J&K

di Chenra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Caffè e Marlene ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Compleanno Movimentato ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Incontro ***


Capitolo I: Incontro

 

Il traffico in certe città è davvero incredibile, e ancora più incredibile è che qualcuno riesca a dormire con tutto quel baccano, ma si sa l'uomo è un animale che si adatta facilmente.

Sono riuscito a svegliarmi presto, chissà per quale miracolo, ed è meglio che mi muova se voglio arrivare puntuale, anche se probabilmente non accadrà, sarebbe troppa fortuna in troppo poco tempo … tempo … già muoversi …

<< Julian alzati o farai tardi a scuola anche oggi! >> Le considerazioni fatte da un ragazzo moro vennero interrote da una donna che usciva da una cucina con una tazza di caffè fumante in mano.

La donna aveva quasi azzeccato, il moro avrebbe fatto tardi, ma non per la scuola ma per andare a lavorare da James. Una tavola calda, abbastanza vicina a casa del ragazzo per poterci arrivare anche a piedi, ma abbastanza lontana da evitare che sua madre lo vedesse marinare la scuola. Avevoa bisogno di soldi e saltare la scuola per due giorni, per racimolare un po', non gli sembrava la fine del mondo.

Si alzò e dopo un caffè bevuto tutto d'un fiato si diresse verso lo doccia. Come al solito essendo il primo ad entrare, l’acqua, anzi che essere bollente come avrebbe desiderato, era più fredda che tiepida. Vediamo il lato positivo della faccenda – pensava Julian prima di mettere il piede dentro – almeno poi sarò bello sveglio.

Ne uscì mezzo assiderato, corse in camera e si vestì, andò in cucina, mangiò una fetta di pane tostato – come al solito la madre ne ha fatto una marea – bevette un'altra tazza di caffè pronto a scappare verso la tavola calda, ma purtroppo non la bevette abbastanza velocemente e sua madre iniziò a brontolare sul fatto che il figlio non facesse mai una colazione decente. Evitando di ricordarle che le avrebbe mangiate quando sarebbe tornato si limitò a chiederle a che ora sarebbe tornata e uscì dall’appartamento.

<< Sono uscito presto >> – dissi fra se e se – << questo mi da il tempo di arrivarci anche a piedi se affretto un po’ il passo >>. Ritenendo che quel giorno fosse avvenuto un miracolo si avviò con un passo che per i suoi standard sarebbe potuto essere una corsetta leggera, così, nel giro di venti minuti abbondanti si ritrovò davanti all’entrata della tavola calda. La cosa che sorprese Julian fù però che era addirittura cinque minuti in anticipo. Di solito era un ragazzo abbastanza puntuale nonostante il suo passo lento, spesso infatti era lui a dover aspettare gli altri, eccetto la mattina che stranamente era costantemente in ritardo. Anche a scuola gli insegnanti ci avevano fatto l’abitudine, arrivando alla conclusione, in via ufficiosa, che la sua assenza dovesse essere segnata cinque minuti dopo il suono della campana.

Aprì la porta a vetri della tavola calda e James, il vecchio proprietario, gli offrì un caffè e gli porse il grembiule da lavoro. James era sempre stato molto gentile con tutti e tutto, diceva sempre che “usare una parola dolce è meglio rispetto a una cattiva, nel caso te la debba rimangiare non sarà un boccone amaro” e per quello che lo conosceva Jullian vi aveva sempre mantenuto fede a questo suo mantra. Julian intanto bevette il caffè e si mise a lavoro, che probabilmente sarebbe stato anche troppo.

Julian non capacitava di come il vecchio J. riuscisse a tenere a bada tutti i clienti da solo a lui sembrava troppo il lavoro anche solo per due persone figurarsi una. Il gestore aveva accettato che il ragazzo lavorasse per un paio di giorni con lui solo perché lo conosceva fin da quando ero nato, essendo un caro amico di suo padre.

La mattinata trascrse abbastanza in fretta tra caffè, cioccolate calde, panini e tramezzini in così gran numero che al moro veniva difficile credere che il tutto potesse stare in quella minuscola cucina.

Questo ovviamente solo fino all’ora di pranzo, da quel momento in poi accade una cosa che non si aspettava minimamente, le cose peggiorarono.

La tavola calda di James era famosa per la sua pasta asciutta, il vecchio da giovane era vissuto per alcuni anni in Italia che ha detta sua era un piccolo Eden di arte e buon cibo, la prima non interessava granché al gestore ma la seconda si, e forse anche più del dovuto.

Alle 4:40 il più del lavoro era fatto e più che prendere le ordinazioni e servirle ai clienti Julian puliva i tavoli.

Fu allora che la notò, una ragazza che avrà avuto si e no diciotto anni, molto bella, con lunghi capelli castano chiaro con una lieve sfumatura color miele a seconda della luce, con due gemme di giada al posto degli ochhi.

Però sentiva, non sapeva manco lui come, che oltre all’incredibile bellezza avesse anche altro. Non era sola bella era anche incredibilmente affascinante. Avrebbe voluto parlarle ma che scusa avrebbe potuto tirar fuori? << signorina gradisce un caffè? >> ne aveva già uno e quindi avrebbe fatto la figura dell’idiota. Pensando a quella frase però si ricordò che quella domanda gliel'aveva già fatta poco dopo che avevano aperto ed il locale era già pieno di clienti. Non l’aveva notata prima, indaffarato com’era, era già tanto che riuscissi a respirare. Adesso che il locale era quasi vuoto e aveva il tempo per pensare si accorse che era sempre stata lì nello stesso posto, e probabilmente anche con lo stesso caffè, a meno che non fosse stato James a portargliene altri.

Il liceale si avvicinò al gestore. e gli chiesi sottovoce se avesse portato un caffè al tavolo 9, si fece pensieroso per un secondo e poi rise.

Sentendosi un po' preso in giro lo guardò stupito.

<< ti ricordi cosa abbiamo stabilito quando sei venuto a chiedermi lavoro? >> ci Julian ci pensò su e si ricordò che avevano stabilito che i primi cinque tavoli li avrebbe gestiti James, gli altri cinque lui. Quindi l’aveva servita solo lui, e un angolo del suo cervello gli diceva che non si fosse mai alzata.

Perso com’era nei suoi pensieri non notò subito che la ragazza in questione lo stava osservando con incredibile attenzione, quasi come se lo stesse studiando. Appena vide che la stava guardando quella gli fece segno col dito di avvicinarsi. Fece i cinque metri che li separavano e disse << cosa posso portarle signorina? >>

<< è possibile un po’ di compagnia? >> chiese con un timido sorriso.

Inutile dire che la richiesta spiazzò il cameriere, il quale, da prima la guardò stupito e poi si voltò verso James che aveva osservato tutta la scena e ridendosela sotto i baffi annui con la testa.

Mentre spostava la sedia per sedersi si chiese come mai una ragazza come lei fosse tutta sola e come mai desiderasse proprio la sua compagnia, sicuramente avrebbe potuto chiedere a chiunque, durante le svariate ore che era stata seduta lì, di sedersi a fare due chiacchiere, e chiunque avrebbe accettato di buon grado. Quando il moro si sedutte la ragazza lo studiò per un altro secondo, come se vedesse qualcosa di incredibilmente strano, e il moro sotto esame non potè fare a meno di chiedersi se non glii fosse uscita una seconda testa nel centro del petto tanto era il suo interesse. Gli sorrise a m un’altra volta e poi chiese << cosa ci fa un ragazzo che dovrebbe essere a scuola a seguire le lezioni in un locale come questo? >>

Julian rimase un po’ spiazzato da quella domanda, non era proprio un approccio standard per fare due chiacchiere con uno sconosciuto e gli ci vollero un paio di secondi buoni per formulare una risposta quantomeno decente.

<< beh ... ecco … – notò che tutto sommato non era difficile risponderle, si sentiva abbastanza a suoo agio di fronte a quella sconosciuta – ho bisogno di soldi e visto che in questo periodo non ci sono verifiche ho deciso di prendere qualche giorno di “permesso” per lavorare. >>

La ragazza non sembrò essere soddisfatta dalla sua risposta.

<< e a cosa ti servirebbero questi soldi? >>

Ancora una volta, nonostante l'agio gli ci vollero alcuni secondi per rispondere, e questa volta notò che le labbra della ragazza si erano leggermente allargate, come a trattenere una risata, ma il moro decise di non prestarci particolare attenzione, in quanto probabilmente le era sembrato di averlo spiazzato con una domanda tanto personale. Decise che il modo migliore di risponderle era con la sincerità.

<< a breve è il compleanno di mia madre e vorrei comprarle un bel regalo, cinquant’anni vanno festeggiati come si deve >>.

Gli sembrò di sentirle mormorare qualcosa che suonava tanto come un “c’era d’aspettarselo” ma non ne ero sicuro e decisi di non commentare visto che si era ammutolita persa nelle sue fantasie.

Congliendo al volo il silenzio creatosi Julian decise di fare una domanda.

<< come ti chiami? >> era una domanda tanto scontata che il moro si chiese come mai non avesse esordito con quella anzi che farsi subito gli affari suoi – non che la cosa gli avesse dato fastidio – ma la sua domanda gli era sembrata strana.

La ragazza uscendo dalla sua meditazione fece un altro sorriso a mo' di scusa e gli tese la mano

<< ops ... scusa, che maleducata, io sono Kloe, tu sei Julian giusto? >> le sopraciglia del moretto si alzarono parecchio e accorgendosene la ragazza preciso che aveva sentio il vecchio chiamarlo così.

Ecco perché non gli aveva chiesto il nome, lo sapeva già.

<< sai, non sono mica molti i ragazzi che ci tengono a fare un regalo alla propria madre per il compleanno ormai, come mai ci tieni tanto a farglielo? >>

Julian cominciava a chiedersi che cosa spingesse la ragazza a interessarsi tanto a lui, uno sconosciuto, per giunta con niente di particolarmente interessante. Notò in oltre che le sue domande erano poste con un tono strano, non chiedeva per farsi gli affari del ragazzo, era come se lo volesse semplicemtne conoscere meglio, non era un tono irriverente, né maleducato, semplicemtne era curiosa. Comunque sia ormai parlare con lei gli veniva facile e quindi questa volta non ci misi tanto a rispondere.

<< mio padre è morto quando avevo appena cinque anni e visto che mi so che lui per il suo compleanno la festeggiava sempre parecchio ho deciso di provare io a festeggiarla in modo adeguato, per questa volta. Sono passati tredici anni da quando non festeggia più come si deve e non mi sembra giusto che anche questo compleanno passi come niente fosse. Cinquant’anni non si fanno mica tutti i giorni >> – aggiunse con un sorriso, sperando che non fosse un smorfia un po’ triste –.

Ancora una volta Kloe rimase un attimo pensierosa e continuò a studiargli il petto, Julian abbassò lo sguardo di riflesso convinto di avere una macchia particolarmente brutta sul grembiule e invece niente il camice era pulito, relativamente parlando.

Lei notò il suo gesto e subito si scosse come quando si è incantati e qualcuno ci passa una mano davanti agli occhi.

Julian approffitò nuovamente del suo silenzio per poterla conoscere un po’ meglio, non so perché sentivo che lei era una persona particolare che meritava di essere conosciuta.

<< cosa ci fa invece una ragazza come te tutta sola in un posto come questo? >> sorrise ancora, sembrava che per lei sorridere fosse un gesto naturale come respirare, << sono venuta a trovare i miei, visto che ho già dato le varie interrogazioni >> capendo che anche lei stava marinando la scuola le sorrise complice e lei ricambiò e continuò a parlare.

<< io studio in Italia, i miei mi hanno mandata lì a studiare in quanto considerano l’italiano una lingua splendida con tutti i suoni dolci che essa possiede e volevano che la imparassi, e quindi mi è toccato andare in una scuola privata >>.

Entrarono alcuni clienti che si sedettero al tavolo 10, un po’ più avanti rispetto a dove erano i due ragazzi, ed essendo un tavolo di Julian, quest'ultimo si dovette alzare malvolentieri.

<< torno subito >> le dissi alzandosi per andare a prendere le ordinazioni.

Erano tre ragazze che semplicemente chiesero tre caffè, mi avvicinai al bancone per preparare il caffè richiesto e mi voltai per fare un sorrisi a Kloe ma lei era già scomparsa lasciando un biglietto sul tavolo. Mi avvicinai al tavolo presi il biglietto e dopo aver consegnato il caffè lo lessi:

 

Visto che i clienti ci disturbano, e non possiamo parlare tranquillamente, che ne dici di vederci domani quando stacchi? Passerò per un altro caffè così mi potrai dare una risposta.

Kloe

 

Affianco all’ultima parola aveva disegnato un sorriso. Si fecero le 5:00 il che significava ora di chiusura. Le ragazze erano uscite dal locale lasciando i soldi sul tavolo li prese, li mise in cassa e andò a girare il cartello sulla porta a vetro per indicare che avevano chiuso.

<< James. ho finito di mettere a posto tavoli e sedie torno a casa, ci si vede domani >> gridò al suo vecchio preferito che si era spostato in cucina a lavare le varie pentole.

<< Ok Julian, ci si vede domani alle 8:00 >> gridò di rimando.

Si diresse verso casa a piedi e in mezz’ora arrivò a destinazionè.

Salì fino all' appartamento e come al solito salutò il nulla, sua madre non era ancora tornata e lui decise di mettersi a studiare per cercare di limitare il danno dalla sua assenza da scuola. Si fecero le sette e un quarto e sua madre rientrò un po’ bagnata, visto che fuori aveva iniziato a piovere.

La sentì chiedergli qualcosa da camera sua che come al solito non capì - era incredibile quanto l’acustica in quell’appartamento facesse pena -. Si avvicinò alla porta di camera sua e ripetè la domanda.

<< cosa vorresti per cena? >> la stessa domanda tutte le sera e le dette la risposta che le dava ogni sera.

<< è uguale scegli tu>>

<< va bene, ordino la pizza, non ho proprio voglia di cucinare >>

Lui annuì e tornò in camera sua. Dopo cena decisi di farsi una doccia – questa volta bollente – per rilassarsi visto che era stanco morto per la giornata alla tavola calda. Ripensando alla sua giornata lavorativa non potè fare a meno di ripensare a Kloe e al suo sorriso e ai suoi occhi di giada, che l’indomani avrebbe rivisto. Sorrise a quel pensiero.

Finita la doccia si asciugò e si mise a letto, prevedendo che l’ indomani sarebbe stata una giornata più lunga rispetto a quella appena trascorsa.

 

Julian si svegliò molto riposato, era stata una notte senza sogni – o perlomeno non si ricordava di aver sognato – si accorsi di essere ancora una volta puntuale e non potè fare a meno di pensare che forse stavo crescendo, infatti, fin da bambino, per quel che si ricordava, era solito dormire parecchio, chissà forse il corpo da diciannovenne si stava allineando con la mente, a volte più vecchia a volte più giovane.

Entrò nella sua solita doccia tiepida e ne uscì al solito congelato, per andare come al solito a prepararsi “per la scuola”. – Che routine noiosa – pensò infilandosi la felpa – . Questa volta arrivò alle 7:45, – incredibile, non sono mai stato così in anticipo la mattina – .

Entraò e il vecchio James gli offri un caffè che non rifiutò. Nonostante la bella dormita e la doccia fredda si sentiva le palpebre particolarmente pesanti, il bambino che c’era in lui voleva ancora dormire. Si infilò il camice, finii il caffè con un ultimo lungo sorso e si preparò a servire i clienti.

Aspettava un cliente in particolare, ma che sicuramente non sarebbe arrivato prima di otto ore.

Fece un sospiro e si avvicinò al tavolo più vicino per prendere le ordinazioni, quando giunse al tavolo 9 rimase a dir poco stupito.

Kloe era già lì e gli sorrideva. Si avvicinò tentando di restare calmo, cercando di usare lo stesso tono gentile che dedicavo agli altri clienti.

<< cosa le porto signorina? >> le chiese con un sorriso

Tentativo fallito. Lei rise, aveva una risata bellissima, era un suono incredibilmente dolce e melodioso uno di quei suoni che ci toccano l’anima quando lo si sente.

Distolse lo sguardo dal petto del moro, e Julian non pottè fare a meno di chiedersi cosa trovasse di tanto interessante sul suo grembiule.

Decise che le avrebbe chiesto il perché di tanto interesse quando sarebbero usciti.

Aveva già deciso la risposta, l’aveva decisa nel momento in cui aveva letto il biglietto, si.

<< un caffè e una risposta, grazie >> disse lei continuando a sorridergli.

Il moro ricambiò il sorriso e si diresse verso il bancone per prendere il caffè e scrisse un “SI” sul tovagliolo.

<< a lei signorina >> disse porgendole il tutto.

Non potè fare a meno di sorriderle e lei ricambiò anche questa volta.

Per tutta la giornata Kloe rimase lì seduta col suo caffè che neanche assaggiò.

Che strano, se non le piaceva il caffè poteva sempre ordinare un the, o una spremuta, o qualsiasi altra cosa che avrebbe gradito maggiormente e invece nulla. – Decise che sarebbe stata un’altra domanda che le avrebbe fatto.

Il cameriere non potè fare a meno di chiedersi perché a una ragazza come lei interessasse tanto uscire con uno come lui, alla risposta che si diede gli si corrugò la fronte – vuole prendermi in giro, per lei è tutto un gioco – .

Non sapeva il perché, ma quella risposta non gli suonava per niente, era fuori dal contesto di Kloe, ci pensò ancora e giunse alla conclusione che lei con quel suo viso dolce non era capace di fare una casa del genere.

Sorrise della sua conclusione e si tranquillizzò.

La giornata passò lenta, si sa, quando si attende qualcosa, sembra che il tempo non passi mai, ma alla fine passa.

Lesse sull’orologio appeso dietro al bancone che erano le 4:45, quasi ora di chiusura ma cosa ancora più importante quasi ora del suo appuntamento con Kloe.

Quando concretizzò la parola appuntamento un brivido gli parti dal basso della schiena, attraversandola tutta fino ad arrivare alle sue labbra che si schiusero in un sorriso di pura allegria.

Kloe dal suo tavolo doveva aver seguito tutta la scena e perchè sghignazzò a mezza voce per il suo strano atteggiamento.

Visto che mancava così poco alla chiusura Julian iniziò a sistemare i tavoli e le sedie in modo che alle cinque in punto potessi uscire con Kloe.

Alle cinque esatte la ragazza si alzò e si avvicinò sorridendo.

<< finito di riordinare? >> il moro annui con un sorriso.

<< J. qui è a posto io vado >> disse ad alta voce in modo che James dalla cucina sentisse che se ne stavo andando, e da lì infatti giunse un qualcosa che sarebbe potuto essere un “ok Julian …” ma lui non ci badò più di tanto, anche perché mentre il gestore lo diceva i due ragazzi avevano abbandonato il locale ed erano usciti in strada.

<< finalmente soli >> disse lei con un sorriso luminoso che l'altro ragazzo non potè fare a meno di ricambiare.

<< dove vuoi andare di bello? >> le chiese il moro.

Lei ci pensò su per qualche secondo e poi decise.

<< c’è un parco qui vicino, ed è una bella giornata, ti va di andare lì? >> il posto a lui non importava granché, gli bastava stare con lei per avere il buon umore, quindi accettò volentieri e si incamminarono verso al parco.

Andando gli chiese di parlarle di sua madre e cosa facesse, era una domanda che non si aspettava e quindi gli ci vollero alcuni secondi per pensare a una buona risposta.

Decise che per iniziare era più semplice rispondere alla seconda parte della domanda.

<< lei è una professoressa delle scuole superiori insegna lettere e storia, ha sempre avuto una passione per la storia da quel che so ed è una passione che credo di aver ereditato almeno in parte. Però principalmente a me interessa la storia antica e la mitologia. Mi affascinano le grandi figure come quella di Alessandro il Grande e Ottaviano Augusto. Comunque lei è una donna incredibilmente forte, mi ha tirato su praticamente da sola e con grandi sacrifici. Non mi sarebbe potuta capitare una madre migliore di lei >> il moro credette che l’ultima affermazione fosse troppo carica di rispetto e stima, cosa non da lui, come non era da lui parlare in quel modo di sua madre, specialmente con una sconosciuta. Però parlare con Kloe era facile, quindi continuò la descrizione come meglio potè.

<< qualche volta mi è capitato di pensare come sarebbe potuta essere la mia vita se al posto di mio padre fosse morta mia madre, non credo che sarebbe stato lo stesso, ho provato ad analizzare la cosa da più punti di vista tenendo in considerazione le possibili variabili e situazioni e credo che nella mia sfortuna sia stato fortunato, lei sa gestire tutto sempre nel migliore dei modi. Lei, almeno per quel che mi ricordo, è sempre stata la più forte fra i due. >>

Kloe ascoltava e rifletteva su quello che le avevo appena detto e quando stetti zitto per più di due secondi mi guardò come per vedere nei miei occhi se quella conversazione non fosse un po’ troppo per quel momento.

<< vuoi che continui? >> le chiesi sereno.

Sentendo il mio tono di voce così calmo e tranquillo si rilassò

<< certo tua madre è una figura molto affascinante da come la descrivi >> disse allegra ma sincera.

<< parlami del suo carattere, oltre al fatto che è una tosta che altro è? >>.

Il suo interesse per sua madre un po’ lo incuriosiva, ma principalmente lo rincuorava, anche se non avrebbe saputo spiegarne il perché, forse, semplicemnte, gli faceva piacere la sua attenzione nei suoi confronti, quindi decise che ci avrebbe pensato in un altro momento.

Anche questa volta gli ci vollero alcuni secondi, quindi, come prima decise di iniziare dall’aggettivo che meglio le attribuiva.

<< è testarda, e si infastidisce alle domande troppo dirette e fatte all’improvviso >> esordii.

<< in questo non gli somiglia … >> la sentì mormorare fra se e se.

<< mi fa piacere >> rispose lui a quel pensiero espresso a voce alta.

Le ci vollero un padio di secondi per capire a cosa si stessi riferendo il ragazzo.

Sorrise un po’ imbarazzata e lui, con un sorriso sghembo, riprese la descrizione sulla madre.

Parlò ancora per una decina minuti sui pregi e sui difetti della madre, a volte accompagnandoli con alcuni aneddoti, a volte tralasciandoli di proposito in quanto li considerava troppo imbarazzanti.

<< allora come ti sembra la mia vecchia mamma? >> chiese lui a fine racconto, lasciando trapelare la curiosità nella sua voce.

Ci pensò su per alcuni istanti, stava ancora finendo di analizzare la descrizione della donna, il che gli fece piacere, era una ragazza che pensava prima di parlare, anziché sprecare ossigeno lo faceva arrivare al cervello.

<< è una tosta >> , iniziò con un sorriso, << ha una grande forza interiore che le permette di far fronte a qualsiasi difficoltà della vita. Ed è fortunata ad avere un figlio come te >> disse seria perdendosi in qualche suo pensiero difficile da esprimere.

Si sentì lusingato, certo tante volte gli era stato detto dalle amiche di sua madre che lei sicuramente andava fiera di lui e che era fortunata ad avere per figlio un ragazzo così tranquillo. Però sentirlo dire da Kloe era tutta un'altra cosa, era bello, perché sapevo che lei lo pensava veramente, ma soprattutto perchè a lui interessava il suo giudizio.

<< parlami dei tuoi, che tipi sono? >> chiese d’impulso, era curioso di sapere il più possibile su di lei.

Lei probabilmente l’intuì e anche se un po' titubante annuì.

<< mio padre era un avvocato e mia madre una casalinga >> iniziò con un sorriso un po’ spento, e l’uso del passato preoccupò Julain.

<< per via della mia nascita inaspettata lei non ha potuto continuare gli studi. A dodici anni, quando le ho chiesto se si fosse pentita di non essersi lasciata aiutare di più da mio nonno, per il mio mantenimento, in modo che potesse anche lei andare al college con mio padre mi ha risposto senza esitazione, “ no Kloe, tu sei la nostra benedizione non potrò mai pentirmi di aver passato più tempo con te che su di un libro”.

Stavano insieme dal liceo, e non credo che ci siano state molte altre coppie che abbiano avuto una vita come la loro. Mia madre rimase incinta quando aveva solo ventuno anni, e nonostante tutto quello che hanno passato, non si sono mai lasciati.

Quando hanno avuto l’incidente avevano trentaquattro anni >> fece una pausa per riflettere e le iridi di giada parvere scurirsi al ricordo, a Julian in quel momento si strinse il cuore.

<< mio padre mi diceva sempre che ho preso tutto da mia madre ma questo non era vero, da lei avevo preso molto a livello fisico però non gli occhi, quelli li ho presi da lui >> al pensiero del padre le si allargò un sorriso allegro, come se fosse contenta di aver ereditato quel tratto, quegli occhi verdi come la giada, luminosi come le stelle.

Aveva perso i genitori a soli tredici anni, il destino è stato davvero ingiusto con lei, era stato ingordo aveva preteso tutto – fu il pensiero di Julian al sentire quella triste storia.

Ma tutto non l’ha avuto. Non le aveva strappato quello splendido sorriso.

<< da mio padre ho preso anche molto a livello caratteriale e anche in fatto di gusti ci somigliamo tantissimo >> riprese a dire con più forza nella voce.

<< a tutti e due ad esempio piace camminare dopo che ha piovuto, l’odore che resta nell’aria dopo che l’acqua ha smesso di cadere è una cosa che ci fa impazzire, oppure ci piace stare da soli a leggere quando siamo di cattivo umore per dimenticare i cattivi pensieri o ballare senza alcun senso quando siamo felici, seguendo il ritmo di una musica allegra. A mia madre piaceva osservarci in quei momenti per farsi grasse risate per le movenze strambe che facevamo … >>.

Julian non si accorsi che erano arrivati al parco fino a quando non vide Kloe avvicinarsi a una vecchia panchina, completamente ricoperta di scritte e queste allora volta coperte da altre ancora.

Tuttavia la ragazza non si sedette lì, fece un altro paio di passi e si sedette sull’erba all’ombra di un faggio. Le piaceva stare a contatto con la natura e la cosa le stava incredibilmente bene. Lui si sedette di fronte a lei con le gambe incrociate e continuò ad ascoltare la descrizione dei suoi genitori.

<< … a mia madre piaceva cucinare torte e dolci vari e quando non cucinava dipingeva, però né io né papà abbiamo mai capito cosa rappresentassero i suoi quadri a chiunque danno un impressione e una sensazione diversa, però in generale li si potrebbe definire come pasticci allegri >> aggiunse la cattiveria con un sorriso, che fece completamente svanire il senso dispregiativo.

<< le piacevano le canzoni d’amore e la rilassava canticchiarle mentre faceva le varie faccende di casa. Ma la cosa che più la caratterizzava era la testardaggine, testarda come un mulo, una volta presa una decisione non era possibile smuoverla neanche di un millimetro. In questo credo di aver preso da lei, però non sono di certo ai suoi livelli >>. Finì la descrizione con un tono rilassato.

<< come ti sembrano? >>

Il moro non ci dovette pensare molto, si era già fatto un’idea abbastanza precisa di che tipo fossero mentre li descriveva.

<< dovevano essere delle persone simpatiche e molto alla mano però credo che fossero quel tipo di coppia che se non si conoscesse si penserebbe che sia molto seria, questa è solo una sensazione però magari mi sbaglio, tuo padre poi doveva essere quel tipo di suocero che ogni genero vorrebbe. >> riflettei per un altro secondo .

<< e sarebbero contenti nel sapere che la loro figlia è diventata una fantastica giovane donna >> dissi l’ultima frase sentendo dentro di me una vocina che mi dava ragione.

Lei si limitò a sorridere guardandogli il petto.

Restarono in un rilassato silenzio per alcuni secondi, poi, Julian decise di farle una domanda che lo incuriosiva dal momento che aveva letto il biglietto.

<< posso farti una domanda? >>

Lei annui con un sorriso.

<< certo anche più di una, però sappi che anche io te ne voglio fare ancora parecchie >> questa volta toccò a lui annuire con un sorriso.

<< avanti, spara che sono curiosa >> lo incalzò visto che ero un po’ titubante.

<< come mai volevi uscire proprio con me? >>

Ci pensò su qualche secondo.

<< è una sensazione, e di solito le mie sensazioni sono abbastanza giuste, comunque sia, io vedo in te una persona d’oro. Sei capace di portare il buon umore in tutti, capace di far sorridere chiunque, ci sei riuscito con me che di solito sono sempre molto seria, quindi puoi farlo con chiunque, e in più i tuoi pensieri vanno sempre prima a gli altri che a te. Ritengo che tu sia, anzi ne sono certa, quel tipo di ragazzo che cerca la felicità ma che per ottenerla, ha bisogno che anche i propri cari siano felici e fa di tutto affinché questo accada e questa è una cosa incredibilmente rara >> Julian era esterrefatto, per usare un eufemismo.

Gli aveva rivolto solo poche domande, per giunta banali, e aveva già scoperto così tanto di lui, era una cosa impressionante.

Tuttavia non si preoccupò, come probabilmente sarebbe successo a tantissima gente, che vede svelati i suoi più intimi pensieri etici, da un semplice scambio di parole.

Rimase zitto per almeno cinque secondi. Vide che le si stava formando una ruga sulla fronte e si stava rattristando – probabilmente pensa di avermi messo a disagio – la cosa gli dispiaceva

<< è una cosa che ti piace? >> vedendo il sorriso di lui quella ruga scomparve e Kloe annuì rilassata.

Il moro riteneva che quel suo modo di annuire con il sorriso fosse incredibilmente tenero, era un gesto a cui si stava facilmente affezionando.

<< adesso tacca a me chiedere >> disse allegra e lui percepì nella sua voce una forte curiosità.

<< come mai hai accettato di uscire con me? >>.

Era una domanda incredibilmente spiazzante, e da un certo punto di vista anche parecchio imbarazzante, non era certo che esistesse un modo giusto per rispondere a questo tipo di domande e se anche fosse esistito sapeva che con Kloe non sarebbe andato bene, sentiva che aveva qualcosa di diverso dalle altre.

Non gli rimaneva che un’opportunità, e la metteva parecchio a disagio. Non per ciò che era ma perché né sapevo bene come dirlo né come avrebbe reagito lei.

Ma era inutile girarci intorno, quindi, la decisione era presa, anche perché solo quella era possibile prendere. Dirle la verità.

<< ehi Julian, tutto ok? >>

Perso com’era nei suoi pensieri non si era accorto di quanto tempo fosse rimasto incantato.

<< hai sentito la domanda? >> chiese ridacchiando.

Visto che non era certo del tono della sua voce annui e basta, si schiarì la voce e cercò di non apparire patetico.

<< quando mi sono seduto davanti a te la prima volta, per me non è stato come se mi fossi seduto davanti a uno sconosciuto >>

Era una cosa che non era ancora riuscito a spiegare nemmeno a se stesso nella sua mente, quindi non era certo che sarebbe riuscito a spiegarlo a Kloe ma ci provò.

<< in te vedevo, e vedo tutt’ora qualcosa di familiare, qualcosa che mi faceva sentire al sicuro >>. Questa era un’altra cosa che non era riuscito a capire bene, era come una sensazione.

Ero certo che nonostante il suo corpo delicato fosse molto forte come se avesse un potenziale nascosto dentro di se. Ma non era solo quel tipo di sicurezza era anche quella che ci trasmette un amico o un fratello, ed era una cosa che gli piaceva tantissimo.

Lo faceva stare bene.

<< infatti mi sono lasciato andare e mi sono aperto subito il che è una cosa strana per me perché tendo a essere parecchio introverso e riservato. Sono più il tipo che soffre in silenzio che quello che piange sulla spalla di un amico.

Perciò con te mi sentivo a mio agio, mi piaceva stare seduto lì, su quella sedia del tavolo 9. Poi sono entrati quei clienti, e come mi sono alzato per servirli tu sei sparita lasciandomi il biglietto. Volevo ancora stare e parlare con te, perché mi facevi stare bene, e quando ho letto il biglietto sono stato felice perché avrei potuto ancora vedere il tuo sorriso e i tuoi occhi verde giada che mi piacciono tanto.

Quindi eccomi qui a godermi questa bella giornata nuvolosa, seduto per terra in un parco, con una splendida ragazza di nome Kloe proprio davanti a me >> Julian pensò di averla spiazzata parecchia perché sorrise in modo un po’ strano senza dire nulla per un minuto buono.

Forse stava rivedendo la scena più e più volte nella sua mente e visto che il sorriso non se ne andava probabilmente le piaceva.

La sua, secondo il ragazzo, era una reazione esagerata, era come se quelle parole non gli fossero mai state dette? A me la cosa sembrava assurda.

Una ragazza come lei avrà sentito dirsi più e più volte parole nettamente più belle da un ragazzo.

Come era possibile che reagisse in un modo tanto forte? Probabilmente era molto più sensibile di quanto avessi pensato. Forse i ragazzi che frequentava lei in Italia, erano soliti scrivere i loro pensieri in versi e non dirli ad alta voce? Forse era stato proprio questo a spiazzarla? Non lo sapeva e non ci volle pensare più di tanto.

Gli fece piacere il suo sorriso e lo ricambiò.

<< ti va di fare due passi? >> chiese lei con ancora il sorriso sulle labbra.

<< Parlami dell’Italia, della gente di Firenze? >> le chiese mentre si alzavano.

Si incamminarono per il parco seguendo il sentiero battuto e lei iniziò a raccontare di quanto la gente fosse diversa rispetto a qui.

<< lì sono sempre un po’ allegri, dalla battuta sempre pronta, a volte sono anche battute pesanti ma alle quali non si offendono solitamente, anzi ne ridono, continuando a stuzzicarsi, i fiorentini poi hanno un accento tutto particolare, non pronunciano molto bene la “C” è come se l’aspirassero. Quelli che ho conosciuto sono molto testardi, e sono sempre convinti di essere nel giusto ed avere la ragione dalla loro, anche quando non è così >>.

L’ultimo commento l’aggiunse con un sorriso, probabilmente stava rivivendo nella sua memoria un incontro di questo tipo e il moro non potè fare a meno di chiedersi come avesse reagito.

<< gli italiani sono dei ragazzi strani >> disse per concludere.

Subito dopo le si aggrottò la fronte come se stesse cercando di capirli in un modo tutto suo, ci pensò su per un po’ ma probabilmente non arrivando ad alcuna conclusione, lasciò perdere.

Vedendo che poco più avanti c’era un ragazzo che vendeva caffè e altre cose, Julian si ricordò che volevo chiederle un’altra cosa, quindi approfittò del silenzio della ragazza.

<< altra domanda >> esordì lui con un sorriso, lei si limitò ad annuire incuriosita.

<< come mai non hai bevuto i tuoi caffè da James? Sai, oltre a quello potevi prendere qualsiasi altra cosa >> lei ci pensò su per un po’, e dalla faccia il moro intuì che era una domanda indesiderata.

Improvvisamente Kloe arrossì, e Julian si sentiì colpevole come se avesse commesso un crimine degno di una dozzina di ergastoli. Mentre pensava a un modo per chiederle scusa lei parlò .

<< il caffè in Italia è molto diverso rispetto a quello di qui, anzi è molto diverso rispetto al caffè del resto del mondo. Il loro non so perché è veramente caffè, quello di qui mi sembra acqua sporca, non ha manco lo stesso profumo lo allungate troppo. Ho provato a sforzarmi di berlo in tutti i modi ma non ci sono riuscita >>.

L’ammettere quella sua piccola debolezza sembrava costarle un grande sforzo e lui volle subito cercare di alleviare quel suo peso in qualche modo e prima ancora di rendersene conto avvolse il braccio intorno alle sue spalle e l’avvicinò a lui.

<< la prossima volta allora chiedi una semplice coca, credo che quella sia uguale in tutto il mondo >> le disse all’orecchio prima di posare un casto bacio sulla sua guancia.

Quando si rese conto di quello che avevo fatto rimase scioccato di se stesso e forse anche lei.

Tuttavia la sua reazione lo spiazzò piacevolmente.

Non sembrava che le dispiacesse, anzi, rimase vicina a lui e gli cinse la vita col suo braccio.

Continuarono a camminare semplicemente come se quel gesto fosse stato naturale.

Senza rendersene conto erano arrivati all’altro ingresso del parco e girarono all’unisono per restare ancora li dentro.

Neanche lei aveva fretta di abbandonare quel casto contatto con lui.

<< quanti anni hai Kloe? >> non lo sapeva con certezza aveva dedotto che ne avesse circa diciotto dal suo aspetto ma non ne era sicuro.

Il suo modo di parlare gli dava l’impressione che ne avesse di più come se la sua mente fosse più vecchia rispetto al suo corpo, con la vita che aveva avuto c’era poco da sorprendersi.

<< diciotto, ma fra 2 settimane ne faccio diciannove e tu? Quanti anni hai Julian? >>.

<< diciannove fatti a luglio >> rispose sereno.

<< non pensavo avessi la mia età >> disse sorpresa

<< certo dalla tuo modo di pensare è evidente che sei maturo ma credevo che fossi più piccolo… anche se non so bene perché>> disse incerta.

Si avvicinarono a uno spiazzo simile a quello in cui erano seduti prima, lui si sedette appoggiandosi con la schiena al grosso tronco della quercia e con somma sorpresa di lui, lei non volle sciogliere il contatto, quindi si appoggiò al suo petto.

<< Parlami di te >> le disse allegro << sono curioso di conoscerti meglio >>

Lei si acciambellò un altro po’e appoggiò l’orecchio sul suo cuore che in prese a battere rapidamente. Il suo profumo di pesca e margherita lo stava inebriando.

Si era fatta improvvisamente seria come se quella domanda fosse un po’ spinosa.

Lui non ne capiva il motivo che la portava ad essere tanto seria, era come se stesse cercando di selezionare le cose da dire, come se temesse che con le sue parole, con le parole che parlavano di lei, che la descrivevano, che la spiegavano, lo potesse ferire, o peggio, lo avrebbero spinto ad allontanarsi da lei.

Poi si rilassò e scosse la testa cacciando via qualche brutto pensiero e il sorriso di speranza cge le tornò sul volto, lasciò Julian un po' proccupato.

<< non sono sicura di riuscire a descrivermi molto bene però ci proverò >> Si fermò per un breve istante e poi riprese.

<< tendo a essere abbastanza introversa, non mi è facile allacciare rapporti con gli altri, eccetto te ovviamente, il resto della gente mi sembra superficiale che presti poca attenzione a ciò che gli sta intorno e poi stranamente reputa importante il pensiero degli altri.

Preferisco osservare gli atteggiamenti delle persone e sentire cosa dice la gente ma non mi intrometto spesso nei discorsi, forse sono io a essere superficiale nei confronti degli altri ma non ci do quasi mai peso a questo lato della mia personalità >> era incredibile quanto fosse simile a lui, Julian vedeva il suo stesso atteggiamento riflesso nelle parole di Kloe, anche lui, come lei, preferiva ascoltare ed osservare le persone ma quasi mai si intrometteva e spesso, a causa di questo lato del suo carattere, si era chiesto se della sua esistenza sarebbe rimasta traccia nella vita di chi gli stava accanto.

<< so essere molto testarda quando mi fisso su una cosa, tendo ad applicare troppo spesso il teorema del “ho sempre ragione io” e questo a volte mi è un po’ un peso, perché, quasi sempre, io ho ragione e vedere che ciò avviene anche quando preferiresti una delusione, fa male. Tendo ad essere abbastanza pessimista e mi aspetto di solito il peggio dagli altri, e nonostante questo pessimismo e preparazione psicologica al peggio soffro sempre quando vengo delusa >>.

Si ammutolì probabilmente ripensando a qualche occasione in particolare e la cosa lo rattristò parecchio, uno squarcio di dolore le si era aperto per un istante in viso. Fortunatamente scomparve subito perché il moro non sopportava di vederlo sul suo bel volto, anche se il vividissimo ricordo di ciò non gli aveva ancora tolto la malinconia dalla faccia.

Ancora una volta fu Kloe che gli fece cambiare umore, sfregò delicatamente la sua guancia sul suo petto e ciò bastò per fargli tornare un sorriso di pura tenerezza. Inaspettatamente Julian si ritrovò una ciocca color miele fra le dita, senza ricordarsi di averla presa.

<< tuttavia ciò con te non avviene, con te sono ottimista, mi sento al sicuro perché so che tu non mi faresti mai del male >> che affermazione strana, certo era vera, ma come era possibile che una ragazza che lo conosceva appena da un giorno si fidasse così ciecamente di lui. Non aveva senso doveva esserci qualcos’altro dietro e quindi la domanda gli uscì spontanea << perché? Come fai a fidarti così ciecamente? >> il tono di Julian era calmo ma forse una nota di confusione aveva attraversato la sua voce e sperò che Kloe non se ne fosse accorta.

<< te l’ho detto, le mie intuizioni raramente sono errate >> rispose sghignazzando.

Quel sorriso rincuorò Julian in modo incredibile, sentiva che finché Kloe avesse sorriso tutto sarebbe andato bene nella sua vita; perché non aveva dubbi, voleva che quel sorriso facesse parte della sua vita, voleva che Kloe facesse parte della sua vita.

Julian sapeva che Kloe diceva il vero, ma sapeva altretanto bene sentivo non gli aveva detto tutta la verità, aveva il forte presentimento che c’era anche dell’altro oltre al fatto che fosse una ragazza con un buon intuito; tuttavia decise di lasciar perdere, per il momento.

Non voleva rovinare il resto della serata per una fissazione, che sarebbe potuta essere anche infondata, quindi optò di cambiare argomento.

<< Quando ripartirai per l’Italia? >> sperava che restasse per almeno qualche mese, non aveva voglia di lasciarla andare via così velocemente.

<< non credo che ripartirò, almeno per adesso non sono intenzionata a muovermi. >> rispose leggera.

Come può prendersi tanto tempo con la scuola in Italia? – Mentre la sua mente cercava la risposta a questo suo dubbio inclinò il capo sulla spalla e gli si agrottò la fronte.

<< spara >> gli disse Kloe cercando di non ridergli spudoratamente in faccia.

<< come? >>

Aveva interrotto il filo dei suoi pensieri e Julian non si ero accorto che confusione e curiosità gli si erano dipinte in volto.

Kloe ridacchiò davanti alla distrazione del ragazzo che la stava affascinando sempre più. << sputa il rospo, quale domanda attraversa la tua scatola cranica? >>.

Ah ecco cosa intendeva.–

<< mi chiedevo come fai con la scuola, se almeno per ora non intendi tornare in Italia >>

<< semplice mi trasferisco in una scuola di questa città >>

Era una cosa tanto ovvia che non ci aveva pensato; – sto divinizzando un po’ troppo Kloe. In fondo è una ragazza normale, certo straordinaria per molti aspetti ma pur sempre normale.–

<< però non voglio fare una scuola privata, mi sono rotta di essere circondata da figli e figlie di papà che non fanno altro che vantarsi di quanto siano ricchi. Tu fai la scuola pubblica vero Julian? Quale frequenti? >>.

<< la Bishop , all’inizio l’avevo scelta solo perché era la più vicina a casa mia, però, ora a distanza di qualche anno che sono dentro, sono contento della scelta che ho fatto. Si sta abbastanza bene per essere una scuola superiore >> cercò di lodarla in modo banale, sperava vivamente che venisse lì.

E se fossero finiti in classe insieme? Se fosse stato così avrebbe potuto passare indubbiamente molto più tempo con lei, e il suo sorriso sarebbe rimasto almeno per un altro po’ nella sua vita.

<< ha per caso i muri esterni rossi e una grande vetrata all'ingresso? >>

<< si perché?l’hai già vista? >>

<< si, abito li vicino. È perfetta, e a breve saremo anche compagni >>

Inutile dire che Julian era al settimo cielo, avrebbe potuto continuare a vedere Kloe.

Non gli sembrava vero, forse stava sognando,com’era possibile per uno che aveva vissuto per diciannove anni con la sfortuna come migliore amica, venisse abbracciato amorevolmente dalla dea bendata?

<< ti va di fare un altro giro? >> questa volta fui lui a proporlo.

Kloe, per tutta risposta, si alzò con un movimento fluido trascinandolo con se, portando i loro volti ad una distanza davvero breve.

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Capitolo 2
*** Capitolo II: Caffè e Marlene ***


Il capitolo è in parte in terza persona e in parte in prima, mi sembra che in prima sia più scorrevole ma, però esporre tutto così mi crea alcuni problemi dopo. Cosa ne pensate meglio prima o terza?
Capitolo II:
 
 
Impossibile negarlo, quegli occhi di giada lo avevano stregato. Erano passati due giorni da quando Julian e Kloe erano usciti, e oggi l’avrebbe finalmente rivista. Dopo il giro al parco avevano continuato a camminare per un bel po’ parlando del più e del meno, senza rendersene conto erano arrivati davanti alla Bishop e Kloe aveva indicato al moro il palazzo in cui aveva l’appartamento. Era un palazzo a tre piani color rosa salmone e con mattoncini rossi come decorazione che formavano semplici motivi geometrici. Mentre si stavano dirigendo in quella direzione il cellulare di Julian squillò per la decima volta. 
Julian era giunto alla conclusione, ormai da anni,  che fossero davvero poche le persone che si potevano vantare di essere insistenti quanto sua madre.
<< Credo di averti avuto tutto per me a sufficienza per oggi, ora vai un po’ da tua madre prima di farla imbestialire >> se le parole lo avevano colto di sorpresa il bacio veloce che gli dette sulla guancia lo spiazzò completamente.
La vide sparire ridente in mezzo alla folla.
Il giorno dopo, tornando da scuola, aveva trovato una lettera nella cassetta della posta indirizzata a lui. Conteneva solo una frase e una lettera come firma.
 
Domani alle otto davanti all’ingresso.
 
K.
 
Anche questa volta alla firma aveva fatto seguire uno smile sorridente.
L’idea di quel breve incontro prima delle lezioni aveva dato a Julian il coraggio di mettere la sveglia mezz’ora prima. Ciò comportò un’occhiata incuriosita da parte di sua madre che rimase parecchio sorpresa nel vederlo in piedi alle 6:30.
Si preparò con calma avendo a disposizione mezz’ora in più, mezz’ora che avrebbe ritenuto persa, se non fosse stato per Kloe.
<< Come mai siamo già svegli? >> sua madre era rimasta tanto scioccata nel vederlo in piedi così presto che aveva avuto bisogno di un po’ di tempo per riuscire a chiederglielo.
<< Devo vedere Charles prima di entrare in classe. Gli devo dare gli appunti su Orwell. >>  era vero, ma per quanto Julian volesse bene a Charlie, non si sarebbe mai alzato mezz’ora prima per degli stupidi appunti .
<< Ok … fai colazione? Poi ti do uno strappo io >> chiese Lily per nulla convinta dalla risposta del figlio.
<< No grazie mamma, non ho fame e preferisco fare due passi per svegliarmi un po' >> almeno questo era tutto vero.
<< Se faccio in tempo prendo qualcosa al bar davanti a scuola >> aggiunse per evitare una discussione superflua.
Erano le 7:30, sarebbe arrivato a scuola anche in anticipo, chissà che avrebbero detto i professori vedendolo puntuale una volta tanto.
Mise le cuffie, e con i The Specials a fargli compagnia si avviò verso scuola.
Arrivò a scuola alle 7:55, proprio quando stava arrivando la professoressa di letteratura inglese. Lo stupore che le si dipinse in volto fece scatenare dietro di Julian una risata allegra.
<< Al mattino non eri solito fare tardi? >> chiese la voce ridente.
<< Lo sai che sono un ragazzo dalle mille sorprese >>
<< Avrei detto dalle mille idiozie, ma suppongo che sia questione di punti di vista >>
<< Davvero Charlie ora non rido perché non ho tempo, ma appena trovo cinque minuti liberi mi faccio una risata coi fiocchi >> rispose Julian sarcastico.
<< Parlando di cose serie … che ci fai qua? >>  chiese il biondo con un sorriso furbo in volto.
Per quanto la domanda potesse apparire semplice, di fatto non lo era. - Cavolo! Ma perché deve essere così attento di prima mattina? Non poteva avere sonno come tutti quanti? Domanda idiota, Charlie non ha mai sonno, è un vulcano di energie-
<< Charlie ti ricordo che io, come te, frequento questa scuola. >> che Julian stesse aggirando la domanda era palese, ma visto che non gli aveva ancora detto nulla di Kloe cercava di temporeggiare.
Che sia mai esistita una persona più curiosa di Charles era possibile, ma per il momento e per molti altri secoli a venire, sarebbe stato lui a stare sul gradino più alto del podio.
<< Julian, siamo seri, in cinque anni che frequenti questa scuola sei arrivato in orario solo una volta. Giovedì 17 dicembre 2009.
La professoressa di chimica ha appeso un chiodo al muro e ci ha attaccato la targhetta con la data. >>
<< Si, scena memorabile >> commentò il moro ridacchiando al ricordo.
<< Come la tua entrata puntuale alla Bishop. Quindi spara. >>  lo aveva messo con le spalle al muro. 
- Perché devo avere per migliore amico un tale ficcanaso incredibilmente attento ai dettagli?-
<< Una ragazza … >> ammise il moro preparandosi al peggio.
Ma si salvò in extremis. Kloe stava attraversando la strada.
<< ...che sta arrivando quindi ci vediamo dopo, forse >> aggiunse con un sorriso, prima di scappare per evitare le duemila domande che sicuramente l'amico gli avrebbe fatto.
Julian lo sentì imprecare qualcosa per essergli sfuggito così da sotto il naso ma non ci badò.
<< Buongiorno >> salutò Kloe ancora per metà nel mondo dei sogni .
<< Buongiorno straniera>> replicò di rimando con tono sereno.
<< La tua è la tipica faccia di chi non ha ancora bevuto un buon caffè, o sbaglio? >>
<< Esatto, voglio il caffè italiano >> disse lamentandosi come una bambina di cinque anni capricciosa, strappandogli una risata.
<< Vieni con me, cercherò di mettere fine alle tue sofferenze da astinenza >> disse Julian ancora ridacchiando.
<< Magari non sarà buono come quello italiano ma sicuramente è meglio, a tuo parere, del nostro. >>
I suoi occhi si illuminarono.
<< Grazie Julian non mi andava di andare dal preside con la faccia da cadavere, sei la mia salvezza >> disse euforica.
Attraversarono la strada e si diressero al bar davanti a scuola.
<< Ciao Sam, due espressi per favore >> ordinò il moro al cameriere.
<< Arrivano Julian >> Samuel guardò prima me e poi Kloe e prima che si girasse per fare i caffè Julian avrebbe giurato di averlo visto sghignazzare.
<< Allora come mai devi vedere il preside? >> chiese lui togliendosi il giubbotto.
<< Vuole sapere fino a dove sono arrivata nelle varie materie per darmi l’orario delle classi da frequentare. Ieri ho fatto i test e credo di averli fatti abbastanza bene, quindi, forse, seguiremo molti corsi insieme >> disse versando lo zucchero nel caffè.
<< Julian ti adoro >> disse con un sorriso di piacere.
<< Samuel vende il miglior caffè espresso di tutta Seattle. Il vecchio J. dopo essere tornato dall’Italia viene a prendere qui il caffè tutti i giorni, anche lui è stato stregato. E il fatto che tu abitassi qui vicino mi ha fatto pensare che non fosse una coincidenza, ero abbastanza sicuro che ti sarebbe piaciuto>> disse contento per lei, finalmente aveva trovato il suo caffè.
<< Tu adesso cos’hai? >> chiese con gli occhi chiusi, gustandosi a pieno il suo caffè.
<< Letteratura inglese e dopo chimica. >> pensando alla seconda materia non il moro potè fare a meno di ridere, ricordando la targhetta in ottone appesa nell’aula.
Kloe lo guardò con un occhiata interrogativa non potendo capire il motivo della sua risata.
<< Capirai quando entrerai nell’aula di chimica, ora andiamo che siamo in ritardo >> dissi ancora ridacchiando.
<< Dannazione sono le 8:35 non ti faranno mai entrare sei in ritardo >> disse lei dispiacciuta.
<< Non ti preoccupare, chiuderanno un occhio. >> disse lui con le fitte agli addominali per via della risata trattenuta a fatica.
Si separarono nell’ingresso della scuola, lei doveva andare dal preside quindi prese la seconda porta a sinistra, lui aveva letteratura quindi iniziò a salire le scale diretto al piano superiore.
Si fermò sul sesto gradino.
<< Dopo il colloquio col preside, se non sai la strada per la prossima lezione, aspettami qui che ti ci porto io. >> disse prima di riprendere la sua corsa verso l’aula di letteratura.
La professoressa Roberts non era ancora entrata.
 - Forse è un periodo fortunato, no forse no, Charles è già qui, dannazione -.
<< Era ora che arrivassi Juls, lo sai quanto sono curioso, è stata una mezz’ora interminabile per me. >> aveva fatto solo un passo oltre la soglia e già il suo miglior amico andava alla carica.
<< Ti rendi conto che non puoi avere un atteggiamento del genere con me? Intendi farmi suicidare dalla curiosità? >> disse simulando un harakiri.
<< Charlie dovresti … anzi no … devi promettermi che non proverai mai a fare l’attore, mi dispiacerebbe vederti triste per aver fallito in qualcosa. >> rispose il moro cercando di prendere tempo, ma fu un tentativo vano.
<< Non oggi Juls, non pensare che demorda così facilmente, mi devi dire un bel po’ di cose signorino >> disse con tono che non ammetteva repliche.
- Sono spacciato. -
<< Buongiorno ragazzi, accomodatevi prego. >> salutò pimpante la prof.ssa Roberts.
<< Ok stai calmo, cosa vuoi sapere prima di tutto. >> ormai non avevo chance di sfuggirgli.
<< Prima di tutto chi è? e quando l’hai conosciuta? >> era bramoso di sapere.
<< Si chiama Kloe Wiccans, da oggi frequenterà la nostra cara Bishop. L’ho conosciuta il primo giorno dal vecchio J., qualche giorno fa >> non mi sbilanciai con le informazioni, ero teso per via dell’interrogatorio e mi limitai a rispondere in modo conciso alle domande.
<< Se l’hai conosciuta da J. perché non mi hai detto nulla fino ad oggi? >>
<< Volevo rimandare le tue infinite domande ad un altro momento. >> ammisi colpevole.
<< Julian Emlent, come ti permetti di tenermi all’oscuro di certi avvenimenti della tua vita? >> disse guardandomi truce.
Mi sentii ancora più colpevole e bisbigliai un semplice “scusa” conscio che non sarebbe bastato a calmarlo.
<< Per ottenere il mio perdono devi rispondere alle mie domande, a tutte le mie domande >>
Annui, ormai ero spacciato quindi non potevo che accettare di buon grado la mia condanna.
<< Avanti spara >> dissi fingendomi afflitto.
<< Indubbiamente sei un attore migliore di me >> ammise sghignazzando << Ma non ti salverà, quanti anni ha? >> chiese curioso.
<< Ne farà diciannove fra due settimane. >>
Presi l’acqua dalla borsa, e credo che stesse aspettando proprio un gesto del genere, per vendicarsi completamente del mio silenzio.
<< Vi siete baciati? >> quasi mi strozzai bevendo.
<< No ... >> dissi tra un colpo di tosse e l’altro << ... e sei uno stronzo >>aggiunsi prima della nuova domanda.
Lui si limito a tapparsi la bocca con la mano per evitare di fare troppo casino ridendo.
<< Sei troppo scurrile Juls, non parlerai anche con lei in questo modo spero >> mi stava stuzzicando, e presi nota mentalmente di dargli una gomitata nelle costole appena la Roberts si fosse girata.
Detto fatto. Proprio in quel momento la prof.ssa si era girata per scrivere una cosa alla lavagna. 
La mia vendetta fu implacabile.
Charles si piegò sul banco imprecando come un dannato.
Presi la palla al balzo.
<< Sei troppo scurrile Charlie, non parlerai con Marlene in questo modo spero >> lo scimmiottai.
<< Me la sono meritata. >> ammise sghignazzando.
Se c’era una cosa che Charlie non sapeva fare, oltre recitare, era portare rancore. Era la persona più calma che conoscessi. Forse era per questo che eravamo tanto amici, eravamo due tranquilloni.
<< Per la cronaca io sono un gentiluomo con Marlene >>
<< Allora mi sbagliavo >> dissi sghignazzando.
<< Riguardo a cosa? >> chiese stupito. Era raro che mi sbagliassi con Charlie.
<< Se fai il gentiluomo con lei vuol dire che non sei così scadente come attore >> gli dissi mettendomi la mano davanti alla bocca per non ridere in faccia alla Roberts.
Lui si limitò a scuotere il capo, non capendo come avesse fatto a non arrivarci da solo.
<< Quando me la presenterai? >>
<< Se fai il bravo e la finisci con le domande forse alla fine delle lezioni. >> risposi contento di avere un arma contro il suo interrogatorio.
Soppesò la proposta per un po’ e poi annuì soddisfatto.
Passammo il resto dell’ora, prossima ormai alla fine, a prendere appunti.
Quando la campana suonò, rimisi il quaderno e libro nella borsa e mi diressi al pian terreno, con un semplice “ci vediamo dopo” rivolto a Charlie.
Kloe era in piedi appoggiata a una semi colonna nell’ingresso, quando mi vide mi venne incontro allegra.
<< Bene, ora scoprirò perché la chimica ti faccia tanto ridere. >> disse sorridendo.
<< Ah ah ah … si e io sono curioso di vedere la tua faccia >> dissi gioioso.
<< Mi devo preoccupare? >> chiese titubante.
<< No no, è solo una stupida targhetta. >> dissi sghignazzando.
Visto che stava cominciando a preoccuparsi cercai di distrarla.
<< Che ti ha detto il preside? >> ero curioso, soprattutto speravo che non avremmo frequentato solo chimica insieme.
<< Niente di che si voleva congratulare per come ho passato i test. Mi ha chiesto se conoscevo già qualcuno, gli ho parlato di te e poi ha mormorato qualcosa riguardo i ritardi, ma non ho capito bene a cosa si stesse riferendo. >>
Non potei fare a meno di ridere sotto i baffi. Io sapevo a cosa si riferiva.
Entrammo in aula, lei dette il foglio alla prof.ssa Ross e si sedette a fianco a me. Le indicai la targhetta e mi guardò incuriosita, non capendo a cosa facesse riferimento glie lo dissi.
<< è la data della prima e ultima volta che sono arrivato puntuale, appesa dalla prof.ssa Ross in persona. >>
La sua faccia era il ritratto dello stupore.
<< Come è possibile? In cinque anni sei arrivato puntuale soltanto una volta? >>. Agitò incredula la testa.
La sua espressione era puro shock e io non potei fare altro che ridere.
La Ross ci richiamò e inizio la spiegazione. Era una professoressa straordinaria. Il libro solitamente non lo si comprava. Diceva il doppio delle cose che c’erano nel libro e tutte le notizie che ci dava erano aggiornatissime. Quindi l’unica soluzione era massacrarsi la mano con gli appunti.
Finita l’ora della Ross andammo a matematica e spagnolo. Bisbigliammo per tutta la mattinata, ero curioso di sapere la sua opinione, e lei era curiosa di aneddoti. Specialmente sulla Ross. La trovava buffissima quando faceva certe facce spiegando e coi capelli corti le sembrava una bambina giocosa.
L’avevo fatta ridere a crepa pelle quando le avevo detto che una giorno, all’ennesima incoraggiamento di andare farmi tagliare i cappelli, mi aveva minacciato che avrebbe portato le forbici un giorno o l’altro.
La trovava straordinaria, come tutti del resto.
Finita la scuola andammo a fare una passeggiata per Seattle con Charlie che ci lasciò verso le sette per andare da Marlene.
<< Come fai a essere tanto amico di una persona così dinamica se sei un pigrone? >> mi chiese qualche minuto dopo che Charles ci lasciò.
Non riuscii a trattenere la sorpresa. Come faceva a sapere che Charlie fosse un tipo dinamico.
Lei intuii il mio motivo del mio stupore.
<< Sensazione. >> disse a mo’ di spiegazione.
<< Sei la persona più sensibile che io conosca non c’è che dire. >> ammisi rassegnato, probabilmente non le avrei mai potuto nascondere niente.
<< Comunque sia, Charlie mi sa trascinare nei suoi piani folli, diciamo che sa come prendermi. >> iniziai a dire.
<< Lui è un vulcano di energie si fa trasportare dagli avvenimenti e riesce a godersi la vita sempre al meglio senza sprecarne manco un instante. Non so bene come faccia a convincermi ma ci riesce. Più che un amico è un fratello e quando serve c’è sempre. >> dissi spensierato, quando stavo con Kloe o ero spensierato o pieno di domande. In questo caso era la prima.
<< è bello avere una persona così, deve essere piacevole avere qualcuno su cui poter sempre contare, purtroppo fra le persone che ho incontrato nel collegio in Italia gente come lui non c’era. >> ammise.
Sembrava che avesse rinunciato a cercare un amico o amica come lo era Charlie per me, ma adesso era come se fosse speranzosa.
<< Beh se non hai ancora un’amica – sorella aspetta di conoscere Marlene. È una sorta di Charlie al femminile anche se lei tende a essere più calma e riflessiva, si compensano bene in effetti >> dissi sorridendole.
Lei mi guardò il petto con uno strano sguardo, era un misto di stupore ovvietà e fiducia. Non fui in grado di comprenderlo.
<< Grazie >> mi bisbiglio cingendomi il fianco continuando a camminare. Perdere i genitori e crescere senza trovare un amico speciale è una cosa bruttissima, e nonostante tutto Kloe era rimasta una ragazza buona e dolce, non avevo dubbi che fosse più unica che rara.
Dal canto mio non potei fare a meno sorridere contento, cingendole le spalle e avvicinandola ancora di più a me.
In quell’istante una brezza calda che sapeva di pace ci scompigliò lievemente i capelli.
<< Figurati >> le bisbigliai all’orecchio.
Camminammo in silenzio, persi nei nostri pensieri.
Arrivammo davanti a casa e mi venne in mente una cosa che mi aveva molto sorpreso.
<< Come facevi a sapere dove abitavo? >> chiesi con noncuranza.
Continuammo a camminare ma sentii che si era irrigidita, che si fosse imbarazzata? Probabilmente non si aspettava la domanda e l’avevo messa a disagio.
La brezza che sapeva di pace cessò.
<< Beh ecco … >> era titubante, e passando affianco alla vetrina di un ristorante notai che era arrossita.
<< Ti ho visto uscire da lì quattro giorni fa quando stavi andando a lavorare alla tavola calda e ho deciso di seguirti perché mi incuriosivi. >> disse tutto d’un fiato.
Dalla sua voce trapelava ansia e imbarazzo, che non potevo assolutamente condividere. Se non mi avesse seguito probabilmente non ci saremmo mai incontrati.
<< E n’è valsa la pena di seguirmi per più di un chilometro a piedi? >>
Il suo flebile “si” fece perdere un battito al mio cuore.
Le posai un bacio sulla testa e la sentii rilassarsi nuovamente.
<< Non sei preoccupato del mio “pedinamento”? >> chiese scherzosa, ormai di nuovo a suo agio.
<< No, però sono curioso >> la sentii irrigidirsi nuovamente, mi nascondeva qualcosa, ma decisi che non era quello il momento di sapere cosa.
<< Ma sono certo che me lo dirai di tua spontanea volontà prima o poi, aspetterò >> dissi sereno.
Non ero più spensierato, anzi avevo moltissime domande per la testa, ma non le volli mettere fretta e me le tenni per me.
<< Prima o poi te lo dirò >> disse furbescamente.
<< Marlene dove studia? >> chiese quando fummo davanti alla Bishop, fino ad allora avevamo camminato come tre giorni prima parlando del più e del meno.
Probabilmente bramava un’amicizia come quella che c’era tra me e Charlie, e con la vita che aveva avuto non la potei biasimare.
<< Anche lei alla Bishop, oggi non c’era perché non si sentiva molto bene ed è rimasta a casa. Ma domani sarà a scuola, che resti per più di un giorno a casa è difficile, come Charlie è abbastanza energica e non le piace stare segregata, si annoia da morire. >> spiegai semplicemente.
<< Sono curiosa di conoscere la ragazza in grado di stare dietro a Charlie >> disse ridacchiando.
Ci fermammo davanti all’ingresso del suo palazzo, con quello che mi parve un immenso sforzo di volontà si allontanò.
<< Ti va un caffè da Samuel prima di entrare a scuola domani? >> chiese guardandomi negli occhi. Mi persi nella giada dei suoi occhi e non potei che annuire.
<< Buona notte Julian >> disse posandomi un rapido bacio sulla guancia.
<< Buona notte Kloe >> dissi vedendola sparire dietro il portone dell’ingresso.
 
 
<< Mi devo preoccupare? >> disse una voce scherzosa alle mie spalle.
<< In effetti che Julian Emlent arrivi in anticipo a scuola due giorni di fila è una cosa davvero eccezionale. >> disse una voce femminile.
<< O forse non sei qui per la scuola. >> aggiunse quest’ultima ridacchiando e affiancandosi a me.
Charlie e Marlene erano una coppia fantastica, sempre pronti a sostenersi e a spalleggiarsi l’un l’altro in maniera perfetta.
<< In effetti no >> ammisi tranquillo, fingere con loro era impossibile e per di più non aveva senso in quel momento.
<< Mi fa piacere vedere che stai meglio >> dissi sorridendo <> dissi ridacchiando.
<< Si in effetti mi ha accennato ad una ragazza con questo nome >> disse schernendo il suo ragazzo. 
La bionda da questo punto di vista era fenomenale, quando eravamo fra noi e c’era da schernire il suo amatissimo Charlie lei era sempre in prima linea.
<< Aspetta un attimo Juls. Perché con lei ti confidi senza riserve e io invece ti devo estorcere tutte le informazioni con la forza? >> chiese Charlie esterrefatto.
<< Semplice perché lei non fa mille domande, è più adatta per certe confidenze, e in oltre mi farebbe piacere se diventassero buone amiche >> risposi calmo.
<< Comunque, miei cari, ora vi lascio, sta arrivando Kloe e le ho promesso un caffè da Samuel. Ci vediamo dopo. >> dissi allontanandomi dai miei due più cari amici.
<< Buongiorno, è lei la famosa Marlene per caso? >> chiese Kloe assonnata ma sorridente, era evidente la sua voglia di conoscerla ma sentivo che c’era dell’altro, anche sta volta decisi di aspettare per le domande.
I capelli le ricadevano sulla camicetta bianca dandole un’aria angelica.
Un angelo dagli occhi di giada.
<< Buongiorno, perspicace come sempre vedo. >> dissi sorridendo a mia volta.
<< Però la conoscerai dopo, ora andiamo da Samuel prima che ti veda svenire per assenza di caffeina nel sangue. >>
<< Si in effetti sono prossima al collasso, alzarsi sapendo di non avere caffè in casa è una cosa tragica. Non vedo l’ora che arrivi la caffettiera che ho ordinato dall’Italia. >> ammise sbadigliando.
<< Per ora ti devi accontentare di Samuel, come fanno in Italia a bere una cosa tanto amara? >> chiesi affrettandomi a versare altro zucchero nel mio espresso, presi nota mentalmente di lasciar perdere i miei tentativi di provare a bere quel tipo di caffè.
<< lo stesso vale per voi, come fatte a bere un caffè tanto lungo? >> rispose sorridendo.
Probabilmente era questione di abitudine e non tanto di sapore.
<< Anche tu hai le tue valide ragioni per non gradire il nostro >> dissi scherzando.
<< Non avrai il caffè italiano ma probabilmente a fine giornata sarai comunque contenta >> dissi allegro
<< Perché? conoscerò Marlene ? >> chiese non capendo il motivo della mia affermazione.
<< No, perché fra tre minuti esatti inizierà a piovere e finirà poco prima della fine delle lezioni. >> risposi convinto.
<< Come fai a sapere quando inizierà e che finirà prima della fine delle lezioni? >> chiese dubbiosa.
<< Sensazione … >> dissi ridacchiando.
Era vero non capivo come facessi a sapere ogni volta quando sarebbe iniziato e finito un acquazzone, però non mi ero mai sbagliato.
Riuscivo a “percepirlo” da che ne avessi memoria. Tanto che sia Charlie che Marlene chiedevano a me anzi che affidarsi al meteo.
<< Ne sei sicuro che inizierà fra tre minuti? Perché al meteo ieri hanno detto che sarebbe stato sereno, e il cielo non mi è sembrato eccessivamente carico >> chiese ancora dubbiosa.
<< Non mi sbaglio mai sulla pioggia, anzi andiamo che se no ci bagneremo >> dissi alzandomi.
Lasciai i soldi sul tavolo e ci dirigemmo al semaforo, rosso. Ci saremmo sicuramente bagnati, quello che stava arrivando era un temporale di grosse dimensioni.
 
<< Sai, forse hai ragione il cielo sembra decisamente più carico. >> disse guardando il cielo cupo << eppure quando siamo entrati al bar era solo leggermente coperto. >> aggiunse guardandomi.
Non feci in tempo a commentare che iniziò a diluviare.
<< Come volevasi dimostrare, avevo ragione >> dissi allegro.
Quando entrammo a scuola trovammo sulla porta Charlie che baciava Marlene che era diretta a matematica mentre io e il mio migliore amico avevamo storia contemporanea.
<< Adesso dove devi andare? >> chiesi a Kloe che stava tirando fuori l’orario.
<< Matematica, e tu? >> chiese ributtando l’orario in borsa.
<< Storia … quanto pare conoscerai Marlene prima del previsto, anche lei ora ha matematica. >>
<< Juls cosa hai da borbottare nei miei confronti? >> mi chiese la mia migliore amica sentendosi nominare.
<< Niente di bello >> dissi facendole la linguaccia.
Lei per tutta risposta si limitò ad alzare il sopraciglio. Lo faceva ogni volta che dicevo cavolate, e poiché accadeva spesso l’avevo presa in giro più volte dicendole che le sarebbe venuto un tic a forza di fare quel gesto.
<< Ok ok, Mss. Simpatia >> dissi schernendola. << Kloe ha matematica , e le ho semplicemente detto che quindi vi sareste conosciute prima di quello che avevo previsto  >> spiegai rapidamente.
Con tre falcate si avvicinò a noi.
<< Vedi che quando ti applichi riesci a non dire idiozie? >> disse prendendomi in giro.
<< Lo sai che non posso farne a meno … comunque Kloe lei è Marlene; Marlene lei è Kloe. >> dissi presentandole.
<< Ok allora andiamo Kloe se no faremo tardi a lezione come questo simpaticone. >> disse prendendola a braccetto e portandosela via.
<< Ah Juls … quando finirà il temporale? >> gridò girandosi prima di entrare in classe.
<< Promettimi di non dire a Kloe niente di eccessivamente imbarazzante e te lo dico. >> risposi preoccupato. Lo svantaggio di voler far fraternizzare Kloe e la mia migliore amica era proprio quello. Marlene non si sarebbe fatta scrupoli a raccontare qualche aneddoto imbarazzante.
Ero convinto di essermi assicurato il suo silenzio quando una variabile che non avevo calcolato mandò a monte il mio piano.
<< Ha detto che avrebbe finito poco prima della fine delle lezioni >> Kloe mi aveva messo in trappola e Marlene mi guardò con un sorriso diabolico, ebbi seriamente paura.
<< Ottimo così poi possiamo andare a farci un giro e io e Charlie ti racconteremo qualcosa su Julian, ma tranquilla su certi aspetti ti metterò in guardia io stessa. >> disse ridacchiando.
Quelle parole mi fecero gelare il sangue nelle vene.
<< Non tradirmi anche tu amico >> dissi voltandomi verso Charlie.
<< Marlene è più adatta alle confidenze ... >> 
Ero spacciato.
Charlie aveva lo stesso sorriso perfido della sua ragazza.
 
Passai la mattinata in preda all’ansia. Angosciato per quello che le stava raccontando Marlene e per quello che le avrebbe raccontato Charles dopo quando saremmo usciti da scuola. Non avevo nessuna lezione in comune con Kloe il giorno, la mia migliore amica le aveva tutte.
Charlie come sempre era imperturbabile, e trascorse la giornata a pensare a tutto quello che mi avrebbe potuto imbarazzare e a ridacchiare per certi avvenimenti passati che ignoravo.
Come avevo previsto, smise di piovere cinque minuti prima del suono della campana . Decisi che in nessun modo, eccetto che con duplice omicidio, avrei potuto impedire a Kloe di sentire gli avvenimenti più imbarazzanti della mia vita.
Non mi restava che prenderla con filosofia. Almeno avrei passato la serata con Kloe.
<< Alla fine hai deciso cosa regalare a tua madre? >> assorto com’ero nel tentativo di tranquillizzarmi la domanda di Charlie mi aveva colto del tutto alla sprovvista, quindi ci misi qualche secondo a rispondere.
<< Ancora no, stavo pensando di portarla fuori a cena ma per il regalo non so ancora cosa prenderle. >>
<< Bajet? >> chiese spensierato.
<< Millecinquecento dollari, esclusa la cena >> risposi pensieroso.
Non sapevo proprio cosa prenderle quindi decisi che mi sarei fatto aiutare da Marlene, o magari da Kloe.
<< Caspita, hai racimolato un bel gruzzolo, da quando è che risparmi? … comunque che ne dici di farti aiutare dalla futura signora Emlent nella scelta? >> chiese ridacchiando.
<< Non ti sembra di correre un po’ troppo con la fantasia? Comunque un anno e mezzo. >> risposi irrigidendomi. Charles sapeva esattamente quali tasti toccare con me, come io con lui.
<< La strada dell’immaginazione è priva di limiti di velocità quindi posso correre quanto mi pare >> disse ridacchiando per la mia reazione.
<< Comunque si, anche io stavo pensando di chiedere aiuto a Kloe o alla tua dolce consorte >>
<< Ma preferiresti che ad aiutarti fosse Kloe, quindi io e Mar dopo vi lasceremo soli soletti e potrai farti aiutare >> disse facendomi l’occhiolino.
<< è il tuo modo per cercare di farti perdonare per quello che le dirai a breve? >> chiesi sospettoso.
Si limitò a ridacchiare e lo interpretai come un “si”.
Al suono della campana uscimmo con calma , facendoci superare dai vari studenti che sciamavano in corridoio.
Trovammo le due ragazze a parlare e ridere davanti al portone d’ingresso, a quanto pare la mia idea di farle conoscere era stata ottima.
<< Pronta a scoprire lati di Julian noti a pochi? >> chiese Charlie rivolgendosi a Kloe.
<< Meno noti dei suoi boxer? >> chiese Kloe sorridendomi e voltandosi a guardare la mia migliore amica con aria complice.
Sapevo a che foto si riferiva, ma non mi imbarazzai minimamente. Kloe d’altronde aveva scoperto più tratti del mio carattere con poche domande, per giunta banali, che quella semi – nudità fisica non mi toccò minimamente. Se quello fosse stato il livello medio dei lori aneddoti ne sarei uscito praticamente indenne, a patto che Kloe non si scandalizzasse e mi mandasse al diavolo.
<< Le hai mostrato la foto dello scorso natale? >> chiesi in tono tranquillo e sorridendo alla bionda.
Vidi Charlie colpito dalla mia indifferenza fare un sorriso sghembo alla sua ragazza che non mi preoccupò più di tanto, mi sentivo invincibile.
<< Dove andiamo? >> chiese Charlie guidandoci verso l’uscita della Bishop.
<< Che ne dite di passare a vedere la vetrina di Boulevard? Ho sentito che l’ha allestita per natale >> rispose la sua dolce metà.
<< Per me va bene …>> dicemmo io e Kloe all’unisono. Quanto pare a lei come a me non importava tanto della meta, ma del viaggio.
Stabilita la destinazione arrivò il momento della verità.
Charlie non si perse in chiacchiere.
<< Allora da dove possiamo iniziare a parlare di questo bel giovine? >> domandò riferendosi alla sua ragazza che sicuramente aveva già escluso gli eventi minori per poter narrare supportata dal suo ragazzo quelli più imbarazzanti.
Raccontarono a Kloe tutti gli eventi che sicuramente con qualsiasi altra ragazza mi avrebbero fatto venire voglia di sotterrarmi, ma non con lei.
Anzi ne risi con loro, e Kloe con noi. Non si scandalizzava anzi si divertiva, rideva a crepa pelle.
 
 
Arrivati al negozio preferito di Marlene, demmo uno sguardo alla vetrina e entrammo per studiare meglio i nuovi arrivi.
Tyler, il proprietario del negozio, vedendoci ci venne incontro per salutarci e mostrarci la nuova merce. Le neo – amiche erano affascinate dai prodotti e se ne andarono promettendo a Tyler che sarebbero tornate a breve. Io con una scusa mi allontanai per chiedere a Tyler di mettermi da parte la felpa blu petrolio che tanto era piaciuta a Kloe. Glie la volevo regalare per il compleanno che sarebbe stato a breve.
Come d’accordo Charlie e Marlene lasciarono me e Kloe soli e passeggiando arrivammo davanti a una gioielleria che stava facendo una svendita.
<< Ti va di aiutarmi a scegliere il regalo di compleanno per mia madre? >> le chiesi guardando la vetrina.
Accettò di buon grado ed entrammo in cerca del dono.
<< E così Charlie, dopo “averti” ubriacato ti stava incastrando con un travestito? Pagherei oro per assistere alla scena >> disse prendendomi in giro e ridendo di gusto.
<< Che ci posso fare se come migliore amico ho un cane che si diverte a fare certi scherzi, fortunatamente Marlene mi ha salvato da quello scherzo idiota >> dissi ridacchiando a mia volta.
<< Che ne dici di quelli >> disse indicando degli orecchini.
Erano semplici, erano una coppia di perle strette in piccolo cerchietto d’oro. Erano molto sobri proprio come piacevano a mia madre, lei detestava le cose troppo elaborate.
Pagai con la carta e ci incamminammo per le vie di Seattle senza una meta precisa.
<< Perfetto, e con questo ho finito >> dissi sollevato, l’idea di non trovare un regalo decente per mia madre mi aveva messo un po’ d’agitazione, agitazione che era aumentata visto che oggi era l’ultimo giorno disponibile per poter far andare le cose come avevo programmato.
<< Tu invece che mi dici di Marlene? >> mi ero accorto che per Kloe fosse diventata speciale dal modo in cui avevano parlato per strada. Sembravano amiche da anni anzi che da poche ora.
Sorrise contenta pensando alla sua nuova amica.
<< è eccezionale, come Charlie è una carica di ottimismo ed energia. È attenta a tutti i dettagli anche quando sembra distratta o assorta nei suoi pensieri, ed è altamente probabile che sia impossibile nasconderle qualcosa. Tuttavia non è una ficcanaso pettegola e concede alla gente i propri spazzi, cosa che la rende sia intima che distaccata quando serve facendo comunque intendere che in caso di necessità lei ci sarà sempre. 
Probabilmente è, come hai detto tu, un Charlie al femminile, fatta eccezione per la curiosità che sa gestire decisamente meglio di lui. >> disse ridacchiando per l'eufemismo finale.
La sua capacità di comprendere e sintetizzare le persone era fenomenale. Era stata con Marlene neanche dodici ore e già la conosceva molto a fondo.
La sensazione che non mi avesse detto qualcosa su di sé si fece strada urlando nella mia testa, ma la misi a tacere, mi aveva detto che prima o poi me l’avrebbe detto e le avrei concesso i suoi spazzi dandole piena fiducia.
<< Comincio a non stupirmi più di tanto della tua abilità di comprendere il carattere delle persone. >> dissi ironicamente.
<< Oh si ne sono sicura >> disse schernendomi.
<< Ma è vero. Non sono sorpreso, sono allibito. >> dissi ridendo con lei.
Intanto eravamo arrivati, prendendo un autobus qualsiasi, al parco della nostra prima uscita insieme e nonostante il freddo autunnale ci sedemmo sotto lo stesso albero di quel giorno fortunato, io con la schiena appoggiata al tronco e lei appoggiata al mio petto.
<< Il tuo compleanno precisamente quand’è? >> chiesi all’improvviso.
Mi ero ricordato, improvvisamente, che quando le avevo chiesto gli anni non mi aveva detto il giorno ma solo “fra due settimane”; quindi adesso doveva mancare circa una settimana.
<< Il ventitre … e il tuo? >> chiese curiosa. Probabilmente anche a lei era rivenuto in mente il mio stesso ricordo, in effetti ora che pensavo bene manco io l’avevo detto con esattezza.
<< Il tre di luglio, anche se sarebbe potuto essere il due, visto che sono nato a mezzanotte esatta. >> risposi pensando a quello strano avvenimento.
Lei intanto si era accoccolata un po’ di più sul mio petto e aveva iniziato a canticchiare, sovrappensiero, una melodia da carillon lenta e rilassante.
In quel momento mi sentivo in pace con il mondo. Con Kloe appoggiata a me che canticchiava e una ciocca color miele fra le mie dita. Ancora una volta non mi ricordavo di averla presa, c’era finita e basta.
<< Cosa hai organizzato per la festa? >> mi chiese curiosa.
<< Niente di che, domani le farò trovare il regalo al suo risveglio e poi la porterò a cena fuori. Charlie nel frattempo addobberà la casa per una festicciola sotto l’occhio vigile di Mary. Che te ne pare come progetto? >> chiesi contento.
Mia madre in fondo aveva ragione, la semplicità nei regali era la cosa migliore.
<< è di buon gusto … >> disse poggiando la testa sull’incavo del mio collo con noncuranza.
<< ma come mai Charlie e Mary si occupano della festa? >> chiese non potendo sapere del legame che c’era fra loro e mia madre.
<< Quando i due biondini ed io eravamo piccoli vivevamo nello stesso palazzo e dopo che giocavamo mia madre ci preparava sempre la merenda. Per Charlie che non ha mai conosciuto sua madre, perché morta di parto, lei è la figura che più le si avvicina.
Poi quando Mr. Heer si è risposato si sono trasferiti e non l’ha più vista per due anni, aveva solo dodici anni. Charlie detesta la sua matrigna, ritiene che lei stia col padre solo per i soldi.
Mary invece si è trasferita solo qualche palazzo più avanti al nostro poco dopo che se n’era andato Charlie.
I signori Clant volevano un appartamento più grande perché lei e il fratello maggiore erano cresciuti abbastanza e volevano che ognuno avesse i propri spazzi, e sapendo quanto lei si era legata a mia madre cercarono di non allontanarsi troppo, anche perché così quando non erano in casa o erano impegnati potevano essere sicuri di poterla mandare a casa nostra anche a piedi.
Io e Marlene siamo sempre stati assieme , mentre con Charlie abbiamo avuto una breve pausa, ma non ci ha divisi.
Quando si sono rivisti, erano entrambi alla festa di mia madre che io e Mary avevamo organizzato, dal giorno hanno riallacciato i rapporti e poco a poco sono diventati più che amici e in occasione della prima festa organizzata da me e Mary per Charlie si sono messi insieme. >> finii il racconto sorridendo ripensando a quante ne avessimo passate insieme.
<< Ne avete passate davvero tante insieme, però è davvero bello che poi vi siate ritrovati. >> per tutta la durata del racconto Kloe era rimasta in silenzio ascoltando senza commentare.
<< Che ne dici di venire anche tu alla festa? >>la proposta mi venne spontanea. Di solito eravamo solo in quattro alla festa, perché per un motivo o per un altro eravamo legati tutti alla figura di mia madre. Ma ora che Kloe era entrata con tanto impeto nella mia vita sentivo che era giusto che ci fosse anche lei.
<< Juls per voi è una sorta di rimpatriata e io sarei di troppo e poi devono venire a portarmi le ultime cose del trasloco e quindi anche volendo sono impegnata. >> disse tutto d’un fiato, si era di nuovo irrigidita . Ma questa battaglia non l’avrebbe vinta così facilmente.
<< Kloe Wiccans. Ascoltami con molta attenzione perché non intendo ripetermi e non voglio che ci siano dubbi su quanto ti sto per dire adesso.
Primo: la festa è alle nove quindi la tua misera scusa del trasloco non regge; secondo: Charlie e Mary vedono mia madre continuamente quindi non è una rimpatriata ma una semplice festicciola; terzo e non per importanza: tu non sei mai di troppo quindi non fare storie. >> dissi il tutto con assoluta fermezza e sincerità e alle mie parole feci seguire un abbraccio forte ma delicato. Volevo che capisse quanto ci tenevo a vederla alla festa.
A poco a poco si rilassò fra le mie braccia restando tuttavia in silenzio per un minuto buono.
<< Ok vengo, ma la faccio solo perché ci tieni così tanto. >> disse a bassa voce.
Aveva capito.
<< Graz … >> non riuscii a finire.
Mi aveva bloccato posandomi un bacio sulle labbra. Bacio che per quanto sorpreso non tardai a ricambiare. Il sapore di vaniglia era irresistibile e le nostre labbra giocarono a rincorrersi fino a quando non fu necessario respirare.
Posò un rapido bacio sulla mia bocca e si allontanò prima che potessi ricambiare.
<< Devi tornare se no la professoressa Emlent darà a me la colpa dei tuoi ritardi. >> disse ridacchiando.
L’avvicinai a me e la bacia con trasporto, al quale lei rispose senza replicare.
<< Non ti preoccupare>> le bisbigliai all’orecchio dopo un leggero bacio sul collo.
Per tutta risposta si alzò di scatto e fatti due passi indietro mi porse la mano.
Mi alzai di malavoglia, anche se ci saremmo dovuti alzare a breve comunque, fra quindici minuti infatti avrebbe iniziato a piovere.
<< Che strano, non avevo notato le rose prima >> disse sorpresa.
Esattamente dietro di noi era comparsa una folta pianta di rose gialle, che manco io avevo notato quando ci eravamo seduti. era strano però una rosa con così tanti boccioli non passa di certo inosservata.
Presi la sua mano e ci avviammo silenziosi all’uscita del parco, non riuscivo ancora a credere a quel bacio che era avvenuto solo pochi istanti prima, e se non fosse stato per il sapore di vaniglia che mi stava inebriando mandando in estasi la bocca avrei potuto credere che fosse tutto un sogno. Invece era reale.
Percorremmo la strada dal parco a casa di Kloe tra chiacchiere e baci senza mai separare le nostre mani.
Inizio a piovere proprio quando eravamo davanti alla Bishop.
<< Corri a casa prima di ammalarti>> disse dopo aver posato un bacio fugace sulle labbra. Schizzò via diretta verso casa, ma questa volta fui pronto.
Le presi il polso e l’attirai a me, cingendole i fianchi prima che sbattesse sul mio petto , lei contemporaneamente aveva buttato le braccia intorno al mio collo e le nostre labbra si incontrarono bramose le una delle altre.
Fu un istante carico di passione anche se breve. Pochi attimi dopo che le nostre labbra si incontrarono un rombo assordante proveniente dal cielo ci separò.
Lo spettacolo a cui assistemmo fu eccezionale. Cinque fulmini si erano scontrati per aria senza cadere, generando una luce brillante.
Quando riabbassai lo sguardo Kloe mi stava fissando il petto con uno strano sorriso. Quel suo gesto proprio non lo capivo.
<< Buona notte Julian >> mormorò prima di schizzare via sotto la pioggia.

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Compleanno Movimentato ***


è un po' corto lo so, ma preferisco spezzare questo capitolo dal prossimo, ove vi saranno le spiegazioni per quello che leggerete. 
Un grazie di tutto cuore a  legge, alla prossima ;)
 
Capitolo III:
 
Boom
Cosa diavola stava succedendo cos’era tutto quel baccano?
Boom.
Altro rumore con aggiunta di luce.
<< Grazie Julian sono bellissimi, anche se non ti dovevi disturbare >> disse mia madre irrompendo festante in camera mia.
Quindi capii che il rumore che avevo sentito erano le porte delle camere che aveva aperto mia madre per svegliarmi.
<< Figurati, e poi la mamma è sempre la mamma quindi dovevo. >> dissi con la voce impastata dal sonno, cercando di abbozzare un sorriso.
<< Julian sei un tesoro >> disse abbracciandomi amorevolmente.
<< Buon compleanno mamma. >> dissi ricambiando l’abbraccio.
<< Ah prima che me ne dimentichi, non prendere impegni per sta sera, andiamo a mangiare fuori >> dissi riappoggiando la testa sul cuscino.
<< Ahahah qualcuno sta cercando di fare l’uomo galante >> disse schernendomi.
<< Io sono sempre galante mamma>> risposi sghignazzando.
Guardai la sveglia, mancava un quarto d’ora alle sette.
Decisi di alzarmi. Volevo vedere Kloe prima di entrare.
Mi preparai con calma e mentre bevevo il caffè sentii, al telegiornale della mattina, una notizia che mi stampò un sorriso a trentadue denti in faccia.
Era la notizia dell’ urto dei fulmini, avvenuto nell’istante esatto in cui le labbra mie e di Kloe si scontravano con passione.
Si, avevo proprio voglia di vederla.
<< Mamma io vado, cerca di essere pronta per le sette e un quarto, a dopo>> dissi uscendo dall’appartamento.
Con mio grande stupore uscii in tempo per prendere il bus.
<< Juls vieni qui >> gridò Marlene per sovrastare il chiacchiericcio generale.
Mi sedetti affianco alla mia carissima bionda che per motivi noti solo al cielo riusciva sempre a sapere quando riuscivo a prendere il bus e tenermi un posto.
<< Caffè? >> chiese porgendomi la bevanda calda.
<< Come tu riesca a sapere quando io riesca a prendere il bus resta sempre un mistero? >> chiesi accettando di buon grado il bicchiere.
<< Si però come vedi porto doni >> disse sorridendo e indicando il caffè.
<< Hai visto che strani i fulmini ieri sera? >> domando con leggerezza.
Ci mancò poco che non mi affogassi nella bevanda scura. 
Alla parola fulmini infatti mi era ritornato il ricordo che mi aveva fatto sorridere pochi minuti prima, solo che questa volta stavo ingoiando il caffè e quindi vi fu l’effetto collaterale.
Mi guardò sospettosa, intuiva che c’era qualcosa che le dovevo dire ma non mi mise fretta.
<< Ci siamo baciati >> iniziai a dire appena smisi di tossire.
<< E quando ci siamo baciati, con un po’ di passione in più, si sono scontrati i fulmini, proprio sopra di noi in effetti. >>
<< Rallenta amico rallenta … vi siete baciati? >> chiese stupita ed euforica allo stesso tempo.
<< Si Mary, hai sentito bene>> dissi sorridendo contagiato dalla sua euforia.
<< Sai vero che Charlie ti farà mille domande in proposito? >> chiese ridacchiando.
<< Si, gli dovrò dire tutto prima della festa perché non mi lascerebbe più in pace >> dissi mesto. << Ah, viene anche Kloe alla festa, tu e Charlie le potete dare un passaggio? >>
<< Certo, non ci sono problemi. Alla fine che hai preso a tua madre? >> chiese curiosa.
<< Degli orecchini che ha individuato Kloe, le sono piaciuti un sacco. >>risposi contento per il regalo che ero riuscito a farle.
Scendemmo alla Bishop, e alla fermata trovammo Charlie pimpante come sempre.
<< Buongiorno amore, Julian ti deve dire una cosa >> disse Marlene salutando il mio migliore amico.
<< Oh davvero? Spero siano buone nuove, di cosa si tratta? >> chiese allegro.
Come facesse Charlie ad essere tanto attivo di prima mattina proprio non lo capivo. Io, ero ancora per metà nel mondo dei sogni dopo due caffè, e lui sprizzava energia da tutti i pori.
<< Ieri sera io e Kloe ci siamo baciati >> era inutile girarci attorno.
<< Grande amico >> disse sollevando Marlene per aria.
<< Alla prima ora abbiamo la Ross, mi racconterai tutto con calma >>disse euforico.
<< Come mai vuoi aspettare alla prima ora per sapere? Ti stai per caso ammalando? >> la curiosità di Charlie era proverbiale, c’era qualcosa che non tornava.
<< Sono sano come un pesce, come sempre, ma per via di una castana dagli occhi verdi che si sta avvicinando, dovrò aspettare >> disse facendomi segno di voltarmi.
Due pietre di giada mi stavano guardando sorridenti, e delle labbra che sapevano di vaniglia incontrarono rapide le mie.
<< Buongiorno >> mormorai mentre la vaniglia mi inebriava.
Sorridendomi si staccò e si girò appena per salutare Charlie e Mary, entrambi sorridenti. 
La mia solitaria vita sentimentale aveva sempre creato qualche problema a loro, e adesso che mi vedevano con Kloe sorridevano come due ebeti, sembrava che volessero mostrare agli altri come mi sentissi.
<< Vi và un caffè?>> chiese Kloe mettendosi una mano davanti alla bocca per nascondere lo sbadiglio.
<< Ancora niente caffettiera in casa Wiccans?>> chiesi cingendole il fianco col braccio destro.
<< A dire il vero si, è arrivata questa mattina, ma non ho avuto il tempo di farle fare il rodaggio, e quindi devo passare anche oggi da Samuel >> nascondendo un secondo sbadiglio.
<< Meglio avviarsi allora, prima che Kloe diventi la bella addormentata di Seattle. >> disse Charlie prendendo in braccio la sua ragazza, a cui tra l’altro scappò un urlo per la sorpresa.
Quel ragazzo era davvero troppo attivo, se non fosse stato che era sempre così avrei detto che avesse iniziato a far uso di cocaina all’insaputa mia e di Marlene.
<< è proprio un vulcano di energie >> disse Kloe ridendo.
Cingendoci la vita, seguimmo con calma la rota intrapresa da Charlie che ci aveva abbondantemente distanziati.
<< Siete due lumache, lo sapete vero? >> disse Charlie canzonatorio quando ci sedemmo al tavolino.
<< Ciao ragazzi, ecco i caffè, l’espresso è per te giusto? >> Samuel ricordava i clienti con molta facilità, quindi non mi stupii che ci portasse quello che volevamo senza chiedere.
<< Giusto >> rispose Kloe assonnata.
<< Ah Charlie devi prendere anche Kloe >> buttai lì senza pensare.
<< A cavallino intendi? >> chiese lui cercando di tenere un tono di voce serio.
La sua idiozia era direttamente proporzionale alle sue energie, quindi immensa.
<< In macchina per andare all’appartamento di Juls, simpaticone>> rispose Marlene ridacchiando dandogli un pugno sulla spalla.
Poi una smorfia le attraversò la faccia.
<< Brutta sensazione? >> chiedemmo all’unisono io e Charlie seri.
Lei annuì e si ricompose.
<< Mi sono persa qualcosa? >> chiese Kloe che non poteva sapere.
<< Niente di che, ogni tanto ho delle improvvise sensazioni, come dei brividi. È un po’ come la pioggia per Juls. >> spiegò brevemente la bionda.
Ero certo che Kloe stesse riflettendo sul perché avessimo pensato subito che fossero brutte, ma non volle indagare oltre.
<< Andiamo in classe prima di fare tardi >> disse Charlie un po’ meno euforico.
Pagammo e uscimmo diretti all’aula della professoressa Ross per la prima ora.
<< Santo cielo Julian! Stai male? Hai la febbre? >> la professoressa Ross era rimasta parecchio sorpresa del mio arrivo in aula prima del suono della campana.
Quando gli altri studenti presenti in classe, comepresi i miei amici e Kloe, smisero di ridere mi “giustificai” dicendo semplicemente mi ero svegliato prima del solito.
<< Manca poco al suono della campana, quindi ordinerò dopo la nuova targhetta>> disse indicando il muro sorridendomi.
Mi sarei dovuto aspettare quel teatrino, ma parlando con Charlie della sera prima, dopo che Marlene e Kloe si erano allontanate per prendere i libri, non mi ero accorto che la Ross fosse già in classe.
 
 
Passai la giornata a raccontare la serata trascorsa con Kloe a quell’impiccione di Charlie, non la finiva più di fare domande e quando suonò l’ultima campana che segnava la fine delle lezioni tirai un sospiro di sollievo.
<< Adesso, mio caro fratello, ti posso tranquillamente mandare al diavolo >> dissi camminando verso Kloe.
A breve sarei dovuto andare con mia madre fuori a cena. Avevo prenotato nel suo ristorante francese preferito ( la sua passione per il cibo francese era pari a quella di Kloe per il caffè italiano), Kloe a breve invece sarebbe tornata per accogliere gli uomini del trasloco.
<< Speriamo che facciano in fretta, vorrei dare una mano a Charlie e Mary >> posandomi un bacio sulle labbra a mo’ di saluto. Era un po’ tesa e sapevo il perché quindi preferii affrontare subito il problema.
<< Piuttosto … alla signora Emlent come vuoi essere presentata? >> le chiesi sorridendo. Divenne rossa, ci avevo azzeccato.
<< Non lo so … >> iniziò sconsolata << ci ho pensato, ma al solo immaginarmi la scena vengo presa dall’ansia >> disse mesta.
Vederla così giù mi fece piangere il cuore . L’idea di presentarla a mia madre come la mia ragazza metteva un po’ d’ansia anche a me, ma vedere le due gemme di giada tristi era una cosa che non sopportavo.
<< Vuoi essere presentata come un’amica? >> chiesi stringendola forte a me.
<< Forse sarebbe meglio >> disse ricambiando l’abbraccio << almeno … non sarei così nervosa >>
<< Allora sarai un’amica >> dissi baciandola con dolcezza.
<< Da quando gli amici si baciano? >> chiese con una punta di malizia ricambiando il gesto.
<< Per ora non conosci mia madre, quindi ti posso baciare quanto voglio >> risposi altretanto maliziosamente.
<< Ragazzi io vado a fare una commissione e torno, amico a che ora devi essere a casa? >> chiese Charlie rapido.
Il tempismo della sua ragazza era proverbiale, ma purtroppo gli opposti si attraggono.
<< Per le sette amico >> risposi infastidito per l’interruzione.
<< Ottimo fratello allora resta tu con Marlene e poi ti do un passaggio a casa >> disse correndo verso la sua macchina.
<< Anche io devo scappare, a dopo >> disse scoccandomi un ultimo rapido bacio prima di correre verso il suo appartamento.
<< Ho provato a fermarlo, ma è stato vano >> disse Marlene per scusare l’interruzione del suo ragazzo.
<< Non ti preoccupare, mi saprò vendicare >> dissi facendole l’occhiolino.
Tutto sommato ero contento, avevo bisogno di stare un po’ con la mia miglior bionda per liberare la mente dai pensieri o quantomeno per chiarirmi alcuni di essi.
<< A te la parola, mia cara amica >> dissi mentre ci incamminavamo senza una meta precisa.
<< Che amico deficiente che ho >> disse mentre si impossessava del mio braccio.
<< Sono felicissima per te >> iniziò con un ampio sorriso << hai trovato finalmente qualcuna che ti possa stare a fianco e che incredibilmente, e ben accetta anche da me e Charlie. Ma sono felice , soprattutto, perché i tuoi occhi hanno di nuovo la luce che avevano perso per colpa di Sarah. Quando la guardi o anche solo quando parli di lei ti illumini e questo mi basterebbe per la mia benedizione, ma il fatto che sia così gradita anche a me e al tuo compare la rende veramente unica. >> disse senza cambiare il proprio tono di una virgola.
Se mai il mio cervello avesse mai potuto concepire una Marlene, che pensava a quello che mi volevo sentito dire era quella.
Ma Marlene non mi diceva mai qualcosa solo perché lo volevo sentire, i suoi pensieri erano sempre onesti e coerenti, non mi mentiva, perché preferiva, da miglior amica qual era, dirmi una verità dolorosa, che una bugia piacevole.
<< Inoltre >> riprese la mia amica << Credo che avrete un bel po’ di tempo da passare insieme, e non lo dico solo perché anche lei sembra essere parecchio presa da te amico; ma perché me lo sento. >> affermò sincera.
Mai come in quel momento ero contento che la bionda avesse una delle sue sensazioni.
Avevo cominciato a fidarmi ciecamente delle sue sensazioni da quando aveva azzeccato che Sarah mi avrebbe fatto soffrire, aveva avuto una brutta sensazione appena l’aveva vista ma io non la volli ascoltare. Pessima scelta.
<< Amica mia mi rendi felicissimo >> gridai sollevandola in aria e facendola gridare per la sorpresa.
<< Juls mettimi giù … pazzo scatenato che non sei altro! >> disse ridendo.
La misi a terra e le ci volle qualche secondo per ritrovare l’equilibrio.
<< Tu … sei … pazzo >> disse contando le parole sulle dita. Cercava di mantenere un cipiglio severo ma vedevo che stava per iniziare a ridere nuovamente. Forse ero pazzo, ma anche lei non scherzava.
<< Ti va di accompagnarmi a prendere il regalo per Kloe? Il ventitre compie gli anni. >> spiegai sorridendo per la sua faccia ancora contratta nello sforzo di non ridere.
<< Volentieri >> disse cedendo a un sorriso << cosa le regali? >>
<< La felpa blu petrolio che aveva visto da Tyler >> risposi mentre riprendevamo a camminare.
<< Che ragazzo attento! Ottima scelta amico è perfetta >> disse sorridendomi.
Trascorremmo il poco pomeriggio che ci restava parlando di tutto, con Marlene non vi era limite agli argomenti e non c’erano segreti fra noi.
 
 
<< Eccovi … scusate il ritardo ho trovato un po’ di traffico sulla via del ritorno. >> disse Charlie sporgendosi dal finestrino e facendoci cenno di salire rapidi.
<< Cosa c’è nella busta? Non avevi già fatto il regalo a Lily >> chiese curioso.
<< è per Kloe, la settimana prossima compie anche lei diciannove anni >> disse la sua dolce metà anticipandomi nella risposta.
<< La felpa blu petrolio? >> 
<< E tu come fai a saperlo? >> chiesi sorpreso.
<< Ti ho notato riflesso sulla vetrina che la indicavi a Tyler quando stavamo uscendo, ho solo tratto le conclusioni. Esatte come sempre, aggiungerei vista la tua reazione >> disse sorridendo.
Come quel ragazzo riuscisse a notare ogni minimo dettaglio per me restava un mistero, insieme alla sua energia dal primo mattino.
Anche Marlene era sorpresa, sapeva che a Kloe era piaciuta la felpa ma niente di più, non si era accorta del mio gesto.
Impiegammo circa venti minuti ad arrivare a casa mia per via del traffico.
<< Arrivati >> disse Charlie gioioso, non vedeva l’ora di mettersi all’opera per addobbare casa. Se non ci fosse stata Mary a tenerlo buono avrei avuto paura a lasciarlo fare, era perfettamente in grado di ristrutturare tutto l’appartamento affinché ogni cosa fosse perfetta per i suoi canoni.
<< Mi raccomando Mary tienilo sottocontrollo, ci tengo a avere ancora una casa. >> dissi guardando intensamente Charlie in modo che capisse il messaggio.
<< Ah ancora una cosa, metteresti tu la busta in camera mia? Non voglio dare spiegazioni a mia madre. Kloe sarà presentata come un’amica, e non vorrei che sospettasse qualcosa. >>
<< Vai a cena tranquillo, penso io a tutto >> disse facendomi l’occhiolino.
<< Grazie amica >> dissi scompigliandole i capelli e correndo verso casa.
Mentre chiudevo lo sportello sentii Charlie sbuffare, in tali circostanze sosteneva che io ammazzassi la sua vena artistica.
 
 
<< Pronta? >> chiesi bussando alla porta della camera da letto di mia madre.
<< Si, mi metto le scarpe e sono pronta. >>
Mi sedetti ad aspettarla in soggiorno e dopo due minuti mi raggiunse.
<< Come sto? >> domandò allegra.
Indossava un semplice abito verde acqua lungo un po’ oltre il ginocchio, si abbinava perfettamente coi suoi occhi celeste chiaro.
<< Sei splendida mamma >> dissi sorridendole sincero.
<< Forse sei davvero galante, forse >>  disse sottolineando l’ultima parole per prendermi in giro.
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, cosa che la fece ridere di gusto.
Giunti in strada mi prese a braccetto e ci avviammo verso il ristorante che raggiungemmo in quindici minuti.
<< Sei indubbiamente galante >> disse seria abbracciandomi.
<< Ti sei sempre sacrificata per darmi il meglio, ci tenevo a portarti in un luogo speciale.>>
Staccandosi mi guardò per un lungo istante negli occhi e sorrise.
In quello sguardo c’era tutto l’amore che provava per me e capii che era al settimo cielo per quel gesto tanto semplice.
Entrammo e il cameriere ci indicò il nostro tavolo. Una volta seduti ci portarono i menù.
<< Allora… >> il tono di mia madre mi aveva messo in agitazione, di solito quando usava quel tono fintamente calmo erano guai, sicuramente era una domanda che le premeva e che mi avrebbe messo a disagio.
<< …come si chiama? >>
Beccato.
Si era accorta del mio cambio di umore, ma avevo detto a Kloe che l’avrei presentata come un’amica, quindi decisi che le avrei detto una mezza verità.
<< Chi? >> chiesi fingendomi sorpreso.
<< Julian, ritieni che tua madre sia così sbadata da non accorgersi di certi tuoi cambiamenti? >> domandò retoricamente.
<< è una domanda a trabocchetto? >> chiesi cercando di sviare la sua attenzione.
<< La tua intenzione non era fare il galante? In questo modo strafottente rischi di perdere tutti i punti guadagnati fin’ora lo sai? >> il suo tono era canzonatorio ma non mi preoccupai, volevo distrarla e sembrava che ci stessi riuscendo.
<< Ahahah non sapevo di essere sotto esame >> dissi fingendomi tranquillo.
<< Certo che lo sei, ed eccetto questa tua punta di presunzione, stai andando benissimo. >> disse scherzando.
L’argomento cadde e durante la cena parlammo del più e del meno.
Con la scusa di andare in bagno mi alzai e andai a pagare. Pur essendo il suo compleanno, pur volendo fare il galante, non mi avrebbe mai concesso di pagare.
Quando tornai al tavolo mia madre era assorta nei suoi pensieri, si accorse che ero tornato solo quando le sventolai la mano davanti. Sembrava stesse ricordando qualcosa. Dall’espressione che aveva non doveva essere nulla di buono.
<< Ti va di fare due passi? >> propose un po’ tesa.
<< Accetto, ma a patto che prediche, ramanzine e pensieri tristi non si mettano a passeggiare con noi. Oggi solo pensieri positivi. Anche perché Charlie, Mary e Kloe ci aspettano a casa, quindi non ci possiamo far trovare giù di morale ok? >>
<< Ok >> disse sorridendomi.
Ci alzammo e la vidi diretta verso la cassa come avevo previsto.
<< Spiacente ho già pagato >> dissi prendendola sotto braccio mentre un sorriso furbo mi incurvava le labbra.
<< Ah ok … a proposito chi è Kloe? >> chiese maliziosa.
Per mia fortuna mi aspettavo quella domanda da un momento all’altro e quindi mi trovò pronto.
<< Un’ amica … >> risposi con nonchalance.
<< Che ti piace parecchio direi >> disse sghignazzando.
Beccato in pieno. Mi sentii un po’ arrossire ma cercai lo stesso di fingere indifferenza.
<< E in base a cosa avresti dedotto questa cavolata? >>
<< Perché per quanto tu possa voler bene a Charlie, non ti saresti mai privato di mezz’ora di sonno per portargli degli appunti. Tendo in oltre a farti notare che avresti dovuto inventare una scusa più credibile, tutte le volte che vado ai colloqui coi tuoi insegnanti, loro non fanno altro che sottolineare i tuoi ritardi, anche se compensati dagli ottimi voti. >> disse canzonatoria.
Merda.
Scoperto alla grande, ma dovevo comunque fingere che con Kloe, per il momento, fossimo solo amici quindi continuai con la mia farsa.
<< Può darsi che un po’ mi piaccia >> ammisi riluttante.
<< E tu credi di piacerle? >> il suo tono sta volta era solo leggermente curioso, si stava preoccupando nel modo tipico delle madri, non voleva vedermi soffrire.
“È proprio vero la mamma è pur sempre la mamma” mi ritrovai a pensare.
<< Forse >> dissi allegro.
Il mio tono spensierato sembrò bastarle perché non chiese altro e sorridente mi riprese il braccio.
 
 
<< Sorpresa! >> gridarono Charlie e Marlene , e quest’ultima le corse incontro per abbracciare la sua “zia” preferita.
<< Tanti auguri zia Lily >> disse quest’ultima stingendola forte.
<< Grazie tesoro>> disse mia madre ricambiando la stretta con affetto sincero.
Marlene avendo fatto merenda, quasi quotidianamente, a casa mia considerava mia madre come una zia più che come una semplice vicina. Sentimento ricambiato da mia madre che aveva sempre desiderato una figlia o una nipotina , inutile dire della vanità del desiderio.
Dopo i rapidi auguri anche da parte di Charlie, non meno calorosi di quelli della sua ragazza, venne il fatidico momento.
<< Tanti auguri signora Emlent, piacere sono Kloe Wiccans … >> disse arrossendo in parte per l'imbarazzo e in parte per latimidzza mista all'ansia.
Era incredibilmente tenera e non potei trattenermi dal sorriderle.
<< O no, il piacere è mio Kloe, e per favore chiamami Lily, o mi sentirò troppo vecchia per stare in mezzo a voi giovani. >> disse stringendo la mano che Kloe le offriva.
Accadde in un attimo. Un attimo che non avrei mai più scordato.
Nell’esatto momento in cui le loro mani si toccarono la parete del soggiorno, quella col balcone che dava sulla strada, esplose.
Ma la cosa che mi stupì di più una volta ripresomi dallo shock fu ben altra. Una cosa che pensavo potesse accadere solo nei cinema.
Fuori vi era una nube di fumo con fattezze umane.
Sorrise maligna e con un movimento fluido come se fosse spinta dal vento entrò nella stanza.
<< Buon compleanno Lily, è un paicere rivederti. >> disse la cosa con una voce calda e melliflua 
<< Ifrit... >> bisbigliò mia madre con tono artico, ma la cosa che mi stupì di più non fu quell'ingresso teatrale, nè il fatto che mia madre sembrasse conoscere quella cosa.
Mia madre era avvolta da una grande aura azzurra che da lei si dirigeva verso me e miei amici.
<< è bello sapere che non ti sei scordata di me mia cara, p.s. sono qui per tuo figlio Julian.>> disse sempre con lo stesso tono di voce girando il volto nella mia direzione.
Mi chiesi cosa diavolo stesse succedendo, Charlie, Marlene e Kloe erano immobili. I primi due erano, come me, sorpresi e probabilmente anche io avevo lo stesso sguardo smarrito. Kloe invece fissava la scena attenta senza troppa sorpresa e teneva le braccia lungo i fianchi anche lei avvolta da un'aura, verde non azzurra.
Cosa?! Da dove scaturiva quella seconda aura? non vedevo nessun punto di origine e dedussi che era lei stessa la matrice, anche se ciò era assurdo.
<< Te lo puoi scordare. >> disse mia madre artica.
<< Sei sempre la solita Lily, è bello vedere che non sei cambiata >> ghignò Ifrit malignamente.
<< Tra due giorni verrò a prenderlo, che tu lo voglia o no >> disse ritornando serio.
Dopo tale affermazione  vi fu un tremore all'interno della nube ed essa si diradò.
Una sola domanda vi era nella mia testa.
"Che cazzo sta succedendo?"
<< Dobbiamo andare via di qui, non è sicuro. >> la voce di Kloe ci destò come se fossimo in un sogno, anzi, in un incubo.
<< Cosa sta succedendo zia? >> la voce di Marlene aquietò la mia mente, la domanda era stata fatta.
Mia madre si voltò a guardarmi per qualche secondo ed ebbi l'occasione di vedere tutta l'angoscia che provava tramite le sue iridi azzurre.
<< A dopo le spiegazioni cari, Kloe ha ragione, è meglio spostarsi. Charlie la tua matrigna è fuori città vero? >>
Cosa centrava ora la matrigna di mio fratello? Voleva forse raccontare tutto al signor Heer? Ci avrebbe preso sicuramente per pazzi. Quello che avevamo appena vissuto era a dir poco assurdo.
<< Pronto Juliet, sono Lily, Ifrit ci ha trovato stiamo andando a casa di Santos raggiungeteci lì >> disse svelta prima di riattaccare.
Non ci capivo più niente. Ora anche i genitori di Mey?
<< Cosa sta succedendo mamma? >> chiesi con voce fiocca.
Nessuna risposta.
<< Cosa sta succedendo? >> dissi questa volta con tono più alto e fermo.
Niente.
<< COSA CAZZO STA SUCCEDENDO MAMMA? >> urlai con tutto il fiato che avevo.
Mia madre che intanto stava preparando una valigia improvvisata si voltò verso di me, gli occhi ancora carichi di angoscia e paura.
Con due rapide falcate fu da me e mi abbracciò per un secondo che mi sembrò durare ore.
 
<< Tesoro saprai tutto fra poco, te lo prometto però devi avere ancora un po' di pazienza . Ok? è una storia lunga che non riguarda solo me o te, ma anche la famiglia Heer, Clant e Wiccans. >>
Cosa centrava la famiglia di Kloe in una faccenda tanto assurda?
Le domande correvano liberamente nella mia mente, provocandomi un mal di testa da record.
Annui non sicuro della mia voce e corsi a preparare una valigia rapida anche io, tanto per cercare di tenere occupata la mente.
Stavo chiudendo la valigia, dentro la quale avevo messo anche il regalo di Kloe, quando mi voltai sentendomi osservato.
Era Charlie appoggiato sullo stipite della porta, era l'unico a non aver ancora parlato, anche quando mia madre gli aveva chiesto della matrigna non aveva risposto verbalmente ma con un semplice cenno del capo.
Era la prima volta che lo vedevo in quello stato, ed era una pessima visione. Lui sempre attivo, con l'energia di un vulcano e sempre curioso di tutto e tutti era per una volta spento.
<< Mi sembra un incubo amico, cosa sta succedendo? Queste cose dovrebbero succedere solo nei film o nei libri, non nella realtà. >> disse con tono isterico. Come me era terrorizzato.
Non riuscivo a vedere il mio migliore amico in quello stato.
L'abbraciai d'impulso e lui ricambiò il gesto.
<< Ricorda il giuramento che ci siamo fatti quando abbiamo deciso di essere fratelli >> gli dissi all'orecchio.
<< Hai ragione fratello >> disse sciogliendo l'abbraccio.
<< Non so cosa mi sia preso, sono andato nel panico. Grazie Julian >> disse cercando di sorridere.
<< Sai non invidio mia madre? >> dissi con un sorriso appena accennato.
La mia faccia doveva aver scombussolato parecchio il mio amico quindi mi afrettai ad essere più chiaro.
<< Dovrà sorbirsi la tua curiosità >> dissi col sorriso sempre più marcato.
Dopo uno sguardo che voleva dire "tu sei pazzo" Charlie iniziò a ridere e mi contaggiò. Era una risata liberatoria e le noste ragazze accorsero svelte a quel suono che stonava tanto con l'atmosfera creatasi, e dopo uno sguardo sorpreso furono contaggiate anche loro.
<< Andiamo >> la voce di mia madre ci riportò bruscamente alla realtà e dopo uno sguardo d'intesa io e Charlie seguimmo le nostre metà fuori dall'appartamento dirette alla macchina di Charles.

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