Amore in Codice 4 (REVISIONED!) - Un Sogno di eroica salvezza dopo l'Incubo

di JackPortiero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** EROE E SALVEZZA ***
Capitolo 2: *** PACE E SIGILLI (i nomi dei due figli di Rikudou svelati!!) ***
Capitolo 3: *** REMAKE (...this is...) ***
Capitolo 4: *** UNA SCONFITTA SEGNATA ***
Capitolo 5: *** SULL'ORLO DEL BARATRO... (part - 1) ***
Capitolo 6: *** ...IL TUO SORRISO MI HA SALVATO! (part - 2) ***



Capitolo 1
*** EROE E SALVEZZA ***


AVVISO AI LETTORI: ai fini di una completa e maggiore comprensione delle vicende narrate in "Amore in codice 4", è consigliabile aver letto le saghe precedenti.

I fatti iniziano a svolgersi poco dopo che Kurama e la piccola Hinata han stretto amicizia. (ma la bambina è di nuovo sola, il Bijuu non vuole essere più disturbato)
La Hyuga ha ormai 9 anni e mezzo abbondanti, e va per i 10. Per lei e Naruto mancano solo un paio di settimane all'inizio del primo anno di Accademia!

 
 
TRE PASSAGGI che comunque è bene ricordare, ed ALCUNE CONSIDERAZIONI (...ma se avete tutto chiaro o non avete voglia, passate pure al capitolo...)

- La piccola Hinata sognava come Naruto di diventare Hokage, ma verge questo Sogno a confermarsi come la degna erede del suo Clan.
Il padre infatti le spiegò la sua enorme fortuna, viste le catene della casata cadetta. Il suo ruolo privilegiato è quanto di più nobile e simile al titolo di Hokage, che è una posizione di potere alla quale gli Hyuga non aspirano mai per rassicurare la popolazione, in quanto già portatori di potenti abilità innate che sono sinonimo di guerra.

Naruto è il Jinchuuriki dello Yang di Kyuubi. Mentre Hinata è il Jinchuuriki segreto dello Yin.
Nel caso di Hinata, è un segreto davvero ben taciuto dagli abitanti del Villaggio, che si guardano bene dall'offendere l'onorevole clan Hyuga. Infatti... non lo sappiamo nemmeno noi lettori! XD


- Il futuro di Hinata, è quello di un MATRIMONIO COMBINATO con il futuro Hokage.
- Non avendo la casata principale eredi maschi, allo scopo di preservare l'innata del più nobile clan della Foglia, la regola prevedchla primogenita, in età da marito, sposi nientemeno che l'Hokage. Ed in caso questi fosse già sposato, lascerebbe il titolo a uno nuovo, scelto all'occorrenza anche qualora non si trattasse del ninja più forte del Villaggio. Si tratterebbe, così, di una sorta di "governo tecnico".

Un simile scenario comporta delle evidenti conseguenze. Non solo Naruto e Hinata vengono visti di cattivo occhio in quanto Jinchuuriki... Ma non verrebbe mai neanche lontanamente accettato che le due metà della Volpe possano interagire o intrattenere un legame confidenziale. Figuriamoci sposarsi, cosa che per il superstizioso popolo significherebbe riunire a far rinascere il mostruoso Kyuubi, e per il clan Hyuga buttare al mare secoli di sacrifici.
E' sempre bene ricordare la mentalità ancora medievale che (a mio avviso) pervade il manga. La folla sarebbe in grado di prendere i forconi in mano fino ad uccidere, di fronte all'eventualità di un ritorno del Kyuubi o a strane prese di posizione da parte degli Hyuga. Al primo posto tranquillità e tradizione innanzitutto! Quello di Naruto è un mondo instabile e dalla pace precaria, dove si genera preventivamente conflitto per paura del conflitto.

Tutto questo lo sto dicendo per arrivare a ricordarvi l'episodio al momento cardine di tutta la FF.
Quello in cui la piccola Hinata, temendo per la vita di Naruto, grida disperata davanti a tutti che l'Uzumaki sarebbe diventato Hokage, proprio nel momento in cui tutti si aspettavano che il bambino fosse punito dal Sandaime.

Lì, succede il putiferio! La bambina-volpe, la quale dovrà sposare il futuro Hokage, urla che l'Hokage sarà nientemeno che l'altra metà di Kyuubi, Naruto, il quale poco prima aveva minacciato che tutti si sarebbero pentiti per come veniva trattato...
Ma questo è chiaramente il Novecode che muove guerra! La folla impazzisce, e carica... Non vede più due bambini che cercano uno straccio di Legame, ma il mostro della volpe che ha ucciso i loro cari che vuole rinascere, e tornare a devastarli.
E Naruto, vedendo attaccata l'amica che l'ha difeso e che gli ha appena dato in prestito il suo Sogno, a momenti scatena la Volpe. Solo l'intervento di Hiashi Hyuga e il provvidenziale sangue freddo del Terzo Hiruzen, sbrogliano la situazione.

- In tutto questo, per concludere... è bene ricordare che Danzo è sempre dietro le quinte che aspetta il pretesto giusto per un colpo di stato. E per mettere le mani sul Kyuubi e sul Byakugan.
- E che la casata cadetta fa enormi pressioni affinché la piccola Hinata venga diseredata per aver mostrato la sua inadeguatezza. Sebbene in realtà sia mossa solo dall'Odio nei confronti della principale.

E' tutto... Buona lettura. Dopo tutta questa pappardella, il primo capitolo cerca di essere breve e gradevole, di transizione e di riaggancio. Il bello verrà dal secondo!











EROE E SALVEZZA
 


In cerca di una Salvezza di nome Hinata...



*****




Il piccolo Naruto Uzumaki aveva stabilito di fare sul serio. Dopo la figuraccia rimediata un paio di giorni prima di fronte a lei, non poteva più starsene con le mani in mano.(1)
E poi
, ormai mancava talmente poco, all'inizio delle lezioni in Accademia. E non intendeva proprio entrarvi a forza, come una feccia buona a nulla.

Inoltre, sebbene il suo volersi diplomare ninja fosse proponimento recente, d'altro canto si sarebbe confrontato con matricole da sempre ben indirizzate nella via dello shinobi, per via del clan d'appartenenza, o dai genitori.
(( 
e quanto era normale che lui, orfano senza nome, da lì a poco si sarebbe trovato anni luce indietro rispetto a chiunque altro!? ))

Doveva, dunque, imparare alla perfezione almeno una tecnica, e mostrare fin da subito il proprio talento, poiché comprendeva già bene come fosse fondamentale la prima impressione.

Ma a chi poteva supplicare, di insegnargli qualcosa? A nessuno, ovviamente. Dato che non vi era alcuno che intendesse stargli dietro (e Naruto non voleva certo disturbare il Vecchio per i suoi problemi...).

Per cui... non gli restava altra scelta che comportarsi da vero ninja! Indagare, reperire informazioni e scoprirle da solo, le tecniche! E le regole, e quant'altro...
E fu galvanizzato nel comprendere con immediatezza il funzionamento dei sigilli da un punto di vista prettamente teorico, osservando qualche suo coetaneo.
In pratica, bisognava imporre le mani in gesti preordinati e memorizzati, nella maniera più veloce possibile, sfruttando bene le proprie energie.
Gli pareva semplice, una questione di puro allenamento ed esperienza. Chissà se c'era veramente bisogno di un'Accademia, per imparare a essere uno shinobi!

E fece sua subito una tecnica, il Bunshin no Jutsu. E puntò tutto su perfezionare quella. Perché anche se come inizio gli riusciva male, ormai l'aveva appresa e l'avrebbe sicuramente padroneggiata.

Tuttavia... si scontrò presto con una dura e incomprensibile realtà: che per quanto si esercitasse nell'eseguirla, il risultato era sempre lo stesso. Pessimo, per via del conflitto di chakra con il Kyuubi dentro di sé, che Naruto ignorava. Passarono vanamente due settimane. Il biondino non si dava pace, ma iniziò a mettere seriamente in discussione le sue attuali capacità. Senza però disperare su quelle future.


(.....)



"Non hai toccato ancora nulla. Cosa c'è che non va stasera, ragazzo?" - domandò in uno di quei giorni Teuchi, del chiosco Ramen Ichiraku.
L'Uzumaki, dopo un po' prese serioso la parola per porre una questione: "Posso farle una domanda, signore?"
Il ristoratore ovviamente rispose che poteva benissimo.

"Come mai... siete così gentile con me, anche se non posso mai pagarla?"
"Non ci pensare..." - s'affrettò l'uomo, e pensando di rendere allegro il bambino, aggiunse - "...mi restituirai i soldi quando sarai Hokage!"

"Ma lei... davvero crede che potrò mai diventare Hokage!?" - s'informò vagamente, ma un po' speranzoso l'Uzumaki.


Teuchi non rispose nulla.


(.....)



Anche il Sandaime, che periodicamente gli faceva visita, non lasciò intendere nulla di buono a quella esplicita domanda. Nessuno, quindi, se la sentiva di scommettere sulla sua Salvezza.
Nemmeno le due/tre persone che lo trattavano con un minimo di riguardo. Nessuno, a parte forse la bella bambina che gli aveva suggerito questo Sogno.(2)

Non poteva sapere, però, se la coetanea che lo chiamava per nome avesse ancora vivo il suo ricordo. Né se questi fosse un buon ricordo, dato che dal suo punto di vista temeva di averla sempre terrotizzata o esserle parso un debole. Ma, d'altra parte, anche la piccola Hinata aveva simili perplessità, e si chiedeva se non gli fosse sembrata un'altezzosa, una ragazza strana e un po' cattiva.(3)

Fu un duro colpo per entrambi, quando si incrociarono a brevissima distanza senza nemmeno potersi salutar
e.
Accadde così... che in una via abbastanza stretta e affollata, sbucato da un angolo il piccolo Naruto, Ko reputò cosa poco onorevole e troppo plateale che si dovesse cambiare all'improvviso percorso, solo e unicamente per la presenza del ragazzino. E preferì quindi passargli ad un metro di distanza, mentre teneva ben stretta per mano la piccola Hinata.

Entrambi i bambini, poveretti, avevano avuto dei precisi ordini: stare alla larga l'uno dall'altro. E ovviamente non potevano immaginare che ad entrambi fosse stato impartito questo stesso divieto.
E così, presi alla sprovvista, si guardarono per un attimo solo, distogliendo velocemente gli occhi. Non capendoci nulla. Non potendo che riformulare negativamente, l'accaduto, tra mille accentuati dubbi.

Forse... sarebbe stato davvero meglio stare alla larga, che passarsi così anonimamente di fianco, senza riuscire a scambiarsi il minimo cenno di un sorriso.


(.....)



Hinata pianse a dirotto quella sera. Si sentiva una buona a nulla.

Arrivava sempre stanca e abbattuta, a fine giornata. Non aveva più alcun modo di volare con la fantasia.
Il Clan la disprezzava, e voleva sbarazzarsi di lei. Il padre pareva guardarla sempre con disappunto.
La madre era morta, non c'era più. La sorellina, che aveva tradito e con la quale di recente era costretta ad allenarsi e scontrarsi, la guardava con odio crescente.(4)

Con Kurama e Naruto, Hinata non poteva confidarsi, non poteva cercarli e la colpa era la sua. Probabilmente li aveva abbandonati a loro stessi.
Che cosa le restava? Tranne la Commiserazione e il senso di colpa?

Stava per disperare. Avrebbe potuto prendere facilmente la strada sbagliata. Le serviva al più presto un miracolo... un Eroe che la salvasse.




 
*****




...in cerca di un Eroe di nome Naruto.









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(1) - E' la "figuraccia" del cap. 9 della saga precedente ("Che cos'è un Kyuubi?"), nonché un riferimento all'opera originale. Naruto venne spintonato a terra da un adulto in mezzo alla folla, dopo esser stato chiamato "dannato Kyuubi".

(2) - Si tratta anche in questo caso di un episodio cardine della Saga, quello in cui Hinata grida a tutti che Naruto sarebbe diventato Hokage. Il biondino ci crede sul serio!

(3) - E' un fatto che nella FF, ogni volta che Naruto e Hinata hanno a che fare, passano dei brutti quarti d'ora e hanno di che soffrire. Il loro timore, ormai, è quello di essere la causa dei problemi dell'altro, un pericolo. E di essere mal visti persino da chi poteva essere un pericolo il proprio unico amico. E' da ricordare che sono stati due adulti, il Terzo e Hiashi, con i loro discorsi, a portare i due bambini a certe conclusioni.

(4) - E' il silenzioso percorso d'odio di Hanabi, da quando Hiashi costrinse Hinata a dirle che non doveva mai più cercarla, perché da quel momento sarebbero state nemiche per essere la preferita di papà.

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Capitolo 2
*** PACE E SIGILLI (i nomi dei due figli di Rikudou svelati!!) ***


PACE E SIGILLI - (i nomi dei due figli di Rikudou svelati!!)



"I veri Sigilli sono quelli dell'Anima."



*****



In quella notte, in una fra le tante, Hiashi Hyuga andò a sincerarsi delle condizioni del sigillo della figlia. Quello con il quale in teoria il demone Novecode era tenuto a bada.
Entrò nella camera di Hinata, e si accostò piano alla piccola, che dormiva. La fioca luce di un lume notturno era acceso.
Le pose dunque su di una guancia, il palmo della propria mano; il viso di Hinata, come anche il cuscino, erano ancora umidi. Si rese conto che la figlia doveva aver pianto molto.
 
"Dannazione... Accadrà spesso?" - non poté fare a meno di pensare il padre, che poi le scostò delicatamente la vestaglia all'altezza dell'addome. Per constatare che... il sigillo non c'era più!!
 
COME era stato possibile!? Hinata aveva liberato la Volpe!? Quando era successo???
Doveva affrettarsi a ripristinare tutto il prima possibile. Non poteva lasciare la figlia in balia del Kyuubi, né poteva rischiare che si scoprisse il fatto.
Ma mentre stava per praticare uno dei sigilli degli Uzumaki (che evidentemente in qualche modo aveva imparato)... mentre stava per farlo, sentì la bambina parlare debolmente nel sonno:
"P-padre... p-perché... non credete in me?"

Lo Hyuga si arrestò, seriamente provato dalla onirica richiesta. Era davvero il caso!? Forse la figlia stava ormai da tempo tenendo a bada quel potere. Probabilmente ne era in grado.
In fondo... era il Secondo Rikudou! E stava perciò per ricredersi, si sarebbe confrontato con la figlia l'indomani mattina. Con cautela, le avrebbe iniziato a spiegare cosa c'era dentro di lei.
 
Tuttavia, mentre era in procinto di uscire dalla stanza, l'uomo si sentì richiamare da una fredda e roca voce, che suonava come maschile:

"Sciocco umano, stai sbagliando tutto. Non è andata affatto così la volta scorsa!..."

Hiashi si voltò subito di colpo, turbato. Uno spirito truculento parlava per mezzo del corpo della figlia! Si avvicinò un paio di metri in direzione di lei.

"Keheheh, non ci stai capendo più nulla!... Ora che sai chi è, vuoi cambiare e fare il padre affettuoso?" - ironizzò Kyuubi tramite le labbra della corvina. E rincarò la dose, sarcastico:"Vuoi forse farla impazzire, tradendola? E vuoi davvero lasciarmi a piede libero, e spiegare così presto a una bambina che c'è un mostro dentro di lei?"

Il capoclan degli Hyuga, dopo qualche secondo, rispose deciso con ritrovata ma forzata calma:
"Il tuo ruolo in tutto questo, Volpe!?... Che ne sapresti, di come sono andate realmente le cose la volta scorsa? Che hai da spartire, con mia figlia?"

"Tutto, ho da spartire!" - esordì netto il Bijuu - "Il corpo, i sentimenti, gli obiettivi. Io sono la chiave di tutto..."

Hiashi rimase in silenzio ad ascoltare, dato che era ovvio che lo Spirito intendeva proseguire con le spiegazioni:

"Noi Bestie Codate non siamo stupide repliche, in questa illusione. Noi condividiamo con la memoria, lo spirito, e l'intelletto... entrambe le realtà. Le viviamo entrambe. Noi siamo."

Il capoclan degli Hyuga, che la sapeva lunga in quanto discendente del primo Rikudou, o meglio di suo fratello Hamura, spiegò nervosamente:
"Anche se non so tutto, e i dettagli si trovano solo nella stele degli Uchiha... So bene che questa realtà è illusione, che ci troviamo in Izanagi e che il chakra dei cercoteri è la chiave di questa realtà, il mezzo del Jutsu divino. Noi della casata principale aspettavamo il Rinnegan e l'avvento del secondo Rikudou. Dovevamo preservare l'abilità innata a ogni costo. E' il segreto che neanche la casata cadetta e il clan Uchiha conoscono, il motivo per cui i portatori di abilità oculari hanno dovuto tanto patire..."

Hiashi sembrò penare nel discorso. Il Bijuu restò in attesa... Lo Hyuga, alzò a un certo punto la voce con profonda irritazione:
"E TU vuoi farmi credere che voi demoni ne eravate ben consapevoli, e che anzi stavate collaborando per portare a compimento la Profezia!!??"

Kurama rispose cinicamente: "Ebbene sì!... E' stato sparso stupido sangue umano per nulla. Quando bastava chiedere fin dall'inizio il nostro aiuto, l'aiuto dei Bijuu, anziché schiavizzarci."

L'altro, l'umano, strinse dolorosi i pugni, concludendo poco convinto: "Mostro ma CHI... chi credi di prendere in giro!? Quali sono i tuoi veri scopi!?"
Lo Spirito rispose: "Fare la volontà del Padre mio, il primo Rikudou. E quella dei due Figli gemelli di Spirito. Uno dei quali, Kaguya, è qui in in carne davanti ai tuoi occhi..."

"KAGUYA, figlia del Primo Rikudou!?... Ma non era sua madre, una Ootsutsuki, contro la quale ha combattuto?" - interrogò confuso Hiashi, dubitando seriamente del racconto.

"Kaguya. Così è come papà Rikudou ha chiamato la sua pura e innocente Figlia. Come la terribile madre che sigillò." - precisò Kurama, che Hagoromo assegnò a sua figlia, lo stesso nome della madre.

Il capo-clan degli Hyuga, tirò interiormente come un sospiro di sollievo. Per un attimo temette di sentirsi dire che Hinata era la reincarnazione di Kaguya Ootsutsuki!


Dopo un po', scombussolato, Hiashi farfugliò: "La leggenda dei due Figli di Spirito morti tragicamente... era vera!? Dunque Hinata non sarebbe propriamente Rikudou, ma la reincarnazione di uno dei due gemelli..."

Kyuubi ribadì il concetto, rivelando che oltre ad avere avuto come figli Ashura e Indra, nati da una relazione carnale, Hagoromo ebbe altri due figli, spirituali, nati non da donna, ma dalla pura immaginazione di Rikudou, resa concreta dal potente chakra Yang del Juubi, il demone Decacoda. Un chakra quasi onnipotente, in grado di rendere l'immaginazione realtà. Due gemelli, Menma e Kaguya, nati di un Izanagi Perfetto, nello stesso identico istante.

La Volpe, cambiò qui leggermente voce, quasi inspiegabilmente più umana ed empatica: "Mentre Ashura e Indra competevano acerbamente tra loro, e papà Rikudou era sotto pressione per decidere tra loro due il suo successore, Menma e Kaguya morirono in un terribile ed evitabile incidente... Una tragedia talmente grande, che persino la loro memoria, fu totalmente dimenticata." - spiegò amaramente il Bijuu.

A questo punto, Kurama sganciò la BOMBA... quel Menma, il fratello gemello di Kaguya, altri non era, 1000 anni dopo, ad oggi, nientemeno che Naruto Uzumaki! Naruto e Hinata, quindi, una volta furono due perfettissime anime pure, complementari, i due preziosissimi Figli di Spirito del Primo Rikudou!!


"Uchiha... e Senju. La storia degli uomini, dalla morte dei due gemelli di Spirito ha conosciuto solo la guerra dei successori di Indra e Ashura. Non più il Ninshu, ma i NINJUTSU. Un'infinita Spirale d'Odio e di Morte. Se solo papà Hagoromo avesse insegnato il Ninshu e affidato tutto a Kaguya e Menma..." - raccontò con gran sofferenza Kurama, l'oblio di due giovani esistenze, e le sue conseguenze.

Il capoclan degli Hyuga, stette per un po' a riflettere. Hagoromo, ebbe anche altri figli. Persino le 9 Bestie Codate, i Bijuu, lo erano!... Ma a un certo punto, l'uomo alzò inaspettatamente, leggermente la voce - "NO! tutto questo è assurdo!... non posso fidarmi di te! D-dammi... una prova di tutto questo." - pregò infine, con leggera umiltà.

Kurama rispose veloce: "Non ho segni da offrirti gratuitamente. Ma guardala... tua figlia è così sola e disperata che se solo avessi voluto, se non fossi anch'io figlio di Rikudou, ci avrei messo un attimo a mangiarla in un sol boccone, ad annientarla e prender possesso di lei."

"E... non lo stai facendo, in questo momento!?" - formulò triste e retorico il padre di Hinata, guardando con ansia il volto candido della figlia, che si abbinava in maniera assai inquietante alla tetra voce di Kyuubi.
Il Bijuu però lo riprese: "Se questo non ti basta, allora perché non mi sigilli come avevi fatto subito l'altra volta? Lo sai che sono sempre più lei, e che in realtà sigillando me, avevi sigillato il suo inconscio e la sua psiche, rendendole tutto ancora più difficile!?... Avanti allora! Così non modifichiamo gli eventi e risolviamo tutto, e la finiamo con gli inutili discorsi e questa patetica messinscena di amore paterno, che non è mai esistita! Paparino!"

Il capoclan degli Hyuga, ci rimase. Il Novecode accennava al fatto di essere Hinata, ma al contempo opzionava di essere ri-sigillato e ri-schiavizzato, per non alterare la sequenza degli eventi, perché fu così, che era andata la volta scorsa. Che ulteriore prova oltre a questa, l'austero ma fragile uomo andava cercando?

Kurama osservò con il miglior tono di voce di cui era in grado: "E' solo... una bambina. Non sbagliasti, nella precedente realtà. Feci bene a sigillarmi. Hinata non era ancora pronta ad accettarmi, ad accettare se stessa come la Volpe. C'era il rischio di perderla. C'era il rischio che usasse a sproposito il mio chakra. Nonché poteva sorgere di certo uno scandalo, se si fosse scoperto che il clan Hyuga teneva libera la Volpe senza sigilli, per sfruttarne eventualmente i poteri."

Quest'ultimo, era un buon motivo. Hiashi continuava a mirare i preziosi lineamenti della figlia. Si sentì dire ancora:
"Non puoi proprio fare il padre amorevole. Un giorno, dovrai spiegarle che razza di sigilli ha. Che è il contenitore di un mostro, e un'incubatrice per figli. La futura sposa dell'Hokage, strumento privato di qualsiasi Sogno e Amore per una pace non sua. Dunque... continua pure a fingerti un padre cattivo. E' meglio per lei saperti buono alla fine, che pensarti buono e scoprirti bugiardo e traditore."

L'uomo strinse forte gli occhi, consapevole. Il Bijuu concluse"Questo... è il suo mondo. Starà a lei decidere se salvarci o distruggerci. Possiamo solo stare a guardare."

"Ma per ora... proseguiamo nella nostra recita e non azzardiamoci più a modificare gli eventi. Lei mi ha cambiato. Anche io ero diverso. Odiavo gli umani, avevo dimenticato la mia missione, e in questo preciso momento non mi sentivo ancora del tutto lei. Non mi fidavo ancora... di lei. Non capii chi era, e se non presi il suo corpo subito, fu solo per curiosità e capriccio. Ma ero intenzionato a farla mia al primo affronto. Tu evitasti del tutto questa possibilità, mentre mi dibattevo feroce dentro di lei riempiendoti di insulti. Mi esorcizzasti. Fu una scena terribile che non merita ulteriori dettagli. Sono diventato lei più avanti, quando lei lo ho deciso. Per cui a tuo modo non sbagliasti, poiché hai agito non per un tuo tornaconto, ma per come ritenevi giusto. E anch'io merito questo trapasso..."



Il capoclan degli Hyuga, si decise. Risigillò Kyuubi, del quale comunque non si fidava completamente. Ma al solo scopo di non alterare gli eventi, stavolta.
Stette ancora una ventina di minuti a riflettere e ad osservare il difficile sonno della figlia, cercando di comprendere anche solo un po', quanto stesse soffrendo.

Infine tornò nelle sue stanze, sofferente.



*****





"E la vera Pace... è anch'essa quella dell'Anima."

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Capitolo 3
*** REMAKE (...this is...) ***


REMAKE (...this is...)



"Da grande... voglio diventare un ninja eccezionale, forte come mio padre e gentile come mia madre!"

"Come mia madre..."


"...madre..."



*****



Credendosi in qualche modo responsabile della sua morte, Hinata non riusciva più a parlare al padre come una volta. Era sempre peggio. Si limitava per lo più a mostrarsi attenta all'ascolto, e a seguire diligentemente i suoi ordini, esprimendosi a monosillabi. Tuttavia stavolta, in mattinata, prima di iniziare il solito estenuante allenamento, fu costretta a spendere due parole in più con il suo "superiore".

Si preparò, e si recò da lui. Si trovava in giardino, che attendeva serio. Provò quindi a farsi forza avvicinandosi alla sua figura, impostando lei per prima il discorso, senza troppe incertezze.

"Mi avete fatto chiamare, padre?" - colloquiò con gentile formalità la piccola, alla quale perlomeno non era impedito di riferirsi al lui come genitore al di fuori degli allenamenti.

La bambina lasciava comunque trasparire una leggera agitazione, Hiashi cercò di tranquillizzarla: "Non c'è niente che non vada, Hinata... ho bisogno di sapere una cosa da te, e informarti di un'altra che non c'entra."
Ma la corvina non era, tanto convinta, il padre per tutto il tempo, girato di spalle, non si era voluto voltare. Che succedeva!?... Presagendo qualcosa di grave, e tenendo una mano dentro l'altra a mo' di preghiera, Hinata riuscì a dire pacatamente: "Vi ascolto, padre; sono attenta."

Hiashi, attivando il Byakugan all'insaputa della figlia, la interrogò:
"Da molto tempo ormai... ti sento parlare da sola nel sonno. E fai fatica a dormire, come se parlassi con qualcuno che ti arreca molto fastidio. Volevo appunto sapere se la cosa ti faceva soffrire. Non è certo una cosa da dirsi in giro, questa, ma neanche un'evidenza che devi nascondermi. Se ti fa soffrire e vuoi essere liberata da questa strana voce, posso farlo. So come fare a farla tacere per sempre."

La piccola, era in preda al panico. Essere liberata... da Kurama!? NO no!! Non doveva permetterlo a qualunque costo! Fece dunque un incredibile sforzo su se stessa, e mise in campo una recita:

"Perdonatemi, padre... ma e-ecco, credo... vi stiate sbagliando. N-non ricordo, di aver parlato con qualcuno nel sonno. Dormo bene, vi assicuro..."

Il padre la scrutò in profondità con l'innata. Il chakra della figlia, era leggermente disturbato. Era l'adrenalina, lo sforzo di combattere contro l'ansietà, e di mantenere il controllo. Sapeva bene... che Hinata stava mentendo volontariamente.

"Dunque con il Novecode ci parli e lo proteggi anche? Se si venisse a sapere una cosa del genere..." - ragionò cupo.

"Ascoltami attentamente Hinata, e memorizza bene..." - prese a dire Hiashi alterando il tono di voce in maniera autoritaria, ma proseguendo poi affabilmente:
"E' tutto a posto. Ma non fare mai parola con nessuno di questi strane voci. Con nessuno, intesi? Verresti giudicata in maniera strana senza che ci sia nulla di strano. Capito?"

La piccola era davvero contenta, della strana preoccupazione del genitore, però insistette tranquilla e gentile, e mentì serena: "Ma papà... Come faccio... a parlarne? Davvero non capisco a cosa vi riferiate."
Il chakra della giovane Hyuga, non era più turbato. Come poteva essere!? Se voleva sapeva mentire fino a questo punto ingannando gli occhi bianchi della verità?

No. Non ancora. La realtà è che la bimba fu colma di felicità per un attimo, ma il padre non lo capì e terminò: "Bene. Non parliamone più allora. C'è un'altra cosa molto più importante che devi sapere."

La corvina domandò cos'era, e si vide cadere addosso un macigno:
"Per la prima volta a partire da settimana prossima, due volte al mese ti batterai con tua sorella. In un vero scontro." - si sentì dire.

La piccola, spalancò gli occhi. Il padre, ora voltatosi verso di lei, la avvertì severamente, con quel tono di voce che non ammetteva repliche, e che tanto la faceva soffrire:
"Come già sai, Ko è il neutrale tramite tra le casate. E anche se forse ti ha preso in simpatia, sarà presente ogni volta in qualità di portavoce della casata cadetta, per riferire e confermare la serietà del vostro confronto. Tutti loro a parte lui, si aspettano il mio disonore e il tuo fallimento. NON accetterò nella maniera più assoluta una farsa, o la vergogna che sia tu a perdere. CHIARO?"

La primogenita della casata principale, dopo un po', fece un cenno d'intesa col capo. Altro che le oscure notti con Kurama! In vero incubo era qui. Alla luce del giorno.


(.....)



Tre dì in avanti, la piccola Hinata sembrò più provata del solito dal duro allenamento mattutino. E mentre ancora ansimava, il padre cessò la guardia e uscì lentamente dal dojo, senza degnarla di una parola.
Ma forse, era meglio così... Aprendo bocca in qualità di duro istruttore cosa avrebbe potuto mai dirle, tranne ricordarle che tra due giorni avrebbe dovuto assolutamente sconfiggere la sorella?

Dopo aver aspettato un po', l'esile e nobile fanciulla uscì dalle mura della palestra, doveva andare a prepararsi per la sua passeggiata, della quale però non aveva alcuna voglia. E, non avendone alcuna voglia, si mise a sedere triste e pensierosa nei pressi dell'uscio rialzato, con le gambe, piene di acido lattico, a penzoloni. Alla fine giunse Ko, che la trovò lì così, senza che al suo arrivo la bambina cercasse di mascherare il proprio stato d'animo abbattuto, come sarebbe stato lecito aspettarsi da un'aspirante kunoichi.

Il ragazzo, si avvicinò alla piccola. Voleva far qualcosa per una creaturina troppo giovane su cui ricadeva ogni genere di pressione, una vera spada di Damocle, e per la quale provava solo che tenerezza.

"Che succede, Hinata-sama? Io lo so... che non è da voi arrendersi..." - esordì Ko, inginocchiandosi su di una gamba sola per non sovrastarla in altezza, e instaurare maggiore confidenza.
Ma la ragazzina teneva il capo chino seduta a un paio di metri da lui. Passò qualche secondo.
Lo Hyuga della secondaria, provò quindi a conquistarsi un po' di fiducia abbattendo certe barriere, e spiegandole: "Anche se faccio parte della casata cadetta, io sono dalla vostra parte. Potete fidarvi di me."
La piccola Hinata, continuava a restare con la testa bassa. Non era questo il punto. Il ragazzo alla fine comprese cosa la bambina avesse bisogno di sentirsi dire.

"Non dovete essere triste..." - affermò lui, con tono fiducioso - "...sono sicuro che Hiashi-sama è così severo perché si aspetta grandi cose da voi."
La graziosa corvina mugugnò qualcosa accennando lentamente di sì con il capo, lasciando intendere che sperava tanto... fosse così.

Successivamente Ko le chiese se volesse fare la sua passeggiata, oppure no. Hinata rispose di sì e andò a prepararsi.


(.....)


La futura aspirante ninja passò insieme al suo tutore nei pressi dell'Accademia, e sostarono per un po' entrambi a mirarne l'entrata principale.
Ko osservò con fare ottimista: "Presto anche voi studierete in questa scuola, Hinata-sama."
"Chissà... se ce la farò..." - si domandò però quasi subito e con leggera preoccupazione la fanciulletta.
Lo Hyuga le rispose subito, convinto e sincero: "Sono certo che ce la farete. Fate del vostro meglio."


Dopo essersi sentita dire così, la piccola Hinata si voltò nel sentire un rumore. E si trattava sempre di quello... dell'altalena in disuso a una decina di metri da loro.
Vi era seduto proprio lui... Naruto, che ciondolava mestamente in maniera tristissima, e del quale la sensitiva bimba, in verità, si era accorta da un pezzo.
Ma non poteva farci nulla. Proprio nulla. E forse, intuì empaticamente qualcosa. Comprese tutta la sofferenza del biondino, e come la possibilità che anche lui...
Possibile, che essendoci solo loro in piazza, Naruto non l'avesse vista e riconosciuta!? Possibile che si fosse dimenticato del tutto di lei!?


La corvina lo guarda malinconica, con occhi indecifrabili.

"Sei così solo, Naruto. Sarà vero che anche tu vuoi parlarmi?" (1) - rifletté Hinata in una frazione di secondo. Poi provò a dire timidamente a Ko: "Quel bambino è un mio..."

Ma lo Hyuga la interruppe subito, ordinandole gentile ma con decisione: "Hinata-sama, non cercate di fare amicizia con lui."
"Ma... perché?" - interrogò sottovoce, comprensibilmente, la bambina.

"E' l'ora del vostro allenamento. Torniamo a casa." - divagò il protettore iniziando ad allontanarsi da Naruto, il Kyuubi. E tenendo per mano l'altra metà della Volpe, Hinata, la costrinse a fare lo stesso.



*****




Hinata, mi hai visto anche tu... perché non vieni più a salutarmi? Io... non posso farlo.

Possibile... che ti sei dimenticata di me? Oppure ora... anche per te... sono solo una sciagura?









-------------------------


(1) - Nell'ultimo capitolo della saga precedente, Kurama disse alla piccola Hinata che anche Naruto voleva parlarle ed essere suo amico. Ma la bambina capì perfettamente che in quel momento Kurama era controllata dalle anime dei suoi precedenti padroni, quindi concluse che probabilmente era solo una loro bugia per indurla a usare Kurama come uno strumento, nel tentativo di prendere così possesso del suo corpo.

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Capitolo 4
*** UNA SCONFITTA SEGNATA ***


UNA SCONFITTA SEGNATA



Una sconfitta a tavolino.
Come la tua, nel giorno del destino.




*****



Svezzandosi un paio di ore al giorno, gli Hyuga venivano indirizzati nella via del ninja fin dai tre anni. Così fu per Hinata.
Come pure per Hanabi, che di anni ne aveva ormai compiuti cinque, età in cui si stabiliva di passare a 4 ore di un allenamento più mirato, e dai ritmi ben più estenuanti.
Ora ovvio quindi, vista la nuova situazione, che non si poteva più pretendere di allenare separatamente le due... contendenti.

Di conseguenza, se il training mattutino per Hinata era rimasto solitario, quello pomeridiano era ormai vissuto in coppia con la sorella minore, anche se ciò non prevedeva generalmente alcuno scontro.
Un allenamento separato, avrebbe in pratica sortito lo stesso effetto. Ma per praticità il padre le allenava assieme, per seguirle meglio entrambe e abituarle quanto prima al loro eterno confronto.

Un'acerrima contrapposizione, per meglio dire, privata preliminarmente di qualsiasi sentimento e alcunchè di familiare, e brutalmente impostata in tal senso dal padre. In definitiva, per entrambe le figlie, una simulazione di totale disinteresse l'una per l'altra, e una lotta psicologica a distanza zero tra due ninja estranei e indipendenti.
Poiché dissimulare i propri progetti e i sentimenti, e sfruttare la psicologia dell'avversario per poterlo anticipare e prevederne le reazioni e gli intenti, sono due vere abilità di ogni ninja che si rispetti.

Una recita totale per entrambe le figlie, quindi, condotta tra l'altro bene da Hinata, ma vissuta come una vera tortura. Poichè, rispettando l'obbligo di non curarsi in alcun modo della sorellina più piccola, dovette assistere al suo radicale cambiamento La metamorfosi di una graziosa bambina in un perfettissimo automa, dal ben chiaro obiettivo e scevro di qualsiasi esitazione in vista del suo compimento.

Sopravvivenza, questione di vita o morte. Questo era. E pur senza comprenderne il motivo, la piccola Hanabi afferrò chiaro e tondo che si trattava di una costante lotta per non svanire, da combattere contro la sorella maggiore, la persona che aveva mentito di volerle bene. Poiché capì che in effetti era vero: era stata abbandonata da lei, "perché erano nemiche e solo una di loro sarebbe potuta essere la preferita di papà".

E, a quanto pare, la preferita per ora era Hinata, visto che il padre si rivolgeva quasi esclusivamente a lei, cercando spesso di correggere gli errori della sorella traditrice, e consigliandola su come fare.
Così, ad ogni volta che il padre si rivolgeva a quella specie di sciacquetta, l'odio della piccola Hanabi cresceva.
Si sentiva totalmente esclusa dal mondo. Ed era sicuramente l'odio a tenerla al passo con la sorella primogenita, non solo il talento.
Perché per quanto la seconda figlia di Hiashi mostrasse più talento di quanto ne avesse la maggiore alla stessa età, non poteva di certo competere con una kunoichi avanti di quasi cinque anni.


Ma da domani, le cose sarebbero cambiate. Domani si sarebbe scontrata con lei e avrebbe vinto, perché Hinata era cattiva. E perché invece lei era forte. Perché la odiava con tutte le sue forze.
Non era... l'istinto di sopravvivenza. Un nitido odio faceva andare avanti Hanabi, e la spingeva a non tentennare mai e rialzarsi sempre, superando i suoi limiti.

Mentre Hinata, la Jinchuuriki segreta del Kyuubi, al contrario, ogniqualvolta cadeva crollava del tutto, sentendosi come se si stesse osservando da sola da fuori. Le pareva di vivere un incubo. Toccava sempre con mano, proprio nel momento in cui si sarebbe dovuta rialzare, il disprezzo del padre, l'odio della sorella e... l'assenza della defunta madre. Si vedeva dunque vivere, ed era un pessimo spettacolo.

Come poteva cambiare determinate situazioni? Certe logiche? Non aveva alcun legame. Né il clan, né una famiglia. Nessuno che credesse in lei e nel suo cuore di vetro andato in frantumi.
E, non confidando nessuno in lei, ed essendo stato già stabilito che non valesse nulla... che senso aveva raccogliere i pezzi dell'anima e lottare unicamente per se stessi? Dove l'avrebbe portata tutto questo?
All'usare Kurama come uno strumento per far innamorare Naruto, e ottenere un legame fasullo e coatto? Oppure... per sparire lontano e sfuggire al disprezzo, la vergogna e il disonore?


Casata principale, casata cadetta, sigillo crociato. La piccola Hinata sapeva bene cosa erano queste tre cose, la sua educazione era comprensiva delle linee generali della storia del suo clan.
Comprendeva perciò bene, cosa c'era in ballo: secoli di sacrifici per una continuità di sangue ufficialmente riposta su di lei; la lenta conquista di un clan nell'essere reputato nobile e pacifico; la possibilità di poter vivere stabilmente al Villaggio di Konoha senza essere temuti o emarginati come gli Uchiha per l'abilità oculare. Tutti equilibri precari, questi, facilmente compromettibili.

Ma per quanto la corvina sapesse, non comprendeva fino in fondo il senso di tutto questo... 
IL MOTIVO vero, per il quale il clan era così convinto che proprio lei avrebbe rovinato tutto. E il perchè, dalla morte della madre, dovesse sentirsi così oppressa da tutto questo, perchè dovesse essere unicamente sulle sue spalle, e il come ogni cosa che avveniva nella sua vita la conducesse al sentirsi così inadeguata. 

Regole, passato, futuro. In tutto questo non c'era un briciolo di vita presente. Qualcosa per se stessa per la quale valesse la pena proseguire. Un motivo per combattere scelto liberamente, un Sogno, un'ancora a cui aggrapparsi. E, alla vigilia del fondamentale scontro con la sorella, per la prima volta nel suo futuro Hinata non vide altro che questa immutabile e tetra continuità. Un'infinita spirale. Come prevedibile e già scritta.
INFATTI... si rese perfettamente conto che l'indomani avrebbe perso irrimediabilmente. Il padre le aveva dato un ultimatum che avrebbe fallito e rifallito ogni due settimane. E avrebbe perso ogni volta perché era uno scontro impari, senza alcuna possibilità di vittoria. Con che coraggio infatti poteva colpire la sorellina più piccola che aveva tradito, e tanto aveva ragione ad odiarla? Con che ardire poteva segnare lentamente la sua condanna?

 
Dopo averla disillusa sul loro legame, tutto il mondo di Hanabi ruotava ora esclusivamente sul dover primeggiare, per poter almeno confermare la sua esistenza senza sparire del tutto.

E mentre Hanabi ancora non sapeva del Sigillo Crociato, Hinata era invece ben consapevole,
che una di loro sarebbe stata MARCHIATA e relegata nella casata cadetta, come un uccello in gabbia tarpato per sempre delle proprie ali.
E la corvina, che già con largo anticipo conosceva bene questo senso di impotenza, non voleva che lo assaporasse anche la sorella.
Questo destino indelebile, ci sarebbe comunque stato. Inevitabilmente. Se era dunque il suo come sembrava, e come loro della cadetta volevano, tanto valeva deciderlo, e farsene carico.

E infatti, aveva stabilito. Aveva stabilito che sarebbe stata lei a perdere.
Non per paura, né per rinuncia, ma per scelta. Quasi lucida. Disperata. Consapevole.

Perché questa maledetta croce in fronte, qualcuno l'avrebbe dovuta pur portare.
E passare questo calice alla sorella più piccola che doveva proteggere, sarebbe voluto dire una sola cosa: tradirla davvero, rinnegando se stessa.




*****






Hai idea della sofferenza che comporta vivere una vita priva di Sogni e di qualcuno che abbia bisogno di te?
Intuire con nitidezza la propria vita come inutile?

A volte, mi sento un'ombra. Eppure... sono un'ombra che adombra e stritola la vita di qualcun altro...
Come può, un'ombra, fare del male ed essere odiata così tanto?

Forse... mi sto sbagliando. Non sono io... il vero fantasma di questo mondo.

Io un traguardo da conseguire, in fondo, ce l'ho... E di me, tutto sommato, si parla.
Domani potrei avvicinarmi al mio Sogno, renderlo un pochino più tangibile.

Ma se lo facessi, tu Hanabi ti accorgeresti come a un tratto di trovarti in un Incubo senza via d'uscita.
E io non voglio, che tu mi consideri il tuo Incubo. 

Perché tu... tu fai parte del mio Sogno. Ne sei la Chiave. L'ultima parte.

Sei il Sogno stesso... lasciato in eredità e che si ripete.

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Capitolo 5
*** SULL'ORLO DEL BARATRO... (part - 1) ***


SULL'ORLO DEL BARATRO... (part - 1)



"Con che occhi di fuoco mi guardi, sorella. Non posso tradirti sul serio... non posso..."




*****



Hinata correva disperatamente. Era finita. La sua vita era finita senza rimedio.
Il padre l'aveva avvertita, che non doveva perdere assolutamente... Invece aveva fallito come immaginava bene sarebbe successo. E come sempre si sarebbe ripetuto.

Recitò bene, la sua parte. Parve quasi un vero scontro. Un'inetta battuta dalla sorella con molto più talento. Ko infatti sembrò cascarci.
Ma il padre, che conosceva il reale potenziale delle figlie, dopo aver scosso la testa uscì lentamente chiudendosi la porta alle spalle. Senza dir nulla nemmeno ad Hanabi, che lo guardò aspettando invano un suo riconoscimento. Ma Hiashi Hyuga non aveva nulla dire, e sembrava parecchio contrariato...

E in effetti lo era, con se stesso... Aveva sbagliato di nuovo, pensando che se avesse messo alle strette la figlia maggiore, per spirito di sopravvivenza ne sarebbe infine uscita fuori.
Doveva, venirne fuori. Assolutamente. Perché tra pochi giorni sarebbe iniziata l'Accademia, dove a fronte dei primi fallimenti e prese in giro sarebbe potuto sopraggiungere per Hinata un blocco psicologico totale. Mentre la sorellina minore, pur perdendo, avrebbe sempre lottato per raggiungerla. Infatti il padre intendeva rincuorarla a fondo per la sconfitta.

Questa era la linea guida di Hiashi. Ma Hinata, no... aveva scombussolato tutto mettendo in primo piano la sopravvivenza della sorella. Ed era stata una farsa, per quanto ben congegnata.
Non era così, che doveva andare! Con una primogenita fallita e una secondogenita già arrivata.
Che risultato aveva ottenuto, da tutto ciò? Nulla. E non prevedendo un risvolto del genere, aveva dunque sbagliato come al solito, non comprendendo fino in fondo la sensibilità e la profondità di Hinata, e avendo dunque spezzato il legame tra le sue figlie senza che nessuna delle due ne ricavasse un reale vantaggio per la crescita.

E ora quelli della casata cadetta avrebbero saputo, e ricominciato con le loro stupide e capricciose pressioni.....


(.....)



Ma dove sto correndo!?

Che male allo stomaco... sorella. Quanto bene sono stata colpita. Ma perchè fa così male?

No... non è il calcio che mi hai dato in volo che fa male.
Non è l'essere stata sbattuta a terra, che fa male.
Non è la spalla... che mi fa male.

Ma le occhiatacce che mi date sempre al volo te e papà... Quelle... fanno male.
E' il sentirmi così a terra, che fa male.
Il non avere una spalla su cui poggiare... che fa così male.

Quanto bene sono colpita allo stomaco. Ma non è dolore, questo... E' vuoto.
Voglio sparire!... è il vuoto che mi ha lasciato la mamma che si allarga e risucchia ogni cosa!
Perché deve essere così chiaro? Perché non posso dimenticare? Perché non posso riempirlo?

Io voglio dimenticare tutto, mamma. Gli sto dando il mio corpo... perché Kurama non mi ascolta e non mi fa sparire!?
Io voglio ritrovarti, voglio ritrovare il tuo sorriso. Voglio trovare una persona che mi sorrida...

Quanto vorrei esistesse una persona in grado di sorridermi come te... Qualcuno in grado di sostituirti.
Quanto vorrei trovare una persona... che mi salvi da tutto sorridendomi.

Ma DOVE sto correndo!? Perché sto andando verso l'Accademia? CHI spero di incontrare?




(.....)


La piccola Hinata, nel correre a più non posso, si scontrò accidentalmente con tre ragazzini poco più grandi di lei.
Stavano facendo merenda, e a causa del violento scontro il gelato di quello fra loro in sovrappeso era volato irrimediabilmente a terra, immangiabile.

La bambina sapeva, che era colpa sua, e li guardava vaga senza sapere che dire; comunque tutto sommato sembrava dispiaciuta, e anche un po' impaurita dalla situazione.
Tuttavia, i tre maschi, dopo un attimo di incertezza sul da farsi, non fecero alcun caso "al dispiaciuta", e vedendola così intimorita se ne approfittarono, non avendo alcuna intenzione di fargliela passare liscia.



(.....)


I tre bulletti la afferrarono e la portarono velocemente in un posto nascosto lì vicino. E anche se si trovavano di fronte all'Accademia, tra tutti quegli alberi non avrebbe visto mai nessuno.
 
Il più magro dei tre, uno sdentato che nonostante la bassa statura si sentiva il capo, iniziò a cantargliele.
"Ehi tu!" - le rimbombò a pochi centimetri dall'orecchio, con fare intimidatorio.

L'introversa corvina cercò di risolvere con pacifismo la situazione, dicendo finalmente qualcosa.
"M-mi... mi dispiace..." - provò a dire sinceramente. Ma a loro non interessava. Il piccolo grande capo osservò con stupore misto a irritazione:
"Ehi, ma è una del clan Hyuga!"
 
Un altro dei tre, quello più alto e dalla faccia da cavallo, confermò: "Sì, guarda gli occhi! Sembra cieca!"
Il terzo, quello in carne che aveva perduto il gelato, concluse: "E' dalla casata principale. Deve essere la cugina di Neji."
Lo sdentato sistemandosi il berrettino riprese la parola, e formulò quindi la sua sentenza: "Non ci guarda nemmeno in faccia. E' senza dubbio presuntuosa come lui."
Allorché quello di prima specificò: "Tsk! Crede di essere migliore di noi per le capacità della sua famiglia!"


La piccola si sentì turbata, non era vero per niente, e provò a sostenere piano e timidamente: "I-io... i-io non sono così..."
Dopodiché cercò di approfittare di un attimo di distrazione per fuggire via, ma il tappetto l'afferrò subito per un braccio e strattonandola la riportò in mezzo al cerchio.
Ed il bullo che era stato danneggiato dalla grave perdita del gelato, la accusò: "Cerchi di scappare senza nemmeno chiederci scusa? Che stupida che sei!"
"Non facciamogliela passare liscia!" - stabilì perciò lo spilungone.

E il boss che poco prima l'aveva tirata in mezzo, le mise bene una mano sopra la nuca, spingendo con forza la testa verso il basso, e costringendo Hinata a inginocchiarsi riducendola infine carponi.
La piccola fu così completamente sottomessa sotto ogni punto di vista, fisico e psicologico, nonostante avrebbe potuto stenderli in breve col Juken, se solo avesse voluto.

I tre ragazzacci le intimarono, uno dopo l'altro:

"Tu, fantasma, chiedici scusa!"
"Chiedici scusa come si deve!"
"Di che ti dispiace! Devi dirlo con più convinzione capito!?"


 
*****




Uno Hyuga deve sempre mostrare con dignità chi è! Uno Hyuga non deve chiedere scusa, se non ne ha motivo.
"Io non devo chiedere perdono nemmeno a mio padre, se non serve."
Così mi ha detto mio padre.(1)

Allora perché lo sto facendo, due, tre, quattro volte? Perché non mi rifiuto? Perché mi sto annientando da sola a questo modo!?
E sto subendo l'umiliazione più grande della mia vita, senza aver fatto nulla?

Perché non mi ribello a tutto questo?... Bastava minacciare che mi sarei messa a urlare. Bastava urlare di piantarla. Probabilmente l'avrebbero fatto.

E io... volevo essere Hokage!? Ma chi volevo prendere in giro!? Se mio padre mi vedesse in questo momento... credo che...
Altro che Hokage! Io... senza dubbio... riceverò il SIGILLO CROCIATO. Sarò... il fallimento del clan Hyuga... lo zimbello del Villaggio.

Mi sono arresa, mamma. Non ho più voce, la mia dignità è finita. Il mio Sogno, è finito. Per me... è finita.
Mi sento morire. Ma io però... io non volevo morire. IO VOLEVO VIVERE!

Non è giusto... non è giusto, però! Kurama io volevo solo qualcuno che mi dicesse che potevo tutto! Volevo solo qualcuno che mi incoraggiasse sempre!

Perché nessuno mi sorride e mi tiene per mano!? Perché nessuno mi insegna come ci si ribella!?
Eppure... sono sicura che ce l'avrei fatta...
Era troppo, chiedere che qualcuno ti indicasse la via?
Era troppo... chiedere di avere un amico? Quanto lo volevo... un amico, prima di diventare un fantasma.

Quanto lo volevo, un esempio da seguire. Io... io non volevo svanire...












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(1) - Ovviamente nella FF. Nella 2° Saga della Serie, capitolo 4 (Doveri, Amore e Libertà. Sogno Irrealizzabile?).

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Capitolo 6
*** ...IL TUO SORRISO MI HA SALVATO! (part - 2) ***


...IL TUO SORRISO MI HA SALVATO! (part-2)



Ecco come sei riuscito a cambiare la mia vita. Non proteggendomi da tre bulletti, ma ricordandomi il mio Sogno.

Quando pensavo di non avere più niente, quando credevo fosse il caso di arrendersi, appari tu, destandomi da un Incubo.
Dopo 166 giorni che non ci salutavamo sei tornato nella mia vita per dirmi: "Sarò Hokage!"



*****



"PIANTATELA!" - ordinò senza mezzi termini un ragazzino biondo a tre bulletti più o meno della sua età, poiché stavano molestando senza vergogna in 3 contro 1 una bambina.

Questi, si girarono stupiti, come a domandarsi chi fosse il bamboccio accorso che non si faceva gli affaracci suoi. Ma che voleva!? Cercava rogne!?
E intanto la tribolata giovine ridotta carponi, Hinata Hyuga, si destò come da un incubo, e tra le lacrime alzò lo sguardo senza poterci credere.

Possibile?!? NARUTO?!? Ma che era vero!? Ma era sul serio lui o stava sognando!?

Il capo dei bulli curvò la schiena e avvicinò il volto a pochi centimetri dal biondo ficcanaso, chiedendogli: "Ma tu che cazzo vuoi si può sapere?"
Dopodiché un altro osservò subito: "Ehi! ma è quel ragazzo-sciagura che ne combina una peggio dell'altra! Quello che odiano tutti!"
Il terzo diede conferma, divertito: "Ma sì è proprio quello lì! E' lui!"

E si guardarono un attimo tra di loro e iniziarono a ghignare a crepapelle.

"LUI UN CORNO!" - si ribellò però l'orfano di padre e di madre - "Io mi chiamo Uzumaki Naruto! E un giorno DIVENTERO' HOKAGE. Non dimenticatelo!"

I tre, dopo qualche secondo, scoppiarono a ridere il doppio di prima. "Ma sei scemo o cosa?" - fu la risposta - "Quante stupidate!"
Hinata invece guardava Naruto stupefatta. Non poteva credere alle sue orecchie... Hogake!? Ma da quando? Da quando!?

Intanto i bulli avevano smesso di ridere. E il più maleducato e manesco dei tre domandò arrogantemente: "Come può diventare Hokage uno stupido come te?"
E dicendo così, gli mollo senza motivo prima un pugno e poi un altro, ferendolo al labbro e facendolo capitolare per terra.
Ma l'Uzumaki si rialzò subito con dignità, strofinandosi col braccio la ferita, e ridacchiando come fosse nulla.

"Ne vuoi ancora ancora o cosa?" - questionò il boss che l'aveva appena colpito. Ma il biondino non fece una piega e si mostrò più sicuro di prima.
"Ora ve ne pentirete ragazzi!" - avvertì ormai Naruto imponendo le mani.
"Impossibile, che sigillo è quello!?" - si chiesero i tre, spaventatissimi.

"BUNSHIN NO JUTSU!" - dichiarò l'aspirante ninja, scatenando una copia di se stesso.

Ma i tre bulli... non stettero più a guardare spaventati, ma increduli. Infatti non avevano mai visto in vita loro un bunshin peggiore e più sformato di quello che s'era appena afflosciato a terra.
Dopo aver sogghignato un po', esplosero in un grasso riso che più ridicolizzante non poteva risuonare.
"Che schifo! Ma non farci ridere!" - implorò divertito il più tappetto dei tre. Quello che aveva colpito Naruto. Ma mentre lo disse, venne caricato e atterrato proprio dall'Uzumaki, che ora da sopra lo schiacciava di peso a terra, e lo strattonava su e giù per la maglietta come un sacco di patate.

Il biondino, ribellatosi a lui, invertì così i ruoli. E guardando il capobranco dall'alto in basso, affermò soddisfatto: "Ti ho distratto, però! E adesso!?"
Ma non era semplicemente un tono di voce soddisfatto. Era un tono disperato. E alzando disperatamente il pugno contro di lui, ribadì di nuovo la questione di vita o di morte:

"IO ce la farò! Diventerò Hokage senza alcun dubbio! Così vedrai quanto ti sbagli!"

E dopo averlo affermato, iniziò a restituire al malcapitato i cazzotti ricevuti in precedenza.

Era una scena drammatica, la cui drammaticità poteva essere colta solo dalla piccola Hinata, che comprendeva bene la disperata volontà di essere accettati. Anzi... di non rimanere più soli.
E sebbene la piccola si trovasse ora un po' in disparte, era il vero motivo per cui si era scatenato tutto questo parapiglia. Il vero motivo per cui era intervenuto Naruto. La vera ragione per cui voleva diventare Hokage. La corvina intuì vagamente qualcosa, mentre lo guardava persa e stranita:

"Ma Naruto... da quando ho detto che saresti diventato Hokage, tu... Ma perché ci tieni così tanto!? Perché insegui questo mio Sogno non capisco..."

"Non ci sottovalutare!!" - ringhiarono a chiare lettere i due compari del ragazzaccio che le stava prendendo da Naruto. Dopodiché afferrarono di peso quest'ultimo e lo buttarono a terra da un'altra parte, iniziando a pestarlo in maniera coordinata e alquanto efferata. Non sembravano tra l'altro avere alcuna intenzione di finire presto.

Forse sarebbe potuta finire anche male, se non fosse intervenuto qualcuno. Per fortuna fu così... Arrivò a tutta birra niente meno che Ko, urlando a squarciagola il nome di Hinata-sama. E i tre marmocchi, vedendo arrivare grane da parte di un adulto, fuggirono via riuscendo a dileguarsi in un istante. Anche perché lo Hyuga li lasciò del tutto perdere, rivolgendosi subito alla sua protetta.

"Hinata-sama... state bene!?" - chiese preoccupato. MA subito voltò lo sguardo e notò chi era steso lì a terra in stato di incoscienza: Naruto Uzumaki. Anche Hinata lo guardò, tristemente.
"Ancora lui..." - imprecò a bassa voce, tra sé e sé, il tutore della piccola. Poi afferrò subito la mano di quest'ultima, e stabilì velocemente senza mezzi termini: "Hinata-sama, andiamo!"

Ma la piccola non voleva proprio lasciare così Naruto, e provò a obiettare inutilmente: "Aspetta, è venuto per salvarmi..."
"Non dovete stare con lui!" - le ricordò alzando un po' la voce il suo superiore. Dopodiché tenendo ben salda la presa obbligò la corvina ad allontanarsi da lì, mentre ella rivolgeva fissa lo sguardo dietro di sé, per sincerarsi finché possibile delle condizioni del suo amico.



*****




Proprio quando stavo per disperare... mi hai mostrato la retta via. E poi... sentirti gridare a quel modo che ce l'avresti fatta, così come lo dissi io...
Voleva dire una cosa sola: che hai preso in prestito il mio Sogno, e che non hai mai smesso di persarmi e di essere vicino al mio fianco.

Che per te sono importante. E sono riuscita a fare qualcosa per te.
Che sono... l'amica da proteggere che non puoi tenere per mano.

Volevo già da allora pensarla così. Volevo pensare che il tuo "Sarò Hokage!" era il solo modo di parlarmi in codice.
Non riuscivo ancora a decifrare il messaggio, non sapevo ancora perché volessi inseguire quel Sogno, ma mi convinsi subito di farne in qualche modo parte.

E quando il primo giorno di Accademia, all'uscita ti venni incontro fino a un metro per salutarti, senza voltarti scappasti via allegramente.
Ma la mia voce, l'avevi sentita. Ne sono sicura. Era quella ad averti messo allegria. Sorrisi imbambolata; intuii con chiarezza che eri costretto a starmi lontano.
O meglio... volevo pensarla così. E convincermi che non abbiamo mai smesso di essere amici per un solo istante, fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti.

Te lo ricordi il primo giorno di Accademia, Naruto-kun? In classe nonostante tutto ripetesti di nuovo il tuo Jutsu, ci riprovasti davanti a tutti. Facevi sul serio.
Non importava cosa sarebbe successo, saresti andato avanti a riprovarci senza mai arrenderti fino alla fine, proprio come l'Eroe del mio Libro.

Da quel giorno, ho deciso di prendere ad esempio te e il Naruto del Libro. HO STABILITO DI SOGNARE SE ERAVATE LA STESSA PERSONA.
Sì, sono tornata a sognare grazie a te! Da allora... sono cambiata. Sei il mio Esempio. Darò sempre del mio meglio, non mi arrenderò mai!


Io... voglio vedere se sarai Hokage. Voglio sapere se sei l'Eroe che porterà la Pace.
E... non voglio perderti per nulla al mondo. Perché è da quando ti conosco, che non ho mai smesso di sentirti vicino al mio cuore.
Il nostro è un Legame speciale, che ci salva a vicenda l'anima. Viene prima di tutto. Perché siamo Jinchuuriki. E' così che la penso.

IO NON MI ARRENDERO' MAI FINO AL GIORNO IN CUI POTRO' VIVERLO. NON FUGGIRO' MAI DA QUESTO PROPOSITO. E' QUESTO IL MIO CREDO NINJA.

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