Play With Me

di Giuu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goodbye ***
Capitolo 2: *** Don't Cut Your Hair ***
Capitolo 3: *** Can I Kill Him? ***
Capitolo 4: *** Well, I Think You're in Love ***
Capitolo 5: *** Thank You ***
Capitolo 6: *** Don't Try To Fix Me, I'm Not Broken... ***
Capitolo 7: *** Fix You ***
Capitolo 8: *** I'm Here For You ***
Capitolo 9: *** Heartless ***
Capitolo 10: *** This Pain Is Just Too Real ***
Capitolo 11: *** Hurricane ***
Capitolo 12: *** Without You ***
Capitolo 13: *** I'm Not Here For Play With You ***
Capitolo 14: *** I Just Want To Go Home... ***
Capitolo 15: *** The End ***



Capitolo 1
*** Goodbye ***


Questa storia si svolge appena dopo la saga dei Fullbringer. I due episodi filler in cui si incontrano Shiro-chan e Karin-chan sono compresi nel prezzo(?). ùvù
L'ennesima HitsuKarin che inizio e che mai finirò. =w=
Ci saranno anche altre coppie, ma saranno... come dire, di sfondo... =w=
Abbiamo una Karin confusa, un Hitsugaya premuroso, una Yuzu scrittrice di fanfiction, un Ichigo geloso, una Rukia comprensiva, una Rangiku materna ed un Urahara ed una Yoruichi fanboy/girl.(?!)
Se questa cosa ti turba, ti prego di non leggere.
Perdonate già ora quei dannatissimi errori/orrori di ortografia, le parole dentro alla cazzo che non centrano niente e tutto il resto. Non ho voglia di rileggerlo, sono fatta così. èvé
Grazie per l'attenzione.~

La ragazza calciò distrattamente la palla sporca di fango, fece alcuni passi per raggiungerla e poi la calciò ancora.
Era una giornata stranamente cupa per essere maggio. Era uscita di casa convintissima che il sole che le scaldava la pelle fosse rimasto in cielo a lungo e invece si era messo a piovere e faceva dannatamente freddo.
Prese la palla in mano e, sbuffando, entrò in casa. Lasciò l'oggetto e le scarpe sporche all'entrata e si stiracchiò per poi andare in cucina, dove la sorella armeggiava con i fornelli.
<< Ohi, Yuzu. >> sorrise e le rubò una fetta di pane da sotto il naso.
<< Karin-chan! >> esclamò. << Non dovresti mangiare prima di cena! E vai ad asciugarti, che ti prendi il raffreddore! >> la sgridò lei.
<< Sì, sì. >> diede un morso al pane e guardò curiosa i fornelli. << Cosa stai cucinando? >>
<< Curry! Oggi Ichi-nii deve andare a lavorare, quindi deve avere taaante forze! >> Yuzu sorrise, felice di poter aiutare il fratello in qualche modo.
<< Mh. Io allora vado a fare una doccia. >> finì la fetta di pane e salì lentamente le scale, quasi trascinandosi. Non che fosse stanca, ma la prospettiva di un pomeriggio piovoso a casa da sola non la rendeva proprio felice.
Yuzu andava da un'amica a studiare, Ichigo andava a lavorare e il vecchio era sparito da giorni, rintanato da qualche parte. Aprì la porta del bagno e ci sgattaiolò dentro, cominciando a spogliarsi. Le gambe non erano più piene di lividi e tagli vari, anzi; erano lisce e lunghe, non eccessivamente muscolose per una ragazza che gioca a calcio. Si era allungata, tanto che ormai superava la sorella di cinque buoni centimetri. Aveva anche più curve di lei, malgrado non arrivasse minimamente ai livelli di Inoue. Era felice del suo seno. Non le dava fastidio mentre correva o faceva stretching.
Si tolse la maglietta e l'orologio da polso, appoggiando il tutto su una sedia. Si tolse la biancheria e la lanciò dentro la cesta dei vestiti sporchi, poi entrò dentro la doccia. L'acqua calda le bagnò dolcemente i lunghi capelli e tutta la schiena, facendola rabbrividire. Odiava il freddo, odiava non sentire il calore sulla pelle.
Dopo cinque minuti buoni, cominciò a cercare il suo solito shampoo per i capelli, quello senza alcun profumo femminile dentro e nessun trattamento per le doppie punte e/o per il colore, come quelli della sorella, ma, quando finalmente prese in mano il flacone, notò che era troppo leggero: il suo shampoo era finito.
Provò a chiamare la sorella più e più volte ma, calcolando che era chiusa in bagno, con l'acqua aperta e al piano di sopra era molto difficile che potesse sentirla.
Cercò un altro flacone di shampoo normale, magari anche del fratello o del padre, ma anche quelli erano quasi vuoti: si sarebbe sentita in colpa ad usarli. L'unico pieno era quello di Yuzu, dallo strano colore come quello di una Big Bubble e con su dei disegni di more e una cascata.
<< Come fai a mettere una cascata dentro un dannato flacone lo sanno solo loro. >> sussurrò lottando contro l'istinto di rimettere il flacone al suo posto e uscire dalla doccia così com'era.
Quando aprì il tappo, quasi svenne. Aveva un profumo allucinante, more e muschio, come citava la scritta che Karin si stava imponendo di leggere. Si mise un po' di shampoo sulla mano sinistra e, con una smorfia, cominciò a massaggiarsi i capelli con entrambe le mani. Quando ebbe finito, per non fare un casino con gli odori, prese anche il bagnoschiuma di Yuzu e si lavò con quello.
Si risciacquò più volte, ma il profumo continuava ad essere lì, a fare impazzire il suo naso. Non che non le piacesse, ma non si sentiva la solita Karin. Uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano in testa, poi, prendendo un respiro profondo, uscì dal bagno per poi correre velocemente in camera, lasciando una scia di more e muschio.

<< Karin, semmbra che tu abbia avuto un incidente con i profumi di Yuzu. >> Ichigo guardò la sorella, alquanto perplesso. Erano rimasti tutti in silenzio durante il pranzo, vista l'aura omicida che emanava la ragazza.
<< Fatti gli affari tuoi. >> ringhiò lei finendo il riso e stringendo le bacchette fin troppo forte.
<< Karin-chan, non devi per caso uscire, oggi? >> le domandò Yuzu, cominciando subito a fantasticare su Karin e la sua vita amorosa << Ah! Forse vuoi che ti trucco! Posso prestarti una gonna, se vuoi! >>
<< NO! >> ringhiò lei, con le guance leggermente rosse.
<< La mia Karin-chan ha un ragazzo e non mi ha detto niente...!! Waaahhh!! Mi farai diventare nonno prima di quel verginello di Ichigo...!! >> Isshin saltò praticamente addosso alla figlia, stritolandola in un abbraccio fin troppo affettuoso per i suoi gusti.
<< Ehi! >> si lamentò Ichigo leggermente rosso, prima di vedere la figura del padre volare dall'altra parte della stanza, vicina alla gigantografia della defunta madre.
<< Masakiii!!! Nostra figlia ha un destro degno di un pugile...!! >> piagnucolò lui aggrappato al poster.
Ichigo sospirò e aiutò la sorellina minore a sparecchiare, ignorando i lamenti che provenivano dal vecchio.
<< Karin-chan, smettila di picchiare papà! Non ti profumi mai, è chiaro che ci facciamo delle domande! >> Yuzu diventò seria, ma subito dopo si trasformò e diventò una specie di fangirl. << Ti prego, posso truccarti? >>

Karin si guardò allo specchio, quasi schifata. Quella non era lei. Non poteva essere lei. I capelli lisci come la seta ricadevano sulle spalle e le gambe lunghe erano scoperte.
La camicia bianca e la gonna - sì, quel diavolo di sua sorella le aveva addirittura messo una gonna - le fasciavano per bene il corpo, facendo risaltare le curve.
Sembrava molto, molto più grande di quello che era.
<< Yuzu, ti odio. >> bofonchiò chiudendo gli occhi cerchiati dalla matita leggera e dall'ombretto viola. Le unghie, addirittura le lunghie erano state curate e tinte di nero.
<< Mi sento una segretaria! >> urlò al vuoto della casa, sentendo l'eco della sua voce.
Era sola. E non capiva perchè non si era ancora struccata e svestita. Si specchiò e si toccò le labbra rosee, risparmiate dal rossetto perchè aveva bevuto più volte l'acqua.
Si lasciò cadere sul divano e accese il televisore. I capelli le davano fastidio, sciolti: doveva tagliarli. Si alzò, si avvicinò ai mobili della cucina, prese la forbice e...
E il campanello suonò.
Sbuffò e appoggiò le forbici sul tavolo. Non aveva la minima idea di chi potesse essere, in quella piovosa giornata di maggio.
<< Chi è? >> domandò aprendo la porta.
<< Oi, Kurosaki. >>
Toshiro la guardava dalla porta, bagnato dalla testa ai piedi. Era cresciuto anche lui, anche se lo sguardo serio e superiore era sempre stampato sul suo viso.
<< Toshiro?! >> domandò lei, sorpresa. Si era aspettata tutti, ma non lui.
<< Hitsugaya. >> la corresse lui, con una nota di nervosismo nella voce.
<< En... entra pure, sei completamente bagnato! Vado a prenderti un asciugamano. >> lo lasciò lì e corse via, su per le scale, raccattando il primo asciugamano pulito trovato. Appena raggiunse il ragazzo, gli mise l'asciugamano in testa e lo sfregò, aumentando il nervosismo che già Toshiro aveva.
<< Kurosaki! >> la allontanò un attimo e la guardò, contrariato. Poi prese il panno e cominciò ad asciugarsi i capelli da solo.
Karin alzò un sopracciglio, poi accennò un sorriso. Era sempre serio, in qualsiasi occasione, e non amava il contatto fisico.
Si erano incontrati qualche volta, dopo l'attacco a casa di quella signora anziana, amica di Toshiro. Avevano sempre giocato a calcio fino allo sfinimento, poi avevano mangiato un panino e, al tramonto, lui spariva come era arrivato.
Le visite erano diventate sempre meno frequenti, tanto che lei non sperava più che arrivasse.
La ragazza si diresse verso il salotto, immersa nei suoi pensieri.
<< Come sei vestita? >>
Karin ringraziò mentalmente gli dei per essere di schiena, visto che era avvampata improvvisamente senza riuscire a capire il perchè. << È c-colpa di Yuzu. Vado a prenderti dei vestiti di Ichi-Nii, okay? >>
Hitsugaya guardò la sua figura allontanarsi e poi sospirò << ...Sì, grazie. >>

Si erano ritrovati uno sul divano e l'altra a terra, con un joypad in mano ciascuno, gicando alla playstastion come dei forsennati.
Anzi, l'unica che si stava impegnando davvero tanto era Karin, che non capiva come Toshiro potesse batterla malgrado dicesse di non averci mai giocato. Hitsugaya era rilassato in mezzo ai cuscini e premeva, quasi annoiato, i tasti.
<< Ma non è giusto! >> ruggì lei all'ennesima sconfitta, guardandolo in cagnesco.
Lui fece spallucce e si stiracchiò, anche se era decisamente soddisfatto. Era divertente guardare Karin imprecare e schiacciare con forza i tasti, come se, facendo così, la sua macchina andasse più veloce.
<< Waaah! >> la ragazza si stiracchiò e si appoggiò al divano, ancora da seduta. Era strano vederla con quei vestiti formali, visto che solitamente amava stare comoda, anche se doveva ammettere che era molto, molto bella così.
Ricacciò quel pensiero nell'angolino più buio del suo cervello, così si alzò e andò in cucina. << Vuoi da bere, Kurosaki? >>
<< Ti ho già detto di chiamarmi Karin! >> urlò lei per farsi sentire. << Se mi porti un bicchiere d'acqua mi fai un favore! >>
Karin... Quel nome lo faceva sussultare ogni volta che lo sentiva. Era bello, secondo lui. Le calzava a pennello. Gli ricordava i suoi capelli neri come la pece, i suoi occhi grigi come il cielo di quella giornata... Scosse la testa. Non doveva pensarci. Karin era umana, avrebbe vissuto una vita da umana, si sarebbe sposata con un umano, avrebbe avuto dei figli umani, sarebbe invecchiata e poi morta, come ogni umano faceva.
Ci mise parecchio tempo a preparare due bicchieri d'acqua, calcolando che stava lottando contro sè stesso dall'uccidere l'umano immaginario che si stava creando nella sua testa al fianco di Karin.
Quando tornò in salotto, la ragazza dormiva beatamente con il joypad accanto e la bocca socchiusa.
Sorrise, appoggiando sul tavolino entrambi i bicchieri. Era ora di tornare alla Soul Society.
Cercò nella tasca della giacca ancora mezza bagnata il pacchetto verde che aveva protetto con tanto riguardo dalla pioggia e lo appoggiò con delicatezza sul divano. Poi si chinò su di lei e, dolcemente, appoggiò le labbra sulla sua fronte, come un ultimo, tenero saluto.

<< Auguri in anticipo, Karin. >> sussurrò.
Quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe vista, ed era una promessa. 
 

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Capitolo 2
*** Don't Cut Your Hair ***


Buongiorno! Ho aggiornato così presto perchèèè...
Perchè dovevo studiare tedesco.
Lo so, lo so, dovrei studiare, ma non l'ho fatto. Anzi sì, l'ho fatto, ma adoro stare attenta in classe, quindi... ùvù
Spero che gli errori/orrori di battitura e/o ortografia non vi facciano vomitare. *annuisce*
Questo è... Un "inizio" per introdurre i prossimi capitoli, quindi è scritto un po' così.
C'è un salto temporaneo, spero non vi dispiaccia!

 

Cinque mesi.
Cinque, luridi, schifosi, lunghissimi mesi erano passati, dall'ultima volta che l'aveva visto. L'aveva odiato, l'aveva maledetto, l'aveva sognato e si era ritrovata a pensarlo durante le noiose giornate passate a scuola. Tutte le volte che calciava la palla i suoi bizzarri capelli bianchi le attraversavano la mente.
Imprecò e si prese una ciocca di capelli fra le dita. Ormai erano lunghissimi. Non riusciva a capire come, in cinque mesi, fossero cresciuti così tanto. Forse doveva tagliarli, visto che erano scomodi.
<< Yuzu, ho i capelli troppo lunghi. >> si lamentò lei.
La sorella, senza staccare le dita che viaggiavano sulla tastiera a una velocità assurda, si voltò verso di lei. << Oggi devo tagliarli pure a Ichi-Nii, se vuoi posso tagliarli anche a te! >> sorrise. << Però ti stanno bene, lunghi. >>
Karin si guardò ancora la ciocca nera come la pece e poi abbassò lo sguardo sul suo braccio: un bracciale verde acqua, con attaccato una palla da calcio fatta di cristallo, le stringeva il polso.
"Non tagliarti i capelli, Kurosaki."
<< Lascia perdere. >> sbuffò e appoggiò Shonen Jump sul letto. << Cosa stai scrivendo? >> si avvicinò alla scrivania e guardò la sorella, quasi contrariata. Il documento che era aperto, pieno di fitte frasi nere in inglese, la preoccupavano.
<< È un compito! >> Yuzu salvò e chiuse velocemente il file, leggermente rossa. << V-vado a preparare la cena! >> aprì la porta e corse via, come per evitare un argomento imbarazzante.
Karin la guardò perplessa, poi fece spallucce e si chinò per raccogliere qualcosa da sotto il suo letto. Ogni volta che era sola, ogni volta che ne aveva la possibilità, prendeva quella scatolina e la apriva. Non conteneva niente di importante, almeno all'apparenza: una lettera stropicciata e un sacchettino di stoffa bianco come la neve erano posati con cura al suo interno. Eppure, per la ragazza, quelle cose erano molto, molto importanti.
"Non fare cose avventate, non farti male." più e più volte si era immaginata, mentre la leggeva, la voce di Toshiro. Le mancava così tanto...
Prese la lettera e, con delicatezza, la aprì.

Non dovrei scriverti questa lettera.
Non dovrei darti questa notizia così, dovrei parlartene, ma non ne ho il tempo.
Non riuscirò più a venire nel mondo umano per stare con te.
Quindi non fare cose avventate, non farti male, non metterti nei casini.
Cerca di stare lontana dai pericoli.
E non tagliarti i capelli, ti stanno bene, così.

Ah, dimenticavo.
Buon compleanno, Karin.

Hitsugaya Toshiro

La ragazza sospirò. Quella lettera sembrava negativa in tutto e per tutto, sembrava quella di un genitore preoccupato a una figlia... In quel momento, il cristallo freddo che portava al polso sembrava bruciarle la pelle.
Toshiro si preoccupava per lei e lei per lui. Eppure era lontano, non poteva osservarlo e stargli accanto.
Scosse la testa a quel pensiero e si sfregò gli occhi. Doveva essere la stanchezza, chiaramente.

Toshiro stava chino sulle varie carte che doveva firmare, stanco. Di certo Matsumoto non era proprio di aiuto e, in quel periodo, era più nervoso del normale. Era preoccupato, dannatamente preoccupato. Non riusciva a stare tranquillo, sapendo che Karin era da qualche parte nel mondo umano, incapace di proteggersi da un attacco da parte di un Hollow.
Si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Non doveva pensarci. Lei era sicuramente al sicuro, con il padre e il fratello Shinigami.
<< Taichoooo! >> la voce squillante di Rangiku lo fece innervosire ancora di più.
<< ... >>
La donna gli si avvicinò barcollando leggermente, con le guance arrossate. Sicuramente aveva bevuto, per l'ennesima volta.
<< Dovrebbe prendersi una vacanza, è tanto nervoso! >> lo abbracciò, con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
<< Matsumoto! >> Hitsugaya l'avrebbe volentieri uccisa, in quei momenti.
<< Sa, il mondo umano è molto rilassante! >> lei sorrise ancora. << Potrebbe andarci, siamo in piena estate, qua è tutto tranquillo, mi occuperò io delle scartoffie, su, su, vada! >>
<< Certo che se lascio tutto a te non è che sto tranquillo... >> sospirò lui, scrollandosela di dosso e facendola sdraiare sul divano.
<< Ha per caso detto qualcosa? >>
<< ... >>
Sospirò. Non riusciva neanche a mantenere le promesse fatte a sè stesso...

Karin calciò la palla, annoiata. Stava diventando buio e alcuni lampioni erano senza luce, dovuta ai malviventi che si divertivano a fare cretinate come rompere le lampadine. Non che avesse paura, certo, ma quella che si preoccupava a morte era Yuzu. Già ogni volta che usciva faceva la mammina preoccupata e stava in pensiero.
Lanciò la palla troppo in là, colpendo un gruppetto di ragazze più grandi, e subito si ritrovò catapultata nella realtà. Accorgendosi dell'errore fatto e vedendo la ragazza bionda - chiaramente tinta, e pure male - abbassarsi per prendere la palla, si avvicinò.
<< Mi dispiace, non era mia intenzione colpirvi. Potresti ridarmi la palla? >> allungò un braccio e attese, con la solita espressione di ghiaccio che riservava alle persone che non conosceva.
La ragazza la guardò, con un sopracciglio alzato. << Ma certo... >> allungò le braccia e poi ghignò << ...che no! >>
Con la lima che aveva nelle mani dalle unghie curate e nere, bucò la palla e la lanciò via, come se fosse stato uno straccio vecchio.
Karin fece un balzo in avanti, pronta a prenderla a calci, ma altre due ragazze alte almeno 20 centimetri in più di lei, la presero per i capelli e la strattonarono all'indietro.
<< Lasciatemi andare! >> ringhiò divincolandosi dalla presa.
<< Non so se hai presente chi sono io, stupida ragazzina. Mi chiamo Shizuka, e non ammetto che nessuno mi disturbi mentre mi limo le mie fantastiche unghie! >> le prese il polso e ghignò. << Carino questo, chi te l'ha fatto? Il tuo ragazzo? Immagino sia un nerd della madonna! >> rise ancora e le strappò dal polso il bracciale.
<< Ridammelo! >> urlò.
<< Ma sogna! >> avvicinò il viso al suo e rise. << Ma guarda come è disperata! >>
Karin ne approfittò e le sputò in faccia, poi, con le gambe libere, la colpì in pancia.
<< Shizuka-sama! >> urlarono le altre ragazze correndole contro.
La stretta sui capelli si fece più forte, ma Karin non disse neanche una parola. Anzi, si stampò un ghigno soddisfatto in faccia e poi, vista la distrazione di una delle due, riuscì a liberarsi e a tirare un pugno alla bionda tinta dopo essersi fatta strada in mezz al gruppo di corpi a calci.
<< Scusami, non mi sono presentata, stronza: Io sono Karin Kurosaki. >>
Sorrise e si massaggiò la mano. Non se ne sarebbe andata, senza il suo braccialetto.

Alla fine, era tornato nel mondo degli umani. E non sarebbe restato le solite due ore, anzi: doveva starci tre giorni.
Esatto, non voleva. DOVEVA. Matsumoto l'aveva praticamente supplicato di andarle a comprare dei vestiti di una nuova collenzione di cui non ricordava neanche il nome. Sbuffò, contrariato. Quella donna era incredibile. 
Quando arrivò a casa Kurosaki, era abbastanza teso. Non sapeva cosa dire a Karin, di certo non aveva programmato di tornare a vederla, ma aveva bisogno di un posto dove dormire e Urahara non sembrava di certo uno dei migliori padroni di casa nei paraggi.
Stava proprio per bussare alla porta, quando Yuzu e Ichigo la aprirono di scatto, quasi travolgendolo nella loro furia.
<< Toshiro! >> esclamò il ragazzo, guardandolo sorpreso.
<< Hitsugaya! >> lo corresse lui, alzandosi e spolverandosi poi i vestiti.
Yuzu non gli chiese come stava, cosa molto strana da parte sua. Anzi, con uno viso preoccupato e quasi piangente, gli chiese, sussurrando, se aveva visto Karin.
<< Di solito non fa mai così tardi... >> gli spiegò Ichigo. << Esce sempre per giocare a calcio, ma torna prima che faccia buio. >>
<< Capisco... >> disse lui facendo il finto disinteressato, anche se dentro stava già pensando alle più grandi catastrofi possibili ed immaginabili.
<< Potresti aiutarci a cercarla, più si è, meglio è! >> l'altra gemella lo guardava, speranzosa. Era completamente diversa dalla sorella dai capelli neri...
<< ...Sì, va bene. >>

Hitsugaya si mise le mani in tasca. Erano dieci minuti buoni che cercava Karin, ma non l'aveva trovata. Ogni secondo stava attento a ogni figura che si muovesse ed ad ogni reiatsu che riusciva a percepire. Aveva i nervi che rischiavano di strapparsi da soli e lanciarsi dal piano più alto dello stabile più vicino.
Aveva paura. Paura come nella sua vita non l'aveva mai avuta. Era terrorizzato da Era immerso nei suoi preoccupati e stupidi pensieri, quando una figura nera e ansimante gli si avvicinò. Se ne accorse solo quando era a qualche metro da lui: Karin si stava trascinando per la strada, imprecando contro "quella stronza di una bionda tinta".
<< Kurosaki! >> corse verso di lei e la aiutò a reggersi in piedi, ignorando le sue deboli proteste. Stringeva in mano un laccio verde sporco di sangue.
<< Cos'è successo? >> domandò preoccupato.
<< Non è niente. >> rispose lei, pulendosi il labbro sporco di sangue con il dorso della mano. Era l'unico punto in cui era ferita in modo "grave", quindi intuiva che il sangue sui suoi vestiti non era esattamente suo.
<< Ti porto a casa, tua sorella è preoc.. >> non riuscì a finire la frase. Karin lo guardava, gli occhi pieni di una strana luce speranzosa.
<< Non te ne andrai? >>
Toshiro sospirò. << No, non me ne vado, Karin. >>
 

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Capitolo 3
*** Can I Kill Him? ***


Yay! Terzo capitolo per voi, babies!
Mio Dio, state recensendo in tantissimi. ç___ç Vi adoro, vi adoro! <3<3<3
L'HistuKarin Regna sovrano ricordatevelo!
Perdonate gli errori/orrori e bla bla bla come al solito, sono un po' di fretta. *guarda l'orologio e suda*
Ho tre ore per trovare l'ispirazione e scrivere, ce la posso fare!
Buona lettura! <3


La ragazza aprì gli occhi, infastidita dalla luce. Mugugnò contrariata e si girò a pancia in giù, anche se il dolore assurdo al braccio la fece svegliare totalmente. Non aveva la minima idea di cosa aveva fatto, ed il suo cervello era ancora annebbiato.
Non capiva come era arrivata a casa, chi l'aveva infilata nel letto e perchè era in biancheria intima. Si alzò troppo velocemente, tanto che dovette aspettare qualche minuto prima di riuscire ad infilarsi una maglietta lunga per poi scenderescendere le scale, e, ignorando quella strana sensazione che sentiva nello stomaco, andò in salotto.
<< ...Matsumoto mi ha costretto... >>
<< Puoi restare qui quanto vuoi, Hitsugaya-san. Mi fa piacere che gli amici di Karin stiano qui! >> la voce squillante della sorella fece rabbrividire la ragazza. Qualcosa cominciava a quadrare nella sua testa.
Era praticamente crollata sopra Toshiro, la sera prima, dopo aver menato per bene quelle dieci ragazze odiose che avevano provato a rubarle il bracciale, lui l'aveva presa sulle spalle e aveva ascoltato in silenzio la storia, facendo qualche sospiro di tanto in tanto.
Si nascose dietro la parete e si coprì il viso arrossato con le mani. Aveva il braccialetto al polso, pulito, e la pietra le raffreddava la pelle, anche se si sentiva  dentro ad ogni parola del ragazzo.
<< Pensi che Karin si sia svegliata? >> domandò lui.
<< Non so, non cre... >> la ragazza fu interrotta dal lamento della sorella dietro il muro. << Eccola! Karin-chaaan! >> Yuzu praticamente saltò in braccio alla sorella, facendola imprecare e cadere a terra. << Ero preoccupatissima! >> aveva le lacrime agli occhi e la stava letteralmente stritolando.
<< Y-yuzu... >> gemette lei. << Soffoco! >>
Toshiro sorrise, vedendo quella scena. Erano così diverse... Eppure erano unite da un profondo legame che mai le avrebbe separate e che mai nessuno sarebbe riuscito a rompere.
Le due gemelle si alzarono e quella dai capelli chiari, senza chiederle niente, corse in cucina e preparò all'altra del latte caldo.
Karin, così, rimase a guardare imbarazzata il Capitano della decima compagnia. Il silenzio nella stanza era quasi insopportabile.
<< Ecco, io... >> sospirò. << Volevo ringraziarti... >>
Entrambi sapevano che quel "grazie" non era solo per averla aiutata ad arrivare a casa.
<< Non ho fatto niente per ricevere i tuoi ringraziamenti, Kurosaki. >>
Niente? E lui lo chiamava niente?! La ragazza trattenne a stento l'istinto omicida che gli urlava di prenderlo a calcio in faccia. Era sempre così serio, quando c'era qualcuno nei paraggi. Così freddo... Così formale.
<< Mi hai accompagnata a casa, sei venuto a cercarmi: è già qualcosa. >> la ragazza sorrse soddisfatta, vedendo le sue pallide guance diventare leggermente rosse.
<< ...L'ho fatto con piacere. >> disse lui, concentrandosi sul bicchiere d'acqua che aveva in mano come se fosse la cosa più interessante del mondo.
Yuzu tornò e diede alla gemella la tazza e le passò il telefono, sorridente. << È Yosuke-san! Voleva parlarti. È venuto a sapere di ieri. >>
<< Certo che le notizie corrono velocemente, a Karakura. >> La ragazza sbuffò e appoggiò la tazza sul tavolino basso, poi rispose al telefono. << Pronto? >>
Qualcuno dall'altra parte disse qualcosa di molto interessante, visto che il viso della ragazza si imporporò un po'. << S-sì, sto bene, non preoccuparti. >>
Hitsugaya aveva tanta, tantissima voglia di prendere quel telefono e farlo a pezzi, proprio come la persona che parlava con Karin.
<< Oh? Il Cinema? Non è una cattiva idea. Però porto un amico, okay? >> la ragaza attese un attimo la risposta, poi sospirò << Allora ci vediamo lì. >>
Toshiro la guardò. << Allora? >> chiese, forse un po' troppo brusco.
<< Andiamo al cinema. Mi hai promesso che restavi. >> la ragazza sorseggiò il latte, come per nascondersi.
Per Toshiro, quella ragazza era il diavolo in terra. Riusciva a rigirare le sue parole sempre come voleva lei. << ...Va bene. >> disse, un po' sollevato di poter tenere d'occhio quel "Yosuke".

Era un film di morti che resuscitavano, fantasmi e creature paranormali in generale. I tre protagonisti, due ragazzi e una ragazza, erano gli unici che riuscivano a vederli e dovevano salvare gli altri umani dalla furia di certe creature.
Hitsugaya, che sapeva che una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere, almeno in parte. Solo poche persone riuscivano a vedere gli Hollow e, se le anime dei morti non venivano guidate fino alla Soul Society, c'era il rischio che si trasformassero in mostri che attaccavano chiunque avesse un minimo di energia spirituale.
Per quello stava tranquillo nella sua poltroncina rossa, quasi annoiato. Karin era al suo fianco e guardava interessata il film, anche se non saltava in aria ad ogni scena "paurosa". Yosuke Kobayashi, un ragazzo della stessa età della ragazza, non era per niente attento al film. Anzi: fissava la ragazza dai capelli neri, come in attesa che avesse paura e si rannicchiasse sulla poltroncina per poterla abbracciare e consolarla, cosa che evidentemente non avrebbe potuto fare neanche se la piccola Karin fosse terrorizzata, visto che Toshiro provava ad ucciderlo con lo sguardo ogni volta che allungava un po' la mano.
Alla fine, l'unica che si era goduta veramente il film fu la ragazza, che, all'uscita, si stiracchiò e andò a comprare dei pop-corn, lasciando i due da soli.
<< Non ho avuto molto tempo per presentarmi, prima... >> cominciò il ragazzino, sorridendo. << Eravamo in ritardo e il film stava per cominciare... Mi chiamo Kobayashi Yosuke, è un piacere conoscere il cugino di Karin! >>
"Yosuke, che coincidenza..."* pensò il capitano, guardandolo male. << Hitsugaya Toshiro, e non sono il cugino di Karin. >> tagliò corto lui. Si girò verso la ragazza che pagava a non molta distanza da loro e la indicò. << Vedi quel bracciale? >> e nello stesso istante, Karin porse i soldi alla cassiera, mostrandolo per bene. Yosuke annuì. << È un mio regalo. E Karin solitamente non usa cose così femminili, perchè dice che sono scomode. >> lo guardò e accennò un sorriso strafottente. << Ma quello lo mette. Quindi non farti strani pensieri, capito? >>
Lo disse in maniera così dura, così autoritaria e così fredda che il ragazzo si accorse di tremare solo quando la ragazza gli raggiunse mangiando i pop-corn.
<< Kurosaki, io dovrei andare a comprare delle cose per Matsumoto... >> disse lui.
<< Ahh, tua zia! >> Karin sorrise, guardando Yosuke, per non fargli venire in mente strani pensieri. << Vuoi venire anche tu? >>
<< Ehm, no, ho un impegno... Ehm... >> guardò nervoso il ragazzo, poi sorrise. << Ci si vede, Karin-san! >> e corse via.
La ragazza lo guardò allontanarsi salutandolo con la mano, un po' perplessa. Aveva detto di avere la giornata completamente libera ed era scappato così.
<< È successo qualcosa? >> domandò.
<< Niente di importante. >> rispose Hitsugaya.

I due entrarono dentro la boutique, come se fossero degli umani sbarcati su un mondo alieno. Hitsugaya aveva dei vestiti di Ichigo, che gli andavano un po' larghi, e Karin aveva dei pantaloncini jeans e una vecchia maglietta di chissà quale band musicale. Era un ambiente troppo estraneo per loro, ma Matsumoto l'aveva costretto a giurare di prenderle i vestiti. Non che i soldi mancassero, ma la voglia di stare lì era molta poca.
<< Non sapevo neanche esistesse un negozio del genere nel centro di Karakura... >> la ragazza si aggrappò al braccio del ragazzo, come se stesse annegando e avesse bisogno del suo aiuto per fare il minimo passo.
Una commessa si avvicinò e sorrise a Toshiro, mostrando la bianca dentatura perfetta. << Posso aiutarla? Magari è qui per comprare qualcosa alla sua ragazza? >> e spostò lo sguardo su Karin.
Entrambi avvamparono, cominciando a parlare all'unisono per chiarire il malinteso, facendo sorridere ancora di più la donna.
<< S-sono qui per comprare dei vestiti per... Mia madre. >> annunciò infine il ragazzo, dopo aver deciso che grado di parentela avere con il suo tenente.
<< Ma certo. Ha detto cosa voleva? >>
<< La maglietta, i pantaloni e il foulard della... nuova collezione. >> disse come una macchina, cercando di non dimenticare niente per non doversi sorbire i lamenti della donna quando sarebbe tornato.
Karin, intanto, stava gironzolando come un cagnolino spreduto in mezzo ai manichini e ai scaffali pieni di vestiti. Si sentiva strana mentre toccava la stoffa morbida di quei vestiti, così, furtivamente e senza farsi vedere da nessuno, prese una camicia e si catapultò dentro un camerino. Si tolse la maglietta con facilità e poi si guardò allo spacchio: macchie violacee le coprivano il torace. Malgrado tutto, le aveva prese anche lei. Sospiro e, con un sorriso, si mise la camicia. Doveva diventare più forte, se voleva proteggere Yuzu dalle ragazze che la insultavano a scuola.
Perchè sì, in molte invidiavano la dolcezza e la gentilezza della sua gemella, e così la deridevano e le rubavano le cose. E Karin non ne poteva più di ascoltare la sorellina piangere silenziosamente la notte, mentre pensava che tutti dormissero.
Malgrado tutto, non stava male con quella camicia. Le calzava a pennello, come se fosse stata fatta per lei. Forse la scollatura - o l'assenza dei bottoni - era un po' troppo imbarazzante, ma decise di chiedere consiglio a una delle commesse.
Quando però uscì, Toshiro era difronte a lei e la guardava. Karin non potè fare a meno di vergognarsi della sua infantilità, della sua curiosità, della sua voglia di provare il nuovo...
<< ...È un po' troppo scollata, Kurosaki. >> mormorò lui, distogliendo lo sguardo da lei.
Lei si coprì istintivamente con le braccia. << V-volevo soltanto provarla, ora mi cambio... E chiamami Karin. >>
<< Ti piace? >>
<< Eh? >> domandò lei, non capendo.
<< Se ti piace, te la compro. >>
Karin sorrise. << Solo se mi chiami Karin. >>
Toshiro sospirò e poi accennò un sorriso. << Va bene... Karin. >>

 

*Per chi non avesse visto l'anime, Yosuke è un bambinetto (l'anima di un bambinetto) che si sta per trasformare in Hollow. Se non l'avete visto, guardate l'episodio 316. È veramente bellissimo, soprattutto per la presenza dell'HitsuKarin. 

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Capitolo 4
*** Well, I Think You're in Love ***


Oh, 'Giorno!
Benvenuti al quarto capitolo uvù
Dovrei riuscire, più o meno, a pubblicarne uno al giorno, spero non vi dispiaccia! *esulta*
Perdonate i soliti errori, sono il costo di un capitolo a giornata!
Yuzu è una grande donna, sappiatelo. E Yoruichi e Urahara sono dei geni. x°


I due uscirono dal negozio pieni di sacchetti firmati, ignorando le occhiate della gente. Karin aveva un bel sorriso solare stampato sul viso, mentre Hitsugaya era il suo contrario: fulminava con lo sguardo ogni ragazzo che guardava troppo la ragazza con la camicia al suo fianco.
Erano il sole e la luna, il fuoco e il ghiaccio, il nero e il bianco. Eppure, insieme si completavano.
<< Ti va di andare a prendere un gelato? >> domandò lei all'improvviso, dopo aver camminato in silenzio per almeno 10 minuti. << Qui vicino c'è una gelateria fantastica, ci va sempre Inoue-san. >>
<< Mh, va bene. >> Hitsugaya accettò: tutto pur di non stare al caldo in quella giornata afosa.
I due si incamminarono lungo la via, passando vicino a dei cespugli, da dove si levarono delle risatine basse, che loro non sentirono.
<< Ma guarda come sono carini, assieme! >> ridacchiò una donna dalla pelle ambrata e dalla chioma viola.
<< Ki hi hi hi >> la risatina di Urahara fece scappare via alcuni uccellini. << Secondo te, quanto ci vorrà, ancora? >>
<< Ah? Poco, vedrai. Sono già cotti uno dell'altra! >> Yoruichi sorrise, soddisfatta.
<< Lo spero proprio, Yoruichi-san. >>

Arrivarono alla gelateria, ignari di essere seguiti da un gattino nero che ridacchiava di tanto in tanto. Presero un gelato, che pagò Karin dopo aver insistito per almeno un minuto, ed andarono verso il parco. Trovarono una panchina un po' appartata all'ombra di un grande albero verde, dove appoggiarono le borse e mangiarono il gelato.
<< È buono, no? >> domandò la ragazza, sperando che al ragazza piacesse il gelato.
Lui accennò un sorriso, per darle ragione. Non andava particolarmente matto per quel cibo, preferiva le granite, ma aveva un gusto strano, come se la felicità di quella giornata contribuisse a migliorare il sapore del cioccolato. E poi, era fresco, l'ideale per una giornata afosa come quella.
<< Beh, che mi dici? >> Karin lo guardò, curiosa. << Come vanno le cose alla... Soul Society? >>
Toshiro rimase colpito, visto che era l'ultima domanda che si aspettava da Karin. Aveva quasi dimenticato che anche lei era in grado di vedere gli Hollow, che anche lei aveva la possibilità di diventare una Shinigami, dopo la sua morte - e a quel pensiero, si costrinse a non immaginare Karin su un freddo letto di metallo di un obitorio -, e che sapeva abbastanza cose sui Dei della Morte. 
<< Sai, la mia energia spirituale sta aumentando... >> continuò lei, guardando verso il parco dove dei bambini giocavano mangiando ghiaccioli dai colori luminosi. << ...Vorrei poter aiutare di più. Ichi-Nii non è che mi dia molte informazioni, non abbiamo la possibilità di parlare molto a tavola, viste le scene che fa mio padre, e chiedere a lui sarebbe come parlare al vento. >>
Hitsugaya sospirò. << Va tutto bene. È tornato tutto alla normalità, ormai ci sono solo le scartoffie da sistemare. Riusciamo a mandare più personale di prima nel mondo umano, quindi non devi preoccuparti. >>
La ragazza sorrise, perchè aveva avuto conferma alle sue teorie. Tutte le volte che avvertiva un Hollow, pochi secondi dopo già non lo sentiva più. Era una cosa angosciante non sapere se le persone della sua città erano al sicuro, ma ora poteva dormire sonni tranquilli.
E così cominciarono a parlare, senza fermarsi un attimo, come nessuno dei due aveva mai fatto in vita sua.
Hitsugaya scoprì che Karin suonava il pianoforte in onore della madre, visto che prima di morire lo suonava anche lei, che giocava a calcio per sfogare la sua rabbia e che a scuola era la prima della classe.
Karin scoprì invece che Toshiro era bravo a cucinare, anche se non lo faceva mai, che si allenava praticamente ogni giorno per diventare più forte, essendo il capitano più giovane del Gotei 13 e che anche lui, quando andava a "scuola", era il primo della classe.
Si parlavano con naturalezza, come se per vivere fosse indispensabile parlare del più e del meno. Era indispensabile conoscersi di più, sapere di più sull'altro, come se volessero entrambi recuperare il tempo perso.
Avevano parlato per più di due ore quando decisero di tornare a casa. Il sole stava tramontando e la luce bagnava la loro pelle, dando a tutto intorno a loro un colorito dorato, come se fossero in una favola.
Entrambi non volevano vedere quella giornata finire, anche se erano stanchi. Si cercavano, in un modo tutto loro, nei piccoli gesti, nei timorosi sguardi, nei "dolci" pugni che gli tirava lei: dentro ogni piccolo sbuffo divertito c'era una parte inespressa di entrambi, la parte che voleva uscire e urlare al mondo quello che sentiva.
Ma sera arrivò presto, e la favola finì: a casa Kurosaki, malgrado tutti chiacchieravano del più e del meno, Karin e Hitsugaya si misero la solita, seria e annoiata maschera sul viso.
Il cibo era buono e Yuzu parlava di un certo gattino nero che era entrato in casa miagolando rumorosamente, a cui aveva dato del latte e si comportava in modo quasi umano, e Ichigo si ritrovava a dover trattenere una specie di risata, ricordando Yoruichi-san.
Karin era quasi divertita dall'impegno che ci metteva la gemella a raccontare del gatto: era come se fosse la cosa più bella e interessante del mondo. Quasi invidiava come la sorella fosse infantile.
Hitsugaya guardava la scena, sempre più convinto che quelle due erano gemelle per caso. Erano così diverse...
Così finirono la cena, fra una chiacchiera e l'altra, gustandosi per bene tutto ciò che la ragazzina aveva preparato con amore. 

Karin sfogliò distrattamente un fumetto, rigorosamente Shonen o Seinen, i Shojo non riusciva a leggerli, preso a caso dai suoi scaffali. Era annoiata. Ormai l'acqua dall'altra parte del muro, dove Toshiro si stava facendo una doccia, si era fermata da un bel po'.
Effettivamente, pochi minuti dopo, dopo aver bussato, il ragazzo entrò dentro la stanza, con i capelli ancora mezza bagnati, una T-shirt e dei pantaloncini per dormire.
La ragazza mise via il fumetto, poi gli sorrise. << Così te ne vai domani a pranzo. >>
<< A quanto pare... >> la guardò per un attimo, chiedendosi perchè, quando dormiva, si faceva i codini bassi come la sorella. Forse per praticità, pensò. Poi però lei si sciolse i capelli e se li scompigliò, per dopo sdraiarsi sul letto.
<< Sono stanca. >> bofonchiò lei con le coperte tirate fin sopra il naso: ed era così. Però, più che stanca, era confusa. Sentiva un turbine di sentimenti che le giravano dentro, mentre avrebbe voluto bere dell'insetticida per placare le farfalle allo stomaco. Poi pensò che aveva già gli acidi lì dentro, così si diede mentalmente della stupida.
<< Beh, allora buona notte, Karin. >> disse lui, avvicinandosi alla porta.
<< NO! >> si alzò e si avvicinò a lui, tenendolo per la maglietta. Karin avvampò per quel suo gesto impulsivo, poi però prese un respiro profondo. Forse sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto. << Almeno salutami come si deve. >>
Il ragazzo all'inizio non capì: l'aveva salutata, le aveva augurato buona notte, non bastava? Poi, però, quando sentì le calde labbra di lei appoggiarsi sulla sua fredda guancia, capì.
Non c'era niente di sconcio, in quel bacio. Karin non si era azzardata neanche di baciarlo sulle labbra. Era un semplice, dolce bacio per salutarsi prima di ripassare ancora una mezza giornata assieme. Eppure, gli aveva smosso qualcosa dentro, qualcosa che lo fece fremere, che lo fece quasi desiderare che quei secondi non finissero mai.
La ragazza si allontanò, poi sorrise. << A domani, Toshiro. >>
Lui si toccò la guancia, quasi incredulo, poi sorrise. << A domani. >> e uscì dalla stanza, con la guancia di ghiaccio che ancora bruciava.
Karin guardò fuori dalla finestra, poi si lanciò sul letto sospirando. Non aveva capito bene come mai l'aveva fatto. Aveva sentito il bisogno di salutarlo come non aveva mai salutato nessun'altro. Non capiva come mai lui non l'avesse presa a schiaffi...
Yuzu entrò nella stanza, venendo ignorata alla grande dalla sorella. Così, furtivamente, accese il computer e cominciò a scrivere come una forsennata.
Scriveva, scriveva, scriveva senza fermarsi un attimo. Sospirava felice di tanto in tanto e, dopo una mezz'ora buona, si stiracchiò sorridendo. << Finalmente pubblicata! >>
Poi, visto che la sorella non l'aveva minimamente ascoltata, si voltò verso di lei, sghignazzando. << Beh, credo che tu sia innamorata. >>
A quella frase, Karin diventò un pomodoro con le gambe, le braccia e i capelli. Innamorata, lei? Non sapeva neanche cos'era, l'amore! << Non credo proprio! >> sbuffò, incrociando le braccia al petto. << Ma neanche nel duemilamai! >>
Yuzu rise vedendola infilarsi sotto le coperte e augurarle buonanotte arrabbiata. Si rigirò verso il computer e aprì un'altro documento vuoto, dove cominciò subito a scrivere.
Dopo un'ora, quando la sorella già dormiva come un sasso, un gattino nero attirò la sua attenzione. Lo fece entrare aprendo la finestra e sorrise quando, dopo essersi seduta, le saltò sulle gambe: portava nel collarino un foglietto bianco, su cui erano scritte quattro, semplici parole.
"Oggi sono usciti assieme."
Accarezzò il gatto, sorridendo dolcemente. << Grazie, Yoruichi-san. >>
L'animale le fece l'occhiolino. << Di niente~! >>
 

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Capitolo 5
*** Thank You ***


Oh, salve!
Mi sa che qualcuno non ha capito che aggiorno ogni giorno... *guarda con tristezza i capitoli*
Ma su, non stiamo qui a fare le treccine ai criceti, che devo continuare per Ross! <3
Questo capitolo è interamente dedicato a lei. È grazie a lei se state leggendo questa fanfiction. È grazie a lei che mi ci sto mettendo veramente d'impegno.
Quindi, Ross, grazie. Grazie per avermi disegnato una fantastica FanArt HitsuKarin ispirata al capitolo con un Dugongosauro (MIO! <3) Cuscinoso.
Grazie, grazie davvero per sopportare questi miei scleri.
È un capitolo un po' più corto, ma devo per forza farlo finire qui. èvé *si autopatta*
Ho deciso di inserire, da qua in poi, una "theme song" per ogni capitolo, spero non vi dispiaccia! (Credo di ascoltare buona musica. x°)
Perdonate gli errori e i personaggi un po' tanto OOC. D:
Grazie! >////<

 

And I'll fly,
Fly across the sky
And I'll leave
Leave it all behind
If you'd be here
Here with me tonight
I'll be fine, I'll be fine...
I'll be fine.
[Awakening - Mae]


Karin si guardò allo specchio, il viso era molto più maturo di quanto ricordava, i capelli molto più lunghi dell'ultima volta che si era vista. Lo specchio dal contorno fatto di rose d'oro la rifletteva in un lungo abito bianco, con il trucco appena accennato, le labbra rosee e piene con un leggero strato di lucidalabbra. Era vestita da sposa.
Avvampò all'istante, sentendo il disagio crescere dentro di sè. Non era pronta. I tacchi bianchi coperti dal lungo vestito vaporoso non le facevano male come aveva sempre pensato: anzi, erano molto, molto comodi.
Una donna le si avvicinò. La riconobbe subito: era Rangiku-san, la tenente di Toshiro. Malgrado i capelli legati in uno chignon, i tacchi troppo alti e il vestito nero troppo corto, aveva un'aria materna e dolce che fece svanire tutti i dubbi della ragazza. Le sistemò i capelli in una pettinatura elaborata in poco tempo, mettendole poi il velo e il diadema, proprio come in quei matrimoni occidentali che le piacevano tanto.
Si alzò e, vedendo il fratello e la sorellina, gli corse contro. Ichigo era accompagnato dalla piccola Rukia vestita di rosa pallido, che era attaccata al suo braccio per tenersi sui tacchi dello stesso colore del vestito, e sembrava un pinguino dentro lo smoking con quei capelli semi-lunghi, proprio come piacevano a lei. Sorrise alla sorella dentro il leggero vestito verde chiaro e l'abbracciò, sentendo il suo calore trasmetterle felicità.
<< Papà ti aspetta. >> risposero i due in coro.
Così si ritrovò catapultata in mezzo alla navata di una chiesa, a braccetto col padre. Era serio, quasi emozionato, ma felice. Era tirato tutto a lucido come mai non lo era stato.
<< Andrà tutto bene, lui è un bravo ragazzo. >> le sorrise.
<< Sì. >> rispose lei, sentendo le gambe molli e le farfalle allo stomaco. Era agitata, felice e rischiava di scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Arrivata davanti all'altare, un ragazzo dai capelli bianchi le sorrise. Stava per prendergli la mano, ma all'improvviso tutto si sciolse. Tutto sparì. Ogni cosa prese fuoco, compresa la poltiglia del ragazzo che doveva sposare. Cominciò ad urlare, sentendo la disperazione dentro bruciarle l'anima...

Karin si svegliò urlando, alzandosi di scatto. Era tutta sudata e aveva il fiatone. Si girò verso il letto della sorella e si sorprese nel vederci seduto sopra Toshiro.
<< Ti... Senti bene? Ti stavi lamentando nel sonno. >>
E, improvvisamente, si sentì una cretina. A causa dell'affermazione della notte precedente da parte della sorella aveva fatto uno dei sogni più stupidi della sua vita, dopo quello dove annegava nel gelato perchè ne aveva mangiato troppo e si era sentita male. Il problema era che i suoi sogni diventavano sempre incubi, anche se cominciavano tutti molto allegramente.
Si massaggiò le tempie e sospirò rassegnata. << Sì... >> mormorò stanca. << Che ci fai qui...? >>
<< Ero passato a salutarti, prima di andarmene... >> Hitsugaya sospirò. << Ma non volevo svegliarti. >>
Alla ragazza quasi venne un colpo. << Cosa?! Andartene?! Che ore sono?! >> cercò la sveglia finita chissà dove, senza però trovarla.
<< È quasi mezzogiorno, Kurosaki. >>
La ragazza si lamentò. << Scusami... Dovevi svegliarmi prima! Lanciarmi un cuscino, qualcosa. >> lo guardò, preoccupata. Non voleva che se ne andasse così. Non voleva assolutamente passare altri cinque mesi senza di lui.
<< Non fa niente, Karin. Ti ho preparato del latte. >> aveva in mano due tazze, così Karin prese quella nera, sorseggiandone il contenuto a disagio. Vedendo il ragazzo sussultare, si preoccupò un attimo.
<< Qualcosa non va? >> domandò, perplessa. Il suo cervello faceva ancora fatica ad assimilare anche le cose più ovvie, più elementari.
Toshiro guardò la tazza, poi lei. << Quella era la mia tazza. Ci ho bevuto io... >>
"Bacio indiretto." fu quello a cui subito pensò la ragazza, arrossendo vistosamente. Maledì mentalmente la sorella per averle spiegato cos'era. Una volta l'aveva fatto con suo fratello, non apposta, chiaramente, e si era beccata la sgridata di sua sorella con la spiegazione dello scambio di saliva, e mai più si era azzardata a bere dal bicchiere di qualcun'altro.
<< Oh... Ehm... Scusa... >> gli diede la tazza, imbarazzata. Poi, ripensandoci, le prese entrambe e le appoggiò sul comodino.
<< Devo proprio andare, Karin. >> disse lui, dopo averla guardata per alcuni istanti.
<< Quando tornerai? >> fu la sua prima, instintiva domanda. Sentiva il cuore martellarle nel petto con una violenza spaventosa, come se avesse voluto uccidersi piuttosto che passare ancora mesi e mesi senza lui.
<< Non lo so. >> Toshiro sospirò. Per un certo lato, odiava essere uno Shinigami. Avrebbe voluto essere un umano per stare con lei e, più semplicemente, per vivere una vita normale.
<< Ti aspetterò. >> lei sorrise, facendogli fare la stessa cosa. << Ti aspetterò per tutto il tempo. Però, appena hai un buco, vieni, eh! Non farmi aspettare troppo. >>
Il capitano le si avvicinò, abbassandosi poi su di lei. Le accarezzò i capelli neri sorridendo, come se fossero una cosa bellissima, come se quella fosse l'ultima occasione per toccarli. << Non tagliarli, ti prego. >>
<< Non lo farò. >> fu la sua breve risposta, senza mai staccare gli occhi grigi da quelli verdi.
<< Beh, allora io... >>
Karin lo fermò, prendendolo per una manica della maglietta, e sorrise. << Aspetta, ho un regalo per te! >> Si alzò e frugò dentro l'armadio, come se stesse lottando contro i suoi stessi vestiti, finchè non uscì vittoriosa con un pacchetto color crema in mano. << Questo è per te. >>
Il ragazzo prese in mano quel sacchetto abbastana grande, sentendosi quasi in colpa. << Karin, non dovevi... >>
<< E invece sì che dovevo. Aprilo, su. >>
E Toshiro l'aprì: ne tirò fuori una sciarpa grigia e un po' storta, fatta a mano, e forse era un po' troppo lunga. << L'ho fatto io. Era per il tuo compleanno, ma non so quando è. >> chiarì subito lei, per giustificare la bruttezza del regalo. << P-però mi sono impegnata, anche se non è proprio la mia vocazione... >> annunciò, un po' imbarazzata.
Lui se la mise al collo, anche se era un accessorio molto fuori luogo per il 20 agosto. << È bellissima. >> mormorò << E il mio compleanno è il 21 dicembre. >>
<< Beh, allora non è completamente sbagliata. >> si guardarono per un attimo, felici come non mai entrambi.
<< Grazie, Karin. >> lui si sporse in avanti e appoggiò le labbra sulla sua guancia, come per ricambiare il saluto della sera prima. Karin rimase immobile e trattenne il respiro, come paralizzata da quel gesto inaspettato. Poi, quando lui si staccò e uscì dalla stanza sorridendo, anche lei si lasciò scappare un sorriso, anche se aveva gli occhi pieni di lacrime.
La ragazza rimase ferma a fissare la porta, come in attesa che lui tornasse e urlasse "Sorpresa!", cosa che non avrebbe fatto neanche se fosse veramente tornato da lei. Non si accorse neanche di Yuzu che entrava nella stanza e le chiedeva come stava. Non si accorse del tenero abbraccio che le diede la sorella. Eppure, dopo qualche istante, abbassò lo sguardo verso di lei e, seria, le sussurrò. << Ti prometto che più nessuno si prenderà gioco di te. Nessuno. >>
E la sorella dai capelli chiari, stringendola ancora di più, sentendo i sentimenti disperati della sorella, scoppiò a piangere.

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Capitolo 6
*** Don't Try To Fix Me, I'm Not Broken... ***


Buonasera. òvò
Ho avuto un piccolo imprevisto, quindi pubblico solo ora. >______< GOMEN! *inchino*
Ho deciso di cominciare un pochetto con l'Angst(?!?). Ma poco poco, perchè non sono molto brava ùvù
Ah, e penso che la Karin di questo capitolo piacerebbe molto a Kenpachi. Capirete perchè. x°


Has no one told you she's not breathing...?
Hello, I'm your mind,
Giving you someone to talk to...
Hello...
If I smile and don't believe
Soon I know I'll wake from this dream
Don' try to fix me, I'm not broken!
Hello, I'm the lie, living for you so you can hide...
[Hello - Evanescence]


La ragazza strinse la spada ricoperda di sangue, sentendo i vecchi tagli sulle mani riaprirsi, aumentando la quantità di sangue che già perdeva dalle numerose ferite che aveva sul corpo. Sentiva ogni singola goccia che cadeva a terra, come se in ognuna di esse ci fosse una delle tante preoccupazioni, uno dei tanti problemi. Sentiva scivolare tutto via, come se niente, ormai, contasse più di quel tanto. Ed era vero: non le importava niente, ormai. Prese a fatica l'ennesimo respiro e socchiuse gli occhi. Un uomo dai capelli biondi coperti da un cappello la guardava, inespressivo. Era, però, dietro quella maschera di ghiaccio, preoccupato. Forse stava esagerando. Forse il corpo di quella ragazza non poteva resistere più.
<< Kurosaki-san... >> sospirò.
<< A-ancora... >> sussurrò lei, non riuscendo comunque ad alzarsi. Voleva combattere, voleva allenarsi ancora. Voleva semplicemente diventare più forte.
<< Per oggi basta così. >>
Una ragazza dai capelli arancioni le si avvicinò dopo un cenno dell'uomo, con uno sguardo sofferente: Karin le ricordava incredibilmente il fratello, sotto quell'aspetto. Si sforzava, dava il massimo di sè fino a star male, pur di raggiungere il suo scopo. Non sapeva esattamente qual'era quello della ragazza, ma sapeva che quello di Ichigo era proteggere le persone, così immaginava che quello della sorella fosse simile.
Non appena le ferite più gravi furono curate, Karin si alzò e impedì ad Orihime di curarla ancora.
<< Kurosaki-san... >> protestò la ragazza.
<< Sto bene. >> mentì lei alzando il viso verso l'alto. Non riusciva a spiegarsi come mai la pioggia potesse cadere in quel posto, visto che era una specie di sotterraneo.
<< Farai preoccupare tua sorella, così. >> Yoruichi le fasciò una mano e le sorrise. Era lei la sua allenatrice, quella che la rendeva uno straccio ogni sera.
<< ... >> Non voleva far preoccupare sua sorella, anzi. Aveva già problemi a scuola di suo e, calcolando che era la "mamma" di casa, era meglio farsi curare.
<< ...Va bene... >>

Karin si morse il labbro inferiore: l'acqua ossigenata sulla spalla bruciava, però non disse niente. Sopportava il dolore in silenzio.
C'era stata una rissa e lei, anche se non centrava niente, si era immischiata. Aveva picchiato chi aveva torto e chi aveva ragione, giustificandosi poi all'ospedale dicendo che "stavano facendo casino e disturbavano le persone, quindi ho picchiato tutti".
<< Karin-chan, devi fare più attenzione! >> la rimproverò la sorella, mettendole un cerotto sulla guancia graffiata.
<< Sì. >> disse lei, senza pensare realmente a quello che diceva.
Erano passati quasi tre mesi dal 20 agosto e Karin era cambiata molto. Sembrava come trasformata. I suoi voti a scuola erano sempre alti, a casa picchiava comunque il padre ed era molto legata al fratello e alla sorella, ma qualsiasi cosa la faceva arrabbiare.
Qualcuno che, per sbaglio, a scuola non le lanciava la palla da basket decentemente, i testi del libro di inglese... Ogni più piccola cosa la faceva incavolare come una bestia: e se si invacolava, c'erano solo due cose da fare: o bloccarla per non farle distruggere tutto, oppure scappare il più velocemente possibile. Purtroppo, la maggior parte delle persone sceglieva involontariamente la terza, invisibile e inevitabile opzione. Venivano tutti travolti dalla sua furia distruttiva.
Quindi, a scuola, la gente le stava alla larga. Solo un bel ragazzo molto alto, Yosuke, che in quei mesi era cambiato moltissimo, e sua sorella si azzardavano a parlarle e a rimproverarla.
<< Ecco fatto. >> Yuzu sorrise dolcemente e chiuse lo scatolone - sì, ormai aveva fatto la scorta - dei cerotti. << Ti fa male da qualche parte? >>
Certo che le faceva male: non si sentiva una spalla, la guancia era come se non ci fosse e le ginocchia sbucciate bruciavano. Molti pensavano fosse successo qualcosa a Karin e, quelli che la conoscevano, pensavano fosse Toshiro la causa del suo cambiamento, eppure nessuno, nessuno sapeva che lo faceva per sentirsi viva. Il dolore, la paura di ricevere colpi mortali, l'adrenalina, il rumore dei nasi che si rompevano sotto le sue nocche... Tutto questo la faceva sentire viva. Le ricordava che, se non fosse diventata più forte, se non fosse stata in grado di proteggere le persone che amava, sarebbero state loro a provare il dolore che sentiva lei. Non poteva sopportare neanche l'idea di un suo caro a terra, dolorante e dentro una pozza di sangue. Poi, aveva poca pazienza perchè la gente si divertiva a prendersi gioco di lei. E lei ne aveva piene le scatole.
<< ...Grazie. >> sussurrò, chiudendo e aprendo la mano destra per controllare che le bende non fossero troppo strette.
La sorella era veramente brava, a medicare la gente. Lo faceva con amore, come se adorasse far sentire le persone bene dopo averle viste trasandate. Alzò lo sguardo verso la gemella per complimentarsi con lei, ma poi notò che qualcosa non andava: i fermagli color crema che le aveva regalato pochi giorni prima non erano sui suoi capelli, il posto in cui dovevano essere.
<< Yuzu, dove sono i tuoi fermagli. >> ringhiò, sentendo l'ira crescere dentro di lei.
La ragazza si guardò le mani, imbarazzata, e non rispose. Non voleva far preoccupare la sorella, non voleva metterla nei casini più di quanto già era.
<< Yuzu, ti ho chiesto DOVE SONO. >>
Yuzu sussultò e i suoi occhi si riempirono di lacrime, al ricordo di dov'erano: erano dentro il cestino della spazzatura della sua classe. Le sue compagne le avevano strappato i fermagli dai capelli e, ridendo e prendendosi gioco di lei, avevano frantumato il regalo della sorella, che a lei era tanto piaciuto.
<< S-sono nella spazzatura della mia classe... >> sussurrò.
<< Chi è stato? >>
Karin non ricevette nessuna risposta. Così ci riprovò, alzando un po' di più il tono della voce. << Chi è stato! >>
<< L-le mie compagne di classe... S-sakura e il suo gruppetto... M-ma non farle niente...! >> la implorò lei.
La ragazza si alzò, guardando fuori dalla finestra, come se stesse guardando qualcosa di troppo lontano, come il futuro, qualcosa che nessun'altro poteva vedere.
<< Oh, no. Le farò solamente pentire di essere nata. >>

Karin si appoggiò al muro, ridacchiando. Era abbastanza concia, ma aveva steso una decina di persone. Se solo fosse stata un po' più attenta, se solo non fosse stata accecata dall'odio, dalla furia e, nello stesso momento, della paura, non si sarebbe presa una sedia sulla schiena.
Le faceva male tutto il corpo, come se fosse stata investita più volte. Eppure non le dispiaceva, il dolore. Non che fosse masochista, chiaro, ma il dolore era l'unica cosa che l'aiutava a vivere quella vita. Era l'unica cosa che riusciva a mascherare le lacrime che non riusciva a far scendere.
Perchè Karin non si era imposta di non piangere: non riusciva a farlo. Quante volte aveva provato a piangere da sola, nel suo letto, nel bel mezzo della notte, per liberarsi da quel peso che aveva sull'anima.
Eppure non ci riusciva. Era semplicemente impossibile. Era come se non fosse capace. Aveva dimenticato come si faceva, come ci si dimentica di una lingua dopo tanto tempo che non la si parla.
Appoggiò la schiena al muro e si lasciò cadere col sedere a terra, imprecando per la botta. Si sentiva triste, sconfitta, strana. Picchiare la gente non la aiutava più a liberarsi da quel senso di impotenza, quel senso di solitudine e quel senso di vuoto che la faceva annegare nel mare della disperazione.
Si sentiva diversa, perchè ogni piccola cosa che non era perfetta le dava fastidio. Cercava la perfezione all'esterno, mentre all'interno aveva il caos.
Rise di sè stessa e si strinse le ginocchia al petto, nascondendo poi il viso. Non piangeva, non versava una singola lacrima, ma voleva nascondere il suo viso addolorato da chiunque fosse passato per strada. La sua maschera di ghiaccio, quella che con tanta difficoltà si era costruita si era rotta senza che lei avesse potuto fare qualcosa.
Ma l'avrebbe ricostruita, a qualsiasi costo.
Non voleva farsi vedere in quello stato da nessuno, soprattutto da lui.


Suddenly I know I'm not sleeping
Hello, I'm still here, all that's left
Of yesterday...

[Hello - Evanescence]
 

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Capitolo 7
*** Fix You ***


Buongiorno!~
Come va? Spero bene. Questa Ficcy mi sta distruggendo, non ho più una vita sociale! x°Effettivamente questo capitolo è stato scritto in tipo mezz'ora ed è pieno di errori/orrori e mi fa schifo èvé Non è esattamente quello che volevo, ma accontentiamoci...
...Ma tutto per l'HitsuKarin, che deve regnare e conquistare il mondo! (?)
Un grande grazie a voi che continuate a leggere e recensire questa storia. ç__ç GRAZIE!

 

When you try your best but you don't succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can't sleep
Stuck in reverse
And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste
Could it be worse?
[Fix You - Coldplay]


Karin tornò a casa a notte fonda. Sua sorella già dormiva raggomitolata nel suo letto con le coperte rosa quando entrò nella stanza. Era andata a sbattere più volte contro i mobili, imprecando fra i denti per non svegliare il resto dei familiari. Isshin sembrava in un periodo particolarmente depresso della sua vita, forse a causa dell'ospedale, mentre Ichigo andava di qua e di là per fare a pezzettini gli hollow. Certo, non era l'unico Shinigami in tutta Karakura, ma la maggior parte del lavoro lo faceva lui.
La ragazza cercò al buio il pigiama e della biancheria pulita, poi, cercando di non sbattere ovunque, andò verso il bagno, dove accese finalmente la luce. Mugugnò e si coprì gli occhi con le mani finchè, pian piano, si abituarono alla luce. Il bagno era, come al solito, pulito e splendente. La sorella adorava tenere tutto in modo perfetto. Era come un'ossessione, per lei. Vista la mancanza della madre, voleva far vedere a chiunque entrasse dentro la casa che riuscivano a mantenerla in ordine, malgrado tutto.
Si stiracchiò e cominciò a preparare la vasca: era da un po' di tempo che non usava il bagnoschiuma e lo shampoo di Yuzu così, come per ricordare quella giornata così imbarazzante ma anche così bella, mise quello per fare la schiuma nell'acqua. Subito il forte profumo di more e muschio invase la stanza.
Era buono e ormai ci aveva quasi fatto l'abitudine. Si infilò dentro la vasca e sospirò, rilassata. La notte era l'unico momento della giornata in cui riusciva a rilassarsi, a stare tranquilla, a non pensare.
Appoggiò la testa sul bordo e chiuse gli occhi, sentendo l'energia sparirle dal corpo, come se qualcosa la stesse risucchiando via. Così si addormentò e, per la prima volta in tanto tempo, dormì sonni tranquilli.

Un ragazzo dai capelli bianchi era chino sul tavolo, la schiena curva, delle leggere occhiaie sotto gli occhi. Cercava di liberarsi il più velocemente possibile dalle scartoffie che invadevano prepotenti la sua scrivania, ma più rapporti firmava, più ne arrivavano. Non si sentiva più il polso.
Stava quasi per arrendersi e andarsene a dormire, quando un'immagine vivida di una ragazza sorridente e dai capelli neri gli attraversò la mente. Doveva continuare per Karin. Era tanto, troppo tempo che non la vedeva, e i suoi nervi erano a pezzi.
<< Taichooo...~ >> sussurrò una vocina da dietro la porta.
Ecco. Ci si metteva anche Matsumoto. In quei quattro mesi l'avrebbe volentieri uccisa, visto com'era diventata fastidiosa e invadente: era come se vivesse per fargli saltare i nervi. Era avida di pettegolezzi, visto che aveva scoperto la "relazione" fra lui e Karin. Che poi non si poteva chiamare veramente relazione. Semplicemente a lui piaceva. Gli piacevano i suoi capelli lunghi, i suoi occhi grigi, le sue labbra fini e la sua carnagione bianca e morbida. Che poi non era tanto sicuro fosse morbida, visto che aveva avuto poche occasioni per toccarla. A quel pensiero arrossì leggermente e massaggiò le tempie.
<< Che c'è, Matsumoto. >>
<< Taichooo~!! Ho un regalo per lei! >> la donna entrò quasi scondinzolando nella stanza, con in mano un fascicolo da cui spuntavano dei fogli.
Se era ironico, Hitsugaya l'avrebbe uccisa in quel momento. Come poteva essere un regalo un altro pacco di lavoro?! Lui non vedeva l'ora di andarsene a dormire, visto che stava morendo dal sonno, e lei gli portava un fascicolo?!
Però quando, spazientito, guardò i fogli, notò che non erano documenti da far firmare: era informazioni, tutte della stessa persona.
<< Come hai fatto ad avere informazioni su...? >>
<< Se gre to! >> la donna sorrise, portandosi l'indice sulle grandi e carnose labbra. << Su, mi ringrazi! >>
Toshiro la guardò. << ...Hai bisogno di un favore, vero? >>
<< Ma no, Taicho! Non la raggirerei mai! >> Rangiku fece un finto sorriso.
<< ...Ho capito. >> sussurrò, tornando a guardare le foto. Era incredibile come fosse bella. << Basta che mi porti altre foto. >>
<< Ma certo, Taicho!~ >>

Sbadigliò rumorosamente, coprendosi la bocca con una mano. Era stata l'ultima ad uscire dalla scuola, visto che per l'ennesima volta il prof di matematica le aveva fatto una ramanzina lunga quanto la muraglia cinese o l'esercizio da fare a casa che aveva assegnato per la lezione dopo. Calciò un sasso senza pensarci, mettendosi le mani nella tasca della felpa.
<< Non dovresti calciare sassi così, Karin-chan! È poco femminile! >> una voce da donna che non conosceva molto bene, ma che riusciva a capire di chi era, attirò la sua attenzione. Fece appena in tempo ad alzare lo sguardo che una cascata di capelli lunghi le saltò addosso e, senza lasciarle tempo di reagire, la strinse come se fosse un pupazzo.
<< Matsumoto-san! >> bofonchiò senza respiro.
<< Ma quanto sei cresciuta! In foto queste tette non rendono bene l'idea, eh! Non provarci neanche a superarmi, Karin-chan! >> e, senza vergogna, le palpò il seno come se la conoscesse da una vita.
<< Ma cos-...! EHI! >> Karin riuscì a scrollarsela di dosso e a indicarla in modo minaccioso, tutta rossa in viso. Neanche a sua sorella avrebbe lasciato fare una cosa del genere! << Che ci fai qui! >>
<< Oh, insomma! È questo il modo di salutarmi? >> Rangiku mise il broncio e incrociò le braccia al petto: era già dentro ad un Gigai ed era vestita dalla testa ai piedi di abiti firmati. << E io che mi sono fatta tanta strada solo per te! >>
<< Solo per me? >> domandò lei, confusa. Non capiva di che cosa parlasse.
La donna le si avvicinò, con un'espressione quasi seria. << Guarda che il Comandante Generale sa già di te. Ed è molto colpito dalla velocita con cui stai procedendo. >>
La ragazza sussultò, a disagio. Aveva cercato di mantenerlo nascosco a più persone possibili... Soprattutto a Toshiro e, se lo sapeva il suo tenente, lo sapeva di sicuro anche lui. << Non... >> cominciò.
<< Oh, non preoccuparti! Hitsugaya Taicho non sa niente. Lo stiamo caricando di lavoro proprio per questo. >>
"Allora è per questo motivo che non può venire..." pensò lei, quasi dispiaciuta di averlo insultato mentalmente così tante volte che magari gli era pure venuto mal di testa.
<< Beh, non pensi sia ora di dirglielo? >> sorrise e le scompigliò i capelli. << Non sei in un buon stato. Sembri a pezzi. Forse lui potrebbe "aggiustarti", sai? >>
Aggiustarla... Era proprio quello di cui aveva bisogno: una bella aggiustata. Sospirò, sconsolata. << Stavo aspettando... Il suo compleanno... Per fargli una sorpresa... >> sussurrò, a disagio.
<< Beh, allora farò in modo di tenerglielo nascosto, okay? >>
<< Grazie, Matsumoto-san. >>
La donna la guardò male. << Mi fai sentire vecchia! Chiamami Rangiku-tan o Rangi-chan! Sai, nomignoli più giovanili! Su, ora andiamo a fare del sano shopping, che a vedere una bellissima ragazza vestita come te mi fa venire il mal di testa! >>
<< Vestita come... Eh? Ma! >> Karin realizzò che era un insulto e le corse dietro, visto che già aveva cominciato a camminare lungo la via. << Rangiku-san! Sono in divisa scolastica, non è che ho addosso degli stracci! >> urlò per farsi sentire.
Quella donna era un pericolo, per lei. Doveva farsi aiutare e, a quanto pareva, era l'unica che poteva farlo. Era l'unica che poteva ricomporla.

E un mese era passato, ed era arrivato l'inverno. A quanto pareva, tutti si erano dimenticati del suo compleanno. Sbuffò. Tanto non gli importava.
<< Taichooo!~ >> Rangiku entrò nella stanza, senza neanche bussare. << Dovrebbe firmarmi questo! >>
La donna aveva in mano un plicco di fogli rilegato da una copertina rigida. << Un nuovo sostituto Shinigami è nato! >> sorrise, fiera.
Il ragazzo prese il fascicolo e, annoiato, lesse la scritta "Sostituto Shinigami".
<< Dovresti farlo firmare al Comandante Generale Yamamoto. >> disse, annoiato.
<< Ma è una persona importante! >> bofonchiò Rangiku-san, imbronciata. << Mi sono impegnata tanto, per farle questo regalo! >>
Toshiro non capiva. << E che regalo sarebbe, scusa? >>
Qualcuno entrò dalla porta. Era una ragazza intorno ai 16 anni, dai lunghi capelli neri che le arrivavano fino alla vita. La divisa da Shinigami nera faceva risaltare la sua carnagione pallida e gli occhi erano di un grigio strano, che un tempo erano stati liquidi, a pezzi, tutte le giornate passate nel mondo umano.
<< Sono io. >> sussurrò.

Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
[Fix You - Coldplay]
 

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Capitolo 8
*** I'm Here For You ***


Buongiorno/sera, minna-san! *saluta con la manina*
È un piacere sentirvi per recensione, siete fantastici! *^*
Undici persone seguono, la Fic, una la ricorda e quattro l'hanno messa fra i preferiti! *^*
Siete bellissimi, fatevelo dire. <3
Beh, eccoci al capitoluccio! *sparge amore*
Sì, sono particolarmente felice per questo capitolo (solo di una parte, il resto mi fa schifo), anche se è corto èvé <3
Beh, spero vi piaccia! (E ringraziatemi che, per aggiornare, non ho più una vita sociale! èvé)

 

When I see your smile
Tears run down my face
I can't replace
And now that I'm strong
I have figured out
How this world turns cold
and it breaks through my soul
And I know I'll find
deep inside me
I can be the one

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven
[Your Guardian Angel - Red Jumpsuit Apparatus]


Karin sorrise, vedendo il suo stupore. Era contenta di essere riuscita a fargli il "regalo", grazie all'aiuto di Matsumoto. << Beh? Non mi saluti neanche? Ma grazie, faccio così tanta strada per nient-... >>
La ragazza non finì la frase che Toshiro l'aveva presa in braccio: era diventato incredibilmente alto... Gli sorrise, imbarazzata, e gli accarezzò i capelli. << Sono pesante, mettimi giù. >> sussurrò.
<< Ma smettila. >> e, come se fossero stati soli, appoggiò le labbra sulle sue. Karin era rimasta talmente sorpresa che non si era mossa, dando così l'impressione che non le era piaciuto al ragazzo. Era stato impulsivo, da parte sua, cercarla: era come se ne aveva bisogno per sopravvivere.
<< Non... >> cominciò lui a chiederle, quasi temendo di ricevere un pugno in testa, imbarazzato. Le aveva rubato il suo primo bacio, aveva tutto il diritto di picchiarlo. Però lei lo zittì abbassandosi e posando le labbra rosee sulle sue. Erano passati tanti, troppi mesi, ed entrambi si erano desiderati come non mai. All'inizio, era solo amicizia, poi, però... Entrambi non sapevano come si faceva, non avendolo mai fatto fatto prima, ma le loro labbra si muovevano da sole. Erano come se riuscissero a leggersi nel pensiero.
Rangiku, sentendosi di troppo, sorrise e se ne andò, lasciando scoprire i due i "nuovi metodi" per dimostrare amore. Erano molto belli, assieme, e così, furtivamente, era riuscita a fotografare la scena dell'inizio del secondo bacio.
Era come se entrambi si fossero dimenticati del resto del mondo. Era sparito completamente. Poteva anche cascare l'universo e non se ne sarebbero accorti.
Karin si staccò per riprendere fiato e, rendendosi conto di cosa aveva appena fatto, arrossì vistosamente. << M-mi dispiace... >> sussurrò mentre lui la posava a terra.
<< Non fa niente. >> le strinse la mano e se la portò vicino alle labbra, per poi baciarla. Era un gesto dolce, quasi simbolico. Era come se le avesse detto "sono qui per te".
La ragazza sorrise e guardò la scrivania. << Guarda che devi firmarlo veramente. >>
Hitsugaya la guardò, serio. << Fatti valere, dal Comandante. Non si farà certo impressionare da poco. >>
Lo disse perchè sperava veramente che lei restasse alla Soul Society. Desiderava poterla vedere sempre, in ogni secondo della sua vita. Dovevano recuperare il tempo perso.
Karin rise, sicura di sè. << Non sono stata allenata personalmente da Urahara Kisuke e Shihoin Yoruichi per niente. >>

Karin Kurosaki, sostituta Shinigami.
Zanpakuto: Nastro Rosso*
Tipo: Fuoco
Shikai: Sciogliti*
Bankai: /

Matsumoto compilò il foglio, guardando attentamente la ragazza davanti a sè che combatteva contro il tenente Hinamori. Momo le teneva testa a fatica e Karin non sembrava sforzarsi minimamente. Aveva tirato fuori lo Shikai solo per dimostrare che ne era in possesso.
Poteva mettere Hinamori al tappeto con poco, ma non l'aveva fatto. Aumentò un po' la forza solo dopo mezz'ora di combattimento, quasi annoiata. Hinamori fu scaraventata via da un calcio e lei, in pochissimo tempo, le fu difianco e le puntò la katana nera alla gola.
<< Basta così. >> disse il Comandante Generale Yamamoto, guardandola interessato. La ragazza fece tornare la spada normale e la rimise dentro il fodero. << Non deludi, proprio come ogni Kurosaki. >>
<< La ringrazio, Comandante Generale. >>
Yamamoto l'aveva presa in simpatia per tre cose: prima cosa, la sua spada era di tipo fuoco, proprio come la sua; seconda cosa, la sua spada era molto potente; terza ed ultima cosa, lottava molto usando il corpo, malgrado avesse una spada in mano, confondendo così l'avversarsio, e lo faceva in un modo quasi elegante, come se danzasse.
<< E così sono stati Kisuke e Yoruichi ad allenarti... >> mormorò, guardandola attentamente. Aveva paura che, come il fratello, avesse un Hollow Interiore.
<< Sì, anche se avevo i poteri già sviluppati. >>
L'uomo annuì, mantenendosi sempre serio. << Matsumoto, mi porti il fascicolo. >>
Rangiku si alzò. << Si, Signor Comandante. >>
Difianco alla frase "Pericolo Hollowficazione", Yamamoto mise un punto di domanda. << Dica al suo capitano di controllarla. E porti il tenente Hinamori dalla quarta compagnia. >> mormorò in modo da farsi sentire solo dalla donna.
<< Sì, Signor Comandante. >> Matsumoto si avvicinò alla ragazza e la prese in braccio, poi sparì.
<< Kurosaki, venga qui. >>
Karin si avvicinò, un po' perplessa. Sperava di riuscire a liberarsi presto, per poi andare da Toshiro e convincerlo a lasciar perdere per una giornata il lavoro, visto che poi se ne sarebbe andata e non sarebbe tornata per almeno un paio di settimane.
<< È stata veramente brava, oggi. È molto forte. Se ha qualche problema... Non esiti a chiedere al comandante della decima compagnia. >>
Lei non capì la sua particolare attenzione, le avevano detto che era un tipo severo, quindi annuì.
La Soul Society... Era un posto strano.

Avevano passato il pomeriggio uno abbracciato all'altro, in un posto un po' lontano, nel Rukongai. Era un posto tranquillo e soleggiato.
Però la sera era scesa, portando con sè il freddo vento d'inverno. Si erano arrotolati in una coperta, a fissare le stelle che, luminose, riempivano il cielo.
<< Non sono bellissime? >> sussurrò Karin, sorridendo.
<< Non come te. >> le rispose Toshiro, stringendola a sè. Era calda, tanto che si stava preoccupando per la sua salute.
Karin arrossì leggermente e chiuse gli occhi. Stava tremendamente bene fra le sue fredde e comode braccia. Non capiva ancora bene cos'era successo, durante quella giornata. Era diventata, ufficialmente, una Shinigami, Toshiro l'aveva baciata... Sospirò e si rannicchiò per bene, assonnata. Era successo tutto troppo velocemente.
<< Mi gira la testa... >> mormorò.
<< Ma allora non stai veramente bene: sei calda! >> Hitsugaya la guardò preoccupato.
<< E tu sei freddo, sto bene. >> la ragazza rise e gli accarezzò il petto.
Il ragazzo sospirò, guardando le stelle anche lui. Era incredibile come si preoccupava per quella ragazza. Dovevano avergli fatto qualcosa, perchè, se gli avessero detto un anno prima che si sarebbe innamorato di Karin Kurosaki, probabilmente non ci avrebbe creduto.
Realizzò la cosa solo in quel momento. Era innamorato. Follemente innamorato. Strinse istintivamente la ragazza, come se avesse paura di vederla scappare o svanire da un momento all'altro. Poi abbassò lo sguardo verso di lei e, come se le parole gli fossero uscite dalla bocca da sole, sussurrò. << Ti amo... >>
Karin arrossì. Cos'era, l'amore? Era il sentimento che provava per Toshiro?
<< Anch'io... >> sussurrò, prima di alzarsi un po' tenendosi con le braccia e baciarlo dolcemente.

*Se qualcuno sa il giapponese, è pregato di tradurmelo, per favore! ç__ç

It's okay... It's okay.
Seasons are changing
And waves are crashing
And stars are falling all for us
Days grow longer and nights grow shorter
I can show you I'll be the one

[...]

Use me as you will
Pull my strings just for a thrill
And I know I'll be okay
Though my skies are turning gray
[Your Guardian Angel - Red Jumpsuit Apparatus]

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Capitolo 9
*** Heartless ***


Buongiorno!
Capitolo abbastanza movimentato. D':
Comincia un po' la vera "storia Bleachosa", e so già che mi pentirò di averla iniziata D:
Oddio, lo sto scrivendo sul pranzo. Spero di riuscire a finirlo, che sta sera voglio pubblicare senza scrivere tutto in mezz'ora!
Allora, in questo capitolo si parlerà un pochettinoinoino dell IchiRuki... E del YuzuJinta. òvò
Grazie a orihime02, a AriCastle66 e niki 96, che recensiscono ogni giorno! <3
E grazie anche agli altri lettori che non recensiscono ma la leggono. Grazie, grazie mille. <3


You say you're wrong, you're wrong,
I’m right, I’m right, you’re wrong, we fight
Ok, I’m running from the light, running from the day to night
Oh, the quiet silence defines our misery
The riot inside keeps trying to visit me
No matter how we try, it’s too much history
Too many bad notes playing in our symphony
So let it breathe, let it fly, let it go
Let it fall, let it crash, burn slow
And then you call upon God
You call upon God...
[Hurricane - 30STM feat. Kanye West]

 

 

La ragazza aprì gli occhi, infastidita dal "Bip Bip" continuo del cellulare, stiracchiandosi per bene. Era tornata a casa da un mese e, tramite il telefonino che le segnalava gli Hollow, scriveva a Toshiro. Certo, era sempre in cerca di guai, la gente continuava a temerla, ma non picchiava più le persone perchè le andava.
Si era decisamente calmata e tutti si chiedevano perchè. Solo Yuzu, sotto sotto, l'aveva intuito.
Rispose al "Buongiorno" di Hitsugaya con un "Ciao..." abbastanza assonnato, poi si fiondo in bagno e, dopo essersi sistemata, lavata e vestita, la ragazza scese in cucina, dove la sorella e il fratello la aspettavano sorridendo.
<< Il vecchio? >> domandò Karin, sedendosi al suo posto per mangiare.
<< È uscito tempo fa. >> Yuzu sorrise, versandole il latto in una tazza. << Sai, voleva complimentarsi con te saltandoti in braccio e lacrimando come al solito, poi però è dovuto uscire. >>
<< Oh? Perchè complimentarsi? >> Ichigo guardò le sorelle, perplesso.
<< Come, non lo sai? Cavolo, Ichi-Nii, ne parlavamo ieri a tavola! >>
"Non è che io stia attento più di quel tanto..." pensò lui, sorseggiando il caffè dalla tazza nera. << Allora? Che è successo? >>
<< Due cose fantastiche, entrambe a Karin-chan! >> Yuzu si mise in posizione come un power ranger, poi puntò il dito contro Ichigo. << Primo! È diventata una Sostituta Shinigami! >> il ragazzo si strozzò, ma fece finta di niente, aspettando la seconda notizia, preoccupato. << Secondo! >> disse la ragazzina puntando contro Ichigo le due dita. << Karin-chan si è fidanzata con Hitsugaya-san! >>
Il ragazzo sputò il caffè, imbrattando la sorella davanti a sè del liquido scuro. << COSA?! >>
<< ICHIGO! >> urlò Karin, pulendosi gli occhi dal liquido caldo. << MA SEI FUORI DI TESTA?! >>
Lo Shinigami la indicò, scandalizzato. << SEI TU QUELLA FUORI DI TESTA! Mi diventi una Shinigami e non mi dici niente?! E soprattutto, cos'è sta storia di Toshiro?! >>
La ragazza provò a pulirsi con il tovagliolo, al limite della pazienta. << Anche Yuzu sta con Jinta e non le hai detto niente! >>
Ichigo si girò verso la sorellina, che sorrideva in modo angelico. E l'urlo che fece alla notizia delle sue sorelline fidanzate, si potè sentire fino al negozio di Urahara.
<< COOOOOSA?! >>

<< Potevi evitare di dirlo a Ichi-Nii, Karin-chan! Sei cattiva! >>
Karin si stiracchiò e la ignorò, sorridendo. Statisticamente, il loro fratello l'aveva presa anche fin troppo bene. << Beh, almeno non è andato a uccidere Jinta e Toshiro. >> camminavano con la borsa in mano, entrambe con la divisa scolastica.
<< Senti, Karin-chan, io vado all'Emporio di Urahara-san... >> la sorella la guardò. << Hai bisogno di qualcosa? >>
<< No. >> lei sorrise alzando lo sguardo verso il cielo. << Torno a casa. >>
<< Allora a dopo! >> Yuzu le saltò in braccio e la strinse, poi si staccò e corse via, salutandola con la mano.
La ragazza si incamminò pigramente a casa, fino ad arrivare alla dimora vuota. Si tolse le scarpe, le lasciò all'entrata e salì in camera sua, svestendosi già nel cammino per mettersi comoda.
<< Waah! >> si lasciò cadere sulle coperte e guardò il cellulare, annoiata. Non le aveva scritto, molto probabilmente era impegnato... Aspettò qualche secondo, ammirando i poster delle band che sua sorella tanto adorava e poi si avvicinò alla scrivania per fare i compiti. Il computer era acceso e una cartella con una decina di File era aperta.
Karin alzò un sopracciglio, perplessa. La cartella si chiamava "Fall in Love with Me". Non riuscendo a sopprimere la curiosità, aprì il primo capitolo e cominciò a leggere.
La sua faccia cominciò a mutare: all'inizio aveva un viso normale, incuriosito, poi, passando le varie fasi man mano che il capitolo finiva, la sua espressione mutò. Era arrabbiata, quasi offesa, ma anche tremendamente imbarazzata.
Quella storia parlava di lei e Toshiro!
Continuò a leggere, ma la storia continuava e andava ben oltre: per spiegarci, il rating poteva essere considerato rosso.
Karin spense il pc direttamente dal bottone e guardò scandalizzata fuori dalla finestra. Sua sorella era un diavolo.
Il "bip bip bip" continuo del telefono la distrò dall'imbarazzo: pensava fosse arrivato un messaggio da parte di Hitsugaya, ma erano apparsi tre diversi Hollow, in tre posti completamente diversi.
<< Bah, farò i compiti dopo. >>

Stava correndo sopra i tetti dei palazzi per raggiungere prima il secondo Hollow, quando il suo cellulare suonò ancora: erano apparsi altri due Hollow, abbastanza lontani da lì.
<< Ma cosa...? >> si fermò, cercando di capire perchè diamine stavano apparendo come funghi.
Un'altro Bip e un Hollow esattamente dov'era lei apparse. Fece appena intempo a mettere via l'oggetto e a tirare fuori la spada per proteggersi, perchè il mostro l'aveva attaccata dal sopra.
<< Ehi, aspettare che mi sistemavo no, eh! >> la ragazza sorrise. << Ti sistemo in un attimo. >>
Attaccò la creatura, ma un sacco di altri Hollow cominciavano ad apparire ed ad attaccarla. Non erano problematici, ma tanti. Ne tagliuzzava uno e ne apparivano altri due. Continuò per un po' ad usare solo la spada come una mannaia, poi imprecò e, facendo una giravolta su sè stessa, un nastro rosso apparve sul manico della spada diventata completamente nera.
<< Sciogliti, Nastro Rosso! >> e, lanciando un attacco di fuoco molto simile al getsuga tensho del fratello, incenerì metà degli Hollow, facendone apparire il doppio.
<< Cavolo... >> sussurrò, mettendosi in posizione d'attacco. Non riusciva a capire perchè ogni due per tre si apriva un Garganta e vomitava fuori quantità assurde di mostri.
Senza sapere da dove e non capendo come, qualcosa la colpì alla testa. Inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra: si era sconcentrata. Si sarebbe volentieri rimproverata da sola. Si stava alzando, quando un tentacolone gigante la spazzò via e la fece cadere dal tetto del palazzo.
Prima che toccasse il suolo, però, delle braccia la presero. Erano braccia familiari, dolci e fredde.
<< Mi piaci, mentre combatti. >> sussurrò una voce che tanto conosceva al suo orecchio.
Alzò gli occhi al cielo e si mise in piedi, guardando il capitano della decima compagnia. << Ci sono problemi con gli Hollow, ne tagli uno ne vengono fuori dieci! >>
<< Sì, sembra che i Garganta stiano impazzendo. >> Toshiro guardò Rangiku e altri Shinigami passare davanti a loro ed andare ad ammazzare quei mostri, mentre alcuni della dodicesima compagnia andavano a tappare i Garganta. 
Le sorrise e la prese per mano. << Questo era il motivo per cui non ti rispondevo. Andiamo? >>
Lei rise. << Certo. >> e, insieme, il ghiaccio e il fuoco cominciarono a massacrare Hollow mentre, dall'altra parte della città, succedeva la stessa cosa:
Ichigo era aiutato da Rukia, Renji e tante altre persone. Era una questione seria, pensò, se erano intervenuti pure dei tenenti e, avvertentdo la reiatsu di Hitsugaya, i suoi dubbi furono confermati.
Qualcosa di strano stava succedendo nell'Hueco Mundo. Ne tagliò uno in due e, appena in tempo, fermò la violenta caduta di Rukia.
<< Stai bene? >> domandò, preoccupato.
<< ...Sì. >> disse lei. << Ma non capisco come possiamo fare per placarli... >>
<< Non ti preoccupare. >> la guardò. << Ce la possiamo fare. >>
E, insieme, ritornarono all'attacco.

Tell me would you kill to save your life?
Tell me would you kill to prove you’re right?
Crash, crash, burn let it all burn
This hurricane’s chasing us all underground
[Hurricane - 30STM feat. Kanye West]
 

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Capitolo 10
*** This Pain Is Just Too Real ***


Buongiorno!
Spero questo capitolo sia uscito bene. È un po' lunghetto, però... D:
Beh, se non vi piace potete picchiarmi. uvù
Non penso sia tanto brutto, però. òvò Cioè, non mi ispira più di quel tanto, ma devo accontentarmi di quello che mi esce. x°
Detto questo, in questo capitolo vi accorgerete che anche gli esseri classificati come "senza cuore" potrebbero averne uno.

 

I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
'Cause your presence still lingers here
And it won't leave me alone
[My Immortal - Evanescence]


La ragazza si guardò la mano fasciata, sospirando. Doveva smettere di stringere così forte la katana, si faceva soltanto male.
<< Tutto bene? >> le domandò Toshiro, portandole una bottiglietta d'acqua presa dal distributore lì vicino.
Era sera e il sole stava tramontando, ma, alla fine, erano riusciti a purificare tutti quei Hollow ed a chiudere i Garganta, bene o male.
Era come se quei mostri fossero stanchi di stare nell'Hueco Mundo.
Prese la bottiglietta e abbozzò un sorriso. << Sto bene... >> mormorò pensierosa. Anche lei sarebbe stata stanca di stare in un mondo vuoto.
<< Spero non succeda più qualcosa del genere. >> disse il capitano della decima compagnia, prendendola per mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
<< Sì, mi stavo seriamente preoccupando... Le cause?  domandò, guardandolo e bevendo l'acqua come se avesse vagato per anni nel deserto.
Hitsugaya sospirò. << Per ora sono sconosciute... >> si fermò, come se avesse visto qualcuno di familiare dall'altra parte della strada. << Quella non è tua sorella? >>
Karin guardò la figura che si muoveva ansimando e zoppicando, poi, riconoscendola, corse verso di lei, ignorando il dolore alla caviglia per essere caduta combattendo contro gli Hollow. << Yuzu! >> urlò.
La raggiunse appena in tempo e la aiutò a stare in piedi. Era conciata male, molto male. Aveva tagli ovunque, graffi, lividi e molto probabilmente anche la caviglia slogata.
<< Che hai fatto? >> mormorò spaventata e preoccupata alla sorella.
<< Mi sono fatta valere. >> Yuzu sorrise, fiera di sè stessa. << Non volevo più farmi proteggere da Karin-chan... >>
La ragazza sospirò. << Toshiro, aiutami... >>
E così, un passetto alla volta, la portarono a casa, dove Karin cominciò a medicarla pian piano. Non versava una lacrima mentre l'acqua ossigenata cadeva sulle sue ferite, ma guardava sua sorella, come se aspettasse qualcosa.
<< Sei fiera di me? >> domandò.
<< Sei una stupida... >> mormorò la sua gemella, spostandole i capelli dietro l'orecchio. << Certo che sono fiera di te... Ora dormi, però. >>
<< Sì, Karin-chan... >> chiuse gli occhi e sorrise. << Perchè non suoi il pianoforte a Hitsugaya-san? Credo ne sarebbe felice. E così mi aiuteresti a dormire... >>
<< ...Va bene... >>
Uscì dalla stanza e guardò Toshiro, che la aspettava, e abbozzò un sorriso. << Se non sono morta d'infarto quando l'ho vista, credo non morirò mai. >>
Si aspettava una risata, qualcosa, ma lui rimase serio. << Come mai è stata picchiata? >>
<< Diciamo che Yuzu è troppo buona. >> alzò gli occhi al cielo. << Le rubavano il pranzo, i libri di scuola, le mollette dei capelli... E andavo sempre io a riprenderle le cose, usando le maniere forti. >> non lasciò il tempo al ragazzo di dire qualcosa e chiederle se si fosse mai fatta male e continuò. << Forse è stanca di farsi prendere per i fondelli. >>
<< ...Capisco. >> la guardò, poi abbozzò un sorriso. << Devi farmi sentire come suoni. >>
<< Stavi origliando! >>
Toshiro arrossì leggermente. << N-non è vero! >>

I due, dopo aver suonato un po' il pianoforte - perchè sì, Karin aveva provato ad insegnare a Hitsugaya come si suona -, stavano cucinando. Lei non era proprio una chef a cinque stelle, ma se la cavava. Lui, invece, cucinava tutto alla grande, tanto da fare concorrenza alla piccola "donna di casa".
Alla fine, aveva preparato una buona cenetta per sei persone, calcolando che Rukia avrebbe dormito assieme a Yuzu nello studio dove c'era il piano.
Toshiro e lei, invece, avrebbero dormito assieme, ma in letti separati, come aveva imposto Ichigo, nella stanza delle sorelline. Karin aveva il sonno pesante, così non avrebbe potuto svegliarsi per aiutare la sorella, quindi aveva chiesto alla Shinigami se per lei era un problema, che aveva risposto di no.
Pian piano la stanza si riempì. Isshin portò il cibo alla figlia e mangiò con lei, preoccupandosi anche fin troppo con i suoi soliti commentini idioti.
Ichigo, invece, mangiava guardando male il capitano della decima compagnia, come se fosse un intruso da spazzare via.
Finita la cena, Rukia si offrì di sparecchiare e di infilare il tutto dentro la lavastoviglie e costrinse Ichigo, che mentalmente imprecava e uccideva il ragazzo, ad andare nella sua camera, dicendogli che l'avrebbe raggiunto dopo.
Karin sospirò e si ritirò nella sua stanza, trascinandosi dietro Toshiro dopo aver ringraziato la ragazza. Erano entrambi terribilmente stanchi così si misero tutti e due su un letto a parlare del più e del meno.
La luna risplendeva fuori dalla finestra e le stelle brillavano. Era una bella serata, perfetta per guardare le costellazioni, ma nessuno dei due lo fece. Si addormentarono entrambi, una abbracciata all'altro.

Karin saltò da un lampione della luce all'altro, con la spada nel fodero. Si era svegliata nel bel mezzo della notte, agitata come non mai, così aveva deciso di farsi un giro per controllare la situazione nella città.
Sembrava tutto tranquillo, tranne per un piccolo Hollow che era apparso nelle vicinanze, senza però dare tanti problemi. I Garganta non si aprivano più a sbuffo e non vomitavano fuori quantità industriali di mostri.
Doveva ammettere di aver avuto tanta paura, prima che arrivassero gli altri Shinigami. Era terrorizzata dal fatto di non poter gestire qualcosa da sola.
Fece ancora qualche salto e poi atterrò sul piazzale del parco deserto e anche leggermente inquietante. Visto che soffiava un po' di vento, le altalene si muovevano da sole e la casetta di legno scricchiolava. Non era proprio uno dei paesaggi più dolci e carini che avesse visto in tutta la sua vita.
Si avvicinò e appoggiò la schiena contro lo scivolo, chiudendo gli occhi. Era stanca, ma non riusciva a dormire. Odiava quell'orribile sensazione di stanchezza che la opprimeva da un paio di giorni.
Beh, forse era causato dal fatto che dormiva due ore al massimo a notte, vista la preoccupazione per la sua città era talmente grande da tenerle gli occhi aperti durante la notte, nel suo letto.
Stava per addormentarsi così, in piedi e appoggiata a quel gioco per bambini, quando qualcosa attirò la sua attenzione: era appena apparso un Hollow lì, nel parco.
Tirò fuori la zanpakuto e parò un tentacolo gigante con essa. Il mostro che aveva davanti era enorme. Sembrava uno scimmione con i tentacoli che spuntavano dalla schiena.
<< Com'è che mi attaccano tutti mentre sto pensando?! >> sbuffò e partì all'attacco, pronta tagliarlo in due, ma non ci riuscì. La sua pelle era molto resistente.
Il mostro passò al contrattacco e la scaraventò contro la casetta di legno, distruggendola. I pezzi le caddero sopra e, istintivamente, si coprì con le braccia. Si spostò appena in tempo per evitare l'ennesimo tentacolo e gli usò un Bakudo per proteggersi.
Non sembrava volerla ucciderla, anzi. Sembrava volesse prenderla. E, calcolando che era molto veloce per la sua stazza e molto agile, ci riuscì. L'avvolse con un tentacolo e la portò davanti alla sua maschera bianca, come se la stesse fissando.
Dopo essere riuscita a liberare le braccia, la ragazza urlò la formula di un Hado che finì direttamente in faccia all'Hollow.
La sua maschera si crepò e poi cadde a terra, rivelando il volto di una persona: era completamente bianco, come se non avesse più colore, e la bocca era socchiusa. Era un volto troppo grande per essere quello di una persona, ma molto probabilmente era così per la stazza presa quando gli era sparito il cuore.
Ma l'occhio destro, l'unico visibile e quello su cui aveva puntato la ragaza, speranzosa di potergli fare male in modo che la lasciasse andare, era la cosa che più l'aveva colpita. Era come se riflettesse tutti i sentimenti di quel mostro senza cuore. Come se avesse dovuto sopportare un dolore troppo grande da farlo star male. Era come stanco di tutto quell'uccidere persone. Delle grandi lacrime gli rigavano la pallidissima guancia: quell'Hollow stava piangendo.
Provava ad aprire la bocca, come per dire qualcosa, ma non ci riusciva. Karin era perplessa. Come poteva un Hollow senza cuore, piangere? Eppure, sentiva il suo animo smuoversi. Era come se quelle lacrime, quello sguardo, avessero riportato in luce le paure infantili, tutti i problemi e tutti i sentimenti negativi della ragazza.
Si sentiva molto peggio di quando Toshiro non c'era. Si sentiva senza un cuore. Aveva trafitto tanti di quei mostri, purificandoli, facendolo solo perchè erano un pericolo per la sua dolce città...
Non si accorse delle lacrime che le rigavano le guance. Aveva troppi sentimenti dentro, troppi problemi...
Se solo qualcuno avesse purificato prima l'anima di quell'Hollow, quello che aveva ucciso sua madre, ma anche mandato all'inferno, a dipendenza di cosa avesse fatto in vita, sua madre non sarebbe morta.
Quante anime venivano divorate, ogni giorno, in tutto il mondo, da quei esseri che venivano giudicati cattivi da tutti? Loro lo facevano solo per il senso di vuoto che sentivano, solo perchè nessun Shinigami aveva mandato in paradiso i loro spiriti.
Era come se quell'Hollow, l'Hollow che aveva ritrovato la ragione e cercava disperatamente il suo cuore, stesse trasmettendo i suoi sentimenti alla giovane Shinigami, che continuava a piangere con gli occhi sgranati. Se la portò al petto, come per abbracciarla, e la strinse troppo con il tentacolo, togliendole per un attimo il respiro. Poi se la riportò davanti al viso e con le labbra mimò un "grazie".
La stava ringraziando per avergli tolto la maschera, per averlo attaccato, per avergli fatto male, per non averlo purificato quando ancora era un Plus?
<< Haineko! >> urlò la voce di una donna che Karin tanto conosceva, tagliando in due il mostro che teneva prigioniera la ragazza.
Le braccia di Matsumoto la presero e la strinsero forte, mentre gli occhi di lei erano sempre più scandalizzati, vedendo quell'essere sparire come se i suoi sentimenti fossero stati inutili.
Le urla e il pianto disperato di Karin, come se stesse piangendo ogni singola lacrima che si era tenuta dentro tutto quel tempo, squarciarono quella notte tranquilla e serena.
Rangiku rimise la spada nel fodero e la strinse a sè, come una madre comprensiva, ignorando che l'unica cosa che lei volesse fare era scappare ed andare a purificare più anime possibili.
Aveva capito perchè quei Hollow avevano provato ad attaccare la città con la maggior concentrazione di Shinigami.
Avevano compiuto un "suicidio" di massa. Quelli che, bene o male, aveva recuperato un minimo di ragione, erano stanchi di quel dolore troppo grande, troppo forte, e si erano fatti uccidere, per poter lasciare il mondo vuoto dove erano costretti a vivere e sognare di andare in paradiso.


When you cried I'd wipe away
all of your tears
When you'd scream I'd fight away
all of your fears
I held your hand through
all of these years
But you still have...
...All of me
[My Immortal - Evanescence]
 

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Capitolo 11
*** Hurricane ***


Buongiorno!
Ho cominciato a scrivere alle sette e trentatrè del mattino per tirarmi avanti... òvò
Allora, prima di tutto, userò una canzone per scrivere che ho usato due capitoli fa, credo, perchè direi che è perfetta.
E... Boh, non posso dire altro o spoilero. *tira su col naso* ç___ç
Grazie mille per leggere questa storia piena di errori!


No matter how many times
Did you told me you wanted to leave
No matter how many breaths that you took
You still couldn’t breath
No matter how many nights did you lie,
I’d wait to the sounds of pausing rain
Where did you go? Where did you go?
Where did you go...?

Heart beat, a heart beat, i need a
Heart beat, a heart...
[Hurricane - 30STM feat. Kanye West]


La ragazza prese la tazza di thè in mano con lo sguardo perso nel vuoto, come se non riuscisse a sentire niente di quello che stavano dicendo le due ragazze al suo fianco. Matsumoto l'aveva portata a casa di Orihime, che le aveva curato le ferite lievi che si era procurata.
<< Posso un po' di zucchero...? >> domandò, alzando gli occhi stanchi verso Orihime che, sorridendo, le porse una bustina con su disegnato un orsetto carino e coccoloso.
<< Grazie... >> mormorò.
<< Karin-chan, devi reagire! >> Rangiku le sorrise, facendola sospirare. Reagire? Reagire a cosa? Come poteva farlo? Aveva solamente voglia di purificare più Hollow possibili. Sarebbe andata fino all'Hueco Mundo, se solo avesse potuto....
<< Rangiku-san ha ragione, Kurosaki-san. >> Inoue la guardò, un po' preoccupata. Sembrava senza vita. << Farai preoccupare i tuoi familiari, così. >>
La ragazza non rispose. Si sentiva... vuota. << Dovrei tornare a casa... >> mormorò, abbozzando un sorriso per non farle stare in pensiero.
<< Vuoi che ti accompagno? >> domandò il tenente della decima compagnia.
Karin la guardò, sospirando. << No, voglio stare da sola. Grazie per tutto. >> si alzò, abbracciò le due come se fosse l'ultimo abbraccio della sua vita e uscì in fretta e furia dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Doveva ancora fare un sacco di cose.

<< Ohi, stai bene? >> Toshiro la guardò entrare dalla finestra, come se fosse una cosa normalissima. << Matsumoto mi ha raccontato quello che è successo, mi spiace. >>
<< Sì, è tutto okay. >> la ragazza sorrise, appoggiando i piedi doloranti a terra. Aveva corso come una matta, dentro il suo corpo, per arrivare il prima possibile a casa, e si era pure graffiata le mani per riuscire a salire sull'albero accanto alla sua finestra e poter entrare nella sua stanza senza svegliare metà delle persone.
Subito la sedicenne saltò in braccio al ragazzo, facendolo quasi cadere. Era come se non lo vedesse da un sacco di tempo e quello fosse una specie di addio.
<< Cosa...? >> domandò lui, perplesso. Non riuscì a dire nient'altro, perchè le labbra di Karin si incollarono come una ventosa alle sue, senza dargli quasi il tempo di respirare.
Era come se, disperatamente e in un attimo solo, la ragazza cercasse di rubargli tutti i baci che non le aveva dato durante la sua assenza.
Lo abbracciava, lo stringeva, gli sfiorava i capelli e non si staccava per un solo secondo. Solo dopo qualche minuto si fermò, per prendere fiato, e, quando incontrò il suo sguardo, arrossì.
<< S-scusa... >> mormorò, allontanandosi e spostandosi nell'angolino più remoto della stanza, per poi lasciarsi cadere a terra e stringersi le ginocchia al petto, ancora con le guance color porpora.
Il ragazzo le si avvicinò e la guardò, poi sospirò. << Karin... >> mormorò facendole alzare lo sguardo.
<< C-che c'è...? >>
Toshiro avvicinò le labbra alle sue e le diede un tenero, dolce bacio. E, improvvisamente, in quella stanza diventò troppo caldo. Il ragazzo la prese in braccio e, gentilmente, l'appoggiò sul suo letto, mettendosi sopra di lei. Nessuno dei due sapeva da dove partire, ma, alla fine, i movimenti da impacciati divennero sicuri, i tocchi esitanti carezze dolci e i baci goffi veri e propri scambi di sentimenti.
Karin, priva di maglietta e pantaloni, lo guardò. Non si era mai accorto quanto fosse bello. La sua corporatura era perfetta, forse era un po' troppo magro perchè, per il lavoro, non si nutriva abbastanza, ma era semplicemente fantastico. Se lo immaginava, mentre si allenava, sudato e col fiatone... Arrossì a quel suo film mentale e chiuse gli occhi, temendo che lui potesse leggerle nel pensiero.
<< Karin... >> la richiamò lui, un'attimo prima di baciarla per l'ennesima volta.
<< Mmh... >> mormorò lei.
<< Ti amo. >>
Alla ragazza quasi si spezzò il cuore. Non ci sarebbe riuscita. Non poteva. Non poteva lasciarlo solo. Non poteva andarsene così... Le lacrime cominciarono a pizzicarle gli occhi, così nascose il tutto con un sorriso. Non voleva lasciarlo. Semplicemente non ci sarebbe riuscita. << Ti amo anche io... >> sussurrò abbracciandolo per non fargli vedere il viso in lacrime.

La ragazza si alzò lentamente. Si sentiva strana, come se non avesse dormito, e, al pensiero della notte precedente, arrossì, girandosi a guardare la persona che ancora dormiva beatamente al suo fianco.
"Sembra che sta sorridendo..." pensò, accarezzandogli i capelli bianchi.
Sbadigliando, si trascinò in bagno e fece la doccia lentamente, come se fosse l'ultima. Erano le cinque del mattino, non voleva svegliare nessuno. Si asciugò e si vestì in camera, guardando sempre Toshiro che continuava a dormire. Scese in cucina e mangiò guardando il cielo: molto probabilmente, essendo inizio febbraio, quella giornata sarebbe stata nuvolosa.
Lavò la tazza e salì ancora le scale, avvicinandosi alla porta della stanza dove dormiva il padre. Si appoggiò contro di essa e chiuse gli occhi.
<< Mi dispiace... >> cominciò, parlando a bassa voce. << Sono stata una pessima figlia, papà. Sei sempre stato così allegro e così spensierato, quasi infantile e stupido... Tu volevi soltanto... Proteggerci, volevi fare in modo che non sentissimo la mancanza della mamma... Grazie... >> diede un bacio al legno, come se avesse potuto dare un bacio sulla guancia del padre. Poi si spostò e si avvicinò alla camera del fratello.
<< Ichi-Nii... >> sorrise. << Grazie per aver fatto l'iperprotettivo... Grazie per aver combattuto contro tutti quei nemici per il bene del mondo... Grazie per avermi fatto capire chi volevo proteggere... E perchè... >> chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla porta. << Grazie per avermi sempre protetta da ogni cosa, dagli Hollow ai compagni di classe stupidi. Ti voglio bene. >>
Andò davanti a quella dove Rukia e la sorellina dormivano e sfiorò la maniglia, sentendo già l'angoscia invaderla.
<< Grazie, Kuchiki-san, per aver protetto mio fratello, per averlo accompagnato in questo viaggio pericoloso... Grazie per tutto ciò che hai fatto per lui... Saresti un'ottima cognata. >> sorrise. << Grazie, Yuzu... Per... Per tutto... >> un singhiozzo le impedì di continuare per qualche secondo. << G-grazie per avermi sempre sostenuta. Meriti il meglio di questo mondo. Ignora le critiche e gli insulti delle altre persone, sei fantastica così. >> rise e si passò una mano fra i capelli neri, nervosa. << E no, non mi sono arrabbiata per la storia che stai scrivendo... Ma la prossima volta chiedimelo, okay? >>
Poi entrò dentro la sua stanza, inginocchiandosi difianco al letto. Parlò talmente basso che qualsiasi essere vivente avrebbe fatto fatica a sentirla.
<< Toshiro... Io... Dovrei dirti tante di quelle cose che non saprei da dove cominciare... >> sorrise, sentendosi terribilmente stupida per quei discorsi fatti al vuoto. << Ti dico solo grazie. Grazie per avermi amata, grazie per avermi comprato questo bracciale, grazie per avermi fatto scoprire l'amore. E no, non me ne vado perchè hai fatto qualcosa di male, ma ho preso una decisione e non cambierò idea. >> si pulì le lacrime e appoggiò le labbra sulla sua fronte. << Ti amo... L'ho fatto dal primo istante che ti ho visto e lo farò sempre. >>
Si alzò, prese le Soul Candy e uscì dalla stanza, per poi scendere le scale. Arrivata alla porta, prese il piccolo zainetto che aveva preparato prima di fare colazione, se lo mise in spalla, si mise le scarpe e uscì di casa, inchinandosi poi verso di essa e ringraziandola per i bei ricordi.
Poi, senza esitare un attimo, senza pensarci due volte, si incamminò in mezzo alle strade in cui aveva passato tutta la sua vita, non esattamente convinta di tutto quello che stava per fare.
Sapeva che avrebbe sofferto, ma non poteva ignorare quella specie di richiamo incessante che le martellava la testa. Non avrebbe rimpianto niente, in un futuro, lo sapeva.
Perchè lei sarebbe tornata. Sarebbe sicuramente tornata dai suoi cari, il problema è che non sapeva quando.

 

No matter how many days I die,
I will never forget
No matter how many lies I live,
I will never regret
Theres a fire inside,
Of this heartin a riot,
About to explode into flames
Where is you God?
Where is you God?
Where is you God…?
[Hurricane - 30STM feat. Kanye West]
 

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Capitolo 12
*** Without You ***


Buooonasera! ...Se è sera. D':
Come va? Avete passato una bella giornata?
Spero di sì. =w=
Vi pentirete di leggere questo capitolo. x° Non so, non è che mi ispiri più di quel tanto...
Ma l'HitsuKarin è cosa buona e giusta, quindi...! u.u
Spero vi piaccia almeno un po'!
Grazie mille per aver letto anche questo capitolo!

Here I am confessing, you're lost to me now
I'm on a train telling strangers, about you
How you're still looking fine
How you ease my lonely mind
Flong, summers and wine
Yeah, you saved me

But sometimes the stars seem closer than they should
Like the more I knew, the less I understood
 And the further that you got from me, the more I felt like I could see
The more I wondered if I should trust the stars
'Cause sometimes the stars..
[Sometimes The Stars - The Audreys]


Toshiro aprì gli occhi. Era mattina. Si voltò per abbracciare come un pupazzo la sua amata, ma notò che il letto era vuoto. Perplesso, si guardò in giro. Karin non era nella stanza. Si alzò e prese dei vestiti puliti dal borsone, dirigendosi poi verso il bagno, dove sì lavò e si asciugò per bene.
Poi scese le scale, sentendo qualcuno cucinare. Era circa mezzogiorno, forse la ragazza stava aiutando la sorella.
<< Oh, buongiorno, Hitsugaya-san! >> Yuzu sorrise, portando a tavola il curry.
<< Avete visto Karin? >> mormorò, sentendo un'inquietudine crescergli dentro.
<< Oh, no. Non è sopra a dormire? >>
<< No... Non la vedo da ieri sera... >>
<< Magari è andata ad ammazzare qualche Hollow... >> azzardò lei.
<< Non sento la sua reiatsu. >> Rukia appoggiò il bicchiere, guardando Ichigo dall'altra parte del tavolo.
Toshiro, senza dire nient'altro, uscì dalla cucina e corse fuori. Senza fermarsi un attimo a respirare, malgrado le gambe di quel gigai cominciassero a farlgi male, arrivò all'Urahara Shoten, dove Yoruichi e il propretario guardavano il cielo, con sguardi seri. Era raro non vederli ridacchiare e scherzare.
<< Quella ragazza... >> mormorò la donna, continuando a guardare la pozza blu sopra di loro.
<< Dov'è! >> urlò il capitano della decima compagnia, guardando i due. << Dov'è andata! >>
<< Se lo sapessi, te lo direi... >> Urahara si grattò la nuca. << Non l'ha fatto sapere a nessuno. Però sappiamo che è stato aperto un Garganta, questa mattina. >>
<< Un Garganta...? >> il ragazzo non capiva. Cosa poteva centrare con Karin.
<< E non è stato aperto dagli Hollow. >>
A quella precisazione di Yoruichi, Toshiro impallidì. Un Garganta. Matsumoto gli aveva detto che, Karin, piangendo, la sera prima, aveva continuato a mormorare "hanno un cuore, hanno un cuore"... E ora capiva a cosa si riferiva. Voleva salvare gli Hollow. Voleva purificarli tutti.
Senza salutare i due, corse a casa, dove Yuzu, in lacrime, gli passò una lettera.
Dentro c'era scritto.

Cara Yuzu, caro Ichi-Nii, cara Rukia, caro Vecchio e caro Toshiro,

avete trovato la lettera? Che domande... se la state leggendo, chiaramente l'avete trovata.
Sono partita per l'Hueco Mundo. Può sembrare una cosa strana, ma l'ho fatto perchè sono stanca di vedere le anime che devo salvare venir mangiate da altri ex Plus.
Vi lascio una missione, okay? Purificate più anime che potete.
Ignorate quelle cazzate dell'equilibrio fra la Soul Society e l'Hueco Mundo, è una cavolata assurda.
Ci sono troppi Hollow in giro e troppe poche anime dall'altra parte.
Non preoccupatevi per me, okay? Tornerò appena ho finito.
Grazie di tutto.

Rilesse più e più volte la lettera, per poi ridarla alla sorella della sua amata. Senza dire una parola, salì le scale e andò nella stanza della ragazza. Si lasciò cadere sul letto e prese il cuscino di Karin. Non se ne accorse subito, ma c'era un fogliettino di carta piegato nel punto esatto in cui c'era la testa della ragazza, la notte prima. Solo dopo qualche secondo, quando si voltò verso di esso, il suo cuore cominciò a battere troppo velocemente, tanto che cominciava a preoccuparsi seriamente per esso.

Ehi, Toshiro!
Ti ricordi quando mi hai "lasciata" così, anche tu? Con un fogliettino e un bracciale.
Io il bracciale non l'ho comprato, non era previsto, tutto ciò.
Però quando torno te lo compro, okay?
Un bel bracciale grigio.
Comunque, volevo dirti, di non preoccuparti. Non venire a cercarmi, non serve. So badare a me stessa.
E non fare cretinate!
Aggiungo una cosa che la tua lettera non aveva...
Ti amo, Toshiro. Ti amo e sempre lo farò, capito? Guai a te se non mi aspetti!

Hitsugaya si lasciò scappare un sorriso, coprendosi il viso con le mani. Che cosa stupida: certo che l'avrebbe aspettata. Non gli importava se fossero passati giorni, mesi, anni, secoli... Karin era l'unica persona che amava, l'unica persona per cui sentiva davvero di preoccuparsi.
Sospirò e strinse il foglietto fra le dita. Sperava soltanto che facesse presto, perchè già sentiva la sua mancanza.

Karin alzò lo sguardo verso quel cielo completamente nero, senza nessuna stella. Solo una luna, sempre in fase crescente, era lì, bloccata da un sacco, come se il tempo non passasse mai. Eppure passava. Era così opprimente, per un'anima solitaria, starsene lì su quella sabbia ad uccidere Hollow. Ormai non riusciva neanche più a dormire in pace che un mostro o due l'attaccavano ogni ora. Imprecò e si fasciò l'ennesima ferita, per poi alzarsi.
Un leggero spostamento d'aria la mise sull'attenti. Tirò fuori la spada e si guardò intorno. Due arrancar, dall'aria innocente e gentile, erano apparsi a qualche metro da lei.
<< Chi siete? >> domandò, guardando entrambi malissimo.
<< S-sua eccellenza la vuole vedere. >> mormorò quello più basso. << Vorrebbe parlarle, non abbiamo intenzione di farle del male. Il Re ci ha ordinato di portarla da lui. >>
La ragazza alzò gli occhi al cielo. << E portatemi da questo Re, allora. >>

Un ragazzo dalla chioma azzurra la guardava dall'alto al basso, su quel trono fatto di ossa, con un sorriso sadico stampato sul viso. Era un palazzo strano, non si ricordava di averlo mai visto in quei due mesi all'Hueco Mundo, eppure era l'unico edificio in quell'immenso deserto.
<< Che vuole? >> domandò senza aspettare un suo qualsiasi commento.
Il sorriso del Re si allargò ancora di più. Si alzò e le si avvicinò, come per esaminarla meglio. Lui era alto e una cicatrice enorme gli attraversava il petto scoperto. Aveva dei strani vestiti bianchi, addosso. Si ricordava di averli già visti da qualche parte, ma non sapeva esattamente dove.
Lei, invece, era sempre la solita Karin, solo che con i capelli legati per non avere problemi durante i combattimenti.
<< Siete sicuri che sia questa mezza sega ad aver ucciso tutti quei Hollow di merda? >>
"Ma che Re fine e simpatico!" pensò la ragazza, trattenendosi dall' alzare gli occhi al cielo.
<< S-sì, Signore... >> mormorò il giovane arrancar, chinando la testa.
Il ragazzo lo guardò per un attimo. << Ma fammi il piacere! >>
Il Re si mosse molto velocemente, ma altrettanto lo fece Karin. Era già pronto con la spada a tagliare la testa a quel giovane, ma la Shinigami bloccò la katana con la sua. Quasi nessuno, nella stanza aveva visto i due muoversi, ma entrambi avevano capito che quello che avevano davanti era un avversario forte.
<< Come ti chiami? >> domandò lui, allontanandosi.
<< Non sono affari tuoi. >> fu la risposta tagliente di lei mentre rimetteva la spada nel fodero.
Lui si stampò in faccia un sorriso sadico. << Io sono Grimmjow Jeagerjaques. E vieto a tutte voi, teste di cazzo... >> indicò tutti gli Arrancar nella stanza. << Di uccidere la mia ospite. >> guardò poi la ragazza e ghignò. << Sempre se ci riuscite. >>
Karin guardò la stanza, senza far capire ai presenti che si stava seriamente preoccupando. Si era cacciata in un casino ed erano passati solo due miseri mesi.
Guardò fuori dalla finestra e i suoi pensieri si proiettarono sul mondo umano. Chissà cosa faceva Yuzu e il suo vecchio... Forse erano ancora entrambi col fazzolettino... Ichigo non sarebbe riuscito mai a dichiararsi a Rukia... e Toshiro? Cosa stava facendo, Toshiro?
E perchè lei, al posto di essere fra le braccia del suo amato, era in mezzo ad un gruppo di arrancar di cui non voleva neanche sentir parlare? Lei era lì per uccidere Hollow. Prima faceva, prima poteva andarsene. E invece era in mezzo a degli estranei, senza di lui, sotto un cielo senza stelle.


Here I am obsessing, that I lost you somehow
On a train full of strangers, and you
Every star look the same
All of those faces without names
They all drifted away
Is that when you left me?
[Sometimes The Stars - The Audreys]
 

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Capitolo 13
*** I'm Not Here For Play With You ***


Buonasera! *-*
Come va? Spero bene, gente! Credo che questa storia si concluderà in pochi giorni, con il ritmo con cui sto aggiornando. Direi che i 15 capitoli sono perfetti. òvò
NON COMINCIATE A SHIPPARE LA GRIMMKARIN, per l'amor del cielo! x° Almeno, non in questa Fic. òvò
Ve lo dico perchè quella malata di Ross ci ha fatto un pensierino. =w= Shippate la GrimmNel, che è cosa buona e giusta anche quella!
Vabbè, mi metto a scrivere, che è meglio! Lasciate perdere il testo della canzone che ho scelto per scrivere, mi ispirava solo tanto sangue(?).
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, visto che non piace a me! *^*"

I eat boys up
Breakfast and lunch
Then when I’m thirsty
I drink their blood

Carnivore, Animal
I am a Cannibal
I eat boys up
You better run
[Cannibal - Ke$ha]

 

La ragazza si guardò in giro. I corridoi erano puliti, tranne per qualche macchia di sangue secco sui muri bianchi, difficile da rimuovere. Non era proprio accogliente come posto, ma sembrava che a quell'uomo piacesse.
Ripuntò gli occhi inespressivi sulla sua schiena del giovane arrancar che la stava accompagnando "nella sua stanza", seguendolo mentre svoltava verso un'altra fila lunghissima di porte. Aveva pensato più volte di attaccarlo e fuggire, ma non era così stupida: era nel territorio nemico e loro erano sicuramente più di mille.
<< Prego, da questa parte... >> sussurrò lui, aprendo una porta ed entrandoci.
Un po' titubante e sempre sull'attenti, la ragazza mise un piede dentro la stanza. Era buia e spaziosa, anche se arredata solo con l'essenziale: un letto, un comodino, un armadio e un lavandino con uno specchio rotto. C'era una seconda porta, sulla parete a sinistra dell'entrata, molto probabilmente portava ad una specie di bagno.
<< È l'unica stanza con questi servizi, visto che noi non ne abbiamo bisogno. >> spiegò lui, sempre a testa bassa. Era l'unico arrancar che la guardava con rispetto, quasi timore, mentre tutti gli altri la guardavano dall'alto al basso, tramando di ucciderla da un momento all'altro. << Signorina Nel! >> chiamò lui, e una bambinetta con in testa una maschera spuntò da sotto il letto, come se fosse una cosa normalissima.
<< Signorina Nel! Non deve starsene sotto il letto! >>
"Una bambina?" pensò lei, perplessa. Cosa ci faceva una bambinetta in un posto come quello?
<< Ma Nel si annoia, qui! >> la voce infantile fece sospirare la ragazza, che si passò una mano fra i capelli.
<< C'è un ospite, non si annoierà più! Si comporti bene e non la infastidisc...! >> non finì la frase che la piccolina si era già aggrappata alla gamba della ragazza, mordendo la stoffa nera e sbavandola.
<< S-signorina Nel!! >> urlò, esasperato.
<< Lascia perdere. >> mormorò Karin, guardando la bambina che le stringeva con le mani i suoi vestiti sporchi, come se volesse scalarla.
<< M-mi dispiace molto, ma Sua Eccellenza è molto legato alla Signorina, quindi la fa stare in questa stanza lontano da tutti. Però, come le ho già detto, è l'unica stanza con i servizi... >>
<< Non fa niente, ho detto. >> lo squadro e lui, borbottando un "mi scusi e facendo un inchino, uscì dalla stanza.
Karin sospirò e si passò una mano fra i capelli. Una doccia. Da quanto tempo sognava l'acqua calda che le scorreva sulla pelle? Però un dubbio la assalì: avevano veramente l'acqua calda, lì?
<< Ohi, marmocchia. >> si chinò e prese la bambina in braccio. << Io devo andare a farmi la doccia. >>
<< Ma Nel vuole giocare! Nascondino! Gioca con Nel! >> le prese una ciocca di capelli e la tirò, facendola brontolare.
Poi, le venne in mente una cosa. << Giocherò dopo con te. Però ora ti lascio questi. >> appoggiò la bambina sul letto ed estrasse la spada. La bambina sussultò e si nascose sotto le coperte.
<< Sciogliti, Nastro Rosso. >> mormorò la ragazza. Dopo che la spada diventò completamente nera e il nastro rosso apparve, fece oscillare due volte la spada e fece una giravolta su sè stessa. Delle piccole fiammelle spuntarono dal nulla, prendendo la forma di strani animaletti in miniatura e carini.
<< Ehi, non nasconderti! Non posso farti male. Guarda. >> appena la piccolina tirò fuori la testa, Karin prese un coniglietto di fuoco sulla mano: non bruciava, non emetteva calore. Era solo creato con il fuoco, ma di fuoco non aveva niente.
Il coniglio saltò dalla mano della ragazza al letto, facendo sussultare la bambina. Però le lenzuola non si bruciarono, così Nel si avvicinò e cominciò a giocare con tutti gli animaletti che la Shinigami aveva creato. Karin sospirò e si portò la spada nell'altra piccola stanza, dove c'erano una specie di doccia, una sedia con su dei vestiti bianchi e un gabinetto un po' storto.
Appoggiò la spada al muro e cominciò lentamente a spogliarsi, per poi entrare, dopo mesi, dentro una doccia dall'acqua calda.

Sentendo lo sprigionamento di Reiatsu, Grimmjow aveva mandato alcuni dei suoi a controllare. Doveva ammetterlo, si era preoccupato. Però poi, quando loro erano tornati con dei piccoli animaletti fra i capelli e una Neliel tutta felice, aveva sbuffato e aveva ordinato loro di riportarla nella stanza.
Fuoco. Molto probabilmente, era il potere di quella ragazza. Shignazzò e si lasciò cadere sul trono, allargandosi come nessun Re avrebbe mai fatto. Lì le buone maniere erano letteralmente finite dentro il cesso.

Karin dormiva profondamente, sotto le coperte, con la testa appoggiata sul corpo di una persona che non conosceva. Neliel le sorrise, stringendola come una madre affettuosa avrebbe fatto con la figlia, anche se la più matura delle due era la Shinigami. Si era trasformata, come se si sentisse in dovere di vegliarla mentre dormiva. Aveva giocato con lei anche se era tremendamente stanca, ma poi era crollata. Un sacco di persone non capivano l'utilità della ragazza dentro quel palazzo, quindi volevano farla fuori, ma alla donna non andava bene. Loro la volevano morta, lei non aveva intenzione di farla morire. Sentì un leggero movimento d'aria ed estrasse la lunga spada, puntandola oltre il bordo del letto. Un'arrancar donna, una delle migliori nell'esercito di Grimmjow, sussultò nel vedere la spada a pochi centimetri del suo viso. Non se l'era aspettato.
<< L-lady Nel... >> sussurrò, sorpresa nel vederla. Si spostò da difianco al letto dove Karin dormiva, ingara e beata, stava usando il seno della donna come cuscino e si allontanò il più possibile.
<< Eviteresti di tornare qui, per favore? >> domandò lei con una vocina molto acuta e un sorriso molto dolce stampato sul viso. << Oh, dillo anche agli altri: nessuno deve provare a toccare la ragazza, sia per non far incavolare Sua Eccellenza che la Regina. >>
<< S-sì... >> l'arrancar sparì come era apparsa e Neliel guardò la ragazza, quasi preoccupata. Aveva capito chi era, aveva capito da dove veniva e aveva capito il suo scopo, ma Grimmjow l'avrebbe capito? L'avrebbe tenuta in vita?

Karin si sentiva strana. Aveva dormito bene e al caldo, malgrado in quella stanza facesse dannatamente freddo, per i suoi standard. Si vestì e prese la zanpakuto dalle mani della bambinetta che ci giocava. Si stava preoccupando per un'arrancar, anche se era pur sempre una bambina. Alzò gli occhi al cielo e guardò la porta aprirsi: il solito giovane arrancar aveva in mano un vassoio pieno di cibo, preso da chissà dove, e leggermente inopportuno per colazione. 
<< S-siamo andati nel mondo umano per prenderle qualcosa da mangiare, sotto ordine del Re, però non sapevamo cosa prendere... >>
La ragazza guardò la bistecca e il gelato << ...Va bene così. >> poi tirò fuori la spada e cominciò a cuocerla con il fuoco. In un certo senso, il suo potere era utile. A Nastro Rosso non andava molto a genio farsi usare così, per cose inutili, ma doveva accontentarsi: Karin usava lo Shikai poche volte, per combattere. Preferiva usarlo per cose molto meno serie e importanti.
La ragazza mangiò silenziosamente la carne e diede un po' di gelato alla bambina, che accettò molto volentieri. Quando finì, si sciacquò la bocca con l'acqua e si rimise i suoi vestiti asciutti. Quei vestiti bianchi le facevano venire la nausea.
Appena uscita dalla stanza con la bambina in braccio, un lamento dietro di lei la fece girare. L'arrancar che le aveva portato il cibo ed era stato così gentile, con lei, la sera prima - se era sera, magari era giorno e lei neanche lo sapeva, visto che il tempo non cambiava mai - era caduto a terra, in una pozza di sangue, e altri arrancar dietro di lui ridacchiavano, divertiti.
<< Che mezza sega. >> disse uno dai lunghi capelli neri.
<< Dai, ora facciamo fuori questa qui! >>
L'unica donna del gruppo guardò timorosa la ragazza. << E se Grimmjow-sama si incazza...? >>
<< Naah, basta che non uccidiamo la marmocchia, la sfigatella qui davanti suscita solo la sua attenzione perchè è una Shinigami. >>
Karin appoggiò la bambina difianco al corpo mezzo morto del ragazzo. << Puoi fare qualcosa? >> domandò, e la bambina annuì. << Perfetto. >> sorrise. << Non metterti in mezzo, qualsiasi cosa succeda, va bene? >>
La bambina annuì ancora, guardandola mentre si allontanava. Sembrava così sicura di sè, contro quelle sette persone... Eppure sembrava così fragile.
La ragazza guardò un attimo fuori dalla finestra, ripensando al suo amato. Chissà cosa stava facendo. Chissà se la stava pensando.
<< Ma guardala, ha intenzione di farci fuori tutti e sette? Non prenderci per il culo. >>
<< Non vi sto prendendo per il culo. >> mormorò, sentendo la spada vibrare, come impaziente di sentire il sangue di quei arrancar scorrerle sopra. << Quando avrò finito... >> estrasse la spada e la fissò. << Non avrete più neanche quello. >>


Whenever you tell me I’m pretty
That’s when the hunger really hits me
Your little heart goes pitter-patter
I want your liver on a platter

Use your finger to stir my tea
And for dessert I’ll suck your teeth
Be too sweet and you’ll be a goner
Yep! I’ll pull a Jefree Dauhmer
[Cannibal - Ke$ha]
 

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Capitolo 14
*** I Just Want To Go Home... ***


Buongiorno! O sera. O notte! *^*
Eccoci col penultimo capitolo. Oh Mio Dio, mi sento male. Sto veramente per finire la mia prima ficcy? Non ci credo.
Oh Dio, mi sta venendo il panico. D': E SE NON VI È PIACIUTA? D':
Ahhh, non ci devo pensare, che poi mi metto a modificare capitoli e non finisco più! D':
Allooora, questo capitolo è decisamente TROPPO lungo, quindi l'ho "diviso" in due parti, quindi ci saranno due canzoni. (?) E Karin somiglierà molto al fratello, capirete il perchè leggendolo. *patta la povera Karin-chan*
Beh, che altro dire? Mi viene da piangere solo a rileggerlo, non potete neanche capire come mi sento. ç___ç
Grazie per avermi seguita fino a qui! Siete fantastici!


Enemy, familiar friend
My beginning and my end
Broken truth, whispering lies
And it hurts again

What I fear and what I've tried,
Words I say and what I hide
All the pain, I want it to end
But I want it again
[Nothing And Everything - Red]


La ragazza ripose nel fodero la katana ancora sporca di sangue, cercando poi di pulirsi i vesti sporchi con le mani. Forse aveva esagerato, con quei ragazzi...
Si voltò verso la bambina, che sembrava sbavare addosso al ragazzo, e le si avvicinò: strano ma vero, la ferita del giovane arrancar era quasi completamente guarita.
<< Bel lavoro. >> la prese in braccio e guardò il ragazzino aprire gli occhi e rabbrividire per la saliva che aveva addosso.
<< S-signorina Nel... >> mormorò, guardandola. << L-la ringrazio... >> poi guardò il gruppetto di arrancar ansimanti poco lontano da lui e sussultò.
<< L-l'ha fatto lei? >>
<< Sì. >> tagliò corto la ragazza. << Riesci a camminare? >> gli domandò, porgendogli una mano mentre teneva la bambina su un braccio, visto che praticamente si teneva da sola, aggrappata com'era al suo collo.
<< S-sì, la ringrazio... >> prese la mano e si tirò su con un lamento.
<< Come ti chiami? >> domandò la Shinigami, dirigendosi verso la sua stanza.
<< S-sono De la Rosa... >> l'arrancar arrossì leggermente, guardando a terra. << Non ho un nome... Solo un cognome... >>
Karin lo guardò. << Perfetto, te lo do io. >> guardò Nel e abbozzò un sorriso. << Ti piace Yosuke? >>
Nel fece un sorrisone sdentato. << A Nel piace! >>
<< Allora vada per Yosuke. Allora, Yosuke De la Rosa, entri lì, ti fai una doccia, ti lavo i vestiti, te li asciugo e poi mi porti dal Re. >>
<< M-ma non c'è bisogno, la porto pure ora...! >> il ragazzo agitò le mani, imbarazzato.
<< La saliva di Nel non ha proprio un buon odore... Vai a lavarti. >>
Yosuke diventò ancora più rosso ed entrò nella stanza, seguito dalle due. Si avvicinò al bagno e sorrise, guardandole giocare.
Quella non era la solita Shinigami: lei era speciale.

<< Grimmjow! >> urlò la bambina, saltandogli addosso dopo avergli storpiato il nome, avendo in bocca un ghiacciolo dallo strano colore azzurro.
<< Ah, marmocchia! Sta ferma, cazzo! >> se la staccò dal viso e la appoggiò sul bracciolo del trono simile a marmo, imprecando.
<< Ma Nel vuole giocare! >> si lamentò lei, sbuffando.
<< Giocheremo dopo, Nel. >> Karin si intromise nel discorso, beccandosi un'occhiataccia da parte del Re. Yosuke si sentiva a disagio, a guardare quei due che si fissavano in cagnesco, cercando di uccidersi a vicenda con lo sguardo.
<< Hai ucciso sette dei miei uomini. >>
<< Veramente, erano sei. Una era una donna. E non sono morti, stanno soffrendo nel corridoio. >> la ragazza si stiracchiò e sbadigliò annoiata.
<< Presto moriranno. >> tagliò corto lui. << Chi non riesce neanche a sconfiggere una Shinigami senza grado non merita di stare qui. >> l'uomo sbuffò. << Mezze seghe... >>
"La finezza non fa parte del suo vocabolario." pensò lei, alzando gli occhi al cielo. << Non ho nessun grado perchè non sto nella Soul Society. Sono una sostituta Shinigami. >>
<< Oh? Anche quel bastardo di Kurosaki era un sostituto, eppure ha fatto il culo anche a quella checca di Aizen e a quel depresso di Ulquiorra. >>
Sentendo il cognome Kurosaki, Nel alzò lo sguardo, diventando imporovvisamente seria. Era interessata al discorso.
Karin non sussultò sentendo il suo cognome pronunciato dalle sue labbra, anzi. << Beh, sì, Ichigo sta bene, gli darò i tuoi saluti. >>
<< Conosci Kurosaki? >>
<< Può darsi. >>
Grimmjow la guardò, serio. << Chi sei, tu? >>
La ragazza sorrise. << Mi chiamo... Karin. >>
Neliel si mise seduta per bene, temendo che il Re tirasse fuori la spada, cosa che effettivamente stava pensando di fare. << Mi stai facendo girare le palle, dimmi chi cazzo sei. >>
<< Karin Kurosaki. >>
Una nube di fumo esplose e una donna dai lunghi capelli versi bloccò la spada con le mani. Grimmjow sussultò nel vederla, poi ghignò.
<< Cos'è, ti stai legando a questa ragazzina? È la sorella di Ichigo, dopotutto. La persona per cui ti sei trasformata. >> era felice di vederla nella sua forma originale dopo tanto tempo, ma non l'avrebbe mai ammesso.
<< Dovevo la vita a Ichigo, ma non osare toccare Karin. >> la voce di Nel, malgrado fosse ancora molto acuta e infantile, era tagliente e seria. Per la prima volta da quando l'aveva vista, si era data del lei.
La ragazza guardò la donna perplessa, poi sospirò. << Non ho tutto il tempo del mondo, gente. Ho del lavoro da fare. >>
<< Che sarebbe? >> ringhiò il ragazzo dai capelli azzurri.
<< Uccidere più Hollow possibili, perchè attaccano le anime che io non ho tempo di mandare alla Soul Society. >>
Nel sussultò, spingendo via la spada del Re. << Romperai l'Equilibrio... >>
<< Sono tutte cazzate. >>
<< Mi piaci, quando apri bocca! >> l'ex sesto espada ghignò. << Ti do una mano, non ho un cazzo da fare qui. >>
<< Grimmjow... >>
<< Ah, che vuoi. >>
La donna sosopirò e guardò la ragazza. << Allora rimane qui. >>
<< Se è un problema torno fuori. >> indicò la finestra.
<< No! >> Neliel le saltò in braccio, stritolandola.
<< Foffoco! >> bofonchiò Karin, allontanandola. Quella donna infantile si era veramente legata, a lei. Sospirò. Stava andando meglio di quanto pensasse. Restare in compagnia di gente che cercava continuamente di ammazzarla non era proprio carino, ma almeno aveva un posto dove stare la notte - o il giorno? - senza preoccuparsi di dover dormire sulla sabbia.

Trafisse per l'ennesima volta un Hollow, passando subito al sucessivo senza fermarsi per riprendere il respiro.
Neliel aveva provato a fermarli, ma, dopo aver sentito la storia di Karin, non solo aveva lasciato i due andare a tagliuzzare ex Plus per tutto l'Hueco Mundo, si era addirittura unita a loro.
<< Su, ragazzi, fate un attimo di pausa! >>
Karin la ignorò alla grande e lo stesso fece Grimmjow: continuarono ad ammazzare Hollow, una con la solita maschera inespressiva stampata sulla faccia, l'altro con un sorriso da maniaco.
Solo una decina di minuti dopo, quando gli Hollow in quella zona furono praticamente sterminati, si fermarono e si avvicinarono alla donna, che aveva le braccia incrociate ed era imbronciata.
<< Ahh? Su, non sarai mica offesa perchè non ci siamo fermati. Che stronzata, dai. >>
<< Ma non mi ascoltate! E se fossi in pericolo? >> sbuffò, ancora imbronciata.
<< Non lo eri. Guarda che ti ho ascoltata... >> Karin le pizzicò una guancia.
Neliel cominciò a piagnucolare, stritolandola in un abbraccio. << Karin-chaaannnnn! >> bofonchiò, soffiandosi il naso sul suo vestito bianco.
<< Ehi! Ci sono i fazzoletti! Che schifo, Neliel! >> gemette lei, cercando di scrollarsela di dosso, anche se era attaccata come una calamita.
All'improvviso, Karin smise di dimenarsi, e la donna la guardò, preoccupata. Si era coperta il viso con le mani e tremava leggermente, come se stesse combattendo contro sè stessa.
Aveva i lacrimoni agli occhi e sembrava stesse per cominciare a singhiozzare, così Nel cominciò a pattarla amorevolmente sulla schiena.
Non aveva capito che la ragazza si era sentita terribilmente sola, in quel momento. Non aveva capito che era crollata dopo mesi e mesi.
Grimmjow, malgrado volesse fare un commentino molto poco gentile, evitò di farlo. Voleva ancora la testa attaccata al collo ed entrambe, qualsiasi cosa avesse detto, gliela avrebbero staccata.
Amici, familiari, la sua casa, la sua vita. Aveva perso tutto. Ma non avrebbe buttato via il suo orgoglio e non avrebbe pianto davanti a loro. Così si allontanò, si sitemò i capelli e alzò lo sguardo verso il cielo nero per impedire alle lacrime di uscire.
Aveva scelto lei cosa fare e sarebbe andata fino in fondo, senza rimpianti, anche se il "ti amo" che le aveva sussurrato Toshiro molto tempo prima le risuonava nella testa, fino a farle male.

And it finds me
The fight inside is coarsing through my veins
And it's raging
The fight inside is breaking me again
 
It's still the same, pursuing pain
Isn't worth the lie I've gained
We both know how it will end
But I do it again
[Nothing and Everything - Red]



I can't keep up
with your turning tables
Under your thumb
I can't breathe
[Turning Tables - Adele]


 

Toshiro guardò svogliato l'orologio, fissando la lancetta delle ore, come se volesse farla esplodere. Era terribilmente stanco e gli stava per scoppiare la testa. Si era portato tutto il lavoro da Shinigami nel mondo umano, nel caso Karin tornasse, ma era ormai passato un anno.
Una piccola vocina, dentro si sè, continuava ad urlargli di non arrendersi, ma lui aveva perso le speranze. Ci stava mettendo troppo.
Quante volte aveva voluto chiedere ad Urahara di aprire un Garganta per andare a cercarla... Eppure l'Hueco Mundo era grande. Gli sarebbe bastato entrare, controllare se c'era nei paraggi la sua Reiatsu e tornare indietro, anche se sapeva che, arrivato a quel punto, non sarebbe più tornato indietro. Il problema è che non riusciva quasi a trovare il tempo per dormire, visto che quei dannati lo riempivano di lavoro, altro che andare nel mondo degli Hollow per trovare una ragazzina che sapeva nascondere benissimo la sua energia spirituale.
E poi lei aveva chiesto a tutti di non preoccuparsi e di non seguirla. Aveva anche detto che non sarebbe tornata, ma non l'aveva fatto.
<< Bugiarda... >> mormorò, firmando l'ennesimo rapporto.
Da quando era sparita, era tornato ad essere il solito vecchio Toshiro di ghiaccio. Non faceva un mezzo sorriso neanche a pagarlo e non riusciva a sopportare minimamente nessuna presenza. Yuzu gli portava da mangiare, anche lei moscia e poco felice, e poi tornava, dopo un'ora, a riprendersi il piatto vuoto.
Fissò la lancetta delle ore, che si spostò: in quel momento era ufficialmente San Valentino, la festa delle coppiette innamorate.
Si massaggiò le tempie e appoggiò la testa sulla scrivania, chiudendo gli occhi.
Karin. Karin. Karin.
Era l'unica cosa che gli risuonava nella testa, facendolo sospirare. Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua voce, le sue labbra, le sue mani, i suoi capelli, la sua pelle, la sua risata... Sentiva il vuoto, dentro di sè. Solo il vuoto. Sospirò e si coprì la testa con le braccia.
Poi, sentendo la risata della sua amata e un soffio d'aria calda entrare nella stanza, si addormentò e la sognò proprio come lei, alcuni anni prima, aveva sognato lui.
Si vedeva riflesso in uno specchio, con uno smoking che lo faceva sembrare un po' un pinguino, e vedeva Karin vestita di bianco. Vedeva gli invitati sorridere, un prete sconosciuto benedirli con l'acqua santa, molto all'occidentale.
Dopo il fatidico "può baciare la sposa", si svegliò. Era mattina. Era incredibile come si sognavano quattro cavolate che duravano, nei ricordi, al massimo cinque minuti e passavano ore. Si stiracchiò e si costrinse ad alzarsi per farsi una doccia e cambiarsi i vestiti.
Poi, dopo essersi asciugato e vestito, uscì da casa Kurosaki senza fare rumore. Ogni singolo centimetro di quella casa gli ricordava lei, ma la situazione non migliorò di certo per strada. Cuori rossi ovunque e cioccolata tappezzavano le vetrine, facendogli venire la nausea. Quando passò davanti ad una pasticceria, dove facevano enormi torte bianche con su scritto "Buon San Valentino~", rischiò seriamente di prendere a calci il vetro, ma si impose di andarsene. Girava a vuoto, senza meta. Avvertì la presenza di alcuni Hollow, ma subito dopo sparirono. Forse era opera di Rukia e il fratello di Karin.
Si stiracchiò e qualcuno gli lanciò addosso una palla da calcio. La prese in mano e la guardò, perplesso. Non capiva da dove era arrivata.
Guardò in alto, visto che la direzione da cui era arrivata era quella, ma non c'era nessuno. Una palla gli colpì la schiena, facendolo imprecare e voltare.
<< Giuro che se ti prendo io... >>
Qualcosa - o meglio, qualcuno - gli saltò sulla schiena. Era una donna, visto il suo peso e come il corpo aveva aderito al suo. E conosceva bene quelle braccia calde che lo stringevano. Poteva sentire il suo sorriso. << Tu? Cosa mi fai? >>
La sua voce fu come una pugnalata indolore al cuore. Si voltò e incontrò i suoi occhi grigi, sorridendo senza pensarci. Era cambiata un po', ma era sempre la sua Karin. Appoggiò le labbra sulle sue e lei, senza pensaci due volte, ricambiò il bacio.
<< Ahh? Così era per questo sfigato che stavi da cani? >>
Due reiatsu lo fecero sussultare e allontanarsi da lei. Aveva già una mano nella tasta dei pantaloni per cercare le Soul Candy, ma lei lo fermò. << Stanno con me. >>
<< Ma che schifo, metteteci un po' di lingua, in quel cazzo di bacio. >> imprecò Grimmjow.
<< Grimmjow... >> Neliel alzò gli occhi al cielo. << Non stiamo guardando un porno, cavolo! >>
Karin sbuffò. << Ignorali. >> mormorò sulle sue labbra per poi baciarlo ancora.
<< Ecco, così, la lingua, e poi per bene gliela cacci in gola! >>
<< Grimmjow! >> la donna lo squadrò. << Evita i commentini! >>
<< Ma cazzo, sembrano due verginelli! >>
La ragazza si staccò da Toshiro e lo fulminò con lo sguardo. << Zitto, stupido gattaccio azzurro! >>
<< Ahh?! Kurosaki, ti strangolo! >>
Nel lo fermò appena in tempo, perchè stava per interrompere l'ennesimo, dolce bacio dei due.
<< Buon San Valentino, Toshiro... >>
Il ragazzo, ancora confuso per i due arrancar e per la sua ricomparsa, sorrise. << Buon San Valentino, Karin. >>

 

Next time I'll be braver
I'll be my own savior
When the thunder calls for me
Next time I'll be braver
I'll be my own savior
Standing on my own two feet
[Turning Tables - Adele]
 

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Capitolo 15
*** The End ***


Ed eccoci qua, con il capitolo finale.
Dio, mi viene il magone anche solo a scrivere questo commentino... Mi sento come se avessi perso un figlio(?).
Prima di tutto, ringrazio tutti voi, che avete letto fino a questo punto, che avete sopportato i miei scleri. Un grandissimo grazie, avete vinto un frigo a legna!
Poi, un grazie anche a mia madre, che, da brava donna comprensiva, non mi diceva niente anche se stavo incollata al pc anche mentre mangiavo. Grazie Mamma! <3
Grazie anche a Ross, senza di lei non avrei mai cominciato questa Fic (grazie mille donna! Ti voglio bene <3), e a M e g a m i, che è lei che mi fa diventare una fan dell'HitsuKarin ogni giorno di più.
Poi, devo dire che in questo capitolo non metterò nessuna canzone e sarà decisamente più corto degli altri.
Yuki-chan ha nove mesi, ma ne dimostra più di 12, eh!
Detto questo...
ENJOY AND CRY WITH ME. ç___ç *scrib scrib*


Karin accarezzò la testa dai ciuffi bianchi di una tenera bambinetta che teneva in braccio, sospirando. Odiava il momento dell'allattamento. Certo, adorava la sua bambina, era l'essere più carino di tutto l'universo, ma aveva già sviluppato i denti e parlava come una radio, ad appena nove mesi. Non ruisciva a capire il perchè di quel velocissimo sviluppo, ma suo padre era arrivato alla conclusione che era a causa del suo essere una specie di mini Shinigami.
<< Mamma, io ho fame! >> la bambina la guardò, con i grandi occhioni verdi spalancati.
Il secondo sospiro, più sonoro dell'altro, fece imbronciare la bimba. << Mamma! >>
<< Ahh, ho capito, ho capito! Certo che sei proprio impaziente! >> Karin sbuffò e cominciò ad allattarla, facendo una smorfia ogni volta che la bambina la mordeva: sembrava proprio un vampiro in miniatura.
<< Yuki-chan, potresti smettere di addentare la mamma? Sembra che la stai uccidendo. >> Toshiro entrò nella stanza, sorridendo: aveva un bel completo elegante nero, essendo invitato al matrimonio che, da lì a poche ore, avrebbe unito due persone che la famiglia conosceva bene.
<< Finito! >> esultò, staccandosi dalla madre e gattonando fino al padre.
<< Puoi camminare, eh. >> Karin alzò gli occhi al cielo e si rimise la maglietta.
<< Non sei ancora vestita? >> Toshiro la guardò, perplesso. Aveva addosso una tuta ed era struccata e spettinata.
<< Non voglio venire... >> bofonchiò, facendo la bambina piccola della situazione...
Il capitano sospirò. << Si sposa tuo fratello, Karin. E Rukia è in panico per aver scelto un matrimonio occidentale e non orientale. È meglio che vai a sistemare la situazione dalla sposa, mentre io vado a controllare che Ichigo non sia andato in iperventilazione. >> le si avvicinò e le diede un piccolo, dolce bacio sulle labbra, facendola arrossire leggermente. << Si vada a preparare, Signora Hitsugaya. >>
<< Sì... >> La ragazza lo guardò uscire dalla stanza, sospirando. Quando mai aveva consigliato alla Kuchiki un matrimonio occidentale...!

<< E se inciampo sul tappeto della navata? >>
<< Andiamo, Rukia-chan, Karin-chan, che è molto più goffa di te, ha camminato come una vera signora! >> Yuzu, che era stata la prima a sposarsi, facendo impallidire tutti con una cerimonia tradizionale, cercava di tranquillizzare una ragazzina dai capelli neri e corti, che sembrava stesse per avere un infarto.
<< Andrà uno schifo! >> gemette. << Ichigo si impapperà mentre dirà "lo voglio" e io strapperò il vestito! >>
Karin, con un vestito viola perlato e dei tacchi terribilmente alti, rigidamente scelti da Neliel, Yoruichi e Matsumoto, che avevano organizzato il matrimonio in ogni piccolo dettaglio, si avvicinò a Rukia e, senza dire niente, le tirò uno schiaffo.
Tutte le ragazze, nella stanza, trattennero il respiro. La promessa sposa si toccò incredula la guancia, fissandola stupita.
<< Allora. Ora che ti sei calmata, possiamo benissimo passare al trucco e ai capelli. >> sorrise angelicamente, come se non avesse fatto niente.
Rukia, un po' intimorita, si lasciò truccare e sistemare, senza più dire una parola, anche se era terribilmente agitata.

<< Oddio muoio. Fatemi scappare. >> Ichigo si avvicinò furtivamente alla porta, sperando di non essere visto da nessuno.
<< Eh no Fragolino! >> Grimmjow lo prese per la cravatta e lo lanciò sulla sedia. << Ora ti sistemiamo quei cazzo di capelli. >>
<< Io penso sia impossiibile~ >> Urahara ghignò, facendo sprofondare il promesso sposo nella disperazione.
<< Rukia si tirerà indietro. Appena mi vedrà scoppierà a ridere e se ne andrà via. >>
<< Pensavo la stessa identica cosa, ma poi mi sono sposato e ora ho una figlia con tua sorella. >>
Toshiro alzò gli occhi al cielo, guardando tutti i presenti che cercavano di sistemare il ragazzo, già perfetto così com'era.
<< Lasciategli i capelli come ce li ha naturali. >> il tenente della decima compagnia allontanò tutti, avvicinandosi al ragazzo.
<< Ma sembra uno sfigato! >>
<< Grazie Grimmjow. >> lui alzò gli occhi al cielo, vedendo Toshiro scompigliargli i capelli per farli tornare normali.
<< Sii solo te stesso e pensa col cuore, capito? Andrà tutto bene. >>
Ichigo abbozzò un sorriso, guardando la mano pallida che gli si era appoggiata sulla spalla. << ...Sì. >>

Rukia percorse la navata in tutto il suo splendore. Il bianco le donava. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Ichigo ed entrambi arrossirono. Yosuke, l'arrancar che faceva da babysitter e che era diventato molto amico della famiglia Kurosaki in generale, suonava la marcia nuziale al pianoforte, mentre tutti gli invitati, sì, anche Grimmjow che teneva stretta a sè Neliel dentro una specie di microvestito verde, avevano un sorriso ebete ed estremamente felice stampato in faccia: finalmente quei due, dopo tanti tira e molla, si erano decisi a sposarsi.
Quando la ragazzina dai capelli neri, accompagnata dal fratello dallo sguardo serio, arrivò dal ragazzo dai capelli arancioni e gli prese la mano, anche quelle di Karin e Toshiro si cercarono istintivamente e si strinsero.
La ragazza lo guardò e sorrise, stringendo anche la mano della sua bambina, che guardava il tutto poco interessata.
Poi, senza che nessuno se ne accorgesse, concentrati com'erano sulla celebrazione, le loro labbra si incontrarono dolcemente, ricordando il loro, di matrimonio e dimenticandosi per un istante di tutto il mondo intorno a loro.
C'erano solo loro due. Toshiro e Karin, nessun'altro.
Sentendosi tirare il vestito, la ragazza guardò la figlia che sbuffava sonoramente, e soffocò una risata.
Toshiro, Karin, Yuki, e il futuro piccolo Hitsugaya di cui nessuno sapeva l'esistenza, neanche la donna che lo portava dentro di sè.

Fine 

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