Mia di Kagome_86 (/viewuser.php?uid=35757)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ho
scritto questa storia tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio per
un contest, giudicato dalla carissima Jakefan, in cui mi sono piazzata
quarta. Non sono brava a scrivere Jake/Bella, che mi vengono
particolarmente bene solo quando sono corte, ma ci ho provato. Il
risultato non è stato eccezionale, ma la storia - a me -
pare gradevole. Mi sono molto divertita a scriverla... questo
è il prologo, il resto della storia arriverà
piano piano (anche se c'è già tutta).
Buona - spero - lettura (il prologo lo trovate sotto a una serie di
cose che servono per introdurre la storia, tra cui il banner/copertina,
la canzone che ho usato come ispirazione per la storia - Mia
dei Modà -
e la parte di Eclipse da cui sono partita per dare vita a tutta la
storia).
a quando avevo detto addio a Jacob Black,
nel bosco di
fronte a casa mia, ero stata perseguitata dalle intrusioni insistenti e
fastidiose di un’immagine ben precisa. Spuntava tra i miei
pensieri a
intervalli regolari come una radiosveglia fastidiosa programmata per
suonare
ogni mezz’ora e mi riempiva la testa con
l’apparizione del viso di Jacob
contratto dal dolore. Era l’ultimo ricordo che avevo di lui.
[…] Certo, ero
libera di andare dove volessi… esclusa La Push. Libera di
fare ciò che mi
andava… escluso vedere Jacob.
[Eclipse,
Capitolo
2]
a all’istante capii che non era
con Angela che desideravo
parlare. Non avevo bisogno di lei.
Fissai la finestra nera e vuota, in preda
all’incertezza:
trattare Jacob come meritava, rivedere il mio amico più
caro, comportarmi da
brava ragazza, eppure scatenare la rabbia di Edward? Non so quanto
tempo passai
a soppesare i pro e i contro, forse dieci minuti. Abbastanza per
decidere che i
pro erano giustificati, e i contro no. […]
«È un problema se vado
a trovare Jake, stasera?» chiesi
senza fiato. «Vado e torno.» […]
«Certo, piccola, non
c’è problema. Torna quando ti pare.»
[…]
Da brava fuggiasca, non potei fare a meno di
lanciarmi
qualche occhiata alle spalle mentre correvo verso il pick up, ma la
notte era
talmente buia che il gesto non aveva senso. Fui costretta ad
avvicinarmi a
tentoni alla fiancata e alla portiera. Mentre ancora i miei occhi si
stavano
abituando al buio infilai la chiave nel quadro. La girai con forza
verso
sinistra ma, anziché riprendere vita con un ruggito, il
motore singhiozzò. Ci
riprovai, con lo stesso risultato. […]
«Vuoi usare la mia
macchina?»
[Eclipse,
Capitolo
2]
Jacob
o
sento sospirare. È seduto sul divano,
tra i nonni, e fa finta di guardare la partita con loro, ma so che in
realtà
sta pensando a quella ragazzina che gli fa girare la testa.
Sorrido a mia moglie mentre mi passa i
piatti da asciugare e mettere a posto e con un cenno del capo le indico
nostro
figlio.
Sorride anche lei. Ogni anno che passa è
sempre più bella. Due gravidanze a termine e una in
dirittura d’arrivo l’hanno
resa più donna, ma lei è sempre la mia Bella.
Quando la partita finisce,
accompagno mio
padre a letto e mi assicuro che il piccolo Jason dorma serenamente. Gli
rimbocco le coperte e torno in soggiorno da mia moglie e mio figlio.
«Cucciolo, ti ho mai raccontato di come
mi sono dichiarato a tua madre?» gli chiedo, arruffandogli i
capelli.
«No. E non sono un cucciolo!» si affretta
a precisare. Ethan è in quell’età in
cui si è un po’ bambini e un po’ non lo
si
è più e si arrabbia se lo tratto come un
marmocchio.
«Tesoro, vuoi sentire la nostra storia?»
gli chiede Bella, mentre gli passa un braccio intorno alle spalle.
Ethan
annuisce. Con sua madre è sempre più docile che
con me.
«Dunque…»
***
Prometto
solennemente che il prossimo capitolo sarà più
lungo e le note/tutto il contorno più breve :) Spero di
avervi incuriosito un po'.
Qualche nota che spiega il capitolo:
Questo
prologo che dice un po’ come
finirà la storia è liberamente
ispirato a “How I Met Your Mother” telefilm
americano giunto ormai alla sesta
serie. Con le dovute differenze, ovviamente: lì è
solo il padre a raccontare ai
figli come ha incontrato la madre e ancora non si è capito
chi sia.
Sì,
i nomi sono riciclati da BH e LF.
Motivo? Da quando ho iniziato a scrivere questa storia ho in mente
l’idea che
si tratti di una ‘what if’ di BH più che
di Twilight. Mi piace vederla come un
“come sarebbero andate le cose se non ce l’avessi
avuta a morte con Bella e non
mi fossero piaciute le Jake/Nessie. Indovinate chi è la
ragazzina che fa girare
la testa a Ethan?
Esatto!
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
Non ti voglio vedere
neanche nell’abbraccio di uno sguardo
Sai
che penserei forse che
qualcuno stia cercando
Di
fare di te un suo
pensiero e…
E
non sopporto neanche
l’idea che lui ci provi perché…
Perché
tu sei solo mia…
mia.
Bella
Edward
l’aveva
davvero combinata grossa, quella volta. Era a questo che pensavo mentre
afferravo al volo le chiavi che mio padre mi aveva lanciato e mi
precipitavo
all’auto della polizia parcheggiata nel vialetto di fronte a
casa.
Sentire il
motore prendere vita fu un vero sollievo. Edward doveva aver pensato
che mi
sarei arresa al primo tentativo. O che Charlie non mi avrebbe mai dato
il
permesso di usare la gazzella. O ancora che se ci fosse stata
un’emergenza
improvvisa Charlie avrebbe avuto bisogno della sua auto.
Ovviamente non
aveva fatto i conti con la forza del desiderio di mio padre,
né tantomeno con
la mia voglia di vedere Jake. Non capiva quanto mi mancasse il mio
migliore
amico. E, in fondo, quando mai aveva capito qualcosa di me? Jacob
invece…
Il pensiero mi
colpì con la forza di un pugno nello stomaco. Stavo davvero
mettendo a
confronto il mio perfetto ed eterno diciassettenne fidanzato con il mio
migliore amico? La vocina nella mia testa mi rispose che sì,
lo stavo facendo.
E che sì, nonostante ce l’avessi con lui era
proprio il mio migliore amico ad
uscire vincitore dal paragone.
«Bella, la sua
mancanza ti sta facendo dare i numeri,» mi dissi, guardandomi
nello specchietto
retrovisore. Poi risi, quando mi resi conto
dell’assurdità di parlare da sola,
e tornai a dare attenzione alla strada.
L’auto della
polizia era piuttosto silenziosa, anche se le luci rosse e blu che
continuavano
a lampeggiare sulla mia testa davano alla foresta un aspetto
decisamente
sinistro – non avevo ancora capito come spegnere quei dannati
cosi. Ed era
tutta colpa di Edward se dovevo andare in giro con quella cosa
con più pulsanti di quanti avrei mai potuto imparare ad
usare
in tutta la mia vita.
Certo, con il
pick up avrei avvisato la Riserva intera del mio arrivo da miglia di
distanza,
ma almeno non mi sarei fatta prendere in giro per mesi!
Già immaginavo
Jake aprire la portiera del passeggero, o ancora meglio la mia,
sporgersi
all’interno e abbassare con sicurezza la levetta giusta con
un sorrisetto che
volentieri gli avrei tolto a forza di schiaffi, se non mi fossero
costati le
dita della mano.
Mi sentii
avvampare, ma attribuii la cosa alla rabbia che il pensiero di quel
bamboccio
di Jake che mi prendeva in giro mi faceva montare. Di certo non ero
diventata
una stufetta ambulante perché mi ero soffermata un secondo
sulla sensazione dei
muscoli di Jake che mi sfioravano distrattamente e in modo del tutto
casuale.
Feci una
risatina che tradiva il mio nervosismo e mi guardai di nuovo allo
specchietto
retrovisore. «Sembri un’adolescente in calore,
Bella.»
Poi imboccai la
strada che mi avrebbe portata a La Push.
Sentivo il
nervosismo crescere ad ogni metro che percorrevo verso la riserva.
Cosa avrei detto
a Jake? Mi avrebbe perdonata subito o piuttosto mi avrebbe cacciata
via? La sua
lettera era piuttosto chiara… ma quanto di quello
che aveva scritto sarebbe riuscito a
ripetermelo guardandomi negli occhi? Sperai che non
credesse davvero in tutto quello che c’era nel biglietto. Un
angolo della mia
testa – e del mio cuore – sperava ancora che fosse
stato costretto a
scriverlo. Magari da Sam.
Ma
poi c’era
quella vocina che mi tormentava e mi diceva: “e se invece
tutto quello che ha
scritto fosse esattamente quello che voleva dirti?”. A quel
punto la paura si
impadroniva di me e non riuscivo più a non pensare di essere
un disastro
ambulante.
Però
in quel
momento non potevo tirarmi indietro. Ero arrivata in vista delle prime
case
della riserva e svoltai nel viottolo fangoso che portava dritto a casa
di Jake.
Mi stupii di vedere tutte le luci spente, soprattutto perché
ero sicura che
Charlie si sarebbe precipitato al telefono per avvertire Billy del mio
arrivo.
Che ancora scommettessero su me e Jake era fuori da ogni ragionevole
dubbio.
Sembravano due comari pettegole.
Prima
di arrendermi
– alla mia mancanza di coraggio – decisi di fare un
tentativo a casa Uley. Con
molta probabilità avrei trovato Jake lì a fare
baldoria con i suoi amici, o
comunque sarei potuta rimanere a fare compagnia ad Emily, nel caso mi
avesse
detto che i ragazzi erano fuori a caccia. Rabbrividii. Il pensiero di
Jake nei
boschi a caccia di vampiri mi faceva sempre quell’effetto.
Era
impossibile,
per me, non preoccuparmi per lui. Anche se lui mi rimproverava sempre
per
questa mancanza di fiducia nei suoi confronti, non potevo farci niente:
lui era
fatto di carne e sangue e io mi preoccupavo per la sua
incolumità.
Il
fatto che da
casa di Emily provenisse una musica assordante, e che le luci si
vedessero da
lontano, mi fece credere che vedendomi arrivare avrebbero pensato che
qualche
vicino avesse chiamato la polizia. Sorrisi, per un attimo. Prima di
mettere a
fuoco le due persone sedute sui gradini della veranda. Jacob e una
ragazza. E
lui le sorrideva in quel mondo speciale che di solito riservava a me.
Sentii
l’impulso
irrefrenabile di schiacciare il piede sul freno e fare dietrofront,
oltre alle
lacrime che mi pungevano gli occhi e il cuore contorcersi come
l’uomo di gomma.
Rallentai, nella speranza di ricompormi prima che qualcuno si rendesse
conto del
mio turbamento. Che poi non aveva giustificazione. Jacob era libero di
ridere
con chiunque volesse. Con qualunque ragazza
volesse. In fondo io e lui non stavamo insieme, anzi, io stavo con un
ragazzo –
vampiro – meraviglioso che amavo da impazzire e che mi
rendeva felice.
E
allora perché
mi sentivo così tradita?
Mi
sorpresi,
quando la parola perfetta per descrivere quello che provavo mi
balzò in testa
senza che mi sforzassi di cercarla. Mi sentivo tradita, eppure non ne
avevo il
diritto. Lui non era mio né tantomeno io provavo quel tipo
di interesse per
lui.
Ero
così persa
nei miei pensieri che non mi resi neanche conto di aver parcheggiato e
spento
il motore. Ma ricordo chiaramente che sobbalzai quando sentii una mano
calda
poggiarsi sul mio viso.
«Va
tutto bene,
Bells?» mi chiese, preoccupato. «Non scendevi
dall’auto e allora…»
Giustificava
la
sua presenza nell’abitacolo della mia auto, o forse
giustificava la presenza
della sua mano sul mio viso?
Scoppiai
a
piangere senza un motivo preciso e gli gettai le braccia al collo.
«Va
tutto bene,
Jake, ora è tutto a posto.»
Lo
sentii
allungarsi sopra di me e cercare di togliermi la cintura di sicurezza
senza
spostare le mie braccia da dove erano – non ci sarebbe
riuscito neanche volendo
e, a giudicare da come sorrideva ogni volta che i nostri occhi si
incontravano,
non voleva – poi mi sollevò tra le sue braccia e
mi strinse al suo petto. Gli
odori della foresta si fondevano a quello dell’oceano
nell’incavo del suo collo
e non avrei mai potuto pensare a un profumo più perfetto,
per lui.
«Pa’,
avverti tu
Charlie che Bella si ferma da noi, stanotte?»
Persi
il resto
della discussione, probabilmente perché non ci fu alcuna
discussione. Jake e
suo padre spesso parlavano soltanto con gli sguardi.
«Tieniti
forte»
mi sussurrò, mentre iniziava a correre.
«Jake,
la…
macchina!» protestai, mentre continuavo a singhiozzare
aggrappata al suo collo.
«Tranquilla,
domattina sarà davanti a casa mia.»
Mi
lasciò
tornare sui miei piedi solo una volta dentro casa sua e faticai un
po’ per ritrovare
quel poco di equilibrio che avevo. Lo persi di nuovo poco
più tardi, ma non
importava, perché ero stretta a Jake nel suo letto e non ne
avevo bisogno.
«Sono
contento
che tu non abbia creduto a quello che ti ho scritto nel
biglietto.»
***
Due note proprio due:
Bella
fa continuamente paragoni tra Edward e Jacob, anche
nei libri, e i suoi ragionamenti sono quasi sempre esatti…
sono le conclusioni
che sono del tutto errate! Direi che la what if consiste più
che altro nel
lasciare che l’intelligenza di Bella funzionasse per benino.
Quando
Bella dice a Jake “Ora è tutto a posto,”
ho
liberamente rielaborato un pensiero di Bella in Breaking Dawn. Al
matrimonio,
quando arriva Jake, lei gli chiede: “Sei venuto per rendere
tutto perfetto?” o
qualcosa del genere… beh, direi che questo è un
chiaro segno di chi sia per
davvero al persona che Bella ama di più al mondo…
cioè, fosse il mio matrimonio
mi sarebbe sì dispiaciuto per il migliore amico –
stronzo – che non si è
presentato, ma a un certo punto chi se ne frega se sono convinta di
aver fatto
la scelta giusta.
Vorrei
sentitamente ringraziare - e no, non è un ringraziamento per
le condoglianze - le sei persone che hanno recensito il prologo,
dichiarandomi una fiducia che forse non merito. Oggi pomeriggio
provvederò a ringraziarvi una per una, non ho fatto in tempo
stamattina e mi dispiace (sarei andata a finire con il pubblicare di
nuovo di sera e non volevo).
Ringrazio
cenerella per aver colto la mia richiesta d'aiuto e aver accettato lo
scambio con lunedì 2 aprile, altrimenti avrei saltato un
altro turno di pubblicazione.
Penso
che per oggi sia tutto. Ci rivediamo il *controlla l'agenda* SABATO 14
APRILE (che è uno dei pochi sabati dell'anno che ho libero
O.o).
Un'altra
cosa, e poi prometto che ho finito: Quando avrò terminato di
pubblicare la storia metterò il link per scaricare il pdf
nel mio account (se qualcuno lo volesse). Non perché sia una
grande storia, ma perché l'impostazione grafica che ho dato
al tutto mi piace molto e mi ha resa parecchio orgogliosa. Passare
quella grafica da Word a NVU non è possibile (e, per quanto
vorrei tornare alle vecchie abitudini e fare l'HTML con word,
è cosa sconsigliata perché viene un codice troppo
pesante), quindi, se qualcuno fosse curioso, potrà avere il
PDF.
Ora
ho finito per davvero.
Un
bacio a tutti quelli che arriveranno fin quaggiù per leggere
le note.
-K-
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Penso a quelli che dicon che il geloso non
sa amare
Gli risponderei che per te, per noi, potrei morire.
Loro non sanno che vorrei guarire ma…
Come una farfalla ormai dovrò morire
così…
Finché ci sarai
tu…
Jacob
Averla lì
tra le mie braccia, nel mio letto, con la schiena
poggiata al mio petto, era come un sogno che si avverava.
Come facevo a dire che non si trattava di un sogno? Nei miei sogni
lei non si portava dietro quell’orribile puzza di sanguisuga
che invece le
sentivo addosso. Lo stomaco mi si strinse, come faceva ogni volta in
cui
pensavo a lei con quel succhiasangue, e sarei voluto andare a
spaccargli la
faccia. Tanto poi avrebbe potuto rimontarsela alla svelta, mica avevo
detto che
gli avrei dato fuoco.
Mi accorsi che avevo iniziato a tremare, dovevo calmarmi. E per
farlo era meglio cercare di pensare a qualcos’altro.
«Sono contento che tu non abbia creduto a quello che ti ho
scritto
nel biglietto» le dissi e la strinsi più forte,
per poi tuffare il naso
nell’incavo del suo collo e cercare il meraviglioso profumo
che era suo proprio
e che mi piaceva tanto respirare quando i Cullen erano lontani.
«A dire la verità, Jake…»
iniziò, poi scoppiò a ridere. «Scusa,
mi
fai il solletico!» riuscì a dire. Sorrisi e
allontanai la testa dal suo collo.
«Scusa tu, devo tagliare i capelli. Iniziano a diventare
troppo
lunghi per… lo sai. »
«Jake, ho avuto paura che quel biglietto dicesse la
verità.»
Lo disse tutto insieme, sotto voce, come se stesse confessando una
colpa orribile e si irrigidì, forse in attesa della mia
reazione.
«Ma sei qui, no? Significa che hai avuto fiducia
in… me» stavo
per dire “noi”? Non
esisteva
nessun noi, me l’aveva chiarito abbastanza bene un paio di
mesi prima quando
aveva scelto il succhiasangue. Lo stesso succhiasangue che
l’aveva lasciata lì
in pezzi, invece di affrontare i suoi limiti.
Io l’avevo
rimessa insieme e lui
era tornato a
riprendersela, come lo…
«Jake?» la voce di Bella era piena di paura e mi
accorsi che avevo
di nuovo cominciato a tremare. Chiusi gli occhi e feci un respiro
profondo,
mentre mi aggrappavo a Bella come se fosse l’unica cosa in
grado di potermi
tenere a galla. E in effetti lo era.
«Perché non sei venuta con il pick up? Ha qualche
problema» le
chiesi, ricordandomi dei lampeggianti accesi che avevano fatto ridere a
crepapelle Embry, Quil e Leah. E anche me, prima che mi rendessi conto
di chi
c’era alla guida e del suo stato d’animo. Avevo
avuto paura che il vampiro
fosse partito di nuovo lasciandola come l’aveva ridotta
l’ultima volta.
«Prometti di non arrabbiarti?» mi
domandò, mentre cercava di
girarsi, forse per guardarmi negli occhi. Il mio letto non era
esattamente
comodo per due persone, e poi io occupavo un sacco di spazio, me ne
rendevo
conto.
«Stai scomoda? Vuoi che andiamo a parlare di
là?»
«No, sto comodissima… e di là
è freddo. Adesso prometti?»
«Prometto di non arrabbiarmi, ma ti tolgo due anni.»
«E perché?»
«Perché hai fatto i capricci. E adesso dimmi cosa
hai combinato al
povero pick up, così domani vengo con te e cerco di salvare
il salvabile. E
questo aggiunge due anni al mio conto.»
«Domani sarà perfettamente funzionante,
Jake.»
«Non avrai mica chiesto -»
«No! Non l’avrei mai fatto, lo sai. Sei tu il mio
meccanico di
fiducia! No.»
Poi rimase in silenzio in attesa di qualcosa.
Non ha
usato il pick up perché non funzionava, altrimenti Charlie
non le avrebbe dato
le chiavi della macchina della polizia. E domani funzionerà
perfettamente, però
non ha chiesto ai Cullen di metterci le mani. Ma certo! Non
l’ha chiesto! Non
ha detto che non ce le metteranno!
«No. Non mi
dire che -»
«Edward
mi ha smontato non so che pezzo – credo una candela
– per
impedirmi di venire qui. Ma ci credi? Lui pensava di fermarmi, così!
Probabilmente avrebbe avuto più effetto chiedendomi
di non venire. Ma lui no, non può fare le cose come le
persone normali, deve
farsi dire dalla sua sorellina veggente che le sono sparita dalle
visioni e
smontarmi la macchina!»
Scoppiai
a ridere. La sua espressione imbronciata era così tenera
e le sue guance avevano assunto un delizioso colore rosso-rabbia.
Respirava con
le labbra dischiuse per l’affanno che la tirata contro il suo
fidanzato-sanguisuga le aveva fatto venire e mi guardava con gli occhi
completamente sbarrati. Per la sorpresa, probabilmente. O forse
perché pensava
che fossi totalmente impazzito.
«Perché
ridi?»
«Perché
sei tenera, Bells. E perché temo che dovrò
toglierti un
altro anno, per questo motivo» dissi, mentre le spostavo una
ciocca di capelli
dagli occhi. Il suo viso era la cosa più bella che potessi
immaginare ed era
lì, di fronte al mio. Che gran voglia di baciarla che avevo!
Cercai di
trattenermi, perché sospettavo che non avrebbe molto
gradito, in quel momento.
«Prima
o poi non rimarranno più anni da togliermi, voglio vedere
proprio cosa farai!»
«Mi
prenderò cura di te, piccola. Sarai la mia
piccola.»
«Jake…»
si fermò e sospirò. Probabilmente aveva colto il
“mia” che
mi era sfuggito dalle labbra e non l’aveva gradito. Ma era
vero che lei era
mia. Mia e di nessun altro. Senz’altro più di
quanto non fosse della sanguisuga,
che non riusciva a capire che vietare qualcosa a Bella ed imporle
scelte non
sue era il modo migliore per assicurarsi che facesse esattamente quello
che non
si voleva che facesse.
«Sì,
Bella?»
«Niente.
Sono felice che tu non sia più arrabbiato con me.»
«Lo
sono stato. E ho provato a rimanerci. Ma mi mancavi troppo. E
credo di doverti delle scuse...»
«Per
cosa?» mi chiese, sorpresa.
«Beh,
per… le moto» risposi, un po’
imbarazzato. Cercavo di
guardare tutto tranne lei. Lo sapevo che era stato un gesto infantile,
ma ero
così arrabbiato! E geloso. E pensavo che Charlie le avrebbe
impedito di
vederlo.
«Ah,
giusto. Beh, direi che siamo pari» mi sorrise e non potei
fare a meno di sorriderle anche io.
«Ecco,
così mi piaci di più!»
Aggrottai
la fronte. Non riuscivo a capire a cosa si stesse
riferendo.
«Quando
sorridi così torni il mio Jake. Quello che non era
arrabbiato con il mondo e che con i suoi sorrisi rischiarava le
giornate
piovose di Forks. Il mio sole personale.»
Non
sapevo che dire, soprattutto perché aveva usato
l’aggettivo
possessivo – ehi, un po’ di grammatica la sapevo
anch’io – “mio” per ben due
volte, con riferimento a me, perciò mi limitai a stringerla
forte e a rimanere
in silenzio, per paura di rovinare quel momento.
Iniziai
ad accarezzarle i capelli e dopo un po’ mi accorsi che si
era addormentata.
Cercai
di farmi il più piccolo possibile sul letto, per farla
stare comoda, ma non ci riuscii, così mi alzai, lasciandola
lì da sola quel
tanto che bastava a gonfiare un materassino da spiaggia e a buttarlo a
terra
vicino al letto. La coprii e mi stesi, afferrando la mano che
inconsciamente
aveva lasciato cadere verso di me.
***
Non
credo ci sia nulla da aggiungere a questo capitolo, se
non i credits:
- La storia degli anni che Jake toglie a Bella in qualunque
occasione viene da New Moon, principalmente;
- Bella che chiama Jake “il mio Jake” quando
sorride in un
certo modo, esce dritto dritto da Eclipse, così come Jake
che si preoccupa per
il benessere di Bella nel sonno.
Quando Jake è con Bella non riesco a fargli fare troppo il
duro. È pur sempre un sedicenne dal cuore d’oro
con la ragazza che ama al suo
fianco, ecco.
Ci
rivediamo il... 26 Aprile (che
tra le altre cose è anche il compleanno di mia nonna... e lo
so che a voi non importa XD). Comunque qui
potete trovare tutte le date in cui pubblicherò gli altri
capitoli ;)
Alla
prossima :D
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Che
fino a quando sarai con me
Da ogni cosa ti proteggerò
E non permetterò mai, a niente e nessuno
Di portarti lontano da me
Jacob
Era
la prima volta che Bella passava la notte a casa mia.
Aveva dormito più di una volta sul mio letto nei mesi
precedenti, ma mai di
notte e mai insieme a me, ed era strano vegliare sul suo sonno quando
fuori
dalla finestra si vedeva soltanto la luce delle stelle. Beh, io vedevo
qualcosina di più, ma era bello pensare in termini solo
umani, qualche volta.
Il sonno di Bella era agitato, ogni tanto mormorava qualcosa
senza senso, urlava qualcosa, poi stringeva forte la mia mano
– come se sapesse
che poteva trovarla lì nella sua – e si
tranquillizzava.
Era bello sapere che aveva così tanta fiducia in me. Sorrisi
nel buio e cercai una posizione che mi permettesse di stare comodo
senza
lasciare la sua mano. Ero felice e allo stesso tempo preoccupato,
perché sapevo
– avevo origliato le conversazioni di Charlie con mio padre
– che Bella aveva
avuto gli incubi per tutto il tempo in cui il succhiasangue era stato
via, ma
pensavo e speravo che se ne fossero andati con il suo ritorno.
All’ennesima stretta della sua mano nella mia, decisi che
non potevo sopportare che fosse così agitata. Specialmente
perché immaginavo
che fosse per via della lite che aveva avuto con la zanzara formato
gigante
qualche ora prima. La sollevai tra le mie braccia e mi sedetti sul
letto,
cercando di sdraiarmi in una posizione comoda per entrambi. La trovai
sdraiandomi a pancia in su, con lei stretta al fianco. Tremò
per qualche
istante, poi mi strinse un braccio attorno al torace e si
tranquillizzò.
L’indomani mattina mi avrebbe dovuto raccontare cosa aveva
sognato. L’avrei protetta anche dai suoi incubi, se fosse
stato possibile. La
amavo così tanto.
Un momento. La amavo?
Il mio stesso pensiero mi tolse il
respiro. Sapevo che mi piaceva molto più di quanto dovesse
piacermi un’amica,
che eravamo anime affini e che volevo proteggerla da tutto e da tutti,
nei
limiti del possibile, permettendole comunque di vivere. E, ok, ero
consapevole
di provare dei sentimenti forti per lei, ma non avevo mai usato il
verbo
“amare”. Era una prima volta assoluta.
Sorrisi di nuovo.
«Jake» mugolò Bella nel sonno, tanto che
temetti di averla
svegliata. Forse mi stava sognando. Il solo pensiero mi
riempì di gioia. Sì, la
amavo davvero. E forse erano mesi che cercavo di confessarle quello che
provavo
senza avere il coraggio di dirlo a me stesso per primo.
Avevo iniziato ad amarla quando sistemavamo le moto o forse
l’amavo già da prima? Ripensai al suo viso
sorridente e sporco di grasso per
motori e a quanto mi era sembrato bello che lei sorridesse per me. No,
con
molta probabilità l’amavo già da prima.
Forse da quel giorno alle pozze, in cui
aveva fatto la civetta con me e io c’ero cascato con tutte le
scarpe. Ma lei
aveva un’aria così innocente… e tenera.
Forse era quel suo aspetto così fragile a spingermi verso di
lei. No. Non a spingermi. Ad avermi spinto. Quando l’avevo
conosciuta meglio mi
era stato chiaro che lei di fragile aveva solo l’aspetto.
Bella era una tosta.
Una che combatteva le sue battaglie. Una che aveva retto alla scoperta
che
vampiri e licantropi non erano solo bestie mitologiche o dei libri
horror senza
dare di matto. Una che quando amava non aveva paura di darsi
completamente,
anche se sapeva di rischiare grosso. Una che se le si imponeva di non
fare
qualcosa, la faceva quasi per dispetto. Ecco, forse questo potevo
classificarlo
nei difetti, ma potevo farci qualcosa se di lei amavo anche quelli?
La strinsi più forte. Non volevo che se ne andasse. Non
quando sapevo perfettamente che più tempo passava con le
sanguisughe, maggiori
sarebbero state le probabilità di perderla. Ero terrorizzato
da quello che mi
aveva detto quando la sanguisuga era tornata. “Non sono
affari tuoi”, mi
aveva
urlato. Eppure erano
affari miei se il pensiero che lei diventasse una di loro,
che non avrei mai più visto i suoi splendidi occhi marroni,
così caldi, e che
non l’avrei più potuta stringere come la stavo
stringendo mi uccideva.
Il cuore perse un battito. Perdere il suo sorriso dolce, il
suo calore, il suo scarso equilibrio e la sua eterna paura di
inciampare era
una cosa che non avrei potuto sopportare. Sarei morto con il suo ultimo
battito, se una cosa del genere fosse successa. E Sam non doveva
venirmi a
rompere con la storia che una cosa del genere poteva accadere solo se
perdevi
il tuo imprinting, perché erano balle e pure belle grosse.
Se mi avesse tirato
fuori una storia del genere gliel’avrei ficcata
nel… dicendogli che se davvero
credeva a quello che diceva non aveva mai amato nessuno per davvero.
Sam e il suo strafottutissimo onnipresente discorsetto
sull’imprinting – quello che mi aveva fatto quasi
perdere Bells già una volta –
mi portarono alla mente un altro problema che avrei dovuto affrontare
se avessi
detto a Bella che l’amavo. Se? Quando
avrei detto a Bella che l’amavo. Perché
non avevo altra possibilità. Dovevo
dirglielo. E dovevo
farle capire che anche
lei mi amava. In fondo l’aveva detto lei che le ero mancato,
che aveva paura di
avermi perso e che aveva litigato con il ghiacciolo per poter venire da
me. E
poi, facendo due conti, lui non poteva dire di amarla e impedirle di
vedere i
suoi amici!
Com’era quella frase che avevo letto sul diario di Eloise?
La tipa strana di primo che seguiva dappertutto me e Paul? Era tipo
“Se ami
qualcuno lascialo andare. Se ritorna ti ama, se non ritorna non ti ha
mai
amato”. E mi resi conto che Bella quella frase da
cioccolatini doveva averla
scritta a caratteri cubitali in ogni angolo di casa – forse
era il caso di
andare a fare un’ispezione – o magari che il
simpaticone le aveva regalato
l’unico cioccolatino della scatola con quella frase quando
era tornato,
altrimenti non si spiegava perché Bells fosse precipitata
dritta nelle spire di
quel rettile.
Ehi,
il paragone è calzante! Devo segnarmelo e dirlo a Embry
e Quil.
Sbadigliai, con ancora quell’idea ridicola in testa e mi
resi conto che tutto quel pensare mi aveva stancato tantissimo.
Decisamente non
era roba per me. Non perché mi ritenessi uno stupido, anzi.
Neanche un genio,
intendiamoci, ero decisamente nella media. Solo che stare seduto a
rimuginare
sul da farsi non era da me. Io ero uno che agiva. E
l’indomani avrei agito.
***
L’idea
che Jake non avesse mai confessato neanche a se
stesso di amare Bella mi era sembrata tenera da inserire. In fondo ha
sedici
anni e in New Moon non fa mai chiarezza sui suoi sentimenti,
benché Bella li
abbia abbastanza intuiti – ehi, allora non è
stupida come ce la fanno sembrare!
Comunque, i discorsi di Jake in New Moon sono piuttosto
vagheggianti, perciò ho deciso di farlo chiarire per bene
con se stesso, prima
di mandarlo a combattere al fronte… ehm… farlo
dichiarare a Bella.
Sam
e l’onnipresente discorsetto sull’imprinting
è una cosa
IC che più IC non si può. Per Sam “la
risposto alla domanda fondamentale sulla
vita, l’universo e tutto quanto” (Cit. Guida
Galattica per gli Autostoppisti)
pare non essere “42” (cit. stesso romanzo), ma
l’imprinting.
- L’imprinting giustifica il poter andare da una ragazza e
dirle “ehi, tu, bambola. Non so neanche come ti chiami, ma
pare che io e te
siamo destinati a stare insieme” senza che quella ti prenda a
sberle;
- L’imprinting giustifica che lui cornifichi Leah con la
cugina
e che lei debba accettare e sottostare a tutto ciò.
L’ultima
parte è un po’ più veloce del resto ed
anche
slegata in tono e dinamica. È una cosa fatta apposta,
perché mi pareva
inverosimile che un ragazzo di sedici anni parlasse di cose sdolcinate
ininterrottamente
per due capitoli. E poi l’ironia è uno dei tratti
distintivi di Jake.
Vorrei
scusarmi per il ritardo... se avete guardato nel blog
saprete già che ho avuto un pochetto da fare questa
settimana e che ci si è messo di mezzo pure Godot con i suoi
raffreddori da fieno, spero comunque di trovarvi tutti qui per il
capitolo... e il prossimo, sperando che non ci siano altre
complicazioni, arriverà l'8 maggio :)
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