farlo senza parlarne con Lucius? Non aveva altri indumenti. Lui stava controllando completamente la sua vita.

Sentì la gola chiudersi, e le lacrime bruciarle negli occhi. Non poteva immaginare un posto più basso di quello in cui era in quel momento. Ma quella era una buona cosa in qualche modo. Quando tocchi il fondo, puoi solo salire. Se lo stava ripetendo, ma in realtà non ci credeva veramente.

“Mi stavo chiedendo come mai ci stessi mettendo così tanto, Sanguesporco.”

La sua voce quasi le provocò un attacco di cuore. Non si era nemmeno accorta che le porte erano aperte e che lui era in piedi nel vano. Da quanto tempo era lì?

“Cosa vuoi?” chiese Hermione  debolmente, la sua voce incrinata, le lacrime agli occhi. Sentiva le guance arrossarsi per l'imbarazzo. Si sentiva come se fosse nuda e lui la stesse fissando.

“Attenta a quel che dici. Non tollererò quel tipo di comportamento da te.” la avvertì. “Ora rispondimi. Come mai ci stai mettendo così tanto? C’è qualcosa che non va?" chiese innocentemente.

Hermione percepì qualcosa nella sua voce. Sembrava che se la stesse prendendo in giro, facendo finta di non sapere niente, giocando con lei. Spingendo quel pensiero da parte, prese un respiro profondo, preparandosi per quello che doveva dire.

“Io, ehm ...” mormorò, incapace di finire,sentendosi estremamente imbarazzata.

Ci fu un momento di silenzio.

“Sei ... nel tuo periodo.” finì lui per lei.

Hermione sentì un calore orribile nella sua testa e sperò di liberarsene. Era grata di non aver dovuto dirglielo, ma quello che era strano era come lui lo avesse saputo. Non c'era alcuna possibilità che potesse nascondergli qualcosa, nemmeno una cosa così personale come il suo periodo, ma ancora non capiva come facesse a sapere. Sembrava essere sempre un passo avanti a lei.

“Come fai ...” non terminò la  domanda.

“Le lenzuola erano sporche.” disse con fermezza, non una traccia di disagio nella sua voce. Ma c'era, tuttavia, del disgusto nel suo tono. Non che la sorprendesse. Lui aveva sempre pensato che il suo sangue fosse impuro, sporco e adesso lo aveva sulle sue lenzuola.

"Oh," disse debolmente.

Lui prese un respiro profondo come se stesse pensando intensamente a qualcosa. Era ovvio che stesse prendendo in considerazione qualcosa, i suoi occhi grigi la stavano bruciando. Hermione si sentiva estremamente a disagio. Non poteva sapere cosa stava pensando, ma aveva la sensazione che non era piacevole, qualunque cosa fosse.

“Allora è vero. Avresti dovuto avvertirmi perlomeno.” parlò finalmente: “Speravo che avessi qualche ferita sul tuo corpo. Ma è solo il tuo periodo del mese. Ho ragione, Sangueporco?" chiese, come se avesse il diritto di parlare con lei dei suoi affari privati e personali. Ma lui probabilmente pensava di si.

“Sì” rispose Hermione, volendo morire.

“Ah, sì, dimenticavo che le donne sanguinano. Per essere in grado di avere il potere sulla nascita, sulla vita ...” ringhiò leggermente, come se lo facesse arrabbiare.

Quello era qualcosa di cui Hermione avrebbe preferito non discutere. Non aveva mai realmente parlato con nessuno del suo periodo. Era qualcosa di privato per lei. Non era qualcosa di cui gli altri avevano bisogno di sapere, in particolare Lucius Malfoy.

“Dimmi, Mezzosangue ... Ti piace sapere che hai la possibilità di partorire? Che è il tuo sangue che permette di continuare la vita?” poi il suo tono divenne più profondo. “E 'un peccato, davvero. A spazzatura come te non dovrebbe essere consentito di riprodursi.”

“Sei malato.” dichiarò Hermione con calma, il volto mostrava disgusto mentre si sentiva improvvisamente più potente di prima. Poteva immaginare quante donne in gravidanza avesse ucciso e di quanti bambini si fosse sbarazzato. Proprio a causa dei suoi pregiudizi.

"Mi disgusta, sapendo che quelli meno meritevoli, coloro il cui sangue non è puro, condividono questa capacità.” poi aggiunse con un sorriso diabolico. “Io non sono malato,  Signorina Granger. Mi sto solo prendendo cura della purezza di questo mondo. Qualche creatura semplicemente non merita di vivere.”

Hermione si morse il labbro inferiore per trattenersi dal gridargli contro. Non era il momento giusto per uno scontro. Ma un giorno quel giorno sarebbe arrivato e allora gli avrebbe buttato tutto in faccia. Solo non ora.

“Vuoi dei figli?” domandò a un tratto, e c'era qualcosa nel suo tono che infastidì Hermione.

“Questi non sono affari tuoi.” Gli abbaiò contro.

Lui annuì lentamente. “Si, questo è vero. Non è affar mio. Anzi, in realtà non importa se volevi dei figli o no. Ciò che importa è che non li avrai mai.” una traccia di rabbia vibrò nella sua voce.

Hermione era disturbata da quanto lui voleva sapere a riguardo. Era turbata da come lui sembrava un po' arrabbiato quando le aveva parlato di bambini, o citandoli in quel contesto.

Anche se si sentiva disgusta e in imbarazzo, Hermione non riuscì a fermare le parole: “Tu sei completamente fuori di testa se pensi di avere il diritto di decidere su queste cose al posto mio. Davvero ti aspetti che risponda alla tua domanda se io voglia o non voglia avere dei figli?”

“L’hai appena fatto.” affermò con calma.

La rabbia iniziò a crescere all'interno di Hermione quando si rese conto che gli aveva detto tutto con la sua sola reazione.

“Dovresti imparare a controllare le tue emozioni, perché stai rendendo tutto troppo facile per me. Leggo ogni pensiero sul tuo viso.”

Prima che potesse trattenersi, Hermione forzò un sorriso maligno: “Immagino tu sappia tutto su come nascondere i tuoi sentimenti. È quello il motivo per cui non parli mai di Draco? O forse hai paura di perdere la tua maschera d’impassibilità?”

Neanche un secondo dopo venne colpita con un rovescio in pieno viso. La forza del colpo la costrinse a fare un passo indietro ed Hermione poté sentire la rabbia dietro il suo gesto. Si aspettava che lui la colpisse e la sua reazione le aveva dato ragione.

“Non dimenticare il tuo posto, Sanguesporco. Non permetterti di pronunciare il nome di mio figlio.”

“Correggimi se sbaglio, ma ho avvertito un sacco di rabbia e dolore in quello schiaffo. Non sei così freddo e perfetto come pensi di essere.” continuò Hermione come se nulla fosse successo.

Sentiva il suo respiro irregolare ed era consapevole del fatto che era solo una questione di tempo prima che  lui la colpisse di nuovo. Stava camminando su un territorio pericoloso, ma in quel momento a lei non importava.

“Puoi darmi un calcio o uno schiaffo, ma sai che è vero.” disse con sicurezza.

Prima che avesse la possibilità di muoversi, si fermò di fronte a lei e premette la bocca contro il suo collo. Hermione raggelò quando si rese conto che lui non indossava la camicia e che era stata premuta contro il suo petto nudo. Era troppo vicina a lui per i suoi gusti, ma aspettò che lui continuasse. Se si fosse allontanata, gli avrebbe solo fatto vedere quanto era spaventata e  non voleva quello. Così rimase immobile e quando lui parlò, sentì le labbra muoversi contro la sua pelle ed il calore del suo respiro contro la sua carne.

“Stai facendo un errore pensando di conoscermi. E farai meglio a smetterla con le tue patetiche ipotesi, se ci tieni alla tua vita.”

Con quello l’afferrò per un braccio e la trascinò in camera da letto, lasciandola solo per metterle una piccola bottiglia nel palmo della mano.

“Bevi.” ordinò con impazienza.

“Che cos'è?” Chiese Hermione, avvolgendo la mano intorno all’oggetto.

Lucius sospirò prima di spiegare: “È una pozione che fermerà il tuo ciclo perché non desidero essere disturbato dai tuoi piccoli problemi mai più.”

“Mai più? N-non ho mai sentito parlare di quel tipo di pozione prima d’ora.”

Hermione sapeva che era probabilmente qualcosa derivante dalla Magia Nera, perché in tutti i suoi anni a leggere libri di Incantesimi non si era mai imbattuta in una pozione simile.

Lucius si limitò a sorriderle: “Certo che no. Ora bevila.”

“Come funziona?”

“Ti ho già spiegato. Fermerà il tuo ciclo. La pozione deve essere presa una volta al mese e-”

Lo interruppe: “Va bene.”

Senza esitazione aprì la bottiglia e bevve il liquido al suo interno. Non aveva un sapore così pessimo come si aspettava. Immediatamente sentì qualcosa cambiare nel suo corpo, ma non era in grado di descriverlo.

“Devo dire che non me l'aspettavo Sanguesporco. Hai bevuto la pozione senza lottare o discutere. Prego, iluminami.” disse, divertito e un po' sorpreso.

“Perché rendermi le cose più difficili?” chiese Hermione innocentemente, sentendo una sorta di potere su di lui.

Aveva fatto qualcosa che lui non si aspettava facesse. Per la prima volta era lei quella ad essere un passo avanti. Lucius probabilmente si aspettava che gli lanciasse contro la pozione, ma aveva fatto esattamente la cosa opposta. Non gli aveva dato alcuna ragione per farle del male e non era riuscito a mostrare il proprio potere su di lei costringendola a prendere la pozione, perché l’aveva presa volentieri.

“Stai imparando, ma non essere troppo intelligente per il tuo stesso bene.”la schernì e sussurrò un incantesimo che le pulì la camicia da notte. Poi pulì le lenzuola con un colpo di bacchetta.

Hermione arrossì, ma tenne la testa alta e cercò di non mostrare quanto fosse imbarazzata.

“Mi piacerebbe poter dormire stanotte. Vieni qui. Dormirai sul letto.” ordinò, ma Hermione non si mosse da dove si trovava.

Sul letto? Ma-”

“Non dirmi che sei ancora spaventata delle mie intenzioni verso di te? Ho messo in chiaro che preferirei ucciderti che toccarti intimamente.”

“E 'una consolazione.” ribatté Hermione, il sarcasmo grondante dalla sua voce.

“Sei piuttosto disubbidiente stasera. Per il tuo bene, non testate la mia pazienza. Adesso vieni qui.” C’era un avvertimento nella sua voce e sapeva che era pericoloso infastidirlo ulteriormente.

Così lentamente si diresse verso il letto e si sdraiò sul materasso, nascondendosi sotto le coperte. Cercò di ignorare il fatto che Lucius Malfoy stava dormendo accanto a lei e che non stava indossando una camicia. Fissò pochi secondi nel buio ed ascoltò il respiro il suo respiro prima di chiudere gli occhi. Si sentiva esausta, come se l'incubo avesse impedito al suo corpo di rilassarsi. Hermione sapeva che doveva essere davvero soddisfacente per lui metterla così a disagio. Probabilmente lo faceva sentire potente. Ed anche quello che era successo con il suo ciclo mensile le dimostrava quanto lui avesse ragione quando le aveva detto di conoscerla più di chiunque altro. L'aveva vista al suo peggio, l'aveva costretta ad avere conversazioni personali con lui. Conversazioni che avrebbe avuto problemi a fare anche con sua madre.

Almeno non la stava prendendo in giro come si era aspettata. Lui aveva reagito abbastanza ... educatamente all'intero problema. Se ignorava la parte in cui l’aveva insultata dicendole che a spazzatura come lei non sarebbe dovuto essere permesso di riprodursi. Sembrava così serio mentre lo diceva. Non c'era dubbio lo intendesse seriamente. Almeno non sembrava essere infastidito come avrebbero fatto Ron e Harry. I ragazzi avevano la tendenza a coprirsi le orecchie e correre nella direzione opposta quando erano di fronte ai problemi di una ragazza. Ma Lucius era un uomo adulto e Hermione non poteva ignorare il fato. Era ancora una ragazza, non una donna, ma era stata gettata nel mondo degli adulti e doveva sopravvivere.

Non era sicura di quando si fosse addormentata, ma ben presto scivolò nell’oscurità.

Quando si svegliò la mattina dopo, era sola nella stanza. Il lato del letto di Lucius  era vuoto e Hermione era grata per quello. Non voleva svegliarsi accanto a lui, era già abbastanza grave il fatto che si era addormentata mentre gli era così vicina.

Dopo un'ora di noia e dopo essere quasi impazzita a causa delle migliaia di pensieri ed eventi che le invadevano la mente, Hermione si avvicinò alle porte. Camminò vicino al muro fino a che non sentì la maniglia della porta.

Non riusciva nemmeno a spiegarsi del perché sentiva il bisogno di controllare se le porte erano chiuse a chiave. Qualcosa dentro di lei la stava costringendo a farlo. Quando la sua mano entrò in contatto con la maniglia, aspettò per qualche istante e ascoltò attentamente. Quando non sentì nulla, girò la maniglia verso il basso e non riuscì a crederci quando le porte si aprirono.

Era un trucco? Perché Lucius non aveva bloccato le porte? Forse l’aveva dimenticato o forse era solo un altro gioco mentale per lei.

Senza realmente pensarci, fece un passo fuori dalla stanza. Sapeva che era nel corridoio e che le possibilità di fuga dal Manor erano quasi inesistenti. Ma forse poteva origliare e sentire qualcosa di utile senza essere scoperta.

Le sue sopracciglia erano aggrottate per la determinazione e la paura mentre camminava esitante. Ad ogni passo che faceva il panico che sentiva nel petto aumentava, ma non si fermò. Improvvisamente inciampò in una scala e fece un passo falso, cadendo. Riuscì ad arrestare la caduta con le mani, poi si sedette e lottò per calmarsi. La paura scorreva dentro di lei mentre prendeva un paio di respiri profondi per evitare che il cuore le saltasse fuori dal petto.

Dopo un attimo si alzò in piedi e tese le braccia davanti a lei, come uno zombie. Ma prima che avesse la possibilità di muoversi, sentì qualcosa.

Riconoscendo il rumore di porte che si aprono e di passi, inciampò indietro, sperando di tornare alla camera da letto prima che qualcuno la notasse.

“Beh, che cosa abbiamo qui?” chiese qualcuno.

Hermione rimase a bocca aperta per la sorpresa e si voltò in direzione della voce. Sembrava essere in piedi davanti a lei.

“Lucius? Penso che tu abbia perso qualcosa.” disse di nuovo quella voce.

Hermione era sicura di non averla mai sentita prima, ma in qualche modo sapeva che era un Mangiamorte.

All'improvviso, si accorse di una grande quantità di voci e respiri intorno a lei. Tremò, prima di inciampare all'indietro.

“Quante persone ci sono qui dentro?” chiese, sperando che la sua voce non tremasse.

“Un bel po'. Hai appena interrotto il nostro incontro.”

Hermione si allontanò dal rumore. Sembrava come se stessero tutti  venendo fuori da una stanza. Troppe persone. C'erano troppe persone, era soffocante. Piagnucolò per la paura e cercò di trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Si imbatté in una mano, e balzò indietro da dove si trovava, schiantandosi contro un corpo. La stavano circondando.

“Cosa sta succedendo qui?”

Hermione riconobbe subito quella voce. Era Lucius e una parte di lei si calmò, sapendo che ora era presente.

“Guarda cosa ho trovato nel corridoio, Lucius.” Disse un uomo.

Sentì una persona camminare verso di lei e poi afferrarle il braccio rudemente “Che ci fai qui, Sanguesporco?”

“Io-” non sapeva cosa dire.

“Non mi sembra che tu ti prenda cura delle tue cose.” Disse un uomo sconosciuto.

“Vi assicuro che so come trattarla.” ribatté Lucius con rabbia.

Hermione lottò contro Lucius mentre sentiva il dolore al braccio aumentare fino a diventare quasi insopportabile: “Lasciami!”

Alcuni uomini scoppiarono a ridere, poi uno disse: “Hai dimenticato di disciplinarla. Come puoi permetterle di parlarti in quel modo?”

“Mi piace che le mie donne lottino.” Lucius fece un sorrisetto. “Credetemi, è molto più divertente di ogni altra che abbia mai avuto prima d’ora. Forse ve la presterò- un giorno.”

“Cruciati, Lucius.” disse Hermione con disgusto. Non aveva un potere completo su di lei e non sopportava il modo in cui lo faceva sembrare.

“Bene, signori, credo che abbiamo finito. Potete andare.” Disse educatamente Lucius: “Questa Sanguesporco ha ancora un paio di cose da imparare sul rispetto.”

Hermione li sentì ridere mentre se ne stavano andando e solo un secondo dopo Lucius la trascinò nella camera da letto.

Si irrigidì quando lui chiuse di scatto le porte. Raramente l’aveva fatto, solo quando era davvero furioso.

La spinse con forza sul pavimento, il forte impatto col terreno quasi le ruppe il polso destro. Piagnucolò per il dolore, le lacrime pungenti nei suoi occhi. Poi si rese conto che non aveva mai sentito il suo respiro in quel modo. Sembrava che riuscisse a malapena a controllarsi, la rabbia assoluta che lo riempiva.

“Come osi mettermi in imbarazzo davanti ai miei colleghi?” chiese infine, ma Hermione desiderò che fosse rimasto in silenzio.

Sentiva così tanta rabbia e una furia terrificante nella sua voce. Cercò di strisciare via da lui, sperando che si calmasse.

“Non andrai da nessuna parte, ragazza.”

Le afferrò il polso, inviandole ondate di dolore in tutto il corpo. Urlò per il male, le lacrime le scivolarono fuori dagli occhi mentre la tirò in piedi.

“Pensi che lascerò correre? Mi hai fatto sembrare un’idiota di fronte agli altri!”

“Per favore ...” Sussurrò Hermione, il suo corpo tremante di paura. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che le aveva urlato in quel modo.

“Perché mi hai disobbedito lasciando la camera da letto? Non ti avevo detto cosa sarebbe successo alla tua amica se avessi avuto l'imprudenza di disobbedirmi?” la sua voce era liscia, più morbida della seta, ma le sue parole erano come l'acido, la sua minaccia che raggiungeva l’obiettivo.

“Lascia stare Ginny!” urlò di rimando.

Le afferrò i polsi con forza, facendo gridare Hermione dal dolore straziante. Pensava realmente che le avrebbe rotto i polsi se non li avesse lasciati andare presto.

“Farò come mi pare. E tu imparerai a non alzare mai, mai la voce con me.”

Senza un preavviso la schiaffeggiò in faccia. Il colpo la fece volare a terra. Si tenne la guancia, sentendo una goccia di sangue scenderle dal naso e il gusto ferruginoso in bocca. Il sapore la stava facendo sentire male.

E dal suono del suo respiro, lui era ancora furioso. Hermione immaginò il suo volto pallido ancora più cereo per la rabbia ed i suoi occhi grigi completamente scuri, pieni di rabbia.

In quel momento si rese conto di quanto fosse seria la situazione. Gli altri Mangiamorte avevano visto il modo in cui aveva risposto a Lucius. Non avrebbero perso tempo a diffondere la notizia a tutti.

Hermione sapeva che i Mangiamorte erano come predatori. Odiavano i deboli e a una leggera traccia di debolezza balzavano di te e ti uccidevano.

E che cosa pensavano di Lucius ora? Probabilmente pensavano che era stato morbido con lei e quella non era una buona cosa nel mondo in cui vivevano.

Riusciva a capire perché Lucius era così arrabbiato con lei, ma non era ancora pronta ad essere picchiata senza combattere.

Quando si inginocchiò accanto a lei e la schiaffeggiò di nuovo, qualcosa scattò dentro Hermione e infranse la prima regola che le aveva dato.

“Hai fatto questo di fronte a Draco?” chiese prima che potesse colpirla di nuovo.

Chiudi la bocca!” alzò la voce.

Lei gli stava urlando tra i singhiozzi:“No! Perché dovrei? Ti vergogni delle tue azioni? Dimmi! Cosa penserebbe Draco se ​​ti vedesse adesso? Picchiare una ragazza della sua età?” si fermò a prendere un respiro. Sarebbe così fiero di suo padre.”

Poi chiuse gli occhi e si irrigidì, aspettando un altro schiaffo, ma non accadde nulla. Quei pochi momenti di silenzio erano tortura pura per Hermione. Voleva vedere il suo volto, per sapere cosa stava succedendo nella sua mente, ma quelli erano solo desideri.

Il suo corpo tremava in attesa quando lui improvvisamente si alzò e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta dietro e bloccandola. Dal modo in cui stava camminando, capì che era ancora arrabbiato, ma almeno non aveva sfogato la sua rabbia su di lei.

Rimase ferma sul pavimento per qualche minuto dopo che se ne era andato. Poi lo realizzò. Aveva vinto. La sua prima vittoria. Per la prima volta era stata lei quella ad avere l'ultima parola in una lotta. In qualche modo le sue parole avevano rotto la sua maschera d’impassibilità e anche senza essere in grado di vedere la sua faccia, Hermione sapeva che era stato influenzato in qualche modo. Doveva esserlo. Altrimenti perché avrebbe lasciato la stanza?

Ma ciò che l’aveva sorpresa di più era che non si sentiva soddisfatta come pensava che sarebbe stata. Era contenta di non essere finita morta o gravemente picchiata, ma non era felice di aver dovuto parlare di Draco. Le faceva male quando pensava o parlava di lui. Lui era una parte della sua vita precedente. Non riusciva a spiegarsi perché si sentiva sbagliata ad usare Draco per arrivare a Lucius.

Perché non poteva essere cattiva e contorta come Lucius Malfoy? Perché non poteva rinfacciargli la morte di suo figlio? Lui l’aveva fatto con Ron e Harry. Le aveva descritto tutto su come erano morti e non aveva mostrato alcuna pietà. Perché lei non poteva essere così?

*

“Voglio vedere di nuovo Hermione, Piton.” Pretese Ginny Weasley.

Si fermò in mezzo al salotto con le mani sui fianchi, fissando il suo ex professore.

Piton scosse la testa: “Non è possibile, Ginevra.”

“Perché no?” chiese, seccata.

“Dovresti chiederlo a te stessa. Oppure hai dimenticato il modo in cui ti sei comportata quando eravamo a Malfoy Manor?”

Ginny non poté evitare il sorriso sul viso: “Il bastardo se lo meritava. E lo farei di nuovo, senza pensarci.”

“Sì, mi rendo conto che non pensi mai.” La insultò. “Gli hai sputato addosso, il che mi fa dubitare che ti accetterà mai più nella sua casa. Non c'è niente che io possa fare.”

“Invitalo qui! E digli di portare Hermione con sè.” suggerì Ginny, arrabbiata con la sua mancanza di interesse. Non le aveva fatto del male durante il suo tempo come premio, ma non aveva mai mostrato interesse nell’aiutare gli altri sopravvissuti. Non riusciva a capirlo il che le dava fastidio. Non volendo perdere il suo tempo pensando a quello, concluse semplicemente che era un Mangiamorte, come il resto di loro.

Piton roteò appena gli occhi: “Non posso far fare a Lucius qualsiasi cosa.”

Ginny sentì la gola stringersi quando ricordò che aspetto avesse  Hermione l’ultima volta che l’aveva vista: “Hai visto che cosa le ha fatto! Come fai ad essere così freddo a riguardo?”

“Anni di pratica, signorina Weasley. E poi, da quando è mio dovere  vegliare sulla Granger?”

La rabbia esplose dentro di Ginny mentre afferrò la prima cosa che riuscisse a trovare e la gettò contro Piton.

Lo mancò, ma quello non lo rese meno seccato:  “Non apprezzo che i miei libri vengano gettati contro di me. Ti consiglio di calmarti.”

“Ho sempre saputo che eri un bastardo e non puoi ingannarmi. Non so che tipo di gioco stai giocando, ma non ho intenzione di cascarci.” ribatté Ginny, l’odio nelle sue parole.

“Ho sempre saputo che sono un bastardo. Ma dovresti essere felice e grata di essere finita con me, signorina Weasley," parlò Piton a bassa voce, lo sguardo severo.

Lei sollevò appena le sopracciglia: “Oh, davvero? Non credo proprio.”

Una simile arroganza non doveva essere tollerata. Piton sentì la sua rabbia aumentare.

“Ti ho mai colpita?” chiese, guardandola dritta negli occhi.

Ginny rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo.

“Ti ho presa nel mio letto e costretta a fare cose contro la tua volontà?" chiese Piton e a quella domanda Ginny sgranò gli occhi per il disgusto.

“Come se potessi, Piton.” Ribatté.

Lui sorrise: “Potrei. Non essere così ingenua. Se davvero avessi voluto farti qualcosa, pensi che saresti stata in grado di fermarmi?”

Ginny strinse appena i denti e si abbracciò con le braccia, non rompendo il contatto visivo con lui.

“Vuoi sapere cosa sta accadendo agli altri sopravvissuti? Per che cosa i miei compagni Mangiamorte sono famosi?” poi aggiunse con calma: “Credimi, la tua opinione cambierebbe e saresti grata a Merlino per il fatto che io ti abbia scelto come mio premio.”

Dopo di che, Piton si voltò per andarsene, ma la voce di Ginny lo fermò.

“Non ci credo.” sussurrò “Dimmi degli altri.”

Piton la guardò intensamente e dopo pochi istanti di silenzio parlò. Ma la sua voce era completamente fredda e impassibile: “I sopravvissuti sono tenuti in una cella. Ogni Mangiamorte ha quel tipo di cella nella propria casa.” quando notò la domanda negli occhi di Ginny, annuì: “Sì, ce l’ho pure io. Non ci sono finestre. La puzza del sangue e del rapporto sessuale resta finché la persona ... il detenuto muore. Nessuna possibilità di fuga. Il più delle volte si trova sottoterra.”

“Hai detto .. rapporto sessuale?” squittì Ginny, mostrando disgusto nella voce.

“Per che cosa pensi che i sopravvissuti siano utilizzati? Pulire la casa e cucinare la cena?”  chiese lui con sarcasmo.

Ginny distolse lo sguardo per la vergogna e Piton sospirò prima di continuare: “Le ragazze, a volte i ragazzi, talvolta muoiono per la disidratazione, la fame, veleno, barbarie, o con le proprie mani. Vorresti qualche altro dettaglio o ti ho già convinto?”

Ginny sentì la nausea, ma non volle mostrarsi debole di fronte a Piton.

Fece un respiro tremante, mentre si costrinse a chiedere: “Hermione ha dovuto sopportare tutto quello?”

“Che coraggio, signorina Weasley.” Piton in realtà non voleva dirlo, ma rispose: “ Forse, ma qualcosa mi ha sorpreso quando l'ho vista. Sarebbe dovuta essere più mansueta. Credimi, le ragazze che subiscono torture e stupri per pochi giorni sono più arrendevoli di quanto lo fosse la Granger. Alcune addirittura impazziscono.”

“Come è possibile?” chiese Ginny, avendo ancora problemi a credere che una persona potesse impazzire in soli pochi giorni o per la tortura.

La faccia di Piton si indurì: "Mi ricordo di una ragazzina Nata-Babbana di undici anni. Ha imparato molto velocemente a non disobbedire. Dopo aver avuto una o due dosi lunghi della Cruciatus, smise di lottare. Fece esattamente come Antonin Dolohov le disse, ma morì, pochi giorni dopo. Molto probabilmente per la perdita di sangue. Quella è la cosa più lieve che un Mangiamorte possa fare. Un altro esempio, molto peggiore, era una ragazza di 17 anni. Anche lei una Nata-Babbana, ed era stata molto forte . Incredibilmente resistente. Si rifiutò di urlare quando i Mangiamorte la violentarono e torturarono. Così non interruppero la torturata fino a quando  finalmente morì per la perdita di sangue e di disidratazione. Un altro esempio ... "

Tu hai …” Ginny ebbe paura di finire la frase, ma costrinse le parole ad uscire: “Tu hai partecipato?”

Piton rimase in silenzio per un attimo con i suoi occhi scuri annoiati in quelli di lei.

“Sì.”disse infine. La sua voce era dura e le faceva venire la nausea il modo freddo e inalterato con cui si comportava.

“C'era un'altra ragazza. Sedici anni ...” Ricominciò a parlare, ma Ginny alzò la mano per fermarlo.

“Non farlo. Per favore.”

Inciampò su una sedia e si sedette, temendo le sue gambe non la reggessero più.

“La tua opinione è cambiata, signorina Weasley?” chiese Piton senza alcun tipo di emozione, ma quando Ginny lo guardò vide i suoi occhi ammorbidirsi solo per un momento, prima che si indurissero di nuovo.

Lei non disse nulla, ma il suo silenzio era una risposta per lui. Prima che potesse girarsi e lasciare la stanza, Ginny chiese: “Cosa è successo alla moglie di Malfoy?”

“Perché vuoi saperlo?”

“Ha ucciso la mia famiglia. Voglio sapere cosa è successo alla sua.”

Piton annuì: “É stata uccisa. Così anche Draco.”

Ginny sentì un po' di soddisfazione a quelle parole. Forzò un sorriso, anche se non aveva veramente voglia di sorridere: “Bene. Chi li ha uccisi?”

“Draco è stato ucciso dal tuo prezioso Potter. E la vita di Narcissa è stata presa dall’Oscuro Signore in persona.”

Ginny spalancò gli occhi in stato di shock, ma prima che potesse fare una domanda, Piton si voltò e fuggì via dalla stanza, il suo mantello svolazzante dietro di lui.

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Capitolo 13
*** Intentions ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

”Shh, kitten. Having to do this disgusts me more that it will hurt you.”: ho avuto seri problemi a trarre una giusta traduzione da questa frase proprio perché non ne capivo il senso. Se ci fosse stata una virgola dopo ‘this’ sarebbe stata più logica la traduzione, ma non volendo sbagliare ne ho messa una approssimativa in attesa di un’eventuale correzione se necessaria da parte vostra.

Come sempre io sono qui in attesa del vostro parere

Momob.

 

IN THE DARK
Chapter thirteen: Intentions

 

Se n'era andato da troppo tempo. Hermione stava perdendo la testa mentre aspettava, chiusa nella camera da letto. In un primo momento si era sentita fiera di se per aver vinto in una discussione, per aver trovato il suo punto debole e averlo usarlo contro di lui, ma ad ogni minuto che passava si sentiva sempre più nervosa. C'era qualcosa di sbagliato. Non sapeva l’ora, ma era sicura che se ne fosse andato già da un paio d'ore. Non l’aveva mai lasciata per così tanto tempo da sola. L'intuito di Hermione stava crescendo col passare  di ogni giorno. Era in grado di dire che era notte o per lo meno sera anche senza essere in grado di vederci. Qualcosa dentro di lei le diceva che il giorno stava per finire e non riusciva a spiegarselo.

Se solo il suo  intuito potesse dirle dove Lucius si trovasse e cosa stesse facendo, cosa stesse succedendo nella sua testa. Forse era nel suo studio e stava progettando una punizione dolorosa da infliggerle. Hermione rabbrividì a quel pensiero e lo spinse via. Perché si stava chiedendo dove fosse in ogni caso? Avrebbe potuto essere morto da qualche parte e a lei non ne sarebbe importato. Stava cercando di convincersi di quello, ma non funzionava. Lei non lo voleva morto. Dopo tutto quello che le aveva fatto, voleva vederlo soffrire, ma non gli augurava la morte.

Si morse il labbro per la frustrazione nel non sapere nulla. Aveva bisogno di sapere dove fosse e perché ci stesse mettendo così tanto.

E come se lui avesse sentito i suoi pensieri, le porte si aprirono nemmeno un secondo dopo. Hermione si tirò subito in piedi e alzò la testa con orgoglio. Si aspettava che la punisse, perché non c'era modo che lasciasse passare la sua disubbidienza. Non le aveva mai lasciato passare niente. Non era quel tipo d’uomo.

Le sue gambe stavano cedendo mentre l'incertezza di quello che le sarebbe successo diventava troppa da sopportare.

Il suo respiro era l'unico suono nella stanza e proprio quando quel silenzio si era trasformato in una tortura insopportabile, lui parlò.

“Non avresti dovuto menzionarlo.” c'era qualcosa di quasi morbido nel suo tono, ma sparì prima ancora che Hermione avesse la possibilità di analizzarlo. “Te lo avevo specificatamente proibito e tu hai deliberatamente ignorato i miei ordini.” la sua voce era bassa e pericolosa.

Hermione sentì qualcosa di estraneo in essa. C'era qualcosa di sbagliato.

“Io-” si fermò per trovare le parole, ma poi con orgoglio alzò la testa: “Posso dire quello che voglio.  Non sei il mio padrone.”

“Vedi è lì che ti sbagli. Te l’ho detto così tante volte prima d’ora, ma non sembra aver avuto effetto.” disse con voce strascicata: “Forse dovrei mostrartelo.”

“Che cosa vuoi dire?” si ritrovò a chiedere, con voce quasi isterica.

“Crucio!”

Dolore. Aveva completamente dimenticato quanto questa maledizione potesse far male. Le sue gambe cedettero e cadde sul pavimento duro. Le sue ossa, la sua pelle erano in fiamme e l'elettricità stava scorrendo attraverso il suo corpo. Urlò per il dolore, sperando che le sue urla avrebbero fatto qualcosa, qualsiasi cosa. Il suo corpo si stava accartocciando sul pavimento finché all'improvviso la maledizione venne sollevata. Ma questo non portò via il dolore. Era ancora presente, bruciandola dall'interno.

Hermione fece un respiro tremante e trattenne le lacrime. Era così stufa di piangere. Avrebbe voluto essere più forte, mentalmente più forte in modo da non ridursi a piangere ogni volta che Lucius la torturava. Si sentiva così delusa da se stessa e dalla sua forza.

“Non mi stanco mai di vederti sul pavimento.” sogghignò e poi si avvicinò tirandola in piedi.

Hermione lottò disperatamente contro la sua presa, senza curarsi che cosa le avrebbe fatto. Non le importava di niente in quel momento.

La spinse indietro con violenza, fino a che non colpì il muro. Il suo corpo era premuto contro quello di lei, la mano che reggeva entrambi i polsi sopra la testa. Hermione gemette per il dolore che le stava provocando al polso. Era ancora dolorante da quando l’aveva spinta a terra poche ore prima. Lo sentiva bruciare e sospettò che fosse slogato, se non rotto.

Ma questo non la fermò quando si divincolò e cercò di tirargli un calcio con la gamba. Ma lui fu più veloce, premendo la sua coscia contro le gambe di lei, rendendole impossibile muoversi.

La sua risata fredda riempì la stanza: “Quando hai ancora intenzione di continuare,Sanguesporco? Il male che puoi farmi non è paragonabile a quello che io posso farti.”

Per sottolineare la sua dichiarazione strinse la presa sul suo polso destro, come se sapesse che le avrebbe fatto ancor più male ed Hermione iniziò a sentire la nausea a causa del dolore intenso che la invase.

E in quel momento si rese conto di qualcosa. Con il suo corpo premuto contro il suo, sentì chiaramente l'odore nauseante di Firewhiskey su di lui. Ed era forte. Aveva sempre l’odore di Firewhiskey addosso, ma questa volta era diverso.

Una paura intensa iniziò a crescere dentro Hermione a quella scoperta e smise di  lottare, attendendo immobile che lui si allontanasse e la lasciasse come aveva sempre fatto quando aveva vinto.

“Ti arrendi di già, vero?”

Ma questa volta lui non la lasciò andare ed Hermione sentì solo che qualcosa non andava. Lucius si stava comportando molto stranamente e quello la terrorizzò.

“La tua pelle.” Sussurrò. “Mi ricorda qualcuno. Così pallida e morbida.”

La mano libera le scivolò sul braccio ed Hermione trattenne il respiro, non osando muoversi.

La mano si mosse lungo il suo corpo, lentamente come un serpente, finché non si fermò sulla coscia. In quel momento non seppe cosa fare o dire. Era completamente senza parole.

“Ho cercato di coprirla di lividi, ma non ha aiutato.” mormorò a bassa voce, perso nei suoi pensieri.

Lui poi sollevò il materiale della camicia da notte, finché non le accarezzò la pelle morbida della coscia, facendo tremare Hermione per l’orrore. Non l'aveva mai toccata in quel modo prima d’ora.

Che cosa stava facendo?

“Lasciami andare.” disse con fermezza, sperando di sembrare forte. Ma sapeva che ogni sua emozione era  chiaramente evidente sul suo viso. Non era così brava nel nascondere i suoi sentimenti come lo era lui.

“No.” fu la sua unica risposta.

“Perché stai facendo questo?”

Lui strinse con rabbia la presa sui suoi polsi: “Perché te lo meriti.” poi sussurrò: “E perché posso fare con te quello che mi piace. Non hai idea di quanto sia forte la tentazione nell’averti nella mia stanza.”

"T-Tentazione?” in un primo momento non era sicura se aveva sentito bene. Lucius non era mai sembrato essere tentato da lei.

“Ho perso la mia famiglia e ti piace rinfacciarmelo ogni volta che puoi. Non ti sembra che io meriti un risarcimento?” la sua voce era bassa e profonda con tanta rabbia nascosta in essa.

Hermione sentì crescere improvvisamente del coraggio in lei e forzò le parole ad uscire: “Risarcimento per cosa? Probabilmente non hai sentito niente quando sono morti. Non sei capace di provare sentimenti.”

Le diede un forte manrovescio in pieno viso, ed Hermione immaginò quanto pallido per la furia fosse il suo volto. La veemenza del colpo avrebbe potuto gettarla a terra, ma lui le stava ancora tenendo in mano il polso e non la lasciò muoversi.

“Ho scoperto qualcosa di molto interessante, Sanguesporco. Vuoi sapere cosa?" chiese, composto e un po’ più calmo ora.

Hermione sentì la guancia bruciare e tenne la bocca chiusa, temendo che altrimenti non sarebbe stata in grado di controllarsi e sarebbe scoppiata a in lacrime.

Lucius sogghignò: “Sembra che la tua loquacità ti abbia abbandonato, ma risponderai alla mia domande. É chiaro?”

Hermione annuì e poi urlò per l’intenso dolore quando lui strinse la presa sul suo polso ferito.

“Mi tratterai con rispetto e questo significa parlare quando ti viene richiesto.” ordinò freddamente, un tono autoritario nelle sue parole.

“Sì, ho capito!” rispose Hermione rapidamente, non in grado di sopportare il dolore al polso.

Alla sua risposta, allentò un po’ la presa, rendendo il dolore sopportabile.

“Stai imparando. Ora, dove ero? Oh, giusto. Vuoi sapere cosa ho imparato su di te?”

L'unica cosa che Hermione voleva in quel momento era di prenderlo a calci e gridargli contro, ma semplicemente non aveva la forza per farlo. Era ancora dolorante dalla Maledizione Cruciatus e stava usando tutte le sue energie solo per restare in piedi.

“Sì, voglio saperlo.”rispose attraverso i denti, cercando di ignorare la sensazione della sua mano sulla sua coscia nuda. Hermione sentiva qualcosa nell'aria, una sorta di tensione. Tensione sessuale. Si stava comportando quasi come Dolohov, ma c'era ancora qualcosa di molto diverso nelle sue azioni. Hermione realizzò con orrore che avrebbe preferito che Lucius la torturasse e che la prendesse se questo doveva accadere. Tutto il suo pensiero logico l'aveva lasciata mentre non riusciva a spiegarsi perché lo vedeva come un male minore.

“Brava ragazza” le fece le fusa in un orecchio, prima di allontanarsi, rilasciandole i polsi rimuovendo la mano dalla sua coscia. “Sembra che i soliti metodi di tortura non ti abbiano convinto ad essere sottomessa. Sei andata deliberatamente  contro i miei ordini, parlando di cose che sono assolutamente vietate per te, e penso che sia tempo per me di fare qualcosa a riguardo.”

Hermione cercò di mantenere il suo respiro costante, ma era difficile con tutta la paura che stava provando. C'era qualcosa nelle parole Lucius che la riempì d’orrore. Stava progettando qualcosa e non era una bella cosa.

“Non volevo farlo, ma non mi hai lasciato altra scelta, Sanguesporco.” disse con calma, la sua voce piena di rabbia e…fame?

Hermione cercò di allontanarsi da lui, ma prima che potesse fare un passo, l’ afferrò per la vita e la sollevò tra le sue braccia.

Hermione spinse contro il suo petto, lottando con tutte le sue forze ma lui la ignorò.

Un grido le sfuggì dalle labbra mentre la buttava sul letto e le strisciava sopra.

“Forse questo ti insegnerà una lezione.” Ringhiò e solo un secondo dopo Hermione sentì il suono inconfondibile della sua camicia che veniva rimossa. La sua mano sinistra entrò in contatto con il petto nudo quando tentò di colpirlo, ma fu inutile. Lui si limitò a scoppiare in una risata fredda ai suoi patetici tentativi di spingerlo via.

“Avevi detto ...” disse Hermione tra i singhiozzi. “Avevi detto che ti disgustavo!”

“È vero.” Le abbaiò con disgusto: “Ma farò questo sacrificio. Devi essere punita.”

Quando lo sentì cominciare a slacciare la cintura, la gravità della situazione alla fine la colpì e si lasciò sfuggire un urlo. Sentiva che sarebbe esplosa per tutta la rabbia, la paura, il dolore e l’umiliazione.

La sua forma imponente sembrò schiacciarla quando si chinò su di lei e le sussurrò: “Shh, gattina. Dover fare questo disgusta me più di quanto faccia male a te.”

Prima che Hermione avesse la possibilità di dire qualcosa, lui premette le labbra contro le sue. Fu così inaspettato che Hermione chiuse gli occhi, cercando di ignorare tutto quello che stava succedendo. Il bacio era meno rude di quello di Dolohov, ma ciò non la fece sentire meglio. E perché la stava baciando? Sarebbe dovuto essere disgustato da lei, ma il suo corpo non mostrava resistenza mentre lasciava correre le mani su di lei. In quel momento Hermione si rese conto che era sotto l'influenza del Firewhiskey e che sarebbe stata in serio pericolo se non avesse fatto qualcosa.

Sentì le mani di lui spingere le spalline giù dalle sue spalle. Smise di baciarla, tirando via completamente la camicia da notte dal suo corpo, lasciandola nuda se non con le mutande.

Hermione rabbrividì quando l'aria fredda colpì il suo corpo esposto, ma non osò muoversi. Forse, se lo ignorava, se ne sarebbe andato via?

Lui si chinò di nuovo ed Hermione cercò di muoversi, sentendosi estremamente disgustata alla sensazione dei suoi seni nudi contro il suo petto.

Perché non era disgustato?

“Tu sei la responsabile per questo.” mormorò con calma: “Tu mi hai costretto a farlo.”

Hermione spalancò gli occhi a quelle parole e desiderò urlargli quanto si sbagliasse, quanto  malato fosse, ma solo un sussulto di sorpresa uscì dalla sua bocca quando sentì la sua mano sul seno. Le venne la nausea. Arrossì per l’imbarazzo quando si rese conto che questa era la prima volta che la toccava lì. L'aveva già vista nuda, ma aveva sempre dichiarato di essere disgustato dal suo corpo. Ed ora eccolo lì,a toccarla. Trattenne il respiro mentre la mano si chiudeva sul suo seno, le dita che sfioravano il capezzolo. Le inviò i brividi lungo il corpo e il suo tremito peggiorò solamente.

“Tu mi odi.” sussurrò: “Ti disgusto! Perché stai facendo questo?”

“Te l’ho detto perché,Sanguesporco. Devi essere punita.” Ripeté privo di emozioni.

Hermione sentì qualcosa di duro premere leggermente contro la sua coscia, aumentando immensamente la sua paura.

“Se solo sapessi quanto piacere mi procura il vederti così umiliata.” sibilò Lucius, stringendole con forza il seno. “Così debole, così indifesa sotto il mio tocco.”

La paura la stava soffocando e si morse la lingua con forza, sentendo il sangue in bocca. Sperò che lo avrebbe fermato dal baciarla. Se il suo corpo non gli faceva schifo come aveva detto, forse il suo sangue lo avrebbe fatto.

Chiuse gli occhi di nuovo, stringendo i denti  e convincendo se stessa che doveva essere forte. Tutto ciò che Lucius le aveva fatto l’aveva resa ancora più forte e forse la stessa sarebbe accaduta dopo questo evento.

‘Sarò più forte. Sopravvivrò.’

Continuava a ripeterlo nella sua testa, ma non riusciva a crederci del tutto.

La sua mano lasciò il seno e si mosse sul suo stomaco e più in basso, le dita che scivolavano leggermente sul materiale delle sue mutandine.

In quel momento Hermione spalancò gli occhi e quasi soffocò per le lacrime quando vide qualcosa altro oltre al buio che era abituata a vedere. La sua visione era offuscata e l'immagine di fronte a lei non era chiara, ma poteva vedere la forma di un uomo chino su di lei e i suoi lunghi capelli biondi cadergli sulla faccia. Sbatté le palpebre un paio di volte e fu difficile vedere qualcosa di chiaro attraverso le lacrime. Chiuse gli occhi e quando li riaprì di nuovo, si trovò di fronte l'oscurità. Era successo tutto in un attimo e non ebbe il tempo di pensarci o di analizzarlo che sentì la sua mano iniziare a scivolarle sotto le mutandine.

“Fermati!” urlò mentre la paura la investiva.

Si irrigidì sotto di lui mentre la sua mente lavorava veloce, cercando di trovare qualcosa che l’avrebbe farlo smettere quello che stava facendo. Le venne  l’idea che avrebbe dovuto parlare ancora di Draco, ma era molto pericoloso visto lo stato in cui lui era.

Così si lasciò sfuggire la prima cosa che le venne in mente: “Ti ricordo lei! È così?”gli gridò, con voce tremante.

Lui tolse subito la mano come se si fosse scottato e un secondo dopo l’avvolse  attorno al collo, quasi soffocandola.

“Di che cosa stai parlando, Sanguesporco?”

“Hai detto t-ti ricordo qualcuno. È tua-tua moglie?”

Hermione sapeva che stava rischiando la sua vita suggerendo una cosa simile, ma in quel momento avrebbe detto qualsiasi cosa pur di farlo smettere.

Il silenzio che riempì la stanza dopo le sue parole sembrò durare per sempre. Hermione si aspettò che la schiaffeggiasse o la uccidesse, ma non fece niente di tutto questo.

Quando finalmente parlò, la sua voce era bassa e piena di disgusto: “Tu sei completamente fuori di testa, ragazza.”

Poi sentì il suo peso venir sollevato da lei mentre si alzava dal letto. Hermione non perse tempo, coprendosi rapidamente con una coperta.

Tacque per qualche istante e poi sogghignò:  “Pensi di sapere tutto. Se solo sapessi quanto stupida sei realmente.”

Le sue parole la pugnalarono come un coltello e sentì il forte bisogno di gridargli contro. Si sentiva sempre così quando qualcuno insultava la sua intelligenza.

“Dimmi- come potrebbe una sporca Sanguesporco come te ricordarmi .. mia moglie? Prego, illuminami.” chiese freddamente.

“Hai detto ... la mia pelle-”

Lui la interruppe: “Ho detto che mi ricordava qualcuno. Avrei potuto dire i corpi che ho ammassato  sul terreno di Hogwarts ieri.”

Lei si rannicchiò alle sue parole, mostrando disgusto sul suo viso. Aveva quasi dimenticavo che tipo di uomo fosse realmente. Un Mangiamorte capace di indicibili orrori, torture e uccisioni.

Era una buona cosa che glielo avesse ricordato, l’avrebbe odiato ancora più facilmente e l'immagine di lui come il suo protettore stava andando lentamente alla deriva.

“Forse dovrei darti ad un altro Mangiamorte per questa punizione e poi tornare a prenderti.” la minacciò malignamente. “Quindi non ipotizzerai  che mi ricordi di mia moglie. Antonin sarà felice di rivederti.”

Hermione rabbrividì a quel pensiero, ma non disse nulla. Non voleva chiedere l'elemosina.

Quando lui fece lentamente un passo verso di lei, il panico inondò la sua mente e il suo corpo. Non voleva essere vicino a lui. Tutto quello che voleva era fare un bagno e lavare via il suo profumo da lei.

Raccogliendo il suo coraggio, si mise a sedere e strinse la coperta attorno al suo corpo.

“Stai mentendo.” disse con calma, quando improvvisamente realizzò qualcosa di orribile. Tutto si connesse nella sua mente. Le parole di Lucius, le sue azioni ... tutto ciò improvvisamente ebbe senso per lei. Ma pregò di sbagliarsi.

“Sto mentendo su cosa, Sanguesporco?”

“Quando hai detto che ti disgusto. Era tutta una bugia.” la sua voce divenne più forte. “Ti vergogni del fatto che-che ...”

“Finisci la frase.” chiese pericolosamente.

Hermione fece un respiro tremolante, poi si costrinse a dire:  “Che tu mi vuoi. E sapevi quanto fosse sbagliato, così hai cercato di nasconderlo.”

“Tu sporca...”

Lei lo interruppe, improvvisamente più sicura mentre parlava con voce forte: “Perché altrimenti mi hai dato quella camicia da notte? Se mi vedi come sporcizia, dovrei indossare una veste sporca. E quel giorno in cui hai tirato giù le mie spalline... Non riuscivo a capire perché mi stavi toccando in questo modo. “

C’era rabbia nelle sue parole: “Chiudi la bocca o-”

Hermione continuò a parlare come se non avesse sentito il suo avvertimento: “E quando volevi assicurarti che facessi un lavoro decente pulendomi ... Erano tutte le scuse! Stai nascondendo i tuoi veri pensieri dietro una maschera di odio e disgusto.”

“Hai perso la testa, Sanguesporco.” Disse lui in modo così convincente che per un attimo Hermione pensò di aver sbagliato. Ma anche se era completamente fuori pista, continuò a parlare, perché almeno non stava cercando di violentarla. Lo aveva fermato e non con la forza, ma usando il cervello. Lentamente stava imparando i punti deboli di Lucius e come usarli per il suo bene.

“Tu mi vuoi.” Ripeté. “Ecco perché mi hai dato una pozione per fermare il mio ... ciclo.  Stavi pianificando questa notte. Tu volevi- ...” non poteva finire la frase, ma sapeva che aveva capito.

Lui la schernì: “Sei troppo innocente e ingenua per il tuo bene. Credimi, se davvero avessi progettato questa notte, il tuo piccolo problema non mi avrebbe fermato.”

Il disgusto trapelò dalle sue parole: “Sei malato.”

Lo aveva detto così tante volte prima d’ora che non ebbe lo stesso effetto su di lui. E lo stesso  accadde a lei. L'aveva chiamata una Sanguesporco così tante volte, che non se ne accorgeva più. Era diventato quasi il suo secondo nome. 'Hermione' le suonava strano ora, quasi come se non fosse più il suo nome.

“Allora sei arrivata ​​a concludere che sono attratto da te? Che mi ricordi di mia moglie?” chiese con calma, ma allo stesso tempo era chiaro che la stava prendendo in giro.

Quando quelle parole lasciarono la sua bocca, Hermione si accorse di quanto stupide suonassero, ma tutto sembrava credibile nella sua testa.

Lei annuì, fingendo di credere totalmente nella sua teoria: “Si.”

Emise un sospiro esagerato: “Beh, non resta altra scelta che provarti quanto tu ti stia sbagliando.”

“Non mi convincerai. Ti ho capito, Lucius.” Hermione non poteva fare a meno di sentirsi soddisfatta per il potere che aveva su di lui. Ancora non erano sullo stesso livello, ma almeno non si sentiva più così impotente e inutile.

Senza alcun avviso l’afferrò per un braccio e la tirò su dal letto. Hermione strillò in preda al panico, pensando che forse aveva deciso di continuare con la sua 'punizione'.

Ma poi lui diede un colpetto con la sua bacchetta e lei fu di nuovo vestita in camicia da notte.

“Mi divertirò nel convincerti quanto tu sia in errore.” disse dolcemente e poi la trascinò fuori dalla stanza. Hermione non sapeva se avrebbe dovuto lottare o meno. Ma era sicura che dovunque la stesse prendendo era meglio che essere nella sua camera da letto con lui. Così cercò di tenere il passo mentre camminava lungo il corridoio.

Un momento dopo quasi si ruppe la caviglia, perché non l’aveva messa in guardia sulle scale. Ma sapeva che era al sicuro da qualsiasi tipo di pregiudizio finché le teneva il braccio. Avrebbe potuto essere ferita solo lui decideva così.

Dopo le scale ci fu di nuovo un corridoio lungo e quando finalmente si fermarono, Hermione notò quanto fosse freddo. Molto più freddo di quanto non fosse nella camera da letto.

Le porte lentamente si aprirono con un suono orribile degli ingranaggi e poi venne spinta attraverso la porta. Lucius la lasciò andare e a causa del terreno era irregolare, Hermione incpiampò e le mani e le ginocchia sbatterono contro la pietra dura sotto di lei. Immediatamente capì dove si trovasse. Una cella.

“Perché mi hai portato qui?”chiese alzandosi in piedi.

“Te l’ho spiegato. Resterai qui fino a che non ti sarai sbarazzata di quella idea pazza dalla testa.” strascicò con voce annoiata, come se fosse disinteressato.

“No...” Hermione sentì il panico aumentare nel suo corpo mentre i ricordi orribili tornarono a lei. L'odore, il suono e la sensazione nella cella le ricordavano il tempo con Dolohov. Si sentiva come se fosse ancora una volta nella sua prigione, in attesa che lui tornasse, per ferirla di più.

“Non mi hai già fatto abbastanza?” chiese, con voce tremante.

“Ti rimangi le tue parole precedenti?”

“No.” disse con fermezza.

Lucius fece un sorrisetto:  “Beh, evidentemente non ho fatto abbastanza. Goditi il tuo tempo qui, Sanguesporco e non aspettarti che io torni presto.”

Con questo si voltò per andarsene, ma le parole di Hermione lo fermarono: “Non puoi tenermi rinchiusa qui per il resto della mia vita.” sussurrò.

C’era interesse nella sua voce: “E dove vorresti andare? Nel caso te lo fossi dimenticata, abbiamo vinto la Guerra.”

Lo sentì fare un passo verso di lei e percepì il calore del suo corpo. Le diede fastidio. Mostri come lui avrebbero dovuto essere freddi fuori come lo erano dentro. Mentre si trovava così vicino a lei, Hermione si irrigidì, ma non si mosse, non volendo dargli il piacere di sapere che era terrorizzata dalla sua presenza.

“Riesci ad immaginarlo?” le chiese. “Cosa pensi sarebbe successo se ti avessi ridato la tua libertà? Che cosa accadrebbe nel momento in cui saresti uscita da Malfoy Manor?”

“La resistenza. Sicuramente ...” fece una pausa, cercando di guadagnare compostezza. “Sicuramente alcuni di loro sono ancora ...”

“Vivi?” finì per lei. “Per favore, non ci credi realmente.”

La mano di lui si mosse fino al suo collo e le dita le sfiorarono leggermente la pelle mentre sussurrava: “Li ho uccisi uno per uno con queste mani.”

Immediatamente Hermione si allontanò da lui: “Non mi toccare.”

Si appoggiò al muro ansimando, il suo cuore minacciò di uscirle dalla gabbia toracica. Non c'era nulla che potesse dire per farla disgustare ancora di più da lui.

Dopo alcuni istanti di silenzio, lui finalmente parlò: “Basta dire le parole.” disse, la sua voce non più forte di un sussurro.

Ci fu una lunga pausa, nient'altro che il suono del suo respiro strozzato e il battito forte del cuore nelle orecchie di Hermione.

Lucius sospirò infastidito quando notò la determinazione sul suo viso.

”Non capirò mai perché ti ostini nel renderti  le cose più difficili. Tutti i Sanguesporco sono così?" chiese, chiaramente irritato dal suo comportamento.

“Non potrai mai capire.” rispose lei senza fiato.

La sua voce aggiunse un tono aristocratico mentre parlava: “Certo che non capirò mai.  Il mio sangue non sarà mai sporco come il tuo.”

“Non sto parlando del sangue!” Sbottò Hermione. “Non potrai mai capire perché rendo le cose più difficili per me stessa.”

“Perché non lo spieghi?”

Hermione rimase sorpresa le sue parole. Non era tipico di lui essere interessato a suoi pensieri o alle sue opinioni.

“Tradiresti  i tuoi ideali e diresti qualcosa che davvero non pensi solo perché sarebbe più facile che resistere  in nome di ciò che credi?" chiese, anche se sapeva la risposta. Erano in qualche modo simili in quell’aspetto. Avrebbero entrambi preferito soffrire sotto tortura piuttosto che tradire la loro Causa. Ma Hermione era sicura che Lucius non avrebbe ceduto al dolore come aveva  fatto lei tante volte.

E come se avesse sentito i suoi pensieri, Lucius rise freddamente: “Ma hai tradito i tuoi ideali così tante volte prima d’ora. Sento il bisogno di ricordarti quanto debole sia la tua forza di volontà.” si fermò per un attimo. “O ti non ricordi come ti sei arresa e chiamata Sanguesporco?  O come mi hai pregato di smettere o come hai scelto me piuttosto che i miei compagni Mangiamorte. Te lo ricordi? Tu mi hai pregato di prenderti-”

“Non c'è bisogno di ricordarmelo.” disse a denti stretti, vergognandosi di tutti i suoi momenti di debolezza.

“Allora perché questo dovrebbe essere diverso? Tutto quello che devi fare è chiedermi scusa e rimangiarti tutto quello che hai detto.” La fece sembrare come se fosse la cosa più facile al mondo, ma Hermione sapeva che era diverso.

“No.” fu tutto ciò che disse.

Lucius sospirò con falso disappunto: “Peccato.”

Hermione lo sentì camminare verso le porte e la sua gola si chiuse per il panico all’idea di essere lasciata sola  nella cella.

“I tuoi patetici  amici probabilmente direbbero che ha perso la voglia di vivere. “Strascicò freddamente dalla porta: “Beh in realtà non direbbero niente perché sono tutti morti.”

Con quelle parole uscì dalla cella e le porte dietro di lui si chiusero con un forte tonfo.

Quando fu sicura del fatto che era sola, si lasciò sfuggire un grido pieno di rabbia e dolore. Aveva così tante mozioni imbottigliate dentro di lei che sentiva sarebbe  esplosa se non avesse fatto niente. La spaventò quanto volesse fare del male a qualcuno, o anche a se stessa, ma solo per alleviare in qualche modo il dolore che stava provando. Le sue dita le strapparono i capelli, ignorando il dolore fisico al polso perché il tormento emotivo era molto peggiore.

Quando si calmò, prese un respiro profondo e cercò di ingoiare il groppo in gola.

Poi si ricordò qualcosa che le portò di nuovo speranza. I suoi pensieri tornarono indietro all'aggressione di Lucius  su di lei e a quello che era successo nel bel mezzo. La sua vista era tornata. Era durata solo per un attimo ed era stata abbastanza incerta e confusa, ma era successo. E quella era una buona cosa. Hermione si era abituata all'oscurità, ma questo non significa che lei non volesse vederci di nuovo.

E dopo quello che era successo con Lucius nella sua camera da letto, si rese conto che aveva bisogno di riavere indietro la sua vista. I suoi sospetti erano veri? Lucius era  veramente attratto da lei e stava cercando di nasconderlo torturandola ogni volta che poteva? Rabbrividì al pensiero e lo spinse via. La sua vita era già abbastanza difficile come lo era adesso e non aveva bisogno di altri problemi.

Come avrebbe voluto poter fare un bagno caldo, per lavare via il profumo di Lucius e il ricordo del suo tocco sul suo corpo. Poteva ancora sentirlo sul suo corpo, l’odore di lui, sentire la sua pelle sulla sua.

Si rese conto che era stupido pensare che un bagno avrebbe risolto qualcuno dei suoi problemi. Ed era sicura che non sarebbe stata in grado di lavarsi per un lungo periodo. L'avrebbe tenuta in una cella fino a che non si fosse rimangiata le sue parole su sua moglie e le sue intenzioni. Hermione non voleva essere di nuovo debole di fronte a lui, ma sapeva che non avrebbe resistito a lungo nella cella.

E lei non riusciva a decidere quale fosse la soluzione migliore. Essere sola in una cella fredda senza cibo e bagno, o essere in una camera da letto calda con Lucius senza essere sicura delle sue vere intenzioni?

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Capitolo 14
*** The decision ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

IN THE DARK

Chapter fourteen: The decision

 

Hermione non si era mai sentita così sola. Fin dalla fine della guerra, non aveva mai provato tutta quella solitudine. Era seduta sul pavimento freddo  con la schiena appoggiata contro il muro.  Era passato un sacco di tempo da quando era stata portata in quella cella vuota. Non ne era certa, ma era dell’idea che fosse passato almeno un giorno. Un singolo giorno  in una cella era una pura tortura.

L'oscurità era opprimente. Ma non quella che vedeva. Era l’oscurità che sentiva dentro di lei.

Un silenzio di tomba tutt'intorno. Hermione aveva amato il silenzio, ma quei tempi erano finiti. In passato le piaceva leggere dei libri in silenzio, lasciandosi completamente assorbire da essi, ma le cose erano cambiate. Il silenzio era diventato qualcosa di terrificante. Aveva bisogno di un altro essere umano, di qualcuno con cui parlare. Sarebbe stata grata anche solo per un elfo domestico.

Con niente da fare e nessuno con cui parlare, tutto quello che poteva fare era pensare. E quella era la cosa più difficile da gestire. Ricordi di tempi più felici la travolsero mentre ricordava di  quando era ad Hogwarts con Ron e Harry e gli altri. Erano così felici allora, senza preoccupazioni e o paure. A quel tempo il pensiero di perdere la Guerra non li aveva mai sfiorati. Che ingenui erano stati.

Il dolore al polso era nulla in confronto al dolore che provava nel petto. Era così profondo e bruciante, si sentiva scavare un buco dentro. Non poteva fare a meno di pensare a tutte le cose che avrebbero potuto fare diversamente per vincere. Ma che non avevano fatto. E lei era stata catturata, scelta come premio.

Era tra le braccia di un Mangiamorte. Se qualcuno le avesse detto un mese prima che avrebbe vissuto con Lucius Malfoy senza cercare di fuggire, avrebbe mandato quella persona da Madam Chips.

Ma come poteva scappare? E dove? Lucius  le aveva detto che la resistenza era stata completamente distrutta, ma c’erano sicuramente altri sopravvissuti. Non potevano essere tutti morti, giusto?

Se erano davvero tutti morti, allora ad Hermione rimaneva una sola scelta. Trascorrere il resto della propria vita con Lucius Malfoy. Beh, almeno fino a che non si fosse stancato di lei. L'idea del suicidio le aveva attraversato la mente un paio di volte nei giorni precedenti, ma non l’aveva considerata seriamente. Voleva ancora vivere, non avrebbe rinunciato a tutto. E ne aveva paura. Paura della morte. Non era ancora pronta per quello. Forse in futuro lo sarebbe stata. Forse Lucius l’avrebbe spinta oltre il confine e avrebbe visto la morte come l’unica soluzione.

Ancora una volta si perse completamente in pensieri macabri, immaginando la sua vita futura. Un eternità in un tale luogo. Quello che stava subendo in quel momento era solo l'inizio. L'inizio di un ergastolo. L'inizio di una condanna a vita.

Tutto quello che le sarebbe stato permesso di ascoltare era la fredda voce di Lucius. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno.

Ostinarsi era da escludere immediatamente. Aveva molto da perdere, ma nulla da guadagnare comportandosi così, tranne forse la furia di Lucius. Per quanto volesse infastidirlo, non aveva mai voluto spingersi troppo lontano. Non voleva finire ammazzata.

La sua morte non avrebbe significato niente per lui, così aveva seri dubbi che un comportamento anomalo l’avrebbe portata da qualche parte.

'Se riavessi la mia vista..' pensò speranzosa, ricordando il momento in cui finalmente il buio davanti agli occhi era scomparso, anche se solo per pochi secondi. Quella era una cosa che le aveva dato nuova speranza. Era certa che la sua vista sarebbe tornata, ma la domanda era quando?

In ogni caso in quel momento era in qualche modo felice di non poter vedere la cella in cui si trovava. Non riusciva a immaginare gli orrori che avevano visto queste mura. Le terribili storie dei precedenti occupanti. La sua mente era piena di immagini di sangue secco sulle pareti.

Improvvisamente la porta si aprì con un cigolio. Hermione non si irrigidì nemmeno al suono, perché sapeva chi era e il motivo della sua visita. Non si disturbò nemmeno ad alzarsi dal pavimento.

“Alzati, Sanguesporco.” ordinò freddamente lui.

Hermione non si mosse, ma le sue labbra in silenzio formato una parola: “Hermione.”

“Cosa hai detto?”

“Ho detto Hermione. Mio nome è Hermione.” ripeté con voce più forte. Il suo nome le suonava strano. Non l’aveva usato per un bel po’ e nessuno l'aveva chiamata usandolo. “E' troppo difficile per te da ricordare?”

“Non fare la furba con me, ragazza.” sibilò Lucius. “Ti chiamerò per quello che sei, non per chi potresti essere stata una volta, tanto tempo fa.”

“Sono ancora Hermione” riconobbe il dubbio nella propria voce.

“Alzati quando ti sto parlando.”

Hermione si lasciò sfuggire un esagerato sospiro di fastidio, ma si tirò in piedi: “Soddisfatto ora?”

“È un inizio.” Strascicò dolcemente.

Hermione lo sentì fare qualche passo verso di lei, ma si fermò prima di arrivarle troppo vicino.

“Come è stata la tua notte?” chiese come se fosse realmente interessato.

Hermione sorrise forzatamente: “Mai dormito meglio.”

Se sperava di infastidirlo,  ma rimase molto delusa quando le sorrise: “Suppongo significhi che vuoi dormire qui d'ora in poi?”

Hermione non voleva dormire in cella per il resto della sua vita, ma non voleva nemmeno implorare Lucius per riportarla indietro. Le era rimasto ancora un po’d'orgoglio.

“Io-” cominciò, ma non poté finire la frase.

“Se solo sapessi quanto sei prevedibile.” sospirò con soddisfazione. “Sei come un libro aperto per me.”

Si astenne dal fare un commento intelligente e poi lo sentì camminare verso di lei. In un secondo le fu vicino, ma non fece alcun tentativo di allontanarsi.

Lei, però, si irrigidì quando sentì la sua mano sollevarle il mento con decisione, in modo da poterla guardare negli occhi.

Ciò che la sorprese era che lui stava indossando dei guanti. Che cosa stava cercando di dirle con questo? Dopo la scorsa notte, Hermione dubitava che fosse davvero così disgustato dal toccarla come aveva sempre sostenuto di essere. Non sembrava aver provato repulsione quando aveva fatto scorrere le proprie mani su tutto il suo corpo.

“I tuoi occhi sembrano così persi.” disse con calma. “È incredibile come tu sia in grado di mostrare tutti i tuoi sentimenti in un solo sguardo, anche se è uno sguardo vuoto.”

La lasciò e solo quando non la stava più toccando lo sentì respirare.

“Quello che è successo ieri sera-” iniziò e la testa di Hermione scattò verso l’alto, in attesa che continuasse.

“-Non potrà mai più accadere.” finì con freddezza.

Quella frase la calmò un po’, ma non spezzò tutte le sue paure. Non sapeva più cosa pensare di Lucius. Era la persona più complicata avesse avuto la possibilità di conoscere.

“Mai?” chiese, il labbro inferiore tremante per l’anticipazione.

“Quello che è successo ieri doveva essere una punizione, ma l’hai presa nel modo sbagliato e non potresti essere più in errore, Sanguesporco.” la sua voce assunse un tono arrabbiato.

“Se non avessi... L’avresti davvero  fatto?" chiese a bassa voce Hermione, anche se sapeva la risposta nel profondo.

“Si.”

“Ma ... ho appena diciassette anni.” non riuscì a nascondere il disgusto nella voce.

“Questo non importa, Sanguesporco. Ho avuto ragazze più giovani di te. Sono un-”

 “Mangiamorte.” finì per lui, la sua mente piena di immagini di tutte quelle ragazze giovani e forse anche ragazzi che erano stati torturati dai Mangiamorte.

“Stavo per dire un uomo, ma hai ragione. Io sono un Mangiamorte.”

“Un uomo? Un uomo non si impone sui dei meri bambini-”

Lui la interruppe: “Tu non sei una bambina.” la sua voce era fredda e dura. “È tempo per te di crescere e cominciare ad agire come un adulta.”

“È questo quello che ti stavi dicendo la scorsa notte per non sentire alcun senso di colpa riguardo quello che stavi per fare?”  ribatté Hermione.

“Non parlerai mai più della notte scorsa. Mai. Hai sbagliato e questo è tutto quello che devi sapere. È chiaro?” le chiese Lucius.

La testa di Hermione era piena di pensieri e teorie, ma tutto quello che riuscì a fare fu un piccolo cenno del capo.

“Non sei così ansiosa come lo eri prima vedo. Dov'è finito il coraggio Grifondoro?” la derise Lucius.

Hermione rimase in silenzio. Era stanca, infreddolita,affamata, assetata e aveva davvero bisogno di usare il bagno. Non volendo spendere un giorno in più in quella cella sporca, decise che la cosa più intelligente che potesse fare era quella di tenere per se le proprie osservazioni.

Quando aveva detto che Lucius era attratto da lei, non l’aveva pensato seriamente. L'unica cosa che aveva in mente era il come uscire da quella situazione orribile. Voleva indurlo a pensare che lei credesse completamente nelle sue teorie, ma la verità era ben lontana.

Non aveva idea di cosa stava succedendo nella sua testa e se davvero la stava confrontando con sua moglie.

Dopo un momento Lucius parlò di nuovo: “Così ti rimangi le parole di ieri?”

Hermione strinse i denti. Ancora una volta avrebbe dovuto dimenticare le sue convinzioni. Improvvisamente Ron e Harry apparvero nella sua mente. Avrebbero voluto che vivesse, giusto? Avrebbero voluto che facesse qualunque cosa in suo potere pur di rimanere in vita.

Infine, lei annuì: “Sì, mi rimangio le mie parole.”

Poteva percepire la soddisfazione nella voce di Lucius: “Temo che non sia sufficiente, Sanguesporco. Prova ad essere più convincente.”

Cosa vuoi da me?” alzò un po’ la voce.

Si stava già umiliando, ma non era abbastanza per lui.

“Voglio che ripeti quello che hai detto ieri e poi che lo neghi.” Le sibilò.

Hermione ingoiò l’orgoglio e forzò le parole: “Ho detto che ti ricordo tua moglie e non è vero. Ho sbagliato.”

Dopo che quella frase lasciò la bocca, si rese conto che non era così difficile come si era aspettata.

“Continua.” Ordinò Lucius.

Hermione apparve confusa: “L’ho negato. Che altro vuoi che faccia?”

“Non hai negato tutto. Sto aspettando.”

Hermione ripensò ai ricordi della notte precedente e poi capì.

Fece un respiro profondo, prima di parlare di nuovamente: “Ho detto che sei attratto da me e che ti vergogni di questo. Il che non è vero. M-me lo rimangio.”

Poteva immaginare come il sorriso sul viso di Lucius dovesse assomigliare in quel momento.

“Brava ragazza.” con quelle parole si girò e cominciò a camminare lontano da lei.

Hermione fece un passo in avanti: “Aspetta! Hai intenzione di lasciarmi qui?”

“Mi piacerebbe, Sanguesporco, ma ho promesso di tirarti fuori di qui se ti fossi rimangiata le tue parole. E io sono un uomo di parola.”

Hermione avrebbe voluto ridere alle sue parole.

“Seguimi.” disse Lucius, poi le porte si aprirono.

In un primo momento non capì cosa volesse da lei, ma poi si rese conto che era tutto un test. Voleva vedere se era in grado di seguirlo.

Sentì Lucius uscire dalla cella e prese un respiro profondo, sentendo un'ondata di fiducia inondarla. Poteva farcela. Gli avrebbe dimostrato che non era impotente e incapace come probabilmente pensava che fosse.

Distese le braccia di fronte a se, come uno zombie e lentamente fece alcuni passi in avanti, camminando fuori dalla cella.

E adesso?

Non sapeva a dove girare e dove andare.

“Più veloce, Sanguesporco.”

Alzò la testa in direzione della voce di Lucius ed indossò una maschera forte mentre muoveva qualche passo verso di lui. Era difficile camminare senza essere in grado di vedere ciò che era di fronte a te. Si sentiva stupida mentre camminava, ed era sempre più nervosa, perché sapeva che lui la stava osservando. Sperava in un suo errore, in modo da poterla deridere. Era decisa a non permettere che ciò accadesse.

Ma non appena quel pensiero si formò nella sua mente, inciampò in qualcosa e cadde in avanti. Atterrò a quattro zampe e gridò per il dolore che l’attraversò quando il suo polso ferito colpì il terreno.

“Mi scuso, ho dimenticato di avvertirti delle scale.”la voce di Lucius era vellutata e sembrava come se si stesse divertendo.

Hermione si morse forte la lingua per impedirsi di gridare. Non voleva che sapesse che aveva un polso slogato, perché avrebbe solamente reso il tutto più divertente ai suoi occhi. Non c'era modo che lui glielo guarisse, anche se era il responsabile.

Alla fine si tirò in piedi, alzando la testa con orgoglio.

“Bastardo.” mormorò sottovoce, non abbastanza forte da farsi sentire.

Fece una pausa per quella che sembrò un'eternità, in attesa che il dolore al polso passasse, ma stranamente Lucius non disse una parola per affrettarla.

Quando il dolore si calmò un po', fece un passo in avanti e lo sentì sospirare.

Quello le disse dove si trovava e camminò lentamente verso di lui.

“Scale.”disse, con evidente sarcasmo nella voce.

Questa volta Hermione era pronta ed avanzò lentamente, un passo alla volta.

Dopo pochi istanti, le scale erano dietro di lei e seppe che si trovava in un lungo corridoio.

Lucius era accanto a lei, ma non la toccò: “Ora, sei in grado di trovare la strada per la mia camera da letto o hai bisogno del mio aiuto?”

Hermione fece un respiro profondo e riportò a galla i ricordi di tutte le volte che era stata portata fuori dalla camera da letto.

La sua stanza, le scale, il corridoio ...

Disegnò una mappa nella sua mente, poi con sicurezza, ma lentamente camminò lungo il corridoio, le mani distese di fronte a lei.

Sentiva Lucius seguirla silenziosamente, ma non lasciò che questo la infastidisse.

Dopo pochi passi, si fermò di colpo e si voltò verso sinistra. Usò le mani per tastare il muro e si rese conto che stava toccando una porta. Afferrando la maniglia della porta, sorrise con orgoglio: “Questa.”

Lucius si diresse verso di lei e sogghignò: “Sei sicura? Potrebbe essere una qualsiasi altra stanza.”

Non ebbe nemmeno bisogno di pensare la sua risposta: “Sono sicura.”

Seguì un momento di silenzio.

“Congratulazioni, Sanguesporco. Hai ragione.”

Hermione non poté trattenere il sorriso che apparve sul suo volto. Lucius aveva perso. Si aspettava che fosse inutile, che fosse completamente persa, ma gli aveva dimostrato che non era un’incapace solo perché non poteva vederci.

Lui aprì la porta e la spinse dentro. Hermione si abbracciò con le braccia, sentendosi di nuovo a disagio stando nella sua camera da letto. La sua mente era piena di ricordi dell'ultima volta che era stata lì, ma li respinse.

“Fatti un bagno. Troverai una nuova camicia da notte e della biancheria in bagno.” La informò prima di lasciare la stanza.

Hermione si fermò per qualche minuto e solo quando fu sicura che ne fosse realmente andato, si diresse verso il bagno. Dopo quello che era successo la scorsa notte, si sentiva così sporca. Poteva ancora sentire le mani di Lucius su di lei e la sua bocca sulla sua. Era come se l'avesse sporcata in qualche modo toccandola. Rabbrividì a quel ricordo, ma allo stesso tempo ricordò a se stessa che ciò che era accaduto non era stata colpa sua. Era stato Lucius e la sua mente malata, quindi non avrebbe dovuto sentirsi in colpa o sporca. Era lui quello che era contaminato e sporco. Non lei.

***

Il bagno era finito davvero velocemente. L'ultima cosa che voleva era Lucius tornasse e la trovasse nella vasca da bagno. Era successo una volta e imparato da quella esperienza.

Sentendosi un po’ più pulita, tornò in camera e si appoggiò al muro. Non sapeva cosa fare o dove mettersi. Stringendo il polso slogato al petto, si permise di pensare alle sue opzioni.

Le era permesso di sedere sul letto? Le era permesso di addormentarsi sopra? O avrebbe dovuto sedersi per terra e aspettarlo?

I suoi pensieri furono interrotti quando le porte si aprirono lentamente e qualcuno entrò.

“Lieto di vedere che hai già fatto.” disse Lucius freddamente, ma Hermione notò che qualcosa non andava.

Sentiva che era infastidito e nervoso per qualcosa.

Prima che avesse possibilità di chiederlo, si avvicinò a lei.

“Che ha il polso?” chiese, sospettoso.

“Niente.” rispose Hermione e cercò di nascondere la mano dietro la schiena, ma lui fu più veloce, afferrandole il polso e costringendola a piagnucolare per il dolore.

“Non mentirmi.”disse lentamente, il suo tono pericolosamente basso.

“Non .. Non è niente.” sputò attraverso i denti, sperando che la lasciasse da sola.

“Niente?” chiese sottovoce. “Allora non ti dispiace se faccio questo.”

La sua presa sul polso si rafforzò e pesanti lacrime sgorgarono dagli occhi di Hermione . Grugnì per il dolore, mordendosi le labbra nel tentativo di rimanere in silenzio. Fece del suo meglio per non strattonare via il braccio, perché sapeva che le avrebbe causato solo più dolore. Usando l'altra mano, si asciugò in fretta le lacrime prima che Lucius potesse vederle e provocarla ulteriormente.

“Te lo chiederò un’altra volta. Che cosa ha  il polso?” chiese lui.

Hermione non sapeva perché insisteva per sapere.

“È  ferito... slogato, credo.” rispose, sperando che la lasciasse andare.

“Quando è successo?”

“Ieri, quando mi hai spinto sul pavimento.”

Lui fece un respiro profondo attraverso il suo naso, senza lasciare la presa su di lei.

“Perché non me l'hai detto?”

Hermione scosse la testa: “Non l'ho fatto. Perché avrei dovuto?”

C’era rabbia nella sua voce: “Perché non ti è permesso avere segreti con me.”

Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, poi improvvisamente sentì una strana sensazione al suo polso. Era una sensazione calda e poi più nulla. Nessun dolore. Lucius mollò la presa e lei mosse il polso con cautela. Non sentiva alcun dolore.

“L'hai guarito.”

“Hai davvero il talento nell’affermare l'ovvio.” Disse lui con sarcasmo.

“Ma-perché?”

“Non vorrei che la gente pensasse che non mi prendo cura delle mie cose.”

Hermione stava per ribattere che non era una sua proprietà, quando si rese conto di qualcosa.

“Quali persone? Chi mi vedrebbe, se sto chiusa in questa stanza?” chiese, i suoi occhi si serrarono per il sospetto.

“Me ne vado per qualche giorno.”

Il cuore di Hermione cominciò a battere più veloce quando le sue parole si fecero strada nella sua mente.

“C-Cosa?” fu tutto ciò che riuscì a dire.

"Sono ... richiesto da qualche parte. Me ne andrò per un giorno, forse due.”

Dolohov. Questa fu la prima cosa che le venne in mente.

Sentì un nodo alla gola e il panico la stava quasi soffocando.

“No...”

“No cosa, Sanguesporco?” chiese Lucius con interesse.

Hermione sussurrò, come se stesse parlando a se stessa: “Non puoi andartene ...”

Lui si avvicinò fino a quando non le fu accanto, la sua voce morbida e setosa: “Cosa hai detto?”

“Non puoi lasciar..mi.”

La stanza si riempì di silenzio orribile. Hermione avrebbe potuto prendersi a schiaffi in quel momento. Cosa stava pensando dicendogli quello?

Si irrigidì quando sentì la sua risata fredda e priva di emozioni.

“Davvero mi sorprendi, Sanguesporco. Onestamente, non me lo aspettavo da te.”la derise. “Non dirmi che ti sei affezionata a me?”

Questa volta Hermione avrebbe potuto ridere, ma la situazione in cui si trovava, non era per niente divertente.

Quando finalmente riuscì a formulare una frase, le uscì come un sussurro: “Io voglio che tu muoia.”

Non suonò così convincente come lo era stato nella sua testa, ma aveva bisogno di lui sapesse come si sentiva nei suoi riguardi.

Lucius non sembrò essere influenzato dalle sue parole: “Comprensibile. Ma questo non cambia il fatto che non vuoi che ti lasci.”

“Per favore.” iniziò, sperando di risvegliare in lui un po' di umanità. “Ti prego, non portarmi da Dolohov.”

Lui sospirò e rimase in silenzio come se stesse pensando a qualcosa. Hermione sarebbe stata disposta ad inginocchiarsi, avrebbe fatto quasi qualsiasi cosa per evitare di tornare da Dolohov.

“Lo avevi detto.”insistette, con la voce tremante per il panico. “Avevi promesso che non ci sarei tornata di nuovo.”

Non c'è bisogno di ricordarmi le mie promesse, ragazza. La mia memoria non è pessima come la tua.” Le sibilò contro, leggermente infastidito.

Hermione non sapeva che altro dire per fargli cambiare idea.

“Non stai per tornare da Antonin, quindi calmati.” Disse Lucius alla fine.

Questa frase aprì nuovamente i suoi polmoni, ma non fece andare via la paura.

“Allora dove mi stai portando?” chiese, spaventata dal sentire la risposta.

“Da un altro Mangiamorte.” La informò, completamente privo di emozioni.

Che cosa si aspettava?

La sua voce tremò appena: “Chi?”

Lucius sbuffò: “Dovresti essere contenta. Ho deciso che Severus sarebbe stato la scelta migliore per questo.”

Hermione sgranò gli occhi e la speranza si formò dentro di lei.

Ginny.

Per lo meno non sarebbe stata sola e Piton non era così vile, almeno da quello che aveva detto Ginny. Ma era un Mangiamorte. Nessuna differenza da Lucius o Dolohov.

“Se quel bastardo mi tocca, lo ammazzo.” mormorò minacciosamente.

Quello provocò la derisione di Lucius: “Non credo che sarà necessario.”poi la sua voce assunse una traccia di disgusto: “Non credo che Severus si abbasserebbe a sufficienza per  toccarti. È troppo sofisticato per questo.”

A differenza di te?”

Quella domanda lo fece arrabbiare e la schiaffeggiò sulla faccia. La testa di Hermione si girò per la forza del colpo, ma non era così doloroso come lo era stato in passato. L'aveva colpita più forte prima. Era una sensazione strana, perché non riusciva a sentire la sua pelle, ma il materiale grezzo dei guanti.

“Questo era solo un avvertimento, Sanguesporco. Non parlare mai più della scorsa notte.” ringhiò, poi le afferrò il braccio.

Senza una parola, si smaterializzarono.

 

***

 

Hermione  si sentiva come se stesse per vomitare. Non l’aveva nemmeno messa in guardia e non era preparata alla sgradevole sensazione della Smaterializzazione. Era ancora più difficile, perché non riusciva a vedere niente e aveva problemi a mantenere l'equilibrio.

Per fortuna, Lucius non le mollò il braccio.

“Ah, Lucius, sei qui.” disse qualcuno.

Riconobbe subito la voce. Piton. Rilasciò il sospiro che aveva trattenuto nel non sapere se Lucius avesse mentito riguardo a Piton.

Non l’aveva fatto. L’aveva realmente portata dal suo ex professore. Hermione aveva paura di lui, ma non tanto quanto ne aveva di Dolohov. Non le era mai sembrata una persona violenta. Ma forse era stata tutta una recita.

“Severus, amico mio. Spero che non sia troppo di disturbo.”

“Finché tiene la bocca chiusa, non sarò disturbato dalla sua presenza.”

I due uomini stavano avendo una conversazione come se lei non ci fosse e questo la infastidì.

Sentiva il forte bisogno di ricordar loro che non era un oggetto, ma un essere umano capace di sentire e parlare.

Lucius strinse la presa sul suo braccio: “Sarai educata, Sanguesporco? Non voglio che tu mi metta in imbarazzo davanti ai miei amici.” Ordinò. “Nessuna osservazione intelligente o alcuna mancanza di rispetto. Capito?”

Lei annuì: “Sì.”

“Bene.” con questo Lucius le liberò il braccio.

Piton parlò pigramente: “Ti andrebbe di unirti a me per un bicchiere di Firewhiskey?”

“Purtroppo, ho del lavoro da fare. Il Signore Oscuro si aspetta che il lavoro sia fatto entro domani.”

Il Signore Oscuro.

Hermione sbuffò per il disgusto, purtroppo non facendo attenzione a non far rumore.

“C'è qualcosa che vorresti condividere con noi, signorina Granger?” chiese Piton, quasi divertito.

Rapidamente, lei scosse la testa e rimase in silenzio. Era in una stanza con due Mangiamorte e non era una cosa intelligente farli arrabbiare.

“Bene, meglio che vada. Prenditi cura di lei, Severus.” disse Lucius, poi si chinò su Hermione: “Non provare a fare qualcosa stupido o ne pagherai il prezzo. Tornerò per te, Sanguesporco.”

Quelle parole non la spaventarono come avrebbero dovuto. Al contrario, si sentì in qualche modo al sicuro, sapendo che sarebbe tornato per lei. E quel fatto la spaventò più di quanto le sue parole avrebbero mai potuto.

Nemmeno un secondo più tardi, sentì il suono della Smaterializzazione e seppe che se ne era andato.

Una sensazione di familiarità calò su di lei. Si era sentita in quel modo quando l’aveva lasciata con Dolohov. Da sola. Senza protezione. Era bizzarro come si sentisse vulnerabile senza di lui quando era proprio lui quello a farle più male. Ma in una logica malata e contorta, aveva senso.

Lucius aveva il diritto di farle del male e non permettere a nessuno di mettere le mani addosso. Nel mondo in cui viveva, era sufficiente per Hermione. Sarebbe stata un’ingenua nel sperare in qualcosa di più.

“Hai bisogno di un invito speciale, ragazza? Vieni.” Disse con voce strascicata Piton dall'altra parte della stanza.

Hermione si leccò le labbra nervosamente: “Non so dove ...”

L'ultima cosa che voleva era di chiedere aiuto ad un Mangiamorte, ma non era mai stata nella casa  di Piton. Come si aspettava che conoscesse la strada?

Lui espirò profondamente in segno di fastidio, poi si avvicinò a lei e le afferrò delicatamente il braccio.

Era strano essere toccata così gentilmente dopo tutti quei giorni con Lucius. E perché Piton si stava comportando in quel modo?

La condusse fuori dalla stanza e poi lungo un corridoio.

“Non sei coperta di lividi come l'ultima volta che ti ho vista.” Disse privo di emozioni dopo qualche istanti di silenzio.

Hermione non sapeva cosa dire, così si limitò a stringere i denti. Non voleva parlare con lui.

Quel traditore.

Infine raggiunsero la stanza. Lui aprì le porte e vi entrarono, poi Hermione sentì le braccia di qualcuno intorno a lei.

“Hermione!” Ginny le saltò quasi addosso, abbracciandola.

Dopo lo shock iniziale,  ricambiò il gesto, abbracciando l’amica. Questa volta non ci furono lacrime, solo la felicità nell’essere di nuovo insieme.

“Vi lascio ora, ma ricorda la nostra conversazione, Ginevra. Non cercare di fare nulla.” L’avvertì Piton, poi lasciò la stanza, chiudendo e bloccando la porta dietro di lui.

Ginny si allontanò e condusse Hermione verso un letto.

Una volta che furono sedute entrambe, parlò: “Non posso credere che tu sia davvero qui. Pensavo non ti avrei più rivista.”

“È stata una sorpresa anche per me. Lucius doveva andare da qualche parte e non mi è permesso restare da sola nel Manor.”

C’era confusione nella voce di Ginny: “Hai detto Lucius. Lo chiami col suo nome? Da quando?”

Hermione tirò via le mani  da Ginny mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore. In quel momento si sentiva come una traditrice. Non voleva che Ginny sapesse quanto debole fosse e con quanta facilità avesse accettato Lucius.

Ma più di tutto,non voleva che Ginny scoprisse quanto attaccata a lui era diventata. Con quello aveva tradito tutti ed era abbastanza orribile di per se da disgustarla. Non sarebbe stata in grado di sopportare il disgusto e la delusione anche da Ginny

“M-mi dispiace. Volevo dire Malfoy.” si corresse subito, sperando che l’altra non si insospettisse.

Per fortuna, lei lasciò cadere la cosa.

“Hermione, come stai? Che cosa ti ha fatto? Sei ancora troppo magra!”

“Sto bene. E non è così terribile come lo era all'inizio. Sto… imparando.” disse, forzando un sorriso debole. “E tu? Come ti sta trattando Piton?”

“Lo stesso. Non parla molto con me e io sono contenta per questo. E 'solo ..” Ginny si interruppe, perdendosi nei suoi pensieri.

“Solo che cosa, Ginny? Cosa c’è?” Chiese Hermione, afferrando di nuovo la mano di Ginny.

“È difficile quando dobbiamo recitare di fronte agli altri. Proprio ieri ci sono stati alcuni Mangiamorte qui a cena.”

“Ancora non capisco.” Hermione non era mai stata tenuta a recitare di fronte agli altri Mangiamorte.

Ginny fece un respiro profondo: “Beh, non capivo nemmeno io, ma poi Piton mi ha spiegato. Si suppone che noi stiamo... insieme.” Pronunciò a fatica l’ultima parola. “Intimamente.”

Hermione fece una smorfia a quelle parole, mostrando il proprio disgusto: “Vuoi dire che ... si

suppone di tu sia una schiava per-per i ... suoi bisogni?”

“Non esattamente. Per quello ci sono i Sangueposco. Ecco cosa ha detto Piton. Anche se ho combattuto dalla parte opposta e sono stata catturata ora, sono ancora una Purosangue il che mi dà un privilegio.”

Hermione annuì: “Capisco. Vai avanti.”

“Beh, se Piton decide di-di ... beh, sposarmi, gli è permesso.” Spiegò Ginny, ovviamente disgustata.

Cosa?” Hermione non poteva credere alle sue parole.

“Sì. Sarei costretta a sposare Piton se lo decidesse. È un ordine di Voldemort. Sta cercando di riempire il mondo con Purosangue. Tu sei al sicuro da questo. A causa del tuo stato di sangue, non ti è permesso sposare Malfoy, anche se lui lo volesse.”

Hermione scoppiò quasi a ridere alle sue parole. Il solo pensiero che Luicus volesse sposarla era ridicolo. Non voleva nemmeno toccarla per non parlare di qualcosa di più. Così era al sicuro dal matrimonio, perlomeno. Ma che dire delle altre cose?

“E lui vuole sposarti?” Chiese Hermione, sforzandosi di parlare.

Sembrava del tutto irreale avere una conversazione del genere. Ginny aveva appena sedici anni, quale malato pervertito avrebbe voluto costringerla in un matrimonio?

“Ha detto che posso dormire senza paura. Lui non vuole sposarsi.” rispose Ginny tranquillamente.

Hermione rilasciò un sospiro: “Grazie a Merlino.”

“Ma dobbiamo ancora recitare in pubblico. Non mi è permesso sussultare ad ogni suo tocco. Ha detto che la gente pensa che abbia toccato ben più del mio braccio.” disse con calma Ginny e Hermione ebbe la sensazione la strega più giovane stesse arrossendo.

Era comprensibile. Parlare di queste cose era sempre stato una fonte di disagio, specialmente per una sedicenne. Anche se lei era più grande, non era diversa.

“Hermione.” Iniziò Ginny sottovoce, quasi sussurrando: “Non dire a nessuno quello che sto per dirti.”

Hermione annuì, la preoccupazione che cresceva dentro di lei.. Ginny sembrava seria.

“Ho deciso di accettare il consiglio che mi hai dato l'ultima volta che ci siamo viste. Hai detto che non dovevo perdere la speranza. Che avrei dovuto tentare di fuggire e l’ho fatto, ma Piton me l’ha impedito. Non posso nemmeno a uscire da questa stanza senza che lui lo sappia.”

Smise di parlare e Hermione sentì  le sue mani tremare nelle sue.

“Voglio vendetta.” disse infine, dopo un momento di silenzio. “Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo la mia famiglia e ... Ron. Lo ha ucciso. Malfoy lo ha ucciso.”

Hermione sentì dolore al petto quando menzionò Ron. Ogni volta che pensava di lui, si sentiva come se non potesse respirare.

Ginny continuò: “Ron è morto e Malfoy è in giro come se niente fosse. Non posso permetterglielo. Non dopo tutto quello che ha fatto.”

“Cosa vuoi dire?” chiese attentamente.

“Ho preso un coltello dalla cucina.”

Era stata una frase breve, ma mandò brividi lungo il corpo di Hermione. Ginny non poteva star pensando a... No, era impossibile.

"So che l’avresti fatto tu stessa se solo non fossi cieca, Hermione.” disse Ginny, stringendole la mano.

Si morse la lingua, non sapendo cosa dire. Non voleva deludere Ginny, ma non aveva mai realmente pensato di uccidere Lucius. Spesso si era scoperta nel sperare che non morisse, perché la sua morte avrebbe significato la fine per lei. Sarebbe stata consegnata ad un altro Mangiamorte e non riusciva a sopportarlo.

Ginny continuò, l'anticipazione nella sua voce: “Non sa cosa lo aspetta quando verrà a riprenderti.”

“Ginny, non sai cosa stai dicendo-”

“Certo che lo so. Non sono mai stata così sicura di niente nella vita mia.” Disse, determinata.

“Io-” Hermione non poteva credere a quello che stava accadendo. Il solo pensiero di Lucius morente era ... doloroso. Che cosa era diventata? Avrebbe compianto la sua morte? Perché?

Perché sarebbe allora sola e indifesa in un mondo pieno di predatori, o era qualcosa di più? Qualcosa che non capiva e di cui non aveva il tempo di pensarci.

“Hermione, posso contare su di te? So che vuoi fargliela pagare per tutto ciò che ha fatto.”e poi fece la domanda che più temeva: “Vuoi aiutarmi?”

Un lungo momento di silenzio seguì. Poi, senza dire una parola, Hermione allontanò lentamente le mani da Ginny.

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Capitolo 15
*** To belong ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

IN THE DARK

Chapter fifteen: To belong

 

Hermione non aveva bisogno della vista per sapere che Ginny era confusa. Quando aveva allontanato le proprie mani dalle sue, aveva sentito il corpo della strega più giovane irrigidirsi.

“Mi aiuterai, vero?” chiese di nuovo, questa volta sospettosa.

“Non sai quello che stai dicendo, Ginny.”

Lo so. Malfoy merita di essere punito.”

Hermione parlò a bassa voce, sentendo la gola chiudersi: “Non stai pensando con lucidità.”

“Perché continui a dirlo?”  chiese Ginny, cominciando ad arrabbiarsi. “C'è qualcosa che dovrei sapere?”

Hermione fece un respiro profondo: “Credo solo che non sia una buona idea. Pensaci, Ginny. Che cosa succederebbe se riuscissi a ferire Luc-Malfoy..?”

“Non mi importa di quello! Non mi interessa se mi uccidono, non ho nulla per cui vivere in ogni caso.”  Confessò Ginny, la sua voce ora isterica.

Hermione non sapeva cosa dire. La vergogna la invase quando si rese conto che lei era completamente diversa da Ginny. Dopo tutto quello che era successo voleva ancora vivere. Questo la rendeva più forte di Ginny, perché il suo spirito non era completamente distrutto? O la rendeva più debole, perché aveva paura della morte?

Hermione non aveva la risposta a questa domanda, ma sapeva che non c'era alcun dubbio sul fatto che fosse una traditrice.

“Ginny.” iniziò con calma. “Non puoi parlare in quel modo. Cosa avrebbe pensato la tua famiglia se ti avessero sentito? Pensi che ti vorrebbero morta?”

“La maggior parte di loro sono morti. Grazie a Malfoy e alla sua gentilezza.” Sibilò, poi aggiunse: “E poi, forse Piton mi proteggerebbe.”

Hermione strinse gli occhi per la sorpresa: “Cosa vuoi dire? Perché lo farebbe?”

“Io.. Io non lo so. Ho solo questa strana sensazione intorno a lui. Non mi vuole morta.”

Sospirando, annuì: “Questo potrebbe essere vero. E il tuo stato di sangue potrebbe salvarti dalla morte, ma per quanto riguarda ...” si sforzò di parlare. “Me?”

“Non credo che ti mancherà così tanto Malfoy, Hermione.” Rispose sarcastica.

“Tu sai cosa voglio dire.” La sua voce divenne più forte. “Anche se non lo vuoi sentire, io sono in vita solo grazie a lui.”

“Hermione, sai che non è vero. Te lo ha fatto credere solo perché-”

La interruppe: “È vero sarei morta molto tempo fa se Malfoy non mi avesse scelto.”

“Non ci credo.”

Sembrava come se si stesse rifiutando di vedere l'orribile verità e tutto quello che le stava accadendo intorno. Hermione poteva essere cieca, ma sapeva esattamente cosa stava succedendo fuori mentre Ginny cercava di coprirsi gli occhi. Almeno non era una codarda in quest’aspetto.

“Abbiamo perso la guerra, Ginny. I Mangiamorte governare il mondo.” Hermione parlò con un tono deicso. “Distruggono, uccidono, torturano e ...” si fermò prima di andare oltre. Era ancora una bambina e non aveva bisogno di conoscere tutte quelle cose orribili che stavano accadendo nel mondo.

“La gente sta morendo. Semplice.” disse Hermione con calma.

“Credi che non lo sappia?”

Dal suono della voce, stava trattenendo a malapena le lacrime ed Hermione si sentì in colpa per averla fatta sentire in quel modo.

“Mi dispiace, Ginny. Non intendevo dire questo.” sorrise debolmente.

“Ti prego, dimmi che mi aiuterai” insistette la strega più giovane. “Farò qualsiasi cosa. Chiederò a Piton di prenderti come suo premio dopo la morte di Malfoy. Non sarai in pericolo.”

Hermione avrebbe voluto sorridere dell’innocenza di Ginny. La strega dai capelli rossi non aveva idea di cosa le sarebbe accaduto  se fosse successo qualcosa a Lucius. Dolohov, per esempio. Sarebbe stato più che felice di fargliela pagare per tutto quello che gli aveva fatto e finire ciò che aveva iniziato. Nessuno l'avrebbe salvata da quello. Non se c’era Lucius a proteggerla.

Per favore, Hermione. Devi aiutarmi. Non lasciarmi sola.” supplicò e quest’ultima seppe che non aveva altra scelta se non accontentarla.

Per amor di Ginny avrebbe promesso di aiutarla, anche se questa fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto.

“Puoi contare su di me.” disse attraverso i denti, non credendo a quello che stava dicendo.

“Sapevo che non mi avresti lasciato!” Ginny la ringraziò con un abbraccio e per la prima volta Hermione non sentì la voglia di ricambiare. Eppure, strinse le braccia attorno alla piccola strega e si sforzò di sorridere.

“Ho già un piano su come-” iniziò a spiegare, ma Hermione la fermò con uno falso sbadiglio.

“Ginny, sono davvero stanca. Possiamo parlare più tardi o domani? Per favore?”

Non era veramente stanca e l’aveva usato come scusa per proteggersi da Ginny e dai suoi piani. Era curiosa di sapere  cosa le fosse successo da quando si erano viste l'ultima volta e se aveva sentito parlare di altri sopravvissuti, ma ora era incapace di chiederglielo. Tutto quello di cui la ragazza voleva parlare era come infilare un coltello dentro Malfoy e solo il pensiero la faceva star male.

Ginny era pronta a diventare un’assassina, ma Hermione non lo era. E non le importava se questo la rendeva debole. Aveva visto e vissuto così tante cose orribili nella sua vita che si sentiva sporca, contaminata. L'ultima cosa che voleva era di sporcarsi le mani con il sangue di qualcuno. Voleva rimanere pulita almeno in quello.

Ginny fece un respiro profondo: “Ho capito che sei stanca.  Posso immaginare che vivere con Malfoy non sia esattamente…” non finì la frase: “Puoi restare qui. Dormi, ti sveglierò quando Piton viene a prenderti.”

“Verrà a prendermi?” Chiese confusa, ma poi capì. “Non ci è permesso di stare insieme nella stessa stanza per troppo tempo.”

Un paio di minuti più tardi Hermione giaceva nel letto, abbracciando strettamente la coperta attorno a sé. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a Ginny e al suo piano. Il loro piano, si corresse. Qualunque cosa avesse in mente di fare, era una parte di esso ora.

Senza nemmeno rendersene conto, i suoi pensieri  volarono fino a Lucius. Non poteva fare a meno di chiedersi dove fosse e cosa stesse facendo. Stava di nuovo uccidendo persone?

Rabbrividì al pensiero di lui che torturava una persona in quel momento, senza rimpianti o sensi di colpa. Era davvero completamente privo di emozioni?

Questo non era vero, ricordò a se stessa. Un sacco di volte aveva mostrato la rabbia nei suoi confronti e quella era un'emozione, giusto? Forse c’erano altri tipi di emozioni nascoste dentro di lui. Era possibile che un simile mostro freddo potesse essere veramente in lutto per suo figlio? Perché altrimenti vorrebbe vendicare la sua morte?

Ma ciò che la infastidiva di più era il motivo per cui  non voleva Lucius morto. Non era solo per la paura di essere sola e senza la sua protezione. Hermione dovette confessare che si trattava di qualcosa di più profondo. Aveva ragione Lucius quando aveva detto che si era affezionata a lui? Era possibile che stesse iniziando a sviluppare un certo tipo di sentimenti per lui?

Hermione chiuse gli occhi con forza a questo pensiero. No, non era possibile. L'unica cosa che sentiva per lui era l'odio.

Il suo pretendere di dormire si trasformò presto in qualcos’altro e quando tutti i pensieri la lasciarono, scivolò in un sonno senza sogni. Dormire era qualcosa che aveva sempre dato per scontato, ma nel periodo passato con Lucius aveva imparato ad apprezzarlo maggiormente. Si sarebbe potuto pensare che avesse gli incubi sulla guerra a causa di tutte le cose orribili che aveva visto, ma per fortuna il suo sonno non fu disturbato. L'unico incubo che Hermione ricordò di aver fatto fu quello riguardante Dolohov, ma almeno non durò a lungo.

"Hermione?" la chiamò una voce morbida

Fece una smorfia mentre si svegliava, sentendosi disorientata. Le ci volle qualche istante per ricordare dove fosse e cosa fosse successo.

“Ginny ...” mormorò, sbadigliando. “Che c'è? Piton è venuto per me?”

“No, non ancora. Abbiamo ancora qualche minuto. Ho solo pensato che fossi affamata.”

Cibo. Era divertente come una persona potesse dimenticarsi del cibo quando altre cose importanti stavano accadendo. Non riusciva a ricordare quando era stata l'ultima volta che aveva mangiato, ma sembrava che il suo corpo si fosse già abituato a non ottenere del cibo con regolarità.

“Cosa vuoi? Una minestra e-” iniziò Ginny.

Hermione la interruppe, scuotendo la testa: “Un panino andrebbe bene.”

“Un panino?”chiese incerta la strega più giovane. “È questo che Malfoy ti dava da mangiare?”

“Questa è l'unica cosa che posso mangiare .. da sola.” Spiegò con calma.

C'erano alcune cose che aveva imparato ad affrontare senza la vista. Ci impiegava più del normale, ma aveva già imparato a fare un bagno. E camminare non era così difficile come lo era stato all'inizio. Era solo questione di pratica. Ma a causa della sua disobbedienza la maggior parte dei giorni non le era stato permesso di mangiare, il che spiegavano il fatto che non sapeva come mangiare. Forse lo avrebbe fatto correttamente se avesse provato, ma l'ultima cosa che voleva era sembrare impotente di fronte a Ginny. Così aveva deciso di mangiare il cibo che era in grado di ingerire da sola.

“Oh, mi dispiace. Non stavo pensando. Ma forse potrei aiutarti a-”

“No.” rispose, un po’ più duramente di quanto avesse intenzione. “Non ho bisogno di aiuto per mangiare.”

Ginny annuì con comprensione, senza aggiungere altro. Hermione si irrigidì quando sentì un piccolo 'pop'.

“Va tutto bene. Era solo l'elfo domestico. È andato a prenderci del cibo.”

I minuti successivi passarono in silenzio. Hermione non sapeva di cosa parlare e sembrava che Ginny lo avesse notato, perché tenne anche lei le distanze.

Quando l’elfo tornò con il cibo, cominciarono a mangiare ed Hermione si ritrovò a desiderare che Piton arrivare presto a prenderla. L'atmosfera nella stanza non era piacevole.

Cercò di non pensare ai piani di Ginny, ma non riusciva ad allontanare il pensiero. Cercò di distrarsi con il cibo, ma non l’aiutò granché.

Dopo aver finito di mangiare, Ginny ruppe il silenzio.

“Hermione, che succede?” chiese, sospirando.

Che cosa poteva dirle? Raccontarle la verità non era un'opzione. Non avrebbe capito perché non voleva Lucius morto. Nemmeno lei riusciva a capirlo

Ginny non si lasciò ingannare così facilmente. Solo dal suono della sua voce poteva dire che qualcosa non andava.

“Hermione…” Iniziò con cautela. “Cosa provi nei suoi confronti?”

Le si bloccò il respiro in gola mentre pensava alla risposta.

Dopo un lungo momento di imbarazzante silenzio, si costrinse a dire: “Ginny, non è quello che pensi. Non sto cercando di salvargli la vita. Sto cercando di salvare te.”

Sembrò cascarci perché la sua voce si addolcì: “Ho già deciso, Hermione.” disse lentamente. “Domani quando ritorna a prenderti, avrà più di quello che si aspetta.”

“Ginny ...”

“Un coltello infilato nella pancia.”

Un’orribile immagine si formò dentro la mente di Hermione e sentì la gola chiudersi al  pensiero di un Lucius ferito. Il suo sangue puro, il sangue di cui era così orgoglioso, scorrere lento sulla sua pelle pallida, coprirgli il petto, lo stomaco ...

Ginny sarebbe stata davvero in grado di farlo?  Era davvero pronta a diventare un assassina?

“Come pensi di farlo?” Hermione sputò la domanda fra i denti “Dubito che sarai in grado di avvicinarti a lui così facilmente.”

“Lo so. Ed è per questo che ho bisogno di te.”

Hermione sgranò gli occhi per l'orrore, ma cercò di nasconderlo.

“Cosa vuoi che faccia?" chiese, non sicura di voler sentire la risposta.

“Distrailo. Dirgli qualcosa. Due secondi sono tutto quello di cui ho bisogno.” spiegò Ginny, priva di emozioni. “Sarai in grado di distrarlo?”

Le sembrava che Ginny non sapesse ancora in cosa stava andando a cacciarsi. L'odio aveva completamente preso il sopravvento su di lei ed era evidente che non pensava con lucidità.

“Io-” iniziò, ma venne interrotta dal bussare della porta. Ginny si lasciò sfuggire un sospiro frustrato, ma non disse nulla.

Neanche un secondo dopo, le porte si aprirono e sentì la voce di Piton.

“È ora.” Disse semplicemente.

Hermione era felice che fosse arrivato a prenderla e in qualche modo a salvarla da Ginny. Si alzò rapidamente e si voltò verso la voce dell’uomo.

“Vieni, signorina Granger.” Le prese il braccio per guidarla.

“Buona notte. Ci vediamo domani, Hermione.”

Si limitò ad annuire e forzò un sorriso, poi si lasciò condurre fuori dalla stanza. Si chiese dove l’avrebbe portata Piton. Forse in una prigione? Non era come Dolohov, ma pensava ancora che fosse una Sanguesporco. E i Sanguesporco non meritavano una camera pulita.

Ma con sua grande sorpresa, la condusse in una stanza calda, a pochi passi da quella di Ginny.

Una volta dentro, le liberò il braccio e disse: “Dormirai qui. C'è un bagno sulla tua destra.”spiegò, poi fece un sorrisetto: “Ti consiglio di non perdere tempo alla ricerca di un'arma o qualcosa di simile, perché non lo troverai.”

“Non esserne così sicuro.” ribatté, facendo scendere un silenzio pesante nella stanza.

“Non sono abituato ad essere disobbedito.” Disse lui alla fine, molto lentamente.

“E io non sono abituata ad obbedire agli ordini degli altri.” replicò ferocemente, anche se le tremavano le labbra.

“Pensavo che Lucius si fosse già occupato del tuo atteggiamento.” rispose Piton, divertito.

Hermione decise di ignorare la sua affermazione mentre chiedeva: “Verrà a prendermi domani?”

Piton fece un respiro profondo, come se stesse pensando a qualcosa, poi rispose: “Non ne sono sicuro.”

Hermione insistette: “Ma tu sai qualcosa. Dove è dovuto andare?”

“Perché così impaziente, signorina Granger?” Piton non riuscì a nascondere il sorriso nella voce.

“H-ho bisogno di sapere. Tornerà?”

Hermione sperò di non comportarsi in modo troppo sospetto. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di dare a Piton un motivo per sospettare che qualcosa stesse per accadere. Non avrebbe voluto farlo a Ginny.

“Certo che penso che stia per tornare.” Rispose Piton dopo un momento. “Dubito che abbia finito con te.”

Un pensiero attraversò la mente di Hermione. Forse avrebbe potuto dire a Piton quello che Ginny stava progettando? L’avrebbe fermata ed allora non sarebbe successo nulla a Lucius.

Hermione si sentì disgustata di se stessa a quel pensiero. Quando aveva iniziato a proteggerlo? Cosa c'era di sbagliato in lei?

Infine, decise di rimanere in silenzio. Non essendo in grado di pensare di tradire Ginny e metterla nei guai, tenne la bocca chiusa.

“Riposati.” Disse Piton prima di lasciare la stanza e bloccarla.

Anche se si era comportata in modo ribelle di fronte a lui, Hermione decise di ascoltare il consiglio di Piton e si riposò. Ma non riusciva a liberarsi degli orribili pensieri dalla sua testa e il risultato di fu che continuò a girarsi e muoversi nel letto, non essendo in grado di addormentarsi. Non c'era nulla che potesse fare per ammazzare il tempo, tranne che pensare.

Quando la mattina  finalmente arrivò, era un completo disastro nervoso. Si aspettava che Ginny saltasse fuori da oltre le porte per continuare a spiegarle il suo piano, ma lei non venne. Hermione concluse che probabilmente non le era permesso di lasciare la stanza o accettare visite. Poteva immagine quanto  Ginny fosse arrabbiata per questo. La strega più giovane probabilmente voleva parlare di nuovo con lei del loro piano.

Hermione consumò da sola la colazione nella propria stanza, pensando a come avrebbe potuto essere il suo ultimo pasto. Con quel pensiero in testa, iniziò da apprezzare di più i due panini.

Prima ancora che avesse finito di mangiare, le porte si aprirono. Immediatamente il panino venne abbandonato sul piatto mentre aspettava che la persona parlasse.

“Complimenti, signorina Granger. Il tuo desiderio si è avverato.” disse Piton con voce strascicata.

“Quale desiderio?”

“Lucius è tornato. Sta aspettando nello studio.”

Hermione non riuscì  a nascondere l'orrore sul viso a quell’informazione. Cercò subito di nasconderlo, ma non sfuggì all'attenzione di Piton.

“Perché quella faccia, signorina Granger? Si potrebbe pensare che tu non sia contenta della notizia.”

Hermione poteva sentire il suo cuore batterle in testa. Era così forte che la sorprese che Piton non riuscisse a sentirlo. Non si aspettava che Lucius tornasse dopo un solo giorno. Pensava di avere qualche giorno in più per pensare a cosa fare con Ginny e i suoi piani.

“Hai un aspetto migliore con la bocca chiusa, Granger.” disse Piton, irritato.

Senza una parola la prese per il braccio e la guidò fuori dalla stanza. Una volta che furono nel corridoio, Hermione chiese esitante: “Professor Piton, posso farti una domanda?”

Lui sogghignò: “Questa è già una domanda.”

“Dov'è Ginny?”

“Non credo ti riguardi.”

Hermione lasciò uscire il sospiro che aveva trattenuto in attesa della sua risposta. Ginny probabilmente era ancora nella sua stanza, chiusa a chiave e impossibilitata ad uscire. Tutto si sarebbe risolto. Se era rimasta nella sua stanza, non sarebbe stata in grado di ferire Lucius.

Quando entrarono in quello che Hermione presunse fosse lo studio di Piton, trattenne il respiro e attese per qualsiasi segno a prova che Lucius fosse nella stanza. Quei pochi momenti di silenzio furono una pura tortura.

“Spero di non esserti mancato troppo, Sanguesporco.” La voce di Lucius tagliò il silenzio.

Venne inondata dal sollievo al suono della sua voce, ma non ebbe il tempo di rispondere che venne interrotta da qualcuno.

“Hermione, sei qui!” esclamò Ginny, entrando nello studio.

“Ginevra, non ricordo di averti dato il permesso di venire qui.” Le sibilò Piton, liberando il braccio di Hermione.

“Pensi davvero che avrei lasciato andare Hermione senza prima salutarla?”

“Hai oltrepassato il limite questa volta-”iniziò Piton, ma Lucius lo interruppe.

“Calmati, Severus. Non vedo un problema se la giovane signorina Weasley vuol dire addio alla Sanguesporco.” poi sorrise. “Dopo tutto, è probabilmente l'ultima volta che si vedranno.”

Piton si lasciò sfuggire un sospiro seccato: “Va bene, ma non pensare che la tua disobbedienza sarà tollerata per sempre.”

Un attimo dopo Hermione si ritrovò tra le braccia di Ginny. La strega più giovane l’abbracciò con tutte le sue forze, ma non disse niente. Hermione si aspettava che le sussurrasse qualcosa, ma non una parola lasciò la bocca di Ginny. Questo le fece chiedersi se magari  avesse abbandonato l'idea di pugnalare Lucius. Pregò di avere ragione. Ma poi sentì qualcosa di duro all’altezza della schiena nel punto in cui si trovava la mano di Ginny. Immediatamente capì cosa fosse. Un coltello. Ginny probabilmente l’aveva abbracciata in modo da farle sapere che lo aveva nella manica e che era intenzionata a portar avanti il suo piano.

“Com’è toccante.” Disse sarcasticamente Lucius. “Adesso vieni qui, Sanguesporco. Dovremmo andare.”

“Non dimenticare le mie parole, Hermione.” disse Ginny mentre la lasciava andare.

Hermione sentì tutto girarle intorno mentre si avvicinava lentamente in direzione di Lucius. Si prese del tempo, contando i passi nella sua testa.

1, 2, 3, 4, 5.

Smise di contare quando le sue mani toccarono Lucius. La tensione si sentiva nella stanza, o forse se lo era solo immaginato. Sapeva che Ginny stava aspettando che parlasse, che dicesse qualcosa e distraesse Lucius.

Ma nessuna parola lasciò la sua bocca. Era come se qualcuno avesse messo un incantesimo Silencio su di lei. Il suo cuore batteva così forte che pensò le sarebbe scoppiato nel  petto. Il terrore assoluto le inondò le vene e respirare divenne un compito quasi impossibile.

“Hermione.” La chiamò, mostrando impazienza nella voce.

In quel momento sentì lo sguardo di Ginny bruciarla e prese una decisione.

Lentamente si voltò verso Lucius, chiedendo con esitazione: “Dov’eri? Voldemort ti ha di nuovo inviato in una delle tue missioni?

Intuì che Lucius le avesse rivolto tutta la sua attenzione mentre parlava: “Non sono affari tuoi dove-”

Hermione sentiva che le stava parlando, ma le sue parole non avevano senso per lei. Tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era l’ascoltare di ogni tipo di suono che provenisse dall'altra estremità della stanza. Mentre Lucius parlava, non successe niente. Una piccola speranza si formò all'interno Hermione che forse, solo forse Ginny avesse cambiato idea all'ultimo momento.

E poi li sentì.

I passi. Il suono inconfondibile di qualcuno che correva verso di lei e Lucius.

Prima che potesse trattenersi, Hermione afferrò gli braccio e le parole volarono fuori dalla sua bocca: “Lucius!”

Dopo quello tutto successe in un secondo. Venne spinta a terra e si sentì il suono di una lotta. Poi altri passi arrabbiati. Piton.

Il corpo di Hermione venne scosso dall’adrenalina  come rimase sul pavimento, cercando di capire quello che stava accadendo attraverso l'udito.

“Lasciami andare, Malfoy! Togli quelle tue disgustose mani da me!” urlò Ginny con rabbia, lottando per liberarsi.

Quando la risata fredda di Lucius riempì la stanza, Hermione capì che non era ferito. La inorridì il fatto che si sentisse in qualche modo sollevata per questo.

“Credevi davvero di avere una possibilità contro di me, sciocca ragazzina?”  La derise Lucius. “Anche se fossi riuscita ad accoltellarmi, quale danno reale mi avrebbe fatto quel piccolo coltellino?”

“Lascia che te lo mostri!” ribattè Ginny.

Piton sibilò furioso: “Ginevra, basta!”

Hermione capì dal rumore che proveniva da loro che Ginny era stata tirata via da Malfoy.

“Vai in camera tua, Ginevra. Mi occuperò di te più tardi.” La voce di Piton conteneva un tono omicida. Era veramente arrabbiato questa volta. Anche se Ginny aveva detto che non le aveva mai fatto del male, Hermione non avrebbe voluto essere al suo posto in quel momento.

“Questo non è abbastanza,Severus.” ringhiò  Lucius. “Questa è la seconda volta che la tua piccola schiava mi manca di rispetto. Penso di meritare delle scuse perlomeno.”

Hermione sapeva che non c'era modo che Ginny si scusasse con lui. Mentre era seduta sul pavimento, inosservata, si rese conto che era solo una questione di tempo prima che Lucius rivolgesse tutta la sua attenzione verso di lei e quello la terrorizzò.

“Sei fuori di testa! Non mi scuserò mai con te!” Urlò Ginny, trattenendo le lacrime di disperazione.

“Le permetterai di cavarsela con questo, Severus? Puniscila per le sue azioni.” Insistette Lucius, poi aggiunse: “Ci sono dei pettegolezzi su di te. Alcuni dicono che sei diventato morbido.”

Hermione saltò per lo shock quando sentì il suono inconfondibile di uno schiaffo. Un forte schiaffo.

Poi Ginny scoppiò in lacrime e ciò le spezzò il cuore. Sapeva che la strega più giovane non piangeva per il dolore che le aveva provocato lo schiaffo, ma a causa della rabbia e dell’umiliazione.

“Questo ti ha convinto, Lucius?” Chiese Piton senza alcun tipo di emozione. “O forse dovrei farlo di nuovo?”

Lucius sorrise: “Per quel che mi riguarda-”

“Per favore, fermati! Non farle del male! Non sapeva cosa stava facendo!” urlò Hermione, con voce tremante.

“Tu dovresti tenere la bocca chiusa, Sanguesporco.” Le sibilò Lucius “Avrai il tuo turno al più presto.”

La sua voce gelida le fece aumentare la respirazione, il battito cardiaco accelerò insopportabilmente. Cercò di riprendere il controllo su di se ma la paura stava scorrendo nelle sue vene e il terrore che sembrava riempire il suo sangue era più forte.

“Lasciala stare, Lucius. Non è colpa sua.” Disse Piton con calma.

“Non sapevo che avessi improvvisamente un debole per le Sanguesporco.”

“Che tu lo voglia ammettere o meno, la Sanguesporco ti ha appena salvato.”

Lucius non disse nulla ed Hermione moriva dalla voglia di vedere la sua faccia in quel momento. Voleva disperatamente sapere cosa stava pensando.

Ma i singhiozzi silenziosi di Ginny interruppero i suoi pensieri e il senso di colpa prevalse.

“Ginny? Mi disp-”

“Se stai per scusarti, ti uccido, Hermione.”sputò tra i denti la strega più giovane.

C'era così tanta rabbia e odio nella sua voce, che le inviò brividi lungo il corpo.

“Non volevo che questo accadesse, Ginny.” disse in tono di scusa mentre si alzava dal pavimento.

“Non parlarmi nemmeno! Traditrice!”

“Mi dispiace...”

“Come ha fatto a trascinarti dalla sua parte? É così bravo a letto?” disse con disgusto.

Hermione arrossì a quella domanda e la rabbia iniziò a crescere dentro di lei: “Non sai di cosa stai parlando.”

“Smettila di dirlo! Solo perché sono più giovane non vuol dire che non sappia come funzionano le cose in questo mondo!”

Lucius rise con freddezza: “Sei davvero divertente, Miss Weasley.”

“Ginny, non è quello che pensi! Non avrei mai-” insistette, alzando la voce.

“Ho capito ora cosa sei, Hermione. Una puttana. Lo chiami Lucius, gli salvi la vita. Che cosa sei diventata? Non me lo sarei mai aspettato da te.”

Piton intervenne, parlando con una voce autorevole: “Ginevra, basta con le sciocchezze. Lucius, credo sia meglio se te ne vai ora.”

“Ma stava iniziando a diventare interessante, Severus.”

“Ginny ...” Hermione non sapeva più cosa dire.

“Vattene! Non voglio più vederti!”

A quelle parole, le lacrime scesero lungo le guance di Hermione. Mai prima d'ora si era sentita così da sola. Nemmeno nella notte in cui avevano perso la guerra e lei giaceva a terra intrisa di sangue. Aveva ancora amici e persone che l'amavano. Tutto era diverso ora. Era sola. Scegliere Lucius a Ginny era il suo ultimo tradimento.

Non volendo più difendersi dalle accuse di Ginny, rimase in silenzio.

Non si irrigidì nemmeno quando Malfoy l’afferrò per un braccio, una sensazione sconosciuta aveva preso il sopravvento su di lei. Un sentimento di totale disperazione. In quel momento desiderò davvero di morire.

“Vattene! Va via!” Urlò Ginny, tremando per la rabbia.

Mentre la sensazione della Smaterilizzazione la travolgeva, poteva ancora sentire la voce di Ginny e le sue parole nella testa.

Si sentiva completamente intontita, non accorgendosi di nulla di quello che le stava accadendo intorno. Quando rinvenne, era già nella camera da letto di Lucius e lui le aveva liberato il braccio.

Attese che lui parlasse, la punisse, facesse qualcosa. Quello che odiava era il fatto che lui si stesse imitando a fissarla, osservandola senza dir niente.

“Che gioco stai giocando, Sanguesporco?” chiese infine e c'era dell’evidente sospetto nella voce.

“Non capisco.” rispose, asciugandosi le lacrime.

“Il primo giorno o due hai lottato. Non sopportavi il mio tocco. Ti ritraevi e strisciavi via.” Disse con voce strascicato osservandola mentre parlava. Hermione poteva sentire il suo sguardo su di lei e desiderò potersi nascondere.

Lui fece scorrere la mano incredibilmente calda sul suo braccio, le dita scivolavano sulla sua pelle, guardandola con aria divertita, quando lei rabbrividì.

Hermione non capiva perché stesse tremando sotto il suo tocco, tutto quello che sapeva era che non riusciva a impedirlo.

“Che cosa è cambiato? Perché non indietreggi più?” chiese, perso nei suoi pensieri.

In quel momento si accorse di una cosa. Lucius stava giocando con lei come il gatto giocava con la sua preda. Invece di concedere una morte rapida, godevano della tua paura e solo alla fine, ti squarciavano a brandelli.

“Quando hai smesso di lottare hai pregato. Ti ricordi? Ogni nostra lotta si è conclusa con il tuo implorarmi di smettere.”

Hermione strinse i denti al ricordo di quei momenti. Era umiliante pensarci. Perché lo stava dicendo?

“ I tuoi tentativi fisici di fermarmi erano patetici, ed essendo una ragazza intelligente, hai finalmente capito che non potevi combattermi fisicamente. Quindi hai implorato.” Disse dolcemente, avvicinandosi a lei.

“Cosa vuoi dire con questo?” pretese di sapere Hermione.

Lui continuò a parlare, ignorando completamente la sua domanda: “Subito dopo le implorazioni, ti sei arresa. Non hai più combattuto contro di me ed i miei ordini.”

Ci fu una lunga pausa, piena di tensione.

“Perché mi hai avvertito, Sangueporco? Avresti potuto lasciare che la ragazza Weasley cercasse di colpirmi. Perché no?” chiese con calma, quasi facendo le fusa nel suo orecchio.

“Non lo so.” fu la sua unica risposta.

“Lo sai.” insistette “Sei solo troppo imbarazzata per ammetterlo.”

“No.”

 “No?” chiese beffardamente. “È incredibile quello che un completo isolamento può fare ad una persona. Tu sei l'esempio perfetto di come vivere per un lungo periodo di tempo a contatto con un solo essere umano possa legarti a quella persona. Tu e io.”

“Ti sbagli.” disse Hermione, ma suonò poco convincente. Dentro di lei sapeva che stava lentamente perdendo la sua anima in favore di lui. Era tutto quello che aveva ora, e si stava lentamente dando a lui senza neanche accorgersene.

“Eri già mia nel momento in cui ti ho vista sul campo di battaglia, ma quello non era come se ti possedessi veramente. Avrei potuto avere il tuo corpo, ma non era sufficiente. Volevo che appartenessi veramente a me. Con la mente e l’anima, Hermione.”

L'uso del suo nome la confuse per un attimo, ma si ricompose mentre parlava con sicurezza: “Mai. Tu non mi avrai mai e io non apparterrò mai a te.”

“Lo sei già e non c'è niente che tu possa fare per cambiarlo.” la sua voce era bassa, un ruggito pericoloso. “Sai di cosa sto parlando. La sensazione che io sia tutto ciò che ti è rimasto ora. Non sarai mai in grado di sfuggire a quella sensazione. E non sarai mai in grado di fuggire da me. Mai.”

Hermione voleva opporsi, gridargli contro che si sbagliava, ma le parole non uscirono. Lui aveva detto tutto. Tutto quello che lei avrebbe detto, sarebbe stata una bugia.

“E quello che ti spaventa di più è che non sei spaventata da questo. Tu vuoi appartenermi, Sanguesporco.”

Hermione scacciò indietro le lacrime che minacciavano di rotolare giù per le guance. Sembrava come se Lucius conoscesse tutti i suoi pensieri e la terrorizzò quanto bene la conoscesse. Ma ciò che le mandò letteralmente i brividi giù il corpo era il fatto che lui avesse in qualche modo ragione. La solitudine era la cosa più orribile del mondo. E lei non voleva stare da sola. Era già abbastanza brutto che si fosse persa nel buio. Nel profondo voleva appartenere a lui.

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Capitolo 16
*** Discoveries ***


 

 

Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

IN THE DARK
Chapter sixteen: Discoveries

 

 

C'erano state solo poche cose nel corso della vita di Severus che gli avevano fatto veramente perdere le staffe. E guardare la giovane ragazza gridargli contro e insultarlo stava lentamente iniziando a farlo incazzare.

“Ti odio! E odio lei!” Urlò Ginny  tra le lacrime.

“Calmati e ascoltami.” Ordinò Piton con calma, anche se stava bruciando dentro. La ragazza l’aveva messo in pericolo con il suo comportamento sconsiderato. In quel momento si rese conto che avrebbe dovuto disciplinarla e porre fine ai suoi tentativi di fuga e di vendetta.

“Non mi dici cosa fare, Piton. Tu ...” Poi gli lanciò uno sguardo pieno di odio. “Mi hai colpita.”

Avrebbe potuto giurare di aver visto gli occhi di Piton ammorbidirsi solo per un istante, prima che la sua espressione tornasse di nuovo fredda.

“Non mi hai lasciato altra scelta, Ginevra.”

Ginny gli si avvicinò, il suo corpo tremante di pura rabbia. Quando si fermò davanti a lui, lo guardò dritto negli occhi in segno di sfida.

“Colpiscimi di nuovo.” Chiese, guadagnandosi uno sguardo divertito da Piton.

“Non giocare con me.” L’avvertì.

Nel momento in cui le parole gli uscirono dalla bocca, la mano di Ginny si abbatté sul suo viso. Lo schiaffeggiò con forza, ma lui non batté ciglio. Il che la rese ancora più furiosa e non riuscì a trattenersi dal colpirlo di nuovo. E ancora. E ancora. Le faceva male la mano, ma lui non mostrò alcun tipo di dolore.

Ginny strinse i pugni per la rabbia e rimase completamente immobile, lanciandogli uno sguardo omicida.

Lui parlò dopo qualche secondo: “Hai finito?”

Tutte le sue emozioni presero il sopravvento quando si lanciò su di lui, cercando disperatamente di colpirlo con i suoi pugni piccoli, cercando di sbarazzarsi di tutta la rabbia e il dolore che stava provando.

“Ne ho abbastanza!” Ringhiò Piton con rabbia e le afferrò i polsi nel tentativo di calmarla.

“Lasciami andare!” Gli urlò Ginny, allontanandosi da lui. L'ultima cosa che voleva era stargli vicino e la disgustava che la toccasse. “Lasciami andare!”

La liberò di colpo dalla sua presa, guardandola interrogativo. Lei si strofinò i polsi doloranti, facendo un passo indietro da lui. I suoi occhi scuri sfiorato la sua pelle, vedendo le sue impronte digitali sui polsi illividiti. I suoi occhi si posarono li per un po’ mentre  si perse nei propri pensieri. Non si era accorto di averla stretta così rudemente, probabilmente sottovalutando la propria forza.

“Non mi toccare di nuovo, Piton.” Disse Ginny con voce minacciosa, pur sapendo di non avere nulla con cui minacciarlo.

 

Piton fece un respiro profondo, poi alzò il piccolo coltello che teneva nella mano. “Voglio che tu mi dica dove e come l’hai preso." La sua voce era controllata mentre parlava, ma c'era un avvertimento in essa.

“Non ha importanza.” Gli sibilò contro.

Piton la studiò per un lungo momento, prima di sospirare e annuire. “Hai ragione. Non ha importanza, perché da ora in poi ti terrò d’occhio per tutto il tempo. Non ti sarà più permesso di camminare da sola per la casa.”

 

“Non puoi fermarmi."

“Imparerai che posso.” Disse Piton con un ghigno, poi continuò in tono severo. “Il tuo comportamento ci ha fatto quasi mettere in guai seri.”


“Noi? Mi hai colpito!” Di nuovo Ginny esplose per la rabbia.

“Dovresti essere grata che sia l'unica cosa che ho fatto.”

 

Quella frase fece allontanare Ginny di un passo da lui, lo sguardo nei suoi occhi a terrorizzarla. Non erano mai stato così scuri come lo erano in quel momento.

“Hai idea di quello che avresti potuto causare con il tuo piccolo spettacolo?” Chiese Piton, completamente serio.

“Porta qui Malfoy e ti farò vedere quello che posso fare.”  Ribatté Ginny.

“Non tollererò il tuo atteggiamento da ora in poi. Sono stato paziente con te, ma hai superato il limite.”

“Malfoy merita di morire! E lo ucciderò alla prossima occasione.” Insistette Ginny, con evidente rabbia nella voce.

“Purtroppo per te, non avrai un'altra possibilità. E temo che questa sia l’ultima volta in cui vedrai la tua amica Granger.”

 

“Non è mia amica! È una traditrice. Proprio come te!”

Ginny non riuscì più a controllarsi. Tutta la sua rabbia e il dolore minacciavano di esploderle dentro. Insulti uscirono dalla sua bocca, non preoccupandosi di ciò che le sarebbe successo.

Piton alzò gli occhi: “Granger ha agito in modo intelligente. A differenza tua.”

 

“La odio.” Fu l'unica cosa che riuscì a dire Ginny.

Piton la  guardò profondamente negli occhi, mettendola a disagio. Ginny aveva l’impressione che potesse leggere tutti i suoi pensieri quando la guardava in quel modo.

“Non la odi. Sei ferita, ti senti tradita. Ma non la odi.”

Lei scoppiò in una risata forzata: “Tu non hai idea di come mi sento. Ha distrutto la mia unica possibilità di vendetta.”

Piton alzò un sopracciglio: “E sai perché l’ha fatto? Hai mai pensato ai motivi che l’hanno spinta ad agire in quel modo?”


Quello confuse Ginny per un secondo, ma subito lo spinse via: “Che importa-”

Lui la interruppe: “Sei troppo presa dal tuo odio per distinguere tra giusto e sbagliato.”

“Ho tutto il diritto di odiarla. Di odiare tutti voi.”

Piton annuì, poi chiese: “Che cosa ne sai del mondo esterno?”

 

Ginny strinse gli occhi per la confusione e aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse di nuovo, rendendosi conto che non sapeva cosa dire.

Piton continuò in tono freddo: “ I Mangiamorte governano il mondo magico  e c’è il caos per le strade. Omicidio e violenza sono legali ora.”

“Lo so quello-”

 

“I Sanguesporco vengono cacciati come animali e torturati per divertimento o uccisi. Vuoi che te lo descriva?" Parlò come se non fosse interessato da quello che stava dicendo.

Ginny si irrigidì, orribili immagini si fecero strada nella sua mente: “Perché mi stai dicendo questo?”

“Perché voglio che tu sappia in che tipo di mondo viviamo oggi. Cosa pensi sarebbe successo  alla Granger nel momento in cui Lucius fosse fuori dal quadro?”

 

Per un attimo Ginny non seppe cosa dire. Si rese conto che non ci aveva mai pensato prima. Tutto quello che era riuscita a pensare era la vendetta.

“Lei ... Lei avrebbe potuto unirsi alla resistenza o-”

Venne interrotta dalla risata fredda di Piton: “Resistenza? Non c’è alcuna resistenza.”

"Sì, c’è! Me l’ha detto Hermione.” Insistette Ginny.

 

“Potrebbe essere esistita un tempo, ma sicuramente non ora. Lucius e gli altri si sono occupati di questo.” La informò, osservandola mentre i suoi occhi si spalancarono per l'orrore e la disperazione.

“Mi stai mentendo.” Sussurrò, la disperazione che prendeva totalmente il controllo. Fu allora che si rese conto che non c'era scampo per lei. Nessun lieto fine. Tutte le sue speranze erano distrutte.

 

“Perché dovrei mentire?” Chiese lui, lo sguardo annoiato fisso in quello di lei.

Ginny lo guardò, non sapendo cosa ribattere ma lui non le diede molto tempo che continuò.

“Granger sarebbe stata data ad un altro Mangiamorte, che l’avrebbe trattarla peggio di Lucius. Sarebbe diventata un guscio vuoto nel giro di pochi giorni.”

“Io-” Iniziò, ma poi si fermò.

Ginny rimase in silenzio, sentendo i sensi di colpa travolgerla. Si rese conto che era stata egoista, non pensando a cosa sarebbe accaduto alla sua amica. Ma la rabbia era ancora dentro di lei e non aveva  intenzione di andarsene presto.

“Non riesco a capire perché gli abbia salvato la vita.” Confessò Ginny a bassa voce. “Capisco che aveva paura per la propria vita, ma ...”

“Cosa c'è?” Chiese Piton con sospetto.

 

Ginny non riusciva a capire perché stava parlando con Piton di questo, ma aveva bisogno di dirlo ad alta voce.

“Qualcosa sta accadendo tra loro due.” Quando le parole lasciarono la sua bocca, Ginny capì quanto scandalose suonassero, ma continuò: “Si è affezionata a lui.”

“Da che cosa lo deduci?”

 

“Lo so e basta.” Disse con fermezza. “E se ho ragione e lei sta cominciando a sentire qualcosa di diverso dall’odio verso di lui, non potrò mai perdonarla.”

“Ti rendi conto che stai dicendo sciocchezze?” Disse Piton con voce strascicata, guardando Ginny come se avesse completamente perso la testa.  “Ti posso assicurare che Lucius non si abbasserebbe abbastanza a coinvolgere se stesso con una Sanguesporco.”

 

Quando Ginny non disse niente, Piton passò davanti lei diretto alla porta: “Vieni. Ti accompagno alla tua camera.”

Ginny non ha aveva più forza per lottare. L'intera giornata era stata stressante e tutto quello che voleva era riposare e con un po’ di fortuna addormentarsi e dimenticare tutti gli eventi orribili che erano accaduti.

 

*****

 

Si sbagliava. Doveva sbagliarsi. Hermione non poteva accettare che Lucius avesse ragione. Era assurdo. Non c'era possibilità che lei volesse appartenergli. Lei non apparteneva a nessuno.

Ma mentre sedeva da sola sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro, non poteva ignorare quella vocina nella sua testa.

 

Tu vuoi appartenere a lui. Perché continui a mentire a te stessa?

Da quando Lucius l'aveva lasciata sola nella stanza, aveva continuato a lottare con quella vocina.

Le parole dell’uomo erano state nella sua mente per tutto il tempo. Non poteva negare che si era legata a lui, ma quello era normale. Lui era tutto quello che aveva ora. La sua vita dipendeva da lui ed era perfettamente comprensibile che i sentimenti nei suoi confronti fossero cambiati.

 

Quasi rise a quella parola. Sentimenti. Sarebbe morta di vergogna se Ron e Harry l’avessero sentita. Era già abbastanza brutto che Ginny lo sapesse. Forse era un bene che la odiasse, perché non avrebbe avuto mai più il coraggio di guardarla negli occhi.

Spingendo quei pensieri orribili fuori dalla testa, si costrinse a chiudere gli occhi. Dopo tutto quello che era successo, aveva bisogno di dormire un po’, così decise di utilizzare il tempo che aveva fino al ritorno di Lucius.

 

Dopo pochi minuti cominciò a scivolare nell’incoscienza, il suo corpo era leggero e completamente senza peso, ogni preoccupazione scomparsa dalla sua mente mentre la calma si faceva strada nei suoi pensieri.

“Povera piccola Sanguesporco, è stato troppo faticoso per te oggi?”

 

I suoi occhi si spalancarono a quella voce. Essa tagliò il silenzio completo come un coltello. Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, sentendosi completamente disorientata e confusa. Si era addormentata? Quando era ritornato Lucius? Quanto tempo era passato da quando aveva chiuso gli occhi?

“Che ... che ore sono?” Chiese con calma, tirandosi lentamente su dal pavimento.

“Questo non ti riguarda.”

 

Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di liberarsi della strana sensazione di bruciore nei suoi occhi. Non era dolorosa, solo fastidiosa. Concluse che era probabilmente una conseguenza dell’essersi svegliata e alzata all’improvviso.

“Perché non puoi nemmeno dirmi una cosa semplice come che ore sono?” Chiese mentre si stropicciava gli occhi con le mani.

 

Il ghigno di Lucius era evidente nella sua voce: “Perché  ti preferisco ignorante e impotente.”

Hermione non disse nulla a quelle parole mentre continuava a sbattere le palpebre e stropicciarsi gli occhi nel tentativo di fermare la sensazione di disagio.

Il che non sfuggì all'attenzione di Lucius.

“Che ti succede?” Chiese, leggermente sospettoso.

“Niente.” Rispose e aprì gli occhi.

 

Fu sorpresa quando non si trovò ad affrontare il buio, ma la luce. Era una pura luce bianca ed Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di vedere se se ne andava via.

Ma non funzionò. Doveva sembrare scioccata, perché Lucius le afferrò le braccia e la tirò più vicino a lui, guardandola negli occhi e cercando di capire cosa le stesse succedendo.

 

“Non mentirmi, Sanguesporco.” Minacciò con un tono di voce basso.

In quel momento la luce davanti agli occhi di Hermione iniziò a svanire, ma non venne sostituita dal buio come si aspettava. L'immagine davanti a lei non era chiara, ma Hermione poté vedere chiaramente un volto e dei lunghi capelli biondi. Si dimenticò quasi di respirare e non cercò nemmeno di nascondere lo shock sul suo viso. Per la prima volta nella sua vita non stava usando la testa, tutto quello che le importava era che riusciva di nuovo a vedere qualcosa di diverso dal buio. Il suo cuore cominciò a battere in maniera incontrollata. Senza pensarci i suoi occhi si incatenarono con quelli di Lucius. Per la prima volta da quando l’aveva catturata, lo guardò negli occhi e rimase quasi ipnotizzata dalla loro profondità. Il legame durò solo per un secondo prima che l'immagine iniziasse a svanire di nuovo nel buio.

“No...” Sussurrò Hermione, sentendo la disperazione crescere dentro di lei mentre l'oscurità avvinceva ancora una volta la sua vista. Sbatté le palpebre, cercando di spingere via il buio, ma non funzionò. Un attimo dopo non era più in grado di vedere nulla. Fu una delusione, ma non ebbe il tempo di pensarci o analizzarlo che la presa di Lucius sulle sue braccia si serrò in modo quasi doloroso.

“Che cosa era quello, Sanguesporco? Dimmelo o ti tirerò fuori la verità.” Ringhiò, la rabbia a inondarlo.

Per la prima volta da quando era stata catturata, era un passo avanti a lui. Era sempre lui quello che sapeva tutto di lei, anche le cose personali che nessuno tranne Hermione avrebbe dovuto sapere. Ed era finalmente arrivato il momento in cui sapeva qualcosa che lui ignorava. E non era disposta a perdere quel vantaggio.

La sua mente iniziò a lavorare velocemente mentre cercava di pensare ad una risposta adeguata.

“È solo ... mi è girata la testa per un momento.” Si sforzò di dire, sperando di sembrare convincente.

“Non mi piace essere ingannato. Credevo lo sapessi  ormai.” Lui parlò con calma, ma ancora non lasciò la presa su di lei.

“Non sto mentendo. Mi sono alzata dal pavimento troppo in fretta e tutto ha cominciato a girarmi intorno.”

“Come è possibile quando non puoi vedere niente?” Replicò ed Hermione notò del sospetto nella sua voce.

“Sembrava che tutto mi stesse girando attorno.” Si corresse, poi socchiuse gli occhi: “Di che cosa hai paura?”

Lucius rimase in silenzio per un momento ed Hermione poté effettivamente sentire i suoi occhi ardere nei suoi, cercando di trovare la vita in essi.

“Per un momento è sembrato ....” Si fermò come se fosse perso nei propri pensieri.

Hermione decise di correre il rischio: “Hai paura che io possa riavere indietro la vista?”

Dopo un lungo momento di silenzio, Lucius la lasciò andare e fece un passo indietro prima di parlare con tono di scherno: “Non ho paura di nulla, ragazza. E non pensare che riavere la vista potrebbe aiutarti.  Saresti  ancora in mio possesso e senza alcuna possibilità di fuga

Si rese conto che la cosa più intelligente che poteva fare era tenere la bocca chiusa e lasciare cadere la cosa.

“Questa sera sarà qualcosa di speciale, Sanguesporco.” Lucius cambiò argomento ed Hermione rilasciò il fiato che aveva trattenuto.

“Di che cosa stai parlando?”

“Un festeggiamento. Abbiamo finalmente eliminato la resistenza che ci stava causando tanti problemi.” Annunciò Lucius con orgoglio.

Non si ritrasse nemmeno a quell’informazione. Aveva perso la speranza di essere salvata dalla resistenza molto tempo fa.

“Ecco perché te ne sei andato.” Disse con calma.

“Sì. Non devi più preoccuparti, Sanguesporco. D'ora in poi non ti lascerò più da sola.” Le disse con fermezza, aspettando la sua reazione.

Hermione si morse il labbro, non sapendo cosa dire o provare a quell’affermazione.

“Pensavo che avresti mostrato più felicità sentendolo.” Strascicò Lucius con finta tristezza.

“Perché dovrei essere felice? Pensi che mi piaccia passare il tempo con te?”

“Bé, qualcuno potrebbe pensare che tu preferisca la mia compagnia a quella di Dolohov o qualche altro Mangiamorte.” Disse con freddezza.

Hermione si tese all’accenno di Dolohov. Quei pochi giorni con lui erano stati i peggiori in tutta la sua vita. Poteva ancora chiaramente ricordare ogni parola disgustosa  che le aveva detto, ogni schiaffo e pugno. Ma più di tutto, ricordava la solitudine. Mentre giaceva su quel pavimento freddo, viva per miracolo, si era sentita completamente sola e abbandonata. Con Lucius non si sentiva così. La ragione dietro tutto questo era ancora sconosciuta a lei.

Hermione si rifiutò di rispondergli, rendendosi conto che gli piaceva ricordarle di Dolohov e del suo tempo trascorso lì. Non era stupido e sapeva bene che sarebbe preferito di gran lunga stare con lui per il resto della sua vita che un singolo giorno con Dolohov. E quello gli dava ulteriore potere su di lei, perché lo aveva scelto volontariamente rispetto a qualcun altro.

“Non sei molto loquace oggi.” Notò Lucius “Mi chiedo perché.”

“Non sopporti quando ti parlo, non ti piace quando sto in silenzio. Che cosa vuoi da me?” Hermione alzò la voce.

Ma il tono di lui rimase perfettamente controllato: “Per ora voglio che ti fai un bagno.”

“Perché?”

 “Severus  si è sempre lamentato di quanto avida tu fossi di conoscenza, ma non ho mai capito quanto fastidioso dovesse essere.” La insultò.

“Non farò il bagno se non mi dici il motivo.” Incrociò le braccia sul petto, pretendendo una risposta.

Lucius si lasciò sfuggire una breve risata di scherno: “I Babbani hanno bisogno di un motivo per pulirsi? Cielo, cielo non sarò mai in grado di capire il vostro genere.”

“Non intendevo-”

La interruppe: “E io sento il bisogno di ricordarti che non sei nella posizioni di darmi ordini.” Si fermò per un attimo. “Posso costringerti a fare un bagno, ma renderebbe le cose molto più semplici per entrambi se e lo facessi  senza lamentarsi.”

Hermione credette ad ogni parola che aveva detto e decise di non spingerlo oltre. Strinse i denti e annuì, sentendo la rabbia salire lentamente dentro di lei.

“Brava ragazza.” Sorrise. “Vai in bagno. Ti ho preparato dei vestiti nuovi. Se non sei fuori in cinque minuti, vengo a prenderti.”

Hermione si morse la lingua per fermare una risposta tagliente e lentamente si avviò verso il bagno, facendo attenzione a non andare addosso ad un muro o inciampare in qualcosa.

Volendo po' di privacy, chiuse la porta e poi aspettò per vedere se Lucius avrebbe avuto da ridire a riguardo. Per fortuna, non disse nulla. Non volendo perdere tempo, riempì la vasca con acqua, poi si spogliò in fretta e si tuffò dentro. Quando era bambina, aveva l'abitudine di fare lunghi bagni caldi e si divertiva a lavarsi i capelli. Quello era l’unico momento in cui poteva sopportarli. Quando erano bagnati potevano  essere facilmente domani, ma  quando li asciugava, sembravano avere una propria volontà.

Sentiva i minuti passare nella testa mentre usciva dalla vasca e si asciugò prima di mettere i vestiti nuovi. Biancheria intima e qualcosa che sembrava un mantello. Era lungo oltre le cosce, quasi fino alle ginocchia.

Dopo qualche minuto aveva finito. Quando tornò nella camera da letto, venne accolta da un silenzio completo, ma sapeva che Lucius era nella stanza. Era illogico e non poteva essere spiegato, ma sentiva che non era sola. I suoi altri sensi si erano rafforzati quando aveva dovuto  imparare a vivere senza la vista.

Senza parole, le si avvicinò e le asciugò i capelli con la bacchetta.

“Li preferisco bagnati.”  Mormorò con calma, assicurandosi però di essere sentito.


“E adesso?” Chiese, ignorando il suo insulto.

“Adesso andiamo al piano di sotto.”

“Perché?”

Fece un respiro profondo: “Come ho detto prima, questa sera festeggeremo la nostra vittoria.”

“Sulla resistenza?”

“Che ragazza intelligente.” La derise. “La festa si terrà a casa mia.”

 Hermione sapeva che avrebbe dovuto essere spaventata, ma in qualche modo non lo era. Era consapevole del fatto che avrebbe dovuto partecipare  ad una festa con dei Mangiamorte, ma non aveva paura. Sapeva che Lucius l’avrebbe protetta dagli altri. Poteva contare su di lui almeno in questo aspetto. La sua natura possessiva e dominante  l’avrebbe tenuta al sicuro da altri suoi colleghi.

“Non ti avrei portata con me, ma tutti gli altri hanno deciso di vantarsi dei loro premi e non posso essere visto senza il mio. Non sei d'accordo?”

Una piccola speranza formò dentro di lei all’idea che forse  ci sarebbe stato qualche suo amico. Forse Luna o Ginny. Ginny. Le si serrò la gola mentre ricordava  che la loro amicizia era ormai finita. Anche se la ragazza fosse stata alla festa, non c'era modo che volesse parlarle.

“Andiamo?” Chiese Lucius, quindi senza aspettare la sua risposta, le prese il braccio e la guidò fuori dalla stanza.

Dopo le scale, Hermione perse il senso dell’orientamento e si trovò incapace di dire dove stessero andando. Mai prima d'ora l'aveva portata nella sala in cui la stava conducendo in quel momento.

Presto le sentì. Il rumore, il suono delle conversazioni, delle risate.

Quando entrarono nella stanza, si irrigidì, ma si disse che nulla di male sarebbe accaduto. Non era l'unico premio nella stanza e non era niente di speciale, quindi non c'era alcun motivo per cui la potessero notare.

Nel momento in cui sentì la mano di Lucius sparire dal suo braccio, si sentì completamente sola. Il rumore era troppo forte e non riusciva a concentrarmi su niente. Voleva disperatamente raggiungere Lucius, ma aveva ancora il suo orgoglio.

“Lucius, finalmente l'hai portata!” Disse un uomo con voce rauca e si avvicinò a loro: “La ricordo chiaramente da quella sera di qualche settimana fa.”

Hermione tornò indietro con la mente alla notte in cui l’aveva portata nel suo studio e aveva lasciato che i suoi amici si divertissero con lei. La vergogna la travolse mentre ricordava quanto si fosse umiliata nell’implorare l’aiuto di Lucius. Ora ripensandoci, non poteva fare a meno di chiedersi se l’avrebbe davvero fatto? Aveva  davvero intenzione di lasciare che i suoi amici le facessero tutte quelle cose disgustose e limitarsi a guardare o era tutta una parte di uno dei suoi giochi mentali?

“Mi dispiace deluderti, ma non voglio condividerla con nessuno. Quindi dovrai limitarti a soddisfare te stesso con la sola vista.”  Disse Lucius educatamente, ma con tono fermo.

Hermione si rilassò un po’ a quelle parole. Si rese conto che non sarebbe stata in vero  pericolo fino a quando l’avesse avuto accanto a se.

“Capisco completamente, Lucius. Posso immaginare perché tu la voglia tutta per te.” Rispose l’altro: “Vieni con me. Vorrei farti conoscere il mio premio. Un purosangue.”

Non era sfuggita all'attenzione di Hermione il modo in cui aveva detto l'ultima parola. Era ovviamente inteso ad insultarla, ma tutto quello che fece fu infastidirla. Era ben consapevole del fatto che non era una purosangue e quello non le aveva mai dato fastidio. Era stato difficile vivere in un mondo in cui lo status del sangue significava così tanto, ma gli insulti e le prese in giro l’avevano solo resa più forte.

“Certamente.” Disse Lucius, poi si avvicinò a Hermione. “Cerca di stare lontana dai guai.”

In un primo momento non capì cosa volesse dire con quello, ma poi lo sentì allontanarsi e ciò la sconvolse completamente. In quel momento si sentì come se il muro attorno a se che la teneva al sicuro fosse crollato. Cercando di calmarsi, fece un paio di respiri profondi e si concentrò su tutto ciò che la circondava. Tutto quello che poteva dire ascoltando era che la stanza fosse piuttosto grande e che c’erano un sacco di persone. Stavano parlando, ridendo, festeggiando. La faceva arrabbiare sapere che stavano festeggiando la morte dei suoi amici, di brave persone.

Fece un passo avanti, ma urtò qualcuno. Arretrò immediatamente e si scontrò con un'altra persona. Improvvisamente  si sentì claustrofobica. C'erano troppe persone intorno a lei e tutto era troppo rumoroso, rendendole  impossibile formare un pensiero coerente.

Rimase completamente immobile per qualche istante, poi decise di cercare un muro. In questo modo si sarebbe sentita un po’ più al sicuro e si sarebbe trovata in una posizione molto migliore rispetto al centro della stanza.

Mentre si faceva strada tra la folla, cercò di ignorare il fatto che stava toccando dei Mangiamorte. Camminò più in fretta che poteva con le braccia tese davanti a sé, nella speranza di trovare il conforto di un muro. Venne quasi spinta a terra quando qualcuno si scontrò rudemente contro di lei, facendole perdere l'equilibrio. Dopo alcuni incidenti le sue mani toccarono finalmente il muro e si lasciò sfuggire un sospiro esausto.

La sorprese che nessuno fosse sembrato interessato a lei, che nessuno l’avesse disturbata o anche solo detto qualcosa mentre si faceva strada tra la folla. Perché avrebbero dovuto? Sicuramente c’erano delle  ragazze Purosangue tenute come premi molto più carine di lei.

Le passò per la mente che avrebbe potuto trovarsi di nuovo di fronte a Dolohov e non era sicura di poter più restare in piedi sentendo la sua voce.

“Che io sia dannato!” Disse qualcuno alle sue spalle.

Hermione lo sentì, ma non ci prestò attenzione, convinta che non fosse diretto a lei. Poi la mano di qualcuno l’afferrò per un braccio e fece voltare, facendola irrigidire per la paura.

“Mi ricordo di te.” Le disse l'uomo con voce roca.

Hermione percepì il suo profumo e le venne quasi la nausea. Aveva un odore disgustoso, come se non avesse fatto il bagno per un mese.

“Lasciami andare.” Disse con calma, cercando di nascondere il panico nella sua voce.

“Come mai sei ancora viva, ragazza?” Le chiese, stringendo la presa sul suo braccio.

Era ovvio che l'aveva già vista, ma non ricordava di aver mai sentito la sua voce. Forse era ubriaco e l’aveva confusa con qualcun altro. Con quel pensiero in testa, lottò ancora di più, cercando di allontanarsi da lui.

“Non ti conosco. Lasciami!”

Lui si lasciò sfuggire una breve risata: “Sei davvero resistente, ragazzina. Non avrei mai pensato che saresti rimasta in vita così a lungo.”

Lucius. Dov’era?

Con  il panico a travolgerla, non fu in grado di prestare attenzione alle parole dell’uomo di fronte a se, tutto quello che stava cercando di fare era sentire la voce di Lucius, sperando che fosse vicino.

“Ero convinto che saresti morta in quel campo. Come hai fatto a sopravvivere senza essere in grado di vedere qualcosa?” Chiese l'uomo con interesse, ancora non lasciandole andare il braccio.

Quando le parole lasciarono la sua bocca, Hermione congelò completamente  e sentì qualcosa attraversarla.

Poi lui rise di nuovo. Era una risata disgustosa e in quell’istante un ricordo lontano la travolse.

Era sul Campo di Battaglia, con la bacchetta in mano, lanciando maledizioni. La vista di fronte a lei era terrificante. Era notte, ma vedeva tutto chiaramente a causa delle maledizioni che volano intorno. Mai prima di allora si era sentita così impotente e terribile mentre guardava brave persone intorno a lei essere colpite dalle maledizioni. Molti di loro cadevano a terra immediatamente, gli altri continuavano a lottare finché la vita non li lasciava. Si ritrovò completamente disgustata e scioccata quando si rese conto che i Mangiamorte non usavano l'Anatema che Uccide. Probabilmente pensavano che la morte per quella maledizione fosse troppo dolce e volevano torturare i loro avversari e guardare mentre il sangue sgorgava dai corpi.

In tutto quel caos Hermione non ce la fece più e si fermò solo per un attimo per prendere fiato. Ma quel momento fu tutto ciò che era necessario per qualcuno ad arrivarle di soppiatto alle spalle e strapparle la bacchetta di mano. Era stato del tutto inaspettato e lo shock le rese impossibile correre o cercare di riprendere la  bacchetta. Rimase ferma, guardando in profondità gli occhi del Mangiamorte. Era sicura che sarebbe morta e che non ci fosse via di scampo per lei. Non volendo agire come un codarda negli ultimi istanti della sua vita, alzò la testa con orgoglio e inviò all'uomo di fronte a se uno sguardo freddo, sperando di aver nascosto la paura che provava.

Senza una parola, le puntò contro la bacchetta  e d’istinto chiuse gli occhi, tremando ed aspettando che la morte la prendesse. Lui mormorò un incantesimo sconosciuto ed Hermione si preparò per il dolore. Quando nulla di doloroso la colpì, i suoi occhi si spalancarono e si trovò di fronte a qualcosa che non avrebbe mai previsto. Una completa oscurità. Il Mangiamorte scoppiò a ridere prima di allontanarsi.

La risata dell’uomo di fronte era totalmente la stessa. Il suo respiro divenne di nuovo irregolare quando quella realizzazione la colpì. L'uomo che la stava tenendo era lo stesso Mangiamorte che le aveva tolto la vista e reso la sua vita un inferno. La sua vita sarebbe stata diversa se avesse potuto vedere. Non avrebbe dovuto dipendere da Lucius così tanto. Se non ci fosse stato il buio davanti ai suoi occhi, non avrebbe passato un minuto in più a Manor Malfoy. Avrebbe pianificato la sua fuga, ma senza la vista era stata costretta a sopportare migliaia di umiliazioni da parte di Lucius fino a quando questi non si era stancato di lei.

Tutti rabbia esplose dentro di lei, mentre ringhiava all'uomo davanti a se: Toglimi di dosso le tue luride mani!

Non hai detto per favore.” La prese in giro senza lasciarla.

L'odore di alcol colpì Hermione e si sentì ancora più disgustata. Senza pensare, cercò di dargli un calcio e lo colpì  alla gamba, costringendolo a lasciarla andare ed emettere un sibilo di dolore.

“Davvero non avresti dovuto farlo.” La minacciò e poi sussurrò qualcosa.

Suonò come un incantesimo, ma l'aveva detto a voce troppo bassa, rendendo Hermione incapace di dire che tipo di incantesimo fosse. Ma quando non sentì alcun dolore, capì che non era una magia, ma forse un insulto diretto a lei.

“Presto verrai chiedendo di me.” Sussurrò, avvicinandosi.

Prima che potesse trattenersi, Hermione gli sputò sul viso, lasciando uscire tutta la rabbia che stava provando.

Neanche un attimo dopo venne schiaffeggiata con forza in faccia. La forza del colpo la fece sbattere contro la parete. Si lasciò sfuggire un urlo agghiacciante, ma nessuno riuscì a sentirla, perché il rumore era troppo forte. E anche se l’avessero sentita, perché qualcuno vorrebbe aiutarla?

Lucius ... Sussurrò debolmente, sperando che in qualche modo la sentisse.

"Lucius? È lui quello che ti ha preso?”  Chiese l'uomo sorpreso e un po’ disgustato. “Perché dovrebbe scegliere una lurida Sanguesporco piuttosto che qualche bella Purosangue.”

La staccò rudemente dal muro prima di parlare: “Ora cosa devo fare per insegnarti che non è educato sputare su quelli che sono superiori  a te? Forse una Maledizione Cruciatus?”

Lucius!” Urlò questa volta Hermione, sentendo il panico crescere in lei. Si rese conto che non era al sicuro come credeva di essere.

Phillix, che cosa sta succedendo qui?” Sentirono nemmeno due secondi dopo.

L'uomo la rilasciò immediatamente quando Lucius si avvicinò, pretendendo di sapere cosa fosse successo.

Hermione sentì un debole sorriso sul suo volto e quando l’uomo tornò al suo fianco, così fece la sensazione di sicurezza.

“Stavo semplicemente avendo una conversazione con questa adorabile Sanguesporco. Non è vero?” Rispose Phillix, mantenendo la sua voce calma e composta.

Lucius non si lasciò ingannare così facilmente: “E perché stava urlando il mio nome?”

Non si era resa conto di avere urlato a gran voce. Phillix rimase in silenzio alla domanda  ed anche lei non seppe cosa dire. Lucius non era un suo amico, non era interessato a tenerla al sicuro perché non voleva che si facesse del male. Lui la proteggeva solo perché era possessivo. Lei era un suo possesso e solo lui aveva il diritto di farle del male. Quindi perché avrebbe dovuto dirgli che aveva appena ricevuto uno schiaffo? E l'ultima cosa che voleva era fargli sapere che lo vedeva come il suo protettore ora.

“Cosa è successo, Sanguesporco?” Lucius rivolse la sua attenzione verso di lei: “Che cosa ha fatto?”

Si morse il labbro inferiore per la frustrazione, sentendo i suoi occhi sul suo viso.

“Dimmelo.”Chiese con calma.

“Niente.” Si costrinse a dire, ma non suonò convincente.

“Vedi, Lucius, niente-” Iniziò Phillix, ma venne interrotto da quest’ultimo.

“Non credo di averti fatto una domanda”  La sua voce era fredda e aveva un tono arrabbiato in essa.

Si rifiutò ancora di dirgli quello che era successo e poi sentì la sua mano afferrarle il mento e alzare la testa nella sua direzione.

Dopo un lungo momento di silenzio, tolse la mano ed Hermione rilasciò il fiato che aveva trattenuto.

“Perché  ha una guancia rossa?” Chiese, più arrabbiato questa volta. “E spero che tu abbia una valida spiegazione.”

“Mi ha insultato, Lucius. Sicuramente non ti aspetterai che io lasci semplicemente correre la faccenda.” Disse  Phillix nervosamente.

“Non sono interessato a quello che lei ha fatto.” Gli sibilò Lucius: “Sono interessato al motivo per cui  hai alzato la mano sul mio premio. Nella mia casa.”

“Stai dicendo che avrei dovuto ignorare la sua mancanza di rispetto?”

“Solo io ho il permesso di toccarla. Credevo fosse chiaro a tutti.” Ringhiò.

Hermione si rese conto che non l’aveva mai sentito parlare a uno dei suoi compagni Mangiamorte con una tale rabbia. Perché era arrabbiato?

"Pippy!" Gridò Lucius e subito l'elfo domestico apparve.

“Portala nella camera da letto.” Ordinò e prima ancora che Hermione capisse cosa stava succedendo, la piccola creatura la toccò e un attimo dopo non erano più in quella stanza.

“Sei nella camera da letto, signorina. Ora Pippy deve andare.” Disse l'Elfo prima di lasciarla di nuovo sola.

Si appoggiò al muro e si concesse di pensare a tutto quello che era successo.

Aveva finalmente incontrato la persona che le aveva tolto la vista. La rabbia iniziò a crescere dentro di lei al solo pensiero di lui e della sua risata disgustosa. Meritava molto di più di quello che gli aveva fatto. Avrebbe dovuto soffrire come aveva sofferto lei. E ancora non sarebbe stato sufficiente.

Col passare dei minuti,sentì lentamente alzarsi la temperatura corporea, ma non ci prestò attenzione. Pensieri più importanti erano nella sua mente.

Anche se avrebbe dovuto esserci abituata ormai, sussultò quando udì le porte aprirsi.

Era arrabbiato.

Quella fu la prima cosa che capì quando sentì il suo respiro. Tenne la bocca chiusa, in attesa che parlasse. Lui rimase in silenzio per qualche lungo istante e un'atmosfera tesa cadde sulla stanza.

“Che problema hai?” Chiese finalmente: “Perché devi sempre causare problemi?”

Ovviamente avrebbe finito per incolpare lei di tutto. Cos'altro si sarebbe aspettata da lui?

“Io non-”

“È così difficile per te tenere la bocca chiusa? Perché ti ostini a complicare tutto?” Chiese con rabbia, avvicinandosi.

 La sua vicinanza non era qualcosa di cui Hermione avesse bisogno in quel momento. Si sentì ancora più calda e le sembrò come se tutta l'aria uscisse dalla stanza. Ma Lucius stava respirando senza problemi, quindi qualcosa doveva essere sbagliato in lei.

È stato lui quello che ha iniziato tutto.” Disse con calma, cercando di ignorare il sudore che si stava formando sulla sua fronte.

“Che cosa ti ha detto? Come ti sei guadagnata quello schiaffo?”  Indagò Lucius, un po’ più calmo.

Non l’ho guadagnato!

Non osare alzare la voce ancora una volta.”  L’avvertì freddamente.

Vuoi davvero sapere perché l'ho colpito? Perché ho ​​sputato su di lui?

“Se non lo volessi sapere, non te lo starei per l’appunto chiedendo, no?”

Hermione annuì, poi disse: “È stato ... È stato lui a lanciarmi la maledizione sul ... sul Campo di Battaglia.” Aveva difficoltà a parlare e formare frasi nella sua mente.

Lucius rimase in silenzio e lei continuò:  Non riesco a vedere nulla a causa di ... di lui.”

“Beh, non è così interessante?” Disse Lucius più a se stesso che a lei.

All'improvviso sentì la testa girarle e dovette appoggiarsi al muro dietro di lei per sostenersi. Aveva problemi a respirare e il suo corpo era come se avesse la febbre.

“Caldo.”  Sussurrò, asciugandosi il sudore dal viso.

“Che cos’hai?” Chiese Lucius, allarmato.

Non lo so. Io-” Iniziò, poi chiuse la bocca, sentendo che la forza stava lentamente lasciando il suo corpo. Perché si sentiva così male tutto ad un tratto?

“Cosa mi sta succedendo?” Si lasciò sfuggire a bassa voce e annaspò  freneticamente in cerca di aria.

“Sanguesporco?”

Hermione sapeva che Lucius era in piedi davanti a lei, ma in quel momento la sua voce sembrava come se venisse da lontano.

L'ultima cosa che sentì prima di cadere nell’incoscienza furono un paio di forti braccia intorno alla sua vita.

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Capitolo 17
*** Fire ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

IN THE DARK
Chapter seventeen: Fire

 

 

Nel momento in cui svenne, desiderò essere morta. Così tanto dolore. Molto peggio della Cruciatus. Non che si ricordasse quanto dolore potesse causare una Maledizione Cruciatus, ma in qualche modo sapeva che non poteva essere più doloroso. Era come se tutto il suo corpo fosse in fiamme, ma la morte non arrivasse mai. E sembrava peggiorare col passare dei secondi. Era impossibile pensare con chiarezza mentre stava bruciando. Hermione non riuscì a evitare che le urla le sfuggissero dalla gola e non le importò nemmeno di chi avrebbe potuto sentirla. Era oltre la preoccupazione.

Sanguesporco?”

Sentì la voce di lui e si concentrò su di essa. Era l’unica cosa che potesse trattenere in quel momento. Anche se era la voce del suo nemico.

Per favore, aiutami. Fermalo.

Le parole erano chiare nella sua mente, ma quando cercò di parlare, fu impossibile.

“Che cosa senti?” Chiese, arrabbiato e sconvolto. “Rispondimi.”

La sua voce era tutto quello che aveva a parte il dolore e voleva che non smettesse mai di parlare. Voleva che la insultasse, che le urlasse contro, che le dicesse qualsiasi cosa, fintanto che stesse parlando.

“Parlami!” Ordinò con rabbia.

Hermione sentì le sue mani sulle spalle, scuoterla con forza. Avrebbe voluto rispondergli, ma non ci riuscì. E non voleva che rimuovesse le mani. La faceva sentire al sicuro e in qualche modo confortata dal contatto di un altro essere umano. Anche se era Lucius Malfoy.

“Smettila di urlare!”

Quello la sorprese. Non si era accorta del fatto che stesse urlando ad alta voce. Pensava che fosse tutto nella sua testa. Ma se riusciva ad urlare, significava che avrebbe anche potuto parlare, giusto?

“Che cosa senti?” Chiese di nuovo Lucius, impaziente: “Se non me lo dici, non sarò in grado di aiutarti, Sanguesporco.”

Aiutare lei? Voleva aiutarla? Una piccola speranza si formò dentro Hermione mentre raccoglieva tutte le sue forze e cercava di formare una parola.

Ma era come se il fuoco all'interno del suo corpo diventasse ancora più doloroso ogni volta che tentava di dire qualcosa. Improvvisamente panico l’assalì. Forse non c'era salvezza per lei. Non era in grado di dire una parola e questo faceva sì che Lucius non potesse sapere cosa c'era di sbagliato in lei. Non sarebbe in grado di aiutarla e far cessare il dolore.

“Se stai fingendo, ti giuro che desidererai non essere mai nata…” La minacciò.

Hermione sentì le sue mani sul suo viso, schiaffeggiarla, non duramente, ma solo per ottenere un qualche tipo di reazione da parte sua. Poi lui si fermò, ma le sue mani non si mossero. Rimasero sul viso per un lungo momento, toccandole solamente la pelle.

“Stai bruciando.” Si rese conto con stupore e tolse le mani.

Hermione non riuscì a descrivere il sollievo che provò alle sue parole. Sapeva cosa c'era di sbagliato in lei, il che significava che avrebbe trovato un modo per aiutarla. Purtroppo, il sollievo durò qualche istante, prima che il dolore straziante l’avvolgesse di nuovo.

Perché sta succedendo a me? Chi mi ha fatto questo?

Quelle domande rimasero nella sua mente mentre delle urla brevi le sfuggirono dalla bocca. Prima che realizzasse quello che stava accadendo, si sentì sollevare dalle braccia di qualcuno.

Stava venendo trasportata, ma dove?

“Tieniti.” disse Lucius, “Tieniti a me.”

L'ultima frase era stata detta a bassa voce, ma Hermione la sentì. Che cosa voleva intendeva dire? Aveva intenzione di aiutarla?

Caldo. Caldo. Caldo. Caldo.

Hermione non aveva mai pensato che fosse possibile bruciare  tra le fiamme, ma non morire mai. Non si era mai imbattuta in un simile incantesimo. Probabilmente Magia Oscura.

Poi la realizzazione la colpì. Un incantesimo. Qualcuno l'aveva maledetta. Ma quando e perché? Neanche un attimo dopo, si ricordò di lui. Lo stesso Mangiamorte che le aveva tolto la vista. Ricordava chiaramente che aveva borbottato qualcosa, ma non vi aveva prestato attenzione.

Poi improvvisamente i suoi pensieri furono interrotti da un’ orribile sensazione di freddezza. Si rese conto che stava venendo immersa nell’acqua fredda. Non una sensazione piacevole. Il fuoco nel suo corpo non reagì bene con l’acqua gelata e iniziò a tremare in modo incontrollabile. Le tolse un po’ di dolore, ma non tutto. Dentro stava ancora andando a fuoco, ma l'acqua fredda almeno raffreddava la pelle.

I suoi denti iniziarono a battere quando un tremito avvinse il suo corpo, ma poi sentì Lucius muoversi dietro di lei e tirarle la schiena contro di se. Quando si appoggiò al suo petto, non le importava che fosse Lucius Malfoy colui che la stava tenendo. Tutto ciò che importava era che la faceva sentire meglio ed era grata per questo.

Poteva immaginare la posizione in cui erano e la sorprese che Lucius si permettesse di toccarla in quel modo. Era ancora vestito, ma mentre diventava sempre più consapevole di ciò che la circonda, si rese conto che non indossava la camicia e che lei era appoggiata contro il suo petto nudo.

Solo morbidi gemiti lasciarono la sua bocca mentre il respiro rallentava e si rilassava contro il corpo dietro di lei. Una piccola voce nella sua testa le stava sussurrando avrebbe dovuto vergognarsi. Si stava appoggiato a un Mangiamorte, Lucius Malfoy. Il suo corpo avrebbe dovuto essere disgustato dal suo tocco, ma invece era completamente rilassato.

Le sue mani bagnate le toccarono le guance e la fronte nel tentativo di raffreddarla. Hermione si appoggiò al suo tocco freddo, anche se la  mente le stava dicendo che era disgustoso. Gli stava permettendo di toccarla con le stesse mani con cui aveva ucciso Ron e tanti altri.

E la sorprese quanto dolce il suo tocco potesse essere. L’accarezzò quasi con le stesse mani che l’avevano ferita così tante volte in passato.

“Luc-” sussurrò. “Lucius.”

Lo sentì irrigidirsi alla menzione del suo nome e le sue mani scomparvero immediatamente dal viso.

“Come ti senti?” Chiese, parlando nel suo orecchio.

“F-fredda.”

“E prima?”

Si rilassò, nel tentativo di alleviare un po’ la tensione dal corpo. L'acqua fredda cullava i suoi muscoli doloranti mentre prendeva finalmente un respiro calmante e appoggiava la testa all'indietro. Lucius si irrigidì ancora di più a questo ed Hermione sapeva che non avrebbero dovuto essere così vicini, ma non le importava. Tutto quello che le importava era che il fuoco stava lentamente lasciando il suo corpo portando via con se il dolore.

Lucius ripeté la domanda: “Che cosa sentivi prima?”

“Fuoco.” Fece una smorfia al ricordo del dolore bruciante nel suo corpo.

“Chi ti ha fatto questo?” Chiese Lucius.

Era strano sentire la sua voce da dietro di lei e il suo corpo premuto contro il suo. Per un attimo pensò di aver sentito il suo battito cardiaco, ma rapidamente spinse via quel pensiero.

Probabilmente era molto difficile per lui esserle così vicino, toccarla in quel modo, ma se non la stesse tenendo vicino a se, probabilmente sarebbe scivolata verso il basso e annegata.

“Chi è stato?” Chiese di nuovo Lucius, questa volta con maggior rabbia.

“Lui ... quello della festa.” Disse, non in grado di ricordare il nome del Mangiamorte.

“Philix? Quello con cui hai avuto quell’incidente? È stato lui a farlo?”

Hermione riuscì a annuire con la testa, lasciando che la calma avvolgesse il suo corpo. Ma il momento dopo venne sollevata e tirata fuori dall'acqua.

"No. .." Lottò debolmente, ma Lucius la ignorò mentre asciugava entrambi e poi la portò in camera da letto. Nel momento in cui fu di nuovo sul letto, sentì aumentare di nuovo la temperatura e il suo cuore quasi le saltò fuori dal petto il puro panico. Non poteva affrontare di nuovo quel dolore.

“Andrò a cercarlo. Avrà un sacco di spiegazioni da dare.” Disse Lucius a se stesso e prima che potesse allontanarsi da lei, Hermione lo afferrò per un braccio.

“Per favore, non lasciarmi qui! Sta..sta tornando! Il fuoco...” Balbettò  mentre il fuoco cominciava a bruciare dentro di lei ancora una volta.

“Devo andare, Sanguesporco.” Disse con fermezza, senza mostrare alcuna emozione.

La sorprese che non si allontanasse da lei o che non spingesse lontano la sua mano.

“Mettimi di nuovo in acqua ... qualsiasi cosa .. per favore! Non ce la faccio!” Il panico era evidente nella sua voce mentre la sua temperatura saliva con ogni secondo che passava.

“Non posso stare con te e non posso lasciarti sola là, perché sei troppo debole anche solo per reggerti sopra l’acqua.” Spiegò e fece un tentativo di allontanarsi.

Hermione gli afferrò il braccio con maggior forza, ma non disse nulla mentre le lacrime scorrevano sulle guance.

Lucius sospirò disperatamente: “Che cosa vuoi che faccia?”

“Io-” Cominciò, ma non finì la frase. Si morse la lingua per impedirsi di urlare dal dolore a causa del fuoco che era tornato. Sembrava ancora più doloroso di prima.

“Scoprirò quale maledizione ha usato su di te.” Disse Lucius con fermezza, poi si allontanò e si liberò dalla stretta di Hermione. La mano cadde inerme accanto al suo corpo. Lo sentì camminare per la stanza, verso le porte e la gola si serrò per la paura.

“N-non voglio morire ...” Sussurrò piano, combattendo le lacrime.

Lui si fermò per un attimo prima di parlare con voce sicura: “Non ti preoccupare. Morirai quando lo decido io. Ne prima, ne dopo.”

Con quelle parole uscì, lasciandola sola nella stanza silenziosa.

Un silenzio che durò solo pochi minuti, fino a quando Hermione non riuscì più a trattenere le urla di dolore. Non provò nemmeno a controllarsi, perché sapeva che nessuno l’avrebbe sentita.

 

*****

 

Non era sicura di quando il fuoco scomparve e i coltelli lo sostituirono. O forse era ancora il fuoco e stava solo iniziando a perdere la ragione. Era come se delle lame la stessero squarciando dall'interno e lei trovasse impossibile non muoversi. Si rigirò sul letto, ma non aiutò.

Passerà. Passerà. Passerà.

Cercò di pensare ad altre cose, ma il dolore era sempre presente nella sua mente. Era impossibile ignorarlo. Chi ha detto che è possibile controllare il dolore con la propria mente o stava mentendo o era sotto l’effetto del whiskey incendiario.

Hermione si era sempre considerata forte, ma con tutto quello che aveva passato la faceva veramente mettere in dubbio se stessa e le sue capacità.

Forse sarebbe meglio morire. A che servirebbe vivere ancora? Perché stava ancora cercando di vivere? Ron e Harry avrebbero scelto la vita o la morte se ne avessero avuto la possibilità?

Dio, le mancavano così tanto. Con tutto quello che le stava accadendo era facile non pensare i suoi due migliori amici. Ma quando era sola, l'immagine di Ron e Harry si faceva sempre strada nella sua mente. Ricordava chiaramente la loro risata, il loro sorriso, ma .. per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare la loro voce. Com’era? La terrorizzava che non riuscisse a ricordare il tono delle loro voci. Forse perché tutto quello che le era permesso di ascoltare era Lucius e la sua voce era l'unica nella sua mente in quel momento.

Hogwarts.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo. Per essere ancora Hermione Granger, la strega più brillante della sua età. Non voleva essere una schiava, un premio, una Sanguesporco.

Avrebbe anche voluto vedere di nuovo Draco. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentirlo lanciare insulti infantili nei suoi confronti. Le mancava persino Draco Malfoy.

Ma ... se a lei gli mancava allora come doveva sentirsi Lucius? Era suo padre. Hermione non aveva mai pensato a lui in quel modo. Era sempre stato solo un assassino, un sadico e un Mangiamorte ai suoi occhi. Era possibile che avesse un altro lato? Un lato gentile? Come era con il figlio? Era crudele e freddo anche verso di lui? Draco aveva sempre parlato di suo padre con ammirazione negli occhi. Ci doveva essere stato affetto tra di loro. Anche se Lucius era un Mangiamorte, era ancora un essere umano, non importa quanto duramente cercasse di nasconderlo. La perdita di suo figlio l’aveva probabilmente ferito. Sarebbe stato davvero un mostro se non avesse sentito niente perdendolo.

I suoi pensieri vennero interrotti quando qualcuno entrò nella stanza.

Hermione si morse con forza la lingua di rimanere in silenzio ed impedire al le grida di uscire.

“Brava ragazza, sei ancora viva.”

Era  Lucius. Il suo cuore batté forte quando lo sentì avvicinarsi a lei.

“Bevi questa pozione.”

Cercando disperatamente di calmarsi e di fermare il tremore del suo corpo, fallì  miseramente.

Sospirando per il fastidio, Lucius si sedette accanto a lei e la tirò in posizione seduta. Avvolse un braccio intorno alla sua vita e le afferrò le mani, mentre le portava la pozione alla bocca con l'altra mano.

“Bevi.” Ordinò e Hermione fece come le era stato detto. Non aveva nessun sapore, ma in quel momento avrebbe bevuto qualsiasi cosa purché le togliesse il dolore.

“Allora?” Chiese dopo un po’. “Come ti senti?”

Hermione fece un respiro profondo mentre sentiva il fuoco svanire lentamente. Venne adagiata sul letto e una strana sensazione di calma l’avvolse.

“Grazie.” Disse prima di riuscire a fermarsi.

“Non mi ringraziare.” Le sibilò. “Non l'ho fatto per te.”

Le sue parole l’attraversarono come un coltello, ma non disse nulla. Non sapeva nemmeno perché lo aveva ringraziato. Che cosa stava pensando? Lui non si prenderebbe mai cura di lei.

“Riposa.” Le disse freddamente, poi si alzò dal letto e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di se.

Hermione emise un respiro e si rilassò mentre sentiva tornarle le forze.

Cercò di addormentarsi, ma qualcosa era costantemente nella sua mente.

Come aveva fatto Lucius ad ottenere la pozione? Come aveva fatto a scoprire quale maledizione le era stata lanciata contro? Era andato da Philix e preteso una spiegazione? Perché? Aveva detto che non l’aveva fatto per lei. Ma qual’era il motivo del suo comportamento, allora? Quando erano stati insieme nella vasca, avrebbe potuto giurare di aver sentito un lampo di preoccupazione nella sua voce. E il modo in cui l’aveva tenuta contro il suo petto era quasi .. gentile. Ma perché si stava comportando in quel modo?

E lei non era una stupida. Non l’avrebbe più ingannata con le sue scuse sull’essere ‘un suo possesso’. Si stava comportando in modo sospetto ed Hermione voleva sapere il motivo.

La pozione probabilmente aveva anche un effetto soporifero, perché sentì le palpebre pesanti e sbadigliò, chiudendo gli occhi. Si sarebbe solo riposata, si disse. Ma dopo qualche istante si era già addormentata.



******

 

Voci. Urla. Grida.

Hermione spalancò gli occhi mentre si svegliava dal sonno profondo. Per un attimo pensò di averlo solo sognato, ma presto le divenne chiaro che qualcuno stava veramente discutendo. Sbatté le palpebre un paio di volte e si concentrò sulle voci.

Voci maschili. Erano arrabbiate. Due uomini stavano discutendo. Entrambe le voci le erano familiari, ma non riusciva a dar loro un nome.

Aveva bisogno di avvicinarsi, per sentire di cosa stessero discutendo. Lentamente si alzò dal letto, notando che il dolore e il fuoco erano completamente spariti.

Attraversò la stanza e si fermò quando raggiunse le porte. Sentiva le parole più chiaramente, ma non era ancora abbastanza. La sua mano afferrò la maniglia e tirò. Con sua sorpresa la porta si aprì senza alcuna resistenza. Dopo tutto quello che era successo in passato, Hermione era sicura che Lucius avrebbe chiuso a chiave la porta ogni volta. Evidentemente si sbagliava.

Ma proprio mentre stava per aprire la porta, si ricordò di quello che era successo l'ultima volta che aveva lasciato la stanza senza il suo permesso. Aveva causato un sacco di problemi ed era stata in seguito punita. Non voleva che succedesse di nuovo.

Ma voleva sapere cosa stava succedendo. Le passò per la mente che forse Piton avesse ragione quando la chiamava insopportabile so-tutto-io.  Era davvero curiosa e voleva sapere tutto.

Aprì appena la porta e si rese conto che le voci provenivano dal piano terra. E se Lucius era al piano di sotto, non sarebbe in grado di sorprenderla fuori dalla stanza.

Con quel pensiero nella mente, prese un respiro incoraggiante e uscì dalla stanza. Aveva fatto solo tre passi fuori dalla porta, quando si fermò ad ascoltare. Sentiva chiaramente le voci.

“... andato dal Signore Oscuro a causa di questo? Sei davvero un idiota, Philix.”

Hermione riconobbe la voce come quella di Lucius. Stava litigando con Philix? Perché?

“Faresti meglio a stare attento, Lucius.Ci sono molti sospetti su di te.” Disse minaccioso Philix.

Lucius non mostrò alcuna preoccupazione: “Non mi importa quello che i tuoi tirapiedi hanno detto su di me. Ho la fiducia del Signore Oscuro e questo è più che sufficiente per me.”

“Non ne sarei così sicuro se fossi in te.”

“Fortunatamente, non sei me, non è vero, Philix?”

“Scoprirò che cosa stai facendo con quella Sanguesporco e quando lo farò, andrò direttamente dal Signore Oscuro.”

Lucius disse beffardo: “Come vuoi.”

"Puoi atteggiarti ad intoccabile quanto tu voglia, ma le tue azioni parlano da sole.” Mormorò Philix pericolosamente. “Mi chiedo ancora perché hai deciso di uccidere Antonin. Qual è stata la vera ragione dietro tutto questo perché non mi bevo l’intera storia riguardo il fatto che non fosse dedito alla nostra causa.”

Hermione si coprì la bocca per soffocare un sussulto di shock. Dolohov era morto? Lucius lo aveva ucciso?

Sapeva che non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione, ma era incapace di muoversi dal punto in cui si trovava.

Il tono della voce di Lucius si adombrò: “Chi sei per pretendere delle spiegazioni da me? Devo ricordarti che occupo una posizione più alta rispetto a te e che sono uno dei più fedeli seguaci del Signore Oscuro? Dovresti sapere che è meglio non opporsi a me.”

“Certo.” Disse con calma Philix, “Sappiamo tutti cosa succede a coloro che ti si oppongono.”

Lucius rimase in silenzio a quelle parole, ma Hermione poteva immaginare lo sguardo omicida nei suoi occhi.

“Hai qualcosa con quella Sanguesporco e io scoprirò cosa. Perché altrimenti ti introdurresti in casa mia pretendendo di sapere cosa le ho fatto.”

“Lei è mia, Philix. Questo è tutto ciò che c'è da sapere.” Sibilò Lucius.

“Mi chiedo perché hai insistito affinché ti dessi la pozione per fermare la maledizione, quando ti ho detto che la maledizione sarebbe scomparsa da sola nel giro di pochi giorni.” Disse: “Non potevi sopportare di guardarla soffrire, vero, Lucius?”

Hermione sentì le lacrime pungere gli occhi mentre restava completamente immobile. Era in stato di shock e si rifiutava di credere a tutto quello che aveva sentito.

“Lascia la mia casa ora o ti farò pentire del momento stesso in cui hai deciso di venire qui.” Disse Malfoy, talmente piano che lo sentì a malapena.

Hermione non aveva bisogno di sentire altro. Aveva sentito a sufficienza per una vita intera. Silenziosamente tornò indietro verso la camera da letto e chiuse la porta dietro di se.

Tutto cominciò a girarle intorno e si appoggiò contro un muro per sostenersi. In quell’istante capì tutto. Aveva sbagliato quando lo aveva accusato di essere attratto da lei. Non poteva essere più in errore, perché non era attratto da lei. Era qualcosa di molto più profondo. Non era amore, perché le creature come lui non erano in grado di amare. Ma era qualcosa. Era affetto. Lui sentiva qualcosa per lei. La voleva.

Mai prima d’ora era stata così spaventata. Proprio quando pensava finalmente di conoscerlo, si era resa conto che non sapeva nulla di lui. Tutte le sue teorie erano state distrutte in un attimo.

Non la odiava. Non la disprezza. Lui ... lui la voleva per sé. Ma perché?

Philix l’aveva accusato di aver ucciso Dolohov per lei. Non lo aveva detto direttamente, ma Hermione l’aveva intuito dalle sue parole e dalla sua voce.

Lucius aveva ucciso Dolohov a causa sua. Per lei. Ma perché? Perché Dolohov gli si era opposto e aveva toccato un suo possesso? Se quello era il motivo, Lucius non glielo aveva nascosto. Non avrebbe avuto alcun motivo di nasconderlo da lei. Conoscendolo, avrebbe detto si sarebbe anche vantato di quello e del potere che aveva. Avrebbe descritto il modo in cui lo aveva ucciso e che aveva goduto di ogni istante.

Ma non aveva fatto nessuna di queste cose. Non aveva mai detto una parola con lei che come se ... come se provasse vergogna. Come se fosse un segreto.

Oh dio.

Non poteva credere a quello che stava accadendo. Da quando era stata catturata aveva avuto paura della rabbia di Lucius e del suo odio verso di lei.

Ma non la odiava. O forse si? Forse lui la odiava, ma la voleva ancora.

La testa di Hermione era piena di domande senza risposta e sembrava che stesse per esplodere.

Era sicura solo di una cosa. Non avrebbe più potuto vivere chiedendosi il perché delle sue motivazioni. Avrebbe scoperto cosa stava progettando con lei o sarebbe morta nel tentativo.

Per fortuna, non dovette aspettare a lungo. Il suo sesto senso le disse che era sera o forse anche notte e quello significava che lui sarebbe presto venuto per andare a dormire.

Nemmeno dieci minuti dopo, lui entrò in camera da letto. Prendendo un profondo respiro, lei aspettò finché non parlò.

“Vedo che ti senti meglio.” Le disse, poi si fermò per un attimo. “Cosa c’è?”

Hermione poteva immaginare che espressione avesse sul suo viso in quel momento, ma non riuscì a cambiarla.

“Perché mi hai aiutato?” Chiese con calma.

“Pensavo che l’avresti capito da sola, Sanguesporco.” Disse strascicando le parole. “Io-”

“Non  farlo.” Hermione lo interruppe.

Questo attirò l'attenzione di Lucius mentre si avvicinava a lei: “Non fare che cosa?”

“Non mentirmi. Dimmi la verità per una volta.”

“Molto interessante.” Lucius scoppiò in una risata fredda. “Bene, perché pensi che ti abbia aiutato? Per favore, illuminami.”

“Perché non puoi dirmelo?” Chiese Hermione, tenendo la sua voce bassa e calma.

“Mi piacerebbe sentire le tue idee prima. È divertente, per favore, condividi le tue teorie con me.” Disse Lucius divertito.

Annuì, poi disse: “Perché ti preoccupi per me.”

La sua risata priva di emozioni riempì la stanza ed Hermione si irrigidì mentre aspettava che parlasse.

“Pensavo che avessimo già chiarito questo argomento, Sanguesporco. Non potrei mai essere attratto da una Sporc-”

“Non sto parlando di attrazione.” gli disse.

“Allora di che cosa stai parlando?”

Il suo silenzio fu una risposta per lui.

“Non puoi suggerire quello.” Il tono di Lucius era più serio questa volta.

“Cosa pensi che stia suggerendo, Lucius?”

“Non giocare con me, ragazza.” L’avvertì.

Hermione annuì: “Bene. Smettiamo di giocare.”

“Cosa è successo mentre eri da sola?” Ponderò Lucius.

Lei decise di chiederglielo direttamente: “Perché hai ucciso Dolohov?”

Il suo silenzio era una completa tortura. Se solo avesse potuto vedere la sua faccia in quel momento. Non avrebbe avuto bisogno di parole, i suoi occhi le avrebbero detto tutto.

“Perché non mi hai detto che lo hai ucciso? Perché?” Chiese più forte.

“Chi te l'ha detto?” Era completamente serio, ma Hermione non aveva paura.

“Non cambiare discorso e rispondimi. Perché l'hai ucciso?”

“Non è affar tuo. Dimmi, come hai fatto a saper-”

“Ho origliato la tua conversazione di pochi minuti fa.” Rispose. “Sono rimasta completamente senza parole.”

Dal suo respiro capì che era sconvolto. Ma non si fermò ed pretese che delle risposte.

“Hai ucciso Dolohov per me. Mi hai dato la pozione per la maledizione, quando sapevi che sarebbe scomparsa da sola in pochi giorni. Perché l'hai fatto, Lucius? Perché?!”

“Non osare alzare la voce! E quello che faccio o non faccio non è affar tuo. Tu sei solo una schiava qui. Non devo dirti nulla per quanto riguarda il mio comportamento.” Sibilò Lucius con rabbia, controllando a malapena la sua rabbia.

“Non ce n'è bisogno. So già perché non lasci che gli altri mi tocchino o perché ti comportavi in modo strano.”

“Ah, davvero? Pensi di sapere tutto?”

“So che ti importa di me. Tu mi vuoi. Forse è una sorta di affetto-”

“Affetto? Per te? Preferirei morire piuttosto che provare qualcosa per del sudiciume come te!” La rabbia esplose nella sua voce.

“Dimmi la verità per una volta!”

“Vuoi la verità?”

“Sì!”

L’afferrò per un braccio e la tirò con se. Non le disse nulla mentre la trascinava fuori dalla stanza e giù per le scale. Hermione lottò e urlò, ma non servì a nulla.

“Dove mi stai portando? Fermati!”

“Ti mostrerò semplicemente quanto mi importi di te.” La derise Lucius mentre continuava a trascinarla lungo il corridoio. L’isteria di Hermione raggiunse il suo picco, ma non poté fare nulla.

Improvvisamente sentì il forte rumore delle enormi porte che si spalancavano. Venne trascinata oltre, quindi spinta rudemente a terra. Si preparò all’impatto col pavimento duro, ma si scontrò con l’erba morbida.

In un primo momento non riusciva a crederci, ma quando toccò il suolo sotto di se, riconobbe la sensazione dell’erba e di sporcizia. Era fuori da Malfoy Manor. Sentiva i suoi capelli smossi dal vento e si rese conto che questa era la prima volta che si trovava all’aria aperta dalla Battaglia Finale.

“Che significa?” Chiese Hermione dopo qualche istante, alzandosi da terra.

“Ti mostrerò solo quanto ci tengo a te. Ci tengo a te tanto da consentirti di lasciare la mia casa.” Parlò con calma, ma c'era qualcosa nella sua voce.

Hermione sentiva che non era calmo come voleva dimostrare.

“Lasciare?” Chiese con incredulità.

“Sì. Sei libera. Vai. Corri.”

“Che cosa stai tramando?”

“Niente. Ti sto dando indietro la tua libertà.” Disse con tono innocente.

“Ma-”

Lucius la interruppe: “Certo, che maleducato! Dovrei riportarti dove ti ho trovato!”

Si mosse verso di lei e la strinse contro di se.

“No!” Urlò Hermione e lo spinse via.

“Che succede? Non vuoi andare al Campo di Battaglia? Forse dovrei Materializzarsi a Diagon Alley?”

Hermione scosse la testa: “No!”

“Tu mi hai costretto a farlo, Sanguesporco. Hai insistito dicendo che provo sentimenti per te e io sento il bisogno di mostrarti come ti sbagli. Non c'è altro modo.” Disse in modo mellifluo e fece un passo verso di lei. Quando le sue mani la toccarono di nuovo, lei fece un passo indietro.

“Non farlo.”

“Mi sorprendi. Non avrei mai pensato che volessi stare con me.” Ridacchiò freddamente, senza dubbio godendo del potere su di lei.

“Come puoi aspettarti che va-vada fuori? Ci sono Mangiamorte ovunque.” Il suo labbro inferiore tremava. “Sai cosa mi succederebbe.”

“Lo so.” Disse con calma. “Ma è tutta colpa tua. Ora, dammi la mano in modo che possa Materializzarci-”

“Per favore.”

“Chiedo scusa?”

Per favore.” Ripeté più forte questa volta, l’umiliazione che la faceva arrossire.

"Cosa vuoi adesso, Sanguesporco? Hai sprecato già abbastanza tempo.” Strascicò Lucius con voce annoiata.

“Lo sai che non posso andare fuori.”

Puoi. Sai solo che non è una buona idea, considerando tutto ciò che accadendo al di fuori.” Poi prese un respiro profondo. “Che cosa vuoi che io faccia?”

“Lasciami stare qui.”

Hermione non riusciva a credere alle sue parole. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe finita per pregarlo di lasciarla stare con lui? Come cambiano le cose.

“Perché dovrei farlo, Mezzosangue?”

“Perché ....” Non finì la frase, non sapendo cosa dire. Che cosa poteva offrirgli per fargli cambiare idea?

“Il tuo stare qui è stato solo una fonte che problemi. E io non sopporto i problemi.”

“Per favore.” Iniziò di nuovo. “Farò ... Io-”

?”  la prese in giro lui.

“Che cosa vuoi da me? Farò di tutto.” Sussurrò, sentendo le lacrime agli occhi. Si odiava in quel momento. Odiava lui per averla costretta a quello.

“Be', hai alcuni attributi che troverei… piacevoli.” Disse con voce setosa, inviando brividi lungo il corpo di Hermione.

“Che cosa vuoi dire?” Chiese e si abbracciò con le braccia.

Fece un passo verso di lei e si chinò: “Sei grande abbastanza per sapere cosa voglio dire.”

Non voleva dire quello,vero? Non poteva essere ... aveva detto che non mi avrebbe mai toccarla in quel modo.

“Ma tu hai detto.” Iniziò Hermione, con voce tremante. “Hai detto che non ti saresti mai abbassato a sufficienza per avere qualcosa con me in quel modo. Che non dovevo aver paura, perché non avresti mai forzato te stesso-”

“Questo è vero. Ho detto che non ero come i miei colleghi e che non ti avrei mai violentato.”

Hermione fece una smorfia a quella parola, ma non disse nulla. Era incredibile come riuscisse a parlare di quelle cose disgustose con una voce morbida e setosa. Rendeva la cosa ancora più intimidatoria.

Lui continuò: “E ho sempre mantenuto la mia parola. Non ti sto costringendo a qualcosa. È una tua scelta se restare o andare via.”

La gola di Hermione iniziò a chiudersi, ma  riuscì a chiedere: “Restare e .. dividere il tuo letto?”

“Non sarà il letto per tutto il tempo, Sanguesporco.” La derise. “Tendo a sperimentare. A volte sarà sul pavimento o contro il muro.”

“Fermati!” Deglutì a fatica, poi prese un respiro tremante. “Non posso ... non posso sopportarlo.”

“Deciditi, Sanguesporco.”

“Io-”

“Ti avviso-Se mi scegli, dovrai mostrare il tuo apprezzamento stasera.”

La testa di Hermione sentiva le vertigini e sembrava che tutto girasse intorno a lei. Era troppo, ma non aveva il tempo di pensare. Doveva decidere.

Decidere tra la morte o l’essere la schiava dei bisogni di Lucius?

Non voleva morire. Aveva il terrore della morte, ma non poteva fare quello con Lucius Malfoy. Non sapeva come e forse era peggio dell’essere morti.

Ma se non fosse morta? E se qualche altro Mangiamorte l’avesse presa una volta rimasta sola a Diagon Alley?

Doveva confessare che Lucius era l'opzione migliore. E forse non sarebbe stato troppo brutale.

“Be’? Non ho tutto il giorno. È già piuttosto tardi.”

“Vorrei rimanere qui.” Disse alla fine, sperando che Ron e Harry non la stessero osservando da qualche parte e non la odiassero.

“Ti rendi conto che quello che significa, Sanguesporco?” Chiese, serio.

“Lo so.”

Dopo un attimo di silenzio, lui annuì: “Bene. Spero tu capisca questa era la tua prima e ultima possibilità di andartene da qui. Non l’avrai mai più.”

Hermione non disse nulla, era troppo occupata a lottare contro le lacrime.

“Ora, credo che abbiamo delle cose da fare questa sera.”Disse quasi seducente e le prese la mano.

Hermione lo seguì in silenzio mentre la riportava in casa. In qualche modo le sembrò come se stesse lasciando tutta la sua innocenza e la sua infanzia in quel giardino.

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Capitolo 18
*** Surrender ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

IN THE DARK
Chapter eighteen: Surrender

 

 

 

 

“Andiamo, 'Mione! Puoi finirlo un'altra volta.” Insistette Ron, cercando di convincere Hermione ad andare a cena con lui e Harry.

“Non posso. Non ho molto tempo.” Rispose lei, senza alzare lo sguardo dai libri.

 

La sala comune era vuota, tutti se ne erano andato a cena e Ron era ansioso di andarci.

 

“Ma il saggio è per la prossima settimana!” Si intromise Harry, cercando di aiutarlo.

“Be', a differenza di alcuni, mi piace che tutto sia organizzato.” Rispose lei con calma.

Ron annuì: “Sono d'accordo.” Poi aggiunse:  “Ma puoi essere organizzata dopo la cena. 'Mione, sto morendo di fame!”

Harry alzò gli occhi a questa affermazione e mormorò: “Niente di nuovo in questo.”

 

“Quando avete intenzione voi due di lavorare sui vostri saggi?”

Harry e Ron si scambiarono occhiate nervose, poi si guardarono intorno come se avessero paura di essere sgridati. Hermione alzò le sopracciglia nella loro direzione, in attesa di una risposta.

Ron fu il primo a parlare: “Beh, abbiamo intenzione di iniziare dom-”

 

“Iniziare?” Chiese, sconvolta a causa della mancanza di responsabilità dei ragazzi. “Vuoi dire che non l’avete ancora iniziato?”

“‘Mione, per favore, non farti venire un colpo!” Disse Harry con voce drammatica.

“Voi due siete incredibili.” Si limitò a commentare, poi abbassò lo sguardo sul libro.

“Hermione, andiamo. Hai tutto il tempo per finirlo. Andiamo a cena. Sto seriamente morendo di fame.” Provò Ron per l'ultima volta.

 

Non poté evitare che le si formasse un sorriso sul viso, ma non cambiò idea: “Voi due andate a cena.”

“Ma che cosa dici di te?” Chiese Ron, scuotendo la testa. “Come puoi saltare la cena? Non hai fame?”

La sua voce divenne più decisa, mentre parlava: “Ronald, ho detto di no. Voi due andate senza di me. Sto benissimo. Andate. Mangiate.”

 

Harry si lasciò sfuggire un sospiro, tuttavia si voltò per andarsene. Ron lo seguì, ma poi si fermò e si voltò verso di lei: “Ti porteremo un po' di cibo.”

Gli occhi di Hermione lasciarono i libri e inviarono ad entrambi dei sorrisi amichevoli prima di annuire: “Bene grazie.”

Ron spinse Harry e disse con orgoglio: “Vedi, te l’avevo detto che aveva fame!”

“Ronald!”

 

Prima che lasciassero la stanza, sentì Harry sussurrare: “Merlino, dovrebbe ottenere dei punti extra per saltare il pasto.”

Scosse la testa e sorrise prima di guardare di nuovo verso i suoi libri. Non riusciva ad essere infastidita, perché sapeva che sarebbe dovuta essere grata per degli amici come Ron e Harry e lo era davvero. Se solo avesse saputo dove sarebbe stata solo pochi mesi dopo, sarebbe andata a cena. Se avesse saputo dove Ron e Harry sarebbero stati pochi mesi dopo, sarebbe andata a cena con loro. Ma non lo sapeva. Nessuno lo sapeva

 

 

 

“Avevo l'impressione che almeno in teoria sapessi quello che si doveva fare.” La voce di Lucius la riportò alla realtà.

“Lo so.” Rispose, arrossendo.

“Allora sai che è impossibile per noi far qualsiasi cosa mentre tu stai in piedi dall'altra parte della stanza.”

 

Fu allora che Hermione si rese conto che era in piedi vicino a un muro, lontano da Lucius. Era rimasta completamente confusa e disorientata fin da quando l’aveva riportata in casa. Sembrava che la sua capacità di pensare con chiarezza fosse restata in quel giardino, quando aveva fatto il patto con il diavolo.

“Vieni qui, Sanguesporco.”

E lei ubbidì, sapendo che non aveva altra scelta. Le passò per la mente che forse stava solo giocando con lei quando l’aveva minacciata di liberarla e di lasciarla sola a Diagon Alley. Ma se avesse detto sul serio? Non poteva rischiare. La sua vita era in gioco e non era stata una decisione facile. Ma Hermione aveva scelto la vita. Almeno questo era quello che sembrava.

 

Mentre camminava lentamente verso la sua voce, il cuore le batteva all’impazzata, minacciando di scoppiarle fuori dalla gabbia toracica. Era così nervosa e non aveva idea di cosa ci si aspettava da lei. Come poteva sapere? Non era come se avesse alcuna esperienza in quell’ambito. E anche se avesse avuto esperienza, Hermione era sicura che sarebbe stata ancora del tutto inesperta e innocente rispetto a Lucius. Che cosa si aspettava da lei?

Si fermò di fronte a lui e si accorse che era seduto sul bordo del letto. Una piccola voce nella sua testa stava cercando di convincerla che quello era un buon segno. Probabilmente voleva farlo nel letto. Era sempre meglio che contro una parete o sul pavimento. Almeno per la prima volta. Ma poi verrà la seconda volta e la terza e .... E se è brutale a letto? Violento?

 

Si fermò prima che i suoi pensieri andassero completamente fuori controllo. Aveva l'abitudine di pensare troppo alle cose, ma non le sarebbe stato d’aiuto un esaurimento nervoso.

“Ho bisogno di farti una domanda.” La sua voce tagliò il silenzio. “Mi stavi dicendo la verità quando hai detto che non era successo niente con Antonin mentre eri con lui?”

Hermione rabbrividì al ricordo. Perché glielo stava chiedendo? Gli aveva già detto che non era successo niente. E poi, non aveva bisogno di ricordare il tempo che aveva trascorso con Dolohov.

 

“Te l’ho già detto.” Ribatté, più duramente di quanto volesse.

 

“Sei sicura?”

 

“Sì. .. Sei arrivato in tempo.” Disse con calma, ricordando nella sua mente tutto quello che era successo durante il suo soggiorno con Dolohov. Per un momento le sembrò come se potesse sentire ancora il suo respiro disgustoso.

Lucius rimase in silenzio per qualche secondo come se fosse perso nei suoi pensieri, ma poi parlò: “Spogliati.” Ordinò freddamente e senza alcun tipo di emozione.

 

Hermione deglutì a fatica, ma non si mosse immediatamente. Il suo corpo non l'ascoltava. Era come se si stesse ribellando contro di lei e non volesse muoversi.

“Sanguesporco, ora non è il momento per la disobbedienza.” Disse con voce strascicata: “Dopo tutto, questa è stata una tua idea.”

Non gli disse nulla mentre le sue mani toglievano il vestito che indossava. Lui aveva in qualche modo ragione. Le era stata data una scelta e aveva preso una decisione. Ora doveva convivere con le conseguenze.

 

Era meglio farlo in fretta piuttosto che tergiversare per guadagnare tempo. Sarebbe stato solo più scomodo per lei. Si stava ripetendo che l’aveva già vista nuda prima e che non sarebbe stato nulla di nuovo per lui.

 

Ma questo non impedì alle sue mani di tremare, quando sollevò la veste sopra la testa e la lasciò cadere sul pavimento accanto alle sue gambe.

 

Nessun rumore proveniva da Lucius e Hermione sentiva già le lacrime agli occhi. Ma non l’avrebbe dato a vedere. Le lacrime erano inutili e solo una perdita di tempo. Così strinse i denti e si coprì rapidamente con le mani, non in grado di fermarsi. Era il momento più umiliante di tutta la sua vita, ma in qualche modo sapeva che non era neanche lontanamente finito. Ci sarebbero stati molti altri momenti ancora più umilianti per lei in quella notte.

 

“Brava ragazza.” Disse Lucius come se stesse parlando con un cane.

Hermione fece quasi un passo indietro quando lo sentì alzarsi, ma si costrinse a star ferma.

“Ma lo spogliarsi di solito vuole che si tolgano tutti i vestiti.”

Hermione rimase sorpresa alle sue parole. Che cosa stava facendo? Perché la stava torturando in quel modo? Doveva solo prenderla e da farla finita. Questo era ciò che voleva, ma i suoi desideri non erano importanti per lui.

 

“Perché?” Chiese confusa, ancora non toccandolo.

Lucius sorrise: “Lo sai che è necessario essere senza abiti per essere in grado di-”

“Non intendevo quello.” Lo interruppe. “Voglio dire ... Io…”

“Sì?” Disse con voce strascicata.

Hermione fece un respiro tremante, non sapendo cosa dirgli.

 

Dopo un lungo momento di silenzio, si lasciò sfuggire: “Prendimi e basta.”

“Ho paura di non aver capito.”Disse Lucius con tono innocente.

“Colpiscimi. Strappami i vestiti. Gettami sul letto. Spingimi contro un muro.” Lo stava implorando con un filo di voce. “Prendimi e farla finita.”

“No.”

 

Quella parola era stata pronunciata con così tanta sicurezza che Hermione sapeva che non aveva alcuna possibilità di convincerlo diversamente.

“Perché no?” Mormorò. “Non credo che sarebbe così difficile per te.”

“Questo è vero. Ho esperienza con queste cose.” Disse realisticamente, inviandole i brividi lungo il corpo.

Stava cercando di spaventarla ancora di più? Stava per darsi a lui e l'ultima cosa di cui aveva bisogno di sentire era come lui avesse esperienza con la brutalità a letto.

 

“Ma questa volta è diverso.” Continuò. “Farai tutto quello che dico. In questo modo non sarà necessario usare la violenza.”

Non l’aveva fatta sentire meglio, sapendo che avrebbe usato la violenza solo se necessario. Sapeva che non sarebbe stato gentile. Era ridicolo pensar anche solo pensarci.

“Spogliati, Sanguesporco.”

“Va bene.” Disse con calma. “Farò come dici tu.”

 

“So che lo farai.” Rispose con sicurezza.

“Ma ho una richiesta.” Aggiunse.

Quello attirò la sua attenzione mentre chiedeva con aria divertita: “Una richiesta?”

Lei annuì: “Sì.” Poi si fermò. “Puoi...possiamo…fare quello... al buio?”

Ridacchiò con freddezza del suo disagio: “È divertente vederti lottare con parole. Non è da te.  Avrei un bel paio di espressioni per ciò che stiamo per fare. Se ti piace-”

 

“No” Lo interruppe lei. “Non voglio sentirlo.”

“Sei sicura. Per quanto sia divertente vederti senza parole, penso che sarebbe interessante per te imparare alcune frasi nuove.”

“Non è necessario.” Quindi chiese, nervosa. “Allora, possiamo?”

“Possiamo cosa? Fare che cosa al buio?” La derise.

Hermione era un disastro e non aveva bisogno anche delle sue prese in giro. Se avesse continuato in quel modo sarebbe solo una questione di tempo prima di scoppiare in un pianto isterico.

“Per favore.” Disse, sperando che mostrasse un po' di pietà.

“Tu sei già al buio, allora perché ... Oh, certo. Sei timida.”  Le sorrise.

Hermione si strinse ancora più forte e sperò solo di morire in quel momento.

“Per favore.” Ripeté, odiandosi per sembrare così debole, ma non era sicura se sarebbe che stata in grado di fare qualsiasi cosa sapendo che poteva vederla, il suo corpo, il suo volto, ogni suo movimento.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì:  “ Bene. Suppongo che non ci sia niente di sbagliato con l'essere al buio. Aggiunge del  mistero, non ti pare?”

Hermione rilasciò il respiro, sperando che sarebbe stato più facile se sapeva che non era in grado di vederla completamente.

“Nox” Disse lui e un attimo dopo Hermione si rilassò un po'. Sapeva che poteva ancora vederla, ma almeno non così chiaramente come prima.

“Ora, dove eravamo rimasti? Ah, sì. Spogliati.” Ordinò, questa volta sembrava irritato.

Hermione prese un respiro incoraggiante e rapidamente ti tolse le mutande, poi aspettò per le sue istruzioni. Poteva solo pregare che la camera fosse abbastanza buia.

“Ora spogliami.”

Era stato completamente inaspettato. Non voleva toccarlo. Ma cosa si aspettava?

Hermione si morse il labbro inferiore e cercò di allontanare le mani dal suo corpo e toccare quello di lui. Solo il pensiero di sfiorare la sua pelle nuda la faceva sentire nauseata. E perché lo voleva in ogni caso? Aveva sempre sostenuto di essere disgustato da lei, perché voleva che lo toccasse?

Così tanti pensieri erano nella sua testa, ma ora non era il momento di analizzare tutto. Ora era il momento di rilassarsi e di provare a farcela.

Le sue mani trovarono il suo corpo e si rese conto che indossava una camicia. Si era aspettata che avesse indosso delle  vesti, ma era normale che non indossasse abiti pesanti in casa propria. Cercò di slacciare i bottoni senza realmente toccarlo, ma era difficile. E il tremito delle sue mani non lo rendeva affatto più facile. Stranamente, Lucius non disse nulla.

Dopo un minuto o due fu finalmente in grado di slacciare tutti i bottoni e la camicia venne tolta. Hermione sentì che cadeva sul pavimento. Rapidamente tolse le mani dal suo corpo, non volendo toccarlo più del necessario.

Ma poi ricordò a se stessa che non era ancora finito. Mordendosi il labbro inferiore, titubante raggiunse per i pantaloni. L’ umiliazione la stava facendo arrossire e il sangue le pulsava nelle orecchie.

Non riusciva a vedere dove fosse la sua cintura e non voleva toccarlo in luoghi inappropriati, così  mise le mani sul suo petto spostandole verso il basso fino a raggiungere la cintura. Forse era tutta la sua immaginazione, ma lo aveva sentito irrigidirsi quando le sue mani avevano toccato il suo petto nudo. Era caldo e morbido ma muscoloso. Non se ne era mai accorta prima d'ora. Non volendo pensare oltre al suo corpo, spinse quel pensiero via mentre lottava con la cintura.

Ancora non riusciva a credere a quello che stava facendo. Quando finalmente slacciò la cintura, si fermò, incapace di continuare.

“Posso fare il resto da solo altrimenti staremo qui tutta la notte.” Le sibilò Lucius e Hermione si rilassò un po’ mentre faceva  un passo indietro.

Sentì il rumore del fruscio dei vestiti, poi il silenzio. Solo un attimo dopo la schiena venne tirata contro il suo petto nudo e le circondò la vita sottile con le braccia. Hermione si irrigidì alla vicinanza improvvisa. Il suo corpo era caldo e duro. Le passò per la mente che si sentiva come se si stesse appoggiato ad un muro. Lui indossava ancora le mutande, poté dire.

Prima che avesse la possibilità di dire qualcosa, lo sentì calare le labbra sul suo collo.

“Mia.” Sussurrò in un orecchio.

L’aveva detto con una tale possessività che terrorizzò Hermione, ma non ebbe il coraggio di dire nulla.

“Mia da prendere.” Aggiunse. “Mia da distruggere.”

Si muoveva molto lentamente, accarezzandole le braccia con la punta delle dita. Il respiro di lei era rapido e instabile, rivelando la sua paura, ma resistette. Non aveva altra scelta.

“Hai paura?” Le mormorò.

Sapeva che era inutile mentirgli. Non aveva bisogno di fare come voleva; non aveva nemmeno bisogno di fingersi coraggiosa, perché Lucius aveva capito perfettamente la situazione. Poteva sentire il suo tremore e quella era la prova di quello che lei stava provando.

Le sue mani lentamente e quasi pigramente salirono. Fece scorrere le dita sopra il suo stomaco e Hermione trattenne il respiro, irrigidendosi completamente mentre finalmente le appoggiava le mani sui seni, che cominciò a massaggiare in un primo momento con leggerezza, ma poi sempre più forte fino a che lo stava pregando silenziosamente di fermarsi.

In quel momento Hermione chiuse gli occhi, cercando di ignorare quello che stava accadendo. Ma era impossibile quando si era quasi dimenticata di respirare alla sensazione del suo tocco.

Non toccarmi. Allontana le mani. Per favore.

Improvvisamente un ricordo la travolse. Quando Lucius l’aveva insultata, dicendo che non riusciva a capire cosa Dolohov avesse visto in lei che rappresentava patetica scusa per gli attributi femminili. L’aveva fatta sentire così disgustosa e brutta con quella frase. Ma ora mentre che le sue mani si muovevano su e giù per il suo seno, non si stava lamentando ne la stava insultando.

Hermione era completamente rigida, aspettando solo che lui terminasse e la facesse finita. Forse non avrebbero avuto bisogno del letto. Visto il modo in cui stavano andando le cose, sembrava che stesse pensando di prenderla al centro della stanza.

Pensieri orribili entrarono nella sua testa, ma poi venne spinta e gettata senza tanti complimenti sul letto.

Questo è tutto.

Fu su di lei solo un secondo più tardi, il suo peso a spingerla sul materasso. Anche se si era promessa che non avrebbe pianto, era impossibile trattenere le lacrime. La realtà di quello che stava accadendo alla fine la colpì

Le mani dell’uomo si stavano muovendo sul suo corpo, portando via quel poco di privacy che le rimaneva. Improvvisamente i suoi amici apparvero nei suoi pensieri. Era disgustosa e avevano tutto il diritto di odiarla. Cosa avrebbe detto Ginny se avesse saputo quello che aveva permesso accadere?

Ron ... Ron dolce e innocente ... Era stato ucciso con le stesse mani che ora stavano sfregando e accarezzando le sue cosce. Lucius fece scorrere le dita sul suo ventre, non lasciando nulla di intatto.

“No.” Protestò debolmente quando si rese conto di quanto fosse sbagliato, ma lui la ignorò mentre la costringeva ad allargare le gambe con il ginocchio.

“Tu sei mia, Sanguesporco.” Le sibilò, appuntandole i polsi sopra la testa con la mano sinistra nel tentativo di fermare le sue proteste. “Sei stata mia fin da quel giorno al Campo di Battaglia. Posso fare quello che voglio con te. E non c'è niente che tu possa fare per fermarmi. “

Sentiva il suo temperamento cambiare da calmo  ad affamato mentre guardava il suo corpo dimenarsi.

“Lo sai che appartieni a me.” Disse con freddezza e fiducia. “Ti ho salvato così tante volte. Ti ho protetto dai miei amici quella sera, ti ho salvato da Dolohov, Philix ... Al diavolo, ho anche ucciso per te.” Sussurrò l'ultima frase.

Il labbro inferiore di Hermione tremava mentre lo ascoltava. Aveva ragione. Anche se non era ancora chiaro il motivo per cui aveva ucciso Dolohov, decise che non era il momento giusto per chiederlo.

“Credo di avere tutto il diritto di prendere ciò che è mio e quello che ho protetto dagli altri.” Fece scorrere un dito lungo il suo viso.

“Non devi farlo.” Riuscì a dire, ancora trattenendo i singhiozzi dentro di se.

“È vero. Ma lo farò.”

Strinse la presa sui suoi polsi mentre la rabbia lo assaliva: “Pensi che Potter dovesse uccidere mio figlio?”

Hermione rimase in silenzio alle sue parole e il terrore la travolse. Parlare di Draco sembrava sempre tirare fuori il peggio da lui. Lei sicuramente non aveva bisogno di un Lucius furioso in quel momento.

“Lo ha ucciso senza pensarci due volte! Draco non l’aveva nemmeno visto arrivare.” Continuò, rabbia e amarezza nella sua voce.

Senza aggiungere altro, forzò le gambe ad aprirsi ancora di più mentre si metteva tra le sue cosce. Hermione non si era mai sentita più vulnerabile come in quel momento.

Girò la testa di lato, una lacrima scivolò giù per la guancia e sui suo capelli.

“Per favore ...”

Per favore?” Chiese freddamente: “Pensi che avrò pietà di te? Perché dovrei?”

“Io...Sono solo-”

“Che cosa? Un bambina? Una ragazzina?" Sputò con veleno. “Anche Draco era giovane e ora è morto. A causa tua e dei tuoi patetici amici.”

Hermione si morse l'interno della guancia e rimase in silenzio, sperando che la sua rabbia passasse.

“Bene, signorina Granger.” Parlò con eleganza. “Benvenuta nell’età adulta.”

Con quelle parole si spinse dentro di lei con una tale forza che sentì di venir lacerata a metà. Un urlo terribile le sfuggì dalla bocca e si dimenò contro di lui nel tentativo di allontanarlo e liberarsi del dolore terribile che le stava infliggendo.

Lo sentì sibilare in puro piacere, mentre lei gridava di dolore. Non aveva senso. Come poteva un tale atto portare tanto piacere a qualcuno e allo tempo stesso tanto dolore all’altro?

“Fa tanto male, piccolina?” Canticchiò beffardamente Lucius dopo pochi istanti.

Stava tremando dal dolore e non era in grado di dire nulla. Presto percepì il sapore del sangue in bocca per l’essersi morsa la lingua con troppa forza. Lasciandole i polsi, Lucius si sostenne sopra di lei sulle proprie braccia.

“Questo fa male?” Chiese mentre usciva da lei per poi spingersi di nuovo dentro, facendola gridare ulteriormente per il dolore.

“Per favore, non ... non ti muovere.” Pregò mentre stringeva le cosce intorno a lui, cercando di tenerlo fermo. Faceva molto più male quando si muoveva.

Portò le mani sulle sue spalle e le dita ben presto sentirono delle cicatrici sulla sua pelle. Non ebbe il tempo di pensare dove e come le avesse avute che lui si mosse di nuovo, ignorando le sue suppliche.

“Tu.Sei.Mia.” Scandì ogni parola con una spinta dei fianchi.

Gli affondò le unghie nelle spalle, ma in tutto il suo piacere non sembrò importargliene  o nemmeno notarlo. Improvvisamente venne spostata.

Senza rompere il loro legame, Lucius si tirò a sedere con Hermione su di se. Il cambiamento di posizione la confuse, ma tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era il dolore.

Una volta aveva letto che il dolore passava dopo qualche istante, ma nel suo caso non sembrava così.

Non sapendo dove mettere le mani, le avvolse intorno al collo di lui e aspettò che si muovesse di nuovo.

“Non c'è bisogno di piangere, cara ragazza.” Le disse, probabilmente sentendo le lacrime sulla sua pelle. “Dovevi perdere prima o poi.”

Ma non dovevi essere tu. Non doveva andare così.

“Ora muoviti, Sanguesporco.” Ordinò, mettendole le mani sui fianchi.

“C-cosa?” Chiese, prendendo un respiro tremante.

“Muoviti. Su e giù.”

Dopo averlo sentito, il suo pianto si intensificò. Perché la stava umiliando? Non era sufficiente quello che le aveva già fatto?

“Perché?” Chiese tra i singhiozzi, ignorando la sensazione di lui dentro di se.  Il dolore non era così intenso quando non si muoveva, ma sapeva che non avevano  nemmeno lontanamente finito.

“Perché ogni volta che ripenserai a questa notte, ti ricorderai che sei stata tu a muoverti su e giù su di me.” Spiegò Lucius, un po' a corto di fiato. Sembrava come se si stesse controllando.

Esitò, non sapendo come fare quello che le stava chiedendo.

“Fallo, Sanguesporco. Posso ancora riportarti a Diagon Alley.” Minacciò, poi aggiunse: “Anche se, potresti non essere più così interessante per alcuni Mangiamorte senza la tua virtù.”

Hermione non aveva bisogno di ascoltare le sue parole. Non aveva bisogno di sentire di nuovo le sue minacce, perché sapeva quello che doveva fare. Sarebbe stato inutile fermarsi ora. Tutto era già andato perso e l'unica opzione era quella di farla finita.

Così prese un respiro profondo e si sollevò, ansimando alla sensazione di ritrazione. Le mani di Lucius sui suoi fianchi la spingevano a continuare e prese un respiro profondo mentre si abbassava nuovamente. Le sfuggì un sussulto e  istintivamente appoggiò la testa contro la sua spalla, attendendo qualche istante che il dolore passasse.


La sorprese che non le dicesse nulla per metterle fretta mentre rimanevano immobili.

Quando si sentì pronta, ripeté il movimento. Non sfuggì alla sua attenzione come Lucius sibilasse per il piacere ad ogni suo movimento e come le sue mani possessive, ma in qualche modo gentili si spostassero sui suoi fianchi, accarezzandole la pelle, guidando e controllando i suoi movimenti.

“Brava.” Gemette per la beatitudine. “Stai imparando.”

Le sue parole la stavano ferendo più che il dolore fisico e le lacrime scivolarono giù per le guance, ma quello non sembrò importargli. Era impossibile che non lo notasse, ma aveva semplicemente scelto di non prestarci attenzione.

Ben presto si stavano muovendo insieme, Lucius prendendo sempre più il controllo fino a quando non la capovolse di nuovo, spingendola sul letto e strisciandole sopra.

Hermione sapeva in qualche modo la sua parte era stata fatta. L’aveva umiliata, facendola sentire come una puttana e una traditrice e ora era il suo turno di godere del suo corpo completamente.

Dopo un po’ sentì che il dolore diminuiva di una certa misura. Non ci furono baci, solo mani e il movimento dei suoi fianchi. Il suo tocco era prepotente, ma anche dolce talvolta. Ci fu un momento in cui la sua mano le sfiorò il seno e quel tocco la fece sentire bene. L’assalì la vergogna a quel pensiero.

Non si mosse affatto mentre lo lasciava fare quello che voleva con lei. Sentiva il ritmo diventare sempre più veloce ad ogni spinta. Il respiro gli usciva in brevi rantoli ora e Hermione voltò la testa di lato. La sua mente era vuota, senza alcun pensiero logico. Si ritrovò a ponderare quanto fosse morbido il materasso sotto di se e come probabilmente avrebbe avuto dei lividi sulle cosce il giorno dopo.

Ma poi si rese conto di una cosa che la terrorizzò. Lui sosteneva il suo peso sui gomiti, in modo da non schiacciarla, ma la sensazione di lui su di lei, il suo peso premuto sul suo corpo la faceva sentire ... confortata e sicura in qualche modo.

Si stava mordendo il labbro inferiore per distrarsi quando Lucius grugnì pesantemente sopra di lei. Chiudendo gli occhi, si arrese a lui completamente mentre i loro corpi erano avvinghiati nell’atto più primordiale.






***

 

 

 

Hermione gli voltò le spalle e si tirò la coperta sopra il corpo, nascondendosi da lui. Lo sentiva ancora ansimare in silenzio accanto a lei. I loro corpi non si stavano più toccando ed era grata per questo. Era stata toccata più che a sufficienza da lui. Almeno si era allontanato immediatamente da lei quando aveva...finito.

Aveva smesso di piangere ad un certo punto, non era sicura di quando esattamente, ma ora mentre la vergogna l’assediava, i singhiozzi minacciarono di tornare.

Se solo potesse fare un bagno e pulirsi. E che dire di lui? Non sentiva la necessità di lavare via ogni prova di quello che era successo?

 

Fece un respiro profondo, sopprimendo altri singhiozzi. Non voleva che sentisse quanto era riuscito a farla a pezzi. Quando lo sentì espirare profondamente, si avvolse strettamente la coperta attorno al suo corpo, nascondendo il viso nel cuscino morbido. Non voleva pensare a quello che era appena accaduto tra loro due, voleva solo dimenticarlo come se non fosse mai accaduto.

E adesso?

Come sarebbe stato il loro rapporto d'ora in poi? L?avrebbe trattata ancora come sporcizia, una patetica Sanguesporco? Probabilmente si. Aggiungerebbe solo puttana alla sua lista.

 

Si sentì male al pensiero di farlo ancora con Lucius. Era sicura che non sarebbe stata in grado di sopportarlo.

“Lumus.” Mormorò lui e Hermione premette la testa nel cuscino, cercando di nascondersi.

“Quando ti ho visto per la prima volta, non ho mai pensato che saresti stata così facile da controllare.” Disse alla fine, tagliando il silenzio.

Hermione si irrigidì al suono della sua voce e aspettò che continuasse.

 

“Eri solo una bambina allora, ma avevi così tanta determinazione e l'orgoglio nei tuoi occhi.”  Poi si chinò verso di lei, afferrandole il mento e facendola voltare verso di lui.

“Non più. Ora il sguardo è privo d’espressione.”

La lasciò dopo pochi istanti, emettendo un sospiro infastidito.

“Smettila con questo tuo pianto patetico.” Le sibilò. “Dovresti essere grata che sia io, Sanguesporco.”

 

Hermione ancora non disse nulla. Doveva ammettere che era contenta che la sua prima volta era accaduta con Lucius e con un motivo e non in una qualche sporca prigione con Dolohov o sul campo di battaglia con un gruppo di Mangiamorte. Ma questo non la faceva sentire meglio. Ed era una scusa povera per quello che aveva fatto. C’erano state persone coraggiose che sono morte durante la guerra, che avevano dato la vita per la loro causa e che cosa stava facendo lei? Andava a letto con il nemico, perché aveva paura della morte.

Era patetica.

“Sei muta, adesso?” Lucius si stava arrabbiando, ma non le importò.

 

Non aveva voglia di parlargli. Non riusciva a concentrarsi sulle parole, perché la sua mente era piena di tutto quello che era successo tra loro due.

Almeno non era così brutto come pensava che sarebbe stato. Aveva paura che Lucius fosse un uomo violento o brutale a letto, ma si sbagliava. Non era stato gentile o premuroso, ma non si era mai aspettata che lo fosse.

Dio, si sentiva sporca. E sapeva che non era solo nella sua mente, perché poteva sentire qualcosa di secco sulle cosce.

 

“Posso andare in bagno?” Chiese improvvisamente, la sua voce più debole di quanto si aspettasse.

“Che sorpresa. Sai parlare.” Rispose con sarcasmo, poi aggiunse: “Accomodati.”

Non perdendo tempo, si avvolse rapidamente una coperta attorno al corpo e si alzò dal letto.

“Bé Mezzosangue, non siamo un po’ troppo modesti dopo tutto quello che ho visto pochi minuti fa?" Fece una smorfia.

 

Hermione lo ignorò mentre camminava lentamente verso il bagno. Fece una smorfia di dolore quando mosse il primo passo, ma poi indossò una maschera forte e nascose le prove del disagio che provava, anche se ogni movimento le bruciava.

Quando finalmente entrò nella stanza da bagno, chiuse la porta dietro di se e rilasciò il respiro che stava trattenendo.

 

Mentre la vasca si stava lentamente riempiendo d'acqua, Hermione si sentì improvvisamente male. Davvero male. Per fortuna raggiunge il gabinetto prima di svuotare lo stomaco. Non aveva senso come fosse in grado di vomitare, visto che il suo ultimo pasto risaliva a due giorni prima. Quando ebbe fatto, si sentì ancora più debole di prima. Tutto quello che voleva era dormire e dimenticare tutto. Ma prima aveva bisogno di sentirsi di nuovo un essere umano. Così si costrinse ad alzarsi e scivolare nella vasca, stringendo i denti mentre l'acqua calda le ustionava la sua pelle. L'acqua era troppo calda, ma non le importava. Questo era l'unico modo in cui sarebbe stata in grado di sentirsi di nuovo pulita.

 

Dopo aver sfregato la pelle per qualche minuto, cercando di liberarsi di tutti i ricordi di Lucius, aveva finito.


Quando si asciugò con un panno, si rese conto che non aveva portato i vestiti con se. Ma era il cuore della notte comunque. Aveva bisogno di dormire. La ricerca di vestiti avrebbe aspettato fino al mattino.

Quando uscì dal bagno, sperò che Lucius si fosse già addormentato. Doveva essere esausto dopo tutto quello che ... dopo tutto quello che avevano ... fatto. Ancora non riusciva a dire la parola. O anche pensarla.

 

“Come mai ci hai messo così tanto tempo, Sanguesporco?”

Ovviamente non dormiva. Perché? La stava aspettando?

Timidamente strinse la coperta attorno al suo corpo e poi esitante fece un passo verso il letto. Dove si aspettava di dormire da ora in poi? Per terra? O sul letto?

“Vieni.” Le disse e Hermione obbedì. Si avvicinò rapidamente al letto e saltò sotto le coperte. La stava guardando, se lo sentiva. A disagio con la sua vicinanza, si mosse il più lontano possibile da lui.

 

Quello fece sorridere Lucius che come se le avesse letto i pensieri disse: Le attività di stasera mi hanno lasciato abbastanza esausto. Puoi dormire senza paura. Non sarai disturbata.”

Si rilassò un po' nel sentire quelle parole, ma non l’aiutò a sentirsi più a suo agio con lui così vicino.

“Nox.”

Hermione si nascose maggiormente sotto le lenzuola e poi lo sentì voltarsi, allontanandosi da lei. Ne era grata, ma sapeva che non l'aveva fatto per lei. Probabilmente gli piaceva avere il proprio spazio.

Chiuse gli occhi e ascoltò ogni rumore prodotto dall’uomo accanto a se. Il suo respiro era calmo e non si muoveva. Quando fu finalmente sicura che non le avrebbe dato fastidio, chiuse gli occhi. Si era aspettata che i ricordi orribili le riempissero la mente, ma non accadde nulla, probabilmente perché era troppo stanca per quello. Dopo qualche istante il sonno la vinse.






***

 

 

 

Quando Hermione si svegliò la mattina dopo, la prima che notò fu che non era sola. Poteva sentire la presenza di qualcuno nella stanza. Ma era sola nel letto. Mentre si tirava a sedere, ascoltò con attenzione alla ricerca di un qualsiasi tipo di suono.

Qualcuno stava respirando.

“So che sei qui.” Disse, sperando di aver ragione altrimenti si sarebbe sentita davvero stupida, parlando con se stessa.

 

“Impressionante.” Disse Lucius con voce strascicata dall'altra parte della stanza. “Sembra che gli altri sensi stiano migliorando.”

“Si dice sentire.” Rispose prima di riuscire a fermarsi.

Lucius era divertito dalla sua risposta: "Beh, non posso dire che sono contento che tu mi risponda, ma è meglio della Sanguesporco muta della notte scorsa.”

Hermione rabbrividì al suo riferimento della notte precedente.

 

Non parlarne. Per favore, non parlarne.

“Sono rimasto molto soddisfatto dalla tua disponibilità a partecipare.” Spiegò, un’evidente ghigno diabolico nella sua voce.


Hermione avrebbe voluto che smettesse di parlare. Non poteva lasciarla in pace per un solo giorno? Si sentiva come se fosse per terra e lui la stesse prendendo a calci , godendo nel vederla a pezzi.

“Non posso fare a meno di chiedermi che cosa ha causato questo cambiamento. Perché sei improvvisamente così sottomessa?” Poi finse delusione. “Che cosa direbbero i tuoi amici?”

 

“Mi hai costretta.” Sussurrò.

“Che cosa hai detto, Sanguesporco?”

Hermione fece un respiro profondo, poi ripeté con voce forte: “Mi hai costretta.”

In un attimo fu accanto a lei, afferrandole il mento e girandole la testa nella sua direzione.

 

“Non mentire.” Sputò. “Non ti costretta in nessun modo.”

“Questo ti fa sentire meglio?” Gli chiese.

Lucius le lasciò il mento con un sibilo: “Ti ho dato una scelta e tu hai scelto.”


“Mi è stata data una scelta tra la morte e il venire a letto con te.” Disse con voce più forte. “Faccio fatica a chiamarla una scelta.”

 

“Questo fa sentire te meglio?” Chiese improvvisamente Lucius.

“Cosa?”

Parlò a voce bassa e con tono sicuro: “Come fai a sapere che saresti morta se avessi lasciato la mia casa?”


“I Mangiamorte-”

“È vero, abbiamo vinto la guerra, ma questo non significa che non ci siano altre persone che camminano per Diagon Alley. Non sono tutti Mangiamorte. Forse qualcuno ti avrebbe aiutato.”

 

Si morse la lingua mentre ci pensava. Forse era la verità. Forse sarebbe sopravvissuta. Ma era troppo codarda per rischiare. Era stato più semplice rimanere al sicuro a Malfoy Manor.

“Qual è la vera ragione per cui hai deciso di stare qui?” Chiese con calma.

La confusione apparve sul volto di Hermione mentre scuoteva la testa: “Non so di cosa stai parlando.”

“È così?”

 

Non sfuggì alla sua attenzione che la sua voce era cambiata leggermente. Ora era quasi seducente.

“Sono rimasta qui perché altrimenti sarei morta.” Rispose.

Improvvisamente sentì la sua mano spostarsi dal braccio verso la spalla, ravvivandole indietro i capelli. Il suo corpo si irrigidì e si ritrasse da lui.

“Per tutto questo tempo mi hai accusato di star provando sentimenti verso di te, ma ...” Si fermò per un attimo. “Ti è mai venuto in mente che forse tu sei quella che si è legata a me?”

 

Hermione aprì la bocca per lo shock, ma non riuscì a dire nulla per qualche istante.

“Ti lascio pensarci.” Mormorò e poi se ne andò.

“Ti sbagli.”Ribatté, ma non sembrò convincente.

Lucius ignorò la sua risposta: “C'è cibo sul comodino. Mangia. E aspettati presto una visita. Qualcuno vorrebbe vederti.”

 

“Chi?” Chiese subito, mostrando curiosità.

“Lo vedrai, ma non illuderti troppo. Lui non è tuo amico.” Spiegò Lucius privo di emozioni.

Fece per alzarsi dal letto, quando sentì la sua voce: “Sei stata abbastanza decente la scorsa notte. Ma la pratica rende perfetti.”

Con queste parole uscì dalla stanza, lasciandola sola e disgustata.

Sapeva esattamente cosa intendesse dire. L’avrebbe presa ancora una volta. Un singhiozzo le sfuggì al solo pensiero, ma sapeva che era lei la colpevole di tutto questo. Aveva scelto di stare con lui e giocare i suoi giochi. Non aveva il diritto di lamentarsi ora. Mentre cercava la vestaglia e le mutande, faceva una smorfia di dolore ad ogni movimento. Non si aspettava che fosse in grado di sopportare quel dolore anche stasera? Era impossibile. Riusciva a malapena a camminare, figuriamoci....

Spinse da parte quel pensiero e si vestì. Avrebbe pensato al problema quando sarebbe arrivato il momento.

 

Dopo aver mangiato il panino e la mela che le aveva lasciato decise di riposarsi di nuovo. Non  che avesse qualche altra cosa da fare. E quella era la cosa più difficile. Era stata lasciata da sola nella camera con altro da fare che pensare. Pensare al passato, al presente e al futuro.

Per sentire il dolore ogni volta che pensava al passato, per sentire la paura e la vergogna quando pensava del presente e l'incertezza quando pensava a quello che l’attendeva nel futuro.

Anche se era stanca, Hermione non riusciva a prendere sonno. Si era appena addormentata, ma quando delle voci dei passi disturbarono il silenzio, saltò giù dal letto, in attesa che le porte si aprissero.

 

Quando finalmente arrivarono, riconobbe una delle voci come quella di Lucius.

“... come il Signore Oscuro ha detto.” Poi rivolse la sua attenzione verso di lei. “Ah, vedo che ansiosa di aspettarci.”

“Buongiorno, Signorina Granger.”

Piton! Cosa ci fa Piton qui?

 

Lo shock apparve sul suo volto di e nella sua voce: “Professore? L-lei voleva vedermi?”

“Sì, ho delle faccende da discutere con te.” Rispose freddamente.

“Lascerò voi due da soli ora.” Disse Lucius e poi si avvicinò ad Hermione e si chinò a sussurrare in un orecchio: “Fallo sentire il benvenuto.”

Lottò per stare ferma, non volendo mostrare debolezza di fronte a Piton.

 

“Ci vorranno solo pochi minuti, Lucius.” Disse l’uomo con tono pratico.

“Va bene. Ti aspetterò al piano di sotto. Abbiamo ancora alcune cose da sistemare.”

Con queste parole Lucius se ne andò, chiudendo le porte dietro di se.

Improvvisamente qualcosa accadde ad Hermione. Era sola in camera da letto con Piton. Un Mangiamorte. Lentamente la paura iniziò a crescere dentro di lei mentre si chiedeva il
​​motivo dietro la sua visita.

Piton si schiarì la gola, poi chiese: “Come stai, Signorina Granger?”

“Io... Bene.” Rispose automaticamente, poi scosse la testa in confusione: “Che cosa ... Perché è qui?”

“Sei ancora un’insofferente-so-tutto-io.” La derise.

“Sarà felice di sapere che sono cambiata un bel po’ in questi ultimi tempi, Professore.”

“Questi  tempi?” Chiese sorpreso: “Ne parli come se fossero passati degli anni da quando eri a Hogwarts.”

“Per me è così. Non sono più quell’Hermione Granger.” Sussurrò a se stessa, ma Piton la sentì.

“Ti assicuro, Signorina Granger, che a me sembri la stessa.” Rispose lui.

I ricordi di Lucius ansimante sopra di lei, le sue mani ovunque sul suo corpo improvvisamente invasero la sua testa.

“Se sapesse…” Si interruppe, poi si ricordò con chi stava parlando. Era un traditore. Era la ragione per cui avevano perso la guerra. Li aveva traditi tutti quanti e avrebbe dovuto odiarlo per questo. Ma lui sembrava esattamente come quando era a scuola e quello la confuse.


“Perché è qui?” Chiese di nuovo dopo qualche istante. “É... c'è qualcosa che non va con Ginny?”

“Ginevra sta bene, ma sono qui a causa sua.”

“Che cosa vuol dire?”

Sospirò prima di continuare: “Mi ha chiesto di venire da te.”

“E lei...” Hermione non riusciva a credere alle sue parole. “Lei è venuto qui solo perché glielo ha chiesto?”

“Non sai quanto persistente possa essere.” Spiegò con tono irritato. “E poi, volevo vederti.”

“Non capisco.” Si strinse con le mani. “Ginny mi odia e così anche lei.”

“Ginevra non ti odia. Nemmeno io. Vero, era furiosa per quello che hai fatto, ma quando si è calmata, si è resa conto di quanto immatura si stesse comportando.”

Una scintilla di speranza si formò dentro Hermione e un debole sorriso si diffuse sulle labbra: “Davvero? Non ce l'ha con me?”

“È preoccupata per te e si sente in colpa per il modo in cui ha agito.” Spiegò Piton. “E a causa della piccola sceneggiata che ha fatto con Lucius, non le è più consentito venir qui. Questo è il motivo per cui sono dovuto venire.”

Hermione si sentiva come se qualcosa di pesante le fosse stato sollevato dalle spalle nel sentirlo. Ginny non la odiava come aveva pensato. In quel momento avrebbe potuto piangere dalla felicità e dal sollievo.

Le dica... le dica che sto bene.” Mentì, sperando che Piton che ne andasse subito dopo.

“É vero, Signorina Granger?” Chiese sospettoso.

Hermione sbatté le palpebre un paio di volte e si leccò le labbra nervosamente: “Naturalmente. Sto bene.”

Piton rimase in silenzio per qualche istante prima di avvicinarsi, fermandosi di fronte a lei.

Si irrigidì, sentendosi a essendo vicina al suo ex Professore mentre indossava solo un vestito corto.

Piton parlò lentamente: “Signorina Granger, dirò a Ginevra che stai bene, se vuoi che lo faccia, ma non mentirmi. E non insultare la mia intelligenza pensando di potermi ingannare.”

Il suo tono era un po’ più morbido e si rese conto che non l’aveva mai sentito parlare così.

“Non so di cosa stia parlando.” Si lasciò sfuggire, ma nemmeno lei ci credeva.

“Essere un Maestro delle Pozioni richiede la capacità di notare i dettagli.” Spiegò, poi parlò con calma, “Posso vedere i lividi sulle cosce, Signorina Granger.”

Hermione si sentì arrossire, ma non l’avrebbe sopportato se Piton avesse scoperto quello che le era successo la notte scorsa.

“Vivere con un Mangiamorte provoca questo ad una persona.” Disse nervosamente. “Avevo questi lividi anche l'ultima volta che mi ha visto.”

“So bene che cosa causa i lividi sulle tue cosce.” Disse determinato e poi continuò: “Ho notato che sussulti quando cammini e il modo in cui tu e Lucius vi comportate l’uno con all'altro.”

L'ha capito.


Hermione sapeva che non aveva alcuna possibilità di convincerlo diversamente. Che cosa poteva dire? E poi, non era mai stata brava a mentire.

Lacrime di umiliazione si formarono nei suoi occhi: “La prego, non lo dica a Ginny.”

Piton emise un sospiro: “Hai la mia parola.” Poi fece una pausa: “Ma come si è arrivati ​​a questo? Conosco Lucius da più di vent'anni. Non si sarebbe mai abbassato abbastanza per toccare una ... Sanguesporco di sua volontà.”

“Credo che non lo conosca abbastanza bene, Professore.” Disse con tristezza.

“So che è affar mio, ma qualcosa deve essere successo per farlo agire in quel modo. L'hai provocato?”

La rabbia iniziò a crescere dentro di Hermione: “E che importa? Anche se l'avessi fatto, non aveva alcun diritto di ... I-io non so nemmeno perché sto parlando con lei di questo.”

“Mi scuso. Andrò via ora.” La informò, poi prese un respiro profondo: “Signorina Granger, nonostante le credenze popolari, mi importa dei bambini a cui ho insegnato.”

“Certo che sì.” Gli abbaiò contro. “Si preoccupa così tanto di noi che ci ha tradito tutti quanti.”

Quello sembrò colpire un nervo scoperto visto che lui abbassò il suo tono di voce: “Non parlare di cose che non sai.”

“Se ne vada, Professore. Dica a Ginny  che sto bene e che non si deve preoccupare per me.” Si sforzò di dire, poi fece un passo indietro.

“I Grifondoro sono noti per il loro coraggio, ma non lasciare che il coraggio ti costi la vita.” Le consigliò, poi uscì dalla stanza.

Hermione chiuse gli occhi mentre cercava di calmarsi. Se Piton avesse saputo  che non era più una Grifondoro... Che cosa avrebbe detto se avesse scoperto quello che era successo la notte scorsa? Sarebbe rimasto scioccato sapendo che lei aveva chiesto a Lucius di prenderla che lo aveva pregato per farla diventare la sua puttana. Tutto perché aveva avuto paura di lasciarlo. Paura di rimanere da sola, senza più la sua protezione.

In quel momento sentì chiaramente le parole di Lucius nella sua mente.

“Ti è mai venuto in mente che forse sei tu quella che si è legata a me?”

Aveva ragione? Lei non aveva mai negato la sensazione di sicurezza che provava con lui, ma è possibile che fosse cresciuto qualcosa di più? Era l'unica persona con  cui aveva avuto alcun contatto in quasi un mese. Possibile che tutte le volte che lo aveva accusato di provare qualcosa per lei, stava solo cercando di nascondere i propri sentimenti?

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Capitolo 19
*** Trust ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

IN THE DARK
Chapter nineteen: Trust

 

 

 

Hermione non era più la ragazza di una volta. Si riconosceva a malapena. Tutto quello che aveva fatto, tutto ciò che era stata si era ridotto a quello che era. Si vergognava di questo. Non voleva che le persone venissero a sapere che tipo di ragazza era ora.

Ecco perché il fatto che Piton sapesse quello che era successo tra lei e Lucius la faceva sentire profondamente imbarazzata e disgustata da se stessa.

Piton sapeva. Tutto quello che avrebbe voluto fare nel momento in cui il suo ex Professore  le aveva detto che sapeva esattamente quello che era successo tra lei e Lucius, era di strisciare dentro una fossa e non uscirne mai più. Non era previsto che lo scoprisse. Non era previsto che qualcuno scoprisse quello che era successo la scorsa notte. Era il suo sporco segreto. Ma come si aspettava di poter  nascondere una cosa simile ad un uomo comelui? Specialmente quando era successo solo poche ore fa.

Ma perche lei si vergognava? Non è come se avesse avuto altra scelta. Scegliere la morte non era un’opzione per lei. Quando ci pensò, realizzò che di fatto non aveva avuto altra scelta. Lucius solo glielo aveva fatto credere, in modo da poterle dare la colpa per tutto. Aveva scelto di stare con lui, così non aveva alcun diritto di accusarlo di averla forzata in qualcosa. Era il maestro della manipolazione  ed Hermione non poteva competere con lui. Non era manipolativa come lo era lui, ma non era nemmeno stupida.  E aveva una forte volontà tanto che le persone avevano sempre avuto delle difficoltà nel convincerla di qualcosa di cui non era d’accordo.

Lui l’aveva costretta. Il fatto era chiaro ad Hermione. Non era brava nei giochi mentali quanto Lucius, ma non era nemmeno così manipolabile e controllabile. L’aveva forzata togliendole tutte le altre opzioni.

E nel mezzo di…quello, aveva detto di ‘no’ e aveva cercato di fermarlo, ma lui non l’aveva ascoltata. Non aveva mai avuto intenzione di fermarsi o di darle la possibilità di scegliere. Aveva fatto con lei quello che aveva voluto. Hermione in qualche modo sapeva che anche se avesse cambiato idea e avesse deciso di allontanarlo, non sarebbe cambiato niente.

Ma allora perché lei si vergognava? Perché era arrossita per l’imbarazzo di fronte a Piton? Perché non voleva che nessuno sapesse di quello che era successo? Perché si sentiva sporca?  Lui era l’unico che dovrebbe essere imbarazzato e disgustato da se stesso. Era un uomo adulto e si  era imposto su una ragazza giovane. Una ragazza dell’età di suo figlio.  Tutto era complicato e più Hermione ci pensava, più si sentiva disgustata da se stessa. Non sapendo cosa fare, decise di fare un altro bagno. Anche se l’aveva fatto solo poche ore prima, ancora non si sentiva completamente pulita. Le sembrava come se l’odore di Lucius fosse ancora sulla sua pelle.

Con quasi due mesi di cecità, non era più difficile farsi strada verso il bagno. Conosceva alla perfezione la camera da letto ora e sapeva esattamente dove si trovavano le cose così non ci sarebbe più inciampata.

Dopo pochi minuti si stava già rilassando nell’acqua calda, ma oscuri pensieri erano nella sua mente malgrado cercasse disperatamente di ignorarli.

Ma non importava quanto duramente volesse tenere alla larga quei pensieri, la sensazione della pelle di Lucius sulla sua, il suo respiro sul collo, la sua voce fredda che le bisbigliava nell’orecchio si faceva ancora strada nella sua mente e capì che quei ricordi non avrebbero mai smesso di perseguitarla. Avrebbe ricordato ogni singolo giorno fino alla fine della sua vita.

Ma…poteva in qualche modo farli smettere di ripetersi dentro la sua testa? C’era un modo affinché tutti i ricordi sparissero e smettessero di perseguitarla?

Improvvisamente ricordò qualcosa dal passato. Nei suoi primi giorni con Lucius Malfoy il suicidio era costantemente nella sua mente. Ogni volta che la colpiva o che la umiliava o che giaceva distrutta a terra, si chiedeva come sarebbe stato farla finita a tutto. Togliersi la sua vita con le proprie mani e salvarsida lui. Ma la paura l’aveva sempre fermata. La paura di cosa sarebbe accaduto dopo la morte. E la morte in sé non era un pensiero piacevole. Avrebbe sofferto. Era impossibile morire senza aspettarsi il dolore.

Ma Lucius le aveva già inferto una buona dose di dolore e cos’era la morte comparata alla vita con lui? Era il male stesso e dopo la notte passata con lui, dubitava che la morte potesse essere peggiore di quello che le era accaduto.

Con quei pensieri nella mente, prese un respiro profondo e lentamente scivolò giù finché la sua testa non fu sotto acqua. Il panico stava crescendo dentro di lei quando realizzò quello che stava facendo, ma resistette. Tutto sembrava così pacifico sotto acqua, nessun rumore, niente voci. L’unica come che poteva sentire era il battito del proprio cuore. Non poteva fare a meno di chiedersi se era così che sarebbe stata la morte. Quieta e pacifica.

Ma dopo qualche istante, sentì i suoi polmoni bruciare per la necessità di ossigeno. Era doloroso stare sotto acqua, ma rimase dove era. Non riusciva a spiegarsi perché non si muoveva quando era chiaro che il suo corpo fosse disperato d’aria. La sua curiosità era più forte di qualsiasi altra cosa. Si chiedeva se quell’orribile sensazione causata dal suo essere senza aria sarebbe passata se avesse resistito e avesse tenuto la testa sotto acqua.

Il suo intero corpo si irrigidì mentre lottava contro il riflesso di annaspare per l’aria.

Solo un altro istante…un altro istante…

All’improvviso qualcuno l’afferrò e la tirò fuori dall’acqua. Hermione non l’aveva visto arrivare e lo shock le fere ingoiare un po’ d’acqua prima che un braccio forte la sollevasse le trascinasse fuori dalla vasca.

“Che diavolo stai facendo?”Chiese una voce arrabbiata e la riconobbe come quella di Lucius.

Tossì un paio di volte, sentendosi instabile e debole. Lucius la stava scuotendo rudemente e pretendendo una risposta.

“Non te lo chiederò di nuovo, Sanguesporco!”

Hermione sapeva che lui era davvero furioso perché non riusciva a ricordare l’ultima volta che le aveva gridato in quel modo. Quando si calmò un po’ e realizzò quello che stava succedendo, lottò per liberarsi dalla sua presa.

“Lasciami!” 

L’attimo dopo venne spinta sul pavimento freddo e poi un asciugamano le venne gettato addosso. 

“Copriti” Disse lui a bassa voce.

Non sprecò un minuto e se lo avvolse attorno al corpo, le sue guance arrossate per l’imbarazzo.

Una volta che l’asciugamano fu avvolto sul suo corpo, Lucius le afferrò un braccio e la trascinò nella camera da letto. Non lottò perché si sentiva ancora disorientata dall’esser rimasta senza aria.

Senza parole la spinse sul letto e lei poté realmente sentire la rabbia irradiarsi da lui. Si raddrizzò in posizione seduta e aspettò in silenzio, non sapendo cosa aspettarsi.

Lo sentì esalare un respiro profondo e poi parlare con tono calmo: “Non farai mai più una cosa simile. Sono stato chiaro?”

Hermione si rifiutò di rispondere. C’era ancora un briciolo di Grifondoro in lei.

“Forse ti è sfuggito all’attenzione ma io sono l’unico a cui è consentito decidere quando e come la tua vita andrà a finire.” Costatò Lucius freddamente.

La realizzazione apparve sul suo viso. “Non stavo cercando di uccidermi.”

“Non mentirmi.”

“Non sto mentendo!” Alzò la voce. “Volevo solo…Io solo..” Non finì la frase.

“Volevi che cosa,Sanguesporco?”

“Non lo so.” La sua voce era a malapena un bisbiglio.

“Non tollererò un simile comportamento.” Ordinò Lucius, poi continuò. “Se provi ancora a fare qualcosa del genere, non ti sarà permesso mai più fare un bagno da sola.”

Hermione strinse l’asciugamano attorno al corpo quando parlò. “Le mie intenzioni non erano quelle di affogarmi. Volevo solo vedere come fosse.”

“Come ci si sente senza aria per qualche minuto?” Chiese Lucius, poi aggiunse: “Se eri così ansiosa di saperlo, tutto quello che dovevi fare era chiedere, Sangueporco. Sono sicuro che potrei usare qualche nuovo incantesimo di tortura su di te.”

La rabbia iniziò a crescere dentro Hermione e si alzò dal letto, non volendo ascoltarlo ulteriormente.

“Siediti. La conversazione non è ancora finita.” Ordinò Lucius.

“No, ma il mio livello di attenzione lo è.” Ribatté, senza nemmeno pensarci.

Venne ricompensata con uno schiaffo in pieno viso. Era stato inaspettato e Hermione si lasciò sfuggire un gemito mentre la testa veniva voltata dalla forza del colpo. Realizzò che questa era la prima volta che la schiaffeggiava da lungo tempo. Non l’aveva colpita da un po’, ma lui ancora ricordava come colpire per farle bruciare la pelle.

“Stai diventando sempre più disubbidiente,  Sanguesporco.”  Le ringhiò. “Non vorrei essere obbligato a farti ancora del male.”

Hermione si stava massaggiando la guancia dove l’aveva colpita. Non aveva senso per lei come  potesse sempre avere successo nell’umiliarla. La parte logica del suo cervello le stava dicendo che avrebbe dovuto essere abituata ai suoi insulti e ai suoi schiaffi, ma non lo era. Ogni suo schiaffo sembrava il primo.  Le faceva sempre venire le lacrime agli occhi e la faceva sentire come spazzatura.

Lentamente lasciò cadere la mano e trattenne i singhiozzi così da poter parlare. “Non vuoi farmi del male? Questo è ridicolo.”

“Mi sorprende che tu non abbia ancora notato che ti ho solo punita quando te lo meritavi.” Disse con calma e fiducia.

Hermione sentì le guance bruciare per la rabbia. “Quando me lo merito? Cosa ho fatto per meritare di essere catturata e trattata come un animale?”

“Non mi piace ripetermi. Sai già perché sei qui.”

“Certo! Perché mi incolpi per tutto quello che è successo a te e alla tua famiglia!” Stava gridando a quel punto, ma non le importava.

“Tu-”

Hermione alzò una mano di fronte a se: “E non azzardarti a colpirmi di nuovo! Non ne hai il diritto.” Sputò le parole velenosamente.

All’inizio il silenzio riempì la stanza, poi Lucius si lasciò scappare una fredda risata ed essa la fece sentire a disagio perché non si era aspettata quel tipo di reazione.

“Ora sto veramente dubitando della tua sanità mentale, Sangueporco.” Replicò. “Io ti posseggo. Ti posseggo fin dal primo giorno.”

“Tutto è diverso ora.” Disse lei a bassa voce.

C’era curiosità nella voce di Lucius mentre chiedeva. “Cosa te lo fa pensare?”

Dopo che due persone condividevano quello che loro avevano condiviso la scorsa notte, la loro relazione non era più la stessa. Anche se quel pensiero la disgustava, doveva ammettere che aveva condiviso qualcosa con Lucius. Qualcosa che non avrebbe condiviso con nessun’altro. Era stato importante per lei, ma poteva immaginare che non fosse stato niente di particolare per lui. Probabilmente aveva molte altre donne nella sua vita, ma non era così per lei. 

Prese un respiro profondo. “Quello che è successo la notte scorsa cambia le cose.”

Lucius rimase silenzioso per qualche istante, poi si avvicinò a lei e ci fu un tono di scherno nella sua  voce quando le parlò. “Oh non dirmi che stai iniziando a provare qualcosa per me?”

Il battito cardiaco le accelerò, ma rimase in silenzio.

“Non posso dirti di biasimarti.” Le ammiccò. “Sapevo che tu, una giovane ragazza senza alcuna esperienza romantica e senza alcun contatto con altre persone saresti diventata attaccata al primo uomo che ti avesse toccato intimamente. Ti disgusta che sia io, Sanguesporco?”

Hermione ignorò la sua domanda e obbligò la sua mente a pensare ad una risposta. Non ebbe bisogno di molto tempo, perché una frase le si formò immediatamente nella testa.

“Che dire di te?” Chiese innocentemente. “Un uomo di mezza età senza famiglia o interesse amoroso che usa una ragazza giovane per i suoi bisogni malati perché non può spostare altrove i suoi divertimenti?”

Sapeva che lui probabilmente stava bruciando dentro di se per la rabbia, ma se l’avesse colpita o punita in qualche altra maniera le avrebbe solo provato che aveva ragione. E Lucius Malfoy non avrebbe mai permesso che accadesse. 

“Le tue teorie mi divertono sempre.” Strascicò con calma. “Sfortunatamente non sono mai corrette.” Aggiunse con finto rammarico.

“Dì quello che ti pare, ma non puoi negare che quello che è successo la scorsa note ha cambiato tutto.”

Lucius sbuffò alle sue parole. “Sei davvero ingenua. Spero solo che non inizierai a comportanti come una mia amante.” Poi aggiunse. “Ora, ho del lavoro oggi il che significa che non tornerò fino a sera.”

Hermione si irrigidì a quell’ultima parola. Alla sera seguiva la notte. Ed era terrorizzata dalla notte, perché sapeva quello che avrebbe dovuto fare.

Era impossibile non notare la paura nel suo viso, perché non era mai stata brava a nascondere le emozioni, ma Lucius non le disse nulla. Lasciò la stanza senza aggiungere altro e lei lottò contro il bisogno di corrergli dietro e implorarlo di lasciarla sola quella notte. Ma non importa quanto orribile si sentisse al suo interno, non si sarebbe umiliata ulteriormente così non si mosse dall’angolo in cui si trovava.

Quando la porta si chiuse, si permise di rilasciare un respiro tremante.

‘Andrà bene’ continuava a ripetersi. La prima notte era stata la più difficile e ne era sopravvissuta. La seconda notte con Lucius sarebbe stata più facile. Ma se non lo sarà?

La prima volta non si era aspettato molto da lei. Era stato crudele, ma sapeva che lei non aveva esperienza. Tutto quello che si aspettava facesse era quello di lasciarlo fare e di cedere alla sua volontà, ma cosa avrebbe dovuto fare ora se  le aspettasse di partecipare di più?

Un ricordo le mandò i brividi lungo la spina dorsale. Riusciva a sentire chiaramente la voce di Lucius nella sua mente.

“Io tendo a sperimentare. Qualche volta sarà sul pavimento o contro il muro-”

Si sedette sul letto e lasciò che il disgusto scivolasse su di lei. Poi aspettò. Non c’era altro che potesse fare. Il tempo era diventato il suo peggior nemico.

 

 

 

ooo

 

 

Tutto era buio. Ma quello non era niente di nuovo per Hermione. Ci aveva fatto l’abitudine ormai. Però, poteva sentire che qualcosa non era giusto.

 

Mi disgusti.”

 

Una voce gelida tagliò il silenzio. Una voce familiare. La riconobbe immediatamente, ma era impossibile. Non poteva essere lui.

 

All’improvviso l’oscurità venne spazzata via ed Hermione poté chiaramente vedere una stanza bianca. La luce era troppo accecante, facendole sbattere le palpebre un paio di volte. Dopo qualche lungo istante i suoi occhi si abituarono alla luce e quasi ebbe un attacco di cure quando vide il suo amico.

 

“Come hai potuto farlo?” Sputò velenosamente Harry, guardandola profondamente negli occhi. “Andare a letto col nemico.”

 

Hermione stava scuotendo la testa, cercando di difendersi dalle sue accuse, ma nulla le uscì dalle labbra. Non riusciva a parlare.

 

“Noi siamo tutti morti.”

 

Quella voce la fece girare e si imbatté in Ron. Un Ron gravemente ferito. C’erano ferite sul suo corpo e il sangue stava lentamente colando da lui.

 

“Oh Dio.” Cercò di toccarlo, ma lui le urlò contro.

 

“Va all’inferno!”

 

“Non è così difficile.” Disse Harry da dietro di lei. Era così strano poter sentire la sua voce, la voce di Harry. Ma allo stesso tempo aveva qualcosa di diabolico in essa. Sapeva che non stava parlando con i suoi amici. Loro non sarebbero stati crudeli con lei, vero?

 

“Beh, Sanguesporco, ho sempre saputo che avresti spalancato le gambe per chiunque. Ma.. mio padre? Vergognati.”

 

Hermione raggelò a quelle parole. Sapeva a chi appartenessero. Il ragazzo che l’aveva odiata e insultata ad ogni opportunità che avesse avuto. La ragione per cui la sua vita era un incubo vivente. Draco Malfoy. Rimase completamente immobile, non volendo guardarlo. Non poteva sopportare anche le sue accuse.

 

“Ora di certo non è il caso di essere timida.” La derise Ron. “Noi tutti sappiamo che tipo di ragazza sei.”

 

“Dormire con mio padre?” La voce di Draco la tagliò come un coltello. “Questo ti rende la mia matrigna, no?”

 

“I-io non aveva altra scelta…” Sussurrò, tremando per la colpa.

 

“Tutti noi l’abbiamo avuta, ‘Mione.” Rispose Ron. “Tu hai avuto una scelta. E hai scelto lui.”

 

“Meriti una punizione.” Disse Harry con un sorriso diabolico.

 

Draco parlò con lo stesso tono freddo del padre. “Una punizione, Sanguesporco.”

 

Si sentiva come se tutto stesse girando attorno a lei. Era troppo. Non riusciva sopportarlo. Aveva bisogno di scappare da tutti loro. Ora.

 

Hermione si svegliò con un grido, ma si calmò immediatamente quando realizzò che era stato solo un sogno. Prese un paio di respiri profondi, poi si irrigidì quando sentì una voce fredda accanto a se.

 

“Credo di averti viziata un po’.” Le disse Lucius con la sua voce setosa.

 

Si asciugò il sudore dalla sua fronte e cercò di spingere via i sogni.

 

“Tutto quello che fai è dormire.” Aggiunse l’uomo. “Potrei darti qualche libro da leggere-Oh, l’ho dimenticato.”

 

La sua voce era grondante di sarcasmo e Hermione digrignò i denti per la rabbia e la tristezza. Era solita passare tutti il suo tempo dietro i libri, imparando cose nuove ed assorbendo conoscenza, ma quello era il passato.

 

Lucius sospirò: “Qualcuno di noi ha lavorato. E oggi è stato un giorno sorprendentemente difficile.” Poi fece scivolare la mano lungo il suo braccio. “Non mi dispiacerebbe.. uno svago.”

 

Hermione scivolò via dal suo tocco e si alzò dal letto. Mentre lo faceva, si accorse che era ancora avvolta nell’asciugamano. Sentendo rabbia verso se stessa e la sua stupidità, si allontanò dal letto e da lui. Non poteva sopportare quello di nuovo. Almeno non stanotte.

 

“A che gioco stai giocando, Sanguesporco?” Chiese Lucius con interesse, poi sospirò. “Non sono dell’umore di inseguirti, così vorresti gentilmente tornare nel letto?”

 

Hermione non sapeva cosa fare o dire. L’ultima cosa che voleva era implorare, ma il farlo non era peggiore dell’essere fra le sue braccia di nuovo.

 

“No.” Riuscì dire alla fine. Suonò più debole di quel che intendesse, ma almeno aveva detto qualcosa.

 

L’attimo successivo Lucius era in piedi di fronte a lei ed Hermione sussultò nel sentirlo così vicino a se.

 

“Risposta sbagliata, Sangueporco.”

 

Si obbligò a restar calma, perché sapeva che era impossibile ottenere nulla mentre stava tremando per la rabbia.

 

“Non posso farlo stanotte.” Confessò a bassa voce, sperando che capisse e la lasciasse da sola.

 

Lui prese un respiro profondo come se stesse pensando intensamente a qualcosa.

 

“E qual è la ragione?” chiese finalmente.

 

Confusione apparve sul volto della ragazza. “La ragione?”

 

“Non ti aspetterai che esaudisca i tuoi desideri senza una sensata ragione?”

 

Le guance le divennero rosse per l’imbarazzo. Cosa poteva dirgli? Che era terrorizzata a causa del dolore? Perché era a ancora dolorante dalla scorsa notte? Non se ne sarebbe curato. Se gli avesse detto le sue paure, probabilmente l’avrebbe derisa, soddisfatto di quanto avesse avuto successo nel farle del male.

 

“Non puoi aspettare un…un giorno?”

 

Si irrigidì quando sentì la sua mano spazzolarle via dal viso i capelli. Non era tipico di lui fare una cosa simile. Non aveva mai mostrato tenerezza nei suoi riguardi e perché iniziare ora? Hermione poteva sentire l’ansia crescere dentro di lei. E quello che era la cosa peggiore che poteva sperimentare. Non era il dolore a farle più male, ma l’ansia. Il tempo quando aspettava che le facesse qualcosa e tutto quello che poteva fare era indovinare quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

 

Si morse il labbro, poi aggiunse esitante. “Non farmi del male.”

 

“Non ti ho mai ferita.” Constatò lui innocentemente, poi aggiunse. “A meno che ovviamente tu non mi avessi dato ragione di farlo con… comportamenti inappropriati e insolenti.”

 

“Questo non è vero.” Ribatté lei, la sua faccia improvvisamente severa.

 

“Davvero?” Chiese con interesse.

 

Annuendo, Hermione riportò a galla i ricordi della note precedente. “Non avevi ragione di fare quello a me. La scorsa notte.”

 

Lucius fece un passo indietro con un sospiro annoiato. “Ancora insisti che ti ho forzato? Ti ho dato l’opportunità di andartene. Hai scelto. Ora devi affrontarne le conseguenze.”

 

“Hai ragione. Avrei potuto lasciare il Manor e venir uccisa. Grazie tante per avermi dato una scelta.” La sua voce era grondante di sarcasmo.

 

“Non usare quel tono con me, ragazza.” L’avvertì Lucius.

 

“Mi hai costretta a stare qui e lo accetto.” Continuò lei. “Ma non puoi aspettarti che mi comporti come la scorsa notte non fosse significata nulla. Lo è stato. Almeno per me.”

 

Il ghigno era evidente nella sua voce quando parlò. “Posso immaginare che la notte scorsa sia stata molto emozionante per te. Ma ti aspettavi di mantenere la tua virtù per il resto della tua vita?”

 

Hermione arrossì ulteriormente, sentendolo parlare di quello.

 

“Non è quello che-” Iniziò, ma venne interrotta da lui.

 

“Molti sarebbero d’accordo che ti ho fatto un favore, ragazza. La verginità è un peso da cui io ti ho felicemente liberato.”

 

“Non ha nulla a che fare con-”

 

“Dovresti essere grata.” Poi il suo tono divenne più grave. “Ho visto puttane che non sono sopravvissute al loro incontro con Dolohov o altri Mangiamorte.”

 

Rimase silenziosa alle sue parole, mentre immagini orribili volteggiavano nella sua mente. Il solo pensiero di quanto differente sarebbe stato tutto se qualcun altro l’avesse presa come premio le mandò i brividi per il corpo.

 

“Sono un uomo. Non coccolo le vergini ma nemmeno brutalizzo il corpo delle donne.” Si fermò per un attimo. “Dovresti mostrare più gratitudine.”

 

Poi ci fu il silenzio. Hermione capì che non era mai stato così sincero con lei come in quel momento. Le stava dicendo la verità e per la prima volta accettò quello che aveva detto.  Sapeva che Lucius Malfoy non era un mostro. C’erano stati momenti che lo aveva odiato, disprezzato, ma sapeva che c’era sempre una ragione dietro tutto quello che le stava facendo. Non stava cercando di farle del male per divertimento. Quella era la maggior differenza tra lui e il resto dei Mangiamorte.

 

“Sono grata che sia stato tu.” Sussurrò più a se stessa che a lui.

 

Quella constatazione portò il silenzio nella stanza. Poteva sentire i suoi occhi bruciarla e immediatamente rimpianse le parole.

 

Lui rimase in silenzio per molto tempo. Nessun suono venne da lui. Nemmeno il rumore del suo respiro. Hermione non sapeva che pensare. In quel momento avrebbe dato tutto per essere in grado di vedere il suo viso. Era sorpreso, scioccato, soddisfatto?

 

Quando finalmente parlò, era arrabbiato. “Dovrei forse crederti?”

 

Quella domanda la confuse. Non si aspettava che non le credesse. Perché avrebbe dovuto mentire riguardo una cosa simile?

 

“Pensavo che fosse chiaro che non mi piace quando le persone mi mentono.” Disse freddamente.

 

“Non sto mentendo!” Alzò la voce.

 

“Chiudi la bocca!” Ordinò. “E dimentica qualsiasi cosa tu stia cercando di ottenere con questa tua subdola obbedienza. Non verrò ingannato da una ragazzina.”

 

Hermione non poteva credere a quello che stava succedendo. Per la prima volta aveva accettato che lui avesse ragione e glielo aveva perfino confessato e lui non le credeva. Se non al altro, lo aveva solo fatto arrabbiare con lei.

 

Perche?

 

Aveva paura di avvicinarsi a lei? Sapeva che era più semplice restare nei loro ruoli di ‘vittima’ e ‘torturatore’, ma molto tempo era passato da quando erano solo quello. Le cose erano cambiate ed Hermione aveva confessato che Lucius significava per lei molto più di un uomo che l’aveva rapita. Si era attaccata a lui, passava la maggior parte del tempo pensando a lui e alle ragioni per cui era così. Qualche volta le sembrava come se stesse giustificando tutto quello che lui aveva fatto. Era sbagliato, ma trovava impossibile fermarsi. Che cosa le aveva fatto?

 

Era impazzita? Si era sentita grata verso di lui quando l’aveva salvata da Dolohov anche se era stato lui stesso a portarla da quell’uomo. Niente aveva più senso per lei.

 

“Perché non credi a niente di quel che dico?” Chiese, determinata a trovare la ragione dietro la sua rabbia.

 

 “Dammi un motivo di crederti.” La sua voce era un basso, pericoloso ruggito. “Ho reso la tua vita un inferno vivente. Combatto per l’Oscurità. Ho ucciso quel patetico Weasley.”

 

Un brivido freddo le scese lungo il corpo all’accenno di Ron. Sapeva che era morto per mano di Lucius, ma era più semplice non pensarci e spingerlo nella parte posteriore della sua mente. Il dolore nel suo cuore era quasi insopportabile ogni volta che pensava a lui.

 

“Perciò perdonami se penso che ogni parola che esca dalla tua bocca sia una bugia.” Disse l’uomo. “Nessuna persona sarebbe sincera a qualcuno che ha causato loro così tanto dolore.”

 

Quello parole accoltellarono Hermione sul petto come un coltello. Lei era un persona terribile, tradendo il suo amato e i suoi principi. Perfino Malfoy, un crudele Mangiamorte, lo sapeva. La morte era una pena troppo indulgente per lei. Meritava di essere punita. Meritava tutto quello che le era successo mentre viveva con Lucius. Avrebbe sofferto e sarebbe stata ferita. Una punizione. Come Harry e Ron le avevano detto nei suoi sogni.

 

“Va bene.” Disse all’improvviso, persa nei suoi pensieri. “Prendimi.”

 

“Perché questo improvviso cambio di idee?” Chiese lui con interesse.

 

“Hai intenzione di farlo o no?” Ribatté lei. “Sei improvvisamente meno uomo?”

 

Ancora,lui non si mosse e la osservò con sospetto. Hermione decise di dire qualcosa di proibito per lei. Qualcosa che lo aveva sempre colpito.

 

“Vedo che Draco ha preso da te. Siete entrambi dei codardi.”

 

Nello stesso istante in cui le sue parole lasciarono la sua bocca, sentì qualcosa provenire da Lucius. Un cambio di attitudine. Era impossibile non sentire la sua furia nell’aria.

 

La spinse contro il muro e le afferrò la gola, sussurrando sul suo viso. “Hai superato il confine questa volta, Sanguesporco.” Il suo tono era omicida.

 

Hermione poteva sentire il suo corpo tremare per la rabbia, ma non fece nessun tentativo per calmarlo. Aveva bisogno di essere punita. Solo quello avrebbe in qualche modo tolto la colpa e il disgusto che sentiva. Senza un avvertimento le strappò via l’asciugamano. Lei tremò mentre l’aria fredda le accarezzava il corpo, ma non tentò di coprirsi.

 

“Volevo aspettare un po’ prima di prenderti contro il muro.” Sogghignò Lucius. “Ma non mi dispiace farlo stanotte.”

 

Hermione lo sentì armeggiare con la sua cintura e chiuse gli occhi, aspettando che la punizione iniziasse.

 

Me lo merito.

 

Le lacrime minacciarono di scendere ancora, ma sapeva che meritava il dolore, meritava di sperimentare la sofferenza. Proprio come tutte le persone morte nella Guerra.

 

“Me lo merito.” Mormorò a bassa voce, mordendosi il labbro. “Fallo. Per favore…”

 

Improvvisamente Lucius raggelò ed Hermione aprì gli occhi per la sorpresa. La stanza era piena di tensione e silenzio.

 

Mentre apriva la bocca per parlare, lo sentì allontanarsi da lei. Si fermò prima di cercare di afferrarlo e riportarlo da lei. La confusione era scritta sul suo viso mentre lo sentiva camminare via, poi tornare verso di lei.

 

“Ti stai prendendo in giro pensando di avere del potere su di me, Sanguesporco.” Parlò con calma, poi le gettò contro qualcosa, facendola sobbalzare.

 

Hermione afferrò a stento la stoffa che riconobbe come l’indumento che aveva indossato.

 

“Vestiti ed entra nel letto.”

 

Lei non si mosse per diversi secondi, cercando di spingere indietro le lacrime di umiliazione. Non poteva credere a quello che era appena successo. Aveva gettato via tutti i suoi ideali e il suo orgoglio offrendosi a lui e lui l’aveva respinta. Per la prima volta aveva bisogno che lui le facesse del male e lui si rifiutava.

 

“N-non hai intenzione di-” Iniziò, ma non finì la frase.

 

“No.” Fu la sua unica risposta.

 

Hermione sentì le sue guance arrossire per la rabbia e indossò rapidamente l’indumento, riguadagnando un po’ di dignità. Ma nulla poteva cancellare l’umiliazione che le aveva fatto.

 

“Perché?” Chiese con voce inquisitoria, sentendo una rabbia pura crescere dentro di lei.

 

Lucius si lasciò sfuggire un sospiro annoiato. “Perché lo volevi. Per qualche ragione avevi bisogno che ti facessi del male e io semplicemente ho scelto di non darti seguito.”

 

“Ti odio.” Sputò, il suo labbro inferiore tremante.

 

“Bene.”

 

Dai suoni che stava facendo, capì che si stava spogliando e preparando per la notte. Dopo quando istante, Hermione si avvicinò al letto, insicura su cosa si aspettava facesse. In quel momento voleva restare da sola. Aveva bisogno di rintanarsi in un angolo e piangere fino a che non si sentisse un po’ meglio.

 

“Hai bisogno di un invito speciale?” La derise dal letto.

 

Hermione scosse la testa e velocemente scivolò sotto le coperte, chiedendosi come potesse permetterle di dormire nel suo stesso letto.

 

“Nox.”

 

Ancora ricordava quando l’aveva obbligata a passare la notte sul pavimento freddo come un cane. Una viscida Sanguesporco che non meritava un letto soffice o nemmeno una coperta. Ma il comportamento di Lucius era cambiato nei suoi confronti e lei non riusciva a venirne a capo. Stava permettendo a una lurida Sanguesporco di dormire nel suo letto.

 

Hermione trascorse qualche minuto ascoltando il suo respiro regolare e poi si concesse di addormentarsi, sperando di non venir disturbata dalle immagini di Harry e Ron.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

Il materasso sotto di lei si stava muovendo. I suoi occhi  si spalancarono mentre sentiva Lucius muoversi.

 

“Dannazione.” Sibilò lui e poi si alzò dal letto.

 

Hermione si chiedeva se avrebbe dovuto fargli sapere che era sveglia. Le era permesso chiedergli cosa stava accadendo?

 

Lucius si vestì velocemente come se fosse di fretta e lei realizzò che stava andando da qualche parte. Incapace di restare sdraiata ulteriormente, si mise a sedere.

 

“Dove stai andando?” Chiese con voce roca. Aveva problemi a tenere gli occhi aperti, sentendosi incredibilmente sonnolenta. Aveva l’impressione che fosse notte inoltrata e quello la preoccupò ancora di più. Dove aveva intenzione di andare nel pieno della notte?

 

Lui non le rispose subito, probabilmente colto di sorpresa dal fatto che fosse sveglia.

 

“Sono stato chiamato.” Le disse alla fine con tono spiccio. Hermione capì che era irritato, ma questa volta non era a causa sua. Le chiamate in piena notte da parte del suo Maestro non erano la sua cosa preferita.

 

“Voldemort.” Sussurrò Hermione, stringendosi contro il corpo le lenzuola. Quel nome le mandò i brividi lungo la schiena, ma aveva ancora il coraggio di dirlo ad alta voce. Nessuno glielo avrebbe portato via.

 

Per sua sorpresa Lucius lasciò correre la cosa mentre camminava su e giù per la stanza.

 

“Tornerò presto.” La informò privo di emozioni, poi aggiunse a bassa voce. “Torna a dormire.”

 

Con questo uscì dalla stanza, lasciandosi dietro un Hermione veramente nervosa. Non riusciva a spiegarsi il perché s sentisse a disagio riguardo al suo andare da Voldemort. E se succedesse qualcosa? Perché altro avrebbe dovuto chiamarlo nel bel mezzo della notte?

 

Cercò di tornare a dormire, convincendosi che nulla di brutto sarebbe accaduto, ma la sua mente non l’ascoltava. Continuò a rigirarsi nel letto, chiedendosi quanto tempo fosse passato da quando lui se ne era andato.

 

Tornerà presto. Deve essere così.

 

 

ooo

 

 

Non era tornato. Era passato un giorno intero ed Hermione era ancora sola nella stanza. I nervi non l’avrebbero lasciata dormire ne tanto meno rimanere seduta. Stava percorrendo la stanza su e giù, chiedendosi perché ci stesse impiegando così tanto tempo. Voldemort l’aveva mandato in un’altra delle sue missioni? Ma Lucius le avrebbe detto qualcosa. Non se ne sarebbe andato senza una parola.

 

All’improvviso si accorse di quanto sciocca fosse. Perché avrebbe dovuto informarla di qualcosa riguardante a lui? Non era sua moglie e non aveva doveri nei suoi confronti. Era solo il suo premio.

 

Ma ancora non poteva fare a meno di chiedersi che stesse succedendo.

 

Dopo un altro  paio di ore i nervi la stavano uccidendo. Doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Così camminò verso la porta e cercò di aprirla. La disperazione apparve sul suo viso quando si accorse che era bloccata.

 

Non potendo fare altro, si sedette sul letto ed aspettò.

 

Dopo un altro  paio di ore, stava gridando.

 

“Pippy!Pippy!” Stava chiamando l’elfo domestico, ma non ebbe effetto. Probabilmente non poteva sentirla o la stava ignorando su ordine di Lucius.

 

Verso sera stava riposando, cercando di addormentarsi e di smettere di pensare a tutte le cose orribili che sarebbero potute accadere a Lucius e alle cose orribili che l’avrebbero aspettata senza lui a proteggerla.

 

Ma proprio quando stava pensando di perdersi nei sogni, sentì una voce maschile. Subito saltò giù dal letto, aspettando di vedere se Lucius era tornato. Sobbalzò quando la porta si aprì come se qualcuno l’avesse calciata.

 

“Cosa può fare Pippy per il Padrone?” Fece l’elfo domestico con voce un po’ isterica.

 

“Sparisci dalla mia vista, tu incompetente creatura!” Ringhiò Lucius tra i denti, poi cadde sul letto, rilasciando un sibilo di dolore.

 

Era ferito. Gli fu al suo fianco in un secondo, il suo cuore che batteva velocemente.

 

“C-che è successo?” Chiese con paura nella voce. Odiava il fatto di non poter vedere niente, di non poter fare niente.

 

“Niente che ti riguardi, Sanguesporco.” Rispose Lucius, cercando di sembrare forte. Non le sfuggì all’attenzione che stava trattenendo il fiato come se stesse cercando di nascondere il dolore.

 

“Che cosa-” ritentò e poi la sua mano gli toccò il petto. Era umido e sembrava come se le sue vesti fosse lacere. Sangue.

 

Hermione sapeva che significasse avere del sangue sulle mani. Le immagini della Battaglia Finale le apparvero davanti agli occhi mentre le veniva la nausea, ricordando come avesse strisciato solo per trovare dei cadaveri intorno a lei.

 

Velocemente tolse la mano tremante da Lucius come se si fosse bruciata.

 

“Il Padrone è ferito! Il Padrone non è mai stato così ferito!” L’elfo stava andando nel panico.

 

“Cosa stai facendo ancora qui? Ti ho detto di andare a prendere Severus!” Gli urlò contro Lucius, poi sibilò come se il gesto gli avesse causato ulteriore dolore.

 

L’elfo si voltò e corse fuori dalla stanza.

 

Non poteva credere a quello che stava accadendo. Non aveva mai pensato che qualcosa del genere potesse  accadere. Non si supponeva che lui venisse ferito. Non poteva venir ferito. Lui era…Lucius Malfoy.

 

“Cos’è successo? Perché sei..” non riuscì a finire la frase.

 

“Non ti riguarda.” Le ringhiò contro. “Limitati a starmi lontana e non pensare nemmeno di scappare.”

 

Il pensiero che avrebbe potuto scappare non le era nemmeno passato per la testa. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino alla porta principale. All’improvviso l’Elfo era tornato, in qualche modo più nervoso di prima.

 

 “Padrone! Io ho provato a fare quello che mi hai ordinato, ma-ma…”

 

“Ma cosa, Pippy?”

 

“Un uomo… Pippy ha visto un uomo nella casa. L’uomo sta salendo le scale!”

 

Hermione non riusciva a capire cosa stesse accadendo, tutto quello che sapeva era che stava andando male. Molto male.

 

“Chi c’è nella casa?” Chiese all’Elfo, ma non ottenne risposta.

 

“Rispondi, Pippy!” Ordinò Lucius.

 

L’orrore la riempì quando notò il panico nella voce dell’uomo.

 

“Pippy l’ha visto qualche volta. Era alla festa. È alto con capelli neri e una bacchetta con una testa di drago.”

 

Hermione stava tremando per la paura assoluta. Lucius era ferito e c’era un Mangiamorte nella casa. Concluse che probabilmente non era una visita amichevole.

 

“Philix” Mormorò lui sottovoce.

 

Oh dio. Gli occhi di lei si spalancarono, il terrore che l’invase. Poteva a malapena respirare a causa della paura.

 

“Porta qui Severus! Vai!” Ordinò Lucius poi cercò di alzarsi. Ottenne solo di cadere indietro nel letto con sibilo di dolore.

 

“Cosa stai facendo?” Chiese cercando di tenerlo fermo.

 

“Toglimi le mani di dosso. Devo alzarmi.”

 

“Puoi a malapena muoverti!” La sua voce era isterica ora. Nella sua mente vedeva Philix risalire le scale e camminare verso la camera da letto, la sua bacchetta nella mano.

 

Lucius prese un respiro profondo. “Philix sta venendo qui pensando che sarà in grado di uccidermi. Non idea di quanto in errore sia.”

 

“Ma-”

 

“Non ho intenzione di rendergliela più semplice restando straiato sul letto.” Sputò con veleno.

 

“Il Professor Piton-”

 

“Non ce la farà ad arrivare in tempo.” Le urlò contro, spingendola via  e cercando di alzarsi.

 

“Non sei nelle condizioni di combattere!” Insistette Hermione. “Non posso nemmeno vederti e lo so!”

 

“Cosa vuoi che faccia, tu insulsa ragazza?” Sibilò Lucius furiosamente. “Devo proteggerci.”

 

Raggelò a quella parola. Noi. Lui era preoccupato anche per lei. Voleva proteggere entrambi. Perché? La sua vita era in pericolo e avrebbe dovuto pensare a come salvarsi. Ma lui aveva detto ‘noi’.

 

All’improvviso qualcosa accadde ad Hermione.  Era un idea folle, ma era tutto quello che avevano al momento.

 

“Dammi la tua bacchetta.” Gli disse.

 

Lucius la derise: “Sono ferito, non stupido.”

 

“É l’unico modo! Non puoi combattere!”

 

“E tu puoi? Nel caso te lo sia dimenticato-sei cieca, Sanguesporco.”

 

“Posso farcela.” Disse, non mostrando alcuna insicurezza nella voce.

 

Non le disse nulla e lei continuò. “Non voglio morire più di quanto lo voglia tu. Fidati di me!”

 

“Mai.”

 

Hermione digrignò i denti per la frustrazione. “Posso salvarci o almeno darci del tempo fino a che non arriva il Professor Piton.”

 

“Perché lo stai facendo?” Chiese con sospetto.

 

“I-io non voglio morire.”

 

“Ti rendi conto che distraendo Philix salveresti anche me?”

 

Il  labbro inferiore di lei tremò e rimase in silenzio.

 

“Dopo tutto quello che ti ho fatto?”

 

Un attimo dopo lei ripeté con voce più forte. “Non voglio morire.”

 

Sobbalzò quando Lucius le afferrò la mano rudemente. “Sei fuori di testa.” Le sussurrò.

 

Devastazione apparve sul viso di Hermione quando realizzò che stavano probabilmente per morire. Le lacrime minacciarono di cadere, ma poi qualcosa le venne messo nel palmo della mano. Sorpresa, avvolse le dita intorno a quella che riconobbe essere una bacchetta. Non le disse altro mentre le lasciava il polso. Lei annuì e si alzò in piedi, afferrando  strettamente l’arma. Le sembrava strano avere una bacchetta di nuovo fra le sue mani. Ed era una sensazione completamente diversa rispetto a quando stringeva la sua. Quella di Lucius era più spessa, liscia e poteva quasi percepire il potere in essa. Così tante persone erano state uccise da questa bacchetta. Ron.

 

Spinse via quel pensiero e camminò verso la porta. Sperava solo di poter distrarre Philix fino all’arrivo di Piton.

 

Mentre apriva la porta, un pensiero le attraverso la mente. Stava rischiando la sua vita per salvare Lucius. Stava proteggendo entrambi. Aveva paura di perderlo e di essere lasciata sola nel mondo. Era patetico. Lei era patetica. Ma in quel momento non le poteva importare di meno.

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Capitolo 20
*** Body and Soul ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

IN THE DARK
Chapter twenty: Body and Soul

 

 

 

Il giorno prima…

Lucius percorreva con passo elegante un stretto corridoio che si apriva su una camera di pietra. Si era più volte chiesto cosa avesse potuto spingere il Maestro a chiamarlo nel cuore della notte. Era possibile che ci fosse ancora una Resistenza a crear loro problemi.

Fece una smorfia di disgusto al solo pensiero. Quei disgustosi  Sanguesporco erano come i vermi. Non importava quanto cercasse di spazzarli via dal suo mondo, sembravano tornare sempre. Ma era una sfida e lui piacevano le sfide.

Quando entrò nella stanza, notò Voldemort seduto su una piattaforma, elevato rispetto ai suoi seguaci. C’erano almeno venti persone nella stanza, quasi tutti Mangiamorte che riconobbe. Scrutò rapidamente l’ambiente e notò che non c’erano prigionieri, nessun Sanguesporco o Traditore di Sangue da torturare. Pur non essendo dell’umore di sentire le grida agghiaccianti, il fatto che presenziavano solo Voldemort ed i Mangiamorte lo allertò. Doveva essere accaduto qualcosa, costringendo così il Signore Oscuro a richiamare tutti loro. Be, quasi tutti. Non riusciva a vedere Severus da nessuna parte.

“Lucius.” Sibilò Voldemort. “Ti stavo aspettando. Vieni.”

Obbedendo  al suo ordine, si fece rapidamente strada verso la piattaforma, lanciando un’occhiata gelida in direzione di Philix mentre lo superava. Erano ancora ai ferri corti. Philix non aveva accettato che ci fossero differenze tra i Mangiamorte. Non tutti erano allo stesso livello.  C’erano alcuni che avevano lavorato per il Maestro per un considerevole lasso di tempo e si erano guadagnati il suo rispetto così come i privilegi che ne conseguivano. Severus Piton e Lucius Malfoy erano alcuni di questi. E c’erano altri che avevano adottato il titolo di ‘Mangiamorte’ solo per godere di maggior status, per partecipare alle torture e per avere donne che soddisfino i loro bisogni.

“Perdonami, mio signore. Non era mia intenzione farti aspettare.”  Disse Lucius e si inchinò di fronte al suo Maestro.

“Ho sentito una cosa interessante, Lucius.” Disse Voldemort lentamente. “Sembra che Antonin sia morto.”

Rimase calmo, mantenendo una facciata impassibile. “Si, mio signore.” Annuì.

“Alzati.” Ordinò Voldemort e Lucius si alzò, il volto impassibile.

“C’è qualcosa che vorresti confessare?” Chiese con attenzione il Signore Oscuro.

Sapeva che si sarebbe arrivati a quel punto. Aveva ucciso Dolohov e non era andato ad informare Voldemort dell’accaduto.  Il suo Maestro probabilmente era irritato e insultato per il fatto che qualcosa di così importante fosse successa senza che se ne fosse accorto. Dolohov era inutile come Mangiamorte, sempre in cerca di divertimento e ignorando le cose serie che si supponeva dovesse fare. Lucius sapeva che Voldemort non avrebbe sentito la sua mancanza, ma questo non lo rendeva felice dei fatti.

“Si, mio signore.” Disse con calma. “C’era una disputa tra Antonin e me.”

“Riguardo cosa?”

Considerò la sua risposta per un istante, decidendo subito dopo che era meglio dire la verità.

“Riguardo il mio premio.”

Il silenzio venne interrotto quando gli altri Mangiamorte iniziarono a bisbigliare tra di loro e Lucius sentì la tensione crescere nella stanza.

“Silenzio!” Voldemort alzò la voce e tutti smisero di parlare, guardando verso il loro Maestro.

“Il tuo premio?” Continuò, poi fece uno smorfia come se stesse cercando di ricordare qualcosa. “Per favore, ricordami- che cosa ti ho dato?”

“La Mezzosangue, mio signore. L’ amica di Potter.”

Un sorriso malato attraversò il viso di Voldemort: “Ora ricordo. Avresti potuto scegliere una Purosangue, perfino una Traditrice del Sangue. Avresti potuto crearti una nuova famiglia dopo quella…tragica perdita.”

Le labbra di Lucius si assottigliarono in una linea dritta e stretta al cenno della sua famiglia, ma quello  fu l’unico segno ch avesse provato qualcosa.

“Ma tu hai scelto una Sangueporco.” Continuò Voldemort. “Una disgustosa ragazza a cui non è permesso di darti una famiglia. Una ragazza che puoi usare solo per soddisfare i tuoi bisogni più primordiali.”

Un pensiero attraversò la mente di Lucius. Si chiese cosa avrebbe detto il suo Maestro se avesse saputo che lui e la Sanguesporco erano diventati intimi la notte scorsa per la prima volta? Avrebbe perso la sua reputazione e il suo status se tutti avessero scoperto che non l’aveva toccata per mesi?

“Sono un uomo con dei bisogni, mio signore.”

“Questo lo capisco, Lucius. Ma quello che mi preoccupa è il fatto che tu abbia posto fine alla vita di un collega a causa di una Sanguesporco.” Poi chiese, alzando un sopracciglio. “Tu hai ucciso Antonin, vero?”

Lucius annuì e guardò negli occhi del suo Maestro. Non mostrò ne rimorso ne debolezza. Si eresse nella propria decisione, perché se c’era qualcosa che Voldemort odiava più di tutto era la codardia. Specialmente se veniva da uno dei suoi seguaci.

“L’ho fatto, mio signore. Antonin è morto per mano mia.”

Voldemort non rispose ma gli diede invece un sguardo di disapprovazione.

La sala era così silenziosa che si sarebbe potuto sentire una goccia cadere.

Dopo qualche lungo istante, Voldemort parlò: “Niente dovrebbe essere più importante dei tuoi compagni Mangiamorte, Lucius. Siete fratelli.”

Lucius quasi sbuffò a quelle parole, ma decise che non sarebbe stato saggio far arrabbiare ulteriormente il suo Maetsro.

“Non devi permettere che niente, nessuno si intrometta fra di voi, miei fedeli seguaci. Specialmente non una disgustosa Sanguesporco.” Sputò con  disgusto.

“Mio signore, mi hai dato il permesso di disporre di quelli che considero inutili.” Disse con voce strascicata.

“Così consideravi Antonin inutile?”

“Si, mio signore.”

Voldemort arricciò le labbra in un sorriso diabolico. “Interessante.”

Lucius non disse nulla e abbassò gli occhi sul pavimento, aspettando la sua punizione.

A quel punto Voldemort lo fissò sorpreso. “Non hai intenzione di scusarti? Non sei dispiaciuto per quello che hai fatto?”

Prese un respiro profondo prima di rispondere. “Vorrei poter dire di essere dispiaciuto. Ma la verità è che non provo alcun rimpianto.”

Di nuovo i Mangiamorte iniziarono a bisbigliare, questa volta più forte. Voldemort annuì e qualcosa brillò nei suoi occhi.

“Ammiro il tuo coraggio, Lucius. Sei un vero Mangiamorte.” Gli disse con freddezza. “Ma capirai che non posso ignorare così facilmente la morte di uno dei miei seguaci.”

Lucius si irrigidì, ma annuì in comprensione, stringendo già il suo bastone, pronto ad estrarre la bacchetta in qualunque momento.

“Lestrange, Greyback, Mulciber.” Chiamò con calma Voldemort. “Avvicinatevi.”

Questi uscirono dalla folla e si inginocchiarono di fronte a lui.

“Combatterete contro Lucius. Iniziate.” Ordinò con sorriso malevole.

Non sprecò un istante quando alzandosi rapidamente estrasse la bacchetta e la puntò su di loro, scagliando il primo incantesimo.

 

 

ooo

 

 

 

 

Che diavolo sto facendo?

 

Era quella la domanda che invadeva la mente di Hermione mentre usciva dalla camera da letto, stringendo convulsamente la bacchetta nella mano tremante. Era come se la sua sicurezza fosse scomparsa nell’istante in cui aveva varcato la soglia della stanza.

 

Non riusciva a liberarsi dello shock provato quando Lucius le aveva dato la sua bacchetta. Mai nella sua vita aveva immaginato che colui che l’aveva ferita le avrebbe dato spontaneamente la sua bacchetta. Lucius Malfoy le aveva dato la sua bacchetta. Cercò di spingere via i pensieri e le emozioni che ne seguirono. Sorpresa, shock e qualcos’altro. C’era un sentimento strano. In qualche modo Hermione aveva sentito una connessione tra di loro. Era come se avessero formato una sorta di legame.

 

La sua mente si svuotò immediatamente quando sentì dei rumori. Passi. Qualcuno stava camminando verso di lei. Sentiva i stivali schioccare e produrre un suono che non poteva essere ignorato. L’uomo non stava nemmeno cercando  di nascondere la sua presenza nella casa. Nascose la bacchetta dietro la schiena, aspettando di vedere cosa sarebbe successo.

 

“Bene, cosa abbiamo qui?” Una voce roca provenne da lontano.

 

Hermione si irrigidì, ma rimase immobile. Non poteva lanciare alcun incantesimo se non sapeva esattamente dove lui si trovava. Sperava solo che Philix non decidesse di attaccarla. Con un po’ di fortuna non avrebbe visto in lei una minaccia e non si sarebbe disturbato ad ucciderla. Sapeva che il suo obiettivo principale era Lucius.

 

“Dolcezza, puoi dirmi dov’è Lucius?” Chiese avvicinandosi a lei. “Ha lasciato l’incontro seriamente ferito e vorrei vedere come se la cava.”

 

Lui era completamente calmo e controllato. Qualcun altro avrebbe potuto pensare che stesse dicendo la verità, ma non lei.

 

“Non è qui.” Mentì. “Non è tornato.”

 

“Davvero?” Chiese Philix con interesse.

 

Annuì, mantenendo un espressione calma, malgrado i nervi la stessero uccidendo. Era così vicina alla morte che poteva sfiorarla. Non era ancora in grado di capire dove era. La sua sola possibilità di sopravvivenza era di convincere in qualche modo Philix ad andarsene.

 

“Allora da dove viene il sangue sulle tue mani?” Chiese lui improvvisamente, cogliendola di sorpresa.

 

Spalancò gli occhi per lo shock. Si era completamente dimenticata del fatto che aveva toccato Lucius. Stava pensando a cosa avrebbe potuto dire, quando la interruppe.

 

“Non so perché sto perdendo il mio tempo con te, quando potrei trovare Lucius da solo.” Sibilò Philix e si fece strada verso di lei.

 

Quando lo sentì avvicinarsi, prese posizione. In un secondo puntò la bacchetta nella direzione di Philix.

 

“Stupeficium!” Strillò.

 

“Protego!”

 

Hermione raggelò a quelle parole. Si era aspettata di aver successo al primo incantesimo. Ovviamente non era stata sufficientemente veloce. O non si era mai battuta prima contro un Mangiamorte tanto esperto.

 

“Expelliarmus!” Gridò e venne invasa dalla speranza quando sentì la bacchetta di Philix colpire il muro.

 

Aprì la bocca per lanciare un altro incantesimo, ma all’improvviso la bacchetta le volò via dalla mano. Il tutto la colse completamente di sorpresa, perché era già convinta di aver vinto lo scontro.

 

Realizzò con orrore che non era più in possesso dell’unica cosa che avrebbe potuto salvarla. Salvare entrambi.

 

Ci fu un silenzio tombale finché Philix non scoppiò a ridere.

 

“Pensavi davvero di avere una possibilità contro un mago esperto?” Chiese, avvicinandosi finché poté sentire il suo respiro contro il viso.

 

“Sono in grado di ucciderti ancora prima che tu possa pronunciare la prima lettera di un incantesimo.” Disse con un ghigno, poi aggiunse. “È detta wandless magic*.”

 

Non era mai stata così spaventata nella sua vita. Tutto era perduto. Lei era perduta. Nessuno sarebbe stato in grado di proteggerla d’ora in poi. Lui non sarebbe stato in grado di proteggerla questa volta.

 

Le si serrò la gola e le divenne quasi impossibile respirare.

 

“Presumo che la camera da letto di Lucius sia dietro di te.” Continuò Philix. “Mi chiedo come tu abbia fatto a mettere le mani sulla bacchetta di Lucius. È la sua,vero?”

 

Hermione non disse nulla mentre tremava nel terrore assoluto,aspettando che accadesse un miracolo. Ma i miracoli non esistevano. L’aveva imparato molto tempo fa.

 

“Non posso aspettare di dire al mio signore come ho scoperto una Sanguesporco con in mano la bacchetta di Lucius.. Il mio Maestro non sarà felice del fatto che lui stia rischiando tutto per un’immondizia come te.” Sputò l’ultima parola con disgusto. “Il tuo genere è usato per il piacere e nient’altro. Lucius ha attraversato il confine.” Spiegò con voce crudele.

 

“Non sai di cosa stai parlando.” Sussurrò Hermione, ma la sua determinazione era chiara mentre parlava.

 

Philix decise di ignorare il suo commento. “Resta qui mentre faccio visita al mio caro amico Lucius. Non muoverti dall’angolo se sai cosa è buono per te.”

 

“Perche?Uccidimi e basta.” Sputò fra i denti.

 

“No. Potresti mostrarti utile per me in futuro. Io, si da il caso, non ho Sanguesporco a casa. Ma sembra che la cosa possa cambiare.”

 

“Preferirei morire piuttosto che andare da qualsiasi parte insieme a te.” Ribatté Hermione, i denti digrignati per la rabbia e la paura.

 

“Perché?” Chiese lui innocentemente. “Perchè non sono Lucius?”

 

Quando lei non disse nulla, Philix continuo: “Devo ringraziarti. Suppongo che Lucius sia nella sua camera da letto, ferito e senza una bacchetta. Mi hai reso le cose più semplici.”

 

Con quelle parole si diresse verso dove si trovava la sua bacchetta e la raccolse.

 

Hermione realizzò con un senso di colpa che aveva ragione. Se solo non fosse stata così stupida, pensando che avrebbe potuto sconfiggere un Mangiamorte. Se solo non gli avesse portato via la bacchetta. Sarebbe stato in grado di combattere contro Philix, pur essendo ferito.

 

Poi Philix cercò di superla, ma si posizionò rapidamente di fronte a lui e la porta, non lasciandolo passare.

 

“Spostati.” Ordinò freddamente.

 

“No.”

 

Senza un avvertimento venne afferrata rudemente e spinta sul pavimento. Prima che Philix avesse l’opportunità di entrare nella stanza, si alzò e gli saltò addosso. Lui si lasciò sfuggire un ringhio feroce mentre cercava di togliersela di dosso. Hermione non sapeva nemmeno cosa stesse cercando di fare o perché lo stesse facendo. Sapeva che era impossibile per lei batterlo in uno scontro fisico, ma non poteva semplicemente star lì e guardarlo uccidere Lucius. Cosa le sarebbe successo dopo la sua morte?

 

Nel mezzo dello scontro colpì con la schiena il muro, gridando, ma ancora non mollando la presa sull’uomo. Lo stava graffiando e mordendo, ma questo non sembrava aiutarla. Alla fine Philix riuscì ad afferrarle una mano e a strattonarla via da lui. Poi successe qualcosa di inaspettato. La spinse lontano da lui, ma lei inciampò. Dove era supposto esserci qualcosa da calpestare, c’era il nulla. La caviglia si contorse in un strano modo e cadde. Malamente. Ma non riuscì a fermarsi. Continuava a girare e a rotolare su se stessa, il freddo pavimento che colpiva ogni parte del suo corpo. Capì immediatamente cosa stesse succedendo.  Stava cadendo giù per le scale. Gridò e cercò di proteggere la testa con le mani, ma era tutto inutile. Tutto stava girando intorno a lei fino a che non precipitò sul pavimento con un sonoro tonfo.

 

Il dolore.

 

Quella fu la prima cosa che notò. Solo ieri aveva implorato Lucius di farle del male, di darle il dolore, ma ora tutto quello che voleva era che se ne andasse.

 

Era distesa sulla schiena con un braccio stranamente piegato dietro la sua schiena, senza nemmeno cercare di muoversi.

 

“Quello ti terrà calma.” Sentì dire Philix dalla cima delle scale. La sua voce sembrava così lontana.

 

“Avada Kedavra!”

 

Hermione sussultò quando sentì quella maledizione. Non era stata la voce di Philix. Chiuse gli occhi mentre l’inconfondibile suono di un corpo che cade al suolo rompeva il silenzio.

 

“Granger!” La chiamò qualcuno mentre correva verso di lei.

 

Era Piton. Il puro sollievo la invase. Erano salvi. Tutto era a posto.

 

Piton si inginocchiò accanto al suo corpo immobile e le toccò gentilmente la faccia, cercando di ottenere qualche risposta.

 

“Dove sei ferita?”

 

Hermione aprì gli occhi e rimase sorpresa alla vista di fronte a lei. Riusciva a vedere un’uomo in abiti neri e con capelli neri chinato su di lei. Chiuse velocemente gli occhi, pensando che la mente le stesse giocando qualche brutto scherzo.

 

“Apri gli occhi, signorina Granger.” Ordinò Piton nel tono che di solito usava con i suoi studenti.

 

Hermione obbedì e di nuovo fronteggiò l’immagine di Piton. Non era chiara, ma era pur sempre qualcosa.

 

Sapeva che non era saggio sperarci. La vista le era già tornata per qualche attimo in passato, ma non era mai durata. Così chiuse gli occhi di nuovo, non volendo rimanere ferita di nuovo da false speranze.

 

“Dove sei ferita?” Chiese Piton, irritato dal suo silenzio.

 

“Non sono ferita.” Alitò e cercò di mettersi a sedere. Quando si mosse, gridò all’improvviso per l’immenso dolore alla schiena. Piton la obbligò distendersi nuovamente.

 

“Ti lieviterò nella tua stanza. Non muoverti.” Le disse.

 

Hermione obbedì perché non aveva altra scelta. Un istante dopo si sentì venir sollevata dal pavimento. Era una sensazione piacevole, così si rilassò. Poi all’improvviso di irrigidì mentre ricordava gli eventi precedenti.

 

“Philix! Lui-” Iniziò.

 

“É morto.” Quelle furono le uniche parole di Piton.

 

Non era sicura di quale incantesimo del sonno avesse usato su di lei, perché all’improvviso si sentì estremamente sonnolenta e stanca.

 

“Lucius…” Riuscì a dire prima che si perdesse in un sonno privo di sogni.

 

 

 

ooo

 

 

Hermione si svegliò, sentendosi dolorante. Perfino il comodo materasso sotto di lei le faceva male. Le palpebre erano troppo pesanti da sollevare. Ricomponiti, si disse.  Poi obbligò i suoi occhi ad aprirsi lentamente, cercando di abituarli alla luce che pervadeva la stanza.

 

Luce?

 

Venne attanagliata dalla sorpresa quando l’immagine di fronte a lei divenne chiara. Riusciva a vedere tutto. Non era un immagine sfocata, ma totalmente limpida.

 

La stanza era enorme, almeno tre volte più grande rispetto la sua alla Tana e il pavimento era fatto di legno scuro. C’era un enorme e all’apparenza morbido, tappeto color beige davanti al letto. Le pareti erano di un verde scuro che avrebbe dato un aspetto spettrale alla stanza, se non fosse per le due finestre accanto al letto che lasciavano entrare molta luce. Di fronte al letto c’erano due porte. Una probabilmente dava al corridoio l’altra al bagno. Si guardò attorno, lanciando una breve occhiata al grande divano dall’altra parte della stanza, ancora scioccata dal fatto di essere in grado di vedere.

 

Prendendo un respiro profondo, sbatté le palpebre un paio di volte. Poi chiuse gli occhi e aspettò. Era sicura che la vista se ne sarebbe andata dopo pochi istanti. Era già successo prima.

 

Ma quando riaprì gli occhi riuscì ancora a vedere tutto. Il suo cuore stava battendo troppo veloce, ma non cercò nemmeno di calmarsi. Tutto quello che importava era  il fatto di riuscir a vedere di nuovo.

 

Cercò di alzarsi dal letto, ma nel momento in cui il suo piede toccò il pavimento, gridò per il dolore.

 

Il che riportò a galla gli eventi precedenti. All’improvviso ricordò tutto. Philix, le scale, Piton.

 

La sua caduta dalle scale le aveva probabilmente causato una ferita alla caviglia. Cercò di muoverla un po’ e arrivò alla conclusione che era solo slogata, non rotta.

 

Lucius! Lui era-

 

No, non voleva nemmeno pensarci. Non poteva esserlo.

 

Di nuovo cercò di alzarsi dal letto, questa volta spostando tutto il peso sulla gamba destra. In qualche modo riuscì ad arrivare fino alla finestra. Sussultò quando vide il paesaggio. Era bellissimo. C’era un giardino gigantesco, con alberi ovunque guardasse. Quello era tutto quello che riusciva a vedere dalla finestra. Probabilmente era al terzo o al secondo piano della casa.

 

Per un lungo momento Hermione rimase lì, godendosi la vista. Era una giornata soleggiata e luminosa. Poteva quasi far finta che tutto fosse normale e che lei si trovasse ancora ad Hogwarts. In qualche modo la riempiva di speranza, anche se si trovava in una situazione disperata.

 

Non si era aspettata quel tipo di tempo. Visto che il Bene aveva perso la Guerra  e che le brave persone erano morte o trattate come schiavi, avrebbe dovuto essere piovigginoso e scuro. Fosco e privo di speranza. Era come se il tempo si stesse prendendo gioco di lei.

 

Quando alla fine si allontanò dalla finestra, si guardò intorno, notando una toeletta con un grande specchio.

 

In un primo istante non fu sicura di volersi guardare, ma raccolse il coraggio e si diresse lentamente verso il tavolino.

 

Oh Dio.

 

Riusciva a malapena a riconoscere la persona di fronte a lei. Non era lei. Non poteva esserlo. I suoi capelli erano più lunghi e non vaporosi come prima. Erano più ondulati, forse perché non aveva potuto pettinarli per molto tempo. La sua faccia era troppo pallida e c’era un taglio sul labbro. Non riusciva a ricordare quando se l’era fatto. Ma ciò che la terrificava di più erano i suoi occhi. Erano così stremati, privi di vitalità.

 

Lasciò cadere lentamente lo sguardo sul suo corpo, notando che era più magra. Non troppo, ma era evidente che aveva perso molto peso. La camicia da notte che indossava era bianca e le arrivava appena sopra alle ginocchia.

 

Si guardò le mani e fece una smorfia quando vide del sangue secco. Era stato quando aveva toccato Lucius. Aveva su di sé il suo sangue. Proprio come quello di lei era su di lui. Notò dei lividi violacei attorno ai polsi. Non riusciva a ricordare quando se li era procurati. Lucius l’aveva ferita così tante volte, che era difficile dire esattamente quando e come si era procurata un specifico livido.

 

Poi venne la parte più difficile. Con paura e disgusto sul viso si guardo le cosce. Piton aveva ragione quando le aveva detto di vedere dei lividi sulle gambe. Alzò la camicia da notte, rivelando altri lividi. Ora che stava fissando la prova di quello che era successo tra lei e Lucius, era come se tutto fosse ancora più reale. La colpì che fosse davvero successo.

 

Con disgusto tirò giù la stoffa e distolse lo sguardo. Si fece lentamente strada verso il bagno e si lavò le mani, pulendosi dal sangue di Lucius. Il suo sangue puro. Non sembrava diverso dal suo. Quando ritornò nella stanza, la porta di aprì e sussultò, non essendoselo aspettato. In un secondo decise come agire e arrivò alla conclusione che era meglio se avesse detto a nessuno che era in grado di vedere.

 

Lo avrebbe tenuto per sé per un po’.

 

Era il Professor Piton quello che era entrato. Hermione quasi guardò nella sua direzione, ma si fermò in tempo. Puntò lo sguardo verso un angolo della parte e sperò di sembrare piuttosto convincente.

 

“Perché sei in piedi, Granger?” Chiese Piton prima di raggiungere il letto e lasciare un piatto con panini e un bicchier di latte sul comodino.

 

Hermione si permise di guardarlo quando le diede le spalle. Era ancora lo stesso che ricordava. Esattamente lo stesso. Quando si voltò verso di lei, velocemente spostò lo sguardo.

 

Ignorando la domanda, chiese con esitazione. “Cos’è successo?” Poi aggiunse: “Quanto tempo ho dormito? Dov’è…Dov’è Lucius?”

 

Con l’angolo dell’occhio vide Piton mentre incrociava le braccia sopra al petto prima di parlare.

 

“Non hai dormito. Eri incosciente.” Spiegò freddamente.

 

“Per quanto?”

 

“Un giorno. Eri rimasta ferita dopo la caduta dalle scale, ma sono riuscito a guarire la maggior parte delle ferrite. Il resto richiederà tempo.”

 

Quello la sorprese. Perché Piton l’aveva curata? Ora era ancora più confusa riguardo lui. Ma non aveva il tempo di pensarci. C’erano cose più importanti.

 

“La mia caviglia?” Mormorò.

 

“Impiegherà qualche giorno a guarire completamente.”

 

Annuì e poi il silenzio riempì la stanza. Era imbarazzante ed Hermione si chiese se avrebbe dovuto chiedere di nuovo di Lucius o se sarebbe sembrato troppo strano. E doveva ammettere che aveva paura di sentire la risposta. Ma prese un respiro profondo e obbligò le parole ad uscire.

 

“Come sta Lucius?”

 

Piton rimase in silenzio per un momento prima di parlare. “Qualcuno che non conoscesse la storia di voi due penserebbe che ti importa davvero di Lucius.”

 

Hermione si irrigidì. “Non mi importa. Ma la mia vita dipende da lui.”

 

“Comprensibile.” Disse con voce strascicata Piton, poi annuì. “Lucius sta guarendo. Starà bene.”

 

Rilasciò il respiro che stava trattenendo ed venne invasa dal sollievo. Quasi sorrise. Quasi.

 

E quello la fece arrabbiare ancora di più con se stessa. Cosa diavolo le stava succedendo? Ancora ricordava i giorni quando odiava Lucius, quando lo voleva morto così che potesse essere libera, ma tutto era cambiato. Le era diversa.

 

“Vorrei farti una domanda.” La voce di Piton la distrasse dai suoi pensieri.

 

Di nuovo Hermione quasi lo guardò. Era un riflesso naturale quello di guardare la persona che ti parlava.

 

“Come in nome di Merlino pensavi di essere in grado di sconfiggere Philix?” Chiese Piton con interesse e una lieve traccia di sarcasmo.

 

La domanda la colse di sorpresa e in un primo momento non seppe cosa rispondere. Nemmeno lei sapeva cosa le era passato in mente.

 

“I-io ho semplicemente pensato-”

 

“Così, hai avuto un pensiero?” La interruppe. “Deve essere stata una giornata davvero lunga e monotona.”

 

Hermione si morse il labbro al suo insulto, sentendo  le guance bruciare per la rabbia. Avrebbe dovuto essere abituata ai suoi rimproveri crudeli e sarcastici, ma lui sembrava sempre prenderla sul vivo.

 

“Ho pensato che sarei stata in grado di tenerlo impegnato fino a che… fino a che lei non fosse arrivato.” Spiegò e poi disse con determinazione. “E penso proprio di esserci riuscita. Se non fosse stato per me,Lucius sarebbe morto a quest’ora.”

 

“Forse.” Ammise Piton. “Forse no.”

 

“Sembra che Lucius non abbia volute rischiare, perché mi ha dato la sua bacchetta.”

 

Piton annuì, poi cambiò argomento. “C’è del cibo sul comodino. Mangia.” Si avviò verso la porta, poi si fermò. “Ti consiglio di non girare troppo per la stanza. Riposa.”

 

Prima che potesse andarsene, Hermione lo fermò con una domanda: “Come sta Ginny?”

 

Il professore di pozioni sospirò profondamente prima di rispondere. “La signorina Weasley sta..bene, date le circostanze.”

 

“Che cosa intende?” Chiese sospettosa.

 

“Non scenderà mai a patti con quello che è successo.”

 

Hermione capì quello che stava cercando di dire. Ginny era una combattente. Era sempre stata una ribelle ed era comprensibile che non avrebbe mai ceduto non importa cosa accadesse.

 

Piton continuò: “Alcune persone semplicemente non riescono ad accettare quello che è successo. I più forti sono quelli che sopravvivono a questo mondo. Quelli che possono adattarsi. I soli che riescono a durare, signorina Granger.”

 

Hermione serrò gli occhi alle sue parole. Era un complimento quello nascosto nelle sue parole?  Si stava riferendo a lei? Aveva vissuto con Lucius per quasi due mesi ed era ancora viva. Forse non era debole come pensava.  Forse era forte, più forte di quanto lei stessa credesse.

 

Piton aprì la porta, ma prima di andare le disse un’ultima cosa. E quel qualcosa le mandò i brividi lungo il corpo.

 

“Granger. Non mentire a Lucius. Mai.” L’avvisò. “Se c’è qualcosa che odia è quando le persone pensano di potergli nascondere qualcosa. Segui il mio consiglio.”

 

Con quelle parole uscì dalla camera. Hermione rimase immobile, confusa dalla sua insinuazione. Lui stava- lui stava cercando di avvertirla di qualcosa? Sapeva che le era tornata la vista? No, era impossibile. E a parte questo perché non le aveva detto che sapeva?

 

Si calmò, sicura che non sapesse nulla. La mente le aveva solo tirato qualche scherzo, facendole pensare che Piton sapesse quello che lei stava facendo.

 

 

 

ooo

 

 

 

Un giorno era passato ed Hermione si era già abituata a poter vedere di nuovo. Studiò la stanza, memorizzando ogni particolare. Amava guardare fuori dalla finestra, osservare la natura. La rattristava non poter sentire la brezza leggera sul viso, sui capelli. Le finestre era sicuramente incantate per restare chiuse. Il primo giorno aveva speso mezz’ora cercando di aprirle, ma era stato inutile. Il fatto la irritava. Perché non riusciva ad aprirle? Non è che volesse scappare.

 

Il secondo giorno era passato anch’esso senza che nessuno l’avesse disturbata. Piton non era più tornato a farle visita. Ogni mattina trovava del cibo nella stanza. Probabilmente lo portava Piton o dall’elfo domestico quando lei dormiva.

 

Aveva anche provato ad aprire la porta, ma era stata bloccata.

 

Aveva molto tempo per pensare. Ora che riusciva di nuovo a vedere le cose sarebbero state differenti. Non sarebbe più stata completamente dipendente da Lucius o da altre persone. Non si sentiva più inutile.

 

Ma odiava guardarsi. I lividi le ricordavano solo quello che era successo ed Hermione non voleva ricordare.  La sua caviglia stava guarendo, ma lentamente. Sentiva ancora dolore quando cercava di camminare normalmente.

 

Ad ogni giorno che passava sapeva di essere sempre più vicina a divederlo. E ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce, di avere un contatto con un essere umano. Era stata sola troppo tempo.

 

Ma era ancora spaventata all’idea di rivederlo. E questa volta l’avrebbe davvero visto. In quei mesi tutto quello che aveva avuto di lui era la sua voce. La sua voce fredda e il suo tocco caldo. Ma ora sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi. Di scorgere quello che stava pensando, di vedere la sua espressione. Dopo tutto quello che le aveva fatto, sarebbe finalmente stata in grado di guardarlo negli occhi.

 

In qualche modo ne era spaventata. Non sapeva cosa aspettarsi. Per certi versi sarebbe stato molto più semplice se fosse ancora persa nell’oscurità.

 

 

 

 

ooo

 

 

Infine lui arrivò.

 

Hermione stava lentamente sprofondando nella depressione, non avendo alcun contatto con un essere umano.

 

Dopo qualche giorno che era stata lasciata sola nella stanza, una notte sentì la porta aprirsi. Rimase immobile nel letto con gli occhi chiusi, ma sapeva che era lui. Lo sentiva.

 

Quando lui chiuse la porta, si irrigidì, realizzando che l’attimo era arrivato. Il momento del confronto era finalmente giunto.

 

“Lumus.” Pronunciò lui a bassa voce l’incantesimo.

 

Dopo di che lo sentì avvicinarsi al letto lentamente. Ma ancora non azzardò alcun movimento. Sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi?

 

No no no…

 

“Sanguesporco?” Chiese nel suo solito tono. Privo di emozioni e freddo.

 

È la sua voce. Dio, è la sua voce.

 

Non sembrava fosse stato ferito. Era tornato di nuovo se stesso.

 

Hermione tremava per l’anticipazione. Dopo qualche istante si tirò su a sedere e aprì gli occhi.

 

Puntò lo sguardo fisso su qualcosa in lontananza. Non era ancora pronta a guardarlo.

 

Però, riuscì a vederlo accanto al letto. Era vestito di nero come se stesse andando da qualche parte. Visto che era piena notte, era più probabile che fosse appena tornato. I suoi lunghi capelli biondi erano legati in una coda di cavallo, facendo si che i suoi occhi glaciali scintillassero ancora di più. La stava osservando e dovette sforzarsi di non incontrare i suoi occhi.

 

Lucius non disse nulla mentre faceva scivolare le coperte lungo il suo corpo ed Hermione si irrigidì, non sapendo cosa aspettarsi.

 

Si sedette sul letto accanto a lei e poi la toccò. Sussultò, ansiosa per la vicinanza. La mano di lui si fece strada con indolenza lungo la sua gamba, fino alla caviglia. Fino alla sua caviglia infortunata. Non era in grado di dire se avesse potuto essere più nervosa di quanto lo fosse già in quell’attimo. La sua mano calda le sfiorò la caviglia.

 

“Lucius…” Sussurrò, i nervi che la uccidevano. Sapeva che era in grado di causarle del dolore se avesse voluto. Ma al contrario tolse la mano e lei spostò rapidamente la gamba allontanandola da lui.

 

“Severus mi ha detto tutto.” Disse lui dopo qualche attimo con tono calmo e controllato.

 

“Philix non è più una minaccia per me.” Continuò.

 

Hermione non sapeva perché glielo stava spiegando. Aveva dei problemi a respirare con lui così vicino. Era in grado di vederlo, ma non di guardarlo.

 

“Philix era uno di quelli ad aver fatto notare che ero troppo clemente con te.” Mormorò. “Una vergogna per un Mangiamorte.”

 

“Perché me lo stai dicendo?” Chiese sentendo chiudersi la gola per la paura.

 

Aveva il sentore che potesse vederle attraverso. Almeno la luce nella stanza era debole.

 

E quando lui parlò di nuovo la sua voce era dura come una roccia. “Dovevo ricordare a me stesso che sei un premio per il mio duro lavoro e non darò a nessuno l’opportunità di trarne vantaggio.”

 

Si chinò sul suo viso ed Hermione lo vide fissarla negli occhi. Stava tremando, nella speranza che non scoprisse l’inganno.

 

Era vicino, troppo vicino a lei. Prima che avesse l’occasione di reagire, le premette le labbra su quelle di lei. Raggelò totalmente, scioccata da ciò che stava accadendo. Non l’aveva mai baciata prima. Solo quella volta da ubriaco, ma in quel momento non percepiva l’odore del Firewhiskey su di lui.

 

Non riusciva a decifrare il sentimento, la sensazione che quel bacio le provocava. La faceva sentire calda, amata, protetta. Era sciocco pensare che Lucius l’amasse. Ma dopo tutti quei giorni senza alcun contatto con lui o con qualche altra persona, si sentiva sola. Aveva disperatamente bisogno di qualcuno che la facesse sentire meglio. Che le facesse dimenticare quello che stava accadendo. Anche solo per un breve istante.

 

Hermione chiuse gli occhi e mosse le labbra contro le sue. Percepì la sua sorpresa, ma poi lui la nascose in fretta.

 

Negli ultimi giorni non aveva provato altro che confusione e paura. La paura di quello che era successo a Lucius, di cosa sarebbe successo a lei se lui…

 

Con esitazione gli circondò il collo con le braccia, cercando disperatamente di sentire qualcosa.

 

 Forse avrebbe potuto dimenticare che era Lucius Malfoy  colui che stava baciando. Forse avrebbe potuto pretendere che fosse qualcun altro.

 

Dopo un momento Lucius interruppe il bacio. Gli occhi di Hermione erano ancora chiusi mentre tremava. Non sapeva perché si era fermato. Forse era solo curioso o sorpreso perché non lo stava respingendo.

 

All’improvviso le circondò la vita con le braccia e la baciò nuovamente. Più forte questa volta, più esigente. Hermione non era in grado di reggere il confronto con lui e i suoi baci esperti, ma non cercò nemmeno di spingerlo via.

 

Senza rompere il bacio lui fece scivolare lentamente le mani sulle spalle, spingendo verso il basso la cambia da notte, fino a che la parte superiore corpo di lei non fu completamente esposta al suo sguardo. Sapeva che riusciva a vederla, perché la stanza non era completamente buia, ma non le importava. Aveva solo bisogno di lui. Era tutto quello che le importava.

 

Poi Lucius si tolse i propri vestiti, finché non sentì il suo petto nudo contro il proprio. Non poté fare a meno di arrossire, ma non disse nulla per fermarlo. E anche se lo avesse fatto, lui non si sarebbe fermato.

 

Lucius Malfoy.

 

Si irrigidì quando si ricordò chi era l’uomo che la sovrastava, chi la stava toccando in modo tanto intimo. Con gli occhi ben chiusi era facile fingere, ma non poteva sfuggire alla realtà.

 

Cercò di ignorare i suoi seni premuti contro il suo petto e che la sua mano si stava muovendo lungo il suo corpo. Si fermò sul suo fianco, troppo vicino al luogo in cui non era sicura di volere che lui toccasse.

 

Ancora ricordava l’ultima volta. Ricordava il dolore, le sue carezze ruvide e il suo tocco.

 

“Aspetta-” Interruppe il bacio e spostò la testa di lato.

 

“Shh,Sanguesporco.” Sussurrò. “Lascia fare a me.”

 

E così fece. Si arrese a lui nuovamente. Presto Lucius rimosse l’ultimo capo di abbigliamento e le aprì le gambe. Le si fermò il respiro, le pulsazioni accelerarono cosa che lui non mancò di notare. Fece scivolare lentamente il pollice lungo la guancia come se la stesse accarezzando, ma subito dopo premette con forza le labbra su quelle di lei.

 

Le sue mani erano ovunque, esplorando ogni parte di lei. Non lasciò niente di intoccato: Non riusciva a capire perché volesse toccarla proprio, ma quando lo fece le mandò ondate di piacere in tutto il corpo. Era un piacere sofferto. Amalgamato con il dolore e la vergogna. Era incredibile come potesse farla gemere per un piacere che non aveva mai provato prima d’ora solo con le sue mani.

 

E poi fu dentro di lei. Le fece male, ma non tanto come la prima volta. Lucius zittì il suo grido con un bacio ed Hermione cercò di concentrarsi su quello piuttosto della sensazione di lui dentro lei. Dopo un po’ lui iniziò a muoverli in un lento ma costante ritmo. Sentiva delle cicatrici sulla sua schiena e sapeva che ne avrebbe trovate altre sul suo petto.

 

Tenne gli occhi chiusi e si arrese a quell’emozione. Era una fuga da tutto. Poteva non pensare a niente se non a lui in quell’istante. Il peso del suo corpo sul suo, le sue labbra esigenti sulle sue, le sensazioni che le provocava l’essere dentro di lei.

 

Aveva bisogno di tutto questo. Aveva bisogno di sentire qualcosa. Per la seconda volta si arrese a lui completamente. Corpo e anima.

 

 

 

ooo

 

 

 

Hermione si alzò la mattina seguente sentendosi come se qualcuno l’avesse picchiata. I suoi muscoli erano doloranti e si scoprì chiedersi se sarebbe stato così ogni volta. Avrebbe dovuto sentirsi così stanca e acciaccata?

 

Non riusciva a credere a quello che era successo. Non riusciva a credere che gli aveva permesso di farle questo di nuovo. Ma più di tutto, non riusciva a credere che lei aveva voluto che accadesse. Quello che era successo tra lei e Lucius non era un atto d’amore. Non era una stupida. Lucius era un uomo con dei bisogni.

 

E anche lei aveva avuto bisogno di qualcosa da lui. Era impossibile descriverlo con la logica. E quella era la cosa che irritava di più Hermione. Era abituata ad analizzare tutto e spiegarlo con la razionalità. Ma quello che loro avevano fatto… non avevano bisogno di parole. Erano stati guidati dai loro bisogni, ma ognuno con differenti ragioni.

 

Ma forse… forse avevano formato un legame la scorsa notte. Hermione sperava che Lucius in qualche modo potesse vedere in lei qualcosa di più di una Sanguesporco, la sua possessività come se lei per lui…

 

“Ci ho pensato tutta la notte.” Disse una voce fredda dall’altra parte della stanza.

 

Hermione spalancò gli occhi. Era convinta che se ne fosse andato e che fosse rimasta da sola. Non si voltò nella sua direzione perché non era sicura di poter tenere lontano lo sguardo dal suo. Specialmente dopo quello che avevano fatto. Non sarebbe stata in grado di resistere nel guardarlo negli occhi.

 

“Continui a pensare di potermi ingannare; mi dispiace deluderti, ma non sono uno sciocco. Non mi farò prendere in giro da un’insulsa studentessa.” Sputò velenosamente.

 

Sentì il gelo nella sua voce. Era tornato il vecchio sé. Non c’erano legami tra di loro. Quanto stupida era stata pensando che qualcosa fosse cambiato?  Non poteva essere più distaccato di quanto non lo fosse in quel momento. Ma cosa aveva provocato quel cambiamento? La scorsa notte l’aveva tenuta vicina e se, era stato più gentile della prima volta. Perché si stava comportando in quel modo? Era stato tutto un gioco?Uno scherzo?

 

“Guardami quando ti parlo,” Ordinò lui.

 

Hermione si voltò nella sua direzione, stringendo il lenzuolo al corpo. Vide che si era già vestito, nessuna traccia di debolezza in lui. Indossava perfino i guanti.

 

Continuò a fissare niente nello specifico, sperando solo che la lasciasse da sola. Aveva bisogno di raccogliere i cocci infranti della sua dignità.

 

“Te lo chiederò una sola volta, Sanguesporco. Solo una.” L’avvertì.

 

Hermione notò che c’era una sfumatura di rabbia nella sua voce. Le sue parole seguenti si schiantarono con forza su di lei.

 

“Da quanto tempo sei in grado di vedere?”

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Capitolo 21
*** Nothing ***


Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

IN THE DARK
Chapter twenty-one: Nothing


 

 

Ovvio che lo sapeva. Lui sapeva sempre tutto. Come aveva anche solo potuto pensare di essere in grado di nascondergli qualcosa?

“Da quanto tempo sei in grado di vedere?”

La seconda volta che Lucius formulò la domanda, la testa di Hermione scattò nella sua direzione e ne incontrò lo sguardo. Per la prima volta fin da quando era stata catturata poteva guardarlo negli occhi. Quei suoi occhi glaciali che erano talmente freddi da poterlo quasi sentire.  E questo era tutto ciò che riusciva a scorgere nel suo sguardo. Il gelo. Nient’altro. Nessuna emozione. Il nulla. Nemmeno dopo quello che era successo tra di loro la notte precedente. Sapeva che non c’erano scuse per quello che aveva fatto, ma non si sarebbe sentita così usata e disgustosa se le avesse mostrato qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma lui continuava a comportarsi come se nulla fosse accaduto. E questo la feriva più di tutto.

Lucius era in piedi accanto alla toeletta, le braccia incrociate sul petto. Indossava gli stessi abiti della sera precedente, ma i suoi capelli non erano più legati in una coda di cavallo. Lei li aveva-? Non riusciva a ricordare se era stata lei a scioglierli mentre loro…

“Vieni qui, così posso vederti meglio.” Disse lui con scherno.

Hermione distolse lo sguardo e fissò il letto.

“Non sono vestita.” Borbottò a bassa voce, sentendosi stupida a preoccuparsi per una simile faccenda. C’erano cose ben peggiori di cui preoccuparsi.

“Come se non avessi già visto tutto.” Le disse irritato. “Vieni qui, Sanguesporco.”

Si avvolse il lenzuolo attorno al corpo e lentamente si alzò dal letto. Lucius roteò gli occhi al gesto, ma non disse nulla.

Sobbalzò quando posò i piedi sul pavimento e zoppicò fino a raggiungerlo. Lui lasciò cadere lo sguardo fino alla sua caviglia infortunata, poi lo distolse, senza dire una parola.

Hermione si avvicinò con lentezza e nervosamente alzò lo sguardo al suo viso. Era molto più alto di lei e la sola idea di doverlo affrontare la terrorizzava.  Il viso era pallido e gli occhi grigi erano fissi nei suoi, facendola sentire estremamente a disagio.

Lui era così…forte. Non c’era nulla di debole in lui, la sua intera apparenza suggeriva superiorità.

Si supponeva che questo dovesse essere il suo momento. Si supponeva che lei dovesse dimostrare di non essere più dipendente da lui, che non avrebbe più potuto controllare ogni momento della sua vita. Ma mentre se ne stava lì, guardandolo, si sentiva così piccola e debole. Non parlava, ma era inconcepibile come la stesse facendo sentire con il suo solo sguardo.

“Da quanto?” Chiese, ancora guardandola negli occhi.

Hermione stava avendo dei problemi a mantenere il contatto visivo.  Si sentiva come se lui potesse leggerle la mente, l’anima. Così distolse lo sguardo, non essendo in grado di reggere ulteriormente la pressione del suo. Non doveva essere così. Lucius era l’unico che avrebbe dovuto vergognarsi. Avrebbe dovuto essere lui quello ad avere delle difficoltà nel guardarla negli occhi con tutto quello che le aveva fatto. Non il contrario.

“Fin da quel giorno.” Rispose, capendo che non aveva senso mentire. “Fin da quando Philix è venuto qui.”

Lucius annuì. “E credevi di potermelo nascondere? Perché?”

“Io…io non lo so.” Stava fissando i suoi vestiti, evitando lo sguardo.

“Lo sai. Dimmelo.” La sua voce era così esigente, che Hermione sapeva di non aver altra scelta che dire la verità.

Ma il problema era che non sapeva cosa dire. Nemmeno a lei era chiaro perché avesse cercato di nasconderglielo.

“Non stavo cercando di scappare se è quello che stai pensando.” Gli spiegò, stringendo il lenzuolo attorno al corpo.

In qualche modo non temeva una punizione. Stare di fronte a lui non era la sensazione più confortevole possibile, ma non riusciva nemmeno ad avere paura. Concluse che probabilmente stava perdendo la ragione. Ogni persona sana di mente avrebbe dovuto tremare nel terrore assoluto.

“Non pretendere di conoscere i miei pensieri.” Le ringhiò contro. “Ma se non stavi pianificando di scappare, allora perché me lo hai tenuto nascosto?”

“Io-“ Iniziò con tono deciso, mentre racimolava il coraggio per guardarlo di nuovo dritto negli occhi. “Non pensavo che fossero affari tuoi.”

Lui incurvò le labbra in un ghigno, scegliendo di ignorare le sue parole. “La maledizione che Philix ti ha lanciato è chiamata Angustus Caecus. Magia Oscura.”

Era confusa. Ricordava il suo primo giorno a Malfoy Manor. Lucius le aveva detto che non conosceva la maledizione che l’aveva colpita o chi l’avesse attaccata. Ricordava ancora le sue parole crudeli.

“Chi è stato? Chi mi ha tolto il divertimento e fatto di te una ragazzina paurosa?”

“Ma avevi detto di non sapere.” Si lasciò scappare, sorpresa. “Tu- hai mentito?”

“E ne sei sorpresa?” Alzò un sopracciglio, come se la stesse sfidando. Aveva ragione. Perché avrebbe dovuto sentirsi tradita o scioccata? Lui era malvagio. Che altro poteva aspettarsi?

“Perché mi hai mentito a riguardo?”

Che ragione aveva di mentire? Poteva semplicemente dirle che non gliene importava perché la preferiva inutile e indifesa. Ma…Lucius non l’avrebbe mai ammesso perché questo avrebbe dimostrato quanto patetico fosse.

“Avevo le mie ragioni.” Disse freddamente, poi continuò. “L’incantesimo è limitato. É possibile cancellarne l’effetto, ma solo se a farlo è la persona che lo ha lanciato.”

Hermione non aveva mai sentito parlare di quell’incantesimo. Lo ascoltò, ma era troppo sorpresa dal fatto che glielo stesse dicendo. Perché glielo stava spiegando? Gli era sempre piaciuto tenerla all’oscuro.

“L’incantesimo può anche essere invertito con la morte della persona che lo ha formulato.” Le disse e in quel momento capì tutto.

Lui sapeva che sarebbe stata in grado di vedere se Philix fosse morto. Sapeva che non era cieca fin da quando Piton gli aveva detto cosa era successo. Piton! Anche lui lo sapeva. All’improvviso capì il suo avvertimento di non mentire a Lucius. Lui stava cercando di… cosa? Di proteggerla?

E perché Lucius aveva retto il gioco? Perché le aveva lasciato credere di poterlo imbrogliare? Perché era venuto da lei quella notte? Perché aveva voluto…

Di colpo si sentì imbarazzata e stupida. Fin da quando le era tornata la vista, aveva creduto di essere quella col controllo. Ma la verità non poteva essere più diversa. Lui aveva il controllo. L’aveva sempre avuto.

“E perché stavi fingendo?” Chiese Hermione, mantenendo un’espressione decisa, anche se sentiva le guance arrossire.

“Volevo vedere fino a quanto ti saresti spinta. Ti ho dato l’opportunità di dirmi la verità, ma non lo hai fatto.”

“Stavo solo-”

“Hai avuto l’intera notte per dirmi la verità, Sanguesporco.” Disse con voce strascicata ed Hermione arrossì ancora di più all’accenno della notte precedente.

Dopo un istante prese un respiro profondo e si preparò a fare la domanda. “E perché… perchè mi hai baciata? Stanotte quando sei venuto da me? Anche quello faceva parte del tuo piano o è semplicemente successo?”

Si sforzò di guardarlo negli occhi, pur sentendo le guance bruciare per l’imbarazzo.

Lui ghignò: “Dovevo semplicemente alleviare qualche tensione che sentivo.”

Hermione si sentì come se qualcuno l’avesse pugnalata con un coltello. In quel momento si sentiva come una prostituta. Non riceveva soldi da lui, ma le permetteva di stare in casa sua come se questo lo autorizzasse a farle quelle cose. Era furiosa e delusa con se stessa per avergli permesso di umiliarla ancora e ancora.

“N-non ci credo.” Disse a bassa voce, mordendosi il labbro inferiore.

Lucius scoppiò a ridere, poi la guardò come se fosse la cosa più patetica al mondo. “Per favore, Sanguesporco. Non illuderti. Sto semplicemente soddisfando i miei bisogni con te. É a questo che servono le Sanguesporco.” Dopo un istante aggiunse. “Questo è ciò che ti meriti.” C’era qualcosa di oscuro nella sua voce e le fece correre dei brividi lungo il corpo.

Sospettava che stesse ricordando di nuovo suo figlio. Non era una bella idea farlo arrabbiare quando stava così, ma in quel momento non le importava.

“Ma perché venire da me?” Chiese, il petto ansante per il dolore. “Avresti potuto andare da altre donne. Molto più esperte e belle di me.”

“Stai suggerendo che frequento delle puttane?” Chiese con interesse.

Hermione annuì e parlò con rabbia nella voce. “Sì. Che cosa te lo impedisce? Sono sicura che saprebbero soddisfarti meglio di me.”

“Non credi davvero che andrei da delle sporche puttane quando ho una piccola pura-”

Si fermò a metà frase, realizzando ciò che aveva detto. La bocca di Hermione si spalancò scioccata dalle sue parole.

Pura, Lucius?”

La maschera sul suo volto cadde per meno di un istante, qualcosa balenò nei suoi occhi. Era svanito con la stessa velocità con cui era apparso. Ma Hermione l’aveva notato. Non importava quanto duro e privo di emozione fosse il suo viso ora, aveva visto quello sguardo nei suoi occhi. Sapeva che la parola gli era sfuggita per sbaglio, perché non voleva che lei la sentisse. Perché? Perché lo intendeva. Lo credeva davvero. Dietro tutto il suo odio e il disgusto per lei lui pensava davvero che fosse pura.

Se fosse stata ancora cieca avrebbe potuto convincerla che non era serio. Avrebbe potuto sviare il tutto in qualche modo, perché non sarebbe stata in grado di vederlo. Lo sguardo nei suoi occhi era la prova di cui aveva bisogno.

Lucius si irrigidì, ma mantenne il tono di voce calmo, nascondendo le proprie emozioni e pensieri. “Sono l’unico uomo che hai avuto. Almeno in quel senso sei più pulita delle puttane da strada.”

Stava cercando di insultarla di nuovo, di allontanare la sua attenzione da quello che aveva detto. Ma Hermione non ci sarebbe cascata.

“Non hai detto più pulita. Hai detto pura.” Disse con tono di sfida. “Non hai mai usato quella parola associata a me. Mi hai sempre descritta come sporca, disgustosa, impura. Sempre.”

Lo guardò dritto negli occhi, aspettando la sua reazione. Pur essendo arduo mantenere il contatto visivo, aveva paura di distogliere lo sguardo. Non voleva perdersi niente dei suoi occhi, delle sue espressioni.

“Stai distorcendo le mie parole, usandole contro di me.” Le disse con voce calma.

Pur sembrando Lucius quello ad avere il controllo della situazione, Hermione sentiva come se stesse avendo la meglio su di lui. Era calmo e schivo con un sorriso affettato sul viso mentre lei era furiosa, confusa e ferita. Ma era lei quella ad avere il controllo. Lucius non aveva ponderato con cura le sue parole  e proprio una di queste l’aveva tradito. Pura.

“Allora non pensi che sia pura?” Chiese Hermione, sollevando un sopracciglio.

La sua voce era più dura ora: “Ovviamente no.”

Era come se fosse arrabbiato perché ne doveva parlare e difendersi.

Lei annuì: “Per te non sono altro che una sporca, brutta Sanguesporco. Spazzatura.”

Gli angoli della bocca di Lucius si arricciarono in un ghigno. “Non avrei saputo dirlo meglio.”

Hermione si perse per un momento su quella bocca. Non riusciva a credere di averlo davvero baciato, le sue labbra. Le stesse che ora la stavano umiliando. Mai nella sua vita aveva avuto una persona così vicina a lei quanto lo era Lucius. Se l’avesse forzata sarebbe stato tutto più semplice. Ma non lo aveva fatto. Non poteva mentire a se stessa. Non questa volta. Forse la prima volta che l’aveva… toccata non era stata consensuale. Se non fisicamente, l’aveva forzata mentalmente. Non c’era alcun dubbio su questo. Ma non era così questa volta.

La guardò con espressione omicida prima di schernirla: “Patetica, impura. Semplicemente una creatura che non merita niente.” Aggiunse con soddisfazione.

Hermione si chiese se lui provasse felicità solo quando la insultava. Lanciarle insulti lo faceva sentire meglio, superiore?

Lentamente alzò la testa per guardarlo. Il suo viso era completamente calmo e inespressivo mentre gli chiese: “Io potrò essere sporca ed indegna, ma sei tu quello che mi trascina ogni volta nel tuo letto. Questo cosa fa ti te, Lucius?”

Non lo aveva visto arrivare. Non l’aveva nemmeno visto muovere la mano. Tutto quello che registrò fu il dolore sulla guancia e un momento dopo era sul pavimento. Era successo così in fretta che non aveva nemmeno avuto il tempo di gridare per l’improvviso schiaffo.

Era una sensazione diversa, perché lui indossava i guanti, ma faceva male comunque.

La guancia destra dava l’impressione di star davvero bruciando, ma si fermò prima che potesse toccarla. Non avrebbe mostrato alcuna debolezza di fronte a lui. Non questa volta. Così prese solo un profondo respiro e lo guardò.

Lucius era in piedi completamente immobile, il suo viso duro. Non sembrava che l’avesse appena schiaffeggiata. L’unico segno evidente della sua rabbia era il respiro pesante, ma quello era tutto. Non si era nemmeno disturbato ad abbassare la testa per poterla guardare, limitandosi ad osservarla dall’alto in basso con gli occhi incollati su di lei.

“Alzati.” Le disse dopo qualche attimo di silenzio.

“No.” Ribatté Hermione.

Lucius le lanciò uno sguardo che forse l’avrebbe spaventata nei primi giorni con lui, ma che ora non funzionava più. Lo conosceva meglio.

“Puoi star lì e ripeterlo tutta la giornata se vuoi. Non ho intenzione di alzarmi dal pavimento.” Gli disse con tono fermo, sfidandolo.

All’improvviso Lucius sorrise. Non era un sorrisetto o un ghigno, ma era ben lontano dall’essere innocente.  Era come se stesse cercando di mostrarle che non aveva alcun potere sul suo stato d’animo o le sue emozioni. E poi si inginocchiò accanto a lei, con quel terrificante sorriso sul viso. Ancora, i suoi occhi erano completamente gelidi e il suo falso sorriso non li raggiungeva. Non poté evitare di ritrarsi, allontanandosi da lui.

“Sono un Mangiamorte.” Disse con voce strascicata. “Ho ucciso molte persone, torturate ancora di più.”

Ne stava parlando come se fosse la cosa più normale al mondo.. Hermione si sentiva disgustata dal fatto di aver toccato quel…quel mostro di fronte a lei di propria spontanea volontà.

Lucius continuò: “Tu sai come sono e quello che ho fatto, ma non mi è sembrato che ti disturbasse la scorsa notte.”

Hermione strinse i denti fra loro, ma non disse nulla. Cosa poteva dire per discolparsi?

“Ti sei concessa a me pur sapendo che avevo ucciso il ragazzo Weasley.”

Sussultò all’accenno di Ron. Tutto ciò che voleva in quel momento era colpire Lucius, gettargli addosso qualcosa, fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di farlo smettere di parlare.

“Correggimi se sbaglio ma c’erano delle voci riguardo voi due. Non eri forse legata sentimentalmente a lui?” Chiese, alzando un sopracciglio e ghignando.

Qualcosa stava bruciando negli occhi di Hermione e nemmeno un attimo dopo sentì qualcosa di umido correre lungo le sue guance.

“Per favore dì qualcosa, Miss Granger. Questa conversazione è un po’ a senso unico.” La sua voce vellutata tagliò l’orribile silenzio che era sceso nella stanza. “C’era qualcosa tra te e il Traditore di Sangue?”

“Non è affar tuo.” Sputò fra i denti, non disturbandosi ad asciugare le lacrime. Era troppo impegnata nella sua battaglia di sguardi con Lucius.

“Probabilmente si sta rivoltando nella tomba, sapendo che ho avuto il primo assaggio.” Poi socchiuse gli occhi. “Bhè, si starebbe rivoltando nella tomba, se ne avesse una.”

Con un ghigno diabolico si alzò, soddisfatto di aver trionfato su di lei. Ma Hermione non aveva ancora finito. Non avrebbe detto nulla se non si fosse limitato a insultare lei. Ma questa volta era Ron. Non poteva lasciar perdere. Quello sarebbe stato il peggiore dei tradimenti.

“Suppongo che anche Draco si rivolterebbe nella tomba se solo sapesse che razza di bastardo è suo padre.”

Aveva oltrepassato il limite.

L’ultima cosa che Hermione ricordò prima di scivolare nell’oscurità fu la furia, una furia animale che aveva attraversato il viso di Lucius. Non ebbe nemmeno il tempo di spaventarsi che sentì la parola.

“Crucio!”

Poi nulla. Oscurità.

 

 

 

ooo

 

 

“Tempi duri al Ministero, ho sentito.” Disse Lucius, guardando Arthur Weasley. “Tutte quelle incursioni… Spero vi stiano pagando per le ore straordinarie.”

 

La sua voce era così fredda ed altera. Anche molti anni prima quando Hermione era solo una ragazzina, lui era già malvagio, crudele e manipolativo.

 

Lucius allungò la mano nel calderone di Ginny ed estrasse una vecchia, copia usurata di Guida alla Trasfigurazione per Principianti.

 

“Ovviamente no.” Fece un sorrisetto affettato.

 

La sua voce era così morbida e setosa che risultava difficile credere alle odiose parole che stava dicendo.

 

Dopo un istante di silenzio continuò: “Cielo, che senso può avere essere la disgrazia del nome di mago se non ti pagano nemmeno bene?”

 

Hermione ricordava che le ribollì il sangue nelle vene a quella domanda. Sapeva che non tutte le persone erano buone, ma non aveva mai davvero incontrato qualcuno che fosse così apertamente cattivo. Era così innocente e ingenua a quel tempo. I suoi occhi viaggiarono a lungo su Lucius Malfoy, osservandolo. C’era qualcosa in lui. Anche se non le aveva detto nulla, dovette combattere la sensazione di nascondersi prima che i suoi occhi calassero su di lei.

 

Poi lo vide voltare il suo sguardo aristocratico sui suoi genitori e il cuore le iniziò a battere senza freno. Non voleva che i suoi genitori gli stessero vicino.

 

Poi successe. Il suo sguardo si inchiodò al suo per un secondo. E fu il secondo più lungo della sua vita. Non ci furono parole, ma lui fu in grado di mostrarle col solo sguardo ciò che pensava di lei. I suoi occhi grigi le stavano sussurrando che non era nulla di più che lo sporco sulle sue scarpe.

 

Non distogliere lo sguardo. Non distogliere lo sguardo.

 

Si dimenticò di respirare mentre i loro sguardi erano connessi.

 

Hermione Granger, non osare distogliere lo sguardo.

 

Fortunatamente, mantenne un’espressione forte e ribelle fino al momento in cui lui la liberò dalla sua presa invisibile. Interessato alzò un sopracciglio e poi le voltò le spalle.

 

Forse la loro battaglia di volontà era già iniziata quella volta di molti anni prima in quel negozio, non quando l’aveva catturata.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

Hermione spalancò gli occhi, ma dovette sbattere le palpebre un paio di volte per schiarirsi la vista. Sentendosi confusa, si guardò intorno e notò che era da sola nella stanza. La prima domanda che le si formò in mente fu: ‘Dov’è lui?’

 

Era distesa sul letto, ma non riusciva a ricordare come o quando ci era salita. Lui l’aveva-? Ma perché avrebbe dovuto? L’ultima cosa che ricordava era il dolore. Perché avrebbe dovuto torturarla fino all’incoscienza e poi adagiarla sul letto? Avrebbe potuto tranquillamente lasciarla sul pavimento.

 

Senza pensarci si alzò con cautela dal letto, sobbalzando quando il dolore bruciante dei muscoli la colpì. L’effetto secondario della Maledizione Cruciatus.

 

Notò la tonaca che era stata lasciata per lei sul letto. Una brutta, tonaca grigia. Cos’era successo alla camicia da notte? Lucius era così incostante che Hermione iniziava a chiedersi se lo stesse facendo apposta. Era l’obbiettivo della sua vita quello di farle perdere la testa con delle teorie riguardo il suo comportamento?

 

Allora perché le era stato permesso di indossare quella bella camicia da notte bianca? Non si era mai chiesta a chi fosse appartenuta. Era stata di sua moglie? No, quello era un pensiero sciocco. Non le avrebbe mai dato qualcosa appartenuto a sua moglie. Un pensiero trascinò l’altro e presto iniziò a pensare a Narcissa Malfoy. Cosa le era successo? Sapeva che la moglie di Lucius era morta, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedere cosa le era successo. Senza alcun dubbio l’avrebbe uccisa se avesse anche solo pronunciato il suo nome.

 

Con quei pensieri nella testa, indossò la tunica che le era stata lasciata. Subito le ricordò i vecchi tempi. Quando le era concesso scegliere di vestire qualsiasi cosa volesse. Jeans. Le mancavano i jeans e i vestiti Babbani. Le mancava poter indossare un reggiseno. Lucius ovviamente aveva pensato che non ne avesse bisogno e lei non sarebbe di certo andata a chiederne uno. Non era in vacanza al Manor. Lei era un…cosa? Un premio, una schiava? Probabilmente entrambi. Si accorse con sorpresa che continuava a dimenticarsene.

 

Non sapendo davvero perché si avvicinò alla toeletta e rimase ferma, osservandosi allo specchio. Fortunatamente, la tortura inferta dalla Cruciatus non le aveva lasciato segni evidenti.

 

“Gli specchi non possono parlare, e per tua fortuna nemmeno ridere.”

 

Hermione sussultò per lo shock nel sentire la sua voce. Non lo aveva visto aprire la porta. Si assicurò di prestare maggior attenzione a tutto ciò che la circondava.

 

Si voltò velocemente, affrontandolo. La sorprese che lui fosse vestito come se stesse andando da qualche parte. Nella mano stringeva il suo bastone con la testa di serpente.

 

“Cosa-?” Iniziò, ancora confusa. “Cosa è successo?”

 

“Molte cose.” La informò Lucius. “Sfortunatamente hai dormito per la maggior parte di esse.”

 

“Cosa mi hai fatto?” La sua voce era più dura come se pretendesse una risposta.

 

“Ho scoperto che sei capace di sopportare sei dosi della Maledizione Cruciatus.” Le spiegò. “ Piuttosto impressionante per una ragazza giovane come te.”

 

Le aveva appena fatto un complimento?

 

“Cruciatus?” Chiese Hermione e scoprì che non si era sbagliata. Era stata davvero torturata con una Maledizione Senza Perdono. Chiaramente non era Senza Perdono per i Mangiamorte o per lui. Il suo intero corpo era un dolore continuo. Poi ricordò tutto. La conversazione che aveva portato allo scontro e poi…il dolore e l’oscurità.

 

Era possibile che la sua mente avesse in qualche modo represso i ricordi della tortura? Ricordava solamente il dolore e nient’altro. Forse era vicina all’impazzire e Lucius si era fermato giusto in tempo. In ogni caso, era grata che non se lo ricordasse.

 

Lo guardò, aspettandosi di trovare un’espressione arrabbiata, ma era di nuovo calmo. Ricordava cosa aveva detto di Draco. Poteva ancora vedere nella sua mente il viso di lui  accendersi di pura furia. Ma ora era di nuovo completamente calmo e controllato.

 

“Ho qualche brutta notizia, Sanguesporco.” Le disse.

 

Hermione si irrigidì immediatamente, non sapendo cosa aspettarsi.  Forse stava di nuovo partendo per qualche giorno? Forse l’avrebbe lasciata ancora in compagnia della sua amica perché non si fidava di lasciarla da sola in casa?

 

“Il Signore Oscuro desidera vederci.”

 

Brividi corsero lungo il corpo di Hermione a quelle parole. Non faceva sul serio, vero?

 

“Noi?” Ripeté lei, sperando di aver sentito male.

 

“Sì, noi.” Disse irritato.

 

No. No. No. No.

 

Iniziò ad andare nel panico e il suo corpo cominciò a tremare per la paura. Non voleva vedere Voldemort. Avrebbe di gran lunga preferito essere lasciata da sola insieme a qualche altro Mangiamorte.

 

“I-io non posso venire.” Cercò di schiarirsi la voce, ma il panico era evidente.

 

“Certo che puoi.” Le disse Lucius. “Ti aiuterò in questo.”

 

Con quello si  fece strada verso di lei e le afferrò il braccio rudemente. Hermione cercò di liberarsi e urlò perché tutto le faceva male, ma quello non impedì a Lucius di mantenere salda la presa su di lei.

 

“Perché vuole incontrare noi? Me?” Chiese, scuotendo la testa. “Deve essere un errore. Perché vorrebbe vedere me? A parte questo-”

 

“Non è uno sbaglio.” Le disse con fermezza, il  suo viso improvvisamente serio.

 

“Ma…ma cosa vuole da me?”

 

“Io-” Iniziò Lucius, poi lasciò cadere la frase.

 

Hermione lo stava guardando, aspettandosi risposte, che non poteva darle. Subito intuì una cosa terribile.

 

“Non sai cosa vuole.” Mormorò Hermione, i suoi occhi spalancati per lo shock.

 

“Ho intenzione di portarti da lui.” Le disse solamente.

 

“No!” Gridò, ma Lucius l’afferrò per le spalle e la obbligò a guardarlo.

 

“Ascoltami!” Alzò la voce e immediatamente Hermione smise di contorcersi.

 

Dopo un secondo lui continuò. “Ho dei… problemi col mio Maestro a causa tua.”

 

Hermione non capiva di cosa stesse parlando. Come poteva essere nei guai a causa sua? Non aveva fatto nulla per metterlo in pericolo.

 

“Ho ucciso Antonin a causa tua e ora anche Philix è morto.” Sibilò. Il suo tono era basso, quasi sussurrato come se temesse che qualcuno potesse sentirlo. “Tu capisci perché tutto questo può sembrare un po’ sospetto.”

 

“Ma Philix voleva ucciderti. Era venuto qui senza preavviso-” Iniziò, ma lui la interruppe.

 

“So come difendermi da quelle accuse.” La sua voce divenne più dura. “Ma la morte di Antonin è quella per cui avrò più problemi nel giustificarmi.”

 

Non  sapeva cosa dire. Erano entrambi nei guai per colpa di quel fatto e quello era il motivo per cui si sentiva in dovere di dire qualcosa, suggerire qualcosa che li avrebbe salvati entrambi.

 

“Perché l’hai ucciso?” Chiese a bassa voce dopo qualche istante.

 

Lucius trattenne il respiro e rilasciò la presa dalle sue spalle, facendo un passo indietro. Hermione si avvolse con le braccia e attese. Aveva ignorato questo argomento fin da quando aveva sentito della morte di Antonin, ma ora voleva una risposta.

 

“Sai perché.” Le disse con fermezza. “Te l’ho già detto.”

 

Non le era sfuggito all’attenzione che stava evitando di guardarla negli occhi. Non era mai successo prima d’ora. Lucius non aveva mai evitato qualcosa.

 

Prese un respiro profondo mentre ricordava. “Hai detto di averlo ucciso perché nessuno tocca i tuoi averi senza il tuo permesso.”

 

Lui rimase in silenzio, i suoi occhi completamente inespressivi. Come ci riusciva? Era davvero privo di emozioni o era solo bravo a nasconderle?

 

“Ma ora hai detto che avrai dei problemi a spiegare la sua morte. Non è un motivo sufficiente? Toccare i tuoi averi?” Chiese, cercando di ignorare il fatto che stava parlando di se stessa come di una sua proprietà.

 

“Sta diventando sospetto, Sanguesporco.” Le disse infine, incontrando i suoi occhi.

 

Lo guardò in confusione, cercando di capire cosa volesse dirle.

 

“Cosa? Cos’è che non mi stai dicendo?” Alzò la voce, ignorando le conseguenze o la sua reazione.

 

Era stufa dei suoi giochetti. Aveva bisogno di risposte, aveva bisogno di sapere cosa stava accadendo. Non poteva tenerla all’oscuro per sempre.

 

Lucius si avvicinò a lei, uno sguardo intenso negli occhi. “Ho ucciso troppe persone per te. Ti ho salvata troppe volte.”

 

Hermione ammorbidì lo sguardo alle sue parole. Aveva ragione. Era stata salvata da lui molte volte. L’ironia era che non avrebbe dovuto essere salvata se non fosse stato per lui. Era stato lui a metterla nelle situazioni in cui aveva richiesto un salvataggio. L’aveva portata da Dolohov, l’aveva lasciata da sola con i suoi amici, l’aveva abbandonata alla festa con Philix.

 

“Che cosa hai in mente, se mi concedi l’esagerazione?” Le chiese sarcasticamente quando non disse nulla per dei lunghi istanti.

 

“Ma non sei riuscito a salvarmi da te stesso.” Sussurrò lei.

 

Poi guardò in basso verso il suo corpo. “Dai un’occhiata al tuo magnifico lavoro. I lividi, i tagli… Tutta opera tua.”

 

In un istante il tono placido di Lucius sparì sostituito da uno gelido. “Così pensi che ti abbia ferito nel modo peggiore? Spero solo che il Signore Oscuro condivida la tua opinione.”

 

Non ebbe il tempo di reagire che lui l’afferrò per le spalle di nuovo. “Fa’ attenzione a quello che dirai davanti al Maestro. Le nostre vite potrebbero dipendere da questo.”

 

Con quello la spinse contro il suo petto e si Smaterializzarono.

 

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

Il freddo. Quella fu la prima cosa di cui si accorse Hermione una volta essersi Smaterializzati. Aprì gli occhi e lottò contro il senso di stordimento mentre si allontanava da Lucius. Non voleva stargli così vicino. Non dopo aver saputo di essere davvero di nessuna importanza per lui. La scorsa notte non era significata nulla. Non aveva nemmeno provato compassione per lei. Non si era sentito nemmeno un minimo dispiaciuto per tutto quello che le aveva fatto passare.

 

Lucius l’afferrò per un braccio e la guidò lungo uno stretto e buio corridoio. Non lottò, perché sapeva che era inutile. Stava per incontrare Voldemort e non c’era nulla che potesse fare per impedirlo. Procedevano lentamente, perché la caviglia non era ancora guarita del tutto. Scoppiò quasi a ridere per l’amarezza. Si era fatta male per salvarlo, per salvare entrambi e lui nemmeno se ne rendeva conto. Avrebbe potuto guarirla, ma per qualche ragione non l’aveva fatto.

 

La sorprese che lui fosse sufficientemente accorto da non spingerla. Hermione tremò quando sentì delle voci provenire dalla stanza verso cui si stavano dirigendo. Delle persone stavano parlando. Probabilmente Mangiamorte.

 

Percepì la presa di Lucius sul suo braccio e stranamente si sentì rincuorata. Provava la sensazione di essere protetta pur non avendone ragione. Non gliene sarebbe potuto importare di meno di lei e anche se lo avesse fatto, stavano camminando verso una stanza piena di Mangiamorte e Voldemort stesso. Cosa mai poteva fare per proteggerla o evitarle qualcosa?

 

Presto il corridoio si aprì in una camera di pietra. Per un istante Hermione si fermò, ma Lucius la spinse avanti. Il silenzio cadde sulla stanza quando entrarono. Aveva l’impressione che stessero tutti aspettando il loro arrivo. Come se fosse l’evento principale della serata.

 

Ignorò la persona seduta sulla piattaforma, più in alto rispetto agli altri. La sola vista di Voldemort sarebbe stato fin troppo da sopportare. Aveva bisogno di qualche minuto per prepararsi.

 

Invece guardò i Mangiamorte intorno a loro. Non poté evitare lo sguardo d’odio che lanciò ad ognuno di loro.

 

Purosangue. Pensare di essere migliori di altri solo per il loro sangue.

 

Quasi si fermò quando vide Severus Piton in piedi affianco a dei Mangiamorte. Stavano parlando a bassa voce, ma i loro occhi erano su di lei.

 

La sconvolse quasi, vedere il suo ex Professore lì. Ovviamente sapeva che era uno di loro, ma era ancora strano vederlo davvero circondato da dei Mangiamorte, comportarsi come se fossero amici. Faceva sembrare tutto più reale.

 

Si impose un’espressione forte ed alzò la testa con orgoglio, cercando di camminare normalmente. L’ultima cosa che voleva era mostrare debolezza di fronte a loro.

 

Quando meno se lo aspettava, Lucius la spinse in avanti e inciampò cadendo sul pavimento freddo. Fu sul punto di lanciargli un’occhiata furiosa, ma poi i suoi occhi caddero sulla cosa di fronte a lei.

 

Voldemort.

 

Lui era comodamente seduto su uno scranno, un sorriso crudele sul volto disgustoso. Era veramente orrido. La sua pelle era così pallida che poteva intravedere le vene al di sotto. Ma ciò che la scioccava di più erano i suoi occhi. I suoi occhi morti. Anche se sorrideva, i suoi occhi non mostravano altro che morte.

 

Tentò di alzarsi dal pavimento, ma la voce di Lucius la bloccò: “Stai giù.”

 

Obbedì, pur non sapendo realmente perché.

 

Poi lui la superò e si inginocchiò di fronte al suo Maestro.

 

“Mio Signore, la Sanguesporco è qui, come tu hai richiesto.” Disse con calma.

 

Hermione quasi roteò gli occhi al gesto. Com’era patetico. Si stava inchinando di fronte a lui. Non aveva mai immaginato che arrivasse il giorno in cui avrebbe visto Lucius Malfoy inchinarsi di fronte a qualcuno. Aveva venduto la propria anima, l’orgoglio e la dignità. Lei non l’avrebbe mai fatto. Almeno in quell’aspetto era migliore e più forte di lui.

 

Poi una piccola voce nella sua mente le ricordò la notte precedente e come si era arresa ad un Mangiamorte. Al proprio libero arbitrio. Forse non era migliore di Lucius.

 

“Alzati, Lucius.” Disse Voldemort.

 

Hermione notò con sorpresa come la sua voce non le incutesse paura come aveva pensato. Non era disumana. Era…normale.

 

Lucius obbedì agli ordini del suo Maestro e si alzò. Il cuore stava battendo senza freni nel suo petto e poteva sentire le mani tremare.

 

Miss Granger, ho ragione?” Chiese Voldemort con voce setosa.

 

Si dimenticò di respirare mentre tutta l’attenzione ricadeva su di lei. Tutti la stavano fissando, perfino Lucius. Osò guardare nella sua direzione e vide uno sguardo severo, privo di emozioni. Come desiderava poter essere un po’ come lui. Come desiderava che nulla potesse toccarla, che nulla potesse spaventarla o metterla a disagio.

 

“S-sì.” Si sforzò di dire con esitazione.

 

Non era sicura di cosa dovesse fare. Le era permesso rispondergli? Le era concesso guardarlo?

 

Con quel pensiero nella mente, prese un respiro profondo e si obbligò ad alzare lo sguardo. Lui stava ancora sorridendo e le fece percorrere dei brividi lungo il corpo. Era un sorriso diabolico.

 

“Ho sentito molto parlare di te e finalmente riesco a incontrarti personalmente.” Il sorriso crebbe maggiormente e lei non era sicura di come reagire al gesto.

 

Quando non disse nulla, Voldemort continuò. “Spero che Lucius non sia stato troppo rude con te. Come ci si sente ad essere sua…ospite?”

 

Ospite? Hermione cercò di nascondere la rabbia che cresceva dentro di lei.

 

“Io-” Iniziò, poi sbottò. “Guardami e avrai tu stesso la risposta.”

 

Nulla cambiò sul suo viso mentre diceva. “Beh, alzati così possiamo tutti dare un’occhiata.”

 

Si chiese se era serio. Non sapendo cosa fare guardò Lucius e lui le fece un cenno. Era appena percettibile, ma lo notò. Senza aggiungere altro si alzò, mettendo tutto il peso sulla caviglia sana.

 

“Devo dire che non sei esattamente in buone condizioni, ma ho visto Lucius fare molto peggio di così.” Commentò pratico Voldemort.

 

Lei non disse nulla. Sentiva gli sguardi degli altri Mangiamorte su di se e non era certo una sensazione piacevole.

 

“Miss Granger, vorrei che mi descrivessi cosa è successo la notte in cui il mio seguace è morto.”

 

“Philix?” Chiese, confusa.

 

“Esattamente.”

 

Il panico crebbe in lei lentamente quando realizzò che Lucius non le aveva detto cosa dire. Non poteva semplicemente dirgli che le aveva dato la sua bacchetta. Quello avrebbe ucciso entrambi. Beh, lui sarebbe stato ucciso e lei sarebbe stata consegnata ad un altro Mangiamorte.

 

Cosa poteva fare? Mentire era fuori discussione. Voldemort avrebbe scoperto la verità. Piton probabilmente gli aveva riferito già tutto. Perché allora glielo stava chiedendo?

 

Lentamente iniziò a parlare: “Malfoy tornò ferito quella notte.”

 

Disse Malfoy invece che Lucius, sapendo che sarebbe sembrato strano agli altri se lo avesse chiamato col suo nome di battesimo. Avrebbe reso tutto più personale.

 

“Va’ avanti.” Disse Voldemort, ascoltando con interesse.

 

“Poi venimmo informati che c’era un uomo nella casa e Malfoy mi disse che probabilmente era Philix.” Spiegò, pensando a cosa dire nella prossima parte.

 

“Sapevamo che il suo obiettivo era uccidere Malfoy e prendere il suo posto.” Si fermò dopo quella frase.

 

Voldemort si chinò in avanti e ascoltò con attenzione. Hermione gettò uno sguardo in direzione di Lucius e lo colse nel fissarla. Ma questa volta c’era qualcosa sul suo viso. Qualcosa di nuovo. Non l’aveva mai visto prima. Era panico? O paura?

 

Prima che lui potesse confonderla ulteriormente, distolse lo sguardo e prese un profondo respiro prima di continuare a parlare.

 

“Malofy era ferito gravemente e sapevo cosa mi sarebbe successo se…se lui fosse morto.”

 

“Saresti stata affidata ad un altro dei miei fedeli seguaci.” Dichiarò Voldemort.

 

“E non lo volevo. Così p-presi la sua bacchetta e…” mentì, sperando di star scavando una fosse per se stessa. Non osò guardare verso Lucius, temendo quello che avrebbe trovato nei suoi occhi.

 

“Hai preso la sua bacchetta?” Chiese lui con sorpresa e gli altri Mangiamorte iniziarono a bisbigliare.

 

“L-lui era quasi incosciente.” Disse velocemente. “E gliela tolsi di mano.”

 

Voldemort lasciò passare le sue ultime parole e poi alzò un sopracciglio con interesse. “Perché desideri restare con Lucius?”

 

Sapeva che non avrebbe dovuto permettergli di pensare che ci fosse qualcosa tra lei e Lucius. Quello avrebbe comportato la fine per entrambi.

 

“N-non voglio stare con lui. Voglio essere libera, ma questo non è possibile.” Spiegò, sperando di sembrare convincente. Dallo sguardo sul viso di Voldemort non lo era stata del tutto.

 

“Ma ancora non capisco perché stai scegliendo Lucius al posto di qualcun altro? Lucius è forse… compassionevole con te?” Chiese con attenzione, pur avendo sputato con disgusto le ultime parole.

 

La pietà non era chiaramente una delle doti a lui preferite.

 

Guardò in basso e mormorò. “No, lui è tutto fuorché compassionevole.”

 

“È davvero così? Dimmi.” Volle sapere. “Cosa ti ha fatto?”

 

Non era stupida. Stava lentamente capendo quello che Voldemort stava cercando di ottenere. Le stava chiedendo del comportamento di Lucius nei suoi confronti. Quello significava che stava sospettando qualcosa.

 

Avrebbe dovuto dirgli tutto. Ogni singola cosa orribile che le era successa, che le aveva fatto.

 

Fece un respiro profondo per prepararsi a tutti gli orribili ricordi. Quando parlò la sua voce era priva di ogni emozione: “Mi ha picchiata, lasciata senza cibo per giorni, rinchiusa nelle segrete senza alcun contatto, mi ha lasciato con i suoi amici per divertimento.”

 

Allora guardò negli occhi di Lucius. Aveva bisogno che lui sentisse quello che doveva dire. Voleva che lui sapesse che era seria. “E mi ha forzato a…”

 

Non riuscì a finire la frase, ma tutti loro avevano capito di cosa stesse parlando.

 

Il viso di Lucius si indurì, ma non distolse lo sguardo. Alla fine fu Hermione a cedere, non in grado di sopportare oltre i suoi occhi intensi.

 

“Ti ha fatto tutte quelle cose orribili e tu ancora desideri stare con lui?” Disse Voldemort con finta tristezza.

 

“Sì. Con lui almeno so cosa aspettarmi.”

 

Non poteva credere di star avendo una conversazione con Voldemort. Se Harry lo avesse saputo… Non finì il pensiero.

 

“Astuta.” Commentò lui, poi puntò lo sguardo su Lucius.

 

Il suo finto tono cortese scomparve e parlò con freddezza. “Lucius?”

 

“Si, Mio Signore?”

 

“Dimmi cos’è successo con Antonin.”

 

Hermione spalancò gli occhi e guardò Lucius. Stava finalmente per sentire cosa era davvero successo.

 

“Mio Signore, portai la Sanguesporco da lui per pochi giorni. Mi avevi affidato l’incarico di prendermi cura di alcuni problemi con i sopravvissuti.” Iniziò lui con calma.

 

Voldemort annuì: “Ricordo.”

 

“Diedi ad Antonin strette direttive su come gli era consentito trattare la ragazza. Mi aspettavo che lui seguisse i miei ordini.”

 

“Avrebbe dovuto.” Concordò ed Hermione si sentì un po’ meglio, sapendo che non era ancora arrabbiato. La speranza crebbe dentro di lei facendole credere che forse avevano ancora una possibilità di restare vivi e…insieme.

 

“Quando tornai per la Sanguesporco mi infuriai vedendo che Antonin non aveva eseguito i miei ordini.” Disse con una leggera rabbia nella voce. “Si stava divertendo con la Sanguesporco, completamente ignorando quello che gli avevo ordinato di fare.”

 

Dopo qualche momento continuò. “Lei rischiò di morire quella notte, non essendole stata data né acqua né cibo per dei giorni. Aveva dei lividi su tutto il corpo. Non ho piacere nel soddisfare i miei bisogni con uno scheletro mezzo morto.”

 

Voldemort annuì di nuovo. “Comprendo la tua rabbia. Ma non posso ignorare il fatto che tu abbia ucciso un mio seguace per una Sangueporco.”

 

Le si serrò la gola per la paura. Un brivido le corse lungo la schiena e si abbracciò, cercando di consolarsi, pur sapendo che non c’era alcuna consolazione rimasta in quel mondo.

 

Tutto quello che voleva era andare a casa.

 

Casa? Il Manor era casa sua ora?

 

“Fraintendi, Mio Signore.” Disse con voce strascicata Lucius. “Non ho ucciso Antonin a causa della ragazza.”

 

Quello catturò la sua attenzione. Era ovvio che l’aveva ucciso per lei. Lui stesso glielo aveva detto. Nessuno toccava i suoi averi senza il suo permesso.

 

“Io e Antonin non andavamo d’accordo da molto tempo.” Spiegò, non mostrando paura o incertezza nella voce. “Aveva messo in dubbio la mia autorità e toccato una mia proprietà. Lo considero come un’offesa diretta e un attacco nei miei confronti. Non tollero quel tipo di comportamento, Mio Signore.”

Hermione doveva confessare che era convincente. La sua voce era così forte e il modo in cui lo affrontava dimostrava che non aveva paura. O forse era semplicemente un bravo attore.

 

Voldemort rimase in silenzio per molto tempo. Non era certa di quanti minuti fossero passati quando parlò di nuovo.

 

“Lucius, capisco e rispetto te e le ragioni che ti hanno spinto a fare ciò che hai fatto.”

 

Quasi sorrise per il sollievo che la riempì nel sentire quelle parole.

 

Ma.” Poi si fermò e di nuovo la speranza scomparve tanto velocemente quanto si era formata. “Non posso ignorare il fatto che la Sangueporco sta complicando le cose più di quanto dovrebbe.”

 

Hermione non riusciva a respirare. Qualcosa di terribile stava per accadere… Poteva sentirlo.

 

“Ho deciso che la miglior cosa è quella di uccidere la ragazza e prevenire eventuali problemi futuri di cui sarebbe la causa.” Disse freddamente, guardando Lucius.

 

Gli altri Mangiamorte iniziarono a sussurrare e parlare a bassa voce.

 

All’improvviso Hermione si sentì fredda. Molto fredda. E terrorizzata. Non riusciva a formulare un pensiero coerente. Tutto quello su cui era capace di concentrarsi erano quelle ultime parole e la sua voce fredda.

 

Non aveva mai immaginato che sarebbe morta in quel modo. Non era previsto che fosse Voldemort colui che l’avrebbe uccisa. Non ne aveva il diritto. Non era niente per lei.

 

Era sempre stato lui. Lucius. Era lui quello ad avere il diritto di porre fine alla sua vita. Era questo che aveva continuato a dirle fin da quando l’aveva catturata. Si accorse con orrore che gli aveva creduto.

 

Oh Dio.

 

La colpì il fatto che stava per morire. Stranamente non riusciva a piangere. C’era semplicemente il nulla. Nessuna tristezza. Solo shock. Puro shock.

 

“La Sanguesporco morirà questa notte, a meno che ovviamente, tu non sia d’accordo, Lucius.” Chiese Voldemort, alzando un sopracciglio e sfidandolo a dire qualcosa. “Hai qualcosa da ridire forse?”

 

Gli occhi di Hermione incontrarono quelli di Lucius. Aveva bisogno che la salvasse di nuovo. Lo implorò con lo sguardo. Oh Dio, non era pronta. Non era ancora pronta a morire.

 

Panico. C’era il panico nei suoi occhi.

 

O forse se lo stava solo immaginando. Forse aveva solo bisogno di credere che lei significava qualcosa per lui. Che la sua morte lo avrebbe colpito almeno un po’. Aveva vissuto con lei per mesi, la conosceva meglio di chiunque altro, tanto da averle portato via tutto. Doveva provare qualcosa, giusto?

 

E poi lui ruppe la connessione e guardò di nuovo il suo Maestro.

 

Hermione si sentì come se qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto mentre ascoltava la sua voce priva di emozioni.

 

“No, Mio Signore, non ho nulla da dire.”

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