Mia

di Kagome_86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ho scritto questa storia tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio per un contest, giudicato dalla carissima Jakefan, in cui mi sono piazzata quarta. Non sono brava a scrivere Jake/Bella, che mi vengono particolarmente bene solo quando sono corte, ma ci ho provato. Il risultato non è stato eccezionale, ma la storia - a me - pare gradevole. Mi sono molto divertita a scriverla... questo è il prologo, il resto della storia arriverà piano piano (anche se c'è già tutta).
Buona - spero - lettura (il prologo lo trovate sotto a una serie di cose che servono per introdurre la storia, tra cui il banner/copertina, la canzone che ho usato come ispirazione per la storia - Mia dei Modà - e la parte di Eclipse da cui sono partita per dare vita a tutta la storia).



 

D

a quando avevo detto addio a Jacob Black, nel bosco di fronte a casa mia, ero stata perseguitata dalle intrusioni insistenti e fastidiose di un’immagine ben precisa. Spuntava tra i miei pensieri a intervalli regolari come una radiosveglia fastidiosa programmata per suonare ogni mezz’ora e mi riempiva la testa con l’apparizione del viso di Jacob contratto dal dolore. Era l’ultimo ricordo che avevo di lui. […] Certo, ero libera di andare dove volessi… esclusa La Push. Libera di fare ciò che mi andava… escluso vedere Jacob.

[Eclipse, Capitolo 2]

 

M

a all’istante capii che non era con Angela che desideravo parlare. Non avevo bisogno di lei.

Fissai la finestra nera e vuota, in preda all’incertezza: trattare Jacob come meritava, rivedere il mio amico più caro, comportarmi da brava ragazza, eppure scatenare la rabbia di Edward? Non so quanto tempo passai a soppesare i pro e i contro, forse dieci minuti. Abbastanza per decidere che i pro erano giustificati, e i contro no. […]
«È un problema se vado a trovare Jake, stasera?» chiesi senza fiato. «Vado e torno.» […]
«Certo, piccola, non c’è problema. Torna quando ti pare.» […]
Da brava fuggiasca, non potei fare a meno di lanciarmi qualche occhiata alle spalle mentre correvo verso il pick up, ma la notte era talmente buia che il gesto non aveva senso. Fui costretta ad avvicinarmi a tentoni alla fiancata e alla portiera. Mentre ancora i miei occhi si stavano abituando al buio infilai la chiave nel quadro. La girai con forza verso sinistra ma, anziché riprendere vita con un ruggito, il motore singhiozzò. Ci riprovai, con lo stesso risultato. […]
«Vuoi usare la mia macchina?»

[Eclipse, Capitolo 2]


Prologo


Jacob

 

L

o sento sospirare. È seduto sul divano, tra i nonni, e fa finta di guardare la partita con loro, ma so che in realtà sta pensando a quella ragazzina che gli fa girare la testa.
Sorrido a mia moglie mentre mi passa i piatti da asciugare e mettere a posto e con un cenno del capo le indico nostro figlio.
Sorride anche lei. Ogni anno che passa è sempre più bella. Due gravidanze a termine e una in dirittura d’arrivo l’hanno resa più donna, ma lei è sempre la mia Bella.
Quando la partita finisce, accompagno mio padre a letto e mi assicuro che il piccolo Jason dorma serenamente. Gli rimbocco le coperte e torno in soggiorno da mia moglie e mio figlio.
«Cucciolo, ti ho mai raccontato di come mi sono dichiarato a tua madre?» gli chiedo, arruffandogli i capelli.
«No. E non sono un cucciolo!» si affretta a precisare. Ethan è in quell’età in cui si è un po’ bambini e un po’ non lo si è più e si arrabbia se lo tratto come un marmocchio.
«Tesoro, vuoi sentire la nostra storia?» gli chiede Bella, mentre gli passa un braccio intorno alle spalle. Ethan annuisce. Con sua madre è sempre più docile che con me.
«Dunque…»

***

Prometto solennemente che il prossimo capitolo sarà più lungo e le note/tutto il contorno più breve :) Spero di avervi incuriosito un po'.
Qualche nota che spiega il capitolo:


Questo prologo che dice un po’ come finirà la storia è liberamente ispirato a “How I Met Your Mother” telefilm americano giunto ormai alla sesta serie. Con le dovute differenze, ovviamente: lì è solo il padre a raccontare ai figli come ha incontrato la madre e ancora non si è capito chi sia.

Sì, i nomi sono riciclati da BH e LF. Motivo? Da quando ho iniziato a scrivere questa storia ho in mente l’idea che si tratti di una ‘what if’ di BH più che di Twilight. Mi piace vederla come un “come sarebbero andate le cose se non ce l’avessi avuta a morte con Bella e non mi fossero piaciute le Jake/Nessie. Indovinate chi è la ragazzina che fa girare la testa a Ethan?
Esatto!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Non ti voglio vedere neanche nell’abbraccio di uno sguardo
Sai che penserei forse che qualcuno stia cercando
Di fare di te un suo pensiero e…
E non sopporto neanche l’idea che lui ci provi perché…
Perché tu sei solo mia… mia.

 

Bella

Edward l’aveva davvero combinata grossa, quella volta. Era a questo che pensavo mentre afferravo al volo le chiavi che mio padre mi aveva lanciato e mi precipitavo all’auto della polizia parcheggiata nel vialetto di fronte a casa.
Sentire il motore prendere vita fu un vero sollievo. Edward doveva aver pensato che mi sarei arresa al primo tentativo. O che Charlie non mi avrebbe mai dato il permesso di usare la gazzella. O ancora che se ci fosse stata un’emergenza improvvisa Charlie avrebbe avuto bisogno della sua auto.
Ovviamente non aveva fatto i conti con la forza del desiderio di mio padre, né tantomeno con la mia voglia di vedere Jake. Non capiva quanto mi mancasse il mio migliore amico. E, in fondo, quando mai aveva capito qualcosa di me? Jacob invece…
Il pensiero mi colpì con la forza di un pugno nello stomaco. Stavo davvero mettendo a confronto il mio perfetto ed eterno diciassettenne fidanzato con il mio migliore amico? La vocina nella mia testa mi rispose che sì, lo stavo facendo. E che sì, nonostante ce l’avessi con lui era proprio il mio migliore amico ad uscire vincitore dal paragone.
«Bella, la sua mancanza ti sta facendo dare i numeri,» mi dissi, guardandomi nello specchietto retrovisore. Poi risi, quando mi resi conto dell’assurdità di parlare da sola, e tornai a dare attenzione alla strada.
L’auto della polizia era piuttosto silenziosa, anche se le luci rosse e blu che continuavano a lampeggiare sulla mia testa davano alla foresta un aspetto decisamente sinistro – non avevo ancora capito come spegnere quei dannati cosi. Ed era tutta colpa di Edward se dovevo andare in giro con quella cosa con più pulsanti di quanti avrei mai potuto imparare ad usare in tutta la mia vita.
Certo, con il pick up avrei avvisato la Riserva intera del mio arrivo da miglia di distanza, ma almeno non mi sarei fatta prendere in giro per mesi!
Già immaginavo Jake aprire la portiera del passeggero, o ancora meglio la mia, sporgersi all’interno e abbassare con sicurezza la levetta giusta con un sorrisetto che volentieri gli avrei tolto a forza di schiaffi, se non mi fossero costati le dita della mano.
Mi sentii avvampare, ma attribuii la cosa alla rabbia che il pensiero di quel bamboccio di Jake che mi prendeva in giro mi faceva montare. Di certo non ero diventata una stufetta ambulante perché mi ero soffermata un secondo sulla sensazione dei muscoli di Jake che mi sfioravano distrattamente e in modo del tutto casuale.
Feci una risatina che tradiva il mio nervosismo e mi guardai di nuovo allo specchietto retrovisore. «Sembri un’adolescente in calore, Bella.»
Poi imboccai la strada che mi avrebbe portata a La Push.
Sentivo il nervosismo crescere ad ogni metro che percorrevo verso la riserva.
Cosa avrei detto a Jake? Mi avrebbe perdonata subito o piuttosto mi avrebbe cacciata via? La sua lettera era piuttosto chiara… ma quanto di quello che aveva scritto
sarebbe riuscito a ripetermelo guardandomi negli occhi? Sperai che non credesse davvero in tutto quello che c’era nel biglietto. Un angolo della mia testa – e del mio cuore – sperava ancora che fosse stato costretto a scriverlo. Magari da Sam.
Ma poi c’era quella vocina che mi tormentava e mi diceva: “e se invece tutto quello che ha scritto fosse esattamente quello che voleva dirti?”. A quel punto la paura si impadroniva di me e non riuscivo più a non pensare di essere un disastro ambulante.
Però in quel momento non potevo tirarmi indietro. Ero arrivata in vista delle prime case della riserva e svoltai nel viottolo fangoso che portava dritto a casa di Jake. Mi stupii di vedere tutte le luci spente, soprattutto perché ero sicura che Charlie si sarebbe precipitato al telefono per avvertire Billy del mio arrivo. Che ancora scommettessero su me e Jake era fuori da ogni ragionevole dubbio. Sembravano due comari pettegole.
Prima di arrendermi – alla mia mancanza di coraggio – decisi di fare un tentativo a casa Uley. Con molta probabilità avrei trovato Jake lì a fare baldoria con i suoi amici, o comunque sarei potuta rimanere a fare compagnia ad Emily, nel caso mi avesse detto che i ragazzi erano fuori a caccia. Rabbrividii. Il pensiero di Jake nei boschi a caccia di vampiri mi faceva sempre quell’effetto.
Era impossibile, per me, non preoccuparmi per lui. Anche se lui mi rimproverava sempre per questa mancanza di fiducia nei suoi confronti, non potevo farci niente: lui era fatto di carne e sangue e io mi preoccupavo per la sua incolumità.
Il fatto che da casa di Emily provenisse una musica assordante, e che le luci si vedessero da lontano, mi fece credere che vedendomi arrivare avrebbero pensato che qualche vicino avesse chiamato la polizia. Sorrisi, per un attimo. Prima di mettere a fuoco le due persone sedute sui gradini della veranda. Jacob e una ragazza. E lui le sorrideva in quel mondo speciale che di solito riservava a me.
Sentii l’impulso irrefrenabile di schiacciare il piede sul freno e fare dietrofront, oltre alle lacrime che mi pungevano gli occhi e il cuore contorcersi come l’uomo di gomma. Rallentai, nella speranza di ricompormi prima che qualcuno si rendesse conto del mio turbamento. Che poi non aveva giustificazione. Jacob era libero di ridere con chiunque volesse. Con qualunque ragazza volesse. In fondo io e lui non stavamo insieme, anzi, io stavo con un ragazzo – vampiro – meraviglioso che amavo da impazzire e che mi rendeva felice.
E allora perché mi sentivo così tradita?
Mi sorpresi, quando la parola perfetta per descrivere quello che provavo mi balzò in testa senza che mi sforzassi di cercarla. Mi sentivo tradita, eppure non ne avevo il diritto. Lui non era mio né tantomeno io provavo quel tipo di interesse per lui.
Ero così persa nei miei pensieri che non mi resi neanche conto di aver parcheggiato e spento il motore. Ma ricordo chiaramente che sobbalzai quando sentii una mano calda poggiarsi sul mio viso.
«Va tutto bene, Bells?» mi chiese, preoccupato. «Non scendevi dall’auto e allora…»
Giustificava la sua presenza nell’abitacolo della mia auto, o forse giustificava la presenza della sua mano sul mio viso?
Scoppiai a piangere senza un motivo preciso e gli gettai le braccia al collo.
«Va tutto bene, Jake, ora è tutto a posto.»
Lo sentii allungarsi sopra di me e cercare di togliermi la cintura di sicurezza senza spostare le mie braccia da dove erano – non ci sarebbe riuscito neanche volendo e, a giudicare da come sorrideva ogni volta che i nostri occhi si incontravano, non voleva – poi mi sollevò tra le sue braccia e mi strinse al suo petto. Gli odori della foresta si fondevano a quello dell’oceano nell’incavo del suo collo e non avrei mai potuto pensare a un profumo più perfetto, per lui.
«Pa’, avverti tu Charlie che Bella si ferma da noi, stanotte?»
Persi il resto della discussione, probabilmente perché non ci fu alcuna discussione. Jake e suo padre spesso parlavano soltanto con gli sguardi.
«Tieniti forte» mi sussurrò, mentre iniziava a correre.
«Jake, la… macchina!» protestai, mentre continuavo a singhiozzare aggrappata al suo collo.
«Tranquilla, domattina sarà davanti a casa mia.»
Mi lasciò tornare sui miei piedi solo una volta dentro casa sua e faticai un po’ per ritrovare quel poco di equilibrio che avevo. Lo persi di nuovo poco più tardi, ma non importava, perché ero stretta a Jake nel suo letto e non ne avevo bisogno.
«Sono contento che tu non abbia creduto a quello che ti ho scritto nel biglietto.»

 ***

Due note proprio due:

Bella fa continuamente paragoni tra Edward e Jacob, anche nei libri, e i suoi ragionamenti sono quasi sempre esatti… sono le conclusioni che sono del tutto errate! Direi che la what if consiste più che altro nel lasciare che l’intelligenza di Bella funzionasse per benino. 

Quando Bella dice a Jake “Ora è tutto a posto,” ho liberamente rielaborato un pensiero di Bella in Breaking Dawn. Al matrimonio, quando arriva Jake, lei gli chiede: “Sei venuto per rendere tutto perfetto?” o qualcosa del genere… beh, direi che questo è un chiaro segno di chi sia per davvero al persona che Bella ama di più al mondo… cioè, fosse il mio matrimonio mi sarebbe sì dispiaciuto per il migliore amico – stronzo – che non si è presentato, ma a un certo punto chi se ne frega se sono convinta di aver fatto la scelta giusta.

 Vorrei sentitamente ringraziare - e no, non è un ringraziamento per le condoglianze - le sei persone che hanno recensito il prologo, dichiarandomi una fiducia che forse non merito. Oggi pomeriggio provvederò a ringraziarvi una per una, non ho fatto in tempo stamattina e mi dispiace (sarei andata a finire con il pubblicare di nuovo di sera e non volevo).

Ringrazio cenerella per aver colto la mia richiesta d'aiuto e aver accettato lo scambio con lunedì 2 aprile, altrimenti avrei saltato un altro turno di pubblicazione.

Penso che per oggi sia tutto. Ci rivediamo il *controlla l'agenda* SABATO 14 APRILE (che è uno dei pochi sabati dell'anno che ho libero O.o). 

Un'altra cosa, e poi prometto che ho finito: Quando avrò terminato di pubblicare la storia metterò il link per scaricare il pdf nel mio account (se qualcuno lo volesse). Non perché sia una grande storia, ma perché l'impostazione grafica che ho dato al tutto mi piace molto e mi ha resa parecchio orgogliosa. Passare quella grafica da Word a NVU non è possibile (e, per quanto vorrei tornare alle vecchie abitudini e fare l'HTML con word, è cosa sconsigliata perché viene un codice troppo pesante), quindi, se qualcuno fosse curioso, potrà avere il PDF.

Ora ho finito per davvero.

Un bacio a tutti quelli che arriveranno fin quaggiù per leggere le note.

-K-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Penso a quelli che dicon che il geloso non sa amare
Gli risponderei che per te, per noi, potrei morire.

Loro non sanno che vorrei guarire ma…

Come una farfalla ormai dovrò morire così…

Finché ci sarai tu…

 

Jacob

Averla lì tra le mie braccia, nel mio letto, con la schiena poggiata al mio petto, era come un sogno che si avverava.
Come facevo a dire che non si trattava di un sogno? Nei miei sogni lei non si portava dietro quell’orribile puzza di sanguisuga che invece le sentivo addosso. Lo stomaco mi si strinse, come faceva ogni volta in cui pensavo a lei con quel succhiasangue, e sarei voluto andare a spaccargli la faccia. Tanto poi avrebbe potuto rimontarsela alla svelta, mica avevo detto che gli avrei dato fuoco.
Mi accorsi che avevo iniziato a tremare, dovevo calmarmi. E per farlo era meglio cercare di pensare a qualcos’altro.
«Sono contento che tu non abbia creduto a quello che ti ho scritto nel biglietto» le dissi e la strinsi più forte, per poi tuffare il naso nell’incavo del suo collo e cercare il meraviglioso profumo che era suo proprio e che mi piaceva tanto respirare quando i Cullen erano lontani.
«A dire la verità, Jake…» iniziò, poi scoppiò a ridere. «Scusa, mi fai il solletico!» riuscì a dire. Sorrisi e allontanai la testa dal suo collo.
«Scusa tu, devo tagliare i capelli. Iniziano a diventare troppo lunghi per… lo sai. »
«Jake, ho avuto paura che quel biglietto dicesse la verità.»
Lo disse tutto insieme, sotto voce, come se stesse confessando una colpa orribile e si irrigidì, forse in attesa della mia reazione.
«Ma sei qui, no? Significa che hai avuto fiducia in… me» stavo per dire “noi”? Non esisteva nessun noi, me l’aveva chiarito abbastanza bene un paio di mesi prima quando aveva scelto il succhiasangue. Lo stesso succhiasangue che l’aveva lasciata lì in pezzi, invece di affrontare i suoi limiti.

Io l’avevo rimessa insieme e lui era tornato a riprendersela, come lo…
«Jake?» la voce di Bella era piena di paura e mi accorsi che avevo di nuovo cominciato a tremare. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, mentre mi aggrappavo a Bella come se fosse l’unica cosa in grado di potermi tenere a galla. E in effetti lo era.
«Perché non sei venuta con il pick up? Ha qualche problema» le chiesi, ricordandomi dei lampeggianti accesi che avevano fatto ridere a crepapelle Embry, Quil e Leah. E anche me, prima che mi rendessi conto di chi c’era alla guida e del suo stato d’animo. Avevo avuto paura che il vampiro fosse partito di nuovo lasciandola come l’aveva ridotta l’ultima volta.
«Prometti di non arrabbiarti?» mi domandò, mentre cercava di girarsi, forse per guardarmi negli occhi. Il mio letto non era esattamente comodo per due persone, e poi io occupavo un sacco di spazio, me ne rendevo conto.
«Stai scomoda? Vuoi che andiamo a parlare di là?»
«No, sto comodissima… e di là è freddo. Adesso prometti?»
«Prometto di non arrabbiarmi, ma ti tolgo due anni.»
«E perché?»
«Perché hai fatto i capricci. E adesso dimmi cosa hai combinato al povero pick up, così domani vengo con te e cerco di salvare il salvabile. E questo aggiunge due anni al mio conto.»
«Domani sarà perfettamente funzionante, Jake.»
«Non avrai mica chiesto -»
«No! Non l’avrei mai fatto, lo sai. Sei tu il mio meccanico di fiducia! No.»
Poi rimase in silenzio in attesa di qualcosa.

Non ha usato il pick up perché non funzionava, altrimenti Charlie non le avrebbe dato le chiavi della macchina della polizia. E domani funzionerà perfettamente, però non ha chiesto ai Cullen di metterci le mani. Ma certo! Non l’ha chiesto! Non ha detto che non ce le metteranno!
«No. Non mi dire che -»
«Edward mi ha smontato non so che pezzo – credo una candela – per impedirmi di venire qui. Ma ci credi? Lui pensava di fermarmi, così! Probabilmente avrebbe avuto più effetto chiedendomi di non venire. Ma lui no, non può fare le cose come le persone normali, deve farsi dire dalla sua sorellina veggente che le sono sparita dalle visioni e smontarmi la macchina!»
Scoppiai a ridere. La sua espressione imbronciata era così tenera e le sue guance avevano assunto un delizioso colore rosso-rabbia. Respirava con le labbra dischiuse per l’affanno che la tirata contro il suo fidanzato-sanguisuga le aveva fatto venire e mi guardava con gli occhi completamente sbarrati. Per la sorpresa, probabilmente. O forse perché pensava che fossi totalmente impazzito.
«Perché ridi?»
«Perché sei tenera, Bells. E perché temo che dovrò toglierti un altro anno, per questo motivo» dissi, mentre le spostavo una ciocca di capelli dagli occhi. Il suo viso era la cosa più bella che potessi immaginare ed era lì, di fronte al mio. Che gran voglia di baciarla che avevo! Cercai di trattenermi, perché sospettavo che non avrebbe molto gradito, in quel momento.
«Prima o poi non rimarranno più anni da togliermi, voglio vedere proprio cosa farai!»
«Mi prenderò cura di te, piccola. Sarai la mia piccola.»
«Jake…» si fermò e sospirò. Probabilmente aveva colto il “mia” che mi era sfuggito dalle labbra e non l’aveva gradito. Ma era vero che lei era mia. Mia e di nessun altro. Senz’altro più di quanto non fosse della sanguisuga, che non riusciva a capire che vietare qualcosa a Bella ed imporle scelte non sue era il modo migliore per assicurarsi che facesse esattamente quello che non si voleva che facesse.
«Sì, Bella?»
«Niente. Sono felice che tu non sia più arrabbiato con me.»
«Lo sono stato. E ho provato a rimanerci. Ma mi mancavi troppo. E credo di doverti delle scuse...»
«Per cosa?» mi chiese, sorpresa.
«Beh, per… le moto» risposi, un po’ imbarazzato. Cercavo di guardare tutto tranne lei. Lo sapevo che era stato un gesto infantile, ma ero così arrabbiato! E geloso. E pensavo che Charlie le avrebbe impedito di vederlo.
«Ah, giusto. Beh, direi che siamo pari» mi sorrise e non potei fare a meno di sorriderle anche io.
«Ecco, così mi piaci di più!»
Aggrottai la fronte. Non riuscivo a capire a cosa si stesse riferendo.
«Quando sorridi così torni il mio Jake. Quello che non era arrabbiato con il mondo e che con i suoi sorrisi rischiarava le giornate piovose di Forks. Il mio sole personale.»
Non sapevo che dire, soprattutto perché aveva usato l’aggettivo possessivo – ehi, un po’ di grammatica la sapevo anch’io – “mio” per ben due volte, con riferimento a me, perciò mi limitai a stringerla forte e a rimanere in silenzio, per paura di rovinare quel momento.
Iniziai ad accarezzarle i capelli e dopo un po’ mi accorsi che si era addormentata.
Cercai di farmi il più piccolo possibile sul letto, per farla stare comoda, ma non ci riuscii, così mi alzai, lasciandola lì da sola quel tanto che bastava a gonfiare un materassino da spiaggia e a buttarlo a terra vicino al letto. La coprii e mi stesi, afferrando la mano che inconsciamente aveva lasciato cadere verso di me.

***

Non credo ci sia nulla da aggiungere a questo capitolo, se non i credits:
- La storia degli anni che Jake toglie a Bella in qualunque occasione viene da New Moon, principalmente;
- Bella che chiama Jake “il mio Jake” quando sorride in un certo modo, esce dritto dritto da Eclipse, così come Jake che si preoccupa per il benessere di Bella nel sonno.

Quando Jake è con Bella non riesco a fargli fare troppo il duro. È pur sempre un sedicenne dal cuore d’oro con la ragazza che ama al suo fianco, ecco.

 Ci rivediamo il... 26 Aprile (che tra le altre cose è anche il compleanno di mia nonna... e lo so che a voi non importa XD). Comunque qui potete trovare tutte le date in cui pubblicherò gli altri capitoli ;)

Alla prossima :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Che fino a quando sarai con me
Da ogni cosa ti proteggerò
E non permetterò mai, a niente e nessuno
Di portarti lontano da me

Jacob

Era la prima volta che Bella passava la notte a casa mia. Aveva dormito più di una volta sul mio letto nei mesi precedenti, ma mai di notte e mai insieme a me, ed era strano vegliare sul suo sonno quando fuori dalla finestra si vedeva soltanto la luce delle stelle. Beh, io vedevo qualcosina di più, ma era bello pensare in termini solo umani, qualche volta.
Il sonno di Bella era agitato, ogni tanto mormorava qualcosa senza senso, urlava qualcosa, poi stringeva forte la mia mano – come se sapesse che poteva trovarla lì nella sua – e si tranquillizzava.
Era bello sapere che aveva così tanta fiducia in me. Sorrisi nel buio e cercai una posizione che mi permettesse di stare comodo senza lasciare la sua mano. Ero felice e allo stesso tempo preoccupato, perché sapevo – avevo origliato le conversazioni di Charlie con mio padre – che Bella aveva avuto gli incubi per tutto il tempo in cui il succhiasangue era stato via, ma pensavo e speravo che se ne fossero andati con il suo ritorno.
All’ennesima stretta della sua mano nella mia, decisi che non potevo sopportare che fosse così agitata. Specialmente perché immaginavo che fosse per via della lite che aveva avuto con la zanzara formato gigante qualche ora prima. La sollevai tra le mie braccia e mi sedetti sul letto, cercando di sdraiarmi in una posizione comoda per entrambi. La trovai sdraiandomi a pancia in su, con lei stretta al fianco. Tremò per qualche istante, poi mi strinse un braccio attorno al torace e si tranquillizzò.
L’indomani mattina mi avrebbe dovuto raccontare cosa aveva sognato. L’avrei protetta anche dai suoi incubi, se fosse stato possibile. La amavo così tanto.
Un momento. La amavo? Il mio stesso pensiero mi tolse il respiro. Sapevo che mi piaceva molto più di quanto dovesse piacermi un’amica, che eravamo anime affini e che volevo proteggerla da tutto e da tutti, nei limiti del possibile, permettendole comunque di vivere. E, ok, ero consapevole di provare dei sentimenti forti per lei, ma non avevo mai usato il verbo “amare”. Era una prima volta assoluta.
Sorrisi di nuovo.
«Jake» mugolò Bella nel sonno, tanto che temetti di averla svegliata. Forse mi stava sognando. Il solo pensiero mi riempì di gioia. Sì, la amavo davvero. E forse erano mesi che cercavo di confessarle quello che provavo senza avere il coraggio di dirlo a me stesso per primo.
Avevo iniziato ad amarla quando sistemavamo le moto o forse l’amavo già da prima? Ripensai al suo viso sorridente e sporco di grasso per motori e a quanto mi era sembrato bello che lei sorridesse per me. No, con molta probabilità l’amavo già da prima. Forse da quel giorno alle pozze, in cui aveva fatto la civetta con me e io c’ero cascato con tutte le scarpe. Ma lei aveva un’aria così innocente… e tenera.
Forse era quel suo aspetto così fragile a spingermi verso di lei. No. Non a spingermi. Ad avermi spinto. Quando l’avevo conosciuta meglio mi era stato chiaro che lei di fragile aveva solo l’aspetto. Bella era una tosta. Una che combatteva le sue battaglie. Una che aveva retto alla scoperta che vampiri e licantropi non erano solo bestie mitologiche o dei libri horror senza dare di matto. Una che quando amava non aveva paura di darsi completamente, anche se sapeva di rischiare grosso. Una che se le si imponeva di non fare qualcosa, la faceva quasi per dispetto. Ecco, forse questo potevo classificarlo nei difetti, ma potevo farci qualcosa se di lei amavo anche quelli?
La strinsi più forte. Non volevo che se ne andasse. Non quando sapevo perfettamente che più tempo passava con le sanguisughe, maggiori sarebbero state le probabilità di perderla. Ero terrorizzato da quello che mi aveva detto quando la sanguisuga era tornata. “Non sono affari tuoi”, mi aveva urlato. Eppure erano affari miei se il pensiero che lei diventasse una di loro, che non avrei mai più visto i suoi splendidi occhi marroni, così caldi, e che non l’avrei più potuta stringere come la stavo stringendo mi uccideva.
Il cuore perse un battito. Perdere il suo sorriso dolce, il suo calore, il suo scarso equilibrio e la sua eterna paura di inciampare era una cosa che non avrei potuto sopportare. Sarei morto con il suo ultimo battito, se una cosa del genere fosse successa. E Sam non doveva venirmi a rompere con la storia che una cosa del genere poteva accadere solo se perdevi il tuo imprinting, perché erano balle e pure belle grosse. Se mi avesse tirato fuori una storia del genere gliel’avrei ficcata nel… dicendogli che se davvero credeva a quello che diceva non aveva mai amato nessuno per davvero.
Sam e il suo strafottutissimo onnipresente discorsetto sull’imprinting – quello che mi aveva fatto quasi perdere Bells già una volta – mi portarono alla mente un altro problema che avrei dovuto affrontare se avessi detto a Bella che l’amavo. Se? Quando avrei detto a Bella che l’amavo. Perché non avevo altra possibilità. Dovevo dirglielo. E dovevo farle capire che anche lei mi amava. In fondo l’aveva detto lei che le ero mancato, che aveva paura di avermi perso e che aveva litigato con il ghiacciolo per poter venire da me. E poi, facendo due conti, lui non poteva dire di amarla e impedirle di vedere i suoi amici!
Com’era quella frase che avevo letto sul diario di Eloise? La tipa strana di primo che seguiva dappertutto me e Paul? Era tipo “Se ami qualcuno lascialo andare. Se ritorna ti ama, se non ritorna non ti ha mai amato”. E mi resi conto che Bella quella frase da cioccolatini doveva averla scritta a caratteri cubitali in ogni angolo di casa – forse era il caso di andare a fare un’ispezione – o magari che il simpaticone le aveva regalato l’unico cioccolatino della scatola con quella frase quando era tornato, altrimenti non si spiegava perché Bells fosse precipitata dritta nelle spire di quel rettile.
Ehi, il paragone è calzante! Devo segnarmelo e dirlo a Embry e Quil.
Sbadigliai, con ancora quell’idea ridicola in testa e mi resi conto che tutto quel pensare mi aveva stancato tantissimo. Decisamente non era roba per me. Non perché mi ritenessi uno stupido, anzi. Neanche un genio, intendiamoci, ero decisamente nella media. Solo che stare seduto a rimuginare sul da farsi non era da me. Io ero uno che agiva. E l’indomani avrei agito.

 ***

L’idea che Jake non avesse mai confessato neanche a se stesso di amare Bella mi era sembrata tenera da inserire. In fondo ha sedici anni e in New Moon non fa mai chiarezza sui suoi sentimenti, benché Bella li abbia abbastanza intuiti – ehi, allora non è stupida come ce la fanno sembrare!
Comunque, i discorsi di Jake in New Moon sono piuttosto vagheggianti, perciò ho deciso di farlo chiarire per bene con se stesso, prima di mandarlo a combattere al fronte… ehm… farlo dichiarare a Bella.

Sam e l’onnipresente discorsetto sull’imprinting è una cosa IC che più IC non si può. Per Sam “la risposto alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto” (Cit. Guida Galattica per gli Autostoppisti) pare non essere “42” (cit. stesso romanzo), ma l’imprinting.
- L’imprinting giustifica il poter andare da una ragazza e dirle “ehi, tu, bambola. Non so neanche come ti chiami, ma pare che io e te siamo destinati a stare insieme” senza che quella ti prenda a sberle;
- L’imprinting giustifica che lui cornifichi Leah con la cugina e che lei debba accettare e sottostare a tutto ciò.

L’ultima parte è un po’ più veloce del resto ed anche slegata in tono e dinamica. È una cosa fatta apposta, perché mi pareva inverosimile che un ragazzo di sedici anni parlasse di cose sdolcinate ininterrottamente per due capitoli. E poi l’ironia è uno dei tratti distintivi di Jake.

Vorrei scusarmi per il ritardo... se avete guardato nel blog saprete già che ho avuto un pochetto da fare questa settimana e che ci si è messo di mezzo pure Godot con i suoi raffreddori da fieno, spero comunque di trovarvi tutti qui per il capitolo... e il prossimo, sperando che non ci siano altre complicazioni, arriverà l'8 maggio :)

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