Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Eccomi qui con l’ennesima storiella da postare. Ditemi se la
trama vi pare avvincente.
È ambientata in un universo alternativo, un liceo. I personaggi
hanno 17 anni e alcuni, come Bulma, sono leggermente OOC.
Mi sono ispirata agli scioperi scolastici e alle occupazioni del ’68,
anche se è nei giorni nostri. Ogni riferimento politico è puramente casuale.
Personaggi:
BulmaBrief: rappresentante della classe 2° B liceo Classico. (quindi 4°
anno) fa parte del partito “el Che”, fondato da lei.
Bra: sorella di Bulma.
Goku, 18, Trunks e Goten: sostenitori del partito di Bulma.
Marion: rivale di Bulma, fondatrice del partito di opposizione, vuole
la rappresentanza d’istituto.
Lunch, Freezer, Dodoria e Napa: sostenitori di Marion.
Bulma spense la sveglia, sbuffando.
Andò in bagno.
-Santo cielo, la mattina sono proprio da vedere!- sospirò divertita
suo malgrado, controllandosi le occhiaie.
“Basta ora con le sciocchezze” pensò legandosi una fascia intorno
alla fronte e mettendosi una felpa a cappuccio calato “sta iniziando una nuova
battaglia, meglio non farmi cogliere impreparata.” Erano ormai quattro anni che
faceva la rappresentante di classe, ed era la più quotata come futura portavoce
dell’istituto, anche se la concorrenza era dura.
Nel loro liceo v’era da tempo immemorabile una forte tendenza
partitiva. I prof, con un misto di divertimento e disapprovazione la chiamavano
‘giocare a fare politica ’, ma perfino loro ne avevano timore.
Già dalla prima settimana di scuola tutti gli studenti si riunivano
in un’assemblea per discutere e protestare. Sulle prime si facevano scioperi su
scioperi, poi, per avere un minimo di ordine (e di lezioni) la situazione era
stata presa dal punto di vista politico.
-Bulma!- la richiamò la sorella alzando gli occhi al cielo-
accidenti, non puoi essere più femminile?
-L’ossessione per le apparenze è sinonimo di vuoto interiore, Bra-
le rispose misteriosamente – in parole povere: non m’importa più di tanto. Piuttosto
tu. È il tuo primo giorno di superiori… cosa intendi fare?
-In che senso?- le domandò, anche se sapeva già dove voleva andare a
parare.
-Hai intenzione di diventare rappresentante?
-Assolutamente no! Io voglio essere popolare… diversamente!
-Uff, come vuoi…- sbuffò la ragazza più grande, senza scomporsi. Ormai
aveva fatto callo alla superficialità della sorellina. In fondo era una brava
persona.
Si prepararono due toast e uscirono per prendere il bus.
-Ciao Nicoletta!- salutò Bra, appioppando a una moretta tre baci
sulla guancia.
Bulma si diresse subito verso un gruppo di tre tipi e una femmina:
-We! Ciao B! Come butta?- esplose quello più alto,
battendo il cinque.
-Non male, Goku! E come ve la passate voi? 18? Goten, ti sei tosato
di nuovo! Che mi racconti Trunks?
-Normale- risposero quasi in coro, come da copione.
Salirono e partì la corsa. Presero posto nei sedili in fondo.
-Che si fa oggi a scuola?- domandò Goten .
-Oggi nulla, come al solito al primo giorno dovremo solo accogliere
i marmocchi…- sospirò Trunks.
-Ehi! Fra quei marmocchi c’è mia sorella!- Fece Bulma, fingendosi
offesa.
-Scherzi a parte, hai visto che alla fine l’edificio non è stato ristrutturato?
-Già- replicò con durezza- Domani Satan mi sente…
Satan era il preside più irascibile e bugiardo nella storia dell’istituto.
Fra lui e il gruppo di Goku c’era stato subito conflitto.
-Secondo me Marion tornerà alla carica- sentenziò 18.
-Non mi aspetto altro.
Il bus si fermò vicino ad una villetta, e salì un ragazzo dai
capelli neri all’insù.
-E chi è questo?
-Non mi ricordo come si chiama, ma lo conosco di vista. Di cognome
fa Price.- informò Goku.
-PRICE???? Fa parte di quella
famiglia?
-Sì.
-Ma allora è ricchissimo!
-Esatto.
-Sarà il classico ricco borghese.- masticò Bulma disgustata.
-Si dice che invece sia un mezzo ribelle.
-Vedremo.
Ci fu il consueto discorso di ben venuto, col preside che
(falsamente) illustrava le meraviglie del liceo ecc. ecc.
Quelli di IV Ginnasio erano impauriti dall’aspetto… decadente delle
classi, e dalle macerie che popolavano il cortile. Tutti gli altri storcevano
il naso.
Fecero solo tre ore, poi li congedarono.
-Era meglio se rimanevo a dormire- protestò 18 contrariata.
-Che facciamo, andiamo in giro?- propose Trunks
-Oggi no, bello. Devo riportare a casa Bra… magari domani!
-Okay, ci si vede B!
Stava per andare ad accomodarsi nel suo posto consueto nel retro
del pullman, ma lo trovò occupato da… Price!
-Tu!- lo affrontò a muso duro- quello sarebbe il mio posto,
generalmente.
-Non mi pare ci sia scritto riservato.
-Ordine, bello! I gruppi vanno in fondo e i “nuovi” si prendono i
posti rimanenti.
-Ah, sì? E dov’è la tua cricca?
-Ora non c’è!
-Allora tu e la marmocchia vi cercate un altro posto!
-Marmocchia io???- strillò Bra.
-Non è il momento, sorella.- interruppe sbrigativamente. Si rivolse poi
a lui- Non scocciare, senti! Io lì ci sono da quattro anni!
-Oggi no!
-Ma zero!- purtroppo, prima che potesse ribattere, arrivò la sua
fermata. Girandosi prima di scendere, gli disse:
-Mai mettersi contro Bulma Brief, sei avvertito.
Rimase di sasso.
Bulma Brief? QUELLA BULMA BRIEF????
La ragazza che da tempo imperversa nella scuola dove si era appena
trasferito, ma che conosceva di fama?
Impossibile!
Aveva sentito parlare di lei. Aveva il futuro assicurato come
sindacalista, si diceva. Aveva organizzato manifestazioni, scioperi, eppure
tenuto tutto sotto controllo costante. Con la sua grinta teneva a distanza
chiunque, senza farsi intimorire dai prof. Nemmeno lui aveva paura, però
ammirava la sua capacità di avere sempre l’ultima parola.
“el Che” era un partito ispirato al Che Guevara, e tutti quelli che
avevano ideali volevano farne parte. E quella strana ragazza era il capo di
quel gruppo.
Era apparsa moltissime volte sul giornale della regione e alcune su
quello nazionale, innumerevoli volte alla televisione.
Dal canto suo, intimamente, avrebbe voluto entrare in “el Che”, ma
vista la prima impressione, il risultato era negativo. Ma non si sarebbe mai
abbassato a diventare amico di quei ragazzini.
“ma guarda un po’ che idiota!” pensò Bulma, buttandosi sul letto.
“però… carino! Ehi, basta con le sciocchezze. Devo concentrarmi.
Quest’anno si fa sul serio, a quanto pare. Marion non riuscirà mai a farmi
crollare! Resteremo uniti!
L’indomani c’era tempo pieno, e tutti si ritirarono verso le
proprie classi, mogi.
Nelle seconde (quindi 4° anno, essendo liceo classico) e nelle
terze, però tirava un’aria diversa. Quell’anno sarebbe stato quello decisivo,
quello dove forse avrebbero potuto cambiare le cose. Tutti aspettavano con
ansia l’assemblea che avrebbe avuto luogo nell’aula magna la settimana seguente.
Era il momento di parlare, ora o mai più. Di combattere. Di, in un certo senso,
vivere….
-Santo cielo che schifo!- esplose Bulma, buttando con un tonfo la
borsa sul banco zoppicante. – Guardate qui!- indicò il soffitto macchiato d’umidità,
le cicche di sigaretta abbandonate sul pavimento consumato e soprattutto bagnato
a causa della pioggia notturna.
-È assurdo! Disonorevole! Sono quattro anni che chiediamo una ristrutturazione,
e ci hanno ascoltato? NO!
Chichi, una studentessa della A, entrò frettolosamente senza
salutare nessuno e le bisbigliò poche parole all’orecchio. La ragazza dai
capelli azzurri ghignò:
-Bene, ho capito.- si riferì agli altri- il corridoio A è nelle
nostre stesse condizioni!
-Cosa intendi fare?- le domandò 18.
-Ve lo spiegherò all’assemblea d’istituto.
Fecero a tempo a sedersi che subito venne il professore:
-Silenzio!- tuonò- quest’anno avremo uno studente nuovo, vedete
di accoglierlo come si deve. E so che
qualcuno di voi lo farà, e chiedo a questo qualcuno
di non coinvolgerlo nei suoi dannosi giri,
siamo intesi?- concluse, fissando insistentemente Bulma.
La porta si aprì ed entrò, con sorpresa collettiva, quel ragazzo
che aveva rubato il posto in bus!!!
-Si chiama Vegeta Price. Vuoi dire qualcosa di te?
Lui corrugò le sopracciglia e lo guardò malissimo, poi si girò e
mormorando “tsk” prese posto.
Il prof sospirò: se già teneva quest’atteggiamento, presto
sarebbe stato degno di fare parte di quella schiera di ragazzi che lui chiamava
feccia, e fra loro figurava il nome di Brief. Purtroppo per tutti le lezioni
iniziarono seduta stante. Passarono sette giorni, pressoché uguali, fatti di
interrogazioni a sorpresa sul programma scorso. Fortunatamente la ragazza venne
interrogata in storia, nella post-seconda guerra mondiale, e data la sua
straordinaria competenza sulla politica (alla fine quella parte di programma
comprendeva solo quella), dimostrò di saperne più dell’insegnante. Ma non tutti
furono così fortunati.
Era martedì. Tutta la scuola si era riunita nella grande sala,
vociante. Seduta sulla cattedra, Bulma aspettava il silenzio. Appena si
accorsero di lei, tutti tacquero.
-Ragazzi,-esordì – chi mi sa dire che cosa avevamo preteso negli
anni scorsi?
-Bagni puliti!- consigliò un ragazzo mingherlino ginnasiale.
-Sedie ben messe!
-Palestra nuova!
-Termosifoni!
-ESATTO! Dei termosifoni si vedrà più avanti, ma di tutto l’altro,
ne avete visto i frutti?
-NO!
-Devono capire che non stiamo giocando! I libri costano
moltissimo, per no parlare dei dizionari!
-E che dire del comodato d’uso?- disse 18, riferendosi ai volumi
comprati dalla scuola e dati in prestito agli studenti con basso reddito annuo.
-Oh, comodo! Ti comprano quelli che sono scritti nell’elenco, e
intanto i prof fanno di testa loro, cambiando tutto! Per non parlare dei
pendolari- tutti quelli che venivano da altre città usando il treno si
guardarono in faccia- macinano chilometri con quelle camionette, per poi sentirsi
mettere una nota per il ritardo! QUESTO NON VA!
Silenzio assorto.
-Mi sono giunte voci secondo le quali si sarebbero scorti esemplari
della specie blattella germanica ,
tanto per usare termini giusti, so che avete capito di che parlo; nei magazzini
e armadietti!- le femmine strillarono con ribrezzo.
-SCIOPERO!- Gridò un ragazzo dalle file in fondo.
-No, Yamcha, non solo sciopero. Dal mese prossimo, tre giorni di contestazione.
Se non recepiscono il messaggio… dovremo occupare.
Tutti sgranarono gli occhi di fronte a tale pesante affermazione.
Era dal ’68 che nessuno occupava più un liceo. E l’idea di vivere un’esperienza
simile inebriava ma insieme impauriva.
L’assemblea si sciolse e tutti tornarono a casa.
-Vegeta! Vegeta!- gridò Goku rincorrendo il compagno di classe.
-Che vuoi, Kakaroth?- rispose quello, seccato.
-Non chiamarmi con il cognome, mi da’ fastidio!
-Io ti chiamo come mi pare e piace. E se non hai nulla da dirmi,
me ne vado.
-No, aspetta! Da quel che ho visto, mi sembri un tipo giusto. Ti vorrei far conoscere i miei
amici.
-Non ci tengo.
-Io si. Eddai!
-No!
-Non vorresti trovarti al centro delle manifestazioni di
protesta?
-Non con gente poco seria.
-NOI siamo seri. Le riunioni cominceranno domani sera, nel garage…
-Non avete neanche una sede fissa!
-… nel garage di casa Brief. Promettimi che almeno ci penserai.
-Uff…
-E… Vegeta?
-Che vuoi DI NUOVO?
-Non parlarne con nessuno, ok?
-Mpf.- il giovane si infilò il casco, inforcò la moto nera e
partì sgommando.
Goku si grattò la testa e sussurrò:
-Mi chiedo se ho fatto la cosa giusta…
Bulma era in camera sua, disegnando il ritratto del Che Guevara
in un enorme cartone per appenderlo alla parete della “sede cospiratoria” come
amava pensarla.
Aveva uno strano presentimento. Quei nove mesi sarebbero stati
lunghi, molto, molto, molto lunghi.
Era piena di idee, alcune chiare, altre meno. Voleva rendere
concreti i suoi ideali, e anche quelli dei suoi amici. Voleva combattere.
-Non ci ascolteranno.- bisbigliò di punto in bianco – meglio cominciare
subito a risparmiare per i sacchi a pelo.
La rivoluzione era ufficialmente iniziata, dopo 38 anni di
sonno.
Vegeta entrò in casa. Nessuno
si dette la pena di salutarlo, o almeno di notare la sua presenza.
Il padre, in giacca e
cravatta, leggeva il giornale, lo si capiva dalla colonna di fumo grigio che s’innalzava
al di sopra di esso, frutto di un pestilenziale sigaro toscano. La madre, in tailleur verde chiaro, beveva un tè alla pesca, stando attenta
a non sgocciolare, con piattino in porcellana finissima. Di tanto in tanto
allungava la mano verso una biscottiera in vetro di murano per prendere un
dolce zuccherato, facendo tintinnare i gioielli di cui era adornata. Tutto
questo per descrivere la situazione finanziaria del ragazzo, a dir poco
florida.
“Tutto merito delle colonie
in America” aveva pensato con disgusto. Erano i prossimi discendenti di una
grande casata di schiavisti arricchiti grazie alla tratta dei neri. Quando la
schiavitù fu abolita, continuarono comunque la loro riprovevole attività, finché
non furono scoperti e denunciati. Sgusciarono dall’accusa in tribunale e si
tramandavano la ricchezza di generazione in generazione, senza che mai finisse.
“ci dev’essere per forza un’altra
fonte da cui attingono, è impossibile che il rubinetto non si chiuda mai…”
meditava.
Non era mai stato un ragazzo
facile. Ma comunque, nonostante il suo carattere, non si era mai fatto molti
problemi, almeno fino a quando, ad una festa, uno zio si ubriacò e, spruzzando
vino dai baffi, non raccontò la storia della sua famiglia.
-Quegli sporchi
negri!- aveva concluso furibondo- si vede che sono nati per lavorare nei campi
e nelle miniere di carbone, guarda la loro pelle, e non confonderla mai con la
nostra carnagione pura e bianca. Quelli lì rubano le nostre donne! Il lavoro!
Stuprano le bambine, e i bambini! Ci derubano e poi vogliono i diritti! Tutti
malvagi, il negro è il diavolo, e come esso va ammazzato!
Vegeta era rimasto a bocca
aperta, schifato. Aveva solo otto anni, ma una irrevocabile decisione si era
fatta strada nella sua mente di ragazzino: non
vorrò più condividere nulla con la mia famiglia. Appena ne sarò in grado,
fuggirò e andrò lontano da loro.
Cominciò una lunga serie di
ribellioni. Dapprima il rifiuto dei parenti, poi delle loro idee. Si comportò
come meglio gli conveniva, cioè il contrario di come gli dicevano. Aveva la
stanza tappezzata di immagini ingigantite del Che, tappeto e copriletto rosso fuoco, ascoltava
qualsiasi tipo di musica dura, saltava le lezioni, e con i professori che i
genitori definivano “indegni di insegnare al loro figliolo dal sangue puro”,
badava a prendere il massimo dei voti. Passò di religione in religione (ora
aveva la fissa del buddismo). Tuttavia non voleva avere amici, perché l’avrebbero
accettato solo per i suoi soldi, come era già successo in passato.
Tornando al presente, Vegeta
salì velocemente le scale, aprì la porta e la richiuse a chiave, accese lo
stereo a massimo volume e poggiò lo zaino in un angolo, buttandosi nel futon
morbidissimo. Con calma tirò fuori una stecca di liquirizia a prese a masticarla,
sovrapensiero.
Decise che il giorno si
sarebbe divertito, ad andare a quella ridicola riunione. Si alzò e rovistò nei
cassetti.
Bulma tirò fuori dall’armadio
una canottiera azzurra stile basket-ball, poi dei jeans larghi e una felpa
cerulea col cappuccio. Bra entrò nel momento in cui si stava sistemando i
polsini verdi. Sbuffò sonoramente.
-Che vuoi Bra!
-Quando pensi di
tornare?
-Ci vorrà il tempo
che ci vuole.
-Tutto per
discutere se occupare o no uno stupido liceo?
-Non solo quello,
sorella.
-Oh, piantala, e
pensa a cose serie, come ad avere un ragazzo, che non ti ho mai vista in
atteggiamento più che amicale con un maschio.
-Non m’interessa…
-Non sarai
lesbica?!
-Uffa, Bra! No,
non lo sono. Ora fatti gli affari tuoi.
-Oh, scusa tanto
se ho cercato di aiutarti.
-Aiutarmi?
-Aiutarti a capire
che qua nessuno ti considera per quello che sei.
-E cioè?
-Una ragazza.
Prima che la maggiore potesse
ribattere, uscì a passo di marcia.
-Ma crede di
essere in un film?- si chiese l’azzurra.
Eppure dentro di se’ sentiva
che non aveva poi torto.
Scosse il viso come per
scacciare una mosca molesta e indossò le scarpe.
Scese nel pianerottolo.
Suonò il campanello.
-Ciao 18! E…
questo chi è?
-È Kuririn, è in
classe con me. Ti ammira da sempre.
-Ciao!- salutò
timidamente il pelato.
Subito dopo giunsero Goku e
Chichi, habituè della situazione. Chichi era la rappresentante di classe della
2° A. Voci non verificate dicevano che se la intendesse con Goku, ma per ora si
limitavano a smentire.
Tenendosi il braccio come
fratellini arrivarono Goten e Trunks, che si portavano dietro una biondina
ancheggiante.
-=_= lei… sapete
chi è?
-Si! Dice di
chiamarsi Laura e di voler venire alla riunione…
-Come faceva a
sapere della riunione?
-Già. Come faceva
a saperlo?
-LO CHIEDO IO A
VOI!!!!
-Ehm…
-Non capite che è
Lunch con i capelli tinti?
-Oops…
La spia era stata scacciata di malo modo.
Bulma spinse a calci i due nel
garage.
-Ci siamo tutti,
cred…
Nuova scampanellata.
-TU!!!!!!!! CHE CI
FAI QUIIIII????
-Sono stato
invitato…
Price si fece strada fra le
sedie, con aria arrogante e arcigna.
-E chi ti avrebbe invitato?
-Quello lì…
Kakaroth!
-Ehhh, scusa
Bulmina, ma credo che sia un tipo a posto!
-Bene.-
disse la ragazza sedendosi al suo posto (ossia sullo schienale di una sedia,
poggiando il mento sulla mano, il gomito sul ginocchio alzato che basava sul
sedile. Era una ragazza molto semplice.)- benvenuti… a quasi tutti. Spero che voi sappiate perché siete qui. No, Goten,
non ci sono patatine. Mi dispiace. Dunque. 18, spiega tu.
La
biondina si ritirò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e cominciò:
-Quello
che dobbiamo fare è socialmente utile, perché cambierà profondamente il
sistema, o almeno speriamo. Se uno di noi diverrà un giorno qualcuno, sempre meglio che venga dal
nostro gruppo. Noi lottiamo contro il razzismo, il sessismo, il proibizionismo
e la censura, il capitalismo e il consumismo. I nostri obbiettivi a lungo
termine è riuscire a neutralizzare questi difetti che minano la società
moderna, e combattere la tv-spazzatura e la corruzione. Vogliamo libertà di
stampa, ma quella vera, non la libertà di scrivere ciò che loro vogliono.
-Loro chi?
-I
POTENTI.- rispose Bulma.- A breve termine: protestare contro il comportamento
dittatoriale di alcuni professori, far ristrutturare la scuola e sconfiggere la
mafia scolastica.
-Mafia
scolastica?- domandò Goku.
-Esatto.
È la causa dei voti migliori degli studenti ricchi, o i leccapiedi oppure le
mazzette allungate agli insegnanti. Esistono buoni docenti, ma la maggior parte
sono funzionari del sistema. Rendetevene conto e svegliatevi dal sonno nebuloso
che vi ha provocato al civiltà moderna, che vi fa vedere rosa dove è nero.
Silenzio
assorto. Kuririn alzò timidamente la mano.
-Ma…
da dove s’inizia?
-Dal
principio! – rispose concisamente 18. Aprì la borsa e sollevò una foto.- questa
è una coppia gay!- la fece girare. Due ragazzi erano appoggiati sotto ad un
albero, tenendosi sottobraccio.
-Come
vedete sono una coppia normale, come noi. Sembrano solo amici. Non saltano
addosso ad altri ragazzi, non si drogano e non si ubriacano. Si vestono
normalmente, non sculettano e non parlano in modo grezzo. Non ti accorgi dei
suoi gusti sessuali finché non noti che non esce con le ragazze, non le guarda
nemmeno. Preferisce gli uomini, ma non per questo ti stupra, come una ragazza
non stupra il ragazzo che vuole. Rendetevi conto della differenza fra Checca e
Gay. Oscar Wilde, Leonardo da Vinci, erano omosessuali.- informò l’azzurra con
voce pratica.
-Mh…-
fece Trunks incerto.
-Ti
sembra strano ora, ma vedrai che ti ci abituerai. Credimi. Dopo questa
introduzione, l’ordine del giorno è: quando fare sciopero?
-…
subito!
-Io
penso…- iniziò Vegeta parlando per la prima volta – che è meglio usare prima i
mezzi d’informazione. Nemmeno lo scientifico è messo tanto bene. Un paio di
volantini, si raccolgono le adesioni e si sceglie il giorno in cui la stampa e
la televisione può accorrere…
-Non
avevamo appena detto che la tv è corrotta?- chiese Chichi contrariata.
-Invece
ha ragione… è un modo per correggerla. Quella regionale è a posto. I giornali
poi… chiameremo quelli che meglio rispecchiano gli ideali rivoluzionari.-
convenne Bulma.
-Alla
fine si occupa?
-Quasi
sicuramente se ne sbatteranno degli scioperi, allora saremo costretti per far
valere le nostre idee.
-Ma
come si fa ad occupare un liceo?- chiese Goku grattandosi la testa. Tutti alzarono
gli occhi al cielo. Vegeta bofonchiò qualcosa che si avvicinava molto a “monumento
all’ignoranza”.
-Semplicemente
la notte si prende d’assalto il liceo, si mangia, si dorme lì… come spiegare…
-Sesso,
droga e rock’n’roll!- saltò su Trunks.
-Eh,
sì… diciamo… più o meno. La droga la eviterei, possibilmente!
-Le
rivoluzioni fanno affrontate a mente lucida- sospirò Price. Bulma e il ragazzo
si guardarono con intesa, ma poi ricordarono il loro primo incontro e
distolsero lo sguardo.
-La
storia è che ci accampiamo là, okay? Così l’indomani seguiamo le lezioni, e non
ci possono dire che facciamo sciopero solo per non studiare. Hai presente,
chitarre, sacchi a pelo…
Il ragazzo
sgranò gli occhi:
-…
figo!
-E
con quest’aggettivo un po’ sminuente per quello che vogliamo, chiudo la seduta.
Oggi andrò in internet e farò qualche ricerca per decidere il giorno migliore…
Si
rilassarono.
-Ora
che si fa?
-Uhm,
il SauroKebab ha riaperto! Offro io!
Tutti si
precipitarono fuori, allettati dalla prospettiva di un enorme panino (offerto)
preso dal migliore bar della nazione. La sala rimase vuota, tranne che per loro
due….
L’azzurra
sospirò e ordinò i suoi fogli.
Vegeta si
legava una scarpa, con la borsa in spalla.
-…
come ti è sembrata?- interpellò lei.
-È
solo un’illusione, questo lo sai vero?
-Utopia…
come quel libro di Smith che parla del Capitale di Marx, no?
-Più
o meno.
-“siamo
realisti, chiediamo l’impossibile”
Con questa
famosa frase del Che Guevara lo stupì.
-“Nulla
è nascosto bene come in superficie”- contrattaccò.
-La
metti su Wilde? Allora… “so resistere a tutto fuorché alle tentazioni.”
-Basta,
mi sono stufato…
-In
difficoltà, eh?
Senza
rispondere tantomeno salutare, uscì.
Ma
tornando a casa, gli rimbombava nelle orecchie la voce della ragazza, il suo
modo di fare… il suo sguardo.
-Basta
così- ordinò a se’ stesso – è ora di deprimersi.
Già sapeva
che lo aspettava una nuova seduta di ipocrisia con i genitori. Una volta si
preoccupava a pensare di non amare le persone che l’avevano generato, ora
invece diceva: come si possono amare delle persone così?
Prese le
chiavi ed aprì. La figura del padre si stagliò controluce.
-Entra-
ordinò.
Vegeta
intanto si rassegnava a essere rimproverato per qualche oscuro (e poco
interessante) motivo.
Invece lo
fecero accomodare sul divano, con una tazza di tè fra le mani.
-Odio
il tè – protestò.
-Non
è il momento di discutere. Io e tua madre ti dobbiamo dire una cosa importante.
[Ben presto il recipiente di porcellana si
ruppe in mille pezzi, mandando il liquido dorato espandendosi per il tappeto
pregiato.]
-Buuulmaaaaaa… Buuuuulmaaaaa… sono il
fantasma della suora assassina…
-Bra… smettila… lo sai che mi da’ fastidio.- era il fatidico
giorno di sciopero. Avevano preso le adesioni da parte di 6 licei e di 2 scuole
medie, inoltre la stampa era stata informata.
-Ah ah ah!!! Lo so benissimo che ti fa ancora paura quel film.
-No, non più. Sono cresciuta.
-Questo è quello che credi. Dimostramelo.
-E come?
-Quando occuperemo porterò il dvd e lo guarderemo in aula
audiovisivi.
-Ma noi NON abbiamo lettori dvd al classico!
-Ci penso io!
-E comunque non è detto che occuperemo. È possibile che ascolteranno
il nostro sciopero.
-?
-No, non lo ascolteranno. Comincia a noleggiarlo.
Le
sorelle si guardarono con affiatamento, lavandosi i denti. Era uno dei rari
casi nei quali andavano d’accordo, quelle due scalmanate.
Si
avviarono verso la fermata, stavolta insieme.
-Come, sciopero dei bus!
-Sciopero dei bus. Che ci possiamo fare se non ascoltano i nostri
diritti?
-Come vi capisco… e va bene, ci aggiusteremo.
La
ragazza più grande spense il cellulare, mentre guardava la sorellina che la
salutava da dentro la macchina di un amico.
-Ora come faccio? Accidenti a Bra! Poteva rimediare un passaggio
anche a me!
Aprì
il cancello di casa e scese in garage, dove rimediò la sua bici verde acido.
-Meno male che la miaCARA
sorella la usa ancora, anche se è troppo grande. Le ruote sono gonfie…
Montò
e partì a tutta velocità. Il vento le fischiava nelle orecchie, ma dovette
fermarsi di colpo, con le ruote che stridevano.
-Vegeta!- chiamò.
Il
ragazzo fece finta di nulla, proseguendo con lo sguardo rivolto in basso e le
mani affondate nelle tasche.
“
sempre cordiale eh? Cafone… però oggi ha qualcosa di diverso. Sembra triste…”
-Vegeta!
-Ma che vuoi?
-Non hai la moto?
Arrossì
violentemente come se lei gli avesse chiesto chissà quale faccenda personale. E
no che non ce l’aveva… non più ormai.
-Dai, vieni.
-Cosa?
-C’è spazio per due. Salta su.
-No.
-No. No. No. Non sai dire altro che no. Secondo me hai paura.
-Non è affatto vero!
-Si, invece. Se non è così allora non rompere e sali.
Sospirando
lui si sedette nel portapacchi, con i piedi appoggiati ai copri-catena.
-Reggiti forte!
Partì
a schizzo, evitando gli ostacoli con precisione.
-E guarda prima di attraversare, “veccha”!- urlò ad una
vecchiaccia che le aveva mostrato il dito medio per averla preceduta nella
strada.
-Sei proprio un’animale!- le disse Vegeta da dietro.
-Ah, vecchi d’oggi… vecchiaia bruciata. Non diventerò mai come
loro…
-Di certo non ci arriverai alla loro età se non rallenti un po’! E
nemmeno io.
-Vuoi stare dietro ‘sto camion che spetezza gasolio puro?
-Ma quel camion è a 70 metri di distanza!
-Dettagli. Ora sta’ fermo che sorpasso!
-Mi sembra di essere al giro d’italia…
Dopo
quattro giri della morte (e l’aver sbagliato strada 16 volte), inversioni a V e
impennate, videro il loro AMATISSIMO liceo, o almeno lui si rese conto di non
averlo mai visto come un lume di salvezza.
-Un’ultima cosa.
-Sì?
-Mi si è rotto il freno…
-CHE COSA???
-WHAAAAAAAA!!!!
Presero
con la ruota frontale una pietra e caddero nell’erba del giardino scolastico, rotolando.
Price era traumatizzato a vita, mentre Brief rideva come una matta.
-Tu, sei una kamikaze, te lo dirò sempre!
-Ahahah!!!!
Si
sedette ai piedi di un albero e tolse i fili d’erba dallo zaino. Era stato
orribile, ma almeno non aveva pensato a quello che era successo il giorno
prima. Al pensiero gli si accapponava la pelle.
Chissà
cosa avrebbe fatto quando…
-Siamo in anticipo! Ringrazia il genio qui presente!- interruppe i
suoi pensieri la ragazza.
-Quindi non dovrò ringraziare nessuno.
-E io allora?
-Non hai detto “ringrazia la grezza qui presente”.
-Oh, sta zitto!
Gli
tirò una manciata di paglia addosso e corse via a salutare gli amici che erano
sopraggiunti in quell’istante.
-Perché è con te?- chiese Trunks indicando il moro.
-Gli ho dato un passaggio.
-E come, in elicottero? Siete ridotti in uno stato pietoso.
-Ho usato la bici.
-Ahhh… - le peripezie di Bulma alle prese con le biciclette erano
materia di proverbi e leggende.
-“Tanto va la Bulma in strada…
-… che ti trancia il passeggino”
-Smettetela! Allora, che si fa? Non entrate vero?
-Certo che no.
Riunirono
tutti i ragazzi e mandò 18 sopra il muretto a parlare con tutti. Lei si limitò
a vigilare intorno sperando che non ci fosse qualche testa bacata che volesse
tradire.
-Ah, sei qui, Brief!
-Marion… lo sapevo che non potevi evitare di rompere.
-Io vorrei entrare.
-Tu non vuoi entrare.
-Non lo sai. Almeno IO ho voglia di imparare.
-Tu non entri perché sei una brava studentessa, ma solo per
mettermi i bastoni fra le ruote. Credi che non sappia dei “favori” che fai alle
professoresse?
-I favori sessuali? Alle femmine no!
-Favori… sessuali? Intendevo le mazzette che passi… ecco perché sui
prof maschi non mi è giunta voce. Hai tutti 10, sei ignorante come una capra…
avrei dovuto capirlo che te la facevi con loro.
-C’è chi può. Io sono appetibile e loro mi accettano.- rispose la
ragazza, scuotendo la chioma castana.
-No, tu sei facile e loro ti accettano. E che dire del fatto che
non sei mai in classe, ma nei bagni a pomiciare? Quando c’è sciopero questo non
lo puoi fare perché devi tenere anche tu campagne elettorali…
-Oh, taci! Solo perché non sono un maschio mancato non è un motivo
per darmi addosso.
-Ma è fin da quando avevi 14 anni avevi tutti dieci! Qui non si
tratta di essere maschi mancati quanto immense t…
Vennero
altre ragazze a sostenere la tesi di Marion.
-Marion ha ragione!
-Scontato… mi sarei stupita di sentirvi dire il contrario…
-Ma cosa ne vuoi sapere! Non hai mai avuto un ragazzo!
-Non potere è diverso dal non volere. Ma non siamo qui per parlare
di me. Ora, ochette, venite ad ascoltare 18, poi manifesterete con noi. Ci sarà
anche la tv.
-AAAANCHE LA TIVùùùùù????- tutte corsero via ad aspettare una
telecamera per inquadrarle. Rimasero solo la castana e due sue amichette dalla
micro-gonna.
-Che traditrici…- masticò Marion.- ma non è finita.
-Lasciala in pace!- saltò su Chichi, scortata da Goku, Trunks e
Goten.
-Ma chi siete per darci ordini?
-Hey, laggiù! Marion! Ti sei dimenticata questo!- informò a voce
altissima e al microfono 18, da sopra il muretto, sventolando un reggiseno imbottito.
La ragazza diventò color carminio.
-La smettete di fare casino?
Arrivò
Vegeta, annoiato.
La
castana lo guardò con occhio rapace, e subito sedette vicino a lui, facendo
salire la gonna.
-è sconvolgente. Riesce a raggiungere l’altezza di un cerotto. Meno
del solito…- sentenziò Bulma.
Price
non degnò di uno sguardo la tipa che sbatteva i ciglioni imbrattati di mascara.
-Senti- gli miagolò lei all’orecchio – ti va di appartarci?
-Ah? La smetti di sputarmi nel padiglione auricolare? È disgustoso!
-Dicevo… che ne dici di…- fece un gesto persuasivo.
-Farò finta di non capire. Sparisci.
Mogia,
Marion obbedì, facendo cenno alle sue compagne.
-Uao, Vegeta! È la prima volta che qualcuno si libera di lei così
facilmente! Ti assumo per tutto l’anno!- fece convinta l’azzurra.
-Non ci tengo. Ma guarda che persona!
-Non sai prendere le occasioni al volo!- mormorò con fare saputo
Goten.
-NON CON LA CONCORRENZA, Gotty caro, come fa qualcuno di mia
conoscenza…- gli tirò il naso Bulma.
-Non è vero… cioè sì. Però no. Ma spesso sì.
-Ho capito tutto. Come no.
Tornarono
dietro la palestra a darsi da fare coi manifesti e i poster, urlando slogan.
Poco
dopo un colpo di clacson.
Era
arrivata la giornalista di Canale Music seguita a ruota dal direttore della
rivista “resistance”, con taccuino e registratore.
La
battaglia per l’informazione aveva avuto la prima mossa.