Punk? Punk is not dead.

di Levineisabitch_
(/viewuser.php?uid=150899)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Transex is a shop. Not what you're thinking right now. ***
Capitolo 2: *** twins. ***
Capitolo 3: *** Do you wanna be my Valentine? ***



Capitolo 1
*** Transex is a shop. Not what you're thinking right now. ***


transex is a shop and you have to know it.


Carmen stava correndo per le strade di Milano, sperando di arrivare in tempo.
Probabilmente non ce l’avrebbe fatta, ma tanto valeva provarci.
Entrò di corsa nel negozio con le chiavi arrugginite e tirò su la saracinesca.
Erano le tre e quattro minuti: bastava che Sam non se ne accorgesse e sarebbe andata bene.
In effetti era strano che non fosse lì, a quell’ora.
Alzò le spalle, non le importava più di molto.
Non c’era ancora gente nei paraggi, ma doveva sistemare alcuni pantaloni e alcune magliette sugli scaffali.
Li ripose senza particolare cura, poi accese le luci nel camerino, ricavato da un ascensore non più in funzione.
Accese lo stereo, partì un singolo dei Scorpions.
Carmen canticchiava, scuotendo la testa e con quella i capelli corti e viola.
Si tolse il chiodo, nonostante il freddo invernale.  Lo buttò dietro il bancone.
Tanto nel negozio era sempre un casino, nessuno l’avrebbe notato.
La ragazza aveva diciannove anni, una passione per il punk e il rock, capelli di un colore diverso ogni volta, vestiti stravaganti e amici bizzarri. E un lavoro da Transex. Amava quel negozio, l’aveva sempre fatto e quando era stata assunta era stata felicissima.
Era il ritrovo di punk, metallari e parecchia altra gente su quell’onda.
Helena sarebbe dovuta arrivare al suo stesso orario e, al solito, non c’era.
Sam neanche, però. Subito Carmen cominciò a pensare a dove potessero essere finiti quei due e soprattutto a fare cosa. Anche se un idea già l’aveva.
Era seduta su una sedia in un angolino quando si sentì lo scampanellio della porta d’ingresso.
A volte quel suono sgradevole la faceva davvero innervosire, ma quel giorno si sentiva felice, senza un vero motivo.
Nel negozio entrò un ragazzo, un paio d’anni più di lei, con una sigaretta stretta tra il medio e l’indice.
-Non si fuma dentro qua.- gli fece notare la ragazza, senza scomodarsi, anche se avrebbe dovuto.
-Mi sa che ho sbagliato negozio, allora. Pensavo fossi da Transex- e qui scoppiò in una risatina –non in un negozio di caramelle per bambinetti.-
Carmen alzò gli occhi al cielo. Se Sam l’avesse saputo si sarebbe incazzato, perciò ci teneva a far rispettare la regola, anche se in effetti era piuttosto stupida dato che quasi tutti i commessi e i clienti fumavano.
Lei no, ma questo era un dettaglio.
-Se vuoi fumare, esci. Penso di poter vivere anche senza di te. Ciao.- rise di gusto la ragazza. Lo trovava ridicolo. Un ragazzo talmente annoiato che cercava rogne in un negozio in centro con una commessa di diciannove anni.
Il ragazzo fece una strana smorfia con il labbro e spense la sigaretta sul muro del negozio.
-Scommetto che ora ti senti intelligente.- evidenziò Carmen, rimanendo calma. Mai discutere con uno stupido.
-Abbastanza. Ho bisogno un chiodo, da donna.- sbuffò lui.
La risata di Carmen questa volta fu incontenibile. Ogni tanto sputava fuori qualche spezzone di frase, mentre si contraeva dal ridere.
-Hai detto.. da donna?!- riuscì a dire, per poi ricominciare a ridere come in presa a una crisi isterica.
-Per la mia ragazza.- puntualizzò lui, inarcando il sopracciglio, sovrastato da un piercing.
-Io non ne sono tanto sicura.- si schiarì la voce Carmen e sparì dietro una porta lì accanto.
Riapparve con le braccia cariche di chiodi neri, qualcuno marroncino.
-Tieni.- glieli mollò davanti al naso, con un sorrisino divertito.
Sapeva che le avrebbe chiesto aiuto, si vedeva che non aveva la più pallida idea di quale comprare.
-Non so che taglia abbia.- ammise, dopo un quarto d’ora passato a tentar di capire quale fosse il miglior capo.
-Magra, grassa, tanto, poco seno? Alta, bassa?- chiese lei, pronta a quella richiesta.
-Magra, abbastanza, alta.- rispose telegrafico lui. Sul viso, la smorfia di poco prima.
-Prova a vedere questi.- gliene passò in mano due Carmen.
Alla fine il ragazzo ne prese uno a caso e lo portò alla cassa.
Pagò e se ne andò con il giubbino in mano, dato che lei non gli aveva offerto nemmeno un sacchetto.
D’altronde gli era stato antipatico, a pelle.
La mattinata proseguì con due ragazzine di quattordici anni che si spacciavo per metallare, quando erano solo due pessime imitazioni di Courtney Love, un signore afflitto dalla crisi di mezza età e un gruppetto di punk che comprò alcune borchie.
Verso le undici passò di lì anche Sam, senza Helena.
Carmen coprì l’altra ragazza, erano amiche, più o meno.
-Penso che avresti bisogno un’altra aiutante, qui, in negozio.- le aveva detto Sam.
Lei aveva scrollato le spalle: non era necessaria una spalla, anche se sarebbe stata utile.
-Ho assunto una ragazzetta, se va bene la teniamo, se no puoi anche licenziarla.- le comunicò e dopo aver chiesto di Helena e alcune questioni economiche se ne andò.
Carmen chiuse il negozio alle due e mezza e tornò a casa sua. Sarebbe andata Helena ad aprirlo, le avrebbe telefonato.
Ora desiderava solo uscire con la compagnia di Alex e Rick, gli amici di sempre. Chissà, forse avrebbe incontrato anche Luna, era da un po’ che non la vedeva in giro.




Note autrice.
Oddio, lo so, non mi sopportate più.
Ma come faccio a vivere senza una long? ç_ç Capitemi.
Sì, parla di punk, metallari e rocker.
Se la cosa è un problema, smamma.
Non so, penso che sarà una cosa molto simile alla mia ff precedente (Dearly beloved, are you listening?), sempre intreccio.
Ma comunque in un ambiente completamente diverso.
Il Transex, come negozio, è esistito davvero, ma parecchi anni fa.
Mia mamma, in quanto metallara (non più.), c'è stata.
CHE CULO ç_ç


Tanto amore, peace love and drugs.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** twins. ***


 twins.
Il giorno dopo dietro la cassa del Transex c’era seduta un’Helena svogliata che masticava una cicca rosa.
Erano le nove e tredici quando un singolare personaggio entrò nel negozio.
-Scusi, io dovrei.. cambiare questo coso.. me ne serve uno più stretto.- balbettò.
Si sentiva decisamente in imbarazzo e intimorito là dentro e il motivo era palese.
Il ragazzo, sui vent’anni, stringeva tra le mani un chiodo.
Era uno dei soliti ragazzetti tutti uguali, quelli vestiti con la solita felpa, i soliti jeans, quelli che avevano paura dell’essere diversi.
Helena ne aveva incontrati parecchi, tra scuola, parenti e amici.
Il ragazzo era davvero carino, che spreco.
-Dà qua. Posso farti una domanda?- chiese lei a bruciapelo.
Nel negozio non esistevano regole, si conversava con il cliente come fosse un amico di lunga data. Questo avveniva sempre.
-Sì.- rispose lui, titubante. Aveva un po’ paura di quella ragazza, nonostante fosse più piccola di lui.
-Cosa ci fa uno come te.. qui?- fece una smorfia Helena.
-Mio fratello ieri è passato a prendere quel coso per nostra sorella, ma non le andava bene e ha spedito me a cambiarlo. Ha detto qualcosa su una commessa con i capelli viola, penso fosse lei il motivo per cui non è venuto lui.- sputò fuori come un fiume in piena il ragazzo. Era più deciso del previsto, tutto sommato.
-Carmen? Eh?- chiese, questa volta confusa, Helena.
-Non so il nome. M’ha detto che è una bella ragazza ma che ha un caratteraccio.- rispose serafico il ragazzo. Anche se a dire il vero le parole del fratello erano state molto più volgari.
-Mi dico d’accordo. Come ti chiami?- chiese la ragazza, mentre frugava su alcune mensole alla ricerca di un chiodo che andasse bene.
-Peter.- rispose lui.
Quello fu l’unico avvenimento degno di nota della giornata che procedette lenta.
Il giorno dopo al Transex c’erano sia Sam che Helena che Carmen.
-Carmen, ieri t’ho detto che sarebbe arrivata una ragazzetta, rettifico. Sarà un ragazzo. Forse è più grande di voi, non mi ricordo. Arriverà in serata. Chi c’è?- annunciò Sam.
-Mi sa che ci sono io.- sospirò Carmen. Non le andava di conoscere il nuovo arrivato, non in quel momento.
-Va bene. Ora vado. Ah, si chiama Peter il nuovo!- urlò Sam mentre usciva.
-Ieri è venuto qua un Peter. Dici che è lui?- chiese Helena.
-Ma sai quanti Peter esistono?- rispose acida Carmen.
L’altra ragazza scrollò le spalle, irritata dalla risposta della semi-amica.
La serata arrivò in fretta e furia. Come se avesse una fiamma alle spalle e dovesse correre obbligatoriamente.
Carmen era al cellulare con Rick.
-Non so se posso venire, Rick.- disse, mordendosi un labbro.
-Perché? Dai, ti prego. Ci sarà anche Luna.- stava cercando di convincerla ad andare ad una festa dell’università che frequentava.
Carmen non voleva andarci, ma allo stesso tempo Luna le mancava da morire.
-Va bene, accetto. Quand’è?- chiese lei, sospirando.
In quel momento si sentì tintinnare la porta d’ingresso del negozio.
Entrò il ragazzo di qualche giorno prima, quello che si ostinava a fumare, per quanto ne sapeva lei.
Il ragazzo si mise di fronte a lei, aspettando che chiudesse la chiamata.
-Il 14 febbraio.- comunicò Rick, titubante.
Se Carmen avesse collegato la data a San Valentino non sarebbe venuta.
Cosa che, puntualmente, successe.
-Centra qualcosa con Cupidi e cuori vari? Perché se è così, te lo scordi.- esclamò.
-Trovati un accompagnatore, dai! Io, Luna e Alex ti vogliamo alla festa.- argomentò calmo Rick.
Lui e gli altri due amici di Carmen facevano gli stessi corsi in università e spesso lei si sentiva esclusa da quel loro gruppetto, ma proprio alla festa non voleva andarci.
-Ora spiegami dove lo trovo un accompagnatore. E perché dovrei.- borbottò lei.
-Alza lo sguardo, ora. Vedi che qualcuno trovi. Devi perché ci siamo noi tre.- rise Rick.
-Davanti a me vedo solo un fumatore del cavolo. Che odio a pelle. Come te lo spieghi?- rispose Carmen, dando un’occhiata al ragazzo, davanti a lei.
-Invitalo ugualmente. Si mangia a sbafo, accetterà. Ora vado, bella. Ciao!- salutò Rick, chiudendo la chiamata.
-Pensa te se devo invitare sto qua.- sbuffò Carmen indicando con la mano il ragazzo davanti a lei, palesemente confuso.
-Invitarmi dove? E soprattutto, sei tu Carmen?- chiese a raffica il biondino.
-A una festa d’università. Scordatela. Comunque sì, sono io. Cosa ci fai ancora qua?- fu acida lei.
-Ah, bhe. In che senso “ancora”?- lui era confuso.
-Piantala di fare il finto tonto, ti prego. Vedo che sei anche cambiato di vestito. Ma che ci fai qui?- insistette Carmen.
-Mi guadagno da vivere.- sbuffò lui che non capiva un’acca di quello che diceva lei.
-Ah, sei Peter. Ciao. Lavora e taci, per favore.- borbottò Carmen.
Lei non aveva capito che quello era il fratello gemello del ragazzo con cui aveva parlato qualche giorno prima e Peter non aveva capito lo scambio.
Il modo perfetto per combinare casini su casini.






Grazie a tutti voi che leggete.
Alla prossima.
Sabrina.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Do you wanna be my Valentine? ***


QUESTA STORIA E' SOSPESA.


Do you wanna be my Valentine?



Vuoi essere il mo Valentino?
Allora vieni via con me stasera,
con le sigarette e San Valentino!

 
-Carmen! Ho bisogno una mano un secondo, vieni?- urlò Helena, da un camerino del negozio.
-Che c’è?- gridò di rimando Carmen, infastidita.
-Qualcuno ha, di nuovo, scritto sul muro.- sbuffò Helena.
L’altra ragazza la raggiunse e ammirò il camerino: c’erano scritte ovunque.
Ogni mese le toglievano e ogni mese ricomparivano.
Sbuffò e se andò, ritornando con della pittura in mano.
Con un pennello grosso e brutto riverniciò tutto, in modo che tornasse del verde iniziale.
-Carmen!- la chiamò ancora Helena.
-Cosa diavolo c’è?!- strillò lei, innervosita.
Aveva tante cose per la testa, come ad esempio la festa dell’università, quella di San Valentino.
Voleva assolutamente vedere Luna e Rick e Alex, ma allo stesso tempo non aveva molta voglia di andarci e ritrovarsi da sola come un cane.
Che poi si chiedeva come mai i suoi amici andavano all’università: non faceva per loro.
Nessuno avrebbe mai detto che sarebbe stata la loro strada, a guardarli, eppure erano brillanti.
Anche lei se la cavava, ma la vita da universitaria non le cascava a pennello.
-E’ arrivato Peter!-
-Come? Oddio, che palle. Oggi ha turno? Non puoi rimanere tu?-
Fu in quel momento che una testa sbucò dal camerino.
Ovviamente era una testa bionda. Peter.
-Potresti spiegarmi quest’astio per me?- chiese, candidamente.
-Non vorrei dire, ma sei entrato nel negozio pretendendo di fumare e mi hai trattato come una pezza. Cosa pretendi? Dio!- borbottò la ragazza.
Quella giornata non poteva andare peggio.
-Ma cosa ti sei fumata?-
-Io niente, ma pare che tu sia fumato il cervello.-
rispose acida Carmen.
-Io non fumo. E ti ho conosciuto l’altra volta. Manco t’ho parlato.- affermò deciso Peter.
Carmen sbuffò e uscì da lì dentro, buttandosi dietro il bancone.
-Dove vai? Ora tu mi dici che t’ho fatto!- la rincorse Peter, urlando.
-Ma che c’ha da strillare questo qua?- chiese, corrugando la fronte, Helena a Carmen con quel suo accento strambo dalla “e” chiusa.
-Chiedilo a lui.- rispose male la ragazza, gesticolando.
Helena si girò di scatto verso il ragazzo che alzò le spalle.
Mentre Carmen era sparita nei magazzini, i due cominciarono a parlare di tutto e niente.
-A che ore finisco oggi?- chiese lui.
-Alle tre, credo.- rispose lei.
-Perfetto. Viene Carl, almeno.- sorrise.
-Carl?-
-Gemello.-
-Ah.-
In quel momento entrò una ragazza nel negozio, alta e bella.
Lanciò la borsa in un angolo e si sedette sul bancone.
Ovviamente Luna non si curava di nulla. Aveva sempre fatto così, perché smettere?
-Dov’è Mel?- chiese, con i piedi a pochi centimetri dal naso di Peter.
-Di là.- rispose Helena, noncurante.
Appena Luna se ne fu andata, alla ricerca di Carmen, Peter balbettò
-Chi è Mel? E chi era quella .. ragazza?- aveva la bava alla bocca, a momenti.
-Mel, Melanzana. Carmen. L’altra era Luna.- spiegò, come se fosse ovvio, Helena.
-Luna è un bel nome.- annuì Peter.
-Se ti interessa chiedile il numero. Diciamo che si offre volentieri.- cercò di essere carina lei.
-Forse. E’ amica di Carmen?- chiese ancora.
-Da anni, non so quanti, ma tanti.- rispose calma.
Il negozio era silenzioso, non volava una mosca. Neanche la musica era stata accesa.
Nessuno era dell’umore.
Carmen era stressata, da tutto.
Peter era irritato, da Carmen.
Helena era stanca, del lavoro.
E Luna era l’unica con un minimo di felicità, che doveva a tutti i costi trasmettere all’amica.
Tutto questo per costringerla a partecipare alla festa di San Valentino.
-Dai, ti prego, Carmen.- la pregava.
-Ho un impegno.- inventò la prima scusa lei.
-Lo annulli.-
-Sto male.- seconda.
-Ti curi.-
-Non ho un accompagnatore.-
terza.
TOUCH DOWN.
Luna a quella frase corse fuori dal magazzino, piazzandosi di nuovo alla cassa, di fronte a Peter.
-Vuoi partecipare a una festa? Si mangia a sbafo.- gli chiese, furba.




Note autRICE.
Giusto per farvi capire che son femmina :)
Stando seri, so di essere in incredibile ritardo e chiedo venia.
Ultimamente i've got a lot of problems.
Suonava meglio in inglese.
Poi, per finire in bellezza, i Green Day OGGI hanno confermato l'I-Day.
E io DEVO assolutamente andarci.
Come convinco i miei? EEEH :)
Ah, la frase iniziale, sia il titolo che la piccola intro, sono dei Green Day.

QUESTA STORIA E' SOSPESA.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=975332