My shadow is the only friend that i have

di _Am_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

La ragazza stava dormendo quando la cosa entrò. Era nera, grossa e pelosa. Non si riusciva quasi a distinguere al buio talmente il suo manto era scuro. L'unica cosa che poteva essere identificabile erano due occhi, due occhi rossi come il sangue, con un contorno nero che sembrava incutere timore. I suoi passi erano leggeri, talmente leggeri che nessuno, in quella casa, si sarebbe mai accorto della presenza di quella bestia. Nessuno, se non era lei a volerlo.
La bestia si avvicinò lentamente a lei, la ragazza umana ferma e intenta a dormire dopo una lunga giornata passata a piangere e a tentare di sembrare forte. La bestia può sentirlo, il suo dolore, la sua angoscia, la sua paura. Paura di amare due persone contemporaneamente, paura di affrontare a testa alta tutte quelle persone che ogni giorno erano pronte a giudicarla, paura di affrontare la sua più grande paura: la morte. 
Ecco tutto ciò che la bestia sente, prova e cerca di comprendere mentre si avvicina all'umana. Angoscia, paura, terrore, amore, amicizia. Tutto parole che ormai hanno perso qualsiasi significato per lei, la bestia immortale e dannata. 
Il dolore della ragazza è una prelibatezza piuttosto sfiziosa per la bestia. Tutti i suoi muscoli fremono ad ogni passo talmente l'energia della ragazza è dolce e ricca di dolore. Ha bisogno di cibarsi. cibarsi della sua paura, del suo dolore, della sua angoscia. Ha bisogno di Il dolore della ragazza è una prelibatezza piuttosto sfiziosa per la bestia. Tutti i suoi muscoli fremono ad ogni passo talmente l'energia della ragazza è dolce e ricca di dolore. Ha bisogno di cibarsi, cibarsi della sua paura, del suo dolore, della sua angoscia. Ha bisogno di riempirsi il muso, la gola, lo stomaco di quell'energia. Ha bisogno di quel sangue e di tutto ciò che esso contiene. La bestia ha bisogno di mangiare.
Questo è il suo unico pensiero in quel momento. Cibo. Cibo per saziare quella fame dolorosa, che la tormenta ogni giorno, sempre di più. Che tenta tutte le volte di impossessarsi di lei, di prendere il suo posto, di essere più forte di lei. Quella stessa fame che l'ha rovinata molte volte. Quella stessa fame, che continua tutt'oggi a seguirla, come un'ombra perennemente piena di energia, mai stanca e sempre più affamata. 
La bestia è quasi tentata di cedervi. In fondo è questo che fanno le bestie, cedono alle tentazioni, seguono gli istinti, non hanno autocontrollo. Le bestie sono semplicemente animali impossibili da fermare. Lei è una bestia, non solo all'esterno, ma anche dentro. Nel suo cuore quel dolore sordo e insopportabile, quel dolore represso, continua ogni giorno a crescere, ricordandogli in ogni momento che non può scappare da se stessa, dalla sua bestia. Nessuno può scappare da ciò che è. Alla fine anche il più ostinato cede alla tentazione. Alla dolce tentazione che tanto la propria bestia ha bramato, quella dolce sensazione che si è andata a cercare dappertutto senza mai trovarla, pur sapendo benissimo che si trovava proprio lì, accanto al proprio corpo che tentava in ogni modo di dimenticare, di non far caso, di far finta che quella voglia non fosse lì.
La bestia è in questo modo che si sente. Divisa in due parti. Da una parte c'è il suo corpo, la sua coscienza, che le dicono, anzi che le urlano, di tornare indietro. Di non fermarsi un minuto di più in quella stanza dalle pareti bianche. Di tornare indietro, nei boschi, lontano da tutto e da tutti, cercando di dimenticare il mondo aldilà dei boschi che rappresenta tutto ciò che la bestia desidera. 
Dall'altra parte, però, c'è il suo cuore, i suoi istinti, quella fame rovinosa, che le intimano di attaccare, di fare soltanto un altro passo e di cedere alla tentazione. Di essere veramente ciò che è stata destinata ad essere. Una bestia senza cuore e senza umanità, che vive solo per il sangue, per il dolore altrui, per saziare la propria fame. 
Le urla della parte istintiva, del suo subconscio sembrano quasi più forti di quelle dell'altra parte. Forse perchè quello che veramente vuole la bestia è cedere, finalmente, dopo tanto tempo, alla tentazione. 
Ma no, lei non può. Non può cedere. Non può lasciare che tutto il suo passato, tutto quello per cui ha lottato, svanisca in un momento di debolezza. Non può. Semplicemente,non può diventare quello che ha sempre considerato un incubo. Non può diventare come lei, l'altra bestia, quella davvero cattiva, spietata, senza cuore. Non può. Qualcuno al mondo che tenta di salvare la povera gente innocente da quelle grinfie insanguinate ci deve essere. 
La bestia soffia leggermente dalle narici, quasi cercando di sottolineare il fatto che quella situazione non le piace e se ne sta per andare. Gli occhi rossi le si illuminano, quando la ragazza, immobile fino a quel momento di fronte a lei, si volta leggermente e mugugna qualcosa. 
Non è totalmente umana. È più forte di qualsiasi umano che la bestia abbia mai incontrato. È un po' come lei in un certo senso. La sua forza, la sua energia, il suo cuore pieno d'amore e di coraggio le ricordano i tempi in cui lei era ancora umana.
Una punta di malinconia le si dipinge nello sguardo. Umana. È un aggettivo che non le appartiene più. Le bestie non sono umane. Sono semplicemente bestie, impossibili da fermare, impossibili da controllare, impossibili d'amare. Bestie che vivono solo per se stesse e per sentire gli altri soffrire, visto che loro non possono più farlo. È questo che infatti a bestia ricerca. Qualcuno in grado ci provare ancora dei sentimenti, qualcuno che la faccia sentire viva anche se non lo è più. Qualcuno che la nutra con la sua energia rossa, il sangue, che contiene la forza e tutti i sentimenti che alla bestia mancano. Qualcuno che le faccia assaporare, anche solo per un secondo, cosa voglia dire essere ancora un umano. 
È questo che la bestia brama, ma non può prendere. È questo che la bestia invidia alla piccola figura indifesa, addormentata e persa nella propria mente. 
Provare ancora una volta dei sentimenti. Sentire cosa voglia dire essere vivo per almeno un minuto. Sentire cosa voglia dire davvero la parola amore. 
Tutto questo la bestia, però, sa che non potrà mai averlo, nemmeno per un istante. Perchè tutto ciò che poteva salvarla da se stessa, dal suo essere bestia, dal suo essere "non umano" ormai era morto e sepolto. Era sparito e lei non era riuscita a fare nulla per salvarlo. 
Di questo, la bestia, continuava a rimproverarsi, mentre si avvicinava lentamente alla figura. Di questo e del fatto che dopo quel momento, la sua "non vita" non aveva atto altro che peggiorare. 
Il suo corpo sinuoso si muoveva lentamente nell'ombra, in modo che nessuno, in quel momento, avrebbe mai potuto immaginare che in quella stanza ci fosse un essere. Nemmeno se fosse stato lì a vedere.
Di questo, però, non c'era pericolo. Solo un corvo stava lì, fuori dalla finestra, ad assistere. Imperturbabile e immobile. Semplicemente uno spettatore innocente, capitato lì per caso.
La bestia si avvicinò al letto, guardando di tanto in tanto verso punti imprecisati al di fuori della stanza. Il suo sguardo rosso sangue, però, riusciva solo a catturare l'immagine immobile del corvo e qualche profilo di piante, stagliate contro il cielo notturno. 
Il suo sguardo, quando si avvicinò al letto e appoggiò le zampe al bordo, si illuminò di colpo. La ragazza era magnifica. Così perfetta, bella, piena di energia e così... Umana. Dannatamente umana. Quello che uscì dal muso della bestia fu quasi un sospiro. Un sospiro che si tramutò in un vero lamento d'invidia verso la ragazza, mentre il corpo della bestia mutava, lentamente ma silenziosamente, per poi diventare un essere altrettanto bello e aggraziato, ma pur sempre dannato.
Anche se l'aspetto era cambiato, la bestia era sempre lei. Sempre dannata e sempre terribilmente frustrata per la sua situazione. Non si può nascondere ciò che si è, anche facendo tutto gli sforzi possibili, il vero se stesso tende sempre a ritornare a galla. 
Una ciocca fluente di capelli neri come il carbone ricadde pericolosamente verso la ragazza addormentata, di fronte agli occhi rossi della bestia in forma umana. Non se n'era neanche accorta. Troppo assorta nei suoi pensieri di compatimento per far caso ai lunghissimi capelli e al fatto che il suo corpo si era pericolosamente incurvato verso la giovane umana. La stava osservando. Osservando come il corvo, in quel momento, osservava lei.
Troppo presa dai lineamenti fin troppo famigliari da far caso ad uno stupido corvo. Troppo presa dalla stupore da far caso ai propri capelli e al fatto che la ragazza si sarebbe potuta svegliare da un momento all'altro. 
Accortasi dopo qualche istante del rischio che aveva corso, si raddrizzò di colpo, ma non smise di fissare la creatura indifesa. Era troppo perfetta per poter smettere di guardarla. Troppo perfetta era la sua figura, troppo carica di ricordi.
La bestia era talmente presa da quella ragazza da non rendersi conto di ciò che stesse accadendo intorno a lei. Troppo presa per ricordare il vero motivo per cui era venuta lì. Troppo presa per rendersi conto che il corvo stava iniziando ad agitarsi. 
Bastò un movimento, per riscuotere la bestia. Un movimento semplice come un brivido, ma abbastanza potente da farle capire che doveva sbrigarsi. Non si ricordava perchè era venuta lì. Forse semplicemente non voleva ricordarlo. Sapeva soltanto che ora doveva fare una cosa più importante. Doveva avvicinarsi alla creatura, doveva parlarle, doveva farle capire che lei era stata lì. 
La bestia si avvicinò al letto. Si incurvò verso la creatura e fece una cosa di cui ben presto si sarebbe pentita. Sussurrò. 
- Elena... - 
Disse. Quello che successe dopo fu troppo veloce per poterlo ricordare. Uno strano ronzio, come se due ali stessero sbattendo e fendendo l'aria con gran forza. Una persiana sbattuta contro il muro bianco della piccola casa. Un vetro quasi infranto. Un vasetto, all'inizio appoggiato sul davanzale, caduto per terra. Un corpo percorso da un brivido. Dei lampi rossi comparsi nelle iridi della bestia. Uno stridio di rabbia di quello che sembrava un corvo intento a richiamare qualcuno. Qualche parola piena di sonno appena accennata da un corpo sul punto di svegliarsi. Un corpo, maestoso e estremamente veloce, comparso in pochi istanti nella stanza. Un urlo di rabbia proveniente dalla bestia. Un corpo nero, in movimento, gettato contro l'essere appena apparso nella stanza. Un fragoroso rumore di vetri infranti. Un urlo di stupore. Un urlo di rabbia. Un urlo di paura. Il rumore di artigli, mentre graffiavano il terrone secco al di fuori della piccola casa bianca e poi... Il silenzio. Un nero, scuro silenzio. Che fece quasi spegnere tutto per i minuti seguenti. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


[Elena]

Mi svegliai di colpo. 
Non seppi subito perchè lo feci, semplicemente aprii gli occhi di scatto e fissai il muro bianco di fronte a me per qualche secondo. Non avevo idea del perchè lo facessi, ne tanto meno che cosa mi avesse svegliato, sapevo soltanto di trovarmi nella mia stanza, a fissare una parete priva di qualsiasi colore, a pensare ai mille problemi che mi aspettavano fuori dalla porta di casa. Nonostante questo, però, mi sentivo tranquilla, protetta e la cosa era strana, ma era ancora più strano il fatto che sapevo di non essere sola nella stanza. Lo sentivo, anzi, meglio, lo percepivo. Sentivo una specie di presenza accanto a me, ma non mi faceva paura, anzi, mi faceva provare quel sentimento di rotazione e di sicurezza che riuscivo a sentire solo con Alaric e Jeremy. 
Mi sentivo a casa e per questo non osavo muovermi. Non ne avevo bisogno. Ero sicura che l'essere non mi avrebbe mai fatto del male. Non sapevo da dove provenisse tutta quella sicurezza, ne Perchè facessi così, ero semplicemente convinta che fosse giusto stare lì, distesa su un fianco a sentire lo sguardo dell'essere analizzarmi ogni centimetro del corpo in cerca di qualcosa di cui ignoravo completamente l'esistenza. Era come se mi stessi facendo analizzare al microscopio. Inquietante, certo, ma un sempre affascinante. 
Percepivo che lo sguardo dell'essere era circospetto, ma anche incuriosito da me, desideroso di conoscere qualcosa di me, desideroso di me in generale. 
Sapevo che questo significava una sola cosa. L'essere desiderava una cosa piuttosto particolare di me: il mio sangue. Ne ero certa. Non avevo mai visto nessuno comportarsi così se non i vampiri e quando i vampiri agivano in quel modo era perchè volevano qualcosa che bramavano molto. E cosa bramano i vampiri se non il sangue? Quella fonte di sostentamento estremamente dolce per loro, così prelibata e così difficile da procurarsi senza destare sospetti, senza farsi scoprire. Rabbrividivo al solo pensiero di una vita di quel genere. Tutto quel dolore, quel senso di colpa, quei sentimenti che ti perseguitano dovunque tu vada, anche se tu tenti di sfuggirgli sempre. Terribile. Ero quello, che però, percepivo in quel momento nell'essere. Non so dire come facessi a sentire cosa provava quell'essere, che sentimenti, che pensieri sentiva. Che malessere insopportabile le procurava la vicinanza con me. Che pensieri e ricordi tormentati le si affollavano in testa. Non so dire come riuscissi a percepire tutte quelle cose stando semplicemente fissa a guardare un muro bianco. Era come se stessi comunicando con quell'essere, senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, senza che nessuno dei due potesse farci qualcosa. Come quando accade tra due gemelle. Due esseri uguali, che nascono con la capacità di sentire l'uno il dolore dell'altro. Era così che mi sentivo in quel momento, come una gemella di quell'essere anche se non era possibile che fosse vero. Mi sentivo in stretto contatto con lui, percependo ogni cosa all'interno del suo corpo. Mi sentivo quasi felice di aver scoperto questa strana capacità, come se vedendo il dolore delle altre persone riuscissi a sentirmi più tranquilla, sicura di non essere l'unica al mondo ad essere infelice. 
Sentii qualcosa muoversi, accanto a me, ma non ci feci troppo caso. I rumori mi giungevano alle orecchie ovattati, quasi fossero troppo lontani o coperti da qualcosa. 
Mi sembrava quasi di essere in un sogno. Forse stavo davvero ancora sognando. Sapevo che stava succedendo qualcosa intorno a me, ma non riuscivo, anzi non volevo, muovermi. I rumori erano così morbidi e lontani che non mi sembrava quasi vero. Un brivido di freddo mi percorse. Si era spalancata una finestra, oppure si era rotta, non ne ero certa. Un movimento veloce, fulmineo, che mi sfrecciò davanti al viso senza darmi tempo di scorgere una qualsiasi figura. un urlo di stupore mi uscì leggermente dalle labbra, come se fosse la prima volta che i miei occhi scorgevano una cosa simile. Sembrava quasi un urlato pieno di curiosità e ingenuità, come quello dei bambini.
Poi, però, tutto cambiò. Si sentì un altro movimento, un altro rumore, ma questa volta non mi giunse nel modo dolce e ovattato dei precedenti. Arrivò sulla sua giusta frequenza e mi spaventò a morte. Era un urlo di rabbia. Un urlo di rabbia talmente possente da farmi urlare a mia volta, ma di paura. 
Balzai sul letto, con il cuore a mille che pompava sangue a tutta forza nelle mie vene. Sentivo la testa pulsare, il corpo pulsare, i muscoli tesi per la paura. 
All'inizio tutto ciò che riuscii a vedere fu il buio, poi, dopo poco, la mia vista si abituò all'oscurità e finalmente riuscii a vedere e a capire qualcosa. C'era una figura, in ginocchio, a terra, che faceva saettare gli occhi per tutta la stanza in cerca di qualcosa che evidentemente non c'era più. I suoi occhi, il suo viso, erano quelli di un mostro. A completare l'opera, in più, ci si mettevano anche degli strani pezzi, quasi trasparenti, sparpagliati in terra che emanavano bagliori rossi. No, era diverso, quei pezzi erano cosparsi da un sostanza rossa. Sangue. Rabbrividii. Era semplicemente raccapricciante. 
Tentai di muovere le labbra, per sire qualcosa, qualsiasi cosa, ma nulla, sembrava che la mia lingua fosse bloccata. Tentai di muovermi, di scendere dal letto, di scappare, di fare qualsiasi cosa. Tutto era meglio che stare coricata lì a fissare quella specie di incubo. 
Riuscii ad appoggiare il piede in terra, ma nulla di più. Non perchè avessi troppa paura di continuare, ma semplicemente perchè qualcosa mi si scaraventò addosso nell'esatto momento in cui toccai terra. 
Sentii quella "cosa" spingermi contro la testata del letto e poi oltre, fuori dal bordo, verso il pavimento opposto, dove non c'era più pezzi rotti bagnati di sangue. Picchiai la schiena contro il duro parquet e urlai di dolore. Sentii la cosa o l'essere allentare di scatto la presa sul mio corpo e dire, in un sussurro
- Elena! -
Non feci in tempo a collegare quel suono a qualcosa di famigliare. La mia testa, prima rimasta lontana dal pavimento solo grazie a quella stretta estremamente forte, ora stava pericolosamente precipitando. Non ci volle molto, ma lo schianto fu comunque una sorpresa per me. Sentii un dolore sordo pervadermi tutto il corpo, ma principalmente concentrato nella testa.tentai di urlare, ma nulla. Tutto si stava lentamente oscurando.
Vidi una figura chinarsi su di me, la stessa che mi aveva aggredita. La sentii stringermi e tirarmi su. Vidi le sue labbra muoversi a pochi centimetri da me mentre chiamavano il mio nome ancora e ancora. Non sentivo ormai più nulla, solo un forte ronzio insopportabile. La mia vista si stava sempre più affievolendo, ora riuscivo solo a distinguere i tratti di quelle labbra carnose che mi chiamavano. Il calore del corpo si stava facendo sempre più lontano dalla vera me, come se mi stessi lentamente allontanando dal mio corpo e da tutti i miei sensi.
L'unica cosa che riuscii a identificare prima di essere circondata completamente dalle ombre della mia testa furono due occhi, due occhi blu pieni di angoscia. Dopo quello, non ci fu altro che buio.

Fresco. Fu la prima cosa che il mio cervello riuscì a registrare come reale. Poi venne il resto. Mal di testa, un dolore sordo al braccio, un bruciore fortissimo proveniente dalla pianta del piede. Tutto si manifestò in colpo solo e mi travolse come un uragano. Dal dolore, balzai sul letto e tentai di prendere degli enormi respiri, con gli strabuzzati per la paura, mentre piano piano riprendevo a ricordare ogni cosa. 
L'ultimo ricordo che la mia mente riusciva a registrare era il pavimento sotto di me e un paio di labbra che mi chiamavano. Dopo quello, solo buio e oscurità. 
Continuando ad ansimare, come se fossi in preda all'asma, cercai di tirarmi su e di capire cosa mi avesse aggredito, ma appena mossi di qualche millimetro il piede destro per scendere da quello che sembrava un divano, qualcosa mi bloccò premendo la mano sul mio petto, mantenendo comunque una certa cautela, quasi fossi stata di porcellana. 
Guardai la mano allibita. Era arrivata fin troppo velocemente. Risalii con lo sguardo fino ad una manica corta, nera, probabilmente di cotone, per poi arrivare ad un collo muscoloso, su cui si riuscivano a intravedere le vene, tirate per il nervoso. Risalii ancora un poco con gli occhi, per incontrare no sguardo di ghiaccio, che mi era sempre apparso freddo, ma che ora mostrava solo preoccupazione. Damon. Il mio cervello non aveva ancora riconosciuto quel volto, quei tratti, quegli occhi, ma, nonostante questo, sapevo già che si trattava di lui. Era come se me lo sentissi... Dentro. Nell'anima. 
Lo guardai allibita, cercando di esprimere con lo sguardo il mio stupore e anche la mia curiosità. Doveva spiegarmi un po' di cose. Evidentemente, però, il mil sguardo non aveva fornito l'effetto sperato, visto che le sue uniche parole furono:
- Elena... Ti sei svegliata finalmente... -
Wow, perspicace il ragazzo. Fu il mio primo pensiero. Da quando Damon diceva cose totalmente ovvie e fuori luogo? Non era da lui. Beh, se per questo, nemmeno la preoccupazione faceva parte delle sue abitudini, quello era compito di Stefan, eppure era lui ora quello a tenermi ferma, impedendomi di muovermi per paura di farmi sforzare troppo. Era lui quello che continuava a fissarmi cercando di capire se avessi qualcosa di rotto o di grave. Non Stefan. Dov'era lui invece? Ah, giusto, Stefan non era più Quello Stefan. Ora era lo squartatore, lo Stefan pazzo, indemoniato e fuori controllo. Quello che se ne fregava di tutto e di tutti, quello senza umanità. Ero certa che in realtà no lo fosse davvero, però il fatto che tentasse in tutti i modi di starmi lontano, di allontanarmi, di respingermi con stupide scuse mi faceva imbestialire e il fatto che mi convincessi che lui fosse cattivo e spregevole mi aiutava ad accettare la in situazione.
Mi riscossi dai miei pensieri. Non avevo risposto a Damon. 
- Cos'è successo? - 
Nessuna parola rassicurante, niente di niente. Ero ancora arrabbiata con lui, anche se mi aveva salvato la vita, probabilmente per due volte. 
- prego sono contento tu stia bene grazie al mio intervento, in ogni caso si lo so di essere diventato il tuo eroe ora, ti perdono per esserti arrabbiata con me senza motivo - 
Ammiccò nella mia direzione e io d'istinto gli tirai un pugno piuttosto forte nella pancia, che ovviamente non gli avrebbe creato alcun danno. 
Lo vidi indietreggiare e fingere di essere ferito a morte, rivolgendomi una delle sue faccette sconsolate come per dire "ehi, sto per morire per colpa tua, viene ad aiutarmi..." 
Lo guardai male e girai il viso dall'altra parte, per sottolineare il fatto che ero ancora arrabbiata con lui e che mi faceva letteralmente innervosire. 
Lo sentii camminare verso di me e sedersi sul letto, ma non mi girai lo stesso, nemmeno quando mi posò una mano sulla spalla e mi disse: 
- Elena... - 
Scossi lievemente la spalla. Volevo se ne andasse. In quel momento non volevo ne vederlo, ne sentirlo. Era per colpa sua se mi sentivo in colpa per Bonnie. Non era cambiato per niente in tutto questo tempo. Anche se l'aveva fatto per me, aveva lo stesso agito da egoista, da impulsivo e da fuori di testa. 
- vattene - 
Dissi, senza guardarlo.
- dai Elena, non puoi esserti arrabbiata per prima... Stavo scherzando! - 
Di colpo, sembrò essere diventato un ingenuo, indifeso e inoffensivo bambino. Mi girai di scatto, piena di odio. Non capiva niente, assolutamente niente.
- proprio non vuoi capire vero Damon? Continui a fare quello che fai per me, ma non hai ancora capito che io non ho bisogno del tuo aiuto, non voglio il tuo aiuto! Non ho bisogno di te, sopratutto perchè credi di far del bene, ma continui solo a rovinarmi la vita. Prima Bonnie, poi Stefan l'altra sera e addirittura con Rebekah. Damon stai letteralmente rovinando tutto ciò che mi è rimasto, quindi, ti prego, esci da qui! -
Perchè avevo sbottato in quel modo? Ero forse impazzita? Non mi era bastata vedere la reazione che aveva avuto dopo la sera del ballo? Evidentemente no. Non mi importava. In quel momento non avevo nessuna voglia di sentirmi in colpa per lui, solo di scaricare la colpa per ciò che era successo alla madre di Bonnie su di me e di compiangermi da sola per tutto il giorno. Era quasi l'alba, ne avevo di tempo prima del ritorno di Alaric. Negli ultimi giorni stava passando sempre più tempo con Meredith che diceva di poterlo aiutare, quindi io ero costretta a rimanere sola per molto tempo, permettendo così a me stessa di sfogarsi un po'. 
Non avrei mai voluto offendere così Damon, ma non capiva davvero nulla. Ero forte abbastanza per difendermi da sola, forte abbastanza per camminare con le mie gambe e trovare una soluzione ai miei problemi senza bisogno di una guardia del corpo. Doveva capire che avevo bisogno dei miei spazi, di rimanere sola almeno in casa mia, anche se correvo lo stesso dei rischi. Mi doveva lasciare semplicemente in pace. Anche se quello era stato un modo fin troppo brusco di dirgli quello che pensavo, non mi rimangiai le parole, come l'ultima volta, anzi lo guardai in modo duro. Non mi importava più di ciò che avrebbe fatto o pensato. Dovevo convincermi che era meglio per entrambi se lui mi stava lontano. L'avevo perso al ballo, in parte, ora avevo dato il colpo di grazia, così avremmo potuto vivere le nostre vite in pace. Io a rimpiangere STEAN e lui a divertirsi con... Un brivido mi percorse la schiena. Il solo pensiero di loro due insieme mi faceva accapponare la pelle, ma dovevo abituarmi alla sua assenza e al fatto che non sarei stata più la sua prima scelta, il suo primo pensiero.
- Elena, ti prego... Lo sai che l'ho fatto per te... - 
Le sue parole mi riportarono alla realtà, ma continuai a ripete ciò che mi ero detta. Non dovevo cedere alla tentazione, dovevo allontanarlo dalla mia vita. Non avevo un vero motivo valido a dir la verità, sapevo solo che dovevo farlo.
- Damon, basta. Non è solo questo. Ci sono un sacco di cose che non vanno. Tu ti aspetti qualcosa che io non posso darti, mi dispiace. Amo Stefan, Damon. Sarà sempre così. Se il fatto che durante la sua mancanza io ti sia parsa indifesa, pronta all'arrivo di qualche bel cavaliere disposto a tutto pur di salvarmi, beh ti sbagli. L'unico che voglio e che vorrò sempre sarà solo Stefan e per il bene di entrambi, ti dico fin da subito che devi smetterla. -
Sembravo fin troppo dura e fin troppo priva di logica. Ero arrivata a dirgli quelle cose che pensavo da un po' per cosa? Solo perchè era entrato in casa mia e mi aveva salvato da... Cosa poi? Si, solo per quello e anche per il fatto che non volevo soffrisse e si ferisse per me. Perchè erano quelli i veri motivi. Quelli per cui ero tentavo di allontanarlo. 
Lui rimase zitto. Vidi piano piano il suo sguardo "umano" pieno di preoccupazione scomparire, mentre si alzava dal letto. 
- Hai ragione, sono un impiccio, qualcosa che occupa solo spazio e non serve a nulla... Credo che toglierò il disturbo di modo che tu possa pensare a hanno ami Stefan e a quanto tu possa cavartela da sola in questo mondo... - 
Disse, dopo un po'. Mi accorsi solo in quel momento ci quanto fossi stata dura, cattiva. Ero stata senza sentimenti, l'avevo allontanato in malo modo, solo per paura di qualcosa che nemmeno io conoscevo. Dio che cosa avevo fatto? 
- Damon, aspetta, io... -
Troppo tardi, era già sparito. Tutto ciò che rimaneva di lui e del suo passaggio era qualche piuma nera di un corvo, dei vetri infranti e dei lezzi di cuore spezzati invisibili agli occhi, sparsi per la stanza.


Bene, ecco il nuovo capitolo pubblicato  scusate se ci ho messo tanto a postarlo, ma ho dovuto rivederlo. Non so se vi piacerà, ho cercato di descrivere tutto per il meglio. Volevo che già dal principio si creasse questa situazione critica, perchè se avessi aspettato a crearla la storia non sarebbe potuta andare avanti  spero vi piaccia questo capito anche se non ne sono pienamente convinta D: 
Come avrete notato, qui ho descritto le scene solo dal punto di vista di Elena, ma questo non sarà sempre così. Probabilmente nei prossimi capitoli troverete anche due punti di vista di due diversi personaggi. Potranno essere tutti, da Alaric a Bonnie, da Elena a Klaus. La storia comprende TUTTI i personaggi di Tvd. Narrerò le vicende di ciascun personaggio, nessuno escluso, e incontreremo anche pg mai visti o solo accennati nella serie. Verranno approfonditi tutti  detto questo spero vi piaccia. Non vi svelo niente dei prossimi capitoli, sappiate solo che si avranno delle sorprese alquanto stupefacenti e che il capitolo due si concentrerà su personaggi differenti da quelli di Elena e Damon. I quali ritorneranno nel capitolo seguente. aspetto le vostre recensioni 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


[Bonnie]

Mi risvegliai di colpo, in un bagno di sudore, con la gola secca e le orecchie pronte a cogliere qualsiasi rumore o movimento. Non sapevo perchè mi ero svegliata così e sopratutto nel bel mezzo della notte, ma quello di cui ero certa era che mancava qualcosa. Non era normale che ci fosse così silenzio in quella casa. Ormai erano giorni che ci vivevo, insieme a Jamie, Caroline e Abby. giorni che avevo passato a cercare di instaurare un rapporto con mia madre, giorni che avevo passato a pregarla di parlarmi, giorni che avevo passato a non concludere nulla. 

Abby non mi parlava, faceva finta che non esistessi. Da quando eravamo arrivate lì, dopo che lei era diventata un vampiro, non aveva fatto altro che rimanere seduta su una panca di pietra, sulla riva del piccolo stagno che avevamo sul retro della casa, a guardare fisso i pesciolini rossi che nuotavano in tondo, aspettando con ansia del cibo. Non rientrava nemmeno per la notte. Se tentavo di avvicinarmi o non mi rispondeva oppure usava delle frasi molto più simili a grugniti che altro. Tutto ciò che riusciva a dirmi in modo comprensibile era una parola: "Vattene", poi riprendeva a farneticare e a grugnire, pensando ad alta voce e guardando fisso. Io rimanevo ancora un po' vicino a lei, ma non riuscivo lo stesso a cogliere la sua attenzione. Il suo sguardo triste era perso nel vuoto, le sue parole erano lamenti incomprensibili e appena sussurrati, la sua vita si era ridotta a pura esistenza e io ero costretta a guardare quello spettacolo, impotente e inerme, cercando di vivere al meglio, di andare avanti e di portarla con me. Lei, però, sembrava non volerne sapere. Se fosse stato per lei, ero sicura, sarebbe stato bello rimanere su quella panca per l'eternità, fino a quando qualche cacciatore di vampiri non fosse giunto, con un paletto di legno tra le mani, pronto finalmente a farla morire e a darle pace. 
Il solo pensiero mi faceva rabbrividire. Mi era stata lontana per così tanto tempo, che ora non riuscivo nemmeno più a vederla come una madre. Non riuscivo a consolarla, a capirla. Mi sembrava di stare in compagnia di un'estranea, pronta a giudicare ad ogni mio errore. Mi sentivo presa quasi in esame e la cosa non mi piaceva. Ogni suo impercettibile movimento mi sembrava sempre un passo verso l'abbandono da parte sua. Ogni volta che la vedevo allungare le mani sulle sacche di sangue che Caroline le portava puntualmente ogni giorno, mi sembrava stesse per prendere le chiavi della macchina e abbandonarmi al mio designo un'altra volta. Mi metteva ansia, qualsiasi cosa facesse, e l'ansia cresceva ogni volta che ero costretta a guardarla, dalla finestra della cucina, mentre era ferma a fissare il vuoto. La paura che prendesse e se ne andasse mi stava letteralmente consumando e in più il fatto che non mi parlasse per uno strano motivo mi preoccupava e mi inquietava al tempo stesso. 
Quella notte, tutti questi sentimenti si erano letteralmente moltiplicati, mi sentivo terribilmente in ansia, quasi stesse per accadere qualcosa di grave da un momento all'altro. 
Scesi dal letto e mi diressi verso il bagno. Avevo caldo. Avevo bisogno di sciacquarmi il viso. Aprii il rubinetto e gettai la testa sotto l'acqua gelata. Non mi importava di bagnare tutti i capelli. Mi rialzai solo dopo un minuto abbondante. Volevo sentirmi fresca, come se la freschezza dell'acqua potesse lavar via tutte le mie preoccupazioni. Ma non era così, le ansie, il tormento erano ancora lì quando uscii dal bagno. 
Dovevo prendere un po' d'aria. 
Scesi in soggiorno, la mia stanza si trovava al secondo piano. Osservai a malincuore Jamie coricato sul divano e tutto raggomitolato in una coperta piuttosto sottile. Era costretto a dormire lì, da quando Caroline era venuta ad abitare con noi e aveva preso la sua camera. Un lieve sentimento di compassione verso di lui fece quasi sparire l'ansia che continuava a perseguitarmi, ma dopo neanche qualche minuto, ecco che quel tormento riprendeva a farsi sentire, ancora più forte di prima. Era come se mi stessi dividendo in due parti. Da una sentivo frustrazione, preoccupazione, ansia per qualcosa che nemmeno io sapevo definire, mentre dall'altra sentivo una specie di freddezza, di sicurezza e di gelido dentro di me. Questa seconda parte, però era come se mi fosse estranea, ma si trovava comunque all'interno di me, all'interno di quell'ansia insopportabile. Rabbrividii e tentai di non pensarci, ma subito la mia mente colse un pensiero troppo triste e anche in parte spaventoso. Quella parte fredda poteva trattarsi di Abby, di mia madre, di quella vampira che aveva perso tutto e che sembrava arrabbiata con tutti e con tutto, mentre la parte ansiosa poteva essere il mio subconscio che mi stava quasi avvertendo di un futuro piuttosto imminente. 
Un brivido di paura mi percorse la schiena. Non volevo che le cose fossero collegate. Non volevo che quella specie di avvertenza mi stesse dicendo che mia madre mi stava lasciando di nuovo.
L'ansia mi prese totalmente e mi fiondai, letteralmente, fuori dalla porta, verso lo stagno, non pensando che forse avrei benissimo potuto assicurarmi della sua presenza guardando fuori dalla finestra. 
All'inizio non vidi granchè, era troppo buio, ma dopo poco la mia vista si abituò all'oscurità e riuscii a intravedere piuttosto vicina la panca. Vuota. Lei non c'era. 
Sentii la preoccupazione salire. Non minerò sbagliata. Mi misi a correre verso lo stagno e mi guardai introno angosciata. Niente, nessuno. Era tutto buio e vuoto. Mi misi allora a urlare, sperando che lei mi sentisse. 
- Abby! Abby, ti prego esci! Ti prego! - 
Nessuna risposta. 
- Abby per favore, sono io, Bonnie, ti prego! Mam... -
Un qualcosa di gelido mi sfiorò la caviglia e urlai. Mi girai di colpo e mi ritrovai faccia a faccia con un viso tremendamente pallido. Abby. Sentii le guance avvampare dalla felicità. Stavo quasi per saltarle al collo, quando la sua voce gelida e fredda mi fece fermare. 
- che ore sono? - 
Disse senza neanche un po' di sentimento nella voce. 
Guardai l'orologio che si intravedeva dai vetri della casa, poco distante da noi. 
- le tre mi pare... -

[Alaric] 

Un colpo. Due colpi. Tre colpi. 
Aprii gli occhi.
Silenzio. 
Chiusi gli occhi.
Un colpo. Due colpi. Tre colpi. 
Riaprii gli occhi e mi tirai su a sedere. 
Nulla, silenzio. 
Mi guardai intorno. Non c'era nessuno lì, eppure ero sicuro di aver sentito i colpi. 
Scesi dal letto e mi incamminai verso il bagno, come facevo tutte le volte che mi svegliavo durante la notte quando ancora ero sposato con Isobel.
Mi sciacquai il volto con un po' d'acqua e poi alzai lo sguardo per vedermi nello specchio attaccato alla parete bianca. Il mio viso sembrava perfetto, asciutto, ma ero sicuro di essere bagnato, mi ero appena gettato addosso almeno un litro di acqua gelata. 
Mi avvicinai allo specchio per vedere meglio e la mia immagine si avvicinò con me. Niente, nemmeno l'ombra di una goccia d'acqua. 
Mi passai una mano all'altezza del mento e notai che in realtà ero bagnato fradicio. Tornai a guardare verso lo specchio sempre più confuso e incrociai uno sguardo freddo, immobile, intento a guardarmi fisso, con una strana luce inquietante dentro le iridi. Quello non ero io, ne ero sicuro. 
Mi allontanai di qualche passo dallo specchio, ma la mia immagine continuava a guardarmi fisso, immobile. Mi stavo spaventando, ma non avevo il coraggio di distogliere lo sguardo e scappare. 
Ad un tratto, il mio viso si tramutò davanti ai miei occhi in una figura mai vista prima, dai tratti non esattamente definiti, ma abbastanza marcati da poter definire quella figura una figura femminile. 
Spalancai la bocca, impaurito e mi decisi finalmente a voltare le spalle allo specchio e a ritornare in camera pensando si trattasse solo di un sogno. 
Arrivato in camera, con la testa tra le mani, alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti una figura femminile dallo sguardo freddo. Feci per urlare, ma le sue parole mi anticiparono.
- tempo... - 
Spalancai gli occhi dallo stupore, ma non feci in tempo a dire nulla che tutto divenne buio.


"Edizione straordinaria! Edizione straordinaria del corriere di Mystic Falls! 
Attacco notturno misterioso e sospetto, la polizia non si sa spiegare l'accaduto..."

"Dal corriere regionale, attacco nei pressi di una piccola cittadina. Due campeggiatori ritrovano due cadaveri pugnalati e sepolti nella terra. Riconosciute entrambe le vittime: due assistenti comunali in stretto rapporto con il sindaco, ora del decesso rivelata dalla polizia: le 3 di notte, nei pressi probabilmente della piazza principale..."

"serial killer all'attacco. Seguitici questa sera alle 21 su canale 9 per scoprire i dettagli delle misteriose morti che vedono coinvolta la tranquilla e isolata cittadina di Mystic Falls..."

Questo dicevano i giornali dispersi per la città e le televisioni accese in ogni casa e in ogni appartamento della piccola cittadina. Questo era quello che l'esile figura in nero vedeva dappertutto. 
Con il suo leggero passo si aggirava per le strette viuzze che costeggiavano, senza mai incrociarsi, la via principale di Mystic Falls, sorridendo tra se e se, guardando fisso un punto vuoto, con gli occhi che esprimevano compiacimento e freddezza al tempo stesso. Sicura di se stessa e della propria missione, l'essere in nero sorrideva e procedeva, in silenzio. Solo per un secondo aveva osato parlare e le sue uniche parole erano state: 
- il tempo è ciò che conta davvero... - 
Dopo era venuto il solito sorriso beffardo pieno di convinzione, che nessuno avrebbe potuto mai notare, perchè troppo sorpreso e preoccupato per Le ultime sconvolgenti notizie.
Nessuno avrebbe potuto notare quel sorriso, come nessuno notò, in seguito, la esile figura trasformarsi in qualcosa di più grosso, non ben definito perchè troppo veloce, diretta verso il folto del bosco, nera più della notte, silenziosa più del silenzio stesso.



Bene, e anche questo capitolo è stato scritto :) come vi avevo già annunciato in precedenza, in questo capitolo non ci sarebbero stati ne Damon ne Elena, ma altri personaggi che, come avete appena scoperto, sono Bonnie, Alaric e Abbie, insieme ovviamente a qualche personaggio secondario e alla misteriosa figura che è comparsa anche nel prologo e che ha lasciato la sua traccia anche nel primo capitolo :) questa misteriosa figura sembra essere fissata con il tempo e con Elena Gilbert e sembra essere fonte di guai a Mystic Falls... scoprirete chi è e che cosa vuole solo andando avanti con la storia, per ora non vi anticipo nulla, voglio che sia una sorpresa :) beh, che altro dire? Se non vi è chiaro qualcosa o avete delle domande vi risponderò molto volentieri nelle recensioni oppure nello spazio commenti con il prossimo capitolo :)

come avrete di certo notato, in questo capitolo c'è più un aria di mistero, rispetto all'altro, ma spero vi piaccia :D alternerò molto queste due diverse “vedute” nei capitoli facendo in modo di rendere più dinamica la storia e di rendere non una bella vita ai miei personaggi xD

che altro dire? Ah si :) nel porssimo capitolo troverete diversi personaggi, di cui adesso non vi svelo l'identità. Sappiate solo che tra di loro troveremo Elena e Damon e anche Stefan, che non si è ancora visto :) degli altri personaggi, beh non vi svelo molto, molti avranno un ruolo di primo piano, altri no, ma spero che la FF vi piaccia in ogni caso :)

aspetto le vostre recensioni :D

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