I haven't met you yet

di irytvb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't cry for me ***
Capitolo 2: *** Just a little dream of me. ***



Capitolo 1
*** Don't cry for me ***


I haven't met you yet.

 

1 Don't cry for me.

 

Con la tua immagine e con il tuo amore,

benché assente, sei ogni ora presente.

Non puoi allontanarti oltre il confine dei nostri pensieri,

perché noi siamo ogni ora con essi,

ed essi, con noi.

William Shakespeare

La prima volta che Kurt vede gli Usignoli è alle regionali.

Sarebbe dovuto andare alla Dalton a spiarli, come aveva consigliato Puck, ma alla fine non ne aveva trovato il coraggio.

Dapprima aveva rimandato per paura di essere scoperto, e poi, dopo che Karofsky l' aveva trascinato negli spogliatoi per, (ancora rabbrivvidiva al pensiero,) baciarlo, non gli era nemmeno saltato in testa di spiare la concorrenza.

E, bhè, forse avrebbe dovuto.

Perchè erano davvero bravi.

Non che ballassero come Brittany e Mike, o che cantassero come lui e Rachel...

Era quello che trasmettevano, che lasciava tutti un po' scossi.

Forse erano gli occhi pieni di lacrime del ragazzo asiatico in prima fila, o le fascette nere che erano strette attorno al braccio di ogni componente del gruppo a cappella, che stava a significare che effetivamente quella canzone era indirizzata a qualcuno...

O forse era solo Kurt, ancora scosso dal suo primo bacio rubato, che trovava il tutto estremamente triste.

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La seconda volta che Kurt vede gli Usignoli non è un caso.

Si è trasferito alla Dalton per scappare dal bullismo in generale, e dalle minacce di Karofsky in particolare.

Il ragazzo asiatico che piangeva durante le regionali fa parte del comitato di benvenuto, e con lui c'è anche il ragazzo dalla pelle color cacao che aveva alzato il trofeo del primo posto alle regionali.

Gli sorridono, ma Kurt può vedere che il sorriso non raggiunge i loro occhi.

"Ciao, sono Wes." Si presenta l' asiatico, per poi indicare il ragazzo accanto a lui. "Questo, invece, è David."

"Siamo qui per accompagnarti per tutto il giorno, per assicurarci che tu ti trovi bene qui..." Dice David.

"E per chiederti di unirti al Glee Club, abbiamo sentito il tuo assolo alle regionali, ed è stato mozzafiato!" Dice Wes, e questa volta il suo sorriso sembra più sincero.

"Oh, grazie, mi piacerebbe molto. Sono Kurt, comunque."

I due gli sorridono ancora, ma Kurt è troppo concentrato a guardare la fascetta nera che ancora stringe le loro braccia.

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Wes e David gli hanno mostrato la scuola in lungo e in largo.

Sono stati gentili, e insolitamente comprensivi quando ha raccontato loro della ragione per cui si è trasferito dal Mckinley.

Naturalmente non ha raccontato loro di Karofsky, (non lo ha raccontato nemmeno a suo padre o a Mercedes, figurarsi se ne avrebbe parlato con due estranei!) ma, sorprendentemente, non si sente perso e solo come aveva pensato che sarebbe stato in una scuola nuova.

Certo, ha ore e ore di compiti da recuperare davanti a sè, ma almeno nessuno gli tirerà una granita in faccia.

E' per questo che chiede loro di mostrargli il suo dormitorio.

I due sembrano immobilizzarsi, ed eccolo di nuovo, i sorrisi falsi sul loro volto.

Gli dicono di seguirlo, ed imboccano un lungo corridoio che, per qualche assurda ragione stringe il cuore di Kurt.

Ha come la sensazione che manchi qualcosa.

E questa sensazione diventa sempre pià forte, finchè si ferma sul settimo scalino, guardandosi intorno con aria confusa.

C'è qualcosa che non va.

Cosa ho perso?

Controlla nelle tasche del blazer il cellulare e l' ipod, che trova al proprio posto.

Allora cosa c'è di sbagliato?

"Kurt? Stai bene?" Chiede Wes, e lui non può far altro che stringersi nelle spalle e annuire, prima di salire sull' ottavo gradino.

E poi sul nono, sul decimo, sull' undicesimo....

E, curiosamente, più si allontana da quel settimo gradino, e più quell' opprimente sensazione svanisce.

"S-siamo arrivati." Dice David, davanti alla porta bianca.

Kurt può vedere la sua mano tremare lggermente.

Aspetta qualche secondo, ma nessuno dei due ragazzi fa cenno di aprire la porta..

"Cosa c'è che non va?"

"Io... Niente." risponde Wes, e, bhè, sarebbe stato meno palese iniziare a gridare che stavano nascondendogli qualcosa.

"Ditemi cosa è successo, e cosa avete contro la mia stanza." Ordina Kurt.

E, okay, le parole sono uscite più rudi di quello che avrebbe voluto, ma non può riprenderle indietro, quindi rimane in silenzio.

E' consapevole di essere una... Diva, ecco.

E' il termine più lusinghiero che gli viene in mente.

Altri potrebbero chiamarlo stronzo, e Kurt non dà loro tutti i torti.

"E'... che...." David scuote la testa, mentre gli occhi diventano lucidi di lacrime sopresse.

Non sembra turbato dall' imposizione di Kurt, dopotutto.

"In fondo lo scoprirai lo stesso, tanto valere dire tutto in fretta. Via il dente via il dolore, giusto?" Chiede Wes con tono quasi dispiaciuto. " Due giorni prima delle regionali, il solista dei Warbler è morto. Era il nostro migliore amico."

"Morto?"

"Si. Dicono... Dicono che si è buttato giù dal balcone della sua camera."

"Si è suicidato?" chiede Kurt, cercando di non sembrare così sconvolto.

"Dicono così. Ma io non ci credo. Blaine.... Blaine era il nostro migliore amico. Ed era felice."

"Non lo avrebbe mai fatto. Mai."

"Pensate... Pensate che qualcuno l' abbia ucciso, allora?" Domanda Kurt, rabbrividendo al solo pensiero.

Non era mai stato un fan dei film polizieschi. O degli Horror.

Troppi morti per i suoi gusti.

"No. Nessuno ne sarebbe stato capace... O almeno lo spero." Risponde Wes gravemente.

"E allora cosa pensate che gli sia successo?"

"E' proprio questo il punto. Non ne abbia la più pallida idea. Nemmeno un indizio. All' inizio abbiamo supposto che fosse caduto dalla terrazza, ma la ringhiera era troppo alta. Non sarebbe stato possibile, così ha detto la polizia, e -"

"Aspetta." Kurt interruppe David con uno sguardo confuso. "Terrazza?"

"Blaine è morto cadendo dalla terrazza della sua stanza."

"E questa è la vecchia stanza di Blaine." Chiarisce poi David indicando la porta davanti alla loro, dopo un attimo di silenzio.

"Oh." Dice Kurt, ed è tutto quello che esce fuori dalla sua bocca, prima che Wes si allontani velocemente,per nascondere le sue lacrime.

David rivolge un sorriso triste a Kurt, prima di correre dietro all' altro ragazzo, presubilmente per consolarlo.

Si gira verso la porta, e decide che no, non si farà influenzare dal fatto che un ragazzo apparentemente felice sia morto buttandosi giù dal balcone della stanza che adesso appartiene a lui.

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Don't cry for me Argentina

the truth is i never left you

Poteva andare peggio, pensò Kurt, mentre premeva con più forza del dovuto un tasto d'avorio del pianoforte della rinomata stanza dei Warbler.

All trought my wild days, my mad existence

I kept my promise, don't keep ypur distance

Certo, non aveva ancora avuto il coraggio di entrare nella sua stanza, non dopo ciò che David e Wes gli avevano rivelato.

Have i said too much?

There's nothing more i can think of to say to you

Certo, era sconvolto, e non sapeva bene da cosa.

Shock di passaggio da una scuola che cadeva a pezzi ad un castello con un fottuto pianoforte a coda?

Shock dall'essere accettato e non insultato per un intero giorno?

Probabile.

But all you have to do

is look at me to know

that every word is true.

L'ultima nota che uscì dalla sua bocca era tremante.

Si sentiva poco, ma era sempre lì, a far capire che non andava bene niente.

Aveva lasciato indietro i suoi amici, la sua nuova famiglia, per sentirsi al sicuro in un luogo sconosciuto, un luogo che aveva strappato via la vita di uno studente.

Come poteva sentirsi al sicuro dalle minacce di Karofsky se anche qui c'era una minaccia di morte appesa sulla sua testa come una spada di Damocle?

Era scappato da una prigione per finire in una gabbia dorata.

"Una bellissima canzone." Disse una voce dietro di lui.

Kurt si voltò sorpreso, (non aveva sentito nessuno entrare, talmente era preso dalla musica,) ed incontrò uno sguardo gentile color nocciola.

"Cantata splendidamente, aggiungerei." Disse ancora il ragazzo.

"Ho sbagliato l'ultima nota." Gli fece notare Kurt, un sopracciglio arcuato.

Perchè continuava a fargli complimenti? Perchè un bel ragazzo dai capelli neri gli faceva complimenti?

"Sciocchezze, quella era emozione. preferisco una canzone cantata in modo emozionante piuttosto che una performance vocalmente impeccabile ma sentimentalmente piatta." Rispose il ragazzo, sorridendogli.

Aveva un bel sorriso.

"Grazie. "

"Non c'e di che. Proverai ad entrare nei Warbler?"

"Wes e David vorrebbero, ma non so...."

"Ti troverai bene, lo so già."

"Tu ne fai parte?"

Il ragazzo con gli occhi gentili scosse la testa. "Una volta, però, ne ero un membro."

" Adesso non più?"

"No. sono..." Il ragazzo tacque, come scegliendo la parola migliore. "Impossibilitato."

"Oh."

"Ora, se vuoi scusarmi, ho un coprifuoco, perciò è meglio che vada. Sono felice di averti incontrato, Kurt."

"Anche io. E' sempre bello incontrare persone in una scuola nuova."

"Non preoccuparti," Disse di nuovo,"qui ti troverai magnificamente."

E poi, senza aspettare risposta, si congedò, uscendo dalla stanza del coro con un ultimo, caldo sorriso.

Fu allora che Kurt si accorse di non sapere il suo nome.

Nè di avergli rivelato il suo.

Stava per rincorrerlo per chiedergli spiegazioni, quando una piccola foto sul muro attirò la sua attenzione.

Ritraeva un ragazzo sorridente, con la cravatta blu e rossa perfettamente annodata, un sorriso bellissimo e i capeli tirati indietro dal gel.

Kurt si avvicinò alla foto, chiedendosi perchè mai lo studente con cui aveva appena parlato fosse l'unico con una foto nell'aula, quando l'incisione sulla targhetta sotto l'immagine catturò la sua completa attenzione.

13/2/11

In memoria di Blaine Anderson,

Amico, studente e Usignolo,

Ora libero di volare lontano dalla

sua gabbia.



^il mio angoletto^

ok, vi prego, non picchiatemi!
Non so perchè ma sono terrorizzata dal pubblicare questa storia: lo può benissimo confermare la mia beta, ND_Warblers518 è da mesi che continuo a modificare la storia\ rifiutarmi di pubblicare.
Perciò sarei felicissima del vostro parere, e intanto vi ringrazio per aver letto fino ad adesso!

@ The ten times finn would like be blind: se qualche mio lettore è capitato qui, gli giurò che finirò quella storia: ormai è questione di c
apire come finire" uno, o al massimo due capitoli, lo giuro! e una parte è gia scritta da mesi... giuro che lo finiro!!
p.s. naturalmente, la storia è betata dalla mia fantastica beta (scusate il gioco di parole xD)

grazie a tutti!!!

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Capitolo 2
*** Just a little dream of me. ***


I haven't met you yet.

2. Just a little dream of me.

 

Si parla tanto del bello che è nella certezza;

sembra che si ignori la bellezza più sottile che è nel dubbio.

Credere è molto monotono, il dubbio è profondamente appassionante.

Stare all'erta, ecco la vita;

essere cullato nella tranquillità, ecco la morte.

 

Oscar Wilde

Kurt voleva gridare.

Voleva urlare a pieni polmoni tutto l'orrore che sentiva, e allo stesso tempo voleva sopprime quei ricordi, reprimerli in un angolo della sua mente, per non pensarci, per non comprendere l'immensità della sua paura.

Ma, era ancora immobile, con lo sguardo rivolto verso l'immagine, le dita strette tra loro.

Poteva essere possibile? Poteva aver davvero visto ciò che credeva? Poteva- No.

Ovviamente no.

Un gioco della luce, un miraggio per la stanchezza, la realizzazione del suo subconscio della foto prima di partorire l'allucinazione- probabilmente un modo per fargli capire quanto davvero si sentiva insicuro in quel momento, una proiezione della paura che lo perseguiva dall'inizio dell'anno...-

Eppure, Kurt non ci credeva.

Sapeva cosa aveva visto. E ne era sicuro, nonostante tutto -la ragione per prima- gli urlasse di essere in errore.

Chiuse gli occhi, nella speranza di cancellare da sotto le palpebre l'orribile immagine che l'aveva sconvolto.

Poi, prese la borsa messenger, e con le ginocchia ancora deboli uscì dall'aula.

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Piangere, afferrare un coltello e porre fine alle proprie sofferenze, uralre ed essere ascoltato... Gli era proibito.

Era soltanto un altro oggetto della scuola, capace di udire e di spaventarsi dei corpi morti che si ostinavano a rimanere in quella parvenza di vita, corpi che- come il suo- si rifiutavano di andarsene.

Ce n'erano tanti, troppi, e nonostante avesse provato a chidere loro aiuto, nessuno di loro si era fermato ad ascoltarlo.

Lo ignoravano, e camminavano per i corridoi della scuola, senza mai fermarsi, senza mai rannicchiarsi in un angolo e provare disperatamente a piangere senza nemmeno riuscirci.

Uscivano solo singhiozzi secchi, che non gli facevano male.

Niente gli faceva male.

Poteva passare attraverso i muri- cosa che non avrebbe mai più fatto.

Per quanto fosse utile, Blaine odiava quella capacità, che sembrava ricordargli il suo non essere più umano.-

Voleva aiuto.

Aveva provato a comunicare con Wes e David, ma non riusciva.

Aveva provato a scrivere un messaggio a Jeff, ma non riusciva a prendere in mano una penna.

Aveva scritto nello specchio dei bagni comuni, (con l'aiuto della condensa dell'acqua calda delle docce) il suo appello d'aiuto, ma quando Nick era uscito dalla cabina di vetro si era solamente spaventato, per poi arrabbiarsi con chiunque avesse fatto 'quello scherzo di cattivo gusto.'

E poi l'aveva sentito, nella sala degli Warbler.

Una voce deliziosa, che sapeva di paura e tristezza, due emozioni che Blaine stava vivendo appieno in quel momento.

Scivolò nella stanza, e, rimase senza fiato.

C'era il ragazzo nuovo, quello di cui stavano parlando tutti. Kurt Hummel.

Ne aveva sentito parlare mentre camminava qua e là senza una meta, ma nessuno che avesse sentito aveva mai accennato a quanto fosse bello.

Gli occhi erano liquidi dalle lacrime che stava trattenendo, mentre le guance erano arrossate dallo sforzo, ed il suo pomo d'adamo tremava, appena visibile, sotto il collo pallido.

I capelli , perfettamente pettinati erano allontanati dalla fronte, e le lunghe ciglia gettavano un ombra sulle sue guance.

Per un lungo momento pensò che quello era l'angelo che stava aspettando da giorni, quello che l'avrebbe portato via.

Non importava se all'inferno o nel paradiso, ormai.

L'importante era andarsene.

Poi, però, si accorse che era impossibile. Lo vedeva sul viso dell'altro ragazzo, il modo smarrito in cui si guardava intorno, le labbra piene morse dall'incisivo- Era soltanto un'altra persona che si era persa. Proprio come lui.-

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Kurt dormiva.

Le labbra erano socchiuse ed il respiro calmo e regolare, come se stesse facendo un bel sogno.

Le ciglia erano lunghe, e gettavano un ombra scura sulle guance, a causa della luce delle luna che s'infilava nella stanza dalla finestra.

Tutto era silenzioso e stranamente giusto -il ragazzo che dormiva, la luce della luna nella camera, l'aria di quiete...- eppure, c'era qualcosa che turbava la scena.

Era lui, Blaine, l'elemente fuori posto, l'intruso nella sua stessa camera.

Si sentì stranamente in torto, guardando dormire Kurt, ammirando il modo posato con il quale dormiva, sentendosi confuso dalle emozioni che quel viso gli faceva provare -almeno provava altre emozioni oltre la rabbia e la paura.-

Poi, sotto i suoi occhi, la scena cambiò.

Le sopracciglia perfettamente disegnate e rilassate si incresparono, gli occhi da socchiusi si fecero serrati, le labbra non erano più socchiuse ma strette fino a formare una linea dura.

Persino la luce della luna sembrava più scura.

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Karofsky correva, correva per i lunghi corridoi fatiscenti della scuola, e diminuiva la distanza che si era creata tra loro.

Le costole sembravano improvvisamente ristrette attorno ai suoi polmoni, eppure Kurt non rallentò.

I piedi pestavano le mattonelle con forza ed il cuore, ogni due passi, mancava un battito al pensiero: 'cosa succede se mi prende?'

Kaorfsky era dietro di lui.

Sentiva il suo respiro sulla schiena, la paura che gli faceva tremare le gambe in modo così incontrollabile da farlo crollare per terra, sul pavimento sporco degli spogliatoi.

Quando erano entrati lì dentro, comunque?

"Hai raccontato a tutti il mio segreto." Disse Karofsky, trattenendo Kurt con una grossa mano sulla spalla. "Ricordi cosa ti avevo detto? Che cosa avrei fatto se tu l'avessi detto a qualcuno?"

"Ho mantenuto la promessa! Nessuno sa niente, lo giuro! "

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Blaine non aveva idea di cosa fare.

E, volendo essere sinceri, anche quando era in vita queste occasioni l'avevano gettato nel panico più assoluto.

Ma, in quel momento era peggio, per colpa di quei due sentimenti che lo stavano dilaniando: il senso di impotenza, (non poteva svegliare Kurt dall'incubo. Non poteva toccarlo!)

E quella sensazione improvvisa di possessività, il volere essere lì, davanti a Kurt e difenderlo da qualunque cosa stesse succendendo nella sua testa.

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"Ed io come faccio ad esserne sicuro? C'è solo un modo perchè il mio segreto rimanga tale. Mi dispiace, ma non c'è alternativa." Disse Dave, e sembrava davvero dispiaciuto, mentre tirava fuori una pistola dalla giacca letterman e gliela puntava alla tempia.

Il metallo freddo della canna era premuto sulla sua testa, ma stranamente, invece di esserne spaventato Kurt si ritrovò sollevato.

Stava per morire, eppure ne era quasi... felice.

Certo, gli dispiaceva non poter più vedere suo padre e Mercedes, ma infondo sarebbero stati meglio, senza di lui.

E, proprio quel pensiero gli restituì appieno ogni sua paura.

Possibile che non avesse nemmeno una sola ragione per lottare?

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Le lenzuola del letto erano ingarbugliate tra le gambe di Kurt, e il copriletto era stato gettato sul pavimento da un calcio più forte rispetto agli altri.

Si rigirava nel groviglio delle lenzuola, completamente prigioniero del suo subconscio.

__________________________________________________________________________________

In quel momento, con un gran tonfo la porta degli spogliatoi si aprì, e un ragazzo entrò di corsa nella stanza.

I suoi capelli, un tempo tirati indietro con del gel erano un pasticcio, forse per la corsa, ed i suoi occhi scuri, gentili, erano sconvolti dal terrore.

"Metti giù la pistola." Ingiunse a Karofsky.

"E perchè dovrei?" Chiese l'atleta, guardandolo come se fosse matto. "io sono armato."

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Se Blaine fosse stato ancora vivo, se avesse potuto ancora respirare avrebbe fatto qualunque cosa per svegliarlo, per stringerlo tra le braccia e dirgli che andava tutto bene, che era solo un incubo.

Ma, come poteva?

Intrappolate tra le ciglia di Kurt, scivolando sulla guancia pallida c'erano le sue lacrime.

Stava piangendo, e nonostante fosse impossibile Blaine si sentì ancora più in colpa.

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"Perchè," rispose il ragazzo che Kurt non conosceva, "Anche io ho una pistola. " E, detto questo, tirò fuori, da chissà dove, una rivoltella.

Kurt lo guardò, confuso: "Perchè stai cercando di salvarmi?" chiese.

"Perchè la canzone che stavi cantando oggi pomeriggio era davvero bella." Rispose, e Kurt lo riconobbe.

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Quando si svegliò, mandido di sudore e con le lenzuola aggrovigliate in modo fastidioso sulle gambe, non pensò al sogno.

Non pensò a suo padre, o alla sua famiglia o al glee.

Il suo primo pensiero, ad onor del vero, fu qualcosa di più simile ad un 'Oh, cazzo'

Due occhi color miele lo guardavano con un intensità spaventosa.

................. to be continued

^il mio angoletto^

.... Ok, vi devo delle scuse.

Ma che dico scuse! centinaia di migliaia di scuse, di preghiere in ginocchio nella speranza di un perdono.

.... e magari di una piccola recenzione? xD

Cooomunque, un paio di note a mia discolpa: il mio PC si è fuso.

Nel senso che si è rotto ed a cancellato tutto.

Le mie storie, tutti i capitoli che avevo scritto di questa ff.... è stato un disastro, ed è stato difficile il triplo riscrivere questo capitolo, ma prometto che d'ora in poi cercherò di essere il più puntuale possibile.

Se siete ancora interessate, che ne dite di un appuntamento il prossimo lunedì?

p.s. cosa ne pensate del capitolo? cosa vi aspettate per il prossimo? ditemi tutto!!!

1 baci8

iry

 

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