I need a reason

di xjonaswhore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** - Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** - capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** - capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** - capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** - capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** - Capitolo 1 ***


 

I'm not a perfect person 
As many things I wish I didn't do 
But I continue learning 

I've found a reason for me 
To change who I used to be 
A reason to start over new 
and the reason is you
{ The reason - Hoobastank 


 








Un ragazzo alto, con i capelli marroni e una camicia a quadri sbuffò, chiudendo di scatto il pc che teneva appoggiato sulle gambe. Il ragazzo seduto di fronte a lui alzò un attimo lo sguardo dal suo blackbarry, dedicandogli una veloce occhiata interessata, per poi tornare alle sue faccende.
Era una domenica mattina come tante, a Los Angeles, in Califorinia, e i due fratelli Jonas erano seduti su delle comode poltroncine bianche, sul terrazzo della casa di famiglia, ed aspettavano il terzo fratello che, stranamente, era in ritardo.
Quando sentirono la porta a vetri sbattere violentemente, abbandonarono entrambi quello che stavano facendo per dedicare la loro attenzione al nuovo arrivato: un ragazzo alto, riccio e con gli occhi verdi.
Joseph sorrise in direzione del fratello, e Nicholas si alzò per dargli una pacca sulla spalla.
Kevin, ancora con il fiatone, si scusò per il ritardo < scusate ragazzi, ma eravamo dal medico e tornando abbiamo trovato traffico >
Joseph scosse la testa < non fa niente, fratello. Allora, è un maschio o una femmina? > chiese, mentre gli occhi gli si illuminavano. Non vedeva l’ora di avere una nipotina, per viziarla e trattarla come una piccola principessa.
Nicholas rise dell’espressione del fratello,che in quel momento sembrava dimostrare 5 anni. Ed era a 5 anni che, la mattina di natale, assumeva quella stessa espressione davanti alla montagna di regali da scartare. Si disse che certe cose non sarebbero mai cambiate.
Kevin sorrise < è una femminuccia > e in quel sorriso i due fratelli minori riuscirono a leggerci tutta la sua felicità,tutto il suo orgoglio.
Kevin, da parte sua, si considerava semplicemente fortunato. Nonostante fosse così giovane, aveva trovato una donna che lo amava e che aveva bisogno di lui, e in breve avrebbe avuto anche una bellissima bambina. Aveva soldi ed un lavoro stabile che gli permettevano di non far mancare nulla alla sua bella Danielle. Si sentiva fortunato, eccome.
Anche Joseph si sentiva fortunato. Aveva 21 anni e ancora tutta la vita davanti. Il suo CD solista aveva avuto successo,aveva abbastanza soldi per spassarsela in lungo e in largo e, perché no, forse aveva anche trovato l’amore.
L’unico che, su quel terrazzo, in quella afosa domenica californiana aveva qualche rimpanto, era Nicholas. Un Nicholas che, ultimamente, si sentiva inadeguato. Inadeguato con quella che era la sua vita, la sua ragazza. Con quelli che erano i suoi hobby, i suoi sogni.
Non ricordava esattamente quando aveva iniziato a sentirsi così. Sapeva solo che quel sentimento si era fatto strada dentro di lui, a poco a poco, cambiandolo completamente.
Era stufo. Stufo di essere definito quello più serio,che non sorrideva mai, quello timido che non mostrava i suoi sentimenti. Forse era anche stufo di sentirsi così legato a Dio, ai suoi fratelli, alle cose per bene.
Gli sembrava di aver sprecato tempo. Di aver buttato via la sua vita.
Aveva 19 anni e ancora non aveva provato la metà delle esperienze che un ragazzo della sua età avrebbe dovuto aver già sperimentato da tempo.
Avrebbe voluto dare la colpa al successo, ma, guardando i suoi fratelli, sapeva che non era così. Il successo non c’entrava niente.
Era stato lui, lui con la sua idea di vita perfetta e immacolata a scavarsi la fossa da solo.ma con il tempo, con il tempo aveva capito che non esiste la vita perfetta. Che la vita fotte tutti,in un modo o nell’altro.
Eppure lui continuava a pensare che non fosse troppo tardi. Che forse, non aveva buttato via tutta la sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avrebbe dovuto smettere di guidare, era tardi e gli occhi cominciavano ad essere stanchi. Si guardò in giro, scoraggiato. Che cosa gli era saltato in mente? Perché non aveva preso l’aereo come tutti gli altri?
Era vero, il jet privato era un po’ troppo pieno di gente per i suoi gusti, ma forse avrebbe potuto chiudersi in bagno per tutto il viaggio.
Si rizzò sul sedie, scorgendo in lontananza le luci della sua Los Angeles. Sospirò, notando un piccolo bar alla sua destra e pensando che forse era il caso di fare una pausa.
Parcheggiò la sua mustang nera nel parcheggio, e con passo stanco si avviò all’entrata.
Il bar era piccolo, il classico bar frequentato da camionisti e contadini abitudinari. Il pavimento, così come i tavoli, il bancone ed i rivestimenti delle pareti, era in legno, e a dare colore erano i quadri appesi alle pareti. Erano dei bei quadri, pensò Nicholas; con i colori accesi che mettevano in risalto il blu dell’oceano e il verde dell’erba.
Il chiccericcio sommesso che si diffondeva per il locale creava un atmosfera famigliare, di raccoglimento. Nicholas, con un leggero sorriso stampato in faccia si sedette ad un tavolo vicino alla finestra, aspettando che qualcuno venisse a prendere la sua ordinazione.
Mentre si faceva largo fra i tavoli, si accorse di qualche testa che si girava nella sua direzione,sicuramente perché lo aveva riconosciuto.
Non fece quasi in tempo a sedersi che un ragazzo, più o meno della sua età, si avvicinò al suo tavolo, con un sorriso sorione stampato in faccia.
< ciao! Che ti porto? > chiese sorridente.
Nicholas sorrise a sua volta < un caffè, grazie >
Il ragazzo annotò l’ordinazione sul blocchetto che teneva tra le mani, poi sorrise di nuovo e si voltò, dirigendosi dietro il bancone.
Nicholas lo osservò allontanarsi: la maglia nera metteva in risalto il suo fisico allenato, e i jeans aderenti che portava somigliavano a quelli che aveva visto in dosso al fratello la mattina stessa. Le scarpe addidas bianche e blu strusciavano sul pavimento del locale, provocando uno stridio leggermente fastidioso. I capelli neri a spazzola e la barba incolta non riuscivano a nascondere del tutto gli enormi occhi verdi del ragazzo, che scrutavano attentamente la sala. Nick non potè fare a meno di pensare che quel ragazzo assomigliasse terribilmente a Joseph,e, come di consueto quando pensava al fratello, un sorriso si formò sul suo volto.
 






non sono una persona perfetta,
così tante cose che  vorrei non aver mai fatto.
ma continuo ad imparare.

ho trovato una ragione per me, 
Per cambiare quello ero solito essere. 
Una ragione per ricominciare di nuovo, 
La ragione sei tu.  


 
 
 











Ciao!
Eccomi con una nuova FF!
Allora, non so. Sono partita con un’idea e sono finita con un’altra, quindi faccio scegliere a voi:
faccio innamorare Nick di questo misterioso ragazzo,
faccio in modo che questo misterioso ragazzo gli faccia conoscere una spericolata puttanella che gli  darà del filo da torcere
 
o.. *RULLODITAMBURI*
la faccio diventare una Joick?
Daidaidaidaidai, commentate in tante e fatemelo sapere *o*
Un bacio,Ellie.
 

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Capitolo 2
*** - Capitolo 2 ***


Occhei, in una lampata di genio ho trovato una soluzione fighissima, ma non dico qual è AHAHAH
penserete di sapere quale sia, ma all'improvviso..... O.O
occhei, mi calmo u.u
no, mi sto affezzionando da morire a sta storia
e spero davvero che piaccia anche a voi!
i lov iu <3













Lost and insecure,
You found me, you found me.
Lying on the floor,
surrounded, surrounded.
why’d you have to wait?
Where were you? Where were you?
Just a little late,
You found me, you found me.
{ You Found Me - The Fray.

 
 


Di non essere perfettamente etero, bhè, questo Nick lo sapeva già da un po’. Lo sapeva più o meno da quando si era accorto che squadrava i bei ragazzi come avrebbe dovuto squadrare le ragazze fighe.
 Si soffermava sulle braccia, suoi pettorali allenati e qualche volta anche sul fondoschiena. Sapeva di essere un po’ Gay, ma non aveva mai affrontato apertamente la questione. Lasciava che quegli apprezzamenti gli scivolassero addosso, mentre si convinceva che era normale, che ogni persona era portata a giudicare quella che si trovava davanti.
Era di sicuro per quello che da almeno 10 minuti fissava il culo del ragazzo che gli aveva preso l’ordinazione. Aveva bisogno di farsi un’idea di lui. Sbuffò, dandosi mentalmente dell’idiota e constatando con sollievo che il ragazzo era sparito dietro al bancone. Il suo i-phone vibrò nella tasca del giubbotto, e prendendolo la sua espressione si incupì.
-          Amore? Quando hai intenzione di tornare? Mi manchi

Poteva benissimo figurarsi l’immagine di Delta, la sua ragazza, che, seduta sul diavano a gambe incrociate sbuffava irritata perché lui non era ancora tornato a casa. Lui era innamorato di lei, davvero, ma il fatto che lo trattasse come un bambino lo irritava. E non c’entrava la differenza d’età. Il problema stava proprio nel fatto che il maggior difetto della donna fosse quello del controllo. Delta era una donna che esigeva di avere il controllo, su tutto e tutti. Sapeva benissimo che dietro quel messaggio c’era un rimprovero malcelato, e la donna aveva espresso tutta la sua irritazione per il fatto che lui avesse deciso di non prendere l’aereo con lei ma di fare il viaggio in macchina.
Spense il cellulare, sbuffando e prendendosi la testa fra le mani. Quando avrebbero smesso di trattarlo come se non valesse un cazzo?
< scusa, il tuo caffè >
Nicholas alzò lo sguardo e trovò il ragazzo di prima con in mano una tazzina di caffè, e uno sguardo preoccupato sul viso.
Sorrise leggermente per ringraziarlo, per poi riportare la sua attenzione sul caffè. Dopo due minuti però, si accorse che il ragazzo era ancora li. Alzò lo sguardo, confuso.
< scusa, ti serve qualcosa? > forse in quel posto doveva pagare subito, pensò noncurante.
Il ragazzo esitò qualche secondo, poi sospirò e si abbandonò sulla sedia davanti alla sua.
< no è che.. tu sei Nick Jonas, no? > chiese, guardandolo negli occhi.
Nicholas sospirò internamente. Si, era Nick Jonas. si, poteva farsi una foto con lui. Si, i Jonas Brothes sarebbero tornati insieme.
Annuì lentamente, e il ragazzo si aprì in un sorriso < figo. Ma che ci fai in un posto del genere? >
Nonostante la sorpresa, Nicholas rispose < ero in macchina ed ero stanco, così ho visto questo bar e mi sono fermato >
Il ragazzo annuì pensieroso, voltandosi poi a guardare fuori dalla finestra. Nicholas, per quanto stranito dal comportamento del ragazzo, era felice che lui si fosse fermato a parlare con lui.
< comunque piacere, io sono Luke > disse l’altro, allungando una mano verso di lui.
Nicholas fece un sorriso sghembo, per poi prendergli la mano e stringerla. Luke, gli piaceva come suonava.
Storse il naso, accorgendosi di aver appena formulato un pensiero degno di una quattordicenne in preda agli ormoni.
 
Sorseggiò il suo caffè, piano. Non gli andava di finirlo, avrebbe dovuto alzarsi, tornare a casa e affrontare le mille lamentele di Delta.
< come mai sbuffavi prima? >
Nicholas alzò la testa verso il ragazzo. Non sembrava rendersi conto che quelli probabilmente erano cazzi suoi, infatti sul viso aveva un espressione di totale, ma innocente, curiosità. Nicholas si disse che d’altra parte era stufo di essere considerato come quello riservato e monotono, quindi con un sospirò si lasciò cadere sulla sedia, abbandonando le braccia lungo il corpo.
< la mia ragazza mi stressa > biasicò, mentre tutta l’irritazione per come veniva trattato dalla sua famiglia in generale tornava a galla.
Luke scoppiò a ridere < la stangona bionda, no? >
Nicholas gli rivolse un’occhiataccia, per poi annuire. < credimi, se conoscessi il suo caratterino la parte  ‘ stangona bionda ‘ passerebbe in secondo piano > disse, facendo di nuovo ridere Luke.
< ma non è un po’ troppo grande per te? > chiese serio.
 Nicholas alzò le spalle < non penso. Insomma, all’inizio non era ciò a cui facevo caso. Facevo caso al fatto che mi faceva stare bene >
Luke si fece serio < ma..? >
< ma io sono cambiato adesso, e boh, è tutto troppo opprimente, per me >
Luke annuì, come se davvero lo capisse. Nicholas era abituato a vedere i suoi fratelli fare lo stesso, quando gli spiegava quello che sentiva dentro. Li vedeva annuire senza che avessero capito, solo per farlo smettere di parlare. Alla fine, ci aveva rinunciato.
Ma, con sua sorpresa, Luke continuò < sai, anche io mi sentivo così qualche anno fa >
Nicholas alzò lo sguardo verso di lui, sorpreso. Quando il ragazzo vide che il riccio non diceva nulla, continuò < se vuoi sentirti libero, anche solo per una notte, fatti trovare venerdì prossimo, alle 21 in punto, qui davanti. Ti porto in un posto da urlo. Ah, e il caffè lo offro io , sai, sono il proprietario > e, con un sorriso mesto, si alzò dal tavolo sparendo di nuovo dietro al bancone, lasciando Nicholas di stucco.
Si guardò in girò per altri cinque minuti, per poi alzarsi ed avviarsi alla macchina.
Chissà, magari un salto in ‘ quel posto da urlo ‘ ce lo avrebbe fatto davvero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
< quindi spiegami, che cosa ti costava venire con noi? Ci hai fatto stare in pensiero >
Fu quest’ultima affermazione di Delta a mandare Nicholas fuori di testa. Non aveva fatto in tempo a chiudere la porta di casa che la sua ragazza, sua madre e i suoi fratelli si erano fiondati su di lui per sapere se stesse bene, dicendo che era arrivato in ritardo e gli aveva fatti preoccupare. Facendo un veloce paragone con le volte in cui erano stati Kevin e Joe ad arrivare in ritardo, si accorse che non era mai successa una cosa del genere. Sentì scorrere nelle vene la rabbia che ultimamente si impossessava di lui un po’ troppo spesso, ma fece un respiro profondo per calmarsi.
< Delta ha ragione Nick, insomma, almeno potevi avvisare > asserì Kevin, con un tono infinitamente serio.
Nicholas, a quel punto, aveva talmente tante cose da dire che stette zitto.
Voleva urlare. Alzarsi e dire che sapeva badare a se stesso. Che non era un bambino.
Voleva dire quanto lo trovasse ingiusto, quanto lo trovasse soffocante.
Voleva dire quanto li stava odiando, in quel momento, uno per uno.
L’unico che non aveva aperto bocca era Joe, e Nicholas gli era grato per quello. Non avrebbe sopportato di venire trattato come un undicenne ribelle anche da lui.
Aveva talmente tante cose da dire che  si alzò dal divano senza guardare in faccia nessuno, e salite le scale sbattè la porta della camera alle sue spalle. Quella sera Delta avrebbe dormito sul divano, o per terra. Non gli importava. Di certo non avrebbe dormito con lui.
Si buttò sul letto a pancia in giù, e per poco non cedette alla tentazione di urlare nel cuscino. Si sentiva esattamete come una tredicenne ribelle. Con troppo cose da dire che nessuno sarebbe riuscito a capire.
Si sentiva confuso e incompreso, si sentiva perso.
 





Perso ed insicuro
Mi hai trovato, mi hai trovato
Sdraiato sul pavimento
Circondato, circondato
Perché hai dovuto aspettare?
Dov'eri? Dov'eri?
Solo un po' in ritardo
Mi hai trovato, mi hai trovato 

 
 
 

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Capitolo 3
*** - capitolo 3 ***



 

nell'ultimo capitolo nessuno ha recensito.
la storia non vi piace?
se nessuno cagherà questo io smetto di postare, ve lo dico.
comunque, vista la mia infinità bontà, ho deciso di farvi una sorpresa
e di mettervi le foto dei protagonisti principali della storia :3

Ecco a voi:
Nick




Joe:



Luke:

 

Delta:



e infinte Stephianie, che comparirà per la prima volta in questo capitolo:





mi raccomando, recensite!
Love, Ellie.













Tonight will change our lives
It's so good to be by your side
But we'll cry
We won't give up the fight
We'll scream loud at the top of our lungs
And they'll think it's just cause we're young
And we'll feel so alive
{ Boys Like Girls – Great Escape

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nicholas picchiettava nervoso il piede sulla ghiaia, aspettando che Luke riemergesse dal locale. Lo aveva salutato con un’amichevole pacca sulla spalla, come se fossero amici da sempre, e poi all’improvviso si era ricordato di non avere il cellulare, ed era tornato a prenderlo.
Perso nei suoi pensieri, fu riportato alla realtà da una voce roca, che a quanto pare apparteneva ad una ragazza ma, al buio com’erano, non poteva esserne certo < e così Luke non scherzava, ci ha davvero portato un Jonas Brothers >
Nicholas stava per rispondere quando la presunta ragazza fece un passo avanti, posizionandosi nell’alone di luce che proveniva dalle finestre del bar.
Il primo pensiero di Nick fu che mai si sarebbe fatto vedere in giro con una ragazza come quella.
I capelli erano colorati di un biondo quasi bianco, erano scalati e le punte erano nere, in perfetto stile crudelia demon. Le sopracciglia sembravano finte, gli occhi erano contornati da chili di matita nera e il fondotinta bianco la faceva assomigliare ad una bambolina di porcellana. Aveva un orecchino a forma di croce ad un orecchio e  –oddio – un piercing al naso che non passava inosservato.
La ragazza sorrise sarcastica, come se sapesse esattamente quello che Nicholas stava pensando in quel momento. Fece un altro passo avanti avvicinandosi di più e tendendogli la mano < ciao, sono Stephanie >
Nicholas pensò che un nome del genere non si addicesse per niente ad una così. < ciao, sono Nick > rispose, prendendole la mano.
La ragazza fece un leggero sorriso per poi appoggiarsi allo stesso furgone al quale era appoggiato Nicholas. Nessuno dei due diceva nulla, e Nicholas iniziava a sentirsi leggermente in imbarazzo.
All’ultimo minuto aveva deciso di andarci, a quella festa. Aveva detto a Delta che sarebbe uscito con degli amici, ed in fondo era quello che stava facendo. Non era mentire, vero? Si sorprese a constatare che, a dirla tutta, non si sentiva poi così in colpa. Aveva 19 anni ed era liberissimo di fare quel diavolo che voleva.
Sentirono dei rumori in lontananza ed entrambi alzarono la testa: con suo sollievo Nicholas riconobbe Luke che usciva dal locale, dando le ultime disposizioni ad una cameriera.
Si avvicinò, aprendosi in un enorme sorriso quando riconobbe Stephanie
< Steph! Quanto tempo > ammiccò sorridendole.
La bionda ossigenata rise, e Nicholas si sorprese nel sentire quella risata così femminile: non aveva nulla a che fare con la sua voce dura e roca.
Luke con un cenno lo incitò a salire sul furgone, e per tutto il viaggio rimase zitto, ascoltando le incessanti chiacchere della bionda su quanto quella festa sarebbe stata figa.
Doveva ammetterlo, era leggermente nervoso. Non era abituato a cose simili, ed era sicuro che da bere non ci fossero succhi di frutta o coca cola. D’altra parte però, non vedeva l’ora di arrivare, di mettersi a ballare e di scordarsi per un attimo di tutto. Della sua ragazza opprimente, della sua famiglia troppo apprensiva e di quel mondo a cui apparteneva, che iniziava ad andargli stretto. Da quanto era che non riusciva a scrivere una canzone? E sapeva che l’imminente ritorno dei Jonas Brothers avrebbe dovuto eccitarlo almeno la metà di quanto eccitava i suoi fratelli, ma non era così. Anzi, era rimasto quasi deluso quando aveva visto i fratelli così decisi nel tornare insieme. Aveva sperato fino all’ultimo che si fossero innamorati delle loro nuove vite, e non avessero intenzione di lasciarle.
Storse il naso, quando un odore dolciastro gli arrivò alle narici. Era lo stesso odore che aleggiava in camera di Joe durante i giorni in cui aveva scoperto che Demi era entrata in clinica. La biondina si stava fumando allegramente una canna, per ‘ prepararsi allo sballo’; aveva detto.
Nicholas sospirò, chiedendosi se quella fosse stata davvero una buona idea. Eppure Luke glielo aveva detto, no? Era un bel modo per smettere di sentirsi oppressi.
Quando il furgone si fermò in una stradina al lato di un bosco, Nicholas iniziò ad agitarsi davvero, e una Denise Jonas 10 anni più giovane gli tornò in mentre, mentre gli menava un dito davanti alla faccia e gli ripetava di non fidarsi degli sconosciuti. Fantastico, ora lo avrebbero tramortito con una mazza da baseball, la biondina se lo sarebbe struprato allegramente e poi avrebbero chiesto il riscatto alla famiglia.
Era fottuto.
Mentre si faceva prendere dal panico si accorse che Luke e Stephanie erano già parecchio più avanti, e, cercando di non dare retta al suo seste senso, si accinse a seguirli. Camminarono in silenzio per quella che a Nicholas parve un’eternità, ma poi, quando gli alberi si diradarono lui rimase a bocca aperta.
Erano finiti su una spiaggia, di sicuro non frequentata, visto che non vedeva né bar ne ombrelloni, e per terra era pieno di quelle che sembravano cianfrusaglie portate dal mare. Con dei rami i ragazzi che popolavano la spiaggia avevano arrangiato delle tende, sotto le quali bruciavano dei piccoli fuocherelli ed i ragazzi erano seduti in cerchio a bere e a chiaccherare. Alla sua sinistra, Nicholas vedeva i riesti di quello che probabilmente era un vecchio acquedotto, e il rumore delle onde che si infrangevano a riva era coperto dalla musica assordante, ma dannatamente azzeccata, che dava a quel posto un’atomosfera magica.
Mentre Nicholas era intendo ad osservare quello spettacolo, non si accorse di Luke e Stephanie che, dietro di lui, stavano parlando.
< senti Steph, dovresti farmi un favore stasera > disse Luke a bassa voce, stando bene attento a non farsi sentire da Nick.
La ragazza mugolò un cenno d’assenso, e allora il moro riprese < dovresti far divertire Nick. E sai cosa intendo. fai in modo che non si scordi questa serata tanto facilmente >
Stephanie soppesò la cosa. D’altra parte, il ragazzo era figo, lo aveva notato subito, e un giretto con lui non gli sarebbe dispiaciuto.
Annuì sorridente, e, senza dare il tempo a Luke di rispondere, si diresse verso Nicholas.
< allora, ti piace? > la voce roca di Stephanie risvegliò Nicholas dalla sua trans, che si voltò a guardarla annuendo semplicemente. La ragazza, sorprendendo il riccio, lo prese per mano buttandosi tra la folla. Nicholas, non del tutto abituato a quel genere di calca, ogni tanto urtava qualcuno per sbaglio, ma sembravano tutti troppo ubriachi o completamente fatti per accorgersene.
La ragazza si appoggiò al bordo di quello che probabilmente era il bar: un chioschetto malandato e inutilizzato da chissà quanto tempo. Il ragazzo dietro al bancone, un ragazzo di colore con i capelli legati in una coda alta, sorrise a Stephanie, e Nicholas ebbe l’impressione che si conoscessero.
< allora Steph, che ti porto? Il solito? > la ragazza annuì, confermando l’ipotesi di Nick che quei due già si conoscessero.
Il ragazzo si mise ad armeggiare dietro al bancone, e poco dopo porse a stephanie un bicchiere con del liquido rosa.
Nick alzò un sopracciglio, e stephanie si voltò a guardarlo, ridendo < non dirmi che non bevi >
< esatto, non bevo > disse, e la ragazza rise ancora più forte < oh, ma allora sai parlare > disse con tono canzonatorio. Nicholas resistette alla tentazione di tirarle uno schiaffo.
< tieni > disse la bionda, passandogli il bicchiere.  < no grazie > rispose Nick, calmo.
La bionda rise < andiamo, smettila di fare il ragazzo di chiesa e bevi >
Sentirsi chiamare così fece ribollire il sangue nelle vene a Nick, che afferrò il bicchiere e mandò giù tutta la bibita in un solo sorso.
Sentì la gola bruciargli e la testa iniziare a vorticare pericolosamente < che cazzo era? >
Chiese , mentre tossiva.
La ragazza rise < Vodka alla fragola mischiata ad un po’ di ecstasy >
Nick quasì urlò < ma sei scema? >
La ragazza rise ancora più forte, prendendolo per mano e trascinandolo a ballare.
< oh smettila di fare tanto il contenuto. Lo so che non vedi l’ora di lasciarti andare > sussurrò al suo orecchio, sorridendo quando le mani del ragazzo si posarono sui suoi fianchi < forse hai ragione, sai? > disse Nicholas, soffiandole sul collo.
Mentre vedeva quello che aveva intorno girare, sentiva una vocina, sempre più debole, che gli urlava che a casa c’era una ragazza che non sarebbe andata a dormire fino a che lui non fosse tornato, che probabilmente avrebbe chiamato la famiglia facendoli preoccupare tutti. Ma, mentre Stephanie lo prendeva per mano per portarlo nel bosco, e mentre sentiva le unghie di lei penetragli nella carne e le sue labbra premere affamate sulle sue, si disse che non gli importava. Si disse che quella sera era per lui, e che da quel giorno in poi avrebbe smesso di vivere per gli altri, ed avrebbe iniziato a vivere per se stesso.

 
 
 

questa notte cambierà le nostre vite
è così bello essere al tuo fianco
ma piangeremo
non rinunceremo alla lotta
urleremo forte al limite dei nostri polmoni
e loro pensano che è solo perchè siamo giovani
e ci sentiamo così vivi
 
 

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Capitolo 4
*** - capitolo 4 ***


Wasn’t it easier in your lunchbox days?
Always a bigger bed to crawl into
Wasn’t it beautiful when you believed in everything?
And everybody believed in you?

it’s all right, just wait and see
Your string of lights is still bright to me
Oh, who you are is not where you’ve been
You’re still an innocent

You’re still an innocent
{ innocent - Taylor Swift

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nicholas girò le chiavi nella serratura, cercando di fare il meno rumoe possibile. La testa gli scoppiava, puzzava di alchool e fumo e tutto ciò che voleva in quel momento era andare a dormire. Ma non aveva fatto i conti con Delta; infatti, non fece nemmeno in tempo a togliersi la giacca che la bionda gli si era già fiondata addosso, con uno sguardo che avrebbe fatto paura a chiunque.
< ehm, ciao amore. > balbettò Nicholas incerto.
La ragazza sbuffò < amore un cazzo. Dove sei stato? >
Nicholas abbassò lo sguardo < fuori con degli amici, te l’ho detto >
< e ti sembra il caso di restare fuori per tutta la notte? >
Il ragazzo alzò la testa, di scatto < io posso stare fuori quanto cazzo voglio, chiaro? >
E, senza badare all’espressione sorpresa e ferita comparsa sul viso della ragazza, la superò urtandola leggermente, deciso solamente a buttarsi sul letto e a dormire fino al giorno dopo.
 
Nicholas si svegliò lentamente, socchiudendo gli occhi e girandosi su un fianco per vedere che ore erano: le 12.30. aveva dormito si e no 5 ore, ma sapeva che non si sarebbe più riaddormentato. Sbuffò, passandosi una mano sugli occhi e ripensando alla sera prima. non si ricordava molto, ma era quasi sicuro di aver baciato Stephanie,e non solo. Ricordava anche di aver bevuto qualche bicchiere di troppo, ed era certo di essersi fatto almeno una canna. Ridacchiò, pensando che se i suoi genitori lo avessero saputo probabilmente sarebbero morti d’infarto.
Il cellulare posato sul comodino vibrò, segnalando l’arrivo di un messaggio. Allungò il braccio per prenderlo, e quello che lesse gli fece comparire un sorriso sul viso – delta mi ha detto che sei stato fuori tutta notte e non vuoi dirle che cosa hai fatto. Stai iniziando a mettere in atto i miei insegnamenti? Era ora –
Joe non lo aveva mai trattato da bambino bisognoso di cure; anzi, lo aveva sempre spinto ad uscire da quella sua campana dorata. Avevano un rapporto diverso, loro due. Sapeva che Joe gli sarebbe stato accanto, sempre, qualsiasi decisione lui avrebbe preso. Era un po’ la sua unica certezza in quel mare di indecisione.
Si alzò di scatto, pensando che aveva bisogno di Joe.
Si vestì velocemente, guardandosi poi allo specchio: i capelli erano in aria, su una guancia aveva ancora il segno della matita che Stephanie gli aveva lasciato la notte precedente, e la barba era sfatta. Per non parlare della gola secca e delle occhiaie che gli cerchiavano gli occhi. alzò le spalle, dicendosi che aveva visto Joe conciato in modi peggiori. Scese in soggiorno e, ignorando le domande di Delta, si precipitò fuori dall’appartamente, diretto da suo fratello.
 
 
Ad aprirgli era stata la donna di servizio, dicendogli che Joe dormiva ancora e che lei sarebbe uscita a fare la spesa. Aveva notato lo sguardo indagatore che la donna gli aveva rivolto, ed era sicuro che tornando dal supermercato avrebbe fatto un salto a casa Jonas per riferire il tutto a sua madre. Sospirò, dirigendosi in camera di Joe che dormiva beatamente stringendo un orlo della trapunta.
Nick sorrise intenerito, sedendosi vicino a lui e passandogli una mano tra i capelli.
< Joseph? È ora di alzarsi > sussurrò divertito.
Il moro aprì piano gli occhi, mettendolo bene a fuoco < sei orrendo > fu il suo primo commento, e Nick scoppiò a ridere.
Joe si tirò su,scostando le coperte ed esaminando per bene il fratello.
< che cosa ti è successo? > chiese, seriamente preoccupato.
Nick sbuffò appena, prima di raccontargli tutto ciò che era successo la notte precendente. Sapeva che Joe non avrebbe mollato fino a che non glielo avesse detto, e sapeva anche che aveva bisogno di parlare con qualcuno, o sarebbe impazzito.
< capisci? Tutti mi vedono come il ragazzo casa e chiesa, quello che non mostra i sentimenti, che è apatico. Mamma e papà mi trattano ancora come se avessi 11 anni, e Delta, dio, delta mi fa impazzire. Sembro suo figlio più che il suo ragazzo. Con la differenza che facciamo sesso >
Joe trattenne una risata, ma non interruppe il fratello. Era grato che si stesse aprendo con lui, si era accorto che qualcosa non andava e sapere che di lui si fidava lo faceva sentire bene. era sempre il suo Nicky, dopo tutto.
< e anche questa cosa.. Joe, io .. ti prego non ridere. > il riccio si accertò che il fratello annuisse prima di continuare < io credo di essere un po’ gay >
Nicholas si pentì di averlo detto non appena vide gli occhi di suo fratello dilatarsi e le sue guancie farsi rosse d’imbarazzo. < c-come un po’? > balbettò quello.
Nicholas sospirò < ecco, ecco ogni tanto ho dei pensieri su dei ragazzi che.. bhè, non dovrei avere >
Joe annuì, e Nicholas si sentì un po’ più tranquillo < e.. insomma, hai mai..? > joe lasciò la frase in sospeso, sperando che il fratello capisse.
Nicholas colse al volo il senso di quella frase e si affrettò a scuotere la testa.
Per un po’ nessuno dei due parlò, ma poi joe, all’improvviso, appoggiò la sua mano sul ginocchio di Nicholas, che fu attraversato all’improvviso da centinaia di sensazioni diverse.
< senti Nicky, non so quanto possa servire, ma io sono qui >
Nicholas annuì, e, come guidato da qualcosa di esterno, si protese per abbracciare il fratello, che lo accolse fra le sue braccia.
Nicholas poteva sentire il respiro di Joe, e poteva giurare che il suo cuore battesse a un ritmo un po’ più veloce del normale.
Che fosse per causa sua?
Si diete mentalmente dell’idiota per aver pensato una cosa del genere, e si staccò velocemente dal fratello, che lo guardò di traverso. Nick, in preda al panico, salutò velocemente un Joe alquanto perplesso, prima di trascinarsi letteralmente fuori da quella casa, con ancora il profumo di Joe addosso.

 
 
 
 

Non era tutto più facile nei tuoi giorni spensierati?
Sempre un lettone in cui infilarsi
Non era bellissimo quando credevi in ogni cosa?
E tutti credevano in te?

Va tutto bene, aspetta e vedrai
Le tue file di luci sono ancora luminose per me
Oh, non è il luogo in cui sei stato a definire chi sei
Sei ancora un innocente
Sei ancora un innocente

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** - capitolo 5 ***


Ciao Bellissime!
Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo, spero che anche questo vi piaccia :3
 
VI AMO DA MORIRE <3

 
 
 
 
 
 





 

Why be afraid
To make an honest mistake?
If you acknowledge the pain
And you wanna change
You can get through anything
Do you remember at all?
People walking hand in hand
Can we feel that love again?
Can you imagine it all?
{ Together – Demi Lovat Ft. Jason Derulo



 
 
 
 
 

 
 
 
 
Gay. E così suo fratello, quello di cui era innamorato, era gay. Bene.
Joe si impose di calmarsi, dopotutto il fatto che Nicholas fosse gay non implicava che automaticamente provasse qualcosa per lui.
Anzi, non implicava nemmeno che lo vedesse diversamente da Kevin o da Frenkie.
Era pur sempre suo fratello.
Ma doveva assolutamente scopire se Nicholas provava qualcosa per lui, o probabilmente sarebbe impazzito. Non ricordava quando era iniziato tutto, ma sapeva che piano piano si era reso conto che quello che provava per Nicholas non era semplice amore fraterno. Era amore vero e proprio. Il fatto che molte volte si fermasse a fissarlo, e che certi suoi pensieri su di lui non fossero propiamente definibili casti.. bhè, queste cose lo avevano spinto a credere che forse, in fondo, si era innamorato di Nicholas.
Sospirò, appoggiandosi al muro freddo del bagno mentre riempiva la vasca da bagno. Aveva bisogno di rilassarsi e di smettere di pensare. Decisamente.
Per quanto alla storia che Nicholas non sopportasse più Delta, bhè, non poteva fare altro che esserne felice.
Nemmeno lui l’aveva mai sopportata, e , oltre alla gelosia che provava nei suoi confronti sospettava anche che lei amasse Nick più per la sua fama che per quello che era.
Rimaneva però il fatto che loro due erano fratelli e che lui non sarebbe affatto dovuto essere geloso di lei. Si ricordava che all’inizio aveva preso questa cosa davvero male, cercando di mettere tutto a tacere e di non pensarci, portandosi a letto ragazze su ragazze, sperando di trovarne una di cui ‘innamorarsi’, mettendo a tacere quello che provava per Nick. E, mentre mandava un sms al fratello per chiedergli se si potevano vedere, si chiedeva se avrebbe davvero avuto il coraggio di confessare tutto.
 
 
 
 
 
Nicholas, seduto di nuovo nel bar di Luke, ascoltava divertito una Stephanie incazzata nera per la tragica fine del suo cellulare. La mattina, ancora mezza addormentata, era uscita sul balcone per fumare una sigaretta, e, dopo averlo appoggiato sul cornicione , lo aveva urtato accidentalmente facendogli fare un volo di 4 piani, prima che si spiaccicasse al suolo.
A distrarlo dal monologo della ragazza fu il suo i-phone che vibrava, e si sorprese nel constatare che quel messaggio da parte del fratello gli mettava addosso una strana sensazione di allegria. Dopo aver dato una risposta affermativa all’invito del fratello, tornò a dedicarsi a Stephanie, la quale proprio non riusciva a farsene una ragione.
< Steph, tranquilla, era solo un cellulare > disse, cercando di calmarla.
Pessima mossa.
< solo un cellulare? Solo un cellulare? Era nuovo di pacca e non tutti hanno soldi per comprarsene uno quando cazzo gli gira, sottospecie di pseudo-rockstar che non sei altro >
Nicholas non riuscì a trattenere un sorrisino ironico < vuoi che te ne compri uno nuovo? >
Si spostò appena in tempo per evitare il pugno che la bionda aveva cercato di tirargli, e per qualche oscuro motivo Nicholas sapeva che se l’avesse preso gli avrebbe fatto male.
Cercò di ignorare lo sguardo fulminante della bionda, spostando lo sguardo su Luke che si stava avvicinando al loro tavolo.
< Nick? Che hai fatto alla biondina qui? Non mena nessuno a meno che non sia davvero incazzata > disse il moro ridacchiando, seguito da Nicholas.
Stephanie sbuffò < ho mandato il mio cellulare al creatore >
La risata di Luke si diffuse per tutto il locale, tanto che qualche testa si girò nella loro direzione.
Il ragazzo scompigliò i capelli a stephanie, prima di ridere di nuovo ed allontanarsi per servire dei clienti appena arrivati.
Nicholas si finse indignato < scusa, perché lui non lo picchi? >
Stephanie sorrise ironica < perché lui mi sta simpatico >
Il riccio stava per mettere su un finto broncio, ma fu di nuovo distratto dal suo i-phone.
la faccia che nicholas assunse costrinse Stephanie a chidere se andasse tutto bene.
< è la mia ragazza > disse Nicholas, serio.
La bionda ridacchiò < oh, fai come se io non ci fossi > disse.
Nicholas scosse la testa, e poi, sorridendo, rispose.
Ascoltò attentamente delta che gli spiegava che aveva indetto una cena di famiglia per quella sera, per riparare alla poca attenzione che ultimamente lui gli stava dedicando, perdendosi nei suoi strani giri.
Nicholas ci mise tutta la sua forza di volontà per rispondere con un – certo tesoro, è una bellissima idea- invece che con un – scordatelo puttana, e vai a fare la moralista con qualcun altro-
Chiuse la chiamata con il nervosismo alle stelle, e, Stephanie, comprendendo che i ruoli si erano appena ribaltati, posò una mano su quella del ragazzo.
Nicholas, con lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate, sospirò.
< steph, dovresti farmi un favore. Hai da fare stasera? >
 
 
 
Joe, seduto su una panchina del parco, aspettava con ansia l’arrivo del fratello. Lo scorse in lontananza, e non potè fare a meno di pensare che fosse dannatamente bello. La convinzione che era nata qualche ora prima, quella del volergli rivelare la verità, era spartia rapida così come era arrivata, e ora il ragazzo si stava sfondando il cervello per trovare un motivo valido a quell’urgenza nel vederlo.
< ciao Joe > nicholas sorrise, prima di sedersi alla destra del fratello, che gli sorrise di rimando.
< ciao Nick > disse.
< allora, come mai volevi vedermi? > chiese Nicholas, abbastanza curioso.
< oh ecco, io, vedi > ‘ inventati qualcosa, e in fretta jonas’ < volevo parlarti della cena di stasera >
Nicholas cercò di nascondere la delusione con un sospiro. Non sapeva nemmeno perché fosse deluso, poi. Che cosa si aspettava che Joe gli dicesse? Preferì non rispondere a quella domanda.
< oh. A proposito, ho una sorpresa pronta per stasera > disse Nicholas, ridendo e immaginandosi già la faccia che Delta avrebbe fatto.

 
 
 
Perchè essere spaventato
di fare un errore onesto
se ne riconosci il dolore?
E vuoi cambiare,
lo puoi fare attraverso qualsiasi cosa
Ti ricordi
la gente camminare mano nella mano?
Riusciamo a sentire di nuovo quell’amore?
Riesci ad immaginarlo?




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** - capitolo 6 ***


Le facce sconvolte della sua famiglia erano un qualcosa che Nicholas non si sarebbe dimenticato tanto facilmente.
Con la mano appoggiata alla schiena di Stephanie guardava sua madre, che cercava in tutti modi di nascondere il suo sopracciglio alzato in segno di disaprovazione, guardava la faccia paonazza del padre, Kevin che spostava gli occhi da lui a Stepahnie ad intermittenza, Danielle che ridacchiava; ma più di tutti, guardava Delta, il cui viso aveva assunto una delicata sfumatura di rosso che non prometteva nulla di buono.
< lei chi è? > chiese, senza sforzarsi di essere gentile.
Con la coda dell’occhio vide Stephanie sorridere < Sono Stephanie, un’amica di Nicholas! Tanto piacere >
La sua voce roca sembrava aver sconvolto Mamma Jonas ancora più dei capelli o del piercing al naso.
L’unico a non sembrare sconvolto era Joe, che se la rideva sotto i baffi.
Nicholas gli rivolse un breve sorriso prima di sedersi a tavola, in mezzo a Delta e Stephanie.
Per tutta la durata della cena un leggero velo d’imbarazzo ricoprì ogni conversazione, e gli occhi di tutti continuavano a saettare verso Stephanie, che nonostante tutto sembrava perfettamente a suo agio e sembrava aver preso in simpatia Danielle.
Mamma Jonas faceva di tutto per oscurare Stephanie e mettere in luce Delta, ma le continue risate da parte di Danielle e della bionda rendevano la cosa quasi impossibile.
Nick, con un sorriso sorione stampato in faccia, si stava divertendo più di tutti a quel tavolo.
Intento a giocare a darsi i calci sotto il tavolo con Joe, vedeva lo sguardo furente che sua madre gli riservava, e quello carico di rancore di Delta, e si sentiva soddisfatto.
Perché per le prima volta avevano capito che non era invisibile, che dovevano ascoltarlo.
Per la prima volta, non si comportava da ragazzo perfetto davanti ai suoi genitori, e la cosa gli dava una strana sensazione di potere.
Come se potesse fare tutto.
 
 
 
 
 
Finita la cena, e riaccompagnata a casa Stephanie, Nick stava pensando ad un modo per evitare di tornare a casa.
Casa voleva dire Delta, e di sicuro lei non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
Per questo, dieci minuti dopo parcheggiò davanti a casa di suo fratello, suonando il campanello e sperando che non fosse in giro per locali.
Quando suo fratello aprì la porta qualche secondo più tardi, Nicholas non potè fare a meno di sorridere.
< potresti ospitarmi? > chiese, con la faccia da cucciolo migliore riusciva a fare.
Il maggiore rise < paura di tornare a casa? >
< esattamente >
Joe rise di nuovo e si sporse per farlo passare.
Nick buttò la tracolla e il giubbotto sul divano, per poi voltarsi verso il fratello < non è che avresti una tuta da prestarmi? >
Quello annuì e si diresse verso la camera, seguito dal riccio.
Estrasse un paio di pantaloni a caso e li lanciò al fratello, che, impreparato, se li vide finire in faccia.
< sei uno stronzo > decretò, mentre l’altro si rotolava a terra dalle risate.
Risate che si spezzarono bruscamente quando Joe vide Nick iniziare a slacciarsi i pantaloni proprio li, davanti a lui.
Fingendo di alzarsi per cercare anche lui un pigiama, non potè fare a meno di soffermarsi a guardare il fratello.
Ma era suo fratello cazzo.
Si girò di scatto, fingendo di non essersi nemmeno accorto di quello che era appena successo, e a sua volta si sfilò i pantaloni per mettere poi quelli del pigiama.
Quando si girò un sorriso spontaneo si formò sul suo volto.
Nicholas si era buttato a braccia aperte e pancia in giù sul suo letto, ignorando la montagna di vestiti che c’era buttata sopra.
< mi stai sfrattando, fratellino? >
Quello rise < no dai. Vieni a dormire con me >
Quelle parole rimasero sospese fra loro due per un tempo che a Joe sembrò interminabile, fino a quando Nicholas aggiunse < come facevamo da piccoli >
Cercando di nascondere la delusione provocata da quelle parole, Joe si distese accanto al fratello, che si era spostato per fargli spazio.
Per qualche secondo si guardarono negli occhi, poi Joe, con ancora l’ombra di un sorriso stampato sul volto, si girò dall’altra parte e spense la luce.
 
Fissava i numeri fluorescenti della sveglia che aveva sul comodino da almeno mezz’ora, cercando di prendere sonno.
La reputava un’impresa alquanto impossibile dato il respiro calmo e regolare del fratello, che riempiva la stanza e che gli ricordava costantemente che Nicholas era li, a meno di due centimetri da lui, con indosso solo del pantaloni della tuta.
Joseph sospirò sconsolato quando Nick, agitandosi nel sonno, finì proprio addosso a lui, circondandogli la schiena con le braccia.
Se non fosse stato che suo fratello stava seriamente mettendo a rischio il suo autocontrollo, Joe l’avrebbe trovata una scena estremamente esilerante.
Si girò lentamente, trovandosi faccia a faccia con Nicholas.
Facendo appello a tutto l’autocontrollo che possedeva, cercò di svegliare il fratello, senza finire in posizioni ancora più compromettenti di quella.
< Nick..! nick! >
Il riccio mugugnò qualcosa, prima di dischiudere lentamente gli occhi.
Joe sorrise intenerito alla vista del fratello che si stropicciava il viso e cercava di abituarsi al buio.
< che c’è? > chiese il minore, che, nello svegliarsi, aveva lasciato andare la vita di Joseph
Per evitare ulteriori situazioni imbarazzanti, quello decise di glissare su quel gesto compromettente
< non riuscivo a dormire >
Nicholas annuì appena, accorgendosi solo ora della distanza minima che c’era fra lui e il fratello.
Joe, che se n’era accorto già da un po’, cercava in tutti i modi di guardare ovunque meno che negli occhi del fratello, ma non potè ignorare i ricci di Nicholas che gli solleticavano la fronte, mentre quello si avvicinava lentamente a lui.
< Nicholas, che diav- >
Ma il minore non lo fece finire < zitto Joe. Voglio solo provare una cosa >
Joe non fece in tempo a replicare che sentì le labbra di Nicholas, quelle labbra che aveva desiderato per così tanto tempo, premere leggere contro le sue.
Cercando di rallentare il battito impazzito del suo cuore, intrufolò le mani tra i ricci di Nicholas, mentre quello si faceva più vicino a lui e approfondiva il bacio.
Una vocina, nella sua testa, continuava ad urlargli che quello era suo fratello, che era off limits.
Ma, mentre ribaltava le posizioni trovandosi sopra di lui, con le mani che vagavano per il suo petto, del fatto che fosse suo fratello gli importava ben poco.
 

 


si lo so, non ho messo la canzone e non posto da una vita.
giuro, GIURO che mi dispiace, ma se mi lascerete qualche recensione giuro che il
prossimo capitolo sarà sublime (?)
vi amo <3
 
 

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